Manuale storico della lingua latina. Le lingue dell’Italia antica oltre il latino [Vol. 4]

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Manuale storico della lingua latina. Le lingue dell’Italia antica oltre il latino [Vol. 4]

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….

E L

CON UNA TAVOLA DEGLI ALFABETI

E DUE CARTE GEOLINGUISTICHE ' Seconda edizione - . - fondamentalmente riveduta e notevolmente accresciuta

ROSENBERG & SELLIER

VITTORE PISANI

MANUALE

STORICO

DELLA

LINGUA LATINA VOL. IV

ROSENBE RG & SELLIER TORINO

VITTORE PISANI

LE LINGUE DELL’

ITALIA ANTICA OLTRE IL LA TIN0 Seconda edizione fondamentalmente riveduta e notevolmente

accresciuta

Prima ristampa

ROSENBERG & SELLIER TORINO

L'EDITORE mnurmn : novmu nsnncxn:nà : DIRITTI suam DALLE LEGGI

VINCENZO

BONA — TORINO

ALLA MEMORIA DI

EMIL VETTER

PREFAZIONE ALLA PRIMA EDIZIONE

Di

quella. umile Mili...…

per cui mori lo vergine Cammllh. Eurialo e Turno e Nino di tombe. DANTE. In}. I,

106-8-

Una ielice coincidenza, da me accolta come premio al particolare amore con cui ho eseguito questo lungo e faticoso lavoro, fa si che nel giorno sacro alle fortune d’Italia io abbia potuto conchiudere il presente volume, nel quale sono passate in rassegna le lingue parlate sul suolo italico prima della conquista romana, in quanto i monumenti giuntici ne hanno recato notizia, facendoci ancora udire nella loro genuina espressione genus acre uirutn, Manos, pubemque Sabellam, assuetumque malo Ligurem, Volscosque

uerut-os

e gli altri popoli onde ha origine la nostra gente. La prospettiva storica, ricavabile dai dati accumulati e ristudiati in questo, seguirà nel volume primo del Manuale, ove sarà conserta alla storia del latino: qui ho voluto solo dare per le altre lingue dell’Italia antica quel che per il latino è stato ofierto nella Grammatica. e nei Testi, una descrizione cioè dei diversi linguaggi e una scelta dei loro monumenti. Solo che il rapporto è necessariamente inverso; mentre per il latino, conosciuto da noi intimamente per i motivi che tutti sanno, la parte descrittivocomparativa costituisce il centro di gravità e i testi servono da

VIII

PBEFAZIONE

illustrazione e completamento ad essa, l’ossatura di quest’opera è formata dai monumenti epigrafici e dalla loro interpretazione, e la descrizione grammaticale, accompagnata per i dialetti di origine indeuropea da cenni comparativi, non è che il riassunto dei risultati ottenuti per mezzo dell’interpretazione: salvo che per l’etrusco, ove un procedimento simile avrebbe richiesto uno spazio e un lavoro pari almeno a quelli dedicati a tutte le altre lingue, e per cui ho dovuto contentarmi di segnare brevemente i risultati meno incerti a cui l’etruscologia è sinora pervenuta. Fuori dunque dell’etrusco, ho cercato per ogni lingua di dare una rappresentazione ampia e sicura per quanto possibile, basata su un rinnovato studio dei monumenti, nel quale ho naturalmente tenuto conto di quanto han fatto gli studiosi che mi hanno preceduto, ma ho battuto spesso vie nuove, giungendo in molti punti a risultati diversi e, spero, a nuove definitive conquiste sia per quanto riguarda l’interpretazione di singoli passi e monumenti, sia rispetto al giudizio da dare delle varie lingue. Che nel lavoro mi siano state presenti le conclusioni cui ero giunto in quasi trent’anni di studio, era inevitabile; voglio però dichiarare che ho cercato di spogliarmi d’ogni pregiudizio nell’afi‘rontare gli innumerevoli problemi che mi si presentavano nel corso del lavoro, e chi conosce i miei scritti precedenti vedrà che spesso mi è accaduto di modificare o addirittura mutare opinioni prima espresse, p. es. a proposito del siculo. Mentre così il presente volume non rinnega l’intento manualistica dell’opera di cui fa parte, in quanto cerca di recare il discente alla conoscenza dell’argomento proposto, esso rappresenta, e in misura ben maggiore che la Grammatica e i Testi per cui questo carattere e stato sottolineato testef dal Safarewicz (Eos XLIV, p. 136), una ricerca originale. Non mi è stato possibile, e non credo ne valesse la pena, raccogliere tutti i monumenti epigrafici. Ma la mia scelta, grazie anche alla coraggiosa generosità dell’Editore che non mi ha posto limiti

di spazio, e‘ assai ampia e comprensiva — per molti essa sarà una rivelazione — e completa in più punti le vecchie sillogi (v. Planta e Conway, anche i Frac—Italic Dialects), in quanto vi ha accolto

II

PREFAZIONE

parecchi monumenti, a volte assai importanti, venuti alla luce dopo la pubblicazione di quelle: anche con ciò proponendomi di recare il mio contributo all’incremento di questi studi (1). Nella correzione delle bozze mi ha prestato il suo valido aiuto Enzo Evangelisti, cui son dovuti inoltre la lista delle abbreviazioni e gli indici: e di ciò lo ringrazio anche pubblicamente. La dedica ad Emil Vetter vuole sottolineare la gratitudine che all’insigne studioso viennese debbono tutti i cultori delle lingue parlate nell’Italia antica prima del trionfo del latino. VITTORE PISANI. Milano, 4 novembre 1951.

PREFAZIONE ALLA SECONDA EDIZIONE Il manoscritto della prima edizione era dunque completo al principio di novembre 1951, e la stampa ne fu terminata alla fine dell’anno seguente, il volume uscendo con la data 1953. Nel 1963 l’edizione era esaurita e bisognava preparare la presente seconda: ciò mi ha posto dinnanzi al còmpito di rinnovare profondamente il libro, pur conservandone lo schema, in séguito non solo alle osservazioni fattemi dai diversi recensori (2) e alle rinnovate mie opinioni su singoli punti, ma soprattutto alle nuove scoperte epigrafiche, alle nuove trattazioni particolari e a quelle d’insieme, recanti spesso letture che cambiavano e accrescevano le basi della (I) Due altre sillogi, limitate però ai dialetti « italici », vedranno la luce contemporaneamente, o quasi, alla mia: una di G. Bottiglioni: Manuale dei dialetti italici (Osea, Umbro e Dialetti minori), l’altra di E. Vetter: Hand-

buch der italischen Dialekte. Al Vettor debbo un particolare ringraziamento per avermi comunicato le più importanti novità del suo libro: a tali comunicazioni mi richiamo quando nomino una opinione di questo studioso, senza fornire ulteriori indicazioni. (2) Ai quali va il mio ringraziamento: in particolare sento il dovere di nominare almeno l’esame minuzioso di J. Safarewicz, in Eos XLVI. p. 237 egg.

I

PREFAZIONE

vecchia trattazione. Se perciò più copiosi sono i mutamenti e le addizioni ai capitoli II (piceno meridionale), I I I (messapico), I V (uenetico), anche gli altri capitoli hanno subito numerosi mutamenti, che spero siano anche miglioramenti. In questo decennio ho potuto compiere la prima parte della Storia della lingua. latina (1962) costituente il vol. I del Manuale storico della lingua latina; ad essa, e soprattutto ai suoi capitoli III, I V e V rimando per una visione della problematica propria

delle lingue trattate nel presente libro: al quale può servire da sfondo, sia per quanto riguarda questioni di principio sia per fatti specifici, buona parte dei miei Saggi di linguistica storica (Torino, Rosenberg & Sellier, 1959). Una volta di più debbo ringraziare la signora Elui Rosenberg per la comprensione e la pazienza con cui ha accolto le mie costose modificazioni; Enzo Evangelisti per le rinnovate cure rivolte alla revisione delle bozze e per i consigli di cui mi è stato prodigo; e la tipografia Bona che ha saputo destreggiarsi nel labirinto delle mie correzioni e aggiunte, rendendomi più facile il gravoso lavoro (1). VITTORE PISANI. Milano, 15 giugno 1964.

(l) La. tavola. degli alfabeti è in buona parte basata. su quella dei PID.,

con modificazioni suggerite dalle più recenti esperienze: ma non è e non vuole essere né completa né definitiva.

TAVOLA DELLE MATERIE PREFAZIONE .

Pag. vn x1

.

TAVOLA DELLE MATERIE PEAEIIONENDA; ABBRE'VIAZIONI

»

xm

TAVOLA DEGLI ALFABETI .

»

nx

»

1

Osea Messana Bruttium Lucania

» » » »

46 46 47 49

Apulia Pompeii

» »

53 62

Le t'aerimm' dell'. eituns » . Herenlanum . Cuma Nola. Abella Teanum

» » » » » »

66 69 7—0 70 71 76

Capua (e Cuma) .

»

78

Iovile . Defimiones . Hirpini Samnium Frentani Monete esche

» » » » » »

76 87 96 97 106 107

» » » » » » »

112 112 119 121 121 122 124

MARSI

»

125

SABINI

»

125

I. - I BIALETTI OSCO-UMBBI.

.

(Scrittura p. 2. — Fonetica p. 5. — Morfologia p. 13. —— Indice delle parole trattato nel commento p. 32).

Dialetti minor] PELIGNI MABRUCINI VESTINI VESTINI o SABINI VOLSCI VOLSCI () MARSI .

Umbro Tahuhw I gavinae

126 126

TAVOLA. DELLE MATERIE

III

II. I MONUMENTI LINGUISTICI DEL PICENO (A. Piceno settentrionale p. 224. — B. Piceno meridionale p. 225: Iscrizioni p. 226, Fonetica p. 230, Morfologia p. 231).

Pag. 223

. . IL MESSAPICO (Iscrizioni p. 235. — Tratti grammaticali p. 246. — Glossario

233

III.

p. 250).

. . . . IL VENETICO (Scrittura p. 253. — Iscrizioni p. 255. — Trnmnsicatei e forme afi'ini p. 267. — Cenni di grammatica p. 273. —

IV.

251

Glossario p. 278).

IL LIGURE . .

v.

280

(Iscrizioni leponzie p. 281. — Omatterizzazione grammaticale delle iscrizioni leponzie p. 288. — Indice delle parole trattate p. 290. — Glosse, onomastica p. 290). VI. - IL SICULO . . . . . . (Iscrizioni p. 294. — Dati grammaticali ricavabili dalle iscrizioni p. 298. — Le glosse p. 299).

293

VII.

303

L’ETRUSCO

(Alfabeto e sistema fonetico p. 307. — Morfologia p. 308. — Glosse etrusche presso gli antichi. p. 310. — Iscrizioni p. 313). VIII. - IL RETICO E ALTRE LINGUE MINORI DELL'ITALIA SETTENTRIONALE . (I serizioni retiche p. 318. —— Tratti caratteristici del retico p. 324. — Iscrizioni della Val Camonica p. 327; da Castaneda e Sabbio p. 330; galliche p. 331). IX.

IL FALISCO E ALTRI BIALETTI LATINI (Iscrizioni p. 335. — Nota sul genitivo dei temi in -o- p. 344.

317

334

— Falisco e latino p. 353. — Prenestino p. 354). INDICI: Delle iscrizioni, secondo le. loro fonti e concordanza Dei 55 della. Grammatica latina. richiamati nel presente volume

357 375

PRAEMONEN DA

Nei testi epigrafici sono posti fra [parentesi quadre] le resti— tuzioni di lettere già. esistenti ma attualmente scomparse; fra (parentesi ad angolo) le lettere scritte per errore da chi ha tracciato l’epigrafe; fra (parentesi tonde) gli eventuali completamenti di abbreviazioni ed omissioni o correzioni evidenti di errori. Un punto sotto le lettere indica che queste sono di lettura incerta. Per i rimandi valgono le seguenti norme: a) Un numero preceduto dal segno & rinvia al rispettivo paragrafo della Grammatica latina. b) Un numero preceduto da A o B rimanda al rispettivo numero dei Testi latini arcaici c volgari. 0) Un numero non preceduto da altra indicazione (p. es. 42; 31 B) rimanda al rispettivo numero della presente raccolta: esso può esser seguito dall’indicazione della riga, preceduta da r. (p. es. 9 r. 4). Nel caso però delle Tabulac Igavinac (Numero 60) si usa il numero romano indicante la tavola, più la lettera indicante (salvo per III e IV) la facciata, più il numero arabo indicante la riga (p. es. VI a 4; III 12): a ciò, fuori del commento alle tavole stesse, precede la sigla T. I. (p. es. T. I. I a 12).

d) Se alle indicazioni di cui in I) e c precede un « ad », il rimando si riferisce al commento del passo in questione. Abbreviazioni:

AAA. = Archivio per l’Alta Adige. Acme = Acme, Annali della Facoltà. di Filosofia e Lettere dell’Università. statale di Milano.

mv

PRAEMONENDA

AGII. = Archivio Glottologico Italiano. AION. = Istituto Universitario Orientale: Annali, Sezione linguistica, Napoli. Athenaeum = Athenaeum. Studi Periodici di Letteratura e Storia dell’Antichità. Atti Ist. Ven. = Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti. Atti, Classe di Scienze morali e lettere. B. = C. D. Buck, A Grammar of Oscan and Umbrian, Boston 1904, ed Elementarbuch der Oskisch-umbrischen Dialekte, deutsch von E. Prokosch, Heidelberg 1905. B2. = B., ristampa corretta e accresciuta, Boston 1928.

BB. = Beitrà'ge zur Kunde dei indogermanischen Sprachen. BNF.‘ = Beitràlge zur N amenforschung. Bo. = G. Bottiglioni, Manuale dei dialetti italici, Bologna 1954.

Boisacq = E. Boisacq, Dictionnaire etymologique de la langue grecque, Heidelberg 1916. Bonn. J ahrb. = Bonner Jahrbiicher. Brugmann, Grundr. = K. Brugmann, Grundriss der vergleichenden Grammatik der indogermanischen Sprachenî Strasburgo 1897-1916. BSL. = Bulletin de la Societé de Linguistique de Paris. 'Bu. = M. Bufia, N uova raccolta di iscrizioni etrusche, Firenze 1935. Bull. napol. = Bullettino archeologico napolitano. Burs. J ahresberiehte = J ahresberichte iiber die Fortschritte der Klassischen Altertumswissenschaft begriindet von C. Bursian. C. Gl. = Corpus Glossariorum Latinorum ed. G. Gòtz. CIE. = Corpus Inscriptionum Etruscarum. CIL. = Corpus Inscriptionum Latinarum. CIM. = Corpus Inscriptionum Illessapicarum (cfr. 1). 234). Co. = R. S. Conway, The Italic Dialects, Cambridge 1897. Conway, Glossary è il glossario a Co. Cordenons = F. Cordenons, Silloge delle iscrizioni cenetichc,

Feltre 1911.

PRAEMONENDA

IV

D. = E. Diehl, Altlateinische Inschriften’, Berlino 1930; ‘ (di K. Schubring), 1959. De. = W. Deecke, Die Falisher, Strasburgo 1888. dFP. = A. De Franciscis - O. Parlangèli, Gli Italici del Bruzio nei documenti epigrafici, Napoli 1960. Die Sprache = Die Sprache, Zeitschrift fiir Spraehwissenschaft. Bettin, Langue Gauloise = G. Bettin, La langue gauloise, Parigi 1920. Dp. = E. Diehl, Pompeianisehe Wandinschriften und Verwandtes“, Berlino 1930. Dv. = E. Diehl, Vulgiirlateinische I nschriften, Bonn 1910. E.-M. = A. Ernout—A. Meillet, Dictionnaire e'tymologique de la langue latine“, Parigi 1959—60. Eos = Eos, Commentarii soeietatis philologicae Polonorum. Et. M. = Etymologicum Magnum. Etym. Orion. = Etymologicum Orionis. Fa., Fabretti = A. Fabretti, Corpus Inscriptionum I talicarum, Torino e Firenze 1867. Fest. = Fasti de oerborum significatione ( cfr. P. F.). F r i = Hj. Frisk, Griechisches etymologisches W6rterbuch, Heidelberg 1954 egg. Garrucci, Dissert. areheol. = R. Garrucci, Dissertazioni archeologiche di vario argomento, Roma 1864-66. GGA. = Gòttingische gelehrte Anzeigen. Gia. = G. Giacomelli, La lingua falisca, Firenze 1963. Glotta = Glotta, Zeitschrift fiir griechische und lateinische Sprache.

H.

= H. J. Heurgon, Etude sur les inscriptions osques\ de

Capone elites Iùvilas, Parigi 1942. Hes. = Hesychius. Horn. = Homerus. IA. = Anzeiger jitr indogermanische Sprache und Altertumshunde, Beiblatt zu den Indogermanischen For— schungen.

XVI

PRAEMONENDA

IEW. = J. Pokorny, Indogermanisches etgmologisches Wiirterbuch, Berna 1949—1959. = I ndogermanische Forschungen. IF. = Inscriptiones Graecae. IG. IM. = 0. Parlangèli, Studi messapici, Milano 1960. Italica = V. Pisani, Italica, Roma 1934. = H. J acobsohn, Altitalische I nschriften, Berlino 1927 Ja. (ristampa. dell’edìz. Bonn 1910). Kratylos = Kratglos, Kritieches Berichts- und Rezeneioneorgan fiir indogermanische und allgemeine Sprachwiesenechaft. Kiihner-Stegmann = R. Kiihner - C. Stegmann, Ausfiihrliche Grammatik der lateinischen Sprache. Satelehre3, Hannover 1955. = Zeitschrift fiir vergleichende Sprachforschung. KZ. Lanzi, Saggio = L. Lanzi, Saggio di lingua etrusca, Firenze 1789Le. (I-VI) = M. Lejeune, cfr. p. 252. Lg. = Language, Journal of the Linguistic Society of America. LGI. = V. Pisani, Linguistica generale e indeuropea, Milano 1947. LP. = Lingua Posnaniensis. MBh. = Mahdbhtîrata. M dlanges Pedersen = M e'langes linguistiques ofierts a M. Holger Pedersen, Aarhus e Capenaghen 1937. Mon. ant. = Monumenti antichi pubblicati per cura dell’Accademia dei Lincei. MSL. = Mémoires de la Société de Linguistigue de Paris. MSS. = Miinchener Studien zur Sprachwissenschaft. Muller Izn, Ait. Wb. = F. Muller Izn, Altitalisches Wòrterbuch, Gottinga 1926. NdSc. = Notizie degli scavi di antichità comunicate all’Accademia dei Lincei. Neapolis = Neapolis, Rivista di archeologia, epigrafia e numiematica. P.

= Pellegrini (cfr. p. 252). Pa. = Parlangèh' (cfr. IM).

PRAEMONENDA

XVII

Paideia = Paideia, Rivista letteraria di informazione bibliografica. PdP. = La parola del passato (citata per fascicoli, non per volumi). Pe. = G. B. Pellegrini, Le iscrizioni venetiche, Pisa 1954—55. P. F. = Pauli epitome ex Festo (M. = ed. Miiller; L. = ed. Lindsay, Parigi 1930). Phitotogus = Phitologus, Zeitschrift fiir das klassisohe Altertum. PID. = The Frac-Italic Dialects of Italy edited by R. S. Conway, S. E. Johnson, J. Whatmough, Londra 1933. Pl., v. Pl. = R. v. Planta, Grammatik der oskisch-umbrischen Dialehte, Strasburgo 1892—97. Pl. N. H. = Plini N aturatis Historia. Preller-Jordan; L. Preller, Ròm. Myth.3 = L. Preller, Ròmische Mythologie3 di H. Jordan, Berlino 1881-83. Pro. = Prosdooimi, cfr. p. 252.

Rav.

= Ravenndtis Anonymi Cosmographia.

RE.

= Pauly—Wissowa, Reat-Encyctopddie der ctassischen AZtertumswissenschaft.

REA. = Revue des Études Anciennes. REIE. = Revue des Études Indo-européennes.

REL. = Revue des Études Latines. Rend(ic). Ist. Lamb. = Istituto Lombardo di Scienze e Lettere. Rendiconti, Classe di Lettere. Bend. Lino. = Accademia Nazionale dei Lincei. Rendiconti della Classe di Scienze morali, storiche e filologiche (il primo numero romano indica la serie, il secondo il volume). REW. = W. Meyer—Liibke, Romanisches Etymologisches Wò'rterbuch3, Heidelberg 1935. Rhein. Museum = Rhein-isches Museum fiir Phitotogie. Bibezzo, Nuove ric. = F. Bibezzo, Nuove ricerche per il Corpus Inscriptionum illessapicarum, Roma 1944. RIGI. = Rivista Indo—Greco-Itatiea. RVg. = Reattewihon der Vorgeschichte, herausgegeben von Max

Ebert, Berlino 1924-1932.

XVIII

PRAEMONENDA

Sch. Dan. = Scholia Danielina (di Servio a Virgilio). Schw. = E. Schwyzer, Dialectornm Graecarnm ewempla epigra— phica potiora, Lipsia 1923 (ristampa, Hildesheim 1960} SE. = Studi Etruschi. SLS. = V. Pisani, Saggi di linguistica storica, Torino 1959. St. it. fil. cl. = Studi italiani di filologia classica. Storia = V. Pisani, Storia della lingua latina, Torino 1962 (I, II eee. rimandano ai capitoli). V. = E. Vetter, Handbnch der italischen Dialekte, Heidelberg 1953. Varrone, L. L. = Varronis de lingua Latina. , R. R. = » de re rustica. Walde-Hoimann = A. Walde-J. B. Hofmann, Lateinisches Etymologisches Wòrterbnch, Heidelberg 1938-1956. VV.-P. = A. Waldo-J. Pokorny, Vcrglcichendes Wò'rterbnch dcr indogermanischen Sprachen, Berlino e Lipsia 1927 -1932.

Y., Yt. = Yasna e Ya5t (nell’Avesta). ZDMG. = Zeitschrift der Deutschen M orgenlàìndischen Gesellschaft. ZONF. = Zeitschrift filr Ortsnamenforschnng.

Altre abbreviazioni, in quanto non indicate a p. xx1 sg. della Grammatica latina: abret. = ant. bretone acorn. = ant. cornovaglìese alb(an). = albanese ap. = apud; ant. persiano av(est). = avestico etr. = etrusco extraou. = extraoscoumbro fal. = falisco Hg. = ligure

mir]. = medio irlandese n. = nome; nominativo; neutro postpos(iz.) = postposizione preie. = preindeuropeo run. = runico sall. = sallentino sic. = siculo sott. = sottinteso sufi“. = suffisso

marruc. = marrueino

ecc. ecc.

mess(ap). = messapico

TAVOLA

DEGLI ALFABETI

I. - I BIALETTI OSCO-UMBRI I dialetti oscoumbri o, come anche si dice, italici, erano parlati dalle p0p01azioni dell’Italia meridionale e centrale nei territori dei Bruttii, della Lucania, dell’Apulia, della Campania, del Samnium, dei Paeligni, Marrucini, Vestini, Volsci, Umbri; i dialetti di Marsi, Acqui, Hernici, Sabini erano pure di tipo oscoumbro, ma sono stati latinizzati prima degli altri, mentre al contrario oscoumbrismi si riscontrano nel dialetto falisco del latino. Oltre che in questi territori, monumenti oschi sono stati rinvenuti a Messana (cfr. ad 1). In questa massa, si distinguono nettamente da una parte l’osco in senso stretto, una lingua a tipo «nazionale » e notevolmente uniforme, salvo la varietà. di Bantia (cfr. 9) di cui le peculiarità. locali, soprattutto le palatalizzazioni (cfr. la fonetica), si fanno valere forse in grazia dell’alfabeto latino in cui ci è giunto il monumento del dialetto di questa città; dall’altra l’umbro, rappresentato quasi esclusivamente dalle tavole eugubine. Fra queste due varietà. si inseriscono, partecipando più o meno dei caratteri del più conserùativo osco e di quelli del più evoluto umbro, i dialetti cosiddetti sabellici, anche « oschi settentrionali», di Peligni, Marrucini, Vestini e, più vicino al tipo umbro, quello dei Volsci (1). Di altre popolazioni che hanno parlato certo dialetti oscoumbri, come ad es. gli .Herniei, non abbiamo monumenti diretti: solo alcune glosse e i nomi propri di persona e di luogo possono illuminarci sulle loro peculiarità. linguistiche. (1) Per i monumenti del Piceno meridionale, da alcuni considerati come umbri, cfr. il capitolo Il. 1 — ". PISANI, Le lingue dell’Italia antica oltre il latino.

2

LE

LINGUE DELL'ITALIA ANTICA. OLTRE IL

LATINO

SCRITTURA

I monumenti oscoumbri ci sono giunti sotto diversi aspetti grafici: oltre all’alfabeto latino, troviamo usati due alfabeti epicorici, uno per l’osco l’altro per l’umbro; inoltre, per l’osco, anche un alfabeto greco. Gli alfabeti epicorici (1) sono stati creati per le rispettive lingue, togliendone gli elementi da quello etrusco. Ciò è riuscito bene per l’osco, il quale, certo per influsso delle vicine colonie greche, ha nel suo alfabeto un mezzo sufficientemente adeguato per rappresentare i propri suoni: anzitutto si distingue nettamente îra medie e tenui, quindi fra ]) t k b d g; il segno z è stato adottato col valore del nostro z sordo (come in zio), inoltre con modificazioni sono stati aggiunti 1 ed li per indicare il primo un suono intermedio fra 11 ed e (un e molto stretto), il secondo o, che mancava all’alfabeto etrusco; inoltre i è usato per 73 secondo elemento di dittonghi (ai ecc.) e in il = i; spesso però si trova i in luogo di i, 11 in luogo di li. L’s sonoro, che l’osco possedeva come mostrano alcune grafie in alì. lat. o greco (v. appresso), rimane indistinto da quello sordo (2). Assai meno felice è l’alfabeto umbro, che in molti punti resta fedele a quello etrusco, il quale non indicava o e le medie; pertanto il suo k e il suo t indicano tanto o quanto g, rispettivamente tanto t quanto ci delle iscrizioni in alfabeto latino, ove i modi di articolazione sono tenuti distinti, u vale similmente (1) Si distinguono generalmente nella trascrizione, per cui si adopera il t o n d o s p a z i a t o o il neretto, da quello latino, per cui si adopera il corsivo. Per le forme addotte in questi cenni, cfr. l’indice di p. 32 sgg. (2) Una volta fissato, questo alfabeto è rimasto sostanzialmente im-

mutato sia nel tempo sia nei luoghi, cosicché i monumenti scritti con esso solo eccezionalmente ci mostrano alcune variazioni nella fonetica osca. Cfr. su ciò M. Durante, Un fenomeno di sostrato italico nei dialetti centromcridz'onali, in Annali della Facoltà di Jfagistcro, Palermo, 1962-63. V. anche M. Lejeune, Sur la notation des voyclles ec'taires dans tes alphabets d'origine étmsque, in REL. XL, p. 149 agg.

1 — 1 BIALETTI osca-unam

3

tanto u quanto a. E se accanto a p esiste un 1), avviene talora che si trovi scritto p per b, p. es. apruf accanto ad abrunu (cfr. abrof), kapru a kabru,'hapina ad babina, supru a subra, per non dire di casi in cui l’alf. latino ha b: ampreluus ambrefurent, kupiflatu combifiatu, krapuvi gmbouie, treplancs treblanir; l’oscillazione continua nell’alfabeto latino per iapusco: iulmscom = iapuzkum. Un paio di volte si trova 8- per t, anche questa una eredità. etrusca. — In compenso sono stati creati

i due segni 'r (pronunziato suppergiù come il ?‘ ceco) e e (uno è). Il valore di z è anche qui quello del nostro z sordo. Le lettere dell’alfabeto latino hanno il valore solito, 3 indica un 3 sonoro in osco. Per l’umbro si è adottato il digramma rs a designare il suono rappresentato dal i- epicorico, & (È) a designare e; spesso però si trova 3 in luogo di rs e di &. Su altre peculiarità. si veda appresso. L’alfabeto greco adoperato a scrivere l’osco è quello taren-

tino-ionico, e cioè l’usuale ionico coll’aggiunta di |: e |-, indicanti il digamma F e lo spirito aspro e corrispondenti perciò a v, h dell’alfab. epicor., a u, h di quello latino. Talora …, coF designano i dittonghi, e in tal caso sr., ou corrispondono ad i, u; talora i dittonghi sono segnati con sr., ou. Cfr. ad swap. 1, ad pena:. 8, ad afaxew 7, ad ansMouvnr. 1; si trova anche —e per -E:t. (ad farofe 7; cfr. l’alternanza di e ed ei in alfab. epicorico, heirennis = herenni ad 17), e forse ou = o ad StouFet. 2 (cfr. in scrittura latina, u per o ad souo- 18 r. 35). Passando ad alcuni fenomeni generali, noteremo: Vocali lunghe vengono spesso indicate nell’alf. epicorico osco ripetendo la vocale (maatreis), @ con ii: cfr. 5 5. Nell’alfabeto epicorico umbro esse sono talora indicate aggiungendo b alla

vocale. Nell’alfab. latino le lunghe osche non vengono segnate; quelle umbre appaiono talora raddoppiate, più spesso indicate aggiungendo alla vocale un h al quale può seguire nuovamente

la vocale (eh-ueltu ad T. I.

VI a 2, eheturstamu ad VI a 8): si

noti a questo proposito che h viene scritto fra vocali per sepa-

4

LE

LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL

LATINO

rarle (come in lt. ahénus), cfr. ad ata.t 55 r. 1, ad stahu 63: questo pare sia il caso anche nell’ehad di 32. Sull’h di 0. up— satuh, suluh, pub cfr. ad 19 e ad 28 r. 9 (1). Nell’alf. greco le lunghe non trovano designazione. Molto capricciosa è l’ortografia umbra nell’indicare ?? ed e, e specialmente questi suoni lunghi (o anticamente lunghi) e il risultato di un antico ei. N ell’alî. epicorico ciò avviene sporadicamente (inumek ed enumek); in quello latino e, 15, ei si confondono tra loro senza regola, come in latino arcaico, cfr. 5 21. Ma l’incertezza fra -a ed -u finali nell’alf. epicorico dipenderà dal fatto che la vocale in questione era un o molto aperto. Geminate sono di norma indicate nell’alf. epicor. osco e in quello greco; invece le iscriz. osche in caratteri latini hanno solo poche volte la doppia, quelle umbre mai: cfr. 5 4. Nasale avanti consonante e sovente omessa; cfr. ad 44 XI, ad 43 ecc. e ad B 11 (2). Abbiamo già. visto che e sonoro non viene indicato negli alfabeti epicorici, ma per esso Posco usa z nell’alf. latino; nell’alf. greco troviamo una volta L', (ad FevCev. 6), una volta 58 (ad Nmp.oSmag 1). Un paio di volte in osco troviamo scritto tenue + Il ad in-

dicare la tenue: kh = Io ad 12 D, phim = pim ad 9 r. 25. Per il ){ greco troviamo ch in culchna 20 B e; un’altra volta, sempre nella stessa parola, cf in culctnam 20 C. Il suono ], inesistente in greco e per cui quindi i vari alfabeti italici (etrusco, osco, umbro, latino) dovevano trovare una nuova indicazione, è stato espresso in vari modi. Una soluzione imperfetta consisteva nell’usare p: di quest’uso esistono ancora tracce nei monumenti umbri, cfr. kutep, vitlup, turup ad I b 3 (VI b 43), eitipcs ad V a 2. Un’altra consisteva nel digramma FH, che si trova in qualche iscrizione etrusca e (1) Su h come segno di allungamento cfr. A. Buso in Giotto XXIII, p. 248 sgg., che non persuade.

(2) Cfr. M. L. Mayer, Ricerche sul comportamento della nasale anteconsomatica nella zona mediterraneo-micrasiatica, 1961, p. 481 egg.

in « Bend. Ist. Lomb. » 95,

1 — 1 BIALETTI osco-uunm

5

nella fibula prenestina. (A 3); in séguito all’adozione di «. anche per la semivocale, si potè semplificare questa scrittura in F (il digamma greco), che è l’uso latino. Invece l’etrusco intro-

dusse un segno 8 (sulla cui storia cfr. Sommer, Das lydische und etruskische F-Zez'chen, in Sitz-Ber. Bayer. Ak. d. Wiss., Philos.bist. Abt. 1930/1), che è stato adottato anche negli alfabeti epicorici osco ed umbro. Nell’alfabeto greco troviamo parecchi

ripieghi: n:, @, (ph, oppure adozione di 8 (cfr. ad 5; ad 44 II), o infine segni speciali creati ad hoc: & ad 4 A, 2 ad 44 XII, $ o simili ad 6. 7. 31 0. Cfr. Pugliese Oarratelli, PdP. 70, p. 60. Il segno v degli alfabeti epicorici designa propriamente un o: se nell’alfabeto latino troviamo adoperato u, ciò dipende dalla mancanza in esso d’un segno pel suono in questione.

Sul valore di a: in Bantia ( = 6 o è' oltreché ks) e di (! peligno ecc. cfr. ad 9 r. 12 e rispettivamente ad 47 r. 2.

FONETICA Suoni dell’osco (fra parentesi, quando non siano date altre indicazioni, la scrittura latina, se diversa):

VOCALI: a, e, i (i), i, li (a), u e, salvo per li, le rispettive lunghe, talora indicate colla ripetizione della vocale nell’alf. epicorico (ii, i rappresentano la lunga di i; il, i un 1?); DITTONGHI: ai, ci, Iii (oc od ai, 613, oi); av, ev, IÌV (au, eu, ou);

Snmvoom: i, v (u); L1qumn e Nasm: r, 1; n, m;

MUTE: 1), b, i' t, 41, s (s e z), k, g, h.

z (8; il valore è ts)

6

LE LINGUE DELL’ITALIA ANTICA

OLTRE IL

LATINO

Suoni dell’umbro:

VOCALI: a, e, i, o, n e rispettive lunghe (1); DITTONGHI:

ai, ci (2);

SEMIVOCALI: i, v (a);

LIQUIDE e NASALI: I, l, ? (rs); 11, m; MUTE: p, b, I (3)

t, d,

s, c (i:); z (3; il valore è ts)

k, 9, h.

Abbiamo segnato h come spirante sorda gutturale, ponendolo in colonna. con I; è probabile che questo suono andasse presto assumendo il valore d’una semplice aspirazione. Cenni sulla storia dei suoni.

Come il latino (5 36), così i dialetti ou. hanno subito gli effetti di un a c c e n t o e s p i r a t o r i o i n i z i a l e , il quale ha recato a s i n c o p i delle vocali in misura maggiore che in lt. (55 37 sgg.), ciò anche in imprestiti latini (in questi ultimi la causa può essere anche l’intensità. dell’accento sulla sillaba che lo reca nel latino storico); cfr. 0. prfiflod da *-fcfed ad 15 b, 11. porca = lt. perticam ad 10 r. 4, o. akkatus da lt. advocà'tus ad 30 r. 10, o. ant da *anti ad 10 I. 3. Normale è la sincope di o (oltreché i) in sillaba finale, 0. huirz (cioè -ts) = lt. hontas; in séguito a ciò forme come o. Pakis Pakim da -3203 -gîom, u. ager da *agros ad 63 come in lt. (5 133); e come in lt. (5 39), ro interno ha dato cr, cfr. ad 0. agerlhid = lt. agellò 43, ad 0. aderl 44 IV. Il fenomeno della a n a p t i s s i (5 41) è frequente in osco, generalmente in gruppi consonantici in cui

entri una liquida o una nasale: cfr. papepsmeg 4 B, triibara-

kavuim ad 18 I‘. 28, salavs aacMFg 5, alafls = Alfius 50 A ecc.; (1) Sulla designazione delle lunghe e delle singole vocali in genere, cfr. il detto circa la Scrittura. (2) Di origine diversa che i dittonghi oschi. ( 3) Sull'indicaziono delle Medie cfr. Scrittura.

1 — [ BIALETTI oefco—uunm

spesso in

7

conseguenza di una precedente sincope, cfr. tercm-

nattens ad 10 r. 2-3; perch. ad 10 r. 4; aamanafled ad 12 A; serevkid ad 10 r. 10. In altre condizioni abbiamo anaptissi di -via- > -vata- in bùvaianùd ad 40 B. La vocale di anaptissi si regola di norma secondo quella della sillaba precedente o seguente: aragetud ad 17, ztcotom zteetet ziculud ad 9 r. 7, comonom comenei ad 9 r. 5 ecc.; cfr. anche il peligno sacametria: da -crix ad 47 r. 2 e 4. In umbro si possono citare un paio di casi: -fele ad II b 9, aruvia ad III 31. I n d e b o l i m e n t i (@ 42) sono invece assai rari: tali sembrano essere umbro a per a, to per i, a quanto pare per influsso di una labiale vicina,

in n. prehubia (e prehabia) ad V a 5; aìputrati ad V a 12; ma in o. prupukid ad 18 r. 2, praefucus ad 9 r. 5, aflukad (e aflakad, -kus) ad 28 A 1 avremo piuttosto da scorgere fenomeni di anaptissi. L’accento espiratorio iniziale sembra aver prodotto in esco l ’ a b b r e v i a z i o n e di tutte le vocali eccetto quella della prima sillaba, la quale inoltre si allunga se era breve. Ciò ricava F. Altheim (Literatur und Gesellschaft tm ausgehenden Attertum II, 1950, p. 106 sgg.) seguendo le orme di B. Thurneysen (Giotto I, p. 242 sgg.) dal fatto che solo in prima sillaba si trova, sia pure sporadicamente, la vocale geminata in corrispondenza di una lunga etimologica (faamat ad 13, fluusai ad 34 r. 24, ecc.), laddove questa scrittura è ignota alle altre sillabe (1); non solo, ma almeno in un caso un antico @? breve appare scritto il, in diiviai ad 39 A (meno certo è piistiai ad 34 r. 14; un altro esempio è erroneo): si possono aggiungere slaagid ad 18 r. 12, ed aapas ad 42 (2). Che l’-o da -d in uscita assoluta di parola sia breve, ha mostrato il Lejeune, ESL. XLV/1, p. 104 sgg. basandosi sull’oschismo saltò ‘ t o t a ’ in Lucilio 1318 M. ( l ) L’unica. eccezione tristnamentud (ad 11 1°. 2) viene spiegata. dal Th. come errore dovuto al fatto che -stnn- si trova in fin di riga. proprio sotto paam della. riga precedente. (2) V. sull'argomento: W. Schmid, Anaxptyxe, Doppelschreibung und Akzent im Oskischen, in « K Z . » LXXII, 1955, pp. 30-46.

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LE

LINGUE DELL'ITALIA ANTICA. OLTRE IL

LATINO

Lo stesso n o n si può affermare per l’umbro, ove l’indicazione di vocale lunga, oltre che in prima sillaba, si trova anche altrove (l), generalmente in fine di radice o di tema verbale (ma

anche in seipodruhpei ad VI a 11; su anèihitu potrebbe aver in-

finito il semplice àihitu, su apehtre il semplice che). Comunque, troviamo la lunga segnata dove ci aspetteremmo una breve, in prima sillaba: meerstc derivato da mars ( con antico è‘) VI a 17, e forse strubela (II a 18 ecc.) accanto a struela, per cui v. ad VI a 59. ]] che fa pensare che in umbro fosse giunto l’allungamento delle brevi in prima sillaba, ma le lunghe atene venivano conservate almeno in determinati casi. Per aan!ehtat II a 34 (con «in-) si può dubitare se l’allungamento sia dovuto alla posizione in prima sillaba o sia analogo a quello latino avanti nf (& 24):

per nf cfr. anche ad afaxevc 7. Ad ogni modo questi fatti, particolarmente quelli oschi, in cui l’abbreviazione e l’allungamento sono puramente fonetici e in dipendenza dall’accento, attestano una scomparsa più o meno completa della antica prosodia fonematica e preludono a tale scomparsa nel latino volgare (& 71 b): per cui è lecito pensare che gli eh(c), uh ecc. dell’umbro possano indicare piuttosto il timbro che la quantità. della vocale. Ciò premesso, può dirsi che, in generale, le vocali ie. (cfr. la tabella 5 152, anche per le consonanti; naturalmente 9 si è fuso con a) restino immutate; -d finale diventa un 6 largo, per cui l’e. scrive li, a, l’u. & od u, e; e similmente un antico & di penultima sillaba appare in 11. talvolta scritto con o, talora con a: Tesenocir e Tesenakes, pihos e pihaz ( < -dtos). In sillaba iniziale notiamo una incertezza fra 0 ed a rispetto al lt. : o. kahad : lt. incohdre, u. hostatu : lt. hastdtus, pel. hannstu lt. honestus, ad 47 r. 7; per o. menvum accanto a mins, lat. minuere ecc. cfr. ad 28 r. 8. Per ci. in monosillabi l’u. ha il (pi? = nfip ecc.), cfr. anche volsco bim ad 55 r. 2.

(1) Non tengo conto di ci che può voler designare solo la qualità., non la. quantità..

1 — 1 BIALETTI osca-mmm

9

La tendenza. del lt. vlg. a fondere @ ed €, 6 ed ù (& 72 b) si trova già. in on.; in o. i risultati sono i, 12 ed 11, in n. ciò è visibile nell’incertezza della grafia tra i, e, ed (per 6 generalm. u). Anche

fra 72 ed e, % ed 0 si notano incertezze; oltre al menvum testé citato, specialmente notevole o. i, i per e av. voc. (ili-k, io-c = lt. ea), marruc. iaf-c = lt. cds-ce, talora u. 72 nella stessa posizione, analogo al fenomeno rustico It. di 5 13 Nota. Il fenomeno inverso in pel. pacis 46, “pes 48, marruc. paci: o. piihilii lt. pins, pel. bea ad 48. In 0. è notevole in per a dopo t, d, n, s: tiurrl = lt. turrim; cfr. anche Mo— in Àr.oxoucew ad 8. Liquide e nasali sonanti hanno sviluppi identici a quelli del It. (55 67. 69); ma per a in sillaba iniziale troviamo spesso an, cfr. ad fangvam 31 A, ad anatrlss 34 r. 9; sulla origine di questa deviazione cfr. ad unter 13 A. Per 11. ter- da tri-, fenomeno analogo a quello lt. (5 18), cfr. ad VI a 45. Dei dittonghi ie., eu è, come in lt. (5 23), ricaduto con ou: dopodiché l’o. ha conservato gli antichi dittonghi (ai, ei, Iii, av, flv; ev solo in imprestiti), l’u. li ha monottongati: ai > e (e largo); ed 05 > e, ci, ,; (e stretto); au ou > a, u (a stretto). I

dialetti minori oscillano fra i due trattamenti: cfr. p.

es.

volsco esaristrom da ai- ad 55 r. 2, marruc. totem? ad 52 1°. 1-2. Semivocali, liquide e nasali restano di norma immutate, salvo che ;;; fra vocali è scomparso, come in lt. (5 31) ecc.; un nuovo 32 può svilupparsi fra a' e vocale ed e talora segnato, u. triiu- e trio-. In 11. l— iniziale passa a v-, interno talora a

-‘F-; Z- > 1)- anche in volsco uesclis ad 55 r. 2; -Z- > -r- in pel. fimta ad 47 r. 5.

Il modo «l’articolazione delle occlusive ie., Tenni e Medie, resta di norma invariato: per o. sipus e lt. sibus cfr. ad 9 r. 5, per o. Mpust ad VI a 19. Però l’umbro sonorizza le Tenui dopo nasale (per mb mancano esempi sicuri), inoltre p avanti r (subra

e supru). In 0. è fatto isolato embratur ad 44 XXVIII d: viceversa vi si trova talora —t per -d nella III sg. secondaria (& 468) dei verbi, cfr. ad 35357, avoc8axer 4 A.B, tadait 9 r. 10 ecc.

IO

LE

LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL

LATINO

Le Medie Aspirate (e le Tenui Aspirate) dànno sp1ranti sorde (li lo palatali e velari, ! tutti gli altri luoghi d’articolazione) non soltanto in principio di parola come in lt. (5 97), ma anche nell’interno di essa (o. mathi = lt. media da -dh-, u. mirar ad VI a 14, o. leihuiss ad 18 r. 31 ecc.). Però in umbro è giunto parzialmente il passaggio di MA interne a M, non solo dopo nasale, ma anche altrove: cfr. ad combi/iaia VI a 17, cringatro VI b 49, amboltu VI b 52, habitu VI a 19; che esso sia avvenuto attraverso spiranti sonore, è mostrato ad 44 XXVIII a; VI a 17. Oltre che nel f di cui si è detto ora, il luogo di articolazione si' è mutato in tutti i dialetti ou. per le labiovelari ie. che passano a labiali: o. pis = lt. quis, u. peturpursus: lt. quadrupedibus ecc. — d intervocalico dà. in umbro Hrs), cfr. anche volsco ar- da ad- (ad 55 r. 2) e 5 108. In 11. le gutturali k, 9 si sono palatalizzate avanti e, i, _i dando ;, & (cfr. cersnatur, èesna ad V a 22) e rispettivamente i (muieto ad VI a 6; per cita da *aget6d cfr. ad VI b 18); per Ioia accanto a facie = lt. faciat e per peiu cfr. ad VII a 3. Simili fatti sono pel. pellegie 46, volsco facie ad 55 r. 2 ecc.; per n. secure cfr. 64. È incerto se in n. iiuvinas iouina. ecc. accanto a ikuvina ecc. e al lt. Iguvium si abbia una palatalizzazione d0po i o un raccostamento pseudoetimologico a invio ioni ecc. Un -(i)i- da -gi- osco forse in fahis ad 14 B (da Curti). Causa di estese palatalizzazioni è 32. Più note sono quelle osche di Bantia, dove i, r, i, d, 75 più i dànno l(l), r(r), 3, 2, x

= è), ad 9 r. 13 (meddiwud) e r. 19 (baume); t(!) e r(r) accen— nano alla palatalizzazione della liquida (cfr. allo, fam-elo ad 9” r. 22) nella quale viene a scomparire P_i seguente, e grafie simili si trovano sporadicamente anche in 11. (spinam accanto a spiniam ad II a 33), pel. ticino. (ad 5); palatalizzazioni complete sono anche quelle osche di ti in si in plasis ad 29; di diin 3} (anche umbro!) nel nome di Giove (BrouFen. 2, diùvei 34 ma iùveis i1iviia 10 r. 7), di gg} in ii nel npr. ieiis da *_iegios 44 XXVIII f; il d peligno e il 8 pure peligna da d_i (ad M mesa

1 — 1 BIALETTI osco-uunm

11

45 A ; ad 47 r. 2, e cfr. umbro 32 da di in museiate ad II b 2-7), il d peligno e il 2 «rustico » da fé dopo conson. (ad 47 r. 2) ecc., un fenomeno serpeggiante per l’intera Italia (cfr. il messapico, cap. III): rientra probabilmente in questo capo l’-et da "'-jent ad 18 r. 32-33 (amb-et) (1). Forse un prodromo alla palatalizzazione sono le geminazioni osche avanti 3} di Z (ad velliam 29, muttillis 30, vitellini 44 XXVIII b), di t (ad flittiut 18 r. 40, aittiuim ad 18 r. 53), di va. (ad kfimbennieis 11 r. 5). Altre geminazioni osche hanno luogo avanti «- (hdnttram ad 10 r. 3; alttram ad 18 r. 53), @ (dekkviarim ad 10 r. 8-9) ecc. Talora invece si notano semplificazioni di geminate. Su —v- da -g- in o. iiv cfr. ad 37. Delle spiranti ie., s rimane di norma in osco (ma si sonorizza tra vocali, il che viene indicato con z nell’alf. lat.), passa a r in umbro fra vocali (5 113) e, nelle tavole più recenti, anche in fine di parola. ”Cfr. anche il detto a proposito dei due fame! peligni ad 46, di u. sanita ad VII) 60. A proposito di alcuni gruppi consonantici, osserviamo:

gn- > n— in u. (ad naratu VI a 22; cfr. natine rad. *jen-9- e 5 86); appare scritto cn- (forse perché il gn— grafico lat. era ormai pronunziato n-) in o. cnaiviies ad 20 A, pel. cnatoz's ad 51; lt > t in o. atrud ad 9 r. 24, u. comatir ecc. ad comoltu VI b 17; per u. ols > 0153 cfr. ad uoisinier 63 (cfr. lt. 058 5 554);

nd > nn sia in o. che in u.; mt > mp” cfr. ad ampi: 13 D;

pm, bn, mb > u. m, mn, m '(umen II a 19, anche in lt. volg. p. es. comumt per combumt Dv. 402); kt > ht, quindi tt (scritto solitamente t): cfr. ad pel. sato 45 A, ad u. tettome VI a 13; ma kt sorto in seguito a sincope resta in o., dà. it in u. formando nuovi dittonghi mi > e ( tatu,

ad VI a 22), ci (detto, teitu VI b 56); similmente p t > 0. ft (scri/tes ad 9 r. 25), 11. ht onde tt (scritto t); ( l ) Sulle palatalizzazioni cfr. V. Pisani, Palatalizzazioni cache e latine. in

AGH. XXXIX, pp. 112-119.

12

LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA

OLTRE 11. LATINO

fl- > fjgî- in iiuusasiais ad 34 r. 20, cfr. lat. Fiazzo ad 16.

-tl- > -kl-, come in lt. (5 88); per -stZ- rimasto 0 passato a -ssl- cfr. ad 35 C; analogamente il peligno ha -tr- > -cir- attraverso -kr-, ad 47 r. 2 e 4; ts > ss, 3; ma ts formatosi in seguito a sincope spesso rimane, segnato con z in ali. epicorico; similmente ks spesso > ss, 8 (avanti conson. > 3), e -fs da "‘-bhos appare, fuori di un esempio, come -ss e -s, cfr. ad Zigis 9 r. 25, pres 48; ma in volsco asif pare da -Is, ad 55 r. 2; ps originario > ss, sorto in seguito a sincope resta in o., dà. 8 in n.; tt > ss (come in lt. ecc., 5 85); -nt > -ns (cfr. 5 126).

Gruppi di liquida o nasale con 3: ac) -ns- interno > -ntsscritto -(n)z-, -ns-; -ns finale primario da o. -ss, -s u. -f; risultante da aggiunta di -s ad antico -n dà. 0. -f: cfr. flittiul da -5n-s, ad 18 r. 40; risultante da sincope vocalica resta immutato. — @) -nsse -nss (da -ntt.- e -nts) dànno u. ]. — y) -rs- intervocalico resta in n., dà. o. -r-; -rs finale > -r (anche se conseguente a sincope, cfr. censtur ad 9 r. 20; ma 0. usurs 2 8 A r. 2). — 8) -rss- (da -rtt-, -rts-) dà. o. -rs— (cfr. ad Fepaopsr. 2), n. -rf-; -rf- è anche il risultato di -rs- conseguito a sincope in u. e in peligno, cfr. ad

cerfum 47 r. 4; invece, illmarrucino ha carie da *kersie come o. kerriiln 34 r. 2 e come il lt. Per 11. cersnatur cfr. ad V a 22. — Contrariamente a quanto avviene in lt., 3 non scompare avanti n, m, Z, di. Per psr > fr cfr. 0. tetùrùm u. tejrci ecc., ad 34 r. 17; VI b 22. In fin di parola Posco conserva di solito le consonanti; per -m cfr. ad via 10 r. 5. In umbro invece vengono sovente omessi gli 3 (nelle tavole più antiche), ?‘ (anche da 3, nelle tavole recenziori), n, m, i finali; a volte me.-appare in luogo di -n, il che J. Knobloch (GGA. 208, 1954, p. 168 sg.) spiega con assimilazione (p. es. akefuniam-em per -en) 0 con la presenza di iniziale labiale seguente (ocrem fisiem pir per -en -cn). In peligno -d è parzialmente scomparso, ad 47 r. 5. I dialetti minori oscillano fra i trattamenti oschi e quelli umbri: i fatti più salienti sono stati registrati qua sopra.

1 — 1 BIALETTI osca-mmm

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MORFOLOGIA (l)

Declinazione nominale (cfr. 55 302-317).

I. Temi in -à'- (cfr. 55 318—320). Sing. Nom. o. vini, toute Voc.

Pl.

u. muta, mutu, toto Turca

da -d da -d

Ace.

vlam, toutam

tuta, totum

da -àîm

Dat. Ab]. Gen. Loc.

deivai eitiuvad, toutad vereias, situas vlai, Bansae

tute, tota tuta, tota tutas, tota/r tafle, tate

da da da da

Nom. Acc. D.—A. Gen.

aasas, scriftas viass, cit-was kerssnais eehiianasuim, egmazum

urtas, izwngar vitlaf, uitla tekuries, dcqur-ie-r urnasiaru, pracatarum

da -cîs da -dns da -dis

-cîi -cîd -às -di

da -cîsòm

Inoltre peligno dat. sg. -a (da -cîi, come in lt.), ad 51. II. Temi in —o- (cfr. 55 323-328).

Sing. Nom. o. huirz, Bantins silie, ad 5 Voc. lnirtuim, dolom Acc. hùrt1ii Dat. sakarakhid, Abl. dolud (2) sakarakleis Gen. Loc.

terei, cammei

da u. Ikuvins, ager da cre puplu(m),p0plo(m)da kumnakle, paplc da da puplu, poplu

—08 -e -om -672 -6d

da -es(o) katles, popler (cfr. got. dag-is) + -eis di III uze, anse, poplc da -ei

(l) L’uso del nome è all'ingrosso quello del latino e del greco; si not la scomparsa del duale (salvo nel dvandva di VI a 30); il diminutivo neutro anche di maschili (ad 29 r. 1); il genitivo partitivo (ad II a 41), temp orale (ad II b 2), di causa e fine (ad VI a 8; II b 2); l’ablativo per locativo (ad 40 B). (2) La scrittura lì nell’alf. cpicorico è probabilmente una peculiarità ortografica suggerita dalla finale tematica in —ù- di acc., dat. sg. ecc.; ma dolud con a da. 6 come l'umbro.

LE LINGUE DELL’ITALIA ANTICA

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Pl.

Nom.

OLTRE IL LATINO

Ikuvinus,

Nùvlamis (1)

Atiieìiur, da -ò's

Iouinur

Acc. D.-A. Gen. Loc.

Ntr. N.-A. sg. o. sakarakltim, to-uticom pl.

vitluf, uitlu veskles, uosolir pihaklu, pihaolo funtler-e, fondlir-o u. persklum, osonom-o, pomolo veskla, vesklu, uatuo (3)

Ieihfiss (1) Nùvlamiis, zioolois Nfivlanuim, zioolom eiduiis

pruil'tni, comano

da -ons da -ò'is(2) da -6m

da -ois(u)

da -om da -6.

Un resto di II.-a. duale in 11. uoiro pegno, ad VI a 30. NOTA. I temi in -j_o- hanno nel II. sg. e nell'acc. ag., dopo la caduta di o, -z's ed -im; -im anche nel n.-a. sg. ntr.: o. Pakls, u. Att'ersz'r; Paklm, Fisi(m) ;

Saflnlm, u. afkanl, Mim. Vi sono in o. dei temi in -iio- (gentilizi derivati con -io-, a quanto pare, da

nomi già in -io-), i quali hanno nel II. sg. -iis, -iis, -ios, -r.e_c;, nell’acc. -llum ( = -ihim): Kluvatils, Hop.aet; (ad 7) ecc., Kluvaî-llum; gen. Virrlleis ecc.

regolari. Su temi in -énio- = lt. -5m'o- cfr. ad 11. Semenles H b 1.

III. Temi in -z‘- (5; 330-337. 345). Sing. Nom. o. afidi], cous Acc. slagim, tiurri

Dat. Abl.

Gen. Loc.

u. ooar, ions uvem, uve, sevakni p.efu‘t. < dei? ad 6 ukre, oore slaagid peracri, poni, pong aetois punes, ocrcr ocro

da —733

da -im da —ej-evî da -ìd da -eis da -é-i

( I ) V. nota 2 pag. prec. (2) Cfr. ad pel. poois 46. (3) In umbro talora alle forme di ntr. plur. appaiono aggiunte le dosinenze maschili -1', —l.', cfr. ad souaono VII b ] : totoorr, arsmor, verut ecc.

15

I —. 1 BIALETTI osca-unam

Pl.

aidilis da. *ìs secondo puntes, pacrer "'—68 in II? uvet, cui luisarifs, Anatriss avis, aves, aueis a]ittiuim, tiiatium peracnio

Nom. Acc. D.-A. Gen.

da. -eg}-es da. -ins da. -ibhos (-is) da. -3}6m.

Inoltre volsco asif ad 55 r. 2. Ntr. u. sg. sacre, uerfale; pl. sakreu, triia, triiu-per da. -z'; -jcî.

IV. Temi in -u- (55 350. 351). Sing. Acc. o. Dat. Abl. Gen.

manim (1) faroFe castrid (1) castrous

Loc.

11. trifu, trifo da. trifo da. mani, trefl-per da. (cfr. ad trifor da.

-um -u-ei, -éu —ìd VI b 24) -ous

manuv-e,

svisev-e (2) da. -éu Pl. Acc. mani! da -uns? D.-A. berus da. -ubhos (-is). N tr. 11. pl. berva, castruo (mascolìnizzato in kastruvut) da. -M

V. Temi in -5- (cfr. 55 353. 357). Solo dat. fig. 0. kerri keri da. *kers'éi, marr. carie da. *kersgjéi ad 28 A 1 e 52 r. 10, 11. ri = lt. réi; e abl. sg. u. ri = 115. ré. — Per 11. iouie cfr. ad VIb 59. VI. Temi in dittongo ed -?2- ( > @) (cfr. 55 343. 3.44).

]. Acc. 11. Dei; Dat. o. Difivei, Anoqn, Iuvei — u. Iuve, lune; Gen. 0. hiveis; Voc. u. Iupater, Di, Dei. Su acc. e voc. cfr. ad VI

a. 23.

(1) ad 9 r. s e 24. (2) ad H b 14.

LE LINGUE DELL’ITALIA ANTICA

16

OLTRE IL

LATINO

2. Sg. Ace. u. bum volsco bim; Ab]. u. bue; Pl. Acc. u. but, bu]; Gen. 11. buo. Cfr. ad II a. 5 e 55 T. 2; ad VI a. 22. 3. Sg. Acc. u. sim, si; Pl. Ace. u. sit, sii, si. Cfr. ad VI a. 58. VII. Temi in consonante (cfr. 55 330—337). a) In

occlusive.

u. zeìel', sorse

Sg. Nom. o. meddiss, meddis, Acc.

marr. Zixs aitatum, amirikum

Dat. Abl.

medikel Zigud, pel. aetatu

Gen.

medikels

Pl. Nom.

meddise,p588ezi,

da. -s

kapirso, erietu da. -om (1) per -vp

kapiìe, capirse da. -ei kapiìe, cumase da. -6d (1); -eiî (2) da. -eis (secondo III) (volseo media:) de. -es

malaks

Acc. D.-A.

— Zigis (ad 9 r. 25)

kapif (I a. 18), capi], frif (3) kapiìus, da. -ibhos; uapersus

Gen.

lilmltui[m

Ntr. u. sg. tuplak, huntak

-ubhos (sec. III; IV) da. -ò'm da. -0

b) In -s-, neutri (per o. venos- cfr. 5 253) (cfr. 5 342).

Sg. LT.-A. o. far (tema. fare-)

11. meìs,.mers,

da. —O

cms, far Dat.

Favia.

Abl. Gen.

ase farer

'» come per a)

(1) Secondo II.

(2) La. desin. loc. sg. di II? (3) Mentre capii, [rif sembrano fatti secondo III, kapif potrebbe risalire

& -Ès, in qualche modo da. «rl-gs.

17

1 — 1 BIALETTI osca-mmm

uasor

Pl. Nom.

naso

Ace.

‘ con -(I di II, ’ che nel nom. è accresciuto di ‘ -r secondo i

, msc. di II. D.-A.

aims-is

morena, vasus come per a).

o) In -1'- (cfr. 5 339). 1. In -tur- (da -t6r-, coll’6 del nom. a tutto il paradigma).

Sg. Nom. o. keenzstur, censtur u. aflertur, arsiertur arsierturo,

Acc.

Dat. Pl. Nom.

da _5,.

uhturu aHerturo

kvaisturei

’ come per a)

kvaizstur, usura

2. In -ter-; ner-. Sg. Nom. o. patir, niir Voc. Dat. patemi, tuutrei Gen. maatreis Pl. Nom. Acc. D.-A. Gen.

11.

lratruim, nemm

Iupater Iuvepatre matrer

da -ér da -er Ì come per a)

tratar, frater ner} ) tratrus, news come per @) fratrum, tratru, fratrom

3. Temi neutrali.

U. Nom. sg. tudor; pl. Nom. tuderor (cfr. II, nota 3 a piè di pag. 14), Acc. tudero; D.-Abl. tuderu3 — u. pir, pif Abl. pure

(e acc. sg. param-e per analogia dei msc. accanto a mir), ad VI a 20. — u. utur Ab]. une ad II b 15. d) In

-n- (per l’apofonia -ion-/-in- cfr. ad 0. tanginud 9 r. 3,

medicatinom 9 r. 16, kfi]mparakineis 12 E, leginum 28 A 1, 2 — V. PISANI, La lingua dall‘Italia antica oltre il latino.

LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA

18

OLTRE IL LATINO

31 B; marr. agine 52 I‘. 7; 11. tribrisine VI a, 54, forino VI a. 57, notino II a. 21) (cfr. 5 341).

Sg. Nom. o. fruktatiut; stati! 11. tribìiou, korn loginum, tanginom leginei, svorrunoi tanginud

Acc. Dat. Ab]. Gen.

kui]mparakinois, cameis marr. cugine, vest. mesmo humuns

Loc.

Pl. Nom. Acc. D.-A.

da. :;jsî_:’ \ ,

abrunu kome notino, karno, tribrisine nomner

\ ( come per a)

monzne

abrons (forma. di nom. !) homonus, karnus

teremniss

Ntr.: u. numom, nome, umen. Nel pl. o. teromonniù come se da. tema. in —i—. Pronomi.

I. I pronomi & distinzione di genere. a.) Tema. ’di-, e-, co-/ed- (5 370; pel -k, 5 376 e). Sg. Nom. msc.

iz-i-c

Acc. ion-c Dat. Abl.

Osco ntr.

fem.

[(l-HI,

ili-II,

id-i-k, iiu-k, id-i-c io-c = Nom. ia-k —

Umbro msc. ntr. oro, era,

fem.

or-o-k,

eì-e-k,



er-e-c

ars-e

oisuid,

elsa-k,

— = Nom. eam carme-i, — esmi-k eru(-ku), era—k

eizu-c

eiza-c

or…-com)

r — : BIALETTI osca-unser

Gen.

eiseis, eizez's Loc. eisci, eizeìZ-c Pl. Nom. ius-su — (iusu) ius—c Acc. — ioc

D.-A. Gen.

eizois ciauu-k

— e]lsai



19

erer, drer erer-e-k, esme

eur-ont



marr. — en, eo iaf-c — (l) erir-ont eizazun-c eru, ero(m)

erar —



eai, caf

enr-unt —

Nou. Il nom. sg. u. er-ek eÈ-ek può avere e- dei casi obliqui, ma può anche e'?-- essere uguale all'*ed- in «ec-ce 5 370: cfr. anche scr. a-d-cis ‘ illud ’.

U. camel esmI-k e con essi l‘interrog. pusme sono formati con -sm- come il scr. a-sma'i det., comin loc.. kcismai dat. ecc. dei pronomi a-. ka- ecc.

Il tema 11. ero- da "'eso- e quello o. eiso- sono stati generalizzati dai temi *e-s(j_)o- *ei-so- già ie. nella formaz. di alcuni casi del pronome di III pers.: scr. fem. sg. dat. asyaîi gen. asgds loc. asydm. gt. fem. sg. dat. i-zai gen.

i-zcîs, forse anche nel gen. pl. scr. e-gdm gt. msc. i-zé fem. 17-56. il cui "'-36m e stato poi qua e là. inteso come desinenza del caso, non più analizzato in "’-so-cîm. L’eiso- dell’osco può in parte corrispondere al scr. syd ‘ iste ' ogni

‘ ista ’ (nel resto del paradigma atei-). Cfr. anche lt. tesiai ad A 4 r. 2. Nelle forme umbre ampliate di -o-nt -cmt -hont -h1mt (-hu) abbiamo l’aggiunta di un elemento indicante l'identità., su cui v. ad VI b 8, e che appare anche in avverbi: seront ecc.

La desinenza -e-i del dat. va giudicata alla stregua di quella lt. in eiiei ecc. 5 369. o. isidum ‘ idem’ da *in + ici-um. questo all’incirca: lt. aid-em 5 371.

b) Altri pronomi dimostrativi sono o. eko- (cfr. pel. ecu] ad 48); o. ekso- u. eso (cfr. marr. esuc ad 52 r. 8; da *ekso-); u. uru, um, orer (da *ouso-, *ou- di scr. cav-és ‘ d i quei due ’, ablg. ov-e‘i ‘ egli ’ ecc. + *30 come lt. alle, ipse & 374); 11. ulas o. ulas filam ad 28 A r. 4, olu(solu) ad 31 A (come mostrano le forme esche, da oZ-, quindi: lt. alle 5 374); 11. esto- (o. estam ad 20 D; affine a lt. iste 5 373); o. essul esu)‘, 11. cent (su essui (1) Sulla forma eizasc cfr. ad 9 r. 9.

LE LINGUE DELL’ITALIA ANTICA OLTRE IL LATINO

20

esui declinato come aggettivo in -on-' cfr. ad 9 r. 19). Di essi. riporteremo alcune forme che completano il paradigma dato in

a):

Sg. Nom. f. 11. eso, pel. ecu-c; Acc. m. Il. esto, f. o. eka-k, filam; N.-Aec. ntr. o. oki-k pel. eci-c u. este; Gen. f. o. ulas. Pl. Nom. f. o. ekas, ekas-k; Ace. f. o. okass; N .-Acc. ntr. u. ostu, esto; D.-Abl. u. ures, o. ewais-c(-en); Gen. 11. esum-ek, esom—o. o) Pronomi interrogativo, relativo e indefinito (55 377 -379). Temi pi:-, pio— (ad 9 l'. 5), po-{pcî-.

Bg. Nom. o. pis, pi8 pid Acc.

pui phim



plid, pod pai — paam,

u. sve-pis, sapir, pii-e poe, paci poi, poe, posi

pam Dat.

piei



pugme

_

Ab]. Gen.

— Meis-um

poizad —

—— _

pom _

Pl. Nom. Acc.

mis

pai, pai pas,



pai

pas —

pur-e,





pur-i pif—i



pal-e

NOTA. pusme, poizad, para come camei, eizat':, eroi: di a); indefiniti si formano

ooll’aggiunta. di -ì (u. pie-i, pars-(ahi ecc.; ad VI a‘. 5), -um (o. pio-um, pià-um; cfr. isîdum in nota ad a), -her (ad 11. pis-her VI b 41), -pid (o. pùtlirùB-pid ‘utrique ’; da *g“id, che anche in sor. forma indefiniti, p. es. Jody-cid ‘quisque’), -po (11. putres-pe ‘ utriusque ’ ecc., come li:. —quc; anche -pei, in avverbi). Nota. Il. svepu, suepo I b 8. VI b 47 ‘si quod'.

II. Pronomi personali e riflessivo; possessivi (55 381-383).

I sing.: o. iiv ‘ego ’; u. mehe ‘mihi’. II sing.: o. tiium tini (37) ‘ t u ’ ; 11. tiom tio tin ‘ t e ’ ; o. tiei tii[ (31 B 6), n. tele tele ‘tibi’. plur.: pel. uns ‘vos ’ e ‘vobis ’. Rifl.: o. sifei ‘ sibi ’ (29 r. 9), pel. sefei (scritto sefii, 51); o. siam ‘ s e ’; II. 8630 ‘sibi ’.

I - I BIALETTI OSCO-UMBBI

21

Possessivi: o. pena:: ‘meae ’; o. tuvai ‘tuae ’ (28 r. 11) 11. toner tuer ‘tui’, n. tuna tua ‘ t u a ’ ; o. suvei: ‘sui’ aFac[ ‘ s u a e ’ ( 8 ) suvam ‘suam’, pel. sua[ ‘suà.’ (47) suois ‘suis’ (51), marr. suam ‘ suam’ (55), 11. sueso ‘ suo ’.

Appendice. Per la formazione degli avverbi vale il detto degli avverbi latini 55 416-429. Troviamo così forme di ace. (o. pam. pon u. pane pone ad 9 r. 4), di n.-a. ntr. (u. promom ad VII a 52), di ablativo (o. ehtrad = lt. ext-rà“; o. contrud ad 9 r. 11), in —éd (o. ompmfid ad 9 r. 30; 11. prule ad V a 27); con suffissi speciali (o. pu-f u. pu-fe ad 13 A, ad VI a 8, pel. ecu-f ad 48; o. i-p ecc., ad 18 r. 34), ecc., anche 11. alan-tu ad V a 9, angle-to ad VI a 8, pure-to ad VI a 20, scelse—to VI b 16 e scalg:e-ta IV 15 ecc. il cui -to, -ta.- (da -td°l) sembra affine al gr. -*rog, lt. -tus 5 422 ma si aggiunge all’ablativo, non al tema. Quanto alle preposizioni, va avvertito che esse vengono so-

vente posposte: ciò' avviene con -pert ‘ per ’ (o. patire-part ad 9 r. 14), n. -com, -ku(m) (p. es. uom-com, vuku—kum ad VI b 43), n. -per ‘ pro ’ (p. es. tota—per ‘ pro civitate ’) e specialmente con -en ‘ in ’ (o. ccnstom-cn ‘ i n censum ’, ammise-cn Zigis ‘ in his legibus ’; u. anglom-en ‘in angulum ’, manuv-e ‘ in manu’ ecc.); cfr. anche 0. hdrtin ad 34 r. 1 ove la postposizione si è fusa coll’-ei del loc., il che avviene di norma in umbro: arven III 13, ocrcm VI a 46 (-m per -n), Acersoniem ad VI b 52; la forma risultante aveva finito coll’assumere valore di locativo semplice, talché in totem-e ad VI a 26 la postposizione è replicata. N umerali.

]. (Non significa ‘ 1 ’ n. nnn II a 6; o. dini-veresim è falsa lezione in 25 B). —— Ord.: pel. prisma u. prumum, promom. 2. 11. fem. nom. dur acc. tut ntr. tuva, D.-Abl. tuves tuver-e

ad II a 33 duir. — Ord.: n. etru ad VI a 35. — Adv.: u. dati ad VI b 63. — Deriv.: u. dupla ad VI b 18 con tuplak ad III 14. —— Composti: u. dea—pursue, ma de'—fue ad VI b 4.

22

LE

LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE. IL

LATINO

3. o. tris 24, n. acc. tri! tre! ntr. triia D.-Abl: tris. — Ord.: u. tcrtiu ad VI a 45, tertim ad VI b 63. — Adv.: u. trioper VI a 51 ecc. — Deriv.: u. tripler. — Composti: o. tri-llapiu, tri-stan.-

mentud, u. tri-biieu. 4. o. pettiur, pitora ad 35 D. — Ord.: o. trutum, trutas. — Adv.: u. petiropert. —— Composti: u. peturpursus. 5. o. ““pompa ad 1. — Ord.: in o. Pfintiis ‘non-mne; ad 1. —

Deriv.: o. pfimperia-, u. pumpei‘ias. 6. Deriv. u. sestentasiaru.

&. Deriv. dall’ord. o. Ufitavis 29. 9. Il card. probabilm. in mars. noucscdc 57, cfr. ad 149. — Ord. u. nuvim, adv. u. nuvis, cfr. ad II a 25. 10. Nel composto u. dawn—dui. — Deriv. o. dekkviarim u.

tekvias tekuries dsqurz'er; deriv. dall’ordinale o. dekmanniuiis. 12. u. desenduf. Il verbo.

I. Il verbo on., che ha le due diatesi attiva e medio—’passiva (quest’ultima anche usata per un impersonale comportante l’oggetto, cfr. ad 9 r. 19), è nella sua struttura molto simile a quello lt.: vi ritroviamo l’opposizione dei due sistemi dell’infectum e del perfectum (5 432) e la tendenza a costituire l’intera coniuga-

zione secondo basi verbali (5 433) in -É-, —5-, -ì- (55 434-451; ma a presenti di base in -cÎ- possono corrispondere forme extrapresentiche con altra base, cfr. p. es. ad proseseto VI a 56), da cui i presenti sono derivati col sufiìsso —je-/-jo— (talora -320-/-ì-, cfr. ad staiet 18 r. 58), analogamente alle coniugazioni latine I (55 478. 479), II (55 480. 481) e IV (55 500-502). Altrimenti i vari tempi si formano direttamente dalla radice, nel pres. col suffisso -e-/-o- o comunque con un suffisso terminante in vocale tematica, come la I I I coniugazione latina (55 482-499)(1). (l) Forme umbre come aseriaia, kuplflaia, kurala, portaz'a (congiuntivi in -(Î-) hanno il loro 12 secondo probable, facla. (cong. di II III coniug., cfr. lat. habent, faciat), o anche come o. staiet stele! (ad 18 r. 58; ad 25 A ) .

I — 1 BIALETTI osco-un'mm

23

Dei presenti atematici ie. restano solo ‘ essere ’ (5 552) e ‘ andare ’ (5_ 555) nonché mana-fu-m ad 12 A. Per ‘avere’ cfr. ad 0. hafiest 9 r. 8, n. habitu VI a 19, u. hatu VI b 49. Di preteriti (55 529. 530) l’ou. conosce il solo imperfetto tuba-ns (ad 18 r. 10). Resti di causativo sono da riconoscere scprattutto in n. tursitu tusetu ad VI b 60 e, coll’aggiunta di un 19 come in sei-., in 11. purtupite ad IV 14. Non si ha traccia di piuccheperfetto nei nostri monumenti. Il perfetto ha come in lt. le funzioni di perfetto e di aoristo. Di formazioni che ritornino in lt. vi sono solo quelle radicali e con raddoppiamento (55 504-509)(1); inoltre l’ou. ha sviluppato un perfetto debole in -fe- (o. aikda-fed, u. eitipes = Jens; -fe-astratto da fuiens —in cui si divideva iu-fens —, aamana-f-fed e prui-f-fed, su cui ad 26. 12 a. 15 b), accanto a cui l’o. ne possiede con -tt- (cfr. pr1îfa-tted 11 r. 6) e -k- (Moxa-xevr ad 8), l’u. ne possiede con -ngi- da -nkg.f- (cfr. ad VI b 16). Non esiste un perfetto umbro con -1- di cui si parla nelle vecchie grammatiche, cfr. ad VI a 20. Dai temi di pres. e di pf. si formano un futuro e rispettivamente un futuro anteriore; il primo a mezzo di -se-, è quindi un antico desiderativo con vocale tematica (che viene sincopata nella II e III sg., p. es. u. cast ‘ ibit ’ ad VI a 2); il secondo a mezzo di —use- (similmente trattato), il cui -u- è partito dalle forme di fu-, le quali valgono tanto da fut. I che da fut. II: o. just ‘ erit’ e ‘fuerit ’, secondo questo u. dust ‘ierit’ ecc. Il congiuntivo presente si forma a mezzo di -cî- (nella I coniug. l’o. adopera -é- come il lt.; cfr. 55 532. 533); quello imperfetto (1) Alcuni casi di a p o f 0 n i a : o. upsed uupsens conan-zv; con 5 : 6 in ùpsannam (ad 1); n. vurtus kuvurtus couortus da *yort-: kuvertu coucrtu

da *yert-, pepurkurent ad V b 5; u. iust: u. ctu. -— Quanto al r a d d o p p i a m e n t o, esso ha più spesso nel perfetto il vocalismo e: o. fafacid, 83851, dcdens, u. dede, [cloro, pepurkurent, teiust I b 34 (e verisimilm. anche dirsust VII a 43); i, u, se nella radice stanno i, u troviamo in o. pibilus ad 14 A , lufens se da rad. fu- (ad 26). Nel presente la voc. di radd. è i in n. ninctu

(ad VI b 60), dirsa (e verisimilm. tei-a) tltu (ad VI b 16). nestu (ad II b 22). La vocale e sincopata in o, pnifled 15 b. Per cebnust cfr. ad 9 r. 20.

24

LE

LINGUE DELL’ITALIA ANTICA OLTRE IL

LATINO

a mezzo di -sé- (5 534, e cfr. ad 18 r. 50); il congiunt. perfetto

a mezzo di -é- (5 533). Resti di -3Ié-/—ì- ottativale, oltre che in o. asino ad 9 r. 4, 11. si, sins ecc. di ‘essere ’, in fahis ad 14 B (e in dadid ad 28 A r. 37 cfr. 55 536. 556). L’imperativo è come in lt. caratterizzato dalle desinenze (5 543) e si ricava dal tema di presente; più precisamente, u. aserio stiplo sono forme in "'-G della I coniug. come lt. amd (adesinenziale); altrimenti troviamo o. -tud u. -tu da -t6d per la II e III sg. (5 469), 11. -tuta, -tutu, -tuto (dunque -tu ampliato di -tcî, di origine incerta) per la II e la III pl. Nel medio-passivo u. -mu sg., -mumo pl. sono rifacimenti secondo -tu, -tuto di una desinenza corrispondente al lt. —minì, —mz'n6 55 472. 473; l’o. -mu-r III sg. ha aggiunto l"-r del passivo.

II. Desinonzo sono, oltre quelle dell’imperativo (cfr. 55 468. 470. 471):

ATTIVO: Sg. I. Primarie: -u.(da -6); -m in o. suim, manaium; Secondaria: -m. —- II. -3. — III. Primaria: -t; Secondaria: -d (cade in u. ecc.; cfr. anche ad dodo 61). Pl. III. Primaria: -nt; Secondaria: -ns. MEDIO-PASSIVO: Un impersonale si ottiene aggiungendo -r al tema: o. loufi-r ad 9 r. 8, pel. tifa—r ad 47 r. 7, n. femr VI b 50, 11. vie-r habe ad VI b 54, o. sakraii-r ad 25 A, 11. herifi III sg.

cong. pf. pass. da -f-é-r ‘ oportuerit ’, u. combifianèi ad VI b 52. Questo -r appare altrimenti aggiunto alle desinenze di III sg. pl., e precisamente abbiamo: III sg. -ter nell’indic. e dove il modo è caratterizzato dal tema: o. sakarater pres. ind., o. sakahI-tor pres. cong. (da -é-), pel. upsa-se-ter impf. cong., o. eoincter pres. ind., o. comparascuster fut. ex., u. herter herte pres. ind.; dove il modo non è designato nel tema, esso lo è nella vocale della desinenza, che appare come "‘-tér e -tdr, cong. o. Zamatir, u. hcrtci hcrti ( V b 8. 11. 13. 16, dove si ha il cong. per attrazione del dirsa(n)s, dirsa che ne dipende), o. krustatar;

1 — I BIALETTI osco-ounm

25

III pl. -nter nell’ind.z o. karanter, marr. ferenter; nel Gong. l’u'. ha -ntur, uguale allo -ntur lat.: terkantur, tursicmdu; ma il fut. osten-s-endi accenna a -ntér, cfr. ad VI a 20. Sulla possibilità. di forme in -Ié- (cfr. l’aor. pass. gr. in «%]-) Si veda ad 11. pihafei VI a 29. III. Verbo infinito e nomi verbali.

L’INFINITO Si forma a mezzo di -om (: gr. -ev in dor. ecc. Exev Sòev ecc.): o. cmsaum, tribaraka-vuim (-o- di passaggio), fatium, deikum, ezum, u. aferum, afero, faeiu, eram, eru; con sincope dell’—o-, o. memnim ad 29. Un infin. pf. in pel. lease ad 47 r. 7. Un infin. passivo in 11. cehefi ad VI a 20. Il GERUNDIVO è con -nn- da —nd-, e imprestito dal lat., cfr. 5 249 e ad VI a 20 : o. fipsannam ‘faciendam ’, u. pihcmer ‘piandi’ ecc. Il SUPINO in "'-tum (cfr. 5 573) troviamo nell’u. anzeriatu, aseriato e nel marr. asum ad 52 r. 8. Il PABTICIPIO PRES. ha il suflisso -nt- (5 242) (per 11. reste! cfr. ad VI b 47); un PART. PF. ATT. in —us- troviamo in osca, cfr. ad sipus "9 r. 5 e 5 256. Il PARTICIPIO PASS. PASSIVO si forma con -to- (-so-), cfr. 5 231 (per o. pruiitui cfr. ad 18 r. 16). Per quanto riguarda la composizione verbale, Si noti la tmesi (5 458) in o. moy... .Moxaxew ad 8.

LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA

26

OLTRE 11. LATINO

IV. Paradigmi. ATTIVO Presente indicativo.

I Coniug. 11. subocau Sg. I -— II. III. 0. iaamat

Pl. III. 11. furfant, furlaò-

II

Coniug.

— — o. kasit u. tieit—

III Coming. IV Coniug. (1) u. sestu u. sesto —



u.stahu,o.nw (u. heris, here?) o. stait, sakruvit o. stahint, fliet

Imperfetto indicativo. iulans

Pl. I I I 0.

Presente congiuntivo. — 11. aseriaz'a Sg. I. — II. 11. kupiflaia III. 0. deiuaid o. pfitiad u. bahia u. portaia

— — o. kahad pel. dida

— — o. fakiiad u. fac;ia

u. dirsa, teia Pl. III. 11. etaians

o. pùtians

o. deicans u. dirsans

Imperfetto congiuntivo. Pl. III.





o. patensins o. herrins terrina

(l) Comprendiamo sotto IV Coniug. anche presenti dei tipi latini faci5. capiti, & 498, inoltre stahu: lt. 315 5 479.

1 -— I BIALETTI osca-mmm

27

Futuro.

Sg. II. — III. 0. eiuast u. prupehast

— u. habiest

Pl. III. 0. censazet

u. menes o. didest u. forest

——



u. herie: o. sakrvist u. heriest pel. clisuist u. staheren

Imperativo. Sg. II. 11. stiplo II-III. o. deiuatud

o. Fade o. likitud

u. pihatu

0. [ri o. aotud

u. habetu, u. fertu, aitu habitu u. habetutu, u. fertuta, habituto hatuto

Pl. II-IIIu. etato

o. u. u. u.

— factud, feta, feitu stahitu, seritu stahz'tuto

Perfetto indicativo. Sg. III. 0. aikdated, pnitatted, d]uunated, )u.oxamerr



Pl. III. 0. pnifattens



pel. coisatens u. secure

— o. doded, pruifled, kfimbened, «vocina-cer u. dede (61) — o. uupsens 26) ad cfr. ? ( Iulens u. eitipes opset (62 B)

Perfetto congiuntivo.

Sg. II. III.

— ——

— —

o. fahis o. dadid, fefacid, hipid

—— u. heriiei, heriei, herie

Pl. III. 0. tribarakattlns







28

LE

LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL

LATINO

Futuro anteriore.

Sg. II. III.



. andirsafmt,



o flflkus u. bonus



o. feiacust, u. purdinèiust,

combifia-n-

u. purtingus

cebnust

dislemlin-

èiust

sust u. benust,

habus Pl. III.

. tribarakattuset



o. angetuzet u. prusikurent, benurent, haburent



MEDIO-PASSIVO Presente indicativo.

Sg. III. . sakarater

o. uincter 11.

Pl. III.

. karanter

tei-te

u. better,

herte



Presente congiuntivo. Sg. III.

. sakahlter, Zamatir,

Pl. III.



u. femr dia pel. Zifar u. tursiandu u. emantur, terkantur —



Imperfetto congiuntivo. . II.



III. pel. upsaseter

o. Zoufir











u. ostensendi (ad VI a. 20)



Futuro.

Pl. III.





1 — I BIALETTI OSCO-UMBRI

29

Imperativo.

— Sg. II-III. o. censamur u. eheturstakama Pl. II-III. u. arsmahamo — (aplol. per



u. persnimu, amparihmu



u. persnimumo

-mumo)

Perfetto congiuntivo (1). Sg. III. e. sakrafir u. pihafei (‘l),

——



u. herifl

combifianìri Pl. III 0. kaispatar krustatar (‘? cfr. ad 28 1°. 5)

Futuro anteriore.

Sg. III.

——



o. co-mpamscuster u. bemoso, couortuso

(ad VI b 63) INFINITI ecc. Inf.

o. censaum, o.!atlum tribarakawim

o. deikum, edum u. aterum, afero

o. memnim u. fae;iu, faeu

(inf. pf. pel. Zeme)

(inf. pass. u. cehefi) ( l ) Il pf. ind. medio-pass. si forma perifrasticamente, col ppp. e il verbo ‘ essere ’, il che avviene anche pel cong. e pel fut. ant.: o. teremnatu-st, staflatas set, 11. kuratu si, pihos lust.

LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL LATINO

30

Gcrund. o. sakrannas, ùpsannam u. pihaner Supino u. ameriato

Part. pres.





u. anfe-rener



marr. amm

u. resto!,

u. zai-cf, seme

Part. pf. att.

Ppp.





o. staflatas u. taccz, tases, u. anzcriatcs pihos, m'rseto pihaz, osato

——



0. stoici!

reste

o. sipus, facus o. scriftas, censtom u. screhto, orto, mcfa, spcfa, cmps

u. purditom, persnis, stahmcitci

VERBO «ESSERE» (cfr. 5 552). Pres. ind.

Sg. I. 0. sim; III. 0. ost, ist, u. est, est; Pl. III.

0. sent, set, 11. sent. Pres. cong.

Sg. II. II. sir, sci, si; III. II. ai, sei, si; Pl. III 0. osins, u. sins, sia.

Impf. cong.

Sg. III. 0. fusid.

Futuro

Sg. III. 0. lust, last, 11. lust, just, ius; Pl. III. 11. Iurcnt.

Imperativo

Sg. III. 0. cstud, cstud, u. lutu, luta; Pl. III. 11. fututo; inoltre l’ingiuntivo Sg. III. 0. lud ad 25 A. Pl. III. 0. fulens ( ? o rad. tut-°? cfr. ad 26), II. îcfurc.

Peri. ind. Peri. cong.

Futa. ant. Infin.

Sg. III. 0. fuid. Sg. III. 0. just. o. czum, u. eram, eru.

Part. pres.

o. pracscntid.

1 — ] BIALETTI osca-unum

31

VERBO «ANDARE» (cfr. 5 555). Pres. ind.

Pl. III. 0. amlr-et.

Futa.

Sg. III. 11. east, est. Sg. III. 11. ctu, eetu, ctu; Pl. III. atutu, etnta,

Imperativo

stato.

Peri.

Fat. ant.

Sg. III. pel. afded, o. abzet. Sg. II. 11. ampf-efuus, Pl. III. ambr-efurent e Sg. III. inst.

Passivo, impera. u. ier. Ppp.

u. da.-atom, per-atom.

Presente atematica è anche 0. mana-tum 28 A

1.

LE

32

LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL

LATINO

Indice delle parole trattato nel commento (I). . aa- 1241 . aemannfled 12 A . eanfehtat II a. 34 mapas 42 ami 34 1°. 16 . obra], aprul.’ VII e. 3 . abrom, abrunu VII a. 43 . akkatus 30 r. 10 . acesonidm-e. acersoniem. akeiuuhm-em VI b 52 . amo. o. akenei VII b 1 . akrld 2844 r. 4 . akru-tu Va. 9 ekvlal 2 8 A r. 10 . acum 9 r. 24 mmm 9. r. 30 . ederla 44 IV

. adpùd 27.4 . adrir, atm VII e 9 pel. aetate 48 pel. aetatu 47 r. 5 o. aeteis 9 r. 12

u. abel 61 11. ehesnes III 18 . ehtIm-em I b 12

. nhtrepui‘atu VI b 16 . . . .

shtu II a. 10 aikdeled 40 B aidllls 10 r. 2 al.:; 5; VIa. 3 marr. aisos VI a. 3; 52 r. 1

pel. aisis 45 A . alsusls 2 8 4 r. 7; VI a. 3 . altntum 31 B . altthim 18 r. 53 . aitu VI b 18 . alu II a. 4 . alanow.c 5, cfr. 20 E

. alfir. allu VII & 25 . alla 9 r. 22 o. altrei 9 r. 13 marr. ama-tens 52 r. I l 11. amboltu VI b 52 u. ambrefure-nt, ampreluus, ambre—

tuto. amprehtu, npretu VI b 56,

o. afa.xsw 7

pel. alded 47 r. 6

cfr. 18 r. 32-33 . amlret 18 1°. 32-33 . amiricatud 9 r. 22 . amlrlkum 31 B . ammai 34 r. 6 . amnud, ammini 9 r. 6 . amparihmu, nmparltu II a. 42 . ampentu Ha. 20; VI a. 20 ampert 9 r. 12

OODGGÉ

. afero, aferum VI b 48 . aflktu I a. 28 . allakad, aflakus, ailukad 28 A 1 . 111t 31 B . ager 63 . agerllùd 43 marr. agine 52 1°. 7 o. nglnss 31 B

( l ) Il presente non è un glossario, ma. solo un indice, e rimanda. alle note apposte ai passi indicati; quelli segnati cominciando con un numero romano

(p. es.: VI b 43) appartengono alle Tavole Iguvine. Nell’ordine alfabetico.

G ° fl

k (q) non si distingue da. o (o) ; g, è e s costituiscono similmente una. sola. lettera.; e lo stesso va. detto per o, ci. e ed to trattati come u.

: — 1 BIALETTI osca-unum

ampi: 13 D ampuz 28 A r. 3 . amvinnud 13.4 . avar.[ 8 pel. amata. 45 A avaBomsr 4 B . analrîss 34 I'. 9 . anagtlal 3 9 A . anamùm 31 B . ance-nsto 9 r. 22

. andendu, antentu VI a. 20 . andersistu VI a. 6 ander.uaeose, unter: vakaze VI b 47 anderuomu VI b 41

. andirsafust, nteìatust VII a. 46

?

enel 19

anferener VI a. 19

. angetuzet, angitu... 9 r. 20

. angla, angle], anela. andar VI a. 1 . angluto VI a. 8 . anhosta.tu VI b 59 anouhimu VI 1) 49; VI b 19 . anstlntu, ast-Intu III 18

. anstiplatu. VI a. 2 . anci! 113. 25 . anèihz'tu. VI b 59 ant 10 r. 3 . antakre I b 36 . unter 1 3 A . antermenzaru II a 16 . ahterstnt-nî 34 r. 5 . anzerlates, asen'ater VI a. l . ape, ap VI b 5; III 20 . apehtre IV 15 . apelus, -ust VI a. 20 . aplenîes II a. 23

o. nrentlkal 28 A 1

u. arnipo VI 1) 25 volsco arpatitu 55 r. 2 11. arsfcrture aÈ-fertur VI a. 2 . ars-ir, arse'e VI a. 6; VI a. 24 . arsmatia VI a. 19 . arsm- VI a. 6 eremo, arsmor, arsmahamo. armamu VI a. 26

. arsueitu, ni'weltu VI a. 56 fl fl fl fl fl fl

11. ampefla II a. 29 ampmfid 9 r. 30

33

. arelata! IV 22 . unam-en VI a. 56 . amia, nrvla VI a. 56; arven III 13

. . . . .

aìkanl IV 28 aÈepes I a. 6 aìmune 11 b 7 afpeltu II a. 32 afputrutl V a 12

asa VI a. 9 «cava; 4 C asemm 9 r. 24 . eseeeta II a. 29 . asiane I a. 25 volseo asi] 55 1°. 2

marr. asignas 52 r. 3 11. usnata II a. 19 11. ma V I b 50 marr. mm 52 r. 8 11. acetus II a. 14 1701500 atahus 55 r. 1

o. annelì.ouvm l 11. apret-u VI b 56 marr. apoleenis 52 r. 9; 50 C

o. [a]tanas 36 11. utero VII a. 11 pel. aticus 49 n. atripursatu, ahatri-. atro- VI b 16 vest. (sab.” atm 54 o. txt-md 9 r. 24 11. aucds, aves VI a. 1 marr. auiatas 52 r. 4 11. auie V I b 11; VI a. 9 11. avlekate II a. l u. auiehcleir VI a. 9 vest. (sab.î) aumm 54

o. aragetud 17

o. auti, avt, u. ate 7 ; 9 r. 6

pel. aplens 50 0

3 —- V. PISANI. Le lingue dall'Italia antica oltre il latino.

34

LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA

OLTRE IL LATINO

o. acouSer.eu; 4 O' o. tu: 34 I. 20 marr. babu 52 I. 9 o. baitels 37 o. bamae, bantins 9 I. 19

casilos V b 13 . kuslt 27.4 cash-id 9 r. 8 . cast-mo VI a 30 . catemhamo, kateramu VI b 56

pel. bea. 49 B

. katie Ha. 15, cfr. p. 130 n. 1

pel. brais‘l 51 o. brut. 33.4

pel. brato 45 B o. [Bpm-cop., brateis B; 9 r. 6

u. bu] VI a. 22 bum II a. 5 . blivnlanùd 40 B . -1I VI a. 5 . cabriner V b 12 cadeis 9 r. 6

. kahad 2 8 A I. 6; Vla. 20 xa.hcxc 8 . kaias 42 . kaîla 10 I. 6-7 . kalsputnr 28 I. 5

. calersu, kaleful VI b 19 . mq:. 4 0 . kanetu IV 29; Vla. 16

. capi/, capirse, kapli‘ VI b 18 sab. knplllor 59 . xcinnawo 44 IX . kapru, knprum 11 b 1 . kapv 25 . karanter, cavia 28 A I. 9 cameis 9 r. 3 . cav-situ. kafetu, knfltu VI a. 17 . carsom-e VI a. 13 . kartu II a. 23 . karu, knrne II a 1

. kazl III 16 . cebnust 9 r. 20 . kebu IV 23 . keenzstur, cenatur, kenzsur 9 r. 18 . cehefi VI a. 20 . kehes? III 21 . kala 1 4 B censa— 9 r. 18 censtom-en 9 r. 18 pel. ccrlum 47 l‘. 4 marr. carie 52 I'. 10 o. lumi, karl 28 ..4 1 o. kerrflin 34 I. 2 o. kerssnnslns 26, kerssnais 25; V a. 22 volsco o mars. cctur 56 o. cms 9 r. 19 pel. cibat 5

sab. cipmm 62 A 11. clauemiur V b 8 11. klavlal II a. 33 11. kletra III 13

pel. clisuist 47 I‘. 4 o. xì\oFarg 7

o. cnalvlles 20.4 pel. cnatois 51 11. krematra II a. 23 cringatro, krenkatrum VI b 49 . krustatnr 28 I. 5 . q(uaest.), kvnisstur, cxw[ro p] 9 r. 2 . co(m), ku VIa. 54 . cubrar 6221 . kukehes? III 21 . kvestretie, kvestur I b 45 . kfiinîks 12 G pel. coiscztcns 50 A o. culehna, culclnam 20 B c

9°? F"

_

o. ben- (kùmbenod, cebnust) 9 r. 20 11. bem. benust I b 15; 9 r. 20 11. berne II a. 23 pel. Mam, u. bia, bio 49; 62 A ; 62 B o. biase 31 B o. blitam 31 B volsco bim 55 I. 2 o. blvus 2 8 A r. 9

BIALETTI OSCO-UMBRI

G O : : G G G O G O O O

. como:wm, cammei 9 r. 5

o

. [kù]mparaklneis 12 E; 9 r. 4 . comparascuster 9 r. 4 . conegos, kunlkaz VI b 5 . cont-md 9 r. 11 . kuraln. V a. 5 . coredier. kuretles VI b 45 . cumaco VI a. 1 . kurelaslu II a. 17 . kùru 37 . kutel I a. 6 (kutep I b 3) volsco couehriu 55 r. 3 kuveltu, II a. 32° coucrtu, kuvertu, couortus. kuvurtus VI b 47; courtust VI a. 6 . dadikatted 40 D . dndid 2 8 A r. 3 . daetom VI a. 28 . damia 2811 2 . damsennlas 27 A dat9r.6

u



.

.

o

. da(t) 40D datd 33 A dkuva 30 r. 5

dekkviarim 10 r. 8-9 volsco declune 55 r. 1 . dekmannlùis 34 r. 46 . dade, 61; V I b 16 . dedens 16 . 85851 4 A

=o_opo=_os=

. dersecor VI a. 26

11. dorsicurent, dersicust VI b 62 pe]. des 48 Il.

desenduf VII b 2

destrst 21; 16 l'. 33 destro- VI a. 1 'l]. dama, derma VI a. 1 pel. dati 47 l‘. 7 volsco deus 55 r. 1 11. deueia VI a. 9 Il. dia Vla. 20 0. dlaslls 12 G 0.

I].

pel. dida. 47 r. 7 o

.

didest 9 r. 16

vest. didet 53

. difuo VI b 4 . dlivial 39 A

. dina, tei‘a VI b 16

. dislcralinsust VI a. 7 . dim, tltu, dirstu, teftu VI b 10 diu 1 4 A . dlumpais 34 r. 7 . StouFeu, dlùvei 2 . dlfivlla- introd. & 21-27 dolom9r.5 duinum, dun-, dunnated 39 B

. . . .

dunum 61 dupla VI b 18 dupursus VI b 10 dati VI b 63

. e , eh, che VIa. 2 -e, -l VI b 47 . ebetraf-a VI a. 12 . -ek VI a. 5 . skak, pel. coem 47 r. 3; 49 B . ekkum 18 r. 27



s

. deketaslfiî, degetasio- 17

d e t 9 r. 3

. deiuatuns 9 r. 9

:

combifiatu VI a. 17 kumlal VI a 58 kumnakle III 7 kumne 9 r. 5 . comohota VI a. 54 . comoltu, kumaltu, kumultu, comatir, kumates VI b 17

. . . .

deicans 9 r. 9

. dcitu, teltu VI b 56 . delvai, delvinuls 9 r. 3 doiuaid 9 r. 11

u

. combifianin' VI b 52

35

. dei, di VIa. 23

o

. kulupu 30 moy. 8 . kfimbened 18 1°. 10 . kfimbennleîs 11 r. 5

.-| _:

— I

z

I

36

LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE 11. LATINO

pel. ocio, ecm: 47 r. 3 solo VII &. I l “

.

0.

suo 5

ekss, em 9 r. 7 pel. conf 48 . ekvl H a 13 . edum 2 8 A r. 8 . east VI a. 2 eestint 34 r. 26 o .

. ef VI a. 4 . efurfatu VI b 17

. arse, qui'-ek VI a. 5 . eram, eru VII b 2 . cms VI b 16 volsco esaristrom 55 r. 2 11. eskamltu IV 1

o. essul, em}. 11. enni 9 r. 19

. eheturstamu, etuìst-amu VI a. 2

o. estam 20D marr. cmc 52 I'. 8 11. esona. VI a. 3 11. cannes-cu Va. I l

. ehiato VII b 2

mars. csas 57

egmo 9 r. .4 . ehad 32

. ehpellatassot 24 . . . . .

ehsùm 37 n. 1 ehvelklu Va. 23 ehueltu VI a. 2 elkmsatis III 24 elkvnnese V a. 4

. eîkviaris 25 B . eidùls, eiduls 21 . swap. 1

. ewxatm8trcop 8 ; eiscurent V b 10 o. 013015 28 A r. 4 0.

: ereclum-n. III 35 epmu; 3 . erietu II a. 6 . erite VI a. 24

cime-en 9 r. 16

pel. sito 47 r. 6 . eltlpes Va. 2 . eituas, eitiuva- 9 r. 9 . eituns 13 . eizasc 9 r. 9 . emantur Va. 8 .embmtur 44 XXVIII d pel. empmtois 47 1°. 3 . mps 63 m 9 r . 9

suor 8 . et VI a. 19 etanto, u. etantu 9 r. 11; V b 6 . etaians, etato VI b 63; 37 . atm VI a. 35 . ctu, aiuto VI b 56 evklùi 34 r. 3 . eveletu H b 8 cacao 9 r. 8 . ezarln! IV 27 amm 9 r. 10

.laamat, temat-ted 13 pel. faber 48 volsco [asia 55 I'. 2 o. takinss 31 B 11. ]acurent VII &. 43 o. facus 9 r . 5

11. fake V b 13 o. fabia 14 B o . Ialernîa- 22 A o . Inmatted 33 O' pel. [cx-mel ‘ Semele ’ 46 o. famel ‘famulus' 46; 9 r. 22 o. famelo 9 r: 22

. endemia VI a. 20 . motu VI a. 1 . mtclust, entelus VI a. 20

11. fameî-las II b. 2

. enum I

o. far, u. far, 28 A 1°. 8; VI b 2

. erahzmt, era/ont VI b 8

11. farsio, laslu VI b 2

o. ]ancua, langvam 31 A

I — 1 BIALETTI esco-mmm

. fscefele II b 9

. fmi, [rif VI a. 30 . {rite VI a. 24 . l'rukt-atlul.‘ 18 1°. 21

. Isola VII a. 3 . [neu II b 22 . fato VI b 11

hunter 38

. farofs, Iatuveîs 7

. frosetom VI a. 28

. fefacid 9 r. 10 . [stura II a 4 . tela VII &. 43 . l’eihùss 18 1°. 31 . Iellu! VI b 2 . lelsva Va. l l marr. ferenter, feret 52 r. 3 11. ferIm-e III 16 11. farine VI a. 57 o. I]errins 18 r. 50.

[ud 2 5 A tufans 18 r.

[aid 9 r. 28 . fcmdlire, Iuntlere VII a. 3

. . . .

[onor ‘ precationis ’ VII & 20 fas, fans. foner VIa. 23 fur/mat, furla9- V l b 17 Iwo, turn VII &. 52

. lusid 18 r. 50

11. lefehtru III 16

. last 9 r. 22

. fiismî, u. jesna- 18 r. 24

. just, futu VI a 7

. . . . .

Il.

hatu, ha.htu VI b 49

habetaf-e VI b 53 vest. herclo 53 . herentateis 15 a . herest 9 r. 12 . herettateu 43 . herlam 28 A 1 “

.

. here?, berici. herìiel, herie, herls VIa. 57 . heritu, heretu VI a. 27 . heruklnsi 15h . hipid 9 r. 3; VIa. 19

0 0 0

.hipust 9 r . ll; VIa. 19

= 0 = 0

5 = 0 0 0 0 0 =

futrei 34 I'. 4 gomia, kumlat VI a. 58 gmbouei, krapuvi VI a 22 habe VI b 54 habet-na, haplnal VI b 22

. habitu, habetu VI a. 19 .hafie-st 9 r. 8 pel. hanustu 47 r. 7

0

0

=

=

=

0

.filiu, lelhnt VI b 2 pel. fimta 47 I'. 5 . flsluls 21 . fisiu VI a. 23 . fise VI b 3 . fito VI b 11 . flusaslais 34 r. 20 . flaghii 16 .Mi?» 31 A vest. (sab. 1) flusare 54 . fluusai 34 r. 24 . floucror. 7 . fratrexs, fmter- VII b 1 . lrntrfim 26 . lrehtel.’ II a. 26 . [rl 32

10

. fulens 26

o. Iertalls 24 volsco Icrom 55 r. 3 pel. fem. 5 0 A . fesner-e. [canal-e H b 11 . fetu VI a. 22; VII & 43 -fied 15 b; 1 2 A . ficla VI a. 56 . flktu I a. 28 . flflkus 28.4 r. 5 . fliet, filet 27 A

37

vest. (sab. l|) hiretom 54 u

l

Il.

hoier VI a. 14 hule IV

17

38

LE

LATINO

LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL

. holtu VI b 60 . Immune 2 8 A r. 9 homme V b 10; 2821 r. 9 . honda VIa. 9; V I b 60 . hondomu, honda-a, hutra, huntak, honda, hunte VI a. 9. . -hont, -ont VI b 8 . huntak III 3; VIa. 9 . huntla II a. 15 hànttrnm, huntrus, hu[n]truis 10 1°. 3; VI a. 9

11. horse, bui-le VI a 14

u. iuv— VI a. 23 o. hiveis, lù-vlla 10 r. 7 mars. ione 58 11. iuvezal 64 marr. iouia. 52 r. 10

11. 15044136 VI'b 59 mars. ionics 58 o. hivlla-, v. diùvllau. ionio VI a. 58 pel. ioniois 50 0 o. lamatir 9 r. 21 o. leglnum 28 A. 1

o. hl'irtln 34 r. 1

o. lemu- 8

pel. hospus 46

pel. lame 47 1°. 6

11. hostatu VI b 59 11. hutra VI a. 9 11. -ì VI a. 5 n. iabuscer, lupuzkum VI b 54 marr. iaia 52 1°. 8 . 10115 44 XXVIII ] . lepl III 21 . lepru II a. 32

. ier VI b 54 . ife VI a. 4

. ifont VI b 55 liv 37 ty.ou. 3 . [mud-en 10 r. 10 pel. incubat 48 o. inim 1 11. lnuntek IV 18

0. ip 18 r. 34 pel. clp 47 r. 2; 18 r. 34

= H F O I =

11. [angeles IV 7 o. isldum 11 1°. 6 11. [tek IV 31 o. 1200 9 r. 4 o. lùklei 27 A 11. Iulm II b 23 11. iuenga, lveka VII a. 51 11. iupater VI a. 23 o. Ius-su 10 1°. 5 u. iust VI a. 7; VI b 56 (ambrefure-nt)

o. lîkitud, licitud 9 r. 13 pel. Zifar 47 1°. 7 o. liganakdikei 34 1°. 8 o. liguori 9 r. 19 o. llimitùm 18 r. 29 o. limu 28.4 r. 8 o. )Lzoxamsrr 8 marr. lixs 52 r. 1-2

pel. locatin 49 o. luluarlls 21 o. lùvkanateia 42 o. lflvkei 24 o. loufir 9 r. 8

pel. loufir 46 . lùvfreis 41 . muatùis 34 r. 10 maimas. mais 9 r. 3

. malak- 2 8 A . maletu VI b mallom 9 r. mamerttlais

r. 2

17 5 26

manalum 12 A ; 2 8 A 1 . mandraclo, mnntrahklu VI b 4 . mani VI 13 24 manim 9 r. 24

mani., marahls, marahels 17 maronato, -tei 62 A

med-, u. mein 1 meddik- l ; VI a. 28

1 —- I BIALETTI osco-ummu

medicatinom 9 r. 16 p.eSmwu. 4 0 medlkld 27 B medicim, meddixud 9 r. 13 . meeiliklleis 10 r. 7 . mela VI a… 56 . usim-, me…: 6; 33 B . mathi 13 r. 30 . [.LELGI. 8

. memnlm 29 . menu I b 15 . menvum 2 8 A r. 3 . menzne Ha. 17 . memi VI a. 28 . mersto- VI a. 1 . mersuva III 11

. mafe, mars VI a. 28; 1 vest. (sab.?) mesmo 54 . massimale 2 5 A . mestru Va. 24 . metti. 40D

11

. mùltusikad, multas[ikud 12 A . muneklu V a . 17

pel. Musesa 4 5 A . . . . . . .

o. nerum 9 r. 29

o. nertruk 1312 n. msimei VI a. 9 o. msimmîs, nesslmus 9 r. 25

o. o. o. 11. o. o. o. o. 11. o. u. u. u.

nesimum 9 r. 17 mi 9 r. 3 nlir 30 ninete» VI b 60 nlp 9 r . 15 nlstrus 2 8 A r. 2 niumsio-, Naup.aν 1 nu 20E nome, numen, nomneper VI a 23 numneîs, u. nommr 3 5 D numer Va. 17

nuipener Va. 13 nosue VI b 54

matar, muta. VII b 4 naharcer, naharkum VI b 54 naraklum II a. 1 naratu VI a. 22 natlne Ha. 21 neip, nap 9 r. 15 neip, nap VI a. 6

. nelfhabas IV 33 . nepitu VI b 60 ner 23

. neri VI a. 30; VI b 59

11.

nuvls II a. 25

O.

-p = -que 9 r. 15

pasa. VI a 20 pacer, paorer VI a. 23 marr. pacr 52 r. Il

Il. 11.

mare. pacre 57

pel. pacn'd 46 marr. pacris 52 r. 1

. padellar VI a. 14 pace? 9 r. 22 pai 18 r. 15 palz 64 palanud 42 . pan, u. pane 9 r. 4 . panta V b 2

. . . .

