Macrobio. Etica e psicologia nei "Commentarii in Somnium Scipionis"

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Maria Di Pasquale Barbanti

MACROBIO ETICA E PSICOLOGIA NEl ccCOMMENTARII IN SOMNIUM SCIPIONIS•

C.U.E.C.M.

In copertina: Tramonto, di Max Ernst .

Proprietà letteraria riservata

© Catania 1988 - Cooperativa Universitaria Editrice Catanese di Magistero Via Etnea, 390 - 95128 Catania � Telefono (095) 316737 - c.c.p. 10181956 Stampato col contributo parziale del Ministero della Pubblica Istruzione. «Tipolitografia E. Leone

snc» -

Via Firenze, 12 - Catania - Tel . (095) 387020

{. ] animae, dum corpore utitur, . .

haec est perjecta sapientia ut, unde orta sit, de quo fonte venerit, reco­ gnoscat. (Macrobio, In Somn. ,

l,

9, l)

MACROBIO: ETICA E PSICOLOGIA NEI «COMMENT ARII IN SOMNIUM SCIPIONIS»

PREFAZIONE

Macrobio appartiene a quel gruppo di enciclopedisti che sintetizzano le dottrine più interessanti della speculazione greca e le presentano all'Occidente in una forma alquanto semplifica­ ta. Per lo più questi enciclopedisti rimangono alla superficie del pensiero classico, e spesso non riescono a comprenderlo nella sua pienezza per il fatto che le fonti alle quali si riferisco­ no sono lontane dai classici originali . In molti casi la distanza fra l'autore classico e il compilatore o commentatore del IV, V o VI secolo è tale da presupporre anche diverse fonti interme­ die. Tuttavia grazie a questi polimati ed enciclopedisti la cultu­ ra occidentale riesce a mettersi in contatto per quasi un millen­ nio con la cultura greca, ed in quest'ambito l'opera di Macro­ bio svolge un ruolo fondamentale, specie per quanto concerne la trasmissione della filosofia platonica e neoplatonica in Occi­ dente. L'interesse degli studiosi nei confronti di Macrobio si spiega, infatti, soprattutto per questo ruolo, assolto in gran parte dai Comme�:�tarii in Somnium Scipionis. Ma quest'opera che indubbiamente costituisce una tappa importante nella storia del pensiero occidentale dell'età tardo­ antica, dopo aver avuto una notevole fortuna nel Medioevo 1, è l A questo riguardo è significativo lo studio di Ph. M. Schedler, Die Phi­ /o.sophie des Macrobius und ihr Eirifluss auf die Wissenscluift des christlichen Mitte/alters, in «Beitrage zur Geschichte der Philosophie des Mittelalters», 1 3 , l , MOnster in W . , 1 9 1 6. Cfr. anche M . Silvestre, Note sur la survie de Macrobe au moyen 8ge, in «Classica et Mediaevalia», 24 (1963), pp. 1 70-1 80.

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stata tenuta per lungo tempo ai margini dell'interesse critico e storiografico. Una maggiore attenzione nei suoi riguardi è stata manifestata in tempi più recenti 2 , in cui ogni tassello del mosai­ co che rappresenta la cultura della tarda antichità assume una sua precisa collocazione. È infatti all'interno di questo conte­ sto che si pongono i contributi di F. Cumont 3 , di P. Henry 4, di

2 Al secolo scorso risalgono due edizioni critiche delle opere di Ma­ crobio, una a cura di L. von Jan (Macrobius opera quae supersunt, voll. 2, Leipzig und Quendlinburg, 1 848- 1 852) e l'altra a cura di F. Eyssenhardt (Leipzig, 1 868) ritenuta inferiore alla prima (cfr. a questo proposito l'in­ troduzione di L. Scarpa a Macrobii A mbrosii Theodosii, Commentario­ rum in Somnium Scipionis libri duo, Padova, 1 98 1 , p. 60, e J. Flamant, Macrobe et le Néoplatonisme latin à la fin du IV" si�cle, Leiden, 1 977, p. 1 ) . Più vicini a noi sono due importanti contributi alla critica del testo di Macrobio di A. La Penna: Le Parisinus Latinus 6370 et le texte des Com­ mentarii de Macrobe, in « Revue de Philologie », 4 ( 1 950), pp. 1 77- 1 87 , e Note sul testo dei « Commentarii » di Macrobio, in « Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, Classe di Lettere e Filosofia », s. 2, 20 ( 1 95 1 ), pp. 239-254. Nel 1 963 è stata pubblicata per Teubner l'edizione critica delle opere di Macrobio a cura di J. H. Willis, voli. 2, Leipzig, 1 963 , la quale è stata molto discussa (vedi a questo. proposito le recensioni di A. La Penna, in « Rivista di Filologia e di Istruzione Classica », 92 ( 1 964), pp. 452-46 1 ; di S. Timpanaro, in « Gnomon », 36 ( 1 964), pp. 784-792; di N. Marinone, in « Bollettino di Studi Latini >>, l ( 1 97 1 ), pp. 488-496. In particolare viene rimproverato a Willis di non avere utilizzat o i due studi di La Penna. Re­ lativamente ai Commentarii esistono una traduzione in lingua inglese a cu­ ra di W. H. Stahl (New York-London, 1 952) e due recentissime traduzioni italiane con testo e commento, la prima a cura di L. Scarpa (Padova, 1 98 1 ) , utilizzata nel presente lavoro accanto all'edizione di Willis, e la se­ conda, attualmente limitata al solo libro I (il Il è in corso di stampa), a cura di M. Regali (Pisa, 1 983). 3 Comment Plotin détourna Porphyre du suicide, in « Revue des Étu­ des Grecques », 32 ( 1 9 1 9), pp. 1 1 3- 1 20; Les religions orienta/es dans le Pa­ ganisme romain, Paris, 1 929; Recherches sur le symbolisme funéraire des Romains, Paris, 1 942; Lux Perpetua, Paris, 1 949. 4 Plotin et I'Occident, Firmicus Maternus, Marius Victorinus, Saint A ugustin et Macrobe, Louvain, 1 934.

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Courcelle 5 e quelli più specifici di H. Linke 6 , di K. Mras 7 , di A. Cameron 8 , di M. A. Elferink 9 , fino allo studio d'insieme di J. Flamant 1 0• L'avere considerato Macrobio come uno strumento utile per farci conoscere alcune dottrine dell'antichità ha, però, fat­ to si che ci si orientasse prevalentemente verso la ricerca delle fonti delle sue opere nel tentativo di ricostruire scritti perduti di filosofi come Numenio, Giamblico e Porfirio. A questo propo­ sito condivido l'opinione di quegli studiosi che ritengono que­ sta impostazione poco produttiva 1 1 perché può fare correre il rischio di perdere di vista quanto appartiene veramente a Ma­ crobio. Pertanto ritengo che convenga studiare l'opera di MaP.

5 Les lettres grecques en Occident de Macrobe à Cassiodore, 2• ed . , Pa­ ris, 1 948; La postlritl ch�tienne du Songe de Scipion, in « Revue des Etudes Latines », 36 (1958), pp. 205-234; Tradition platonicienne et traditions chré­ tiennes du corp-prison, in « Revue des Etudes Latines >>, 43 (1965), pp. 406443 . 6 Ueber Macrobius' Kommentar zu Ciceros Somnium Scipionis, Philolo­ gus, Abhandlungen Martin Hertz zum 70. Geburtstage dargebracht, Berlin, 1 880, pp. 240-256. 7 Macrobius' Kommentar zu Ciceros Somnium, Ein Beitrag zur Geiste­ sgeschichte des 5. Jahrunderts n. Chr. , in « Sitzungsberichte der Preussischen Akademie der Wissenschaften, Phil. hist. Klasse », ( 1 933), pp. 232-288. 8 The Date and Jdentity of Macrobius, in « Joumal of Roman Studies », 1 6 (1 966) , pp. 25-38; Paganism and Literature in Late Fourth Century Rome, in Christionisme etjormes littlraires de I'A ntiquitl tardive en Occident, Entre­ tiens sur l'Antiquité classique, 23, Vandoeuvres-Genève, 1 976, pp. 1-30. 9 La descente de 1 '8me d'après Macrobe, Leiden, 1968. 1o Macrobe et le Nloplatonisme latin cit. u Cfr. , per esempio, P. Henry (Piotin et /'Occident, pp. 147-148), il qua­ le da una parte sostiene che tutte le fonti alle quali si riferisce Macrobio, ad ec­ cezione delle Enneadi, sono andate perdute, per cui la ricerca intorno ad esse ri­ sulta molto difficile, e dall'altra ritiene di dovere attribuire alle Enneadi stesse maggiore importanza di quanto non avessero fatto altri studiosi; cfr. pure J. Flamant (Macrobe et le Nloplatonisme latin cit . , p. 8 sgg.), il quale, piuttosto che muovere dallo studio delle fonti di Macrobio, preferisce entrare nel vivo delle sue opere, senza per questo perdere di vista le fonti, ma avvicinandosi ad esse di volta in volta.

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crobio dall'interno, pur nella consapevolezza dei debiti che il nostro autore ha nei confronti delle sue fonti. Ciò non significa sottovalutare il problema delle fonti, ma semplicemente evitare di risolvere in esso il significato del contributo storico-culturale di Macrobio, il quale riesce a ricostruire personalmente e, in un certo senso, originalmente la dottrina neoplatonica. Il testo dei suoi Commentarii è il Sogno di Scipione, che egli sceglie per due ragioni di base: per la sua devozione nei con­ fronti di Cicerone, che considera il Platone latino, e per le so­ miglianze esistenti fra questo testo e il mito finale della Repub­ blica di Platone. La fusione di queste due motivazioni conferi­ sce ai Commentarii una duplice dimensione: neoplatonica nelle tematiche e nei contenuti e tuttavia romana per certi aspetti che esprimono le istanze della cultura alla quale Macrobio appar­ tiene. La maggior parte degli storiografi, infatti, colloca Macro­ bio ali 'interno di una cerchia di aristocratici pagani che rinne­ gano il nuovo cristianesimo e oppongono ad esso una religione il cui oggetto è Roma e la sua tradizione, per cui la filosofia e la saggezza greche diventano funzionali al recupero e alla restau­ razione delle virtù romane. In questo lavoro, che non può prescindere dal toccare pro­ blemi relativi alla personalità di Macrobio, alle sue opere e al carattere generale dei Commentarii, esaminerò in particolare due aspetti di quest' opera che mi sembrano strettamente legati fra loro: l'etica e la psicologia. Ciò perché, nonostante l'enci­ clopedismo, a volte un po' superficiale ed eclettico, che in ge­ nere caratterizza le opere di Macrobio, questi due aspetti costi­ tuiscono il filo conduttore dei Commentarii e conferiscono ad essi una fisionomia netta e ben delineata: è infatti attraverso la trattazione intorno alle virtù e intorno all'essenza e al destino dell'anima che Macrobio manifesta la sua matrice neoplatoni­ ca pur mantenendosi nell 'ambito della cultura e della mentalità latine. 14

l. MACROBIO NEL SUO TEMPO

1 . 1 . Problemi biografici e cronologici Se si guarda agli studi macrobiani sia lontani che recenti, si ricava l'impressione che le problematiche che hanno interessa­ to maggiormente gli studiosi sono quelle relative alla biografia, alla non facile identificazione storica del personaggio e alla cronologia: si discute sul nome vero di Macrobio, sulla sua provenienza e sulla sua probabile identificazione con uomini politici del tempo che rispondono allo stesso nome. Sul nome di Macrobio la stessa tradizione dei manoscritti, nel fornirci i dati, ci pone alcune difficoltà. Nei manoscritti più antichi dei Commentarii, infatti, si trova Macrobius Ambro­ sius Theodosius, vir clariss imus et illustris; in altri manoscritti talvolta varia l'ordine dei nomi, talvolta manca Ambrosius o Theodosius; però pare che sin dall'inizio del Medioevo - forse con la sola eccezione di Boezio e di Cassiodoro che lo citano come Macrobius Theodosius 1 - il nostro autore venisse chia­ mato semplicemente Macrobio 2 , e su questo nome tutti gli stu­ 3 diosi sono stati d'accordo finché S. Mazzarino (e dopo di lui l Cfr. Boezio, In Porphyrii Isagogen, l, 10, e Cassiodoro, Expositio Psalmorum, 10, 7 . 2 Cfr. W. H . Stahl, Macrobius. A Commentary o n the Dream of Sci­ pion, New York-London, 1952, Introduzione, p. 3. 3

La politica religiosa di Stilicone, in « Rendiconti dell' Istituto Lombar-

17

�ameron" seguito anche da Marinone ' ) non fece notare che il nostro Macrobio doveva essere più conosciuto dai contempo­ ranei col nome di Teodosio 6 • Flamant, che si

è occupato recentemente della questione,

osserva però che, benché l'ordine dei nomi che compaiono nei manoscritti delle due opere di Macrobio non sia sempre identi­ co

(Macrobius Ambrosius Theodosius è più frequente nei ma­ Commentarii e Ambrosius Theodosius Macrobius in quelli dei Saturnalia), il nome Macrobius non è mai omesso, mentre qualche volta non si riscontra il nome Theodosius e molto spesso è omesso il nome Ambrosius. Per questa ragione noscritti dei

e per un'altra, altrettanto valida, fondata sul fatto che il nome

Macrobius non

muore con il nostro autore, ma ricompare nei

suoi discendenti e precisamente nel nipote Macrobio Plotino Eudosso, Flamant ritorna alla posizione che precedeva gli studi sopra citati e che era stata inaugurata da

H. Georgii 7 e conti­

nuata da Stahl8, secondo la quale il nome ufficiale del nostro autore doveva essere proprio Macrobio 9• Un'altra questione riguarda la patria di Macrobio, sulla quale si sono fatte molte congetture. Al riguardo esiste una va­ ga indicazione nei

Saturnalia 10,

là dove Macrobio chiede indul­

genza al lettore per la poca perizia e la scarsa eleganza nell 'uso della lingua latina e si giustifica dicendo di essere nato altrove do di Scienze e Lettere, Classe di Scienze morali », 7 1 ( 1 938), pp. 255-258. 4 The Date and Jdentity of Macrobius cit . , pp. 26-27. ' Introduzione alla traduzione dei Saturnalia, 2• ed. , Torino, 1 977, p. 1 4 sgg. 6 A. Cameron ( The Date and ldentity of Macrobius cit., p. 26) osserva che in età tardo-imperiale si era conosciuti con l'ultimo dei nomi; e l'ultimo dei nomi del nostro autore sarebbe, secondo Cameron, proprio Teodosio. 7 Zur Bestimmung der Zeit des Servius, in « Philologus », 71 ( 1 9 1 2), pp. 5 1 8-526. s Macrobius ci t., p. 4. 9 Cfr. J . Flamant, Macrobe et le Néoplatonisme latin cit. , p. 91 sgg. IO Prej. 1 1 - 1 2.

18

(sub a/io ortos caelo). frase potesse

Ad alcuni studiosi

indicare il

luogo di

è sembrato che questa

origine di

Macrobio.

Sandys 1 1 , ad esempio, muovendo da essa afferma che la patria 2 di Macrobio doveva essere la Grecia, e Whittaker 1 pensa a qualche provincia orientale dove si parlava il greco. La mag­ gior parte degli studiosi

è però di avviso diverso e ritiene che la

patria di Macrobio debba essere stata qualche provincia del­ l' Impero occidentale, anche se lontana da Roma, come la Sici­ lia, la Spagna o, con maggiore probabilità, l'Africa. Già Jan, nella sua edizione delle opere di Macrobio 1 3 , sosteneva che questi era oriundo dell'Africa per varie ragioni : in primo luogo perché in quel periodo l'Africa diede i natali a molti autori che conoscevano sia la lingua latina che quella greca; in secondo luogo perché gli sembrava più probabile che un africano - e non un greco vero e proprio - avesse preferito scrivere in lati­ no a Roma pur conoscendo la lingua greca; e infine perché l 'Africa era una provincia sufficientemente lontana da Roma per adattarsi alle parole

sub a/io ortos caelo.

so sono Schanz 1 \ Wessner

u,

Dello stesso avvi­

Wissowa 1 6 e Mras 1 1 , il quale so­

stiene che la lingua madre di Macrobio doveva essere il latino sia perché questi cita spesso autori latini, sia perché, per quan-

Il Cfr. J. E. Sandys, A History of Classica/ Scholarschip, Cambridge, 1 908 , l, p. 238. 1 2 Cfr. Th . Whittaker, Macrobius or Philosophy, Science and Letters in the year 400, Cambridge, 1 923 , p. I l . 1 3 Macrobius cit . , l , p. VII. 1 4 Cfr. M . Schanz, Geschichte der riimischen Litteratur, MUnchen, 1 904, vol. IV, parte 2•, p. 1 9 1 . u P. Wessner, Macrobius, in « P . W . », l4, 1 ( 1 928), coll . 1 70- 1 82. 1 6 G . Wissowa (De Macrobii Saturnaliorum fontibus capita tria, Diss. Breslau, 1 880, p. 1 5) rileva che la lingua greca non poteva essere la lingua ma­ dre di Macrobio, sia per l'entusiasmo che questi dimostra nei confronti di Virgilio e di Cicerone, sia per le numerose traduzioni errate dei passi greci. 1 1 Cfr. K. Mras, Macrobius ' Kommentar zu Ciceros Somnium cit . , p. 285 .

