Metodologia del Nuovo Testamento. Introduzione allo studio scientifico dei testi biblici 8810410181, 9788810410189

Fin dalla sua prima pubblicazione nel 1987, la Metodologia di Wilhelm Egger ha indicato a molti studenti di teologia la

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Metodologia del Nuovo Testamento. Introduzione allo studio scientifico dei testi biblici
 8810410181, 9788810410189

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Collana Studi biblici 17.

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J. Darù, Principio del Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco S. Zedda, Teologia della salvezza nel Vangelo di Luca L. Gianantoni, La paternità apostolica di Paolo S. Zedda, Teologia della salvezza negli Atti degli Apostoli A. Giglioli, L'uomo o il creato? M. Pesce, Le due fasi della predicazione di Paolo E. Boccara, Il peso della memoria L. Alonso SchOkel - J.M. Bravo Arag6n, Appunti di ermeneutica Metodologia delU4.ntico Testamento, a cura di H. Simian-Yofre F. Manns, Il giudaismo G. Cirignano - F. Montuschi, La personalità di Paolo F. Manns, La preghiera d'Israele al tempo di Gesù H. Simian-Yofre, Testi isaiani delU4.vvento M. Nobile, Ecclesiologia biblica L. Ballarini, Paolo e il dialogo Chiesa-Israele F. Manns, L'Israele di Dio A. Spreafico, La voce di Dio G. Crocetti, Questo è il mio corpo e lo offro per voi A. Rofé, La composizione del Pentateuco P. Lapide, Bibbia tradotta Bibbia tradita G. Cirignano - F. Montuschi, Marco. Un Vangelo di paura e di gioia P. Grelot, Il mistero del Cristo nei Salmi B. Costacurta, /!laccio spezzato G. Ibba, La teologia di Qumran A. Wénin, Entrare nei Salmi B. Costacurta, Con la cetra e con la fionda J.P. Fokkelman, Come leggere un racconto biblico X. Léon-Dufour, Agire secondo il Vangelo Bibbia e storia, a cura di M. Hermans - P. Sauvage W. Binni - B. G. Boschi, Cristologia primitiva M. Remaud, Vangelo e tradizione rabbinica B. G. Boschi, Le origini della Chiesa A. Miranda, I sentimenti di Gesù W. Binni, La Chiesa nel Quarto Vangelo X. Léon-Dufour, Il Pane della vita A. Wénin, Il Sabato nella Bibbia B. Costacurta, Lo scettro e la spada Y. Simoens, Il corpo sofferente: dall'uno all'altro Testamento F. Urso, La sofferenza educatrice nella Lettera agli Ebrei L. Mazzinghi, Storia d'Israele dalle origini al periodo romano A. Pitta, Paolo, la Scrittura e la Legge M. Grilli, L'impotenza che salva L. Schiavo, Il Vangelo perduto e ritrovato R. Reggi, I «fratelli» di Gesù S. Paganini, Qumran le rovine della luna P. Lombardini, Cuore di Dio, cuore dell'uomo M.L. Rigato, Discepole di Gesù V. Polidori, La Bibbia dei Testimoni di Geova M.L. Rigato, I genitori di Gesù A. Spreafico, La voce di Dio. Nuova edizione P. Lombardini, I profeti G. Benzi, La profezia dell' Emmanuele B. Standaert,/1 vangelo secondo Marco W. Egger - P. Wick, Metodologia del Nuovo Testamento

WILHELM EGGER- PETER WICK

METODOLOGIA DEL NUOVO TESTAMENTO Introduzione allo studio scientifico dei testi biblici Nuova edizione

EDIZIONI DEHONIANE BOLOGNA

Titolo originale: Methodenlehre zum Neuen Testament, Biblische Texte selbstiindig auslegen, 6. vollig neu bearbeitete Auslage. Unter Mitarbeit von Dominique Wagner. Traduzione dal tedesco: Romeo Fabbri

Realizzazione editoriale: Prohemio editoriale srl, Firenze

Wilhelm Egger l Peter Wick, Methodenlehre zum Neuen Testament, Biblische Texte selbstiindig auslegen ©20132 Verlag Herder GmbH, Freiburg im Breisgau © 2015

Centro editoriale dehoniano via Scipione Dal Ferro, 4 - 40138 Bologna www .dehoniane.it EDB®

ISBN

978-88-10- 41018-9

Stampa: Tipografia Giammarioli, Frascati (RM) 2015

Dedicato a Wilhelm Egger (1940-2008) e alla sua passione per il testo e per il messaggio della Bibbia

PREFAZIONE

Fin dalla sua prima pubblicazione nel 1 987, l'importante Metodologia di Wilhelm Egger ha indicato a molti studenti una strada per spiegare in modo autonomo e gioioso la Bibbia, e compiere personalmente quel fruttuoso viaggio di scoperta che è sempre un contatto intenso e profondo con il testo. È stata la prima metodologia neotestamentaria tedesca a introdurre i metodi sincronici, che esplorano il testo come un tutto, e a premetterli coerentemente alla lista dei metodi storico-critici classici (metodi diacronici). Così essa ha creato una capacità di collegamento che permette agli studenti di teologia di impara­ re a conoscere e usare metodi derivanti dagli studi più recenti sulla letteratura. Diversamente dai metodi storico-critici, questi metodi hanno aiutato, e aiutano ancora, a incentrare l'atten­ zione non sulle verità dietro al testo, ma sulle affermazioni e sui potenziali significati immanenti al testo. Questo ha una grande importanza teologica. Finora questa rivalutazione dei metodi sincronici non è stata recepita dalle nuove metodologie. Nel baccalaureato basato su due discipline si studia spesso la teologia insieme a una disciplina che pone l' accento sullo studio della letteratura (germanistica, ecc.) . Anche in questo caso i metodi sincronici aiutano a rafforzare negli studenti la capacità di collegamento fra la teologia e queste discipline. La didattica della metodologia (costruzione dei capitoli, applicazione prati­ ca, esempi) era straordinariamente adatta all'utilizzazione come guida alla lettura nei preseminari.1

1

Corso introduttivo per i primi due anni d i studi universitari [ndt).

7

Poiché Wilhelm Egger, in seguito alla sua nomina a vescovo di Bolzano-Bressanone, non poteva più sviluppare la sua meto­ dologia, dopo l'esaurimento dell'ultima edizione presi contatto con lui e ben presto si decise insieme di preparare una nuova edizione. In Dominique Wagner ho trovato la collaborazione di un appassionato germanista, che ha studiato anche teologia. Nei numerosi incontri in cui abbiamo discusso sul collegamento fra letteratura e linguistica, da una parte, e teologia, dall'altra, sono emerse idee che mi hanno convinto a rielaborare profon­ damente a livello contenutistico soprattutto la terza parte della Metodologia di Egger. Senza la sua profonda conoscenza delle due discipline, germanistica e teologia, il suo coraggio a percor­ rere strade non convenzionali e la sua gioia per il dialogo inter­ disciplinare, non sarebbe stata possibile la coerente disposizione della terza parte nella forma in cui ora si presenta. Il contatto con Wilhelm Egger è stato molto fruttuoso. Ci siamo incontrati nel 2007 a Colonia. Nel luglio del 2008 ho potu­ to mandargli la rielaborazione del «Cuore» della sua metodolo­ gia, la parte dedicata ai metodi sincronici. Dopo la sua morte improvvisa, ho sentito il dovere di portare a termine questo lavoro anche per lui e indicare la sua strada innovativa per la spiegazione del testo a nuove generazioni di studenti. Sia la germanistica sia la teologia hanno fatto enormi passi avanti. Ma l'approccio linguistico continua a essere sempre molto adatto per coloro che cominciano gli studi, perché permette loro ricerche autonome attraverso un' attività concreta ( contare, ordinare per categorie, ecc. ) e riduce quindi al minimo la paura di spiegare il testo. Si mettono in mano agli studenti strumenti che li rendono più consapevoli delle loro capacità nel contatto con i testi e con i loro risultati ( raggiunti autonomamente ) . Così sono probabili, già in preseminario, esperienze positive nella ricerca sui testi. La metodologia si presenta in una forma totalmente riela­ borata. I vari modelli testuali e comunicativi di Egger sono stati ulteriormente sviluppati in un unico modello relazionale ( cf. l'Introduzione ) , cosa che accresce le possibilità degli studenti di applicare autonomamente questi metodi a testi di loro scel­ ta. Il significato scaturisce sempre dalla relazione: relazioni di elementi testuali fra loro; relazioni fra il testo e la sua preistoria; relazioni fra il testo e l'ambiente circostante; relazioni fra autore e testo o testo e lettore. 8

Nella rielaborazione ho attribuito una grande importan­ za alla comprensibilità e all'applicabilità di questa collaudata metodologia nelle scuole. Perciò, i capitoli sono stati in parte riscritti, profondamente rielaborati o comunque integrati in modo da recepire le posizioni più recenti in materia sia di conte­ nuti sia di bibliografia. Al contrario, la quarta parte è rimasta praticamente immutata. Ho conservato anche molti rimandi alla bibliografia più vecchia.2 Sul piano concettuale, contenutistico e anche linguistico, il volume è rivolto alle necessità dei corsi di studio a più livelli e ancora ai preseminari. Un cordiale ringraziamento ai numerosi collaboratori della mia cattedra, che hanno investito molte energie e molta pazienza in questo progetto: il mio assistente Jens-Christian Maschmeier, Daniel Klinkmann, Philipp Miiller, Anna Piillen e Jan Schafer. Come vescovo, Wilhelm Egger si è impegnato a permettere ai cristiani di poter leggere la Bibbia con profitto. Nell'anno accademico 1987-1 988, allora giovane studente, ho frequentato a Basilea un preseminario sul Nuovo Testamento, che usava la prima versione del suo libro. Allora Wilhelm Egger mi mise in mano lo strumento necessario alla mia passione per la forma e per il contenuto del testo biblico e la incanalò sui binari orien­ tati verso il futuro scientifico che condussero al mio dottorato. Per questo gli sono profondamente riconoscente. Dedico questo volume alla sua passione per il testo e per il messaggio della Bibbia. Peter Wick

Bochum, febbraio 201 1 .

2 Nella bibliografia si trova all'occorrenza, accanto alle informazioni utilizzate da W. Egger, un rimando a nuove edizioni della biografia da lui introdotta.

9

Introduzione IL «MODELLO TESTUALE RELAZIONALE» O LEGGERE COME EVENTO DI RELAZIONE

Wilhelm Egger pose alla base della sua metodologia un modello teoretico della comunicazione. Questo modello poggia sulla triade mittente-messaggio-destinatario. Oggi questo model­ lo è considerato superato, perché la comunicazione è un proces­ so multifattoriale molto più complesso. Ma, accanto a questo modello, Egger pose anche un modello testuale strutturalistico (ad esempio, nell'analisi linguistico-sintattica e semantica) , che analizza il testo come intreccio di relazioni (textus = tessuto) e portatore di significato. N ella mia rielaborazione, questi due modelli, testuale e comunicativo, vengono integrati in un unico modello relaziona­ le. Il significato emerge a vari livelli relazionali, attraverso varie forme di relazione fra materiali, oggetti, testi, stadi testuali, persone, autori e destinatari impliciti ed espliciti, intesi e reali, e il loro inserimento nei loro attuali contesti. Le forme più diver­ se delle relazioni intratestuali vengono determinate mediante i metodi sincronici (terza parte) . I titoli dei capitoli e dei paragrafi rinviano normalmente al piano relazionale del testo. Relazio­ nalità, relazione e collegamento uniscono ogni volta elementi molto diversi in messaggi portatori di significato. Nell'Introduzione si riflette sul modo in cui può riuscire la presa di contatto con il testo da parte del lettore. Nei capitoli che seguono vengono introdotte altre relazioni fondamentali interne ed esterne al testo. Così nel § l del capitolo l si consi­ dera il testo come intreccio relazionale strutturato e nel § 2 come parte di una relazione comunicativa. La critica testuale invece studia le relazioni fra una forma testuale scientificamente elaborata e le sue attestazioni manoscritte (c. 2, § 1 ) . Le tradu11

zioni trasferiscono un testo da una lingua e cultura di partenza a una lingua e cultura di arrivo. A seconda del metodo usato per la traduzione, si possono costruire relazioni molto diverse fra punto di partenza e punto di arrivo (c. 2, § 3). I metodi diacronici studiano il modo in cui un testo si relazio­ na con i suoi stadi scritti e orali precedenti; la critica della redazio­ ne vede il redattore come colui che ha stabilito le ultime relazioni in un testo e ha creato quindi il cosiddetto testo finale (c. 5). Alla luce di questo modello «significato attraverso la relazio­ ne» sono state radicalmente cambiate e, per ragioni didattiche, fortemente ridotte e unite, la quinta e la sesta parte (cc. 5 e 6). Nel § l del capitolo 5 si mostra come questo modello testuale può essere esteso al testo e alle sue relazioni con il tempo in cui è sorto (metodi storici). Nei §§ 2 e 3 si estende il modello come sguardo sul testo e le sue potenziali relazioni con l'attualità (ermeneutica). Il capitolo 5 si limita a indicare i problemi, perché un pre-semina­ rio non può condurre all'uso autonomo di tali metodi. Così la spiegazione scientifica del testo considera l'interazio­ ne di vari sistemi di riferimento (che vengono costruiti mediante vari livelli della relazione) e può rendere conto in modo riflettu­ to dell'approccio esegetico e delle proprie domande e risposte. Una metodologia adatta per una prima parte dello studio della teologia può presentare solo una scelta di metodi. Ma anche un'opera più voluminosa potrebbe presentare sempre e solo una scelta di metodi, che oggi vengono utilizzati con frutto per la comprensione del testo, al di fuori della teologia e al suo interno. L' obiettivo deve restare sempre il testo e l'interpreta­ zione del testo. I metodi qui scelti e presentati si sono dimostrati fruttuosi da questo punto di vista. Oggi, una molteplicità di approcci metodici è diventata irrinunciabile. Anche se non si possono sempre ricondurre a una visione unitaria tutti i risultati di metodi diversi, il dialogo fra loro deve essere possibile. Perciò questa metodologia vuole contribuire a una corretta molteplici­ tà di prospettive nell 'esegesi di un testo. l.

Metodologia come introduzione al leggere strutturato

Ogni metodologia vorrebbe offrire al principiante dei punti di orientamento, per permettere all' avventura del «leggere» di diventare, nella situazione ideale, anche un'impresa che riesce 12

e dà gioia. Per sua natura, il leggere è ordinato al comprendere e tuttavia il leggere nel contesto scientifico richiede un'introdu­ zione. Mentre il leggere è una capacità che si apprende per lo più alla scuola elementare, il comprendere è un processo labo­ rioso, che non ha mai fine. Proprio i testi neotestamentari sono così straordinariamente ricchi che si può dedicare loro tutta la vita. La metodologia vorrebbe essere di aiuto a tutti coloro che vogliono fare i primi passi nel vasto campo della lettura scienti­ ficamente fondata della Bibbia. Bibliografia introduttiva alla riflessione sul ccleggere,,

C . GARBE, Texte /esen. Lesekompetenz - Textverstehen - Lesedidaktik - Leseso­ zialisation, Paderborn 2009; F. H uBER, Durch Lesen sich selbst verstehen. Zum Verhaltnis von Literatur und ldentitatsbildung, B i e lefeld 2008; K. WEIMAR, Enzyk­ /opadie der Literaturwissenschaft, M O nchen 1 980, 1 63-227; H . GuNz, Textana/yse und Verstehenstheorie, Wiesbaden 2 1 977. G l inz tratta a m piamente d i situazione, i nte nzioni e interessi d e l l ' a utore e del lettore . 1

1.1.

Leggere come lettore. Testo come evento di relazione

1 . 1 . 1 . Esperienze con il leggere e il comprendere Quando si legge un testo scatta automaticamente il compren­ dere: chi legge un testo in una lingua che conosce, spontanea­ mente collega un significato, o più significati in contrasto fra loro, a ciò che legge. È inevitabile. «L' attività del comprendere è un riflesso incontrollabile del leggere».2 Il lettore assegna alle parole il significato che conosce; stabilisce linee di collegamento fra ciò che legge e la sua esperienza soggettiva; collega le affer­ mazioni del testo con altre affermazioni che hanno un significato a lui familiare. Attraverso il leggere il nuovo testo diventa patri-

1 Ulteriore bibliografia: J. AssMANN, Das kulturelle Gediichtnis. Schrift, Erinne­ rung und politiche ldentitiit in frilhen Hochkulturen, Mtinchen 2007; U. Eco, Lector in Fabula, Milano 1979; P. STEIN, Schriftkultur. Eine Geschichte des Schreibens und Lesens, Darmstadt 2006; H. GDNTHER - O. LuowiG ( a cura di ) , Schrift und Schrift­ lichkeit. Ein interdiszipliniires Handbuch internationaler Forschung, Berlin-New York 1994; G. GRIMM ( a cura di ) , Literatur und Leser. Theorien und Modelle zur Re­ zeption literarischer Texte, Stuttgart 1975; W. lsER, Der Akt des Lesens. Theorie iis­ thetischer Wirkung, Mtinchen 1976; H. WEINRICH, Literatur fiir Leser, Stuttgart 1972. 2 K. WEIMAR, Enzyklopiidie der Literaturwissenschaft, Mtinchen 1980, § 287. Sulla comprensione spontanea cf. E. CORETH, Grundfragen der Hermeneutik. Ein philosophischer Beitrag, Freiburg-Basel-Wien 1969, 119-123.

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monio personale. È proprio dell'uomo anche cercare un signifi­ cato in ogni cosa. Egli vuole vedere un significato nel testo. Ora la spiegazione scientifica può cercare di verificare o falsifi­ care il significato riconosciuto alla prima lettura del testo. A volte, riterrà addirittura che il significato superficiale del testo nasconda il significato più profondo. Nel caso della letteratura religiosa, spesso gli interpreti sono, a ragione o a torto, convinti che il significato che si offre al lettore a prima vista rappresenta solo il significato superficiale del testo. Perciò l'interprete va subito alla ricerca di un significato più ampio, più profondo, nel testo.3 La spiegazione scientifica e la spiegazione religiosa possono percor­ rere strade molto diverse, litigare ma anche lavorare mano nella mano. Chi si esercita a spiegare testi con metodi diversi può non solo comprendere più profondamente un testo e comunicare in modo comprensibile la sua interpretazione, ma anche compren­ dere, confermare o confutare, le interpretazioni degli altri. La comprensione acq u isita alla prima lettura ha ancora u n ca rat­ tere molto perso n a l e e soggettivo.

Ecco alcuni fattori che caratterizzano la prima comprensio­ ne: intensità del leggere; conoscenza della lingua; esperienza della vita; cultura; stato d' animo del lettore in un determinato momento, ecc. Il comprendere viene innescato dal leggere, ma la prima lettura non garantisce ancora un adeguato atteggiamen­ to del lettore di fronte al testo. Attraverso una prima lettura si è fatta una prima idea generale, ma non è ancora penetrato nella profondità delle relazioni di significato presenti nel testo. Può darsi che in vari punti del testo il lettore incontri termini che non conosce o che appartengono a un altro contesto culturale. Ma può anche succedere che il lettore attribuisca al testo un signi­ ficato che esso non contiene affatto. Senza rendersene conto, scambia la sua interpretazione per il significato proprio del testo. Questo succede, ad esempio, quando il lettore comprende certe parole nel senso che gli è familiare o quando assegna il testo a quelle tipologie testuali che vengono usate nell' ambiente

3 L. KoLAKOWSKI, Falls es keinen Gott gibt. Die Gottesfrage zwischen Skepsis und Glaube, trad. dall'inglese di F. GRIESE, Miinchen-Ziirich 1982, 15-18. Nel­ l'esegesi medievale la spiegazione allegorica era uno dei quattro tipi di spiegazione possibili. Contro la dottrina del quadruplice senso della Scrittura, Lutero sviluppò un'ermeneutica mirante al senso letterale e basata su di esso.

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in cui vive, ecc.4 Infatti normalmente si può attribuire al testo più di un significato. Poiché il leggere è sempre esposto al rischio dell'incom­ prensione e del fraintendimento, il lettore deve usare determi­ nate strategie per scoprire il significato del testo e non soccom­ bere ai suoi «pericoli». Ma la necessità di valutare criticamente le proprie supposizioni riguardo al significato vale anche per i metodi di interpretazione. Non può esistere alcun sistema di spiegazione universalmente valido, perché non esiste alcun siste­ ma universale dei segni. Comunque non si può neppure afferma­ re che l'interpretazione sia un' autorealizzazione anarchica. La lettura di un libro è in genere un'attività piuttosto soli­ taria: si prende un libro, si va in un luogo di propria scelta e lo si legge. Apparentemente, l' azione procede solo dal soggetto che legge, il quale segue le righe dei caratteri e quando occorre volta le pagine. Ma nella lettura ci si appropria, almeno per breve tempo, dei pensieri scritti dell' autore. Attraverso il testo, l' autore «parla» al lettore . Si potrebbe anche parlare di un «dialogo» fra autore e lettore. Prendendo come metafora per la lettura di un libro il dialogo fra due persone, si ricavano nuove idee per l'interpretazione: quando in un dialogo un'affermazio­ ne dell'interlocutore non sembra convincente, si può chiedergli di chiarirla. A volte, la continuazione del dialogo mostra chia­ ramente che l'interpretazione era errata. Le domande di chiari­ mento e la considerazione del contesto del dialogo sono modi per accertarsi della correttezza del comprendere. Un altro modo per cogliere il significato di un dialogo consiste nel porre una distanza fra ciò che si ascolta e la situazione. Da lontano, non di rado le cose «si sentono» in modo diverso rispetto alla prima impressione. Come per il dialogo, anche per la lettura di un testo esistono metodi per accertarsi della sua corretta comprensione. Il leggere in modo attento e ripetuto un testo conduce più facil­ mente al suo significato rispetto a un leggere veloce e superfi­ ciale. A una seconda lettura, una lettera fa un diverso effetto. Nella vita q u oti d i a n a si d ispone d i va rie forme di accertamento per sta bili re se u n'i nterpretazione è pla usibile o meno.

4 WEIMAR, Enzyklopiidie, §§ 300 e 297. Sui limiti del comprendere cf. CORETH, Grundfragen der Hermeneutik, 123.

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N el caso di testi antichi, la comprensione è resa più difficile a causa della distanza temporale, linguistica e culturale.5 Questi testi resistono alla comprensione. Perciò in genere il lettore di testi antichi si muove, in linea di principio, con una certa cautela. Naturalmente può anche capitare, come nel caso della Bibbia, che i testi siano familiari e quindi che vengano letti in un determinato modo. In questo caso, spesso anche la compren­ sione tradizionale che opera inconsciamente può esercitare una notevole influenza sui lettori e proprio quando essi non ne sono consapevoli. È ciò che accade in larghissima misura nella lettura di testi biblici. A causa di antichissime tradizioni interpretative, che spesso le persone hanno assorbito nell'infanzia, i testi biblici vengono rapidamente incanalati, durante la lettura, nell'alveo dell'interpretazione tradizionale. Lo scopo della lettura ripetuta di testi è proprio quello di estrarli, nuovamente a ogni lettura, da questo alveo, per scoprire il nuovo esistente da sempre nel testo. La spiegazione diventa quindi l'arte dell' «inciampare». Coloro che inciampano spesso alla lettura di un testo conosciuto scoprono più cose nuove ad ogni lettura rispetto a coloro che, senza riflettere, continuano ad applicare sempre la loro interpre­ tazione allo stesso testo. Del leggere, comprendere e interpretare fa parte la capacità di «inciampare�� continuamente in qualcosa di nuovo in un testo.

1 . 1 .2. La lettura scientifica come accertamento La specificità del leggere scientifico

L' approccio scientifico ai testi è una forma particolare di lettura.6 Come le altre forme di lettura, anche lo studio scienti­ fico dei testi comincia con la lettura del testo e con una prima comprensione dello stesso, condizionata da vari fattori sogget­ tivi. La lettura scientifica si distingue da altre forme di lettura per un impegno sistematico di accertamento della plausibilità dell'interpretazione. La valutazione della comprensione acqui-

5 Qui bisogna prestare attenzione al confine fra critica testuale ed ermeneutica. La critica testuale, come sottodisciplina della filologia, deve anzitutto stabilire un testo il più possibile autentico a partire da manoscritti diversi e divergenti fra loro. Solo in seguito a questo, l'ermeneutica può dedicarsi alla spiegazione del testo. 6 Sul rapporto fra leggere e studio scientifico della letteratura cf. WEIMAR, Enzyklopiidie, §§ 46-70.

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sita e la riflessione sulla stessa comincia già alla prima lettura.7 Si raggiunge l'accertamento quando il lettore registra con cura i fenomeni del testo, stabilisce collegamenti, persegue una certa completezza nella considerazione della molteplicità dei suoi aspetti, espone gli argomenti a favore della propria comprensio­ ne del testo, rendendo così comprensibile il processo della sua comprensione in modo intersoggettivo anche ad altri. La lettu ra scientifica accerta i l senso del testo med iante u n a re­ g istrazione sistematica, quanto più co m p l eta poss i b i l e, dei feno­ meni del testo, confronta ndoli con i motivi favorevo l i o co ntra ri a una determinata comprensione.

Il leggere scientifico conduce quindi da un leggere fortemen­ te soggettivo a un leggere «distaccato», che riconosce l'estranei­ tà del testo. Questo leggere è sempre anche critico verso forme di comprensione del testo condizionate sia dalla soggettività del lettore, sia da particolarità di gruppi.8 Forme del genere possono essere la propria precomprensione, le comprensioni tradizionali di una comunità o anche determinate abitudini di lettura. Lettrici e lettori competenti

Normalmente un lettore comincia a leggere mosso da una determinata intenzione nei riguardi del testo. Bisogna lascia­ re a lui la ragione per cui legge il testo: egli può, ad esempio, aspettarsi unicamente una breve risposta a una domanda molto specifica (a che ora è morto Gesù?), ma può anche aspettarsi una conoscenza più ampia o anche semplicemente ingannare il tempo. Tuttavia, per lo più c'è una motivazione estrinseca all'inizio della lettura: si vuole, ad esempio, superare un esame o preparare una predica. Nei riguardi del testo primario le competenze del lettore appaiono sotto vari aspetti: il lettore viene messo in grado di fare considerazioni sul testo e di stabilire collegamenti.9 Come chi osserva un edificio è in grado di fare, anche senza una guida, 7 8

lvi, § 305. In tal senso, il compito permanente dell'esegesi è quello di essere non solo storica, ma anche critica. 9 Da questa capacità deriva la lettura sia semplice sia scientifica della Bibbia. Sotto questo aspetto non esiste alcuna differenza essenziale fra queste due forme di lettura.

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determinate osservazioni ( numero delle finestre, caratteristiche particolari, ecc. ) , così il lettore può fare varie osservazioni sul testo e stabilire un collegamento fra di esse. Og n i l ettore può osserva re fenome n i nel testo, trarne de l le con­ cl usioni, come anche form u l a re i suoi sentimenti nei confronti del testo.

Inoltre, il lettore competente può trarre delle conclusioni dalle osservazioni e dalle comparazioni. Chi guarda una casa da un determinato lato e non vede porte, può concludere che la casa ha una porta (perlomeno in condizioni normali ) . Egli è autoriz­ zato a trarre questa conclusione dalla sua conoscenza culturale. Allo stesso modo, il lettore può trarre delle conclusioni dalle sue osservazioni sul testo, ad esempio, riguardo all'autore, ai suoi destinatari, al tempo e al luogo della composizione del testo, ecc. Il lettore può ampliare la sua competenza in materia di osserva­ zioni e conclusioni, procurandosi ulteriori informazioni. Non da ultimo, anche i sentimenti del lettore giocano un ruolo decisivo nei riguardi del testo. Egli può dire se un testo gli piace, se lo irrita, ecc. 1 ° Chi prova disgusto già davanti al titolo Santa Giovanna dei Macelli, forse - già semplicemente a causa di questo diffuso sentimento - non oserà mai gettare uno sguardo su questo libro di Brecht. Naturalmente, in seguito, può affron­ tare razionalmente la questione del suo disgusto e chiedersi se non debba cambiare . Ma il sentimento negativo impedirà in modo duraturo un approccio non prevenuto a quel libro. Comunque, nonostante tutto, la cosa più importante nell'in­ terpretazione è la modestia. Nessuno può sapere «tutto». Anche quando si ha una nuova tesi, ad esempio riguardo alla Lettera ai Romani, questo non significa ancora che sia quella assolutamen­ te valida. Tutto sommato, nonostante le numerose ricerche dei secoli passati, noi sappiamo ancora troppo poco sull'epoca del Nuovo ( e dell'Antico ) Testamento. Perciò, la consapevolezza della finitezza e temporalità del proprio sapere è il presupposto 1° Cf., al riguardo, varie pubblicazioni metodologiche per lo studio pratico della Bibbia, che utilizzano metodi psicologici; ad esempio, W. WINK, Bibelarbeit. Ein Praxisbuch filr Theologen und Laien, Stuttgart 1982; H. BARTH- T. ScHRAMM, Selbsterfahrung mit der Bibel. Ein Schliissel zum Lesen und Verstehen, Miinchen 1977. Cf. anche la sottolineatura della necessità di una spiegazione orientata al­ l'esperienza in H.K. BERG, Ein Wort wie Feuer. Wege lebendiger Bibelauslegung, Miinchen 1991.

