Pro e contro Stalin

Per quasi 30 anni, Stalin esercitò sull’Unione Sovietica una leadership dittatoriale, trasformandola in una delle princi

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Pro e contro Stalin

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PRO E CONTRO

STAUN a cura di Marisa Paltrinieri

Di prossima pubblicazione:

KENNEDV MAO TSE·TUNG HITLER

ARNOLDO MONDADORI EDITORE S.p.A. PRESIDENTE

Giorgio Mondadori VICE PRESIDBNTE

Mario Formenton DIRJn'TORB GENERALE PHRIODICI

Adolfo Senn VICE DIRETTORI GENERALI PERIODICI

Gianfranco Cantini, Nando Sampietro AMMINISTRATORE EDITORIALE Dm DOSSIER

Erman Chonchol

I DOS S I E R MONDADORI DIRETTORE

Enzo Orlandi RJIDA.ZIONB Marisa Paltrinieri Gianni Rizzoni, Emilio Barbaglia. Seareteria: Maristella Bodino

Bruno

IMPAGINAZIONB Acqualagna, Giovanni Melada ICONOGRAFIA VOLUME STALIN Franco Testa

C Arnoldo Mondadori Editore 1971 Pubblicazione mensile, registrata al Tribunale di Milano N. 301 del 3.9.71 Spedizione in abbonamento a tariffa editoriale ridotta autorizz. N. 15278/2 del 25.6.1971 Direzione P.T. Verona Direttore Responsabile: Enzo Orlandi

STALIN

MONDADORI

JOSIF VISSARIONOVIC DZUGASVILI - detto Stalin " uO­ mo d'acciaio " -non era russo se non d'importazione . Era nato il 2 1 dicembre 1 879 a Gori , in Georgia. E la Georgia - aspra terra del Caucaso, dove i cartelli stradali indicano in un senso Europa e nell 'altro Asia - nel 1 879 opponeva ancora forti resistenze al processo di russificazione in atto . Nella zona si parlavano, oltre al georgiano, il turco, l 'arme­ no e vari dialetti caucasici . Il russo veniva imposto nelle scuole, e Dzugasvili ragazzo lo imparò ; ma non riusci mai a liberarsi da un fortissimo accento meridionale .

stalin l'asiatico Leonid Krasin, un vecchio rivolu­ zionario, fu il primo a dire di Sta­ lin che era un " asiatico " . Non allu­ deva a problematici attributi raz­ ziali ma al miscuglio di pazienza, acume, perfidia e crudeltà che è ri­ tenuto caratteristico degli uomini politici asiatici . Bucharin in seguito semplificò l'epiteto chiamando Sta­ lin " Gengiz Khan " , certo per sotto­ lineare la sua crudeltà spinta alla ferocia... Se guardiamo alla geogra­ fia però, dovremo ammettere che l 'aggettivo " asiatico " riferito a Sta­ lin è giusto solo in parte. Geografi­ camente il Caucaso, e specie la Transcaucasia, sono si un prolunga­ mento dell'Asia; ma a differenza de­ gli azerbaigiani, che sono dei mon­ goli, i georgiani sono di razza me­ diterranea, sono europei » ( Lev D . Trotskij , Stalin, Garzanti 1962 ). «

LA GEORGIA, UNA TERRA PAURO· SA MA SPLENDIDA. « Sembra che

i georgiani discendano da Jafet , fi­ glio di Noè, e dal suo trisnipote Kar­ tlos, secondogenito di Togarma ( Ge-

nesi, 10, 3) ... Alcuni studiosi ritengo­ no che la Georgia fosse la mitica Colchide, dove Giasone e gli Argo­ nauti conquistarono il famoso Vello d'Oro. Gli antichi greci la considera­ vano una terra paurosa ma splen­ dida dove si diceva che Prometeo fosse incatenato alla vetta di una montagna. I persiani la chiamarono Gurgistan, i grec i e i romani Iberia, gli armeni Vrastan. I russi continua­ no a chiamarla Gruzij a » ( Edward Ellis Smith, S talin giovane, trad. di M. E. Zuppelli Morin, Garzanti 1 968 ).

Era di origine ebrea P Il cognome Dzugasvili indicherebbe che Stalin aveva sangue ebreo nelle vene. Lo asseriscono J. Fishman e J.B. Hutton (La vita privata di Sta­ lin, ed. Il Borghese) spiegando che gli ebrei giunsero in Georgia dal­ l'isola di Dzu : « È infatti rimasto l 'uso nel dialetto di questa regione di definire un israelita con la pa­ rola " Dzuga ", che significa nativo dell'isola di Dzu. Quando si comin­ ciarono ad usare i cognomi per la gente di Georgia, fatta eccezione dei nobili, i discendenti di questi emi5

Vissarion Dzugasvili e sua moglie Ekaterina, Keke in fami­ glia, apparteneva no alla folta schiera dei servi della gleba affrancati . Lui faceva il ciabattino, lei si ingegnava, col me­ stiere di lavandaia, a risolvere i molti problemi di una casa­ linga a tasche vuote . Il marito, buono a nulla per vocazione, dimostrava, per giunta, d 'amare troppo la bottiglia. Aspi­ razioni ne aveva, il povero Vissarion : diventare un artigia­ no rinomato , abile nel lavoro e bravo ad accumular rubli al punto da ved ersi dischiudere le porte dorate della con­ dizione borghese. Ma la realtà frustrava i suoi sogni, una

granti dell'isola Dzu divennero " Dzu­ ga�vili ", che significa " figli di Dzu ".

Re del le strade e del le taverne « Re delle vie di Tiflis, re e figlio dei ba-zar e dei duchan è il kinto, un personaggio singolare ; . è il monel­ l o delle strade e il parassita della fantastica città di Tiflis. Un kinto di questo genere fu Stalin. Del tempo in cui fu kinto, Stalin conserva ancora oggi quel riso ci­ nico, quel lampeggiar malizioso de­ gli occhi, che sorprende chiunque lo vede » . ( Essad bey, Stalin, Treves 1 933 ). .

.

Percosso da un padre ubriacone? Irema�vili, un amico d'infanzia di Stalin, anzi l'amico del cuore di " So­ so" ( diminutivo di Josif), nei suoi ri­ cordi pubblicati in tedesco nel 1932 ( Stalin e la tragedia della Georgia ) racconta che Vissarion era un ubria6

eone che si beveva gran parte dei guadagni e maltrattava sistematica­ mente moglie e figlio ; al punto che " le percosse terribili e immeritate resero il ragazzo duro e spietato co­ me suo padre. Le persone che domi­ navano gli altri per anzianità e po­ tenza gli ricordavano suo padre e presto egli cominciò a odiare chiun­ que avesse autorità su di lui ».

Stalin non conferma In una intervista concessa nel 1 93 1 allo scrittore Emil Ludwig Stalin disse di essere diventato un ribelle soltanto in seminario, a causa di quel sistema disciplinare fatto di continui spionaggi e angherie. « I miei genitori » disse il dittatore « non avevano alcuna cultura ma fe­ cero molto per me. » Fu quella l'uni­ ca volta in cui Stalin parlò della sua famiglia.

Sua figlia. si > ( Essad bey, op. cit. ). «

Anche le case chiuse al servizio della rivoluzione Altro mezzo escogitato da Koba per procurar fondi al partito sarebbe sta­ to quello dello sfruttamento della 30

prostituzione. L'intraprendente geor­ giano aveva organizzato le falene del Caucaso in una efficiente rete di case chiuse. La notizia è riportata da Fi­ shman e Hutton (op. cit.), che preci­ sano: « Le ragazze ricevevano il die­ ci per cento dell'introito, il gestore del bordello il cinquanta, oltre a quello che si tratteneva per le spese di mantenimento. Il restante quaran­ ta per cento andava a Josif ».

Ma Lenin teme lo scandalo Gli stessi citano anche una lettera scritta da Lenin al suo accolito: « Sa­ rebbe tremendo per il partito se un giornale zarista dovesse intitolare u­ na sua cronaca • Capo bolscevico del Caucaso tenitore di bordelli " , e ci attaccasse come sfruttatori di donne di malaffare... ti consiglio di cercare un accordo con Korescu ( il gestore) in modo da ricevere il denaro senza fare questioni di bordelli, poiché non ci devono essere nessi tra te e posti di tal genere ». Stalin durante l'esilio con alcuni amici

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ANCH E KOBA-IV ANO VIC aveva partecipato al congresso di Londra. Seguendo le direttive di Lenin si era tenuto in ombra senza intervenire, mentre si poneva il veto alle sue gesta . Tornato in patria, aveva ripreso a lavorare tra i pe­ trolieri di Baku, ottenendo qualche buon risultato nono­ stante il momento fosse quanto mai sfavorevole. Sono gli ultimi exploits di Dzugasvili-Koba-Ivanovic in Cau­ caso. Nel marzo 1 908 è arrestato e quindi deportato a Sol­ vycegodsk (Russia nordeuropea). Rientra dall 'esilio nel giu­ gno 1 909 , ma l 'anno seguente riprende la strada del con-

1 907-1 0 :: la rivoluzione smobil ita Difficile per i rivoluzionari, negli an­ ni 1 907-10, trascinare le masse ope­ raie. Il clima generale è quello di sfi­ duciata smobilitazione. Due milioni d i operai avevano scioperato nel 1 905 ; nel 1 908, soltanto 174.000 ; nel 1 909, 64.000 e nel 1 9 10, %.000.

Gli agenti dello zar tengono d'occhio i russi a Londra « Un uomo grande e grosso, dall'aria risoluta, se ne stava ieri appostato all'angolo di Fulborne Street, a Whi­ techapel. Appariva chiaro che si trattava di un forestiero, e di un forestiero di una certa importanza. Affettando la mas­ sima indifferenza, egli era in realtà vivamente interessato a quanto suc­ cedeva in un edificio senza pretese che si trova circa a metà della via Fulbome, dall'altro lato della strada ;. e scrutava attentamente tutti quelli che ne uscivano o entravano. Questo scrutatore i ndefesso era il signor Sevieff, della polizia segreta russa; suo compito, quello di tener 32

d'occhio tutti i socialisti russi che hanno varcato l'oceano per tenere un congresso qui a Londra. È stato so­ prattutto a causa delle sue rimostran­ ze che Norvegia, Svezia e Danimarca hanno negato ospitalità a questi ri­ voluzionari. Il signor Sevieff e i suoi assistenti seguono come ombre tutti i membri dell'organizzazione, molti dei qual i hanno reso visita al club socialista di Fulborne Street, che li ha cordialmente ricevuti... Tra i delegati ci sono studenti, conta­ dini, operai, manovali. Abitano presso amici della " causa " nell'East End. E­ minenti rappresentanti del socialismo inglese li hanno incontrati dando lo­ ro il benvenuto. Un secondo gruppo di russi è arri­ vato ieri pomeriggio al molo Parke­ ston ed ha poi proseguito per Lon­ dra per prendere parte alla confe­ renza. Erano circa 1 80 persone, tra cui otto donne. Avevano poco baga­ glio >> ( dal " Daily Express ", Londra 10 maggio 1 907).

Slalin tonda la "Pravda" « Una sera, verso la metà di aprile del 1912, in casa del compagno Pole­ taev, due membri della Duma ( Po-

fino per Solvycegodsk. È la sua terza deportazione, dall 'ot­ tobre 1 9 1 0 al giugno 1 9 1 1 ; ed è l 'addio alla Georgia. Scon­ tata la condanna , Josif (Cizikov per l 'occasione ) punta sul­ la capitale. Ma a Pietroburgo si fa riarrestare, nel settem­ bre, e rideportare : a Vologda. La libertà, questa volta, è du­ rata circa tre mesi. Nel marzo 1 9 1 2 , apprendendo di essere stato incluso nel comitato centrale del partito, tenta la fuga da Volodga e riesce ad arrivare a Pietroburgo . Fa appena in tempo a contribuire alla fondazione della " Pravda " ( il quo­ tidiano che diventerà famoso come la piu autorevole voce

krovskij e Poletaev ), due scrittori ( Olminskij e Baturin) ed io, membro del comitato centrale ( essendo clan­ destino, mi nascondevo in casa di Poletaev che godeva dell'immunità parlamentare ), giungemmo a un ac­ cordo sulla struttura da dare alla " Pravda " e preparammo il primo nu­ mero , ( dichiarazione di Stalin nel 1 922, decimo anniversario della fon­ dazione del giornale ).

Irrilevante il suo contributo « Koba partecipò senz'altro alla riu­ nione di cui parla nella dichiarazio­ ne, mal sopportato dai quattro bol­ scevichi nominati nel suo passo. Pole­ taev era un giornalista esperto e ave­ va diretto la " Zvezda " dal 1 9 10. Anche Olminskij era un vecchio bolscevico, già direttore del " Vpered" e del " Pro­ letarij " . Una breve guida bibliogra­ fica del la " Pravda " pubblicata nel 1 962 dall'I stituto di marxismo-lenini­ smo di Mosca, nomina Stalin una volta sola, come uno dei trentotto membri del corpo redazionale o col­ laboratori dal 1 9 1 2 al 1 9 14. Questo basta a dimostrare che il suo contri-

buto alla fondazione della " Pravda " fu assai minore di quanto vorrebbe farci credere » ( Edward E. Smith, Sta­ lin giovane, op. cit . ).

StaliiJ. non ha mai avuto un s� pensiero originale Trotskij , che se ne i ntendeva, dà un giudizio negativo sulle capacità gior­ nalistiche di Stalin. A suo avviso Ko­ ba era lento nel pensiero, squallido nella fantasia, incapace di esprimer­ si in uno stile sciolto e persuasivo. Quando voleva far colpo, non sape­ va che ricorrere a pesanti espressio­ ni volgari. Sempre secondo Trotskij nessun articolo scritto da Stalin in quel periodo avrebbe trovato acco­ glienza presso una redazione degna di questo nome. È anche vero però che le pubblicazioni clandestine di quel periodo non potevano essere re­ datte con sottili squisitezze formali. Venivano scritte in gran parte da uomini d'azion e che si improvvisava­ no giornalisti, e ai quali importava soltanto spiegare concetti ed espri­ mere idee. In questo senso assolve­ vano perfettamente il loro compito e risultavano anche di gradevole lettu33

dell'ortodossia staliniana) ; poi ricade nelle mani della po­ lizia : deportazione nel te rritorio di Narym ( Siberia occi d . ) ed evasione nel settembre ( 1 9 1 2 ) . È la quarta fuga, cui se­ guono viaggi a Cracovia e a Vienna, per incontrare Lenin e lavorare a un saggio affidatogli dal capo, sul problema delle nazionalità . Ormai Koba è diventato Stalin, adottando lo pseudonimo proposto da Lenin in persona . Lo studio sul problema delle �azionalità aumenta notevolmente il suo prestigio nel partito : consacra infatti come teorico, come saggista, colui che fino ad allora era stato considerato sol-

ra al pubblico cui si rivolgevano. Koba, certamente, non si elevò sugli altri. E Trotskij va innanzi nel suo discorso e fa una analisi critica del­ lo stile di Stalin, e conclude col dire che nei suoi scritti si sente la tensio­ ne, lo sforzo per tracciare una espo­ sizione sistematica, la quale si riduce però ad una enumerazione di argo­ menti, condita di domande retoriche e di indigeste banalità di sapore di­ dattico. > , afferma Trotskij « non ha mai espresso un suo p en­ siero ; ha sempre trascritto stentata­ mente e con esitazione quello degli altri >> ( Trotskij , Stalin, op. cit . ) .