. panupei VII b 1 . parla. VI a. 1 . pars VII b 2 pasa VI a 30

_: ...:

. mugatu, muieto VI a. 6 . molto, moltaum 9 r.

u. nena VI a. 6 11. etertm VI b 25

mars. nowsede 57

[481088 7 . mlnive 27 B mins 9 r. 10 . minstreis 9 r. 12 moiniko-, mùînikad 18 r. 15 ma 16

39

. puntata. 12 B . patanai 34 r. 14; VI a. 14 . patensins 18 r. 50 . patemi, patlr 34 r. 24

40

LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA

o. [p]e, u. -pe ‘ que ’ 36; VI b 5 (ape) marr. peai 52 r. 10 o. pekkelled 32

OLTRE 11. LATINO

pel. pes 49 mars. pesco 57

11. pesetom VI a. 27

11. pegno VI a. 30

o. pesthim 40 0

marr. pedi 52 r. 11 o. pedù 18 r. 56 o. peessh'nm 35 0 o. nehe:8 7

n. petenata IV 1 pel. petiedu. 47 r. 2

. peraknl- VII b 1

. pcmcrei VI a. 25 . perklum 37, n. 1

perek, per, 11. porca. 10 I. 4; VI a. 19

o. plbllus 1411

II. piquier V b 9 o. pldum 28 I. 7

o. pieis-um 9 l‘. 6 . pihafei VI a. 29 volsco pihom 55 r. 3 . plîhlliî 34 I. 40 :

. pepurkurent V b 5; VI a. l

. peraonio VI a. 54

u. peturpursus VI b 11 pel. pacis 46

: : : : o p o o

11. peico- VI a. ] u. peihaner VI a. 8 11. paia VII a. 3 pel. pelegie 46 . pelmner VI b 12 . pelsana, pelsatu VI b 22 . peperscust, papest VI a 1

o. petir0pefi 9 r. 14 11. petrunla-per II a. 21 o. pettlur 3 5 D

. plin 1 3 E plîstlai 34 l‘. 14 . p(h)im 9 r. 25

. pif, parato VI a. 20

. peremust 9 r. 4

. pini, pirse, pli], pefe VI a. 5

. peretom VI a. 27 . perfa[tium] 28 A 1°. 6 sab. permltat 59 o. pernai, u. per-ne 34 l'. 22; 18 I. 29;

VI b 11 11. pernales VI a. 1

volsco pia 55 I. 1 . pisher VI b 41. . plstunlru 11 b 15 . pitom 9 I‘. 14

n. parma, peine, permea, persaia,

mm 5 . plasis 29 . plenasler V a. 2

pefala VI a. 58 11. persclo. persklum VI a. 1

. plener VII a. 21 . premo pracatamm VI a. 13

o. permim 18 I. 29

pel. perseponns 47 r. 5

pel. pracom 47 I. 1

Il. permimu VI a. 55

o. praefucus 9 I'. 5 o. praesentid 9 r. 21 pel. pmicim-e 47 I‘. 5

11. perstu, postu VI a. 1

n. perso. pei‘um VI b 24 11. persontro, pesondro, persuntru VI b 24

pesuntru,

:

. peri: II a. 35, o. part 9 r. 4

o:opo=on=nnfl

0

. pertemust. pertemest, pertumum 9 r. 4 n. pertom-e VI a. 14 o. panem 9 r. 5

. prebal 2 B A r. 3 . prehnbîu, prehubiu V a. 5 preiuatud 9 r. 15 . prepa VI b 52 . prepesnlmu 11 b 17 . preplotatu. V1 b 60 . prestata, prestate VI b 57

I — I BIALETTI OSCO-UMBRI

G G F F G C S

. presaliaf-e VI a. 12 . pretra V b 12 prove, prever I a. 28

41

11.

pumpeflas 11 b 2

0.

pomtis 9 r. 15

pel. ponties, 1

preuendu VII &. 11

pon, min, 11. parma, pone, pune 9 r. 4 . pon-i, punì VI a. 57

. preuiàlatu, preuilatu VI b 60

. prinuatur, prlnuvatu VI b 50

. ponisiater VI b 51 . puntis, punt III 4

pe . prisma 47 l'. 2

pel. pristafalacirix 47 r. 2 pel. pritrom-e 47 r. 6 11. procanurent VI a. 16

. punum 28.4 r. 6

o. prùfnttod 11 1°. 6

. pom 9 r. 19 pupu 32 . puraslni 34 1°. 16

. popZe-r VI a. 19 . pupflke III 27

11. prul'e V a 27

o. prùfl’ed 15b

. purka, porca VI b 2 . purdinsust, purdinàiust, purtlncus,

o. pruiftùset 18 r. 16

11. promom VII a. 52

purtllus VI

11. prupehast IV 32 o. prupukld 18 r. 2 pel. pros 48

b 16

u. proseseto VI a. 56

. purdt'to- VI b 16 . purdouitu, purtuvltu VI a. 56 . punto VI a. 20

11. pruslkurent V a. 26 o. pruter 9 r. 4

. portata:. VI b 55

11. ptr-m'a 62 B o. pulmlatfii 18 r. 4

o. pùkkapid, pocapit 9 r. 8 mars. puo-les 58 o. puklul 2 8 A 2

pel. puclois 50 c . pod 9 r. 23 . pue VI b 38 . puemune III 26 . pu! 1 3 A

. pula VI a 8

O

. pull 28 A r. 10 n. pol V I a. 5 o. pui pui 28 A r. 1 o. pli“ 37 n. 1 o. pùllu 37 vest. (sab.?) poimuni-cn 54 o. poizad 9 r. 19 0. *pompe, nop.nrmq. pfintlls 1 11. pumpe V a . 3 . pùmperla- ] ; 2 2 A

=

11. pruzuì‘e IV 23

. porsi, porse. pui-e VI a. 6 . purtlfele H b 9; H b . purtllus VI b 16

25

. purtuplte IV 14 pus 31 A . puoi, pusci VI a. 20 . puslne II a. 40 . posmom, pustm[as] 9 r. 16 . pusnaes, pustnala! VIa. 1 . pùsstist 18 r. 33 . punto I a. 25 . postertio, pustertlu VII & 46 . pfistln 18 r. 34 . pustln II a. 25 . pùstlrls 9 r. 12

. postne VI b 11 . postra V b 12; -o VI b 5 . non: 8 . putllad, pùtiad, pùtians 28 A 1°. 6 pm:, pous 9 r. 9 . random-e VIa. 14 . num 11 b 19

. rekhad 1 2 D

0

42

LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA

OLTRE IL LATINO

0. sehsik 12 G 11. seipodmhpei. VI a. 11 n. semem‘es II b 1

o. recto. 31 A

o. regaturei 34 I. 12 marr. regen[ai] 52 r. 10 . rehte Vs. 24

11. semu, sehemu VI b 16

. re-per VII b 2

o. senateis, senatolfl 9 r. 3

. reste, resto!, restatu VI b 47 . revestu Va. 7 mbinam—e. ruplnam-o VII a. 43 mfrer VI a 14 . miu, rulru VII 11. 3

volsco sepis 55 r. 1 11. 8011108 III 17 II. sepse VI b 11 volsco sapa 55 l'. 3

1

. mssm-e VII &. 8 . snkahiter 34 1°. 19

pel. sacaracirizv, memoria: 47 I'. 4; 5

. sakaraklùm 18 I. 11 . canapaxt8 3 . sacm VI b 18 . sakraflr 25; VI a. 20 . sakraiter 27 B sahaslas 26 . sacre 63 . sakrlm 27 A I. 6

. . .

;

. .

11. sestentaslaru III 2

0. set, sent 9 r 25

pel. saluta 4514

cap:-::::

b 5

. scapla VI b 49

. screihtor, screhto VI a. 15 sarà!… 9 I‘. 25 . s[ekk]ùnuimî 16 . secure 64 pel. sefl£ (sefei) 51 11. sehcmeniar, sehmeniar VII &. 52

0

serevkld 10 I‘. 10 serltu VI a. 1 serso VI a. 2 sese III 23 pel. sost. 50 C

11. sestu, sesto, sestu (impt.) II b 22 11. seso V I b 51 n. sasust VI a 5

sukrvlst, sakruvlt 21 oaxopo 1 51111111111 44 XXVIII & sahate, nate, sahatam VII & 41 -sa.l 64 calaFg, sulavs, pel. salaus 5 sulu II a. 18 saluo VI a. 31

II. sanes IV 8 II. samia, sanèie, sape V 1 b 3 11. sarsite VI b 11 pel. sato 4 5 A . sanita. VI b 60 . scalsie, scalseto, skaketa VI

o. 11. 11. 11.

II. seuacne, sevakne VII b 1 11. seueir VI a. 18 11. seuom VI a. 56 marr. si 52 I‘. 11 11. si. si]. ell, si, sim VI a. 58; VI b 3

. sicu 31 A . sllle ad 5 . slm 20 B . siam 9 r. 5 . sipus 9 r. 5 volsco sistiatz'ens 50 C 11. slstu VI a. 5 o. siuom 9 r. 22 o. slaagid 18 I. 12 11. sm-ursim-e VI a. 13 u . snnta II a. 19 11. spahmu, spahamu, spahatu, apalu V1b 17 11. spantes. II a. 30 11. spola. VI a. 56 sab. Stpetl 59 11. speture II a 5 11. speturle II a. 1

n. splnam—ai‘ II a. 33

— I

u. staknz H a . 15 . staflare VI b 37 . stallnt-asset 24 . stafli VI b 37 . stahint, stait 18 r. 58 . stahmei, stahmeitci VI a. 5 . sta.hu 63 . stalet 25 A . staiet, stait 18 r. 58 . statif 34, nota. prelim. .statîta, statltatu II a. 42 1

volsco statom 55 r.

0. status 34 r. 1 o. steniklum 29 n. steplatu VI a. 2

11. stiplo, stiplatu VI a. 2 11. stmsla, stmèhz, strucla VIa. 59 o. aFoc[ & o . suas, avnì 9 r. 2 u . subator, s-ubotu. subahtu VI a. 27 u . subm VI a. 15 u . su-boca-u, suboco VI a. 22 u . sukatu IV 16 VIa. 7

suepo, svepu VI b 47

FOOD;

sverrunei 18 r.

2

. sucso, svesu I b 45 . sufaflat II a. 22

. sulefaklu III 16 . sviseve H b

14

sfillad 18 r. 56 .suluh 2 8 A

. eersnatur, àesna V a 22 . .‘sihitu. VI b 59

. gîhceì‘a III 15 . Simo, cimu VI b 65 . give H b 11 . tadait 9 r. 10 . tallo II b 12 marr. ta[g]a 52 r. 12 O. ravyzv08, tanginud 9 r. 3; 7 “

.

am: 4 0

supa, sapo I a. 9 superne VII &. 25 sop1'xr, svepls VI b 54 supruls 2821 r. 7

tapistenu IV 30

marr. tarincris 52 I'. 5-7

. tarsdnater, tafinate VI b 54 . tases, tncez VI a. 55 . ranupop. 2 . tekvlas 11 b 1 . tekurles 11 b 1 . teerflm 18 I'. 12 . tefrei. tetro VI b 22 . tef‘ru-t0, tetra VII & 46 . tehînim 34 r. 17 . tehteflm IV 20 . tenitu VI b 25 . tenzitim, tesedim VI b 46 tema 28 r.

r. 8

pel. solozs 48 o. mim 15a. . nume! II a. 27 . soma VI a. 9 . sumtu Ia… 9 . sanita VI b 60 . . . .

. aopoFmp. 8 . sorsom, sufum VI b 24 11. s-uront, sumront, surur VI a. 20; V I b S; V I b 48 . sutentu VI a 20 . suveis 18 1°. 35 . àerfi, eefl VI b 45 . cerslnriu II a. 16

11

. terkantur III 9 . teremnattens 10 r. 2-3 . teremnntust 10 r. 4 . teremniss, -mniù 18 r. 14 . . . .

termnas 63 termnome 10 r. 2-3 tertim VI b 63 teriiu VI a. 45

. tesenocir, tesonocir, tesenakes VI

a.20 . testru I I I 23

:

Il. sue, ave

43

BIALETTI OSCO-UMBRI

=

I

. . . . . .

tesvam, desua. VI a. 1 totales I b 45 tattom-c VI a. 13 tte] 2844 r. 3 thesavruîm 18 r. 43-49 tikamne II a. 8 til[ei 32 B tlluS‘tu’,u.tiom‘te’28A r.5 tigel Ha. 15 tlclt II a. 17 tltls I b 45 titu VI b 16 tlù 37 tlurri 1 3 A tru, tm}, traha, tmhaf VII &. 5 tmhuorfi VII & 25 trebexit VIa. 2; VI a. 8 treblanir, treplanes VI a. 19 trebo, trebe VI a. 58

. trail. tre VI a. 22 . tremitu VI b 60 . tremnu VI a 2

. tribflcu, tribrisine VI a. 54 . trifor VI b 54 . triibarakavum, tribarakklul 18 r. 28

. triibùm, tribaraka- llîr. 5 . trillnpiu 29 . tristnamentud l l r. 2 . trstus 11 1°. 2; 30 r. 10 . trutas 2 8 A r. 12 . trutltls 61 . tmtum 9 r. 15 . tace 63 . toco V b 13 . todcom-e, totcor VI a 10 . tudcr, tuderato VI a. 8 . tuplak III 14 . tuna. VI b 58 . turskum, tasca-r VI b 54 . tursc'tu VI b 60 . tom, turn! VI b 43 . turumllad 2811 1°. 30 . tate, tuta VIa. 5; l

LATINO

11. tuvere, tuves II a. 33 o. tùvtlko-, toutico- VI a. 10 marr. totai 52 I. 1-2 0. rmFro, tanto 1

o. ualaemom. valalmns 9 r. 10 o. Fake 5

pel. vale 46

. uapersus, vapef- VI a. 9 . vaputu, vaputls II b 10 . nas VI a. 27 . uaaeto, uaèetom, vaoetum VI a. 27 . nasirslam-e VI a. 12 . uasor VI a. 19 . vatra III 31 . uatuo, vatuva VI a. 57 ocar, uknr, ocrer VI a. 3

. udl[atîum] 28A r. 7 . ue] V b 12 . vehiinnasum 27 A . uehiez'r VI a. 21 . ueiro VI a. 30 volsco uclestrom 55 I'. 1 o. velllam 29 11. veltu VIa. 2; IV 21 marr. uenalz'nam 52 I'. 12 . venpersuntra II a. 30

Pavia:. 6 vepuratu II a… 41 vepurus Va. 11 verehashiî 34 I'. 11 . verellai, verehlas- 11 r. 2 . . . .

11. uerfale VI a. 8 11. uerisco, veres, o. veru VI a. 19 o. Fepaoper. 2 n. uesch'r VII a. 9 volsco ucsclz's 55 r. 2 11. uesteis, uestis, uesticatu, uestisiam,

vestigia, vistlca, vestlgnm VI a. 22 o. vesulllais 24 n. vesuno, volse. 0 mars. uesune I V 3; 24; 56

o. 5313t 4 C 11. vetu I b 29

G

. . . .

LINGUE DELL’ITALIA ANTICA OLTRE IL

O O G G O G G

.|; .|.

. . . . . . . .

LE

I

vezkei 34 I‘. 2 «…a/esina IV 22 uftels, uhltls 28 A r. OM 63 uhtretle V a. 2 . uhturu III 4 . aia, ven VI b 52 pel. vidad 47 1°. 2 . . . . .

o. uincter 9 r. 21 11. uinu VI a- 57 sab. vipe 59

11. uirseto VI a. 28 pel. cisa. 48 . vitellù 44 XXVIII b . uitlu, vltlul VI b 43 . ùittlul 18 r. 40 . viu 10 r. 4 ùlam, ulas 28 A I'. 4 tiltiumam 25 A

ola-soin 31 A . -um 9 r. 6 . umen, umne II a. 19 pel. omnitu 47 1°. 3 11. mutu II a. 38 11. mm II a. 6 o. op 9 r. 14

45

— I BIALETTI OSCO-UMBRI

. urnasiaru I I I 3 . urtes I I I 4

. orto VI a. 26 umst 9 r. 14 uruvui 18 r. 56

. ui"etu III 12 . usalo, usage I b 45 . osatu, osato l; VI b 24; 62 A . 086 VI a. 26 . osi-ns 9 r. 4 . ostensendi, ostendu. VI a. 20 . ustlte 118. 15 pel. usar 47 r. 2 . usura 2 8 A r. 2 . ute,oteVla7;Va23 . utur, une H b 15 . uom-com, vuku-kmn VI b 43 . couSSmu; 3 . vuletes II a. 31 uofione, vuflune VI b 19 . vulru H b 21 . cui, uve! VI b 43 uois, uoisienier 63

uolcanom 44 I . Follohmp. 8 . uupsens, ounaew;. upsens l ; 12 0

11. upetu, opetu 11 b 1 o. fipsannnm l ; 11 1°. 6

Il. vurtus II

pel. upsaseter 50 A

pel. nus 47 r. 7 Il . ooserclom-e VI a. 12 11. vutu II a. 39

o. upsatuh 19 o. upsed 3 5 B u. apset 62 B 11. uraku V3. 5 pel. uranias 47 r. 3 11. url.’eta II b 23 o. urine: 31 B

a. 2

11. uonse VI b Il.

11. uze Il

11

vuvcls I b 45 64

. zefel VI a 2; VI a. 24 (frite)

0.

zicolom,

zicelei, ziculud 9 r.

10;

46

LE

LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL

LATINO

0800 Mnssnm.

1 Co. 1. P]. 1. B. 62. Ja. 50. v. 196. Bo. se. Marmo, da Messina, circa 289 a. C.

[ore]n xoùu.w.; orarrmtg | [nap]ocg nounrteg vwnos.g | p.3885t5 ouvroevg | [sws]… rcoFro nacp.eprwo |5 [oc]mre7xÀouvnt. oocxopo Ricomposta da Th. Mommsen di su frammenti di due iscrizioni uguali; le

parti fra parentesi quadre sono ricavate da due antiche copie (in Buonfiglio, tabulato, 1624, cfr. Reina, Historia Siciliana, 1613 e Gualtherus, Siciliae Notizie istoriche della. città di Messina, 1658): una storia della questione ap.

Parlangèli, Le iscrizioni oschc di diossina, in Boll. del C’entro di Studi filol. & ting. Sicit., 4, p. 28 sgg. Alfab. ionico, con [ = v, senza divisione di parole.

r. 4. sws] Gr.-R.: 'qvo] B.

Stenius Calinius Statii f., Maras Pontius Numerii f. meddices fecerunt et civitas Mamertina Apollini sacra. I Mamertini sono i soldati campani di Agatocle tiranno di Siracusa, morto nel 289. In seguito a tale fatto essi aggredirono Messana. ne uccisero

i cittadini e vi fondarono uno stato che traeva i suoi principali mezzi dall'esercizio della pirateria nello Stretto. L'iscrizione sembra di poco posteriore al 289. La lingua è osca regolare. acum-neg: altrove Pùntlls (IO), peligno Pontiac (50 C), ha la ricostruzione di -mpt- di sul cardinale, come lt. Quirwtius quinctus con -nct- accanto a quintus 5 391. Il cardinale stesso, *pompe ‘ 5 ' da *penq"e, non ci è tramandato ma è sicuramente ricostruibile da questo nome, da pomtis ‘ quinquies ', da pùmpcria- ‘ quincuria': il suo o ritorna nell'eolico nonnofiòlcp ' névre òfìeMoxou; Hes. e nell‘airl. céic; sulla possibilità. che questo o si sia prodotto

in un *qfleng"e da *penq"e (cfr. 55 14. 112, 3) vedi Storia IV, p. 101 sg. — v…asmtq: corrisponde al normale nlumsleis (17 A), tema niumsio— = lt. Numasio- > Numerio- (A 3); forse 08 vuol indicare la pronunzia sonora dell’s intervocalico, che in scrittura. latina è segnata con z (9), usando la. grafia che in certi dialetti corrispondeva al ?; ionico-attico. — ue:88aE 11. pl. (anche meddiss) del tema med-dik- composto di mcd- ‘ ius ’: umbro

mois da *medos: lt. medeor ecc. e dik-, come ifidex. Cfr. Fest. p. 123 M. 250 L.: « Meddiz apud Oscos nomen magistratus est. Ennius [A. 298]: summus ibi capitur mcddix, occiditur alter ». — ounoevg, come uupscns (10)

I — 1 BIALETTI osco-umnnr, 2-3

47

upsem (12 C). da 5- contro il tema di presente in lipsannam ‘ faeiendam ’ con o-; appartiene a "‘opes- in lt. opus, opera ecc., il rapporto apoionieo di

pres. e pf. equivale a quello di It. em5 émî & 505. In umbro appare come os(osatu, osato). — away.: eu. corrisponde a i dell'alfabeto epieorieo

in inim

' et ' = lt. enim ace. sg. di un tema pronominale oni- accanto ad 11. ono-m ‘ turn ’, cfr. gr. xeîvor; da *xs-evoc; & 376 e:. — rmFro nom. eg. fem. da -(î come touto 9 r. 9 ecc.: 11. toto ‘ eivitatem ’, eee. — annellouvm: nota ou, cioè a, per co greco. — campo = lt. sacra, eoll’anaptissi.

BRUTTIUM.

2

Co. 5.

Pl. 4.

Ja. 51.

B. 64.

V. 187.

Bo. 83.

dFP 4.

Tavoletta di bronzo da Vibo Valentia (già. Monteleone Calabro).

SLOUFEI. Fepaoper. rocopoy. Iovi Versari taurum. BuouFez: corrisponde a dh'1vei (34 r. 11. 12 ecc.), quindi con ou = a ovvero eon UF = 0. — Fepaopet mostra che rss da rtt (*gert-tor-) non ha dato in o., come in u., rf. Cfr. il lt., 5 84. -—- 1aupoy. = lt. taumm, 11. tom. VI b 43.

3

A. Vogliano, in Acme I, 1948, p. 390 sg. V. 194. dFP ]. Su arenaria, da Cirò Marina (prov. di Catanzaro).

aaxocpocm8npggu cou38mgc; epmt.g powg.p.ocr.

arw-°}? B. dFP 2. Su mattone di argilla rossieeia, pure da Cirò.

comacpocm8t. p.ou. mmm w spouvmo noncremg ou88mr.g epmtg e natura;; cpouvrnc; sono sicuramente dei genitivi, così pure naxremg,

corretto per rraxrmq:

dunque " Uddìi Erii "

e " Pacti Erunti

Pacti f. " (il nome Pakto- da un *palceto- da confrontare con lt. Pacàtus); r.y.on dat. di un imci- = lat. ima, o. imad—en 10 r. 10 ma col valore di manù

(detto di una sola persona) come Emi! 68, cfr. la nota a piè di pagina a 25 A.

LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL LATINO

48

— oaxapaxa8 perfetto con Io come lemeu: ecc. di 8 dal noto sahara-, quindi ‘ sacravit ’: il soggetto sarà. stato in una riga superiore, dato che ambedue le iscrizioni paiono mutile in alto (per A ciò è possibile anche ai lati). Quindi,

sacravit manibus U.E. ’. risp. ‘ P.E.P.f. ’ Per le righe 3 e in A e in B: ‘ 4 di A non saprei suggerire nulla. Quanto ai npr., m088uqr.q (gen. sg.) è da confrontare colla. gens Ouidia od Ouicd-ia, spam:; con "Epto; ’Aaiwog Her-ius Pettine Appian. Bell. civ. I 40, Liv. XXIII 43; Emnt0- può raccostarsi al

nome della famiglia Erutia (Umbria). — Cfr. Paideia XV, p. 230 sgg. 4

Iscrizioni dedicatorie su elmi di bronzo. A . Co. 6.

P]. 19.

B. 65.

V. 191.

Bo. 84.

Di

origine incerta, forse

Bruttium o Lucania.

rpe[ìtg o dear-tec; 33837 Alfabeto ionico. senza interpunzioni e divisione delle parole, sinistrorso. B. C0. 7. Pl. 18. B. 66.

V. 190. Bo. 85.

Origine come A.

orcaSng: pauepemeg: | oamwgz avoc3cxxer Alfabeto ionico sinistrorso. La seconda riga è scritta sopra la prima. 0. Pl. 19 a.

Ribezzo RIGI. XV, p. 182 sgg. (con fotografia).

V. 192.

PID. 392. Dalla Lucania.

Fare:n muy. qtgowonq p.erocrcovrwazg | our: p.eSmmu. ocou8aencr Alfabeto ionico destrorso con E ; scriptio continua. L’elmo, conservato nel Museo Poldi-Pezzoli di Milano, ha recentemente subito un restauro che

allontanando le carie del bronzo ha. messo in evidenza i segni graffiti, rendendo superate le vecchie letture. In particolare si noti: al ? di Fereyr.q manca la sbarra trasversale intermedia; sotto l’asta verticale del >: di nap. è visibilissima una linea partente dal suo punto inferiore, che sembrerebbe dovuta a un incidente avvenuto durante la graflìtura. L’a_zg iniziale di ggawaq è in parte corrose, ma ben riconoscibile. Le sette lettere finali sono a malapena identificabili.

A.

Trebius S. f. Festius dedit.

Come fece presente il Thurneysen IA. IV, p. 38, 8 vale piuttosto )‘ che s, segnato altrimenti in caratteri greci ( ; ) ; ciò è confermato da B. Il nome Festina, oltre che nel lt. ctus, trova corrispondenze nei gentili Festiana (Umbria) e ctinia (Campania). — 83831, come atvauer in B ecc. con -r per -d.

I — I BIALETTI osco-mmru, 5

49

B. Spedius Mamercius Saepinus posuit. pauepexuzc con anaptissi. — cx:.mvg: cfr. il nome della località. Saepînum. — ava8:mer, cioè anafaket e la corrispondenza quasi esatta. del gr. dvé&nxs: manca naturalmente l’aumento, e il grado della radice è quello 0 come nel

lat. fac-ici (*dhok-) o nel plur. gr. &vé32:-p.ev (che non ha l’ampliamento «Jc-): un simile conguagliamento analogico nel focose &vare0éxawr. III pl. pf. Il -1(come in 83851 di A ) per -d con adozione della desin. primaria come in lt. (5 468), cfr. afaxur in 7: oppure assordimento di -d come in 8 mar, zoo-ri

O'. Vettenius Cam. — Athenae Metapontinae Audii.

sub meddicia.

Il nome dell'olierente è al nominativo come in A e B; per Vettem'us cfr. i gentilizi Vettcna e Vettenia; xap. sarà abbreviazione del nome del padre o piuttosto di un cognomcn. — motivo:; è la forma laconica, con 0 > a, cfr. 'Aaawè'w = ’AMvc‘òv in Ar. Lys. 980: essa proviene da Taranto 0 da Eraclea. Nota il genitivo, diflici1mente dedicatoria, ma piuttosto indicazione della dea come nuova proprietaria dell'elmo. — oon: peSr.mm come u. m mromto (62 A ) ; meddikià- è l'astratto di meddik- (cfr. ad 1) e torna frequente nelle

iscrizioni 0. Per il nome 'di Audius cfr. i gentilizi Audeia e Audia nonché avdlls 12 G. LUCANIA.

5

Go. 13. Pl. 12. V.185. Pietra, già. vicino alla fontana di S. Giovanni presso Diano (Tegianum, Lucania).

ac7\amowg

nocat.g | omar,

ma

ma

sxo | oa)\aFg

Falc Scomparsa, nota attraverso due copie del Mannelli, in una opera mano-

scritta Lucania sconosciuta (conservata nel Museo di Napoli), a p. 94 del I vol. e alla fine del II. Nella seconda copia mancano l’a: iniziale e l'e di ome; nonché i punti divisorii, salvo ;

Alfonius Paqui f. Oppius fio deus hic. Salvus vale! Iscrizione' funebre di un orfico, cfr. il testo di due lamine orfiche da

Thurioi: 61[31e mi. paxapwrs', $eòc 8° €61): 61l Bporoîo — Seb; èyévou && &vfipdmou (Olivieri, Lamellae aureae orphicae a A 10; c A 2, 5). — alanovngz qui 11: serve a rendere il suono ], come nelle monete di Allifae (44 II) si trova due volte (3, una (ph, una [; cfr. anche 11. eltlpcs T. I. V a 2 con nota. Per naxf1;ag cm.-rig cfr. il nome del sacerdote, homo magno nata, Ovius Paccius in Liv. X 38,6. — ma = lat. fié, anch’esso con 11: per I. —- mr.; = aiss, nom. sing. di «riso‘ dio ’, cfr. ad T. I. VI a 3. — sxo formaz. avverbiale dal tema pronominale 4 — ". PISANI. Le lingue dell'Italia anf-'ca oltre il latino.

50

LE

LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL

LATINO

eko-,- come 11. eso ‘ sic ' di eso-; cfr. ad 18 1°. 34. —— aaì.aFg ritorna nell’iscriz.

Co. 90. Pl. 120 V. 110; statle | sllle s | sulavs, all’incirca ‘ Stati Silì (voc.), s(is) salvus ’ (dalle vicinanze di Cuma, su stele di tufo) e nel npr. salavlis ‘ Salvius ’ (Co. 135 a). — Fake = lt. -valé. ‘ Sa-lvus vale ’ è l’augurio al passante che legge

l’epitafio; l’augurio torna in un’iscrizioncella funebre peligna da Interpromium pubblicata da C. De Simone in AION IV, p. 67 sg.: [s]qcracriz | cibat . cervia | lic-ina. . sat-ata. | . salaus ‘sacerdos (cfr. 47) cubat (cfr. lat. tibet lubct ecc. 5 18) cerealis Licinia . Salutem (cfr. 45 .-1) . Salvus ’ —— che nell’n di licina si abbia da scorgere una legatura di N ed I, come vuole il D. S., mi pare escluso: avremo qui piuttosto già. un "i. cfr. p. 10. Cfr., sull’iscriz., V. Pisani, I talian, Roma 1934, p. 10 sgg. e la critica di E. Vetter, Giotto. XXIX, p. 226. Cfr. anche 81 e le iscrizioni latine GIL I2 2, 1202; 2273 e 1295 = D. 583; 606 e 607.

6

Vetter, Glotta XXIX, p. 226. V. 182. Bo. 82. Da Vaglio, ora nel Museo di Potenza (Inv. N. 17).

FevCen

p.efm

Alfab. ionico con € ; 1) è C, ! è "'.. Veneri Mefiti. L'interpretaz. secondo Vetter, il quale vede in FevCer. un imprestito dal lat.; ma vedi la nostra interpretaz. di vezkei 34 r. 2: a ogni modo l'imprestito

sarebbe avvenuto prima del rotacismo, con sincope, e passaggio di us a nz (o l: = s sonorol). Forse di qui il npr. etrusco cenza. latinizzato Vans-ius, su cui Rix BNF. 1956, p. 168. — p.eftu (con desinenza -i da {ci ’? ?) torna in meflt 33 B e nel mefitsilais di una iscriz. pompeiana (Co. 75 V. 32) ed è

la divinità. un cui tempio (presso Cremona) ricorda Tacito hist. III 33 e che è attestata in più luoghi dell’Italia centromeridionale; è notevole che una volta (GIL. X 203) essa riceva l’epiteto Fisica, altrimenti attribuito

a Venere (cfr. B 37), il che appoggia l’interpretazione del Vetter. 7

NdSc. 1898, p. 219.

LXXIII, p. 449.

Ribezzo, Neapolis I,

Ribezzo, RIGI. VIII, p. 89.

p.

390.

Herbig, Philologus

B2., p. 369 N. 642. Vetter,

Giotto XXIX, p. 227. V. 183. Be. 80. Su ara o cippo da Civita o Rocchetta, fra Tricarico ed Albana di Lucania; era al Museo di Potenza.

x?.ofocrqyocumeq. occxsvr [ aun

]

aor.p.sraeSrcehs

faroFr-zx)xo |5 Factntgrc2.cxusr

|

8fkoucroz. :7.

Alfabeto ionico, con E = 1), S = ] (come nell’iscrizione 31 C). Herbig: l. gaukies pl k[aila]i. 5. pl ametod. —— Itibezzo (RIGI. VIII): 1. I‘AI'KIE? 3515[P:\KAAm. 4. .\l"l‘I o$.\'l‘. 5. |"..\.\(.\l) .\llà‘.'l‘ A Nel costituire il testo ho seguito Vetter (art. in Glotta) che ho. rivisto l‘originale.

1 — : BIALETTI osoo-ounm, 8

Clovatus Gaucius Olovati . . . .

51

iuste pie Floro posuit, item Fatui

x7loFarg: il nome Kluvatz'io- di una gens di Capua e ben attestato. ——

yaomeq: cfr. il nomen Kavkls in Co. 137 d 10 e il gentile Concia. — neheS è quasi certamente avverbio (come o. ampmfid ecc.) dell'aggett. piho- ecc., marruc. dat. sg. f. psae? 52 r. 10; un simile avverbio sarà. peroeB da un aggett.

*mads-o- derivato da *medos = 11. mei-s, cfr. ad l._— fianco:. e il corrispondente msc. della dea flùscî = lt. Flò'ra. — afaxew corrisponde ad ava-

8axer di 4 B; qui parrebbe che il secondo a. avesse subito la sincope, e l’n fosse scomparso avanti f come in lt. (5 50) o almeno omesso nella scrittura. Cfr. anche le:.xear, Azoxaxeu: in 8. —— aura: corrisponde formalmente al lt. aut

ma il significato, come normalm. per l'e. nt, e all’incirca quello di gr. :::.-315.— far.roFe pare il dat. sg. di un tema. in -u- (con -e per -ei), onde è derivato il nome di Fàtuus e Faitua; il gen. sg. o. fatuveis (33 D) può essere di Fatu- o

di Futuna-. —— Il resto mi è oscuro. Aggiungo qui una iscrizione da Àtena Lucana, pubblicata da G. 0. Onorato: L'iscrizione osca-greca di Atena. Lucana, in Rendiconti dell’Acc. di

Archeol. Lett. e Belle Arti di Napoli XXVIII, 1954: Supr.og . papa8 . vlrr,r.c,rav» 7w081p31.[3|SaSevopmpozhngxl’. Si tratta di una lastra. di marmo rettangolare, con perdita dell’angolo superiore a sinistra, la quale doveva far parte di un tutto con altre lastre a sinistra e a. destra. Notevoli le linee divisorie nella prima riga. Si può tentare la seguente interpretazione: . . . 8apr.og p.cr.pcr.8 [ceva]t 1avywoS (o corrispondenza dell’ui di (ah]. del nome papa:; 11) v 838ew; senatels tanglmid p. es. in 18 r. 8) rpezfì[op.] ( = triibùm l l r. 5) ( = dedens 16) papahu; uF[anorop] (V. 181 a).

8

Go. 22. P]. 16. Ribezzo, Neapolis I, p. 386. p. 227. V. 184. Be. 3].

morfo)\ | lohcop.

Vetter, Glotta XXIX,

0090 | m.swxocm8vr | my.

xahocg)xen—

xevncco | uocxepmkr.oxomewofoc[.l ....]uecrorfipocrmuuezonowc Fastigio triangolare di pietra trovato nel 1846 a S.E. di Anzi (Lucania), ora al Museo di Potenza: lunghezza della base circa 66 cm. Alfabeto ionico, con |- : h,E = F. Sotto l’iscrizione si scorge la sommità. di una testa giovanile. Ribezzo: 2. lo fa) p..

Quod concameratum, tutum, olla praeditum Cahas sculpsit, Ahcrci conlocavit suae; et hoc manu: meae . . . mar: = lt. quod ecc.; troviamo qui —‘r per -3 anche in cuor: cfr. 4 B ecc. — Follohmp probabilmente per —Fmp. (Ribezzo RIGI. VIII, p. 93 confronta

52

LE

LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL

LATINO_

o. ilihll. per Ilìv1la) è stato raflrontato dal Grienberger Glotta XIII, p. 67 con volvus Isid. XVII 9, erroneamente perché secondo ogni probabilità. si tratta

di speculazione etimologica intesa a spiegare bulbm; ma il G. deve aver ragione comunque nel riconnettere vollovo- (con anaptissi per ”“volvo-) al lt. volo:? ecc., cfr. il nostro volta da *volv-ita. —— oop0fcop, con anaptissi per

*sorvo- è uguale, come ha visto lo stesso Gricnb., a got. sama 11. pl. ntr. ‘ linka, navonlioz ’, quindi rad. "'scr- ‘ osservare, custodire ' (cfr. u. aser-iatcr ecc.

ad T. I. VI a I). — ewxam8trmp: cw- sarà. la preposizione en- (che si tratti di abbreviazione per inim ‘ et ’, è indimostrato) e zam8z— un tema verbale tratto da "'lcapz'd- in lt. capis, u. kaplÈ-; vorrà dire ‘ che ha. dentro di sé l’urna mortuaria ’. I tre aggettivi si riferiscono al piccolo sacello o edicola

costituente il sepolcro e di cui il fastigio colla nostra iscrizione terminava in alto la facciata. —— xahag: npr. maschile formato come Mama; cfr. il gentilizio sannita Gaia. E, secondo la nostra interpretazione, lo scultore

della facciata e insieme il dedicante dell’edicola ad Ahere, sua moglie ed amante. — luczan: qui e in ).wxamerr abbiamo dei preteriti III pers. sg.; il --r e probabilmente assordito da -d, cfr. comunque 85831: e avaèazxer 4 A

e B, afaxew 7, quest'ultimo anche per l'en; ci si oflrono qui e nel aaxazpocxt8 di 3 A dei temi di perfetto in -k- che ricordano quelli greci: come questi paiono sorti (coll’appoggio di forme mediterranee in -ke, cfr. ctr. lupa-cc ‘ mortuus est ’, am-cc ‘ fuit ’ ecc. ‘I) da forme quale réBnu-a il cui 14: era ampliamento radicale, cfr. aer. Ea-a, così accanto a Zune:-r e Monument stanno

in o. avar8axer ed afamw. kamar potrebbe contenere la. rad. "'lei- di It. l-ì-ma, inoltre di lei-vis ‘ liscio' gr. Àcîog ecc. — xmp. Moxaxerr: forse tmesi (cfr. 5 458) secondo Bugge, BB. X, p. 115. Mexa- potrebbe corrispondere al locatin

peligno (49); ma. fa difficoltà. la forma lat. stlocus 5 88 (locati-n. può essere imprestito dal lat.), e meglio sarà. pensare che 7uo— indichi Zia- (con sviluppo di 12 avanti «. dopo dentali ecc.) e liuka- corrisponda al lat. pol-lùcérc ‘ offrire ' ‘ mettere innanzi’ (termine sacrale) cfr. A 19. — axea dativo, probabilm. di tema in -5-, di nome che ritorna nel gentilizio sannita Ahernia. —— aFa[z pro— babilmente da completare in smi ‘ suae’ (si noti però che normale in o. sarebbe suiva- sura-). —— …]u: la traduzione presuppone un completamento ewrp. = e. inim ‘ e t '. —— acer 11. sg. ntr. del tema pronominale cso- (18 r. 49 ecc.). — @pwrmp. corrisponde foneticamente al lt. gràtum da *gug-a—to-, ma ha il valore di ‘ oflerto in voto ' quindi ‘ munus ’ ecc.; cfr. 45 B; 5 1 c le due iscrizioni semilatinc da territorio restino e risp. peligna 53 e 50 B. -—— nem. : lt. meas, cfr. 5 383; ma si noti che su. non può rappresentare ci… (l'-;} intervocalico era scomparso), bensì un i osco. — «var[, forse da completare in avon, è il dat. di una parola una che ritorna nelle iscriz. messapiche avanti nomi di divi— nità; oppure ppp. del verbo che abbiamo in ava‘3axsr 4 B, quindi ‘ oblatnm ‘ 1 Si noti che questa interpretazione presenta molte incertezze, come le

precedenti (cfr. v. Planta II , p. 598 sgg.; Grienberger e Ribezzo citati; Gray ap. Vettor, Glotta XXIX, p. 227).

1 — 1 BIALETTI osca-unum, 9

53

APULIA.

9

Tabula Bantina. Co. 28. Pl. 17. sgg. V. 2. Bo. 79. Su bronzo, da Banzi (Potenza-).

B. 2.

Ja. 52.

Buck, IF. XII, p. 20

onom[.]ust . gî_zic . w … . | ....gaag[…]qms.q.moltam. angi_tu [ . . . . . . ] n_ur . . . .

deiuast

maimas

cameis

| . . si (mi)nus quacstor multam proposuerit. . ] maximae partis senatus sententia

(dummodo

iurabit

non minus)

|

Tavola di bronzo, in alfabeto latino. Sul verso è incisa una legge latina,

la quale occupandosi di IIIviri agris dandis assignandis dev'essere degli anni fra il 133 e il 118 a. C.; e la data della legge osca sarà. probabilmente

identica, ciò secondo il Mominsen (ad CIL. 11, 197), il quale pensa che ambedue le iscrizioni rientrino in un [cedas fra. Roma e Bantia. Secondo A. Kirchhoff (Das Staatsrccht con Bantia, 1853) le due iscrizioni sono indipendenti tra loro, quella osca una revisione della costituzione di Bantia, più o meno

sul modello romano: egli ritiene l’iscrizione anteriore alla costituzione sillana. Secondo il Maschke, la legge latina sarebbe quella Apuleia del 100 a. C.; caduto Ap. Saturnino e quindi la sua legge, il bronzo fu riadoperato per incidere la legge osca. Un nuovo tentativo di interpretazione ha fatto 0. Haas, Die Tabula Bantina, in Lingua Posnaniensis V, p. 89 sgg.

r. 1. C0. izic ttu r. 2.8.4. le lettere sottolineate provengono da un frammento ora perduto, copiato da Rosini nel 1797. r. 2. Buck IF. propende per angiiu

r. 5. possibile comgm' (Pl.)

r. 8. il bronzo: stem

r. 8. forse hafiert corretto in hafiest (Co.)

r. 10. il bronzo: ]cpacz'd

EXELCI (Buck IF.: craig)

r. 11. il bronzo: doq ed

r. 18. il bronzo: sansac. tantum

r. 29. Co. 515 g In:

Pl. agi q. Buck IF.: «before q we have three verticals as if a numeral III... 2. succ, svai ‘ si ’ è locat. di *suà'-, il temm. di un dimostrativo "'syo- in got. swé ‘ come ’, gr. locr. For:, horn. d'»; postpositivo che forma posizione,

p. es. I‘ 2 dpv:8ezg (Bg (fine di verso: —— | ——). — g. = quaestor: la parola è imprestito latino (altrimenti q"— avrebbe dato ?'); in caratteri oschi si scrive kvaisstur, in car. greci xFato(rop). Cir. ad T. I. I b 45. — angitu[: da completare in angitud o angitust, cfr. angctuzct r. 20. —— 3. deiuast fut. di un deimî- ‘ giurare ’ tratto da deivo- ‘ dio ’ = lt. deus, divas (attestato solo in deivai 34 1°. 15 ‘ divac ’ e dclvlnals ‘ divinis ’); cfr. iouesat deiuos ‘ iurat docs ’ A 4. -— maimas ‘ maximae ’: maimo- superlativo appare formato

con -mo- superlativistico (5 205) di su mais ‘ più ’ (r. 5 ecc.) = got. mais, diverso dal lt. magis (5 255), a meno che questo non risulti da un raccostamento di “'mais a mag-mw ecc. -—- car-ncis ‘ partis ’, cfr. u. karu kama e la

54

LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL LATINO

osiip[s] pon fioc egmo com | .Z(L senateis tanginud am parascuster . suas . pis pertemust p@g’g‘ pam [ . . . . . . . . . . ] [5 dolom mallo-m siam comgnei param sipus deiuatud XL adsint cum ca res consulta erit. Si quis peremerit, prius quam (peremerit) [5 iurato sciens in comitio sine dolo malo se v. Planta’s nei or Conway’s elfi would be possible, but not, I think, nuti.

I could see nothing of the alleged tracce of p after the g ». Per le lacune delle righe 30 (non 29!) sgg. fornisce supplementi un frammento scomparso. pubblicato da Avellino in Bull. mpol. IV, p. 28 sg., forse non senza errori. bansa[e] . . . | | . . . [p]ocapid Eccone il contenuto: °° . . . is. tacusi m. 3 ….m nerum... | . . . o m . . u d e x . iicfeh... | ...nzluii.suae…eizs

s . . . |” . . . nistrcis acta-is . i . . . | . . . est . licitud . tr. . . . | . . . comip-id irucis... | ...tril estud... | ...timom... nota ad T.]. 11 a l. — senateis, senateis è tema in -i- od in -o—. — tanginud: la parola tangin- (tema in ion-/-in-) va confrontata col prenestino tongiti6 e con tongére, cfr. P.F. 357 M. 446 L.: « Tangerc nosse est, nam Praenestini tongitionem dicunt notionem. Ennius: alii rhetonîca. tongent ». Si tratta di voce d’origine on., che ritrova il suo corrispondente in gt. pagkjan ‘ pensare '. Non è impossibile che si riconnetta a queste parole il gr. raîaem èraiyv;v (-oa- ana— logico per -C-) da *tgzg-, cfr. specialm. r&yòg ‘ capo, comandante ' il cui & potrebbe avere la sua lunga da composti con -oc°ròg come G‘L'pfi‘l'ì-, loxìyéq;

in ‘-P' 160 rayol ha l’a: breve. — 4. osim, da op r. 14 + sins = lt. sint. — pon, pim = 11. panne. pone, pune ‘ quum ’, accanto ad 0. pan, u. pane ‘ quam ': da *pom—ne *pam-nc, cfr. tessal. -ve. in 6vs ròve valve: ecc.; meno probabilmente da *pom-de *pam-de (cfr. lt. quondam, quamde). — doc = lt. ea. + -c 5 376 ac ;. —— egmo ‘ res ' : lt. egé‘rc come gr. xpfipa: xpi], quindi propria…. ‘ necessità. ’, ‘ ciò di cui si ha bisogno ’; la rad.. torna in an. ek-la ‘ mancanza ‘ ecc. — comparascuster: III sg. medio-pass. (-tcr) di fut ant. (-us-) tratto da un tema di pres. com-parasco- accanto a kù]mparak-lneis ‘ consilii ’ (12 E). La radice è quindi *park- o *prak-, con anaptissi, forse la stessa che in grItpfiiddù) da *npcîx-im, nt-npÉ[u]-mcco (la test-im. più antica. mnpfi-oxco in Gallina)

formato come parasco- e che dal senso di ‘ trattare un afiare ’ è passato a quello di ‘ vendere, esportare ’. —— pertemust fut. ant., pertemest fut. [, pertumum inf. ‘ annullare ’ ‘perimere ’. Generalmente analizzato in peri-em.che corrisponderebbe al lt. per-im—; ma part appare solo come pre- o postposizione con nomi col valore di ‘ trans ’ (-t come in lt. post 5 582 ecc.), e per-em- significa ‘ percipere ’, cfr. r. 15; inoltre di *em- non è comune la forma apofonica *om- che dovrebbe scorgcrsi in pertumum. Io preferisco perciò analizzare in per-tem-, con *tem- = gr. rép-vm, rog-fr,. — praeter ‘ prius ’ da. *pré-tcr: g1‘. npòrepov. 5. sipus ‘ sciens ’. Cfr. Varro L. L. VII 107:

1 — 1 BIALETTI esco-unam, 9

€00

sum

co mono

mais

egm[as

brateis

aut-i

cadez's

se-na[tcis] | tanginud

tanti] ] cas

ammcd

ma.-£mas

inim

cameis

55

gum-mad

idée

pam.

pici-

siam

partums

dat

pied

ea comitia magis rei (publi)lcae causa quam cuiuspiam gra-

tiae aut odii causa et id se de sena(tus) | sententia maximae «apud Naeuium,… in Demetrio persibus

a perite, itaque sub hoc glos-

sema ‘ callide ’ subscribunt »; Fest. p. 217 M. 321 L.: « Persibus peracutum significare uidetur, ut Plautus [fr. inc. 37]: ni[hi]l deconciliare sibus, nisi qui persibus sapis; Naeuius [com. 116]: et, qui ]aerit persibus, carpenti adstration; P.F. p. 336 M. 427 L.: « Sibas callidus sine acutus ». In questi versi latini

l’e'. sembra lungo: ciò è confermato dalla scrittura con e in volsco sapa ‘ sciente ’ (55). Naturalmente per il lat. si tratta di imprestito, il che può spiegare l’alternanza b/p: per la quale il Conway faceva valere l’o. hipust

(r. 11) ecc. Comunque abbiamo nom. sipus: abl. sepu, che può accennare a tema in -u-; come sipus è formato fac-us r. 30 con prac-fucus (r. 23; -uvocale di anaptissi, dal sincopato -fl.°-, assimilata alla finale; cfr. prupukid 18 r. 2) che è da fac-; conseguentemente sipus avrà. sip— (sep-) da "'sè'p- (I) in

apofonia con sap-56, cfr. fac-115: féc-i ecc. Come ha visto lo Schmidt, KZ. XXVI, p. 372 sgg., si tratterà. di antichi participi peri. attivi (con mutamento di valore in lacus), probabilmente col grado 0 del suffisso (& 256), -us- (inteso poi nel nom. come -u-s, quindi ab]. --u), cfr. ciò che è avvenuto in islavo (v. ad atahus 55 r. 1). —— co-menei loc., acc. comonom r. 17 ecc., con assimilaz. della vocale di anaptissi alla sillaba seguente = 11. kumne loc. T. I. I b 41:

derivaz. con -no- da kom— ‘ cum ‘, cfr. prò'nus & 188 e amami r. 6. — per-wm ‘ sine ': gr. népìv, ser. primm ‘ di là da, oltre ’. —- dolom acc. = lt. dales, gr. 8610;. — mallom corrisponde a lt. malus e l’intera frase al lt. sine dolò'

mdà; è probabile che d. m. sia imprestito dalla lingua giuridica latina, il doppio ll esco si può spiegare come iperdialettismo secondo la corrispondenza (apparente) di e. sullo- a lt. sélus. —-— sio-m ‘ se ’ da *sÉ + -om, come 11.

fiom ‘ te ' ecc.; -om (-em) ritorna come particella ampliante pronomi specialm. in sanscrito (ay—dm ‘ is ’, id-dm: id, int-dm ‘ eum ' —— cfr. lt. im A 41 XXI —-, mdhy-am mihi ecc.) -— doc comano acc. pl. ntr. —- mais: cfr.

mai-mas r. 3 —-— 6. commi ‘causà ': ab]. della parola amno- che ritorna nel suo significato ‘ circuitus ’ in 18 r. 17, formaz. di an:» ‘ amb- ’ come kamaead r. 5. — Meis-um ‘ cuiuspiam ’ contiene la particella -tam che parrebbe connessa coll’-u in set. asdu ‘ ille ’ gr. of:-rog ali-Tn da *so-u "'srî-n gr. naiv-u;

(1) Un ou. *sép- potrebbe stare alla base del nostro seppi da "‘sépui, come ebbi può presupporre il vocalismo di hipid r. 8 (Schmidt, KZ. X X V I , p. 374).

56

LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA

OLTRE IL

LATINO

ea: . comano . pertemest . vizio . eizeic . zicel[ei] | comano mi hipid pic pocopi t . post . post . exec . comano . hofiest meddis [.] dat . costrid . loufi;r | en . eituos . factud . pous . touto . deiuatuns . tonginom . deica.ns . s(i)om . dat . eizasc idic tangineis |lo dei— partis perimere. Cui sic eomitia perimet, is eo die | comitia ne habuerit. — Quis quandoque post posthac comitia habebit magistratus de fundo vel | in pecunias, tacito ut populus iurati sententiam dicant, se de ils id sententiae |1° dicere quod optiil tema ampliato pio- come in lesb.;lm, rlozow. — broteis: gen. di brato-, cfr.

ad fiparcop. (8). — anti = n. oto T. I. VI a. 7 ecc., lt. aut, gr. :::-Tm; afirw ccì'irs. — codeis gen. di kodo- (cfr. nnt kadum 28 r. 2): got. katie n. (tema. in -is-) id. — dat ‘ de ’: forse fonte diretta dell’it. da. dopo cui si gemina. consonante iniziale. — 7: ex, eksl ‘ sic ’: dal tema pronominale ciaoo-, con -s come lt. cis

als 5 423. — ziceler'. zicolom ziculud come cammei comano ad r. 5 da *dié-klo—, con di > z: lt. dii-s ecc.; la formaz. in -klo- da. -tlo- potrebbe essere avvenuta secondo una corrispondenza ou. del lt. soeculum, gallese hoedl ‘ durata della vita ’, abret. hoetl id. da *soitlo-, cfr. lit. séklà ‘ seminagione ’ da *sétla'. Forse zikolo- ha fornito a sua volta il modello per "'scîl-iculo- ‘ sole ’ onde fr.

soleil ecc. — B. nel da *mi = lt. né. — hip-id: congiunt. da *hép-é-; il tema di pf. con 6 come 160%: fac-iii ecc., cfr. ad sipus r. 5. Pel -p- e per l’-z'- cfr. ad 11. habitu T. I. VI a 19. Il ] da bh di "'khabh- si trova in hafiest fut.

che segue. — pocopit, pùkkapid (18 r. 52) da *q"od + Ica + q‘id “'ho è la particella dor. beot. el. xa, lesb. tess. are.-cipr. m:, bom. xsv ‘ &» ’. —— emac acc. pl. ntr. del pron. ekso-, combinazione di eko- (: gr. èxsìî) e "'so- 5 375. — costrid ‘ fundo ’: la traduzione ‘ capite ’ proposta dal Lange e accettata dal Buck è impossibile, poiché c. non può essere separato da 11. cosimo. cfr. ad T. I. VI a 30, lt. castrum = viene in castra. tabelloriormn ecc., cfr. Cuny, Revue des Études Anciennes, XVIII, p. 35 n. L’abl. castnîd, come

l'u. moni ecc. di temi in -u-, e rifatto analogicamente secondo i temi in -i-; ma cfr. sopa volsco, ad r. 5. — loufir ‘ vel ’; come lt. vel è una II sg. di oolò' & 554, così I. è una forma impersonale di congiunt. *loubhé-r della radice che abbiamo in lt. label. — 9. en = lt. in. — eituas acc. pl. ‘ pecunias ’, in scritt. osca eitluva- ( I l r. 1 ecc.), formaz. di "'ei- ‘ ire ’ come lt. statua di *sta'‘ stare ’: in origine doveva. indicare ‘ i beni mobili ’ come gr. npòfiaou; contrapposto a nau—{11m ‘ beni stabili ’ (Benveniste, ESL. XLV, 1, p. 98), più precisamente il bestiame; il che chiarisce meglio l’opposizione di castruo che sono appunto i xe…fi7uaz. — pom, puz = u. posi puze ad T. I. VI a 20. —— deiuatans n. pl.—(nota la concordanza col collettivo sing. tonta) da "'-t5n—es, comparabile con eîtuns (ad 13) e"_derivato con -6n- dal ppp. (cfr. le formazioni del 5 197),

1 —— I BIALETTI asce-unam, 9

57

cam pod . ualaemom . touticom . tadait . ezum nap . le(f)acid . pod . pds . dat . eizac . egmad . min[s] | deiuaid . do(l)ud malud suaepis contract eme(ic) fefacust anti comano hipust

molto . etan|to . estud . n . (]) (D . in . suaepis . ione . fortis . meddis mum publicum censeat esse, neve fecerit quo quis de ca re

minus | iuret dolo malo. Siquis contra hoc fecerit aut comitia habuerit, multa tan| ta esto: 11. MM. Et siquis eum fortius ma— se l’a non e segnato qui per errore. — deicans: III pl. cong. di deik- = lt. clic-

con —M da "'-nt & 126. — cizasc dipende da dat, che regge di norma l’ablativo e si riferisce a castm- ed eitud- nominati subito sopra.. Poiché eizaso e tema in —à'—, i due concetti dovrebbero essere femminili, il che è certo di citati-, e può essere vero di castra-: non c'è nessun motivo che ci induca a ritenere maschile, come fa il Conway, l'on. kastm-. Piuttosto, l'abl. dovrebbe es— sere *eizaisc a giudicare dal ntr. eizois r. 23 e dall’opposizione Dlumpals:

N1ivlamîis nel nome; e così generalmente si corregge. Resta però la possibilità. che in questo pronome si sia salvata l’antica forma di loca-tivo come

in gr. -ìar., -ncn o di dat.—abl. (-as da -a/s, cfr. -iss da -i/s e lt. dad-bus ecc. 5 320) come forse nel lt. deuas Gomiscas A 16; cfr. 5 315 e si pensi che

ci troviamo dinnanzi a linguaggio giuridico. — 10. ualaemom: cfr. valalmas (28 A 1°. 10); il Biicheler confrontava volaemum “grossa pera ’ in Verg. Georg.

uolema autem GalII 88, cui Servio annota: « grauibus uolemis: magnis lica lingua bona et magna dicuntur ». L’origine gallica è discutibile, la differenza fra 0 ed a può esser dovuta per il lt. &. una etimo]. popolare (Serv. « uolema. ab eo quod manum [cfr. nola !] impleant dicta sunt, unde et innolare dicimus ») ovvero per Posco a un riaccostamento a val- di It. valér'e (in o. si trova Falc, cfr. 5) che potrebbe anche essere l’etimo: altri pensa al

scr. vdrìyas- ‘ migliore ' va'riggîha- ‘ ottimo '. Comunque, la formazione pare analoga a mez-imo- ‘maximus ’ r. 3. — tadait cong. III sg. (con —t per -d, cfr. 4 B) da *-àjét; va col gr. èmrr;8ég, dor. tal-15815; (Conway, Biicheler). —

czum inf. di es- ‘essere ’. — fefacid: cong. peri. (< -ét) di fak- ‘facere ‘, con raddoppiam. come lt. (prenestino) ]heîfhaked A 3. —— mins ‘ minus ': da *minis ( -us non sarebbe andato probabilmente soggetto a sincope) fatto (da *mi-nus 5 2551) secondo mais ‘magis '. — l l . deiaaid da *-cîiè't. — co-ntmd: avverbio in -6d, mentre lt. contro" e in -cîd, cfr. 5 419. — hipast: fut. ant. di k-ipid r. 8. —— molto = lt. malta, onde il verbo moltaam ‘ multare ’ ; cfr. u. matar, muta. — etanto ‘ tanta ' con e- come in

gr. è-xsîvoq: xz'ivog

ecc. -— 12. in. abbreviaz. di inim ‘ et '. — fort-is: avverbio comparativo

come mais; o piuttosto da *fortjos = lt. fortino. Cfr. pfistirls ‘ posterius '

58

LE LINGUE DELL’ITALIA ANTICA

OLTRE IL LATINO

minst-re-is agteis . | eituas moltas molta-um herest . ampert suas . pds . pra medd-imud . altre:? castro. moltaum . Zicitud . us [ . ] anti e-ituas ] zicolom dicasi is:-ic comano mi . hipz'd . ne pon . ap toutad petirupert umst sipus perum dolom [15 mallom . in truts . zico toute peremnst . petiropert . neip . mais . pomtis . com . preinatnd . actud | prutcr . pan . medicat . gistratus multare volet, dumtaxat minoris partis | pecuniae multae multare lieeto. — Siquis pro magistratu alteri fundi aut pecuniae | diem dixerit, is comitia ne habuerit, nisi quum apud populum quater oraverit seiens sine dolo 115 malo et quartum diem populus perceperit. Quater, neve magis quinquies cum reo agito [ prius quam iudicationein dabit, et quum postremum (Co. 169. Pl. 188. V. 149). — herest: fut. di her—, cfr. ad T. I. VI a 27. -—

ampert ‘ dumtaxat ’: sembra da arn(bi) e pert, quindi come ted. -insoweit (Vetter). — mi-nstreis: gen. di minstro- ‘ minor’ formalm. uguale a lt minister. —— aeteis, ‘ partis ’ gen. di (titi-: gr. alam da Mitici-. —— 13. lini-' tud, likitud = licét5. —— meddixud ab]. eorrispond. all’aee. medicina., tema *meddz'k-io- formato da meddik- come lt. iridio-ima da -izîdic-; :r rappre—

senta qui la palatalizzazione di k, va quindi letto è' o piuttosto 5 come nelle iscrizioni messapiche. — altrei dat. di altro- = lt. alter. — 1-1. op = gr. fim-«‘la, lt. ob. — petirupert ‘ quater ’: composto di patire-, cfr. Fest. 206 M. 315 L.: « Peto(r)ritum et Gallieum uehieulum esse et nomen eius dictum existimant a numero quattuor rot-amm [cfr. gallese petguar, pedwar ‘ 4 '; ir]. roth ‘ ruota ’; -ri- per indebolimento latino in antico imprestito, & 42 ?]; alii Osee, quod i quoque pitom quattuor uocent; alii Graeee, sed Aiolmò'xg dictum [cfr. lesb. néacrupeg, bom. nlaupeg, beet. nèrrxpeg] », u. petur-pu-rsus T. I. VI b 11, da *q“ety_or-/q“etur- (-ti- da -tiu— in sillaba atona'l); e part. — umst: III pl. fut. ant. di ur- probabilm. da *5r- in lt. finire (che non sarebbe quindi denominativo di 58 come vuole Varrone L. L. VI 76); altrimenti W— e grado 0 della rad. *ger— in gr. ei.'pm (*Fepico), el. F p-É-rpì eee. —— 15. tmtum ‘ quartum ’ (2500. è abbreviaz. di zicolom) da *q“tru-tom; *q"tmsi ritrova in gr. rpu-cpo'clswc ( : ì-pi, lt. fa"-ri; il verbo o. sarà. denominativo di un nome corrispon-

68

LE LINGUE DELL’ITALIA ANTICA

OLTRE IL LATINO

dente &. «pi…-n, fa'ma) e con ciò dà. la palma alla antica ipotesi del Nissen,

secondo cui le iscrizioni risalgono all‘assedio di Pompei durante la guerra sociale e servivano a indicare la strada verso i pr0pri posti alle truppe ausiliarie straniere: però cit-uns piuttosto che ‘ itinera ' (ipotesi riesumata re-

centem. da Vendryes, contro cui v. Vetter, Giotto. XV. p. 5) significherà ‘ soldati di pattuglia ’, ‘ exploratores ’ indicando &. questi il tratto di muro cui debbono far capo. Bene il Vetter ]. cit. richiama una iscriz. da Smirne

(Dittenberg‘er, Sylloge3 961): Toùr; év T:?) aiuq>68cp rsrcix8=ott a'trcò 105 m5pvou roi”: tii; 'Aya8fig Ti»a Ecm; 1:05 r'r]g Eùempiag; egli mi comunica per lettera

la sua idea che eituns valga ‘ evocati ', laamat ‘ fa l’appello '.

A. Hoc vico exploratores inter turrim XII et portam Sarinam, ubi -imperat Mr. Adirius V. E. amvianud: da analizzare in am-vùî-(cî)m- col Kretschmer Giotto X, p. 159

sg., il quale pensa a calco del gr. &pqov. — enter = lt. inter, col frequente an- per lt. m-, in.-; riprendendo in parte una idea di Sommer, IF. XLIII,

p. 45 si può scorgere nel passaggio di *cnter = lt. inter ecc. ad enter secondo amfor: gr. di…)! l’inizio di questo an- per en- da *en- 0 *93-. Cfr. Glotta XV, p. 3. — tlurri = lt. turrim. —— pnl = lt. ubi da *q"udhi o *q"udhe & 423.

B. Hoc vico eporatores (inter turr)im X et XI pera)t T. Fisanius 0. f.

ubi (im-

0. Hoc vico exploratores iu(ter d)omum Ma. Castricii et Mr. Spurii L. f., ubi imperat V. Seximbrius L. f. D. Hoc vico exploratorcs Minervium.

circum domum publicam circum

ampt sembra una derivazione di am ‘ circum ’ (come in amvianud) a

mezzo del -t in ant = lt. ante. post = lt. post ecc.; il -p- sarà immesso come in lt. O’IWPM ecc. 5 87 e invunzlnn per -ms- 31 0. 0 abbreviaz. di ampert, come suggerisce E. Vettori — Che menor. sia abbreviaz. di *Mencrvim è una semplice possibilità.; V. completa mener(vas)

E. Hoc vico sunt ut sunt porta Urbula(na) L‘. f., Mr. Purel]ius Mr. f.

'(aedcm) Miner(vae).

et via sinistra Mcfira imperant L. Pupidìus

nertrak ab]. sg. con -k (quindi avverbio!) del tema nertro- cfr. ad T. I. VI b 25. -.—- piis sembra una forma del pron. interrog. — Un tentativo di ricostruzione fa il Ribezzo, RIGI. VIII, p. 95.

1 — 1 BIALETTI esco-unum, 14-15

14

A.

Co. 84.

Pl. 104.

V. 59 d.

69

Da. Pompei.

diup i b i i u s Gra.flito sul muro esterno della. Casa del Fauno. Secondo Mommsen. precedeva. al (| un a o p, ignoto alla. tavola. di Fiorelli (Mon., X, 5). In fine

Co. e P]. sus, Mommsen ecc. lis. 00. Nota. XI

B.

(p. 97), 8.

V. 106. Su patera, da. Curti. Alf. etrusco.

keisdiufahis A. diu biberis

B. Ceis, diu eda-s. A. diu = 115. diu (imprestito dal lt. l|). — plbllus II sg. fut. ant. dal tema. di pf. pibi- = lt.. bibi; l’o. conserva, nell’iniziale, p- come ipresenti scr. pibati airl. ibid ‘ beve ’ (5 486). Cfr. Pisani, Italica (1934), p. 13 sg. e Vettor,

Giotto XXIX, p. 228. B. kels è npr. forse abbreviato. — dln e. s. — lahls parrebbe un ottetivo in -î- (come dadld 28 r. 3; cfr. per il lt., specie are., 55 536. 556), di

fag- = gr. cpwy-aîv; fahls è probabilm. scritto per feu-is, con -gi—> -(gî_)i-. HERCULANEUM.

15

Co. 87. Pl. 117. B. 41. Ja. 56. V. 107. Bo. 58. Da Ercolano.

a. h e r e n t a t e i s

b.l

‘alabiia

herentetei

sfun.

1

eukil

]_1erukinai

meddiss

tùvtiks

prùffed

o sulla. superficie, !: lungo l’orlo di una tavola. di marmo.

e. Herentatis sum. b. L. Slabius L. f. Aucilus meddix tuticus Herentati Erycinae posuit. a. herentateis gen. di Herentcît-, nome della dea. corrispondente alle lt.

Venus; comè questa. è femminilizzazione (secondo 'AcppoSirq) di un antico neutro = scr. va'nas- ‘ desiderio ‘, cosi quella è astratto ricavato col sufi.

-tcît- da. "‘hcrent- part. pres. di har- ‘ volere ’; aplologia di "'-entifit- come in lt. voluntàs ecc. 5 240. — slim = lt. sum, per cui 5552: si tratta. quindi di isoglossa latino-oscoumbra. Accanto & slim sta. aim, cfr. ad 20 B.

b. heruklnui: si tratta. dunque dell"Aq>poSl-m ’Epuxtw; così detta del santuario sul monte Eryx fra. Drepana ed Egesta. (Sicilia), il cui culto della. Sicilia. si era. prepagato fino a. Roma.. L'h- iniziale è dovuto ad analogie. della

sillaba iniziale di Herenùît—. — priifl’ed: da. *pro-fe-fe-d. o -fe-f-e-d, peri. raddoppiato di [E- = gr. 61)-, cfr. aemenal'l’ed (12 A).

LE

70

LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL

LATINO

CUMA.

16 Ribezzo, RIGI. VI, p. 312; VIII, p. 38; xx, p. 142; cfr. Glotta. xv, p. 1; max, p. 236. v. 108. pipin

[..]u[ ........... ]utiiv unum

iùvei

flagiùi

pr

s[...]

me | e k i k vereiiad

duneis

dedens Su base di calcare bianchissimo (m. 0,75 x 0,70 x 0,25) con tre fori

( per l’impostazione dei piedi ecc. di una statua. » trovata nel 1911 a nella demolizione di un pilastro tra le rovine del tempio di Giove su uno dei due colli di Cuma ». Scrittura osca sinistrorsa. In BIGI. XX il Ribezzo emenda la sua prima lettura traglùi. Cfr. 23.

Utiv . ( i ) Pipin . (?) Ms. f. (?) hoc s. . .num Iovi Flagio pro iuventute dono dederunt. I due nomi sono oltremodo dubbi; ms. può essere abbreviazione di Massi

come credeva in un primo tempo il Ribezzo o comunque da confrontarsi con mz. di 12 0 e 39 B; in RIGI. XX il Ribezzo pensa che si tratti di med-

dices. — Lo stesso scorge in B . . . limim un sekklimìm = lt. signum che è da "‘sec-no- & 186: cosa possibile. ——- flaghîi: epiteto di Giove, anche in 23 B; cfr. nell'iscriz. latina OIL X I, 1571 Piazza, Flazio (o piuttosto Fia-) e il mio commento in AGH. XXXIX, p. 112 egg. — duneîs: notevole il genitivo,

dove il lt. usa il dat. dò'nò’ o l‘accus. pel gen. di causa cfr. ad peihancr T. I. VI a 8. — dedens III pl. pf. della rad. *dò'-/da-, da. *de-d-gut. NOLA.

17

A.

Co. 93. Pl. 124. B. 42.

V. 115. Bo. 52. Da Nola.

[ni]umsis heirennis niumsieis perkens gaaviis perkedne[is]… | degetasiùs araget[nd.…

ka... meddiss

|

Su un blocco di travertino nelle rovine di un tempio. Il ductus fa. pensare al Co. che si tratti di una copia moderna di su una copia ms. della. iscrizione originaria. B.

Co. 94.

Pl. 125.

B. 43.

V. 116.

Bo. 53.

marai mulukiis paakul tasis aragetud multas[ikudî

Da Nola.

meddis

|

dege-

Su blocco di travertino, ora perduto; noto da una copia di Remondini, Dissertasicmi, Genova 1760, p. 51 e 53 e schizzo in fine.

1 — 1 DIALETTI osco-umnnr, 18

71

A . Numerius Herennius N umerii f. Ca. . . . Percennus Gavius

Perbenni f . . . . meddices coactores argento. . . B. Paculus Mulcius Mami f. meddix coactor argento multaticio. Appare in queste due iscrizioni l'aggettivo degetasz'o- (altrove deketashii, 18 r. 5), il cui valore e chiaramente indicato da 12 A , dove chi fa eseguire

un lavoro eitluvad muiltaslkad è denominato, con un neologismo di origine latina, kvaisstur: cosicché kvaîsstur è uguale a meddls deget-asis; cfr. anche

ad 16 r. 2. Assai probabilmente si tratta dunque di un «ricevitore » delle multe, e perciò deg- dek- (dcketaslui in 18 r. 5) andrà. riunito col gr. 8éxop.au.; cfr. il Sexrfip in una iscriz. di Mantinea (IG. V 274) e anche Sexrììpeg ' ùnoSoxaì'g in Esichio e Suida. L’aggettivo in -dsia- sarà. formato di su un sostantivo *dek(e)to- o *dek(e)ta'- ‘ riscossione ‘. — heirennls è probabilmente

lo tesso nome che herennl Co. 64. Pl. 52. V. 30. — mural per -aiieis abbreviazione, dal nome il cui nom. sg. è marahis e il gen. appare scritto marahels in Co. 137 e ]. Pl. 119; si tratta. del patronimico da Mares. — aragetud abl. dal corrispondente del lat. argentum: oltre all’anaptissi si noti la man-

canza della nasale che fa pensare all‘omerico &pyér-r. o'cpyér-a di &pYfic ‘ lucido, brillante ' (la radice è quella stessa di ipy-cpm; e arg-cntum).

ABELLA.

[8

Cippus Abellanus. Co. 95. Pl. 127. B. ] .

A. maiiùi

Ja. 57.

V. 1. .'

I

vestirikiiu1

A . Maio Vestricio

Bo. 51.

mai

Da. Avella.

sir

{ prupu-

Mai. f. Sir. ex praefinito iurato, quae-

Iscrizione sulle due facce (rl e B) d’una lastra di pietra danneggiata in basso del recto. L’epoca è il II sec. a. C.

r. ]. Pl.: s!r*

r. 4. Go. B.: lfivkliùl r. 14. Co.: eh . . .

r. 16. Pl. non esclude

pruìlitùset r. 17. Vctter mi scrive di non approvare la restituzione; r[ ] sarebbe un gen. dipendente da amm'ul ‘ causa ’ come in 9 r. 6. r. 26. Co.:

. . . peru . . gta

B.: . . . . gt . . . . Pl. vede delle linee indecifrabili, in

mezzo a cui un 8 r. 29. Go.: term . . . r. 53. Co.: elu[stit tedur (nota: « of the r in tedu1; I could see only .! »).

r. 56. Co.:

Patto fra Nola e Abella circa i rispettivi diritti su un santuario d'Ercole posto al confine dei due territori. l. sir (o str) è piuttosto cognomen corrispondente a pukalatnii dell’altro

arbitro. —— 2. prupukld: abl. di pmpukio- da *prcî-pak-io- con pain:-: lt. pda: ecc. sincopato e poi con -u- di anaptissi come in praefucus (cfr. ad 9 r. 5) con

72

LE

LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL

LATINO

abellanùi kvaistu!rei sverrunei kid pukalatfii mai maiifii | lùvkiifii . inim ‘ medikei deketasiùi nùvla|n[ù]_i ] inim abella[nùis] ligatù'is inim ligatùis nùvlanùis | pus senateis tanginùd

|1° f u f a n s

|

suveis

ekss

ligat[fis]

pùtùrùspid

ktimbened

klùm herekleis [lip] | s l a a g i d ist inim t e e r [ ù m . ] | p1'1d lip sakaraklùd[.ist] | pf1d enter

|

sakaraplid eisùd terem-

stori Abellano et Maio Lucio Mai f. Puclato {5 meddici coactori Nolano et legatis Abellanis et legatis Nolanis, qui, senatus sententia sui, utrique legati ! 1° cum auctoritate agcbant, ita convenit: templum Herculis (ad) finem quod est et territorium quod apud assimilazione questa volta alla. vocale della prima sillaba (o è in gioco ambedue le volte la labiale precedente .|). — annunci: derivazione con -6n- come 11 maràn- n. di magistrato, cfr. anche lt. bib6 -6nis ecc., da "'sgger- in gt.

swaran aated. swcrian da "'swary'an ‘ giurare ’: M. Vestricio sembra essere un arbitro giurato scelto in seguito a convenzione (prupukld); egli è kvaistm e l'altro arbitro (accanto ad essi stanno dei legati) e chiamato meddis dege-

come abbiam visto (ad 17) e la denominazione indigena sostituita qua e là., e a seconda. della cronologia, dal lt. quacstor. —- 4. pukalatùi: forma con anaptissi derivata da puklo- ‘ figlio ’. — 10. lulans: pretcrito con -cî(5 529) di fuf- < *bhudh-, rad. "'bhcudh- in got. ana-biudan ‘ comandare ’, aated. kc-pcotan id. ecc.; ciò indica che i legati avevano pieni poteri. Cfr. K Z . 78, p. 101 sgg., anche per la refutazione della vecchia interpretazione ‘ erant ' (5 530). — kùmbened: le forme di pi. di questo verbo (cc-bnust 9 r. 20, forse con sincope; u. bent ecc.) hanno sempre è', contro 6 di lt. vénì: probabil-

mente si tratta di modificazione della forma forte "'bon- = gt. gem secondo e" nel presente. — ll. sakarakhim: dal verbo saknî- con anaptisei, più il suffisso -klo- da -tlo- 55 227. 229. — 12. slaagld: il tema slagi- ‘ confine ’ si può confrontare col ted. Schlag, più recentem. Schkugbaum ‘ sbarra al confine del territorio cittadino ’ ecc., p. es. Fra—nz con Sickingcn hrilt vor dem Schlag (Goethe, Gòtz 4), cfr. anche anord. sw ‘ sbarra '; la parola tedesca

viene intesa come tutt’uno con Schlag ‘ colpo ’ ecc. di schlagen, e in tal caso l'aated. slahan, gt. slahcm, accenna a un ie. *slak- accanto a cui l’o. stagrappresenterebbe una variante con media, cfr. *pàk- di pà'x pacìscor ecc. e

*pîg- di pangé pàgina rfiwu;u. ecc. —— ist: così scrive il Cippus Ab. contro il

1 — 1 BIALETTI esco-mmm, 18

73

piss e h [ t r ù i s ] |15 i s t pai teremenniù mf1[inikad] | t a n g i n ù d prùftùset r[ehtùd] | amnùd puz idik sakara[klùm]

[inim nikei

idik terei

terfim mfiini[kùm] | fusid [inim] |20 e i s e i s

muisa-

karakleis i[nim] | tereis fruktatiuf fr[ukta]|[tiuf.] mùinikù pùtùr1_i[mpid] [....] | nùvlanf1[ ...... ] avt [ius]id herekleis fiisr_nj1[ . . . . . . ] |25 [ . . . . ] pispid nùvlan[ ........ ] | .

B. ekkum barakay[ùm

[svai terei

pid pùd]

|

hereset] | trii|

liimitù[m.]

id templum est, quod inter termina ex(teriora) |15 est, quae termina communi sententia posita sunt recto circuitu, ut id templum et id territorium commune in communi territorio esset (et) |20 eius templi et territorii fructus (fruetus) communis utrumque esset. At Nolan Herculis tanu . . | ” . .quisque Nolan. . . B. Item (si quid volent) aedificar(e in territorio quod) flisolito est ; il motivo è ignoto. —— teerùm : è corradicale di terra. da *ters-cî cfr. *teres- in air]. tir ‘ paese, territorio ’ da tema in -es-; si potrebbe anche (contro 5 213) spiegare lt. terrestris come raccostamento & terra di un antico

*teres-tri—. Ma forse una corrispondenza esatta ci dà. il ciprio [(v) Tép$t, cfr. 0. Hoffmann, Die grz'ech. Dialekte I, p. 46, n. 65. terms ‘ terme ’ in 26 r.. 11

potrebbe anche essere il lat. terra. — 14. teremniss dat. pl. di 11. pl. teremennltì, introduz. nei temi in —z'- della corrispondenza. &. lt. temm. —— 15. ps

ntr. pl. = lt. quae. —— mniinikad: il tema moiniko- è derivato da *moininel lt. com-mfini-s, comoinem A 29 r. 11. —— 16. prùltflset è il 11. pl. ntr. prliltù

da *pro-dho-to-, rad. dhé-[dha- come prùfled (15), più set ‘ sunt ’. —' 17. ammid: cfr. ad 9 r. 6. — 21. fruktatluh n. sg. di un tema fmktat-iòn-, con -uf da -5n-s, da "'/rfiget-z fmor da *]n'ig-u-ò-r (5 464): ma la. parola potrebbe anche prove-

nire dal lt. — 24. filsmi = 11. fésncî- ad T. I. II b 11. — 27. ekkum: cfr. ekss ‘ sic ’ ecc.; può esser formato all’incirca come lt. ecco, cioè con Joe & 376 a, e l‘aggiunta di -um come in pid-um ecc. —— 28. trîibnraknvùm infinito, tribnrnkklui (cfr. fifttlu! r. 40) nome con -jcîn- da un tema. triibarak(i)- ricavato da trlib-, cfr. ad 11; molto acutamente pensò il Bartholomae BB. XII, p. 63 n.

74

LE

ehtrad

|… i s t

herekleis

fiisnam

LATINO

ANTICA OLTRE IL

[30 h c r e k l c i s

[.puf]

pern(1m

f'i[ù]

LINGUE DELL'ITALIA

pl:1[s]

|

pert

amfrlet

ip | pai pùsstist viam suveis |35 s e n a t e i s slagim liEkit-ud tribarakav1jm

me-

fiisnf1

feihùss

pù,st.in tangi,“°*nùd iùk inim

ist

nùvlanùs pam triba|rakkiuf [4° fl i t t i u f inim barakat.tuset pid svai e s t u d |…” e k k u m mim i1'1k tribarakat.tuset | lanùs

| trinùvlaabeltri|ba-

mitum terms (ubi) |30 Herculis fanum medium est, extra muros

qui Herculis fanum ambiunt, usque trans viam positum est quae ibi est, secundum finem |35 senatus sui sententia aedificare liceto; et id aedificium, quod Nolani aedificaverint, et ! ” usus Nolanorum esto; item si quid Abellani aedificaverint, id aedi— v —

che questo tema fosse da *tréb-rakcì- formato da *trébro- ‘ costruttore ‘ come lt. fabriccîre (-bri-< -bm'-) da fabro- (*trébro- potrebbe essere una affor-

mazione di fabro- che e antico ed ha b ie., cfr. ad 48).—20. liimitflm = lt. limes. —-— permìm è derivato dallo stesso pome onde l'u. pernoles cfr. ad T. I. I a 2; cfr. anche pernai 34 A r. 22. Il significato di ‘ che sta avanti ’ è qui

recato a quello di ‘ fino a ’. — 30. meflfi == lt. media da "':nedhicî. — 31. feih1iss acc. pl. di un feiho- da *dhei'jho-z gr. reîxog. -—.— 32-33. amlret: formato come 11. ambr-e-f-zw-ent ecc., ad T. I. VI b 56, con 11. -b- da -bh-; ma -et

(cioè -ent) rappresenta -ient, III pl. pres. = scr. yrinti, del pres. di “’ci(*f_--cnti come “'s-enti 0. set, sent), il cui i è assorbito dal gruppo consonantico precedente; Vetter divide, secondo Schulze, aru-[rot (: [ev-.?: napr.cpépoucw). — 33. pfisstist: si riferisce naturalm. al terei della r. 28 e rappre— senta quindi un plisstl'nn ist; qui la contrazione quale abbiamo in temmnutusl: (10 r. 4) da -o e- e che potrebbe essere come in lt. situst, molestust & 142, ha -i- per reintroduzione della iniziale del verbo; caduta della

vocale finale nella prima parola senza reintegrazione di quella iniziale della copula abbiamo in destrst = -a e- (21 r. 4). Di altre interpretazioni ricorderò solo quella del Vetter il quale (lettera del 21 X 49) ritiene che per influsso dello st nel precedente pfisst- e nel seguente ist sia stato scritto erroneamente prisstist per *p1isstit = -int, 0 questa III pl. di *pos-std- riferita a leiluiss. -— 34. pert: cfr. ad T. I. II a 35. —— ip ritorna nell’ip peligna di 47 r. 2; cfr. u. iepl ad T. I. I I I 21 e ceip marsa A 6 r. 2. Qui parrebbe che il

-p avesse assunto la funzione di suffisso avverbiale aggiunto al tema del

r — I BIALETTI osco-vnmm, 18

rakkiuf

inim

estud

avt

[45 p ù s t

fisnam am|‘”’fret nep abel|lanùs tribarakat.tins p1'1d sins tensins

1'1ittiuf

abellandm

feihùis

pds

eisei terei nep pidum nùvlanfis theisavrùm avt

esei terei màinikad pid inim

pùkkapid

|

75

ee[ . . . . . ]

|

ist |“0 p u n patenta[n]|‘25ìginud pathesavrei | e[isei]

|

[a]ittiùm

alt-

tram alttr[ùs] | [f]errins avt anter nùvlanam inim s l a g i m |155 [ a ] b e l l a n a m

|“…[s]ùllad

Viù

uruv1'1

ist

Ped1'1

ficium et usus Abellanorum esto: at [45 post muros qui fanurn ambiunt, in eo territorio neque Abellani neque Nolani quidquam aedificaverint. At thesaurum, qui in hoc territorio est, [50 eum panderent, communi sententia panderent et quidquid in eo thesauro quandoque (est), partium alteram alteri fer-

rent. At inter finem |55 Abellanum et Nolanum ubique via lata est pedes X : in ea via media termina stant. pronome: del resto il puro tema funge da avverbio in suo ‘ hic ', u. eso ‘ sic ’, cfr. ad 5. — pùstln, cfr. ad T. I. II a 25; il punto fra mist e In può rappresen-

tare un tentativo di scrittura etimologica. — 35. suveîs: la frequente grafia suvo- per sovo- rappresenta una pronuncia to da a av. vocale come in lt. tuus suas & 383. — 40. ùittiuf: formazione con -_126n— da "'oit- = lt. eît- di mitor, antico oetier (Fest. 246 M. 352 L., in una rogatio dei due Silii) ecc.; si noti il raddoppiamento del t avanti 1}, come di le in tribarakklul r. 37-38. ——

48-49. thesavrùfn imprestito, diretto o attraverso il lt., del greco 3naaupòg. —50. patensins: congiuntivo con -sé—, come lusid e Ierrîns della r. 54 (da *fer-sé-nt), cfr. 5 534: pate-n- è il tema del presente, probabilmente da *pat(a)-no- (come h…:i ecc.), tematizzazione di un più antico *pata-nu-: gr. nsro'r-wfiur. (uor. è-rrèroc-crat). Cfr. lt. pandò' & 489. — 53. In aittîùm (gen. pl. di a-iti- cfr. aeteis 9 r. 12), alttram, alttnis si noti la geminazione di t avanti 31, T. 56. sfillad avverbio da ab]. sg. fem. (& 419) di sollo- ‘ omnis, totus ’ in lt. sollemnis ecc., cfr. ad T. I. VII a l. — uruvù corrisponde a gr. sòpv3g ma mostra grado 0 della I sillaba (*um-cî), come il scr. unì-s ‘largo’. -— pedui: probabilm. gen. pl., con omissione grafica dell‘-m. Il Bottiglioni

LE

76

LINGUE DELL’ITALIA ANTICA OLTRE IL

LATINO

teremen|

mefiai

viai X | [e]isai staiet. |[n]if1

torna alla vecchia lettura tedu1; pensando che si tratti di errore grafico per tudor, la parola. che in umbro significa ‘confine ’. —— 58. staiet non può continuare direttamente l’antica III pl. di "'sta-jo- (13 intervocalico è scomparso) ma sarà. rifacimento di stahint (23 A ) secondo sent ecc.; stahint e la III sg. stait (34 B r. 48) conservano, rispetto all’u. stahu > "'stag'5, il vecchio tipo ie. di presente in cui -p_'5 si alternava con -I-, conservato specialm. in bsl.: ablg. chval-jq chval-i-éi chvaZ-i-tù, ch-val-i-mù chval-i-te cheat-giù (da *-i-nt-) di chva-

zm ‘lodare’; lit. mjt-iu, mjt—i mjt, mjt-ama mjt-i-;. (la 111 pl. è uguale alla III sg.) di mylìti ‘ amare ’: cfr. Pisani, Glottologia indeuropca 5 122 NB.

TEANUM.,

19 A. Co. 97. P]. 175. B. 44. Ja. se 1. Vettcr, Glotta XXIX, p. 234. B'., p. 368.

V. 124 a.

Bo. 24.

minis anci

beriis

anci

upsatuh

sent

tii-

Nell‘interno di un piatto a vernice nera trovato nel 1886 nella. necropoli di Suessula (presso l‘odierno Arienzo S. Felice). —— bellis Pl.; ma Vetter trova

esatta la lezione di Co. B. Weege, Bo’rm. Jahrb. CXVIII, p. 276. p. 346; XI, p. 205. B“., 1). 368. V. 124 b.

vibieisen beriieis tiianei sent

Ja. 66 II. Bo. 25.

anci

(Rotta. 111,

upsatuh

Su una coppa con piede, trovata a Teano.

C. Weege. e. s. V. 124 c.

Ja. 66 III.

Giotto III, p. 346; XI, p. 205. B'., p. 368.

Bo. 26.

beriiumen

anci

upsatuh

sent

tiianci

Su un piatto trovato a Sucssula.

A. Minii Berii in figulina iacta sunt Teani. B. In Vibii Berii figulina facta sunt Teani. C. In Beriorum figulina facta sunt Teani. Le tre iscrizioni rappresentano il marchio di fabbrica di una ditta appar-

tenente a.lla famiglia dei Berii in Teano; nelle prime due figurano un Minio e un Vibio, nella. terza il gentilizio è al plurale: sono probahilrnente fratelli.

1 - 1 BIALETTI esco-mmm, 20

77

In A enel e il locativo senza preposizione; nelle altre due la pre-, meglio postposizione en è aggiunta al genitivo del nome proprio. Il che può forse indicare che Minio è il più vecchio dei fabbricanti, cfr. anche la. scrittura

-is -iis di A contro il più regolare --ieis di B. —— upsatuh è il nom. pl. ntr. del ppp. di 11pscî- ‘ fare ’; -h può essere, casomai, segno di lunga. (ma. forse neanche questo), cfr. Grienberger, Giotto. XI, p. 205 sgg., che ha sostanzialmente avviato la. retta. interpretaz. di questo iscrizioni, e suluh 28 r. 9. — enel: il tema mw- probabilm. da *dkhno-, forma con vgddhi e caduta. del secondo elemento di dittongo lungo (conservato in lt. aul(l)a auxilia & 39), da confrontare

con scr. ukhd-s ukhà ‘ pentola ", got. aùhn-s (da. *ukhno-) ‘forno '. Cfr. Pisani, IF. LVIII, p. 243 sg.; inoltre 5 55 Nota 11, e 5 62 p. 39. Quanto al mlnls berlls di A , preferisco vedervi una scrittura inesatta per -els -lels, e quindi

la stessa. formula di B e C, piuttosto che un nominativo (sarebbe: ‘ Minius Berius. In figulina.‘ ecc.). Vasi etrusco-campani.

20

A.

Co. 98. Pl. 172.

luvcies

V. 117. Da Nola.

cnai.viies

sum

Su patera a vernice nera, da una tomba di Nola. Alfab. etrusco. B.

Co. Nota XI (p. 98).

P1. 177.

V. 126; 138; 127.

a) Go. 11.P1. a: k a n u t i e . s s i m b) » 10, » b; v e l t i n e i s i m

veliteis

culehnasim

c)

» 12, » c: vip1eis

d)

» NotaXl, 13. Pl.°174. V. 125: m a r a h i e i s . p u n t i e i s p.

a) c) e d) da. Saticula (S. Agata dei Goti); di b) è ignota la provenienza.. In 0) Vetter legge vlp!elu venlels; in d) come sopra (Co. Pl.: puntale).

C.

Weege, Rheinischcs Museum LXII, p. 550.

XXIX, p. 237.

Ja. 64.

Vetter, Giotto

V. 131. Da Saticula.

ca. | s p u r i i e i s

culcfnam

Su patera a due manici. D.

Co. 99.

vinuxs

P]. 176.

V. 101.

veneliis

Da Curti.

peracis

estam

tetet

venilei

VlfllCllll

Lungo l’orlo interno d’una tazza a due manici. Pubblicata dal Minervini e dal Garrucci, poi perduta, la tazza è stata ritrovata dal prof. A. I. Charsekin nel museo dell’Ermitage &. Leningrado, dove pervenne per acquisto

78

LE

LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL

LATINO

da una collezione privata della Campania nel 1862. Al prof. Charsekin sono debitore di riconoscenza per una lettera del 23 luglio 1958 e per una ottima fotografia della tazza stessa.

A. Luci Gnaevii sum. c) Vibli Veliti b) Veltini sum. B. a.) Canutii sum. d) Marae Pontii p(atera). culigna sum. C. Ca. Spurii culignam (?). D. Vinucus Venelius Peracius istam dedit Venili Vinicio. Iscrizioncelle su vasi: accanto a queste, di carattere osca, se ne trovano

altre in etrusco, come Pl. 177 q: ml mamerce asklale ‘ ego M. A. ’, e altre ancora in cui il mi ‘ ego ’ etrusco (ad 1333 A ) si accompagna a un genitivo di

fattura osca, p. es. Pl. 177 bb cupescarpunles

ml ‘ ego Cupi Carpunii'

ecc. Si noti la grafia piuttosto scorretta, i segni d’interpunzione arbitrari in

cual . vlles, kanutie . s, cnal . ve; a meno che questi non rappresentino avanzi di una puntazione etrusca onde quella venetica, cfr. Cap. IV, Scrittura. L’influsso etrusco si fa sentire nella scrittura di tenui per medie (cnalvlles, tetet).

A. enalvlles gen. di Gmivio- onde il lt. N aco-ius, patronimico di Gmivo- > lt. Gnome. B. In queste tre iscriz. appare la forma di I sg. sim per slim (in 15 a); essa

è analoga al simm lt. onde it. dial. se'mo & 552, e che è certo di origine dialettale, osca-umbra. Forse l’-i- è partito dalla II pl. *site ove l‘antico *s-tc = scr. s-thd ha ricevuto una vocale d’anaptissi di colorito palatale secondo -enella III pl. sent. —— In a) si divida kanutles sim, in b) si supplisca veltlnei[s] sim (o si tratta di dativo di possesso ‘l). — In e) troviamo culchna che in 0 è scritto culcfnam ed è il gr. xolixv-q passato al lt. come culigna. (Cato); la parola si ritrova in etrusco (xulixfla, c-), ma non c’è bisogno di ritenerla

giunta attraverso l’etrusco a lt. 0 ou. C. culclnam presenta col suo ci un curioso tentativo di riprodurre l’aspirata greca; -m è imbarazzante: si ha forse da dividere culcina m(l), col mi ‘ ego ’ etrusco? J. Safarewicz (Eos XLVI, p. 241) propone di leggere cule-

fnas in cui -s sarebbe abbreviazione di sum 0 sim. D. estam: il pronome csto- è altrimenti noto solo all‘umbro. Per estam si sarebbe tentati di leggere (t)estam : lt. testa..

CAPUA (e Cuma).

Iovilc. Le iscrizioni 21-27 da Capua insieme con altre minori 0 frammentarie costituiscono un gruppo ben definito, in quanto si riferiscono a qualche cosa chiamata difivila- hivlla-. Le più diverse ipotesi sul significato della parola e sulla destinazione delle iscrizioni sono state avanzate: le si potrà. trovare nel

I

1 BIALETTI esco-unam, 20

79

libro di H. J . Heurgon, Etude sur les inscr-iptions osques dc Capone dites I ù-vilas, Parigi 1942, in cui le iscrizioni sono raccolte, tradotte e commentate. Si tratta di blocchi di tufo o stele di terracotta, di cui alcuni recano scolpiti emblemi come teste di uomo o di donna, ruote, un cinghiale ecc. È molto probabile che questi emblemi designino le confraternite cui apparten-

gono i personaggi ai quali le iscrizioni si riferiscono: generalmente una singola persona, talora una famiglia (Tlrentlum Maglium 21), oppure una persona e i « fratres », cioè senza dubbio gli appartenenti alla stessa confraternita.

Le iscrizioni, e il materiale su cui esse sono tracciate, non sono le iovile: questo o stanno vicino alle iscrizioni, le quali pertanto vi accennano dicendo «queste sono le iovile », ovvero si trovano a distanza da esse, forse in certi recinti sacri in cui solo le iovile potevano stare: in tal caso vi si

accenna dicendo che la tale iovila è quella di destra (21) o che le iovile in parola stanno accanto alla porta (del recinto, probabilmente: 24) ecc. Esse sono dunque qualche cosa di materiale; e perciò si può dire che stahint, cioè si innalzano, sono rizzato, o che ehpcîlatas set, cioè sono state erette (23 e 24): ma nello stesso tempo la parola indica chiaramente delle cerimonie, da compiersi senza dubbio sulle 0 presso le iovile, che saranno quindi

delle are o simili. Così in italiano cappella è una piccola chiesa 0 parte di chiesa, ma si dice che il papa tiene cappella, celebra la cappella, si parla di pont-ificalz' cappelle (funzioni), cappelle sono occupazioni come servizi di tavola, di camera, oratorii della settimana santa, commedie (cfr. per tutto ciò Tommaseo-Bellini I, p. 1217). Di solito non è nominata una divinità. come destinataria della iovila: una eccezione è il Giove Flagio di 23. In— vece è nominato l'individuo (e gli individui) cui essa appartiene: di qui la. possibilità. che si tratti di istituzioni funerarie; in tal caso Giove Flagio (la connessione del cui nome con flagràre' ecc. non ha per sé alcuna probabilità.)

sarebbe anche un dio dei morti. Il Vetter, che pensa pure &. iscrizioni funerarie (secondo lui di caduti in guerra), ritiene trattarsi del dio protettore di un collegio funebre. Per la destinazione funeraria potrebbe deporre il fatto che parte di queste iscrizioni sono state trovate nel luogo di un santuario .della dea madre. C’è da pensare — mutatz's mutandis —- al-

l’uso dei Prussiani e dei Russi pagani i quali invitavano i morti al bagno e al banchetto ed erigevano capanne con sedili, asciugamani e vestiti a seconda del numero degli invitati, su una tavola apparecchiandosi cibi e bevande; o anche «avevano nelle selve dei fuochi, distribuiti per famiglie e case, nei

quali bruciavano i cadaveri dei loro cari

cavano sedili di sughero su cui ponevano cibi

vicino a questi fuochi collo-

e versavano sui fuochi il

miele, credendo che le anime dei loro morti, i cui cadaveri erano stati là bruciati, venissero durante la notte e si saziassero di quei 'cibi » (cfr. Pisani,

] I paganesimo batto-slavo, Cap. Il 5 10, in P. Tacchi-Venturi e G. Castellani, Storia delle religioni). Quel che più è particolare nell’uso delle iovile, è che le cerimonie non hanno luogo in un determinato periodo dell’anno, come a

LE

80

LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE. IL

LATINO

Roma i Parentalia, ma a. date diverse, generalmente indicate come {Erice (questo significato di "isla, sostenuto dal Bréal e ultimamente dall‘Heurgon, è il solo possibile, cfr. le traduzioni delle singole iscrizioni). Le cerimonie possono esser celebrate con una vittima. e con un banchetto (sakraslas e kersnaslas) o anche solo con offerte di focacce (fertalls. 24). Ad esse deve intervenire un meddix. che a volte è un magistrato statale (mcddù: tuticus), a volte probabilmente qualche cosa come il lratreks o magister della confraternita o simili. La meddlkla— a cui si accenna talora (p. es. 22.

26) sarà. quella del secondo tipo di meddices; ma è il loc. meddlklai una data o indica, come vorrebbe l’Heurgon (p. 89 sgg.), « l'autorità. che garantisce la regolarità. d'una procedura » 1 Il verbo con cui è indicata la funzione (SGÌGTCÎ-) sta., quando c'è, al futuro: chiaro indice della. istituzione d’un culto. Ma una volta troviamo (26) il

perfetto fufens ‘ decretae sunt ’: qui la stele serve a ricordare la cerimonia, con cui la iovila è stata. inaugurata. Quanto all’epoca di queste iscrizioni. si è d’accordo nel porle prima del 211, anno in cui i meddiccs di Capua furono aboliti; quantunque non è detto che ciò si riferisca anche ai meddices di confraternite religiose, perlocché quelle

in cui non è nominato il meridia: tuticus potrebbero anche essere più recenti di questa data. Il nome [rifila-, la cui forma più antica è dlùvlla-, è stato messo in relazione con quello di Giove, e c'è chi ha pensato a. un diminutivo indicante una statuetta del dio. uno vlaxog (v. Altheim, Gesch. d. lat. Sp1'., p. 344 sg.). Meglio l’ipotesi del Kretschmer riferita ad 140. Ma. si tratta forse di sem-

plice omofonia fortuita. Se la destinazione delle iovile è quella accennata più sopra, si può pensare a. connessione col scr. pari-dy1îna- B. + ‘ com-

pianto ' (agg.), pari-devoti E. + ‘ si lamenta ', rad. *diegg-. 21

Co. 101. Pl. 130. B. 21. H. 1.

diuvilam muinikam sakrvist

V. 74. Bo. 29.

tirentium | fisiais iiuk

i

magiium sulum eiduis luisarifs |

destrst

Su un mattone (prima della cottura) fissato sulla faccia esterna di un

blocco di tufo che era posto con un altro su un sepolcro del fondo Tirone.

Iovilam Terentiorum Magiorum omnium communem feriis idibus Loesaribus sacrabit. Ea dextra est. elduls, eidfiin: salvo che l’e. ha il tema in -o-, corrisponde al lt. ìdfis: sembra parola di origine etrusca (it-us o itis, Varro L. 14; cfr. anche sumero ita ‘luna piena ‘ i). --— = lt. fériae da. fésiae, colla radice [68- di l’ilsnnì -lìi- (questa iscriz. non adopera li ed i), è ab]. pl.

L. VI 28; Macrob. Sat. I 15. flslals (flislais, lli- 26 A e B) 18 r. 24. —— lulsarlls, forse con di un tema in —i-; suffisso e -ri-,

1 — 1 DIALETTI osca-unam, 22

81

da comparare forse col -Zi- (dissimilato da -ri- 1) di Aprilia e col -ri- di Septembn'- — Docembri-: che loisari- sia nome di mese, mostra. il parallelo eidfiis mamerttlais ‘ idibus Martiis ' di 25. Questo nome andrà probabilmente con-

nesso con il nome proprio campano Loesius, onde L&sius. Quanto al suo *loiscì-, esso fu già. confrontato dal Bùcheler coll’u. dislemlinsusf T. I. VI a 7, e va quindi col lt. lim da *loisà' (cfr. 5 20) = ablg. lécha ‘aiuola.’ ecc., signi-

ficando suppergiù ‘ il mese in cui si tracciano i solchi ’ o simili. — sakrvlst e futuro (come clism'st 47 r. 4) di sakruvit in 00. 102. Pl. 139. V. 75: ok . dluvll |

uplalels | saldilels | sakruvlt | pustrel ‘ hanc iovilam U. 8. sacrat postero ’: la base verbale e quindi sakm-v-i- (cfr. le basi lat. in -u- 5 452). -—- destrst: cfr. ad 18 r. 33.

22

Co. 106. 107.

Pl. 136. 137.

B. 32. 33.

H. 20. 21.

V. 82. 83.

Bo. 43. 44.

sepis | helevi | pfimpe | fal.er |ls i ù v i l de | v i r r i i e i s | m e d . i k i a B. sepieis heleviieis s1'1m mi anni|iei medik|kiai tùv | A.

iùvilam

|5

prùfts

|

pùmper

|

falenia as

Su due blocchi di tufo trovati nel Fondo Patturelli. Le due ultime lettere (as) di B sono scritte l'una sull'altra sull'orlo rilevato, in modo da. cor-

rispondere alle righe 6 e 7.

A. Seppius Helvius quintanis Falerniis iovilam Decii Virrii meddicia.

B. Seppii Helvii "Sum. Mi. Annii meddicia tutica iovilam probaverunt ad quintanas Falernias. A . pùmpe: da completare pfimpcrlas (come in 00. 105. Pl. 141) o plimperlais (come in 25 B r. 4); la forma coll’accus. certo anche in B, dove as (r. 7) serve da finale tanto a pfimper quanto a lalenla. È una data, probabilm. il 5

del mese, cfr. ad 11. pumpci*las T. I. II b 2. — Inler è abbreviazione di falernlais od -as, cfr. B ove l’-r- e omesso per errore. — de: anziché in deded (v. Pl. ecc.),

da completare coll’Heurgon in dekkleis; cfr. del resto giù. v. Pl. II, p. 635, che trovava strana l’omissione del prenome e suggeriva: d(eded) E. Vlrrleis, aggiungendo: « Kaum De(kieis) V. ». — medllrla: manca probabilm, l'-i che si legge in B; cfr. 4 G. B. In annliei è omesso -s. —— prùlts: abbreviazione di prùlattens. — pùmper(l)as fale(r)nlas: accus. di tempo determinato corrispondente a formule latine con ad + accus., cfr. ad diem, ad diem dictum, ad tempus, ad

Kalendas Graecas; 0 gen. sing. come sicuramente l’u. pumpeilasî Falernodev’essere il nome d’un mese; è possibile che vada riunito col nome etrusco 0 — V. Prsam, Le l i ' a dell‘Italia antica oltre il latino.

LF. LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL

82

LATINO

del cielo, P. F. p. 88 M. 206 L.: « Falae diotae ab altitudine, a. falado quod apud Étmscos significat caelum ». Un aoous. di tempo andrà. scorto anche nella citata iseriz. Co. 105. P1. 141. V. 77: pumporlas pustm[as] | kluvatllum ‘ ad quintanas postremas (cioè dell’ultimo mese dell'anno "I): Clovatiorum (iovila)‘

23

V. 94. Bo. 36.

Co. 108. P1. 133. B. 25. H. 12.

| minnieis

hint

flagiui

iuvei

i1'1vila-s

A. e k a s

sta-

minat.eis

kaisillieis

ner

iuvilas

ekas

ner

minateis

kaisillieis

B. m i n i e i s

flagiui

iuve1'

!

stahint Sulle due facce di una stele di terracotta dal Fondo Patturelli.

A . Hae iovilae Iovi Flagio stant. Minii Caesillii Minati f. principis. B. Miniì Gaesillii Minati f. principis hac iovilae Iovi Flagio stant. 24

A . flaglui: è lo stesso Iuppiter cui abbiamo trovato una dedica in Cuma,

cfr. 16. T' stahlnt: cfr. ad 18 r. 58. — ner. è abbreviaz. di nereis; si tratta di un titolo (nobiliare 1). Cfr. ad T. I. VI a 30.

B. 26. Co. 109. P]. 134 a. H. 13. V. 81. Bo. 37.

Ja. 60.

Planta IF. IV, p. 258 (con facsim.).

tr. virriieis konlssurineis vilas tris eh|peilatasset | mi ] staflatasset fertalis

ekas { i1'1ve|5sulliais bl1îssii

mi m lùvkei

'

13

!

nessimas

staiet

veruis

Su stele di terracotta trovata nel Fondo Tirone sulla strada da S. M. di Capua a Tifate.

Tr. Verriì Censorini hae iovilae tres erectae sunt Vesulliis

fertis praedìtae

stabilitae sunt, Mi. Blossii Mi.

f. meddicia

tutiea. Proximae stant partis in luco. ohpeilatasset, staflatasset hanno la III pl. set ‘ sunt’ scritta. in una sola parola col participio, il che mostra. che era sentita come enclitiea. ohpoilatas:

cfr. Serv. Aen. XII 121: « Quidam hoc loco pilota agmina non a genere hastarum [cioè pìlum] positum adserunt

sed pilates, densa, apissa

1 — 1 DIALETTI osca-unam, 25

83

vel certe pilota, fixa et stabilia . . . a pila structili, quae fixa- est et manet . . .

Enniua Satyrarum Il: Oonte-mplor inde loci liquido:: pilatasque aetheris ams, eum firmae et stabiles°significaret, et quasi pilis fultas ». Il significato è dunque ‘ piantare a guisa. di pilastro ’ ; con 6-, ‘ erigere ’. —— vesulliais: nome di una festività. (sottint. flisials; anche in Co. 111. P1. 144 V. 78: vesuliag | kluvatl[lum] e in Co. 110. Pl. 142 e 143. B. 34. V. 80: vlriium | vesullais | delvlnais) ricavato senza dubbio dal nome di Versand-, dea della vegetazione (‘l) appaiata con Pomono in T. 1. IV 3 ecc., che ritorna presso Volàci o Marsi (cfr. 56); esiste anche una gens Veswllia. È probabile che questa

Vesuna sia in qualche modo connessa colla Veswnna dei Petrucorii gallici. — fertalis: va evidentemente col lt. fertum e conferma l'etimologia da fer-, cfr. ad A 42, 2; si tratta della. qualità. delle offerte. — staflatas: tema staflcîcontro il lt. stab(i)lî-. — nessimas ecc.: indicazione del posto in cui stanno le tre iovile, cfr. destrst di 21. — lùvkci loc. di Zovko- = lt. Meus. Cfr. u. vuku, nasa-cum, ad T. I. VI b 43.

25

Co. 113. 114. P]. 133. 134. V. 86. 87. Bo. 39. 40.

B. 29. 30.

Giotto XX, p. 14.

H. 16. 17.

A. lipil vi pak | tantrnnaigix_n | i1ivilags p1'11;1| ma|5mert.tiaig ejd1iis sakran|nas meddjs [....]ad|fust i1jvja_is me|ssimais. staief | fud salgri.ss sa|'°krafir avt .| filtiumam ker|ssnais.

p a k . | tantrnnair'un | ifiv_i1 vi B. ùpil eil;yiarig | |5 51111 g a k r a n n | pùmperia-is sakrid plin. n1et_id p i a | i . n i m v e r e b i a s | f u s t | gakrafir . Su due blocchi di tufo, dal Fondo Patturelli.

r. 8. ssjmass r. 7. Il_iviass B. H. r. 6. !tapyad B. H. A. r. 2. -um Co. taiel B.: ntaieflud o stavflud Buck, IF. XII, p. 17 ag.: sslmass taiev H. r. 9. galniis Co. B. r. 5. c***jarjg Pl.: .!kyl..r_i.g Co. r. 7. @lnivcregiun Co.; respinto anche da Buck, IF. XII, p. 18 che trova molto probabile verehlas o vercelas, molto incerto lnim: n_11nlvcrc H.

A . Opillii Vibii Pacii Tanterneiorum iovilae, sacrandae idibus Martiis, cum meddix aderit, ioviis medioximis statuto. esto; hostiis sacrator, at ultimam cenis.