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basilare per la ricerca e protegge da interpretazioni errate e fondamentalismi. Le singole fasi di lavoro di una metodologia guidano a fare osservazioni sul testo e mostrano il modo in cui si possono trarre delle conclusioni. Questo manuale vorrebbe aiutare a sviluppare questa competenza: il lettore deve fare osservazioni sul testo, stabilire correlazioni fra le osservazioni, riflettere criticamente sulle osservazioni che ha fatto. I risultati di questo processo servono a una migliore comprensione del testo biblico. Una lettura scientifica della Scrittura si basa su questa competenza. Istanze di controllo per la plausibilità del leggere

La scienza (della letteratura) funziona fondamentalmente come la trasmissione televisiva Das literarische Quartett. Lì critici letterari discutono in un modo piuttosto rilassato di opere liberamente scelte. Marcel Reich-Ranicki ha letto un libro che gli è piaciuto. Vorrebbe raccontare ciò che ha scoperto. Dopo la trasmissione, si siede alla scrivania e redige un testo su un testo (il libro in questione): una recensione, nella quale spiega come è giunto a quel giudizio su quel libro. Il libro non piace affatto a un'altra persona, Elke Heidenreich. Ritiene brutto il libro di cui si è parlato nella trasmissione. Si siede alla scrivania e replica alla recensione di Reich-Ranicki. E così via. Un testo genera un testo, il quale a sua volta genera un testo, che genera un altro testo, ecc. Lentamente si mette in moto un'incalcolabile slavina. Si partecipa a una gara dall'esito incerto, perché si dovrebbe dubitare fin dall'inizio che due persone, che prendono in mano lo stesso testo, leggano effettivamente lo stesso testo; in definiti­ va, si tratta di due persone totalmente diverse. Riguardo al colo­ re «rosso», come si può assicurare che tutti abbiano davanti agli occhi la stessa tonalità di colore? Qual è il concetto di «paura» del singolo lettore? E quale il suo concetto di «strada»? L'esem­ pio di quella trasmissione televisiva dimostra che il tentativo di convincere un altro che un testo è sicuramente solo questo e non significa affatto solo questo, è apparentemente votato al fallimento. Non esiste l'unica strada giusta.U E tuttavia leggere

11 La nostra interpretazione di un testo o della realtà è sempre influenzata a monte da modelli e punti di vista spesso inconsci. Al riguardo, già le varie lingue of­ frono ciascuna un diverso sistema categoriale per l'interpretazione che ci influenza.

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e interpretare ha ovviamente senso. Come abbiamo già detto, la cosa decisiva al riguardo è che ogni conoscenza interpretativa può essere sempre solo transitoria. Un testo ben scritto non lascia il lettore indifferente. Esso chiede una risposta di un qualche tipo. Il lettore è anzitutto solo con il suo testo e con la sua recensione ( la sua critica ) . Se a testo e recensione si associa un altro, che pure reagisce al testo, e i due entrano in dialogo - che si spera fruttuoso - su questo, allora comincia una discussione a un livello più ampio. Essi pensano di parlare del testo, ma, in realtà, parlano anche del metodo con il quale criticano il testo. Non si possono criticare i sentimenti: nessuno può accusare l' altro di provare un sentimento sbaglia­ to. Perciò quando uno dice: «Trovo questo libro brutto, perché il protagonista non mi dice nulla» , fa un'affermazione in linea di principio inconfutabile . L'altro può solo sostenere che trova invece il protagonista stimolante. A questo livello totalmente soggettivo è possibile solo uno scambio di opinioni, non un vero dialogo. Un dialogo scientifico può cominciare solo quando entrambi accettano la prospettiva o il metodo dell' altro e - se restano della loro opinione - o criticano questa prospettiva o, a partire dalla prospettiva dell'altro, possono spiegare la ragione per cui queste conclusioni non sono corrette . In questo caso, il partner della discussione può togliere forza alle prove della controparte solo mediante controprove, dimostrando che l'altro non ha usato correttamente il metodo scientifico adottato, oppure che un altro metodo è più adatto. In ambito tedesco, con il termine Geisteswissenschaften ( «scien­ ze dello spirito», scienze umanistiche ) si indicano le scienze che hanno come oggetto gli ordinamenti della vita in stato, società, diritto, costume, educazione, economia e tecnica, e le interpreta­ zioni del mondo in lingua, mito, religione, arte, filosofia e scienze. Un obiettivo fondamentale dei processi ermeneutici delle scienze dello spirito è la «comprensione» delle relazioni culturali. Questo processo di comprensione indica l'atto fondamentalmente psichico dell'immedesimarsi, del condividere, del riprodurre ( quindi una

Ad esempio, consolazione e ammonizione sono opposizioni per la lingua italiana, mentre per la lingua greca del Nuovo Testamento sono la stessa cosa, ossia una paraclesi. Noi sviluppiamo la massima abilità solo nella lingua materna. Abbiamo davanti agli occhi la sua immagine del mondo anche quando discutiamo. Tuttavia tali questioni interpretative vengono trattate volentieri con insistenza. Cf. L. KoLA­ KOWSKI, Der metaphysische Horror, Mtinchen 2002.

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strada che conduce dall'esterno all'interno). Perciò le scienze dello spirito restano insuperabilmente soggettive. Per ridurre gli effetti di questa situazione - e restare quindi in grado di dialogare all'interno delle scienze - si sono sviluppate determinate strategie di sicurezza per l'interpretazione: se nel dialogo succitato ci si è intesi su qual­ cosa, si qualifica questo qualcosa come «intersoggettivo». Intersog­ gettivo significa che più osservatori riconoscono e comprendono lo stesso contenuto. Occorre anzitutto creare l'intersoggettività. Lo si può fare, in una forma strettamente democratica, mediante votazio­ ne davanti a un pubblico preparato a votare, o in un modo più gerar­ chico, attribuendo maggiori poteri di interpretazione a determinati pubblici ufficiali, come ad esempio i professori. Se fra i votanti si trovano più professori, si instaura lentamente una teoria ricono­ sciuta dalla maggioranza. In questo scenario, il lettore è parte di un sistema aperto, al quale può partecipare più o meno direttamente con la sua comprensione. In ogni caso, determina il risultato finale della sua lettura, anche se non lo fa sempre in base a criteri coscienti. Il vero pericolo che minaccia il lettore nell'interpretazione è il cosiddetto equivoco. Chi durante un funerale ride o davanti a uno scherzo piange, si allontana dalla norma. Se il lettore non si accorge dell'allontanamento dalla norma, la cosa gli viene segna­ lata dai testi sui testi - la cosiddetta letteratura secondaria. Così impara con la maggioranza che a un funerale non si ride impu­ nemente. Perciò, se in una scienza dello spirito si può parlare di un'oggettività, si tratta nel migliore dei casi di «intersoggettività»: quanto più spesso si cita favorevolmente un'interpretazione, tanto più essa acquista peso nella comunità dei lettori. Considera­ ta in questo modo, l'ultima istanza di controllo è la comunità dei lettori. Tuttavia anche una comunità può sbagliarsi e un'interpre­ tazione ora ritenuta «pazza» può ottenere il consenso nel giro di cento anni. In questa gara, i metodi scientifici garantiscono solo la dimostrabilità delle affermazioni fatte, quindi la corretta discus­ sione. A volte - e questo è decisivo - alla base dello sviluppo ci sono proprio gli allontanamenti dalla norma. Soprattutto l'arte (fra cui anche la letteratura) si è specializzata nel cambiamento della norma mediante artifici che permettono di vedere ciò che è familiare in un modo completamente nuovo.12

12 V. SKLOVSKIJ, , in J. STRIEDTER (a cura di), Russischer Formalismus. Texte zur allgemeinen Literaturtheorie und zur Theorie der Prosa, Mtinchen 1994, 3-35, qui 15s.

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Molte Chiese ritengono che una tale comprensione dipen­ dente unicamente dai riceventi sia troppo indeterminata. n lettore cattolico della Bibbia viene orientato dai documenti della Chiesa verso un'istanza di controllo di un tipo particolare:B i testi biblici non vanno letti in modo isolato, ma in un contesto più ampio; devono essere considerati nel quadro di tutta la sacra Scrittura e nel contesto della vita di fede della Chiesa, della sua tradizione e del magistero ecclesiastico. Questa «istanza» supplementare costituisce una caratteristica essenziale della lettura cattolica della Bibbia. 14 Ma anche nella tradizione Iute­ rana o riformata si privilegiano determinate interpretazioni, con un riferimento non sempre esplicito alla rispettiva tradizione.15

1 . 1 .3 .

Un

modello scientifico di lettura

La lettura d i testi diventa stud i o scientifico dei testi, se è co l l egata con una riflessione sistematica s u l l a correttezza d e l l a comprensio­ ne. La lettura scientifica può rendersi conto in modo (a uto-)critico dei metodi usati (accessi/prospettive).

Il modello della lettura scientifica parte dal fatto che anche la recezione scientifica del testo è influenzata da ogni sorta di fattori soggettivi. A questi fattori appartengono, oltre a precom­ prensioni di carattere scientifico, anche dati relativi alla storia della propria vita, ecc. Il processo della lettura scientifica in quanto tale inizia, come del resto ogni conoscenza, con la lettura del testo. Il compito consiste nel valutare la prima comprensione del testo mediante il testo. Spesso, nella prima comprensione del testo, l'incomprensione e il fraintendimento sono mesco­ lati con visioni corrette, oppure, nel caso di testi già noti, la comprensione viene orientata da precomprensioni tradizionali

13 CoNCILIO EcuMENICO VATICANO Il, costituzione dogmatica Dei verbum (18. 1 1 .1965), Sessione VIII, n. 12: EV 1/962ss. 1 4 Comunque in ogni lettura della sacra Scrittura (non solo nella lettura «cattolica») esiste una serie di fattori che influenzano già la prima lettura. Opera ogni volta una determinata precomprensione, basata sulla storia della propria vita, sull'educazione, sull'appartenenza del lettore a una determinata confessione religiosa, ecc. 1 5 Così, per la tradizione luterana, la dottrina della giustificazione paolina non è solo il risultato dell'interpretazione di Paolo da parte di Martin Lutero, ma questa interpretazione diventa a sua volta una categoria interpretativa con cui si interpreta­ no altri testi di Paolo. Al riguardo, cf. J.-C. MASCHMEIER, Rechtfertigung bei Paulus. Eine Kritik alter und neuer Paulusperspektiven (BWANT 189), Stuttgart 2010.

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in una determinata direzione. La valutazione si effettua median­ te osservazioni e conclusioni. I risultati devono essere esposti in forma argomentata e verificabile sul piano intersoggettivo. Di questo fa parte anche il confronto con la cosiddetta letteratura secondaria, ossia le «esperienze di lettura>> e i «risultati di lettu­ ra» di altri scienziati. Lo scienziato ha anche il compito di praticare un doppio tipo di lettura: da un lato, deve accostarsi al testo nel modo meno prevenuto possibile e «protocollare» le sue impressioni di lettu­ ra; dall'altro, deve oggettivare queste impressioni spontanee, esponendole in modo comprensibile ad altri e inserendosi così nel discorso della ricerca attraverso la citazione della biblio­ grafia usata. Non è sempre facile assumere e rispettare questo doppio atteggiamento nella lettura. Per poter utilizzare in modo significativo la letteratura secon­ daria per la comprensione di un testo, il lettore deve possedere anzitutto alcune competenze basilari: - deve poter valutare la qualità della letteratura secondaria a sua disposizione; - deve essere in grado di trovare la letteratura che può rispondere alla sua domanda; - deve essere in grado di effettuare una prima scelta signifi­ cativa nell' abbondanza di letteratura secondaria. Per questo ha bisogno di conoscere varie tecniche per acco­ starsi a questa letteratura. 2.

I metodi esegetici come sussidi per la lettura e la comprensione scientifica

L'esegesi biblica è una forma scientifica di lettura della sacra Scrittura. In quanto tale, presenta le stesse caratteristiche che valgono in generale per la lettura scientifica di testi: essa persegue, con l'ausilio di procedimenti scientificamente sicu­ ri, un accertamento del significato del testo e una successiva verificabilità intersoggettiva dei risultati. Cerca di risolvere le difficoltà particolari della comprensione del testo biblico come documento storico. Perciò l'esegesi deve essere sempre storica e critica ( contro monopolizzazioni semplificatrici ) al tempo stesso. Un tale accertamento scientifico non è necessario in uguale misura per ogni lettore; esistono anche altre forme altrettanto 23

legittime e necessarie di accertamento: la lettura personale e spontanea della Scrittura; l'ascolto della parola di Dio nella liturgia e nella proclamazione della Chiesa; le conversazioni sulla Bibbia e il lavoro pratico sulla Bibbia. Le singole forme si distinguono per intenzione, intensità di studio, grado di riflessio­ ne, riferimento alla vita, situazione comunicativa, ecc. 16 2.1. Molteplicità e integrazione dei metodi scientifici Per cogliere la molteplic ità degli aspetti dei testi neotesta mentari, nello stud i o sci entifico del Nuovo Testa mento si ricorre a una mol­ teplicità di stru menti metodolog ici.

In campo esegetico è universalmente riconosciuto il complesso metodologico che viene detto sinteticamente «meto­ do storico-critico». Esso comprende la critica testuale (ricostru­ zione del testo greco originale del Nuovo Testamento), la critica letteraria (identificazione delle fonti scritte del Nuovo Testa­ mento), la critica della tradizione/della storia della tradizione (la preistoria orale dei testi), la critica della redazione/della storia della redazione (raccolta e rielaborazioni del materiale )_17 Questi metodi leggono il testo soprattutto sotto l'aspetto diacro­ nico, cioè dal punto di vista della sua formazione. Essi vedono soprattutto nella ricostruzione della storia della formazione una strada che conduce al significato del testo. Ultimamente a questi metodi ormai classici si sono affiancati metodi provenienti da vari settori della moderna scienza del linguaggio (linguistica del testo, metodologia strutturalistica, semantica, pragmatica) . Questi metodi più recenti cercano soprattutto d i comprendere il

16 Per la riflessione sull'approccio non-scientifico alla Scrittura, cf. W. EGGER, «Die zweite Unbefangenheit des Bibellesens (Ziele und Aufgaben der praktischen Bibelarbeit)>>, in BiLit 49(1976) , 247-255; J. KREMER, «Die Bibel einfach lesen. Bibelwissenschaftliche Erwagungen zum nichtwissenschaftlichen Umgang mit der Heiligen Schrift>>, in R. ScHULTE (a cura di), Leiturgia - Koinonia - Diakonia (FS F. Konig), Wien 1980; Io., Die Bibel - ein Buch fii r alle. Berechtigung und Gren­ zen einfacher Schriftlesung, Stuttgart 1986; KArnouscHES B IBELWERK (a cura di), Praktische Bibelarbeit heute, Stuttgart 1973; W. EGGER, Gemeinsam Bibel lesen. Eine Handreichung zur Rundenarbeit mit der Bibel, Innsbruck 21978. 1 7 L'articolazione in quattro parti del manuale di H. ZIMMERMANN, Neutesta­ mentliche Methodenlehre. Darstellung der historisch-kritischen Methode, Stuttgart 71 982 offre una buona panoramica (cf. edizioni 1-6) sui passi da compiere in base al metodo storico-critico; la maggior parte dei manuali di metodologia presenta una strutturazione più concentrata dei metodi.

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testo sotto l'aspetto sincronico. Essi ampliano la ricerca storico­ critica, perché fanno dell'osservazione dei fenomeni testuali un momento esplicito dell' analisi del testo e continuano il processo della formalizzazione dei testi già avviato dalla Formgeschichte (storia delle forme) . Questa distinzione fra aspetto sincronico e aspetto diacroni­ co ha ormai preso piede nella discussione sui metodi. Nell'analisi testuale sincronica (gr.: «nello stesso momento») di testi del Nuovo Testamento si analizza il testo nella forma in cui si presenta in un determinato momento della sua storia, tenendo conto ogni volta anche del sistema di comunicazione in cui il testo è inserito.18 L' analisi sincronica può essere applicata allo stadio della redazione finale, ma anche alle varie versioni del testo negli stadi della tradizione. La formazione e la trasforma­ zione di un sistema (nel caso di testi: utilizzazione e rielabora­ zione di fonti) vengono studiate invece con i cosiddetti metodi diacronici (gr.: «attraverso il tempo»). Il metodo storico-critico si occupa indubbiamente soprattutto della formazione dei testi, ma non può essere equiparato sic et simpliciter ai metodi diacro­ nici; esso considera infatti anche molti aspetti sincronici e non tutti i metodi più recenti considerano il testo unicamente in modo sincronico. l metodi classici del l'esegesi va nno i ntegrati con le proced ure p i ù recenti .

Ciascun metodo, con il suo modo di porre le domande, attira l'attenzione su determinati aspetti del testo. Alla molteplicità degli aspetti del testo corrisponde una molteplicità di metodi. Per evitare che la considerazione dei numerosi aspetti faccia perdere di vista l'unità del testo, bisogna spiegare la relazione fra i metodi. Questo si ottiene soprattutto mediante il model­ lo testuale teoretico della «comunicazione mediante testi»19 e mediante le considerazioni ermeneutiche sull'atto del «leggere e comprendere».20

1 8 Infatti analisi sincronica non significa necessariamente una spiegazione pu­ ramente immanente al testo. 19 Cf. capitolo l, §§ 1-3. 2° Cf. l'Introduzione e l'inizio del capitolo 5.

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2.2. L 'utilizzazione di più metodi

Il modo migliore per descrivere la funzione dei vari metodi è quello di ricorrere a un paragone: esistono vari modi per scopri­ re un paesaggio in tutte le sue caratteristiche e bellezze. Ognuno rivela qualcosa della sua specificità e bellezza. Chi usa solo un modo perde molti aspetti. Ma possono esservi modi particolar­ mente remunerativi, per cui altri offrono solo un complemento o si rivelano una loro debole sostituzione. I metodi non sono stru­ menti da applicare in modo meccanico per cogliere il significato del testo. Devono essere considerati «segnalazioni» della strada da percorrere per raccogliere le osservazioni sul testo e del modo in cui cogliere più adeguatamente il significato del testo. Per ogni testo bisogna ind ividuare il percorso ad atto e il metodo adeguato al testo.

Comunque all'inizio dello studio scientifico è consigliabile fare tutti i singoli passi metodologici in una determinata succes­ sione. Così al principiante non sfugge nulla di importante. Poi, nel corso del lavoro su un testo concreto, apparirà chiaramente quale passo metodologico è particolarmente adatto al testo e quindi particolarmente fruttuoso. 3.

Specificità di questa metodologia

3.1. Punti focali contenutistici

Questa metodologia vuole essere un'introduzione allo studio scientifico di testi del Nuovo Testamento. Perciò una delle sue principali caratteristiche è il tentativo di ricondurre a un complesso organico i metodi dell'esegesi storico-critica e alcu­ ni dei metodi più recenti, provenienti dalla linguistica e dallo studio della letteratura, mediante un modello di teoria testuale e considerazioni ermeneutiche sull'atto del leggereY

21 Opere fondamentali sulla necessità dell'integrazione dei metodi: W. RICHTER, Exegese als Literaturwissenschaft. Entwurf einer alttestamentlichen Literaturtheorie und Methodologie, Gottingen 1971, 9-48; P. Ric>, in X. LÉoN-DUFOUR ( a cura di ) , Exégèse et her­ méneutique (Parole de Dieu) , Paris 1970; C. HARDMEIER , Texttheorie und biblische

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Sulla necessità di non perdere lo sguardo sull'insieme del testo, nella grande varietà di metodi, ha attirato l'atten­ zione Angelika Reichert. Come determinazione dello scopo dell 'esegesi neotestamentaria, ella propone l'individuazione dell'«intenzione originaria sul piano della comunicazione e dell'efficacia del testo o parte del testo».22 Di conseguenza, la Reichert antepone i metodi sincronici a quelli diacronici. Questi ultimi sono rilevanti per la spiegazione del testo solo nella misu­ ra in cui possono «rendere attenta la spiegazione sincronica ai suoi propri limiti». Per la Reichert, la storia della formazione orale o scritta di un testo non possiede una «funzione costituti­ va)) per l'interpretazione di un testo.23 Si riflette sui singoli passi dello studio, nonché sui presuppo­ sti che stanno alla base dello studio, perché la scienza ha anche il compito di riflettere sulle possibilità e sui limiti di una scienza.24 Di questa riflessione fa parte soprattutto la riflessione sulla rela­ zione fra metodologia, teoria testuale ed ermeneutica.

Exegese. Zur rhetorischen Funktion der Trauermetaphorik in der Prophetie (BEvTh 79), Miinchen 1978, 28-44; D. MARGUERAT, «Strukturale Textlektiiren des Evange­ liums», in ThBer 13(1985), 31-84. Da un lato, si riconosce comunemente la necessità dell'integrazione dei metodi più recenti, ma dall'altro, si fa poco spazio ai processi di spiegazione sincronici. Come esempio, ricordiamo qui U. Schnelle, il quale nelle edizioni più recenti della sua Introduzione all'esegesi neotestamentaria riprende i metodi sincronici della Metodologia di W. Egger, ma li presenta solo in forma estremamente succinta in poche pagine (U. SCHNELLE, Einfilhrung in die neutesta­ mentliche Exegese, Gottingen 6Z005, 56-58). Lo stesso fa W. FENSKE, Arbeitsbuch zur Exegese des Neuen Testaments. Ein Proseminar, Giitersloh 1999. M. Meiser sottolinea che i metodi sincronici per una migliore comprensione del testo devono essere integrati nel canone del metodo storico-critico (cf. M. MEISER - U. KOHNE­ WEG U. et al., Proseminar Il. Neues Testament - Kirchengeschichte. Ein Arbeitsbuch, Stuttgart 2000, 24), ma anche la sua metodologia, come anche l'Arbeitsbuch zum Neuen Testament di H. CoNZELMANN - A. LINDEMANN (trad. it. Guida allo studio del Nuovo Testamento, Genova 1986), assegna il primato alla diacronia. Partono dai passi dell'analisi sincronica le metodologie di E. REINMUTH - K.-M. BuLL, Prosemi­ nar Neues Testament. Texte lesen, fragen lernen, Neukirchen 2006; e T. SomNG - C. MONCH, Kleine Methodenlehre zum Neuen Testament, Freiburg u.a. 2005 (cf. anche T. SODING, Wege der Schriftauslegung. Methodenbuch zum Neuen Testament, con la collaborazione di C. MONCH, Freiburg-Basel-Wien 1998). Una buona presentazione della discussione sui metodi si trova in S. ALKIER - R. BRUCKER, Exegese und Metho­ dendiskussion (TANZ 23), Tiibingen 1998. Cf. anche A. REICHERT, «Offene Fragen zur Auslegung neutestamentlicher Texte im Spiegel neutre Methodenbticher», in ThLZ (2001)126, 993-1006; T. STERNBERG (a cura di), Neue Formen der Schriftausle­ gung? (QD 140), Freiburg 1992. 22 REICHERT, «Offene Fragen zur Auslegung neutestamentlicher Texte», 997. 23 lvi, 1002. 24 Si tratta di riconoscere le possibilità e le illusioni insite in ogni metodo; cf. RIC>, in J. STRIEDTER (a cura di), Russischer Formalismus. Texte zur allgemeinen Literaturtheorie und zur Theorie der Prosa, Mtinchen 1994.

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l fattori che co l legano fra loro gli el ementi d i u n testo e contri bu­ iscono così a l l a sua coerenza sono d i va ria natura e opera n o a va ri l ive l l i del testo.

Livelli di coerenza

A livello di stile e di sintassi8 conferiscono coerenza soprattutto questi fattori:9 - pronomi (ad es.: egli, ella) ; - proverbi (ad es. : fare) ; - proaggettivi ( a d es. : tali, quelli) ; - ripetizione diretta di parole o gruppi di parole; - ricorrenza parziale (ad es.: Egli era molto felice. Nella sua felicità . . . ) ; - elissi (come ripetizione abbreviata) ; - parafrasi. Un esempio, che si può opportunamente addurre come illustrazione, è quello di Rm 8,1-17. Sul piano della semantica (teoria del significato; cf. c. 3, § 2), il testo è reso coerente dal suo tema, sul piano dello stile e della sintassi (cf. c. 3, § 1 ) , ad esempio dalle ripetizioni di termini chiave. Così Rm 8,1-17 è caratterizzato dall'uso frequente dei termini TTVE U j.ta , «spiri­ to», e aapç , «Carne». Sul piano della pragmatica (cf. c. 3, § 3), l'unità e coerenza del testo e dei suoi vari elementi è assicurata dall'intenzione unitaria dell'effetto. La descrizione della vita e delle attività di Paolo in Gal 1-2 viene resa un tutto strettamente collegato anzitutto mediante fattori di coerenza linguistico-sintattici10 e semantici, poi soprat­ tutto attraverso la pragmatica del testo: tutto il testo è determi-

8 Un'introduzione a uno stile fluido in testi moderni si trova in W. SCHNEIDER, Deutsch fiir Kenner. Die neue Stilkunde, Mi.inchen 2008. 9 H.F. PLETI, Textwissenschaft und Textanalyse, Heidelberg 21979, 61. Sui fattori di coerenza, cf. R.-A. DE BEAUGRANDE - W.U. DRESSLER, Einfilhrung in die Textlinguistik, Ti.ibingen 1981, 50-87; W. KALLMEYER et al. , Lektilrekolleg zur Text­ linguistik, 2 voli., Frankfurt a.M. 1974, I, 177-252; PLETI, Textwissenschaft, 60-70; W. EGGER, «Faktoren der Textkonstitution in der Bergpredigt>>, in Laurentianum 19(1978). Questi fattori sono trattati di volta in volta nelle sezioni sui rispettivi metodi. 10 K.-W. NIEBUHR, Heidenapostel aus lsrael. Die jildische ldentitiit des Paulus nach ihrer Darstellung in seinen Briefen (WUNT 62), Ti.ibingen 1992, 10ss, intra­ prende una strutturazione di Gal 1-2 attraverso gli avverbi e le congiunzioni tem­ porali ripetutamente utilizzati da Paolo: ETTE l Ta (Gal 1,18.21 ; 2,1) e ('nE (1,15; 2,1 1).

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nato dall'intenzione di Paolo di spingere i galati alla fiducia nella sua persona e nel vangelo che egli predica.11 Mancanza di coerenza

Parecchi testi neotestamentari presentano una coerenza solo limitata: disuguaglianze nella forma linguistico-stilistica, inter­ ruzioni del contesto, ripetizioni che disturbano, ecc.; in breve, nel testo vi sono «tensioni».12 Questi punti sono sempre parti­ colarmente interessanti per la ricerca, perché permettono di constatare una «differenza», un allontanamento dalla norma. In genere, si parte dall 'idea che un testo dovrebbe essere tutto d'un pezzo, cioè organico, omogeneo: i piani della sintassi, della semantica, della pragmatica e della tipologia del testo dovreb­ bero armonizzarsi. Se così non è, la discrepanza va chiarita. Normalmente, nella prospettiva storico-critica, dopo la critica del testo si cercano, mediante la critica letteraria, fratture e incongruenze nel testo13 e si ritiene che in quel punto, in un modo o in un altro, si sia fatto un «rattoppo», che si tratti, ad esempio, di due o più testi uniti a formare un tutto in un momen­ to successivo. Testi oggetto di queste ricerche sono spesso i vangeli e le lettere di Paolo. Tuttavia riguardo alla coerenza non si possono necessaria­ mente applicare a testi antichi le stesse misure che si applicano a testi moderni: il tipo di dimostrazione dell' autore può essere diverso da quello che si aspetta la logica moderna, così come l'effetto inteso può essere conseguito con mezzi retorici diversi rispetto a quelli usati nei testi moderni. Fratture stilistiche e 11 W. EGGER, Galaterbrief, Philipperbrief, Philemonbrief ( NEB 9/1 1/15), Wtirz­ burg 1985, ad loc. 12 Nella cosiddetta critica letteraria, le osservazioni su tali «tensioni>> vengono considerate indizi riguardo alla storia della formazione del testo: la scoperta di ten­ sioni nel testo induce a ritenere che l'autore abbia elaborato delle fonti. Secondo W. RrcHTER, Exegese als Literaturwissenschaft. Entwurf einer alttestamentlichen Litera­ turtheorie und Methodologie, Gottingen 1971, 49-72; G. FoHRER et al. , Exegese des Alten Testaments. EinfUhrung in die Methodik, Heidelberg 1979, 44-56; G. STRECKER U. ScHNELLE, EinfUhrung in die neutestamentliche Exegese, Gottingen 1983, 40s, la critica letteraria come individuazione dell'omogeneità/disomogeneità del testo costituisce il punto di partenza dell'analisi. 13 H. MERKLEIN, «Die Einheitlichkeit des l. Korintherbriefes>>, in ZNW 75(1984), 156-159, sottolinea giustamente che i criteri classici della critica letteraria sono senz'altro criteri di incoerenza, che aiutano a verificare la mancanza di coeren­ za del testo; prima della ricerca di tensioni, fratture, ecc., si dovrebbe verificare il grado di coerenza del testo mediante l'analisi testuale scientifica. -

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bruschi passaggi semantici possono dipendere anche da una determinata intenzione dell'autore/redattore o corrispondere alla sua libertà poetica. Da questo punto di vista si cerca la ragione della mancanza di coerenza non nella storia della formazione del testo ( metodo storico-critico/diacronico ) , bensì a livello della forma finale del testo analizzato, ad esempio nell'intenzione del compositore, che con un testo non piena­ mente coerente ha voluto dire qualcosa di specifico o indurre il lettore a drizzare le orecchie.14 Riguardo alle tensioni nel testo, occorre prestare ai fattori di coerenza almeno lo stesso interes­ se che si presta ad esse. In linea di principio, non è stabilita né l'unità del testo né la sua non-unità. Quando si effettua compiu­ tamente l'analisi, è possibile un giudizio sull'unità o non unità del testo sulla base dei fattori di coerenza individuati e delle fratture di coerenza riscontrate. 1.2. Il modello di lettura della concezione strutturalistica

I metodi strutturalistici costringono l'interprete a sviluppare la sua interpretazione attenendosi strettamente al testo: egli deve scegliere come punto di partenza delle sue considerazioni gli elementi del testo e le relazioni esistenti fra loro. Il testo che il lettore ha davanti è, con le sue strutture, il luogo privilegiato della ricerca del suo significato. 15 Senza un accurato studio delle strutture del testo non è possibile su di esso alcuna affermazio­ ne affidabile, derivante dal testo stesso. Naturalmente questa interpretazione non scaturisce in modo meccanico, ma esige che il ricercatore, e proprio nell' analisi semantica, abbia un'ampia conoscenza del mondo in cui è sorto il testo. Riguardo ai testi antichi, come i testi biblici, questa competenza culturale del lettore è ancor più importante.

14 >, 105.