Il mare del la col lera proletaria sta gonfiandosi Proclama di Stalin, da Pietrobur­ go, nel quadro dei preparativi per 11 to maggio 1912: Sempre piu si allarga l'oceano del m o v i m e n t o operaio, inghiottendo sempre nuovi paesi e stati, dall'Eu­ ropa all'Asia, dall'America all'Africa e all'Australia ... Il mare della collera «

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proletaria sta gonfiandosi in altissi­ me ondate e sferza in maniera sem­ pre piu minacciosa le rocce ormai crollanti del capitalismo... Fiduciosi nella loro vittoria, calmi e forti, i lavoratori marciano fieramente sulla strada della terra promessa... I lavo­ ratori russi debbono dire oggi che, al pari dei loro compagni dei paesi liberi ( del continente europeo ), essi non adorano e non adoreranno mai il vitello d'oro ... ,,

Sono d i Len i n le migliori pagine d i Sta l i n « Il marxismo e i l problema delle na­ zionalità è lo scritto teorico piu im­ portante di Stalin; anzi è il suo solo scritto di contenuto teorico. Non co­ noscendo di suo che queste quaranta pagine di stampa, si sarebbe indotti a vedere in lui un saggista maturo e autorevole : cosa piuttosto curiosa, perché egli non ha mai scritto una sola pagina che assomigli a queste, né prima né dopo. Ma la chiave del mistero è semplice : questo lavoro di Stalin è in sostanza un lavoro di Le­ nin » ( T rotskij , Stalin, op. cit.).

tanto un risoluto uomo d 'azione . Il lungo testo, che sarà piu tardi pubblicato in libro col titolo Il ma rxismo e il pro­ blema delle nazionalità , si chiamava in origine Il problema de lle nazionalità e la socialdemocrazia . Apparve nel marzo­ maggio 1 9 1 3 sul periodico socialdemocratico di Pietroburgo " Prosvescenie " ( I struzione ) . A quell'epoca, il suo autore era già tornato in carcere : arrestato e deportato nella Siberia nordoccidentale, a Kurej ka, nel febbraio 1 9 1 3 . Sarà il piu lungo esilio ; Stalin ne uscirà solo nel 1 9 1 7 , dopo lo scop­ pio della rivoluzione di febbraio. •

Ho tanta voglia di vedere un bel paesaggio « Tante, tante grazie, cara Olga Ev­ geevna, per i cortesi e affettuosi sen­ timenti che nutrite nei miei confron­ ti. Non dimenticherò mai la vostra premura. Aspetto con ansia il mo­ mento di uscire di prigione e, non appena sarò a Pietroburgo, ringra­ zierò voi e anche Sergej , per tutto quello che avete fatto. Ma devono passare ancora due anni. Ho ricevuto il pacco che ho molto gradito. Ne avevo chiesto uno solo. Non spendete altri soldi per me : quel danaro vi serve. Sarò felice se mi manderete ogni tanto una cartolina con una bella veduta, ecc. In questo maledetto paese anche la natura di­ venta brutta : d'estate il fiume, d'in­ verno la neve e basta. Ho tanta vo­ glia di vedere un bel paesaggio, sia pure in cartolina. Tutti i miei saluti e auguri ai ragaz­ zi e alle ragazze. Vivo come prima. Mi sento bene. La salute è ottima. Mi sto abituando a questo posto. Qui il clima è molto rigido: tre settimane fa abbiamo a­ vuto 45° sotto zero.

Fino alla prossima lettera, rispetto­ samente vostro Josif. » ( Lettera di Stalin alla futura suoce­ ra, Olga Evgeevna Alliluieva, nel 1915; dalle Memorie di Olga Alliluieva e riportata da Smith nell'op . cit.)

Coabitazione difficile col deportato dosif v. Dzugasvili Nel 1914 Stalin, deportato a Kurej ka, poco oltre il circolo polare artico, divideva la stanza con Sverdlov, fu­ turo presidente dell'Unione Sovietica. I n una lettera alla sorella, Sverdlov scriveva: « La mia nuova sistemazio­ ne è peggiore della precedente. Per cominciare, non vivo piu solo in una stanza. Siamo in due. Il mio compa­ gno è il georgiano Dzugasvili, che avevo già conosciuto altrove, in esi­ lio. È un brav'uomo, però troppo in­ dividualista quanto al suo modo di vivere, mentre io faccio di tutto pur di ottenere almeno una parvenza di ordine. Per questo, a volte, ho i nervi tesi. ,M:a non ha poi tanta importan­ za. Il peggio è che dobbiamo vivere a stretto contatto di gomito con la famiglia del padrone di casa ... ». 35

Al DEPORTATI DI KUREJKA si offre , verso la fine del 1 9 1 6 , uno squallido diversivo : la chiamata alle armi . Lo zarismo è alle corde , sfibrato e dissanguato dalla prima guerra mondiale . Non ha altri mezzi per fronteggiare la si­ tuazione se non quello di armare i deportati politici e i delinquenti comuni, per opporli al nemico. La patria tutta­ via deve rinunciare ai servigi di Stalin, inabile a causa del braccio atrofizzato fin dall 'infanzia . Il viaggio dei prigio­ nieri da Kurej ka a Krasnoj arsk, dove risiede la commis­ sione medica militare, è il preludio ad un viaggio ben piu

Rasputi n profetizza che la Russia sarà som mersa dal sangue

vi sarà stato martirio maggiore di quello che colpirà la Russia ; essa verrà sommersa nel sangue » ( tele­ gramma di Rasputin a Nicola I l ) .

Il monaco nero, santone nonché con­ fidente della zarina, l'equivoco Ra­ sputin, cosi telegrafava allo zar, poco prima dello scoppio del la prima guer­ ra mondiale: « Caro amico, torno a ripeterti che su tutta la Russia si sta addensando una nube spaventosa ... Calano da o­ gni dove le tenebre, e non vedo su tutto l'orizzonte una sola luce di spe­ ranza ; ma lacrime ovunque, un ocea­ no di lacrime ! E quanto a sangue, non trovo parole per dipingere tutto l'orrore ... So solo che il destino di­ pende da te. Coloro che vogliono la guerra non comprendono che si trat­ ta della rovina di tutti ... Tu, zar, sei il padre del popolo. Impedisci per­ tanto che gli insensati abbiano a vin­ cere; non permettere che essi trasci­ nino il popolo alla rovina! ... Se pure vincessimo la Germania, che sarà del­ la Russia ? Te lo dico in tutta since­ rità : da che mondo è mondo non

Gli operai frate r n i zzano con i soldat i

S talin parla durante una riunione del partito

« Verso l a fin e del 1 9 1 6 il costo della vita aumenta a salti. All'inflazione e alla disorganizzazione dei trasporti si aggiunge una vera e propria penuria di medici. La curva del movimento operaio delinea una brusca ascesa. A partire dall'ottobre , la lotta entra in una fase decisiva, che unisce in­ sieme tutte le gamme svariate di mal­ contento : Pietrogrado prende la rin­ corsa per il grande salto di febbraio. Nelle fabbriche i comizi dilagano. Ar­ gomenti trattati: i rifornimenti ali­ mentari, l'alto costo della vita, la guerra, il governo. Vengono distri­ buiti i volantini dei bolscevichi. Si proclamano scioperi politici. All'usci­ ta dalle fabbriche si svolgono mani­ festazioni improvvisate. Capita che gli operai ... fraternizzino con i solda­ ti >> ( Trotskij , Storia della rivoluzione russa, Sugar Editore 1 964).

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lungo, fino a Pietroburgo , ribattezzata Pietrogrado ( 1 9 1 4 ) . Qui i l 2 3 febbraio 1 9 1 7 scoppiano i primi moti insurrezio­ nali popolari , che si trasformano in rivoluzione . Quella deci­ siva, questa volta, nata da un irrefrenabile movimento del­ le masse, avallata dall 'esercito che in gran parte si unisce agli insorti , sostenuta dai sovie t ( i consigli dei delegati degli operai e dei soldati , cioè parlamenti del popolo di­ slocati nelle città e nelle campagne ) . Nati già durante la prima rivoluzione, i soviet risuscitano immediatamente . Do­ po l'abdicazione dello zar, il 2 marzo 1 9 1 7 , in favore di suo

Ra sputi n ripescato cadavere n e l la N eva I l 30 dicembre 1 9 16 dalle acque della Neva a Pietrogrado affiora un cada­ vere, cosi descritto dal giudice inca­ ricato dall'istruttoria: « Il cadavere di uno sconosciuto di circa cinquan­ t'anni, di statura superiore alla me­ dia, vestito di una blusa azzurra ri­ camata sopra una camicia bianca. Le gambe, chiuse in alti stivaloni di ca­ pretto, sono legate con una corda, la stessa che stringe anche i polsi. Por­ t a una gran catena d'oro al collo. Capelli color castano chiaro, barba e baffi lunghi e in disordine » . L'auto­ psia rivela che l'uomo è stato ucciso prima di essere gettato in acqua, in stato di grave ubriachezza. Un bri­ vido corre per tutta Pietrogrado, se­ guito da manifestazioni di gioia. L'uc­ ciso è Rasputin, l'odiato consigliere della zarina. La sua morte è il pro­ logo della rivolta.

La zarina: "Ai russi p iace sentirsi accarezzare dallo staffile" Il 13 dicembre 1 9 1 6 la zarina allo zar : « No soprattutto a quella che è l'idea fissa di tutti; un governo co38

stituzionale. La calma tornerà , la si­ tuazione va continuamente miglio­ rando, ma vogliono sentire il tuo pu­ gno. È da molto ormai che tutti mi ripetono la solita storia ; ai russi pia­ ce sentirsi accarezzare dallo staffile; è nella loro natura ! »

Il 26 febbraio 191 7: « Bisogna far sapere, e con fermez­ za , agli operai che è vietato sciope­ rare , e inviare per punizione al fronte chi infrange questa legge. Inutili le sparatorie ;. basta mantenere l'ordine e impedire che gli operai passino i ponti >> (si riferisce ai ponti che con­ giungono i sobborghi industriali al centro di Pietrogrado ). Il 28 febbraio: « È indispensabile far concessioni. Continuano gli scioperi e molte trup­ pe sono passate dalla parte dei rivo­ luzionari. »

Dal diario i ntimo di Nicola Il Il 27 febbraio 1917: « qualche giorno fa, a Pietrogrado, hanno avuto luogo agitazioni, e con mio gran rincrescimento vi han pre.•.

fratello il granduca Michele , e la rinuncia al trono di que­ st 'ultimo, i soviet affiancano il governo provvisorio costitui­ to da alcuni ex-deputati della Duma : il principe Lvov, libe­ rale monarchico, primo ministro ; il liberale Milj ukov agli esteri e Kerenskij , sinistra moderata, al ministero della giu­ stizia. I nuovi governanti non appartengono esattamente alla " crema " dei rivoluzionari - anche l 'esser stati membri della Duma zarista li scredita agli occhi dei bolscevichi ­ ma in quel momento nessuno vi fa gran caso. Lo zarismo è caduto, e nell 'elettrizzante clima di libertà, tutti esultano e

so parte le truppe. È terribile essere lontani e ricevere notizie frammen­ tarie ! Non mi sono soffermato a lun­ go, sul rapporto. Dopopranzo ho pas­ seggiato sulla strada di Orcha. Vi era un bel sole. Dopo cena ho deciso di partire al piu presto per Carskoe-Se­ lo ( oggi, Puskin ), e la mattina, all'u­ na, ero di nuovo nel mio treno. »

Il drammatico dilemma di un ufficiale della Guardia Sabato, 25 febbraio L'inevitabile si avvicina di ora in ora : l'esercito comincia a parteggia­ re per il popolo. Ormai non si può fare affidamento che sulla lealtà dei gendarmi e della polizia... Ovunque la folla si ammassa al grido di " pa­ ne " , " pane ! ". Dappertutto scene di pa­ tos. Un battaglione del reggimento della guardia Semenovskij ha ricevu­ to ordine di sgomberare la prospetti­ va Nevskij . Vi accorre e si scontra con un battaglione del reggimento Volinskij che ha aderito alla causa del popolo. La folla è scossa da un grande fremito. Che cosa accadrà? A un tratto, un fatto straordinario : il vecchio ufficiale comandante i solda­ ti della Guardia si drizza sulle staffe e rivolto ai suoi uomini: «

" Soldati", esclama, " non vi posso co­ mandare di sparare sui vostri fra­ telli, ma son troppo vecchio per man­ care al giuramento prestato. " E, e­ stratta la pistola, si uccide. Il corpo esanime è avvolto nella bandiera e i suoi soldati si schierano ai lati della folla » (M. Markovic, La Révolution Russe, vue par un Français, Perrin et Cie, Parigi ).

Per Trotskii, Kerenskii era troooo emotivo ·

« Il primo marzo il comitato prov­ visorio si occupò della formazione di un ministero, mettendo avanti le persone che dal 1 9 1 5 la Duma aveva molte volte raccomandato allo zar come personalità che godevano del­ la fiducia del paese: erano grandi proprietari terrieri e industriali, de­ putati di opposizione alla Duma, di­ rigenti del blocco progressista. Il fatto è che la rivoluzione compiuta dagli opera i e dai soldati non ebbe alcun riflesso sulla composizione del governo rivoluzionario, tranne una eccezione. L'eccezione era Keren­ skij ... Kerenskij non era un rivoluzio­ nario... non aveva né preparazione

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fraternizzano in quella che Deutscher ha acutamente de­ finito « la luna di miele della rivoluzione » . Insieme a due compagni, Kamenev e Muranov, Stalin intraprende il viag­ gio di ritorno dalla Siberia, che si conclude a Pietrogrado, il 1 2 marzo. Sono i primi ad arrivare , fra i vecchi dirigenti del partito dispersi un po' ovunque, nei luoghi di deporta­ zione o all 'estero . Si trovano perciò alla testa dei bolsce­ vichi della capitale in un momento di notevole confusione . I problemi sono molti , e gravi , e si accavallano. V'è il con­ flitto di potere fra il soviet e il governo p rovvisorio. Gli ope-

teorica , né disciplina, né capacità di generalizzare, né volontà ... Tutte que­ ste doti erano sostituite da una emo­ tività fuggevole, da una facile effer­ vescenza e dall 'eloquenza che agisce non sul pensiero o sulla volontà, ma sui nervi , ( Trotskij , Storia della rivo­ luzione russa , op . cit. ) .

l d ue volti d i Ke re n s kij « Un ·fi ammeggiante stile oratorio, un pronto intuito dell'effetto teatra­ le e del sentimento popolare, un ri­ voluzionismo di tinta non troppo dogmatica né definita, una irrequie­ tezza di movimenti e di gesti che davano l'espressione esteriore della forza di carattere », sono gli elementi ( secondo W.H. Chamberlin, op. cit.) che resero popolare Kerenskij , anzi , che ne fecero l'idolo di quanti inneg­ giavano sentimentalmente alla rivo­ luzione senza avere un'idea precisa di ciò che essa fosse in realtà. I ri­ svolti negativi di questi aspetti del ca­ rat tere, come .

LE TESI D'APRILE DI LENIN

gli brucia

"carne della nostra carne" Scrive il militante bolscevico Lébe­ dev: « Dopo l'arrivo di Lenin in Russia, le sue tesi ( che all'inizio ci sembravano incomprensibili e utopi­ stiche ) furono a poco a poco da noi assimilate e divennero per cosi dire carne della nostra carne e sangue del nostro sangue ».

L'a utocritica di Stalin Stalin scrisse nel 1924 : « I l partito aveva scelto dappri ma il sistema delle pressioni dei soviet sul gover­ no provvisorio... Non aveva deciso 44

La bocciatu ra Allinearsi con le tesi di Lenin costò molta fatica a Stalin. L'osservazio­ ne è di Trotskij che spiega : proprio quando cominciava a sentirsi davve­ ro un " capo " era arrivato Lenin a « cancellare tutti i suoi futili scara­ bocchi. Negli altri delegati la mera­ viglia si era subito mutata in ammi­ razione ; in Stalin no: la sua ferita bruciava, era in preda a un senso d'impotenza e a un livore estremo » (Stalin, op. cit . ) .

