Processo e realtà 9788858781364

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Processo e realtà
 9788858781364

Table of contents :
Copertina......Page 1
Occhiello......Page 2
Frontespizio......Page 3
Colophon......Page 4
INTRODUZIONE DI LUCA VANZAGO......Page 5
1. Origine della metafisica processuale......Page 7
2. Struttura e contenuti dell’opera......Page 9
3. Genesi della prospettiva filosofica processuale e relazionistica di PR......Page 17
4. I concetti fondamentali della metafisica processuale e relazionistica di Whitehead......Page 34
5. Ricezione filosofica e principali tendenze interpretative......Page 49
NOTA DI TRADUZIONE......Page 65
PROCESSO E REALTÀ - SAGGIO DI COSMOLOGIA......Page 71
PREFAZIONE......Page 73
SOMMARIO......Page 87
Parte I. Lo schema speculativo......Page 133
Capitolo I. Filosofia speculativa......Page 135
Capitolo II. Lo schema categoriale......Page 187
Capitolo III. Alcune nozioni derivate......Page 231
Parte II. Discussioni e applicazioni......Page 253
Capitolo I. Il fatto e la forma......Page 255
Capitolo II. Il continuo estensionale......Page 333
Capitolo III. L’ordine della natura......Page 409
Capitolo IV. Organismi e ambiente......Page 503
Capitolo V. Locke e Hume......Page 573
Capitolo VI. Da Descartes a Kant......Page 621
Capitolo VII. Il principio soggettivistico......Page 667
Capitolo VIII. Il riferimento simbolico......Page 707
Capitolo IX. Le proposizioni......Page 765
Capitolo X. Il processo......Page 849
Parte III. La teoria delle prensioni......Page 877
Capitolo I. La teoria dei sentimenti......Page 879
Capitolo II. I sentimenti primari......Page 939
Capitolo III. La trasmissione dei sentimenti......Page 967
Capitolo IV. Proposizioni e sentimenti......Page 1009
Capitolo V. Le fasi più alte dell’esperienza......Page 1043
Parte IV. La teoria dell’estensione......Page 1095
Capitolo I. Divisione coordinata......Page 1097
Capitolo II. Connessione estensionale......Page 1133
Capitolo III. Luoghi piani......Page 1159
Capitolo IV. Tensioni......Page 1187
Capitolo V. Misurazione......Page 1231
Parte V. Interpretazione finale......Page 1273
Capitolo I. Gli opposti ideali......Page 1275
Capitolo II. Dio e il mondo......Page 1291
NOTE DELLA TRADUTTRICE......Page 1325
BIBLIOGRAFIA......Page 1331
I. Opere di Alfred North Whitehead......Page 1333
II. Studi critici......Page 1342
INDICE GENERALE......Page 1365

Citation preview

BOMPIANI IL PENSIERO OCCIDENTALE Collana fondata da

GIOVANNI REALE diretta da

MARIA BETTETINI

ALFRED NORTH WHITEHEAD PROCESSO E REALTÀ SAGGIO DI COSMOLOGIA

Testo inglese a fronte

A cura di Maria Regina Brioschi Introduzione di Luca Vanzago

BOMPIANI IL PENSIERO OCCIDENTALE

ISBN 978-88-587-8136-4 www.giunti.it www.bompiani.it © 2019 Giunti Editore S.p.A./Bompiani Via Bolognese 165 - 50139 Firenze - Italia Piazza Virgilio 4 - 20123 Milano - Italia Prima edizione digitale: gennaio 2019

INTRODUZIONE di Luca Vanzago

1. Origine della metafisica processuale Processo e realtà 1 è l’opera fondamentale di Whitehead, il suo opus magnum, una sintesi ardita e speculativamente impegnata di tutto quanto il pensatore inglese, nella sua doppia veste di matematico e di metafisico, avesse fino a quel momento concepito. Ma è anche un’opera enigmatica, che a circa novant’anni dalla sua comparsa non cessa di stupire e di sfidare il lettore. Prova ne sono la quantità notevole di interpretazioni che di essa sono state date da quando fece la sua comparsa. Pubblicata nel 1929, PR rappresenta l’espansione in libro di un ciclo di lezioni tenute a Edimburgo nella sessione 1927-28, nell’ambito delle prestigiose Gifford Lectures. Whitehead allora insegnava già da qualche anno a Harvard, dove era stato chiamato a tenere una cattedra di filosofia creata appositamente per lui. Ma egli aveva già alle spalle una lunga carriera di docente universitario di matematica, dapprima a Cambridge e poi a Londra all’Imperial College, e aveva acquisito fama mondiale come logico per aver scritto insieme all’allievo e amico Bertrand Russell un’opera fondamentale come i Principia Mathematica, in cui si tentava una fondazione logica della matematica che potesse evitare i problemi legati alle aporie logiche emerse dalla teoria delle classi, secondo A. N. Whitehead, Process and Reality, An Essay in Cosmology. Gifford Lectures Delivered in the University of Edinburgh During the Session 1927-1928, Macmillan, New York, Cambridge University Press, Cambridge UK, 1929. Corrected edition, Free Press, New York, 1979. D’ora in poi farò riferimento a questa edizione con l’abbreviazione PR. 1

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la formulazione che lo stesso Russell e prima di lui Frege ne avevano fornito. PR risente di questo retroterra filosofico, ma è anche qualcosa di molto diverso e molto più ampio di una riflessione filosofica sulla logica e la matematica. In effetti, come il sottotitolo dell’opera, saggio di cosmologia, lascia intendere, Whitehead ha di mira qualcosa come una riflessione sul reale nel suo complesso: la cosmologia di cui si parla infatti non è certo quella branca della scienza naturale che si occupa dell’universo fisico, quanto piuttosto, in senso greco, una teoria del tutto. Questo ambiziosissimo proposito, che valse a Whitehead la scomunica da parte dei filosofi neo-positivisti del Circolo di Vienna che pure avevano guardato alle sue opere logico-matematiche con reverenza e grande rispetto, annoverandole nel loro canone delle opere filosofiche “buone”, si può spiegare in modi diversi a seconda di come si voglia interpretare il rapporto tra il periodo “scientifico” e quello “filosofico” di Whitehead. Molto spesso tale rapporto è stato letto in termini di rottura, soprattutto nella prima fase della ricezione delle opere speculative, cioè quelle legate all’insegnamento americano. In seguito e più lentamente si è fatta strada una diversa linea interpretativa, che cerca piuttosto di collegare le due fasi, vedendo nella filosofia speculativa la generalizzazione delle problematiche emerse dalle indagini logico-matematiche e dagli scritti epistemologici. Il ruolo di questi ultimi è stato riconosciuto in maniera sempre più convinta, grazie ai lavori di alcuni studiosi tra cui anche degli italiani, al punto che oggi nessuno accetta più senza riserve la linea interpretativa che vedeva nelle opere tarde una svolta metafisica speculativa volutamente sconnessa dal loro retroterra epistemologico. Del resto è lo stesso

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Whitehead ad affermare che PR è il frutto di “anni di meditazione”. E tuttavia non per questo si è potuto raggiungere un consenso unanime sul senso della cosmologia di PR. Le ragioni di questa difformità di vedute sono molteplici e nel darne conto si possono delineare anche le questioni filosofiche che emergono da quest’opera. Si tratta dunque però innanzi tutto di vedere sia pure a grandi linee in che cosa essa consista. 2. Struttura e contenuti dell’opera Proprio a causa della citata complessità dell’opera, nonché della sua difficoltà lessicale, di cui si dà conto nella nota della traduttrice, è facile leggere PR in relazione a qualche altra dottrina filosofica, per individuarne affinità o contrasti che consentano di comprendere meglio le tesi di Whitehead. È il pensatore anglo-americano stesso ad aver in qualche modo favorito tale tendenza, facendo riferimento a una quantità notevole di fonti di ispirazione che vanno dalla filosofia greca classica di Platone e Aristotele ai grandi pensatori moderni da Cartesio e Locke a Leibniz, Hume e Kant, fino ad autori oggi più o meno dimenticati ma molto importanti per Whitehead, come Francis Bradley o Samuel Alexander, nonché a William James e Henri Bergson, pensatori che sono particolarmente vicini a Whitehead dal punto di vista più propriamente teoretico. Se la ricerca di connessioni e corrispondenze è perciò plausibile e sensata, essa tuttavia rischia di offuscare ciò che fa della filosofia whiteheadiana una prospettiva originale. Nessuna lettura di PR può pretendere di essere del tutto immune da influenze, e quindi neppure questa In-

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troduzione; nondimeno si può dare un quadro oggettivo dell’articolazione dell’opera per come essa si presenta al lettore, evincendo da tale quadro gli elementi che saranno poi discussi e interpretati. Il libro pubblicato nel 1929 contiene cinque sezioni. La prima si intitola “Lo schema speculativo”, ed è la sezione più breve dell’opera. In essa Whitehead dà alcune indicazioni generali concernenti l’opera, e poi espone in forma quasi assiomatica i principi che strutturano la propria concezione. Questa scelta non ha mancato di sollevare da subito perplessità e obiezioni di metodo, soprattutto se si considera che Whitehead dice ripetutamente di rifiutare qualunque concezione assiomatico-deduttiva della filosofia. In effetti questo schema categoriale, molto articolato e quasi barocco, ha soprattutto la funzione di presentare le nozioni fondamentali elaborate da Whitehead e utilizzate nel corso dell’opera. Le parti successive non fanno, in un certo senso, che spiegare il senso dei termini introdotti in questa. Molto si è scritto sull’opportunità di procedere in questo modo, ma resta vero il fatto che Whitehead è acutamente consapevole della necessità di non utilizzare alcuna terminologia già prestabilita da una qualche scuola filosofica, perché uno dei compiti fondamentali della propria riflessione, qui come in tutti gli altri suoi scritti, consiste precisamente nel sospendere il giudizio sui concetti (matematici, logici, epistemologici o metafisici) e sul loro significato, per tornare innanzi tutto a riflettere sull’esperienza così come essa si dà. Naturalmente questa tesi è densa di implicazioni filosofiche che vengono discusse a lungo nel resto dell’opera. Nella seconda parte, intitolata “Discussioni e applicazioni”, Whitehead introduce in effetti, in maniera articolata, il proprio pensiero, giovandosi di un confronto reite-

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rato e approfondito con gli autori e le correnti filosofiche che egli ha incontrato nel suo cammino speculativo. In questa sezione si trovano quindi discussioni del pensiero di Platone e di Aristotele, della filosofia moderna da Cartesio a Kant passando per Spinoza, Locke, Leibniz, Newton e Hume, e poi del pensiero a lui contemporaneo, rispetto a cui egli prende posizione talvolta per riconoscere delle affinità elettive (è il caso degli scritti di Samuel Alexander), talaltra per notare affinità ma anche differenze (ciò vale in particolare per Bergson), o ancora per costruire un vero e proprio controcanto (rispetto a Bradley) che nel riconoscere la forza speculativa dell’avversario trova anche molte ragioni per contrapporvi una propria concezione. Questa sezione non rappresenta però una mera operazione di ricostruzione concettuale, perché anzi al contrario è qui che Whitehead introduce i concetti speculativi fondamentali, di cui si dirà nel prossimo paragrafo, i quali traggono il proprio senso più profondo proprio dalla comparazione con le idee dei pensatori a cui Whitehead si rifà. Inutile dire che l’interpretazione di tali idee offerta da Whitehead è decisamente personale e originale e certamente improntata a una riflessione di stampo squisitamente teoretico e non storiografico. Il che spiega anche le molte critiche mosse da chi ha voluto rimproverargli la sua interpretazione di questo o quel pensatore, questa o quella dottrina. In realtà, in questa sezione si può assistere al reiterato e complesso sforzo di Whitehead di venire a capo delle sue proprie idee e intuizioni attraverso il dialogo con quei pensatori che hanno segnato maggiormente lo sviluppo del pensiero occidentale, sia per condizionarlo (eminente il caso di Aristotele, sui cui si tornerà tra poco), sia per aprire strade innovative sebbene segnate anche da

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problemi (due autori su tutti: Cartesio e Kant), sia infine per continuare a suscitare dibattiti e suggerire ipotesi speculative: in particolare qui è Platone a giocare un ruolo decisivo, un Platone sottratto (volutamente) alle sintesi manualistiche e restituito alla riflessione vivente con tutte le sue contraddizioni e aporie. La terza parte si intitola “La teoria delle prensioni” e costituisce la sezione prediletta da chi ha cercato nella filosofia di Whitehead un sistema. Ciò vale in particolare per la scuola americana ispirata dalla interpretazione del pensiero di Whitehead data da Charles Hartshorne, un suo allievo a Harvard (nonché curatore insieme a Paul Weiss dei Collected Papers di Charles S. Peirce). Questa scuola, che si è stabilita a Claremont in California, e che ha poi avuto come direttore John Cobb, è ora retta da un direttore esecutivo, Andrew Schwartz, e da tre condirettori di facoltà, Roland Faber, Philip Clayton e Monica Coleman. L’impostazione ermeneutica prevalente data da questa scuola, sebbene non l’unica, privilegia gli aspetti più marcatamente metafisici e soprattutto teologici del pensiero whiteheadiano, e si concentra, per quanto attiene PR, soprattutto sulla terza e sulla quinta sezione. Di più su questa linea interpretativa verrà detto nella sezione di questa Introduzione dedicata alla storia della ricezione della filosofia di Whitehead. Qui invece mette conto notare come la sezione dedicata alla teoria delle prensioni offra in effetti un approccio sistematico a questa problematica, che però si può effettivamente comprendere nel suo senso speculativo genuino solo in stretta connessione con la sezione precedente, più “storica”, nonché con quella successiva, intitolata “teoria dell’estensione”, che offre la parte più “scientifica” del libro, in quanto tratta della comprensione matematica del reale, nella chiave

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“processuale” che costituisce la prospettiva filosofica fondamentale dell’intera opera e più in generale della filosofia di Whitehead. Nel prossimo paragrafo verranno approfonditi i concetti fondamentali contenuti in questa sezione, che costituiscono il tentativo di delineare una trattazione sistematica dell’esperienza intesa come processo, cioè il cardine della filosofia di PR. La quarta sezione, come si è appena detto, si occupa della teoria dell’estensione. Whitehead è pur sempre un pensatore di ascendenza fisico-matematica e non rinuncia a dare una dottrina della comprensione del reale dal punto di vista della scienza. Ciò che questa sezione deve compiere è pertanto una rifondazione dei concetti operativi delle scienze naturali alla luce del fondamento teorico delineato nella sezione precedente. Senza poter entrare qui nel merito di tale – effettivamente fondamentale – questione, va nondimeno notato come il rapporto tra la terza e la quarta sezione spiega il titolo dell’opera: “processo” e “realtà” sono le due modalità, indissolubilmente correlate e tuttavia concettualmente differenti, con cui ciò che esiste è dato e può essere conosciuto. Si tratta pertanto delle due sezioni propriamente ontologiche dell’opera. La dottrina processuale e quella estensionale sono da Whitehead intese come correlative. Nessuna delle due deve essere ritenuta fondativa rispetto all’altra. Con questo Whitehead si sforza di evitare di sostenere che l’essere sia accessibile primariamente tramite una qualche forma di comprensione speculativa opposta all’approccio razionale e logico-matematico proprio delle scienze. In effetti il reale rapporto tra i due metodi è oggetto ancora oggi di dibattito tra gli studiosi del pensiero whiteheadiano. Infatti, se è chiaro l’intendimento generale apertamente

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professato da Whitehead, è tuttavia non meno chiaro che la comprensione processuale svolge un ruolo maggiore e informa anche la dottrina dell’estensione, la quale riceve il proprio senso peculiare solo alla luce della prima. Con una formula suggestiva anche se un po’ riduttiva, si può dire che la dottrina processuale concerne l’accadere o l’attuarsi dell’essere, mentre la dottrina estensionale tratta della conoscibilità logico-matematica dell’essere in quanto accaduto. Il senso dell’operazione teoretica condotta in PR è cioè quello di mostrare come sia improprio ritenere che il reale o l’essere possa essere conosciuto soltanto in termini di determinazioni logico-matematiche, come vogliono le scienze e la filosofia positivista e neopositivista, proprio in quanto esse pertengono alla dimensione dell’accaduto e non possono perciò restituire il “senso d’essere” (per usare un’espressione assente nel vocabolario di Whitehead, ma non impertinente, come si dirà) dell’accadere stesso. Si gioca in questo passaggio anche il tema del complesso rapporto esistente tra il pensiero di Whitehead e quello di Bergson, quanto meno per come il primo ha potuto intendere il secondo. Se in Bergson Whitehead ha potuto vedere uno spirito affine, ne ha tuttavia temuto l’afflato “irrazionalistico” tendente a opporre l’intuizione filosofica alla riflessione scientifica. In Whitehead è costante il tentativo di riformare le scienze, mostrando che proprio gli sviluppi interni a esse conducono a, e in definitiva esigono, una filosofia processuale. Nessuna opposizione dunque, ma al contrario il reiterato e progressivamente approfondito sforzo di rivedere i fondamenti teorici della comprensione concettuale del reale, accomunante scienza e filosofia; uno sforzo inaugurato sin dalle opere logico-matematiche, sviluppato nei libri di “filosofia naturale” (l’Indagine sui

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principi della conoscenza naturale,2 del 1919, il Concetto di natura,3 del 1920, e il Principio di relatività,4 del 1922, in cui Whitehead discute delle teorie di Einstein), e che poi trova negli scritti speculativi, inaugurati da La scienza e il mondo moderno,5 pubblicato nel 1925 e proseguiti dopo PR con Avventure di idee,6 del 1933, e I modi del pensiero,7 del 1938, la propria formulazione conclusiva, sebbene mai definitiva. Whitehead infatti ha sempre rivisto le proprie idee, privilegiando lo sforzo di creazione concettuale all’esigenza di rigorizzazione terminologica, suscitando lo smarrimento di molti ma anche il plauso di chi, come Gilles Deleuze, ha posto in valore la funzione creatrice di concetti propria del pensiero filosofico. La quinta parte dell’opera, intitolata sommessamente “interpretazione finale”, è anche quella più sorprendente, in quanto contiene una vera e propria teologia e per di più una teologia profondamente innovativa. Qui Whitehead espone la propria concezione di Dio, che conformemente al pensiero processuale che innerva tutta la sua speculazione, è inteso come provvisto di due nature: una primordiale e una conseguente. In effetti questa sezione teologica non cade come un fulmine a ciel sereno, perché nel 1926 2 A. N. Whitehead, Ricerca sui principi della conoscenza naturale, trad. it. Lampugnani Nigri, Milano 1972. 3 A. N. Whitehead, Il concetto di natura, trad. it. Einaudi, Torino 1948. 4 A. N. Whitehead, Il principio della relatività, trad. it. Melquiades, Milano 2007. 5 A. N. Whitehead, La scienza e il mondo moderno, trad. it. Bompiani, Milano 1945, poi Boringhieri, Torino 1979. 6 A. N. Whitehead, Avventure di idee, trad. it. Bompiani, Milano 1961. 7 A. N. Whitehead, I modi del pensiero, trad. it. Il Saggiatore, Milano 1972.

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Whitehead aveva dato alle stampe un’operetta dal titolo Religion in the Making (tradotta in italiano col titolo ll divenire della religione),8 in cui fin dal titolo si intuisce come la prospettiva filosofica di Whitehead venga a svolgere un effetto profondo sulle sue idee teologiche e religiose. La concezione di un dio diveniente e in qualche modo sempre “imperfetto” o mancante, che si attua con l’attuarsi del mondo, ha profondamente impressionato i lettori di PR. Da una parte ha prodotto il definitivo ripudio del pensatore inglese da parte dei membri dei circoli neopositivistici di Vienna e Berlino (sancendone così anche una lunga eclissi nella filosofia europea, sia continentale sia analitica). D’altra parte ha favorito la nascita di una fiorente corrente di pensiero teologico, la Process Theology cui si alludeva sopra, che ha avuto anche il merito di avviare, tra le prime, un importante dialogo tra filosofia occidentale e pensiero “orientale”, in particolare ma non soltanto giapponese e indiano, producendo però insieme una sorta di cristallizzazione del pensiero whiteheadiano, oggi prevalentemente associato appunto a problematiche teologiche e religiose. La complessità di questa opera è evidente anche soltanto alla luce di questa sommaria presentazione della sua struttura. Compito di una Introduzione non può essere quello di darne una interpretazione esaustiva. Se ne possono però discutere i principali concetti teorici al fine di dare una prospettiva di lettura che non potrà pretendere di essere completa né tanto meno definitiva, ma dovrebbe semmai valere come invito all’approfondimento e alla discussione. A. N. Whitehead, Il divenire della religione, trad. it. Paravia, Torino 1963. 8

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3. Genesi della prospettiva filosofica processuale e relazionistica di PR Si potrebbero proporre svariate presentazioni ed elencare una lunga serie di termini teorici presenti nell’opera, il che però inevitabilmente produrrebbe perplessità quando non sconcerto nel lettore impaziente. Una scelta si impone quindi, e come tutte le scelte anche quella qui presentata risente di una precisa interpretazione del pensiero di Whitehead che non può (né credo debba) a sua volta essere discussa in questa sede.9 Ciò che si intende offrire è un quadro non esaustivo ma organico, coerente e teoricamente significativo dell’impianto speculativo dell’opera e del suo senso complessivo. La sezione sulla ricezione del pensiero di Whitehead servirà a integrare questa presentazione con altri approcci pure possibili ed effettivamente disponibili. La metafisica del processo, esposta in PR dettagliatamente, non si può intendere in modo corretto né soddisfacente se non si considerano i suoi presupposti. Whitehead giunge, come si è detto, a una sintesi di questa portata soltanto in seguito a lunghi anni di riflessione. Questa riflessione verte sui presupposti e sui fondamenti teorici dei concetti e delle teorie con cui egli entra in contatto nell’arco della sua carriera di studioso. Come è stato da più parti sostenuto, in effetti si può dire che il matematico Whitehead avesse fin dall’inizio una vena filosofica che si sarebbe dovuta progressivamente rivelare in modo tanto imprevedibile quanto, almeno a posteriori, quasi necessario. Devo inevitabilmente rinviare chi volesse averne una idea più precisa ai miei lavori su Whitehead: Modi del tempo, Mimesis, Milano 2001, e L’evento del tempo, Mimesis, Milano 2005. 9

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La prima opera di Whitehead si intitola A Treatise on Universal Algebra.10 Viene pubblicata nel 1898 e segna un passaggio importante nella storia della matematica moderna, raccogliendo istanze presenti in modo diffuso tra la comunità dei ricercatori del tempo. In essa Whitehead fa riferimento alle ricerche di Boole, Grassmann, Hamilton, Peirce, Schröder, alle problematiche relative alle geometrie non euclidee di Riemann e Lobačevskij, ai problemi legati al concetto di identità logica e quindi al tema dei fondamenti della matematica. L’opera è caratterizzata da tre esigenze fondamentali: la necessità di reperire una struttura teorica unitaria e omogenea per le discipline formali, reperita nella “algebra universale” del titolo; la ricerca di un modello formale in grado di descrivere le diverse strutture matematiche, e la cosiddetta “critica alla concezione quantitativa della matematica”, ossia la riconduzione dell’operare logico-matematico al calcolo. L’idea che Whitehead ha dell’operare matematico lascia ampio spazio all’elaborazione e all’invenzione e rifiuta la connotazione della matematica come insieme di operazioni tautologiche, o come prassi guidata da leggi ineludibili. La sua critica alla identificazione dell’equivalenza con l’identità mostra una spiccata attenzione verso gli aspetti più teorici della matematica, e lascia trasparire l’ampiezza di sguardo, non limitato agli aspetti tecnici, posseduto da Whitehead sin dalla sua prima opera. La concezione che Whitehead si fa dell’operare formale tende quindi fin da subito a revocare in dubbio, in nome della prassi concettuale effettiva, i dogmi che comunemente vengono imposti al ricercatore in formazione. A. N. Whitehead, A Treatise on Universal Algebra, with Applications, Cambridge University Press, Cambridge 1898. 10

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La concezione whiteheadiana della matematica, è stato detto, anticipa quella elaborata dalla scuola strutturalista del Gruppo Bourbaki, e soprattutto mostra, il che ha una importanza notevole per comprendere il senso della sua metafisica, che non è affatto necessario contrapporre le forme dell’intelletto “astratto” ad un accesso extra-logico ma più adeguato al reale, perché già nell’ambito della riflessione sulle strutture formali si offrono vie diverse alla ricerca, ossia – si potrebbe dire – modi diversi di configurare la realtà. Tale prospettiva si fa ben presto luce in uno scritto dedicato ai “concetti matematici del mondo materiale”,11 pubblicato nel 1906. Qui Whitehead esamina cinque strutture assiomatiche possibili (i concetti matematici del titolo), tutti logicamente plausibili, che trattino degli assiomi della fisica. Il primo concetto raffigura la prospettiva classica, ossia quella derivante dalla cosmologia newtoniana. Il secondo e il terzo sono variazioni su quel medesimo tema, svolte con l’intento di tracciare dei modelli formalmente più semplici. I due concetti veramente rilevanti sono il quarto e il quinto, e soprattutto quest’ultimo, che costituiscono l’autentica innovazione apportata da Whitehead. Tutti i modelli analizzati si strutturano su relazioni primitive non definite che esprimono i rapporti intercorrenti tra le entità fondamentali, anch’esse primitive, specifiche di ogni concetto. Nei primi tre casi le entità non definite sono puntiformi, mentre negli altri due assumono forma lineare, assomigliando ai vettori o alle linee di forza della fisica tradizionale. Il concetto “classico” assume, oltre ai punti 11 A. N. Whitehead, On Mathematical Concepts of the Material World, Philosophical Transactions of the Royal Society of London. Series A, Containing Papers of a Mathematical or Physical Character, Vol. 205 (1906), pp. 465-525. Di seguito citato come MC.

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spaziali, altre due entità primitive, istanti di tempo e entità materiali soggette a forze, le cui vicissitudini accadono nei due grandi contenitori, spazio e tempo, dotati di esistenza autonoma e di configurazione assoluta, ossia non legata alle entità in essi presenti. L’idea di uno spazio e di un tempo assoluti, che costituisce il modello meccanicistico di fisica, diventa l’obbiettivo polemico di Whitehead, che, costruendo modellizzazioni alternative e concorrenti, non prende esplicitamente posizione a favore di queste ultime, ma dimostra come esse siano più semplici e più adeguate da un punto di vista logico e geometrico a raffigurare la realtà materiale. In altri termini Whitehead sembra voler indagare in via puramente formale le possibili concettualizzazioni derivanti da un modello geometrico (egli fa riferimento all’opera di Oswald Veblen) che pur avendo un correlato fisico si mantengono su un piano astratto. Nondimeno le ipotesi che guidano tutto lo scritto mostrano di considerare la realtà da un punto di vista fisico oltre che logico-geometrico. Lo scritto quindi, nella sua espressione paradigmatica costituita dal quinto concetto matematico, propone un modello d’interpretazione della realtà fisica in cui un solo tipo di entità originaria e le relative interrelazioni danno luogo a tutti i fenomeni fisici. Spazio, tempo e materia divengono entità derivate prodotte da enti lineari dotati di direzione vettoriale. Lo spazio inoltre perde la sua caratteristica di assolutezza e viene associato alla materia presente in esso. I punti vengono definiti come classi di entità lineari convergenti, adoperando un procedimento logico in via di definizione (nel 1906, data di apparizione di di questo scritto, Whitehead era nel vivo della costruzione dei Principia). Solo il tempo ha ancora il suo statuto di assolutezza, e viene ancora concepito come composto di istanti privi di grandezza.

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Alcuni critici hanno fatto notare il carattere innovativo di questo saggio, sottolineando la rivoluzionarietà dell’idea di associare spazio e materia come entrambi prodotti di entità più fondamentali, in qualche modo precorrendo le tesi einsteiniane. Qui basta sottolineare il carattere geometrico dello scritto, pensato probabilmente come studio di alcune suggestioni di carattere logico applicate alla geometria fisica. La geometria presupposta è euclidea, sebbene Whitehead esplicitamente affermi la possibilità di considerare un qualunque tipo di geometria modificando opportunamente alcuni assiomi. Lo scritto rappresenta l’espressione della seconda critica fondamentale operata da Whitehead al sapere consolidato. Essa prende il nome di critica al materialismo scientifico, e gioca un ruolo essenziale nella prospettiva filosofica whiteheadiana, costituendo un caposaldo della nuova cosmologia elaborata nel periodo metafisico. Nel comporre questa ricerca Whitehead non si pone però ancora il problema di giustificare la reale connessione tra lo spazio e la materia, essendo questo saggio, come si è detto, uno studio a carattere logicogeometrico. I primi due elementi di critica al sapere prevalente dell’epoca, cioè il materialismo meccanicistico e la sua fondazione su di una concezione quantitativa delle strutture logico-matematiche, sono ancora interni a una indagine di tipo formale che non si pone il problema del nesso tra concetti ed esperienza. Anche se i presupposti per porre tale problema sono già presenti, Whitehead compie effettivamente questo passo solo dopo la pubblicazione dei Principia Mathematica, e probabilmente anche in connessione con le discussioni filosofiche che il lavoro in comune con Russell suscita. Russell all’epoca (prima cioè del 1914) è apertamente sostenitore della concezione

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newtoniana e atomistica della materia, mentre negli scritti successivi al conflitto si sposta su posizioni relazionistiche, spinto a questo passo, per sua ammissione, dalle tesi di Whitehead. In effetti già lo scritto del 1906, come si è detto, implicitamente mostra come Whitehead propenda per l’assiomatica relazionistica, in quanto più semplice e più elegante a parità di plausibilità logica. Tuttavia l’applicabilità effettiva delle diverse assiomatiche richiede una ricerca ulteriore, che Whitehead avvia con lo scritto del 1914 sulla teoria relazionista dello spazio, pubblicato due anni dopo in francese sulla Revue de Métaphysique et de Morale.12 Whitehead qui approfondisce l’aspetto fisico della teoria già proposta nel quinto concetto di MC, sviluppando un’analisi articolata su quattro piani, ognuno dei quali riguarda un aspetto dello spazio. Vengono distinti conseguentemente quattro forme spaziali: spazio geometrico, spazio apparente particolare, spazio apparente completo, spazio fisico. Queste forme fanno riferimento a un unico spazio realmente esistente, ma devono essere distinte in relazione alle diverse modalità di apprensione spaziale. Per unificare le quattro modalità spaziali Whitehead introduce il concetto di durata, dotato di duplice valenza, che però Whitehead non controlla ancora adeguatamente. La durata viene definita in rapporto alla percezione, che accade appunto in un periodo di tempo, per quanto breve, ma non istantaneo. La durata però si applica anche al mondo fisico stesso, che non può essere pensato come composto di istanti, di punti e di particelle materiali, ma di cui risulta difficile dare la reale struttura ontologica. A. N. Whitehead, La théorie rélationniste de l’espace, Revue de Métaphysique et de Morale, 23 (3), 1916, pp. 423-454. 12

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Il saggio così risulta confuso proprio quando cerca di approfondire l’intuizione di una omogeneità esistente tra la durata percettiva e quella fisica. Whitehead non possiede una teoria della natura e una teoria della percezione adatte a elaborare compiutamente la prospettiva adombrata. Egli è convinto della struttura discreta della natura, la cui ritmicità veniva intuita e delineata già in un’opera divulgativa del 1911, la Introduction to Mathematics.13 Gli manca però una categoria adeguata a rappresentare quelle entità geometriche lineari di cui parla in MC, concepibili appunto come costituite in quantità determinate, ma non riscontrabili nella realtà concreta. Proprio questa insufficienza epistemologica spinge Whitehead a intraprendere una ricerca complessa che egli articola in saggi e libri pubblicati tra il 1915 e il 1922. Gli scritti degli anni 1915-1714 si occupano programmaticamente di individuare e delineare una prospettiva epistemologica in grado di render conto della percezione nelle sue relazioni con la realtà. Queste opere introducono una coppia di elementi fondamentali per la filosofia whiteheadiana, gli eventi e gli oggetti. In modo ancora non privo di problemi, complice l’incertezza sul ruolo della logica nell’elaborazione concettuale, Whitehead perviene progressivamente a costruire una prospettiva filosofica che spieghi la percezione partendo da un dato primario indubitabile, la durata. A. N. Whitehead, Introduzione alla matematica, trad. it. Sansoni, Firenze 1953. 14 Si possono considerare i saggi raccolti poi in The Aims of Education and Other Essays, tradotto in italiano con il titolo I fini dell’educazione e altri saggi (La Nuova Italia, Firenze 1959). Sono particolarmente importanti i tre scritti dal titolo L’organizzazione del pensiero (pp. 150-175), Anatomia di alcune idee scientifiche (pp. 176-224) e Spazio, tempo, relatività (pp. 225-239). 13

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La percezione, sostiene qui Whitehead, accade in durate discrete, connotate in modo a volte psicologistico, altre naturalistico, per cui quello che appare un flusso continuo di accadimenti esterni è in realtà una serie di percezioni frammentarie che vengono collegate intellettualmente attraverso una serie di procedimenti astrattivi condivisi sia dal senso comune che dalle prassi scientifiche. Questa attitudine astraente è molto utile per l’esistenza quotidiana come per l’elaborazione tecnica e scientifica, ma oscura un dato fondamentale della realtà che conduce ad una visione filosofica falsata, quella appunto che Whitehead chiama materialismo. La filosofia, che deve rendere di nuovo esplicite le convinzioni diventate ovvie e quindi dimenticate, evidenzia la struttura episodica e frammentaria della percezione immediata, a cui non corrispondono affatto le nitide costruzioni concettuali del senso comune e della scienza. Ciò che appare normalmente è in realtà il frutto di una elaborata strutturazione percettiva, che riduce la complessità dei fenomeni immediati e li riconduce a forme categoriali stabili e manipolabili. Questo non deve però far dimenticare la reale costituzione percettiva discontinua che soggiace all’armonia dei concetti dell’intelletto. Una filosofia adeguata alle nuove esigenze avanzate dagli sviluppi scientifici deve poter recuperare la genesi dei concetti con cui la scienza opera, per far fronte alle aporie verso cui essa si va indirizzando utilizzando un patrimonio di sapere ed un universo concettuale concepiti in epoche diverse.15 Nel corso della sua indagine, volta a individuare gli elementi costituitivi della realtà, dai quali i concetti della Per una più articolata indagine di queste tematiche rimando al quarto capitolo del mio Modi del tempo, Mimesis, Milano 2001, con relativa bibliografia. 15

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scienza vengono evinti, Whitehead riconosce il ruolo essenziale dell’evento, che è sostanzialmente un accadimento dotato di spessore temporale (durata), che intrattiene delle relazioni con gli altri eventi tali per cui la loro somma dà luogo al continuo estensionale percepito poi normalmente come realtà spaziotemporale esterna. Spazio e tempo vengono così già riconosciuti come caratteristiche poste in essere dagli eventi, ad esse preesistenti. La fisica relativistica, che in quegli anni compie i suoi primi passi, avvalora ulteriormente l’idea di Whitehead di una struttura ontologica soggiacente alle coordinate spazio-temporali, di cui queste sono le caratteristiche esteriori. Tuttavia, come si è visto, Whitehead, impegnato anche sul fronte epistemologico, non distingue chiaramente gli eventi, come essi si danno in natura, dalla loro percepibilità. Lo scopo che sempre ha animato le ricerche di Whitehead è quello di trovare la struttura unificante che consenta di comprendere tutte le caratteristiche della realtà come riconducibili a quell’unica prospettiva. Ma poiché egli è un pensatore che, come molti critici hanno sottolineato, avanza lentamente ed oscuramente in quanto considera i vari aspetti di un problema tutti insieme, sino a questo momento non riesce a separare chiaramente le durate fisiche da quelle percettive, pur avendo la necessità di separarle. L’ostacolo che solo con la metafisica riesce a superare è costituito probabilmente da una concezione della filosofia legata a problematiche del tipo rapporto soggetto-oggetto che invece devono essere lasciate fuori da un’indagine scientifica. Whitehead appare così sottoposto a due pressioni discordanti e opposte, per cui da un lato vuole evitare una trattazione metafisica del rapporto tra percipiente e percepito, e dall’altro rifiuta recisamente la separazione

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di fenomeno e causa, di impressione sensoriale amorfa e azione dell’intelletto che aggiunge alla percezione amorfa un mondo di qualità che però restano isolate ad ogni singolo percipiente e rendono impossibile un tipo di sapere intersoggettivo quale è quello di cui necessita la scienza. Nel contempo è presente nella ricerca di Whitehead una duplice modellizzazione della temporalità che però è avvertita come falsa duplicità, di cui si deve anzi ricercare l’unità più profonda. Come infatti si è già detto, il concetto di durata possiede una connotazione che si potrebbe definire psicologistico-vitalistica, che la caratterizza come durata della percezione (non del soggetto percipiente, il che è già comunque significativo per il modo con cui poi sarà sviluppata questa tematica); ma allo stesso tempo la durata viene definita anche in riferimento alla natura, per cui gli eventi della realtà non accadono istantaneamente, la materia non esiste atemporalmente in un tempo continuamente fluente composto di infiniti istanti, ma si costituisce in spessori temporali locali e relativi, ed è anzi il risultato delle relazioni tra gli eventi, di cui spazio e tempo sono due caratteristiche esterne. Queste due prospettive temporali sono poi considerate come differenti modi di esprimere una soggiacente unità ontologica che riunifica il tempo della percezione e il tempo dell’oggetto materiale, evitando i dualismi intellettualistici in cui versa la fisica meccanicistica. Questo realismo estremo, che costringe Whitehead a rigettare l’ipotesi di un ruolo, qualunque esso sia, dell’intelletto nella concettualizzazione della realtà, si spiega con il suo rifiuto di concepire una possibile azione reale della mente sulla natura. Tuttavia la mente non si limita a registrare i fenomeni e a inquadrarli in una rete categoriale predeterminata, ma coopera con la realtà esterna attuando le relazioni che in-

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tercorrono tra gli eventi. Whitehead oscilla dunque tra le diverse istanze teoriche che compongono la sua filosofia, e solo nella metafisica giunge ad una conciliazione tanto sorprendente quanto affascinante. Le diverse problematiche emerse sin qui vengono unificate in una prospettiva unitaria nei tre libri scritti a cavallo del 1920, e in particolare nel saggio sui principi della conoscenza naturale del 1919, avente un carattere più fisico-matematico, e in quello sul concetto di natura, di stampo più filosofico. Il libro sulla relatività del 1922 offre poi un saggio dei concetti teorici elaborati nei due scritti precedenti applicandoli al problema di interpretare la teoria della relatività generale di Einstein. Whitehead è uno dei primi a fare i conti con la nuova fisica einsteiniana. La struttura teorica su cui maggiormente si appunta la critica di Whitehead è ancora il materialismo della fisica meccanicistica di ascendenza newtoniana. Whitehead riassume in alcune tesi essenziali la prospettiva meccanicistico-materialistica: questa cosmologia immagina l’esistenza di tre tipi di entità separate dotate di autosussistenza, ossia spazio, tempo e materia; spazio e tempo sono concepiti come assoluti sia nel senso che esistono indipendentemente dagli accadimenti in essi contenuti, sia nel senso che non hanno relazioni tra di loro. Quest’ultima considerazione comporta l’altra per cui la scienza può parlare di spazio istantaneo, esistente eternamente e simultaneamente, sicché la successiva analisi delle relazioni tra corpi nello spazio implica la postulazione di una azione a distanza, che oltre tutto avviene istantaneamente. La fisica relativistica ha invece mostrato l’esistenza di una velocità massima non oltrepassabile che vanifica il concetto di azione istantanea. La materia della fisica materialistica e meccanicistica perdura nello spazio e nel tempo senza avere relazioni con

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queste due entità, il che comporta quella falsa concezione, stigmatizzata da Whitehead col nome di errore della localizzazione semplice (simple location), che considera la materia come semplicemente posta in uno spazio e in un tempo, che fungono unicamente da coordinate, rendendo impossibile una comprensione adeguata delle caratteristiche della materia stessa. Quest’ultimo tema si ricollega alla prospettiva empiristica già considerata, per cui per Whitehead non è concepibile l’esistenza di una materia inerte separata e irrelata che però, d’altra parte, agisce su uno spirito che ne percepisce alcune caratteristiche senza poter tuttavia sapere veramente cosa essa sia. La materia è inoltre dotata di movimento, è soggetta a forze, se ne possono stimare alcune caratteristiche come la velocità, l’accelerazione, l’energia cinetica e potenziale, l’attrazione gravitazionale, e così via. Tuttavia queste caratteristiche non possono essere adeguatamente concepite in un paradigma come quello classico, che dà per scontato un concetto, come per esempio quello di velocità, che perde ogni suo senso quando si riduca sino ad annullarlo il lasso di tempo considerato, che però deve essere ridotto perché si possano analizzare i fenomeni subatomici che lo sviluppo scientifico porta all’attenzione. Nozioni come quelle di velocità istantanea, di spazio vuoto, di istante, di punto, di luogo devono essere sottoposte ad una attenta revisione concettuale che ne sveli la natura di astrazioni, sprovviste di realtà autonoma, utilizzate dalla scienza come proficui strumenti, ma profondamente fuorvianti se immaginate come esistenti realmente. L’attenzione, come si vede, è appuntata sulla natura e sui suoi fenomeni, mentre esplicitamente si evita qualsiasi considerazione sull’attività conoscitiva come tale. Tuttavia sono presenti concetti come quello di evento percipiente che

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si sottraggono a una categorizzazione rigidamente centrata sul percepito. Whitehead sembra avere la necessità di tenere in qualche modo in considerazione il ruolo della percezione, quindi anche quello del percipiente, problemi che del resto rappresentano l’altra istanza filosofica presente nella sua riflessione. Le tre opere, nel complesso, esprimono un quadro filosofico basato sull’indagine dei concetti scientifici, soprattutto quelli della fisica, e sulla loro rifondazione nella nuova prospettiva filosofica. Il terzo scritto, The Principles of Relativity, del 1922, apporta alcune novità teoriche mentre suo fine è quello di esaminare criticamente i residui sostanzialistici e materialistici presenti nella teoria della relatività. Per far questo Whitehead si avvia decisamente verso un’analisi filosofica in senso tecnico, esaminando la nozione di causa in rapporto al suo uso nella dottrina einsteiniana e poi nella trattazione classica in materia, la riflessione humiana. Le ricerche di Whitehead lo conducono all’elaborazione di una complessa teoria, chiamata metodo di astrazione estensiva, che tenta una formalizzazione della geometria e della fisica utilizzando il concetto primitivo di evento. L’attenzione di Whitehead è posta sull’aspetto estensionale della durata, in riferimento alle caratteristiche geometriche del continuo estensionale. La durata è però connessa alla percezione, di cui costituisce uno degli aspetti fondamentali (l’altro è la localizzazione), così che il proposito, peraltro esplicito, di Whitehead si rivela essere il tentativo di fondare la geometria e la fisica su basi percettive, quindi in ultima analisi temporali. La natura è concepita infatti come processo irreversibile dotato di direzione, scomponibile in eventi, che sono unici e irripetibili, e che sono collegati tra loro da un rapporto detto di cogredienza.

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Non esistono eventi minimi o massimi, e le durate in cui accadono si sovrappongono in una pluralità di modi che consentono la definizione di tutti gli elementi geometrici (attraverso un procedimento logico di astrazione progressiva che consente di isolare concettualmente le singole entità, come ad esempio i punti, partendo dai dati sensoriali immediati). Gli eventi possono essere riconosciuti normalmente perché sono essenzialmente combinazioni di oggetti, i quali, a differenza dei primi, possono ricorrere. Gli oggetti sono di infiniti tipi, ma i gruppi più importanti (quelli almeno su cui l’analisi si sofferma compiutamente) sono tre: oggetti di senso, oggetti percettivi e oggetti scientifici. Essi vengono riconosciuti, in quanto entrano negli eventi, ancorché tale riconoscimento non abbia carattere intellettivo ma percettivo. La percezione è un fatto complesso che non deve essere giustificato, è un dato di fatto che può solo essere accettato e descritto nelle sue caratteristiche. La sensazione nel suo complesso è un insieme di fatti, a loro volta composti di fattori; questi fattori, considerati dalla parte del pensiero, sono denominati enti, ossia sono pensieri operati in riferimento ad uno o più oggetti percepiti. Gli enti sono astratti, quindi meno “concreti”, dei fattori, ma sono comunicabili, scambiabili linguisticamente, a differenza dei primi. La natura, dal punto di vista dell’analisi concettuale, è l’insieme degli enti in relazione, e, in quanto tale, ente essa stessa. I fatti sono gli eventi. Gli oggetti sono ciò con cui gli eventi si costituiscono. La teoria sostanzializzante e duplicatoria della natura separa invece l’ente dal fattore, degradando l’ente ad attributo del fattore. In tal modo gli eventi nell’insieme divengono il sostrato materiale, con le sue proprietà, i fattori. L’ente in realtà non è il sostrato

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sostanzializzato del fattore, ma il fattore stesso appreso e purificato dal pensiero. L’equivoco risiede nel trasformare un processo di traduzione della sensazione in conoscenza discorsiva in una caratteristica fondamentale della natura. La classificazione degli oggetti sopra accennata è ascendente. Gli oggetti di senso sono i più semplici, e si situano in quattro forme di relazione con gli eventi: eventi percipienti, situazioni, eventi interferenti attivi, eventi interferenti passivi. Gli oggetti percettivi costituiscono l’insieme delle relazioni di situazione degli oggetti di senso. La percezione di un oggetto di senso porta il corpo (inteso come superficie di iscrizione degli eventi) ad aspettarsi una serie di altri oggetti di senso, la cui somma dà un oggetto percettivo. Le associazioni istituite attraverso le serie di oggetti di senso non hanno carattere intellettuale, ma si pongono direttamente nella sensazione come fattori della natura. Un oggetto percettivo è allora il frutto di una esperienza, di un’abitudine, ma anche l’abitudine, come la memoria, sono parti integranti della percezione, oggetti particolari con particolari ingredienze. La natura non è una collezione di fatti atomici irrelati, a cui vengono poi aggiunte associazioni di natura psichica, ma è un insieme di relazioni realmente esistenti, e nella loro individualità. Gli oggetti percettivi si suddividono in oggetti illusori e non-illusori, ovvero oggetti fisici. I secondi differiscono dai primi in quanto entrano in eventi che sono condizioni attive di ingredienza di oggetti di senso componenti e gli eventi in cui appaiono sono situazioni di quegli oggetti fisici per un numero indefinito di eventi percipienti (una sorta di requisito di intersoggettività). Oggetti di senso e oggetti percettivi si differenziano tra loro in quanto, se non esistono oggetti percettivi che non siano composti da oggetti di senso, possono darsi oggetti di senso che non

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formano alcun oggetto percettivo. Inoltre un oggetto percettivo è singolare e continuo, anche se in forma di limite ideale operato dal pensiero in una progressione di durate sempre più piccole secondo il metodo dell’astrazione estensiva. Tale procedura non è invece applicabile agli oggetti di senso. Continuità e unicità sono comunque caratteri direttamente percepiti e non costrutti mentali. Il fatto che continuità e unicità siano caratteri percepiti insieme a quelli dovuti alla processualità, al divenire e al cambiamento fa si che il loro significato percettivo si riduca a durate “sufficientemente piccole”. L’origine della scienza risiede nel tentativo di esprimere in termini di oggetti fisici le diverse caratteristiche degli eventi. Gli oggetti fisici sono più duttili di quelli di senso, in quanto meno complessi e non implicanti necessariamente la presenza di un evento percipiente. Ciò che risulta dal lavoro della scienza sono gli oggetti scientifici. Tali oggetti mirano a esprimere con la massima semplicità le caratteristiche essenziali delle relazioni occorrenti tra gli eventi, senza che si dimentichi che questi oggetti non sono mere formule di calcolo, ma si riferiscono comunque a enti naturali. Anche gli oggetti scientifici sono in qualche modo, grazie ad apparecchiature scientifiche, direttamente percepiti. È il realismo di Whitehead che costantemente riaffiora, e che nella metafisica assume una forma sorprendente, come si vedrà. In questo modo Whitehead mostra come si passi progressivamente dal continuo indifferenziato dell’esperienza sensibile alle astrazioni della scienza. Questo passaggio è avvenuto storicamente in maniera disorganica e inconsapevole, ma può essere ricostruito in base ad un criterio logico. Questo passaggio diventa però perspicuo solo quando si riconosca la reale natura degli elementi costitutivi

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della realtà, e le modalità di concettualizzazione impiegate sia dal sapere comune che dalla scienza. Altrimenti ciò che ne esce sono le sostanzializzazioni ingenue della localizzazione semplice e della concretezza mal posta. Ciò che più conta per Whitehead è il costante mantenimento di un riferimento alla percezione diretta, che, essa sola, costituisce la vera fonte di conoscenza corretta, l’unico ambito in cui la realtà si dischiude. Il quadro così delineato mostra come effettivamente Whitehead avesse ragione di sostenere che la concezione filosofica esposta in PR derivasse da anni di riflessioni. In particolare, la dualità evento-oggetto è chiaramente guadagnata fin dagli scritti epistemologici, e deriva in ultima analisi dall’intuizione, rintracciabile nello scritto del 1906, circa la possibilità di comprendere le diverse modalità di manifestazione del reale (spazio, tempo e materia) come determinazioni di una natura soggiacente, dinamicamente configurata e strutturata in modo relazionale. Il problema vero tuttavia è rappresentato dalla nozione di evento. Whitehead nel 1924, quando viene pubblicata la seconda edizione dei Principles of Natural Knowledge, dichiara, in una citatissima nota, di non aver sino a quel momento tenuto nella necessaria considerazione la nozione di processo, che è più rilevante di quella stessa di estensione, e da questa richiesta. Ciò significa che tutte le scienze, anche le più astratte come la logica e la geometria, necessitano di una considerazione processuale, e che questo concetto appare in grado di unificare le diverse istanze apparse nel corso dell’analisi. Ciò significa soprattutto che le due in certo modo discordanti modellizzazioni di temporalità, quella della natura e quella dell’esperienza percettiva, possono essere ricondotte ad un’unica, fondativa, dimensione, che assimili il tempo della natura e il tempo della

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percezione, così come il soggetto e l’oggetto, la riflessione e l’esperienza sensibile, e questa dimensione originaria, questo primum ontologico, diviene il cardine della cosmologia. È quindi l’indagine sulla comprensione della processualità a giustificare il passaggio dalla filosofia naturale degli scritti dei primi anni Venti alla speculazione metafisica posteriore. 4. I concetti fondamentali della metafisica processuale e relazionistica di Whitehead Se è parso necessario delineare la genesi della metafisica, di cui PR è l’esposizione più approfondita, attraverso una ricostruzione sia pure sommaria delle analisi che Whitehead ha condotto nella sua lunga carriera di matematico, logico, fisico ed epistemologo, la ragione principale sta nel cercare di vedere nella metafisica stessa non un abbandono di tale terreno ma una sua radicalizzazione. Tale radicalizzazione consiste nell’esigenza di reperire le radici filosofiche sia della concezione atomistica, meccanicistica e riduzionistica della realtà che Whitehead ha costantemente combattuto, sia anche i fondamenti della propria alternativa prospettiva teorica, che può essere qualificata come relazionistica, organicistica (in un senso da chiarire), anti-riduzionistica. Poiché non è possibile esaurire però tale compito in una Introduzione, in questa sezione intendo limitarmi a dar conto del senso delle principali nozioni speculative proposte, sviluppate e discusse da PR. La concezione materialistica è caratterizzata da Whitehead in termini di una prospettiva fondata su di una concezione della materia “bruta” soggetta a routine fissate, in cui valori e scopi sono assenti. Per Whitehead ogni

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avvenimento concreto in natura è invece posto in una prospettiva finalistica, ossia è dotato della possibilità di decisioni autonome operate tra scelte alternative allo scopo di realizzare fini determinati, mentre il materialismo meccanicistico accetta solo la causa efficiente, i cui effetti sono sempre predeterminabili. Da qui il nome di materialismo: una concezione che immagina l’esistenza di materiale inerte, pura materia sprovvista di qualsiasi scopo, valore o significato. Tale concezione ammette solo azioni determinate da forze esterne, escludendo qualsiasi possibilità di decisioni interne. Materialismo significa allora per Whitehead l’insieme di tutte le assunzioni errate della storia del pensiero: spazio e tempo assoluti, esistenza di sostanze autosufficienti, dualismo di sostanze, cioè materia e spirito, e infine la “materia bruta” del meccanicismo classico. Il lessico whiteheadiano, che pare a prima vista laborioso e oscuro, trova così la sua giustificazione nello sforzo di liberare il linguaggio, che è la strumentazione della filosofia, dalle influenze inconsapute del materialismo: cambiare il linguaggio significa adeguare la propria filosofia, dirigere il pensiero. A partire da tale contrapposizione si delinea così il compito della metafisica: elaborare una struttura categoriale in grado di esprimere adeguatamente ciò che si può trovare nel reale e del reale attraverso uno sguardo impregiudicato, che operi quindi una sorta di epochè delle teorie scientifiche prevalenti. Questo, non in nome del ripudio della scienza, ma al contrario in forza di un più approfondito sforzo di accoglierne l’esigenza fondamentale di comprensione razionale del mondo, che proprio perciò sappia anche vedere quanto di irrazionale vi sia nel restare aggrappati a vecchi schemi di pensiero resi obsoleti dall’avanzamento della ricerca, ma considerati sacri e inviolabili

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a causa di una insufficiente analisi critica. Tutto il senso dell’operazione condotta da Whitehead nell’opera che prepara PR, ossia La scienza e il mondo moderno, si può racchiudere in questo tema: una decostruzione ante litteram dei presupposti filosofici meccanicistici e atomistici della scienza occidentale in nome di una diversa, migliore e in definitiva più vera dottrina della scienza. Si potrebbe tuttavia obiettare che quanto Whitehead effettivamente compie sia una sorta di ritorno al finalismo pre-scientifico se non anti-scientifico che la rivoluzione seicentesca, piaccia o no, ha definitivamente sconfitto. Che questa non possa essere l’intenzione teorica che anima il pensatore inglese dovrebbe essere stato sufficientemente messo in luce dalla sezione sulla genesi della sua metafisica. Ora si tratta di vedere quali siano le tesi positivamente sostenute in PR. A tale scopo pare opportuno individuare le tematiche fondamentali indagate nell’opera. Qui, ancora una volta, è opportuno ripetere il caveat già sopra espresso, per cui questo scritto offre diverse chiavi interpretative. La strada scelta si sofferma sulla portata ontologica della metafisica del processo, e deve quindi discuterne le categorie ontologiche fondamentali. Tali categorie, o concetti fondamentali, si possono brevemente elencare ora, per poi procedere a darne una sia pur sintetica definizione. Questo elenco, peraltro, incrocia ma non ricalca la struttura categoriale molto complessa esposta nella prima parte di PR, di cui s’è detto sopra, mirando piuttosto a evincere la struttura concettuale soggiacente e in certo modo anche a far emergere un percorso coerente al di sotto della complessa trattazione, a volte non lineare, che si trova nell’opera. I concetti fondamentali di cui si discuterà ora sono quelli di attualità, potenzialità, processualità, relazionali-

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tà (in cui trova posto la concezione whiteheadiana della soggettività intesa come soggetto-supergetto) ed epocalità. Sullo sfondo si staglia la nozione di “creatività” o “avanzamento creativo” del reale, che costituisce per Whitehead l’ispirazione metafisica ultima. I problemi che Whitehead in effetti indaga per il tramite di questi concetti fondamentali sono relativi a una comprensione processuale e relazionistica del reale. Pertanto egli si pone il problema di comprendere come ciò che “è” sia da intendere come qualcosa che accade. Di qui l’adozione del termine “entità attuale” per definire ciò che l’ontologia formale, dalla filosofia greca in poi, chiama “ente”. Inoltre, in quanto la realtà è intesa in senso relazionistico, Whitehead introduce la nozione di prensione per determinare le modalità con cui le entità attuali sono in relazione, o, come sarebbe meglio dire, sono “nodi di relazioni”. Le nozioni di entità attuale e di prensione consentono a Whitehead di chiarire meglio a se stesso ciò che egli aveva di mira con il termine “evento”, adottato nelle opere epistemologiche. Si è detto che egli afferma di essersi accorto solo in seguito che la nozione di evento, compresa in termini estensionali, necessitava in realtà di una comprensione processuale. Ciò può stupire se si pensa che in filosofia la nozione di evento è usata semmai proprio per distinguere e opporre ciò che “è” da ciò che “accade”. Per capire allora che cosa Whitehead abbia di mira si deve tener conto dell’altra rilevante trasformazione lessicale operata in PR: se il concetto di evento si trasforma in quello di entità attuale, il concetto di oggetto diviene quello, solo apparentemente sinonimo, di oggetto eterno. Qui peraltro si può vedere come Whitehead, per evitare di ricorrere a termini filosofici ormai inutilizzabili perché troppo sovra-

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determinati da secoli di utilizzazione, abbia talora finito con lo scegliere una terminologia non meno pregiudicata. Il senso dell’aggettivo eterno va però inteso in senso proprio: è ciò che non si attua, che non è cioè processuale. Sarebbe facile, e probabilmente anche desiderabile a questo punto, comparare, a scopo di chiarimento, queste nozioni whiteheadiane con prospettive quanto meno teoreticamente avvicinabili, ed è stato fatto con molte ragioni. Ma innanzi tutto in questa sede è preferibile restare all’interno della filosofia di Whitehead per non appiattirne il senso con l’utilizzazione di analogie pur sempre discutibili, e infatti discusse. La coppia concettuale entità attuali – oggetti eterni può essere anche espressa con la diade attualità – potenzialità. Essa infatti vale a rendere la nozione più generale di processualità. Per Whitehead la realtà va compresa in termini di processi e non di stati, ma per capire effettivamente che cosa sia un processo è necessario a suo avviso intenderlo come articolazione di attuale e potenziale, senza che ciò tuttavia faccia pensare ad Aristotele. Whitehead ha infatti fondamentalmente contrapposto il proprio approccio a quello aristotelico. Senza poter entrare qui in tale problematica, si può dire però che se, per un verso, è vero che Whitehead non è mai entrato in una discussione analitica della Metafisica aristotelica, riferendosi piuttosto in generale a una certa immagine dell’aristotelismo, d’altra parte le sue tesi sono sufficientemente chiare da poter essere utilmente raffrontate con quelle dello Stagirita per comprenderne il senso. Per Aristotele ciò che dopo la traduzione latina della terminologia greca si usa chiamare atto, si deve intendere in due modi, perlopiù ma non sempre intesi come equivalenti: enérgheia e entelécheia. Se intesi come sinonimi, questi due

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termini valgono a caratterizzare ciò che si attua e che ha in sé il proprio fine. Altrimenti invece l’atto è da intendersi come passaggio da una mancanza a una pienezza, che tuttavia è già da sempre presupposta dalla mancanza stessa, che è appunto mancanza di quella pienezza che costituisce il compimento del processo. Whitehead critica quest’ultima determinazione della concezione aristotelica perché essa non fa che comprendere l’accadere a partire dall’accaduto, e quindi propriamente non comprende il processo in quanto tale, ma solo ciò che è stato determinato da tale processo e come tale è compiuto. Vale qui la distinzione, di cui si è detto all’inizio, tra il “processo” e la “realtà”, o come anche Whitehead si esprime, con termini che saranno discussi tra poco, tra la “concrescenza” e il “concreto”. L’entità attuale è intesa da Whitehead in termini di concrescenza nel senso per cui si può dire che qualcosa è in quanto si produce, produce se stesso. In questo senso Whitehead parla anche di causa sui. L’entità attuale, in altre parole, è in quanto accade, l’accadere è il suo modo di essere. Ma poiché l’entità attuale è il termine generico che nell’ontologia di Whitehead vale a rendere ciò che l’ontologia tradizionale chiama “ente”, si può allora dire che per Whitehead l’essere “è” divenire, cioè che la processualità dell’essere è il suo modo d’essere originario. Che cosa però significa propriamente con-crescere? Perché Whitehead usa la radice latina “cum”? Qui sta il senso propriamente ontologico del relazionismo whiteheadiano. Ciò che una entità attuale “è”, infatti, per Whitehead significa il modo in cui essa si relaziona alle altre entità attuali tramite le proprie prensioni. In altri termini, in modo per certi versi vicinissimo a Leibniz ma per altri aspetti anche analogo al prospettivismo nietzscheano, per Whitehead una entità attuale è il mondo in quanto si

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realizza prospetticamente in un singolo processo di concrescenza. Il singolo processo di concrescenza è cioè l’attuarsi del mondo che nella sua pluralità si manifesta in ognuna delle sue parti. La relazionalità quindi manifesta un tratto fondamentale dell’ontologia, e qui Whitehead di nuovo si pone risolutamente contro Aristotele, o quanto meno contro la ricezione prevalente dell’aristotelismo e dell’impianto logico-metafisico che vede la sostanza come modo eminente di determinazione dell’essere. La relazione è per Aristotele una delle categorie che sono subordinate alla sostanza. Per Whitehead è al contrario necessario (fin dalla redazione della sua prima opera e dalla discussione di alcune tesi di Peirce, Hamilton e Schröder) promuovere la categoria di relazione a fondamento strutturale (là della logica, qui della stessa ontologia). Il processo “del” mondo, o meglio il processo che il mondo attua, e che attuandosi attua il mondo, è pertanto meglio e più chiaramente inteso come continuo e infinito processo di attuazione di nodi relazionali, tali per cui il mondo non è una somma di atomi irrelati, ma si attua in ognuno dei suoi componenti e non “è” altrove (né come somma logica, né come concetto) ma accade con l’accadere delle sue parti, che a loro volta non sarebbero parti se non fossero parti di quel tutto che nondimeno le presuppone. Questo è il senso del concetto di creatività, o di avanzamento creativo, e conformemente a questo lessico accade talvolta a Whitehead di parlare anche di “creature”, in un senso però del tutto distinto da una qualche forma di creazionismo, e legato piuttosto all’idea di realizzazione di novità, imprevista e imprevedibile. In ciò risiede la critica mossa da Whitehead all’idea di atto come realizzazione

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di un fine prestabilito, idea che come tale non è che una forma di determinismo rovesciato, che pone alla fine ciò che il determinismo causale situa all’inizio come causa efficiente. Creatività non significa peraltro anarchia, in quanto ogni singolo processo di attuazione, cioè ogni entità attuale, è ciò che è in forza delle determinanti da cui il nuovo processo emerge. Da questo punto di vista è lecito annoverare la prospettiva di Whitehead tra quelle che oggi compongono la corrente emergentista (e un allievo di Whitehead, Charles D. Broad, annoverato tra i pensatori che hanno inaugurato tale prospettiva epistemologica, scriverà un lavoro sul rapporto tra mente e natura16 in cui metterà a suo modo a frutto alcune delle intuizioni whiteheadiane). Ciò che un determinato individuo diviene non è mai del tutto determinato dalle condizioni di partenza, ma non deriva neppure da un sorgere arbitrario del tutto irrelato. Le condizioni di partenza esercitano un certo grado di condizionamento, ma non ne determinano il futuro processo di attuazione in modo rigidamente deterministico. Le condizioni da cui ogni singola entità attuale emerge sono perciò le potenzialità per quel singolo processo. Whitehead distingue la possibilità, che come tale non è che una determinazione concettuale a posteriori, dalla potenzialità, che è una componente essenziale dell’essere come processualità. Per poter cioè pensare correttamente l’essere come attuarsi, quindi in definitiva come divenire, è necessario non opporre l’atto alla potenza, ma al contrario intendere la potenza come inerente l’atto, o meglio l’attuarsi. Ch. D. Broad, The Mind and its Place in Nature, Kegan Paul, London 1925. 16

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Questo peraltro non significa che ogni entità attuale si attui nello stesso modo: al contrario, le differenze sono qui fondamentali. Vi sono entità attuali che si limitano a effettuare trasferimenti di energia secondo modelli strutturati, essenzialmente privi di creatività, e altre che al contrario configurano processi eminentemente innovativi. In ciò sta per Whitehead la possibilità di distinguere ciò che si chiama comunemente materia inerte da quanto invece va compreso come vita. In uno dei suoi ultimi lavori, il già citato I modi del pensiero, egli sostiene la tesi per cui la modalità eminente di essere è quella propria del vivente, come riproduzione e creazione, rispetto a cui il mero trasferimento di dati predeterminati è solo il limite inferiore di una scala che all’estremo opposto può significare pura spiritualità. In altre parole la creatività è la cifra generale dell’essere, ma ciò non impedisce il suo graduarsi da un minimo a un massimo. Questa concezione viene illustrata dalla teoria delle prensioni, che costituiscono le relazioni tra entità attuali e sono quindi elementi costitutivi della processualità. Le prensioni (termine che Whitehead costruisce per sottrazione dal termine “apprensione”, che veicola l’idea di una attività intellettuale) sono forme di relazionalità esperienziale. Ma con “esperienza” Whitehead intende qualcosa di molto più ampio di ciò che usualmente viene considerato tale. Come si è detto, i modi con cui le entità attuali si attuano sono molteplici, andando dalla mera ripetizione fino alla più articolata novità. Ma in ogni caso si tratta di modi esperienziali, o ancora meglio (per evitare qualunque residuo sostanzialistico), modi dell’esperire. La dottrina dell’esperienza di Whitehead si fonda sul concetto cruciale di feeling, termine assai problematico da tradurre in italiano, poiché il significato comune è “sentimento”,

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laddove nella prospettiva di Whitehead va preservata la dimensione dinamica, ed è quindi preferibile intendere tale termine in senso verbale: cioè tradurre con “sentire” anche a costo di rendere il periodo italiano più faticoso e straniante. Ogni prensione è un “sentire”. Lo è il mero trasferimento fisico e lo è l’apprensione concettuale. Non a caso Whitehead parla di “feelings” immaginativi, comparativi, intellettuali, e non soltanto fisici o emozionali. La categoria del sentire è cioè generale e ha modi diversi ma non ontologicamente separati. Rispetto al dualismo tra mente e corpo, il sentire funge da radice comune. Whitehead rigetta il dualismo sostanziale ma al contempo mantiene aperta la possibilità di recepire le differenze, senza ridurre le diverse modalità del sentire ad una sola, supposta fondante. Tutto è esperienza: dal trasferimento di energia all’astrazione ideante. Questa prospettiva spiega così anche perché Whitehead parli delle entità attuali come di “gocce di esperienza”. L’attuarsi è un sentire che produce un’esperienza, la quale si struttura in esperiente ed esperito. Ma l’esperiente e l’esperito, cioè il soggetto e l’oggetto, non preesistono all’esperire, anzi ne sono un effetto. Questa è la ragione per cui Whitehead parla di “principio soggettivistico riformato”. Il soggetto dell’esperienza non preesiste all’esperienza ma ne è semmai un effetto. Nel suo attuarsi, l’entità attuale è un esperire relazionante in cui ciò che è dato concresce producendo una conclusione, una “soddisfazione” (termine che ha interessanti sebbene io credo del tutto casuali consonanze con il termine husserliano Erfüllung, solitamente ma in modo discutibile tradotto con “riempimento”; ma su questo tema si tornerà nella sezione dedicata alla storia della critica). La soddisfazione del processo

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compie l’entità attuale, la completa, produce l’attuazione e struttura così l’istituzione della separazione tra ciò che è a quel punto esperito e ciò che può essere inteso come esperiente, che nel lessico di Whitehead si chiama “supergetto” (superject), altro termine coniato con riferimento a quello correlativo di sub-ject. Il “soggetto” di cui Whitehead parla è cioè, si potrebbe anche dire, soggetto “a” e non “di”. Non costituisce in altre parole il fondamento dell’esperienza o dell’esperire, ma sua attuazione. È ricezione, articolazione e trasformazione. Tra le modalità con cui le prensioni si attuano infatti ve ne sono anche di particolarmente complesse come la “riconversione” (reversion) e il contrasto. Inoltre Whitehead parla anche di prensioni negative, concezione particolarmente controversa e discussa dai critici, con la quale Whitehead sostanzialmente vuole intendere che vi sono modi del sentire che non si appropriano, non includono, ma escludono ed eliminano. La negazione operata da una prensione negativa non è cioè logica, ma “estetica” in senso etimologico: anche qui un parallelo possibile si può fare con le analisi husserliane dedicata alle sintesi passive, ma di nuovo va sottolineato come Whitehead ignori del tutto, quanto meno alla data di stesura di PR, anche soltanto l’esistenza della filosofia fenomenologica (di cui avrà notizia qualche anno dopo). La dottrina whiteheadiana delle prensioni e della strutturazione dell’esperire trova infine la sua caratterizzazione più pregnante ma anche più enigmatica e per questo discussa nella cosiddetta dottrina epocale del tempo. Una entità attuale è una goccia di esperienza, cioè un esperire attuantesi. In questo senso è causa sui, cioè non ha la propria causa o ragione fuori di sé. Nell’attuarsi essa diviene se stessa, e poi, dice Whitehead, “perisce”. La sua conce-

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zione del tempo è quella di un perpetuo perire (perpetual perishing). La soddisfazione, o attuazione, è ipso facto un terminare e consegnarsi a ciò che Whitehead chiama “immortalità oggettiva”, ossia il divenire un dato disponibile per attività oggettivanti ulteriori. Al proposito il filosofo inglese cita il detto latino pereunt et imputantur. Questo è il senso con cui Whitehead parla di teoria epocale: anche qui in modo etimologico egli si riferisce al senso con cui il termine greco significa arresto. Ci sono molti modi possibili di interpretare tale dottrina: dalla ritmicità dell’essere al problema di comprendere la fisica dei quanti. Senza dubbio Whitehead può aver avuto di mira anche questi temi, e si è detto del ruolo che la nozione di ritmo svolge per la comprensione del reale e la sua intellezione. Ma l’elemento più significativo da considerare per poter quanto meno avvicinare il senso speculativo della concezione epocale sta nel fatto che Whitehead ne parla in connessione ai paradossi di Zenone. È in relazione agli argomenti zenoniani, alquanto paradossalmente se si considera che Whitehead fa del divenire il senso stesso dell’essere, che egli dà la spiegazione filosofica della propria dottrina epocale. La tesi fondamentale di Whitehead consiste nell’evitare il regresso all’infinito. Una entità attuale è un processo di auto-costituzione complesso e di emersione di una struttura configurata unitariamente a partire da una molteplicità. Si potrebbe anche parlare di processo di individuazione. Ma il problema è che se si considera tale processo come esso stesso molteplice allora si cade in un regresso infinito. Perché in tal caso le parti iniziali del processo di attuazione dell’entità attuale avrebbero una loro individualità, e così le fasi intermedie e quelle conclusive. Il che richiederebbe a sua volta delle parti, e così via. Quindi per Whitehead si

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tratta di pensare la molteplicità e l’unicità insieme. L’entità attuale è un tutto non nonostante ma proprio grazie al suo attuarsi diveniente. Le sue parti sono parti del tutto che essa “è” ossia attua. Le parti quindi non sono separabili e concepibili come sussistenti autonomamente (questione di mereologia che trova un correlato nella terza Ricerca logica di Husserl). Per Whitehead ciò significa che l’entità attuale accade come un tutto nell’essere una struttura complessa. La semplicità e la complessità delle entità attuali sono determinazioni intrinsecamente correlative che solo una logica meramente quantitativa può ritenere contraddittorie. L’entità attuale è l’attuazione diveniente, un processo di divenire, che però a sua volta non diviene. Se il divenire divenisse, dovrebbe articolarsi e così negarsi in ciò che è essenzialmente. Il divenire, in altri termini, non è “nel” tempo ma produce tempo, attua il tempo come misura. Il tempo si dà in quanto le entità attuale si succedono, ma non ha senso, propriamente, dire che il processo di attuazione di una entità attuale sia “nel” tempo. Ciò peraltro non significa che l’entità attutale sia “fuori” dal tempo: forse semmai si deve dire che l’entità attuale “è” tempo: temporalizzazione. Proprio per questo una entità attuale non “dura”. Vale a dire: non occupa tempo. Ma questo non significa che essa sia istantanea, se con questo si intende una quantità minima di tempo. I predicati temporali qui non si applicano: semplicemente l’entità attuale non è né breve né lunga, così come non è né piccola né grande dal punto di vista spaziale, perché essa “spazializza” così come “temporalizza”. Proprio per questo, dunque, una entità attuale si completa e con questo diventa attuata, ossia passa dal concrescere al concreto. E con ciò si ha transizione o passaggio. Questa concezione ha dato molti grattacapi ai critici:

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concrescenza (processo di autocostituzione) e transizione (trasferimento da entità attuale a entità attuale) non sono tra loro successivi: non avrebbe senso per Whitehead pensare così. Essi piuttosto sono il recto e il verso della processualità creativa dell’essere, cioè della creatività. Quello che per la prospettiva che, se si può dire così, una entità attuale ha di se stessa, cioè la concrescenza, è transizione dal punto di vista di “altre” entità attuali. La successione è sempre possibile solo da un punto di vista esterno, quel punto di vista cioè che consente la misurazione e in generale l’indagine oggettiva, di cui tratta la quarta parte di PR. Ma se si assolutizza tale punto di vista e se ne fa l’unico modo con cui comprendere l’essere, allora ne derivano tutti gli errori del riduzionismo meccanicistico che Whitehead ha costantemente denunciato, dall’interno della scienza, per motivi “matematici” prima che filosofici. La dottrina epocale del tempo come perpetuo perire non ha quindi una valenza “esistenzialistica” avant la lettre. Si sono date anche letture di questo genere al fine di porre in relazione la filosofia di Whitehead con quella heideggeriana. Sono interpretazioni suggestive che però rischiano di sottomettere il giudizio sul pensiero di Whitehead a una sorta di validazione in forza di una maggiore o minore vicinanza a Heidegger, quando in effetti la filosofia speculativa di Whitehead e il suo insistere sulla processualità esperienziale dell’essere stesso (e non di una soggettività più o meno cosciente) potrebbe semmai fornire strumenti per rispondere a quelle istanze poste dalla meditazione heideggeriana che il suo autore non ha in ultima analisi saputo portare a compimento. Si aprirebbe qui il problema della comprensione filosofica del concetto generale di evento che però in questa sede non può essere esaminato.

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La dimensione ontologica di PR non è disgiunta, come si è detto, da problematiche di natura epistemologica e teologica. La quarta parte contiene anche una revisione del metodo di astrazione estensionale che cerca di rispondere alle critiche ricevute da alcuni studiosi degli scritti di filosofia naturale. L’epistemologia di PR in realtà non ha prodotto effetti particolarmente rilevanti sulla ricerca successiva, forse anche a causa della censura posta dai neo-positivisti. Tuttavia non è restata senza effetti. In biologia il pensiero di Whitehead ha ricevuto una certa attenzione, ma forse la maggiore influenza si è esercitata su pensatori che hanno in tempi più recenti cominciato a discutere della teoria della complessità e dei sistemi lontani dall’equilibrio. In particolare René Thom per un verso, e Ilya Prigogine e Isabelle Stengers per l’altro hanno raccolto l’istanza anti-riduzionistica ma non anti-razionalistica whiteheadiana, trasponendola nelle proprie ricerche matematiche e fisiche. La concezione della doppia natura di Dio, che è forse la tematica di maggior successo del pensiero di Whitehead, offre in effetti spunti che travalicano il contesto dell’opera e aprono a sviluppi successivi. Nell’opera pubblicata dopo PR, Avventure di idee, Whitehead torna sul tema e ne rielabora la fisionomia nella cornice di una riflessione sulla civiltà e sulla storia, in cui la funzione di persuasione assegnata all’azione divina sul cosmo indica una prospettiva teleologica di armonizzazione suprema sebbene sempre in fieri. L’arte gioca un ruolo di primo piano come maggiore risorsa umana per l’attingimento della bellezza e dell’elevazione morale. Sulla base di queste riflessioni si è determinata la creazione e il grande sviluppo di una corrente di pensiero teologico che è oggi più vitale che mai soprattutto nel contesto della West Coast americana

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che guarda al proprio occidente in direzione delle grandi tradizioni orientali. Molto meno influente, ma non assente, è stata invece la presenza di Whitehead nella filosofia occidentale successiva. Il quadro che è stato offerto in questa sezione non può avere pretese di completezza, ma nell’ambito e nei limiti di un’Introduzione si è voluto dare il senso del significato più squisitamente riflessivo e speculativo di questa opera, e nella prossima sezione verranno discusse le principali interpretazioni che l’opus magnum di Whitehead ha ricevuto, anche al fine di mostrare in che misura la sua filosofia sia oggi più vitale che in passato. 5. Ricezione filosofica e principali tendenze interpretative Nella sua Introduzione a Whitehead, esaminando la storia della critica, Massimo Bonfantini scriveva che «nel caso di Whitehead, il fatto che le analisi, i giudizi e le valutazioni sul senso delle sue opere e sul significato complessivo del suo filosofare si presentino come straordinariamente differenziati e frequentemente contraddittori non è dovuto certo solamente alla sua contemporaneità, quanto soprattutto al suo isolamento nel panorama del pensiero (occidentale) del nostro secolo e al carattere stesso della sua filosofia che è una sintesi amplissima di tematiche e motivazioni che le correnti e le “scuole” moderne e contemporanee hanno spesso irrigidito in principi contrapposti. Non deve così meravigliare troppo che gli interpreti abbiano sovente mirato a sottolineare, nella produzione di Whitehead, quanto risultava assimilabile alla posizione teoretica di partenza di ciascuno di loro, e potesse valere quale conferma o sviluppo, lasciando cadere il resto,

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oppure abbiano bersagliato polemicamente delle tesi particolari, semplificandole e isolandole dal contesto».17 A distanza di quasi cinquant’anni da tale diagnosi, non si può dire che la situazione sia mutata, anzi per certi versi la complessità e diversità delle interpretazioni è aumentata. Ma forse questo è anche un segno della fecondità del pensiero di Whitehead. Anche qui senza alcuna pretesa di esaustività, vorrei dare conto di alcune delle linee di riflessione più rilevanti, sia quelle critiche sia quelle ricettive nei confronti della filosofia del processo. Si seguirà nondimeno un criterio cronologico perché in grado di far emergere anche delle soggiacenti linee di faglia e degli spostamenti rilevanti nel modo con cui il pensiero whiteheadiano è stato recepito. La fase iniziale di studio delle dottrine di Whitehead ha visto la tendenza al confronto critico. È inevitabile menzionare il volume curato da P. A. Schilpp nella importante collana della Library of Living Philosophers, The Philosophy of Whitehead,18 che come dice il titolo della collana si pone l’arduo compito di dare una valutazione articolata di una filosofia quando l’autore è ancora vivente e quindi la distanza temporale ridotta non ha ancora permesso le necessarie sedimentazioni. Ciò può almeno in parte spiegare perché ad es. l’importante contributo19 di Quine, allievo di Whitehead a Harvard, nel discutere il significato della riflessione logico-matematica di Whitehead insieme a Russell, e nel valutarla positivamente, passi però poi a criticare M. A. Bonfantini, Introduzione a Whitehead, Laterza, Roma-Bari 1972, pp. 171-2. 18 P. A. Schilpp (ed.), The Philosophy of Whitehead, Tudor, New York 1951. 19 W. V. O. Quine, Whitehead and the Rise of Modern Logic, in Schilpp (ed.), cit., pp. 127-163. 17

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risolutamente la “svolta” metafisica rigettandone del tutto il significato. Nel fare così Quine trascura aspetti anche molto evidenti del rapporto tra riflessione logica, indagini epistemologiche e speculazione metafisica, come il rifiuto di Whitehead di aderire al platonismo logico di ascendenza fregeana, la critica alla identificazione tra equivalenza e identità, che ha un ruolo decisivo nella comprensione posteriore del ruolo della potenzialità nella filosofia del processo, e l’aperto e rivendicato anti-riduzionismo ovunque ribadito da Whitehead fino agli scritti della vecchiaia in cui torna a esaminare questioni logiche e di filosofia della matematica. L’aspetto che inizialmente segna maggiormente la ricezione del pensiero whiteheadiano è comunque l’attenzione per gli aspetti logici, matematici ed epistemologici, e in tal senso la filosofia speculativa viene generalmente intesa come una degenerazione. In questa direzione si muovono coloro che vogliono allora sottolineare la vicinanza di Whitehead a Bergson, altro filosofo inviso alla temperie neo-positivistica predominante negli anni Quaranta e Cinquanta. Ciò spiega perché studiosi molto seri e attenti ai dettagli del pensiero di Whitehead, come V. Lowe, cui si deve una fondamentale ricostruzione genetica della filosofia whiteheadiana nel suo sviluppo,20 si sentano però in dovere di scrivere un saggio21 in cui l’influenza di Bergson (e di James) su Whitehead venga fondamentalmente negata o relegata ad aspetti secondari. Anche nei confronti del rapporto coi classici si riscontra l’esigenza di una notevole cautela che porti possibilV. Lowe, Understanding Whitehead, Johns Hopkins University Press, Baltimore 1962. 21 V. Lowe, The Influence of Bergson, James and Alexander on Whitehead, in Journal of the History of Ideas, 10 (2), 1949, pp. 267-296. 20

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mente a reintegrare Whitehead nella tradizione per non esporlo alle critiche di chi non tollera alcuna puntata speculativa. L’importante lavoro di I. Leclerc, Whitehead’s Metaphysics,22 ad es. mira a mostrare la vicinanza di Whitehead ad Aristotele. Ma nel porre la giusta esigenza di cogliere l’attenzione di Whitehead per il problema ontologico, Leclerc finisce col sottostimare sia il ruolo che le ricerche matematiche ed epistemologiche hanno avuto sulla metafisica del processo, sia il ruolo che pensatori contemporanei a Whitehead hanno giocato, e qui va in particolare ricordato il peso avuto dalla riflessione di W. James sull’esperienza pluralistica nel quadro di un empirismo “radicale” a valenza ontologica, che Whitehead ha sempre considerato della massima importanza per il proprio pensiero. Anche nel campo della teoria dell’esperienza l’approccio è critico, in nome di presupposti filosofici che però non sono quelli condivisi da Whitehead. Sellars, altro pensatore destinato a diventare famoso, si scaglia contro l’approccio dinamico di Whitehead alla percezione in nome di una posizione empiristica che Whitehead critica.23 In gioco evidentemente ci sono i presupposti filosofici con cui si pone mano a indagini come quelle sull’esperienza sensoriale o sensibile. Lentamente ma progressivamente, tuttavia, a approcci essenzialmente negativi si sono accompagnati anche tentativi di lettura diversi, più ricettivi nei confronti dello spirito “creativo” della riflessione whiteheadiana. In tal senso va segnalato il ruolo importante, almeno dal punto di vista I. Leclerc, Whitehead’s Metaphysics: An Introductory Exposition, Allen & Unwin, London 1958. 23 W. Sellars, Foundations for a Metaphysics of Pure Process, in The Monist 64, 1981, pp. 3-90. 22

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della riflessione sebbene non da quello della effettiva efficacia concreta nell’orientare il dibattito internazionale, dell’opera di studiosi italiani tra cui, su tutti, Enzo Paci, cui hanno poi fatto seguito suoi allievi come Carlo Sini24 e Pier Aldo Rovatti.25 In Italia le opere di Whitehead avevano cominciato a circolare piuttosto presto grazie all’iniziativa editoriale promossa da Antonio Banfi, che fece tradurre da Einaudi appena dopo la fine del secondo conflitto mondiale La scienza e il mondo moderno apponendovi una prefazione. Paci ne raccoglie il testimone, scrivendo importanti studi nel contesto della propria filosofia relazionistica fin dai primi anni Cinquanta, e contemporaneamente promuovendo un confronto con la fenomenologia di Husserl.26 Gli scritti di Paci, quasi tutti in italiano, non hanno potuto esercitare l’influsso che pure sarebbe stato auspicabile, sicché le connessioni tra fenomenologia e filosofia del processo sono restate relativamente poco esplorate sino ad anni più recenti, quando invece il tema è stato riportato in auge grazie alla mediazione – postuma – di MerleauPonty, il quale, contemporaneamente a Paci, ma quasi certamente senza connessione con lui, negli anni Cinquanta aveva letto Whitehead nel contesto della propria indagine sulla natura. La morte prematura di Merleau-Ponty e il 24

C. Sini, Whitehead e la funzione della filosofia, Marsilio, Padova

1965. P. A. Rovatti, La dialettica del processo. Saggio su Whitehead, Il Saggiatore, Milano 1969. 26 Rimandando alla bibliografia del saggio di M. R. Brioschi pubblicata in questo volume per un elenco completo delle opere di E. Paci, qui ricordo in particolare i due importanti volumi di Paci sul relazionismo, Tempo e relazione (Taylor, Torino 1954) e Dall’esistenzialismo al relazionismo (D’Anna, Messina-Firenze 1957). 25

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fatto che tale riflessione non sia stata resa pubblica se non a metà degli anni Novanta con la pubblicazione dei corsi sulla natura tenuti al Collège de France,27 non hanno potuto produrre effetti se non appunto molto tardivamente. Il nesso tra metafisica del processo e fenomenologia nondimeno è stato presente qua e là anche nel mondo anglosassone grazie agli scritti di Wolfe Mays.28 Se Herbert Spiegelberg già nel suo importante lavoro del 196029 (quindi però dopo Paci) sul movimento fenomenologico aveva avuto modo di sottolineare la quantità di temi su cui esiste una effettiva convergenza teoretica tra le due prospettive, tuttavia una indagine più ampia e articolata su tale problematica è stata promossa effettivamente solo più tardi, ma oggi si può considerare una linea di ricerca solidamente attestata e in crescita. Ma è soprattutto grazie all’opera di Jan Van der Veken, studioso prima di Merleau-Ponty e poi di Whitehead e docente all’università di Leuven in Belgio, la sede dello Husserl-Archiv, che si è avuto modo di promuovere l’incontro tra il pensiero processuale e la fenomenologia. Van der Veken ha creato a Lovanio un archivio Whitehead che ha ospitato molti ricercatori e studiosi di Whitehead, tra cui si possono ricordare Lewis Ford, autore di un influente studio sulla genesi di PR,30 William Hamrick, anch’egli studioso di Merleau-Ponty oltre che di WhiM. Merleau-Ponty, La natura, R. Cortina, Milano 1996. W. Mays, The Philosophy of Whitehead, G. Allen & Unwin, London 1959. Id., Whitehead’s Philosophy of Science and Metaphysics, M. Nijhoff, Den Haag, 1977. 29 H. Spiegelberg, The Phenomenological Movement, M. Nijhoff, Den Haag 1960. 30 L. Ford, The Emergence of Whitehead’s Metaphysics: 1925-1929, State University of New York Press, Albany 1984. 27

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tehead, e autore con Van der Veken di una interessante monografia sulla possibilità di interpretare la filosofia del fenomenologo francese in chiave whiteheadiana,31 e James Bradley,32 autore di importanti studi sui rapporti tra filosofia di Whitehead e filosofia analitica. Le attività del centro di ricerca di Lovanio sono ora confluite nel più ampio network della European Society for Process Thought, che ha base in Germania a Düsseldorf per iniziativa di Helmut Maaßen, ove è stato stabilito un nuovo e più ampio archivio. In Francia la ricezione del pensiero di Whitehead era avvenuta molto presto, coi lavori di Jean Wahl, che tuttavia forse proprio per la vicinanza temporale non aveva potuto offrire un esame articolato del pensiero whiteheadiano, ma piuttosto degli spunti talvolta suggestivi talaltra segnati da incomprensioni. L’influenza dell’opera Vers le concret 33 su Merleau-Ponty è forse il tratto più saliente del ruolo della lettura di Wahl, che ha comunque il merito di aver saputo vedere quanto meno l’importanza della filosofia di Whitehead. Molto più recentemente, è un altro pensatore di stampo fenomenologico, Dominique Janicaud, ad aver ripreso in mano la “questione Whitehead”, promuovendo la traduzione francese di PR, edita da Gallimard nel 1995, che ha suscitato un certo interesse ma W. Hamrick and J. Van der Veken, Nature and Logos: A Whiteheadian Key to Merleau-Ponty’s Fundamental Thought, State University of New York Press, Albany 2012. 32 J. Bradley, The Critique of Pure Feeling: Bradley, Whitehead and the Anglo-Saxon Metaphysical Tradition, in Process Studies 14 (4), 1985, pp. 253-264. Id., Whitehead, Heidegger and the Paradoxes of the New, Process Studies 20 (3), 1991, pp. 127-150. Id., The Speculative Generalization of the Function: A Key to Whitehead, Tijdschrift voor Filosofie, 64, 2002, pp. 231-252. 33 J. Wahl, Vers le concret, Vrin, Paris 1932, nuova edizione 2004. 31

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anche sollevato critiche per le scelte non sempre condivisibili nella traduzione. Frattanto, un’altra corrente di pensiero “continentale” ha progressivamente accresciuto la propria attenzione per la filosofia speculativa di Whitehead: grazie agli scritti di Gilles Deleuze, infatti, e in particolare al capitolo da lui dedicato a Whitehead nell’opera su Leibniz (La piega),34 in modo dapprima sotterraneo ma ora decisamente più evidente gli studiosi di Whitehead hanno esaminato le dottrine della metafisica processuale alla luce di concetti come quello di differenza, molteplicità, ma reciprocamente hanno visto negli sviluppi del pensiero deleuziano un erede di una problematica che era stato Whitehead a impostare (insieme, naturalmente, a Bergson). In questo senso anche il centro di ricerca californiano sul pensiero processuale di cui si è parlato ha progressivamente aperto le porte a istanze innovative e quasi eretiche rispetto alla sua impostazione iniziale. Uno degli attuali co-direttori del Centro, Roland Faber, ha in particolare promosso studi sui rapporti tra la filosofia di Whitehead e quella di ascendenza deleuziana.35 L’approccio deleuziano a Whitehead ha trovato fertile terreno in Belgio per opera di Isabelle Stengers e di altri più giovani studiosi a lei a vario titolo riconducibili.36 Il G. Deleuze, La piega. Leibniz e il barocco, Einaudi, Torino 1990. R. Faber, B. G. Henning, C. Combs (eds.), Beyond Metaphysics? Rodopi, Amsterdam 2010. R. Faber, H. Krips, D. Pettus (eds.), Event and Decision: Ontology and Politics in Badiou, Deleuze, and Whitehead, Cambridge Scholars Publishing, Cambridge 2010. R. Faber and A. Goffey (eds.), The Allure of Things, Bloomsbury Academics, London 2014. 36 I. Stengers, Penser avec Whitehead: une libre et sauvage création des concepts, Seuil, Paris 2002. D. Debaise, Speculative Empiricism, Edinburgh University Press, Edinburgh 2017. 34 35

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pensiero di Whitehead ha in effetti trovato nelle università belghe forse il suo ambiente più propizio: ricerche sul pensiero processuale sono infatti state promosse, oltre che a Lovanio, a Bruxelles (sia alla Vrije Universiteit che alla Université libre), a Liegi e a Gent. La pluralità di approcci ha sempre favorito il dibattito fecondo e l’innovazione nelle prospettive di ricerca. Un grande merito in questo senso va a Michel Weber, dell’università di Louvain-la-Neuve, creatore della collana “Chromatica”, la più importante serie di volumi dedicati allo studio della filosofia del processo in generale e del pensiero di Whitehead in particolare.37 In Italia un approccio molto originale e fecondo al pensiero di Whitehead da posizioni vicine alla filosofia di Deleuze, ma soprattutto di Bergson, è offerto da Rocco Ronchi, che ha proposto di comprendere questi e altri autori, tra cui l’italiano Giovanni Gentile, in un “canone minore”38 che rappresenta un diverso approccio al reale rispetto al “canone maggiore” costituito da filosofi che, al di sotto delle differenze di superficie, mostrano di aderire ad una prospettiva umanistica e soggettivistica che finisce per misconoscere il peso del reale e perciò la possibilità di intendere l’esperienza come un fatto di natura, intrinseco all’essere e non separato da esso. I filosofi appartenenti all’altro canone invece mostrano precisamente questa caratteristica fondamentale, che ha faticato a ottenere un adeguato riconoscimento teorico ma che invece attualmente può essere vista come emergente. M. Weber, Whitehead’s Pancreativism: The Basics, de Gruyter, Berlin 2006. Id., Whitehead’s Pancreativism: Jamesian Applications, de Gruyter, Berlin 2010. M. Weber and W. Desmond (eds.), Handbook of Whiteheadian Process Thought in 2 volumes, Ontos, Heusentsamm 2009. 38 R. Ronchi, Il canone minore, Feltrinelli, Milano 2017. 37

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Un interessante tentativo di leggere la metafisica relazionistica in chiave di prospettivismo nietzscheano (ma anche leibniziano) è stata compiuta da Stephen D. Ross nel suo Perspective in Whitehead’s Metaphysics,39 anche se il suo approccio è restato alquanto isolato nel contesto anglo-americano. La filosofia del processo è al centro delle ricerche del filosofo americano Nicholas Rescher, autore di importanti studi sulla metafisica del processo in chiave di filosofia americana, pragmatistica in particolare.40 Nelle ricerche di Rescher, che è anche un influente studioso di Leibniz, il pensiero processuale viene fatto confluire in approccio più ampio che include anche l’idealismo “continentale”. Il pensiero di Whitehead ha avuto un impatto notevole sulla filosofia femminista. In particolare in America, e per l’azione di promozione della filosofia processuale da parte in particolare del centro californiano di Claremont, negli ultimi anni si è avuto un notevole florilegio di studi femministi ispirati al relazionismo di Whitehead. Il primato delle relazioni sugli individui sostanzialisticamente intesi è stato visto come fecondo strumento di interpretazione della differenza sessuale. Un ruolo particolare va assegnato ai lavori di Judith Butler sulla corporeità, sulla violenza, sulla dinamicità della società e della realtà.41 Anche il pensiero di Rosi Braidotti ha trovato in Whitehead spunti di S. D. Ross, Perspective in Whitehead’s Metaphysics, State University of New York Press, Albany 1983. 40 N. Rescher, Process Metaphysics, State University of New York Press, Albany 1996. Id., Process Philosophy, University of Pittsburgh Press, Pittsburgh 2000. 41 In connessione a Whitehead si può vedere in particolare The Psychic Life of Power: Theories in Subjection, Stanford University Press, Stanford 1997. 39

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riflessione fecondi per la delineazione della teoria di una soggettività nomade.42 Non c’è poi dubbio che il pensiero processuale-relazionistico, con la sua ricomprensione della natura e del posto dell’esperienza umana all’interno del mondo, non poteva non trovare nel pensiero ecologistico un attento ascolto. In questo campo l’opera pionieristica di John Cobb del 1971, Is It Too Late? A Theology of Ecology,43 primo lavoro a discutere la filosofia di Whitehead dal punto di vista dell’etica ambientalistica, ha portato a un rapido sviluppo e a un sostenuto ampliamento delle ricerche, che progressivamente si è spostato da una prospettiva eminentemente teologica verso ricerche più settoriali, comprensive anche di incursioni nel campo dell’economia e dell’amministrazione. L’approccio filosofico in questo caso risente delle interpretazioni più panpsichiste del pensiero di Whitehead, e si situa sul fronte della critica al capitalismo, in modo analogo agli approcci di altri studiosi come ad es. Bruno Latour, a sua volta non insensibile alla seduzione del relazionismo whiteheadiano. Tale approccio relazionistico è giocato in particolare in direzione dell’esame del rapporto tra organismi e ambiente. Alla luce delle posizioni teologiche di Whitehead si fa valere in particolare l’esigenza di recuperare il finalismo non deterministico immanente alla natura e compromesso dallo sfruttamento tecnologico delle società capitalistiche avanzate. Recentemente inoltre la filosofia di Whitehead ha cominciato a interessare anche per gli aspetti più speculativi della riflessione ecologica, ricevendo un rinnovato R. Braidotti, Metamorphoses: Towards a Materialist Theory of Becoming, Polity Press, Cambridge 2013. 43 J. Cobb, Is It Too Late? A Theology of Ecology, Environmental Ethics Books, Denton 1971. 42

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interesse da parte del movimento della deep ecology, che oltre alla dimensione scientifica e a quella etica guarda verso una rinnovata ontologia del cosmo e del posto dell’uomo in esso. Da questo punto di vista, gli studiosi che si ispirano a Whitehead si sono mossi in modo alquanto peculiare per ciò che attiene al rapporto con la concezione post-moderna della realtà. Se da una parte vi sono infatti indubbie consonanze con autori come Lyotard, nel suo denunciare la fine delle grandi narrazioni in riferimento a dottrine come quella dialettica, d’altra parte il pensiero processuale non concorda sulla tesi per cui non ci siano fatti ma solo interpretazioni (come a volte si riassume, in modo non scorretto ma superficiale, la filosofia post-moderna), in quanto ne vede un erroneo modo di considerare la riflessione speculativa, che in Whitehead trova strutture concettuali differenti e concorrenti a quelle ormai tramontate. Non quindi la fine di ogni modello di comprensione della realtà, ma la fine di una modalità peculiare e storicamente egemone, ma non unica, è quanto emerge dalla connessione tra teorici del post-moderno e studiosi della filosofia di Whitehead. Anche qui ha giocato un indubbio ruolo di traino il lavoro condotto a Claremont, in particolare dall’altro co-fondatore, David D. Griffin e dalla sua opera The Reenchantment of Science: Postmodern Proposals, del 1988,44 seguito da Whitehead’s Radically Different PostModern Philosophy, del 2008. Analogamente, per quanto riguarda il rapporto tra il pensiero di Whitehead e il decostruzionismo di origine D. R. Griffin, The Reenchantment of Science: Postmodern Proposals, State University of New York Press, Albany 1988. Id. Whitehead’s Radically Different Post-Modern Philosophy, State University of New York Press, Albany 2008. 44

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derridiana si può dire che vi siano affinità e differenze. Del movimento decostruzionistico, e in particolare della sua versione americana, si accettano la critica al soggettivismo forte e l’idea della verità come struttura, ma se ne avversa l’eccessiva attenzione al linguaggio a scapito di altre forme di comprensione del reale. Peraltro, come ha notato Ronchi, la filosofia di Derrida e in particolare la sua nozione di différance offre la possibilità di un incontro sul tema dell’accadere come coimplicazione di molteplicità, tema che ha trovato di recente una ricezione in ambiente americano grazie ai lavori di L. Pedraja. Infine, senza voler esaurire la complessa tematica, si possono menzionare due campi, molto diversi tra loro, in cui il pensiero di Whitehead ha prodotto effetti significativi: la fisica e la teologia. Nel campo della fisica in particolare sono stati studiosi come il già citato Ilya Prigogine, premio Nobel per la chimica nel 1977, a immettere la prospettiva anti-deterministica della metafisica del processo entro l’ambito della propria indagine sperimentale, indagando i fenomeni lontani dall’equilibrio e il cosiddetto ordine dal caos. In tale prospettiva Prigogine ha scritto anche un’opera più divulgativa insieme a I. Stengers, La nuova alleanza, pubblicato in Italia nel 1981,45 e un’altra dal titolo esemplare, Dall’essere al divenire, apparso in Italia nel 1986, in cui egli fornisce la propria versione della comprensione scientifica della realtà alla luce delle sue scoperte e con la filosofia di Whitehead in prospettiva. Le ricerche di Prigogine sono tra quelle all’origine della teoria della complessità e in particolare forniscono basi scientifiche per la comprensione dei fenomeni di autoorganizzazione. I. Prigogine, I. Stengers, La nuova alleanza, Einaudi, Torino 1981. I. Prigogine, Dall’essere al divenire, Einaudi, Torino 1986. 45

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Un breve riferimento si deve fare, per concludere, all’influenza del pensiero di Whitehead sulla teologia. La teologia del processo è, come si è detto, una delle discipline che hanno conosciuto maggiore sviluppo e più vasta popolarità tra gli studiosi che si sono ispirati a Whitehead in generale e a PR in particolare. Anzi, si può dire che attualmente la filosofia di Whitehead sia innanzi tutto conosciuta come nuova forma di teologia, a volte a scapito della ricchezza delle sue idee e articolazioni. L’interpretazione teologica della filosofia del processo si deve innanzitutto al maggiore discepolo di Whitehead, Charles Hartshorne,46 e al modo con cui quest’ultimo ha interpretato l’intero pensiero whiteheadiano. Da lui derivano anche in gran parte le idee elaborate poi da Cobb, sebbene in direzioni ulteriori. La teologia del processo si oppone alla concezione aristotelico-tomista della divinità e alla sua caratterizzazione in termini di eternità sovra- o extra-temporale. Al contrario, questa forma di teologia (riprendendo temi che, come si è detto, sono presenti nella quinta parte di PR) ritiene che Dio a un tempo determini e sia determinato dagli eventi del mondo, e che la Sua opera non sia di preCharles Hartshorne ha avuto una lunga vita, essendo nato il 5 giugno 1897 e scomparso ultracentenario il 9 ottobre 2000. Autore di decine di monografie, addottoratosi a Harvard nel 1923 dopo aver servito nell’esercito statunitense durante la prima guerra mondiale, studiò anche per qualche tempo a Friburgo in Brisgovia con Husserl e a Marburgo con Heidegger, prima di tornare a Harvard e divenire assistente di Whitehead. Fu Hartshorne a informare Whitehead delle teorie fenomenologiche, dandone un resoconto abbastanza fedele ma critico. Studioso anche di Peirce, di cui pubblicò insieme a P. Weiss i Collected Papers, Hartshorne è il fondatore della teologia processuale, che ha impresso una svolta profonda, duratura e ancora attuale nelle ricerche teologiche e anche nella storia della ricezione del pensiero di Whitehead. 46

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determinazione e onniscienza ma semmai di persuasione e accompagnamento amorevole di quanto accade nel cosmo. Anche lo statuto degli esseri umani è considerato non essenzialmente diverso da quello di tutto il resto del cosmo sebbene non sia livellato in una prospettiva omogenea, ma anzi si cerchi di comprendere le differenze come forme del processo stesso. Il Dio della teologia del processo non è quindi la divinità creatrice della tradizione biblica, ma è presente in tutto l’universo senza confondersi con esso. In questo senso i teologi del processo hanno coniato un termine, panenteismo, per distinguere la propria posizione da quella, per altri versi molto affine, del panteismo. La teologia del processo, prevedibilmente, non è cristiana, ma guarda piuttosto al dialogo tra le religioni, sebbene molti dei pensatori che appartengono a questa corrente siano di formazione cristiana, sia cattolica sia protestante. L’ecumenismo interreligioso di cui si fanno promotori raccoglie e riprende le istanze contenute nel libretto sul divenire della religione, che precede di un anno la redazione delle lezioni Gifford, da cui hanno avuto origine le dottrine di PR di cui si presenta qui una nuova traduzione, resasi necessaria dal grande sviluppo di studi su Whitehead, a più di cinquant’anni da quella, pur meritoria, di Nynfa Bosco, che fu – è opportuno ricordarlo – seconda solo a una traduzione messicana e dimostra quanto la filosofia italiana sia stata all’avanguardia negli studi sul pensiero di Whitehead.

NOTA DI TRADUZIONE Il testo inglese qui riportato è quello dell’edizione corretta ad opera di David Ray Griffin e Donald W. Sherburne: A.N. Whitehead, Process and Reality, a cura di D.R. Griffin e D.W. Sherburne, The Free Press, New York 1978. Nella traduzione italiana del presente volume il lettore potrà trovare, a margine del testo, la numerazione delle pagine di tale edizione. Vista la natura del testo e la complessa terminologia di Whitehead – frutto di una profonda riflessione sulla funzione della filosofia, sulla storia del pensiero occidentale e sui limiti del linguaggio – è necessario indicare preliminarmente i criteri fondamentali adottati per la traduzione e le scelte terminologiche relative alle nozioni filosofiche principali. In questo modo emergeranno anche le significative differenze che distinguono il presente lavoro dalla prima traduzione italiana di Process and Reality, realizzata da Nynfa Bosco per Bompiani nel 1965 (cfr. A.N. Whitehead, Il processo e la realtà, a cura di N. Bosco, Bompiani, Milano 1965). Il merito e l’originalità linguistica di Whitehead sono legati a una duplice assunzione di carattere filosofico. Innanzitutto, per l’autore la filosofia deve formulare quei principi generali che consentono di interpretare ogni elemento dell’esperienza, poiché il compito ultimo della filosofia è precisamente quello di «delucidare l’esperienza immediata» (infra, p. 139). Lo strumento di cui essa dispone per raggiungere tale obiettivo è il linguaggio, che non può mai essere assunto una volta per tutte, come qualcosa di immutabile, ma va sempre «ridisegnato» (infra, p. 163) dall’interno della pratica filosofica (similmente agli strumenti impiegati dalla fisica nelle sue indagini). D’altro canto però – è la seconda assunzione – tanto il linguaggio quan-

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to la metafisica presentano dei limiti invalicabili nell’esprimere quell’esperienza che sono chiamati a restituire. Ne deriva, per Whitehead, una duplice conseguenza: da un lato occorre abbandonare ogni presunzione di certezza dogmatica in metafisica, vale a dire in filosofia; dall’altro è necessario forgiare un linguaggio che non si cristallizzi in formule fisse – che sembrano dissimularne l’intrinseca natura metaforica – e che, al contrario, faccia continuamente appello all’immaginazione come strumento necessario per poter cogliere la profondità del significato. Come afferma l’autore (infra, p. 139): I filosofi non possono mai sperare di formulare definitivamente questi principi primi metafisici. La debolezza dell’intuizione e le deficienze del linguaggio sono inesorabilmente d’impedimento. Parole ed espressioni devono essere estese ad un livello di generalità estraneo al loro utilizzo ordinario, e per quanto tali elementi del linguaggio siano fissati come termini tecnici, essi rimangono delle metafore che richiedono tacitamente un salto dell’immaginazione.