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to riguarda le citazioni degli autori greci, utilizza traduzioni la­ tine. D'altra parte - rileva Stahl, che condivide questa tesi tanto dalla lettura dei

Commentarii quanto

dall'indice dei no­

mi predisposto da Jan si ricava la netta impressione che Macro/

bio doveva avere con la letteratura latina una familiarità maggiore che non con quella greca 1 1• Su questa linea si pone anche Flamant 19• Un problema ancora più complesso

è quello dell'eventuale

identificazione di Macrobio con uno dei personaggi politici dell'epoca. Stabilire quale dei personaggi di nome Macrobio di cui si hanno notizie storiche possa identificarsi con l'autore dei

Commentarii non è certamente facile, ficazione

anche perché tale identi­

è legata strettamente alla cronologia delle opere, alle

notizie che da queste si ricavano, alla questione dell 'incompati­ bilità delle cariche e alle presumibili inclinazioni religiose di Macrobio . Il Codice teodosiano accenna ad un Macrobio vicario di Spagna nel 399-400 20, ad un Macrobio proconsole d'Africa nel 4102 1 , ed ancora ad un Macrobio che avrebbe occupato la cari­ ca di

praepositus sacri cubiculi d 'Oriente

a Costantinopoli nel

422 22 • In quest'ultimo decreto il M acrobio nominato praeposi­ tus sacri cubiculi è chiamato vir illustris, gli viene dunque attri­ buito uno dei titoli che si riscontrano in alcuni manoscritti dei

Commentarii.

Per questa ragione si potrebbe essere indotti ad

identificare l'autore dei

Commentarii con

questo personaggio,

ma questa identificazione è resa problematica dal fatto che la scelta del praepositus sacri

cubiculi di Costantinopoli da parte

dell'imperatore Teodosio Il non poteva che cadere su un cri-

1 8 Cfr. W. H. Stahl, Macrobius ci t. , p. 4. 19 Cfr. J. Flamant, Macrobe et le Néoplatonisme /atin cit. , p. 95. 20 Codex Theod. , XVI, X, 15; VIII, V, 61. 21 Codex Theod. , Xl, XXVIII, 6. 22 Codex Theod. , VI, VIII, l.

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stiano, mentre gli elementi a nostra disposizione ci fanno pen­ sare, piuttosto, che il nostro autore sia stato pagano. Questa identificazione potrebbe essere possibile solo ipotiz­ zando che Macrobio si sia convertito al cristianesimo dopo 23 aver scritto i Commentarii e i Satumalia • Tale ipotesi però è 2' stata respinta da Cameron 24 , da Stein e recentemente da 26 Flamant • Quest'ultimo - oltre a ritenere impossibile che l'imperatore di Costantinopoli potesse avere nominato per un posto di così alto rango un uomo con un passato chiaramente favorevole al paganesimo - ritiene poco probabile che la fami­ glia di Macrobio si sia trasferita prima a Costantinopoli e sia ri­ tornata poi in Occidente, come risulta dalla presenza del figlio sessantenne alla corte di Ravenna. Inoltre - aggiunge Flamant - la carica di praepositus sacri cubiculi era riservata agli eunu­ 27 chi e Macrobio non poteva esserlo perché aveva un figlio • Nulla vieterebbe l'identificazione del nostro Macrobio col vica­ rio di Spagna del 399-400 ; però, se si ferma la carriera di Ma­ crobio al vicariato, non si giustifica il titolo di illustre che si ri­ scontra nella maggior parte dei manoscritti . Questa difficoltà può essere superata se si identifica il Macrobio dei Satumalia e dei Commentarii non solo con il vicario di Spagna del 399-400 , ma anche con il proconsole d'Africa del 410. Ma tale via non è praticabile perché le cariche di vicario e di proconsole sembra che fossero incompatibili 28 e, ammesso pure che non lo fosse23 Cosi pensano P. Wessner (Macrobius cit . , col. 1 70), P. Henry (Piotin

et I'Occident cit . , pp. 146-147) e altri. 24 Cfr. The Date·and /dentity of Macrobius cit . , p. 25 . 2s Cfr. E. Stein, Histoire du Bas Empire, trad. francese, Paris, 1 959, I , p. 5 3 3 , n. 1 42. 26 Cfr. Macrobe et le N�oplatonisme latin cit. , p. 1 25 . 27 Ibidem. 28 Cfr. A. Chastagnol, Les Espagnols dans l'aristocratie gouvernemen­ tale à /'�poque de Th�odose, in Empereurs Romains d'Espagne, (Colloques intemationaux du C.N.R.S.), C.N.R. S . , 1965, p. 1 25 .

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ro, è difficile pensare che Macrobio Massiminiano, vicario di Spagna, caduto in disgrazia nel 400 , possa essere stato promos­ 29 so proconsole dieci anni dopo • A questo punto - sempre se si vuole cercare il nostro Ma­ crobio tra quelli del Codice teodosiano - l 'identificazione che pone meno problemi e contraddizioni rimane quella col pro­ console d'Africa del 41 O. Questa è la posizione di Flamant 30 , il quale, sotto questo rispetto, si scosta da Cameron che identifi­ 31 ca Macrobio con Teodosio, prefetto di Roma nel 431 • Gli studiosi dunque si pongono su posizioni diverse riguardo ali 'i­ dentificazione di Macrobio, lasciando aperta una questione che è difficile dirimere poiché le soluzioni proposte potrebbero es­ sere tutte più o meno valide, non esistendo dati certi che ne per­ 32 mettono la smentita • Un discorso a parte merita il problema della cronologia ma­ 33 crobiana, la quale, dopo l'articolo di Georgii che stabilisce al29 Cfr. J. Flamant, Macrobe et le Néoplatonisme latin cit . , p. 1 25 . 30 Macrobe et le Néoplatonisme latin cit . , p. 122. A questo proposito,

Flamant osserva che la carica di proconsole d'Africa che sarebbe stata tenuta da Macrobio dal 24 novembre 408 all'8 agosto 410 poteva essere attribuita ad un pagano, perché il periodo storico lo consentiva. In questo periodo, infatti, era stato emesso dall'imperatore Onorio un editto orale che permetteva tolle­ ranza per tutte le sette religiose. Macrobio, dunque, anche se pagano, poteva essere stato mandato in Africa per mettere pace tra donatisti e cattolici e assi­ curare cosi la fedeltà dell'Africa all' Impero e quindi il rifornimento di grano da cui dipendeva in parte la sopravvivenza di Roma. 31 Cfr. A. Cameron, The Date and Identity of Macrobius cit . , p. 27 . 32 Alcuni, infatti, come Th. Whittaker (Macrobius ci t . , p. I l) e K. Mras (Macrobius ' Kommentar zu Ciceros Somnium cit . , p. 232), non si pongono il problema e parlano di Macrobio come di un ufficiale di alto rango senza identificarlo con i personaggi del Codice teodosiano. Altri, al contrario, co­ me M. Schanz (Geschichte der romischen Litteratur cit . , p. 1 9 1 ) , W. H. Stahl (Macrobius cit. , p. 5) e A. C. Pallu De Lessert (Fastes des provinces ajrica­ nes, Paris, 1 901, vol. 2°, pp. 121- 1 22), accettano l'identificazione con tutti i Macrobio del Codice. 33 Zur Bestimmung der Zeit des Servius cit.

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cune date, non è stata più messa in discussione fino alla pubbli­ caiione dell'articolo di Cameron 34• Tanto Georgii che Came­ ron, nel determinare la loro cronologia, seguono criteri esterni, si fondano, cioè, principalmente sugli event� politici del tempo. Secondo la cronologia di Georgii Macrobio sarebbe nato intorno al 360, avrebbe pubblicato i Saturnalia prima del 399 e i Commentarii tra il 395 e il410. La data di pubblicazione dei Saturnalia per Georgii non può essere più bassa per motivi reli­ giosi: trattandosi infatti di un'opera pagana, non può pensarsi che sia stata scritta molto tempo dopo il 394, data della prescri­ zione definitiva del paganesimo. Né Georgii solleva il problema dell'identificazione di Macrobio con uno o più dei tre perso­ naggi che con tale nome compaiono nel Codice teodosiano, perché probabilmente il nostro autore può essere per lui identi­ ficabile con tutti e tre. Cameron invece, con una serie di argomentazioni, arriva a conclusioni del tutto diverse da quelle di Georgii. E mentre da una parte rifiuta, come si è visto, l'identificazione di Macrobio con tutti i personaggi del Codice teodosiano e, partendo dall'assunto già di S. Mazzarino che il nome ufficiale di Ma­ crobio era Teodosio, propone di identificarlo con il Theodo­ sius praefectus praetorio ltaliae 11/yrici et Africae del 430; dall'altra sposta la datazione delle opere di Macrobio molto più avanti e pone i Saturnalia intorno al 431, dopo i Commen­ tarii. L'argomento decisivo, secondo Cameron, viene suggerito dalla situazione sociale, politica e religiosa del tempo e precisa­ mente dalla figura di Nicomaco Flaviano che nei Saturnalia viene presentata positivamente. Ora questa presentazione, per Cameron, si giustifica soltanto se i Saturnalia vengono pubbli­ cati dopo la riabilitazione di Flaviano, promossa e voluta dal 3� figlio Flaviano il giovane nel 431 . 34 The Date and Identity of Macrobius cit. 3�

Cfr. A. Cameron, The Date and Identity of Macrobius cit. , p.

23

36.

Anche Flamant, muovendo dall'analisi dei personaggi dei

Satumalia, perviene a delle conclusioni molto simili a quelle di Cameron e pertanto respinge la datazione alta proposta da 36 Georgii e accettata da Stahl • Tuttavia la questione non può considerarsi risolta per l'in­ trecciarsi di problemi storici, sociali e politici che rimandano a 37 problemi ancora più ampi. In uno studio recente, L. Lenaz dimostra, ad esempio, che il personaggio contro cui è indirizza­ to il Carmen contra paganos o Carmen contra F/avianum non è Nicomaco Flaviano e che il Carmen non fu scritto subito dopo la battaglia del Frigido nel 394. Ciò renderebbe più problemati­ ca la delineazione della figura di Nicomaco Flaviano sulla qua­ le si incentrano la soluzione di Cameron e in parte quella di Flamant. La soluzione di Cameron è stata inoltre confutata, 38 sempre in tempi recenti, da S. DOpp , il quale, fondandosi sull'argomento ex silentio, sostiene una datazione ancora di­ versa. Secondo DOpp i Satumalia hanno come termine post quem il 402, anno della morte di Simmaco, e come termine an­ te quem la data di pubblicazione del Commentario all'Eneide 36

Cfr. J . Flarnant, Macrobe et le Nloplatonisme latin cit. , p. 136 sgg. La datazione bassa è stata inoltre confermata da una recente scoperta epigra­ fica di S. Panciera, Iscrizioni senatorie di Roma e dintorni, 38, in AA. VV. , Epigrafia e ordine senatorio, Atti del CoUoquio Internazionale AIEGL (Ro­ ma, 14-20 maggio 198 1 ) , l, Roma, 1 984, pp. 658-680. Il Panciera, dopo avere ricomposto due frammenti di una base marmorea, conservati nel Lapidario Forense, relativi a Macrobio-Plotino-Eustazio, ritiene che si tratti del figlio del nostro autore, già identificato da Carneron ( The Date and ldentity ofMa­ crobius cit. ) con il Plotinus Eustathius, vir clarissimus, urbis praefectus di al­ cune tavolette di bronzo di provenienza sconosciuta, databili tra il 457 e il 472, o meglio tra il 461 e il 465 . Pertanto conclude che l'iscrizione da lui ri­ composta rafforza la tesi di Carneron secondo la quale il floruit di Macrobio dovrebbe essere abbassato al 430. 37 A nnotazioni sul « Carmen contra Paganos » , in « Studia Patavina » , 2 5 ( 1 978), 3 , pp. 541 -572. 38 Zur Datierung von Macrobius « Saturnalia », in « Hermes », 1 96 (1978), pp. 6 1 9-632, nn. 3 1 e 32.

24

di Servio; pubblicazione, sempre secondo il DOpp, anteriore al 410, per il fatto che manifesta un certo distacco nei confronti della crudeltà dei Goti, cosa impossibile dopo il410. Infatti, os­ serva DOpp, se Simmaco fosse stato ancora in vita dopo la pub­ blicazione dei Saturnalia, nel suo Epistolario avrebbe accennato a Macrobio, che nella sua opera maggiore gli dedica tanto spa­ zio; e se Servio avesse scritto il suo Commentario prima della pubblicazione dei Saturnalia, Macrobio ne avrebbe fatto cenno. Appare chiaro a questo punto che non si è ancora giunti ad una soluzione definitiva; la complessità della questione, tutta­ via, ci dà la misura delle difficoltà che comporta la ricostruzio­ ne storica della figura di Macrobio. Di essa è stato dato qui sol­ tanto un excursus per grandi linee, dato che l'intento proposto­ mi è quello di analizzare, sia pure in un contesto più generale, alcuni temi dei Commentarii, per cercare di individuare in essi, assieme alla matrice neoplatonica, l'apporto di Macrobio.

1 . 2. A ttività letterario-filosofica Di Macrobio ci sono pervenute tre opere: un trattato gram­ maticale a carattere tecnico dal titolo De differentiis et societa­ tibus graeci latinique verbi, i Commentarii in Somnium Scipio­ nis a carattere filosofico e i Saturnalia, opera varia e composi­ ta, costruita secondo lo stile del Simposio, in cui si toccano te­ matiche scientifiche, religiose, ecc. Di queste opere possediamo interamente soltanto i Commentarii. Dei Saturnalia mancano la fine del secondo libro, l'inizio del terzo libro, la seconda me­ tà del quarto libro e la fine dell'ottavo libro, ossia dell'ultimo. Il trattato De differentiis et societatibus graeci latinique verbi è andato perduto; di esso possediamo soltanto un sunto di età 39 medioevale attribuito con incertezza a G. Scoto Eriugena • 39

Cfr. a tale proposito W . H. Stahl, Macrobius cit. , p.

25

3.

Ora la cultura di Macrobio si presenta strettamente coniu­ gata con la forma letteraria sotto la quale si manifesta; per po­ tere dunque entrare nel merito di tale cultura occorre dare uno sguardo ai generi letterari scelti da Macrobio e all'uso che di questi generi viene fatto. I contenuti che di volta in ·volta ven­ gono trattati hanno infatti dei legami con il genere letterario adottato. Cosi nei Commentarii in Somnium Scipionis il genere del commentario offre a Macrobio l'occasione per affrontare tutte le questioni cosmologiche e psicologiche che discendono dal Timeo di Platone e che erano state argomento dei commen­ tatori precedenti quali Porfirio e Calcidio 40 e nei Saturnalia il genere simposiaco si presta ai suoi intenti pedagogici ed enci­ clopedici. Macrobio, infatti, in quest'opera raccoglie notizie, cognizioni e argomenti i più disparati, desunti dagli autori greci e latini degni di nota, operando una sintesi di tutte le tradizioni culturali pagane. I Commentarii in Somnium Scipionis, dedicati al figlio Eu­ stachio, è un'opera in due libri, che per Macrobio forse costi­ tuivano due commentari distinti a giudicare dal titolo apposto da lui stesso. In effetti - come sostiene Scarpa che giustamen­ te mantiene il plurale - qualche differenza di contenuto tra i due libri esiste al di là della pura e semplice scansione di como­ 41 do costituita dalla fine del rotolo ; e ciò, oltre ad essere detto 42 chiaramente ali'inizio del libro secondo , si evince dal conte­ sto: il primo libro tratta delle realtà che stanno tra la terra e il cielo, il secondo libro tratta delle realtà celesti. Il testo che Ma­ crobio commenta è tratto dal sesto libro del De re publica di Cicerone; in realtà, però, esso costituisce semplicemente l'occa-

40

Cfr. J. Flamant, Macrobe et le Néoplatonisme latin cit. , p. 147 .

41 Cfr. L. Scarpa, Introduzione a Macrobii Ambrosii Theodosii cit . , p. 1 9 . 42

In Somn. , Il, l , l: Superiore commentario, Eustathi luce mihi dilectior fili, usque ad stelliferae sphaerae cursum et subiectarum septem sermo processerai: nunc iam de musica earum modulatione disputetur.