Stalin esamina un trattore sulla Piazza Rossa di Mosca

I COMUNI STI non trovano gran seguito nelle campagne, dove la loro intransigenza spaventa . Si fanno invece sem­ pre piu compatti e aggressivi nelle città, soprattutto a Pie­ trogrado, e insistono perché si prenda il potere . Lenin però pensa che non sia ancora giunto il momento . Infatti si ren­ de perfettamente conto che sarebbe impossibile sostenersi isolati , senza l 'apporto del resto del paese ; e una sconfitta comporterebbe la disfatta, la fine di tutto il movimento co­ munista . La situazione tuttavia gli sfugge di mano a luglio, quando gravi moti insurrezionali bolscevichi scoppiano per

Stalin: un tessitore oscu ro e tenace Mentre Lenin, Zinovev o Kamenev salivano alla tribuna e impegnavano duelli di parole e di risoluzioni, Sta­ lin e Sverdlov fungevano da invisi­ bili e infaticabili direttori dei gruppi bolscevichi intervenuti alle assem­ blee, facendo si che i gregari del par­ tito agissero e votassero in confor­ mità con le direttive dei capi. Il tena­ nace e abile organizzatore al quale Lenin aveva affidato una parte cosi delicata nel suo piano rivoluzionario, doveva ora dimostrare le proprie qualità, non piu entro gli angusti orizzonti della lotta clandestina, ma al centro di un movimento popolare in continuo sviluppo _ Eppure, per la sua stessa natura, l'attività di Stalin rimase anonima e modesta com'era stata finora. Non erano ancora per lui la fama e la popolarità, che la rivoluzione andava generosamente e rapidamente prodigando ai suoi gran­ di tribuni e ai suoi brillanti oratori » ( Deutscher, Stalin, op. cit . ) .

«

UNA MACCHIA GRIGIA E OPACA. « Per tutto il tempo della sua mo­ desta attività al comitato esecutivo, ..•

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Stalin faceva l'impressione, non solo a me, di una macchia grigia, opaca e presto cancellata. Per la verità, non c'è niente di piu da dire su di lui » ( Suchanov, Cronache della rivoluzio­ ne russa, op. cit . ) .

11 "manatore" di luglio " Il 3 . luglio 1917, sotto la direzione di Stalin, il comitato centrale del Partito bolscevico prende una serie di provvedimenti per indurre le mas­ se a non partecipare alla dimostra­ zione armata, frutto di un movimen­ to spontaneo. Allorché risulta eviden­ te che è impossibile fermare il mo­ vimento, il comitato centrale delibera di prendere parte alla dimostrazione allo scopo di darle un carattere paci­ fico e organizzato. Il 4 luglio, Stalin esige alla riunione del comitato esecutivo centrale dei soviet che si ponga termine alla cam­ pagna di calunnie contro Lenin e i bolscevichi. L'8 luglio, si reca alla fortezza di Pietro e •Paolo, dove riesce a convin­ cere i marinai rivoluzionari ad aste­ nersi da azioni armate. Ottiene che venga revocato l'ordine, emanato dal

le strade. In quelle drammatiche giornate , la parte di Sta­ lin è importante . Gli giova la fama di moderato che si è costruita nel piu recente passato, per far capire al governo provvisorio che i capi comunisti non vogliono la rivolta, ma non possono sconfessare il popolo e abbandonarlo a se stesso. Gli giova il suo prestigio di vecchio combattente per persuadere alla resa i promotori della sommossa, i ma­ rinai di Kronstadt , che si sono asserragliati nella fortezza di Pietro e Paolo. Nonostante ogni sforzo di conciliazione, in seguito alle gior-

comando del distretto militare di Pietrogrado, di impiegare la forza armata contro i marinai » ( cronaca biografica di Stalin pubblicata nelle sue Opere complete, op. cit . ) .

STALIN ? Mai sentito nominare « Nel 1 924 l a commissione storica del partito pubblicò una cronaca del­ la rivoluzione in diversi volumi. Nelle 422 pagine del quarto volume con­ sacrato al periodo agosto-settembre 1917 sono evocati tutti gli avveni­ menti: conflitti, divergenze, discorsi, articoli che appena meritino una bri­ ciola di notorietà. Sverdlov - che in questi mesi era quasi uno scono­ sciuto - vi è nominato tre volte; Kamenev quarantasei volte ; io, che passai tutto l'agosto e i primi giorni di settembre in prigione, trentun vol­ te ; Lenin, che era nascosto, sedici volte ; Zinovev, che condivideva la sorte di Lenin, sei volte. Stalin non è mai nominato. Non figura nell'in­ dice che contiene circa cinquecento nomi. In quei due mesi la stampa non ebbe alcun sentore di lui, non successe che uno dei personaggi che partecipavano alla vita politica di

quel periodo lo nominasse una vol­ ta >> ( Trotskij , Stalin, op . cit . ) .

Le n i n defe rito per a lto tradimento « Il 7 luglio fu spiccato mandato di cattura contro Lenin. Furono arre­ stati parecchi noti dirigenti del Par­ tito bolscevico : la tipografia Trud ( Il Lavoro ) dove si stampavano le pubblicazioni bolsceviche, fu devasta­ ta. Un comunicato del procuratore di Pietrogrado informava che Lenin e diversi altri bolscevichi erano de­ feriti al tribunale per " alto tradimen­ to " e per aver organizzato l'insurre­ zione armata. L'accusa a carico di Lenin era stata fabbricata di sana pianta alla sede dello stato maggiore del generale Denikin, sulla base di deposizioni d i spie e di agenti pro­ vocatori. È in questo modo, che il governo provvisorio di coalizione di cui face­ vano parte rappresentanti notissimi dei menscevichi e dei socialisti·rivo­ luzionari come Zereteli e Skobelev, Kerenskij e Cernov, affondava nella cloaca dell'imperialismo e della con� trorivoluzione aperta >> ( dal B reve cor­ so ... , op. cit.).

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nate di luglio si scatena una violenta campagna antibolsce­ vica, che si abbatte sugli uomini di punta con intimidazioni, arresti e carcerazioni . Lenin , accusato di essere una spia tedesca, è costretto a nascondersi per l 'ennesima volta, e a fuggire in Finlandia, con l 'aiuto di Stalin . Quest'ultimo , è uno dei pochi a non venir molestato. In assenza dei capi guida il partito, cauto e guardingo, senza trovate geniali, ma anche senza errori , questa volta. I colpi di scena però incalzano, nel tormentatissimo anno 1 9 1 7 . Alla fine di ago­ sto, è il momento della controrivoluzione di destra contro

La controrivoluzione di Kornilov

"VI SALVERO' DAL DISORDINE E DAl BOLSCEVICHI" Il proclama del generale Kornilov , 27 agosto 1 9 1 7 : « Popolo della Russia : l a nostra gran­ de patria sta morendo. L'ora della sua morte si avvicina. Costretto a parlare apertamente, io, generale Kor­ nilov, dichiaro che sotto la spinta della maggioranza bolscevica nei so­ viet, il governo provvisorio agisce in perfetta armonia con i piani dello stato maggiore tedesco e in conco­ mitanza col prossimo sbarco delle forze nemiche sulle sponde di Riga. Si sta annientando l'esercito e minan­ do le fondamenta stesse del paese. Io, generale Kornilov, figlio di un contadino cosacco, dichiaro a tutti e a ciascuno che la mia unica aspira­ zione è la grandezza della Russia e mi impegno a portare il popolo vit­ torioso all'Assemblea Costituente, do­ ve deciderà liberamente del proprio destino e sceglierà la nuova forma di governo. Ma non posso consegnare la Russia nelle mani della sua vec­ chia nemica, la razza germanica, e trasformare il popolo russo in un 48

branco di schiavi dei tedeschi. Pre­ ferisco morire sul campo dell'onore piuttosto- che assistere alla rovina e all'infamia della terra russa. Popolo, la vita della patria è nelle tue man i ! >>

Ma i bolscevichi CODQUiStano la maggioranza Per dare una chiara idea della rapida ascesa del Partito bolscevico dopo il fallito colpo di stato di Kornilov, W. H. Chamberlin ( op. cit . ) confronta i risultati di luglio e di ottobre alle elezioni dei consigli rionali di Mosca. I socialisti rivoluzionari ( partito mo­ derato, di centro potremmo dire, co­ me i menscevichi ) nel luglio aveva­ no ottenuto 374.885 voti (58% ), nel­ l'ottobre 54.374 voti ( 14 % ) . I mensce­ vichi : 76.407 ( 1 2% ) a luglio, 1 5 887 ( 4% ) a ottobre. I bolscevichi : 75.409 ( 1 1 % ) a luglio, 1 98.320 ( 5 1 % ) a otto­ bre. I cadetti ( l 'ala sinistra, che riu­ niva tutti quelli che cercavano di sal­ vare il sistema della proprietà pri­ vata) : 1 08.781 voti ( 1 7 % ) a luglio, 1 01 . 1 06 ( 1 6% ) a ottobre. Il numero complessivo dei votanti ( il sistema era quello del suffragio universale ) . .

il governo provvisorio , a capo del quale c'è adesso Keren­ skij . Il generale Kornilov, invitato da Kerenskij a mandare truppe a Pietrogrado a tutela del governo contro eventuali colpi di mano bolscevichi , si propose di " salvare la società " spazzando via tutti quanti , governo compreso. E marciò su Pietrogrado . Kerenskij non poté fare a meno di chiedere aiuto ai comunisti, i meglio organizzati a far fronte a una tale emergenza. I marinai di Kronstadt , quegli stessi che a luglio avevan preso le armi contro il governo provvisorio, ora guidavano il fronte unito delle sinistre contro Korni-

diminui sensibilmente a ottobre : a causa, secondo il Chamberlin, della > ( N ikita S. Kruscev, Kruscev ricorda, Sugar Edi­ tore, 1 970).

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LA GUERRA RUSSO-POLACCA fu un'appendice della guer­ ra civile . Nel maggio 1 920 le truppe di Pilsudski erano en­ trate in Ucraina e avevano occupato Kiev. In giugno si ri­ tiravano precipitosamente , inseguite fino al confine dai piu brillanti capi dell 'Armata rossa, Tuchacevskij , Budennyj e Egorov. Si poneva ora per i sovietici l 'interrogativo : fer­ marsi o proseguire invadendo la Polonia, conquistando Var­ savia ? Lenin p ropendeva per l 'invasione, sperando in tal modo di fomentare in Occidente la tanto preconizzata ri­ voluzione , che non si decideva invece a esplodere . Trotskij ,

La d isfatta d i Varsav ia è col pa d i Stal i n « Una delle ragioni per cui la nostra catastrofe sotto Varsavia ebbe delle proporzioni colossali, fu il compor­ tamento del comando di quel grup­ po occidentale delle armate del fron­ te sud, che aveva il compito di pun­ tare su Leopoli. Al centro di questo gruppo, almeno come figura politica, c'era Stalin. » Fin qui il giudizio sec­ co e perentorio di Trotski.i . Pare che Stalin volesse entrare in Leopoli nel­ lo stesso momento in cui Smilga e Tuchacevski.i facevano il loro ingres­ so in Varsavia. Ma questi obbiettivi bellico-politici non erano facili da raggiungere insieme. Il comando po­ lacco per meglio contrastare l'avan­ zata russa si era arroccato tra Var­ savia e Lublino, dove, anche grazie all'aiuto della missione militare fran­ cese, aveva ammassato delle riserve

S talin con Maksim Gorkij verso il 1930

notevoli. Basta dare uno sguardo al­ la carta geografica per rendersi con­ to della situazione militare che s'era venuta creando. Ma Stalin, cosi, al­ meno, afferma Trotskij , badava a condurre la sua guerra personale, e marciava secondo una direttrice di­ vergente. Quando il pericolo che ne sarebbe derivato per l'armata di Tu­ chacevski.i divenne anche troppo chia­ ro, il capo supremo dell'esercito or­ dinò al comandante del settore sud­ occidentale, Egorov, di muoversi in aiuto a Tuchacevski.i , « ma il coman­ dante del fronte, istigato da Stalin, prosegui l'avanzata verso ovest: a Stalin importava molto di piu la pre­ sa di Leopoli che la presa di Varsa­ via » ( Trotskij , Stalin, op. cit . ).

NON È VERO : è colpa di Trotskij « L'esercito dei feudatari polacchi sta­ va per essere sgominato del tutto. Ma le losche mene di Trotski.i e dei suoi fautori al Gran Quartier Gene­ rale dell'esercito rosso compromise­ ro i nostri successi. Per colpa di Trotskij e di Tuchacevskij , l'offensi69

badando piuttosto alla situazione militare , era per la pace coi polacchi . Stalin per un certo tempo appoggiò . Trotskij , poi passò dalla parte di Lenin . Dalla parte di Lenin erano anche Zinovev e Kamenev, e l 'offensiva fu decisa. La mar­ cia su Varsavia si risolse però in una disfatta nella quale Stalin ebbe la sua parte di responsabilità. Dopo Varsavia, Kronstadt. Stremati dalla fame e dalle pe� santi misure restrittive del " comunismo di guerra " , i ma­ rinai di Kronstadt si ribellano . È significativo che proprio quella fortezza sul Mar Baltico, vicina all 'ex Pietroburgo ,

va dell'esercito rosso sul fronte oc­ cidentale, verso Varsavia, procedeva in modo assolutamente disorganizza­ to ; non si lasciava tempo ai soldati di consolidarsi sulle posizioni con­ quistate ; l e unità di punta furono lanciate avanti troppo in fretta e si trovarono senza riserve e senza mu­ nizioni, rimaste troppo lontane nelle retrovie. La linea del fronte era stata allungata enormemente, il che ne fa­ cilitava lo sfondamento. Perciò, quan­ do un debole contingente di truppe polacche ruppe il nostro fronte occi­ dentale in un settore, le nostre trup­ pe, sprovviste di munizioni, furono costrette a indietreggiare » ( dal B re­ ve corso . . . op. cit . ) .

I l parere dei pol acchi Scrisse il maresciallo Pilsudski : « E­ ravamo in una situazione disperata. Per me, vedevo la sola possibilità di salvezza nel caso che Budennyj ( il comandante della prima armata di cavalleria, impegnata a Leopoli ) non potesse sopraggiungere ad attaccare le mie retrovie . . . ». 70

La rivolta di Kronstadt Dall e " Izvesti.i a di Kronstadt, mar­ tedi 8 marzo 1 92 1 : « A tutti... A tutti... A tutti... I l primo colpo di fuoco è stato tirato. Il ma­ resciallo Trotski.i macchiato del san­ gue degli operai, per primo ha aper­ to il fuoco su Kronstadt rivoluziona­ ria, insorta contro la dittatura comu­ nista per ristabilire il vero potere dei soviet. Senza un colpo di arma da fuoco, senza aver sparso una sola goccia di sangue, noi marinai e operai di Kron­ stadt ci siamo liberati dal giogo dei comunisti. Abbiamo anche risparmia­ to la vita ai bolscevichi che erano tra noi. Ora, i comunisti, con la mi­ naccia dei cannoni, vogliono imporci di nuovo il loro potere. Desiderosi di evitare un massacro, avevamo propo­ sto a Pietrogrado di inviare qui dei delegati imparziali, perché potessero rendersi conto che Kronstadt lotta per il potere dei soviet. Ma i comu­ nisti nascosero la nostra richiesta a­ gli operai di Pietrogrado e aprirono il fuoco. Risposta abituale del cosid•

che era stata il focolaio e il punto di forza della rivoluzio­ ne, insorga adesso contro il bolscevismo al potere . Il fatto è che gli sforzi richiesti sono stati troppi anche per un po­ polo tenace e paziente come il russo. Lenin se ne rende conto e fa marcia indietro rapidamente , instaurando la nuova politica economica (NEP), una virata a destra inte­ sa a ricostruire l'economia in sfacelo con l'aiuto - a picco­ le dosi - dell 'iniziativa privata, ammessa soprattutto nel commercio e nella piccola industria. Trotskij intanto si oc­ cupa della repressione della rivolta di Kronstadt e Stalin

detto governo popolare alle esigenze delle masse lavoratrici. Che gli operai del mondo intero sap­ piano che noi , difensori del potere dei soviet, veglieremo sulle conquiste della rivoluzione sociale. Noi vinceremo, o morremo sotto le rovine di Kronstadt , combattendo per il popolo lavoratore. Gli operai di tutto il mondo saranno i nostri giudici » (da Le Izvestija di Kronstadt, trad. Attilio Chitarin, Jaca Book 1 970 ). ·

venti bare rosse sulla Piazza dell'Ancora Oggi si scava un'altra tomba sulla Piazza dell'Ancora di Kronstadt. È su questa piazza che sono state po­ ste le prime pietre della terza rivo­ luzione ; è li che sono seppelliti i primi eroi morti nella lotta. Fratelli, per le nostre idee essi gia­ ceranno nella tomba comune. Sa­ ranno calate venti bare rosse con dentro i corpi dei nostri difensori. Queste bare rosse sono il simbolo del sangue versato nella lotta. Il sim­ bolo dell'incendio rivoluzionario che spazza via dalla sua strada tutti quel«

li la la di

che osano alzare la mano contro volontà del popolo. Esso rianima fiamma della libertà » (Le lzves tija K., 16 marzo 1 92 1 , op. cit.).

