Philologus: Band 119, Heft 2 [Reprint 2021 ed.]
 9783112518465, 9783112518458

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PHILOLOGUS Z E I T S C H R I F T FÜR K L A S S I S C H E

PHILOLOGIE

Herausgegeben vom

Zentralinstitut für Alte Geschichte und Archäologie der Akademie der Wissenschaften der DDR

Heft 2 1975

Band 119

AKADEMIE-VERLAG • BERLIN EVP 18,— M 32912

REDAKTIONSBEIRAT: Robert Browning (London), William M. Calder III (New York), Aristid I. Dovatur (Leningrad), Tlarlimir Georgiev (Sofija), Istvän Hahn (Budapest), Jacques Heurgon (Paris), Karel JanäCek Traha), Kazimierz Kumaniecki (Warszawa), Benedetto Marzullo (Bologna), Haralambie Mihäescu (Bucure?ti), Wolfgang Schmid (Bonn), Rolf Westman (Abo) REDAKTIONSKOLLEGIUM: Walter Hofmann, Johannes Irmscher, Fritz Jürß, Friedmar Kühnert, Ernst Günther Schmidt, Wolfgang Seyfarth VERANTWORTLICHER R E D A K T E U R : Ernst Günther Schmidt Stellvertretender verantwortlicher Redakteur: Fritz Jürß Redaktionssekretärin: Dietlind Schieferdecker HINWEISE FÜR

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ZEITSCHRIFT

„PHILOLOGUS"

Herausgeber: Zentralinstitut f ü r Alte Geschichte und Archäologie der Akademie der Wissenschaften der D D R Verlag: Akademie-Verlag, D D R - 1 0 8 Berlin, Leipzigor Straße 3 — 4; Fernruf 2200441; Telex-Nr.: 114420; Postscheckkonto: Berlin 35021. B a n k : Staatsbank der D D R , Berlin, K t o . - N r . : 6836-26-20712. Verantwortlicher R e d a k t e u r : E r n s t Günther Schmidt. Anschrift der Redaktion: Zentralinstitut f ü r Alte Geschichte und Archäologie, Redaktion „Philologus", Akademie der Wissenschaften der D D R , 108 Berlin, Leipziger Str. 3 — 4, Fernruf 2200441, App. 267. Veröffentlicht unter der Lizeuzriummer 1297 des Presseamtes beim Vorsitzenden des Ministerrates der Deutschen Demokratischen Republik. Gesamtherstellung: VEB Druckhaus „Maxim Gorki", D D R - 7 4 Altenburg. Erscheinungsweise: Die Zeitschrift „Philologus" erscheint jährlich in einem Band zu zwei Heften. Bezugspreis je Band 48,— M zuzüglich Versandspesen (Preis f ü r die D D R 36,— M). Bestellnummer dieses Heftes: 1031/119/2. © 1975 b y Akademie-Verlag Berlin • Printed in the German Demoeratio Republic.