26

sione per esporre i contenuti dei commentari porfiriani alla Re­ pubblica e al Timeo di Platone, nonché le dottrine filosofiche che Macrobio condivide. La forma dei Commentarii in Somnium Scipionis è quella del commentario filosofico in cui non vengono analizzate paro­ le o gruppi di parole, ma interi passi o addirittura interi para­ grafi; in cui, piuttosto che esplicare i termini, come era prassi fare nel commentario grammaticale, si guarda ai contenuti. Il procedimento macrobiano, inoltre, pur somigliando a quello di tutti· gli altri commentatori, non è omogeneo, ma libero, perché libero è il genere del commentario filosofico, che consente, a partire da una frase, sia di parafrasare il testo senza ulteriori spiegazioni, sia di allargare il discorso con dissertazioni di vario genere: cosi a volte Macrobio cita uno o due passi del testo e dedica ad essi un ampio commento, a volte invece cita lunghi periodi e di questi commenta soltanto alcune frasi, tanto che il 43 commento al passo risulta più breve del passo stesso • Una delle caratteristiche più salienti dei Commentarii di Macrobio è senza dubbio l'eterogeneità e l'enciclopedismo dei temi trattati, i quali si possono ricondurre a tre delle quattro scienze del quadrivio: aritmetica, musica e astronomia 44, a cui bisogna aggiungere la geografia e tutta la problematica relativa all'anima, alla sua origine e al suo destino, ossia la filosofia, la quale implica anche una trattazione intorno all'etica. Macro­ bio, dunque, da una parte segue il testo di Cicerone e ne fa il commento restando sulla linea narrativa del Sogno; dall'altra costruisce un'enciclopedia in cui trovano spazio le più svariate discipline. Discipline che vengono raggruppate da lui stesso in

3 4 Cfr. J . Flamant, Macrobe et le Néoplatonisme latin cit . , p. 164, e /n

Somn. , l , 4, 2-3 , dove si dedicano quattro righe di commento ad un testo di sette righe. 44 Cfr. a tale proposito J. Flamant, Macrobe et le Néoplatonisme latin cit. p . 167 . '

27

tre generi di filosofia: la naturale, al cui interno vanno colloca­ te tutte le scienze della natura; la razionale, da identificare con la dottrina dell'anima; la morale, da identificare con la dottri­ na delle virtù, svolta nell'ottavo capitolo del primo libro 4' . Da ciò si evince che alla base dei Commentarii risiede la curiosità di Macrobio di entrare in tutti i campi del sapere oltre ad una particolare tensione morale e spirituale ispirata dalle letture neoplatoniche. Il raffronto tra Platone e Cicerone, che si esten­ de al raffronto tra la diade Platone-Omero e Cicerone-Virgilio, gli inevitabili riferimenti allo stesso Virgilio e la frequente uti­ lizzazione delle fonti greche conferiscono ai Commentarii un'impronta che da una parte è romana e dall'altra risente for­ temente dell'influenza dei filosofi neoplatonici greci e princi­ palmente di Plotino e di Porfirio. Dall'esame dei Commentarii si ricava infatti la doppia figura del «neoplatonico», preoccu­ pato di conservare la tradizione dei filosofi del passato, e del «romano», preoccupato di valorizzare le figure di Cicerone e di Virgilio di fronte a quelle di Omero, di Platone e dei platonici. Anche i Saturnalia, che Macrobio dedica ancora al figlio Eustachio, è un'opera improntata alla classicità. Nella forma essa ricalca i dialoghi di Platone e nel contenuto non è altro che una raccolta di argomenti classici riguardanti la scienza, la filo­ sofia e la religione. In essa Macrobio, mentre illustra la società letteraria del suo tempo, dimostra di essere attento cultore dell'antichità oltre che appassionato di scienza e pagano con­ vinto46. Grazie al suo culto dell'antichità, nei Saturnalia è stata conservata una notevole quantità di frammenti di poeti antichi 47 che altrimenti sarebbero andati perduti • La parte centrale del-

4 ' Cfr. , In Somn. , II, 1 7 , 1 5 - 1 6.

46 Cfr. J . Flamant, Macrobe et le Néoplatonisme latin cit . , p. 68 1 . 4

7 J . Flamant (Macrobe et le Néoplatonisme latin, loc. cit.) osserva che quello di Macrobio è un conservatorismo politico, ma è anche un conservato­ rismo culturale e spirituale.

28

l'opera, che va dal libro terzo al libro sesto, ed alcuni capitoli del primo libro sono dedicati in gran parte alle opere di Virgilio che viene rivalutato non solo come poeta ma anche come mae­ stro di scienza, di retorica e di saggezza filosofica al pari di Omero e - come dice Stahl - viene considerato da Macrobio «an authority of prodigious wisdom and learning, omniscient ad infallible»48• Tanto Cicerone nei Commentarii quanto Vir­ gilio nei Saturnalia rappresentano per Macrobio la sintesi di tutto il sapere antico che viene da lui raccolto e trasmesso alla posterità. Dai Saturnalia si evince l'importanza della città eterna, an­ cora anima e forza dell'Impero, luogo dei saturnali e luogo del simposio che fa da cornice al dialogo macrobiano; nei Saturna­ lia si colgono le tracce di quella interessante simbiosi, propria di questo periodo49, fra il culto dell'antichità romana e la filo­ sofia neoplatonica. Quest'opera costituisce lo specchio dell'età di Macrobio e in essa, benché non si osservi una cronologia ri­ gorosa, vengono tuttavia descritti an�iticamente il carattere, la cultura e l'atteggiamento verso la grecità di tutti i personaggi che partecipano al dialogo 50• 48 W. H. Stahl, Macrobius cit . , pp. 3-4.

49

A tale proposito cfr. P. Hadot, Porphyre et Victorinus, Paris 1 968 , vol. l , p. 8 2 e p. 84. L o stesso Hadot, i n Marius Victorinus. Recherches sur sa vie et ses Q!uvres, Paris, 1 97 1 , pp. 42-43 , fa il punto sulle pratiche religiose dei Romani di questo periodo e sulla simbiosi che viene a determinarsi tra pa­ ganesimo e cristianesimo, tra feste pagane e feste cristiane e tra culti orientali e culti pagani. 50 Riguardo alla grecità di Macrobio, cfr. P . Courcelle, Les lettres grec­ ques ci t . , p. 8 sgg . , dove è sottolineata la cultura ellenistica del nostro autore. G. Wissowa (De Macrobii Saturnaliorum fontibus cit . , p. 3 e n. l) osserva che l'erudizione greca di Macrobio non è di prima mano ma dipende da Aulo Gellio anche se, insieme a H. Linke (Quaestiones de Macrobii Saturnaliorum fontibus, Breslau, 1 880, pp. 46-5 1 ) , pensa che nei Saturnalia Macrobio segua passo passo le Quaestiones conviva/es di Plutarco. Courcelle invece (Les /et­ tres grecques cit . , p. 1 6) crede che non possa negarsi che Macrobio mutua dai Greci sia la sua filosofia che la sua religione, entrambe intrise di neoplatoni-

29

Tutti i personaggi dei Saturnalia sono veramente esistiti e pertanto esprimono la realtà storico-politica del periodo. Essi rappresentano due categorie sociali: gli aristocratici, apparte­ nenti alla classe senatoriale, e gli intellettuali, cultori di una di­ 51 sciplina o di una scienza. Tutti sono pagani , alcuni tradizio­ nalisti come Simmaco, altri vicini ai culti orientali e alla nuova religiosità come Pretestato e Nicomaco. Fra tutti emerge Pre­ testato per anzianità e per prestigio, ma anche perché a lui va, oltre che a Nicomaco, il consenso ideologico di Macrobio. Pre­ testato è un uomo di Stato e un uomo di culto, nonché un eru­ dito con una spiccata preferenza per la religione pagana misti­ ca, ed è ovvio che Macrobio lo prediliga e gli metta in bocca dottrine religiose che non fa mai esporre a Simmaco perché

smo. Il lungo discorso sui nomi degli dei e sulla loro identificazione col sole che Macrobio fa tenere a Pretestato (Sat. , l, 1 7-23) deriva - secondo Cour­ celle (op. cit. , p. 1 7) - da un teologo greco che, attraverso il metodo allegori­ co, pretendeva di giustificare i diversi nomi degli dei e di provare la loro unità fondamentale. Wissowa (op. cit. , pp. 35-43) ha identificato questo teologo con Giamblico, il cui nr-:pì 9r-:ci>V sarebbe stato noto a Macrobio tramite Ma­ rio Vittorino che a sua volta avrebbe contaminato le teorie di Giamblico con quelle di Cornelio Labeone. Si è pensato anche (cfr. L. Traube, Varia liba­ menta critica, Milnchen, 1 883 , pp. 23-27) al n&pì àyaì..f.l.titrov di Porfirio me­ diato dal n&pì àyaì.. �ttitcov di Giamblico e da quello di Fronteio. Occorre ag­ giungere tuttavia che tutte queste ipotesi relative ad una fonte intermedia tro­ vano la loro spiegazione nell'ottica secondo cui Macrobio sarebbe stato inca­ pace di operare egli stesso una contaminazione tra elementi greci ed elementi latini. Ottica questa che Courcelle (op. cit. , p. 1 8) ritiene superata dopo gli studi di Mras e di Henry. Per questa ragione, egli pensa che la fonte di Ma­ crobio a questo proposito sia Porfirio e precisamente un trattato porfiriano sul sole sconosciuto ma da lui identificato con quello menzionato dalla Suda dal titolo n&pi 9&irov ÒVOilclT(OV (cfr. J. Bidez, Vie de Porphyre, le philoso­ phe néoplatonicien, Gand, 1 9 1 3 (rist. , Olms, 1 964), p. 52). 51 J. Flamant (Macrobe et le Néoplatonisme latin cit . , p. 86) osserva al riguardo che la presenza di questi personaggi tutti pagani e l'assenza di cri­ stiani conferiscono alla riunione conviviale una dimensione chiaramente filo­ pagana.

30

52

non ne condivide lo spirito reazionario e conservatore • Da questo quadro si ricava l'impressione che nel IV secolo l'aristocrazia romana non doveva essere interamente corrotta dai vizi come scrive Ammiano Marcellino - ma che doveva esser­ vi ancora un'élite pagana consapevole del ruolo e della missione che incombevano su di essa: difendere l'idea romana e il culto de­ 53 gli dei • Di fronte alla Roma cristiana che era rappresentata da Costantinopoli e di fronte agli imperatori che avevano abbraccia­ to la nuova fede, questa élite doveva proteggere le istituzioni degli anziani, i diritti del sacro e i destini eterni della Patria. -

1 . 3 . Orientamento religioso Si è visto che le opere di Macrobio non sono apertamente polemiche nei confronti del cristianesimo, ma che tuttavia esprimono concetti e valori che sono profondamente pagani. Inoltre nei Saturnalia Macrobio fa rivivere i personaggi più no­ ti del paganesimo che alla fine del IV secolo si pone apertamen­ te contro l'impero cristiano 54. Si tratta di quei personaggi che

52

Questo fatto dimostra - secondo J. Flamant (Macrobe et /e Nlopla­ tonisme latin cit . , p. 26 sgg.) - che Macrobio simpatizzava per il neopagane­ simo ad orientamento neoplatonico. 53 Cfr. P. Hadot, Marius Victorinus ci t . , p. 38. S4 P. Hadot (Marius Victorinus cit. , pp. 44-46) distingue nel IV secolo due periodi per quanto riguarda la storia dei rapporti tra imperatori cristiani e Roma pagana. Un primo periodo, che va dal 3 1 8 al 356, in cui le misure an­ tipagane non toccano profondamente Roma, in quanto si avverte una certa tolleranza e domina una sorta di sincretismo tra le due tendenze religiose; un secondo periodo (356-39 1 ) in cui la tensione diventa più aspra fino ad appro­ dare alle leggi di Teodosio del 391 e del 394. Dopo il 358, dunque, si determi­ na - secondo Hadot - un'intensificazione della propaganda pagana e da parte cristiana si risponde con misure antipagane più severe applicate da Gra­ ziano e da Teodosio (cfr. anche A. Chastagnol, La prefecture urbaine à Ro­ me sous le Bas Empire, Paris, 1 960, pp. 1 44- 1 45 e pp. 400-426).

31

in questo periodo si adoperano per la rinascita pagana; fra essi c'è infatti Nicomaco Flaviano, che fu a capo della reazione pa­ gana in Italia prima di darsi la morte nella battaglia del Frigido (6 settembre 394), data che segna la fine del culto pagano. La presenza di questi personaggi, nemici dichiarati del cristianesi­ mo, e il contenuto dei Saturnalia hanno contribuito al formarsi della concezione di un Macrobio pagano e attivamente impe­ gnato nella lotta contro il cristianesimo. Per questa ragione Macrobio spesso è stato posto dagli studiosi ali'interno della questione che caratterizza la fine del secolo IV e l'inizio del V e che è definita come reazione pagana alla prorompente espan­ sione del cristianesimo. In realtà, dato che Macrobio non polemizza mai apertamen­ te contro la religione cristiana ma tace, per delinearne la vera fi­ sionomia e per stabilire l'entità della sua cosiddetta reazione pa­ gana bisognerebbe da una parte interpretare questo silenzio e dall'altra esaminare le sue proposte religiose alternative. Cosa significa il silenzio di Macrobio nei riguardi del cristia­ nesimo? Indica disprezzo assoluto per una religione che non me­ rita di essere menzionata'' ? È soltanto un espediente finalizzato ad evitare fastidi e dettato quindi dall'opportunismo? Denota l'atteggiamento mentale di chi vuole restare al di sopra delle par­ ti in conflitto e si vuole occupare soltanto di scienza? Oppure si­ gnifica che Macrobio si inserisce in quel movimento che riguar­ da la metamorfosi della religione pagana, la quale si è trasfor­ mata in senso mistico per avere recepito alcune idee neoplatoni­ che �, e pertanto va collocato in quello spazio di indagine e di di­ battito che non è necessariamente ed acutamente polarizzato tra il cristianesimo da una parte e il paganesimo dall'altra? 55

G. Boissier (La fin du paganisme, Paris, 1 89 1 , Il, p. 209) aveva già sottolineato che in quel periodo il silenzio rappresentava l'ultima protesta del culto vietato. 6 ' Cfr. P. Hadot, Marius Victorinus cit. , p. 46.

32

L'interpretazione del silenzio di Macrobio è d'altra parte le­ gata alla sua immagine storica e alla cronologia dei suoi scritti, sui quali - come si

è visto- gli studiosi non si trovano d'ac­

cordo . Infatti, l'idea di intendere questo silenzio come un se­ gno di ostilità nei confronti della nuova religione da parte di un pagano militante sembra essere in conflitto con l 'immagine sto­ rica di Macrobio, alto funzionario dell' Impero, definito

c/arissimus et illustris,

vir

titoli questi che indicano rispettivamente

l 'appartenenza all'ordine senatoriale e la partecipazione alle più elevate funzioni, come praefectus praetorio,

praefectus ur­

bi, magister militum, preafectus sacri cubiculi,

ecc . , che diffi­

cilmente erano affidate ad un pagano". Inoltre, mentre la cro­ nologia alta consente di dividere in due settori la carriera di Macrobio, supponendo che questi abbia in un primo tempo, da pagano, scritto le sue opere e in un secondo tempo, da cristia­ no, si sia dedicato alla vita politica; la cronologia bassa, su cui la maggior parte degli studiosi recenti concorda, non consente più questa distinzione e pertanto suggerisce una lettura diversa dell'opera di Macrobio e tale da ridimensionare la sua posizio­ ne all'interno del conflitto tra paganesimo e cristianesimo.

A proposito del silenzio di Macrobio nei confronti della re­ ligione cristiana e del manifestato interesse verso le antichità pagane, Stahl sostiene che non bisogna intenderli come una pregiudiziale per l'eventuale riconoscimento del suo cristianesi­ mo anche per quanto riguarda il periodo della pubblicazione dei

Saturnalia e dei Commentarii

58

• Il IV secolo - egli dice -

" Cfr. M . Cb. Guittard, Une tentative de conciliation des valeurs chré­ tiennes et pai�nnes à travers l'muvre de Macrobe: syncrétisme et philosophie à lafin du l� sikle, Ass. G. Budé, Actes du IXc Congrès (Roma, 1 3 - 1 8 apri­ le 1 973), Paris, 1 975, t. 2, p. 1 020, n. 3 . 8 5 D'altronde, osserva Stahl (Macrobius cit, pp. 7-8), i l silenzio d i Ma­ crobio non è un fatto isolato, perché altri autori vicini alla religione cristiana, come per esempio Boezio, nelle loro opere non fanno menzione del cristiane­ simo.

33

segna un

« revival >>

di scuole e di insegnamenti che discendono

dali' esigenza di conservare e di trasmettere la cultura antica e il pensiero pagano . Si insegnano la mitologia e la storia pagana, si ripetono le massime dei filosofi pagani, si insegna la retorica nello stile degli scrittori classici. Gli stessi maestri cristiani nei loro corsi utilizzano testi pagani, per cui non

è sorprendente

che gli scrittori laici da adulti riflettano il paganesimo della loro educazione infantile

59 •

Anche Guittard sostiene che Macrobio poteva non essere lontano dal cristianesimo 60, e, piuttosto che interpretare il suo silenzio come un segno infallibile di ostilità verso questa reli­ gione, pensa che in esso si potrebbe intravedere il risultato di un'educazione esclusivamente pagana che lascia il segno anche in quegli spiriti che in un secondo momento della loro vita si avvicinano al cristianesimo . Pertanto ipotizza che Macrobio possa essere stato anche cristiano convinto e tuttavia possa ave­ re scritto i

Saturna/ia

e i

Commentarii,

destinati d'altronde

all'educazione del figlio, a cui occorreva trasmettere quella cul­ tura pagana che egli stesso non rinnegava e che anzi cercava di integrare c�n la nuova cultura, come molte dottrine dei quelle cristiane

6 1•

Commentarii

è attestato dal fatto che

sono compatibilissime con

Ora io penso che come non è possibile ignorare il titolo di

vir clarissimus et illustris che troviamo nei

manoscritti accanto

al nome di Macrobio - titolo che ci mette in difficoltà di fron­ te al fatto che il detentore di un rango cosi elevato durante gli ultimi anni del regno di Onorio difficilmente poteva non essere un cristiano - cosi non è possibile giudicare l 'orientamento re-· ligioso di Macrobio senza tener conto del contenuto delle sue

5 9

Cfr. W. H. Stahl, Macrobius cit., p. 8 . 60 Cfr. M. Cb. Guittard, Une tentative de conciliation cit . , p p . 102 11 022. 61 Cfr. M. Cb. Guittard, Une tentative de conciliation cit . , p. 1023 .