84

LE

LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL

LATINO

B. Opillii Vibii Pacii Tanterneiorum iovila sacranda quintanis omnibus, collegialis cum meddix quis et iuventutis (ad)erit. Hostià. sacrator. A . tantrnnalùm: gen. pl. del gentile di tre fratelli, 0. V. e P.; il fatto che

in B intervenga il meridia: iuventutis induce il Vetter a pensare che si tratti di tre fratelli i quali han prestato servizio militare nella cavalleria.. — meddis . . .: se han ragione quanti scorgono nella lacuna i resti di kapv, si tratterebbe di un meridia: 0apmmus addetto a questa specie di culti. Cfr. 27 B r. 4_ dove Co. H. leggono hp?, 0 l'iscriz. Co. 119. Pl. 140. V. 91 (su pietra, era perduta. e nota per una riproduzione del Mazocchi): eko. : trls ||| |

med kapva | sakra : . use | e. a:. mila : ] n[e]ssimas : ‘has tres (iovilas) meddix Capuanus sacraverit (se si ha da leggere: sakrattuset)

proximae (-masî) ’ (1).

Si tratta comunque di magistrati che intervengono alla cerimonia delle iovile, almeno in certe occasioni. — messlmals: forma di superlativo, da *mcdh-myoo simili; si tratterà di certe solennità. ioviaa che hanno luogo parecchie volte all'anno, e di cui per la cerimonia qui prescritta s’indica la mediana.

— stele! fuel: stole! è il nom. sg. di un partie. pres. formato secondo staiet III pl. (18 r. 68). quindi ‘ avente luogo ’ (cfr. u. reste! ad T. I.

VI b 47);

mi un ingiuntivo ricavato dalla 111 sg. radicale ( = scr. dbhfit, gr. Ecpfi), che fornisce il tema pel fut. ant. fu-s-t, in u. anche per l’imptv. futu ecc. (dal tema di pf. invece u. telure). — sakralir non e passivo ma impersonale e regge pertanto l’acc. ùltlumam = lt. ultimam, cfr. ad 9 r. 19; dunque nelle due prime iovile si sacrifica una semplice vittima, nell’ultima (quella

delle iovie mediane, cui assiste il meddix) si cifre un pranzo. — kerssnais: cfr. ad T. I. V a 22. Il nom. kersnu si trova forse nella parte mutila, e da noi omessa, di 30.

B. Istituzione di un'altra iovila da parte o per conto dei medesimi personaggi; essa pare debba aver luogo il 5 d’ogni mese (cfr. per pfimpcrioad 22 A ) e deve assistervi un magistrato, la cui qualifica ?: clkvlaris (cfr. ad T. I. II a 13), ed uno della verehla- (cfr. ad 11 r. 2). 26

Co. 115. 116.

A. ek

Pl. 131. 132.

i1'11_1i1

B. 27. 28.

H. 18. 19.

s p . ka|_lrìvieis

V. 84. 85.

Bo. 41.42.

inim | f r a t r ù m

mf1i|nik. e s t fiisiais mame.rt.tiais | pas

|5 p ù m p e r i a i s pra|i set kcrssn|asias l

pettieils

|10 f u i e n s .

meddikiaj

(1) Sarà. .mlla da completare in imllu derivato da im4î— (ad 3), quindi ‘ parentalia ' ?

1 — 1 BIALETTI ceco-unum, 27

85

B. } | kalùvie.is _ini|m fratrujm | mùinik c a t . |5 f i i s i a i s p ù m | p e r i a i a. p a : pr|ai mamerttia|ie set sakraeia|s ] petti.eis me|l°ddikkiai fuf|ens. Dal fondo Patturelli: due stele in pietra. A. r. 1. l l i l Co. H.; Ilibll. Pl. B.

A. Haec iovila Sp. Calovii et fratrum communis est fcriis quintanis prae Martiis quae sunt. 0enariae L. Pettii meddicia decretae sunt.

B. (Haec iovila Sp.) Calovii et iratrum communis est feriis quintam's quae prae Martiis sunt. Hostiariae L. Pettii meddicia decretae sunt. fratrùm indica qui non i fratelli (si sarebbero posti i prenomi!) ma i : confratelli», come nelle tavole Iguvine e come in greco: cfr. anche i fratros Armies ecc. di Roma. — Illeials pfimperlals pral mamerttlals pas set, si ri-

ferisce probabilmente al 5 di febbraio che per qualche motivo rituale non viene nominato direttamente: o si tratta (Co., p. 681) di un mese interca-

lare tra febbraio e marzoî In mamerttlals si noti la geminazione dopo la liquida avanti i. —— L'opposizione kerssnaslas - sahaslas si spiega col sakrlss sakrafir avt ùltlumam kerssnais- di 25 A : si tratta cioè di cerimonie eseguite con una vittima o con un pranzo. A quanto sembra, ognuna di queste stele serve a commemorare la celebrazione avvenuta di certe cerimonie connesse con una iovila. — fufens: probabilmente da analizzare fuf-e-ns (con e abbreviato avanti n + cons. da & paesivale come nell’aor. greco in --q- ecc., 5 446), nel qual caso fuf- è quello stesso di fufans (ad 18 r. 10) e fufens vale ‘ decretae sunt ’. Meno probabile è che I'. sia III pl. pf. raddopp. da *bhu-bhg-gt: in tal caso, per la vocale del raddoppiamento, cfr. 5 508. 27

C o . l l 7 . .P]. 135.

B.3l.

GIOMXXIX,p.23Z.

H. 22.

V.BS.

B0.45.

A. ri... | kag[it damsen]nlias pas fii.et | piistrei i1'1klei |“yehiianasùm | a v t s a k r i m | f a k i i a d k a s i t | mediklg tùvtik | kapv a d p ù d |10 f i i e t B.

|

medilgigi

|

[ ..... ]

tùvtik

giamsennias | p a s hiian

|

medik

ag [ . . . . . ]

yi

[.]

|

daiv… |“eakraitir fiiet

minive

pùstr

|

pa[.]

kagit

iùklei

|lo k e r s n a [ e ] i a s

|

ve-

86

LE

LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL

LATINO

Sui due lati di una stele di tufo (m. 1,08 >< 0,45) trovata nel Fondo Pat-

turelli accanto a un altare di tufo con statua di terracotta.

A. Pl. ritiene che all’inizio procedesse ancora. una riga. r. 1. arl P]. r. 5. r. 6. avt Pl. in così con Vetter, Glotta. XXIX, p. 240: ee- Co. Pl. B. H. r. 8. medlkt]. H. nota, B.: nel testo, come gli altri, set. vl! B.: via.. Co.: ..idat B. r. 2. **t.*a******yll Pl.: ..!!as . . t . a . . . . . vil H.

r. 3. pag Pl. B.: « pas is possible :: Co.

r. 4. Impr. .

Co. H.: Biicheler leggeva datv; cfr. ad 25 A. r. 5. « zwischen sakfaitlr und sakrattlr (oder auch sakraipr) ist schwer zu entscheiden: kaum sakrantlr » Pl. r. 8. B. propone di leggere eehllan secondo A ; Vetter adotta, come si è visto, il criterio opposto, perché a Capua la doppia scrittura di vocali e insolita, cfr. anche Pl. II, p. 634, ma in V'. scrive ee- ambedue le volte.

A. decet damsenniae quae fiunt postero die vianarum, at hostiam faciat decet meddix tuticus Capuanus quoad fiunt. B. meddicio tutico sacrentur decet damsenm'ae quae fiunt postero die vianarum meddicio minore cenariae. A. kaslt: formalmente uguale al lt. camei da "‘kasè't, cfr. gr. 85'E e 8éoy.ou. ecc.; la radice è quella di scr. giis-t-i ‘ comanda ’ ppp. pig-tds = lt. cas-tus.



damsennlas: nome di una cerimonia, il cui significato ci sfugge. Forse la stessa cosa che il damu(se) su una stele di terracotta (Co. 103. P1. 147. V. 76):

a.) kluva... | dluvla... ] damn...

b) kluv... | damme... | diaria...

Il Biicheler, Rhein. Museum. XXXIII, p. 72 aveva confrontato P. F. p. 68

M. 178 L. « Damian: sacrificium quod fiebat in aperto in honorem Deae Bonae »; F. Altheim, Terra. Mater, p. 95 sg. la Aa:poioc spartana; l’Heurgon, p. 85 sg. crede che 11. sia il gr. Sap.òctog «peurvu d’un suflìxe étruscoì'de du type —e:mius » e corrisponda a tùvtlks. Cfr. anche ad 28 r. 2 —— fliet, filet = It. fiant ma con —ent da "‘-g:.ti. —— iùklei: formaz. simile a zicolo- di Bantia (9 r. 14) ma da *dio-klo- rifatto secondo dici:-; cfr. Krogmann, KZ. LX,

p. 127. vehilanasfim: nome di festività. durante almeno due giorni: il Pl. lo riconnette con *vehicî. = lt. via, forse a ragione. —— sakrîm: acc. di un tema ntr. sakr-io-. — adptid: corrisponderebbe esattamente a un lt. ad quod. B. medlkld: se la forma non è abbreviazione di -kiud corrispondente al meddixud di 9 r. 13, rifacimento di sull‘acc. sg. medicim ib. r. 30. -— sakraitlr: probabilmente per -intlr; altrimenti abbiamo un impersonale come nel sakral’ir di 25 A 1‘. 9-10, e «lnmsennlas va riguardato come accusativo. —

minim: pare locativo di un aggettivo minu- (per min-ume, min-iuve‘l): tale aggettivo, uguale a quello onde è derivato lt. mina-6 ecc., appare ancora in composti greci: p:.vù-C1pv‘ ò).zyòfìzov Iles. (pwu-av31'1g, che W'alde-Hofmann citano, è tardissimo, e creazione di Max. Tyr.). Secondo Vetter (lettera) è da intendere mi(nieis) nlve(llleis), nome del meddix. —— kersnaslas si riferisce, col significato che oramai conosciamo, a damsennlas.

1 — I num-rnr! osco-umonr, 28

87

Deflxiones.

28

Co. 130. V. 6.

A.

Pl. 128.

Bo. 27.

keri

B. 19.

Ja. 58.

Vettor, Glotta XXIX, p. 228.

Da Capua.

arent[ikai

A. Oereri Arenticao

pai

pui[p]ui

quae cuicumque

vim suam,

man]afum

mando,

Lamina di piombo arrotolata (m. 0,22 )( 0,08) trovata a Curti, Fondo Patturelli, presso la tomba in cui anche il N. 29. Caratteri oschi, con divi-

sione delle parole a mezzo di doppi punti, spesso però divenuta irriconoscibile.

r. 2. anllmdum Pl.: . . . kadum Co.; ant B., Bolling approvato da Vettor. r. 3. ampu[z] ulum Vettor: ampu[l]ulum Bugge.

bile, Co. P].

r. 12. . . h . r . a s Co.

r. 9. 1urumiiad possi-

tog per tus possibile, Co. Pl.

28. Questa lamina, la cui interpretazione fu iniziata dal Bùchelor nel celebre opuscolo Oskisohe Bleitafel (Francoforte 1877) e fortemente promossa dal Vettor in una recensione (Giotto XXIX, p. 228 sgg.), si riferisce, come le seguenti, a liti giudiziarie: l‘autore della maledizione vuol impedire a Pacio.

Clovazio figlio di Valema di difendersi ed ai suoi fautori di parlare in suo pro; secondariamente vuole che l’oggetto della sua ira non sia più capace nemmeno di mangiare. Perciò vuol affidarlo a Cerere Arentica e alla sua «legione»; onde ottener questo, da a una Vibia Aquia l'incarico di affidarlo a Cerere, sotto minaccia di farla tormentare da un essere infernale: Vibia è certamente la morta nella cui tomba la lamina colla maledizione

è stata «impostata». Per lo stile ecc. di questo tipo di «dcfixiones » si vedano le opere di \Viinsch, Delirionum tabellac Atticus (IG. III 3); Audollent, tabellae, 1904; Wiìnsch, Antike Fluohtafelrfi, 1912; Kiìhnert in

Delizie-num

Pauly-W'issowa IV, col. 2373 sgg.; istruttivo l’articoletto di E. Vettor, Zu lateinischen Fhwhta-feln, Giotto. XII, p. 63 sgg. Le iscrizioni di questo genere sono opera di persone mediocremente colto: da ciò gli errori d’ortografia, i trascorsi grammaticali e sintattici, ecc. A . 1. keri: la grafia ufficiale è kerri (34 r. 3) con rr da -r(e)a-; il tema è

*kersé- rifatto dai casi obliqui con *kers- secondo il nom. *kcrés = lt. Gerés. — utentilmî (cfr. B I): ’A piwww' ’E pwùcn. Max586vsg Iles. e aritiî 68. —-—- manafum: è generalmente inteso come un passato; ma è senza dubbio un presente atematico, con —fmn da *dhé-mi = aated. tò‘m, tuon ‘ faccio ’; corrisponde a lt. narra—dci (ad 12 A), salvo che questo appartiene alla coniug. tematica (cfr. 5 496 Nota). -—— puipui: mentre l’u. ha il dat. pus-me = scr. ka'smai (salvo che -e è da -ò'£), l’e. mostra qui un paid a*“5£ formato come gr. rò; ecc.:

88

LE

LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL

LATINO

h e r i a m s u v a m legin[um s u v a m afl]al_rad k_lu— pakiu nistrus malaks inim ] usurs damia kadum p[uklui] ant vatiui valamais ] leginum aflukad idik t f e i manafum vibiiai

prebai

ampu[z]

ulum

da[di]d

keri

legionem suam afterat (obmutescunt) osores et malevoli infamatores, Pacio Clovatio Valaemae filio in odìum legio— nem aflerat. Id tibi mando, Vibiae venerabili, ut illum dedet cfr. ad 37 nota (l). —— herlam: derivazione di her- ‘ volere ’; passato in lt.

nella Heriem Iunonis della formula presso Gellio XIII 23, 2 e nella « Herem M arteam antiqui accepta hereditate colebant, quae a nomine appellabatur heredum [!] et esse una ex Martis comitibus putabatur » P. F.. p. 100 M. 221 L., con cui si confronta Enn. Ann. 104: Nerienem Mavortis et Heriem

(tramand. Herclem; Heriem va letto con i e conseguente allungamento della sillaba precedente, 5 31). — lcglnum: forma a grado 0 del tema legion-. — eflakad: nella r. 3 aflukad, nella 10 allakus, con oscillazione fra (1 ed to

che ricorda quella tra lacus e praefucus in 9, ecc. Una volta pensai che si dovesse risalire ad *ant-stlsk- *cmt-stlok- colla rad. di It. locus da stl- & 88

(AGH . XXI, p. 50); forse si può pensare ad *ad-flak-: lt. fc-ùî. ——2. usura ecc. sono quelli che ammutoliscono (e fanno qualcosa di‘ ”simile) se contro essi C. A. reca la sua violenza ecc. Si tratta dunque di nom. plur.: usura e stato da un pezzo identificato col lt. fiscîrés; malak- è il gr. Blix-‘ stupido ’, ma forse raccostato per etimol. popolare a malo- dopo che l’anaptissi aveva“. fatto mald- dell’antico *mla’-, a meno che non si tratti di diretta derivazione

da malo- ‘ cattivo ’ (il suffisso sarebbe quello di u. huntak ad T. I. VI a 9); nlstrus è nom. pl. di un tema nistro- derivato dalla rad. "'ncid- in gr. Giver.80; ecc., gb. ga-naitjan ‘ drtuìv ' mitcins ‘ Blaacpny.ltz '. — paklu: erroneam. per -ul = -1ii. — valamals: errori. per -almas. — puklul (cfr. r. 8 ecc.): pulsio‘ figlio ’ corrisponde al scr. putrd-s id. da *pu-tlo- (la radice è quella di gr. rcaîc; da *no'zF-tg, lt. puer). — ant: ctr. 10 r. 3. —- kadum: acc. della parola il cui gen. cadez's ricompare in 9 r. 6. —- damla: forse si può riconnettere questa parola. di cui è ignoto se sia completa, con Damia (cfr. ad 27), una dea di origine greca connessa probabilmente col mondo infero; in tal caso

si ha da intendere ‘ una cum Damia ’. — 3. tte]: erroneam. per tll[ei di 31 B = 11. tefe, lt. tibi. — prebal: probabilm. la stessa cosa che gr. npéafiac. — ampuz: e

puz ‘ ut ’ preceduto da am- ‘ intorno ', cfr. il ted. um ‘ intorno ' e ‘per ’. —— dadld: da leggere così. cfr. r. 4; congiunt. con -E- o -î- (cfr. fable ad 14 B) dal tema di pf. con preposiz. dat- (lt. dé), quindi da *dat-dcd-î-t. L’estensore dell’iscriz. passa dalla 11 pers. (tlel) alla III, sviato dal vlbllal prcbel pre-

1 — I BIALETTI esco-mmm, 28

89

ar[entikai] | valaimas puklum inim ulas l e g i n e i s v a i neip d a d i d l a m a t i r a k r i d e i s e i s dunte | “ inim k a i s p a t a r i n [ i m ] k r u s t a tar svai neip a v t svai t i i u m idi]: f i f i k u s pust eis | pun kahad avt n[...]rnum neip p u t i i a d punum kahad avt svai pid perta ........[ni] | putiiad nip hu[n]truis riip supruis aisusis putiians pidum pu-

tiians

ufteis

Cereri Arenticae

udì}

|

valaimas

puklui

Valaemae filium, et illius legioni; si

neque dedet, crucietur acriter eius dente. . . |Is et deglubatur et decrustetur; si neque, at si tu id oboediveris, post(ea, aliquid) cum incohet, at (perficere) neque possit quandocumque incohet; at si quid (dicere volet) ne possit; neque per inferos cedente. — 4. ulss gen. sg. f. di un pronome identico al lt. alle 5 374. o almeno col suo elemento oZ-; cfr. l'acc. filam in 29. — sval neip dadld: si rife-

risce naturalmente alla morta. — lamatlr: cfr. ad 9. r. 21. — akrld: abl. sg. con valore di avverbio. — elsels gen. del pron. cisa-: si riferisce probabilmente a Cerbero, come ha visto il Vetter; è probabile quindi che nella lacuna si trovasse ‘canis ’ o simili. —— &. kalspatar: come krustatar, forse congiuntivi med iopassivi del perfetto debole, quindi con -atar per -attar; kaispa- è proba-

bilmente contaminazione di "'km'd- in lt. madri e "'spd- in gr. anìv, questo col significato di ‘squarciare’. — krustatar: lt. crusta ecc. — sval neip: ‘ se ciò

non sia ’, cioè se Vibia non si rifiuta di eseguire la missione aflidatale. — tlium ‘ tu ', cfr. u. acc. tiom ed 0. acc-. siam ‘ se ’: l’acc. si spiega da 'ti-om, cfr. ad 9 r. 5, il nom. parrebbe adozione di questa forma accusativale in luogo di thi ad 37. — flflkus: II sg. fut. ant. di un verbo Hill:-, derivato da un tema no-

mina-le in -ik- come il lt. sawcz'5 rispetto all’u. sauitu (ad T. I. VI b 60): la radice è quella di gr. nei9m nsi90y.cxt ecc., lt. oboedùî 5 20. — eis. . . probabilm. da completare in clsac (cfr. 9 r. 23 post exec). —— 6. kahnd: III sg. cong. di I.:ah- ‘ prendere. intraprendere ': lt. *in-colui, caulae ‘ recinto ’. — —- . . .rnum: probabilmente infinito, dipendente da putllad. putllad, pùtiad, III pl. pfitians (29): cfr. 5 519, cui si può aggiungere che il verbo esco ha

contribuito al sorgere del poteri volgare cui risalgono le lingue romanze. — punum: da pon coll’-wn che forma indefiniti. — perla . . .: completa perfat-ium o simili. —— 7. supruls = lt. superis. — alsusls: abl. pl. di un tema aisus- derivato da aiso— ‘ dio ’ (cfr. 5), suppergiù come scr. ddim ‘ personaggio divino ' da deva's ‘ dio ’. Il suffisso è lo stesso di u. cms da *is-us,

90

LE LINGUE DELL’ITALIA ANTICA OLTRE IL LATINO

p u n f a r k a h a d nip p u t i i a d e d u m nip m e n v u m karanter pai humuns bivus | pi ..... limu

suluh

pakis

kluvatiis

valaims

puk

turumiiad

1 . . . ]“ vibiiai akviiai s v a i pub aflakus pakim | inim k l u v a t i i u m valaimas puklui supr s v a i pub aflakus t u v a i leginei inim sakrim neque per superos deos possint quidquid possint fautores (fa— vere) Valaemae filio; cum far capiat neque possit esse neque minuere famcm (eis alimentis) quae homines vivi vescuntur Omnino Pacius Olovatius Valaemae filius tremat. (Liceto) |10 Vibiae Aquiae sive afieras Pacium Olovatium Valaemae filium cfr. ad T. I. VI b 16. —— putllans: probabilmente uno dei due p. è ripetizione erronea. — pldum = paid ‘ quid’ + -um formante indefiniti. — ultcls: nom. pl. di un tema ufti- che, come ha visto il Vetter, è lo stesso di nhltis in

30 r. 11 ove è sinonimo di ‘ avvocati e testimoni '. Probabilmente esso è da *ud-f(a')ti- e da riconnettere quindi col seguente ud! . . . che io completo in ud-fatium, composto di fatium ‘parlare ’ (29) rad. fà’- di It. [ciri gr. quì-pl: probabilm. il verbo ha ci? e perciò la vocale è rimasta, di contro al nome con d da 9 (gr. qui-om). La preposiz. ud- ‘ i n su', che si è conservata distinta avanti al verbo, si ritrova in greco, nel comparativistico tia-rape; = scr. ùtltara-s e in Gara:-rog: ùt-tama-s: quindi udlatium propriam. ‘ parlare in appoggio o in aggiunta ’. Come mostra il sullns di 30, ufti- e femminile; si

tratta quindi di tema in -ti- indicante in origine l’azione del favorire. —— 8. far = lt. [ar, u. far T. I. V b 9. 10 ecc. —— cdum: inf. di ed- ‘ mangiare ’ = lt. ted-5. —- menvum: cfr. lt. mimo-ere, con notevole e per i (cfr. mins, minstrez's, in 9 r. 10. 12): indizio della confusione tra antichi è' ed i i -— limu: : gr. Àîp.6g. Su un probabile Zimo- (di origine ou.) nel Carmen. Saliare, cfr. ad A 2 r. 7-9. — pl . . . forse un ab]. plur. ntr. del pron. indefin., all’in-

circa *plfiis-um, cfr. il gen. pieisum 9 r. 6. — 9. Immune, cfr. u. homonu.s T. I. V b 10. — blvus n. pl. = lt. vìvus ser. finds, cfr. u. bio (62). —

knrantcr: la radice è quella del gr. xopèwuya, cfr. anche la glossa Placid. p. 25, 9 Deuerling: « Carensis pistoribus a cavia, quam Oscorum lingua panem esse dicunt». —— suluh: J:. finale non ha valore speciale: si tratta del solito tema collo-, e la forma è di avverbio in -u da -5 ( fi d i ) ; cfr. upsntuh 19 e, appresso, puh. —— turumllad: da “'ho-, uguale quindi al gr. Tp°y.ém. — l . . . : forse da completare in likltud. — 10. akviiai: npr. di Vibia. — pub : gr. am ‘ unquam ’. — Il. snkrlm: cfr. 27 r. 6. -—- terms: cfr. ad 18 r. 12. —— 12. valuximais errore per -mas. —— trutas: cfr. ad trutum 9 r. 15.

1 — 1 BIALETTI osco-unmru, 29

h u n t r u s t e r a s h u n t r u s @… puklu avt keri aret[ikai] us t s a [...]h[….]as trut B.

vam supra infra gioni

keri

arentika[i]

pai

pui

l]egin[um ............. ]

91

| valaimais ulas leginei

avt suva

b[eriam

su-

krug[….

et tuae legioni, et hostiam sive alferas infra terram, Valaemae filium. At Cereri Arenticae, at eius le— quartas. . .

B. Cereri Arenticae, quae cui suam vim, suam legionem 29

Co. 131. P1. 129. B. 20. Ja. 59.

steniklum

V.

4. Bo. 28. Da Capua.

virriis | trillapiu

v i r r i i i s | pla—

L

Steniculus Verrius, Trilabeo (?) Verrius, Plasius Bivellius, Da Curti, necropoli di Capua, sotto gli avanzi d’una tomba romana: lamina di piombo (m. 0,175 )( 0,072). Scritta da sinistra a destra, ma le let-

tere singole sono in parte volte da destra a sinistra. r. 2. Co. pensava a trippiu come la scrittura più probabile: anche P1. e in dubbio sul valore dei due segni (compendiiî) che stanno fra tr e piu. Sicuramente erroneo è tr. . npiu di B. (cioè un punto, che non esiste nella lamina, e una lettera mancante). Vettor pensa a tryhpiu cioè Tryphio. r. 7 forse mivelluim Pl. 29. La interpretazione giusta. (mivellum gen. pl., velllam ‘ voluntatem ',

memnlm infin.) è stata data da Vetter, Glottu. XXIX, p. 232, per quanto riguarda il significato dell’intera iscrizione. stenlklum: nei prenomi dei primi tre personaggi, che i precedenti interpreti hanno stiracchiato in tutti i sensi, io vedo dei nomignoli; qui non ab-

biamo un documento ufficiale, ma una maledizione la quale mira ai nomi correnti degli individui, non a quelli anagrafici; e come Peppino de Filippo e Checco Durante vedranno scritti i loro nomi sotto la forma di Giuseppe

e Francesco solo in certificati anagrafici, così anche qui troviamo sten]klum ecc. Stcnlklum è vezzeggiativo di Stenis: appare qui che l'osco trattava questi vezzeggiativi come neutri, a simiglianza, oltre che del tedesco (Hdnslein, Gretchen ecc.), anche del greco il quale usa come neutri i diminutivi-vezzeggiaiivi in -l.ov: Èmsri8mv, ' E;:LÈ8LOV, M-igrr.ov, Mouaa'cpmv ecc. (per ovviare a una possibile falsa interpretazione di Schwyzer, Gr. Gr. II, p. 36, n. 2 faccio notare che questi vezzeggiativi appaiono in tutti i casi:

99

LE

d'

LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL

bivellis | ùppiis sis statiis | ùhtavis deikum nep tium

fihtavis kum memnim

nùvellum

h e l l c v i i s |li l ù v i k i s fanep gaviis pùtians | lùvkis

vclliam

fatium 1’11am

nep

nep

LATINO

dei-

nep

|

pùtiad sifei

|

nep heriiad

Oppius Helvius |Is Lucius Octavius, Statius Gavius nec fari nec dicere possint. Lucius Octavius Novellorum voluntatem nec dicere nec fari possit nec meminisse, nec eam sibi velit. cosi nei dial. mer. di Luciano gen. Muia-clou e dat. Mup‘rltp II 1 e 4; acc. (Dz)mncìrtov XI 3). — trlllapiu: se la mia lettura è giusta, un trilabecî (il nome ic. del ‘labbro ’ poteva avere sia 6 che p); a Ogni modo formazione del tipo di Labccî, Cacpùî e simili. — Plasius non pare appartenga all’onomastica ufliciale; forse da *platios ‘ coi piedi piatti’, 0 sim. nlarùg‘l Vettor (lettera) pensa a lt. Plan-ius. — velliam: da *gel-id-, con geminazione avanti i. —

memnlm: infinito, cfr. me-min-î gr. pé-uvn-pat. né-pov-a ecc. La desin. aim presuppone un più antico -iom: ciò significa che a base di questo infinito sta un tema *me-mnî- coll’î di re-minî-scor, cfr. anche ad omnitu 47 r. 3; in lit.

troviamo mia?-ti, in ablg. mini-te'. con pres. mini- mini- del tipo illustrato a proposito di staiet ad 18 r. 58. —— ùlam: cioè, la volontà. dei Novelli; cfr. ad ulas 28 A r. 4.

Go. 137. Pl. 119. B. 40. Maiuri NdSc. 1913, p. 407. V. 5.

30

Bo. 54.

Qui solo le colonne c. I di Co. = V di Pl.

mut[ti]lli[s]

|

dekis

buttis

| [_gnai]vs

|

dekis

rahiis

fuyidis ma...

marahi[e]is

Mutillius . . . ; Gnaeus Fufidius; Ma . . . . . . ; Dccius Buttius; Dccius Rahius Marae f. princeps culpa; |5 Decuvas ( i ) Frammenti di lamina di piombo di origine ignota (Pozzuoli‘i Omna ‘l) nel Museo di Napoli. Le colonne precedenti (a. d. &. e Co. = I. III. Il. IV Pl.) contengono solo frammenti di nomi. Il testo qui dato è secondo Pl., che pubblicò e studiò l’iscriz. in IF. II, p. 4135-41. La scrittura è da sinistra a destra.

30. L'iscriz. contiene in questa parte una lista di persone a cui è destinata la maledizione: in fondo deve pertanto sottintendersi ‘ devoventur ’ o simili. — 4. nllr kulupu si ritrova nella colonna e di Co., IV di Pl.; nllr è probabilrn.

da ma = gr. civfip, cioè il nom. sg. del tema ner- ‘ vir; princeps ’; kulupu,

1 — 1 BIALETTI esco-mmm, 31

niir

kulupu

rahis

|li

rahiis papeis

rah[ei]s

|

|

dekkieis

tillieis- |10 d e k k i e i s t r s t u s i sullus inim

hereiis

dekis

|

ma-

dekkieis

niaras blaisiis ma-

rufriis

saipinaz- | maras

upfalleis

rahiis

dkuva

93

rahiieis

uppiieis

mut-

a k k a t u s inim heriieis eisunk uhf_tis | s u l l u d

[s]ullas

Rahius Ofellii f.; Marius Rahius Papii f.; Decius Herius Decii f. Saepinas; Maras Rufrius; Maras Blaesius Marae f.; Decii Bahii, Oppii Mutilh'i, |10 Decii Herii advocati et testes omnes et eorum fautores omnìno omnes. colla solita anaptissi ed -u per -|'1 da -a', nom. sg. = lt. culpa. Si ha da intendere ‘ princeps ’ come titolatura spettante a D. R.,

e ‘ culpa ’ come

apposizione, quasiché invece di dire che costui e il colpevole per eccellenza, lo si chiamasse ‘ la colpa. ’, come noi diremmo di un tale che è ‘ lo scandalo ' di una certa situazione? Oppure nllr divenuto semplice indicazione di qualche cosa di altolocato, è attribuito & kulupu, e questo come si è detto

apposizione di D. R., il quale è pertanto ‘ princeps culpa ’ invece che ‘ il principale colpevole ' ! — 5. dkuva (con omesso -s) potrebbe essere un nome come Mama, da *deku-, su cui cfr. ad T. I. II b 1 (tekurles). — 10. akkatus è certo imprcstito (con sincope) del lt. advoccîtus; trstus, se l’e‘. non è omesso per distrazione (cfr. tristaamentud 11 r. 2-3), rappresenterebbe uno stadio

analogo a quello che in lt. ha condotto a tcstis (5 18). — 11. uhl'tls: cfr. ad 28 r. 7. — Si noti la geminazione di lavanti @ in muttlllls, muttllllels (da muti]. cfr. 44 XXVIII).

31

A. GIL. I2 1614. D. 802. Biìcheler, Rhein. Museum LXII, p. 554 sgg.; Bonner Jahrb. CXVI, p. 291 sgg. Ja. 61. 1940, p. 152 egg. V. 7. Da Cuma.

Vettor. Serta Hoflìlleriana,

L. Harines. Her. M aturi | C‘. Ebu-ris | Pomponi-us . | M . Caedicius M. f |5 N. Amiripz'us N. ! | pus olusolu fancua. | rectasint

pus

flatu. | sica

che

sit

Lamina di piombo, in caratteri latini.

B. NdSc. 1913, p. 405-10;472-75(Maiur1). 304; RIGI. VIII, p. 87.

B.', p. 366 N. 403.

Ribezzo, Neapolis II,p.293Vettor, Giotto. XX, p. 16

ag.; XXIX, p. 236; Sarta Hofiller-iana, 1940, p. 148 sgg. Da Cuma.

V. 3.

Bo. 55.

LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL LATINO

94

kalav_iiùm

stenim

filleis

|

aftiim tif...

fakinss (a)

tri

fangyam

|5 a n a m ù m

]

aginss

urinss

| biass

biitam

aitatum

|

amirikum

Lamina di piombo in caratteri cechi. — iangvam: Ribezzo e B. leggono laécenm; la prima lettera discussa ha la forma |X|; quanto alla seconda,

Ribezzo, Neapolis II, p. 295: «Dell’E seguente al C manca quasi ogni traccia del tratto orizzontale».

G. G. Pugliese Carratelli in Art-h. Sior. per la Calabria e la Lucania XX, 1951; (““F 13.

rpeBau; rpefior.rmeg vup.xlap. akaftop.. Lamina di piombo in caratteri greci. L’] è scritto 5 come in 7.

A. L. Harinius Her. f. Maturius, G. Eburius Pomponius, ut illorum omnium M. Caecidius M. i., N. Andripius N . f. linguae rigidae sint-, ut flatns siccus illorum sit. L’interpretazione è quella del Vetter. L’iscrizione mostra il processo di disfacimento dell’osco nel latino, notabile anche esteriormente (oltre che nell’uso dell'alfabeto lat-ino) nell'onomastica osca dei primi due personaggi maledetti accanto a quella latina dei due altri: notevole Andripius di tipo greco, ma forse anatolico. pus è Posco puz ‘ ut '. — olusola va naturalmente diviso in alu. sola. —

]ancua: il langvnm di B mostra che qui o sta per g. Fa-ngua rappresenta una metatesi dell'aspirazione in *dgj-ghycî ( = lt. «lingua, lingua, gt. tuggcî) divenuto *dhygycî; metatesi dovuta agli stessi motivi tabuistici per cui la stessa. parola, con metatesi del luogo di articolazione, appare in tocarico come kdnt-u, ecc. (I); an da gt come nella negazione, ecc. — fancua e recto per

-àîs. -—- recto &: naturalm. = lt. réctac, ma il significato è ‘ rigidae ’ (cfr. lt. arrè'ctas éréotus). — finta e sica potrebbero essere le parole latine fla'tm e

szccas.

B. Stenium Calvium Tre(bi) f., actiones orationes eius, facinora, linguam, vires, vitam, ingenium, animum, aetatem, quaestum tibi. Anche qui l'interpretaz. e, salvo un particolare, quella del Vetter. — aglnss urlnss laklnss sono acc. plur. di temi in -;éon- col solito grado 0 dei (1) Errata è la mia presa di posizione in IF. XLVIII, p. 244 ag.; nella 11. l a p. 245 confondevo l'iscriz. B con A .

1 — 1 BIALETTI esco-111111331, 32

95

casi obliqui di questi temi: da *og-ion-, "'5‘r-i0n- ( : finire, cfr. u-mst 9 r. 14. 16), "']ak-gîon- (: faci5 ecc.). — bless ace. pl. = gr. (Eta‘:. —— blitam = lt. vitam da. *g"îgiùi, anche qui con scomparsa del 1) fra vocali uguali & 34. — aftlîm: il V. confronta. l’umbro ahtim T. I. I b 12, il che mi sembra da escludere, anche se foneticamente la cosa potrebbe andare; io penso ad un tema *aptjo- corrispondente al lt. ap—tus ‘ adatto, capace ’, cfr. ingenium aptum ad aliquid. — snamùm = lt. animam, eoll'-a- restituito per anaptissi, contro l'indebolimento del lt. 5 42: "'a-ns- in scr. «ini-las ‘ vento ’, gr. dive-peg, airl. andl e gallese amd! da *una-tion ‘ respiro '. — amirlkum: amiricatud

9 r. 22; la radice è quella di mera: ecc.; come aitat-um, acc. sg. di tema in conso— nante (il gen. sg. aitateis nell'iscriz. mutila V. 123;_ sulla parola cfr. ad 47 r. 5). —— til . . . è da completare in tilei; sottinteso un verbo come il mana-

lum di 28.

C. Trebas Trebatius Numerium Alfium (devovet). rpeBrxg è nom. di tema in -t- 0 -to-, rpc,'3aueg il gentilizio da esso ricavato

(cfr. noumrtsg, I); il nome Numpsio-, già altrimenti noto, è probabilmente uguale &. niumsio- (cfr. 1. 17 A), con -ms- > mps- come in lt. 5 87; alajr.0p. è

ace. di un tema in -iia- come Kluvatilum 28 r. 10, e gentilizio da aleflo‘ Alfius ’, nom. alafls 50 A. Cfr. Rhein. Museum XCV, p. 289 sgg.

32

Co. 132. Pl. 164. v. 103. Da Capua. pupufripeklgelledehad Sul collo di un oggetto in terracotta smaltata bianca-, consistente di un manico che ad una delle sue estremità è applicato sulla parte convessa di una piccola conca: l‘altezza totale è di 10 cm.; sull’orlo della conca son praticati diametralmente due fori, probabilmente per appendere l'oggetto. Luogo di rinvenimento: Curti, Fondo Patturelli, dove si trovava un tempio

di Giunone Lucina. L'iscrizione è stata incisa dopo la smaltatura. Per il secondo 15 può leggersi anche ig; 1_1 potrebbe essere anche tl, seeondo Pl. che preferisce questa lezione.

Coque, frigo pocillo hoc. Riproduce l‘interpretazione da me data in Giotto XXII, p. 135 sggz, in quanto nell’oggetto mi è parso di vedere una piccola forma per frittelline o simili, da adoperarsi premendo la parte concava. di essa (il «pocillum »)

sulla. pasta molle e traendone così la quantità. formata. da mettere nella padella. —— pupu e nom.-voe. del tema *popcî- da *poq"d- (rad. *peq"- di néooco, coqmî) passato al lat. come pope, nome tecnico di un ministro del sacrifizio, che portava la vittima all‘ara e l’abbatteva con un maglio, inoltre

LE LINGUE DELL’ITALIA ANTICA

96

OLTRE IL

LATINO

si occupava. di tener desto il fuoco ecc.; tema. in -cî- come lt. scriba, agricola ecc. — tri: da *]rîg, forma apocopata = lt. frigo, cfr. u. trebtet T. I. II a 26. —- pekkelled ehad: ablativi, il secondo con h anorganico = lt. sci da *eidd; il primo probabilm. di un tema in -i-, *pckkclli-, formazione diminutiva da

*pekker-[bakar-, parola « mediterranea : ritornante nel lt. vlg. bîcàrium, it. pécohcro, abano. pechier ecc. (REW. 1081 a). cfr. anche bacar ‘ vas vinarium '

bacafium ‘ vas aquarium ' eco.; senza -1' gr. [3ì'xoqf orniuvoo; Em; Ex:-w HBB. (ctr. BEW. 1102). HIRPINI.

33

Sgobbo, NdSc. 1930, p. 400 sg. 'Ribezzo, RIGI. XV, Vetter, Glotta XXIII, p. 187.

V. 162-165.

Bo. 20-21.

p. 198-200. Da Mirabella

Eclano.

A.

mamrt | ....[b]rat

B. s i v i i ù

C. gv

maghi

magiis

datd

mefit

pk

[

flakis |

famatted

D. f a t u v e i s Quattro iscrizioni su pietra, di cui la prima frammentaria. Il luogo di rinvenimento e l'antico Aeclanum, a B.E. di Benevento. In A Ribezzo legge pro]tat

A. Marti (‘l) merito dedìt. B. Sevia Magia Mefiti. C. Gavius Magius Pc. f. Flaccius iussit. D. Fatui. A . Cfr. 50 B. 51. 53. brut. è abbreviazione, forse di bratud ab]. (cfr. “lt.

mercto'd). -—- datd sembrerebbe abbreviazione di un perfetto debole *da-fl—ed.

Si può anche pensare a da-dikatted ‘ dedicavit ’ come in 40 D. ' B. meflt è' abbieviaz. di nielltei dat. La. dea Mel-His, delle evaporazioni soprattutto suliufòe, aveva templi nell'antica Italia, da Potentia e Grumetum (Lucania) fino a Laus Pompeia e Cremona.. nonché in Roma sul Cispio: cfr. Serv. Am. VII 84: «Mefitis proprie est terrae putor, qui de

aquis nascitur sulfuratis

ut sit Mefitis dea odoris gravissimi, id est

grave olentis ». Il nome è probabilm. da. *met-fî- con mct- = gr. perd, aated.

mit gt. mi} ‘ con ' e lì- come in lt. sei)-fire, suf-fi-men ed «Exfir purgamentum. unde adhuc manet sufitio » P. F. 79 M. 194 L.: 0373? può essere un antico *cz-fi-ro—s. La radice pare sia *t-î-, ampliamento cioè con -î-

(come fié ecc. da *bh_u_-î- 5 500) di *dhzî- in lt. fai-mita ecc. Ma non e impossibile che la parola sia un antico *medhg—î-ti-: gr. p.|-:015-(0 da *pe9o-g'm ‘ sono ebbro ’. Cfr. anche 6.

1 - 1 BIALETTI esco-unum, 34

97

O‘. lamatted ‘ (fieri) iussit '. Cfr. la nota iniziale .a 13.

D. Serv. Acn. VIII 314: : Hos Faunos etiam Fatuos dicunt, quod per stuporem divina pronuntient ». Cfr. 7. SAMNIUM.

34

Tabula Agnonensis. Co. 175. Pl. 200. Da Agnone.

A. s t a t u s

p1'1s

set

B. 45. Ja. 63.

hùrtin

V. 147. Bo. 7.

| kerriiin

A. Ritus qui sunt in borto Cereali. *Vensici static; Eucla Tavoletta di bronzo con manico e catena. per appendere, trovata ad Agnone nel 1846. L’interpunzione è omessa solo alla fine delle righe 3 e 40, forse perché l’ultima lettera attinge il margine. Dopo le r. 19. 27 e 36 vi è una lineetta orizzontale che parte dal margine destro.

r. 20. Pl. ha l’!uumslais, ma in IF. VIII, p. 316 accoglie la lezione fiu- del Co .

64. Le antiche interpretazioni sono passate in rassegna dallo Schwyzer, che vi aggiunge nuove osservazioni, in Rhein. Museum. LXXXIV (1935), p. 97-119; cfr. v. Blumenthal, Rhein. Museum LXXXV, p. 64-67; V. Pisani,

AGH. XXVII ( 1935), p. 163-165 e le note critiche di Hofmann, Bun. Jahrcsberichie 270 (1940), p. 76 sg.; Vetter, Giotto XXIX, p. 234-236. — Nelle anteriori interpretazioni stati! veniva tradotto con ‘ statua. ’, il che recava a una falsa traduzione del principio: ‘ (di) qui erecti sunt ' e a una forzata spiegazione dei dativi, e rendeva problematico il significato delle righe 16-21. Io ho pensato che stati! (da *statin-s, nomin. di statin- = lt. stati6n- come legin- = lt. legi6n- u. natin- = lt. nati5n- ecc.) corrispondesse anche nel significato al lt. statici, indicando delle fermate con relativi atti di culto avanti alle

singole are; qualche cosa dunque come le stazioni della Via crucis nel rito cattolico. Si hanno quindi le prescrizioni per una specie di processione, nel corso della quale si fanno le stationcs stabilite, indi sull’ara igniarià. un anno si e uno no ha luogo l’olocausto, poi si esce dal giardino per la funzione dedi-

cata alle deé Florali, infine si fanno altre quattro stationcs. Poiché la faccia B contiene la lista delle are esistenti nel giardino, e che corrispondono a quelle delle divinità. in onore delle quali hanno luogo le stazioni, ma non vi si parla delle Florali né di Perna Cereale né di Flora Cercalo, sarebbe da supporre che, come per le prime (az hurt-lini), cosi anche per le ultime due le stationcs avvenissero fuori del giardino. 1. status: propr. ‘ statuta ’, come statom in 55; qui maschile, come gli astratti greci vòo-roq Siva-rog (pop-TO:; Bio-rog orpcc-ròt; ecc. Il Vettor pensa a. ‘stati (dies) '. —— hfirtin: locativo con postposiz. -en, da *hortei-en. — 2. kerrilin: loc. ? — V. PISANI, Le lingua dell'Italia antica oltre il latino.

98

LE

LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL

LATINO

stakerri statif | evklùi statif vezkei |5 a n t e r . s t a t a i statif kerriiai tif | futrei diumstatif kerriiai | ammai statif en! liganakdikei statif kerriiais pais statio; Cereri statio; Filiae Cereali static; |5 *Interstitae static; Ammae Cereali static; Lumpis Cerealibus statio; Liganacdici di un kern'o- da *kcr(c)s-io-. — vezkei : si tratta di tema consonantico o in -i-,

non in -o-, il che rende problematica la traduzione ‘ I"Vetusco ’. Poiché 3 può risultare o da le secondario (in seguito a scomparsa di vocale intermedia) e da 3

dopo a, penso che abbiamo qui un tema "'vmsik- derivato dal nome di Venus (tornante nel Fecz di 6) = scr. vdnas- ntr. ‘ desiderio ’. —— 3. evkhìi: è il gr. Efixloc, divinità del ciclo di Demetra. spec. nell’Italia meridionale. Buona

parte delle divinità elencate nella presente iscrizione sono chthoniche, come mostra l’epiteto ‘ cerealis ’. —— 4. tutte!: l’antica traduzione ‘ genitrici ’ e falsa, certa quella ‘ filiae ’ proposta dal Thurneysen IA. IX, p. 184 e Giotto XXI,

p. 7 sg. che in quest’ultimo luogo ricordava due iscrizioni pubblicate dal Gàbrici (Mon. Ant. XX, 1910, col. 12 sgg. = V. 123 6 e): ]. min. futir e ]ln. iutir cioè ‘ Minii filia ’: cfr. anche Vettor Giotto. XXIX, p. 242 sg. contro le vane critiche di J. B. Hofmann. Si tratta dunque della esatta corrispondenza & scr. duÌiitj- gr. 9uycin;p ted. Tochter, ecc., da *dhaghatcr- (attraverso *fuhater-, con contrazione in séguito a scomparsa di -h-; si può anche pensare a sin-

cope dell’a). Quel che dice Hofmann, che cioè la vecchia parola *dhughotcrnon poteva restare in o. perché il corrispondente. "'s1înu- (scr. seimis, ablg. sym'i, ted. Sohn ecc.) ‘ figlio ’ vi è stato sostituito da *putlo- > puelo- propr. ‘ ragazzo ’, è tanto più infondato, in quanto anche in scr. putrd- si è sempre più sostituito a sfiati-, ma duhité- vi è rimasto. Cfr. del resto 36, ove risulta che futir è la ‘ figlia ’ di Demetra-Cerere. — 5. anter.statai: qui il punto divide

i due termini del composto. Indica il nome la dea che sta fra la ‘ figlia ’ e la ‘ madre ’ (cfr. 1.1. prestata T.I. VI b 56)? Secondo il Vettor, « Ceres, ihre Tochter,

Hebamme und Amme bilden eine Familiengruppe». — 6. ammai: cfr. lt. emma ‘ madre’. — 7. dlumpais: con in per a dopo dentale; *dumpà- 'è da gr.

Nùy.cpcc dissimilato nelle nasali, e la fonte di lt. Zampa (lympha. con parziale raccostamento all’originale greco secondo l’etimol. data da Varrone L. L. VII 87), con Z- per d- 5 108. — 8. liganakdikei: si è di solito cercato in questa parola un corrispondente di lt. 15.15; ma -anak- ha opposto sempre insormontabili dilficoltà, e l‘interpretazione obbiettiva del testo non offre alcun appiglio a tale etimologia. Il Vetter (V. p. 106) osserva giustamente che questa dea è «interna» (entrai) tra le Ninfe e le Piogge: da ciò credo di dover concludere che essa rappresenta qualche cosa intermedia (la rugiada?) fra le acque

99

I — 1 BIALETTI osco-uunm, 34

trai |10

statif maatùis

verehasiùi

|

anafriss kerriiùis

statif

|

kcrriiùis statif | difi_vei

statif difivei

regaturei

statif | hereklùi kerriiùi statif | patagenetai |“deivai statif piistiai nai tefù| saahtùm purasiai | aasai statif rum alttrei | pùtereipid akenei | sa— k a h i t e r |20 f i u u s a s i a i s az hùrtùm | sakarater | pernai kerriiai statif | ammai

*Interae statio; Imbribus Cerealibus statio; |10 Matis Cerealibus static; Iovi Iuvenali statio; Iovi Reetori statio; Herculi Ce-

reali statio; Patanae Pistiae statio; |15 Divae Genitae statio. In ara igniaria sanctum holocaustum altero quoque anno san-

ciatur; |20 Floralibus ad hortum sacratur. Pernae Cereali statio; F

terrestri e le celesti. Linguisticamente il nome resta oscuro: la prima parte da un *légmî con la rad. *leg- ‘ triìpfeln, sickern, zergehen ’ di IEW. I, p. 657 1 —9. ansfriss: dat. pl. con -ss da -/3: analri- con anaptissi da *vpbhri- = lt. timber, cfr. gr. &cppòr;. — 10. msatùis: è probabile la connessione con il nome‘ della Matter Milita. —- l l . verehasluii: va con verella (cfr. ad 1 l), come ha visto il

Vetter, Glotta XXIX, p. 240. —- 12. regsturei: presumibilm. nomen agentis di un ragà-: lt. regem (secondo il Vetter ‘ Rigatori ‘). — 14. patanai: cfr. gr. nsraìvve…. e o. patensins ‘ panderent ’. corrisponde quindi al lat. Panda; ctr. VI a. 14. In considerazione del lt. Panda Géla ‘ colei che palesa e nasconde ‘, si è tentato di scorgere in plistiai un epiteto corrispondente a Céla; si pensa perciò a imprestito di Hic-uo; nel senso di ‘ cui fidi potest ‘, ma Ilia-nor; è adoperato solo, che io sappia, come traduzione di lt. (Iuppiter) Fidius.

Io penserei piuttosto a derivazione da. II£oug, la dea che coronava ‘Pòp:q nelle monete di Locri Epizefirii a partire dal 270 (cfr. Bengtson, Griech.

Gesch., p. 373). — Per la dea Gemata cfr. H. Humbach; MSS. VII, p. 55. — 16. masai: corrisp. a lt. aim. -—- puraslai: derivaz. di par “= gr. 1e, cfr. u. plr. —— 17. telniruim: cfr. ad T. I. VII a 46. — alttrei: nota la geminaz. di £ avanti 1' ( = lt. altro-). — 19. sakshiter: se I'r del solito sakrà- non è stato omesso per distrazione, si tratta di un sakcî- contenente la radice di sak-ro/ri- e di It. sane-55 (con infisso nasale). — 20. fluusaslais: nota fluu- > fluu-. primo esempio della palatalizzaziono che ha portato da fl6rem a it. fiore, da platea a piazza. ecc.; cfr. AGH. X X X I X , p. 114 sg. —

az = lt. ad + 8 come lt. abs rispetto ad ab. —- 22. pernai: si tratta di una

LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL LATINO

100

kerriiai

kerriiai

fluusai

|

statif

paterei

|25 e v k l ù i

statif

statif

| vez| hàrtùi eestint ekask B. aasas anter.statai |30 f u u t r e i | evklf1i kei |35 l i g a n a k | diumpais | ammai | kerri maa| anafriss | kerriiai entrai dikei pii— |40 dii'1vei verehasiii | di1ivei tùis | patakerriiùi rcgaturei | hereklùi hiiîi | aasai genctai | deivai piistiai nai saahtùm

purasiai

]“

tereipid

| akenei

| alttrei

tefùrùm

| h1'1rz

dekmanniùis

pfi—

stait

Ammae Cereali static; Florae Cereali static; |25 Euclo patri static.

B. Arac hac extant borto: *Vensici; Euclo; [°° Filiac; In-

terstitac; Cereri; Ammac; Lumpis; |35 Liganacdici Interae Cereali; Imbribus; Matis; Iovi Iuvenalì; |40 Iovi Pio Rectori; Herculì Cereali; Patanae Pistiac; Divae Genitae. In ara

igniaria |“ sanctum holocaustum altero quoque anno. Hortus pensionibus

decimanis stat.

dea che sta innanzi: il nome è formato come 11. permià- da pome, cfr. ad T. I. VI a l. — 24. fluusai: cfr. lt. Flaim da "'flòs-cî. Su un’edicola dalla Casa

del Fauno di Pompei sta la dedica (Co. 46, Pl. 45. V. 21) fluusai. -——- 25. patcrcî: dat. di pater- = pater; il nom. in Co. 134. Pl. 156. B. 35. V. 95, da Capua

(iscriz. funeraria): uplals. patir. mlinicls ‘ Ofiellus, pater Minii ’. —— 26. costlnt: prcposiz. 6- = lt. 6- e -stint sincopato in composizione = stahint. — 40. plihlui: qui ha probabilm. il significato di ‘ piatori ', cfr. comunque regen[ai] peai carie

iouia 52 I'. 10. — 48. dckmannhìis: derivato da dekumcî- = lt. decama ‘ decima. ’; probabilm. designa cerimonie in cui vien fatta l'oflerta della decima. (cfr. ad es. A 19); secondo il Vetter si tratta di coloro che pagano

la decima. e a cui l’hortus appartiene. — stait: cfr. ad 18 r. 56. 35

A.

Co. 177. Pl. 199. B. 56.

V. 142. BO. 5“.

Da Castel di Sangro,

in vicinanza dell’antica Aufidena.

pk

dc

pk

Su blocco di travertino.

sùvad

| eitiv

upsed

1 — 1 BIALETTI osco—uunm, 35

101

B. Co. 181. Pl. 203. B. 57. V. 176. Bo. 23. Origine ignota. ups mh | f m l meltiis mitl Da località. imprecisata. del Sannio (1); su pietra. Per [ml, PI. e B. hanno

[jm], che il Co. esclude (si tratta di un compendio, ed ! sarebbe accennato da una lineetta trasversale a metà. dell'ultima asta dell’m); e P]. ammette che fml è possibile, seppure l'im] più probabile. 0.

CO. 178.

Pl. 197.

....s

|

nnieis

sh_ir_n

[5

Rib0zzo, RIGI. XI, p. 293.

| [g]avieis

V. 143.

aidil ! i

Bo. 6.

pees-

[p]rùfat[ted]

Due frammenti di pietra, già. presso il cav. Graziani di Alvito (Caserta),

provenienti da Barrea presso Aufidena. Il Ribezzo pubblica una fotografia e un facsimile di G. Nicolucci, nel quale ultimo la seconda parola di r. 3 appare come aidn. r. 2. così R.; .r_ni.eis Co., . . . . | n | | eis Pl., [m]lnieis Vetter, che legge inoltre aldlll[s] e completa [p]rùlat[tens].

D. Balzano, NdSc. 1932, p. 128 sg. p.

222 sg.

V.

141.

Vetter, Glotta XXIII, p. 186; XXIX,

BO. 511. Da. Castel di Sangro.

mt...

...pettiur

e

...numneis

st...

|

...s1’11

prufa...

|

pettlur e letto dal Vetter, in seguito ad autopsia, per pettlud del B.; il Vetter non ha potuto scorgere il t dopo m nella 1 riga (ma lo segna in “V.).

A. Pk. De. Pk. f. B. Mitilus Metius 0. . . . s (A)nnieius guattuor D. minis st. . . .

sua pecunia fecit. Mb. famulus fecit. Gavii f. aedilis templum probavit. nosul probavit (f.) E. Mt.

A . Completare all'incirca: Pakls Dekles (0 sim.) Pakleis. B. Se è giusta la risoluzione di [ml in fame] (cfr. 46), si tratterebbe di un Mit] (‘Mitilus’ ?) servo di Mh (‘ Mais’ 1) Metius del quale assume il nome. — ups è abbreviaz. dell’upsed in A (cfr. anche Co. 140. Pl. 166), la III sg. di upsens (concava) in 1 ecc.

0. Incerto e poco chiaro l'! di r. 4. — peesshjr_n è probabilmente la stessa cosa che pesthim in 40 0: qui dunque il gruppo tl, salvatosi per efietto del : precedente in pesthim, è stato eliminato assimilando il t al : precedente.

102

LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL LATINO

D. A] Vetter, Giotto. XXIX, p. 222 sg. si deve l’identificazione di pettlur

(in cui però egli scorge l’inizio di un ‘ quattuorviri ’) e di numneis = 11. amner (: lt. Mmm). Io intendo l’iscriz. mutila così, che pettlur determina un sostantivo precedente indicante certi oggetti cui vale la probatio; E. Mt..., all’incirca Egnatlus Metlus (cfr. B.), è il principio di un nome al quale . . . sui], designazione di carica sul tipo di cànml o simili, si riferisce. Oscura. mi resta la terza riga. Quanto a pettlur (cfr. Fest. p. 206 M. 315 L.:

«Osce, quod hi quoque pitom quattuor vocent »), in cui in per a è sorto dopo dentale (che poi si è geminata; cfr. a ogni modo lt. quattuor), piuttosto che da *-t(y_)5r con 6 > a, lo deriverei da un *q‘etar(e)s, cioè la forma a grado 0

dei casi obliqui nel sanscrito e soprattutto nell‘omerico-eolico rc£aupsc lesb. néooupeq, esattamente uguale alla nostra forma; cfr. anche lit. ketarl, sl. éctyre.

36

Co. 162. Pl. 130. B. 54. V. 175. Bo. 17. Da Macchia di Valfortore presso Larino.

sakara]lglum m a a t r e i s ras

|

futre….e

Su pietra, smarrita e conosciuta attraverso una riproduzione in De Vita, I mcr. Banco., p. L X I ed una in Garrucci, Dissert. archeol., p. 93, tav. IX, n. 1 (facsimili di ambedue in Fabretti, tav. LV, n. 2895).

r. 2. Mommsen !utreis, giudicando l’e finale come un 11 ma] riuscito: ma è evidente l'e, e la distanza maggiore che di una sola lettera.

Sacellum matris Damatrae filiaeque. Completo: damat]ras tutre[is p]e. Che futre qui significasse ‘ filia ' aveva già. visto il Thurneysen IA. I K, p. 184; cfr. ad 34 r. 4. — pe ci dà. la corri— spondenza osca all'u. -pe gr. re lt. que scr. ca (altrimenti in neip nap ad 9 r. 15); così inim e pc si oppongono a mf. e re, et e que. 37

Co. 164. Pl. 182. B. 55. Kent, IF. XXXII, p. 171.

v. 151. Bo. 19.

Da Sepino.

pis tifi | iiv aadiieis aiifineis

k1'1ru

| p1'1iiu

baiteis |

Sasso rotondeggiante della grossezza d'un pugno, su cui le lettere sono scritte in rilievo.

r. 2. v potrebbe essere un e danneggiato, Co.

r. 4. a! .I! . . eis Co.:

allineis Mommsen, Fabretti.

Quis tu? — Ego glans — Guia baetis? — Adii Aedini.

I — I BIALETTI OSCO—UMBBI, 37

103

L’oggetto che porta l’iscrizione è una glam, cioè un proiettile da lanciare

colla fionda, in pietra anziché in piombo 0 creta. Tali oggetti recano spesso iscrizioni sascastiche (p. es. D. 805 fugitiui peristis; D. 807 sm tibe malum malo [ove em mostra chiaramente l’origine da eme; cfr. Carducci, Faida di comune: « Togli su, pantera druda, Togli su questi bocconi», e il nostro to’] ; D. 808 [t]aumm uo[re]s malo —-— ta[m]e-n suomes omncm; D. 811 Fuluiac [la]ndicam — peto [ove Zandicam evidentem. indica non la clitoride, ma l’organo femminile in genere e conferma la mia etimologia di it. la. fica & 100];

D. 812 L. Antoni calue peristi, ecc.). Qui abbiamo un dialogo fra la glans e un interlocutore, possibilmente il bersaglio, servente a indicare —— secondo un uso antichissimo — il nome del mittente. titi: l’l'l presuppone un 'ù', breve come gr. 615 e contro lt. tù. — iiv: che il significato sia ‘ ego ’, è fuor di dubbio. Il Sommer, IF. XXXVIII, p. 171 agg. pone la trafila *egcî> “'sta? (con g>i dopo voc. palat. come in ieiis = 16913103 44 XXVIII ] — ma qui forse gi > 31__i_ —- ed 11. iiouino- da iga-, cfr. gr. òlloc_ da òllyog) > 60 per cui confronta o. cous dal lt. cio-is da *ceiyi—. Quel che meno mi soddisfa è -1: da -fùl. Io credo che qui abbiamo un caso di quell’alternanza fra 9 e 1)

intervocalico che studiò lo Svennung (Kleine Beitr. zur lat. Lautlehre in Upps. U mic. Àrsskr. 1936z7, p. 41 sgg.) nel tardo latino, ma i cui inizi possono risalire molto più in su e che si trova altrove (p. es. nella desinenza pronominale russa di gen. tocci < toga ecc.). Resta da vedere se Ii— rappresenta un *è'- (come presupposto dallo slavo iazù’. < *E'jom, ecc.) o un "'je(cfr. sardo dzeo, ico jeu ‘ io ’ in vari diall. meridionali). — kùru, cioè "'konî

cfr. scr. gdms m. f. ‘ arma da lancio ’ e soprattutto sabino curia ‘ lancia ’ (da *kom's ? o *kgis ’l). — pùliu: se lt. miius aggett. è tratto dal gen. cuiius (5 383 Nota I), essendo questo da *q“osjo-s (5 369), difficilmente plillll si ri-

copre con lt. cuit'a, ma sarà. una indipendente formaz. dal tema po-, a meno che pfiilu non rappresenti una oschizzazione dell’aggettivo possessivo lt. (1). (1) Una forma simile sembrerebbe trovarsi in una iscrizione corrente attorno, si che la fine si incontra col principio, ad un oggetto curioso, a forma di un dito cavo tagliato per il lungo (qualche cosa dunque come un mezzo baccello di fava), Co. 132 bis (p. 681). Pl. 164 a. V. 102. B. 39: perkium. | pùiichsùm. Tutti hanno visto nella seconda parte un ‘ cuius sum ’, G-rienberger, Glotta XI, p. 206 ‘ cui sum ’, nella prima un gen. pl. ‘ Perciorum ’ ;

Vettcr, Festschr. Kretschmer, p. 281 legge pùlleh mim | perklum, e vede in ciò una domanda seguita dalla risposta. Ma resta da spiegare: ]) -eh per -eis od -ei; 2) -um in perkium, laddove l’iscriz. conosce lì. E quindi possibile tentare altre spiegazioni: p. es. si può ritenere che perkium sia un infinito, miii = pui ‘ quoi, cui ’ in 28 r. 1 ed ehs1'un una forma personale corrispondente al gr. Eicma: ‘ cui possum re? ’. Come intuì il v. Pl. (II, p. 637) si tratta forse d’uno scherzo osceno; l’oggetto su cui si trova l’iscriz. può

LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL LATINO

104

— baitcis: riconosciuto come verbo da Vetter, ctschr. Krctschmcr, 1926,

p. 281 (Glotta XX, p. 15). Il lt. baciò e probabilm. imprestito dall’ou. (cfr. u. cbctra'- T. I. VI a 12); il grado 0 bit- forse in. ar-bitcr 5 108 (ma cfr. ad T. I. V a 12). Si può pensare a una contaminazione di *g‘cî- (gr. {:)6i- in

5811?» ecc.), il cui grado 0 era *g‘a- avanti vocale *g‘, con *it- di lt. ita're, cfr. u. etato (*e-i- secondo ctu ‘ itò ' ecc.).

38

Co. 165. P]. 184. V. 158. Bo. 18. Da Rocca Aspromonte (9 miglia da Boiano).

tanas

niumeriis

| frunter

Su base di pietra., distrutta e nota solo attraverso una copia; era stata

trovata insieme con una statua di creta nelle rovine di un tempio di Minerva. Nel facsimile il t iniziale sta. più in dentro che l'! (assai grosso) di hunter e potrebbe essere stato preceduto da una lettera..

Atanae. Numerius fulguriator (posuit). Il luogo di rinvenimento rende evidente che tanas (fra l’altro, sarebbe ben difficile trovare un nome esco di questa fatta) è da completare in atanas, cioè ’A0dvii, cfr. l’aaavw; di 4 G; non si tratta di dedica, ma del gen. indi-

cante la dea proprietaria della statua; cfr. A 13, nonché D. 104 I-unone(nc>s pacotom, D. 125 Diouis stripe, D. 192 Saintes pocolom, D. 210 Venaus pocolom, D. 213 Venems Hemc., ecc., inoltre 33 D. 41. — Segue il nome del dedicante (latinizzato: esco pretto sarebbe nlumsls, cfr. 17 A e ad 1) ; hunter parrebbe la forma osca corrispondente al « piceno settentrionale » lrontac nella nota bilingue di Pesaro, 67; cfr. tuttavia la critica di M. Lejeune, REL. XL, p. 167 sgg., alla quale si può obiettare, per quanto riguarda -ter e non -tlr,

che qui abbiamo una latinizzazione (cfr. pater ecc.) come in nlumerils; ma anche il suffisso resta oscuro. Si tratta. forse di adattamento dell’etrusco o paraetrusco frontac secondo l’indigeno fratcr- ‘ membro di una fratria ’ (cfr. T. I. VII b 1; 26); )‘mnt- anche nella glassa latina. fronto-sia, ‘ ostenta. '.

39

A.

Co. 167. P]. 187. B. 52.

stenis dunum

kalaviis

V. 140. Bo. 16. Da Isernia.

|

anagtiai

diiviiai

deded

Su anello d'oro.

essere una forma., da cui si ricavava una guisa di fallo. Può darsi pertanto che perklum vada con lt. cià gr. Nim, cfr. il significato di uwém, cioè un pres. formato con -vém, in Ar. Nub. 1103 1511131159" (I) xmvoòpcvot, Sch. ouvouataC6usvor., E., ce eòpùrrpmxroz, Vict.; Equ. 364 €:d Sè mvfioco ye coi? *ròv npcoxròv riv-:?. q:òoa, etc. Il dat. pull dipende quindi da. perklum.

1 — : BIALETTI ceco-unum, 40 CO. 176.

B.

mz

P1.201.

hùrtiis

B. 53.

km.

her

Da, Le Macehie_

BO. 8.

V.148.

105

dfinfim

Attorno al collo d’una colonnina di travertino trovata a. Le Macchie, presso Agnone.

A. Stenius Calvius Angitiae dia.e donum dedit. B. Mz. Hortins Cm. Her(entati ?) donum. A. anagtlai con enaptissi susseguita alla. sincope di angig., _ dlivllel = lt. dice, gr. Sim; da. *diy_io—, cfr. 5 34; -li- rappresenta l'allungamento di i in prima sillaba. —— B. her.: se il completamento e giusto, si tratta. della dea. di 15 e 43; ma si può anche pensare ad hcrekhìi. — lun 0 Coming, secondo il Vetter (lettera.). Strana. è la scrittura diinùm che presupporrebbe un 5 nella prima. sillaba; altrove si ha. 8010 (lun-' (dlllllllltfld in

V. 149, r, 8) regolarmente

da *d5n-, cfr. lat. d6num; anche in vestino si ha «tum 53. in volsco o mal-gico

du… 56. 40

44.

CO. 170.

P1. 192.

B. 48.

V. 153.

BO. 11.

Da Pietrabbendante,

sten m e d d i s s | t ù v [ t i k ] s [.] (1pgannam d e d e d | ini1n [ . ] p r ù f a t t e d ' Su blocco di travertino nel tempio di Calcatello &. S. di Pietrabbondante, dove si trovava Bovianum vetus. B.

Co. 171.

Pl.189.

B. 46.

Ja. 62.

V.

150.

Be. 9,

111

t

| ekik

Da. Pietrab-

bondante.

tr

vesullia|is

nv.

klùm

bùva|ianùd

sakaral-

| aikdafed

Su blocco di travertino in un campo di fronte alla Platea. del teatro di Calcatello. 0.

CO. 173.

P1. 193.

(_1[.] s t g a t i i s

B. 49.

1

V. 154.

BO. 12.

klar...



Da. Pietrabbendante,

d

pestlùm

11p 5 a. n n [ 1'1 111 Due blocchi di pietra. murati nelle pareti della chiesa di S. Maria a Pie. trabbondante. D.

00.174.

Pl. 190.

gn staiis dikatted

B. 47.

mh

V. 151.

Bo. 10.

tafidins

Da Piet,m.bbondante.

metd

15

da-

106

LE LINGUE DELL’ITALIA ANTICA OLTRE IL

LATINO

Sei frammenti di travertino da una cornice nel tempio di Calcatello.

A . Sten. . . meddix tuticus faciendam dedit et probavit. B. NV. Vesulliacus Tr. f. meddix tut-ions hoc sacellum Boviani

decrevit.

C. D. Statius L. f. Clar. . . ||

templum faciendum (dedit).

D. Gn. Staius Mb. f. Tafidinus meddix tuticus dedicavit. B. bùvaism'ul: -va1îa- per -via.- è un caso di anaptissi, il che indica che i

è, ed era, consonantico. L’ablativo ha chiaramente significato di locativo: cfr. 42. 43. — aikdalcd: da *aikad-cî-, propr. ‘proclamare’: gr. alwiCsu‘ xalsî.’ da *aikad-jo-, cfr. IF. XLVIII, p. 243, e ad 11. ekvl T. I. II a 13. O’. klar . . .: cognomen di D. Stat-ius? 0 nome di località. («frazione » di Bovianum), nel qual caso il -d con cui s’inizia la. riga. seguente sarebbe finale dell'ablativo di luogo, cfr. bflvalamid in B ? Il 1] potrebbe altrimenti rappresentare la finale di un'abbreviazione di mcddis. —— pestluim: da *perkstlo- colla rad. di lt. prccor ecc.; forse -tlo- è dissimilato (in -k-sk-lo) da Jalo-

e quindi la parola è uguale all’umbro persclo ad T. ]. VI a 1. Cfr. 45 O. D. metd. errore per mcdd. — dadikattcd ha la forma osca da(t) della preposiz. corrispondente al lat. dé. cfr. 9 r. 6 ecc.

FRENTANI. 41

Co. 191.

Pl. 206.

iùveis

|

B. 59.

V. 170.

Bo. 3.

Da Istonium (Vasto).

lùvfreis

Sul collo di una testa in bronzo trovata presso S. Maria della Penna (Istonium).

Iovis Liberi. Il genitivo come in a]tanas 38. Qui Lìber (cfr. lou/ir 46. 151) è attributo di Giove: lou/ro- da *leudhcro- = gr. èlsù9spog lt. liber.

42

Co. 193.

Pl. 209.

vereias

B. 61.

V. 173.

lùvkanateis

Be. 1.

Di provenienza ignota.

[ aapas

kaias

pa-

lanud Tavoletta di bronzo di forma peculiare, con due fori per fissarla, lunga 14 cm.

Iuventutis Lucanatis aquae fontanae ("?) Pallani. lùvkanateis: formaz. col suffisso -cit- & 237 da L1cînì o da un nome di località. Lù'ccînum. —— mapas: lt. aqua; aa- è casomai la lunga prodotta sotto

1 —- 1 BIALETTI osco-umnm, 43-44

107

l‘accento. Oppure abbiamo qui il tema *cìp—jap- di scr. à‘pas ‘acque' 11. pl. ma

acc. apr.-Cs, ecc. —- kafas: la traduz. ‘fontanae ’ è basata sulla ipotesi che si tratti di formaz. da kah- ‘ incipere ’. — palanud: abl. locativale (cfr. 40 B)

del nome di una località Palla-num che la tabula Peutingeriana. segna fra Anxanum e Histonium, mentre il territorio fra queste due località è chiamato Luca-m'a in due fonti dell’XI sec. (Mommsen). Si tratta dunque di una fonte di proprietà. di una vereiia o affidata comunque ad essa.

43

Ghislanzoni, in Athenaeum N. S. XX, 1942, p. 108 sgg.

herettates

V. 172.

sùm | age-rllùd

Su una chiave trovata « in un terreno posto sulle pendici del M. Farano » presso Tufillo, forse nel luogo di un santuario. Il Vetter suppone in tt un compendio per nt, e che l’ultima parola sia ageruleid.

Veneris sum. Agelli. herettates = herentateis 15 a, con omissione della nasale e scrittura doppia del t, inoltre ci > e nella desinenza. —- agerlhid: ab]. locativale (cfr. 40 B) di una località il cui nome ci mostra lo stadio intermedio tra il ricostruito *agro-Zo— e ageilus in lt. (5 39). Cfr. ad 44 IV.

Monete esche.

44 I. AEBEBNIA. Co. 185.

P1. 230.

V. 200 B 6.

a. aiser-nio

Bo. 91.

b. uolcanom — aiserni-m c. aisemino

Il. ALLIFAE. Co. 183.

Pl. 229.

V. 200 B 2.

a. oc)0u.fìowov c. alucphx

b. : " t d. oc70u.fowcnv e. a l i f a

44. [. aisemio < -fî. — aisernim forse abbreviaz. del gen. pl. aisernt'nom. — uolcanom. sembra il gen. pl. di un encorionimo uolcano-z che la città. o una sua tribù si chiamasse anticamente *velccî. colmi-, e ad essa si riferiscano

le monete di X X V ? Il. Queste monete e quelle XII «. XIII a- sono interessanti onde stabilire i ripieghi cui si ricorreva per scrivere i impiegandosi l’alfabeto greco. Cfr. Thurneysen, IA. IV, p. 38.

108

LE

LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL

Pl. 223.

III. AQUILONIA. Co. 158.

B. 67.

LATINO

V. 200 C.

Bo. 96.

akudunniad B. 68.

P]. 218.

IV. ATELLA. Co. 147.

Bo. 99.

V. 200A 4.

aderl B. 69.

P]. 214.

V. AUSCULUM. Co. 29.

c. anumùwz

b. acumùlw

a. a u l l t

Bo. 101.

V. 200 E 2.

VI. BENEVENTUM. Co. 159. — Pl. 223, 2 e Co. 152.

V. 200 C Aum.

b. MALIEE

«. benuentod — propom VII. CAIATIA. Pl. 226, 2 (cfr. Co., p. 144).

V. 200 B 4.

k a i a t i n u m (i) VIII. CALATIA. Co. 147 bis.

Pl. 219.

V. 2 0 0 A 3 .

kalati IX. CAMPANI. Co. 146.

P]. 220, 2.

a. xacurcowoy

b. naurcawo

X. Cum. Co. 148.

P]. 220.

B. 70.

V. 20014 6.

c. xarmracvo V. 200A 2.

Bo. 98.

'kapv Il]. Ablativo con valore locale, cfr. 40 B ecc. Il rifacimento lt. Aquilòm'a presuppone un mutamento d > I, 5 108. IV. Il lt. Atella rispetto ad adori presuppone un *atrokî da *adrolcî secondo 55 39. 102; aderl(cî)- sta ad *adrolà come agerlhid (43) ad *agro-lo-. V. Abbreviazioni di *ausklîmm ed *auskldnmn. VI. Se MALIEE (patteg Co.) e di Benevento, il che non è certo, esso contiene l’antico nome della città., cfr. Plin. N. H. III 16: « I-Iirpinorum colonia una Beneuentum, auspicatius mutato nomine, quae quondam appellata Ma-

leuentum »: Malice sarebbe il nome degli abitanti 1 benuenfod ab]. come 111; propone. e il lt. probum, cfr. D. 710, statere argento da Suessa: Suasa-no ——- prboum, come del resto lat. è anche bcnuentod. IX. xamrawo. Secondo la. brillante osservazione di W. Schulze, KZ. XXXIII, p. 374 il nome dei Campini risale attraverso il kappa'no- attestato da queste monete (cfr. anche capapanus B 14) a kapvcîno-, nome degli abitanti di Capua., cfr. X ; pp > mp rientra nel caso della e. (I. nasalizzazione spontanea su cui v. Schwyzer, K Z . LXI, p. 222 egg.

1 — I BIALETTI osco-uuem. 44

V. 200B 3.

B. 71.

Pl. 227.

XI. COMPULTERIA. Co. 149.

109

Bo. 93.

b. k u p e l t e r n ù m

a.. k u p e l t e r n n m

V. 200A 8.

Pl. 224.

XII. FENSERNI. Co. 143.

Bo. 95.

b. t e n s e r n u

a.. Èsvaep

Be. 94.

V. 200B 7.

B. 72.

P]. 226.

XIII. FISTELIA. Co. 184.

a. cpm-rem: — f i s t l u i s

b. f i s t l ù i s — u p s i i s

c. f i s t l u s

d. f i s t e h j B. 7 3 .

Pl. 233.

XIV. FBENTBUM. Co. 196.

V. 200 D 1.

Be. 89.

frentrei XV. LABINUM. Co. 195.

a. l a r i n o m

P]. 232.

V. 200D 2.

c. l a r i n o r

b. l a r i n e i

È dubbio se l'alfabeto sia esco o latino; D sta per ?. XVI. LUCANI. Co. 23.

Pl. 213.

V. 200 F 1.

B. 75.

Bo. 102.

Aouxanvop. XVII. MESSANA. Co. 4.

Pl. 211.

B. 74.

V. 200F 3.

Be. 103.

naneprwoup XVIII. NEAPOLIS. Co. 145.

Pl. 222.

«. veo[1co]l.… — akgi...m b. a u . . . . i m | maakkiis

]

V. 2 0 0 A 5 .

makkiis

XI. Nota la abituale omissione della nasale avanti consonante. XII. Cfr. ad II. XIII. [latine e n. pl., listelli forse gen. pl., flstluls (dile) dat. pl. del nome degli abitanti; upslls e il nome personale di un magistrato sotto cui è stata coniata la moneta.

XIV. l'rcntrei: loc. sg. XV. c. Abbreviazione di un gen. pl. latino larinomm; ovvero qui D la prima volta indica r, la seconda d, ed abbiamo un ablat. locativa.le come in III e V“ larlnel di b è loc.

XVII. Cfr. ]. XVIII. Neonolîîracr. rispetto a Nsa'moltc; (con passaggio quindi dalla giustapposizione alla composizione tematica) si chiamano anche gli abitanti

LE LINGUE DELL’ITALIA ANTICA

110

Pl. 215.

XIX. NUCERIA ALFATERNA. Co. 144. Bo. 100.

B. 76.

V. 200 A 0.

ravaianum

regvinum

alaf[ate]rnum

b. n u v k i r i n u m

alavfnum P]. 216.

X X . ORIA. Co. 142.

a. ù r i n a d. u r i n a i

LATINO

alafaternum —

a. n u v k r i n u m

c. n u v i r k u m

OLTRE IL

V. 200A 7.

c. u r e n a f. upcavog

b. u r i n a @. h u r i e t e s

XXI. PAESTUM. Co. 24.

v. 20015 2.

WQLG'T1VO

XXII. TEANUM SIDICINUM. Co. 150. Pl. 221. B. 77. V. 200 A 1. Bo. 97.

a. t i a n u d — s i d i k i n u d

b. t i a n u d — s i d i k i n u d

c. tiiar1ud — [ s ] i d i k i n u d

d. b i a n o

XXIII. TEATE. Co. 30.

a. t i i a t i u m

P].

231.

B. 78.

V. 200 E 1.

Bo. 90.

b. fiat-e'-

XXIV. TELESIA. Co. 182.

P]. 228.

V. 2 0 0 B 5 .

Bo. 92.

tejis telis, Co.

« d scheint sieher », Pl.

della omonima città. nella penisola di Pallene. — mn(n)kklls = Maccius

dev’essere il nome del magistrato, cfr. XIII. XIX. In alulaternum rispetto ad Alfa- e in nuvklrlnum risp. a nuvkrlsi noti l'anaptissi; e presenta grafia scorretta. Si noti anche nuv- (cioè nov-) = lt. Nfi- di Nùceria. Sulle parole nel verso di a non oso emettere ipotesi. XX. «:I-d sembrerebbero abbreviazioni del gen. pl. di un "'orinaio-; e- è il gr. 'Ypràrqc; (o piuttosto —eg, plur. di 'Yprhg -fir-og; ma presso Stef. di Bisanzio gli abitanti di "tov o 0*5pîx si chiamano ‘teîg). —— f è il nom. pl. di un altro encorionimo, con --no-. XXII. Ablativo locale, come in III. VI. XV. —— Nota 11 per e av. vocale. XXIII. 11 per e come in XXII. XXIV. Se è giusto d, avremmo qui un altro caso in cui i] lt. ha sosti-

tuito z, 5 108.

I — I BIALETTI OSCO-UMBBI,

X X V . *VELCHA...Î Co. 151.

a. Felexo:

Pl. 225, 2.

44

111

V. 2 0 0 A 10.

b. FeÀex

0. FB

XXVI. VENAFRUM. Pl. 229, 2 (cfr. 00. Nota XVII, p. 146).

a. f e i n a f

V. 200 B 1.

b. [ ] e n a f r u m

XXVII. VIBO VALENTIA.

P]. 212 (cfr. Co. Nota I, p. 4).

V. 200 F 3 Aum.

b. Fem

a. Fer.

XXVIII. MONETE DELLA GUERRA SOCIALE.

a. 00. 200.

P1. 235.

g. m u t i ] b. Co. 199.

Pl. 234.

a) viteli1‘i e. Co. 201.

Pl. 236.

g. p a a p i i . (1. CO. 202.

P1. 237.

B. 80.

V. 200 G 2.

safinim V. 200 G ].

Bo. 105.

p) v i t e l l i ù B. 79 a.

V. 200 G 3.

P1. 238.

Bo. 107.

g. m u t i ] — v i t e l i fi B. 79 b.

V. 200 G 4.

g. p a a p i g. — Inutil e. Co. 203.

Bo. 106.

Bo. 108.

embratur

V. 200 G 5.

ni.lfivki[.]mr — viteliù

]. Co. 204.

P1. 239.

v. 200 ee.

mi.ieiis.mi XXV. Cfr. ad I. XXVI. a. I.’- per assimilazione all’! interno? 0 il segno =l vale tanto f quanto e ?

XXVIII. C. Papius Mutilus fu il capo degli Italici nel 90 a. C. (quindi G. Papius Gr. i'. Mutilus). —— a. saflnlm = lt. Samniam da *Safnio-, derivato quindi dallo stesso sal-[sab- (anticamente sab—; cfr. H. Rix in Beitrà'ge

zur Namen/orschang VIII, 1957, p. 127 egg. che spiega così la scrittura greca Eaùvnov, Eauvirar.) che abbiamo nel nome dei Sabini e Sabelli. -— b. vitelifi (-ellhi con geminaz. avanti 31) ci dà. il nome osco dell‘Italia. La forma Oùrroolia vien data da Ellanico ap. Dion. Hal. I 35, e la derivazione del nonfe da vitella-, eitulo- e stata esposta da Timeo e Varrone ap. Gel]. XI ], « quoniam bones Graeca uetere lingua lralor'. uoeitati sunt, quorum

in Italia magna copia fuerit »: naturalmente il nome (in origine limitato all'estremo Sud della penisola) sarà. dovuto a tribù che si chiamavano *Viteloi (> lt. i Picentè's scomparsa Sul nome

vitali 55 14. 42) dal nome del loro totem, come gli Hiv-pini (: hirpns), ( : piene), ecc. La forma Italia è quella assunta in Grecia (con del digamma) da Vitelici, ancora attestata dalle nostre monete. Italia v. F. Rauhut in Paideia VIII, p. 1 sgg. — d. embratur:

è probabilm. imprestito dal lt. imperator, con mpr > mbr. —— {. leiis: il nome viene generalmente connesso con quello della gens Iegia, cfr. ad îîv 37.

112

LE

LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL

LATINO

BIALETTI MIN0BI PELIGNI 45

Co. 206. P1. 246 a. Ja. 70.

A.

V. 204. Bo. 129. Da Pettorano (Sul-

mona).

saluta. . musesa . pa. | anaceta. . cervia | at . aisis

sato

Blocco di pietra trovato in una tomba.

B.

Planta, IF. VIII, p. 315 ag.

Co. 206 bis (p. 684).

Ja. 71.

V. 207.

Da Sulmona..

bruta

poli

s a | anacta

ceri

Su pietra.. Co. legge poe]. Vetter suggerisce palesa = Polledia. G.

Co. 207.

lattia

Pl. 246 b.

sa | anac

V. 205.

Bo. 130.

Da Badia (Sulmona).

cerr

Su pietra., da una tomba.

D.

Co. 206. Pl. 246 e. V. 206. Bo. 131. Da Introdacqua (Sulmona).

anaceta | cernia Su pietra, da una tomba. E.

Co. 217. Pl. 256. V. 211. Bo. 124. Da Pratola Peligna (Pant.

Corfinium).

saluta.

scaifia

q:. | anceta.

carri-

Su pietra. Ha in fine della 1 r. manca presso Co.

Salutem! Musedia Pa. f. Angitae Cereali et dis sanctum. Grata Poli. Sa. f. Angitae Cereali. Tettia Sa. f. Ang. Cer. Angitae Cereali. Salutem! Scaefia V. f. Angitae Cereali.

1 — : BIALETTI osco-uunnr, 46

113

A. saluta è preso generalm. per un prenome: ma stupisce il pronome scritto

per intero anche quando il presunto nome è abbreviato (Co. 222. P1. 263. V.

215 c: saluta. abel. ou ‘ s. Obcllia OV. f. ') e in generale l’uso del prenome per donne. Io ritengo pertanto che si tratti di un augurio, o a chi legge l’iscrizione. e all’intestatario di questa; saluta può essere nominativo o accusativo (con ma non scritto, forse non pronunziato) di un tema derivato con -cî- da

outfit-: saluta accoppiato con salam nell'iscriz. in nota a 5. Alcune delle iscrizioni provengono da tombe: le morte sono in tal caso affidate alla custodia della dea; altre volte si tratterà di dediche per grazie ricevute (come B) o di semplici offerte. — museum: e il nome gentile Musedia («'d-), abbastanza frequente (cfr. l'iscriz. latina pubblicata dal Piccirilli e riprodotta in Giotto XXIX, p. 244: Mussidia[e] Saluiae' C. Mussidias Diogm[s]). Troviamo qui -3- = -z-î) come prodotto di -d_i_-: cfr. pctiedu. ad 47 r. 2. — amia

(e forme corrispondenti in B - E): generalmente identificato con Angitia (cfr. 39 A ) ; ma. stupisce la scomparsa dell'i, dove ci aspetteremmo piuttosto

un -s- da -tj-: la forma Angita da me posta nella. traduzione è ipotetica. Si potrebbe anche pensare a una femminilizzazione del greco «ivan-. — ceria, cern'a: cfr. ad 28 r. ]. —-aisis: cfr. T. I. VI a 3. —— sato: rappresenta il punto d’arrivo (probabilmente con -tt-) dello sviluppo di -(n)kt-.

B. brato: è l’aggettivo onde e tratta l’espressione bratom ecc., cfr. 3. 50 B. 53.

Co. 206 bis.

46

Pl. 246 d.

V. 209. Da Sulmona.

hospus pglegig. . . . ma._t mdt m[.]sicu.

5

men[.]gug [hos]pus ua}[e] famel inim loufir rpgo[i]g pac[ri]d

Su blocco di pietra locale trovato in contrada Cusccnelle. L'aliabcto (latino) è di epoca sillana o ciccroniana. La pietra. è rotta a sinistra: se, e quante lettere sono andate perdute, e impossibile dire: probabilmc'nte poche. Lo stato della iscriz. non è buono, e ad eccezione della riga 4 la lettura è incerta. Dia'mo qui la lezione del Co. dove più si allontana da quella del Pl.: r. ]. boypgag . . logi} . . . r. 3.1,nen . . . um . usuad r. 5. dg; . . . . pag. .d.q.

hospes perlege. . . (hic cubat N. N.). Hospes vale. Famel et Liber piis propitic. Iscrizione funeraria col solito invito al passeggero perché si arresti a leggere e il saluto al medesimo poi che ha finito: e il tipo rappresentato da A 37 ed A 38, cfr. anche A 36. Segue. come in 47, una ultima benedizione & — V. PISANI. La lingua dall'Italia antica oltre il latino.

11.4

LE

LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL

LATINO

al lettore, per cui vengono invocati gli dèi. Su questa iscrizione tratto a lungo in Rhein. Museum XCV, p. 1 agg.: qui mi limito a riassumere i risultati. hospas: è l'autentico risultato di *hosti-pot(i)s; in It. di sui casi obliqui con -pit- (5 42) si è fatto hospes, cfr. 5 336. — pole-gie: cfr. pellege di A 37;

rappresenta -gie un inizio di palatalizzazione di g avanti e ‘l 0 suffisso di pres. -1'o- (5 498) 'l -—— In . . . mat — mcn*cua deve trovarsi il nome del morto 0 della morta (mat. = mater ‘! m*sicu gen. pl. ‘ Masicorum ’ 0 sim. ? men*eua

npr.‘l) e l’indicazione ‘ cubat ’ (forse . . ..ma: che potrebbe essere un *Zexat colla rad. *legh- di fa]. lecci ecc., cfr. 144 G.). — nale esco, cfr. la chiusa di 5. —jamel inim loufir: loufir è sicuramente Lìber (cfr. ad 41; -12r secondo patir

da -è'r!), la dea con lui congiunta deve essere una divinità analoga a Cerere (cfr. Liber et alrma Ceres Verg. Georg. I 7, cares farmentom loufir einem douiad

in 151 ecc.): si tratta di Semele, la dea tracia della terra, frigio Zepslm, da *jdhemel-, *jhemel- ; Famel da *(g)dhgteZ-' mostra lo stesso trattamento che

in gr. x6o'w x6azpalòg contro ser. Issam-, rispetto alla forma ridotta xay.-al lt. hamas humilis ou. hom- (cfr. ad T. I. VI a 9) ecc. Anche l’omonimo fame! (> lt. famulm) ha la stessa origine: cfr. frigio Cép.elsv' [iaiplìocpov &v89&1r080v

e il gr. x0apalòc, lt. hamibis ad 9 r. 22. — penis: -ois in continuazione dell’antica desinenza di strum. pl. dei temi in -o- (5 328) come in iomîois paolois 50 G. — pacrid: ablativo avverbiale (5 419) dal tema pacri- (in 52 r. 1 e 11, ecc.).

47

Co. 216. P]. 254. Ja. 68 V. 213. Bo. 122. Da Pratola Peligna (Pentima).

| gas-ur

prgggm

pristafalaciria:

prisma

pe-

r. 2. vidadu Co., come già. altri; ma Pl. afferma, da autopsia, che non esiste

alcuna traccia di u.

r. 4. Le traccie di lettera all’inizio della riga possono

essere di e, e, Z secondo Pl.; alla fine della riga può essere stato un e (PI.) o un d (Pl., Co.).

(Quam) saeptum (hoc

servat, N.N.) uxor, antistita prima

47. Iscrizione sepolcrale di Vibia Petiedia, sacerdotessa di alto rango. Il testo è notevole per l’elevatezza dell’espressione, sottolineata dalle costantiallitter-azioni, in cui le vocali allitterano fra loro: il che rende ancor più

probabile la lettura _clisuist all'inizio della riga 4. Se invece aus nella r. 6 e 7 non allittera, anzi nella 7 è scavalcato dalla allitterazione dida deli, ciò significa che esso è enclitico; forse lo stesso va detto di ip r. 2: ma due volte vocale iniziale resta sicuramente isolata, in aetata r. 5 ed ccic r. 6. l. pracom: forse al principio va restituito pam ‘ quam ’. Per pracom, che qui indica il sepolcro, cfr. ad T. I. VI a 13. —— 2. usar da *uksòr = lt. umor —— pristalalaciria: (con t r > cr e anaptissi) corrisponderebbe a un lt. *pmestibulcîtrì'z. — prisma: ci offre la forma.. più antica del lt. primo-, 5 391. —

I — I BIALETTI OSCO-UMBRI,

tiedu . ip

uidad ! yibà‘u omnitu mania.s

47

115

ecu-c

empmtois |

cerfum sacamciriaa semana sua[.] [5 aetatu firata giisaist mas pritrome cite fertlid praia-ime perseponas | afded

Petiedia, ibi, vià. Vibia commonita Uraniae haec imperatis, requiescet; Cererum sacerdos Semonum, sua |5 aetate filata fertiliter, in regnum Proserpinae abiit. Ite vos in laetitiam bepetiedu: troviamo in questa iscrizione il segno 6 ( B ) che in petiedu. = Pe-

tiedia di iscrizioni latine indica il risultato di un di, come 8 in Musesa = Musedia di 45 A ; in uibd-u. = Vibio e afded da *ab-iet il risultato di 33_ dopo labiale; in uidad = lt. vid(d) di un _g' fra vocali. Si tratterà, come vide il Thur-

neysen Rhein. Museum XLIII, p. 347 sgg., di una spirante palatale, % o simili: nel che ci conferma Lucilio Sat. 581 primum Pacilius tesorophyiax pater abzet dove parla qualche rustico, come si vede dall’o di tesoro— (5 22) e

dall’abzet uguale sostanzialm. al nostro afded. — ip: cfr. ip 18 r. 34. — uidad: intendi, dalla via della vita. — 3. omnituz.probabilmente da I"o(p)mai-ini: lt. re-mi-n'i-scor ecc., cfr. ad memnim 29. —- uranias: è epiteto di

Demetra e di Kore; qui si riferisce probabilmente alla Proserpina (perseponas) della r. 5. —- com; è il n. sg. di ekcì— colla particella Jc: Paco. sg. ekak in 10 r. 2 ecc. L'ecic seguente (r. 6) è il nom.-acc. sg. ntr. da *eki-d-k e ritorna in 40 B. — am-pmiois: molto probabilm. imprestito dal lat. imperniato-. —— 4. clisuist: sembra un futuro formato come o. sakrvîst, ad 21; la base elisa-i-

sembra ricavata da un aggettivo in a dal tema di desiderativo di *Îlei-, scr. gri- ‘ appoggiarsi ’, med. ‘ giacere ’ ecc., lt. -cli- di inclinare, gr. xN.- di xMw; ‘ letto ’ e così via. —— ccrfmn: mostra rs secondarie > 'rf come l’umbro. Cere-res sono Cerere e Proserpina (in iscriz. latine si trova sacerdos Ceremm, cfr. OIL. X 1585); semana vale forse quanto ‘ dearum ’. —— sacamciri:v con doppia anaptissi = lt. sacrcîtrim; senza anaptissi nell’iscriz. da Interpromium in nota a 5. ——- 5. aetatu è latinismo, come mostra ae- per *aiggi-; ritorna in 31 e 485;Ma la desinenza è di ab]. osca di tema in cons., come Zig-ud ‘ lèg-e ’ ecc. Qui e in fimta (si noti il rotacismo di i, che è fatto umbro ed ancora italiano dialettale) il -d finale è omesso, è conservato ancora in fertiid, ablativo

avverbiale (@ 419) come in pacrid di 46, forse grazie alla diversa funzione sintattica. — praicim-c acc., con postposizione o(n), di pmikio-, il cui significato ‘ impero’ 0 sim. e certo, ma oscura la etimologia: da *pmi-d(i)k-io—i — perseponas: trascrizione (con p per cp) del nome greco. — 6. afded (v. ad petiedu r. 2) da *ap- (I) + *_ied forma di perfetto di “'ci-, ‘ andare’, da *i_iai ( 5 525, cfr. u. ius ‘ierit ’) rifatto secondo dcded e simili; l’*ied che ci si aspetta (1) Per (il-, che ritorna in latino arcaico (Cic. Or. 158 e varie iscrizioni),

cfr. Ernout, Élc‘ments dialecta-ua: da vocabulaire latin, p… 92 sgg.

116

LE

pacri.9 puus

LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL

ocio] Zeme

lifar

dida

aus

LATINO

dati

hanustu

hercntas

nevoli quos hoc legisse libeat. Det vobis divitias honesta He— rentas. (dopo la scomparsa di 17 fra vocali) e divenuto -;i_cd dopo consonante. —— cita = lt. ite con ei- per i- 5 555. —— pritrom-o (cfr. praicim-o): probabilm.

forma della rad. *prî- in scr. prî- ‘ rallegrarsi ’, genn. *frî— ‘ amare. compiacersi di qc. ’; cito pritrom-e corrisponde al scr. prìtz'ys gacchata ‘ siate lieti ', prepr. ‘ in laetitiam ite '. — ?. lame corrisponde al gr. Al.-Em, salvo che la

finale può essere -i come nell'inf. latino (5 566). — War: congiunt. impersonale (desin. -r) formato come 11. levar T. I. VI b 50 ecc.; in lt. libé- il valore

intrans.-impersonale è indicato dal suffisso -é'- & 446. Per il valore cfr. 0. loufir ad 9 r. 8. — dida: congiunt. con caduta del -d finale come in aetatu ecc., dal tema di pres. raddoppiato, cfr. ad T. I. VI b 16. — aus: è l’enclitica con valore plurimo, come scr. vas acc. gen. e dat. -—— dati < *deiyiti-, astratto di da = lt. dîs < *deiyit- ‘ dives ' in 48; il lt. ha dî(vi)tiac. — hanastu: mentre in lt. bones-tus la derivaz. è fatta dalla forma apofonica con -cs-. qui si parte da -os-; l’incertezza alo come in haha-: lt. in-cohc‘ire o viceversa u. hostato = lt. hasfitus ecc. Cfr., per una più ampia giustificazione, il mio articolo in

Rhein. Museum XCV, p. 1 sgg. 48

Co. 218. P]. 255. Ja. 69.

pes

solois

proc

ccuf

des

forte | faber

V. 214. Bo. 123. Da Pratola Peligna.

incubat | caama*r

oisa

aetate | c. anacs

Su pietra.

Pius probus hic incubat senex, usa aetate, C. Annaeus Sol— loeus dives, fortiter strenuus. Nota l’allitterazione, seppure meno sostenuta che in 47. Appunto per metivo della mancante allitterazione, ritengo che solaio non possa essere un ab]. plur. avverbiale di sollo- nel senso di ‘ omnino ’ (Vettor propone ‘ omnibus

[rebus] ') : si aspetterebbe un avverbio allitterante con des. come fonte con faber. Con solaio cfr. i nomi delle gentes Salsiccia. o Salcuia, Salluuia, Sollia, e simili. — pcs: colla solita sinc0pc di o nella desinenza -03, per *pcos, cfr. pgo[i]p 46 e la scrittura marmcina peai (52 r. 10); similmente bea di 49 B. —— pres: da *profs da *profos, come -s(s) da -fs da -jos desinenza di dat. ab]. pl. = lt. -bus. —— ecuf: dal pronome cko- come puf = lt. ubi ecc. (5 423). -— incubat: la radice ie. ha probabilmente -b—, e in tal caso la parola peligna e la latina possono essere ambedue ereditate; ma il seguente o—isa aetate (per questo cfr. actatu in 47 e aggiungi che qui anche la desinenza e latina) appare formula tolta di peso dal latino, cosicché incubat ha tutte le probabilità. di

1 — 1 BIALETTI esco-unam, 49.50

117

avere la stessa origine e far parte della formula suddetta. — casmr: lt. ca"nm da *casno- (la rad. è quella di cas-cus). Cfr. Verro L.L. VII 29: ‘Pappum senem quod Osci casnar appellant’ e v. A 45, 7. — des: cfr. ad dati in 47 r. 7. —— forte: è l’avverbio da Varta-. cfr. lt. farctus su cui v. ad

A 42, e. 134, 2. — faber: è il lt. faber, ma. col valere aggettivale che compete agli altri continuatori di *eo- ie., ted. tap/er ‘ valente ’ e ablg. dolml ‘ buono, valente '. Il lt. faber può raccogliere in sé anche l’eredità. di un’altra formazione dalla rad. *dhab(h)- (in gt. ga-daban ‘ npénew ’ anerd. def-na ‘ crescere in forza ', ablg. doba ‘ tempo ' ecc.), e cioè quella cui risale l'arm. dav-bin. ‘ fabbro ‘.

49

A. Co. 219. P1. 251. V. 212. B0. 126. Da Pratola Peligna.

media: . a;icus | Mam . _locatin | p . gadries . t | u . popdis . t Su base di travertino trovata in contrada Colle S. Angelo. r. 2. facci-in e possibile. B. C. De Simone, AION. IV, p. 63 sgg. Da Tocco Casauria (Pescara).

pa

petroni | pom

!

bea | ecan

fac | media:

Su lastra di pietra, di m. 0,244 )( 0,18.

A. Meddìces piaculares viva.m locaverunt, P. Satrius T. f., V. Popidius T. f. B. Pa. Petronius Pom. f. vivam hanc fecit meddix. A . aticus: seeondo v. Pl. sarebbe possibile la lettura opzione, e in tal caso la

parola si riconnetterebbe con aapas di 42; avremmo dei magistrati alle acque. Ma il p e più che incerto. Secondo Th. Grienberger, KZ. LVL p. 27 si avrebbe da. intendere ‘ *actiei ’, cioè ‘ agentes ’: cosa improbabile, cfr.

Vetter Giotto. XX, p. 19 sg. Che si tratti di acque, mostra biam ‘ fonte ’ 0 sim., cfr. 62 A e B; ma aticus può intendersi di magistrati edili, 0 sim. Cfr. ad atahus 55 r. 1, onde e ricavabile pel nostro passo il significato di magistrati preposti alle piationes e che provvedono a certe opere pubbliche colle multe ricavate in tal guisa. Cfr. 12 A e 17 A. B. — locatin per o da -ins è imprestito latino, cfr. Vetter ]. cit.: s’intende ‘ appaltaronc '.

B. Latino e qui fac. e anche l’indicazione del nome del padre a mezzo di [. Del resto si noti bea per biam (cfr. ad pes 48) ed sean con -n (contro bea ace. sg.!) forse per scan-c, cfr. il nomin. ecuc 47 r. 3. 50

A . Go. 239. di Corfinium).

Pl. 253.

a. . . . ! t. nounis | !

Ja. 67.

V. 216.

B0. 125.

Da Molina (a N.O.

ala.fis . c | herec . feso_z |lì upsaseter [ coi-

satens Su pietra; r. 2. alla. fine può esser caduta una lettera (Pl.).

113

LE LINGUE DELL’ITALIA ANTICA OLTRE IL LATINO

È. OIL. 12 2, 2486.

Bendinelli, NdSc. 1921, p. 2344.

D. 73.

Vetter,

V. 217. Da Castelvecchio Subequo (20 km. da Sulmona).

Glotta XV, p. 2.

sa scio . Z . f | herclci . donom | dad . brut . dates | [. . ?] scio sa } |: hcrclei | uicturei Piramide di travertino. Le righe 4-6 sono un’aggiunta alle prime 3, in

carattere diverso. 0.

Co. 210.

Pl. 245.

V. 202.

BO. 127.

Da. Sulmona.

st . pontics | n ponties | u . alpis . | tr . apidis . | ioniois . | puclois scst a.plcns Questa. iscriz. è nota attraverso copia ms. del XVII secolo da Bologna, ed era incisa su una piastrina di meta,-llo.

A. A . . . . , T. Nonius, L. Alfius 0. f. Herculis fanum ficret curaverunt.

B. Sa. Scius L. f. Hcrculi donum dedit, merito datac — Seius Sa. f. Herculì victori. 0. St. Pontius, N. Pontius, V. Alpine, Tr. Apidius Ioviis filiis statuerunt Apollonii. A . fcsn.: abbreviaz. di fama o anche fcsnam, cfr. 18 r. 24. — upsasctcr: impf. cong. pass. o impersonale (cfr. ad cemamur 9 r. 19). —— coisatcns:

III pl. pf. (con -tt-) di coisà'- = lt cini-rc (cfr. ad T. I. V a 5). B. Sono due iscrizioni, di Sa. Seius e del figlio di lui; datas si riferisce probabilm. a più piramidi come quella che reca l’iscrizione. Per brat. cfr. 33 A. 51. 53.

O'. pontics: cfr. 1. — ioniois puclois: traduzione peligna di A:oaxoùpozg: per puklo- cfr. ad 28 r. 2. Cfr. toutes pucks di 58. —— seat. a. plans è stato sempre ritenuto errore di chi ha esteso la copia ms., e identificato col sistiatisns volsco in 55 r. 4,- che è perfetto tratto da un tema di pres. sistà- sesti-, cfr. gr. I-GTì-pl, quindi con ai conservato, laddove lt. sist6 è passato alla fcrmaz. con rocale tematica (& 486) come il scr. tisihrî-mi tistha-si tijha-ti: forse bisognerà leggere nella Tabula Vcliterna -attcns. Ora, che sost. sia abbreviazione corrispondente al sistiatiens volsco, è per me certo; ma è impro-

babile che l'estensore della copia, al quale altrimenti non si può rinfacciare alcuna inesattezza, abbia scritto plans (per di più, mentre p è in trascrizione, lens e riproduzione delle lettere originali) per ttsns. Io ritengo pertanto che si abbia da leggere aplens e credo questa forma abbreviata di *a-polenicîs, il nom. p]. di apoleenis in 52 r. 9: si tratta di un sacerdozio che trae il nome da Apollo. Esso corrisponde ai XVviri sacris lacz'undis sacerdotes Apollim's (più anticamente III)/5711, poi Xviri) in Roma, i quali non solo curavano il

1 — 1 BIALETTI casco-mmm, 51-52

119

culto di Apollo e i ludi Apollinarcs, SaccuZares o Tarantini o Tarantini, ma anche il culto della Magna mater e quello di Cerere, e in generale l’introduzione dei culti stranieri e l’interpretazione dei libri sibillini (« decemuiros sacris faciundis, carminum Sibyllae ac factorum populi huius interpretes

antistites cosdcm Apollinaris sacri cacrimoniarumquc aliamm » Liv. X 8). Cfr. Marquardt, Ròmische Staatsverwalt-ang III, 1878, p. 364-381.

51

Co. 209. Pl. 246. V. 203. Bo. 128. Da Sulmona.

..cia pacia mincrua| . .brais bratom pam ppcrci |

scfi‘i

datas

fà./nom

pid

sei

dd

«Z|

suois | cnatois

Su piastra di metallo scomparsa, e nota attraverso due copie, una da Bologna (come 50 C), l’altra da Wolfienbiittel, ambedue del XVII sec.

Nella copia di Bel. la r. 1 ha paciaa e un punto si trova anche in fine di r. 2, e dopo bratom e pam r. 3. È incerto se e quanto manchi al principio delle righe; al principio della quinta sembra non debba mancar nulla (forse cnatois era scritto in mezzo alla. riga).

. . . cia Pacia Minervae et suis natis.

merito datae (-as?)

sibi

Le copie attraverso cui ci è giunta. questa iscrizione non conservano certo fedelmente il testo. brais. datas dovrebbe essere uguale al brat datas 0 data

di 50 B e di 53: forse bratom ‘ gratum ' 0 sim. ripete il concetto. Chiara. e la. chiusa: sofi?- (leggi scfct', cfr. silei 29 r. 9) inom (per inim come 11. snom ‘ deinde, tune ') suois cnatois ( = lt. -ncîtîs & 86). —— mimma: se la scrittura è giusta,

abbiamo un dativo in -a da tema in -cî- come in lt. Lancina A 20, Matata A 27 ecc., cfr. 5 318, e in marruc. ionia 52 r. 10.

MARBUCINI 52

Bronzo di Rapino.

Co. 243. Pl. 274.

Ja. 74.

Grienberger, KZ. LIV, p. 69 sgg.

V. 218.

Bo. 121.

aisos pacris totai | maroucai Zia-s | asignas fcrentcr | aniatas

tentai |5 maroucai ioues | patres ocrcs tarin|cris iouias

aginc

| iafc csnc agine asum | babn apolccnis fcret [10 regèn[ai] pcai carie ionia | pacrsi citnam amaten|s uenalinam ni ta[.]a nipis pedi suam Tavola di bronzo trovata un miglio a SE. di Rapino, presso il confine tra Marrucini e Frentani; l’alfabeto (lat.) e le monete rinvenute nelle vicinanze

120

LE

LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL

LATINO

accennano al 250 circa a. C. I. 9. Da di apolc'enis è assicurato secondo Grieur. 12. Più probabile berger da un resto dell’asta verticale mediana (di A ) la restituz. tuga che quella taha per motivi di spazio (Pl.). — i suam è scritto

lungo il margine destro.

Di pr0pitii. Civitati Marrucinae lex.

Prosiciae ferantur auspicatae civitati |li Marrucinae Iovis patris ocris, Tarincris Ioviae pompa. Eas itidem pompei. arsum pontit'ex Apollonius ferat |lo reginae piae Cereali Ioviae ut propitia sit. Pecuniam decreverunt venah'ciam ne tangat nequis si quando suam. 1. avisos pacris è l'invocazione agli dèi come nel frequente «Beal ecc-. all’inizio delle iscrizioni greche. — 1—2. totai . . . lixs è il titolo dell’iscrizione; nota ou > a in totai (ma r. 4 tentai): o. toute ecc. e al solito e' > 1'. in Zima. —

3. asignas: cfr. la glossa « asz'gnae xpéa p.eptC6 neve: » che è certo di buona tradizione: come il lt. présiciac ed cata (questo da *cx-sc-ta), dalla radice "'sek- di noci, forma base *an-sck-mî-, indicante la carne delle vittime tagliata e preparata pel sacrificio. — ferenter: qui e in feret r. 9 trovo più appr0priato scorgere dei congiuntivi con è", abbreviatosi avanti nt e in sillaba finale (cfr. 55 533.