È pertanto Whitehead stesso che, nelle pagine di Processo e realtà, intraprende l’operazione più ardita di tutte: per fondare una nuova metafisica, egli si cimenta nell’invenzione di un ‘nuovo linguaggio’, adottando una terminologia dotata di «un livello di generalità estraneo al suo utilizzo ordinario». Vi è inoltre una ragione storica per cui, secondo l’autore, è necessario prendere le distanze dal linguaggio ordinario: esso è impregnato di una certa interpretazione “logicista” del pensiero di Aristotele e, in particolare, risulta inseparabile dall’assunzione del «dogma» (infra, p. 291) di ‘soggetto-predicato’, che di fatto implica – sul piano metafisico – una realtà vera, fissa e immutabile, al di qua del campo dell’esperienza. Tanto per superare l’intrinseca eredità filosofica del linguaggio corrente, quanto per forzare il linguaggio fin dove è possibile, facendone al contempo emergere l’essenziale funzione metaforica, l’autore ricorre a diversi espedienti e registri. In ognuno di questi casi, che implicano una chiara decisione di Whitehead, ho cercato

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di discostarmi il meno possibile dal testo originario, anche laddove ciò comporti per il lettore uno sforzo di immaginazione in più. Proprio questo, infatti, Whitehead chiede a chi si accosta al suo testo. Nello specifico, l’originalità della lingua di Whitehead può essere misurata, nelle sue differenze dall’inglese dell’epoca, sotto il profilo sintattico, morfosintattico e lessicale. Da un punto di vista sintattico, Whitehead abbandona la paratassi tipica dell’inglese per prediligere un ordinamento ipotattico, che ricorda il periodare tipico delle lingue classiche, non rispetto all’ordo verborum, quanto alla complessità della frase e all’uso delle subordinate di vari gradi. Da un punto di vista morfosintattico, il filosofo inglese impiega diffusamente il complemento di limitazione, o di relazione, introdotto dalla preposizione ‘in’ (in), al posto del complemento di specificazione, introdotto dalla preposizione ‘di’ (of), che evocherebbe quella forma di pensiero ‘soggetto-predicato’ da cui egli intende distanziarsi. Whitehead parlerà così, ad esempio, di «esperienza umana nell’organizzazione sociale, nelle conquiste dell’arte, nella scienza e nella religione» (infra, p. 257, corsivo mio), oppure dell’«elemento di ‘datità’ nelle cose» (infra, p. 269, corsivo mio), o ancora di come «alcuni dei gruppi componenti di occasioni in una società strutturata possano essere detti ‘società subordinate’» (infra, p. 465, corsivo mio). La rivoluzione del linguaggio di Whitehead, però, si può cogliere a pieno solo analizzando il suo lessico, che egli estende e rimodella per far emergere il carattere organico, dinamico e processuale della realtà che vuole descrivere. Tale operazione avviene attraverso diversi procedimenti, che possono essere sintetizzati ne (a) l’adozione della terminologia propria della matematica e della fisica, (b) l’ampio uso di calchi dal latino, (c) la risemantizzazione di vocaboli esistenti nella lingua inglese, (d) l’utilizzo di sostantivi che enfatizzano gli aspetti processuali e relazionali tramite l’applicazione di diverse suffissazioni sostantivali. (a) Rispetto al gergo matematico e fisico, si veda specialmente la quarta parte di Processo e realtà, e più in generale l’adozione del termine ‘vettore’ e ‘vettoriale’ (vector).

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(b) Quanto ai calchi dal latino, si consideri che Whitehead adotta questa scelta per alcuni dei concetti chiave del suo sistema filosofico. Su tutti, a titolo esemplificativo: il concetto di ‘concrescenza’ (concrescence), da concrescere, che indica il processo del crescere insieme delle molteplici entità attuali1 in unità; il termine ‘nesso’ (nexus, in inglese, plurale nexūs), che è uno dei «tre fatti ultimi dell’esperienza immediata attuale» (infra, p. 193, corsivo mio) e ancor di più il termine ‘prensione’ (prehension), dal latino prehendere, che permette all’autore di definire il carattere generale di ogni azione delle entità attuali, senza connotarle in senso intellettualistico o mentalistico. (c) Quanto alla risemantizzazione di vocaboli già esistenti, e dunque alla nuova accezione in cui Whitehead adopera certi termini nel testo, il caso più eminente è quello di ‘sentimento’ (feeling) che, lungi dall’essere sinonimo di emozione, si richiama anche in questo caso al latino sentire e intende significare ogni tipo di prensione positiva, ossia ogni occasione in cui un’entità attuale include nella propria essenza, come dato, un altro elemento ad essa estraneo. In questo senso, il termine sentimento può essere concepito come sinonimo del più comune concetto di ‘esperienza’. In modo analogo va compreso anche il significato dell’aggettivo actual, per come appare in actual entity, che è utilizzato dall’autore non nell’accezione di ‘effettivo, reale’, più diffusa nel linguaggio comune, ma precisamente come ‘attuale’ (e dunque ‘entità attuale’), pena il radicale travisamento della dialettica tra attuale e potenziale che attraversa tutta l’opera, andando a costituire il nucleo stesso del concetto di realtà per Whitehead. (d) Passando infine all’enfasi degli aspetti processuali e relazionali, il ricorso alle suffissazioni sostantivali è ampia1 Si ricorda che per Whitehead le ‘entità attuali’ sono le componenti ultime della realtà, e comprendono ugualmente Dio come gli elementi esistenti più banali.

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mente diffuso nel testo di Whitehead e, data la tendenza insolita nella lingua originale, questo rende la prosa ancora più faticosa per il lettore di lingua anglofona. In italiano l’effetto è meno disorientante, ma parimenti vede il lettore scontrarsi e confrontarsi con una visione filosofica del mondo radicalmente opposta ai modi del pensiero correnti. Per l’aspetto processuale, l’autore si serve soprattutto della sostantivazione dei verbi. Si considerino ad esempio i termini ‘originazione’ (origination), ‘temporalizzazione’ (temporalization), ‘causazione’ (causation)’, ‘trasmutazione’ (trasmutation), ‘atomizzazione’ (atomization), ma anche ‘ingressione’ (ingression), dove – ancora una volta – il debito verso il latino è manifesto. Per quanto invece riguarda l’insistenza sulla relazionalità, generalmente la sostantivazione tramite suffisso riguarda aggettivi, ma anche avverbi e preposizioni: il primo è il caso della stessa ‘relazionalità’ (relatedness); mentre per gli altri casi si vedano i concetti chiave di ‘essere-insieme’ (togetherness) e ‘essere-con’ (withness). Alla luce delle presenti considerazioni si comprenderà perché abbia deciso, incoraggiata in ciò anche dalla discussione con Luca Vanzago, di tradurre la presente opera nel modo più aderente possibile al testo originale, per mantenermi fedele alle intenzioni filosofiche e dunque linguistiche di Whitehead e cercare di restituirne al lettore italiano tutta l’audacia. Maria Regina Brioschi

NB: I rinvii numerici in apice sono in tondo quando si riferiscono alle note di Whitehead (le quali ricominciano da 1 a ogni nuovo capitolo), mentre sono in corsivo quando rimandano alle note – numericamente sempre progressive – della traduttrice.

PROCESS AND REALITY AN ESSAY IN COSMOLOGY

PROCESSO E REALTÀ SAGGIO DI COSMOLOGIA

Preface

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These lectures are based upon a recurrence to that phase of philosophic thought which began with Descartes and ended with Hume. The philosophic scheme which they endeavour to explain is termed the ‘Philosophy of Organism’. There is no doctrine put forward which cannot cite in its defence some explicit statement of one of this group of thinkers, or of one of the two founders of all Western thought, Plato and Aristotle. But the philosophy of organism is apt to emphasize just those elements in the writings of these masters which subsequent systematizers have put aside. The writer who most fully anticipated the main positions of the philosophy of organism is John Locke in his Essay, especially1 in its later books. The lectures are divided into five parts. In the first part, the method is explained, and the scheme of ideas, in terms of which the cosmology is to be framed, is stated summarily. In the second part, an endeavour is made to exhibit this scheme as adequate for the interpretation of the ideas and problems which form the complex texture of civilized thought. Apart from such an investigation the summary statement of Part I is practically unintelligible. Thus Part II at once gives meaning to the verbal phrases of the scheme by their

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Cf. An Essay Concerning Human Understanding, Bk. IV, Ch. VI, Sect. 11.

Prefazione Queste lezioni si basano su un ritorno a quella fase del pensiero filosofico che ha avuto inizio con Descartes ed è terminata con Hume. Lo schema filosofico che esse cercano di presentare è definito la ‘filosofia dell’organismo’. Non è mai stata avanzata alcuna dottrina che non possa citare in sua difesa delle affermazioni esplicite di uno di questo gruppo di pensatori, o di uno dei due fondatori di tutto il pensiero occidentale, Platone e Aristotele. Ma la filosofia dell’organismo è portata ad enfatizzare solo quegli elementi, presenti negli scritti di questi maestri, che sono stati messi da parte dai pensatori sistematici successivi. L’autore che ha anticipato in modo più compiuto le posizioni principali della filosofia dell’organismo è John Locke nel suo Saggio, in modo particolare negli ultimi libri.1 Le lezioni sono suddivise in cinque parti. Nella prima parte è illustrato il metodo ed è esposto a grandi linee lo schema di idee secondo il quale deve essere tratteggiata la cosmologia. Nella seconda parte si fa un tentativo di mostrare come questo schema sia appropriato per l’interpretazione delle idee e dei problemi che costituiscono la complessa trama del pensiero civilizzato. Senza tale indagine, l’esposizione sintetica della Parte I è praticamente incomprensibile. Così la Parte II dà immediatamente un significato alle espressioni verbali dello schema mediante il loro utilizzo nella 1

Cfr. Saggio sull’intelletto umano, Libro IV, Cap. VI, Sez. 11.

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use in discussion, and shows the power of the scheme to put the various elements of our experience into a consistent relation to each other. In order to obtain a reasonably complete account of human experience considered in relation to the philosophical problems which naturally arise, the group of philosophers and scientists belonging to the seventeenth and eighteenth centuries has been considered, in particular Descartes, Newton, Locke, Hume, Kant. Any one of these writers is one-sided in his presentation of the groundwork of experience; but as a whole they give a general presentation which dominates the development of subsequent philosophy. I started the investigation with the expectation of being occupied with the exposition of the divergences from every member of this group. But a careful examination of their exact statements disclosed that in the main the philosophy of organism is a recurrence to pre-Kantian modes of thought. These philosophers were perplexed by the inconsistent presuppositions underlying their inherited modes of expression. In so far as they, or their | successors, have endeavoured to be rigidly systematic, the tendency has been to abandon just those elements in their thought upon which the philosophy of organism bases itself. An endeavour has been made to point out the exact points of agreement and of disagreement. In the second part, the discussions of modern thought have been confined to the most general notions of physics and biology, with a careful avoidance of all detail. Also, it must be one of the motives of a complete cosmology to construct a system of ideas which brings the aesthetic, moral, and religious interests into relation which those concepts of the world which have their origin in natural science. In the third and fourth parts, the cosmological scheme is developed in terms of its own categoreal notions, and without

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discussione e mostra la capacità dello schema di mettere in una relazione reciproca coerente i vari elementi della nostra esperienza. Per ottenere un resoconto ragionevolmente completo dell’esperienza umana, considerata in rapporto ai problemi filosofici che sorgono naturalmente, è stato considerato il gruppo di filosofi e scienziati appartenenti al XVII e XVIII secolo, in particolare Descartes, Newton, Locke, Hume, Kant. Ognuno di questi autori è parziale nella sua presentazione del fondo dell’esperienza; ma, complessivamente, essi ne danno una presentazione generale che domina lo sviluppo della filosofia successiva. Ho cominciato la ricerca aspettandomi di dovermi occupare dell’esposizione delle differenze rispetto a ogni esponente di questo gruppo. Ma un attento esame delle loro affermazioni esatte ha mostrato che la filosofia dell’organismo è in gran parte un ritorno ai modi di pensiero pre-kantiani. Questi filosofi erano confusi per i presupposti incompatibili che erano alla base dei modi di espressione ereditati. Nella misura in cui essi, o i loro | successori, hanno cercato di essere rigorosamente sistematici, la tendenza è stata quella di abbandonare proprio quegli elementi del loro pensiero su cui si basa la filosofia dell’organismo. Si è fatto un tentativo di indicare i punti esatti di accordo e di disaccordo. Nella seconda parte, le discussioni del pensiero moderno sono state limitate alle nozioni più generali della fisica e della biologia, evitando accuratamente tutti i dettagli. Inoltre, uno dei motivi di una cosmologia completa deve essere quello di costruire un sistema di idee che ponga in relazione gli interessi estetici, morali e religiosi con quei concetti del mondo che hanno la loro origine nella scienza naturale. Nella parte terza e quarta, lo schema cosmologico è sviluppato nei termini delle proprie nozioni categoriali,

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much regard to other systems of thought. For example, in Part II there is a chapter on the ‘Extensive Continuum’, which is largely concerned with the notions of Descartes and Newton, compared with the way in which the organic philosophy must interpret this feature of the world. But in Part IV, this question is treated from the point of view of developing the detailed method in which the philosophy of organism establishes the theory of this problem. It must be thoroughly understood that the theme of these lectures is not a detached consideration of various traditional philosophical problems which acquire urgency in certain traditional systems of thought. The lectures are intended to state a condensed scheme of cosmological ideas, to develop their meaning by confrontation with the various topics of experience, and finally to elaborate an adequate cosmology in terms of which all particular topics find their interconnections. Thus the unity of treatment is to be looked for in the gradual development of the scheme, in meaning and in relevance, and not in the successive treatment of particular topics. For example, the doctrine of time, of space, of perception, and of causality are recurred to again and again, as the cosmology develops. In each recurrence, these topics throw some new light on the scheme, or receive some new elucidation. At the end, in so far as the enterprise has been successful, there should be no problem of space-time, or of epistemology, or of causality, left over for discussion. The scheme should have developed all those generic notions adequate for the expression of any possible interconnection of things. Among the contemporary schools of thought, my obligations to the English and American Realists are obvious. In this connection, I should like especially to mention Professor T. P. Nunn, of the University of London. His anticipations, in the

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senza prendere granché in considerazione gli altri sistemi di pensiero. Per esempio, nella Parte II c’è un capitolo sul ‘continuo estensionale’, che riguarda in buona parte le nozioni di Descartes e Newton, paragonate con il modo in cui la filosofia organica deve interpretare questo aspetto del mondo. Ma nella Parte IV questa questione è affrontata dal punto di vista dello sviluppo del metodo dettagliato con cui la filosofia dell’organismo definisce la teoria di questo problema. Si deve comprendere pienamente che il tema di queste lezioni non è una considerazione separata di vari problemi filosofici tradizionali, che diventano urgenti in certi sistemi di pensiero tradizionali. Le lezioni intendono formulare uno schema sintetico di idee cosmologiche, sviluppare il loro significato nel paragone con i diversi temi dell’esperienza e infine elaborare una cosmologia adeguata, nei cui termini tutti i temi particolari trovino le loro interconnessioni. Così l’unità della trattazione va ricercata nello sviluppo graduale dello schema, nel suo significato e nella sua rilevanza, e non nella successiva trattazione dei temi particolari. Per esempio, durante lo sviluppo della cosmologia si ricorre più volte alle dottrine del tempo, dello spazio, della percezione e della causalità. Ad ogni ripresa, questi temi gettano nuova luce sullo schema o ricevono qualche nuovo chiarimento. Alla fine, nella misura in cui l’impresa è riuscita, non vi dovrebbe più essere alcun problema di spazio-tempo, o di epistemologia, o di causalità che resti da discutere. Lo schema dovrebbe aver sviluppato tutte quelle nozioni generali atte ad esprimere ogni possibile interconnessione delle cose. Tra le scuole di pensiero contemporanee, è evidente il mio debito nei confronti dei realisti inglesi e americani. A questo proposito, vorrei menzionare in modo particolare il Professor T. P. Nunn della University of London. Le sue

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PROCESSO E REALTÀ

Proceedings of the Aristotelian Society, of some of the doctrine of recent Realism, do not appear to be sufficiently well known. I am also greatly indebted to Bergson, William James, and John Dewey. One of my preoccupations has been to rescue their type of thought from the charge of anti-intellectualism, which rightly or wrongly has been associated with it. Finally, though throughout the main body of the work I | am in sharp disagreement with Bradley, the final outcome is after all not so greatly different. I am particularly indebted to his chapter on the nature of experience, which appears in his Essays on Truth and Reality. His insistence on ‘feeling’ is very consonant with my own conclusions. This whole metaphysical position is an implicit repudiation of the doctrine of ‘vacuous actuality’. The fifth part is concerned with the final interpretation of the ultimate way in which the cosmological problem is to be conceived. It answers the question, What does it all come to? In this part, the approximation to Bradley is evident. Indeed, if this cosmology be deemed successful, it becomes natural at this point to ask whether the type of thought involved be not a transformation of some main doctrines of Absolute Idealism onto a realistic basis. These lectures will be best understood by noting the following list of prevalent habits of thought, which are repudiated, in so far as concerns their influence on philosophy: (i) The distrust of speculative philosophy. (ii) The trust in language as an adequate expression of propositions. (iii) The mode of philosophical thought which implies, and is implied by, the faculty-psychology. (iv) The subject-predicate form of expression.

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anticipazioni, nei Proceedings of the Aristotelian Society, di alcune delle dottrine del realismo recente,1 non sembrano essere sufficientemente note. Inoltre, sono molto in debito nei confronti di Bergson, William James e John Dewey. Una delle mie preoccupazioni è stata di difendere il loro tipo di pensiero dall’accusa di anti-intellettualismo, che a ragione o a torto è stato loro associato. Infine, nonostante in tutta la parte centrale del lavoro | sia in netto disaccordo con Bradley, l’esito finale non è, dopo tutto, tanto differente. Sono in debito specialmente con il suo capitolo sulla natura dell’esperienza, che compare nel suo Essays on Truth and Reality. La sua insistenza sul ‘sentimento’ è molto in linea con le mie conclusioni. Questa posizione metafisica nel complesso è un implicito rifiuto della dottrina della ‘attualità vuota’. La quinta parte concerne l’interpretazione finale del modo ultimo in cui il problema cosmologico deve essere concepito. Risponde alla domanda: a che cosa conduce tutto ciò? In questa parte, è evidente l’avvicinamento a Bradley. Anzi, se si ritiene riuscita questa cosmologia, diventa a questo punto naturale chiedersi se il tipo di pensiero implicato non sia una trasformazione di alcune delle dottrine principali dell’idealismo assoluto su base realistica. Queste lezioni saranno comprese al meglio prestando attenzione alla seguente lista di abiti di pensiero prevalenti, che sono rifiutati, per quanto riguarda la loro influenza sulla filosofia: (i) la sfiducia nei confronti della filosofia speculativa; (ii) la fiducia nel linguaggio come un’espressione adeguata di proposizioni; (iii) il modo di pensiero filosofico che implica ed è implicato dalla psicologia delle facoltà; (iv) la forma di espressione soggetto-predicato;

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(v) The sensationalist doctrine of perception. (vi) The doctrine of vacuous actuality. (vii) The Kantian doctrine of the objective world as a theoretical construct from purely subjective experience. (viii) Arbitrary deductions in ex absurdo arguments. (ix) Belief that logical inconsistencies can indicate anything else than some antecedent errors. By reason of its ready acceptance of some, or all, of these nine myths and fallacious procedures, much nineteenth-century philosophy excludes itself from relevance to the ordinary stubborn facts of daily life. The positive doctrine of these lectures is concerned with the becoming, the being, and the relatedness of ‘actual entities’. An ‘actual entity’ is a res vera in the Cartesian sense of that term;2 and it is a Cartesian ‘substance’, and not an Aristotelian ‘primary substance’. But Descartes retained in his metaphysical doctrine the Aristotelian dominance of the category of ‘quality’ over that of ‘relatedness’. In these lectures ‘relatedness’ is dominant over ‘quality’. All relatedness has its foundation in the relatedness of actualities; and such relatedness is wholly concerned with the appropriation of the dead by the living – that is to say, with ‘objective immortality’ whereby what is divested of its own living immediacy becomes  | a real component in other living immediacies of becoming. This is the doctrine that the creative advance of the world is the

I derive my comprehension of this element in Descartes’ thought from Professor Gilson of the Sorbonne. I believe that he is the first to insist on its importance. He is, of course, not responsible for the use made of the notion in these lectures. 2

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(v) la dottrina sensistica della percezione; (vi) la dottrina dell’attualità vuota; (vii) la dottrina kantiana del mondo oggettivo come un costrutto teoretico di un’esperienza puramente soggettiva; (viii) le deduzioni arbitrarie nelle argomentazioni ex absurdo; (ix) la credenza che le incongruenze logiche possano indicare altro rispetto a degli errori precedenti. A causa della pronta accettazione di alcuni, o di tutti, di questi nove miti e procedimenti erronei, gran parte della filosofia del diciannovesimo secolo diventa irrilevante rispetto agli ordinari fatti ostinati della vita quotidiana. La dottrina positiva di queste lezioni riguarda il divenire, l’essere, e la relazionalità delle ‘entità attuali’. Un’‘entità attuale’ è una res vera nel senso cartesiano del termine;2 è una ‘sostanza’ cartesiana, e non una ‘sostanza prima’ aristotelica. Ma Descartes conservò nella sua dottrina metafisica il predominio aristotelico della categoria della ‘qualità’ su quella della ‘relazionalità’. In queste lezioni la ‘relazionalità’ predomina sulla ‘qualità’. Ogni relazionalità ha il suo fondamento nella relazionalità delle attualità, e tale relazionalità riguarda interamente l’appropriazione di ciò che è morto da parte di ciò che è vivo – cioè riguarda l’‘immortalità oggettiva’, per cui ciò che è spogliato della propria immediatezza vivente diviene | una componente reale nelle altre immediatezze viventi del divenire. Questa è la dottrina secondo cui l’avanzamento creativo del mondo consiste nel divenire, nel perire e nelle immortalità La mia comprensione di questo elemento del pensiero di Descartes è tratta dal Professor Gilson, della Sorbona. Io credo che egli sia il primo ad avere insistito sulla sua importanza. Naturalmente non è responsabile per l’uso fatto della nozione in queste lezioni. 2

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becoming, the perishing, and the objective immortalities of those which jointly constitute stubborn fact. The history of philosophy disclosed two cosmologies which at different periods have dominated European thought, Plato’s Timaeus,3 and the cosmology of seventeenth century, whose chief authors were Galileo, Descartes, Newton, Locke. In attempting an enterprise of the same kind, it is wise to follow the clue that perhaps the true solution consists in a fusion of the two previous schemes, with modifications demanded by self-consistency and the advance of knowledge. The cosmology explained in these lectures has been framed in accordance with this reliance on the positive value of the philosophical tradition. One test of success is adequacy in the comprehension of the variety of experience within the limits of one scheme of ideas. The endeavour to satisfy this condition is illustrated by comparing Chapters III, VII, and X of Part II, respectively entitled ‘The Order of Nature’, ‘The Subjectivist Principle’, and ‘Process’ with Chapter V of Part III, entitled ‘The Higher Phases of Experience’, and with Chapter V of Part IV entitled ‘Measurement’, and with Chapter II of Part V, entitled ‘God and the World’. These chapters should be recognizable as the legitimate outcome of the one scheme of ideas stated in the second chapter of Part I. In these lectures I have endeavoured to compress the material derived from years of meditation. In putting out these

I regret that Professor A.E. Taylor’s Commentary on Plato’s Timaeus was only published after this work was prepared for the press. Thus, with exception of one small reference, no use could be made of it. I am very greatly indebted of Professor Taylor’s other writings. 3

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oggettive di quelle cose che congiuntamente costituiscono il fatto ostinato. La storia della filosofia mostra due cosmologie che, in periodi differenti, hanno dominato il pensiero europeo: il Timeo di Platone3 e la cosmologia del diciassettesimo secolo, i cui autori principali furono Galileo, Descartes, Newton, Locke. Tentando un’impresa dello stesso tipo, è saggio seguire l’indicazione che forse la vera soluzione consiste in una fusione dei due schemi precedenti, con le modifiche richieste dalla coerenza interna e dal progresso della conoscenza. La cosmologia illustrata in queste lezioni è stata elaborata in conformità con questa fiducia nel valore positivo della tradizione filosofica. Una prova del suo successo è l’adeguatezza nella comprensione della varietà dell’esperienza entro i limiti di uno schema di idee. Il tentativo di soddisfare questa condizione si chiarisce se si confrontano i Capitoli III, VII e X della Parte II, rispettivamente intitolati ‘L’ordine della natura’, ‘Il principio soggettivistico’ e ‘Il processo’, con il Capitolo V della Parte III, intitolato ‘Le fasi più alte dell’esperienza’, e con il Capitolo V della Parte IV, dal titolo ‘Misurazione’, e con il Capitolo II della Parte V, dal titolo ‘Dio e il mondo’. Questi capitoli dovrebbero poter essere riconosciuti come il risultato legittimo di quello schema di idee esposto nel capitolo II della Parte I. In queste lezioni ho cercato di condensare il materiale tratto da anni di riflessione. Nel pubblicare questi risulMi spiace che il Commentary on Plato’s Timaeus del professor A. E. Taylor sia stato pubblicato dopo che questo lavoro era già pronto per la pubblicazione. Così, ad eccezione di un breve riferimento, non ho potuto utilizzarlo. Sono molto in debito con le altre opere del Professor Taylor. 3

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results, four strong impressions dominate my mind: First, that the movement of historical, and philosophical, criticism of detached questions, which on the whole has dominated the last two centuries, has done its work, and requires to be supplemented by a more sustained effort of constructive thought. Secondly, that the true method of philosophical construction is to frame a scheme of ideas, the best that one can, and unflinchingly to explore the interpretation of experience in terms of that scheme. Thirdly, that all constructive thought, on the various special topics of scientific interest, is dominated by some such scheme, unacknowledged, but no less influential in guiding the imagination. The importance of philosophy lies in its sustained effort to make such schemes explicit, and thereby capable of criticism and improvement. There remains the final reflection, how shallow, puny, and imperfect are efforts to sound the depths in the nature of things. In philosophical discussion, the merest hint of dogmatic certainly as to finality of statement is an exhibition of folly. In the expansion of these lectures to the dimensions of the present book,  | I have been greatly indebted to the critical difficulties suggested by the members of my Harvard classes. Also this work would never have been written without the constant encouragement and counsel which I owe to my wife. Harvard University January, 1929

A. N. W.

PREFAZIONE

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tati, dominano la mia mente quattro forti impressioni: la prima è che il movimento della critica storica e filosofica di problemi separati, che nel complesso ha dominato gli ultimi due secoli, abbia esaurito il suo compito e richieda di essere integrato da uno sforzo più sostenuto del pensiero costruttivo. La seconda è che il metodo vero di costruzione filosofica sia quello di configurare il migliore schema possibile di idee ed indagare in modo risoluto l’interpretazione dell’esperienza nei termini di quello schema. La terza è che ogni pensiero costruttivo sui vari temi specifici di interesse scientifico sia dominato da qualche schema siffatto; inconfessato, ma non per questo meno influente nel guidare l’immaginazione. L’importanza della filosofia risiede nel suo sforzo sostenuto di rendere questi schemi espliciti, e perciò passibili di critica e miglioramento. Resta così la riflessione finale su quanto superficiali, meschini e imperfetti siano gli sforzi di scandagliare le profondità nella natura delle cose. Nella discussione filosofica, il benché minimo sospetto di certezza dogmatica rispetto alla definitività di un’affermazione è una manifestazione di follia. Per l’ampliamento di queste lezioni, fino alle dimensioni del presente libro, | devo molto alle difficoltà critiche avanzate dai membri delle mie classi di Harvard. Inoltre, non avrei mai potuto scrivere quest’opera senza il costante incoraggiamento e i consigli che devo a mia moglie. Harvard University Gennaio 1929

A. N. W.

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CONTENTS

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Preface

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Part I

The Speculative Scheme Chapter I. Speculative Philosophy 134 Section I. Speculative Philosophy; Coherent, Logical, Necessary System of Ideas; Interpretation of Experience. II. Defects of Insight and of Language; Conditions for Observation; Rigid Empiricism, Imagination, Generalization; Coherence and Incoherence; Creativity, the Ultimate. III. Rationalism and Dogmatism; Scheme as a Matrix, False and True Propositions, Use of the Matrix; Experimental Adventure. IV. Philosophy and Science, Grades of Generality; Dogmatic Influence of Mathematics; Progress of Philosophy. V. Defects of Language; Propositions and Their Background; Metaphysical Presupposition; Excessive Trust in Language; Metaphysics and Practice; Metaphysics and Linguistic Expression. VI. Speculative Philosophy and Overambition; Overambition, Dogmatism and Progress; Interpretation and Metaphysics; The Higher Elements of Experience, Subjectivity and the Metaphysical

SOMMARIO Prefazione

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Parte I

Lo schema speculativo Capitolo I. Filosofia speculativa 135 Sezione I. Filosofia speculativa; come sistema di idee coerente, logico e necessario; come interpretazione dell’esperienza. II. Difetti dell’intuizione e del linguaggio; condizioni dell’osservazione; empirismo rigoroso, immaginazione, generalizzazione; coerenza e incoerenza; creatività, l’ultimo. III. Razionalismo e dogmatismo; lo schema come matrice, proposizioni false e vere; uso della matrice; l’avventura sperimentale. IV. Filosofia e scienza, gradi di generalità; influenza dogmatica della matematica; progresso della filosofia. V. Difetti del linguaggio; le proposizioni e il loro sfondo; presupposto metafisico; eccessiva fiducia nel linguaggio; metafisica e pratica; metafisica ed espressione linguistica. VI. Filosofia speculativa e ambizione sfrenata; ambizione sfrenata, dogmatismo e progresso; interpretazione e metafisica; gli elementi più alti dell’esperienza, soggettività e correzione metafisica; mo-

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PROCESSO E REALTÀ

Correction; Morality, Religion, Science, Connected by Philosophy; Contrast between Religion and Science; Conclusion. Chapter II. The Categoreal Scheme

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186

I. Four Notions, namely, Actual Entity, Prehension, Nexus, the Ontological Principle; Descartes and Locke; Philosophy Explanatory of Abstraction, Not of Concreteness. II. The Four Sets of Categories; The Category of the Ultimate; | Conjunction and Disjunction; Creativity, the Principle of Novelty, Creative Advance; Togetherness, Concrescence; Eight Categories of Existence; Twenty-Seven Categories of Explanation. III. Nine Categoreal Obligations. IV. Preliminary Notes; Complete Abstraction Self-Contradictory; Principles of Unrest and of Relativity; Actual Entities never Change; Perishing of Occasions and Their Objective Immortality; Final Causation and Efficient Causation; Multiplicities; Substance. Chapter III. Some Derivative Notions I. Primordial Nature of God; Relevance, the Divine Ordering; Consequent Nature of God; Creativity and Its Acquirement of Character; Creatures, Objective Immortality, Appetition, Novelty, Relevance; Appetition and Mentality, Conceptual Prehensions, Pure and Impure Prehensions; Synonyms and Analogies, namely, Conceptual Prehension, Appetition, Intuition, Physical Purpose, Vision, Envisagement.

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SOMMARIO

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ralità, religione, scienza, connesse dalla filosofia; contrasto tra religione e scienza; conclusione. Capitolo II. Lo schema categoriale

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I. Quattro nozioni: entità attuale, prensione, nesso, principio ontologico; Descartes e Locke; la filosofia esplicativa dell’astrazione, non della concretezza. II. I quattro insiemi di categorie; la categoria dell’ultimo;  | congiunzione e disgiunzione; creatività, il principio della novità; avanzamento creativo; essere-insieme; concrescenza; otto categorie dell’esistenza; ventisette categorie della spiegazione. III. Nove obbligazioni categoriali. IV. Note preliminari; l’astrazione completa è autocontraddittoria; principio di inquietudine e di relatività; le entità attuali non cambiano mai; il perire delle occasioni e la loro immortalità oggettiva; causazione finale e causazione efficiente; le molteplicità; sostanza. Capitolo III. Alcune nozioni derivate I. La natura primordiale di Dio; rilevanza, ordinamento divino; la natura conseguente di Dio; creatività e la sua acquisizione del carattere; creature, immortalità oggettiva, appetizione, novità, rilevanza; appetizione e essere-mentale, prensioni concettuali, prensioni pure e impure; sinonimi e analogie, ossia prensione concettuale, appetizione, intuizione, scopo fisico, visione, raffigurazione.

xviii

231

90 []

PROCESSO E REALTÀ

II. Social Order, Defining Characteristic, Substantial Form; Personal Order, Serial Inheritance, Enduring Object; Corpuscular Societies. III. Classic Notion of Time, Unique Seriality; Continuity of Becoming, Becoming of Continuity, Zeno; Atomism and Continuity; Corpuscular and Wave Theories of Light. IV. Consciousness, Thought, Sense-Perception are Unessential Elements in an Instance of Experience.

Part II Discussions and Applications Chapter I. Fact and Form

xix

I. Appeal to Facts, European Tradition; Plato, Aristotle, Descartes, Locke, Hume, Kant; Intrinsic Reasonableness; Footnotes to Plato; This Cosmology Platonic; Participating Forms; Divine Ordering; Ontological Principle; Facts the only Reasons; Facts are Process; Prehension, Satisfaction. II. Rationalism a Faith, Adventure of Hope; Limits of Theory, Givenness, Professor A. E. Taylor on Plato; Decision, the  | Ontological Principle; Entities and Process, Actual Entities and Decision; Stubborn Fact. III. Platonic Form, Idea, Essence, Eternal Object; Potentiality and Givenness; Exclusiveness of the Given; Subject-Superject, Becoming and Being; Evaporation of Indetermination in Concrescence, Satisfaction Determinate and Exclusive;

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[] 91

SOMMARIO

II. Ordine sociale, caratteristica definitoria, forma sostanziale; ordine personale, eredità seriale, oggetto perdurante; società corpuscolari. III. La nozione classica del tempo, serialità unica; continuità del divenire, divenire della continuità, Zenone; atomismo e continuità; teoria corpuscolare e ondulatoria della luce. IV. Coscienza, pensiero, percezione sensoriale sono elementi non essenziali in un caso di esperienza.

Parte II

Discussioni e applicazioni Capitolo I. Il fatto e la forma I. Appello ai fatti, la tradizione europea; Platone, Aristotele, Descartes, Locke, Hume, Kant; ragionevolezza intrinseca; note a Platone; questa cosmologia è platonica; forme di partecipazione; ordinamento divino; principio ontologico; i fatti sono le sole ragioni; i fatti sono il processo; prensione, soddisfazione. II. Il razionalismo è una fede, avventura della speranza; limiti della teoria, datità, il professor A. E. Taylor su Platone; decisione, il | principio on­ tologico; le entità e il processo, entità attuali e decisione, il fatto ostinato. III. Forma platonica, idea, essenza, oggetto eterno; potenzialità e datità; esclusività del dato; soggetto-supergetto, divenire ed essere; scomparsa dell’indeterminazione nella concrescenza, soddisfazione determinata ed esclusiva; concre-

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xix

92 []

IV.

V.

VI.

VII.

PROCESSO E REALTÀ

Concrescence Dipolar; Potentiality, Givenness, Impossibility; Subsistence. Actual Occasions Internally Determined, Externally Free; Course of History not Necessary, No Perfection; Efficient Causation and Final Reaction; God’s Primordial Freedom; Each Concrescence between Definite Free Initiation and Definite Free Conclusion, the Former Macrocosmic, the Latter Microcosmic. Universals and Particulars, Unsuitable Terms with False Implication; Illustration from Descartes, also Hume; Descartes’ Alternative Doctrine, Realitas Objectiva, Inspectio, Intuitio, Judicium; World not Describable in Terms of Subject and Predicate, Substance and Quality, Particular and Universal; Universal Relativity. Locke’s Essay, Agreement of Organic Philosophy with It; Substitute ‘Experience’ for ‘Understanding’; Ideas and Prehensions; Locke’s Two Doctrines of Ideas, Ideas of Particular Things; Representative Theory of Perception; Logical Simplicity and Genetic Priority not to be Identified; Substance, Exterior Things, Societies; Solidarity of the Universe. Locke’s Doctrine of Power, Power and Substance; Causal Objectification and Presentational Objectification; Change Means Adventures of Eternal Objects; Real Essence, Abstract Essence; Doctrine of Organism and Generation of Actual Entities.

Chapter II. The Extensive Continuum I. Continuum and Real Potentiality, Atomized by Actual Occasions; How the Continuum is Expe-

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SOMMARIO

IV.

V.

VI.

VII.

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scenza dipolare; potenzialità, datità, impossibilità; sussistenza. Occasioni attuali internamente determinate, esternamente libere; il corso della storia non è necessario, nessuna perfezione; causazione efficiente e reazione finale; libertà primordiale di Dio; ogni concrescenza si colloca tra un inizio libero definito e una conclusione libera definita, il primo macrocosmico, la seconda microcosmica. Universali e particolari, termini inadeguati, con false implicazioni; esempio tratto da Descartes, e anche da Hume; la dottrina alternativa di Descartes, Realitas Objectiva, Inspectio, Intuitio, Judicium; il mondo non è descrivibile in termini di soggetto e predicato, sostanza e qualità, particolare e universale; relatività universale. Il Saggio di Locke, la filosofia organica concorda con esso; sostituire ‘esperienza’ a ‘comprensione’; idee e prensioni; le due dottrine delle idee di Locke, idee delle cose particolari; la teoria rappresentazionale della percezione; semplicità logica e priorità genetica non si identificano; sostanza, cose esteriori, società; solidarietà dell’universo. La dottrina del potere di Locke, potere e sostanza; oggettivazione causale e oggettivazione presentazionale; il cambiamento significa le avventure degli oggetti eterni; essenza reale, essenza astratta; dottrina dell’organismo e generazione delle entità attuali.

Capitolo II. Il continuo estensionale I. Continuo e potenzialità reale, atomizzati dalle occasioni attuali; come il continuo è esperito,

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II.

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III. IV.

V. VI.

PROCESSO E REALTÀ

rienced, Presentational Immediacy, Sensa; Real Chair and Chair-Image; Complex Ingression of Sensa. General Potentiality and Real Potentiality; Standpoints of Actual Occasions, Determined by Initial Phase of Subjective Aim; Extensive Relationships; The Epochal Theory of Time, Zeno, William James. Newton’s Scholium. | Newton’s Scholium, Comparison with Philosophy of Organism and with Descartes; ‘Withness of the Body’, Status of the Body in the Actual World; Ontological Status of Space for Newton, Descartes and the Organic Philosophy. Undifferentiated Endurance and the Passivity of Substance, Source of Errors. Summary.

Chapter III. The Order of Nature I. Order and Givenness Contrasted; The Four Characteristics of Order; Attainment of End, Lure of Feeling; Causa Sui. II. ‘Society’ Defined, Defining Characteristic and Genetic Inheritance; Environment, Social and Permissive; Cosmic Epoch, Social Hierarchy. III. Evolution of Societies, Decay, Chaos, the Timaeus, the Scholium, Milton. IV. Societies in this Cosmic Epoch; The Extensive Society, the Geometric Society, Electromagnetic Society; Waves, Electrons, Protons. V. Enduring Objects, Corpuscular Societies, Structured Societies.

408

SOMMARIO

II.

III. IV.

V. VI.

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immediatezza presentazionale, dati sensoriali; sedia reale e sedia-immagine; ingressione complessa dei dati sensoriali. Potenzialità generale e potenzialità reale; punti di vista delle occasioni attuali, determinati dalla fase iniziale della tendenza soggettiva; relazioni estensionali; la teoria epocale del tempo, Zenone, William James. Lo scolio di Newton. Lo scolio di Newton, paragone con la filosofia dell’organismo e con Descartes; ‘l’essere-con del corpo’, status del corpo nel mondo attuale; status ontologico dello spazio per Newton, Descartes e la filosofia organica. Perdurare indifferenziato e la passività della sostanza, fonte di errori. Riepilogo.

Capitolo III. L’ordine della natura I. Ordine e datità in contrasto; la quattro caratteristiche dell’ordine, raggiungimento del termine, il richiamo del sentimento; causa sui. II. La ‘società’ definita, caratteristica definitoria ed eredità genetica; ambiente, sociale e permissivo; epoca cosmica, gerarchia sociale. III. Evoluzione delle società, decadenza, caos, il Timeo, lo scolio, Milton. IV. Le società in questa epoca cosmica; la società estensionale, la società geometrica, società elettromagnetica; onde, elettroni, protoni. V. Oggetti perduranti, società corpuscolari, società strutturate.

xx

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PROCESSO E REALTÀ

VI. Stability, Specialization. VII. Problem of Stabilization, Exclusion of Detail, Conceptual Initiative, Life. VIII. Inorganic Apparatus for Life. IX. Life a Reaction against Society, Originality. X. Life and Food, Life in Empty Space, Catalytic Agent. XI. Living Persons, Canalization of Life, Dominant Personality only Partial. Chapter IV. Organisms and Environment

xxi

I. Reaction of Environment on Actual Occasions; Narrowness and Width, Dependent on Societies, Orderly Element; Chaos, Triviality, Orderliness, Depth; Triviality, Vagueness, Narrowness, Width; Incompatibility, Contrast; Triviality, Excess of Differentiation; Vagueness, Excess of Identification; Nexus as One, Vagueness, Narrowness, Depth; Coordination of Chaos, Vagueness, Narrowness, Width. II. Intensity, Narrowness; Philosophy of Organism, Kant, Locke. III. Sensa, Lowest Category of Eternal Objects, Definition; Sensa, Contrasts of, Intensity; Contrasts in High and Low Categories, Patterns; Eternal Objects, Simplicity, Complexity; Sensa Experienced Emotionally. | IV. Transmission, Diverse Routes, Inhibitions, Intensification; Vector Character, Form of Energy; Physical Science.

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SOMMARIO

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VI. Stabilità e specializzazione. VII. Problema di stabilizzazione, esclusione dei dettagli, iniziativa concettuale, vita. VIII. L’apparato inorganico per la vita. IX. La vita come reazione contro la società, originalità. X. Vita e nutrimento, vita nello spazio vuoto, l’agente catalitico. XI. Persone viventi, incanalamento della vita, la personalità dominante è solo parziale. Capitolo IV. Organismi e ambiente I. Reazione dell’ambiente sulle occasioni attuali; ristrettezza e ampiezza, che dipendono dalle società, elemento ordinato; caos, banalità, ordine, morte; banalità, vaghezza, ristrettezza, ampiezza; incompatibilità, contrasto; banalità, eccesso di differenziazione; vaghezza, eccesso di identificazione; il nesso come uno, vaghezza, ristrettezza, morte; coordinazione di caos, vaghezza, ristrettezza, ampiezza. II. Intensità, ristrettezza, filosofia dell’organismo, Kant, Locke. III. Dati sensoriali, la categoria più bassa degli oggetti eterni, definizione; dati sensoriali, i loro contrasti, intensità; contrasti nelle categorie alte e basse, strutture; oggetti eterni, semplicità, complessità; dati sensoriali esperiti in modo emotivo. | IV. Trasmissione, diversi tragitti, inibizioni, intensificazione; carattere vettoriale, forma dell’energia; la scienza fisica.

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xxi

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PROCESSO E REALTÀ

V. Environmental Data as in Perception; Visual Perception, Most Sophisticated Form; Originated by Antecedent State of Animal Body, Hume; Animal Body and External Environment, Amplifier. VI. Perception and Animal Body, Causal Efficacy. VII. Causal Efficacy, Viscera; Presentational Immediacy, Delusive Perceptions, Secondary Qualities, Extension, Withness of Body; Hume, Kant. VIII. Loci Disclosed by Perception; Contemporary Regions, Causal Past, Causal Future; Immediate Present, Unison of Becoming, Concrescent Unison, Duration; Differentiation between Immediate Present and Presented Duration; Presented Locus. IX. Presented Locus and Unison of Becoming; Presented Locus, Systematic Relation to Animal Body, Strains, Independence of External Contemporary Happenings, Straight Lines, Measurement; Unison of Becoming, Duration. X. Summary. Chapter V. Locke and Hume I. Hume, Perceptions, Substance, Principle of Union; Ideas, Copies of Impressions, Imaginative Freedom. II. Hume and ‘Repetition’, Cause and Effect; Memory, Force and Vivacity. III. Time, Hume, Descartes, Independence of Successive Occasions; Objective Immortality. IV. Influence of Subject-Predicate Notion; Hume, Descartes, Locke, Particular Existence.

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SOMMARIO

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V. Dati ambientali per come sono nella percezione; percezione visiva, la forma più sofisticata; originata dallo stato antecedente del corpo animale, Hume; corpo animale e ambiente esterno, amplificatore. VI. Percezione e corpo animale, efficacia causale. VII. Efficacia causale, viscere; immediatezza pre­senta­ zionale, percezioni illusorie, qualità secondarie, estensione, essere-con del corpo; Hume, Kant. VIII. Luoghi rivelati dalla percezione; regioni contemporanee, passato causale, futuro causale; presente immediato, unisono del divenire, unisono della concrescenza, durata; differenziazione tra presente immediato e durata presenziale; luogo presenziale. IX. Luogo presenziale e unisono del divenire; luogo presenziale, relazione sistematica col corpo animale, tensioni, indipendenza degli avvenimenti contemporanei esterni, linee rette, misurazione; unisono del divenire, durata. X. Riepilogo. Capitolo V. Locke e Hume I. Hume, percezioni, sostanza, principio di unione; idee, copie delle impressioni, libertà immaginativa. II. Hume e la ‘ripetizione’, causa e effetto; memoria, forza e vivacità. III. Il tempo, Hume, Descartes, indipendenza delle occasioni successive, immortalità oggettiva. IV. Influenza della nozione di soggetto-predicato; Hume, Descartes, Locke, esistenza particolare.

573

100 []

PROCESSO E REALTÀ

V. Hume and Locke, Process and Morphology; False Derivation of Emotional Feelings; Sensationalist Doctrine; Santayana. Chapter VI. From Descartes to Kant

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I. Descartes, Three Kinds of Substance: Extended, Mental, God’s; Three Kinds of Change, of Accidents, Origination, Cessation; Accidental Relations, Representative Ideas; Unessential Experience of External World. II. Locke, Empiricism, Adequacy, Inconsistency; Particular Existent, Substance, Power; Relativity, Perpetually Perishing. III. Analogy and Contrast with Philosophy of Organism. IV. Hume and Process, Kant, Santayana. V. Contrasted Procedures of Philosophy of Organism and Kant. | xxii

Chapter VII. The Subjectivist Principle I. The Subjectivist Principle and the Sensationalist Principle; The Sensationalist Doctrine Combines Both; Locke, Hume, Kant; Statement of the Principles; The Three Premises for the Subjectivist Principle; Philosophy of Organism Denies the Two Principles and the Three Premises; Descartes; ‘That Stone as Grey,’ Substance and Quality, Organs of Sensation; Descartes’ Subjectivist Modification; ‘Perception of that Stone as Grey’; Failure to Provide Revised Categories; Hume. II. Knowledge, Its Variations, Vaguenesses; Negative Perception the General Case, Consciousness

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SOMMARIO

[] 101

V. Hume e Locke, processo e morfologia; derivazione fallace dei sentimenti emotivi; la dottrina sensistica; Santayana. Capitolo VI. Da Descartes a Kant

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I. Descartes, tre tipi di sostanza: estesa, mentale, di Dio; i tre tipi di cambiamento, di accidenti, di originazione, di cessazione; relazioni accidentali, idee rappresentazionali; l’esperienza inessenziale del mondo esterno. II. Locke, empirismo, adeguatezza, incoerenza; esistente particolare, sostanza, potere; relatività, perire perpetuamente. III. Analogia e contrasto con la filosofia dell’organismo. IV. Hume e il processo, Kant, Santayana. V. I procedimenti contrapposti della filosofia del­ l’organismo e Kant. | Capitolo VII. Il principio soggettivistico I. Il principio soggettivistico e il principio sensistico; la dottrina sensistica li combina entrambi; Locke, Hume, Kant; affermazione dei principi; le tre premesse per il principio soggettivistico; la filosofia dell’organismo nega i due principi e le tre premesse; Descartes; ‘Quella pietra come grigia’, sostanza e qualità, organi della sensazione; modificazione soggettivistica di Descartes; ‘la percezione di quella pietra come grigia’; incapacità di fornire delle categorie riviste; Hume. II. Conoscenza, le sue variazioni, vaghezza; percezione negativa, il caso generale, la coscienza è il

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xxii

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PROCESSO E REALTÀ

is the Feeling of Negation, Novelty; Consciousness a Subjective Form, Only Present in Late Derivative Phases of Complex Integrations; Consciousness only Illuminates the Derivative Types of Objective Data, Philosophy Misled by Clearness and Distinctness. III. Primitive Type of Physical Experience is Emotional; Vector Transmission of Feeling, Pulses of Emotion, Wave-Length; Human Emotion is Interpreted Emotion, Not Bare Emotional Feeling. IV. Decision Regulating Ingression of Eternal Objects, Old Meeting New; The Three Phases of Feeling: Conformal, Conceptual, Comparative; Eternal Objects and Subjective Forms; Continuity of the Phases; Category of Objective Unity. V. Reformed Subjectivist Principle is Another Statement of Principle of Relativity; Process is the Becoming of Experience; Hume’s Principle Accepted, This Method only Errs in Detail; ‘Law’ for ‘Causation’ no Help; Modern Philosophy Uses Wrong Categories; Two Misconceptions: (i) Vacuous Actuality, (ii) Inherence of Quality in Substance. Chapter VIII. Symbolic Reference 706 I. Two Pure Modes of Perception, Symbolic Reference; Common Ground, Integration, Originative Freedom, Error; Common Ground, Presented Locus, Geometrical Indistinctness in Mode of Causal Efficacy; Exceptions, Animal Body, Withness of Body.

SOMMARIO

[] 103

sentimento della negazione, novità; la coscienza è una forma soggettiva, presente solo nelle ultime fasi derivate delle integrazioni complesse; la coscienza illumina solo i tipi derivati dei dati oggettivi; la filosofia è condotta in errore dalla chiarezza e dalla distinzione. III. Il tipo primitivo di esperienza fisica è emotiva; trasmissione vettoriale del sentimento, pulsazioni di emozione, lunghezza d’onda; l’emozione umana è emozione interpretata, non un puro sentimento emotivo. IV. La decisione regola l’ingressione degli oggetti eterni, il vecchio incontra il nuovo; le tre fasi del sentimento: conforme, concettuale, comparativo; oggetti eterni e forme soggettive; continuità delle fasi; categoria dell’unità oggettiva. V. Il principio soggettivistico riformato è un’altra affermazione del principio di relatività; il processo è il divenire dell’esperienza; accettazione del principio di Hume, questo metodo sbaglia solo nei dettagli; ‘legge’ al posto di ‘causazione’ non è di nessun aiuto; la filosofia moderna utilizza categorie sbagliate; due fraintendimenti: (i) attualità vuota, (ii) inerenza della qualità nella sostanza. Capitolo VIII. Il riferimento simbolico 707 I. Due modi puri della percezione, riferimento simbolico; terreno comune, integrazione, libertà originaria, errore; terreno comune, luogo presenziale, indistinzione geometrica nel modo dell’efficacia causale; eccezioni, corpo animale, l’essere-con del corpo.

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PROCESSO E REALTÀ

II. Common Ground, Common Sensa; Modern Empiricism, Make-Believe, Hume; Sensa Derived from Efficacy of Body; Projection. III. Mistaken Primacy of Presentational Immediacy, Discussion, Causal Efficacy Primitive. | IV. Further Discussion; Causation and Sense-Perception. V. Comparison of Modes; Integration in Symbolic Reference. VI. Principles of Symbolism, Language. Chapter IX. The Propositions I. Impure Prehensions by Integration of Pure Conceptual and Pure Physical Prehensions; Physical Purposes and Propositions Discriminated; Theory, Not Primarily for Judgment, Lures for Feeling; Objective Lure; Final Cause; General and Singular Propositions; Logical Subjects, Complex Predicate; Propositions True or False; Lure to Novelty; Felt ‘Contrary’ is Consciousness in Germ; Judgment and Entertainment; Graded Envisagement. II. Truth and Falsehood, Experiential Togetherness of Propositions and Fact; Correspondence and Coherence Theory; Propositions True or False, Judgments Correct or Incorrect or Suspended; Intuitive and Derivative Judgments; Logic Concerned with Derivative Judgments; Error. III. Systematic Background Presupposed by Each Proposition; Relations, Indicative Systems of Relations; Propositions and Indicative Systems; Illustration, Inadequacy of Words.

764

SOMMARIO

[] 105

II. Terreno comune, dati sensoriali comuni; empirismo moderno, finzione, Hume; dati sensoriali derivati dall’efficacia corporea; proiezione. III. Falso primato dell’immediatezza presentazionale, discussione, efficacia causale primitiva. | IV. Discussione ulteriore; causazione e percezione sensoriale. V. Confronto dei modi; integrazione nel riferimento simbolico. VI. Principi del simbolismo, linguaggio. Capitolo IX. Le proposizioni I. Prensioni impure per l’integrazione delle prensioni concettuali pure e di quelle fisiche pure; scopi fisici e proposizioni discriminate; la teoria non è principalmente per il giudizio, richiami per il sentimento; richiamo oggettivo; causa finale; proposizioni generali e singolari; soggetti logici, predicato complesso; proposizioni vere o false; richiamo alla novità; il ‘contrario’ sentito è la coscienza in nuce; giudizio e possesso; raffigurazione graduata. II. Verità e falsità, essere-insieme esperienziale delle proposizioni e del fatto; teoria della corrispondenza e della coerenza; proposizioni vere o false, giudizi corretti, scorretti o sospesi; giudizi intuitivi e derivati; la logica ha a che fare con i giudizi derivati; errore. III. Sfondo sistematico presupposto da ogni proposizione; relazioni, sistemi indicativi delle relazioni; proposizioni e sistemi indicativi; esemplificazione, inadeguatezza delle parole.

xxiii

765

106 []

PROCESSO E REALTÀ

IV. Metaphysical Propositions; One and One Make Two. V. Induction, Probability, Statistical Theory, Ground, Sampling, Finite Numbers. VI. Suppressed Premises in Induction, Presupposition of Definite Type of Actuality Requiring Definite Type of Environment; Wider Inductions Invalid; Statistical Probability within Relevant Environment. VII. Objectification Samples Environment. VIII. Alternative Non-Statistical Ground; Graduated Appetitions, Primordial Nature of God; Secularization of Concept of God’s Functions. Chapter X. Process

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I. Fluency and Permanence; Generation and Substance; Spatialization; Two Kinds of Fluency: Macroscopic and Microscopic, from Occasion to Occasion and within Each Occasion. II. Concrescence, Novelty, Actuality; Microscopic Concrescence. III. Three Stages of Microscopic Concrescence; Vector Characters Indicate Macroscopic Transition; Emotion, and Subjective Form Generally, is Scalar in Microscopic Origination and is the Datum for Macroscopic Transition. | IV. Higher Phases of Microscopic Concrescence. V. Summary.

848

SOMMARIO

[] 107

IV. Proposizioni metafisiche; uno più uno fa due. V. Induzione, probabilità, teoria statistica, campionamento, numeri finiti. VI. Le premesse omesse nell’induzione, presupposizione del tipo definito di realtà che richiede un tipo definito di ambiente; induzioni più ampie non valide; probabilità statistica all’interno dell’ambiente rilevante. VII. L’oggettivazione trae campioni dall’ambiente. VIII. Il terreno alternativo non statistico; appetizioni graduate, natura primordiale di Dio; secolarizzazione del concetto delle funzioni di Dio. Capitolo X. Il processo I. Fluidità e permanenza; generazione e sostanza; spazializzazione; due tipi di fluidità: macroscopica e microscopica, da occasione a occasione e all’interno di ogni occasione. II. Concrescenza, novità, attualità; concrescenza microscopica. III. Tre stadi della concrescenza microscopica; i caratteri vettoriali indicano la transizione macroscopica; l’emozione, e la forma soggettiva in generale, è scalare nell’originazione microscopica ed è il dato per la transizione macroscopica. | IV. Le fasi più alte della concrescenza microscopica. V. Riepilogo.

849

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PROCESSO E REALTÀ

Part III The Theory of Prehensions Chapter I. The Theory of Feelings I. Genetic and Morphological Analysis; Genetic Consideration is Analysis of the Concrescence, the Actual Entity Formaliter; Morphological Analysis is Analysis of the Actual Entity as Concrete, Spatialized, Objectivé. II. Finite Truth, Division into Prehensions; Succession of Phases, Integral Prehensions in Formation; Five Factors: Subject, Initial Data, Elimination, Objective Datum, Subjective Form; Feeling is Determinate. III. Feeling Cannot be Abstracted from Its Subject; Subject, Aim at the Feeler, Final Cause, Causa Sui. IV. Categories of Subjective Unity, of Objective Identity, of Objective Diversity. V. Category of Subjective Unity; The One Subject is the Final End Conditioning Each Feeling, Episode in Self-Production; Pre-established Harmony, Self-Consistency of a Proposition, Subjective Aim; Category of Objective Identity, One Thing has one Rôle, No Duplicity, One Ground of Incompatibility; Category of Objective Diversity, No Diverse Elements with Identity of Function, Another Ground of Incompatibility. VI. World as a Transmitting Medium; Explanation; Negative Prehensions, with Subjective Forms.

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[] 109

SOMMARIO

Parte III

La teoria delle prensioni Capitolo I. La teoria dei sentimenti

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I. Analisi genetica e morfologica; la considerazione genetica è l’analisi della concrescenza, l’entità attuale formaliter; l’analisi morfologica è un’analisi delle entità attuali come concrete, spazializzate, objectivé. II. Verità finita, divisione in prensioni; successione di fasi, prensioni integrali in formazione; cinque fattori: soggetto, dati iniziali, eliminazione, dato oggettivo, forma soggettiva; il sentimento è determinato. III. Il sentimento non può essere astratto dal suo soggetto; soggetto, tendenza al senziente, causa finale, causa sui. IV. Le categorie dell’unità soggettiva, dell’identità oggettiva, della diversità oggettiva. V. La categoria dell’unità soggettiva; il singolo soggetto è il termine finale che condiziona ogni sentimento, episodio nell’auto-produzione; armonia prestabilita, auto-coerenza di una proposizione, tendenza soggettiva; la categoria dell’identità oggettiva, ogni singola cosa ha un ruolo unico, nessuna duplicità, un solo fondamento di incompatibilità; categoria della diversità oggettiva, non ci sono degli elementi diversi con un’identità di funzione, un altro fondamento dell’incompatibilità. VI. Il mondo come mezzo di trasmissione; spiegazione; prensioni negative, dotate di forme soggettive.

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xxv

PROCESSO E REALTÀ

VII. Application of the Categories. VIII. Application (continued). IX. Nexūs. X. Subjective Forms; Classification of Feelings According to Data; Simple Physical Feelings, Conceptual Feelings, Transmuted Feelings; Subjective Forms not Determined by Data, Conditioned by Them. XI. Subjective Form, Qualitative Pattern, Quantitative Pattern; Intensity; Audition of Sound. XII. Prehensions not Atomic, Mutual Sensitivity; Indefinite Number of Prehensions; Prehensions as Components in the Satisfaction and Their Genetic Growth; Justification of the  | Analysis of the Satisfaction, Eighth and Ninth Categories of Explanation. Chapter II. The Primary Feelings I. Simple Physical Feeling, Initial Datum is one Actual Entity, Objective Datum is one Feeling Entertained by that one Actual Entity; Act of Causation, Objective Datum the Cause, Simple Physical Feeling the Effect; Synonymously ‘Causal Feelings’; Primitive Act of Perception, Initial Datum is Actual Entity Perceived, Objective Datum is the Perspective, In General not Conscious Perception; Reason for ‘Perspective’; Vector Transmission of Feeling, Re-enaction, Conformal; Irreversibility of Time; Locke; Eternal Objects Relational, Two-Way Rôle, Vector-Transference, Reproduction, Permanence; Quanta of Feeling Transferred,

938

SOMMARIO

[] 111

VII. Applicazione delle categorie. VIII. Applicazione (continua). IX. Nessi. X. Forme soggettive; classificazione dei sentimenti secondo i dati; sentimenti fisici semplici, sentimenti concettuali, sentimenti trasmutati; forme soggettive non determinate dai dati, condizionate da essi. XI. Forma soggettiva, struttura qualitativa, struttura quantitativa; intensità; ascolto del suono. XII. Le prensioni non sono atomiche, sensibilità reciproca; numero indefinito di prensioni; prensioni come componenti nella soddisfazione e loro crescita genetica; giustificazione | dell’analisi della soddisfazione, ottava e nona categoria della spiegazione. Capitolo II. I sentimenti primari I. Sentimento fisico semplice, il dato iniziale è una singola entità attuale, il dato oggettivo è un singolo sentimento provato da quella sola entità attuale; atto di causazione, il dato oggettivo è la causa, sentimenti fisici semplici sono l’effetto; ‘sentimenti causali’ come sinonimi; l’atto primitivo della percezione, il dato iniziale è l’entità attuale percepita, il dato oggettivo è la prospettiva, in generale non è la percezione cosciente; la ragione per la ‘prospettiva’; trasmissione vettoriale del sentimento e rievocazione conformi; irreversibilità del tempo; Locke; oggetti eterni relazionali, ruolo duplice, trasferimento vettoriale, riproduzione, permanenza; quanti di sentimento trasferito, la teoria dei quanti in fisica,

xxv

939

112 []

PROCESSO E REALTÀ

Quantum Theory in Physics, Physical Memory; Atomism, Continuity, Causation, Memory, Perception, Quality, Quantity, Extension. II. Conceptual Feelings, Positive and Negative Prehensions; Creative Urge Dipolar; Datum is an Eternal Object; Exclusiveness of Eternal Objects as Determinants, Definiteness, Incompatibility. III. Subjective Form of Conceptual Prehension is Valuation; Integration Introduces Valuation into Impure Feelings, Intensiveness; Three Characteristics of Valuation: (i) Mutual Sensitivity of Subjective Forms, (ii) Determinant of Procedure of Integration, (iii) Determinant of Intensive Emphasis. IV. Consciousness is Subjective Form; Requires Its Peculiar Datum; Recollection, Plato, Hume; Conscious Feelings always Impure, Requires Integration of Physical and Conceptual Feelings; Affirmation and Negative Contrast; Not all Impure Feelings Conscious. Chapter III. The Transmission of Feelings I. Ontological Principle, Determination of Initiation of Feeling; Phases of Concrescence; God, Inexorable Valuation, Subjective Aim; Self-Determination Imaginative in Origin, Re-enaction. II. Pure Physical Feelings, Hybrid Physical Feelings; Hybrid Feelings Transmuted into Pure Physical Feelings; Disastrous Separation of Body and Mind Avoided; Hume’s Principle, Hybrid Feelings with God as Datum. |

966

SOMMARIO

[] 113

memoria fisica; atomismo, continuità, causazione, memoria, percezione, qualità, quantità, estensione. II. Sentimenti concettuali, prensioni positive e negative; impulso creativo dipolare; il dato è un oggetto eterno; esclusività degli oggetti eterni come determinanti, definitezza, incompatibilità. III. La forma soggettiva della prensione concettuale è la valutazione; l’integrazione introduce la valutazione nei sentimenti impuri, essere-intensivo; tre caratteristiche della valutazione: (i) sensibilità reciproca delle forme soggettive, (ii) determinante della procedura di integrazione, (iii) determinante dell’enfasi intensiva. IV. La coscienza è una forma soggettiva; necessita di un suo dato peculiare; memoria, Platone, Hume; i sentimenti coscienti sono sempre impuri, necessitano dell’integrazione dei sentimenti fisici e concettuali; affermazione e contrasto negativo; non tutti i sentimenti impuri sono coscienti. Capitolo III. La trasmissione dei sentimenti I. Principio ontologico, determinazione dell’inizio del sentimento; fasi della concrescenza; Dio, valutazione inesorabile, tendenza soggettiva; auto-determinazione immaginativa nell’origine, rievocazione. II. Sentimenti fisici puri, sentimenti fisici ibridi, sentimenti ibridi trasmutati in sentimenti fisici puri; evitare la separazione disastrosa di corpo e mente; il principio di Hume, sentimenti ibridi che hanno Dio come dato. |

967

114 [] xxvi

PROCESSO E REALTÀ

III. Application of First Categoreal Obligation; Supplementary Phase Arising from Conceptual Origination; Application of Fourth and Fifth Categoreal Obligations; Conceptual Reversion; Ground of Identity, Aim at Contrast. IV. Transmutation; Feeling a Nexus as One, Transmuted Physical Feeling; Rôle of Impartial Conceptual Feeling in Transmutation, Category of Transmutation, Further Explanations; Conceptual Feelings Modifying Physical Feelings; Negative Prehensions Important. V. Subjective Harmony, the Seventh Categoreal Obligation. Chapter IV. Propositions and Feelings I. Consciousness, Propositional Feelings, Not Necessarily Conscious; Propositional Feeling is Product of Integration of Physical Feeling with a Conceptual Feeling; Eternal Objects Tell no Tales of Actual Occasions, Propositions are Tales That Might be Told of Logical Subjects; Proposition, True or False, Tells no Tales about Itself, Awaits Reasons; Conceptual Feeling Provides Predicative Pattern, Physical Feeling Provides Logical Subjects, Integration; Indication of Logical Subjects, Element of Givenness Required for Truth and Falsehood. II. Proposition not Necessarily Judged, Propositional Feelings not Necessarily Conscious; New

1008

[] 115

SOMMARIO

III. Applicazione della prima obbligazione categoriale; fase integrativa che sorge dall’originazione concettuale; applicazione della quarta e quinta obbligazione categoriale; riconversione concettuale; fondamento dell’identità, tendenza al contrasto. IV. Trasmutazione; sentire un nesso come uno, sentimento fisico trasmutato; il ruolo del sentimento concettuale imparziale nella trasmutazione, categoria della trasmutazione, ulteriori spiegazioni; i sentimenti concettuali modificano i sentimenti fisici; prensioni negative importanti. V. Armonia soggettiva, la settima obbligazione categoriale. Capitolo IV. Proposizioni e sentimenti

1009

I. Coscienza, sentimenti proposizionali, non necessariamente coscienti; il sentimento proposizionale è il prodotto dell’integrazione di un sentimento fisico con un sentimento concettuale; gli oggetti eterni non dicono niente delle occasioni attuali, le proposizioni sono ciò che può essere detto dei soggetti logici; proposizione, vera o falsa, non dice niente su se stessa, aspetta delle ragioni; il sentimento concettuale fornisce una struttura predicativa, il sentimento fisico fornisce i soggetti logici, integrazione; indicazione dei soggetti logici, l’elemento della datità è necessario per la verità e la falsità. II. La proposizione non è necessariamente giudicata, i sentimenti proposizionali non sono necessariamente coscienti; sorgono nuove propo-

xxvi

116 []

III.

IV.

V.

VI.

xxvii

PROCESSO E REALTÀ

Propositions Arise; Possible Percipient Subjects within the ‘Scope of a Proposition’. Origination of Propositional Feeling, Four (or Five) Stages, Indicative Feeling, Physical Recognition, Predicative Pattern (Predicate), Predicative Feeling; Propositional Feeling Integral of Indicative and Predicative Feelings. Subjective Forms of Propositional Feelings, Dependent on Phases of Origination; Case of Identity of Indicative Feeling with the Physical Recognition, Perceptive Feelings; Case of Diversity, Imaginative Feelings; Distinction not Necessarily Sharp-Cut; The Species of Perceptive Feelings: Authentic, Direct Authentic, Indirect Authentic, Unauthentic; Tied Imagination. Imaginative Feelings, Indicative Feeling and Physical Recognition Diverse, Free Imagination; Subjective Form Depends on Origination, Valuation rather than Consciousness; Lure to Creative Emergence; Criticism of Physical Feelings, Truth, Critical Conditions. Language, Its Function; Origination of the Necessary Train of Feelings. |

Chapter V. The Higher Phases of Experience I. Comparative Feelings, Conscious Perceptions, Physical Purposes; Physical Purposes More Primitive than Propositional Feelings. II. Intellectual Feelings, Integration of Propositional Feeling with Physical Feeling of a Nexus Includ-

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SOMMARIO

III.

IV.

V.

VI.

sizioni; possibili soggetti percipienti all’interno dell’‘ambito di una proposizione’. Originazione del sentimento proposizionale, quattro (o cinque) fasi, sentimento indicativo, riconoscimento fisico, struttura predicativa (predicato), sentimento predicativo; sentimento integrale proposizionale dei sentimenti indicativi e predicativi. Forme soggettive dei sentimenti proposizionali che dipendono dalle fasi dell’originazione; il caso dell’identità di un sentimento indicativo con il riconoscimento fisico, sentimenti percettivi; il caso della diversità, sentimenti immaginativi; distinzione non necessariamente netta; le specie dei sentimenti percettivi: autentici, autentici diretti, autentici indiretti, inautentici; immaginazione legata. Sentimenti immaginativi, sentimenti indicativi e riconoscimenti fisici diversi, libera immaginazione; la forma soggettiva dipende dall’originazione, valutazione piuttosto che coscienza; il richiamo all’emergenza creativa; critica dei sentimenti fisici, verità, condizioni critiche. Linguaggio, la sua funzione; originazione della serie necessaria dei sentimenti. |

Capitolo V. Le fasi più alte dell’esperienza

1043

I. Sentimenti comparativi, percezioni coscienti, scopi fisici; scopi fisici più primitivi dei sentimenti proposizionali. II. Sentimenti intellettuali, integrazione del sentimento proposizionale con il sentimento fisico

xxvii

118 []

PROCESSO E REALTÀ

ing the Logical Subjects; Category of Objective Identity, Affirmation-Negation Contrast; Consciousness is a Subjective Form. III. Belief, Certainty, Locke, Immediate Intuition. IV. Conscious Perception, Recapitulation of Origin; Direct and Indirect Authentic Feelings, Unauthentic Feelings; Transmutation; Perceptive Error, Novelty; Tests, Force and Vivacity, Analysis of Origination; Tests Fallible. V. Judgment, Yes-Form, No-Form, Suspense-Form; In Yes-Form Identity of Patterns, In No-Form Diversity and Incompatibility, In Suspense-Form Diversity and Compatibility; Intuitive Judgment, Conscious Perception. VI. Affirmative Intuitive Judgment Analogous to Conscious Perception, Difference Explained; Inferential Judgment; Divergence from Locke’s Nomenclature; Suspended Judgment. VII. Physical Purposes, Primitive Type of Physical Feeling; Retaining Valuation and Purpose, Eliminating Indeterminateness of Complex Eternal Object; Responsive Re-enaction; Decision. VIII. Second Species of Physical Purposes, Reversion Involved; Eighth Categoreal Obligation, Subjective Intensity; Immediate Subject, Relevant Future; Balance, Conditions for Contrast; Reversion as Condition for Balanced Contrast; Rhythm, Vibration; Categoreal Conditions; Physical Purposes and Propositional Feelings Compared.

SOMMARIO

di un nesso che include il soggetto logico; la categoria dell’identità oggettiva, contrasto dell’affermazione-negazione; la coscienza è una forma soggettiva. III. Credenza, certezza, Locke, intuizione immediata. IV. Percezione cosciente, ricapitolazione dell’origine; sentimenti autentici diretti e indiretti, sentimenti inautentici; trasmutazione; errore percettivo, novità; prove, forza e vivacità, analisi dell’originazione; prove fallibili. V. Giudizio, forma affermativa, forma negativa, forma di sospensione; identità di strutture nella forma affermativa, diversità e incompatibilità nella forma negativa, diversità e compatibilità nella forma della sospensione; giudizio intuitivo, percezione cosciente. VI. Il giudizio intuitivo affermativo è analogo alla percezione cosciente, spiegazione della differenza; giudizio inferenziale; divergenza dalla terminologia di Locke; giudizio sospeso. VII. Scopi fisici, il tipo primitivo di sentimento fisico; mantengono la valutazione e lo scopo; eliminano l’indeterminatezza dell’oggetto eterno complesso; rievocazione responsiva; decisione. VIII. Seconda specie degli scopi fisici, che implica la riconversione, ottava obbligazione categoriale, intensità soggettiva; soggetto immediato, futuro rilevante; Equilibrio, condizioni del contrasto; riconversione come condizione del contrasto equilibrato; ritmo, vibrazione; condizioni categoriali; scopi fisici e sentimenti proposizionali a confronto.

[] 119

120 []

PROCESSO E REALTÀ

Part IV The Theory of Extension Chapter I. Coordinate Division

xxviii

I. Genetic Division is Division of the Concrescence, Coordinate Division is Division of the Concrete; Physical Time Arises in the Coordinate Analysis of the Satisfaction; Genetic Process not the Temporal Succession; Spatial and Temporal Elements in the Extensive Quantum; The Quantum is the Extensive Region; Coordinate Divisibility; Subjective Unity  | Indivisible; Subjective Forms Arise from Subjective Aim; World as a Medium, Extensively Divisible; Indecision as to Selected Quantum. II. Coordinate Divisions and Feelings; Mental Pole Incurably One; Subjective Forms of Coordinate Divisions Depend on Mental Pole, Inexplicable Otherwise; A Coordinate Division is a Contrast, a Proposition, False, but Useful Matrix. III. Coordinate Division, the World as an Indefinite Multiplicity; Extensive Order, Routes of Transmission; External Extensive Relationships, Internal Extensive Division, One Basic Scheme; Pseudo Sub-organisms, Pseudo Super-organisms, Professor de Laguna’s ‘Extensive Connection’. IV. Extensive Connection is the Systematic Scheme Underlying Transmission of Feelings and Perspective; Regulative Conditions; Descartes;

1096

[] 121

SOMMARIO

Parte IV La teoria dell’estensione Capitolo I. Divisione coordinata

1097

I. La divisione genetica è divisione della concrescenza, la divisione coordinata è divisione del concreto; il tempo fisico emerge nell’analisi coordinata della soddisfazione; il processo genetico non è la successione temporale; elementi spaziali e temporali nella quantità estensionale; la quantità è la regione estensionale; divisibilità coordinata; unità soggettiva | indivisibile; le forme soggettive emergono dalla tendenza soggettiva; il mondo come mezzo, divisibile rispetto all’estensione; indecisione relativa alla quantità selezionata. II. Divisioni coordinate e sentimenti; il polo mentale come irrimediabilmente uno; le forme soggettive delle divisioni coordinate dipendono dal polo mentale, inspiegabile in altro modo; una divisione coordinata è un contrasto, una proposizione è una matrice utile, ma falsa. III. Divisione coordinata, il mondo come una molteplicità indefinita; ordine estensionale, tragitti di trasmissione; relazioni esterne estrinseche, divisione estensionale interna, un unico schema basilare; pseudo sotto-organismi, pseudo superorganismi, la ‘connessione estensionale’ del professor De Laguna. IV. La connessione estensionale è lo schema sistematico alla base della trasmissione dei sentimenti e della prospettiva; condizioni regolative;

xxviii

122 []

PROCESSO E REALTÀ

Grades of Extensive Conditions, Dimensions. V. Bifurcation of Nature; Publicity and Privacy. VI. Classification of Eternal Objects; Mathematical Forms, Sensa. VII. Elimination of the Experient Subject, Concrescent Immediacy. Chapter II. Extensive Connection

1132

I. Extensive Connection, General Description. II. Assumptions, i.e., Postulates, i.e. Axioms and Propositions for a Deductive System. III. Extensive Abstraction, Geometrical Elements, Points, Segments. IV. Points, Regions, Loci; Irrelevance of Dimensions. Chapter III. Flat Loci

1158

I. Euclid’s Definition of ‘Straight Line’. II. Weakness of Euclidean Definition; Straight Line as Shortest Distance, Dependence on Measurement; New Definition of Straight Lines, Ovals. III. Definition of Straight Lines, Flat Loci, Dimensions. IV. Contiguity. V. Recapitulation. Chapter IV. Strains

xxix

I. Definition of a Strain, Feelings Involving Flat Loci among the Forms of Definiteness of Their Objective Data; ‘Seat’ of a  | Strain; Strains and

1186

[] 123

SOMMARIO

Descartes; gradi delle condizioni estensionali, dimensioni. V. Biforcazione della natura; pubblicità e privatezza. VI. Classificazione degli oggetti eterni; forme matematiche, dati sensoriali. VII. Eliminazione del soggetto esperiente, immediatezza concrescente. Capitolo II. Connessione estensionale

1133

I. Connessione estensionale, descrizione generale. II. Assunzioni, cioè, postulati, cioè, assiomi e proposizioni per un sistema deduttivo. III. Astrazione estensionale, elementi geometrici, punti, segmenti. IV. Punti, regioni, luoghi; irrilevanza delle dimensioni. Capitolo III. Luoghi piani

1159

I. Definizione euclidea di ‘linea retta’. II. Debolezza della definizione di Euclide; linea retta come distanza più breve, dipendenza dalla misurazione; nuova definizione delle linee rette, ovali. III. Definizione delle linee rette, dei luoghi piani, delle dimensioni. IV. Contiguità. V. Ricapitolazione. Capitolo IV. Tensioni

1187

I. Definizione di una tensione, i sentimenti implicano i luoghi piani tra le forme di definitezza dei loro dati oggettivi; la ‘sede’ di una | tensione;

xxix

124 []

II.

III.

IV. V.

PROCESSO E REALTÀ

Physical Behaviour; Electromagnetic Occasions Involve Strains. Presentational Immediacy Involves Strains; Withness of the Body, Projection, Focal Region; Transmission of Bodily Strains, Transmutation, Ultimate Percipient, Emphasis; Projection of the Sensa, Causal Efficacy Transmuted in Presentational Immediacy; Massive Simplification; Types of Energy; Hume; Symbolic Transference, Physical Purpose. Elimination of Irrelevancies, Massive Attention to Systematic Order; Design of Contrasts; Importance of Contemporary Independence; Advantage to Enduring Objects. Structural Systems, Discarding Individual Variations; Physical Matter Involves Strain-Loci. The Various Loci Involved: Causal Past, Causal Future, Contemporaries, Durations, Part of a Duration, Future of a Duration, Presented Duration, Strain-Locus.

Chapter V. Measurement I. Identification of Strain-Loci with Durations only Approximate; Definitions Compared; Seat of Strain, Projectors; Strain-Loci and Presentational Immediacy. II. Strain-Locus Wholly Determined by Experient; Seat and Projectors Determine Focal Region; Animal Body Sole Agent in the Determination; Vivid Display of Real Potentiality of Contemporary

1230

[] 125

SOMMARIO

II.

III.

IV. V.

tensione e comportamento fisico; le occasioni elettromagnetiche implicano delle tensioni. L’immediatezza presentazionale implica delle tensioni; essere-con del corpo, proiezione, regione focale; trasmissione delle tensioni fisiche, trasmutazione, il percipiente ultimo, enfasi; proiezione dei dati sensoriali, efficacia causale trasmutata nell’immediatezza presentazionale; semplificazione massiccia; tipi di energia; Hume; trasferimento simbolico, scopo fisico. Eliminazione delle irrilevanze, grandissima attenzione all’ordine sistematico; delinearsi dei contrasti; importanza dell’indipendenza contemporanea; vantaggio per gli oggetti perduranti. Sistemi strutturali, eliminano le variazioni individuali; la materia fisica implica luoghi di tensione. I vari luoghi implicati: passato causale, futuro causale, i contemporanei, durate, parte di un durata, futuro di una durata, una durata presenziale, luogo di tensione.

Capitolo V. Misurazione

1231

I. L’identificazione dei luoghi di tensione con le durate è solo approssimativa; confronto delle definizioni; sede della tensione, proiettori; luoghi di tensione e immediatezza presentazionale. II. Luoghi di tensione pienamente determinati dall’esperiente; sede e proiettori determinano la regione focale; il corpo animale è il solo agente nella determinazione; manifestazione vivida della potenzialità reale del mondo contempora-

126 []

xxx

PROCESSO E REALTÀ

World; New Definition of Straight Lines Explains this Doctrine; Ways of Speech, Interpretation of Direct Observation; Descartes’ Inspectio, Realitas Objectiva, Judicium. III. Modern Doctrine of Private Psychological Fields; Secondary Qualities, Sensa; Abandons Descartes’ Realitas Objectiva; Difficulties for Scientific Theory, All Observation in Private Psychological Fields; Illustration, Hume; Conclusion, Mathematical Form, Presentational Immediacy in one Sense Barren, in Another Sense has Overwhelming Significance. IV. Measurement Depends on Counting and on Permanence; What Counted, What Permanent; Yard-Measure Permanent, Straight; Infinitesimals no Explanation; Approximation to Straightness, Thus Straightness Presupposed; Inches Counted, Non-Coincident; Modern Doctrine is Possibility of Coincidence, Doctrine Criticized; Coincidence is Test of Congruence, Not Meaning; Use of Instrument Presupposes | Its Self-Congruence; Finally all Measurement Depends on Direct Intuition of Permanence of Untested Instrument; Theory of Private Psychological Fields Makes Scientific Measurement Nonsense. V. Meaning of Congruence in Terms of Geometry of Straight Lines; Systems of Geometry; Sets of Axioms: Equivalent Sets, Incompatible Sets; Three Important Geometries: Elliptic Geometry, Euclidean Geometry, Hyperbolic Geometry; Two

SOMMARIO

neo; la nuova definizione delle linee rette spiega questa dottrina; modi del discorso, interpretazione dell’osservazione diretta; inspectio, realitas objectiva, judicium di Descartes. III. Dottrina moderna dei campi psicologici privati; qualità secondarie, dati sensoriali; abbandono della realitas objectiva di Descartes; difficoltà per la teoria scientifica, ogni osservazione accade nei campi psicologici privati; esemplificazione, Hume; conclusione, forma matematica, immediatezza presentazionale in un certo senso infeconda, in un altro senso ha un significato di enorme portata. IV. La misurazione dipende dal calcolo e dalla permanenza; cosa è calcolato, cosa è permanente; il metro campione è permanente, diritto; gli infinitesimali non spiegano; approssimazione all’essere-diritto, l’essere-diritto così è presupposto; centimetri contati, non coincidenti; la dottrina moderna ammette la possibilità della coincidenza, critica della dottrina; la coincidenza è la prova della congruenza, non il significato; l’uso di uno strumento presuppone | la sua auto-congruenza; in definitiva ogni misurazione dipende dall’intuizione diretta della permanenza di uno strumenti non verificato; la teoria dei campi psicologici privati rende la misurazione scientifica un’assurdità. V. Il significato della congruenza nei termini della geometria delle linee rette; sistemi di geometria; insiemi di assiomi: insiemi equivalenti, insiemi incompatibili, tre geometrie importanti: la geometria ellittica, la geometria euclidea, la geome-

[] 127

xxx

128 []

PROCESSO E REALTÀ

Definitions of a Plane; Characteristic Distinction between the Three Geometries; Congruence Depends on Systematic Geometry. VI. Physical Measurement, Least Action, Presupposes Geometrical Measurement; Disturbed by Individual Peculiarities; Physical Measurement Expressible in Terms of Differential Geometry; Summary of Whole Argument.

Part V Final Interpretation Chapter I. The Ideal Opposites I. Danger to Philosophy is Narrowness of Selection; Variety of Opposites: Puritan Self-Restraint and Aesthetic Joy, Sorrow and Joy; Religious Fervour and Sceptical Criticism, Intuition and Reason. II. Permanence and Flux, Time and Eternity. III. Order as Condition for Excellence, Order as Stifling Excellence; Tedium, Order Entering upon Novelty is Required; Dominant Living Occasion is Organ of Novelty for Animal Body. IV. Paradox: Craving for Novelty, Terror at Loss; Final Religious Problem; Ultimate Evil is Time as ‘Perpetually Perishing’; Final Opposites: Joy and Sorrow, Good and Evil, Disjunction and Conjunction, Flux and Permanence, Greatness and Triviality, Freedom and Necessity, God and the

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[] 129

SOMMARIO

tria iperbolica; due definizioni di un piano; la distinzione caratteristica tra le tre geometrie; la congruenza dipende dalla geometria sistematica. VI. Misurazione fisica, azione minima, presupposti della misurazione geometrica; disturbati dalle peculiarità individuali; la misurazione fisica può essere espressa nei termini delle differenti geometrie; sintesi di tutto l’argomento.

Parte V Interpretazione finale Capitolo I. Gli opposti ideali I. Il pericolo della filosofia è la ristrettezza della selezione; varietà degli opposti: autodisciplina puritana e gioia estetica, dolore e gioia; fervore religioso e criticismo scettico, intuizione e ragione. II. Permanenza e flusso, tempo e eternità. III. Ordine come condizione per l’eccellenza, ordine che soffoca l’eccellenza; tedio, è richiesto l’ordine che entri nella novità; l’occasione vivente dominante è l’organo della novità per il corpo animale. IV. Paradosso: desiderio di novità, terrore per la sua perdita; problema religioso ultimo; il male ultimo è il tempo come ‘perpetuo perire’; opposti finali: gioia e dolore, bene e male, disgiunzione e congiunzione, flusso e permanenza, grandezza e banalità, libertà e necessità, Dio e il Mondo; queste coppie sono date

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130 []

PROCESSO E REALTÀ

World; These Pairs Given in Direct Intuition, except the Last Pair Which is Interpretive. Chapter II. God and the World

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I. Permanence and Flux, God as Unmoved Mover; Conceptions of God: Imperial Ruler, Moral Energy, Philosophical Principle. II. Another Speaker to Hume’s Dialogues Concerning Natural  | Religion; Primordial Nature Deficiently Actual, Neither Love nor Hatred for Actualities, Quotation from Aristotle. III. God’s Nature Dipolar, Conceptual and Physical; This Physical Nature Derived from the World; Two Natures Compared. IV. God’s Consequent Nature, Creative Advance Retaining Unison of Immediacy, Everlastingness; Further Analysis, Tenderness, Wisdom, Patience; Poet of the World, Vision of Truth, Beauty, Goodness. V. Permanence and Flux, Relation of God to the World; Group of Antitheses: God and the World Each the Instrument of Novelty for the Other. VI. Universe Attaining Self-Expression of Its Opposites. VII. God as the Kingdom of Heaven; Objective Immortality Attaining Everlastingness, Reconciliation of Immediacy with Objective Immortality. |

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SOMMARIO

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nell’intuizione diretta, eccetto l’ultima coppia che è interpretativa. Capitolo II. Dio e il mondo I. Permanenza e flusso, Dio come motore immobile; concezioni di Dio: governatore imperiale, energia morale, principio filosofico. II. Un altro interlocutore per i Dialoghi sulla religione | naturale di Hume; la natura primordiale è attuale in modo carente, né amore né odio per le attualità, citazione da Aristotele. III. La natura dipolare di Dio, concettuale e fisica; questa natura fisica deriva dal mondo; le due nature a confronto. IV. La natura conseguente di Dio, l’avanzamento creativo conserva l’unisono dell’immediatezza, immortalità; ulteriore analisi, tenerezza, saggezza, pazienza; il poeta del mondo, visione della verità, bellezza, bontà. V. Permanenza e flusso, relazione di Dio al Mondo; gruppo di antitesi: Dio e il Mondo sono strumenti della novità l’uno per l’altro. VI. L’universo realizza l’auto-espressione dei suoi opposti. VII. Dio come il regno dei cieli; l’immortalità oggettiva raggiunge l’eternità, riconciliazione del­ l’immediatezza con l’immortalità oggettiva. |

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xxxi

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PART I THE SPECULATIVE SCHEME

PARTE I LO SCHEMA SPECULATIVO

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Chapter I Speculative Philosophy Section I This course of lectures is designed as an essay in Speculative Philosophy. Its first task must be to define ‘speculative philosophy’, and to defend it as a method productive of important knowledge. Speculative Philosophy is the endeavour to frame a coherent, logical, necessary system of general ideas in terms of which every element of our experience can be interpreted. By this notion of ‘interpretation’ I mean that everything of which we are conscious, as enjoyed, perceived, willed, or thought, shall have the character of a particular instance of the general scheme. Thus the philosophical scheme should be coherent, logical, and, in respect to its interpretation, applicable and adequate. Here ‘applicable’ means that some items of experience are thus interpretable, and ‘adequate’ means that there are no items incapable of such interpretation. ‘Coherence’, as here employed, means that the fundamental ideas, in terms of which the scheme is developed, presuppose each other so that in isolation they are meaningless. This requirement does not mean that they are definable in terms of each other; it means that what is indefinable in one such notion cannot be abstracted from its relevance to the other notions. It is the ideal of speculative philosophy that its fundamental notions shall not seem capable of abstraction from

Capitolo I Filosofia Speculativa Sezione I Questo ciclo di lezioni è concepito come un saggio di filosofia speculativa. Il suo primo compito deve essere di definire cosa sia la ‘filosofia speculativa’ e di difenderla come un metodo produttivo di conoscenze importanti. La filosofia speculativa è il tentativo di elaborare un sistema coerente, logico e necessario di idee generali, nei cui termini possa essere interpretato ogni elemento della nostra esperienza. Con questa nozione di ‘interpretazione’ intendo che ogni cosa di cui siamo consapevoli – che sia goduta, percepita, voluta o pensata – dovrà avere il carattere di un caso particolare dello schema generale. Così lo schema filosofico dovrebbe essere coerente, logico e, per quanto riguarda la sua interpretazione, applicabile ed adeguato. Qui ‘applicabile’ significa che qualche elemento dell’esperienza può essere interpretato secondo lo schema adottato, e ‘adeguato’ significa che non vi è elemento dell’esperienza che non sia passibile di tale interpretazione. ‘Coerenza’, per come è qui impiegata, significa che le idee fondamentali, nei cui termini lo schema è sviluppato, si presuppongono l’un l’altra così che, se isolate, sono senza senso. Questa esigenza non significa che esse siano definibili l’una nei termini dell’altra; significa che ciò che è indefinibile in una tale nozione non può essere astratto dalla sua rilevanza rispetto alle altre nozioni. L’ideale della filosofia speculativa è che le sue nozioni fondamentali

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PROCESSO E REALTÀ

each other. In other words, it is presupposed that no entity can be conceived in complete abstraction from the system of the universe, and that it is the business of speculative philosophy to exhibit this truth. This character is its coherence. The term ‘logical’ has its ordinary meaning, including ‘logical’ consistency, or lack of contradiction, the definition of constructs in logical terms, the exemplification of general logical notions in specific instances, and the principles of inference. It will be observed that logical notions must themselves find their places in the scheme of philosophic notions. It will also be noticed that this ideal of speculative philosophy has its rational side and its empirical side. The rational side is expressed by the terms ‘coherent’ and ‘logical’. The empirical side is expressed by the terms ‘applicable’ and ‘adequate’. But the two sides are bound together by clearing away an ambiguity which remains in the previous explanation of the term ‘adequate’. The adequacy of the scheme over every item does not mean adequacy over such items as happen to have been considered. It | means that the texture of observed experience, as illustrating the philosophic scheme, is such that all related experience must exhibit the same texture. Thus the philosophic scheme should be ‘necessary’, in the sense of bearing in itself its own warrant of universality throughout all experience, provided that we confine ourselves to that which communicates with immediate matter of fact. But what does not so communicate is unknowable, and the unknowable is unknown;1 and so this universality defined by ‘communication’ can suffice.

This doctrine is a paradox. Indulging in a species of false modesty, ‘cautious’ philosophers undertake its definition. 1

PARTE I. LO SCHEMA SPECULATIVO. CAP. I, SEZ. I

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non possano essere astratte l’una dall’altra. In altre parole, si presuppone che nessuna entità possa essere concepita in astrazione completa dal sistema dell’universo, e che il compito della filosofia speculativa sia quello di esibire questa verità. Questo carattere è la sua coerenza. Il termine ‘logico’ ha il suo significato ordinario, che include la coerenza ‘logica’, o la mancanza di contraddizione, la definizione dei costrutti in termini logici, l’esemplificazione delle nozioni logiche generali in casi specifici e i principi di inferenza. Si osserverà che le nozioni logiche devono esse stesse trovare il loro posto nello schema delle nozioni filosofiche. Si noterà anche che questo ideale di filosofia speculativa ha il suo lato razionale ed il suo lato empirico. Il lato razionale è espresso dai termini ‘coerente’ e ‘logico’. Il lato empirico è espresso dai termini ‘applicabile’ e ‘adeguato’. Ma questi due aspetti sono legati assieme se si risolve un’ambiguità che rimane nella precedente spiegazione del termine ‘adeguato’. L’adeguatezza dello schema ad ogni elemento non significa adeguatezza a quegli elementi che è capitato di considerare. | Significa che la trama dell’esperienza osservata, come esemplificazione dello schema filosofico, è tale che ogni esperienza connessa deve esibire la medesima trama. Così lo schema filosofico dovrà essere ‘necessario’, nel senso di portare in sé la propria garanzia di universalità in tutta l’esperienza, a condizione che ci si limiti a ciò che comunica con i dati di fatto immediati. Ma ciò che non comunica in questo modo è inconoscibile, e l’inconoscibile è sconosciuto;1 e così questa universalità definita per mezzo dalla ‘comunicazione’ può essere sufficiente. Questa dottrina è un paradosso. Abbandonandosi ad una specie di falsa modestia, i filosofi ‘prudenti’ ne intraprendono la definizione. 1

4

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This doctrine of necessity in universality means that there is an essence to the universe which forbids relationships beyond itself, as a violation of its rationality. Speculative philosophy seeks that essence. Section II Philosophers can never hope finally to formulate these metaphysical first principles. Weakness of insight and deficiencies of language stand in the way inexorably. Words and phrases must be stretched towards a generality foreign to their ordinary usage; and however such elements of language be stabilized as technicalities, they remain metaphors mutely appealing for an imaginative leap. There is no first principle which is in itself unknowable, not to be captured by a flash of insight. But, putting aside the difficulties of language, deficiency in imaginative penetration forbids progress in any form other than that of an asymptotic approach to a scheme of principles, only definable in terms of the ideal which they should satisfy. The difficulty has its seat in the empirical side of philosophy. Our datum is the actual world, including ourselves; and this actual world spreads itself for observation in the guise of the topic of our immediate experience. The elucidation of immediate experience is the sole justification for any thought; and the starting-point for thought is the analytic observation of components of this experience. But we are not conscious of any clear-cut complete analysis of immediate experience, in terms of the various details which comprise its definiteness. We habitually observe by the method of difference. Sometimes we see an elephant, and sometimes we do not. The re-

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Questa dottrina della necessità nell’universalità significa che c’è un’essenza dell’universo che proibisce le relazioni che sono al di là di sé come una violazione della sua razionalità. La filosofia speculativa ricerca tale essenza. Sezione II I filosofi non possono mai sperare di formulare definitivamente questi principi primi metafisici. La debolezza dell’intuizione e le deficienze del linguaggio sono inesorabilmente d’impedimento. Parole ed espressioni devono essere estese ad un livello di generalità estraneo al loro utilizzo ordinario e, per quanto tali elementi del linguaggio siano fissati come termini tecnici, essi rimangono delle metafore che richiedono tacitamente un salto dell’immaginazione. Non c’è nessun principio primo, in sé inconoscibile, che non possa essere colto da un lampo di intuizione. Ma, mettendo da parte le difficoltà del linguaggio, la debolezza della penetrazione immaginativa impedisce il progresso in qualsiasi altra forma che non sia quella di un approccio asintotico ad uno schema di principi, definibile solamente nei termini dell’ideale che essi dovrebbero soddisfare. La difficoltà risiede nel lato empirico della filosofia. Il nostro dato è il mondo attuale, inclusi noi stessi, e questo mondo attuale si offre all’osservazione come tema della nostra esperienza immediata. La delucidazione dell’esperienza immediata è la sola giustificazione di ogni pensiero e il punto di partenza del pensiero è l’osservazione analitica delle componenti di questa esperienza. Ma noi non siamo coscienti di alcuna analisi precisa e completa dell’esperienza immediata, nei termini dei vari dettagli che compongono la sua definitezza. Abitualmente osserviamo mediante il metodo della differenza. Talvolta vediamo un elefante, e talvolta non lo vediamo. Ne risulta che un ele-

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sult is that an elephant, when present, is noticed. Facility of observation depends on the fact that the object observed is important when present, and sometimes is absent. The metaphysical first principles can never fail of exemplification. We can never catch the actual world taking a holiday from their sway. Thus, for the discovery of metaphysics, the method of pinning down thought to the strict systematization of detailed discrimination, already effected by antecedent observation, breaks down. This collapse of the method of rigid empiricism is not confined to metaphysics. It occurs whenever we seek the  | larger generalities. In natural science this rigid method is the Baconian method of induction, a method which, if consistently pursued, would have left science where it found it. What Bacon omitted was the play of a free imagination, controlled by the requirements of coherence and logic. The true method of discovery is like the flight of an aeroplane. It starts from the ground of particular observation; it makes a flight in the thin air of imaginative generalization; and it again lands for renewed observation rendered acute by rational interpretation. The reason for the success of this method of imaginative rationalization is that, when the method of difference fails, factors which are constantly present may yet be observed under the influence of imaginative thought. Such thought supplies the differences which the direct observation lacks. It can even play with inconsistency; and can thus throw light on the consistent, and persistent, elements in experience by comparison with what in imagination is inconsistent with them. The negative judgment is the peak of mentality. But the conditions for the success of imaginative construction must

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fante, quando è presente, viene notato. La facilità dell’osservazione dipende dal fatto che l’oggetto osservato è importante quando è presente, e talvolta è assente. I principi primi metafisici non possono mai essere privi di esemplificazione. Non potremo mai cogliere il mondo attuale sottraendoci alla loro presa. Così, il metodo che vincola il pensiero alla sistematizzazione rigorosa di una discriminazione dettagliata, già effettuata in una precedente osservazione, è fallimentare per la scoperta della metafisica. Questo collasso del metodo dell’empirismo rigoroso non si limita alla metafisica. Esso si verifica ogniqualvolta si cerchino | le generalità più ampie. Nelle scienze naturali questo metodo rigoroso è il metodo baconiano dell’induzione, un metodo che, se seguito coerentemente, avrebbe lasciato la scienza al punto di partenza. Ciò che Bacon tralasciò fu il gioco di una libera immaginazione, controllata dalle esigenze della coerenza e della logica. Il vero metodo della scoperta è come il volo di un aeroplano. Parte dal terreno dell’osservazione particolare, fa un volo nell’aria sottile della generalizzazione immaginativa e nuovamente atterra per una osservazione rinnovata, resa acuta dall’interpretazione razionale. La ragione del successo di questo metodo di razionalizzazione immaginativa è che, quando il metodo della differenza fallisce, i fattori che sono costantemente presenti possono tuttavia essere osservati per l’influenza del pensiero immaginativo. Un tale pensiero fornisce le differenze di cui è priva l’osservazione diretta. Può persino divertirsi con l’incoerenza; e può così gettare luce sugli elementi coerenti e persistenti dell’esperienza, mediante il confronto con ciò che nell’immaginazione è incompatibile con essi. Il giudizio negativo è il culmine dell’attività mentale. Ma è necessario aderire rigorosamente alle

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be rigidly adhered to. In the first place, this construction must have its origin in the generalization of particular factors discerned in particular topics of human interest; for example, in physics, or in physiology, or in psychology, or in aesthetics, or in ethical beliefs, or in sociology, or in languages conceived as storehouses of human experience. In this way the prime requisite, that anyhow there shall be some important application, is secured. The success of the imaginative experiment is always to be tested by the applicability of its results beyond the restricted locus from which it originated. In default of such extended application, a generalization started from physics, for example, remains merely an alternative expression of notions applicable to physics. The partially successful philosophic generalization will, if derived from physics, find applications in fields of experience beyond physics. It will enlighten observation in those remote fields, so that general principles can be discerned as in process of illustration, which in the absence of the imaginative generalization are obscured by their persistent exemplification. Thus the first requisite is to proceed by the method of generalization so that certainly there is some application; and the test of some success is application beyond the immediate origin. In other words, some synoptic vision has been gained. In this description of philosophic method, the term ‘philosophic generalization’ has meant ‘the utilization of specific notions, applying to a restricted group of facts, for the divination of the generic notions which apply to all facts’.

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condizioni che permettono il successo della costruzione immaginativa. In primo luogo, questa costruzione deve avere la sua origine nella generalizzazione di fattori particolari individuati all’interno di temi particolari che interessano l’uomo; per esempio, all’interno della fisica o della fisiologia, o della psicologia, o dell’estetica, o di credenze etiche, o della sociologia, o dei linguaggi, concepiti come riserve dell’esperienza umana. In questo modo il primo requisito, che in ogni caso ci sia una qualche applicazione importante, è garantito. Il successo dell’esperimento immaginativo deve sempre essere provato dall’applicabilità dei suoi risultati, al di là del campo ristretto da cui trae origine. In mancanza di tale applicazione estesa, una generalizzazione che sia partita, ad esempio, dalla fisica, resterà meramente un’espressione alternativa di nozioni applicabili alla fisica. La generalizzazione filosofica parzialmente riuscita troverà delle applicazioni, se deriva dal campo della fisica, nei campi dell’esperienza oltre la fisica. Essa illuminerà l’osservazione in quei campi remoti, così che si possano individuare, come nel processo di delucidazione, quei principi generali che in assenza della generalizzazione immaginativa sono oscurati dalla loro esemplificazione persistente. Perciò il primo requisito è quello di procedere mediante il metodo della generalizzazione, così che ci sia senza dubbio qualche applicazione; e la prova di una certa riu­ scita è l’applicazione al di là dell’origine immediata. In altri termini, si è acquisita una qualche visione sinottica. In questa descrizione del metodo filosofico, il termine ‘generalizzazione filosofica’ ha significato ‘l’utilizzo di nozioni specifiche, applicabili ad un gruppo ristretto di fatti, per la divinazione delle nozioni generiche applicabili a tutti i fatti’.

