Pro e contro Hirohito

Hirohito è stato il 124° imperatore del Giappone dal 1926 al 1989, e ha guidato il suo paese nella seconda guerra mondia

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Pro e contro Hirohito

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PRO E CONTRO

HIROHITO a cura di Uvio Alessi

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CASTRO TROTSKIJ

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Marisa Paltrinieri Gianni Rizzoni, Emilio Barbaglia, Marlstella Bodino IMPAGINAZIONE

Bruno Acqualagna, Giovanni Melada ICONOGRAFIA VOLUMB HIROHITO

Giovanni Melada

C Arnoldo Mondadori Editore 1973 Pubblicazione mensile, registrata al Tribunale di Milano N. 301 del3.!1.71 Spedizione in abbonamento a tariffa editoriale ridotta autorizz. N. 15278/2 del 25.6.1971 Direzione P.T. Verona Direttore Responsabile: Enzo Orlandi

HIROHITO

MONDADORI

HIROHITO, PRIMOGENITO DEL PRINCIPE ereditario Yoshihito e della sua consorte Sadako, nacque a Tokyo alle 22 . 1 0 del 29 aprile 1 90 1 . Suo padre, figlio del grande im­ peratore Meij i e di una concubina, non godeva di buona salute; e non ancora cinquantenne, morirà pazzo . Hirohito invece, benché alla nascita fosse molto gracile, sarebbe cre­ sciuto sano di corpo e di mente. Ancora in fasce fu affi­ dato al conte Kawamura, vice-ammiraglio della Marina Im­ periale, che provvide a farlo allevare nella propria villa di Azabu, in Tokyo; e solo nel 1 904 fu riammesso nella resi-

L'IMPERIMRE E' Ul SACRO MISTERO

Per secoli e secoli, un velo di sacro mistero e di riverenziale timore ha scavato un abisso fra le persone del sovrano giapponese e i suoi sudditi. Soltanto negli ultimi anni, e in cer­ ta misura, questa fitta cortina ha concesso spiragli alla ricerca degli storici che, in ogni caso, apparten­ gono nella maggioranza al nòvero de­ gli stranieri. Per i giapponesi, in­ fatti, almeno per quelli ancora ri­ spettosi degli antichi canoni tradi­ zmnali, « l'indagine sulla vita e sul­ la personalità di uno dei sacri sovra­ ni rappresenta un sacrilegio » (L. Abegg, In Asia si pensa diversamente, ed. Astrolabio, 1952). « Il modo dei giapponesi di concepire le funzioni del proprio Imperatore » afferma l'etnologa americana Ruth Benedict ne Il Crisantemo e la Spa­ da (Dedalo Libri, Bari 1968 ), « ha una vastissima serie di riscontri nelle civiltà delle isole del Pacifico. » A sostegno di ciò, la studiosa ricor­ da, ad esempio, che presso alcune tri­ bu della Nuova Zelanda la sacralità del monarca era tale da nori consen­ tirgli neppure di nutrirsi da solo; quando poi doveva intraprendere un

viaggio alla volta di qualche paese vicino, era necessario trasportarlo, perché il suolo toccato dai suoi ve­ nerabili piedi diventava automatica­ mente cosi sacro da dover passare ne­ cessariamente in suo possesso.

Nato prima delle nozze dei genitori ? La data di nascita di Hirohito, futu­ ro imperatore del Giappone, non è af­ fatto pacifica come i documenti uffi­ ciali vorrebbero far credere. Anzi, i documenti ufficiali sarebbero men­ daci, " ringiovanendo " Hirohito di un anno esatto. Questa, almeno, è la te­ si avanzata da David Bergamini in Japan's imperial conspiracy, (William Morrow & Co. Inc., New York 1971). Secondo lo studioso, « la prinCipessa Sadako fu ufficialmente sposata al principe ereditario Yoshihito, il 10 maggio 1900, undici giorni dopo la nascita dell'erede... L'esistenza di Hirohito venne tenuta segreta per un anno e la sua nascita venne annuncia­ ta come avvenuta il 29 aprile 1901 ». A sostegno della tesi, alcune prove: innanzitutto " pettegolezzi " di Corte tacitamente accettati da diversi auto­ ri fin dal 1920; poi, la testimonian­ za di F.S.G. Pi:ggott, interprete fra 5

denza del principe ereditario, il palazzo di Akasaka . La pre­ cauzione di allontanare dalla Corte l'erede al trono risaliva ad un'antica tradizione . In secoli ormai remoti la gestante di un possibile erede, o l'erede stesso al trono imperiale potevano restare vittime di morti apparentemente acciden­ tali . La situazione non era piu cosi fosca nel Novecento, ma la consuetudine sussisteva per motivi politici . Nel caso di Hirohito, l'allontanamento valse probabilmente a salvarlo dalle epidemie di tifo, vaiolo e dissenteria che periodica­ mente spazzavano il palazzo paterno; ed era considerato

Edoardo di Galles e Hirohito durante il viaggio di quest'ultimo in Inghil­ terra nel 1921, che descrive il prin­ cipe come nel suo " 22• anno d'età ", uno scritto del conte Yoshinori Futa­ ra, intimo di Hirohito, in cui si leg­ ge che l'erede « nacque la notte del 29 aprile 1900 »; infine il fatto che i giornali delle due settimane attorno al 29 aprile 1901 furono ritirati da tutte le biblioteche nel 1945 e da allora risultano introvabili.

Il sigalflato di "Hirohito" Il nome di Hirohito è composto da due ideogrammi. Il primo, e cioè " Hi­ ro ", significa " grande, generoso, genti­ le ". Il secondo, " Hito", sta a significa­ re " perfetta virtu, benevolenza, uma­ nità " . L'intero nome può quindi esse­ re reso con espressioni del tipo: " grande umanità ", " generosa benevo­ lenza " , " somma virtu " , ecc .

Concubine e im peratrici Il nonno di Hirohito, imperatore Me­ iji, era uomo di larghe vedute. Egli stesso promulgò una legge secondo la quale solo le legittime consorti de­ gli imperatori potevano fornire un erede al trono e non le concubine, 6

come era invece avvenuto in moltissi­ mi casi nei secoli passati. Interpretò comunque la legge nel senso che sol­ tanto la concubina che avesse par­ torito un figlio maschio poteva diven­ tare imperatrice. La pazzia di Yoshlhlto

Tara genetica o liltru d'm�ore? A proposito della malattia mentale di Yoshihito, figlio di Meij i e padre di Hirohito, circolavano a Corte pa­ reri diversi. Alcuni, molto probabili, facevano risalire la malferma salu­ te di Yoshihito agli innumerevoli ma­ trimoni fra consanguinei dei suoi an­ tenati; altri, invece, parlavano con convinzione · di un filtro d'amore pro­ pinatogli da una dama di Corte.

La bel lissima Sadako La principessa Sadako, madre di Hi­ rohito, era figlia del principe Takami­ chi Kujo, del clan dei Fujiwara, ed era nata il 3 giugno 1 884. Suo padre era un kuge, ossia apparteneva alla nobiltà cortigiana. Donna di note­ vole bellezza, Sadako andò sposa se­ dicenne al principe ereditario Yoshi­ hito e ne ebbe quattro figli maschi.

sacrilego che le mani o gli strumenti di un medico toccas­ sero la sacra persona di un principe. Nel 1 902 Hirohito ebbe un fratellino, Yasuhito, principe Chichibu, e nel 1 905 un secondo fratellino, Nobuhito, principe Takamatsu. I tre bambini vivevano nella Residenza degli Imperiali Nipoti, appositamente costruita nel parco di Akasaka, con la nutri­ ce e uno stuolo di domestici, sotto la guida di un rigido pre­ cettore. Potevano vedere la madre una volta o due la setti­ mana, mentre per lunghi periodi non incontravano il padre ammalato . Quanto a Sua Maestà il nonno Mutsuhito (passa-

Da imperatrice assunse il nome di Teimei e, durante la malattia del ma­ rito, dovette pìu volte interessarsi del­ le vicende politiche della nazione. Fu molto amata dal popolo per la sua intelligenza e la sua bellezza che conservò sino a tarda età. Mori nel­ l'immediato dopoguerra, non ancora settantenne.

li", e quella dell'"abito di piume ", che prende il nome dalla decorazione del soffitto , illustrante l'omonimo dram­ ma del teatro No. (Notizie da Japan, the official guide del Japan Travel Bureau, Tokyo 1962.)