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moderno non possiede necessariamente le conoscenze previe che occorrono per la comprensione. Il problema è come il letto­ re si procura tali conoscenze. - Non ogni lettore di un testo è inteso dall'autore come suo lettore reale. Per l'interpretazione in quanto tale, questo non ha alcuna importanza, perché anche il lettore non inteso può inter­ pretare un testo che non è rivolto a lui. - La recezione del testo da parte del lettore può essere disturbata: ad esempio, dalla sua trasmissione frammentaria, dalla sua trasmissione errata a causa di errori di trascrizione, ecc. La recezione può essere ostacolata anche da insufficiente conoscenza della lingua e del mondo culturale dell'autore. Per il fatto di essere letto e applicato in nuove situazioni, un testo può anche generare interpretazioni che non erano intese in origine. Tuttavia anch'esse erano già presenti come tali nel testo, perché altrimenti non si sarebbero potute leggere ed estrarre da esso. - Il testo è diventato permanente . Il lettore può quindi sempre interrogarlo e verificare su di esso le sue interpretazioni. 2.3. Leggere come cammino verso la ricostruzione dell 'evento comunicativo

Il testo è parte di un processo di comunicazione e dipendente dai molti fattori di un tale processo. Per comprendere il testo occorre ricostruire anche l'evento comunicativo in cui è inserito. Infatti, un'adeguata interpretazione è possibile solo se l'inter­ prete si forma un quadro complessivo dei vari fattori coinvolti nella formazione del testo. Normalmente, riguardo ai testi biblici, possiamo accedere all'evento comunicativo solo mediante il testo stesso. Ma at­ traverso l'applicazione e l'esatta valutazione del modello di comunicazione proposto si possono trarre dal testo stesso alcune conclusioni riguardo agli altri fattori della comunicazione, cioè riguardo sia all'autore e al suo tempo, sia ai lettori ai quali in­ tendeva rivolgersi, ecc. L'a pplicazione del modello di co m u n icazione a testi a ntichi per­ mette i n q ualche misura conclusioni sull'evento com u n icativo nel q uale il testo è i nserito.

La quantità di conoscenze che si possono ricavare dalle conclusioni varia da testo a testo: nei vangeli è minore rispetto 45

alle lettere paoline. Infatti, Paolo parla spesso delle idee e dei comportamenti dei destinatari, mentre nei vangeli ciò accade solo in forma indiretta. Naturalmente questo non dipende solo dalla persona dell'autore Paolo, ma anche dalla forma del testo, in questo caso la lettera. In una lettera, l'autore ha davanti agli occhi un destinatario chiaramente definito, cosa che avviene molto meno in un racconto. Fonte dell'in formazion�

Autore

r

---+

---+ A seguito del testo vengono raccolte i nformazioni e tratte deduzioni in base alle condizioni di riproduzione extratestuale

Util izzo Lettore consapevole ---+dell'i nforma zione

j

Situazione di comunicazione

Fig. 4: Fasi di lavoro per ricostruire l'evento comunicativo.

I passi metodologici da compiere per trarre delle conclusioni sono indicati nella figura 4; verranno descritti più precisamente nella presentazione dei singoli metodi. La ricostruzione dell'evento comunicativo, nel quale è inse­ rito il testo, si ritiene conclusa quando si è risposto a queste domande:25 Autore: Lettore: Tema: Tempo: Luogo: Cod ice: I ntenzione?

Chi com u n ica ? A chi? Che cosa ? Su c h e cosa ? Quando? Dove? Qua ntità di seg ni com u n i fra a utore e lettore? A che sco po?

25 Cf. anche T. LEWANDOWSKI, Linguistisches Worterbuch 1-3, Heidelberg 19791980, alla voce : un'analisi testuale sistematica dovrà rifarsi alla formula di Lasswell: (in L. BRYSON [a cura di], The Communication of ldeas. A Series ofAddresses, New York 1948, 37).

46

3.

Testi come risultato di recezione ed elaborazione di entità di riferimento disponibili

I testi del Nuovo Testamento non solo sono inseriti in una rete sincronica di relazioni, ma si trovano anche in uno sviluppo diacronico, essendo il risultato di un lungo processo di trasmis­ sione orale e scritta. Bibliografia introduttiva

N e l l e metodolog ie sul N u ovo Testa mento vengono presentate i n genere breve­ mente, insieme ai singoli passi metodologici, anche le concezi o n i s u l l a formazione dei test i . Come i ntrod uzioni a una teoria sistematica m ente rifl ettuta s u l l a forma­ zione dei testi b i b l i c i sono particolarmente deg ni d i nota : C. HARDMEIER, Texttheorie und biblische Exegese. Zur rhetorischen Funktion der Trauermetaphorik in der Prophetie (BEvTh 79), M O nchen 1 978, 1 09- 1 5 3 ; F . M ussNER, « M ethodolog ie der Frage nach dem historischen Jesu s » , i n K. KERTELGE (a c u ra d i), Ruckfrage nach Jesus (QD 63), Fre i b u rg-Basei-Wien 1 974, 1 1 8- 1 47 . 2 6

3.1. L 'origine degli scritti neotestamentari l testi del Nuovo Testa mento sono il risultato d i un processo d i rielaborazione e trasm issione ora le e scritta .

La trasmissione delle parole e delle azioni di Gesù, nonché dell'annuncio della morte e della risurrezione, è dovuta alla recezione e rielaborazione di testi: l'evento significativo della vita, morte e risurrezione di Gesù di Nazaret è stato trasmesso riflettendo e attualizzando. Ai vari livelli della trasmissione si sono posti nuovi accenti, ma diversi aspetti sono passati piutto­ sto in secondo piano.

2 6 Le riflessioni che seguono riprendono da vicino le considerazioni di questi due autori. Sulla questione del Gesù storico, cf. solo la monografia di W. STEGEMANN, Jesus und seine Zeit (BE 10), Stuttgart 2010, che tiene conto della ricerca interna­ zionale più recente su Gesù (la cosiddetta third quest). Una buona introduzione alla discussione precedente sul Gesù storico è la raccolta di testi Der historische Jesus und der kerygmatische Christus, a cura di H. RISTOW - K. MATIHIAE, Berlin 1960. Cf. anche G. THEISSEN - A MERZ, Der historische Jesus. Ein Lehrbuch, Gottingen '2001 (trad. it. Il Gesù storico: un manuale, Queriniana, Brescia 1999); G. THEISSEN - W. STEGEMANN - B.J. MALINA (a cura di), Jesus in neuen Kontexten, Stuttgart 2002.

47

3.1.1.

Le tappe della formazione del testo

La formazione degli scritti del Nuovo Testamento può essere suddivisa in tre tappe: I) periodo prepasquale;27 II) trasmissione orale post-pasquale; III) messa per iscritto dei testi.28 N ella figura 5 sono rappresentati le tappe e i principali grup­ pi di testi del Nuovo Testamento. Logia di Gesù Racconti su Gesù Formule e atti di fede Lettere di Paolo

Trasmissione orale di Logia, racconti, ... (uso del testo nelle chiese}

Mk

Scrittura (a tappe}

s� Mt

Fig. 5: Le tappe della formazione del Testo del Nuovo Testamento.

Il cammino della formazione testuale inizia con le parole e azioni di Gesù di Nazaret, più precisamente, con le parole pronunciate da Gesù stesso (logia) e i testi redatti dai testimoni su di lui (racconti) . Ma già in questa fase si verifica un certo processo di recezione, perché a volte testi dell'Antico Testa­ mento sono accolti in modo critico.29 Già nel periodo prepasqua27 Nella storia classica delle forme si è trascurata l'importanza del periodo pre· pasquale per la formazione della tradizione. Una nuova prospettiva è stata aperta da H. ScHORMANN, «Die vorosterlichen Anfiinge der Logientradition», in Io., Tra· ditionsgeschichtliche Untersuchungen zu den synoptischen Evangelien, Diisseldorf 1968. 28 La costituzione Dei verbum sulla rivelazione del concilio Vaticano II (c. V) sceglie questa suddivisione. 29 E. Zenger sottolinea che, attraverso l'uso di citazioni della Scrittura nel Nuo­ vo Testamento, si legittimano non queste ultime ( e con esse l'Antico Testamento ) , bensì la tradizione di Gesù o le tradizioni di fede: « . Nei pri m i seco l i d e l l 'era cristiana s i sono svi l u ppati i cosiddetti «te­ sti loca l i ».6

In occasione della fondazione di nuove comunità nei dintorni delle grandi città, come Alessandria, Antiochia, Roma, ecc., si consegnavano anche copie della sacra Scrittura, e precisamente nella forma testuale abituale in quelle città. A partire dalla metà del II secolo, «a ogni nuova fondazione di comunità corrisponde la produzione di nuovi manoscritti neotestamentari».7 Le copie realizzate presentavano le stesse lezioni dei testi in uso nelle comunità madri (con eventuali nuovi errori/varianti dovuti alla trascrizione). N asco no così «le famiglie testuali» , ossia gruppi di manoscritti, dipendenti gli uni dagli altri e di cui si può ricostruì-

4 5 6

Dati ivi, 92-183. Elenco ivi, 269-274. Sui , cf. anche METZGER, A Textual Commentary, XVII. 7 ALANO, Il testo del Nuovo Testamento, 62.

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re l' albero genealogico, ad esempio le famiglie l e 13 attestate da manoscritti a partire dal XII secolo.8 Nelle singole aree geo­ grafiche vigevano atteggiamenti diversi in materia di precisione e fedeltà.9 Il testo è ancora un «testo vivo» .10 In alcuni ambienti, la fedeltà letterale nel copiare un testo era considerata il dovere supremo, ad esempio in base alle concezioni della critica testua­ le così come esisteva già nell' antichità. Questo vale certamente nell'ambiente che gravita attorno ad Alessandria, più esatta­ mente per i manoscritti P66·75 e il manoscritto B (Codice Vatica­ no) . In altre regioni, prevaleva un atteggiamento meno rigido in materia di fedeltà letterale (ad esempio, nell'ambiente dal quale proviene p45). Questa origine locale dei manoscritti e il tipo di trascrizione costituiscono uno dei presupposti dell'esistenza di più tipi testuali del Nuovo Testamento. Poiché , in seguito alla svolta costantiniana del IV secolo, si dovettero provvedere manoscritti a molte comunità, a esercitare un'influenza determi­ nante furono le forme testuali e i manoscritti che servivano da modelli negli scryptoria delle chieseY Nella ricerca scientifica si menzionano soprattutto quattro tipi di testo.12 Il tipo testuale alessandrino è attestato dai papiri P66·75 e dai codici B, �, A (Atti), nonché da antiche traduzioni copte. Per l'archetipo di questa forma testuale si può risalire fino al II-III secolo d.C. La peculiarità della forma testuale alessandrina è la brevità e la precisione della forma espressiva. In genere, questo

8 9

MARTINI, «Il testo biblico>>, 509. Lo si può dimostrare sulla base dell'analisi degli errori dei singoli manoscritti; cf. MARTINI, , 519: P75 contiene soprattutto errori di lettere; P66 errori di sillabe; P'5 errori di parola (cambiamenti). 1 0 ALAND, Il testo del Nuovo Testamento, 76. 11 lvi, 78-79. 1 2 Con , secondo MARTINI, , 509, si intende non tanto un gruppo di manoscritti, quanto piuttosto un complesso di varianti, che si trova in determinati codici e sembra avere un'origine comune. Nella ricerca scien­ tifica si è attribuita una notevole importanza alla ripartizione dei manoscritti in tipi testuali. La troviamo in ZrMMERMANN, Neutestamentliche Methodenlehre; METZGER, A Textual Commentary; MARTINI, «Il testo biblico>>, nonché in CoNZELMANN - LIN­ DEMANN, Arbeitsbuch zum Neuen Testament; e STRECKER - SCHNELLE, Einfilhrung in die neutestamentliche Exegese. ALAND, Il testo del Nuovo Testamento, 54-79, invece, non classifica i manoscritti per tipi testuali, ma distingue più nettamente un (esistente come testo normale, più libero e stabile) dalle forme testuali successive ottenute mediante una certa «canalizzazione>> {alessandrino-egiziana; an­ tiocheno-bizantina); altre forme testuali, fra cui quella «Occidentale>>, sono, secondo K. e B. Aland, incerte. Sugli elenchi e manoscritti ordinati per famiglie cf. METZGER, A Textual Commentary, XXIX-XXXI; MARTINI, «Il testo biblico>>, 521-530.

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testo è più breve degli altri tipi testuali e presenta meno emen­ damenti grammaticali e stilistici. Il «testo occidentale» , per le cui forme precedenti e seconda­ rie si può risalire fino al III-IV secolo, è attestato dai codici D , W (per M c 1 ,1-5,30), P38 e P48, nonché dalle antiche traduzioni latine e dagli scrittori ecclesiastici latini. Questa forma testuale (specialmente nella versione D) predilige la parafrasi e procede a trasposizioni e correzioni. Il testo degli Atti degli apostoli è del dieci per cento circa più lungo di quello degli altri manoscritti. Gli studiosi non concordano sulla particolarità e sul valore di questo tipo testuale.13 Il tipo testuale bizantino, al quale appartengono quasi tutti i manoscritti realizzati a partire dal VII-VIII secolo, è un tipo testuale piuttosto unitario e presenta levigatezza della lingua (predilezione per i collegamenti sintattici), eleganza dell'espressione e modifiche dello stile (aoristo al posto del presente storico). Questa forma testuale è il risultato di un processo di recensione, cominciato certamente ad Antiochia e proseguito poi a Bisanzio. Questo testo venne usato come testo koinè («comune») nell'impero bizantino. Manoscritti importanti di questo tipo testuale sono A (Vangeli), E, F, G, H, K, ecc. Spesso la ricerca scientifica riconosce anche un quarto tipo testuale, quello di Cesarea, rappresentato da P45 e dai manoscrit­ ti E> e W (Mc 5,31-16,20) .

1 . 1 .3. Edizioni attuali dei manoscritti del Nuovo Testamento Con l' ausilio della critica testuale si può ricostruire la forma di testo che circolava nelle Chiese verso la metà del II secolo. Il frutto della ricerca critica sul testo sono le edizioni criti­ che scientifiche del Nuovo Testamento.14 Per iniziare il lavoro scientifico sul Nuovo Testamento sono sufficienti le succitate edizioni Nestle-Aland e The Greek New Testament. Entrambe presentano come testo principale il testo del Nuovo Testamento ricostruito sulla base della ricerca critica sul testo compiuta da studiosi di fama internazionale e interconfessionale. Dal punto 1 3 Soprattutto ALANO, Il testo del Nuovo Testamento, 60ss, contestano l'idea che l'Occidente abbia sviluppato una propria forma testuale. Secondo loro, il codice D ha un particolare valore quando concorda con altri grandi testimoni (p. 270) . 1 4 Per una visione d'insieme sulla storia della critica testuale cf. ALAND, Il testo del Nuovo Testamento, 7-53 e i manuali.

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di vista letterale Nestle-Aland e The Greek New Testament sono identici.15 The Greek New Testament è un'edizione critica per tradutto­ ri, nella quale le varianti più importanti (circa 1440) sono riporta­ te e pienamente documentate. Inoltre, gli editori presentano una valutazione delle singole lezioni, un elenco dei passi paralleli e, cosa importante per i traduttori, un apparato per l'interpunzione, che mostra come il testo del Nuovo Testamento sia suddiviso in frasi nelle principali traduzioni moderne. In un supplemento si motivano le scelte di critica testuale fatte dagli editori. Nestle-Aland16 offre un apparato di critica testuale molto più dettagliato rispetto a The Greek New Testament e, inoltre, un ricco elenco di passi paralleli. 1.2. Il metodo della critica testuale

Si ricostruisce il testo greco procedendo per tappe: raccolta delle lezioni esistenti su un passo biblico;17 raggruppamento delle varianti; conclusioni, alla luce del materiale raccolto, sul probabile testo originale. Per la ricostru zione del testo ori g i nale valg ono criteri esterni (esterni al testo) e i ntern i (i nterni al testo) . 1 8

In base ai criteri esterni (ossia alla luce della specificità dei manoscritti) una lezione si trovava probabilmente nel testo originale se: è attestata molte volte, si trova cioè in molti manoscritti. Questa caratteristica è detta testimonianza plurima; si trova in manoscritti antichi e anche altrimenti rico­ nosciuti come affidabili (come, ad esempio, il Codice Vaticano) o è attestata da un tipo testuale generalmente

15 Sulla formazione di questo nuovo «testo standard», cf. ivi, 36-43. 16 La 26• edizione di Nestle-Aland è totalmente rielaborata rispetto alla 25• per quanto riguarda le varianti introdotte, le introduzioni, ecc. Rispetto alle edizioni precedenti, essa offre un apparato critico testuale ulteriormente rielaborato e, fra l'altro, più facile da usare. 1 7 Oggi questo è possibile solo in grandi istituti di ricerca, come ad esempio l'Institut fiir neutestamentliche Textforschung, Mi.inster/Westfalen (Germania). 18 Cf. al riguardo ALANO, Il testo del Nuovo Testamento, 309-3 1 1 : dodici regole fondamentali, e i manuali, soprattutto METZGER, A Textual Commentary, XXV­ XXVIII.

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affidabile. In base al principio: la maggiore antichità di un manoscritto depone a favore di una migliore qualità, e al principio: la qualità ha la precedenza sulla quantità; - è attestata in manoscritti che, dal punto di vista genealo­ gico ( ossia per origine ) e geografico, sono indipendenti fra loro. Perciò, una lezione è originaria se è attestata da testimoni testuali appartenenti a vari tipi di testo. Questo criterio è importante soprattutto per la valutazione di varianti del manoscritto D . I n base a i criteri interni ( ossia alla luce della comparazio­ ne fra le varianti e del modo in cui i testi vengono in genere trasmessi ) , una lezione si trovava probabilmente nel testo origi­ nale se: - è oggettivamente difficile e ha quindi offerto al copista l'occasione per la modifica: la lezione più difficile è verosi­ milmente originaria (lectio difficilior - potior) ; - è più breve (lectio brevior - potior) ; - corrisponde maggiormente allo stile, al vocabolario e alle concezioni teologiche dell'autore e al suo contesto imme­ diato; - non tradisce alcuna influenza di passi paralleli. Infatti, la modifica di testi mediante adeguamento a testi paralleli si spiega con il fatto che il copista riprende facilmente parole da un passo parallelo che gli è familiare. Deve essere considerato originario soprattutto un testo nel quale criteri esterni e interni concordano. Tuttavia spesso accade che i criteri non indichino la stessa direzione; così, ad esempio, una lectio difficilior attestata da un unico manoscritto è difficilmente quella originaria. In questo caso, mediante una sorta di controprova, bisogna chiarire la ragione per cui il testo originario nel corso della copiatura è stato modificato in un determinato modo. Indicazioni per un 'esercitazione di critica testuale •

Uti lizzando le edizioni testua l i più recenti, rileva re le lezioni presenti i n u n determ i n ato passo bibl ico. Le varianti possono essere attri bu ite a determi nati tipi testu a l i ? Quali differenze di sign ificato comportano le varie varianti? Si tratta d i varianti che ca mbiano i l senso del testo? Riflettere, i n base ai criteri estern i e i nterni della critica testuale, su quale lezione potrebbe essere orig i naria.

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Per verificare la correttezza della lezione privi legiata, sta b i l i re, se possibi le, una genealogia per la formazione delle varianti. Usando dei com mentari, determ i n a re i n base a quali criteri si prendono le deci sioni in materia d i critica testuale.

1.3. Esempi

Uno degli scopi didattici di questa sezione è quello di verifi­ care la propria capacità di seguire le decisioni di commentari e lavori scientifici in materia di critica testuale. Perciò negli esem­ pi che seguono si considerano in modo particolare le scelte fatte da questo tipo di pubblicazioni.

1 . 3 . 1 . Ef 1 , 1 : « È V 'EÉGU) » L'indicazione di luogo «in Efeso» manca in manoscritti anti­ chi importanti. Si pone quindi la domanda: a chi è indirizzata la lettera? Questa domanda di critica testuale è legata a quella sui destinatari della lettera, perché la Lettera agli Efesini non fornisce alcuna indicazione su destinatari concreti e sulla loro situazione. La difficoltà del problema di critica testuale appare già nelle edizioni: The Greek New Testament e Nestle-Aland collocano «È v 'EÉmp» nel testo principale, ma lo mettono fra paren­ tesi quadra.19 In The Greek New Testament l' aggiunta di «È v 'EÉ G 4J » è contrassegnata con una /C/ (che significa dubbio) , per cui per l'editore esiste u n notevole dubbio s e l a lezione migliore sia nel testo principale o nell' apparato critico. La situazione è questa: la versione breve senza indicazione di luogo si trova in alcuni testimoni importanti: P45, B, K, 424c, 1739, nonché nei manoscritti menzionati da B asilio e nel testo usato da Origene. Il testo lungo si trova nella maggior parte dei mano­ scritti e la lezione è stata inserita da correttori anche in K e B . Per la lezione breve, che è una lectio sia brevior sia difficilior ed è attestata, inoltre, anche da manoscritti antichi di ottima fattura (come K e B ) , si constata: «In base a tutte le regole della critica testuale questa lezione è la più antica» .20 La traduzione

1 9 Gli editori di The Greek New Testament Io motivano con la difficile condizio­ ne del testo; cf. METZGER, A Textual Commentary, 601 . 20 H . ScHLIER, Der Brief a n die Epheser. Ein Kommentar, Dtisseldorf 6 1968, 30.

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del testo breve è questa:21 «ai santi e fedeli (locali) in Cristo» , perché l'espressione «TOL S' o Ù aLV» non perde significato a causa della mancanza di un'indicazione di luogo, ma, a causa dell'uso idiomatico del linguaggio, che è attestato dai papiri greci, può significare anche «ivi residenti». In base alla situazione di fatto, Schnackenburg e Mussner22 optano per il testo breve. Entrambi spiegano l'aggiunta dell'indicazione di luogo in questo modo: poiché nel testo manca­ va il riferimento di luogo (presente invece in tutte le lettere di Paolo) e, d' altra parte, si sapeva che Paolo aveva operato a lungo a Efeso, venne aggiunta questa indicazione di luogo. Benché l'applicazione dei criteri esterni e interni deponga a favore del testo breve, Gnilka sostiene l'originalità dell'indicazione di luogo in base a quest'argomentazione: «La mancanza di un'indicazione di luogo sarebbe un fatto senza precedenti» e, d' altra parte, non esistono «esempi di usurpazione di una lettera da parte di una comunità». 23

1 .3.2. Mc 1 , 1 : «v i. oD 8EoD » In alcuni importanti testimoni antichi manca la lezione «v i. ov 8EOU » che si trova all'inizio del Vangelo di Marco e costituisce per Marco un importante titolo cristologico. Il problema di critica testuale non viene definitivamente risolto neppure in The Greek New Testament (3• edizione) e Nestle-Aland (26• edizione) : nel testo principale l'espressione «v i. ov 8EOU » viene posta fra parentesi. The Greek New Testa­ ment contrassegna l'originarietà del testo lungo con /C/. L'applicazione dei criteri esterni orienta piuttosto verso il carattere originario della versione lunga. Infatti, dal punto di vista quantitativo, quest'ultima è molto più fortemente attestata rispetto alla versione breve (cf. l'apparato della critica testuale); ed è anche attestata da rappresentanti di tipi testuali diversi (tipo alessandrino e occidentale) . Tuttavia la versione breve è molto

21

1982.

Secondo R. ScHNACKENBURG, Der Brief an die Epheser (EKK 10), Ztirich

22 lb. ; cf. anche F. MussNER, Der Brief an die Epheser ( OTK 10), Gtitersloh 1982, 35s («sembra [ . . . ) non essere originario»). 23 J. GNILKA, Der Epheserbrief (HThK 10/2), Freiburg 1971, 7; anche A. LrN­ DEMANN, «Bemerkungen zu den Adressaten und zum Anlass des Epheserbriefes>>, in ZNW 67(1976), 235-251.

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antica. L'abbreviazione della versione lunga si potrebbe spie­ gare come errore di scrittura, perché le abbreviazioni adottate abitualmente nello scrivere i nomi divini (E>E O S' , l't o s- ) potevano portare fuori strada (il cosiddetto homoioteleuton ). I criteri inter­ ni depongono in parte a favore della versione breve. Si tratta di una lectio brevior, attestata da testimoni importanti e di buona fattura. Un ampliamento della versione breve si può spiegare con la tendenza a inserire titoli cristologici.24 Ma contro questo c'è il fatto che la designazione «Figlio di Dio» già all'inizio dell'opera corrisponde alla teologia di Marco: l'opera tratta della progressi­ va rivelazione del «Xpun o s- » (Mc 8,29) e poi dell'«l'tò s- E>E oD» (Mc 15,39) .25 Collocando il titolo all'inizio, Marco crea una tensione che abbraccia tutta l'opera (cf. anche 1 , 1 1 ; 8,29; 9,7; 14,61) e offre al lettore un aiuto per la lettura. 2.

Primo orientamento sul testo

Come preparazione all'analisi vera e propria di un testo è utile procedere a un primo orientamento sul testo da analizzare. Già all'inizio possono emergere problemi riguardo all'ampiezza del testo da esaminare. Occorre decidere anche in che misura si vuole lavorare sul testo greco originario o/e in che misura, perlomeno in una prima fase, ci si vuole servire di traduzioni e il modo in cui usarle; in questo secondo caso, bisogna scegliere le traduzioni su cui lavorare. Anzitutto è utile riflettere sulla ragione per cui si sceglie di studiare in modo scientifico un determinato passo. Bibliografia supplementare

C onsiderazioni s u l modo in cui procedere a un primo orientamento s u l testo sono offerte da H . G uNz, Textanalyse und Verstehenstheorie, Wiesba den 2 1 977, nonché da K. WEIMAR, Enzyklopadie der Literaturwissenschaft, M u nchen 1 980, 1 63- 1 8 1 . S u l l e strategie per l ' a p p re n d i m e nto e la lettura, cf. R. ScHRADER-NAEF, Rationeller Lernen lernen: Ratschlage und Obungen tar alle Wissbegierigen, Wei n h e i m u . a . 21 2003, 22-39; D . F . DANSERAU, « Development a n d Eva l uation of a Lea r n i n g Stra­ tegy Progra m » , in Journal of Educational Psychology 7 1 ( 1 979), 64-7 3 ; U. C HRI-

24 Soprattutto per questo motivo R. PESCH, Das Markusevangelium (HThK 2), 2 voli., Freiburg 1976, l, 74, ritiene originaria la versione più breve. 25 Anche se il titolo «Figlio di Dio>>, usato spesso in Marco, non ha un'origine redazionale, come ritiene PESCH, Das Markusevangelium, I, 74, la cristologia del Figlio di Dio è tipica di Marco.

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STMANN - N. G ROEBEN, « Psychologie des lesen s » , in B. FRANZMANN et a/. (a cura d i), Handbuch Lesen, M u n chen 1 999, 1 45-2 2 3 .

2.1. Delimitazione e strutturazione del testo (segmentazione del testo nei suoi elementi) Per la riuscita o q u a nto meno la facile pratica b i l ità d e l l e a n a l isi è spesso decisivo procedere a l l a corretta seg mentazione d e l testo i n u n ità p i ù piccole.26

Poiché un testo svela il suo significato solo se viene conside­ rato come un tutto, bisognerebbe di per sé analizzare un testo in tutta la sua lunghezza, quindi un intero scritto del Nuovo Testamento. Ma nel lavoro esegetico dettagliato questo, a parte la Lettera a Filemone, è praticamente impossibile. Tuttavia vale sempre il principio: «I segmenti di testo sono [ . . . ] unità signifi­ cative solo se permettono di riconoscere un collegamento conte­ nutistico con il significato globale del testo».27 Perciò sorgono spontanee le domande su quale parte di testo28 si debba scegliere nel testo più ampio e sul modo in cui effettuare e motivare la segmentazione. Poi occorrerà procedere a un'ulteriore segmen­ tazione sulla parte di testo scelta. 2 . 1 . 1 . Delimitazione del brano testuale nella totalità del testo Non si può determinare l'inizio e la fine di una sezione sulla base dei dati relativi ai capitoli e ai versetti presenti nelle edizioni della Bibbia, perché questa suddivisione non è una divisione precisa delle parti di significato. Determinare l'inizio e la fine di un'unità di testo è fondamentale per la sua corretta comprensione. Tuttavia all'inizio dell' analisi si può fare solo in forma provvisoria. Poi nel corso dell'analisi apparirà chiaramen­ te fino a che punto quella delimitazione è conforme al testo. Si può procedere alla delimitazione provvisoria basandosi sulle comuni edizioni della Bibbia, ma senza dimenticare che, nel corso dell'analisi, bisognerà all'occorrenza rivedere il punto di

26 H. GuNz, Textanalyse und Verstehenstheorie, 2 voli., Frankfurt a.M. 1973, I, 52. 27 H. WEINRICH, Textgrammatik der franzosischen Sprache, Stuttgart 1982, 29. 28 I termini usati per indicarle sono: brano testuale, segmento testuale, pericope (= passo).

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vista sull'inizio e la fine . Poiché il testo è un'entità strutturata, nella quale i singoli elementi sono in relazione fra loro, l' analisi effettuata correttamente mostrerà la reale estensione del testo. L'esatta d e l i m itazione del testo da a n a l i zza re, ossia l ' i n d ividua­ zione dell ' i n izio e della fine dell ' u n ità testuale, si può motiva re solo nel corso de ll'a nal isi; i n izial mente si può procedere a l l a deli­ m itazione servendosi d e l l e com u n i ed izioni d e l l a B i bbia.

D al punto di vista metodologico, per una prima determina­ zione dell'inizio e della fine del testo è utile una comparazione fra varie edizioni della Bibbia. Dalla comparazione apparirà se esistono problemi riguardo all'ampiezza del testo: il fatto che al riguardo le edizioni della Bibbia divergono notevolmen­ te significa che vi sono dei problemi. In questo caso, bisogna cercare le cause di tali divergenze fra le edizioni. I segnali più importanti del collegamento strutturale, e quindi anche sussidi per la segmentazione, sono i dati relativi al tempo e al luogo e il cambiamento di tema.29 Come esempio di segmentazione di un testo prendiamo Mt 7,7-12. The Greek New Testament riunisce i versetti di Mt 7,7-12 sotto il titolo: «Ask (chiedere), look (guardare), knock (bussa­ re)». Nestle-Aland - questa edizione non ha sottotitoli - suddi­ vide il testo in due sezioni: 7,7- 1 1 e 7,12. La Einheitsilbersetzung titola Mt 7,7- 1 1 «La fiducia nella preghiera» e 7,12 «La regola d'oro»; Die Gute Nachricht titola 7,7- 1 1 «Pregate, cercate, bussate ! » e 7,12-14 «La "regola d'oro" e le due vie», introdu­ cendo prima di 7 , 1 3 un capoverso.30 Ora si tratta di determinare l'ampiezza del testo. Fra 7 , 1 1 e 7,12 non si consiglia alcuna cesu­ ra: infatti, Mt 7,12 è collegato con ciò che precede dalla parti­ cella ovv; la richiesta di comportarsi in base alla regola d'oro viene quasi come una sorta di conseguenza del comportamento di Dio. Poiché fra 7,12 e 7,13 non esiste un tale collegamento linguistico-sintattico e con 7,13 comincia un nuovo tema, si consiglia piuttosto di porre lì una cesura.31

29 Maggiori dettagli sulla struttura e sulla divisione dei testi si trovano nel capitolo 3, § l . 30 L a Bibbia d i Gerusalemme titola 7,7-11 «Efficacia della preghiera>> e 7,12 «La regola d'oro>>; La Bibbia in lingua corrente 7,7-11 «Preghiera e risposta>>, 7,12 «Una regola pratica>> e 7,13-14: «La porta piccola>> [ndt]. 31 Cf. W. EGGER, .