AVVISO: NON GETTARE LE SCA� TOLE VUOTE. « Il triumvirato rivo­

luzionario della base di vettovaglia­ mento chiede alle sezioni militari e alla popolazione civile di non getta­ re le scatole di conserva vuote, per­ ché possono essere riutilizzate, e por­ tarle ai seguenti indirizzi ( seguono gli indirizzi ) >> (Le Izvestija di K. , 1 6 marzo 1 92 1 , op. cit. ).

KRONSTADT � CADUTA IERI.

Questo è il titolo a piena pagina del­ le " lzvestij a " del 17 marzo 192 1 .

CHI ERANO BLI INSORTI ? Due tesi opposte dividono gli studio­ si di storia sovietica a proposito di Kronstadt . Il problema è se gli in­ sorti erano ancora gli stessi marinai rossi del 1 9 1 7 o se erano elementi eterogenei di dubbia fede che aveva­ no sostituito nella città l'antico nu­ cleo di militanti, sparpagliati ormai in diverse parti della Russia. Nel pri71

bada a mettere a punto i meccanismi delle sue cariche burocratiche . Cariche non vistose , ma che gli danno in ma­ no, senza che nessuno se ne accorga, le leve del potere . Co­ me commissario per le nazionalità controlla quasi metà della popolazione dell 'ex impero russo . Come commissa­ rio per l 'ispettorato degli operai e ,dei contadini - il Rab­ k rin - controlla in p ratica tutta la macchina governativa. ( Il Rabk rin infatti è stato creato per combattere l 'inefficien­ za e la corruzione in tutte le b ranche dell 'amministrazione governativa. ) In piu, Stalin era membro del Politburo, il piu

mo caso si tratterebbe di un movi­ mento da sinistra - i migliori ele ­ menti bolscevichi che protestano contro il totalitarismo, la burocra­ zia, la scissione tra popolo e parti­ to. E allora la repressione seguitane sarebbe quanto mai discutibile, ed estremamente pesante la responsa­ bilità di Lenin e Trotskij . Nel secon­ do caso, invece, si tratterebbe di una piu generica insubordinazione di reclute politicamente insicure e aperte ad ogni genere di istigazione . Nel qual caso, la repressione appa­ ri rebbe legittima o per lo meno giu­ sti ficabile. La prima è la tesi - per citare i maggiori - di A. Volin, I . Mett, D . Guerin ;. l a seconda è di A . Rosmer, A . Rosenberg, P. Broué e, in parte, di V. Serge.

Il pri mo lager sovietico Proorio per contenere i ribelli di Kronstadt fu istituito il primo di quei " lager", che Stalin potenzierà e renderà sinistramente famosi. Scri­ ve Gustavo Herling sul " Corriere della Sera " del 14 marzo 1 97 1 : « Negli ambienti dell'intellighentsia di certo, e probabilmente anche altrove, non 72

lascia gli amm1 m pace il problema della corresponsabilità o meno di Lenin per l'opera svolta dal suo ere­ de o comunque successore. È signi­ ficativo che in uno dei suoi ultimi racconti Shalamov ( poeta e scrittore che fu rinchiuso per diciassette an­ ni ne i campi di lavoro siberiani) ac­ cenni di sfuggita al 1924 come data della fondazione del primo campo di concentramento nell'URSS, mes­ so su per i non fucilati marinai ri­ belli d i Kronstadt. L'accenno assai ambiguo coinvolge Lenin nella fac­ cenda soltanto in parte. Per ovvie ragioni Shalamov non può spingersi oltre. Il decreto del Comitato Cen­ trale Esecutivo Panrusso sulla isti­ tuzione dei campi di lavoro forzato porta la data del 1 9 1 9 e le firme del suo presidente Kalinin e del suo se­ gretario Serebriakov ''·

L.a nuova politica economica

INIZIATIVA PRIVATA A PICCOLE DOSI Cosi Deutscher ( op. cit.) riassume le caratteristiche principali della NEP: iniziativa privata nella piccola e media industria e nel commercio;

alto e ri stretto organo dirigente del partito, quello che te­ neva in pugno tutto il paese . Quando fu creato l 'Orgburo - una specie di " direzione del personale " del partito Stalin fu il membro di collegamento tra Politburo e Orgbu­ ro. Suo compito , cioè , era assicurarsi che le direttive poli­ tiche prese al vertice fossero capite e messe in pratica, in ogni settore , da tutti i funzionari bolscevichi . Il 3 aprile 1 922, infine, divenne segretario generale del comitato cen­ trale del partito . Non parve gran che , la nuova carica, e la " Pravda " ne diede l 'annuncio in poche righe : sembrava un

trasporti e grande industria, proprie­ tà dello stato; incoraggiamento alle attività di aziende straniere in Rus­ sia ( anche nella grande industria) : tassazione normale nelle campagne , prima in natura e poi in denaro, al posto della requisizione di derrate alimentari ; stabilizzazione del rublo ( in un secondo temno ) . « Natural­ mente lo stato si riservava, oltre al­ la proprietà della grande industria, il controllo su tutta l'economia del paese. »

nostante le loro origini e relazioni prevalentemente borghesi, essi erano ora membri riconosciuti della gerar­ chia sovietica, avevano il loro posto ( apparentemente modesto) nel parti­ to, ed esercitavano un'influenza sem­ pre piu forte non soltanto nell'am­ ministrazione industriale, ma anche nelle decisioni di politica industria­ le, il cui successo dipendeva in buo­ na parte dai loro sforzi.

1 922-23: d i laga

La NEP: un boomerang contro l'o p eraio

la d i soccupazione

Edward Carr ( Storia della Russza sovietica, vol. II, La morte di Lenin, Einaudi 1 965 ) osserva che l'adozione della NEP, se dapprima portò un giovamento all'operaio, liberandolo dal lavoro obbligatorio e aumentan­ do leggermente il suo tenore di vi­ ta, in seguito si ritorse contro di lui. Il lavoratore era vittima del nuovo capitalismo che si andava instauran­ do: già nell'autunno 1 922 nel pano­ rama della NEP era venuto in primo piano un gruppo scarsamente orga­ nizzato, ma influente , che fini per essere conosciuto come i "direttori rossi o gli " industriali rossi ". No-

Inoltre, osserva ancora il Carr ( op. cit.), altra conseguenza della NEP fu il dilagare della disoccupazione : « La politica del lavoro della NEP somi­ gliava a quella di un'economia capi­ talistica per il modo in cui, consa­ pevole o no, essa si · serviva della disoccupazione come strumento per la disciplina e la direzione del lavo­ ro... Secondo quelle che furono suc­ cessivamente accettate come stati­ stiche ufficiali, il totale degli operai disoccupati sali rapidamente da mez­ zo milione nel settembre 1 922 a un milione e un auarto alla fine del 1 923, e nel 1 924 era ancora piu alto ».



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ufficio esecutivo, subordinato al Politburo. Ma ben presto si vide quanto il gioco potesse essere polivalente ; e quanto i piani di chi comandava potessero essere condizionati dal­ la volontà di chi praticamente li realizzava. L'anno prima, nel 1 92 1 , c'era stata la prima epurazione nel partito. Ed era sorta la commissione centrale di controllo, istituita per giudicare la " moralità " dei membri del partito (la lo­ ro fede politica, le tentazioni arrivistiche , ecc . ) e, nel caso, per ammonire i colpevoli o espellerli dal partito. Compito quanto mai delicato, in virtu del quale la commi�sione

La crisi delle "forbici" La ripresa dell'economia grazie al­ la NEP si traduce sin dalla fine del 1 922 nella crisi detta " delle forbici " : la produzione agricola si è rapida­ mente ristabilita, mentre l'industria si risolleva con estrema lentezza; la metallurgia esce appena dal limbo, la produzione dell'industria tessile, che era tuttavia il settore piu dina­ mico, raggiunge nel 1 923 solo il quar­ to di quella pro-capite del 1 9 1 3 . Per ciò lo scarto tra i prezzi agricoli bassi e i prezzi industriali elevati continua ad aumentare, minacciando di interrompere gli scambi tra la città e la campagna condannata a vendere i cereali senza potersi rifor­ nire di prodotti industriali » (Jean­ Jacques Marie, Stalin, Editions du Seui! 1967; edizioni Samonà e Savel­ li 1 969 ). «

FU TROTSKIJ a mettere a fuoco per primo la crisi economica che si pro­ spettava. Il nome di " forbici " fu co­ niato proprio sul diagramma che egli aveva presentato al congresso del partito nella primavera del 1 923 per illustrare il divario fra i prezzi a­ gricoli e quelli industriali ; diagram­ ma che formava appunto il disegno di un paio di forbici aperte.

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I l Politburo unico depositario del l a verità rivol uzionari a Il bolscevismo era chiamato a ri­ solvere un problema non molto di­ verso da quello della quadratura del circolo. Per salvaguardare le conqui­ ste della rivoluzione dovette soffoca­ re il ritmo spontaneo della vita po­ litica nazionale. Ma cosi facendo, il partito mutilò se stesso nel corpo e nello spirito . . . Soltanto le piu alte autorità potevano decidere quale o­ pinione fosse bolscevica e proletaria e quale non lo fosse. Le questioni ideologiche diventarono misteriose, vaghe, elusive ;. e il Politburo diventò l'unico depositario della saggezza ri­ voluzionaria. La maggior parte dei capi era condannata a perdere gra­ dualmente i contatti coi seguaci, poi­ ché il traffico delle idee si svolgeva in una direzione unica: dal Politburo verso il basso. Il partito doveva tra­ sformarsi a poco a poco in una mac­ china burocratica ... L'amministratore

> ( Trotskij , Stalin, op. cit.).

U n a " ri m patriata " con le armi i n pugno I nuovi sistemi della politica sovie­ tica risvegliarono l'antico timore dei georgiani per la dominazione russa. Contava poco che questi sistemi traessero ispirazione proprio da un georgiano, il quale parlava alle folle di Tiflis nella loro lingua materna. Egli parlava con la voce di Mosca. Anzi, il fatto che il vecchio Dzuga§vi­ li fosse ancora vivo nel dignitario del Cremlino sembrava peggiorare la situazione. Ogni altro inviato del go­ verno centrale avrebbe potuto con­ siderare le dispute e le diatribe lo­ cali con riserva e con distacco. Sta­ lin si ritrovò sprofondato fino agli «

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lato, e lo spaventò. Tornando a occuparsi delle cose pubbli­ che , in una pausa del male , volle accertarsi dei fatti e trovò che in sua assenza la burocratizzazione aveva fatto passi da gigante , che perfino i suoi ordini - certi suoi ordini a volte si insabbiavano nei misteriosi meandri di compli­ cate procedure. Cominciò allora a parlar piu chiaro , e a cri­ ticare piu apertamente quello che era stato il suo « meravi­ glioso compagno georgiano » . Al " testamento " che aveva redatto sul carattere e le attitudini dei suoi vari collabo­ ratori aggiunse un codicillo di piu dura critica a Stalin .

occhi nelle passioni locali e nelle memorie della sua giovinezza. Tor­ nò a essere il radicale deluso di una volta, quello che la maggioranza piccolo-borghese del Mesame-Dasi a­ veva quasi cacciato da Tiflis. Due personalità convivevano in lui, ora che respirava l'aria di Tiflis : e men­ tre il redivivo Dzuga�vili regolava vecchi conti a poche centinaia di metri dal seminario, Stalin reclama­ va l'ubbidienza dovuta all'alto fun­ zionario sovietico. Ma non riusci a attenerla » ( Deutscher, op. cit . ) .

Leni n: "E' Vile e StUPidO disprezzare Dii altrui sentimenti " 30 dicembre 1 922. Lenin sulla questio­ ne georgiana : « Ritengo che la bruta­ lità, la sommarietà amministrativa, l'intemperanza di Stalin e il disprez­ zo in cui egli tiene il patriottismo delle minoranze abbiano avuto delle conseguenze disastrose. Il disprezzo degli altrui sentimenti è sempre un vile e stupido consigliere » ( citato da 78

Trotskij nella biografia staliniana, in­ sieme alle due lettere che seguono). 5 «

marzo 1923 : Stimato compagno Trotsldj ,

La prego caldamente di voler assu­ mere la difesa delle ragioni dei geor­ giani nella discussione nel comitato centrale. In questa questione i com­ pagni Stalin e Dzeriinskij operano per conto loro, e non posso certa­ mente contare sulla loro imparzia­ lità. Anzi, so della loro parzialità! Se acconsentirà ad assumersi questo incarico mi darà un grande sollievo. Ma se per una qualche ragione non crede di potervi acconsentire la pre­ go di restituirmi tutte le carte che le mando. Vedrò in ciò il segno del suo rifiu to. Coi piu cordiali saluti. Firmato: Lenin. »

"Sono sdegnato della d i sonestà del compagno Sta l i n " 6

marzo 1923 :

Ai compagni Mdlvani, Macharadze e altri. Copia a Trotsld.t e Kamenev. «

Miei stimati compagni, nella presen­ te questione sono con voi di tutto cuore. Sono sdegnato dell'arroganza

Fu un grido di allarme impotente , soffocato dalle fanfare che accompagnarono il suo feretro alla sepoltura, dai ma­ gniloquenti discorsi di Stalin che immediatamente diede la stura al culto di Lenin , sicuro che i vantaggi della di­ vinizzazione sarebbero ricaduti su di lui, l 'Allievo, il Pre­ diletto. Era ancora lunga, però, la strada per ere ditare il comando. Tutti i comunisti erano concordi nell 'accettare Lenin come il numero uno, ma altrettanto determinati a non riconoscergli alcun successore. Lenin su tutti , ma tut­ ti gli altri alla pari . Tuttavia anche un simile atte.ggiamen-

di Ordzonikidze e della disonestà di Stalin e Dzerzinskij . Firmato : Lenin. »

Stalin: "Non vorrei s visare il pensiero del mio maestro" Il 9 marzo Lenin subisce il terzo e piu grave attacco del suo male. Il 23 aprile, al dodicesimo congresso del partito, cosi parlava Josif Stalin, alludendo alle polemiche " georgiane " : « In questa sede si è parlato molto di note e di articoli di Vladimir Iliè ( Lenin ). Non desidero citare il mio maestro, il compagno Lenin, dal mo­ mento che egli non è tra noi e pro­ prio non vorrei incorrere nel rischio di citarlo inesattamente o svisare il suo pensiero ... ».