34

opere e senza valutare la portata delle idee religiose che in esse vengono proposte. D'altra parte, se è vero che molte dottrine contenute nei Commentarii non sono lontane dalle dottrine 62 cristiane (la concezione neoplatonica d eli ' immortalità dell'anima, ad esempio, a parte alcune sottili differenze, si adatta molto bene al cristianesimo), bisogna pure riconoscere che queste somiglianze non depongono tout-court a favore del­ la tesi del cristianesimo di Macrobio o della sua conversione tardiva al cristianesimo. Nei testi della tarda antichità sono cosi numerose le dottrine neoplatoniche vicine al cristianesimo che la loro presenza non può costituire un criterio valido per stabi­ lire se si tratta di adattamenti operati da pensatori cristiani che attingono alla cultura pagana o, viceversa, se si tratta di teorie da attribuire a pensatori pagani che rimangono tali pur diffon­ dendo dottrine (neoplatoniche in particolare) che ben si accor­ dano col cristianesimo. In effetti, quando mancano indicazioni precise nelle opere, la questione diventa più difficile e spesso si rimane nel campo delle congetture. Inoltre la tesi sostenuta da Guittard - secondo la quale non solo i Commentarli, il cui contenuto è compatibile con le dottrine cristiane, ma anche i Saturnalia, che sono per­ vasi di paganesimo, ci mostrerebbero che la coscienza storica

62 P. Courcelle ha messo bene in evidenza le somiglianze tra alcune dot­ trine di Macrobio e quelle di S. Ambrogio e di S. Geronimo. Cfr. P. Courcel­ le, Nouveaux aspects du platonisme chez Saint Ambroise, in ç 49, in quanto è anch'esso considerato un procedimento analogico e non uno strumento diretto di conoscenza 50 • Macrobio, dunque, pur tenendo presente l'architettura plo­ tiniana delle ipostasi, si allontana da Plotino, che pensava di potere esprimere allegoricamente anche le realtà superiori 51 , per il fatto che - io ritengo - non possiede la consapevolezza del rapporto di identità-differenza che sussite tra il mito e la metafora, ossia tra il mito e le figure simboliche. Questi, infat­ ti, differiscono fra loro più per il contenuto che per la struttura formale 52 , in quanto sia la costruzione mitica che l'immagine metaforica sono determinate dalla stessa motivazione psicolo­ gica ed hanno , quindi, una medesima radice, ciò che Cassirer definisce « pensare metaforico » 53 • Tra mondo mitico e mondo metaforico vi sono, dunque, una certa identità di struttura e una certa differenza di contenuto: l'oggetto fantastico nel mi­ to, il dato dell'esperienza concreta nell'immagine metaforica 54 • Ora Macrobio coglie l a differenza di contenuto, m a non riesce

49 50

Cfr. a questo proposito J. Pepin, Mythe et alllgorie cit . , p. 2 1 3 . Non m i sento d i condividere la tesi di A. Setaioli (L 'esegesi america del Commento di Macrobio al « Somnium Scipionis» cit . , p. 1 .58, n. 1 ) , se­ condo la quale dalle risposte di Porfrrio fatte proprie da Macrobio si evince­ rebbe che il mito « contiene affermazioni oggettivamente vere >> per cui si può « collocare Porfirio tra i filosofi che accettavano il senso letterale del mito di Er, come Plotino (Enn. , III, 4, 2), Numenio, Crono e altri citati da Enea di Gaza », per il fatto che a me pare che Porfrrio e principalmente Plotino accet­ tano il senso letterale del mito solo come momento di transizione che consen­ te di oltrepassare la stessa lettera per cogliere la verità che questa cela, non perché il mito contiene affermazioni oggettivamente vere; tali affermazioni a mio avviso - sono vere nella misura in cui sono capaci di svelare, velando­ la, la verità che nascondono. 5 1 Enn. , V, l , 4; V, l , 7; V, 8, 1 3 . 52 Cfr. J . Pepin, Mythe et alllgorie cit . , p. 2 1 3 . 53 E. Cassirer, Linguaggio e mito, Milano, I l Saggiatore, 1 968 , p. 94 . 54 Cfr. a questo riguardo M . D i Pasquale Barbanti, L a metqfora in Pio­ tino, Catania, Bonanno, 1 98 1 , p . .5 1 sgg.

82

a cogliere l'identità strutturale dei due processi esemplificativi e quindi a valutare la possibilità di poter passare dall'uno all'al., tro e viceversa 55 ; per questa ragione traccia una linea di demar­ cazione fra i campi di applicabilità delle due forme simboliche e attribuisce alle similitudini e alle metafore la funzione di « aprirci » la strada per spingerei fino all'incomprensibile 56 , al mito semplicemente quella di illustrare il destino dell'anima. Certamente nel mito il processo di assimilazione fra i due oggetti (favola da una parte e realtà dall'altra) è più concreto 57 di quanto non lo sia nella metafora, la quale, presentandosi co­ me traslato che suggerisce per identità concetti nuovi, determi­ na un processo astrattivo più complesso . Ma sembra che Ma­ crobio non si renda pienamente conto delle implicazioni filoso­ fiche del suo discorso, il quale, pertanto, rimane superficiale e limitato all a distinzione di due piani e di due funzioni: cosicché il mito viene collocato sul piano della natura e viene utilizzato per illustrare realtà divine ma inferiori; la metafora viene collo­ cata sul piano della sovranatura e viene utilizzata per esprimere l'Uno e il voùc;. Plotino, al contrario, consapevole della dialet­ tica esistente tra mito e metafora, lega più strettamente i due processi simbolici e nell'esprimere i concetti relativi alle realtà più alte passa spesso dal mito alla metafora, considerando la metafora un risultato del mito 58 •

55 Possibilità presente in Plotino, dove il mito si trova spesso utilizzato come momento di introduzione alla metafora, cosi come la metafora spesso trova la sua esplicazione nel mito (vd. M. Di Pasquale Barbanti, La metafora in Plotino cit . , pp. 56-58 . 56 In Somn. , I, 2, 1 5- 1 6. 57 E. Cassirer (Linguaggio e mito cit . , p. 1 05) osserva a questo riguardo che il mito è « immediata e genuina identità ». 58 I n Enn. , III, S , 9 Plotino rileva le insufficienze del mito rispetto alla comprensione della realtà intellegibile dove non esiste la successione tempo­ rale propria del mito e tuttavia non sottovaluta la funzione introduttiva di es­ so: «< miti, poi, se devono rispondere al loro nome, sono costretti a frantu-

83

A questo punto sorge un interrogativo a cui, forse, gli ele­ menti a disposizione non consentono di rispondere definitiva­ mente e che tuttavia mi pare opportuno esprimere: si deve pen­ sare che è Porfirio che non riesce a penetrare nel vero e profon­ do pensiero di Plotino e che costituisce la fonte della distinzio­ ne operata da Macrobio, oppure si deve pensare ad una rifles­ sione personale di Macrobio o, ancora, all 'influenza di qualche altra fonte? Questa ultima ipotesi, unita alla seconda, non mi sembra del tutto improbabile anche perché nel capitolo che se­ gue, relativo al sogno (la forma mitica adottata da Cicerone), Macrobio si riferisce anche a fonti diverse da quelle neoplato­ niche, come Virgilio, Artemidoro, Posidonio e altri .

3 .2 . Il sogno (In Somn . • l, 3) Uno degli aspetti ricorrenti nel modo di procedere di Ma­ crobio sembra essere proprio l 'esigenza della classificazione, della definizione e conseguentemente della selezione. Abbiamo appena esaminato la classificazione relativa ai miti e ci trovia­ mo subito dinnanzi ad un'ulteriore classificazione, quella dei sogni, che Macrobio dice (genericamente) di desumere dagli antichi : [ . . . ] quae passim quiescentibus ingeruntur, sub defini­

tionem ac regulam vetustas mitteret 59 •

Esistono cinque generi di sogno: quello che i greci chiama­ no c5vetpoc; e che dai latini viene detto somnium; quello che i greci definiscono c5paJla e che « giustamente » viene chiamato

mare in vari momenti il contenuto della loro narrazione e staccare così, l 'una dall'altra, tante cose che in realtà esistono solo simultaneamente, e sono di­ stinte, invece, per ordine o per importanza [ . . . ] i miti , dunque, dopo avere dato come meglio sanno il loro insegnamento non vietano certo di riunire oramai i loro sparsi elementi » .

S9

In Somn. , l , 3 , l .

84

dai latini visio (quod visio recte appellatur); il XPTI J.l«ttaJ,l6ç che corrisponde a ciò che i latini chiamano oraculum; l 'twxvtov, quod insomnium dicitur, e il q>avtaaJ,la che Cicerone visum

vocavit 60 •

Macrobio non attribuisce alcun rilievo agli ultimi due gene­ ri di sogno per il fatto che non possiedono significato profetico e non sono pertanto funzionali alla conoscenza del futuro. Gli insomnia, infatti, durano quanto dura il sogno stesso, in quan­ to si limitano ad arrecare turbamento al sonno e non lasciano traccia alcuna della loro importanza e del loro significato 61 , so­ no dunque fallaci ; i q>avtaaJ,lata non sono altro che appari­ zioni vaganti e mostruose che sconvolgono chi è ancora nella

60 In Somn. , l, 3, 2. Ritengo opportuno soffermarmi sul significato che Macrobio attribuisce al termine civtao�ta che Macrobio, richiamandosi a Cicerone, traduce visum, anche perché nella traduzione italiana da me seguita non mi pare che sia chia­ ra la distinzione tra visio e visum in quanto una prima volta visio corrispon­ dente ad xvtov, rappresen­ tata da Artemidoro con la fugacità del sogno che svanisce quan­ do si è svegli 77, la si trova nell'insomnium di Macrobio. È vero d'altra parte che nel testo di Macrobio non è palese la distinzione tra sogni teorematici e sogni allegorici, ma è al­ trettanto vero che tale distinzione si può evincere facilmente dal contesto, in cui è chiaro che le caratteristiche attribuite da Artemidoro ai sogni teorematici sono da Macrobio attribuite alla visio e all'oraculum e quelle che Artemidoro attribuisce ai sogni allegorici Macrobio le attribuisce al somnium proprie. A mio avviso, dunque, non ci sono elementi validi per escludere che il testo di Macrobio possa essere una rielaborazione perso­ nale dello schema proposto da Artemidoro, dove non solo so­ no presenti - contrariamente a quanto sostiene Blum 78 - le

1s

76 77 78

In Somn. , l, 3, 1 0. Onirocriticon, I, l , 3 . Onirocriticon, l , l , 3 . Cfr. C . Blum, Studies in the Dream-Book of A rtemidorus cit . , pp.

52-5 3 .

88

definizioni di visum, di oraculum e di visio, come si è visto 79 , ma sono anche presenti i caratteri corrispondenti alle specie del somnium proprie di Macrobio. Artemidoro infatti attribuisce ai sogni allegorici Ali stessi caratteri che Macrobio attribuisce al somnium (personale, riguardante un altro, sociale, pubblico e universale) 80• A questo proposito si ha l'impressione che Ma­ crobio riassuma Artemidoro, anzi lo ricalchi in sintesi ma con una certa fedeltà, anche se lo segue fino ad un certo punto per­ ché immediatamente passa al suo tema specifico e cerca di indi­ viduare nel sogno di Scipione i tre generi di sogno validi in quanto profetici e tutte le caratteristiche del sogno vero e pro­ prio. Mi sembra infine di potere riscontrare un ulteriore riferi­ mento di Macrobio ad Artemidoro a proposito dell'attendibili­ tà del sogno di Scipione, fondata sulla statura morale della per­ sonalità di un uomo che, pur non essendo ancora console o ca­ po dell'esercito, è in grado di riferire un sogno che ha carattere pubblico e universale 81 • Macrobio si ferma qui e tralascia le altre distinzioni di Arte­ midoro tra sogni generici e sogni specifici 82 , tra sogni chiesti agli dei e sogni inviati senza alcuna richiesta, �c. 13 • D'altra parte Artemidoro dice che, con queste ultime distinzioni, in­ tende completare il suo discorso con argomentazioni che sono state espresse insufficientemente dagli antichi 84 • Onirocriticon, l, 2, 6. Onirocriticon, l , 2, 7. 81 In Somn. , I , 3 , 14. I n questo passo Macrobio tende a fugare ogni dub­ bio sul valore di verità da attribuire al sogno di Scipione, proprio perché si di­ ce (aiunt enim) che l'attendibilità del sogno è legata al prestigio del sognatore come nel caso di Agamennone. A proposito del sogno di Agamennone (//. , I l , 80-82) vengono citate le stesse parole che cita Artemidoro (Onirocriticon, l , 2, p. I O). 12 Onirocriticon, l , 4-S , 1 2- I S . 83 Onirocriticon, l , 6, I S- 1 6. 84 Onirocriticon, l, 3, 1 2 : Taùta �1F.v ouv r.l ç à v a n Àfl p(l)(n v tciJV \mò

79

so

t ciJ V na >.. a uilv tlif.cilç r.lpTIJU�vctlv hm vcilç r.ipTJ T a t .

89

Cosa pensare allora? Si potrebbe ipotizzare, in accordo con Blum, Kessels e Flamant, che Macrobio non seguendo Artemi­ doro fino alla fine, non ne abbia conosciuto direttamente il te­ sto e si sia quindi servito di una fonte più antica, probabilmen­ te la stessa fonte di Artemidoro. Tuttavia� sulla base delle so­ miglianze sopra riscontrate, nulla ci vieta di supporre che Ma­ crobio abbia avuto fra le mani il testo di Artemidoro e si sia li­ mitato a desumere da questo semplicemente ciò che veniva at­ tribuito agli antichi . Questa ipotesi potrebbe essere suffragata dal fatto che Ma­ crobio introduce con aiunt enim il discorso che troviamo in Ar­ temidoro sull'attendibilità dei sogni cosmici e politici. Artemi­ doro invece riferisce questo discorso in prima persona senza at­ tribuirlo agli antichi ma, nel porsi il problema di come un so­ gno che ha carattere pubblico possa essere attribuito ad una so­ la persona, invoca l'autorità di Omero (//., II, 80-82) il quale dà valore al sogno di Agamennone perché raccontato da un re 15 • Questo modo di procedere di Artemidoro potrebbe giustificare l'aiunt enim di Macrobio. O Artemidoro, dunque, o, al limite, qualche altro testo sconosciuto che precede quello di Artemi­ doro sembrano essere le fonti principali di questo capitolo dei Commentarii; il che sta ancora una volta a dimostrare che Ma­ crobio doveva avere conoscenze più vaste di quelle che gli sono state riconosciute dalla maggior parte degli storiografi, che come si è visto - tende a ridurre al minimo le fonti di Macro­ bio e tutt'al più gli attribuisce la sola conoscenza di Porfirio . Courcelle, per esempio, partendo dal presupposto che il sogno di Agamennone a cui si riferisce Macrobio è presente in Proclo (In Rem, l, 1 1 5) che ha per fonte Porfirio, sostiene che non so­ lo il passo relativo al sogno di Agamennone ma tutto il capitolo (classi ficazione dei sogni compresa) risale al Commen-

s�

Onirocriticon, l , 2, 9- 10.

90

tario alla Repubblica di Porfirio 86 ; allo stesso Porfirio, ma ad

altre opere, pensano anche Schedler 17 e Mras 11 • Ora i o credo che Macrobio utilizzi Porfirio pe r questioni più strettamente filosofiche " - le Quaestiones Homericae, in­ fatti, vengono da lui richiamate per interpretare Virgilio in sen-

86 Cfr. P. Courcelle, Les lettres grecques cit . , p. 24, n. 2.

17

Ph. M. Schedler (Die Philosophie des Macrobius cit. , p. 8!5, n. 6) so­ stiene che la fonte della classificazione dei sogni potrebbe essere il Commen­ tario al Timeo di Porfirio. Il K. Mras (Macrobius' Kommentar zu Ciceros Somnium cit. , p. 238, n. 3) pensa alle Quaestiones Homericae, che sia per lui che per Courcelle costi­ tuiscono la fonte della descrizione delle due porte del sogno. Che Porfirio ab­ bia trattato dei sogni sia nel Commentario alla Repubblica che nelle Quae­ stiones Homericae può essere supposto - secondo P . Courcelle (Les lettres grecques cit. , p. 24, n. 2) - sulla base di due passi di Servio: In A en. , VI, 284 e /n A en . , VI, 893 . 89 Porfirio del Commentario alla Repubblica può essere la fonte di In Somn. , l, 7, dove si tratta dell'ambiguità contenuta nella predizione dell'età della morte di Scipione e precisamente nelle parole: sed si evaseris insidias propinquorum (In Somn. , l , 6, 83). L'ambiguità è infatti per Macrobio una costante delle predizioni: « i pronostici annunciano o minacciano o mettono in guardia oblique » (In Somn. , l, 7, l). A questo riguardo Macrobio inter­ preta Virgilio (Aen, III, 379: prohibent nam cetera Parcae scire) in chiave neoplatonica utilizzando un topos che - come osserva Setaioli (L 'esegesi omerica del Commento di Macrobio al « Somnium Scipionis » cit. p. l !57) è di derivazione porfiriana, tanto che si trova anche in Proclo (In Rem. , l , l l S , 1 3·27), dove viene commentato i l sogno d i Agamennone, i l quale non sa­ rebbe stato ingannato dal Dio, ma, semplicemente, non avrebbe compreso esattamente la profezia. Proclo attribuisce questa interpretazione alla mag­ gior parte degli esegeti e quindi - si può immaginare - anche a Porfirio, al quale si sarebbe rifatto anche Macrobio. Tanto in Macrobio quanto in Pro­ cio si trovano infatti le medesime argomentazioni sull'oracolo che esortava Agamennone a schierare in campo tutto l'esercito e sul fatto che Agamenno­ ne, avendo colto soltanto l'esortazione a combattere, non si sarebbe reso conto (non vidit) del significato delle parole ) non comporta, di necessità, ch'ella abbia accolto , per tramite del corpo , i suoi modi di sentire [ . . . ] » "" . E ancora, a proposito del yvéi>81 aEau-r6v, Plotino sostiene che alla base dei mali umani risiede l'inadeguata conoscenza che l'anima ha di se stessa e che, se la maggior parte degli uomini vive una vita bassa e indegna, ciò accade perché le anime non hanno coscien­

za della loro vera natura, perché ignorano « sé stesse e la loro origine » 60 •

Come Plotino 61 , dunque, Macrobio sostiene che l' anima

acquista le virtù catartiche proprio attraverso la conoscenza di se stessa e attraverso la consapevolezza della propria nobiltà, consapevolezza che le dà l 'impressione di continuare a possede­ re il cielo anche su questa terra, grazie all a facoltà di ricordare e di pensare . Cosi gli uomini di Stato e tutti gli altri sapienti continuano ad abitare il cielo anche quando sono imprigionati

�� A questo proposito cfr. P. Portio, Christionisme et culture philoso­ phique au V• siècle. La querelle de l'Ome humaine en Occident, Paris, 1 959, p. 97 sgg. �9 Enn. , l, l , 3 . 60 Enn., V , l , l . 61 Vd . Enn. , IV, 7- 1 0; V, l , 3 e V , l , 1 2 , dove Plotino indica all ' anima la via per scoprire il suo vero valore e la sua essenza divina e immortale.