CARLO GALLAVOTTI

I GIAMBI D I P. OXY. 2310 A T T R I B U I T I AD ARCHILOCO Il POxy 2310, dopo la pubblicazione del Lobel (1954), è stato recepito senza sospetto nelle edizioni di Archiloco, fino all'ultima di M. L. West (Iambi, 1971), frr. 23—29. Il Lobel, Oxyrh. Pap. X X I I p. 6, aveva addotto come prova per l'attribuzione la coincidenza dell'emistichio 25, 2 xapJSfyv ìaiv[e]Tat con un verso noto di Archiloco (fr. 41 Diehl); ma tale coincidenza ha soltanto il valore di un indizio, e non di una prova, secondo il giusto rilievo di Davide Giordano (Aegyptus 1957 p. 210). Quindi, se viene a mancare la prova, perde valore anche l'altro indizio desunto dalla possibile ma non obiettiva coincidenza di 26, 5—6 con gli inizi di un distico noto (fr. 30 D.). Il Giordano ha capovolto ij problema dell'autore: occorrono argomenti di forma e di contenuto, desunti dal testo del papiro, per potere restituire qualche peso alle probabili o possibili coincidenze verbali 1 . La metrica non presenta anomalie rispetto alle norme dei giambografi antichi (come del resto non ne presenta il libro dei Giambi di Callimaco), tranne un punto solo, ma rilevante. Se si ammette la lezione aù 8[è in 23, 18 alla fine del trimetro, non si può fare a meno di sottolineare la stranezza della pausa sintattica in clausola, al decimo elemento del trimetro; l'interpunzione è anche segnata nel papiro (-uav ero-). Non abbiamo molto dei giambografi antichi e di Archiloco in particolare; ma una pausa del genere è difficile ammettere in teoria nella metrica arcaica, siano trimetri giambici od esametri dattilici. Nei trimetri dialogici e discorsivi della commedia una pausa al decimo elemento è normale, e passa inavvertita; ma già nel trimetro tragico ha un valore espressivo. In Eschilo ricorre più volte un RI yàp o TI fi.-/] interrogativo oppure cppàaov, alla fine del trimetro e della frase; ma più ancora un aù 8è alle fine del trimetro, nella frase che continua, decisamente spezza l'unità metrica (contro una delle sagge norme di Knox 2 ), ed ubbidisce ad un modulo retorico. Questo è l'effetto perseguito nello stile teatrale di Eschilo, quando un aù 8è si pone alla fine del trimetro: Suppl. 772, Prom. 961 e 1033 (ved. Agam. 556). La spinta a tale strutturazione del verso proviene forse dai vocativi bisillabici, comeTOxrepo cpiAot, che sono frequenti alla fine dei trimetri nel dialogo della tragedia. Qualcosa di simile si riscontra nei 1 Per altra via, anche Aristide Colonna (BPEC VII 1959 pp. 51—53) ha sottratto ad Archiloco il testo dei frr. 23—24, ravvisando nel POxy 2310 un'antologia di autori vari (con ciò si spiegherebbe l'inserimento di un titolo, o di una annotazione, che nel papiro era scritta in testa al carme del fr. 25). 2 The Early Iambus, Philologus LXXXVII 1932 p. 22; si veda poi il commento di G. Morelli, Studi sul trimetro giambico, in Maia XIII 1961, specialmente alle pp. 152 e 155, 160.

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CABLO GALLA VOTTI

coliambi dei giambografi recenti. La pausa è poco sensibile in Cali. la. 4, 1 (eie, où yàp rj^éwv, nati XapiTocSew, xaì. cu;), perché il vocativo costituisce piuttosto un arco di raccordo per xaì aó, che va congiunto strettamente con eie, -/¡¡aéwv. Nella canzone dei Coronistae di Fenice di Colofone, fr. 2, 9 Diehl (Só?, & ava£, So? xaì aù itoXXà ¡JLOI, VUJJKPV)), la pausa è scarsamente rilevabile davanti al vocativo. Poco di più si concede il mimo di Eroda (I 65, IV 19 e 35, 37, 46, 73, ecc.); analoghe strutture ritmico-sintattiche sono introdotte anche in esametri dialogici, nell'età alessandrina, come fa Teocrito (ved. I, ,1 e XV, 1—2). Per evitare l'incaglio metrico di où 8[é nel fr. 23, bisognerebbe trascurare l'interpunzione segnata nel papiro, e leggere l'avverbio ouSfvjv alla fine del trimetro come in Aesch. Pers. 480; ma nel contesto la sintassi non ne guadagna. Per il frasario sono da rilevare le coincidenze con Archiloco, oltre xapSi-qv ìaiveTai. Si confronta 23, 19 elXe? aì^FO1- >'-«['• con il tetrametro epigrafico 96, 5 siXe^ aìyjxyi xaì; poi 24, 12 XU[A' àXòc; xaTÉxXuaev con l'elegia 13, 3—4 xaxà xì>[I,a ... sxXuaev; infine 25, 6 Zeù?TOXTYJP'OXupticov con il tetrametro 122, 2 (simile 98, 13). Sono già forse troppe le ripetizioni che farebbe Archiloco di sé stesso, nei pochi versi superstiti del POxy 2310; ma direi che un'altra coincidenza si nasconde in 24, 6 dove il contesto può suggerire /oipàSaCTTo]X(xotCTivè!;[aXeu|iivo]i7rco[v xaxwv (non xaxrjv), e nel v. 9 à[x