La moglie di Leni n : "Stalin m i ha insultata " «

Lev Borisovil: ( Kamenev )!

A causa d i u n a breve lettera che, con

l 'autorizzazione dei medici, Vladimir Ilic {Lenin) mi aveva dettato per lui, Stalin ieri si è permesso di far­ mi una scenata. Da trent 'anni che sono nel partito non mi era mai sta-

ta rivolta una sola parola sgarbata da chicchessia. Gli interessi del par­ tito e di Ilic stanno a cuore a me non meno che a Stalin. Ho bisogno al momento di tutto il mio sangue freddo. Quello che si può e che non si può discutere con Ilic lo so meglio di tutti i dottori , in ogni caso certa­ mente meglio di Stalin. Mi rivolgo a te e a Grigorij ( Zinovev ) come ai compagni piu vicini a Vladimir Ilic e vi prego di proteggermi da brutali interferenze nella mia vita privata, da vili insulti e minacce meschine. Non ho dubbi su quale sarà la de­ cisione unanime della commissione di controllo, con la quale Stalin ha ritenuto opportuno minacciarmi. Co­ munque sia, mi mancano forza e tempo da sprecare in questa sciocca faccenda. Sono un essere umano e i miei nervi sono tesi allo spasimo. Firmato : N. Krupskaj a " ( lettera del­ la moglie di Lenin a Kamenev, rive­ lata da Krusèev al XX congresso ).

Leni n:

"0 le scuse o rompo

i ra pporti con te"

« Caro compagno Stalin! Tu ti sei permesso di chiamare mia

79

to può essere strumentalizzato come leva per il pote re, e Stalin lo dimostrò . Muovendosi contro Trotskij , il piu bril­ lante e il piu preparato dei bolscevichi, considerato come il numero due della rivoluzione , Stalin ha buon gioco nel convogliare intorno a sé le simpatie e il sostegno di quanti paventano il ·prevalere di Trotskij - e sono la maggioran­ za. Nessuno per il momento teme lui , nessuno ha tanto intuito da prevedere che il rozzo georgiano , l'" uomo di fa­ tica " del partito, potrebbe diventare un giorno il padrone . Da una parte Trotskij , dunque , e dall 'altra un triumvirato

moglie al telefono e di rimproverar­ la aspramente. Anche se ti ha comu­ nicato che è disposta a dimenticare l'accaduto, ho creduto opportuno in­ formare della cosa Zinovev e Ka­ menev. Io non ho intenzione di di­ menticare facilmente quanto viene fatto contro di me, ed è superfluo precisare che ciò che si fa a mia moglie, lo considero fatto a me. Ti invito quindi a dirmi se sei disposto a ritrattare e a porgere le tue scuse, o se preferisci che vengano rotti i rapporti tra noi. Ti saluto, Lenin » ( lettera del 5 marzo 1 923, con copia a Zinovev e Kamenev. Dal rapporto di Kruscev al XX congresso ).

Nel "testamento" Leni n giudica i compagni Nove giorni dopo i l secondo attacco apoplettico, il 25 dicembre 1 922, Le­ nin dettava questo documento : « .. Il nostro partito p oggia su due classi, e pertanto è possibile una sua instabilità, e, se non c'è accordo tra queste classi, la sua caduta sarà ine­ vitabile. In tal caso sarebbe inutile prendere qualsiasi misura o in gene­ rale discutere la stabilità del nostro comitato centrale ... .

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Penso alla stabilità come ad una ga. ranzia contro una scissione nell 'im­ mediato futuro, e mi propongo di esporre qui una serie di considera­ zioni d'ordine esclusivamente perso­ nale . Ritengo che elementi fonda­ mentali nel problema della stabilità - da questo punto di vista - siano Stalin e Trotskij , membri del comi­ tato centrale. Le relazioni tra loro rappresentano, secondo me, il piu grave pericolo di una scissione, che potrebbe forse essere scongiurata, aumentando il numero dei membri del comitato centrale a cinquanta opoure a cento. Il compagno Stalin, divenuto segre­ tario generale, ha concentrato nelle sue mani un potere immenso, ed io non sono sicuro che egli sappia sem­ pre usare questo potere con sufficien­ te prudenza. D'altra parte il co mpa­ gno Trotskij ... si distingue per le sue segnalate capacità. Personalmente egli è, credo, l'uomo piu acuto del­ l'attuale comitato centrale, ma si se· gnala anche per l'eccessiva sicurezza di sé e per l'eccessiva inclinazione per l'aspetto puramente amministra­ tivo del lavoro . . . Non darò una carat­ teristica degli altri membri del comi­ tato centrale per quanto riguarda le loro qualità oersonali . Ricorderò sol­ tanto che l'episodio di ottobre di

composto da Zinovev , Kamenev e Stalin . Zinovev, grande oratore, signore delle folle, è presidente del soviet di Pie­ trogrado ( tra breve si chiamerà Leningrado ) e dell'Inter­ nazionale comunista. Kamenev, ferratissimo nelle questio­ ni ideologiche, è il professore, il risolutore delle sottili dia­ tribe teoriche cosi importanti fra i " cervelli " del partito ; ed è anche presidente del soviet di Mosca . I due uomini avevano già fatto fronte comune una volta, in passato, quando si erano schierati contro Lenin, alla vigilia del­ l 'Ottobre rosso, sostenendo che i tempi non erano maturi

Zinovev e Kamenev non fu, natural­ mente, un caso, ma che esso può solo in minima parte essere ascritto a loro colpa personale, come il non­ bolscevismo a Trotskij ... »

I l poscritto su Stai i n Dettato da Lenin il 4 gennaio 1923 : Stalin è troppo rude, e questo di­ fetto, del tutto tollerabile nei rap­ porti tra noi comunisti, diviene in­ sopportabile nell'incarico di segreta­ rio generale. Perciò io propongo ai compagni di pensare al modo di ri­ muovere Stalin da quell'incarico e nominarvi un altro che differisca da Stalin soltanto per queste prerogati­ ve, e precisamente che sia piu pa­ ziente, piu leale, piu gentile e piu premuroso verso i compagni, meno capriccioso, ecc. Questa circostanza può sembrare un'inezia insignifican­ te. Ma io penso che sia utile al fine d'impedire una scissione, e che non sia un'inezia dal punto di vista di quanto ho scritto sopra sui rapporti fra Stalin e Trotski.i ; o sia un'inezia che può assumere un significato de­ cisivo ». > ( Louis Fischer, Men and Polit ics: an Autobiography, Duell, Sloan and Pearce, New York ).

La destra del partito tagl i a le gam be al l'i ndustri a « Stalin e l'ala destra si appoggiano ai contadini. Lo sforzo di industria­ lizzazione è sempre piu anemico : il bilancio del 1 923 destina SO milioni

dacati . Insieme costituivano la destra del Politburo, e con loro si schierò Stalin . Senza tuttavia impegnarsi troppo, egli prese a sostenere l 'idea di Bucharin , dell 'industrializ­ zazione " a passo di lumaca " di contro alle esortazioni di Trotskij per un rapido sviluppo , sostenuto e potenziato da una ferma pianificazione . Stalin si mostrò anche propenso, nella questione agraria, a favorire i contadini ricchi - i kulaki - aumentando le concessioni della NEP, soprattut­ to riguardo alle tasse e alle norme che limitavano l 'assun­ zione di braccianti . Si trattava di un potenziamento del ca-

all'agricoltura e 44 all'industria e al­ la elettrificazione, nel 1 924, 60 e 40 milioni. Il divario continua ad au­ mentare : nel 1925 l'agricoltura riceve 1 09 milioni, l'industria 30. Le industrie leggere vengono favorite rispetto al­ l'industria pesante e progrediscono rapidamente, mentre la metallurgia ristagna. Nel 1 924 una parte dei 540 milioni di pud ( un pud corrisponde a 1 6 ,380 kg) di carbone prodotti dal Donez rimane accatastata : non si sa cosa farne. Il numero dei disoccupa­ ti aumenta. Gli operai ricevono i sa­ lari con mesi di ritardo >> ( J .J. Marie, Stalin, op. cit . ) .

PIOVE SANGUE? NO, Oli SlriSCiODi SliDUODO Nel quinto anniversario della . rivolu­ zione d'ottobre un gruppo di giorna­ listi occidentali fu invitato a inter­ venire ai festeggiamenti a Pietrogra­ do. Racconta uno di loro (G. Seldes, Tell and truth, Greenber, New York ) : « Tutta l a città era drappeggiata, ad­ dobbata e impennacchiata di rosso. Intere strade avevano nuovissimi fe­ stoni rossi, appesi da casa a casa, da un'estremità all'altra. Erano stati

tinti con i nuovi coloranti sovietici. Il 6 novembre ( giorno di apertura dei festeggiamenti ) fummo invitati al Palazzo d'Inverno per assistere a una parata dell'Armata rossa. Benché la temperatura all'improvvi­ so si fosse addolcita, il ciel si an­ nuvolò, si fece piu scuro ; infine, tra folate di vento caldo, vidi gocce di sangue cadere su Pietrogrado. Macchie rosse si allargarono sulla neve ; pozzanghere rosse si increspa­ rono sotto il vento ; larghe chiazze sui muri si fecero color del sangue ; il vento incominciò a spirare in mez­ zo alle bandiere e ai festoni coloran­ do la piazza di gocce rosse. La piat­ taforma che ci ospìtava divenne di sangue dalla cima al fondo; il Palaz­ zo d'Inverno era rosso ; tutte le case che potevamo scorgere dalla nostra posizione erano ormai ricoperte di strisce rosse, e la neve nelle vicinan­ ze incominciava a sciogliersi in poz­ ze rosse. I nuovi coloranti. sovietiei non erano a prova d'acqua. »

Bucharin è terrorizzato: "Cl STRANGOLERÀ" In una lettera a Zinovev, Kamenev racconta di aver parlato con un Bu97

pitalismo rurale , che nell 'idea di Bucharin avrebbe dovuto portare , come contropartita, ad un piu facile approvvigio­ namento delle città. Ma durò poco anche l 'idillio Stalin­ Bucharin. Già nel dicembre 1 925 tre " creature " di Stalin erano riuscite ad entrare nel Politburo : Molotov, Vorosilov e Kalinin . Nel 1 928, sbaragliata definitivamente l 'opposi­ zione di Trotskij , Zinovev e Kamenev, Stalin compi una nuova virata, e organizzò la campagna contro gli " opposi­ tori di destra " . ( Non solo per motivi personali e " strate­ gici " , ma anche perché la politica di Bucharin - arricchire

charin pazzo di terrore. È il luglio del 1 928, i dissidi tra Stalin e gli uo­ mini della destra cominciano a ma­ nifestarsi. « Da qualche settimana non parlo piu con Stalin » si lamen­ tava Bucharin. E proseguiva : « È un intrigante senza principi che subordi­ na tutto alla brama del potere. Può cambiar parere da un momento al­ l'altro, a seconda della persona di cui si vuole sbarazzare ... Adesso prende tempo per strangolarci meglio... Ci strangolerà ! >> .

per un momento a ciò che sarebbe accaduto se nel 1928-1 929 fosse pre­ valsa la linea politica del deviazioni­ smo di destra, o la mano tesa ai ku­ laki, ecc. Non avremmo oggi una potente industria pesante, non a­ vremmo i kolchoz, ci troveremmo di­ sarmati e deboli di fronte all'accer­ chiamento capitalista >> ( Kruscev, rap­ porto al XX congresso ).

Kruscev

Il partito cambia faccia

Il partito ha condotto una grande lotta ideologica e politica contro co­ loro che, nei suoi stessi ranghi, pro­ ponevano tesi antileniniste e rappre­ sentavano una linea politica ostile al partito e alla causa del socialismo. È stata una lotta ost inata e difficile , ma necessaria, perché sia la linea po­ litica del blocco trotskista-zinovevista, sia quella dei buchariniani portava di fatto alla restaurazione del capi­ talismo e alla capitolazione di fronte alla borghesia mondi ale. Pensiamo

Era sempre stato un preciso disegno politico di Lenin quello di mantene­ re piccolo, e in un certo senso aristo­ cratico, il partito. Era, quasi, la sua ambizione. Ma, verso la metà degli anni Venti, il partito subi un rapido ingrandimento. Al tempo della guer­ ra civile il numero degli iscritti si era necessariamente moltiplicato, fi­ no a raggiungere la cifra di 650.000. Le ragioni di questa crescita erano nella logica stessa delle cose. Lenin tuttavia, negli ultimi due anni di vita politica attiva, si era personalmente impegnato molto nello sforzo di ri­ durre considerevolmente la mole del

difficile ma necessaria la lotta contro gli antileninisti «

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i contadini - si stava dimostrando un grave insuccesso . ) Sconfessati e allontan ati dalle loro cariche , tra il 1 928 e il 1 929, Bucharin , Rykov e Tomskij si aggrapparono anch'es­ si, per restare a galla, alla ritrattazione delle proprie idee . Ma non servi . L'autocritica fu giudicata " insoddisfacente " dal congresso del partito, nel novembre 1 929 . ( I grandi pro­ cessi degli anni Trenta elimineranno poi , anche fisicamen­ te, B ucharin e Rykov ; mentre Tomskij si ucciderà . ) Nell'anno 1 929 l 'ascesa d i Josif Vissarionovic Stalin è giun­ ta all'apice . È padrone di un sesto del mondo. Ha cinquan-

partito. Ma erano ormai lontani i tempi della clandestini tà, i tempi dei piccoli gruppi, in cui tutti i compa­ gni erano solidali fra loro. Tutto ciò apparteneva , ormai, al passato. Il partito si presentava come l'asse por­ tante del paese. Era la spina dorsale dell'amministrazione. Era pratica­ mente tutto. E tutto in un paese im­ menso, travagliato da immensi pro· blemi. Il partito si trovò cosi costret­ to ad ingrandirsi proprio per aderire meglio alle nuove situazioni. Come precisa Edward Carr, nella sua docu­ mentata opera piu volte citata, " gli iscritti da un totale di 472 .000 all'ini­ zio del 1 924 ( 350.000 membri effettivi e 122.000 candidati), salirono a 772.040 all'inizio del 1 925 ( 420.670 membri e 351 .370 candidati) e poi a 1 .078 . 1 82 al principio del 1 926 ( 638.352 membri e 439.830 candidati). In due anni, dun­ que, il numero degli iscritti raddop·· piò. Ma i metodi e il carattere del reclutamento subirono radicali mo­ difiche. L'"An uolamento leninista " non era piu l'arruolamento di singoli individui entusiasti della causa rivo­ luzionaria, bensi di masse di " operai del banco ", ammessi nel partito per

precisa volontà del comitato centra­ le ; e lo stesso dicasi per il tentativo, compiuto l'anno dopo, di organizza­ re un arruolamento tra i contadini » .

Le laudi del CUltO di Stalin Dopo il 1929, i poeti del regime co­ minciano a pubblicare sui piu auto­ revoli giornali versi come i seguenti : « O grande Stalin, o capo dei popoli, tu che fai nascere l'uomo, tu che fecondi la terra, tu che ringiovanisci i secoli, tu che fai fiorire la primavera tu che fai vibrare la cetra, tu, sole riflesso da migliaia di [ cuori . . . , ( "Pravda", 28 agosto 1936 ) ( Charles de Gaulle, Memorie d i guerra, Garzanti 1954 ).