Il Palazzo dei prin�ipi

La consuetudine di s e p a ra re , subito dopo la nascita, i figli dagli impe­ riali genitori, affidandoli alle cure di severi precettori, era una ben pon­ derata misura politica dovuta agli Shogun (i governatori militari del Giappone), mirante a isolare total­ mente l'imperatore tanto dai suoi pa­ renti plu prossimi che dal suo popo­ lo, e voluta per soffocare già in ger­ me ogni possibile tentativo degli im­ p eratori di conseguire ancora una yolta il potere effettivo goduto in passato. I principi imperiali cresce­ vano op :pressi da una continua costri­ zione ps1chièa. Ogni incontro tra geni­ tori e figli era sottoposto ad una rigi­ da etichetta che regolava gli atteggia­ menti e la conversazione. E non pote­ va aver luogo senza la presenza di de­ terminati testimoni. In tal modo tra l'imperatore e i principì non si crea­ vano vincoli di nessun genere, né in­ teressi comuni, né, tanto meno, sen-

Tra l'imperatore e l figli Il muro del protocollo

MIRMI I PROVI DI TERREMOTO Progettato nella seconda metà del se­

colo scorso dall'architetto Katayama, il palazzo di Akasaka, ove Hirohito trascorse la sua giovinezza, sorge nel vasto parco Aoyama ( ''della Monta­ gna Azzurra"), due chilometri e mez­ zo a nord-ovest del Palazzo impe­ riale. Si ispira allo stile francese del XVII I secolo. :e a due piani, in pietra, ma decorato con profusione di marmi importati dalla Francia, dalla Italia, dalla Grecia e dalla Norvegia. Copre un'area di oltre 15.000 metri quadrati, ed è a prova di incendi e di terremoti. Molte sale del piano superiore sono famose per i dipinti a olio di artisti francesi e giapponesi. Fra le sale piu notevoli quella " egi­ ziana", quella "dei fiori e degli uccel-

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to alla storia col nome postumo di Meij i, "Governo Illumi� nato"), lo pregavano tutte le mattine. Hirohito, quale futuro successore, godeva del privilegio di essere ammesso alla presenza del nonno imperatore tre o quattro volte all'anno : in quelle occasioni ne riceveva persino qualche carezza. Mediante l'adorazione del nonno gli veniva istillata la co­ scienza del futuro che l'attendeva : sarebbe stato il divino sovrano del popolo prediletto dagli Dèi . A sette anni comin­ ciò a frequentare la scuola Gakushuin, riservata agli aristo­ cratici che avrebbero governato il paese, e diretta da un

timenti d'affetto. Era una maniera drastica per impedire che padre e fi­ glio potessero insieme cospirare con­ tro coloro che tenevano effettivamen­ te in pugno il potere. Solo all'inizio del XX secolo le catene di questa ri­ gida consuetudine vennero allentate: i genitori ·principeschi potevano avere maggiori contatti con i propri figli, ma l'im�ratore, e fu il caso anche di MeiJi, doveva attendere cento giorni prima di vedere il nipote neo­ nato, mantenendo poi con l'erede ra­ rissimi contatti nel corso di un anno (notizie .da Carlo Haushofer, Il Giap­ pone costruisce il suo Impero, San­ soni Editore 1942).

Hirohito si ribella: non vuoi essere un principe robot « Separato dai genitori fin dai primi mesi di vita, Hirohito era stato con­ finato in un'ala appartata della sua residenza di Akasaka, dai vani im­ mensi ingombri di marmi e di colon­ ne. Prendevano cura di lui dei pre­ cettori, dei cortigiani, tutti intenti ad estiropavgli dalla mente ogni idea in contrasto col sacro 'robot' imperia­ le che egli doveva diventare; ma fal­ lirono nel loro intento. I loro sforzi 8

congiunti urtarono contro la perso­ nalità del principe. Una personalità che, alla resa dei conti, dobbiamo am­ mettere ben vigorosa se è vero che, come dice il proverbio popolare giap­ ponese, " il carattere dei tre anni dura fino ai cento anni " » ( riferito da Paul Mousset, Les cerisiers doubles du Japon, edizione Robert Laffont, Pa­ rigi 1964).

Una imperlai monelleria Per quanto allevato fin dalla teneris­ sima infanzia nel sacro timoroso ri­ spetto delle sue future funzioni, Hi­ rohito non era un bambino molto di­ verso dagli altri. Una volta, all'età di sette anni, si divertiva con alcuni a­ michetti a compiere una monellerla tipica dei bimbi giapponesi: forare con le dita la fragile carta delle fine­ stre. Udendo avvicinarsi i passi di un adulto, probabilmente il precetto­ re, la " banda " si dileguò in un batter d'occhio. Rimase sul posto, colto in flagrante, il solo Hirohito, che si ad­ dossò totalmente la colpa del " fat­ taccio ", scagionando gli altri e dimo­ strando cosi di far onore al suo no­ me: " Generosa benevolenza " (noti­ zie da Leonard Mosley, Hirohito, Lon­ ganesi 1970).

eroe nazionale, il conte Maresuke Nogi . Fra il bambino soli­ tario e il vecchio soldato che aveva perduto i figli in guerra si stabili un affetto profondo . Dodici nobili rampolli scelti con cura frequentavano la stessa classe del futuro impe­ ratore; due erano suoi cugini . Il programma era piu com­ plesso di quello delle elementari ordinarie, ma anche qui veniva inculcata la fedeltà al sovrano regnante. Ogni matti­ na, infatti, dopo l'inchino di un minuto in direzione della reggia, la recita del rescritto imperiale sull'educazione, e il canto dell'inno nazionale, Nogi chiedeva agli scolaretti :

11 buon maestro Noui Nogi, precettore del futuro imperato­ re del Giappone, fece di tutto per al­ levare Hirohito come un buon samu­ rai. Benché fosse piu dotato intel­ lettualmente che non atleticamente, l'erede al trono superò questo svan­ taggio con volontà e applicazione, di­ venendo un ottimo nuotatore e un buon cavallerizzo nonché, in seguito, un esperto giocatore di golf. La sua ammirazione per Nogi è facilmente spiegabile: il precettore incitava il suo allievo alle piu spavalde imprese atletiche, contrastando gli altri ansio­ si ciambellani di Corte che frenavano ogni esuberanza infantile raccoman­ dando al piccolo Hirohito di cammi­ nare senza correre, di scendere le scale con cautela, di non saltare ... Molto diversa, invece, la concezione educativa di Nogi. Si racconta che in un'occasione maestro e allievo stette­ ro nudi sotto una cascata freddissi­ ma. Quando il ragazzo dimostrò di poter resistere a lungo, senza battere i denti, Nogi gli permise di uscire e di indossare un grossolano kimono, vantandosi, inoltre, che né lui, né il suo pupillo avevano mai indossato indumenti intimi di seta ( notizie da David Bergamini, op. cit.).

Harakiri: il dovere di morire La consuetudine del seppuku o hara­ kiri cominciò nel XII secolo, all'inizio del periodo feudale, ma non cessò con la fine del feudalesimo. Il gesto suicida poteva essere imposto come pena, oppure poteva essere un at­ to volontario, inteso come estremo omaggio al signore, o come dovere verso se stesso, o anche come segno di protesta. Il samurai lo eseguiva, oltre che per non cader vivo nelle mani del nemico, anche quando cre­ deva di aver mancato nei confronti del suo signore, o come estrema pro­ testa per la condotta di quest'ultimo ( sperando che il proprio gesto, piu che i consigli, lo facessero ravvede­ re); oppure, ancora, per accompa­ gnarlo lungo il sentiero della morte. Nel XIX secolo, con la fine del regi­ me feudale e quindi con l'estinguersi dei samurai come casta, scomparve il seppuku obbligatorio, inteso come pena, e rimase quello volontario. Quando nel 1912 mori il grande impe­ ratore Meij i, il generale Nogi che, se­ condo una lettera da lui lasciata, ave­ va vissuto per trentacinque anni nel rimorso di essersi fatta strappare di mano la bandiera durante la guerra 9

« Qual è la vostra maggiore ambizione ? » . E quelli, in coro : « Morire per l'imperatore ! » . Ma il 30 luglio 1 9 1 2 fu il nonno imperatore a morire . Aveva 60 anni ed aveva regnato per 45 . La vi gi lia del funerale Nogi s 'intrattenne per alcune ore con Hirohito, lo interrogò su tutte le materie di studio, e infine, soddisfatto, gli regalò un libro di precetti confuciani . All'indomani il piccolo principe apprese, costernato ma im­ passibile, che il suo padre adottivo, il conte e generale Nogi, si era fatto "harakiri" con la moglie secondo un antico rito, per seguire nell'al di là il suo sovrano . •

contro i ribelli nel Kyushu, compi l'atto estremo (not. da un articolo di G. Auriti, già ambasciatore d'Italia a Tokyo, sul mensile " Yamato ", dicem­ bre 1941 ). e la morte onorata crea una pìu luminosa immortalità. E poiché morire con onore non è cosa di ogni giorno, ne consegue che la tendenza dei giappo­ nesi era quella di non lasciarsi mai sfuggire la buona occasione per im­ molarsi » ( da Mirko Ardemagni, Gli dei hanno tradito, Garzanti 1948). «CHI MUORE NON SCOMPARE

MI BUI

la legge del dovere

«

Ancora oggi uno dei concetti che governa la vita dei �iapponesì e quel­ lo di mibun, 'posiZione personale'. Ognuno deve sapere, secondo il prO­ prio mibun che dipende dal sesso, dall'età, dalla nascita, dall'educazione, dal grado, dall'occupazione, dai pre­ cedenti -, come deve comportarsi... t!. dovere del mercante arri cchirsi, ma il samurai è indegno del nome se si occupa di denaro; il secondogenito può permettersi avventure amorose, ma il primogenito deve mantenere una condotta irreprensibile. E cosi -

IO

via ... » ( da Fosco Maraini, Ore giap­ Leonardo da Vinci,

ponesi, Edizioni Bari 1958 ).