1 14

nel corpo: Civitatum vero rectores ceterique sapientes caelum

respectu. ve/ cum adhuc corpore tenentur. habitantes, facile post corpus cae/estem. quam paene non reliquerant. sedem reposcunt 62 • E come conseguenza di ciò le anime di coloro che hanno acquisito le virtù ritornano al luogo di origine, al quale sono rimaste legate; mentre le anime di coloro che sono rimasti attaccati al corpo e alla materialità vengono private della possi­ bilità di risalire il percorso della discesa e sono pertanto desti­ nate a reincamarsi in altri corpi: [ . . . ] aut novi corporis ambit

habitaculum. non h umani tantummodo sed ferini quoque e/ec­ to genere moribus congruo quos in homine libenter exercuit 63 •

62 63

In Somn. , l, 9, 6. In Somn. , l, 9, 5. Per quanto riguarda questo passo, Scarpa propone una traduzione che comporta un'interpretazione diversa da quella tradizio­ nale: « [ . . . ] o aspira ad abitare un nuovo corpo perché ha scelto un genere di vi­ ta adatto agli usi non tanto di un uomo ma di una bestia, usi che volentieri ha seguito dentro l' uomo » . Questa traduzione, se accolta, potrebbe sminuire la portata della questione posta da Linke ( Ueber Macrobius' Kommentar zu Ci­ ceros Somnium Scipionis cit . , p. 247), da Schedler (Die Philosophie des Ma­ crobius cit . , p . 67), da Mras (Macrobius ' Kommentar zu Ciceros Somnium cit . , p. 253), da Courcelle (Le lettres grecques cit . , p. 22) e poi ripresa da Fla­ mant (Macrobe et le Néoplatonisme latin cit . , p. 620), che riguarda appunto la fonte del passo stesso. Secondo Linke, Schedler e Mras, infatti, la fonte di questo passo sarebbe Plotino e non Porfrrio, poiché Plotino (Enn. , Il, 4, 2; IV, 3, 1 2 ; VI, 7, 6) come Platone (Repubblica, 6 1 8a-620 sgg; Fedone, 8 1 e; Ti­ meo, 49e, 92b) ritiene possibile la metempsicosi animale che invece Porfirio, stando a quanto dice Agostino (De civitate Dei, X, 30), nega, almeno nel De regressu . Courcelle, basandosi su Stobeo (Ecl. , l, 4 1 , 60), sostiene che se Por­ firio nel De regressu nega il passaggio dell'anima umana nel corpo degli ani­ mali e quindi si allontana da Plotino, nel flEpi I:tuy6ç riprende la teoria plo­ tiniana, per cui non ci sarebbe motivo di dubitare dell'influsso di Porfirio su Macrobio, solo che si deve pensare al Porfrrio del fl&pi I:tuy6ç e non a quello del De regressu . Flamant è invece più cauto e mentre da una parte afferma che nessuno dei passi delle Enneadi sulla metempsicosi può essere fonte diret­ ta di Macrobio, dall'altra, tra il passo di Macrobio e il fl&p{ I:tuy6ç riscontra delle analogie solo apparenti, pertanto non esclude che Macrobio possa avere subito l'influenza di qualche intermediario latino più vicino alla posizione

1 15

Da queste premesse si evince già che la dottrina dell' anima proposta da Macrobio va oltre

il testo di Cicerone e porta chia­

ri i segni dell 'influsso delle fonti utilizzat e: in primo luogo Porfrrio 64 , in

gran parte Plotino (sebbene Macrobio non citi

nessuno dei nove trattati plotiniani sull' anima che costituisco­ no la quarta Enneade) e poi tutti i trattati sull' anima che fiori­ scono in questo periodo e che ruotano intorno ai quattro temi fondamentali già chiaramente individuati da Festugière: la na­ tura dell'anima, l ' origine dell' anima,

il rapporto anima-corpo,

il destino dell' anima 65 • I l capitolo decimo del primo libro dei

Commentarii è

forse

quello che esprime, più degli altri, tematiche neoplatoniche. In esso Macrobio introduce

il discorso relativo al destino riservato

platonica corrente, il che è poi quanto è stato sostenuto da F. Bitsch (De Pla­ tonicarum quaestionibus quibusdam Vergilianis cit . , p . 7 1 ). Ora, se si legge Macrobio nel modo proposto da Scarpa, se, cioè, per ciò che non è solo uma­ no ma anche animale non si intende il nuovo corpo ma un genere di vita che è consono ai costumi non solo (del corpo) umano ma anche animale (genere che gli stolti hanno scelto e seguito durante la vita precedente) - lettura, que­ sta, un po' forzata, forse, ma tuttavia possibile - la posizione di Macrobio circa la metempsicosi animale (che d'altronde si mostra solo in questo passo) viene ad essere molto sfumata (addirittura, non emerge) e la questione relati­ va alle fonti ne risulta semplificata, in quanto Macrobio si collocherebbe sul­ la linea del Porfirio più noto, quello del De regressu . 64 Purtroppo d i Porfrrio non possediamo alcun testo intorno all'anima sufficientemente ampio da poter essere considerato fonte immediata di Ma­ crobio. Possiamo procedere solo per congetture e sulla base di ciò che ci è ri­ masto . Da quanto risulta dal catalogo di Bidez, Porfrrio scrisse sei opere di psicologia (nn. 33-38 Bidez) andate perdute, fra le quali l'Adversus Boethum de anima di cui si trova qualche frammento in Eusebio. Ci sono però altre opere nelle quali il tema dell'anima viene affrontato e delle quali ci rimane qualcosa: il De antro nympharum, l'A d Marcellam, le Sententiae, qualche frammento del De regressu animae e del llt:pi r:nry6ç, i l:UIJIJlKTa ZTIT{JIJa­ Ta e poi i Commentari al Timeo e alla Repubblica di Platone, dei quali si tro­ va qualche passo nei commentatori posteriori . 6' A. J . Festugière, La Révélation d'Hermès Trismégiste, Paris, 1 9491 954, vol. III, p. 3 sgg.

1 16

all' anima dopo la morte del corpo e cerca di penetrare il senso di ciò che per l'anima è vera vita e di ciò che invece è morte, muovendo dal breve ma denso lemma di Cicerone che è ricco di spunti platonici: lmmo vero, inquit, hi vivunt qui e corporum

vinclis tamquam e carcere evo/averunt; vestra vero quae dicitur esse vita mors est 66 • Una volta stabilito che la vera vita dell'ani­ ma è quella anteriore alla sua discesa nel corpo e ha luogo nella sede celeste e che la morte consiste nella discesa dell'anima nei luoghi inferiori 67 , Macrobio si sofferma sulla descrizione di questi luoghi, per meglio chiarire, sulla scorta delle antiche dottrine, come il contatto dell'anima con essi ne determini la morte e il distacco da essi la vita. Durante la discesa dell'anima la vita si mescola alla morte, e ciò accade perché l'anima si dirige verso gli inferi, ossia verso la vita terrestre che, per Macrobio, è vita infernale: gli inferi, in­ fatti, non sono altro che i corpi dentro cui le anime sono impri­ gionate e da cui vengono indebolite e oscurate: [ . ] aliud esse . .

in/eros negaverunt quam ipsa corpora quibus inclusae animae carceremfoedum tenebris, horridum sordibus et cruore patiun­ tur 68 . Da qui l'interpretazione allegorica dei fiumi infernali, la metaforizzazi one del corpo che viene assimilato ad un carcere e ad un sepolcro e la dottrina escatologica che ne consegue. L'identificazione degli inferi con i corpi e dei quattro fiumi in­ fernali con le passioni è senz'altro frutto dell'interpretazione macrobiana degli antichi miti infernali in chiave morale; si trat­ ta in effetti di un'allegoria morale che probabilmente - come pensano alcuni studiosi che si sono posti il problema delle fon-

66 In Somn. , l, 10, 6 e Somn. , I l , 2. Macrobio va oltre il testo di Cicero­ ne, nel quale la vita terrena viene detta morte dell'anima e, viceversa, la vita ultraterrena viene considerata vita, e fa coincidere la morte dell'anima con la caduta negli inferi e la vita con la liberazione dagli inferi. 67 /n Somn. , I, 1 0, 7. 68 /n Somn. , l , 1 0, 9. 1 17

ti di questo passo è da attribuire direttamente a Macrobio 69 • Io credo che questa ipotesi possa essere ragionevolmente sostenuta specie se si ferma l 'attenzione sul passo che precede l'allegoria, nel quale Macrobio afferma di avere desunto da tutte le dottrine antiche solo alcuni elementi che lo possono aiutare a risolvere la questione 70• Pertanto penso che si debba riconoscere a Macrobio non solo la capacità di enucleare ex omnibus aliqua, ma anche la capacità di interpretare le dottrine antiche alla luce di quelle recenti e quindi di rielaborare e di ar­ ricchire le concezioni del passato con nuove riflessioni. In que-

69 In effetti la questione delle fonti di questo capitolo può considerarsi ancora senza soluzione, in primo luogo per il fatto che Macrobio stesso si ri­ ferisce genericamente agli antichi teologi senza indicarne nessuno in partico­ lare, il che fa pensare ad una sua rielaborazione personale di elementi sparsi nelle varie allegorie antiche; in secondo luogo perché le soluzioni finora pro­ spettate appaiono fondate su semplici congetture . E. Dodds (Numenius and A mmonius, in Les sources de Plotin, Entretiens sur l' Antiquité classique, 1 960, pp. 1 -62) ipotizza che la fonte di questo passo di Macrobio possa essere stato Numenio; P. Courcelle (Les lettres grecques ci t. , p. 28) pensa a Porri­ rio ; in Les �res de I'Eglise devant /es E'lfers virgiliens, in « Archives d'Hi­ stoire doctrinale et littéraire du Moyen Age » , 22 ( 1 9SS), pp. S-74, invece, ri­ tiene insieme ad Hadot (Marius Victorinus, cit. ) che Macrobio si possa essere servito di un commentario a Virgilio di Mario Vittorino andato perduto , co­ me d ' altra parte aveva supposto Bitsch (De Platonicarum quaestionibus qui­ busdam Vergilianis cit . , p. 7 1 ) . H. De Ley, invece (Le traité sur l'emplace­ ment des Enfers cit . , p. 1 94 sgg . ) , esclude sia l'ipotesi di Dodds, per il fatto che Macrobio, attribuendo i miti agli antichi e volendo cercare in essi il signi­ ficato razionale, presuppone uno sviluppo del pensiero estraneo a Numenio; sia l'ipotesi di Courcelle perché, a suo avviso, l'esegesi di Macrobio non ha i caratteri della discontinuità e della contraddittorietà di quella di Porfirio . Pertanto ritiene originale tutto il passo di Macrobio ed in questa interpreta­ zione è seguito da Flamant (Macrobe et le Néoplatonisme latin cit. , p. S77 sgg . ) . 1o In Somn. , I , 10, 8-9: Et quia totum tractatum, quem veterum sapien­ tia de investigatione huius quaestionis agitavit, in hac latentem verborum paucitate reperies, ex omnibus aliqua, quibus nos de rei quam quaerimus ab­ solutione sufficiet admoneri, amore brevitatis excerpsimus. 1 18

sto caso Macrobio opera la trasposizione filosofica di alcuni miti non filosofici 7 1 e riesce a racchiudere in una pagina che a me appare fra le più profonde dei Commentarii la maggior par­ te dei concetti morali di matrice platonica e neoplatonica im­ prontati ad un tipo di morale interioristica che egli dimostra di avere perfettamente assimilato. Cosi il fiume Leté simboleggia l'oblio dell'anima, ciò che causa nell 'anima la dimenticanza della dignità della sua origine e la credenza che l 'unica vita sia quella terrena; Flegetonte diventa il simbolo dell'ira e del desi­ derio e cosi via. I dolori, le sofferenze, le angosce e le paure che, secondo gli antichi miti, avevano luogo negli inferi vengo­ no quindi trasportati all'interno dell'uomo 72 la cui coscienza diventa norma e giudice della propria condotta: [ ] vu/turem . . .

iecur immortale tondentem nihil aliud inte//egi volentes quam tormenta conscientiae, abnoxia f/agitio viscera interior11 riman­ tis et ipsa vitalia indefessa admissi sce/eris admonitione /anian­ tis semperque curas, si requiescere forte temptaverint, excitan­ tis tamquam fibris renascentibus inhaerendo, nec u//a sibi mi­ seratione parcentis /ege hac qua se iudice nemo nocens absolvi­ tur nec de se suam potest vitare sententiam 73 • A questo punto Macrobio aggiunge che « non hanno avuto

7 1 Occorre sottolineare che il mito, che è collocato cronologicamente prima della speculazione filosofica ed è considerato quindi un fenomeno pre­ logico, già negli antichi aveva - secondo Macrobio - una certa valenza filo­ sofica. I fondatori delle sacre cerimonie, infatti, hanno tentato di dire come nessu no può sfuggire alla legge interiore, secondo la quale « nessun colpevole che giudichi se stesso si assolve » - se iudice nemo nocens absolvitur (In Somn. , l , 1 0, 1 2). Emerge da questo passo la sensibilità di Macrobio nei con­ fronti della legge naturale, sensibilità che egli trova in Cicerone (De re pub/i­ ca, III, 22, 23 , oltre che nel Somnium), ma che affonda le sue radici nello stoicismo e nel platonismo. 72 /n Somn. , l , 1 0, 10: [ . . ] et omnia quae illic esse credidit fabu/osa per­ suasio, in nobismet ipsis et in ipsis humanis corporibus adsignare conati sunt. 7 3 In Somn. , l, 10, 1 2 . .

1 19

torto i teologi a supporre ciò » 74 e inevitabilmente suscita nel lettore la domanda sull'identificazione di questi teologi, che da una parte sembrano essere collocati alle origini della civiltà e anteriormente alla speculazione filosofica " e dall' altra vengo­ no ritenuti capaci di interpretare all egoricamente e sotto il pro­ filo morale gli antichi miti con una maturità che presuppone la speculazione filosofica 76 • Io credo di poter desumere dal conte­ sto che Macrobio si riferisce in primo luogo all 'interpretazione dei miti antichi da parte degli iniziati ai sacri misteri suoi contemporanei 77, e in secondo luogo a tutti i teologi, anche a quelli delle religioni misteriche del II secolo d . C . i cui risultati giungono fino alla sua età 78 •

4.2.2. Il corpo carcere e tomba dell'anima (In Somn . • /, 1 1) Ma torniamo al concetto chiave dell 'argomentazione di Macrobio secondo cui ciò che la maggior parte degli uomini ri­ tiene morte è in realtà vita. Concetto da cui discende la distin­ zione che Macrobio attribuisce ai pitagorici e ai platonici tra morte dell'anima e morte dell'animale 79 : la prima determinata dall'incarnazione dell' anima e pertanto nota solo ai filosofi; la seconda dovuta alla dissoluzione del corpo e al distacco dell' a­ nima da questo e quindi riconosciuta da tutti 80• Tutti infatti

74 In Somn. , l, 10, 16.

1s In Somn. , l , 1 0, 9: A ntequam studium philosophiae circa naturae in­ quisitionem ad tantum vigoris adolesceret, qui per diversas gentes auctores constituendis sacris caerimoniarum fuerunt. 76 Questa contraddizione è stata evidenziata da H . De Ley (Le traité sur l'emplacement des Enfers cit . , p. 204 sgg . ) . 77 /n Somn. , l , 1 0, 9. 78 /n Somn. , l , 10, 16. Cfr. a questo proposito M . Regali , Macrobio, Commento al Somnium Scipionis, libro l , Pisa, 1 983, p. 3 1 1 . 79 In Somn. , l , 1 1 , l . so In Somn l , 1 1 , 2 . Non sfugge a Macrobio i l terzo genere d i morte : la .•

1 20

chiamano morte la separazione dell'anima dal corpo, pochi pe­ rò ritengono che la morte dell' anima consiste nella sua discesa nel corpo, il quale per questa ragione è detto carcere e tomba dell' anima 8 1 • Il motivo secondo cui vivere è morire e morire è vivere è di origine dionisiaco-pitagorica e lo troviamo espresso chiara­ mente in Platone, dove Socrate si richiama proprio alla meta­ fora del corpo-tomba (aéòj.J.a-af\ IJ.a) con l'espressione: « noi, attualmente siamo morti e nostra tomba (Of\ IJ.a) è il corpo ( aéò!la) » 82 • In questo passo Platone si limita ad affermare che il corpo è tomba dell'anima, esprimendo in tal modo lo stato di morte di quest'ultima: altrove riprende la medesima metafora e, unendola a quella del carcere, la utilizza in contesti diversi e con intendimenti diversi. Nel Crati/o, ad esempio, ne dà una spiegazione linguistica, oltre che filosofica e religiosa: « Dicono alcuni che il corpo è af\ IJ.a (segno, tomba) dell' anima, quasi che ella vi sia sepolta durante la vita presente; e ancora, per il fatto che con esso l'anima CJ11 1J.a{vet (significa) ciò che CJ11 1J.a{V1J (significhi), anche per questo è stato detto giustamente af\ IJ.a. morte ascetica (vera vita dell 'anima), quella del filosofo che h a scelto d i vive­ re come se il corpo non esistesse (In Somn. , l, 1 3) . 81 In Somn. , l , 1 1 , 3 : Nam, ut constet animai, necesse es t ut in corpore anima vinciatur; ideo corpus Jé,.,aç, hoc est vinculum, nuncupatur et uw!Ja, quasi quoddam uf1Jla, id est animae sepu/crum: unde Cicero, pariter utrum­ que significans, corpus esse vincu/um, corpus esse sepu/crum, quod carcer est sepo/torum, ait: qui e corporum vinc/is tamquam e carcere evolaverunt? L'opinione secondo cui l'anima muore quando discende nel corpo è platoni­ ca, e platonica è pure l'immagine del corpo-prigione e sepolcro (Fedone, 8 1 e, 82e, 83e, 84e, 1 1 4b-c; Crati/o, 400c) , anche se si tratta di un'immagine che af­ fonda le sue radici in Empedocle e addirittura in Omero. D'altra parte il mito della caverna o carcere viene assunto - come dice H. Blumemberg (Paradig­ mi per una metaforologia, Bologna, Il Mulino, 1 969, p . 109 sgg.) - come « metafora assoluta » dal neoplatonismo che in parte si riallaccia ad Empedo­ cle, in parte a Platone e in parte all' omerica grotta delle ninfe. 82 Gorgia, 492e-493a: « [ . . . ] e davvero può darsi che noi in realtà siamo morti ».