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In its use of this method natural science has shown a curious mixture of rationalism and irrationalism. Its prevalent tone of thought has been ardently rationalistic within its own borders, and dogmatically irrational beyond those borders. In practice such an attitude tends to become a dogmatic denial that there are any factors in the world not fully expressible | in terms of its own primary notions devoid of further generalization. Such a denial is the self-denial of thought. The second condition for the success of imaginative construction is unflinching pursuit of the two rationalistic ideals, coherence and logical perfection. Logical perfection does not here require any detailed explanation. An example of its importance is afforded by the role of mathematics in the restricted field of natural science. The history of mathematics exhibits the generalization of special notions observed in particular instances. In any branches of mathematics, the notions presuppose each other. It is a remarkable characteristic of the history of thought that branches of mathematics, developed under the pure imaginative impulse, thus controlled, finally receive their important application. Time may be wanted. Conic sections had to wait for eighteen hundred years. In more recent years, the theory of probability, the theory of tensors, the theory of matrices are cases in point. The requirement of coherence is the great preservative of rationalistic sanity. But the validity of its criticism is not always admitted. If we consider philosophical controversies, we shall find that disputants tend to require coherence from their adversaries, and to grant dispensations to themselves. It has been remarked that a system of philosophy is never refuted; it

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Nell’utilizzo di questo metodo, la scienza naturale ha mostrato una curiosa mescolanza di razionalismo e irrazionalismo. Il suo tono prevalente di pensiero è stato ferventemente razionalistico entro i suoi confini, e dogmaticamente irrazionale al di là di quei confini. In pratica, una tale attitudine tende a divenire una negazione dogmatica del fatto che ci siano al mondo dei fattori che non siano pienamente esprimibili | nei termini delle sue nozioni primarie, senza ulteriore generalizzazione. Una tale negazione è l’auto-negazione del pensiero. La seconda condizione del successo della costruzione immaginativa è il risoluto perseguimento dei due ideali razionalistici: coerenza e perfezione logica. La perfezione logica non richiede una spiegazione dettagliata qui. Un esempio della sua importanza è offerto dal ruolo della matematica nel campo ristretto della scienza naturale. La storia della matematica presenta la generalizzazione di nozioni speciali osservate in casi particolari. In ogni branca della matematica, le nozioni si presuppongono l’un l’altra. È una caratteristica rilevante della storia del pensiero che le branche della matematica, sviluppate sotto l’impulso immaginativo puro, e così controllate, alla fine ottengano un’applicazione importante. Può volerci del tempo. Le sezioni coniche hanno dovuto aspettare milleottocento anni. Negli anni più recenti, la teoria della probabilità, la teoria dei tensori, la teoria delle matrici rappresentano dei casi del genere. L’esigenza della coerenza è il grande garante della sanità razionalistica. Ma la validità della sua critica non è sempre ammessa. Se consideriamo le controversie filosofiche, scopriremo che i contendenti tendono ad esigere coerenza dai loro avversari, e a dispensarne se stessi. È stato notato che un sistema di filosofia non è mai confutato; è solamente

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is only abandoned. The reason is that logical contradictions, except as temporary slips of the mind – plentiful, though temporary – are the most gratuitous of errors; and usually they are trivial. Thus, after criticism, systems do not exhibit mere illogicalities. They suffer from inadequacy and incoherence. Failure to include some obvious elements of experience in the scope of the system is met by boldly denying the facts. Also while a philosophical system retains any charm of novelty, it enjoys a plenary indulgence for its failures in coherence. But after a system has acquired­orthodoxy, and is taught with authority, it receives a sharper criticism. Its denials and its incoherences are found intolerable, and a reaction sets in. Incoherence is the arbitrary disconnection of first principles. In modern philosophy Descartes’ two kinds of substance, corporeal and mental, illustrate incoherence. There is, in Descartes’ philosophy, no reason why there should not be a one-substance world, only corporeal, or a one-substance world, only mental. According to Descartes, a substantial individual ‘requires nothing but itself in order to exist.’ Thus this system makes a virtue of its incoherence. But, on the other hand, the facts seem connected, while Descartes’ system does not; for example, in the treatment of the body mind problem. The Cartesian system obviously says something that is true. But its notions are too abstract to penetrate into the nature of things. The attraction of Spinoza’s philosophy lies in its modification of Descartes’ position into greater coherence. He starts with one substance,  | causa sui, and considers its essential attributes and its individualized modes, i.e., the ‘affectiones

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abbandonato. La ragione è che le contraddizioni logiche, ad eccezione delle inavvertenze temporanee della mente – abbondanti, sebbene temporanee –, sono gli errori più gratuiti; e solitamente essi sono banali. Così, dopo che siano stati criticati, i sistemi non mostrano mere illogicità. Essi soffrono di inadeguatezza e incoerenza. La mancata inclusione di alcuni elementi ovvi nell’ambito del sistema va di pari passo con la negazione sfacciata dei fatti. Inoltre, fintantoché un sistema filosofico mantiene un qualche fascino della novità, esso gode di un’indulgenza plenaria per le sue mancanze di coerenza. Ma, dopo che un sistema abbia raggiunto l’ortodossia, e sia insegnato con autorità, subisce una critica più acuta. Le sue incoerenze e i suoi rifiuti vengono trovati intollerabili, e ha inizio una reazione. L’incoerenza è l’arbitraria sconnessione dei principi primi. Nella filosofia moderna, i due tipi di sostanza di Descartes, corporea e mentale, esemplificano l’incoerenza. Nella filosofia di Descartes non vi è ragione per cui non vi debba essere un mondo uni-sostanziale, solo corporeo, o un mondo uni-sostanziale, solo mentale. Secondo Descartes, un individuo sostanziale ‘non ha bisogno di niente se non di se stesso per esistere’. Così, il sistema fa della propria incoerenza una virtù. Ma, d’altro canto, i fatti sembrano connessi, mentre il sistema di Descartes non lo è, per esempio nella trattazione del problema mente-corpo. Il sistema cartesiano ovviamente dice qualcosa che è vero. Ma le sue nozioni sono troppo astratte per penetrare nella natura delle cose. L’attrattiva della filosofia di Spinoza risiede nella sua modificazione della posizione di Descartes nel senso di una maggiore coerenza. Egli inizia con una sostanza, | causa sui, e ne considera gli attributi essenziali ed i modi individualizzati, ossia le ‘affectiones substantiae’. La falla nel

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substantiae’. The gap in the system is the arbitrary introduction of the ‘modes’. And yet, a multiplicity of modes is a fixed requisite, if the scheme is to retain any direct relevance to the many occasions in the experienced world. The philosophy of organism is closely allied to Spinoza’s scheme of thought. But it differs by the abandonment of the subject-predicate forms of thought, so far as concerns the presupposition that this form is a direct embodiment of the most ultimate characterization of fact. The result is that the ‘substance-quality’ concept is avoided; and that morphological descriptions replaced by description of dynamic process. Also Spinoza’s ‘modes’ now become the sheer actualities; so that, though analysis of them increases our understanding, it does not lead us to the discovery of any higher grade of reality. The coherence, which the system seeks to preserve, is the discovery that the process, or concrescence, of any one actual entity involves the other actual entities among its components. In this way the obvious solidarity of the world receives its explanation. In all philosophic theory there is an ultimate which is actual in virtue of its accidents. It is only then capable of characterization through its accidental embodiments, and apart from these accidents is devoid of actuality. In the philosophy of organism this ultimate is termed ‘creativity’; and God is its primordial, non-temporal accident. In monistic philosophies, Spinoza’s or absolute idealism, this ultimate is God, who is also equivalently termed ‘The Absolute’. In such monistic schemes, the ultimate is illegitimately allowed a final, ‘eminent’ reality, beyond that ascribed to any of its accidents. In this general position the philosophy of organism seems

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sistema è l’introduzione arbitraria dei ‘modi’. E tuttavia, una molteplicità di modi è un requisito fisso, se lo schema deve mantenere una qualche connessione diretta con le molteplici occasioni nel mondo esperito. La filosofia dell’organismo è strettamente connessa allo schema di pensiero di Spinoza. Ma ne differisce per l’abbandono delle forme di pensiero soggetto-predicato, per quanto riguarda il presupposto per cui questa forma è un’espressione diretta della caratterizzazione più definitiva del fatto. Il risultato è che il concetto di ‘sostanza-qualità’ viene evitato, e che le descrizioni morfologiche vengono sostituite dalla descrizione di un processo dinamico. Anche i ‘modi’ di Spinoza ora diventano le pure attualità; cosicché la loro analisi, benché aumenti la nostra comprensione, non ci conduce alla scoperta di un grado più alto di realtà. La coerenza, che il sistema cerca di preservare, è la scoperta che il processo, o la concrescenza, di ogni entità attuale include tra le sue componenti le altre entità attuali. In questo modo l’evidente solidarietà del mondo riceve una sua spiegazione. In ogni teoria filosofica c’è un elemento ultimo che è attuale in virtù dei suoi accidenti. Esso è dunque caratterizzabile solamente mediante le sue incarnazioni accidentali, e separatamente da questi accidenti è privo di attualità. Nella filosofia dell’organismo questo elemento ultimo è chiamato ‘creatività’ e Dio è il suo accidente primordiale, non-temporale. Nelle filosofie monistiche, come quella di Spinoza o dell’idealismo assoluto, questo elemento ultimo è Dio, che è chiamato anche, parimenti, ‘L’Assoluto’. In tali schemi monistici, si concede in modo illegittimo l’elemento ultimo ad una realtà ‘eminente’, finale, che è oltre quella attribuita a qualsiasi dei suoi accidenti. In questa posizione generale la filosofia dell’organismo sembra avvi-

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to approximate more to some strains of Indian, or Chinese, thought, than to western Asiatic, or European, thought. One side makes process ultimate; the other side makes fact ultimate. Section III

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In its turn every philosophy will suffer a deposition. But the bundle of philosophic systems expresses a variety of general truths about the universe, awaiting coordination and assignment of their various spheres of validity. Such progress in coordination is provided by the advance of philosophy; and in this sense philosophy has advanced from Plato onwards. According to this account of the achievement of rationalism, the chief error in philosophy is overstatement. The aim at generalization is sound, but the estimate of success is exaggerated. There are two main forms of such overstatement. One form is what I have termed, elsewhere,2 the ‘fallacy of misplaced concreteness.’ This fallacy consists in neglecting the degree of abstraction involved when an actual entity is considered merely | so far as it exemplifies certain categories of thought. There are aspects of actualities which are simply ignored so long as we restrict thought to these categories. Thus the success of a philosophy is to be measured by its comparative avoidance of this fallacy, when thought is restricted within its categories. The other form of overstatement consists in a false estimate of logical procedure in respect to certainty, and in respect to premises. Philosophy has been haunted by the unfortunate notion that its method is dogmatically to indicate premises

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Cf. Science and Modern World, Ch. III.

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cinarsi di più ad alcuni filoni del pensiero indiano o cinese, che al pensiero dell’Asia occidentale o a quello europeo. I primi considerano il processo come elemento ultimo, i secondi il fatto. Sezione III A suo tempo, ogni filosofia verrà destituita. Ma il groviglio dei sistemi filosofici esprime una varietà di verità generali sull’universo che attendono la coordinazione e l’attribuzione delle loro varie sfere di validità. Tale progresso nella coordinazione è dato dall’avanzamento della filosofia, e in questo senso la filosofia è avanzata da Platone in poi. Secondo questa descrizione dei risultati del razionalismo, l’errore principale in filosofia è l’esagerazione. La tensione alla generalizzazione è corretta, ma la stima del successo è esagerata. Ci sono due forme principali di tale esagerazione. Una forma è quella che altrove2 ho chiamato ‘fallacia della concretizzazione malposta’. Questa fallacia consiste nel trascurare il grado di astrazione implicato quando si considera un’entità attuale solamente | nella misura in cui esemplifica certe categorie di pensiero. Ci sono degli aspetti delle attualità che sono semplicemente ignorati finché limitiamo il pensiero a queste categorie. Così il successo di una filosofia deve essere misurato dalla sua capacità relativa di evitare questa fallacia, quando il pensiero è limitato entro le sue categorie. L’altra forma di esagerazione consiste in una falsa stima del procedimento logico rispetto alla certezza e rispetto alle premesse. La filosofia è stata ossessionata dalla nozione infelice che il suo metodo è quello di indicare in modo dogmatico delle premesse che siano rispettivamente chia2

Cfr. La scienza e il mondo moderno, Cap. III.

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which are severally clear, distinct, and certain; and to erect upon those premises a deductive system of thought. But the accurate expression of the final generalities is the goal of discussion and not its origin. Philosophy has been misled by the example of mathematics; and even in mathematics the statement of the ultimate logical principles is beset with difficulties, as yet insuperable.3 The verification of a rationalistic scheme is to be sought in its general success, and not in the peculiar certainty, or initial clarity, of its first principles. In this connection the misuse of the ex absurdo argument has to be noted; much philosophical reasoning is vitiated by it. The only logical conclusion to be drawn, when a contradiction issues from a train of reasoning, is that at least one of the premises involved in the inference is false. It is rashly assumed without further question that the peccant premise can at once be located. In mathematics this assumption is often justified, and philosophers have been thereby misled. But in the absence of a well-defined categoreal scheme of entities, issuing in a satisfactory metaphysical system, every premise in a philosophical argument is under suspicion. Philosophy will not regain its proper status until the gradual elaboration of categoreal schemes, definitely stated at each stage of progress, is recognized as its proper objective. There may be rival schemes, inconsistent among themselves; each with its own merits and its own failures. It will then be the purpose of research to conciliate the differences. Metaphys-

Cf. Principia Mathematica, by Bertrand Russell and A.N. Whitehead, Vol. 1, Introduction and Introduction to the Second Edition. These introductory discussions are practically due to Russell, and in the second edition wholly so. 3

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re, distinte, e certe, e di erigere su quelle premesse un sistema deduttivo di pensiero. Ma l’espressione accurata delle generalità finali è lo scopo della discussione e non la sua origine. La filosofia è stata sviata dall’esempio della matematica, e persino in matematica l’affermazione di principi logici ultimi è piena di difficoltà, finora insuperabili.3 La verifica di uno schema razionalistico deve essere cercata nel suo successo generale, e non nella certezza particolare, o nella chiarezza iniziale, o nei suoi principi primi. A tale proposito si deve notare l’uso improprio dell’argomentazione ex absurdo; molti ragionamenti filosofici sono viziati da essa. L’unica conclusione logica che si deve trarre, quando una contraddizione deriva da una catena di ragionamento, è che almeno una delle premesse implicate nell’inferenza è falsa. Invece si assume avventatamente, senza chiedersi altro, che la premessa viziata possa essere immediatamente localizzata. In matematica questa assunzione è spesso giustificata, e i filosofi sono stati sviati in tal modo. Ma in assenza di uno schema ben definito di entità, che termini in un sistema metafisico soddisfacente, ogni premessa in un argomento filosofico va ritenuta sospetta. La filosofia non riguadagnerà il suo proprio status fino a quando non si riconoscerà come suo proprio obiettivo la graduale elaborazione di schemi categoriali, espressi in modo definito ad ogni tappa del progresso. Ci possono essere degli schemi concorrenti, incompatibili tra loro; ognuno con i propri meriti e i propri difetti. Il proposito della ricerca sarà allora quello di conciliare le differenze. Le categorie metafisiche Cfr. B. Russell - A.N. Whitehead, Principia Mathematica, Vol. 1, Introduzione e Introduzione alla seconda edizione. Queste discussioni introduttive sono dovute praticamente a Russell, e nella seconda edizione è del tutto così. 3

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ical categories are not dogmatic statements of the obvious; they are tentative formulations of the ultimate generalities. If we consider any scheme of philosophic categories as one complex assertion, and apply to it the logician’s alternative, true or false, the answer must be that the scheme is false. The same answer must be given to a like question respecting the existing formulated principles of any science. The scheme is true with unformulated qualifications, exceptions, limitations, and new interpretations in terms of more general notions. We do not yet know how to recast the scheme into a logical truth. But the scheme is a matrix from which true propositions applicable to particular circumstances can be derived. We can at present only trust our trained instincts | as to the discrimination of the circumstances in respect to which the scheme is valid. The use of such a matrix is to argue from it boldly and with rigid logic. The scheme should therefore be stated with the utmost precision and definiteness, to allow of such argumentation. The conclusion of the argument should then be confronted with circumstances to which it should apply. The primary advantage thus gained is that experience is not interrogated with the benumbing repression of common sense. The observation acquires an enhanced penetration by reason of the expectation evoked by the conclusion of the argument. The outcome from this procedure takes one of three forms: (i) the conclusion may agree with the observed facts; (ii) the conclusion may exhibit general agreement, with disagreement in detail; (iii) the conclusion may be in complete disagreement with the facts.

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non sono delle affermazioni dogmatiche di ciò che è ovvio, sono delle formulazioni provvisorie delle generalità ultime. Se consideriamo uno schema qualunque di categorie filosofiche come un’unica asserzione complessa e applichiamo ad essa l’alternativa del logico, vero o falso, la risposta deve essere che lo schema è falso. La stessa risposta deve essere data ad una domanda analoga rispetto ai principi esistenti formulati di una qualsiasi scienza. Lo schema è vero con delle restrizioni, eccezioni e limitazioni non formulate, e nuove interpretazioni nei termini di nozioni più generali. Non sappiamo ancora come riformulare lo schema secondo una verità logica. Ma lo schema è una matrice dalla quale si possono derivare proposizioni vere, applicabili a circostanze particolari. Al momento, possiamo solo fidarci dei nostri istinti educati | per quanto riguarda la discriminazione delle circostanze rispetto alle quali lo schema è valido. L’utilità di una tale matrice è di argomentare da essa in modo deciso e con una logica inflessibile. Lo schema dovrebbe perciò essere formulato con la massima precisione e definitezza, per permettere una tale argomentazione. La conclusione dell’argomento dovrebbe poi essere confrontata con le circostanze a cui dovrebbe applicarsi. Il vantaggio primario che viene così garantito è che l’esperienza non è interrogata con la repressione paralizzante del senso comune. L’osservazione acquista una maggiore penetrazione a causa dell’aspettativa suscitata dalla conclusione dell’argomento. Il risultato di questo procedimento assume una delle tre forme seguenti: (i) la conclusione può concordare con i fatti osservati; (ii) la conclusione può esibire un accordo generale, con un disaccordo nei dettagli; (iii) la conclusione può essere in completo disaccordo con i fatti.

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In the first case, the facts are known with more adequacy and the applicability of the system to the world has been elucidated. In the second case, criticisms of the observation of the facts and of the details of the scheme are both required. The history of thought shows that false interpretations of observed facts enter into the records of their observation. Thus both theory, and received notions as to fact, are in doubt. In the third case, a fundamental reorganization of theory is required either by way of limiting it to some special province, or by way of entire abandonment of its main categories of thought. After the initial basis of a rational life, with a civilized language, has been laid, all productive thought has proceeded either by the poetic insight of artists, or by the imaginative elaboration of schemes of thought capable of utilization as logical premises. In some measure or other, progress is always a transcendence of what is obvious. Rationalism never shakes off its status of an experimental adventure. The combined influences of mathematics and religion, which have so greatly contributed to the rise of philosophy, have also had the unfortunate effect of yoking it with static dogmatism. Rationalism is an adventure in the clarification of thought, progressive and never final. But it is an adventure in which even partial success has importance. Section IV The field of a special science is confined to one genus of facts, in the sense that no statements are made respecting facts which lie outside that genus. The very circumstance that a sci-

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Nel primo caso, i fatti sono conosciuti con maggiore adeguatezza e si esemplifica l’applicabilità del sistema al mondo. Nel secondo caso, le critiche dell’osservazione dei fatti e dei dettagli dello schema sono entrambe necessarie. La storia del pensiero mostra che le interpretazioni false dei fatti osservati entrano nelle testimonianze della loro osservazione. Così si mette in dubbio sia la teoria sia le nozioni ricevute relative al fatto. Nel terzo caso, si richiede una riorganizzazione fondamentale della teoria o mediante la sua limitazione ad un qualche settore speciale o mediante l’intero abbandono delle sue principali categorie di pensiero. Dopo le basi iniziali di una vita razionale, con una lingua civilizzata, tutto il pensiero produttivo procede o per mezzo dell’intuizione poetica dell’artista, o per mezzo dell’elaborazione immaginativa degli schemi di pensiero che sono in grado di essere utilizzati come premesse logiche. In un modo o nell’altro, il progresso è sempre un trascendere ciò che è ovvio. Il razionalismo non si libera mai del suo status di avventura sperimentale. Le influenze combinate della matematica e della religione, che hanno così grandemente contribuito al sorgere della filosofia, hanno avuto anche l’effetto infelice di assoggettarla al dogmatismo statico. Il razionalismo è un’avventura, progressiva e mai definita, nella chiarificazione del pensiero. Ma è un’avventura in cui anche il successo parziale ha importanza. Sezione IV Il campo di una scienza speciale è limitato a un solo genere di fatti, nel senso che non vengono fatte affermazioni rispetto ai fatti che si trovano al di fuori di quel genere. Il fatto stesso che una scienza sia sorta naturalmente rispetto

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ence has naturally arisen concerning a set of facts secures that facts of that type have definite relations among themselves which are very obvious to all mankind. The common obviousness of things arises when their explicit apprehension carries immediate importance for purposes of survival, or of enjoyment – that is to say, for purposes of ‘being’ and of ‘well-being.’ Elements in human experience, | singled out in this way, are those elements concerning which language is copious and, within its limits, precise. The special sciences, therefore, deal with topics which lie open to easy inspection and are readily expressed by words. The study of philosophy is a voyage towards the larger generalities. For this reason in the infancy of science, when the main stress lay in the discovery of the most general ideas usefully applicable to the subject-matter in question, philosophy was not sharply distinguished from science. To this day, a new science with any substantial novelty in its notions is considered to be in some way peculiarly philosophical. In their later stages, apart from occasional disturbances, most sciences accept without question the general notions in terms of which they develop. The main stress is laid on the adjustment and the direct verification of more special statements. In such periods scientists repudiate philosophy; Newton, justly satisfied with his physical principles, disclaimed metaphysics. The fate of Newtonian physics warns us that there is a development in scientific first principles, and that their original forms can only be saved by interpretations of meaning and limitations of their field of application – interpretations and limitations unsuspected during the first period of successful employment. One chapter in the history of culture is concerned with the growth of generalities. In such a chapter it is

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a un gruppo di fatti assicura che i fatti di quel tipo abbiano tra loro stessi delle relazioni definite che sono molto evidenti a tutta l’umanità. L’evidenza comune delle cose sorge quando la loro apprensione esplicita comporta un’importanza immediata ai fini della sopravvivenza, o del godimento – vale a dire ai fini dell’‘essere’ e del ‘benessere’. Gli elementi nell’esperienza umana, | individuati in questo modo, sono quegli elementi rispetto ai quali il linguaggio è ricco e, nei suoi limiti, preciso. Le scienze speciali, perciò, si occupano di temi che si prestano ad un facile controllo e che sono facilmente espressi dalle parole. Lo studio della filosofia è un viaggio verso le più ampie generalità. Per questa ragione nell’infanzia della scienza, quando il maggiore sforzo stava nello scoprire le idee più generali applicabili proficuamente ai temi in questione, la filosofia non era nettamente distinta dalla scienza. Fino ad ora, una nuova scienza, che abbia qualche sostanziale novità rispetto alle sue nozioni, viene considerata in qualche modo prettamente filosofica. Nei loro stadi successivi, eccetto interferenze occasionali, la maggior parte delle scienze accetta senza problemi le nozioni generali nei termini delle quali si sviluppa. L’accento principale è posto sull’adattamento e sulla verifica delle affermazioni più particolari. In periodi siffatti gli scienziati ripudiano la filosofia; Newton, a buon diritto soddisfatto dei suoi principi fisici, rifiutò la metafisica. La sorte della fisica newtoniana ci avverte che c’è uno sviluppo dei principi primi scientifici, e che le loro forme originarie possono essere salvate solo dalle interpretazioni del significato e dalle limitazioni del loro campo di applicazione – interpretazioni e limitazioni non sospette nel primo periodo del loro impiego. Un capitolo nella storia della cultura riguarda la crescita delle generalità. In tale

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seen that the older generalities, like the older hills, are worn down and diminished in height, surpassed by younger rivals. Thus one aim of philosophy is to challenge the half-truths constituting the scientific first principles. The systematization of knowledge cannot be conducted in watertight compartments. All general truths condition each other; and the limits of their application cannot be adequately defined apart from their correlation by yet wider generalities. The criticism of principles must chiefly take the form of determining the proper meanings to be assigned to the fundamental notions of the various sciences, when these notions are considered in respect to their status relatively to each other. The determination of this status requires a generality transcending any special subject-matter. If we may trust the Pythagorean tradition, the rise of European philosophy was largely promoted by the development of mathematics into a science of abstract generality. But in its subsequent development the method of philosophy has also been vitiated by the example of mathematics. The primary method of mathematics is deduction; the primary method of philosophy is descriptive generalization. Under the influence of mathematics, deduction has been foisted onto philosophy as its standard method, instead of taking its true place as an essential auxiliary mode of verification whereby to test the scope of generalities. This misapprehension of philosophic method has veiled the very considerable success of philosophy in providing generic notions which add lucidity to our apprehension of the facts of experience. The depositions of Plato, Aristotle, | Thomas Aquinas, Descartes, Spinoza, Leibniz, Locke,

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capitolo si vede che le generalità precedenti, come le colline più vecchie, sono erose e abbassate, sorpassate da rivali più giovani. Così uno scopo della filosofia è sfidare le mezze verità che costituiscono i principi primi scientifici. La sistematizzazione della conoscenza non può essere condotta in compartimenti stagni. Tutte le verità generali si condizionano l’un l’altra; e i limiti della loro applicazione non possono essere adeguatamente definiti al di fuori della loro correlazione per mezzo di generalità ancora più ampie. La critica dei principi deve per lo più assumere la forma di determinare i significati propri da assegnare alle nozioni fondamentali delle varie scienze, quando queste nozioni sono considerate l’una in relazione all’altra rispetto al loro status. La determinazione di questo status richiede una generalità che trascende qualsiasi argomento particolare. Se dobbiamo credere alla tradizione pitagorica, il sorgere della filosofia europea fu in larga parte promosso dallo sviluppo della matematica in una scienza di generalità astratta. Ma nel suo sviluppo successivo il metodo della filosofia è stato viziato dall’esempio della matematica. Il metodo primario della matematica è la deduzione; il metodo primario della filosofia è la generalizzazione descrittiva. Sotto l’influenza della matematica, la deduzione è stata imposta alla filosofia come il suo metodo di riferimento, invece di prendere il suo vero posto come un’essenziale modifica ausiliaria di verifica, in virtù della quale saggiare la portata delle generalità. Questo fraintendimento del metodo filosofico ha gettato un’ombra sul successo decisamente considerevole della filosofia nel fornire nozioni generiche che aggiungono chiarezza alla nostra apprensione dei fatti dell’esperienza. Le destituzioni di Platone, Aristotele, | Tommaso d’Aquino, Descartes, Spinoza,

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Berkeley, Hume, Kant, Hegel, merely mean that ideas which these men introduced into the philosophic tradition must be construed with limitations, adaptations, and inversions, either unknown to them, or even explicitly repudiated by them. A new idea introduces a new alternative; and we are not less indebted to a thinker when we adopt the alternative which he discarded. Philosophy never reverts to its old position after the shock of a great philosopher. Section V Every science must devise its own instruments. The tool required for philosophy is language. Thus philosophy redesigns language in the same way that, in a physical science, pre-existing appliances are redesigned. It is exactly at this point that the appeal to facts is a difficult operation. This appeal is not solely to the expression of the facts in current verbal statements. The adequacy of such sentences is the main question at issue. It is true that the general agreement of mankind as to experienced facts is best expressed in language. But the language of literature breaks down precisely at the task of expressing in explicit form the larger generalities – the very generalities which metaphysics seeks to express. The point is that every proposition refers to a universe exhibiting some general systematic metaphysical character. Apart from this background, the separate entities which go to form the proposition, and the proposition as a whole, are without determinate character. Nothing has been defined, because every definite entity requires a systematic universe to

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Leibniz, Locke, Berkeley, Hume, Kant, Hegel, significano solamente che le idee che questi uomini hanno introdotto nella tradizione filosofica devono essere interpretate con delle limitazioni, degli adattamenti e delle inversioni, o che sono loro sconosciute, o persino esplicitamente rigettate da essi. Una nuova idea introduce una nuova alternativa, e noi non siamo meno in debito con un pensatore quando adottiamo l’alternativa che ha scartato. La filosofia non ritorna mai alle sue posizioni precedenti dopo lo sconvolgimento portato da un grande filosofo. Sezione V Ogni scienza deve forgiare i propri strumenti. Lo strumento necessario per la filosofia è il linguaggio. Così la filosofia ridisegna il linguaggio nello stesso modo in cui, in una scienza fisica, i dispositivi preesistenti vengono ridisegnati. È esattamente a questo punto che il ricorso ai fatti diventa un’operazione difficile. Non è solamente un ricorso all’espressione dei fatti nelle formulazioni verbali correnti. L’adeguatezza di tali frasi è la principale questione in gioco. È vero che l’accordo generale dell’umanità sui fatti esperiti è espresso al meglio nel linguaggio. Ma il linguaggio della letteratura fallisce precisamente nel compito di esprimere in una forma esplicita le più ampie generalità – esattamente quelle generalità che la metafisica cerca di esprimere. Il punto è che ogni proposizione si riferisce ad un universo che esibisce qualche carattere sistematico metafisico generale. A prescindere da tale sfondo, le entità separate che vanno a formare la proposizione, e la proposizione come intero, sono prive di un carattere determinato. Niente è stato definito, perché ogni entità definita esige un universo sistematico che le fornisca lo status richie-

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supply its requisite status. Thus every proposition proposing a fact must, in its complete analysis, propose the general character of the universe required for that fact. There are no self-sustained facts, floating in nonentity. This doctrine, of the impossibility of tearing a proposition from its systematic context in the actual world, is a direct consequence of the fourth and the twentieth of the fundamental categoreal explanations which we shall be engaged in expanding and illustrating. A proposition can embody partial truth because it only demands a certain type of systematic environment, which is presupposed in its meaning. It does not refer to the universe in all its detail. One practical aim of metaphysics is the accurate analysis of propositions; not merely of metaphysical propositions, but of quite ordinary propositions such as ‘There is beef for dinner today,’ and ‘Socrates is mortal’. The one genus of facts which constitutes the field of some special science requires some common metaphysical presupposition respecting the universe. It is merely credulous to accept verbal phrases as adequate statements of propositions. The distinction between verbal phrases and complete propositions is one of the reasons why the logicians’ rigid alternative, ‘true or false’, is so largely irrelevant for the pursuit of knowledge. | The excessive trust in linguistic phrases has been the wellknown reason vitiating so much of the philosophy and physics among the Greeks and among the mediaeval thinkers who continued the Greek traditions. For example John Stuart Mill writes: They [the Greeks] had great difficulty in distinguishing between things which their language confounded, or in putting mentally together things which it distinguished, and

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sto. Così ogni proposizione che proponga un fatto deve, nella sua analisi completa, proporre il carattere generale dell’universo richiesto per quel fatto. Non ci sono fatti autosufficienti, che fluttuano nel nulla. Questa dottrina dell’impossibilità di strappare una proposizione dal suo contesto sistematico nel mondo attuale è una conseguenza diretta della quarta e della ventesima delle spiegazioni categoriali fondamentali, che ci impegneremo a sviluppare ed esemplificare. Una proposizione può esprimere una verità parziale perché richiede solo un certo tipo di ambiente sistematico, che è presupposto nel suo significato. Non si riferisce all’universo in tutti i suoi dettagli. Uno scopo pratico della metafisica è l’analisi accurata delle proposizioni; non solamente delle proposizioni metafisiche, ma di quelle del tutto ordinarie come «Oggi c’è della carne per cena», e «Socrate è mortale». Il genere di fatti che costituisce il campo di una certa scienza speciale necessita di un certo presupposto metafisico comune rispetto all’universo. È solamente da ingenui accettare le espressioni verbali come affermazioni adeguate delle proposizioni. La distinzione tra espressioni verbali e proposizioni complete è una delle ragioni per cui la rigida alternativa dei logici, ‘vero o falso’, è in larghissima misura irrilevante ai fini del perseguimento della conoscenza. | L’eccessiva fiducia nelle espressioni linguistiche è stata la ben nota ragione che ha viziato gran parte della filosofia e della fisica tra i Greci e i pensatori medievali che hanno continuato la tradizione greca. Per esempio scrive John Stuart Mill: Essi [i Greci] incontravano grosse difficoltà a fare distinzioni tra le cose che la loro lingua confondesse, o nel mettere insieme mentalmente cose tra cui la loro lingua facesse distinzione; e praticamente non sapevano combi-

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could hardly combine the objects in nature into any classes but those which were made for them by the popular phrases of their own country; or at least could not help fancying those classes to be natural, and all others arbitrary and artificial. Accordingly, scientific investigation among the Greek schools of speculation and their followers in the Middle Ages, was little more than a mere sifting and analysing of the notions attached to common language. They thought that by determining the meaning of words they could become acquainted with facts.4

Mill then proceeds to quote from Whewell5 a paragraph illustrating the same weakness of Greek thought. But neither Mill, nor Whewell, tracks this difficulty about language down to its sources. They both presuppose that language does enunciate well-defined propositions. This is quite untrue. Language is thoroughly indeterminate, by reason of the fact that every occurrence presupposes some systematic type of environment. For example, the word ‘Socrates’, referring to the philosopher, in one sentence may stand for an entity presupposing a more closely defined background than the word ‘Socrates’, with the same reference, in another sentence. The word ‘mortal’ affords an analogous possibility. A precise language must await a completed metaphysical knowledge. The technical language of philosophy represents attempts of various schools of thought to obtain explicit expression of general ideas presupposed by the facts of experience. It follows that any novelty in metaphysical doctrines exhibits some measure of disagreement with statements of the facts to be

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Logic, Book V, Ch. III. Cf. Whewell’s History of the Inductive Sciences.

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nare gli oggetti della natura in nessun’altra classe se non in quelle che trovavano già bell’e fatte nelle frasi popolari della loro lingua patria; o, almeno, non potevano esimersi dall’immaginare che quelle classi fossero naturali, mentre tutte le altre sarebbero state arbitrarie e artificiali. Di conseguenza, tra le scuole filosofiche greche e tra i loro seguaci del Medioevo, la ricerca scientifica era poco più di un puro e semplice vaglio e di una pura e semplice analisi delle nozioni connesse con il linguaggio comune. Pensavano di poter raggiungere una conoscenza diretta dei fatti determinando il significato delle parole.4

Mill quindi procede citando da Whewell5 un paragrafo che illustra la stessa debolezza del pensiero greco. Ma né Mill né Whewell risalgono fino alle fonti di questa difficoltà relativa al linguaggio. Entrambi presuppongono che il linguaggio enunci delle proposizioni ben definite. Questo è completamente erroneo. Il linguaggio è pienamente indeterminato, a causa del fatto che ogni occorrenza presuppone un tipo sistematico di ambiente. Ad esempio, la parola ‘Socrate’, riferita al filosofo, può rappresentare in una frase un’entità che presuppone uno sfondo molto più definito che la parola ‘Socrate’, con lo stesso riferimento, in un’altra frase. La parola ‘mortale’ offre una possibilità analoga. Un linguaggio preciso deve attendere una conoscenza metafisica completa. Il linguaggio tecnico della filosofia rappresenta i tentativi delle varie scuole di pensiero di ottenere un’espressione esplicita delle idee generali presupposte dai fatti dell’esperienza. Ne segue che ogni novità nelle dottrine metafisiche mostra un certo grado di disaccordo con le affermazioni 4 5

Logic, Book V, Ch. III.2 Cfr. Whewell, History of the Inductive Sciences.

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found in current philosophical literature. The extent of disagreement measures the extent of metaphysical divergence. It is, therefore, no valid criticism on one metaphysical school to point out that its doctrines do not follow from the verbal expression of the facts accepted by another school. The whole contention is that the doctrines in question supply a closer approach to fully expressed propositions. The truth itself is nothing else than how the composite natures of the organic actualities of the world obtain adequate representation in the divine nature. Such representations compose the ‘consequent nature’ of God, which evolves in its relationship to the evolving world without dero|gation to the eternal completion of its primordial conceptual nature. In this way the ‘ontological principle’ is maintained – since there can be no determinate truth, correlating impartially the partial experiences of many actual entities, apart from one actual entity to which it can be referred. The reaction of the temporal world on the nature of God is considered subsequently in Part V: it is there termed ‘the consequent nature of God’. Whatever is found in ‘practice’ must lie within the scope of the metaphysical description. When the description fails to include the ‘practice’, the metaphysics is inadequate and requires revision. There can be no appeal to practice to supplement metaphysics, so long as we remain contented with our metaphysical doctrines. Metaphysics is nothing but the description of the generalities which apply to all the details of practice. No metaphysical system can hope entirely to satisfy these pragmatic tests. At the best such a system will remain only an

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dei fatti che si possono trovare nella letteratura filosofica corrente. L’ampiezza del disaccordo misura l’ampiezza della divergenza metafisica. Di conseguenza, non è un modo valido di criticare una scuola metafisica quello di indicare che le sue dottrine non derivino dall’espressione verbale dei fatti accettata da un’altra scuola. Tutto il problema è che le dottrine in questione forniscano una maggiore approssimazione alle proposizioni pienamente espresse. La verità stessa non è altro che il modo in cui le nature composite delle attualità organiche del mondo ottengono un’adeguata rappresentazione nella natura divina. Tali rappresentazioni costituiscono la ‘natura conseguente’ di Dio, che evolve nella sua relazione con il mondo in evoluzione senza un indebolimento | rispetto all’eterna compiutezza della sua natura concettuale primordiale. In questo modo si afferma il ‘principio ontologico’ – poiché non ci può essere una verità determinata, che metta in correlazione in modo imparziale le esperienze parziali delle molte entità attuali, a parte la singola entità attuale a cui può essere riferita. La reazione del mondo temporale alla natura di Dio è considerata successivamente nella Parte V: essa è lì denominata ‘la natura conseguente di Dio’. Qualsiasi cosa venga scoperta nella ‘pratica’ deve trovarsi all’interno dell’ambito della descrizione metafisica. Quando la descrizione non riesce ad includere la ‘pratica’, la metafisica è inadeguata e richiede una revisione. Non ci può essere nessun ricorso alla pratica per supplire alla metafisica, finché rimaniamo soddisfatti delle nostre dottrine metafisiche. La metafisica non è altro che la descrizione delle generalità che si applicano a tutti i dettagli della pratica. Nessun sistema metafisico può sperare interamente di soddisfare queste prove pragmatiche. Nel migliore dei casi

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approximation to the general truths which are sought. In particular, there are no precisely stated axiomatic certainties from which to start. There is not even the language in which to frame them. The only possible procedure is to start from verbal expressions which, when taken by themselves with the current meaning of their words, are ill-defined and ambiguous. These are not premises to be immediately reasoned from apart from elucidation by further discussion; they are endeavours to state general principles which will be exemplified in the subsequent description of the facts of experience. This subsequent elaboration should elucidate the meanings to be assigned to the words and phrases employed. Such meanings are incapable of accurate apprehension apart from a correspondingly accurate apprehension of the metaphysical background which the universe provides for them. But no language can be anything but elliptical, requiring a leap of the imagination to understand its meaning in its relevance to immediate experience. The position of metaphysics in the development of culture cannot be understood without remembering that no verbal statement is the adequate expression of a proposition. An old established metaphysical system gains a false air of adequate precision from the fact that its words and phrases have passed into current literature. Thus propositions expressed in its language are more easily correlated to our flitting intuitions into metaphysical truth. When we trust these verbal statements and argue as though they adequately analysed meaning, we are led into difficulties which take the shape of negations of what in practice is presupposed. But when they

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un tale sistema rimarrà solo una approssimazione alle verità generali che si ricercano. In particolare, non vi sono delle certezze assiomatiche, formulate con precisione, da cui partire. Non c’è neppure il linguaggio in cui formularle. L’unico procedimento possibile è di partire da espressioni verbali che, prese in se stesse con il significato corrente delle loro parole, sono mal definite e ambigue. Queste non sono premesse dalle quali si possa ragionare immediatamente, senza una delucidazione per mezzo di un’ulteriore discussione; esse sono dei tentativi di formulare i principi generali che verranno esemplificati nella descrizione successiva dei fatti dell’esperienza. Questa elaborazione successiva dovrebbe delucidare i significati che devono essere assegnati alle parole e alle espressioni utilizzate. Tali significati non possono essere appresi accuratamente a prescindere da un’apprensione altrettanto accurata dello sfondo metafisico che l’universo fornisce loro. Ma nessun linguaggio può essere se non ellittico, richiedendo un salto dell’immaginazione per comprendere il suo significato nella sua rilevanza rispetto all’esperienza immediata. La posizione della metafisica nello sviluppo della cultura non può essere capita senza ricordare che nessuna affermazione verbale è l’espressione adeguata di una proposizione. Un sistema metafisico di antica fondazione guadagna una falsa aria di precisione adeguata per il fatto che le sue parole ed espressioni sono entrate nella letteratura corrente. Così le proposizioni espresse nel suo linguaggio sono messe in relazione più facilmente con le nostre intuizioni fugaci nella verità metafisica. Quando ci fidiamo di queste affermazioni verbali e argomentiamo come se esse analizzassero in modo adeguato il significato, siamo condotti in difficoltà che prendono la forma di negazioni di ciò che nella pratica è presupposto. Ma, quando esse sono propo-

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are proposed as first principles they assume an unmerited air of sober obviousness. Their defect is that the true propositions which they do express lose their fundamental character when subjected to adequate expression. For example consider the type of propositions such as ‘The grass is green’, and ‘The whale is big’. This subject-predicate form of statement seems so simple, leading straight to a metaphysical first principle; and yet in these examples it conceals such complex, diverse meanings. | 14

Section VI It has been an objection to speculative philosophy that it is overambitious. Rationalism, it is admitted, is the method by which advance is made within the limits of particular sciences. It is, however, held that this limited success must not encourage attempts to frame ambitious schemes expressive of the general nature of things. One alleged justification of this criticism is ill-success: European thought is represented as littered with metaphysical systems, abandoned and un-reconciled. Such an assertion tacitly fastens upon philosophy the old dogmatic test. The same criterion would fasten ill-success upon science. We no more retain the physics of the seventeenth century than we do the Cartesian philosophy of that century. Yet within limits, both systems express important truths. Also we are beginning to understand the wider categories which define their limits of correct application. Of course, in that century, dogmatic views held sway; so that the validity both of the physical notions, and of the Cartesian notions, was misconceived. Mankind never quite knows what it is af-

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ste come principi primi, assumono un’aria immeritata di sobria ovvietà. Il loro difetto è che le proposizioni vere che esprimono perdono il loro carattere fondamentale quando soggiacciono ad un’espressione adeguata. Ad esempio consideriamo il tipo di proposizioni quali «L’erba è verde», e «La balena è grande». Questa forma di enunciato soggetto-predicato sembra così semplice da condurre direttamente ad un principio metafisico primo, e tuttavia in questi esempi celano dei significati davvero complessi e diversi. Sezione VI È stato obiettato alla filosofia speculativa di essere eccessivamente ambiziosa. Il razionalismo, si ammette, è il metodo grazie al quale si fanno avanzamenti entro i limiti delle scienze particolari. Tuttavia, si ritiene che questo successo limitato non debba incoraggiare dei tentativi di formulare degli schemi ambiziosi che esprimano la natura generale delle cose. Una presunta giustificazione di questa critica è l’insuccesso: il pensiero europeo è rappresentato come disseminato di schemi metafisici, abbandonati e non riconciliati. Tale asserzione tacitamente lega la filosofia alla vecchia prova dogmatica. Lo stesso criterio legherebbe la scienza all’insuccesso. Noi non manteniamo la fisica del diciassettesimo secolo più di quanto non facciamo con la filosofia cartesiana di quel secolo. Tuttavia, entro certi limiti, entrambi i sistemi esprimono importanti verità. Inoltre stiamo iniziando a capire le categorie più ampie che definiscono i limiti della loro corretta applicazione. Certamente, in quel secolo hanno dominato delle visioni dogmatiche, cosicché è stata male interpretata la validità sia delle nozioni fisiche, sia delle nozioni cartesiane. Il genere umano

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ter. When we survey the history of thought, and likewise the history of practice, we find that one idea after another is tried out, its limitations defined, and its core of truth elicited. In application to the instinct for the intellectual adventures demanded by particular epochs, there is much truth in Augustine’s rhetorical phrase, Securus judicat orbis terrarum. At the very least, men do what they can in the way of systematization, and in the event achieve something. The proper test is not that of finality, but of progress. But the main objection, dating from the sixteenth century and receiving final expression from Francis Bacon, is the uselessness of philosophic speculation. The position taken by this objection is that we ought to describe detailed matter of fact, and elicit the laws with a generality strictly limited to the systematization of these described details. General interpretation, it is held, has no bearing upon this procedure; and thus any system of general interpretation, be it true or false, remains intrinsically barren. Unfortunately for this objection, there are no brute, self-contained matters of fact, capable of being understood apart from interpretation as an element in a system. Whenever we attempt to express the matter of immediate experience, we find that its understanding leads us beyond itself, to its contemporaries, to its past, to its future, and to the universals in terms of which its definiteness is exhibited. But such universals, by their very character of universality, embody the potentiality of other facts with variant types of definiteness. Thus the understanding of the immediate brute fact requires its metaphysical interpretation as an item in a world with some

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non sa mai del tutto ciò che cerca. Quando passiamo in rassegna la storia del pensiero, e similmente la storia della pratica, scopriamo che si mette alla prova un’idea dopo l’altra, ne vengono definiti i limiti, e se ne estrae il suo nocciolo di verità. Nell’applicazione all’istinto, per le avventure intellettuali richieste da epoche particolari, c’è molta verità nella frase retorica di Agostino Securus judicat orbis terrarum. Quanto meno, gli uomini fanno quello che possono nel cammino della sistematizzazione e alla fine raggiungono qualcosa. La prova specifica non è quella della definitività ma del progresso. Ma l’obiezione principale, che risale al sedicesimo secolo e che riceve espressione definitiva a partire da Francis Bacon, è l’inutilità della speculazione filosofica. La posizione presa da questa obiezione è che dovremmo descrivere i dati di fatto nel dettaglio, e ricavare le leggi con una generalità che si limiti strettamente alla sistematizzazione dei dettagli descritti. L’interpretazione generale, si sostiene, non ha alcun tipo di rapporto con questo procedimento, e così ogni sistema di interpretazione generale, che sia vero o falso, resta intrinsecamente sterile. Sfortunatamente per questa obiezione, non ci sono fatti bruti, indipendenti in se stessi, che siano in grado di essere compresi a prescindere dall’interpretazione come un elemento in un sistema. Ogni volta che tentiamo di esprimere il contenuto dell’esperienza immediata, scopriamo che la sua comprensione ci conduce al di là di se stessa: ai suoi contemporanei, al suo passato, al suo futuro, e agli universali nei cui termini la sua definitezza è esibita. Ma tali universali, proprio per il loro carattere di universalità, incarnano la potenzialità di altri fatti dotati di differenti tipi di definitezza. Così la comprensione del fatto bruto immediato necessita della sua interpretazione metafisica come un elemento in un

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systematic relation to it. When thought comes upon the scene, it finds the interpretations as matters of practice. Philosophy does not initiate interpretations. Its search for a rationalistic scheme is the search for more  | adequate criticism, and for more adequate justification, of the interpretations which we perforce employ. Our habitual experience is a complex of failure and success in the enterprise of interpretation. If we desire a record of uninterpreted experience, we must ask a stone to record its autobiography. Every scientific memoir in its record of the ‘facts’ is shot through and through with interpretation. The methodology of rational interpretation is the product of the fitful vagueness of consciousness. Elements which shine with immediate distinctness, in some circumstances, retire into penumbral shadow in other circumstances, and into black darkness on other occasions. And yet all occasions proclaim themselves as actualities within the flux of a solid world, demanding a unity of interpretation. Philosophy is the self-correction by consciousness of its own initial excess of subjectivity. Each actual occasion contributes to the circumstances of its origin additional formative elements deepening its own peculiar individuality. Consciousness is only the last and greatest of such elements by which the selective character of the individual obscures the external totality from which it originates and which it embodies. An actual individual, of such higher grade, has truck with the totality of things by reason of its sheer actuality; but it has attained its individual depth of being by a selective emphasis limited to its own purposes. The task of philosophy is to recover the totality obscured by the selection. It replaces in rational experience

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mondo dotato di qualche relazione sistematica con esso. Quando il pensiero arriva sulla scena, esso trova le interpretazioni come problemi della pratica. La filosofia non dà inizio alle interpretazioni. La sua ricerca di uno schema razionalistico è la ricerca di una critica più adeguata, | e di una giustificazione più adeguata, delle interpretazioni che noi necessariamente impieghiamo. La nostra esperienza abituale è un intreccio di fallimento e successo nell’impresa dell’interpretazione. Se desideriamo una testimonianza di un’esperienza non interpretata, dobbiamo chiedere a una pietra di scrivere la sua autobiografia. Ogni memoria scientifica nella sua documentazione dei ‘fatti’ è tutta impregnata di interpretazione. La metodologia dell’interpretazione razionale è il prodotto della vaghezza intermittente della coscienza. Gli elementi che brillano con chiarezza immediata in alcune circostanze si ritraggono nella penombra in altre circostanze, e nell’oscurità totale in altre occasioni. E tuttavia, tutte le occasioni si rivelano come attualità all’interno del flusso di un mondo coerente, che richiede un’unità di interpretazione. La filosofia è l’auto-correzione ad opera della coscienza del suo iniziale eccesso di soggettività. Ogni occasione attuale aggiunge alle circostanze della sua origine ulteriori elementi formativi che approfondiscono la sua propria individualità particolare. La coscienza è solamente l’ultimo e il più grande di tali elementi, con i quali il carattere selettivo dell’individuo oscura la totalità esterna da cui si origina e che rappresenta. Un individuo attuale, di tale alto grado, ha a che fare con la totalità delle cose a causa della sua pura attualità; ma esso ha raggiunto la sua profondità d’essere individuale mediante un’enfasi selettiva che si limita ai propri scopi. Il compito della filosofia è di recuperare la totalità oscurata dalla selezione. Essa ricolloca nell’espe-

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what has been submerged in the higher sensitive experience and has been sunk yet deeper by the initial operations of consciousness itself. The selectiveness of individual experience is moral so far as it conforms to the balance of importance disclosed in the rational vision; and conversely the conversion of the intellectual insight into an emotional force corrects the sensitive experience in the direction of morality. The correction is in proportion to the rationality of the insight. Morality of outlook is inseparably conjoined with generality of outlook. The antithesis between the general good and the individual interest can be abolished only when the individual is such that its interest is the general good, thus exemplifying the loss of the minor intensities in order to find them again with finer composition in a wider sweep of interest. Philosophy frees itself from the taint of ineffectiveness by its close relations with religion and with science, natural and sociological. It attains its chief importance by fusing the two, namely, religion and science, into one rational scheme of thought. Religion should connect the rational generality of philosophy with the emotions and purposes springing out of existence in a particular society, in a particular epoch, and conditioned by particular antecedents. Religion is the translation of general ideas into particular thoughts, particular emotions, and particular purposes; it is directed to the end of stretching individual interest beyond its self-defeating particularity. Philosophy finds religion, and modifies it; and conversely religion is among the data of experience which philosophy must weave into | its own scheme. Religion is an ultimate craving to infuse into the insistent particularity of emotion that non-temporal generality which primarily belongs to conceptual thought

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rienza razionale ciò che è stato sommerso nell’esperienza sensoriale più alta ed è stato spinto ancor di più a fondo dalle operazioni iniziali della coscienza stessa. La selettività dell’esperienza individuale è morale nella misura in cui si conforma al resto dell’importanza rivelata nella visione razionale, e inversamente la conversione dell’intuizione intellettuale in una forza emotiva corregge l’esperienza sensoriale nella direzione della moralità. La correzione è in proporzione alla razionalità dell’intuizione. La moralità del modo di vedere è inseparabilmente congiunta alla generalità della prospettiva. L’antitesi tra il bene generale e l’interesse individuale può essere abolita solo quando l’individuo è tale che il suo interesse è il bene generale, poiché così esemplifica la perdita delle intensità minori al fine di ritrovarle in una più ricca composizione, in un ampliamento dell’orizzonte d’interesse. La filosofia si libera dall’onta dell’inefficacia per le sue strette relazioni con la religione e la scienza, naturale e sociologica. Essa raggiunge la sua importanza maggiore fondendo le due, vale a dire la religione e la scienza, in un solo schema razionale di pensiero. La religione dovrebbe connettere la generalità razionale della filosofia con le emozioni e i fini che provengono dall’esistenza in una società particolare, in un’epoca particolare, e che sono condizionati da antecedenti particolari. La religione è la traduzione di idee generali in pensieri particolari, emozioni particolari e fini particolari; è diretta allo scopo di estendere l’interesse individuale oltre la sua particolarità autodistruttiva. La filosofia trova la religione e la modifica; al contrario, la religione è tra i dati dell’esperienza che la filosofia deve intessere nel | suo schema. La religione è la brama ultima di infondere nell’insistente particolarità dell’emozione quella generalità non-temporale che appar-

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alone. In the higher organisms the differences of tempo between the mere emotions and the conceptual experiences produce a life-tedium, unless this supreme fusion has been effected. The two sides of the organism require a reconciliation in which emotional experiences illustrate a conceptual justification, and conceptual experiences find an emotional illustration. This demand for an intellectual justification of brute experience has also been the motive power in the advance of European science. In this sense scientific interest is only a variant form of religious interest. Any survey of the scientific devotion to ‘truth’, as an ideal, will confirm this statement. There is, however, a grave divergence between science and religion in respect to the phases of individual experience with which they are concerned. Religion is centered upon the harmony of rational thought with the sensitive reaction to the percepta from which experience originates. Science is concerned with the harmony of rational thought with the percepta themselves. When science deals with emotions, the emotions in question are percepta and not immediate passions – other people’s emotion and not our own; at least our own in recollection, and not in immediacy. Religion deals with the formation of the experiencing subject; whereas science deals with the objects, which are the data forming the primary phase in this experience. The subject originates from, and amid, given conditions; science conciliates thought with this primary matter of fact; and religion conciliates the thought involved in the process with the sensitive reaction involved in that same process. The process is nothing else than the experiencing subject itself. In this explanation it is presumed that an experiencing subject is

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tiene primariamente al solo pensiero concettuale. Negli organismi superiori, le differenze di ritmo tra le semplici emozioni e le esperienze concettuali producono un tedio della vita, a meno che non sia stata effettuata questa fusione suprema. I due aspetti dell’organismo richiedono una riconciliazione in cui le esperienze emotive esemplifichino una giustificazione concettuale, e le esperienze concettuali trovino una esemplificazione emotiva. Questa richiesta di una giustificazione intellettuale dell’esperienza bruta è stata anche la forza motrice dell’avanzamento della scienza europea. In questo senso l’interesse scientifico è solo una variante dell’interesse religioso. Ogni esame della devozione scientifica alla ‘verità’, come ideale, confermerà questa affermazione. C’è tuttavia una grave divergenza tra la scienza e la religione per quanto riguarda le fasi dell’esperienza individuale di cui si occupano. La religione è incentrata sull’armonia del pensiero razionale con la reazione sensoriale ai percepta da cui ha origine l’esperienza. La scienza si incentra sull’armonia del pensiero con i percepta stessi. Quando la scienza ha a che fare con le emozioni, le emozioni in questione sono percepta e non passioni immediate – l’emozione di altre persone e non la nostra propria, o per lo meno la nostra nel ricordo e non nell’immediatezza. La religione si occupa della formazione del soggetto esperiente; mentre la scienza si occupa degli oggetti, che sono i dati che formano la fase primaria di questa esperienza. Il soggetto ha origine da, e nel mezzo di, date condizioni; la scienza concilia il pensiero con questo fatto primario; e la religione concilia il pensiero implicato nel processo con la reazione sensoriale implicata nello stesso processo. Il processo non è nient’altro che il soggetto esperiente stesso. In questa spiegazione si presume che un soggetto esperiente sia un’occasione di

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one occasion of sensitive reaction to an actual world. Science finds religious experiences among its percepta; and religion finds scientific concepts among the conceptual experiences to be fused with particular sensitive reactions. The conclusion of this discussion is, first, the assertion of the old doctrine that breadth of thought reacting with intensity of sensitive experience stands out as an ultimate claim of existence; secondly, the assertion that empirically the development of self-justifying thoughts has been achieved by the complex process of generalizing from particular topics, of imaginatively schematizing the generalizations, and finally by renewed comparison of the imagined scheme with the direct experience to which it should apply. There is no justification for checking generalization at any particular stage. Each phase of generalization exhibits its own peculiar simplicities which stand out just at that stage, and at no other stage. There are simplicities connected with the motion of a bar of steel which are obscured if we refuse to abstract from the individual molecules; and there are certain simplicities concerning the behaviour of men which are obscured if we | refuse to abstract from the individual peculiarities of particular specimens. In the same way, there are certain general truths, about the actual things in the common world of activity, which will be obscured when attention is confined to some particular detailed mode of considering them. These general truths, involved in the meaning of every particular notion respecting the actions of things, are the subject-matter for speculative philosophy. Philosophy destroys its usefulness when it indulges in brilliant feats of explaining away. It is then trespassing with

PARTE I. LO SCHEMA SPECULATIVO. CAP. I, SEZ. VI

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reazione sensoriale ad un mondo attuale. La scienza trova tra i suoi percepta le esperienze religiose, e la religione trova tra le sue esperienze concettuali i concetti scientifici fusi con le reazioni sensoriali particolari. La conclusione di questa discussione è, in primo luogo, l’affermazione della vecchia dottrina per cui l’ampiezza del pensiero che fa reazione con l’intensità dell’esperienza sensoriale emerge come un’ultima affermazione dell’esistenza; in secondo luogo, l’affermazione che, empiricamente, lo sviluppo dei pensieri che si auto-giustificano viene raggiunto mediante il complesso processo della generalizzazione a partire da argomenti particolari, della schematizzazione immaginativa delle generalizzazioni, e infine mediante il rinnovato confronto dello schema immaginativo con l’esperienza diretta a cui dovrebbe applicarsi. Non vi è alcuna giustificazione per limitare la generalizzazione ad uno stadio particolare. Ogni fase della generalizzazione esibisce i propri elementi semplici specifici, che emergono solo a quello stadio, e non ad un altro. Ci sono elementi semplici, connessi al movimento di una barra di acciaio, che vengono oscurati se ci rifiutiamo di astrarre dalle molecole individuali, e ci sono certi elementi semplici, che riguardano il comportamento degli uomini, che vengono oscurati se | ci rifiutiamo di astrarre dalle individualità peculiari dei tipi particolari. Allo stesso modo, ci sono certe verità generali, circa le cose attuali nel mondo comune dell’attività, che sono oscurate quando l’attenzione è confinata ad un particolare modo dettagliato di considerarle. Queste verità generali, implicate nel significato di ogni nozione particolare che riguardi le azioni delle cose, sono il tema della filosofia speculativa. La filosofia distrugge la propria utilità quando si lascia andare a dei brillanti tentativi di spiegazione. Essa si spo-

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the wrong equipment upon the field of particular sciences. Its ultimate appeal is to the general consciousness of what in practice we experience. Whatever thread of presupposition characterizes social expression throughout the various epochs of rational society must find its place in philosophic theory. Speculative boldness must be balanced by complete humility before logic, and before fact. It is a disease of philosophy when it is neither bold nor humble, but merely a reflection of the temperamental presuppositions of exceptional personalities. Analogously, we do not trust any recasting of scientific theory depending upon a single performance of an aberrant experiment, unrepeated. The ultimate test is always widespread, recurrent experience; and the more general the rationalistic scheme, the more important is this final appeal. The useful function of philosophy is to promote the most general systematization of civilized thought. There is a constant reaction between specialism and common sense. It is the part of the special sciences to modify common sense. Philosophy is the welding of imagination and common sense into a restraint upon specialists, and also into an enlargement of their imaginations. By providing the generic notions philosophy should make it easier to conceive the infinite variety of specific instances which rest unrealized in the womb of nature. |

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sta allora, con la strumentazione sbagliata, nel campo delle scienze particolari. Il suo ultimo appello è alla coscienza generale di ciò che esperiamo nella pratica. Qualsiasi filo di presupposizione che caratterizzi l’espressione sociale in tutte le varie epoche della società razionale deve trovare il suo luogo nella teoria filosofica. L’audacia speculativa deve essere controbilanciata dalla completa umiltà di fronte alla logica e di fronte ai fatti. È una malattia per la filosofia quando non è né audace né umile, ma meramente un riflesso dei presupposti temperamentali di personalità eccezionali. Analogamente, noi non crediamo in una ricostruzione di una teoria scientifica che dipenda da una singola prova, non ripetuta, di un esperimento aberrante. La prova ultima è sempre l’esperienza diffusa, ricorrente, e più generale è lo schema razionalistico, più importante è questo appello finale. L’utile funzione della filosofia è di promuovere la sistematizzazione più generale del pensiero civilizzato. C’è una reazione costante tra il punto di vista dello specialista e il senso comune. Spetta alle scienze speciali modificare il senso comune. La filosofia è l’unione dell’immaginazione e del senso comune in una limitazione degli specialisti, ed anche in un ampliamento della loro immaginazione. Fornendo le nozioni generiche, la filosofia dovrebbe rendere più facile concepire l’infinita varietà dei casi specifici che riposano irrealizzati nel grembo della natura. |

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Chapter II The Categoreal Scheme

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Section I This chapter contains an anticipatory sketch of the primary notions which constitute the philosophy of organism. The whole of the subsequent discussion in these lectures has the purpose of rendering this summary intelligible, and of showing that it embodies generic notions inevitably presupposed in our reflective experience – presupposed, but rarely expressed in explicit distinction. Four notions may be singled out from this summary, by reason of the fact that they involve some divergence from antecedent philosophical thought. These notions are, that of an ‘actual entity’, that of a ‘prehension’, that of a ‘nexus’, and that of the ‘ontological principle’. Philosophical thought has made for itself difficulties by dealing exclusively in very abstract notions, such as those of mere awareness, mere private sensation, mere emotion, mere purpose, mere appearance, mere causation. These are the ghosts of the old ‘faculties’, banished from psychology, but still haunting metaphysics. There can be no ‘mere’ togetherness of such abstractions. The result is that philosophical discussion is enmeshed in the fallacy of ‘misplaced concreteness’.1 In the three notions – actual entity, prehension, nexus – an endeavour has been made to base philosophical thought upon the most concrete elements in our experience.

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Cf. my Science and Modern World, Ch. III.

PARTE I. LO SCHEMA SPECULATIVO. CAP. II, SEZ. I

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Capitolo II Lo schema categoriale Sezione I Questo capitolo contiene un abbozzo preliminare delle nozioni primarie che costituiscono la filosofia dell’organismo. Tutta la discussione che segue in queste lezioni ha lo scopo di rendere questo sommario intellegibile e di mostrare che esprime le nozioni generiche inevitabilmente presupposte nella nostra esperienza riflessiva – presupposte, ma raramente espresse con una distinzione esplicita. Da questo sommario si possono individuare quattro nozioni, per il fatto che implicano una qualche divergenza dal pensiero filosofico precedente. Queste nozioni sono: ‘entità attuale’, ‘prensione’, ‘nesso’ e ‘principio ontologico’. Il pensiero astratto si è creato delle difficoltà, occupandosi esclusivamente di nozioni molto astratte come quella di mera consapevolezza, mera sensazione privata, mera emozione, mero fine, mera apparenza, mera causazione. Questi sono i fantasmi delle vecchie ‘facoltà’, bandite dalla psicologia, ma che ancora ossessionano la metafisica. Non vi può essere un ‘mero’ essere-insieme di tali astrazioni. Il risultato è che la discussione filosofica resta intrappolata nella fallacia della ‘concretizzazione malposta’.1 Nelle tre nozioni – entità attuale, prensione, nesso – è stato fatto un tentativo di basare il pensiero filosofico sugli elementi più concreti della nostra esperienza. 1

Cfr. il mio La scienza e il mondo moderno, cap. 3.

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‘Actual entities’ – also termed ‘actual occasions’ – are the final real things of which the world is made up. There is no going behind actual entities to find anything more real. They differ among themselves: God is an actual entity, and so is the most trivial puff of existence in far-off empty space. But, though there are gradations of importance, and diversities of function, yet in the principles which actuality exemplifies all are on the same level. The final facts are, all alike, actual entities; and these actual entities are drops of experience, complex and interdependent. In its recurrence to the notion of a plurality of actual entities the philosophy of organism is through and through Cartesian. The ‘ontological principle’ broadens and extends a general principle laid down by John Locke in his Essay (Bk. II, Ch. XXIII, Sect. 7), when he asserts that “power” is “a great part of our complex ideas of substances”. The notion | of ‘substance’ is transformed into that of ‘actual entity’; and the notion of ‘power’ is transformed into the principle that the reasons for things are always to be found in the composite nature of definite actual entities – in the nature of God for reasons of the highest absoluteness, and in the nature of definite temporal actual entities for reasons which refer to a particular environment. The ontological principle can be summarized as: no actual entity, then no reason. Each actual entity is analysable in an indefinite number of ways. In some modes of analysis the component elements are more abstract than in other modes of analysis. The analysis of an actual entity into ‘prehensions’ is that mode of analysis which exhibits the most concrete elements in the nature of actual entities. This mode of analysis will be termed the ‘di-

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Le ‘entità attuali’ – anche dette ‘occasioni attuali’ – sono le cose reali finali di cui il mondo è fatto. Non si può andare al di là delle entità attuali per trovare qualcosa di più reale. Esse differiscono tra di loro: Dio è un’entità attuale, e così lo è anche il più banale soffio di esistenza nello spazio vuoto remoto. Ma, nonostante vi siano delle gradazioni di importanza, e delle diversità di funzione, tuttavia esse sono tutte sullo stesso livello, per quanto riguarda i principi che l’attualità esemplifica. I fatti finali sono, tutti nello stesso modo, entità attuali, e queste entità attuali sono gocce di esperienza, complesse e interdipendenti. Nel suo ricorso alla nozione di una pluralità di entità attuali, la filosofia dell’organismo è completamente cartesiana. Il ‘principio ontologico’ allarga ed estende un principio generale stabilito da John Locke nel suo Saggio (Libro II, Cap. XXIII, Sez. 7),3 quando egli afferma che il «potere» è «una gran parte delle nostre idee complesse delle sostanze». La nozione | di ‘sostanza’ è trasformata in quella di ‘entità attuale’, e la nozione di ‘potere’ nel principio per cui le ragioni delle cose si devono sempre trovare nella natura composita delle entità attuali definite – nella natura di Dio per quanto riguarda le ragioni della massima assolutezza, e nella natura delle entità attuali temporali definite per quanto riguarda le ragioni che si riferiscono ad un ambiente particolare. Il principio ontologico può essere così riassunto: nessuna entità attuale, nessuna ragione. Ogni entità attuale è analizzabile in un numero indefinito di modi. In alcuni modi di analisi gli elementi componenti sono più astratti che in altri modi di analisi. L’analisi di un’entità attuale in ‘prensioni’ è quella modalità di analisi che esibisce gli elementi più concreti della natura delle entità attuali. Questa modalità di analisi verrà chiamata la

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vision’ of the actual entity in question. Each actual entity is ‘divisible’ in an indefinite number of ways, and each way of ‘division’ yields its definite quota of prehensions. A prehension reproduces in itself the general characteristics of an actual entity: it is referent to an external world, and in this sense will be said to have a ‘vector character’; it involves emotion, and purpose, and valuation, and causation. In fact, any characteristic of an actual entity is reproduced in a prehension. It might have been a complete actuality; but, by reason of a certain incomplete partiality, a prehension is only a subordinate element in an actual entity. A reference to the complete actuality is required to give the reason why such a prehension is what it is in respect to its subjective form. This subjective form is determined by the subjective aim at further integration, so as to obtain the ‘satisfaction’ of the completed subject. In other words, final causation and atomism are interconnected philosophical principles. With the purpose of obtaining a one-substance cosmology, ‘prehensions’ are a generalization from Descartes’ mental ‘cogitations’, and from Locke’s ‘ideas’, to express the most concrete mode of analysis applicable to every grade of individual actuality. Descartes and Locke maintained a two-substance ontology – Descartes explicitly, Locke by implication. Descartes, the mathematical physicist, emphasized his account of corporeal substance; and Locke, the physician and the sociologist, confined himself to an account of mental substance. The philosophy of organism, in its scheme for one type of actual entities, adopts the view that Locke’s account of mental substance embodies, in a very special form, a more penetrating philosophic description than does Descartes’ account of corporeal substance. Nevertheless, Descartes’ account must

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‘divisione’ dell’entità attuale in questione. Ogni entità attuale è ‘divisibile’ in un numero indefinito di modi, e ogni modalità di ‘divisione’ produce la sua definita quantità di prensioni. Una prensione riproduce in sé le caratteristiche generali di un’entità attuale: si riferisce al mondo esterno, e in questo senso si dirà che ha un ‘carattere-vettore’; essa implica emozione, scopo, valutazione, e causazione. Infatti, ogni caratteristica di un’entità attuale è riprodotta in una prensione. Avrebbe potuto essere una attualità completa; ma, a causa di una certa parzialità incompleta, una prensione è solo un elemento subordinato di un’entità attuale. È necessario un riferimento all’attualità completa per dare ragione del perché una tale prensione è ciò che è rispetto alla sua forma soggettiva. Questa forma soggettiva è determinata dal tendere soggettivo all’integrazione ulteriore, così da ottenere la ‘soddisfazione’ del soggetto compiuto. In altre parole, la causazione finale e l’atomismo sono principi filosofici interconnessi. Allo scopo di ottenere una cosmologia uni-sostanziale, le ‘prensioni’ sono una generalizzazione delle ‘cogitazioni’ mentali di Descartes, e delle ‘idee’ di Locke, per esprimere il modo più concreto di analisi, applicabile a ogni grado di attualità individuale. Descartes e Locke hanno conservato una ontologia bi‑sostanziale – Descartes esplicitamente, Locke implicitamente. Descartes, il fisico matematico, ha enfatizzato la sua esposizione della sostanza corporea, e Locke, il medico e sociologo, si è limitato ad un’esposizione della sostanza mentale. La filosofia dell’organismo, nel suo schema per un unico tipo di entità attuali, assume il punto di vista per cui l’esposizione di Locke delle sostanze mentali esprime, in una forma molto speciale, una descrizione filosofica molto più acuta di quella di Descartes della sostanza corporea. Nondimeno, l’esposizione

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find its place in the philosophic scheme. On the whole, this is the moral to be drawn from the Monadology of Leibniz. His monads are best conceived as generalizations of contemporary notions of mentality. The contemporary notions of physical bodies only enter into his philosophy subordinately and derivatively. The philosophy of organism endeavours to hold the balance more evenly. But it does start with a generalization of Locke’s account of mental operations. | Actual entities involve each other by reason of their prehensions of each other. There are thus real individual facts of the togetherness of actual entities, which are real, individual, and particular, in the same sense in which actual entities and the prehensions are real, individual, and particular. Any such particular fact of togetherness among actual entities is called a ‘nexus’ (plural form is written ‘nexūs’). The ultimate facts of immediate actual experience are actual entities, prehensions, and nexus. All else is, for our experience, derivative abstraction. The explanatory purpose of philosophy is often misunderstood. Its business is to explain the emergence of the more abstract things from the more concrete things. It is a complete mistake to ask how concrete particular fact can be built up out of universals. The answer is, ‘In no way’. The true philosophic question2 is, How can concrete fact exhibit entities abstract from itself and yet participated in by its own nature? In other words, philosophy is explanatory of abstraction, and not of concreteness. It is by reason of their instinctive

In this connection I may refer to the second chapter of my book The Principle of Relativity, Cambridge University Press, 1922. 2

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di Descartes deve trovare il suo posto nello schema filosofico. Nell’insieme, questa è la morale che deve essere tratta dalla Monadologia di Leibniz. Le sue monadi sono concepite al meglio come generalizzazioni delle nozioni contemporanee dell’essere-mentale. Le nozioni contemporanee di corpi fisici entrano nella sua filosofia solo in modo subordinato e derivato. La filosofia dell’organismo tenta di mantenere un equilibrio migliore. Ma essa inizia con una generalizzazione dell’esposizione delle operazioni mentali di Locke. | Le entità attuali si implicano l’un l’altra a causa delle loro reciproche prensioni. Ci sono così dei fatti reali individuali dell’essere-insieme delle entità attuali, che sono reali, individuali e particolari, nello stesso senso in cui le entità attuali e le prensioni sono reali, individuali e particolari. Qualsiasi di tali fatti particolari dell’essere-insieme delle entità attuali è chiamato ‘nesso’ (al plurale ‘nessi’).4 I fatti ultimi dell’esperienza immediata attuale sono le entità attuali, le prensioni e i nessi. Tutto il resto è, per la nostra esperienza, una astrazione derivata. L’obiettivo esplicativo della filosofia è spesso frainteso. Il suo compito è di spiegare l’emergenza delle cose più astratte da quelle più concrete. È assolutamente un errore chiedere come si possano ricostruire i concreti fatti particolari dagli universali. La risposta è: «In nessun modo». La vera domanda filosofica2 è: Come può un fatto concreto mostrare delle entità astratte da sé e tuttavia partecipare ad esse per la propria natura? In altre parole, la filosofia è esplicativa dell’astrazione, e non della concretezza. I tipi di filosofia platonica conservaA questo riguardo posso rinviare al secondo capitolo del mio libro The Principle of Relativity, Cambridge University Press, 1922.5 2

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grasp of this ultimate truth that, in spite of much association with arbitrary fancifulness and atavistic mysticism, types of Platonic philosophy retain their abiding appeal; they seek the forms in the facts. Each fact is more than its forms, and each form ‘participates’ throughout the world of facts. The definiteness of fact is due to its forms; but the individual fact is a creature, and creativity is the ultimate behind all forms, inexplicable by forms, and conditioned by its creatures. Section II The Categories

I. II. III. IV.

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The Category of the Ultimate. Categories of Existence. Categories of Explanation. Categoreal Obligations.

It is the purpose of the discussion in these lectures to make clear the meaning of these categories, their applicability, and their adequacy. The course of the discussion will disclose how very far they are from satisfying this ideal. Every entity should be a specific instance of one category of existence, every explanation should be a specific instance of categories of explanation, and every obligation should be a specific instance of categoreal obliga|tions. The Category of the Ultimate expresses the general principle presupposed in the three more special categories. The Category of the Ultimate ‘Creativity’, ‘many’, ‘one’ are the ultimate notions involved in the meaning of the synonymous terms ‘thing’, ‘being’, ‘entity’.

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no la loro costante attrattiva poiché colgono istintivamente questa verità ultima; malgrado l’associazione frequente ad un’arbitraria eccentricità e ad un misticismo atavico, essi cercano le forme nei fatti. Ogni fatto è più delle sue forme, e ogni forma ‘partecipa’ completamente al mondo dei fatti. La definitezza del fatto è dovuta alle sue forme, ma il fatto individuale è una creatura, e la creatività è l’ultimo al di qua di tutte le forme, inspiegabile mediante le forme e condizionato dalle sue creature. Sezione II Le Categorie

I. II. III. IV.

La Categoria dell’Ultimo. Categorie dell’Esistenza. Categorie della Spiegazione. Obbligazioni Categoriali.

Lo scopo della discussione in queste lezioni è di rendere chiaro il significato di queste categorie, la loro applicabilità, e la loro adeguatezza. Lo svolgimento della discussione rivelerà quanto lontano esse siano dal soddisfare questo ideale. Ogni entità dovrebbe essere un esempio specifico di una categoria dell’esistenza, ogni spiegazione dovrebbe essere un esempio specifico delle categorie della spiegazione, e ogni obbligazione dovrebbe essere un esempio specifico delle obbligazioni | categoriali. La Categoria dell’Ultimo esprime il principio generale presupposto nelle tre categorie più specifiche. La Categoria dell’Ultimo ‘Creatività’, ‘molti’, ‘uno’, sono le nozioni ultime implicate nel significato dei termini sinonimi ‘cosa’, ‘essere’, ‘entità’.

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These three notions complete the Category of the Ultimate and are presupposed in all the more special categories. The tern ‘one’ does not stand for ‘the integral number one’, which is a complex special notion. It stands for the general idea underlying alike the indefinite article ‘a or an’, and the definite article ‘the’, and the demonstratives ‘this or that’, and the relatives ‘which or what or how’. It stands for the singularity of an entity. The term ‘many’ presupposes the term ‘one’, and the term ‘one’ presupposes the term ‘many’. The term ‘many’ conveys the notion of ‘disjunctive diversity’; this notion is an essential element in the concept of ‘being’. There are many ‘beings’ in disjunctive diversity. ‘Creativity’ is the universal of universals characterizing ultimate matter of fact. It is that ultimate principle by which the many, which are the universe disjunctively, become the one actual occasion, which is the universe conjunctively. It lies in the nature of things that the many enter into complex unity. ‘Creativity’ is the principle of novelty. An actual occasion is a novel entity diverse from any entity in the ‘many’ which it unifies. Thus ‘creativity’ introduces novelty into the content of the many, which are the universe disjunctively. The ‘creative advance’ is the application of this ultimate principle of creativity to each novel situation which it originates. ‘Together’ is a generic term covering the various special ways in which various sorts of entities are ‘together’ in any one actual occasion. Thus ‘together’ presupposes the notions ‘creativity’, ‘many’, ‘one’, ‘identity’ and ‘diversity’. The ultimate metaphysical principle is the advance from disjunction to conjunction, creating a novel entity other than the entities given

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Queste tre nozioni completano la Categoria dell’Ultimo e sono presupposte in tutte le altre categorie più specifiche. Il termine ‘uno’ non rappresenta ‘il numero intero uno’, che è una nozione speciale complessa. Esso rappresenta l’idea generale che è alla base parimenti dell’articolo indeterminativo ‘un o uno’, e dell’articolo determinativo ‘il’, e dei dimostrativi ‘questo o quello’, e dei relativi ‘che o che cosa o come’. Esso significa la singolarità di un’entità. Il termine ‘molti’ presuppone il termine ‘uno’, e il termine ‘uno’ presuppone il termine ‘molti’. Il termine ‘molti’ esprime la nozione della ‘diversità disgiuntiva’; questa nozione è un elemento essenziale nel concetto di ‘essere’. Ci sono molti ‘esseri’ nella diversità disgiuntiva. La ‘creatività’ è l’universale degli universali che caratterizza il fatto ultimo. È il principio ultimo mediante il quale i molti, che costituiscono l’universo disgiuntamente, diventano la singola occasione attuale, che costituisce l’universo congiuntamente. È nella natura delle cose che i molti entrino in un’unità complessa. La ‘creatività’ è il principio della novità. Un’occasione attuale è una nuova entità, diversa da ogni entità dei ‘molti’ che unifica. Così la ‘creatività’ introduce la novità nel contenuto dei molti, che costituiscono l’universo disgiuntamente. L’‘avanzamento creativo’ è l’applicazione di questo principio ultimo della creatività rispetto a ogni nuova situazione che essa origina. ‘Insieme’ è un termine generico che comprende i vari modi specifici in cui i vari tipi di entità sono ‘insieme’ in un’occasione attuale qualsiasi. Così ‘insieme’ presuppone la nozione di ‘creatività’, ‘molti’, ‘uno’, ‘identità’ e ‘diversità’. Il principio metafisico ultimo è l’avanzamento dalla disgiunzione alla congiunzione, che crea una nuova entità diversa dalle entità date nella disgiunzione. La nuova

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in disjunction. The novel entity is at once the togetherness of the ‘many’ which it finds, and also it is one among the disjunctive ‘many’ which it leaves; it is a novel entity, disjunctively among the many entities which it synthesizes. The many become one, and are increased by one. In their natures, entities are disjunctively ‘many’ in process of passage into conjunctive unity. This Category of the Ultimate replaces Aristotle’s category of ‘primary substance’. Thus the ‘production of novel togetherness’ is the ultimate notion embodied in the term ‘concrescence’. These ultimate notions of ‘production of novelty’ and of ‘concrete togetherness’ are inexplicable either in terms of higher universals or in terms of the components participating in the con|crescence. The analysis of the components abstracts from the concrescence. The sole appeal is to intuition. The Categories of Existence There are eight Categories of Existence: (i) Actual Entities (also termed Actual Occasions), or Final Realities, or Rēs Verae. (ii) Prehensions, or Concrete Facts of Relatedness. (iii) Nexūs (plural of Nexus), or Public Matters of Fact. (iv) Subjective Forms, or Private Matters of Fact. (v) Eternal Objects, or Pure Potentials for the Specific Determination of Fact, or Forms of Definiteness. (vi) Propositions, or Matters of Fact in Potential Determination, or Impure Potentials for the Specific Determination of Matters of Fact, or Theories. (vii) Multiplicities, or Pure Disjunctions of Diverse Entities. (viii) Contrasts, or Modes of Synthesis of Entities in one Prehension, or Patterned Entities. Among these eight categories of existence, actual entities and eternal objects stand out with a certain extreme finality.

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entità è allo stesso tempo l’essere-insieme dei ‘molti’ che essa trova, e anche l’uno tra i ‘molti’ disgiunti che essa lascia; è una nuova entità, disgiuntamente tra le molte entità che sintetizza. I molti diventano uno, e aumentano di uno. Nella loro natura, le entità sono disgiuntamente i ‘molti’ nel processo del passaggio in una unità congiunta. Questa Categoria dell’Ultimo sostituisce la categoria di Aristotele di ‘sostanza primaria’. Così la ‘produzione di un nuovo essere-insieme’ è la nozione ultima che è espressa nel termine ‘concrescenza’. Queste nozioni ultime, ‘produzione di novità’ e ‘essereinsieme concreto’, sono inspiegabili sia nei termini degli universali sia nei termini delle componenti che partecipano alla | concrescenza. L’analisi dei componenti astrae dalla concrescenza. L’unico appello è all’intuizione. Le Categorie dell’Esistenza Ci sono otto Categorie dell’Esistenza: (i) Le Entità Attuali (anche dette Occasioni Attuali), o Realtà Finali o Rēs Verae. (ii) Le Prensioni, o Fatti Concreti della Relazionalità. (iii) I Nessi, o Dati di Fatto Pubblici. (iv) Le Forme Soggettive, o Dati di Fatto Privati. (v) Gli Oggetti Eterni, o Potenziali Puri per la Determinazione Specifica del Fatto, o Forme di Definitezza. (vi) Proposizioni, o Dati di Fatto nella Determinazione Potenziale, o Potenziali Impuri per la Determinazione Specifica dei Dati di Fatto, o Teorie. (vii) Molteplicità, o Disgiunzioni Pure di Entità Diverse. (viii) Contrasti, o Modi di Sintesi di Entità in una Prensione, o Entità Strutturate. Tra queste otto categorie dell’esistenza, le entità attuali e gli oggetti eterni spiccano per una certa estrema defini-

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The other types of existence have a certain intermediate character. The eighth category includes an indefinite progression of categories, as we proceed from ‘contrasts’ to ‘contrasts of contrasts’, and on indefinitely to higher grades of contrasts. The Categories of Explanation

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There are twenty-seven Categories of Explanation: (i) That the actual world is a process, and that the process is the becoming of actual entities. Thus actual entities are creatures; they are also termed ‘actual occasions’. (ii) That in the becoming of an actual entity, the potential unity of many entities in disjunctive diversity – actual and non-actual – acquires the real unity of the one actual entity; so that the actual entity is the real concrescence of many potentials. (iii) That in the becoming of an actual entity, novel prehensions, nexūs, subjective forms, propositions, multiplicities, and contrasts, also become; but there are no novel eternal objects. (iv) That the potentiality for being an element in a real concrescence of many entities into one actuality is the one general metaphysical character attaching to all entities, actual and non-actual; and that every item in its universe is involved in each concrescence. In other words, it belongs to the nature of a ‘being’ that it is a potential for every ‘becoming’. This is the ‘principle of relativity’. (v) That no two actual entities originate from an identical universe; though the difference between the two universes only consists in  | some actual entities, included in one and not in the other, and in the subordinate entities which each actual entity introduces into the world. The eternal objects are

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tività. Gli altri tipi di esistenza hanno un certo carattere intermedio. L’ottava categoria include una progressione indefinita di categorie, giacché noi procediamo da ‘contrasti’ a ‘contrasti di contrasti’ e così indefinitamente a gradi più alti di contrasti. Le Categorie della Spiegazione Ci sono ventisette Categorie della Spiegazione: (i) Che il mondo attuale è un processo, e che il processo è il divenire delle entità attuali. Così le entità attuali sono creature; sono anche dette ‘occasioni attuali’. (ii) Che, nel divenire di un’entità attuale, l’unità potenziale delle molteplici entità nella diversità disgiuntiva – attuale e non attuale – acquista l’unità reale della singola entità attuale; così che l’entità attuale è la reale concrescenza dei molteplici potenziali. (iii) Che nel divenire di un’entità attuale divengono anche le nuove prensioni, i nessi, le forme soggettive, le proposizioni, le molteplicità, e i contrasti, ma non ci sono nuovi oggetti eterni. (iv) Che la potenzialità di essere un elemento in una concrescenza reale di molteplici entità in una singola attualità è quel carattere metafisico generale che si attribuisce a tutte le entità, attuali e non attuali, e che ogni elemento nell’universo è implicato in ogni concrescenza. In altre parole, appartiene alla natura di un ‘essere’ che sia un potenziale di ogni ‘divenire’. Questo è il ‘principio della relatività’. (v) Che due entità attuali non possono avere origine da un universo identico; benché la differenza tra i due universi consista solo in | alcune entità attuali, incluse nell’uno e non nell’altro, e in quelle entità subordinate che ogni entità attuale introduce nel mondo. Gli oggetti

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the same for all actual entities. The nexus of actual entities in the universe correlate to a concrescence is termed ‘the actual world’ correlate to that concrescence. (vi) That each entity in the universe of a given concrescence can, so far as its own nature is concerned, be implicated in that concrescence in one or other of many modes; but in fact it is implicated only in one mode: that the particular mode of implication is only rendered fully determinate by that concrescence, though it is conditioned by the correlate universe. This indetermination, rendered determinate in the real concrescence, is the meaning of ‘potentiality’. It is a conditioned indetermination, and is therefore called a ‘real potentiality’. (viii) That an eternal object can be described only in terms of its potentiality for ‘ingression’ into the becoming of actual entities; and that its analysis only discloses other eternal objects. It is a pure potential. The term ‘ingression’ refers to the particular mode in which the potentiality of an eternal object is realized in a particular actual entity, contributing to the definiteness of that actual entity. (viii) That two descriptions are required for an actual entity: (a) one which is analytical of its potentiality for ‘objectification’ in the becoming of other actual entities, and (b) another which is analytical of the process which constitutes its own becoming. The term ‘objectification’ refers to the particular mode in which the potentiality of one actual entity is realized in another actual entity. (ix) That how an actual entity becomes constitutes what that actual entity is; so that the two descriptions of an actual entity are not independent. Its ‘being’ is constituted by its ‘becoming’. This is the ‘principle of process’.

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eterni sono gli stessi per tutte le entità attuali. Il nesso delle entità attuali nell’universo correlato a una concrescenza è chiamato ‘il mondo attuale’ correlato a quella concrescenza. (vi) Che ogni entità nell’universo di una data concrescenza può, per quanto riguarda la propria natura, essere implicata in quella concrescenza in un modo qualsiasi tra molteplici modi; ma di fatto è implicato solo in un modo: che il modo particolare di implicazione è reso in modo pienamente determinato solo da quella concrescenza, nonostante sia condizionato dal suo universo correlato. Questa indeterminazione, resa determinata nella concrescenza reale, è il significato della ‘potenzialità’. È una indeterminazione condizionata, ed è pertanto chiamata una ‘potenzialità reale’. (vii) Che un oggetto eterno può essere descritto solo nei termini della sua potenzialità di ‘ingressione’ nel divenire delle entità attuali, e che solamente la sua analisi rivela altri oggetti eterni. Esso è un potenziale puro. Il termine ‘ingressione’ si riferisce al modo particolare in cui la potenzialità di un oggetto eterno è realizzata in una particolare entità attuale, contribuendo alla definitezza di quella entità attuale. (viii) Che sono richieste due descrizioni per un’entità attuale: (a) un’analisi della sua potenzialità di ‘oggettivazione’ nel divenire di altre entità attuali e (b) un’analisi del processo che costituisce il proprio divenire. Il termine ‘oggettivazione’ si riferisce al modo particolare in cui la potenzialità di una entità attuale si realizza in un’altra entità attuale. (ix) Che il come un’entità attuale diviene costituisce ciò che quell’entità attuale è, cosicché le due descrizioni di un’entità attuale non sono indipendenti. Il suo ‘essere’ è costituito dal suo ‘divenire’. Questo è il ‘principio del processo’.

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(x) That the first analysis of an actual entity, into its most concrete elements, discloses it to be a concrescence of prehensions, which have originated in its process of becoming. All further analysis is an analysis of prehensions. Analysis in terms of prehensions is termed ‘division’. (xi) That every prehension consists of three factors: (a) the ‘subject’ which is prehending, namely, the actual entity in which that prehension is a concrete element; (b) the ‘datum’ which is prehended; (c) the ‘subjective form’ which is how that subject prehends that datum. Prehensions of actual entities – i.e., prehensions whose data involve actual entities – are termed ‘physical prehensions’; and prehensions of eternal objects are termed ‘conceptual prehensions’. Consciousness is not necessarily involved in the subjective forms of either type of prehension. (xii) That there are two species of prehensions: (a) ‘positive prehensions’ which are termed ‘feelings’, and (b) ‘negative prehensions’ which are said to ‘eliminate from feeling’. Negative prehensions also have subjective forms. A negative prehension holds its datum as inoperative in the | progressive concrescence of prehensions constituting the unity of the subject. (xiii) That there are many species of subjective forms, such as emotions, valuations, purposes, adversions, aversions, consciousness, etc. (xiv) That a nexus is a set of actual entities in the unity of the relatedness constituted by their prehensions of each other, or – what is the same thing conversely expressed – constituted by their objectifications in each other. (xv) That a proposition is the unity of certain actual entities in their potentiality for forming a nexus, with its potential relatedness partially defined by certain eternal objects which have the unity of one complex eternal object. The actual en-

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(x) Che la prima analisi di un’entità attuale, nei suoi elementi più concreti, rivela che è una concrescenza di prensioni, che si è originata nel suo processo di divenire. Ogni analisi ulteriore è un’analisi delle prensioni. L’analisi nei termini delle prensioni è detta ‘divisione’. (xi) Che ogni prensione consiste di tre fattori: (a) il ‘soggetto’ che prende, ossia l’entità attuale in cui quella prensione è un elemento concreto; (b) il ‘dato’ che è preso; (c) la ‘forma soggettiva’ che è come quel soggetto prende quel dato. Le prensioni delle entità attuali – ovvero le prensioni i cui dati implicano entità attuali – sono definite ‘prensioni fisiche’, e le prensioni di oggetti eterni sono definite ‘prensioni concettuali’. La coscienza non è necessariamente coinvolta nelle forme soggettive di alcun tipo di prensione. (xii) Che ci sono due specie di prensioni: (a) le ‘prensioni positive’ che sono chiamate ‘sentimenti’ e (b) le ‘prensioni negative’ che si dice ‘eliminino dal sentimento’. Le prensioni negative hanno anche delle forme soggettive. Una prensione negativa mantiene il suo dato come inoperante nella | concrescenza progressiva delle prensioni che costituiscono l’unità del soggetto. (xiii) Che ci sono molte specie di forme soggettive, quali emozioni, valutazioni, scopi, attrazioni, avversioni, coscienza, etc. (xiv) Che un nesso è un gruppo di entità attuali nell’unità della relazionalità costituita dalla loro prensione reciproca, o – che è la stessa cosa espressa al contrario – costituita dalle loro oggettivazioni reciproche. (xv) Che una proposizione è l’unità di certe entità attuali nella loro potenzialità di formare un nesso, con la sua relazionalità potenziale parzialmente definita da certi oggetti eterni che hanno l’unità di un oggetto eterno com-

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tities involved are termed the ‘logical subjects’, the complex eternal object is the ‘predicate’. (xvi) That a multiplicity consists of many entities, and its unity is constituted by the fact that all its constituent entities severally satisfy at least one condition which no other entity satisfies. Every statement about a particular multiplicity can be expressed as a statement referent either (a) to all its members severally, or (b) to an indefinite some of its members severally, or (c) as a denial of one of these statements. Any statement, incapable of being expressed in this form, is not a statement about a multiplicity, though it may be a statement about an entity closely allied to some multiplicity, i.e., systematically allied to each member of some multiplicity. (xvii) That whatever is a datum for a feeling has a unity as felt. Thus the many components of a complex datum have a unity: this unity is a ‘contrast’ of entities. In a sense this means that there are an endless number of categories of existence, since the synthesis of entities into a contrast in general produces a new existential type. For example, a proposition is, in a sense, a ‘contrast’. For the practical purposes of ‘human understanding’, it is sufficient to consider a few basic types of existence, and to lump the more derivative types together under the heading of ‘contrasts’. The most important of such ‘contrasts’ is the ‘affirmation-negation’ contrast in which a proposition and a nexus obtain synthesis in one datum, the members of the nexus being the ‘logical subjects’ of the proposition. (xviii) That every condition to which the process of becoming conforms in any particular instance has its reason either in the character of some actual entity in the actual world

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plesso. Le entità attuali implicate sono dette i ‘soggetti logici’, l’oggetto eterno complesso è il ‘predicato’. (xvi) Che una molteplicità consiste di molteplici entità, e la sua unità è costituita dal fatto che tutte le sue entità costitutive soddisfano singolarmente almeno una delle condizioni che nessun’altra entità soddisfa. Ogni affermazione circa una particolare molteplicità può essere espressa come un’affermazione che si riferisce o (a) singolarmente a tutti i suoi membri, o (b) singolarmente a un qualche suo membro indefinito, o (c) come una negazione di una di queste affermazioni. Ogni affermazione che non possa essere espressa in questa forma non è una affermazione rispetto a una molteplicità, benché possa essere una affermazione rispetto ad un’entità connessa a qualche molteplicità, cioè, sistematicamente connessa a ogni membro di qualche molteplicità. (xvii) Che qualsiasi cosa che sia un dato per un sentimento ha un’unità in quanto sentita. Così le molteplici componenti di un dato complesso hanno un’unità: questa unità è un ‘contrasto’ di entità. In un certo senso, questo significa che c’è un numero infinito di categorie dell’esistenza, poiché la sintesi di entità in un contrasto in generale produce un nuovo tipo esistenziale. Per esempio, una proposizione è, in un certo senso, un ‘contrasto’. Per i fini pratici della ‘comprensione umana’ è sufficiente considerare qualche tipo basilare dell’esistenza e raggruppare i tipi derivati sotto il titolo di ‘contrasti’. Il più importante di tali ‘contrasti’ è il contrasto ‘affermazione-negazione’, in cui una proposizione e un nesso ottengono una sintesi in un dato, essendo i membri del nesso i ‘soggetti logici’ della proposizione. (xviii) Che ogni condizione a cui si conforma il processo di divenire in qualsiasi caso particolare ha la sua ragione o nel carattere di qualche entità attuale nel mondo

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of that concrescence, or in the character of the subject which is in process of concrescence. This category of explanation is termed the ‘ontological principle’. It could also be termed the ‘principle of efficient, and final, causation’. This ontological principle means that actual entities are the only reasons; so that to search for a reason is to search for one or more actual entities. It follows that any condition to be satisfied by one actual entity in its process expresses a fact either about the ‘real internal constitutions’ of some other actual entities, or about the ‘subjective aim’ conditioning that process. | The phrase ‘real internal constitution’ is to be found in Locke’s Essay Concerning Human Understanding (III, III, 15): “And thus the real internal (but generally in substances unknown) constitution of things, whereon their discoverable qualities depend, may be called their ‘essence’”. Also the terms ‘prehension’ and ‘feeling’ are to be compared with the various significations of Locke’s term ‘idea’. But they are adopted as more general and more neutral terms than ‘idea’ as used by Locke, who seems to restrict them to conscious mentality. Also the ordinary logical account of ‘propositions’ expresses only a restricted aspect of their rôle in the universe, namely, when they are the data of feelings whose subjective forms are those of judgments. It is an essential doctrine in the philosophy of organism that the primary function of a proposition is to be relevant as a lure for feeling. For example, some propositions are the data of feelings with subjective forms such as to constitute those feelings to be the enjoyment of a joke. Other propositions are felt with feelings whose subjective forms are horror, disgust, or indignation. The ‘subjective aim’, which controls

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attuale di quella concrescenza, o nel carattere del soggetto che è nel processo di concrescenza. Questa categoria della spiegazione è detta il ‘principio ontologico’. Potrebbe anche essere detta il ‘principio della causazione efficiente e finale’. Questo principio ontologico significa che le entità attuali sono le sole ragioni; cosicché cercare una ragione significa cercare una o più entità attuali. Ne segue che qualsiasi condizione sia soddisfatta da una entità attuale nel suo processo esprime un fatto o circa le ‘costituzioni reali interne’ di qualche altra entità attuale, o circa la ‘tendenza soggettiva’ che condiziona quel processo. | L’espressione ‘costituzione interna reale’ si può trovare nel Saggio sull’intelletto umano di Locke (III, III, 15): «Così la costituzione interna reale delle cose, che è però generalmente sconosciuta nelle sostanze, da cui dipendono le loro qualità che possono essere scoperte, può essere chiamata la loro essenza».6 Anche i termini ‘prensione’ e ‘sentimento’ devono essere confrontati con i vari significati del termine di Locke ‘idea’. Ma essi vengono adottati come termini più generali e più neutrali rispetto al termine ‘idea’ per come è usato da Locke, che sembra limitarli all’essere-mentale cosciente. Anche la descrizione logica ordinaria delle ‘proposizioni’ esprime solo un aspetto limitato del loro ruolo nell’universo, vale a dire quando esse sono i dati dei sentimenti di cui le forme soggettive sono giudizi. È una dottrina essenziale della filosofia dell’organismo che la funzione primaria di una proposizione debba essere rilevante come un richiamo per il sentimento. Per esempio, alcune proposizioni sono i dati dei sentimenti con delle forme soggettive tali da rendere quei sentimenti il godimento di uno scherzo. Altre proposizioni sono sentite con dei sentimenti le cui forme soggettive sono l’orrore, il disgusto o l’indignazione. La ‘tendenza soggettiva’, che

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the becoming of a subject, is that subject feeling a proposition with the subjective form of purpose to realize it in that process of self-creation. (xix) That the fundamental types of entities are actual entities, and eternal objects; and that the other types of entities only express how all entities of the two fundamental types are in community with each other, in the actual world. (xx) That to ‘function’ means to contribute determination to the actual entities in the nexus of some actual world. Thus the determinateness and self-identity of one entity cannot be abstracted from the community of the diverse functionings of all entities. ‘Determination’ is analysable into ‘definiteness’ and ‘position’, where ‘definiteness’ is the illustration of select eternal objects, and ‘position’ is relative status in a nexus of actual entities. (xxi) An entity is actual, when it has significance for itself. By this it is meant that an actual entity functions in respect to its own determination. Thus an actual entity combines self-identity with self-diversity. (xxii) That an actual entity by functioning in respect to itself plays diverse rôles in self-formation without losing its self-identity. It is self-creative; and in its process of creation transforms its diversity of rôles into one coherent rôle. Thus ‘becoming’ is the transformation of incoherence into coherence, and in each particular instance ceases with this attainment. (xxiii) That this self-functioning is the real internal constitution of an actual entity. It is the ‘immediacy’ of the actual entity. An actual entity is called the ‘subject’ of its own immediacy. (xxiv) The functioning of one actual entity in the self-creation of another actual entity is the ‘objectification’ of the former for the latter actual entity. The functioning of an eternal

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controlla il divenire di un soggetto, è quel soggetto che sente una proposizione con la forma soggettiva dell’intenzione di realizzarla in quel processo di auto-creazione (xix) Che i tipi fondamentali delle entità sono le entità attuali e gli oggetti eterni, e che gli altri tipi di entità esprimono solo il modo in cui tutte le entità dei due tipi fondamentali sono in comunione l’una con l’altra, nel mondo attuale. (xx) Che ‘funzionare’ significa dare determinazione alle entità attuali nel nesso di qualche mondo attuale. Così la determinatezza e la auto-identità di una entità non può essere astratta dalla comunità dei vari funzionamenti di tutte le entità. La ‘determinazione’ è analizzabile in ‘definitezza’ e ‘posizione’, dove ‘definitezza’ è l’esemplificazione degli oggetti eterni scelti, e ‘posizione’ è lo status relativo in un nesso di entità attuali. (xxi) Un’entità è attuale quando ha significato per se stessa. Con questo si intende che un’entità attuale funziona rispetto alla sua propria determinazione. Così un’entità attuale coniuga l’auto-identità con l’auto-diversità. (xxii) Che un’entità attuale, funzionando rispetto a se stessa, assume diversi ruoli nell’auto-formazione senza perdere l’auto-identità. È auto-creativa, e nel suo processo di creazione trasforma la sua diversità di ruoli in un ruolo coerente. Così il ‘divenire’ è la trasformazione dell’incoerenza in coerenza, e in ogni esempio particolare termina con questo raggiungimento. (xxiii) Che questo auto-funzionamento è la costituzione interna reale di un’entità attuale. È la ‘immediatezza’ dell’entità attuale. Un’entità attuale è chiamata il ‘soggetto’ della propria immediatezza. (xxiv) Il funzionamento di una entità attuale nell’autocreazione di un’altra entità attuale è l’‘oggettivazione’ della prima entità attuale nella seconda. Il funzionamento di

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object in the self-creation of an actual entity is the ‘ingression’ of the eternal object in the actual entity. (xxv) The final phase in the process of concrescence, constituting an  | actual entity, is one complex, fully determinate feeling. This final phase is termed the ‘satisfaction’. It is fully determinate (a) as to its genesis, (b) as to its objective character for the transcendent creativity, and (c) as to its prehension – positive or negative – of every item in its universe. (xxvi) Each element in the genetic process of an actual entity has one self-consistent function, however complex, in the final satisfaction. (xxvii) In a process of concrescence, there is a succession of phases in which new prehensions arise by integration of prehensions in antecedent phases. In these integrations ‘feelings’ contribute their ‘subjective forms’ and their ‘data’ to the formation of novel integral prehensions; but ‘negative prehensions’ contribute only their ‘subjective forms’. The process continues till all prehensions are components in the one determinate integral satisfaction. Section III There are nine Categoreal Obligations: (i) The Category of Subjective Unity. The many feelings which belong to an incomplete phase in the process of an actual entity, though unintegrated by reason of the incompleteness of the phase, are compatible for integration by reason of the unity of their subject. (ii) The Category of Objective Identity. There can be no duplication of any element in the objective datum of the ‘satisfaction’ of an actual entity, so far as concerns the function of that element in the ‘satisfaction’.

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un oggetto eterno nell’auto-creazione di un’entità attuale è l’‘ingressione’ di un oggetto eterno nell’entità attuale. (xxv) La fase finale del processo di concrescenza, che costituisce un’entità | attuale, è un sentimento complesso pienamente determinato. Questa fase finale è detta la ‘soddisfazione’. Essa è pienamente determinata per quanto riguarda (a) la sua genesi, (b) il suo carattere oggettivo per la creatività trascendente, e (c) la sua prensione – positiva o negativa – di ogni elemento nel suo universo. (xxvi) Ogni elemento nel processo genetico di un’entità attuale ha una funzione coerente con sé, per quanto complessa, nella soddisfazione finale. (xxvii) In un processo di concrescenza c’è una successione di fasi in cui emergono delle nuove prensioni dall’integrazione delle prensioni nelle fasi antecedenti. In queste integrazioni i ‘sentimenti’ contribuiscono, con le loro ‘forme soggettive’ e i loro ‘dati’, alla formazione di nuove prensioni integrali; ma le ‘prensioni negative’ contribuiscono solo con le loro ‘forme soggettive’. Il processo continua fino a quando tutte le prensioni compongono una soddisfazione integrale determinata. Sezione III Ci sono nove Obbligazioni Categoriali: (i) La Categoria dell’Unità Soggettiva. I molteplici sentimenti che appartengono a una fase incompleta del processo di un’entità attuale, sebbene non integrati a causa della incompletezza della fase, possono essere integrati in virtù dell’unità del soggetto. (ii) La Categoria dell’Identità Oggettiva. Non ci può essere duplicazione di alcun elemento nel dato oggettivo della ‘soddisfazione’ di un’entità attuale, per quanto riguarda la funzione di quell’elemento nella ‘soddisfazione’.