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traduzione è l'aggettivazione in forma compressa della compren­ sione del testo raggiunta dall'interprete. La traduzione mostra a quale comprensione del testo è giunto l'interprete; in quanto risultato della recezione del testo da parte dell'interprete, può essere solo la conclusione del suo lavoro.45 Bibliografia introduttiva

Una buona e breve i ntrod uzione ai problemi delle traduzioni della Bibbia è offerta da W. KLAIBER, « ( B i bei) O bersetzen - eine u n mogliche Aufgabe ? » , in ThLZ 1 33(2008), 467-49 2 . Per fa m i l i a rizzarsi con i com u n i problemi d e l l a scienza della tra d uzione cf. W. KmLER, Einfuhrung in die Obersetzungswissenschaft, Heidel berg 2 1 983 . D e l l e problematiche delle tra d uzioni della Bibbia e della specificità della B i bbia d i Lutero, della tra d uzione ecumen ica e della « Bibbia in l i ngua corrente » si occupa il vol u m e co lletta neo di J . GNILKA - H . P. ROGER, Die Obersetzung der Bibel - Aufgabe der Theologie. Stuttgarter Symposium 1 984, Bielefeld 1 985; di questioni fonda menta l i d e l l a tra duzione della Bibbia d i Lutero, d e l l a trad uzione d e l l a N e u e ZOrcher e di a ltre traduzioni i l vol ume col l ettaneo d i W. G Ross (a cura d i), Bibe!Ubersetzung heute. Geschichtliche Entwicklungen und aktuelle Herausforderungen. Stuttgarter Symposion 2000, Stuttgart 200 1 . U n a chiara i ntrod uzione sui problemi relativi a l l a traduzione si trova i n G . TAUBERSCHMIDT, Streit u m die richtige Bibe/Ubersetzung. Warum konnen Bibe/ausgaben so verschieden sein ? , Wupperta l 32007 .

3.1. Teorie della traduzione

3 . 1 . 1 . Traduzione in quanto processo comunicativo «Traduzione, tradurre» viene presentato nella figura 8 nel quadro di una teoria della comunicazione. Autore _______..

Testo LP

_______.. Lettore Traduttore Lettore diventa mittente

_______..

Testo LA

--+

Lettore

Fig. 8: La traduzione pone il testo di un autore in relazione con lettori in una li ngua diversa (e spesso anche in un tempo diverso).

Tradurre è un processo relazionale: la comunicazione origi­ naria (che avviene in una determinata lingua, la cosiddetta lingua di partenza [LP] e in un determinato ambiente culturale, ed è inserita in un determinato processo comunicativo) deve diventare, come comunicazione, appello o evento estetico, even-

45 La traduzione come conclusione appartiene in sé e per sé all'interpretazione.

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to di lettura o ascolto per lettori che non conoscono la lingua di partenza e vivono in un altro ambiente culturale. Il traduttore è il mediatore che pone il testo di partenza in contatto con nuovi lettori in un'altra lingua ( e in un altro contesto ) . L' attività di traduzione inizia quando il traduttore diventa lettore del testo. Perciò la prima fase della traduzione è la fase della comprensione, nella quale il traduttore analizza il testo della lingua di partenza ( testo LP ) nelle sue strutture e pecu­ liarità linguistiche, nello stile, nell'intenzione, nelle condizioni di composizione, nell'orientamento verso il lettore inteso, ecc. La seconda fase è quella del trasferimento a livello cate­ goriale delle strutture testuali e significative individuate nella lingua di arrivo. La struttura del testo nella lingua di partenza e la sua peculiarità, nonché il suo contenuto di significato analiz­ zato dal traduttore, sono trasferibili nella lingua di arrivo ( LA ) , ma non pienamente . Può darsi che una struttura testuale poeti­ ca sia trasferibile nella lingua di arrivo, ma sia in essa ancora difficilmente comprensibile. In questo caso, per assicurare la comprensione nella lingua di arrivo, potrebbe anzitutto essere trasferito il contenuto del significato, ma in modo che anche le possibilità di comprensione presenti nel testo di partenza venga­ no ridotte alla comprensione del traduttore . Qui il traduttore deve fissare delle priorità: offrire al nuovo lettore le molteplici possibilità di comprensione di un testo oppure rendere nel modo più comprensibile possibile solo il messaggio da lui stesso rico­ nosciuto come contenuto di significato più importante. Il tradut­ tore deve prendere delle decisioni. In Gv 6,29 l'espressione TÒ É pyov ToD 8EoD ( l'opera di Dio ) consente due possibilità di comprensione: la fede dell'uomo è l'opera di Dio nell'uomo; la fede è l' opera dell'uomo per Dio. Nella traduzione di Lutero la fede è un dono di Dio, per cui risuona la seconda possibilità: «Gesù rispose loro : Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». Nella Gute Nachricht Bibel si può leggere e comprendere solo la seconda possibilità: «Rispose Gesù: Dio esige una cosa sola da voi: Dovete riconoscere colui che egli ha mandato». La fede è compito dell'uomo. La terza fase è quella della ricostruzione , nella quale il traduttore, in base alle sue priorità e ai suoi obiettivi nei riguar­ di del testo e dei destinatari che ha in mente, traduce il testo di partenza analizzato sotto il profilo linguistico, semantico e 72

pragmatico. Affinché il tradurre diventi realmente un processo relazionale, che pone in relazione il testo di partenza e il lettore in un' altra lingua e cultura in modo tale da poter rendere possi­ bile la comprensione e produrre un effetto, occorre tener conto di tutta una serie di fattori ed elementi:46 lingua di partenza, lingua di arrivo, forma linguistica del testo, contenuto (senso, significato), tipo di testo, destinatari intesi, ecc. Per la traduzione in sé, il traduttore deve porsi queste domande e rispondervi attraverso la sua traduzione:47 chi ( = mittente) parla di che cosa ( = tematica, contenuto) , che cosa dice ( = aspetto superficiale del testo, tenore letterale, lessico e sintassi), che cosa non dice ( = conoscenze previe; dati acqui­ siti sul tema; conoscenze basilari di carattere socioculturale ), come si esprime ( = registro, stile, struttura), quando e dove ( = collocazione nel tempo e nello spazio) , attraverso quale canale ( = lingua parlata o lingua scritta; tipi di testo; tipologia) , a chi si rivolge ( = destinatario/i) , a quale scopo ( = comunicazione e intenzione). In base alla domanda che si considera prioritaria, la tradu­ zione sarà diversa. Per un approccio relazionale è importante non solo la domanda sul contenuto e sulla forma linguistica del testo originale , ma anche quella sul destinatario per il quale si effettua la traduzione, sull'uso al quale è destinata, cioè sull'utilità che deve avere per il destinatario.48 Secondo una siffatta teoria pragmatica o sociolinguistica della traduzione, non può esservi un'unica tradizione migliore in senso assoluto; devono esistere necessariamente traduzioni diverse in base ai destinatari e all'effetto che si vuole produrre.49 In ogni caso, la traduzione deve essere tale da permettere al destinatario di comprendere il testo con le sue possibilità. Il testo di partenza e il testo di arrivo devono il più possibile concordare. Ciò significa 46 Sulla scia di KoLLER, Einfiihrung in die Obersetzungswissenschaft, 1 14-134; R. KASSUHLKE, Eine Bibel - vie/e Obersetzungen. Ein Oberblick rnit Hilfen zur Beur­ teilung, Wuppertal 1998, 35; H. RITI, «Biblische " Ubersetzungskritik". Linguistische Perspektiven zur deutschen Einheitsiibersetzung der Heiligen Schrift>>, in BZ 20(1976), 167; K. REISS, «Was heiBt iibersetzen?>>, in J. GNILKA - H.P. RUGER (a cura di), Die Obersetzung der Bibel - Aufgabe der Theologie, Bielefeld 1985, 36-40. 47 REISS, «Was heiBt iibersetzen?>>, 41. 48 K. REISS - H.-J. VERMEER, Grundlegung einer allgerneinen Translations­ theorie, Tiibingen 21991, 96 e 101. 49 Cf. E.A. NIDA, «Einige Grundsatze heutiger Bibeliibersetzung>>, in S. MEUR ­ ER (a cura di), Eine Bibel, viele Obersetzungen. Not oder Notwendigkeit?, Stuttgart 1978, 15-17; su Nida, cf. KoLLER, Obersetzungswissenschaft, 86.

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che bisogna salvaguardare la qualità del testo di partenza. Per «qualità» del testo si intende la specificità del testo, che è data da questi fattori: fonologia (suono, ritmo), sintassi, semantica (tema) , pragmatica, tipo di testo (e sue funzioni comunicati­ ve), storia della formazione del testo.50 Poiché non è possibile ricondurre ciascuna di queste realtà a una perfetta equivalenza in ognuna delle altre lingue e poiché, inoltre, si trovano su piani diversi, traduzione significa ricerca della maggiore equivalenza possibile sui vari piani.51 3 . 1 .2 . Tipi di traduzione Alla base delle traduzioni moderne della Bibbia vi sono soprattutto due tipi di traduzione, che non compaiono in forma pura: secondo l'equivalenza che si intende perseguire, abbiamo traduzioni formali e traduzioni dinamiche di pari valore.52 Nelle traduzioni formali si persegue la traduzione fedele al testo. La traduzione deve raggiungere per quanto possibile il rapporto 1 : 1 rispetto al testo originale, addirittura - possibil­ mente - già sul piano della sequenza delle parole (traduzione parola per parola) . Si tratta di «Un modo di tradurre che intende rendere comprensibile il messaggio al destinatario ricalcando la forma letterale e sintattica dell'originale»Y La rinuncia alla sequenza delle parole nell'originale è possibile solo se richie­ sta dalla lingua di arrivo. Mediante questo modo di tradurre si deve preservare la fedeltà all'originale. Poiché la traduzione formale si preoccupa soprattutto della riproduzione equivalente della forma e del contenuto di un messaggio, essa è fortemente orientata al testo. Le traduzioni formali possono spingersi fino a essere traduzioni concordanti, al punto che una determinata espressione greca del Nuovo Testamento viene tradotta ogni volta nella lingua di arrivo con la stessa parola.54

50 Sui singoli fattori, cf. KoLLER, Einfiihrung in die Obersetzungswissenschaft, 125-133. 5 1 Sull'equivalenza cf. ivi, 85-88 (su Nida) e 176-191. 52 Sui tipi di traduzione cf. REISS, , 34-36. 53 KAssDHLKE, Eine Bibel - viele Obersetzungen, 39s; K. REISS, , 34s, distingue anche fra traduzione interlineare (parola per parola) e traduzione letterale (grammar translation) . 54 La traduzione interlineare va in questa direzione. Sulla traduzione dei Testi­ moni di Geova cf. sotto.

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Il valore delle traduzioni formali consiste principalmente nel trasmettere, oltre a un'elevata fedeltà al testo, un linguaggio biblicamente caratterizzato. Per le comunità di fede che hanno bisogno di un linguaggio comune e per le quali sussiste anche la necessità di uno specifico linguaggio religioso e teologico,55 le traduzioni formali sono irrinunciabili. Il va l ore d e l l e traduzioni forma l i dei testi b i b l ici consiste nel fatto d i corrispondere il più esatta me nte possib ile a l testo del l 'orig i n a l e e d i mettere a disposizione u n modo d i esprimersi basato s u l l i n­ guaggio b i b l ico, per form u l a re l 'esperienza di fede (che si basa s u l l a Scrittura come parola di Dio) .

Le traduzioni formali sono particolarmente adatte per lo studio, perché trasmettono la vicinanza con il testo originale. Soprattutto per le ricerche sinottiche, una traduzione che si avvicina all'originale, in certi casi anche zoppicante, è l'unica strada per permettere un lavoro significativo. Alle traduzioni formali appartiene la maggior parte delle traduzioni effettuate finora, fra cui, in tedesco, la Bibbia di Lutero, la Ziircher Bibel riveduta, la Einheitsiibersetzung e la Elberfelder Bibe/.5 6 Un secondo modello di traduzione - la traduzione per equi­ valenze dinamiche o equivalenze funzionali57 - si basa sull'idea che una traduzione deve esercitare sul lettore di oggi lo stesso effetto (dinamica) che esercitò il testo originale sugli ascoltatori di allora. Il va l ore di una trad uzione d i n a m ica-eq uiva l e nte consiste nel suo approccio orientato forteme nte a l l ettore e a l la recezione.

55 Come alcune scienze, ad esempio matematica, medicina, ecc., non possono fare a meno di determinati termini tecnici per ragioni di economia di linguaggio e precisione, così anche la fede che vuole esprimere la sua esperienza non può fare a meno di termini specifici, come , , ecc. In questo senso si parla di un linguaggio teologico. Sulla necessità di una determinata forma linguistica per salva guardare la memoria comune dell'espressione della salvezza cf. RITI, , 178. 56 In italiano, la Bibbia del Pontificio istituto biblico a cura di S. Garofalo (1960), E. Galbiati, A. Penna e P. Rossano (1963) e la Bibbia della CEI [ndt] . 57 P.-G. MOLLER, «Zur Funktion der Bibeliibersetzung "Die Gute Nachricht">>, in Una Sancta 38(1983), 237, suggerisce di tradurre «dynamic equivalent transla­ tion>> con «funktionale Ùbersetzung>> ( traduzione funzionale ) .

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In base al metodo della traduzione per equivalenze dinami­ che, il processo della traduzione procede in questo modo: analisi del testo mediante la suddivisione nei suoi elementi (nell' analisi semantica, in particolare con l'aiuto dell'analisi dei componenti);58 trasferimento delle idee e costruzione di una nuova unità testuale nella lingua di arrivo. Ad esempio, Rm 1 , 17a:

Ori g inale

Traduzione CEI

Traduzione formale

ÙL KaL OaUVT] yàp eEou Èv' chhQ Ò.TTOKGÀUTTTETaL

È i n esso (va ngelo) che si rivela la g i ustizia d i Dio

È:K TTLaTEWS

d i fede

ELS TT(anv . . .

in fede . . .

« B i bbia i n l i n g ua corrente»

Traduzione per equivalenze dinamiche

Questo messaggio rivela come Dio media nte la fede, ria b i l ita g l i uom i n i davanti a sé.

La Gute Nachricht Bibel presenta il testo in una nuova versione: dopo una decodificazione del testo in base a determi­ nate griglie di domande (ad es. oggetto, avvenimento, relazioni), il testo viene nuovamente codificato, per cui poi nella traduzione appare chiaramente chi agisce (Dio), che si tratta di un'azione di Dio e che attraverso questa azione di Dio si instaurano nuove relazioni. Nonostante la lontananza dal testo si preservano i contenuti essenziali della OL KmoauvTI ToD 8EoD . L'importanza di questa teoria della traduzione consiste anche nel fatto di essere alla base di molti progetti internazio­ nali di lavoro sulla Bibbia.59 I suoi svantaggi sono, oltre alla relativa lontananza dal testo cui conducono queste traduzioni, le numerose decisioni esegetiche che precedono la traduzione vera

58 L'analisi delle componenti gioca un ruolo notevole nella teoria della tra­ duzione proposta da E.A. NmA: in Signs - Sense - Translation, Typoskript der Vorlesungen in Pretoria 1981 , 64-67, egli presenta queste classi semantiche: oggetto, evento, termini astratti, rapporti e i relativi significati per il tradurre. 59 MEURER, Vbersetzungsstrategien, 173-189.

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e propria e che ne determinano poi la forma. La comprensione del testo e l'interpretazione del traduttore giocano un ruolo notevole. È molto alto il rischio che il traduttore introduca nel testo le proprie convinzioni teologiche. Le traduzioni formali evitano questa forte introduzione di decisioni esegetiche nella traduzione . Alla luce delle teorie più recenti in materia di traduzione si può praticamente trascurare la distinzione, sottolineata molto fortemente in passato, fra traduzione e trasposizione come una restituzione più libera conforme al senso. A volte nella traduzione gioca un ruolo anche la questione di una cosiddetta revisione . Quando una traduzione della Bibbia è molto apprezzata per la sua importanza e non si vuole abbando­ narla, ma, d' altra parte, occorre adattarla all'attuale sensibilità linguistica o introdurvi le nuove acquisizioni della scienza bibli­ ca, si interviene solo dov'è assolutamente necessario, preservan­ do per il resto la forma linguistica familiare. 3 . 1 .3. Valutazione delle traduzioni In base al modello relazionale in materia di testo e compren­ sione, nella valutazione di una traduzione si devono considerare due aspetti. La q ualità di una traduzione si misura dal modo in cui ri esce a mettere i n contatto fra loro testo e lettore i nteso, ossia dalla mi­ sura i n cui essa è sia fedele all'a utore e al testo sia orientata al lettore .

La fedeltà all'originale e l'attenzione al lettore, ai suoi presup­ posti culturali e alle sue possibilità di comprensione sono i criteri principali che dovrebbero essere collegati fra loro in una relazione ottimale. Il traduttore procederà in modo diverso a seconda del testo e del lettore al quale è destinata la traduzione. I testi poetici dovrebbero essere tradotti in modo diverso dalle istruzioni per l'uso. Per lettori che non hanno familiarità con il linguaggio reli­ gioso ed ecclesiale, molte espressioni bibliche che vengono ripre­ se nelle traduzioni formali non sono più comprensibili. Per questi lettori è utile una traduzione che eviti parole straniere e (per quanto possibile ) espressioni specialistiche della tradizione della Chiesa. Essa ha una funzione propedeutica e pastorale. Tuttavia una traduzione del genere è difficilmente adatta a cristiani che 77

hanno riflettuto sulla loro fede e la confessano consciamente.60 Ma l'esperienza ha dimostrato che queste traduzioni diventano facilmente, da Bibbie di ingresso, Bibbie di uscita, perché in esse il contenuto è trasmesso in modo più semplice. Qui sullo sfondo c'è il rischio della semplificazione dei contenuti. A lungo andare le semplificazioni dei contenuti possono indurre una perdita di qualità e di maturità delle Chiese e dei fedeli. Una comparazione delle traduzioni persegue obiettivi descrit­ tivo-comparativi e anche critici nei riguardi della traduzione.61 3.2. Un rapido sguardo sulle traduzioni del Nuovo Testamento

Si considerano ufficiali le traduzioni della sacra Scrittura che le competenti autorità ecclesiastiche dichiarano vincolanti per la liturgia e per l'insegnamento. Questo giudizio non si pronun­ cia sulla qualità della traduzione. Le traduzioni ufficiali sono necessarie, perché la comunità ecclesiale disponga di un punto di riferimento linguistico comune per la liturgia e l'insegnamen­ to, oltre che di una lingua religiosa comune, di una specie di linguaggio religioso specifico. Per la Chiesa latina la traduzio­ ne fatta da Gerolamo è diventata la «Vulgata» (la traduzione universalmente riconosciuta) . La revisione della Vulgata, la cosiddetta Neovulgata, è stata portata a termine nel 1979 ed è il testo ufficiale della Chiesa latina. 3 . 2. 1 . Traduzioni in tedesco62 Poiché nei Paesi di lingua tedesca, a partire dalla Riforma, le grandi Chiese cristiane rendevano diversamente anche i nomi dei personaggi biblici, si è recentemente raggiunto un accordo

60

lvi, 123s. 61 Sulla comparazione delle traduzioni nella linguistica cf. H.P. ALTHAUS - H. HENNE - H. WrEGAND (a cura di), Lexikon der germanistischen Linguistik, Ttibingen 2 1980, 799; Ko LLER , Einfilhrung in die Obersetzungswissenschaft, 192-216. 62 Una rassegna delle attuali traduzioni della Bibbia in tedesco in M. e R. KuscHMIERZ, Handbuch Bibeliibersetzungen. Von Luther bis zur Volksbibel, Wup­ pertal 2007. Ulteriori rassegne sulle traduzioni tedesche della Bibbia: O. KNOCH , >, in GNILKA - RDGER (a cura di), Die Obersetzung der Bibel. Sugli obiettivi e principi di questa traduzione informa (con esempi di testi) un opuscolo divulgativo pubblicato dalla Deutsche Bibelgesellschaft: Die Bibel in heutigern Deutsch. Die gu­ te Nachricht des Alten und Neuen Testarnents. Zielsetzungen und Obersetzungsgrun­ dsiitze, Stuttgart 1983; cf. anche MDLLER, «Zur Funktion der Bibeliibersetzung>>; e H. FRANKEMOLLE, > (Introduzione all'edizione in lingua italiana della sacra Bibbia per l'uso liturgico ) . 77 La direttiva della CEI delineò le caratteristiche della versione ufficiale: >; la traduzione italiana della Parola del Signore o Bibbia in lingua corrente (corrispondente alla Cute Na­ chricht) ha presente un lettore che dispone di poche nozioni storico-letterarie e non ha familiarità con la cultura biblico-catechistica. 84 NmA, , 15. VALENTIN ,

84

- livello culturale; - età; - uso di forme linguistiche specifiche. Il procedimento della traduzione vera e propria consiste anzitutto nel trasferire a livello mentale le strutture del testo e il significato nella lingua dei destinatari, e poi nella nuova costru­ zione del testo nella lingua di arrivo, formulando ciò che affer­ ma il testo con parole, forme di costruzione della frase e forme testuali della lingua di arrivo, in modo che la struttura del testo portatrice di significato nella lingua di partenza si perda il meno possibile. Bisogna perseguire la corrispondenza naturale più stretta possibile con l'originale; questo significa che il testo della lingua di arrivo deve essere il più possibile vicino alla forma e al significato del testo di partenza.85 Per le traduzioni ecumeniche valgono le Direttive per la cooperazione interconfessionale nella traduzione della Bibbia, in materia di base testuale, esegesi e lingua, nonché realizzazione del lavoro comune.86 3.4. Uso delle traduzioni

Le traduzioni possono essere usate come sussidio per la comprensione sia nel lavoro pratico sulla Bibbia sia nell'approc­ cio scientifico ai testi. Ogni traduzione rende solo in parte la ricchezza dei possibili significati dell'originale. Si può superare in parte questa lacuna usando varie traduzioni di uno stesso passo della Bibbia. Dalla comparazione87 di traduzioni diverse sui singoli passi risulta chiaramente la grande ricchezza di significati nascosti nel testo. Prendiamo ad esempio Mc 1 , 15:

85 lvi, 13-15. 86 Le direttive sono state emanate congiuntamente il l o giugno 1965 dal Weltbund der Bibelgesellschaften a Londra e dal Segretariato per l'unità dei cri­ stiani a Roma. Testo: PLéiGER - KNOCH ( a cura di ) , Einheit im Wort, 11 8-136. In versione italiana: SEGRETARIATO PER L'UNIONE DEI CRISTIANI - SOCIETÀ BIBLICHE UNITE, Direttive per la cooperazione interconfessionale nella traduzione della Bibbia, Città del Vaticano 1987. Si tratta di una revisione dei del 1968. 87 Cf. le Metodologie sul lavoro pratico sulla Bibbia.

85

Testo g reco

TIETIÀll PWTm o Kmpòs Kaì. T)yy L KEV "ri (3mnÀE La Tou E>Eou

E/berte/der

I l tem po è com pi uto e i l reg no di Dio è g i u nto vicino.

EinheitsObersetzung

Il te mpo è compi uto, il regno di Dio è vici no.

Lutherbibel (1 984)

I l tempo è co mpi uto e i l reg no d i Dio è ven uto vici no.

ZOrcher Bibe/

Compi uto è i l tempo e ven uto vicino è i l reg no d i Dio.

BigS

Il mome nto è ve nuto, i l tem po compi uto. La regal ità di Dio si è awicinata .

(2006)

È g i u nta l ' ora : ora Dio sta b i l i rà la sua sovra n ità e com p i rà la sua opera .

Gute Nachrich t

Ho ffnung far alle

2002

O ra è g i u nto il tempo, nel q u a l e com i n e i a i l m o n d o n uovo d i D i o .

Versione C E I 1 972

I l tem po è com p i uto e il reg no d i Dio è vici no.

B i b b i a i n l i n g u a corrente

I l tem po della sa lvezza è ven uto : i l reg no d i Dio è vici no.

Già questa comparazione delle traduzioni mostra l'ampiez­ za di significato con la quale viene recepito il testo bibli­ co nelle varie traduzioni: l'espressione �a. 3 Cf. S. HoRSTMANN, «Text>>, in Reallexikon der deutschen Literaturwissen­ schaft, Berlin-New York 2003, III, 596.

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le condizioni della spiegazione della pericope che si vuole inter­ pretare. L'esegesi scientificamente affidabile dovrebbe rendersi conto delle conseguenze di questa decisione. Entrambi i punti di vista sono legittimi, ma devono essere dichiarati. Dalla presa sul serio di questa categorizzazione delle condi­ zioni della spiegazione deriva necessariamente una conseguenza: ciò che costituisce l'estetica, la bellezza interna di un testo poeti­ co, non si nasconde in un'intenzione dell'autore «dietro» il testo, ma piuttosto in un misterioso gioco delle condizioni interne ed esterne degli elementi del testo. In base alla prima prospettiva, quella esterna al testo, esso viene considerato maggiormente un evento comunicativo, che oltrepassa anche i suoi confini. In base alla seconda prospettiva, quella esterna al testo, esso viene consi­ derato in primo luogo un'entità estetica, coerente, strutturata. Ma le due prospettive hanno in comune la ricerca del modo in cui è organizzato un testo. L'analisi sincronica serve a ordi­ nare le strutture testuali e a descriverle nella loro struttura­ zione. Veniamo accompagnati in un viaggio che ci conduce in un mondo particolare, poetico. L'estetica di un testo consiste in estraniazioni dal quotidiano. Per penetrare adeguatamente in queste strutture, dobbiamo anzitutto leggere esattamente il testo. Il testo biblico, in genere già ben conosciuto, deve essere letto così esattamente da poter ritornare a essere estraneo. Nello studio della letteratura si parla di close reading ( cf. c. 3, § 3). 2.

Il modello testuale e la semiotica

Se si interpreta un testo con l'ausilio della prospettiva lingui­ stica, balza automaticamente in primo piano il segno linguistico. La scienza che si occupa dei segni è detta semiotica. La semio­ tica ricerca le condizioni della formazione dei segni. Chiede che cosa occorre perché un segno diventi segno. Il processo mediante il quale qualcosa diventa un segno è detto semiosi. A questo processo partecipano tre fattori: l ) ciò che opera come segno; 2) ciò a cui si riferisce il segno; 3) la reazione che produce nell'interprete e che permette in definitiva al segno di diventare segno. Di conseguenza, secondo Morris,4 dalla semiotica ( = la

4 C.W. MoRRIS, Frankfurt a.M. 1988.

Grundlagen der Zeichentheorie. Asthetik der Zeichentheorie,

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dottrina dei segni), cioè da queste tre dimensioni della relazione fra i segni, si possono ricavare tre relazioni: - la relazione fra il segno e l'oggetto ( = «dimensione seman­ tica» ); - la relazione fra il segno e l'interprete ( = «dimensione prag­ matica»); - la relazione formale dei segni fra loro («dimensione sin tat­ tica» ) . I rami della semiotica sono quindi semantica, pragmatica e sin tattica. Nella sezione linguistica di questa metodologia noi sceglia­ mo per l'interpretazione un procedimento induttivo: dal piccolo al grande, dal particolare al generale. Perciò l'analisi vera e propria comincia con l'analisi linguistico-sin tattica (cf. sotto, § 4). L'esame del testo in base ai segni linguistici usati e alla loro combinazione è il primo passo per cogliere la sua peculiarità, «perché tutti i passi successivi poggiano sulle osservazioni deri­ vanti dall'analisi linguistica del testo».5 Il secondo passo è l'analisi semantica (cf. sotto, § 5). Si tratta di rendersi conto dei vari significati di una parola, di una frase o di un testo. A questo livello appare chiaramente a quali circo­ stanze e realtà potrebbe riferirsi una parola, una frase o un testo. D al punto di vista della linguistica si tratta della differenza fra «senso» e «significato» di un'unità testuale: il senso si ricava nel sistema della lingua come contenuto dalle reciproche relazioni fra segni, parole, frasi, ecc. Il significato invece compare solo successivamente nella relazione fra segni e mondo. Il senso può essere quindi considerato una realtà immanente al testo e il significato una realtà esterna al testo. Il senso deve derivare dal testo, mentre il significato gli viene attribuito dall'esterno. Restando all'interno della semiotica, si può assegnarle anche l'analisi narrativa. L' analisi narrativa risale a Greimas, conside­ rato comunemente il fondatore della cosiddetta scuola di Parigi. Il terzo passo è l' analisi pragmatica (cf. sotto, § 6). La prag­ matica è un ramo della semiotica, che ricerca l' azione linguistica e l'utilizzazione della lingua, prestando soprattutto attenzione alla situazione concreta della comunicazione e dell'azione.

5 G. FOHRER et al., Exegese des Alten Testaments. Einfii.hrung in die Methodik, Heidelberg 1979, 57.

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Nel passo successivo, quello dell'analisi dei tipi testuali (cf. sotto, § 7), si studia il tipo/genere letterario cui appartiene un testo. Per questo si utilizzano i risultati dei passi precedenti: mediante la comparazione di testi (di cui deve essere già stata individuata la caratteristica linguistica, semantica, narrativa e pragmatica) si accerta la presenza di somiglianze e si stabilisce il modello strutturale. Questi metodi permettono di ampliare il metodo storico­ critico (c. 7, §§ 1 -3): indubbiamente anche il metodo storico­ critico parte da una serie di osservazioni sul testo, ma spesso privilegia determinate osservazioni (ad esempio, le tensioni nel testo), trascurandone altre. La ricerca storico-critica è tenuta, a partire dalla sua stessa costituzione, a cercare un canone normativo (nel canone). Ma un processo normativo contiene anche una conoscenza sul vero e sul falso. Esso può escludere, perché sa di essere tenuto per sua propria costituzione a una verità,6 mentre per i metodi sincronici l' ammissione di più veri­ tà esistenti in parallelo non costituisce un problema. Nei metodi sincronici l'osservazione sistematica e globale dei fenomeni immanenti al testo diventa una tappa esplicita del lavoro sul testo. Questa pluralità delle verità cui mirano i metodi sincro­ nici può e deve diventare un importante correttivo della ricerca storico-cri tic a. 3.