"Regni il sovrano fincllé la ghiaia si copra di muschio" Il testo dell'inno nazionale giapponese Kimi ga yo, tratto da una poesia del Kokinshu, una raccolta di versi anti­ ca di oltre mille anni. Le sue parole dicono: " Il regno del Sovrano l per mille e ottomila generazioni duri l finché la ghiaia diventi roccia l e sia coperta di muschio ". Il motivo del Kimi ga yo fu trascritto in musica occidentale dal tedesco Franz Eckert, direttore della banda della Marina giapponese dal 1 879 al 1 898. La " pri­ ma" avvenne a Corte nel 1 880, in oc­ casione del compleanno dell'imperato­ re Meiji (notizie da Pietro S. Rivetta, Nihon-go no tebiki, Hoepli 1943; e da We Japanese, ed. Fukiya Hotel di Mi­ yanoshita, Hakone).

Il principe ereditario Hirohito in uniforme di gala

ALLA MORTE DI MEIJI , SALt AL TRONO Yoshihito unico sopravvissuto di dodici figli - e assunse il nome ufficiale di Taisho, "Grande Rettitudine". Nemmeno due anni piu tardi, nella lontana Europa, scoppiava il conflitto mondiale, piu noto in Estremo Oriente come "la prima guerra civile europea" . Il Giappone, alleato dell'Inghilterra, nell'agosto 1 9 1 4 si schierò contro la Germania e si affrettò ad occupare i territori tedeschi in Cina e gli arcipelaghi tede­ schi nel Pacifico, cioè le Caroline, le Marshall e le Marianne. Questi avvenimenti giunsero all'orecchio del giovane Hiro-

1904.05, la guerra russo-giapponese

L'ORIENTE PREVALE SULL'OCCIDENTE Il conflitto scoppiato fra Russia e Giappone nel 1904 fu combattuto in pratica sui territori di due paesi neu­ trali, la Corea e la Cina, a scapito dei quali tanto il Giappone quanto la Russia erano fermamente intenzionati ad espandere le proprie " sfere d'in­ fluenza". I nipponici trovarono nella Gran Bretagna un alleato diplomati­ co di notevole autorità contro la Rus­ sia, lasciata sola a sostenere il peso delle sue mire espansionistiche in Estremo Oriente. Questa " prima guer­ ra del XX secolo " fu durissima e co­ stò notevoli perdite da ambo le parti. Accanita soprattutto la lotta per la supremazia sul mare. · L e sorti furono favorevoli al Giappone e alla flotta dell'ammiraglio Togo che, in due ri­ prese, sconfisse i russi. Nella prima battaglia, al largo dell'isola Round, lo stesso Togo corse il rischio di morire colpito da un proiettile esplosivo che, come dissero in quell'occasione i giapponesi, « un uffic iale trovatosi ac­ canto al comandante ebbe l'onore di ricevere nel proprio corpo, salvando cosi la vita dell'ammiraglio "· Nel se12

condo scontro, combattuto nello stret­ to di Tsushima (maggio 1905 ), la flot­ ta di Togo distrusse la seconda squa­ dra russa in poco piu di un'ora. In Europa, le vicende di questa guerra ebbero notevoli ripercussioni: per la prima volta un popolo orientale ave­ va sconfitto una potenza dell'Occiden­ te (notizie da J.N. Westwood, Da Port Arthur a Tsushima, in 20• Seco­ lo - Storia del mondo contemporaneo,

Mondadori 1971 ).

MacArthur ala a guardare

La guerra russo-nipponica ebbe uno spettatore d'eccezione: Douglas Mac Arthur, che nel 1904, all'età di 24 an­ ni, raggiunse il padre in Giappone, dove quest'ultimo si trovava in quali­ tà di osservatore militare. « In quel periodo " scrive MacArthur nelle sue Reminiscences ( McGraw-Hill Book, © Time Inc., 1964) « incontrai tutti i grandi comandanti giapponesi: Oya­ ma, Kuroki, Nogi, e il brillante ammi­ raglio Togo. Uomini severi, taciturni, dal carattere d'acciaio e dalla volontà indomabile. E conobbi per la prima volta l'audacia e il coraggio del com­ battente nipponico. La sua fede fana­ tica e la sua venerazione per l'Impe­ ratore mi colpirono indelebilmente ...

hito come l'eco di cose lontane e non influirono sulla sua personalità. Terminati gli studi primari, aveva cominciato a frequentare un corso di studi medi sotto la guida di un altro eroe nazionale : l'ammiraglio Heihachiro Togo, il di­ struttore di due flotte russe durante la guerra del 1 904/05 . Diversamente che con Nogi, Hirohito conservò con Togo rapporti esclusivamente formali e dimostrò, nei confronti delle materie di studio, una mentalità "occidentale" , poco disposta ad accogliere quella parte mitologica della storia di cui è ricca la tradizione giapponese : la sua discendenza

Fui impressionato dalla frugalità, dalla cortesia e dalla cordialità di quei soldati, che sembravano aver scoperto la dignità nella fatica e sem­ bravano divertirsi piuttosto a lavora­ re che ad oziare. Ma mi disturbava il pensiero che i loro comandanti, sa­ murai arroganti e dalla mentalità feudale, avevano posto le premesse, con la conquista di Formosa e della Corea, per il controllo del Pacifico e per il dominio dell'Estremo Oriente. »

All'ammiraglio Toga la spada di Nelson Dopo la sconfitta delle due flotte rus­ se - dell'Estremo Oriente e del Bal­ tico - negli anni 1904/05, l'ammira­ glio Togo ebbe in dono dalla Marina britannica una copia della spada do­ nata a Nelson dopo Trafalgar (da Ma­ rio Appelius, Cannoni e ciliegi in fio­ re, Mondadori 1942).

Non era un Nelson, ma l'ispiratore del mllitarismo nipponico « Togo non fu in realtà il Nelson giap­ ponese come volevano i suoi ammira­ tori in Giappone e in Inghilterra, ma

un uomo che si dedicò totalmente e con straordinaria competenza alla sua professione. Con queste doti e con il vantaggio di avere subordinati della sua stessa levatura, le vittorie di Togo non possono sorprendere. Ma, mentre offriva ai suoi connazio­ nali un esempio di misura e di sem­ plicità, egli divenne anche l'ispiratore del militarismo giapponese. Quando, nel 1941, gli americani subiranno l'at­ tacco di Pearl Harbor, i velivoli degli attaccanti porteranno sulle carlinghe, come incitamento, la vecchia insegna di battaglia dell'ammiraglio Togo » (da Gli ammiragli delle nuove flotte in 20• Secolo - Storia del mondo con­ temporaneo, vol. I, Mondadori 1970). fu

Finisce presto l'i nfanzia di Hirohito « Quando suo padre fu incoronato im­ peratore del Giappone, Hirohito en­ trava nella prima adolescenza e la sua breve fanciullezza, se mai ne ave­ va goduta una, era finita. Dato che le monellerie e le pose esibizionistiche dell'età infantile gli erano sempre state negate, egli ebbe meno difficoltà dei suoi coetanei giapponesi ad adat­ tarsi alle restrizioni e alle prudenze imposte agli adulti » (da Mosley, cit.). 13

dalla Dea del Sole, nata dall'occhio sinistro di una divinità maschile; una principessa-coccodrillo, figlia del Dio del Mare, fra le sue antenate, ecc . Tutte favole, sosteneva il giovane principe, con grave scandalo della Corte. Per questo suo atteggiamento "ribelle" fu seriamente ammonito dal principe Kinmochi Saionji a tenere per sé tali consi­ derazioni . In ogni caso, le lezioni di mitologia furono ridot­ te al minimo indispensabile per lasciare maggior spazio a quelle materie per le quali Hirohito dimostrava interesse e non comuni capacità : geografia, fisica, matematica, lingue

Una donnina allegra non allevia il primo grande dolore Le cronache del tempo descrivono il nuovo imperatore Taisho adorno di poderosi baffi, incerati ed arricciati secondo il " modello" del kaiser Gu­ glielmo Il. Indossava volentieri una divisa ispìrata a quella degli ussari e non si separava mai dal suo fedele frustino. Come suo padre, il gran­ de imperatore Meiji,, dimostrava uno spiccato interesse per il gentil sesso circondandosi di numerose concubine. Tanto valore doveva attribuire a que­ ste " dame " che un giorno, poco dopo la morte di Nogi, intuendo la dispe­ razione di Hirohito per la perdita del­ l'amato precettore, volle, con gesto generoso,- inviargliene una perché lo distraesse. Ma, raccontano ancora le cronache, il giovanissimo principe di­ mostrò di non gradire o di non sape­ re che farsene dell'imperiale " dono" .