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Here, as always, the term ‘satisfaction’ means the one complex fully determinate feeling which is the completed phase in the process. This category expresses that each element has one self-consistent function, however complex. Logic is the general analysis of self-consistency. (iii) The Category of Objective Diversity. There can be no ‘coalescence’ of diverse elements in the objective datum of an actual entity, so far as concerns the functions of those elements in that satisfaction. ‘Coalescence’ here means the notion of diverse elements exercising an absolute identity of function, devoid of the contrasts inherent in their diversities. (iv) The Category of Conceptual Valuation. From each physical feeling there is the derivation of a purely conceptual feeling whose datum is the eternal object determinant of the definiteness of the actual entity, or of the nexus, physically felt. (v) The Category of Conceptual Reversion. There is secondary origination of conceptual feelings with data which are partially identical with, and partially diverse from, the eternal objects forming the data in the first phase of the mental pole. The diversity is a relevant diversity determined by the subjective aim. Note that category (iv) concerns conceptual reproduction of physical feeling, and category (v) concerns conceptual diversity from physical feeling. | (vi) The Category of Transmutation. When (in accordance with category [iv], or with categories [iv] and [v]) one and the same conceptual feeling is derived impartially by a prehending subject from its analogous simple physical feelings of various actual entities in its actual world, then, in a subsequent phase of integration of these simple physical feelings together with

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Qui, come sempre, il termine ‘soddisfazione’ significa il sentimento complesso pienamente determinato che è la fase completa del processo. Questa categoria indica che ogni elemento ha una funzione coerente con se stessa, per quanto complessa. La logica è l’analisi generale di tale coerenza interna. (iii) La Categoria della Diversità Oggettiva. Non ci può essere ‘coalescenza’ dei diversi elementi nel dato oggettivo di un’entità attuale, per quanto riguarda le funzioni di quegli elementi in quella soddisfazione. ‘Coalescenza’ indica qui la nozione dei diversi elementi che esercitano un’assoluta identità di funzione, privi dei contrasti inerenti alle loro diversità. (iv) La Categoria della Valutazione Concettuale. Da ogni sentimento fisico deriva un sentimento puramente concettuale, il cui dato è l’oggetto eterno che determina la definitezza dell’entità attuale, o del nesso, sentito fisicamente. (v) La Categoria della Riconversione Concettuale. C’è un’origine secondaria dei sentimenti concettuali dotati di dati che sono parzialmente identici a, e parzialmente diversi da, gli oggetti eterni che formano i dati nella prima fase del polo mentale. La diversità è una diversità rilevante determinata dalla tendenza soggettiva. Si noti che la categoria (iv) riguarda la riproduzione concettuale del sentimento fisico e la categoria (v) riguarda la diversità concettuale dal sentimento fisico. | (vi) La Categoria della Trasmutazione. Quando (in accordo con la categoria [iv], o con le categorie [iv] e [v]) il medesimo sentimento concettuale è derivato in modo imparziale da un soggetto prendente dai suoi analoghi sentimenti fisici semplici delle varie entità attuali nel suo mondo attuale, allora, in una fase successiva dell’integrazione di questi sentimenti fisici semplici con il sentimento

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the derivate conceptual feeling, the prehending subject may transmute the datum of this conceptual feeling into a characteristic of some nexus containing those prehended actual entities among its members, or of some part of that nexus. In this way the nexus (or its part), thus characterized, is the objective datum of a feeling entertained by this prehending subject. It is evident that the complete datum of the transmuted feeling is a contrast, namely, ‘the nexus, as one, in contrast with the eternal object’. This type of contrast is one of the meanings of the notion ‘qualification of physical substance by quality’. This category is the way in which the philosophy of organism, which is an atomic theory of actuality, meets a perplexity which is inherent in all monadic cosmologies. Leibniz in his Monadology meets the same difficulty by a theory of ‘confused’ perception. But he fails to make clear how ‘confusion’ originates. (vii) The Category of Subjective Harmony. The valuations of conceptual feelings are mutually determined by the adaptation of those feelings to be contrasted elements congruent with the subjective aim. Category (i) and category (vii) jointly express a pre-established harmony in the process of concrescence of any one subject. Category (i) has to do with data felt, and category (vii) with the subjective forms of the conceptual feelings. This pre-established harmony is an outcome of the fact that no prehension can be considered in abstraction from its subject, although it originates in the process creative of its subject. (viii) The Category of Subjective Intensity. The subjective aim, whereby there is origination of conceptual feeling, is at

PARTE I. LO SCHEMA SPECULATIVO. CAP. II, SEZ. III

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concettuale derivato, il soggetto prendente può trasmutare il dato di questo sentimento concettuale in una caratteristica di un qualche nesso che contenga quelle entità attuali prese tra i suoi membri, o di qualche parte di quel nesso. In questo modo il nesso (o la sua parte), così caratterizzato, è il dato oggettivo di un sentimento provato da questo soggetto prendente. È evidente che il dato completo del sentimento trasmutato è un contrasto, ossia, ‘il nesso, considerato come uno, in contrasto con l’oggetto eterno’. Questo tipo di contrasto è uno dei significati della nozione di ‘caratterizzazione della sostanza fisica mediante la qualità’. Questa categoria è il modo in cui la filosofia dell’organismo, che è una teoria atomica dell’attualità, incontra una perplessità che è caratteristica di tutte le cosmologie monadiche. Nella sua Monadologia, Leibniz incontra la stessa difficoltà con una teoria della percezione ‘confusa’. Ma egli fallisce nel chiarire come la ‘confusione’ si origini. (vii) La Categoria dell’Armonia Soggettiva. Le valutazioni dei sentimenti concettuali sono reciprocamente determinate dal fatto che quei sentimenti si adattino ad essere degli elementi in contrasto, compatibili con la tendenza soggettiva. Le categorie (i) e (vii) indicano congiuntamente un’armonia prestabilita nel processo di concrescenza di un soggetto qualsiasi. La categoria (i) ha a che fare con i dati sentiti, e la categoria (vii) con le forme soggettive dei sentimenti concettuali. Questa armonia prestabilita è un risultato del fatto che nessuna prensione può essere considerata in astrazione dal suo soggetto, nonostante si origini nel processo creativo del suo soggetto. (viii) La Categoria dell’Intensità Soggettiva. La tendenza soggettiva, per mezzo della quale ha origine il senti-

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intensity of feeling (α) in the immediate subject, and (β) in the relevant future. This double aim – at the immediate present and the relevant future – is less divided than appears on the surface. For the determination of the relevant future, and the anticipatory feeling respecting provision for its grade of intensity, are elements affecting the immediate complex of feeling. The greater part of morality hinges on the determination of relevance in the future. The relevant future consists of those elements in the anticipated future which are felt with effective intensity by the present subject by reason of the real potentiality for them to be derived from itself. (ix) The Category of Freedom and Determination. The concrescence of each individual actual entity is internally determined and is externally free. This category can be condensed into the formula, that in each concrescence whatever is determinable is determined, but that there is always  | a remainder for the decision of the subject-superject of that concrescence. This subject-superject is the universe in that synthesis, and beyond it there is nonentity. This final decision is the reaction of the unity of the whole to its own internal determination. This reaction is the final modification of emotion, appreciation, and purpose. But the decision of the whole arises out of the determination of the parts, so as to be strictly relevant to it. Section IV The whole of the discussion in the subsequent parts either leads up to these categories (of the four types) or is explanatory of them, or is considering our experience of the world in the light of these categories. But a few preliminary notes may be useful.

PARTE I. LO SCHEMA SPECULATIVO. CAP. II, SEZ. IV

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mento concettuale, ha intensità di sentimento α) nel soggetto immediato, e β) nel futuro rilevante. Questa duplice tendenza – al presente immediato e al futuro rilevante – è meno divisa di quanto sembri a prima vista. Poiché la determinazione del futuro rilevante e del sentimento anticipatore che riguarda la preparazione del suo grado di intensità sono degli elementi che si ripercuotono sul complesso immediato del sentimento. La maggior parte della moralità dipende dalla determinazione della rilevanza nel futuro. Il futuro rilevante consta di quegli elementi nel futuro anticipato che sono sentiti con intensità effettiva dal soggetto presente a causa della loro potenzialità reale di derivare da esso stesso. (ix) La Categoria della Libertà e Determinazione. La concrescenza di ogni entità attuale individuale è determinata internamente e libera esternamente. Questa categoria può essere sintetizzata nella formula che in ogni concrescenza ciò che è determinabile è determinato, ma c’è sempre | un residuo per la decisione del soggetto-supergetto di quella concrescenza. Questo soggetto-supergetto è l’universo in quella sintesi, e oltre esso non c’è nulla. Questa decisione finale è la reazione dell’unità dell’intero alla propria determinazione interna. Questa reazione è la modificazione finale dell’emozione, dell’apprezzamento e dello scopo. Ma la decisione dell’intero scaturisce dalla determinazione delle parti, così da essere strettamente rilevante per essa. Sezione IV Tutta la discussione nelle parti successive o conduce a queste categorie (dei quattro tipi) o è esplicativa di esse, o è il considerare la nostra esperienza del mondo alla luce di queste categorie. Ma alcune osservazioni preliminari possono essere utili.

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It follows from the fourth category of explanation that the notion of ‘complete abstraction’ is self-contradictory. For you cannot abstract the universe from any entity, actual or non-actual, so as to consider that entity in complete isolation. Whenever we think of some entity, we are asking, What is it fit for here? In a sense, every entity pervades the whole world; for this question has a definite answer for each entity in respect to any actual entity or any nexus of actual entities. It follows from the first category of explanation that ‘becoming’ is a creative advance into novelty. It is for this reason that the meaning of the phrase ‘the actual world’ is relative to the becoming of a definite actual entity which is both novel and actual, relatively to that meaning, and to no other meaning of that phrase. Thus, conversely, each actual entity corresponds to a meaning of ‘the actual world’ peculiar to itself. This point is dealt with more generally in categories of explanation (iii) and (v). An actual world is a nexus; and the actual world of one actual entity sinks to the level of a subordinate nexus in actual worlds beyond that actual entity. The first, the fourth, the eighteenth, and twenty-seventh categories state different aspects of one and the same general metaphysical truth. The first category states the doctrine in a general way: that every ultimate actuality embodies in its own essence what Alexander3 terms ‘a principle of unrest’, namely, its becoming. The fourth category applies this doctrine to the very notion of an ‘entity’. It asserts that the notion of an ‘entity’ means ‘an element contributory to the process of becom-

Cf. “Artistic Creation and Cosmic Creation”, Proc. Brit. Acad., 1927, Vol. XIII. 3

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Segue dalla quarta categoria della spiegazione che la nozione di ‘astrazione completa’ è auto-contraddittoria. Poiché non si può astrarre l’universo da alcuna entità, attuale o non attuale, così da considerare quella entità in completo isolamento. Ogniqualvolta pensiamo a qualche entità, ci chiediamo: Per che cosa è adatta, qui? In un certo senso, ogni entità pervade il mondo intero; perché questa domanda ha una risposta definita per ogni entità rispetto a qualsiasi entità o qualsiasi nesso di entità attuali. Segue dalla prima categoria della spiegazione che il ‘divenire’ è un avanzamento creativo nella novità. Per questa ragione il significato dell’espressione ‘il mondo attuale’ è relativa al divenire di una definita entità attuale che è sia nuova che attuale, relativamente a quel significato, e a nessun altro significato di quell’espressione. Così, al contrario, ogni entità attuale corrisponde ad un significato del ‘mondo attuale’ suo peculiare. Questo punto è affrontato in modo più generale nelle categorie della spiegazione (iii) e (v). Un mondo attuale è un nesso, e il mondo attuale di una entità attuale decade al livello di un nesso subordinato nei mondi attuali al di là di quell’entità attuale. La prima, la quarta, la diciottesima e la ventisettesima categoria affermano degli aspetti di una sola e identica verità metafisica generale. La prima categoria presenta la dottrina in modo generale: ogni entità attuale ultima incarna nella propria essenza ciò che Alexander3 chiama ‘un principio di inquietudine’, ossia il suo divenire. La quarta categoria applica questa dottrina alla nozione stessa di un’‘entità’. Essa asserisce che la nozione di una ‘entità’ significa ‘un elemento che contribuisce al processo di diCfr. “Artistic Creation and Cosmic Creation”, in Proceedings of the British Academy, 1927, Vol. XIII[, p. 17]. 3

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ing’. We have in this category the utmost generalization of the notion of ‘relativity’. The eighteenth category asserts that the obligations imposed on the becoming of any particular actual entity arise from the constitutions of other actual entities. The four categories of explanation, (x) to (xiii), constitute the repudia|tion of the notion of vacuous actuality, which haunts realistic philosophy. The term ‘vacuous actuality’ here means the notion of a res vera devoid of subjective immediacy. This repudiation is fundamental for the organic philosophy (cf. Part II, Ch. VII, ‘The Subjectivist Principle’). The notion of ‘vacuous actuality’ is very closely allied to the notion of the ‘inherence of quality in substance’. Both notions – in their misapplication as fundamental metaphysical categories – find their chief support in a misunderstanding of the true analysis of ‘presentational immediacy’ (cf. Part II, Ch. II, Sects. I and V). It is fundamental to the metaphysical doctrine of the philosophy of organism, that the notion of an actual entity as the unchanging subject of change is completely abandoned. An actual entity is at once the subject experiencing and the superject of its experiences. It is subject-superject, and neither half of this description can for a moment be lost sight of. The term ‘subject’ will be mostly employed when the actual entity is considered in respect to its own real internal constitution. But ‘subject’ is always to be construed as an abbreviation of ‘subject-superject’. The ancient doctrine that ‘no one crosses the same river twice’ is extended. No thinker thinks twice; and, to put the matter more generally, no subject experiences twice. This is

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venire’. In questa categoria abbiamo la massima generalizzazione della nozione di relatività. La diciottesima categoria asserisce che le obbligazioni imposte al divenire di una particolare entità attuale emergono dalle costituzioni di altre entità attuali. Le quattro categorie della spiegazione, dalla (x) alla (xiii), costituiscono il rifiuto | della nozione di ‘attualità vuota’, che ossessiona la filosofia realistica. Il termine ‘attualità vuota’ qui significa la nozione di una res vera priva di immediatezza soggettiva. Questo rifiuto è fondamentale per la filosofia organica (cfr. Parte II, Cap. VII, ‘Il Principio soggettivistico’). La nozione di ‘attualità vuota’ è fortemente connessa alla nozione della ‘inerenza della qualità nella sostanza’. Entrambe le nozioni – nella loro erronea applicazione come categorie metafisiche fondamentali – trovano il loro principale sostegno in una incomprensione della vera analisi della ‘immediatezza presentazionale’ (cfr. Parte II, Cap. II, Sezioni I e V). Per la dottrina metafisica della filosofia dell’organismo è fondamentale che la nozione di un’entità attuale come il soggetto immutabile del cambiamento sia completamente abbandonata. Un’entità attuale è allo stesso tempo il soggetto esperiente e il supergetto delle sue esperienze. È un soggetto-supergetto, e nessuna delle due metà di questa descrizione può essere persa di vista per un istante. Il termine ‘soggetto’ sarà impiegato per lo più quando un’entità attuale verrà considerata rispetto alla sua propria costituzione interna. Ma ‘soggetto’ deve essere sempre interpretato come un’abbreviazione di ‘soggetto-supergetto’. L’antica dottrina per cui ‘nessuno si può bagnare due volte nello stesso fiume’ è ampliata. Nessun pensatore pensa una stessa cosa due volte e, in termini ancora più generali, nessun soggetto fa la stessa esperienza due volte.

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what Locke ought to have meant by his doctrine of time as a ‘perpetual perishing’. This repudiation directly contradicts Kant’s ‘First Analogy of Experience’ in either of its ways of phrasing (1st or 2nd edition). In the philosophy of organism it is not ‘substance’ which is permanent, but ‘form’. Forms suffer changing relations; actual entities ‘perpetually perish’ subjectively, but are immortal objectively. Actuality in perishing acquires objectivity, while it loses subjective immediacy. It loses the final causation which is its internal principle of unrest, and it acquires efficient causation whereby it is a ground of obligation characterizing the creativity. Actual occasions in their ‘formal’ constitutions are devoid of all indetermination. Potentiality has passed into realization. They are complete and determinate matter of fact, devoid of all indecision. They form the ground of obligation. But eternal objects, and propositions, and some more complex sorts of contrasts, involve in their own natures indecision. They are, like all entities, potentials for the process of becoming. Their ingression expresses the definiteness of the actuality in question. But their own natures do not in themselves disclose in what actual entities this potentiality of ingression is realized. Thus they involve indetermination in a sense more complete than do the former set. A multiplicity merely enters into process through its individual members. The only statements to be made about a multiplicity express how its individual members enter into the process of the actual world. Any entity which enters into process in this way belongs to the multiplicity, and no other entities do belong to it. It can be treated as a unity for this

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Questo è ciò che Locke deve avere inteso con la sua dottrina del tempo come ‘perpetuo perire’. Questo rifiuto contraddice direttamente la ‘prima analogia dell’esperienza’ di Kant, in entrambi i modi della sua formulazione (I o II edizione). Nella filosofia dell’organismo non è la ‘sostanza’ che è permanente, ma la ‘forma’. Le forme subiscono delle relazioni che cambiano; le entità attuali ‘periscono perpetuamente’ soggettivamente, ma sono immortali oggettivamente. L’attualità nel perire acquista oggettività, mentre perde l’immediatezza soggettiva. Perde la causazione finale che è il suo principio di inquietudine interno e acquisisce la causazione efficiente mediante cui è un fondamento dell’obbligazione che caratterizza la creatività. Le occasioni attuali nelle loro costituzioni ‘formali’ sono prive di qualsiasi indeterminazione. La potenzialità è diventata realizzazione. Esse sono dati di fatto completi e determinati, privi di ogni indecisione. Formano il fondamento della obbligazione. Ma gli oggetti eterni, e le proposizioni, e alcuni tipi più complessi di contrasti, implicano nella propria natura l’indecisione. Essi sono, come tutte le entità, dei potenziali del processo di divenire. La loro ingressione esprime la definitezza dell’attualità in questione. Ma le loro proprie nature non rivelano di per sé in quali entità attuali questa potenzialità di ingressione è realizzata. Così esse implicano l’indeterminazione in un senso più completo che non l’insieme precedente. Una molteplicità entra nel processo solamente attraverso i suoi membri individuali. Le sole affermazioni che si possono fare riguardo ad una molteplicità indicano come i suoi membri individuali entrino nel processo del mondo attuale. Ogni entità che entri nel processo in questo modo appartiene alla molteplicità e nessun’altra entità appartiene ad essa. Per questo fine, e per questo fine solamente,

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purpose, and this purpose only. For example, each of the six kinds of entities | just mentioned is a multiplicity (i.e., not the individual entities of the kinds, but the collective kinds of the entities). A multiplicity has solely a disjunctive relationship to the actual world. The ‘universe’ comprising the absolutely initial data for an actual entity is a multiplicity. The treatment of a multiplicity as though it had the unity belonging to an entity of any one of the other six kinds produces logical errors. Whenever the word ‘entity’ is used, it is to be assumed, unless otherwise stated, that it refers to an entity of one of the six kinds, and not to a multiplicity. There is no emergent evolution concerned with a multiplicity, so that every statement about a multiplicity is a disjunctive statement about its individual members. Entities of any of the first six kinds, and generic contrasts, will be called ‘proper entities’. In its development the subsequent discussion of the philosophy of organism is governed by the belief that the subject-predicate form of proposition is concerned with high abstractions except in its application to subjective forms. This sort of abstraction, apart from this exception, is rarely relevant to metaphysical description. The dominance of Aristotelian logic from the late classical period onwards has imposed on metaphysical thought the categories naturally derivative from its phraseology. This dominance of his logic does not seem to have been characteristic of Aristotle’s own metaphysical speculations. The divergencies, such as they are, in these lectures from other philosophical doctrines mostly depend upon the fact that many philosophers, who in their explicit statements criticize the Aristotelian notion of ‘substance’, yet implicitly throughout their discussions presuppose that the

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può essere trattata come un’unità. Per esempio, ognuno dei sei tipi di entità | appena menzionati è una molteplicità (vale a dire, non le entità individuali dei tipi, ma i tipi collettivi delle entità). Una molteplicità ha solamente una relazione disgiuntiva con il mondo attuale. L’‘universo’ che comprende i dati assolutamente iniziali per un’entità attuale è una molteplicità. Trattare una molteplicità come se avesse l’unità che appartiene a un’entità di uno degli altri sei tipi produce degli errori logici. Ogniqualvolta la parola ‘entità’ viene usata, salvo altra indicazione, si deve assumere che essa si riferisca ad un’entità di uno dei sei tipi, e non a una molteplicità. Non c’è alcuna evoluzione emergente che riguardi una molteplicità, cosicché ogni affermazione circa una molteplicità è un’affermazione disgiuntiva circa i suoi membri individuali. Le entità di uno qualsiasi dei primi sei tipi, e i contrasti generici, saranno chiamati ‘entità proprie’. Nel suo sviluppo, la discussione seguente della filosofia dell’organismo è dominata dalla credenza che la forma della proposizione soggetto-predicato riguardi delle astrazioni alte, fatta eccezione per la sua applicazione alle forme soggettive. Questo tipo di astrazione, a parte la sua eccezione, è raramente rilevante per la descrizione metafisica. Il predominio della logica aristotelica dall’epoca classica tarda in poi ha imposto al pensiero metafisico le categorie che derivano naturalmente dalla sua fraseologia. Questo predominio della sua logica non sembra essere stato caratteristico della speculazione metafisica propria di Aristotele. In queste lezioni le differenze, così come sono, da altre dottrine filosofiche dipendono per lo più dal fatto che molti filosofi, che nelle loro affermazioni esplicite criticano la nozione aristotelica di ‘sostanza’, tuttavia presuppongono implicitamente in tutte le loro

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‘subject-predicate’ form of proposition embodies the finally adequate mode of statement about the actual world. The evil produced by the Aristotelian ‘primary substance’ is exactly this habit of metaphysical emphasis upon the ‘subject-predicate’ form of proposition. |

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discussioni che la forma ‘soggetto-predicato’ rappresenti il modo definitivamente adeguato di esprimersi circa il mondo attuale. Il danno prodotto dalla ‘sostanza primaria’ aristotelica è esattamente quest’abitudine a enfatizzare in metafisica la forma ‘soggetto-predicato’ della proposizione. |

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Chapter III Some Derivative Notions Section I The primordial created fact is the unconditioned conceptual valuation of the entire multiplicity of eternal objects. This is the ‘primordial nature’ of God. By reason of this complete valuation, the objectification of God in each derivate actual entity results in a graduation of the relevance of eternal objects to the concrescent phases of that derivate occasion. There will be additional ground of relevance for select eternal objects by reason of their ingression into derivate actual entities belonging to the actual world of the concrescent occasion in question. But whether or no this be the case, there is always the definite relevance derived from God. Apart from God, eternal objects unrealized in the actual world would be relatively non-existent for the concrescence in question. For effective relevance requires agency of comparison, and agency belongs exclusively to actual occasions. This divine ordering is itself matter of fact, thereby conditioning creativity. Thus possibility which transcends realized temporal matter of fact has a real relevance to the creative advance. God is the primordial creature; but the description of his nature is not exhausted by this conceptual side of it. His ‘consequent nature’ results from his physical prehensions of the derivative actual entities (cf. Part V). ‘Creativity’ is another rendering of the Aristotelian ‘matter’, and of the modern ‘neutral stuff’. But it is divested of the

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Capitolo III Alcune nozioni derivate Sezione I Il primordiale fatto creato è la valutazione concettuale incondizionata di tutta la molteplicità degli oggetti eterni. Questa è la ‘natura primordiale’ di Dio. A causa di questa valutazione completa, l’oggettivazione di Dio in ogni entità attuale derivata ha come risultato una gradazione della rilevanza degli oggetti eterni per le fasi concrescenti di quell’occasione derivata. Ci sarà un motivo di rilevanza in più per degli oggetti eterni selezionati in virtù della loro ingressione nelle entità attuali derivate che appartengono al mondo attuale dell’occasione concrescente in questione. Ma, che questo sia il caso o meno, vi è sempre la rilevanza definita derivata da Dio. A prescindere da Dio, gli oggetti eterni irrealizzati nel mondo attuale sarebbero relativamente nonesistenti per la concrescenza in questione. Infatti la rilevanza effettiva richiede l’azione del paragone, e l’azione appartiene esclusivamente alle occasioni attuali. Questo ordinamento è esso stesso un dato di fatto, che condiziona in tal modo la creatività. Così, la possibilità che trascende il dato di fatto temporale realizzato ha una reale rilevanza per l’avanzamento creativo. Dio è la creatura primordiale; ma la descrizione della sua natura non è esaurita da questo suo lato concettuale. La sua ‘natura conseguente’ deriva dalle sue prensioni fisiche delle entità attuali derivate (cfr. Parte V). ‘Creatività’ è un’altra versione della ‘materia’ aristotelica, e del moderno ‘materiale neutro’. Ma è spogliata della

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notion of passive receptivity, either of ‘form’, or of external relations; it is the pure notion of the activity conditioned by the objective immortality of the actual world – a world which is never the same twice, though always with the stable element of divine ordering. Creativity is without a character of its own in exactly the same sense in which the Aristotelian ‘matter’ is without a character of its own. It is that ultimate notion of the highest generality at the base of actuality. It cannot be characterized, because all characters are more special than itself. But creativity is always found under conditions, and described as conditioned. The non-temporal act of all-inclusive unfettered valuation is at once a creature of creativity and a condition for creativity. It shares this double character with all creatures. By reason of its character as a creature, always in concrescence and never in the past, it receives a reaction from the world; this reaction is its consequent nature. It is here termed ‘God’; because the contemplation of our natures, as  | enjoying real feelings derived from the timeless source of all order, acquires that ‘subjective form’ of refreshment and companionship at which religions aim. This function of creatures, that they constitute the shifting character of creativity, is here termed the ‘objective immortality’ of actual entities. Thus God has objective immortality in respect to his primordial nature and his consequent nature. The objective immortality of his consequent nature is considered later (cf. Part V); we are now concerned with his primordial nature. God’s immanence in the world in respect to his primordial nature is an urge towards the future based upon an appetite in the present. Appetition is at once the conceptual valuation of an immediate physical feeling combined with the urge to-

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nozione di ricettività passiva, o della ‘forma’ o delle relazioni esterne; è la pura nozione dell’attività condizionata dall’immortalità oggettiva del mondo attuale – un mondo che non è mai due volte lo stesso, nonostante abbia sempre l’elemento stabile dell’ordinamento divino. La creatività è senza un carattere proprio, esattamente nello stesso senso in cui la ‘materia’ aristotelica è senza un carattere proprio. È quella nozione ultima della più alta generalità alla base dell’attualità. Non può essere caratterizzata, perché tutti i caratteri sono più specifici di essa. Ma la creatività si trova sempre sotto certe condizioni, ed è descritta come condizionata. L’atto non temporale della valutazione incondizionata onnicomprensiva è allo stesso tempo una creatura della creatività e una condizione per la creatività. Condivide questo doppio carattere con tutte le creature. A causa del suo carattere di creatura, sempre nella concrescenza e mai nel passato, riceve una reazione dal mondo; questa reazione è la sua natura conseguente. È qui chiamato ‘Dio’ perché la contemplazione delle nostre nature, in quanto provano | dei sentimenti reali derivati dalla sorgente senza tempo di ogni ordine, ottiene quella ‘forma soggettiva’ di rigenerazione e compagnia a cui aspirano le religioni. Questa funzione delle creature, per cui esse costituiscono il carattere mutevole della creatività, è qui chiamata l’‘immortalità oggettiva’ delle entità attuali. Così Dio ha l’immortalità oggettiva rispetto alla sua natura primordiale e alla sua natura conseguente. L’immortalità oggettiva della sua natura conseguente è considerata successivamente (cfr. Parte V); ci interessa ora la sua natura primordiale. L’immanenza di Dio nel mondo rispetto alla sua natura primordiale è un impulso verso il futuro basato su un appetito nel presente. L’appetizione è allo stesso tempo la valutazione concettuale di un sentimento fisico immedia-

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wards realization of the datum conceptually prehended. For example, ‘thirst’ is an immediate physical feeling integrated with the conceptual prehension of its quenching. Appetition1 is immediate matter of fact including in itself a principle of unrest, involving realization of what is not and may be. The immediate occasion thereby conditions creativity so as to procure, in the future, physical realization of its mental pole, according to the various valuations inherent in its various conceptual prehensions. All physical experience is accompanied by an appetite for, or against, its continuance: an example is the appetition of self-preservation. But the origination of the novel conceptual prehension has, more especially, to be accounted for. Thirst is an appetite towards a difference – towards something relevant, something largely identical, but something with a definite novelty. This is an example at a low level which shows the germ of a free imagination. In what sense can unrealized abstract form be relevant? What is its basis of relevance? ‘Relevance’ must express some real fact of togetherness among forms. The ontological principle can be expressed as: All real togetherness is togetherness in the formal constitution of an actuality. So if there be a relevance of what in the temporal world is unrealized, the relevance must express a fact of togetherness in the formal constitution of a non-temporal actuality. But by the principle of relativity there can only be one non-derivative actuality, unbounded by its prehensions of an actual world. Such a primordial superject of creativity achieves, in its unity of satisfac-

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Cf. Leibniz’s Monadology.

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to, unita all’impulso verso la realizzazione del dato concettualmente preso. Per esempio, la ‘sete’ è un sentimento fisico immediato, integrato con la prensione concettuale del suo appagamento. L’appetizione1 è il dato di fatto immediato che include in sé un principio di inquietudine, poiché implica la realizzazione di ciò che non è e potrebbe essere. L’occasione immediata condiziona in questo modo la creatività, così da procurare, nel futuro, la realizzazione fisica del suo polo mentale, secondo le varie valutazioni che ineriscono alle sue varie prensioni concettuali. Tutta l’esperienza fisica è accompagnata da un appetito per o contro, il suo proseguimento: un esempio è l’appetizione dell’autoconservazione. Ma l’originazione della nuova prensione concettuale deve essere considerata più esplicitamente. La sete è un appetito verso una differenza – verso qualcosa di rilevante, in gran parte identico, e tuttavia con una novità definita. Questo è un esempio, ad un livello elementare, che mostra il germe di una libera immaginazione. In che senso può essere rilevante una forma astratta irrealizzata? Qual è la sua base di rilevanza? ‘Rilevanza’ deve esprimere qualche fatto reale dell’essere-insieme delle forme. Il principio ontologico può essere espresso così: ogni essere-insieme reale è un essere-insieme nella costituzione formale di un’attualità. Così se c’è una rilevanza di ciò che nel mondo temporale è irrealizzato, tale rilevanza deve esprimere un fatto dell’essere-insieme nella costituzione formale di un’attualità. Ma per il principio della relatività ci può essere solo un’attualità non derivata, non vincolata dalle sue prensioni di un mondo attuale. Un tale supergetto primordiale della creatività raggiunge, nell’unità della 1

Cfr. La Monadologia di Leibniz.

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tion, the complete conceptual valuation of all eternal objects. This is the ultimate, basic adjustment of the togetherness of eternal objects on which creative order depends. It is the conceptual adjustment of all appetites in the form of aversions and adversions. It constitutes the meaning of relevance. Its status as an actual efficient fact is recognized by terming it the ‘primordial nature of God’. The word ‘appetition’ illustrates a danger which lurks in technical terms. This same danger is also illustrated in the psychology derived from Freud. | The mental poles of actualities contribute various grades of complex feelings to the actualities including them as factors. The basic operations of mentality are ‘conceptual prehensions’. These are the only operations of ‘pure’ mentality. All other mental operations are ‘impure’, in the sense that they involve integrations of conceptual prehensions with the physical prehensions of the physical pole. Since ‘impurity’ in prehension refers to the prehension arising out of the integration of ‘pure’ physical prehensions with ‘pure’ mental prehensions, it follows that an ‘impure’ mental prehension is also an ‘impure’ physical prehension and conversely. Thus the term ‘impure’ applied to a prehension has a perfectly definite meaning; and does not require the terms ‘mental’ or ‘physical’, except for the direction of attention in the discussion concerned. The technical term ‘conceptual prehension’ is entirely neutral, devoid of all suggestiveness. But such terms present great difficulties to the understanding, by reason of the fact that they suggest no particular exemplifications. Accordingly, we seek equivalent terms which have about them the suggestiveness of familiar fact. We have chosen the term ‘appetition’,

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sua soddisfazione, la valutazione concettuale completa di tutti gli oggetti eterni. Questo è l’adattamento fondamentale ultimo dell’essere-insieme degli oggetti eterni, da cui dipende l’ordine creativo. Esso è l’adattamento concettuale di tutti gli appetiti nella forma delle avversioni e attrazioni. Costituisce il significato della rilevanza. Il suo status come un fatto attuale efficiente è riconosciuto dal termine ‘natura primordiale di Dio’. La parola ‘appetizione’ esemplifica un pericolo che si nasconde nei termini tecnici. Lo stesso pericolo è esemplificato anche nella psicologia che deriva da Freud. | I poli mentali delle attualità forniscono vari gradi di sentimenti complessi alle attualità che li includono come fattori. Le operazioni basilari della mente sono ‘prensioni concettuali’. Queste sono le sole prensioni della mente ‘pura’. Tutte le altre operazioni mentali sono ‘impure’ nel senso che implicano delle integrazioni delle prensioni concettuali con le prensioni fisiche del polo fisico. Poiché l’‘impurità’ nella prensione si riferisce alla prensione che emerge dall’integrazione delle prensioni fisiche ‘pure’ con le prensioni mentali ‘pure’, ne consegue che una prensione mentale ‘impura’ è anche una prensione fisica ‘impura’ e viceversa. Così il termine ‘impuro’, applicato a una prensione, ha un significato perfettamente definito e non richiede i termini ‘mentale’ o ‘fisico’, se non per dirigere l’attenzione nella discussione in questione. Il termine tecnico ‘prensione concettuale’ è del tutto neutrale, privo di qualsiasi suggestività. Ma termini siffatti presentano grandi difficoltà per la comprensione, per il fatto che non suggeriscono esemplificazioni particolari. Di conseguenza, cerchiamo dei termini equivalenti che portino con sé la suggestività di un fatto familiare. Abbiamo scelto il termine ‘appetizione’, che suggerisce del-

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which suggests exemplifications in our own experience, also in lower forms of life such as insects and vegetables. But even in human experience ‘appetition’ suggests a degrading notion of this basic activity in its more intense operations. We are closely concerned with what Bergson calls ‘intuition’ – with some differences however. Bergson’s ‘intuition’ is an ‘impure’ operation; it is an integral feeling derived from the synthesis of the conceptual prehension with the physical prehension from which it has been derived according to the ‘Category of Conceptual Reproduction’ (Categoreal Obligation IV). It seems that Bergson’s term ‘intuition’ has the same meaning as ‘physical purpose’ in Part III of these lectures. Also Bergson’s ‘intuition’ seems to abstract from the subjective form of emotion and purpose. This subjective form is an essential element in the notion of ‘conceptual prehension’, as indeed in that of any prehension. It is an essential element in ‘physical purpose’ (cf. Part III). If we consider these ‘pure’ mental operations in their most intense operations, we should choose the term ‘vision’. A conceptual prehension is a direct vision of some possibility of good or of evil – of some possibility as to how actualities may be definite. There is no reference to particular actualities, or to any particular actual world. The phrase ‘of good or of evil’ has been added to include a reference to the subjective form; the mere word ‘vision’ abstracts from this factor in a conceptual prehension. If we say that God’s primordial nature is a completeness of ‘appetition’, we give due weight to the subjective form – at a cost. If we say that God’s primordial nature is ‘intuition’, we suggest mentality which is ‘impure’ by reason of synthesis with physical prehension. If

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le esemplificazioni nella nostra propria esperienza, anche nelle forme inferiori di vita quali gli insetti e i vegetali. Ma anche nell’esperienza umana l’‘appetizione’ suggerisce una nozione degradata di questa attività fondamentale nelle sue operazioni piú intense. Siamo molto vicini a ciò che Bergson chiama ‘intuizione’ – con qualche differenza tuttavia. L’‘intuizione’ di Bergson è un’operazione ‘impura’, è un sentimento integrale derivato dalla sintesi della prensione concettuale con la prensione fisica da cui è derivata secondo la ‘categoria della riproduzione concettuale’ (Obbligazione Categoriale IV). Sembra che il termine di Bergson ‘intuizione’ abbia lo stesso significato che ha lo ‘scopo fisico’ nella Parte III di queste lezioni. Anche l’‘intuizione’ di Bergson sembra astrarre dalla forma soggettiva dell’emozione e dello scopo. Questa forma soggettiva è un elemento essenziale nella nozione di ‘prensione concettuale’, come – a dire il vero – in quella di qualsiasi prensione. È un elemento essenziale nello ‘scopo fisico’ (cfr. Parte III). Se consideriamo queste operazioni mentali ‘pure’ nelle loro operazioni più intense, dovremmo scegliere il termine ‘visione’. Una prensione concettuale è una visione diretta di qualche possibilità di bene o di male – di qualche possibilità rispetto al come le attualità possano essere definite. Non c’è riferimento ad attualità particolari, o ad un qualche mondo attuale. L’espressione ‘di bene o di male’ è stata aggiunta per includere il riferimento alla forma soggettiva; la semplice parola ‘visione’ astrae da questo fattore in una prensione concettuale. Se diciamo che la natura primordiale di Dio è la completezza dell’‘appetizione’, diamo il giusto peso alla forma soggettiva – a un certo prezzo. Se diciamo che la natura primordiale di Dio è l’‘intuizione’, suggeriamo che l’essere-mentale è ‘impuro’ a causa della sintesi con la prensione fisica. Se diciamo

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we say that God’s primordial nature is ‘vision’, we suggest a maimed view of the subjective form, divesting it of yearning after concrete fact – no particular facts, but after some actuality. There is deficiency in God’s primordial nature which the term ‘vision’ obscures. | One advantage of the term ‘vision’ is that it connects this doctrine of God more closely with philosophical tradition. ‘Envisagement’ is perhaps a safer term than ‘vision’. To sum up: God’s ‘primordial nature’ is abstracted from his commerce with ‘particulars’, and is therefore devoid of those ‘impure’ intellectual cogitations which involve propositions (cf. Part III). It is God in abstraction, alone with himself. As such it is a mere factor in God, deficient in actuality. Section II The notions of ‘social order’ and of ‘personal order’ cannot be omitted from this preliminary sketch. A ‘society’, in the sense in which that term is here used, is a nexus with social order; and an ‘enduring object’, or ‘enduring creature’, is a society whose social order has taken the special form of ‘personal order’. A nexus enjoys ‘social order’ where (i) there is a common element of form illustrated in the definiteness of each of its included actual entities, and (ii) this common element of form arises in each member of the nexus by reason of the conditions imposed upon it by its prehensions of some other members of the nexus, and (iii) these prehensions impose that condition of reproduction by reason of their inclusion of positive feelings of that common form. Such a nexus is called a ‘society’, and the common form is the ‘defining characteristic’ of the

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che la natura primordiale di Dio è la ‘visione’, suggeriamo una visione mutilata della forma soggettiva, spogliandola del desiderio del fatto concreto – non di fatti particolari, ma di una qualche attualità. C’è una carenza nella natura primordiale di Dio che il termine ‘visione’ oscura. | Un vantaggio del termine ‘visione’ è che esso connette più strettamente questa dottrina di Dio con la tradizione filosofica. ‘Raffigurazione’ è forse un termine più sicuro di ‘visione’. Per riassumere: la ‘natura primordiale’ di Dio è la forma astratta dal suo commercio con i ‘particolari’, ed è perciò priva di quelle cogitazioni intellettuali ‘impure’ che comportano le proposizioni (cfr. Parte III). È Dio in astrazione, da solo con se stesso. Come tale essa è un mero fattore di Dio, carente in attualità. Sezione II Le nozioni di ‘ordine sociale’ e di ‘ordine personale’ non possono essere omesse da questo abbozzo preliminare. Una ‘società’, nel senso in cui tale termine è qui usato, è un nesso che ha un ordine sociale; e un ‘oggetto perdurante’, o una ‘creatura perdurante’, è una società il cui ordine sociale ha preso la forma speciale di ‘ordine personale’. Un nesso gode di ‘ordine sociale’ quando: (i) c’è un elemento comune della forma esemplificato nella definitezza di ciascuna delle sue entità attuali incluse, e (ii) questo elemento comune della forma emerge in ogni membro del nesso a causa delle condizioni imposte ad esso dalle sue prensioni di qualche altro membro del nesso, e (iii) queste prensioni impongono quella condizione di riproduzione a causa della loro inclusione dei sentimenti positivi di quella forma comune. Un tale nesso è chiamato ‘società’ e la forma comune è la ‘caratteristica definitoria’ della società.

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society. The notion of ‘defining characteristic’ is allied to the Aristotelian notion of ‘substantial form’. The common element of form is simply a complex eternal object exemplified in each member of the nexus. But the social order of the nexus is not the mere fact of this common form exhibited by all its members. The reproduction of the common form throughout the nexus is due to the genetic relations of the members of the nexus among each other, and to the additional fact that genetic relations include feelings of the common form. Thus the defining characteristic is inherited throughout the nexus, each member deriving it from those other members of the nexus which are antecedent to its own concrescence. A nexus enjoys ‘personal order’ when (α) it is a ‘society’, and (β) when the genetic relatedness of its members orders these members ‘serially’. By this ‘serial ordering’ arising from the genetic relatedness, it is meant that any member of the nexus – excluding the first and the last, if there be such – constitutes a ‘cut’ in the nexus, so that (a) this member inherits from all members on one side of the cut, and from no members on the other side of the cut, and (b) if A and B are two members of the nexus and B inherits from A, then the side of B’s cut, inheriting from B, forms part of the side of A’s cut, inheriting from A, and the side of A’s cut from which A inherits forms part of the side of B’s cut from which B inherits. Thus the nexus forms a single line of inheritance of its defining characteristic. Such a nexus is called an ‘enduring object’. It might have been  | termed a ‘person’, in the legal sense of that term. But unfortunately ‘person’ suggests the notion of consciousness, so that its use would lead to misunderstanding. The nexus ‘sustains a character’, and this is one of the meanings of the Latin word

PARTE I. LO SCHEMA SPECULATIVO. CAP. III, SEZ. II

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Questa nozione di ‘caratteristica definitoria’ è legata alla nozione aristotelica di ‘forma sostanziale’. L’elemento comune della forma è semplicemente un oggetto eterno complesso esemplificato in ogni membro del nesso. Ma l’ordine sociale del nesso non è il mero fatto della sua forma comune esibita da tutti i membri. La riproduzione della forma comune in tutto il nesso è dovuta alle relazioni genetiche dei membri del nesso tra loro, e al fatto ulteriore che le relazioni genetiche includono sentimenti della forma comune. Così la caratteristica definitoria è ereditata in tutto il nesso, poiché ogni membro la trae da quegli altri membri del nesso che sono antecedenti alla sua propria concrescenza. Un nesso gode dell’‘ordine personale’ quando (α) è una ‘società’, e (β) quando la relazionalità genetica dei suoi membri ordina ‘in serie’ questi membri. Con questo ‘ordinamento seriale’ che sorge dalla relazionalità genetica si intende che ogni membro del nesso – ad esclusione del primo e dell’ultimo, se ce ne sono – costituisce un ‘taglio’ nel nesso, cosicchè (a) questo membro eredita da tutti i membri che sono su un lato del taglio, e da nessun membro che si trova sull’altro lato del taglio, e (b) se A e B sono due membri del nesso e B eredita da A, allora il lato del taglio di B, che eredita da B, forma parte del lato del taglio di A, che eredita da A, e il lato del taglio di A da cui A eredita forma parte del lato del taglio di B da cui B eredita. Così il nesso forma un’unica linea di eredità della sua caratteristica definitoria. Tale nesso è chiamato un ‘oggetto perdurante’. Esso si sarebbe potuto | chiamare una ‘persona’, nel senso legale del termine. Ma sfortunatamente ‘persona’ suggerisce la nozione di coscienza, così che il suo uso condurrebbe a un equivoco. Il nesso ‘interpreta una parte’, e questo è uno dei significati della paro-

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persona. But an ‘enduring object’, qua ‘person’, does more than sustain a character. For this sustenance arises out of the special genetic relations among the members of the nexus. An ordinary physical object, which has temporal endurance, is a society. In the ideally simple case, it has personal order and is an ‘enduring object’. A society may (or may not) be analysable into many strands of ‘enduring objects’. This will be the case for most ordinary physical objects. These enduring objects and ‘societies’, analysable into strands of enduring objects, are the permanent entities which enjoy adventures of change throughout time and space. For example, they form the subject-matter of the science of dynamics. Actual entities perish, but do not change; they are what they are. A nexus which (i) enjoys social order, and (ii) is analysable into strands of enduring objects may be termed a ‘corpuscular society’. A society may be more or less corpuscular, according to the relative importance of the defining characteristics of the various enduring objects compared to that of the defining characteristic of the whole corpuscular nexus. Section III There is a prevalent misconception that ‘becoming’ involves the notion of a unique seriality for its advance into novelty. This is the classic notion of ‘time’, which philosophy took over from common sense. Mankind made an unfortunate generalization from its experience of enduring objects. Recently physical science has abandoned this notion. Accordingly we should now purge cosmology of a point of view which it ought never to have adopted as an ultimate metaphysical principle.

PARTE I. LO SCHEMA SPECULATIVO. CAP. III, SEZ. III

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la latina persona. Ma un ‘oggetto perdurante’, in quanto ‘persona’, fa più che interpretare una parte. Poiché la sua parte sorge dalle relazioni genetiche speciali tra i membri del nesso. Un oggetto fisico ordinario, che ha una durata temporale, è una società. In un caso idealmente semplice, esso ha ordine personale ed è un ‘oggetto perdurante’. Una società può (o meno) essere analizzabile nei molteplici filoni degli ‘oggetti eterni’. Questo è il caso della maggior parte degli oggetti fisici ordinari. Questi oggetti perduranti e le ‘società’, analizzabili nei filoni degli oggetti perduranti, sono le entità permanenti che sperimentano le avventure del cambiamento nel tempo e nello spazio. Per esempio, essi costituiscono l’oggetto della scienza della dinamica. Le entità attuali periscono, ma non cambiano; sono quelle che sono. Un nesso che (i) gode di un ordine sociale, e (ii) è analizzabile nei termini degli filoni degli oggetti perduranti, può essere chiamato una ‘società corpuscolare’. Una società può essere più o meno corpuscolare, a seconda dell’importanza relativa delle caratteristiche definitorie dei vari oggetti perduranti, confrontata con quella della caratteristica definitoria dell’intero nesso corpuscolare. Sezione III C’è una concezione erronea assai diffusa per cui il ‘divenire’ comporta la nozione di una serialità unica per il suo avanzamento nella novità. Questa è la nozione classica di ‘tempo’, che la filosofia ha ereditato dal senso comune. L’umanità ha compiuto una generalizzazione infelice dalla sua esperienza degli oggetti perduranti. Recentemente la scienza fisica ha abbandonato questa nozione. Conseguentemente, dovremmo ora liberare la cosmologia da un punto di vista che non avrebbe mai dovuto essere assunto

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In these lectures the term ‘creative advance’ is not to be construed in the sense of a uniquely serial advance. Finally, the extensive continuity of the physical universe has usually been construed to mean that there is a continuity of becoming. But if we admit that ‘something becomes’, it is easy, by employing Zeno’s method, to prove that there can be no continuity of becoming.2 There is a becoming of continuity, but no continuity of becoming. The actual occasions are the creatures which become, and they constitute a continuously extensive world. In other words, extensiveness becomes, but ‘becoming’ is not itself extensive. Thus the ultimate metaphysical truth is atomism. The creatures are atomic. In the present cosmic epoch there is a creation of continuity. Perhaps such creation is an ultimate metaphysical truth holding of all cosmic | epochs; but this does not seem to be a necessary conclusion. The more likely opinion is that extensive continuity is a special condition arising from the society of creatures which constitute our immediate epoch. But atomism does not exclude complexity and universal relativity. Each atom is a system of all things. The proper balance between atomism and continuity is of importance to physical science. For example, the doctrine, here explained, conciliates Newton’s corpuscular theory of light with the wave theory. For both a corpuscle, and an advancing element of a wave front, are merely a permanent form propagated from atomic creature to atomic creature. A cor-

Cf. Part II, Ch. II, Sect. II; and also my Science and the Modern World, Ch. VII, for a discussion of this argument. 2

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come principio metafisico ultimo. In queste lezioni il termine ‘avanzamento creativo’ non deve essere interpretato nel senso di un avanzamento unicamente seriale. Infine, la continuità estensionale dell’universo fisico è stata generalmente intesa a significare che c’è una continuità di divenire. Ma se noi ammettiamo che ‘qualcosa diviene’, è facile, adottando il metodo di Zenone, provare che non ci può essere continuità del divenire.2 C’è un divenire della continuità, ma non una continuità del divenire. Le occasioni attuali sono le creature che divengono, ed esse costituiscono un mondo continuamente estensionale. In altri termini, l’estensionalità diviene, ma il ‘divenire’ non è esso stesso esteso. Così la verità metafisica ultima è l’atomismo. Le creature sono atomiche. Nella presente epoca cosmica c’è una creazione di continuità. Forse tale creazione è una verità metafisica ultima che vale per tutte | le epoche, ma questa non sembra essere una conclusione necessaria. L’opinione più probabile è che la continuità estensionale sia una condizione speciale che sorge dalla società delle creature che costituisce la nostra epoca immediata. Ma l’atomismo non esclude la complessità e la relatività universale. Ogni atomo è un sistema di tutte le cose. Il giusto equilibrio tra atomismo e continuità è importante per la scienza fisica. Per esempio, la dottrina – qui spiegata – concilia la teoria corpuscolare della luce di Newton con la teoria ondulatoria. Poiché sia un corpuscolo sia un elemento che avanza su un fronte d’onda sono solamente una forma permanente che si propaga da creatura atomica a creatura atomica. Un corpuscolo è infatti Cfr. Parte II, Cap. II, Sez. II; e anche il mio La scienza e il mondo moderno, Cap. VII, per una discussione dell’argomento. 2

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puscle is in fact an ‘enduring object’. The notion of an ‘enduring object’ is, however, capable of more or less completeness of realization. Thus, in different stages of its career, a wave of light may be more or less corpuscular. A train of such waves at all stages of its career involves social order; but in the earlier stages this social order takes the more special form of loosely related strands of personal order. This dominant personal order gradually vanishes as the time advances. Its defining characteristics become less and less important, as their various features peter out. The waves then become a nexus with important social order, but with no strands of personal order. Thus the train of waves starts as a corpuscular society, and ends as a society which is not corpuscular. Section IV Finally, in the cosmological scheme here outlined one implicit assumption of the philosophical tradition is repudiated. The assumption is that the basic elements of experience are to be described in terms of one, or all, of the three ingredients, consciousness, thought, sense-perception. The last term is used in the sense of ‘conscious perception in the mode of presentational immediacy’. Also in practice sense-perception is narrowed down to visual perception. According to the philosophy of organism these three components are unessential elements in experience, either physical or mental. Any instance of experience is dipolar, whether that instance be God or an actual occasion of the world. The origination of God is from the mental pole, the origination of an actual occasion is from the physical pole; but in either case these elements, consciousness, thought, sense-perception, belong to the derivative ‘im-

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un ‘oggetto perdurante’. La nozione di un ‘oggetto perdurante’ è, comunque, passibile di maggiore o minore realizzazione. Così, nei differenti stadi del suo tragitto, un’onda luminosa può essere più o meno corpuscolare. Un treno di tali onde implica un ordine sociale a tutti gli stadi del suo tragitto, ma nei primi stadi questo ordine sociale prende la forma più specifica di filoni d’ordine personale debolmente collegati. Questo ordine personale dominante svanisce gradualmente con l’avanzare del tempo. Le sue caratteristiche definitorie diventano sempre meno importanti, con l’affievolirsi dei vari tratti. Le onde allora diventano un nesso dotato di un ordine sociale importante, ma senza filoni di ordine personale. Così il treno di onde comincia come una società corpuscolare, e finisce come una società che non è corpuscolare. Sezione IV Infine, nello schema cosmologico qui delineato, si rifiuta un’assunzione implicita della tradizione filosofica. L’assunzione è quella secondo cui gli elementi basilari dell’esperienza devono essere descritti nei termini di uno, o tutti, i tre ingredienti: coscienza, pensiero, percezione sensoriale. L’ultimo termine è usato nel senso della ‘percezione cosciente nel modo della immediatezza presentazionale’. Inoltre, in pratica la percezione sensoriale è limitata alla percezione visiva. Secondo la filosofia dell’organismo queste tre componenti sono elementi non essenziali nell’esperienza, sia fisica che mentale. Qualsiasi caso di esperienza è dipolare, sia che questo caso sia Dio sia che sia un’occasione attuale del mondo. L’originazione di Dio è dal polo mentale, l’originazione di un’occasione attuale è dal polo fisico, ma in entrambi i casi questi elementi – coscienza, pensiero e percezione sensoriale – appartengono alle fasi

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pure’ phases of the concrescence, if in any effective sense they enter at all. This repudiation is the reason why, in relation to the topic under discussion, the status of presentational immediacy is a recurrent theme throughout the subsequent Parts of these lectures. |

PARTE I. LO SCHEMA SPECULATIVO. CAP. III, SEZ. IV

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‘impure’ derivate della concrescenza, se davvero ne prendono parte in qualche senso effettivo. Questo rifiuto è la ragione per cui, rispetto al tema in discussione, lo status della immediatezza presentazionale è un tema ricorrente in tutte le seguenti Parti di queste lezioni. |

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PART II DISCUSSIONS AND APPLICATIONS

PARTE II DISCUSSIONI E APPLICAZIONI

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Chapter I Fact and Form Section I All human discourse which bases its claim to consideration on the truth of its statements must appeal to the facts. In none of its branches can philosophy claim immunity to this rule. But in the case of philosophy the difficulty arises that the record of the facts is in part dispersed vaguely through the various linguistic expressions of civilized language and of literature, and is in part expressed more precisely under the influence of schemes of thought prevalent in the traditions of science and philosophy. In this second part of these lectures, the scheme of thought which is the basis of the philosophy of organism is confronted with various interpretations of the facts widely accepted in the European tradition, literary, philosophic, and scientific. So far as concerns philosophy only a selected group can be explicitly mentioned. There is no point in endeavouring to force the interpretations of divergent philosophers into a vague agreement. What is important is that the scheme of interpretation here adopted can claim for each of its main positions the express authority of one, or the other, of some supreme master of thought – Plato, Aristotle, Descartes, Locke, Hume, Kant. But ultimately nothing rests on authority; the final court of appeal is intrinsic reasonableness. The safest general characterization of the European philosophical tradition is that it consists of a series of footnotes to

Capitolo I Il fatto e la forma Sezione I Ogni discorso umano che fondi la sua pretesa di essere considerato sulla verità delle proprie affermazioni deve appellarsi ai fatti. In nessuna delle sue branche la filosofia può pretendere di esimersi da questa regola. Ma nel caso della filosofia la difficoltà sorge dal fatto che la registrazione dei fatti in parte è dispersa vagamente tra le varie espressioni linguistiche del linguaggio civilizzato e della letteratura, e in parte è espressa più precisamente, sotto l’influenza degli schemi di pensiero prevalenti nella tradizione della scienza e della filosofia. In questa seconda parte di queste lezioni si paragona lo schema di pensiero che costituisce la base della filosofia dell’organismo con le varie interpretazioni dei fatti ampiamente accettate nella tradizione europea, letteraria, filosofica e scientifica. Per quanto riguarda la filosofia, solo un gruppo selezionato può essere menzionato esplicitamente. È inutile provare a forzare ad un vago accordo le interpretazioni di filosofi discordanti. Ciò che è importante è che lo schema interpretativo qui adottato possa appellarsi, per ognuna delle sue posizioni principali, all’autorità dell’uno o dell’altro sommo maestro di pensiero: Platone, Aristotele, Descartes, Locke, Hume, Kant. Ma in ultima analisi nulla si basa sull’autorità, la suprema corte d’appello è l’intrinseca ragionevolezza. La caratterizzazione generale più sicura della tradizione filosofica europea è che essa consiste in una serie di

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Plato. I do not mean the systematic scheme of thought which scholars have doubtfully extracted from his writings. I allude to the wealth of general ideas scattered through them. His personal endowments, his wide opportunities for experience at a great period of civilization, his inheritance of an intellectual tradition not yet stiffened by excessive systematization, have made his writings an inexhaustible mine of suggestion. Thus in one sense by stating my belief that the train of thought in these lectures is Platonic, I am doing no more than expressing the hope that it falls within the European tradition. But I do mean more: I mean that if we had to render Plato’s general point of view with the least changes made necessary by the intervening two thousand years of human experience in social organization, in aesthetic attainments, in science, and in religion, we should have to set about the construction of a philosophy of organism. In such a philosophy the actualities constituting the process of the world are conceived as exemplifying the | ingression (or ‘participation’) of other things which constitute the potentialities of definiteness for any actual existence. The things which are temporal arise by their participation in the things which are eternal. The two sets are mediated by a thing which combines the actuality of what is temporal with the timelessness of what is potential. This final entity is the divine element in the world, by which the barren inefficient disjunction of abstract potentialities obtains primordially the efficient conjunction of ideal realization. This ideal realization of potentialities in a primordial actual entity constitutes the metaphysical stability whereby the actual process exemplifies general principles of metaphysics, and attains

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. I, SEZ. I

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note a Platone. Non mi riferisco allo schema sistematico di pensiero che gli studiosi hanno estratto in modo dubbio dai suoi scritti. Alludo alla ricchezza delle idee generali disseminate in essi. Le sue doti personali, le ampie opportunità di esperienza in un grande periodo della civiltà, la sua eredità di una tradizione intellettuale non ancora irrigidita dalla sistematizzazione eccessiva hanno reso i suoi scritti una miniera inesauribile di suggerimenti. Così, in un certo senso, affermando la mia convinzione per cui la linea di pensiero in queste lezioni è platonica, non faccio altro che esprimere la speranza che essa rientri nella tradizione europea. Ma intendo qualcosa di più: voglio dire che se dovessimo esprimere il punto di vista generale di Platone con i cambiamenti minimi resi necessari dai duemila anni passati di esperienza umana nell’organizzazione sociale, nelle conquiste dell’arte, nella scienza e nella religione, dovremmo intraprendere la costruzione di una filosofia dell’organismo. In una tale filosofia le attualità che costituiscono il processo del mondo sono concepite come un’esemplificazione  | dell’ingressione (o ‘partecipazione’) di altre cose che costituiscono le potenzialità di definitezza per qualsiasi esistenza attuale. Le cose che sono temporali sorgono dalla loro partecipazione alle cose che sono eterne. I due gruppi sono mediati da una cosa che combina l’attualità di ciò che è temporale con l’atemporalità di ciò che è potenziale. Questa entità finale è l’elemento divino nel mondo, per cui l’arida disgiunzione inefficiente delle potenzialità astratte ottiene primordialmente la congiunzione efficiente della realizzazione ideale. Questa realizzazione ideale delle potenzialità in un’entità attuale primordiale costituisce la stabilità metafisica in virtù della quale il processo attuale esemplifica i principi generali della metafisica e raggiunge gli obiettivi propri dei tipi speci-

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the ends proper to specific types of emergent order. By reason of the actuality of this primordial valuation of pure potentials, each eternal object has a definite, effective relevance to each concrescent process. Apart from such orderings, there would be a complete disjunction of eternal objects unrealized in the temporal world. Novelty would be meaningless, and inconceivable. We are here extending and rigidly applying Hume’s principle, that ideas of reflection are derived from actual facts. By this recognition of the divine element the general Aristotelian principle is maintained that, apart from things that are actual, there is nothing – nothing either in fact or in efficacy. This is the true general principle which also underlies Descartes’ dictum: “For this reason, when we perceive any attribute, we therefore conclude that some existing thing or substance to which it may be attributed, is necessarily present”.1 And again: “for every clear and distinct conception (perceptio) is without doubt something, and hence cannot derive its origin from what is nought, …”.2 This general principle will be termed the ‘ontological principle’. It is the principle that everything is positively somewhere in actuality, and in potency everywhere. In one of its applications this principle issues in the doctrine of ‘conceptualism’. Thus the search for a reason is always the search for an actual fact which is the vehicle of the reason. The ontological principle, as here

Principle of Philosophy, Part I, 52; translation by Haldane and Ross. All quotations from Descartes are from this translation. 2 Meditation IV, towards the end. 1

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. I, SEZ. I

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fici di ordine emergente. A causa dell’attualità di questa valutazione primordiale dei puri potenziali, ogni oggetto eterno ha una rilevanza definita, effettiva, rispetto ad ogni processo concrescente. Senza tali ordinamenti, ci sarebbe una completa separazione degli oggetti eterni irrealizzati nel mondo temporale. La novità sarebbe senza senso e inconcepibile. Stiamo qui estendendo e applicando rigorosamente il principio di Hume, secondo cui le idee della riflessione derivano dai fatti attuali. Con questo riconoscimento dell’elemento divino si conserva il principio aristotelico generale per cui a prescindere dalle cose che sono attuali non c’è niente – niente né di fatto né di efficacia. Questo è il vero principio generale che è anche alla base del detto di Descartes: «Dal fatto appunto che percepiamo come presente un qualche attributo, concludiamo che deve necessariamente essere presente anche una qualche cosa esistente, cioè una sostanza, alla quale quell’attributo possa essere riferito».1 E anche: «Perché ogni percezione (perceptio) chiara e distinta è senza dubbio qualcosa e, quindi, non può venire dal nulla […]».2 Questo principio generale sarà chiamato ‘principio ontologico’. Esso è il principio per cui ogni cosa è positivamente in qualche luogo nell’attualità, e in ogni luogo in potenza. In una delle sue applicazioni questo principio culmina nella dottrina del ‘concettualismo’. Perciò la ricerca di una ragione è sempre la ricerca di un fatto attuale che è il veicolo della ragione. Il principio ontologico, per [R. Descartes,] Principi di filosofia, Parte I, p. 52 [in R. Descartes, Opere 1637-1649, a cura di Giulia Belgioioso, Bompiani, Milano 2009, p. 1747]. 2 [R. Descartes, Meditazioni Metafisiche,] IV Meditazione, verso la fine[, in R. Descartes, Opere 1637-1649, op. cit., p. 763]. 1

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defined, constitutes the first step in the description of the universe as a solidarity3 of many actual entities. Each actual entity is conceived as an act of experience arising out of data. It is a process of ‘feeling’ the many data, so as to absorb them into the unity of one individual ‘satisfaction’. Here ‘feeling’ is the term used for the basic generic operation of passing from the objectivity of the data to the subjectivity of the actual entity in question. Feelings are variously specialized | operations, effecting a transition into subjectivity. They replace the ‘neutral stuff’ of certain realistic philosophers. An actual entity is a process, and is not describable in terms of the morphology of a ‘stuff’. This use of the term ‘feeling’ has a close analogy to Alexander’s4 use of the term ‘enjoyment’; and has also some kinship with Bergson’s use of the term ‘intuition’. A near analogy is Locke’s use of the term ‘idea’, including ‘ideas of particular things’ (cf. his Essay, III, III, 2, 6, and 7). But the word ‘feeling’, as used in these lectures, is even more reminiscent of Descartes. For example: “Let it be so; still it is at least quite certain that it seems to me that I see light, that I hear noise and that I feel heat. That cannot be false; properly speaking it is what is in me called feeling (sentire); and used in this precise sense that is no other thing than thinking”.5

The word ‘solidariety’ has been borrowed from Professor Wildon Carr’s Presidential Address to the Aristotelian Society, Session 19171918. The address – “The Interaction of Body and Mind” – develops the fundamental principle suggested by this word. 4 Cf. his Space, Time and Deity, passim. 5 Meditation II, Haldane and Ross translation. 3

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. I, SEZ. I

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come è qui definito, costituisce il primo passo nella descrizione dell’universo come una solidarietà3 delle molteplici entità attuali. Ogni entità attuale è concepita come un atto di esperienza che sorge dai dati. È un processo del ‘sentire’ i molteplici dati, così da assorbirli nell’unità di una ‘soddisfazione’ individuale. Qui ‘sentire’ è il termine usato per la fondamentale operazione generica del passaggio dall’oggettività dei dati alla soggettività dell’entità attuale in questione. I sentimenti sono | operazioni variamente specializzate che effettuano una transizione nella soggettività. Essi prendono il posto del ‘materiale neutro’ di certi filosofi realisti. Un’entità attuale è un processo, e non può essere descritto nei termini della morfologia di un ‘materiale’. Questo uso del termine ‘sentimento’ ha una stretta analogia con l’uso del termine ‘godimento’ da parte di Alexander;4 ha anche qualche affinità con l’uso del termine ‘intuizione’ da parte di Bergson. Una analogia prossima si ha con l’uso del termine ‘idea’ da parte di Locke, che include le ‘idee di cose particolari’ (cfr. il suo Saggio, III, III, 2, 6 e 7). Ma la parola ‘sentimento’, per come è usata in queste lezioni, ricorda ancora di più Descartes. Ad esempio: «Ma certo mi sembra di vedere, di udire, di avere caldo. Non può essere falso, questo, vale a dire quel che in me, propriamente, si chiama sentire; e questo, preso così, precisamente, null’altro è che pensare».5 La parola ‘solidarietà’ è stata presa in prestito dal Presidential Address del Professor Wildon Carr alla Aristotelian Society, Sessione 1917-18. L’intervento – “The Interaction of Body and Mind” – sviluppa il principio fondamentale suggerito da questa parola. 4 Cfr. il suo Space, Time and Deity, passim. 5 [R. Descartes, Meditazioni Metafisiche,] II Meditazione[, in Opere 1637-1649, op. cit., p. 719]. 3

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In Cartesian language, the essence of an actual entity consists solely in the fact that it is a prehending thing (i.e., a substance whose whole essence or nature is to prehend).6 A ‘feeling’ belongs to the positive species of ‘prehensions’. There are two species of prehensions, the ‘positive species’ and the ‘negative species’. An actual entity has a perfectly definite bond with each item in the universe. This determinate bond is its prehension of that item. A negative prehension is the definite exclusion of that item from positive contribution to the subject’s own real internal constitution. This doctrine involves the position that a negative prehension expresses a bond. A positive prehension is the definite inclusion of that item into positive contribution to the subject’s own real internal constitution. This positive inclusion is called its ‘feeling’ of that item. Other entities are required to express how any one item is felt. All actual entities in the actual world, relatively to a given actual entity as ‘subject’, are necessarily ‘felt’ by that subject, though in general vaguely. An actual entity as felt is said to be ‘objectified’ for that subject. Only a selection of eternal objects are ‘felt’ by a given subject, and these eternal objects are then said to have ‘ingression’ in that subject. But those eternal objects which are not felt are not therefore negligible. For each negative prehension has its own subjective form, however trivial and faint. It adds to the emotional complex, though not to the objective data. The emotional complex is the subjective form of the final ‘satisfaction’. The importance of negative prehensions arises from the fact, that

For the analogue to this sentence cf. Meditation VI; substitute ‘Ens prehendens’ for ‘Ens cogitans’. 6

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. I, SEZ. I

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Nel linguaggio cartesiano, l’essenza di un’entità attuale consiste solamente nel fatto che essa è una cosa prendente (cioé una sostanza la cui essenza intera o natura è quella di prendere).6 Un ‘sentimento’ appartiene alle specie positiva delle ‘prensioni’. Ci sono due specie di prensioni, la ‘specie positiva’ e la ‘specie negativa’. Un’entità attuale ha un legame perfettamente definito con ogni elemento nell’universo. Questo suo legame è la sua prensione di quell’elemento. Una prensione negativa è l’esclusione definita di quell’elemento dal contributo positivo alla costituzione interna reale del soggetto. Questa dottrina implica la tesi che una prensione negativa esprime un legame. Una prensione positiva è l’inclusione definita di quell’elemento nel contributo positivo alla costituzione interna reale del soggetto. Questa inclusione positiva è chiamata il suo ‘sentimento’ di quell’elemento. Altre entità sono richieste per esprimere come ogni elemento sia sentito. Tutte le entità attuali nel mondo attuale, relativamente ad una data entità attuale in quanto ‘soggetto’, sono necessariamente ‘sentite’ da quel soggetto, sebbene lo siano vagamente, in generale. Si dice che un’entità attuale in quanto sentita è ‘oggettivata’ per quel soggetto. Solo una selezione di oggetti eterni sono ‘sentiti’ da un dato soggetto, e si dice allora che questi oggetti eterni abbiano ‘ingressione’ in quel soggetto. Ma quegli oggetti eterni che non sono sentiti non sono per questo trascurabili. Poiché ogni prensione negativa ha la sua forma soggettiva, per quanto banale e debole. Essa aggiunge qualcosa al complesso emotivo, anche se non ai dati oggettivi. Il complesso emotivo è la forma soggettiva della ‘soddisfazione’ finale. L’importanza delle prensioni Per l’analogo di questa frase cfr. IV Meditazione; si sostituisca ‘Ens prehendens’ a ‘Ens cogitans’. 6

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(i) actual entities form a system, in the sense of entering into each other’s constitutions, (ii) that by the ontological principle every entity is felt by some actual entity, (iii) that, as a consequence of (i) and (ii), every entity in the actual world of a concrescent actuality has some gradation of real relevance to that concrescence, (iv) that, in consequence of (iii), the negative prehension of an entity is a  | positive fact with its emotional subjective form, (v) there is a mutual sensitivity of the subjective forms of prehensions, so that they are not indifferent to each other, (vi) the concrescence issues in one concrete feeling, the satisfaction. Section II That we fail to find in experience any elements intrinsically incapable of exhibition as examples of general theory is the hope of rationalism. This hope is not a metaphysical premise. It is the faith which forms the motive for the pursuit of all sciences alike, including metaphysics. In so far as metaphysics enables us to apprehend the rationality of things, the claim is justified. It is always open to us, having regard to the imperfections of all metaphysical systems, to lose hope at the exact point where we find ourselves. The preservation of such faith must depend on an ultimate moral intuition into the nature of intellectual action – that it should embody the adventure of hope. Such an intuition marks the point where metaphysics – and indeed every science – gains assurance from religion and passes over into religion. But in itself the faith does not embody a premise from which the theory starts; it is an ideal which is seeking satisfaction. In so far as we believe that doctrine, we are rationalists.

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. I, SEZ. II

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negative sorge dal fatto (i) che le entità attuali formano un sistema, nel senso che entrano nella costituzione l’una dell’altra, (ii) che per il principio ontologico ogni entità è sentita da qualche entità attuale, (iii) che, come conseguenza di (i) e (ii), ogni entità, nel mondo attuale di un’attualità concrescente, ha un qualche grado di effettiva rilevanza per quella concrescenza, (iv) che, in conseguenza di (iii), la prensione negativa di un’entità è un | fatto positivo con la sua forma soggettiva, (v) c’è una reciproca sensibilità delle forme soggettive delle prensioni, così che esse non sono indifferenti le une alle altre, (vi) la concrescenza sfocia in un sentimento concreto, la soddisfazione. Sezione II La speranza del razionalismo è che non si riesca a trovare nell’esperienza alcun elemento che non possa intrinsecamente essere esibito come esempio di una teoria generale. Questa speranza non è una premessa metafisica. Essa è la fede che costituisce il motore per la ricerca di tutte le scienze in egual modo, inclusa la metafisica. Nella misura in cui la metafisica ci permette di apprendere la razionalità delle cose, la sua pretesa è giustificata. È sempre possibile per noi, nel punto esatto in cui ci troviamo, perdere la speranza, considerando le imperfezioni di tutti i sistemi metafisici. Il conservare una tale fede deve dipendere da un’ultima intuizione morale nella natura dell’azione intellettuale – essa dovrebbe rappresentare l’avventura della speranza. Tale intuizione segna il punto in cui la metafisica – e in realtà ogni scienza – trae sicurezza dalla religione e trapassa nella religione. Ma in se stessa la fede non rappresenta una premessa da cui la teoria ha inizio; essa è un ideale in cerca di soddisfazione. Nella misura in cui crediamo in quella dottrina, siamo razionalisti.

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There must, however, be limits to the claim that all the elements in the universe are explicable by ‘theory’. For ‘theory’ itself requires that there be given elements so as to form the material for theorizing. Plato himself recognizes this limitation: I quote from Professor A. E. Taylor’s summary of the Timaeus: In the real world there is always, over and above “law”, a factor of the “simply given” or “brute fact”, not accounted for and to be accepted simply as given. It is the business of science never to acquiesce in the merely given, to seek to “explain” it as the consequence, in virtue of rational law, of some simpler initial “given”. But, however far science may carry this procedure, it is always forced to retain some element of brute fact, the merely given, in its account of things. It is the presence in nature of this element of the given, this surd or irrational as it has sometimes been called, which Timaeus appears to be personifying in his language about Necessity.7

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So far as the interpretation of Plato is concerned, I rely upon the authority of Professor Taylor. But, apart from this historical question, a clear understanding of the ‘given’ elements in the world is essential for any form of Platonic realism. For rationalistic thought, the notion of ‘givenness’ carries with it a reference beyond the mere data in question. It refers to a ‘decision’ whereby what is ‘given’ is separated off from what for that occasion is ‘not | given’. This element of ‘given-

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Plato, The Man and His Work, Lincoln MacVeagh, New York, 1927.

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Devono esserci, comunque, dei limiti alla pretesa che tutti gli elementi nell’universo siano spiegabili mediante una ‘teoria’. Poiché la ‘teoria’ stessa richiede che vi siano degli elementi ‘dati’, così da formare il materiale della teorizzazione. Platone stesso riconosce questo limite: cito dal riassunto del Timeo del professor A.E. Taylor: Nel mondo reale c’è sempre, al di sopra e al di là della “legge”, un fattore del “semplicemente dato” o “fatto bruto”, che non è spiegato e che deve essere accettato semplicemente come dato. È il compito della scienza di non arrestarsi mai al meramente dato, di cercare di “spiegarlo” come la conseguenza, in virtù della legge razionale, di qualche “dato” iniziale più semplice. Ma, per quanto lontano la scienza possa spingere questo procedimento, sarà sempre obbligata a conservare un qualche elemento del fatto bruto, del meramente dato, nella sua descrizione cose. È la presenza in natura di questo elemento del dato, questo incommensurabile o irrazionale, come è stato chiamato qualche volta, che il Timeo sembra rappresentare nel suo linguaggio sulla necessità.7

Per quanto riguarda l’interpretazione di Platone, mi affido all’autorità del professor Taylor. Ma, a parte questa questione storica, è essenziale per ogni forma di realismo platonico una chiara comprensione degli elementi ‘dati’ nel mondo. Per il pensiero razionalistico, la nozione di ‘datità’ porta con sé un riferimento che è al di là dei dati in questione. Si riferisce ad una ‘decisione’ mediante la quale ciò che è ‘dato’ è separato da ciò che | per quella occasione è [A.E. Taylor,] Plato, The Man and His Work, Lincoln MacVeagh, New York [1927, p. 455, trad. mia]. 7

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ness’ in things implies some activity procuring limitation. The word ‘decision’ does not here imply conscious judgment, though in some ‘decisions’ consciousness will be a factor. The word is used in its root sense of a ‘cutting off’. The ontological principle declares that every decision is referable to one or more actual entities, because in separation from actual entities there is nothing, merely nonentity – ‘The rest is silence’. The ontological principle asserts the relativity of decision; whereby every decision expresses the relation of the actual thing, for which a decision is made, to an actual thing by which that decision is made. But ‘decision’ cannot be construed as a casual adjunct of an actual entity. It constitutes the very meaning of actuality. An actual entity arises from decisions for it, and by its very existence provides decisions for other actual entities which supersede it. Thus the ontological principle is the first stage in constituting a theory embracing the notions of ‘actual entity’, ‘givenness’, and ‘process’. Just as ‘potentiality for process’ is the meaning of the more general term ‘entity’, or ‘thing’; so ‘decision’ is the additional meaning imported by the word ‘actual’ into the phrase ‘actual entity’. ‘Actuality’ is the decision amid ‘potentiality’. It represents stubborn fact which cannot be evaded. The real internal constitution of an actual entity progressively constitutes a decision conditioning the creativity which transcends that actuality. The Castle Rock at Edinburgh exists from moment to moment, and from century to century, by reason of the decision effected by its own historic route of antecedent occasions. And if, in some vast upheaval of nature, it were shattered into fragments, that convulsion would still be conditioned by the fact that it was

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‘non dato’. Questo elemento della ‘datità’ nelle cose implica una qualche attività che ne procuri la limitazione. La parola ‘decisione’ qui non implica un giudizio conscio, sebbene in alcune ‘decisioni’ la coscienza sarà un fattore. La parola è usata nel suo senso etimologico di ‘tagliare’. Il principio ontologico afferma che ogni decisione può riferirsi ad una o più entità attuali, poiché separatamente dalle entità attuali non c’è nulla, solamente niente – ‘Il resto è silenzio’.7 Il principio ontologico afferma la relatività della decisione, per cui ogni decisione esprime la relazione della cosa attuale, per la quale una decisione è presa, con la cosa attuale dalla quale quella decisione è presa. Ma la ‘decisione’ non può essere interpretata come un’aggiunta casuale di un’entità attuale. Essa costituisce il significato stesso dell’attualità. Un’entità attuale sorge dalle decisioni per essa, e con la sua stessa esistenza fornisce delle decisioni per altre entità attuali. Così il principio ontologico è il primo stadio nel costituire una teoria che includa le nozioni di ‘entità attuale’, ‘datità’, e ‘processo’. Proprio come ‘potenzialità per il processo’ è il significato del termine generale ‘entità’, o ‘cosa’; così la ‘decisione’ è il significato aggiuntivo introdotto dalla parola ‘attuale’ nella locuzione ‘entità attuale’. L’‘attualità’ è la decisione nel mezzo della ‘potenzialità’. Essa rappresenta il fatto ostinato che non può essere evitato. La costituzione interna reale di un’entità attuale costituisce progressivamente una decisione che condiziona la creatività che trascende quell’attualità. Il Castel Rock a Edimburgo esiste di momento in momento, e di secolo in secolo, per via della decisione effettuata dal suo stesso tragitto storico delle occasioni precedenti. E se, in qualche vasto sconvolgimento della natura, fosse distrutto in frammenti, tale sovvertimento sarebbe tutta-

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the destruction of that rock. The point to be emphasized is the insistent particularity of things experienced and of the act of experiencing. Bradley’s doctrine8 – Wolf-eating-Lamb as a universal qualifying the absolute – is a travesty of the evidence. That wolf eat that lamb at that spot at that time: the wolf knew it; the lamb knew it; and the carrion birds knew it. Explicitly in the verbal sentence, or implicitly in the understanding of the subject entertaining it, every expression of a proposition includes demonstrative elements. In fact each word, and each symbolic phrase, is such an element, exciting the conscious prehension of some entity belonging to one of the categories of existence. Section III

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Conversely, where there is no decision involving exclusion, there is no givenness. For example, the total multiplicity of Platonic forms is not ‘given’. But in respect of each actual entity, there is givenness of such forms. The determinate definiteness of each actuality is an expression of a selection from these forms. It grades them in a diversity of relevance. This  | ordering of relevance starts from those forms which are, in the fullest sense, exemplified, and passes through grades of relevance down to those forms which in some faint sense are proximately relevant by reason of contrast with actual fact. This whole gamut of relevance is ‘given’, and must be referred to the decision of actuality. The term ‘Platonic form’ has here been used as the briefest way of indicating the entities in question. But these lectures

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Cf. Logic, Bk. I, Ch. II, Sect. 42.

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via condizionato dal fatto di essere la distruzione di quella rocca. Il punto che va sottolineato è l’insistente particolarità delle cose esperite e dell’atto di esperire. La dottrina di Bradley8 – del lupo-che-mangia-l’agnello come un universale qualificante l’assoluto – è una caricatura dell’evidenza. Quel lupo mangia quell’agnello in quel posto in quel momento: lo sapeva il lupo; lo sapeva l’agnello e lo sapevano gli avvoltoi. Esplicitamente nell’enunciazione verbale, o implicitamente nella comprensione del soggetto che la sta concependo, ogni espressione di una proposizione include degli elementi dimostrativi. Di fatto ogni parola, e ogni espressione simbolica, è un tale elemento, che stimola la prensione conscia di una qualche entità che appartiene ad una delle categorie dell’esistenza. Sezione III Al contrario, dove non c’è una decisione che implichi l’esclusione non c’è datità. Per esempio, la molteplicità totale delle forme di Platone non è ‘data’. Ma, rispetto a ogni entità attuale, c’è una datità di tali forme. La definitezza determinata di ogni attualità è un’espressione di una selezione da queste forme. Essa le classifica secondo una diversità di rilevanza. Questo | ordinamento della rilevanza comincia da quelle forme che sono, nel senso più pieno, esemplificate, e attraversa i gradi di rilevanza fino a quelle forme che sono, in qualche senso debole, approssimativamente rilevanti a causa del contrasto con un fatto attuale. Questa intera gamma di rilevanza è ‘data’, e deve essere riferita alla decisione dell’attualità. Il termine ‘forma platonica’ è stato usato qui come il modo più sintetico di indicare le entità in questione. Ma 8

Cfr. The Principles of Logic, Libro I, Cap. II, Sez. 42.

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are not an exegesis of Plato’s writings; the entities in question are not necessarily restricted to those which he would recognize as ‘forms’. Also the term ‘idea’ has a subjective suggestion in modern philosophy, which is very misleading for my present purposes; and in any case it has been used in many senses and has become ambiguous. The term ‘essence’, as used by the Critical Realists, also suggests their use of it, which diverges from what I intend. Accordingly, by way of employing a term devoid of misleading suggestions, I use the phrase ‘eternal object’ for what in the preceding paragraph of this section I have termed a ‘Platonic form’. Any entity whose conceptual recognition does not involve a necessary reference to any definite actual entities of the temporal world is called an ‘eternal object’. In this definition the ‘conceptual recognition’ must of course be an operation constituting a real feeling belonging to some actual entity. The point is that the actual subject which is merely conceiving the eternal object is not thereby in direct relationship to some other actual entity, apart from any other peculiarity in the composition of that conceiving subject. This doctrine applies also to the primordial nature of God, which is his complete envisagement of eternal objects; he is not thereby directly related to the given course of history. The given course of history presupposes his primordial nature, but his primordial nature does not presuppose it. An eternal object is always a potentiality for actual entities; but in itself, as conceptually felt, it is neutral as to the fact of its physical ingression in any particular actual entity of the temporal world. ‘Potentiality’ is the correlative of ‘givenness’. The

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queste lezioni non sono un’esegesi degli scritti di Platone; le entità in questione non sono necessariamente limitate a quelle che lui riconoscerebbe come ‘forme’. Anche il termine ‘idea’ ha un’allusione soggettiva nella filosofia moderna, che è assai fuorviante rispetto ai miei scopi presenti; in ogni caso essa è stata usata in molti sensi ed è divenuta ambigua. Il termine ‘essenza’, per come è usato dai realisti critici,8 ne suggerisce anche il loro uso, che si discosta da quello che intendo io. Di conseguenza, adottando un termine privo di allusioni fuorvianti, utilizzo l’espressione ‘oggetto eterno’ per ciò che nei precedenti paragrafi ho chiamato una ‘forma platonica’. Ogni entità, il cui riconoscimento concettuale non implichi un riferimento necessario ad alcuna entità attuale definita del mondo temporale, è chiamato un ‘oggetto eterno’. In questa definizione il ‘riconoscimento concettuale’ deve essere certamente un’operazione che costituisce un sentimento reale appartenente a qualche entità attuale. Il punto è che il soggetto attuale che concepisce meramente un oggetto eterno non è per questo in relazione diretta con qualche altra entità attuale, ad eccezione di qualsiasi altra peculiarità nella composizione di quel soggetto che lo concepisce. Questa dottrina si applica anche alla natura primordiale di Dio, che è la sua visione completa degli oggetti eterni; egli non è perciò direttamente in relazione con il corso dato della storia. Il corso dato della storia presuppone la sua natura primordiale, ma la sua natura primordiale non lo presuppone. Un oggetto eterno è sempre una potenzialità per le entità attuali; ma in se stesso, come concettualmente sentito, è neutrale rispetto al fatto della sua ingressione fisica in qualsiasi entità attuale particolare del mondo temporale. ‘Potenzialità’ è il correlativo di ‘datità’. Il significato di

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meaning of ‘givenness’ is that what is ‘given’ might not have been ‘given’; and that what is not ‘given’ might have been ‘given’. Further, in the complete particular ‘givenness’ for an actual entity there is an element of exclusiveness. The various primary data and the concrescent feelings do not form a mere multiplicity. Their synthesis in the final unity of one actual entity is another fact of ‘givenness’. The actual entity terminates its becoming in one complex feeling involving a completely determinate bond with every item in the universe, the bond being either a positive or a negative prehension. This termination is the ‘satisfaction’ of the actual entity. Thus the addition of another component alters this synthetic ‘givenness’. Any additional component is therefore contrary to this integral ‘givenness’ of the original. This principle may be illustrated by our visual perception of a picture. The pattern of colours is ‘given’ for us.  | But an extra patch of red does not constitute a mere addition; it alters the whole balance. Thus in an actual entity the balanced unity of the total ‘givenness’ excludes anything that is not given. This is the doctrine of the emergent unity of the superject. An actual entity is to be conceived both as a subject presiding over its own immediacy of becoming, and a superject which is the atomic creature exercising its function of objective immortality. It has become a ‘being’; and it belongs to the nature of every ‘being’ that it is a potential for every ‘becoming’. This doctrine, that the final ‘satisfaction’ of an actual entity is intolerant of any addition, expresses the fact that every actual entity – since it is what it is – is finally its own reason for what it omits. In the real internal constitution of an actual entity there is always some element which is contrary to an omitted element. Here ‘contrary’ means the impossibility of

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‘datità’ è che ciò che è ‘dato’ avrebbe potuto non essere ‘dato’; e ciò che non è ‘dato’ avrebbe potuto essere ‘dato’. Inoltre, nella particolare ‘datità’ completa per un’entità attuale c’è un elemento di esclusività. I vari dati primari e i sentimenti concrescenti non formano una mera molteplicità. La loro sintesi nell’unità finale di un’entità attuale è un altro fatto della ‘datità’. L’entità attuale termina il suo divenire in un sentimento complesso che implica un legame completamente determinato con ogni elemento nell’universo, essendo il legame o una prensione positiva o una prensione negativa. Questo termine è la ‘soddisfazione’ dell’entità attuale. Così l’aggiunta di un’altra componente altera questa sintetica ‘datità’. Questo principio può essere esemplificato dalla nostra percezione visiva di un quadro. La disposizione dei colori ci è ‘data’. | Ma una macchia di rosso in più non costituisce una mera aggiunta, altera l’intero equilibrio. Così in un’entità attuale l’unità equilibrata della ‘datità’ totale esclude qualsiasi cosa non sia data. Questa è la dottrina dell’unità emergente del supergetto. Un’entità attuale deve essere concepita sia come un soggetto che presiede alla propria immediatezza di divenire, sia come un supergetto, che è la creatura atomica che esercita la sua funzione di immortalità oggettiva. È divenuta un ‘essere’, e appartiene alla natura di ogni ‘essere’ di essere un potenziale per ogni ‘divenire’. Questa dottrina, per cui la soddisfazione ‘finale’ di un’entità attuale non può tollerare alcuna aggiunta, esprime il fatto che ogni entità attuale – dal momento che è quello che è – è in via definitiva la propria ragione per quello che omette. Nella costituzione interna reale di un’entità attuale c’è sempre qualche elemento che è contrario a un elemento omesso. Qui ‘contrario’ significa l’impossibilità

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joint entry in the same sense. In other words, indetermination has evaporated from ‘satisfaction’, so that there is a complete determination of ‘feeling’, or of ‘negation of feeling’, respecting the universe. This evaporation of indetermination is merely another way of considering the process whereby the actual entity arises from its data. Thus, in another sense, each actual entity includes the universe, by reason of its determinate attitude towards every element in the universe. Thus the process of becoming is dipolar, (i) by reason of its qualification by the determinateness of the actual world, and (ii) by its conceptual prehensions of the indeterminateness of eternal objects. The process is constituted by the influx of eternal objects into a novel determinateness of feeling which absorbs the actual world into a novel actuality. The ‘formal’ constitution of an actual entity is a process of transition from indetermination towards terminal determination. But the indetermination is referent to determinate data. The ‘objective’ constitution of an actual entity is its terminal determination, considered as a complex of component determinates by reason of which the actual entity is a datum for the creative advance. The actual entity on its physical side is composed of its determinate feelings of its actual world, and on its mental side is originated by its conceptual appetitions. Returning to the correlation of ‘givenness’ and ‘potentiality’, we see that ‘givenness’ refers to ‘potentiality’, and ‘potentiality’ to ‘givenness’; also we see that the completion of ‘givenness’ in actual fact converts the ‘not-given’ for that fact into ‘impossibility’ for that fact. The individuality of an actual entity involves an exclusive limitation. This element of ‘exclusive limitation’ is the definiteness essential for the synthetic

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di un accesso condiviso nello stesso senso. In altri termini, l’indeterminazione scompare dalla ‘soddisfazione’, così che c’è una determinazione completa del ‘sentimento’, o della ‘negazione di sentimento’, rispetto all’universo. Questa scomparsa dell’indeterminazione è semplicemente un altro modo di considerare il processo mediante il quale l’entità attuale sorge dai suoi dati. Così, in un altro senso, ogni entità attuale include l’universo, a causa del suo atteggiamento determinato verso ogni elemento nell’universo. Così il processo di divenire è dipolare, (i) a causa della sua qualificazione per mezzo della determinatezza del mondo attuale, e (ii) per le sue prensioni concettuali dell’indeterminatezza degli oggetti eterni. Il processo è costituito dall’afflusso degli oggetti eterni in una nuova determinatezza di sentimento che assorbe il mondo attuale in una nuova attualità. La costituzione ‘formale’ di un’entità attuale è un processo di transizione dall’indeterminazione alla determinazione finale. Ma l’indeterminazione si riferisce a dei dati determinati. La costituzione ‘oggettiva’ di un’entità attuale è la sua determinazione finale, considerata come un complesso di componenti determinate, a causa delle quali l’entità attuale è un dato per l’avanzamento creativo. L’entità attuale è composta nel suo lato fisico dai suoi sentimenti determinati del suo mondo attuale, e nel suo lato mentale è originata dalle sue appetizioni concettuali. Ritornando alla correlazione della ‘datità’ e della ‘potenzialità’, si noti che la ‘datità’ si riferisce alla ‘potenzialità’ e la ‘potenzialità’ alla ‘datità’; si noti anche che la completezza della ‘datità’ nel fatto attuale trasforma il ‘non-dato’ di quel fatto nell’‘impossibilità’ di quel fatto. L’individualità di un’entità attuale implica una limitazione esclusiva. Questo elemento di ‘limitazione esclusiva’ è la definitezza essenziale per l’unità sintetica di un’entità

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unity of an actual entity. This synthetic unity forbids the notion of mere addition to the included elements. It is evident that ‘givenness’ and ‘potentiality’ are both meaningless apart from a multiplicity of potential entities. These potentialities are the ‘eternal objects’. Apart from ‘potentiality’ and ‘givenness’, there can be no  | nexus of actual things in process of supersession by novel actual things. The alternative is a static monistic universe, without unrealized potentialities; since ‘potentiality’ is then a meaningless term. The scope of the ontological principle is not exhausted by the corollary that ‘decision’ must be referable to an actual entity. Everything must be somewhere; and here ‘somewhere’ means ‘some actual entity’. Accordingly the general potentiality of the universe must be somewhere; since it retains its proximate relevance to actual entities for which it is unrealized. This ‘proximate relevance’ reappears in subsequent concrescence as final causation regulative of the emergence of novelty. This ‘somewhere’ is the non-temporal actual entity. Thus ‘proximate relevance’ means ‘relevance as in the primordial mind of God’. It is a contradiction in terms to assume that some explanatory fact can float into the actual world out of nonentity. Nonentity is nothingness. Every explanatory fact refers to the decision and to the efficacy of an actual thing. The notion of ‘subsistence’ is merely the notion of how eternal objects can be components of the primordial nature of God. This is a question for subsequent discussion (cf. Part V). But eternal objects, as in God’s primordial nature, constitute the Platonic world of ideas.

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attuale. Questa unità sintetica vieta la nozione di semplice aggiunta agli elementi inclusi. È evidente che la ‘datità’ e la ‘potenzialità’ sono entrambe senza senso, se si prescinde dalla molteplicità delle entità potenziali. Queste potenzialità sono gli ‘oggetti eterni’. A prescindere dalla ‘potenzialità’ e dalla ‘datità’, non ci può essere | alcun nesso di cose attuali nel processo di sostituzione da parte di nuove cose attuali. L’alternativa è un universo monistico statico, senza potenzialità irrealizzate, dal momento che la ‘potenzialità’ sarebbe allora un termine senza senso. La portata del principio ontologico non è esaurita dal corollario per cui la ‘decisione’ deve poter essere riferita a un’entità attuale. Ogni cosa deve essere in qualche luogo, e qui ‘in qualche luogo’ significa ‘qualche entità attuale’. Di conseguenza, la potenzialità generale dell’universo deve essere in qualche luogo, poiché essa conserva la sua rilevanza prossima rispetto alle entità attuali per cui essa è irrealizzata. Questa ‘rilevanza prossima’ riappare nella concrescenza seguente come causazione finale che regola l’emergenza della novità. Questo ‘in qualche luogo’ è l’entità attuale non temporale. Così la ‘rilevanza prossima’ significa ‘rilevanza come nella mente primordiale di Dio’. È una contraddizione in termini quella di assumere che qualche fatto esplicativo possa apparire nel mondo attuale venendo dal nulla. Il nulla non è niente. Ogni fatto esplicativo si riferisce alla decisione e all’efficacia di una cosa attuale. La nozione di ‘sussistenza’ è solamente la nozione di come gli oggetti eterni possano essere delle componenti della natura primordiale di Dio. Questa è una questione per una discussione successiva (cfr. Parte V). Ma gli oggetti eterni, per come sono nella natura primordiale di Dio, costituiscono il mondo platonico delle idee.

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There is not, however, one entity which is merely the class of all eternal objects. For if we conceive any class of eternal objects, there are additional eternal objects which presuppose that class but do not belong to it. For this reason, at the beginning of this section, the phrase ‘the multiplicity of Platonic forms’ was used, instead of the more natural phrase ‘the class of Platonic forms’. A multiplicity is a type of complex thing which has the unity derivative from some qualification which participates in each of its components severally; but a multiplicity has no unity derivative merely from its various components. Section IV

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The doctrine just stated – that every explanatory fact refers to the decision and to the efficacy of an actual thing – requires discussion in reference to the ninth Categoreal Obligation. This category states that ‘The concrescence of each individual actual entity is internally determined and is externally free’. The peculiarity of the course of history illustrates the joint relevance of the ‘ontological principle’ and of this categoreal obligation. The evolution of history can be rationalized by the consideration of the determination of successors by antecedents. But, on the other hand, the evolution of history is incapable of rationalization because it exhibits a selected flux of participating forms. No reason, internal to history, can be assigned why that flux of forms, rather than another flux, should have been illustrated. It is true that any flux must exhibit the character of internal determination. So much follows from the ontological principle. But every instance of | internal

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Non c’è nessuna entità singola, ad ogni modo, che sia meramente la classe di tutti gli oggetti eterni. Poiché se concepiamo una classe qualsiasi di oggetti eterni, ci sono ulteriori oggetti eterni che presuppongono quella classe ma non appartengono ad essa. Per questa ragione, all’inizio di questa sezione è stata usata l’espressione ‘la molteplicità delle forme platoniche’, al posto dell’espressione più naturale ‘la classe delle forme platoniche’. Una molteplicità è un tipo di cosa complessa la cui unità deriva da qualche qualificazione che partecipi distintamente a ognuna delle sue componenti, ma una molteplicità non ha un’unità che derivi solamente dalle sue varie componenti. Sezione IV La dottrina appena esposta – per cui ogni fatto esplicativo si riferisce alla decisione e all’efficacia di una cosa attuale – richiede di essere discussa in riferimento alla nona categoria obbligazionale. Questa categoria afferma che ‘La concrescenza di ogni entità attuale individuale è determinata internamente ed è libera esternamente’. La peculiarità del corso della storia esemplifica la rilevanza congiunta del ‘principio ontologico’ e di questa obbligazione categoriale. L’evoluzione della storia può essere razionalizzata mediante la considerazione della determinazione dei conseguenti da parte degli antecedenti. Ma, d’altro canto, l’evoluzione della storia non può essere razionalizzata perché mostra un flusso selezionato di forme partecipanti. Non si può indicare nessuna ragione, interna alla storia, sul perché avrebbe dovuto essere esemplificato quel flusso di forme, piuttosto che un altro flusso. È vero che qualsiasi flusso deve esibire il carattere della determinazione interna. Questo consegue dal principio ontologico. Ma ogni esempio di | determinazione interna

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determination assumes that flux up to that point. There is no reason why there could be no alternative flux exhibiting that principle of internal determination. The actual flux presents itself with the character of being merely ‘given’. It does not disclose any peculiar character of ‘perfection’. On the contrary, the imperfection of the world is the theme of every religion which offers a way of escape, and of every sceptic who deplores the prevailing superstition. The Leibnizian theory of the ‘best of possible worlds’ is an audacious fudge produced in order to save the face of a Creator constructed by contemporary, and antecedent, theologians. Further, in the case of those actualities whose immediate experience is most completely open to us, namely, human beings, the final decision of the immediate subject-superject, constituting the ultimate modification of subjective aim, is the foundation of our experience of responsibility, of approbation or of disapprobation, of self-approval or of self-reproach, of freedom, of emphasis. This element in experience is too large to be put aside merely as misconstruction. It governs the whole tone of human life. It can be illustrated by striking instances from fact or from fiction. But these instances are only conspicuous illustrations of human experience during each hour and each minute. The ultimate freedom of things, lying beyond all determinations, was whispered by Galileo – E pur si muove – freedom for the inquisitors to think wrongly, for Galileo to think rightly, and for the world to move in despite of Galileo and inquisitors. The doctrine of the philosophy of organism is that, however far the sphere of efficient causation be pushed in the determination of components of a concrescence – its data, its emo-

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assume quel flusso fino a quel punto. Non c’è ragione per cui non ci possa essere un flusso alternativo che esibisca quel principio di determinazione interna. Il flusso attuale si presenta con il carattere dell’essere semplicemente ‘dato’. Ciò non rivela nessun carattere peculiare di ‘perfezione’. Al contrario, l’imperfezione del mondo è il tema di ogni religione che offra una via d’uscita, e di ogni scettico che deplori la superstizione dominante. La teoria leibniziana del ‘migliore dei mondi possibili’ è un’audace fola, prodotta per salvare la faccia di un Creatore inventato dai teologi contemporanei e precedenti. Inoltre, nel caso di quelle attualità la cui esperienza immediata è aperta in modo più completo a noi, vale a dire gli esseri umani, la decisione finale del soggetto-supergetto immediato, che costituisce la modificazione ultima della tendenza soggettiva, è il fondamento della nostra esperienza della responsabilità, della approvazione o disapprovazione, dell’auto-approvazione o auto-disapprovazione, della libertà, dell’enfasi. Questo elemento nell’esperienza è troppo diffuso per essere messo da parte come se fosse solamente un fraintendimento. Esso governa tutto il carattere della vita umana. Può essere esemplificato con esempi sorprendenti tratti da fatti o narrazioni. Ma questi esempi sono solo delle esemplificazioni notevoli dell’esperienza umana in ogni ora e in ogni minuto. La libertà ultima delle cose, che giace al di là di tutte le determinazioni, fu sussurrata da Galileo – E pur si muove – libertà per gli inquisitori di pensare erroneamente, per Galileo di pensare correttamente, e per il mondo di muoversi a dispetto di Galileo e degli inquisitori. La dottrina della filosofia dell’organismo è che, per quanto lontana si spinga la sfera della causazione efficiente nella determinazione delle componenti di una concre-

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tions, its appreciations, its purposes, its phases of subjective aim – beyond the determination of these components there always remains the final reaction of the self-creative unity of the universe. This final reaction completes the self-creative act by putting the decisive stamp of creative emphasis upon the determinations of efficient cause. Each occasion exhibits its measure of creative emphasis in proportion to its measure of subjective intensity. The absolute standard of such intensity is that of the primordial nature of God, which is neither great nor small because it arises out of no actual world. It has within it no components which are standards of comparison. But in the temporal world for occasions of relatively slight experient intensity, their decisions of creative emphasis are individually negligible compared to the determined components which they receive and transmit. But the final accumulation of all such decisions – the decision of God’s nature and the decisions of all occasions – constitutes that special element in the flux of forms in history, which is ‘given’ and incapable of rationalization beyond the fact that within it every component which is determinable is internally determined. The doctrine is, that each concrescence is to be referred to a definite free initiation and a definite free conclusion. The initial fact is macrocosmic, in the sense of having equal relevance to all occasions; the final fact is micro|cosmic, in the sense of being peculiar to that occasion. Neither fact is capable of rationalization, in the sense of tracing the antecedents which determine it. The initial fact is the primordial appetition, and the final fact is the decision of emphasis, finally creative of the ‘satisfaction’.

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. I, SEZ. IV

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scenza – i suoi dati, le sue emozioni, i suoi apprezzamenti, i suoi fini, le sue fasi della tendenza soggettivo –, oltre alla determinazione di queste componenti resta sempre la reazione finale dell’unità auto-creativa dell’universo. Questa reazione finale completa l’atto auto-creativo ponendo il marchio definitivo dell’enfasi creativa sulle determinazioni della causa efficiente. Ogni occasione mostra la sua misura di enfasi creativa in proporzione alla misura dell’intensità soggettiva. Il modello assoluto di tale intensità è quello della natura primordiale di Dio, che non è né grande né piccola perché non emerge da alcun mondo attuale. Non ha in sé delle componenti che siano dei termini di paragone. Ma nel mondo temporale, per le occasioni che hanno un’intensità di esperienza relativamente debole, le decisioni dell’enfasi creativa sono individualmente trascurabili, se paragonate alle componenti determinate che ricevono e trasmettono. Ma l’accumulazione finale di tutte queste decisioni – la decisione della natura di Dio e le decisioni di tutte le occasioni – costituisce quell’elemento speciale nel flusso delle forme nella storia che è ‘dato’ e non può essere razionalizzato, oltre al fatto che al suo interno ogni componente determinabile è internamente determinata. La dottrina afferma che ogni concrescenza deve essere riferita a un inizio libero definito e ad una conclusione libera definita. Il fatto iniziale è macrocosmico, nel senso che ha un’eguale rilevanza rispetto a tutte le occasioni; il fatto finale è | microcosmico, nel senso che è peculiare a quell’occasione. Nessuno di questi due fatti può essere razionalizzato, nel senso di risalire agli antecedenti che lo determinano. Il fatto iniziale è l’appetizione primordiale e il fatto finale è la decisione dell’enfasi, infine creativa, della ‘soddisfazione’.

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Section V The antithetical terms ‘universals’ and ‘particulars’ are the usual words employed to denote respectively entities which nearly, though not quite,9 correspond to the entities here termed ‘eternal objects’, and ‘actual entities’. These terms, ‘universals’ and ‘particulars’, both in the suggestiveness of the two words and in their current philosophical use, are somewhat misleading. The ontological principle, and the wider doctrine of universal relativity, on which the present metaphysical discussion is founded, blur the sharp distinction between what is universal and what is particular. The notion of a universal is of that which can enter into the description of many particulars; whereas the notion of a particular is that it is described by universals, and does not itself enter into the description of any other particular. According to the doctrine of relativity which is the basis of the metaphysical system of the present lectures, both these notions involve a misconception. An actual entity cannot be described, even inadequately, by universals; because other actual entities do enter into the description of any one actual entity. Thus every so-called ‘universal’ is particular in the sense of being just what it is, diverse from everything else; and every so-called ‘particular’ is universal in the sense of entering into the constitutions of other actual entities. The contrary opinion led to the collapse of Descartes’ many substances into Spinoza’s one substance; to Leibniz’s windowless monads with their pre-established harmony; to the sceptical reduction of Hume’s philosophy – a reduction first effected

9

For example, prehensions and subjective forms are also ‘particulars’.