Il primo passo nella spiegazione della percezione sincronica del testo: il close reading

La lettura immanente al testo non conosce in sé e per sé alcu­ na ricetta infallibile, ma si è piuttosto prefissa la lettura esatta, il cosiddetto close reading. Con questa espressione si intende la lettura accurata, rispettosa di un testo o di un brano. In questa forma di lettura si fa più spazio alla scoperta di ciò che è inso­ lito rispetto a ciò che è abituale. Si accorda un maggior peso a singole parole, all'ordine sintattico o alla sequenza dei pensieri rispetto a una lettura abituale, quotidiana, piuttosto superficiale. Quando si legge un testo per la prima volta, sono in genere determinate cose ad attirare l' attenzione: comparazioni insolite, formulazioni strane, parole incomprensibili, accumuli di termi6 G. MAIER, Das Ende der historisch-kritischen Methode, Wuppertal 1974, 44.

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ni ingombranti, ecc. È importante non scegliere o censurare. In questa fase tutto è permesso, anche le impressioni e le idee «folli». Nell'utilizzazione del close reading si possono formulare vari passi ormai collaudati. Passi p e r i l l avoro con i l c/ose reading

- Leggendo, tenere sempre a portata di mano strumenti per scrivere e notare tutto ciò che colpisce. Si tratta di individuare e sottolineare parole chiave. Così il lettore si trasforma da ricet­ tore passivo in autore attivo, in scrittore: egli colloca sul testo il proprio testo. - Prestare attenzione all'eventuale esistenza di regolarità in ciò che si è sottolineato : ripetizioni, contraddizioni, parallelismi. - Interrogarsi sulle regolarità che si sono riscontrate. Che cosa offre questo metodo? Esso promette un approc­ cio esatto, non fagocitante, ai testi letterari. Inoltre, nel close reading si decide già se l'interpretazione che ne deriverà sarà filologicamente corretta o meno. Tutto ciò che non si può dimo­ strare attraverso il testo è insostenibile. Così, ad esempio, nel close reading della Bibbia si ricava anche la rappresentazione di Dio solo dalla lettura del testo e non la si introduce nel testo dal di fuori. Perciò, se è presente un Dio, è quello che annuncia il testo.7 Al tempo stesso nella lettura, attraverso la lettura, che è sempre la nostra lettura, noi ci iscriviamo nel testo. Effettuiamo la nostra iscrizione nel testo. Il testo diventa un testo letterario solo attraverso questo lavoro di iscrizione del lettore. Il close reading si collega all' accertamento della forma testuale ( c. 2, § 1 : critica testuale ) e, se non avviene nella lingua originale, a una traduzione ( c. 2, § 3) e prolunga, approfonden­ doli, i passi del primo orientamento sul testo ( c. 2, § 2). Quando il perimetro del testo è chiaro ed esistono le necessarie compe­ tenze linguistiche, il close reading può essere anche il primo passo. Ma è in modo significativo il primo passo al più tardi per i passi della spiegazione sincronica di un testo, così come vengono trattati nel terzo capitolo.

7 Cf. S. SoNTAG, Kunst und Antikunst: 24 literarische Analysen, Frankfurt a.M. 1995. Non si tratta di scoprire un significato nascosto, ma di far emergere la conce­ zione del testo.

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A p p rofo n d i m ento d e l dose reading: i l metodo SQ3 R

Si può approfondire il close reading con il metodo SQ3R (Survey, Questions e tre R - Read, Recite, Review) proposto da F.P. Robinson.8 In base a questo metodo, si tratta anzitutto di farsi piuttosto rapidamente una visione generale della pericope da analizzare. l ) Sguardo generale (Survey): gettare un primo sguardo generale su tutto il testo. Questa prima impressione deve essere rapida, senza perdersi nei dettagli. L'attenzione deve concen­ trarsi sulle posizioni e sulle idee fondamentali presenti nel testo. Notare tutti gli aiuti offerti dal testo per una rapida visio­ ne generale: titoli, struttura, lemmi, grassetti, compendi, ecc. Leggere soprattutto la prima e l'ultima parte del testo, perché spesso l' autore offre proprio lì indicazioni importanti per la comprensione di tutto il testo. In questa fase non prestare atten­ zione agli aiuti secondari per la comprensione, come ad esempio i titoli, perché questi non fanno parte del testo della Bibbia, ma sono già delle interpretazioni. 2) Domande ( Questions) : riflettere su ciò che ci si può aspet­ tare dal testo. Già le domande che si pongono al testo orientano la lettura in una prima direzione. Si assegna un obiettivo alla propria lettura. 3 ) Leggere (Read) : leggere attentamente tutto il testo. Nella situazione ideale questo conduce a una comprensione approfon­ dita del testo e favorisce il ricordo del contenuto del testo. Sotto­ lineare passi importanti, cercare di isolare un' «affermazione principale» del testo. 4) Ripetere (Recite): Il 50% di ciò che si legge è già dimenti­ cato al termine della lettura. Il ricordo del contenuto del testo si forma molto più facilmente se si compendia il testo con parole proprie. Esaminare se le domande del secondo passo sono state chiarite. Altrimenti ripetere il terzo punto. 5) Rivedere (Review ): accertarsi se si è veramente compreso tutto il testo. Perciò rileggerlo tutto, prendere appunti, mettere per iscritto le conoscenze acquisite. Immaginare di dovere in seguito spiegare il risultato della lettura a un nipote di otto anni.

8 F.P. RoBINSON, Effective Study, New York 41970.

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Altre strad e p e r l ' i nterpreta z i o n e del testo

Un altro procedimento consiste nell'effettuare un inventario tematico del brano. Un bollettino meteorologico, ad esempio, contiene molti termini meteorologici. In vari libri della B ibbia si può trattare, ad esempio, del tema ricchezza/povertà che presuppone un proprio vocabolario. Naturalmente per lo più in un testo vi sono più inventari tematici che si possono evidenzia­ re. Non fermarsi quindi al primo. 4.

Analisi linguistico-sintattica: i materiali più piccoli della costruzione del testo e i loro collegamenti

Sia un dialogo che un testo vivono della loro brillantezza retorica, perché alla base di ogni espressione, sia essa scritta o orale, c'è sempre il desiderio di convincere in qualche modo il destinatario ad accogliere un messaggio. Ogni persona dispone di preferenze linguistiche individuali. Questo deriva, da un lato, dall'origine, dalla biografia, nonché dal carattere, e dall' altro, anche dallo sforzo di farsi comprendere in modo possibilmente efficace. Perciò, molto presto si è cercato di insegnare l'arte della convinzione. La retorica è fin dall' antichità una tradizione importante, trasmessa nelle relative scuole. I testi del Nuovo Testamento, sorti tutti in questo ambiente culturale, sono ricchi di mezzi stilistici retorici per influenzare nel modo voluto i lettori/gli ascoltatori. Come ipotesi di lavoro si può partire dal fatto che in testi letterari come la Bibbia nessuna parola è usata «a caso», ma tutto è subordinato a una concezione estetica. Per essere presi sul serio nel mondo antico non bastava possedere un messaggio convincente, ma occorreva anche versare il messag­ gio in una forma esteticamente convincente. Può persino acca­ dere che la forma contribuisca in modo decisivo a determinare o perlomeno influenzare il messaggio. Nell'analisi linguistico­ sintattica si descrive la costruzione retorica di un testo: suono, ritmo, lessico, mezzi sintattici, coesione degli elementi del testo, costruzione e articolazione. L'analisi linguistico-sintattica si occupa esattamente di questi problemi. Essa cerca di mostrare le strutture retoriche presenti nel testo e di conferire così la necessaria rilevanza al messaggio in esso contenuto. 96

La particola rità linguistico-si ntattica d i u n testo è ca ratterizzata da un «lessico» di seg n i li nguistici (q ua ntità di pa role e frasi) e da una g ra m matica che reg ola il collegamento fra gli elementi.

Poiché in definitiva l'esegesi di un testo non può risalire al di là del testo trasmesso (al discorso diretto di Gesù), il fondamen­ to di qualsiasi spiegazione non è costituito da un ipotetico dialo­ go dietro al testo, bensì dal testo esistente. Sull'analisi linguisti­ co-sintattica che ora segue (§ 4) si basa l'analisi semantica, che si occupa del significato delle espressioni linguistiche. Anche l'analisi pragmatica presuppone l'analisi linguistico-sintattica, perché attraverso la scelta di determinati mezzi linguistici chi parla/scrive vuole ottenere determinati risultati sul lettore. Oltre che per la comprensione del testo, la conoscenza della particolarità linguistica è importante anche per la ricostruzione della sua formazione. Bibliografia introduttiva

C o m e i ntrod uzione a l l a particola rità l i n g u i stico-si ntattica dei testi sono uti l i : K. BRINKER, Linguistische Textanalyse. Eine Einfuhrung i n Grundbegriffe und Metho­ den, Berl i n 2 0 0 5 ; C . GANSEL, Textlinguistik und Textgrammatik. Eine Einfuhrung, Gotti ngen 2007. Per l ' a m bito esegetico è uti le K. BERGER, Exegese des Neuen Testaments. Neue Wege vom Text zur Auslegung, H e i d e l berg 1 977, § § 3 e 4. 9

4.1.

Caratteristiche linguistico -sinta ttiche dei testi

4. 1 . 1 . Lessico La particolarità di un testo dipende, fra l'altro, dal lessico di cui un autore dispone. Un testo non utilizza mai l'intero lessico di una lingua, ma solo una parte.10 Questa scelta caratterizza il 9 Ulteriore bibliografia: J. ANDEREGG, Literaturwissenschaftliche Stiltheorie, Gottingen 1977; E. ENGEL, Deutsche Stilkunst, Leipzig-Wien 191 1 ; H.-W. EROMS, Stil und Stilistik. Eine Einfii.hrung, Berlin 2008; H. VATER, Einfii.hrung in die Text­ linguistik. Struktur und Verstehen von Texten, Mtinchen 2001; H. UTZSCHNEIDER, Arbeitsbuch literaturwissenschaftliche Bibelauslegung. Eine Methodenlehre zur Exe­ gese des Alten Testaments, Gtitersloh 2001; B. SoWINSKI, Deutsche Stilistik. Beob­ achtungen zur Sprachverwendung und Sprachgestaltung im Deutschen, Frankfurt a.M. 1991. Cf. anche le relative sezioni in W. EGGER, Nachfolge als Weg zum Leben. Chancen neuerer exegetischer Methoden dargelegt an Mk 10,1 7-31 ( O sterreichische Biblische Studien 1 ) , Klosterneuburg 1979, 60-78. 10 Sull'analisi della frequenza dei vocaboli cf. P. GUIRAUD - P. K uENTZ, La stylistique (Initiation à la linguistique A, l), Paris 1975, 222-224. I dati statistici sul patrimonio lessicale del Nuovo Testamento sono citati nella nota 32.

97

testo. L' ampiezza del lessico usato può variare: Giovanni usa solo mille vocaboli diversi (che utilizza complessivamente 19.000 volte). Riguardo ai termini importanti del Nuovo Testamento, si nota un uso caratteristico per i singoli scritti: ad esempio, E Ù ayyÉ ÀLov (nei vangeli: 12 volte; in Atti degli apostoli: 2 volte; nelle lettere paoline autentiche: 47 volte) ; Ù KoÀov8E'L v (vangeli sinottici: 60 volte; Giovanni: 19 volte; lettere paoline: l volta). Uno sguardo generale sul lessico di un testo, anche nel caso di un segmento di testo, offre una prima indicazione sulle accen­ tuazioni teologiche del libro biblico in questione (da appro­ fondire nell'analisi semantica) e permette, inoltre, nell'analisi diacronica, di trarre determinate conclusioni sulla tradizione e redazione.U Nei comuni lessici greci, a volte , si indica a parte il significato particolare di un termine nel greco biblico. Questi significati devono essere trattati sempre con cautela, perché possono contenere già una valutazione teologica. Nel dubbio si dovrebbe tentare con altri significati, ampiamente attestati al di fuori della Bibbia, anche se così il messaggio risulta molto distante da quello al quale si è abituati. L'espressione o6ta TOV 8EoD può avere molti altri significati oltre a quello di «gloria del Signore». Questa traduzione è teologicamente già determinata. In Menge-Gtithling12 c'è al primo posto «opinione di qualcosa», «Veduta», «concezione», «fede», «idea», «Senso». 4. 1 .2. Tipi di parole e forme di parole (grammatica) I testi presentano una scelta di possibili tipi e forme di parole a partire dalla grammatica. L'osservazione dei tipi delle paro­ le, come sostantivo/nome, articolo , pronome, verbo, aggettivo, avverbio, preposizioni, ecc., nonché delle forme delle parole, come nel verbo il tempo (e il tipo di azione, il modo, ecc. ), permettono un primo orientamento approssimativo sul brano testuale di cui ci si sta occupando. Inoltre, eventuali predile­ zioni per determinati tipi di frasi nel testo possono fornirci importanti informazioni sulle preferenze stilistiche dell'autore o sulla stilistica della forma testuale che abbiamo davanti; così, ad esempio, proposizioni enunciative e imperative; l'uso di frasi

1 1 Sull'analisi del patrimonio lessicale come una fase di lavoro del metodo cri­ tico di storia delle redazioni si veda più avanti. 12 Langenscheidts Handworterbuch Griechisch-Deutsch.

98

verbali o nominali; la posizione del soggetto e del predicato;13 l'uso di sinonimi (soprattutto Luca ama variare l'espressio­ ne); la frequenza di determinate espressioni; la frequenza del cambiamento dell'uso del tempo (ad esempio il passaggio fra aoristo, imperfetto, presente storico: nel breve testo di Mc 1 ,4043 troviamo per il verbo principale: presente, aoristo, presente, tre volte aoristo e presente) . 4 . 1 .3. Collegamento fra parole e frasi Anche il collegamento fra le singole parole per formare inte­ re frasi può fornire indicazioni importanti riguardo alla carat­ teristica di un testo. Così si cambia completamente l'estetica di un testo quando si passa dallo stile nominale allo stile verbale. Ovviamente ogni autore è vincolato alle regole della grammati­ ca, ma può anche infrangerle mediante la libertà poetica, e anche questo costituisce una caratteristica del suo stile. La brillantezza di un testo può dipendere anche da un' abile collocazione di volute fratture stilistiche. Naturalmente, nel caso del Nuovo Testamento la lingua della comunicazione è il greco della koinè, influenzato a sua volta da semitismi, aramaismi ed ebraismiY Ma l' autore può anche utilizzare questi influssi e le attese ad essi collegate degli ascoltatori (lettori/ascoltatori) come mezzi stilisti­ ci e fare così il suo «gioco» di produzione di significato. In molti casi si possono legare le relazioni fra le singole frasi di un testo a elementi linguistici, che stanno fra loro in una chiara relazione sintattica o anche semantica. Un testo vive quindi essen­ zialmente di due realtà: coerenza e coesione. Il principio della coesione viene stabilito attraverso la grammatica. La coesione costituisce quindi il fondamento della coerenza. Da parte sua, la coerenza mostra sul piano logico (non su quello linguistico) come 13 Benché in tedesco [e anche in italiano, ndt] la posizione delle parole sia mol­ to più fissa rispetto al greco, la posizione del verbo può essere stilisticamente signi­ ficativa: se nel caso di Mc 1,15 si preserva la posizione verbo-sostantivo, da un lato, si sottolinea più fortemente il carattere di evento di ciò che avviene ( «Compiuto è il tempo e vicino è venuto il regno di Dio» ) , e dall'altro, si caratterizza il passo anche come parola alta, poetica, in contrasto con il linguaggio attuale. 14 Cf. K. BEYER, Semitische Syntax im Neuen Testament ( StUNT 1), Gottingen 1962; J.W. VoELZ, >, 29s; FRIEDRICH, «Die formale Struktur von Mt 28,18-20>>.

111

riferimenti sono soprattutto: le indicazioni di luogo «Galilea» e «monte», i motivi del dubbio (cf. 14,28-3 1) e dell'adorazione,42 il collegamento concreto della promessa con il nome «Emma­ nuele» in Mt 1 ,23 e con la promessa della presenza di Gesù in Mt 18,20. La sottolineatura della struttura formale del testo è impor­ tante anche per la determinazione dei tipi testuali (cf. § 7), perché per questo si possono addurre solo testi con una struttura linguistico-sintattica analoga. Da questo punto di vista, le parole giovannee in «io sono» costituiscono, sia come forma che come contenuto, un parallelo, perché anche queste ultime, come Mt 28,18-20, comprendono autorivelazione, ingiunzione e assicura­ zione di una promessa.43 4.3.3. Marco l Benché Marco l sia composto per lo più di singole pericopi originariamente isolate, il redattore è riuscito a configurare il passo come un tutto unitario. Questo appare già nella forma linguistico-sintattica del testo.44 Caratteristica del capitolo è la preferenza per determinati termini: ad esempio la ricorrenza in un testo così breve di EÙ8us­ (ben 11 volte).45 A questo si aggiunge una serie di altri vocaboli preferiti da Marco: «impuro, entrare, insegnamento, spaventarsi, miÀLV, noÀÀa , chiedere, manifesto».46 Si usano di preferenza determinate combinazioni di parole e frasi: reduplicazioni di espressioni si trovano in 1 ,14s; 1 ,32; 1 ,45.47 Le frasi sono unite fra loro in forma para tattica con Ka( .48 Nell'uso dei tempi si alternano aoristo e presente storico, cui si aggiunge l'uso della conjugatio periphrastica (non sono disponibili verbi per le specifiche forme verbali, per cui devono essere costruite con verbi ausiliari) . La 42 43

M t 13 volte; Mc 2 volte; Le 3 volte; Gv l volta; A t 4 volte. Per i particolari, FRIEDRICH, «Die formale Struktur von Mt 28,18-20>>, 161-170. Friedrich rimanda a strutture analoghe nelll\ntico Testamento: Gen 17,ls; 26,24; 46,4; Es 3,6-20; nel Nuovo Testamento: le lettere delll\pocalisse. 44 Cf. i commentari; in dettaglio, W. EGGER, Frohbotschaft und Lehre. Die Sam­ melberichte des Wirkens Jesu im Markusevangelium {FThSt 19), Frankfurt a.M. 1986, 39-43. 45 In Mc 41 volte in tutto. 46 EÙ8us- (Mt 18; Mc 41; Le 7; indipendente da Mc in Mt 5 volte, in Le l volta); THIÀLV (7 - 28 - 3); rroÀÀti (come avverbio: O - 9 - 0). 47 NEIRYNCK, Duality in Mark, ad loc. 48 A prescindere dal v. 14, poco sicuro sul piano della critica testuale.

112

posizione del verbo nelle frasi cambia (verbo prima del soggetto o dopo il soggetto ) .49 Riguardo al collegamento mediante prono­ mi, si nota che solo in 1 ,9 e in 1,14 c'è all'inizio della pericope il nome «Gesù». Dello stile marciano fanno parte anche i vivaci dettagli pittoreschi (1 ,33) e l'aggiunta di spiegazioni (1 ,19). Come intelaiatura per la costruzione del capitolo servono tre sommari. Lo mostra sul piano linguistico-sintattico il verbo chiave KTJ PU>, ivi; J. LA.HNEMANN ­ G. Bi:iHM, Der Philemonbrief Zur didaktischen Erschliej3ung eines Paulusbriefes, Giitersloh 1973; J. ZMIJEWSKI, , in BiLeb 15(1974), 273-296. 55 Controversa è la suddivisione della conclusione della lettera. E. LoHSE, Die Briefe an die Kolosser und an Philemon (KEK 9/2), Gi:ittingen 21977, unisce i vv. 2125; lo stesso fa P. STUHLMACHER, Der Brief an Philemon (EKK 18), Ziirich u.a. 21981; J. GNILKA, Der Philemonbrief (HThK 10/4), Freiburg 1982, suddivide la lettera in base ai criteri della retorica antica: prescritto (vv. l-3), proemio (vv. 4-7), argomento (vv. 8-16), epilogo (vv. 17-22), poscritto (vv. 23-25). 56 GROUPE DE MoNTPELLIER, , 283-285.

1 15

apposizioni; infatti, tutti i nomi propri menzionati nella lettera sono accompagnati da un' apposizione.62 5.

Analisi semantica: significato attraverso la relazione

Volendo interpretare un testo, è importante comprendere la sua organizzazione interna, cioè il reciproco collegamento esistente fra le singole informazioni presenti in esso. Nell'ana­ lisi sintattica si poneva più fortemente l'accento sul versante grammaticale delle parole, mentre ora emerge maggiormente in primo piano il loro significato. Perciò la domanda che ora ci poniamo riguarda la rilevazione dell' «universo di significato» di un testo. Quale materiale linguistico compare in esso? Una possibilità per raffigurarsi formalizzato questo sviluppo seman­ tico, questo gioco semantico in un testo è l' articolazione tema­ rema. Il tema è l'informazione che è conosciuta dal testo che precede e che è stata introdotta in precedenza o che comunque si ricava dalle conoscenze di base. Il rema è la parte dell'enun­ ciato che rappresenta il predicato, ciò che si dice di qualcuno o di qualcosa: designa le considerazioni collegate o ciò che è nuovo dal punto di vista del contenuto. 1 . Va leria è mo lto a lta . La sua a ltezza è 1 , 90 metri . Va leria = tema, mo lto a lta = rema. Altezza = tema, 1 , 90 m = rema. Prog ressione sem plice, l i neare {i l rema d e l l a pri ma frase d iven­ ta tema n e l l a seconda frase) . 2 . Va leria è mo lto a lta . Perciò e l l a trova d ifficil mente abiti adatt i . E l l a = tema Abiti = tema Prog ressione con tema che scorre (q uando tema 1 e 2 si riferi­ scono a l l o stesso soggetto). 3 . Va leria è mo lto a lta . C'è il risch io di d a n n i a l l a colonna verte­ bra l e .

62 Sull'analisi semantica e pragmatica di Fm cf. le considerazioni nelle relative sezioni.

1 16

In questo terzo esempio c'è un salto tematico, che noi possia­ mo superare solo grazie alla nostra conoscenza del mondo. A livello semantico invece non esiste alcuna indicazione che si debbano collegare fra loro le due frasi. Se in una situazione quotidiana gli interlocutori non manten­ gono quest'articolazione tema-rema, la persona che si ha davan­ ti non comprende il messaggio, perché a) o la frase non ha senso o b) non ha compreso l'informazione decisiva. Normalmente, si compensa questo deficit di informazione o di senso con doman­ de ( a volte anche ripetute ) . Ma nel caso di un testo scritto non si possono fare domande, soprattutto se - come nel caso della Bibbia - gli autori sono morti già da molto tempo. Perciò, i collegamenti logici all'interno di un testo sono particolarmente importanti. Questo risulta particolarmente evidente se consideriamo queste frasi: Il Freccia rossa proveni ente da Roma ha u n rita rdo di 30 m i n uti. La Cina è u n g rande paese. La signora Mart i n i beve vo lentieri bi rra . I l rosso è i l co l ore d e l l 'a more. I l l u nedì l ' ufficio non è pratica mente risca ld ato.

Normalmente, nessun lettore percepisce queste frasi come un testo logico, perché, pur essendo corrette sul piano linguistico­ grammaticale , sul piano contenutistico-logico non hanno alcun rapporto fra loro. La semantica si interessa alla domanda su tutto ciò che deve essere presente in un testo affinché il lettore possa percepirlo come un testo logico. Il testo prende l' avvio da qualche parte e poi deve offrire progressivamente al lettore le informazioni necessarie, affinché nella sua testa si formi a poco a poco un'immagine che cerca di rendere la realtà. Naturalmen­ te l' autore non può controllare interamente questo processo interiore nella mente del lettore. In parecchi lettori la lettura si rende autonoma e si instaurano associazioni inaspettate. È possibile che , a causa delle differenze culturali o della distanza temporale, essi comprendano determinate cose in modo diverso da come l'autore le aveva originariamente intese. Queste infor­ mazioni non sono «false>> per il fatto di contrastare con l'inten­ zione dell' autore. Ma per raggiungere una validità scientifica occorre che il rispettivo processo associativo venga espresso in un modo comprensibile da parte di terze persone, il che avviene con l'ausilio di convenzioni scientifiche . Spesso le interpretazioni 1 17

non riescono a superare questo ostacolo, ma questo le squalifica solo all'interno della scienza, non necessariamente al di fuori di essa. Da questo furono colpite a lungo nella teologia cristiana, ad esempio, le interpretazioni rabbiniche, perché obbediscono a un altro concetto di verità, o di scienza, ma da questo sono colpi­ te anche le interpretazioni islamiche, buddiste o induiste, perché normalmente non funzionano in base ai nostri metodi scientifici occidentali, profondamente intrisi di illuminismo. D'altra parte, anche le nostre interpretazioni sono spesso poco comprensibili in quei contesti culturali, cosa che rende spesso più difficile il dialogo interculturale o interreligioso. In realtà, in base al modello testuale qui utilizzato, il testo in sé non possiede a priori un unico significato, predefinito dall'au­ tore, che debba essere decifrato dal lettore, affinché la lettura possa riuscire . Il testo è piuttosto una struttura basilare, sulla quale, insieme all' autore, anche il lettore costruisce un significa­ to - il suo significato - del testo attraverso la sua comprensione nel corso della lettura. Quanta più libertà la matrice lascia al lettore, tanto più libere e diverse possono essere le singole inter­ pretazioni. Nel caso di istruzioni per l'uso idealmente dovrebbe essere possibile una sola interpretazione, perché altrimenti possono insorgere situazioni pericolose. Ma nel caso di poesie o testi religiosi, il ventaglio delle possibilità è molto maggiore. 5.1. Semantica del testo: decifrare l'universo testuale

Fin dalla prima lettura di un testo il lettore si forma una certa idea del suo contenuto e del suo significato. Può dire, ad esempio, di che cosa tratta il testo e può farne un riassunto. L' analisi semantica di un testo aiuta ad approfondire questa prima impressione, a escludere eventuali equivoci e a rendere plausibile la sua interpretazione del testo. Bibliografia introduttiva

E .A. LEVENSTON, The Stuff of Literature. Physical Aspects of Texts and Their Re/ation to Literary Meaning, Albany 1 992; W. WtLDGEN, Process, lmage, and Meaning. A Reali­ stic Mode/ of the Meanings of Sentences and Narrative Texts, Amsterdam 1 994. I n trod u z i o n i al m etodo d e l l ' a n a l i s i semantica test u a l e s i trova n o in molte p u b b l i ­ caz i o n i su testi specifi c i : H . J . HAusER, Strukturen der AbschluBerzahlung der Apostelgeschichte: A pg 28, 1 6-3 1 (An B i b 86), Roma 1 979, 5 1 - 1 7 7; D . MtNGUEZ, Pentecostés. Ensayo de semi6tica narrativa en Hch 2 (An B i b 7 5), Roma 1 9 76, 7 1 - 1 50; W. EGGER, Nachfolge als Weg zum Leben. Chancen neuerer exegetischer Methoden dargelegt an Mk

1 18

1 O, 1 7-3 1

(Oste rre i c h i sche B i b l ische Studien

1 ),

K loste r n e u b u rg 1 979, 79- 1 36; V . K . RoBBINS, Exploring the Texture of Texts. A Guide to Sociorhetorical lnterpretation, Va l l ey Forge 1 996. 63

5.1 . 1 . Il modello di testo e di lettura soggiacente all'analisi semantica del testo Il modello di testo soggiacente all'analisi semantica corri­ sponde alla concezione strutturalistica del testo descritta nel § 2. Sotto l'aspetto sema ntico, il testo è l ' i nsieme di relazio n i (struttu­ ra) fra i suoi el ementi d i significato. Il testo è u n tutto, una sorta di « m icrocosmo» sema ntico.64

I vari contenuti di significato possono essere legati pm o meno strettamente (o anche non legati affatto) fra loro, come risulta dalla figura 9.

a

Fig. 9: Struttura dei contenuti semantici .

63 Per una vera e propria semantica testuale bisogna rimandare a Greimas e alla sua scuola (anche gli autori citati riprendono molti spunti da Greimas): J. CouRTÈs, Introduction à la sémiotique narrative et discoursive, preface de A.J. GREIMAS, Paris 1976; A.J. GREIMAS, Semantica strutturale, Milano 1968 (or. fr. Sémantique structurale. Recherche de méthode, Paris 1966); ID., Du sens. Essais semiotiques, 2 voli., Paris 1970 (trad. it. Sul senso, Milano 1970; Del senso, Milano 1985); GROUPE D'ENTREVERNES, Analyse sémiotique des textes. Introduction - Théorie - Pratique, Lyon 1979; ID., Signes et paraboles. Sémiotique et texte évangélique, Paris 1977; A. FossroN, Leggere le Scritture. Teoria e pratica della lettura strutturale, Torino 1982. 64 R. LACK, Letture strutturaliste del/Antico Testamento: «universo semantico» (su Os 4,1-14) , Roma 1978; D. MrNGUEZ, Pentecostés. Ensayo de semi6tica narrativa en Hch 2 (AnBib 75), Roma 1976, 74.145-150, parla di un e di di ciò che avviene. D a A (schiavitù e sue caratteristiche) a non-A (separazione, permanenza temporanea presso Paolo e temporaneo servizio al vangelo) a B (fratello). La negazione di B in non-B può condur­ re solo ad A. 95 Contro l'abbozzo di un quadrilatero semiotico per Fm da parte del GROUPE DE MoNTPELLIER, , 25, nell'analisi da noi qui pro­ posta si utilizzano solo le espressioni del testo stesso. Questo accresce la precisione dell'analisi.