Scandaloso! Non crede di essere "Dio " Hirohito provocò un vero e proprio allarme quando il suo professore di storia riferi che egli sembrava mani­ festare dei dubbi sulla sua essenza 14

divina. Essendo destinato a diventare il 124• imperatore nipponico, egli do­ veva credere di essere l'ultimo discen­ dente dell'imperatore Jimmu, proni­ pote della dea del Sole Amaterasu. Probabilmente, pur senza esserne e­ gli stesso troppo convinto, il profes­ sore riusci a dimostrare a Hirohito quale grado di coesione avesse rag­ giunto il Giappone proprio in forza di questo mito. E il giovane principe acconsenti, per dovere, ad essere un dio (da Raymond Cartier, La lègende vraie de l'Empereur-Dieu, " Paris Match", 25 settembre 1971).

UN CAMPIONARIO DI LETTURE EDIFICANTI David Bergamini (op. cit.) dà un esempio delle letture, tutte imbevute di esalt�ione de!le virt� e della sa�­ gezza giapponesi, propmate a Hi­ rohito nel corso dei suoi studi " medi ". " In Europa si produce poco riso. In altri paesi asiatici si produce molto riso ma di qualità scadente, da non reggere il confronto con il nostro. Quindi io mi sento tFiste per il resto del mondo e specialmente per gli europeì ".

straniere e, soprattutto, biologia. Catturare insetti, racco­ gliere fiori, studiarli, catalogarli, sotto la guida del suo pro­ fessore di scienze naturali, Hirotaro Hattori, fu l'attività preferita del principe adolescente : un hobby che lo accom­ pagnerà per tutta la vita, facendo del futuro imperatore del Giappone un vero esperto in materia. Le lunghe passeg­ giate, le nuotate, le molte ore passate fra ginnastica, equita­ zione, sci, tennis, avevano notevolmente irrobustito il gio­ vane principe che, tra l'altro, si compiaceva di mostrare il suo notevole grado di "scioltezza" con un singolare eserci-

l forti sono ariani "Oggigiorno, sebbene vi siano molte nazioni sulla Terra, soltanto due sono forti: l'Inghilterra e la Russia. Nel­ l'emisfero occidentale c'è poi una ter­ za potenza: gli Stati Uniti. In questo momento non possiamo prevedere CO­ me finirà la guerra mondiale, ma è evidente che tutte le nazioni forti ap­ partengono al gruppo ariano. Per con­ trasto, in Asia, un grande paese è degenerato: la Cina. Quindi la Cina non potrà aiutarci ad affrontare le nazioni occidentali. Il nostro paese, da solo, dovrà opporsi con le armi al gruppo ariano. " Guardiamoci dagli europei

"Le idee accettate dai russi derivano dall'individualismo americano ed eu­ ropeo. Noi dobbiamo guardarci da esse. A causa dei nostri progressivi contatti con l'Europa, la considera­ zione per le sacre spade (simbolo tradizionale di forza e fedeltà) è in declino in Giappone. " Otto milioni di dèi

" Sebbene si dica che in Giappone ab­ biamo otto milioni di dèi, in realtà

noi indirizziamo le nostre preghiere solo agli spiriti dei nostri piu illustri antenati. La nostra religione è unica. Nei paesi stranieri sono riconosciuti determinati dèi e la religione è basa­ ta su mere ipotesi. " Togo non va al principe

A detta degli storici e dei biografi di Hirohito, il giovane principe non di­ mostrò mai soverchia simpatia per il suo nuovo precettore, l'ammiraglio Togo, trovandolo troppo bellicoso. Tanto che questi dovette ben presto !asciarlo alle cure di due vecchi gene­ rali rigidi e severi. Sotto la loro gui­ da, l'esistenza di Hirohito procedeva come un orologio: sveglia alle 6, pre­ ghiera agli antenati e, quindi, una lunga corsa nel parco. Alle 7.30, dopo aver fatto colazione con una ciotola di riso, si recava alle lezioni rimanen­ dovi, tutti i giorni,' fino alle 18, con un breve intervallo per il pasto. Le parolacce, piacere negato L' "impossibilità di essere normale", cioè un ragazzo come tutti gli altri, spensierato e libero nei suoi atteggia15

zio : farsi vento, afferrando e agitando un ventaglio con le dita dei piedi . Nel dicembre 1 9 1 5 Hirohito ebbe il suo terzo fratello maschio, Takahito, principe Mikasa. L'imperatore Taisho, frattanto, dopo un periodo di lucidità, si era aggra­ vato : alle parate cadeva da cavallo e frustava i soldati . Il Consiglio di Famiglia decise di collocarlo a riposo . Durante la seduta di congedo l'imperatore arrotolò il foglio con il discorso preparato per accomiatarsi e lo usò come un can­ nocchiale per fissare i presenti . 113 novembre 1 9 1 6 Hirohito fu ufficialmente nominato principe ereditario. •

menti, pesò sempre sul giovane Hiro­ hito come una cappa di piombo. Il conte Kamroji, uno dei precettori del principe, racconta che un giorno, quando già Hirohito aveva superato gli anni dell'adolescenza, si trovarono insieme a trascorrere qualche piace­ vole ora sugli sci. « A un certo mo­ mento » continua la narrazione del conte « caddi sulla neve e imprecai alla mia inettitudine sfoggiando tutto un repertorio di parolacce, di cui ero un vero esperto, senza tralasciame una. Allora Sua Maestà mi venne vici­ no e chinando gli occhi su di me dis­ se con estrema tristezza: " Professore, vorrei tanto sapere anch'io delle pa­ role cosi ". Ma, naturalmente, non gli fu mai concesso di stare con gli al­ tri ragazzi e di fare i giochi che gli avrebbero permesso di impararle ,. ( da Leonard Mosley, op. cit.).

La spada del sam u ra i Al compimento del suo quindicesimo anno di età, Hirohito, secondo la tra­ dizione, rìcevette le due spade da sa­ murai. Armi stupende - nessuna in­ dustria, in nessun paese e in nessun secolo, ha mai raggiunto simili risul­ tati - preparate da famosi artisti dell'acciaio dopo lunghissimo ed amo16

revole lavoro accompagnato da pre­ ghiere agli antichi dèi. Il samurai, simbolo vivente dell'ardimento e del­ la fedeltà assoluta, doveva ignorare soltanto una cosa: l'uso del denaro. Anzi, dimostrare di non riconoscere neppure le monete correnti rivelava l'optimum dell'educazione. I samurai, che discendevano da un'antichissima classe guerriera di estrazione conta· dina, creata verso il VII secolo per formare una sorta di truppa scelta dei governatori di regione e che poi si trasformarono in un vero e proprio corpo di guardie nobili al servizio dei signori feudali e governate da un ferreo regolamento, potevano, nei pe­ riodi di pace, lavorare i loro campi insieme con i contadini, ma era loro proibito nella maniera piu assoluta di occuparsi di affari ( da Fosco Ma­ raini, Ore giapponesi, opera citata; e Il milione vol. IX, Istituto Geogra­ fico de Agostini, Novara 1962).