534. 27. 135), piuttosto che degli indicativi. — 4. auiatas: cfr. u. aviekate ad T. I. II a l. — 5-7. Cioè in una processione che tocca la rocca di Giove padre e una località. chiamata Tarincris Iouià-; si noti che ocri- e maschile, cfr. le T. I.; Tarincris fu confrontato dal Carabba col mona dc Tarina in un

documento abruzzese. Da Chieti, F. Verlengia mi rammenta il monte Turi ‘ uno dei monti della Maiella, anzi il maggiore di tutta la giogaia ' e il nome del sottostante villaggio Taranta. Peligna. Si tratterà. di una forma con rotacismo del —d— da riconnettere con Tadì'num, il cui aggettivo suona tarsinati-, tailnatl- nelle T. I., cfr. anche Plin. N. H. III 17, 2: «Sabinorum . . . Trebulani, qui cognominantur . . . Tarinates ». 7. argine: abl., come 11. tribrisi-ne, natlne. di un tema in -jon- (dunque femminile !) da *ag-, quindi corrispondente

all'ingrosso a lt. agénium. —— 8.iaf-c acc. pl. = lt. cis + c(c). — ear-ac: poiché agion- è femm., non può riferirsi ad cugine. ma è uguale all’u. esuk csoa ‘ sic, item ’. — acum: supino, cfr. lt. assus; probabilm. da *arssum, "'wrsso- di arde6, 5 84 e cfr. ad A 31 r. 2. B 238, 149. — 9. babu apoleem's: che si tratti di un npr., come crede il Grienberger KZ. LIV, p. 73 sg., è inverosimile. babu (sarà. il nom. sing. di un tema msc. in -on-, lt. "'bab5 *bab5nis) deve es— sere ant-ica parola (di sostrato 7) col significato di ‘ pater ' e indicante un

sacerdote elevato, come più tardi il trarrà; greco e il papa latino, cfr. anche abbaia, gr. à[3{3& dall’arameo ‘ padre ’; cfr. anche patera come secondo Ausonio chiamavano i loro sacerdoti gli iniziati al culto di Apollo-Beleno. — apoleonie: per la derivazione il Grienberger cita opportunamente (I. e., p. 73)

— 1 BIALETTI esco-unam, 53-54

121

il nome di donna Appellcnia, cui si aggiunga l‘u. semenles ad T. I. II b 1 = lt. Sémò'niîs. Cfr. aplcns in 50 G. —- 10. Nota l’a di ngm-, innovazione rispetto al certo antico -E- di lt. régîm. — petti: cfr. ad T. I. VI a 8. e 34 r. 40; per l’e cfr. pes 48. ——- carie: dat. di un tema. "'kcrsjé- con -jé- da —j_cî- (cfr. 5 134). — ionio: dat. in -cî, cfr. mimmo 51. — 11. Dividi poer si, il primo da *pakris, il secondo con caduta. di -d come in. tc.a. cfr. aetatu dida ecc. 47, ciao aetate [arte 48. — amctens: il significato ‘ voluerunt, decreverunt ’ sembra

certo; ma la connessione generalmente supposta con lt. amàre e, dato il significato di questo verbo, assai incerta. Forse am-d- di am- ‘ prendere ’,

cfr. ad pramcd 152 a. —— 12. umlinam: probabilmente il risultato della vendita da parte dei sacerdoti di oggetti di devozione. A quanto sembra, qui si fa distinzione tra profitti ottenuti dai singoli sacerdoti con vendite di oggetti fatte per proprio conto e quelli risultanti da oggetti di proprietà. del santuario. Questi ultimi sono intangibili. —— ta.a va completato in tuga o taha; anche per motivi comparatistici e più probabile -g-: il lt. tango, tagam tagit at-

tigat ecc. e ambiguo, ma cfr. gr. rsrmycbv, ags. ficcciwn da "')ak5jan ' toccare lievemente ' con -g- ie. — In mi . . . nipis ( = néquis) abbiamo due nega-

zioni che si elidono; quindi = ‘ tangat quis ’: ciò fa luce sul significato di pedi che è uguale all’u. perse persci ecc. ‘ si '. ‘ si quando ’.

VESTINI 53

00.247. Bo. 119.

;

Pl. 276.

Ja. 75.

GIL. 1- 2, 394; IX 3414.

D. 77.

v. 220.

Da Navelli.

Wii.; | duna | didct | hcrclo | io-wio | bmt | data

Pietra, già. nella chiesa di S. Maria in Gerulis.

T. Vettius donum dcdit Hcrculi Iovio

merito data.

Cfr. 50 B ecc.; in didct l'-i- e trasportato dal tema di pres. dido-, dichi-,

cfr. ad 47 r. 7. — herclo: dativo di tema in -o- di tipo latino, così come il dialetto dell'intera iscrizione è più latino che « esco ».

VESTINI O SABINI

54

Go. 248. Pl. 280. V. 227. Bo. 120. Da Scoppito (‘l).

mescne | flusa-re | poimunieog. | atm9 | aunom | hiretum Che questa pietra. sia stata rinvenuta a Scoppito (a 8.0. di Amiterno. dunque in terr. sabino) è detto da Lanzi, Saggiol II, p. 618. Il nome di mese Flusarc ritorna in GIL I’ 756. IX 3513 D. 280 (legge sacrale del 58 a. C.) da Furio, quindi in territorio vestino; ivi esso significa Quintilis, luglio.

122

LE

LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL

In mense Florali, in Poemonio, (i. @. sacrificent).

LATINO

Aterno novellum arietem

mesmo loc. = 11. menzne T. I. II a 17. — flusarc è certo derivato da *Fhìscî = Flém, con un suffisso -(cì)rio-; la parola ritorna nell‘iscrizione

di Furio. — poimanien: loc. di un tema pocmonio-, aggettivo (sott. ‘ lucus ’ 0 sim.) dal nome di Pomono, u. Puemuno-, cfr. ad T. I. III 26: la scrittura con ai parrebbe- un riflesso della ortografia romana in un’epoca in cui si scriveva ancora 012 ma si pronunziava già. oc (& 20); al loc. è aggiunta la postposizione cn. —— atmo = lt. Ater-n.5 dat.; qui appare dunque la desinenza latina (5 307) o una sua corrispondenza. — aunom hirctum è la corrispondenza esatta dell’umbro unu erietu in T. I. II a 6: l’h- di hiretam può essere una scrittura superflua di questo segno, come spesso avviene, o rappresentare

l‘influsso, p. es., di un corrispondente _del lat. Modus. Cfr. u. habina. ad T. I. VI b\ 22; aunom come 11. unu è pertanto un aggettivo, che nella T. I. II vien riferito anche a un cinghiale. In via di supposizione. e riferendomi ad Hor.

Cama. III 13 (0 fans Bandusc'ac . . . cms donabcris hacdo, cui frana turgida corm'bus primis ct Vcncrcm ct proclia. destinat), penso che anno- vada con *au- di

averi ecc. e significhi ‘ cupidus ' (in senso erotico), quindi ‘ giovane ‘; oppure ‘ buono, valente ' ? Cfr. paleosl. comparat. an-iy'aî ‘ melior ’ accanto a un—i-ti ‘ vello ', che possono essere costruiti su un tema *au-no- pure con 'em-. Ma è

una pura ipotesi. In nota al passo oraziano, il Kiessling ricorda che i fratelli Arvali (acta del 183) sacrificano a ,Fons due vcrvcccs; se aum- potesse

congiungersi con scr. «inci-s ‘ privo ' gr. ev5w.r; id., non sarebbe fuor di luogo intendere ‘ castrato ’; quantunque, l’offerta di animali castrati &.

Giove e a Marte (nella T. I. Il) non è forse troppo indicata, e pare strano che per indicare animali in tali condizioni si vadano a cercare pr0prio i nomi di animali maschi, erletu—hirctum e abrunu.

VOLSCI

55

Tabula. Veliterna.

Co. 252. Bo. 136.

dcuc

P1. 240.

Ja. 78.

dcclunc

statom

Grieuberget, KZ. LVL p. 28 sgg.

scpis

atahus

pts

V. 222.

uelcstrom|

facio. csaristrom se bim asi] ucsclis uinu arpatitu| scpis totc'cu couchriu sepu fcrom pihom estu| cc 86 cosutics ma ca tafanics media: sistiaticns Tavoletta di bronzo.

1 — I BIALETTI OSCO-UMBRI,

55

123

Divae Declonae statutum. Siquis imprudens pins volunta-

rium faciat sacrificium, si bovcm assibus vasculis vino adsperso, siquis publica curia sciente, ferre pium esto. Ec. Se. f. Cossutius, Ma. Oa. i. Tafanius meddices statuerunt. l. deue declune: potrebbe anche essere un maschile; -c da -013 o da -ai. — statom: col valore di stato- msc. in 34 r. 1. L’intero titolo d. d. 8. come il totai maroucm'. lima di 52. — sepis ‘ siquis ’, con "'sei come lt. si, non "'svaz',

come 11. sve, svepis, o. svai, suaepis. — atahus: tradotto generalm. ‘ attigerit ’; “ma la radice e tag—, cfr. quanto è detto ad 52 r. 12. Si tratta a mio parere del part. pf. attivo, come fac-us sip-us (il primo con mutamento di valore; cfr. ad 9 r. 5) di un verbo eta‘-, cfr. le formazioni slave

rok-11 (da *rek-us) ‘ che ha detto ’ ma déla-vù (da -vus) ‘che ha fatto ', in cui il -v- è introdotto dal tema a grado normale "‘-yes-f-yos- ad evitare lo iato. In atahus l’h è al solito un artifizio grafico per indicare che a.-u costituiscono due sillabe. Il verbo atti- e da *ag-tcî-, colla radice *ag- ‘ commettere una trasgressione d’indole sacrale ’ “di u. ciu T. I. II a 4, ahtu ib. r. 10, ‘ sacri-

legia ’ e ‘piacularem hostiam ’, gr. 6270; ecc.; cfr. anche ad pel. aticus da *ag-t49. Abbiamo a che fare pertanto col piaculum che un magistrato o sacerdote imprudens, cioè che senza intenzione aveva commesso un errore nel compiere il sacrificio da lui offerto, poteva volontariamente offrire per purificarsi personalmente, senza pregiudizio del rinnovo del sacrifizio o di corrispondenti piacula da parte dello stato. Il piaculam personale poteva solo essere oflferto da colui che aveva commesso l’errore senza intenzione, il che è confermato dal

seguente pds ‘ pins ’ (cfr. pes peligno, 48): cfr. Cic. de leg. II 9. 21: « Sacrum commissum, quod neque expiari poterit, impie commissum esto». 22: « Impius ne andeto placare denis iram deorum». Varro L. L. VI 30: «Praetor qui tum (i. e. die nefasto) fatus est, si imprudens fecit, piaculari hostia facta piatur; si prudens dixit, Q. Mucius ambigebat eum expiari ut impium non posse ». Sull’argomento v. Marquardt, Ròm. Staatsverwaltung III, p.247 sgg. — aelestrom: formazione comparativistica (in opposizione a ‘ necessario ’ 0 sim., 5 212) _da un tema "'veles— o *veleso- rad. *g_ael- ‘ volere ’. — 2. facie: come in secure 64, :) rappresenta l’esito della palatalizzazione di ]a, qui avanti 3}. Il cong. pres. in una proposizione condizionale come in o. svai nelp dadld 28 r. 4 o in lt. nomen si quaeras exoriatur Saluiae, D. 666 r. 6; oltreché qui il cong. ha valore volitivo o debitivo ( ‘ vuole ’ o ‘ deve fare '). —- csaristrom: derivazione da aisar- ‘ dio, dèi ’, probabilm. etrusca o etruscoide (ctr. è—pureétreé, èacniétreè), con ai > e. —— bim: da *bzîm con 11 > i come in umbro e fatto secondo (u.) sim ‘suem ’ (questo alla sua volta sec. *b5-m == [36.3v, scr. gti-m). — asi]: dat. pl. con -f da -/s (o. lulsarifs 21), dunque con trattamento diverso da quello esco (-fs > -ss, -3) e analogo a quello sud-piceno, cfr. matereil ecc. 68. —— uesclis = n. aesclir; se questo ha g_e- da l-, anche il

LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA

124

OLTRE IL LATINO

volsco conoscerebbe tale passaggio; cfr. ad T. I. VII a 9. — arpat-itu: da *ad-patîtòd: gr. :ciao:-> < 'nu-im, con d > I‘ (cfr. u. e lt. arc. ar-, ad A 29 r. 2).

— 8. couchriu: da *co-uîr-io- (l), msc., e parallelo al lt. cirio da *co-ggiricî & 33. -— sapa: ab]. di (o.) sipus, su cui cfr. ad 9 r. 5. —— foram: infin. con -om. — pihom: cfr. ad TJ. VI a B. — 4. sistiatiens: cfr. ad 50 0. In AGH. XXVII, p. 153 sgg. sostenni che questa iscrizione (eccetto il titolo e l’indicazione dei magistrati) e metrica. Ora non sono più di questa opinione. Ma che si tratti di prosa ritmica divisibile facilmente in xòla: contraddistinti da omoioteleuti e con tendenza ad ottenere corrispondenza col numero delle sillabe, è evidente: cfr.:

copia atahus pio micatrom faoia csaristrom se bim asif melis nima arpatt't-u sepis totiou couchriu sapa Icrom pihom ostu. Nello stesso mio articolo si troverà. una discussione delle precedenti proposte circa l’interpretaz. del monumento: buona parte di quelle da me allora avanzate sono sostituite da quanto è detto qui sopra.. — Il Vetter propone: « siquis attigerit, qui arbitrarium faciat, piaculum sit: bovem, asses (cum)

vasculis, vino conforto (: o. patensins, perché viene aperta la di-

spensa). Siquis publico conventu sciente, asportare pium esto ». Altra opinione ancora: M. Durante, in SE. XXXI, 1963, p. 249 sgg.

VOLSCI O MARSI 56

Co. 253. P]. 242. Ja. 72. V. 223. Bo. 132. Da Civita. d’Antino (Antinum).

pa . ui . pacuies . medis | nesuno . dunom . dad ! ca . cuma-3203 cetwr Tavola di bronzo.

Pa. Vi. f. Pacuvius meddix Vesonae donum dedit. Ca. Cumnius censor. cetar: probabilmente un compromesso fra l’antico censtur (cfr. ad 9 r. 18) e il latino 06307 5 50, cfr. A 8 ecc. Poco senso avrebbe l’interpretazione ‘ centurie ’ che si potrebbe linguisticamente sostenere pensando a un tema *ccntar parallelo a decur per decurio, ricavabile da « Decares decuriones » P. F. p. 75 M. 187 L. — Per Vesona cfr. ad vesulllais 24.

( l ) Dunque con *gÎro-, dove Posco ha generalm. ner-; cfr. con i' scr. virds lit. vjms u. ueiro contro i in It. (vir), colt. e germ.

I — I BIALETTI OSCO-UMBRI, 57-59

125

MARSI (1) 57

Co. 261. P1. 243. Ja. 73. GIL. IX 349.

V. 225. Bo. 133. Da 8. Be-

nedetto de’ Marsi (presso Pescina; l’ant. Marruvium).

9303 | nouescdc | pesco pacre Su pietra. Secondo Co. la prima lettera potrebbe essere un 13, e dopo 303 pare esservi stato un punto e un’altra parola iniziantesi per 3.

Di Novensides templum propitii (i. e. accipite o accipiunto). csas: nota e da mi di aiso- ‘ deus ’. —— nouesedc: con d come nell’iscriz. la-

tina da Pesaro D. 187: dein. No[u]e sede ; P. Popaio Pop. f., contro la forma sabina con l (5 108): « Noucnsiles Piso deos esse credit nouem in Sabinis apud

Trebiam constitutos », Arnob. III 38. Cfr. ad 149. — pesco: forma che ricorda l’o. pestlùm 40 G, peesslujm 35 O‘ e l’u. persclo ad T. I. VI a l; e può essere o una retroformazione come se da un diminutivo o una diversa formazione *pcrk-sko-. La. parola torna frequente nell’onomastica moderna della Marsica (Pescocanale, fraz. di Capistrello; Pescocostanzo) e della Italia centro-meridionale in genere (Pescocupo, Pescolanciano, Pescopennataro prov. di Campobasso; Pescolamazza, ora Pesco Sannita, prov. Benevento; Pescopagano,prov. Potenza; Pescorocchiano prov. Rieti: Pescosansonesco prov. Pescara; Pesco-

solido prov. Frosinone). —— pacre: probabilm. nom. pl. del noto tema pacri-z la conservazione dell’-3 in 6808 non contrasta colla sua omissione in pacrc, cfr. p. es. Cantoaios Apmfclano A 6. Vetter propone: ‘ sacrificium piaculare ’.

58

Co. 260. P1. 244. V. 224. Da S. Benedetto de’ Marsi.

pc wip ione .

0 po. . . . [i]owies . puclg[s]

Due frammenti di pietra, ora inseriti in un muro.

r. 1. ne. . . Pl.

r. 2. paci. Co., che però vede un’asta dopo !.

Pe. Vip....

Iovi (et) Ioviis filiis.

Dopo ione può completarsi cem-m o simili. —- ionica puotes equivale al pcligno ioaioz's paclois di 50 O‘: qui abbiamo ai > e.

SABINI (2) 59

CIL. I' 2, 2658.

Mancini NdSc. 1926, p. 216 sg.

Ribezzo RIGI. X, p. 305 sg.

D. 7201, p. 86.

Leumann, Glotta XVIII, p. 246.

Die urlat. Reklamestrophe, p. 43 sg.

Dirichs,

V. 512. Da Tibur. V 0 IV sec.

(1) Cfr. l’iscrizione in latino (( marsizzato » A 6, ed E. Peruzzi, Testi latini arcaici dei Marsi, in Maia N.S. XIV, 1962, p. 117 sogg. (2) Cfr. ora M. G. Bruno, I Sabini e la. loro lingua, Milano, Ist. Lomb. di Scienze e Lettere, 1962 (da Rendic. Ist. Lomb. 95—96, 1961-1962).

126

LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL

ni

|d|

permitatkapi | ilorivipe

LATINO

seeti.3|E

Altheim, Gcsch. der lat. Spf. 1951, p. 238 n. 3, che ha riconfrontato l’originale, assicura che la lettura katillo 0 sim. e falsa. Nella r. 2 ! iniziale potrebbe essere l; I'! è dubbio, specie il secondo segno che può essere un intacco nella rozza pietra di questa base a sezione quadrangolare incisa su una faccia.

t-p come in tòpol' ‘ pioppo ’ da p6pulus. —- anforener: da *am-fer-end- con am- = lt. am- in amplcctor 5 454 (sincope di *ambhi-). Pel genitivo cfr. ad ocrer peihaner r. 8. —— et: è la congiunzione umbra corrispondente al lt. et, gr. in, contro Posco inim.

— porca ‘ virgam ', formalmente = lt. ‘ toga ’. pur confessando

perticam. Il

Devoto

traduce

che « nulla etymologia hanc interpretationem

confirmat », perché in VI b 49 perm è retto da anonihimu: « virgae enim non induuntur ». Ma Cicerone dice induere anulum, torquem e Ovidio, di Vertumno che si camuflava da agricoltore (Met. XIV 650): induerat scalas, lectq poma putares. Elegante, ma non persuasivo è il suggerimento del Bottiglioni

142

LE

LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL

uasor . uerisco . tre-blanir . porsi . ocrer |20 pehaner . pace . ostensendi . eo iso estenda pusi . pi? parete . cehefi . dia . sumr uerisco tesonocir sumr

|21 uerisco . uehiez'r

LATINO

Vasa quae ad portam Tre-

bulanam arcis |20 piandae ex pacto ostendentur, ea sic ostendito ut ignis ab igne incohari videatur. Item ad portam Tesenacam; item |21 ad portam Veiam.

(()onvi-vium racc. nuova, 195], p. 449): perke] come lt. trabeas: trabs (probabilmente il rapporto fra trabea e trabs e illusorio). — arsmatt'a da arsmo- ‘ ritus ’, cfr. ad V I a 26. — habitu, habctu: certo = lt. habét6. In 0. troviamo hafiest ‘ habebit ' e, con p, hipz'd ‘ habuerit ’ (cong.), hipust ‘ habuerit ' (fdt. ex.); d’altro lato il lt. presuppone *khabhE-, cfr. 5 100. Come nel caso di combifiat-u (ad r. 17). l’u. appare meno radicale dell’o. nel ridurre a spir. sorde le antiche MA interne; in altre parole, esso talora presenta i risultati del latino, del venetico

e del piceno meridionale che riducono questi suoni a M, e ciò non solo dopo nasale ma anche, nel presente caso, fra vocali. Il -p- delle due forme osche

derivate dal tema di pt., come anche il loro o' (da è”) si spiegano coll’influsso di un corrispondente del lt. cépî; invece il tema del pres. ha hcl-. — uasor n. pl. ntr. cfr. lt. visa. — naria-co. veres ab]. pl. di vero- m. pl. tantum (come lt. fo-rés) ‘ porta ',

o. veru ntr. acc. pl.: lt. axperi6 da *apo-geri6, lit. àt-ven'u ‘ apro ‘, ùZv-veriu ‘ chiudo '. Cfr. nero in A 39 I. — treblanir, treplanes ecc. Nome di una porta., ricavato forse da quello della divinità. Trebo- VI a. 58. I a 8, connesso alla sua volta colla rad. treb-, cfr. ad tremnu r. 2. Il Devoto confronta il nome locale odierno Trebbia e pensa che il Trebula toponimo antico valesse quel che il nostro Casale. 20. — poca: seguendo un suggerimento del Devoto (che traduce « ritu »)

intendo come abl. di un tema pcîktî- riferer'ntesi &. ostensendi, non già, come si ritiene comunemente, al precedente genitivo — che abbiamo trovato stare da sé (r. 8. 19) — colla funzione di It. causgî, grdtùî. In un caso o nell‘altro

la rad. è quella di lt. pac-isco(r), prix, e pa'ka"- identico a] scr. pdg:cî f. ‘ legame ’. — estan-scudi: da "'obs-ten-s-e-ntér, cioè un fut. con -3- in cui, per indicare

il passivo, alla desin. di III pl. -nt si è aggiunto l’elemento -è'*r di forme come u. pihafi o. sakralir 25 .-l e B. Quanto alla rad. ten- in questa forma e nell’imptv. os-ten-du, si ritiene che sia la stessa che appare in andendu, antentu, endendu ‘ imponito ’, entelust ‘ imposuerit ’ e in lt. tend-5: ciò in quanto si ammetteva che in entelust entelus e in apelus apelust ‘ impenderis, impenderit ' si trovasse un peculiare pf. umbro con -Z-. Ma l’esistenza di questo perfetto in

I — I BIALETTI esco-unam, 60 (T. I. VI a 20-21)

143

considerata « una curiosa fantasia» dal Goidànich, AGH. X X V (1931-33), p. 55, il quale riteneva « entelust endemia . . . da una base tel-, pres. *teln5 >

*te-rm6 lat. tollò' < *t£n6 portare (così pure apelust ampe-ntu da una base pel-) »; ignorando o dimenticando questo precedente il Fraenkel, KZ. LXIII, p. 196 sgg. negava l’esistenza del pf. con -Z- e pensava che entclus(t) fosse formato da *tel- mentre per antentu restava al vecchio confronto col lt. tend6 e pertanto vedeva in antentu/entelus(t) un sistema suppletivistieo, similmente

in apelus(t) rispetto ad ampentu ‘ impendito ’, il quale apelus(t) conterrebbe la radice *q"d- di lt. colò, ecc. (5 14); ed io, KZ. LXV, p. 121 sg. tornavo al-

l’opinione del Goidànieh, cioè che le forme radicali ten- pen- fossero i temi di pres. *tenno- *penna- da *tel-no- *peZM-z pel sarebbe quello di pelhî. Ora mi pare più probabile, in vista dei significati dei vari passi, di determinare cosi la questione: andendu sutentu ‘ supponito ’ ed endemia eatelust sono da *mi-, pres. *telmo- > *teneio- e pf. radicale tel-; estenda è piuttosto da 'al»-

tend-e-tò'd come il lt. ostendit5; infine (@ in ciò segue un suggerimento del Fraenkel, da lui lasciate cadere) ampentu è da *an-pend-e-t5d come lt. impendit5, apelus(t) e una formaz. analogica ad entdust: cfr. ampentu: apelus(t) = ententu: entelus(t).

— paci ‘ ut ’ è formato come il gr. m‘òg da *q*5d-s più l’-î di cui v. ad pim? r. 5. Cfr. o. puz, pans ad 9 r. 9. — pif, pure-to: n. sg. e ab]. da *p1îr *p1‘ir- come gr. 1rfip nopòg. Cfr. o. puraslal 34 r. 16. — cehefi sta per kéfi da *kagh-gdhiéi: la radice è quella *kogh-lkaghdal lt. in-cohò' ‘in-cipio ’ (:capi5 !), o. kahad ‘capiat ’; il suffisso ci offre

la corrispondenza esatta al gerundio latino uguale all’infin. ser., vehendì: urihadhyae'. (& 249); invece le forme di gerundivo ou. in -n-n- da -nd- sono imprestiti grammaticali dal latino.

—- dia. è un congiunt. *dej-cî-r ‘ appaia ’ della rad. *deje- nel gr. 8éaro ‘ appariva ’ ser. dî-de-ti ‘ appare ’. Si tratta dunque di disporre in certo modo i recipienti col fuoco. — eunar ‘ item ’ pare identico nella radice al gr. di:; ‘ così ’ lt. sri-c (5 375). Se si tratta di antichi strumentali e quindi l’rbg greco ha ricevuto l’ampliamento d’un -g avverbiale, si può mettere a confronto di; e sur— da "'85-8 e scorgere in -ar' una ripetizione intensiva della finale. La forma senza questa ripetizione si trova in sar-ont VI !) 8 ecc. accanto a saruront. — teso-noc-ir, tesmocir, tesenakes: già. il Moratti, citato dal Devoto, ae-

cennò all’odierno villaggio di Tessenara vicino a Gubbio. 21. —— aehieir. Il Conway pensa che questo nome sia connesso con quello di

Veìi: sarebbe dunque la porta che reca a Veii, come a Milano abbiamo la porta Romana, quella Ticinese (che mena a Pavia) ecc.

144

LE

'" pre

LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL

ucreir

treblaneir

LATINO

trai] bui grabouei iuuc feta eso . namtu . uestcz's . teio

" Ante portam Trebulanam Iovi Grabovio boves tres facito. Sic narrato libans: « Te

. subocau . suboco [’"| dei . gra-

invoco invocationes |23 Iovem

fisiu . totaper . bom' . ocripcr . crar nomneper . elimina . crer fas sei . pacer nomncper

Grabovium, pro aree Fisia, pro civitate Iguvina, pro illius nomine, pro huius nomine: favens sis, propitius sis arci Fi-

sei . ocra . fini [ “ tate . iiouinc . crcr

nomnc . smr . nomne

amie

tio

dei

subocau

gmboue

ender

suboco .

frite

siae | “ eivitati Iguvinae, illius nomini, huius nomini. In sacro te invoco invocationes Iovem Graboviu'm, sacri ritu

22. —— iano grabouei, krapuvl ‘ [ovi Grabovio ’. L’epiteto Gmboaio- spettante, oltreché a Giove. a Marte e a. Vofiono, è connesso. come primo vide il Kretschmer, Benanbergcr-Festsehrift, p. 89 sgg.. con ypcifizov ‘ fiaccola di legno di leccio o quercia '. probabilm. parola. macedone. I . Gr. e quindi uno Zcùq lv8ev89m;. ‘ Giove delle quercie ' (in cui entra sotto forma di fulmine) come lo Zulu; mvaîoq o come lo Zeù; Bayaîoq (1) dei Frigi; -om'o- è il sulfisso come in Fisovio- di VI 5 5, ctr. ad trebo r. 58.

— bu] da *bum come gr. (305; da “fimv; > "Bow; innovazione per (363; conservato in dorico ed = scr. gdo. Invece il lt. bovés è da *g‘og-gm come bom. [36a; (innovazioni secondo il nom. pl., [Stag forse secondo aùag, cfr. ad r. 58).

— trai], tre da *trim con raecostamento al nom. *frejes. — [sta: da *lak(e)tdd, in cui il gruppo -kt- secondario ha. dato -it-; indi ai > e. — naruto: il significato è quello di ‘ pronunziare solennemente ’, ‘ proclamare ’. Sembra derivato, come il lt. namîre (con arr per à'-r & 75) da *gmîros, lt. gna'ms (il cui gn- è conservato contro 5 86 secondo ìgmîms). — uesteis, metis sarà il 11. sg. (con antico -ks > -3) del tema. vestek- onde il verbo anticata ecc. ‘ libato’ ecc. (cfr. iudwàrc da index) 6 il sostantivo uestwiam vestlcla restleam ‘ libamentum’. Quanto alla radice, si può, seguendo le orme del Brugmann, pensare che "'vesti- (una volta con —z'-: "Ìstlca ab]. II b 13) sia da *leib-sti-: It. 1555, gr. lec-1; ma la cosa è incontrollabile. — suboocm suboco: subocau è I sg. pres. d'un tema verbale saboccî- come

claim di stà- ecc.; suboco molto probabilm. il n.-acc. pl. ntr. di un tema subokoonde quel verbo è tratto. Altri pensa che suboco valga ‘ invocavi '. Si crede comunemente a un rapporto col lt. vocére; ma questo è secondo ogni probabi—

1 — 1 BIALETTI osco-uunnr, 60 (T. 1. vr a'. 22-24, I a 3)

treplanes

preveres

|“iuve buf

krapuvi fetu

tre

145

Ante portam Trebulanam [ °

Iovi Grabovio tres boves facito.

lità. connesso con 063: e contiene la rad. *ycq'- (q" > 7: avanti 3 e consonanti 5 109). nel qual caso l’on. dovrebbe avere *vcp-. Probabilm. si ha da dividere su-bok (ctr. su-tentu): si giunge cosi a un *g'otik- onde *bot(i)k- > boh-,

formato da *g'ct-[g'ot-, la rad. già. nota del got. qifiam ( *g*ct-o-) e dell'arm. koéel (*g‘ot-je-) ‘ dire '. 28. — dei, di voc.. dci acc.: ie. *diés *djè'm (55 344. 356) dovevan dare "dis (non attestato; cfr. comunque mcssap. als ad 84) e di(m) scritto dei; di

su questi casi si e fatto il voc. di per il dica che riappare nella giustapposizione iupatcr = lt. Iuppiter. Gli altri casi normalmente dal tema iuv- = Iovda *dicu-. Che qui e in 24. 52 dei Graboui (-ae) vada inteso come accusativo. mostra il parallelismo di VI b 26. 27. — fisiu: nome della cittadella. di Iguvium, ricavato da quello del dio Fiso- di VIb 3. l a 15. — mne-per abl., il n. acc. sg. e nome numen = lt. n6mcn. — foa, fam ‘favens’. foncr 11. pl. ‘faventes ’ VI b 61, tema foni- da *fau-ai-z lt. fav-cci. Probabilm. il lt. Foam è tutt’altra cosa (da *darmo- onde Danann divinità messapica, che strozza i lupi: ie. *dhau- ‘ strozzare, sgozzare '). Pel fener ‘ vocis ', solo fortuitam. identico a foncr ‘ faventes ', cfr. ad VII & 20. — pacer: n. sg. di un tema pacri- (11. pl. pacrcr) dalla rad. di lt. pda: pacîscor ecc.; cfr. peligna cite pacris (47), marruc. cisco pacris (52). 24. —- arsic: piuttosto che vocativo sarà, come ritiene il Devoto, locat. del sostantivato onio-, su cui cfr. ad r. 6.

— fritc: generalm. si ritiene che questa parola valga ‘ fiducia ' (: lt. jrétm) e che la forma critc in VI b 15 sia errore per Iriic. Come ho mostrato in Athenaeum N. S. XIX, p. 38 sgg., abbiamo qui un ablat. uguale all’avverbio lt. rità (da *rity-i, propriam. locat.), e quindi fisouic c-ritc tiom subocau significa ‘ 0 F:, io ti invoco secondo il rito ' (cfr. lt. ca: edicto eco.); negli altri passi in cui compare fritc, precede sempre un gen. sg. (arsic(r) o former), e quindi abbiamo da scorgere in essi un fenomeno di sandhi (5 140) in una

formula fissa in cui -cis rite dava -clrite: in questo -cfritc e stato poi parzialm.

riammesso l’-r finale dei genitivi precedenti. Cfr. l’analogo caso di zefef per s- in [ctu zeiel I a 25 (per "']ctud sc-) ecc. per falsa. divisione dopo imperativi in -tud; altre analogie in altre lingue ho indicate nel mio articolo citato.

di cui ricorderò solo il pronome anord. pa sorte per il in casi come bindi} il: ‘ lega esso '. poi bindi bit e infine bindi} pu. Che in [rite bisognasse cercare il significato di ‘ rito ‘ hanno veduto gli interpreti che non si sono lasciati sedurre dal confronto con frétus: Lassen, Kirchhofl, Bréal. 10 — V. PISANI, Le lingue dell'Halt'a aulica oltre il latino.

LE LINGUE DELL’ITALIA

146

ANTICA OLTRE IL LATINO

dei .

te invoco |25 invocationes Io—

tio gmbouie graboue di pihaclu esu . bue . pcmcrei ocrepcr . fisiu tota.per . iouina

vem Grabovium. Iuppiter Grabovi, te hoc bove opimo piaculo pro aree Fisia pro civitate Iguvina, pro illius nomine | “ pro huius nomine. Iuppiter Grabovi, huius opere si in aree Fisia ignis ortus est, in civitate Iguvina ordines debiti

tio

subocau |25 suboco

. irer . nomneper | " smr .namgrabouie orcr neper dei ase . persei . ocra fisie pif iouine toteme est odo

arsmor

dersecor |27 subator

|27 omissi sunt, quasi non con-

sent . pusei neip . heritu . dei . crabouie parser? tucr per— sclcr uaseto est . pesetom est

sulto. Iuppiter Grabovi, si tui sacrifieii vitiatum est, pecca-

peretom est |23 frosetom est

tum est, peritum est, |23 trau-

perscler tuer daetom est nas est auirseto uirscto di gmbouie persei . mersci .

datum est, neglectum est, tui sacrificii visum invisum vitium est, Iuppiter Grabovi, si ius sit,

25. — pc:-merci corrisponde suppergiù al lt. pensieri. 20. asc da. 'op(c)s- = lt. opus oper-is ‘ durante l'esecuzione di quello ', cioè del piaculam. — orto = lt. Mam. Che il fuoco possa essere sorto in séguito a un fulmine, è possibile: ma la traduzione « fulgur icit » del Devoto è inaccettabile. -— totcmc ionine, cfr. iouincm r. 46 colla postposiz. em (en) dopo sostant. e aggettivo; in totem-c la postpos. è aggiunta una seconda volta (tote-em-e). — arsmor, eremo hanno accanto a sé arsmahamo, armamu ‘ ordinamini ’, onde il nome della porca. arsmatc'a nella r. 19. Il significato della parola. è quindi ‘ ordo, ritus ’; e precisam. ‘ ordo ’ come ‘ rito, procedimento stabilito ' in passi quale il presente, ‘ ordo ’ come ‘ ordine sociale ’ nella formula ner] mamo, cfr. ad r. 30. Sulla. radice e la formazione cfr. ad r. 6; e sul tutto

v. Sittig, KZ. LII, p. 210 sg. — denccor ‘ debiti, dovuti ', forma raddoppiata di *dck- in lt. de,:É. 27. — subator ‘ omissi ’ con subotu suhahtu ‘ deponito ’ vengono—in esi come formazioni di sub-hab- (bt > lt > M, i). —— har-ita, herctu. Ab]. sg. di un hcrìto- ppp. di herî- accanto ad her- ‘ vo— lere ’ (anche o.: hercst ‘volet ’ ecc.): her- ritorna nel lt. Heriem 1mwm's (Geil. XIII 23, 2) e « Hamm Marteam antiqui accepta hereditate colebant, quae & nomine appellabatur heredum [!], et esse una ex Martis comitibus putabat-ur» P. F. p. 100 M. 221 L., che è interpretato all’incirca ‘ numen ’ e rappresenta nel caso di Marte una di quelle divinità femminili

I — I BIALETTI osco-uunm, 60 T. I. VI a 25-28)

147

accompagnatrici come Prostata Ècr/ì'a Èerfcr Martier o Turca È. È. M. (VI b 57 sg.) nel rituale umbro. Questa. Hcm'és romana è probabilmente di

origine sabina. La radice ritorna altrimenti in gr. xalpto, scr. hdryati ‘ desidera ’ (I). In lt. esiste un causativo, bari-tar (Eno. Ann. 432) sostituito dal

frequentativo bari-tor (horitrîtur Enn. Ann. 346) onde horbor. — pucci ncip heritu ‘ tanquam si non consulto ’, sott. ‘ factum sit ’: ‘ come se la cosa non fosse intenzionale ’.

—-- uaseto uniretom vacetum ‘ vitiatum ’ è ppp. del verbo mpé- riferentesi al sostantivo nas ‘ vitium ’ che troveremo nella r. 28. Uas non può essere che per *vak-s da un ntr. "'vak-os, poiché la rad. è oak-, come mostra il o,

è del participio. Il confronto col scr. vakrcis ‘ curvo, obliquo ’ (v. Wijk, IF. XXXV, p. 268) non regge, perché questo ha il suo a da 43. Si dovrà. pensare piuttosto a lt. vuo-nus, vas-circ. Questo vien comunemente ritenuto

origine di vacilfire; ma Lucrezio ha vaccillà're, e piuttosto che scorgere nel cc una « geminazione espressiva : (E.-M., p. 710) preferisco considerare oacilkîro come sorto per la « lex mamilla » (5 76) da oaccz‘llàre, questo da *vat(i)cilldre formato da un *vaticus presupponibile accanto a oata'z catia vaiius ‘ coi piedi storti, sciancato ’, cfr. va'ricus e vcîriccîre; la formas. in -illdrc po-

trebbe essere stata suggerita da oscillrîre (denomin. di ò'scillum 5 442). — pesatom ‘ peecàtum ’: da *pokké- accanto alt. pecca'-, probabilm. denominativi di *ped[i]kà = lt. pedica, quindi ‘ avere i piedi inceppati ’ 0 sim. (Hartmann, Giotto. IV, p. 154 ag.); de Saussure (Romafil, p. 559, n. 1) pensava

a derivaz. da un *ped-cos ‘ difettoso nei piedi ’ formato come man-cus. — perctom = lt. per-item. (-ei-).

28. — frosctom da *frausé-z lt. framus (Pl.) da *fraud-to-. — dacia-m contiene la forma da(d)-, dat- allotropa della preposiz. lt. dé, come l’e. dat, da-dikatted ‘ dé—dicàvit ’; -etom = lt. itum.

— uirseto da. *gid-éto-. Cfr. uisos i-nuisosqac A 42, o. 141, 2. — nas: cfr. ad aaseto r. 27.

—— mcrs(c)i: scritto qui e nei paesi paralleli, r. 38 e 48, per men si ‘ ius sit’ (cfr. mors est VI b 55); a meno che non si tratti di un impersonale *mcdé-r: lt. mcdé-rî come o. Zoafir = lt. Zibé-. Nel primo caso, abbiamo mei-s mors ntr.

‘ ius ’ da *mcdos- che sta a lt. modus 111. come gr. léo n. a Mixo; m. e si ritrova nell’o. mcd-dik— ‘ iii-dex ’ (2). La radice è *mcd- di It. mode-or mediana gr. pé80 par. p.‘7180f; (uguale a mei-s salvo l’apofonia radicale e" come in arm. mit ‘ pensiero ’ da *m6d-).

( 1) Si può pensare che « Haras apud antiquos pro domino ponebatur » P. F. p. 99 M. 220 L. risulti da una confusione tra una formaz. di questo her- ed hérés ‘erede ’. Od è in gioco cms? (2) Lt. modes-tus moda-5 (5 233) potrebbero essere rifacimenti di *masecondo modus.

148

LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA

OLTRE 11. LATINO

eau bue |29 pcmcrci . pihcclu . pihafci . di . gmbouic . pihatu . acre . fisci . pihatu . tota iogmbouic . pihctu uiua di

hoc bove | ”" opimo piaculo pia— tum sit. Iuppiter Grabovi, piato arcem Fisiam, pia-to urbem Iguvinam; Iuppiter Grabovi,

ocrcr [°° fisicr . later . iouz'uwr

piato arcis |30 Fisiae, civitatis

nome . ucrf . eremo ucirc pcquo . castruo . {ri . pihatu . futu . fas . pacer . pasa tua ocra fisi [31 tate iicuiuc cr[c]r ucmuc . crar . uomuc . di . gmboule . saluc . scritu . acre . fise? . saluc . scrilu . tota . iiouiua. . .

Iguvinae nomen; principes ordines, viros pecua, fundos fruges piato. Este favens propitius pace tua arci Fisiae |31 civitati Iguvinae, illius nomini, huius nomini. Iuppiter Grabovi salvam servato arcem Fisiam,

di |32 gmbouic

saluc

scritu

salvam servato civitatem Iguvinam; Iuppiter |32 Grabovi salvum servato

29. — pilu/ci sembra una forma di cong. pf. passivo con -6- + -r ag-

giunto al tema di pf. debole in -f—: similmente o. sakrafir (cfr. ad r. 20). Sarebbe però tentante, dato che la forma 11. non appare mai con -r, vedere in essa un corrispondente all’aor. passivo gr. in -81]-, colla determinazione di passivo data dal tema e non dalla desinenza (gr. lumi-011). In tal caso, questi aoristi passivi greci sarebbero più antichi di quanto comunemente si pensi. La' forma osca in -6r avrebbe allora ricevuto secondariamente -r dal passivo. 80. —— ucrf: naturalm. il tema che si ritrova in gr. &vfip scr. udr- ecc. In lt. abbiamo gl‘imprestiti sabini NOT5 (Suet. Tit. l: « inter cognomina autem et Ncrouis assumpsit, quo significatur lingua Sabina fortis ac strenuus »; cfr. anche 0. Gl. IV 124, 22. V 468, 2: « Moms: resistens, fortis ») e Nazione (Enn. AM. 104: Ncricnem Mauortis, citato da Gell. XIII 23 che adduce

Nerio… M artic da una vecchia preghiera, inoltre la forma N aria Martis dal libro III degli Annales di Cn. Gellio, ecc.). Neri ammo vale ‘ principes

ordines '; il significato di ‘ princeps ’ compete all’osco nllr 30 r. 4, ner(cis) 23, ed è attestato in una gà'thcî avestica ( Y . XLVIII 10, cfr. Y . XL 3 e F:. V 86)

a indicare la classe dei guerrieri corrispondenti agli kgatriya- indiani; ordiucs sono le centurie dei liberi, cfr. ordiuauit ccnluriauit Liv. XXIX ], 1 sg. con cremahamc caterahamo VI !) 56 ecc. (e Sittig KZ. LH, p. 210 sg.). Su ammo

cfr. ad r. 26. Cfr. anche il neri di VI b 50. Nor] aroma, usim pequo, castruo fn? sono tre coppie asindetiche di concetti affini, cfr. le coppie o i terzetti (con o senza congiunzione) domo familias,

I - 1 BIALETTI osco-umnru, 60 (T. 1. Vi a 29-32)

149

agmm imam fundam, ]mgcs frumento, ainda airgultaqac, pastone pecuaque,

landi terme agriqae, nella precotto patrie familias di Catone, A 42, c. 141, 2-3. — aciro pcqao: corrisponde al pastone pocuaquc era addotto; più propriam. si tratta per aciro della familia, e il valore è di ‘ homines ’, cfr. Verg. Asn. XII 688 sg. amento uirosquc inaolucm sccam (mom); Ov. M et. I 265 agg.: expatiata runnt per apertos flumina campos

cumque satis arbusta simul, pecudesque uirosque tectaque, cumque suis rapiunt penetralia sacris,

con Ov. Fast. IV 76: Valccmt homines… grcgesqae. Cfr. Wackernagel, KZ. XLIII, p. 296, il quale vede con ragione in aciro pegno un antico dvandva duale (l) uguale all'avest. pasa-vira conservato in una formula. sacrale. Per la forma di duale cfr. 5 302. — castrum fri: poiché frif, [n' è senza dubbio da *frtîg(e)f = lt. fnîge's, cosimo nella terza coppia non può riferirsi che a un concetto affine, e cioè

fondi recintati (il tema in -a- secondo pegno), e la parola corrisponde al lt. castrum, castra, propr. ‘ terreno circondato di recinto ' (questo significato ancora in Corn. Ale. IX 3). Ciò determina il valore ‘ fundus ’ per l’on. e mostra falso quello di ‘ caput ’ che voleva darsi a questa parola interpretando erroneamente la Tabula Bantina (9, r. 8. 13). Il salvataggio di questa ipotesi tentato dal Devoto, secondo cui si tratterebbe di ‘ capi ’ di bestiame,

non regge: il bestiame e stato già nominato sotto pegno. — pasa abl. = lt. pàcc. 31. — salao = lt. saleum; cfr. 0. salavs, gr. 610; hem. 06104: da "'òlFoc,

scr. sdwas ‘ totus ’. Accanto a questa forma abbiamo lt. soll/us o. sulla! ‘ omnes ’ gallese hall ‘ intiero ’ (cfr. ad A 40 V). Si noti la solenne triplica-

zione del sacrificio e della preghiera. (l) Il dvandva ( 5 400) duale è un tipo di composto sviluppato dal co-

siddetto duale (plurale) ellittico, propriamente quello il quale nel nome del primo componente rappresenta una coppia di esseri aflìni: scr. Mitrd ‘ Mitra e Varena. ’, gr. Alavre ‘ Aiace e Teucro ’, lt. 0astorè's ‘ Castore e Polluce ',

Ccrcrés ‘ Cerere e Proserpina ‘. Questo duale può essere completato coll'aggiunta del secondo componente la coppia, al singolare: scr. mitrd. . . edmaac ca, gr. Atavrc . . . Tefixpòg re; di qui si arriva. al cosiddetto dvandva

duale, in cui i due membri appaiono giustapposti, e ambedue al duale: scr. mitrd-vémnaa ecc.; che questo ultimo risalga ad epoca ie., mostra il aciro-pcqao umbro uguale al pasa-vira avestico. Cfr. anche Simarigla, Chirca-Daèboga nella Cronaca di Nestore in ant. russo, dove troviamo gli

accusativi duali in -a dei nomi di singole divinità.: Sim e nl, Ohdrs e Daébog, v. For Roman J akobson, 1956, pp. 392-395. Sul duale ellittico esiste un‘ampia letteratura: cfr. tra l’altro Edgerton, KZ. XLIII, p. 110 e XLIV, p. 23 agg.; Sittig, KZ. L, p. 56 sgg.; Hermann, ibid., p. 130 egg. e LXIV, p. 73 agg.; Schwyzer, IF. XIV, p. 26 egg. e XVII, p. 442.

150

LE LINGUE DELL’ITALIA ANTICA

ocrer

fisicr . tota/r . iiouinar

nome

ner]

arsmo

ueiro .

pegno . cosimo . fn? . saluc |33 scrito. . futu . fas . pacer . pose . tua . acre fisi tate iouine nomne crar . crcr nomne

di . gmbouie . tio . esu . bue | “ peracri . pihaclu . ocreper . fisiu totaper iouina smr nomncper cmr nomnepcr di gmbom'e tio subocau. "“ di . gmbouie . tio esa . bue . pcmcri . pihaclu . atm . corc— pcr fisiu totaper iouina ercr nomncper erar nom—

ncper

OLTRE IL

LATINO

arcis Fisiae civitatis Iguvina.e nomen; principes ordines, viros pecua., fundos fruges salva. | ” servato, esto favens propitiue pece tua. arci Fisia.e civitati Iguvinae, il]ius nomini, huius nomini. Iuppiter Grabovi, te isto bove |34 Opimo piaculo pro aree Fisia, pro civitateIguvina, pro il]ius nomine, pro huius nomine, Iuppiter Grabovi, te invoco. |35 Iuppiter Grabovi, te isto bove Opimo piaculo altero,

di | “ gmbouie . over

asc . persei . acre fisio pif orto est . tate . iouine . arsmor dersccor . subator . sent . pusci- .

ncip |37 hcreitu . di . cmbouie .

parsi tuer perscler . ucèctom . est . pesetom . est . peretom est

. lrosctom est . doctom est . tuer

| ” perccr

uirseto

auirscto

. nas . est . di . grabom'e . persi morsi esa bue perccr-i pihaclu . atm . pihafi . di . gmbouie ] ” pihatu acre fisi pihatu . tota . iouina . di . gmbouie . pihatu ocrer fisier totar iiouinar nome neri

|3a isto bove opimo pie-. culo altero piatum sit

85. — atm ‘ altero ’: sembra. uguale al gr. Erepog, che ha ricevuto lo spirito del sinonimo &repog dor. e boot. da *srp-tero-, laddove *e-tero- è formato, sempre col suffisso di comparativo (come eater. alter & 380), dal pronome *e(su cui cfr. ad pini VI a 5). 87. — orabouie: nota. la. scrittura. con la. tenue.

1 — 1 BIALETTI ceco-unum, 60 (T. 1. Vi a 33-48)

151

eremo ueiro \ ” pegno oastruo fmi . pihatu futu Ios pacer pese tua . acre . fisio tate iiouine erer . nomne

eram

nomne

del [41 gmbouie .

sal-uo seritu . oore fisim . solum di totem iiouino. servita seritu gmbouie saluuom

oorer . fisier . totwr | " iiouinor . nome . neri m*smo . uiro . pegno cosimo frif soluua. servita futu . fous pacer . pese . tuna.

oore . fisi . tate | “* iiouine . erer nomne eram nomne di grobouie . tiom . essu . bue . pemcri . pihaolu . etm ooriper

|“| Iuppiter Grabovi, te isto bove opimo piaculo altero pro aree Fieia

fissiu totaper dozzina 'e're'r | “ nomu-eper . emr nomneper di . gmbouie . tio-m suboeau “ di . gmbouie tiom esu bue perac-ri pihcwlu . tertiu . oeriper fisiu totaper iiouino . erer . nomneper . emr . nomneper di | “ gmbouie orer . ose . pirse oerem . fisiem . pair . ortom est toteme iom'nem . orsonor

“ Iuppiter Grabovi, te isto bove epimo pia.eulo tertio . . . .

deréeeor subator sent. puoi . neip | “ heritu di gmbouie perse . tuer . pescler . uasetom . est . pesetom . est . peretom . est

frosetom est daetom est tuer [“‘-' pece-r uirseto anirseto uas est di gmbouie pirsi . memi es-n .b-ue . peracr-i

|“

isto bove opium

45. — terliu = lt. tert£5, quindi anch’esso con tri- > ter- & 18.

152

LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA

pihaclu tertiu pihafi di . gmbouie | “ pihatu . ocrem . fisim . pihatu . totem . iiouinam . di . gmbouie . pihatu . ocrer . fisier . totar . iiouinar . nome neri . asma [°° niro . pequo . cast-rua fmi . pihatu . luta . fans . pacer . pasa . tua. . acre . fise? tate . iiouine . erer

nomne

erar

nomne

OLTRE II. LATINO

pia.eulo tertio

di |“1

gmbouie . saluc . seritu . ocrem . fisim . saluam . seritu . tota-m iiom'nam . di . grabouie PCI-luom servita ocrer . fisier ] ” totar iiouinar no me ner] eremo niro paga a . casto-uo . frif salma . servita . futu . ions pacer pasa tua . acre . fisi

| ” tate

iiouine

erer . nomne

smr nomne . di . gmbouie tiom . ew . bue peracri pihaelu . tortiu . ocriper fisiu .

totaper |M iiowina . erer . nomneper emr nomneper di gmbouie tio comohota tribrisine . buo pcmcnio . piha—

clo |“ ocriper

fisiu

totaper

iiouina erer nomneper smr nomneper di gmbom'e tiom suboczm tases

persnimu |lm seuom

surur

perdoni-tu . proseseto . namtu . prosesetir mela spefa fiala.

[53 Iuppiter Grabovi te hoc bove epimo piaculo tertio pro aree Fisia, pro civitate | “ Iguvina., pro il]ìus nomine, pro huius nomine. Iuppiter Gra.bovi, te admota. trinita.te boum opimorum pia.eulorum |55 pro aree Fisia, pro civitate Iguvina., pro il]ius nomine, pro

huius nomine, Iuppiter 'Grabovi, te invoco».

Tecitue preea.tor | “ totum. Item porrieito, proseeta. narrato, proseetis mensa.m asper— ea.m, fitilla.m advehito,

54. —— comohota ' admota. ’ per co-m6ta, col valore di ‘ ad, apud ' che ha la. pre— e postpoaizione u. co(m) (p . es. asa-ku ‘ apud aram ’ denim-co ‘ ad dexteram ’); quindi m6- da. *mogge- come in lt. 5 33. Catone A 42, e. 134 una ommoee're.

1 — 1 BIALETTI osca—eunar, 60 (T. I. vr a 49-56)

153

—— tribrisine: abl. sg., nom. trlbìlcu V a 9. Il significato ‘ tornio ’ è evidente: si tratta. qui dei tre buoi offerti. La declinazione è quella di un tema in -jon-/-în-, quindi nom. da "'-kj, abl. da *-kìn-, come u. notino: lt..mîtiò' ecc. Quanto all’etimo, formalmente impeccabile e il *tri-p(e)dik-iòn- ( : lt. pe-

dica) ‘ "'tripediciò ’ di Brugmann, qualche cosa come ' tricatenazione ’; ma soddisfa poco per il senso, e sembra più prudente restare al vecchio

*tri-plik-fòn-: lt. tripla: (cfr. pupflke: lt. poplicus III 27). — percento ‘ opimorum '. Qui abbiamo forse una erronea sostituzione di pe-racni- a percorri-, cfr. i passi precedenti. Su peraknl- cfr. ad VII b 1. 55. —— tasca, taeez < *ta-kc-: lt. Mm. Si tratta di quelle che i Romani chiamavano mutue preces (Mart. XII 77, l). mormorate in modo che non

le udissero i presenti ma solo il dio. Cfr. Pers. II 5: At bona pars proemm tacita libabz't acerra. con lo scolio « taci-ta acerra ait pro tacitis ipsis ». — persm'mu ‘ precator ’: il verbo perm’i- è tratto da un tema nominale *pcrsni- alla sua volta da *porsk- su cui cfr. ad persclo- r. 1. 56. —— seuom ‘ totum ': probabilm. la preghiera già. dotta. Cfr. 0. sim ‘ omnino ’ e sevakne- ad VII b 1. Corrispondenze al "'ségo- ou. non mi sono note; a meno che non si tratti di derivaz. con -o- e con vr;ddhi (5 55 Nota II)

da "'su- ‘ bene, molto ’, scr. su- av. hu- gal]. su- ecc. — purdomìtu (purtuvitu ecc.) composto di par- = lt. par- (5 454) e una

formaz. di *dou- per cui cfr. 5 559. — presento: da *pro-sek-é-to-, cfr. lt. pro-seed con pressata e prosieiae, prosicieîs, prosicium (cfr. A 42, o. 134, 4): Lactant. ad Stat. Theb. V 641:

« Particulae minutae membrorum omnium pronoto dicuntur in sacris quae infemntur aris ». Il seguente passo di Dion. Hal. Arch. VII 72. p. 1495 da

un’idea del sacrifizio e delle sue parti: xml. parà 10510 8clpavréc 11: and pcllaawec. &nanpxàq èla? y.[3:zvov EE èx:icrrou onliyxvou xml nav1òq &)Olou p.tloug, &; &lqalrou; Cèa; &.va896cscwreq npooéqaepov roi; %ouaw è1rl xuvc'òv' el 8' hd. roùt; [Bmpoùg tmrr.8-évreq ùcpîim:ov xml npooéortev80v olvov xa1:à ròv &sophc-w. —— mefa = lt. ménsam da *ment-tcî— e il nome d'una focaccia sacrificale; questo significato si conserva ancora nella formula lt. mensa fmgibusque iumto conservata da P. F. p. 124 M. 252 I.. e si cela dietro la leggenda di Enea e dei suoi compagni che consumano le « mense » (Atm. VII 107 sgg.). È

sostantivizzazione del ppp. m6nsus, forse per *me'ssus (pomini ancora in Varg. Am. III 157 ! cfr. sob. Dan. e Sabbadini ad loc.) secondo pineta: di pendd. — spola ‘ aspersam ’ da *spend-fi-: gr. cmévò‘co. — ficla, altro tipo di focaccia, cfr. lt. fitilla, probabilm. da "‘fiktillcî con

-kt— > -t-, cfr. ad tettome r. 13, laddove ficla. sarà. da *fih-tla': ambedue le parole contengono la rad. *dhcijh- di It. fingcî, gt. deigan (l) ‘impastare (creta) ’, gr. ?:?o ecc.

(l) L’unica testimonianza del tema di pres., digandin dat. part. pres. 143 nlcìaam R. IX 20, ha indotto a pensare che il pres. sia *diga e a parlare

154

arsueitu

]“ esono

LE

LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL

amia

hem?

este

feta

nina

heri

poni . jcm . uatuo . farine . feta °° post . uerir . treblanir . si . gomia . trif . feta . trebo . iouie . ocriper . fisico . totapcr . iiouina

LATINO

frumenta facito. Hoc [57 sacrificium vel vino vel posca fa-

cito: hostias ictu tacito. 5° Post portam Trebulanam sues gravidas tres facito Trebo Iovio pro aree Fisia pro civi— tate Iguvina.

— arsaeitu, ai‘veltu = lt. ad-vehit6 nel senso di ‘ addita ’. — amia. arvla è derivato della parola che in 11. è unam-eu ‘ in arvum ', in lt. awum d'a *arag-o-, in gr. (590090: da *arau-r-g'd-: rad. "'a-r9- in «mire, 01.960).

Meno probabile è che ara—io valga ‘ exta ’ e sia confrontabile col lt. arvîaa, come pensano Bréal e altri. 57. — here?, herls ‘ vel ’ è, come il lt. vel di v015 (5 584), una Il sg. pres. di herî- ‘ volere ' (cfr. ad how-ita r. 27): si trovano anche berici, herie, che parrebbero, come herllel ‘voluerit ’, III (0 Il) sg. cong. pi. — uinu = lt. vinci, da *uoino-, & 20. — poni, punl ‘posca’, derivato come la parola lt. dalla rad. *pî(i)-

‘ bere ’; lt. pii-sca è formato secondo Esca da *éd—skd = lit. èskà ‘appetit-o ', poni da *po-mì- (nota la scrittura costante con o che rende poco probabile antico 5) come lt. pa'nis da. *past-ni- & 194, Cfr. gr. sii-novo; 641390: eiîrcoro; Hes. — uatuo, vatuva acc. ntr. pl. ‘ hostias ’: il significato è generalm. ammesso,

_ facere è anche in lt. il verbo indicante il compiere una funzione sacra: rem divinam facere, cfr. sacri-ficiam, sacer-d5s & 96, e nel senso di ‘ immolare ’ Verg. Bue. III 77:

cum faciarn uitula pro frugibus, ipse uenito.

Cfr. u. bu] trcif feta, sopra r. 22 ecc. Quanto all’origine di mtuo- (cfr. vatra III 31) si può pensare a "'lcîtao- per *tlà-tggo- in cui tl- sarebbe passato a l- come nel lt. Iàtus ppp.; in tal caso

avremmo un gerundìvo in "'-tyo-l-à- (cfr. lt. statua, o. eitmî- ‘ pecunia ’, 9 r. 9) come in scr. kdr-tva- ‘ faciendus ' e forse nell’imptv. aer. greco in —o'ov (noin-aov, propr. ‘ faciendum ', sci]. ‘ est ‘), e *ldtgo- > uatuo- varrebbe ‘ la cosa da offrire ’.

di « apofonia irregolare »: si tratterà. di errore del copista per deigandin, tanto più che le due altre forme tramandate sono i due ppp. (con regolare

apofonia -i-) digana T. II, II 20 e ga-digans T. I, II gadt'gands nell'ambrosis'mo

B).

13 (questo, scritto

1 — 1 BIALETTI osco-omnnr, 60 (T. I. V! a 57-58, 1 a 4 - 8 )

a r v i a n s t en t u |4 v at u v a 'i e r i n e f ei t u heris vinu heri punì

fisiu

|5 u k r i p e r t ap er

i lr 11 v i n a

tute i t u

155

frumenta ostendito; | 4 hostias ictu facito, vel vino vel posca; |5 pro aree Fisia, pro civitate

Iguvina facito. Totum |6 tacitus precator

adipibus fru-

sevum |“ k u t e f pesnimu aiepes arves

mentis.

pusveres nes tref sif

" Post portam Trebulanam tres sues gravidas fa-

feitu

treplakumiaf

|3 t r e b e

iu-

vie ukriper fisiu tutaper ikuvina

cito |”‘Trebo Iovio pro aree Fisia, pro

civitate Iguvina.

—— ferine: tutti sono d’accordo che si tratta del tema debole ferîn— d’un

*ferg'on- (cfr. ad tribrisinc r. 54); ma alcuni vi scorgono la rad. di It. forti e traducono ‘ in ferculo ', altri quella di lt. feriti e traducono ‘ ictu ' (cioè con un coltello o con una scure, non con una pietra. o con un martello, o per soflocazione). Io preferisco la seconda interpretazione.

58. — si si! sli: acc. pl., acc. sg. si sim del tema si- < "'srî— = lt. si.-s; dal nom. i casi obliqui sono stati rifatti aggiungendo direttam. -m, "'-ne (per "'-rp "'-ps, cfr. lt. suam sede, che è la vecchia declinazione: scr. blame-dm bhrav-de di bhrd-s = gr. òq>pìiq) come in gr. ofiv afic; (ma Horn. ancora aùou; secondo cui forse (36aq, cfr. ad r. 22). — gomia, kumial.’ ‘ gravidas ’: gr. yòpoq ‘ carico ’ (d’una nave, di bestia

da soma). La rad. è quella di yéy.m. — trebo, trebe: cfr. ad r. 19; trebo dat. sembra. appartenere a tema in -u-, come fise accanto a fise VI b 3. I a 15. Per quest’ultimo, cfr. la derivaz. fioca-im. Secondo il Vetter si tratterebbe di divinità femminile, dato che a T. vengono sacrificate bestie femmine. — ionio-: epiteto di più divinità, e cioè Tefro, Trebo, Honto c Torra, come Martio— detto di Serfo, Èerfio- di Prestota Torra ed Honto, ecc. Indica. l’appartenenza a una cerchia speciale, costituita probabilm. da parentela.

I a 6. — kutel corrisponde al tasca di VI a 55 e significherà. quindi suppergiù lo stesso che ‘ tacitus '. Forse part. pres. di un *kauté-z lt. cantus; si può anche pensare alla rad. (s)kcu-t- ‘ nascondere‘ (W.-P. I, p. 549); ma comunque la cosa è poco chiara. — ai‘epes: lt. adep-s; F. Coco (in Studi e ricerche della Fac. di Lettere di Bologna. V, p. 131 egg.) sostiene che aiepes arves abbia valore finale ‘ pro

adipibus arvis ' e. cosa meno probabile, che aiepes stia aplologicamente per *aiepes-per. Una interessante proposta fa 0. Haas, Die Sprache IV, p. 103 sg.: .

156

LE

LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL

LATINO

jet-a amia feta . persae pertases feti» |“ pone mima sarur narata puse prosetreblanir pre ucrir ficla arsueita setir strusla

Humi stratum facito, frumenta facito, | ” posca facito, tacitus precator, item narrato sicut ante portam Trebulanam, prosectis struiculam, fitillam advehito.

VI bu] tesenocir pre . aer-ir tril . feta marte . grabouei . ocrifisia totaper iiouina per farine feta uatuo amia fetu poni |2 feta tascs perjarsio prosesetir s-nimu ficla arsueitu . sumr . naratu treblanir . pass . pre uerir “ post uerir tesenocir . si! . filia . trij . [stu fise . samia .

b

Ante portam Tesenacam boves tres facito Marti Grabovio pro aree Fisia, pro civitate Iguvina. Frumenta tacito, hostias ictu facito, pesca |2 facito. Tacitus precator; prosectis farrea, fitillam advehito. Item narrato sicut ante portam Trebulanam. 3 Post portam Tesenacam sues lactantes tres facito Fisio Sancio

— persae, peine ii.-acc. sg. ntr., acc. pl. f. pea-sasa pcrsaia peinla, derivato da perso pei'1nn ‘ solum, fossam ’, indica. la posizione in cui dev'essere

messa la vittima per l’uccisione; -ac per -ai(o)m. 59. — strusla. struila, ltruolll. da *stm-kehî-. una focaccia simile alla. stmés romana. per cui cfr. ad A 42, c. 134, 2. VI b = l a 11-34; l b 1-23.

2. —— farsio, leslu = lt. farma, derivato di u. far (V b 9. 10) lt. [dr ]arris da. *fars- (5 339). cfr. gt. bariz-eins ‘ di orzo ’ (lt. farina 5 192 con semplificaz. di rr & 76) da un tema *bhares-,’bhars-. Cfr. il panis farreus che dava

il. Roma il nome alla cònfarrccîtiò. 3. — filia, lellul: generalm. questa parola. è ritenuta. identica al lt. filius e tradotta ‘ lactentes '. Seppure formalmente le parole u. e lt. sembrino vicino (ma il lt. filius e da "'bhi- come il messap. bilia ‘ figlia ’, cfr. ad 7 6), il significato

di quella umbra. è ‘ lactantes ’, cioè scrofe che han partorito e allattano, giacché, come ha mostrato il Benveniste, ESL. XLV ] , p. 82. si- è la scrofa

adulta, purka- porca- la porcella. Quindi il confronto semantico diretto è col aiep- da. *ad-iq“o-z libus precibus '.

ars-mar ecc. VI a 21) e nrves: gr. àp(F)yî; quindi ‘ ritua-

1 — 1 BIALETTI esco-mmm, 60 (T. I. VI a 59, VI b 1-3. I a, 9—15)

|9 s u p a s u m t u arvia ustentu punì f e t u

|Iti kutef pesnimu

157

|” Secunda sumito, tramonta ostendito, posca tacito, |10 ta-

aie-

citus precator adipibus fru-

(pes) arves 11preveres : t e s e n a k e s tre buf fetu marte

mentis. “ Ante portam Tesenacam tres boves faoito Marti Gra-

k r a p u v i |12 f e t u krip e

ikuvina stentn fetu

f i s i 11

bovio; |12 facito pro aree Fisia,

t u t ap er

pro civitate Iguvina. Frumenta

arviu

u-

ostendito, |13 hostias ictu fa—

|13 v a t u v a f e r i n e punì fetu ku-

cito, pesca tacito, tacitus precator adipibus frumentis.

tei pesnimu arves “

u-

pusveres

aipes tesena-

kes tref sif felini fetu |15 fise. sac i :



Post portam Tesenacam

tres suos lactantes tacito |15 Fiiso Sancio

gr. $file; ( = scr. dhdms, che però significa ‘ poppante ’ come il lett. de'ls ‘ figlio '). e filia lellul.‘ ci darebbero esempio di aggettivi in -u— femminili. — fise: sulla desinenza cfr. il detto ad trebo VI a 58. I temi fiso- e

fisu-- paion tratti dalla rad. "'bheidh- di It. fido ecc. coi suffissi -to- e -tu—. —-— samia, sa-nèz'e, sace: ‘ Sancius ’ e un epiteto di Fisovio, talora. anche di Fiso, Giove e Vesticio: probabilm. va riconnesso col 86m5 Samus, detto anche Dias Fidius, dei Romani. I a 9. — supe, sapo ecc. Come mostra il Devoto (p. 213) si tratta di una

parte dell’animale che all'inizio del sacrificio viene separata dal resto e serbata per venire offerta in fine quasi come supplemento. Che si tratti di ‘ viscera ’ com'ei ritiene, e indimostrato; e il confronto 001 lt. suppus, che induce gli altri interpreti a tradurre ‘ supina, le parti inferiori’, e reso incerto dal fatto che nelle tavole in alfabeto lt. e scritto sempre sop- (salvo VII a 8). Io traduco perciò ‘ secunda ', intendendo con ciò le parti da offrire supplementarmente, e riconduce sopo- a "'soq‘o- di *seq“- (lt. segua, gr. Enop.al). La più stretta corrispondenza si trova nel gr. *òrro- onde e derivato òrrcîcov come

*xowcl.Fcov> xorvc'òvsq, xowà'weg da. uow6q, cfr. Beohtel,

Lezil.. p. 250; inoltre in òrcéCm che potrebbe anche essere tratto direttamente da un tale *òrro—, come [m&Copm da frutto; ecc. (Schwyzer, Gr. Gr. I, p. 734). Se la mia ipotesi e giusta, la dedica da Foligno: supunnelsacr (Co. 354 bis.

V. 235. GIL. XI 5207) andrebbe intesa ‘ Secundae (i. e. propitiae, soil. deae) saccr ’; su- da so- per assimilazione alla seconda sillaba. —— sumtu = lt. sàmitcî da "' sups-(o)mit6d (5 92).

158

LE

LINGUE DELL’ITALIA ANTICA OLTRE IL

fisiu totaper 'a'-ioocri[p]cr persone {evita uina- poni feta !4 sumr aru-io {ctu naratu pus-i . pre . uerz'r . treblam'r . tases . persnimu . mandifuc destre habitu draclo

proseset-ir

postro

tillam |15 struiculam advehito.

sapo

spefa . scalsie

mela

et

con[e]gos

[ctu

sansi [" ocripcr . fisiu

eso pers. totaper iouina. nimu uestisz'a uestis tio subocau suboco fisoui sensi

fisiu |7 tota.pcr

iia-

uina. cre-r nomneper . cmr . nomneper ions sir pacer sir ocra . fisi . tate . *i-iouine

crer

nomne .|“ smr nomne

arsie

Mom

fisoui

subocau

sa-nèi

asier

sanèi snimu

suboco

su-ront |9 poni mela. spcfa

acre

fisouie

4.

fisz'

| “ pro aree Fisia pro civitate Iguvina. Sic precator libamentum libans: « Te invoco invocationes Fisovi Sanci pro aree

Fisia |" pro civitate Iguvina. invocationes, Fi|“ sovi Sanci, sacri ritu te invoco invocationes, Fisovi Sanci ».

frite

pes- Item I° posca precator. Mensa

630

per-

sanèie

tiom

esa mejo. spefa fisouina ocrz'per fisiu tota.per . iiouina |lo erer . nomneper . smr . nom-

ncper fisouic

Ubi secunda retro precando paraverit, libamentum et mensam aspersam in patera genn nixus tacito Fisovio Sancio

suboco fisoui

tiom . subocau

nimu

cito, |4 item narrato sicut ante

fiala. [5 st-ruèla

peperscusi . ccestisz'a.

ocrz'pe-r

pro aree Fisia pro civitate Iguvina. Pasca facito, humi stratum facito, frumenta faportam Trebulanam; tacitus prccator; mantele bipertitum in dextra habeto. Prosectis fi-

arsuez'tu . ape

fisoui

LATINO

samè-ie

tate

iouine

dita ocrer

aspersa sic precator: « Fisovi Sanci te hac mensa aspersa Fisovina pro aree Fisia

|10

Fisovi Sanci, dato arci

Fisiae, civitati Iguvinae, arcis

nza-miracle, mantrahklu ‘ mantele ’: il lt. mantéle è da *man-u-terg-sli-

& 92, la parola u. piuttosto da *man-u-tewî-klo- con una forma ampliata di -(î- della rad. *ter- (lt. ter-6) di cui anche *ter-g- è ampliamento. — difue ‘ bipertitum ’ da *dggi- = gr. Sig, St.-, lt. dai.? > bis, bi- eun "'/uiada ]1'£- ‘ essere ’: corrisponde quasi esattamente al gr. Sr.cpufiq (tema in -es-). — destre: cfr. ad

dersua VI a l.

I — I BIALETTI osco—munnr, 60 (T. I. V! b 4-10, 1 a 16-17)

u k r i p er f i siu t 11 t a p er ik u v i n a |“ p 11 ni i et u

su p a

159

pro arcc Fisia, pro civitate Iguvina. | 1“ Pesca facito, se-

s 11111 t u

cunda sumito, frumenta osten-

arviu ustentu mefa |" v e s t i g a ustetu ukrifetu fi[s]uvi per fisiu fetu

dito, mensam |" libamentum ostendito. Fisovio tacito; pro aree Fisia tacito.

5. — apc ‘ ubi, postquam ’: probabil'm. da "'rìd = avest. à'a3 ‘ poi, indi’ e la particella. -pe = lt. -que, gr. re:, cfr. 0. [p]e 36. —— postro ‘ post ', propriam. il ntr. pi. di postr - = lt. postcms, usato predicativamente come capo. — peperscust: cfr. ad persclo VI a. l. — scalsie ‘ in patera ’, scalare-to skalce-ta ‘ ex p. ’, da "'skalikio-z gr. xù)u.E

lt. online ma coll’s- di oxalir;' oxacplov Hes. — conegos, kunlkaz ‘ genn nixus ', da -àt(o)s, forma di ppp. di co- (con funzione perfettivizzante) + *nigcî-.

Questo

va col lt. «timus (l),

antico

gnizus (« Gnitor et gnizus a genibus prisci dixerunt » P. F., p. 96 M. 216 L.). Come ha visto il Kretschmer, Glotta XIV, p. 224 sg., « il verbo nîtor aims può appartenere alla parola indicante il ginocchio, genn 76vu, yvùE ‘ in ginocchio ’ ». Il Kr. accenna anche a Niams, di cui Fest. p. 174 M. 292 L.:

« N icsi di appellantur tria signa in Capitolio ante cellam Mineruae genibus nixa, uelut praesidentes parientium nixibus » (questo particolare si riferisce all’uso del partorire in ginocchio, il quale ha suggerito alle Simonyi, KZ. L, p. 152 sgg. e al Back, IF. XL, p. 163 sgg. che gem yòvu contenessero la rad. "'jcn- ‘ generare ’ di gigmî 76o ecc.). Qualunque cosa si debba pen-

sare di nîtor (il cui ppp. è nima), gnixus appare derivazione di un *gnia, rifacimento secondo via: (avverbio nominativale 5 416 da un nome radicale

di vincò' vici) di *gnuz = gr. wùE; mentre l’u. -niga'- parrebbe fatto.da un *gnig- estratto da *gnix inteso alla stregua d’un nominativo. A ogni modo è escluso un rapporto con cd-nîveò e gt. hmiwan da *kncig“h-, che darebbe u. *nîfcî-. Nîtitu? sarà. da un *gnîto-, esito di dissimilazione o abbreviazione

interna di *gnu-mito- uguale con rovesciamento dei termini a scr. mità-jiu‘ inginocchiato ’ in Rig-Veda III 59, 3: passo accennante a un mito analogo a quello umbro, cfr. Paideia. XVI, 1961, pp. 114—116. 8. — surant: da. sur-, cfr. ad sumr VI a 20, più il rafforzativo -ont come in car-ont ‘ idem ’ ecc., -hont dopo vocale in erahunt (anche erafonf: —f- dall’acc. pl. femm. ?) ‘ eadem ’, che e stato confrontato col scr. hainta ‘ ecco ’.

10. —— dim, titu per *di-da-t5d; più completa è l’altra forma de'-rata tei-tu. ( 1) La scrittura nîxus colla lunga si appoggia solo sul fatto che nixus funge da ppp. a nîtor ed è arbitraria.

160

LE

LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL

. fisio . totar

iouinar . dupursus |11 peturpursus foto fito pome postne scpse sarsite nouse . ouie esonc futu ions . pacer . pose tua acre

. fist nomne

sanòie

tota

diossine |“ erer

erwr . nomne . fisouie

saluc seritu

ocrem

. fici . totem . iouinam . fisouie

sonòie . saluo seritu |13 ocrer . fisier totar neri arsmo castruo . frif

iouinar nome niro pegno salua seritu

futu . ions . pacer . pose |" tua . acre Î. fisi . toto . iiouine . erer

LATINO

Fisiae civitatis Iguvinae bipedibus |11 quadrupedìbus fatum fitum, ante pone, persaepe affatim- ex optato, in augurio in sacrificio; esto favens propitius pace tua arci Fisiae civitati Iguvinae, |12 illius nomini, huius nomini. Fisovi Sanci, sal— vam servato arcem Fisiam, civitatem Iguvinam. Fisovi

Sanci, salvum servato | “ arcis Fisiae, civitatis Iguvinao no— men; principes ordines, viros pecua, fundos £ruges salva ser-

vato; esto favens |“ . nomne . erar . nomne . fisom'e Fisovi Ganci, te hac mensa sanèie fiom esa. mela aspersa Fisovina pro arco Fispefa . fisouina . ocriper

fisica

|“5 totaper . iiouina . erer nomneper . smr . nomneper . fisouie

saniie . tiom

subocau fi-

sia, |lli pro civitate Iguvina, pro illius nomine, pro huius nomine. Fisovi Sanci te invoco, Fisovi e ritu te invoco ».

souic . erite . tiom . subocau .

Precatione |“

pesclu |" semu . uesticctu . atri-

tripodato. Ubi illam porrexerit,

pursatu . ape . eam . purdinsust

eadem libato,

—— dupursus ‘ bipedibus ’, ma con -pod- come il gr. 8lnouc;; du- invece di *d(g)i- (ctr. Sl-noug, bi-pè's, scr. dvi-paîd-) per raccostamento a dar ‘ duo '

come in dupla ‘ binas ’, dati ‘ itermn ' (ma da'/ue r. 41). Il“: — peturpursus = gr. urpauroS- da *q"etz-pod-. La. formula. « bipedes quadrupedes » ritorna in un inno del Rigveda. VIII 27, 12, dove il cantore

dice di tutti gli esseri, convenuti per chiedere grazie agli dèi: ni dvipddop catuspddo a'rthi-no ’viprcm patayigqm'valu ‘ i bipedi e i quadrupedi richiedenti vennero, @ i volatili’, e in altri passi, inoltre nell‘Avesta: si tratta. quindi di una. formula del linguaggio sacrale ie. — fato = lt. fa'tum; fito = lt. arcaico fîtum di [io: ‘ buon auspicio e buon evento '. — pom postne, cfr. ad pernales puanaes VI a l. —— sepse sanita: due hapax, di cui tutti hanno pensato fossero avverbi,

1 — I BIALETTI osca-unam, 60 (T. [. vr h 11-16)

161

meno il Devoto che vi ha voluto scorgere locativi di parole indicanti località.: ma non persuade, come non persuadono le etimologie dei suoi predecessori. Seguendo in parte un accenno del D., riconduce sepse a *sepikjo-,

che ritengo formato come gr. neptooòq, -1.'1:6C,; Emacrov‘ rò fiorapov ywòp.evov Hos.; pérazooau.‘ . . . al peru—56 (pecore di età. media, Horn. !. 221). Sima-rat. Bè ml. 061.10; &niaoac; léysoòat. 'Imvzxc'òq nap’ ‘ Exam-rale). len-w imeem, al. Em-

yw6 new.: 10Îf; repoyòvou; Et. M . 596, 35; "Ap.tptaoa, "Awwaa. L‘elemento "'sepi- sarà. perciò un antico avverbio, forse uguale a] lt. saepe. — sara-ite risale secondo me a un "‘sadî-to- da confrontare con à8r.- (o &8-) in gr. &8w6;

che va con (ES… 0 &896g come, riprendendo un’antica veduta, sostiene a ragione Hi. Frisk, Etyma Amenìaca. (Gòteborgs Hògskolae Àrsskrift I, 1944), p. 16 con n. 1. Questi confrontava inoltre (sia pure dubitosamente) l’armeno at-ok‘ ‘pieno ’: qui dunque abbiamo *sad- con d in atm., gr. e umbro contro sat- in lt. (satis, satur), germ. (gt. sofi-s), colt. (airl. sdith ‘ sazietà ’), lit. (sottìs ‘ che sazia ’).

— uomo: viene tradotto ‘ voto ' e riunito colle due parole seguenti, il che è natura-lm. possibile; ma ciò avviene per un confronto col lt. vocére che, qualunque sia l'idea che ci si faceva della morfologia, non regge ione-

tic-amente, poiché vovc6 risale a *gog°he_ifi, e questo darebbe in u. "‘cof-z il tentativo di Kent (Cl. Philol. XV, p. 364) approvato dal Devoto, p. 227,

è invero assai problematico (*vovìre < *vofàe < *vofikye). -ou- non può rappresentare che oa od &; e una consonante avanti a. Io un avverbio indicante ‘ a "'voafse > muse, e riunisce

-se- conservato presuppone l’antica esistenza di parto da *loubh(e)séd ( : o. Ioufir ‘ vel ’, lt. tibet), piacere, secondo il desiderio ', onde normalm. questo coi due avverbi precedenti.

— auic ‘ in augurio ', loc. di avio- derivato di am'- in ansia. 15.

c—rite: cfr. ad [rite VI a 24.

16. — soma, schema ‘ eàdem ’: così secondo Devoto, il quale vi scorge "'sém—[sàm- di scr. sdmà' ablg. samù‘. ‘ ipse ' gallico ao-ow ‘ id ipsum ' airl. int da *sz'nd ‘ il ’ da *sàn-d(h)o ags. sémcm ‘ comperare ' (da *s-jan), cfr. Po-

korny, IF. XXXIX, p. 217 agg. A ogni modo, è ridicolo il confronto con lt. sémi- gr. ab…-, cfr. Goidànich, AGH. XXV, p. 67 sg. —- atripursatu, ahatri-, atro- (!), ahtrcpufatu: lt. 6 + tripoddtcî; quest’ul-

tima, con -pod-, potrebbe esser voce di origine ou.

—— pardinsust, purdi-m‘siust, purtlncus ‘ porrexerit, porrexeris ': fut. ant. di pur- = lt. por- + l"dò-; dinc- è il tema di pf. in *-nki-. Cfr. purdouitu VI a 56 e il ppp. pardito- (VI b 18 ecc.): quindi in questo composto abbiamola forma radicale dou— nel tema del pres., quella '"da- (o "'dì- da *ds+ìi) nel pf. e nel ppp. Ma nel semplice titu (cfr. ad r. 10) e in dina tei-a ‘ det' da "'di-d-cî-t ( = pel. dida, 47 r. 7) abbiamo il tema raddoppiato di pres. *di-da- (gr. Si-So-pev), e in dodo ‘ dedit ' (per cui cfr. 61) quello di pf. *de-d-.

Accanto a purdinèus ecc. sta purtllus I a 27. 30. II a 7. 9, purtl(t)lus I a 33; 11 — V. PISANI, Le lingue dall'Italia antica oltre il latino.

162

proseseto . scolseto

LE LINGUE DELL’ITALIA ANTICA

dim

e-rus uestisiar

negos |" dirstu

eno

cms

eno co-

maja

uestisia . sopa . purome efwrsebra. spahmu ma fata sersc camelia camei—ir persnihz'mu |la capii perdita . dupla . aitu sacra . dupla . aitu bu] " pre uerir acheter tri! calersu feta uofione . gmbouie ocriper fisiu totaper iiouina . uatuo farine feta .

OLTRE IL

proseetorum

LATINO

reliquias

dato.

Tum e patera libamenti reli-

quias genn nixus | ” dato. Tum mensam libamentum secunda in ignem effrieate, supra spargite. Tum sedens commelìto, eommolitis preeator. |18 Capides porreetas binas agito, saeres binas agito. “ Ante portam Veiam boves tres callidos faeito Vofiono Gra— bovio pre aree Fisia proeivitate Ignvina. Hostias ietu tacito:

secondo Sommer, IF. XLIII, p. 40 sgg. si tratta di forme diverse, parti-ima

dallo stesso aspetto radicale di pardi-tom, e *purdi-nk-ius fatto da esso con immissione del sinonimo *enlÎ- ‘ portare ’, come il germanico bringan (gt. ecc.) pare contaminazione di "'bìwr- ed *enÎf— (si può pensare che il processo sia partito da forme come gr. fiveyxov scr. pf. «indaga. in cui la rad. poteva. apparire *én—, ed -enÈ- un ampliamento formativo di aer. e pf.). Di qui sarebbe partito il pf. umbro in -n;:- di eom—bifianèi-, disleralin-sust. Questa ipotesi mi pare sempre preferibile a quelle di K.:Olzscha, Giotto. XXXIII,

p. 175 egg. e XXXVI, p. 300 sgg., di G'. Giacomelli, AGH. XLV, p. 81 sgg. (che partono dalla interpretazione di usacc, usalo come verbo) e di P. Diels,

MSS. 15, p. 17 egg. —— ms: come ha mostrato il Devoto (p. 230), è la parte residua del sacrificio che si distribuisce ai presenti. Ma l’eti‘rno dato dal D. non è accettabile; ho mostrato in Acme I, p. 315 sgg. che cms risale ad *is-us: ser. «Tg-, dal cui n. sg. t'gi ecc. si è fatto poi il tema ù_if'i- di ugual significato che la parola u.; cfr. Paideia. XVI, p. 114 sg., anche per una corrispondenza vedica al rito II. 17. —— e-[ur/atu e [orfani, Iurla8-. Le parole hanno resistito finora a ogni tentativo di interpretazione. Io ritengo che il verbo fur/1î- sia denomii1ative di un tema con raddoppiamento rotto (5 272) da raccostare a fur-fur, la cui radice si ritrova in {if-126, fr-i-c6. Intendo perciò nel caso presente ‘ tolga stropicciando ’ o anche ‘ sbriciolando ’; nel caso di fur/ant Iurla9— (VI b 43. I b I) ‘ rompono ’ (le uova), scrivendo .fr-Sant per conservare il nesso etimologico col termine umbro. Comunque va ricordata la connessione di [urinacon lt. lorica: supposta dal Bottiglieni che traduce ‘ tondent ’; resterebbe però da eliminare le obbiezioni che io sollevo più avanti ( V I b 43) alla inter— pretazione di cui, uve! come ‘ aves ’.

r — 1 BIALETTI osco-mrnnr, 60 (T. I. vr h 17-19, 1 a 18-22)

! 13 k a p i i'

p u r t i t ai

p u r ti — et r ai s ak r ef 11 r e f a s |19 i a et r t ai ikuvina

tutaper

ku-

aiepes pesnimu tef [20 p r e v e r e s : arves bui

tref

vehiies

fetu kaleiuf f i u n e |21 k r a p u v i kriper ferine

tutaper

fisiu

ikuvina

vuu-

163

|18 capides porrectas sacras, alteras porrectas, alteras | " sacras pro civitate Iguvina (agito). Tacitus precator adi-

pibus frumentis. "’ Ante portam Veiam tres boves callidos facito Vofiono

|21 Grabovio pro arco Fisia, pro civitate Iguvina. |22 Hostias ictu facito vel

|22 v a t u v a fetu

heri

—— spahmu, spahamu ‘ spargito ’ e III sg. imptv. deponente accanto all’att. spahaùu r. 41; cfr. anche spain ‘ aspersum ’ V a. 20. Quest’ultimo ac-

cennerebbe a *spand/t-to-; e le prime forme potrebbero risalire a *spand/temò“, "'spand/te—tò'd, specie se l’isolato spahatu è metaplasmo di spahamu; altrimenti bisognerà porre una forma di radice *spà- e una *spand/t-.

*spand/t- va forse scorto in spunti ‘ latus ’, cfr. ad spantea II a 30, ove anche sui rapporti extraou. della rad. *spa'-. D’altra parte l’ittito ha sip(p)ant- ‘ versare una libagione ’; ma forse questo è lo stesso che arrév8m ecc.,e l’u. spandpotrebbe considerarsi incrocio di *spmd- e *spharg- (sfmrgò‘, aq>atpocyéopcu). — comolta, kumnltu, kumultu ‘ commolito ’; comatir, kumstes ‘commolitis ’;

maletu ‘ molitumj. La rad. e *mal- in lt. metà, gr. |.LÙM] ecc.; per la scomparsa di I in it cfr. matar ‘ multae ’ ecc. Il vocalismo era forse in origine —al- da

-g- avantivbcalc, -01- avanti conson.; ma i due esiti appaiono confusi fra loro.

18.

capii, kaplì‘: acc. pl. di *kapid-, dat. capirse kapiie ecc. = lt. cap-is

:dis che è probabilm. imprestito da suaqaig con influsso di capiti.

— dupla. ‘ bina ’ = lt. d-uplus, cfr. ad dupurms r. 10. —— cita = lt. agit6, da *ag-(e)—t5d, probabilm. nel senso di ‘ rimuovere '. Se *!ciketcîd attraverso *fakt6d ha dato feta (ad VI a, 22), il fatto che *agetò'd dia cita significherà che -ge- era diventato -3_Ze- prima della sincope vocalica, e che questo -j_e- è rimasto al tempo della sincope e divenuto -i- solo dopo che -ai- secondario era passato ad -c-.

— sacra = lt. sacra ‘ pertinenti al sacrificio ’. 19. —— calersu, kalei‘ut = lt. càlidus (Isid. XII ], 52, parlando di denominazioni del cavallo: « qui autem albos tantum pedes habent, petili appellantur; qui front-em albam, calidi »): si confronta gr. xv;1cì85;° alyer; ai èv rò p.ercbrrcp onpeîov Exoucrau mloea8éc, Hes., inoltre dor. xìlìfc, (att. nen-) —î8m; ‘ macchia ’, lt. cdlìgé ecc.

164

LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL LATINO

herie. uinu |20 herie poni feta amia . fctu . tases . persnimu . proscseter . maia. . spefa surcnt . nafiala arsacitu uerir |21 pre pmi ratu treblanir “ post . ucrir . uohier . habina . tri} . feta . tefrei . iam? . acriper fisz'u totaper iiouina . sersc . feta . pelsana . feta . amia

. feitu . poni [23 {ctu . tasis . pesnimu . proscsetir . struèla. . fiala. . arueitu . surcnt . namtu . paese apc hauerisco treblanir

bina. . purdinèus | “ eront poi . babina. . purdinsust . destruco . persi . uestisia. . et . pesond-ro

vel vino |20 vel posca tacito. Frumenta facito. Tacitus pre— cator; prosectis mensam asper— sam, fitillam advehito; item narrato sicut ante portam |21 Trebulanam. ” Post portam Veiam agnas tres tacito Tefro Iovio pro aree Fisia pro civitate Iguvina. Sedens facito, sepeliendas tacito, frumenta facito, posca |23 facito. Tacitus precator; prosectis struiculam fitillam advehito item narrato sicut ad portam Trebulanam.

Ubi

agnas porrexerit, | “

item qui agnas porrexerit ad dextrum pedem libamentum et unguentum

— uofione. vuflunc. Come ho mostrato in REIE. I (1938), p. 11 sgg., il nome di questo dio, che corrisponde a Bacco, e da *Leudh-jon-, formato dalla stessa rad. *leudh- ‘crescere' (in ablg. ljudij-e, ted. Lente ‘popolo, gente‘) onde il lt. Lìber peligno Loufir (46) ecc., indicando il dio della crescita e della

vegetazione. Cfr. SLS., p. 215 egg. Un’altra ipostasi di Bacco e Quirinus da *co-gir-ino- ‘ il dio delle curie ’ (*co-uir-ici, & 33).

22.

habina, haplnai' = lt. agnà's da *ag“nà'-, gr. &…6q. L'-i- è di anaptissi,

l'h- anorganico e probabilm. solo capriccio grafico: il Kent ha pensato

a influsso da parte di un corrispondente del lt. hacdus. — tefres', tclrc: se connesso con tcfm-to ‘ ex rogo ’, tetra ‘ carnes crcmandas ' ecc., il nome di Tefro indicherebbe un dio del fuoco. Ma non escluderei la possibilità. di rapporti coll’elemento tif-[tib-ftcb- che abbiamo in

Tifomus fl., Tifemum opp., Tifata, Tiber, Tibur, Tebcînus pagus (Hirpin.) e in tcbae su cui Varr. R. R. III 1, 6: «: Nam lingua prisca et in Graecia Aeolis Boeoti sine adflatu uocant collis tcbae, et in Sabinis, quo e Graecia uenerunt

Pelasgi, etiam nunc ita. dicunt, cuius uestigium in agro Sabino nia Salaria, non longe a Reate, miliarius cliuus cum appellatur tcbae ». —— pulsana. Il significato ‘sepeliendas ’ sembra evidente, ed è comunemente riconosciuto; si tratta comunque di un gerundivo accanto all’imptv.

1 - I BIALETTI osco-umnru, 60 (T. 1- Vi b 20-24, 1 a 23-30)

vinu

heri

punì

pesnimu arves

afepes

pusveres

tref

Tacitus

precator

vehiies

“ Post portam Veiam tres

fetu

agnas tacito Tetra Iovio [ "

|25 u,-

pro aree Fisia pro civitate

tuta-

Iguvina. Postico

puste zeief

facito, sedens facito, [ “ sopc— liendas facito,_frumenta osten—

fisiu

per ikuvina asiane fetu fetu

|23 p e l s a n a

arvia

punì

ostendito.

adipibus frumentis.

iuvie

kriper

fetu

vino vel pesca; |23 frumenta

hapinaf

tefre

feta

pesnim|”u arvis

kutef

ustentu

arviu



|23

165

sacrario

dito, posca tacito, tacitus pre-

ustentu

cator |27 adipibus frumentis.

tacez

aiiper babina

Ubi agnas porrexeris, suil-

purtiius : sui-um pesuntru |23 f e t u esmik

lum unguentum |23 tacito: ei libamentum singi]latim infi-

veetigam fiktu tefri

cito; Tefro Iovio tacito pro aree |29 Fisia, pro civitate Igu-

fetu siu

api

in

preve iuvi

ukri{”per tutaper

na testruku kapii*e p e i n m

fi—

ikuvi-

vina. Ad dextrum podem capidi fossam tacito.

pei-i feit|°°u

pelsatu r. 40. L’etimologia è difficile (il rapporto con lt. sepali5 scr. sapa.rydti ‘ onora ' impossibile): forse denomin. di un *pelk-scî-: got. filii-an ‘ 9i$m ', {Mg-ins ' upon-rog ’. 24. peso-miro. persontro, pesantru, per‘suntru ecc. Probabilm. da. *persontra-, e *person- è lo stesso elemento che in lt. persillum da. *persen-lo-z « Persillum uocaut sacerdotes rudiculum picatum quo unguine flamen Portunalia

arma. Quirini unguet » Fest. p. 217 M. 321 L. Si tratta. quindi di un unguento estratto da animali offerti. I a 2-5. — paste malone: locativo di posto-, agg. derivato dalla nota preposiz., e asiano- scritto probabilm. per a-rsiano- e derivato da. arsio- ‘ sacer ' (ad VI a 6), quindi ‘ poetico in sacrario '. 28. —— esmlk vestlcam prove flktu, 31 luvesmlk ( = Imre esmlk) vestlca aflktu spiega quello che in VI b 24 è accennato da. ucstisia et pcsondro: sap-

166

LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA

OLTRE IL

LATINO

. sorsom . feta . capirse . perso .

suillum tacito. Capidi fossam

osatu . eam . mani | 25 nertru . te-

tacito, eam manu [25 sinistra.

nitu . amipo . uestis-ia. . uesticos . capirso . subotu . iseo . pers[e]ico . eme . dim . esce . pe-rsnimu

teneto donee liba.mentum libaverit. Capidem deponito, item ad fossa.m reliquia.s dato. Sic

nestis . fiom | 2“ subocau . suboco

preoator libans: «Te | “ invoco

fisiu tefro ioni ocriper totaper . iiouina. . erer . nom-neper era.r nomneper . fansir

invocationes Tefrum Iovium pro aree Fisio

pacer . si . aere . fisi . tate | " iauine erer nomne . era/r . nomne . amie . Mom . subocau . suboco . frite. tiom tefro ioni arsier subocau suboco tefro ioni .

tefre |23 iouie . tiom . esu . sorsu

” In sacro te invoco invocationes Tefrum Iovium, sacri ritu te invoco invoca.— tiones Tefrum Iovium. Tefer

persontru tefmli pihaclu ocriper . fisio . totaper . iiouina . erer . nomneper . emr . nomne-

|23 Iovi, te hoc suillo unguen-

per . tefre | ” iouie . orer . ese .

fer Iovi |30

to Tefra.li piaculo |°m Iovi, huius opere

Tefer Te-

perse acre . fisica . pif . orto . est . tate . diamine . arsmor . dersecor . subator . sent . pusi . neip . he-

ritu . tefre iouie |30 perse . toner . pescler uasetom es[t] pesetom est peretom est frasetom est . daetom est . toner . pescler nir-

seto . auirseto . nas . est |31 tefre iouie perse mere . est esu . sorsu . persondru . pihaclu . piha.fi . tefre . iouie . pihatu . acre

|31 Tefer Iovi, si ius est, hoc suillo unguento piaculo pia.— tum sit. Tefer Iovi, pinto arcem

— scream, fini'-um: la… traduzione ‘suillum ’ è comunemente ammessa. Un raflronto a. mio parere esatto ha. fornito il Ribozzo RIGI. XIX, 1). 202

piamo cioè dalla. tav. I che questa. unione di Zibame-ntum ed unguentum aveva luogo versando il primo nel secondo prove, ‘singillatim ’, cfr. prever ‘ sin-

I — I BIALETTI OSCO-UMBRI, 60 (T. [. vr b 25-31)

167

richiamando la glossa di Esichio amloùg' fig. Abbiamo qui una notevole isoglossa greco-umbra; l’origine della parola può essere una derivaz. con vgddhi (5 55 Nota II) e caduta del secondo elem. di dittongo lungo (5 62), *sò'(u)-Zo-, di “'sti—, u. si-m gr. afig ecc., che in gr. ha conservato il o- come ofiq.

—— perso, pei-um ha secondo i casi il significato di ‘solum’ e di ‘fossa’ ed e uguale al gr. m-Éò‘ov ‘ suolo ’: in lt. la parola è forse compresa in oppidum se da *ab-pedom ‘ ciò che si innalza sulla pianura ’. È dunque una fossa che si scava per versarvi il contenuto della capis.

— osatu ‘ facito ’, ppp. osato da *op(c)sé-: lt. operàrî, o. fipsannam ounoew; (l). — mani abl. da *mang-i (cfr. il loc. manuv-e), cfr. lt. manu-s, ma msc. come appare dall’attributo.

25. — nertm ‘ sinistro ’, cfr. 0. nertrak ‘ sinistri. ’ 13 E: formalm. uguale al gr. véprcpoq, èvé prepog ‘ inferior, inferus ’. Si cfr. arm. nerk‘in ‘ inferiore ', anord. nordr ‘ Nord ’, aated. nordrò'ni ‘ settentrionale ’, inoltre Evepfisv, vép&ev. Il significato ‘ settentrionale ’ presuppone quello ‘ sinistro ’, perché

gli antichi si orientavano rivolgendosi ad Eat: cfr. scr. ddkgipa" (di;:- ‘regione ’) ‘ destra, Sud ’, prà‘cì ‘ anteriore, Est ’, dpc ‘ posteriore, Ovest ’ eee.

Su mersto- ‘ sinistro ’ nel linguaggio augurale cfr.. ad VI a. 1: anche *mrtroè una espressione eufemistica per indicare la sinistra. — toni-tu = lt. tmét6.

— arnipo ‘ donec ’ da *ad-né-q"od, cfr. lt. d5-ne-c con d5- ‘ fino a ’ (5 561). — subotu: cfr. ad subator VI a. 27.

26. — fmwir = fans sir. gulis ’; il tema è lo stesso del lt. prîvus, cfr. P. F. p. 226 M. 332 L.: « Prima

priuasque antiqui dicebant pro singulis. Oh quam causam et priuata dicuntur quae uniuscuiusque sint; hinc et prim'legium et pfimtm; dicimus tamen et priuatum cui quid est adomptum », e p. 205 M. 313 L.: «Prinicl[i]oes, priuis id est singulis ». —- flktu, aflktu è tradotto comunem. ‘ figito ’ ‘ infigito ’ e ritenuto identico con questa parola latina; il che da un puntò

di vista formale va così così, anche se [595 a quanto pare ha -g- e fîmî è da "‘fig-go, perché -gt- avrebbe dato -ht-, -t- (-it- se sort-o dopo la caduta di una vocale, cfr. feta < "'fait6d < *fak(e)-). Ma. come si fa a figaro (‘ figgere, in-

figgere ’) un liquido in un unguento! Questa difficoltà., già. da me mossa in Studi sulla pre-ist. delle lingue ie. (1933), p. 602, è stata sentita dal Devoto,

il quale traduce ‘infundito ’ pur continuando a confrontare il lt. f—îg5. Ma l’etimo sarà diverso. Nel mio scritto avevo pensato a *dhz'jh- > "'fih- rifatto in "'fik- per falsa divisione di filcld- (ad VI a 56); ma la cosa e poco probabile. 11 -kt- conservato si ritrova in ninete» da *ni-n(e)k(e)-tfid (ad r. 60), e qui la. conservazione può esser dovuta alla nasale precedente. Similmente penserei di spiegare (a-)llktu da *(an)-fi-f(a)k(e)-tcîd, cioè un imptv. pres. raddoppiato di fak- (cfr. gr. rt-6vg-ur. scr. dd-dhcî-mi dalla rad. *dhé- non ampliata di

168

OLTRE IL

LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA

. fist . tota . iiouina . tefre . t'ouie pihatu- |32 ocrer . fisier . tota.r . iiouinar . nome . neri arsmo . mlm . p[e]quo . castruo . fw? . pi— hatu . futu . fans . pacer . pasa . tua. . ocra . fist tate [33 iiouine erer nomne emr nomne tefre . iouie . saluc . seritu . acre fist totem *iiouinam tefre toute saluom seritu ocrer

fisica-r | “ totwr iouinar . nome .

LATINO

Fisiam, civitatem Iguvinam; Tefer Iovi, piatto |32 amis Fisia.e, civitatis Iguvinae nomen;

|33

Tefer Iovi, salva.m

servato arcem Fisiam, civitatem Iguvinam; Tefer Iovi, sal-

vum

|35

Tefer Iovi,

te hoc suillo unguento Tefra.li piaculo |36 Tefer Iovi, te invece ». Precatione eadem tripodato.

neri . arsmo . niro pegno . castruo fri . salua. seritu . futu . fans pacer . pese . tua . acre . fisi

. tate . iiouine . ever |85 nomne erar nomne tefre iiouic tiom esu sorsu . personcine tefmZ-i . pihaclu . ocriper . fisiu . totaper iiouina . ener . nomotè— per smr |33 nomneper tefre . eia-nie tiom suboca.u persclu schema atropusatu. ‘" pesondro . staflare . nertruco . persi . jet-u . suront . capirse . perso . osatu . suror . persm'mu puse sorsu ape pesan-

d'ro

purdinèus |aa proseseto

cms . dirstu mom . uestisiaxr sorsalir . destruco . persi . persome . cms . dirstu . pue . sorso . pur-

‘" Unguentum Stafla.re ad einistrum pedem fecito. Item cepidi fossa.m fecito. Item preea.tor sicut euillo. Ubi unguentum porrexerit,

[°° prosectorum reliquias dato. Tum libamenti suilli ad dextrum pedem in fossa.m reliquias dato quo suillum porre-

dinèus . snom | ” uestz'siam . sta-

xerit. Tum | ” libamentum Sta-

flarem nertrruco persi . smuront cms dirstu . mom . pesond-ro

fla.re ad sinistrum pedem, item reliquies dato. Tum unguentum suillum in fossem quo pre-

. sorsalem . persome . pus . per-

snis just ife |40 endendu pelsatu . snom pesondro sta.-

ca.tus erit, ibi |“o imponito, sepelito. Tum unguentum Sta-

1 — 1 BIALETTI osca-unum, 60 (T. I. VI h 32—40, I a 30-32)

169

ei*e[k] p u r t i i u s api enuk sui-um pesuntrum feitu staf-

°° Ubi id porrexeris, tum suillum unguentum facito 8 ta flio |31 Iovi, ci libamenturn

|311i invesmik veukriafiktu stica per fisiu tutaper ikuvin(p)|”a feitu

inficito pro arco Fisia, pro eivitate Iguvina |32 facito; ad sinistrum podem capidi

nertruku

pei-i

ka—

37. — staflam è qui detto del pesondro, r. 39 della uestz'sia, 1°. 40 nuovam.

del pesandro. In I a. 30 sg. è detto più brevemente: sui-um pesuntrum ieltu ed esmlk vestloa aflktu: si tratta. del pesondro e della ucstisia nominati nella tav. VI b, e quindi al triplo stafiare di questa corrisponde l’unico stalli iure (luvcsmlk = luve esmlk) di I «… Ora, stalli [uve si può solo intendere ‘ Staflio Iovi ’, ‘ a Giove Staflio ’ (una ipostasi che appare soltanto qui); sta-flare non è altro che il pesondro o la uestisia destinata a Stafiio (cfr. la maja fisouina destinata a Fisovio Sancio in VI b 9. 14). Che il nome di questo sia derivato da "'staflo- = lt. stabulum (da *sta-dh-Zo-, cfr. gr. o7a-8-nòg) e si tratti quindi di uno Iuppiter Stator (o di uno Iuppiter Stabulinusî), è possibile. 38. — puo ‘ verso cui ', uguale al lt. qu6 più la particella -î su cui cfr. ad pini VI a, 5.

-k-, e *dt'd— accanto a *dou-, ad V b 16) onde *(an-)fifktòd > (a)flktu col le con-

servato dalla consonante che precede: il significato è identico a. quello del lt. ìnficùî. Dal composto allktu il valore è passato anche al semplice Ilktu tanto più facilmente in quanto per ‘ facere ' si adoperava la forma non raddoppiata: [nola ‘faciat ’ ecc.

170

LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL

LATINO

flare persome puo pcsnis e-ndendu pelsatu jus ife mom . ramm.vo . porse . pesondrisco

flare in fossam quo precatus erit, ibi imponito, sepelito. Tum vasa quae ad suillum ha-

spa-

buerit |‘=ll sedens supra spar-

hatu andarne-mu sorsitu . arnipo . cromati—r pesnis just sorse pisher . camelia . sorse . comatir

gito. Interim sedeto, donec commolitis precatus erit. Sedens quilibet commolìto: se-

. habus |‘Il sorse

subm

. persnimu |“2 pardito

lust

dens commolitis precator. |42

” uocucom iouiu panno . Porrectum erit. cui furfant uitlu . torn . trif “ Ad lucum Iovium, cum . {ctu marte horse feta po» eva friant, vitulos tauros tres pluper . tota/r . iiouinar . totaper facito. Marti Hodio tacito pro . iiouina . u-atuo . forino | “ feta populo civitatis Iguvinae, pro poni . feta . amia . feta . tascs . civitate Iguvina. Hostias ictu

persnimu

proseèetir

fasio

ficla . arsueitu . saront . nomia paso uerisco treblcnir “ uocucom coredier uitlu

|“

tacito, pesca facito, fru-

menta facito, tacitus precator; prosectis farrea, fitillam advehito; item narrato sicut ad portam Trebulanam. “’ Ad lucum Coredii vitulos

41. — spahatu. (cfr. spahmu r. 17): s’intende che i vasi saranno ‘sparsi’ gettandoli e rompendoli. — andemomu: traduco ‘ interim ’ o ‘ usque eo ', ma senza una giustificazione glottologica solida. Si può analizzare ander-uom-a con andar = lt. inter ecc., uom per "'ooom acc. del pron. *oggo- in iran. ava- scr. avos (gen. du.)

ablg. om‘i, ed -u particella come in gr. m'zv-u (lt. interim pare da inter + im accus. di i- 5 370).