IL PRIMO PIANO QUINQUENNALE Gli obbiettivi del primo piano quin­ quennale (cinque anni che furono ri­ dotti a quattro ) miravano soprattut­ to al potenziamento della produzio-

ne del carbone, dell'acciaio e dell'e­ nergia elettrica; e alla riorganizza­ zione dei trasporti. Non furono rag­ giunte in tutti i campi le mete pre­ fissate, ma nell'insieme il piano fu un successo. Tra le massime realiz­ zazioni, la diga sul Dnepr (Dnepro­ stroj ) che alimentava una centrale di 650.000 kWh : la ferrovia Turksib per congiungere il Turkestan con la Tran­ siberiana ; la ferrovia Kotlas nella nuova zona mineraria del fiume Pe­ cora (nord-est della Russia europea) ; la fabbrica di trattori di Stalingrado, " la piu grande del mondo "; il centro minerario e siderurgico di Kuzbass, nella Siberia centrale, per la produ­ zione dell'acciaio.

La centrale del Dnepr e il grammofono del mugico « Quando l'opposizione sostenne, a partire dal 1923, l'esigenza dell'elabo­ razione di un piano quinquennale, fu accolta da motteggi del genere di quelli che piacciono al piccolo bor­ ghese che teme " il salto nel buio ". Nell'aprile del '27, Stalin afferma an­ cora in seduta plenaria del comitato centrale che cominciare la costruzio­ ne della grande centrale elettrica del Dnepr sarebbe stato per noi come

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chezze della " patria socialista " . Era il mito, la religione del lavoro, propagandata in ogni angolo da cartelloni oleo­ grafici zeppi di contadini sorridenti tra il grano, e di pre­ stanti operai su uno sfondo di lucenti ciminiere . Il 3 1 agosto 1 93 5 u n minatore, Aleksej Stachanov, riesce ad estrarre da solo , in un solo giorno, 1 02 tonnellate di car­ bone, superando di molte lunghezze la " norma " produtti­ va stabilita per ogni lavoratore. E diventa l 'eroe del paese . La sua impresa, infatti, serve egregiamente la causa di Sta­ lin. Esaltata con sapiente regia suscita l 'emulazione di mol-

per il mugico acquistare un gram­ mofono invece di una vacca » ( Tro­ tskij , La rivoluzione t rad. , op . cit.).

Parola d 'ordine :

naooiunoere e superare i paesi capitalisti

La produzione dell'acciaio 5,5 mi­ lioni di tonnellate nel 1 929 rag­ giunse i 1 0 milioni nel 1 933 e i 17 milioni nel 1 94 1 , superando la Fran­ cia ed eguagliando la Germania: la parola d'ordine di quegli anni, " rag­ giungere e superare i paesi capitali­ sti ", era stata rispettata. Il secondo piano quinquennale 1 933- 1937 prendeva in considerazione anche la produzione dei beni di consumo, per migliorare il tenore di vita del po· polo. Ma, dato il clima di incertezza e di tensione in Europa, tali progetti furono in gran parte abbandonati, e si puntò piuttosto su una produzione di materiale militare . -

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LA TARTARUGA, MARCHIO INFA­ MANTE PER I FANNULLONI. Per

ottenere il massimo rendimento dagli operai, lo stato ricorreva ad ogni ge­ nere di incentivo. Oltre alla differen­ ziazione dei salari, si ricorreva an106

che a mezzi propagandistici, che col­ pivano la fantasia del popolo. Per e­ sempio, le fabbriche e gli uffici dove il lavoro era lento e il rendimento inferiore alle quote stabilite, erano additate al pubblico ludibrio per mez­ zo di una tartaruga raffigurata in un enorme tabellone che gruppi di sol­ dati dell'Armata rossa portavano in corteo e collocavano, come insegna, su i cancelli delle fabbriche di scar­ so ritmo produttivo.

l contadini vivono con i loro insetti i notabili vogliono la camera per la domestica Il piano industriale per il 1935, si sa, è stato superato. Ma per quanto riguarda la costruzi one di alloggi , non è stato eseguito che nella misu­ ra del 55,7% ed è la costruzione di abitazioni operaie ad essere la piu lenta, la piu difettosa, la piu trascu­ rata. I contadini dei kolchoz vivono , come in passato, nelle isbe, con i loro vitelli e con i loro insetti. D 'al­ tra parte, i notabili sovietici si la­ gnano perché nelle case costruite per loro non sempre c'è la " camera per la domestica " » (Trotskij , La rivolu­ zione tradi ta, op. cit. ).

> ( W . Duranty, Stalin & Co. : The Man Who Run Russia; William Sloane Associates , New York 1 949).

Bedetl Smith, ambasciatore:

"Né gentili né d'acciaio" La cosa piu bella nel volto di Sta­ lin sono gli occhi scuri , che si accen­ dono nei suoi momenti di vivo inte­ resse. Non mi sembrarono tuttavia né " gentili " come scrisse un osser­ vatore, né " freddi come l'acciaio " co­ me notarono altri. Sono occhi atten­ ti, espressivi e intelligenti... Quando vuole scaldare l'ambiente può sem­ brare alle volte benevolo. Però può essere anche brutalmente secco, e mi è stato detto che lui a volte si compiace, in tono apologetico, di es­ sere un " vecchio rustico" » (Walter Bedell Smith, My Three Years in Mo­ scow, Heinemann, Londra 1 949). «

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1 10

KIROV ERA UN BOLSCEVICO con le carte in regola . Era stato mandato a Leningrado, dopo la caduta di Zinovev, per " epurare " gli zinovevisti della città. Aveva tendenze relativamente liberali , e tra i collaboratori di Stalin stava dalla parte di quelli che piu caldamente lo esortavano ad una " apertura " , ad un alleggerimento della dittatura . Era molto popolare, e la simpatia gli veniva soprattutto da certi suoi atteggiamenti francamente umani e antiburocra­ tici . Una volta, per esempio, aveva osato confiscare alcune partite di viveri , destinate al distretto militare di Lenin-

Chi ha ucciso Sergej Kirov ?

ni per agire come un automa. Mo­ vente dell'eliminazione : la popolarità di cui Kirov godeva nell'irrequieta Le­ ningrado, la sua umanità e liberalità, giudicate troppo pericolose. Inoltre , l'uccisione dell'elemento che racco­ glieva piu consensi nel partito, sareb­ be stata un valido pretesto per giu­ stificare le purghe e le deportazioni che il segretario generale aveva in animo di compiere.

L'ha ucciso Nikolaev, un giovane che ha agito per conto prop rio, esaltato dalle idee eterodosse di Zinovev: que­ sta è la prima versione ufficiale, in vigore fino al 1 936. L'ha ucciso Nikolaev, un sicario che ha agito per conto di Zinovev, Kame­ nev e Trotskij , con la collaborazione del capo della polizia, Jagoda: questa è la seconda versione ufficiale, in vi­ gore dal 1 938 ( cioè dopo i processi dei presunti mandanti), fino al 1 956, cioè alla destalinizzazione.

Prego , si accomodi com pagno sicario

OMICIDIO TELECOMANDATO DAL CREMLINO. Una terza versione, non

ufficiale, circolò subito all'indomani del delitto; Nikolaev, uno studente e­ saltato, sarebbe stato un ignaro stru ­ mento, comandato a distanza da Sta­ lin. Questi avrebbe fatto subdolamen­ te irretire l'aspirante attentatore; mettendolo piu d'una volta nell'oc­ casione di premere il grilletto, cosi che il giovane al momento buono, fi·

Stalin con il maresciallo Saposnikov, capo di sta to maggiore

Aleksandr Orlov, ex membro della NKVD rifugiato in Occidente , sostie· ne la tesi di Nikolaev strumento di Stalin ( " Life " 6 aprile 1 953, The Gha­ stly secrets of Stalin's Power); e rac­ conta che il lungo lavorio per portare Nikolaev ad uccidere Kirov, rischiò di essere annullato per l'eccesso di zelo di una guardia dello Smolny . Convinto ad agire da un sedicente " amico " che era diventato negli ulti­ mi tempi il suo piu intimo confiden­ te (e che era in realtà la lunga mano della polizia), Nikolaev entrò nel pa­ lazzo, e poté addentrarsi indisturbato fino ai corridoi che conducevano allo studio di Kirov. Ma nonostante i provvedimenti presi dalla NKVD, una 111

grado come riserve, e le aveva distribuite agli operai della città. Vorosilov, commissario per la difesa, l'aveva accu­ sato di fronte al Politburo per " demagogia e abuso di po­ tere " . Kirov allora era saltato in piedi gridando : se si voleva che i lavoratori producessero , bisognava pur dare loro da mangiare. Stalin stesso era intervenuto nella pole­ mica chiedendo perché mai gli operai di Leningrado doves­ sero mangiare meglio di tutti gli altri . Kirov aveva osato tener testa anche al dittatore, dicendogli chiaro e tondo che era tempo ormai di abolire il razionamento alimentare ,

guardia sbucò fuori all'improvviso, s equestrò la cassetta, che il terrori­ sta teneva in mano, e vi trovò dentro una pistola e un diario da cui risul­ tava a chiare lettere quali fossero gli intendimenti del fermato. Ce n 'era ab­ bastanza per una fucilazione per di­ rettissima. Invece un intervento " dal­ l'alto " mise in libertà lo studente a cui fu anche resa la cassetta. L'ASSASSINO SVIENE ACCANTO ALLA SUA VITTIMA.

Questi particolari sono ancora di Or­ lov. Al momento dello sparo, accor­ sero in molti e videro Kirov in una pozza di sangue; accanto a lui, l'uc­ cisore, svenuto ; poco oltre, la pisto­ la e il diario del giovane studente.

Krustev accenna

a responsabilità della polizia politica Nel suo rapporto al XX congresso del partito Kruscev lascia intendere che una certa connivenza ci fu, da parte della polizia politica : se non da parte di quella centrale di Mosca, per lo meno di quella di Leningrado. DELITTO PASSIONALE ? Non man­

cò neppure chi trovò per il delitto 112

un movente di natura passionale. Nikolaev avrebbe ucciso Kirov per a­ verlo sorpreso in flagrante adulterio con la propria moglie (A. Ouralòv, Stalin al potere, Cappelli 1 953).

1935 : · v iGILIA DEL GRANDE TERRORE Un decreto del 7 aprile 1 935 ordinava l'applicazione di tutte le pene, com­ presa quella di morte, anche ai ragaz­ zi che avevano compiuto dodici anni d'età. Un decreto del 9 giugno stabi­ liva la fucilazione per chiunque aves­ se tentato di espatriare. Nel caso che il fuggiasco fosse militare, i membri della sua famiglia a conoscenza del progetto del " traditore " erano passibi­ li di dieci anni di galera. Quelli contro i quali non si potevano formulare pre­ cise accuse, ma che abitavano con lui o che in qualche modo avevano rap­ porti con lui, dovevano essere condan­ nati a cinque anni di deportazione.

IL CALVARIO DEl DEPORTATI Il viaggio in treno verso la destina­ zione avveniva in vagoni che, costruì-

e di permettere alla gente di sfamarsi . Il l o dicembre 1 934 lo studente Nikolaev penetrava indisturbato nei corridoi dello Smolny ( il palazzo , sede del partito, che aveva ospi­ tato il primo governo rivoluzionario di Lenin ) , e uccideva Kirov con un colpo di pistola sparatogli a bruciapelo . Po­ che ore dopo, lo stesso Stalin arrivava a Leningrado e pro­ cedeva personalmente all'interrogatorio dell'omicida. Ni­ kolaev venne fucilato insieme a vari presunti complici . Poi­ ché si era definito " d'ispirazione zinovevista " anche Zino­ vev e Kamenev, ad ogni buon conto, furono processati e

ti in origine per sette persone, erano stati trasformati in modo da ricava­ re ventotto vani. Oppure si usavano carri bestiame, quelli che in epoca za­ rista trasportavano quarantotto uo­ mini o dodici cavalli, ma che per Sta­ lin potevano contenere benissimo un centinaio di persone. Cibo saltuario e pessimo ; condizioni sanitarie im­ possibili ;. un boccale d'acqua al gior­ no per tutti gli usi, e spesso neppu­ re quello per ventiquattro o trentasei ore; in queste condizioni, i prigionie­ ri giungevano decimati al luogo della pena ( notizie tratte da R. Conquest, Il grande terrore, Mondadori 1970).

Questo e il recinto costruitevi i baraccamenti All'arrivo, succedeva a volte che il " campo " fosse proprio soltanto un campo recintato. Racconta Pastemak, . n e l celebre romanzo Dottor Zivago ( Feltrinelli 1957 ): « Ci annunciarono: • Ecco il vostro campo, sistematevi come vi pare! ·- Era un campo di ne­ ve a cielo scoperto, in mezzo stava confitto un palo con la scritta : " Gu­ lag 92 Y,N. 90" e nient'altro ... Nei pri­ mi tempi spezzavamo a mani nude, nel gelo, i rami per le capanne. Eb-

bene, non ci crederesti, ma a poco a poco ci siamo sistemati da soli. Ci siamo fabbricate le celle, le palizzate, le carceri, le torrette di sorveglianza, tutto da soli. Poi cominciammo a raccogliere la legna da ardere ».

Nei 1aoer del nord in attesa della morte Lavorare piu di due anni senza mori­ re costituiva un vero record per i pri­ gionieri deportat i nelle foreste del grande Nord. Generalmente dopo un anno, stremati e incurabili, venivano burocraticamente classificati come " persone finite " , e come tali assegna­ te a lavori piu leggeri in attesa della morte. « Il tasso di mortalità nei · campi » scrive Conquest ( op. ci t . ) « è valutato nel '33 al 10% circa all'anno ; nel '38 sali al 20% circa. I prigionie­ ri del 1936 erano morti quasi tutti nel 1 940. Una donna che lavorava nel­ l'infermeria di un campo osserva che nel '39 l 'ospedale era pieno di amma­ lati condannati nel '37 e nel '38, ma che verso il '41 di condannati in que· gli anni se ne vedevano ben pochi. » Questi dati riguardano i campi piu duri. Se si era fortunati, e molto ro­ busti, si poteva campare anche di piu: un massimo di dieci anni, dice 1 13

condannati, rispettivamente , a dieci e cinque anni di S i­ beria. Ma non bastava colpire gli individui , i ribelli in vi­ sta. Stalin si prefisse di distruggere l ' ambiente stesso che li aveva formati ed estese l 'epurazione ai gradi inferiori del partito e dell'amministrazione , a parenti, amici e sup­ posti simpatizzanti delle nuove leve d'opposizione, alla gen­ te comune. Una sistematica caccia allé streghe ( dove le streghe erano i " terroristi " , e bastava il sospetto per essere condannati ) spinse in Siberia migliaia e migliaia di bolsce­ vichi e di membri dell 'organizzazione giovanile comunista,

lo scrittore Solzenitsyn, che venne ri­ lasciato appunto dopo dieci anni , in occasione delle riabilitazioni seguite alla morte di Stalin. Degli arrestati nel periodo 1 937-38, che avrebbero do­ vuto resistere 1 7- 1 8 anni , cioè fino alla destalinizzazione, ne sopravvisse sol­ tanto il 10%.

IL COMITATO CENTRALE AUTORIZZA LA TORTURA Fino al 1 937 la tortura, benché ap­ plicata in vari casi, era illegale a norma di legge. Nel 1 938 l'uso della " pressione fisica " fu consentito, e l'autorizzazione fu formalmente con­ fermata nel 1 939, per mezzo di un telegramma circolare in codice che Kruscev cita nel suo " Rapporto se­ greto " : « Il comitato centrale del par­ tito spiega che l'applicazione di me­ tod i di pressione fisica nei procedi­ menti della NKVD è ammissibile dal 1937 in poi, conformemente al per­ messo del comitato centrale del par­ tito... È noto che tutti i servizi di spionaggio borghesi usano metodi di pressione fisica contro i rappresen­ tanti del proletariato socialista, e che lo usano nelle forme piu scandalose. Sorge quindi la questione perché i 1 14

servizi di spionaggio socialisti debba­ no essere piu umanitari contro i fol­ li agenti della borghesia, contro i mortali nemici della classe lavoratri­ ce e dei lavoratori dei kolchoz » .