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. I, SEZ. V

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Sezione V I termini antitetici ‘universali’ e ‘particolari’ sono le parole abituali utilizzate per denotare rispettivamente le entità che corrispondono quasi, anche se non esattamente,9 alle entità qui chiamate ‘oggetti eterni’ e le ‘entità attuali’. Questi termini, ‘universali’ e ‘particolari’, sia nell’allusività delle due parole, sia nel loro uso filosofico corrente, sono in qualche modo fuorvianti. Il principio ontologico, e la più ampia dottrina della relatività universale su cui si fonda la presente discussione metafisica, sfumano la distinzione netta tra ciò che è universale e ciò che è particolare. La nozione di un universale è quella che può entrare nella descrizione dei molti particolari, mentre la nozione di un particolare è che è descritto dagli universali, e che non entra nella descrizione di alcun altro particolare. Secondo la dottrina della relatività, che è la base del sistema metafisico delle presenti lezioni, entrambe queste nozioni implicano un errore. Un’entità attuale non può essere descritta, nemmeno in modo inadeguato, dagli universali, perché altre entità attuali entrano nella descrizione di una singola entità attuale qualsiasi. Così ogni cosiddetto ‘universale’ è particolare nel senso che è soltanto quello che è, diverso da ogni altra cosa, e ogni cosiddetto ‘particolare’ è universale nel senso che entra nelle costituzioni di altre entità attuali. L’opinione opposta ha condotto al collasso delle molteplici sostanze di Descartes nell’unica sostanza di Spinoza; alle monadi leibniziane senza finestra con la loro armonia prestabilita; alla riduzione scettica della filosofia di Hume – una riduzione effettuata per la prima volta Ad esempio, le prensioni e le forme soggettive sono anche ‘particolari’. 9

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by Hume himself, and reissued with the most beautiful exposition by Santayana in his Scepticism and Animal Faith. The point is that the current view of universals and particulars inevitably leads to the epistemological position stated by Descartes: From this I should conclude that I knew the wax by means of vision and not simply by the intuition of the mind; unless by chance I remember that, when looking from a window and saying I see men who pass in the street, I really do not see them, but infer that what I see is men, just as I say that I see wax. And yet what do I see from the window but hats and coats which may cover automatic machines? Yet I judge these to be men. And similarly solely by the faculty of judgment [judicandi] which rests in my mind, I comprehend that which I believed I saw with my eyes.10 | 49

In this passage it is assumed11 that Descartes – the Ego in question – is a particular, characterized only by universals. Thus his impressions – to use Hume’s word – are characterizations by universals. Thus there is no perception of a particular actual entity. He arrives at the belief in the actual entity by ‘the faculty of judgment’. But on this theory he has absolutely no analogy upon which to found any such inference with the faintest shred of probability. Hume, accepting

Meditation II. Perhaps inconsistently with what Descartes says elsewhere: in other passages the mental activity involved seems to be analysis which discovers ‘realitas objectiva’ as a component element of the idea in question. There is thus ‘inspectio’ rather than ‘judicium’. 10 11

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da Hume stesso, e poi ripresa con l’esposizione più bella da Santayana, nel suo Scetticismo e fede animale. Il punto è che la visione corrente degli universali e dei particolari conduce inevitabilmente alla posizione epistemologica espressa da Descartes: Per questo concluderei subito: la cera è dunque conosciuta attraverso la visione dell’occhio, non attraverso lo sguardo della mente; se non fosse che ho appena volto lo sguardo, dalla finestra, su degli uomini che camminano per strada, ed anche essi dico di vederli, come abitualmente dico di vedere la cera. Che cosa vedo, però, oltre i cappelli e i vestiti sotto cui potrebbero nascondersi automi? Eppure, giudico che sono uomini. E così quel che ritenevo di vedere con gli occhi lo comprendo con la sola facoltà di giudicare [judicandi], la quale è nella mia mente.10 |

In questo passaggio si assume11 che Descartes – l’ego in questione – sia un particolare, caratterizzato solo da universali. Così le sue impressioni – per usare un termine di Hume – sono caratterizzazioni mediante universali. Così non c’è percezione di un’entità attuale particolare. Egli giunge alla credenza nell’entità attuale mediante la ‘facoltà del giudizio’. Ma sulla base di questa teoria egli non ha assolutamente alcuna analogia su cui fondare una tale inferenza con un minimo di probabilità. Hume, ac[R. Descartes, Meditazioni Metafisiche,] II Meditazione[, op. cit., p. 723]. 11 Forse in modo incoerente rispetto a ciò che Descartes dice altrove: in altri passaggi l’attività mentale implicata sembra essere un’analisi che scopre la ‘realitas objectiva’ come un elemento componente dell’idea in questione. C’è così ‘inspectio’ piuttosto che ‘judicium’. 10

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Descartes’ account of perception (in this passage), which also belongs to Locke in some sections of his Essay, easily draws the sceptical conclusion. Santayana irrefutably exposes the full extent to which this scepticism must be carried. The philosophy of organism recurs to Descartes’ alternative theory of ‘realitas objectiva’, and endeavours to interpret it in terms of a consistent ontology. Descartes endeavoured to combine the two theories; but his unquestioned acceptance of the subject-predicate dogma forced him into a representative theory of perception, involving a ‘judicium’ validated by our assurance of the power and the goodness of God. The philosophy of organism in its account of prehension takes its stand upon the Cartesian terms ‘realitas objectiva’, ‘inspectio’, and ‘intuitio’. The two latter terms are transformed into the notion of a ‘positive prehension’, and into operations described in the various categories of physical and conceptual origination. A recurrence to the notion of ‘God’ is still necessary to mediate between physical and conceptual prehensions, but not in the crude form of giving a limited letter of credit to a ‘judicium’. Hume, in effect, agrees that ‘mind’ is a process of concrescence arising from primary data. In his account, these data are ‘impressions of sensation’; and in such impressions no elements other than universals are discoverable. For the philosophy of organism, the primary data are always actual entities absorbed into feeling in virtue of certain universals shared alike by the objectified actuality and the experient subject (cf. Part III). Descartes takes an intermediate position. He explains perception in Humian terms, but adds an apprehension of particular actual entities in virtue of an ‘inspectio’

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cettando la descrizione della percezione di Descartes (in questo passaggio), che appartiene anche a Locke in alcune sezioni del suo Saggio, ne trae facilmente la conclusione scettica. Santayana espone in modo irrefutabile fino a che punto questo scetticismo deve essere portato. La filosofia dell’organismo ricorre alla teoria alternativa di Descartes della ‘realitas objectiva’, e tenta di interpretarla nei termini di un’ontologia coerente. Descartes ha provato a combinare le due teorie, ma la sua accettazione acritica del dogma del soggetto-predicato lo ha costretto ad una teoria rappresentazionale della percezione, che comporta che un ‘judicium’ sia reso valido dalla nostra certezza del potere e della bontà di Dio. La filosofia dell’organismo nella sua descrizione della prensione fonda la sua prospettiva sui termini cartesiani ‘realitas objectiva’, ‘inspectio’, e ‘intuitio’. Gli ultimi due termini sono trasformati nella nozione di una ‘prensione positiva’ e nelle operazioni descritte nelle varie categorie dell’originazione fisica e concettuale. Un ricorso alla nozione di ‘Dio’ è ancora necessario per la mediazione tra prensioni fisiche e concettuali, ma non nella forma rozza che concede limitato credito al ‘judicium’. Hume, in effetti, concorda sul fatto che la ‘mente’ sia un processo di concrescenza che sorge dai dati primari. Nella sua descrizione, questi dati sono ‘impressioni della sensazione’, e in tali impressioni non si possono scoprire altri elementi che non siano universali. Per la filosofia dell’organismo, i dati primari sono sempre entità attuali assorbite nel sentimento in virtù di certi universali ugualmente condivisi dall’attualità oggettivata e dal soggetto esperiente (cfr. Parte III). Descartes assume una posizione intermedia. Egli spiega la percezione nei termini di Hume, ma aggiunge un’apprensione di entità attuali particolari in

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and a ‘judicium’ effected by the mind (Meditations II and III). Here he is paving the way for Kant, and for the degradation of the world into ‘mere appearance’. All modern philosophy hinges round the difficulty of describing the world in terms of subject and predicate, substance and quality, particular and universal. The result always does violence to that immediate experience which we express in our actions, our hopes, our sympathies, our purposes, and which we enjoy in spite of our lack of phrases for its verbal  | analysis. We find ourselves in a buzzing12 world, amid a democracy of fellow creatures; whereas under some disguise or other, orthodox philosophy can only introduce us to solitary substances, each enjoying an illusory experience: “O Bottom, thou art changed! What do I see on thee?” The endeavour to interpret experience in accordance with the overpowering deliverance of common sense must bring us back to some restatement of Platonic realism, modified so as to avoid the pitfalls which the philosophical investigations of the seventeenth and eighteenth centuries have disclosed. The true point of divergence is the false notion suggested by the contrast between natural meanings of the words ‘particular’ and ‘universal’. The ‘particular’ is thus conceived as being just its individual self with no necessary relevance to any other particular. It answers to Descartes’ definition of substance: “And when we conceive of substance, we merely conceive an existent thing which requires nothing but itself in order to exist”.13 This definition is a true derivative from

12 13

This epithet is, of course, borrowed from William James. Principles of Philosophy, Part I, 51.

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virtù di un’‘inspectio’ e un ‘judicium’ effettuati dalla mente (Meditazioni II e III). Egli sta preparando così la strada per Kant e per la degradazione del mondo a ‘mera apparenza’. Tutta la filosofia moderna ruota intorno alla difficoltà di descrivere il mondo nei termini di soggetto e predicato, sostanza e qualità, particolare e universale. Il risultato fa sempre violenza a quell’esperienza immediata che noi esprimiamo nelle nostre azioni, nelle nostre speranze, nei nostri scopi, e di cui godiamo nonostante la mancanza di espressioni per la sua analisi | verbale. Troviamo noi stessi in un mondo ronzante,12 in mezzo ad una democrazia di creature come noi; mentre, in modi diversi e sotto mentite spoglie, la filosofia ortodossa può introdurci solo alle sostanze singole, ognuna vivente un’esperienza illusoria: «O Bottom, sei cambiato! Che vedo su di te?».10 Il tentativo di interpretare l’esperienza secondo l’irresistibile indicazione del senso comune deve riportarci a qualche riformulazione del realismo platonico, modificato così da evitare le trappole che le indagini filosofiche del diciassettesimo e diciottesimo secolo hanno svelato. Il vero punto di divergenza è la falsa nozione suggerita dal contrasto tra i significati naturali delle parole ‘particolare’ e ‘universale’. Il ‘particolare’ è così concepito come ciò che è esattamente il suo sé individuale, senza alcuna rilevanza necessaria rispetto ad un altro particolare qualsiasi. Risponde alla definizione cartesiana di sostanza: «Per sostanza non possiamo intendere altro se non una cosa che esiste in maniera tale da non aver bisogno di alcun’altra cosa per esistere».13 Questa definizione è un vero derivato Questo attributo è, naturalmente, preso in prestito da William James.9 13 [R. Descartes,] Principi di filosofia, parte I, 51[, op. cit., p. 1745]. 12

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Aristotle’s definition: A primary substance is “neither asserted of a subject nor present in a subject”.14 We must add the title phrase of Descartes’ The second Meditation: “Of the Nature of the Human Mind; that it is more easily known than the Body”, together with his two statements: “..thought constitutes the nature of thinking substance”, and “everything that we find in mind is but so many diverse forms of thinking”.15 This sequence of quotations exemplifies the set of presuppositions which led to Locke’s empiricism and to Kant’s critical philosophy – the two dominant influences from which modern thought derived. This is the side of seventeenth century philosophy which is here discarded. The principle of universal relativity directly traverses Aristotle’s dictum, ‘A substance is not present in a subject’. On the contrary, according to this principle an actual entity is present in other actual entities. In fact if we allow for degrees of relevance, and for negligible relevance, we must say that every actual entity is present in every other actual entity. The philosophy of organism is mainly directed to the task of making clear the notion of ‘being present in another entity’. This phrase is here borrowed from Aristotle: it is not a fortunate phrase, and in subsequent discussion it will be replaced by the term ‘objectification’. The Aristotelian phrase suggests the crude notion that one actual entity is added to another simpliciter. This is not what is meant. One rôle of the eternal objects is that they are those elements which express how any

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Aristotle by W.D. Ross, Ch. II. Principles of Philosophy, Part I, 53.

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dalla definizione di Aristotele: una sostanza prima non è «né asserita di un soggetto né presente in un soggetto».14 Dobbiamo aggiungere l’espressione che costituisce il titolo della seconda meditazione di Descartes: «Della natura della mente umana; che è più facilmente conosciuta che il corpo», insieme alle sue due affermazioni: «…il pensiero costituisce la natura della sostanza pensante» e «tutte le proprietà che riscontriamo nella mente sono soltanto diversi modi del pensare».15 Questa serie di citazioni esemplifica l’insieme di presupposti che ha condotto all’empirismo di Locke e alla filosofia critica di Kant – le due influenze dominanti da cui deriva il pensiero moderno. Questo è il lato della filosofia del diciassettesimo secolo che viene qui abbandonato. Il principio della relatività universale è direttamente in contrasto con il detto di Aristotele: ‘Una sostanza non è presente in un soggetto’. Invece, secondo questo principio un’entità attuale è presente in altre entità attuali. Infatti se teniamo conto dei diversi gradi di rilevanza, e della rilevanza trascurabile, dobbiamo dire che ogni entità attuale è presente in ogni altra entità attuale. La filosofia dell’organismo è principalmente dedita allo scopo di rendere chiara la nozione di ‘essere presente in un’altra entità’. Questa espressione è qui presa da Aristotele: non è un’espressione felice, e nella discussione seguente verrà sostituita dal termine ‘oggettivazione’. L’espressione aristotelica suggerisce la nozione grezza per cui un’entità attuale è aggiunta a un’altra, simpliciter. Questo non è quello che intendiamo. Un ruolo degli oggetti eterni è che essi sono quegli elementi che esprimono il modo in cui un’entità attuale qual14 15

Aristotle a cura di W.D. Ross, cap. II. [R. Descartes,] Principi di filosofia, Parte I, 53[, op. cit., p. 1747].

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one actual entity is constituted by its syntheses of other actual entities, and how that actual entity develops from the primary dative phase into its own individual actual | existence, involving its individual enjoyments and appetitions. An actual entity is concrete because it is such a particular concrescence of the universe. Section VI A short examination of Locke’s Essay Concerning Human Understanding will throw light on the presuppositions from which the philosophy of organism originates. These citations from Locke are valuable as clear statements of the obvious deliverances of common sense, expressed with their natural limitations. They cannot be bettered in their character of presentations of facts which have to be accepted by any satisfactory system of philosophy. The first point to notice is that in some of his statements Locke comes very near to the explicit formulation of an organic philosophy of the type being developed here. It was only his failure to notice that his problem required a more drastic revision of traditional categories than that which he actually effected, that led to a vagueness of statement, and the intrusion of inconsistent elements. It was this conservative, other side of Locke which led to his sceptical overthrow by Hume. In his turn, Hume (despite his explicit repudiation in his Treatise, Part I, Sect. VI) was a thorough conservative, and in his explanation of mentality and its content never moved away from the subject-predicate habits of thought which had been impressed on the European mind by the overemphasis on Aristotle’s logic during the long mediaeval period. In reference to this twist of mind, probably Aristotle was not an

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siasi è costituita dalla sua sintesi di altre entità attuali, e il modo in cui quell’entità attuale si sviluppa dalla fase dativa primaria nella propria esistenza individuale attuale, | includendo i propri godimenti e le appetizioni individuali. Un’entità attuale è concreta perché è una tale concrescenza particolare dell’universo. Sezione VI Un breve esame del Saggio sull’intelletto umano di Locke getterà luce sui presupposti da cui la filosofia dell’organismo ha origine. Queste citazioni di Locke sono di grande valore come affermazioni chiare delle ovvie opinioni del senso comune, espresse con i loro limiti naturali. Esse non possono essere migliorate nel loro carattere di presentazioni di fatti che devono essere accettati da ogni sistema filosofico soddisfacente. Il primo punto da notare è che in alcune delle sue affermazioni Locke si avvicina molto alla formulazione esplicita di una filosofia organica del tipo che si sviluppa qui. Il suo fallimento è stato solamente quello di non aver notato che il suo problema richiedeva una revisione delle categorie tradizionali più drastica di quella che egli ha di fatto effettuato, che ha condotto a una vaghezza dell’esposizione e all’intrusione di elementi inconsistenti. Fu quest’altro lato, conservatore, di Locke a condurre al suo rovesciamento scettico da parte di Hume. A sua volta, Hume (nonostante il suo esplicito rifiuto nel suo Trattato, Parte I, Sez. VI) fu un conservatore vero e proprio, e nella sua spiegazione dell’essere-mentale e del suo contenuto non si allontanò mai dagli abiti di pensiero del tipo soggetto-predicato, impressi nella mentalità europea dall’enfasi eccessiva sulla logica aristotelica nel lungo periodo medievale. In riferimento a questa tendenza mentale, probabilmente

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Aristotelian. But Hume’s sceptical reduction of knowledge entirely depends (for its arguments) on the tacit presupposition of the mind as subject and of its contents as predicates – a presupposition which explicitly he repudiates. The merit of Locke’s Essay Concerning Human Understanding is its adequacy, and not its consistency. He gives the most dispassionate descriptions of those various elements in experience which common sense never lets slip. Unfortunately he is hampered by inappropriate metaphysical categories which he never criticized. He should have widened the title of his book into ‘An Essay Concerning Experience’. His true topic is the analysis of the types of experience enjoyed by an actual entity. But this complete experience is nothing other than what the actual entity is in itself, for itself. I will adopt the pre-Kantian phraseology, and say that the experience enjoyed by an actual entity is that entity formaliter. By this I mean that the entity, when considered ‘formally’, is being described in respect to those forms of its constitution whereby it is that individual entity with its own measure of absolute self-realization. Its ‘ideas of things’ are what other things are for it. In the phraseology of these lectures, they are its ‘feelings’. The actual entity is composite and analysable; and its ‘ideas’ express how, and in what sense, other things are components in its own  | constitution. Thus the form of its constitution is to be found by an analysis of the Lockian ideas. Locke talks of ‘understanding’ and ‘perception’. He should have started with a more general neutral term to express the synthetic concrescence whereby the many things of the universe become the one actual entity. Accordingly I have adopted the term

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Aristotele non era un aristotelico. Ma la riduzione scettica humiana della conoscenza dipende interamente (per le sue argomentazioni) dal presupposto tacito della mente come soggetto e dei suoi contenuti come predicati – un presupposto che egli esplicitamente rigetta. Il merito del Saggio sull’intelletto umano di Locke è la sua adeguatezza, non la sua coerenza. Egli offre le descrizioni più spassionate di quei vari elementi nell’esperienza che il senso comune non si lascia mai sfuggire. Sfortunatamente egli è stato ostacolato da delle categorie metafisiche non appropriate, che non ha mai criticato. Avrebbe dovuto estendere il titolo del suo libro in ‘Un saggio sull’esperienza’. Il suo vero tema è l’analisi dei tipi di esperienza vissuti da un’entità attuale. Ma questa esperienza completa non è nient’altro che ciò che l’entità attuale è in se stessa, per se stessa. Adotterò la terminologia pre-kantiana, e dirò che l’esperienza vissuta da un’entità attuale è quell’entità formaliter. Con questo voglio dire che l’entità, quando è considerata ‘formalmente’, è descritta rispetto a quelle forme della sua costituzione per cui essa è quella entità individuale, con la sua misura di auto-realizzazione assoluta. Le sue ‘idee delle cose’ sono ciò che le altre cose sono per essa. Nella terminologia di queste lezioni, esse sono i suoi ‘sentimenti’. L’entità attuale è composita e analizzabile, e le sue ‘idee’ esprimono come, e in che senso, le altre cose sono delle componenti nella sua propria | costituzione. Così la forma della sua costituzione deve essere trovata mediante un’analisi delle idee lockiane. Locke parla di ‘comprensione’ e ‘percezione’. Sarebbe dovuto partire con un termine neutrale più generale per esprimere la concrescenza sintetica per mezzo della quale le molte cose dell’universo diventano una singola entità attuale. Di conseguenza ho adottato il termine ‘prensione’ per esprimere

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‘prehension’, to express the activity whereby an actual entity effects its own concretion of other things. The ‘prehension’ of one actual entity by another actual entity is the complete transaction, analysable into the objectification of the former entity as one of the data for the latter, and into the fully clothed feeling whereby the datum is absorbed into the subjective satisfaction – ‘clothed’ with the various elements of its ‘subjective form’. But this definition can be stated more generally so as to include the case of the prehension of an eternal object by an actual entity; namely, The ‘positive prehension’ of an entity by an actual entity is the complete transaction analysable into the ingression, or objectification, of that entity as a datum for feeling, and into the feeling whereby this datum is absorbed into the subjective satisfaction. I also discard Locke’s term ‘idea’. Instead of that term, the other things, in their limited rôles as elements for the actual entity in question, are called ‘objects’ for that thing. There are four main types of objects, namely, ‘eternal objects’, ‘propositions’, ‘objectified’ actual entities and nexūs. These ‘eternal objects’ are Locke’s ideas as explained in his Essay (II, I, l), where he writes: Idea is the object of thinking. – Every man being conscious to himself that he thinks, and that which his mind is applied about, whilst thinking, being the ideas that are there, it is past doubt that men have in their mind several ideas, such as are those expressed by the words, “whiteness, hardness, sweetness, thinking, motion, man, elephant, army, drunkenness”, and others.

But later (III, III, 2), when discussing general terms (and subconsciously, earlier in his discussion of ‘substance’ in II,

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l’attività per mezzo della quale un’entità attuale effettua la propria concrezione delle altre cose. La ‘prensione’ di una singola entità attuale da parte di un’altra entità attuale è la trasposizione completa, analizzabile nell’oggettivazione, della prima entità come uno dei dati della seconda, e nel sentimento pienamente rivestito per cui il dato è assorbito nella soddisfazione soggettiva – ‘rivestito’ dei vari elementi della ‘forma soggettiva’. Ma questa definizione può essere espressa in modo più generale, così da includere il caso della prensione di un oggetto eterno da parte di un’entità attuale; vale a dire, la ‘prensione positiva’ di un’entità da parte di un’entità attuale è la trasposizione completa analizzabile nell’ingressione, o oggettivazione, di quell’entità come un dato per il sentimento, e nel sentimento per il quale questo dato è assorbito nella soddisfazione soggettiva. Scarto anche il termine ‘idea’ di Locke. Al posto di tale termine, le altre cose, nei loro ruoli limitati come elementi per l’entità attuale in questione, sono chiamate ‘oggetti’ per quella cosa. Ci sono quattro tipi di oggetti, ossia, gli ‘oggetti eterni’, le ‘proposizioni’, le entità attuali ‘oggettivate’ e i nessi. Questi ‘oggetti eterni’ sono le idee di Locke, per come sono spiegate nel suo Saggio (II, I, 1), dove egli scrive: L’idea è l’oggetto del pensiero. — Poiché ogni uomo è consapevole di pensare e, quando pensa, di impegnare la sua mente con le idee, è al di là di ogni dubbio che gli uomini siano forniti di una quantità considerevole di idee, simili a quelle espresse con le parole bianchezza, durezza, dolcezza, pensiero, movimento, uomo, elefante, esercito, ebrezza, e altre ancora.11

Ma successivamente (III, III, 2), mentre discute i termini generali (e inconsciamente, anche prima nella sua

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XXIII), he adds parenthetically another type of ideas which are practically what I term ‘objectified actual entities’ and ‘nexūs’. He calls them ‘ideas of particular things’; and he explains why, in general, such ideas cannot have their separate names. The reason is simple and undeniable: there are too many actual entities. He writes: “But it is beyond the power of human capacity to frame and retain distinct ideas of all the particular things we meet with: every bird and beast men saw, every tree and plant that affected the senses, could not find a place in the most capacious understanding”. The context shows that it is not the impossibility of an ‘idea’ of any particular thing which is the seat of the difficulty; it is solely their number. This notion of a direct ‘idea’ (or ‘feeling’) of an actual entity is a presupposition of all common sense; Santayana ascribes it to ‘animal faith’. But it accords very ill with the sensationalist theory of knowledge which can be derived  | from other parts of Locke’s writings. Both Locke and Descartes wrestle with exactly the same difficulty. The principle that I am adopting is that consciousness presupposes experience, and not experience consciousness. It is a special element in the subjective forms of some feelings. Thus an actual entity may, or may not, be conscious of some part of its experience. Its experience is its complete formal constitution, including its consciousness, if any. Thus, in Locke’s phraseology, its ‘ideas of particular things’ are those other things exercising their function as felt components of its constitution. Locke would only term them ‘ideas’ when these objectifications belong to that region of experience lit up by

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discussione della ‘sostanza’, in II, XXIII), egli aggiunge tra parentesi un altro tipo di idee che sono praticamente quello che io definisco ‘entità attuali oggettivate’ e ‘nessi’. Egli le chiama ‘idee di cose particolari’; e spiega perché, in generale, tali idee non possono avere dei nomi separati. La ragione è semplice e innegabile: ci sono troppe entità attuali. Egli scrive: «Ma si trova ben oltre il potere dell’umana capacità il foggiare e il fissare nella memoria tutte le idee distinte di tutte le cose particolari che incontriamo: quella di ogni uccello o altro animale visto, di ogni albero o pianta che abbia impressionato i nostri sensi, non potrebbe trovare una sua specifica collocazione nemmeno nel più capiente degli intelletti».12 Il contesto mostra che la difficoltà non risiede nell’impossibilità di un’‘idea’ di una qualche cosa particolare; è solo nel loro numero. Questa nozione di una ‘idea’ diretta (o ‘sentimento’) di un’entità attuale è un presupposto di tutto il senso comune; Santayana la attribuisce alla ‘fede animale’. Ma essa si accorda molto male con la teoria sensistica della conoscenza che può essere derivata | da altre parti degli scritti di Locke. Sia Locke che Descartes sono alle prese esattamente con la stessa difficoltà. Il principio che sto adottando è che la coscienza presuppone l’esperienza, e non l’esperienza la coscienza. Essa è un elemento speciale nelle forme soggettive di alcuni sentimenti. Perciò un’entità attuale può, o meno, essere cosciente di alcune parti della sua esperienza. La sua esperienza è la sua costituzione formale completa, che include la sua coscienza, se c’è. Così, nella terminologia di Locke, le sue ‘idee di cose particolari’ sono quelle altre cose che esercitano la loro funzione in quanto componenti sentite della sua costituzione. Locke le chiamerebbe ‘idee’ solo nel caso in cui queste oggettivazioni appartenessero a

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consciousness. In Section 4 of the same chapter, he definitely makes all knowledge to be “founded in particular things”. He writes: “. . . yet a distinct name for every particular thing would not be of any great use for the improvement of knowledge: which, though founded in particular things,16 enlarges itself by general views; to which things reduced into sorts under general names, are properly subservient”. Thus for Locke, in this passage, there are not first the qualities and then the conjectural particular things; but conversely. Also he illustrates his meaning of a ‘particular thing’ by a ‘leaf’, a ‘crow’, a ‘sheep’, a ‘gain of sand’. So he is not thinking of a particular patch of colour, or other sense-datum.17 For example, in Section 7 of the same chapter, in reference to children he writes: “The ideas of the nurse and the mother are well framed in their minds; and, like pictures of them there, represent only those individuals”. This doctrine of Locke’s must be compared with Descartes’ doctrine of ‘realitas objectiva’. Locke inherited the dualistic separation of mind from body. If he had started with the one fundamental notion of an actual entity, the complex of ideas disclosed in consciousness would have at once turned into the complex constitution of the actual entity disclosed in

My italics. As he is, in I, II, 15, where he writes, “The senses at first let in particular ideas, and furnish the yet empty cabinet…” Note the distinction between ‘particular ideas’ and ‘ideas of particular things’. 16 17

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quella regione dell’esperienza illuminata dalla coscienza. Nella sezione 4 dello stesso capitolo egli stabilisce definitivamente ogni conoscenza come «fondata su cose particolari». Egli scrive: «tuttavia possedere un nome distinto per ogni cosa particolare non sarebbe di grande utilità per lo sviluppo e l’accrescimento della nostra conoscenza, la quale, sebbene abbia il suo fondamento nelle cose particolari,16 si estende mediante visioni ampie e generali, e a tale scopo è utile che le cose singole siano ricondotte a categorie designate da nomi generali».13 Così per Locke, in questo passaggio, non ci sono prima le qualità e poi le cose particolari ipotetiche, ma l’inverso. Egli esemplifica anche il suo significato di una ‘cosa particolare’ con una ‘foglia’, un ‘corvo’, una ‘pecora’, un ‘granello di sabbia’. Così egli non sta pensando ad una particolare macchia di colore, o ad un altro dato sensoriale.17 Ad esempio, nella sezione 7 dello stesso capitolo, riferendosi ai bambini egli scrive: «L’idea della nutrice e della madre sono ben foggiate nella loro mente [dei bambini], e le raffigurazioni di tali persone sono presenti nella mente dei bambini come immagini singole, poiché rappresentano solo quei singoli individui».14 Questa dottrina di Locke deve essere paragonata con la dottrina cartesiana della ‘realitas objectiva’. Locke ha ereditato la separazione dualistica della mente dal corpo. Se avesse iniziato con la sola nozione fondamentale di entità attuale, il complesso di idee rivelate nella coscienza si sarebbe trasformato immediatamente nella costituzione complessa dell’entità attuale rivelata nella sua propria Corsivo mio. Come egli fa in I, II; 15, dove egli scrive: «Innanzitutto i sensi introducono nella mente idee particolari e arredano quel locale ancora vuoto». Si noti la distinzione tra ‘idee particolari’ e ‘idee di cose particolari’ [ibid., p. 55]. 16 17

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its own consciousness, so far as it is conscious – fitfully, partially, or not at all. Locke definitely states how ideas become general. In Section 6 of the chapter he writes: “. . . and ideas become general by separating from them the circumstances of time, and place, and any other ideas that may determine them to this or that particular existence”. Thus for Locke the abstract idea is preceded by the ‘idea of a particular existent’; “[children] frame an idea which they find those many particulars do partake in”. This statement of Locke’s should be compared with the Category of Conceptual Valuation, which is the fourth categoreal obligation. Locke discusses the constitution of actual things under the term ‘real essences’. He writes (Section 15, same chapter): “And thus the real in|ternal (but generally in substances unknown) constitution of things, whereon their discoverable qualities depend, may be called their ‘essence’”. The point is that Locke entirely endorses the doctrine that an actual entity arises out of a complex constitution involving other entities, though, by his unfortunate use of such terms as ‘cabinet’, he puts less emphasis on the notion of ‘process’ than does Hume. Locke has in fact stated in his work one main problem for the philosophy of organism. He discovers that the mind is a unity arising out of the active prehension of ideas into one concrete thing. Unfortunately, he presupposes both the Cartesian dualism whereby minds are one kind of particulars, and natural entities are another kind of particulars, and also the subject-predicate dogma. He is thus, in company with Descartes, driven to a theory of representative perception. For example, in one of the quotations already cited, he writes: “and,

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coscienza, nella misura in cui essa è cosciente – in modo discontinuo, parzialmente o per niente. Locke espone in modo definitivo come le idee diventino generali. Nella sezione 6 del capitolo scrive: «le idee divengono generali col separare da esse le particolari circostanze di tempo, luogo e qualsiasi altra idea che possa condizionarle e connotarle con questa o quella particolare esistenza».15 Così per Locke l’idea astratta è preceduta dall’‘idea di un’esistente particolare’; «[i bambini] si foggiano un’idea alla quale trovano che partecipano quei molti particolari».16 Questa affermazione di Locke dovrebbe essere paragonata con la categoria della valutazione concettuale, che è la quarta obbligazione categoriale. Locke discute la costituzione delle cose attuali con il termine ‘essenze reali’. Egli scrive (sezione 15, stesso capitolo): «Così la costituzione interna | reale delle cose, che è però generalmente sconosciuta nelle sostanze, da cui dipendono le loro qualità che possono essere scoperte, può essere chiamata la loro essenza».17 Il punto è che Locke appoggia interamente la dottrina che un’entità attuale emerge dalla costituzione complessa che implica altre entità; tuttavia, per il suo uso infelice di termini come ‘locale’, egli enfatizza meno la nozione di ‘processo’ di quanto faccia Hume. Locke ha infatti espresso nel suo lavoro uno dei problemi principali per la filosofia dell’organismo. Egli scopre che la mente è un’unità emergente dalla prensione attiva delle idee in una singola cosa concreta. Sfortunatamente, egli presuppone sia il dualismo cartesiano, per cui le menti sono un tipo di particolari, e le entità naturali un altro, sia il dogma del soggetto-predicato. Egli è così, in compagnia di Descartes, condotto a una teoria della percezione rappresentazionale. Ad esempio, in una delle citazioni già

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like pictures of them there, represent only those individuals”. This doctrine obviously creates an insoluble problem for epistemology, only to be solved either by some sturdy make-believe of ‘animal faith’, with Santayana, or by some doctrine of illusoriness – some doctrine of mere appearance, inconsistent if taken as real – with Bradley. Anyhow ‘representative perception’ can never, within its own metaphysical doctrines, produce the title deeds to guarantee the validity of the representation of fact by idea. Locke and the philosophers of his epoch – the seventeenth and eighteenth centuries – are misled by one fundamental misconception. It is the assumption, unconscious and uncriticized, that logical simplicity can be identified with priority in the process constituting an experient occasion. Locke founded the first two books of his Essay on this presupposition, with the exception of his early sections on ‘substance’, which are quoted immediately below. In the third and fourth books of the Essay he abandons this presupposition, again unconsciously as it seems. This identification of priority in logic with priority in practice has vitiated thought and procedure from the first discovery of mathematics and logic by the Greeks. For example, some of the worst defects in educational procedure have been due to it. Locke’s nearest approach to the philosophy of organism, and – from the point of view of that doctrine – his main oversight, are best exemplified by the first section of his chapter, ‘Of our Complex Ideas of Substances’ (II, XXIII, 1). He writes: The mind, being, as I have declared, furnished with a great number of the simple ideas conveyed in by the senses,

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riportate, egli scrive: «le raffigurazioni di tali persone […] rappresentano solo quei singoli individui». Questa dottrina ovviamente crea un problema insolubile per l’epistemologia, che può essere risolto solo o con qualche risoluta finzione della ‘fede animale’, con Santayana, o con qualche dottrina dell’illusorietà – qualche dottrina della mera apparenza, inconsistente se presa per reale – con Bradley. In ogni modo la ‘percezione rappresentazionale’ non può mai, all’interno delle sue dottrine metafisiche, produrre gli atti di proprietà per garantire la validità della rappresentazione del fatto da parte dell’idea. Locke e i filosofi della sua epoca – il diciassettesimo e diciottesimo secolo – sono sviati da una concezione errata fondamentale. È l’assunzione, inconscia e acritica, che la semplicità logica possa essere identificata con la priorità nel processo che costituisce un’occasione esperiente. Locke ha fondato i primi due libri del suo Saggio su questo presupposto, fatta eccezione per le prime sezioni sulla ‘sostanza’, che sono citate immediatamente sotto. Nel terzo e quarto libro del Saggio egli abbandona questo presupposto, ma – pare – di nuovo senza esserne cosciente. Questa identificazione della priorità nella logica con la priorità nella pratica ha viziato il pensiero e il metodo, dalla prima scoperta della matematica e della logica da parte dei greci. Per esempio, alcuni dei peggiori difetti nel metodo educativo sono dovuti ad essa. L’approccio di Locke più vicino alla filosofia dell’organismo, e – dal punto di vista di tale dottrina – la sua principale omissione, ricevono la loro migliore esemplificazione nella prima sezione del suo capitolo: ‘Delle nostre idee complesse delle sostanze’ (II, XXIII, 1). Egli scrive: Poiché la mente, come ho dichiarato, è provvista di un gran numero di idee semplici in essa convogliate dai

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as they are found in exterior things, or by reflection on its own operations, takes notice, also, that a certain number of these simple ideas go constantly together; which being presumed to belong to one thing, and words being suited to common apprehensions, and made use of for quick dispatch, are called, so united in one subject, by one name; which, by inadvertency, we are apt afterward to talk of and consider as one simple idea, which indeed is a complication of many ideas together: because,  | as I have said, not imagining how these simple ideas can subsist by themselves, we accustom ourselves to suppose some substratum wherein they do subsist, and from which they do result; which therefore we call “substance”.

In this section, Locke’s first statement, which is the basis of the remainder of the section, is exactly the primary assumption of the philosophy of organism: “The mind, being . . . furnished with a great number of the simple ideas conveyed in by the senses, as they are found in exterior things, ...” Here the last phrase, ‘as they are found in exterior things’, asserted what later I shall call the vector character of the primary feelings. The universals involved obtain that status by reason of the fact that ‘they are found in exterior things’. This is Locke’s assertion and it is the assertion of the philosophy of organism. It can also be conceived as a development of Descartes’ doctrine of ‘realitas objectiva’. The universals are the only elements in the data describable by concepts, because concepts are merely the analytic functioning of universals. But the ‘exterior things’, although they are not expressible by concepts in respect to their individual particularity, are no less data for

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sensi, così come si trovano nelle cose esteriori, o mediante la riflessione sulle operazioni della mente stessa, essa osserva che un certo numero di queste idee semplici si presentano costantemente insieme. Poiché le parole sono confacenti alle apprensioni comuni e si fa uso di esse per un rapido scambio, e poiché si presume che quelle idee appartengano a una sola cosa, raccolte così in un solo soggetto, esse sono designate con un solo nome. In seguito, però, per disattenzione, siamo inclini a parlare e a considerare come un’idea semplice quella che è invece una combinazione complessa di molte idee insieme, e ciò accade perché, | come ho detto, non immaginando in che modo queste idee semplici possano sussistere per se stesse, noi ci adattiamo a supporre l’esistenza di un certo substratum in cui esse sussistono effettivamente e di cui sono il risultato, e perciò lo chiamiamo sostanza.18

In questa sezione, la prima affermazione di Locke, che è alla base del resto della sezione, è esattamente l’assunzione primaria della filosofia dell’organismo: «la mente… provvista di un gran numero di idee semplici in essa convogliate dai sensi, così come si trovano nelle cose esteriori…». Qui l’ultima espressione, ‘così come si trovano nelle cose esteriori’, asseriva ciò che successivamente chiamerò il carattere vettore dei sentimenti primari. Gli universali implicati ottengono quello status in virtù del fatto che ‘si trovano nelle cose esteriori ’. Questa è l’affermazione di Locke ed è l’affermazione della filosofia dell’organismo. Può essere concepita anche come uno sviluppo della dottrina cartesiana della ‘realitas objectiva’. Gli universali sono gli unici elementi nei dati che sono descrivibili mediante concetti, perché i concetti sono meramente il funzionamento analitico degli universali. Ma le ‘cose esterne’, sebbene non siano esprimibili dai concetti rispetto alla loro particolarità individuale, sono non meno dei dati per il sentimento;

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feeling; so that the concrescent actuality arises from feeling their status of individual particularity; and thus that particularity is included as an element from which feelings originate, and which they concern. The sentence later proceeds with, “a certain number of these simple ideas go constantly together”. This can only mean that in the immediate perception ‘a certain number of these simple ideas’ are found together in an exterior thing, and that the recollection of antecedent moments of experience discloses that the same fact, of togetherness in an exterior thing, holds for the same set of simple ideas. Again, the philosophy of organism agrees that this description is true for moments of immediate experience. But Locke, owing to the fact that he veils his second premise under the phrase ‘go constantly together’, omits to consider the question whether the ‘exterior things’ of the successive moments are to be identified. The answer of the philosophy of organism is that, in the sense in which Locke is here speaking, the exterior things of successive moments are not to be identified with each other. Each exterior thing is either one actual entity, or (more frequently) is a nexus of actual entities with immediacies mutually contemporary. For the sake of simplicity we will speak only of the simpler case where the ‘exterior thing’ means one actual entity at the moment in question. But what Locke is explicitly concerned with is the notion of the self-identity of the one enduring physical body which lasts for years, or for seconds, or for ages. He is considering the current philosophical notion of an individualized particular substance (in the Aristotelian sense) which undergoes adventures of change, retaining its substantial form amid transition of accidents.

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così che l’attualità concrescente sorge dal sentire il loro status di particolarità individuali; e perciò quell’attualità è inclusa come un elemento da cui i sentimenti si originano, e che lo riguardano. La frase prosegue poi con «un certo numero di queste idee semplici si presentano costantemente insieme». Questo può significare solo che nella percezione immediata ‘un certo numero di queste idee semplici’ si trovano insieme nella cosa esteriore, e che il ricordo dei momenti antecedenti dell’esperienza rivela che lo stesso fatto, dell’essere-insieme in una cosa esteriore, vale per lo stesso gruppo di idee semplici. Ancora, la filosofia dell’organismo è d’accordo che questa descrizione sia vera per i momenti dell’esperienza immediata. Ma Locke, per il fatto che cela la sua seconda premessa sotto l’espressione ‘si presentano costantemente insieme’, omette di considerare la questione se si debbano identificare le ‘cose esteriori’ dei momenti successivi. La risposta della filosofia dell’organismo è che, nello stesso senso in cui Locke ne parla qui, le cose esteriori dei momenti successivi non devono essere identificate l’una con l’altra. Ogni cosa esteriore è o un’entità attuale, o (più frequentemente) è un nesso di entità attuali con immediatezze reciprocamente contemporanee. Per semplicità parleremo solo del caso più semplice in cui la ‘cosa esteriore’ significa una singola entità attuale nel momento in questione. Ma ciò a cui è esplicitamente interessato Locke è la nozione dell’auto-identità del corpo fisico perdurante, il quale dura per anni, o per secondi, o per ere. Egli considera la nozione filosofica corrente di una sostanza particolare individualizzata (nel senso aristotelico) che subisce le avventure del cambiamento, mantenendo la sua forma sostanziale nel mezzo della transizione degli accidenti. In

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Throughout his Essay, he in effect retains this notion while rightly insisting on its vagueness and obscurity. The philosophy of organism agrees with Locke and Hume, that the non-in|dividualized substantial form is nothing else than the collection of universals – or, more accurately, the one complex universal – common to the succession of ‘exterior things’ at successive moments respectively. In other words, an ‘exterior thing’ is either one ‘actual entity’, or is a ‘society’ with a ‘defining characteristic’. For the organic philosophy, these ‘exterior things’ (in the former sense) are the final concrete actualities. The individualized substance (of Locke) must be construed to be the historic route constituted by some society of fundamental ‘exterior things’, stretching from the first ‘thing’ to the last ‘thing’. But Locke, throughout his Essay, rightly insists that the chief ingredient in the notion of ‘substance’ is the notion of ‘power’. The philosophy of organism holds that, in order to understand ‘power’, we must have a correct notion of how each individual actual entity contributes to the datum from which its successors arise and to which they must conform. The reason why the doctrine of power is peculiarly relevant to the enduring things, which the philosophy of Locke’s day conceived as individualized substances, is that any likeness between the successive occasions of a historic route procures a corresponding identity between their contributions to the datum of any subsequent actual entity; and it therefore secures a corresponding intensification in the imposition of conformity. The principle is the same as that which holds for the more sporadic occasions in empty space; but the uniformity along the historic route increases the degree of conformity which that route exacts from the future. In particular each historic route of like occasions tends to prolong itself, by rea-

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tutto il suo Saggio, in effetti, egli mantiene questa nozione, mentre giustamente insiste sulla sua vaghezza e oscurità. La filosofia dell’organismo concorda con Locke e Hume sul fatto che | la forma sostanziale non-individualizzata non è altro che il raggruppamento degli universali – o, più accuratamente, il complesso universale – comune alla successione delle ‘cose esteriori’, rispettivamente nei momenti successivi. In altre parole, una ‘cosa esteriore’ è o un’‘entità attuale’, o una ‘società’ con una ‘caratteristica definitoria’. Per la filosofia organica, queste ‘cose esteriori’ (nel primo senso) sono le attualità concrete finali. La sostanza individualizzata (di Locke) deve essere interpretata come il tragitto storico costituito da qualche società di ‘cose esterne’ fondamentali, che si estenda dalla prima ‘cosa’ all’ultima ‘cosa’. Ma Locke, in tutto il suo Saggio, giustamente insiste che l’ingrediente principale nella nozione di ‘sostanza’ è la nozione di ‘potere’. La filosofia dell’organismo sostiene che, per capire il ‘potere’, dobbiamo avere una nozione corretta di come ogni entità attuale individuale contribuisca al dato da cui i suoi successori emergono e a cui si devono conformare. La ragione per cui la dottrina del potere è particolarmente rilevante rispetto alle cose perduranti, che la filosofia dell’epoca di Locke concepiva come sostanze individualizzate, è che ogni somiglianza tra occasioni successive di un tragitto storico procura un’identità corrispondente tra i loro contributi al dato di qualsiasi entità attuale successiva, ed essa assicura perciò una corrispondente intensificazione nell’imposizione della conformità. Il principio è lo stesso che vale per le occasioni più sporadiche nello spazio vuoto; ma l’uniformità lungo il tragitto storico aumenta il grado di conformità che quel tragitto esige dal futuro. In particolare ogni tragitto storico di occasioni simili

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son of the weight of uniform inheritance derivable from its members. The philosophy of organism abolishes the detached mind. Mental activity is one of the modes of feeling belonging to all actual entities in some degree, but only amounting to conscious intellectuality in some actual entities. This higher grade of mental activity is the intellectual self-analysis of the entity in an earlier stage of incompletion, effected by intellectual feelings produced in a later stage of concrescence.18 The perceptive constitution of the actual entity presents the problem, How can the other actual entities, each with its own formal existence, also enter objectively into the perceptive constitution of the actual entity in question? This is the problem of the solidarity of the universe. The classical doctrines of universals and particulars, of subject and predicate, of individual substances not present in other individual substances, of the externality of relations, alike render this problem incapable of solution. The answer given by the organic philosophy is the doctrine of prehensions, involved in concrescent integrations, and terminating in a definite, complex unity of feeling. To be actual must mean that all actual things are alike objects, enjoying objective immortality in fashioning creative actions; and that all actual things are subjects, each prehending the universe from which  | it arises. The creative action is the universe always becoming one in a particular unity of self-experience, and thereby adding to the multiplicity which is the universe as many. This insistent concrescence into unity is the outcome of the ultimate self-identity of each

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Cf. Part III, Ch. V.

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tende a prolungarsi, a causa del peso dell’eredità uniforme che può derivare dai suoi membri. La filosofia dell’organismo abolisce la mente separata. L’attività mentale è uno dei modi del sentimento che appartiene a tutte le entità in qualche misura, ma che equivale a un’intellettualità cosciente solo in alcune entità attuali. Questo grado più alto dell’attività mentale è l’auto-analisi intellettuale dell’entità in uno stadio precedente di incompletezza, effettuata dai sentimenti intellettuali prodotti in una fase successiva della concrescenza.18 La costituzione percettiva dell’entità attuale presenta il problema: come possono le altre entità attuali, ognuna con la propria esistenza formale, entrare anche oggettivamente nella costituzione percettiva dell’entità attuale in questione? Questo è il problema della solidarietà dell’universo. Le dottrine classiche degli universali e dei particolari, del soggetto e del predicato, delle sostanze individuali non presenti in altre sostanze individuali, dell’esteriorità delle relazioni, rendono ugualmente impossibile la soluzione a questo problema. La risposta data dalla filosofia organica è la dottrina delle prensioni, implicate nelle integrazioni concrescenti, e che terminano in una unità del sentimento complessa, definita. Essere attuale deve significare che tutte le cose attuali sono oggetti simili, che godono di immortalità oggettiva nel formare azioni creative, e che tutte le cose attuali sono soggetti, ognuno prendente l’universo da cui | emerge. L’azione creativa è l’universo che sempre diviene in una particolare unità di auto-esperienza, e che in tal modo aumenta la molteplicità che è l’universo in quanto molteplice. Questa concrescenza insistente nell’unità è il risultato dell’auto-identità ultima di ogni entità. Nessu18

Cfr. Parte III, Cap. V.

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entity. No entity – be it ‘universal’ or ‘particular’ – can play disjoined rôles. Self-identity requires that every entity have one conjoined, self-consistent function, whatever be the complexity of that function. Section VII There is another side of Locke, which is his doctrine of ‘power’. This doctrine is a better illustration of his admirable adequacy than of his consistency; there is no escape from Hume’s demonstration that no such doctrine is compatible with a purely sensationalist philosophy. The establishment of such a philosophy, though derivative from Locke, was not his explicit purpose. Every philosophical school in the course of its history requires two presiding philosophers. One of them under the influence of the main doctrines of the school should survey experience with some adequacy, but inconsistently. The other philosopher should reduce the doctrines of the school to a rigid consistency; he will thereby effect a reductio ad absurdum. No school of thought has performed its full service to philosophy until these men have appeared. In this way the school of sensationalist empiricism derives its importance from Locke and Hume. Locke introduces his doctrine of ‘power’ as follows (II, XXI, 1-3): This idea how got. – The mind being every day informed, by the senses, of the alteration of those simple ideas it observes in things without, and taking notice how one comes to an end and ceases to be, and another begins to exist which was not before; reflecting also on what passes within itself, and observing a constant change of its ideas, sometimes by the impression of outward objects on the senses, and some-

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na entità – che sia ‘universale o particolare’ – può svolgere dei ruoli disgiunti. L’auto-identità richiede che ogni entità abbia una funzione congiunta, auto-coerente, qualsiasi sia la complessità di quella funzione. Sezione VII Un altro aspetto di Locke è la sua dottrina del ‘potere’. Questa dottrina è una esemplificazione migliore della sua ammirabile adeguatezza più che della sua coerenza; non c’è scampo alla dimostrazione di Hume che una tale dottrina non è compatibile con una filosofia puramente sensistica. La fondazione di una tale filosofia, sebbene derivi da Locke, non era un suo proposito esplicito. Ogni scuola filosofica nel corso della storia necessita di due filosofi a suo sostegno. Uno dei due dovrebbe, sotto l’influenza delle principali dottrine della scuola, indagare l’esperienza con una certa adeguatezza, benché in modo incoerente. L’altro filosofo dovrebbe ricondurre le dottrine della scuola ad una coerenza rigorosa; egli effettuerà in tal modo una reductio ad absurdum. Nessuna scuola di pensiero ha reso completo servizio alla filosofia fino a quando non sono apparsi questi uomini. In questo modo la scuola dell’empirismo sensistico trae la sua importanza da Locke e Hume. Locke introduce la sua dottrina del ‘potere’ come segue (II, XXI, 1-3): Come otteniamo l’idea di potere – La mente, che ogni giorno viene informata dai sensi sulle modifiche occorse alle idee semplici osservate nelle cose esterne; che nota come un’idea giunge al termine e cessa di esistere e un’altra, che prima non c’era, si affaccia all’esistenza; che riflette su quanto accade in se stessa e osserva un costante mutare delle sue idee, talvolta mediante l’impressione di oggetti esterni sui propri sensi e talvolta mediante la pro-

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times by the determination of its own choice; and concluding, from what it has so constantly observed to have been, that the like changes will for the future be made in the same things by like agents, and by the like ways; considers in one thing the possibility of having any of its simple ideas changed, and in another the possibility of making that change; and so comes by that idea which we call “power”. Thus we say, fire has a power to melt gold; . . . and gold has a power to be melted: . . . In which and the like cases, the power we consider is in reference to the change of perceivable ideas: for we cannot observe any alteration to be made in, or operation upon, any thing, but by the observable change of its sensible ideas; nor conceive any alteration to be made, but by conceiving a change of some of its ideas.... Power thus considered is twofold; viz. as able to make, or I able to receive, any change: the one may be called “active”, and the I other “passive”, power.... I confess power includes in it some kind | of relation, – a relation to action or change; as, indeed, which of our ideas, of what kind soever, when attentively considered, does not? For our ideas of extension, duration, and number, do they not all contain in them a secret relation of the parts? Figure and motion have something relative in them much more visibly. And sensible qualities, as colours and smells, etc., what are they but the powers of different bodies in relation to our perception? . . . Our idea therefore of power, I think, may well have a place amongst other simple ideas, and be considered as one of them, being one of those that make a principal ingredient in our complex ideas of substances, as we shall hereafter have occasion to observe.

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pria scelta e determinazione: la mente conclude, da quanto ha osservato ripetersi senza posa, che quei medesimi cambiamenti si produrranno nell’avvenire, in quelle medesime cose per l’intervento di agenti simili e secondo le medesime maniere, e considera, in un caso, la possibilità d’intervento di un cambiamento in alcune delle sue semplici idee, e, in un altro, la possibilità di effettuare quel cambiamento: e giunge così a quell’idea che chiamiamo potere. Così diciamo che il fuoco ha il potere di sciogliere l’oro […], e l’oro ha il potere di essere sciolto; […]. In questo e in casi simili, il potere che noi consideriamo è in relazione al mutamento di idee percepibili. Infatti non possiamo osservare alcuna alterazione prodotta o esercitata su qualche cosa se non grazie al mutamento osservabile delle sue idee sensibili, e non possiamo concepire alcuna alterazione effettiva, se non immaginando il mutamento di qualcuna delle sue idee. […] Così considerato il potere è duplice, ossia capace di esercitare oppure di ricevere qualche mutamento: il primo può essere chiamato potere attivo e l’altro potere passivo. […] Ammetto che il potere includa in sé un certo genere | di relazione (una relazione con l’azione o il cambiamento), e, d’altra parte, quale delle nostre idee, qualunque sia il suo genere, quando la si considera con attenzione non si comporta allo stesso modo? Infatti le nostre idee di estensione, durata e numero, non contengono, forse, tutte in sé una segreta relazione delle loro parti? Figura e movimento hanno qualcosa di ancor più visibile che le correla; e le qualità sensibili, come i colori, gli odori, ecc., cosa sono mai se non il potere di corpi diversi in relazione alla nostra percezione, ecc.? […] Di conseguenza alla nostra idea di potere può opportunamente spettare un posto fra le altre idee semplici, fra cui può dunque venire annoverata perché è una di quelle che intervengono a costituire un ingrediente principale nelle nostre idee complesse di sostanza, come avremo occasione di osservare più oltre.19

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In this important passage, Locke enunciates the main doctrines of the philosophy of organism, namely: the principle of relativity; the relational character of eternal objects, whereby they constitute the forms of the objectifications of actual entities for each other; the composite character of an actual entity (i.e., a substance); the notion of ‘power’ as making a principal ingredient in that of actual entity (substance). In this latter notion, Locke adumbrates both the ontological principle, and also the principle that the ‘power’ of one actual entity on the other is simply how the former is objectified in the constitution of the other. Thus the problem of perception and the problem of power are one and the same, at least so far as perception is reduced to mere prehension of actual entities. Perception, in the sense of consciousness of such prehension, requires the additional factor of the conceptual prehension of eternal objects, and a process of integration of the two factors (cf. Part III). Locke’s doctrine of ‘power’ is reproduced in the philosophy of organism by the doctrine of the two types of objectification, namely, (α) ‘causal objectification’, and (β) ‘presentational objectification’. In ‘causal objectification’ what is felt subjectively by the objectified actual entity is transmitted objectively to the concrescent actualities which supersede it. In Locke’s phraseology the objectified actual entity is then exerting ‘power’. In this type of objectification the eternal objects, relational between object and subject, express the formal Constitution of the objectified actual entity. In ‘presentational objectification’ the relational eternal objects fall into two sets, one set contributed by the ‘extensive’ perspective of the perceived from the position of the perceiv-

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. I, SEZ. VII

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In questo passo importante, Locke enuncia le principali dottrine della filosofia dell’organismo, vale a dire: il principio della relatività; il carattere relazionale degli oggetti eterni, per cui costituiscono le forme delle oggettivazioni reciproche delle entità attuali; il carattere composito di un’entità attuale (cioè una sostanza); la nozione di ‘potere’ come costituente il principale ingrediente in quella di entità attuale (sostanza). In quest’ultima nozione, Locke adombra sia il principio ontologico, sia anche il principio che il ‘potere’ di un’entità attuale su un’altra è semplicemente il modo in cui la prima è oggettivata nella costituzione della seconda. Così il problema della percezione e il problema del potere sono un unico e medesimo problema, almeno nella misura in cui la percezione è ridotta alla mera prensione di entità attuali. La percezione, nel senso della coscienza di tale prensione, richiede il fattore aggiuntivo della prensione concettuale di oggetti eterni, e un processo di integrazione dei due fattori (cfr. Parte III). La dottrina del ‘potere’ è riprodotta nella filosofia dell’organismo dalla dottrina dei due tipi di oggettivazione, vale a dire (α) l’‘oggettivazione causale’, e (β) l’‘oggettivazione presentazionale’. Nell’‘oggettivazione causale’ ciò che è sentito soggettivamente dall’entità attuale oggettivata è trasmesso oggettivamente alle attualità concrescenti che la sostituiscono. Nella terminologia di Locke l’entità attuale oggettivata esercita allora il ‘potere’. In questo tipo di oggettivazione gli oggetti eterni, che mettono in relazione oggetto e soggetto, esprimono la costituzione formale dell’entità attuale oggettivata. Nell’‘oggettivazione presentazionale’, gli oggetti eterni relazionali si dividono in due gruppi, uno dato dalla prospettiva ‘estensionale’ del percepito a partire dalla po-

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er, and the other set by the antecedent concrescent phases of the perceiver. What is ordinarily termed ‘perception’ is consciousness of presentational objectification. But according to the philosophy of organism there can be consciousness of both types of objectification. There can be such consciousness of both types because, according to this philosophy, the knowable is the complete nature of the knower, at least such phases of it as are antecedent to that operation of knowing. Locke misses one essential doctrine namely, that the doctrine of internal  | relations makes it impossible to attribute ‘change’ to any actual entity. Every actual entity is what it is, and is with its definite status in the universe, determined by its internal relations to other actual entities. ‘Change’ is the description of the adventures of eternal objects in the evolving universe of actual things. The doctrine of internal relations introduces another consideration which cannot be overlooked without error. Locke considers the ‘real essence’ and the ‘nominal essence’ of things. But on the theory of the general relativity of actual things between each other, and of the internality of these relations, there are two distinct notions hidden under the term ‘real essence’, both of importance. Locke writes (III, III, 15): Essence may be taken for the being of any thing, whereby it is what it is. And thus the real internal (but generally in substances unknown) constitution of things, whereon their discoverable qualities depend, may be called their “essence”. . . . It is true, there is ordinarily supposed a real constitution of the sorts of things: and it is past doubt there must be some

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sizione del percipiente, e l’altro gruppo dalle precedenti fasi concrescenti del percipiente. Ciò che è normalmente chiamato ‘percezione’ è la coscienza dell’oggettivazione presentazionale. Ma secondo la filosofia dell’organismo ci può essere coscienza di due tipi di oggettivazione. Ci può essere tale coscienza di entrambi i tipi perché, secondo questa filosofia, il conoscibile è la natura completa del conoscente, almeno quelle fasi di esso che sono precedenti a quell’operazione del conoscere. A Locke sfugge una dottrina essenziale, ossia che la dottrina delle relazioni interne | rende impossibile attribuire il ‘cambiamento’ a qualche entità attuale. Ogni entità attuale è quello che è, con il suo stato definito nell’universo, determinato dalle sue relazioni interne alle altre entità attuali. ‘Cambiamento’ è la descrizione delle avventure degli oggetti eterni nell’universo in evoluzione delle cose attuali. La dottrina delle relazioni interne introduce un’altra considerazione che non può essere trascurata senza errore. Locke considera l’‘essenza reale’ e l’‘essenza nominale’ delle cose. Ma secondo la teoria della relatività generale delle cose attuali tra loro, e dell’essere-interno di queste relazioni, ci sono due nozioni distinte che si celano sotto il termine ‘essenza reale’, entrambe importanti. Locke scrive (III, III, 15): Innanzitutto si potrà assumere la parola essenza nel suo significato dell’essere stesso di una qualunque cosa, per cui essa è ciò che è. Così la costituzione interna reale delle cose, che è però generalmente sconosciuta nelle sostanze, da cui dipendono le loro qualità che possono essere scoperte, può essere chiamata la loro essenza. […] Infatti è vero che è consuetudine supporre una costituzione reale delle sorti delle cose, ed è al di là di ogni dubbio che

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real constitution, on which any collection of simple ideas co-existing must depend. But it being evident that things are ranked under names into sorts or species only as they agree to certain abstract ideas to which we have annexed those names, the essence of each genus or sort comes to be nothing but that abstract idea, which the general or “sortal” (if I may have leave so to call it from “sort”, as I do “general” from genus) name stands for. And this we shall find to be that which the word “essence” imparts in its most familiar use. These two sorts of essences, I suppose, may not unfitly be termed, the one the “real”, the other the “nominal”, essence.

The fundamental notion of the philosophy of organism is expressed in Locke’s phrase, “it is past doubt there must be some real constitution, on which any collection of simple ideas co-existing must depend”. Locke makes it plain (cf. II, II, 1) that by a ‘simple idea’ he means the ingression in the actual entity (illustrated by ‘a piece of wax’, ‘a piece of ice’, ‘a rose’) of some abstract quality which is not complex (illustrated by ‘softness’, ‘warmth’, ‘whiteness’) . For Locke such simple ideas, coexisting in an actual entity, require a real constitution for that entity. Now in the philosophy of organism, passing beyond Locke’s explicit statement, the notion of a real constitution is taken to mean that the eternal objects function by introducing the multiplicity of actual entities as constitutive of the actual entity in question. Thus the constitution is ‘real’ because it assigns its status in the real world to the actual entity. In other words the actual entity, in virtue of being what it is, is also where it is. It is somewhere because it is some actual thing with its correlated actual world. This is the direct

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. I, SEZ. VII

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debba esistere una certa costituzione reale da cui dipende necessariamente ogni insieme di idee semplici coesistenti. Poiché è evidente che le cose sono catalogate e raccolte sotto nomi suddivisi in genere e specie solo in quanto esse concordano con determinate idee astratte a cui noi abbiamo associato quei nomi, l’essenza di ogni genere, o sorta, si riduce a essere nient’altro che l’idea astratta designata dal nome generale o sortale (se mi è concesso chiamarlo a questo modo facendolo derivare da sorta, così come faccio derivare generale da genere). E troveremo che questo è ciò che significa la parola essenza nel suo uso più familiare. Io credo che questi due generi di essenze possano essere opportunamente denominati coi nomi di essenza reale l’una ed essenza nominale l’altra.20

La nozione fondamentale della filosofia dell’organismo è espressa nell’affermazione di Locke: «è al di là di ogni dubbio che debba esistere una certa costituzione reale da cui dipende necessariamente ogni insieme di idee semplici coesistenti». Locke mette in chiaro (cfr. II, II, 1) che con ‘idea semplice’ egli intende l’ingressione nell’entità attuale (esemplificata da ‘un pezzo di cera’, ‘un pezzo di ghiaccio’, ‘una rosa’) di qualche qualità astratta che non è complessa (esemplificata da ‘morbidezza’, ‘calore’, ‘bianchezza’). Per Locke tali idee semplici, coesistendo in un’entità attuale, richiedono una costituzione reale per quell’entità. Ora nella filosofia dell’organismo, andando oltre l’affermazione esplicita di Locke, la nozione di una costituzione reale significa che gli oggetti eterni funzionano introducendo la molteplicità delle entità attuali come costitutiva dell’entità attuale in questione. In altri termini l’entità attuale, in virtù dell’essere quello che è, è anche nel posto in cui è. È in qualche luogo perché è una qualche cosa attuale con il suo mondo attuale correlato. Questa è la negazione diretta

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denial of the Cartesian doctrine, “. . . an existent thing which requires nothing but itself in order to exist”. It is also inconsistent with Aristotle’s phrase, “neither asserted of a subject nor present in a subject”. I am certainly not maintaining that Locke grasped explicitly the imply|cations of his words as thus developed for the philosophy of organism. But it is a short step from a careless phrase to a flash of insight; nor is it unbelievable that Locke saw further into metaphysical problems than some of his followers. But abandoning the question of what Locke had in his own mind, the ‘organic doctrine’ demands a ‘real essence’ in the sense of a complete analysis of the relations, and inter-relations of the actual entities which are formative of the actual entity in question, and an ‘abstract essence’ in which the specified actual entities are replaced by the notions of unspecified entities in such a combination; this is the notion of an unspecified actual entity. Thus the real essence involves real objectifications of specified actual entities; the abstract essence is a complex eternal object. There is nothing self-contradictory in the thought of many actual entities with the same abstract essence; but there can only be one actual entity with the same real essence. For the real essence indicates ‘where’ the entity is, that is to say, its status in the real world; the abstract essence omits the particularity of the status. The philosophy of organism in its appeal to the facts can thus support itself by an appeal to the insight of John Locke, who in British philosophy is the analogue to Plato, in the epoch of his life, in personal endowments, in width of experience, and in dispassionate statement of conflicting intuitions. This doctrine of organism is the attempt to describe the world as a process of generation of individual actual entities,

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della dottrina cartesiana, «una cosa che esiste in maniera tale da non aver bisogno di alcun’altra cosa per esistere». È anche in contraddizione con la frase di Aristotele, «né asserita di un soggetto né presente in un soggetto». Certamente non sto affermando che Locke abbia colto esplicitamente le | implicazioni delle sue parole per come sono sviluppate dalla filosofia dell’organismo. Ma il passo è breve da un’espressione distratta a un lampo di intuito; e non è nemmeno del tutto inverosimile che Locke abbia visto nei problemi metafisici più lontano di alcuni dei suoi seguaci. Ma, abbandonando il problema di quello che Locke aveva in mente, la ‘dottrina organica’ esige un’‘essenza reale’ nel senso di un’analisi completa delle relazioni, e inter-relazioni, delle entità attuali che formano l’entità attuale in questione, e un’‘essenza astratta’ in cui le entità attuali specificate sono sostituite dalle nozioni di entità non specificate in una tale combinazione; questa è la nozione di una entità attuale non specificata. Così l’essenza reale implica oggettivazioni reali di entità attuali specificate; l’essenza astratta è un oggetto eterno complesso. Non c’è niente di auto-contraddittorio nel pensiero di molte entità attuali aventi la stessa essenza astratta; ma ci può essere solo un’entità attuale con la stessa essenza reale. Poiché l’essenza reale indica ‘dove’ l’entità è, cioè, il suo status nel mondo reale; l’essenza astratta omette la particolarità dello status. La filosofia dell’organismo, nel suo appello ai fatti, può così appoggiarsi ad un appello all’intuito di John Locke, che nella filosofia britannica è l’analogo di Platone, per l’epoca in cui visse, le sue doti personali, l’ampiezza di esperienza, e la spassionata affermazione di intuizioni contrastanti. Questa dottrina dell’organismo è il tentativo di descrivere il mondo come un processo di generazione di entità

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each with its own absolute self-attainment. This concrete finality of the individual is nothing else than a decision referent beyond itself. The ‘perpetual perishing’ (cf. Locke, II, XIV, l) of individual absoluteness is thus foredoomed. But the ‘perishing’ of absoluteness is the attainment of ‘objective immortality’. This last conception expresses the further element in the doctrine of organism – that the process of generation is to be described in terms of actual entities. |

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attuali individuali, ognuna con la sua assoluta auto-realizzazione. Questa finalità concreta dell’individuo non è altro che una decisione che si riferisce al di là di se stessa. Il ‘perpetuo perire’ (cfr. Locke, II, XIV, 1) dell’assolutezza individuale è così condannato. Ma il ‘perire’ dell’assolutezza è la realizzazione dell’‘immortalità soggettiva’. Questa ultima concezione esprime l’altro elemento nella dottrina dell’organismo – che il processo della generazione deve essere descritto nei termini delle entità attuali. |

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Chapter II The Extensive Continuum

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Section I We must first consider the perceptive mode in which there is clear, distinct consciousness of the ‘extensive’ relations of the world. These relations include the ‘extensiveness’ of space and the ‘extensiveness’ of time. Undoubtedly, this clarity, at least in regard to space, is obtained only in ordinary perception through the senses. This mode of perception is here termed ‘presentational immediacy’. In this ‘mode’ the contemporary world is consciously prehended as a continuum of extensive relations. It cannot be too clearly understood that some chief notions of European thought were framed under the influence of a misapprehension, only partially corrected by the scientific progress of the last century. This mistake consists in the confusion of mere potentiality with actuality. Continuity concerns what is potential; whereas actuality is incurably atomic. This misapprehension is promoted by the neglect of the principle that, so far as physical relations are concerned, contemporary events happen in causal independence of each other.1 This principle will have to be explained later, in connection with an examination of process and of time. It receives

This principle lies on the surface of the fundamental Einsteinian formula for physical continuum. 1

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. II, SEZ. I

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Capitolo II Il continuo estensionale Sezione I Per prima cosa dobbiamo considerare il modo percettivo in cui vi è una coscienza chiara e distinta delle relazioni ‘estensionali’ del mondo. Queste relazioni includono l’‘estensionalità’ dello spazio e l’‘estensionalità’ del tempo. Indubbiamente, questa chiarezza si ottiene, almeno rispetto allo spazio, solo nella percezione ordinaria mediante i sensi. Questo modo di percezione è qui chiamato ‘immediatezza presentazionale’. In questo ‘modo’ il mondo contemporaneo è preso coscientemente come un continuo di relazioni estensionali. Non si capirà mai abbastanza chiaramente che alcune delle nozioni principali del pensiero europeo sono state formulate sotto l’influenza di un’interpretazione erronea, solo in parte corretta dal progresso scientifico dell’ultimo secolo. Questo errore consiste nella confusione della mera potenzialità con l’attualità. La continuità riguarda ciò che è potenziale; mentre l’attualità è incurabilmente atomica. Questa interpretazione erronea è favorita dalla dimenticanza del principio per cui, rispetto alle relazioni fisiche, gli eventi contemporanei accadono in una indipendenza causale reciproca.1 Questo principio dovrà essere spiegato successivamente, in connessione con un esame del Questo si trova alla superficie della fondamentale formula di Einstein per il continuo fisico. 1

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an exemplification in the character of our perception of the world of contemporary actual entities. That contemporary world is objectified for us as ‘realitas objectiva’, illustrating bare extension with its various parts discriminated by differences of sense-data. These qualities, such as colours, sounds, bodily feelings, tastes, smells, together with the perspectives introduced by extensive relationships, are the relational eternal objects whereby the contemporary actual entities are elements in our constitution. This is the type of objectification which (in Sect. VII of the previous chapter) has been termed ‘presentational objectification’. In this way, by reason of the principle of contemporary independence, the contemporary world is objectified for us under the aspect of passive potentiality. The very sense-data by which its parts are differentiated are supplied by antecedent states of our own bodies, and so is their distribution in contemporary space. Our direct perception of the contemporary world is thus reduced to extension, defining (i) our own geometrical perspectives, and (ii) possibilities of mutual perspectives for other contemporary entities  | inter se, and (iii) possibilities of division. These possibilities of division constitute the external world a continuum. For a continuum is divisible; so far as the contemporary world is divided by actual entities, it is not a continuum, but is atomic. Thus the contemporary world is perceived with its potentiality for extensive division, and not in its actual atomic division. The contemporary world as perceived by the senses is the datum for contemporary actuality, and is therefore continuous – divisible but not divided. The contemporary world is

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processo e del tempo. Esso trova un’esemplificazione nel carattere della nostra percezione del mondo delle entità attuali contemporanee. Quel mondo contemporaneo è oggettivato per noi come ‘realitas objectiva’, esemplificando l’estensione semplice con le sue varie parti discriminate dalle differenze dei dati sensoriali. Queste qualità, come colori, suoni, sentimenti corporei, sapori, odori, insieme alle prospettive introdotte dalle relazioni estensionali, sono gli oggetti eterni relazionali, per mezzo dei quali le entità attuali contemporanee sono degli elementi nella nostra costituzione. Questo è il tipo di oggettivazione che è stato chiamato (nella Sezione VII del precedente capitolo) ‘oggettivazione presentazionale’. In questo modo, per il principio dell’indipendenza contemporanea, il mondo contemporaneo è oggettivato per noi sotto l’aspetto della potenzialità passiva. Gli stessi dati sensoriali mediante i quali le sue parti sono differenziate vengono forniti dagli stati precedenti dei nostri corpi, e così vale per la loro distribuzione nello spazio contemporaneo. La nostra percezione diretta del mondo contemporaneo è così ridotta all’estensione, che definisce (i) le nostre prospettive geometriche e (ii) le possibilità di prospettive reciproche per altre entità contemporanee | inter se e (iii) le possibilità di divisione. Queste possibilità di divisione costituiscono il mondo esterno come un continuo. Poiché un continuo è divisibile; nella misura in cui il mondo contemporaneo è diviso dalle entità attuali, esso non è un continuo, ma è atomico. Così il mondo contemporaneo è percepito con la sua potenzialità di divisione estensionale, e non nella sua divisione atomica attuale. Il mondo contemporaneo in quanto percepito dai sensi è il dato per l’attualità contemporanea, ed è perciò continuo – divisibile ma non diviso. Il mondo contemporaneo è

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in fact divided and atomic, being a multiplicity of definite actual entities. These contemporary actual entities are divided from each other, and are not themselves divisible into other contemporary actual entities. This antithesis will have to be discussed later (cf. Part IV). But it is necessary to adumbrate it here. This limitation of the way in which the contemporary actual entities are relevant to the ‘formal’ existence of the subject in question is the first example of the general principle, that objectification relegates into irrelevance, or into a subordinate relevance, the full constitution of the objectified entity. Some real component in the objectified entity assumes the rôle of being how that particular entity is a datum in the experience of the subject. In this case, the objectified contemporaries are only directly relevant to the subject in their character of arising from a datum which is an extensive continuum. They do, in fact, atomize this continuum; but the aboriginal potentiality, which they include and realize, is what they contribute as the relevant factor in their objectifications. They thus exhibit the community of contemporary actualities as a common world with mathematical relations – where the term ‘mathematical’ is used in the sense in which it would have been understood by Plato, Euclid, and Descartes, before the modern discovery of the true definition of pure mathematics. The bare mathematical potentialities of the extensive continuum require an additional content in order to assume the rôle of real objects for the subject. This content is supplied by the eternal objects termed sense data. These objects are ‘given’ for the experience of the subject. Their givenness does not arise from the ‘decision’ of the contemporary entities which

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in realtà diviso e atomico, essendo una molteplicità di entità attuali definite. Queste entità attuali contemporanee sono divise l’una dall’altra, e non sono esse stesse divisibili in altre entità attuali contemporanee. Questa antitesi dovrà essere discussa successivamente (cfr. la Parte IV). Ma è necessario accennarla qui. Questa limitazione del modo in cui le entità attuali contemporanee sono rilevanti per l’esistenza ‘formale’ del soggetto in questione è il primo esempio del principio generale per cui l’oggettivazione relega la piena costituzione dell’entità oggettivata nell’irrilevanza, o in una rilevanza subordinata. Una qualche componente reale nell’entità oggettivata assume il ruolo del modo in cui quella particolare entità è un dato nell’esperienza del soggetto. In questo caso, i contemporanei oggettivati sono direttamente rilevanti per il soggetto solo nel loro carattere di emergere da un dato che è un continuo estensionale. Infatti, essi atomizzano effettivamente questo continuo; ma la potenzialità originaria, che essi includono e realizzano, è ciò che offrono come il fattore rilevante nelle loro oggettivazioni. Essi mostrano così la comunità delle attualità contemporanee come un mondo comune avente delle relazioni matematiche – dove il termine ‘matematiche’ è usato nel senso in cui sarebbe stato capito da Platone, Euclide e Descartes, prima della scoperta moderna della vera definizione della matematica pura. Le semplici potenzialità matematiche del continuo estensionale necessitano di un contenuto aggiuntivo per assumere il ruolo di oggetti reali per il soggetto. Questo contenuto è fornito dagli oggetti eterni chiamati dati sensoriali. Questi oggetti sono ‘dati’ per l’esperienza del soggetto. La loro datità non sorge dalla ‘decisione’ delle entità contemporanee che vengono così oggettivate. Essa

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are thus objectified. It arises from the functioning of the antecedent physical body of the subject; and this functioning can in its turn be analysed as representing the influence of the more remote past, a past common alike to the subject and to its contemporary actual entities. Thus these sense-data are eternal objects playing a complex relational rôle; they connect the actual entities of the past with the actual entities of the contemporary world, and thereby effect objectifications of the contemporary things and of the past things. For instance, we see the contemporary chair, but we see it with our eyes; and we touch the contemporary chair, but we touch it with our hands. Thus colours objectify the chair in one way, and objectify the eyes in another way, as elements in the experience of the subject. Also touch objectifies the chair in one way, and ob|jectifies the hands in another way, as elements in the experience of the subject. But the eyes and the hands are in the past (the almost immediate past) and the chair is in the present. The chair, thus objectified, is the objectification of a contemporary nexus of actual entities in its unity as one nexus. This nexus is illustrated as to its constitution by the spatial region, with its perspective relations. This region is, in fact, atomized by the members of the nexus. By the operation of the Category of Transmutation (cf. Parts III and IV), in the objectification an abstraction is made from the multiplicity of members and from all components of their formal constitutions, except the occupation of this region. This prehension, in the particular example considered, will be termed the prehension of a ‘chair image’. Also the intervention of the past is not confined to antecedent eyes and hands. There is a more remote past throughout nature external to the body. The di-

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sorge dal funzionamento del corpo fisico antecedente del soggetto, e questo funzionamento può a sua volta essere analizzato in quanto rappresenta l’influenza di un passato più remoto, un passato ugualmente comune al soggetto e alle sue entità attuali contemporanee. Così questi dati sensoriali sono degli oggetti eterni che hanno un ruolo relazionale complesso; essi connettono le entità attuali del passato con le entità attuali del mondo contemporaneo, e in tal modo effettuano le oggettivazioni delle cose contemporanee e delle cose passate. Per esempio, noi vediamo la sedia contemporanea, ma la vediamo con i nostri occhi; e tocchiamo la sedia contemporanea, ma la tocchiamo con le nostre mani. Così i colori oggettivano la sedia in un modo, e oggettivano gli occhi in un altro modo, come elementi nell’esperienza del soggetto. Anche il tatto oggettiva la sedia in un modo, e oggettiva | le mani in un altro modo, come elementi nell’esperienza del soggetto. Ma gli occhi e le mani sono nel passato (nel passato appena immediato) e la sedia è nel presente. La sedia, così oggettivata, è l’oggettivazione di un nesso contemporaneo di entità attuali nella sua unità di nesso singolo. Questo nesso è esemplificato rispetto alla sua costituzione dalla regione spaziale, con le sue relazioni prospettiche. Questa regione è, di fatto, atomizzata dai membri del nesso. Per l’operazione della Categoria della Trasmutazione (cfr. le Parti III e IV), nell’oggettivazione si fa un’astrazione dalla molteplicità dei membri e da tutte le componenti delle loro costituzioni formali, ad eccezione dell’occupazione di questa regione. Questa prensione, nell’esempio particolare considerato, verrà chiamata la prensione di una ‘sedia-immagine’. Inoltre l’intervento del passato non si limita agli occhi e alle mani preesistenti. C’è un passato più remoto in tutta la natura esterna al corpo. La rilevanza diretta di questo

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rect relevance of this remote past, relevant by reason of its direct objectification in the immediate subject, is practically negligible, so far as concerns prehensions of a strictly physical type. But external nature has an indirect relevance by the transmission through it of analogous prehensions. In this way there are in it various historical routes of intermediate objectifications. Such relevant historical routes lead up to various parts of the animal body, and transmit into it prehensions which form the physical influence of the external environment on the animal body. But this external environment which is in the past of the concrescent subject is also, with negligible exceptions, in the past of the nexus which is the objectified chair-image. If there be a ‘real chair’, there will be another historical route of objectifications from nexus to nexus in this environment. The members of each nexus will be mutually contemporaries. Also the historical route will lead up to the nexus which is the chair-image. The complete nexus, composed of this historical route and the chair-image, will form a ‘corpuscular’ society. This society is the ‘real chair’. The prehensions of the concrescent subject and the formal constitutions of the members of the contemporary nexus which is the chair-image are thus conditioned by the properties of the same environment in the past. The animal body is so constructed that, with rough accuracy and in normal conditions, important emphasis is thus laid upon those regions in the contemporary world which are particularly relevant for the future existence of the enduring object of which the immediate percipient is one occasion. A reference to the Category of Transmutation will show that perception of contemporary ‘images’ in the mode of ‘presentational immediacy’ is an ‘impure’ prehension. The sub-

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passato remoto, rilevante a causa della sua oggettivazione diretta nel soggetto immediato, è praticamente trascurabile, per quanto riguarda le prensioni di tipo strettamente fisico. Ma la natura esterna ha una rilevanza indiretta per la trasmissione di prensioni analoghe attraverso essa. In questo modo ci sono in essa vari tragitti storici di oggettivazioni intermedie. Tali tragitti storici rilevanti conducono a varie parti del corpo animale e trasmettono dentro esso delle prensioni che costituiscono l’influenza fisica dell’ambiente esterno sul corpo animale. Ma questo ambiente esterno che è nel passato del soggetto concrescente è anche, con delle eccezioni trascurabili, nel passato del nesso che è la sedia-immagine oggettivata. Se c’è una ‘sedia reale’, ci sarà un altro tragitto storico di oggettivazioni da nesso a nesso in questo ambiente. I membri di ogni nesso saranno reciprocamente contemporanei. Inoltre il tragitto storico ci condurrà al nesso che è la sedia-immagine. Il nesso completo, composto da questo tragitto storico e dalla sedia-immagine, formerà una società ‘corpuscolare’. Questa società è la ‘sedia reale’. Le prensioni del soggetto concrescente e le costituzioni formali dei membri del nesso contemporaneo che è la sedia-immagine sono così condizionate dalle proprietà dello stesso ambiente nel passato. Il corpo animale è costituito in modo tale che, con precisione approssimativa e in condizioni normali, si pone così un’enfasi importante su quelle regioni nel mondo contemporaneo che sono particolarmente rilevanti per l’esistenza futura dell’oggetto perdurante, di cui il percipiente immediato è un’occasione. Un riferimento alla Categoria della Trasmutazione mostrerà che la percezione delle ‘immagini’ contemporanee nel modo dell’‘immediatezza presentazionale’ è una pren-

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sidiary ‘pure’ physical prehensions are the components which provide some definite information as to the physical world; the subsidiary ‘pure’ mental prehensions are the components by reason of which the theory of ‘secondary qualities’ was introduced into the  | theory of perception. The account here given traces back these secondary qualities to their root in physical prehensions expressed by the ‘withness of the body’. If the familiar correlations between physical paths and the life-histories of a chair and of the animal body are not satisfied, we are apt to say that our perceptions are delusive. The word ‘delusive’ is all very well as a technical term; but it must not be misconstrued to mean that what we have directly perceived, we have not directly perceived. Our direct perception, via our senses, of an immediate extensive shape, in a certain geometrical perspective to ourselves, and in certain general geometrical relations to the contemporary world, remains an ultimate fact. Our inferences are at fault. In Cartesian phraseology, it is a final ‘inspectio’ (also termed ‘intuitio’) which, when purged of all ‘judicium’ – i.e., of ‘inference’ – is final for belief. This whole question of ‘delusive’ perception must be considered later (cf. Part III, Chs. III to V) in more detail. We can, however, see at once that there are grades of ‘delusiveness’. There is the non-delusive case, when we see a chair-image and there is a chair. There is the partially delusive case when we have been looking in a mirror; in this case, the chair-image we see is not the culmination of the corpuscular society of entities which we call the real chair. Finally, we may have been taking drugs, so that the chair-image we see has no familiar counter-

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sione ‘impura’. Le prensioni fisiche ‘pure’ sussidiarie sono le componenti che forniscono qualche informazione definita rispetto al mondo fisico; le prensioni mentali ‘pure’ sussidiarie sono le componenti a causa delle quali la teoria delle ‘qualità secondarie’ è stata introdotta nella | teoria della percezione. La descrizione data qui riporta le qualità secondarie alla loro radice nelle prensioni fisiche espresse dall’‘essere-con del corpo’. Se le correlazioni familiari tra i percorsi fisici e le storie della vita di una sedia e di un corpo animale non sono soddisfate, siamo inclini a dire che le nostre percezioni siano illusorie. La parola ‘illusorio’ va molto bene come termine tecnico; ma essa non deve essere male interpretata, nel senso che ciò che noi abbiamo percepito direttamente, non l’abbiamo percepito direttamente. La nostra percezione diretta di una forma estensionale immediata, mediante i nostri sensi, in una certa prospettiva geometrica rispetto a noi, e in certe relazioni geometriche generali rispetto al mondo contemporaneo, rimane un fatto ultimo. Le nostre inferenze sono in difetto. In termini cartesiani, è una ‘inspectio’ finale (anche detta ‘intuitio’) che, quando è epurata di ogni ‘judicium’ – cioè, dell’inferenza – è decisiva per stabilire la credenza. Tutta la questione della percezione ‘illusoria’ dovrà essere considerata in seguito (cfr. Parte III, Cap. III-V) più nel dettaglio. Noi possiamo, comunque, vedere allo stesso tempo che ci sono dei gradi di ‘illusorietà’. C’è un caso non illusorio, quando vediamo una sedia-immagine e c’è una sedia. C’è un caso parzialmente illusorio quando stiamo guardando in uno specchio; in questo caso, la sedia-immagine che noi vediamo non è l’esito finale di una società corpuscolare di entità che chiamiamo sedia reale. Infine, possiamo aver assunto droghe, così che la sedia-immagine che vediamo non ha alcun cor-

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part in any historical route of a corpuscular society. Also there are other delusive grades where the lapse of time is the main element. These cases are illustrated by our perceptions of the heavenly bodies. In delusive cases we are apt, in a confusing way, to say that the societies of entities which we did not see but correctly inferred are the things that we ‘really’ saw. The conclusion of this discussion is that the ingression of the eternal objects termed ‘sense-data’ into the experience of a subject cannot be construed as the simple objectification of the actual entity to which, in ordinary speech, we ascribe that sense-datum as a quality. The ingression involves a complex relationship, whereby the sense-datum emerges as the ‘given’ eternal object by which some past entities are objectified (for example, colour seen with the eyes and bad temper inherited from the viscera) and whereby the sense-datum also enters into the objectification of a society of actual entities in the contemporary world. Thus a sense datum has ingression into experience by reason of its forming the what of a very complex multiple integration of prehensions within that occasion. For example, the ingression of a visual sense-datum involves the causal objectification of various antecedent bodily organs and the presentational objectification of the shape seen, this shape being a nexus of contemporary actual entities. In this account of the ingression of sense-data, the animal body is nothing more than the most intimately relevant part of the antecedent settled world. To sum up this account: When we perceive a contemporary extended shape which we term a

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rispettivo familiare in alcun tragitto storico di una società corpuscolare. Ci sono anche degli altri gradi illusori in cui l’intervallo di tempo è l’elemento principale. Questi casi sono esemplificati dalle nostre percezioni dei corpi celesti. Nei casi illusori tendiamo, in modo confuso, a dire che le società delle entità che noi non abbiamo visto ma inferito correttamente sono le cose che noi abbiamo visto ‘davvero’. La conclusione di questa discussione è che l’ingressione degli oggetti eterni detti ‘dati sensoriali’ nell’esperienza di un soggetto non può essere interpretata come l’oggettivazione semplice dell’entità attuale a cui, nel linguaggio comune, ascriviamo quel dato sensoriale come una qualità. L’ingressione implica una relazione complessa, per mezzo della quale il dato sensoriale emerge come l’oggetto eterno ‘dato’ da cui vengono oggettivate alcune entità attuali passate (per esempio, il colore visto con gli occhi e il malumore ereditato dai visceri) e mediante cui il dato sensoriale entra anche nell’oggettivazione di una società di entità attuali nel mondo contemporaneo. Così un dato sensoriale fa la sua ingressione nell’esperienza in virtù del suo formare il che cosa di un’integrazione multipla di prensioni molto complessa all’interno di quell’occasione. Per esempio, l’ingressione di un dato sensoriale visivo implica l’oggettivazione causale dei vari organi corporei precedenti e l’oggettivazione presentazionale della forma vista, essendo questa forma un nesso di entità attuali contemporanee. In questa descrizione dell’ingressione di un dato sensoriale, il corpo animale non è niente di più che la parte più intimamente rilevante del mondo precedentemente stabilito. Per riassumere questa descrizione: quando noi percepiamo una forma estesa contemporanea che noi chiamiamo ‘sedia’, i dati sensoriali implicati non sono

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‘chair’, the sense-data involved are not necessarily elements in the ‘real internal constitution’ of this | chair-image: they are elements – in some way of feeling – in the ‘real internal constitutions’ of those antecedent organs of the human body with which we perceive the ‘chair’. The direct recognition of such antecedent actual entities, with which we perceive contemporaries, is hindered and, apart from exceptional circumstances, rendered impossible by the spatial and temporal vagueness which infect such data. Later (cf. Part III, Chs. III to V) the whole question of this perception of a nexus vaguely, that is to say, without distinction of the actual entities composing it, is discussed in terms of the theory of prehensions, and in relation to the Category of Transmutation. Section II This account of ‘presentational immediacy’ presupposes two metaphysical assumptions: (i) That the actual world, in so far as it is a community of entities which are settled, actual, and already become, conditions and limits the potentiality for creativeness beyond itself. This ‘given’ world provides determinate data in the form of those objectifications of themselves which the characters of its actual entities can provide. This is a limitation laid upon the general potentiality provided by eternal objects, considered merely in respect to the generality of their natures. Thus, relatively to any actual entity, there is a ‘given’ world of settled actual entities and a ‘real’ potentiality, which is the datum for creativeness beyond that standpoint. This datum, which is the primary phase in the process constituting an actual entity, is nothing else than the actual world itself in its character of a possibility for the process of being felt. This exemplifies the

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necessariamente degli elementi nella ‘costituzione interna reale’ di questa | sedia-immagine: essi sono elementi – in qualche modo del sentimento – nelle ‘costituzioni interne reali’ di quegli organi precedenti del corpo umano con cui noi percepiamo la ‘sedia’. Il riconoscimento diretto di tali entità attuali precedenti, con cui percepiamo quelle contemporanee, è ostacolato e – a parte le circostanze eccezionali – è reso impossibile dalla vaghezza spaziale e temporale che colpisce tali dati. Successivamente (cfr. la Parte III, Cap. III-V) l’intera questione di questa percezione di un nesso in modo vago, ossia senza alcuna distinzione delle entità attuali che lo compongono, è discussa nei termini della teoria delle prensioni, e in relazione alla Categoria della Trasmutazione. Sezione II Questa descrizione dell’‘immediatezza presentazionale’ presuppone due assunzioni metafisiche: (i) Che il mondo attuale, nella misura in cui è una comunità di entità che sono stabilite, attuali, e già divenute, condiziona e limita la potenzialità per la creatività oltre se stesso. Questo ‘dato’ mondo fornisce dei dati determinati nella forma di quelle oggettivazioni di loro stessi che i caratteri delle sue entità attuali possono fornire. Questa è una limitazione imposta alla potenzialità generale fornita dagli oggetti eterni, considerati solamente rispetto alla generalità delle loro nature. Così, relativamente a ogni entità attuale, c’è un ‘dato’ mondo di entità attuali stabilite e una potenzialità ‘reale’, che è il dato per la creatività oltre quel punto. Questo dato, che è la fase primaria nel processo costituente un’entità attuale, non è nient’altro che il mondo attuale stesso, nel suo carattere di possibilità per il processo dell’essere sentito. Questo esemplifica il princi-

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metaphysical principle that every ‘being’ is a potential for a ‘becoming’. The actual world is the ‘objective content’ of each new creation. Thus we have always to consider two meanings of potentiality: (a) the ‘general’ potentiality, which is the bundle of possibilities, mutually consistent or alternative, provided by the multiplicity of eternal objects, and (b) the ‘real’ potentiality, which is conditioned by the data provided by the actual world. General potentiality is absolute, and real potentiality is relative to some actual entity, taken as a standpoint whereby the actual world is defined. It must be remembered that the phrase ‘actual world’ is like ‘yesterday’ and ‘tomorrow’, in that it alters its meaning according to standpoint. The actual world must always mean the community of all actual entities, including the primordial actual entity called ‘God’ and the temporal actual entities. Curiously enough, even at this early stage of metaphysical discussion, the influence of the ‘relativity theory’ of modern physics is important. According to the classical ‘uniquely serial’ view of time, two contemporary actual entities define the same actual world. According to the modern view,  | no two actual entities define the same actual world. Actual entities are called ‘contemporary’ when neither belongs to the ‘given’ actual world defined by the other. The differences between the actual worlds of a pair of contemporary entities, which are in a certain sense ‘neighbours’, are negligible for most human purposes. Thus the difference between the ‘classical’ and the ‘relativity’ view of time only rarely has any important relevance. I shall always adopt the rel-

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pio metafisico per cui ogni ‘essere’ è un potenziale per un ‘divenire’. Il mondo attuale è il ‘contenuto oggettivo’ di ogni nuova creazione. Così dobbiamo sempre considerare due significati della potenzialità: (a) la potenzialità ‘generale’, che è il fascio delle possibilità, coerenti l’una con l’altra o alternative, fornite dalla molteplicità degli oggetti eterni, e (b) la potenzialità ‘reale’, che è condizionata dai dati forniti dal mondo attuale. La potenzialità generale è assoluta, e la potenzialità reale è relativa a una certa entità attuale, presa come un punto di vista per mezzo del quale il mondo attuale è definito. Si deve ricordare che l’espressione ‘mondo attuale’ è come ‘ieri’ e ‘domani’, nella misura in cui modifica il suo significato a seconda del punto di vista. Il mondo attuale deve sempre significare la comunità di tutte le entità attuali, inclusa l’entità attuale primordiale chiamata ‘Dio’ e le entità attuali temporali. È abbastanza curioso che, persino a questo stadio iniziale della discussione metafisica, sia importante l’influenza della ‘teoria della relatività’ della fisica moderna. Secondo la concezione classica del tempo come ‘unicamente seriale’, due entità attuali contemporanee definiscono lo stesso mondo attuale. Secondo la concezione moderna, | due entità attuali non definiscono lo stesso mondo attuale. Le entità attuali sono dette ‘contemporanee’ quando nessuna delle due appartiene al ‘dato’ mondo attuale definito dall’altra. Le differenze tra i mondi attuali di una coppia di entità contemporanee, che sono in un certo senso ‘vicine’, sono trascurabili per la maggior parte dei fini umani. Così la differenza tra la visione del tempo ‘classica’ e quella della ‘relatività’ solo raramente ha una qualche rilevanza importante. Io adotterò sempre la visione della relatività; per

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ativity view; for one reason, because it seems better to accord with the general philosophical doctrine of relativity which is presupposed in the philosophy of organism; and for another reason, because with rare exceptions the classical doctrine can be looked on as a special case of the relativity doctrine – a case which does not seem to accord with experimental evidence. In other words, the classical view seems to limit a general philosophical doctrine; it is the larger assumption; and its consequences, taken in conjunction with other scientific principles, seem to be false. (ii) The second metaphysical assumption is that the real potentialities relative to all standpoints are coordinated as diverse determinations of one extensive continuum. This extensive continuum is one relational complex in which all potential objectifications find their niche. It underlies the whole world, past, present, and future. Considered in its full generality, apart from the additional conditions proper only to the cosmic epoch of electrons, protons, molecules, and star-systems, the properties of this continuum are very few and do not include the relationships of metrical geometry. An extensive continuum is a complex of entities united by the various allied relationships of whole to part, and of overlapping so as to possess common parts, and of contact, and of other relationships derived from these primary relationships. The notion of a ‘continuum’ involves both the property of indefinite divisibility and the property of unbounded extension. There are always entities beyond entities, because nonentity is no boundary. This extensive continuum expresses the solidarity of all possible standpoints throughout the whole process of the world. It is not a fact prior to the world; it is the first determination of order – that is, of real potentiality – arising

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una ragione, perché essa sembra essere meglio in accordo con la dottrina filosofica generale della relatività che è presupposta nella filosofia dell’organismo. E poi perché, con rare eccezioni, la dottrina classica può essere considerata come un caso speciale della dottrina della relatività – un caso che non sembra essere in accordo con le prove sperimentali. In altre parole, la visione classica sembra porre dei limiti ad una dottrina filosofica generale; è l’assunzione più ampia, e le sue conseguenze, considerate congiuntamente ad altri principi scientifici, sembrano essere false. (ii) La seconda assunzione metafisica è che le potenzialità reali relative a tutti i punti di vista sono coordinate come determinazioni diverse di un unico continuo estensionale. Questo continuo estensionale è un complesso relazionale in cui tutte le oggettivazioni potenziali trovano la loro nicchia. Esso sottostà al mondo intero, passato, presente e futuro. Considerato nella sua piena generalità, a parte le condizioni aggiuntive proprie esclusivamente dell’epoca cosmica degli elettroni, protoni, molecole, e galassie, le proprietà di questo continuo sono molto poche e non includono le relazioni della geometria metrica. Un continuo estensionale è un complesso di entità unite dalle varie relazioni collegate: dell’intero alla parte, e di sovrapposizione, così che hanno parti comuni, e di contatto, e di tutte le altre relazioni derivate da queste relazioni primarie. La nozione di un ‘continuo’ implica sia la proprietà della divisibilità indefinita sia la proprietà dell’estensione illimitata. Ci sono sempre delle entità oltre le entità, perché il niente non è un limite. Questo continuo estensionale esprime la solidarietà di tutti i possibili punti di vista in tutto il processo intero del mondo. Non è un fatto che viene prima del mondo; è la prima determinazione dell’ordine – cioè, della potenzialità reale – che sorge dal carattere generale

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out of the general character of the world. In its full generality beyond the present epoch, it does not involve shapes, dimensions, or measurability; these are additional determinations of real potentiality arising from our cosmic epoch. This extensive continuum is ‘real’, because it expresses a fact derived from the actual world and concerning the contemporary actual world. All actual entities are related according to the determinations of this continuum; and all possible actual entities in the future must exemplify these determinations in their relations with the already actual world. The reality of the future is bound up with the reality of this continuum. It is the reality of what is potential, in its character of a real component of what is actual. Such a real component must be interpreted in terms of the  | relatedness of prehensions. This task will be undertaken in Chapter V of Part IV of these lectures. Actual entities atomize the extensive continuum. This continuum is in itself merely the potentiality for division; an actual entity effects this division. The objectification of the contemporary world merely expresses that world in terms of its potentiality for subdivision and in terms of the mutual perspectives which any such subdivision will bring into real effectiveness. These are the primary governing data for any actual entity; for they express how all actual entities are in the solidarity of one world. With the becoming of any actual entity what was previously potential in the space-time continuum is now the primary real phase in something actual. For each process of concrescence a regional standpoint in the world, defining a limited potentiality for objectifications, has been adopted. In the mere extensive continuum there is no principle to determine what regional quanta shall be atomized,

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del mondo. Nella sua piena generalità oltre l’epoca presente, esso non implica forme, dimensioni, o misurabilità; queste sono determinazioni ulteriori della potenzialità reale che sorge dalla nostra epoca cosmica. Questo continuo estensionale è ‘reale’, perché esprime un fatto derivato dal mondo attuale e riguardante il mondo attuale contemporaneo. Tutte le entità attuali sono connesse secondo le determinazioni di questo continuo, e tutte le entità attuali possibili nel futuro devono esemplificare queste determinazioni nelle loro relazioni con il mondo già attuale. La realtà del futuro è connessa alla realtà di questo continuo. È la realtà di ciò che è potenziale, nel suo carattere di componente reale di ciò che è attuale. Tale componente reale deve essere interpretata nei termini della  | relazionalità delle prensioni. Questo compito sarà intrapreso nel Capitolo V della Parte IV di queste lezioni. Le entità attuali atomizzano il continuo estensionale. Questo continuo è in se stesso semplicemente la potenzialità di divisione; un’entità attuale effettua questa divisione. L’oggettivazione del mondo contemporaneo esprime solamente quel mondo nei termini della sua potenzialità di suddivisione e nei termini delle prospettive reciproche che una tale suddivisione porterà alla reale effettività. Questi sono i primi dati fondamentali per ogni entità attuale, poiché essi esprimono come tutte le entità attuali sono nella solidarietà di un unico mondo. Con il divenire di un’entità attuale ciò che era precedentemente potenziale nel continuo spazio-temporale è ora la fase reale primaria in qualcosa di attuale. Per ogni processo di concrescenza, è stato adottato un punto di vista regionale nel mondo, che definisce una potenzialità limitata per le oggettivazioni. Nel mero continuo estensionale non vi è un principio che determini quali quantità regionali saranno atomizzate, così

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so as to form the real perspective standpoint for the primary data constituting the basic phase in the concrescence of an actual entity. The factors in the actual world whereby this determination is effected will be discussed at a later stage of this investigation. They constitute the initial phase of the ‘subjective aim’. This initial phase is a direct derivate from God’s primordial nature. In this function, as in every other, God is the organ of novelty, aiming at intensification. In the mere continuum there are contrary potentialities; in the actual world there are definite atomic actualities determining one coherent system of real divisions throughout the region of actuality. Every actual entity in its relationship to other actual entities is in this sense somewhere in the continuum, and arises out of the data provided by this standpoint. But in another sense it is everywhere throughout the continuum; for its constitution includes the objectifications of the actual world and thereby includes the continuum; also the potential objectifications of itself contribute to the real potentialities whose solidarity the continuum expresses. Thus the continuum is present in each actual entity, and each actual entity pervades the continuum. This conclusion can be stated otherwise. Extension, apart from its spatialization and temporalization, is that general scheme of relationships providing the capacity that many objects can be welded into the real unity of one experience. Thus, an act of experience has an objective scheme of extensive order by reason of the double fact that its own perspective standpoint has extensive content, and that the other actual entities are objectified with the retention of their extensive relationships. These extensive relationships are more fundamental than their more special spatial and temporal relation-

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da formare il reale punto di vista prospettico per i dati primari che costituiscono la fase basilare nella concrescenza di un’entità attuale. I fattori nel mondo attuale per mezzo dei quali questa determinazione è effettuata saranno discussi in una fase successiva di questa indagine. Essi costituiscono la fase iniziale della ‘tendenza soggettiva’. Questa fase iniziale è un derivato diretto della natura primordiale di Dio. In questa funzione, come in ogni altra, Dio è l’organo della novità, che mira all’intensificazione. Nel mero continuo ci sono potenzialità contrarie; nel mondo attuale ci sono attualità atomiche definite che determinano un sistema coerente di divisioni reali in tutta la regione dell’attualità. Ogni entità attuale nella sua relazione alle altre entità attuali è in questo senso in qualche luogo nel continuo, e sorge dai dati forniti da questo punto di vista. Ma in un altro senso essa è ovunque nel continuo; poiché la sua costituzione include le oggettivazioni del mondo attuale e in tal modo include il continuo; inoltre le sue stesse oggettivazioni potenziali contribuiscono alle potenzialità reali la cui solidarietà è espressa dal continuo. Così il continuo è presente in ogni entità attuale, e ogni entità attuale pervade il continuo. Questa conclusione può essere espressa in un altro modo. L’estensione, a parte la sua spazializzazione e temporalizzazione, è quello schema generale delle relazioni che forniscono la capacità che molti oggetti possano essere unificati nell’unità reale di un’unica esperienza. Così, un atto di esperienza ha uno schema oggettivo di ordine estensionale in virtù del duplice fatto che il suo punto di vista prospettico ha un contenuto estensionale, e che le altre entità attuali sono oggettivate mantenendo le loro relazioni estensionali. Queste relazioni estensionali sono più fondamentali che le loro relazioni spaziali e temporali

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ships. Extension is the most general scheme of real potentiality, providing the background for all other organic relations. The potential scheme does not determine its own atomization by actual entities. It is divisible; but its real division by actual entities depends upon | more particular characteristics of the actual entities constituting the antecedent environment. In respect to time, this atomization takes the special form2 of the ‘epochal theory of time’. In respect to space, it means that every actual entity in the temporal world is to be credited with a spatial volume for its perspective standpoint. These conclusions are required by the consideration3 of Zeno’s arguments, in connection with the presumption that an actual entity is an act of experience. The authority of William James can be quoted in support of this conclusion. He writes: “Either your experience is of no content, of no change, or it is of a perceptible amount of content or change. Your acquaintance with reality grows literally by buds or drops of perception. Intellectually and on reflection you can divide these into components, but as immediately given, they come totally or not at all”.4 James also refers to Zeno. In substance I agree with his argument from Zeno; though I do not think that he allows sufficiently for those elements in Zeno’s paradoxes which are the product of inadequate mathematical knowledge. But I

Cf. my Science and the Modern World, Ch. VII. Cf. Loci cit.; and Part IV of the present work. 4 Some Problems of Philosophy, Ch. X; my attention was drawn to this passage by its quotation in Religion in the Philosophy of William James, by Professor J.S. Bixler. 2 3

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più speciali. L’estensione è lo schema più generale della potenzialità reale, che offre lo sfondo per tutte le altre relazioni organiche. Lo schema potenziale non determina la sua propria atomizzazione per mezzo delle entità attuali. È divisibile, ma la sua divisione reale da parte delle entità attuali dipende da | caratteristiche più particolari delle entità attuali che costituiscono l’ambiente antecedente. Rispetto al tempo, questa atomizzazione assume la forma speciale2 della ‘teoria epocale del tempo’. Rispetto allo spazio, significa che a ogni entità attuale nel mondo temporale deve essere attribuito un volume spaziale per il suo punto di vista prospettico. Queste conclusioni sono richieste se si considerano3 gli argomenti di Zenone, in connessione con il presupposto che un’entità attuale è un atto di esperienza. L’autorità di William James può essere citata a sostegno di questa conclusione. Egli scrive «O la vostra esperienza è esperienza di nessun contenuto, di nessun cambiamento, oppure è esperienza di una quantità percepibile di un contenuto o cambiamento. La vostra conoscenza della realtà cresce letteralmente per boccioli o gocce di percezione. Intellettualmente, e con la riflessione, potete dividerle nelle loro componenti, ma in quanto immediatamente date, accadono globalmente o non si presentano affatto».4 James inoltre si riferisce Zenone. In realtà, io sono d’accordo con il suo argomento tratto da Zenone, sebbene non pensi che egli tenga sufficientemente in conto quegli elementi nei paradossi di Zenone che sono il risultato di una conoscenza matematica inadeguaCfr. il mio Cap. VII de La scienza e il mondo moderno. Cfr. loci cit.; e la Parte IV del presente lavoro. 4 Cfr. James, Introduzione alla filosofia, Cap. X; la mia attenzione è stata catturata su questo passaggio perché citato in Religion in the Philosophy of William James, del professor J.S. Bixler [trad. mia]. 2

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agree that a valid argument remains after the removal of the invalid parts. The argument, so far as it is valid, elicits a contradiction from the two premises: (i) that in a becoming something (res vera) becomes, and (ii) that every act of becoming is divisible into earlier and later sections which are themselves acts of becoming. Consider, for example an act of becoming during one second. The act is divisible into two acts, one during the earlier half of the second, the other during the later half of the second. Thus that which becomes during the whole second presupposes that which becomes during the first half-second. Analogously, that which becomes during the first half-second presupposes that which becomes during the first quarter-second, and so on indefinitely. Thus if we consider the process of becoming up to the beginning of the second in question, and ask what then becomes, no answer can be given. For, whatever creature we indicate presupposes an earlier creature which became after the beginning of the second and antecedently to the indicated creature. Therefore there is nothing which becomes, so as to effect a transition into the second in question. The difficulty is not evaded by assuming that something becomes at each non-extensive instant of time. For at the beginning of the second of time there is no next instant at which something can become. Zeno in his ‘Arrow in Its Flight’ seems to have had an obscure grasp of this argument. But the introduction of motion brings in irrelevant details. The true difficulty is to understand how the arrow survives the lapse of | time. Unfortunately Descartes’ treatment of ‘endurance’ is very superficial, and subsequent philosophers have followed his example.