— pisher ‘ quilibet ’ da pie = lt. quis e her forse da "'heris ‘ vuoi’ (cfr. ad VI a 27; forma con i alternantesi con i) come lt. qui-vis. 43. — uom-com, vuku-kum: o. llivkeî, lt. leicus < *leuko- scr. loka's ‘ spazio

libero ', aated. 16h ‘ boscaglia, chiarita nel bosco coperta di sterpaglia ' ecc. connesso col gr. leox6c; e colla rad. di liicére ecc.; indica in origine la ‘ ra-

dura ' (ted. Lichtung: Licht ‘ luce ’). — cui, uvet. Si usa tradurre qui ‘ aves ' come sempre: ma non si sa proprio donde siano venuto fuori queste pecore di cui nessun cenno è stato fatto sinora, né verrà. fatto in séguito. Io credo pertanto che si tratti di ‘ uova ’, le quali avevano una parte notevole nelle cerimonie lustro-li; cfr. luv. VI

514: nisi se centum lustrauerit omis; Ov. Ars II

329:

1 — 1 DIALl-JTTI ceco-unum, 60 (T. I. V: h 41-45, 1 a 33-34 - 1 b 1-4)

pii-e

pei-um

punì

feitu

suiuf nuk

Eeitu

fossam fa.-cito: posca facito. [33

|33 a p i

Ubi suilla porrexeris, tune a-

purti(t>ius hapin aru

titu multu t(e)s

zcief zeìef

171

eerus

| “ kukuma-

gnarum reliquias dato, sedens [34 commolito, sedens commo-

litis precator.

pesnimu I b

vukukum

pane

iuviu

uvef

trcf

furfa8

vitluf

marte

Ad lucum Iovium cum ova

turni

hai-ie

friant, tres vitulos tauros |2 |2

fetu

Marti Hodio facito pro populo

civitatis Iguvinae, pro civitate

pupluper tutas iiuvinas tutaper ikuvi-

Iguvina. |3 Hostias ictu facito, posca facito, frumenta

na

ferine

ostendito; tacitus precator [‘1

fetu

adipibus frumentis.

|3 v a t u v a feta

arvia

punì ustentu

pesnimu arves reties

kutep

[‘l a ì e p e s

vukukum kutref vitlup

Ad lucum Coredii tres vitulos

et ueniat quae purget anus lec-tumque locumque,

praeferat et tremula sulfur et ona manu. 'Qaòv èx xa9apoiou, risp. rà èx «rav xac&ocpor.òìv q’m' (mangiando le quali, come

anche 'Exairqg rò Seîavov, si sarebbe dovuto morire) sono nominati in Luc. Dial. mort. I 1, p. 331 e Oataplus 7, p. 628. Il tema in -i- dell'u. (ovi-) risponde a quello *ò'z_gj-o— cui risale il gr. cbr.6v, col. 65Eov dor. òBsa' rà cbo'r. Hes. Qui fur/ant è detto del rompere le uova (cfr. ad ofm-fata VI b 17) per preparare qualche cibo sac'rificale che accompagni l’offerta dei tre vitelli a Marte Hodio; se l’a-, come sembra, è breve, avremmo qui la fonte di it. uovo, fr. mu], Sp. huevo ecc. da "'Jvum contro lt. Mm. — uitla tom, vitlul turuf: cfr. lt. vitulus e tau-ms: si tratta. di vitelli maschi. —— horse, hufle: cfr. hoier VI a 14. 45. —-— coredier, kuretlcs: dal Devoto raccostato al nome della decuria [ b 3. lmtep può voler registrare l'assimilaz. di -I in kutel.’ al p - seguente. Ma in vltlup turup il -*p dovrebb'essere avanzo di grafia anteriore, in cui p si usava anche per ] : cfr. eltlpes V a 2.

LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE 11. LATINO

172

honda . èerfi .

tauros tres tacito. Hondo Ser-

fetu . pepluper . tota/r iiouinar . totaper iiouina (r.) -uatu[o] . jerz'ne . feta amie | “ fei-u her-i mina . heri- . pom? . feta . tases persnimu . prosesetir . tesedz' .-

|“ fio facito pro populo facito; vel vino vel posca fa— cito. Tacitus precator; prosectis libum, fitillam advehito: item narrato sicut ad por-

tom

tri]

feta

ficla arsuez'tu . s-mont . nami-u. .

tam Trebulanam. Tum arx [ "

eno . pass . uerisce treblanir saepe fast ocar | " pihos esome esono . andar accese . uasetome lust . a-uz'f . aseriatu nerale treblano coucrtu reste esono fe-itu “ pone . poplo . afero . her-Ecs eui] . aserz'ato eta sururo . stiplatu pusi . acre-r pihaner . sururont . combifiatu . eriront

piata erit. Si autem horum sacrificiorum intermissio fuerit, in vitiatum erit: aves observato, ad portam Trebulanam revertito, instaurans sacrificium tacito. “‘ Cum populum lustrare volet, aves observatum ito; itidem stipulator sicut arcis piandae; itidem nuntiato; iis—

. tudems . eui] | “ seritu . ape . angle combz'fianèiast parco

dem finibus aves | “ observato. Ubi oscines nuntiaverit, virgam

Cureiati (11 b 3) e della gens Coretia nonché al toponimo odierno Goregge oltreché al gentilizio dei Guriazii. — honda îmfi, hunte cell. Pel primo nome cfr. ad hondomu VI a 9. Il secondo, Cerfio-, è derivato da *ker(e)s-io-, cioè dal nome di Cerere, dea chthonica per eccellenza. Il carattere chthonico del dio è con ciò ben chiaro. 46. tesedi, tenzltlm: si tratta quasi certamente di una focaccia sacrificale: ma come essa fosse fatta, e a che debba il suo nome è difficile dire: forse da *tenos-

ediom ‘ cibo a. forma di corda (:révog, lt. tenue) ’ suppergiù come le nostre trecce ’] 47. — saepe, svepu ‘ si autem ’, da sae, sve (VI a. 7) + *q"od. Cfr. o. succ

pod 9 r. 23. —.-— ander. accese, enter : vakaze = artder, enter = lt. inter + acces-(come pihos, da -cît(o)s) se, vakaz ae: It. vacà're. Sembrerebbe il n. sg. ìnsc. d'un

sostantivo col valore di ‘ vacatio '. — in nasetome, vacetuml la finale -e, -1 è la postposizione en. — coacrtu, lmvertu imptv., fut. ant. canarias kuvurtus colla preposiz. coe vert-z lt. vert5 ecc. . — reste, reste! part. pres., restata imptv. ‘ instaurato, rest-aurato': la rad. è stcî- di It. stire. il part. da *sùzjent—s (cfr. I sg. pres. stahu. e o. stele! ad 25 A).

48. —- Incomincia qui la lustratio populi, la cui descrizione termina alla fine di VII &. Il Devoto raccoglie alcuni testi relativi a cerimonie consimili.

r — 1 BIALETTI osco-ounm, 60 (T. I. vr b 46-49, 1 b 5-11)

t u r 11p

h 11n t e

173

ce|5fi

tanros Hondo Serfio | 5 tacito

f ei t u t 11 t a s t a p er tuva

pu p lu p e r i i u v in a s tui i il v i n a v a| “ f er i n e f e t u

pro populo civitatis Iguvinae, pro civitate Iguvina. Hostias | “ ictu tacito, f.rumenta ostendito, libum advehito; vel vino

ar v i a

u s t en t n

t en -

vel | "' pesca tacito; tacitus

zi t i m

a r v e i t 11

h er i s

precator adipibus frumentis.

vinu

heris

feitu

Ìkutef

sninu1

aiipes

|7 p u n ì

Tune arx piata erit.

jper-

arvis

in 11 k 11 k a r p i ha2 fu st | 9 s v ep u esu — m ek e s 11n n an t er v a il a z e v a c e t 11m i s e

3 Si autem horum sacrificiorum intermissio fuerit, in vitiatum sit. Aves observato,

avif

|” ve-

| “ ad portam Trebulanam re—

r 11 f e t r e p la n 11 k il vertu restef esunu feitu

vertito, instaurans sacrifi cium facito.

azeriatu

1° p 11n e

p 11p l 11m

a v ef h e r i es a i e r u 111 a n 2. [ e ] r i a t u et u pernaiaP‘f pustna— iat pune kuvurtus

1° Cum populum lust-rare voles, aves observatum ito anticas i “ posticas. Cum reverteris,

sia romano che greche e indiane: noi ci limitiamo a rimandare ad A 42, e. 141 (agri lustratio) ed. a riportare la descrizione delle cerimonie compiute da Tullio Ostilio presso Dion. Hal. Arch. IV 22: Tùllter; . . . xs).sùoag roùq nollrac; &nanrrag awsl«9eîv sù; rò pérwrev ‘ti-'N npò rfid nòlemt; 1:58i Exovraq rà Gala., £a.l rei.a 1:06; re lnn:sîg naval réln xml 1:oùq neCoùc !:v q::ikawr. nal roùr; l:otalpr5vouc ròv g|n)v.xòv ònlwp.òv èv rot; l8iou; èxg'iurouq ).6xotg, xa&apy.òv aùrc'òv ènor.fiearo raùpcp xml xplcp xml. rpa'cycp. rà Sè lepsîa: raziìra rplr; neptax8fival. nepì.

rò arparòne$ov xslzùaaq, Efiuoe 1.113 xaréxov‘rt. 1:ò neSiov "Apa. rofirov ròv xa.fiazpp.òv Ear; rc'òv xx1:' èy.è xpòvew 'Papmîoz xa8aipovrar. Aoìîorpov òvopdtovreg. —- alora, aterum infin. di am-fer-, letteralm. ‘ portare attorno ’, il circumagere di Catone, che ha dato il nome all’intera cerimonia. La cireamambulatio è un rito sacro comune agli antichi popoli ie. — sumront: è il sumr di VI a 20 più l'-ont che abbiamo trovato in su.rent r. 8.

174

LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL

anouihimu crinarsmatiam gatro ha… destrame scapla. anouihimu . pir . endmdu. . pone |5° esonom[e] f[e]mr . pufe . pe'r . entelust . ere . fertu . poe perm. habiest erihont arsmatiam . asa . destre . anse . fertn em-

com

prinuatur

dur {51 et-uto

porca . ponisiater . habituto . ennom . stiplatu paria. desua . 8680 . tate iiouin-e sm‘m‘ont ua.pelc auieclu combi/iaia neip |52 amboltu prepa . desua.

. combifianèi . ape . desua . com— bifians-iust aia. . auiecla. esonome stato com peracris sacris . ape . accsom'ame [53 habetafe benust . snom termnuco . stahz'tuto . poi . percam . arsmatia. . habiest eturstahmu eso .

LATINO

ritualem induit-or; eingulum habeto, in dextram scapulam induitor; ignem imponito. Cum |50 in saerificium feratur, id ubi ignem imposuerit is ferto qui virgam ritualem habebit. Idem assem in dextro umero ferto. Cum eo legati duo [51 eunto, virgam ministri potionis habento. Tum stipulator parram dexteram sibi, eivitati 'Iguvinae. Itidem nuntiato in lapides augurales. Neque |52 ambulato priusquam dexteram nuntiatum sit. Ubi dexteram nuntiaverit, via augurali in sacrifieium eunto eum opimis saeris.

Ubi in Aeedoniam |53 ad exitus venerit, tum ad terminum stanto. Qui virgam ritualem habebit, exterminato. Sie

49. — anouihimu ‘ induitor ’: art + oaì- ( : ind-ub", ex-uò' da "'-ey-5 & 42),

cfr. ablg. iz-u-jg ‘ mi tolgo le scarpe ’ ob-u-jg ‘ mi metto le scarpe ', eee. Cfr., per l’espressione ‘ virgam induitor ’, ad VI a 19.

— cringatro, krenkatrum ‘cingulum ’ ( > basil. ngringste) con *krengh- onde aated. bring ablg. krggù (con -on-) ‘oerehio ’. Nota gh > 9 dopo nasale. Cfr. ad combifiatu VI a 17 . —- hat-u, hahtu ecc. da *hab(é)tàd: habit-u. VI a. 19.

—— scapin. = lt. scapnlam (: axar:cìvq, cfr. il lt. vlg. spatula> it. spal-la). 50. —-—- asa da ““asa-om: lt. ass-is (la stessa cosa che às, cioè ass, assis, in

origine ‘ tavoletta di metallo ’): giustamente il Goidà.nioh AGH. XXV, p. 56 ha confrontato II b 12: tulle e pit [artu e pensato che si tratti di una « lastra di pietra o d’argilla con un foro o incavo nel mezzo per reggere i braceri ». —— prinuatmr, prinuvatu ‘legati ’. Forse da *prei-a- in ser. prì-nd-ti ‘ rallegra ’, gr. friy'on ‘ amare ’, a'hlg. prijati ‘ essere favorevole ’ ecc., nel senso

di ‘ approvati ’, ‘ scelti ’: si partirebbe da un tema verbale *prî-nu— accanto

1 — 1 BIALETTI osco-ummr, 60 (T. I… vr h 50-53, I h 12-16)

ehatu krenkatrum ah ti | 12 p i r n 11 m e k m em en t e n t u p 11n e ah t i e n t e l 11 s pir

mem

|“vapefem

ste—

ram dexteram tibi, eivitati Iguvinae. |14 In lapidee augurales nuntiato; via augurali in

avieklufe

kumpifiatu vea aviekla esunume etu |15 p r i n u v a t u etutu

perkaf punicate

nes

|“

cingulum habeto. Tum |12 ignem in foculum imponito. Cum ignem imposueris in io— eulum, ]13 tune stipulator par-

tesvam ikuvine

|13 enumek

platu parfam tute tefe

175

sacrificium ito.

15 Legati eunto, virgas ha-

habetutu

bento ministri potionis. Cum

pune

venies | “ in Acedoniam,

me-

akeiuniamem

al pri-mì- ser.: i due suffissi di pres. spesso si alternano fra loro. Cfr. ad pritroma 47 r. 6.

51. — ponisiater ‘ ministri potionis ’, secondo Bùcheler da *pom‘kidtoderivato da poni- ‘ posca ’. —— sasa ‘ sibi ’ da *sei-p(e)so ove -p(e)ào è lo stesso elemento di «'.-psc, 5374.

Queste cerimonie augurali sono le stesse che prima della piatto della rocca. 52. — amboltu ‘ambulato ’, da amb- = lt. amb- gr. o'cpqal (quindi con MA > M: cfr. ad combifiatu VI a 17) ed "'aJ-9- di o’clo'mpou (in lt. passato alle

basi in -(î- & 435). — prepa. ‘ priusquam ’, formalm. = lt. pme + quam.

—— combi/ianèi da "'-nkjé'r, congiunt. passivo pf.; cfr. combifiatu VI a. 17. La costruzione è quella di censamur ecc. 9 ‘r. 19.

— nia, ven. = lt. via (da "‘ggeh-cî‘? Cfr. gt. wig-s ted. Weg m. ‘via’). — acesom'am-e, acersoniem, akefuniam-em ecc.: il Devoto confronta Criso-nia. in una cronaca medievale (in vicin. di Gubbio) da "'la Orisonia, cfr.

Lacedonia. in prov. di Avellino, probabilm. da akudunnlad (abl., su monete, 44 III); forse il nome o. e quello 11. sono identici. 58. —— hebetaf-e: forse affatto uguale, a ogni modo strettamente connesso con ebetmf-e VI a. 12: h- ": anorganico, resto di una scrittura che-.

[ b 12. —- ahtim-em ‘ i n

foculum ’: da *ag-tio- rad. *aj- nel senso di

‘ muovere, trasportare ’; o piuttosto da *aptjo-z gr. dirt-rm ‘accendo “| 15.

menes per assimilaz. da *benes fut. di ben- (benassi ‘ venerit ' ecc.)

= lt. «mm in ven-fié, da *g"gt-j6 come gr. [Salvo: -mj— ha dato sia in gr. che in ou. ed in lt. -ngZ—, onde l’n è passato a tutte le forme della radice.

176

LE

LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL

LATINO

etwstahmu . pis est . totar | “ tar-

exterminato: « Quisquis est ci-

sinater . trifor tarsinater . tu— scer naharcer . iabuscer . nomu-er . acta . eh esa papla . nosue . ier . ehe esa . paplu sopir . habe |55 [e]smc . peple . portata . alo pus mars est feta um pirse mars est . trioper . eheturstahamu . ifont . termnuco . com

vitatis | “ Tadìnatis, tribus Ta-

prinuatir | “ stahitu

eno

dinatis Tusci Naharci Iabusci nominis, ito ex hoc populo ». Nisi itum erit ex hoc pepulo, quisquis habitat | “ in hoc po— pulo, portato illum quo ius est, tacito illum quicquid ius est. Teru exterminato; ibidem ad

termium cum legatis [ “ stato.

Tune dicito: « Ordinamini, deila . arsmahamo . catemhamo . iouinur . eno com . prinuatir . 'instruimini Iguvini ». Tune ambretuto sacris cum legatis, opimis sacris am— peracris

ape . ambrefurent |“ termnome

biunto. Cum ambierint, [ " ad

termnuco com benurent prinuatir eso persnimumo tasetur . serie . martie . prestata

terminum venerint, ad terminum cum legatis sic precantor taciti: « Serfe Marti, Prestate.

—— eturstahmu: cfr. ad tudcra-tu VI a 8. 54. — Mrsinater, hflnate, da Tadinam. — trifor: gen. di trifa- = lt. tribu; forse contiene tri- (e "'bhcu-î), il che

accennerebbe a una costituzione ternarie. della società.; cfr. le tre tribù romane dei Ramnes Tities Luceres. le tre doriche ecc. — lancer, turskum: abbiamo qui la forma antica del lt. Tascam, da *turs-ko- (col suflìsso —ko- di Aurunci, Osci, Volsci ecc.), il cui tara- è tutt‘uno

colla radicale di Tupo-nvol e fors’anche di rùpa-t-g, lt. tav-ria. o. tlurri.

— mharcer, naharkum: popolaz. non ben definita, il cui nome pare connesso con quello del fiume N char, l’odierna N cm. Il Passeri accennò a nomi locali odierni Noja, Nay'ella nell'agro di Todi. —— iabascer, lapuzlnun da *iapad-s-ko- accenna agli Iapodi istriani, o

meglio a loro colonie nel Piceno. Si tratta. dunque di popolazioni che possono muover guerra- a Iguvium e i cui appartenenti occorre quindi allontanare prima della bustratio. — amme ‘ nisi’: mentre -sue è chiaro, problematico è il no-; ci si aspetterebbe ne-: metafonia esercitata dal y. della sillaba seguente 1

—— icr: impersonale con -e-r dalla radice i-/c-i- ‘ andare '. —— sopir è difiici1mente la forma più recente di svepls (questo ave ‘ si ‘ —1pls ‘quis‘): molto opportunamente il Brugmann lo confrontò col gr. hem. ecc. «?>-m;.

1 —- 1 BIALETTI osco-uunnr, 60 (T. I. V! h 54-57, I b 17-20)

177

enumek etui*stamu t u t a tai*inate triiu |“ t a ì i n a t e turskum naharkum numem

tune exterminato civitatem Tadinatem, tribum | " Tadinatem, Tuscum Naharcum nomen, Iabuscum nomen; | “ si—

iapuzku m numero |" svepis habe purta-

quis habitat, portato illum quo ius est, faeito illum quicquid

tulu pue meis est feitu uru peie meìs est | " p une prinuvatus staheren

ius est.

termnesku enumek arma[m]u !” kateranu1 ikuvinu enu— rnek apretu tures et pure punì

instruimini Iguvini». Tum ambito tauris et igne. Cum

" Cum legati stabunt ad terminos, tune | ” « Ordinamini,

—— habe, probabilm. per "'habe-r, conserva il significato intransitivo che si ritrova nel frequentativo lt. Imbitdre; cfr. anche gr. Exec. Habet ‘ c‘è ' si ritrova nel latino tardo. 55. —- portata = lt. portàt6; partire e denominativo di partner. indica. quindi ‘ menare al porto ’ (cfr. il nostro arrivare: riva).

— ifont = ife + (Mo-nt. 56. — deila, teltu: da *doik(e)tòd = lt. dicit6.

— caterahamo, kateramu va col lt. caterva, probabilm. da "'kates- che si ritrova in caténa da "'kates-mî, dunque ‘ ordinare, mettere in serie ’. — ambr-e-f-urent, ampreluufl: fut. ant. di ambr-e-tuto ‘ ambiunto ' ampreh-tu apretu ‘ ambito ', forma di ambr- (cfr. ad combifiatu VI a 17) + la rad. ei— ‘ andare ’, la quale ha e-tu, e-tuto e nel fut. ant. 12t da un tema di pf. 133} come lt. iì gt. iddio. (5 525). Il composto ambr-e— è stato trattato come

un verbo debole, e forma quindi il pi. con -j-. Cir. o. amlret ad 18 r. 32-33. 57. — prcstota. (prestate l b 27): cfr. il nome [intentata di una divinità osca (34 r. 5); dev’essere la dea che marcia in testa all’esercito, o che sta dinnanzi al confine per difenderlo dall’invasore: essa è anche infera, ctr, ad VII a 8. Il seguente iterfia (cfr. ad honda iun-fi r. 45) i:erfe*r martier significa pr0priam. ‘ di Èerfo, alla sua volta di Marte ' e. salvo l’aggiunta pleo-

nastica del gen. Èerfer, equivale all'eolico E&evlag ò lm.oq 16 Fuori?» ‘S. figlio di N., figlio a sua volta di G. ’; si noti comunque in gr. l’articolo usato, come in 11. lo èerfer, a richiamare il nome insito nel patronimico Nzxîauog. rispett. Èerfia. Cfr. Hermann, IF. IL, p. 266. 12 — V. PISANI, Le lingue dell'Italia aulica oltre il latino.

178

LE

LINGUE DELL’ITALIA ANTICA OLTRE IL

LATINO

. iter-fia. . èerjer |5° mariier . turca . èerfia . àerfer . martier totem

Serfia Serfi |“ Martii, Tursa

. tarsinatem trifo . tarsinatem . tuscom . naharcom iabuscom . nome |59 totcr . tarsinater . trifor . tcrsincter . tuscer . nekarcer

Tadinatem tribum Tadinatem

. iabruscer . nomner . ner)l . èihitu anèihitu io-uie hostatu [°° tremite. tursitu anhostatu hcmdu

. sanita

holtu

ninctu . nepitu

sauitu

preplotctu

Serfia Serfi Martii, civitatem Tuscum Naharcum Iabuscum

nomen |59 civitatis Tadinatis tribus Tadinatis Tusci Naharci Iabusci nominis viros cinctos

non cinctos, iuvenes hastatos ] “ non hastatos terreto tremefacito,

humi

pessundato,

neoato infirmato, offendìto sauciato, plotos tacito

58. — turca: il nome di questa dea, cfr. tursitu nella r. 60, significa ‘colei che spaventa ’; ella è quindi destinata a mettere in fuga le schiere avversarie.

59. -- ner] iihitu. aniihitu, iouie hostatu anhostatu. Abbiamo già identificato ner- e princeps (ad VI a 30), e in iouie è stato scorto da un pezzo il significato ‘ iuvenes '. Questi ‘ iuvenes ’ possono essere hostatu oppure anhestaiu e cioè ‘ hastatos ’ o ‘ non hastatos ’, il che significa, come gli epi-

teti èihitu anirihita ‘ cinctos non cinctos ’ attribuiti ai neri e per cui cfr. la nozione romana di praecincta. classic (ad A 40 V), ‘ in servizio (militare) ’ o ‘ non in stato di servizio ’. Gli ‘ iuvenes ’ in servizio sono dunque ‘ bastati ’: tutto ciò concorda colle denominazioni delle due prime file di battaglia

dell'esercito romano, degli hastati cioè, i giovani di leva che formavano la prima fila, e i principes, delle classi seguenti, che formavano la seconda; e ci mostra che hastati bastata e rispettivamente principes ner] non si riferiscono. quando si parla di militari, all'armatura o alla posizione nelle schieramento (ha spesso suscitato meraviglia il fatto che i principes stessero in seconda linea) o al censo, ma semplicemente all’età.; e che queste denomi-

nazioni debbono essere molto antiche, non già. effetto, nell’esercito romano, di un fraintendimento di epoche più recenti. Cfr. Livio VIII 8, 6: « Haec

prima frons in acie florem iuvenum pubescentium ad militiam habebat. Robustior inde actus totidem manipulorum, quibus principibus est nomen,

bos sequebantur». Quindi ner! sono gli anziani, iouie le reclute; e hastati è in Roma passato a designare i giovani, dopo essere stato semplicemente un loro epiteto indicante che erano ‘ armati '. Siccome l’hasta era l'arma di tutto l’esercito, hastatus significava in origine il giovane di leva che era già entrato in servizio, non hastatus quello che attendeva ancora la cerimonia con cui veniva investito dell’arma e con cui entrava a far parte della popolazione combattente. Invece cinctus (praecinctus) e non cinctus indicano

1 — 1 BIALETTI osco-u1usnr, 60 (T. I. vr b 58-60)

179

la posizione degli anziani che han già. fatto il loro ingresso nell’esercito (e che sono quindi tutti hastati), ma si trovano in servizio o in congedo. Per quanto riguarda la forma, èihito- (cioè gita-) = lt. cìnctas; iouie- (di

cui tante e acc. pl., toutes dat. pl.), piuttosto che tema in -ie'-, sarà., come vide il Bechtel, una forma di comparativo *iou-ies- colla forma -_1263- del suffisso come in maiastcîs (5 255) e col grado normale della radice, come nel scr. ya'v-ìyas- ‘ iunior ’ che corrisponde quasi esattamente alla forma umbra (entrata nell’analogia dei temi in -i-). In bastata rispetto al lt. hasta'to- ab— biamo l’alternanza ola come in altri casi poco chiari. Hasta con a risponde al mir]. gass ( *ghasto-) ‘ ramo novello, pallone ’; 'cfr. anche gt. gazd-s aated. gar! ‘ pungolo ’, che risale però a *ghazdho- come mirl. gat ‘ bacchetta di

salice ’. Su tutta la formula, specie per quanto segue, cfr. le mie osservazioni in IF. LVIII, p. 247 egg. ed A 40 V.

60. — tarsitu da *torseie-t6d, cioè il oausativo (5 447) di "'tcrs-jtres- ‘ tremare, spaventare ’ in gr. rpém, Erspoev‘ è'oòlìnoev Hes. ecc.; il lt. terreò' da *tersej5 è identico, salvo che nella rad. ha il vocalismo e, laddove proprio dei causativi è o: ciò forse per evitare confusione con ton-efi caus. di *tcrs‘ essere arido ’ in horn. répoerat ecc. Cfr. il nome di tarsa ad r. 58. —- trcmita: sarà. il oausativo di *trem- in lt. trem6, ma senza l’apofonia o che abbiamo nel gr. TpO|1.éf.0 (che però significa ‘tremo ’). —— honda da hom- ‘terra ’ (cfr. hondomu ad VI a 9) colla postposiz. -d6 (55 427. 581) uguale al t6 ‘ ad ’ age. ecc., e in apofonia col "'-de di gr. 86p.ov-Se.

—— holta = gr. ò7ké‘rm: l’h- è anorganico e, nel presente caso, suggerito dall’allitterazione con honda; si noti come in questo passo abbiamo coppie allitteranti. — nincta: la traduz. di quasi tutti i commentatori, ‘ ninguito ’, è stolta dal punto di vista delle cose (che significa ‘ nevicare ’ un esercito?) e impossibile sia foneticamente (ci si aspetterebbe Maini-, poiché la radice termina in 9%) che sintatticamente (ni-nguere non può essere usato transitivamentc). Io penso a *ni-nek-e-tcîd pres. raddopp. di "'-nek- in necàre ecc., il che spiega la conservaz., dopo consonante, di k avanti t, cfr. ad flktu I a 28. — nepita: cfr. gr. vfimog da *ne-ap-jos ‘ incapace,ineptus ’ (AGI]. XXXI, p. 50).

—- sanita ‘oiîendito ’, probabilm.: gr. xre£vcs xaréxrova, scr. kqan-6-ti ‘ ferisce, offendit ’. Qui dunque l’umbro avrebbe (k)s- da *kp-, laddove a 36%») scr. kqam- (*‘jdhom-) corrisponde o. fame! (46). — sanita ‘ sauciato ’ contiene lo stesso "'sayi- che il lt. saucias da un *sayi-ko-. —- preplotata ‘plotos facito ’. La voce plotus è umbra, Fest. p. 238 M. 344 L.: « (Photos uocant) Umbri pedibus planis (et latis> (Macci>us poeta, quia Umber Sarsinas erat, a pedum planitia initio Plotas, postea Plautas coeptus est dici », ove si vede che Plant-as è iperurbanismo (5 22). L’originario piò-tus andrà. con pià-nus ecc.; a > 5 forse dapprima nel nom. sg. "'plos come in pihos : piàtas, conegos da -cîtos ecc. — « Flauti appellantur canes quorum aures languidae sunt ac fiaccidae et latins uidentur patere » P. F. p. 230 M. 336 L., è forse altra parola.

180

LE

LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL

prewilatu. mortis prestata. “1 serie tra-rsa mart-ier serfia serfer

àerfia

serfer

martier

fu-

pese pacrer fener tuto iiouin-ar pople totar uestm

|“2 tate iiouine era ner-us sihitir . anèz'hitir iouies hostatir smr

emostatir nomne

ero . nomne ape

este

LATINO

in vineula eonicito. ‘“ Serie Marti, Prestota Serfia Serfi Martii, Tursa Serfia Serfi Martii, estote faventes propitii pace vestra populo civitatis Iguvinae, l'l2 civitati Iguvinae, eorum viris oinctis non oinotis, invenibus hastatis non hastatis, horum nomini illius nomini».

dersicurent . eno |“3 deitu . etato

Ubi istud dixerint, tum [“3

iiouinur porse porca arsmatia habiest ape este rie-rsicust . dute? . ambretuto . emani .

dieito: « itatote Iguvini », qui virgam ritualem habebit. Ubi haec dixerit, iterum ambiunto

ape . termnome ] “ couortuso

iidem. istud ad terminum [ “

surm*ont . pesnimumo . sumront deitu etaicms . doit-u snom tertim . ambretuto . ape . term—

reverterint, itidem preeantor, itidem dioito, ut eant dieito. Tum tertium ambiunto. Ubi

nome- bonu-so | “ sur-wont . pe-.

ad terminum venerint, |"5 iti-

snimumo . sumront . deitu . eta--

dem preeantor, itidem dicito ut eant. Tum legati citra eunto eadem via qua venerint.

ias . eno . prinuatur . Stimo . eiuto erafont . uia . pom . benuso

VII a

su-ruront pesnimumo sururont . deit-u . etaias . eno . pri—

nuatm* èimo . stato mia . pom |2 benaco

(Itidem precantor

2

venerint.)

erezioni .

“ fondhîre . abro] . tri-f . fetu .

heriei . miu . heriei . pain . èerfe martie feitu pepluper totar . iiouinar . totaper | " dion-i-

3 In Fontulis apros tres facito vel ruîos vel pieeos, Serio Mar— tio facito pro p0pulo civitatis

Iguvinae, pro civitate |‘I Igu—

— preuilatu, preuièlat-u è stato da un pezzo riconosciuto come da pre- + un *yinkelà't5d = lt. vimula'tcî. Si tratta, come si vede, di impedimenti e

danni intesi & fiaccare il potere bellico dei avversarii.

1 — 1 BIALETTI osco-umsnr, 60 (T. I. V! h 61-65 - v_n a 1-4, I h 21-24) 181

persnietatn

ambieris, |21 precator. Tune: « Itatote Iguvini ». Ter ambito,

triiuper |22 t r i i u p e r

|22 ter preeator, ter: «Itatote Iguvini ». Tune |23 legati eitra

pesnimu triiuper etatu ikuvinus e— numek |23 p r i n u v a tus gimu etutu erahunt vea gimu

eunto; eadem via eitra eunto legati.

amprefu|”us enumek mu

ikuvinus amprehtu

etutu

prinuvatus

“ funtlere trif apruf ruf ru ute peiu feitu certe marti 62.

24 In Fontulis tres apres rubros aut piceos facito Serio Martio.

dcrsicurent, come il seg. dcrsicust, fut. ex. di *deiî- (cfr. ad deitu

r. 56) con raddoppiamento *dc-dilî- come il lt. di-dic-î (con altro significato). 63. —— ciato (con aplologia. da *etatuto). staians r. 64: da. un verbo età-: lt. ita're, ma con ‘ci-. — dati ‘ iterum ' n. sg. ntr. (cfr. tortim) di du-tio- formato come tortielt. tcrtius da. *tri-tio- (5 18). cfr. scr. d-vi-tiyas tg-tîyas, avest. bitya- òn'tya-.

Come in dapursus (ad r. 10), du- di dar è stato sostituito al più antico *d(y)i- conservato in difue (r. 4). 64. couortuso e bcnuso sono rifacimenti di couortust VII a 39 (cfr. ad VI a 6) e benast VI b 53 secondo l‘-o di ambrctuto, perenimumo, ciato, inteso come caratteristica di III pl. — tartim: cfr. ad dati r. 63. . 65. — èimo, clmu: formaz. da “"lìi- in lt. cis cit-rd & 423 col suffisso di promo- ecc.; cfr. anche 5 205. Il significato è ‘ verso l’interno (del confine) ’:

perciò i traduttori usano generalmente ‘ retro ’. VII a = I b 24-45.

Le prime due righe ripetono la fine di VI b per indicare la successione fra. le due tavole. 8. — fondZir-e, iuntlcr-e = lt. in lont(u)lìs, nome di una località.

-—- obra], aprul = lt. apr-58. —— rofu = lt. *mi/ds (sabinismo) da "‘-roudìw- = gt. maj-s randa-, ted. rot; rulru = lt.. rubro's da. *mdhro—.

—— paia da *pik-jo- di pik- = lt. pix, gr. nloac: da. *pik-jd: il gruppo -ik_i - ha dato qui -i_@- dissimilatosi in -e_i-; cfr. anche lele da. *faijad V a 23 V & l accanto a lacla da. "']akjcîd II a 17 ‘ faciat '.

182

LE

LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL

LATINO

ad . uatuo . [crine . feitu . pom? . feta . amia . [ctu . tases . persnimu prosesetir mefa. . spola .

vina. Hostias ictu facito, posca tacito, frumenta tacito;

fiala

sam aspersam, fitillam advehito, |5 itidem narrato sicut ad portam Trebulanam. Ubi trans Satam nuntiaverit, tum reliquias dato. " In Rubinia porcas tres rufas aut piceas facito Prestotae Serfiae Serfi Martii pro populo civitatis Iguvinae, pro civitate

na-

arsueitu | “ suront

mtu . puse . uerisco . treblanir . ape . imho. . sahata. . combifian-

èust

mom

eme

dirstu

° rubino . porca. . trif

rofa

ate . pela. . feta . prestate . èerfie . èerfer . martier . popluper . totwr iiouz'nar totaper |7 ioaina persaia . feta . poni . feta . amia . feta suront namtu pusi pre uerir treblanir loses

persnimu [° prosesetir . struèla. . fiele. . arsueitu . ape . supe . postro . pepescus . mom pesclu .

maemo . uesticatu . prestate . iterfie |9 serfer . martier . papluper . totar . louinar totaper . iouina . mom . uesclir . adrir mseme

tacitus precator; prosectis men-

|7 Iguvina. Humi stratas facito, posca facito, frumenta facito, itidem narrato sicut ante portam Trebulanam. Tacitus

precator, |a prosectis struiculam fitillam advehito. Ubi secunda retro precando paraverit, tum precatione in mundum libato Prestotae Serfiae 1° Serfi Martii pro populo civitatis Iguvinae, pro civitate Iguvina. Tum vasculis atris in mundum

5. troha, trahaf, tra], tra = lt. tràns 5 583. 8. — msm-e: come ha notato il Devoto, si tratta di fossa in cui si versa.

la libagione, ma non del solito persone., bensì di qualche cosa peculiare della dea infera Prostata, e cioè di un mundos come quello romano di Cerere; il D: stesso ha indicato dei raffronti nel lt. Resor e nel lit. msg'js ‘ fossa in

cui si conservano le patate per l'inverno ', pensando a una rad. "‘-reus- ‘ scavare ’. Il mancato rotacismo lt. e u. si potrebbe giustificare coll’r della sillaba preced. (e in lt. della seguente), cfr. 5 113; ma la semantica poco mi

soddisfa, specie per riguardo a Rusor che non è uno dei soliti deastri come Occàtor Sarrìtor ecc., ma fa parte di una quaterna di personaggi divini molto antichi impersonanti la terra: Aug. Cio. d. VII 23 nomina come quattro dèi, ai quali i sacerdoti faciunt rem divinam, Tellus Tellumo Allor Rusor. Di essi Tellus e Tellumo rappresentano, come dice Varrone cui risale la

r — 1 BIALETTI esco-unam, 60 (T. 1. vn a 5-9, I h 25-29)

125 v a t u v u feri[n]e fetu arviu ustentu punì fei(t)u |23

pesnimu

tagez

pe arves “' r u p i n i e e purka rufra

aietre ute

183

[25 Hostia ictu tacito, frumenta ostendito, pesca facito. |26 Tacitus precator adipibus

frumentis. 27 In Rubinìa tres porcas rubras aut piceas facito Pre—

peia fetu prestate |23 c e r f i e gerfe marties peiaia fei-

stotae |23 Serfiae Serfi Martii. Humi stratas facito, frumenta ostendito; |2° capides sacras

tu

agito,

|”

arviu

kapi

ustentu

sakra

aitu

notizia. di Agostino, « geminam uim, et masculinam, quod semina. producat, et femininam, quod recipiat atque nutriat » della Terra: s’intende che Alter e Rusor debbano essere divinità venerande, non dèi da indigitamenta. Va qui ricordato il scr. r6dasì du. ‘ cielo e terra ’, propriam., come pgthivî ‘ cielo e terra ’, un duale ellittico (cfr. ad uei-m peq_uo VI a. 30) di un rédase (cfr. il gen.-loc. rédas-os) f. ‘ terra ’, dunque *reudos- onde msi- (*reuds-i- o *mds-i-) come 11. perf- da *ker(e)s-, quindi ‘ ciò che appartiene alla Terra, mundus ’.

Il lt. Racer-cm è la contaminazione del n. sg. *Reudcîs o *Rudcîs col *Rq- > *Rus- dei casi deboli; la declinazione ie. *R(c)udàs *R(e)udos-gn *R(e)uds-os ecc. è identica a quella *(A)usàs *(A)usos-gn *(A)uss-os presupposta dal nome

scr. di un'altra divinità. femminile, l'Aurora, ugds ascia-am (: gr. ’Hn'oc; ’Hòac) ug-ds (gen. sg. e acc. pl.), cfr. lt. Aurò'r-a. con generalizzazione anche qui dell’-5.9 nominativale e passaggio alla I decl. Quindi Rasor è in origine un femminile. Altar corrisponderà. all'anord. aldr ‘ aetas, saeculum ' ags. caldor ‘ vita ', cfr. anche air]. altr-am ‘ nutrimento ’, e sarà. un dio (o dea) della.

forza. vitale e simili. Cfr. su tutto ciò in ZDMG. 011, p. 62 sgg. uesclir ‘ vasculis ’: il vocalismo rende difficile il confronto tra le 9. forme umbra e latina, e il Thurneysen, IF. XXI, p. 175 sg. ha confrontato la parola celtica *Zestro- n. ‘ recipiente ’ in irl. lesta/r, gallese llestr (e bret. lestr ‘ nave ', cfr. it. casello, vascello da casa). La difierenza tra la parola celt. e quella. u. e solo nel suffisso: -tro- e -tlo— (cfr. 5 227) (l), e del resto

-tro- celt. potrebbe essere il risultato di dissimilazione colla consonante iniziale. Cfr. comunque ad 55 r. 2. — adn'r, cfr. utm = lt. «vitro-: i vasi neri sono appropriati alla dea intera. ( I ) L’u. uesculum sarebbe stato usato da Pl. Tria. 888, secondo Cuny, REA. XVIII, p. 248 sg. che propone di correggere cosi il corretto 1' uixillmn 0 T iuxz'llum tramandato.

184

LE LINGUE DELL’ITALIA ANTICA OLTRE IL LATINO

prestata

sic precator: « Prestota |lo Ser-

1° èerfia . èerfcr martier . tiom

fia Serfi Martii, te his vascuh's atris pro populo civitatis Iguvinae, pro civitate Iguvina, pro illius nomine, |11 pro huius nomine. Prestota Serfia Serfi Martii advertito via ex— terna malum civitati Tadinati, tribu Tadinati, |12 Tusco Naharco Iabusco nomini, civitatis Tadìnatis tribus Tadinatis Tusci Naharci Iabusci no-

cso

pcrsnihimu

. esir . ucsclz'r . adrir . poplioper . tota-r . iiouinar . tota.per . iiomîna

. erer . nomnepcr |11 era.r . nom-

ncpcr prestata. . ècrfia. . èer/er cola. marticr preucndu nia etero tate tarsinate trifo

tarsinatc |12 turscc . naharcc . ia.buscc . nomne . tota.r . tarsinatcr . trifor tarsinatc-r tuscer . na.-

harcer . iabusccr . nomnc-r |13 ncanèihitir iouies rus èitir hostatir . anastatir . ero . nomne

. prestata. . èerfia. . àcrfer marticr . luta . ions | “ pacer . paso . tua. pople totar iiouinar tate . iiouine eram nomnc smr

nomne . cmr news . èihitir . an-

èihitir . iouics [15 hostctir . ano-

minis |13 viris cinctis non cinctis, iuvenibus hastatis non hastatis, eorum nomini. Prestota Serfia Serfi Martii esto favens |1‘I propitia pace tua populo civitatis Iguvinae, civitati Iguvinae, eorum nomini, eius no— mini, eius viris cinctis non

cinctis, iuvenibus |15 hastatis Probabilmente il d umbro è più antico, il lat. -tr- da -dr- & 102; forse l‘aggettivo sta a base del nome di italia da. "ddrolcì, cfr. 44 IV. 11. -—— prcucndu ‘ advertito ': prc- e *umdh-c—tòd: gt. -windan ‘avvolgere ' wandjcm (ted. wcndcn) ‘ rivolgere '. La rad. torna forse nel scr. van-dhùram ‘ cestone del carro ', se significa ‘ cosa fatta intrecciando vimini ’, e

in tocarico wdnt- ‘ avvolgere '. — cela: traduco con ‘ externe. ’ (cioè a dire, in modo che il male non abbia

da toccare Iguvium) questo aggettivo che penso derivato da 6 ‘ ex ’ collo stesso elemento di It. *proculus (cfr. il npr. Proculus) onde l’avverbio procul, e

che potrebbe essere la rad. di cellcî (ex-cell5, pro-cellò) o anche un -tlo- accanto al -t(c)ro- di extra? ecc. secondo l'alternanza -tro/tlo- nei nomi di strumento 5 227. — utero: il signif. di ‘ malum ’ (o ‘ mala ’: può anche essere ntr. pl.) è sicuro. Gli etimi dati sinora sono poco soddisfacenti. Si potrebbe confrontare gr. &mpò; se din; con &- (Archil. Aesch.) è cosa diversa da. in con &(da &Fa-, eol. Find. aùdzrìv) e l' ’ - di d'i-7196; — parola quasi esclusivam. poetica — ha ricevuto la lunga dal secondo &rq, che è l’unica forma. in

presso Omero.

uso

1 — 1 BIALETTI osco-vunm, 60 (T. 1. VII e. 10-19, 1 b 30)

statir . prestata . àcrfia . àcrfcr maftier saluom scritu pcplom . totwr . iiouinar . saluc .

serituu ] “ totam

iicuinam

prestata . serfia . scrfcr . martier . saluc . seritu popler totar .

iiouinar . totar . iiouinar |" nome . ner! . ammo . niro pegno castruo frif saluc servita Iutu . fans . pacer . pass . tua . pople . totar . iiouinar ] “ tate . iiouine ercr ncmnc cmr

nomne . prestata . èerfia. . àcrfcr . marticr . tiom . csir

adrer

uesclir .

pcpluper ] " totar

iio-

uinar . totaper iouina . ercr cra'r nomnepcr nomncpcr

vesklu

alfu tacez per

vetu

atru

punì feta |30 ai-epesnimu

185

non hastatis. Prestcta Serfia Serfi Martii salvum servato popn1um civitatis Iguvinae,

salvam servato ] " civitatem Iguvinam. Prestate. Serfia Serfi Martii, salvum servato populi civitatis Iguvinae, civi-

tatis Iguvinae ! " nomen; principes ordines, viros pecua, fundcs fruges salva servato; esto favens propitia pace tua po-

pulo civitatis Iguvinae, |“ civitati Iguvinae, illius nomini, huius nomini. Prestota Serfial

Serfl Martii, te his vascu]is atris pro populo ] " civitatis Iguvinae, pro civitate Iguvina, pro filius nomine, pro huius nomine.

vascula lavato atra alba., po-

sca tacito. [°° Tacitus precator adipibus frumentis.

arves

I b 29. — vetu: la. mia. traduz. ‘lavato ' parte da un etimo *leje-t5d: ablg. lijg ‘ verso (acqua. ecc.)‘ infin. lÉ-ti ecc., gr. dilswov da *lei-tyom ‘ re-

cipiente per il vino '. La preferisco alle solite ‘ dividito ' (da *mi-tu.) o ‘ deligito ’ (da *vcl-tu) perché mi pare più aderente all’ordine del rito ed etimologicamente meglio fondata..

186

LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL

LATINO

prestata . èerfia. . èerfer . martz'er

Prestota Serfia Serfi Martii te

tiom [2° subocauu . prestata?èerfiar . àerfer martier . fener

|”0 invoco, Prestotae Serfiae

frite . tiom . subocauu . ennom . persclu . eso . deitu |?1 prestata .

èerfia

èerfer

martier

tiom

tiom adrir ueselir isir tota.r iiaplener poplaper

u-inaxr

totaper ] " iioui-na . erer

nomneper

emr

nomneper

Serfi Martii precationis ritu tc invoco ». Tum precatione sic

dicito: | 21 « Prestota Serfia Serfi Martii, te his vasculis atris, tc plenìs pro populo civitatis Igu— vinae, pro civitate [22 Iguvina, pro illius nomine, pro huius nomine. Prestota Serfia Serfi

prestata. . èerfia(r) . èerfer . mar-

Martii te invece, Prestotae | “

tier . tiom . subocauu . prestotar

Serfiae Serfi Martii precationis ritu te invoco». Tum libato, tripodato.

|?a èerfiar . serfer martier . fofrite tiom suboeauu ner mom . uesticatu . ahatripursata

. mom . mseme [24 persclu . aesticatu . prestate . èerfie . èerfer . martier popluper totar diouinar . totaper . dozzina. . ennom.

uesclir ] “ alfir

persnima

saperne adm tra.huorfi anpredendu . eso persnimu

stata èerfia. èerfer martier fiom |2° esir . uesclir . alfir. po-

Tune in mundum | “ precatione libato Prestotae Serfiae Serfi Martii pro populo civitatis Iguvinae, pro civitate I guvina.

Tune vasculis |25 albis precator; superne atra transverse imponito; sic precator: « Pre-

stota Serfia Serfi Martii te [26 his vasculis albis pro

20. —— fener ‘ precationie ’. Questo genitivo torna sempre avanti [rite

che abbiam vieto significare ‘ ritu ’ ad VI a 24. È possibile che si tratti del gen. di [one ‘ favene ' cfr. ad VI a. 23; ma ions compare altrimenti sempre con pmi-, e qui ci attenderemrno avanti frite qualche cosa di corrispondente all’arsz'er che si alterna in tal posizione con fener. Io penso perciò a

un fono- ‘preghiera, invocazione ' da. "'jhyo-no- = slavo zvonù ‘suono ’, alb. zé ‘ voce ’, cfr. arm. jayn (da *jhygtgìo-) id. colla rad. di scr. hvcî- ablg. eva-ti ‘ chiamare ' ecc.

21.

plener = lt. plè'nîs.

25. alfir, aller = lt. albìs (-bh-), gr. &lq>oùg' leuxoùq Hes; acc. pl. ntr. allu. — saperne = lt. saperne. —— trahuorfi = lt. trans-verse.

1 -— 1 BIALETTI osco-umsm, 60 (T. I. vu a. 20-35)

187

pluper . tota/r . iiom'nar . totaper . iiouina . erer . nomneper . erwr

. nomneper . prestata. |27 èerfia . èerfer . martier . ahauendu . uia . cala . utero . pople . totar . diouinar tota iiouine popler

totum iouinar |23 totar . iiouinm: ner-us . èihitz'r anèihitir iouies . hostatir . anhostatir . era . nomne . erwr . nomne . prestata. .

martier

.èerfia. |29 èerfer

| 27 . . . avertito via. externa. ma.lum populo civitatis Iguvinae, civitati Iguvinae, populi civi-

tatis Iguvinae, | ” civitatis Iguvina.e viris cinctis non cinctis, iuvenibus hasta.tis non hasta.tis, horum nomini, il]ius nomini. Prestota.

sa.-

Zuom . seritu . poplo . tota.r . diouinar salua servita totum .

iiouinam . prestata. . èerfia. . àerfer [°° martier . saluom . ser-ita . popler . tota/r iia-uinar tota.r iiouinar nome . ner] ars-mo uiro . pegno . castruo . [rif | ‘“ saZua. . servita futu fans pacer . pasa . tua”. . paple . totwr . vivianinar . tate . iiouine . erer . nomne

. smr . nomne . prestata. |32 iterfia. . èerfer . martier . tiom . esir

te his vasculis albis ” pro populo

. uesclir . aller . popluper . totar iiouinar totaper iiom'na

erer

nomnepcr

erwr |33 nam.-

neper . prestata . èerfia . èerfer fiom

martier stotar

subocauu

èerfiìn‘ . èerfer

pre-

martier

fener frite . tiom | “ subocauu ennam

persclu

eso

per-

snimu . prestata. . èerfia . èer/er . martier tiom isir uesclz'r aller tiom plener |35 pepluper totar iiouinar tota.per iiouina erer nomneper eram

|“

te his vasculìs albis,

te plenis . . . .

188

LINGUE DELL’ITALIA ANTICA OLTRE IL

LE

prestata

. nomnepcr

èerfia

|“

LATINO

tripodato. | ‘” Liba—

martie-r tiom ] ” subo-

mentum et mensam a5persam

ca.uu . prestotwr èerfiar . àerje-r

in patera genn nixus tacito Fisovio Sancio pro p0pulo civitatis Iguvinae, prc civitate Igu-

iter/er

mafiier . Imer j-rite fiom uesticatu subocauu mom

ahatripursatu | “ uestisa.

et

mefa spola scalsie conegos . feta . fisoui . sancti . pepluper . totar iiouinar totaper iia-

u-ina . surant |33 naratu . puse . post . neri-r . tesonocir . uestis-iar cms dim enna uestisia maia . spefa. . sapam . purome . sfuriata | ” subra spaha-m-u tra] . sahatam . ctu . ape . traha . sahata . couortus . ennom . comoltu comatir persnih-imu

vina. Itidem |33 narrato sicut poet portam Tesenacam. Libamenti reliquias dato. Tum libamentum mensam aspersam secundam in ignem effricato,

I'” supra spargitc. Trans Satam ito. Ubi trans Satam reverterit, tum commolito, commclitis prccatcr, capides … sacras agito.

capii |‘0 Sacra. . aitu. “ tmhaf

sahate . uitla . tn'f

martier pepluper tota.r iiauinar totaper . iiouina per-

‘“ Trans Satam vitulas tres facitc Tursae Serfiae Serfi Martiì pro populo civitatis I guvinae, pro civitate Iguvina.

caso. . feta . poni |42 feta . amia

Humi etratas facito, pesca | "

. {ctu . tases . persnimu . prose. suront . namt-u . puse . uerisco

facito, frumenta facito; tacitus precator; prosectie struiculam, fitillam advchito: iti—

. treblaneir . ape | ” purdinèiust

dem narrato sicut ad portam

feetu

tune

setir . struèla

èerfie

èerjer

ficlam . arsueitu

. carsitu . pufe abrons jacurent . puse er—us . dersu . ape cms dire-ast postra combi-

fiatu . rubiname . cms | “ «le-rsa. . mem tmha. sahata.m . com— bifiatu er-us dersu. mem rubiname . postro . eo-uert-u . comoltu comatir persnimu et

Trebulanam. Cum |‘13 porreìxe— rit, vocato, ubi apres fccerint, ut reliquias det. Ubi reliquias dederit, retro nuntiato in Ru-

biniam ut reliquias | “

det.

Tum trans Satam nuntiato ut reliquias det. Tum in Rubiniam retro revertito, com— molito, commolitis precator et

1 — 1 BIALETTI. OSCO-UMBRI, 60 (T. I. v u a 36-44, I b 31-36)

t u se

‘" Trans Satam tres vitulas taci to Tursae Serfiae Serfi

marties

Mart-ii. |32 Humi stratas facito,

t r ef

sa t e

31 t r a

f e i t 11

v i t 1a {

geriie

oerfe

| 32 p e i- a i a i ei t u a r viu u s t e t 11 p 11n i f e t 11

mn

t aeez

p 11n e

pibus frumentis. Cum porre-

ar v e s

xeris, vocato, ubi apros | “ fe-

p u r t in 9 n s puze

rupiname

sahta

|36 erus rupinanua kuvertu

tra

en e

t efa

«3 r u s

Rubiniam ut

reli-

quias det. Tum trans Satam

| 35 nunties, | 3“ ut reliquias det.

p 11 s t r u

t efu s t kupifiatu

reliquias dederit, retro | ”5 nuntiato in

erus

ape

tei-a

cerint, ut reliquìas det. Ubi

a p r 11 f

p 11 f e

|34 f a k u r e n t

erus

frumenta ostendito, pesca facito; taeitus preeator | ” adi-

p e s ni -

| 33 a r e p e r

k a r e t 11

189

Tum in Bubiniam retro re-

vertito, integris,

ku;fiîiaia

tera

enn

pustru antakre

41.

sabato, sato, sahatam eco.: forse = lt. sa-ta (via ‘I).

43.

abrons, cfr. ahrunu ace. sg. II a. 11: un tema abnî-n- accanto ad

abro- di abrof, aprut (ace. pl.), con significato identico, come mostra il fatto

che il passo parallelo di I b 33 ha aprulf. Il tema in -6n- può tornare nel lt. apmnculus, nel 11. di pianta Apr5m'a e nel npr. Apr6nius; ma si tratta di parola dialettale, ed essa sta forse a base di forme come it. caprone, logudor. andzone ‘ agnello ’ da agnus, fr. hérisson ‘ riccio ’ da erîoius. Per abrons ci si aspetterebbe "'abronf : errore di scrittura? 0 in "'-6n-em (da

-ps) il secondo n è stato dissimilato prima che -ns diventasse -f, e poi -5n-es ha dato regolarmente -ons‘l Cfr. tuttavia man! ‘ manùs’ da *manuns (-f per analogia cogli altri tem“).

—— jacurent: fut. ex. di ]ak- in [nela e tela ‘faciat ’ (cfr. ad paia r. 3) feta ‘ tacito ’ ecc. = lt. fac- (e: gr. «finn-). — mbinam-e, ruplnam-e: n. di località, in I b 27 ruplnle. [ b 36. — antakre = lt. integrìs: granaglie non macinate e quindi opposto a kumate.

LE LINGUE DELL'ITALIA

190

|45 capii sacra. aitu mom . sahatam couertu cotmha persnihimu moltu comatir mom purditom just pane poplo “* postcrtio porca. porse andirsafust a-rsmatia . habiest . et. prinuatur . dur . tefmto . tursar eso tasetwr ] " persnihimumo . tursa. . ionio . tot-am . tarsinatem . trijo . tarsinatcm . tuscom . naharcom

icpusco

nome

ANTICA OLTRE IL LATINO

|“5 capidcs sacras agito. Tum trans Satam rcvcrtito, commolito, commolitis precator. Tune porrcctum erit. “ Postquam tcrtio populum circumdcdcrit, qui virgam ritualcm habcbit et legati duo

e rogo Torsac sic taciti | “ prccantor: « Torsa Iovia civitatcm Tadinatem, tribum Tadinatc1_n, Tuscum Naharcum Iabu-

totwr ! “ tar-

scum nomen, civitatis | “ Tadi-

sinatcr trifor tarsinate-r tuscer. noha-rcer . iapuscer . nomner ner] se'-him ansihitu

natis, tribus (cfr. VI 1) 59 sg.) |“ Torsa Iovia esto favcns |50 propitia pace tua

vio-nie . hostatu . ancstatn | “ tur-

populo

situ tremitu honda; holtu. ninctu . nepitu . sunitu . sauitu

Haec ter dicito.

prcplohotatu

preuièlatu

| 51

nomini ».

tu-

rsa. . iouia futu fans |50 pacer pasa . tua pople tota.r iouinar . tate

news

àihitir

iouinc

anèihit-ir

era-r

io-

mics . hostatz'r . anhostatir . ero-m

|l51 nomnc . erar nomnc . este . trioper

deitu

mom . iucnga. .

Tum iuvencas

46. — postcrtio, pustcrtlu = lt. post @ terti5 (per -o, non -u, cfr. postro,

biano). — andirsafust, atcfaiust: fut. ex. di an- ‘ ambi- ’ (cfr. anfermcr VI a 19) @ -dirsa.-, cfr. ad purdi-n-sust VI b 16.

— tefm-to ‘ cx rogo ’: tefro- (cfr. tclra ‘ crcmanda ’ II a 27; o. tchirfim

34 l‘. 17 ) da *teps-ro- = gr. récppa da *tcps-rcî: lt. tcpor tepidus, scr. tdpas— ntr. ‘ calore ’. 51. —— iuenga, ivcka = lt. iuvmcas ecc.; peracrio è gen. pl. partitivo. Vengono dunque messe in fuga delle giovcnchc prima del sacrificio. Nella tav. I b si precisa che l’ai-fertur deve mettere in fuga una bestia, due i pri-

nuvatus; l’indctcrminato hatutu di I b è precisato da VII a dove si apprende

1 — 1 BIALETTI osco-uunm, 60 (T. 1. vu a 45-51, I b 37-45)

|37 k u m a t e enu

.pesnimu

|37 eommolitis precator. Tum

sakra

eapides saeras agito, vascula

kapi

aitu

vesklu

vetu

lavato. |33 Tum in Satam re-

kuku— enu

vertito, integris, eommolitis preeator. Tum saerifieium |39 porrectum erit.

|°° e n n satame vertu antakre pesnimu mate

esunu

] ” purtitu

fust ‘" p u s t e r t i u

puplu

191

pane

4° Postquam tertio populum

i-

eireumdederit, inveneam opi-

tusekumne

mam fugato |“1 super comitium flamen, legati duas fu-

ai*fertur prinuvatu tuf tusetutu |42 hutra furu sehmeniar

ganto. |42 Infra forum Seme— niae eapiunto. E'as iuvencas ]“3 tres Aeedoniae faeito Tor-

veka [t]u

ateiafust perakre |‘Il s u p e r

hatutu

I“3 ietu

tre

eat

iveka

akeìunie buse iuvie

viu ustetu fetu peiaia tagez pesnimu

sae Ioviae: frumenta osten-

dito, |“ pesca facito, humi ar-

stratas tacito; tacitus preca-

|44 punì fetu aiepe

tor adipibus frumentis. |“5 In quaestoratu de operibus suo Lucius Titi f. Tetteius.

arves |45 k v e s t r e ( z ) tie usaie svesu vuvois titis teteies: che potrà. riprenderlo chi vuole dei'oittadini. I due testi si completano a

vicenda, e non so come il Devoto possa seorgervi delle contraddizioni: da VII a appare che oltre alle tre d’obbligo potevano mettersi in fuga altre

giovenc-he e in tal caso le prime tre riprese venivano sacrificato. I I) 45. —— kvestretle: ah]. 0 loc. di un kvastretio-, n. di magistratura derivato da kvestur ‘ quaestor ’ V a 23: come mostra lov—: lt. qu-, la parola deve

essere imprestito dal latino, cfr. 0. q., kvaisstur ad 9 r. 2. Si noti la erronea separazione, che potrebbe indicare uno scarso senso linguistico da parte di chi ha scritto il testo. Il suffisso è lo stesso di uhtretle V a 2. — usalo, usage: probabilm. da *op(e)sàkjo-, varrà. ‘ riferentesi alle opere della confraternita ’. —— svesu, sueso

suo

: contiene il loc. di svo- ‘ suo ' e l'elemento -so da

l 92

LE

LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL

porse tura-itato paracrio ct habicst arsmatia porca

|52 prinuctur

hondm

faro

LATINO

ex Opimis fuganto qui virgam ritualem habebit et |52 legati: infra forum Semeniae capiunto civitatis quisquis volet. Quas tres primum ceperint, eas in

schcmcniar . hatuto . totar . pisi . hericst . pafc . tri! . promom . accrsoniem caf haburcnt |153 feta . tune . iouic . poplupcr totapcr . io. totar . iiouina-r uina . surcnt naratu pasa . «cricca trcblanir . amia . feta

viae pro populo civitatis Iguvinae, pro civitate Iguvina. Itidem narrato sicut ad portam Trebulanam. Frumenta tacito,

|“ permea . feta . struàla . ficla

| “ humi stratas tacito, strui-

proscsctz'r arsucitu pcrs-nimu pom? [ctu

culam, fitillam prosectis advebito; tacitus precator; posca tacito.

tasca

Acedonia |53 tacito Torsae Io-

VII b pisz' . panupci lmtrca:s fmtms aticrsicr . lust crac . succo .

Quisquis quandoque fratricus fratribus Atiediis erit, is suo

52. — faro, luru: lt. {amm. ablg. ci… ‘ cortile ’. — schemcniar. sehmenlar: il Devoto ha visto bene che questo dev’essere un

gen. di tema in -cî-; ma la sua traduz. ‘ concilii ' mi sembra impossibile. Io penso a casi come il caput Hoiz' e il transitus Patellac di VI a 14, e con riferi-

mento a Il b 1 intendo che Sdmém'a, uguale alla romana Sém5nia. sia la dea cui e dedicato il foro (cfr. a Roma Fomm Martis, Forum Pacis) o almeno un

cui tempio e simulacro ha dato a questo il nome. Cfr. ad semenlcs II b 1. — pronwm ‘primum ': corrisponde esattamente al gr. npòpo-c; (Hom.), cfr. anche gt. fram-aldrs ‘ avanzato in età ’. — msonicm = -e cm ( = cn). VII b.

I. —— panupci = lt. quand5quc, ma con -ei finale secondo gli avverbi così terminanti. — fratrcxs: da *fra'trikos = gr. q>pìrpmòq ma col valore di q>pìrpiazpyv_oc_. Non sappiamo come ‘ fratello ’ si dicesse in ou.: ma è notevole che l‘unico "'-psa che abbiamo trovato in esso VI !) 51. -— vuvcls sembra = lt. L1Zcius da *Loukjo-. — tltls = lt. Titî; tcteles: Tctteia è nome di una gens campana. cfr. anche 'I'cttcdia nel Lazio, Tettia nell‘Umbria e altrove.

1 — : BIALETTI osco-unmm, 60 (T. I. vu a 52-54 - vn b 1-4)

193

fratrecate . portaia . seaacne . fm-

fratricatu portet sollemnia fra-

trom |2 atiersio . desendul . pifi

trum [2 Atiedìorum duode-

reper . fratreca. . pars est . eram . ehiato . penne . iuengar tufsiandn . hertei | “ appei . arfertnr atiersir paplom underscjust sue . neip . portust . issoc

cim, quae pro re fratrica par est esse enfissa cum iuvencac

. pnsei . sub-ra . screhto fratreci matar . sins.

est l‘I a. 000

fugentur oportet | “ ubi flamen Atiedìus populum circumdederit. Si nec portaverit ita ut supra scriptum est, |‘I fraa. 000. trico multae sint

uso di fnîter- (qui fratms, [rato-om, Inter 11. pl. III r. 5) che noi conosciamo

in questi dialetti sia quello di ‘ membro d’una comunità. sacrale ’, come ciò avviene del gr. q>pércop, q>pérqp; i ]rcìtrés Arvali romani (dodici come gli Atiedii) sono probabilm. di origine sabina. — seuacne, sevakne ecc.: aggettivo, spesso sostantivato, composto di seno- ‘ omnis, totus ’, cfr. ad seneir VI a 18, ed akm- ‘ annus ’ ( = 0. loc.

akenei ‘ in anno ’ ecc.); ma probabilm. qui e in peralml- il cui significato è all’incirca quello di cannoni-, si conserva un più antico valore di *akno-, ' circuito ’, onde se-uacni- è l’esatto corrispondente di It. (o.) soll-emn-i-s, cfr. ad A 40 V. E probabile che akno- abbia assunto il valore di ‘ anno ’

per confusione con *atno- (gt. afin-s lt. annus), così come il lt. sollemmîs ha finito col diventare sollennis per influsso di per-ennio, propr. ‘ che dura attraverso l'anno ’, composto di annus. L’ou. akno- contiene forse la rad.

*ank- di scr. dficati, dcati ‘ egli curva ’, cinkas ‘ piegatura ’ gr. diyxog, o’qrxc.'w ecc., cfr. ad anci! II a 25. Ma lt. « Ancns appellatur qui aduncum brachium habet et exporrigi non potest » P. F. p. 19 M. 115 L. è di origine sabina, cfr. Anct. de praen. 4: « Ancnm praenomen Varro e Sabinis translatum

putat ». La forma lt. è nncns. E probabile che in akno- l'n radicale sia scomparso per dissimilazione con …no. Qui seuacne è acc. plur. accordandosi

col seguente desendnl, e probabilmente neutro: in 11. talvolta -r (< -s), -1 appaiono aggiunti rispettivamente ai nom. e acc. pl. neutri. nie-semini: come gr. 8éxa Sino (Heracl.) contro lt. du5decim gr. Sd)2.

Sexa. scr. dvddapa. — rea-per: lt. ré-s.

— pars: lt. pàr ntr.; ma l’-s umbro non vale a spiegare la lunga dell'd lt., per cui cfr. 5 339. Come ha visto il Bechtcl, Hermes LVII, p. 626, pars est sostituisce *par est per analogia di mera est VI b 55. — eram, eru: infin. di es-, da “'ca-om, o. ezum. — ehiato ‘ emissa ’ (acc. pl. ntr.). Forse da E- ‘ ex ’ e *jhj-d- dalla rad. "'jhei- di scr. hi-né-ti ‘mittit ’ ecc. 4. motor, cfr. muta ecc.: lt. multa, o. molto. 13 — V. PISANI, Le lingue dell'Italia antica oltre il latino.

LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA

194

II

naraklum

|2

LATINO

a

speturie

karne

pune

OLTRE IL

vurtus

aviekate

atiiefie estu

fetu

esunu

esu[nu] |3 esu eu atiieiic fratrusper atiiefie speturie karne peic naratu pufetu fefure urtu |4 aiu aviekate inve— |5 sakre v e s t i g e sage ze neip e r e t u patre

statu fetu

speture

bum perakne

peraknc

unu e r i e t u s a k r e |6 i u v i e |7 p u n ì f e t u ustentu arviu

pesnimu

afepe arves

sui-u p e s u t r u

fetu

pane purtiius tikamne

re-

pelsanu tagez

iuvie

|“ unu ka-

pife |” p e ì u preve fetu ape p u r t i i u sui-u erus tetu enn kuma|‘°ltu k u m a t e pes— nimu ahtu iuvip uve peraknem |11 p e faem fetu arviu ustentu punì fetu ahtu marti abrunu |12 p e r a k n e fetu arviu ustetu fasiu prusegete afveitu [13 p e f a c ]. karne, nom. karu, formalm. = lt. curò” omnis, ma col più antico significato di ‘ parte ’, ‘ porzione ': la rad. e "'ker- ‘ tagliare ’ di gr. xe£pm ecc., forse anche 061… 5 93. Il vecchio significato (anche in o. car-ncis 9 r. 3) ancora

in Varrone L. L. VI 25: «

a Latinis populis, quibus ex Albano monte ex

sacris carnem petere fuit ius cum Romauis », e in camei-fem ‘ che fa a pezzi ’.

—- speturle ‘ augurali ’: lt.

spec-126. che rientra nella formazione di

auspcx ecc. —— avlekate ‘ auspicatae ' da un verbo avickcî- che pare derivato da un sostantivo *avick-, cfr. ad auichclcir VI a. 9 e pel. auiatas, 52 I. 4. — naraklum: da nani-, cfr. ad 'na-rata VI a 22. 2. — vurtus fut. ex. (per vert-): lt. vert6 (cfr. 5 16); il significato è quello di ‘ prendere una piega diversa da quella voluta, voltarsi '. 4. — alu ‘ sacrilegia ’: opportunam. confrontato dal v. Planta II, p. 669 e poi dal Blumenthal, p. 69 con dEo ‘ sacrilegium ’ ed diyzor; p.tapòg (Cratino, in Bekk. Amcd. I 337). Cir. ad atahus 55 r. 1. —— felure e III pl. pf. indic., non, come spesso si dice, fut. ex.: il tema e raddoppiato come in gr. né:pìxs scr. babheîva, la desin. -re come in lt. fuérc ecc. 5 470.

I — 1 BIALETTI esco-unam, 60 (T. I. 11 a M B )

195

Ho.

Cum parti augurali Atiediae auspicatae nuntiatio |2 verterit,

haec sacrificia tacito pro fratribus Atiediis. Ea sacrificia | “ sic narrato: « Si parti augurali Atiediae auspicatae |‘l sacrilegia orta sunt, facito quasi non consulto ». Vesticio Sancio :| “ hostiam, Iovi patri bovem sollemnem, Spectori sollemnem instaurato. |3 Iovio novellum arietem hostiam sepeliendum tacito; frumenta estendito; |7 pesca tacito, tacitus precator adipibus frumentis. Ubi porrexeris |a novellum, suillo unguento tacito in

dedicatione Iovio. Capidi [° fossam singi.llatim facito. Ubi porrexeris suillum, reliquias dato. Tune commolìto, |10 commolitis precator. Piacularem hostiam Iovi patri evem sollemnem |11 humi stratam facito; frumenta ostendito, pesca

tacito. Piacularem hostiam Marti aprum |12 sollemnem facito; frumenta ostendito, farrea prosectis advehito; |la humi stratum

5.

bum come bui VI a. 22 da *g“5m scr. gdm gr. [SE-'n: contro lt. bovcm.

—— speture ‘ Spectori ‘. probabilm. una divinità connessa coll’augurato, cfr. speturie r. 1. 6. —— unu vien sempre tradotto ‘ unum ’. il che è assurdo: tra l’altro, non è mai usato altrove questo numerale, perché a indicare l’unità. basta il sin-

golare del sostantivo. E nella. r. 8 unu sui-u pesutru non sarà. certo ‘ unum suillum unguentum! ’. Invece qui unu dev’essere collegato col purtllus precedente, cfr. subito dopo: ape purtllu Guin, erus tetu. -— unu è dunque una designazione della vittima, che qui si riferisce ad erletu, ma. nella r. 8 può stare anche senza erletu. — unu erletu corrisponde al vestino o sabino «unam hiretmn di 54, ove si veda per la determinazione di aunom/unu.

— erietu: condivide col gr. l’e- di Ept-qaoq contro l'a- di It. arise, col lt. il suffisso. Lt. a- secondo agnue, capo?-“l 8. — tlkamne ‘ in dedicatione ’: il tema è derivato da un dikd-: lt. diedro col sulf. -mno- di aerumna ecc., su cui cfr. 5 207. Devoto pensa si tratti di una divinità: Dz'camno Iovio. 10. — nhtu ( = -om) e Pace. del ppp. di "'ag- onde alu r. 4; l’ ‘ hostia piacularis ’ e caricata del |.Liddp.fi conseguente alla mancanza (sacrilegium, neias) verificatasi.

LE LINGUE DELL'ITALIA

196

fetu

tra

punì f e t u

fetu tigel

perakne agetus katle 1‘ h u n t i a

ustite fagiu ne

|“I a n t e i aifertur

kurclasiu

ANTICA OLTRE IL LATINO

ekvi

stakaz

est

snata

heriiei menz-

huntia

fertu

fagia

asnata

esunu katlu

sume

gersiaru menzaru ]" anzeriates avis tigit

fikla struhqla arvia |la k a t l u |" mantrahklu maletu «alu vinu

[°° aritentu ampentu

|“

fetu

ne

umen

fertu

feitu punì I’n -sakre

pir

pune veskla ase

iuvie hunte pesevakne

18. — ekvl : ne è stato di solito letto come una sola parola, scorgendosi in tri ekvlne una corrispondenza a tra sato I b 31 ecc. e traducendosi ‘ trans

equinum '. Ma ad equi… lt. dovrebbe rispondere casomai u. *epìno-. E in tanta incertezza sarebbe audace non curare la divisione delle parole oflerta dalla tavola. Giustamente quindi il Devoto ha letto tra ekvl ne tetu;

in ekvl egli scorge lo stesso tema che in elkvasese, elkvasatls e traduce ‘ collegium ': quindi, ‘ trans ( = extra) collegium ’ (degli Atiedii), poiché « de infaustis aut adversis signis agitur, contra quae opportune dìis supplicatur :. Il che tutto mi sembra molto appropriato; cfr. anche eîkvlaris

‘ collegialis ’ nell'iscr. osca 25 B. Quanto all’etimologia, ha. ragione il D. di ritenere poco probabili quelle avanzate dai suoi predecessori: io penso all"aik- ‘ proclamare ' 0 sim. nell"aikad- onde parte l’e. aikdafed 40 B, il gr. al.det' Ital.-'.? Eos.; di qui *aika-yo- ‘ chiamata ’, devio-: cfr. « Concilium dicitur a concalando, id est uocando » P. F. p. 38 M. 138 L. e v. ad eltlpes V a. 2. 14. acetm: sembrerebbero i di Amites di una iscrizione di Furio in territorio vestino (GIL. IX 3515. 00. Nota XXVIII 5, p. 261).

15. — huntla è abl. temporale designante la cerimonia in onore di Hondo. cfr. lt. Stiturnàlia, gr. "H paia 'A8ciwu 000. — katle = lt. catalî.

— tleel da *dikelo— (m.) ‘ dedicatio '. — statu: ppp. ( "'-cìto-a) di un tema *ata-kà-; un ampliamento simile di

*stÉ- ‘ stare ' in scr. stdkati ‘ si oppone ', av. starta- ‘ saldo ' ecc. (e gr. Enix-an torna-a. ‘l). — ultlte: la. traduzione ‘ tempestate ‘ è generalmente accolta (salvoché

dal v. Blumenthal, il quale traduce ‘ instante ’ partendo da un impossibile 'Ma“). Ma l'etimologia è oscura: io penserei a un composto di *obs- (cfr. ustontu estenda. ad VI a 20) e la corresponsione di gr. “ttu-'o ‘ giorno ’ (Callim., Lycophr.), 11.1'd)‘ «pf-'n; î) mfiptov Hes., col significato all'incirca. di gr. npocn'1pepoq.

1 — 1 BIALETTI osco-ummr, 60 (T. 1. 11 a 14-21)

197

tacito, posca facito. Trans collegium ne 'facito. | “ Ancitibus sollemnem tacito. 15 Hondia catuli dedicatio

statuta est summa tempestato

! “ interlunarium messuarium. Velit facere flamen, avibus [ " observatis, luna plena faciat decet.

Hondia ferto [19 catulum, frumenta, struiculam, fitillam, poscam, vinum, salem molitum: | " mantele, vascula lota i]lota, unguen fcrto. Ignem arae |20 imponito. Sacrificium pesca facito. Hondo Iovio impendito catulum |21 hostiam sollemnem pro Petronia 16. — antermenzaru: la traduz. ‘ interlunarium ’ è del Devoto, il quale parte dal significato ‘ luna ’ di mcnz- quale riappare nel menzne della r. 17. — ceralaru: il Devoto ha compreso che questo aggett. genio- indica. ‘ aliquid ad mcssem pertinens ’, ma la etimologia da *kcr(e)sio-: Ceres, che egli approva, è erronea: -rs- secondario dà. -rf-. Invece si dovrà. partire da *kerp(e)s- accanto a *karpes- in ags. hwrfest aated. herbist ‘ autunno '

(epoca della mietitura), cfr. lt. carp6 gr. xapn6c; xpòm.ov ecc. 17. —- menzne ‘ luna ’: cfr. r. 16 antermenzaru; la parola è uguale al vestino o sabino mese—ne di 5-4. Il tema mc-nz(n)- (mcns(e-n)-) si confronta col

gr. …'… ‘ luna ’; il lt. ha invece perduto questo significato pel suo me'mzis. Cfr. scr. mais- ‘ mese ’ e ‘ luna ', av. mà id., lit. mèhuo id., gt. mina ‘luna ' ecc. La forma *méscn- ritorna nello slavo mè'sgc-i ‘ luna ’ e ‘ mese ', da *-en-ko-. -— kurclaslu: propriam. ‘circulari ’ da *kurk(e)lo-z gr. xplxoq, xlpxoq, x:.pxòm

(lt. circus dev'essere imprestito dal greco). La traduzione ‘ a luna. piena ’ risale al v. Blumenthal. — tlclt da "dckét = lt. deca-t. 18. sulu = lt. sal-em.

19. —— snata asnata: ‘ lota il]ota‘ 0 sim., la rad. è "‘smî- di scr. sndti ‘ si bagna ’, av. fra-mayanta. ‘ si sciacquavano ’; con significato più distante.

gr. v1’qxco lt. “nò ‘ nuoto ’. — umen abl. umn-e da *umben- = lt. unguen. 20. — ampentu (cfr. ad ostensendi VI a 20): lt. impcnditcî significa ‘ uccida appendendo ', ‘ appenda per uccidere ’ (non è detto che, dopo essere stata appesa, la vittima non venga uccisa con un coltello 0 sim.). 21. — pet-runla-per:

la gens Petronia doveva essere in origine preposta

a un determinato culto, e rappresenta qui il resto di un tempo o di uno strato etnico in cui il servizio divino era cosa di certe gentes (come a Roma degli Aurelii il culto del Sole. dei Potitii e dei Pinarii quello di Ercole ecc.)

e non già. di collegi. Questo stato di cose torna in India, ed ivi il sacrificante

198

LE

LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL

LATINO

esunu: atiiei*iu fratru natine truniaper ]22 p e f a e futu katles supa hahtu sufaes i n e l p a s u r e b |23 u t hah supaf fiaf pei-u

arvia

nuvis

ahtrepufatu

teitu

berva

punì

purtuvitu

pustin

ahtrepufa|”tu

vestikatu |“

seritu

sutent-

aplenia

krematra

kartu

prusecia

|“u

tin

frehtef

angif

vinu

tiu

vinu

punì

fertu

pure

|27 sumel krematruf ferest nuvime vestigia peiume persnihmu katles tefra |“ tetti erus pruàekatu isunt

matru veitu

prusektu katlu

struhgla

purtuvitu

|”

fikla

ampei*ia

hmu esegeta |30 k a r n e persnihmu suntra persnihmu supa spantea persnihmu vufetes veskles tentu

fertu tuva kre—

afpersni-

venper|31 p e r vesti—

ofire per sé e magari per la sua famiglia oltre che per chi gli ha dato l’incarico del sacrificio. — notino: ab]. del tema debole corrispondente al forte di It. mitici, ma col si-

gnificato di gens. Da "'jgw-ti- della rad. *gcn-a- di gi-gn-5, gen-i-tor, gr. YBv-E-ffip ecc.; in gr. il tema ritorna in yvfi-cn-oq, propriam. ‘ appartenente alla famiglia ‘, quindi ‘genuino ’. Sul sufisso *-ti-on-/—tîn- come ampliamento di -ti- cfr. 5 198. 22. sulaflal.’ ‘ subserta ': lt. cI-fcìfillà't5 brachiò' Pl. Mil. 1180, cfr. P. F. p. 83 M. 199 L.: « Eflafilatum exsertum» (segue una sciocca etimologia).

Come mostra -fi-, la parola di PI. e imprestito dall’ou. La radice potrebbe

essere ie.. *dhag“h- in scr. daghmé-ti ‘ giunge sino a ' nel senso di ‘ si stende ’. 23. berus ‘ vembus ’: corrisponde al lt. -venî gt. qaim ‘ axòlom]; ’ da l"y“-. — aplenles: probabile è la interpretazione tradizionale ‘impleto ' che si basa su un’analisi a(n)- o ad- e pléno- (cfr. VII a. 21).

— kartu: il Devoto in nota così si esprime: « si kartu ‘ coquere ’ reddi potest, optime hic intelligendum esset ‘ [non ellis, sed] veribus coquito ’».

Che questa traduzione (meglio ancora: ‘torreto ‘) sia giusta, credo si possa provare col confronto di lit. kuriù ‘ riscaldo ’, ablg. kurenje ‘ fuoco di carbone ', aated. hard ‘ focolare ’ ecc., fors'anche lt. carb5. — krematra ‘suspensa ‘ : intendo tanto di ganci da appendere o di un recipiente sospeso, quanto delle parti dell‘animale che vi sono appese 0 rispettivamente contenute. Cfr. gr. xpsui9pfx (suffisso -tro-/-dhro— & 227) ‘cesta sospesa ', xpspm'vviîw. ecc.

1 —- I BIALETTI OSCO-UMBRI,

60 (T. I. II a 22-31)

199

gente fratrum Atiediorum. Sacrificium |22 humi stratum esto. Catuli secunda capito, subserta secunda capito. |23 Verubus impletis prosicias torreto; suspensa impleta supponito .] “ Fossam observato. Frumenta posca porricito, libato, tripodato, [25 in vices vino. Novies tripodato, « te posca, te vino» |26 dicito, verna, tosta ferto. Gum in nonum feret, suspensa |27 simul ferto. Libamento in fossam precator. Catuli duo cremanda |23 tertium reliquias prosecato. Itidem suspensa prosecato. Struiculam, | ” fitillam advehito. Catulum porricito; parte ad pedes precator; non secta |30 parte precator; non condita precator; secunda lateralia |31 protendito. Vasculis votis precator, li— 25. pustln ancli: pustin = 0. pfistin è da *posti-nc come super-ne ecc., ma vale ‘ secundum ’. L’acc. pl. anci! di un tema *anki- può contenere la rad. "'wnk— ‘ voltare, volgere ’ di cui si è parlato ad scuacnc VII b ]. Propriam.

quindi ‘ secondo i giri ’ come noi diciamo una volta ecc. da voltare. È possibile anche un confronto col scr. «simpa-s ‘ parte ’. —- nuvis = lt. noviés, come nuvlm (r. 26) ‘ nonum

26. — frehtel: acc. pl. di un frchti-z lt. frìctus f1'îgtî, gr. cppòym, & 484, 0. 11132. Cfr. trehtu IV 31. 27. — sumo]: rispetto al lt. simul & 418 con *sem-, l’u. risale a una forma

con "'som- come il gr. Òp.tùkòg. —- tetra: cfr. ad tcfru-to VII «. 46. Si fanno dunque tre parti, di cui due da bruciare, una da distribuire come cms.

29. —- ampeìia: forse la parte dell’animale prossima ai piedi, da an- + *ped-; questa la meno improbabile delle interpretazioni date sinora. —— nseccta ‘ non secta ’: a-n- ‘in- ’ + "‘sek- in proscseto ad VI a 56. venpersuntra: contiene il prefisso negativo ven-, ampliato da "'14630. in lt. vé-sanus ecc. (come lt. si-ne da "'sc-ne con *sÉ di *se-lu5 > solu6 ecc., sé-czîrus, cfr. anche ad VI a 11), e persondro- ‘ unguentum ’ ad VI b 24.

— spantea: aggettivo derivato da spanti- (Spandi- ?) che è tradotto ge— neralmente con ‘ latus ’: si tratterebbe secondo il Devoto dei lati dell’ara. Quanto all’origine della parola, penso che questa sia corradicale di apahmu

(ad VI b 17) ‘ spargito ’, rad. *spand/t— nel senso di ‘ tendere ’, la quale può confrontarsi con quella germanica span- in

aated. spanmm ‘ stendere ’,

aated. ecc. spa-nna ‘ spanna, misura della mano stesa ’; senza l’ampliamento nasale, cfr. gr. unico. 31. — vutctes = lt. vcîtìs da *yog°he-to-: gr. eu'ixonau. ecc., cfr. vulru II b 21. Potrebbe anche essere da *lubheto- ( : lt. tibet) quindi ‘ of whichever type he desires ’, come suggerisce Poultney.

LE

katu

ahtrepufatu

supe

pustra.

kuveitu

i"us

fertu

kepii'*e n-iaper(t>

hunte natine

klavla.f

berva.

a.|“a.nfertu

umen

esna.tu

|35 i u v i e fratru

kapi—

tuve

inuk

vestigia

umtu

mefe

kla.vles et

|“l

putrespe

purtupite

persvesune

ereglu

pustin

|13 p u p i i k e s

ereelu

pupi-ike

puemune

v e s u n e |11 p u e m u n e s

puemunes

seva.kne

asna.tes

snates

persnimu

n i h m u |12 p u e m u n e inuk

|El s u p e s

vempesuntres

et

iseeeles

pertentu

|6 v e s u n e

ereglamaf l " esegetes

esa.mef

sanes

|1° eregluma

puemune

kapii‘us

ere(re>runt

purtuvitu

|5 a f v e i t u

isek

petena.ta.

struhgla.

erus

|15 ska.lgete

29-80. — Gli & capo di queste due righe sul bronzo sono indipendenti dalla.

divisione delle irati. votre: la. traduzione ‘ oblativo ’ si basa. sull’etimologia. di. uaiuo 81. data. ad VI a 57. — aruvla: pel solito arvia, con -u- di anaptissi. 82. — tetra: cfr. ad tefm-to VII a 46.

33. —— spantlm-aì: cfr. ad spantea II a 30. 35. — ereelum—a ‘ ad saorarium ’. Sul significato gli interpreti sono suppergiù d'accordo. Per l’etimo nulla. vi è di preciso. Si può pensare &. corra— dioalità. con er-us VI b 16, se questo significa. in origine ‘ divino ’ 0 sim., e va. con lepòc; da. *is-9ro- ‘saero ' ; oppure anche ad *aimk-elo-z scr. erakà

1 — 1 BIALETTI esco-mmm, 60 (T. 1. 111 28-35

117 1-15)

211

tione sollemni narrato. |23 Preces iustas apud evem habeto, pro fratribus [29 Atiediis, pro foculis collegialibus, pro civitate

|30 Iguvina, pro tribu Iguvina. Hostiam |31 oblativo ictu facito; cum ea frumenta facito. Ovem |32 humi stratam sepeliendam facito; eius duo cremanda |33 ad latus prosecato, tum in fossam

porricito; | “ struiculam advehito. Tune ad alterum latus duo cremanda |35 prosecato, tum ad sacrarium Pomono

Pop1ico

|W-1 porricito. Eiusdem struiculae pudendum advehito. |2 Tum ad tertium latus tria cremanda prosecato, |3 tum sursum ad sacrarium Vesonae Pomoni |4 Peplici porricito. Struiculam

pectinatam item |5 advehito. Iisdem capidìbus Pomono | “ Vescnae porricito.

Ad aram, ad sacrarium [ " non sectis partibus, ihsectis et non conditis |ll secundis sanis protendito, precator, accedito, | “ sta-

tuito. Vasculis lotis i]lotis sollemnibus |10 ad sacrarium precator Pomono Peplico, Vesonae |11 Pomoni Pepliei. Clavulis precator [12 Pomono Peplico et Vesonae Pomoni |13 Poplìci, secundum sacraria. Tum sacraria unguito, | “ utriusque reliquias (date). Tum libamentum mensam Pertopiti [15 ex patera ‘ erba, giunchi ’, nel qual caso creglo- significherebbe in origine l'altare di erba, della più

antica tradizione ie.

IV 1. — eskamltu: poiché struhclas è genitivo, eskamltu par designare una parte della focaccia. Questa parte offerta a Pomono si oppone a quella. struta peternata che si ofire alla corrispondenza femminile di quel dio, Vesona, e che, come vide il Biicheler, significa ‘ a forma di pecten ’, cioè della

pudenda muliebre. Il Devoto ricorda Aug. civ. dei VI 9: «Libero uirilem corporis partem in templis poni, femineam Liberae »: ciò vale a stabilire il significato di eskamltu, che è il ppp. di un verbo c-skamî-, la cui rad. skamritorna in ted. Scham ‘ vergogna; parte pudenda ’, ecc. Si tratta dunque di una

parte della focaccia, ‘ pudenda ’ perché foggiata a guisa del pudendum virile.

— uveltu: scrittura imperfetta pel solito aì-veltu. «l. -—— petenata: cfr. ad eskamitu r. 1. ?. —— Iseeeles: errore per -tes, o participio con sufi. -lo-(î) di "'sck- lt. sec-6 ecc., con -i- < ”'ca-. 8. —— sanes = lt. sa'nìs. 14. —— purtuplte: secondo Biìcheler da analizzare in part-u- e -pita, di cui il primo: purtitu ecc. ‘porrectum ’, il secondo = lt. pot-, (has-)pit- ecc.:

OLTRE IL LATINO

LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA

212

t e s t r u sese ] “ asa esuf apehtre kunikaz |” inusukatu purtuvitu sevakne asama hule supu ercole persuntru ves[t]ega mek purtuvitu kunikaz skalceta |I.a s e v a k n e

turse

inuntek |“ vestigia—: persuntru

tehtei‘im

inumek

tuvi3u efek taf

kunikaz

s e v a k n e [2° s k a l g e t a

ercole

super pur-

veltu

|21 c t u

i n u m e k |22 a r g l a antentu persuntre purtuvitu sevaknef ufestne vasus

]23 inumk nihmu | “

pruzui*e puemune

kebu

sevakne

pupiige

inumek

perskletra

veskles |25 v u f e t e s sevaknis per's(n)ihmu vesune | “ puemunes pupfces inumek svepis heri | ” ezariaf antentu inumek

erus

tacez

| ” esunu |al f r e h t u

kumates

titu

|32

ufetu habetu

futu

efek | ” ures

inumek

|23 t e r t u

afkani | ” k a n e t u

tapistenu ap itek

huntak

punes

kumaltu

persnihmu habetu fakust

pifi

esuku pune pur-

prupehast

neifhabas

si tratterebbe del dio preposto alle funzioni dei ‘ porricientes ’. Vien fatto di pensare a un *per-d5pito- all'incirca = scr. pra-ddpfla- ppp. del causativo

di dci-, propriam. ‘ colui cui è fatta ofirire qc. ': il tema di causativo scr. e u. *d5p-(ejo)/(i)- verrebbe a collocarsi accanto al confronto fra scr. sthà-p-aîyati

‘ colloca ’ e lit. stapjtis ‘ star fermo ’ stapìnti ‘ penem erigere ' istituito dallo Specht, KZ. LVIII, p. 122, cfr. anche stip-ulum ‘ firmum (sacramentum) ’

presso Paul. iur. citato ad VI a 2 (con -1'.- per -6- da un composto i), all'incirca, salvo il grado apofonico (che pe] lt. sarebbe lo stesso delle forme lituano): scr. etha'p-ita- ‘ collocato, saldo ’. 15. apehtre: formaz.. simile al lt. omini, da un *apeks- = gr. &néE. 16. — sukatu: da *m(b)-kal(e)-ttîd: xalém. con lt > tcome in conwtir ‘ commolitis ', mata muta ‘ multa '. 17. — hule: il Devoto confronta il dio romano Helemus, appartenente

alla sfera degli dèi inferi. 18. — lnuntek: potrebbe essere errore materiale per lnumek; altrimenti

bisognerebbe pensare a contaminazione di questa forma con un'altra composta col suflìsso d’identità. -hunt -ont. cfr. ad euront VI b 8.

1 — 1 BIALETTI osca-unum, 60 (T. 1. w 16-33)

genn nixns extrineecus ipse dextroreus |“ porricito, sollemnia declarato. [ "

213

ex ara ad aram

Tum libamentnm, unguen-

tnm, secunda in sacrario Holi | " sollemnia e patera genn nixns porricito. Tunc | " libamentnm unguentnm Torace super sacrarium sollemnia |20 e patera genn nixne porricito. Tum tegnmentnm |21 ito deligito, id unguento imponito. Tum |22 arcnlatas vasibns offariie sollemnes porricito. | ” Tum

praesente cibo sollemni precator | “ Pomono Poplico. Tum lectica, vasculis |25 votis solle'mnibns precator Vesonae | “ Pomoni Poplìci. Tum eiquis vnlt |27 escas imPonito. Tum re-

liquiae tacitus | “ dato. Tum commolito, cantum | ” canito, commolitis precator. Cum hoc [°° sacrificio adoleto, eitulam habeto, poscam |31 coctam habeto. Ubi ita fecerit, porrectum

|32 esto. Pntenm cum ante piabit, tum |aa illius poscae ne adhibeant.

20. tehteflm: lt. téctum, con sufi. -ili- o -edi-. 21. — veltu ctr. ehueltu VI a 2. 22. —- arclatal (< "‘-koh): cfr. lt. « Arculata (< "'-kel- & 14) dicebantur circuli qui ex farina in sacrificiis fiebant » P. F. p. 10 M. 110 L. — ulestne per -es: derivato da "'ofl‘a = lt. ofia (parola di orig. dialettale) con un sufi. -sti-no-.

28.

pruznìe: da *prcîd-sod- (: sedeò').

-- kebn = lt. cibo”: come osserva il Devoto, il fatto che k- non sia assi-

bilato conferma che la parola e un recente impreetito. 27. — emrlal.’ : forse da *ed-(c)s-rîritî-

(v. Planta).

28. — aikanl: da. un *ad-kcm-io-, cfr. lt. accimî; si tratta quindi di un canto che 'accompagnava la cerimonia. 29.

kanetu = lt. canitò'. 80. —— taplstenu: probabilmente parola. ‘ mediterranea ’ (con |:- per d-) da confrontare coll’itt. tapi£ana-, tapiiant- ‘ un recipiente ', lat. lepesta,

lepista, gr. 8émxg Sercéarow e (con l'alternanza medit. Ud) Macari, ecc. Cir. anche Ribezzo, RIGI.:XX, p. 100. 81. —— [tek = lt. ita. + -ek come in enumek ecc. 82. — prupehast: pm + il verbo pihd- ‘piare ’.

88. — urea punes gen. partitivo. —- nelihabas: nei + (a);-hab"

D G

214

LE LINGUE DELL’ITALIA ANTICA

OLTRE IL LATINO

Va-b

esuk f r a t e r plenasier strugiie

eikvasese kuraia | “ si sakreu

atiiefiur

urnasier affertur

|2 eitipes

u h t r e t i e |3 t pisi pumpe

atiieìier

ere

ri

t

ka|4 f u s t

esune

|5

prehabia pii-e uraku ri esuna herte et pure esune sis [" perakneu upetu revestu

linfe tei°te ]“ eru emantur herte et pi— haklu pune ]” tribi°igu fuiest akrutu revestu |10 emantu herte affertur pisi pumpe

|11 f u s t

felsva bia

orek

|12 a f p u t r a t i |13 e t

struvuf plenasier

esunesku

fratru

nui-poner

|“l f r a t e r

prever

atiiei*iur

|15 u r n a s i e r

vepurus

atiiefiu

prehu-

pusti

esu

uhtretie

ka-

eitipes k . t . klu-

Va-b a 2. — eitipes: probabilm. vecchia grafia (si tratta di formula «l’intestazione a un decreto !) per -fes (cfr. anche vltlup turup I I) 4 e la scrittura inversa ocn'fer per ocriper VI 1) 3), normale III pl. pf. con -f- da un eidi- per più antico *aikd-î-z o. aikdated 40 B, cfr. ad ekvl II a 13; o da *oiti-: lat.

ind-fit-iae, gt. wifi-s ‘giuramento ', cfr. Acme X, 1957, p. 168 ‘l — plenasler = lt. pléndriìs: si tratterà di adunanze generali. — uhtret‘le: la magistratura dell'uhtur, cfr. ad III 4, con u- = 0- (63) da *cm-; il suffisso come in kvestretle ad I b 45.

8. — pumpe = lt. -cumque da quam-que & 378 [S. 4. — elkvasese ‘ collen ’: cfr. ad ekvl II a 13.

5.

kurala: da una base leini-, imprestito dal lt. minim che più antica-

|

mente suona omini-, coisé-, cfr. coiraucront A 21 a e peligno coisatens 50 A . — probable: scritto prehubla (con indebolimento vocalico) nella r. 12, questo verbo ci mostra la forma non contratta di lt. praebére da *prae-hab-. ura-ku: uru, orer ecc. . — revestu = lt. revisit6 (-ggeid-se-). . —- emantur = lt. amantur, conserva l’antico significato di ‘ prendere '.

. — tribi‘lou da *-kjcî, e il n. sg. del tribrisine di VI a 54. — abu-tu: mutato il suffisso avverbiale, è la stessa cosa che il gr. diapoBev, cfr. Ribezzo, RIGI. XVIII, p.

190.

r — I BIALETTI osco-uunnr, 60 (T. I. v a

1-15)

215

V a-b

Ita fratres Atiedii |2 decreverunt plenariis ordinariis auctoratu [3 T. T. f. Castrucii. Flamen "quicumque [ “ erit in collegiis Atiediis, is rei sacrae |5 curet, praebeat quid ad illam rem sacram [ “ sit oporteat, et qui in sacrificio sint. Hostias | " sollemnes deligito, revisito cum datur,

]“3 earum accipiantur oportetne; et piaculorum cum | “ ternio fiet, deinceps revisito |10 accipiantur oportetne. Flamen quicumque |11 erit, is tempore sacrificiorum verbis (conceptis) cenam |12 adventui fratrum Atiediorum praebeat

[13 et partibus singulis in fundos. “ Fratres Atiedii ita decreverunt plenariis |15 ordinariis ll.

cannes-ku ‘ ad sacrificia ’, cioè ‘ tempore sacrorum ’.

—- vepurus: abi. pl. di vepos- = gr. Enog, cfr. ad vepuratu II a 41. — felsva ‘eenam ’: forse da *bheles-gga: gr. 6-cpeloc; (che non ha pro-

babilm. nulla a vedere col scr. pha'Za-m ‘ frutto ’ ; 6- è un’antica preposizione).

12. aiputratl: formalm. corrisponde al lt. arbitnîtus di arbiter ritenuto generalmente come formato da ad e la rad. *bait-[bit- di bactere; ma la radice potrebbe anche essere *g‘*et- di got. gipan ‘ dire ’, arm. kojel ‘ chiamare ‘, cfr. specialmente ant. nord. at-kvwdi ‘ sentenza, decisione’ (con

at- da

*mi). Probabilm. la parola. lt. con wr e con b-, nel primo caso verisimilmente (cfr. balteis 37), nel secondo certo da g"-, è di origine ou. Si noti nella forma umbra «. per i in vicinanza di b, da confrontare coll'indebolimento di'a in a nel seguente prehubla.

18. — nuipener: che in questa parola -pen- possa corrispondere al lt. pe-nd-6, dovrà. concedersi al Nazari (seguito dal v. Blumenthal) che tradu-

ceva ‘nudipondiis ’; ma che nui- possa corrispondere a lt. nùdus (da *nog‘*edo-), è da escludere. La prima parte nui- potrebbe contenere la rad.

*neud- di lettone naîuda ‘ denaro ’ lit. madò ‘ utile, possesso ', aated. niozzm ‘ fruire, possedere ’, ags. nota ‘ provento ’, Mat ‘ capo di bestiame ’ (efi-. pecù: pectînia) ecc. La somma dev’esser pagata dai fratres punti kastruvut e cioè in proporzione dei possedimenti terrieri (landi) dei componenti il

sodalizio. Pertanto nuipener significherà almeno in origine una certa tassa o percentuale sulla rendita: è ciò che mi sforzo di adombrare colla tradu— zione ‘ partibus ’. Alla lettera sarebbe *pecunipendiz's.

LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA. OLTRE IL

216

LATINO

eikva— ukre atiieì‘ie kumnahl“kle viier muneklu apelust |” ape atiiefier sese kastruvuf pusti ]13 p r e v e r numer habia et ape purtitu |19 f u s t muneklu bahia numer

tupler

]”“

pusti

et

kastruvu

bahia f u s t |21 muneklu spain subra ape numer tripler pusti |22 k a s t r u v u et ]23 e h v e l k l u furent gersnatur frater ape rehte ] “ sve kvestur ute fratreks feia |25 f r a t r u karu mestru sve si kuratu | “ prusibenurent ulu pure atiiefiu

efek eru kuratu rehte kurent fratru karu mestru sve si iu

pure

kuratu

|“

ulu rehte

ehvelklu

benurent neip

feia

|27 prut‘e atiiei'*-l2a

prusikurent eru

enuk

fratreks

|”

fratru

|2 u t e

kve-

stur p a n t a muta |3 a f f e r t u r e si p a n t a muta f r a t r u [‘l a t i i e f i u m e s t r u k a r u pure ulu |5 benurent a f f e r t u r e eru pepurkure |°nt herifi etantu mutu a f f e r t u r e ]? si “ clauemiur

dirsas

herti

fratrus

atiersir

posti

aenu

17. — muneklu: corrisponde all'ingrosso al lt. minusculum di cui potrebbe essere imprestito; altrimenti bisognerebbe partire da un tema non in -os-, e desta meraviglia Jole-, laddove il suffisso diminutivo appare gene-

ralmente come -plo-. Anche il passaggio II. di oi ad 11 (mein… e da mai-) è tutt’altro che provato.

-— numer = lt. nummìs: si può pensare anche qui a imprestito dal lt. 22. —— eersnatur: lt. cémîtî ci dà., ancor meglio che il èesna = cénam di V b 9, l’etimo del lat. céna, o. kerssnais, da "'kert- ‘ tagliare ’ con sufi. -sncî-, 5 186. Ma si può anche pensare a *cer(e)s-mî da cerés ‘ prandium ’ seeondo

E. Peruzzi, Maia XI, 1959, p. 212 sgg., nel qual caso *-r(e)s- non avrebbe dato -rf- perché seguito da n. 23. —— ehvelklu: da eh-vel- in ehueltu VI a 2.

— ute = ate in V b 10 ed uguale al lt. aut o. anti & 584. 24. — rehte = lt. recté.

1 — 1 BIALETTI ceco-unum, 60 (T. 1. v a 16-29

v b H))

217

auctoratu K. T. f. Cluvii. In conventu | “ Atiedio in aree in collegiis Aticdiis | ” ubi impenderit, munusculum habeat nummis |la singulis in fundos; ct ubi porrcctum [ " erit, munusculum habeat nummis binis |20 in fundos; ct ubi supra aspersum

erit, |21 munusculum habcat nummis tcrnis in ] ” fundos; et ubi fratrcs conati crint |23 quaestionem faciat fratricus aut

quacstor |“l si recto curatum sit. Si maior pars ] " fratrum Atiediorum qui illuc venerint |23 affirmaverint recte curatum esse, id | “ probe sit. Si maior pars fratrum Aticdiorum | ” qui

illuc vcncrint aflìrmaverint -| 29 curatum recto nec esse, tune fratrum | " 1 quaestionem faciat fratricus |2 aut quaestor quanta

multa |il flamini sit. Quantam mult'à.m fratrum |‘l Aticdiorum maior pars qui illuc |5 venerint flamini esse poposcerint |“ oportuerit, tanta multa flamini | ’ sit. ° Clavernii dent oportet fratribus Atiediis quotannis I° iarris — mcstru: da *mads-trcî- o *magis-trd-, cfr. lt. magistra-: si tratta di formazione col suffisso -t(e)ro- & 212 dall’avverbio magis o piuttosto mais

(cfr. 0. mia ‘ magis ' come gt. mais id., o. maimas ‘ maximae ’). 26. —— prusilrurent: il significato ‘ pronuntiaverint ’ è indubbio. ma il confronto 001 lt. insegue imace gr. Ewsrce (sarebbe un perf. con -6- del tipo lt. vè'nî) soflre per la. gutturale 11. che continuerebbe una labiovelare ie. (sulla forma lt. cfr. ad A 46, 1). Si tratterà. piuttosto della rad. "'seik-[sikpropriam. ‘ raggiungere colla mano ’. quindi ‘ stendere la mano ’ di gr. slum, lxvéouau, npciaaopau. ‘ mendico ’ (propriam. ‘ stendo la mano ’, cfr. Archi]. fr. 130 n ‘ : nporelvco xcîpa. xml. npctocroy.m da -mio-) e soprattutto di lit. siekiu siekti ‘stender la mano, giurare '; quindi ‘ avranno proclamato sten-

dendo la mano in atto di giurare '. 27. prufe = lt. probè'. b 2. — panta = lt. quanta. — muta: cfr. ad matar VII !) 4. 5. — pepurkurent: III pl. fut. ex. da pe-pork- tema di pf. della rad.

*perk-/-prek-, cfr. ad persclo VI a l. 6. — etantu: lt. tanto, ma con c- come o. etanto ‘tanta ’. gr. è-xeì'vog accanto a xe'ivoq ecc. (ma per anos del Cam. Aro. cfr. ad A 2, l). 8. — clauemiur: la decuria già. nominata in II b 3, la quale e tenuta a

fornire annualmente al collegio una certa quantità. di farro raccolto in un determinato campo dedicato a Picuvio Marzio e quindi di speciale importanza rituale; per la raccolta del farro debbono essere incaricati due uomini

LE LINGUE DELL’ITALIA ANTICA

218

|° farcr

cpctcr

duir

ècsna. |10 homonus

ct

agrc

p. I I I I

OLTRE IL LATINO

piquicr

tlatic

far

puri

marticr

ciscurcnt

otc

aticrsiur fratcr hcrti claucr-ni |11 dirsans VI a -schmcnicr dcquricr [12 pclmncr . sorscr . posti . acnu . ucf . X fahc ct ècsna. . cabrincr . ucf V prctra |13 toco postm otc . a. VI . casilos dirsa hcrti frotms |“ atico-sir posti ccna . jarcr . cpctcr . p . VI . agrc . casilcr . piquicr |15 marticr ciscurcnt otc . a . ct . ècsna . homonus duir puri far

VI |13 casilatc

dirsans

dcquricr |” pclmncr

brincr

ucf

hcrti

sorscr

fratccr posti

VII 8. et |“ ècsna

etc

aticrsz'ur

amm . ucf

schmcnicr XV

ca-

a. VI

cui spetta. perciò una cena (probabile compenso di natura rituale anch’esso), inoltre carne suina. (cfr. ad corcom VI b 24) e caprina. — acnu: cfr. ad scuac-nc VII b I.

9.

piquicr, formalm. = Picuviì, dev'essere una divinizzazione del

pìcus (sacro & Marte) come totem di una certa popolazione che potrebbe

corrispondere ai Pìcò'ntés. Cfr. Strab. V 4, 2: ap…»… S’ èx rit; Eafiiw;g of. Hmovrîvoa, Spuoxolinrou ‘n‘qv 68òv fimoxgzévou roîr; àpx7,yérxtg, a'up' 05 noti. roiîvopor.‘ nîxov yàp ròv Spvw roù'rov òvoncsouot, nal. voy.itouaw "Aper-x; iepòv. E Dion. Hal. Arch. I 14, p. 40 R.. 10. — Manon-us come lt. hom5n'-cm ap. Enn., A 48 A . 138. — ciccurcnt: forse da. c + icc-, corrispondente al sor. icchdti ‘ desidera '

pres. della. rad. *ais-, cfr. anche arm. mic ‘ richiesta ’, aated. cisccîn ‘ chiedere ’ ecc. (-cch-, -c-, -sc- da -sÎÈ-). In lt. forse acmsccîrc denomin. di un

*aisoskcî per aplologia. da "'mîsos (lt. acris) iskd, cfr. P. F. p. 24 M. 121 L.: « Acmecom aera undique, id est pecunias, colligere ». 12. — pclmncr gen. di un tema *pclmno- o *pclmcn- strettamente connesso

001 lt. palmcn-tum (da *puZp-mcn-z palpa); la forma 11. ci mostra che si deve partire da *pclpa' (5 14).

— uc]: molto verisimilmente, come primo vide il Thurneysen, abbreviazione (come il precedente 1). = pondò' e il seguente a. = accès) di *uc/m = lt. libro da. *Zcidrà-. —- cabrincr = lt. caprini, cfr. knprum II b 1 ecc.

1 — : BIALETTI ceco-mmm, 60 (T. I. v b 10-18)

219

delecti p. 1111 in agro Tlatio Picuvii Martii et cenam |lo hominibus duobus qui far arcessierint aut a. VI; Claverniis

|11 dent oportet fratres Atiedii Semoniis decurialibus |12 pulmenti suilli quotannis libras X, caprini libras V, priores |13 tucca, posteriores facce ct cenam aut a. VI.