138

La caratteristica che percorre tutto il testo è «integrazione e rinuncia al diritto»: il testo vuole spingere Filemone e la Chiesa domestica ad accettare Onesimo come fratello, che è integrato nella Chiesa domestica. Perciò la Chiesa domestica è il luogo nel quale si superano le contrapposizioni sociali. Paolo stesso può mediare l'accettazione dello schiavo, perché è già legato a Filemone. Ora il legame fra Paolo e Filemone deve condurre al legame fra Filemone e Onesimo. Questa integrazione è possibile solo attraverso la rinuncia al diritto da parte di Filemone; per facilitare questa rinuncia al diritto, nel suo scritto Paolo sceglie la strategia della rinuncia all'esercizio della propria autorità apostolica. 5.2. Semantica della parola (concetto), del motivo e del campo: le parole e il loro contesto

Già nella vita quotidiana la comprensione delle parole dipende dalla considerazione del loro contesto. In molti casi il significato di una parola dipende dal contesto nel quale viene usata. Questo è particolarmente importante in caso di parole che hanno più significati (polisemi): «ala» può significare cose diverse: ala del castello, ala dell'uccello, ala di un partito e ala della fantasia sono formate con la stessa parola «ala», ma il termine ala significa in ciascun caso qualcosa di diverso. Ma anche parole che hanno un solo significato (monosemi) possono essere accentuate diversamente secondo i contesti; ad esempio, nell'espressione «non fare il bambino>> si pone l'accento non tanto sull'età quanto piuttosto sul grado di sviluppo psicologi­ co. Solo il contesto rende inequivocabili le parole. Poiché in questo contesto le parole sono considerate soprattutto elementi del dizionario (lessico), vengono dette da questo punto di vista «lessemi». Del significato dei lessemi si occupa ogni parte della semantica, che chiamiamo qui di seguito semantica di parola, motivo e campo. La semantica della parola si occupa soprattutto del significato dei singoli lessemi (ovviamente sempre nel loro contesto) , la semantica dei campi si occupa del significato delle parole che vengono utilizzate in combinazioni fisse . Riguardo ai motivi può trattarsi di singoli lessemi o di combinazioni di lesse mi. La sema ntica d e l l a parola, del motivo e del ca m po si occupa del sign ificato d i u n lessema i n genera l e e i n casi specifici.

139

N elle espressioni bibliche, a causa della distanza temporale e culturale dei testi, bisogna prestare un'attenzione particolare alla semantica, per non incorrere in equivoci. L'introduzione alla semantica permette anche di gettare uno sguardo sul modo in cui è costruito un dizionario biblico e sulle funzioni e possibi­ lità di utilizzo dei lessici. Bibliografia introduttiva S . U LLMANN, Semantik. Eine Einfuhrung in die Bedeutungslehre, Fra n kfurt a . M . 1 973; H . KRONASSER, Handbuch der Semasiologie. Kurze Einfahrung i n die Geschichte, Problematik und Terminologie der Bedeutungslehre, H e i d e l berg 1 968; K. BALDINGER, Die Semasiologie. Versuch eines Oberblicks, Berli n 1 957; W. DIETRICH et al. (a c u ra d i ) , Lexikalische Semantik und Korpuslinguistik, T O b i n g e n 2006. S i trova u n a sema ntica b i b l ica i n molte p u b b l icaz i o n i d i E. N i d a (cf . nota seg uente), n o n c h é i n B . KEDAR, Biblische Semantik. Eine Einfuhrung, Stuttga rt u . a . 1 981 .96

5.2. 1 . Modello della struttura semantica di lessemi soggiacente all' analisi La semasiologia (dottrina dei significati delle parole) è un ramo della lessicologia, nella quale si parte da una parola e si chiariscono i suoi significati. A) Significato - dipendente dal campo circostante. Una pa rola può essere omonima (casu a l mente p i ù sign ificati) o pol isema (più sign ificati d i pendenti g l i u n i dag l i a ltri). I n base a i contesti p u ò assumere sign ificati d ivers i . L a semasi ologia stud i a la relazione fra testo e parola senza la q u a l e non si possono chiarire queste diversità di sign ificato.

Le relazioni sono, come mostra la tabella sottostante, di due tipi: relazioni sintagmatiche e relazioni paradigmatiche.97

96 Abbiamo già indicato la bibliografia sulla semantica testuale. Le opere che seguono presentano soprattutto la semantica nella misura in cui si occupa di lessemi/ parole: R. BARTHES, , in Communication 4(1964), 91-144 (trad. it. Elementi di semiologia, Torino 121981 ); G. BERUTTO, La semantica, Bologna 1976; G.H. BLANKE, EinfUhrung in die semantische Analyse, Miinchen 1973; Funk­ Kolleg Sprache. Eine EinfUhrung in die moderne Linguistik, 2 voli., Frankfurt a.M. 1973, II, 23-39; W. KALLMEYER et al., Lekturekolleg zur Textlinguistik, Frankfurt a.M. 1974, 97-176; G. LEECH, Semantics, Middlesex 1974; B. SowiNSKI, Textlinguistik. Eine EinfUhrung, Stuttgart 1983, 79-106. 97 BARTHES, «Eléments de sémiologie>>, 53-78, in particolare 60; cf. anche Funk­ Kolleg Sprache, I, 119-124.

140

Paradigma

Paradigma

Paradigma

Parad igma

Parad igma

Pa radigma

1

2

3

4

5

6

Sintagma 1

L'

uomo

costrui-

sce

una

barca

Sintagma 2

Un

amico

com-

prò

nessuna

casa

Sintagma 3

Molti

padrini

offr-

ono

nessun

denaro

Le relazion i vertica l i sono para d i gmatiche (sostitu i b i l i), le relazioni oriz­ zonta l i sono si ntag matiche (non sostitu i b i l i).

La relazione sintagmatica è la relazione delle parole fra loro, che si ricava dalla loro rispettiva sequenza nella frase. La relazione paradigmatica esiste fra quelle parole che possono essere associate in qualche modo con la parola scelta. I sintagmi corrispondono quindi agli accordi, che si susseguono in un brano musicale : non si può cambiare la loro sequenza. Ma un singolo accordo può essere modellato diversamente. Perciò paradigma è un termine in qualche modo equivalente, che viene scelto da un gruppo di espressioni ( uomo, amico, padrino . . . ). Il sintagma è la combinazione di espressioni scelte nella sequenza temporale della struttura della frase. Il sign ifi cato esatto d i una parola d i pende d a l l e re lazioni si ntag­ matiche e parad igmatiche specifiche d e l l a pa ro l a .

In due casi il contesto gioca un ruolo particolarmente impor­ tante per il significato di lessemi: nei motivi e nei campi. Per «motivo»98 si intende un singolo lessema o una combinazione di lessemi, che a causa dell'uso frequente in determinati conte­ sti hanno acquisito un significato supplementare: un motivo del genere è, ad esempio, il termine «monte»: «monte» come il luogo della rivelazione e del dono della Legge. In Marco un motivo è !'«incomprensione dei discepoli». Da tutto il contesto del Vangelo di Marco i singoli passi acquistano un significato chiaro: i discepoli fanno fatica a credere e hanno bisogno di una progressiva introduzione all 'essere di Gesù. Per «campo seman­ tico» si intendono o «collegamenti di parole che ricorrono con

98 Il termine, come osserva giustamente BERGER, Exegese des Neuen Testaments, 169, viene usato per lo più in modo impreciso. Fa eccezione FoHRER et al., Exegese des Alten Testaments, 99-106.

141

regolarità»99 o classi di parole collegate dal punto di vista para­ digmatico, ad esempio «accorto, saggio, scaltro, ecc.» . Un campo semantico particolarmente caratteristico è quello utilizzato nei testi apocalittici, comprendente fra l'altro i termini «angustia, ira, persecuzione, gioia, tentazione» . 1 00 B) Significato - somma di tratti semantici.

Molti lessemi hanno elementi semantici in comune con altri lessemi: così «uomo» ha in comune con «donna», «bambino», «vecchio>>, ecc. il tratto «umano» ; ma, come mostra la tabella sottostante,101 il lessema «uomo» ha anche tratti che lo distin­ guono dagli altri termini succitati, rispetto alla «donna» ad esempio il sesso, rispetto al «bambino» l' «essere adulto», ecc. Il sign ificato d i u n lessema è costitu ito da ele menti semantici p i ù picco l i (com ponenti d i significato/tratti semantici}. maschile

fem m i n i l e

a d u lto

uomo

donna

g iova ne

bambino

bambina

5 .2.2. Attuazione dell' analisi s emantica della parola e dei motivi Fra le molte possibilità di effettuare l' analisi semantica qui presentiamo solo le fasi di lavoro corrispondenti ai modelli della struttura semantica dei lessemi appena descritti. A) Individuaz ione del contesto sintagmatico e paradigmatico.

Già per usare un vocabolario occorre almeno un'attenzione elementare al contesto di un passo per trovare una traduzione appropriata. Solo tenendo presente il contesto si può scegliere fra le varie parole riportate dal lessico alla voce Ào yoc; : parola, discorso, ragione, fondamento ragionevole , Logos (eterno). 99 BERGER, Exegese des Neuen Testaments, 138. 1 0° Cf. ivi, 143. 1 01 LEECH, Semantics, 95-125; BERUTIO, La semantica,

77-115; E. NmA, Signs ­ Sense - Translation, Typoskript der Vorlesungen in Pretoria 1981, 47-90.

142

Nella maggior parte delle ricerche semantiche si presuppone senz'altro la competenza linguistica del lettore. La cosa non è scontata nel caso di testi antichi. Perciò bisogna cercare, mediante concordanze e statistiche lessicali, in quali relazioni sintagmatiche e paradigmatiche un lessema può venire a trovarsi. Così si può stabi­ lire se determinate formulazioni sono solidali fra loro. Ad esempio, l'espressione j1aatÀE La TOU 9Eou si trova spesso collegata a verbi indicanti venuta, ma spesso anche con verbi indicanti entrata. Attraverso queste combinazioni fisse l'espressione «regno di Dio» acquista il significato di una realtà dinamica, che irrompe, oppure di una sfera nella quale l'uomo deve entrare.102 B) L 'analisi dei componenti.

L'analisi dei componenti è un processo che considera il signi­ ficato come somma di elementi di significato. l03 Per cogliere il significato di una parola è utile comparare la parola che ricorre in un determinato campo semantico con parole simili provenienti dallo stesso campo semantico. Solo così si può comprendere il contenuto semantico soggiacente a una parola. Il presupposto necessario per una tale comparazione fra le parole è una profonda competenza linguistica analitica. In particolare, il metodo di lavoro prevede le seguenti fasi. l) Estrazione delle parole con significato affine o contrario dallo stesso campo semantico. Per la parola «camminare» , le parole «andare, ballare, strisciare, bighellonare, affrettarsi» e «stare in piedi, sedere» .104 2) Formulazione di frasi, nelle quali compare la parola da analizzare. Semplificando, ci si chiede: che cosa distingue camminare da strisciare, ballare o bighellonare ? 3) Ordinamento di determinate caratteristiche. Ad «anda­ re» appartiene la caratteristica «movimento»; a «camminare» la

102 Cf. H. MERKLEIN, Jesu Botschaft von der Gottesherrschaft. Eine Skizze ( SBS 1 1 1 ) , Stuttgart 1983, 23s. Dalla constatazione del collegamento fra «regno di Dio>> e queste due determinazioni più precise Merklein deduce delle conseguenze in mate­ ria di storia della tradizione. 1 03 Il metodo è interessante, anche perché su di esso si basano grandi progetti di traduzione come Die gute Nachricht. Das Neue Testament in heutigem Deutsch e progetti analoghi in altre lingue. Cf. al riguardo il capitolo 2. 1 04 NIDA, Signs - Sense - Translation, 47, parte nella spiegazione dall'esempio: camminare, andare, saltellare, ballare, strisciare.

143

caratteristica «movimento» e inoltre «movimento veloce»; a «stri­ sciare» la caratteristica «sulle quattro zampe, sul terreno», ecc. In questo modo si ottiene una lista di caratteristiche semantiche. Per l'analisi di espressioni bibliche, le concordanze offrono già per ogni parola una serie di frasi, nelle quali ricorre l'espressione. Si devono considerare anche i tipi testuali nei quali compare un lesse­ ma. Questo permette già uno sguardo sulle caratteristiche semanti­ che di una parola. Si può mostrare il risultato del lavoro mediante una tabella con descrittori semantici.105 Oltre a una lista di caratteri­ stiche si può scegliere anche una riscrittura in forma parafrasata.106 Poiché dopo l' analisi dei componenti ogni espressione (concetto) consiste in una somma di caratteristiche semantiche, bisogna elaborare almeno le componenti semantiche più impor­ tanti per cogliere il significato di un'espressione . L'a n a l i si dei co m pon enti è un procedimento d e l l a sema ntica che sudd ivide il sign ificato d e l l e paro l e in componenti {= ca ratteristi­ che semantiche). Il sign ificato d e l l e parole viene co mpreso in una struttura d i com ponenti semantici gera rch icamente ord i n ata. Ad esempio: g i ova ne [- fe m m i n i le], [+ masch i le], [+ g i ova ne], [- vec­ chio], [- a lto], [+ piccolo]. Così si posso no cog l i ere in modo siste­ matico i nteri ca m p i sema ntici.

C) Analisi dei motivi e campi semantici.

Per l'analisi dei motivi valgono regole fondamentali analoghe a quelle usate per l'analisi dei singoli lessemi. Anche in questo caso si tratta di esaminare in quale contesto viene usato il rispettivo motivo. La presentazione sotto forma di tabella dei collegamenti semantici che ricorrono con regolarità costituisce un vantaggio. Nella tabella possono essere elencate le espressioni con le quali è collegato il lessema. Sintesi delle fasi operative e indicazioni per l'esercitazione Per ind ividuare i componenti semantici d i una parola si devono com piere i seguenti passi. • Elenca re con l'ai uto d i una concordanza i passi nei quali ricorre la parola in questione.

1 05

tato.

144

106

Funk-Kolleg Sprache, II, 26-29.58-61. Cf. al riguardo l'esempio sopra ripor­ KALLMEYER et al., Lektiirekolleg zur Textlinguistik, 133.

• •

• •





Stabi l i re in quale contesto viene usata l'espressione. Ragg ruppare i testi nei quali compare la parola i n base ai tipi testual i/generi lettera ri. Ind icare le espressioni nelle quali la parola ricorre spesso. Com pilare una l ista di parole che sono semanticamente affi n i o contra rie a l l a parola da analizzare. Pred isporre una matrice nella quale riporta re le ca ratteristiche semantiche comu n i e diversificanti delle parole da compa ra re. Elenca re i nfine le caratteristiche sema ntiche che convengono alla parola analizzata e cercare una parola italiana che possieda un'ana loga ricchezza d i ca ratteristiche semantiche.

5.2.3. Esempi A) «Apostolo» . Come mostra la tabella, il termine «apostolo» nel Nuovo Testamento non è contrassegnato dalle stesse carat­ teristiche. Nei singoli scritti si trovano caratteristiche diverse.

� .

At 1 , 2 1 s

Mc 6,7.30 Le 6, 1 3

1 Cor 9, 1 1 Cor 1 5,8

F i l 2,25

inviato

+

+

+

+

da Cristo

+

+

+

-

dalle comunità

-

-

-

+

Vita comune col Gesù terreno

+

+

-

-

incontro col Risorto

+

+

+

-

identico col gruppo dei dodici

+

+

-

-

Fig. 1 3 : A partire da questi tratti si spiega la differenza del titolo «apostolo» in Paolo e negli Atti deg li apostoli (cf. i commentari ad Atti). B) rrat 8lov nel Nuovo Testamento. Ognuno collega con il termine «bambino» determinati contenuti semantici, che sono influenzati dall'esperienza personale, dall'ambiente sociale e culturale. Per comprendere il termine nel senso del Nuovo Testamento occorre percorrere le varie tappe indicate per l'ana­ lisi della parola e dei motivi.107 Dal punto di vista statistico, il

107 Le considerazioni che seguono si basano sull'analisi semantica della parola che sta alla base dell'articolo rrm8(ov, in EWNT III, Sp. 9s. Le premesse metodolo­ giche sono più chiaramente elaborate rispetto a questo articolo del lessico. Cf. anche il quaderno 29(1983) di Semeia a cura di D. PArrE, Kingdom and Children.

145

Nuovo Testamento usa il lessema nm8(ov 58 volte; esso ricorre spesso soprattutto nei vangeli sinottici: Matteo 18 volte, Marco 12 volte, Luca 13 volte; poi ricorre in Giovanni 3 volte, Ebrei 3 volte, l Giovanni 2 volte, l Corinzi l volta. «Bambino» e termini affini La tabella sottostante presenta una prima visione d'insieme sul significato di «bambino» e termini semanticamente affini. La distribuzione delle caratteristiche semantiche nei termini che seguono può variare in base al contesto. ± significa la presen­ za della caratteristica indicata o del suo contrario (maschio­ femmina); il segno «p» indica che in alcuni contesti è possibile la caratteristica in questione.108



rrauSiov

�ptcpoç

xopamov

naiç

u[oç

9uy6.T!]p

maschio

±

±

-

±

+

-

femmina

±

±

+

±

-

+

età

+

+

+

-

-

-

pa rente la

±

-

-

±

+

+

rapporto di servitù

-

-

-

p

-

-

metafora

p

-

-

-

p

p

l

Fig . 1 4: «Bambino» alla l uce del contesto di genere.

Per il significato della parola nel Nuovo Testamento giocano un ruolo particolare i tipi/generi di testo nei quali viene usato questo lessema. Uno sguardo alle concordanze mostra che il termine ricorre specialmente nei racconti dell'infanzia di Matteo e Luca: Gesù viene chiamato «bambino» (Mt 9 volte, Le 3 volte), come anche Giovanni Battista (Le 3 volte). In questi testi il termine «bambino» ha anzitutto il significato di un'indicazione dell'età, per cui il suo opposto è «adulto» . Ma il termine acquista una colorazione particolare in base al tipo di testo in cui viene usato. Matteo 1-2 e Luca 1-2 sono «racconti dell'infanzia», ossia

1 08

146

Ci le rispettive voci in EWNT.

tipi testuali nei quali l'importanza di una grande personalità è contrassegnata dal fatto di essere fin dall'infanzia sotto una particolare guida miracolosa di Dio.109 Perciò, fra l'altro a causa del contesto del tipo testuale, «bambino» acquista anche la caratteristica di «prodigiosa anticipazione della vita successiva». Il termine può acquistare determinate caratteristiche semanti­ che anche per il fatto di essere usato in immagini. Secondo Mt 1 1 ,16s par. Le 7,32, la comparazione con i bambini deve indurre a un nuovo comportamento. Gli ascoltatori di Gesù non devono somigliare a bambini che non vogliono partecipare al gioco, che per svogliatezza non accettano l'invito né al gioco delle nozze né a quello del funerale. Gli ascoltatori devono riconoscere che l'ora è favorevole. In questo contesto «bambino» sta quindi per «comportamento svogliato, comportamento caratterizzato dal rifiuto». Troviamo un breve paragone anche in Mt 10,15: l'ingres­ so nel regno di Dio dipende dal fatto di «accoglier(lo) come un bambino» . Qui il termine di confronto è la capacità di un bambi­ no di «accettare qualcosa senza calcoli o tentativi di rimborso)). «Bambino)) acquista un ulteriore significato metaforico in Mc 7,27s: solo i bambini, non i cani, hanno il diritto di ottenere cibo dalla mensa del padre di famiglia. In questo caso «bambino)) acquista la caratteristica semantica di «avente diritto a qualcosa)). «Bambino» nel contesto di un campo semantico In Mc 10,14 si promette il regno di Dio ai bambini: «a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio)) . In questo modo si includono i bambini nel gruppo delle persone per le quali valgono le beatitudini (macarismi). Fra i destinatari del regno di Dio il Nuovo Testamento pone: minorenni (Mt 1 1 ,25), bambini e piccoli (Mt 18,1-14), poveri, afflitti, pacifici, deboli, miti, affa­ mati, operatori di pace, perseguitati per la giustizia (Discorso della montagna) . I termini opposti sono i sapienti (Mt 1 1 ,25) . 1 1 ° I bambini appartengono anche al gruppo delle persone che

109 Sui racconti dell'infanzia, cf. soprattutto L. ZANI, , in StPat 19(1972), 257-320. Cf. anche M. MAYORDOMO­ MARfN, Den Anfang horen. Leseorientierte Evangelienexegese am Beispiel von Mt 1-2, Gottingen 1998. 110 Su questo campo semantico cf. H. FRANKEMOLLE, > da lui indivi­ duata richiederebbe una ricerca più approfondita. 114 GREIMAS, Semantica strutturale, offre un'ampia trattazione su testi narrativi.

148

Vari attori (specialmente aiutante e donatore) possono confluire in una stessa figura e un attore può anche essere frazionato in varie figure. Propp ha elaborato il suo modello su un corpus molto limitato (precisamente solo le fiabe nelle quali una figliastra fugge nel bosco e lì viene sottoposta a una prova). Perciò, soprattutto narratologi francesi, a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso, si sono chiesti se queste conoscenze possano essere trasferite ad altri testi narrativi. Su questo approccio, ossia sull 'inventario delle azioni e degli attori e delle strutture esistenti fra di essi, si fondano molte analisi moderne dei racconti.115 Spesso gli autori si sforzano di ridurre il numero delle azioni e di determinare con maggiore precisione la relazione fra gli attori.116 Nelle pagine che seguono presenteremo alcuni modelli che sono stati sviluppati dagli studiosi sulla scia di Propp e posso­ no costituire una base per l' analisi dei racconti, distinguendo nella nostra breve rassegna fra i modelli che considerano piut­ tosto le sequenze dell ' azione e quelli che privilegiano invece gli attori. I racconti presentano cambiamenti di situazioni: una situa­ zione cambia per l'intervento di varie forze. Si descrivono avvenimenti/azioni, che si susseguono in un determinato ordine e sono collegati fra loro, e si introducono attori che con la loro azione causano i cambiamenti. Come le azioni, anche gli attori sono in relazione fra loro. Nella descrizione il narratore può utilizzare vari mezzi lingui­ stici per conferire efficacia ai racconti in base all'obiettivo che persegue. L'a n a l isi na rrativa studia i testi sotto i l profi lo d e l l e azioni/seq uen­ ze d i azioni na rrate, deg l i attori i ntrodotti i n essi nonché sotto l 'aspetto del l e relazioni esistenti tra di loro. L'a nal isi na rrativa vuole ino ltre i n d ivid uare i mezzi l i n g u istici uti l i zzati d a l na rratore.

1 1 5 Tenta un'applicazione precisa P.J. DE PoMEROL, II vangelo come racconto. Analisi morfologica del vangelo di Matteo, Torino 1983 (or. fr. Quand un évangile nous est conté, Brtissel 1983). 1 1 6 Specialmente E. GihTGEMANNS, >. Fra le opinioni schematizzate si crea un vuoto, che lascia spazio alla spiegazione e che il lettore riempie, stabilendo le rela­ zioni non formulate fra le singole opinioni. A) Modelli dell 'analisi di sequenz e di a z ione. Racconto come apertura di possibilità. C. Bremond, 125 nell'ana­ lisi dei testi narrativi, incentra l' attenzione soprattutto sui punti nodali del racconto. Secondo lui, in ogni racconto vi sono punti nodali nei quali si aprono delle alternative per lo sviluppo ulte­ riore. La considerazione di questi punti decisivi è importante per la comprensione dei racconti. È vero che il racconto espone solo una delle possibili alternative, ma in base a considerazioni logiche ed esperienze generalizzate, e mediante la comparazione con altri racconti, si possono individuare i punti del racconto nei quali si aprono delle alternative. Bremond chiama lo schema di base presentato nella figura 15 «sequenza elementare» .126

-----situazione che apre una possibilità

------- successo attual izzazione

------ insuccesso

----­

non attualizzazione

Esempio pratico:

� guarisce ------qualcuno è malato

chiama i l medico

� inon chiama l medico

/

il medico viene

� non il me� ico v1ene



non guarisce

Fig. 1 5: La sequenza elementare secondo Bremond. 125 BREMOND, Logique du récit. Cf. al riguardo EGGER, Nachfolge als Weg zum Leben, 28-34 (bibliografia). 1 26 lvi, 131.

152

Questo modello invita a riflettere su ciò che sarebbe acca­ duto se uno degli attori avesse deciso in modo diverso. L'espo­ sizione delle alternative di azione offerte dal testo avviene con l'aiuto di un diagramma di flusso (genealogia). Un processo di analisi orientato in questo senso è partico­ larmente adatto per testi che trattano di decisioni. Esso eviden­ zia l'importanza di alternative e mostra le conseguenze di una decisione . Poiché il rapporto «azione-conseguenza» appartiene alle strutture fondamentali dei racconti e insegnamenti biblici, questa concezione è molto adatta per i testi biblici, come mostra lo stesso Bremond che per la sua analisi attinge molti esempi dalla Bibbia.127 Al primo utilizzo questo metodo può apparire banale, perché molti racconti o anche parabole del Nuovo Testamento termi­ nerebbero subito e non avrebbero alcun senso se si scegliesse l'alternativa. Così la parabola del figlio perduto (Le 1 5 , 1 1 -32) non continuerebbe se il figlio più giovane non se ne andasse, e neppure se non ritornasse o suo padre lo rifiutasse . Ma il metodo mostra che questo non è scontato. Così la parabola dell' agri­ coltore ricco (Le 12,16-21) non offre praticamente un punto di decisione all'interno del racconto. L'agricoltore ricco potrebbe morire solo in quella notte anche se non avesse costruito magaz­ zini più grandi o non fosse stato così interamente sicuro di sé. L'alternativa per la morte in solitudine deve trovarsi quindi al di fuori del racconto. Racconto come combinazione di motivi. Già la classica storia delle forme si è occupata della questione dello svolgimento dell'azione, specialmente nei racconti di miracoli. L'attenzione è rivolta alle piccole unità di azione che compongono i racconti: un racconto è una combinazione più o meno fissa di motivi (così sono chiamati gli elementi più piccoli del racconto ) .128 Secondo il tipo di combinazione si distinguono i vari generi e sottogeneri.129

127 128

lvi, 234.236.244s.257 ecc. (E. FRENZEL, Stoff- und Motivgeschichte, Berlin 1966, 74). 129 Le analisi dei motivi proposte dalla storia delle forme per i racconti di mira­ coli sono state ulteriormente sviluppate specialmente da G. ThEISSEN, Urchristliche Wundergeschichten. Ein Beitrag zur formgeschichtlichen Erforschung der synopti­ schen Evangelien (StNT 8), Gi.itersloh 1974, e poi ancora da R. PESCH E. KRATZ, So liest man synoptisch. Anleitung und Kommentar zum Studium der synoptischen -

153

B) Modelli per l'analisi degli attori. Anche per l'analisi degli attori sono stati proposti vari modelli.

a) Il modello degli attanti. Sviluppando gli approcci di Propp, A.J. Greimas130 specifica meglio la relazione fra gli attori del racconto. Egli parla di «attanti» e indica con questo termine le persone che agiscono nei loro rapporti reciproci ( chiama «atto­ ri» le persone che agiscono concretamene) . Riduce il numero degli attanti a tre coppie: soggetto-oggetto, mittente-ricevente, collaboratore-oppositore. La prima coppia ha in comune il piano del volere, la seconda il piano della comunicazione, la terza appartiene alle circostanze di un'azione. La figura 16 mostra la sistemazione a coppie degli attanti. agisce tramite i nfl usso verbale o non verba le

agente

_.,. sull'altro

__________

retroazione

Fig . 1 6: Il modello degli atlanti secondo Greimas.

b) Modello della comunicazione e dell'interazione. Per evidenziare i rapporti fra le persone che agiscono, ossia le

Evangelien, 7 voli., Frankfurt a.M. 1975, III, e X. LÉON-DUFOUR, , in J.N. A LEm et al., Les miracles de Jésus selon le Noveau Testament, Paris 1977, 289-353. L'elenco di Theissen comprende quattro gruppi di motivi: nei motivi introduttivi rientrano: l) arrivo del taumaturgo, 2) comparsa della folla, 3) del bisognoso, 4) dei rappresentanti, 5) degli inviati, 6) degli avversari, 7) motivazione della comparsa degli avversari; nei motivi esposizionali rientrano: 8) caratterizzazione del bisogno, avvicinamento al taumaturgo, con 9) peggioramento, 10) prostrazione, 1 1 ) invocazione di aiuto, 12) preghiera ed espressione di fiducia; ri­ piegamento con 13) equivoco, 14) scetticismo e derisione, 15) critica, 16) opposizione del demonio; comportamento del taumaturgo con 17) eccitazione pneumatica, 18) promessa, 19) argomentazione, 20) ritirarsi; nei motivi centrali rientrano: 21) prepa­ razione della scena, l'azione miracolosa con 22) toccamento, 23) parola risanatrice, 24) parola taumaturgica, 25) preghiera, 26) constatazione del miracolo; nei motivi finali rientrano: 27) dimostrazione, 28) congedo, 29) ordine di mantenere il segre­ to, 30) ammirazione, 31) acclamazione, 32) reazione di rifiuto, 33) diffusione della fama. Cf. al riguardo G. ThEISSEN A. MERZ, Der historische Jesus. Ein Lehrbuch, Gottingen 32001 ( trad. it. Il Gesù storico: un manuale, Queriniana, Brescia 1999), § 10 ( Gesù come guaritore ) . 1 30 GREIMAS, Semantica strutturale, 207-232. -

154

interazioni, in un racconto può essere utile anche un semplice modello di interazione (fig. 17). L'influsso che il mittente esercita sul ricevente può essere determinato con maggiore precisione mediante un elenco dei cosiddetti atti linguistici. Ecco alcuni esempi: chiedere, rispon­ dere , affermare, descrivere, chiarire, interpretare, sapere, spera­ re, augurare, nascondere, rivelare, ordinare, invitare, consiglia­ re, nominare, ringraziare, ecc.131 agente

agisce tramite i nflusso verbale o non verbale

..

sull'altro

retroazione

Fig. 1 7: Un modello di interazione.

I rapporti fra le persone si chiariscono mediante semplici domande: come si comporta a verso b?; come si comporta b verso a?, ecc. Un tale modello relativamente semplice e una tale griglia di domande aiutano a descrivere i rapporti fra le persone che agiscono e a comprendere le interazioni di cui si compone essenzialmente l'agire umano.132 5 . 3 .2. L' attuazione dell'analisi narrativa I modelli proposti sono indicati, nell' analisi, come griglia per individuare con maggior precisione le strutture del racconto. Ovviamente non ogni griglia è adatta ad ogni testo. Solo l'ap­ plicazione pratica di una griglia mostra se con essa si possono acquisire conoscenze. In genere, non ogni forma di analisi narra­ tiva è ugualmente fruttuosa per ogni testo biblico. Nell'analisi

1 3 1 Quest'analisi si riferisce ai fatti narrati (quindi interni al testo). Nell'analisi pragmatica tratteremo ancora degli atti linguistici. 1 32 Qui possiamo solo menzionare un altro metodo che aiuta a chiarire le relazioni fra le persone che agiscono, ossia il «campo delle persone» di T'HEISSEN, Urchristliche Wundergeschichten, 53-56.