Il giovane imperatore sul suo cavallo preferito

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A QUINDICI ANNI E MEZZO IL PRINCIPE ereditario era un bel ragazzo dalla carnagione bruna, con gli occhiali, si, ma piuttosto alto rispetto ai giapponesi di allora : un metro e sessantasei . I Genro, gli anziani consiglieri della Corona, decisero che gli ci voleva una fidanzata. Ma poiché tutti i loro clan maggiori ambivano a fornire la futura impera­ trice, si venne ad uno scontro. Il clan dei Choshu, feudatari terrieri, che in pratica controllavano l'esercito, era capeg­ giato dal principe Yamagata, decano di tutti i Genro, un vecchio abile e tenace che aveva preparato da tempo un

&li ..anziani consialiari" laCIOIUm diatro IB QUinta l Genro, consiglieri anziani dell'impe­ ratore, non godevano di alcun ricono­ scimento ufficiale sancito dalla Costi­ tuzione. Tuttavia esercitavano, in pra­ tica, un potere politico maggiore e piu esteso di quello che la Costitu­ zione stessa riconosceva a qualsiasi altro organo. « Si formò la consuetu­ dine " scrive Augusto Guerriero in Guerra e dopoguerra ( Bompiani 1943 ), « che in tutte le grandi questioni si dovesse richiedere il consiglio dei Genro e - ciò che è ancora piu im­ portante - che il loro consiglio do­ vesse essere seguito... E si può dire che per lungo tempo essi, da dietro le quinte, dominarono il Giap­ pone. Ma sarebbe del tutto erroneo concepire i Genro come una specie di ministri. Erano uomini nei quali l'im­ peratore riponeva fiducia; non pote­ vano essere dimessi né sostituiti... "

Al principio del secolo erano numerosi «

Spettava all'imperatore scegliere e nominare il primo ministro: per tra18

dizione egli seguiva il consiglio di un corpo di " vecchi .uomini di Stato " o Genro. All'inizio di questo secolo i Genro erano numerosi, ma morirono senza essere sostituiti: nel 1940 non sopravviveva che il principe Saionj i. Dopo la sua morte, alla fine di quel­ l'anno, una conferenza di tutti gli ex presidenti del Consiglio procedette al­ la nomina di nuovi Genro; nel 1941 ve n'erano otto " ( da Winston Churchill, La seconda guerra mondiale, Monda­ dori 1948 }.

Prosperavano per l'ambiguità della costituzione « Il documento costituzionale ( 1 889 ) era caratterizzato da una tendenza al compromesso: prevedeva una serie di organi e di realtà politiche i cui ri­ spettivi poteri e competenze non era­ no nettamente definiti... Tra questi un'ennesima istituzione ufficiosa ma fondamentale : quel gruppo di Genro, in pratica i leader dell'oligarchia di Satsuma e di Choshu, al cui inter­ no si prendevano le decisioni fonda­ mentali " ( da Paolo Beonio-Brocchie­ ri, I movimenti politici del Giappone, Ubaldini, Roma 197 1 ) .

elenco delle giovani nubili del suo clan con tutti i requisiti richiesti : età, nobiltà, educazione, salute, bellezza. . . Ma l'imperatrice, che aveva avuto qualche screzio con i Choshu, si orientò invece verso le candidate del "clan" dei Satsuma (feudatari del mare e "signori" della marina), le invitò a un tè a Palazzo, e fra esse Hirohito poté scegliere, non visto, la principessa Nagako . Nagako (''Bambina Buona" ) era la primogenita del principe Kuni . Questi, piu ricco di titoli che di mezzi, era riuscito tuttavia a far studiare Nagako nella sezione femminile della Gakushuin, l� scuola frequentata

Una sposa per n principe ereditario Per suo figlio Hirohito, la vigile e ac­ corta imperatrice madre aveva messo gli occhi sulla fresca e dolce Nagako, figlia del principe Kuni. Come ogni madre sarebbe tentata di fare, l'im­ peratrice volle indagare per sapere se la fanciulla sarebbe stata degna com­ pagna del futuro imperatore. « Quan­ do Nagako. ebbe quindici anni, l'im­ peratrice comunicò il suo progetto al ministro della Casa Imperiale, che non poté fare altro che approvarlo. Esperite le formalità d'obbligo, un emissario della Corte si recò prima dalla direttrice della scuola dei Pari presso cui Nagako studiava, poi dal principe Kuni. Per alcuni mesi la bre­ ve esistenza della giovinetta fu scru­ tata impietosamente, furono sfogliati i suoi compiti scolastici, le sue lette­ re, i giornali che leggeva; fu interro­ gata, fu esaminata nel suo profitto scolastico e nei vari aspetti della sua personalità , finché nulla di lei rimase oscuro ... Intanto un consesso di medi­ ci accertava il suo stato di salute, le eventuali tare di famiglia, e la sotto­ poneva a interminabili esami. Essa superò tutti gli ostacoli, quasi pren­ dendosene gioco » ( Mousset, op. cit.).

La lotta f ra l clan rlvaH

ROMPERE IL FIDIIZIMEITO? Quando il principe Kuni, padre di Na­ gako, venne a conoscenza dei dubbi che si nutrivano sullo stato di salute della figlia, consigliato anche dalla moglie, inviò una lettera all'impera­ trice concludendola con queste paro­ le : « Solo p er due motivi ritengo che m'imporret di rompere il fidanzamen­ to di mia figlia con il principe eredi­ tario. In primo luogo se le Loro Mae­ stà lo giudicassero opportuno. In se­ condo luogo se io stesso fossi convin­ to che il matrimonio indebolirebbe inevitabilmente la discendenza impe­ riale. Vostra Maestà troverà qui in­ cluso un incartamento completo dei dati scientifici sulla natura del dalto­ nismo nella nostra famiglia e sulla sua trasmissione ereditaria. Prego Vostra Maestà di interessarsi Ella stessa di questo caso e di farmi cono­ scere il suo grazioso parere »,

I l denaro gioca un ruolo i m portante Il principe Kuni non si lasciò sfuggi­ re facilmente la fortuna che era capi­ tata alla sua famiglia. Imparentarsi

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da Hirohito ai tempi di Nogi . La ragazza, sveglia e dal carattere forte, appariva dotata di spirito e di buon senso. I medici di Corte la trovarono sana e il fidanzamento fu annunciato ufficialmente nel gennaio 1 9 1 8 . Prima di que­ sto atto i due giovani (lui diciassettenne, lei quindicenne) s 'erano incontrati due volte; prima del matrimonio, cele­ brato sei anni piu tardi, si incontreranno solo altre sette volte, e mai da soli . Ma, come accade spesso nelle favole di principesse, anche nel caso di Nagako ci fu qualcuno che tramò contro di lei. Le ostilità presero le mosse dal clan

con la famiglia imperiale era certo un'occasione unica: un grande onore, senza dubbio, ma anche un modo efficace per risanare le finanze non troppo brillanti del casato. Questo, almeno, è il parere di Leonard Mos­ ley, che cosi si esprime nel suo Hiro­ hito ( op. cit.) : « Ormai il suo futuro economico e sociale era legato al car­ ro delle nozze imperiali. I Choshu non tardarono a capire che il denaro aveva una parte di primo piano nella vicenda e SI servirono della mediazio­ ne del principe Fushimi per far sape­ re che le finanze della famiglia del principe Kuni non avrebbero risentito di un abbandono della lotta "·

No, entrambi i tontendenti agivano per nobili motivi I principi Yamagata e Kuni, amici per la pelle prima che scoppiasse lo scandalo, divennero i portavoce di due partiti rivali « entrambi in buona fede, entrambi disposti a sostenere il proprio buon diritto, entrambi trepi­ danti che il Trono non ne scapitasse. Cosi, per motivi che non è arrischiato definire nobili, due amici da sempre erano giunti ad odiarsi " ( da Paul Mousset, op. cit. ). 20

l protagonisti della batta glia Chi

era Yamagata

Nato nel 1 838, il principe Aritomo Yamagata era un samurai del clan Choshu. Ministro della Guerra negli anni 1 873/74, presiedette il primo ga­ binetto nel 1 889. Fautore di un impe­ ro militarista, soldato dalla testa ai piedi, Yamagata ebbe per motto " l'A­ sia agli asiatici " e spinse alla guerra contro la Cina l'ammìraglio Togo. Fu un acerrimo nemico della Russia, nel­ la cui espansione vedeva il maggior pericolo per l'Impero nipponico. Du­ rante la rivoluzione bolscevica propu­ gnò addirittura una spedizione in Si­ beria e divenne il padre spirituale di quel gruppo che, in Giappone, avreb­ be voluto attaccare la Russia anziché le potenze anglosassoni. Si spense nel 1922 (notizie da R. Bersihand, Storia del Giappone, Cappelli 1961 ).