Casilas det oportet fratribus | “

Atiediis quotannis farris

lecti p. VI in agro Casili Picuvii |15 Martii et cenam hominibus duobus qui far arcessierint aut a. VI; " Casilati dont oportet

fratres Atiedii Semoniis decurialibus | “ pulmenti suillì quotannis libras XV, caprini libras VII semissem et |la cenam aut a. VI. —— prctm da *prei-tro-, aflormazione al postm seguente = lt. post-em. 13. — toco: si tratta, come anche pel seguente fake, di condimento che deve accompagnare la carne; cfr. Soho]. Pers. II 42: « Tucceta apud Gallos

Cisalpinos bubula dicitur, condimentis quibusdam crassis oblita ac macerata; et idee toto anno durat. Solet etiam porcina. eodem genere condita seruari. Aut assaturarum iura. Hino Plotius Vergilii amicus in eadem regione est nominatus Tucca ». Su tacca cfr. la glassa C. Gl. II 202, 52: « Tucca xamixuua Cupofi ». Si tratta dunque d’un condimento grasso capace di conservare la carne, ed è evidente la. uguaglianza di u. teca. e lt. tacca.

—— fake: seguendo un suggerimento in Muller Izn, Ait. Wb., confronto fake 001 lt. faex in quanto parto da *dha-ikho- o *bhaikho-: in lt. il kh interno doveva dare 0 (5 100). in on. h; in faih- avanti desin. iniziantesi per vocale,

e una volta h ammutolìto, i passava. in 32 e a sua volta scompariva fra. vocali. La declinazione u. avrebbe quindi dovuto essere *fes, gen. *fasz's, ab]. fae

scritto {che. — candles: è il nome di un’altra decuria, tenuta ad altra prestazione dal suo campo che in questo caso trae il nome (gen. casiler) da quello - della. decuria; in cambio di essa, il collegio deve dare alla decuria casilate carne di maiale o di capra.

220

61

LE LINGUE DELL’ITALIA ANTICA

OLTRE IL -LATINO

Co. 352. Pl. 292. B. 32. v. 230. Bo. 113. Da Todi.

ahaltrutitisg iunumgiegie Sulla corazza di un guerriero di bronzo.

Ahal Trutitis donum dedit.

aha]: da confrontare forse col lt. AMla, cognomen della gens Servilia. -— trutltls: nomin. da -ios di un nomen che e quello della gens Tmttcdia o Tmttidia attestata in più località. dell’antica Italia. —- dodo: abbiamo qui la solita caduta di -d finale‘l 0 una forma di perfetto coll’antica finale vo— calica come scr. va‘da. gr. 0183 e simili! 62

A. Co. 354. Pl. 295. B. 83. Grienberger, KZ. LVL p. 23 sgg. Bo. 112. Da Fossato di Vico.

cubrar matrer bio . eso | osato . cisterna mannaia 1111 | u. 1. uam'c t. o. {Monia

V. 233.

n. 0 V V | su

Tavola di bronzo; alfabeto latino dell'epoca dei Gracchi. Il segno IIII si trova immediatamente sotto C V V, e forma con esso un solo numero.

B. Ribezzo, RIGI. XII, p. 225 seg. (con fotografia). p. 18. V. 234. Bo. 114. Dai pressi di Foligno.

bia

opsct | maronc | t. foltom'o | se

Vetter, GlottaXX,

ptmio

Su blocco di pietra, in alfabeto latino arcaico. Trovato a circa 2 km. da un pozzo detto petmio.

A . Bonae matris viva haec facts. cisterna n. CLVIIII Sub maronatu V. L. f. Varii T. 0. f. Fullonìi. cubmr: Vano L. L. V 159 « Vicus Ciprius a Cipro quod ibi Sabini ciues additi consederunt, qui a bone omine id appellarunt: nam ciprum Sabine bonum ». La dea, identificata con Inno, riappare come Dea Cupra a Cupra

Maritima, cfr. Strabo V 4, 2 p. 241 che, detto di Fermo e di Ka’carellov nel Piceno, prosegue: ècpeEfiq Sè rò ‘r'f;g Kùrcpac, lcpòv, Tuppnvc'òv 1'890|11 xxl. xrlcrp.cr

rì;v 8' "Hponv èxeîvot Kùrrpav xmloììow. — bio: da *g"ìjà cfr. gr. Blog; si tratterà dunque d'un pozzo sorgivo. — osato: cfr. usata T. I. VI b 24. —— maronato: ab]. di tema in -o-. cfr. il loc. maronatei 63. —— naria, [colonie = -cr gen.

B. Vivam fecerunt marones T. Foltonius S. Petronius. bia: basta qui a indicare quel che in A è indicato con bio cisterna. Cfr. anche 49. — opsct: poiché bia par essere accusativo (il nom. e bio), opset

I — 1 BIALETTI osco-uunnr, 63-64

221

sarà. il verbo, equivalente all’entras osca (1) ma con -t ristabilito dai tempi principali (ctr. sent, furfant) o magari influenzato dal latino ( fécò'mnt; de-

drot A 26). Si noti anche il ristabilimento del gruppo -ps-. — ptmio e evidentemente forma abbreviata: qui e in {ottanta, come nel nom. pl. marone,

ha avuto luogo la solita caduta di r < 3 finale.

63

Co. 355. Pl. 296. B. 84. Ja. 77.

ager . emps. et | termnas marenatei | uois

ner

v. 236. Bo. 113. Da Assisi.

oht | c. u. uistifiic

ner

t. babr |

propartie i t. u. uoisiener | sacre

stahu

Su blocco di pietra, in alfabeto latino dell’epoca Sillana.

Ager emptus et terminatus auctoratu C. V. f. Vestinii Nor. T. f. Babrii maronatu Vols. Net. f. Propertii T. V. f. Volsieni. Sacrum sto. ager: colla sincope come in latino, 5 324. — mp8 = lt. cmptus, ma colla sincope di -o- tematico; il caratteristico -p- immesso fra m e t (per ‘em-tm) accenna a imprestito della parola — termine giuridico — dal latino, cfr. 5 87. — termnas < *termindto-s. — oht.: abbreviaz. di ohtretio attestato come uhtrotle T. I. V a 2. 15. — maronatei cfr. ad 62 A . — uois, misienor: lo stesso

passaggio di -ols- ad -0123- che in A 4 r. 2, cfr. 5 554. — sacre: nom. sg. ntr. del tema ou. scleri-. ——- stahu, cioè stan da ‘sta-15 onde lat. stò 5 479; anche

su un cippo era in Assisi, V. 237: toce|stalm ‘ publico (adv.î da *totc-, cfr. todcom VI a 10) sto ’.

64

Pl. 289. Ja. 143. V. 240. Bo. 118. PID. 347. Da Staffolo presso Osimo.

caispaizvariens

| iuvezalseoure

Sul panneggio di una statuetta maschile di bronzo. ora smarrita, che rap-

presentava la figura di un giovane con una corona di raggi attorno al capo. Gaius Paetus Varienus

Iovem—Solem

caelavere.

Nei tre nomi della prima riga, la normale sincope di -o-, che ha dato

pal: = petits. —- iuvezal con -ez- per -em 3- come in uze T. I. 11 b 27. 28 = once VI b 50 da 'ma-: lt. mms da *meso- gr. (?>q da 'cause-; per la

scrittura di questi fenomeni di sandhi (& 140) cfr. mei-el! T. I. I a 25 ecc.; [rita VI a 24 ecc.; sal e l’antica forma neutrale, da *sdgg(e)l con sincope di e: si tratta dunque d’un Giove identificato col sole. — seoure, in cui :) indica (come nella Tabula Veliterna, 55 r. 2 fa-oia) il lo palatalizzato che ad Iguvium

222

LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA

OLTRE IL

LATINO

è rappresentato da. e, rispett. ir, sarà. per un più antico "'sek-ere, cfr. lt. -ére

in jécére ecc., forse anche "'-è’re onde -è'mnt & 470. Per l’uso di *sek- nel senso di ‘ scolpire ', cfr. dona . . . secto elephanto Verg. Am. III 464 (comunque, in Virgilio seccîre significa solo ‘ tagliare in lamine ’). Si tratta dunque di una ditta di tre artefici che firma una statuetta uscita dal suo laboratorio. Non è escluso che questa iscrizioncella possa ascriversi al piceno meridionale (68).

65

Monete umbre. A . TUDEB:

tutere

Co. 368.

P]. 291.

V.238a.

130.115.

B. IGUVIUM:

ikuvins

Co. 369. P1.297.

V. 238b.

Bo.110.

A. Probabilmente locativo; tuter di altra moneta può essere abbreviazione o anche nom. sg.

B. E la forma del nom. sg. (11. pl. ikuvlnus T. I. I b 21 ecc.); o piuttosto abbreviazione del nom. pl.?

Il. - I MONUMENTI LINGUISTICI DEL PICENO

Sotto il nome di « Paleosabellico », « Sabellico antico » (Altsabellisch) o « Italico orientale» sono stati radunati alcuni mo— numenti di lingue diverse trovati nel Piceno ed anche a Sud di esso. Tali monumenti (a cui potrebbe appartenere l’iscrizione di Osimo nella quale abbiamo riconosciuto un testo umbro: sopra 64) sono pubblicati in PID. IV (vol. II, p. 207 sgg.); su di essi informa l’articolo Picenum (Sprachen) di W. Brandenstein nella RE. XX, col. 1186-97. È oramai adottata universalmente la divisione in due gruppi: il settentrionale (Northern East Italic di Whatmough in PID.)

comprendente le iscrizioni trovate a Novilara, Fano e Pesaro; e il meridionale (Southern E. I.; Sfidpikenisch) con iscrizioni

di Belmonte Piceno, Acquaviva, Cà.stignano, Sant’0mero, Bellante, Crecchio, Superaequom (Castelvecchio Subequo), Loro Piceno, Fiordimonte presso Visso e Capestrano; topograficamente almeno apparterrebbe -al_secondo gruppo la «mattonella rinvenuta nel 1880 sulla cresta della collina appellata Castellano, che fa parte del latifondo del sig. Tommaso Bruni, situato sul confine dell’antica regione Frentana colla Marrucina (oggi tenimento di Ortona a Mare) », pubblicata dal Ribezzo in RIGI. II, p. 139 sgg. (1). Anche gli alfabeti, di derivazione etrusca, dei due gruppi, difleriscono tra loro.

(l)

Il

R.

legge: truetaoll . Biol" u c ?

p(“)ullouliî 8-. Ma

le incertezze

sono grandi; ad es. è possibile leggere truentuloll .sloll Ene (bue?) pupunlonlol o anche altrimenti.

LE LINGUE DELL’ITALIA ANTICA

224

LATINO

OLTRE IL

A. PICENO SETTENTBIONALE

I più importanti monumenti del primo gruppo sono la stele di Novilara e la bilingue di Pesaro, che qui appresso comunichiamo. 66

Stele di Novilara. PID. 343. .

'

l

'

. I

neèi . kriiè |li tenac lùtùis' aiten vilatos’

iÉperion 3alù t a 5 ù r | s'oter paten

trtit

ipiem

vù]|teé merpon

arn|l°ùis

lakùt . t r e t e n et|èùt lem tidli sotris eùÉ

.

uvlrn trat

caarestades | rotnem m1mn1s . e r ù t : : . ' . * : t e t | gut 1sa1ron us | p o l e m parten

rotneè |

teu rotem kalatnelnié .

baleétenac

teletaù|nem

andd

po-

Su blocco di arenaria, con ornamentazione formante cornice, in cui si trova una ruota a cinque razzi, una croce e un triangolo; sul verso è incisa una scena con figure umane (anche qui una ruota a quattro razzi e un triangolo) che è stata raccostata (Norden, Altgcrmam'cn, 1934, p. 217 agg.) a figurazioni simili trovate a Bohuslàn (Svezia meridionale); cfr. anche la figurazioni di Val Camonica (su cui cap. VIII, iscr. 138). Il testo da noi dato si basa sostanzialmente su quello del Whatmough; però scriviamo c, non 3, e !aluit

(r. 11) per l.akut, polem (r. 12) per p.lcm, ciò col Brandenstein, il quale trascrive con W (cosa a mio parere impossibile) il segno che noi col WI]. ren-

diamo per (I. I tentativi fatti per interpretare l‘iscrizione, anche l’identificazionc in ossa di parole greche, sono fantastici 0 per lo meno estremamente dubbi. Un notevole tentativo di fissarne la struttura sintattica ha fatto il Brandenstein, il quale crede di scorgervi una struttura metrica in asolepiadei del tipo _'_uu_'uu_'. || _qmug. Ma il mistero perdura fitto; cfr. in 67_.alcunc proposte per l’identificazione di suffissi. Comunque, è inverisimile l’ipotesi, talora espressa, che ci troviamo dinnanzi a una falsificazione. Cfr. anche Vettor, Glotta. X X X , p. 82, nonché G. Camporeale e G. Giacomelli: Problemi della stele di Novilara, nel volume I Piceni c la civiltà

etrusco-italica, Firenze 1959, p. 93 sgg.; molto interessante l’articolo di M. Durante: Ommento all’iscrizione di Novilara, in Ricerche linguistiche V, 1963, p. 65 sgg., ma anch'esso reca pochi lumi. Non sarebbe assurdo pensare che qui ci troviamo dinnanzi alla stele che dei naviganti approdati a Novilara hanno posto a un loro compagno morto (in combattimento coi nativi ‘I). In tal caso le identificazioni di suffissi con quelli di 67 sarebbero illusorie.

11 - r MONUMENTI LINGUISTICI DEL PICENO, 67

67

225

Bilingue di Pesaro. PID. 346.

a)

Z. caf]q.tius

b)

c]afates

i . f . ste lr.

haruspe[w | fulguriator

lr. netfivis

trutnvt

frontac

Su lastra di marmo, rotta a destra e a sinistra. a) è destrorsa, b) natural-

mente sinistrorsa. Epoca: I sec. a. C. lr. Ir. (abbreviaz. di Lem?) è la prima volta il pronome del figlio, la seconda il prenome del padre. Abbiamo così, a diflerenza dall’uso romano e

oscoumbro, anche etrusco, la postposizione del prenome al gentilizio. Notevole anche, nella parte picena, l’omissione della tribù ste(liatina), un particolare richiesto dalla onomastica romana ma evidentemente superfluo e ignoto in quella locale. irontac equivale a falguriator; cfr. ad 38 ( fmnter) e nota che il suffisso può esser quello di tenac e balestenac in 66.

netivis . trutnvt corrisponde ad hamspex; pel composto latino abbiamo

qui due parole: in netivls già. il Hammarstròm, Giotto. XI, p. 212 scorse la parola mediterranea che sta a base del gr. w;815g, e si può pensare che

net5vls sia genitivo d’un tema *netus con metatesi ae > 811 avanti -is. Quindi trutnvt equivarrebbe a -spe:r ; già. i più antichi interpreti (Oliveri, Lanzi; cfr. Fabretti Gloss. s. v.) avevano pensato a tmtina'rc, e forse trutnvt, la cui finale -vt rammenta gli -ùt, forse suffissi di nomina agentie, in 66 (erùt tetìùt etìùt lakùt), è ricavato da un tmtn- ‘ esaminare, misurare ’ 0 sim.,

onde anche l’inesplicato gr. rpuro'wr; (> lt. trutina): e possibile che la stessa radice torni nel truit di 66 r. 5. Corrispondenze etrusche v. presso K. Olzscha, Interpretation der Agramer Mumienbinde, 1939, p. 197 sg. che pone come significato della radice ctr. tmt/z9- ‘ schauen '. Su questa bilingue (e su 38) espone dei dubbi M. Lejeune in REL. XL,

p. 160 sgg., il quale vuol ritenere etrusco-latina la bilingue stessa e cerca d’interpretarla diversamente: ma non mi persuadono, né l’attribuzione all’etrusco né la lettura come 6 di ciò che trascriviamo con o. « Etrusco al cento per cento » sarebbe il documento secondo il Durante, a p. 84 dell’articolo citato ad 66.

B. PICENO MERIDIONALE

Un tentativo organico di interpretare le iscrizioni del secondo gruppo, in cui egli scorge un dialetto oscoumbro, è stato fatto da A. v. Blumenthal, IF. XLVII, p. 48-72; cfr. Vetter, Glotta XX, p. 23-26. Più recentemente M. Durante pubblicò i suoi

Contributi all’interpretazione

delle iscrizioni picene in Ricerche

15 -- V. Plum, Le lingue dell’Italia antica oltre il taluno.

226

LE LINGUE DELL’ITALIA ANTICA

OLTRE IL LATINO

linguistiche II, 1951, p. 163 ed io il mio tentativo: Le iscrizioni

sudpiccnc in I Piceni c la civiltà etrusco-italica. Supplemento a «Studi etruschi», vol. XXVI, Firenze 1959, pp. 75-92. Ignorando questi due precedenti, G. Radke ha di nuovo trattato delle iscrizioni picene meridionali, da lui definite « Altsabellisch », nell’articolo Umbri della RE., Suppl. IX, 1962, col. 1764 egg. (cfr. K. Olzscha in Giotto. XLI, 1963, p. 100 sgg.).

È consolante che in alcuni punti essenziali il Radke sia ciononostante pervenuto a risultati simili ai miei, sui quali si basano le letture e interpretazioni seguenti. Per quanto riguarda la scrittura di queste iscrizioni, si

noti: M = i; [:I @ sr: sono varie indicazioni di i; (D = 41. Come nella scrittura falisca, p e ]: indicano tanto p, k quanto b, 9, ma fra i e d vien fatta distinzione. Nasale avanti consonante viene di norma omessa; talora in vicinanza di r una vccale è sostituita da un punto. Generalmente le parole sono separate coll’interpunzione , invece indica a volta congiunzione fra sillabe, serve a collegare le parti di una parola scritte in due linee consecutive, come il nostro trattino.

68

A . PID. 350. Da. Castignano

e) m a t e r e i f ; aritit' imif b)pùpùnum

sùais

; manus

(a 31 km. da Ascoli Piceno).

fu::litfid

patereif puif estu

il

k

apaius

fapirif

S| a d s t a i ù f

meitimùm

Su due facce di una specie di obelisco di tufo. B. Da. Loro Piceno (Ancona), primamente edita dal Radke e da me. Ora nel Museo d’Ancona.

apaes ; qupat[i ir ; m e : i i n felalt

e]smlin fepeti

pùp1'1ni_n

nl

Su stele che va restringendosi verso la cima tondeggiante; altezza 111. 1,03, larghezza massima. 0,36, spessore 0,17. La finale di pulpfinin è un segno compendiario che il Radke legge gi.

11 — 1 MONUMENTI LINGUISTICI DEL PICENO, 68

227

0. Ribezzo, RIGI. XIX, p. 89. Da Servigliano presso Belmonte, ora nel Museo d’Ancona; un apografo mi fu favorito dal dr. Annibaldi.

noùinis

petie|r.nis

e:irans

Su stele alta m. 1,31, larga 0,46, spessa 0,19. Per e: nella 2 riga può leggersi h.

D. PID, 352. Da Bellante, ora al Museo Nazionale di Napoli.

(1. a

stin lies

fi1'1m fidelùrn e | s m e n 5| f e p s e s

| tetis ; fepelen

t.

hum

Scritta intorno a figura giacente.

A. Matribus patribus esto strenuis *Arentibus inieris, quibus monumentum (i. e. a guisa di monumento) hnno Appaei statuerunt suis Manìbus cippum. B. Appaeus cubat in hoc monumento princeps meo; Felatius sepelit. C'. Nonius Petiernius Eiranus. D. D.

Stenii filium Fidelum Tettius T. cum aliis in

hoc

condidit sepulcro. A. a.) matercif, patereit, fapiril, aritlf, imll sono dativi plur. con -)‘ da "'-s > "'-53 > "'-fs > -I come nel volsco asi/, 55 r. 2; l’alternarsi di ci, i, i indica la giustezza della trascrizione i di pc e si riferisce a un suono

probabilmente uguale all‘osco i. Abbiamo dunque dativi plur. da temi in consonante o in { corrispondenti ai latini in -ibus. Si noti la sequela « madrepadre », come in'altre antiche lingue ie. —— fu::itùd (con :: congiungente le due righe) imperativo III sg., cfr. il. futu ‘ esto ', ma a quanto sembra for-

mato dal tema di pres. corrispondente al sanscr. bhdv-a-taîd ‘ esto '. — lapiril: con anaptissi da "']abri- nel senso di pel. faber 48 (l). —— aritlf, colla solita.

omissione di n anteconsonantico, corrisponde alle ’Apcivrww' 'Epwùau. Maxe86veg e al tema onde è tratto o. Arentlkal, cfr. ad 28 A 1. Qui sono i padri e le madri morti e divenuti divinità. chthoniche. — imil: aggettivo in -11- (come fapiril ecc.), per cui cfr. 0. cyan, cfr. 3. — pui! dat. plur. del

pronome relativo da un tema *q"oi- che richiama. l’o. poi-zati, cfr. ad 9 r. 19.

(l) Il Radke legge qupiril (nella nostra trascrizione): il significato (Si tratterebbe d’un aggettivo in -i-, kubri-), verrebbe ad essere lo stesso, la parola corrispondendo all’u. cubmr di 62 A .

228

LE LINGUE DELL' ITALIA ANTICA OLTRE rr. LATINO

b) pùpùnum: acc. sing. (tema in -a-) di parola indicante ‘ monumento

sepolcrale ’, ritornante in B, e anche in PID 351. Poiché le labiovelari appaiono come labiali, le medie non hanno designazione speciale e le nasali ante-

conson. non vengono di norma indicate, si potrà. leggere bo(m)bon- e confrontare con la radice *g”e(m)bh- in parole sanscrito e avestiche indicanti ‘ profondo, fossa ’; il significato più antico sarebbe quello di ‘ fossa ’, cfr.

il ted. Grab ‘ sepolcro ’: graben ‘scavare ’. —— estu5k, con divisione dell’enclitica dal pronome, è un csto- (1), cioè lo stesso tema che abbiamo nell’o. estam 20 D, e probabilmente un acc. sg. neutro (o anche maschile, se per estunk) riferentesi a pùpfinum. apalt'ns nom. pl. (come o. nuivlannis ecc.) di tema in -o-: il nom. sg in B. La gens Appaca e nota nell’Aemilia regio. —— adstaiùl: III pl. di preterito come Ial. fifikond (fifiqod) 151 ma con -nt > -ns (5 126) > -f (cfr. ou. -ns > -f, p. 12) da un ad-staio- spiegabile come o. staict 18 r. 58, stele! 25 A . — siiais dat. pl. femm. = lt. sais. — manus

dat.-abl. pl. di tema in -u- come il Manaò's di Festo 146 M. 266 L. (pel genere temm. cfr. le Larvae o le gr. Kfipeg). -3, non —f, mostra che in piceno i temi in

-u- hanno una desinenza diversa da -bhos nel dat.-abl. pl., forse un’antica desin. di strumentale analoga ad -5is dei temi in -o- Ij 315 come avest. ycîta£ ‘ con gli stregoni ’; forse mamìs ‘ con le mani’ va scorto in Ennio A 48 B 197. —— meitlmùm: acc. sg. di tema in -o- designante l’obelisco o cippo su cui l’iscrizione è incisa: probabilm. derivazione da quello che in lat. è mèta,

parola forse di origine mediterranea (2), a mezzo del suffisso «sacrale » che torna in lt. sacrima, acruma, victima, *corturna onde cortamiò' (Glotta

XXXIV, p. 296). Per lo stile « arcaico », ritornante in B e in iscrizioni venetiche (p. es. 93), cfr. B. Snell, Der Aufbau dcr Sprache, 1952, p. 80. B. apnea: nom. sg. con sincope dell’-o- tematico, come in noùinls 0 ecc.

e come in ou.; il nom. pl. apalfis in A. — qupati (la desinenza restaurata secondo Iepeti) = lt. cabat ecc., con p indicante la media. —- esmin, cfr.

( l ) estas amccnas in PID. 348 (una pietra rappresentante rozzamente una

figura umana vista di fianco) e stato rettamente inteso dal Durante come ‘ istius imaginis ’. Probabilm. amcen-ì- (con c = 9) e imdgfi risalgono a un Il'tm-rnag-en- (: uayiìvar. ecc.: significato primitivo ‘ maschera di cera ricavata

dai defunti ’, che è il più antico della parola a Roma) con an- per cn- come in ou. (cfr. ad unter 13 A ) e sincope di -a- in piceno; con imm- > im- per la lex mamilla (5 76) e passaggio alla categoria degli astratti in -rîgé (5 199) e raccostamcnto ad imitor in latino. (2) Un derivato di mèta è probabilm. meatala, diminutivo scherzoso, per cui non ho bisogno di citare i versi di Petrolini sull’obelisco che si trova nelle piazze e piace molto alle ragazze.

n

— 1 MONUMENTI LINGUISTICI DEL PICENO,

69

229

esmen in D: cfr. u. dat. csmci esmlk, loc. csmc; e -n la postposizione, come nei sostantivi, o corrisponde la forma esattamente al loc. scr. asmin ‘ in hoc ' ? — pùpùnln loc. con postposizione cn come in o. e soprattutto in u.; tale è il seg. molin (cfr. 0. petw. 8 e lt. meus & 383), e il lepelen in D. — nir =

= e. niir ad 30, 11. ner-f ad T. I. VI a 30. — teint: probabile abbreviaz. di npr. (Felatias‘l Fciadiusî). — lepeti III sg. pres. tematico da un fep- che ritorna in tepses e l'epelen dell’iscr. D, con il chiaro significato di ‘ seppellire ’. Probabilmente, tenendo conto delle norme ortografiche picene, da leggere fcmb- e ricondurre allo stesso *dhvybh- che abbiamo nel gr. &ain—rm, rdzqa-cg e nell’arm. damban ‘ sepolcro '. C. Nomi propri (elrans potrebbe essere un etnico, cfr. Elpiac, antico nome di Voghera ‘l), tutti nom. sg. di temi in -0- con sincope dell’o. Nota nodinls

da *ncgcnio- : lt. N6nius. D. d. stln probabile abbreviaz. di prenome e gentilizio del padre del sepolto. —— flfim: acc. sg. di un tema fio- con palatalizzaz. per ]ilio- come in tal. fio = filius CIE. 8196. —- fldelùm: acc. sg., nome del sepolto (tema in -o-),

probabilm. da riconnettere con lt. fidéiis e col nome della gens Fidia: in tal caso da *bhidh-. — tetls nom. sg., con sincope dell’-o-, cfr. la gens Tettia o Talia. Il seguente t. è abbreviazione del prenome, Titus o simili; il prenome segue al gentilizio perché qui si tratta di più persone della gens Tetiia che seppelliscono Fidelo. Gli altri seppellitori sono indicati da kum alies = lt. cam aliis; alles da -ois con c da oi come nel marsica ioaics puclcs di 58. — Per csmcn cfr. ad B. — lepses e lepelen contengono la rad. fcp- (fermò-) per

cui cfr. ad B. Il primo è un aoristo sigmatico, con -cs, probabilmente da leggere -cns, da "'-got come in on. (pf. o. prnilattens; u. eltipes che può stare per -ens), questa volta con esito (n)s e non -f come in adstainil in A b: variante

dialettale, per cui si noti che Bellante è più a Sud di Castignano (luogo di rinvenimento di A ) ed ha quindi accolto la soluzione osca. Quanto a tepelen,

esso è locativo con postposizione ca di un tema nominale fcp-clo- o simili.

69

« Guerriero di Capestrano ». Vetter, Glotta XXX, p. 38 sgg. (con facsim.). Da Capestrano

(Km. 15 da Bussi, 42 da L’Aquila).

makuprékraépsfit“*inisrakinevéipé....éi Il V. separa: makuprekra'sp sùt[..]lnls raklnevélp s [ . . . . ] e l e traduce ‘ Magubregraeque hoc monumentum (sepulcrum‘l) Raginevique S . . .i .

Se il V. ha ragione (lettura e interpretaz. di Ribezzo, RIGI. XIX, p. 93 e 201 sono fantastiche), abbiamo in questo monumento, che il Babi-thine data alla fine del VI sec. a. C., -p = -qac (1), quindi un dato importante in

( 1) Anche in rùcpi-m secondo il V.

m : nìsim

p: della iscriz. di Crecchio PID. 354,

230

LE LINGUE DELL’ ITALIA ANTICA OLTRE IL LATINO

favore della oscoumbricità. della lingua. Importanti pure i genitivi in -ei di temi in -o-; essi mostrerebbero che la desinenza oscoumbra -eis (o. tereis ecc.) sarebbe stata preceduta dall’impiegofgenetivale del loc. _i_n -ei, divenuto poi -eis per analogia della « III decl. » e anche della « I decl. » con -a's, risol— levando la questione della identità. di questo impiego con quello riscontrabile nei gen. tessalici orient. (Pelasgiotis) in -or. (xpòvot; Earòpou. Schw. 599);

ma per me è più probabile l’origine della desinenza ou. accennata a p. 13. Cfr. Kretschmer, KZ. LXIX, p. 14 sgg., il quale vede nei nomi un’impronta germanica: Magubregra: got. magna ‘ ragazzo, servo ' e age. braga ‘ signore,

principe ' (la formaz. del femm. con -1'- come in gr. yloxùq: I‘luxépa e in scr. yaivan-: yay'varì); Raginevios: gt. ragia- ‘ consilium ’ (molto frequente nell’onomastica germanica: Begin-wa” ecc.) (I).

Lasciando da parte il problematico 69, riassumiamo qui i caratteri essenziali ricavabili dalle quattro iscrizioni studiate. Fonetica: Notevole pel v 0 c a l i s m o l’uso promiscuo di i, i, el, (ad A a) accennante a una confusione di è" e di ’i, per cui

cfr. anche nir B, meitimnim A b: a'wfip, lt. mèta. Antico eye è passato ad mil in nodinis 0 (forse l’-i- restituito dal cardinale *nouen, cfr. fal. neuen 149). Da ci abbiamo e in alies D. Sincope troviamo in amcenas (nota ad A b) e nei nomin. sg. di temi in -o—: apaes B, nodinis petier.nis eirans C; anaptissi in matereit patemi! (: mdtribus ecc.) A a, lapirlf (o quplrii) Aa da -bri-, forse anche in petier.nis O se il punto dopo r indica una vocale (€?). La nasale sonante appare come a(m) in lep- B, come an- in amccnas. Per quanto riguarda il c o n s o n a n t i s m o, notiamo che, fermi restando gli altri modi d’articolazione, le Medie Aspirate appaiono come spiranti sorde in principio, come Medie in mezzo di parola: cfr. fldeluim D da *bhidh- (gr. m:£9m ecc.), fep- B da *dhogabh- e, se è- giusta la nostra lettura, lapirii da *dhab—z (1) Si noti però che il Radice vede in quel che Vetter legge 6 lo stesso segno che noi trascriviamo i], egli ih, e interpreta in modo del tutto diverso. Co-

munque, per l’interpretazione, bisogna tener presente l’analisi archeologica del monumento data da. S. Ferri, Sub clupeo, sab hasta, sab ascia. Forme rituali di decotto su monumenti in Bend. Line. VIII, XVIII, 1963, p. 174 sgg., secondo cui ciò che si ritiene un elmo a larghe falde non è se non lo scudo del devotas che se ne copre per confessarsi vinto: analisi resa persuasiva da varii paralleli che il F. adduce.

11 — 1 MONUMENTI LINGUISTIGI DEL PICENO, 69

231

la soluzione è pertanto quella che troviamo in latino e in venetico. Che queste Medie siano state precedentemente delle spiranti sonore (cfr. 5 101 e p. 10) mostra l’—f da "'-bhos nei dat. plur. (Aa): qui -bs ha dato -fs > -f, cfr. il gotico con nom._ hlaif-s dat. hlaiba. ‘ pane ’, nom. sg. sab-s pl. sadai ‘ sazio ’ ecc. Le labiovelari appaiono come labiali, cfr. ad pull ‘ quibus’ Aa, ad pfipfinum Ab.

Palatalizzazione di 131 in @ a'l'bbiamo in [him ‘fih'um ’. F i n a l e: -ns ha dato -1 in petri PID. 351 se da *petr6n-s (v. appresso, Morfologia); finale -nt ha dato -f in adstahiî (Aa) a Castignano, -(n)s in icpses (D) a Bellante. Morfologia.

È probabile che molti aggettivi siano passati alla declinazione in -i-: ispiri! fmi! (Aa). DECLINAZIONE NOMINALE.

Temi in —a-: Gen. sg. estas amcenas, nota ad Ab. — Dat. pl. suais Ab. Temi in —o-: Nom. sg. con sincope: apaes B, nodinis circus C. —— Acc. mcitimuîm Ab. — Nom. pl. apaiùs Ab. — Abl. pl. alies D. (1). Temi in -u-: Acc. sg. pùpùnum A b. — Dat. pl. manus A b. Temi in consonante o in —i—: Nom. sg. nlr B; petri. cioè probabilm. petrof (mf?) PID. 351 se npr. di un tipo Petrò Petr6nis, con conservaz. dell’-n e aggiunta di -3 come in o. ùittiuî 18 r. 40 ecc. — Dat. pl. matcreii tapiril aritit ecc. e pron. pull ad A a. Il locativo di tutte le declinazioni termina in -n, propriamente la postposizione -en, come in umbro: pùpfinin molin B iepelen D. (1) Circa la possibilità. di gen. sg. in -sio, -io, cfr. la ‘ Nota sul genitivo dei temi in -o- ’ ad 146.

232

LE LINGUE DELL’ITALIA ANTICA OLTRE IL LATINO

PRONOMI.

esmin, esmen loc., ad B. — estuk (mk?) ace. sg. ntr. (msc?), estas gen. sg. fem. Ab e nota; pui! ‘ quibus ’ dat. pl. Aa. Possessivi meiin B, suais Ab. VERBO.

Pres. III sg. qupati B fepeti B. — «Perfetto» III pl. adstaili! Ab, fepses (propr. aoristo sigmatioo) D, ambedue III pl. — Imperativo luitùd ‘ esto’ Aa. INDECLINABILI.

Rum ‘ e u m ’ eoll’abl. D. Inoltre postposiz. -(e)n contenuta nei loc. sing., v. sopra. ***

Come si vede, il piceno meridionale appare strettamente congiunto eoll’osooumbro, ma ha comune 001 venetioo l’isoglossa (conservativa) della media da spir. sonora nell’interno di parola. Questa posizione intermedia, e alcune ulteriori connessioni anche con l’illirieo e i Balcani in genere, vengono eon— fermate dal lessico, dove rileviamo termini: Generalmente indeuropei: matereif patereii Aa (con la sueeessione come sanscr. mdtam-pitamu), nir B; Tornanti nelle lingue arie: pùpflnum Ab; Tornanti in greco e in armeno: îepeti ecc., ad B; Tornanti in latino, messapico eco. e di origine probabilmente illirica: flùm D (cfr. ad 76); Tornanti in latino, possibilmente altrove: fapirif (?) Aa, imil Aa, ameenas Ab nota, manus Ab, meitimuim Ab, qupati B; Tornanti in oseo e in macedone: aritit Aa. Se in Aa si ha da leggere qupirif anziché lapirif, abbiamo qui un’isoglossa coll’umbro.

III. - IL MESSAPICO

Seguendo l’uso greco, per cui Messapii erano nominati indifferentemente tutti i popoli indigeni della penisola sallentina, la. Calabria dei Romani (fiv Meacccrciow rs xor.l ’Ia1cuyiow xml Kalaflpiacv noci. Ealsvrivnv xowc'òg of. noMoì. npcaacyopsòoum‘ uvèg Sè Swapofiaw, Strab. VI p. 282), chiamiamo Messapico la lingua, sostanzialmente uniforme, di più che duecento iscrizioni trovate in massima parte nella penisola suddetta con estensione a Nord fino a Monopoli e Fasano ma anche, più a Nord ancora, seppure sparsamente, in provincia di Bari e diFoggia, anche se, negli ultimi due casi, si possano sospettare differenze dialettali. Si tratta della lingua delle stirpi di Mes-

sapii, Salientini, Iapyges e, più a Nord, Poediculi e Peucetii, di origine certamente illirica e venute dall’altra sponda dell’Adriatico dopo, 0 forse anche in parte insieme colle popolazioni che hanno recato in Italia gli elementi principali delle parlate oscoumbre. Cfr. ancora, nella tradizione antica: P. F., p. 69 M. 178 L.: « Daunia. Apulia appellatur a Dauno Illyricae gentis claro niro, qui eam, propter domesticam seditionem excedens patria, occupauit »; e Plin. N . H. I I I 102: « Brundisio conterminus Poediculorum ager. nouem adulescentes totidemque uirgines ab Illyriis XII populos genuere ». Le comunanze di nomi fra le due sponde dell’Adriatico, messe in evidenza dapprima da Helbig (Hermes XI, p. 257; ctr. più recentemente Ribezzo nel volume Italia e Croazia, Roma 1942,

p. 21 sgg.), possono in parte, specie i toponimi, risalire a relazioni più antiche. Che le popolazioni illiriche delle Puglie ab—

biano un tempo occupato un territorio maggiore, è cosa possibile; ma ciò non può essere mostrato col fatto che nel dia—

234

LE LINGUE DELL’ITALIA ANTICA OLTRE IL LATINO

letto osco di Bantia (cfr. il detto sulle palatalizzazioni nella introduz. al cap. I) hanno luogo palatalizzazioni e geminazioni simili a quelle messapiche, come vorrebbe il Krahe (Glotta XIX, p. 148 sgg.) che parla di «sostrato messapico»: si tratterà piuttosto di isoglosse fra lingue confinanti. L’alfabeto delle iscrizioni messapiche è derivato, almeno nei suoi tratti principali, da quello greco di Taranto, conservando F E = o, E = h, usando X in parte come gutturale, in parte come sibilante alternantesi con 3, il san greco da noi

trascritto E, inoltre tp e V che come t9 indicano una aflricata dentale (ts 0 sim.) e sono da noi trascritti t’; a non esiste: dove ci aspetteremmo u, troviamo scritto o. Talora viene usato l’alfabeto greco: in questo caso adoperiamo il solito alfabeto greco nella nostra trascrizione. Di norma le iscrizioni non hanno divisione di parole; le divisioni che si troveranno in séguito sono opera dell’editore. NOTA. Le iscrizioni messapiche (databili tra il VI e il I secolo a. C.), sono

raccolte nel Corpus Inscriptionum Messapicamm (CIM.) del Ribezzo (pubblicato &. puntate irregolari nella Rivista Indo-Greco-Italica) e nei Frac-Italic Dialecte (PID.) vol. II ad opera del Whatmough che vi aggiunge (p. 594 agg.) uno schizzo di grammatica; queste pubblicazioni (e quelle anteriori) sono ora superate dal prezioso libro di O. Parlangèli: Studi messapici (Milano 1960), il quale offre una raccolta completa delle iscrizioni col testo riveduto e controllato (citato in séguito IM.) e corredato di riproduzioni fotografiche, un lessico in cui e distribuita criticamente la copiosa bibliografia, le glosse, e Bibliografia, indici diretto e inverso delle parole, ecc. Un ampio cenno informativo è quello del Vetter, M essapisclw Sprache, nella RE.; del Vetter

stesso si vedano i rapporti (Berichte) nella rivista Giotto., da ultimo nel vol. XXX. Nel 1955 è apparso a Wiesbaden il libro di Hans Krahe: Die Sprache der I llyrier, che si occupa in gran parte anche di messapico; su di esso cfr. la mia recensione in Gnamon 28, 1956, p. 442 agg.; del 1962 e O. Haas, Messapische Studien, contenente iscrizioni con commento e uno

schizzo di grammatica, pubblicato a Heidelberg, su cui cfr. la mia recen— sione in Paideia XIX, 1964 (I).

(I) Sostituisco le iscrizioni 70 e 71 della I ediz.: 70 perché di lettura errata, 71 perché non messapica. (cfr. IM. ]. 18 e O. 35).

III — IL

70

PID. 10*, p. 619.

MESSAPICO, 70-71

IM. ]. 11 — l. 16.

235

Pisani, Rhein. Museum C, 1957,

p. 236 sgg. Da Vieste.

6) b)

«vol | Cov Fs|vow oc 8LFOL | Soup…ocrt|poc | Conor. xa)_xgz

c) d)

8ap.oc | x?xocrop Serio: [ 8auonlrr.poc npslf’e CL F|svat

e)

8rfor. | Socp.oc|rr.pac

!)

BM.FLT

ayo7x Cer

Iscrizioni provenienti da una vigna., probabilmente già. sede di un tempio o simili. Le due ultime lettere di b potrebbero essere anche 8 od u., rispettivamente F; in 0, P. Petroni, che primo segnalò le iscrizioni (1929), leggeva

klatorz'n, il che non è confermato dalla pietra. Riconosciamo qui nomi di divinità.: soprattutto 8:Fa (Seul-'a) Sana-rapa, con 8LFG; femminile di delvas 81, indi Feva- e (I. Cer. (ov Corta riconoscibili come i nomi di zls e venus, Zeus e Venere, in PID. 436 (nell'Appendice a 84 qui appresso). In a) abbiamo gli accusativi (ov < *djeum e cow seguiti da a, abbreviazione di un verbo significante ‘ invoca, adora ' (cfr. avlòos 62 1) o

prima lettera di parola continuante in una possibile ulteriore riga: ayol qui e in ]) sarà. nome (abbreviato) dell’invocante 0 sim. —— In b) il nome della

Safar 8ay.axtpm e seguito da un Cona: in cui io vedo un vocativo (o < *dieu

( = Zsi3, Ifi-piter & 344) più rra: = siracusano mi, lt. pa (ad A 39 II) ‘ pater ’, pertanto ‘ Iuppiter ’ voc.: nale: sarebbe allora un imperativo da riconnettere col gr. xénm, alban. di Sicilia gel ‘porto ’, quindi da un *kole ‘aiutami, fammi la grazia ’ 0 sim.; o anche semplicemente un vocativo = gr. xaùléî — In 0) abbiamo certo un frammento: probabilmente manca il resto di

80tp.aflptx e il principio del nome dell‘offerente, terminante in xlarrop. — In (1) (|. = Cer. di [) pare un dativo < *diyi (loc.) = gr. Arl, sarà. quindi dat. anche il seguente Few. e il precedente S|..t 8aparrpa (di temi in -cî-), cfr. ana aprodlta lahona 76 ecc.; e 1:9e si scopre cotoe_un perfetto in -ve (cfr. hadlve 78 ecc.)

‘ donavit ', cfr. scr. prî- ‘ amare, rallegrare ’ ecc. — Un dativo sarà. anche il 8aFa Sapurtpa. di e), mentre in I), tolti il nome 11701 e il dat. Cer. resta BlaFw, forma antevocalica di un blaviti III sg. pres. probabilmente da ricollegare con got. blot-an ‘ oélìeofiou, larpeòcw ’, aated. ploz-hiis ‘ tempio ‘ (a casa di preghiere »), lt. fié-men, scr. brah-mdn- ‘ brahmano ' brcih-man- ntr. ‘ pre-

ghiera ' ecc.: una rad. *bhlfi con vari ampliamenti, indicante l’adorazione e la preghiera.

71

CIM. 5. PID. 381. IM. 3 11. Da Gnathia. dazihonas platorrihi bollihi Su afiresco sepolcrale, III-II sec. a. C.

236

LE LINGUE DELL’ITALIA ANTICA

OLTRE IL LATINO

Si tratta di genitivi, il primo da tema in -6n:, il secondo e il terzo da temi in -io-: mentre però nei primi due casi si tratta chiaramente di npr. è discussa la terza parola. Se l'isolato bollio- si ha da intendere come npr. (si confronta il german. Bul(i)us e il Boùli\ag ru; ’Iroc1òg &vfip di Dio. Cass. 76, 10), avremmo qui tre nomi; più probabile è che si tratti (come ha visto 0. Haas, Mess. Stud… p. 144 sg. e prima di lui il Thurneysen), con o per a che non ha indicazione nell’alf. messapico, della parola per ‘ figlio ', altrimenti scritta con ei, @, cfr. bellllhl ad 84, billa blllva ad 76: ciò confermerebbe la derivazione

di questa parola da un tema *bhtìla." = gr. cpfiìu‘j, cfr. lat. liberi da *Zeudho‘ popolo ’ e SLS., p. 226; 1’13_ conservato sarà. specialità di un dialetto, come

p. es. all’ù'. ion.-att. corrisponde a in molti dialetti greci per 5 (e ancora oggi lo zaconico conserva la pronunzia o). 72

Jatta NdSG. 1908. p. 86.

PID. 359.

IM. 2. 24.

Da Ruvo.

aprog attorno; ] rou.80r. rat. ywocxlhou nsvcmkev | 8uyocFe Su piastra di bronzo. Nella r. 4 può leggersi ounocFe. L’iscriz. mostra. influssi greci. Anzitutto in -og per -as di nome e gentilizio «proc, (ITO’FLOQ ("Aprag torna altrove, cfr. anche beat. ”Arcore; Sehvv. 80, 3 ecc.)

laddove o” ie. e divenuto di norma e, quindi i temi in "'-o- hanno nel II. sg. -as. Indi, se Tdt3'0l è dat. di un tema temm. in -ò'- come gr. Eam:q>ò ecc., abbiamo un grecismo nell’articolo ran. (‘I), in cui inoltre, come nella parola seguente,

troviamo -ai invece del solito -a. da "'-a'i: si può comunque osservare che -ai potrebbe esser rimasto nel monosillabo (come in got.) e aver influenzato il seguente polisillabo. Imprestito greco, da you…-, potrebbe essere yuvamhxr;

ma non è da escludere che dal nom. *guncî il mess. abbia indipendentemente ricavato il tema gunakd- (strano è a ogni modo l’h). — reveals» può essere

aceusativo di tema in -i- da porre accanto all’u. persclo (ad VI a 1) con dissimilazione delle liquide: il significato sarebbe ‘ sacellum ’ o simili (cfr. 0. pestlùm 40 C). L’ultima parola è certo un verbo, un perfetto con -'0- da confrontare coi pf. latini di 5 521 (cfr. hadive 78, 11:ce 70 d). Se si ha da Leggere

BuîaFe, fiuya— andrebbe col gr. reùxcn: -g- da -gh- rientra nella norma (MA > mess. M), Bu- da tu- si trova altre volte (cfr. Krahe, Giotto. XIX, p. 287 sgg.

dove in fiorrar. è scorto un or. = il? da iu); radice ie. *teugh- 'l Ma generalmente reùxco viene ricondotto a *dheugh—, seppure su basi non solidissime (i confronti eelt., germ. ecc. presso Boisaeq sono semanticamente incerti). Ovvero da

due MA in sillabe susseguentisi si ha in mess. T e M come in macedone xefia)a’; ecc. (per cui cfr. Pisani in Revue I ntem. des Études Balkaniques V, p. 14 sgg.)? — Se si ha da leggere ounazFe avremmo una radice analoga a quella

dell’o. ouncrevq ad 1. A ogni modo, il significato sarà. ‘ fece ’. La finale -s può essere quella del pi. come in scr. cakdr-a ‘ fece ’ ecc.; più difficile è che sia andato perduto un antico "'-t di desinenza secondaria, poiché -t appare mantenuto in dazet, bosat ad 74.

III — IL MESSAPICO. 73-75

73

tabara

IM. 3. 27.

CIM. 10.

a.) PID. 372.

237

Da Fasano.

damatras

Grafiito sul muro d'una tomba.

Come è stato mostrato soprattutto dal v. Blumenthal (IF. LIV, p. 98 sgg.), tabara è qui e altrove (PID. 458: tabara aprodi[tas], con a. = 'AcppoSlmq) appellativo designante la ‘ sacerdotessa ': ta.- da *to— equivale all’airl. to‘ ad ’, -bam contiene la rad. "'bher- ‘ terre ’, quindi etimologicam. tabara equivale all’u. aftertur ad VI a 2. A volte la parola. (di cui esiste anche il maschile) appare usata come nome proprio; in tal caso il genitivo seguente indicherà. il padre o il marito. Appare anche la grafia &abara. Cfr. anche Vettor, Glotta XXX, p. 58. —— damatras è il genitivo di damatrcî- ‘ Anufifqp ’, con -as da “'-às. In PID. 478, IM. 14. 21: tabara damatrla il gen. è sostituito dall’aggettivo come in gr. 63080611] Anu'ò'rpux (Krahe, IF. LVI, p. 136, da NdSc. 1907, p. 756). b) IM. 14. 111.

Da Valesio.

daJnatras

prespolis _

Su lastra di pietra.

Analoga ad a), ma con prespolis: in questo io ho additato (Die Sprache VII, 1961, p. 102 sg.) un composto di pres- = scr. paras— in puré-hitas

‘ sacerdote capo ’ gr. npec— in npécr{3ug e poli- variante di *poti- (lt. patio ecc.) come nell’Hospolis istriano per *host-i-polis = lt. hospcs; prespolis è quindi un sacerdote e una sacerdotessa principale, come la prista/alaciriz di 47. 74

PID. 378.

CIM. 14.

IM. 3. 210.

Da Fasano.

bosat penkaheh Su architrave di porta in una tomba. bosat con o, come spesso, per ao, è il nom. del npr. onde il gen. è baoxtas PID. 534, IM. 25. 26. — penkaheh è probabilm. abbreviazione (del gentilizio *pcnkajo- ") di nome corrispondente all’o.-lt. Pompeiius; di qui si ricaverebbe che il q“ di ie. *penq“e ha dato la, almeno avanti «2. Cfr. anche 81. 75

PID. 393.

blat3ihi

CIM. 100.

IM. 13. 11.

| kalatoras

Da Taranto.

| balet3ihi

Su caduceo di bronzo.

Tre genitivi, indicanti il proprietario dell'oggetto. blat8-ihl e balet8-lhl sono genitivi in -ihi da temi in -a-, -ja- (ie. -o—, -jo—), la cui desinenza può ora con sicurezza riportarsi all'ie. -sjo (5 309), dopo che è apparso evidente

238

LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA

OLTRE II. LATINO

che 3 si è ridotto a h sia in principio che in mezzo di parola: cfr. ad kl(a)ohi 84. In essi*td è l’esito di t avanti 3}: il nom. sg. di blat91hi e blat8-es, bla8-es con -es da -_1';as (cfr. -5 da "'-ja da "'-jo nel gen., come nel lt. lupi), baletB-lhi

sarà. da un tema *balct_ia- ‘ oriundo di Balct(i)am’, kalator-as è gen. di ke.lator- ‘ banditore’, probabile imprestito dal latino.

76

Viola, NdSc. 1884, p. 129 (277). Ja. 109.

PID. 395.

CIM. 55.

IM. 7. 14.

Pisani, Paideia XVI, p. 16 sg. Da Ceglie.

hipaka9i lahona 9eoto|ridda ana aprodita 8eotoridda olatoras ke oxorrihi biliva Su capitello di pietra. una aprodlta lahona sono senza dubbio dei dativi dedicatorii di temi in -a'- (-a da "'-ad): una (acc. anau in PID. 544. IM. 23. I l : hanqorlas onan aprodltan ma, su un arco; ma può essere abbreviazione di ‘ matrem ’) viene

premesso al nome di Afrodite e può indicare ‘ regina’ e ‘ madre’ o simili. — lahona fu ritenuto dal Vetter, Glotta XX, p. 88 sgg. tutt’uno col moderno sallentino Zafona ‘ puerpera ’, alb. lehoné id., gr. Aexa') (”Apreuzq) ecc.; m a i

termini sell. e alb. sono dal gr. mod. kexdwa (cfr. Kretschmer ibid. p. 69, n. 1; Parlangèli, Acme I, p. 120), una parola messap. corrispondente &. Aexd> dovrebbe avere -g- da -gh- e se fosse imprestito -k- 0 -a:- (cfr. la critica

di Krahe, Glotta XX, 11. 192 sgg.)z bisognerà. quindi rinunziare all’identificazione. Krahe, IF. LVIII, p. 148 sg. confronta il npr. illir. Last? -6nis; poiché l’epiteto si riferisce ad Afrodite, si potrebbe pensare a derivazione

dalla rad. "‘Zas- di gr. 1I1aiopat. ecc.; ma non è da rigettare senz’altro l’idea del v. Blumenthal, IF. IL, p. 182 sg. secondo cui l‘epiteto andrebbe con ?Laòq e varrebbe quindi ' Hoiv8npog ’ -— &eotorldda. è nom. sg. fem. di tema in -a'-, derivato dal nome 0aotor (nota l'incertezza fra cc ed ao !), attraverso il patronimico msc. 8-otorrldas, con -dda da "'-d-jcî. Il nome appare due volte,

la seconda nella aggiunta della definizione completa, con indicazione della madre e del padre, della dedicante. — hipaka91 è una 111 sg. pres. (-015 e -ti si alternano; forse in origine -z943 avanti vocale iniziale di parola seguente?

Cfr. a ogni modo iau.-att. ecc. 81.80)… e dor. 818mn), col prefisso hipa- tornante in Mpa-des in 77; la radice ka- è stata confrontata coll’alb. kam ‘ ho ’ che sarà. da *khabh-mz': lt. habcò'; piuttosto col "'kcî- di av. k(Î- ‘ desiderare ’, lt. cci-ms ecc.? Il significato è comunque ‘ oflre, dona’ 0 sim. — oatoras

(la lettura 8-a- è campata in aria) e genitivo di un femminile in -a'-, oxorrihl di un msc. in -3Za- (cfr. i nomi otor ecc. e amo ecc.), designanti la madre e il padre; k e è la congiunzione = gr. xml, ablg. 05 ecc., con c < ai

come in

predami 79; cfr. PID. 472, CIM. 98, IM. 12. I l : paivas ke belrlxoas (su

tomba contenente un uomo e un fanciullo) ‘ puer (paivas < *pagjos: gr. rra'nFt-g, naîg) et B. ’ ecc., cfr. il mio articolo in Paideia, dove anche sulla verisimile

III — IL MESSAPICO, 77-80 opinione del Parlangèli, che l’iscrizione sia in

239

ottonari. -— blllva, con -”.

di passaggio, va con billa. di 77 ecc. e significa ‘ figlia ’ (cfr. bellilhi ad 84); è probabile che la parola vada riunita coi lt. filia. filius (dunque ]- da ‘Mi-) e questi distaccati dall'u. lellul.’ ‘ lactantes ’ ad VI b 3 (ma l’u. ha. anche fel ‘ filius’ nell’iscriz. V. 232, a. meno che non si tratti di latinismo). A ogni modo l‘alb. ha bily'é, bijè' ‘ figlia ’ e b727' plur. bili, bij ‘ figlio ’. Cfr. ad bolllhl 71. —

Contro un'altra interpretaz. di questa iscrizione cfr. Vetter, Giotto. XXX; p. 49. 77

Viola, NdSc. 1884, p. 129.

PID. 396.

CIM. 56.

IM. 7. 15.

Ja 110.

| bilia

et8eta

| hi-

Da Ceglie.

plastas pades

|

moldat8ehiai

aprod(i)ta

Su piedistallo di pietra. plast-as: gen. di un tema plas(c)t- non altrimenti noto. — moldat9ehial: probabile aplografia. per -hiaihi gen. di -hias, -hcs. — billa: cfr. 76. — et6eta è il nome della dedicante. — hlpa_des e III sg. aer. sigm. di Mpa-da, la. cui radice è *dhé— di 1181)… ecc.; -8 da -st; per Mpa-, che presupporrebbe un

*sipo accanto &. *sup(o) presupposto dal lt. sub a meno che non sia imprestito del gr. 6176 con di > i, cfr. hlpaka9] 76.

78

NdSc. 1884, p. 129. a8ida[s

|

CIM. 57.

PID. 397.

plator[res

|

IM. 7. 16

lahon[a

[

Da Ceglie.

hadive

a. p. (-rres da -rjas) sono prenome e gentilizio ; Ichona dat., cfr. ad 76.

— hadlve è stato riconosciuto dal Deecke e poi dal Krahe (ZONF. VII, p. 30; IF. LVIII. p. 148) come perfetto con -ve (cfr. 8777a 72) del causativo "'sodcio- onde gt. satjcm, ted. setzen ecc., quindi ‘ posuit ’.

79

PID. 398. CIM. 64. ]s predami.

IM. 7. 111._ Da Ceglie.

Su cornicione di pietra coperto d‘intonaco. Probabilmente s è quel che resta. di un 11. sg. msc.; prcdami potrebbe essere una. I sg. pres. da. *pmi = lt. prua e *da-mi con grado 0 della. rad. *Mcome in arm. tam cfr. lt. dat 5 558: cfr. però pido di 84. 80

Viola, NdSc. 1884, p. 130 (278). Ja. 112. Da Carovigno (1).

ootor

PID. 439.

CIM. 32.

IM. 5. 26.

argorapandes

Da una copia trovata fra le carte di un sig. Greco da Carovigno.

240

LE LINGUE DELL’ITALIA ANTICA

OLTRE IL LATINO

ootor (piuttosto che 8-otor) è il nom. sg. del nome oaotoras gen. in 76 cella solita variazione ao/o(o). —— argorapandes è composto di argom- = gr. &pyupoc; (accanto a cui argorian = &pyòp1ov in PID. 474, IM. 6. 21; mostra

a usato come corrispondenza. di e; naturalmente si tratta di imprestiti dal greco) e -pandes per -jas da *pondios: lt. pend5 ecc., all‘incirca ‘ quaestor ’.

81 PID. 434. CIM. 139. IM. 19. 21. Da San Cataldo. deivas p e n k e o s | t e o t i n ( b [ Su un « gabbione calcaree » nel muro di un ipogeo, secondo copia fatta dal De Giorgi. L’ultima parola pare da completare in teotlnlhl, gen. di un nome teotinaonde il patronimico di PID. 489. IM. 15. 21 (Lecce): taotinahlallhi dastas

(dastas gen. di dazct). Il precedente penlreos pare gen. di un nome *penkéuche può rappresentare una variazione suffissale del *penkajo- di 74. Invece un nom. dev‘essere il precedente deivas = lt. deus, scr. demis ecc. da *deiyo-s;

quindi ‘ il dio di P. T. ’. Si tratterà di concetto analogo a quello espresso nell’iscrizione osca 5. 82

Viola, NdSc. 1884, p. 132 (280). Ja. 118.

PID. 515.

CIM. 142

IM. 21. 11.

Da Galatina.

l_rlohi zis avi80s 6 0 t | o r r i d a s ana a p r o d i l t a ap'a ogrebis Su blocco di pietra largo m. 0,37, alto m. 0,52. L’iscrizione è chiaramente dedicatoria (ana aprodita, cfr. 76) e il blocco

di pietra sosteneva l’oflerta che poteva forse essere un elmo come quelli di 4 A—O'. Il principio klohl zis ‘ audi Iuppiter ’ è la solita formula introduttoria su cui cfr. ad 84. — E Boterrldas è nom. sg. msc. del patronimico trattato ad 76. In avlfios ritengo debba cercarsi il verbo; e precisamente penso si tratti di al-(l) es con es abbreviazione del nome (cfr. i gentilizi come Usia Usidia Usonia Ussaea Ussa) e av18(l) come hipakaS-l 76, tratto dal tema avi- che torna in scr. dv-a-ti ‘ desidera, favorisce ’ ecc., cfr. even 84 appendice;

quindi ‘ ofl're ', ‘ dona ’. — opa è la corrispondenza messapica di. gr. dino ecc.; ogrebls pare un gen.—abi. sg. di tema in -i- da *ud-ghrebh-i—, rad. *ghrebh-

di scr. ggbhzuiti ‘ afierra ’ ecc., quindi ‘ preda ’, colla preposiz. *1îd di scr. aid, got. fit ecc. Cfr. GIL. [’ 2, 49 ad A 8. 83

PID. 526 IM. 25. 24.

laidehiabas

Da Alezio.

logetibas

Su pietra, da un sepolcro. Due segnetti in alto dopo la terza lettera non hanno alcun valore epigrafico.

ur — u. unsearrco, 84

241

Il Kretschmer, Giotto XII, p. 278 sgg. vide cb__e qui abbiamo due dat. pl.

in -bas da "'-bhos ( = lt. -bus ecc. 5 315) e identificò logati- con Acixeau; = siculo A&yeatq' &eòq. Eucelol Hes., Aa’rreau; «Baòt; Etxeltum'1 Phot. Lex. 201, 10

con 7 da gh come in mess. Quanto all’o nella prima sillaba, il Krahe, Giotto. XVII, p. 102, n. 2 da altri esempi di questo oscuramento di a. in o (ma il

8-obar da lui citato come variante di tabara si trova in una iscriz. falsa, secondo il Whatmough, PID. 36*, vol. II

p. 623 e Glossary s. v. tabara:

in IM. 16. 16 l‘iscriz. è ritenuta autentica, ma la lettura è evidentemente Sahara). — Mentre su logctlbas tutti sono d'accordo, quanto precede rimane discusso, cfr. quanto registra Pa., p. 330. Io scorgo in laldehlabas un composto, con dehlabas da *deim'cî-bhos con *deiuicî- = scr. devi fem. del delvas di 81; lal è una particella « rafiorzativa » o « deformativa » quale abbiamo nell’albanese la- (li-, L), nel gr. Ju- o Mt- (Frisk II, p. 64), nello slavo M- 'ùy.i-,

sémi- ’: cfr. .Rheiu. Museum C, p. 242 sg. e Paideia XVI, p. 51. Dunque ‘ Semideabus Logetibus '.

84

PID. 548. CIM. 149. IM…22. 21. Ja. 82. Blumenthal-Krahe, IF. LIV, p. 81 sgg. (con fotografie). Da Vaste, l'antica Basta.

k l o h i zis 3 0 t o r i a v e i n a n a r a n in

marta

pido

daran3oa vasti

vastei basta staboos

|

| xche-

donas d a x t a s - s i v a a n e t o s i n - 6 i t r i g o n o x o l a - s t a b o o s x o h e t 8 i h i dazimaihi beiliihi° |lì i n - 8 i r e x xorixoa kazareihi xohet3ihi toeihi-3i | dazohonnihi i n - 3 i v a s t i m a | d a x t a s k r a 8 e h e i h i i n - 3 i ardannoa p o x x o n n i h i a l i m a r n a i h i Nota solo attraverso stampe risalenti a una copia del Galateo (Antonio de Ferraris) e precisamente: Galateus, de situ Iaxpugiae, Basilea 1558;

Smetius, Inscriptionum antiquarum… . liber, Leida 1588; Gruterus, Corpus, 1603 che è una esatta riproduzione della precedente. Era incisa su pietra. La costituzione del testo può dirsi sicura: si noti che nella riga 1 invece di v (in vaste!) le .stampe hanno F", così pure nella r. 6. Alcune incertezze tra H e N sono facilmente superabili. Il trattino avanti 6-1 e si è stato aggiunto da me per facilitare la comprensione. La interpretazione di questa importantissima fra le iscrizioni messapiche ha. attirato molti studiosi, dei quali nomineremo il Thorp, IF. V, p. 195

sgg. e H. Krahe ed A. v. Blumenthal, IF. LIV, p. 81 sgg. per cui cfr. la critica di Vetter, Giotto. XXX, p. 52 sg. Il Krahe si è reso benemerito soprattutto per l’interpretazione della formula iniziale klohl zls o klaobl zls che ritorna in altre iscrizioni: PID. 515 (la nostra 82). 474. 436 (riportate qui sotto): essa significa ‘ Audi Iuppiter ' da confrontare coll‘audi Iuppiter 16 — V. Pnnu, Le lingue ddl'lhlh'd anh'cu oltre il latino.

242

LE

LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL

LATINO

nelle formule dei Feziali A 43, l. 3 e, più da lontano, coll’invocazione aisos pacris di 52 ecc.: klohl è = scr. 971555 da "‘Îleusz' con 8 > h; per questo pas-

saggio cfr. hadlve ad 78, Elpia per il più antico Salapia, che mostra la recenza del passaggio, lahona ad 76, trohan&cs PID. 432, IM. 4. 13 per Tpmotimo; che appare su monete di Salapia, e Krahe, IF. LVIII, p. 145 sgg., questo e Vettor, Giotto. XXX, p. 55 sg. contro le puerilità. di B. M. Bechtel,

Lg. XI, p. 129 sgg. Inoltre klaohi, klo- mostra il ben noto passaggio di ca, ou ad ao/o; Î:l— non è assibilato come nell‘alban. quhcm ‘ mi chiamo ’,

lit. klausy'ti ‘ udire '. zls è da *diè's, cfr. 0. zicolom ad 9 r. 7, n. *dîs ad T. I. VI a 23, il Ale; ‘ Zst'x; ’ di Rhinthon (ap. Cheerob., in Theod. I 191, 19 Hilg.;

la voce era probabilm. giunta nel greco di Taranto dal messapico) e 5 356. In quel che segue, torno essenzialmente

al Thorp: &otorla marta sono

i due nomi (cfr. Vetter, Giotto. XXX, p. 50 e 53 ad nr. 404 e 548) di una donna, anche se l’apparire di una Tutoria C. 1. Martha in una iscriz. latina da Roma (NdSc. 1909, p. 312) è una combinazione fortuita. —— pido e forma verbale di rad. *d5- ‘ dare ’, con preposiz. pil-, grado 0 di *epi gr. Èr:l ecc., come in gr. m-éCm scr. pigidyati ‘preme, opprime ’ da *pi-scd-, *pi-sd-. Si

tratta di III sg. aor. radicale = scr. d-fi-t come vuole il Thorp, nel quale caso sarebbe caduto -t (cfr. ad 1107a 72); ovvero di I sg. pres., nel qual caso avremmo una forma assimilata alla coniug. tematica come il lt. do 5 558 contro proclami di 79 ‘l — vastci basta dat. ‘ alla città. di Basta ' ; vaste!

dat. di.tema in -1î-, o piuttosto di tema in -u- come gr. Foicrru, scr. vìîstu nti. ‘ abitazione ’ ecc., quindi da -eg-ci con scomparsa di -y- fra vocali uguali come in lt. — velnan ‘ proprio ’ (acc. sg.) è formato da *syc- riflessivo come

gt. wim-. — aran ‘ fondo ' (acc. sg.) cfr. alb. aré ‘ campo ’ (forse da *ajro-z lt. agar ecc.? ovvero: 496», lt. ar6 ecc. i). — ln = lt. in ecc. — daranB-oa loc. sg. («ii) di nome in -0a da -fg,à (cfr. su questo formazioni Krahe, IF. LIX, p. 173 sgg.); il valore è, come ha visto 0. Haas (dapprima LP. IV, p. 65), quello di yepouaia, (Sochi, quindi da "'jcront-gd (come il gr. yepoualac è derivaz. da un "'yepovr-fio-g), con ty > tw

scritto 30

(cfr. gr. 1:F > a)

e d da @ come in albanese; si tratta della stessa cosa che il semitus romano, cfr. SLS., p. 220 sg. Ciò porta seco che trlgonoxoa, rcxxorlxoa, vastlma e ar-

dannoa, tutti preceduti da ln-B-I, cioè ‘ in-que ’, sono pure locativi, indicanti una assemblea o collegio (di cui tre collo stesso suffisso di daranB-oa), Si può pensare che i *trigon- fossero dei mercanti (cfr. alb. tregé ‘ mercato ', slavo tnlgù id., il nome di Tag-este ‘ Trieste ‘, illir. tergitio ‘ negotiator ' secondo Jokl, RVg. I, p. 88); in rexxorlxoa il Haas, Mess. Stati., p. 93 vede una :rcct0ricia; vastlma potrebbe indicare, derivando da vasti- o vasta-, l'assemblea dei cittadini, in opposizione agli *ardan- (: crani), i coltivatori.

Il seguente vast! è secondo il Thorp n. sg. ntr. ‘ malleveria ' da *yadh-ti-z lt. và's vadis, gt. wadi ‘ pegno ': possibile è anche che si tratti dello strum. sg. (ie. *-tî) di detto tema. Si tratta comunque della malleveria che alla

III — IL

HESSAPICO, APP.

243

cessione del fondo (forse un latifondo) dànno persone nominate al genitivo colla indicazione del collegio, di cui fanno parte, in locativo colla preposizione in. Troviamo qui spesso la congiunzione enclitica 4%, dopo 8 assimilata in -si,

probabilmente da “Te = gr. re, lt. -quc; quindi q“ avanti vocale palatale (-12 da -a atene) si è ridotto ad aflricata, come in albanese esso si e assibilato, cfr. alb. pesé ‘ 5 ’ da *penq”e, ecc. —- staboos è gen. di staboas da "'-cîy-os nom. *-à'(u)s secondo Krahe, IF. LVI, p. 185, che vi scorge un composto analogo a Eri-9010; ma con secondo elem. la stessa parola che lacon. (icon?. — ‘xonedon-as, dont-as (nom. dazet), -sl ( = -91), vaanetos (gen. di tema in -u-,

in tal caso da -ous), in-0l (‘ inque '), xonetB-Ihl (gen. di tema in "'-32m), dazlmalhi (di tema in "ko-) ecc. non necessitano spiegazione; bellllhl è gen. dell’appellativo bilia- msc. accanto al femm. bllis (cfr. 76), nota ed a indicare i. Traduciamo pertanto: ‘ Odi, Giove! ®otoria Marta cedé (o: io, @. M.,

cedo) alla città. di Basta il proprio fondo, colla malleveria nel senato di St. X. e di D. V., e nel collegio dei mercanti di St. X. figlio di C., e nel go-

vernatorato di K. X. e di O. D., e nell’assemblea dei cittadini di |D. K., e in quella degli agricoltori di P. A.’. Appendice.

Aggiungiamo alcune considerazioni sulla formula klohl als. Astraendo da 32, abbiamo nelle altre iscrizioni che la contengono: PID. 474.

CIM. 34. IM. 6. 21: klsohl zls den&[ava]n (Da Brindisi)

PID. 436. CIM. 29. IM. 5. 21 k]laohl z!s ven|as . d[e]nQ-avan (Da. Carovigno, nota attraverso una copia) PID. 371. CIM. ]. IM. 2. 21 klawhl venus den&|avan (Da Monopoli, nota attraverso varie copie; Ribezzo, Nuove ric., p. 63, completa

KAAQHI[EIE] FE[I]NAE). E chiaro che tanto venas quanto den9avan fanno parte della formula, e meglio costituiscono un suo ampliamento. Per venas il Blumenthal, IF. LIV, p. 87-89 pensò che si trattasse di Venus; il Vettor, Giotto XXX, p. 57, si oppone; ma io non vedo perché il nome latino non possa aver sostituito quello greco aprodlta e perché Venere non possa venir invocata accanto a Giove come protettrice di un patto ecc. ; e invero in 70 a) e ci) abbiamo trovato le due divinità strettamente associate, Cfr. anche il FevCer. (e non Herentatee'.) in Lucania, 6; vezkei ad Agnone 34 r. 2. Quanto a den9avan, credo di scorgervi un augurio o desiderio suppergiù

come in gr. dya3fi fò)… che spesso in testa alle iscrizioni segue alla invocazione Baol. E precisamente, penso che I]. si riferisca agli dei Giove e Venere prima nominati e voglia dire ‘ ci favoriscano ’ o simili (cfr. ancora una volta l’aisos pacm's di 52): dividerei denB-(l) avon (ctr. av]0(l) es in 82).

244

LINGUE DELL'ITALIA. ANTICA OLTRE IL

LE

LATINO

ove even e un congiuntivo III pl. con -cî- tratto dalla radice (5 532) av- di avlb(l), qui col valore di ‘ essere favorevole ', ‘ aiutare ‘. E den0(l) può essere lo strumentale (come vastl‘l v. sopra) di un tema *dcnti- corrispondente nella radice al gr. eù-3év-ena ‘ abbondanza, benessere ’ (1). Se e giusta

la etimologia che riporta le parole greche eòfiévcux ecc. a una rad. *g“han(Frisk I, p. 586), avremmo *g“h > mess. 6 avanti voc. palatale, parallela-

mente a q' > 9 (in &l) e come in alb. la labiovelare MA ha dato in questo caso 2, p. es. zion, zjam ‘ calore, fuoco ’: gr. Bepp6Q. Debbo a questo proposito avvertire che il benna ‘ donna ’ di Vettor (da ultimo Giotto X X X , p. 56)

è infondato: il bennarrlhl di PID. 430, IM. 4. 12 è tutta una parola e gen. del benarius: ounvctpxnc di C. Gl. II 29, 10; l‘iscriz. PID. 399, IM. 7. 115 è troppo mutila perché si possa eruime il significato e la retta divisione dei gruppi ]bennanserl e ]setlbennal. Quindi non si può adoperare sunta parola per sostenere che 9" ie. ha dato b in mess.

85

questa pre-

Bacile, NdSc. 1913,p. 151. PID. 556. CIM. 157. IM. 24.11 Da Diso.

s]ekonda

| kezareihei

| eipeigravels

tan ap-

gedl'] pa I dubbi sull'autenticità

espressi dal Wbatmough sono infondati: cfr.

Vettor, Glotta XXX, p. 53, cui è dovuto il completamento s]ekonda e l’osservazione, sulle orme del Ribezzo, che la scrittura si per 12 (e per e), e v

da b, oltreché il nome S., mostrano la recenza dell’iscrizione (principio del— l'impero). —- kezarelhel è gen. del nome del padre di S. — elpelgraves da *cpi-grabh-c-s(t): gr. èm-ypa'upeu», aoristo sigmatico come hlpades; si riferisce alla immagine (bassorilievo 1) che doveva essere incastrata nell’incavo rettangolare di m. 0,29 x 0,21, profondo 0,04 sulla faccia superiore della pietra contenente l'iscrizione. —— tan acc. sg. del pronome forse ntr., se ntr. e Pace. apged[i ‘I] che significherà. ‘ ritratto ', forse da spa (cfr. 82) e *ghcdi- dalla rad.

*ghcnd-l *ghed- di gr. xav8cfwco, gt. gitan, ingl. to get ecc.; cfr. per la semantica lt. oz-emplum

(: own-6), it. ritratto (: rc-trahcrc), ted. Auf-Mhme ecc. — pa

può essere l’abbreviazione di : patris »; molto acutamente ha spiegato il Blumenthal, IF. LIV, p. 110 sgg., so (PID. 525, IM. 25. 22) come abbrevia-

zione d.i « figlio », do (PID. 409, IM. 7. 24) come abbreviaz. di « figlia »; ma mentre do corrisponde a Bo(yénqp) scr. du(hitd) ecc., se non può corrispondere a scr. simts gt. annua ‘ figlio ', se 3- ha dato h- (cfr. ad klohl 84); dovremo piuttosto vedervi un continuatore di "'—ku. . . ., cfr. scr. pi-pu-s ‘ bambino,

figlio ’, gr. u.ù-o:; ‘ fetus ’. Vedremmo così due sinonimi di bilia- m. e f., che sarebbe sorto in epoca recenziore

(isoglossa lat.-mess. !).

(1) Si può anche intendere avan ‘ diano ’ come nelle due altre forme, e den9(l) ace. sg. di un neutro, ‘ opes dent'; cfr. p. es. 15].

m

86

— n. massarrco. 86-88

Ribezzo, Atti R. Accad. poh' N. S. I, p. 158. p. 417. IM. 26. 16. Da Ugento.

8aCd‘g

oe7vm

343111; | ayanocorn

245

PID. Nota XL. vol. II,

coc7xualmq

Su foglia d‘oro da un vaso in una tomba. Probabilmente del principio

dell’era volgare. Come in 72, influsso greco non solo nella finale del nom. sg. Sato; npr.,

ma anche nelle due ultime parole che paiono declinate alla greca, la prima addirittura semigreca. ae7m; usl-m (forse con 71 = i) parrebbero accusativi di un sottinteso ‘ donat ’; asl-n] ‘ aureo ’ come tracio (1,110: (IF. XLVII,

p. 45) lett. zèlts ‘ oro ‘ da *jhelto-; ::eq forse ‘ foglio ’, cfr. alb. halé ‘ scaglia ' ecc., rad. *(s)kcl- IEW. I, p. 924. Traduzione: ‘ D. aureum folium amatae S. ‘.

87

PID. 544 bis. CIM. 147. IM. 23. 13. Vetter Giotto XXX, p. 45. Da Muro.

oxxo

vaxno

hazava3i

Su uno zoccolo di pietra terminante in capitello.

o. v. sono secondo il V. nomi di una donna. hazava8-l è una III sg. pres., da restituire pel malamente letto hagaratl di PID. 493 (dunque: hazavati)

secondo lo stesso V. Il quale vede in ha- un preverbio con valore perfettivizzante: io confronterei il lettone sa- prefisso verbale, lit. dial. ad ‘ con ’ che stanno accanto alle forme con nasale *som ecc. come lt. co- a com-. Quanto a -zav-a-fil ‘ofire'. io lo raccosto a scr. ju-hd-to'. gr. xeù-e-t rad. *jhea— che dal significato di ‘ versare ' passa a quello di ‘ offrire un sacrificio ’, ‘ offrire . 88

Ribezzo, Nuove ric., p. 119 agg. IM. 14. 16. Da Valesio.

haloti

taotorita

glucidi

baris

laoho

Sulla faccia anteriore di un’: ara votiva :: in pietra. taotorlta dev'essere il nome stesso che abbiamo incontrato come 000-

torldda in 76; olneldl è probabilm. per -dlhl, gen. di un nome d'uomo. In tal caso barls,. apparentemente nom. sg. di un tema in -i-, si riferirà. a taotorlta, reggendo il precedente genitivo: probabilmente un *bhorîs da con-

frontare col scr. bìuîryà ‘ moglie ', cfr. anche aated. baro ‘ vir ’. alb. buré id., di cui "'bhorî- può essere il temm. — halotl appare una III sg. pres. d'un tema halo-. forse da *mi/u…: lt. satis, calo-os; all'incirca ‘ salutat ’; in tal caso laoho è l’oggetto, diretto o indiretto, di halotl e potrebbe stare comunque in relazione con lahona: forse un tema abbreviato in -5- tipo gr.

And): Anpfi‘rnp, 'Atppd:

’AcppoSl‘rn, E186'): E18084a. eee. (cfr. comunque ono

vaxno 87). con dat. -o da -5i come -a da -cîi.

246

LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA

OLTRE IL LATINO

:|: * *

Cerchiamo ora di fissare alcuni tratti grammaticali del messapico, precisamente sulla base di quanto abbiamo ricavato dai testi: il lettore è avvertito che, dato la scarsezza della documentazione e la incertezza dell’interpretazione, questi tratti, oltre che frammentari, sono a volte poco sicuri. Fonetica.

Il vocalismo ie. e all’ingrosso conservato (a come a), per quel che si riferisce alla qualità.: non-si può dire se il mess. conser— vasse le antiche quantità.. Però a è passato ad a (ad 72); in compenso talora a mess. si oscura in o (ad 83), inoltre "‘-3203 dopo consonante dà. -es in argorapandes (80) ecc. (75), "‘-io nella desinenza del gen. sg. di temi in -a- da "‘-o— è passato ad -i (ad 75). Invece di u, io. o di altra origine, appare a (p. es. in argorian ad 80); dell’0 mess. stabilisce il Krahe, Glotta XVII, p. 102 n. 2, che esso può corrispondere ad u, ad 6 ie., ad antico ao (v. appresso), ad a dopo l e avanti labiale, e infine in— dicare un suono oscillante fra l’it e l’i (cfr. dazomas acc. a dazimas, dazoimihi npr.; ma qui potrebbe anche trattarsi di diversità. dialettale per cui talora si trova conservato l’antico «Î, talora esso è passato ad i, cfr. ad bollihi 71): lo stesso suono appare nella trascrizione da parte di altri popoli riprodotto talora con u, talora con e (Brundusium / Bpewécnov, Bruttii [ Bpé‘r‘tt0t, Lupiae mod. Lecce), il che induceva G. Alessio, La toponomastica pugliese nei documenti del Syllabus del T rinchera, in Annali dell’ Univ. di Trieste IX, 1937-38, p. 14 dell’estr., a ritenerlo un 6. L’i finale di temi appare come e in 1'csvaxlev (72; o è- tema in -ia- ?), forse oelmq xe?mq (a meno che ’? indichi addirittura i: ad 86). Si noti l’uso di ci, er. a designare i (i ?) in beiliihi accanto a bilia (84), Safar. {su a 8t.Foz CL (70); in una tarda epigrafe ci sembra stare per e ed i (eipeigravos 85), come del

resto oscillazioni grafiche tra i ed e non sono da escludere; en > in (84), (.i)é > i in zis (84). L’antico & è rimasto (v. sopra)

m

— IL unssarrco

247

o passato ad e? (anche ci): beiliihi, bili(v)a (ad 76), bollihi (71): i' per u parrebbe da scorgersi in hipa- se da *supo, ma forse si tratta di imprestito del gr. òrc6, quindi con i da o (iì), v. ad 77. Forse mi da ;; (come in alb.) in trigonoa da *trgo- (84). Dei dittonghi, mi pare continuato con e in predami da “"mai(79), ke = ma'. (76); -di finale è generalmente continuato con -a, nel dat. sg. di temi in -6— (cfr. lt. Fleed ecc. 5 318), ma in monosillabi può restare (Tau. 72, secondo cui anche yuvamhar. ?); ei > i (scritto anche ci): Ser.Fac _8zFaz (70), deivas (81). I dittonghi eu, ou sono ricaduti in ao contrattosi in o, cfr. Cav, Conan (70), klohi (84), ootor (80), bosat (74); anche eo si alterna con ao, cfr. 76. Ma au > a si osserva in basta, oggi Vaste, più anticamente Boc6crroc; analogamente in albanese troviamo a da ie.

eu, ou (attraverso 6), ma a da au. Delle semivocali, 32 fra vocali e forse scomparsa; dopo consonanti provoca una palatalizzazione che è generalmente indicata colla geminazione della consonante, quindi lgî'> ZZ, rg; > rr, ng? > nn, sg?>ss, 932> 99, d j > d d e Z, t > (t)19; cfr. ad plator[res (78) e ad 75, 8-eotoridda (70), zis {ov ecc. (70, 84). A un originario alternarsi di -i e -32 in fin di parola, a seconda che seguisse con— sonante o vocale come iniziale della parola seguente, può risalire l’alternarsi di -M e -ti su cui cfr. ad 76. Come in greco, agi è passato ad aio in paivas ad 76. — Quanto a g, esso pare sia scomparso fra vocali uguali (altrimenti resta come o: deivas 81, hadive 78 ecc.), cfr. ad dehiabas (83) da *deiygfd-, vastei da *ya; stay-ei (84): cfr. il lt., 5 34. ]] modo d’articolazione delle occlusive ie. si è conservato,

salvoché le Medie Aspirate passano a Medie: cfr. (311e (70),

bollihi e bciliihi (71), tabara (73), hipedes (77), ogrcbis (82), logotibas (83), baris (88) ecc.; b è in epoca tarda divenuto o (cfr. 5 119) in eipeigraves (85). Forse di due Medie Aspirate in sillabe susseguentisi la prima è passata a Tenno, cfr. 80ya.Fe (72).

Il luogo d’articolazione è rimasto di norma immutato per le labiali, dentali, velari; ma le palatali ie. paiono assibilate o dentalizzate come in

albanese, cfr. hazava9i (87), ad…; (86),

248

LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA

OLTRE IL

LATINO

daran90a da *je— (84) (e so 857); per la non assibilazione in klohi cfr. ad 84; l’esempio in contrario oro[a]gen[a]s rad. "'jen- e privo di qualsiasi valore, anche perché nessuno sa il significato di questa parola, unica nella sola epigrafe (PID. 470, IM. 12.21) che ce la conserva! Quanto ad argorian, argorapandes, si tratta. evidentemente di recenti imprestiti dal greco (cfr. ad 80). In aran (84) abbiamo forse r da jr; è una metatesi di jr il rd in ardannoa (84), se questo vale ‘assemblea degli agricoltori ’ ? Îèt par divenuto xx in rcxxorixoa; si può

anche pensare a un esito xt (pron. fit ?) in baoxtas daxtas genitivi di bosat dazet (74. 84). Quanto .alle labiovelari, avanti a troviamo k da q" in penkaheh (74; di qui il k anche in penkeos 81); ma avanti vocale palatale abbiamo probabilmente 19 da g" e d da 9% (in alb. s e z), cfr. ad &i (84) e den3(i) (84 app.): invece, come in albanese, le velari non sono palatalizzate (o lo sono solo parzialmente) avanti vocale, cfr. apged (85), xe)vm (86). Dentali incontrandosi dànno st, cfr. vasti (84). -t finale pare caduto nella desinenza di III sg. secondaria (pido 84, se non I sg. pres.; hipades 77); se appare conservato nei nom. sg. dazct, bosat (ad 72), ciò può essere avvenuto per l’analogia esercitata dai casi obliqui (gen. daxt-as, baoxt-as). Inoltre tu pare passato a 811 in 9ugave (’l 72), ty a 80 in daran&oa (84). s iniziale antevocalico e intervocalìco è divenuto h (eventual-

mente scomparso): cfr. ad 75, inoltre lahona (76), hadivo (78), klohi (84), hazava&i (87), haloti (88); per sgo- appare 'v- in veinan (84), cfr. alb. vetè ‘ ipse ’. Se la glassa aiuto:“ cnc-'ma. Meaaa'cmoa va. riconnessa coll’aated. gi-swifion ‘ tacere ’, la conservazione della sibilante sarà. dovuta all’influsso d’una onomatopea, come, a quanto pare, nel gr. cub-rca. Declinazione.

Temi in -a— da -o-: nom. sg. -a-s (-gfas>-es) deivas (81), blat8-es (75), argorapandes (80) ecc., acc. veinan aran (84), gen. -aihi (temi in -g}a-: -ihi) ad 75. 84 platorrihi (71) bollihi (71) olseidi (85) (per molda-t8-ohiai da -aihi cfr. ad 77).

m

— u. MESSAPICO

249

Temi in -a.- da —a:-: n. sg. biliva bilia (76), voc. 8LF«. 8ap.ompac

(70 b), acc. anan (76 n.), dat. SetFat Sayan-Lpd. (70 d) ana aprodìta lahona (76, cfr. 82) ma. yuvomhou. (72), gen. damatras (73 a); dat. pl. laidehiabas (83). Temi in -i-: n. sg. prespolis (73 b), acc. nevcnckev ( ? 72), ace.

ntr. apged[i ?] (‘i 85), strum. vasti (84) den9(i) (84 app.; o questo è acc. sg. ntr. 7), gen.-ab]. ogrebis (82); dat. pl. logetibas (83). Temi in -u—: dat. sg. vastei ( ? 84), gen. vaanetos (82. 84). Temi femminili in -o— (—6—): n. sg. ono vaxno (87 ), dat. laoho (88) e *rau80r. (come yovocxhau; 72). Temi in dittongo: ie. *djeu- (& 344): n. sg. usato come vocativo: zis (84), voc. Co-‘m (70), acc. Cav (70), dat. Cer. C:… (70), forse gen. zes pa (IM. 26. 25). in -éu-(?)z gen. sg. penkeos (81). in. -cîu—: n. sg. staboas, gen. staboos (ad 84). Temi in —r-: 11. sg. ootor (80), gen. eater-as (76), kalator-as (75). Temi in oeelusiva ecc.: con apofonia, nom. dazet bosat, gen. «last-as (ad 81) baoxt-as (ad 74); inoltre gen. plast-as (ad 77). Cfr., da temi in -n-, dazihon-as (71) xonedon-as (84) ecc. Temi in -s-: voc. venus (84 app.) = lt. Venus; da questa forma., intesa. come provvista. di un -3 di nominativo, e stato fatto Pace. Fevaw, di qui secondo i temi in -6- il dat. Fava: (cfr. 70). Pronomi. Dimostrativo: ace. (ntr. ?) tan (85); dat. fem. un. (72). Coniugazione.

PRESENTE: I sg. pre-da-mi (ad 79; e pi-do ad 84 77). III sg. BÀaF-t-1(t) (70), ha-zav-a-0i (87), av-i8-(i) (ad 82), hipaka-Si (ad 76), bal-o-ti (ad 88).

IMPERATIVO: mule ( ? 70), Ido-hi (82. 84). PERFETTO: mps-Fs (70), Boys:-Fe od corta.-Fe (72), badi-ve (ad 78).

Aomscno: radicale, I I I sg. pi-do (? ad 84); sigmatieo, I I I sg. hipa-de-s (ad 77), eipei-grav-e-s (ad 85). CONGIUNTIVO IN -a- DALLA RADICE: I I I pl. av-a-n(84 app.).

250

LE LINGUE DELL’ITALIA ANTICA

OLTRE IL LATINO

Preposizioni e congiunzioni: apo (82), eipei (85), ha- (87), hipa- (76. 77), in (84), o- (82), pi- (84) — ke (76), -8i, -si (84). Glossario (1). A. NOMI PROPRI.

a.) DIVINI: aprodita (76), 8ap.ompa (70) damatras (73), lahona (76), logotibas (83), venus (84 app.) Fava; Fevaw (70), zis (82. 84 app.) Cr. Cer. Conor. (70). b) DI PERSONA: «prog (72), wronoq (72), a&idas (78), balot8ihi (75), blat8ihi (75), 8aCog (86), età-eta (77), kezareihei (85), laoho (88), marta. (84), moldàt9ehiai (77 ), oatoras (76), olneidi (88), ootor (80), os (82), oxorrihi (76), oxxo (87), penkaheh (74), penkeos (81), plastas (77 ), platorres (78), aaAua)arq (86), sekondo (85), staboos (84), ratt8or. (72), taotorita (88), 8eotoridda (76), 9-otoria. (84), &otorridas (82), vaxno (87). O) DI

LUOGO: basta (84). B. ALTRE PAROLE.

ayanacrrq (86), una 11a (76), apo (82), apged (85), eran (84), ardannoa. (84), argorapandes (80), argorian (80), avon (84 app.), avi3— (82), boris (88), beiliihi (84), bennarrihi (84 app.), bilia. biliva (76), {£m (70), bollihi (71), daranàoa (84), deivas (81), 85tfoc S;.Foc (70), 410113 (84 app.), do (85), eipeigraves (85), yuvaxhau (72), hadive (78), haloti (88), hazavafii (87), hipades (77), hipakafii (76), in (84), kalatoras (75), xaùxe (70), ke (76), xe)m; (86), klohi (82. 84), laidehiabas (83), ma (70), ogrebis (82), our:a ( ? 72), po (85), paivas (76), nevax7xev (72), pido (84), predami (79), prespolis (73 b), rexxorixoa (84), ansq (86), -si (84), so (85), tabara (73), rw. tan (85), trigonoa (84), -.9i (84), 8uyce ( ? 72), vastei (84), vasti (84), vastima. (84), veinan (84). Greoismi più 0 meno sicuri: aprog GCTOTLOG (72) e Sato; (86) con -Og per -as; Tau. yovomhou, T°:L80l. (72); acyar.1taccrm (86); hipa ( ? 7 7 ); argorian, argora- (80). N. B. Non esiste benna, cfr. 84 app. ( l ) Rimondi alle parole contenute nel testo o nelle note.

IV. - IL VENETICO

La lingua. venetica (o paleoveneta; il termine «veneto » è ambiguo, potendosi riferire agli odierni dialetti) ci è nota direttamente grazie a un rilevante numero di iscrizioni provenienti soprattutto da Este, poi da Padova, Vicenza, da varie località. della valle del Piave, soprattutto Belluno e provincia, da Trieste, Idria, infine dalla Carinzia (la Gurina, Wiirmlach). Esse si trovano su laminette di bronzo, su spilloni o chiodi di bronzo usati come offerte votive, su urne cinerarie, pietre tombali, vasi di terracotta e secchi di bronzo, ecc., e sono scritte in un alfabeto speciale, talora (le più recenti) in alfabeto latino o latineggiante. Sui Veneti, il popolo che parlava questa lingua, poco sappiamo. Un tempo li si riteneva illirici, basandosi sull’espressione di Erodoto ’Inupu'òv ’Evsroi interpretata malamente (essa non può significare altro se non che certi Eneti, di cui non sappiamo nemmeno se fossero nel nome Veneti, abitavano in territorio illirico o facevano politicamente o in qualche altro modo parte delle popolazioni illiriche; ma il fatto che lo sto-

rico li nomini espressamente ’Illugnòv vuol dire che di massima questi Eneti non erano Illiri). Sulla loro appartenenza etnica può illuminarci in parte l’esame della lingua, la quale non è illirica (si confronti un qualsiasi monumento venetico con uno messapico !). Certo essi sono penetrati nel Veneto da

altre

regioni, sottomettendovi le popolazioni preindeuropee

indi-

gene, i

cosiddetti «Euganei», che nelle necropoli appaiono

spesso inumati in qualità. di servi accanto ai loro signori, pra— ticanti l’incinerazione. Il potere romano si è esteso pacificamente sulla regione dei Veneti.

252

LE LINGUE DELL’ITALIA ANTICA

OLTRE IL LATINO

NOTA. Dopo le raccolte ormai antiquato di Carl Pauli (nel II vol., parte III delle Altitalisehe Forschungen, intitolato Die Veneter e pubblicato nel 1891) e di F. Cordenons, Silloge delle iscrizioni venetiche, Feltre 1911, le iscrizioni sono stato edito dal Conway nel vol. I dei Prae-Italio Dialects of Italy, 1933 con un Outline of Venetic Grammar o con inclusione delle

parole o di ciò che egli riteneva parole nel Glossary del vol. III. Alcune nuove scoperte sono indicate nei Berichte pubblicati in Glotta da E. Vettor,

e una copiosa messo di iscrizioni, alcune delle quali importantissime, hanno fornito recenti scavi a Làgole di Calalzo (Belluno), sulle quali ha dato ripe— tutamente notizia G. B. Pellegrini, e precisamente sulle prime quindici nella nota Iscrizioni paleovenete da Làgole di Calalzo (Cadore), in Rendiconti dell’Acc. dei Lincei Serie VIII, vol. V, fasc. 5-6, pp. 307-332, ove si trovano anche i facsimili e una prima interpretazione molto pregevole, sulle altre (IG-37) nel discorso Importanza degli scavi di Làgole (Calalzo) nel quadro della preistoria italiana pubblicato a Feltre nel 1950. In séguito, P. si riferisce, per le iscrizioni 1-15, alla nota lincèa; per quelle 16-37, al discorso;

laddove PID. indica. i Prae-Italic Dialects vol. 1. Una raccolta completa delle iscrizioni ha dato il Pellegrini stesso: Le iscrizioni ematiche, Pisa 1954-55

(in séguito indicato colla sigla Po.), in cui e tenuto conto di quanto apparso fino al principio del 1955, tra l'altro anche dei fondamentali studi di Michel Lejeune, frei cui importanti per la lettura dei testi: Les plaqnes de bronze votives da sanctnaire vénète d’Este (REA. LV, 1953, p. 58 sgg.; in séguito: Le. I), Les dpingles votives inscrites dn sanctuaire d’Este (REA. LVI, 1954,

p. 61 sgg. = Le. II), Les dédicaces enr pierre du sanctnaire d’Este (Athenaeum, N. S. XXXII, 1954, p. 134 sgg. = Le. III), Les obélisques fn-néraires d’Este (Atti Ist. Von. CXII, 1953-54, p. 191 sgg. = Le. IV), Les ames cinéraires

inscrites d’Este (REL. XXXI, 1953, p. 117 sgg. = Le. V), Les bro-neos votils vénètes de Curina (REA. LIV, 1952, p. 267 sgg. = Le. VI): dal Pellegrini e dal Lejeune attendiamo ora delle raccolte definitive. Ultime pubblicazioni del Pellegrini: Nuove iscrizioni venetiche (Atti Ist. Ven. CXIX,

1960-61, p. 355 sgg.) e di A. I.. Prosdoeimi: Le iscrizioni venetiche su pietra di Padova e di Vicenza (Atti Ist. Ven. CXX, 1961-62, p. 699 sgg.; in séguito Pro., seguito da Pd = Padova e Ve = Vicenza). L’interpretazione della scrittura e della lingua, avviata dal Pauli, ricevette il massimo impulso da F. Sommer in un celebre articolo Zar venetischen

Schrift und Sprache pubblicato nolle I ndogermanische Forschungen XLII, p. 90 sgg. (cui facciamo richiamo colla indicazione: Sommer). Molto buono osservazioni si debbono al Vetter, il quale riuscì brillantemente a precisare la natura della puntazione (v. appresso, Scrittura). I risultati più antichi

ottenuti dalla ricerca, insieme con una bibliografia, si trovano in M. S. Beeler, The Venetic Language (University of California Publications in Linguistics Vol. 4, N. 1, Berkeley and Los Angeles 1949); per i più recenti si veda, oltre alle notizie nelle Iscrizioni ccnetichc e nelle Nuoce iscrizioni venetiche

1v - IL VENETICO

253

del Pellegrini e nella memoria del Prosdocimi, J. Untermann: Die v…tische Sprache (seit 1950) in Kratylos VI, 1961, p. 1 egg. e C. Schick: Il

paleovencto e la sua posizione fra le lingue della stessa area culturale, in Atti della Accademia delle Scienze di Torino 94, 1959-60, p. 1 sgg. Un tentativo di inquadrare il venetico fra le altre lingue ie. ha. fatto il Krahe, Das Venc-

tische: seine Stelhmg im Kreisc der vcrwcmdten Sprachen (Sitzangsberichic der Heidelbergcr Akademie der Wiesenechaften, 1950). Un’opera fondamentale

e quella di J. Untermann: Dic venetischcn Personennamen, Wiesbaden, 1961. V. ancora: G. B. Pellegrini, Problemi di epigrafia venetica, in SE. XXXI, 1963, p. 351 egg.

SCRITTURA

L’alfabeto in uso nelle iscrizioni (all’infuori di quello latino) è un alfabeto « etrusco settentrionale » derivato da quello etrusco.

I segni dell’alfabeto vengono traslitterati e riprodotti con le seguenti lettere: a! (°) (1)! V, 2: h 0 'i-18" kr I: mi “! p! Bl: ‘r: 51 ty “" ‘Pi Xv 0: ii: questo è l’ordine in cui essi vengono dati nei monumenti ve— netici', i quali talora accanto alla iscrizione vera e propria hanno righe composte di segni o gruppi di segni alfabetici, sul cui motivo si discute; che essi abbiano valore magico, come le rune germaniche, è evidente, ma alcuni studiosi hanno voluto trovar loro altre giustificazioni, p. es. il Hoeninger (Der Schiera XVIII, p. 124—9, cfr. Glotta XXX, p. 65) vi scorgeva lettere nundinali formanti un

calendario rustico di 10 mesi (l’anno

della gravidanza secondo gli antichi); il Lejeune (ESL. XVI/1, p. XV) crede che i gruppi di consonanti abbiano carattere didattico, indicando quei gruppi in cui il primo elemento non dev’essere puntato. Dall’alfabeto etrusco quello venetico ha ereditato alcune particolarità: la scrittura vh per indicare f, p. es. vhrcmaistna ad 100: Frcmaistinai (alfab. lat.); cfr. A 3, e quanto è detto a p. 4 sulla indicazione di

1 nella scrittura oscoumbra; la

(1) Solo nelle iscrizioni di monte Poro e di Làgole di Calalzo; che OSSO

indichi una gutturale sorda e non i, come sostiene il Lejeune, credo ancor oggi. Poiché c (cioè > ) torna quasi solo dopo I, non sono alieno dal pensare che sia sorto come semplificazione di una scrittura >| |.

254

LE LINGUE DELL’ITALIA ANTICA

OLTRE IL LATINO

equivalenza di 9 e t per designare t (cfr. ekupefiaris 103 = ecupetaris in scritt. lat. 108); s accanto a s (un tentativo di distinguere due valori ha fatto il Krahe, IF. LIX, p. 167 sgg.). Si noti anche la collocazione di o, che quindi proviene da altra fonte (greca), alla fine dell’alfabeto, come lettera aggiunta; esso mancava invero all’alfabeto etrusco. La mancanza di b, d, 9 nell’alfabeto etrusco, ha infine fatto si che i Veneti adottassero segni di questo, per loro superflui, a indicare tali suoni; abbiamo pertanto :p = b, z = d, )( = 9 (p. es. cpoiiios 93 = cognomen Bains; verkonzama. PID. 32 a: gallico Vercondaridubmas; vhouxo'ntai PID. 16: gens Fougom'a, Eugenia). Però non di rado d- è indicato anche da t-: tana. zato = dona dota 94; tonasto 115 a ecc.; tomatorioi forse per d101 c. Avanti 8, t si scrive )( per la. Cfr. su queste scritture quanto ho accennato in Die Sprache V, 1959, p. 150 sg., e in

genere sull’alfabeto venetico, M. Lejeune in Revue de Philologz'e XXXI, 1957, p. 169 sgg.; REL. XXXV, 1957, p. 88 sgg.; Tyrrhenian», 1957, p. 182 sgg. ii indica un 32, iniziale, 0 come suono di passaggio dopo 73 avanti vocale; in questo secondo caso esso viene sovente tralasciato, cfr. reitiai 92 e reitiimî, ecc.; talora, come in retti—iui, iii viene semplificato in ii. Le iscrizioni venetiche non hanno divisione di parole (salvo quelle in alfab. latino). Invece appare in esse un caratteristico sistema di punti (puntazione), i quali normalmente circondano: a) una vocale, ?: od u, secondo elemento di dittongo; b) una vocale qualsiasi iniziale di parola; e) una consonante non seguita da vocale o da liquida, nasale, e: non puntato è generalm. il gruppo nmn, e naturalmente vh = i. La regola fu scoperta dal Vetter (Glotta XXIV, p. 114 sgg.), il quale vi scorse i resti di un antico alfabeto sillabico in cui i punti servivano a indicare che la consonante (compresi g' e y.) non era da considerare seguita dalla vocale del segno sillabico; di questo sistema il V. stesso (cfr. anche Glotta XXXVII, p. 157 sgg.) trovò tracce in antiche iscrizioni etrusche (cfr. 133; cfr. anche ad 20). Però spesso i punti (anche brevi lineette verticali) vengono tralasciati. Che

IV — IL VENETICO,

89

255

questo sistema di puntazione fosse proprio delle scritture medi-

terranee anteriori all’adozione dell’alfabeto di tipo greco, mostra il Kretschmer in Minos I, 1, p. 7 sgg. Cfr. anche S. Lur’je nella recensione a Masson, Les inscriptions chypriotes syllabiques, in Vestnik drevnej istorii 1961, 1, p. 111 sgg. Conseguenza della puntazione è che .i. è venuto ad assumere

lo stesso aspetto di b, scritto ||| quasi sempre (talora |||, uguale a iii, solo di rado E). La distinzione non può esser fatta che sulla base di confronti con trascrizioni latine e dell’analisi morfologica: cfr. Sommer, p. 103 sgg. che per primo ha stabilito (nel 1924) tale distinzione, laddove il Conway in PID. (1933) scrive ancora dovunque 11. M. Lejeune ha sostenuto (Problèmes de philologie vdnète, in Revue de Philologie XXV, 1951, p. 202 sgg.) che i segni -|— ||| ||| E valgono sempre .i., mai h tranne dopo v e in principio di parola avanti vocale; e la sua tesi mi pare da accettare. 89

PID. ], r. 6-8. Pe. ]. Le. I 1.

p

Da Este.

mexo z o n a . s . t o .e.qa. vhacpa.i.tsa p|ora.i. io|r0cpo.s.

.o.

Su tavoletta di bronzo. Le righe 1-5 e 9-13 constano di segni alfabetici. Le r. 6-8 non sono come le rimanenti scritte una sull’altra. ma di séguito nel senso che mentre la 6 è parallela a 1-5 e 9-13, la 7 la continua facendo

con essa angolo retto e dirigendosi verso l’alto, e l’8 e scritta in continuazione della 7 dall’alto verso il basso, nello spazio fra essa e il margine destro delle righe 9-10. mexo ‘ me ’, rifatto su sxo ‘ ego ’-come got. mik secondo ik; cfr. anche ittita ak ‘ i o ’ amule ‘ me ’. — zonasto, formazione di zona- = lt. dò'nà'- con

-s- aoristale e -to come gr. -1.'0 di èléyero ecc., dunque l’antica desinenza mediale (cfr. vhagsflo. zato); il senso è ‘ dedit ’, ‘ donavit ’. — .e.cp. è poco chiaro: forse abbreviazione di una formula indicante ‘ ex voto ’ o simili; si potrebbe vedere nell'e una corresponsione al lt. e umbro & = ax. (1). — vhacpaitaa. corrisponde al lt. Fabàtus, ed è quindi da "'-tia" con te da ti; porci è dat. di un epiteto riferentesi alla dea Reitia, cfr. 98. — cp e preposizione = lat. ob (cfr. 92. 96) col det.-abl. plur., iero-wes, come louzerowos (98); e iero-

( l ) La stessa formula andrà. scorta in PID. 32 b. Pc. 35. Le. II 10. mexo

zoto vhoxonta mo.].zna .e.tp. ‘ me dedit F. M. ex voto (1) ’.

OLTRE IL LATINO

LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA

256

da riconnettere col 'germ. iéro— gt. je'r ‘ anno ', gr. òpa, andrà interpretato col Mastrelli ‘ prodotto dell’anno o della stagione ’, cfr. i due significati di gr. òmbpa: (M., PdP. XLIX, p. 274 sgg.). Potremo tradurre dunque: ‘ me donavit ex voto (‘I) Fabatia Porae ob boma '.

90

PID. 2, r. 10-11. Pe. 2. Le. I 2.

mexo

zona.s.to

kara.n.mn.s.

Da Este.

mo.].zonke|.o.

va.n.t.s.

re.i.tiia.i.

Su tavoletta di bronzo. Le righe 1-9 contengono i soliti segni e gruppi alfabetici. vanta e nom. sg. di un tema cant-; similmente karanmns di karanmn-, cfr. il gentilizio karanmn-iioi (dat.) di 103 b. Si tratta dunque dei due nomi del donatore. Tra essi molzonkeo, evidentemente un npr. anch'esso, da confrontare col temm. molzm di PID. 32 b (in nota a 89): il genitivo, a mio parere, del nome del padre, posto secondo l’uso osca fra prenome e gentile

(p. es. 25: l i l . vl.pak. ‘ Opillii Vibii f. Pacii '). Su questi genitivi cfr. la grammatica. — mitici e dativo del tema mitici-, nome della dea cui vale

la maggior parte di questo dediche ed apparteneva il tempio che le accoglieva. Dal fatto che nel tempio sono stati rinvenuti enr-voto consistenti in membra riprodotte, il Wbatmougb ha ricavato che R. doveva essere una dea risanatrice (: a goddess of healing »); ma l’argomento non e cogente, e ex-voto simili non sono ofl'erti solo ad Esculapio! Cfr. Whatmough, J cum. R. Anthr0p. Inst. LI], p. 212 e Vettor, Giotto XX, p. 38. Che poi nitid-

risalga a *rektjcî- significante ‘l'esser dritto ' (cfr. lt. réctus ecc.) e il venetico conoscesse il mutamento kt > it (cfr. Altheim, Literatur und Gesellschaft im amg. Altort. II, p. 111), e indimostrabile. Più probabile è a mio parere che il nome vada riconnesso all'etnico Raeti. Quindi: ‘ m e donavit V. C., M. filius, Reitiae'. 91

PID. 3, r. 9-11. Pe. 3. Le. I 3.

Da Este.

mexo z o n a . s . t o v o . ] . t i i o m n o . s . i i u v a . n . t | . s . a.r_uu|n.s. sa.1.nate.1. r e . 1 . t n a . 1 . .

.

'

I

.

.

.

.

.

Su tavolettadi bronzo. Nelle r. 1-8 i soliti segni alfabetici; r. 9 e scritta da

destra a sin., 10 dal basso verso l'alto formando angolo retto coll‘estremità. sinistra di 9, 11 da sinistra a destra. riattaccandosi all'estremità. in alto di 10. Che voltiiomnos e iiuvants siano npr., non è da mettere in dubbio; del primo esistono forme di altri casi fuori del nominativo, del secondo derivati. Ed miimw par bene un nominativo anch’esso da tema in -un-; che anch'esso sia npr. è dubbio: forse un appellativo, indicante la professione o

1v — 11. vsnarrco, 92

257

una dignità.! Una pura ipotesi è che avion-. ricavato dalla forma debole

di un *ariyon-, possa confrontarsi coll’*arinwn- presupposto dall'irland. airem gen. aircmon ‘ aratore, coltivatore " (: lt. arcîrrc ecc.). — iainatez' e il dat. di un altro epiteto attribuito a Reitia e ad Icate (112); la lettura con

i (fini-) si oppone al vecchio confronto col lt. admin; il Lejeune crede si tratti di un etnico. — Quindi: ' me donavit V. I. agricola ( H ) Saenate Reitiae '.

92

PID. 5, r. 6-8. Pc. 5. Le. I 5.

Da Este.