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Però mi sembra assai più probabile che questo nome lo abbia­ no posto i seguaci di Orfeo, come a dire che l'anima paghi la pena delle colpe che deve pagare, e perciò abbia intorno a sé, affmché aci>l;11Ta1 ( si conservi, si salvi, sia custodita), questa cintura corporea a immagine di una prigione, e cosi il corpo, come il nome stesso significa, è aéòJ,J.a (custodia) dell'anima finché essa non abbia pagato completamente ciò che deve pa­ gare » 83 • In un altro luogo del Gorgia Platone non parla di tom­ ba e utilizza la metafora del carcere semplicemente in relazione alla sorte che toccherà alle anime dopo la morte: le anime che hanno condotto una vita disordinata e malvagia saranno giudi­ cate e condannate e, pertanto, saranno mandate in prigione per pagare il fio 114• Qui il corpo-prigione è visto da Platone come luogo di castigo e di espiazione in quanto si vuole esprimere un concetto escatologico, legato alle colpe che l'anima deve espia­ re per conseguire la salvezza. Questa stessa concezione del cor­ po-prigione viene espressa nel Fedone, dove in riferimento ai misteri si dice che « noi uomini siamo come in una specie di car­ cere » 85 e dove l 'unione col corpo è vis ta come una conseguenza del destino dei malvagi, insaziabili di ciò che è corporeo 16 • A questo punto mi pare utile soffermarmi sui vari significa­ ti della metafora in questione or ora riscontrati in Pl ato ne, per tentare di vedere poi in che modo questa metafora sia stata re­ cepita o trasformata dal neoplatonismo e quali di questi signifi­ cati siano stati privilegiati dai vari neoplatonici e da Macrobio in particolare. Nel primo passo sopra citato definito semplicemente

(Gorgia 492e-493a), il corpo è

tomba dell ' anima, viene dunque privi­

legiato un significato metaforico che implica una concezione

83

Crati/o, 400c . 114 Gorgia, 525a. 85 Fedone, 62b . 86 Fedone, 8 1 e.

122

negativa del corpo, in quanto viene evidenziata, in un contesto etico, la condizione di morte dell'anima, equivalente allo stato esistenziale di chi conduce una vita dissoluta. Nel Gorgia 525a e nel Pedone 62b e 8 1 c, il corpo è detto soltanto carcere perché il contesto è fortemente caratterizzato dalla componente misti­ co-religiosa più che da quella etico-filosofica: il corpo è infatti assimilato al carcere perché è considerato come un luogo di pe­ na e di espiazione. Nel passo del Crati/o il corpo è definito, co­ me in Gorgia 493a, tomba (oéi>J,La = ofi J,La: Kai yap ofi J.La nvtç q>amv aù'tò Elvat 'tfl ç \lfuxft ç), ma Platone attribuisce due significati al termine ofi J.La; quello di tomba e quello di segno (da­ to che tramite il corpo l'anima si esprime); inoltre in questo pas­ so la metafora della tomba viene associata - come si è visto a quella del carcere. Dunque nel Crati/o il corpo è tomba, carcere e segno. È tomba perché l'anima chiusa in esso perde la vi­ ta; è carcere perché svolge una funzione che è, nello stesso tem­ po, di castigo e di custodia; è segno perché costituisce lo stru­ mento attraverso cui l' anima si manifesta. Ora l'assimilazione del corpo col segno sembra essere uni­ camente di Platone ed è priva di valenze negative; piuttosto si spiega e si giustifica nel contesto linguistico del dialogo, secon­ do cui il nome è uno strumento di conoscenza che consente di penetrare all'interno delle cose, in quanto è tale per natura e non per convenzione; questa metafora, dunque, si pone sem­ plicemente ad un livello linguistico-conoscitivo ed esprime una concezione positiva del corpo. Le altre due metafore, invece, quella della tomba e quella del carcere, che risalgono a tradi­ zioni più antiche 87 e che spesso in Platone si intrecciano e si so-

87 P. Courcelle (Le corp-tombeau, in « Revue des Etudes anciennes », 68 ( 1 966) , p. 1 02, e Tradition p/atonicienne et traditions chrétiennes du corp-pri­ son cit . , pp. 4 1 2-4 1 3); E . R. Dodds, ( The Greeks and the lrrational, Berke­ ley, 1 95 1 , p. 1 69, n. 85); A . L. Moulinier, (Orphée et l'orphisme à l'époque c/assique, Paris, 1 955, pp. 24-26) pensano che la dottrina del corpo-tomba 1 23

vrappongono per identità di significati , esprimono una conce­ zione negativa del corpo. Ma, mentre la metafora della tomba sta ad indicare semplicemente che l ' anima dentro il corpo è co­ me morta

ed il corpo è il suo sepolcro (ovviamente si tratta di

un sepolcro provvisorio, limitato all 'esperienza terrena e dal quale l'anima può emergere o con l'esercizio della filosofia mentre il corpo vive o, infine, con la liberazione totale a causa della dissoluzione del corpo), la metafora del carcere è più complessa o per lo meno ambivalente in quanto da una parte indica il luogo di pena, di castigo e di espiazione dell ' anima e dall 'altra il luogo della sua purificazione : l ' anima, chiusa nel corpo , sconta la sua pena, come in una prigione, ma nello stes­ so tempo è custodita nel corpo , finché non si sia completamen­ te puri ficata dalle colpe passate . Dopo Platone il corpo verrà spesso denominato tomba e carcere insieme. Pagani e cristiani utilizzan o la stessa metafora, anche se in contesti diversi , ma sempre per indicare la condizio­ ne dell 'anima chiusa nel corpo e schiava degli istinti e delle passioni 88• Con questi stessi significati la metafora della tomba non sia di origine orfica ma di origine pitagorica (Filolao, Fr. 14, in Clemente Alessandrino, Stromata, I I I , 1 7 : « Attestano anche gli antichi teologi e indo­ vini che l'anima è congiunta al corpo per scontare qualche pena; e in esso quasi in tomba è sepolto »); mentre di origine or fica sarebbe quella del corpo­ prigione (doveva trovarsi in un canne orfico o in un verso dei misteri orfici). Tuttavia le due tradizioni vengono presto associate e sicuramente questa as­ sociazione - osserva Courcelle (Le corp-tombeau, p. 1 02) - è opera di Pla­ tone. Platone però nel Crati/o 400c - pur mettendo insieme le due metafore, pur riconducendo la metafora del sepolcro a quella del carcere tramite la me­ diazione di aroçn tat attribuisce agli orfici questa trasposizione e quindi fa risalire all'orfismo la stessa connotazione escatologica della metafora. Sulle interpretazioni del termine aroj.la presenti nel Crati/o platonico cfr. anche R. Ferwerda, The Meaning of the Word 1X1MA in Plato 's Cratylus, in « Her­ mes », 1 1 3 ( 1 985), pp. 266-279. 88 Il corpo e il mondo sono chiamati prigione dai cristiani dei primi seco­ li (cfr . Ireneo, A dversus haeresias, l, 29, 1 -2; Tertulliano, De anima, LIII, 5 ; Apologeticum, XVI I , 4-5 e Ad martyras, 2 ; cfr. pure Clemente Alessandrino, -

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e del carcere è presente nel medioplatonismo 89 , la troviamo ne­ gli scritti gnostici ed ermetici 90 e in Filone 9 1 , il quale la utilizza anche nell'esegesi biblica 92 • I neoplatonici riprendono in tutte le sue sfumature la me­ tafora del corpo-tomba, la quale unita a quella del corpo-pri­ gione sta a significare la negatività del corpo e della materia 93 • Plotino utilizza la metafora del carcere e del sepolcro per in­ dicare la condizione dell'anima caduta, la quale, per avere per­ so di vista l'unità totale e per essersi rivolta solo agli esseri par­ ziali, ha smesso di contemplare il voùç 94 ; quindi attribuisce ad essa una marcata connotazione etica e, mi pare, non fortemen­ te negativa, se l'unione col corpo non è tanto condizionante da impedire all'anima di volgersi verso lo Spirito mentre è anco-

Stromata, VI , 45 , 4, dove è citato il passo del Fedone, e Origene, De princi­ piis, l, 7, 5), i quali però spesso polemizzan o contro questa metafora perché in contrasto con la concezione secondo la quale il corpo è tempio di Dio (cfr. Clemente Alessandrino, Stromata, III, I l , 77, 3). 89 Cfr. Massimo di Tiro, Philosophumena, XI, 1 2c; VII, Sa e XXXVI , 4b-d. 90 Cfr. a tale proposito Cb. Puech, La phenoménologie de la gnose, in « Annuaire du Collége de France », vol. LV ( 1 955), p. 1 7 1 , e P. Courcelle, Tradition p/atonicienne et traditions chrétiennes du corp-prison cit. , p. 4 1 6; vedi anche Corpus Hermeticum, VII, l e XIII, 7 . 9 1 De ebrietate, XXVI , 1 0 1 ; Quis rerum divinarum heres sit, XXI I , 1 09 , in cui s i afferma che l'anima è prigioniera delle passioni, e De somniis, l , 1 3 8 . 92 Cfr . , pe r esempio, Gen. , XXXIX, 20-2 1 . 93 Cfr. Plotino, Enn. , IV, 8 , l e IV, 8 , 3 , e 4 , e Porftrio, Sentenza 40 e for­ se anche De regressu animae come ci attesta Agostino, Sermo CCXLI, 77 . 94 Enn., IV, 8, 4: « ì.:n 1 40 • L'anima discende proprio perché è at­ tratta dalla materia di cui nutre un desiderio malsano e segre­ to 1 4 1 e, gradualmente, si cinge di vari rivestimenti materiali che vanno dall'6XTt J.1a al corpo fangoso, per cui assume quella con­ dizione che in terris vita vocitatur 1 42 • In questa discesa, però, essa acquista le varie qualità o funzioni che dovrà esercitare sulla terra; nel cerchio di Satumo acquista il raziocinio e l'intel­ ligenza (À.O"ftCJttK6v e 9&roprrnK6v), nel cerchio di Giove la for­ za di agire (xpaKttK6v), in quello di Marte l'ardore del corag­ gio (9UJ.LtK6v), in quello del Sole la capacità di sentire e di pen­ sare (alo9TtTtK6v e cpavTaottK6v), in quello di Venere il movi­ mento del desiderio (È7tt9UJ.LTtttK6v), nel cerchio di Mercurio la facoltà del dire e dell'interpretare ciò che sente (ÈPJ.11lVEU'ttK6v), nel globo della luna la capacità di generare e di accrescere i cor­ pi (cputtK6v) 1 43 • Pertanto la discesa dell' anima, con la conse-

1 40 P. Courcelle (Les lettres grecques ci t . , p. 30 e n. 4) pensa che tanto la dottrina dell'oblio quanto il mito di Dioniso derivano dal Commentario al Fedone di Porfirio (cfr. Olimpiodoro, In Phaed. , 84, 21 sgg.). Elferink (La descente de rame d'apm Macrobe cit . , pp. 3Q-32) ritiene probabile invece che la fonte di Macrobio sia ancora il Commentario al Timeo di Porfirio, do­ ve Porfirio avrebbe citato la dottrina dell'oblio e dell'ebbrezza dell'anima del Fedone e avrebbe riportato il mito di Dioniso, come risulta da un parallelo fatto da K. Mras (Macrobius ' Kommentar zu Ciceros Somnium cit . , p. 256) tra il passo di Macrobio e un passo di Proclo, In Tim. , Il, 146, 3- 1 8 . 1 4 1 In Somn. , l , I l , I l . 1 42 In Somn. , l , I l , 1 2 . 1 43 In Somn. , l , 12, 1 3-14. Secondo M . A . Elferink (La descente de rame d 'apm Macrobe cit. , p. 33), questo passo potrebbe essere improntato, come gli altri, al Commentario al Timeo di Porfirio, anche perché Macrobio allu de all'acquisizione delle qualità in un altro passo relativo all 'astronomia (In Somn. , l, 1 9, 23) che come fonte ha sempre il Commentario al Timeo. J . Flamant (Macrobe e t le Néoplatonisme latin cit . , p. 5 5 7 sgg. ) osserva che questa dottrina risente delle teorie orientali: è infatti presente negli Oracoli Caldaici, nei quali l'astronomia appare più rudimentale (si tratta di tre sfere); ricompare poi, maggiormente articolata, nei neoplatonici; ma doveva essere presente nei viri novi attaccati da Amobio (Adversus nationes, 2, 1 6) e discepoli

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guente acquisizione delle qualità e delle funzioni , non è del tut­ to malefica, ma ha una parte di positività 1 44, per cui credo pos ­ sa affermarsi che Macrobio, pur ereditando d a Numenio una visione cosmologica di tipo gnostico, non ne recepisce lo spirito secondo il quale nelle sfere planetarie esisterebbe un potere ma­ lefico . Come i neoplatonici e contro gli gnostici, dei quali tutta­ via pare desumere la topografia celeste, Macrobio ritiene che il mondo sia bello e armonioso e che gli astri siano divini 1 45 ; e , quando affronta i l problema della funzione dell 'anima co­ smica in rapporto al mondo, si adegua agli schemi plotinia­ ni 1 46, secondo i quali l'anima ha una funzione creativa e vivifi­ catrice 1 47 • Occorre sottolineare, però, che per quanto riguar­ da la discesa delle anime individuali egli si scosta da Plotino, per il fatto che considera sempre un male tale discesa laddove Plotino sembra distinguere la discesa delle anime (necessaria e

di Numenio e di Crono . Allora egli pensa che la fonte potrebbe essere sempre Numenio filtrata attraverso Porfirio del Commentario alla Repubblica. Nu­ menio, infatti , sostiene che l'anima comincia ad essere toccata dal male pri­ ma di entrare nei corpi, al suo primo contatto col mondo, e che le sfere plane­ tarie giocano la loro parte nell'adattamento delle anime ai corpi. 1 44 Macrobio non riflette certamente il pessimismo dei Poimandres o di Servio, secondo cui le anime scendendo nelle varie sfere non acquistano qua­ lità, ma vizi e difetti. A questo proposito J . Flamant (Eiéments gnostiques dans l'reuvre de Macrobe cit . , pp. 1 39- 1 42) osserva che Macrobio rispecchia il miglior platonismo, quello plotiniano, ed « esorcizza il demone gnostico » , ossia i l pensiero gnostico. 1 45 I n In Somn. , l, 1 9, 20 Macrobio afferma che non possono esistere astri benefici e astri malefici e in In Somn. , l, 19, 2 1 -26 e l, 19, 27 utilizza Plotino (Enn. , I l , 3) e Tolomeo (Harmonica) non tanto per analizzare i rap­ porti numerici che reggono le posizioni degli astri e permettono la conoscenza del futuro, come in Tolomeo , o per salvare l 'unità della volontà divina al di là dei capricci apparenti degli astri, come in Plotino; ma principalmente per sal­ vare la divinità di tutti i pianeti, per negare la malvagità degli astri . 146 Cfr. Enn. , V, 2. 147 Cfr. In Somn. , l , 14, 5.