UNA NOTEVOLE GAFFE Varie fonti occidentali, tra cui l'Or­ lov, raccontano che durante uno dei processi l'imputato Holtzmann con­ fessò di aver tramato contro la vi· ta di Stalin e di avere, a tale pro­ posito, incontrato clandestinamente Trotskij e suo figlio a Copenaghen, all'hOtel Bristol, nel 1 932. Pochi gior­ ni dopo questa deposizione, il giorna­ le danese " Social Demokraten fece rilevare che l'hotel Bristol non esi­ steva a Copenaghen ; per lo meno non esisteva piu. L'unico hòtel Bristol del­ la città era stato demolito nel 1 9 1 7 . L'inchiesta, subito ordinata da Stalin, molto contrariato dall'incidente, mise in chiaro come era avvenuto l'errore. La polizia segreta, per " rinfrescare i ricordi" degli accusati e " aiutarli" a redigere le confessioni, aveva chiesto al ministero degli esteri una lista dei migliori alberghi di Copenaghen e di Osio. L'impiegato incaricato di bat­ tere a macchina gli elenchi aveva in­ vertito le città, ascrivendo a Copena­ ghen gli alberghi di Osio e viceversa. •

il Komsomol, di fede dubbia e non . Fino ad allora i grossi calibri dell 'opposizione - per quan to privi di effettivi po­ teri - avevano continuato a ricoprire cariche di p restigio ( Bucharin, per esempio, dirigeva le " lzvestij a " ), e ad appa­ rire in pubblico accanto a Stalin ; al quale, evidentemente , bastava la morte politica degli avversari , quella fisica anco­ ra non gli serviva. Ma nell 'agosto 1 936, la Russia appren­ deva, con sgomento , che un nuovo processo veniva istruito contro Kamenev e Zinovev e altre quattordici personalità del partito : si apriva il cosiddetto " processo dei sedici "

La vedova di Lenin difende Zinovev e Kamenev Compagna Krupskaj a, se non righi dritto ti toglieremo la qualifica di " vedova di Lenin " e la assegneremo invece alla vecchia bolscevica Elena Stasova : questa minaccia pare sia stata fatta sul serio alla vedova di Lenin da Stalin , irritato per la appas­ sionata difesa che la donna svolgeva a favore di Zinovev e Kamenev. Lo racconta il già citato Orlov. Difen­ dendo l'opposizione la Krupskaj a in­ deboli molto la sua posizione. Ma non fu mai accusata, né processata.

" QUESTI CANI IMPAZZITI SIANO FUCILATI'' Uno stralcio dall'arringa del pubblico accusatore Vysinskij , nel processo contro Zinovev e Kamenev: « Quei folli cani del capitalismo si sforzarono di dilaniare pezzo per pezzo il meglio della nostra patria sovietica. Uccisero colui che ci era piu caro tra gli uomini della rivolu­ zione, il mirabile e incantevole Ki­ rov, allegro e brillante, come allegro e brillante era il suo sorriso, come al-

legra e brillante è la nostra nuova vita. Lo uccisero e ci colpirono pro­ prio al cuore >>. I discorsi di Vysinskij si concludevano col grido che diven­ ne popolare : « Chiedo che questi ca­ ni impazziti siano fucilati, tutti ! ».

La difesa si associa all'accusa Nei grandi processi politici voluti da Stalin, la difesa aveva una funzione soltanto formale. Il brano che segue è, in proposito, significativo. « Compagni giudici, non vi nasconde­ rò la posizione particolarmente dif­ ficile, senza precedenti , in cui si tro­ va la difesa in questo processo. In­ nanzi tutto, compagni giudici, anche l'avvocato difensore è un figlio del nostro paese. Anch'egli è cittadino dell'Unione Sovietica, e non può non condividere lo sdegno, la rabbia e l 'orrore che prova oggi tutto il no­ stro popolo, sentimenti cosi efficace­ mente espressi dal procuratore gene­ rale ... Tutti i fatti sono stati provati, e su questo argomento la difesa non vuole entrare in discussione col pro­ curatore generale. Né _ è possibile di­ scutere col procuratore circa gli a­ spetti morali e politici del caso. An­ che a questo proposito le circostanze sono chiare, e la valutazione del pro­ curatore cosi precisa che la difesa 1 15

( dal numero degli imputati ) che si chiudeva con altrettante condanne a morte, eseguite subito per fucilazione . Ma non fu tutto . Dopo i " sedici " vennero i " dicias sette " , nel gen­ naio 1 937 { Pj atakov, Radek, Sokolnikov, Muralov, Sere� brj akov ecc . ) , fucilati coine i precedenti . Fu poi la volta, nel giugno 1 937, del maresciallo Tuchacevskij e di parecchi al­ tri capi militari ( Tuchacevskij era stato promosso mare­ sciallo soltanto un anno prima ) . E nel marzo 1 938 il p ro­ cesso " dei ventuno " condannò ·tra gli altri Rykov, Bucha­ rin, Ktestinskij , Rakovskij e Jagoda, capo della polizia .

non può far altro che associarsi a lui, senza alcuna riserva ... » (dagli at­ ti del processo contro Pj atakov ).

l 'autocritica di Zinovev . Il mio imperfetto bolscevismo si trasformò in antibolscevismo, e at­ traverso il trotskismo io arrivai al fa­ scismo. Il trotskismo è una varietà di fascismo, e lo zinovevismo è una va­ rietà di trotskismo ... ».

«

..

Come mori rono Agli imputati era stato piu volte pro­ messo che in cambio delle confessio­ ni avrebbero avuto salva la vita, ed essi non ne dubitavano. L'esecuzione della sentenza li colse perciò assolu­ tamente impreparati. Kamenev af­ frontò la morte con calmo coraggio, assai piu dignitoso - secondo il rac­ conto di V. Serge (From Lenin to Sta­ lin, Londra 1937 ) - dell'isterico uffi­ ciale che comandava il plotone di ese­ cuzione, e che infieri a calci sul cada ­ vere. Zinovev invece reagi in modo completamente diverso. Era ammala­ to, febbricitante ; gli dissero che l'a­ vrebbero trasferito in un'altra cella, ma non appena vide le guardie capi. Prima svenne, poi cominciò ad urla116

re, chiamando a gran voce Stalin per­ ché mantenesse la sua parola. Le sue grida si sentivano in tutto il carcere. L'ufficiale incaricato dell'esecuzione, - racconta sempre Serge - pose fine all'" incidente " spingendo il condanna­ to in una cella vuota e sparandogli a bruciapelo.

Fucilati solo sui giornali ? Si disse - la voce circolava nelle pri­ gioni - che i principali imputati del processo " dei sedici " furono uccisi solo cinque giorni dopo l'annuncio dell'esecuzione, apparso su tutti i giornali. Questo perché gli accusati in attesa del processo seguente po­ tessero convincersi che le esecuzioni avvenivano solo sulla carta, ma che in realtà i giustiziati erano ancora in vita; e che perciò anch'essi, se aves­ sero confessato, sarebbero stati fuci­ lati solo sui giornali (la notizia è ri­ t>ortata da Alexander Weissberg, Con­ spiracy of silence, Londra 1952 ).

Perché Sta li n esigeva le confessioni Perché erano l'unica prova possibile per giustificare un processo. In tutti

Questi quattro processi furono i piu importanti , ma non i soli in quelle due tragiche annate . La grande purga spazzò via, tra gli altri , l 'intero Politburo di Lenin (Trotskij venne condannato in contumacia) , due ex capi dell'Internazionale comunista, il capo dei sindacati, il capo dello stato mag­ giore generale , il p�u alto commissario politico dell 'Annata rossa, i comandanti dei maggiori distretti militari dell'in­ tero paese , gran parte degli ambasciatori sovietici in Eu­ ropa e in Asia e gli stessi due esecutori delle epurazioni . Stessa · sorte toccò agli accusatori dei processi precedenti :

i processi > ( Deutscher, op. cit.). E Sta­ lin non se la sentiva di elimina.re sen­ za processo la piu parte dei bolscevi­ chi di antica data, dei compagni di Lenin. Le confessioni si mostrarono, a grandi linee, rispondenti allo scopo : > (Trotskij , I problemi della rivoluzione cinese e altri scritti su questioni in­ ternazionali, Einaudi 1970 ).

Alle proposte sovietiche, dall'aprile all'agosto 1939, le potenze occidentali reagiscono temporeggiando, ed evi­ tando impegni diretti. Prima manda­ no a Mosca un funzionario del Fo­ reign Office che non ha le carte ne­ cessarie per trattare; poi parte una delegazione militare a bordo di un vecchio cargo che impiega parecchi giorni per arrivare ; quando i russi la ricevono ufficialmente, scoprono che è costituita da ufficiali di grado inferiore a quelli che erano stati man­ dati in Polonia e in Turchia; per di piu, senza un'autorizzazione impegna­ tiva per trattare. « Se Stalin pensa­ va a un'alleanza » osserva Deutscher ( op . cit . ) « il modo come si vide trat­ tato dagli occidentali lo persuase che Londra e Parigi volevano indurlo ad abbandonare quell'intenzione. »

Quanti i soldati russi in Spag n a ? « L a propaganda franchista h a siste­ maticamente ingigantito l'entità del­ l'aiuto sovietico. Ma anche trascuran­ do queste esagerazioni non è raro sentir parlare, da parte nazionalista, di migliaia di uomini inviati in Spa­ gna. Al contrario è veramente notevo­ le l'esiguità numerica delle truppe russe in Spagna. Nel 1939 Brasillach e Bardèche pensavano che i russi in­ viati in Spagna non fossero stati mai piu di cinquecento. Altri, come Kri­ vitsky o Cattel, ammettono cifre un po' superiori ; i russi, comunque, non sono mai stati piu di mille, essenzial­ mente elementi specializzati, carristi e aviatori, i quali mantenevano, pro­ prio come i tedeschi nel settore nazionalista, un proprio comando e installazion i proprie, senza contatti con la popolazione civile » ( Broué­ Témime, La rivoluzione e la guerra di Spagna, Sugar Editore ) .

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svastiche rovesciate per la testa a Ribbentrop Racconta Philip W. Fabry (Il patto Hitler-Stalin, ed. Il Saggiatore 1965) 125

difensivi con Gran Bretagna e Francia. Hitler in quel mo­ mento era interessatissimo ad un accordo con la Russia. Aveva in animo d 'invadere la Polonia e nel caso che Fran­ cia e Gran B retagna avessero reagito con le armi, nulla gli era piu necessario della sicurezza ad Est, per non combatte­ re su due fronti contemporaneamente . Rispose quindi favo­ revolmente ai velati inviti russi. Dopo lunghe schermaglie e manovre tattiche da entrambe le parti , il 23 agosto 1 939 Stalin e il ministro degli esteri nazista, Ribbentrop , firma­ vano a Mosca un patto di non aggr·e ssione e di neutralità,

Il commissario agli esteri Molotov e il maresciallo Vorosilov apparvero re­ lativamente disinvolti ;. Stalin li trat­ tava da camerati » ( Fabry, op. cit.).

che l 'arrivo del ministro degli esteri tedesco mise in crisi i " maestri delle cerimonie " sovietici. Per esempio, non c'erano bandiere né emblemi nazisti sufficienti per le parate prescritte dal protocollo. Si rimediò applicando in fretta svastiche sulle bandiere rosse ; ma furono cucite alla rovescia.

IL PATTO HITLER·STALIN

STALIN BRINDA AL FUHRER

L.a Polonia vivrà solo se russi e tedeschi lo vorranno

> ( Petr Grigorenko, Stalin e la seconda guer­ ra mondiale, Sugar Editore, 1970 ) .

La .. Li nea Stal i n "" Nel timore di un attacco da parte della Germania, dopo l'avvento di Hitler al potere, il governo russo, fin dal 1934, aveva dato inizio alla costru­ zione di un sistema fortificato noto «

con il nome di Linea Stalin . . . La linea consisteva essenzialmente in una se­ rie di fortini funzionalmente interdi­ pendenti, ma architettonicamente progettati secondo la tecnica dei com­ partimenti stagni ; in modo da assi­ curare l'isolamento completo dei for­ tini caduti in mano al nemico ... Con la sua profondità imponente, la " Sta­ lin finiva col saldarsi praticamente ai grandi sistemi fortificati di Lenin­ grado, Mosca, Kharkov. Cosicché dal­ le frontiere e da queste metropoli scorrevano, dal Baltico al Mar Nero, tre fasce parallele di protezione : l 'an­ temurale della " Stalin" ( tra il confine e la stessa " Stalin " ) , la " Stalin " e i campi trincerati di Leningrado, Mo­ sca, Kharkov ( G . Gigli, Storia milita­ re della Il guerra mondiale, Laterza). n

Si smantel la la vecch ia frontiera ma non se ne costru isce u na n uova « I settori fortificati lungo la vecchia frontiera, edificati nel corso degli an­ ni Trenta, furono in seguito non solo disarmati, ma addirittura smantella­ t i : si affidò una parte del loro mate­ riale ai " kolchoz " e ai " sovchoz " e il

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tando sulla as suefazione dei suoi soldati al rigore del cli­ ma, e sul fatto che la neve e il gelo avrebbero praticamente reso inservibile il formidabile potenziale bellico tedesco, tutto motorizzato . Fu una battaglia spaventosa . Stalin non riusci ad annientare del tutto le armate naziste, come era successo per quelle napoleoniche un secolo prima. Mosca però era salva, e Hitler era costretto a una drammatica ritirata. Era il suo primo smacco, dopo tante vittorie. Con la battaglia di Mosca, Stalin e la Russia s 'inserivano di pre­ potenza tra i " grandi " della coalizione occidentale antina-

resto si fece semplicemente saltare in aria con la dinamite. L'alto coman­ do intraprese la costruzione di una nuova linea di fortificazioni lungo la nuova frontiera, ma per non suscita­ re lo scontento degli hitleriani, i la­ vori si trascinarono cosi lentamente che niente era pronto alla vigilia del­ la guerra , ( P. Grigorenko op. cit . ) .

Non è vero: furono raddoppiati gli i nvesti menti per la difesa « Il partito aveva creato una solida base per le capacità difensive del paese, e gli investimenti per la di­ fesa erano quasi raddoppiati alla vi­ gilia del conflitto , ( il ministro della difesa sovietico, maresciallo Grechko, sulla " Pravda " del 9 maggio 1 969 ).