[vza.]n[.] vo.l.t[iio]mno.s. [zo]na.s.to ke l a . x . [ l [Éa.i.]nate.i. re.-i.tia.'i. .o.p[vo.]l.tiio

le [no]

| dedit Zibens merito

Su tavoletta di bronzo rotta in alto a destra e in basso a sinistra, ma anche

smussata nei margini e malamente ricostituita nei suoi frammenti; ci basiamo sulla ricostruzione del Lejeune (I). Le linee 1-5 e 9-11 ricoperte dei soliti segni alfabetici. La parola vzaa che restituiamo in principio seguendo l’esempio del Lejeune, torna tre volte: PID. 6 a, Pc. 7. Le. I 7: vza.n. zona.s.t[o; PID. 17. Pe. 20. Le. II 13: vzs.n. vhuxls .u.r.lrlc.l.ns | re.l.tlg.l. zona.s.to.; PID. 24. Pe. 27. Le. II 14: vza.n. zona.s.to rel.tlla.l. vhetlana .9.tnla. Qui vzan sostituisce

mexo o zonam ‘ donum ', si riferisce dunque all’oggetto donato (2). voltiiomnos è il nome trovato in 91.

Se la divisione kc lux e giusta, ke sarebbe la congiunzione (cfr. 98) e lux il resto di un verbo (laxsto‘l) ‘posuit’ 0 sim. (cfr. *lejh-‘l in tal caso -asecondo vhaxsto 106). — op voltllo Iene (cfr. anche 96 e PID. 9. Pe. 9. Le. I 6: vza.n. [z]ona.s[.to] vhrcma vh[ . . . . .]tlia.l. op. vo.l.t) corrisponde probabilmente al lat. libano merito: forse op Zeno ‘ a causa' (con *lò'- come in gr. Hiv,

liga; Zeno sarebbe quindi abl., cfr. op in 89) e voltiio gen. di un volto- ‘desiderio, voto ' (rad. *ycl- di lt. volò ecc.) come ted. um des (erreichten)

Wunsches millen. Quindi: ‘ Abecedarium V. dedit et posuit (‘I) S. B.. (exau(l) na.s.to per zona.s.to si trova a dir vero anche PID. 22. Pc. 25. Le.

II 15: nexo ria.s.to ks.n.ta ruman rc.l.tila.i., che e però stata incisa da un analfabeta, il quale ha scritto 91. per m. ha confuso il zo iniziale di zomsto col xò terminante mq:: e l’ha quindi omesso, e infine ha saltato l’a finale di ramona confondendola col 1- di mitici. Nulla di simile avviene nella nostra iscrizione.

(2) È suggestiva l’idea di O. Haas, in Dic Sprache II, p. 228, che abbiamo qui l‘accusativo (con -n da -m) di un vza indicante l'alfabeto iscritto nelle tavolette dal nome delle sue prime due consonanti (come gr. aimed-[311109 cfr. lat-. abecedarius). 17 — V. Plum, Le lingue dall'Italia antica oltre il inline.

258

LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA

OLTRE IL LATINO

diti) voti gratia ’. Quanto alla costruzione di ap, si noti ‘che in russo e in paleoslavo o, obi regge l’accus. nel significato di ‘ contro ’ ecc., il locativo in quello di ‘ intorno ’, ‘ a proposito di ’, ‘ a favore di ’.

93

Da Este.

PID. 6. Pc. 6. Le. I 20.

[m]exo lcmetor iio.s.

vbratcrc.i.

z o | n a . s . t o cpo.i.-

vo.l.tiio.m.mno.i.

[re.i.tiia].i.

Su tavoletta di bronzo. I completamenti già in Sommer, p. 125, che ha dato anche la retta interpretazione: i dubbi del Lejeune nonîmi hanno persuaso.

lamator e nom. sg. d'un npr. in -tor-; vhmtcrci il dat. sg. di un ohratcr- = lt. frcîtcr ecc.; qooiiios il gentilizio di lemctor, voltiz'ommnoi il npr. riferentesi

al ‘ irater ’. La traduzione è pertanto ‘ L. fratri donavit Bains Reitiae Voltiomno '; il dativo vhratcrcz' voltiiommnoi è un dat. commodi, in lt. ‘pro fratre V. '. Si noti il distacco ira termini formanti unità.; cfr. anche ad 68 A in fine. 94

PID. 6 b."Pe. 8. Le. I 19.

].i.tona

zoto

Da Este.

re.i.tia.i.

Su tavoletta di bronzo che il Conway riporta dalla pubblicazione del Cordenons (p. 151), non avendola potuta vedere. noto e l’aoristo radicale con desinenza mediale, uguale al gr. E-Soro. — Se l’.l. precedente tono e la fine di un dativo accordantesi con mitici, tom, dato i] variare fra : e z (ctr. p. 254), e l’esistenza di un zonam ‘ donum '

(111), e possibilmente uguale al lt. dcîna: avremmo in tal caso un esempio di nom.-acc. ntr. plur. (per cui cfr. 5 314).

95

PID. 15. Pc. 18. Le II 11.

mcxo

Da Este.

zato rcitia.i.

|

cpu.k.ka k o l i a . i .

Su spillone di bronzo. A kolla.l. seguono dei segni probabilmente senza valore.

‘ Me donavit R. Bucca Coliae ’ (dat. commodi, cfr. 93). Se con questa lezione sparisce il vhiila ‘ figlia ’ che era stato visto dal Beeler, tale parola ci è attestata da una iscrizione in caratteri latini (e paralatini) pubblicata dal Vetter in Glotta XXV, p. 259 sgg. (da Este) (GIL. V 2780. Pc. 108. Le.

V 35): fougontai . cgtorei . filia . Ingenio . Zamusoi; essa si trova sul collo d’un vano. Valore (secondo Lejeune): ‘ La figlia Fugcnia (consacrò ai genitori) Fougonta (ed) Egtor Lamuso ’, Si noti l'asindeto (come in 112)

e la separazione di E. L. (come in 93).

xv — IL vnunnco, 96-99

96

259

Da Este.

PID. 18. Pe. 21. Le. 11 21. . .

'

mexo zoto vhuxsua votna t i i a . i . o.p 'vo.l.tiio Iene

'

'

sa.1.nlate.1.

.

re.1.-

Su spillone di bronzo. votna e il secondo nome (patronimico) di vhuxsio'a. Per ap voltiio lano cfr. 92. Quindi: ‘ Me dedit F. V. S. B. (exauditi) voti gratia. '.

97

vhu.y_.siia ia.i.

Da Este.

17.

PID. 23. Pe. 26. Le. II

vo.].tiio.n.mnin

zonal.s.to

r.i.ti-

mexo

Su spillone di bronzo. -mnln e r.l.tlla.l. sono evidenti errori per -mnla e re.].tllaJ. Quindi: ‘ F. V. (figlia di Voltiomnos) dedit R. me '. Notevole è la posi-

zione di mcxo alla. fine della frase. 98

PID. 31. Pe. 34. Le. 11 22.

Da Este.

m e x o z o n a . s . t o sa.1.|nate.1. re.1.tua.1. | . e . x e t o r a . r . i m o . i . l;e l o l . u . z e r o c p o . s . '

I

I

.

.

.

I

pora.1. .

Su spillone di bronzo. Per .r.lmo.l. si legga .a.lmo.l. Come già. vide Sommer, p. 121, e con modificazioni dovute alla nuova lettura, la traduzione è: ‘ me, donavit Saenate Reitiae Porae Egetora pro Acme et liberis ’. Si noti ke da *g“e, ou da ca e z (d) da dh dopo a in lou-

zerogms: gr. èlcùòepog, cfr. 55 23. 104. La desinenza. «pos da -bîws è quella di dat.-abl. pl. su,cui cfr. 5 315, inoltre messapico logetlbas ecc. 83. — Per l'uso di ke (da *q'ic) fra i due membri collegati (qui e in 92) cfr. R. Schmitt, Ein altpe-rsischcs ghostword und das sag. ‘ inverse ca ', in Orientalia 32, 1963, p. 437 agg. 99

PID. 100. Pe, 42. Le. 111 3.

Da Este.

mexo zona.s.to ka.n.t|e.s. vo.t.te.i.iio.s. a . k u | . t . s . sa.1.nate.1. re.1.t|ua.1. '

.

I

l

.

.

.

Sui quattro lati di un abaco, che reggeva un tempo una statuetta. Nella

seconda riga. il C. legge a.k.u|, ma. il secondo punto dev'essere una falsa interpretazione di segno accidentale.

haut-cs e genitivo del nome del padre di V. A.; akats è nominativo sg. di un tema. akut- onde il gentilizio akutio-i (dat.) in 101 b e il patronimico temm. akutna-i in PID. 132.

260 100

LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE _11. LATINO

PID. 112. Po. 53. Le. IV

.e.xo

ne.rka.i.

8.

Da Este.

iiuva.n.tléa.i.

Su una stele funeraria a forma piramidale. Conway legge nel.rkah, ma non esclude errori, ed ammette, in vista di mrka… in PID. 26. 32 e 34, che

: it is conceivablc that the engraver cught to have written ne.r.kah :. Il Ghirardini nel 1888 lesse ne.r.lrab. exc (è la tomba che parla) = lt. ego & 382. —— nerkai iiumtéai (questo da -t_icîi: iiuvant—s npr. d’uomo, cfr. ad vhacpaitéa 89) è dativo del nome della donna sepolta nella tomba. Il Kretschmcr, Glotta XXX, p. 142 sg. cerca di risuscitare l'infelice ipotesi che si tratti di genitivi. Ma l’ipotesi non regge. Anzitutto, l’uso del gen. posto assolutamente, o colla indicazione ‘ tomba ',

e ignoto o quasi nelle iscrizioni latine, che ci offrono materia di comparazione. Nelle iscrizioni funerarie delle Alilateinische Imchriften di E. Dich],

trovo il gen. con ‘ ossa ': 585. hic sunt ossa Maeci Luci sita; 588. Q. Numpi Q. !. Nicepori 0. h. e. e.; 600. L. Cameli L. !. Alexeac ossa sita; 630. Prime Pompei“ canna Mio; 665. Q. Tiburti Q. !. Menolaui cultmri oss. heic sita sunt; 675. P. Octcwi A. !. Phiiom[uei] ossa heic sita anni; 702. Pesceniaes (& 319) 0. !. Laudicaes ossa heic sita sunt. Un paio di volte si trova il genitivo, ma qui esso indica i proprietari (viventi, il che a volte è particolarmente fatto rilevare) della tomba, non le persone sepolte: 640. L. Clodi L. liberti Argentini, Clodice 0. !. Philotaerae, cibi et micio; 680. M. Dmei M . !. Philodemi, sibei ei meie. ueiuont; 693. l e i m ci Zeibertar. O'. Maecenatie L. {. Pam. postereisque comm (cioè: sibi, posterisque). Solo un caso mi è noto di genitivo con ‘ monumentum ’, in cui non mi è certo se la persona è nominata come proprietario o come abitante della. tomba: 613. est hoc monimentum

Mac-cei Vergilei Eurymcie pistoris redemptcris. apparet. Di solito il nome del morto sta al nominativo; però si trova il dativo, sia espressamente con ‘ tomba data, o fatta per N. N. ’, oppure ‘ a N. N. il tal dei tali (fece costruire, 0 sim.) ’, sia anche da solo, ove si ha da sottintendere ‘ fatto per ’ ecc. Quindi, non solo 583. hoc est factum monumentum Memmo Oaicilio; 587. L. Vecilio Vo. [. e[t] Polae Abolese lectu(e) I datue; 591. O. Appulleo O. ]. Tapponi pontufici Sepstinia umor; 593. Sex. L. M. Iulei G. [. parentibus meie; 624. M. Gaelic M . f . Viniciam pr. pro cos. tr. pl. q. Opsilia umor fecit; ma. anche 605. L. Areliio Glabmi !. Diaphwnto, Titiniai Nobili umori; 617. T. Luccio T. !. Parnaceni Lusciae T. !. Montanes; 621. L. Gaecilio L. ]. Rufo q. tr. pl. pr. pro cos. — dis manibue L. Caco-ibi Bufi; 638. (sotto i rispettivi ritratti): D) L. Caccia

Q. f. Ter. patrono d) Quad[.]io acme suo; e perciò sarà. da interpretare sicuramente come costruzione dativale 622. 0aeciliae Q. Gretici f. Metellae Grassi. L’uso del dativo è così difluso, che questo caso appare, forse per distrazione del lapicida, ove dovrebbe andare il genitivo, in 674: Helenai 801'01'6‘i (sic) meai AMistiami ossa heic cubani (o bisognerà porre una inter-

IV — IL VENETICO, 101-102

261

punzione prima di ossa 1). Di fronte a tutti questi esempi, poco o nulla conta l’unica eccezione: 703. Aquilliaes (5 319) 0. !. Tertiae 0. Aquillius Soswndor l.,

ove del resto parrebbe trattarsi di una formula come quella dei num. 591. 593. 624, e quindi Aquilliacs errore per -ae. Il Kretschmer crede di poter qualificare di genitivi le forme in -oi perché i temi in -io- avrebbero -i, -ii-: si tratterebbe di suoni, su cui cfr. 108, inoltre reitz‘i e voxsii; queste due forme s’incontrano in PID. 25. Pe. 28. Le. II 9,

uno spillone di bronzo colla seguente iscrizione: re.l.til katakng | vo.x.sll vhrema.l.s.tna. Qui è evidente che si tratta di errori dell'incisore, e che

reitii sta pel solito reiteîai, e voxsii per 11075315120, il nome della donna di cui vhremaistna e il derivato dal nome del marito (o del padre, nel qual caso il nome del marito sarebbe il primitivo di katakm). Poiché i segni 0 ed a

sono assai simili tra loro, abbiamo qui una aplografia come quella di mman(a)reitdai in PID. 22 (ad 92).

101

a) PID. 113. Pe. 54. Le. IV 3.

vo.l.tiiomno.i.

.e.xo

b) PID. 114. Pe. 55. Le. IV 1.

[.]e.xo

iuva.n.tiio.i. Da Este.

.u.r.kli .e.xeltoriio.i.

c) PID. 115. Pe. 56. Le. IV

]e.i.

Da Este (Schiavonia).

a.kuti.o.i.

Da Este (Morlungo).

11.

tomatorio.i.

Su stele, come 100. Per la puntazione di b e o cfr. Glotta XXIV. p. 123. Per i dativi, cfr. ad 100; in o, -01' è la finale del dat. d’un tema in -i- o in

consonante. In 5, urkli deve significare, come suppose il Conway, ‘ tomba ’ o simili; forse ‘ urna cineraria ’ (i Veneti bruciavano i loro morti), e quindi da *urk-lî-z lt. uré-eus, ur[o]-na. Quanto dice il Krahe, Indog. Forsch. LHI.

p. 69, che il significato ‘ tomba ’ e inverisimile perché da mk“ è manifestamente derivato il nome .u .r.kleina, è altrettanto fondato quanto se uno dicesse che il lt. mare non può voler dire ‘ mare ', o marcus (5 229) ‘ martello '. perché da essi sono manifestamente derivati (ma non è vero) i nomi Maria: e Marcius. '

tomatorio- forse con t- per z- 6 derivato dalla forma Amo.-imp (cfr. IF. LHI, p. 30) del nome di Demetra! Un cognomen Domator è attestato per l’Istria.

102

a) PID. 126. Pe. 69. Le. IV C.

exc

vo.].tixene.i.

vesoé

b) PID. 127. Pe. 70. Le. IV A.

i3uria |

makkno.s.

Da Este (Morlungo).

Da Este.

262

LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA

OLTRE IL

LATINO

Da Este.

o) PID. 129. Pc. 89. Le. V 16.

va.n.te.i. vho.u.xo.n.tio.i. .e.xo Da Este.

d) PID. 136. Pe. 82. Le. V 11.

tu.r.kna

va.s.seno

e) PID. 136 d. Pe. 92. Le. V 20.

.e.xetore.i.

Da Este.

.e.x[

«. e b su pietre tombali, (: d e su urne cinerarie o di impiego funebre, l’ultima frammentaria. Per la lettura di d ctr. Vettor, Giotto XXV, p. 258. In a e 0, abbiamo la solita formula col dativo (cfr. 100); nota i dativi di temi in conson. ooltixen-ei (o da tema in -i-î), vont-ei, exam-ei. In b e ci abbiamo invece il nome della defunta al nominativo. Genitivi, indicanti il padre, sono vesoà' (tema ves- o vaaa-1) e makkn-os; nominativo femminile, forse di tema in -6- (-oi-, -on-1), e cassano. Non è improbabile che l‘ex[ di

& vada completato in sxo, cfr. 0.

103

a) PID. 141. Pe. 110. Pro. Pd 4.

pupone.i.

e.xo

rakol.i.

b) PID. 142. Pe. 111. Pro. Pd 3.

plete.i. pe8ari.s.

ve.i.xno.i.

Da Padova (Camin).

e.kupe8ari.s. Da Padova.

| kara.n.mniio.i.

|

e.ku-

e.xo

Ambedue su stele funerarie con figurazioni in bassorilievo. mon-ei plat-ei sono dativi di temi in consonante; il primo e nome diffuso, tale pare anche il secondo: in tal caso vein sarà. il patronimico, karamnniioi parrebbe una specie di _nominalizzazione d’un soprannome, il participio pres. medio (cfr. gr. -p.évog, lt. alu-maas ecc. 5 207) di kara- = celtico oam- ‘ amare ', qualcosa come il cognomcn di Titus Lucretius Cams. ekwpcòon's (il cui 8 = t) significa ‘ tomba ’ o simili, come ha dimostrato H. Pedersen, in 0

… and Indogermamn, Festschrift H. Hirt, II, p. 579

agg.; si tratterebbe secondo lui d’un composto (ted. « Leichenstein ») di oku- ‘ morto, cadavere ': gr. véxuc ecc. ma senza n- come in ittito aki ‘ mo-

ritur ' akkcmzi ‘ moriuntur ’ ekir ‘ mortui sunt ’, e peflcmî-: gr. ‘rré1'pm (cfr. ctr. pen01ma ‘ sepolcro ' 1). Cfr. anche 108 che col suo ccupetaris in carat— teri latini conferma il valore (t) di 8.

104

PID. 143. Pc. 112. Pro. Pd 12.

].e-.n.

30.1.10.u.ki

Su pietra trapezoidale.

Da Padova.

|]8c.r.mo.n.

1v - 11… VENETICO, 105-106

263

La divisione sopra data, l’unica che si accordi colle regole venetiehe di pun. tazione, corrisponde alla vcrisimile interpretazione di Krahe, Indog. Forsch. LII'I, p. 70: en = lt. in (5 583), un locativo in -i (5 310) e demon ‘ confine,

pietra di confine ’. In tal caso avremmo da scorgere in dallouk- un nome di luogo! Poiché il nom. msc. (e fem.‘l) di temi in

-on- termina in

-o (io.

"'-5), Berman dovrebbe essere neutro e il suo -on corrispondere all'-en di It. tamen, -ot di gl'. réppcc, da -9.

105

PID. 148. Pc. 11 b. Pro. Pd 5.

ho.s.9i.i.avo.s.

Da Padova.

Bo.u.pcio

Su pietra elissoidale, probabilmente, dice il Conway, funeraria. La lettura .La —— è suggerita da J. Untcrmann, IF. LXV, p. 141, n. 8; del resto,

anche se si avesse da leggere -ha-, il segno h sarebbe da giudicare qui di valore nullo, come l’h- iniziale se il nome è derivato, collo stesso suffisso

di kéut-av-ikos 111, dalla stirpe onomastica ost- (p. es. in 107), cfr. Untermann, Venetische Personennamen, & 187 e p. 160. hosfl‘iicwos è nom. sg. designante

il morto; fioupeio non è nominativo:

perciò si tratterà di un genitivo come in 102 a. b, da aggiungere alla lista dei gen. in -co, -50, -eio, e indicherà il nome del padre di H.

106

PID. 150 a. Pc. 120.

vo&o

Da Padova.

klu3iiari.s.

vhax.s.3o

Su vaso.

00190 e nomin. di tema in -on-, kbudiiaris di tema in -11-; vhaxsflo (& = t) e stato riconosciuto dal Sommer, p. 126, come formazione identica a cometa,

quindi III sg. med. di aoristo sigmatico da vhax- = lat. fac-, cfr. frigio aS-8crx-e-1: ‘ fecerit ’, ‘ faciet ’: ‘ V. C. fecit. ’, cioè la firma dell’artefice, come d’uso su vasi antichi. Il suffisso -wri- di kla0ic'aris rammenta assai il lt. -tîrio- in nomi di artefici (5 176), cosicché viene fatto di chiederci se la parola non indichi ‘ vasaio ’ o simili. Le possibilità. di raccostamenti etimologici sono parecchie.

0 "'klati- significa ‘ vaso ', e si può pensare all’aated. haha ( *È!—) ‘ guscio ', ags. hula id.; o a scr. kala'ga- ‘ vaso ’, gr. xù)uî lt. calix; o allo *(s)kel- di 315. skaly'a ‘ tegola, mattone ’, aated. scala ‘ guscio, scaglia ' ecc.; — o esso significa ‘ ruota del vasaio ’ o simili, e allora può confrontarsi con *q“el-

‘ girare ’, soprattutto col *q“e-q“l-o- onde scr. cakraî-s ‘ ruota ' fra l'altro ‘ del vasaio ’, gr. xùxlog, age. hwéol > ingl. wheel ecc. Altri (p. es. l’Untermann) vede in la. un patronimico.

264

107

LE LINGÙE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL LATINO

PID. 152. Pe. 124. Pro. Vo II. .o..s.t..s.

.e..s.

Da Vicenza.

katu.s.ia.i.io.s.

te.r.monio.s.

zona.s.to

.a.tra

ze.i.vo.s.

Su tavola. di pietra che il Conway giudica dalla forma e dalle dimensioni «the founder's and architect’s inscription of some good-sized public building». Le prime tre parole non offrono difficoltà: aste e il nom. sg. d'un tema in

consonante. Per il resto la puntatura permette solo la divisione atroce termonios; quest’ultimo si accorda con zeivos, in cui generalmente si scorge la corrispondenza di lt. deus, divas (*deiyos). In temonios vedremo pertanto una derivazione del flermon di 104. indicante qualche cosa come il dio latino

Terminus. Quanto precede può essere una sola parola o due: atm es. Supponendo col Pellegrini che es tcmonios presenti un'aplografia per est temonios,

suggerisco che otra si intenda come acc. pl. ntr. (cfr. tana 94 i) di parola indicante ‘ tempio ' ‘ casa ' o simili (pel plur. cfr. acdè's) da confrontare col lt. dire?… che è stato già. riunito col nome della città. veneta di Atria (l). Il resto, est [t]crmonios zeivos, indicherà. il dio cui l‘edificio e consacrato.

Tradurrerno pertanto:

‘ Ostis Catusiaius donavit aedes; est Termonius

deus ’.

108

PID. 157 a. moni . ontei

Pe. 134. appioi

Da Belluno (Canevoi di Càdola). sselboz'sselboi

andetic.obos ecupetaris

Scritta in caratteri latini lungo l’orlo di una secchia di metallo ora scomparsa; l'iscrizione è nota da una lettera che il canonico Luigi Baglioni scrisse a certo G. M. Colle di Napoli il 2 sett. 1781. Sul manico si trovano tre lettere, che non hanno nulla a vedere colla iscrizione vera e propria. La spiegazione di questa epigrafe è stata fornita in via di massima dal Som— mer (p. 126 sgg.), preceduto in parte dal Danielsson. I tre dativi ontei (tema

ont-) appioi e ssclboissclboi si riierirebbero all’apposizione andeticobos (dat. pl.), il nome della famiglia cui appartengono le tre persone in parola, con una costruzione che ritorna ad es. in M. P. Vcrtulcicis di A 19, cfr. anche l'iscrizione diglotta D. 399: L. L. Orbieis (5 328) L. 1. (cioè liberti) mag. la-

conicum Italiccis Aeùmo; "O p@tot; Aeuxlou Alxwoc, xml Aeùmo; ”Otor; Aeuxtou Altpl.)\0g 'Epumororl sòucvot 'Italtxoîg. —— Ma ssclboissclboi non

è un npr., bensì il dativo sdclboi ripetuto due volte; e questo non può essere che uguale all’aated. dcr selbselbo da un antico *sclbho- ‘ipse’, quindi ‘ a se

(1) Per Mum/Atria (di origine etrusca) si tratterà. d’un significato ‘ passaggio ’ onde ‘ accesso alla casa ’ e rispettivamente ‘porto ’. cfr. Paideia. VII, p. 95 sgg.

1v - n. VENETICO,

109-110

265

stesso ’, ‘ per se stesso ’. Nell‘ewwni iniziale il S. scorgeva un genitivo di Enonius, cioè del nome del proprietarlo della tomba: ‘ Enoni monumentum Onti,‘ Appio, sibi ipsi. Qui abbiamo una secchia, non una tomba. Come ha chiarito il Pedersen nello scritto citato ad 103, l'iscrizione indica la supellettile della tomba,

come sull’etichetta di un libro appartenente a una biblioteca nei scriviamo ‘ Biblioteca della Facoltà di Lettere di Milano ’ o simili. Ma Enonios è patronimico, e fa difficoltà.; perciò, anche estraendo dal

genitivo in -1'. altrimenti ignoto, bisognerà. intendere Emi come dativo (con -1'. alla latina per -ei) di Enea-, secondo che suggerisce J. Safarewicz in Eos XLVI, p. 242; la giusta traduzione sarà. pertanto: ‘ Monumentum Enoni, Onti, Appio ipsi Andeticis '. Cfr. anche J. Untermann, Die vmtischca Personenmmen, & 19.

109

PID. 162 a 2. Pc. 139. .e..i.k.

Da Pieve di Cadore.

xo.l.tano.s.

zato

lo.u.zera.i. kane.i.

Sull’orlo di una situla bronzea (che si tratti di supellettile funebre è indimostrato). Altri gruppi di lettere in altri punti di questa non hanno nulla in comune colla iscrizione, nella quale l’.e. puntato costituisce inizio di parola.

otanos e soto non abbisognano di spiegazione; louzcrai è dat. del nome di una dea, corrispondente esattamente alla lat. Libera, in iscrizioni della Dacia, Dalmazia e Pannonia, come ha ben visto il Conway.

cile ha tutta l’aria di una forma pronominale: si tratterà d’un accusativo neutro ‘! In tal caso. andrà. analizzato in un *oi(d): lt. id ecc. ma con ci-

analogo a quello entrato nella formazione del pronome esco ciao-. e -k enclitico da -ka come esco ed umbro Jc, lt. -c 55 372. 376. — kami appare dativo, apposizione di louzerm'; può essere tema in -e-, in -i- o in consonante.

Se il suo aspetto simile a quello del ser. kanyÈ ‘ fanciulla; vergine ’, cfr. gr. xawòq, non è illusorio, si potrebbe riconoscere nella parola una tradu-

zione del gr. Kòp-q. Le tre divinità. cui a Roma è dedicato il tempio Cereria Liberi. Dibcracque (Liv. III 55, 7 ecc.) sono Anpr'ìrqp, Até»uacq e Kòpn. Tradurremo pertanto: ‘ id G. dedit Liberae Kòpm ’.

110

PID. 164 a. Pc. 204 (e 204 bis). la.i.v.na.i.

Da Idria.

vrot.a.i.

Questa iscriz. si trova, identica, su un bacino di bronzo e su un vaso pure

di bronzo, facenti parte di supellettile funebre (Szombathy ap. Vettor. Giotto XX, p. 71). come nel caso di 108. Tale fatto basta ad escludere l'ipotesi del

Vetter loc. cit. che si tratti di una dea, il cui primo nome andrebbe confron-

266

LE LINGUE DELL’ITALIA ANTICA

OLTRE IL LATINO

tato col mess. lahona: su quest’ultima cfr. però il detto ad 76. Quindi ab-

biamo qui il nome di una donna, e cade anche la seconda etimologia del Vetter, che vedendo in ciò che egli leggeva Zahvnah (in questa iscrizione .è.

è indicato col solito segno per h) una dea del parto confrontava match con Ante-vorta, Post-vorta, come quella che raddrizza il feto nel momento del parto.

111 P. 9. Pe. 151.

Da Làgole di Calalzo. kéutaviko.s. zoto zono.m. sa.i.|nate.i.

Sul collo d’un’anîoretta di bronzo.

Di nuovo,- troviamo qui zonom = lt. d6num, di cui abbiamo incontrato il plur. tana in 94; invece l'accusativo zonon con -n troviamo in Pe. 176. La scrittura con -m può essere arcaismo in termine religioso. Sicché, ‘ K. dedit donum Saenate ’.

112

P. 10. Pe. 152.

Da Làgole di Calalzo.

e.s.kaiva yicper.to.s. a.r.s. letica|ko.s. na[..]to saina[te.i. trumu?]|sicatei

zo-

Su lamina di bronzo. Va rilevata la scrittura ]slcatel per -sicate.l., per cui cfr. ad 114.

cskaiva vigaertos e ars (questo forse anche in PID. 4) Zetz'cakos devono essere due persone (nota l’asindeto, come in GIL. V 2760 in nota a 95); purtroppo la lacuna in zona[jto ci priva della conoscenza di una desinenza di duale o plurale. — Per tmmasicatei, qui identificato con Saenate, cfr. ad 114.

113

P. 1. Pe. 143.

Da Làgole di Calalzo.

h u t t o s . i t i u l s i k o s . trilgilgos. t o l e r | no.m.

icatei.

zo—

Su manico di bronzo. Le prime cinque lettere della seconda parola sono molto problematiche. Secondo me trikikos è una specie di cognomen di huttos itiulsikos, formato col numerale tri-; probabilmente ‘ quello dai tre ciuffi ’, con

kiko-: gr. xlmwoc; > lt. cincinnus (cfr. Cincinna'tas) e scr. pikhcî- ‘ ciufio ' — che pikhà'- significhi propriamente ‘ punta ’ e quindi il confronto con xixwvo; vada scartato, è una delle solite sciocchezze che i vocabolari etimologici (Boisacq, Walde-Hofmann) copiano l'uno dall'altro, dietro aflermazioni azzardate di uno studioso, questa volta il Petersson, IF. XXIV, p. 252, il quale non ha badato che 9ikhcî- compare nel Rigveda solo in due composti, marci-gikha- npr., e vi-gikha- (VI 75. 17) che significa sicuramente ‘ scapi-

xv — IL

VENETICO, 114

267

gliato’. Cfr. il nome di demoni scr. pafica-gikha- ‘ dai 5 ciufli ’ in MBh. X 7 24 P. Caso mai, uscirebbe dalla comparazione per il suo suffisso il gr. :dmwocî —— Per toler ‘ offrì ’ cfr. 116 5. Traduzione: ‘ H. I. *Tricincinnus (su nomi illirici con tri- cfr. Krahe, IF. XLVII, p. 323 n.) dedit I. donum '. Questa iscrizione e importante, perché in essa appare il nome icatci non preceduto da

tmmus; su di esso, identificato dal Pellegrini colla greca 'Exa'vrq, cfr. ad 114.

114

a.) P. 32. Pe. 167.

o.l.lo.s.

Da Là.gole di Calalzo.

aliisiko.s.

zato

zone.m.

|

trumus-

icatei b) P. 3. Pe. 145. .

trumusma

s

0) P. 2. Pc. 144.

.In.

Da Là.gole di Calalzo.

:

Da Là.gole di Calalzo.

trumusicate[i]

Su tre manici di bronzo. Sull’altra faccia di c si legge l l t l i , forse un numero. L’interpretazione e, salvo un punto, semplice. In 5 abbiamo forme abbreviate per icatei iainated; in c, I‘m iniziale sarà., come suppone il P., la finale di [zona]m, visto che la lamina e spezzata avanti questa lettera. Una discussione a parte merita trumusicatel.

Trumusicatei e terme afllni In più iscrizioni di Làgole torna la forma, sicuramente dativale, trumuslcatel, indicante una divinità, spesso in dipendenza da zonasto e da zonom. È da notare anzitutto che—spesso, contrariamente alle regole della puntazione, l'] finale non 5 puntate: così nei numeri Pc. 144 ( = nostro 114 c). 167 (114 a). 189. 192 nonché nei frammentari 152 (112) ]slcatel e 190 ]uslcatel, accanto a cui con puntazione (trumuslcate.l.) si trova in 140 (I).

184. 195 e nel bronzetto pubblicato da De Lotto-Frescura-Pellegrini nel vol. XXXII, N. 156 dell’Archivio Storico di Belluno, Feltre e Cadore (2). L‘! finale è puntato anche nei numeri 168 (116 b). 180. 181; ma qui tro—

viamo inoltre un punto dopo s: trumus.lcate.l., il che avviene anche nell'abbreviato trumus.l.ca. u. zonom di 154 (116 d), dove il punto appartiene

(I) killo.s. ossoko.s. zoto zone.m. [t]rumusicate.l. (2) cproi.cokos zeno.m zato 5a.l.nate.l. | trumuslcate.l. [ tir (errore per tr”).

268

LE LINGUE DELL’ITALIA ANTICA

OLTRE IL LATINO

senza dubbio all’l seguente. Cosicché questa seconda serie d’iscrizioni accena a una primitiva divisione fra trumus e [cate], di cui resta traccia nella

difettosa puntazione seguita evidentemente alla univerbizzazione delle due parole, in modo analogo alla scrittura o meno della maiuscola del secondo nome in Gian Luigi e Gianluigi, Gian Piero e Giampiero (con m!). Il punto tra i due elementi troviamo pure nelle forme trumus.llat. 153 (115 a) e trumus.llatln 173 (I), inoltre tricpus.llatln 149 (115 5), sulle quali torneremo in séguito. Cfr. anche il frammentario ].llatln 193. Circa la originaria indipendenza. di trumus e lento] si può anche addurre il fatto che le abbreviazioni o offrono trnmus.l.ca 154 (116 d) ]trumuslca 145 (114 b) e rispettivamente trumus.llat. 153 (115 a) trumusla 201, oppure

trumu 150. 159. 160. 169 imm 191 o addirittura tru 148 a e tri 194. Interessante è il caso del numero 199, purtroppo lacunosa: se il Pc. ha ragione di segnare tre lettere mancanti nella lacuna: trum[XXX]tci, sarebbe da pensare che il completamento debba essere ica, e che quindi trum rappresentasse l’abbreviazione del primo elemento, sentito ancora come cosa a sé. E verrebbe la voglia. di vedere nel frammento di un manico, 200: ]ie tru[ i resti di una inversione dei due elementi: ica]te tm[mus. Ma potrebbe anche trattarsi di suina]iez invero questo nome divino trovasi a volte in connessione col nostro trumusicatci:jalna[ . . | . . . ]slcatcl. 152 (112), s'alnat. trumus. [lat. 153 (115 a), ia.l.natc.l. | trumuslcate.l. del bronzetto (e probabilmente in 145 = 114 b). Ed e interessante notare che a Là.gole 6alnatel torna tre volte da solo, naturalmente come dativo: 151. 171. 178, e tutte

e tre le volte I’! finale non è puntato; segno che per questi nomi di divinità. era subentrata una certa prassi abitudinaria nelle dediche, dispensante

dall’obbligo di seguire le norme dell’ortografia ordinaria. Che trumns e lento] siano due elementi in origine distinti, mostra il fatto che lcatel torna da solo nell’iscrizione Pe. 143 (113). Questa icatc (dat. imiei) è stata identificata da G. B. Pellegrini con la

greca 'Exé-m: lo stesso P. pensava che humus, come epiteto di Icate, contenesse un’accenno alla triformità. della dea, quale appare negli epiteti

latini trigemiua, triceps, trifomis, triplex, tricorpor ecc., e greci rpmpòanno;, rplpopqaog, rpr.xdpuvoq, rpmuùxnv, rpîylu, rplykqvoc; ecc. Ora, in due iscrizioni al truman corrisponde trig;us, t]ribus, cioè una forma corrispon-

dente al dativo lat. tribus, cfr. sanscr. strum. tribhis dat.—abl. tribhycis ecc., e non par possibile che si tratti di altra cosa: avremmo dunque ciò che in latino suonerebbe « tribus Hecate », cioè il numerale in luogo dell’aggettivo composto, triplici 0 sim., con una associazione giustificabile

col fatto che nelle rappresentazioni iconografiche Ecate appare come una e trina allo stesso tempo, un individuo formato di tre corpi riuniti o almeno

(I) suro.s. rcsun.ko.s. tona.s.to | trnmu.s.llatln.

xv — IL vnnnrrco, 114

269

con tre teste, il che e cosa ritornante in molte religioni: cfr. W. Kirfel, Dic dreikòpfige Gottheit (1948), soprattutto, per quanto riguarda Eeate, p. 104 sgg. con le figure 84-98. Del resto non sarebbe da escludere la possibilità. che da un precedente

tipo *tribus Hccatz'bue sia stata ipostatizzata, in vista della unicità. della dea, una forma unica, per un processo analogo a quello che di trium vimm e simili ha fatto non solo triamm'rî, ma anche triamm'r (& 397).

Ma se ciò è vero, trlcpus- tribus- sarà. una forma dialettale o piuttosto una più recente traduzione latineggiante di trumus-: il quale dunque, se di traduzione si tratta, sarà. stato ancora inteso come il dativo del numerale ‘ tre ', dal tema io. "Mi-. Ora, l’a per 13 nella prima sillaba non offre grandi difficoltà: esso può spiegami agevolmente come fatto puramente fonetico dovuto all’m seguente 0 anche all'ex. della sillaba successiva, se non si vuol

pensare alla possibilità. di un influsso da parte di forme dei numerali vicini, con *du- o *q”etm-, p. es. in duplex «lucenti, u. dupursus o qwdmpc's ecc. Quanto alla desinenza, essa è quella del lituano antico dat. trimm = paleo— slavo trionfi: queste due forme si ricoprono esattamente, salvo il primo u per 13, col nostro trumus. A -mus o -mos risale la desinenza germanica di dat. plur. -m, p. es. in got. firmw. ‘ tribus '. Se la mia identificazione e giusta, noi vediamo che il venetico, legato al germanico e cioè alle lingue dell’Europa orientale da più isoglosse, conserva in questa forma di numerale, forse irrigidita nell’uso sacrale, la desinenza -mus, laddove nella declinazione nominale si accorda col latino, col celtico, l‘oscoumbro ecc.; la forma tribus, se non latinismo, rappresenta un compromesso fra trumus e la declinazione nominale.

In Studi sulla preistoria delle lingue ie.. p. 36 io supposi che il m germanico e baltoslavo ha sostituito bh nelle desinenze di strum. e abl.-dat. duale e plurale dapprima nei pronomi, per influsso di -(s)m- nello strum. e dat. sg.;

se ciò è vero, il venetico potrebbe conservare l'antico stato di cose, in quanto i numerali vi seguirebbero la declinazione pronominale. Resta il problema di trumus.llatln 173 ecc. La spiegazione apparentemente più semplice e che qui il c si sia palatalizzato dopo i (cfr. umbro iiuvino- per igmn'no-): ciò che imbarazza e la desinenza -in dove ci si aspetterebbe il solito dativo in -ei. Nella prima edizione di questo libro pensai che si avesse da intendere trumus o trlcpus ‘ alle tre ’, come abbreviazione del nome completo, e llatln valesse ‘ offerta, dono votivo ’ o simili; e dicevo:

« Con richiamo al lt. vétum che, oltre il significato di ‘ voto ' ‘ promessa solenne ’ ha quelli di ‘ cosa offerta in voto ’ (pendcbat aagi pasteris in arborea uotum Tib. II 5, 29) e di ‘ desiderio ’, suggerisce che *jat-i- possa confrontarsi col celt. *iat-u- ‘ desiderio ’ in cimr. add-ied ‘ brama ’, gall. Ad-iatu—mà'ms npr., nasalizzato ir]. &: ‘ brama ’ ecc. Tradurremo quindi b): ‘ V. N. donavit Triplici votum ’, e c): ‘ Triplici votum d(onavit ‘l) I(cati ") ’. ». Non so quanto

270

LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA

OLTRE IL

LATINO

ciò possa valere: se la mia idea. fosse giusta, si potrebbe riconoscere in trumus.llatln, trlcpus.llatln una semplificazione di *tmmas icatei iiatin; di qui fiati avrebbe finito col sostituire addirittura. il secondo elemento del nome

della dea, così in Pe. 201: tramanda d denom. Ma non pretendo di avere con ciò risolto la questione. Da Lù.gole di 0818110.

a) P. I l . P0. 153.

115

].1. n o n . k o . s . t o n a . s . | t o sa.1.nat. per. vol.l.tc.r.l_xon. vo.n.ta.r. I

.

.

'

b) P. 7. Pc. 149.

t]ribusiatin

trumus.uat. .

.

Da Là.gole di Calalzo.

voto.s. na.i.son.ko.s. 0) P. 13. Pe. 197.

.

t o n a . s . t o tricpus. i i a t i . n

Da Lagole di Calalzo.

d . ll Dalla Gurina (presso Dellach,

d) PID. 167. Pe. 207. Le. VI, p. 273. Carinzia).

z]ona.[s.t]o

|...

zona.s.]to

.a.i.su-.n.

e) PID. 166. Pe. 206. Le. 1, p. 95 sg.

.a..t.to

per. vo.l.te.r.lt[on…

.a.i.su.s.

dona.s.to

| ...]e Dalla Gurina.

.a.i.suzé.

Su lamine di bronzo (a, c, e d frammentarie), salvo b su un manico pure di bronzo. Notevole in e il d pel solito z. In d) aisan è acc. sing., laddove

aims di d) stesso e di e) è evidente accusativo plurale, come mostrò il Sommer, p. 117 sg. che inferiva da -a-s dell’acc. pl. la semplificazione di -m (5 313) in -s. La parola significherà ‘erma ', ‘ statuetta di un dio ’, ed e) andrà tradotto ‘ Atto (tema in -on-) donavit signa’, similmente la riga 2 di ci): abbiamo qui evidentemente alsu-: ctr. alcol ' Beef. ecc., cfr. ad VI a 3.

In per volterkon par chiaro che la prima parola corrisponda al lat. per e regga la seconda, all’accusativo. — cantar potrebbe essere un sostantivo neutro del tipo i-ter ecc. (5 202), nel qual caso volterkon sarebbe l’aggettivo. Ora, vontar pare formato dalla radice *yen- "desiderare ’ in scr. vdn-a-ti ‘ desidera ’, avest. -vainti-(î) = scr. vanti- ‘ desiderio ’, scr. vdnas- id. = lt. Venus. gt. w6ns ‘ speranza ', ecc. — E volterko-, formazione aggettivale da *velter- può ben contenere la radice "'yel- di celle ecc. ‘ volere, desiderare ‘ : cfr. voltllo 92. Forse il significato è ‘ di cui si è venuti in possesso ’; con tutte

IV - IL

VENETICO, 116

271

le riserve, tradurrei quindi a): ‘ I. donavit Saenate Triplici votum (‘l) propter impetratum desiderium (‘l) '.

116

a) P. 15. Pc. 156. ku.i.cuta

Da Là.gole di Calalzo.

.ametiku.s.

tule.r.

b) P. 33. Po. 168. Da Làgole di Calalzo.

outicako.s. [ ...... ] s Xu [.] | zone.m. trumus.icate.i. toler c) PID. 169. Pe. 209.

ve.n.na

tola|.r.

d) P. 12. Pe. 154. trumu.s.

ica.

Dalla Curina.

maxetlo.n. Da Là.gole di Calalzo.

u.

zone.m

a e b su manici di bronzo, c e (1 su piastrine di bronzo. In a-c appare rin taler, toler (questo anche in 113), tolar che già. Edith F. Claflin, Language XII, p. 23-34 (preceduta da Sommer, p. 112) ha, per 0, riconosciuto come forma verbale in -r, quali hanno l’oscoumbro e il celtico (5 471), ricavata dalla radice *tel- di lt. tali ecc. e traduce ‘ dedicò ’; ad essa

si è associato il Pellegrini per a e b, e con ragione. In b, i segni della prima riga oltre «,vuticakos, che pare senz’altro un npr., sono purtroppo incompren-

sibili; e la iscrizione significherà ‘ B. donum Triplici I. obtulit ’. — In a, maxetlon è un acc. sg., probabilmente neutro di un tema in —tlo- indicante strumento ecc. (55 227. 229), da cui ricaviamo che il gruppo tl è rimasto in venetico, diversamente da quanto accade in lt. (5 107) e 01.1. Poiché l’ofle-

rente e probabilmente una donna, si può pensare che max- vada col gr. uayììvar. ncixrpac e maxctlon sia una madia: ‘ V. obtulit magida ’. Poiché il verbo in questione (come anche zato, zonasto) è costantemente accompagnato dall’oggetto, credo che forse il Pellegrini, l’Untermann ecc.

a torto ritengano ametikas di a un npr. (del resto, altrimenti ignoto: « Kein Ansehluss » dice l’Untermann, Venet. Personennamen, p. 142) al nominativo: kaicuta del resto sembra nome di donna., e amctikas dovrebbe essere un nome proprio in -a-, cosa non molto frequente. Io vi scorgo perciò un acc. pl. come aims (115 d. e) da tema in -u- 0 anche in -o- (cfr. -ons > -us

in lituano) derivato da *am- ‘ attingere ’, cfr. gr. di…), scr. dmat*ram ‘ recipiente ’ (5 515): amcticas sono i ‘ secchi ’, di cui uno è quello che reca l’iscri-

zione. Tradurremo quindi a: ‘ C. situlas obtulit ’. Di (1 sono chiare le prime due parole (ica. abbreviaz. di icatei) e l’ultima. Nell’u. il Pellegrini sospetta a ragione « l’abbreviazione di un verbo dedicatorio che regge zanom ». Io mi chiedo se non si possa trarre a confronto PID. 174. Pc. 213 dalla Gurina, una fibula di bronzo con .a.uxar. 'Io penso

272

LE LINGUE DELL ITALIA ANTICA OLTRE IL LATINO

che ..a. sia abbreviazione d’un npr.; in azar sospetto una forma simile a

nostro tutor telar, il quale ha manifestamente grado 0 della radice; pertanto ux- apparterrebbe all"eug‘h-, *yeg‘h- di gr. cfixoliat, lt. vovecî, e la forma significherebbe ‘ vòvit ': essa ci fomirebbe inoltre un esempio di gutturale da labiovelare, analogo a ke da *q"e (cfr. ad 98). Quindi ci: ‘ Triplici I. vovit

donum ’. 117

P. 4. Pe. 146.

turiconei

Da Làgole di Calalzo.

okicai

u.teuta[ | an.Éores. utuc

co.i.e. lt. -e) o affine al -re lt. del perfetto (& 470). È probabile che a. tanta siano due parole. di cui la prima una preposizione (‘ per ' ? cfr. *ud ad 28 A r. 7, onde ted. … ecc. 1), la seconda, forse non determinata, il sostantivo da

essa dipendente, che Pe. seguendo Lejeune pensa sia_da identificare con il "’Wii onde e. toute ecc.: ma e molto imbarazzante eu invece che ou come in 10142010908 98: a meno di pensare che il passaggio su > ou, proveniente da Sud, si sia affermato in venetico solo dopo alcune consonanti (come l-), non dopo consonanti dentali o altre. — anione ha l’aria di un nom. plur. da tema in -r-. — Quanto segue non ha probabilmente nulla a vedere col-

l’iscrizione precedente (forse cifre i). Della quale, analizzata così nella sua struttura, possiamo tentare di interpretare semanticamente i singoli termini. taricon- e okica- sono npr.;

che cos'è caio-'l difficilmente un npr.; il seguente ke ‘ que ’ esclude che in esso possiamo scorgere il gentilizio comune a T. ed;0. (probabilmente marito e moglie). Se si tratta di appellativo, vien fatto di pensare ad un "‘Èoyj-e-

corradicale di It. civic, germ. "'hiwa- ‘ famiglia ', cfr. air]. ccîim ‘ caro ‘. lettone sàima ‘ famiglia ' ecc. e aated. heim ‘ casa ’; il significato sarebbe ‘ famigliari ’. — clero potrebbe contenere *a' o "'ad, e -l-6ro corradicale di toler ecc. (116) in cui tl- iniziale si è ridotto a l- come nel lt. làtwm (5 88). — In Mor-es infine, che non rammenta, che io sappia, alcun npr., -né- può

difl‘icilmente essere originario, dato che questo gruppo diventa -s-, cfr. aim 115 d; an- sarà. perciò una preposizione, forse “'un = gr. dvi ecc..

-sor- può appartenere alla radice "‘scr- ‘ osservare; servire ’, e an—ò'or- andrà. confrontato coll'umbro anzeria- (cfr. ad VI a 1); qui anior- potrà. indicare dei magistrati. Proporrei perciò di tradurre l'iscrizione: ‘ Turiconi, Ocicae familiaribusque attulerunt iussu ( î ) civitatis (‘l) curatores ( î ) ‘.

Iv

— IL

VENETICO

CENNI DI GRAMMATICA

I.

273

(l)

Declinazione nominale.

Singolare. NOMINATIVO m. f.: desinenze -s o nulla (5. 304). Hanno —s i temi in —o-: gooiiios 93, 2672008 ‘ dîvus ’ 107 ecc.; in -i-: klufliiwris ‘figulus ’ 106, ekupeò‘aris ‘ sepulcrum’ 103 a. b; in consonante, che non siano in —or-, -on—: ost-s 107, akut-s 99, want-s 90, iiuvant-s 9], oe‘-s (o tema ars-'l) 112, ariiun-s ‘ agricola ( 1 ) ’ 91, karanmn-s 90. — Hanno desinenza zero i temi in -a-: FILIA ‘ filia’ ad 95, kuicuta 116 a, eskaioa (mm.) 112 ecc.; in -ì-:

arkli ‘urna cineraria ’ 101 b; i temi in -on- —or-: lemetor 93, e 00190 106, alto 115 e (quindi come lt. victor ma hom6); cassano 102 ci può essere un tema temm. in -6-, o in -oi-, o in -on-. ACOUSATIVO m. f.: desinenza -n (da "'-m 5 305): tema in

-d-, vzcm ‘ alfabeto ’ ad 92; in -i- cd -e-, iiaten iiatin ‘ votum ’ (‘i) 115 b. c; in -u-, aisun ‘ signum (propr. ‘ deum ’ ) ’ 115 d. N GM.-AGO. ntr.: desinenza -m e -n i temi in -o—, nulla gli altri (5 306): zonom e zanon ‘ donum’ 111 con nota, maxetlon

‘ pistorium’ 116 c, volterkon- ‘ impetratum ’ (i) 115 a. d.; urkli (se neutro in -i-, non femminile in -ì-) ‘ urna ’ 101 b; cantar ‘ desiderium ’ (tema in -r-) 115 a; Berman ‘ terminus ’ (tema in -mm—) 104.“

DATIVO: desinenza. -ei presso i temi in consonante, in -eed -i- (JI-‘l); -oi presso quelli in -o— (e -320-); -ai presso quelli

in -d- (-gîcî-) (5 307). Temi in -o-, -g'o-: voltiio(m)mnoi 93. 101 a, mkoi 103 a, APPIOI 108, vhouxo'ntioi 102 0 ecc.; in -d-, -jd-: (l) Scriviamo qui in caratteri maiuscoletti le parole ricavate da epigrafi in lingua venetica e scrittura latina. 18 — V. From:, Lc lingue dell'Italia antica oltre il latino.

274

LE LINGUE DELL’ITALIA ANTICA

OLTRE IL LATINO

porci 89, louzemi ‘ Liberae ’ 109, okicai 117, mitici ‘ Reitiae ’ 90, iiuvantéai (da "'—ticîi) 100 ecc.; in -e-: icatei ‘ Hecate ’ 113; in -eod -i-: kami ‘Kòp-m.’ 109, Écinatei ‘Saenate’ 91; in consonante: plot-ei 103 b, vont-ei 102 c, QNT-EI 108, vhmter-ei ‘ fratri ’ 93, pupon-ci 103 a, turicon-ei 117; scritto con I, ENON-i 108.

ABLATIVO: di tema in -o-, -o da -6d (5 308): Zeno 92.96. GENITIVO: -03 ed -es (5 309) appaiono in makkn-os (tema in —n-) 102 b, vesoé (tema ves- o essa-?) 102 a, kent-es 99. Per i temi in -o-, -io- troviamo fioupeio 105, voltiio ‘ voti ’ 92, malcon— keo 90: probabilmente qui si ha da partire da "‘-esio (cfr. germ., got. dagis da "'-eso) che ha. dato indi -iio ecc. analogamente a quanto è avvenuto in lt. (5 309) e in falìsco (ad 146). I « genitivi » voxsii e reitii sono scritture errate, ctr. la nota a 100; ENONI è dat., cfr. ad 108. LOCATIVO: -i (5 310) in Bollouk-i 104 (‘l). Plurale.

NOMINATIVO m. i.: anÉor-es ‘ curatores’ ("i) 117, cfr. 5 312. AOCUSATIVO m. f.: -8 da -ns (5 313) in cmetikus ‘ situlas ’ 116 o, forse tema in —o-, ed cisus aisus’ ‘signa ’ 115 d. e da tema in -u-.

Non.-Aoc. ntr.: -a (5 314), da temi in -o-: tone ‘ dona ’ (pl. di comm) 94, atm ‘ aedificium’ 107. DAT.-ABL.: desinenza «pos, -bos (& 315): louzero -cio, -iio, -co, v. sopra I). Delle liquido e nasali sonanti, -g‘ potrebbe stare alla. base di -ar in vontaxr 115 a, -?;ò di -on in Berman 104. Liquide e nasali consonanti sono rimaste immutate, ma in fin di parola -m rimane solo in zonom 111, altrimenti ha. dato -n in vzcm 92, zonon nota a 111 ecc.; cfr. Zouzcro- 98: èlaò&epog liber, Berman. 104: tcrminus, kanei: scr. kanyà 109 ecc. Il gruppo -ns ha dato 3: aisus 115 d. e; in ariun-s 91, karanmn-s 901’n e restituito secondo i casi obliqui, in an-Éores 117 per ricomposizione (cfr. 5 50 e còn-sul per più antico casal ecc., nota ad A 7). Le occlusive tenui e medie hanno conservato il loro modo di articolazione; le medie aspirate han dato come in latino (5 101) spiranti sorde iniziali, medie interne di parola. Il luogo di articolazione è conservato per labiali e dentali (dh anche

d0po u: louzcrai 109, iouzeiocpos 98 contro lt. liber 5 104; ma dh— > vh— come in lt., 5 104); le tre serie gutturali (5 110) appaiono rappresentate da gutturali semplici. Cfr. per 115 = lt. per, chmtcrci 97 = lt. frdtri, FILIA ad 95 = lt. filia messap. bilia (da *bh-), ssciboissciboi 108 = aated. dcr sclbsclbo (da -bh—), louzcro-gaos 98 = lt. -bus cfr. scr. -bhyas (& 315); òcrmon 104:

lt. tcrminus, toiwr 116: lt. tuti, est 107 = lt. csi gr. èar£, zcivos 107 = lt. divas, zonom 111 = lt. d6num, zonasto 89 tonasto 115: lt. d6nd-rc e gr. -1'0, chaisfio 106: lt. jaciò' gr. E99xo: frigio aB-Sa'xsr e gr. -*ro; coic4pos 117 : lt. civic, lett. saimc (kl)’

kanci 109: scr. kanyà gr. mwò; (k), ‘ci-k 109: lt. cccc hi—c (la),

kc 98. 117 = lt. que gr. re scr. ca (q‘*) (1), sxo 100: lt. 695, gr. (1) Ma @ dà. ke: in PID. 107. Pe. 43. Le. 111 2, sui lati di un abaco, il Lejeune, Studi Etruschi XXI, p. 220 sgg. legge ].s. | e.kvo[.]n dona.s.to I r[e.]i[.]t[lla.l.] mego (d e 3 sono i nostri z e x) e traduce ‘ -s equum donavit Retiae me ’ (dunque ekvo- = lt. cquus scr. dpvas ecc., ie. *cÈggo-s).

278

LE LINGUE DELL'ITALIA. ANTICA

OLTRE IL LATINO

€763 (5), maxctlo'n 116 o: gl‘. nocyì'ivau. (gl’), uxar nota a 116: gr. e5xop.au lt. 00066 (9%). Il gruppo ti si semplifica in l— se iniziale (a—lero 117), resta se interno (maxetlon 116 c). 8 ie. è rimasto (ma si > @, v. sopra): ssclboisselboi 108: aated. selbselbo, zeioos 107 = lt. divus, aisus 115 d. e da -uns.

Occlusive finali sono cadute (cfr. abl. Zeno 92 da —6d), ma restano se seguite da -3: ost-s cant-s ecc., cfr. i nominativi sg. elencati in I, analogamente a quanto avviene in greco. VIII.

Sintassi.

In generale la sintassi venetica, per quel poco che se ne può ricavare dai monumenti, è analoga a quella delle antiche lingue ie. Basterà qui far rilevare alcuni tratti notevoli. Il dativo appare col significato di ‘ a favore di, per ’, ad es. in 93. 98. Sull’uso del dativo nelle iscrizioni funebri cfr. la nota a. 100. In luogo del genitivo viene spesso usato, a indicare la paternità. o anche il marito di una donna, il suffisso «na: cfr. sopra II. Per quanto riguarda la collocazione delle parole, va notato l’uso dell’accusativo, indicante l’oggetto offerto, al principio della frase: mexo zonast‘o 89 ozcm zonasto 92, ecc.; ma non mancano altre disposizioni, p. es. vhuxs'i'ia zonast0‘ . . . mexo 97. Più interessante è il distacco dei termini formanti una unità. sintattica, cfr. p. es. 93 e ad 95. Una figura etimologica troviamo in 94: tana zato ‘ dona donavit ’. Sulla costruzione delle preposizioni cfr. sopra VI. Asindeto troviamo in 95. 112. Glossario (1). a- 117. — akutioi 101 b. — akuts 99. — aimoi 98. — aisun, aisus 115. — clero 117. — aliisikos 114 a. — ametikus 116 a. — an- 117. — ANDE'I‘ICOBOS 108. — ans'ores 117. — APPIOI 108. — ariiuns 91. — ars 112. — atm 107 — atto 115 e. (1) Viene di norma indicato il luogo nella. cui nota la parola. è trattata, o dove essa appare la. prima volta. Si cerchi k sotto o, ] sotto oh, 19 sotto t.

IV — IL

VENETICO

279

— kami 109. — kantes 99. — kamnmmîioi 103 b. — karanmns 90. —— katusiaiios 107. — kb 92. 98. 117 . — killos nota. (1) a. p. 267. — klufiiiaris 106. — 00569908 117. — koliai 95. — kÉutavikos 111. — kuicuta 116 a. — e (9. cp.) 89. — coupetaris 108. — ekupebaris 103 a. b. — ekvon p. 277 n. 1. — eik 109. — en 104. — ENONI 108. — eskaiva 112. — est 107. — exeto'ra. 98. — exeto'rei 102 e. — exetoriioi 101 b. — exo 100. — hosfiz'iavos 105. — buttos 113. — icatei 113. — iiat., iiaten, iiatin 114. — iionkos 115 a. —

iiuvants 91. — iiuvantéai 100. _ ioro auto

( 5 582), ed ha qui il valore di postqaam ‘ poiché ’; per velîom il v. Blumenthal ha proposto con molta probabilità. la traduzione ‘ votivum ’ (: "'gel- di valle ecc.): oppure ‘ voluntarium ', cfr. uelestram 55 r. 11 Infine iemltom ppp. di *icgn- andrà. confrontato per il senso col scr. yam- pres. ydcchati ‘ ofire ’.

In ned avremo la corrispondenza di scr. néd da mi id, se non una formazione da ne- ‘ non ’ 5 581 come séd accanto a 36 5 583; nel primo caso, ci avrebbe dato e. La seguente parola sembra essere emponltan, forma di

III plur. ingiuntivo (preterito adoperato con valore imperativale) di un tema verbale en-ponitcî- formato da poni- ‘ bevanda, vine ’ (cfr. u. poni ad VI a 57; o confermerebbe la breve di o nella forma umbra) col significato di ‘ implere ’. Il seguente tom e allora l’acc. sg. ntr. del noto pronome (5 375),

con desinenza nominale invece del pronominale -d (cfr. lt. ipsum contro ist-ad ecc. e mess. tan 85). Si spiega da sé eredes = lt. hérè’dés, con scomparsa di h- e con passaggio perciò di gh— a h- > 0- come in lt. (5 95), a meno che l’h- di

hérés non sia una giunta anorganiea in lt. (p. es. secondo prae-hendcî o secondo Heriem) ad un *éréd-: scr. à-rddh- ‘ onorare, venerare ' (dunque l’ante(1) Ancora più simile a stentimi- è il nome udiomi- in una iscriz. del museo di Siracusa (invent. n. 41697) che lo Schmoll, Glotta XL, p. 55 sg.

legge u8r.outglfiapozo, scorgendo in [Bapoto (9-1) un possibile genitivo in -oio da "‘-asia, cfr.. 55 309. 316, e quanto è detto sotto nella ‘Nota' ad 146.

296

LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA

OLTRE IL

LATINO

nato morto), parzialmente contro quanto e detto nel 5 246. In vllnobrtom e[ avremo da distinguere un acc. sg. msc. o ntr. più una postposizione e(n) come in on.; flino-brtom è un composto di viino- (da *yoino-, cfr. gr. oIvoq, come

lt. vînum; ii accenna a un suono ancora diverso da i in stentlmi da antico *-î) e un derivato di "‘bher- ‘ ferro ': questo « *vinifertum :» può essere stato tanto un comune simposio quanto, più probabilmente, una cerimonia

sacra, forse un’0flerta funebre, alla quale non poteva essere recato, dagli eredi, il vaso offerto a una divinità.. Tradurrerno pertanto: ‘ A Nono Stentimi marone starnnum (acc.) oblatum est donum (si è offerto lo arèp.vog come dono) Nanae. Postquam (poiché) donum oblatum est votivum (voluntarium‘l), ne implento id heredcs ad *vinifertum ’.

127

]j’ID. 576 e 577; facs. in RIGI. VII, p. 224.

Da Adernò (Adrano).

A. d v i i i t i m r u k e s i a z s u i e [ B. ] r e s e s a n i r e s b e [ Su due tegoli, che presentano in alto un orlo rilevato. — y! trascrive lo stesso segno che in 126; così pure i ; il @ di B presenta un trattino che induce il Ribezzo &. trascriverlo E, ma è piuttosto senza valore indicativo. La difficoltà costituita dall'incertezza sulla destinazione dei due tegoli è accresciuta per l’interprete dalle lacune. In A si possono mettere in relazione i due i, scorgendo in essi desinenze di parole concordanti nel caso;

dvli ltlmrukcsl, con dm'- rammentante il tema ie. per ‘ 2 ' (5 387; il tema in -i- p. es. in lt. bis 5 392), potrebbero essere duali di temi in -i—, o anche di temi neutri in consonante, e riferirsi ai due tegoli, o a due oggetti da essi rappresentati: che mmkes- si riattacchi in qualche modo al gr. p.ey.opuyp.é%r xanvc'òn ‘ afi'umicati ' v 435, uopuy_cbrspov ‘ obscurius ' Aristot., rad. *m(o)rukh-, indicando ‘ tegole ’ in quanto ‘ strumento per coprire dal sole ’ 0 sim.? In tal caso il:] sarebbe da raccostare al lt. ita. (5 428), ma con valore locale: ‘ i due tegoli qui ’. —— In ciò che segue, si può distinguere un azsul; poiché 5 ha dato in sic. «. (cfr. 126), azsul da "'-512 sarebbe un dativo, forse di nome divino: cfr. "Aocwoc, nome di divinità. sicula, inoltre il nome di fiume ’Acoivanpog (con *nar- ‘acqua ”H) Thuc., Asines Plin. III 88, Assosina. Rav. Ancora più problematico è il secondo tegole, in cui la divisione è forse [roses anlres; con riferimento ad eredes di 126 si può scorgere in queste forme dei nom. plur.: forse indicazione dei dedicanti‘l nnircs potrebbe corrispondere grosso modo al gr. o’wépec; (1); si tratterebbe di soldati? oppure di ma(1) Questo tema forse anche nel npr. anarc-kartos di una moneta. che il Wathmough PID. 325 include fra i monumenti ut leponzii ». Un tentativo completamente diverso v. presso Pagliaro, Atti del I I I Congr. Intern. dei Linguis“, p. 157 sgg.

vr — 11. SICULO, 128

297

gistrati 1 Nel qual caso sorge il dubbio se non si avesse da dividere ]re sesanlres, il secondo comprendente ses- o sesa- (cfr. gr. èEan-erfiq), scorgendo

in sesanlres dei ‘ sèviri ’; -re potrebbe essere la finale di un perfetto, ‘ po. suère ' o simili. Con tutte le riserve, possiamo quindi proporre una traduzione ‘ duas hic tegulas ( fl ) Asso [posué]re sè(î)viri. . . '.

128

Ribezzo, RIGI. XVII, p. 77 egg. (con faosimili); cfr. le lezioni di F.

Altheim comunicate da me in St. it. fil. classica N. S. XI, p. 315 egg. Una buona. fotografia mi e stata procurata gentilmente da O. Parlangèli. Da Sciri Sottano (20 km. a Sud di Caltagirone).

nendaspurenostebcipraareienbourenaividepagostikeaite..ss.iube Su rozza stele di pietra. La mia lezione si basa sulle fotografie del Ribezzo, che in parte legge (ma a torto) altrimenti, e del Parlangèli. — Il primo ! è piegato nel mezzo; per il secondo i, che nella fotografia appare assai chiaro,

l’Altheim di sulla pietra aveva letto t. Il secondo ]) presenta una linea . orizzontale inferiore. gg e in sono assai incerti. I tentativi d'interpretazione del Ribezzo e mio (Italica, 1934; cfr. St. it. fil. cl. citati) sono molto azzardati e certo in gran parte erronei. Anche qui non si possono fare che supposizioni: nendas npr. del tipo Xapdw8ac; (Ri-

bezzo) n. sg.; tebel parrebbe = lat. tibi da *tebh-, ein tal caso qui "‘-ci sarebbe continuato da -ei anziché -e come in 126; praarel può allora essere il dativo di un npr. Praar- (o Pranzi-), apposizione di tebcl. —- on = lt. in gr. èv; bourenal loc. sg. di un nome di luogo, per cui il B. confronta Bofipac acheo e Boùpwac fonte in Cos. —— vlde pare identico all’imptv. lt. vid6. — pagostl potrebbe essere una III ag., forse dalla rad. *peîg- di gr. miv… lt. pangò' ecc.; forma di pres. di un denominativo d'un *pagos- ‘ aediflcium "I

forma di aoristo sigmatico fatto da un tema *pago-î Nel secondo caso, la desinenza primaria "‘-ti sarebbe subentrata in luogo della secondaria "'-t. —— kcal può essere infinito con "'-ai come scr. -aj-e di aj- ‘ agere ', gr. Seti-au ecc., da "'ÎEei- di gr. xeîa8ar. ecc., quindi da "'Îej-ei.

Si può pensare che nella parola dopo nendas vada riconosciuto un accusativo di parola indicante ‘ tomba’ (forse termine preie. da raccostare all’egiziano mpap[g 'l); l’iscrizione direbbe: ‘ N endas (sepulcrum) tibi Praar in Burena, vide, aedificavit; quiescere te (ipse‘lî) iubet ( H ) ’.

Segnamo qui i dati grammaticali ricavabili dalle precedenti interpretazioni:

298

LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA

I.

OLTRE IL

LATINO

Morfologia.

Declinazione: Temi in -o-: Nom.-Acc. sg. ntr.: durom iemitom veliom viinobrtom 126; Strum.z nunu maru 126; Dat. azsui 127. Temi in -cî-: Nom. sg. msc.: nendas 128; Acc. stainam 126; Dat. nane 126; Loc. bourenai 128. Temi in -i-: Strom. sg. stentimi 126; Nom.-Acc. duale mrukesi, cfr. dvii 127. Temi in consonante: Dat. sg. praar-ei 128; Nom. pl. cred-es 126 anir-es 127.

Pronomi: tebei ‘tibi’, te ‘ t e ’? 128; tom ‘ i d ’ 126. Numerali: dvi! ‘ duo ’ ntr.; ses- ‘ sex ’ ? 127. Verbo: pres. osti 126, pres. o aor. I I I sg. pagosti 128; ingiuntivo I I I pl. emponitan 126; imptv. vide 128; infin. radio. keai 128; ppp. iem-i-tom 126. Inoltre -re desin. di I I I pl. pf. “H 127; iube ‘iubet’ ?? 128. Indeclinabili: iti ‘hic ’ 127; en ‘ i n ’ 128; ned ‘ nè ’ pos ‘postquam ’ 126. II.

Fonetica.

Le vocali ie. appaiono in genere immutate; ma 6 > u, durom

nunu (da -6- da -oye—) maru 126; i è scritto i, stentimi 126 dvii mrukesi 127 . Dittonghi: ed > e, ned 126, ma resta in tebei praarei 128; così pure "'-5.71 > -e, nane 126, ma resta in bourenai keai 128, cosicché avremmo due dialetti diversificantisi nella continuazione dei dittonghi (cfr. in lt. ae urbano: e rustico 5 19, ecc.)— — "‘-612 > -ui, azsui 127 . Nota anche viino- 126. Semivocali: 32 iniziale resta, iemitom 126, ma scompare fra vocali, keai 128; @ resta in veliom 126, dvii 127, vide 128. Liquide e nasali restano immutate, nota in particolare -m di durom ecc. 126. La liquida sonante { appare conservata (o r è risultato di una sincope?) in -brtom 126. Occlusive: Tenui e Medie ie. restano immutate, Medie Aspirate appaiono come Medie in -brtom 126, tebei 128, ma gh- par-

vr — IL SICULO

299

rebbe scomparso (attraverso h?) in eredes 126: imprestito? e cfr. ad loc.; il luogo d’articolazione pare in genere immutato, le palatali sono rappresentate da gutturali in pagosti e keai 128. Se iube 128 corrisponde a lt. iubé—, -dh- avrebbe dato -b- (dopo u ? cfr. 5 104). — Occlusiva finale è conservata in ned 126 (monosillabo), è scomparsa in emponitan (polisillabo; precede consonante).

s appare ovunque conservato: ses-: sea: ?? 127, mrukesi 127, eredes 126 ecc.

In contrasto colla scarsezza dei monumenti epigrafici sta il numero relativamente cospicuo delle glosse sicule, raccolte in PID. II, pp. 449-473.. Non tutte esse sono ugualmente sicure; alcune possono essere italiche e attribuite erroneamente al siculo; più spesso i grammatici hanno chiamato ame… voci dei Eme)uòrau, cioè dei Greci di Sicilia, che potevano provenire dal greco; o anche voci greche usate da scrittori greci di Sicilia, p. es. Epicarmo o Teocrito. Qui appresso trattiamo solo quelle glosse che a nostro parere possono abbastanza sicuramente attribuirsi al siculo, o almeno non possono con certezza esser ritenute non sicule. Fra di esse, un piccolo gruppo può attribuirsi, più o meno con certezza, all’elemento ie. della lingua. Si tratta di Ao’cyscrug‘ $eòg. Emeloi, Hes., cfr. ad mess. logotibas 83; xa'ìvxanlog' xpixog ò è?:ì. ror.îc; Sòpatg. Eme)\oi, Hes.z lt. «Cancri dicebantur ab antiquis qui nunc per deminutionem cancelli » P. F. 46 M. 149 L. (da

porre nel terzo gruppo?); xo'cpxau' xacpxivo:., noci. (x)6xloz. Er.xeloi, Res.: xacpxivog, lt. cancer dissimil. da *caxrcro- scr. karÌca.tas ‘ gambero ’; o’ccrxé8copog (of. nepî. *r1‘qv E:.xsliow olxoìîvreg ai. xa)xoìicnv ròv oùozvpov, Ath. 402 B), forse &(v‘i)-oxeS—z rad.

*sìÎheid— di gr. oxiCco lt. scind6 ecc. ‘ unbeschnitten, non castrato’; Sopar. ecc.,

îy.ecrrog' Sim; Emax-i] (l. -oi°i), Hes.z *med- di specialmente osco meddix, cfr. ad

1;

pé-

ròpyog°…

6 yin]; nonpa‘n Emeltòraug, Hes. e Tépytov‘ (ipo; èv Emslio_z, id. (la

300

LE LINGUE DELL’ITALIA ANTICA

OLTRE IL LATINO

voce anche in Callimaco e Licofrone !): anord. storkr, aated. 8t01'dh ted. Starck ‘ cicogna’; oauxòv° Enpòv. Eupazxoòauoz. Hes., ma forse da leggere *oatuoòv e a ogni modo riconnettibile con gr. afioq, onùcrrau)léog, lit. safisa3, ablg. suchù ‘secco ’. Per Aîîwn cl’Etna ’, Hes. Theog. 860 ’AÌ8vng (la forma con 1: è recenziore!) è stata proposta l’origine dalla rad. *aidh— ‘ ardere ’ gr. atîf3m, lt. aedés ecc. Per Coiyx7tov 0 Boiyxolov (C = d spirante?) ‘ falce ’, che ha dato il nome a Zo'cyxkq ‘Messina’ (cfr. Thuc. VI 4, 5), il Niedermann, Essa/is d’étymologie et de critique verbale Zatines, 1918, p. 24 sgg. pensa che questa parola, con daculum -a ‘ falce ’ (G. G]. I 84, 91) che le continuazioni romanze mo— strano ligure, sia dissimilata da un *dhalklo-j-àî- onde lt. falcula da cui è stato ricavato il positivo falx; seguendo il Mikkola, BB. XXV, p. 74, si può ulteriormente risalire a *dhaZg-klo— e confrontare il lit. daîgis ‘ falce ’. Un secondo gruppo è costituito da parole di cui l’origine è difficile s00prire; parecchie di esse sono certamente anarie, e comunque è dubbio se le si debba attribuire al «siculo» o al «sicanon. Tali (ove non è nominata la fonte, si tratta di Esichio) &xepoilac' p.upoivn. E.; &p.or.og° xaxòg. E.; Batc'òrtg' ’AcppoBim napa‘c Eupacxouoioug; yéppoc E:.xeloì. Àéyoucn. ra‘r. &vSpe'iat noci yuvau.xsîoc od80îac Paroemiogr. Gr. 8. V. Pèppoc Na'ciux, cfr. Non. 118, 27 M. « et sunt germe fascini, qui sic in Naxo,

insula Veneris (si tratta invece di Naxos di Sicilia), ab in— colis appellantur », yèppat rà Bspno'crwou oni80'tjor. Etym. Orion. 42, 24; Spamm? Tusko— (cfr. T. I. VI b 58 con I b 17. VII a 12, ecc.) onde il lt. Tucci, che appare formato dal radicale turs— di Topa-moi come O(p)s-ci Fulis-ci ecc., inoltre in lt. Etrusci (ed Etruria il paese, con rotacismo 5 113) che pare deformazione di Tursci, secondo il Corssen per analogia dell’umbro etro- ‘alter ’: onde Etrusci dovrebbe esser sorto in Umbria, significandovi ‘ gli altri ’, ‘ gli stranieri ’. La lingua etrusca potrebbe perciò rappresentare il risultato della convergenza di elementi egei e micrasiatici con elementi preindeuropei indigeni dell’Italia e anche con elementi indeuropei, questi ultimi, astrazion fatta dalle antichissime iso— I

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LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL LATINO

glosse correnti fra l’indeuropeo unitario e le lingue del Mediterraneo, in parte giunti ai «Tirreni» egei insieme colle inva— sioni ie. di quei paesi, in parte dovuti alle popolazioni ie. dell’Italia sottomesse dagli Etruschi o acquisite alla loro confederazione (soprattutto popolazioni umbre), o loro confinanti. Così si spiegano i rapporti stretti fra la lingua di una stele rinvenuta a Lemno e l’etrusco, d’altro lato fra l’ctrusco e il retico (cap. VIIÌ) ecc., e la presenza in etrusco di parole io. quali nefts ‘ nipote ’. Scomparsa la letteratura —- a quanto pare, di carattere eminentemente religioso — degli Etruschi, scomparsa l’opera Tuppnvmoi in 20 libri dell’imperatore Claudio, in cui anche la lingua aveva forse una sua trattazione, siamo ridotti a conoscere la lingua di questo importante popolo soltanto attraverso poche glosse (non tutte sicure) tramandate dagli antichi, e i monumenti epigrafici. Questi consistono in circa 9000 iscrizioni, raccolte nel Corpus I nscriptionum I talicarum di A. Fabretti (1867 ; con 3 supplementi, e un’appendice del Gamurrini), nel Corpus Inscriptionum Etruscarum che si pubblica dal 1893, e nella Nuova raccolta di iscrizioni etrusche di Mario Buffa (1935) re-

cante supplementi e correzioni ai due Corpora: una utilissima silloge delle più importanti iscrizioni, a cui sono aggiunto la Mummia di Zagabria (v. appresso) e le glosse, il tutto corredato da preziosi indici delle parole, ha offerto M. Pallottino nel suo libro Testimonia linguas Etruscae (Firenze 1954). E sempre nuove epigrafi vengono alla luce, non solo nell’Etruria e nell’Umbria, ma anche nella Campania, nell’Italia settentrionale, ovunque il dominio o l’influsso etrusco è giunto; una iscrizione si è trovata persino a Cartagine. Si tratta soprattutto di iscrizioni funerarie, di brevi scritte su specchi, su vasi ecc., che cominciano dal VII secolo a. G. Ma all’infuori di nomi propri, ben poco contribuiscono questi monumenti alla conoscenza dell’etrusco, in quanto si tratta di alcune formule stereotipate contenenti poche parole. Vi sono bensì alcuni monumenti maggiori: il tegolo di Capua, il cippo di Perugia, il fegato bronzeo di Piacenza (per scopi divinatorii: gli Etruschi avevano una

vu - L'ETRUSCO

305

particolare competenza nell’aruspicina, detta perciò disciplina Etrusca), un sarcofago di Tarquinia, il rotolo tenuto in mano da Laris Pulena, o meglio dalla statua rappresentante questo sul suo sarcofago, tre lamine plumbee probabilmente con de— fixiones; ma si tratta di monumenti disparati che non si illu— minano l’uno coll’altro. Più importanti sono le dodici bende di line in cui era avvolta una mummia trovata ad Alessandria ed ora al Museo di Zagabria (« Mummia di Zagabria », o « di Agram » dal nome tedesco della città), sulle quali è scritto un lungo testo di carattere sacro (1); ma anche qui, malgrado gli acuti contributi di diversi studiosi, se qualche passo si è fatto nella determinazione della struttura generale del testo e di alcuni elementi morfologici, il lessico sfugge ancora ad una precisazione dei significati. Où83vl. &)Wp E9ver. òp.òylcocraov fu definito il popolo etrusco da Dionigi d’Alicarnasso (I 30); e questa definizione è stata confermata dagli studiosi moderni. Esistono bensì, come si è detto, connessioni con Lemno e col retico, e più lontanamente possono intravvedersi punti di contatto con certe lingue dell’Asia Minore, fors’anche con alcune lingue caucasiche; ma nel primo caso ci troviamo dinnanzi ad un obscumm per obscurius, nel secondo i punti di contatto non sono così numerosi e stretti da permettere di ricorrere a confronti come quelli che han permesso di indagare e comprendere almeno in gran parte monumenti in lingue indeuropee morte da millenni quali le lingue di cui ci occupiamo nel presente libro. Il metodo «etimologico » o, come io direi meglio, « comparativo » fa qui totalmente. difetto, ove non si tratti di riconoscere imprestiti in etrusco o dall’etrusco (p. es. nefts ‘ nipote ’ penetrato in etrusco da qualche lingua ie., o mem ‘ u n magistrato’ dall’etrusco passato all’umbro ecc.). Resta pertanto il metodo « combinatorio » col quale, partendo dal carattere del monumento, da analogie epigrafiche ecc. di monumenti in altre lingue (1) Pubblicato da. M. Runes, Der ctmskischc Text der Agramcr Mamianbinde (con glossario di M. Cortsen), I l . Beiheft zur Glotta, 1935. 20 _, V. PISANI, Le lingue dall'Italia antica oltre il latino.

306

LE LINGUE DELL’ITALIA ANTICA

OLTRE IL LATINO

note, dall’identificazione di parole già note, ecc., si cerca pa— zientemente di determinare il significato e l’uso di nuove pa— role, confrontando l’uso di queste in tutti i monumenti che le contengono, e così procedendo con lentezza ma con sicurezza. Una combinazione dei due metodi (quale d’altronde ha luogo fino a un certo punto anche per i più assennati aderenti al

primo) tenta A. I. Charsekin col suo metodo «complesso» a mezzo del quale da interpretazioni talora accettabili di monumenti etruschi nel suo libretto: Voprosy interpretacii pamy'atnikcv etrusshoj pis’mennosti, Stavropol’ 1963. In tal modo si è potuto ricavare uno schema rudimentale di morfologia, di parecchi termini si è potuto precisare il significato o almeno circoscrivere la sfera semantica cui appartengono: si è riconosciuta anche la presenza di due varietà dialettali, a Nord e a Sud di una linea che passi a Nord di Vetulonia e Perugia, e si intravvede la pos— sibilità. di precisare ulteriori varietà temporali e territoriali. Il carattere della lingua e della sua documentazione, nonché lo 'stato degli studi, non ci permettono di trattare l’etrusco come le altre lingue dell’Italia antica: dobbiamo contentarci di una schematica e magra raccolta di notizie più sicure. Dap— prima un po’ di bibliografia: Die etrushische Sprache, in MiillerDeecke, Die Etrusher, II (1877), pp. 328-512; Skutsch, voce Etruskische Sprache, in Pauly-Wissowa, Real-EnccOpcid-ie VI, col. 770 sgg.; Pallottino, Elementi di lingua— etrusca, 1936; Buda, Elementi di grammatica etrusca, 1950 (in parte dilettantesco). Arbitrario e in parte fantastico, ma qua e là. con buone analisi, Trombetti, La lingua etrusca, 1928; cfr. anche i vari lavori di H. L. Stoltenberg — fra essi una Etruskische Sprachlehre e Die Sprache der Etrusher apparsi a Leverkusen tra il 1950 e il 1959. I nomi propri sono trattati nella grande Memoria di W. Schulze, Zur Geschichte Zateinischer Eigennamen (Abhandl. Gesellsch. Wise. zu Gòttingen, 1904). In particolare: E. Vetter, Etruskische Wortdeutungen, I: Die Agramer M umienbinde, 1937; K. Olzscha, Interpretation der Agramer M umienbinate, 1939 (con Nachtese in IF. LXI, 1954, p. 55 sgg. e uno studio sulla VII colonna in SE. X X X , 1962, p. 157 sgg.). Brevi ma utili riassunti in Ducati, Etruria antica, 1925, I, p. 60 sgg.

vn - L'ETRUSCO

307

(con buona bibliografia) e Pallottino, Etruscologia, 1942, p. 225 egg. — Inoltre i Berichte del Cortsen e poi del Vetter in Giotta. Vedi da ultimo Pallottino, Nuovi orientamenti nello studio dell’etrusco, in Symbotae Hroznj V ( = Archiv Orientaîtni XVIII/4), p. 159 sgg. Anche della lingua si occupa la rivista Studi Etruschi (Firenze), con indispensabili bibliografie. L’alfabeto etrusco, di origine greca (secondo la tradizione, introdotto da Demarato corinzio: Tac. Ann. XI 14), include bensì i segni corrispondenti a [B, 7, 8, o; ma di essi [B, 8, o non sono usati e il segno di y è usato col valore di la, con cui esso (trascritto c) e con q si alterna indiflerentemente; per o di altre lingue l’etrusco usa u. Ciò significa che l’etrusco non conosceva né le medie né la vocale o; in compenso esso ha le tenui aspirate & (p 1, usate promiscuamente con t p e specie nelle iscrizioni recenziori, inoltre la Spirante labiodentale sorda, indicata nei monumenti più arcaici con vh, in seguito con un segno 8 da noi trascritto con ]. Accanto a s è adeperato indiscriminata-

mente s'; v è spesso usato per u vocale; :: èla sibilante sonora (1),

ma spesso si alterna con 3 e &. Valore di sonanti (rn gi g' }) oltre che di consonanti hanno rn, n, r, i. Specie in principio di parola li può alternarsi con f e con altre mute. Le geminate sono pressoché sconosciute, almeno nella scrittura. Abbiamo quindi

il seguente sistema fonetico: Vocali: a e i u (scritto anche v) Semivocale: v (ed i ? non segnato comunque speciale) Liquide e nasali sonanti e consonanti: t r rn n

in modo

Occlusive: c (le, q) t 39, e Z. 3 cp (con imperfetta distinzione del modo d’articolazione)

Spiranti: j, h (0 questa è una aspirazione?” s 5 z. Un forte accento iniziale, come in ou. e in latino, provoca nel periodo più antico incertezza nel timbro del vocalismo delle

sillabe mediane, che spesso si adegua a quello della prima sillaba; più recentemente sincopi e anaptissi. Notevole è l’alter“) z = ts secondo J. Hubschmid, Revue de linguistique romane XXVII. 1963, p. 373 sg.

308

LE

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LATINO

narsi dei dittonghi ai, au, su con ei ed e, av ed a., ev; talvolta a si alterna con e, in parte, sembra, per metafonia (influsso

delle vocali nella sillaba seguente), ma un’alternanza 41/6 e fatto assodato nelle lingue del sostrato preindeuropeo. Alle alternanze già. indicate per le occlusive, si aggiunga quella di 19 ed [.

Alcuni esempi: vipenas e vipna = Vibenna, pumpnaé: Pomponius, tarxna tarcnei taqunies: Targuinius, har9na accanto a fara-ana, arun0 e arn8- (fg.!) = Amns -ntis, monio = Mevélaog, vcstrcnas (!!): Vestricius, macstrna (r) = Mastama, puplina pupluna: Papulcînia, clan ‘ figlio ’ plur. clenar, laucane accanto a lavcinasa lacanc, haltu accanto a. l'altu, bastia accanto a fastia,

uhtavc = Octdvius, zalvi e salvi = Salvius, caszi = Cassius, clutmsta (sp!) e cluòumsfia = Klora…fiorpoc, axmcmrun = ’Ayocuéuvmv, alsentre = ’AJu-EEacvSpog, ecc. Passando alla morfologia, osserviamo anzitutto che adoperando per le categorie etrusche concetti morfologici esemplati sulle lingue indeuropee corriamo il pericolo di grossolani fraintendimenti. Ma date le nostre conoscenze frammentarie, non possiamo che molto all’ingrosso stabilire la struttura dell’etrusco. Una distinzione fra generi maschile e femminile pare venga fatta solo in nomi, propri e comuni, per mezzo dei suffissi —i, -ia, -a, -z9a che servono a diflerenziare i femminili dai maschili. Ma anche i msc. possono terminare in -i od -a.. Caratteristica del plurale e -r (-wr, -er). Come di solito nelle lingue « agglutinanti » (p. es. il turco o l’ungherese), le desinenze di caso sono uguali per i due numeri (l’etr. non pare conosca un duale) e si aggiungono alla forma di singolare o di plurale. Esse sono: gen. (spesso con valore di dativo dedicatorio) -s, -Z (-sa, -Za>, -a.l; anche -si); dat. -i, -e ( i ) ; locativo -0(i) -t(i). Una desinenza -eri dovrebbe essere di dat. plur., ma a volte parrebbe di dat. sg. Il nominativo e di norma uguale al puro tema; si trovano tuttavia forme con -s, per nomi di divi— nità. di origine greca o latina. Si noti però che -os del greco e latino è di norma riprodotto con -e: vile = (F)’Iòlrxog, amcpziare = 'Auqtoîpaog,

a8-rste e atreste = "A89010'1'0g, ecc.

Cumulo di desinenze si ha quando a una forma di genitivo — che assume quindi valore di aggettivo indicante la perti—

vu — L’ETRUSCO

309

nenza — si aggiunge un’altra desinenza: p. es., da uni ‘ Inno ’

unial ‘ Iunonis ’, e con —ti di locativo unialti ‘in Iunonis ’, ‘ nel tempio di G. ’. Ciò avviene particolarmente colla desinenza di genitivo, formandosi il cosiddetto genitivus genitivi: p. es. aule-s ‘ di Aulo ’, avle-s-la ‘ del (figlio) di Aulo ’; ma spesso, soprattutto nei monumenti più recenti, il cumulo di desinenze di genitivo vale come una sola desinenza: è quel che il Pallottino chiama « rideterminazione morfologica », per cui sembra che, perduto il senso di certe formazioni, si aggiungessero nuove desinenze a determinare meglio il caso già, in quello indicato. — Gli aggettivi non sono di norma declinati. Pronomi: mi ‘ ego ’, mini ‘ me ’ (meno probabilmente ‘hic ’, ‘ hunc ’); dimostrativi, ca cca. an ta. ecc. (gen. cé, loc. celti cl&i, acc. ocn, ecc.); parecchi ritengono che dal tema ta.- sian fatti degli articoli enclitici. I numerali per 1—6 ci sono noti dai famosi dadi di Tuscania, su cui i numeri sono scritti in lettere; purtr0ppo non sappiamo quale sia il valore di ognuno di essi, ma grazie ad acute combinazioni coi nomi di decine, ecc. sembra probabile la serie proposta dal Torp: &u 1, za] 2, ci 3, sia 4, max 5, hu3 6; ma anche probabile è quella di W. Krogmann (Giotto XXXVII,

p. 149 sgg.): max 1, Su 2, ci 3, hu3 4 (cfr. l’equazione di 0Étir: 'Tr—mvfio: = Terpa'z—rcohg [rfig ’Arrmììg]), se 5, za] 6, che oiîre relazioni coi corrispondenti numerali ie., cfr. Paideia XIV, p. 170 sg. e XV, p. 249. Per- 7-9 abbiamo, ricavabili da nomi di decine o da avverbi numerali, semqo- cezp- e num- (0 'muo— 7), di difficile assegnazione; se è lecito raccostare cezp- con chosf-er ‘ ottobre ’, ricaveremmo per esso il valore di 8; semo ricorda la parola per 7 indeuropea e semitica. Le decine sono formate con —alx (cialx 30, sealx 40? ecc.), salvo za$rum 60 (‘l avanzo di sistema sessagesimale 7). Le unità nell’interno delle decine

(11

19, 21 . . . 29 ecc.) sono indicate additivamente fino a 6

(max za3rum 65 o 61), sottrattivamente dal 7 al 9 a mezzo di

-em- 0 -nem- come lt. -dé- (ùn-dé-nintì & 388): 9u-nem-zafirum ‘ duodesexaginta ’ (‘ unde- ’ ?).

310

LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA

OLTRE IL

LATINO

Il cosiddetto verbo, di cui si ignorano desinenze personali, e che quindi potrebbe essere una forma nominale impersonale, è molto oscuro. Troviamo forme corrispondenti al tema « verbale », spesso terminante in -u-, come lupu ‘morì ’; accanto a queste, forme (assai frequenti) con un suffisso —ce -xe indicante il passato, ad es. lupu-ce; con questo suffisso ne concorre un altro, me; anche -sa è ricavabile da forme « verbali ». Un -9 imperativa.le sembra possa aggiungersi al puro tema, che già. da solo ha valore d’imperativo; si tratterà. d’una particella rafforzativa. Delle particelle, sono ben chiare le enclitiche —c e -(u)m, la prima con valore copulativo (come lt. -que), la seconda con ugual valore, cui si accompagna una sfumatura avversativa (come lat. at, gr. Sé). Diamo qui un elenco delle glosse etrusche presso gli antichi: a’zyanMfiropav naz'i8a Tuppnvol. Hes. (così secondo la correz. di Musurus; il ms. ha o’nyazxfiropaz, il Latte corregge a’woùa‘ìxropac). alaoi° Baol, ÙTL'ò Toppv;viiiv. Hes.; cfr. « cesar . . . Etrusca lingua deus ». Suet. Octav. 97. div8ag' Bopéacg, ònò T. Hoe. (poiché 8 rappresenta I, da mettere in rapporto col seg., cfr. lt. aq-uilò: aquila). &vrazp* àevòg, fm:ò T. Hes. apicmam: « herba quae a Graecis dicitur chamae melon: . . . Tusci apianam ». Ps.-Apul. p. 41, XXIV. &paocog' lépatE. T. HBB. &ptpog roòr; m8fixoug cpacoi. nonpà *coì'g Tuppv;voîg a’:pip.oug nucleia$aa. Strab. XIII 4, 6 p. 626. « arse ucrse auerte ignem significat. Tuscorum enim lingua arse auerte, uersc ignem constat appellari ». P. F. p. 18 M. 114 L. &rataòv‘ a’nvaz85vSptig. T. Hes. « atrium appellatum ab Atriatibus Tuscis ». Varro L. L. V 161; cfr. Paideia VII, 1952, p. 95 sg. afixfi7lcog‘ €ceg, òrcò T. Hes. baltcum: « sed Varro in Scauro baltca dixit et Tuscum uocabulum ait esse. item huma'narum XVIII». Charis. 77, 9 sg. K. {3oppòg‘ m'w9apog. T. Hes. (‘ scarafaggio ’, o ‘ tazza’?).

vn — L'ETBUSCO

311

camillus: « Statius Tullianus de 'uocabulis rerum libro primo

ait dixisse Callimachum apud Tuscos Camillum uocari Mercurium, quo uocabulo significant deorum ministrum Romani quoque pueros et puellas nobiles et inuestes camillos et camillas appellabant ». Serv. Am. XI 543 = Macrob. Sat. I I I 8, 6; « ministros enim et ministras impuberes camillo.» et camillas in sacris uocabant, unde et Mercurius Etrusca lingua Camillus dicitur, quasi minister deorum ». Serv. Am. XI 558. Kar.3p.îlog‘ & 'Epy.fiq èv Tuppnviqt. Schol. Lycophr. 162. Cfr. ad A 45, 9. capys: «sed constat eam (capuam) a Tuscis conditam, uiso falcom's augurio, qui Tusca lingua capys dicitur ». Serv. Am. X 145. « cassis de lamina est cassidam autem a Tuscis nominatam. Illi enim galeam cassim nominant ». Isid. XVIII 14, 1. corofis: « nomen herbae batrachii: Tusci corofis (che-) ». C. Gl. III, 633, 2-8. Soiuvog‘ Euro;. T. Hes. Spofivar 1°q o’cpxfi, fm:ò T. Hes. (: ròpocwog, V. appresso turcm?) falado: « Falarica. genus teli missile quo utuntur ex falis, id est ex locis instructis, dimicantes. falce dictae ab altitudine, a falado quod apud Etruscos significat eaelum ». P. F. p. 88 M. 206 L. (varia lectio iolanda) qae[ìpofiog 'Av6cnog Sè èv Té?) nspì. ;.mvc'òv @efìpo'u'ov 1:òv xarotx36vzov eìvau. 1'fi G)oùcnccnv qamvfi Aéyet. Ioh. Lydus de mens. IV 25. yo'trcoc‘,‘ 5xny.ac. T. Hes. y[t]viq yépawog. T. HES. « hister Tusco uerbo ludio uocabatur » Liv. VII 2, 6. Cfr. Plut. Quaest. Rom. 107: Kloòfir.og 'Poficpoc; îoròpnxe èx Tuppnviacg è)u‘ìeìîv nolloùg nad. o’cycxfioòg rexv[rorg, òv ròv rcpcorsùovroc 8651] una?. xpòvcp nleîorov èveunuepofivror. roîg Bsaìrpozg, "Iarpov òvouo'cCeofioct. xanì. && rofiro noivrazg îorpicovacg a’m’ èxeivou npoaazyopeùsoàou. « iduare enim Etrusca lingua dividere est ». Macr. Sat. I 15, 17, cfr. Paideia. XV, 1960, p. 247.

item, cfr. s. v. itas. itus: « Idus ab eo quod Tusci 'a'-tus, nel potius quod Sauini idus dicunt ». Varro L. L. VI

28. Cfr. « Iduum porro nomen a

312

LE LINGUE DELL’ITALIA ANTICA

OLTRE IL

LATINO

Tuscis, apud quos is dies itis uocabatur, sumptum est. item autem illi interpretabantur louis fiduciam ». Macr. Sat. I 15, 14. « Zanista gladiator, id est carnifex Tusca lingua appellatus, a 1aniando scilicet corpora ». Isid. X 159. Zucumo: « duodecim enim Zucumones, qui reges sunt lingua Tuscorum». Serv. Aen. II 278. « mantisa additamentum dicitur lingua Tusca quod ponderi adicitur, sed deterius et quod sine ullo usu est». P. F. p. 132 M. 258 L. vo'w0g ò ’08uooeùg 1cotpa’c Tuponvo'ig va'wor; xacleì'razn, Snloì'ivroc; 106 òv6p.arog ròv nlavfirqv. Schol. L_ycophr. 1244. «sabato Tusce tibicen dicitur». Fest. p. 309 M. 405 L. Cfr. Varro L. L. VII 35: «Subulo dictus quod ita dicunt tibicines Tusci ». Alcune voci date dagli antichi come etrusche sono latine o italiche, così xo'mpan, Aéoc' 3ea‘c fmò T., Zama (imprestito lat. dal gr. x)xor.îvac, non è escluso però che l’etrusco abbia servito da intermediario); negli elenchi di parole etrusche si trova anche nepos, ma si tratta di errata lettura d’un passo lacunoso di Festo (cfr. la — dubbia — restituzione nell’ed. Lindsay, p. 282). Si aggiungono i nomi di mesi dal Liber Giossarum (VIII sec.) ’e dal Vocabularium di Papia (XL sec.): velcitanus ‘ marzo ’, cabreas ‘ aprile ’, amp(h)iles ‘ maggio ’, aclus ‘ giugno ’, tran-cus ‘luglio ’, ermius ‘agosto ’, c(a)elius ‘settembre ’, chos/er ‘ o t tobre ’, inoltre alcuni nomi di piante da Dioscoride: dimooy. òar.v£vouy. ‘appio selvatico ’, xacuro'zp. ‘millefoglio ’, mxév8cx ‘genziana ’, cpa(ìoulcàvmtp. ‘ giusquiamo ’, yapouléoup. ‘ crisantemo ’, Ytya'tpoup. ‘ gichero ’, Minna: p.ivop (minor sicuram. latino!) ‘lappola ’, patoòrurcoc; ‘ anagallide fenicia ’, p.oòrouxoc ‘ timo ’, òat8iac = 113. meryina, aox'ncwop. = lt. baccar, roìwouu ‘ anagallide azzurra ’; cmlvac &M3a ‘ biancospino ’ è il termine latino. Alcuni altri termini, il cui significato sembra certo: ais, eis ‘ dio ’, ais(u)na ‘ divino ’, v. sopra alcol. — al‘ donare ’. — am- ‘essere ’. — ar- ‘ fare ’. — ati ‘ madre ’. — coil, civil ‘ anno, -i ’ (‘ età. ’ secondo Charsekin). — capa, -i ‘ un vaso ’. — clan ‘ figlio ’. — culixna, il gr. x.qvn. — cupe

vu - L'ETRUSCO,

129

313

‘ coppa ’. — over ‘ dono ’. — fler 1 ‘ pozzo ’. — fler 2 ‘ oiîerta ’; fleres ‘ nume; statua ’. — fuflun(u)s ‘ Bacco ’. — kind-iat ‘ ombra ’. — lala ‘ Diana "l — laran ‘ Lare ’. — Zautn ‘ famiglia, gens ’. — Zanini ‘liberto ’, Zautniò‘a ‘ liberta ’. — Zupu- ‘ morire ’. — mantus ‘una dea dell’oltretomba ’. — mom ‘un magistrato ’. — mul- mulven- ‘ offrire ’. — mutn(i)a ‘tomba’.

— nefts, nef(i)s' ‘ nipote ’. — «per3u ‘ dèmone infernale ’ (e ‘maschera "M). — pruxum, pruxé, prucuna, il gr. npòxoug. — prumafis, preamts ‘ pronipote ’. — pm'a. ‘ moglie ’. — puterc, putiza, il gr. norfip. —-'- qutun, il gr. xcmv. — mina ‘etrusco’ (o piuttosto ‘federale ’, cfr. 'Pocoéwoc). — nll ‘ i n età. di ’ (‘ anni’ secondo Charsekin). -— remax ‘ romano ’. — éacni ‘ sacro ’. — Écc, sex ‘ figlia ’. — sefilans ‘ Mer-

curio ’. — Épur, spwr ‘ città… ’. — sm9i, Ém9i ‘ tomba ’. — sval‘ campare ’. — fiam- ‘ costruire ’. — fleur ‘ tomba ’. — te-

‘porre ’. — ten- ‘ fungere da ’. — ficsan "mattina, la dea Aurora ’. — tin ‘ giorno ’. — tinia ‘ Giove ’. — tivr ‘mesi ’. — tutor ‘ cippo ’. — tur— ‘ dare ’. — tura/n ‘ Venere’ (forse ‘ la

signora ’ e da riconnettere al gr. ròpacwog, ctr. sopra Spofivac). — turm(u)s ‘ Mercurio ’. — tusurò‘ir ‘coniugi ’. —- ulpaia ‘recipiente per olio ’ (cfr. (SA-rm). — uni ‘ Giunone ’. — cile, zilafi ‘ magistratura ’, zilaxn— il verbo rispettivo. —— zix- ‘ scrivere ’ (1). A scopo illustrativo diamo qui appresso alcune brevi iscrizioni (2). [29

CIE. 5257. Da Vulci.

patrucles x a r u t r u i a l s a x l e van-9 h i n 9 i a l axmemrun aivas vilatas truials aivas tl[a]-

munlus Indicazione dei nomi dei personaggi in una pittura parietale della tomba Francois rappresentante il sacrificio dei Troiani fatto da Achille sulla tomba di Patroclo. Abbiamo quindi: Charon, Troianus, Achilles, Van0 (un genio

“ ) Un utile glossario si trova in fondo agli Elementi di lingua etrusca del Pallottino. (2) Altre v. nelle note ad 20. 119.

314

LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA

OLTRE IL

LATINO

infernale femminile), umbra Patrocli, Agamemnon, Aias Oileus, Troianus, Aias Telamonius.

L'iscrizione ci mostra alcuni importanti fenomeni fonetici: «. per e greco (trulals ecc.), )( per g (mxmemrun), la sincope delle vocali in sillaba non iniziale (in tlamunus il nome è stato preso accentando field-), il rotacismo (fre-

quente) di n depo consonante (mxmemrun) ecc., inoltre ci fornisce il significato di hln8-lal, confermato da analoghe rappresentazioni, una forma di genitivo in patrucles, forse anche in tlamunus se = Telapòvoq, infine nomi-

nativi di parole straniere e npr. con -3 (trulals, vllatas che accenna ad “OF:.Adri; 0 sim.).

130

A. CIE. 437. Da Cortona.

v. cvinti

arntiaé

| culs'ans'l

alpan

turce

Su statuetta di bronzo. B. Bu. 1031. 00. Nota XI (p. 98), 9. Da Suessula.

cnai.ve

caisies

alpnu p u z . n u

Scritta senza divisione di parole all’interno d’un vaso piatto a fondo nero. In A s’individuano subito: v. cvintl npr. di donna e arntiaé genitivo di nome (femm.) in -ia; euhianél genitivo(con -s e -l) di culicm, npr. di una dea (della morte), che evidentemente ha un valore dedicatorio; infine il

notissimo tut-ce « perfetto » di tar- ‘ dare ’. Quindi: ‘ Velia Cvinti Arntiae filia Culsanae . . . . dedit '. Il rimanente alpan può significare ‘ dono, offerta ’ o anche ‘ libens ’ o simili. Qui soccorre il confronto di B, ove enalve

è certo ‘ Gnaeus ’, calsies genitivo di ‘ Caesius ’, e alpnu pare forma verbale in -u derivata da alpan: in tal caso, alpan sarebbe ‘ donum ’, alpnu ‘ donavit '. L’interpretazione di B resta incerta, finché non è spiegato puznu: npr.? (così Buffa); verbo unito asindeticamente ad alpnu‘l; cosicché non sappiamo se cables sia dedicatorio ( ‘ Cn. Caesio donavit dichi il padre di enalve.

13]

avit ') o in-

Alcune iscrizioni funebri.

A. Bu. 818.

lucci

Da Tarquinia.

cla-Sena | s v a l c e a v i l

| XXVI

Su cippo. Il significato è: ‘ Lucia Clatena ;vixit (0 sim.) annos XXVI ’. B. Bu. 946.

ram3a

Dalla necropoli di Caere.

suoni

marces

sex

vn — L'ETRUSCO,

132

315

Su cippo: ‘ Ramta Sucuia Marci filia ’.

O'. Bu. 385. Da Chiusi (località La Pellegrina).

lar8i

petrui

lar8ial

sentinateé

puia

ame

Su urnetta di marmo con figura di donna: ‘ Lartia Petronia Lartiae filia. — Sentinatii uxor fuit ’. Da Tarquinia (località. Calvario).

D. Bu. 830.

ve18ur

ezpus

la | ucrinic

puiac

at

In una tomba. -c è la nota congiunzione; tradurremo dunque ‘ Veltur

Espus La(rtis) f. et Ucrinia uxor At. f. ’. Si noti la ripetizione di -c. E. Bu. 828. Da Tarquinia.

8ui c l & i za8rmisc

mutnia8i | vel | seiti8ialisa

velusa

a v i l s | eis

311! e avverbio, ‘ hic’. — elfi-1 locativo del pronome ca; mutnla8l id. di mutn(l)a ‘ tomba ’. — cls za8rmls (-e è la congiunzione) sono genitivi dei

numerali ci e zafirum. — seltlfl-lallsa è genitivus genitivi di seitiòia npr, temm. Quindi: ‘ hic, in hoc sepulcro, Vel Velii annorum trium et sexaginta,

Seititiae nepos ’. 132

Altre iscrizioni funebri, da Tuscania. A. Bu. 760.

z i l t n a l | r a m 8 a | avils | arn8ai

811 | nem

za8rums

Su opercolo d’ossario, con figura di giovinetta. L’ultima parola è forse scritta erroneamente per arn81a. ——zlltnal pare gen. dedicatorio, e si ac-

corda con ram8-a che però è privo di segnaeaso; avlls e za8rums sono pure genitivi. ‘ Ziltnae Ram8ae annorum duo-de-aexaginta Aruntia ’. B. Bu. 761.

statlanes maru

lar8

paxa8uras

velus cafisc

lnpu

avils

XXXVI

lupu

Sarcofago, su cui è la. figura d’un giovane. — paxa0uras è gen. d’un nome derivato da paga-, probabilm. il gr. Bo’mxoq, quindi ‘eollegio di Bacco ’ ; eafis (seguito da -c congiunzione) pare indichi una divinità. Tradurremo: ‘ Statlanius Lart, Veli f., mortuus est annorum XXXVI; mare (in qualità. di marone) collegii Bacchi et Cathi mortuue est- ’.

316

OLTRE IL

LE LINGUE DELL’ITALIA ANTICA

LATINO

G. Bu. 762.

nuixlnei

velus | ram8a

stalanes

| clantl

puia Su sarcofago. — ‘ Stalanis Veli Ramta Nuicilnia, Clantis filia ( i ) , uxor ’.

D. Bu. 763.

cca

mutna

ve18urus

.

.

'

stalanesllar1sahsla

Su sarcofago. ‘ Hoc sepulcrum Velturis Stalanis Larisi nepotis (filii 1 le desinenze di genitivo sono tre: -al-iÉ-la) ’.

133

Dediche. A . Bu. 888.

m i n i mu

Da Caere.

]

vanice mamar

ce

vel

xana

8

Su anfora; si noti la punteggiatura che è usata, seppure non rigorosamente, a distinguere le consonanti finali di sillaba, come nella scrittura

venetica. — mln! e acc. di ml ‘ego’, mulvanlce verbo ‘dedicò'; velxanas è genitivo, forse dedicatorio (cfr. 130 A). Quindi: ‘ me dicavit Mamercus Volcano ’ (o: ‘ Velcani f. "I). B. Bu. 844.

mini

Da Portonaccio. presso Isola Farnese (Veio).

muluvanice

mamarce

apuniie

venala.

Su vasetto. ‘ Me dicavit Mamercus Aponius Venae ’ (vena-la gen. dedic.). O. Bu. 698. Da Vetulonia.

een

turce

| flereé — vatlmi | ar8

cainié

Sull’himation e sul chitone di una statuetta femminile di bronzo. — con

è accus. del pron. ecs; vatlm-l potrebbe essere dativo: ‘ hoc dedit simulacrum Vatlmiae Aruns Caini f. '.