1 40

utile) 1 48 dalla caduta di queste (volontaria e colpevole) 1 49 • In Macrobio, dunque, coesistono due visioni: una cosmologica ottimistica e una antropologica pessimistica 1 50 , due visioni che probabilmente sono il risultato della contaminazione, che si ri­ scontra già nella sua fonte immediata - in questo caso Porfi­ rio - tra il plotinismo da una parte e le religioni orientali, se­ gnate dal pessimismo gnostico, dall'altra. 4.2.4. La liberazione dal corpo: morte naturale e morte violenta (In Somn., l, 13) Esistono due alternative che consentono all'anima di libe­ rarsi dalla condizione negativa nella quale viene a trovarsi a causa della discesa nel corpo : la morte naturale, ossia la sepa-

1 48 Enn. , IV , 3, 1 3 : « Quando l'ora scocca, non occorre che la ponga sul­ la via o la guidi giù [ . . . ] ma sovrastando automaticamente, per cosi dire, ella discende ed entra nel corpo dovuto ». 149 Enn. , IV, 3 , 1 2 e Enn. , V, l, l, dove si legge fra l'altro : « Cosi ebbre visibilmente, di quella loro autodeterminazione, poi che ebbero fatto il più largo uso di quel loro spontaneo movimento [ . . . ], finirono alfine per ignorare se stesse e la loro origine [ . . . ] . Le anime, dunque, non scorgendo più né Lui né se stesse, disistimandosi, per ignoranza della loro stirpe, ed apprezzando invece le altre cose [ . . . ] , si strapparono a tutto potere, dalle cose donde ave­ vano già volto le spalle, sprezzantemente » . Cfr. a tale proposito M. Di Pa­ squale Barbanti, A ntropologia e mistica nella filosofia di Plotino, Catania, 1 978, pp. 64-69. Cfr. anche E. Bréhier, La philosophie de Plotin, 2• ed. , Pa­ ris, 1 96 1 , p. 50 sgg; A. J. Festugière, La Révélation cit . , III, pp. 95-96; W . Eborowicz, L a contemplation selon Plotin, i n « Giornale d i metafisica », 1 3 ( 1 958), p . 48 ; J . Moreau , Plotin ou la gioire de la philosophie antique, Paris, 1 970, p. 1 49. 1 50 Cfr. In Somn. , l , 12, 7- 1 1 . Porfirio - secondo Flamant (Eiéments gnostiques dans l 'a!uvre de Macrobe cit . , pp. 1 39- 1 42) - starebbe alla base del pessimismo di Macrobio di In Somn. , l, 12 col Commentario alla Repub­ blica in cui utilizza Numenio, e starebbe alla base dell'ottimismo di In Somn. , l , 14, S col commento al trattato plotiniano Sulla generazione e l'or­ dine delle cose che vengono dopo il primo (Enn. , V, 2). 141

razione dell'anima dal corpo, e la morte filosofica, ossia il di­ stacco dell'anima da tutto ciò che è legato alla corporeità, trami­ te l' ascesi eticCK:atartica: [ . . . ] duas adserit mortes quorum unam

natura, virtutes alteram praestant. Homo enim moritur cum ani­ ma corpus relinquit solutum /ege naturae; mori etiam dicitur cum anima, adhuc in corpore constituta, corporeas inlecebras philosophia docente contemnit et cupiditatum dulces insidias re­ liquasque omnes exuitur passiones m . Ora, poiché il saggio non può porre fine alla propria vita procurandosi volontariamente il primo tipo di morte m, in attesa che questa arrivi naturalmente, non ha altra possibilità che quella di scegliere la morte filosofica uccidendo le passioni. Questo è, in sintesi, quanto Macrobio re­ cepisce da Platone e, più direttamente, da Plotino e da Porfrrio, e questo è l'espresso contenuto della risposta che Cicerone mette in bocca a Paolo l'emiliano, interrogato dal figlio circa la possi­ bilità di darsi volontariamente la morte m . M a mentre Cicerone condanna i l suicidio i n nome della leg­ ge che presiede alla generazione degli uomini u• i quali, in quanto sottoposti a questa legge, sono destinati ad abitare nel « carcere del corpo » finché Dio non li liberi, per non sfuggire alla missione loro affidata m; Macrobio - sempre nell'intento di conciliare Cicerone col platonismo - dà un respiro più aml S I In Somn. , l, 1 3 , 6. Macrobio qui si riferisce espressamente al Fedone

platonico del quale traduce « liberamente ma fedelmente » - come dice J . Flamant (Macrobe e t le Nloplatonisme latin cit . , p. S87) - tre passi (64d, 67a e 62c). 1 s2 In Somn. , l , 1 3 , 6: Hanc ergo mortem dicit Plato sapientibus esse ad­ petendam, illam vero quam omnibus natura constituit cogi ve/ in/erri ve/ ac­ cersiri vetat. I SJ In Somn. , I, 1 3 , 34, e Somn. , III, 3 . I S4 Somn. , I I I , 4: Homines enim sunt hac lege generati qui tuerentur il­ lum globum, quem in hoc tempio medium vides, quae Te"a dicitur. 1 ss Somn. , III, S : Quare et tibi, Publi, et piis omnibus retinendus animus est in custodia corporis nec iniussu eius a quo il/e est vobis datus, ex hominum vita migrandum est ne munus humanum adsignatum a deo defugisse videomini.

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pio al suo discorso, che arricchisce raccogliendo a piene mani materiale dalla sapienza platonica e neoplatonica. Così in pri­ mo luogo si richiama al Pedone, dal quale trae lo spunto per operare la distinzione tra morte naturale e morte filosofica e per sottolineare che la morte ascetica o filosofica, l'unica che deve essere perseguita dai sapienti, avviene ex secundo virtu­ tum ordine, quae solis philosophantibus aptae sunt; in secondo luogo si richiama al nono trattato della prima Enneade di Pio­ tino, del quale recepisce le linee generali e i concetti fondamen­ tali senza però seguirne l'ordine. Plotino nel corso del capitolo tredicesimo dei Commentarii viene chiamato in causa espressamente ben cinque volte. Il pri­ mo argomento plotiniano contro il suicidio riferito da Macro­ bio è quello secondo il quale il saggio, che dovrebbe essere libe­ ro e puro da qualsiasi passione, nel momento in cui si dà la morte diventa schiavo della passione, poiché il suicidio altro S6 non è che la conseguenza di una passione I . Questo argomento, che nel trattato plotiniano viene collo­ cato in seconda linea, viene utilizzato prioritariamente da Ma­ crobio; mentre l'argomento che Plotino pone all'inizio del suo trattato viene collocato da Macrobio al secondo posto ed è quello secondo il quale la morte violenta, anziché liberare l'ani­ ma dal corpo, la costringe a trascinarsi dietro qualcosa di corporeo 157 • Macrobio inoltre aggiunge all'argomento plotinia­ no, che non va oltre i termini sopra esposti, una riflessione per­ sonale secondo la quale le anime dei suicidi vagherebbero inI S6 In Somn. , l, 1 3 , 9: Oportet, inquit, animam post hominem liberam

corporeis passionibus inveniri: quam qui de corpore violenter extrudit, libe­ ram esse non patitur; qui enim sibi sua sponte necem comparai, aut pertaesus necessitatis aut metu cuiusquam ad hoc descendit aut odio, quae omnia inter passiones habentur; ergo, etsi ante fuit his sordibus pura, hoc ipso tamen quod exit extorta, sordescit. 1 57 In Somn. , l , 1 3 , 10: [ . . ] exitu autem coacto animam circa corpus magis magisque vinciri. .

1 43

tomo al corpo e alla sua sepoltura 1 58 • Il terzo argomento di Plotino - che è posto in stretto rapporto col precedente, in quanto costituisce il presupposto della totale liberazione dell'anima, e che si fonda sulla necessità che sia il corpo ad ab­ bandonare l'anima e non viceversa - in Macrobio diventa un argomento a sé, fondato piuttosto sul rapporto numerico che lega le anime ai corpi : « Finché sussistono questi numeri il cor­ po continua a essere vivo, ma quando vengono a mancare subi­ to si dissolve la forza arcana su cui si fondava quella associa­ zione di corpo e di anima » 1 59 • Infine il quarto argomento, che anche Plotino tratta per ultimo, è quello secondo cui il saggio, con la morte violenta, oltre a compromettere la propria purifi­ cazione a causa della passione che lo spinge al suicidio, pone un limite alla stessa possibilità di purificarsi; il che è certamente un male dal momento che la ricompensa celeste è corrispondente al grado di perfezione raggiunto sulla terra 1 60 • A questo riguar­ do Macrobio fa una precisazione e allude al De regressu di Por­ fino, precisamente là dove Porfirio afferma che il prolunga­ mento della vita è un dono di Dio finalizzato al conseguimento della perfetta purificazione dell'anima 1 6 1 • Le maggiori autorità invocate da Macrobio per quanto ri-

15 8 In Somn. , l , 1 3 , IO: Et re vera ideo sic extortae animae diu circa cor­ pus eiusve sepolturam vel /ocum in quo iniecta manus est pervagantur. 159 In Somn. , l, 1 3 , l l - 1 2. Plotino in Enn. , l, 9 si limita a parlare dell' ar­ monia attraverso la quale il corpo trattiene l'anima: Tflç ap�toviaç aÙTOU oùKtTl oGTll ç, flv fxov Elx11 Tt'Jv wux'flv. F. Cumont (Comment Plotin détour­ na Porphyre du suicide cit . , p. 1 1 8) sottolinea l 'influenza del pitagorismo sul­ la dottrina del suicidio sia di Plotino e di Porfirio che di Macrobio. 1 60 In Somn. , l, 1 3 , 1 5 : Cum constet, inquit, remunerationem animis il­ /ic esse tribuendam pro modo perfectionis ad quam in hac vita unaquaeque pervenit, non est praecipitandus vitae finis eu m adhuc proficiendi esse possit accessio. 1 6 1 Cfr. J . Bidez, Vie de Porphyre cit . , pp. l 58- l 62 e pp. 27-44 , dove vie­ ne ricostruito il trattato porfiriano sulla base della citazione del De civitate Dei, X, 29-30. 1 44

guarda la condanna del suicidio sono, dunque, Platone e Ploti­ no, il cui pensiero viene riferito quasi per intero - tranne che per l'unica possibilità di suicidio ammessa dall'autore delle En­ neadi, per quella forma di suicidio posta tra gli eventi inelutta­ bili (tv toic; àvayKaimc;) ossia « tra le cose che vanno decise in seguito a determinate circostanze e non tra le cose di semplice scelta » 1 62 ; alla fine viene richiamato pure Porfirio con l'espres­ sione: in arcanis de animae reditu disputationibus, che sembra essere la traduzione diretta del titolo originale greco dell'ope­ retta porfiriana sul ritorno dell'anima 1 63 • Tuttavia la questione relativa alle fonti di questo capitoletto dell'In Somnium è stata molto discussa, sempre a causa dell'abitudine comune agli eru­ diti romani di quel tempo di non menzionare le opere che con­ sultavano, ma piuttosto gli autori in queste citati. Questo fatto ha indotto gli studiosi ad andare oltre quello che afferma Ma­ crobio intorno alle sue fonti e a tentare di individuare queste per altre vie 1 64 • Per quanto concerne il riferimento al Pedone, 62b e 67e, Cumont avanza delle riserve sulla possibilità che Macrobio ab­ bia letto direttamente il dialogo di Platone, per il fatto che nel­ l'opera macrobiana sono presenti l'espressione « morte fisica » e la distinzione di questa dalla morte filosofica, che non si ri­ scontrano in Platone cosi come non si riscontrano in Plotino, mentre sono tipicamente porfiriane 1 65 • Per Platone - argo­ menta Cumont - le virtù che liberano dalle passioni non con1 62 Enn. , l, 9.

1 63 1 64

In Somn. , l , 1 3 , 1 6. H. Linke ( Ueber Macrobius' Kommentar zu Cicero Somnium Sci­ pionis cit. , p. 246) e Ph. Schedler (Die Philosophie des Macrobius cit . , p. 97) furono i primi a dubitare dell'utilizzazio ne diretta di Plotino da parte di Ma­ crobio e misero in evidenza che, nonostante i riferimenti espliciti a Plotino, in effetti Macrobio utilizza Porfirio. 1 65 F. Cumont, Comment Plotin détourna Porphyre du suicide cit . , pp. 1 1 3 - 1 20 e Lux Perpetua cit . , p. 338.

1 45

ducono ad una morte anticipata, ma preparano alla morte fisi­ ca attraverso la purificazione; Platino non giunge nemmeno al­ la specifica distinzione delle due morti; Porfuio invece dice espressamente che « c'è una duplice morte: l'una generalmente conosciuta, quando il corpo si separa dall'anima; l'altra pro­ pria dei ftlosofi, quando l'anima si libera dal corpo. Questa non è affatto la conseguenza di quella » 1 66 • Per questa ragione Cumont e, insieme a lui, Courcelle ritengono che la fonte diret­ ta del passo di Macrobio che si riferisce al Fedone potrebbe es­ sere il Commentario al Fedone di Porfirio citato da Olimpio­ doro 1 67, oppure il De regressu che, probabilmente, conteneva questi passi del Fedone, come risulta a Courcelle da un parall e­ lo fra Agostino e Claudiano Mamerto, il quale sicuramente non conosceva Macrobio 168 • P . Henry, al contrario, pensa che Macrobio abbia letto diret­ tamente il Fedone e prova che le riserve espresse da Cumont e le sue conclusioni non trovano supporto se si confronta testual­ mente Macrobio con Porfrrio. Attraverso tale riscontro testuale Henry dimostra che nel passo di Macrobio manca la distinzione, prettamente porfrriana, tra la morte che comporta la separazio­ ne del corpo dall ' anima (morte fisica) e quella che comporta la separazione dell'anima dal corpo (morte ftlosofica) 1 69 • In verità questa distinzione - sebbene manchi, come giu­ stamente rileva Henry, nel passo in cui Macrobio si riferisce al Fedone - è in parte presente nel passo seguente 1 70 , il quale è 1 66 Sentenza 9 e F. Cumont, Comment Plotin détourna Porphyre du sui­ cide cit . , pp. 1 1 3- 1 20. 167 Cfr. F. Cumont, Comment Plotin détourna Porphyre du suicide ci t . , pp. 1 1 3- 1 20 e P . Courcelle, L es /ettres grecques cit. , pp. 25-28 . 168 La stessa tesi è sostenuta da Flamant (Macrobe et le Néoplatonism latin cit . , pp. 588-599). 169 Cfr. P . Henry, Plotin et /'Occident cit . , pp. 1 70- 1 73 . 1 1o In Somn. , l , 1 3 , 5 , 7 . Più in là invece, al paragrafo 1 1 , la distinzione è riferita negli stessi termini di Porfirio ed è attribuita a Plotino: « Plotino ag-

1 46

da considerare come un commento di Macrobio alla genuina dottrina di Platone, commento mediato, con ogni verosimi­ glianza, dal pensiero di Porfirio. Ciononostante non pare che Macrobio segua testualmente Porfirio, certamente lo tiene pre­ sente ma non si accontenta soltanto di lui; forse si può affer­ mare che muove da Porfrrio per risalire a Platone e principal­ mente a Plotino, che - come abbiamo visto - ricalca quasi in­ tegralmente, pur invertendone l'ordine delle argomentazioni, pur ampliandone alcuni passi, pur tacendo quello che non gli appare perfettamente conforme alle sue posizioni di fondo, manifestando quindi col silenzio il suo dissenso nei confronti di ciò che potrebbe contraddire la sua teoria di totale condanna del suicidio. Ora, a proposito del lungo riferimento di Macrobio a Ploti­ no, Cumont, nel rilevare le differenze esistenti tra il breve trat­ tato plotiniano sul suicidio e il testo di Macrobio, fa il punto proprio sull'intransigenza di Macrobio nei confronti del suici­ dio, che è in contrasto con l'ammissione di esso - sebbene li­ mitato a pochissimi casi e subordinato a certe condizioni - che si riscontra in Plotino 1 7 1 • E poiché egli ritiene Porfirio più sen­ sibile di Plotino rispetto alle credenze religiose del tempo che vietavano il suicidio 1 72 , individua in Porfirio la fonte diretta di

giunge che naturale è solo la morte per cui è il corpo che abbandona l'anima e non l ' anima il corpo ». Macrobio però, piuttosto che commentarla, passa im­ mediatamente al commento del concetto plotiniano di armonia: « È noto che le anime sono associate ai corpi in base a una sicura e determinata razionalità numerica. Finché sussistono questi numeri , il corpo continua a essere vivo, ma quando vengono a mancare, subito si dissolve la forza arcana su cui si fondava quella associazione di corpo e anima >> . 1 7 1 Cfr. E . Cumont, Comment Plotin détourna Porphyre du suicide cit . , p. 1 1 6. 172 Non solo le credenze giudaico-romane e cristiane, ma anche quelle pagane della Siria (cfr. F. Cumont , Comment Plotin détourna Porphyre du suicide cit . , p. 1 1 6.

147

Macrobio e pensa o al De regressu o ad un eventuale commento porfuiano al n&pi tl;ayroyftç di Plotino. Dello stesso avviso è Courcelle, il quale osserva che nulla

vieta di pensare che Porfi­

rio, oltre a riportare nel De regressu alcuni passi del Pedone, ab­ bia potuto riportare citazioni del trattato sul suicidio di Plotino, al quale avrebbe attinto Macrobio

173• Henry,

invece, attraverso

il confronto tra il testo di Macrobio e il trattato di Plotino, di­ mostra la diretta derivazione di Macrobio da Plotino e afferma che tutte le idee essenziali espresse nel n&pi tl;ayroyftç tranne una (quella dell'ineluttabilità di certe circostanze che rendereb­ 1 14• bero lecito il suicidio) sono presenti nell' opera di Macrobio D'altra parte Henry esclude che Macrobio possa avere seguito un commento di Porflrio al n&pi tl;ayroyftç plotiniano, per il fatto che dubita fortemente dell'esistenza di un siffatto commento

1 75 •

In effetti non pare che si possa escludere che Macrobio ab­ bia conosciuto direttamente il n&pi tl;ay� ç plotiniano, an­ che se in un caso tralascia qualche passo e in un altro caso come si

è visto - completa il discorso di Plotino con sviluppi

che risultano estranei al suo genuino pensiero 1 76 • D ' altra parte

m Cfr. P. Courcelle, Les lettres grecques cit. , pp. 25-28, il quale tra l'al­ tro osserva che un parallelo testuale tra In Somn. , l, 1 3 , 5, e il De civitate Dei, X, 29, l , conferma l' ipotesi di Cumont; poiché da esso si evince che sia Macrobio che Agostino si riferiscono al De regressu in cui la vita è considera­ ta un dono di Dio che ci consente la purificazione perfetta. Anche J. Flamant (Macrobe et le Néoplatonisme latin cit . , p. 589) è dell'avviso che se Macrobio conosce il trattato sul suicidio di Plotino, lo conosce tramite Porfrrio. 1 74 Cfr. P. Henry, Plotin et / 'Occident cit . , pp. 1 73 - 1 75 . m D i questo commento non s i hanno notizie s e non d a Eunapio ( Vitae sophistarum, p. 6), il quale d'altronde ci dà delle notizie false sui rapporti tra Plotino e Porfirio specie per quanto riguarda il soggiorno di Porfirio in Sici­ lia, dove Plotino - secondo Eunapio - lo avrebbe raggiunto per dissuaderlo dal proposito di suicidarsi . Cosa che, a giudicare dall a Vita Plotini di Porfi­ rio, non risulta vera (cfr. Porfirio, Vita Plotini, Xl). Sulla questione cfr . P. Henry, Plotin et I'Occident cit . , p. 164. 1 76 Vd . sopra, pp. 1 25- 1 26.