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ta. Ma sono d’accordo che resti un argomento valido, una volta che siano rimosse le parti non valide. L’argomento, nella misura in cui è valido, deduce una contraddizione dalle due premesse: (i) che in un divenire qualcosa (res vera) diviene, e (ii) che ogni atto di divenire è divisibile in sezioni precedenti e successive, che sono esse stesse atti di divenire. Si consideri, per esempio, un atto di divenire della durata di un secondo. L’atto è divisibile in due atti, il primo che dura la prima metà di tale secondo, l’altro che dura la seconda metà. Così ciò che diviene durante l’intero secondo presuppone ciò che diviene nel primo mezzo-secondo. Analogamente, ciò che diviene durante il primo mezzo-secondo presuppone ciò che diviene durante il primo quarto di secondo, e così via indefinitamente. Così se consideriamo il processo di divenire fino all’inizio del secondo in questione, e ci chiediamo cosa diviene allora, non si può dare nessuna risposta. Poiché, qualsiasi creatura indichiamo presuppone una creatura precedente che è divenuta dopo l’inizio del secondo e precedentemente rispetto alla creatura indicata. Perciò non c’è niente che diviene, così da effettuare una transizione nel secondo in questione. La difficoltà non è elusa assumendo che qualcosa divenga in ogni istante non-estensionale del tempo. Poiché all’inizio del secondo di tempo non c’è un istante prossimo in cui qualcosa possa divenire. Zenone nella sua ‘freccia in volo’ sembra aver colto in modo oscuro questo argomento. Ma l’introduzione del movimento introduce dei particolari irrilevanti. La vera difficoltà è quella di capire come la freccia superi l’intervallo | di tempo. Sfortunatamente la trattazione di Descartes della ‘durata’ è molto superficiale, e i filosofi successivi hanno seguito il suo esempio.

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In his ‘Achilles and the Tortoise’ Zeno produces an invalid argument depending on ignorance of the theory of infinite convergent numerical series. Eliminating the irrelevant details of the race and of motion – details which have endeared the paradox to the literature of all ages – consider the first half-second as one act of becoming, the next quarter-second as another such act, the next eighth-second as yet another, and so on indefinitely. Zeno then illegitimately assumes this infinite series of acts of becoming can never be exhausted. But there is no need to assume that an infinite series of acts of becoming, with a first act, and each act with an immediate successor, is inexhaustible in the process of becoming. Simple arithmetic assures us that the series just indicated will be exhausted in the period of one second. The way is then open for the intervention of a new act of becoming which lies beyond the whole series. Thus this paradox of Zeno is based upon a mathematical fallacy. The modification of the ‘Arrow’ paradox, stated above, brings out the principle that every act of becoming must have an immediate successor, if we admit that something becomes. For otherwise we cannot point out what creature becomes as we enter upon the second in question. But we cannot, in the absence of some additional premise, infer that every act of becoming must have had an immediate predecessor. The conclusion is that in every act of becoming there is the becoming of something with temporal extension; but that the act itself is not extensive, in the sense that it is divisible into earlier and later acts of becoming which correspond to the extensive divisibility of what has become.

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Nel suo ‘Achille e la tartaruga’ Zenone presenta un argomento non valido che dipende dall’ignoranza della teoria delle infinite serie numeriche convergenti. Eliminando i dettagli irrilevanti della corsa e del movimento – dettagli che hanno reso celebre il paradosso alla letteratura di tutti i tempi – consideriamo il primo mezzosecondo come un atto di divenire, il successivo quarto di secondo come un altro atto siffatto, il successivo ottavo di secondo come un altro atto ancora, e così via indefinitamente. Zenone allora assume in modo illegittimo questa serie infinita di atti di divenire che non può mai essere esaurita. Ma non c’è bisogno di assumere che una serie infinita di atti di divenire, avente un primo atto, e ogni atto avente un atto immediatamente successivo, sia inesauribile nel processo di divenire. La semplice aritmetica ci assicura che la serie appena indicata si esaurirà nel periodo di un secondo. La strada si apre allora per l’intervento di un nuovo atto di divenire che sta oltre l’intera serie. Così questo paradosso di Zenone si basa su una fallacia matematica. La modificazione del paradosso della ‘freccia’, sopra esposto, esprime il principio per cui ogni atto di divenire deve avere un successore immediato, se ammettiamo che qualcosa diviene. Perché altrimenti non possiamo indicare quale creatura divenga quando entriamo nel secondo in questione. Ma noi non possiamo, in assenza di una qualche premessa aggiuntiva, inferire che ogni atto di divenire debba aver avuto un predecessore immediato. La conclusione è che in ogni atto di divenire c’è il divenire di qualcosa dotato di estensione temporale, ma che l’atto stesso non è estensionale, nel senso che è divisibile in atti precedenti e successivi di divenire che corrispondono alla divisibilità estensionale di ciò che è divenuto.

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In this section, the doctrine is enunciated that the creature is extensive, but that its act of becoming is not extensive. This topic is resumed in Part IV. However, some anticipation of Parts III and IV is now required. The res vera, in its character of concrete satisfaction, is divisible into prehensions which concern its first temporal half and into prehensions which concern its second temporal half. This divisibility is what constitutes its extensiveness. But this concern with a temporal and spatial sub-region means that the datum of the prehension in question is the actual world, objectified with the perspective due to that sub-region. A prehension, however, acquires subjective form, and this subjective form is only rendered fully determinate by integration with conceptual prehensions belonging to the mental pole of the res vera. The concrescence is, dominated by a subjective aim which essentially concerns the creature as a final superject This subjective aim is this subject itself determining its own self-creation as one creature. Thus the subjective aim does not share in this divisibility. If we confine attention to prehensions concerned with the earlier half, their subjective forms have arisen from nothing. For the subjective aim which belongs to the whole is now excluded. Thus the evolution of subjective form could not be referred to any actuality. The ontological principle has been  | violated. Something has floated into the world from nowhere. The summary statement of this discussion is, that the mental pole determines the subjective forms and that this pole is inseparable from the total res vera.

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. II, SEZ. II

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In questa sezione, viene enunciata la dottrina per cui la creatura è estensionale, ma il suo atto di divenire non è estensionale. Questo tema è ripreso nella Parte IV. Ad ogni modo, è ora necessaria qualche anticipazione delle Parti III e IV. La res vera, nel suo carattere di soddisfazione concreta, è divisibile in prensioni che riguardano la sua prima metà temporale e in prensioni che riguardano la sua seconda metà temporale. Questa divisibilità è ciò che costituisce la sua estensionalità. Ma questo riferimento ad una sotto-regione temporale e spaziale significa che il dato della prensione in questione è il mondo attuale, oggettivato con la sua prospettiva dovuta a quella sotto-regione. Una prensione, comunque, acquista una forma soggettiva, e questa forma soggettiva è resa in modo pienamente determinato dall’integrazione con le prensioni concettuali che appartengono al polo mentale di una res vera. La concrescenza è dominata da una tendenza soggettiva che riguarda essenzialmente una creatura come supergetto finale. Questa tendenza soggettiva è questo stesso soggetto che determina la sua propria auto-creazione come singola creatura. Così la tendenza soggettiva non partecipa di questa divisibilità. Se limitiamo l’attenzione alle prensioni che riguardano la prima metà, le loro forme soggettive sono emerse dal nulla. Poiché la tendenza soggettiva che appartiene al tutto è ora esclusa. Così l’evoluzione della forma soggettiva non potrebbe essere riferita ad alcuna attualità. Il principio ontologico è stato | violato. Qualcosa è apparso nel mondo dal nulla. La formulazione riassuntiva di questa discussione è che il polo mentale determina le forme soggettive e che questo polo è inseparabile dalla res vera totale.

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PROCESSO E REALTÀ

Section III The discussion of the previous sections has merely given a modern shape to the oldest of European philosophic doctrines. But as a doctrine of common sense, it is older still – as old as consciousness itself. The most general notions underlying the words ‘space’ and ‘time’ are those which this discussion has aimed at expressing in their true connection with the actual world. The alternative doctrine, which is the Newtonian cosmology, emphasized the ‘receptacle’ theory of spacetime, and minimized the factor of potentiality. Thus bits of space and time were conceived as being as actual as anything else, and as being ‘occupied’ by other actualities which were the bits of matter. This is the Newtonian ‘absolute’ theory of space-time, which philosophers have never accepted, though at times some have acquiesced. Newton’s famous Scholium 5 to his first eight definitions in his Principia expresses this point of view with entire clearness: Hitherto I have laid down the definitions of such words as are less known, and explained the sense-in which I would have them to be understood in the following discourse. I do not define time, space, place, and motion, as being well known to all. Only I must observe, that the vulgar conceive those quantities under no other notions but from the relation they bear to sensible objects. And thence arise certain prejudices, for the removing of which, it will be convenient to distinguish them into absolute and relative, true and apparent, mathematical and common.

5

Andrew Motte’s translation; new edition revised, London, 1803.

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. II, SEZ. III

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Sezione III La discussione delle sezioni precedenti ha solamente dato una forma moderna alla più vecchia delle dottrine filosofiche europee. Ma come dottrina del senso comune è ancora più vecchia – vecchia come la coscienza stessa. Le nozioni più generali che stanno alla base delle parole ‘spazio’ e ‘tempo’ sono quelle che questa discussione ha cercato di esprimere nella loro vera connessione con il mondo attuale. La dottrina alternativa, che è la cosmologia newtoniana, ha enfatizzato la teoria del ‘ricettacolo’ dello spazio-tempo e ha minimizzato il fattore della potenzialità. Così si sono concepiti i frammenti di spazio e tempo come attuali al pari di ogni altra cosa, e come ‘occupati’ da altre attualità che sarebbero i frammenti di materia. Questa è la teoria ‘assoluta’ dello spazio-tempo di Newton, che i filosofi non hanno mai accettato, sebbene a volte alcuni abbiano tacitamente acconsentito. Nei suoi Principi, il famoso scolio newtoniano,5 nelle sue prime otto definizioni esprime questo punto di vista con assoluta chiarezza: Fin qui è stato indicato in quale senso siano da intendere, nel seguito, parole non comunemente note. Non definisco, invece, tempo, spazio, luogo e moto, in quanto notissimi a tutti. Va notato tuttavia, come comunemente non si concepiscano queste quantità che in relazione a cose sensibili. Di qui nascono i vari pregiudizi, per eliminare i quali conviene distinguere le medesime quantità in assolute e relative, vere e apparenti, matematiche e volgari. Traduzione [inglese] di Andrew Motte; nuova edizione rivista, Londra 1803. [Cfr. I. Newton, Principi matematici della filosofia naturale, a cura di Alberto Pala, UTET, Torino 1965, pp. 101, 102, 110.] 5

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I.

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Absolute, true, and mathematical time, of itself, and from its own nature, flows equably without regard to anything external, and by another name is called duration: relative, apparent, and common time, is some sensible and external (whether accurate or unequable) measure of duration by the means of motion, which is commonly used instead of true time; such as an hour, a day, a month, a year. II. Absolute space, in its own nature, and without regard to anything external, remains always similar and immovable. Relative space is some movable dimension or measure of the absolute spaces; which our senses determine by its position to bodies, and which is vulgarly taken for immovable space; . . . Absolute and relative space are the same in figure and magnitude; but they do not remain always numerically the same.... IV. ... As the order of the parts of time is immutable, so also is the order of the parts of space. Suppose those parts to be  | moved out of their places, and they will be moved (if the expression may be allowed) out of themselves. For times and spaces are, as it were, the places as well of themselves as of all other things. All things are placed in time as to order of succession; and in space as to order of situation. It is from their essence or nature that they are places; and that the primary places of things should be movable, is absurd. These are, therefore, the absolute places; and translations out of those places are the only absolute motions.... Now no other places are immovable but those that, from infinity to infinity, do all retain the same given positions one to another; and upon this account must ever remain unmoved; and do thereby constitute, what I call, immovable space.

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. II, SEZ. III

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I.

Il tempo assoluto, vero, matematico, in sé e per sua natura senza relazione ad alcunché di esterno, scorre uniformemente, e con altro nome è chiamato durata; quello relativo, apparente e volgare, è una misura (esatta o inesatta) sensibile ed esterna della durata per mezzo del moto, che comunemente viene impiegata al posto del vero tempo: tali sono l’ora, il giorno, il mese, l’anno. II. Lo spazio assoluto, per sua natura senza relazione ad alcunché di esterno, rimane sempre uguale e immobile; lo spazio relativo è una dimensione mobile o misura dello spazio assoluto, che i nostri sensi definiscono in relazione alla sua posizione rispetto ai corpi, ed è comunemente preso al posto dello spazio immobile […]. Lo spazio assoluto e lo spazio relativo sono identici per grandezza e specie, ma non sempre permangono identici quanto al numero. […] IV. Come è immutabile l’ordine delle parti del tempo, così lo è anche l’ordine delle parti dello spazio. Le si faccia uscire | dai propri luoghi e sarà come se uscissero (se così posso dire) da se stesse. Infatti i tempi e gli spazi sono come i luoghi di se stessi e di tutte le cose. Tutte le cose sono collocate nel tempo quanto all’ordine della successione, nello spazio quanto all’ordine della posizione. È nella loro essenza essere luoghi: ma è assurdo che i luoghi primari siano mossi. Questi sono dunque i luoghi assoluti e i moti assoluti sono le sole traslazioni da questi luoghi. […] Non esistono luoghi immobili salvo quelli che dall’infinito per l’infinito conservano, gli uni rispetto agli altri, determinate posizioni; e così rimangono sempre immobili, e costituiscono lo spazio che chiamo immobile.

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The causes by which true and relative motions are distinguished, one from the other, are the forces impressed upon bodies to generate motion. True motion is neither generated nor altered, but by some force impressed upon the body moved: but relative motion may be generated or altered without any force impressed upon the body. For it is sufficient only to impress some force on other bodies with which the former is compared, that by their giving way, that relation may be changed, in which the relative rest or motion of this other body did consist.... The effects which distinguish absolute from relative motion are, the forces of receding from the axis of circular motion. For there are no such forces in a circular motion purely relative, but, in a true and absolute circular motion, they are greater or less, according to the quantity of motion.... Wherefore relative quantities are not the quantities themselves, whose names they bear, but those sensible measures of them (either accurate or inaccurate) which are commonly used instead of the measured quantities themselves....

I have quoted at such length from Newton’s Scholium because this document constitutes the clearest, most definite, and most influential statement among the cosmological speculations of mankind, speculations of a type which first assume scientific importance with the Pythagorean school preceding and inspiring Plato. Newton is presupposing four types of entities which he does not discriminate in respect to their actuality: for him minds are actual things, bodies are actual things, absolute durations of time are actual things, and absolute places are actual things. He does not use the word ‘ac-

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Le cause per le quali i moti veri sono distinti da quelli relativi e viceversa, sono le forze impresse sui corpi al fine di generare il movimento. Il moto vero non può essere generato né modificato se non per effetto di forze impresse sullo stesso corpo in movimento: ma il moto relativo può essere generato o modificato senza forze impresse su questo corpo. Basta, infatti, che la forza venga impressa sugli altri corpi, rispetto ai quali è istituita la relazione di questo primo corpo, perché col loro ritirarsi venga modificata la relazione nella quale consiste la quiete o il moto relativo di quest’altro corpo. […]. Gli effetti per i quali i moti assoluti e relativi si distinguono gli uni dagli altri, sono le forze di allontanamento dall’asse del moto circolare. Infatti nel modo circolare puramente relativo queste forze sono nulle, mentre nel moto vero e assoluto sono maggiori o minori, a seconda della quantità di moto. […]. Le quantità relative, quindi, non sono le stesse quantità dei cui nomi si fanno belle, ma sono le misure sensibili di esse (vere o sbagliate) comunemente usate in luogo delle quantità misurate.

Ho citato così a lungo dallo Scolio di Newton perché questo documento costituisce la formulazione più chiara, definita e influente tra le speculazioni cosmologiche dell’umanità, speculazioni di un tipo che assume una rilevanza scientifica per la prima volta con la scuola pitagorica, che ha preceduto e ispirato Platone. Newton presuppone quattro tipi di entità che non distingue rispetto alla loro attualità: per lui le menti sono cose attuali, i corpi sono cose attuali, le durate assolute del tempo sono cose attuali, e gli spazi assoluti sono cose attuali. Egli non usa la parola ‘attuale’;

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tual’; but he is speaking of matter of fact, and he puts them all on the same level in that respect. The result is to land him in a clearly expressed but complex and arbitrary scheme of relationships between spaces inter se; between durations inter se; and between minds, bodies, times and places, for the conjunction of them all into the solidarity of the one universe. For the purposes of science it was an extraordinarily clarifying statement, that is to say, for all the purposes of science within the next two hundred years, and for most of its purposes since that period. But, as a fundamental statement, it lies completely open | to sceptical attack; and also, as Newton himself admits, diverges from common sense – “the vulgar conceive those quantities under no other notions but from the relation they bear to sensible objects”. Kant only saved it by reducing it to the description of a construct by means of which ‘pure intuition’ introduces an order for chaotic data; and for the schools of transcendentalists derived from Kant this construct has remained in the inferior position of a derivative from the proper ultimate substantial reality. For them it is an element in ‘appearance’; and appearance is to be distinguished from reality. The philosophy of organism is an attempt, with the minimum of critical adjustment, to return to the conceptions of ‘the vulgar’. In the first place, the discussion must fasten on the notion of a ‘sensible object’, to quote Newton’s phrase. We may expand Newton’s phrase, and state that the common sense of mankind conceives that all its notions ultimately refer to actual entities, or as Newton terms them, ‘sensible objects’. Newton, basing himself upon current physical notions, conceived ‘sensible objects’ to be the material bodies to which the science of dynamics applies. He was then left with the

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ma parla di dato di fatto, e a questo riguardo li pone tutti sullo stesso livello. Il risultato è che egli approda ad uno schema, chiaramente espresso ma complesso e arbitrario, di relazioni tra gli spazi inter se; tra le durate inter se; e tra le menti, i corpi, i tempi e i luoghi, per la congiunzione di tutti questi elementi nella solidarietà dell’universo singolo. Per gli scopi della scienza questa è stata una formulazione estremamente chiarificante, o meglio è estremamente chiarificante per tutti gli scopi della scienza entro i prossimi duecento anni, e per la stragrande maggioranza degli scopi della scienza da quel periodo in poi. Ma, come affermazione fondamentale, essa è completamente aperta | all’attacco scettico; inoltre, come Newton stesso ammette, essa diverge dal senso comune – «comunemente non si concepiscono queste quantità che in relazione a cose sensibili». Solo Kant ha salvato questa posizione riducendola alla descrizione di una costruzione per mezzo della quale l’‘intuizione pura’ introduce un ordine nei dati caotici; e per le scuole dei trascendentalisti derivati da Kant questa costruzione è rimasta nella posizione inferiore di derivato della realtà sostanziale ultima vera e propria. Per costoro è un elemento nell’‘apparenza’, e l’apparenza deve essere distinta dalla realtà. La filosofia dell’organismo è un tentativo di tornare, con un minimo di correzione critica, alla concezione del senso comune. In primo luogo, la discussione deve concentrarsi sulla nozione di ‘oggetto sensibile’, per citare l’espressione di Newton. Possiamo allargare l’espressione di Newton e dichiarare che il senso comune dell’umanità ritiene che tutte le nozioni si riferiscono in fondo ad entità attuali o, come Newton li chiama, agli ‘oggetti sensibili’. Newton, basandosi sulle nozioni fisiche correnti, ha concepito gli ‘oggetti sensibili’ come corpi materiali a cui si applica la scienza della dinamica. Egli è

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antithesis between ‘sensible objects’ and empty space. Newton, indeed, as a private opinion, conjectured that there is a material medium pervading space. But he also held that there might not be such a medium. For him the notion ‘empty space’ – that is, mere spatiality – had sense, conceived as an independent actual existence ‘from infinity to infinity’. In this he differed from Descartes. Modern physics sides with Descartes. It has introduced the notion of the ‘physical field’. Also the latest speculations tend to remove the sharp distinction between the ‘occupied’ portions of the field and the ‘unoccupied’ portion. Further, in these lectures (cf. Ch. III of Part II), a distinction is introduced, not explicitly in the mind either of ‘the vulgar’ or of Newton. This distinction is that between (i) an actual entity, (ii) an enduring object, (iii) a corpuscular society, (iv) a non-corpuscular society, (v) a non-social nexus. A non-social nexus is what answers to the notion of ‘chaos’. The extensive continuum is that general relational element in experience whereby the actual entities experienced, and that unit experience itself, are united in the solidarity of one common world. The actual entities atomize it, and thereby make real what was antecedently merely potential. The atomization of the extensive continuum is also its temporalization; that is to say, it is the process of the becoming of actuality into what in itself is merely potential. The systematic scheme, in its completeness embracing the actual past and the potential future, is prehended in the positive experience of each actual entity. In this sense, it is Kant’s ‘form of intuition’; but it is derived from the actual world qua datum, and thus is not ‘pure’ in Kant’s sense of that term. It is not productive of the ordered

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rimasto quindi con l’antitesi tra ‘oggetti sensibili’ e spazio vuoto. In realtà Newton, come opinione privata, supponeva che ci fosse un mezzo materiale che pervadesse lo spazio. Ma egli sosteneva anche che avrebbe potuto non esserci un tale mezzo. Per lui la nozione di ‘spazio vuoto’ – ossia, di mera spazialità – aveva senso, concepita come una esistenza attuale indipendente ‘dall’infinito all’infinito’. In questo egli si è distanziato da Descartes. La fisica moderna sta dalla parte di Descartes. Essa ha introdotto la nozione di ‘campo fisico’. Anche le più recenti speculazioni tendono a togliere la distinzione netta tra le porzioni del campo ‘occupate’ e la porzione ‘non occupata’. Inoltre, in queste lezioni (cfr. Cap. III della Parte II), è introdotta una distinzione, che non è presente esplicitamente né nella mente del ‘del volgo’, né di Newton. Questa distinzione è quella tra (i) un’entità attuale, (ii) un oggetto perdurante, (iii) una società corpuscolare, (iv) una società non-corpuscolare, (v) un nesso non-sociale. Un nesso non-sociale è ciò che risponde alla nozione di ‘caos’. Il continuo estensionale è quell’elemento relazionale generale nell’esperienza per cui le entità attuali esperite e quella stessa unità dell’esperienza sono unite nella solidarietà di un mondo comune. Le entità attuali lo atomizzano, e così facendo rendono reale quello che precedentemente era meramente potenziale. L’atomizzazione del continuo estensionale è anche la sua temporalizzazione o, meglio, essa è il processo di divenire dell’attualità in ciò che in se stesso è meramente potenziale. Lo schema sistematico, abbracciando nella sua completezza il passato attuale e il futuro potenziale, è preso nell’esperienza positiva di ogni entità attuale. In questo senso, esso è la ‘forma dell’intuizione’ di Kant, ma è derivato dal mondo attuale qua datum, e perciò non è ‘puro’ nel senso kantiano del termine. Non è produttivo

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world, but derivative from it. The prehension of this scheme is one more example that actual fact includes in its own constitution real potentiality which is referent beyond itself. The former example is ‘appetition’. | 73

Section IV Newton in his description of space and time has confused what is ‘real’ potentiality with what is actual fact. He has thereby been led to diverge from the judgment of ‘the vulgar’ who “conceive those quantities under no other notions but from the relation they bear to sensible objects”. The philosophy of organism starts by agreeing with ‘the vulgar’ except that the term ‘sensible object’ is replaced by ‘actual entity’; so as to free our notions from participation in an epistemological theory as to sense-perception. When we further consider how to adjust Newton’s other descriptions to the organic theory, the surprising fact emerges that we must identify the atomized quantum of extension correlative to an actual entity, with Newton’s absolute place and absolute duration. Newton’s proof that motion does not apply to absolute place, which in its nature is immovable, also holds. Thus an actual entity never moves: it is where it is and what it is. In order to emphasize this characteristic by a phrase connecting the notion of ‘actual entity’ more closely with our ordinary habits of thought, I will also use the term ‘actual occasion’ in the place of the term ‘actual entity’. Thus the actual world is built up of actual occasions; and by the ontological principle whatever things there are in any sense of ‘existence’, are derived by abstraction from actual occasions. I shall use the term ‘event’ in the more general sense of a nexus of actual occasions, inter-related in some

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del mondo ordinato, ma derivato da esso. La prensione di questo schema è un ulteriore esempio di come il fatto attuale includa nella sua costituzione propria la potenzialità reale che si riferisce oltre se stessa. L’esempio precedente è l’‘appetizione’. | Sezione IV Newton nella sua descrizione dello spazio e del tempo ha confuso quello che è la potenzialità ‘reale’ con quello che è il fatto attuale. In tal modo egli è stato indotto a divergere dal giudizio ‘del volgo’ che ‘non concepisce queste quantità che in relazione a cose sensibili’. La filosofia dell’organismo comincia con l’essere d’accordo con ‘il volgo’, ad eccezione del termine ‘oggetto sensoriale’, che è sostituito da ‘entità attuale’; così da liberare le nostre nozioni dalla partecipazione ad una teoria epistemologica relativa alla percezione sensibile. Quando consideriamo ulteriormente come adattare le altre descrizioni di Newton alla teoria organica, emerge il fatto sorprendente che dobbiamo identificare la quantità d’estensione correlativa ad un’entità attuale con lo spazio assoluto e la durata assoluta di Newton. La prova di Newton che il movimento non si applica allo spazio assoluto, che è inamovibile per sua stessa natura, è ancora valida. Così un’entità attuale non si muove mai: essa è dove è e ciò che è. Per enfatizzare questa caratteristica con un’espressione che connette più strettamente la nozione di ‘entità attuale’ con i nostri abiti di pensiero, userò anche il termine ‘occasione attuale’ al posto del termine ‘entità attuale’. Così il mondo attuale è costruito su occasioni attuali; e per il principio ontologico qualsiasi delle cose ci sia in un qualche senso dell’‘esistenza’ è derivata per astrazione dalle occasioni attuali. Userò il termine ‘evento’ nel senso più generale di un nesso di

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determinate fashion in one extensive quantum. An actual occasion is the limiting type of an event with only one member. It is quite obvious that meanings have to be found for the notions of ‘motion’ and of ‘moving bodies’. For the present, this enquiry must be postponed to a later chapter (cf. Part IV and also Ch. III of this Part). It is sufficient to say that a molecule in the sense of a moving body, with a history of local change, is not an actual occasion; it must therefore be some kind of nexus of actual occasions. In this sense it is an event, but not an actual occasion. The fundamental meaning of the notion of ‘change’ is ‘the difference between actual occasions comprised in some determinate event’. A further elucidation of the status of the extensive continuum in the organic philosophy is obtained by comparison with Descartes’ doctrine of material bodies. It is at once evident that the organic theory is much closer to Descartes’ views than to Newton’s. On this topic Spinoza is practically a logical systematization of Descartes, purging him of inconsistencies. But this attainment of logical coherence is obtained by emphasizing just those elements in Descartes which the philosophy of organism rejects. In this respect, Spinoza performs the same office for Descartes that Hume does for Locke. The philosophy of organism may be conceived as a recurrence to Descartes and to Locke, in respect to just those elements in their philosophies which are usually rejected by reason of their inconsistency with the elements which their successors developed. Thus the phi|losophy of organism is pluralistic in contrast with Spinoza’s monism; and is a doctrine of experience prehending actualities, in contrast with Hume’s sensationalist phenomenalism.

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. II, SEZ. IV

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occasioni attuali, interrelate in qualche modo determinato in una quantità estensionale. Un’occasione attuale è il caso limite di un evento avente solo un membro. È del tutto evidente che bisogna trovare i significati per le nozioni di ‘movimento’ e ‘corpi mobili’. Per il momento, questa indagine deve essere posposta ad un capitolo successivo (cfr. Parte IV e anche Cap. III di questa parte). È sufficiente dire che una molecola nel senso di un corpo mobile, con una storia di cambiamento locale, non è un’occasione attuale; essa dev’essere perciò qualche tipo di nesso di occasioni attuali. In questo senso è un evento, ma non un’occasione attuale. Il significato fondamentale della nozione di ‘cambiamento’ è ‘la differenza tra occasioni attuali incluse in un evento determinato qualsiasi’. Un’ulteriore delucidazione dello stato del continuo estensionale nella filosofia organica si ottiene dal confronto con la dottrina cartesiana dei corpi materiali. È immediatamente evidente che la teoria organica è più vicina alle vedute di Descartes che a quelle di Newton. Su questo tema Spinoza è praticamente una sistematizzazione logica di Descartes, che lo libera dalle incoerenze. Ma tale raggiungimento della coerenza logica è ottenuto enfatizzando solo quegli elementi di Descartes che la filosofia dell’organismo rifiuta. A questo proposito, Spinoza svolge per Descartes lo stesso ruolo che Hume svolge per Locke. La filosofia dell’organismo può essere concepita come il ritorno a Descartes e a Locke, rispetto solamente a quegli elementi che nelle loro filosofie sono solitamente rifiutati a causa della loro incoerenza con gli elementi che i loro successori hanno sviluppato. Così la | filosofia dell’organismo è pluralistica, in contrasto con il monismo di Spinoza, ed è una dottrina per cui l’esperienza prende le attualità, in contrasto con il fenomenismo sensistico di Hume.

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First let us recur to Descartes at the stage of thought antecedent to his disastrous classification of substances into two species, bodily substance and mental substance. At the beginning of Meditation I, he writes: For example, there is the fact that I am here, seated by the fire, attired in a dressing gown, having this paper in my hands and other similar matters. And how could I deny that these hands and this body are mine, were it not perhaps that I compare myself to certain persons, devoid of sense.... But they are mad and I should not be any the less insane were I to follow examples so extravagant. At the same time I must remember that I am a man, and that consequently I am in the habit of sleeping, and in my dreams representing to myself the same things or sometimes even less probable things, than do those who are insane in their waking moments.... At the same time we must at least confess that the things which are represented to us in sleep are like painted representations which can only have been formed as the counterparts of something real and true [ad similitudinem rerum verarum], and that in this way those general things at least, i.e. eyes, a head, hands, and a whole body, are not imaginary things, but things really existent.... And for the same reason, although these general things, to wit, [a body],6 eyes, a head, hands, and such like, may be imaginary, we are bound at the same time to confess that there are at least some other objects yet more simple and more universal, which are real and true [vera esse]; and of these just in the same way as with certain real colours, all these images of things which dwell in our thoughts, whether true and real or false and fantastic, are formed. To such a clss of things pertains corporeal nature in general, and its extension, the figure of extended things, their quantity or magnitude and number, as also the place in which they are, the time which measures their duration, and so on.... Haldane and Ross enclose in square brackets phrases appearing in the French version, and not in the Latin. I have compared with the Latin. 6

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. II, SEZ. IV

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Innanzitutto, ritorniamo a Descartes, in quello stadio di pensiero precedente alla sua disastrosa classificazione delle sostanze in due specie, sostanza corporea e sostanza mentale. All’inizio della prima meditazione egli scrive: [...] In questo momento sono qui, siedo vicino al fuoco, indosso una vestaglia invernale, maneggio questo foglio di carta, ed altro di simile. Per quale ragione si potrebbe però negare che queste stesse mani e tutto questo corpo siano miei? Forse, solo paragonandomi a non so quali folli [...]; ma costoro sono dementi e non meno demente di loro sembrerei anch’io, se me ne servissi quale esempio per me. Certo che sì! Come se non fossi uomo e di notte non sia solito dormire, patendo nei sogni tutte le stesse cose, e talvolta anche meno verosimili, di costoro da svegli. [...] Si deve tuttavia riconoscere senz’altro che quanto è apparso nella quiete del sonno è come certe immagini dipinte, che non hanno potuto essere raffigurate se non a somiglianza di cose vere [ad similitudinem rerum verarum]; e, quindi, che almeno ciò che è generale, ossia questi occhi, questa testa, queste mani, e tutto questo corpo, sono delle cose non immaginarie, ma vere. […] Non diversamente, quand’anche possa essere immaginario ciò che è generale,6 ossia questi occhi, questa testa, queste mani, e altro di simile, tuttavia si deve necessariamente riconoscere come vero [vera esse] almeno qualcos’altro di ancor più semplice ed universale, con cui, come da colori veri, vengono raffigurate, vere o false che siano, tutte queste immagini di cose che sono nel nostro pensiero. Di tal genere mi sembrano essere la natura corporea in generale e la sua estensione; la figura delle cose estese; la loro quantità, ossia la grandezza ed il numero; il luogo in cui esistono, ed il tempo in cui durano, e così via. Haldane e Ross mettono tra parentesi quadre alcune espressioni che appaiono nella versione francese e non in quella latina. Io le ho confrontate con quella latina. 6

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In Meditation II, after a slight recapitulation, he continues, speaking of God: Then without doubt I exist also if he deceives me, and let him deceive me as much as he will, he can never cause me to be nothing so long as I think that I am something. So that after having reflected well and carefully examined all things, we must come to the definite conclusion that this proposition: I am, I exist, is necessarily true each time that I pronounce it, or that I mentally conceive it.

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At the end of the quotation from Meditation I, Descartes uses the  | phrase res vera in the same sense as that in which I have used the term ‘actual’. It means ‘existence’ in the fullest sense of that term, beyond which there is no other. Descartes, indeed, would ascribe to God ‘existence’ in a generically different sense. In the philosophy of organism, as here developed, God’s existence is not generically different from that of other actual entities, except that he is ‘primordial’ in a sense to be gradually explained. Descartes does not explicitly frame the definition of actuality in terms of the ontological principle, as given in Section IV of this chapter, that actual occasions form the ground from which all other types of existence are derivative and abstracted; but he practically formulates an equivalent in subject-predicate phraseology, when he writes: “For this reason, when we perceive any attribute, we therefore conclude that some existing thing or substance to which it may be attributed, is necessarily present”.7 For Descartes the word

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Principles of Philosophy, Part I, 52.

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. II, SEZ. IV

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Nella seconda meditazione, dopo una breve ricapitolazione, egli continua, parlando di Dio: Senza dubbio, allora, esisto anche io, se egli mi fa sbagliare; e, mi faccia sbagliare quanto può, mai tuttavia farà sì che io non sia nulla, fino a quando penserò d’essere qualcosa. Così̀, dopo aver ben bene ponderato tutto ciò, si deve infine stabilire che questo enunciato, Io sono, io esisto, è necessariamente vero ogni volta che viene da me pronunciato, o concepito con la mente.21

Alla fine della citazione tratta dalla Meditazione I, Descartes utilizza | l’espressione res vera nello stesso senso in cui io ho utilizzato il termine ‘attuale’. Esso significa ‘esistenza’ nel senso più pieno del termine, oltre il quale non ve n’è altro. Descartes, in realtà, vorrebbe attribuire a Dio l’‘esistenza’ in un senso genericamente diverso. Nella filosofia dell’organismo, per come è qui sviluppata, l’esistenza di Dio non è genericamente diversa da quella delle altre entità attuali, ad eccezione del fatto che egli è ‘primordiale’ in un senso che deve essere spiegato gradualmente. Descartes non formula esplicitamente la definizione dell’attualità nei termini del principio ontologico, per come è affermato nella Sezione IV di questo capitolo, ossia che le occasioni attuali formano la base da cui tutti gli altri tipi di esistenza sono derivati e astratti; ma offre praticamente una formula equivalente, nella terminologia di soggetto-predicato, quando scrive: «Dal fatto appunto che percepiamo come presente un qualche attributo, concludiamo che deve necessariamente essere presente anche una qualche cosa esistente, cioè una sostanza, alla quale quell’attributo possa essere riferito».7 Per Descartes la pa7

[R. Descartes,] Principi di filosofia, Parte I, p. 52[, op. cit., p. 1747].

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‘substance’ is the equivalent of my phrase ‘actual occasion’. I refrain from the term ‘substance’, for one reason because it suggests the subject-predicate notion; and for another reason because Descartes and Locke permit their substances to undergo adventures of changing qualifications, and thereby create difficulties. In the quotation from the second Meditation: “I am, I exist, is necessarily true each time that I pronounce it, or that I mentally conceive it”, Descartes adopts the position that an act of experience is the primary type of actual occasion. But in his subsequent developments he assumes that his mental substances endure change. Here he goes beyond his argument. For each time he pronounces ‘I am, I exist’, the actual occasion, which is the ego, is different; and the ‘he’ which is common to the two egos is an eternal object or, alternatively, the nexus of successive occasions. Also in the quotation from the first Meditation he begins by appealing to an act of experience – “I am here, seated by the fire...”. He then associates this act of experience with his body – “these hands and body are mine”. He then finally appeals for some final notion of actual entities in the remarkable sentence: “And for the same reason, although these general things, to wit, [a body], eyes, a head, hands, and such like, may be imaginary, we are bound at the same time to confess that there are at least some other objects yet more simple and more universal, which are real and true; and of these ... all these images of things which dwell in our thoughts, whether true and real or false and fantastic, are formed”. Notice the peculiarly intimate association with immediate experience which Descartes claims for his body, an association beyond the mere sense-perception of the contemporary

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rola ‘sostanza’ è l’equivalente della mia espressione ‘occasione attuale’. Mi astengo dal termine ‘sostanza’ perché esso suggerisce la nozione di soggetto-predicato; e anche perché Descartes e Locke permettono che le loro sostanze siano sottoposte alle avventure di qualificazioni mutevoli, e perciò creano delle difficoltà. Nella citazione dalla seconda Meditazione: «Io esisto è necessariamente vero ogni volta che viene da me pronunciato, o concepito con la mente», Descartes adotta la posizione per cui un atto di esperienza è il tipo primario di occasione attuale. Ma nei suoi sviluppi successivi egli assume che le sue sostanze mentali resistano al cambiamento. Qui egli va ben oltre il suo argomento, perché ogni volta che dice ‘Io sono, io esisto’ l’occasione attuale, che è l’ego, è differente, e il ‘lui’ che è comune ai due ego è un oggetto eterno o, in alternativa, un nesso di occasioni successive. Anche nella citazione tratta dalla prima meditazione egli comincia appellandosi a un atto di esperienza – «in questo momento sono qui, siedo vicino al fuoco…». E poi associa questo atto di esperienza con il suo corpo – «queste mani e questo corpo sono miei». Infine egli invoca una qualche nozione finale di entità attuali nella frase notevole: «Non diversamente, quand’anche possa essere immaginario ciò che è generale, ossia questi occhi, questa testa, queste mani, e altro di simile, tuttavia si deve necessariamente riconoscere come vero almeno qualcos’altro di ancor più semplice ed universale, con cui, come da colori veri, vengono raffigurate, vere o false che siano, tutte queste immagini di cose che sono nel nostro pensiero». Si noti l’associazione insolitamente intima con l’esperienza immediata che Descartes pretende per il suo corpo, un’associazione che è oltre la mera percezione sensoriale

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world – “these hands and feet are mine”. In the philosophy of organism this immediate association is the recognition of them as distinguishable data whose formal constitutions are immediately felt in the origination of experience. In this function the  | animal body does not differ in principle from the rest of the past actual world; but it does differ in an intimacy of association by reason of which its spatial and temporal connections obtain some definition in the experience of the subject. What is vague for the rest of the world has obtained some additional measure of distinctness for the bodily organs. But, in principle, it would be equally true to say, ‘The actual world is mine’. Descartes also asserts that “objects yet more simple and more universal, which are real and true” are what the “images of things which dwell in our thoughts” are formed of. This does not seem to accord with his theory of perception, of a later date, stated in his Principles, Part IV, 196, 197, 198. In the later theory the emphasis is on the judicium, in the sense of ‘inference’, and not in the sense of inspectio of realitas objectiva. But it does accord with the organic theory, that the objectifications of other actual occasions form the given data from which an actual occasion originates. He has also brought the body into its immediate association with the act of experience. Descartes, with Newton, assumes that the extensive continuum is actual in the full sense of being an actual entity. But he refrains from the additional material bodies which Newton provides. Also in his efforts to guard his representative ‘ideas’ from the fatal gap between mental symbol and actuality symbolized, he practically, in some sentences, expresses the doctrine of objectification here put forward. Thus:

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del mondo contemporaneo – «queste mani e piedi sono miei». Nella filosofia dell’organismo quest’associazione immediata è il riconoscimento di essi come dati distinguibili, le cui costituzioni sono immediatamente sentite nell’originarsi dell’esperienza. In questa funzione il | corpo animale non differisce in principio dal resto del mondo attuale passato, ma differisce per l’intimità dell’associazione, a causa della quale le sue connessioni spaziali e temporali ottengono una qualche definizione nell’esperienza del soggetto. Ciò che è vago per il resto del mondo ha ottenuto per gli organi corporei qualche grado di definitezza in più. Ma, in linea di principio, sarebbe ugualmente vero dire: ‘Il mondo attuale è mio’. Descartes afferma anche che «gli oggetti ancor più semplici e universali, che sono devono essere riconosciuti come veri» sono quelli da cui sono formate «tutte queste immagini di cose che sono nel nostro pensiero». Ciò non sembra accordarsi con la sua teoria della percezione, di un periodo successivo, esposta nei suoi Principi, Parte IV, 196, 197, 198.22 Nella teoria successiva l’enfasi è sul judicium, nel senso dell’‘inferenza’, e non nel senso della inspectio della realitas objectiva. Ma essa si accorda con la teoria organica, per cui le oggettivazioni di altre occasioni attuali costituiscono i dati da cui si origina un’occasione attuale. Egli ha anche condotto il corpo nella sua associazione immediata con l’atto d’esperienza. Descartes, con Newton, assume che il continuo estensionale è attuale nel senso pieno dell’essere un’entità attuale. Ma si astiene dagli ulteriori corpi materiali che fornisce Newton. Inoltre nei suoi tentativi di difendere le ‘idee’ rappresentative dal divario fatale tra simbolo mentale e attualità simbolizzata, egli effettivamente esprime, in alcune frasi, la dottrina dell’oggettivazione qui avanzata. Così afferma:

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Hence the idea of the sun will be the sun itself existing in the mind, not indeed formally, as it exists in the sky, but objectively, i.e. in the way in which objects are wont to exist in the mind; and this mode of being is truly much less perfect than that in which things exist outside the mind, but it is not on that account mere nothing, as I have already said.8

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Both Descartes and Locke, in order to close the gap between idea representing and ‘actual entity represented’, require this doctrine of ‘the sun itself existing in the mind’. But though, as in this passage, they at times casually state it in order to push aside the epistemological difficulty, they neither of them live up to these admissions. They relapse into the tacit presupposition of the mind with its private ideas which are in fact qualities without intelligible connection with the entities represented. But if we take the doctrine of objectification seriously, the extensive continuum at once becomes the primary factor in objectification. It provides the general scheme of extensive perspective which is exhibited in all the mutual objectifications by which actual entities prehend each other. Thus in itself, the extensive continuum is a scheme of real potentiality which must find exemplification in the mutual prehension of all actual entities. It also finds exemplification in each actual entity considered | ‘formally’. In this sense, actual entities are extensive, since they arise out of a potentiality for division, which in actual fact is not divided (cf. Part IV). It is for this reason, as stated above, that the phrase ‘actual occasion’ is used in the place of ‘actual entity’.

Reply to Objections I: I have already quoted this passage in my Science and the Modern World, note to Ch. IV. 8

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Così che l’idea del Sole è il Sole stesso esistente nella mente, non, certo, formalmente, come nel cielo, ma obiettivamente, ossia nel modo in cui gli oggetti sono soliti essere nella mente; e questo modo di essere è certo di gran lunga più imperfetto di quello con cui le cose esistono al di fuori della mente, ma non per questo è interamente un nulla, come ho già scritto in precedenza.8

Sia Descartes che Locke, per colmare il divario tra l’idea che rappresenta e ‘l’entità attuale rappresentata’, necessitano di questa dottrina del ‘sole stesso esistente nella mente’. Ma, sebbene essi a volte lo affermino per caso, come in questo passo, per accantonare la difficoltà epistemologica, nessuno dei due è all’altezza di queste ammissioni. Essi ricadono nel presupposto tacito della mente avente le sue idee private, che sono di fatto delle qualità senza connessione intellegibile con le entità rappresentate. Ma se prendiamo sul serio la teoria dell’oggettivazione, il continuo estensionale diviene immediatamente il fattore primario nell’oggettivazione. Esso fornisce lo schema generale della prospettiva estensionale che si mostra in tutte le oggettivazioni reciproche con cui le entità attuali si prendono l’un l’altra. Così, in sé stesso, il continuo estensionale è uno schema di potenzialità reale che deve trovare esemplificazione nella prensione reciproca di tutte le entità attuali. Trova esemplificazione anche in ogni entità attuale considerata  | ‘formalmente’. In questo senso, le entità attuali sono estensionali, poiché esse emergono da una potenzialità di divisione, che nel fatto attuale non è divisa (cfr. la Parte IV). È per questa ragione, come è detto sopra, che l’espressione ‘occasione attuale’ è usata al posto di ‘entità attuale’. [Descartes,] Risposte alle obiezioni prime[, in Opere 1637-1649, p. 817, trad. modificata]: ho già citato questo passaggio nel mio La scienza e il mondo moderno, nota al cap. IV. 8

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Descartes’ doctrine of the physical world as exhibiting an extensive plenum of actual entities is practically the same as the ‘organic’ doctrine. But Descartes’ bodies have to move, and this presupposition introduces new obscurities. It is exactly at this point that Newton provides a clear conception in comparison with that of Descartes. In the ‘organic’ doctrine, motion is not attributable to an actual occasion. In the ‘organic’ theory, (i) there is only one type of temporal actual entity; (ii) each such actual entity is extensive; (iii) from the standpoint of any one actual entity, the ‘given’ actual world is a nexus of actual entities, transforming-the potentiality of the extensive scheme into a plenum of actual occasions; (iv) in this plenum, motion cannot be significantly attributed to any actual occasion; (v) the plenum is continuous in respect to the potentiality from which it arises, but each actual entity is atomic; (vi) the term ‘actual occasion’ is used synonymously with ‘actual entity’; but chiefly when its character of extensiveness has some direct relevance to the discussion, either extensiveness in the form of temporal extensiveness, that is to say ‘duration’, or extensiveness in the form of spatial extension, or in the more complete signification of spatio-temporal extensiveness. Section V The baseless metaphysical doctrine of ‘undifferentiated endurance’ is a subordinate derivative from the misapprehension of the proper character of the extensive scheme. In our perception of the contemporary world via presentational immediacy, nexūs of actual entities are objectified for the percipient under the perspective of their characters of ex-

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La dottrina cartesiana del mondo fisico in quanto esibisce un pieno estensionale di entità attuali è praticamente uguale alla dottrina ‘organica’. Ma i corpi di Descartes devono muoversi, e questo presupposto introduce nuove oscurità. È esattamente a questo punto che Newton fornisce una concezione chiara a confronto di quella di Descartes. Nella dottrina ‘organica’, il movimento non può essere attribuito ad un’occasione attuale. Nella teoria ‘organica’, (i) c’è un solo tipo di entità attuale temporale; (ii) ogni entità attuale siffatta è estensionale; (iii) dal punto di vista di una qualsiasi entità attuale, il ‘dato’ mondo attuale è un nesso di entità attuali, che trasformano la potenzialità dello schema estensionale in un pieno di occasioni attuali; (iv) in questo pieno, il movimento non può essere attribuito in maniera significativa ad alcuna occasione attuale; (v) il pieno è continuo rispetto alla potenzialità da cui emerge, ma ogni entità attuale è atomica; (vi) il termine ‘occasione attuale’ è usato come sinonimo di ‘entità attuale’; ma è usato specialmente quando il suo carattere di estensionalità ha qualche rilevanza diretta per la discussione, o estensionalità nella forma dell’estensionalità temporale, vale a dire della ‘durata’, o estensionalità nella forma dell’estensionalità spaziale, o nel significato più completo di estensionalità spazio-temporale. Sezione V L’infondata dottrina metafisica della ‘durata indifferenziata’ è un derivato secondario dell’interpretazione errata del carattere proprio dello schema estensionale. Nella nostra percezione del mondo contemporaneo attraverso l’immediatezza presentazionale, i nessi delle entità attuali sono oggettivati per il percipiente nella prospettiva dei loro caratteri di continuità estensionale. Nel-

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tensive continuity. In the perception of a contemporary stone, for example, the separate individuality of each actual entity in the nexus constituting the stone is merged into the unity of the extensive plenum, which for Descartes and for common sense, is the stone. The complete objectification is effected by the generic extensive perspective of the stone, specialized into the specific perspective of some sense-datum, such as some definite colour, for example. Thus the immediate percept assumes the character of the quiet undifferentiated endurance of the material stone, perceived by means of its quality of colour. This basic notion dominates language, and haunts both science and philosophy. Further, by an unfortunate application of the excellent maxim, that our conjectural explanation should always proceed by the utilization of a vera causa, whenever science or philosophy has ventured to extrapolate beyond the limits of the immediate deliverance of direct perception, a satisfactory explanation has always complied with the condition that substances with undifferentiated endurance of essential attributes be pro|duced, and that activity be explained as the occasional modification of their accidental qualities and relations. Thus the imaginations of men are dominated by the quiet extensive stone with its relationships of positions, and its quality of colour – relationships and qualities which occasionally change. The stone, thus interpreted, guarantees the vera causa, and conjectural explanations in science and philosophy follow its model. Thus in framing cosmological theory, the notion of continuous stuff with permanent attributes, enduring without differentiation, and retaining its self-identity through any stretch of time however small or large, has been fundamental. The stuff undergoes change in respect to accidental qualities and relations; but it is numerically self-identical in its character

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la percezione di una pietra contemporanea, per esempio, l’individualità separata di ogni entità attuale nel nesso che costituisce la pietra è fusa nell’unità del pieno estensionale, che per Descartes e il senso comune è la pietra. L’oggettivazione completa è effettuata dalla prospettiva estensionale generica della pietra, resa speciale nella prospettiva specifica di qualche dato sensoriale come, per esempio, di qualche colore definito. Così il percetto immediato assume il carattere della tranquilla durata indifferenziata della pietra materiale, percepita per mezzo della sua qualità cromatica. Questa nozione basilare domina il linguaggio e perseguita sia la scienza che la filosofia. Inoltre, per un’infelice applicazione dell’eccellente massima secondo cui la nostra spiegazione congetturale dovrebbe sempre procedere dall’utilizzo di una vera causa, ogniqualvolta la scienza o la filosofia si è arrischiata ad arguire al di là dei limiti dell’espressione immediata della percezione diretta, una spiegazione soddisfacente si è sempre adeguata alla condizione che siano prodotte delle sostanze aventi una durata indifferenziata di attributi essenziali, | e che l’attività sia spiegata come la modificazione occasionale delle loro qualità e relazioni accidentali. Così l’immaginazione degli uomini è dominata dalla tranquilla pietra estensionale con le sue relazioni di posizioni e la sua qualità cromatica – relazioni e qualità che cambiano occasionalmente. La pietra, così interpretata, garantisce la vera causa, e le spiegazioni congetturali in scienza e filosofia seguono il suo modello. Così, nel formulare una teoria cosmologica, la nozione di materia continua con attributi permanenti, che dura senza differenziazione, e che conserva la sua auto-identità, è stata fondamentale. La materia è sottoposta a cambiamento rispetto alle qualità e relazioni accidentali; ma è numericamente auto-identica a sé nel suo carattere di singola

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of one actual entity throughout its accidental adventures. The admission of this fundamental metaphysical concept has wrecked the various systems of pluralistic realism. This metaphysical concept has formed the basis of scientific materialism. For example, when the activities associated with so-called empty space required scientific formulation, the scientists of the nineteenth century produced the materialistic ether as the ultimate substratum whose accidental adventures constituted these activities. But the interpretation of the stone, on which the whole concept is based, has proved to be entirely mistaken. In the first place, from the seventeenth century onwards the notion of the simple inherence of the colour in the stone has had to be given up. This introduces the further difficulty that it is the colour which is extended and only inferentially the stone, since now we have had to separate the colour from the stone. Secondly, the molecular theory has robbed the stone of its continuity, of its unity, and of its passiveness. The stone is now conceived as a society of separate molecules in violent agitation. But the metaphysical concepts, which had their origin in a mistake about the stone, were now applied to the individual molecules. Each atom was still a stuff which retained its self identity and its essential attributes in any portion of time – however short, and however long – provided that it did not perish. The notion of the undifferentiated endurance of substances with essential attributes and with accidental adventures was still applied. This is the root doctrine of materialism: the substance, thus conceived, is the ultimate actual entity. But this materialistic concept has proved to be as mistaken for the atom as it was for the stone. The atom is only expli-

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entità attuale in tutte le sue avventure accidentali. L’ammissione di questo concetto metafisico fondamentale ha rovinato i vari sistemi di realismo pluralistico. Questo concetto metafisico ha costituito la base del materialismo scientifico. Per esempio, quando le attività associate con il cosiddetto spazio vuoto hanno richiesto una formulazione scientifica, gli scienziati del diciannovesimo secolo hanno prodotto l’etere materialistico come il sostrato ultimo le cui avventure accidentali costituivano queste attività. Ma l’interpretazione della pietra, sulla quale si basa l’intero concetto, ha dimostrato di essere completamente errata. In primo luogo, dal diciassettesimo secolo in avanti la nozione della semplice inerenza del colore nella pietra ha dovuto essere abbandonata. Ciò introduce l’ulteriore difficoltà che è il colore che è esteso e la pietra lo è solo per inferenza, dal momento che ora abbiamo dovuto separare il colore dalla pietra. In secondo luogo, la teoria molecolare ha privato la pietra della sua continuità, della sua unità, e della sua passività. La pietra ora è concepita come una società di molecole separate in violenta agitazione. Ma i concetti metafisici, che avevano la loro origine in un errore riguardo alla pietra, venivano ora applicati alle molecole individuali. Ogni atomo era ancora una materia che tratteneva la sua auto-identità e i suoi attributi essenziali in ogni porzione di tempo – per quanto breve o lunga che fosse – purché non perisse. Veniva applicata ancora la nozione di durata indifferenziata di sostanze con attributi essenziali e avventure accidentali. Questa è la dottrina di fondo del materialismo: la sostanza, così concepita, è l’entità attuale ultima. Ma si è dimostrato che il concetto materialistico è errato per l’atomo come lo era per la pietra. Si può spiegare l’ato-

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cable as a society with activities involving rhythms with their definite periods. Again the concept shifted its application: protons and electrons were conceived as materialistic electric charges whose activities could be construed as locomotive adventures. We are now approaching the limits of any reasonable certainty in our scientific knowledge; but again there is evidence that the concept may be mistaken. The mysterious quanta of energy have made their appearance, derived, as it would seem, from the recesses of protons, or of electrons. Still worse for the concept, these quanta seem to dissolve | into the vibrations of light. Also the material of the stars seems to be wasting itself in the production of the vibrations. Further, the quanta of energy are associated by a simple law with the periodic rhythms which we detect in the molecules. Thus the quanta are, themselves, in their own nature, somehow vibratory; but they emanate from the protons and electrons. Thus there is every reason to believe that rhythmic periods cannot be dissociated from the protonic and electronic entities. The same concept has been applied in other connections where it even more obviously fails. It is said that ‘men are rational’. This is palpably false: they are only intermittently rational – merely liable to rationality. Again the phrase ‘Socrates is mortal’ is only another way of saying that ‘perhaps he will die’. The intellect of Socrates is intermittent: he occasionally sleeps and he can be drugged or stunned. The simple notion of an enduring substance sustaining persistent qualities, either essentially or accidentally, expresses a useful abstract for many purposes of life. But whenever we try

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mo solo come una società con delle attività che implicano dei ritmi aventi i loro periodi definiti. Di nuovo il concetto ha spostato la sua applicazione: i protoni e gli elettroni erano concepiti come cariche elettriche materialistiche, le cui attività potevano essere interpretate come avventure motorie. Ora stiamo raggiungendo i limiti di qualsiasi certezza ragionevole nella nostra conoscenza scientifica, ma ancora ci sono delle prove che documentano che il concetto potrebbe essere errato. I misteriosi quanti di energia hanno fatto la loro comparsa, derivati, come sembrerebbe, dagli intervalli dei protoni, o degli elettroni. Quel che è ancora peggio per il concetto, è che questi quanti sembrano dissolversi | nelle vibrazioni della luce. Anche il materiale delle stelle sembra dissolversi nella produzione delle vibrazioni. Inoltre, i quanti di energia sono associati da una semplice legge con i ritmi periodici che rileviamo nelle molecole. Così i quanti sono, essi stessi, nella loro natura, in qualche modo vibratori, ma emanano dai protoni e dagli elettroni. Così c’è ogni ragione di credere che i periodi ritmici non possano essere dissociati dalle entità protoniche ed elettroniche. Lo stesso concetto è stato applicato rispetto ad altre connessioni, in cui fallisce in modo ancora più evidente. Si dice che ‘gli uomini sono razionali’. Questo è palesemente falso: essi sono razionali solo a intermittenza – sono solamente passibili di razionalità. O ancora l’espressione ‘Socrate è mortale’ è solo un altro modo di dire che ‘forse egli morirà’. L’intelletto di Socrate è intermittente: di tanto in tanto egli dorme e può venire drogato o stordito. La nozione semplice di una sostanza perdurante che mantiene, sia in modo essenziale o accidentale, delle qualità persistenti, esprime un’astrazione utile per molti scopi

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to use it as a fundamental statement of the nature of things, it proves itself mistaken. It arose from a mistake and has never succeeded in any of its applications. But it has had one success: it has entrenched itself in language, in Aristotelian logic, and in metaphysics. For its employment in language and in logic, there is – as stated above – a sound pragmatic defence. But in metaphysics the concept is sheer error. This error does not consist in the employment of the word ‘substance’; but in the employment of the notion of an actual entity which is characterized by essential qualities, and remains numerically one amidst the changes of accidental relations and of accidental qualities. The contrary doctrine is that an actual entity never changes, and that it is the outcome of whatever can be ascribed to it in the way of quality or relationship. There then remain two alternatives for philosophy: (i) a monistic universe with the illusion of change; and (ii) a pluralistic universe in which ‘change’ means the diversities among the actual entities which belong to some one society of a definite type. Section VI We can now, in a preliminary way, summarize some of the agreements and disagreements between the philosophy of organism and the seventeenth-century founders of the modern philosophic and scientific traditions. It is the basis of any realistic philosophy, that in perception there is a disclosure of objectified data, which are known as having a community with the immediate experience for which they are data. This ‘community’ is a community of common activity involving mutual implication. This premise is asserted as a primary fact, implicitly assumed in every detail of our

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della vita. Ma ogniqualvolta proviamo ad usarla come una descrizione fondamentale della natura delle cose, essa si dimostra errata. Nasce da un errore e non ha mai avuto successo in nessuna delle sue applicazioni. Ma un successo l’ha avuto: si è radicata nel linguaggio, nella logica aristotelica, e nella metafisica. Per il suo impiego nel linguaggio e nella logica c’è – come è stato affermato sopra – una solida difesa pragmatica. Ma in metafisica il concetto è un puro errore. Questo errore non consiste nell’impiego della parola ‘sostanza’, ma nell’impiego della nozione di un’entità attuale che è caratterizzata da qualità essenziali e rimane numericamente una in mezzo ai cambiamenti delle relazioni accidentali e delle qualità accidentali. La dottrina contraria è quella che un’entità attuale non cambia mai, e che è il risultato di tutto ciò che può essere attribuito ad essa come qualità o relazione. Per la filosofia restano dunque due alternative: (i) un universo monistico con l’illusione del cambiamento e (ii) un universo pluralistico, in cui il ‘cambiamento’ significa le diversità tra le entità attuali che appartengono ad una certa società di un tipo definito. Sezione VI Ora possiamo, in via preliminare, riassumere alcuni dei punti di accordo e disaccordo tra la filosofia dell’organismo e i fondatori settecenteschi delle moderne tradizioni filosofiche e scientifiche. È la base di ogni filosofia realistica che nella percezione c’è una rivelazione di dati oggettivati, che sono conosciuti in quanto hanno una comunanza con l’esperienza immediata, per cui essi sono dati. Questa ‘comunanza’ è una comunanza di attività comune che comporta un’implicazione reciproca. Questa premessa è affermata come un fatto primario, assunto implicitamente in ogni dettaglio della

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organization of life. It is implicitly asserted by Locke in his statement (II, XXIII, 7, heading), “Power, a great part of our complex ideas of | substances”. The philosophy of organism extends the Cartesian subjectivism by affirming the ‘ontological principle’ and by construing it as the definition of ‘actuality’. This amounts to the assumption that each actual entity is a locus for the universe. Accordingly Descartes’ other statement, that every attribute requires a substance, is merely a special, limited example of this more general principle. Newton, in his treatment of space, transforms potentiality into actual fact, that is to say, into a creature, instead of a datum for creatures. According to the philosophy of organism, the extensive space-time continuum is the fundamental aspect of the limitation laid upon abstract potentiality by the actual world. A more complete rendering of this limited, ‘real’ potentiality is the ‘physical field’. A new creation has to arise from the actual world as much as from pure potentiality: it arises from the total universe and not solely from its mere abstract elements. It also adds to that universe. Thus every actual entity springs from that universe which there is for it. Causation is nothing else than one outcome of the principle that every actual entity has to house its actual world. According to Newton, a portion of space cannot move. We have to ask how this truth, obvious from Newton’s point of view, takes shape in the organic theory. Instead of a region of space, we should consider a bit of the physical field. This bit, expressing one way in which the actual world involves the potentiality for a new creation, acquires the unity of an actual entity. The physical field is, in this way, atomized with definite

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nostra organizzazione di vita. È implicitamente affermata da Locke nella sua dichiarazione (II, XXIII, 7, titolo): «Il potere, una gran parte delle nostre idee complesse delle | sostanze».23 La filosofia dell’organismo estende il soggettivismo cartesiano affermando il ‘principio ontologico’ e interpretandolo come la definizione di ‘attualità’. Questo equivale all’assunzione che ogni entità attuale è un luogo dell’universo. Di conseguenza l’altra dichiarazione cartesiana, che ogni attributo richiede una sostanza, è semplicemente un esempio speciale, limitato, di questo principio più generale. Newton, nella sua trattazione dello spazio, trasforma la potenzialità in un fatto attuale, vale a dire in una creatura, invece di un dato per le creature. Secondo la filosofia dell’organismo il continuo estensionale spazio-temporale è l’aspetto fondamentale della limitazione attribuita dal mondo attuale alla potenzialità astratta. Una rappresentazione più esauriente di questa potenzialità limitata, ‘reale’, è il ‘campo fisico’. Una nuova creazione deve emergere dal mondo attuale tanto quanto dalla pura potenzialità: essa emerge dall’universo totale e non solamente dai suoi elementi astratti. Essa inoltre accresce quell’universo. Così ogni entità attuale scaturisce da quell’universo che c’è per lei. La causazione non è altro che una conseguenza del principio per cui ogni entità attuale deve ospitare il suo mondo attuale. Secondo Newton, una porzione dello spazio non si può muovere. Dobbiamo chiederci come questa verità, ovvia dal punto di vista di Newton, si traduca nella teoria organica. Invece di una regione dello spazio, dovremmo considerare un frammento del mondo fisico. Questo frammento, che esprime un modo in cui il mondo attuale implica la potenzialità di una nuova creazione, acquisisce l’unità di un’entità attuale. Il mondo fisico è, in questo modo, ato-

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divisions: it becomes a ‘nexus’ of actualities. Such a quantum (i.e., each actual division) of the extensive continuum is the primary phase of a creature. This quantum is constituted by its totality of relationships and cannot move. Also the creature cannot have any external adventures, but only the internal adventure of becoming. Its birth is its end. This is a theory of monads; but it differs from Leibniz’s in that his monads change. In the organic theory, they merely become. Each monadic creature is a mode of the process of ‘feeling’ the world, of housing the world in one unit of complex feeling, in every way determinate. Such a unit is an ‘actual occasion’; it is the ultimate creature derivative from the creative process. The term ‘event’ is used in a more general sense. An event is a nexus of actual occasions inter-related in some determinate fashion in some extensive quantum: it is either a nexus in its formal completeness, or it is an objectified nexus. One actual occasion is a limiting type of event. The most general sense of the meaning of change is ‘the differences between actual occasions in one event’. For example, a molecule is a historic route of actual occasions; and such a route is an ‘event’. Now the motion of the molecule is nothing else than the differences between the successive occasions of its life-history in respect to the extensive quanta from which they arise; and the changes in the molecule are the consequential differences in the actual occasions. | The organic doctrine is closer to Descartes than to Newton. Also it is close to Spinoza; but Spinoza bases his philosophy upon the monistic substance, of which the actual occasions are inferior modes. The philosophy of organism inverts this point of view.

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mizzato con delle divisioni definite: esso diviene un ‘nesso’ di attualità. Un tale quanto (ossia ogni divisione attuale) del continuo estensionale è la fase primaria di una creatura. Questo quanto è costituito dalla sua totalità delle relazioni e non si può muovere. Inoltre la creatura non può avere alcuna avventura esterna, ma solamente l’avventura interna del divenire. La sua nascita è la sua fine. Questa è una teoria di monadi, ma differisce da quella di Leibniz per il fatto che le monadi di quest’ultimo cambiano. Nella teoria organica, esse divengono solamente. Ogni creatura monadica è un modo del processo di ‘sentire’ il mondo, di ospitare il mondo in una sola unità di sentimento complesso, determinato in ogni modo. Una tale unità è un’‘occasione attuale’; è la creatura ultima che deriva dal processo creativo. Il termine ‘evento’ è usato in un senso più generale. Un evento è un nesso di occasioni attuali interrelate in un certo modo determinato in una certa quantità estensionale: è o un nesso nella sua completezza formale o un nesso oggettivato. Un’occasione attuale è un tipo di evento limitante. Il senso più generale del significato di cambiamento è ‘le differenze tra occasioni attuali in un evento’. Ad esempio, una molecola è un tragitto storico di occasioni attuali; e un tale tragitto è un ‘evento’. Ora il moto della molecola non è altro che le differenze tra le occasioni successive della sua intera storia di vita rispetto alle quantità estensionali da cui esse emergono, e i cambiamenti nella molecola sono le differenze consequenziali nelle occasioni attuali. | La dottrina organica è più vicina a Descartes che a Newton. È vicina anche a Spinoza, ma Spinoza fonda la sua filosofia sulla sostanza monistica, di cui le occasioni attuali sono modi inferiori. La filosofia dell’organismo inverte questo punto di vista.

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As to the direct knowledge of the actual world as a datum for the immediacy of feeling, we first refer to Descartes in Meditation I, “These hands and this body are mine”; also to Hume in his many assertions of the type, we see with our eyes. Such statements witness to direct knowledge of the antecedent functioning of the body in sense-perception. Both agree – though Hume more explicitly – that sense-perception of the contemporary world is accompanied by perception of the ‘withness’ of the body. It is this withness that makes the body the starting point for our knowledge of the circumambient world. We find here our direct knowledge of ‘causal efficacy’. Hume and Descartes in their theory of direct perceptive knowledge dropped out this withness of the body; and thus confined perception to presentational immediacy. Santayana, in his doctrine of ‘animal faith’ practically agrees with Hume and Descartes as to this withness of the actual world, including the body. Santayana also excludes our knowledge of it from givenness. Descartes calls it a certain kind of ‘understanding’; Santayana calls it ‘animal faith’ provoked by ‘shock’; and Hume calls it ‘practice’. But we must – to avoid ‘solipsism of the present moment’ – include in direct perception something more than presentational immediacy. For the organic theory, the most primitive perception is ‘feeling the body as functioning’. This is a feeling of the world in the past; it is the inheritance of the world as a complex of feeling; namely, it is the feeling of derived feelings. The later, sophisticated perception is ‘feeling the contemporary world’. Even this presentational immediacy begins

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. II, SEZ. VI

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Quanto alla conoscenza diretta del mondo attuale come dato per l’immediatezza del sentimento, ci riferiamo in primo luogo al Descartes della prima meditazione, «Queste mani e questo corpo sono miei»; anche a Hume, nelle sue numerose dichiarazioni del genere, vediamo con i nostri occhi. Tali frasi sono una testimonianza della conoscenza diretta del funzionamento precedente del corpo nella percezione sensoriale. Entrambi convengono – sebbene Hume in modo più esplicito – che la percezione sensoriale del mondo contemporaneo è accompagnata dalla percezione dell’‘essere-con’ del corpo. È questo ‘essere-con’ che rende il corpo il punto di partenza per la nostra conoscenza del mondo circostante. Troviamo qui la nostra conoscenza diretta dell’‘efficacia causale’. Hume e Descartes nella loro teoria della conoscenza percettiva diretta hanno rinunciato a questo essere-con del corpo; e così hanno limitato la percezione all’immediatezza presentazionale. Santayana, nella sua dottrina della ‘fede animale’, praticamente è d’accordo con Hume e Descartes riguardo all’essere-con del mondo contemporaneo, incluso il corpo. Inoltre Santayana esclude la nostra conoscenza di esso dalla datità. Descartes lo chiama un certo tipo di ‘comprensione’; Santayana lo chiama invece ‘fede animale’ provocata da uno ‘shock’; e Hume lo chiama ‘pratica’. Ma dobbiamo includere – per evitare il ‘solipsismo del momento presente’ – nella percezione diretta qualcosa di più dell’immediatezza presentazionale. Per la teoria organica, la percezione più primitiva è il ‘sentire il corpo come funzionante’. Questo è un sentimento del mondo nel passato; è l’eredità del mondo come un complesso di sentimento; è cioè il sentimento dei sentimenti derivati. La percezione più tarda e sofisticata è il ‘sentire il mondo contemporaneo’. Persino questa immediatezza presenta-

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with sense-presentation of the contemporary body. The body, however, is only a peculiarly intimate bit of the world. Just as Descartes said, ‘this body is mine’; so he should have said, ‘this actual world is mine’. My process of ‘being myself’ is my origination from my possession of the world. It is obvious that there arise the questions of comparative relevance and of comparative vagueness, which constitute the perspective of the world. For example, the body is that portion of the world where, in causal perception, there is some distinct separation of regions. There is not, in causal perception, this distinctness for the past world external to the body. We eke out our knowledge by ‘symbolic transference’ from causal perception to sense-presentation, and vice versa. Those realists, who base themselves upon the notion of substance, do not get away from the notion of actual entities which move and change. From the point of view of the philosophy of organism, there is great merit in Newton’s immovable receptacles. But for Newton they are eternal. Locke’s notion of time hits the mark better: time is ‘perpetually perishing’. In the organic philosophy an actual entity has ‘perished’ when it is | complete. The pragmatic use of the actual entity, constituting its static life, lies in the future. The creature perishes and is immortal. The actual entities beyond it can say, ‘It is mine’. But the possession imposes conformation. This conception of an actual entity in the fluent world is little more than an expansion of a sentence in the Timaeus:9

28A; Jowett’s translation. Professor A.E. Taylor in his Commentary on Plato’s Timeaus renders the word δόξα by ‘belief’ or ‘judgment’ in the 9

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zionale comincia con la presentazione sensoriale del corpo contemporaneo. Il corpo, comunque, è solo un frammento particolarmente intimo del mondo. Proprio come Descartes ha detto «il corpo è mio»; così egli avrebbe dovuto dire «questo mondo attuale è mio». Il mio processo di ‘essere me stesso’ è la mia originazione dal mio possesso del mondo. È ovvio che qui sorgono le questioni della rilevanza comparativa e della vaghezza comparativa, che costituiscono la prospettiva del mondo. Per esempio, il corpo è quella porzione del mondo dove, nella percezione causale, c’è una certa separazione distinta delle regioni. Nella percezione causale non c’è questa distinzione per il mondo passato esterno al corpo. Noi integriamo la nostra conoscenza mediante il ‘trasferimento simbolico’ dalla percezione causale alla presentazione sensoriale e viceversa. Quei realisti che si fondano sulla nozione di sostanza non negano la nozione delle entità attuali che si muovono e cambiano. Dal punto di vista della filosofia dell’organismo, i ricettacoli immobili di Newton hanno un grande merito. Ma per Newton essi sono eterni. La nozione del tempo di Locke coglie meglio nel segno: il tempo «perisce perpetuamente».24 Nella filosofia organica un’entità attuale è ‘perita’ quando è | completa. L’uso pragmatico dell’entità attuale, che costituisce la sua vita statica, risiede nel futuro. La creatura perisce ed è immortale. Le entità attuali che si trovano oltre essa possono dire: «è mia». Ma il possesso impone la conformazione. Questo concetto di una entità attuale nel mondo che scorre è poco più che lo sviluppo di una frase del Timeo:9 28A; traduzione di Jowett. Il professor A.E. Taylor, nel suo Commentary on Plato’s Timeaus rende la parola δόξα con ‘credenza’ o ‘giu9

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“But that which is conceived by opinion with the help of sensation and without reason, is always in a process of becoming and perishing and never really is”. Bergson, in his protest against “spatialization”, is only echoing Plato’s phrase ‘and never really is’. |

place of Jowett’s word ‘opinion’. Taylor’s translation brings out the Platonic influence in Descartes’ Meditations, namely Plato’s δόξα is the Cartesian judicium.

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. II, SEZ. VI

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«Ma ciò che è concepito dall’opinione con l’aiuto della sensazione e senza la ragione è sempre nel processo di divenire e perire e non è mai del tutto». Bergson, nella sua protesta contro la ‘spazializzazione’, fa soltanto eco all’espressione platonica ‘e non è mai del tutto’. |

dizio’ al posto che con il termine ‘opinione’ di Jowett. La traduzione di Taylor porta alla luce l’influenza platonica sulle meditazioni cartesiane, vale a dire che la δόξα di Platone è il judicium cartesiano.

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Chapter III The Order of Nature Section I In this, and in the next chapter, among modern philosophers we are chiefly concerned with Hume and with Kant, and among ancient philosophers with the Timaeus of Plato. These chapters are concerned with the allied problems of ‘order in the universe’, of ‘induction’, and of ‘general truths’. The present chapter is wholly concerned with the topic of ‘order’. For the organic doctrine the problem of order assumes primary importance. No actual entity can rise beyond what the actual world as a datum from its standpoint – its actual world – allows it to be. Each such entity arises from a primary phase of the concrescence of objectifications which are in some respects settled: the basis of its experience is ‘given’. Now the correlative of ‘order’ is ‘disorder’. There can be no peculiar meaning in the notion of ‘order’ unless this contrast holds. Apart from it, ‘order’ must be a synonym for ‘givenness’. But ‘order’ means more than ‘givenness’, though it presupposes ‘givenness’; ‘disorder’ is also ‘given’. Each actual entity requires a totality of ‘givenness’, and each totality of ‘givenness’ attains its measure of ‘order’. Four grounds of ‘order’ at once emerge: (i) That ‘order’ in the actual world is differentiated from mere ‘givenness’ by introduction of adaptation for the attainment of an end.

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. III, SEZ. I

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Capitolo III L’ordine della natura Sezione I In questo e nel prossimo capitolo ci occuperemo tra i filosofi moderni soprattutto di Hume e Kant e tra i filosofi antichi del Timeo di Platone. Questi capitoli si occupano dei problemi connessi all’‘ordine nell’universo’, all’‘induzione’, e alle ‘verità generali’. Il presente capitolo riguarda interamente il tema dell’‘ordine’. Per la dottrina organica il problema dell’ordine assume un’importanza primaria. Nessuna entità attuale può superare ciò che le permette di essere il mondo attuale come un dato dal suo punto di vista – il suo mondo attuale. Ogni tale entità emerge dalla fase primaria della concrescenza delle oggettivazioni che sono per certi versi determinate: la base della sua esperienza è ‘data’. Ora, il termine correlato a ‘ordine’ è ‘disordine’. Non ci può essere alcun significato particolare nella nozione di ‘ordine’ se questo contrasto non regge. Senza di esso, l’‘ordine’ deve essere un sinonimo di ‘datità’. Ma ‘ordine’ significa più che ‘datità’, sebbene presupponga la ‘datità’; anche il disordine è ‘dato’. Ogni entità attuale richiede una totalità di ‘datità’ e ogni totalità della ‘datità’ ottiene la sua quantità di ‘ordine’. Quattro fondamenti dell’‘ordine’ emergono immediatamente: (i) Che l’‘ordine’ nel mondo attuale si differenzia dalla mera ‘datità’ per l’introduzione dell’adattamento per il raggiungimento di un fine.

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(ii) That this end is concerned with the gradations of intensity in the satisfactions of actual entities (members of the nexus) in whose formal constitutions the nexus (i.e., antecedent members of the nexus) in question is objectified. (iii) That the heightening of intensity arises from order such that the multiplicity of components in the nexus can enter explicit feeling as contrasts, and are not dismissed into negative prehensions as incompatibilities. (iv) That ‘intensity’ in the formal constitution of a subject-superject involves ‘appetition’ in its objective functioning as superject. ‘Order’ is a mere generic term: there can only be some definite specific ‘order’, not merely ‘order’, in the vague. Thus every definite total phase of ‘givenness’ involves a reference to that specific ‘order’ which is its dominant ideal, and involves the specific ‘disorder’ due to its inclusion of ‘given’ components which exclude the attainment of the full ideal. The attainment is partial, and thus there is ‘disorder’; but there is some attainment, | and thus there is some ‘order’. There is not just one ideal ‘order’ which all actual entities should attain and fail to attain. In each case there is an ideal peculiar to each particular actual entity, and arising from the dominant components in its phase of ‘givenness’. This notion of ‘dominance’ will have to be discussed later in connection with the notion of the systematic character of a ‘cosmic epoch’ and of the subordinate systematic characters of ‘societies’ included in a cosmic epoch. The notion of one ideal arises from the disastrous overmoralization of thought under the influence of fanaticism, or pedantry. The notion of a dominant ideal peculiar to each actual entity is Platonic.

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. III, SEZ. I

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(ii) Che questo fine riguarda le gradazioni di intensità nelle soddisfazioni delle entità attuali (i membri del nesso), nelle costituzioni formali delle quali il nesso (cioè, i membri precedenti del nesso) in questione è oggettivato. (iii) Che l’aumentare dell’intensità sorge da un ordine tale per cui la molteplicità delle componenti nel nesso può entrare in un sentimento esplicito sotto forma di contrasti, e non è rigettata nelle prensioni negative sotto forma di incompatibilità. (iv) Che l’‘intensità’ nella costituzione formale di un soggetto-supergetto implica l’‘appetizione’ nel suo funzionamento oggettivo come supergetto. L’‘ordine’ è semplicemente un termine generico: ci può essere solamente qualche ‘ordine’ specifico definito, non meramente un ‘ordine’, in modo vago. Così ogni fase totale definita della ‘datità’ implica un riferimento a quell’‘ordine’ specifico che è il suo ideale dominante e che implica il ‘disordine’ specifico a causa della sua inclusione di ‘date’ componenti che escludono il raggiungimento dell’ideale pieno. Il raggiungimento è parziale, e così c’è ‘disordine’, ma c’è un qualche raggiungimento, | e perciò c’è un qualche ‘ordine’. Non c’è solo un unico ‘ordine’ ideale, che tutte le entità attuali dovrebbero raggiungere e non riescono a raggiungere. In ogni caso c’è un ideale peculiare per ogni entità attuale particolare, che sorge dalle componenti dominanti nella sua fase di ‘datità’. Questa nozione di ‘dominio’ sarà discussa più avanti, in connessione con la nozione del carattere sistematico di un’‘epoca cosmica’ e dei caratteri sistematici subordinati delle ‘società’ incluse in un’epoca cosmica. La nozione di un unico ideale sorge dalla disastrosa ipermoralizzazione del pensiero sotto l’influenza del fanatismo, o della pedanteria. La nozione di un ideale dominante peculiare per ogni entità attuale è platonica.

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It is notable that no biological science has been able to express itself apart from phraseology which is meaningless unless it refers to ideals proper to the organism in question. This aspect of the universe impressed itself on that great biologist and philosopher, Aristotle. His philosophy led to a wild overstressing of the notion of ‘final causes’ during the Christian middle ages; and thence, by a reaction, to the correlative overstressing of the notion of ‘efficient causes’ during the modern scientific period. One task of a sound metaphysics is to exhibit final and efficient causes in their proper relation to each other. The necessity and the difficulty of this task are stressed by Hume in his Dialogues Concerning Natural Religion. Thus the notion of ‘order’ is bound up with the notion of an actual entity as involving an attainment which is a specific satisfaction. This satisfaction is the attainment of something individual to the entity in question. It cannot be construed as a component contributing to its own concrescence; it is the ultimate fact, individual to the entity. The notion of ‘satisfaction’ is the notion of the ‘entity as concrete’ abstracted from the ‘process of concrescence’; it is the outcome separated from the process, thereby losing the actuality of the atomic entity, which is both process and outcome. ‘Satisfaction’ provides the individual element in the composition of the actual entity – that element which has led to the definition of substance as ‘requiring nothing but itself in order to exist’. But the ‘satisfaction’ is the ‘superject’ rather than the ‘substance’ or the ‘subject’. It closes up the entity; and yet is the superject adding its character to the creativity whereby there is a be-

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. III, SEZ. I

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È degno di nota il fatto che nessuna scienza biologica è stata in grado di esprimersi se non con una terminologia che è priva di significato a meno che si riferisca a degli ideali propri dell’organismo in questione. Questo aspetto dell’universo si è impresso nella mente del grande biologo e filosofo Aristotele. La sua filosofia ha portato ad un’enfasi esagerata della nozione di ‘cause finali’ durante il medioevo cristiano e, per tanto, per reazione, ad una corrispondente enfasi esagerata della nozione di ‘cause efficienti’ durante il periodo scientifico moderno. Un compito di una buona metafisica è quello di mostrare le cause finali ed efficienti nella loro relazione propria, le une nel confronto con le altre. La necessità e la difficoltà di questo compito sono sottolineate da Hume nei suoi Dialoghi sulla religione naturale. Così la nozione di ‘ordine’ è connessa alla nozione di un’entità attuale in quanto implica un raggiungimento che è una soddisfazione specifica. Questa soddisfazione è il raggiungimento di qualcosa di individuale per l’entità in questione. Essa non può essere interpretata come una componente che contribuisce alla sua propria concrescenza; è il fatto ultimo, individuale per l’entità. La nozione di ‘soddisfazione’ è la nozione dell’‘entità come concreta’, astratta dal ‘processo di concrescenza’; è il risultato separato dal processo, che perde in tal modo l’attualità dell’entità atomica, che è sia il processo che il risultato. La ‘soddisfazione’ fornisce l’elemento individuale nella composizione dell’entità attuale – quell’elemento che ha condotto alla definizione di sostanza come ‘ciò che non ha bisogno d’altro che di se stessa per esistere’. Ma la ‘soddisfazione’ è il ‘supergetto’ piuttosto che la ‘sostanza’ o il ‘soggetto’. Essa conclude l’entità, e tuttavia è il supergetto che aggiunge il suo carattere alla creatività, per cui c’è un

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coming of entities superseding the one in question. The ‘formal’ reality of the actuality in question belongs to its process of concrescence and not to its ‘satisfaction’. This is the sense in which the philosophy of organism interprets Plato’s phrase ‘and never really is’; for the superject can only be interpreted in terms of its ‘objective immortality’. ‘Satisfaction’ is a generic term: there are specific differences between the ‘satisfactions’ of different entities, including gradations of intensity. These specific differences can only be expressed by the analysis of the components in the concrescence out of which the actual entity arises. The intensity of satisfaction is promoted by the ‘order’ in the phases from which concrescence arises and through which it passes; it is enfeebled by the ‘disorder’. The components in the concrescence are thus ‘values’ con|tributory to the ‘satisfaction’. The concrescence is thus the building up of a determinate ‘satisfaction’, which constitutes the completion of the actual togetherness of the discrete components. The process of concrescence terminates with the attainment of a fully determinate ‘satisfaction’; and the creativity thereby passes over into the ‘given’ primary phase for the concrescence of other actual entities. This transcendence is thereby established when there is attainment of determinate ‘satisfaction’ completing the antecedent entity. Completion is the perishing of immediacy: ‘It never really is’. No actual entity can be conscious of its own satisfaction; for such knowledge would be a component in the process, and would thereby alter the satisfaction. In respect to the entity in question the satisfaction can only be considered as a creative determination, by which the objectifications of the entity

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divenire delle entità che sostituiscono quella in questione. La realtà ‘formale’ dell’attualità in questione appartiene al suo processo di concrescenza e non alla sua ‘soddisfazione’. Questo è il senso in cui la filosofia dell’organismo interpreta l’espressione platonica ‘e non è mai del tutto’; poiché il supergetto può essere interpretato solo nei termini dell’‘immortalità oggettiva’. La ‘soddisfazione’ è un termine generico: ci sono delle differenze specifiche tra le ‘soddisfazioni’ delle diverse entità, incluse le gradazioni di intensità. Queste differenze specifiche possono essere espresse solo mediate l’analisi delle componenti nella concrescenza da cui sorge l’entità attuale. L’intensità della soddisfazione è promossa dall’‘ordine’ nelle fasi da cui sorge la concrescenza e attraverso cui passa; è indebolita dal ‘disordine’. Le componenti nella concrescenza sono così i ‘valori’ che contribuiscono  | alla ‘soddisfazione’. La concrescenza è così il processo di formazione di una determinata ‘soddisfazione’, che costituisce il compimento dell’essere-insieme delle componenti discrete. Il processo di concrescenza termina con il raggiungimento di una ‘soddisfazione’ pienamente determinata e la creatività in tal modo si trasforma nella fase primaria ‘data’ per la concrescenza di altre entità attuali. Questa trascendenza è così stabilita quando vi è il raggiungimento di una ‘soddisfazione’ determinata che completa l’entità precedente. Il completamento è il perire dell’immediatezza: ‘e non è mai del tutto’. Nessuna entità attuale può essere cosciente della propria soddisfazione; perché una tale conoscenza sarebbe una componente nel processo e perciò altererebbe la soddisfazione. Rispetto all’entità in questione, la soddisfazione può essere considerata solo come una determinazione creativa, mediante la quale si stabiliscono le oggettivazioni

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beyond itself are settled. In other words, the ‘satisfaction’ of an entity can only be discussed in terms of the usefulness of that entity. It is a qualification of creativity. The tone of feeling embodied in this satisfaction passes into the world beyond, by reason of these objectifications. The world is self-creative; and the actual entity as self-creating creature passes into its immortal function of part-creator of the transcendent world. In its self-creation the actual entity is guided by its ideal of itself as individual satisfaction and as transcendent creator. The enjoyment of this ideal is the ‘subjective aim’, by reason of which the actual entity is a determinate process. This subjective aim is not primarily intellectual; it is the lure for feeling. This lure for feeling is the germ of mind. Here I am using the term ‘mind’ to mean the complex of mental operations involved in the constitution of an actual entity. Mental operations do not necessarily involve consciousness. The concrescence, absorbing the derived data into immediate privacy, consists in mating the data with ways of feeling provocative of the private synthesis. These subjective ways of feeling are not merely receptive of the data as alien facts; they clothe the dry bones with the flesh of a real being, emotional, purposive, appreciative. The miracle of creation is described in the vision of the prophet Ezekiel: “So I prophesied as he commanded me, and the breath came into them, and they lived, and stood up upon their feet, an exceeding great army”.1 The breath of feeling which creates a new individual fact has an origination not wholly traceable to the mere data. It

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Ezekiel, xxxvii: 10.

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dell’entità oltre se stessa. In altre parole, la ‘soddisfazione’ di un’entità può essere discussa solo nei termini dell’utilità di quell’entità. Essa è una caratterizzazione della creatività. Il tono del sentimento rappresentato in questa soddisfazione passa nel mondo oltre essa, in virtù di queste oggettivazioni. Il mondo è auto-creativo, e l’entità attuale come creatura auto-creantesi passa nella sua funzione immortale di co-creatore del mondo trascendente. Nella sua auto-creazione la creatura è guidata dal suo ideale di se stessa come soddisfazione individuale e come creatore trascendente. Il godimento di questo ideale è la ‘tendenza soggettiva’, a causa della quale l’entità attuale è un processo determinato. Questa tendenza soggettiva non è primariamente intellettuale, è il richiamo per il sentimento. Questo richiamo per il sentimento è il germe della mente. Qui sto usando il termine ‘mente’ a significare il complesso delle operazioni mentali implicate nella costituzione di un’entità attuale. Le operazioni mentali non implicano necessariamente la coscienza. La concrescenza, assorbendo i dati derivati nella privatezza immediata, consiste nell’associare i dati con i modi del sentire che provocano la sintesi privata. Questi modi soggettivi del sentire non sono meramente recettivi dei dati, come fossero dei fatti estranei; essi rivestono le nude ossa con la carne di un essere reale, emotivo, intenzionale, riconoscente. Il miracolo della creazione è descritto nella visione del profeta Ezechiele: «Io profetizzai come mi aveva comandato e il soffio vitale entrò in essi e ritornarono in vita e si alzarono in piedi; erano un esercito grande, sterminato».1 Il soffio vitale del sentimento che crea un nuovo fatto individuale ha un’origine non totalmente riconducibile 1

Ezechiele, 37, 10 [trad. mia].

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conforms to the data, in that it feels the data. But the how of feeling, though it is germane to the data, is not fully determined by the data. The relevant feeling is not settled, as to its inclusions or exclusions of ‘subjective form’, by the data about which the feeling is concerned. The concrescent process is the elimination of these indeterminations of subjective forms. The quality of feeling has to be definite in respect to the eternal objects with which feeling clothes itself | in its self-definition. It is a mode of ingression of eternal objects into the actual occasion. But this self-definition is analysable into two phases. First, the conceptual ingression of the eternal objects in the double rôle of being germane to the data and of being potentials for physical feeling. This is the ingression of an eternal object in the rôle of a conceptual lure for feeling. The second phase is the admission of the lure into the reality of feeling, or its rejection from this reality. The relevance of an eternal object in its rôle of lure is a fact inherent in the data. In this sense the eternal object is a constituent of the ‘objective lure’. But the admission into, or rejection from, reality of conceptual feeling is the originative decision of the actual occasion. In this sense an actual occasion is causa sui. The subjective forms of the prehensions in one phase of concrescence control the specific integrations of prehensions in later phases of that concrescence. An example of the lure for feeling is given by Hume himself. In the first section of his Treatise he lays down the proposition, “That all our simple ideas in their first appearance, are derived from simple impressions, which are correspondent to them, and which they exactly represent”. It must be remembered that in

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ai meri dati. Si conforma ai dati, in quanto sente i dati. Ma il come del sentimento, sebbene sia attinente ai dati, non è pienamente determinato dai dati. Il sentimento rilevante non è stabilito dai dati a cui il sentimento si riferisce, rispetto alle sue inclusioni o esclusioni della ‘forma soggettiva’. Il processo concrescente è l’eliminazione di queste indeterminazioni delle forme soggettive. La qualità del sentimento deve essere definita rispetto agli oggetti eterni con cui il sentimento riveste  | se stesso nella sua auto-definizione. È un modo di ingressione degli oggetti eterni nell’occasione attuale. Ma questa auto-definizione è analizzabile in due fasi. In primo luogo l’ingressione concettuale degli oggetti eterni nel doppio ruolo di essere attinenti ai dati e di essere potenziali del sentimento fisico. Questa è l’ingressione di un oggetto eterno nel ruolo di richiamo concettuale per il sentimento. La seconda fase è l’entrata del richiamo nella realtà del sentimento, o il suo essere respinto da questa realtà. La rilevanza di un oggetto eterno nel suo ruolo di richiamo è un fatto che inerisce ai dati. In questo senso l’oggetto eterno è un costituente del ‘richiamo oggettivo’. Ma l’entrata nella, o il rifiuto dalla, realtà del sentimento concettuale è la decisione che origina l’occasione attuale. In questo senso un’occasione attuale è causa sui. Le forme soggettive delle prensioni in una fase singola della concrescenza controllano le integrazioni specifiche delle prensioni nelle fasi successive di quella concrescenza. Un esempio del richiamo per il sentimento è dato da Hume stesso. Nella prima sezione del suo Trattato egli pone la proposizione, «tutte le idee semplici, nella loro prima apparizione, derivano dalle impressioni semplici corrispondenti e le rappresentano esattamente».25 Bisogna ricordare che nella filosofia organica i ‘dati delle oggettiva-

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the organic philosophy the ‘data of objectifications’ are the nearest analogue to Hume’s ‘simple impressions’. Thus, modifying Hume’s principle, the only lure to conceptual feeling is an exact conformation to the qualities realized in the objectified actualities. But Hume (loc. cit.) notes an exception which carries with it the exact principle which has just been laid down, namely, the principle of relevant potentials, unrealized in the datum and yet constituent of an ‘objective lure’ by proximity to the datum. The point is that ‘order’ in the actual world introduces a derivative ‘order’ among eternal objects. Hume writes: There is, however, one contradictory phenomenon, which may prove, that it is not absolutely impossible for ideas to go before their correspondent impressions. I believe it will readily be allowed, that the several distinct ideas of colours, which enter by the eyes, or those of sounds, which are conveyed by the hearing, are really different from each other, though, at the same time, resembling. Now, if this be true of different colours, it must be no less so of the different shades of the same colour, that each of them produces a distinct idea, independent of the rest.... Suppose, therefore, a person to have enjoyed his sight for thirty years, and to have become perfectly well acquainted with colours of all kinds, excepting one particular shade of blue, for instance, which it never has been his fortune to meet with. Let all the different shades of that colour, except that single one, be placed before him, descending gradually from the deepest to the lightest; it is plain, that he will perceive a blank, where that shade is wanting, and will be sensible that there is a greater distance in that place, betwixt the contiguous colours, than in any other. Now I ask, whether it is possible for him, from his own imagination, to supply this deficiency, and raise up to himself the

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zioni’ sono l’analogo più prossimo delle ‘impressioni semplici’ di Hume. Così, modificando il principio di Hume, il solo richiamo per il sentimento concettuale è una conformazione esatta alle qualità realizzate nelle attualità oggettivate. Ma Hume (loc. cit.) fa notare un’eccezione che comporta esattamente il principio che è appena stato indicato, ossia il principio dei potenziali rilevanti, irrealizzati nel dato e tuttavia che costituiscono un ‘richiamo oggettivo’ per la prossimità al dato. Il punto è che l’‘ordine’ nel mondo attuale introduce un ‘ordine’ derivato tra oggetti eterni. Hume scrive: In contraddizione a ciò, a ogni modo, esiste un fenomeno in grado di provare che non è totalmente impossibile per le idee precedere le impressioni corrispondenti. Credo si ammetterà prontamente che le varie distinte idee dei colori che riceviamo tramite gli occhi, o quelle dei suoni che ci sono trasmesse dall’udito, siano realmente differenti le une dalle altre, sebbene si somiglino. Ora, se questo è vero a riguardo dei diversi colori, lo dovrebbe essere anche per le stesse sfumature del medesimo colore, ciascuna delle quali produrrebbe un’idea distinta dalle altre. […] Supponiamo, a questo punto, che una persona abbia goduto della vista per trent’anni, e che si sia abituata perfettamente ai colori di tutti i generi, a eccezione di una particolare sfumatura di blu, per esempio, che non gli è mai capitato di vedere. Mostriamogli tutte le diverse sfumature di quel colore, tranne quella che ignora, in ordine discendente, dalla più scura alla più chiara. Ebbene, egli percepirà uno spazio vuoto dove è richiesta quella sfumatura, e avvertirà che tra i colori contigui c’è in quel punto una distanza superiore che in qualunque altro. Chiedo, dunque: è possibile, grazie alla propria immaginazione, che riesca a compensare tale mancanza, e che riesca a formarsi l’idea di quella particolare

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idea of that particular shade, though it had never been | conveyed to him by his senses? I believe there are few but will be of opinion that he can; and this may serve as a proof, that the simple ideas are not always derived from the correspondent impressions; though the instance is so particular and singular, that it is scarce worth our observing, and does not merit that, for it alone, we should alter our general maxim.

This passage requires no comment, except for its final clause. Hume puts the ‘instance’ aside as being ‘particular and singular’; it is exactly this estimate which is challenged by the philosophy of organism. The analysis of concrescence, here adopted, conceives that there is an origination of conceptual feeling, admitting or rejecting whatever is apt for feeling by reason of its germaneness to the basic data. The gradation of eternal objects in respect to this germaneness is the ‘objective lure’ for feeling; the concrescent process admits a selection from this ‘objective lure’ into subjective efficiency. This is the subjective ‘ideal of itself’ which guides the process. Also the basic data are constituted by the actual world which ‘belongs to’ that instance of concrescent process. Feelings are ‘vectors’; for they feel what is there and transform it into what is here. The term ‘potential difference’ is an old one in physical science; and recently it has been introduced in physiology with a meaning diverse from, though generically allied to, its older meaning in physics. The ultimate fact in the constitution of an actual entity which suggests this term is the objective lure for feeling. In the comparison of two actual entities, the contrast between their objective lures is their ‘potential difference’; and all other uses of this phrase are abstractions derivative from this ultimate meaning.

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sfumatura, sebbene non l’abbia mai percepita  | tramite i sensi? Poche persone, credo, saranno dell’opinione che non possa; e questo basta a provare che le idee semplici non derivano sempre dalle impressioni corrispondenti. Il caso è tuttavia così particolare e singolare, che è appena degno di essere osservato, e non merita che alteriamo la nostra massima generale a causa sua.26

Questo passaggio non ha bisogno di commetto, ad eccezione della frase finale. Hume mette da parte l’‘esempio’ poiché è ‘particolare e singolare’; è esattamente questa valutazione che viene contestata dalla filosofia dell’organismo. L’analisi della concrescenza, qui adottata, immagina che ci sia un originarsi del sentimento concettuale, che ammetta o rifiuti tutto ciò che è adatto per il sentimento in virtù della sua pertinenza ai dati basilari. La gradazione degli oggetti eterni rispetto a questa pertinenza è il ‘richiamo oggettivo’ per il sentimento; il processo concrescente ammette una selezione da questo ‘richiamo oggettivo’ nell’efficienza soggettiva. Questo è l’‘ideale del sé’ soggettivo che guida il processo. Anche i dati basilari sono costituiti dal mondo attuale che ‘appartiene a’ quell’esempio del processo concrescente. I sentimenti sono ‘vettori’; poiché essi sentono ciò che è lì e lo trasformano in ciò che è qui. Il termine ‘differenza potenziale’ è un vecchio termine nella scienza fisica; recentemente è stato introdotto in fisiologia con un significato diverso dal suo vecchio significato in fisica, benché generalmente collegato ad esso. Il fatto ultimo, suggerito da questo termine, nella costituzione di un’entità attuale è il richiamo oggettivo per il sentimento. Nel confronto di due entità attuali, il contrasto tra i loro richiami oggettivi è la loro ‘differenza di potenziale’; e tutti gli altri usi di questa espressione sono astrazioni che derivano da questo significato ultimo.