Stai i n i p not i zzato da H i t l e r « Un colonnello sovietico intervi stato nel 1 945 dichiarò : " Prima del patto Stalin-Ribbentrop le truppe di fron-

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tiera erano sempre fornite di muni­ zioni, di benzina e di viveri per tre mesi ed erano tenute in permanente stato d'allarme. Ma dopo il patto, Stalin era stato come immerso da Hitler in un sonno ipnotico... Piu tardi la riserva d i munizioni venne ridot ta a una settimana, poi a tre giorn i. Era stato dato l 'ordine di ri­ tirare a dieci chilometri dalla fron­ tiera le unità motorizza te, ecc . " , ( C.W. Thayer, Hands across the ca­ viar, Filadelfia 1 952).

l capricci del dittatore condizionano gl i armamenti « Proprio alla vigilia della guerra la nostra attrezzatura di armi anticarro fu seriamente indebolita: si soppres­ sero e si ritirarono dagli arsenali i cannoni da 45 mm e i fucili anticarro. Poco tempo prima era stata fermata la produzione del cannone da 76 mm (il Zis ) cosi pratico, e appena messo a punto dai nostri ingegneri. In par­ ticolare, quel cannone era stato stu­ diato per armare i commandos an­ ticarro. Ma per un suo capriccio Sta­ lin fece abbandonare la produzione di questa notevole arma... Per rias-

zista. Churchill e Roosevelt ammi ravano lo st r atega, lo rin­ graziavano, promettevano l'apertura di un secondo fronte nel '42 , per alleggerire il peso tedesco gravante sull 'Armata rossa. In realtà il secondo fronte in Europa si apri solo nel '44 . E da solo, Stalin affrontò il rivale in un secondo duello all 'ultimo sangue : a Stalingrado, l'antica Zarizin dei lon­ tani ricordi . Respinti da Mosca, i tedeschi erano dilagati a Sud, verso il Caucaso e lungo il basso Volga . Assediavano Stalingrado, e avevano come meta il petrolio del Caucaso. Oltre alle considerazioni strategiche , il nome stesso della

sumere : avremmo avuto tutto l 'oc· corrente per rispondere ai mezzi co­ razzati nemici, ma grazie agli " inter­ venti" del governo e dell'alto coman­ do i nostri soldati non ebbero che bombe a mano e bottiglie molotov per opporsi alle Panze rdivisionen , ( Grigorenko, op. cit . ) .

combattimento e sottrarsi facendo scudo dello spazio... Mentre nelle guerre lampo precedenti, le armate che si vedevano da tutti i lati accer­ chiate e superate ( dalle divisioni Pan­ zer ), credendosi perdute, si arrende­ vano, ora quelle russe mantenevano invece la coesione e combattevano per ricongiungersi al grosso . . >> ( Gui­ do Gigli, op. cit . ) . .

U na strategia d i s perata « La Russia doveva cedere spazio per acquistar tempo ; lo spazio ceduto doveva essere reso inservibile per il nemico ; e per ogni pollice di spazio si doveva esigere un prezzo spietato , ( Deutscher, op. cit . ) .

La risorsa d e l l o spazio sa lva la Russia « Non v'era, per la difesa sovietica, condotta diversa da quella che aves­ se saputo combinare l'azione logoran­ te del combattimento con la risorsa dello spazio. A questo binomio, accu­ ratamente studiato .. . si deve la sal­ vezza della Russia e dei popoli libe­ ri. La direttiva strategica generale ri­ chiedeva quindi d'impegnare il nemi­ co quanto piu a lungo possibile, salvo al momento critico sospendere il

È proprio lo spazio a favorire l 'avanzata tedesca

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Stalin ritiene che lo " spazio " sia piu importante delle difese fisse, ma l'esercito sovietico non è preparato a sostenere la lotta con operazioni di movimento, le sole idonee a sfrutta­ re lo " spazio ". Ciò malgrado vuole che le truppe siano spostate innanzi, abbandonando le opere della " Linea Stalin " e i suoi centri logistici. Per­ ciò nel maggio 1 941 i cinque settimi dell 'Armata rossa si trovano schie ­ rati presso la nuova frontiera, che non è stata organizzata a difesa. Que­ sta dislocazione favorisce l'avanzata delle forze corazzate tedesche attra­ verso lo schieramento russo, per spez­ zarlo in tronconi, da avviluppare se­ paratamente ; le forze non c orazzate «

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città era una sfida per entrambi gli avversari . Hitler con­ centrò sulla città ogni suo sforzo , ammassando rinforzi e riserve anche a costo di indebolire e logorare gli altri fron­ ti . Stalin ordinava ai suoi di non cedere, nemmeno di un solo metro. Verso la fine di settembre, la battaglia si sposta­ va dai dintorni ai sobborghi della città, e dai sobborghi al centro ; a ottobre i difensori erano ammassati nei quartieri sul Volga . Tagliati fuori da ogni altra linea di comunicazio­ ne che non fosse il fiume , attraverso il quale giungevano i rifornimenti, i sovietici vivevano sotto la minaccia dell'iso-

penseranno poi ad annientarli. Messa cosi fuori causa la maggior parte del­ l'Armata rossa, la marcia all'interno della Russia diventerà una passeggia­ ta » ( Emilio Faldella in " Storia illu­ strata", dicembre 1 967 ).

piu brillanti operazioni sul fronte orientale. I russi non avevano né ar­ mamenti né equipaggiamenti né idee per opporsi alla guerra lampo, la Blitz krieg » ( Montgomery in Storia delle guerre , Rizzoli 1 970).

l ru ssi non e ra n o prepa rati per u na guerra-la m po

L E " SACCHE" IN CIFRE. Nella pri­

« Secondo il piano di operazioni, i te­ deschi non avrebbero dovuto farsi trascinare negli immensi spazi di quel paese ;. ma, con manovre convergenti condotte da colonne motocorazzate, costringere i sovietici in sacche. Per attaccare le 158 divisioni e le 55 bri­ gate corazzate dislocate dai sovietici nei pres si della frontiera, i tedeschi disponevano di 145 divisioni ( venti delle quali corazzate) oltre ad alcune grandi unità dei paesi satelliti. Il si­ stema degli attacchi convergenti eb­ be molto successo; durante il 1941 furono catturate truppe dell'Armata rossa in numero considerevole e Gu­ derian, con l'attacco delle sue Pan­ zerdivisionen su Smolensk e l 'accer­ chiamento delle forze nemiche in quella regione, condusse una delle

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ma sacca ( l luglio 1941 ) sono in­ trappola te due armate sovietiche ( tra Bialystok e Minsk ) : 324.000 p rigionie­ ri, 3300 carri e 1 800 cannoni . Nella battaglia di Kiev (23 agosto-26 set­ tembre 1 94 1 ) quattro armate russe sono chiuse in una sacca: 675 .000 pri­ gionieri, 880 carri e 3720 cannoni ( ci­ fre del comando tedesco ). o

STALIN NON FU MAl AL FRONTE E DIRAMAVA ORDINI INSENSATI Stalin era ben !ungi dal compren­ dere la vera situazione che si era creata sul fronte e ciò era naturale perché, durante l'intera guerra pa­ triottica, egli non visitò mai un set­ tore del fronte o una città liberata, se si eccettua una breve passeggiata in macchina sull'autostrada Mozhaisk, in un periodo in cui la situazione sul fronte si era stabilizzata. .. Contem«

lamento completo, perché , tra breve , i blocchi di ghiaccio avrebbero impedito la navigazione sul Volga . Ma il 1 9 no­ vembre, Stalin scatenò una poderosa quanto inaspettata controffensiva . Da tre settori diversi, a nord, a nord-ovest e a sud di Stalingrado, il maresciallo Stalin fece confluire sui tedeschi , ormai estenuati, le forze nuove , le riserve in­ tatte che aveva risparmiato fino allora, in vista dell 'opera­ zione decisiva : tredici armate con migliaia di mezzi coraz­ zati . Gli assedianti - von Paulus e la sesta armata - si trasformarono in assediati , mentre i russi respingevano

poraneamente , Stalin interferiva nel­ le operazioni militari e diramava or­ dini che non tenevano affatto conto della vera situazione su un determi­ nato settore del fronte e che non solo non potevano migliorarla . ma provocavano enormi perdite umane » (Kruscev, rapporto cit . ) .

NON FU MAl AL FRONTE IlA FU UN VERO STRATE&I « Neppure una volta, a quanto sem­ bra, Stalin si preoccupò di stabilire contatti personali con le truppe al fronte ... Non si sentiva attratto dalla realtà fisica della . guerra. Né faceva molto assegnamento sugli effetti dei suoi contatti personali con le truppe. Eppure non vi è dubbio che egli era il vero comandante in capo. La sua direzione non si limitava affatto a prendere astratte decisioni strategi­ che, arte nella quale possono eccel­ lere anche gli uomini politici p rove­ nienti dalla carriera civile. L'interesse febbrile con cui studiava gli aspetti tecnici della guerra moderna fin nei minimi particolari dimostra come S talin sia stato tutt'altro che un di­ lettante " ( I . Deutscher, op. cit. ) .

Stalingrado nel carteggio Stalin-Churchill 20 novembre 1942

Messaggio personale e segreto dal primo ministro Stalin al primo mi­ nistro signor Churchill. cc Hanno avuto inizio nostre operazio­ ni offensive nella zona di Stalingrado, nei settori meridionali e nord-occi­ dentali. La prima fase delle opera­ zioni offensive ha come obbiettivo la conquista della linea fe rroviaria Sta­ lingrado-Likhaia e la rottura delle li­ nee di comunicazione del gruppo del­ le truppe tedesche a Stalingrado. Nel settore nord-occidentale il fronte del­ le truppe tedesche è stato sfondato su un'estensione di 22 km, nel set to­ re me ridionale su un'estensione dz 12 km. L'operazione si svolge abba­ stanza bene. >> 6 dicembre 1942. Stalln:

cc Sia a Stalingrado, sia sul fronte centrale, i combattimenti si svilup­ pano. A Stalingrado abbiamo accer­ chiato un fort e gruppo di truppe te­ desche e speriamo di condurre a ter­ mine l'annientamento >> .

20 dicembre 1942. Churchill :

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le armate tedesche del Don , comandate da von Manstein , accorso per liberare il collega . L'" agonia , di von Paulus durò fino al 2 febbraio 1 943 , giorno della capitolazione . Su 330 .000 accerchiati , se ne arresero 1 90 .000 con 22 gene­ rali ; i morti furono 1 40 .000. La piu grande battaglia della seconda guerra mondiale se­ gnava per Hitler l 'inizio della fine . Nel corso dell'offensiva dell 'estate 1 943 , l 'Armata rossa riconquistava quasi due terzi del territorio perduto ; la sua avanzata vittoriosa, ormai , si sarebbe conclusa solo a Berlino . •

« V i prego di gradire i miei m igliori auguri e un caloroso saluto persona­ le in occasione del vostro complean­ no. Noi tutti seguiamo con ammira­ zione le magnifiche operazioni offen­ sive condotte dall'Esercito rosso " · 16 gennaio 1943. Stalln:

« Le operazioni delle nostre truppe sui fronti contro i tedeschi per il momento procedono abbastanza be­ ne. Stiamo terminando l'annienta­ mento del gruppo delle truppe tede­ sche accerchiate a Stalingrado ». 17 gennaio 1943. Churchill:

Abbiamo lanciato su Berlino la scor­ sa notte 142 tonnellate di bombe di­ rompenti e 218 tonnellate di bombe incendiarie ». «

18 gennaio 1943. Churchill:

« Durante l'incursione della scorsa notte abbiamo lanciato su Berlino 117 tonnellate di bombe dirompenti e 21 1 di bombe incendiarie ». 1 ° febbraio 1943. Churchill:

« Vi prego di gradire le mie congra­ tulazioni per la capitolazione del feld­ maresciallo Paulus e per la fine del­ la VI armata tedesca ». 6 febbraio 1943. Stalin:

" Vogliate accogl lere i sensi della mia gratitudine per le amichevoli congra­ tulazioni in occasione della resa di von Paulus e della vittoriosa conclu­ sione dell'annientamento dei tedeschi 138

accerchiati a Stalingrado » ( Carteg­ gio 1 941-45 Stalin Churchill Roose­ velt Attlee Truman, Ed. Riuniti 1 957 ) . -

Una delle ultime lettere da Stalingrado " La morte doveva sempre essere e­ roica, entusiasmante, trascinatrice, per un fine grande e convincente. I n realtà, qui cos 'è ? Un crepare, un mo­ rire di fame, di gelo, nient'altro che un fatto biologico, come il mangiare e il bere. Cadono come mosche e nessuno pensa a loro, nessuno li sep· pellisce. Giacciono dappertutto ct.ui attorno, senza braccia, senza gambe, senz'occhi, coi ventri squarciati. Si dovrebbe girare un film per rendere impossibile " la piu bella morte del mondo ". È una morte bestiale, che ' poi un giorno sarà nobilitata su zoc­ coli di granito con " guerrieri moren­ ti" con la testa o il braccio fasciati. » Chi scrive è uno dei soldati tedeschi a Stalingrado. La lettera è una di quelle giunte con l'ultimo aereo che poté lasciare la città (Le ultime let­ tere da Stalingrado, Einaudi 1958).

Stalin al suo tavolo di lavoro

ENORME ERA LO SFORZO che la guerra aveva richiesto - e continuava a richiedere - al popolo russo ; spaventosi i sacrifici . Perfino Stalin lo riconobbe, e prese provvedi­ menti : stabili una specie di tregua all 'interno ; decise una attenuazione del sistema poliziesco , instaurò una relativa tolleranza delle divergenze politiche ; e favori una stra­ biliante rinascita del nazionalismo. La " patria socialista " diventava " patria " tou t cou rt, il cui passato non era solo il passato della rivoluzione ma anche quello degli zar. Ac­ canto ai nuovi tornavano in auge gli antichi eroi, il " pro-

CiO che Lenin aveva creato noi l'abbiamo perduto « Sarebbe un grave errore dimenti­ care che, dopo le prime disfatte e i primi disastri al fronte, Stalin pensò che era venuta la fine. In un discorso tenuto in quei giorni, egli dichiarò : " Tutto ciò che Lenin aveva creato noi l 'abbiamo perduto per sempre " . Dopo di ciò Stalin si astenne per lungo tempo dal dirigere le operazio­ ni militari e smise di occuparsi di qualunque cosa. Riprese la direzione attiva solo dopo aver ricevuto la vi­ sita di alcuni membri dell'ufficio po­ litico, che si recarono da lui per dir­ gli che era necessario prendere im­ mediatamente provvedimenti per mi­ gliorare la situazione al fronte » ( Kru­ scev, rapporto cit.).

Dobbiamo a Stalin la contronensiva vittoriosa « Stalin aveva una buona formazione militare, e ha saputo creare le con­ dizioni per una controffensiva vit­ toriosa... E. stata l'Unione Sovietica l'artefice principale della disfatta na-

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zista... Sul teatro delle operazioni russo-tedesche è stato annientato il grosso delle forze della coalizione fa­ scista, 607 divisioni. La Germania vi ha perso dieci milioni di uomini, tra morti, feriti e prigionieri, su un tota­ le di tredici milioni e seicentomila » ( il maresciallo Bagramian in una con­ ferenza stampa tenuta a Mosca in occasione del 25• anniversario della vittoria sulla Germania nazista).

STALIN SI DEFIN ISCE GENIO MI LITARE « La scienza militare sovietica con­ temporanea ha fatto nuovi progressi nelle mani del compagno Stalin. Il compagno Stalin ha elaborato la teo· ria dei fattori permanenti ... la teoria della difesa attiva e le leggi della con­ troffensiva e della offensiva, della col­ laborazione d'insieme fra i servizi e le armi nella guerra moderna, della funzione delle grandi masse corazza­ te e dell 'aviazione; ha sottolineato la funzione dell'artiglieria come il piu formidabile tra i fattori militari. Nel­ le diverse fasi della guerra il genio di Stalin ha trovato le soluzioni giu· ste, che tenevano conto di tutti gli

feta " Tolstoj e Kutuzov, il vincitore di Napoleone . . . Il ge­ sto piu clamoroso di questa campagna fu la riabilitazione della Chiesa ortodossa, pilastro della tradizione russa, sprezzantemente messa al bando , dopo la rivoluzione , in no­ me dell'ateismo marxista . Quasi nello stesso tempo ( mag­ gio 1 943 ) , Stalin aboliva il Comintern, che " aveva ormai svolto la sua funzione storica " . La sua abolizione obbediva ad un disegno politico oltremodo importante : disporre fa­ vorevolmente , nei riguardi della Russia, le due grandi po­ tenze occidentali che erano diventate sue alleate , Gran Bre-

elementi della situazione » (J. Stalin, Saggio biografico, a cura dell'I stituto Marx-Engels-Lenin; citato da Kruscev nel suo rapporto ).

l madornali errori del dittatore sovietico sovietici avevano permesso che