155

dei testi narrativi occorre anzitutto trasformare il testo in un oggetto di ricerca omogeneo. A) La trasformazione del testo in un oggetto di ricerca omogeneo. L'analisi narrativa si concentra sulle azioni e sugli attori. Analizza quindi solo le strutture dell' azione e prescinde da altre strutture (anche se naturalmente il testo del racconto deve essere considerato anche con i metodi dell'analisi lingui­ stico-stilistica, semantica, ecc.). Per questo motivo il testo deve essere anzitutto compendiato in modo da lasciar cadere ciò che non è rilevante per le azioni, o gli attori. Di solito, per i racconti biblici non è necessaria la trasformazione in un breve compen­ dio, che occorre invece per l'analisi di testi narrativi più lunghi, perché in questo caso si tratta di testi brevi nella cui analisi si possono considerare tutti gli elementi narrativi. Sono comunque necessarie due forme di trasformazione. La trasformazione dei discorsi diretti e indiretti I discorsi diretti nei testi narrativi non sono azioni e non sono quindi direttamente oggetto dell'analisi narrativa. Tutta­ via i verbi di dire con cui viene introdotto il discorso diretto non possono essere eliminati dall' analisi d eli' azione, 133 perché come mezzi di influenza interumana rappresentano azioni e sono quindi importanti per l'analisi del racconto. La lingui­ stica usa in questo contesto l'espressione «atto linguistico» . 134 Se qualcuno dice a un altro: «Fa' questo», l' atto linguistico è un' «ingiunzione»; se dice: «Se fai questo, dovrai poi subirne le conseguenze», l'atto linguistico è un «avvertimento». Perciò, per rendere fruttuoso per l' analisi del racconto il carattere di azione, che si nasconde nei verbi di dire, bisogna sostituire i verbi di dire insieme con il discorso diretto (o indiretto) che segue con un verbo di azione , che esprime il corrispondente atto linguistico. Tali atti linguistici possono essere: chiedere, rispondere, pregare, comandare, nominare, consigliare, minacciare, avverti­ re, promettere, rimproverare, ecc.

133 Come propone MINGUEZ, Pentecostés, 81. 1 34 Cf. più avanti (Pragmatica).

156

La trasformazione della sequenza delle azioni Nell'esposizione delle azioni il narratore non è tenuto all'or­ dine cronologico o causale; come tecnica narrativa, egli può ad esempio raccontare le ragioni di un'azione solo in un secondo momento. Tuttavia per l'analisi narrativa la sequenza delle azio­ ni deve essere presentata in modo ordinato in base ai punti di vista cronologico, causale e logico. Ciò significa che gli avveni­ menti/le azioni devono essere ordinati nel modo in cui si succe­ dono nel tempo, in modo che, ad esempio, le cause precedano gli effetti e in modo che le opposizioni ( contraddittorie o contrarie ) siano chiaramente elaborate, ad esempio l'opposizione fra situa­ zione iniziale e risultato finale. B) L 'analisi vera e propria. Nell'analisi vera e propria il testo può essere considerato sotto l' aspetto della sequenza delle azio­ ni e sotto l'aspetto degli attori. Individuazione dei punti nodali I punti del racconto nei quali l'azione potrebbe svilupparsi in modo diverso da come viene narrata sono punti nodali del racconto. Alcuni punti nodali sono importanti, altri meno. La presentazione può assumere l'aspetto di un diagramma di flusso ( genealogia ) . Individuazione dei rapporti fra gli attori Per determinare la posizione dei singoli attori, occorre anzitutto elencarli tutti. Per la determinazione del rapporto fra le persone che agiscono sono utili le domande indicate nella figura 18.

chi

----+

(dà)

----+

qualcosa

----+

a chi

i

cerca

i chi

----+

(collabora)

----+

chi

.___

(ostacola)

..___

eh

Fig. 1 8: lndividuazione dei vettori secondo il model lo degli attanti.

157

Questo modello è particolarmente indicato per i racconti che trattano del modo in cui si ottengono le cose. Se in un racconto l'accento cade sulle relazioni fra persone, questa griglia è diffi­ cilmente utilizzabile. In questo caso, sarebbe più indicato un comune modello di comunicazione o interazione. 1 35 Sintesi delle fasi operative e indicazioni per l'esercitazione 1. Costruire un oggetto omogeneo per la ricerca a} Sottoli neare anzitutto i verbi d i azione presenti nel testo. b) Poi sostitu ire i verbi di d i re, e i discorsi di retti e i n d i retti ad essi collegati, con verbi che esprimono il tipo dell'i nfl u sso i nterper­ sonale e impl icano anche il conten uto del d iscorso sostituito. c} I nfi ne, d ispo rre le azioni in una sequenza log ica, cronolog ica e causale e ind icare l'opposizione che esiste fra la situazione iniziale e i l risu ltato finale della seq uenza narrativa raccontata.

2. Applicazione di griglie alla sequenza delle azioni Nello svolgimento pratico dell'analisi na rrativa sono particolar­ mente uti l i il modello dei pu nti nodali di Bremond e il modello dell'i nventa rio dei motivi di G. Theissen. 136 Solo l'appl icazione della grig l i a può i n d i care quale griglia è ad at­ ta nel caso concreto. a} Analisi di un racconto secondo il model lo di Bremon d . Menzionare i pu nti noda l i d e l racconto, cioè i pu nti n e i quali vie­ ne presa una decisione che i nflu isce in modo determinante s u l l o svolgimento successivo del racconto. Menzionare l'alternativa che potre bbe apri rsi in quel pu nto nodale. Cercare d i i nseri re gli elementi del l'azione nella griglia proposta da Bremond.



rum;�

attual izzazione

----

situazione che apre una possibilità

insuccesso

non attualizzazione

Fig. 1 9: Cf. Fig. 1 5 (p. 1 52).

Cf. F. ScHULZ VON ThuN, Miteinander reden 1-3, Reinbek bei Hamburg 1981. Sull'utilizzazione degli altri modelli presentati sarebbe necessaria una giusti­ ficazione teoretica più ampia, che non possiamo fornire in questa sede. 135 1 36

158

Raccontare la vicenda in una versione alternativa. Se in quel pun­ to del l'azione uno degli attori si fosse comportato i n modo diver­ so, il racconto sarebbe continuato in questo modo . . . b) Inventario dei motivi. Sta b i l i re con l'ai uto della struttu ra dei motivi elaborata da G. Theissen quali fra i motivi i ntrodotti ricorrono nel racconto da anal izzare.

3. Applicazione di griglie agli attori Solo l'applicazione delle griglie a u n testo concreto può ind ica re se e in che misura le griglie sono adatte per l'analisi. a) I l modello deg l i atta nti secondo Greimas. E lenca re le persone che agiscono e ord i n a re la lista i n base agli attori che sono u n iti o i n oppos izione fra l oro. Con l'ai uto del testo, cercare di rispondere a q ueste domande: Chi cerca che cosa? Chi dà qualcosa a chi? Chi coopera/vuole osta­ cola re? Nel caso sia possi bile rispondere a q ueste domande (cosa che non sempre si verifica in ogni testo), com pilare la griglia d i G reimas. mittente

oggetto

ricevente

i collaboratore -------.

soggetto

oppositore

Fig. 20: cf. Fig. 1 6 (p. 1 54). b) Modello dell'i nteraz ione. Ind ividuare q u a l i forme d i i nflusso si racconta no nel testo attra­ verso azioni e atti l i n g u istici. I l l ustrare le relazioni fra le persone che agiscono con l'ai uto delle domande: come si com porta a verso b, b verso a, ecc.

5 . 3 . 3 . Esempio: Mc 1 0 ,46-52: racconto di miracolo come storia di fede137 L' analisi narrativa deve essere preceduta dall'analisi lingui­ stico-stilistica e semantica. Riguardo a questi due aspetti ci limi­ tiamo solo ad alcune importanti osservazioni sul testo.

1 37 A. STOCK, Umgang mit theologischen Texten. Methoden, Analysen, Vorschliige, Einsiedeln 1974, 85-93.

159

Quanto all' analisi linguistico-stilistica, tutte le frasi sono accostate fra loro in forma paratattica con Ka( ; solo i vv. 48 e 50 sono collegati con 8É . Tutti i verbi sono declinati in forme finite, tranne alcuni pochi participi (vv. 46.47.49 due volte e 50 due volte) . Nel racconto, Marco passa due volte al presente storico: nell'introduzione al v. 46 e nella descrizione del grido della folla al v. 49. L'imperfetto, usato nei vv. 46.48 (2 volte) e 52, esprime un comportamento continuo. Nel discorso diretto ai vv. 49b e 52 abbiamo degli asindeti. Sotto l' aspetto semantico si devono rilevare soprattutto tre gruppi di espressioni come linee di signi­ ficato che percorrono e modellano il testo: Ve rbi del movi mento:

(e opposizione a l movi mento) :

a n dare

stare sed uti, ecc.

Verbi del chiamare:

(e opposizione):

gridare, chiamare

tacere

Parole di salvezza/malattia : cieco

vedere sa lva re

Le principali opposizioni sono chiaramente formulate all'ini­ zio e alla fine del testo: cieco seduto lungo la strada - vedente che segue lungo la strada. Dal passaggio da una condizione all'altra, reso possibile dal grido, risulta chiaramente che cosa significa «fede» per Marco. Pertanto Mc 10,46-52 descrive un'in­ vocazione che ottiene ciò che chiede. Dopo la trasformazione del testo in un oggetto omogeneo da analizzare vengono applicate al testo le varie griglie esposte nella presentazione dei modelli. A) La trasformazione del testo. La trasformazione del testo in un oggetto omogeneo da analizzare non presenta pratica­ mente difficoltà: il collegamento «gridare + discorso diretto (''Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà ! ")» (Mc 10,47s) deve essere trasformato in un'espressione che esprima sia la fiducia in Gesù come Figlio di Davide sia la richiesta di misericordia. Per questo sembra adatta «la preghiera fiduciosa». Indichiamo sintetica­ mente la trasformazione degli altri collegamenti fra le parole: 160

v. 49

G esù disse : « C h i a matelo ! »

fa r porta re

v. 49

chiamano il cieco e d icono : « C oragg i o ! Alzati, ti c h i a m a »

portare

v. 5 1

Gesù d ice: « C he cosa devo fa rti ? »

i nforma rsi su un desiderio

dice: « Rabbunì, che i o ved a »

rispondere con fiducia, pregare

d ice: «Va ' , la tua fede . . . »

esa u d i re la rich iesta

V.

51

v. 52

La successione delle azioni è cronologica e causale, per cui non occorre alcun nuovo ordinamento delle azioni per l'analisi. Ma in questo processo di trasformazione non si prendono in considerazione molti aspetti del racconto. B) L 'applicazione di griglie. Mediante l'applicazione delle griglie, che sono state sviluppate per l' analisi di sequenze di azioni e di attori, si può descrivere con maggiore precisione la specificità narrativa di Mc 10,46-52. Nelle singole griglie appaio­ no chiaramente le possibilità e i limiti della loro applicazione? 5.4. A lternative del racconto (secondo Bremond)

Mc 10,46-52 contiene molti punti nodali nei quali il racconto potrebbe continuare in modo diverso. 1)

2)

4)

3)

5)

6)

7) seguire

guarigione /

_.....-

.

____.-- ostacolo

____.--

gridare

_.....-

'-.....

essere-chiamato ----� non-segu .1 re '-..... . . '-..... non-guang1one

'-..... non-essere-ch iamato '-..... '-... .. ch1amare non-gridare . ---Cieco ____.-non-ostacolo 1eduto � non-chiamare

Fig. 2 1 : Alternative del racconto in Mc 1 0,46-52.

Nella figura 21 vengono enumerati i singoli passi dell'azio­ ne. Che tali passi siano anche punti nodali della successione dell'azione risulta da considerazioni di carattere generale («qui 161

la storia potrebbe continuare in modo diverso») e soprattutto dalla comparazione con altri racconti, nei quali la linea narrativa prosegue effettivamente in modo diverso (ad es. Mc 3,1-6; 7,27; 8,1 1 ; 5,19). l) Situazione iniziale (cieco; seduto): a tale situazione si contrappongono 6 (= in piedi) e 7 (= andare) come opposizione. 2) Sfruttamento dell'occasione: il cieco grida verso Gesù. 3) Intervengono ostacoli: le persone attorno non vogliono che il cieco gridi verso Gesù. 4) Superamento dell'ostacolo: il cieco viene chiamato da Gesù; altrimenti egli si troverebbe di nuovo nella posizione l . 5 ) Reazione all'invocazione: che Gesù muova un'obiezione a una domanda si trova in Mc 7,27 e quando si pretendono da lui miracoli eclatanti (Mc 8,1 1s). 6) Guarigione: è la conseguenza immediata della fede che Gesù scopre nel cieco. 7) Un'alternativa sarebbe che l'uomo diventi missionario (come in Mc 5 ,19s). Con questo modello si possono comprendere bene le alter­ native e le decisioni di cui parla il testo: chi sceglie di gridare a gran voce e di credere ottiene salvezza. La strutt u ra dei motivi

Anche la considerazione dei vari motivi ricorrenti nel testo, come esposto nella rassegna che segue,138 permette di individua­ re le fasi dell'azione. La struttura dei motivi nel racconto di guarigione di Mc 1 0, 46-52 l) Descrizione del luogo e della situazione, con la comparsa del taumaturgo, dei suoi accompagnatori (i discepoli) e di una folla (v. 46ab). 2) Comparsa del bisognoso di aiuto (indicato per nome), con una breve caratterizzazione della necessità (v. 46c) . 3) Grido di aiuto (v. 47). 4) Comando di tacere (della folla; motivo ostacolante) (v. 48ab).

1 38

162

PESCH - KRATZ, So liest man synoptisch, Il, 79.

5) Nuovo grido di aiuto (v. 48cd). 6) Stabilimento del contatto, invio (v. 49ab ). 7) Promessa (v. 49cd) . 8) Preparazione scenica (v. 50) . 9) Esplorazione (v. 5 1 a) . 1 0 ) Richiesta d i guarigione (v. 51b) . 1 1 ) Parola di salvezza: come ordine d i commiato e constatazione della fede (v. 52abc) . 12) Constatazione del miracolo (v. 52d) . 13) Dimostrazione (v. 52d) . Con questo modello si possono descrivere le singole piccole unità di azione, opposizione e alternative (quindi la struttura vera e propria), ma esse non emergono con molta chiarezza. Il risultato dell' analisi è adatto alla comparazione con altri testi analizzati allo stesso modo. I l mod e l l o d eg l i atta nti

Le persone che agiscono sono: Gesù, i discepoli, il cieco, la folla. I rapporti fra le persone che agiscono si possono illustrare in parte con il modello degli attanti nella figura 22. Gesù

vista

--------• cieco

i fol l a (v. 49) --------+ fede

Barti meo

+------ folla (v. 48)

Fig. 22: Le persone che agiscono i n Mc 1 0,46-52.

Il modello evidenzia le opposizioni fra le persone che agisco­ no e chiarisce la trasformazione della folla da avversaria a colla­ borante. Anche la fede è un aiuto. Il modello non riesce a descri­ vere meglio i fatti interpersonali importanti per questo testo. Il model l o di i ntera z i o n e

Indichiamo in modo schematico il rapporto fra le persone che agiscono.

163

C ieco dava nti a Gesù

richiesta fiduciosa seg u i re

Gesù davanti a l cieco

chiamare guarire

« M olti » dava nti al ci eco

ostacolare a i uta re

6.

Analisi pragmatica: il testo come mezzo per un evento relazionale

La pragmatica139 non è un campo autenticamente linguistico. Perciò è logico che gli impulsi decisivi provengano da ambiti al di fuori della disciplina, come ad esempio la filosofia, la sociologia o la psicologia. La pragmatica si occupa, in forma molto gene­ rale, del fatto che le affermazioni delle persone hanno luogo in situazioni concrete. In genere, esse sono anche rivolte ad altre persone, per cui testimoniano una convivenza sociale. Per lo più si trovano nel contesto di altre affermazioni fatte in precedenza e/o si collegano ad esse . Lo stesso vale anche per i testi come forma di comunicazione scritta: il lettore deve reagire al testo.140 La prag matica testuale si occupa d e l l a funzione d i n a m ica dei te­ sti . 141 Essa risponde a l l a domanda sul modo i n cui sono org a n i zza­ ti, media nte il testo, l'orienta mento del lettore e di rettive per la sua azione. 142

Oggetto di studio della pragmatica sono spesso testi d'uso contemporanei, per i quali il lettore deve disporre di conoscen­ ze extratestuali per poterli leggere con frutto. Passando ora a considerare il metodo della pragmatica per i testi biblici, dobbia­ mo tenere presente che possediamo solo i testi. Praticamente 1 39 140 141

In greco TTpéìy11a = azione. WEINRICH, Kommunikation, 1 1-20, in particolare 16. T.A. VAN DuK, Textwissenschaft. Eine interdiszipliniire Einfilhrung, Mtinchen 1980, 68. 142 Qui pragmatica viene inteso in un ambito più ristretto rispetto, ad esempio, a T. BREUER, Einfilhrung in die pragmatische Texttheorie, Miinchen 1974, e H. FRAN­ KEMOLLE, «Kommunikatives Handeln in Gleichnissen Jesu. Historisch-kritische und pragmatische Exegese. Eine kritische Sichtung>>, in Io., Biblische Handlungsanweis­ ungen. Beispiele pragmatischer Exegese, Mainz 1983.

164

non disponiamo della conoscenza extratestuale o «conoscenza quotidiana» della comunicazione riguardo al tempo della loro redazione. Pertanto si può ricavare l'orientamento unicamente dal testo.143 Bibliografia introduttiva I ntrod u z i o n i g e n e ra l i a l l a p r a g m atica : J . M EIBAUER, Pragmatik. Eine Einfuhrung, T u b i n g e n 2006; L. R. HoRN (a c u ra d i ), The Handbook of Pragmatics, Oxford 2004; A. C RusE, Meaning in Language. An lntroduction to Semantics and Pragmatics, Oxford 2 004. Esisto no stu d i n eotesta mentari specifici s u u n orienta m e n to m i rato d e i l etto ri e deg l i ascoltatori n e l c a m p o d e l l a reto rica ( i n p a rtico l a re r i g u a rd o a l l e l ette re d i Paolo)144 e s u l l ' u so d e l l a l i n g u a n e l l e parabole d i G es ù . 145

6.1. Il modello testuale dell 'analisi pragmatica

La pragmatica cerca di fornire una risposta alla domanda sull'uso della lingua. Austin, uno dei maggiori rappresentanti di questa materia, ha sintetizzato in apertura questo compito nella domanda: «How to do things with words ? (Come fare cose con le parole?)».146 La novità della sua teoria sta nel fatto che egli non si preoccupa prioritariamente della verità di un'affermazio­ ne, ma sottolinea piuttosto che un'affermazione è sempre anche un'azione (dipendente dal contesto) . Secondo lui, ogni afferma­ zione ha tre dimensioni. l) Locuzione: l'affermazione deve essere grammaticalmente corretta e seguire un vocabolario comprensibile. In questo modo si può provare la sua verità. 2) Illocuzione: l'interlocutore deve comprendere l'inten­ zione dell'affermazione: si tratta di una constatazione, di una domanda o di un comando? 3) Perlocuzione: effetto dell'atto di parola. Che cosa vole­ va produrre il parlante e che cosa ha prodotto in definitiva

143 Può essere in qualche modo di aiuto la considerazione degli effetti prodotti dai testi, perché essa mostra quali potenziali significati si nascondono in essi e quali effetti producono. Anche in questo modo si può comprendere la funzione dinamica dei testi. 144 Sulla retorica in Paolo cf. specialmente BETZ, Galatians. 145 Cf. specialmente E. ARENS, Kommunikative Handlungen. Die paradigma­ tische Bedeutung der Gleichnisse Jesu fiir eine Handlungstheorie, Dtisseldorf 1982; FRANKEMOLLE, «Kommunikatives Handeln in Gleichnissen Jesu». 146 J.L. AusnN, Zur Theorie der Sprechakte, Stuttgart 1972 (trad. it. Quando dire è fare, Torino 21972).

165

nell' ascoltatore? Poiché l'effetto prodotto sull'ascoltatore è difficilmente valutabile, questa parte può diventare oggetto di analisi scientifiche solo se sono trasmesse anche le reazioni al riguardo. È il caso, ad esempio, della Prima lettera ai Corinzi. Nella Seconda lettera ai Corinzi Paolo affronta, fra l'altro, le reazioni a questa sua prima lettera da parte dei corinzi. La teoria testuale pragmatica costruisce una relazione fra testo e lettore: il testo vorrebbe agire sul lettore per cambiarlo e in certi casi riesce anche a farlo.

6. 1 . 1 . Funzioni ( sc o pi di utilizzo ) dei testi L' analisi pragmatica parte dall'osservazione che sia le affer­ mazioni linguistiche sia i testi vanno considerati non solo sotto l' aspetto del loro rispettivo contenuto di verità, ma anche sotto l' aspetto della loro intenzione operativa. 147 Secondo il contesto situazionale in cui avviene un' affermazione o al quale è destina­ to un testo, la stessa affermazione può produrre effetti diversi. C'è una differenza fra queste espressioni: «Cirillo viene da Lucerna» , «Cirillo, vieni da Lucerna ! » , «Cirillo viene da Lucer­ na?». Inoltre, una stessa affermazione, a seconda del contesto, può essere interpretata diversamente dal lettore/ascoltatore. «Piove» può essere una semplice constatazione o contenere l'invito a trascorrere un tranquillo pomeriggio davanti alla tele­ visione. Mod e l l o d e l l e q uattro o recc h i e ( F r i e d e m a n n Sch u l z von T h u n )

Si è spesso tentato d i usare l e conoscenze derivanti dalla pragmatica per la vita quotidiana, lasciandosi guidare dall'idea secondo cui l'ascoltatore di un messaggio svolge una funzione importante. Egli interpreta autonomamente un'affermazione. Naturalmente considera molte cose ( contesto, ecc. ) , ma fonda­ mentalmente nulla impedisce all' ascoltatore di percepire un'of­ fesa come tale o di interpretarla in modo diverso.

147 Spesso (con terminologia diversa) si distingue fra compimento dell'espres­ sione, contenuto dell'affermazione (proposizione), scopo d'uso (illocuzione) ed effetto ottenuto (perlocuzione ). Si veda la presentazione sintetica su «Sprechakt» in W. ULRICH, Worterbuch Linguistische Grundbegriffe, Kiel 31981. L'illocuzione (ad esempio, una promessa) può in certi casi essere specificata da un cosiddetto verbo performativo (ad esempio, «ti prometto>>).

166

Schulz von Thun148 ha sviluppato un modello che attribuisce ad ogni affermazione quattro messaggi. Le quattro parti di una notizia sono il «lato oggettivo», il «lato dell'autorivelazione», il «lato della relazione» e il «lato dell'appello» . Così si può comprendere la complessità delle affermazioni umane. Il model­ lo è simile al modello proposto nel capitolo «teoria testuale» con i fattori autore, lettore, testo ( come entità strutturata con un tema ) , codice, canale e contesto situazionale. - Livello oggettivo: contiene fatti, realtà, dati, ecc. Il mitten­ te si sforza di trasmettere queste informazioni nel modo più chiaro, più indiscutibile e più comprensibile possibile . - Livello dell' autorivelazione: il mittente solleva conscia­ mente o inconsciamente il velo sui suoi motivi, valori, sentimenti . . . - Livello della relazione: informa sullo stato della relazione fra mittente e ricevente: l'uno prova simpatia per l' altro? Lo ritiene stupido? - Livello dell' appello: contiene una sollecitazione. Esempi di questi quattro lati della comunicazione umana sono offerti nel Nuovo Testamento soprattutto dalle lettere di Paolo: - Livello oggettivo: descrizione di contenuti. - Livello dell'autorivelazione: ad esempio, la concitata autopresentazione in 2Cor 1 1 . - Livello della relazione: indirizzo nelle lettere, saluti finali ( particolarmente forti in Rm 16 ) ; Gal 4,20: «Vorrei essere vicino a voi in questo momento e cambiare il tono della mia voce» . - Livello dell'appello: l e molteplici disposizioni per l e comu­ nità, soprattutto nelle sezioni introdotte da «Vi prego, vi ammonisco>>. Ma anche un'unica frase di Paolo potrebbe essere stata compresa in quattro modi dai lettori. Gal 1 ,6s: «Mi meraviglio che, così in fretta, da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo voi passiate a un altro vangelo. Però non ce n'è un altro, se non che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo» .

148 F. ScHULZ VON ThuN, Miteinander reden 1: Storungen und Kliirungen. Allgemeine Psychologie der zwischenmenschlichen Kommunikation, Reinbek bei Hamburg 1981.

167

- A livello oggettivo i galati possono comprendere che Paolo ritiene che essi si siano allontanati dal vangelo. - A livello di autorivelazione di Paolo essi comprendono che egli è molto preoccupato per loro. - A livello di relazione potrebbero comprendere che in questo modo essi si sono allontanati dalla relazione con Paolo, perché hanno stabilito una relazione con coloro che li conducono fuori strada. - A livello di appello potrebbero percepire che egli li esorta a ritornare subito al vero vangelo. Si può facilmente immaginare che lettori e ascoltatori diversi abbiano reagito in modo diverso su questi quattro livelli e alle loro reciproche relazioni.

6 . 1 .2. Mezzi per l'orientamento del lettore Negli atti di scrittura (e anche atti di parola) bisogna distin­ guere fra istruzione e strategia. Per istruzione si intendono sia le indicazioni espressamente formulate che il testo forni­ sce al lettore in modo che possa orientarsi nel testo (o nella situazione) ,149 sia le indicazioni che il testo offre per permettere al lettore di ordinario correttamente (ad es. «queste cose sono dette per allegoria» , Gal 4,24). Per conferire efficacia all'istruzione si ricorre a una strategia ( = retorica) , si usano cioè determinati mezzi per raggiungere lo scopo, che tuttavia non vengono resi espliciti. Il discorso orale può essere accompagnato anche da mezzi extralinguistici (gesti, ad esempio atteggiamenti di supplica, ecc.). Nei testi, invece, l' autore ha a disposizione solo mezzi linguistici. La scelta di tali mezzi dipende, fra l'altro, dalla competenza linguistica dell'au­ tore , dalla situazione comunicativa esistente, da forme di corte­ sia, convenzioni, ecc. Un'istruzione può essere formulata come desiderio, preghiera, domanda. I mezzi linguistici più evidenti sono le istruzioni formulate all'imperativo, ad es. «chiudi la finestra ! » . Ma una stessa istru­ zione può essere espressa anche in altro modo: ad es. in formu­ lazioni di contenuto diversificato (proposizioni) ; ad es. sotto forma di constatazione linguistica: «C'è corrente d'aria» , oppu149 Cf. H. WEINRICH, Textgrammatik der franzosischen Sprache, Stuttgart 1982, 213.

168

re: «La finestra è aperta», oppure: «Non vedi che la finestra è aperta?». Poiché la formulazione linguistica dell'istruzione può essere molteplice, occorrono spesso informazioni supplementari per cogliere il significato esatto dell'istruzione. Nelle afferma­ zioni linguistiche è importante anche il contesto: in presenza di una struttura di autorità, una preghiera può essere ad esempio un ordine mascherato. Un buon esempio di orientamento del lettore mediante mezzi linguistici è il Discorso della montagna di Mt 5-7, nel quale vi sono provocazione , linguaggio iperbolico, esempi, rimandi ali' esperienza, elenchi.150 6.2. L 'attuazione dell'analisi pragmatica

In molte affermazioni linguistiche moderne si può cogliere senza grande difficoltà l'intenzione operativa, perché le strut­ ture di comunicazione e di autorità esistenti fra parlante e ascoltatore, autore e lettore, sono note da informazioni extra­ testuali. Nel caso dei testi biblici invece disponiamo unicamente del testo. Perciò dobbiamo ricavare dal testo l' atto linguistico di cui si tratta, l'intento perseguito dall'autore, il modo in cui usa i mezzi linguistici per indurre il lettore a reagire. Vari indizi forniti dal testo possono aiutare a riconoscere la forza dinamica e l'intenzione stimolante di un testo. Il metodo non può essere applicato in forma meccanica; esso fornisce solo indicazioni riguardo al modo in cui si possono perseguire le richieste dell'a­ nalisi pragmatica. 6.2. 1 . Si ha un accesso diretto all'orientamento del lettore quando è lo stesso autore a indicarlo: nei vangeli è il caso, ad esempio, di Le 1 ,1 -4 e Gv 20,30s. Secondo Gv 20,30s la reazione al testo che l'autore mira a suscitare nel lettore è la confessione di Gesù, Messia e Figlio di Dio. Nei testi paolini si esplicita a volte la specificità dell'atto linguistico; ad esempio: «Vi prego, vi esorto, vi incoraggio» , come avviene nelle sezioni pareneti­ che delle lettere paoline, nelle quali spesso l' autore cita anche l' autorità del Signore, sottolineando così il carattere di autorità della sua esortazione.151 150 Cf. W. EGGER, , in K. KERTELGE (a cura di), Ethik im Neuen Testament, Freiburg 1984, 135s. 15 1 Così, ad esempio, in 1Cor 7,10-12. Anzitutto, nel v. 10 non parla l'apostolo, ma il Signore: > ) la stessa questione: «La critica delle forme non è altro che la ricerca per individuare e descrivere le forme fisse presenti nel lin­ guaggio quotidiano o nella letteratura, nelle manifestazioni orali o scritte dell'uomo per determinare la loro intenzione e l'ambiente culturale in cui si manifestano>>. Comunque, come sottolineano giustamente STRECKER - ScHNELLE, Einfilhrung in die neutestamentliche Exegese, 70, nell'ordinamento di testi e generi letterari non si devono trascurare gli elementi atipici del genere, che mostrano la peculiarità di un singolo brano. 1 67 In vari manuali di metodologia non si distingue in modo esatto; così i ge­ neri letterari in H. ZIMMERMANN, Neutestamentliche Methodenlehre. Darstellung der historisch-kritischen Methode, Stuttgart 71982, c. 3, sono trattati sotto il titolo «Metodo della storia delle forme>>, e in STRECKER - ScHNELLE, Einfilhrung in die neutestamentliche Exegese, 67, sotto il titolo «Storia delle forme>>. 1 68 ZIMMERMANN, Neutestamentliche Methodenlehre, 133, intende per «genere letterario>> la forma estesa, per «forma>> l'unità più piccola fissata oralmente o per

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seguono intendiamo per «forma» la forma individuale del singo­ lo testo e per «tipi testuali» la comunanza esistente fra più testi. Bibliografia introduttiva Autori che si occ u p a n o d e i t i p i testua l i : K. BRINKER, Linguistische Textana!yse. fine finfuhrung in Grundbegriffe und Methoden, Berl i n 2005 (cons i g l i a b i l e c o m e p r i m o a p p roccio); H . VATER, Einfuhrung i n die Textlinguistik. Struktur und Verstehen von Texten, M O nchen 200 1 ; E. C osERIU, Textlinguistik. fine Einfuhrung, a c u ra di J . A LBRE C HT , TO b i n g e n 1 994; R. ZvMNER, Gattungstheorie. Probleme und Positionen der Literaturwissenschaft, Paderborn 2003; A. HoRN, Theorie der liter­ arischen Gattungen. Ein Handbuch fur Studierende der Literaturwissenschaft, WOrz b u rg 1 998 (cons i g l i a b i l e come p r i m o a p p roccio); E. GoucH - W. RAIBLE (a c u ra d i ) , Textsorten. Differenzierungskriterien aus linguistischer Sicht, Wiesbaden 2 1 97 5 ; R. DE B EAUGRANDE - W. U . DRESSLER, Einfuhrung in die Textlinguistik, TO b i n g e n 1 98 1 . D e l l e q u esti o n i relative a l l a teo ria d e i generi l ette rari b i b l i ci tratta no K. BERGER, Formen und Gattungen im Neuen Testament, TO b i n g e n 2005; F. LENTZEN­ DEIS, « M et h o d i sc h e O be r l e g u n g e n z u r Besti m m u n g l itera rischer G attu ngen i m N e u e n Testa ment » , i n Bib 62 ( 1 98 1 ) , 1 -2 0 . 169

7.1. Il modello testuale: tratti che caratterizzano la forma fra tipi testuali e azioni ricorrenti della vita della comunità

In base al modello interpretativo qui proposto, presentiamo anche i tipi testuali nell' ambito di una relazione con determinate situazioni ricorrenti. Già la riflessione storica tradizionale ha sottolineato l'influenza generale esercitata sul locutore/scrittore e sulle sue convinzioni teologiche dalla rispettiva situazione e gruppo di comunicazione.170 Come in ogni comunità linguistica, anche nella Chiesa delle origini situazioni spesso ricorrenti hanno favorito la nascita di modelli linguistici fissi. Determinate situazioni richiedevano una

iscritto, per cui colloca sotto i «generi letterari>> i vangeli, gli Atti, le lettere e l' Apo­ calisse, e sotto la tradizione della Parola e la tradizione della storia. 169 Ulteriore bibliografia. Contributi esegetici: FoHRER et al., Exegese des Al­ ten Testaments, § 7; D. HELLHOLM, Das Visionenbuch des Hermas als Apokalypse. Formgeschichtliche und texttheoretische Studien zu einer literarischen Gattung, 1: Methodologische Voriiberlegungen und makrostrukturelle Textanalyse ( CBib NT 13.1), Lund 1980, 72-152; G. ScHELBERT, , in ThBer 13(1985), 1 1-39. 17° Cf. H. FRANKEMOLLE, , in ThBer 14(1985), 65. BERGER, Exegese des Neuen Testaments, 134, invita a una certa cautela nei con­ fronti delle classificazioni sociologiche.