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The ‘objectifications’ of the actual entities in the actual world, relative to a definite actual entity, constitute the efficient causes out of which that actual entity arises; the ‘subjective aim’ at ‘satisfaction’ constitutes the final cause, or lure, whereby there is determinate concrescence; and that attained ‘satisfaction’ remains as an element in the content of creative purpose. There is, in this way, transcendence of the creativity; and this transcendence effects determinate objectifications for the renewal of the process in the concrescence of actualities beyond that satisfied superject. Thus an actual entity has a threefold character: (i) it has the character ‘given’ for it by the past; (ii) it has the subjective character aimed at in its process of concrescence; (iii) it has the superjective character, which is the pragmatic value of its specific satisfaction qualifying the transcendent creativity. In the case of the primordial actual entity, which is God, there is no past. Thus the ideal realization of conceptual feeling takes the precedence. God differs from other actual entities in the fact that Hume’s principle, of the derivate character of conceptual feelings, does not hold for him. There is still, however, the same threefold character: (i) The ‘primordial nature’ of God is the concrescence of a unity of conceptual feelings, in|cluding among their data all eternal objects. The concrescence is directed by the subjective aim, that the subjective forms of the feelings shall be such as to constitute the eternal objects into relevant lures of feeling severally appropriate for all realizable basic conditions. (ii) The ‘consequent nature’ of God is the physical prehension by God of the actualities of the evolving universe. His primordial nature directs such perspectives of objectification that each novel actuality

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. III, SEZ. I

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Le ‘oggettivazioni’ delle entità attuali nel mondo attuale, relative ad un’entità attuale definita, costituiscono le cause efficienti da cui quell’entità attuale sorge; la ‘tendenza soggettiva’ alla ‘soddisfazione’ costituisce la causa finale, o il richiamo, per cui c’è una concrescenza determinata, e quella ‘soddisfazione’ raggiunta rimane come un elemento nel contenuto del fine creativo. Vi è, in questo modo, la trascendenza della creatività e questa trascendenza effettua delle oggettivazioni determinate per il rinnovamento del processo nella concrescenza delle attualità oltre quel supergetto soddisfatto. Così un’entità attuale ha un triplice carattere: (i) ha il carattere ‘dato’ per lei dal passato; (ii) ha il carattere soggettivo a cui tende nel suo processo di concrescenza; (iii) ha il carattere supergettivo, che è il valore pragmatico della sua specifica soddisfazione che caratterizza la creatività trascendente. Nel caso dell’entità attuale primordiale, che è Dio, non c’è passato. Così la realizzazione ideale del sentimento concettuale assume la precedenza. Dio si distingue dalle altre entità attuali per il fatto che il principio humiano del carattere derivato dei sentimenti concettuali non vale per lui. Vi è ancora, però, lo stesso carattere tripartito: (i) La ‘natura primordiale’ di Dio è la concrescenza di un’unità di sentimenti concettuali, che include  | tra i loro dati tutti gli oggetti eterni. La concrescenza è diretta dalla tendenza soggettiva a far sì che le forme soggettive dei sentimenti siano tali da costituire gli oggetti eterni in richiami rilevanti di sentimento, individualmente appropriati per tutte le condizioni basilari realizzabili. (ii) La ‘natura conseguente’ di Dio è la prensione fisica da parte di Dio delle attualità dell’universo in evoluzione. La sua natura primordiale coordina le prospettive di oggettivazione in modo tale che

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in the temporal world contributes such elements as it can to a realization in God free from inhibitions of intensity by reason of discordance. (iii) The ‘superjective nature’ of God is the character of the pragmatic value of his specific satisfaction qualifying the transcendent creativity in the various temporal instances. This is the conception of God, according to which he is considered as the outcome of creativity, as the foundation of order, and as the goad towards novelty. ‘Order’ and ‘novelty’ are but the instruments of his subjective aim which is the intensification of ‘formal immediacy’. It is to be noted that every actual entity, including God, is something individual for its own sake; and thereby transcends the rest of actuality. And also it is to be noted that every actual entity, including God, is a creature transcended by the creativity which it qualifies. A temporal occasion in respect to the second element of its character, and God in respect to the first element of his character satisfy Spinoza’s definition of substance, that it is causa sui. To be causa sui means that the process of concrescence is its own reason for the decision in respect to the qualitative clothing of feelings. It is finally responsible for the decision by which any lure for feeling is admitted to efficiency. The freedom inherent in the universe is constituted by this element of self-causation. In the subsequent discussion, ‘actual entity’ will be taken to mean a conditioned actual entity of the temporal world, unless God is expressly included in the discussion. The term ‘actual occasion’ will always exclude God from its scope. The philosophy of organism is the inversion of Kant’s philosophy. The Critique of Pure Reason describes the process by which subjective data pass into the appearance of an objective

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. III, SEZ. I

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ogni nuova attualità nel mondo temporale contribuisca, per come può, con tali elementi a una realizzazione, in Dio, libera dalle inibizioni dell’intensità dovute alla discordanza. (iii) la ‘natura supergettiva’ di Dio è il carattere del valore pragmatico della sua specifica soddisfazione che qualifica la creatività trascendente nei vari esempi temporali. Questa è la concezione di Dio, secondo cui è considerato come il risultato della creatività, come il fondamento dell’ordine, e come lo sprone alla novità. L’‘ordine’ e la ‘novità’ non sono altro che gli strumenti della sua tendenza soggettiva che è l’intensificazione dell’‘immediatezza formale’. È da notare che ogni entità attuale, incluso Dio, è qualcosa di individuale per se stessa, e perciò trascende il resto dell’attualità. Va anche notato che ogni entità attuale, incluso Dio, è una creatura trascesa dalla creatività che qualifica. Un’occasione temporale, per quanto riguarda il secondo elemento del suo carattere, e Dio, per quanto riguarda il primo elemento del suo carattere, soddisfano la definizione spinoziana di sostanza, che è causa sui. Essere causa sui significa che il processo di concrescenza è la sua stessa ragione per la decisione riguardo al rivestimento qualitativo dei sentimenti. È definitivamente responsabile per la decisione per cui ogni richiamo per il sentimento è ammessa nell’efficienza. La libertà inerente all’universo è costituita da questo elemento di auto-causazione. Nella discussione successiva, il termine ‘entità attuale’ sarà utilizzato per significare un’entità attuale condizionata del mondo temporale, se Dio non è espressamente incluso nella discussione. Il termine ‘occasione attuale’ escluderà sempre Dio dal suo ambito. La filosofia dell’organismo è l’inversione della filosofia di Kant. La critica della Ragion Pura descrive il processo per cui i dati soggettivi si trasformano nell’apparenza

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world. The philosophy of organism seeks to describe how objective data pass into subjective satisfaction, and how order in the objective data provides intensity in the subjective satisfaction. For Kant, the world emerges from the subject; for the philosophy of organism, the subject emerges from the world – a ‘superject’ rather than a ‘subject’. The word ‘object’ thus means an entity which is a potentiality for being a component in feeling; and the word ‘subject’ means the entity constituted by the process of feeling, and including this process. The feeler is the unity emergent from its own feelings; and feelings are the details of the process intermediary between this unity and its many data. The data are the potentials for feeling; that is to say, they are objects. The process is the elimination of indeterminateness of feeling from the unity of one subjective experience. The degree of order in the datum is measured  | by the degree of richness in the objective lure. The ‘intensity’ achieved belongs to the subjective form of the satisfaction. Section II It has been explained in the previous section that the notion of ‘order’ is primarily applicable to the objectified data for individual actual entities. It has been necessary to give a sketch of some categories applying to an actual entity in order to show how this can be the case. But there is a derivative sense of the term ‘order’, which is more usually in our minds when we use that word. We speak of the ‘order of nature’, meaning thereby the order reigning in that limited portion of the universe,2 or even of the surface of the earth, which has come

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Cf. The Fitness of the Environment, New York, Macmillan, 1913, The

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. III, SEZ. II

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di un mondo oggettivo. La filosofia dell’organismo cerca di descrivere come i dati oggettivi si trasformino nella soddisfazione soggettiva, e come l’ordine nei dati oggettivi conferisca intensità alla soddisfazione soggettiva. Per Kant, il mondo emerge dal soggetto; per la filosofia dell’organismo, il soggetto emerge dal mondo – un ‘supergetto’ piuttosto che un ‘soggetto’. La parola ‘oggetto’ così significa un’entità che è una potenzialità di essere una componente nel sentimento, e la parola ‘soggetto’ significa un’entità costituita dal processo del sentimento, e che include questo processo. Il senziente è l’unità emergente dai suoi stessi sentimenti, e i sentimenti sono i dettagli del processo mediatore tra questa unità e i suoi dati molteplici. I dati sono i potenziali del sentimento; vale a dire, essi sono oggetti. Il processo è l’eliminazione dell’indeterminazione del sentimento dall’unità di una singola esperienza soggettiva. Il grado di ordine nel dato si misura | dal grado di ricchezza nel richiamo oggettivo. L’‘intensità’ raggiunta appartiene alla forma soggettiva della soddisfazione. Sezione II Nelle sezioni precedenti si è spiegato che la nozione di ‘ordine’ si applica principalmente ai dati oggettivati per le entità attuali. È stato necessario fare un abbozzo di alcune delle categorie che si applicano ad un’entità attuale per far vedere come questo possa accadere. Ma c’è un senso derivato del termine ‘ordine’ che abbiamo in mente più spesso quando usiamo quella parola. Parliamo dell’‘ordine della natura’, intendendo con ciò l’ordine che regna in quella porzione limitata dell’universo,2 o persino della 2

Cfr. Lawrence J. Henderson, The Fitness of the Environment,

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under our observation. We also speak of a man of orderly life, or of disorderly life. In any of these senses, the term ‘order’ evidently applies to the relations among themselves enjoyed by many actual entities which thereby form a society. The term ‘society’ will always be restricted to mean a nexus of actual entities which are ‘ordered’ among themselves in the sense to be explained in this section.3 The point of a ‘society’, as the term is here used, is that it is self-sustaining; in other words, that it is its own reason. Thus a society is more than a set of entities to which the same class-name applies: that is to say, it involves more than a merely mathematical conception of ‘order’. To constitute a society, the class-name has got to apply to each member, by reason of genetic derivation from other members of that same society. The members of the society are alike because, by reason of their common character, they impose on other members of the society the conditions which lead to that likeness. This likeness4 consists in the fact that (i) a certain element of ‘form’ is a contributory component to the individual satisfaction of each member of the society; and that (ii) the contribution by the element to the objectification of any one member of the society for prehension by other members promotes

Order of Nature, Harvard Univ. Press, 1917, and Blood, Harvard Univ. Press, 1928, Ch. 1, all by Professor L.J. Henderson. These works are fundamental for any discussion of this subject. 3 Also cf. Part I, Ch. III, Sect. II. 4 Cf. Part I, Ch. III, Sect. II.

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. III, SEZ. II

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superficie della terra, che è giunta sotto la nostra osservazione. Parliamo anche di un uomo dalla vita ordinata, o dalla vita disordinata. In ognuno di questi sensi, il termine ‘ordine’ si applica evidentemente alle relazioni reciproche esperite dalle molteplici entità attuali che formano in tal modo una società. Il termine ‘società’ verrà sempre limitato al significato di un nesso di entità attuali che sono ‘ordinate’ fra loro nel senso che verrà spiegato in questa sezione.3 Il punto essenziale di una ‘società’, per come il termine è qui usato, è che essa è autosufficiente; in altre parole, che essa è la sua stessa ragione. Così una società è più di un insieme di entità a cui si applica il nome di classe: vale a dire, implica più che una concezione di ‘ordine’ meramente matematica. Per costituire una società, il nome della classe deve potersi applicare a ogni membro, a causa della derivazione genetica da altri membri di quella stessa società. I membri della società sono simili perché, a causa del loro carattere comune, impongono agli altri membri della società le condizioni che conducono a quella somiglianza. Questa somiglianza4 consiste nel fatto che (i) un certo elemento della ‘forma’ è una componente che contribuisce alla soddisfazione individuale di ogni membro della società; e che (ii) il contributo da parte di questo elemento all’oggettivazione di un membro qualsiasi della società per la prensione da parte di altri membri promuove la sua Macmillan, New York 1913; The Order of Nature, Harvard University Press, Cambridge (MASS) 1917, e Blood, Harvard University Press, Cambridge (MASS) 1928, Cap. 1, tutti scritti dal professor L.J. Henderson. Questi lavori sono fondamentali per ogni discussione su questo tema. 3 Cfr. anche Parte I, Cap. III, Sez. II. 4 Cfr. Parte I, Cap. III, Sez. II.

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its analogous reproduction in the satisfactions of those other members. Thus a set of entities is a society (i) in virtue of a ‘defining characteristic’ shared by its members, and (ii) in virtue of the presence of the defining characteristic being due to the environment provided by the society itself. For example, the life of man is a historic route of actual occasions which in a marked degree – to be discussed more fully later – inherit from each other. That set of occasions, dating from his first acquirement of the | Greek language and including all those occasions up to his loss of any adequate knowledge of that language, constitutes a society in reference to knowledge of the Greek language. Such knowledge is a common characteristic inherited from occasion to occasion along the historic route. This example has purposely been chosen for its reference to a somewhat trivial element of order, viz. knowledge of the Greek language; a more important character of order would have been that complex character in virtue of which a man is considered to be the same enduring person from birth to death. Also in this instance the members of the society are arranged in a serial order by their genetic relations. Such a society is said5 to possess ‘personal order’. Thus a society is, for each of its members, an environment with some element of order in it, persisting by reason of the genetic relations between its own members. Such an element of order is the order prevalent in the society. But there is no society in isolation. Every society must be considered with its background of a wider environment of

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Cf. Part I, Ch. III, Sect. II.

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. III, SEZ. II

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riproduzione analoga nelle soddisfazioni di quegli altri membri. Così un insieme di entità è una società (i) in virtù di una ‘caratteristica definitoria’ condivisa dai suoi membri, e (ii) in virtù della presenza della caratteristica definitoria che è dovuta all’ambiente fornito dalla società stessa. Per esempio, la vita dell’uomo è un tragitto storico di occasioni attuali che in un grado considerevole – che sarà discusso più approfonditamente in seguito – ereditano l’una dall’altra. Quell’insieme di occasioni, che risalgono alla sua prima acquisizione della | lingua greca e che includono tutte quelle occasioni fino alla sua perdita di ogni conoscenza adeguata di quella lingua, costituisce una società in riferimento alla conoscenza della lingua greca. Tale conoscenza è una caratteristica comune ereditata da occasione a occasione lungo il tragitto storico. Questo esempio è stato scelto intenzionalmente per il suo riferimento ad un elemento di ordine piuttosto banale, cioè la conoscenza della lingua greca; un carattere di ordine più importante sarebbe stato quel carattere complesso in virtù del quale un uomo è considerato la stessa persona perdurante dalla nascita alla morte. Inoltre, in questo esempio i membri della società sono organizzati in un ordine seriale per le loro relazioni genetiche. Si dice5 che una tale società possiede un’‘ordine personale’. Così una società è, per ognuno dei suoi membri, un ambiente con un qualche elemento di ordine in sé, che persiste in virtù delle relazioni genetiche tra i suoi propri membri. Un tale elemento di ordine è l’ordine prevalente nella società. Ma non c’è società in isolamento. Ogni società deve essere considerata insieme al suo sfondo di un ambien5

Cfr. Parte I, Cap. III, Sez. II.

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actual entities, which also contribute their objectifications to which the members of the society must conform. Thus the given contributions of the environment must at least be permissive of the self-sustenance of the society. Also in proportion to its importance, this background must contribute those general characters which the more special character of the society presupposes for its members. But this means that the environment, together with the society in question, must form a larger society in respect to some more general characters than those defining the society from which we started. Thus we arrive at the principle that every society requires a social background, of which it is itself a part. In reference to any given society the world of actual entities is to be conceived as forming a background in layers of social order, the defining characteristics becoming wider and more general as we widen the background. Of course, the remote actualities of the background have their own specific characteristics of various types of social order. But such specific characteristics have become irrelevant for the society in question by reason of the inhibitions and attenuations introduced by discordance, that is to say, by disorder. The metaphysical characteristics of an actual entity – in the proper general sense of ‘metaphysics’ – should be those which apply to all actual entities. It may be doubted whether such metaphysical concepts have ever been formulated in their strict purity – even taking into account the most general principles of logic and of mathematics. We have to confine ourselves to societies sufficiently wide, and yet such that their defining characteristics cannot safely be ascribed to all actual entities which have been or may be.

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. III, SEZ. II

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te più ampio di entità attuali, che forniscono anche le loro oggettivazioni, a cui i membri della società devono conformarsi. Così i dati contributi dell’ambiente devono permettere almeno l’auto-sostentamento della società. Inoltre, proporzionalmente alla sua importanza, questo sfondo deve offrire quei caratteri generali che il carattere più specifico della società presuppone per i suoi membri. Ma questo significa che l’ambiente, insieme alla società in questione, deve formare una società più ampia rispetto a qualche carattere più generale di quelli che definiscono la società da cui siamo partiti. Così arriviamo al principio che ogni società richiede uno sfondo sociale, di cui essa stessa è una parte. In riferimento ad una società data qualsiasi, il mondo delle entità attuali deve essere concepito come formante uno sfondo negli strati dell’ordine sociale, tale per cui le caratteristiche definitorie diventano più ampie e più generali a mano a mano che allarghiamo lo sfondo. Certamente, le attualità remote dello sfondo hanno le loro proprie caratteristiche specifiche dei vari tipi di ordine sociale. Ma tali caratteristiche specifiche sono diventate irrilevanti per la società in questione a causa delle inibizioni ed attenuazioni introdotte dalla discordanza, vale a dire, dal disordine. Le caratteristiche metafisiche di un’entità attuale – nel senso generale proprio della ‘metafisica’ – dovrebbero essere quelle che si applicano a tutte le entità attuali. Si può dubitare che tali concetti metafisici siano mai stati formulati nella loro purezza assoluta – persino prendendo in considerazione i principi più generali della logica e della matematica. Dobbiamo limitarci alle società sufficientemente vaste, e tuttavia tali che le loro caratteristiche definitorie non possano essere attribuite con sicurezza a tutte le entità attuali che sono state o potranno essere.

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The causal laws which dominate a social environment are the product | of the defining characteristic of that society. But the society is only efficient through its individual members. Thus in a society, the members can only exist by reason of the laws which dominate the society, and the laws only come into being by reason of the analogous characters of the members of the society. But there is not any perfect attainment of an ideal order whereby the indefinite endurance of a society is secured. A society arises from disorder, where ‘disorder’ is defined by reference to the ideal for that society; the favourable background of a larger environment either itself decays, or ceases to favour the persistence of the society after some stage of growth: the society then ceases to reproduce its members, and finally after a stage of decay passes out of existence. Thus a system of ‘laws’ determining reproduction in some portion of the universe gradually rises into dominance; it has its stage of endurance, and passes out of existence with the decay of the society from which it emanates. The arbitrary, as it were ‘given’, elements in the laws of nature warn us that we are in a special cosmic epoch. Here the phrase ‘cosmic epoch’ is used to mean that widest society of actual entities whose immediate relevance to ourselves is traceable. This epoch is characterized by electronic and protonic actual entities, and by yet more ultimate actual entities which can be dimly discerned in the quanta of energy. Maxwell’s equations of the electromagnetic field hold sway by reason of the throngs of electrons and of protons. Also each electron is a society of electronic occasions, and each proton is a society of protonic occasions. These occasions are the rea-

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Le leggi causali che dominano un ambiente sociale sono il prodotto  | della caratteristica definitoria di quella società. Ma la società è efficiente solamente attraverso i suoi membri individuali. Così, in una società, i membri possono esistere solo a causa delle leggi che dominano la società, e le leggi nascono solo a causa dei caratteri analoghi dei membri della società. Ma non c’è alcun raggiungimento perfetto di un ordine ideale per cui la durata indefinita di una società sia assicurata. Una società sorge dal disordine, dove il ‘disordine’ è definito in riferimento all’ideale per quella società; lo sfondo favorevole di un ambiente più ampio o decade esso stesso, o smette di favorire la persistenza della società dopo qualche stadio di crescita: la società allora smette di riprodurre i suoi membri e alla fine, dopo uno stato di decadenza, smette di esistere. Così un sistema di ‘leggi’ che determinino la riproduzione in qualche porzione dell’universo gradualmente si eleva fino ad essere dominante; esso ha il suo stadio di durata, e smette di esistere con la decadenza della società da cui scaturisce. Gli elementi arbitrari, per così dire ‘dati’, nelle leggi di natura ci avvertono che siamo in un’epoca cosmica speciale. Qui l’espressione ‘epoca cosmica’ è usata per significare quella società più ampia di entità attuali, la cui rilevanza immediata per noi può essere rintracciabile. Questa epoca è caratterizzata dalle entità attuali elettroniche e protoniche, e da entità attuali ancora più ultime, che possono essere debolmente distinte nei quanti di energia. Le equazioni del campo elettromagnetico di Maxwell sono valide a causa del gran numero di elettroni e protoni. Inoltre ogni elettrone è una società di occasioni elettroniche, e ogni protone è una società di occasioni di protoniche. Queste occasioni sono le ragioni per le leggi elettroma-

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sons for the electromagnetic laws; but their capacity for reproduction, whereby each electron and each proton has a long life, and whereby new electrons and new protons come into being, is itself due to these same laws. But there is disorder in the sense that the laws are not perfectly obeyed, and that the reproduction is mingled with instances of failure. There is accordingly a gradual transition to new types of order, supervening upon a gradual rise into dominance on the part of the present natural laws. But the arbitrary factors in the order of nature are not confined to the electromagnetic laws. There are the four dimensions of the spatio-temporal continuum, the geometrical axioms, even the mere dimensional character of the continuum – apart from the particular number of dimensions – and the fact of measurability. In later chapters (cf. Part IV) it will be evident that all these properties are additional to the more basic fact of extensiveness; also, that even extensiveness allows of grades of specialization, arbitrarily one way or another, antecedently to the introduction of any of these additional notions. By this discovery the logical and mathematical investigations of the last two centuries are very relevant to philosophy. For the cosmological theories of Descartes, Newton, Locke, Hume, and Kant were framed in ignorance of that fact. Indeed, in the Timaeus Plato seems to be more aware of it than any of his successors, in the sense that he frames | statements whose meaning is elucidated by its explicit recognition. These ‘given’ factors in geometry point to the wider society of which the electronic cosmic epoch constitutes a fragment. A society does not in any sense create the complex of eternal objects which constitutes its defining characteristic. It only elicits that complex into importance for its members,

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. III, SEZ. II

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gnetiche; ma la loro capacità di riproduzione, per cui ogni elettrone e ogni protone ha una vita lunga, e per cui si originano nuovi elettroni e nuovi protoni, è dovuta essa stessa a queste medesime leggi. Ma c’è disordine nel senso che le leggi non sono perfettamente rispettate, e che la riproduzione è mescolata a episodi di fallimento. Vi è, di conseguenza, una transizione graduale verso nuovi tipi di ordine, che sopravvengono con la crescita graduale che conduce al predominio delle presenti leggi naturali. Ma i fattori arbitrari nell’ordine della natura non si limitano alle leggi elettromagnetiche. Ci sono le quattro dimensioni del continuo spazio-temporale, gli assiomi geometrici, persino il mero carattere dimensionale del continuo – a prescindere dal numero particolare di dimensioni – e il fatto della misurabilità. Nei capitoli successivi (cfr. Parte IV) sarà evidente che tutte queste proprietà si aggiungono al fatto più basilare dell’estensionalità; inoltre, che persino l’estensionalità ammette dei gradi di specializzazione, arbitrariamente in un modo o nell’altro, prima dell’introduzione di qualsiasi di queste nozioni aggiuntive. Per questa scoperta le indagini logiche e matematiche degli ultimi due secoli sono molto rilevanti per la filosofia. Poiché le teorie cosmologiche di Descartes, Newton, Locke, Hume, e Kant sono state formulate nell’ignoranza di quel fatto. Infatti, nel Timeo Platone sembra essere più consapevole di ciò rispetto ai suoi successori, nel senso che egli formula | affermazioni il cui significato è spiegato dall’esplicito riconoscimento di questo. In geometria questi fattori ‘dati’ indicano una società più vasta, di cui l’epoca cosmica elettronica costituisce un frammento. Una società non crea in alcun senso il complesso di oggetti eterni che costituisce la sua caratteristica definitoria. Semplicemente rende importante quel complesso

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and secures the reproduction of its membership. In speaking of a society – unless the context expressly requires another interpretation – ‘membership’ will always refer to the actual occasions, and not to subordinate enduring objects composed of actual occasions such as the life of an electron or of a man. These latter societies are the strands of ‘personal’ order which enter into many societies; generally speaking, whenever we are concerned with occupied space, we are dealing with this restricted type of corpuscular societies; and whenever we are thinking of the physical held in empty space, we are dealing with societies of the wider type. It seems as if the careers of waves of light illustrate the transition from the more restricted type to the wider type. Thus our cosmic epoch is to be conceived primarily as a society of electromagnetic occasions, including electronic and protonic occasions, and only occasionally – for the sake of brevity in statement – as a society of electrons and protons. There is the same distinction between thinking of an army either as a class of men, or as a class of regiments. Section III Thus the physical relations, the geometrical relations of measurement, the dimensional relations, and the various grades of extensive relations, involved in the physical and geometrical theory of nature, are derivative from a series of societies of increasing width of prevalence, the more special societies being included in the wider societies. This situation constitutes the physical and geometrical order of nature. Beyond these societies there is disorder, where ‘disorder’ is a relative term expressing the lack of importance possessed by the de-

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per i suoi membri, e assicura la riproduzione del loro essere membri. Nel parlare di una società – a meno che il contesto richieda espressamente un’altra interpretazione – ‘l’essere-membro’ si riferirà sempre alle occasioni attuali, e non agli oggetti perduranti subordinati, che sono composti da entità attuali come la vita di un elettrone o di un uomo. Queste ultime società sono i filoni di ordine ‘personale’ che entrano in molte società; in generale, ogniqualvolta abbiamo a che fare con uno spazio occupato, abbiamo a che fare con questo tipo ristretto di società corpuscolari, e ogniqualvolta pensiamo al campo fisico nello spazio vuoto, abbiamo a che fare con società del tipo più ampio. Sembra che i percorsi delle onde della luce illustrino la transizione dal tipo più ristretto a quello più ampio. Così la nostra epoca cosmica deve essere concepita principalmente come una società di occasioni elettromagnetiche, incluse le occasioni elettroniche e protoniche, e solo occasionalmente – per brevità di espressione – come una società di elettroni e protoni. C’è la stessa distinzione tra il pensare ad un esercito come ad una classe di uomini, o come ad una classe di reggimenti. Sezione III Così le relazioni fisiche, le relazioni geometriche di misurazione, le relazioni dimensionali e i vari gradi delle relazioni estensive, implicate nella teoria fisica e geometrica della natura, derivano da una serie di società dotate di un’ampiezza di diffusione sempre maggiore, dal momento che le società più specifiche sono incluse nelle società più ampie. Questa situazione costituisce l’ordine fisico e geometrico della natura. Oltre queste società vi è disordine, dove ‘disordine’ è un termine relativo che esprime la mancanza di importanza delle caratteristiche definito-

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fining characteristics of the societies in question beyond their own bounds. When those societies decay, it will not mean that their defining characteristics cease to exist; but that they lapse into unimportance for the actual entities in question. The term ‘disorder’ refers to a society only partially influential in impressing its characteristics in the form of prevalent laws. This doctrine, that order is a social product, appears in modern science as the statistical theory of the laws of nature, and in the emphasis on genetic relation. But there may evidently be a state in which there are no prevalent societies securing any congruent unity of effect. This is a state of chaotic disorder; it is disorder approaching an absolute sense of that term. In such an ideal state, what is ‘given’ for any actual entity is the outcome of thwarting, contrary decisions from the settled world. Chaotic disorder means lack of dominant definition of compatible contrasts in the satisfac|tions attained, and consequent enfeeblement of intensity. It means the lapse towards slighter actuality. It is a natural figure of speech, but only a figure of speech, to conceive a slighter actuality as being an approach towards nonentity. But you cannot approach nothing; for there is nothing to approach. It is an approach towards the futility of being a faint compromise between contrary reasons. The dominance of societies, harmoniously requiring each other, is the essential condition for depth of satisfaction. The Timaeus of Plato, and the Scholium of Newton – the latter already in large part quoted – are the two statements of cosmological theory which have had the chief influence on Western thought. To the modern reader, the Timaeus, consid-

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rie delle società in questione oltre i loro confini. Quando quelle società decadono, non significa che le loro caratteristiche definitorie smettano di esistere; ma che decadono nella irrilevanza per le entità attuali in questione. Il termine ‘disordine’ si riferisce a una società solo parzialmente influente nell’imprimere le sue caratteristiche nella forma delle leggi prevalenti. Questa dottrina, che l’ordine è un prodotto sociale, compare nella scienza moderna come la teoria statistica delle leggi della natura, e nell’enfasi posta sulla relazione genetica. Ma ci può essere evidentemente uno stato in cui non ci sono società prevalenti che si assicurino una qualsiasi unità congruente dell’effetto. Questo è uno stato di disordine caotico; è il disordine che si avvicina al senso assoluto di quel termine. In un tale stato ideale, ciò che è ‘dato’ per qualsiasi entità attuale è l’esito di decisioni contrarie, contrastanti, che provengono dal mondo stabilito. Disordine caotico significa la mancanza di una definizione dominante dei contrasti compatibili nelle soddisfazioni | raggiunte, e il conseguente indebolimento dell’intensità. Significa decadere verso un’attualità più debole. Concepire un’attualità più debole come un avvicinamento al nulla è una figura retorica comune, ma è solamente una figura retorica. Ma non ci si può avvicinare al niente, poiché non c’è niente a cui avvicinarsi. È un avvicinamento alla futilità dell’essere un debole compromesso tra ragioni contrarie. Il dominio di società, che richiedono di essere in armonia l’una con l’altra, è la condizione essenziale per la profondità della soddisfazione. Il Timeo di Platone, e lo Scolio di Newton – quest’ultimo già ampiamente citato – sono le due formulazioni della teoria cosmologica che ha esercitato l’influenza principale sul pensiero occidentale. Per il lettore moderno il Timeo,

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ered as a statement of scientific details, is in comparison with the Scholium simply foolish. But what it lacks in superficial detail, it makes up for by its philosophic depth. If it be read as an allegory, it conveys profound truth; whereas the Scholium is an immensely able statement of details which, although abstract and inadequate as a philosophy, can within certain limits be thoroughly trusted for the deduction of truths at the same level of abstraction as itself. The penalty of its philosophical deficiency is that the Scholium conveys no hint of the limits of its own application. The practical effect is that the readers, and almost certainly Newton himself, so construe its meaning as to fall into what I have elsewhere6 termed the ‘fallacy of misplaced concreteness’. It is the office of metaphysics to determine the limits of the applicability of such abstract notions. The Scholium betrays its abstractness by affording no hint of that aspect of self-production, of generation, of φύσις, of natura naturans, which is so prominent in nature. For the Scholium, nature is merely, and completely, there, externally designed and obedient. The full sweep of the modern doctrine of evolution would have confused the Newton of the Scholium, but would have enlightened the Plato of the Timaeus. So far as Newton is concerned, we have his own word for this statement. In a letter to Bentley, he writes: “When I wrote my treatise about our system, I had an eye upon such principles as might work with considering men for the belief of a Deity; ...”.7 The concept in Newton’s mind is that of a ful-

Cf. Science and the Modern World, Ch. III. The quotation is taken from Jebb’s Life of Bentley, Ch. II. The Life is published in the English Men of Letters series. 6 7

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considerato come formulazione di dettagli scientifici, è semplicemente assurdo paragonato allo Scolio. Ma ciò che gli manca nei dettagli superficiali è compensato dalla sua profondità filosofica. Se letto come un’allegoria, esso trasmette una profonda verità; invece lo Scolio è una formulazione estremamente abile di dettagli che, benché astratti e inadeguati come filosofia, entro certi limiti possono essere pienamente affidabili per la deduzione di verità che siano allo stesso livello di astrazione. Lo svantaggio della sua carenza filosofica è che lo Scolio non accenna ai limiti della sua stessa applicazione. L’effetto pratico è che i lettori, e quasi certamente Newton stesso, interpretano il suo significato in modo da cadere in ciò che ho chiamato altrove6 la ‘fallacia della concretizzazione malposta’. Il compito della metafisica è quello di determinare i limiti dell’applicabilità di tali nozioni astratte. Lo Scolio tradisce la sua astrattezza nel non accennare a quell’aspetto di auto-produzione, di generazione, di φύσις, di natura naturans, che è così preminente in natura. Per lo Scolio, la natura è solamente e completamente là, esternamente ideata e obbediente. La dottrina moderna dell’evoluzione nel suo pieno sviluppo avrebbe confuso il Newton dello Scolio, ma avrebbe illuminato il Platone del Timeo. Per quanto riguarda Newton, abbiamo la sua parola a favore di questa affermazione. In una lettera a Bentley, egli scrive: «Quando scrissi il mio trattato sul nostro sistema, pensavo a tali principi in quanto potevano funzionare considerando gli uomini per il loro credo in una Divinità; …».7 Il concetto che Newton aveva in mente Cfr. La scienza e il mondo moderno, Cap. III. La citazione è tratta dal capitolo II del libro di Jebb Life of Bentley, pubblicato per la collana English Men of Letters.27 6 7

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ly articulated system requiring a definite supernatural origin with that articulation. This is the form of the cosmological argument, now generally abandoned as invalid; because our notion of causation concerns the relations of states of things within the actual world, and can only be illegitimately extended to a transcendent derivation. The notion of God, which will be discussed later (cf. Part V), is that of an actual entity immanent in the actual world, but transcending any finite cosmic epoch – a being at once actual, eternal, immanent, and transcendent. The transcendence of  | God is not peculiar to him. Every actual entity, in virtue of its novelty, transcends its universe, God included. In the Scholium, space and time, with all their current mathematical properties, are ready-made for the material masses; the material masses are ready-made for the ‘forces’ which constitute their action and reaction; and space, and time, and material masses, and forces, are alike readymade for the initial motions which the Deity impresses throughout the universe. It is not possible to extract from the Scholium – construed with misplaced concreteness – either a theism, or an atheism, or an epistemology, which can survive a comparison with the facts. This is the inescapable conclusion to be inferred from Hume’s Dialogues Concerning Natural Religion. Biology is also reduced to a mystery; and finally physics itself has now reached a stage of experimental knowledge inexplicable in terms of the categories of the Scholium. In the Timaeus, there are many phrases and statements which find their final lucid expression in the Scholium. While noting this concurrence of the two great cosmological documents guiding Western thought, it cannot be too clearly un-

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è quello di un sistema pienamente articolato che necessita di un’origine sovrannaturale definita unitamente a quella articolazione. Questa è la forma della prova cosmologica, ora generalmente abbandonata come non valida; perché la nostra nozione di causazione riguarda le relazioni degli stati di cose nel mondo attuale, e si può estendere solo illegittimamente ad una derivazione trascendente. La nozione di Dio, che verrà discussa successivamente (cfr. Parte V), è quella di un’entità attuale immanente nel mondo attuale, ma trascendente ogni epoca cosmica finita – un essere allo stesso tempo attuale, eterno, immanente e trascendente. La trascendenza di  | Dio non è una sua peculiarità. Ogni entità attuale, in virtù della sua novità, trascende il suo universo, Dio incluso. Nello Scolio, lo spazio e il tempo, con tutte le loro proprietà matematiche attuali, sono predisposti per le masse materiali; le masse materiali sono predisposte per le ‘forze’ che costituiscono la loro azione e reazione, e lo spazio e il tempo, e le masse materiali, e le forze, sono similmente predisposte per i movimenti iniziali che la divinità imprime in tutto l’universo. Non è possibile estrarre dallo Scolio – concepito con concretezza malposta – né un teismo, né un ateismo, né un’epistemologia, che possa reggere al confronto con i fatti. Questa è la conclusione ineluttabile che deve essere dedotta dai Dialoghi sulla religione naturale. Anche la biologia è ridotta ad un mistero, e infine la fisica stessa ha ora raggiunto uno stadio di conoscenza sperimentale che non può essere spiegato nei termini delle categorie dello Scolio. Nel Timeo ci sono molte frasi e affermazioni che trovano la loro lucida espressione finale nello Scolio. Mentre si nota questa convergenza dei due grandi testi cosmologici che guidano il pensiero occidentale, non si capirà mai

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derstood that, within its limits of abstraction, what the Scholium says is true, and that it is expressed with the lucidity of genius. Thus any cosmological document which cannot be read as an interpretation of the Scholium is worthless. But there is another side to the Timaeus which finds no analogy in the Scholium. In general terms, this side of the Timaeus may be termed its metaphysical character, that is to say, its endeavour to connect the behaviour of things with the formal nature of things. The behaviour apart from the things is abstract, and so are the things apart from their behaviour. Newton – wisely, for his purposes – made this abstraction which the Timaeus endeavours to avoid. In the first place, the Timaeus connects behaviour with the ultimate molecular characters of the actual entities. Plato conceives the notion of definite societies of actual molecular entities, each society with its defining characteristics. He does not conceive this assemblage of societies as causa sui. But he does conceive it as the work of subordinate deities, who are the animating principles of those departments of nature. In Greek thought, either poetic or philosophic, the separation between the φύσις and such deities had not that absolute character which it has for us who have inherited the Semitic Jehovah. Newton could have accepted a molecular theory as easily as Plato, but there is this difference between them: Newton would have been surprised at the modern quantum theory and at the dissolution of quanta into vibrations; Plato would have expected it. While we note the many things said by Plato in the Timaeus which are now foolishness, we must also give him credit for that aspect of his teaching in which he was two thousand years ahead of his time. Plato accounted for the

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abbastanza chiaramente che, nei suoi limiti di astrazione, quello che lo Scolio dice è vero, ed è espresso con la lucidità del genio. Così qualsiasi testo cosmologico che non possa essere letto come un’interpretazione dello Scolio è senza valore. Ma c’è un altro aspetto del Timeo che non trova analogie nello Scolio. In termini generali, questo aspetto del Timeo può essere definito il suo carattere metafisico, vale a dire, il suo tentativo di collegare il comportamento delle cose con la natura formale delle cose. Il comportamento a prescindere dalle cose è astratto, e così sono le cose a prescindere dal loro comportamento. Newton – saggiamente, per i suoi scopi – fece questa astrazione che il Timeo tenta di evitare. In primo luogo, il Timeo collega il comportamento con i caratteri molecolari ultimi delle entità attuali. Platone concepisce la nozione di società determinate di entità attuali molecolari, ognuna con le sue caratteristiche definitorie. Egli non concepisce l’assemblaggio delle società come causa sui. Ma lo concepisce come il lavoro di divinità subordinate, che sono i principi che animano quei settori della natura. Nel pensiero greco, sia poetico che filosofico, la separazione tra la φύσις e tali deità non aveva quel carattere assoluto che ha per noi che abbiamo ereditato il semitico Jehovah. Newton avrebbe potuto accettare una teoria molecolare tanto facilmente quanto Platone, ma c’è questa differenza tra loro: Newton sarebbe stato sorpreso dalla teoria moderna dei quanti e dalla dissoluzione dei quanti nelle vibrazioni, Platone se la sarebbe aspettata. Mentre possiamo notare che molte cose dette da Platone nel Timeo sono ora sciocchezze, dobbiamo anche riconoscere quell’aspetto del suo insegnamento con cui anticipò i tempi di duemila anni. Platone spiegò le differenze nette

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sharp-cut differences between kinds of natural things, by assuming an approximation of the mole|cules of the fundamental kinds respectively to the mathematical forms of the regular solids. He also assumed that certain qualitative contrasts in occurrences, such as that between musical notes, depended on the participation of these occurrences in some of the simpler ratios between integral numbers. He thus obtained a reason why there should be an approximation to sharpcut differences between kinds of molecules, and why there should be sharp-cut relations of harmony standing out amid dissonance. Thus ‘contrast’ – as the opposite of incompatibility – depends on a certain simplicity of circumstance; but the higher contrasts depend on the assemblage of a multiplicity of lower contrasts, this assemblage again exhibiting higher types of simplicity. It is well to remember that the modem quantum theory, with its surprises in dealing with the atom, is only the latest instance of a well-marked character of nature, which in each particular instance is only explained by some ad hoc dogmatic assumption. The theory of biological evolution would not in itself lead us to expect the sharply distinguished genera and species which we find in nature. There might be an occasional bunching of individuals round certain typical forms; but there is no explanation of the almost complete absence of intermediate forms. Again Newton’s Scholium gives no hint of the ninety-two possibilities for atoms, or of the limited number of ways in which atoms can be combined so as to form molecules. Physicists are now explaining these chemical facts by means of conceptions which Plato would have welcomed. There is another point in which the organic philosophy only repeats Plato. In the Timaeus the origin of the present cosmic epoch is traced back to an aboriginal disorder, chaotic

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tra i tipi di cose naturali, assumendo un’approssimazione delle molecole | dei tipi fondamentali alle rispettive forme matematiche dei solidi regolari. Assunse anche che certi contrasti qualitativi in casi come quelli tra note musicali, dipendevano dalla partecipazione di questi casi ad alcuni dei rapporti più semplici tra numeri integrali. Così egli ottenne una ragione per cui ci dovrebbe essere un’approssimazione alle differenze nette tra tipi di molecole, e ci dovrebbero essere delle relazioni nette dell’armonia che si staglia nella dissonanza. Così ‘contrasto’ – come l’opposto dell’incompatibilità – dipende da una certa semplicità della circostanza; ma i contrasti più alti dipendono dalla combinazione di una molteplicità di contrasti più bassi, dove questa combinazione esibisce ancora dei tipi di semplicità più alti. È bene ricordare che la moderna teoria dei quanti, con le sue sorprese nel modo in cui tratta dell’atomo, è solo l’ultimo esempio di un carattere della natura ben marcato, che in ogni esempio particolare è spiegato solo da qualche assunzione dogmatica ad hoc. La teoria dell’evoluzione biologica non ci porterebbe di per sé ad aspettarci i generi e le specie nettamente distinti che troviamo in natura. Ci potrebbe essere un raggruppamento occasionale di individui attorno a certe forme tipiche; ma non c’è una spiegazione della quasi completa assenza di forme intermedie. Di nuovo, lo Scolio di Newton non accenna alle novantadue possibilità degli atomi, o al numero limitato di modi in cui gli atomi possono essere combinati così da formare molecole. I fisici stanno spiegando ora questi fatti chimici per mezzo di concezioni che Platone avrebbe accolto di buon grado. C’è un altro punto in cui la filosofia organica non fa che ripetere Platone. Nel Timeo si far risalire l’origine dell’epoca cosmica presente ad un disordine originario, caotico secon-

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according to our ideals. This is the evolutionary doctrine of the philosophy of organism. Plato’s notion has puzzled critics who are obsessed with the Semitic8 theory of a wholly transcendent God creating out of nothing an accidental universe. Newton held the Semitic theory. The Scholium made no provision for the evolution of matter – very naturally, since the topic lay outside its scope. The result has been that the non-evolution of matter has been a tacit presupposition throughout modern thought. Until the last few years the sole alternatives were: either the material universe, with its present type of order, is eternal; or else it came into being, and will pass out of being, according to the fiat of Jehovah. Thus, on all sides, Plato’s allegory of the evolution of a new type of order based on new types of dominant societies became a daydream, puzzling to commentators. Milton, curiously enough, in his Paradise Lost wavers between the Timaeus and the Semitic doctrine. This is only another instance of the intermixture of classical and Hebrew notions on which his charm of a  | thought depends. In the description of Satan’s journey across Chaos, Satan discovers The secrets of the hoary deep, a dark Illimitable ocean, without bound, Without dimension, where length, breadth and highth, And time and place are lost; where eldest Night And Chaos, ancestors of Nature, hold Eternal anarchy amidst the noise Of endless wars, and by confusion stand.9

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The book of Genesis is too primitive to bear upon this point. Paradise Lost, Bk. II.

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do i nostri ideali. Questa è la dottrina evoluzionistica della filosofia dell’organismo. La nozione di Platone ha disorientato i critici che erano ossessionati dalla teoria semitica8 di un Dio completamente trascendente, che crea dal nulla un universo accidentale. Newton sostenne la teoria semitica. Lo Scolio non tenne in debito conto l’evoluzione della materia – molto naturalmente, dal momento che l’argomento era al di fuori del suo ambito. Il risultato è stato che la non-evoluzione della materia è stata un presupposto tacito in tutto il pensiero moderno. Fino a questi ultimi anni le sole alternative erano: o l’universo materiale, con il suo presente tipo di ordine, è eterno; oppure è venuto all’essere, e smetterà di essere, secondo il decreto di Jehovah. Così, da tutti i punti di vista, l’allegoria di Platone dell’evoluzione di un nuovo tipo di ordine basato su nuovi tipi di società dominanti è diventato un sogno ad occhi aperti, sconcertante per i commentatori. Milton, abbastanza stranamente, nel suo Paradiso Perduto è indeciso tra il Timeo e la dottrina semitica. Questo è solo un altro esempio della mescolanza delle nozioni classiche ed ebraiche da cui dipende il fascino  | del suo pensiero. Nella descrizione del viaggio di Satana attraverso il Caos, Satana scopre: i segreti del profondo antico, un oceano illimitato tenebroso, senza confini, senza dimensione, dove lunghezza, profondità e altezza, e il tempo e lo spazio si perdono; dove la notte primigenia e il Caos, antenati della Natura, mantengono l’eterna anarchia nel rumore di guerre senza fine e sussistono per la confusione.9 Il libro della Genesi è troppo primitivo per affrontare questo punto. 9 [J. Milton,] Il Paradiso perduto, libro II[, vv. 120-129, trad. mia]. 8

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Milton is here performing for Plato the same poetic service that Lucretius performed for Democritus – with less justification, since Plato was quite capable of being his own poet. Also the fact of Satan’s journey helped to evolve order; for he left a permanent track, useful for the devils and the damned. The appeal to Plato in this section has been an appeal to the facts against the modes of expression prevalent in the last few centuries. These recent modes of expression are partly the outcome of a mixture of theology and philosophy, and are partly due to the Newtonian physics, no longer accepted as a fundamental statement. But language and thought have been framed according to that mould; and it is necessary to remind ourselves that this is not the way in which the world has been described by some of the greatest intellects. Both for Plato and for Aristotle the process of the actual world has been conceived as a real incoming of forms into real potentiality, issuing into that real togetherness which is an actual thing. Also, for the Timaeus, the creation of the world is the incoming of a type of order establishing a cosmic epoch. It is not the beginning of matter of fact, but the incoming of a certain type of social order. Section IV The remainder of this chapter will be devoted to a discussion – largely conjectural – of the hierarchy of societies composing our present epoch. In this way, the preceding discussion of ‘order’ may be elucidated. It is to be carefully noted that we are now deserting metaphysical generality. We shall be considering the more special possibilities of explanation consistent with our general cosmological doctrine, but not necessitated by it.

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. III, SEZ. IV

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Milton qui svolge per Platone la stessa funzione poetica che Lucrezio svolse per Democrito – con minor ragione, dal momento che Platone era abbastanza in grado di essere il poeta di se stesso. Anche il fatto del viaggio di Satana servì ad evolvere l’ordine, poiché egli lasciò una traccia permanente, utile per i diavoli e i dannati. L’appello a Platone in questa sezione è stato un appello ai fatti contro i modi di espressione prevalenti negli ultimi secoli. Questi recenti modi di espressione sono in parte il risultato di una mescolanza di teologia e filosofia, e in parte sono dovuti alla fisica newtoniana, che non è più accettata come formulazione fondamentale. Ma il linguaggio e il pensiero sono stati costruiti secondo quello stampo, ed è necessario ricordare a noi stessi che questo non è il modo in cui il mondo è stato descritto da alcuni dei più grandi intelletti. Sia per Platone che per Aristotele il processo del mondo attuale è stato concepito come un avvento reale delle forme nella potenzialità reale, che ha come risultato quell’essereinsieme reale che è una cosa attuale. Inoltre, per il Timeo, la creazione del mondo è l’avvento di un tipo di ordine che stabilisce un’epoca cosmica. Non è l’inizio di un dato di fatto, ma l’avvento di un certo tipo di ordine sociale. Sezione IV Il resto di questo capitolo sarà dedicato ad una discussione – in gran parte congetturale – della gerarchia delle società che compongono la nostra epoca presente. In questo modo, si può chiarire la precedente discussione dell’‘ordine’. Bisogna notare con attenzione che stiamo ora abbandonando la generalità metafisica. Considereremo le possibilità più speciali di una spiegazione coerente con la nostra dottrina cosmologica generale, ma non necessitata da essa.

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The physical world is bound together by a general type of relatedness which constitutes it into an extensive continuum. When we analyse the properties of this continuum we discover that they fall into two classes, of which one – the more special – presupposes the other – the more general.10 The more general type of properties expresses the mere fact of ‘extensive connection’, of ‘whole and part’, of various types of ‘geometrical  | elements’ derivable by ‘extensive abstraction’; but excluding the introduction of more special properties by which straight lines are definable11 and measurability thereby introduced. In these general properties of extensive connection, we discern the defining characteristic of a vast nexus extending far beyond our immediate cosmic epoch. It contains in itself other epochs, with more particular characteristics incompatible with each other. Then from the standpoint of our present epoch, the fundamental society in so far as it transcends our own epoch seems a vast confusion mitigated by the few, faint elements of order contained in its own defining characteristic of ‘extensive connection’. We cannot discriminate its other epochs of vigorous order, and we merely conceive it as harbouring the faint flush of the dawn of order in our own epoch. This ultimate, vast society constitutes the whole environment within which our epoch is set, so far as systematic characteristics are discernible by us in our present stage of development. In the future the growth of theory may endow our successors with keener powers of discernment.

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Cf. Part IV for a detailed discussion. Cf. Part IV, Chs. III, IV, V.

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. III, SEZ. IV

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Il mondo fisico è tenuto insieme da un tipo generale di relazionalità che lo costituisce in un continuo estensionale. Quando analizziamo le proprietà di questo continuo scopriamo che esse si dividono in due classi, di cui una – la più speciale – presuppone l’altra – la più generale.10 Il tipo più generale delle proprietà esprime il mero fatto della ‘connessione estensionale’, de ‘il tutto e la parte’, dei vari tipi di ‘elementi | geometrici’ che si possono derivare dall’‘astrazione estensionale’, ma lo fa escludendo l’introduzione di proprietà più speciali, per cui le linee rette sono definibili,11 e la misurabilità è così introdotta. In queste proprietà generali della connessione estensionale, distinguiamo la caratteristica definitoria di un vasto nesso che si estende ben oltre la nostra epoca cosmica immediata. Esso contiene in se stesso altre epoche, con varie caratteristiche particolari, incompatibili le une con le altre. Inoltre, dal punto di vista della nostra epoca presente, la società fondamentale, nella misura in cui trascende la nostra stessa epoca, sembra una vasta confusione mitigata dai pochi elementi deboli di ordine che sono contenuti nella sua stessa caratteristica definitoria di ‘connessione estensionale’. Non possiamo distinguere le sue altre epoche di ordine vigoroso, e la concepiamo solamente come se ospitasse il debole bagliore dell’alba dell’ordine nella nostra stessa epoca. Questa vasta società ultima costituisce l’ambiente intero all’interno del quale si colloca la nostra epoca, nella misura in cui possiamo distinguere le caratteristiche sistematiche nel nostro presente stadio di sviluppo. In futuro lo sviluppo della teoria potrà dotare i nostri successori di poteri di discernimento più acuti. 10 11

Cfr. Parte IV per una discussione dettagliata. Cfr. Parte IV, Cap. III, IV, V.

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Our logical analysis, in company with immediate intuition (inspectio), enables us to discern a more special society within the society of pure extension. This is the ‘geometrical’ society. In this society12 those specialized relationships hold, in virtue of which straight lines are defined. Systematic geometry is illustrated in such a geometrical society; and metrical relationships can be defined in terms of the analogies of function within the scheme of any one systematic geometry. These ‘analogies of function’ are what is meant by the notion of ‘congruence’. This notion is nonsense apart from a systematic geometry. The inclusion of extensive quantity among fundamental categoreal notions is a complete mistake. This notion is definable in terms of each systematic geometry finding its application in a geometrical society. It is to be noticed that a systematic geometry is determined by the definition of straight lines applicable to the society in question. Contrary to the general opinion, this definition is possible in independence of the notion of ‘measurement’. It cannot however be proved that in the same geometrical society there may not be competing families of loci with equal claims to the status of being a complete family of straight lines. Given a family of straight lines, expressing a system of relatedness in a ‘geometric’ society, the notion of ‘congruence’ and thence of ‘measurement’ is now determinable in a systematic way throughout the society. But again in this case there certainly are competing systems of measurement. Hence in connection with each family of straight lines – allowing there be more than one such family – there are alter-

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Cf. Part IV, especially Chs. III, IV, V.

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. III, SEZ. IV

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La nostra analisi logica, insieme all’intuizione immediata (inspectio), ci permette di distinguere una società più speciale all’interno della società della pura estensione. Questa è la società ‘geometrica’. In questa società12 sono in vigore quelle relazioni specializzate, in virtù delle quali le linee rette sono definite. La geometria sistematica è esemplificata in una tale società geometrica e le relazioni metriche possono essere definite nei termini delle analogie di funzione all’interno dello schema di una geometria sistematica qualsiasi. Queste ‘analogie di funzione’ sono ciò che si intende con la nozione di ‘congruenza’. Questa nozione non ha senso al di fuori di una geometria sistematica. L’inclusione della quantità estensionale tra le nozioni categoriali fondamentali è un grosso errore. Questa nozione è definibile nei termini di ogni geometria sistematica che trovi la sua applicazione in una società geometrica. Da notare che una geometria sistematica è determinata dalla definizione di linee rette che si applica alla società in questione. Contrariamente all’opinione generale, questa definizione è possibile indipendentemente dalla nozione di ‘misurazione’. Comunque, non si può provare che nella stessa società geometrica non ci siano famiglie di luoghi concorrenti tra loro, con eguali pretese di rappresentare una famiglia completa di rette. Data una famiglia di linee rette, che esprime un sistema di relazionalità in una società ‘geometrica’, la nozione di ‘congruenza’ e dunque di ‘misurazione’ è ora determinabile in modo sistematico in tutta la società. Ma ancora, in questo caso ci sono certamente dei sistemi di misurazione concorrenti. Perciò, in relazione ad ogni famiglia di linee rette – ammettendo che ci sia più di una tale famiglia –, 12

Cfr. Parte IV, specialmente Cap. III, IV, V.

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native systems13 of metrical geom|etry, no one system being more fundamental than the other. Our present cosmic epoch is formed by an ‘electromagnetic’ society, which is a more special society contained within the geometric society. In this society yet more special defining characteristics obtain. These characteristics presuppose those of the two wider societies within which the ‘electromagnetic’ society is contained. But in the ‘electromagnetic’ society the ambiguity as to the relative importance of competing families of straight lines (if there be such competing families), and the ambiguity as to the relative importance of competing definitions of congruence, are determined in favour of one family and one14 congruence-definition. This determination is effected by an additional set of physical relationships throughout the society. But this set has lost its merely systematic character because it constitutes our neighbourhood. These relationships involve components expressive of certain individual diversities, and identities between the occasions which are the members of the nexus. But these diversities and identities are correlated according to a systematic law expressible in terms of the systematic measurements derived from the geometric nexus. We here arrive at the notion of physical quantities which vary from individual to individual; this is the notion of the systematization of individual differences, the notion of ‘Law’.

The existence of alternative systems was demonstrated by Cayley in his “Six Memoir on Quantics” in Transactions of the Royal Society, 1859. 14 The transformations into an indefinite variety of coordinates to which the ‘tensor theory’ refers, all presuppose one congruence definition. The invariance of Einsteinian ‘ds’ expresses this fact. 13

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. III, SEZ. IV

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ci sono dei sistemi alternativi13 di geometria metrica,  | così che nessun sistema è più fondamentale dell’altro. La nostra epoca cosmica presente è formata da una società ‘elettromagnetica’, che è una società più speciale contenuta nella società geometrica. In questa società si ottengono delle caratteristiche definitorie ancor più speciali. Queste caratteristiche presuppongono quelle delle due società più ampie, all’interno delle quali è contenuta la società ‘elettromagnetica’. Ma nella società ‘elettromagnetica’ l’ambiguità riguardo alla importanza relativa delle famiglie concorrenti di linee rette (se ci sono tali famiglie concorrenti) e l’ambiguità riguardo alla importanza relativa delle definizioni di congruenza concorrenti, sono determinate in favore di una sola famiglia e di una sola14 definizione di congruenza. Questa determinazione è attuata da un insieme aggiuntivo di relazioni fisiche in tutta la società. Ma questo insieme ha perso il suo carattere meramente sistematico perché costituisce i nostri dintorni. Queste relazioni implicano delle componenti che sono l’espressione di certe diversità individuali, e identità fra le occasioni che sono i membri del nesso. Ma queste diversità e identità sono correlate secondo una legge sistematica esprimibile nei termini delle misurazioni sistematiche derivate dal nesso geometrico. Arriviamo qui alla nozione delle quantità fisiche che variano da individuo a individuo; questa è la nozione della sistematizzazione delle differenze individuali, la nozione di ‘Legge’. L’esistenza di sistemi alternativi fu dimostrata da Cayley nel suo “Six Memoir on Quantics” contenuto nelle Transactions of the Royal Society, 1859. 14 Le trasformazioni in una varietà indefinita di coordinate, a cui la ‘teoria tensoriale’ si riferisce, presuppongono tutte una definizione di congruenza. L’invarianza del ‘ds’ di Einstein esprime questo fatto. 13

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It is the ideal of mathematical physicists to formulate this systematic law in its complete generality for our epoch. It is sufficient for our purposes to indicate the presumed character of this law by naming the members of the society ‘electromagnetic occasions’. Thus our present epoch is dominated by a society of electromagnetic occasions. In so far as this dominance approaches completeness, the systematic law which physics seeks is absolutely dominant. In so far as the dominance is incomplete, the obedience is a statistical fact with its corresponding lapses. The electromagnetic society exhibits the physical electromagnetic field which is the topic of physical science. The members of this nexus are the electromagnetic occasions. But in its turn, this electromagnetic society would provide no adequate order for the production of individual occasions realizing peculiar ‘intensities’ of experience unless it were pervaded by more special societies, vehicles of such order. The physical world exhibits a bewildering complexity of such societies, favouring each other, competing with each other. The most general examples of such societies are the regular trains of waves, individual electrons, protons, individual molecules, societies of molecules such as inorganic bodies, living cells, and societies of cells such as vegetable and animal bodies. | 99

Section V It is obvious that the simple classification (cf. Part I, Ch. III, Sect. II) of societies into ‘enduring objects’, ‘corpuscular societies’, and ‘non-corpuscular societies’ requires amplification. The notion of a society which includes subordinate societies and nexūs with a definite pattern of structural

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. III, SEZ. V

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È l’ideale dei fisici matematici quello di formulare questa legge sistematica nella sua generalità completa per la nostra epoca. Per i nostri scopi è sufficiente indicare il presunto carattere di questa legge chiamando i membri della società ‘occasioni elettromagnetiche’. Così la nostra epoca presente è dominata da una società di occasioni elettromagnetiche. Nella misura in cui questo dominio si avvicina alla completezza, la legge sistematica che i fisici cercano è assolutamente dominante. Nella misura in cui il dominio è incompleto, l’obbedienza è un fatto statistico con le sue corrispondenti lacune. La società elettromagnetica mostra il campo fisico elettromagnetico che è il tema della scienza fisica. I membri di questo nesso sono le occasioni elettromagnetiche. Ma, a sua volta, questa società elettromagnetica non offrirebbe un ordine adeguato per la produzione di occasioni individuali che realizzino peculiari ‘intensità’ di esperienza, a meno che non fosse pervasa da società speciali, veicoli di un tale ordine. Il mondo fisico rivela una stupefacente complessità di tali società, che si favoriscono reciprocamente e competono l’una con l’altra. Gli esempi più generali di tali società sono i treni regolari di onde, gli elettroni individuali, i protoni, le molecole individuali, le società di molecole come i corpi inorganici, le cellule viventi, e le società di cellule come i corpi vegetali e animali. | Sezione V È ovvio che la classificazione semplice (cfr. Parte I, Cap. III, Sez. II) delle società in ‘oggetti perduranti’, ‘società corpuscolari’ e ‘società non-corpuscolari’ necessita di es­ sere ampliata. Deve essere introdotta la nozione di una società che includa società subordinate e nessi con uno

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inter-relations must be introduced. Such societies will be termed ‘structured’. A structured society as a whole provides a favourable environment for the subordinate societies which it harbours within itself. Also the whole society must be set in a wider environment permissive of its continuance. Some of the component groups of occasions in a structured society can be termed ‘subordinate societies’. But other such groups must be given the wider designation of ‘subordinate nexūs’. The distinction arises because in some instances a group of occasions, such as, for example, a particular enduring entity, could have retained the dominant features of its defining characteristic in the general environment, apart from the structured society. It would have lost some features; in other words, the analogous sort of enduring entity in the general environment is, in its mode of definiteness, not quite identical with the enduring entity within the structured environment. But, abstracting such additional details from the generalized defining characteristic, the enduring object with that generalized characteristic may be conceived as independent of the structured society within which it finds itself. For example, we speak of a molecule within a living cell, because its general molecular features are independent of the environment of the cell. Thus a molecule is a subordinate society in the structured society which we call the ‘living cell’. But there may be other nexūs included in a structured society which, excepting the general systematic characteristics of the external environment, present no features capable of genetically sustaining themselves apart from the special environment provided by that structured society. It is misleading,

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. III, SEZ. V

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schema definito di interrelazioni strutturali. Tali società verranno chiamate ‘strutturate’. Una società strutturata nella sua interezza fornisce un ambiente favorevole per le società subordinate che accoglie al suo interno. Inoltre, l’intera società deve essere posta in un ambiente più ampio, che ne permetta la continuazione. Alcuni dei gruppi componenti di occasioni in una società strutturata possono essere detti ‘società subordinate’. Ma ad altri gruppi siffatti deve essere attribuita la designazione più ampia di ‘nessi subordinati’. La distinzione sorge perché in alcuni casi un gruppo di occasioni, come, per esempio, una particolare entità perdurante, potrebbe aver mantenuto i caratteri dominanti della sua caratteristica definitoria nell’ambiente generale, a prescindere dalla società strutturata. Avrebbe perso qualche carattere; in altre parole, il tipo analogo di un’entità perdurante nell’ambiente generale è, nel suo modo di definitezza, non del tutto identico all’entità perdurante all’interno dell’ambiente strutturato. Ma, astraendo tali dettagli aggiuntivi dalla caratteristica definitoria generalizzata, l’oggetto perdurante con quella caratteristica generalizzata può essere concepito come indipendente dalla società strutturata dentro cui si trova. Per esempio, parliamo di una molecola all’interno di una cellula vivente, perché i suoi caratteri molecolari generali sono indipendenti dall’ambiente della cellula. Così una molecola è una società subordinata nella società strutturata che noi chiamiamo ‘cellula vivente’. Ma ci possono essere altri nessi inclusi in una società strutturata che, fatta eccezione per i caratteri sistematici generali dell’ambiente esterno, non presentano caratteri capaci di conservarsi geneticamente senza l’ambiente speciale fornito da quella società strutturata. Perciò è fuor-

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therefore, to term such a nexus a ‘society’ when it is being considered in abstraction from the whole structured society. In such an abstraction it can be assigned no ‘social’ features. Recurring to the example of a living cell, it will be argued that the occasions composing the ‘empty’ space within the cell exhibit special features which analogous occasions outside the cell are devoid of. Thus the nexus, which is the empty space within a living cell, is called a ‘subordinate nexus’, but not a ‘subordinate society’. Molecules are structured societies, and so in all probability are separate electrons and protons. Crystals are structured societies. But gases are not structured societies in any important sense of that term; although their individual molecules are structured societies. It must be remembered that each individual occasion within a special form of society includes features which do not occur in analogous occasions  | in the external environment. The first stage of systematic investigation must always be the identification of analogies between occasions within the society and occasions without it. The second stage is constituted by the more subtle procedure of noting the differences between behaviour within and without the society, differences of behaviour exhibited by occasions which also have close analogies to each other. The history of science is marked by the vehement, dogmatic denial of such differences, until they are found out. An obvious instance of such distinction of behaviour is afforded by the notion of the deformation of the shape of an electron according to variations in its physical situation. A ‘structured society’ may be more or less ‘complex’ in respect to the multiplicity of its associated sub-societies and

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. III, SEZ. V

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viante chiamare un tale nesso una ‘società’ quando lo si considera in astrazione dall’intera società strutturata. In una tale astrazione non si possono attribuire dei caratteri ‘sociali’. Ricorrendo all’esempio di una cellula vivente, si sosterrà che le occasioni che compongono lo spazio ‘vuoto’ all’interno della cellula mostrano dei caratteri speciali di cui sono prive le occasioni analoghe al di fuori della cellula. Così il nesso, che è lo spazio vuoto all’interno di una cellula vivente, è chiamato un ‘nesso subordinato’, ma non una ‘società subordinata’. Le molecole sono società strutturate, e così con ogni probabilità lo sono anche gli elettroni e i protoni disgiunti. I cristalli sono società strutturate. Ma i gas non sono società strutturate in nessun senso importante del termine; sebbene le loro molecole siano società strutturate. Bisogna ricordare che ogni occasione individuale all’interno di una forma speciale di società include dei caratteri che non si trovano in occasioni analoghe  | nell’ambiente esterno. Il primo stadio dell’indagine sistematica deve essere sempre l’identificazione di analogie tra occasioni interne alla società e occasioni esterne ad essa. Il secondo stadio è costituito del procedimento più sottile che è il notare le differenze tra il comportamento dentro e fuori la società, differenze di comportamento manifestate da occasioni che pure hanno strette analogie l’una con l’altra. La storia della scienza è segnata dalla veemente negazione dogmatica di tali differenze, fino a quando esse non vengono scoperte. Un esempio evidente di tale distinzione di comportamento è offerto dalla nozione di deformazione della forma di un elettrone a seconda delle variazioni della sua posizione fisica. Una ‘società strutturata’ può essere più o meno ‘complessa’ rispetto alla molteplicità delle sue sotto-società e

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sub-nexūs and to the intricacy of their structural pattern. A structured society which is highly complex can be correspondingly favourable to intensity of satisfaction for certain sets of its component members. This intensity arises by reason of the ordered complexity of the contrasts which the society stages for these components. The structural relations gather intensity from this intensity in the individual experiences. Thus the growth of a complex structured society exemplifies the general purpose pervading nature. The mere complexity of givenness which procures incompatibilities has been superseded by the complexity of order which procures contrasts. Section VI The doctrine that every society requires a wider social environment leads to the distinction that a society may be more or less ‘stabilized’ in reference to certain sorts of changes in that environment. A society is ‘stabilized’ in reference to a species of change when it can persist through an environment whose relevant parts exhibit that sort of change. If the society would cease to persist through an environment with that sort of heterogeneity, then the society is in that respect ‘unstable’. A complex society which is stable provided that the environment exhibits certain features is said to be ‘specialized’ in respect to those features. The notion of ‘specialization’ seems to include both that of ‘complexity’ and that of strictly conditioned ‘stability’. An unspecialized society can survive through important changes in its environment. This means that it can take on different functions in respect to its relationship to a changing environment. In general the defining characteristic of such a

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. III, SEZ. VI

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sotto-nessi collegati e rispetto all’intreccio del loro schema strutturale. Una società strutturata che è altamente complessa può essere altrettanto favorevole all’intensità della soddisfazione per certi insiemi dei suoi membri componenti. Questa intensità sorge a causa della complessità ordinata dei contrasti che la società prepara per questi membri componenti. Le relazioni strutturali acquistano intensità da questa intensità nelle esperienze individuali. Così la crescita di una società strutturata complessa esemplifica lo scopo generale che pervade la natura. La semplice complessità della datità che procura le incompatibilità è stata sostituita dalla complessità dell’ordine che procura i contrasti. Sezione VI La dottrina per cui ogni società necessita di un ambiente sociale più ampio conduce alla distinzione che una società può essere più o meno ‘stabilizzata’ in riferimento a certi tipi di cambiamenti in quell’ambiente. Una società è ‘stabilizzata’ in riferimento a una specie di cambiamento quando può permanere in tutto un ambiente le cui parti rilevanti mostrano quel tipo di cambiamento. Se la società smettesse di permanere in un ambiente dotato di quel tipo di eterogeneità, allora la società sarebbe rispetto a ciò ‘instabile’. Una società complessa che sia stabile, ammesso che l’ambiente mostri certi caratteri, è detta essere ‘specializzata’ rispetto a quei caratteri. La nozione di ‘specializzazione’ sembra includere sia quella di ‘complessità’ sia quella di ‘stabilità’ strettamente condizionata. Una società non specializzata può sopravvivere a cambiamenti importanti nel suo ambiente. Questo significa che può assumere differenti funzioni rispetto alla sua relazione a un ambiente che cambia. In generale la carat-

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society will not include any particular determination of structural pattern. By reason of this flexibility of structural pattern, the society can adopt that special pattern adapted to the circumstances of the moment. Thus an unspecialized society is apt to be deficient in structural pattern, when viewed as a whole. | Thus in general an unspecialized society does not secure conditions favourable for intensity of satisfaction among its members, whereas a structured society with a high grade of complexity will in general be deficient in survival value. In other words, such societies will in general be ‘specialized’ in the sense of requiring a very special sort of environment. Thus the problem for Nature is the production of societies which are ‘structured’ with a high ‘complexity’, and which are at the same time ‘unspecialized’. In this way, intensity is mated with survival. Section VII There are two ways in which structured societies have solved this problem. Both ways depend on that enhancement of the mental pole, which is a factor in intensity of experience. One way is by eliciting a massive average objectification of a nexus, while eliminating the detailed diversities of the various members of the nexus in question. This method, in fact, employs the device of blocking out unwelcome detail. It depends on the fundamental truth that objectification is abstraction. It utilizes this abstraction inherent in objectification so as to dismiss the thwarting elements of a nexus into negative prehensions. At the same time the complex intensity in the structured society is supported by the massive objectifications of the many envi-

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. III, SEZ. VII

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teristica definitoria di una tale società non includerà alcuna determinazione particolare dello schema strutturale. A causa di questa flessibilità dello schema strutturale, la società può adottare quello schema speciale adattato alle circostanze del momento. Così una società non specializzata tende ad essere carente nello schema strutturale, se vista nell’insieme. | Così in generale una società non specializzata non assicura condizioni favorevoli per l’intensità della soddisfazione tra i suoi membri, mentre una società strutturata con un alto grado di complessità sarà in generale carente nel valore di sopravvivenza. In altre parole, tali società saranno in generale ‘specializzate’ nel senso di necessitare di un tipo di ambiente molto speciale. Così il problema per la natura è la produzione di società che siano ‘strutturate’, con un’elevata ‘complessità’ e allo stesso tempo ‘non specializzate’. In questo modo, l’intensità è associata alla sopravvivenza. Sezione VII Ci sono due modi in cui le società strutturate hanno risolto questo problema. Entrambi dipendono da quel potenziamento del polo mentale, che è un fattore nell’intensità dell’esperienza. Un modo è quello di ottenere una massiccia oggettivazione media di un nesso, mentre si eliminano le diversità di dettagli dei vari membri del nesso in questione. Questo metodo, infatti, utilizza l’espediente di bloccare all’esterno i dettagli indesiderati. Dipende dalla verità fondamentale che l’oggettivazione è un’astrazione. Esso utilizza questa astrazione intrinseca all’oggettivazione così da rigettare i dettagli contrastanti di un nesso nelle prensioni negative. Allo stesso tempo l’intensità complessa nella società strutturata è sostenuta dalle oggettivazioni

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ronmental nexūs, each in its unity as one nexus, and not in its multiplicity as many actual occasions. This mode of solution requires the intervention of mentality operating in accordance with the Category of Transmutation (i.e., Categoreal Obligation V). It ignores diversity of detail by overwhelming the nexus by means of some congenial uniformity which pervades it. The environment may then change indefinitely so far as concerns the ignored details – so long as they can be ignored. The close association of all physical bodies, organic and inorganic alike, with ‘presented loci’ definable15 by straight lines, suggests that this development of mentality is characteristic of the actual occasions which make up the structured societies which we know as ‘material bodies’. This close association is evidenced by the importance of ‘acceleration’ in the science of dynamics. For ‘acceleration’ is nothing else than a mode of estimating the shift from one family of ‘presented loci’ to another such family (cf. Part IV). Such mentality represents the first grade of ascent beyond the mere reproductive stage which employs nothing more than the Category of Conceptual Reproduction (i.e., Categoreal Obligation IV). There is some initiative of conceptual integration, but no originality in conceptual prehension. This initiative belongs to the Category of Transmutation, and the excluded originality belongs to the Category of Reversion. | These material bodies belong to the lowest grade of structured societies which are obvious to our gross apprehensions.

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Cf. Ch. IV of this Part and also Part IV.

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. III, SEZ. VII

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massicce dei molti nessi ambientali, ognuno considerato nella sua unità come un nesso, e non nella sua molteplicità come molte occasioni attuali. Questa modo di soluzione necessita dell’intervento di una mente che operi in accordo con la Categoria della Trasmutazione (ossia l’Obbligazione Categoriale V). Esso ignora la diversità dei dettagli sommergendo il nesso con una qualche uniformità congeniale che lo pervade. L’ambiente può allora cambiare in modo indefinito nella misura in cui questo concerne i dettagli ignorati – fintantoché essi possono essere ignorati. La stretta associazione di tutti i corpi fisici, sia organici che inorganici, con dei ‘luoghi presenziali’ definibili15 da linee rette, suggerisce che questo sviluppo dell’esserementale sia caratteristico delle occasioni attuali che costituiscono le società strutture che noi conosciamo come ‘corpi materiali’. Questa stretta associazione è documentata dall’importanza della ‘accelerazione’ nella scienza della dinamica. Perché l’‘accelerazione’ non è altro che un modo di valutare lo spostamento da una famiglia di ‘luoghi presenziali’ a un’altra tale famiglia (cfr. Parte IV). Tale essere-mentale rappresenta il primo grado di ascesa oltre lo stadio meramente riproduttivo che non utilizza niente di più della Categoria della Riproduzione Concettuale (ossia l’Obbligazione Categoriale IV). C’è qualche iniziativa di integrazione concettuale, ma non originalità nella prensione concettuale. Questa iniziativa appartiene alla Categoria della Trasmutazione, e l’originalità esclusa appartiene alla Categoria della Riconversione. | Questi corpi materiali appartengono al grado più basso delle società strutturate che sono ovvie per le nostre 15

Cfr. Cap. IV di questa Parte e anche la Parte IV.

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They comprise societies of various types of complexity – crystals, rocks, planets, and suns. Such bodies are easily the most long-lived of the structured societies known to us, capable of being traced through their individual life-histories. The second way of solving the problem is by an initiative in conceptual prehensions, i.e., in appetition. The purpose of this initiative is to receive the novel elements of the environment into explicit feelings with such subjective forms as conciliate them with the complex experiences proper to members of the structured society. Thus in each concrescent occasion its subjective aim originates novelty to match the novelty of the environment. In the case of the higher organisms, this conceptual initiative amounts to thinking about the diverse experiences; in the case of lower organisms, this conceptual initiative merely amounts to thoughtless adjustment of aesthetic emphasis in obedience to an ideal of harmony. In either ease the creative determination which transcends the occasion in question has been deflected by an impulse original to that occasion. This deflection in general originates a self-preservative reaction throughout the whole society. It may be unfortunate or inadequate; and in the case of persistent failure we are in the province of pathology. This second mode of solution also presupposes the former mode. Thus the Categories of Conceptual Reversion and of Transmutation are both called into play. Structured societies in which the second mode of solution has importance are termed ‘living’. It is obvious that a structured society may have more or less ‘life’, and that there is no absolute gap between ‘living’ and ‘non-living’ societies. For

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. III, SEZ. VII

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apprensioni grossolane. Comprendono società di vari tipi di complessità – cristalli, rocce, pianeti e soli. Tali corpi sono senza dubbio i più longevi delle società strutturate a noi conosciute, che possono essere tracciate attraverso le storie delle loro vite individuali. Il secondo modo di risolvere il problema è mediante un’iniziativa nelle prensioni concettuali, cioè, nell’appetizione. Lo scopo di questa iniziativa è ricevere i nuovi elementi dell’ambiente nei sentimenti espliciti dotati di forme soggettive tali da conciliarli con le esperienze complesse proprie dei membri delle società strutturate. Così in ogni occasione concrescente la tendenza soggettiva dà origine ad una novità che concorda con la novità dell’ambiente. Nel caso degli organismi più alti, questa iniziativa concettuale equivale a pensare alle diverse esperienze; nel caso degli organismi più bassi, questa iniziativa concettuale semplicemente equivale ad un adattamento non riflessivo dell’enfasi estetica secondo un ideale di armonia. In entrambi i casi la determinazione creativa che trascende l’occasione in questione è stata deviata da un impulso originale rispetto a quell’occasione. Tale deviazione in generale dà origine ad una reazione auto-conservatrice nell’intera società. Può essere infelice o inadeguata; e nel caso di un fallimento persistente si entra nel campo della patologia. Questa secondo modo di soluzione presuppone anche il modo precedente. Così le Categorie della Riconversione Concettuale e della Trasmutazione sono entrambe chiamate in gioco. Le società strutturate in cui il secondo modo di soluzione ha importanza vengono chiamate ‘viventi’. È evidente che una società strutturata può avere più o meno ‘vita’, e che non vi è un divario assoluto tra società ‘viventi’ e ‘non-

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certain purposes, whatever ‘life’ there is in a society may be important; and for other purposes, unimportant. A structured society in which the second mode is unimportant, and the first mode is important will be termed ‘inorganic’. In accordance with this doctrine of ‘life’, the primary meaning of ‘life’ is the origination of conceptual novelty – novelty of appetition. Such origination can only occur in accordance with the Category of Reversion. Thus a society is only to be termed ‘living’ in a derivative sense. A ‘living society’ is one which includes some ‘living occasions’. Thus a society may be more or less ‘living’, according to the prevalence in it of living occasions. Also an occasion may be more or less living according to the relative importance of the novel factors in its final satisfaction. Thus the two ways in which dominant members of structured societies secure stability amid environmental novelties are (i) elimination of diversities of detail, and (ii) origination of novelties of conceptual reaction. As the result, there is withdrawal or addition of those details of emphasis whereby the subjective aim directs the integration of prehensions in the concrescent phases of dominant members. | Section VIII 103

There is yet another factor in ‘living’ societies which requires more detached analysis. A structured society consists in the patterned intertwining of various nexūs with markedly diverse defining characteristics. Some of these nexūs are of lower types than others, and some will be of markedly higher types. There will be the ‘subservient’ nexūs and the ‘regnant’ nexūs within the same structured society. This structured society

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viventi’. Per alcuni scopi, quale vita c’è in una società può essere importante e, per altri scopi, non è importante. Una società strutturata in cui il secondo modo non è importante e il primo modo è importante sarà chiamata ‘inorganica’. In conformità con questa dottrina della ‘vita’, il significato primario di ‘vita’ è l’originazione della novità concettuale – novità di appetizione. Tale originazione può accadere solo in accordo con la Categoria della Riconversione. Così una società può essere detta ‘vivente’ solo in senso derivato. Una società vivente è una società che include alcune ‘occasioni viventi’. Così una società può essere più o meno ‘vivente’, a seconda della prevalenza in essa di occasioni viventi. Inoltre un’occasione può essere più o meno vivente a seconda dell’importanza relativa dei nuovi fattori nella sua soddisfazione finale. Così i due modi in cui i membri dominanti delle società strutturate assicurano la stabilità fra le novità ambientali sono (i) l’eliminazione delle diversità dei dettagli, e (ii) l’originazione delle novità della reazione concettuale. Come risultato, c’è l’abbandono o l’aggiunta di quei dettagli dell’enfasi per cui la tendenza soggettiva dirige l’integrazione delle prensioni nelle fasi concrescenti dei membri dominanti. | Sezione VIII C’è ancora un altro fattore nelle società ‘viventi’ che richiede un’analisi a parte. Una società strutturata consiste nell’intrecciarsi sistematico di vari nessi aventi caratteristiche definitorie considerevolmente diverse. Alcuni di questi nessi saranno di un tipo più basso di altri, e altri saranno di un tipo considerevolmente più alto. Ci saranno dei nessi ‘subordinati’ e dei nessi ‘dominanti’ all’interno della stessa società strutturata. Questa società strutturata

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will provide the immediate environment which sustains each of its sub-societies, subservient and regnant alike. In a living society only some of its nexūs will be such that the mental poles of all their members have any original reactions. These will be its ‘entirely living’ nexūs, and in practice a society is only called ‘living’ when such nexūs are regnant. Thus a living society involves nexūs which are ‘inorganic’, and nexus which are inorganic do not need the protection of the whole ‘living’ society for their survival in a changing external environment. Such nexūs are societies. But ‘entirely living’ nexūs do require such protection, if they are to survive. According to this conjectural theory, an ‘entirely living’ nexus is not a ‘society’. This is the theory of the animal body, including a unicellular body as a particular instance. A complex inorganic system of interaction is built up for the protection of the ‘entirely living’ nexūs, and the originative actions of the living elements are protective of the whole system. On the other hand, the reactions of the whole system provide the intimate environment required by the ‘entirely living’ nexūs. We do not know of any living society devoid of its subservient apparatus of inorganic societies. ‘Physical Physiology’ deals with the subservient inorganic apparatus; and ‘Psychological Physiology’ seeks to deal with ‘entirely living’ nexūs, partly in abstraction from the inorganic apparatus, and partly in respect to their response to the inorganic apparatus, and partly in regard to their response to each other. Physical Physiology has, in the last century, established itself as a unified science; Psychological Physiology is still in the process of incubation. It must be remembered that an integral living society, as we know it, not only includes the subservient inorganic ap-

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. III, SEZ. VIII

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fornirà l’ambiente immediato che sostiene ognuna delle sue sotto-società, sia subordinate che dominanti. In una società vivente solo alcuni dei suoi nessi saranno tali che i poli mentali di tutti i loro membri avranno delle reazioni originali qualsiasi. Questi saranno i suoi nessi ‘interamente viventi’ e in pratica una società è detta ‘vivente’ quando tali nessi sono dominanti. Così una società vivente implica dei nessi che sono ‘inorganici’ e i nessi che sono inorganici non hanno bisogno della protezione dell’intera società ‘vivente’ per la loro sopravvivenza in un ambiente esterno che cambia. Tali nessi sono società. Ma i nessi ‘interamente viventi’ richiedono tale protezione, se devono sopravvivere. Secondo questa teoria ipotetica, un nesso ‘interamente vivente’ non è una ‘società’. Questa è la teoria del corpo animale, che include, come esempio particolare, un corpo unicellulare. Un sistema inorganico complesso di interazione è costruito per la protezione dei nessi ‘interamente viventi’, e le azioni originanti degli elementi viventi sono a protezione dell’intero sistema. D’altro canto, le reazioni dell’intero sistema forniscono un ambiente intimo richiesto dai nessi ‘interamente viventi’. Non sappiamo di nessuna società vivente che sia priva del suo apparato subordinato di società inorganiche. La ‘fisiologia fisica’ si occupa dell’apparato inorganico subordinato e la ‘fisiologia psicologica’ cerca di occuparsi dei nessi ‘interamente viventi’, in parte facendo astrazione dall’apparato inorganico, in parte rispetto alla loro risposta all’apparato inorganico, e in parte riguardo alla loro reciproca risposta. La fisiologia fisica nell’ultimo secolo si è imposta come una scienza unificata; la fisiologia psicologica è ancora nel processo di incubazione. Bisogna ricordare che una società vivente integrale, per come la conosciamo, non include solamente l’apparato

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paratus, but also includes many living nexūs, at least one for each ‘cell’. Section IX

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It will throw light upon the cosmology of the philosophy of organism to conjecture some fundamental principles of Psychological Physiology as suggested by that cosmology and by the preceding conjectures concerning the ‘societies’ of our epoch. These principles are not necessitated by this cosmology; but they seem to be the simplest principles which are both consonant with that cosmology, and also fit the facts. | In the first instance, consider a single living cell. Such a cell includes subservient inorganic societies, such as molecules and electrons. Thus, the cell is an ‘animal body’; and we must presuppose the ‘physical physiology’ proper to this instance. But what of the individual living occasions? The first question to be asked is as to whether the living occasions, in abstraction from the inorganic occasions of the animal body, form a corpuscular sub-society, so that each living occasion is a member of an enduring entity with its personal order. In particular we may ask whether this corpuscular society reduces to the extreme instance of such a society, namely, to one enduring entity with its one personal order. The evidence before us is of course extremely slight; but so far as it goes, it suggests a negative answer to both these questions. A cell gives no evidence whatever of a single unified mentality, guided in each of its occasions by inheritance from its own past. The problem to be solved is that of a certain originality in the response of a cell to external stimulus. The

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. III, SEZ. IX

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inorganico subordinato, ma include anche molti nessi viventi, almeno uno per ogni ‘cellula’. Sezione IX Getterà luce sulla cosmologia della filosofia dell’organismo il congetturare alcuni principi fondamentali della fisiologia psicologica, per come sono suggeriti da quella cosmologia e dalle congetture precedenti riguardo alle ‘società’ della nostra epoca. Questi principi non sono necessitati da questa cosmologia, ma sembrano essere i principi più semplici che sia concordano con quella cosmologia, sia corrispondono ai fatti. | In primo luogo, si consideri una singola cellula vivente. Tale cellula include delle società inorganiche subordinate, come per esempio molecole ed elettroni. Così, la cellula è un ‘corpo animale’, e dobbiamo presupporre la ‘fisiologia fisica’ pertinente a questo caso. Ma che dire delle occasioni viventi individuali? La prima domanda da porre è se le occasioni viventi, astratte dalle occasioni inorganiche del corpo animale, formino una sotto-società corpuscolare, così che ogni occasione vivente sia un membro di una entità perdurante con il suo ordine personale. In particolare, possiamo chiederci se questa società corpuscolare si possa ridurre al caso estremo di una tale società, ossia, ad un’unica entità perdurante con il suo ordine personale unico. Le prove davanti a noi sono ovviamente estremamente deboli; ma, per quel che vale, suggeriscono una risposta negativa a entrambe queste domande. Una cellula non offre alcuna prova di una singola mentalità unificata, guidata in ognuna delle sue occasioni dall’eredità che viene dal suo stesso passato. Il problema che deve essere risolto è quello di una certa originalità nella risposta di una cellula allo

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theory of an enduring entity with its inherited mentality gives us a reason why this mentality should be swayed by its own past. We ask for something original at the moment, and we are provided with a reason for limiting originality. Life is a bid for freedom: an enduring entity binds any one of its occasions to the line of its ancestry. The doctrine of the enduring soul with its permanent characteristics is exactly the irrelevant answer to the problem which life presents. That problem is, How can there be originality? And the answer explains how the soul need be no more original than a stone. The theory of a corpuscular society, made up of many enduring entities, fits the evidence no better. The same objections apply. The root fact is that ‘endurance’ is a device whereby an occasion is peculiarly bound by a single line of physical ancestry, while ‘life’ means novelty, introduced in accordance with the Category of Conceptual Reversion. There are the same objections to many traditions as there are to one tradition. What has to be explained is originality of response to stimulus. This amounts to the doctrine that an organism is ‘alive’ when in some measure its reactions are inexplicable by any tradition of pure physical inheritance. Explanation by ‘tradition’ is merely another phraseology for explanation by ‘efficient cause’. We require explanation by ‘final cause’. Thus a single occasion is alive when the subjective aim which determines its process of concrescence has introduced a novelty of definiteness not to be found in the inherited data of its primary phase. The novelty is introduced conceptually and disturbs the inherited ‘responsive’ adjust-

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stimolo esterno. La teoria di una entità perdurante con la sua mentalità ereditata ci dà una ragione del perché questa mentalità debba essere influenzata dal proprio passato. Chiediamo qualcosa di originale al momento, e ci viene data una ragione per limitare l’originalità. La vita è un’offerta per la libertà: un’entità perdurante vincola qualsiasi sua occasione singola alla linea dei suoi antenati. La dottrina dell’anima perdurante, con i suoi caratteri permanenti, è esattamente la risposta irrilevante al problema che la vita pone. Il problema è: come può esserci originalità? E la risposta spiega come l’anima non abbia bisogno di essere niente di più originale di una pietra. La teoria di una società corpuscolare, costituita da molteplici entità perduranti, non può accordarsi meglio con l’evidenza. Si applichino le stesse obiezioni. Il fatto basilare è che la ‘durata’ è una struttura per cui un’occasione è vincolata in modo particolare ad una linea singola di antenati fisici, mentre la ‘vita’ significa novità, introdotta in accordo con la Categoria della Riconversione Concettuale. Ci sono le stesse obiezioni a molteplici tradizioni così come ad un’unica tradizione. Ciò che deve essere spiegato è l’originalità della risposta allo stimolo. Questo equivale alla dottrina per cui un organismo è ‘vivo’ quando le sue reazioni sono in qualche misura inspiegabili mediante una tradizione qualsiasi della eredità fisica pura. La spiegazione per ‘tradizione’ è semplicemente un’altra espressione per la spiegazione per ‘causa efficiente’. Richiediamo una spiegazione per ‘causa finale’. Così una singola occasione è viva quando la tendenza soggettiva che determina il suo processo di concrescenza ha introdotto una novità di definitezza che non si trova nei dati ereditati della sua fase primaria. La novità è introdotta concettualmente e disturba l’aggiustamento ‘reattivo’ ereditario del-

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ment of subjective forms. It alters the ‘values’, in the artist’s sense of that term. It follows from these considerations that in abstraction from its animal body an ‘entirely living’ nexus is not properly a society at all, since ‘life’ cannot be a defining characteristic. It is the name for originality, and not for tradition. The mere response to stimulus is characteristic of all societies whether inorganic or alive. Action and reaction are bound to|gether. The characteristic of life is reaction adapted to the capture of intensity, under a large variety of circumstances. But the reaction is dictated by the present and not by the past. It is the clutch at vivid immediacy. Section X Another characteristic of a living society is that it requires food. In a museum the crystals are kept under glass cases; in zoological gardens the animals are fed. Having regard to the universality of reactions with environment, the distinction is not quite absolute. It cannot, however, be ignored. The crystals are not agencies requiring the destruction of elaborate societies derived from the environment; a living society is such an agency. The societies which it destroys are its food. This food is destroyed by dissolving it into somewhat simpler social elements. It has been robbed of something. Thus, all societies require interplay with their environment; and in the case of living societies this interplay takes the form of robbery. The living society may, or may not, be a higher type of organism than the food which it disintegrates. But whether or no it be for the general good, life is robbery. It is at this point that with life morals become acute. The robber requires justification.

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. III, SEZ. X

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le forme soggettive. Altera i ‘valori’, nel senso che l’artista dà a quel termine. Da queste considerazioni segue che facendo astrazione dal suo corpo animale un nesso ‘interamente vivente’ non è affatto una società propriamente detta, dal momento che la ‘vita’ non può essere una caratteristica definitoria. Essa è sinonimo di originalità, e non di tradizione. La mera risposta allo stimolo è caratteristica di tutte le società, che siano inorganiche o viventi. L’azione e la reazione sono legate insieme.  | La caratteristica della vita è la reazione adattata alla conquista dell’intensità, in una grande varietà di circostanze. Ma la reazione è dettata dal presente e non dal passato. È l’afferrare la vivida immediatezza. Sezione X Un’altra caratteristica di una società vivente è che necessita di nutrimento. In un museo i cristalli sono tenuti in teche di vetro, nei giardini zoologici gli animali sono nutriti. Tenendo conto dell’universalità delle reazioni con l’ambiente, la distinzione non è affatto assoluta. Essa non può, comunque, essere ignorata. I cristalli non sono degli agenti che necessitano della distruzione di società elaborate derivate dall’ambiente; una società vivente è un tale agente. Le società che distrugge sono il suo nutrimento. Questo nutrimento viene distrutto dissolvendolo in elementi sociali in qualche modo più semplici. È stato derubato di qualcosa. Così, tutte le società richiedono l’interazione con il loro ambiente, e nel caso delle società viventi questa interazione prende la forma della rapina. La società vivente può, o meno, essere un tipo più alto di organismo rispetto al cibo che disintegra. Ma sia che lo faccia o meno per il bene generale, la vita è una rapina. È a questo punto che la morale diventa sottile. La rapina necessita di una giustificazione.

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The primordial appetitions which jointly constitute God’s purpose are seeking intensity, and not preservation. Because they are primordial, there is nothing to preserve. He, in his primordial nature, is unmoved by love for this particular, or that particular; for in this foundational process of creativity, there are no preconstituted particulars. In the foundations of his being, God is indifferent alike to preservation and to novelty. He cares not whether an immediate occasion be old or new, so far as concerns derivation from its ancestry. His aim16 for it is depth of satisfaction as an intermediate step towards the fulfillment of his own being. His tenderness is directed towards each actual occasion, as it arises. Thus God’s purpose in the creative advance is the evocation of intensities. The evocation of societies is purely subsidiary to this absolute end. The characteristic of a living society is that a complex structure of inorganic societies is woven together for the production of a non-social nexus characterized by the intense physical experiences of its members. But such an experience is derivate from the complex order of the material animal body, and not from the simple ‘personal order’ of past occasions with analogous experience. There is intense experience without the shackle of reiteration from the past. This is the condition for spontaneity of conceptual reaction. The conclusion to be drawn from this argument is that life is a characteristic of ‘empty space’ and not of space ‘occupied’ by any corpuscular society. In a nexus of living occasions, there is

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Cf. Part V.

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. III, SEZ. X

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Le appetizioni primordiali che costituiscono congiuntamente lo scopo di Dio stanno cercando intensità, e non conservazione. Poiché esse sono primordiali, non vi è niente da conservare. Egli, nella sua natura primordiale, non è mosso dall’amore per questo o per quel particolare; poiché nel suo processo di fondazione della creatività non ci sono particolari precostituiti. Nei fondamenti del suo essere, Dio è ugualmente indifferente rispetto alla conservazione e alla novità. Non gli interessa se una occasione immediata sia vecchia o nuova, per quanto riguarda la derivazione dai suoi antenati. Il suo scopo16 per essa è la profondità della soddisfazione come uno stadio intermedio verso il compimento dell’essere proprio di Dio. La sua tenerezza è diretta verso ogni occasione attuale, non appena compare. Così lo scopo di Dio nell’avanzamento creativo è l’evocazione delle intensità. L’evocazione delle società è puramente sussidiaria a questo fine assoluto. La caratteristica di una società vivente è che una struttura complessa di società inorganiche è intrecciata insieme per la produzione di un nesso non-sociale caratterizzato dalle esperienze fisiche intense dei suoi membri. Ma una tale esperienza deriva dall’ordine complesso del corpo animale materiale e non dal semplice ‘ordine personale’ delle occasioni passate dotate di esperienza analoga. C’è un’esperienza intensa senza le restrizioni della ripetizione che viene dal passato. Questa è la condizione per la spontaneità della reazione concettuale. La conclusione da trarre da questo ragionamento è che la vita è una caratteristica dello ‘spazio vuoto’ e non dello spazio ‘occupato’ da una qualche società corpuscolare. In un nesso di occasioni viventi, c’è 16

Cfr. Parte V.

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a certain social deficiency. Life lurks in the interstices of each living cell, and in the in|terstices of the brain. In the history of a living society, its more vivid manifestations wander to whatever quarter is receiving from the animal body an enormous variety of physical experience. This experience, if treated inorganically, must be reduced to compatibility by the normal adjustments of mere responsive reception. This means the dismissal of incompatible elements into negative prehensions. The complexity of the animal body is so ordered that in the critical portions of its interstices the varied datum of physical experience is complex, and on the edge of a compatibility beyond that to be achieved by mere inorganic treatment. A novel conceptual prehension disturbs the subjective forms of the initial responsive phase. Some negative prehensions are thus avoided, and higher contrasts are introduced into experience. So far as the functioning of the animal body is concerned, the total result is that the transmission of physical influence, through the empty space within it, has not been entirely in conformity with the physical laws holding for inorganic societies. The molecules within an animal body exhibit certain peculiarities of behaviour not to be detected outside an animal body. In fact, living societies illustrate the doctrine that the laws of nature develop together with societies which constitute an epoch. There are statistical expressions of the prevalent types of interaction. In a living cell, the statistical balance has been disturbed. The connection of ‘food’ with ‘life’ is now evident. The highly complex inorganic societies required for the structure of a cell, or other living body, lose their stability amid the di-

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. III, SEZ. X

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una certa carenza sociale. La vita si annida negli interstizi di ogni cellula vivente, e negli interstizi  | del cervello. Nella storia di una società vivente, le sue manifestazioni più vivide si volgono verso qualsiasi parte stia ricevendo dal corpo animale un’enorme varietà di esperienza fisica. Questa esperienza, se trattata inorganicamente, deve essere ricondotta alla compatibilità mediante gli adattamenti normali della mera ricezione reattiva. Questo significa il rigetto degli elementi incompatibili nelle prensioni negative. La complessità del corpo animale è ordinata in modo tale che nei punti critici dei suoi interstizi il dato variabile dell’esperienza fisica è complesso, e sull’orlo di una compatibilità che è oltre quella che deve essere raggiunta da un semplice trattamento inorganico. Una prensione concettuale nuova disturba le forme soggettive della fase reattiva iniziale. Alcune prensioni negative sono così evitate, e dei contrasti più alti vengono introdotti nell’esperienza. Per quanto riguarda il funzionamento del corpo animale, il risultato totale è che la trasmissione dell’influenza fisica, per mezzo dello spazio vuoto al suo interno, non è del tutto conforme alle leggi fisiche che valgono per le società inorganiche. Le molecole all’interno di un corpo animale mostrano certe particolarità di comportamento che non si notano al di fuori del corpo animale. Infatti, le società viventi esemplificano la dottrina per cui le leggi della natura si sviluppano insieme alle società che costituiscono un’epoca. Ci sono delle espressioni statistiche dei tipi prevalenti di interazione. In una cellula vivente, l’equilibrio statistico è stato disturbato. La connessione del ‘nutrimento’ con la ‘vita’ è ora evidente. Le società inorganiche altamente complesse, necessarie per la struttura di una cellula, o di un altro corpo

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versity of the environment. But, in the physical field of empty space produced by the originality of living occasions, chemical dissociations and associations take place which would not otherwise occur. The structure is breaking down and being repaired. The food is that supply of highly complex societies from the outside which, under the influence of life, will enter into the necessary associations to repair the waste. Thus life acts as though it were a catalytic agent. The short summary of this account of a living cell is as follows: (i) an extremely complex and delicately poised chemical structure; (ii) for the occasions in the interstitial ‘empty’ space a complex objective datum derived from this complex structure; (iii) under normal ‘responsive’ treatment, devoid of originality, the complex detail reduced to physical simplicity by negative prehensions; (iv) this detail preserved for positive feeling by the emotional and purposive readjustments produced by originality of conceptual feeling (appetition); (v) the physical distortion of the field, leading to instability of the structure; (vi) the structure accepting repair by food from the environment. Section XI

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The complexity of nature is inexhaustible. So far we have argued that the nature of life is not to be sought by its identification with some society of  | occasions, which are living in virtue of the defining characteristic of that society. An ‘entirely living’ nexus is, in respect to its life, not social. Each member of the nexus derives the necessities of its being from its

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. III, SEZ. XI

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vivente, perdono la loro stabilità nella diversità dell’ambiente. Ma, nel campo fisico dello spazio vuoto prodotto dall’originalità delle occasioni viventi, le dissociazioni e associazioni chimiche che hanno luogo non potrebbero accadere altrimenti. La struttura è abbattuta ed è ricostruita. Il nutrimento è il rifornimento dall’esterno delle società altamente complesse che, sotto l’influenza della vita, entrerà nelle associazioni necessarie per ricostruire la devastazione. Così la vita agisce come se fosse un agente catalitico. Il riassunto sintetico di questa descrizione della cellula vivente è il seguente: (i) una struttura chimica estremamente complessa e in equilibrio delicato; (ii) per le occasioni nello spazio ‘vuoto’ degli interstizi, un dato oggettivo complesso derivato dalla sua struttura complessa; (iii) dal punto di vista del trattamento ‘reattivo’ normale, privo di originalità, il dettaglio complesso ridotto alla semplicità fisica dalle prensioni negative; (iv) questo dettaglio conservato per il sentimento positivo dai riadattamenti emozionali e intenzionali che sono prodotti dall’originalità del sentimento concettuale (appetizione); (v) la distorsione fisica del campo, che conduce all’instabilità della struttura; (vi) la struttura che accetta di essere riparata dal cibo che viene dall’ambiente. Sezione XI La complessità della natura è inesauribile. Fin qui abbiamo sostenuto che la natura della vita non deve essere cercata nella sua identificazione con qualche società di  | occasioni, che sono viventi in virtù della caratteristica definitoria di quella società. Un nesso ‘interamente vivente’ non è sociale rispetto alla sua vita. Ogni membro del nesso trae le necessità del suo essere dalle sue prensioni del suo

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prehensions of its complex social environment; by itself the nexus lacks the genetic power which belongs to ‘societies’. But a living nexus, though non-social in virtue of its ‘life’, may support a thread of personal order along some historical route of its members. Such an enduring entity is a ‘living person’. It is not of the essence of life to be a living person. Indeed a living person requires that its immediate environment be a living, non-social nexus. The defining characteristic of a living person is some definite type of hybrid prehensions transmitted from occasion to occasion of its existence. The term ‘hybrid’ is defined more particularly in Part III. It is sufficient to state here that a ‘hybrid’ prehension is the prehension by one subject of a conceptual prehension, or of an ‘impure’ prehension, belonging to the mentality of another subject. By this transmission the mental originality of the living occasions receives a character and a depth. In this way originality is both ‘canalized’ – to use Bergson’s word – and intensified. Its range is widened within limits. Apart from canalization, depth of originality would spell disaster for the animal body. With it, personal mentality can be evolved, so as to combine its individual originality with the safety of the material organism on which it depends. Thus life turns back into society: it binds originality within bounds, and gains the massiveness due to reiterated character. In the case of single cells, of vegetation, and of the lower forms of animal life, we have no ground for conjecturing living personality. But in the case of the higher animals there is central direction, which suggests that in their case each animal

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. III, SEZ. XI

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ambiente sociale complesso; in se stesso il nesso manca del potere genetico che appartiene alle ‘società’. Ma un nesso vivente, benché non sia sociale in virtù della sua ‘vita’, può sostenere un filone di ordine personale lungo qualche tragitto storico dei suoi membri. Una tale entità perdurante è una ‘persona vivente’. Non appartiene all’essenza della vita l’essere una persona vivente. In verità una persona vivente necessita che il suo ambiente immediato sia un nesso vivente non-sociale. La caratteristica definitoria di una persona vivente è un certo tipo definito di prensioni ibride trasmesse da un’occasione all’altra della sua esistenza. Il termine ‘ibrido’ è definito in modo più particolareggiato nella Parte III. Qui è sufficiente dire che una prensione ‘ibrida’ è la prensione, da parte di un soggetto, di una prensione concettuale, o di una prensione ‘impura’, che appartiene all’essere-mentale di un altro soggetto. Con questa trasmissione l’originalità mentale delle occasioni viventi riceve un carattere e una profondità. In questo modo l’originalità è sia ‘incanalata’– per usare un termine di Bergson – sia intensificata. La sua portata si amplia entro certi limiti. Senza essere incanalata, la profondità dell’originalità comporterebbe un disastro per il corpo animale. Con essa, l’essere-mentale personale può evolvere, così da combinare la sua originalità individuale con la sicurezza dell’organismo materiale da cui dipende. Così la vita ritorna nella società: essa vincola l’originalità entro certi confini e guadagna la solidità dovuta al carattere reiterato. Nel caso delle singole cellule, della vegetazione, e delle forme più basse di vita, non abbiamo una ragione per ipotizzare una personalità vivente. Ma nel caso degli animali più alti vi è una direzione centrale, che suggerisce che nel loro caso ogni corpo animale ospiti una persona vivente,

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body harbours a living person, or living persons. Our own self-consciousness is direct awareness of ourselves as such persons.17 There are limits to such unified control, which indicate dissociation of personality, multiple personalities in successive alternations, and even multiple personalities in joint possession. This last case belongs to the pathology of religion, and in primitive times has been interpreted as demoniac possession. Thus, though life in its essence is the gain of intensity through freedom, yet it can also submit to canalization and so gain the massiveness of order. But it is not necessary merely to presuppose the drastic case of personal order. We may conjecture, though without much evidence, that even in the lowest form of life the entirely living nexus is canalized into some faint form of mutual conformity. Such conformity amounts to social order depending on hybrid prehensions of originalities in the mental poles of the antecedent members of the nexus. The survival power, arising from adaptation and regeneration, is thus explained. Thus life is a passage from physical order to pure mental originality, and from  | pure mental originality to canalized mental originality. It must also be noted that the pure mental originality works by the canalization of relevance arising from the primordial nature of God. Thus an originality in the temporal world is conditioned, though not determined, by an initial subjective aim supplied the ground of all order and of all originality.