Chi era il principe Kuni Chi era il principe Kuniyoshi Kuni, padre di Nagako, la promessa sposa del futuro imperatore? Figlio del prin­ cipe Asahiko, consigliere dell'impera­ tore Komei, bisnonno di Hirohito, Kuniyoshi dovette pagare per lungo

dei Choshu e scoppiarono violente nel 1 920, quando una rivista medica di Tokyo, in un articolo sulle malattie ere­ ditarie, citò dei casi di daltonismo riscontrati nella famiglia materna di Nagako . Il vecchio Yamagata, convinto di fare gli interessi della Corona impedendo un matrimonio che non sembrava dare le necessarie garanzie, gonfiò la notizia mediante una riunione di clinici da lui convocata; quindi invitò per lettera il principe Kuni a rompere il fidanza­ mento nell'interesse supremo della dinastia. Kuni replicò seccamente che sua figlia era stata scelta dalla Corte e di-

tempo gli errori politici del padre. Quest'ultimo, infatti, nel 1 868, quando avvenne la restaurazione impenale ad opera dei clan " Choshu e Satsuma, nmase piuttosto in disparte, perden­ do tutti i vantaggi economici e sociali inerenti alle cariche ricoperte dagli altri nobili che si erano resi protago­ nisti della restaurazione. Il principe Kuni si trovò praticamente a vivere del modesto st1pendio di ufficiale del­ l'esercito , una condizione che non mi­ gliorò di molto dopo il matrimonio avvenuto con Chikako Shimazu, ap­ partenente al " clan " Satsuma, e futu­ ra madre di Nagako. Kuniyoshi, in ogni caso, godette della stima dell'im­ peratore Mei) i, che ne apprezzava il carattere e l'mtelligenza, e aveva per­ donato a suo padre l'indecisione d'un tempo. Anche all'epoca della prima guerra mondiale, che rappresentò per molti un'occasione per arricchirsi, il principe Kuni non seppe approfittar­ ne, alieno com'era dai traffici e dalle speculazioni. Dimostrò, invece, gran­ de acutezza militare, caldeggiando, fra i primi, la costruzione della nuova arma aerea che coglieva i primi suc­ cessi in Europa. Interessato alle scien­ ze biologiche, trovò in questa sua passione un valido motivo di contatto col futuro genero Hirohito. Il princi­ pe Kuni mori nel 1929, per i postumi

di un'ulcera, rammaricandosi che Na­ gako non avesse ancora partorito un figlio maschio.



E i due diretti interessati! « Nessuno, naturalmente, pensò d'in­ terpellare le due persone il cui desti­ no dipendeva dall'esito della focosa disputa. Hirohito era al corrente di quanto stava accadendo, ma non gli era stato chiesto né un parere né un consiglio. A Nagako, poi, non si era detto niente. Per lo meno, la sua fa­ miglia aveva taciuto con lei, ma i pet­ tegolezzi della servitu erano giunt1 al­ le sue orecchie. Ad ogni modo, i due giovani non avevano la facoltà d'in­ fluire sulle conclusioni, e Hirohito si limitava a rammentare ai suoi ammi­ nistratori, con la sua caratteristica dolcezza, che preferiva Nagako alle altre candidate e che difficilmente si sarebbe rassegnato a un'alternativa diversa » (da L. Mosley, op. cit.).

Prigione d'oro per Nagako Per la giovanissima Nagako il difficile " lavoro " di imperatrice cominciò su­ bito, non appena si sparse la voce che la scelta era caduta su di lei. Fu isolata in un padiglione della proprie21

chiarata sanissima dai medici fiduciari, e minaccio, se la Corte avesse rotto il fidanzamento, di uccidere Nagako e di fare "harakiri" . Della vicenda s 'impadronirono i giornali, scoppiò una violenta polemica e il Giappone si divise in due seguendo i due clan rivali . Tuttavia, il fidanzamento fu riconfermato il 1 0 febbraio del 1 92 1 . In ogni caso, durante l 'imperversare delle polemiche, chi non perse mai la calma furono proprio i due giovani : Nagako si appassionava alla pittura mentre Hirohito si preparava, felice, a un lungo viaggio verso i paesi dell'Occidente. •

tà patema e affidata a ben diciassette diversi insegnanti che la istruivano sulla cerimonia del tè, sull'arte di suonare gli strumenti tradizionali, sui classici giapponesi e cinesi... Le tene­ vano compagnia due sue ex compa­ gne che la seguivano come in una meravigliosa villeg� iatura. Nagako ve­ niva guardata a vista giorno e notte e, date le ostilità che si erano levate a Corte ri�uardo la sua persona, po­ teva mangiare soltanto cibi già assag­ giati da altri. In fondo, seppur d'oro, si trattava sempre di una prigione. Al di fuori della polemica matrimoniale

Maturava un'altra realtà per il Giappone anni Venti «

Nel buon tempo antico, una polemi­ ca come quella sorta tra i due clan rivali, a proposito della futura impe­ ratrice, avrebbe indubbiamente por­ tato ad una guerra civile. Ma in quello stesso periodo, contrasti di ben altro genere cominciarono a scuo­ tere il Giappone: le prime lotte sinda­ cali. Dal 1918 al '21 fu in carica nel Sol Levante, per la prima volta, un primo ministro quasi democratico, 22

Hara, che permise il formarsi delle prime organizzazioni sindacali. Tutta­ via la clausola ·2, paragrafo 17, del Re­ golamento di polizia continuava a sta­ bilire che " coloro che incitano altri allo sciopero sono passibili di carcere da uno a sei mesi, con l'aggiunta di una multa da tre a trenta yen " . » Un osservatore inglese, David H. James, fece notare la cosa al ministro Hara. Questi però replicò che l'abolizione del paragrafo era impossibile. Il solo pensarlo equivaleva ad un suicidio politico. Nonostante la clausola re­ pressiva, nel '21 si ebbero conflitti sindacali di un certo peso nei cotoni­ fici e nelle filande di Osaka e Tokyo. La sera del 4 novembre il ministro Hara veniva assassinato alla stazione di Tokyo, dal pugnale del membro di una setta segreta di destra. L'attenta­ tore fu canonizzato come l'eroico sal­ vatore della santa CostituZione. Tutto questo patriottismo, spiega David H. James in The Rise and Fall of the Japan Empire, Londra 1951 , era una copertura per nascondere un'altra realtà: la scomparsa di Hara era necessaria per sopprimere il movi­ mento laburista. Hirohito con la moglie Nagako e l'erede al trono

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H IROHITO, IN DIVISA DA AMMIRAGLIO, s 'imbarcò a Yokohama il 3 marzo 1 92 1 sulla corazzata Katori che, scor­ tata dall'incrociatore Kajima e da cinque cacciatorpedi­ niere, salpò per l'Europa. A bordo, il principe ventenne uti­ lizzava le lunghe giornate di navigazione per ripassare il francese e l'inglese e per familiarizzarsi con la storia dei paesi che avrebbe visitato . I suoi svaghi : un golf "ristretto" giocato sul ponte e le nuotate quotidiane in una piscina al­ lestita appositamente. La squadra sostò a Okinawa, a Hong Kong, a Singapore, a Colombo, a Porto Said. A Malta gli

11 viaggio nell' ..emuia" Europa Il viaggio in Europa del futuro impe­ ratore rappresentò un evento senza precedenti nella storia della bimille­ naria dinastia. Solo Yoshihito, suo padre, era stato in Corea quando questa era già un protettorato giap­ ponese. Le apprensioni del giapponesi furono tante : in Europa non erano infrequenti gli attentati anarchici con­ tro le teste coronate. Un centinaio di appartenenti alla società ultra nazio­ nalista del Drago Nero minaccìarono di .fare " harakiri " se Hirohito avesse intrapreso il viaggio e alcuni manten­ nero la promessa. Tanti timori e preoccupazioni avevano un loro fon­ damento nella cultura e nella menta­ lità giapponese e apparivano, in que­ sto senso, giustificati. Infatti, il prin­ cipe Hirohito « doveva ora percorrere quei paesi i cui regimi, scienza, reli­ gione, modi di pensare, prodotti, era­ no apparsi per lungo tempo sospetti o addirittura empi ai notabili del Giappone » (P. Mousset, cit.).

Scalpore a Tokyo: Il principe in un teatro « A quell'epoca un viaggio del genere, con tutto quello che implicava di co24

smopolitismo, scandalizzò gli ambien­ ti nipponìci di destra. Stupefatti, ap­ presero che l'erede al trono nipponico era andato a teatro ed era stato fil­ mato dai cineoperatori » (da un arti­ colo di Robert de Suzannet, " Le Figa­ ro ", lo ottobre 1971 ).