VIII. - IL RETICO E ALTRE LINGUE MINORI

DELL’ITALIA SETTENTRIONALE

Il territorio dei Reti si estendeva a N ord sino all’alto Reno, tra le sorgenti e il Lago di Costanza, comprendendo la valle dell’Inn e dell’Isarco, l’Alto Adige e il Trentino fino a Verona, ed estendendosi ad occidente alla valle dell’Adda fino al Lago di Como. In questo territorio sono state trovate iscrizioni in una lingua. speciale, il cosiddetto retico, e precisamente a Steinberg

(Tirolo sett.), Matrei (a Sud di Innsbruck), intorno a Bol-

zano (1), a Lothen (Val Pusteria), in Val di ‘Non (Cles, Sanzeno, Meolo), in Val Cembra (Caslyr), in Val Leogra (Magrè), a Verona, a Voltino sul Lago di Garda, a Sondrio, a Castelcies (Treviso) e perfino a Padova. Tali iscrizioni sono raccolte dal Whatmough, in PID. II, pp. 3-64; sulla lingua si veda il mio scritto La lingua degli antichi Reti nel vol. XXX dell’Archivio per l’Alta Adige (1935), il Bericht di E. Vetter in Giotto XXX, p. 66 sgg., la sintesi Die Raeter del Kretschmer in Glotta XXX, p. 168 sgg. e dello stesso un breve scritto in Die Sprache I,

p. 30 sgg., vari lavori di K. M. Mayr, da lui stesso elencati in Der Sehlem 37, 1963, p. 116 sg., ecc.; da queste pubblicazioni si ricava facilmente la bibliografia più antica. Nelle pagine

seguenti, in cui si esaminano alcune iscrizioni, mi allontano in parte dalle analisi del mio scritto del 1935.

Le iscrizioni retiche sono tracciate in due alfabeti, cosiddetti di Bolzano e di Sondrio, facenti parte degli alì. «etruschi settentrionali »; vi mancano al solito a e le medie, e nel primo, come in (1) Del «lituo» di Collalbo sul Renòn (PID. 189 °") è dubbio se sia. scritto

in etrusco o in retico; cfr. Giotto; XXX. p. 78 sg.

318

LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA

OLTRE IL LATINO

etrusco, le tenui aspirate (cp, 30 si alternano colle tenui (3 manca); il quale ultimo tratto fa pensare che i sistemi fonetici, non le sole scritture, fossero comuni a etrusco e retico. A Magrè l’alfabeto di Bolzano e accresciuto di un segno che, seguendo il Whatmough, trascriviamo lb: esso si alterna con t e nella parola binakc, tinaxe pare corrisponda allo z di etrusco zinake, cosicché la pronunzia potrebbe essere quella di una spirante (alfricatai) dentale. Una ‘divisione delle parole ha luogo solo sporadicamente, a mezzo di punti; punti in qualche caso hanno la funzione di isolare consonanti finali di sillaba, come in venetico ecc. Ove in séguito una divisione di parole non corrisponda a punteggiatura, si tratta di divisione introdotta da noi. 134

Iscrizioni votive da Magrè.

a PID. 221. r i t a m nehclanu b PID. 222. r i t a n m e l k a

c PID. 224. r i t i e ikuîjibu d PID. 225. r i t i e m e t i n u | t r i a h i s . e PID. 227.

reitem u.iu Dinaxe

]“ PID. 228.

ritale

g PID. 229.

lemais Dinakc ribnekerrinake

h PID. 231.

e]stuva tinaxe

i PID. 232.

estualc

k PID. 233. Z PID. 234.

e s . s t u a tel.ralginua g'inuèur cstum

aqair

(ninnàur‘l)

Queste iscrizioni sono su corna di cervo, corrispondenti in certo modo agli

spilloni venetici di Este (95 agg.). In (1-9 torna, con varie desinenze, un nome rita» rit(i)c— che, col suo frequente comparire, mostra. di appartenere ad una divinità. oggetto delle offerte, la quale non può essere altro che la Reitia venetica; da. ciò si deduce che anche l’estu(v)a- di h-l (cfr. soprattutto estualc i = rltale }, estum ! = ritam -t(l)em a d e) dev’essere una divinità.. Con ciò crolla l’idea. del Kretschmer, che cstum di 1 sia il gen. pl. di un pronome

(e Enuiur l’io. "'snusos > lt. nume: che significherebbe del resto questo isolato ‘ istorum nurus ’ su un corno di cervo ‘l).

vm — IL RETICO E ALTRE LINGUE MIN. DELL'ITALIA SETT., 135

319

Astraendo da 9, di difficile divisione (riba eker rlnake i), troviamo tre formazioni: una adesinenziale (rltle: c, estan: k la), una in - m o -n (a. b d e 1, forse 9), una in -le (] i): quest’ultima ricorda i «genitivi» etruschi in -Z(a), e ci mostra la presenza in retico d’un « genitivo » dedicatorio come in etrusco. Simile valore (« dativo ») avranno le forme in -m, laddove quelle adesinenziali possono rappresentare una costruzione peculiare in cui il puro tema assume di per sé valore sintattico, a meno che non ci troviamo dinnanzi a caduta, grafica o fonetica, di -m. L’incertezza nell’uscita del tema (rita-, rit(i)e-, rip-1) rappresenta forse diversi adattamenti del nome divino straniero (1) reitia-. Assodato ciò, è chiaro che la seconda parola di a b c d e f 11 k 1 sarà

il nome del dedicante, così pure eker (cfr. lt. Egeria“! ?) di y, se la divisione da noi proposta è giusta. Il binaxe di e f è senza dubbio un verbo ‘ donavit, dedicavit ’, identico forse all’etr. zlnake ‘ obtulit ’ 0 sim. e a ogni modo formato come questo, con Joe di «perfetto »: cfr. Thurneysen, Giotto XXI, p. 1 sgg. La stessa cosa è naturalmente il tinaxe di h, ove però il nome dell’offerente è omesso, e secondo ogni probabilità. il rinake di y (con assimi-

lazione -r p- > -r r-). Questo c’induce a scorgere un « verbo » anche nel trlahls di d, che in tal caso sarebbe corradicale del trinaxe nella situla Giovanelli (137); si può anche scorgere in esso un genitivo indicante il nome del padre di etlnu: a ogni modo è escluso, dal confronto di tutte le altre iscrizioni, le quali ci indicano in rit-ie- la dea onorata, che trlahls valga, come vuole il Kretschmer, ‘ tribus ’.

Riceviamo da questo interpretazioni l’esistenza di nomi propri in -a (b Io), in -1' (i l, 9 ‘i), in -8 (i) e soprattutto in -u (a c d e); questi ultimi sono in retico molto frequenti, cfr. da Magrè stesso PID. 236 val.tecpnu e PID. 238

knuse suslnu, in cui si legge soltanto il nome dell’offerente, inoltre 135 a b dove è trattato anche il tel .raklnua di le.

135

Altre iscrizioni da Magrè. a. PID. 237.

klevie

b PID.,239.

lasto

va.].tikinu

asua

cputixinu

Su corna votive di cervo. b è analogo al lmuse suslnu citato in fine della nota a 134, e ci mostra la presenza di nomi in -e, come quelli etruschi maschili; questo c'induce a distinguere va.].tlklnu (punteggiatura come nelle iscriz. venetichel), visto che il nome precedente e klevle; invece in 134 k

tel.ral5lnua è evidentemente, col suo -a. pur esso ritornante in etrusco, un nome di donna. Che cosa possa essere asua (‘ofiri " ‘ h o c ’ î ‘cornu "| ‘ donum ’ i), lasciamo necessariamente indeciso; K. M. Mayr, in Der Schlem 36, p. 222 ritiene che si tratti di un etnico « der Asiat ».

320

LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA

OLTRE IL LATINO

va.].tlklnu, cputlxlnu, tcl.ralrlnua, cui si può aggiungere la scritta, forse mutila in principio, tuklnua sull’orlo d’un vaso di bronzo trovato a Campi Neri di Cles (PID. 209), presentano un suffisso -kinu, femm. -kinua; accanto

ad esso appare —gmu in PID. 236 val.tecpnu il cui valte- è la stessa cosa che il valti- di a, inoltre -n1:. in nehelanu ctlnu 134 a d, guslnu (in fine della nota a 134). Questi suffissi, formanti gentilizi, ritornano altrove nell’Italia settentrionale: abbiamo trovato Jana in ligure (122), -Imo- e -xcno- in venetico

(voltlxencl 102 a, vo.].tlxno.s. PID. 123, ve.l.xno.l. 103 b, katakna PID. 25) e -km- è frequente nell'onomastica celtica dell’Italia (cfr. trutllmos 142); -mn- da "'-pn- ( = -qmu) si ritrova forse in venetico (vo.l.tllomno.s. 91, hra.nmn.llo.l. 103 b e kara.n.mn.s. 90); e così pure -na (vho.u.xo.n.tna PID. 16). L’ultimo suffisso può in parte essere d’origine ie. (cfr. p. 274 sg.);

ma quelli composti -kno- -pm- molto più probabilmente appartengono al sostrato anario dell‘Italia settentrionale, e sono quindi indigeni del retico, non importati, come si era supposto confrontando Jm- col "'ken- di colt.

*kmflmn ‘ stirpe ', -gn- di "'jcn- ‘ generare ’. va.].tlklnu val.tecpnu contengono un valti- che è senza dubbio identico al volti- venetico; qualunque sia l’origine del nome (io. ‘l 'l), vediamo che il

retico. mancando di o come l’etrusco, risponde ad a con a, laddove l'etrusco sostituisce solitamente a.

136

A. PID. 191. Da Siebeneich (Settequerce, fraz. di Terlano).

paniun

laàanuale

||

éupiku

perunies

sxaispala Su due lati del manico squadrato d’un mestolo di bronzo. B. PID. 192.

Dalle vicinanze di Moritzing (San Maurizio, Bolzano).

pevaènixe siupiku tintis

axvili p i p e r i s n a t i

Nell'interno dell'orlo superiore d’un recipiente di bronzo. Per @ (decima lettera) si può forse leggere I"; il ? (terza lettera) potrebbe essere z. 0. PID. 247. «Spada di Verona ». Da Ca dei Cavri, a Sud di Verona (trovata prima del 1072).

cani

èi1_1cpiku r o m i c s

hiracpasu

vakhik

veli-

B@DBB

Su una striscia di metallo generalmente considerata una spada, ma piuttosto una chiave, cfr. K. M. Mayr, Der Schlem 35, p. 212 sgg., che legge: «panini ucplku remles hlldcpasuva Ilhlk velislnes e interpreta ‘ donum dedit Remi (filia) Vispasuva hoc Volsiniensi ’ . Purtroppo è perduto. e nota

vm — rr. nzrrco E ALTRE LINGUE MIN. DELL'ITALIA sarr., 136

321

solo attraverso copie del disegno fattone da Ludovico Moscardo, un tempo suo proprietario: non si può quindi essere certi delle singole lettere. Gli h potrebbero essere dei s'; è è mia interpretazione di un segno poco chiaro,

generalmente letto Il. D. PID. 244. «Paletta di Padova. ».

et.sua

leutiku

kaian.

Trovata a Padova nel 1899.

|

nakinataris

akvil.

Sulla parte piatta di un attizzatoio di bronzo; la prima riga, sinistrorsa va dal manico alla estremità della paletta, la seconda, destrorsa, dalla

estremità. al manico. Non si può dire pertanto col Kretschmer (Giotto XXX, p. 174) che le due righe siano «ganz getrennt von einander »; si tratta di una iscriz. Boucrpoqan36v. I punti indicano consonanti in

fin di sillaba,

cfr. 134 R:. 135 a. Una nuova lettura, non persuasiva, presso K. M. Mayr Der Schlcm 34, p. 45 sgg. (con fotografia). Quel che colpisce in questo iscrizioni sono le forme in -ku: iupiku, slu-

plku, Elucplku e lcutlku. Esse stanno in B C D dopo la prima. parola, che è quasi sicuramente un npr. (l), e si sarebbe tentati di scorgervi dei gentilizi in 44; ma contro questa ipotesi sta A , dove tra pan1un e iuplku sta laianuale,

un gen. 0 aggettivo patronimico o matronimico, e soprattutto il fatto, veramente straordinario, che in tre iscrizioni di cosi varia provenienza si trovi sempre uno stesso gentilizio. Dopo questa parola segue in A B 0 direttamente, in D mediatamente, una forma in -3 (perunies, tlutls, romics, -tarls)

che rammenta i genitivi etruschi, spesso con valore dedicatorio (cfr. 130. 133). In

conseguenza io propongo di interpretare le forme in -ka come forme

verbali, da riconnettere con quelle in -kc e forse anche con quelle etruschein -u come lupa, col significato di ‘ donavit ' o anche ‘ fecit ’ o simili. Quanto ai nomi dei donatori o fabbricatori, paulun è strettamente connesso col (pani di C, e forse anche col panln di un’altra iscrizione (2); le lettere ini"-

ziali di et. sua in D sono troppo incerte perché ci si possa costruir sopra qual-

(1) Con peyaîinlxe cfr., oltre 135 a b con relativa nota, PID. 139 (blocco

di pietra): liseke | mazexe (per z. il Whatmough ha 1; ma cfr. Giotto xxx, p. 179) il cui secondo nome ricorda il lt. Masacius di area retica; PID. 196 (blocco di granito): a) pnake vltamu | laxe? b) be; PID. 220 (frammento d'urna cineraria): cpcxe. (2) PID. 197 (statuetta di guerriero in bronzo): laturu slplanusa panln ‘ Laturo Seppiano ( -sa desin. di genitivo dedicatorio) Panin (i. e.: donavit) '. Ma sono possibili altre analisi. P. es. K . M. Mayr, in De? Schlcm 34, p. 389 sg. divide laturusl planus apanln ‘ di L. P. dono ‘, scorgendo nell‘ultima parola un apan ‘ d o n o ‘ che egli ritrova in una iscrizione su colatoio o casseruolada Cles, letta planuu span ‘ di P. dono ’. 21 — V. Prsnu, La lingua dell'Italia antica oltre il latino

322

LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA

OLTRE IL LATINO

cosa, certo non si può pensare — come io feci altra volta e come fa il Mayr — a errore per estas.

axvlll di B e akvll di D sembrerebbero i gentilizi al genitivo dei due perso-

naggi cui il dono o per cui il lavoro è fatto: a quanto pare, nel gruppo di nome e gentilizio solo uno dei due elementi prendeva la desinenza, così

come in etrusco l’aggettivo non viene declinato; cfr. anche laturu slplanusa nella nota 2 a p. 321, e pltlave kusenkus 137.

Abbiamo così uno schema del tipo Titus domvtt (fecit) Gaio; a Titus (in A ) o a Gaio (in B e D; per C' vedi appresso) può seguire il patronimico o il gentilizio. Rimangono così ancora: in A sxalspala (una sola parola, dato che in questa iscr. le parole sono divise con punti), in B plperlsnatl. È pro-

babile che esse indichino l’oggetto donato (o fatto): quindi sxalspala significherebbe ‘mestolo ’, plperlznatl ‘ recipiente (di bronzo 1) ’: l’ultima parola può essere un composto, contenendo la parola pipe che il Mayr ha letto su una cista di bronzo da Vadena (Glotta XXX, p. 80); d’altro lato, su una

specie di attizzatoio in bronzo da Sanzeno, PID. 199, si legge xevlslanatl: è troppo audace dividere‘ plperl + snatl ‘ recipiente + bronzo ’ ‘I

In D l‘oggetto (attizzatoio) potrebbe essere indicato da kalan; ma la divisione non è sicura. -klna ricorda molto le forme di cui si è discusso in nota a 135; e kalan.naklna potrebbe essere un gentilizio simile a tel.ral;lnua, riferentesi ad et.sua e distaccato da esso come nelle iscrizioni venetiehe (92. 93 ecc.); nel qual caso si avrebbe da intendere: « Etsua donavit

Kaisnnakina Tario Aquilio ». B e D trovano una corrispondenza nell’iscrizione su una situla bronzea finita in Providence, e pubblicata, con fotografia e facsimile, da K. Olzscha,

Die Insclm'j't auf der Situla Providence, a p. 85 sg. del lavoro di W. Lucke O. H. Frey, Die Situata in Providence (Rhode Isla-nds), in Ròmisch-germanische Forschungcn, Berlino 1962. L’O. legge lrxle Élatl kalanln mvlvalnlce, ma le lettere 6-7 possono essere anche im e in tal caso leggerei hxlefinatl, analogo a plperlsnatl e xevlslanatl; mvlvalnlce assomiglia troppo all’etr. mul(u)vanlce di 133 per esserne distaccato; kalanln è il kalan di D (colf-ln di panln v. sopra?). Quindi suppergiù: ‘ urnam aeneam Kaianin dicavit ’

Forse lrxle- ‘ urna' è da confrontare con ven. u.r.kll (101) contenente un «mediterraneo » *urk come lt. arc—eas, il gr. 6px-n, iberico awcc-tz'ceàr ‘ vasaio ' (cfr. AGH. XXXVIII, p. 104 sg.). Passiamo ora a 0. Qui hlracpasu potrebbe essere, come axvili akvll di B e D, il gentilizio (in uu.) di remies. Quanto rimane può dividersi in vakhi—k vellsanes: avremmo qui un secondo nome più gentilizio, in cui però la desinenza -s è appesa al secondo elemento; e Jc sarebbe la congiunzione enclitica ben nota in etrusco (-c). Potremo pertanto tradurre: ‘ Phanius fecit (donavit) Rcmio Hiraphasuo Vachioque Vclisanio '.

vm — IL RETICO E ALTRE LINGUE MIN. DELL'ITALIA SETT., 137

137

323

PID. 215. « Situla Giovanelli ». Da Caslyr (Val Cembra), trovata nel 1325.

a) laviseàeli b) v e l x a n u naxe

| lup.nu '

pitiave

|

kusenkus

tri-

c) cpelna v i n u t a l i n a Sul manico e sull’orlo di una secchia di bronzo, e precisamente: a.) sul manico; b) c) sull’orlo, in quattro gruppi contrapposti fra loro, come nel vaso ligure 124; però e) è scritto da sinistra a destra, b) da destra a sinistra. E probabile che 0.) sia indipendente dal resto, e sia stato inciso sul manico

da un secondo proprietario; in tal caso la finale potrebbe essere una desinenza di genitivo (o aggettivo di pertinenza) ricordante l’-l etrusco. È anche possibile che il tema sia Emis-, cui seguono -eè' (genetivale ?) ed -eli, quindi una specie di gcnitiws gemitim' come in etrusco: ‘ del figlio di Lavis ’, o ‘ di Lavis ’, se è lecito pensare a un fenomeno di rideterminazione analoga a quella etrusca. Quanto segue è stato studiato molto acutamente dal Kretschmer, in Giotto XXX, p. 170 (un tentativo precedente, di M. Runes, in Giotto XXIII,

p. 273 sg.). Il « verbo » trinaxe si riconosce subito, e già. (ad 134 ci) abbiamo ammesso la possibilità. che esso vada con trlahls; il Runes (e già il Torp) confronta trln etrusco della Mummia. Si tratterà. del solito ‘ dicavit ’, ‘ donavit ’,

‘ misit ’ ecc. Chi è il soggetto! La formula seguita nelle iscrizioni di 135 suggerisce che si tratti del personaggio col cui nome la frase incomincia, velxanu lup.nu; il Kretsch'mer ha pensato che si trattasse del dio Vulcano, e quindi ha visto nelle forme dei dativi ie.: ma non c’è nessun motivo di

pensare a dativi io. in questa sola iscrizione, e velxanu (per il cui -chana cfr. la Non a p. 327) è così poco nome di divinità. quanto il

velxanas

etrusco di 133 A ; cfr. la gens Volccnia. o Volcano della Regio Aemilia. GIL. XI 59. Abbiamo qui uno dei numerosi nomi retici in -a; la persona a cui l’oflerta è fatta è invece pltlave kusenkus, con -s del « genitivo » collocato come in vakhl-k vellsanes di 136 0. Quanto rimane, cpelna vlnutallna, è stato giustamente interpretato dal

Kretsehmer come ‘ situla oenophora ’, raccostando con molta probabilità quelna al gr. nél)ux (ma l’ulteriore riconducimento alla rad. ie. *pel- ‘ em-

pire ’ è da escludersi: si tratta piuttosto di parola mediterranea), e scorgendo nella parola seguente un composto con vinu- = lt. tlînum ecc. Tradurremo pertanto: ‘ Velchanus Lupnus Pitiavio Cusenco obtulit situlam vinariam ’.

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LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL

LATINO

Il significato della iscrizione, oltreché la sua disposizione caratteristica raccostano questo monumento a quello ligure di Latumaro sopra citato; ambedue le volte troviamo dei recipienti di vino donati, e i due monumenti si illuminano a vicenda.

137 bis

E. Vetter, Anzeiger der phil.-hist. Klasse der Òsterreiehischen Akademie der Wissenschaften, 1957, pp. 384-398 con tav. VI-VII; K. M. Mayr, Der Schiena

34, 1960, pp. 309-312 con tav., e 36, 1962, p. 287. Da Steinberg (Tirolo).

a k a s t r i esi etuni mlapet b ritali esi kastri miapet (: e s i m n e s i k a s t r i m l a u p e dusipe xativ.miapfi

e esi elva.à. aveker. akve

f s a k a t . esta.è. ateoakate gkuse hackve.ki Scolpite nella roccia all’ingresso di una piccola caverna da cui sgorga acqua. In k il Mayr legge ackver, interpretando come un 7 in legatura un segno che appare sotto (dentro!) l-‘e.

Probabilmente un verbo è il mlapet / miapet / mlaupe / mlape di (1-01, ove si noti l’incertezza fra 1 e i dopo conson. (come in it. piove, fiamma: lt. pbm't, fiamma), fra au ed a (come in messapico); il Mayr traduce ‘ ha fatto un sacrifizio ’, e scorge in kastrl di a-c il nome della divinità. (« Castor » secondo lui) cui il sacrifizio è stato oflerto: oppure kastrl è il nome della

persona che ha ofierto, ed etunl (: etlnu 134 d ?) mnesl di quelle in favore delle quali il sacrifizio è avvenuto ? Vale ciò anche per rltall di b, 0 si ha da pen-

sare al nome della divinità, cfr. 134 ] ? Il resto è ancora più problematico; che akve ackve (e . h) valga ‘ acqua ’ come ritiene il M., è per me assai dubbio.

Dalle interpretazioni precedenti tratti caratteristici del retico:

possiamo ricavare alcuni

Per quanto riguarda la fonetica, sono notevoli la mancanza delle medie e l’uso promiscuo di tenui e tenui aspirate, inoltre la mancanza di o, tutti caratteri ritornanti nell’etrusco; si noti però che o alloglotto appare in retico come a nell’elemento ono-

vm — IL nsr1co E ALTRE LINGUE MIN. DELL'ITALIA smr-r., 137

325

mastico oalti- = ven. ecc. colti- (ad 135); per mZ-/mi-, au/a cfr. ad 137 bis.

Circa la morlologia, osserviamo: Desinenze di declinazione nominale sono: -s, formante un «genitivo» usato anche come caso dedicatorio, cfr. perunies tintis remies velisanes (nakina)taris 136, kusenkus 137, con -a aggiunto forse sipianusa ad 136; -Ze con simile valore, in ritalc

estualc 134 (e ritali 137 bis b ?), laàanuale 136, -Zi nel « genitivus genitivi» laviseèeli 137 . Mentre queste desinenze e il gen. genitivi ritornano in etrusco, peculiare del retico sembra —m (-n) formante « dativi » nelle iscrizioni di 134: ritam titan ribn (‘l) ritiem reitem estum. Altrimenti il puro tema appare usato nel nominativo, nell’accusativo, un paio di volte (e]stuva es.stua 134) anche come «genitivo dedicatorio »; inoltre, nell’unione di due nomi, solo uno viene declinato (ad 136). Tali temi sono per i nomi propri: MASCHILI: in -u, nehelanu ikuèitu etinuu.iu 134, val.teqmu susinu ad 134, va.].tikinu . Un passo decisivo in avanti nella interpretazione fece K. B. Erman (KZ. XLVIII, p. 158 ag.), il quale, pur ricadendo nell’errore di considerare titoi meroni come dativo d’un nome divino, si accorse che efilcs è uguale al lt.

aedilis, quindi con ai > e (cfr. 5 19) e -f- da -dh- (cfr. 143 9). Infine Fr. Altheim, Gricchische Gòttexr im alten Rom, p. 46 sg. vide giustamente che meroni è genitivo di un *Mcrcuoius formato come Pcicavius ; ma errò nel credere

che questo Mercuvio fosse un dio e' timi un dativo indicante il « genius » di tal dio, con una lunga e macchinosa elucubrazione tendente a dimostrare che tito- avrebbe significato ‘ fallo ’ per poi passare al valore di ‘ genius ’. Evidentemente si tratta qui di genitivi come nelle altre iscrizioni su feci-. pienti, e d'un uomo, ‘ Titus Mercuvius aedilis ’ che ha ofierto le sue patere. o le cui patere sono state oflerte dopo la sua morte, al tempio. Mentre titoi (tito di c e scrittura difettiva come sfila) è formato come caiaioi, ecc. di E.

mew-cum} di tema in -io- ha avuto il passaggio di io a 1°. nella finale del tema come nella desinenza, e i due i si sono naturalmente fusi in uno. Abbiamo quindi la seguente evoluzione: -osjo ; -ojo ; -oî ; (-1112 >) -E i temi in -jo-. -0ì gli altri; -î tutti i temi (143 G). E con ciò abbiamo la testimonianza del processo da noi supposto per l'i.’ della seconda declinazione latina, 5 309;

abbiamo trovato sviluppi identici in venetico (p. 274), e probabilmente si tratta di un solo fenomeno in tutti e tre i linguaggi.

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LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA OLTRE IL LATINO

G. a) CIE. 8585.

V. 354.

Gia. 39.

Da Civita Castellana..

titics Su anfora.

b) V. 352. Gia. 51. Da Vignanello.

pupias Su frammento di piatto. c) CIE. 8435-8438.

V. 350.

Gia. 52. Da Rignano Flaminio.

uoltai Ripetuta su quattro ciotole. d) CIE. 8548.

V. 282.

Gia. 33.

Da Civita Castellana.

iunai Su vasetto.

Mentre titias e papias sono evidenti genitivi di nomi femminili, voltai e fiumi lo sono di nomi maschili; ciò mostra che l’ingresso della desinenza -E da -sio (dei temi in -o-) presso i temi in -d- (5 309) ha avuto luogo dapprima presso i maschili, come ci si doveva attende‘re.

Nota sul genitivo dei temi in -o-. Dal materiale raccolto nel 11. 146 ricaviamo i dati per lo sviluppo del genitivo dei temi in -o- nel falisco: -03120, -050, -oi (probabilmente -oj),

indi -î, quale abbiamo supposto (5 309) per il latino; una opinione tuttora strenuamente combattuta da linguisti attaccati ai loro vecchi schemi, ma che comincia a farsi strada (cfr. J. Safarewicz, Eos XLVII, p. 101 agg.; O. Szemerényi, Glotta XXXV, p. 109, n. 1; e anche SLS., p. 238 sgg.). Ma il fenomeno non si arresta al falisco-latino; abbiamo trovato -axihi, rispettivamente -ihi in messapico (p. 248) ed -eio, -iio, -eo in venetico (p. 274). Alla eventuale presenza di un (impero in una iscrizione dai pressi di Siracusa si è accennato nella nota (1) a p. 295. Ora G. Giacomelli pubblica o ripub-

blica in SE. XXXI, 1903, p. 255 agg. due iscrizioni « piceno » in cui le sembra di poter scorgere genitivi in -sio, rispettivamente 410. La prima è da Scalelle,

presso Ascoli Piceno, che la G. legge: poupisiomprs & e propone di dividere poupisio naprs s, sospettando in poupisio il gen. di un npr. Popias; in tal caso naprs potrebbe essere il nom. sg. di un npr. che credo ritorni nell’iscrizioncella Pl. 289 e, nota. PID. n. XXII, 2, da leggere forse nap ; (‘ Napi filius ’ 1), e il tutto varrebbe ‘ Napros Popii f. ’, anche se il & finale mi resti oscuro (abbreviazione di un verbo 1). La seconda iscrizione, probabilmente

IX — IL nausco E ALTRI mannrrr LATINI, 147-148

345

funeraria, da Fiordimonte, suona., sempre secondo la G.: issoiom…mpos, che si sarebbe tentati di dividere: issoio mpicwdo mpos, intendendo

‘ R . Issi nepos ’. Ma si tratta di mero possibilità.. A ogni modo, avremmo anche nel piceno meridionale la fase più antica -sio e quella recenziore -io; e quanto all‘-i- di poupisio che imbarazza la G., si potrebbe vedervi la contrazione di -_i_e- in -esio (con -c- come in venetico, inoltre in germanico e forse in una fase più antica. dell’on., cfr. p. 13) contro l’-o- di issoio. Ora è notevole che questi genitivi in -aihi, -io, da -sj_o compaiano in lingue che hanno sostituito le vecchie parole io. per ‘ figlio ' e ‘ figlia ’ con un tema

*bhîljo/cî-: il messapico cioè (cfr. 71. 76. 84), il venetico (cfr. 95), il falisco e il'latino, ed eventualmente il piceno meridionale (cfr. 63 D); come si è accennato a p. 232 (e cfr. SLS., p. 226), si tratta di innovazione probabil-

mente d’origine illirica, cfr. albanese bir pl. bij, bili e bijé, biljé ‘ figlio ' e ‘ figlia '. Comunque, una isoglossa che presuppone un vivo commercio lin-

guistico (cfr. anche il preterito debole con -g_r- messapico e latino) e fornisce una base per l‘ipotesi che l’aspirazione di 3 nella desinenza -sjo, subentrata « foneticamente » in illirico-messapico, possa essersi diffusa alle altre lingue sopra nominate.

147

CIE. 8339. De. 63. Co. Nota XLI p. 331 sg. Giotto II, p. 105 N. 19. Ja. 33. V. 319. Gia. 58. Da S. Maria di Falleri.

cani

tartinei

posticnu

Su una piastra di bronzo triangolare che doveva essere la base di una statuetta, dei cui piedi reca l‘impronta.

cani, come uipz' di 143 B, e forma etrusca per Gavia o anche Gavios

(cfr. Ja. 10. V. 282. Gia. 81 [ui]pi

ucsòi

cela ‘ Vibius Vestius Cella';

cel(l)a e cognomen, Herbig, Giotto II, p. 103 sgg., ma V. e Gia. pensano valga

‘ cella ’, in tal caso le parole precedenti sarebbero genitivi); e lo stesso può dirsi di tertinei con 435 = -i. Curiosa è invece l'ultima parola, che pare una

formazione in -kno- quali ne abbiam trovate in retico, gallico ecc., cfr. ad 135. La desinenza -u ricorda l’-o, -u oscoumbro da -r.î e fa pensare che il

nome sia femminile: Vibia Tertinia Posticna e indichi il personaggio rappre— sentato nella statuetta. Ma resta oscuro il perché di questa desinenza -u, mentre di norma il falisco rende -a' io. con -a. Non è escluso che l'intera iscrizione sia etrusca o etruscoide, e che posticmu sia formato come etr. zllaxnu ‘ f u zila& ’, significando ‘ caelatum est ' o qualche altra cosa del genere. 148

Herbig, IF. XXXII, p. 71 sgg. Id., Giotto XII, p. 231. v. 257. Gia. 11. Da- Ponte Lepre, presso Civita Castellana.

Zlg’ga med fifiked

346

LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA. OLTRE IL

LATINO \.

Inciso su un grosso doglio di terracotta. Per {agega sono possibili, secondo IF. p. 71 n. ], yoga., q a e zoca; in Glotta. si parla solo di bgya.

In hem il H. non sarebbe alieno da scorgere h.eva, ricongiungendo il nome all’Em'us di 151; comunque, abbiamo una delle solite forme etruschiz-

zanti in -a, cfr. ad 143 A. — med (ma te 153!) ci mostra in questa iscrizione falisca molto arcaica, e nella non meno arcaica 151, lo stesso méd del latino (anche prenestina: A 3), cfr. 5 382, e infirma in certo modo colla sua alta

antichità. la spiegazione ivi data della forma: forse si avrà. da confrontare la forma scr. mdd che funge da ablativo, ma anche da rappresentante in composizione del pronome di I pers.1 — fifiked (accanto a f[if]igod di 151) è stato riconosciuto dal H. come perfetto raddoppiato (5 508) di un verbo

corrispondente al lt. fingcî. Il k sta naturalmente per g; come in lt. (figulas, figfim, efi’igiè's) il -gh- interno di questa radice ha dato -g-, cfr. 5 97: cfr. 10061 144 G. Quindi: ‘ Hevius me finxit ’, firma del fabbricante come in A 3,

A 4 ecc. ecc.; cfr., da Corehiano presso Falerii, l’iscriz. latina D. 721 su strigile: med Loucilxios faced. 149

Pasqui, N dSc. 1900, p. 59. Thulin, Ròmische Mittcilungen XXII, p. 308. Ja. 49. V. 364 b. Gia. A IV. Da Ardea. neuen

deine.

Su un piatto in una tomba. Il significato non può esser che quello di ‘ novem deorum ’, come già. mostrai in Bend. Ist. Lamb. LXXVI, 1942-43, p. 259, lasciando a.i storici

della religione di stabilire se ciò possa aver relazione colla affermazione di Varrone, Pisone ed Elio Stilone, ripresa da L. Preller (Ròm. Myth“, p. 101-103), che il nome dei di Novensidcs o Novensiles sia da connettere con mem; « comunque », soggiungevo « questi nove dei su suolo falisco. . . fanno pensare ai nove dèi cui Giove cedé il fulmine secondo la dottrina etrusca (Arnob. III 38 sec. Manilio) ». Cfr. era Vetter, IF. LXII, p. 1 sgg. Dal punto di vista linguistico, notiamo che neuen è la forma. cui risale

lt. mem; cfr. gr. èwéa: ecc. da *ncygt e, per l’-n, lit. devyn-ì e min-us (5 387): neuen è anteriore ad eg > og & 14. 150

CIE. 8179. 8180.

De. 34.

Co. 312.

Ja. 16 e 17.

V. 244.

Gia. 5.

Da

Civita Castellana.

a) foied b) foied

uino nino

pipafo cm carefg palo cm cargfo

Su due tazze, nel cui interno è una rappresentazione con Bacco e Semele, sull’esterno una scena di danze.

r x — IL FALISCO E ALTRI BIALETTI LATINI, 151

347

Il significato e chiaro: ‘ hodie vinum bibam, cras carebo ’. —— foied: hodie ha f - per h- come le ‘ hic ’ 143 E ecc., cfr. 5 105, di > ji) 5 82, -d ablativale (o comunque degli avverbi in -è'd & 422), 5581. — nino colla solita caduta di -m, 5 129. —— pipafo e paio sono forme di futuro con -fo = lt. -b5 5 538, che mo-

strano il passaggio di -5- interno a -f- come in on., 55 97-101; p e naturalmente per b, quindi le forme sono da un tema bibcî- di I coniug. accanto al lt. bi— bere e, se in b) non abbiamo una omissione puramente graficp, baî- (cfr. stare accanto a sistem ecc. ‘I). — era = lt. orcia & 581, colla frequente scomparsa

di -s. — carefo = lt. carébcî nel senso di ‘ mancherò, sarò morto ’ come pipafo; l’idea è la stessa che ha ispirato l'artefice delle due tazze argentee da Boscoreale ornate con una specie di « dance macabre » e la scena finale

del cap. 34 nelle Satarae di Petronio. Lt. carére e da “"me-: o. kaslt ad 27 A ; ora il Sittig, Symbolae philologicae 0. A. Danielsson oetuagenario dicatae, p. 315 sg. crede di scorgere che l’r di carefo è diverso da quello di era e ne ricava che si trattava di suoni non ancora identici. La cosa e confermata da W. Belardi, Delia grafia fabieca di R in CIE 8179 e 8180 in AION. Sez. ling. V, 1904. Cfr. & 113. NOTA. Un vasetto rinvenuto a Fiano Romano (Paribeni, NdSc. 1927, p. 370 sg.; Gia. Appendice XXXVI) porta la scritta talate tnlas mate. In Rendio. Ist. Lamb. LXXVI, 1942-3, p. 262 sg. ho supposto che qui abbiamo delle

esortazioni al sopportare — bevendo — e al discorrere (cfr. Hor. Epod. XIII 17 sg.; Illic omne mainm nino cantuqae Zenato Deformis aegrimoniae daieibns

allbqaiis). — mm (atta Naev. abatukîs Pl. ap. Diem. p. 380 K. ecc.) è congiuntivo radicale (5 532: propriam. aoristico, cfr. 5 500 Nota); nrate simile forma dalla rad. ar- in o. amet (ad 9 r. 14) ed urlnss (ad 31 B).

CIE. 8079.

Ja. ll.

(SLS., p. 232 sgg.).

1. ceres ?‘???"

151

Pisani, Athenaeum N. S. XXIV, 1946, p. 50 sgg.

V. 241. Cda. ].

farme[n]tom

Da Civita Castellana.

i[o]nf[ir

] ui[no]m

[doa]iad

euios ; mama rg[e]cptos med i[if]iqod prauios nmam

soc[ia]i porded kami

ego urne_l[a pa]?ela fitai dupes

arcenteiom hat )( ilom

pe

para?

douiad

Su vaso frammentario, molto antico. Per la lettura-, i completamenti e

i loro autori, come anche per la storia dell'interpretazione (in gran parte dovuta a Vetter, Giotto. XIV, p. 26 sgg.) si veda il mio articolo citato qui sopra e l’annotazione di Gia., nonché J. Knobloch, Zar faliekischen Ceres-

Inschrift, in Rhein. Museum CI, 1958, p. 134 sgg. Nella 1 riga l’ultima parola. apparirebbe secondo V. ]lgad, il che contraddirebbe alla ricostruzione

348

LE LINGUE DELL’ITALIA ANTICA

OLTRE IL LATINO

[ddu]iad; ma la cosa non mi paro così sicura, a ogni modo il V. presuppone un significato ‘ forat ' 0 sim.; p[orek]ad ‘ porrigat ’ propone Peruzzi, che

ricollega ouios al precedente loafir: ‘ Libor

Euius ’ (cioè [Eiizoq), come

già. A. Schoror.

L’iscrizione è metrica secondo W. Brandonstoin cho (lettera del 6 novembre

1951) scandisce come segue: 1. x .:| >< _'| x _'.| )( -'.l )( _'| X 2. X 4 | x.*|x.*|x..r.|x.r.l 3. X m | x _ f l x _ ' l x m | x _ l l 4. X L I X L | X L I >< ..r.| X _'| 5. x _'.| X J.] >< UA./| )( wu| )( .*.| x . Egli leggo d6vjad, evjés, previde, socja'i, dévjad, apostrofa eg’ 11mela’ o completa secondo Vettor hut[ic]ilom. Traduzione: ‘ Ceres far, Libor vinum dot! Evius Mama Soxtus mo finxorunt; Pravius urnam sociae porroxit -earao. Ego urnula patula fotao du-

pondium argontulum fusilo pepori. Dot! ’ — Si tratta di un vaso, fabbricato da Evio Mama o Sesto (i tre proprietari di una figulina; cfr. l'iscriz. dei Borii 19, ecc.), che Pravio dona alla sua ‘ socia ’, cioè alla sua amante

che gli ha partorito un bambino; il vaso o amata e pieno di argento fuso in quantità. di un dupondium, o l’amnio dico di se stessa scherzando che essa, panciutolla (cioè gravida), partorisce questo argento alla donna che si o sgravata di un figlio. La prima riga contiene un augurio, il cui verbo, riassumonto l’augurio, è ripetuto in fine dell’iscrizione. Per osso cfr. 46 o 47. Il Knobloch pensa che hutigilom (ma Gia. si contenta di scrivere hutj[c]ilom: hutigilom è una delle solite audacio o « coups do pouco » di Vettor) valga ‘ (argento) monotato ’ e conseguentemente che l’umla sia un salvadanaio, completando [ti]tela come diminutivo del tita nella iscrizione addotta nol

séguito di questa nota. Ed ora alcune osservazioni linguistiche: famentom --è formazione di su far analoga a lt. fr&mmtum: fnîg-és. — loafir (-er 1), cfr. 46, conserva ancora

il dittongo ou. rispetto ad 01°. di loifirta. ecc. cfr. ad 143 G. — douiad paro congiuntivo della rad. dou- (5 559); -jà'— è contaminazione di -ie'- ottativalo

con -cî- del congiuntivo, cfr. 55 536. 532; E. Evangelisti mi suggerisce che potrebbe trattarsi di congiuntivo da un tema doai- come in n. purdouita VI a 56. — Per med cfr. ad 148; fifiqod (con q scritto per lo avanti o come in ego r. 4, ma = 9) per -ond, colla solita. omissione di n avanti consonanti, è il plur. di fifikcd 148; il -d dal singolare? cfr. a ogni modo 5 468. — porded,

con sincope o aplologia (o aplografia‘l suggerimento di Evangelisti) da *per-dada! (cfr. rettalì' da *ro-tetulî, o. prùl'led ad 15 b) con por & 454. —«mela patata (con -cî secondo la scansione del Brandonstein; cfr. 5 318) hanno -el- immutato (> lt. amule patata 55 14.42). — fitai = lt. fétae mostra i per E come l’on. — d-upes da o per *dupens è composto di cla- o *pendcorradicalo di pondus. —— arce-ntelom propriam. ‘ argentuccio ’ (diminutivo affettivo) anch'esso con -el-. —- hutilom (lo spazio fra : ed i è dovuto a una

IX

— IL

FALISCO E

ALTRI BIALETTI LATINI, 152

349

rottura del vaso; ma esso era certo vuoto di lettere, forse conteneva un

ornamento in relazione col cavallo dipinto sotto) è formalmente quasi uguale a ]fitilis ‘ che scorre via. facilmente > vano, futile ’ dalla rad. "'jhcuin jund6 5 106, ed ha h— contro f- coll‘alternanza di cui v. 5 105. — pe ; parmi colla punteggiatura «congiuntiva » (cfr. ad {ha ; fhaked A 3) è la forma,

anteriore agli indebolimenti vocalici 55 42. 137, corrispondente al lt. paperi. Aggiungo qui una iscrizioncella assai antica (VII-VI sec.) su vaso, da Cerveteri, primamcnte pubblicata da M. Pallottino in Studi Etruschi XXI, p. 397 sgg. (Gia. A I); discostandomi in parte dall’editore, leggo (separazioni mie) e completo (cfr. il mio articolo in SE. XXII, p. 425 sg.): eco uma tita ue-ndz'as mama d[eded fifico]nd lggî[

e cioè: ‘ ego urna, mamilla (t. è il fitta onde il nostro te'tta ecc., REW. 8759 e cfr. il detto «il vino è la tetta dei vecchi ») Vendiae (5 319); Mama (v.

sopra) dedit; finxerunt N. N. ’. E. Peruzzi (Maia XV, p. 89 sgg.) legge e completa la fine: m]gd plz_c[kcd. Il Knobloch nell'articolo citato qui sopra intende tita come parola onomatopeica per ‘ salvadanaio '. 152

Giglioli, N dSc. 1935, p. 238 sgg.

grafie).

Ribezzo. RIGI. XX. p. 29 sgg. (con foto-

Braun, Rivista di filologia, N. S. XIII, p. 433 sg. Pisani, Mélanges

linguistiqucs offerta à. M. Holger Pedersen, 1937. p. 230 sgg.

Vetter, Glofia

XXVII, p. 145 sgg. V. 242. Gia. 2. Da Civita Castellana, VII-VI sec.

a) pro pramod pmme-d umom gamma e pmmed umom mod pro pramg[ @ a] pramod umo[m

pm-

b) eco quio [.]euotenosio titias duemm duenas saluatgd aoltene Su oinochoe d'impasto a becco d’oca: a) è inciso attorno alla parte superiore, b) a quella inferiore della pancia. Non esistono separazioni di parole, salvo la punteggiatura. In b) il Vctter legge 12 dove noi segnamo la lacuna. e salutano per saluc!q, ma almeno (3 è superiore a ogni sospetto; Gia. ha visto il d avanti uoltene. L’antichità. dell’oinochoe, dichiarata dall’archeologia. (Giglioli, p. 239),

e confermata dall'arcaicità. della lingua; giù. a prima vista colpisce la conservazione perfetta di -d, -8, -m finali.

In a) troviamo un nolùrcrmrov che giuoca sulla parola pramo- (pro pmmod , 'pmmo e, pramod) e un ulteriore gioco di parole con pramed. Secondo me. pmmo- è un sostantivo tratto da *prcîm avverbio ‘ di mattina ’ (: lit. plrmdfl.

Î0- *pg'9m-) col significato di ‘ mattutino ' > ‘ colazione ' (cfr. gr. &pwrov da *cìjepi: got. a-i‘r ‘ d i buon‘ora’), che sta anche alla base di lt. pran-

350

LE LINGUE DELL’ITALIA ANTICA

OLTRE IL LATINO

diam (forse da *pnîm-dc adv. formato come l’arcaico …Ma); forse, come per l’it. pranzo, rum. prînz, il significato era già. di ‘ pasto '. Un locativo è premo e. sia questo da considerare da *pm-moj e (colla postposiz. e(n)), sia — che mi par difficile — pmmoc da -01'. Nella lacuna verso la fine si potrà supplire, come propone il Vettor, [e a], intendendo a = lt.

(î; altrimenti l’ultimo pramod ablativo dovrebbe di per sé indicare ‘ dopo il pranzo '. — pmmed è congiuntivo o futuro d’un verbo corrispondente al lt. prcîmerc, il quale sarà. pertanto composto di pro non con cmò' (cfr. il peri. prompsì ma émi), ma con un verbo tratto dalla radice *am- in amplus, ample, cima. ecc. (variante di "em- 1), cfr. ad 52 r. 11, e 5 515. —- umom è

corradicale di fimor, fimz'dus e vale ‘ liquido ’. Il tutto è un invito al bere

abbondantemente: ‘pro prandio promet umorem (cfr. Bacchi Massima umor Verg. Georg. Il 143), in prandio promet umorem; pro prandio (pmmod: pro con postposizione; la punteggiatura e forse « congiuntiva », cfr. ad p e ;

parmi 151), in prandio, a prandio (cioè dopo il pranzo) umorem ’. Per il gioco di parole fra pmmc- verbo e pramo- sostantivo cfr. Plauto, True. 646: ut bulma glandem prandio depromerem, che forse si basa su un bisticcio

ancora più calzante, come il presente falisco.

b) cca = 695, quto è il nom. sg. d’un sostantivo in -ò' -6-nis, imprestito dal gr. xò9c-w; [.]cuotcnosz'o è gen. del nome dell’artefice, forse Nc-, 0 It!-, a meno che questi due sogni, a dir vero poco chiari, rappresentino tutt’altro

che lettere, e uotcnosio sia scritto erroneamente per uoltenosio, nel qual caso si tratterebbe del personaggio nominato in fine all’iscrizione e certo destinatario della brocchetta. Sulla desinenza -sio v. ad 146 C. — tit-im: è gen. d’un nome proprio femminile (5 319), e così pure due… ‘ bonae ’ per cui

cfr. A 4 r. 3, anche per il valore da dare all’aggettivo: che è quello di ‘ abile ’, ‘ valente ’ nel suo mestiere, cioè a quanto io credo quello di etèrai. Come nell’iscrizione 151 e in quella 153, abbiamo da fare con un moyd/o di etère

ed amanti, il che spiega questi doni fra uomini e donne. — ducmm parrebbe identico al lt. bonum, nel senso di ‘ possesso ’: ma in questo senso il lt. usa

solo il plurale, e il significato che si ricava dal testo è quello di dò'num; e io credo che, come in a), così in b) l’autore delle due iscrizioni ha voluto fare un gioco di parole, e valendosi della corrispondenza diu. *puemo- (in puemune

ad T. I. III 26) al lt. p6mum ha creato un iperumbrismo scherzoso duemm di su d5num. Scherzi pseudoetimologici del genere dovevano essere abbastanza frequenti; io ne scorgo uno simile in CIE. 8206. V. 280. Gia. 78: nel . uismî . alm, che vale sicuro, come voleva il Deecke, Vel(is) Visinii alla (sepolcrale); ma alm non e forma più antica di ,olla che, come mostra

il dimin. auxilia, è da *auxla" (5 39, cfr. ad 0. sue], 19), bensì rifacimento di un’epoca in cui -ln- stava diventando ll. —— salueto (anche in 153, dove la lettura è certa) = lat. salvét5. —— 11.0l e, come si è detto, il vocativo del

IX

— IL

FALISCO E

ALTRI BIALETTI LATINI, 153

351

nome del dentinatario. Dunque ‘ ego oenochoe (N ‘l)evoteni ('Volteni ‘l) Titiae donum bonae (i. e. arte amandi): salveto, Voltene ’. Il Pallottino (ap. Giglieli, p. 239) confronta opportunamente l’iscrizione etrusca su una simile

brocchetta CIE. 8415: mi gatan lemaamas raneza zinaee ‘ ego 34:33… Lemausni; Ranesus ( i ) obtulit‘ 0 sim.; cfr. anche ad 120 I . Per sabu.etod aoltene io ho confrontato il xaîps xa16g di iscrizioni erotiche su vasi greci.

153

Como 152; inoltre V. 243. Gia. 3. Da Civita Castellana..

e pea zie pie Zepe kapena rafia nale eti aues saluete soeiai (i)ofet aos kaios uelos amanos salueto salue sei te iojet eqemene sei s(u)peie Su oinochoe come la precedente 152; anche qui l’iscrizione gira a spirale intorno alla parte inferiore della pancia. Nel primo (i)ofet l’e' iniziale non è scritto per aplografia con quello finale di sociai, l‘e? finale, che io credetti altra volta di scorgere, è assai dubbio e forse non vi e mai stato; nell’ultima parola, l'8- e scritto sull’-1°. di sei, l’a è omesso. Non vi e divisione di parole, e in molti punti la lettura è incerta.

Traduco: ‘ In pia die (cfr. pium diem Capella VI p. 191 G: moxqae imitata pium — sereno, luminoso —- lactea lana diem e pia testa Hor. Cam. III 21, 4; si tratterà del giorno natalizio ‘l) pie vive, Capena; Rufia, vale et

aveas; salvete, sociae! Futuit vos Gaius Velis f. Amanus. Salveto! Salve, sive te futuit equitabiliter, sive "'suppediter ’. — Gaio figlio di Vel (gen. -03 cfr. 143 0 ecc.) Amano (non è escluso che questo cognomen sia ricavato burlescamente dal tema di amare) manda la brocchetta a due amiche (in senso erotico), in un giorno festivo per una delle due: e dopo gli auguri e

saluti dà. inizio a scherzi di circostanza. Invece di ‘ saluta-t vos ’ dice ‘ futuit vos ' e poi, rivolgendosi ad una sola, probabilmente Capena, le dice di star bene, sia che egli la fetta cavalcando (Iuven. VI 311: inqae aiees equitant;

ma si può intendere anche nel senso di Ovid. Ars III 777 sg.: pama aehatar equo; quod erat longissima, nunquam Thebaz's Heetoreo nupta resedit equo)

o a mo’ di su(p)pés ‘ supinis pedibus ’ (Ov. ib. 773: quae facie praesz'gnis erit, resupina iaceto). Siamo in pieno clima di bordello italico, e questo iscrizioni falische possono servire da illustrazione a più passi di Plauto. Il linguaggio sboccato, caratteristico dei Italici antichi e degli Italiani moderni, trova paralleli in certe iscrizioni pompeiane, di cui qui cito alcune dalla silloge del Diehl (Pomp. Wandz'nschriften): 486. Eulale, bene naleas | cum Vera

tua coniuge | et bene latae eam | et[. . . ; 508. Turtu[r. . . ] mene . eaea, ] ut possimus bene dormire (in senso erotico) [ . . . . ] | et pedieare natia candidare,

352

OLTRE IL

LE LINGUE DELL’ITALIA ANTICA

LATINO

gelasinos (guancie = nàtès) tace. | canna tibi fricabo, diciti adiuuabunt pmrigin[em]; 540. fonticulus pisciculo (s'intendono gli organi genitali femminile e maschile) | piuma salut (plurimam salutem); 603. ma uita, mm deliciac, ludamus pammpcr: | hanc lectum campum, mg ti[bi] gguom esse putamus (cfr. l'equitabiliter della nostra iscrizione); 617. jutebatur, tamquam

futuebafxur, ciuium Rom…m atractis pedibus (cfr. il nostro "'suppediter) canne, ecc.; 618. Fortut fatuet t(e) hincaine (inguine) | «reni wide Anthusa;

627. inclinabilite[r] | ceuentinabilitcr; 628. immabiliter, queste ultime due indicando con avverbi, come la nostra iscrizione, modalità. del coito.

Per quanto riguarda la lingua, si noti: e = en come in pmmo e 152 a; pea come in marruc. pmi 52, n. pehancr pehatu ecc. accanto a p1:-, pei— (T. I. VI a 20; III 3); sia con assibilazione del d-, cfr. 0. zicolom ad 9 r. 7 ecc.; pie è scritto con i contro e in pea, con la solita. variazione di 12 ed e avanti vocale; qui la

scelta parrebbe dipendere dalla vocale seguente. — lapo è imptv. di *Zep-z aated. lea ecc. — ati = lt. ct, conserva l'antico -i (55 584. 132) che è caduto

nella forma trisillabica "'jofeti > iofet; anca va col lt. avé (cfr. Catullo, CI 10: cue atque nale), che solo casualmente coincide col punica (h)auoz è dubbio se si abbia da separare aacs salueto (nel qual caso caos e da riguardarsi congiuntivo di *au- (: scr. rivali ‘ si allieta ’), o que ss- (con dittografia) con aac = lt. a-vé.

— iojet pres. di rad. *;{ebh-[iobh- = scr. ycibhati russo jebét (je- da *_i_a- o *io-) ‘ futuit ’, con metatesi gr. oIq>et; cfr. lt. iopetoi ‘ futuitioni ' A 4, r.- 2.

— sei = lt. si 5 375. — te non mostra il -d finale che ha med 148. — eqemene: qui il g non è grafia per la avanti 0; avanti e |3sso deve avere il valore di qa,

ed egemone, avverbio in -c come pic e s(a)peié, pare derivato da cquemeno-, un participio pres. medio da un tema verbale eqaé- (5 207) ‘ cavalcare ’ o

‘ esser cavalcato ’. —- s(a)peie, se la mia integrazione e giusta, è avverbio di un supeio- da "'3uppedias (di > 2 come in [01766 150) derivato di It. su(p)-

pes ‘ supinis pedibus ’ C. Gl. VII p. 320. In pea. pie salutato to ( i ) egemone sapete non troviamo -d che ci si aspetterebbe; qui dunque è già. avvenuta la scomparsa (5 122). Forse ci troviamo in un periodo di transizione, e chi ha graffito 152 era più dotto o più con— servativo di chi ha grafite la presente iscrizione.

154

GIL In 2, 335. De. 33. Co. 321. V. 320. Gia. 59. Da 3. Maria di Falleri.

menema sententiad

sacra | _la.

catena.

uootum | dedet

Su tavoletta di

la

cuando

bronzo. Scritto da

f

pretod

data

de | zenatuo

rected | cuncaptum

destra a sinistra.

Questa iscrizione, con quella A 21, serve a dare un’idea del linguaggio nel territorio falisco dopo la completata romanizzazione. Esso linguaggio è piena-

r x — IL museo E ALTRI BIALETTI LATINI, 154

mente latino. M

353

… è ferma frequente; pel dat. in -a cfr. 5 318. — In amm

data contro motum caucaptum abbiamo il solito indizio della debolezza di -m finale, 5 129. — la. = Lars, Lartis. — prctod mostra. e da cc 5 19, cfr. in partico-

lare A 50, 7; il -d per assimilazione & da seguente. — zenatuo con 3 per s, cfr. zertenea 143 H, zcztoi

145 B ecc. Per la terminazione, cfr. 55 350. 128 ed A 29 r. 8. —- sententiad rcctod conservano -d (5 122). —- uootum con 00 = 5 5 5.

—— canoaptum: cum ha la forma che gli compete fuori di composizione; -caper ricomposizione invece di -ce- secondo 5 42: abbiamo qui un fenomeno proprio del lat. volgare, & 72.

Come risulta dalle iscrizioni studiate, il falìsco è una varietà. latina, non soltanto fin dalle origini strettamente connessa col latino di Roma, ma anche partecipante delle ulteriori evolu— zioni di questo, solo più aperta a certe innovazioni «rustiche », quali au > ou > 6 (143 D), l’incertezza fra 12 ed e tipo filea. ecc. (143 B. E) e pea/pic (153), ai> e in sfilas 146 F ecc., fatti che possono essere dovuti a influsso umbro come la frequente caduta di -r (143 E), i per & (fitai 151), e soprattutto -I— per -d— e -b- da -d-, -5- (loififla. ecc. 143 G, sfila 146 F, pipa/o carola 150, violet 153; nota però -g- da Media Aspirata in least e fifiked 144 G e 148), forse anche l’aggettivo in -io- invece del genitivo a designare il padre (143 D); nota anche di>zi in zie (153). Etruschismi, oltre che quelli grafici, sono probabilmente la incertezza ira h- e f- (143 E. 150), z- per s-, i due termini ipioc e posticnu (”I 145 0. 147) e in ispecie alcune forme di nomi propri (nom. msc. in —a 143 A, gen. di gentilizi in -es 143 E), forse l’inversione di nome e gentilizio (143 F. G, 144 E). Parole non tramandate nel It. di Roma sono amie 150 Nota, farme*mlom dupes hutiMm (ma cfr. fùtilis) 151, pmmo— e pmmed 152, tape iofet (ma iopetoi A 4 n. 2) s(u)peie (ma cfr. truppe.!) 153, inoltre la forma douiad (151). A volte il falisco ci conserva l’aspetto più antico di una forma latina: e, cioè en per in (5 583), -el- per -ol- (arcentelom ecc. 151), daino = deiuom (149), neuen per mm (149), -sio nel genitivo sg. (146 O'; inoltre le fasi intermedie, ib. D—F: v. la « Nota sul genitivo dei temi in -o- » ad 146), le forme verbali fifikcd e fifiqod (148. 151), peparai e pordcd (151), ati per 23 — V. Prem, L e lingue dell'Italia antica oltre il latino.

354

LE LINGUE DELL'ITALIA ANTICA

OLTRE IL LATINO

at (153). Raramente attestati pel lt., normali in falisco sono il gen. sg. in -03 (143 0. F. 146 A . B. ecc.), il dat. sg. in —oi (145 B). Un indice del penetrare dapprima -ì presso i maschili nel gen. sg. della I dec]. oflrono uoltai iunai accanto a titias pupias (146 G). La congiunzione -cuc ha la stessa forma che in lat. (144 F: niente labializzazione !). Fra le innovazioni comuni a falisco e latino sono particolarmente da rilevare ou > 071 di loifirta ecc. (143 G; è Zoferta 143 H errore di scrittura, o indice di diverso sviluppo —— ctr. pren. toma A 22 — utilizzato per distinguere la liberta. da Libertas ‘l), di > i ( foicd 150; s(u)peie 153) e si -> i (146 D. E), il rotacismo di -s- intervocalico (cfr. ad carefo 150; anche umbrol), la debolezza di -s e -m (143 D ecc.; 150). :|: * *

Se il ialisco, specie nel suo periodo più antico, serba dei tratti che lo distinguono dal latino (il latino di Roma), ciò non può dirsi per gli altri dialetti latini in cui troviamo « rusticismi » serpeggianti in tutto il territorio, ma che fanno parte dell’evoluzione latina e pertanto sono stati trattati nella Gram—

matica e nei Test-i. E appena se in un’antichissima iscrizione prenestina troviamo una forma come fheìfhaked che si distingue dal lt. féced (A 3), se in un’altra (A 18) si può ritenere di trovar tracce di duale, che del resto ha sicuramente appartenuto al latino preistorico, così come l’-s- di lama (A 22; l’a da ou in questa iscriz. è fatto rustico generale); le particolarità della cista Ficoroni (A 24) sono comuni al lt. rustico e «volgare». Si noti a ogni modo il gen. in -03 di alcune iscrizioni: nationu OIL. XIV 2863. Go. 281; salutus OIL. I2 2, 62. Go. 286; il nom. iouos ‘ Iuppiter ’ su una cista di bronzo OIL. I2 2, 563. Go. 298. A integrazione delle iscrizioni già. dato nei Testi (A 3. 18. 22. 24) riproduciamo qui le seguenti: 155

GIL. I’ 2, 547.

opeinod

D. 758.

V. 366 n.

deuincam ted

Specchio da. Preneste.

IX — IL

FALISCO E ALTRI BIALETTI LATINI, 156

355

La prima parola è scritta a sinistra. della raffigurazione d'un uomo che giuoca con una donna, a destra della. quale si trovano le altre parole. Se ci in opeinod indica i, dovremo col Comparetti intendere ‘ opinor ' (con assimilazione al d- seguente, come in 154): dunque ‘ credo che ti vincerò '.

156

GIL. 1-2, 1560. D. 730. Ribezzo,R1G1.XlV,p. 71 sg. Cista da Prenesto.

a confice e mise sane

piscim

b cojeci

f madent recto

c coev_mî alia

d fari . porod

g asom Iero

Su una rappresentazione di cuochi che si aflaocendano in una cucina.. Ho ordinato secondo fa i] Ribezzo, con cui leggo comi alia (‘ allia’) contro cos.-

Mliu (impossibile; coem e scrittura tarda. per il giusto cfina) o cgeui alia (1) di altri editori. Nota: piscim con -im conservato (5 333); cofccz' per con- (5 50); porod ‘ porro ’ con -d conservato (5 122); miao imptv., 5 492 Nota, con

caduta di -c, cfr. ad capit in A 2 r. 10-12; asom = cream & 84 ed A 31 r. 2. 7. 9.

]] territorio falisco e Preneste ci offrono antichissimi monumenti, i quali mostrano delle varianti più o meno individuabili del latino; altrove, tipi dialettali si sono formati per difiusione del latino su dialetti oscoumbri, specialmente in territorio marsica (cfr. 56-58 ed A 6). Di questi dànno idea le iscrizioni e notizie raccolte nel volume dei Testi.

INDICE DELLE ISCRIZIONI SECONDO LE LORO FONTI E CONCORDANZE

AAA- XLVI. P- 542 388- = N°“ B. 3............. = 10 di P- 327 B. 4............. = 11 Acme I’ 1948’ p. 390 mg. = 3 A ' AION. IV, P- 63 agg.

=

AION. IV, P- 67 sg.

3115

49 B

B. 5 . . . . . . . . . . . . . = 1241 B. 6 . . . . . . . . . . . . . = 12 F B.

7. . . . . . . . . . . . .

= 123

B. 9 . . . . . . . . . . . . . ad 1 2 E B.

10 . . . . . . . . . . . .

=

12 0

Altheim, Geschichte der m. Sprache, 3- 11------------ = 12 E p. 92 agg. . . . . . . . . . . . .

= 138 ff

B' 14" " " " " " = 134 B. 15 . . . . . . . . . . . . ad 13 A

= 13 B = 13 0

Altheim, Ròmische Religionsgeschichte’ . . . . . . . . . . . . = 138

B. 16. . . . . . . . . . . . B. 17 . . . . . . . . . . . .

Anzeiger

Oesterr. Akad. d. Wise. 1957, pp.

B. 18 . . . . . . . . . . . . = 131) B. 19 , , , , , , , , , , , , = 23 13, 20 , , , , , , , , , , , , =' 29

384-398

B. 21. . . . . . . . . . . . = 21

der phil-Mat. Klasse der

= 137 bis

B.

Arch. star. di Belluno, Feltre e 0a-

dom XXXII: N- 156, P- 267 "°” in 031% 2Arch. Star. per la Calabria e la Imcanin X X , 1951 . . . . . .

=

31 C

25 . . . . . . . . . . . .

= 23

B. 26 . . . . . . . . . . . .

___ 24

B. 27............ = 264 B. 23............ = 263 ; B.

.

î: " " " " '" " "

Î ::;

°°°°°°°°° 31 . . . . . . . . . . . .

—= 27

Athenaeum N. s. xx.1942, p. 108 B' 32 ----------- = 22“agg. = 43 B. 33............ = 223 Athenaeum N. S. XXIV, 1946, p. 50 Egg. _________________ = 151

Atti R.

B' 34 " " " " " " " " B. 35 . . . . . . . . . . . . B. 39 . . . . . . . . . . . .

ad 24 ad 34 r. 25 ad 37 nota in

B. 40 . . . . . . . . . . . .

= 30

Aocad. Napoli N. S. 1,

p. 158

= sg

“10° 1 15

B.

41 . . . . . . . . . . . .

=

B.

1. . . . . . . . . . . . . . . . . . .

=

18

B.

42 . . . . . . . . . . . .

= 174

B.

2. . . . . . . . . . . . . . . . . . .

=

9

B.

43 . . . . . . . . . . . .

= 173

356

INDICE DELLE ISCRIZ. SECONDO LE

44 . . . . . . . . . . . . 45 . . . . . . . . . . . . 46 . . . . . . . . . . . . 47 . . . . . . . . . . . . 46 . . . . . . . . . . . . 49 . . . . . . . . . . . . 52 . . . . . . . . . . . . 53 . . . . . . . . . . . . . 54 . . . . . . . . . . . . . 55 . . . . . . . . . . . . . 56 . . . . . . . . . . . . . 57 . . . . . . . . . . . . . 59 . . . . . . . . . . . . . 61 . . . . . . . . . . . . . 62 . . . . . . . . . . . . . 64 . . . . . . . . . . . . . 65 . . . . . . . . . . . . . 66 . . . . . . . . . . . . . 67 . . . . . . . . . . . . . 66 . . . . . . . . . . . . . 69.. . . . . . . . . . . . 70 . . . . . . . . . . . . . 71 . . . . . . . . . . . . 72 . . . . . . . . . . . . 73 . . . . . . . . . . . . 74 . . . . . . . . . . . . .75............ .76............ . . . . . . . .

LORO FONTI E CONCORDANZE

=19A =34 =4OB =40D =40A. =400

=39A. =39B =36 =37

=35 A =35B =41 =42 = l = 2

=4A =4B =44111 =44IV =44 V =44X

=44XI =44XIII =44XIV =44XVII =44XVI =44XIX =44XXII =44 XXI II

40 . . . . . . . . . . . 41 . . . . . . . . . . .

= 44 XXVIIIc

= 44XXVIIId = 44XXVIIIa =61 =62A =63 B.', B.'. B.“, B.', B.'. B.',

p. p. p. p. p. p.

365 . . . . . . . 13E 366 N. 40' 313 368 . . . . . . . 1944 368 . . . . . . . = I Q B 368 . . . . . . . = 1 9 0 369 N. 64' = 7

12A 12F 12E

INDICE DELLE xscmz. SECONDO LE LORO FONTI E CONCORDANZE

. . '. . . .

. . . . . . .

. . . . . . . . . .

12 B 64 . . . . . . . . . . . 12 0 67 . . . . . . . . . . . 13 A 73 . . . . . . . . . . . 13 0 75 . . . . . . . . . _. . 13 B 76 . . . . . . . . . . . 13 D 77 . . . . . . . . . . . 13 E 78 . . . . . . . . . . . 79 . . . . . . . . . . . = 9 80 . . . . . . . . . . . = 7 81 . . . . . . . . . . . = 8 82 . . . . . . . . . . . = 6 83 . . . . . . . . . . . = 2 = 4 A. 84 . . . . . . . . . . . 85 . . . . . . . . . . . = 4 B 86 . . . . . . . . . . . = 1 44 XIV 89 . . . . . . . . . . . = 44 XXIII 90 . . . . . . . . . . . 91 . . . . . . . . . . . = 44 I 92 . . . . . . . . . . . = 44 XXIV 93 . . . . . . . . . . . = 44 XI = 44 XIII 94 . . . . . . . . . . . 95 . . . . . . . . . . . = 44 XII 96 . . . . . . . . . . . = 44 111

. 97 . . . . . . . . . . . . 98 . . . . . . . . . . . . 99 . . . . . . . . . . . . 100 . . . . . . . . . . . . 101 . . . . . . . . . . . 102 . . . . . . . . . . . 103 . . . . . . . . . . . 105 . . . . . . . . . . . 106 . . . . . . . . . . . 107 . . . . . . . . . . . 108 . . . . . . . . . .

= 44 XXII = 44 X = 44 IV = 44 XIX

= = = = = = =

44 XVI 44 XVII 44 XXVIII !) 44 XXVIII a 44 XXVIII (: 44 XXVIII J 65 B

. . . . . . . . . . . .

. . .

359

120 . . . . . . . . . . . . . . . 121 . . . . . . . . . . . . . . . 122 . . . . . . . . . . . . . . . 123 . . . . . . . . . . . . . . . 124 . . . . . . . . . . . . . . . 125 . . . . . . . . . . . . . . . 126 . . . . . . . . . . . . . . . 127... . . . . . . . . . . . . 128 . . . . . . . . . . . . . . . 129 . . . . . . . . . . . . . . . 130 . . . . . . . . . . . . 131 . . . . . . . . . . . . . . . 132 . . . . . . . . . . . . . . . 133 . . . . . . . . . . . . . . . 136 . . . . . . . . . . . . . . .

Bonn. J ahrb. CXVI. p. 291 agg. . . . . . . . . . . . Bonn. J ahrb. CXVIII, p. 276

19B.0

= 1310 . 385 . . . . . . . . . . . . . . . = 1330 . 698 . . . . . . . . . . . . . . . . 760 . . . . . . . . . . . . . . . = 132A . 761 . . . . . . . . . . . . . . . = 13213 . 762 . . . . . . . . . . . . . . . = 1320 = 132D . 763 . . . . . . . . . . . . . . . . 818 . . . . . . . . . . . . . . . = 131A = 131E . 828 . . . . . . . . . . . . . . . . 830 . . . . . . . . . . . . . . . = 131D = 1333 . 844 . . . . . . . . . . . . . . . = 13341 . 898 . . . . . . . . . . . . . . . = 1313 . 946 . . . . . . . . . . . . . . . = 1303

Bull. napol. IV, p. 28 ag.. ad 9 CIE. CIE. CIE. CIE. CIE. CIE.

130 A 437 4785 . . . . . . . . . . . . . ad 122 129 5257 146 E 8002 . . . . . . . . . . . . . 146 B 8010. 801 1 146 A. 8030 . . . . . . . . . . . . . _ _

N= @ ì db

INDICE DELLE IBORIZ. SECONDO LE l

360

= 146 F = 143 A = 143 B = 151 = 146 0 = 144 B = 144 0 = 150 = 143 0 ad 144 F = 144 G = 147 = 14311 = 144 A = 144 E = 144D = 143 I = 145 E ad 144 A

GIL. GIL. GIL. GIL. GIL. GIL. GIL. GIL.

= 143F = 143 O’ = 143D ad 152 b = 14660

XI 3159, 1 . . . . . XI 3159, 2 a. b . XI 3159, 5 . . . . . XI 3159, 6 a . b . XI 3159, 8 . . . . . XI 3162 b 1 XI 6708, 13 .. . . XIV 2863 . . . . . .

OI

.

N

O

*il ih

N N

.] 05 CD G: .— I03 #— .

In I' I' I' I’ I’ I' I’ I'

I' 2,

IX 3414 X 794 XI 5207

p. 354 = 154 = 53 = 155 = 156 p. 354 ad 145 = 31 A = 503 = 59 ad 95 = 57 = 53 ad 12 E ad T. I.

N

1 a. 9

n

GIL. GIL. GIL. GIL. GIL. GIL. GIL. GIL. GIL. GIL. GIL. GIL. GIL. GIL. GIL.

= 14666

=]46Ga

= == = = = =

1441? 144A 14311 1431 144D 145 B

= 146 G p. 354

CIM. 1 . . . . . . . . . . . . . 34184 Appendice = 71 CIM. 5 CIM. 10 . . . . . . . . . . . . = 7 3 0 CIM. 14 . . . . . . . . . . . . = 74

CIM. 29

ad 84 Appen-

CIM. 32 . . . . . . . . . . . .

= 80

CIM. 34

ad 84Appen-

CIM. 55 . . . . . . . . . . . . CIM. 56 . . . . . . . . . . . . CIM. 57 CIM. 64 . . . . . . . . . . . . CIM. 98 . . . . . . . . . . . . CIM. 100 . . . . . . . . . . . CIM. 139 CIM. 142 . . . . . . . . . . .

dice = 76 = 77 = 78 = 79 ad 76 = 75 = 81 = 82 = 87

dico

..

‘ |.

no

CIE. 8036 agg. CIE. 8070 . . . . . . . . . . . . . CIE. 8075 . . . . . . . . . . . . . CIE. 8079 . . . . . . . . . . . . . CIE. 8163 . . . . . . . . . . . . . CIE. 8167 CIE. 8168 . . . . . . . . . . . . . CIE. 8179. 8180 CIE. 8190 . . . . . . . . . . . . . CIE. 8207 CIE. 8213 . . . . . . . . . . . . . CIE. 8339 . . . . . . . . . . . . . CIE. 8344.. . . . . . . . . . . . CIE. 8345 a. b . . . . . . . . CIE. 8346 . . . . . . . . . . . . . CIE. 8347 . . . . . . . . . . . . . CIE. 8349 . . . . . . . . . . . . . cm. 8358 . . . . . . . . . . . . . CIE. 8362 . . . . . . . . . . . . . CIE. 8387 CIE. 8388 . . . . . . . . . . . . . CIE. 8397. 8398 CIE. 8415 . . . . . . . . . . . . . CIE. 8435-8438 . . . . . . . . CIE. 8548 . . . . . . . . . . . . . CIE. 8585 . . . . . . . . . . . . .

LORO FONTI E GONOOBDANZE

CIM. 147 CIM. 149 . . . . . . . . . . . = 84 = 85 CIM. 157 Co. 1 Co. 4 Co. 5 Co. 6 Co. 7 C0. 13 Go. 22 Go. 23 Co. 24 Go. 28 Go. 29 Co. 30

=

1

= 44 XVII = 2

= = = = = = = = =

44 43 5 8 44 XVI 44XXI 9 44V 44 XXIII

INDICE DELLE xacmz. snconno LE LORO FONTI I

Co. Co. Co. Co. C0.

C0. C0. Co.

39 42 43 44 46 47 48 49 50

Co. 00. 51

Co. 52 00. 57 Co. 60 Co. 61 Co. 62 00. 63 Co. 75 Go. 84 Go. 87 Co. 90 Co. 93 Co. 94 Co. 95 Co. 97 Co. 98 Co. 99 Co. 101 Co. Co. Co. Co. CO.

102 103 105 106 107

CO. Co. C0. C0. Co. 00. Co. Co. Co. Co. Co.

108 109 110 111 113 114 1 15 116 117 119 130

=10 =11 =12A

Co.

132 bis (p. 681)

00. 134 Co. 137 Co. 142 Co. 143 Co. 144 Co. 145 Co. 146 Co. 147 Co. 147 bis 00. 148 Co. 149 Co. 150 C0. 151 C0. 152 Co. 158 Co. C0. C0. Co. Co. .

159 162 164 165 167

169 Co. 170 Co. 171 Co. 173 Co. 174 Co. 175 Co. 176 Co. 177 Co. 178 Co. 181 Co. 182 C0. 183 C0. 184 Co. 185 . 190 Co. 191 Co. 193 Co. 195 Co. 196

361

=29

Co. 131 00. 132

=12B ad 35 l'. 24

oonoonn4nzm

=32 ad37no tain calce 1 94134 r. 25 =30 =44XX =44x11 =44X1X =44XVIII =441X =441V =44V111 =44X =4411 =44XX11 =44XXV = 44V1b =44 111 =44VIa =36 =37 =38 =39A ad9 r. 12 =4OA =4OB =400 =40D =34 =39B =35.4 =350 =35B =44XXIV =4411 =44X111 =441 a d 9 r. 18 =41

=42 =443V =44XIV

362

INDICE DELLE ISCRIZ. SECONDO LE

199 = 200 = = 201 202 = 203 = 204 = 206 206 bis (p. 684) . 207 Co. 208 Co. 208 bis . . . . . . . . . 00. 209 Co. 210 00. 216

Co. 00. Co. Co. Co. Co. Co. Co. Co.

Go. Co. Co. Co. Co.

217 218 219

222 239 Co. 243 Co. 247 Co. 248 Co. 252 Co. 253 Co. 260 Co. 261 Co. 281 Co. 286 Co. 298

Co. 312 314 321 324 325 326 Co. 327 Co. 329 Co. 334 Co. 338 00. 341 Co. 345 Co. 352 Co. 354

Co. Co. Co. Co. Co.

44 XXVIII b 44 XXVIII (: 44 XXVIII c 44 XXVIII (1 44 XXVIII « 44 XXVIII {

= = = = =

45 A 45 B 45 G 45 D 46 = 51 = 50 0 = 47 = 45 E = 48 = 49 A ad 45 A = 50 A = 52 = 53 = 54 = 55 = 56 = 58 = 57 p. 354 p. 354 p. 354 = 150 ad = = =

= = ad = = =

144 F 154 143 H 144 A 144 E 144D 143 I 143 B 145 E 144 A a.) 143 F 61 62 A

LORO FONTI E CONCORDANZE

Co. 00. Co. Co.

354 bis . . . . . . . . 355 356-67 368 Co. 369 Co. Nota. I, p. 4 . . . . . Co. Nota. XI (p. 97), 8 Co. Nota XI (p. 98), 9 Co. Nota XI (p. 98), 10 Co. Nota. XI (p. 98), 11 Co. Nota XI (p. 98), 12 00. Nota. XI, 13

adT.1. 1 3 9 =63 =60 =65A =65B =44XXVII =14B =13OB = 20Bb = 20Ba. = 2030

= 2OBd C0. Nota'XVll, p. 146 = 4 4 X X V I Co. Nota XL, p. 375 = 14413 N. 19

C0. Nota XL, p. 375

N. 20

= 1440

Go. Nota XLI, p. 381 = 147 = 44 VII

Commentari dell’Ateneo di Brescia, 1954, p. 191 agg. e 1955, = 138 p. 247 agg.

. . . . . . . . . . .

77 78 104 125 187 192 210 213 399 583 585 587 588 591 593 600 605

== 53 == 50.B ad 38 ad 38 ad 57 ad 38 ad 38 ad 38 ad 108 ad 100 ad 100 ad 100 ad 100 ad 100 ad 100 ad 100 ad 100

INDICE DELLE ISCRIZ. SECONDO LE

D.

613 . . . . . . . . . . . . .

ad 100

D. 617 ad 100 D. 621 . . . . . . . . . . . . . ad 100

D. 622 . . . . . . . . . . . . . ad 100 D. 624 . . . . . . . . . . . . . ad 100. ad 145 D. 630 . . . . . . . . . . . . . ad 100 D. 638 . . . . . . . . . . . . . ad 100 D. 640 . . . . . . . . . . . . . ad 100 D. 665 . . . . . . . . . . . . . ad 100 D. 674 . . . . . . . . . . . . . ad 100 D. 675 . . . . . . . . . . . . . ad 100 D. 680 . . . . . . . . . . . . . ad 100 D. 683 . . . . . . . . . . . . . ad 100 D. 702 . . . . . . . . . . . . . ad 100 D. 703 . . . . . . . . . . . . . ad 100 D. 710 . . . . . . . . . . . . . ad 44 V] D. 7201. p. 86 = 58 D. 721 . . . . . . . . . . . . . ad 148 D. 758 . . . . . . . . . . . . . = 155 D. 780 . . . . . . . . . . . . . = 156 D. 802 = 31 A D. 805 _. . . . . . . . . . . . . ad 37 D. 807 ad 37 D. 808 . . . . . . . . . . . . . ad 37 D. 811 . . . . . . . . . . . . . ad 37 D. 812 . . . . . . . . . . . . . ad 37

LOBO FONTI E CONOOBDLNZE

Der

Schlem

34, pa.-

gine 309-312 ....... Der

Schlom

gine 389 sg.

ad = = = = = = =

144F 144B 144 C 150 154 143 E 144 A 144 E

Do. 42 . . . . . . . . . . . . .

= 144 D

De. 44 De. 48

= 143 I = 145 B

De. 51

ad 144 A a.)

Do. 56 Do. 57 De. 63

= 143 F = 143 C = 147

ad

136 nota.

in calce’ 2

Devoto, Tab—uhmIguuinae . . . . . . . . . . . . . . . dFP (IFP dFP (IFP

4 ] 2 13

=310

Diriohs, Die urlat. Re-

kùvmastrophc, p. 43 sg. Dottin, Lavagne Gaulaine p. 154, 17 bis, 2° . . . . . . . . . . . . . . . . = 141

Dottin, Langue Gwloise p. 154, 17 bis,

1° . . . . . . . . . . . . . . . . Dp. 486

Dp. 508 Dp. 540

Dp. 617

Dp. 618 Dp. 627 Dp. 628

= 142 ad 153 153 153 153 153 ad 153 ad 153 ad 153

Festschn'ft P. Kretschmer, p. 281

ad

37 nota.

in calce 1

Gia. Gia. Gia. Gia. Gia. Gia.

= 151

|...

7 28 30 34 36 38 40 41

= 137 bis

34, pa.-

Dp. 603 Do. De. De. Do. Do. Do. Do. Do.

363

152 153 146 C' 150 146

364

INDICE DELLE ISCRIZ. SECONDO LE

Giu.. Giu.. Giu.. Giu. Giu.. Giu.. Giu..

I 2 15 23

ad 146 E

= 146F = 146 E

25 31

= 146 B

33 39

=

= 146 A

ad 146 E

Giu.. 47 Giu.. 51 Giu.. 52 Giu.. 58 Giu.. 59 Giu.. 6 6 1 Giu.. 67 Giu.. 7 1 1

= 146 G I)

= 146 G c = 147 = 154

= 143 A = 143 B 144 B

Giu.. 71 Giu.. 7 3 1 Giu.. 79 Giu.. 85 Giu.. 121 I

144 C'

143 G ad 144 F 144 G

143 H

' . 121 II Giu.. 121 111 Giu.. 121 IV Giu.. 121 VI Giu.. 123 II Giu.. 123 VI . . . . . . . . . . Giu.. 132 Gia. 133

144 A =

= 143 I = 145 B ad144 A a = 1431“ = 143 G

144 I 144 111. . . . . . . . . . 144 IV e X 144 VIII A 111 . . . . . . . . . . . A IV App. XXXVI .. . .

Glotta Giotto Giotto. Glotta Glofla Giotto

II, II, II, II, II, II,

84 85 85 88 91 91

N. N. N. N. N. N.

144 E

= 144 D

Giu.. 140 Giu.. Giu.. Giu.. Giu.. Giu.. Giu.. Giu..

146 G (I

= 146 G a

= = = =

143D 143E 145 A 145 0

= 144F = 146 D = 149 ad 150

=143D . =144B .=1440 143 B . =1430 .=143F1

LORO FONTI E CONCORDANZE

146 G 147 143 A 146 D 143 G .37 II, p. 19 B 111, p. 346 . . . . . 19 0 111, p. 346 . . . . . 145 B V, p. 237 . ad 146 E V, p.

Giotto II, 11, II, 11,

Glotta Glotta Glotta Giotto Glotta Giotto Glotta Giotto. Giotto Giotto. Giotto Glotta Glotta Glotta. Glotta

p. 97 . . p. p. p.

.19

V, p. V, p. V, p. 240 N. 9 . XI, p. 205 . . . . . XI, p. 205 . . . . . XII,.p. 231 XII, p. 231 N. 3

146 E

ad 146 E 146 F

19 B

= 19 0 = 148 = 143 E Giotto XII, p. 231 N. 5 = 145 A Giotto. XII, p. 231 N. 8 = 144 F Glotta XII, p. 232 N. 15 e 16 . . . . . . . . . . =1450 =16 Glotta. XV, p. 1 =5OB Glotfa XV, p. 2 =13E' Glotta XV, p. 5. 8 Giotto XVIII, p. 246 .. = 5 9 Giotto. XX, p. 14 =25A.B Giotto. XX, _p. 16 sg. .. = 3 I B Giotto XX, p. 17 sg. .. = 1 3 E =623 Giotto. XX, p. 18 =33A-D Glotta XXIII, p. 187 =35D Giotto. XXIII, p. 188 Glotta XXV, p. 259 ugg. u d 9 5

Glotta XXVII, p. 145 figg.

Giotto. Glotta Glotta Glotta Glotta. Glotta Glotta Glotta. Glotta

=152.153

XXIX, p. 222 ug. = 3 5 D XXIX, p. 226. . = 6 XXIX, p. 227. . = 7 XXIX, p. 227. . = 8 XXIX, p. 229. . = 2 8 XXIX, p. 232. . = 2 7 XXIX, p. 234. . ' = 1 9 A XXIX, p. 236. . = 1 6 XXIX, p. 236. . = 3 I B

Glotta XXIX, p. 237. . = 2 0 0

INDICE DELLE 130312. SECONDO LE nono FONTI In concomunzm

365

ad 34 App.

Glotta XXIX, p. 244… ad 45 A

IM. 5. 21

Glotta XXX, p. 38 agg. = 69

IM. 5. 26 . . . . . . . . .

= 80

IM. 6. 21

ad 84 App.

Glotta XXX, p. 45

= 87

IM. 7. 111

= 79

ad 136

IM. 7. 115

ad 84 App.

ad 126 nota.

IM. 7. 14

= 76

in calce 1

IM. 7. 15

= 77

IM. 7. 16 . . . . . . . IM. 12. 11

= 78 ad 76

520 . . . . . . . . . . . . . . . . = 133.

1111, 12, 21

p, 243

138 bis

IM. 13. 11

= 75

IM. 14. 111

=

Glotta XXX. p. 67 agg. = 138. 139 Giotto. XXX, p. 80

Glotta XL, p. 55 sg.

Gymnasium 69, pp. 497-

73 6

g: :2

i z;

E. 13

= 24

IM. 14. 21

ad 73 a

= 25 A

IM. 15. 21

54181

E. 17

= 25 B

IM. 15. 24

= 83

H. H. H. H. H.

= = = = =

IM. IM. IM. IM. IM. IM.

= = = ad = = =

H.

16

18 19 20 21 22

26 A 26 B 22 A 22 B 27

Hommages & Mau: Nie-

IM. 14. 16 ........... = 33

19. 21. 22. 23. 23. 24.

21 11 21 11 13 11

IM. 26 16 . . . . . . . . . . .

Coll. La.Jermann tomu3 XXIII, pagine 206 agg. . . . . . . . = 141

I

81 82 84 76 87 85 86

Piceni & la civiltà etmsco-italica,pp.7B-92= 68 B

IF. IV. p. 253

= 24

Ja. 1

= 143 E

IF. VIII, p. 315 sg. IF. XII, p. 13 . . . . . . .

= 45 B = 13 D

Ja… 2 . . . . . . . . . . . . . . . . Ja… 3 . . . . . . . . . . . . . . . .

= 146 B

Ja. 6 . . . . . . . . . . . . . . . . Ja. 8 . . . . . . . . . . . . . . . .

= 143 A = 143 B

IF. XII, p. 20 agg. .. . = 9 IF. XXXII, p. 71 agg. = 148

IF. XXXII. p: 171 IF. XLVII, p. 43

= 37 = 33

IF. LIV, p. 81 agg.. . . = 84

= 146 A

Ja. 10 . . . . . . . . . . . . . . . ad 147 Ja. 11 . . . . . . . . . . . . . . . = 151 Ja. 12 . . . . . . . . . . . . . . .

= 146 0

Ja. 13 . . . . . . . . . . . . . . .

= 144 B

IM. 1. 11 — l. 16-

= 70 «7-1

Ja. 14 . . . . . . . . . . . . . . .

= 144 0

IM. 2. 21

ad 84 App.

Ja. 13 e 17

= 150

= 143 G

IM. 2. 24

= 72

Ja. 13 . . . . . . . . . . . . . . .

IM. 3. 210

= 74

Ja. 25 . . . . . . . . . . . . . . .

= 143 H

IM. 3. 27

=

73 (:

Ja. 26. 27

= 144 A

IM. 3. 81

=

71

Ja. 28

= 144 E

IM. 4. 13

ad 84

Ja. 29

=

144 -D

INDICE DELLE ISCRIZ. SECONDO LE

= 143 I Ja. '31 Ja. 33 . . . . . . . . . . . . . . . = 147 Ja. 38 . . . . . . . . . . . . . . . = 143 C = 143 F Ja. 39 = 143 D J &. = 146 D J &. = 149 Je. J a.. J a.. Ja. J &. Ja. 1311 J a.. Ja. =13D J a.. J a.. 57 J e. J e. J a.. Ja. Je. J a. J &. J a.. Ja. J &. Ja. Ja. Ja. Ja. Ja. J a.. Ja.

Ja. J a. J e. J a.. J a.. Ja. J a.. J &. Ja. Ja.

LORO FONTI E CONCORDANZE

KZ. LIV, p. 69 egg. .. = 5 2 KZ. LVL p. 23 agg. .. = 6 2 A KZ. LVL p. 28 egg. .. = 5 5

ÉEFFE‘S‘E‘F'FFÈS‘ 5555' SE‘? 5‘5'5‘55555‘555

366

=89

= = ad ad

93 115 e 100 89 nota. in calce 1 = 95 ad 92 ad 92 nota.

II

in = = =

calce 1 97 96 98 p. 277 nota. in calce ]

17

II 21 II 22 III 2

III 3 IV 1 IV 3 IV 8 IV 11 IV A IV C V 11 V 16 V 20 V 35

= = = =

99 101 b 101 a 100

=

101 6

= 102 b = 102 a = 102 J = 1020

. VI, p. 273

109 110 112 118 143

Mélanges

linguistiq

offerte à. M. Holger Pedersen, 1937, p. 231

egg.

= 152

INDICE DELLE ISCRIZ. SECONDO LE

Mélanges

LORO FONTI E CONCORDANZE

linguistiques

offerta 11. M. Holger Pedersen, 1937, p. 238 = 153

Egg.

Mcm. Ant. XX,

1910 ad 34 I.

col. 12 agg.

4

Ncwpolis I, p. 386 .. . . = 8 Neapolis I, p. 390 .. . . = 7 Neapolis II, p. 293-304 = 3 I B 1884,

1884, 1884, 1884, 1884, 1897, 1898,

129 129 129 130 . 132... 465 219

"d

N 4180. NdSc. NdSc. NdSc. NdSc. N (180. NdSc. N dSc. N 680. NdSe.

Pe. Pe. =13D = 7

1900, 59 =146D 59 1900, =149 1908, 86 =72 NdSc. 1909, 312 ad 84 NdSc. 1913, 151 =85 NdSe. 1913, . 405-10; 472-75 . . . . . . . . . . . . . = 31 B 407 NdSc. = 30 = 143 E NdSe. 65 NdSe. 68 . . . . = 145 A NdSc. = 145Cab_ NdSc. = 144 F NdSe. 156 = 13 E NdSe. 284-7 = 50 B NdSe. . 216 ag. = 59 NdSc. . 370 sg. ad 150Nota. NdSc. 400 sg. NdSe. 128 sg. NdSc. . 238 agg. N dSc. . 238 agg. NdSc. 168 agg.

P. 1… P. 2…

= 90 = 91 = 92

Pe. Pe. Pe. Pe. Pe. Pe. Pe. Pe. Pe.

Pe. Pe. 26 . . . . . . . . . . . Pe. 27

Pe

28 . . . . . . . . . . .

Pe. 34 . . . . . . . . . . . Pe. "35 . . . . . . . . . . . Pe. 42 . . . . . . . . . . .

Pe. 48 . . . . . . . . . . . 53 . . . . . . . . . . . 54 . . . . . . . . . . . 55 . . . . . . . . . . . 56 . . . . . . . . . . . 69 . . . . . . . . . . . 70 Pe. 82 . . . . . . . . . . .

Pe. Pe. Pe. Pe. Pe. Pe.

= 93 ad 92 = 94 ad 92 = 105 = 95 = 96 ad 92 nota. in calce 1 = 97 ad 92 ad 100 = 98 ad 89 nota in calce 1 = 99 p. 277 nota. in 08.100 1 = 100 = 101 a

= 101 b = 101 c = 102 a = 102 b

= 102, d

366

INDICE DELLI ISCRIZ. SECONDO LE

Po. Po. Pe. Pe. Pc. Pe. Pe. Pe. Pe.

89 . . . . . . . . . . . . . . 92 . . . . . . . . . . . . . . 108 . . . . . . . . . . . . . 110 111 112 120 . . . . . . . . . . . . 124 134 . . . . . . . . . . . . Pe. 139

= = ad = = = = = = =

Pe. 140 . . . . . . . . . . . .

p. 267 nota

Pe. Pe. Pe. Pe. Pe.

in = = = = = =

143 144 145 146 149 Pe. 151 Pe. 152

Pe. Pa. Pe. Pe. Pe.

............. ............ ............

............ ............

............ 153 . . . . . . . . . . . . 154 156 167 168

Pe. 173 . . . . . . . . . . . .

102 102 95 103 103 104 106 107 108 109

(: «! a b

calce 1 113 114 c 114 b 117 115 b 111

= 112 = 115 0 = 116 d = 116 a = 114 a = 116 b

p. 268 nota. in calce 1

Pe. 197 Pe. 201 Pe. Pe. Pe. Pe. Pe.

= 115 (: ad 114

204 e 204 bis = 206 = 207 = 209 . . . . . . . . . . . . . = 213 . . . . . . . . . . . . . ad

110 115 «! 115 d 116 (: 116

Philologus LXXIII, p. 449 . . . . . . . . . . . . . = 7 PID. PID. PID. PID. PID. PID. PID.

1, r. 6-8 . . . . . . 2, r. 10-11 . . . . . 3, r. 9—11 . . . . . 5, r. 6-8 . . . . . . 6 ............. 6 a ........... 6 b ...........

= = = = = ad =

89 90 91 92 93 92 94

LORO FONTI E GONOOEDANZB

PID.-9 PID. 10", p. 6 1 9 . . . . PID. 15 PID. 16 PID. 17 PID. 18 PID. 22

PID. PID. PID. PID. PID. PID. PID. PID. PID. PID. PID. PID. PID. PID. PID. PID. PID. PID. PID. PID. PID. PID. PID. PID. PID. PID. PID. PID. PID. PID. PID. PID.

23 24 25 31

54192 = 70 = 95 ad 135 ad 92 = 96 ad 92 nota in calce 1 = 97 ad 92 ad 100 = 98 ad 89 note. in calce 1 = 99

p. 277 nota. in calce 1 = 100 = 101 a = 101 b = 101 o ad 135 = 102 a = 102 b = 102 c = 102 J = 102 a

ad 116 ad 136 nota in calce 1 = 136 A

INDICE DELLE mom. SECONDO LE LORO FONTI E CONCORDANZE

PID. 192 PID. 196

PID. 197

PID. PID. PID. PID.

199 209 215 220

PID. 221 PID. 222,

PID. PID. PID. PID. PID. PID. PID. PID. PID. PID.

224 225 227 223 229 231 232 233 234 233

PID. 237 238 239 244 247 255 256 PID. 257 PID. 258 PID. 259 PID. 260 PID. 263 PID. 267 PID. 269 PID. 271 PID. 274 PID. 275 PID. 276 PID. 278 PID. 280

PID. PID. PID. PID. PID. PID.

= 136 E ad 136 nota. in calce 1 ad 136 nota in calce 2 ad 136 ad 135 = 137 ad 136 nota in calce ] = 134 a = 134 b = 134 c

281 282 284 300 301 302 303

PID. PID. PID. PID. PID. PID. PID. PID. PID. PID. PID.

307 308 321 323

325 337 338

PID. PID. PID. PID.

339 343 346 347 350 352 354

PID. 359 PID. 371 =121A =120A =120F =12OG =120H =12IB =118A =1183 =1180 =119D =ll9B =ll9A =1201' =12OB

=1200 =120D

304 305 306

PID. PID. PID. PID. PID. PID. PID. PID. PID.

369

PID. PID. PID. PID. PID. PID. PID. P_ID. PID. PID.

372 378 381 392 393 395 396 397 398 399

PID. 430 PID. 432

2 4 ' -— V. PISANI, Le HW “’Italia antica oltre il latino.

ad 127 nota in calce ] = 141 p.314 = 142 = 66 = 67 = 64 = 68 A = 68 D ed 69 nota in calce ] = 72 ad 84 Appendice =

73 a

= 74

ad 84 Appendice ad 84 Appendice ad 84

370

INDICE DELLE IBCBIZ. SECONDO LE

PID. 436 . . . . . . . . . . . ad 84

Appendice PID. PID. PID. PID.

439 458 . . . . . . . . . . . 470 472

PID. 473 PID. 474

= ad p. ad

80 73 a 248 76

ad 76 ad 84

Appendice PID. 478 PID. 484 PID. 489

ad 73 :: = 81 ad 81

PID. 515

=

PID. 526 = PID. 534 . . . . . . . . . . . ad PID. 544 ad PID. 544 bm . . . . . . . . = PID. 548 . . . . . . . . . . . = PID. 556 . . . . . . . . . . . = PID. 576 e 577 = PID. 5 7 8 . . . . . . . . . . . = PID. NotaX11, vol. II. p. 59 . . . . . . . . . . . . . = PID. Nota. XIV, vol. II, p. 81 . . . . . . . . . . = PID. Nota. XXII, 2 p. PID. Nota XL. vol. II, p. 417 = Pl. 1 . . . . . . . . . . . . . . . Pl. 4 . . . . . . . . . . . . . . . Pl. _12 . . . . . . . . . . . . . . Pl.'l6 . . . . . . . . . . . . . . Pl. 17 Pl. 18 . . . . . . . . . . . . . . Pl. 19 Pl. 19 a Pl. 28

82

83 74 76 87 84 85 127 A . B 126 140

125 344

86

= 1 = = 5 = =

= = = =

4 B 4 A 4 0 10

Pl. 29

=

11

Pl. 30 . . . . . . . . . . . . . .

= 12A

Pl. 31

=

P]. 32

= 12 E

Pl. 33

=

12 E 12 D

LORO FONTI E CONCORDANZE

Pl. Pl. Pl. Pl. Pl. Pl. PI. PI. PI. PI. P]. PI. PI. PI. Pl. Pl. Pl. Pl. Pl. Pl. Pl. Pl. Pl. Pl. Pl. Pl. PI. PI. PI. Pl. Pl. Pl. Pl. Pl. Pl. Pl. Pl.

34 36 36a.

37 47

48. 49. 50. 104 117 119 120

124 125 127 128 129 130 131 132 133 134 134 135 136 137 138

139 140 141 142 143 144 147 156 164

164

=12B adl2E =120 adl2D =13A adl3A =130 =13B =14A =15 =30 9.415“ =17A =17B =18 =28 =29 =21 =26A =26B =25A =2EB =24 =27 =22A =22B =23 ad2l ad25A ad22B ad24 34124 ad24 ad27A ad34 r. 25 =32 ad 37 nota in calce 1

Pl. PI. PI. Pl. Pl.

=20A =2OBd =19A =20D = 20 B

a-c

INDICE DELLE ISCRIZ. SECONDO LE

Pl. Pl. P1. Pl. P1. P1. P1. Pl. P1.

P1. P1. Pl. P1. Pl.

177 177 180 182 184 187 188 189 190 192 193 197 199 200

bb . . . . . . . . . ad 20 q ad 20 . . . . . . . . . . . . = 36 = 37 = 38 = 39 A 14419 r. 12 = 40 B = 40 D = 40 A

............

= = = =

40 C 35 G 35 A 34

LORO FONTI E CONOORDANZE

Pl. 231 Pl. 232 . . . . . . . . . . P1. 233

= 44 XXIII = 44XV = 44 XIV

P1. Pl. P1. Pl. Pl. Pl. Pl.

= = = = = = =

Pl. Pl. Pl. P1.

234 235 236 237 238 239 240 242 . . . . . . . . . . 243 244 . . . . . . . . . . 245 . . . . . . . . . .

= = = =

44 XXVIII b 44 XXVIII a 44 XXVIII 0 44 XXVIIId 44 XXVIII @ 44 XXVIII ] 55 56 57 58 50 O

Pl. 201

= 39 B

Pl. 246 . . . . . . . . . .

= 51

P]. 203

= 35 E

P]. 246 a.

= 45 A = 45 0

P]. 204

ad 9 r. 18

P1. 246 b

P1. 206

= 41

P1. 246 e

= 45 D

Pl. 209

= 42

P1. 246 (I

= 46

Pl. 211

= 44 XVII

Pl. 251

= 49 A

P]. 212

= 44 XXVII

P1. 253

= 50 A = 47

P1. 213

= 44 XVI

Pl. 254

Pl. 214 . . . . . . . . . . . .

=

44 V

Pl. 255

=

Pl. 215

= 44 XIX

Pl. 256

= 45 E

Pl. 216

= 44 X X

Pl. 263

= ad 45 A

Pl. 218 . . . . . . . . . . . .

= 44 IV

P]. 274

= 52

km. 219

= 44 VIII

Pl. 276

= 53

P]. 220

= 44 X

Pl. 280 . . . . . . . . . . = 54

Pl. 220, 2 . . . . . . . . . .

= 44 IX

P1. 285 e, nota.

P1. 221

= 44 XXII

Pl. 289

= 64

Pl. 222

= 44 XVIII

P]. 291

= 65 A

Pl. 223 . . . . . . . . . . . .

= 44 III

Pl. 292

= 61

P1. 223, 2. …' . . . . . . . = 44 VI

P]. 295

= 62 A

48

p. 344

Pl. 224 . . . . . . . . . . . .

= 44 XII

Pl. 296

= 63

Pl. 225, 2 . . . . . . . . . .

= 44 XXV

Pl. 297

= 65 B

Pl. 226 . . . . . . . . . . . .

= 44 XIII

Pl. 298-304

= 60

Pl. 226, 2 . . . . . . . . . .

=

Pl. Pl. Pl. Pl. Pl.

228

=_44 XI = 44 XXIV

Pro. Pd 4 Pro. Pd 3

= 103 & = 103 b

229

= 44 II

Pro. Pd 12

= 104

229, 2 . . . . . . . . . . 230

= 44 XXVI = 44 I

Pro. Pd 5 Pro. Ve II

= 105 = 107

227

371

44 VII

24 — V. P … Le “ … dall'Italia antica oltre il latino.

372

INDICE DELLE ISGBIZ. SECONDO LE

Ròmiseh-gemwnisehe Forsehungen,

Rendie. dell’Aee. di Archeol. Lett. e Belle Arti di .Na-

poli

LORO FONTI E CONCORDARE

1962, p. 85 sg. (Situla. Providence) . . . . . . . . . . . . . ad 136

XXVIII,

1954 . . . . . . . . . . . . . . .

ad 7

Rhein. Museum LXII, p. 550 . . . . . . . . . . . . . = 20 0 Rhein. Museum LXII, p. 554 agg. . . . . . . . . . = 31 A Rhein. Museum C, p. 236 agg‘. . . . . . . . . . = 70

Ròmisehe Mifieihmgen XXII, p. 308 . . . . . . . . . . . . .

SE. XXI, p. 220 agg.. p. 264 nota. in calce 1

SE. XXI, p. 397 ad 151 SE. XXXI, p. 255 agg.. p. 344 sg.

Seria Hofilleriana, 1940, p. 152 agg. . . . . . . . . = 31 A

Ribezzo, Nuove ric., p. 63

ad 84

Appendice

Se’rta Hofiilleriana, 1940, p. 148 agg. = 31 B

Studi it. fil. class. N. S. XI,

Ribezzo, Nuove rio., p. 119 agg.

=

RIGI. I, p. 55 . . . . . . .

= 13E

RIGI. II, p. 139 agg.

p. 223 nota

pestri della Valcamo-

in calce 1 = 16 = 126 = 127 11.3 = 31 B = 16 = 7 = 13 E = 59 = 35 0 = 623

nica . . . . . . . . . . . . . . .

RIGI. BIGI. BIGI. RIGIJ RIGI. RIGI. RIGI. RIGI. RIGI. RIGI.

VI, p. 312 . . . . . VII, p. 224 .. . . VII, p. 224 . . . . VIII, p. 87 VIII, p. 88 VIII, p. 89 . . . . VIII, p. 95 .. . . X, p. 305 sg. . . XI, p. 293 XII, p. 225 sg.

RIGI. XIV, p. 71 ag. . RIGI. XV, p. 182 agg. RIGI. XV, p. 198-200 RIGI.‘ XVII, p. 77 agg. RIGI. XIX, p. 89 RIGI. XIX, p. 93 e 201

= = = = = =

156 4 G 33 A-D 128 68 C 69 152 153

BIGI. XX, p. 142

16

filologia N

xm, p. 433 sg.

S.

' = 152

Rivista di filologia N. XIII, p. 433 sg.

p. 315 agg.

88

RIGI. XX, p. 29 egg. RIGI. XX, p. 29 agg.

Rivista di

= 149

S. = 153

= 128

81153, Le iscrizioni ru= 138

Tyrrheniea, p. 148 agg. = 138. 138bis V.l ................. V.2 ................. V.3 ................. V . 4 _ V.5 ................. V.6 ................. V.7 ................. V.8 ................. V. Il . . . . . . . . . . . . . . . . V. 12 . . . . . . . . . . . . . . . . V. 13 . . . . . . . . . . . . . . . . V. 15 V. 16 . . . . . . . . . . . . . . . . V. 17 . . . . . . . . . . . . . . . . V. 18 . . . . . . . . . . . . . . . . V. 19 . . . . . . . . . . . . . . . .

=18 =

=3IB =29 =30 =28 =31A. =10 =]] =12A =IZB ad12E' =120 =12E =12F =12D

V.

22

= 1 2 G

V. V. V. V.

23 . . . . . . . . . . 24 25 . . . . . 26

=13A adl3A =130 =13B

INDICE DELLE ISCRIZ. SECONDO LE

27 . . . . . . . . . . . . . . . 28 . . . . . . . . . . . . . . . 74 . . . . . . . . . . . . . . . 75 . . . . . . 76 . . . . . . . . . . . . . . . 77 . . . . . . . . . . . . . . . 78… 80… 81 . . . . . . . . . . . . . . . 82 . . . . . . . . . . . . . . . 83 . . . . . . . . . . . . . . . 84 . . . . . . . . . . . . . 85 . . . . . . . . . . . . . . . 86 . . . . . . . . . . . . . . . 87 . . . . . . . 88 . . . . . . . . . . . . . . . 94 . . . . . . . . . . . . . . . 95 . . . . . . .

LORO FONTI E CONCORDANZE

=13D =13E =14A =21 ad2l ad27A ad22 ad24 ad24 =24 =22A =22B =26A =2GB =25A =25B =27 =23 ad34r.25 =20D ad37nota. incalcel =32 =14B =15 =16 ad5 =17A =17B =20A =19A. =IQB =190

V. 150 . . . . . . . . . . . V. 151 . . . . . . . . . . . V. 153 . . . . . . . . . . . V. 154 . . . . . . . . . . . V. 158 . . . . . . . . . . . V. 161 . . . . . . . . . . . V. 162-165 . . . . . . . V. 168 . . . . . . . . . . . V. 170 . . . . . . . . . . . V. 172 . . . . . . . . . . . V. 173 . . . . . . . . . . . V. 175 . . . . . . . . . . . V. 176 . . . . . . . . . . . V. 182 . . . . . . . . . . . V. 183 . . . . . . . . . . . V. 184 . . . . . . . . . . . V. 185 . . . . . . . . . . . V. 187 . . . . . . . . . . . V. 190 . . . . . . . . . . . V. 191 . . . . . . . . . . . V. 192 . . . . . . . . . . . V. 194 . . . . . . . . . . . V. 196 . . . . . . . . . . . V. 200 A 1 V. 200 A 2 . . . . . . V. 200 A. 3 V. 200 A 4 . . . . . . V. 200 A 5 . . . . . . V. 200 A 6 . . . . . . V. 200 A. 7 V. 200 A 8 . . . . . . V. 200 A 9 V. 200 A 10 V. 200 B 1 V. 200 B 2 V. 200 B 3 . . . . . . V. 200 B 4 . . . . . . V. 200 B 5 . . . . . . V. 200 B 6 V. 200 B 7 V. 200 C V. 200 C Aum.

=39B

V. 200 D 2 . . . . . .

= 44 XV

V. 200 E 1

=

V. 200 D ad 9 r. 12

1

= 40 B = 40 D = 40 A = 40 C' = 38 = 37 = 33 A-D ad 9 l'. 18 = 41 = 43 = 42 = 36 = 35 B = = 7 = 8 = 5 = = 4 B = 4 A = 4 C = 3 = 1 = 44 XXII = 44 X = 44 VIII = 44 IV = 44 XVIII = 44 IX = 44 X X = 44 XII = 44 XIX = 44 XXV = 44 XXVI = 4411 = 44 XI = 44 VII = 44 XXIV = 44 I = 44 XIII = 44 111 = 44 VI =

44 XIV 44 XXIII

373

= = = = = = = = = = = = = = = ad = = = = =

44 XXVIII (: 44 XXVIII 6 44 XXVIII e 44 XXVIII ] 50 0 51 45 A 45 O 45 D 45 B 46 45 E 49 A 47 48 45 A 50 A 50 B 52 53 55