This account of a living personality requires completion by reference to its objectification in the consequent nature of God. Cf. Part V, Ch. II. 17

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. III, SEZ. XI

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o delle persone viventi. La nostra stessa autocoscienza è una consapevolezza diretta di noi stessi come tali persone.17 Ci sono dei limiti a tale controllo unificato, che indicano una dissociazione di personalità, delle personalità multiple che si alternano in successione, e persino delle personalità multiple possedute simultaneamente. Questo ultimo caso appartiene alla patologia della religione, e nei tempi primitivi è stato interpretato come una possessione demoniaca. Così, sebbene la vita nella sua essenza sia un guadagno dell’intensità mediante la libertà, tuttavia può anche sottomettersi all’essere incanalata e così guadagnare la compattezza dell’ordine. Ma non è necessario solamente presupporre il caso drastico dell’ordine personale. Possiamo ipotizzare, sebbene senza grandi prove, che persino nelle forme più basse della vita il nesso interamente vivente sia incanalato in qualche debole forma di conformità reciproca. Tale conformità equivale all’ordine sociale che dipende dalle prensioni ibride delle originalità nei poli mentali dei membri antecedenti del nesso. Si spiega così il potere della sopravvivenza, che sorge dall’adattamento e dalla rigenerazione. Così la vita è un passaggio dall’ordine fisico all’originalità mentale pura, e dalla | originalità mentale pura alla originalità mentale incanalata. Bisogna anche notare che la pura originalità mentale opera mediante l’incanalamento della rilevanza che sorge dalla natura primordiale di Dio. Così un’originalità nel mondo temporale è condizionata, benché non determinata, da una tendenza soggettiva iniziale fornita dal fondamento di ogni ordine e di ogni originalità. Questa descrizione di una personalità vivente necessita di essere completata in riferimento alla sua oggettivazione nella natura conseguente di Dio. Cfr. Parte V, Cap. II. 17

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Finally, we have consider the type of structured society which gives rise to the traditional body-mind problem. For example, human mentality is partly the outcome of the human body, partly the single directive agency of the body, partly a system of cogitations which have a certain irrelevance to the physical relationships of the body. The Cartesian philosophy is based upon the seeming fact – the plain fact – of one body and one mind, which are two substances in causal association. For the philosophy of organism the problem is transformed. Each actuality is essentially bipolar, physical and mental, and the physical inheritance is essentially accompanied by a conceptual reaction partly conformed to it, and partly introductory of a relevant novel contrast, but always introducing emphasis, valuation, and purpose. The integration of the physical and mental side into a unity of experience is a self-formation which is a process of concrescence, and which by the principle of objective immortality characterizes the creativity which transcends it. So though mentality is non-spatial, mentality is always a reaction from, and integration with, physical experience which is spatial. It is obvious that we must not demand another mentality presiding over these other actualities (a kind of Uncle Sam, over and above all the U.S. citizens). All the life in the body is the life of the individual cells. There are thus millions upon millions of centres of life in each animal body. So what needs to be explained is not dissociation of personality but unifying control, by reason of which we not only have unified behaviour, which can be observed by others, but also consciousness of a unified experience. A good many actions do not seem to be due to the unifying control, e.g., with proper stimulants a heart can be made to

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Infine, dobbiamo considerare il tipo di società strutturata che solleva il tradizionale problema corpo-mente. Per esempio, l’essere-mentale dell’uomo è in parte il risultato del corpo umano, in parte l’agente direttivo unico del corpo, e in parte un sistema di cogitazioni che hanno una certa irrilevanza rispetto alle relazioni fisiche del corpo. La filosofia cartesiana si basa sul fatto evidente – il semplice dato di fatto – di un corpo e una mente, che sono due sostanze in un’associazione causale. Per la filosofia dell’organismo il problema è trasformato. Ogni attualità è essenzialmente bipolare, fisica e mentale, e l’eredità fisica è essenzialmente accompagnata da una reazione concettuale che in parte è conforme ad essa, e in parte introduce un nuovo contrasto rilevante, ma sempre per l’introduzione di enfasi, valutazione e scopo. L’integrazione del lato fisico e di quello mentale in un’unità di esperienza è un’auto-formazione, che è un processo di concrescenza, e che per il principio dell’oggettività immortale caratterizza la creatività che lo trascende. Così, benché l’essere-mentale non sia spaziale, è sempre una reazione da, e una integrazione con, l’esperienza fisica che è spaziale. È ovvio che non dobbiamo richiedere che un altro essere-mentale presieda a queste altre attualità (una specie di zio Sam, che sia al di sopra di tutti i cittadini statunitensi). Tutta la vita del corpo è la vita delle cellule individuali. Ci sono così milioni di milioni di centri di vita in ogni corpo animale. Quindi ciò che necessita di essere spiegato non è la dissociazione della personalità, ma il controllo unificatore, per cui noi non solo abbiamo un comportamento unificato, che può essere osservato dagli altri, ma anche la coscienza di un’esperienza unificata. Moltissime azioni non sembrano essere dovute al controllo unificatore. Ad esempio, con degli stimolatori ade-

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go on beating after it has been taken out of the body. There are centres of reaction and control which cannot be identified with the centre of experience. This is still more so with insects. For example, worms and jellyfish seem to be merely harmonized cells, very little centralized; when cut in two, their parts go on performing their functions independently. Through a series of animals we can trace a progressive rise into a centrality of control. Insects have some central control; even in man, many of the body’s actions are done with some independence, but with an organ of central control of very high-grade character in the brain. The state of things, according to the philosophy of organism, is very different from the Scholastic view of St. Thomas Aquinas, of the mind as informing the body. The living body is a coordination of high-grade actual occasions; but in a living body of a low type the occasions are much nearer to a democracy. In a living body of a high type there are grades of occa|sions so coordinated by their paths of inheritance through the body, that a peculiar richness of inheritance is enjoyed by various occasions in some parts of the body. Finally, the brain is coordinated so that a peculiar richness of inheritance is enjoyed now by this and now by that part; and thus there is produced the presiding personality at that moment in the body. Owing to the delicate organization of the body, there is a returned influence, an inheritance of character derived from the presiding occasion and modifying the subsequent occasions through the rest of the body. We must remember the extreme generality of the notion of an enduring object – a genetic character inherited through a

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guati un cuore può continuare a battere dopo essere stato estratto dal corpo. Ci sono dei centri di reazione e di controllo che non possono essere identificati con il centro dell’esperienza. Questo vale ancor di più per gli insetti. Per esempio, i vermi e le meduse sembrano essere semplicemente delle cellule armonizzate, molto poco centralizzate; quando si tagliano in due, le loro parti continuano a eseguire indipendentemente le loro funzioni. Attraverso una serie di animali possiamo rintracciare una progressiva crescita in una centralità del controllo. Gli insetti hanno un qualche controllo centrale; persino nell’uomo, molte delle azioni del corpo sono fatte con una certa indipendenza, ma con un organo di controllo centrale di carattere molto alto nel cervello. Lo stato delle cose, secondo la filosofia dell’organismo, è molto differente dal punto di vista scolastico di San Tommaso D’Acquino, della mente che informa il corpo. Il corpo vivente è una coordinazione di occasioni attuali di alto grado; ma in un corpo vivente di un basso tipo le occasioni sono molto più vicine ad una democrazia. In un corpo vivente di tipo alto ci sono dei livelli di occasioni  | così coordinate per loro linee ereditarie attraverso il corpo che una peculiare ricchezza particolare di eredità è goduta da varie occasioni in diverse parti del corpo. Infine, il cervello è coordinato così che una peculiare ricchezza di eredità è goduta ora da questa parte e ora da quella; e così si produce la personalità che presiede al corpo in quel momento. A causa della delicata organizzazione del corpo, c’è un’influenza di ritorno, un’eredità del carattere che deriva dall’occasione che presiede e modifica le occasioni seguenti nel resto del corpo. Dobbiamo ricordare l’estrema generalità della nozione di oggetto perdurante – un carattere genetico ereditato

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historic route of actual occasions. Some kinds of enduring objects form material bodies, others do not. But just as the difference between living and non-living occasions is not sharp, but more or less, so the distinction between an enduring object which is an atomic material body and one which is not is again more or less. Thus the question as to whether to call an enduring object a transition of matter or of character is very much a verbal question as to where you draw the line between the various properties (cf. the way in which the distinction between matter and radiant energy has now vanished). Thus in an animal body the presiding occasion, if there be one, is the final node, or intersection, of a complex structure of many enduring objects. Such a structure pervades the human body. The harmonized relations of the parts of the body constitute this wealth of inheritance into a harmony of contrasts, issuing into intensity of experience. The inhibitions of opposites have been adjusted into the contrasts of opposites. The human mind is thus conscious of its bodily inheritance. There is also an enduring object formed by the inheritance from presiding occasion to presiding occasion. This endurance of the mind is only one more example of the general principle on which the body is constructed. This route of presiding occasions probably wanders from part to part of the brain, dissociated from the physical material atoms. But central personal dominance is only partial, and in pathological cases is apt to vanish. |

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attraverso un tragitto storico di occasioni attuali. Alcuni tipi di oggetti perduranti formano dei corpi materiali, altri no. Ma così come la differenza tra occasioni viventi e non viventi non è netta, ma approssimativa, così la distinzione tra un oggetto perdurante che è un corpo materiale atomico e uno che non lo è anche in questo caso approssimativa. Così il problema se chiamare un oggetto perdurante una transizione della materia o del carattere è più che altro un problema linguistico rispetto al punto in cui tracciare la linea di distinzione tra le varie proprietà (cfr. il modo in cui la distinzione tra materia ed energia radiante è ora svanita). Così in un corpo animale l’occasione che presiede, se ce ne è solo una, è il nodo finale, o l’intersezione, di una struttura complessa di molti oggetti perduranti. Una tale struttura pervade il corpo umano. Le relazioni armonizzate delle parti del corpo costituiscono la ricchezza dell’ereditarietà nell’armonia dei contrasti, che culmina nell’intensità dell’esperienza. Le inibizioni degli opposti sono state adattate nei contrasti degli opposti. La mente umana è così cosciente della sua eredità corporea. C’è anche un oggetto perdurante formato dall’eredità che proviene da un’occasione che presiede all’altra. Questo perdurare della mente è solo uno dei molti esempi del principio generale su cui il corpo è costruito. Questo tragitto di occasioni che presiedono probabilmente vaga da una parte all’altra del cervello, dissociato dagli atomi fisici materiali. Ma il predominio personale centrale è solo parziale, e nei casi patologici tende a svanire. |

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Chapter IV Organisms and Environment Section I So far the discussion has chiefly concentrated upon the discrimination of the modes of functioning which in germ, or in mere capacity, are represented in the constitution of each actual entity. The presumption that there is only one genus of actual entities constitutes an ideal of cosmological theory to which the philosophy of organism endeavours to conform. The description of the generic character of an actual entity should include God, as well as the lowliest actual occasion, though there is a specific difference between the nature of God and that of any occasion. Also the differences between actual occasions, arising from the characters of their data, and from the narrowness and widths of their feelings, and from the comparative importance of various stages, enable a classification to be made whereby these occasions are gathered into various types. From the metaphysical standpoint these types are not to be sharply discriminated; as a matter of empirical observation, the occasions do seem to fall into fairly distinct classes. The character of an actual entity is finally governed by its datum; whatever be the freedom of feeling arising in the concrescence, there can be no transgression of the limitations of capacity inherent in the datum. The datum both limits and supplies. It follows from this doctrine that the character of an organism depends on that of its environment. But the char-

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Capitolo IV Organismi e ambiente Sezione I Finora la discussione si è concentrata principalmente sulla discriminazione dei modi di funzionamento che in germe, o come semplice capacità, sono rappresentati nella costituzione di ogni entità attuale. Il presupposto che ci sia solo un genere di entità attuale costituisce un ideale della teoria cosmologica a cui la filosofia dell’organismo tenta di conformarsi. La descrizione del carattere generico di un’entità attuale dovrebbe includere Dio, così come le occasioni attuali più basse, benché vi sia una differenza specifica tra la natura di Dio e quella di un’occasione qualsiasi. Anche le differenze tra occasioni attuali, che sorgono dai caratteri dei loro dati, e dalla ristrettezza e dalle ampiezze dei loro sentimenti, e dall’importanza comparativa dei vari stadi, rendono possibile fare una classificazione, per mezzo della quale queste occasioni sono raggruppate in vari tipi. Dal punto di vista metafisico questi tipi non sono nettamente distinti; come dato dell’osservazione empirica, le occasioni sembrano appartenere a classi abbastanza distinte. Il carattere di un’entità attuale è infine governato dal suo dato; quale che sia la libertà di un sentimento che sorge dalla concrescenza, non ci può essere una trasgressione dei limiti della capacità che inerisce al dato. Il dato limita e provvede. Consegue da questa dottrina che il carattere di un organismo dipende da quello del suo ambiente. Ma

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acter of an environment is the sum of the characters of the various societies of actual entities which jointly constitute that environment; although it is pure assumption that every environment is completely overrun by societies of entities. Spread through the environment there may be many entities which cannot be assigned to any society of entities. The societies in an environment will constitute its orderly element, and the non-social actual entities will constitute its element of chaos. There is no reason, so far as our knowledge is concerned, to conceive the actual world as purely orderly, or as purely chaotic. Apart from the reiteration gained from its societies, an environment does not provide the massiveness of emphasis capable of dismissing its contrary elements into negative prehensions. Any ideal of depth of satisfaction, arising from the combination of narrowness and width, can only be achieved through adequate order. In proportion to the chaos there is triviality. There are different types of order; and it is not true that in pro|portion to the orderliness there is depth. There are various types of order, and some of them provide more trivial satisfaction than do others. Thus, if there is to be progress beyond limited ideals, the course of history by way of escape must venture along the borders of chaos in its substitution of higher for lower types of order. The immanence of God gives reason for the belief that pure chaos is intrinsically impossible. At the other end of the scale, the immensity of the world negatives the belief that any state of order can be so established that beyond it there can be no progress. This belief in a final order, popular in religious and philosophic thought, seems to be due to the prevalent

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. IV, SEZ. I

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il carattere di un ambiente è la somma dei caratteri delle varie società di entità attuali che insieme costituiscono quell’ambiente, benché sia una pura assunzione quella che ogni ambiente sia completamente occupato da società di entità. Sparse nell’ambiente, ci possono essere molteplici entità che non sono assegnate ad alcuna società di entità. Le società in un ambiente costituiranno il suo elemento ordinato e le entità attuali non-sociali costituiranno il suo elemento di caos. Per quanto ne sappiamo, non c’è ragione di concepire il mondo attuale come puramente ordinato o come puramente caotico. Senza la reiterazione ottenuta dalle sue società, un ambiente non fornisce la compattezza dell’enfasi che è in grado di rigettare gli elementi contrari nelle prensioni negative. Qualsiasi ideale di profondità di soddisfazione, che sorge dalla combinazione di ristrettezza e ampiezza, può essere raggiunto attraverso un ordine adeguato. In proporzione al caos c’è la banalità. Ci sono tipi diversi di ordine, e non è vero che in proporzione | all’ordine c’è profondità. Ci sono vari tipi di ordine, e alcuni di loro offrono una soddisfazione più banale di quanto facciano altri. Così, se ci deve essere un progresso che vada oltre degli ideali limitati, il corso della storia deve avventurarsi, per mezzo della fuga, lungo i confini del caos, nella sua sostituzione dei tipi di ordine più bassi con quelli più alti. L’immanenza di Dio offre una giustificazione alla credenza per cui il puro caos è intrinsecamente impossibile. All’estremo opposto, l’immensità del mondo smentisce la credenza per cui ogni stato di ordine può essere così stabile da non ammettere alcun progresso al di là di sé. Questa credenza in un ordine finale, comune nel pensiero religioso e scientifico, sembra essere dovuta alla fallacia prevalente per cui tutti i tipi di serialità implicano neces-

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fallacy that all types of seriality necessarily involve terminal instances. It follows that Tennyson’s phrase, … one far-off divine event To which the whole creation moves,

presents a fallacious conception of the universe. An actual entity must be classified in respect to its ‘satisfaction’, and this arises out of its datum by the operations constituting its ‘process’. Satisfactions can be classified by reference to ‘triviality’, ‘vagueness’, ‘narrowness’, ‘width’. Triviality and vagueness are characteristics in the satisfaction which have their origins respectively in opposed characteristics in the datum. Triviality arises from lack of coordination in the factors of the datum, so that no feeling arising from one factor is reinforced by any feeling arising from another factor. In other words, the specific constitution of the actual entity in question is not such as to elicit depth of feeling from contrasts thus presented. Incompatibility has predominated over contrast. Then the process can involve no coordinating intensification either from a reinforced narrowness, or from enhancement of relevance due to the higher contrasts derived from harmonized width. Triviality is due to the wrong sort of width; that is to say, it is due to width without any reinforced narrowness in its higher categories. Harmony is this combination of width and narrowness. Some narrow concentration on a limited set of effects is essential for depth; but the difference arises in the levels of the categories of contrast involved. A high category involves unplumbed potentiality for the realization of depth

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. IV, SEZ. I

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sariamente dei casi limite. Ne consegue che l’espressione di Tennyson: lontano evento divino a cui tende l’intero creato28

offre una concezione fallace dell’universo. Un’entità attuale deve essere classificata rispetto alla sua ‘soddisfazione’, e questa sorge dal suo dato mediante le operazioni che ne costituiscono il ‘processo’. La soddisfazione può essere classificata in riferimento alla ‘banalità’, ‘vaghezza’, ‘ristrettezza’, ‘ampiezza’. La banalità e la vaghezza sono delle caratteristiche nella soddisfazione che hanno la loro origine rispettivamente nelle caratteristiche opposte nel dato. La banalità sorge dalla mancanza di coordinazione nei fattori del dato, così che nessun sentimento che sorge da un fattore è rinforzato da qualche sentimento che sorge da un altro fattore. In altre parole, la costituzione specifica dell’entità attuale in questione non è tale da suscitare una profondità di sentimento che provenga dai contrasti presentati in questo modo. L’incompatibilità ha predominato sul contrasto. Allora il processo non può implicare una intensificazione coordinante, né a partire da una ristrettezza reiterata, né da un aumento di rilevanza dovuto agli alti contrasti che derivano dalla ampiezza armonizzata. La banalità è dovuta al tipo sbagliato di ampiezza; vale a dire alla ampiezza senza alcuna ristrettezza rinforzata nelle sue categorie più alte. L’armonia è questa combinazione di ampiezza e ristrettezza. Qualche concentrazione ristretta su un gruppo limitato di effetti è essenziale per la profondità, ma la differenza sorge ai livelli delle categorie di contrasto implicate. Una categoria alta implica una potenzialità non provata della realizzazione della profondità nelle sue componenti più basse. Così la

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in its lower components. Thus ‘triviality’ arises from excess of incompatible differentiation. On the other hand, ‘vagueness’ is due to excess of identification. In the datum the objectifications of various actual entities are replicas with faint coordinations of perspective contrast. Under these conditions the contrasts between the various objectifications are faint, and there is deficiency in supplementary feeling discriminating the objects from each other. There can thus be intensive narrowness in the prehension of the whole nexus, by reason of the common character, combined with vagueness, which is the irrelevance of the differences between the definite actual entities of the nexus. The objectified entities reinforce each other by their | likeness. But there is lack of differentiation among the component objectifications owing to the deficiency in relevant contrasts. In this way a group of actual entities contributes to the satisfaction as one extensive whole. It is divisible but the actual divisions, and their sporadic differences of character, have sunk into comparative irrelevance beside the one character belonging to the whole and any of its parts. By reason of vagueness, many count as one, and are subject to indefinite possibilities of division into such multifold unities. When there is such vague prehension, the differences between the actual entities so prehended are faint chaotic factors in the environment, and have thereby been relegated to irrelevance. Thus vagueness is an essential condition for the narrowness which is one condition for depth of relevance. It enables a background to contribute its relevant quota, and it enables a social group in the foreground to gain concentrated relevance for its community of character. The right chaos, and

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. IV, SEZ. I

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‘banalità’ sorge dall’eccesso della differenziazione incompatibile. D’altro canto, la ‘vaghezza’ è dovuta all’eccesso di identificazione. Nel dato le oggettivazioni delle varie entità attuali sono delle copie dotate delle coordinazioni deboli del contrasto prospettico. A queste condizioni, i contrasti tra le varie oggettivazioni sono deboli, e c’è una mancanza nel sentimento aggiuntivo che discrimina gli oggetti l’uno dall’altro. Ci può essere così una ristrettezza intensiva nella prensione dell’intero nesso, a causa del carattere comune, insieme alla vaghezza, che è l’irrilevanza delle differenze tra le entità attuali definite del nesso. Le entità oggettivate si rinforzano reciprocamente con la loro | somiglianza. Ma c’è una mancanza di differenziazione tra le oggettivazioni componenti che appartengono alla carenza di contrasti rilevanti. In questo modo un gruppo di entità attuali contribuisce alla soddisfazione come fosse un intero estensionale. È divisibile, ma le divisioni attuali, e le loro differenze sporadiche di carattere, sono sprofondate nell’irrilevanza comparativa, a parte quel carattere che appartiene al tutto e a qualsiasi sua parte. A causa della vaghezza, molti contano come uno, e sono soggetti a possibilità indefinite di divisione in tali unità multiformi. Quando c’è tale prensione vaga, le differenze tra le entità attuali così prese sono dei fattori caotici, deboli nell’ambiente, e perciò sono relegati nell’irrilevanza. Così la vaghezza è una condizione essenziale per la ristrettezza, che è la sola condizione per la profondità della rilevanza. Essa consente a uno sfondo di contribuire con la sua parte rilevante, e permette a un gruppo sociale in primo piano di acquisire una rilevanza concentrata per la sua comunità di carattere. Il giusto caos, e la giusta

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the right vagueness, are jointly required for any effective harmony. They produce the massive simplicity which has been expressed by the term ‘narrowness’. Thus chaos is not to be identified with evil; for harmony requires the due coordination of chaos, vagueness, narrowness, and width. According to this account, the background in which the environment is set must be discriminated into two lavers. There is first the relevant background, providing a massive systematic uniformity. This background is the presupposed world to which all ordinary propositions refer. Secondly, there is the more remote chaotic background which has merely an irrelevant triviality, so far as concerns direct objectification in the actual entity in question. This background represents those entities in the actual world with such perspective remoteness that there is even a chaos of diverse cosmic epochs. In the background there is triviality, vagueness, and massive uniformity; in the foreground discrimination and contrasts, but always negative prehensions of irrelevant diversities. Section II Intensity is the reward of narrowness. The domination of the environment by a few social groups is the factor producing both the vagueness of discrimination between actual entities and the intensification of relevance of common characteristics. These are the two requisites for narrowness. The lower organisms have low-grade types of narrowness; the higher organisms have intensified contrasts in the higher categories. In describing the capacities, realized or unrealized, of an actual occasion, we have, with Locke, tacitly taken human experience as an example upon which to found the generalized

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. IV, SEZ. II

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vaghezza, sono insieme necessari per una qualche armonia effettiva. Essi producono la semplicità compatta che è stata espressa con il termine ‘ristrettezza’. Così il caos non deve essere identificato con il male; poiché l’armonia necessita di un’opportuna coordinazione di caos, vaghezza, ristrettezza e ampiezza. Secondo questa descrizione, lo sfondo in cui l’ambiente è posto dev’essere distinto in due livelli. In primo luogo c’è uno sfondo rilevante, che fornisce una uniformità sistematica compatta. Questo sfondo è il mondo presupposto, a cui tutte le proposizioni comuni si riferiscono. In secondo luogo, c’è lo sfondo caotico più remoto, che è solamente una banalità irrilevante, per quanto riguarda l’oggettivazione diretta nell’entità attuale in questione. Questo sfondo rappresenta quelle entità nel mondo attuale che sono prospetticamente talmente remote che c’è perfino un caos di epoche cosmiche diverse. Nello sfondo c’è la banalità, la vaghezza, e l’uniformità compatta; in primo piano la discriminazione e i contrasti, ma sempre delle prensioni negative di diversità irrilevanti. Sezione II L’intensità è la ricompensa della ristrettezza. Che pochi gruppi sociali abbiano il predominio dell’ambiente è il fattore che produce sia la vaghezza della discriminazione tra le entità attuali sia l’intensificazione della rilevanza delle caratteristiche comuni. Ci sono due requisiti per la ristrettezza. Gli organismi più bassi hanno dei tipi di ristrettezza di basso grado; gli organismi più alti hanno intensificato i contrasti nelle categorie più alte. Nel descrivere le capacità, realizzate o irrealizzate, di un’occasione attuale, abbiamo, con Locke, tacitamente preso l’esperienza umana come esempio sul quale fondare la

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description required for metaphysics. But when we turn to the lower organisms we have first to determine which among such capacities fade from realization into irrelevance, that is to say, by comparison with human experience which is our standard. | In any metaphysical scheme founded upon the Kantian or Hegelian traditions, experience is the product of operations which lie among the higher of the human modes of functioning. For such schemes, ordered experience is the result of schematization of modes of thought, concerning causation, substance, quality, quantity. The process by which experiential unity is attained is thereby conceived in the guise of modes of thought. The exception is to be found in Kant’s preliminary sections on ‘Transcendental Aesthetic’, by which he provides space and time. But Kant, following Hume, assumes the radical disconnection of impressions qua data; and therefore conceives his transcendental aesthetic to be the mere description of a subjective process appropriating the data by orderliness of feeling. The philosophy of organism aspires to construct a critique of pure feeling, in the philosophical position in which Kant put his Critique of Pure Reason. This should also supersede the remaining Critiques required in the Kantian philosophy. Thus in the organic philosophy Kant’s ‘Transcendental Aesthetic’ becomes a distorted fragment of what should have been his main topic. The datum includes its own interconnections, and the first stage of the process of feeling is the reception into the responsive conformity of feeling whereby the datum, which is mere potentiality, becomes the individualized basis for a complex unity of realization.

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. IV, SEZ. II

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descrizione generalizzata necessaria per la metafisica. Ma quando ci volgiamo agli organismi più bassi dobbiamo anzitutto determinare quali tra tali capacità sfumino dalla realizzazione all’irrilevanza, vale a dire, quali tra esse sfumino, nel confronto con l’esperienza umana che è il nostro modello. | In qualsiasi schema metafisico fondato sulle tradizioni kantiane o hegeliane, l’esperienza è il prodotto delle operazioni che si trovano tra i modi umani di funzionamento più alti. Per tali schemi, l’esperienza ordinata è il risultato di una schematizzazione dei modi del pensiero che riguardano la causazione, la sostanza, la qualità, la quantità. Il processo per cui l’unità esperienziale è raggiunta è dunque concepito nella forma dei modi del pensiero. L’eccezione si trova nelle sezioni preliminari dell’“Estetica trascendentale” di Kant, in cui egli considera lo spazio e il tempo. Ma Kant, seguendo Hume, assume la sconnessione radicale delle impressioni qua data, e perciò concepisce la sua estetica trascendentale come la mera descrizione di un processo soggettivo di appropriazione dei dati mediante l’ordine del sentimento. La filosofia dell’organismo mira a costruire una critica del sentimento puro, nella posizione filosofica in cui Kant ha posto la sua Critica della Ragion Pura. Questo dovrebbe sostituire anche le restanti Critiche richieste nella filosofia kantiana. Così nella filosofia organica l’“Estetica trascendentale” di Kant diventa un frammento distorto di quello che sarebbe dovuto essere il suo tema principale. Il dato include le proprie interconnessioni, e il primo stadio del processo del sentimento è la ricezione nella conformità responsiva del sentimento, per cui il dato, che è mera potenzialità, diviene la base individualizzata per un’unità complessa di realizzazione.

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This conception, as found in the philosophy of organism, is practically identical with Locke’s ways of thought in the latter half of his Essay. He speaks of the ideas in the perceived objects, and tacitly presupposes their identification with corresponding ideas in the perceiving mind. The ideas in the objects has been appropriated by the subjective functioning of the perceiving mind. This mode of phraseology can be construed as a casual carelessness of speech on the part of Locke, or a philosophic inconsistency. But apart from this inconsistency Locke’s philosophy falls to pieces; as in fact was its fate in the hands of Hume. There is, however, a fundamental misconception to be found in Locke, and in prevalent doctrines of perception. It concerns the answer to the question as to the description of the primitive types of experience. Locke assumes that the utmost primitiveness is to be found in sense-perception. The seventeenth century physics, with the complexities of primary and secondary qualities, should have warned philosophers that sense-perception was involved in complex modes of functioning. Primitive feeling is to be found at a lower level. The mistake was natural for mediaeval and Greek philosophers: for they had not modern physics before them as a plain warning. In sense-perception we have passed the Rubicon, dividing direct perception from the higher forms of mentality, which play with error and thus found intellectual empires. The more primitive types of experience are concerned with sense reception, and not with sense-perception. This statement will require some  | prolonged explanation. But the course of thought can be indicated by adopting Bergson’s ad-

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. IV, SEZ. II

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Questa concezione, per come si trova nella filosofia dell’organismo, è praticamente identica ai modi di pensiero di Locke, nell’ultima metà del suo Saggio. Egli parla delle idee negli oggetti percepiti, e presuppone tacitamente che si identifichino con le idee corrispondenti nella mente percipiente. Le idee negli oggetti sono fatte proprie dal funzionamento soggettivo della mente percipiente. Questo modo di esprimersi può essere interpretato come un’accidentale trascuratezza del linguaggio da parte di Locke, o come un’incoerenza filosofica. Ma senza questa incoerenza la filosofia di Locke cade a pezzi; questa infatti è stata la sua sorte nelle mani di Hume. C’è, comunque, una convinzione errata fondamentale che si trova in Locke e nelle dottrine prevalenti della percezione. Riguarda la risposta alla domanda circa la descrizione dei tipi originari di esperienza. Locke assume che il più alto grado di originarietà sia da trovare nella percezione sensoriale. La fisica del diciassettesimo secolo, con le complessità delle qualità primarie e secondarie, avrebbe dovuto mettere in guardia i filosofi sul fatto che la percezione sensoriale è implicata nei modi di funzionamento complessi. Il sentimento originario deve essere trovato a un livello più basso. L’errore era naturale per i filosofi medievali e greci, poiché essi non avevano davanti a sé la fisica moderna come chiaro ammonimento. Rispetto alla percezione sensoriale abbiamo passato il Rubicone, dividendo la percezione diretta dalle forme alte dell’attività mentale, che giocano con l’errore ed erigono così degli imperi intellettuali. I tipi più originari dell’esperienza riguardano la ricezione sensoriale, e non la percezione sensoriale. Questa affermazione richiederà un’ampia | spiegazione. Ma la linea di pensiero può essere indicata adottando l’ammi-

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mirable phraseology, sense-reception is ‘unspatialized’, and sense-perception is ‘spatialized’. In sense-reception the sensa are the definiteness of emotion: they are emotional forms transmitted from occasion to occasion. Finally in some occasion of adequate complexity, the Category of Transmutation endows them with the new function of characterizing nexūs. Section III In the first place, those eternal objects which will be classified under the name ‘sensa’ constitute the lowest category of eternal objects. Such eternal objects do not express a manner of relatedness between other eternal objects. They are not contrasts, or patterns. Sensa are necessary as components in any actual entity, relevant in the realization of the higher grades. But a sensum does not, for its own realization, require any eternal object of a lower grade, though it does involve the potentiality of pattern and does gain access of intensity from some realization of status in some realized pattern. Thus a sensum requires, as a rescue from its shallowness of zero width, some selective relevance of wider complex eternal objects which include it as a component; but it does not involve the relevance of any eternal objects which it presupposes. Thus, in one sense, a sensum is simple: for its realization does not involve the concurrent realization of certain definite eternal objects, which are its definite simple components. But, in another sense, each sensum is complex; for it cannot be dissociated from its potentiality for ingression into any actual entity, and from its potentiality of contrasts and of patterned relationships with other eternal objects. Thus each sensum

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. IV, SEZ. III

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revole terminologia di Bergson: la ricezione sensoriale è ‘non spazializzata’ e la percezione sensoriale è ‘spazializzata’. Nella ricezione sensoriale i dati sensoriali sono la definitezza dell’emozione: sono forme emotive trasmesse da occasione a occasione. Infine, in qualche occasione che presenta una complessità adeguata, la Categoria della Trasmutazione assegna loro una nuova funzione di caratterizzare i nessi. Sezione III In primo luogo, quegli oggetti eterni che saranno classificati con il nome di ‘dati sensoriali’ costituiscono la categoria più bassa degli oggetti eterni. Tali oggetti eterni non esprimono una modalità di relazionalità tra altri oggetti eterni. Non sono contrasti o strutture. I dati sensoriali sono necessari come componenti in ogni entità attuale, rilevanti nella realizzazione dei gradi più alti. Ma un dato sensoriale non necessita, per la sua realizzazione, di nessun altro oggetto eterno di grado più basso, benché implichi la potenzialità della struttura e ottenga l’accesso dell’intensità da qualche realizzazione dello status in qualche struttura realizzata. Così un dato sensoriale necessita, per salvarsi dalla superficialità di ampiezza zero, una qualche rilevanza selettiva degli oggetti eterni complessi più ampi, che lo includano come componente; ma esso non implica la rilevanza di alcuno degli oggetti eterni che presuppone. Così, in un certo senso, un dato sensoriale è semplice, poiché la sua realizzazione non comporta la realizzazione concomitante di certi oggetti eterni definiti, che sono le sue componenti semplici definite. Ma, in un altro senso, ogni dato sensoriale è complesso; poiché non può essere dissociato dalla sua potenzialità di ingressione in una entità attuale qualsiasi, e dalla sua potenzialità di contrasti

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shares the characteristic common to all eternal objects, that it introduces the notion of the logical variable, in both forms, the unselective ‘any’ and the selective ‘some’. It is possible that this definition of ‘sensa’ excludes some cases of contrast which are ordinarily termed ‘sensa’ and that it includes some emotional qualities which are ordinarily excluded. Its convenience consists in the fact that it is founded on a metaphysical principle, and not on an empirical investigation of the physiology of the human body. Narrowness in the lowest category achieves such intensity as belongs to such experience, but fails by reason of deficiency of width. Contrast elicits depth, and only shallow experience is possible when there is a lack of patterned contrast. Hume notices the comparative failure of the higher faculty of imagination in respect to mere sensa. He exaggerates this comparative failure into a dogma of absolute inhibition to imagine a novel sensum; whereas the evidence which he himself adduces, of the imagination of a new shade of colour to fill a gap in a graduated scale of shades, shows that a contrast between given shades can be imaginatively extended so as to generate the imagination of the missing shade. But Hume’s ex|ample also shows that imagination finds its easiest freedom among the higher categories of eternal objects. A pattern is in a sense simple: a pattern is the ‘manner’ of a complex contrast abstracted from the specific eternal objects which constitute the ‘matter’ of the contrast. But the pattern refers unselectively to any eternal objects with the potential-

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. IV, SEZ. III

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e relazioni strutturate con altri oggetti eterni. Così ogni dato sensoriale condivide così il carattere comune a tutti gli oggetti eterni, cioè introduce la nozione della variabile logica, in entrambe le forme, il ‘qualsiasi’ non selettivo e il ‘qualche’ selettivo. È possibile che questa definizione di ‘dati sensoriali’ escluda alcuni casi di contrasto che sono comunemente chiamati ‘dati sensoriali’ e che includa alcune qualità emotive che sono comunemente escluse. La sua utilità consiste nel fatto che è fondata su un principio metafisico, e non su un’indagine empirica della fisiologia del corpo umano. La ristrettezza nella categoria più bassa raggiunge tale intensità in quanto appartiene a tale esperienza, ma fallisce a causa della mancanza di ampiezza. Il contrasto suscita la profondità, e soltanto un’esperienza debole è possibile quando c’è una mancanza di contrasto strutturato. Hume nota il fallimento relativo della facoltà superiore dell’immaginazione rispetto ai meri dati sensoriali. Egli amplifica questo fallimento relativo in un dogma dell’inibizione assoluta a immaginare un nuovo dato sensoriale; mentre la prova stessa che egli adduce, dell’immaginazione di una nuova sfumatura di colore che vada a colmare il vuoto in una scala graduata di sfumature, mostra che un contrasto tra le date sfumature può essere esteso con l’immaginazione, così da produrre l’immaginazione della sfumatura mancante. Ma l’esempio di Hume | mostra anche che l’immaginazione trova la sua libertà più facile tra le categorie più alte degli oggetti eterni. Una struttura è in un certo senso semplice: una struttura è la ‘modalità’ di un contrasto complesso astratto dagli oggetti eterni specifici che costituiscono la ‘materia’ del contrasto. Ma la struttura si riferisce in modo non selettivo a qualsiasi oggetto eterno che abbia la potenzialità di

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ity of being elements in the ‘matter’ of some contrast in that ‘manner’. A pattern and a sensum are thus both simple in the sense that neither involves other specified eternal objects in its own realization. The manner of a pattern is the individual essence of the pattern. But no individual essence is realizable apart from some of its potentialities of relationship, that is, apart from its relational essence. But a pattern lacks simplicity in another sense, in which a sensum retains simplicity. The realization of a pattern necessarily involves the concurrent realization of a group of eternal objects capable of contrast in that pattern. The realization of the pattern is through the realization of this contrast. The realization might have occurred by means of another contrast in the same pattern; but some complex contrast in that pattern is required. But the realization of a sensum in its ideal shallowness of intensity, with zero width, does not require any other eternal object, other than its intrinsic apparatus of individual and relational essence; it can remain just itself, with its unrealized potentialities for patterned contrasts. An actual entity with this absolute narrowness has an ideal faintness of satisfaction, differing from the ideal zero of chaos, but equally impossible. For realization means ingression in an actual entity, and this involves the synthesis of all ingredients with data derived from a complex universe. Realization is ideally distinguishable from the ingression of contrasts, but not in fact.

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. IV, SEZ. III

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essere un elemento nella ‘materia’ di qualche contrasto in quella ‘modalità’. Una struttura e un oggetto sensoriale sono così entrambi semplici nel senso che nessuno dei due implica nella sua propria realizzazione altri oggetti eterni specifici. La modalità di una struttura è l’essenza individuale della struttura. Ma nessuna essenza individuale è realizzabile a prescindere da alcune delle sue possibilità di relazione, cioè, a prescindere dalla sua essenza relazionale. Ma una struttura manca di semplicità in un altro senso, in cui un dato sensoriale conserva la semplicità. La realizzazione di una struttura implica necessariamente la realizzazione concomitante di un gruppo di oggetti eterni capaci di contrasto in quella struttura. La realizzazione della struttura avviene attraverso la realizzazione di questo contrasto. La realizzazione avrebbe potuto accadere attraverso un altro contrasto nella stessa struttura; ma qualche contrasto complesso nella struttura è necessario. La realizzazione dello schema è attraverso la realizzazione di questo contrasto. Ma la realizzazione di un dato sensoriale nella sua debolezza ideale di intensità, con ampiezza uguale a zero, non necessita di nessun altro oggetto eterno che il suo apparato intrinseco di essenza individuale e relazionale; può rimanere semplicemente se stesso, con le sue potenzialità irrealizzate per contrasti strutturati. Un’entità attuale con questa assoluta ristrettezza ha una debolezza di soddisfazione ideale, che differisce dallo zero ideale del caos, ma è ugualmente impossibile. Poiché la realizzazione significa l’ingressione in un’entità attuale, e questo implica la sintesi di tutti gli ingredienti con i dati che derivano da un universo complesso. La realizzazione si può distinguere dall’ingressione dei contrasti idealmente, ma non di fatto.

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The simplest grade of actual occasions must be conceived as experiencing a few sensa, with the minimum of patterned contrast. The sensa are then experienced emotionally, and constitute the specific feelings whose intensities sum up into the unity of satisfaction. In such occasions the process is deficient in its highest phases; the process is the slave to the datum. There is the individualizing phase of conformal feeling, but the originative phases of supplementary and conceptual feelings are negligible. Section IV

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According to this account, the experience of the simplest grade of actual entity is to be conceived as the unoriginative response to the datum with its simple content of sensa. The datum is simple, because it presents the objectified experiences of the past under the guise of simplicity. Occasions A, B, and C enter into the experience of occasion M as themselves experiencing sensa s1 and s2 unified by some faint contrast between s1 and s2. Occasion M responsively feels sensa s1 and s2 as its own sensations. There is thus a transmission of sensation emotion from A, B, and C to M. If M had the wit of self-analysis M would know that it felt its own  | sensa, by reason of a transfer from A, B, and C to itself. Thus the (unconscious) direct perception of A, B, and C is merely the causal efficacy of A, B, and C as elements in the constitution of M. Such direct perception will suffer from vagueness; for if A, B, and C tell the same tale with minor variation of intensity, the discrimination of A, and B, and C from each other will be irrelevant. There may thus remain a sense of the causal efficacy of actual presences, whose exact relationships in the external world are shrouded. Thus the experience of M is to be conceived as a

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Si deve concepire il grado più semplice delle occasioni attuali come l’esperienza di pochi dati sensoriali, con il minimo di contrasto strutturato. I dati sensoriali sono allora esperiti emotivamente, e costituiscono i sentimenti specifici le cui intensità si assommano nell’unità della soddisfazione. In tali occasioni il processo è carente nelle sue fasi più alte; il processo è lo schiavo del dato. C’è la fase individualizzante del sentimento conforme, ma le fasi originanti dei sentimenti integrativi e concettuali sono trascurabili. Sezione IV Secondo questa descrizione, l’esperienza di grado più semplice di un’entità attuale deve essere concepita come la risposta non originante al dato che ha il suo contenuto sensoriale semplice. Il dato è semplice, perché presenta le esperienze oggettivate del passato sotto l’aspetto della semplicità. Le occasioni A, B e C entrano nell’esperienza dell’occasione M come se facessero esperienza esse stesse dei dati sensoriali s1 e s2 unificati da qualche debole contrasto tra s1 e s2. L’occasione M sente in risposta i dati sensoriali s1 e s2 come sue proprie sensazioni. C’è così una trasmissione di emozione della sensazione da A, B e C a M. Se M avesse la capacità di auto-analisi saprebbe di aver sentito i suoi propri dati sensoriali | a causa di un trasferimento da A, B e C a se stesso. Così la percezione diretta (inconscia) di A, B, e C è solamente l’efficacia causale di A, B e C in quanto elementi nella costituzione di M. Tale percezione diretta risentirà della vaghezza, poiché se A, B e C raccontano la stessa storia con una variazione minore di intensità, la differenziazione reciproca di A, e B, e C sarà irrilevante. Può rimanere allora un senso di efficacia causale delle presenze attuali, le cui relazioni esatte nel mondo esterno sono celate. Così l’esperienza di M deve

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quantitative emotion arising from the contribution of sensa from A, B, C and proportionately conformed to by M. Generalizing from the language of physics, the experience of M is an intensity arising out of specific sensa, directed from A, B, C. There is in fact a directed influx from A, B, C of quantitative feeling, arising from specific forms of feeling. The experience has a vector character, a common measure of intensity, and specific forms of feelings conveying that intensity. If we substitute the term ‘energy’ for the concept of a quantitative emotional intensity and the term ‘form of energy’ for the concept of ‘specific form of feeling’, and remember that in physics ‘vector’ means definite transmission from elsewhere, we see that this metaphysical description of the simplest elements in the constitution of actual entities agrees absolutely with the general principles according to which the notions of modem physics are framed. The ‘datum’ in metaphysics is the basis of the vector-theory in physics; the quantitative satisfaction in metaphysics is the basis of the scalar localization of energy in physics; the ‘sensa’ in metaphysics are the basis of the diversity of specific forms under which energy clothes itself. Scientific descriptions are, of course, entwined with the specific details of geometry and physical laws, which arise from the special order of the cosmic epoch in which we find ourselves. But the general principles of physics are exactly what we should expect as a specific exemplification of the metaphysics required by the philosophy of organism. It has been a defect in the modern philosophies that they throw no light whatever on any scientific principles. Science should investigate particular species, and metaphysics should investigate the generic notions

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essere concepita come un’emozione quantitativa che sorge dal contributo dei dati sensoriali provenienti da A, B, C ed è conformata proporzionalmente da M. Generalizzando dal linguaggio della fisica, l’esperienza di M è un’intensità che risulta da dei dati sensoriali specifici, diretti da A, B, C. Vi è infatti un influsso del sentimento quantitativo diretto da A, B, C che sorge dalle forme specifiche di sentimento. L’esperienza ha un carattere-vettore, una misura comune di intensità, e delle forme specifiche di sentimenti che trasmettono quell’intensità. Se noi sostituiamo il termine ‘energia’ con il concetto di un’intensità emotiva quantitativa e il termine ‘forma di energia’ con il concetto di ‘forma specifica del sentire’, e ci ricordiamo che in fisica ‘vettore’ significa una definita trasmissione da un altro luogo, vediamo come questa descrizione metafisica degli elementi più semplici nella costituzione delle entità attuali è assolutamente in accordo con i principi generali secondo cui sono formulate le nozioni della fisica moderna. Il ‘dato’ in metafisica è la base della teoria vettoriale in fisica; la soddisfazione quantitativa in metafisica è la base della localizzazione scalare dell’energia in fisica; i ‘dati sensoriali’ in metafisica sono la base della diversità delle forme specifiche di cui si riveste l’energia. Le descrizioni scientifiche sono certamente intrecciate con i dettagli specifici della geometria e delle leggi fisiche, che sorgono dall’ordine speciale dell’epoca cosmica in cui ci troviamo. Ma i principi generali della fisica sono esattamente ciò che dovremmo aspettarci come esemplificazione specifica della metafisica richiesta dalla filosofia dell’organismo. Un difetto nelle filosofie moderne è stato che non hanno fatto luce su nessun principio scientifico. La scienza dovrebbe indagare le specie particolari, e la metafisica dovrebbe indagare le nozioni generali a cui quei principi specifici

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under which those specific principles should fall. Yet, modern realisms have had nothing to say about scientific principles; and modern idealisms have merely contributed the unhelpful suggestion that the phenomenal world is one of the inferior avocations of the Absolute. The direct perception whereby the datum in the immediate subject is inherited from the past can thus, under an abstraction, be conceived as the transference of throbs of emotional energy, clothed in the specific forms provided by sensa. Since the vagueness in the experient subject will veil the separate objectifications wherein there are individual contributions to the total satisfaction, the emotional energy in the final satisfaction wears the aspect of a total intensity capable of all gradations of ideal variation. But in its origin it represents the totality arising from the contributions of | separate objects to that form of energy. Thus, having regard to its origin, a real atomic structure of each form of energy is discernible, so much from each objectified actual occasion; and only a finite number of actual occasions will be relevant. This direct perception, characterized by mere subjective responsiveness and by lack of origination in the higher phases, exhibits the constitution of an actual entity; under the guise of receptivity. In the language of causation, it describes the efficient causation operative in the actual world. In the language of epistemology, as framed by Locke, it describes how the ideas of particular existents are absorbed into the subjectivity of the percipient and are the datum for its experience of the external world. In the language of science, it describes how the quantitative intensity of localized energy bears in itself the vector marks of its origin, and the specialities of its specific

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dovrebbero appartenere. Ancora, i realismi moderni non hanno niente da dire sui principi scientifici, e gli idealismi moderni hanno semplicemente avanzato l’inutile proposta che il mondo fenomenico sia una delle occupazioni minori dell’Assoluto. La percezione diretta, per cui il dato nel soggetto immediato viene ereditato dal passato, può così essere concepita, in astrazione, come il trasferimento delle pulsazioni di energia emozionale, rivestito delle forme specifiche fornite dai dati sensoriali. Poiché la vaghezza del soggetto esperiente coprirà le oggettivazioni separate, nelle quali ci sono dei contributi individuali alla soddisfazione totale, l’energia emozionale nella soddisfazione finale riveste l’aspetto di una intensità totale capace di tutte le gradazioni della variazione ideale. Ma, nella sua origine, rappresenta la totalità che sorge dai contributi degli | oggetti separati a quella forma di energia. Così, rispetto alle sue origini, una struttura atomica reale di ogni forma di energia può essere distinta benissimo da ogni occasione attuale oggettivata, e solo un numero finito di occasioni attuali sarà rilevante. Questa percezione diretta, caratterizzata dalla mera responsività soggettiva e dalla mancanza di originazione nelle fasi più alte, mostra la costituzione di un’entità attuale, sotto l’aspetto della ricettività. Nel linguaggio della causazione, essa descrive la causazione operativa efficiente nel mondo attuale. Nel linguaggio dell’epistemologia, per come è formulato da Locke, descrive come le idee degli esistenti particolari sono assorbite nella soggettività del percipiente e sono il dato per la sua esperienza del mondo esterno. Nel linguaggio della scienza, descrive come l’intensità quantitativa dell’energia localizzata porta in sé i segni vettoriali della sua origine, e le peculiarità delle sue

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forms; it also gives a reason for the atomic quanta to be discerned in the building up of a quantity of energy. In this way, the philosophy of organism – as it should – appeal to the facts. Section V The current accounts of perception are the stronghold of modern metaphysical difficulties. They have their origin in the same misunderstanding which led to the incubus of the substance-quality categories. The Greeks looked at a stone, and perceived that it was grey. The Greeks were ignorant of modern physics; but modern philosophers discuss perception in terms of categories derived from the Greeks. The Greeks started from perception in its most elaborate and sophisticated form, namely, visual perception. In visual perception, crude perception is most completely made over by the originative phases in experience, phases which are especially prominent in human experience. If we wish to disentangle the two earlier prehensive phases – the receptive phases, namely, the datum and the subjective response – from the more advanced originative phases, we must consider what is common to all modes of perception, amid the bewildering variety of originative amplification. On this topic I am content to appeal to Hume. He writes: “But my senses convey to me only the impressions of coloured points, disposed in a certain manner. If the eye is sensible of any thing further, I desire it may be pointed out to me”.1 And again: “It is universally allowed by the writers on optics, that

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Treatise, Bk. I, Part II, Sect III. Italics not his.

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forme specifiche; offre anche una ragione per le quantità atomiche che possono essere distinte nello sviluppo di una certa quantità di energia. In questo modo, la filosofia dell’organismo – come dovrebbe – si appella ai fatti. Sezione V Le descrizioni attuali della percezione sono il baluardo delle difficoltà metafisiche moderne. Esse hanno la loro origine nello stesso equivoco che ha condotto all’incubo delle categorie di sostanza-qualità. I Greci guardavano una pietra, e percepivano che era grigia. I greci ignoravano la fisica moderna, ma i filosofi moderni discutono la percezione nei termini delle categorie che derivano dai Greci. I greci partivano dalla percezione nella sua forma più elaborata e sofisticata, ossia la percezione visiva. Nella percezione visiva, la percezione grezza è quasi completamente trasformata dalle fasi originanti nell’esperienza, fasi che sono specialmente preminenti nell’esperienza umana. Se desideriamo distinguere le due precedenti fasi prensive – le fasi ricettive, ossia il dato e la risposta soggettiva – dalle fasi originanti più avanzate, dobbiamo considerare cosa è comune a tutti i modi della percezione, fra la stupefacente varietà dell’amplificazione originante. Su questo argomento sono contento di appellarmi a Hume. Egli scrive: «Ma i miei sensi mi trasmettono soltanto le impressioni di punti colorati e disposti in un certo modo: se l’occhio fosse sensibile a qualcosa di più di questo, vorrei che qualcuno me l’indicasse».1 E ancora: «È universalmente riconosciuto dagli scrittori di ottica che [D. Hume,] Trattato, Libro I, Parte II, Sezione III[, op. cit., p. 89, trad. modificata. Quivi e nella nota successiva], corsivo non di Hume. 1

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the eye at all times sees an equal number of physical points, and that a man on the top of a mountain has no larger an image presented to his senses, than when he is cooped up in the narrowest court or chamber”.2 In each of these quotations Hume explicitly asserts that the eye sees. | The conventional comment on such a passage is that Hume, for the sake of intelligibility, is using common forms of expression; that he is only really speaking of impressions on the mind; and that in the dim future, some learned scholar will gain reputation by emending ‘eye’ into ‘ego’. The reason for citing the passages is to enforce the thesis that the form of speech is literary and intelligible because it expresses the ultimate truth of animal perception. The ultimate momentary ‘ego’ has as its datum the ‘eye as experiencing such-and-such sights’. In the second quotation the reference to the number of physical points is a reference to the excited area on the retina. Thus the ‘eye as experiencing such-and-such sights’ is passed on as a datum, from the cells of the retina, through the train of actual entities forming the relevant nerves, up to the brain. Any direct relation of eye to brain is entirely overshadowed by this intensity of indirect transmission. Of course this statement is merely a pale abstraction from the physiological theory of vision. But the physiological account does not pretend to be anything more than indirect inductive knowledge. The point here to be noticed is the immediate literary obviousness of ‘the eye as experiencing such-and-such sights’. This is the reason why Hume uses the expression in spite of his own philosophy. The conclusion, which the philosophy of organism draws, is that in human experience the fundamen-

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Treatise, Bk. I, Part III, Sect. IX.

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l’occhio vede sempre un numero uguale di punti fisici, e che un uomo posto sulla cima di una montagna non riceve un’immagine sensoriale più estesa di quando si trova rinchiuso nella più stretta delle stanze».2 In ognuna di queste citazioni Hume afferma esplicitamente che l’occhio vede. | Il commento convenzionale a questo passo è che Hume, per motivi di intellegibilità, sta usando delle forme di espressione comuni; che egli sta in realtà parlando solo di impressioni della mente, e che nell’oscuro futuro qualche colto studioso si farà una reputazione correggendo ‘occhio’ con ‘ego’. Il motivo per cui cito questi passaggi è di rafforzare la tesi per cui la forma del discorso è letterale e intellegibile perché esprime la verità ultima della percezione animale. L’‘ego’ momentaneo ultimo ha come suo dato l’‘occhio in quanto esperisce certe visioni’. Nella seconda citazione il riferimento al numero dei punti fisici è un riferimento all’area eccitata sulla retina. Così ‘l’occhio in quanto esperisce certe visioni’ è trasmesso come un dato, dalle cellule della retina attraverso la successione delle entità attuali che formano i nervi inerenti, fino al cervello. Ogni relazione diretta dell’occhio al cervello è interamente oscurata da questa intensità di trasmissione indiretta. Certamente questa affermazione è solamente una pallida astrazione a partire dalla teoria fisiologica della visione. Ma la descrizione fisiologica non pretende di essere niente di più che una conoscenza induttiva indiretta. Il punto da notare qui è l’ovvietà letterale immediata dell’‘occhio che esperisce certe visioni’. Questa è la ragione per cui Hume utilizza l’espressione al posto che la sua propria filosofia. La conclusione che la filosofia dell’organismo trae è che nell’esperienza umana 2

Trattato, Libro I, Parte III, Sezione IX[, ibid., p. 241].

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tal fact of perception is the inclusion, in the datum, of the objectification of an antecedent part of the human body with such-and-such experiences. Hume agrees with this conclusion sufficiently well so as to argue from it, when it suits his purpose. He writes: I would fain ask those philosophers, who found so much of their reasonings on the distinction of substance and accident, and imagine we have clear ideas of each, whether the idea of substance be derived from the impressions of sensation or reflection? If it be conveyed to us by our senses, ask, which of them, and after what manner? If it be perceived by the eyes, it must be a colour; if by the ears, a sound; if by the palate, a taste; and so of the other senses.3

We can prolong Hume’s list: the feeling of the stone is in the hand; the feeling of the food is the ache in the stomach; the compassionate yearning is in the bowels, according to biblical writers; the feeling of well-being is in the viscera passim; ill temper is the emotional tone derivative from the disordered liver. In this list, Hume’s and its prolongation, for some cases – as in sight, for example – the supplementary phase in the ultimate subject overbalances in importance the datum inherited from the eye. In other cases, as in touch, the datum of ‘the feeling in the hand’ maintains its importance, however much the intensity; or even the character, of the feeling may be due to supplementation in the ultimate subject: this instance should be contrasted with that of sight. In the instance of the

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Treatise, Bk. I, Part I, Sect. VI.

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il fatto fondamentale della percezione è l’inclusione, nel dato, dell’oggettivazione di una parte antecedente del corpo umano dotata di tali esperienze. Hume è d’accordo con questa conclusione quanto basta per argomentare a partire da essa, quando questo si confà al suo scopo. Egli scrive: Mi piacerebbe chiedere a quei filosofi che fondano la maggior parte dei loro ragionamenti sulla distinzione di sostanza e accidente, e che s’immaginano di avere idee chiare dell’una e dell’altro, se l’idea di sostanza derivi dalle impressioni di sensazione o da quelle di riflessione. Nel caso che ci sia trasmessa dai sensi, chiedo: da quale di essi, e in che modo? Se è percepita dagli occhi, deve essere un colore; se ci è trasmessa attraverso le orecchie, deve essere un suono; se la percepiamo attraverso il palato, deve essere un sapore; e così per gli altri sensi.3

Possiamo ampliare l’elenco di Hume: il sentimento della pietra è nella mano; il sentimento del cibo è il dolore nello stomaco; lo struggimento compassionevole è nell’intestino, secondo gli autori biblici; il sentimento del benessere è qua e là nelle viscere; il cattivo umore è il tono emotivo che deriva dal fegato in disordine. In questo elenco, di Hume e del suo prolungamento, in alcuni casi – come nella vista, per esempio – la fase integrativa nel soggetto ultimo supera in importanza il dato ereditato dall’occhio. In altri casi, come nel tatto, il dato del «sentimento nella mano» mantiene la sua importanza, per quanto l’intensità, o anche il carattere, del sentimento possa essere dovuto all’integrazione nel soggetto ultimo: questo esempio dovrebbe essere in opposizione a quello della vista. Nell’esempio del mal di stomaco, lo stomaco, 3

Trattato, Libro I, Parte I, Sezione VI[, ibid., pp. 53-55].

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ache the stomach, as  | datum, is of chief importance, and the food though obscurely felt is secondary – at least, until the intellectual analysis of the situation due to the doctor, professional or amateur. In the instances of compassion, wellbeing, and ill temper, the supplementary feelings in the ultimate subject predominate, though there are obscure references to the bodily organs as inherited data. This survey supports the view that the predominant basis of perception is perception of the various bodily organs, as passing on their experiences by channels of transmission and of enhancement. It is the accepted doctrine in physical science that a living body is to be interpreted according to what is known of other sections of the physical universe. This is a sound axiom; but it is double-edged. For it carries with it the converse deduction that other sections of the universe are to be interpreted in accordance with what we know of the human body. It is also a sound rule that all interpretation should be based upon a vera causa. Now the original reliance upon ‘the grey stone’ has been shown by modern physics to be due to a misapprehension of a complex situation; but we have direct knowledge of the relationship of our central intelligence to our bodily feelings. According to this interpretation, the human body is to be conceived as a complex ‘amplifier’ – to use the language of the technology of electromagnetism. The various actual entities, which compose the body, are so coordinated that the experiences of any part of the body are transmitted to one or more central occasions to be inherited with enhancements accruing upon the way, or finally added by reason of the final integration. The enduring personality is the

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come  | dato, è di somma importanza, e il cibo, sebbene oscuramente sentito, è secondario – almeno, fino all’analisi intellettuale della situazione che spetta al medico, professionista o dilettante. Negli esempi di compassione, di benessere e di cattivo umore, predominano i sentimenti integrativi nel soggetto ultimo, sebbene ci siano degli oscuri riferimenti agli organi corporei come dati ereditati. Questo sguardo d’insieme conferma l’opinione per cui la base predominante della percezione è la percezione dei vari organi corporei, in quanto passano le loro esperienze mediante dei canali di trasmissione e di potenziamento. È la dottrina, accettata nella scienza fisica, per cui un corpo vivente deve essere interpretato secondo ciò che è conosciuto degli altri settori dell’universo fisico. Questo è un assioma solido; ma è a doppio taglio. Perché porta con sé la deduzione opposta per cui altre sezioni dell’universo devono essere interpretate in accordo con ciò che noi conosciamo del corpo umano. È inoltre una regola valida che ogni interpretazione debba essere basata su una vera causa. Ora, la fisica moderna ha mostrato che la fiducia originaria ne ‘la pietra grigia’ è in realtà dovuta a una interpretazione errata di una situazione complessa; ma noi abbiamo una conoscenza diretta della relazione della nostra intelligenza centrale con i sentimenti corporei. Secondo questa interpretazione, il corpo umano è concepito come un complesso ‘amplificatore’ – per usare il linguaggio della tecnologa dell’elettromagnetismo. Le varie entità attuali che compongono il corpo sono così coordinate che le esperienze di una parte qualsiasi del corpo sono trasmesse a una o più occasioni centrali che sono ereditate insieme a degli aumenti che si accumulano uno dopo l’altro lungo la via, o si aggiungono alla fine in virtù della integrazione finale. La personalità

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historic route of living occasions which are severally dominant in the body at successive instants. The human body is thus achieving on a scale of concentrated efficiency a type of social organization, which with every gradation of efficiency constitutes the orderliness whereby a cosmic epoch shelters in itself intensity of satisfaction. The crude aboriginal character of direct perception is inheritance. What is inherited is feeling-tone with evidence of its origin: in other words, vector feeling-tone. In the higher grades of perception vague feeling-tone differentiates itself into various types of sensa – of touch, sight, smell, etc. – each transmuted into a definite prehension of tonal contemporary nexūs by the final percipient. Sezione VI

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In principle, the animal body is only the more highly organized and immediate part of the general environment for its dominant actual occasion, which is the ultimate percipient. But the transition from without to within the body marks the passage from lower to higher grades of actual occasions. The higher the grade, the more vigorous and the more original is the enhancement from the supplementary phase. Pure recep|tivity and transmission give place to the trigger-action of life whereby there is release of energy in novel forms. Thus the transmitted datum acquires sensa enhanced in relevance or even changed in character by the passage from the low-grade external world into the intimacy of the human body. The datum transmitted from the stone becomes the touch-feeling in the hand, but it preserves the vector character of its origin from the stone. The touch-feeling in the hand with this vector

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perdurante è il tragitto storico delle occasioni viventi che sono rispettivamente predominanti nel corpo in istanti successivi. Il corpo umano realizza così in una scala di efficienza concentrata un tipo di organizzazione sociale che ad ogni gradazione di efficienza costituisce quell’ordine per cui un’epoca cosmica ospita in se stessa l’intensità della soddisfazione. Il carattere originario grezzo della percezione è l’ereditarietà. Ciò che è ereditato è il tono del sentimento con la traccia della sua origine: in altre parole, il vettore del tono del sentimento. Nei gradi più alti della percezione il vago tono del sentimento si distingue nei vari tipi di dati sensoriali – del tatto, della vista, dell’odore, etc. – ognuno trasformato in una prensione definita dei nessi tonali contemporanei da parte del percipiente finale. Sezione VI In linea di principio, il corpo animale è solo la parte immediata e più altamente organizzata dell’ambiente generale per la sua occasione attuale dominante, che è il percipiente ultimo. Ma la transizione dall’esterno all’interno del corpo segna il passaggio dai gradi più bassi a quelli più alti delle occasioni attuali. Più alto è il grado, più vigoroso e più originale è l’incremento della fase integrativa. La pura ricettività | e la trasmissione danno luogo all’azione di innesco della vita, per cui c’è un rilascio di energia nelle forme nuove. Così il dato trasmesso acquisisce i dati sensoriali che mostrano un incremento nella rilevanza o addirittura che sono cambiati nel carattere per via del passaggio da un mondo esterno di basso grado all’intimità del corpo umano. Il dato trasmesso dalla pietra diventa il sentimento tattile nella mano, ma preserva il carattere vettoriale della sua origine dalla pietra. Il sentimento tattile nella

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origin from the stone is transmitted to the percipient in the brain. Thus the final perception is the perception of the stone through the touch in the hand. In this perception the stone is vague and faintly relevant in comparison with the hand. But, however dim, it is there. In the transmission of inheritance from A to B, to C, to D, A is objectified by the eternal object S as a datum for B; where S is a sensum or a complex pattern of sensa. Then B is objectified for C. But the datum for B is thereby capable of some relevance for C, namely, it as objectified for B becomes reobjectified for C; and so on to D, and throughout the line of objectifications. Then for the ultimate subject M the datum includes A as thus transmitted, B as thus transmitted, and so on. The final objectifications for M are effected by a set S1 of eternal objects which is a modification of the original group S. The modification consists partly in relegation of elements into comparative irrelevance, partly in enhancement of relevance for other elements, partly in supplementation by eliciting into important relevance some eternal objects not in the original S. Generally there will be vagueness in the distinction between A, and B, and C, and D, etc., in their function as components in the datum for M. Some of the line, A and C for instance, may stand out with distinctness by reason of some peculiar feat of original supplementation which retains its undimmed importance in subsequent transmission. Other members of the chain may sink into oblivion. For example, in touch there is a reference to the stone in contact with the hand, and a reference to the hand; but in normal, healthy, bodily operations the chain of occasions along the arm sinks into the back-

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mano con questa origine vettoriale che proviene dalla pietra è trasmesso al percipiente nel cervello. Così la percezione finale è la percezione della pietra attraverso il tatto nella mano. In questa percezione la pietra è vagamente e debolmente rilevante a confronto con la mano. Tuttavia, per quanto debole, è lì. Nella trasmissione dell’eredità da A a B, a C, a D, A è oggettivato dall’oggetto eterno S come un dato per B; dove S è un dato sensoriale o una struttura complessa di dati sensoriali. Allora B è oggettivato per C. Ma il dato per B è in tal modo capace di una certa rilevanza per C, vale a dire, A in quanto oggettivato per B diventa ri-oggettivato per C; e così via fino a D, e così per tutta la linea di oggettivazioni. Dopodiché per il soggetto ultimo M il dato include A per come è stato così trasmesso, B per come è stato così trasmesso, e così via. Le oggettivazioni finali per M sono effettuate da un insieme S1 di oggetti eterni che è una modificazione del gruppo originale S. La modificazione consiste in parte nella relegazione degli elementi nell’irrilevanza relativa, in parte nell’incremento della rilevanza per altri elementi, in parte nell’integrazione, poiché eleva ad un livello di grande rilevanza alcuni oggetti eterni che non erano nell’insieme S originale. Generalmente ci sarà vaghezza nella distinzione tra A, e B, e C, e D etc., nelle loro funzioni di componenti nel dato per M. Alcuni membri della linea, come per esempio A e C, possono stagliarsi con nettezza a causa di qualche successo peculiare dell’integrazione originale che conserva la sua importanza non attenuata nella trasmissione seguente. Altri membri della catena possono sprofondare nell’oblio. Per esempio, nel tatto c’è un riferimento alla pietra che è in contatto con la mano, e un riferimento alla mano; ma nelle operazioni corporee normali, sane, la catena delle occasioni lungo

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ground, almost into complete oblivion. Thus M, which has some analytic consciousness of its datum, is conscious of the feeling in its hand as the hand touches the stone. According to this account, perception in its primary form is consciousness of the causal efficacy of the external world by reason of which the percipient is a concrescence from a definitely constituted datum. The vector character of the datum is this causal efficacy. Thus perception, in this primary sense, is perception of the settled world in the past as constituted by its feeling-tones, and as efficacious by reason of those feeling-tones. Perception, in this sense of the term, will be called ‘perception in the mode of causal efficacy’. Memory is an example of perception in this mode. For memory is perception relating to the data from some historic route of ultimate percipient subjects M1, M2, M3, etc., leading up to M which is the memorizing percipient. | Section VII It is evident that ‘perception in the mode of causal efficacy’ is not that sort of perception which has received chief attention in the philosophical tradition. Philosophers have disdained the information about the universe obtained through their visceral feelings, and have concentrated on visual feelings. What we ordinarily term our visual perceptions are the result of the later stages in the concrescence of the percipient occasion. When we register in consciousness our visual perception of a grey stone, something more than bare sight is meant. The ‘stone’ has a reference to its past, when it could

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il braccio scivola sullo sfondo, quasi nell’oblio completo. Così M, che ha qualche coscienza analitica del suo dato, è conscio del sentimento nella sua mano appena la mano tocca la pietra. Secondo questa descrizione, la percezione nella sua forma primaria è la coscienza dell’efficacia causale del mondo esterno, in virtù della quale il percipiente è una concrescenza da un dato costituito in modo definito. Il carattere vettoriale del dato è questa efficacia causale. Così la percezione, in questo senso primario, è la percezione del mondo stabilito nel passato in quanto costituito dai suoi toni del sentimento, e in quanto efficace a causa di questi toni del sentimento. La percezione, in questo senso del termine, si chiamerà ‘percezione nel modo dell’efficacia causale’. La memoria è un esempio della percezione secondo questo modo. Poiché la memoria è la percezione che si riferisce ai dati che provengono da un tragitto storico di soggetti percipienti ultimi M1, M2, M3, etc., fino a M che è il percipiente che ha memoria. | Sezione VII È evidente che ‘la percezione nel modo della causalità efficiente’ non è quel tipo di percezione che ha ricevuto l’attenzione principale nella tradizione filosofica. I filosofi hanno disdegnato le notizie sull’universo ottenute attraverso i loro sentimenti viscerali, e si sono concentrati sui sentimenti visivi. Quello che di solito chiamiamo le nostre percezioni visive sono il risultato delle fasi più tarde nella concrescenza dell’occasione percipiente. Quando registriamo nella coscienza la nostra percezione visiva di una pietra grigia, intendiamo qualcosa di più che la mera vista. La ‘pietra’ ha un riferimento al proprio passato, quando avrebbe potuto essere usata come un proiettile, se fosse stata abbastanza

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have been used as a missile if small enough, or as a seat if large enough. A ‘stone’ has certainly a history, and probably a future. It is one of the elements in the actual world which has got to be referred to as an actual reason and not as an abstract potentiality. But we all know that the mere sight involved, in the perception of the grey stone, is the sight of a grey shape contemporaneous with the percipient, and with certain spatial relations to the percipient, more or less vaguely defined. Thus the mere sight is confined to the illustration of the geometrical perspective relatedness, of a certain contemporary spatial region, to the percipient, the illustration being effected by the mediation of ‘grey’. The sensum ‘grey’ rescues that region from its vague confusion with other regions. Perception which merely, by means of a sensum, rescues from vagueness a contemporary spatial region, in respect to its spatial shape and its spatial perspective from the percipient, will be called ‘perception in the mode of presentational immediacy’. Perception in this mode has already been considered in Part II, Chapter II. A more elaborate discussion of it can now be undertaken.4 The definition, which has just been given, extends beyond the particular case of sight. The unravelling of the complex interplay between the two modes of perception – causal efficacy and presentational immediacy – is one main problem of the theory of perception.5 The ordinary philosophical discussion of perception is almost wholly concerned

Also cf. subsequent discussions in Part III and IV. Cf. my Barbour-Page lectures, Symbolism, Its Meaning and Effect, delivered at the University of Virginia, April, 1927 (New York, Macmillan, 1927; Cambridge University Press, 1928). Another discussion of this question is there undertaken, with other illustrations. Cf. also Professor 4 5

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piccola, o come una sedia, se fosse stata abbastanza larga. Una ‘pietra’ ha certamente una storia, e probabilmente un futuro. È uno di quegli elementi del mondo attuale che deve essere riferito a una ragione attuale e non ad una potenzialità astratta. Ma tutti sappiamo che la mera vista, implicata nella percezione della pietra grigia, è la vista di una forma grigia contemporanea al percipiente e a certe relazioni spaziali connesse al percipiente, che sono definite in modo più o meno vago. Così la mera vista è confinata all’esemplificazione della relazionalità prospettica geometrica di una certa regione spaziale contemporanea al percipiente, dove l’esemplificazione è effettuata dalla mediazione del ‘grigio’. Il dato sensoriale ‘grigio’ salva quella regione dalla sua vaga confusione con altre regioni. La percezione che semplicemente, per mezzo di un dato sensoriale, salva dalla vaghezza una regione spaziale contemporanea, rispetto alla sua forma spaziale e alla sua prospettiva spaziale che deriva dal percipiente, sarà chiamata ‘percezione nella modalità dell’‘immediatezza presentazionale’. La percezione in questa modalità è già stata considerata nella Parte II, Capitolo II. Una discussione più elaborata di essa può essere intrapresa ora.4 La definizione, che è appena stata data, va oltre il caso particolare della vista. Il disfarsi dell’interazione complessa tra i due modi della percezione – efficacia causale e immediatezza presentazionale – è uno dei principali problemi della teoria della percezione.5 La discussione filosofica ordinaria della Cfr. anche le discussioni successive nella Parte III e IV. Cfr. le mie lezioni “Barbour-Page”, Simbolismo, il suo significato e effetto, tenute all’University of Virginia nell’aprile 1927 (New York, Macmillan, 1927; Cambridge University Press 1928).29 Un’altra discussione di questa questione è lì intrapresa, con altri casi esemplifica4 5

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with this interplay, and ignores the two pure modes which are essential for its proper explanation. The interplay between the two modes will be termed ‘symbolic reference’. Such symbolic reference is so habitual in human experience that great care is required to distinguish the two modes. In order to find ob|vious examples of the pure mode of causal efficacy we must have recourse to the viscera and to memory; and to find examples of the pure mode of presentational immediacy we must have recourse to so-called ‘delusive’ perceptions. For example, the image of a grey stone as seen in a mirror illustrates the space behind the mirror; the visual delusions arising from some delirium, or some imaginative excitement, illustrate surrounding spatial regions; analogously for the double-vision due to maladjustment of the eyes; the sight at night, of the stars and nebulae and Milky Way, illustrates vague regions of the contemporary sky; the feelings in amputated limbs illustrate spaces beyond the actual body; a bodily pain, referred to some part not the cause of the disorder, illustrates the painful region though not the pain-giving region. All these are perfectly good examples of the pure mode of presentational immediacy. The epithet ‘delusive’, which fits many, if not all, of these examples of presentational immediacy, is evidence that the mediating eternal object not to be ascribed to the donation of the perceived region. It must have acquired its ingression in this mode from one of the originative phases of the percipi-

Norman Kemp Smith’s Prolegomena to an Idealist Theory of Knowledge, Macmillan, 1924.

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percezione riguarda quasi del tutto questa interazione, e ignora i due modi puri che sono essenziali per la propria spiegazione. L’interazione tra i due modi si chiamerà ‘riferimento simbolico’. Tale riferimento simbolico è così abituale nell’esperienza umana che è necessaria una grande cura per distinguere i due modi. Per trovare degli esempi | lampanti del modo puro di efficacia causale dobbiamo fare ricorso alle viscere e alla memoria, e per trovare degli esempi del modo puro dell’immediatezza presentazionale dobbiamo fare ricorso alle cosiddette percezioni ‘illusorie’. Per esempio, l’immagine di una pietra grigia, per come è vista in uno specchio, esemplifica lo spazio dietro allo specchio; le illusioni ottiche che emergono da un certo delirio, o da un certo eccitamento immaginativo, esemplificano le regioni spaziali circostanti, analogamente per la doppia visione causata dalla regolazione difettosa degli occhi; la visione notturna delle stelle, delle nebulose e della Via Lattea, esemplificano le vaghe regioni contemporanee del cielo; i sentimenti negli arti amputati esemplificano degli spazi oltre il corpo attuale; un dolore corporeo, riferito a qualche parte che non è la causa del disordine, esemplifica la regione dolorante, benché essa non sia la regione che determina il dolore. Tutti questi sono degli ottimi esempi del modo puro dell’immediatezza presentazionale. L’epiteto ‘illusorio’, che vale per molti, se non per tutti, questi esempi di immediatezza presentazionale, è la prova che l’oggetto eterno che media non deve essere attribuito alla donazione della regione percepita. Esso deve aver acquisito la sua ingressione in questo modo da una delle fasi tivi. Cfr. anche i Prolegomena to an Idealist Theory of Knowledge del Professor Norman Kemp Smith, Macmillan, 1924.

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ent occasion. To this extent, the philosophy of organism is in agreement with the seventeenth-century doctrine of primary and secondary qualities, the mediating eternal object being, in this mode of ingression, a secondary quality. But in the philosophy of organism the doctrine does not have the consequences which follow in the earlier philosophies. The account of perception in the pure mode of presentational immediacy, which has just been given, agrees absolutely with Descartes’ doctrine of perception in general, so far as can be judged from his arguments which presuppose perception, and putting aside a few detached passages wherein he comes near to the doctrine of ‘objectification’ and near to Locke’s second doctrine of ‘ideas determined to particular existents’. Anyhow, his conclusion immediately follows that, in perception, thus described, all that is perceived is that the object has extension and is implicated in a complex of extensive relatedness with the animal body of the percipient. Part of the difficulties of Cartesian philosophy, and of any philosophy which accepts this account as a complete account of perception, is to explain how we know more than this meagre fact about the world although our only avenue of direct knowledge limits us to this barren residium. Also, if this be all that we perceive about the physical world, we have no basis for ascribing the origination of the mediating sensa to any functioning of the human body. We are thus driven to the Cartesian duality of substances, bodies and minds. Perception is to be ascribed to mental functioning in respect to the barren extensive universe. We have already done violence to our immediate conviction by thus thrusting the human body out of the story;

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originanti dell’occasione percipiente. Fino a questo punto, la filosofia dell’organismo è d’accordo con la dottrina del diciassettesimo secolo delle qualità primarie e secondarie, dal momento che l’oggetto eterno che media, in questa modalità di ingressione, è una qualità secondaria. Ma nella filosofia dell’organismo la dottrina non ha le conseguenze che ne derivano nelle filosofie precedenti. La descrizione della percezione nel modo puro dell’immediatezza presentazionale, che è stata appena offerta, è assolutamente in accordo con la dottrina generale della percezione di Descartes, per quanto si può valutare dai suoi argomenti che presuppongono la percezione, e mettendo da parte i pochi passi separati, in cui egli si avvicina alla dottrina dell’‘oggettivazione’ e alla seconda dottrina di Locke delle ‘idee determinate degli esistenti particolari’. In ogni caso, ne segue immediatamente la sua conclusione per cui, nella percezione, così descritta, tutto ciò che è percepito è che l’oggetto ha estensione ed è implicato in un complesso di relazionalità estensionale con il corpo animale del percipiente. Parte delle difficoltà della filosofia cartesiana, e di ogni filosofia che accetti questa descrizione come una descrizione completa della percezione, è quella di spiegare come possiamo conoscere di più di questo scarno fatto sul mondo, sebbene la nostra unica via di conoscenza diretta ci limiti a questo sterile residuo. Inoltre, se questo è tutto ciò che percepiamo del mondo fisico, non abbiamo alcuna base per attribuire l’originazione dei dati sensoriali che mediano ad un funzionamento del corpo umano. Siamo così condotti al dualismo cartesiano delle sostanze, corpi e menti. La percezione deve essere attribuita al funzionamento mentale rispetto allo sterile universo estensionale. Abbiamo già fatto violenza alla nostra convinzione immediata spingendo così il corpo uma-

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for, as Hume himself declares, we know that we see by our eyes, and taste by our palates. But when we have gone so far, it is inevitable to take a further step, and to discard our other conviction that we are perceiving a world of actual  | things within which we find ourselves. For a barren, extensive world is not really what we mean. We thus reduce perceptions to consciousness of impressions on the mind, consisting of sensa with ‘manners’ of relatedness. We then come to Hume, and to Kant. Kant’s philosophy is an endeavour to retrieve some meaning for the two convictions which we have successively discarded. We have noted that Locke wavers in his account of perception, so that in the earlier portion of his Essay he agrees with Hume, and in the later portion with the philosophy of organism. We have also noted that Hume is inconsistent to the extent of arguing from a conviction which is discarded in his philosophy. Section VIII Presentational immediacy illustrates the contemporary world in respect to its potentiality for extensive subdivision into atomic actualities and in respect to the scheme of perspective relationships which thereby eventuates. But it gives no information as to the actual atomization of this contemporary ‘real potentiality’. By its limitations it exemplifies the doctrine, already stated above, that the contemporary world happens independently of the actual occasion with which it is contemporary. This is in fact the definition of contemporaneousness (cf. Part II, Ch. II, Sect. I); namely, that actual occasions, A and B, are mutually contemporary, when A does not contrib-

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no fuori dalla storia; poiché, come Hume stesso dichiara, noi sappiamo di vedere mediante i nostri occhi, e di sentire il gusto mediante i nostri palati. Ma quando siamo arrivati a questo punto, è inevitabile fare un passo ulteriore e abbandonare l’altra nostra convinzione per cui stiamo percependo un mondo di cose attuali, | al cui interno troviamo noi stessi. Poiché un mondo estensionale sterile non è ciò che intendiamo. Così riduciamo le percezioni alla coscienza delle impressioni sulla mente, che consistono in dati sensoriali aventi delle ‘modalità’ di relazionalità. Veniamo poi a Hume e a Kant. La filosofia di Kant è un tentativo di ritrovare un qualche significato per le due convinzioni che abbiamo successivamente abbandonato. Abbiamo notato che Locke è indeciso nella sua descrizione della percezione, così che nella prima parte del suo Saggio è in accordo con Hume e nella ultima parte con la filosofia dell’organismo. Abbiamo anche notato che Hume è incoerente, fino al punto di argomentare a partire da una convinzione che nella sua filosofia è rifiutata. Sezione VIII L’immediatezza presentazionale esemplifica il mondo contemporaneo rispetto alla sua potenzialità della suddivisione estensionale in attualità atomiche e rispetto alla struttura delle relazioni prospettiche che ne risultano. Ma non dà alcuna informazione circa l’atomizzazione attuale di questa ‘potenzialità reale’ contemporanea. Con le sue limitazioni esemplifica la dottrina, già affermata sopra, che il mondo contemporaneo accade indipendentemente dall’occasione attuale a cui è contemporaneo. Questa è infatti la definizione di contemporaneità (cfr. Parte II, Cap. II, Sez. I); ossia, che le occasioni attuali, A e B, sono reciprocamente contemporanee, quando A non contribui­sce al dato per B,

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ute to the datum for B, and B does not contribute to the datum for A, except that both A and B are atomic regions in the potential scheme of spatio-temporal extensiveness which is a datum for both A and B. Hume’s polemic respecting causation is, in fact, one prolonged, convincing argument that pure presentational immediacy does not disclose any causal influence, either whereby one actual entity is constitutive of the percipient actual entity, or whereby one perceived actual entity is constitutive of another perceived actual entity. The conclusion is that, in so far as concerns their disclosure by presentational immediacy, actual entities in the contemporary universe are causally independent of each other. The two pure modes of perception in this way disclose a variety of loci defined by reference to the percipient occasion M. For example, there are the actual occasions of the settled world which provide the datum for M; these lie in M’s causal past. Again, there are the potential occasions for which M decides its own potentialities of contribution to their data; these lie in M’s causal future. There are also those actual occasions which lie neither in M’s causal past, nor in M’s causal future. Such actual occasions are called M’s ‘contemporaries’. These three loci are defined solely by reference to the pure mode of causal efficacy. We now turn to the pure mode of presentational immediacy. One great difference from the previous way of obtaining loci at once comes into view. In considering the causal mode, the past and the future were de|fined positively, and the contemporaries of M were defined negatively as lying neither in M’s past nor in M’s future. In dealing with presentational im-

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e B non contribuisce al dato per A, eccetto che entrambi A e B siano delle regioni atomiche nella struttura potenziale dell’estensionalità spazio-temporale che è un dato sia per A che per B. La polemica di Hume rispetto alla causazione è, infatti, una lunga argomentazione convincente che l’immediatezza presentazionale non rivela nessuna influenza causale, sia che mediante essa un’entità attuale sia costitutiva dell’entità attuale percipiente, sia che mediante essa un’entità attuale percepita sia costitutiva di un’altra entità attuale percepita. La conclusione è che, per quanto riguarda la rivelazione mediante l’immediatezza presentazionale, le entità attuali nell’universo contemporaneo sono causalmente indipendenti l’una dall’altra. I due modi puri della percezione in questo modo rivelano una varietà di luoghi definiti mediante il riferimento all’occasione percipiente M. Per esempio, ci sono le occasioni attuali del mondo stabilito che forniscono il dato per M; queste giacciono nel passato causale di M. Ancora, ci sono le occasioni potenziali per cui M decide le proprie potenzialità di contributo ai loro dati; queste giacciono nel futuro causale di M. Ci sono anche quelle occasioni attuali che non giacciono né nel passato causale di M, né nel futuro causale di M. Tali occasioni attuali sono chiamate ‘i contemporanei’ di M. Questi tre luoghi sono definiti solamente dal riferimento al modo puro dell’efficacia causale. Veniamo ora al modo puro dell’immediatezza presentazionale. Si presenta subito allo sguardo una grande differenza rispetto al modo precedente di ottenere i luoghi. Se consideriamo il modo causale, il passato e il futuro erano definiti positivamente, | e i contemporanei di M erano definiti negativamente in quanto non giacevano né nel passato di M, né nel futuro di M. Quando si trat-

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mediacy the opposite way must be taken. For presentational immediacy gives positive information only about the immediate present as defined by itself. Presentational immediacy illustrates, by means of sensa, potential subdivisions within a cross-section of the world, which is in this way objectified for M. This cross-section is M’s immediate present. What is in this way illustrated is the potentiality for subdivision into actual atomic occasions; we can also recognize potentialities for subdivision of regions whose subdivisions remain unillustrated by any contrast of sensa. There are well-known limitations to such direct perceptions of unillustrated potentiality, a perception outrunning the real illustration of division by contrasted sensa. Such limitations constitute the minima sensibilia. Hume’s polemic respecting causation constitutes a proof that M’s ‘immediate present’ lies within the locus of M’s contemporaries. The presentation to M of this locus, forming its immediate present, contributes to M’s datum two facts about the universe: one fact is that there is a ‘unison of becoming’, constituting a positive relation of all the occasions in this community to any one of them. The members of this community share in a common immediacy; they are in ‘unison’ as to their becoming: that is to say, any pair of occasions in the locus are contemporaries. The other fact is the subjective illustration of the potential extensive subdivision with complete vagueness respecting the actual atomization. For example, the stone, which in the immediate present is a group of many actual

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ta della immediatezza presentazionale si deve prendere la via opposta. Poiché l’immediatezza presentazionale dà informazioni positive solo riguardo al presente immediato per come è definito da se stesso. L’immediatezza presentazionale esemplifica, per mezzo dei dati sensoriali, le suddivisioni potenziali all’interno di una sezione trasversale del mondo, che è in questo modo oggettivato per M. Questa sezione trasversale è il presente immediato di M. In questo modo ciò che viene illustrato è la potenzialità di suddivisione nelle occasioni atomiche attuali; possiamo inoltre riconoscere le potenzialità di suddivisione delle regioni le cui suddivisioni restano non esemplificate da alcun contrasto di dati sensoriali. Ci sono delle limitazioni ben note a tali percezioni dirette della potenzialità non esemplificata, poiché una percezione eccede l’esemplificazione reale della divisione ad opera dei dati sensoriali che sono in contrasto. Tali limitazioni costituiscono i minima sensibilia. La polemica di Hume rispetto alla causazione costituisce una prova che il ‘presente immediato’ di M giace all’interno del luogo dei contemporanei di M. La presentazione a M di questo luogo, che forma il suo presente immediato, contribuisce al dato di M con due fatti circa l’universo: il primo fatto è che c’è un ‘unisono del divenire’, che costituisce una relazione positiva di tutte le occasioni in questa comunità con una qualsiasi di esse. I membri di questa comunità prendono parte ad un’immediatezza comune; essi sono all’‘unisono’ rispetto al loro divenire: vale a dire, ogni coppia di occasioni nel luogo sono contemporanee. L’altro fatto è l’esemplificazione soggettiva della suddivisione estensionale potenziale, dotata di una vaghezza completa rispetto all’atomizzazione attuale. Per esempio, la pietra, che nel presente immediato è un grup-

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occasions, is illustrated as one grey spatial region. But, to go back to the former fact, the many actual entities of the present stone and the percipient are connected together in the ‘unison of immediate becoming’. This community of concrescent occasions, forming M’s immediate present, thus establishes a principle of common relatedness, a principle realized as an element in M’s datum. This is the principle of mutual relatedness in the ‘unison of becoming’. But this mutual relatedness is independent of the illustration by those sensa through which presentational immediacy for M is effected. Also the illustration by these sensa has unequal relevance for M, throughout the locus. In its spatially remote parts it becomes vaguer and vaguer, fainter and fainter; and yet the principle of ‘unison of becoming’ still holds, in despite of the fading importance of the sensa. We thus find that the locus – namely, M’s immediate present – is determined by the condition of ‘mutual unison’ independently of variations of relevant importance in M’s illustrative sensa, and extends to their utmost bounds of faintness, and is equally determinate beyond such bounds. We thus gain the concept of a locus in which any two atomic actualities are in ‘concrescent unison’, and which is particularized by the fact that M belongs to it, and so do all actual occasions belonging to extensive regions which lie in M’s immediate present as illustrated by importantly relevant sensa. This complete region is the prolongation of M’s immediate present  | beyond M’s direct perception, the prolongation being effected by the principle of ‘concrescent unison’.

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po di molte occasioni, è esemplificata come una regione spaziale grigia. Ma, ritornando al primo fatto, le molteplici entità attuali della pietra presente e del percipiente sono connesse assieme nell’‘unisono del divenire immediato’. Questa comunità di occasioni concrescenti, che formano il presente immediato di M, stabilisce così un principio di relazionalità comune, un principio realizzato come un elemento nel dato di M. Questo è il principio della relazionalità reciproca nell’‘unisono del divenire’. Ma questa relazionalità reciproca è indipendente dall’esemplificazione da parte di quei dati sensoriali attraverso cui si effettua l’immediatezza presentazionale per M. Inoltre, l’esemplificazione da parte di questi dati sensoriali ha una rilevanza diseguale per M, nelle diverse parti del luogo. Nelle sue parti spazialmente remote diventa sempre più vaga, sempre più debole, e tuttavia il principio dell’‘unisono del divenire’ è ancora valido, nonostante l’importanza dei dati sensoriali si affievolisca. Troviamo così che il luogo – ossia, il presente immediato di M – è determinato dalla condizione dell’‘unisono reciproco’, indipendentemente dalle variazioni dell’importanza rilevante nei dati sensoriali che esemplificano M, si estende ai loro limiti estremi della debolezza, ed è ugualmente determinato al di là di tali limiti. Otteniamo così il concetto di un luogo in cui due attualità atomiche qualsiasi sono in un ‘unisono concrescente’, che è caratterizzato dal fatto che M appartiene ad esso, e così fanno tutte le occasioni attuali che appartengono alle regioni estensionali che giacciono nel presente immediato di M come esemplificato dai dati sensoriali particolarmente rilevanti. Questa regione completa è il prolungamento del presente immediato di M | oltre la percezione diretta di M, poiché il prolungamento è effettuato dal principio dell’‘unisono concrescente’.

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A complete region, satisfying the principle of ‘concrescent unison’, will be called a ‘duration’. A duration is a cross-section of the universe; it is the immediate present condition of the world at some epoch, according to the old ‘classical’ theory of time – a theory never doubted until within the last few years. It will have been seen that the philosophy of organism accepts and defines this notion. Some measure of acceptance is imposed upon metaphysics. If the notion be wholly rejected no appeal to universal obviousness of conviction can have any weight; since there can be no stronger instance of this force of obviousness. The ‘classical’ theory of time tacitly assumed that a duration included the directly perceived immediate present of each one of its members. The converse proposition certainly follows from the account given above, that the immediate present of each actual occasion lies in a duration. An actual occasion will be said6 to be ‘cogredient with’ or ‘stationary in’ the duration including its directly perceived immediate present. The actual occasion is included in its own immediate present; so that each actual occasion through its percipience in the pure mode of presentational immediacy – if such percipience has important relevance – defines one duration in which it is included. The percipient occasion is ‘stationary’ in this duration. But the classical theory also assumed the converse of this statement. It assumed that any actual occasion only lies in one

Cf. my Principles of Natural Knowledge, Ch. XI, and my Concept of Nature, Ch. V. 6

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Una regione completa, che soddisfi il principio dell’‘unisono concrescente’, sarà chiamata una ‘durata’. Una durata è una sezione trasversale dell’universo; è la condizione presente immediata del mondo in una certa epoca, secondo l’antica teoria ‘classica’ del tempo – una teoria mai messa in dubbio fino a questi ultimi anni. Si noterà che la filosofia dell’organismo accetta e definisce questa nozione. Un qualche grado di accettazione si impone alla metafisica. Se la nozione è completamente rigettata non può più aver peso alcun appello all’ovvietà universale della convinzione; poiché non c’è un esempio più forte di questa forza dell’ovvietà. La teoria ‘classica’ del tempo assumeva tacitamente che una durata includesse il presente immediato direttamente percepito di ognuno dei suoi membri. Dalla descrizione data sopra, segue certamente la proposizione opposta, che il presente immediato di ogni occasione attuale giace nella durata. Si dirà6 che un’occasione attuale è ‘cogrediente con’ o ‘stazionaria ne’ la durata, incluso il suo presente immediatamente percepito. L’occasione attuale è inclusa nel proprio presente immediato; così che ogni occasione attuale attraverso la sua percettività nel modo puro dell’immediatezza presentazionale – se tale percettività ha una rilevanza importante – definisce una durata in cui è inclusa. L’occasione percipiente è ‘stazionaria’ nella sua durata. Ma la teoria classica assumeva anche l’opposto di questa affermazione. Assumeva che ogni occasione attuale giaCfr. il mio Principles of Natural Knowledge, Capitolo XI [cfr. A.N. Whitehead, Ricerca sui principi della conoscenza naturale, tr. it. di G. Bignami, Lampugnani Nigri Editore, Milano 1972], e il mio Concept of Nature, Capitolo V [cfr. A.N. Whitehead, Il concetto della natura, trad. it. di M. Meyer, Einaudi, Torino 1948]. 6

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duration; so that if N lies in the duration including M’s immediate present, then M lies in the duration including N’s immediate present. The philosophy of organism, in agreement with recent physics, rejects this conversion; though it holds that such rejection is based on scientific examination of our cosmic epoch, and not on any more general metaphysical principle. According to the philosophy of organism, in the present cosmic epoch only one duration includes all M’s immediate present; this one duration will be called M’s ‘presented duration’. But M itself lies in many durations; each duration including M also includes some portions of M’s presented duration. In the case of human perception practically all the important portions are thus included; also in human experience the relationship to such durations is what we express by the notion of ‘movement’. To sum up this discussion. In respect to any one actual occasion M there are three distinct nexūs of occasions to be considered: (i) The nexus of M’s contemporaries, defined by the characteristic that M and any one of its contemporaries happen in causal independence of each other. (ii) Durations including M; any such duration is defined by the characteristic that any two of its members are contemporaries. (It follows that  | any member of such a duration is contemporary with M, and thence that such durations are all included in the locus (i). The characteristic property of a duration is termed ‘unison of becoming’). (iii) M’s presented locus, which is the contemporary nexus perceived in the mode of presentational immediacy, with its regions defined by sensa. It is assumed, on the basis of direct

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ce solo in una durata; così che se N giace nella durata che include il presente immediato di M, allora M giace nella durata che include il presente immediato di N. La filosofia dell’organismo, in accordo con la fisica recente, rifiuta questo passaggio indebito; benché sostenga che tale rifiuto è basato sull’esame scientifico della nostra epoca cosmica, e non su un principio metafisico più generale. Secondo la filosofia dell’organismo, nell’epoca cosmica presente una sola durata include tutto il presente immediato di M; questa unica durata sarà chiamata la ‘durata presenziale’ di M. Ma M stesso giace in molte durate; ogni durata che include M include anche alcune porzioni della durata presenziale di M. Nel caso della percezione umana sono così incluse praticamente tutte le porzioni importanti; inoltre nell’esperienza umana la relazione con tali durate è quello che noi esprimiamo con la nozione di ‘movimento’. Per sintetizzare questa discussione, rispetto a ogni occasione attuale M ci sono da considerare tre nessi distinti di occasioni: (i) Il nesso dei contemporanei di M, definito dalla caratteristica che M e qualsiasi dei suoi contemporanei accade nell’indipendenza causale reciproca. (ii) Le durate che includono M; qualsiasi durata siffatta è definita dalla caratteristica che due qualsiasi dei suoi membri sono contemporanei. (Ne segue che | ogni membro di una tale durata è contemporaneo a M), e perciò che tali durate sono tutte incluse nel luogo (i). La proprietà caratteristica di una durata è chiamata ‘unisono del divenire’). (iii) Il luogo presenziale di M, che è il nesso contemporaneo percepito nel modo dell’immediatezza presentazionale, con le sue regioni definite dai dati sensoriali. Si assume, sulla base dell’intuizione diretta, che il luogo

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intuition, that M’s presented locus is closely related to some one duration including M. It is also assumed, as the outcome of modern physical theory, that there is more than one duration including M. The single duration which is so related to M’s presented locus is termed ‘M’s presented duration’. But this connection is criticized in the following sections of this chapter. In Part IV, the connection of these ‘presented’ loci to regions defined by straight lines is considered in more detail; the notion of ‘strain-loci’ is there introduced. Section IX Physical science has recently arrived at the stage in which the practical identification, made in the preceding section, between the ‘presented locus’ of an actual entity, and a locus in ‘unison of becoming’ with the actual entity must be qualified. The two notions, ‘presented locus’ and ‘unison of becoming’, are distinct. The identification merely rests on the obvious experience of daily life. In any recasting of thought it is obligatory to include the identification as a practical approximation to the truth, sufficient for daily life. Subject to this limitation, there is no reason for rejecting any distinction between them which the evidence suggests. In the first place, the presented locus is defined by some systematic relation to the human body – so far as we rely, as we must, upon human experience. A certain state of geometrical strain in the body, and a certain qualitative physiological excitement in the cells of the body, govern the whole process of presentational immediacy. In sense-perception the whole function of antecedent occurrences outside the body is merely

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presenziale di M ha una relazione stretta con una qualche durata che include M. Si assume anche, come il risultato della teoria fisica moderna, che c’è più di una durata che includa M. La durata singola che è così in relazione al luogo presenziale di M si chiama ‘durata presenziale di M’. Ma questa connessione è criticata nelle sezioni seguenti di questo capitolo. Nella Parte IV si considera più nel dettaglio la connessione di questi luoghi ‘presenziali’ con le regioni definite dalle linee rette; la nozione di ‘luoghi di tensione’ è qui introdotta. Sezione IX La scienza fisica è recentemente arrivata allo stadio in cui è necessario caratterizzare l’identificazione pratica, fatta nella precedente sezione, tra il ‘luogo presenziale’ di un’entità attuale, e un luogo nell’‘unisono del divenire’ con l’entità attuale. Le due nozioni, ‘luogo presenziale’ e ‘unisono del divenire’, sono distinte. L’identificazione riposa solamente sull’esperienza ovvia della vita quotidiana. In ogni riformulazione del pensiero è obbligatorio includere l’identificazione come un’approssimazione pratica alla verità, sufficiente per la vita quotidiana. Salvo questa limitazione, non c’è ragione per rifiutare una loro distinzione suggerita dall’evidenza. In primo luogo, il luogo presenziale è definito da qualche relazione sistematica al corpo umano – nella misura in cui facciamo affidamento, dato che dobbiamo, sull’esperienza umana. Un certo stato di tensione geometrica nel corpo, e un certo eccitamento fisiologico qualitativo nelle cellule del corpo, governa l’intero processo dell’immediatezza presentazionale. Nella percezione sensoriale tutta la funzione degli accadimenti antecedenti che sono esterni al

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to excite these strains and physiological excitements within the body. But any other means of production would do just as well, so long as the relevant states of the body are in fact produced. The perceptions are functions of the bodily states. The geometrical details of the projected sense-perception on the geometrical strains in the body, the qualitative sensa depend on the physiological excitements of the requisite cells in the body. Thus the presented locus must be a locus with a systematic geometrical relation to the body. According to all the evidence, it is completely independent of the contemporary actualities which in fact make up the nexus of actualities in the locus. For example, we see a picture on the wall with direct vision. But if we turn our back to the wall, and gaze into a good mirror, we see the same sight as an image behind the mirror. Thus, given the proper physiological state of the body, the locus presented in sense-|perception is independent of the details of the actual happenings which it includes. This is not to say that sense-perception is irrelevant to the real world. It demonstrates to us the real extensive continuum in terms of which these contemporary happenings have their own experiences qualified. Its additional information in terms of the qualitative sensa has relevance in proportion to the relevance of the immediate bodily state to the immediate happenings throughout the locus. Both are derived from a past which is practically common to them all. Thus there is always some relevance; the correct interpretation of this relevance is the art of utilizing the perceptive mode of presentational immediacy as a means for understanding the world as a medium.

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corpo serve solamente a provocare tali tensioni ed eccitamenti fisiologici all’interno del corpo. Ma qualsiasi altro mezzo di produzione andrebbe altrettanto bene, purché gli stati rilevanti del corpo siano di fatto prodotti. Le percezioni sono le funzioni degli stati corporei. I dettagli geometrici della percezione sensoriale proiettata dipendono dalle tensioni geometriche nel corpo, i dati sensoriali qualitativi dipendono dagli eccitamenti fisiologici delle cellule stabilite nel corpo. Così il luogo presenziale deve essere un luogo dotato di una relazione geometrica sistematica con il corpo. Secondo ogni evidenza, esso è completamente indipendente dalle attualità contemporanee che di fatto costituiscono il nesso delle attualità nel luogo. Per esempio, mediante la visione diretta vediamo una figura sul muro. Ma se ci giriamo verso il muro, e guardiamo in un buono specchio, vediamo la medesima visione come un’immagine dietro allo specchio. Così, dato lo stato fisiologico proprio del corpo, il luogo presenziale nella percezione | sensoriale è indipendente dai dettagli degli avvenimenti attuali che include. Questo non vuole dire che la percezione sensoriale sia irrilevante per il mondo reale. Ci mostra il continuo estensionale reale, nei termini del quale questi avvenimenti contemporanei hanno caratterizzato le proprie esperienze. La sua informazione aggiuntiva nei termini dei dati sensoriali qualitativi ha rilevanza in proporzione alla rilevanza dello stato corporeo immediato per gli avvenimenti immediati in tutto il luogo. Entrambi derivano da un passato che è praticamente comune a tutti loro. Così c’è sempre una qualche rilevanza; l’interpretazione corretta di questa rilevanza è l’arte di utilizzare il modo percettivo dell’immediatezza presentazionale come uno strumento per capire il mondo come mezzo.

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But the question which is of interest for this discussion is how this systematic relevance, of body to presented locus, is definable. This is not a mere logical question. The problem is to point out that element in the nature of things constituting such a geometrical relevance of the body to the presented locus. If there be such an element, we can understand that a certain state of the body may lift it into an important factor of our experience. The only possible elements capable of this extended systematic relevance beyond the body are straight lines and planes. Planes are definable in terms of straight lines, so that we can concentrate attention upon straight lines. It is a dogma of science that straight lines are not definable in terms of mere notions of extension. Thus, in the expositions of recent physical theory, straight lines are defined in terms of the actual physical happenings. The disadvantage of this doctrine is that there is no method of characterizing the possibilities of physical events antecedently to their actual occurrence. It is easy to verify that in fact there is a tacit relevance to an underlying system, by reference to which the physical loci – including those called ‘straight lines’ – are defined. The question is how to define this underlying system in terms of ‘pure’ straight lines, determinable without reference to the casual details of the happenings. It will be shown later (cf. Part IV, Chs. III and IV) that this dogma of the indefinability of straight lines is mistaken. Thus the systematic relation of the body to the presented locus occasions no theoretical difficulty. All measurement is effected by observations of sensa with geometrical relations within this presented locus. Also all scientific observation of the unchanged character of things ulti-

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. IV, SEZ. IX

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Ma la questione che ci interessa per questa discussione è come si possa definire questa rilevanza sistematica del corpo per il luogo presenziale. Non è solamente una questione logica. Il problema è di indicare quell’elemento nella natura delle cose che costituisce una tale rilevanza geometrica del corpo per il luogo presenziale. Se c’è un tale elemento, possiamo capire che un certo stato del corpo possa elevarlo ad un fattore importante della nostra esperienza. I soli elementi possibili capaci di questa rilevanza sistematica estesa oltre il corpo sono le linee rette e i piani. I piani sono definibili nei termini delle linee rette, così che possiamo concentrare l’attenzione sulle linee rette. È un dogma della scienza che le linee rette non siano definibili nei termini delle mere nozioni dell’estensione. Così, nelle esposizioni della recente teoria fisica, le linee rette sono definite nei termini degli avvenimenti fisici attuali. Lo svantaggio di questa dottrina è che non c’è un metodo per caratterizzare le possibilità degli eventi fisici prima del loro accadimento attuale. È facile verificare che di fatto c’è una rilevanza tacita nei confronti di un sistema sottostante, in riferimento al quale i luoghi fisici – inclusi quelli chiamati ‘linee rette’ – sono definiti. La questione è come definire questo sistema sottostante nei termini delle ‘pure’ linee rette, determinabili senza il riferimento ai dettagli causali degli avvenimenti. Si mostrerà successivamente (cfr. Parte IV, Capitoli III e IV) che questo dogma dell’indefinibilità delle linee rette è errato. Così la relazione sistematica del corpo al luogo presenziale non causa alcuna difficoltà teoretica. Ogni misurazione è effettuata mediante osservazioni aventi delle relazioni geometriche in questo luogo presenziale. Inoltre, ogni osservazione scientifica del carattere

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PROCESSO E REALTÀ

mately depends upon the maintenance of directly observed geometrical analogies within such loci. However far the testing of instruments is carried, finally all scientific interpretation is based upon the assumption of directly observed unchangeability of some instrument for seconds, for hours, for months, for years. When we test this assumption we can only use another instrument; and there cannot be an infinite regress of instruments. Thus ultimately all science depends upon direct observation of homol|ogy of status within a system. Also the observed system is the complex of geometrical relations within some presented locus. In the second place, a locus of entities in ‘unison of becoming’ obviously depends on the particular actual entities. The question, as to how the extensive continuum is in fact atomized by the atomic actualities, is relevant to the determination of the locus. The factor of temporal endurance selected for any one actuality will depend upon its initial ‘subjective aim’. The categoreal conditions which govern the ‘subjective aim’ are discussed later in Part III. They consist generally in satisfying some condition of a maximum, to be obtained by the transmission of inherited types of order. This is the foundation of the ‘stationary’ conditions in terms of which the ultimate formulations of physical science can be mathematically expressed. Thus the loci of ‘unison of becoming’ are only determinable in terms of the actual happenings of the world. But the conditions which they satisfy are expressed in terms of mea-

PARTE II. DISCUSSIONI E APPLICAZIONI. CAP. IV, SEZ. IX

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immutato delle cose in ultima analisi dipende dal mantenimento di analogie geometriche osservate direttamente in tali luoghi. Per quanto si mettano alla prova gli strumenti, alla fine ogni interpretazione scientifica è basata sull’assunzione dell’immutabilità direttamente osservata di qualche strumento per secondi, ore, mesi, anni. Quando mettiamo alla prova questa assunzione possiamo solo adottare un altro strumento, e non ci può essere un regresso infinito degli strumenti. Così in ultima analisi tutta la scienza dipende dall’osservazione diretta della | omologia dello status all’interno di un sistema. Inoltre il sistema osservato è il complesso delle relazioni geometriche all’interno di qualche luogo presenziale. In secondo luogo, un luogo di entità nell’‘unisono del divenire’ dipende ovviamente dalle entità attuali particolari. La questione, di come il continuo estensionale è di fatto atomizzato d