178

forma linguistica in grado di esprimerle: così nella discussione con il giudaismo determinate forme di argomentazione si dimo­ strarono adeguate e divennero «forme» fisse. I testi neotestamentari si possono classificare e riunire in gruppi in base alla somiglianza non solo di contenuto, ma anche di forma linguistica, intenzione operativa e ambiente sociale dal quale scaturiscono, per cui per una descrizione precisa si dovranno considerare non solo gli aspetti interni al testo, ma, secondo l'approccio della teoria della comunicazione, anche i punti di vista esterni ad esso, legati alla situazione comunicativa. La somiglianza tipica di testi appartenenti a uno stesso tipo testuale in base a caratteristiche comuni deve esistere a livello linguistico-sintattico, semantico-contenutistico e pragmatico del testo. I testi di un unico tipo testuale sono inseriti in un ambien­ te di vita (Sitz im Leben) simile. I testi appartengono a uno stesso tipo testuale quando sono simili sotto i seguenti punti di vista:171 l. Criteri interni al testo: 1 . 1 Legati alla superficie del testo 1 . 1 . 1 . Livello fonetico o grafico: segnali che mostrano che un testo appartiene a un determinato tipo testuale: ad esempio, bollettino sul traffico, notizie, manoscritto, scrittura al compu­ ter, ecc. 1 . 1 .2. Scelta delle parole: determinate parole chiave: «triste dovere» = annuncio di morte; «grazie e pace» = lettera di Paolo. 1 . 1 .3. Modalità e frequenza del modello di costruzione della frase: costruzioni nominali e participiali (ad esempio, nelle comunicazione ufficiali) . 1 .2. Legati alla struttura del testo 1 .2.1. Collegamento tematico e svolgimento tematico: rispet­ tive aspettative da parte dei lettori/ascoltatori nei riguardi dei tipi testuali (ad esempio, notizie o commento di una partita di calcio).

171 Si vedano gli elenchi al riguardo. Citiamo a titolo esemplificativo l'elenco proposto da ZIMMERMAN, Neutestamentliche Methodenlehre, c. 3, III B: l. I vari generi letterari degli scritti neotestamentari: vangeli, Atti degli apostoli, lettere e Apoca­ lisse. 2. Le «forme» comprendono: a) i vangeli: l) la tradizione della parola: parole profetiche, parole sapienziali, parole legislative, parabole, parole in io, parole relative alla sequela, composizioni di parole; 2) la tradizione della storia: paradigmi, dispute, racconti di miracoli, narrazioni storiche, storia della passione, composizione di rac­ conti; b) le lettere: l) materiale liturgico della tradizione: inni, confessioni, testi euca­ ristici; 2) patrimonio parenetico della tradizione: catalogo di virtù e vizi, precetti per la famiglia, cataloghi dei doveri; 3) le formule: omologia, formula di fede, dossologia.

179

1 .2.2. Tema: lettera, vangelo, Atti degli apostoli, ecc. ( temi diversi, come risulta fra l' altro già dal titolo ) . 1 .2.3. Modello nella struttura testuale: la struttura dell 'ar­ ticolazione o della costruzione corrisponde al relativo tipo testuale. 2. Criteri esterni al testo: 2. 1 . Funzione del testo: funzione di informazione, appello, contatto o dichiarazione. 2.2. Canale di trasmissione: giornale, lettera, libro, sito internet. 2.3. Costellazione del testo: - conoscenze previe dei partner della comunicazione; - grado di conoscenza dei partner della comunicazione; - condizione sociale dei partner della comunicazione; - carattere pubblico della situazione; - tempo, luogo, condizioni attuali; - ecc. Inoltre, i testi appartengono allo stesso tipo testuale quando si verificano queste condizioni: - presentano una struttura linguistico-sintattica simile: questo può riguardare elementi linguistici simili, ad esem­ pio «chi di voi . . . » e un'analoga disposizione degli elementi e costruzione; - hanno una struttura semantica e narrativa simile, ad esem­ pio racconti di guarigione o di esorcismo; - perseguono uno scopo operativo analogo; 1 72 - presentano un analogo ambiente di vita (Sitz im Leben), ossia provengono da un ambiente sociale simile, quindi da un'analoga situazione di comunicazione, azione e vita, e la riflettono. Attraverso il loro scopo operativo i testi contribuiscono al consolidamento o al cambiamento di questo ambiente. I testi

172 K. BERGER, Formgeschichte des Neuen Testaments, Heidelberg 1984, 18s, sud­ divide i generi letterari in base alle funzioni dei testi: > è un termine tecnico e significa «annunciante, predicante>> 191 C.H. Dooo, , in Exp T 43{1932), 396-400. Su Dodd e sulla discussione della sua tesi cf. EGGER, Frohbotschaft und Lehre, 13-17. 192 Cf. EGGER, Frohbotschaft und Lehre, passim; dalla tradizione provengono i sommari di miracoli di Mc 1 ,32-34 e 6,53-56. Su Mc 3,7-12 cf. il capitolo 4 § 5.3.

187

Capitolo 4 LETTURA SOTTO L'ASPETTO DIACRONICO: LE RELAZIONI FRA UN TESTO E LE SUE FORME PRECEDENTI

I procedimenti di analisi sincronici aprono la strada al significato del testo indicando le strutture presenti in esso; il procedimento dell'analisi diacronica invece apre la strada al testo illustrandone la storia antecedente della sua redazione definitiva. I metodi sincronici mostrano le relazioni fra i singoli elementi del testo, quelli diacronici ricostruiscono le relazioni di un testo nelle sue fasi scritte o orali precedenti. Dalla considera­ zione delle relazioni ricche di tensioni fra i fenomeni testuali e le fonti del testo scaturisce una comprensione più profonda dello stesso,1 inevitabile per chi pensa in categorie storiche. Inoltre, la visione della storia della formazione dei testi neotestamentari permette di gettare uno sguardo sulla vita di fede delle prime comunità cristiane e sui loro sforzi di interpretare il significato della buona novella in situazioni nuove. Le informazioni sulle fasi precedenti dei testi neotestamen­ tari vanno ricavate essenzialmente dagli stessi testi. Esistono certamente anche altre informazioni al riguardo (a partire da Papia di Gerapoli, ecc. ), ma queste testimonianze sollevano molti interrogativi e richiedono soprattutto un'esatta verifica attraverso i testi biblici.2 L' approccio metodologico alla storia della formazione dei testi neotestamentari consiste nella raccol­ ta di osservazioni dalle quali poi trarre conclusioni sulla stessa.

1 W. BABILAS, Tradition und lnterpretation, Miinchen 1971, 60. 2 Cf. le introduzioni al Nuovo Testamento.

189

l. n

modello testuale dell'analisi diacronica

Mentre nell'analisi sincronica il testo è considerato come parte di un processo di comunicazione esistente in un determi­ nato momento e come parte di una fitta rete di relazioni intrate­ stuali (esistenti nello stesso momento), i procedimenti dell' ana­ lisi diacronica considerano il testo sotto l' aspetto della sua formazione , ossia delle sue relazioni con la storia precedente. l testi neotesta mentari possono essere a nche il risu ltato di u n pro­ cesso di riela borazione e trasmissione ora l e e scritta .3

A questo modello della formazione del testo e delle tappe postulate e ricostruite in esso corrispondono essenzialmente, come mostra la figura 24, i vari metodi di analisi diacronica. Trasmissione orale (prima e dopo pasqua) Logia di Gesù Racconti su Gesù Formule di fede e di confessione Stesura scritta (in tappe)

Critica delle tradizioni 1

Critica letteraria Critica delle redazioni

Fig. 24: Tappe della formazione del testo e metodi esegetici.

2.

I metodi dell'analisi diacronica

I rappresentanti del metodo storico-critico hanno elaborato le fasi metodologiche oggi considerate classiche: critica testuale, critica letteraria, critica della forma e della storia della tradi­ zione, critica della storia della redazione. Qui ci ricolleghiamo a questi passi metodologici.4 Ma la nostra presentazione (a differenza di quanto avviene abitualmente nel metodo storico­ critico) si limita strettamente all'aspetto diacronico, ossia alla ricostruzione della storia della formazione dei testi neotesta­ mentari.5 Alcuni passi operativi, che nel metodo storico-critico

3 4

Cf. capitolo l § 3. Di conseguenza, lo stesso metodo storico-critico distingue fra aspetti sincro­ nici e diacronici, in quanto distingue spesso fra critica del genere e storia del genere, critica della redazione e della composizione e storia della redazione. 5 L'aspetto sincronico dei tipi testuali è stato esposto in precedenza.

190

vengono presentati in collegamento con questa fase, ma che presentano piuttosto un carattere sincronico, sono già stati trat­ tati nell'analisi sincronica. La critica testuale, a causa della sua peculiarità, è stata trattata già nel secondo capitolo. Riguardo alla terminologia specialistica, non sempre omoge­ nea, occorre tenere presente quanto segue: scopo dell'analisi diacronica è la ricostruzione del processo storico nel corso del quale i testi hanno raggiunto la loro forma definitiva. Le espres­ sioni «storia della tradizione» e «storia della redazione» indica­ no questo processo storico. Per ricostruirlo occorre procedere a osservazioni critiche sul testo. A questo rinviano le espressioni oggi preferite di «critica letteraria, critica della tradizione e critica della redazione».6 Poiché non sempre gli studiosi attribu­ iscono lo stesso significato alle singole espressioni, illustreremo brevemente le concezioni adottate in questa metodologia. Dal modello della teoria testuale derivano questi passi operativi: - la critica letteraria esamina la versione testuale esistente in riferimento a fonti letterarie (scritte) eventualmente individua bili; - la critica della tradizione esamina la storia precedente dei testi biblici, nella misura in cui si basano su fonti orali. Le conclusioni su questo aspetto e sull'ambiente di vita (Sitz im Le ben) delle unità testuali trasmesse originariamente in forma isolata, si basano sulle osservazioni relative al conte­ sto, alla forma e al tipo testuale dei testi neotestamentari; - la critica della redazione esamina il modo in cui l'autore, a partire dai materiali che aveva a disposizione, ha creato un'opera unitaria. All'inizio della storia delle forme, si attribuiva poca importanza all'evangelista come autore, considerandolo semplicemente un compilatore di tradi­ zioni, ma in seguito si è scoperto anche il merito teologico degli evangelisti.

6 La scelta di questi termini parte dalla seguente affermazione di base (com­ prensibile a livello di linguaggio corrente ) : «Mediante osservazioni critiche sul testo si può disegnare la storia della tradizione/della redazione del testo>>. In base a questo uso linguistico, >, 101, con rimando a J. JEREMIAS, , in ZNW 35(1936), 109. 67

·

212

Gli studiosi valutano diversamente la relazione fra Mc 14,39, Gv 12,1-8 e Le 7,36-38: secondo alcuni la menzione dell'unzio­ ne in Le 7,38 non ha valore costitutivo per il racconto e si può facilmente separare, per cui viene considerata come aggiunta posteriore;71 altri considerano Le 7,36-50 la versione più vicina al fatto storico.72 Nell'analisi basata sulla critica della tradizione si inserisco­ no anche considerazioni sulla verosimiglianza storica:73 nella tradizione si osserva la tendenza a mostrare la figura di Giuda sotto una cattiva luce; questo è particolarmente evidente in Giovanni. La tradizione attira l'attenzione sul fatto che Giuda amministrava la cassa comune (Gv 13,29) , per cui potrebbe essere stato proprio lui a protestare contro il comportamento della donna (Gv 12,4); nel corso della tradizione questo detta­ glio si è perso. L' analisi mostra la confluenza di tradizioni e la creazione di un quadro narrativo più ampio come tendenze operanti nella trasmissione delle tradizioni. Già la tradizione conosce la conta­ minazione, cioè la molteplice influenza reciproca delle versioni testuali; Le 10,38-42 influenza il racconto dell'unzione, che poi viene ripreso da Giovanni; su Giovanni influisce anche la scena dell'unzione dei piedi e del successivo gesto di asciugarli di Le 7,38. La constatazione di contaminazioni vale sia che si consi­ deri Le 7,36-50 una versione originaria accanto a un racconto di unzione di un morto, sia che si ritenga originario Mc 14,3-7/8. La tendenza a stabilire un contesto narrativo più ampio mediante il collegamento con il racconto della passione viene continuata in modo particolarmente evidente da Giovanni.

4.3.4.

Rm

1 ,3s: confessione di fede

L'intestazione della Lettera ai Romani (Rm 1 , 1 -7) è chiara­ mente ampliata nei vv. 3-4 con un' affermazione sul contenuto del vangelo difeso da Paolo. Una serie di osservazioni induce a ritenere che Paolo utilizzi nei vv. 3-4 una formula proveniente dalla tradizione. Cerchiamo ora di provarlo applicando i crite-

MA.Rz, « . . . mich habt ihr nicht allezeit», 105. lb. Cf. al riguardo BROWN, The Gospel according to fohn, 453s. Egli ritiene più originaria la versione giovannea (ivi, 451 ) . 71 72 73

213

ri che sono stati menzionati per la ricostruzione di materiale proveniente dalla tradizione.74

4.3.5. La ricostruzione della formula di fede prepaolina L'inizio della Lettera ai Romani risulta appesantito dal fatto che «vangelo» nel v. l viene precisato con una proposizione rela­ tiva nel v. 2 e poi da un'indicazione di contenuto. La costruzione participiale dei vv. 3b.4a potrebbe essere omessa senza arrecare alcun danno alla struttura dell'intestazione.75 In base all'interru­ zione del testo causata dai vv. 3b.4a e la ripresa del contesto al v. 5, si possono eliminare i vv. 3b.4a. Una serie di parole ed espressioni di questa formula non viene mai usata da Paolo: vL6s- 8av ( 8 si trova solo nella tradi­ zione dei vangeli e nella letteratura epistolare non proveniente da Paolo (2Tm 2,8; cf. anche A p 5,5; 22,16); y( VE>, in ZNW 76 ( 1985 ) , 29-42. 99 STRECKER - ScHNELLE, Einfiihrung in die neutestamentliche Exegese, 1 1 1 ; ZIM· MERMANN, Neutestamentliche Methodenlehre, 225. 100 Sul segreto messianico come filo conduttore del Vangelo di Marco cf. EGGER, Frohbotschaft und Lehre, 85-91. 98

221

razione dell'altro, come dimostra la critica letteraria. In questo caso si può vedere chiaramente il modo in cui il redattore ha rielaborato il suo materiale.101 - Dalla redazione si possono distinguere come tradizione testi che si trovano in una certa tensione con le linee principali dell' opera. 102

5.2.2. Conclusioni sui destinatari L' autore/redattore è influenzato dalle sue comunità, come d' altra parte anch' egli intende influenzarle.l03 Naturalmente noi conosciamo le comunità solo attraverso i testi neotestamentari, per cui per il lettore le comunità esistono solo in forma mediata, come «comunità interpretata/e e testualizzata/e» .104 Anzitutto l'analisi semantica permette anche di trarre conclu­ sioni sulla situazione della comunità: il fatto che il redattore insi­ sta su determinati argomenti (punti focali contenutistici) deve avere qualcosa a che fare con la situazione. Tuttavia al riguardo molte cose restano oscure. Si possono ottenere altre indicazioni sui destinatari mediante l'analisi pragmatica: dall'orientamento del lettore perseguito dall'autore si possono trarre delle conclusioni sulla situazione della comunità. Ovviamente la situazione non è semplicemente il risvolto negativo delle ammonizioni e affermazioni dell'autore.105 Ad esempio, l'ammonizione alla fedeltà può servire a rafforzare una comunità (che già si impegna a essere fedele) oppure può essere una vera ammonizione per una comunità negligente.

1 0 1 I vangeli sinottici sono quindi particolarmente indicati per iniziare l'analisi secondo il metodo della storia della redazione. Riguardo alla teoria delle due fonti, bisogna comunque considerare il fatto che in certi casi anche in Mt e Le compare materiale che, sotto il profilo della storia della tradizione, è più antico rispetto al loro modello letterario, il Vangelo di Marco. 1 02 In ogni caso, come sottolinea giustamente FRANKEMOLLE, cf. sopra capitolo 4 § 3.2.3. 11 3 Secondo E. ScHWEIZER, Das Evangelium nach Markus (NTD 1), Gottingen 141975, ad loc., Mc 3,7-12 è l'introduzione alla pericope Mc 3,7-6,6a; secondo PESCH, Das Markusevangelium, ad loc., il passo introduce Mc 3,7-6,29. 1 14 Così in J. GNILKA, Das Evangelium nach Markus (EKK 1111-2), Studie­ nausgabe, Neukirchen-Vluyn 20 10, ad loc.

225

ro testo una tradizione ripresa da Marco al ritenerlo una mera costruzione redazionale.115 L'analisi secondo il metodo di critica della tradizione e della redazione si basa su osservazioni relative alla struttura linguisti­ co-sintattica, semantica e pragmatica e sul tipo testuale.

5 . 3 . 1 . Particolarità linguistico-sintattica Il testo presenta una serie di caratteristiche tipiche del linguaggio di Marco. Questo vale in particolare per la frase di motivazione aggiunta al v. 10a e le frasi collegate con le parti­ celle t v a , t va fl.� , y ci p , W }}

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1.1.2. Fattori di coerenza dei testi ............................. 1.2. Il modello di lettura della concezione strutturalistica . . .... .. .. ..... .. . ... . ........ . . . 2. I testi come parte di un evento comunicativo ................ 2.1. Comunicazione mediante testi (scritti) ...................... 2.2. Difficoltà con testi antichi........................................... 2.2. 1. Il ruolo dell'autore ............................................ 2.2.2. Recezione del testo da parte del lettore .. .. .. .. 2.3. Leggere come cammino verso la ricostruzione dell'evento comunicativo ...... 3. Testi come risultato di recezione ed elaborazione di entità di riferimento disponibili............ 3. 1. L 'origine degli scritti neotestamentari . ... .... . . ..... . ... . . .. 3.1.1. Le tappe della formazione del testo ............... 3.1.2. Modello dell'elaborazione testuale. ................ 3.2. Lettura come ricerca delle tracce della formazione del testo ........................................... Capitolo 2 PASSI PRELIMINARI ALL'ANALISI .. ....... . . . . . . . . . .. . .. . .. .. . l. Accertamento del testo originale ( critica testuale ) ....... 1.1. La teoria sull'origine delle varianti e dei tipi testuali che sta alla base della critica testuale...................................................... 1 . 1 . 1 . L'origine di varianti .......................................... 1 . 1 .2. L'origine di famiglie di manoscritti e di tipi di testo.................................................. 1 . 1 .3. Edizioni attuali dei manoscritti del Nuovo Testamento . . . . . . . .......... . .......... .... ..... 1.2. Il metodo della critica testuale ................................... 1.3. Esempi 1.3.1. Ef 1,1: «È v 'EÉac.v»......................................... 1 .3.2. Mc 1,1: «VLOU 8EOU » ......................................... 2. Primo orientamento sul testo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.1. Delimitazione e strutturazione del testo (segmentazione del testo nei suoi elementi) .............. 2. 1 . 1 . Delimitazione del brano testuale nella totalità del testo ....................................... 2.1 .2. Relazioni fra il brano testuale e il contesto . . . 2.1.3. Suddivisione del testo da esaminare nelle più piccole unità di significato ....... ........ ..........................................................................

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2.1 .4. Individuazione dell'unità/mancanza di unità del testo .............................................................. » 2.2. aggettivazione della prima comprensione del testo .. . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . .. . . .. . . . . . . . . . . . . . » 2.2.1 . Abbozzo di traduzione e utilizzazione di traduzioni... .......................... » 2.2.2. Riflessione sulla prima comprensione del testo . . . . . . . . . . . . . . . . » 3. Traduzione del testo e utilizzazione di traduzioni . . . . . . . . . >> 3.1. Teorie della traduzione............. . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 3 . 1 . 1 . Traduzione in quanto processo comunicativo... . . . . . . . . . . . . . . . . . ,, 3.1.2. Tipi di traduzione.................... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . >> 3.1.3. Valutazione delle traduzioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . >> 3.2. Un rapido sguardo sulle traduzioni del Nuovo Testamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . >> 3.2.1. Traduzioni in tedesco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 3.2.2. Traduzioni in italiano ....... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . >> 3.3. Il procedimento della traduzione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 3. 4. Uso delle traduzioni .................. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » Capitolo 3 LETTURA SOTTO L'ASPETTO SIN CRONICO: COMPRENDERE IL TUTTO A PARTIRE DALLE RELAZIONI FRA LE SINGOLE PARTI ........ l. Il modello testuale della lettura sincronica: il testo, un micro-universo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. Il modello testuale e la semiotica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. Il primo passo nella spiegazione della percezione sincronica del testo: il close reading . .. 4. Analisi linguistico-sintattica: i materiali più piccoli della costruzione del testo e i loro collegamenti . . . . . . .. . . . 4.1. Caratteristiche linguistico-sintattiche dei testi ........... 4. 1 . 1 . Lessico ................................................................ 4.1 .2. Tipi di parole e forme di parole (grammatica ) . . . . . . . . . . . . . .. .. . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . .. . . . . 4.1.3. Collegamento fra parole e frasi....................... 4.1 .4. Caratteristiche stilistiche .................................. 4.1.5. Composizione e strutturazione del testo ....... 4.2. Svolgimento dell'analisi linguistico-sintattica ........... 4.3. Esempi ..........................................................................

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4.3.1. Matteo 18,15-17 ................................................. 4.3.2. Matteo 28,18-20 ................................................. 4.3.3. Marco 1............................................................... 4.3.4. Filemone ........................................................... 5. Analisi semantica: significato attraverso la relazione .... 5.1. Semantica del testo: decifrare l'universo testuale ..... 5 . 1 . 1 . Il modello di testo e di lettura soggiacente all'analisi semantica del testo ... 5.1.2. La realizzazione dell'analisi semantica del testo . . . . . ........................................................ 5.1.3. Esempi . ............................................................... 5.2. Semantica della parola (concetto), del motivo e del campo: le parole e il /oro contesto .................... 5.2.1 . Modello della struttura semantica di lessemi soggiacente all'analisi ..................... 5.2.2. Attuazione dell'analisi semantica della parola e dei motivi . .. . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . 5.2.3. Esempi ................................................................ 5.3. Analisi narrativa: racconto come collegamento di elementi del racconto . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5.3.1 . I modelli testuali soggiacenti all'analisi narrativa ....................... 5.3.2. L'attuazione dell'analisi narrativa.................. 5.3.3. Esempio: Mc 10,46-52: racconto di miracolo come storia di fede............................................ 5. 4. Alternative del racconto (secondo Bremond) .......... 6. Analisi pragmatica: il testo come mezzo per un evento relazionale . . . . . . . . . . . . . . 6.1. Il modello testuale dell'analisi pragmatica ............... 6.1.1. Funzioni ( scopi di utilizzo ) dei testi ............... 6.1.2. Mezzi per l'orientamento del lettore.............. 6.2. L 'attuazione dell'analisi pragmatica .................. . ...... 6.3. Esempi .......................................................................... 6.3.1. 1 Cor 7: un dialogo variegato con la comunità ................................................. 6.3.2. Fm: invito alla fratellanza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7. Analisi dei tipi di testo: forma del testo e situazione della comunità. Una relazione caratterizzante .............. 7.1. Il modello testuale: tratti che caratterizzano la forma fra tipi testuali e azioni ricorrenti della vita della comunità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 266

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7.2. L 'effettuazione della determinazione dei tipi testuali .............................................................. 7.3. Esempio: i sommari dell'attività di Gesù nel Vangelo di Marco .................................................. Capitolo 4 LETTURA SOTTO L'ASPETTO DIACRONICO: LE RELAZIONI FRA UN TESTO E LE SUE FORME PRECEDENTI ................................... l. Il modello testuale dell'analisi diacronica ....................... 2. I metodi dell'analisi diacronica......................................... 3. Critica letteraria: le relazioni di un testo con forme scritte precedenti (ricerca della preistoria scritta dei testi) ......................... 3.1. I modelli di testo e di lettura soggiacenti all'analisi di critica letteraria .................. 3 . 1 . 1 . Modelli di testo . ... . .... . . . .... . ... ......... .. .. . ....... . . . ..... 3.1.2. Il modello di lettura .......................................... 3.2. L 'attuazione dell'analisi di critica letteraria ............. 3.2.1 . Osservazioni sull'interruzione della connessione................. 3.2.2. Doppioni e ripetizioni ...................................... 3.2.3. Tensioni e contraddizioni................................. 3.3. Esempio: Gv 13,34s: il comandamento nuovo......... 4. Critica della tradizione: relazioni del testo con i suoi precedenti orali (ricerca della precedente fase orale dei testi) ................ 4.1. Il modello testuale soggiacente all'analisi secondo il metodo della critica della tradizione . . . .. . . 4.2. Attuazione dell'analisi secondo la critica della tradizione.............................. 4.2. 1 . Critica delle tradizioni applicata alla ricerca sui vangeli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4.2.2. Critica delle tradizioni applicata alla letteratura epistolare .. .. .. . . . . . . . . . . 4.3. Esempi .......................................................................... 4.3.1. Mc 14,3-9: confessione di fede nella dignità di Gesù......................................... 4.3.2. Analisi sincronica di Mc 14,3-9 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4.3.3. Analisi secondo il metodo della critica della tradizione ..................................................

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4.3.4. Rm 1 ,3s: confessione di fede ..................... . ..... 4.3.5. La ricostruzione della formula di fede prepaolina .......................................................... 4.3.6. Il significato della formula di fede tradizionale ........................................................ 4.3.7. Origine della formula e ambiente di vita (Sitz im Leben) .................................................. 5. Critica della redazione: nuove relazioni fra testi più antichi mediante collegamenti redazionali .............. 5.1. Il modello: collegamento di testi più antichi da parte di un redattore......................... ...................... 5.2. L 'attuazione dell'analisi di critica della redazione .. 5.2.1 . Conclusioni sul redattore e sul suo metodo di lavoro............................... 5.2.2. Conclusioni sui destinatari............................... 5.2.3. Conclusioni sul luogo e sul tempo della composizione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5.3. Esempio: Mc 3, 7-12: il nascondimento di Gesù ....... 5.3.1. Particolarità linguistico-sintattica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5.3.2. Struttura semantica........................................... 5.3.3. Funzione del testo e intenzione pragmatica . . 5.3.4. La composizione del testo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Capitolo 5 ESEGESI COME PROCESSO MAI CONCLUSO. SGUARDO SUL CAMMINO PERCORSO E PROSSIMI PASSI .............................................................. l . Il testo nelle sue relazioni con il suo tempo (rilevanza storica ) . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . 2. Il testo nella sua relazione con l'attualità ( ermeneutica) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. Il testo nella sua relazione con la vita quotidiana .......... Conclusione . . . . . . . . .. . . .. . . . . . . . . . . . . . . .. .. .. .. .. . . . .. .. . . . . . .. . . . . .. . .. . . . . . . . . . . . . .. . .

BIBLIOGRAFIA.................................................................... l. Sussidi per lo studio del Nuovo Testamento .................. Edizioni del testo della sacra Scrittura . ............................ Edizioni in lingua tedesca . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Edizioni in lingua italiana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sinossi . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Concordanze....................................................................... 268

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Edizioni di testi non biblici ............................................... Edizioni in italiano............................................................. Sussidi linguistici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Dizionari ............................................................................. in italiano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Importanti commentari sul Nuovo Testamento . . . . . . . . . . . . . 2. Bibliografia relativa alla linguistica e alle scienze bibliche ........................................................ 3. Ulteriore bibliografia in lingua italiana ........................... -

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