Stupore di Hirohito: gli inglesi non si prosternano « L'Inghilterra » scrive Raymond Car­ tier in " Paris Match" del 25 settem­ bre 1 97 1 , « lasciò Hirohìto meraviglia­ to e incantato. Era rimasto fino allora prigioniero di un protocollo geloso. Non vedeva attorno a sé che schiene e teste chinate. Nessuno dei suoi sud­ diti poteva guardarlo dall'alto poiché la polizia faceva chiudere le finestre quando il suo corteo doveva passare per una via. Era inconcepibile che frequentasse i luoghi pubblici e par­ tecipasse ai divertimenti della gente ordinaria. L'Inghilterra, invece, igno­ rava queste barriere. Hirohito poté constatare coi propri occhi che gli inglesi non si prosternavano quando re Giorgio appariva loro davanti. »

onori di casa vennero fatti dal duca di York, secondogenito del re d'Inghilterra e futuro sovrano col nome di Giorgio VI . Per l'occasione, il principe giapponese assistette alla rappresentazione dell'Otello data da una compagnia italia­ na. Era la prima volta che entrava in un teatro . E a Gibil­ terra entrò per la prima volta in un ippodromo ove, final­ mente, toccò del denaro vinto alle corse. A Portsmouth, 1'8 maggio, la squadra nipponica fu accolta dall'"Home Fleet" con una parata spettacolare : e a Londra l'ospite fu ricevuto alla stazione Victoria da re Giorgio V e dal suo primogenito

Il principe di Galles : u n modello da i mitare Hirohito trovò un modello affascinan­ te e invidiabile nel suo "collega " il principe di Galles. Edoardo poteva frequentare amici, recarsi a teatro, entrare in un ristorante; era naturale e disinvolto. « Hirohito inoltre » seri· ve Charles Hargrove su " The Times ", S ottobre 1971 « fu colpito dalla faci­ lità e dalla cordialità della famiglia reale inglese. Aveva studiato la lingua per lungo tempo prima di venire in Europa, ma la sua timidezza gli im­ pedi di spiccicare una sola parola. Il Duca di Windsor ( allora l?rincipe di Galles) nelle sue memorie ncorda che ogni suo tentativo di avviare la con­ versazione direttamente col principe ereditario giapponese rimase frustra­ to dalla sua ignoranza della lingua inglese e dalla propria ignoranza di quella giapponese� »

Come vincere l'eccessiva timidezza «

Invidiare e ammirare il principe di Galles » scrive ancora Raymond Car­ tier « era facile. Ma imitarlo ... Il prin­ cipe giapponese restava murato nella

sua innata timidezza che l'educazione ricevuta aveva trasformato in una ve­ ra e propria malattia. » Salutare con un gesto della mano, o rivolgendo un sorriso alla folla, come Edoardo di­ mostrava di saper fare con tanta na· turalezza, costò a Hirohito la fatica di una vera e propria " conversio­ ne ". Lo aiutarono, in questo, gli ope· rai dei cantieri navali di Manchester e di Glasgow che, rifiutandosi di in­ chinarsi al regale ospite in visita agli stabilimenti, gli tesero cordialmente mille mani da stringere.

Con le "geishe " Inglesi? Hirohito, fin dalla scuola, aveva sem­ pre dato prova di apprendere le cose bene e velocemente. Anche in Inghil­ terra pare desse prova di im:p arare al­ la svelta la lezione impartitagli dal suo nuovo, " scapestrato" precettore, il principe Edoardo. Malgrado la sua timidezza, « in Giappone si mormora ancor oggi che Hirohito in Inghilter­ ra a un certo punto si eclissò : per gustare, si dice, i piaceri offerti dalle " geishe " inglesi » (da V. Mantovani, Quest'uomo è stato un dio, ne " Il Mondo ", 10 settembre 1971 ). 25

Edoardo, il futuro duca di Windsor. Hirohito simpatizzò con Edoardo e invidiò la libertà di cui godeva. Insieme sco­ razzarono per Londra e s 'impegnarono in accanite partite di golf. Hirohito si incontrò anche con Lloyd George per lo scopo primario del suo viaggio : riconfermare l 'alleanza anglo-nipponica. Non fu un successo : l'Inghilterra, sei mesi piu tardi, lascerà abilmente cadere il patto di alleanza. A fine maggio, Hirohito passò in Francia dove, espletati gli impegni ufficiali, preferi viaggiare sempre in incognito, con suo sommo divertimento. Visitò anche il Belgio e la

o con la atella dal varietà?

•••

Sempre a proposito della timidezza del principe ereditario nipponico, au­ tentica certo, ma a quanto pare non invincibile, fa un breve accenno an­ che Paul Mousset in Les cerisiers doubles du Japon ( op. cit.): c Di fio­ ri ,. afferma lo scrittore a proposito di Hirohito c ne vide molti giocando a ·golf col principe di Galles nei giar­ dini di Buckingham; ma piu ancora ne vide nei camerini delle " vedettes " dei teatri e dei varietà dove il futuro imperatore contribui a portame la sua parte • .

Fallisce lo scopo vero del viaggio Naturalmente la visita di Hirohito in Europa, e soprattutto in Inghilterra, non poteva rappresentare solo una vacanza distensiva alla scoperta di nuovi mondi. Nelle mire politiche giapponesi, ìl viaggio dell'erede al tro­ no aveva uno scopo ben preciso: ri­ confermare e rafforzare il trattato di alleanza anglo-nipponico che tanto si era dimostrato utile per gli interessi del Sol Levante in Estremo Oriente 26

fin dalla guerra contro la Russia nel 1904/05. Ma 1 colloqui fra Hirohito e

Lloyd George misero di fronte un gio­ vane impacciato e poco esperto di manovre diplomatiche e una vecchia volpe del negoziato politico. Hirohito non riusci a convincere lo statista in­ glese e, d'altra parte, gli interessi del­ la Gran Bretagna ora collimavano maggiormente con quelli degli Stati Uniti che non vedevano di buon oc­ chio l'espansione giapponese nel Paci­ fico e in Cina. « Sotto la pressione di Washin�ton, che ostacolava l'alleanza anglo-mpponlca, la Gran Bretagna preferf rafforzare l'intesa con l'altra nazione anglosassone: l'alleanza col Giappone venne denunciata e decad­ de il 13 dicembre 1921 •, poco dopo il ritorno di Hirohito in patria (da Ro­ ger Bersihan, Storia del Giappone, Cappelli 1 96 1 ) .

Passa i n Francia il " pri ncipe delle 3850 i sole" Jean-Jacques Leblond, sul " Figaro " del 4 ottobre 197 1 , scrive a proposito della visita di Hirohito in terra di Francia: « Il treno lo depositò sul tappeto rosso della gare Saint-Lazare. All'indomani, 1• giugno, incontrò al-

Olanda. Quindi raggiunse Tolone per imbarcarsi alla volta di Napoli . Prosegui in treno per Roma, ove fu accolto da Vittorio Emanuele I I I : il l S luglio entrava in Vaticano per essere ricevuto da papa Benedetto XV. Visitò Tivoli e Pompei e quindi, dal porto di Napoli, riprese la via dell'O­ riente. Rientrò in patria il 3 settembre, dopo aver toccato tredici paesi e visitato un centinaio di castelli e duecento musei. Alla dolce Nagako aveva spedito 85 cartoline. Sulla falsariga di quanto aveva osservato in Occidente, Hirohito, divenuto reggente nel novembre del 1 92 1 , si propose di

l'Eliseo Paul Claudel che non aveva ancora scritto le Souliers de satin, ma era soltanto il nuovo ambasciatore francese a Tokyo. Quel soggiorno del­ l'esile giovanotto che, dopo l'incoro­ nazione, sarebbe stato confinato die­ tro le muraglie della tradizione, fu cosf celebrato da Henry Vidal nella prima pagina del Fig_aro: " In questa mattina di maggio a Le Havre attrac­ cherà una nave d'acciaio. Fra dieci secoli in Giappone si parlerà ancora di questo viaggio, perché a bordo na­ viga il principe delle tremilaottocen­ tocinquanta isole, il primo principe ereditario giapponese che abbia mai esplorato le civiltà occidentali. Tre­ milaottocentocinquanta isole: questi i domini di Sua Altezza Imperiale. Inoltre egli ha vent'anni, e porta nel cuore l'immagine della principessa Nagako " • .

Avventura i n metrò Hirohito dovette " sopportare " in Francia soltanto due impegni ufficia­ li: il ricevimento all'Eliseo e un ban­ chetto all'Ambasciata giapponese. Per il resto, accompagnato da pochi inti­ mi, preferi trasformarsi in semplice turista. Evidentemente, la " democra­ tica " lezione inglese lo aveva entusia­ smato. Andò all'Opéra; gustò le luma-

che alla [email protected], che egli, da buon zoologo, si pentò di chiamare col loro nome scientifico; si tolse anche lo sfi­ zio di viaggiare in metropolitana ac­ quistandone il biglietto con una ban­ conota di grosso taglio, dopo esser stato redarguito dal controllore: «Gio­ vanotto, dove credete di andare sen­ za scontrino? », Paul Mousset ( op. cit.} ricorda anche un singolare sou­ venir acquistato dal principe: il busto di Napoleone Bonaparte. Probabil­ mente, quel prestigioso " collega" lo affascinava alquanto.

Il Vesuvio:

Fugi-ylllla in miniatura

Il 10 luglio, quando il principe eredi­ tario del Giappone sbarcò a Napoli, la città partenopea aveva sfoggiato una delle sue giornate piu torride. Hirohito sudava nella sua divisa nera con fascia azzurra, guanti bianchi, berretto a -visiera sormontato da un pennacchio bianco e rosso, spada e decorazioni varie. Della sua visita in Italia, il giovane principe ebbe a la­ mentarsi soltanto d'una cosa: che i suoi accompagnatori gli vietassero di salire sul Vesuvio, un Fugi in mi­ niatura, temendo qualche improvvisa eruzione (not. da R. Cartier, art. cit.}. 27

"democratizzare" il paese e volle dare il buon esempio cominciando dagli aristocratici suoi ex compagni di scuola. Organizzò per loro una festa; fece ascoltare i dischi portati del viaggio; li invitò a ballare valzer e fox-trott; si esibi nel peccaminoso tango con "geishe" impacciate dai lunghi kimono; indusse tutti a brindare con ottimo whisky scoz­ zese, persuadendoli a trattarlo da pari a pari . La strabi­ liante novità fece il suo effetto e il whisky completò l'opera. Quei giovanotti cominciarono a chiamarlo per nome e non furono nemmeno risparmiate cameratesche pacche sulle

Le polemiche del ritorno Quando Hirohito rientrò a Tokyo, la folla lo salutò con un poderoso " Ban­ zai! " . I resoconti della stampa sulle sue visite nei diversi paesi avevano entusiasmato il popolo, lasciando in grave disappunto i Genro che tutto avevano da perdere da un contatto di­ retto fra il futuro sovrano e i sudditi. Anzi, i piu accaniti fra i nazionalisti giapponesi, come scrive Raymond Cartier nel numero di "·Paris Match" già ricordato, « erano convinti che chi faceva ritorno a Tokyo non fosse il principe, ma un sosia. Mai, in 2850 anni, un membro dell'augusta dina­ stia aveva abbandonato l'Arcipelago »,

La lihertà, rieordo indimenticabile Un articolo del " Japan Times " del 27 settembre 197.1, parlando di quel lon­ tano viaggio in Europa e raccoglien­ do una breve intervista rilasciata re­ centemente dallo stesso Imperatore, ricorda le sensazioni provate dall'al­ lora principe ereditario e, per sua stessa testimonianza, mai piu dimen­ ticate : « Il principe scrisse a suo fra­ tello, principe Chichibu, confidando28

gli che in Inghilterra aveva saputo per la prima volta che cosa significas­ se la libertà. D'altra parte apprese anche la crudeltà della guerra e l'im­ portanza della pace visitando i campi di battaglia di Verdun, in Francia ... Nel settembre dell'anno scorso ( 1970), quando l'Imperatore si riposava nella villa imperiale di Nasu, gli fu chiesto quale fosse il suo ricordo piu felice. L'Imperatore rispose immediatamen­ te : " Il mio viaggio in Europa. Io so­ no sempre stato un uccello in gabbia; da quel viaggio appresi che cosa s'in­ tende per libertà. Quell'esperienza fu utile per sviluppare in seguito la mia personalità ... ". I ricordi di quel viag­ gio sono ancora vivi nella sua mente ed e�li spesso vi accenna col principe ereditario e con gli altri membri del" la famiglia imperiale. Conserva anco­ ra il biglietto della metropolitana comprato a Parigi ».

Reggente per nom i na ufficiale Al ritorno dal suo tanto discusso viaggio in Europa, scrive Bergamini (op. cit.), gli uomini politici giappo­ nes'i piu influenti, e soprattutto quel­ li che l'avevano accompagnato duran­ te la sua visita all'Occidente, decisero

spalle . I "bacchettoni" di Corte sussultarono allo scandalo fecero intervenire il principe Saionji, che si dolse cosi amaramente con il reggente per il suo contegno, da strap­ pare a Hirohito la promessa di una maggior riservatezza. Soltanto in privato l'erede al trono poté ancora ascoltare dischi ballabili, far colazione all'inglese e giocare a golf coi pantaloni alla zuava . All'inizio del 1 922 ricevette la visi­ ta del suo amico principe di Galles . Fu felice di poter ricam­ biare l'ospitalità ricevuta in Inghilterra e di riparlare con lui dei favolosi paesi dell'Occidente. • e

che era giunto il momento di con­ ferire a Hirohito la nomina a reggen­ te. In tal modo egli avrebbe potuto godere di tutto quell'appoggio e · quel­ l'aiuto che, nella tradizione orientale, spetta a un sovrano regnante. Fu co­ si che il 25 novembre 1921 autoriz­ zarono l'amministrazione imperiale a proclamare ufficialmente Hirohito reggente, in luogo dello sventurato Yoshihito, sempre piu seriamente am­ malato. Fu deciso che il reggente sa­ rebbe stato assistito da un Consiglio di Famiglia, composto dal principe Kanin e da altri principi del sangue. Dopo la nomina, Hirohito disse che era ora di « ridimensionare la figura dell'Imperatore agli occhi dei sudditi, di ripudiare le dottrine e i miti supe­ rati, e di instaurare un nuovo e piu amichevole rapporto con il popolo ... Nulla avrebbe potuto allarmare mag­ giormente i militari, che erano dei conservatori arrabbiati, e le loro coor­ ti affiliate alle società segrete. Per tut­ ti loro era essenziale sostenere d'esse� re gli apostoli del Divino Imperatore e lo strumento delle sue infallibili de­ liberazioni... Nel momento in cui an­ che il loro nuovo Imperatore fosse stato considerato, come il principe britannico, un simpatico giovanotto, tutti i loro progetti sarebbero andati in fumo » ( da Leonard Mosley, cit. ).

Sovrano illuminato o cospiratore mililartsta? Ma Hirohito, principe reggente, si ri­ prometteva davvero di diventare quel sovrano illuminato e amante della pa­ ce che lasciavano trasparire le sue parole all'indomani del viaggio in Europa? David Bergamini ( op. cit. ) non sembra convinto e suggerisce, ba­ sandosi su alcune rivelazioni, un'altra interpretazione delle reali intenzioni del futuro imperatore. Lo storico af­ ferma che, dopo aver recitato l.a par­ te del monarca costituzionale, « Hi­ rohito immediatamente creò un orga­ nismo di copertura attraverso il qua­ le dirigere i suoi accoliti. Nel giro di poco tempo, Hirohito trasformò il vecchio osservatorio che sorgeva nel parco del Palazzo in un segreto cen­ tro di indottrinamento per i giovani disposti a giuocare un ruolo nei suoi p1ani per il futuro Giappone. Li fu­ rono allacciati quei rapporti di ami­ cizia e di complicità che avrebbero deciso i destini del Giappone fino al 1945. Li congiurarono tutti i criminali di guerra giapponesi... Li, soprattutto, fu ordita la congiura criminale di cui i militaristi giapponesi furono ricono­ sciuti colpevoli - ad eccezione di Hirohito ». 29

A MEZZOGIORNO DEL l o SETTEMBRE 1 923 una violenta scossa di terremoto, avente l'epicentro nel golfo di Sagami, circa 1 00 km a sud-ovest di Tokyo, devastò la regione del Kanto. Giganteschi tsunami precipitarono sulle coste, fece­ ro straripare i fiumi e polverizzarono foreste e villaggi. Hayama, che significa "montagna di foglie", fu spazzata via proprio come un mucchio di foglie secche, e l 'impera­ tore Taisho non fu fra le vittime solo perché, pochi giorni prima, lasciato il "Palazzo estivo" sul mare, era stato por­ tato a respirare la fresca aria di montagna a Nikko . A Yo-

I L TERREMOTO DRAMMA DI SEMPRE

Gli "tsunami" ondate della morte

Terremoti ed eruzioni rappresentano il terrore incombente per molte po­ polazioni delle isole del Pacifico che, insieme con le zone costiere dell'Ame­ rica centrale e meridionale, costitui­ scono i luoghi della Terra piu soggetti a questi cataclismi. « I geologi c'in­ formano .p eraltro che ai terremoti e alle eruziOni vulcaniche dobbiamo l'affioramento dall'Oceano di intere regioni del Giappone. Ed anche in epoca storica si annoverano in que­ sto paese una serie di disastri supe­ rati soltanto da quelli che hanno de­ vastato l'America meridionale. Il po­ polo giapponese, che subisce da sem­ pre i terremoti, vi ha ricamato in­ torno un'enorme quantità di aned­ doti e di superstizioni » ( da B. H . Chamberlain, Moeurs e t coutumes du Japan, Payot, Parigi 193 1 ) .

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L'imperatore durante una cerimonia ufficiale

Gli tsunami sono ondate gigante­ sche, provocate da violenti sommavi­ menti del fondo marino, che spazza­ no le coste. Cosi, nel 1495, fu distrut­ to il tempio che ospitava il Grande Buddha di Kamakura situato ad ol­ tre 600 metri dal mare. Nel 1929 l'eru­ zione del Komagatake provocò uno tsunami che fece 700 morti. L'insta­ bilità della tettonica dell'arcipelago giapponese si traduce, direttamente o indirettamente, in cataclismi » ( da Max Derruau, Il Giappone, Il Saggia­ tore 1 970).

LA TRAGEDIA DEL '28 Noel Nouet, in collaborazione col pro­ fessar Junpei Kawashima, cosi rico­ struisce il tragico evento nella Histoi­ re de Tokyo (Maison Franco-Japonais,