1 48

la non perfetta aderenza al testo plotiniano, piuttosto che spin­ gerei ad escludere il contatto diretto di Macrobio con le Ennea­ di ed orientarci verso fonti diverse, dovrebbe condurci verso una seconda soluzione che ho già anticipato e che è quella di un allargamento delle fonti di Macrobio. Secondo questa prospettiva si può sostenere con sufficiente ragionevolezza che Macrobio legge Porfirio e legge anche Pio­ tino, anzi spesso si serve di Porfirio per meglio interpretare Plotino che ritiene la sua fonte principale. Plotino, infatti, vie­ ne chiamato direttamente in causa esplicitamente ed implicita­ mente e il suo pensiero viene introdotto con termini come in­ quit, ait, addit, adicit, sempre in relazione a passi che Macro­ bio dimostra di conoscere direttamente. Inoltre, quando Ma­ crobio va oltre il pensiero plotiniano e aggiunge riflessioni per­ sonali, usa espressioni tipiche come et re vera 177 quasi per sot­ tolineare il suo personale intervento nel testo che gli fa da fon­ te, intervento che ha fine quando Macrobio ritorna a Plotino con et ideo significai 1 7 8 • Tutto ciò mi sembra emblematico del modo di porsi di Macrobio di fronte alle sue fonti e indicativo delle capacità che Macrobio esprime nel comprendere e riela­ borare il materiale proveniente da fonti diverse. 4.2. 5 . L 'anima come ipostasi (In Somn., /, 14) Il capitolo quattordicesimo dei Commentarii trae inizio dal l emma di Cicerone in cui l 'universo è definito tempio (di Dio) e la terra è considerata centro di questo tempio, oltre che dimora degli uomini 1 79 • Macrobio rinvia ad altro luogo il discorso geo­ grafico e cosmografico intorno alla terra e alla posizione cen­ trale di essa nel contesto del cosmo per soffermarsi in questo 177

1 78 1 79

In Somn. , l, 1 3 , 10. In Somn. , l , 13, 10. Somn. , III, 3.

149

capitolo sulla dimensione metafisica dell 'affermazione di Cice­ rone e inizia col chiarire

il concetto di Dio sia per indicare che

alla concezione dell' onnipotenza di Dio - inaccessibile allo sguardo umano e concepibile soltanto dalla mente - si arriva mediante le cose da lui create, sia per significare che

gli uomini

che abitano in questo tempio partecipano della divinità in quanto partecipano dell ' anima celeste: [ . . . ]

humano generi di­ vinitatem inesse testatur ut universos siderei animi cognatione nobilitet 1 80• Quindi, dopo una precisazione sul significato del termine animus - utilizzato da Cicerone a volte per indicare la mente, altre volte per indicare l ' anima 181 -, Macrobio tratta dell 'essenza dell ' anima, riassumendo la dottrina neoplatonica delle ipostasi e facendone un 'esposizione che

è stata considera­

ta fra le migliori esistenti in lingua latina. Ora tale dottrina, che Macrobio attribuisce genericamente

« ai teologi » (secundum theologos) 182 , nel contenuto è chiara-

1 80 181

In Somn. , l, 14, 2. Cfr . In Somn. , l , 14, 3-4, dove Macrobio distingue anima da animus poiché nella lingua latina ai due termini corrispondono due concetti differen­ ti di anima: anima indica il concetto di funzione vitale (soffio vitale), ossia vi­ ta; animus indica, invece, ciò che distingue l'uomo dall'animale, ossia la fun­ zione intellettiva, per cui è più vicino a mens voùç. Ora Macrobio dice che ciascuno di questi due termini può essere inteso o in senso ristretto (proprie) o in senso lato (abusive). Cfr . a tale proposito M . Van Den Bruwaen, 'lfVXtf et voùç dans le « Somnium Scipionis » de Ciceron, in « L' Antiquité classique » , 8 ( 1 939) , pp. 1 27-1 52, e P . Boyancé, Etudes sur le Songe de Scipion cit . , pp. 26-28). A nimus viene usato da Cicerone in senso lato e viene usato molto più frequentemente di anima (nel Somnium anima è usato una sola volta) e con animus Cicerone intende ora III UXil ora voùç (ciò si verifica anche nelle Tuscu­ lanae) . Macrobio allora, sotto l'influenza della dottrina delle ipostasi neopla­ toniche nella quale l'intelletto non può essere confuso con l ' anima perché le sta al di sopra, tutte le volte che incontra animus usato da Cicerone per indi­ care l ' anima e non l' intelletto, lo trasforma in anima (cfr. In Somn. , l, 14, 3-4; l , l, 1 6; l , 2, 14; l , 14, 1 4); infatti per Macrobio animus indica la seconda ipostasi, anima la terza. 182 In Somn. , l, 1 4, 5. P. Henry (Piotin et I'Occident cit . , p. 227) sostie=

1 50

mente plotiniana, in quanto è priva di tutte le complicazioni e di tutte le mediazioni che si riscontrano nei neoplatonici poste­ riori : le ipostasi di cui parla Macrobio sono infatti soltanto tre e non si riscontra in esse né alcuna suddivisione né alcuna mol­ tiplicazione. Inoltre quasi tutti i concetti espressi da Macrobio a questo riguardo risalgono alla dottrina di Plotino: l'unità e la causalità universale del principio, il quale crea l 'ipostasi succes­ siva per sovrabbondanza : Hic superabundanti maiestatis fe­ cunditate de se mentem creavit 1 83 ; la contemplazione creatrice del vouç, il quale da una parte guarda all'Uno e con esso si identifica, e dall'altra crea l'anima 1 84 ; la contemplazione del vouç da parte dell'anima, la quale, guardando verso il vouç, si riempie di lui (induitur) 1 8' ; il volgersi dell'anima verso le cose corporee, espresso da Macrobio con degenerai 1 86 e la capacità di questa di generare le facoltà inferiori: l' aia9tlnK6v e il qm­ 't1K6v 1 87 •

Sulla diretta derivazione di questi concetti da Plotino, tut­ tavia, gli studiosi non sono concordi. E ssa è stata sostenuta da Henry ed è stata dimostrata attraverso una serie di riscontri te­ stuali tra il passo di Macrobio e l'Enneade, V, 2, 1 188 , nella

ne che dietro questo plurale, che appartiene al genere delle citazioni anonime, si nasconde semplicemente Plotino, data la rispondenza quasi letterale - che Henry stesso riscontra (pp. 1 88- 1 90) - tra il passo di Macrobio e alcuni passi di Enn. , V, 2, l . 183 In Somn. , l , 14, 6. 1 84 In Somn. , l , 14, 6. m In Somn. , l , 14, 7 . Il termine induitur - che Scarpa traduce con « si riveste di esso » e Regali con « assume i suoi tratti >> - a mio avviso ricalca il senso di 7tÀTJ pouaxEp tU.a!J.xouaa àEì tU•. 6.1J.7tE'ta1) 1 97 ; sempre Plotino dell'ultimo trattato della seconda Enneade può essere, a mio avviso, la fonte del concetto secondo cui tutta la realtà procede dall'Uno e tutte le cose senza soluzione di continuità sono legate fra loro da mutui vincoli 1 98 e del concetto della degradazione delle varie realtà, che quanto più si allontanano dall'Uno tanto più sono inferiori 1 99 , cosicché il processo discensivo comincia dal som-

1 97 In Enn. , Il, 9, 3 lo stesso concetto è cosi espresso da Plotino: 'AEi oùv èU.aJ,uto�ÉVIl Kai StTJVEKÈç fxouoa -rò q>é.òç Si&lotv Eic; -rà èq>Eçfj ç . 1 98 Plotino, i n Enn., Il, 9, 3 , sottolineando i concetti d i successione, di degradazione e insieme di continuità, dice: 'Ava:yKTJ -ro(vuv èq>Eçfjç dvat 7tc1VTa àì.. M ì.. 0 1ç Kaì àEi (necessariamente dunque tuttte le cose sono in mu­ tua, sempitema successione) e aggiunge: YEVTITà St -rà fTEpa Téj> 7tap 'ciU.rov dva1 (e appunto perché derivano da altre realtà esse sono generate diverse) . Macrobio rafforza il suo discorso con un riferimento alla catena aurea di Omero (Iliade, VIII, 1 9) che probabilmente desume da Porfirio, Quaestiones Homericae (tale ipotesi però non può essere verificata per il fatto che i passi delle Quaestiones che si riferiscono a questi versi di Omero sono andati per­ duti) (cfr. F. Buffière, Les mythes d'Homère cit . , p. 1 1 6 sgg, e P. Lévèque, A urea catena Homeri, Paris, 1 949, p. 46 sgg. ) . A Setaioli (L 'esegesi omerica del Commento di Macrobio al « Somnium Scipionis » cit . , p. 1 80) sottolinea il carattere prettamente neoplatonico dell'interpretazione macrobiana della ca­ tena aurea di Omero; secondo Macrobio, infatti, la catena aurea è il simbolo del legame che unisce fra loro le potenze spirituali dell'universo e poi queste potenze con l'uomo. 1 99 Il parallelo tra processione e degradazione si riscontra anche in Enn. , III, 2, 2 e V, 2, 2, dove Plotino dice: « Il processo si svolge pertanto, dal pri­ mo all 'ultimo termine, mentre, da una parte, ciascun termine è fatto rimane­ re nella sua propria sede e, dall ' altra, il prodotto della generazione occupa un altrO posto : quello inferiore (T'l'IV 'X.ElPOVa). 1 55

mo Dio e giunge rmo alla feccia delle cose: [. . .} cumque omnia

continuis successionibus se sequantur degenerantio per ordi­ nem ad imum meandi, invenietur pressius intuenti, a summo deo usque ad ultimam rerum faecem, una mutuis se vinculis re­ ligans et nusquam interrupta conexio DI; il passo di Enn. , l, l , 8 (EIOO>À.a ()t aùTf\ç 6t6ouaa , 6'>a7tEP 1tp6aro1tov tv 7tOÀ.À.oiç KaT67tT pOlç) inoltre sembra essere fonte diretta della metafora dello specchio, utilizzata da Macrobio in un contesto identico a

quello di questo luogo plotiniano :IDI ; e che Macrobio conosca direttamente il primo trattato della prima Enneade non sembra potersi mettere in dubbio dato che ha già utilizzato altrove con­ cetti presenti in esso come quello relativo alla divisibilità e indi­ visibilità dell'anima 202 • Per questa ragione credo che si possa sostenere che Macro­ bio, non soddisfatto della laconicità di Porrrrio 203, risale alla fonte primaria, che utilizza per ben due volte: nel capitolo do­ dicesimo a proposito della discesa dell'anima e nel capitolo quattordicesimo a proposito delle funzioni dell'anima. I n quest'ultimo cas o Macrobio coglie anche i dettagli del pensiero plotiniano e fra questi proprio la metafora dello specchio che Plotino usa più volte, ora per indicare la somigli anza tra il

DI In Somn. , l , 1 4, I S . È evidente che questa process i one rispecchia quella plotiniana che va dall'Uno alla materia, non dall'Uno alla terra, come dice Stahl (Macrobius cit . , p. 46) . La rerum faecem a me sembra richiamare la materia di cui parla Plotino, che non si identifica con le cose fisiche, ma con ciò che nelle cose c'è di negativo. Plotino infatti considera la materia il termine estremo della processione che, proprio perché ultimo, è l'asso luto ne­ gativo, l'assoluto squallore, (JJiiU.ov l)t 7tEvia), l'assoluto male (7tUVTTJ Ka K6v), l'assoluta turpitudine (7tci.VTTI alaxp6v) (Enn. , Il, 4, 1 6). :IDI Plotino utilizza la metafora dello specchio anche altrove, ma in con­ testi diversi e con intendimenti diversi (cfr. a tale proposito M. Di Pasquale Barbanti, La metqfora in Platino cit . , pp. 1 73 - 1 78 e p. 1 9 1 ). 202 In Somn. , l, 1 2 . 203 Sentenza S , a proposito della divisibilità e dell'indivisibilità dell'a­ nima.

1 56

mondo intellegibile e quello sensibile 204 , ora per indicare la ne­ gatività della realtà sensibile e principalmente della materia 205• I n Enn. ,

l , l , 8 l a metafora dello specchio h a una funzione po­

sitiva in quanto ci introduce nell' ambito concettuale di una realtà intellegibile e riesce a darci l'idea dell 'irraggiamento dell 'anima (una) nei corpi (molti) ; e Macrobio ne fa lo stesso uso, non solo, ma, nell'avvicinarsi a Plotino, egli si allonta­ na da Porfirio, il quale, nell 'utilizzare la metafora dello spec­ chio 206 che desume da Plotino 'liTI , ne coglie soltanto la connota­ zione negativa; infatti con essa indica la vacuità della materia. Ora, a parte la somiglianza testuale sopra rilevata, il fatto che la metafora dello specchio venga utilizzata da Macrobio in un contesto simile a quello di Plotino e che non trova il suo corri­ spondente in Porfirio, il quale utilizza la stessa metafora in un contesto sempre plotiniano ma diverso e non preso in conside­ razione da Macrobio, dimostra - a mio avviso - una certa autonomia di Macrobio nei confronti della sua fonte privilegia­ ta, Porfirio . Concluso il discorso sulle ipostasi, Macrobio fornisce una rapidissima rassegna dossografica intorno alle definizioni di anima risalenti ad alcuni filosofi antichi, senza preoccuparsi di seguime la cronologia e senza operare alcuna distinzione di in­ dirizzo fra coloro che hanno teorizzato l 'incorporeità dell 'ani­ ma e coloro che invece hanno considerato questa corporea 208• Ciò che qui c i interessa maggiormente

è la conclusione di que-

Enn. , l, l , 8 ; l, 4, 1 0; IV, 3, 1 1 . Enn., l , 6, 8 ; III, 6, 7 ; III, 6, 1 3 . 206 Sentenza 20. 'liTI Enn. , III, 6, 7. l08 Cfr. Ph. M . Schedler, Die Philosophie des Macrobius eit . , p . 39, il quale però ravvisa un certo ordine in questa dossografia in quanto prima sa­ 204

:zm

rebbero posti gli autori che hanno considerato l'anima immateriale e poi quelli che l 'hanno identificata con qualcosa di materiale.

1 57

sta rassegna che potrebbe suscitare qualche perplessità per il fatto che Macrobio afferma: Obtinuit tamen non minus de in­ corporalitate eius quam de immortalitate sententia 209• Perso­ nalmente non trovo alcuna difficoltà ad interpretare questa 0, conclusione nel senso indicato da Scarpa 2 1 e cioè nel senso che Macrobio si riferisce non tanto alle opinioni dei più quan­ to, piuttosto, alle opinioni che si sono affermate di più, che so­ no prevalse nel tempo e che egli stesso condivide. Sull'incorpo­ reità e sull'immortalità dell' anima, infatti, egli tornerà negli ul­ timi capitoli del secondo libro dei Commentarii (capitoli che costituiranno ancora oggetto di questo studio) dopo un'ampia discussione sull'astronomia, la musica e la geografia, che occu­ pa i capitoli dal quindicesimo al ventunesimo del primo libro e i primi undici capitoli del secondo libro.

4. 3 . L 'immortalità dell'anima 4 . 3 . 1 . Immortalità dell'anima ed eternità del mondo (In Somn. , l/, 12) Nel dodicesimo capitolo del secondo libro dei Commentarii viene ripresa la tematica relativa all'anima, alla sua incorporei­ là e alla sua immortalità. Macrobio ha già dedicato parecchio spazio al rapporto dell 'anima col corpo, che ha considerato co­ me due entità eterogenee, le quali, pur nell'unione, conservano ognuna la propria peculiarità sostanziale; il passo del capitolo ottavo del Somnium di Cicerone, dove si afferma la distinzione tra il vero uomo e il suo corpo, gli offre ora l'occasione per svi­ luppare alcuni concetti sull'essenza e sull'immortalità dell'ani-

209

In Somn. , I, 14, 20.

2 IO Commento a Macrobii A mbrosii Theodosii cit . , p p . 432-43 3 .

1 58

ma alla luce della dottrina neoplatonica, come egli stesso affer­ ma ri ferendosi espressamente a Plotino: Et quia Tullio mos est

projundam rerum scientiam sub brevitate tegere verborum, nunc quoque miro compendio tantum includit arcanum quod Plotinus, magis quam quisquam verborum parcus, libro inte­ gro disseruit, cuius inscriptio est Quid animai, quid homo 21 1 • La caduta dell'anima nei corpi, determinata da una specie di desiderio malsano e segreto della materia 212 , ha causato nell 'anima la dimenticanza della sua natura 2 1 3 ; per questa ra­ gione la salvezza non può che dipendere dalla conoscenza da parte dell' anima della sua origine 2 1 4 e della sua essenza divina 2 1 5 • Questo è il significato delle parole di Scipione: Deum

2 1 1 In Somn. , Il, 1 2 , 7. È interessante notare che qui Macrobio riporta esattamente il titolo del primo trattato della prima Enneade ed evidenzia una caratteristica dello stile di Plotino: la concisione e la densità nel trattare argo­ menti grandi e profondi . 2 1 2 /n Somn. , l, I l , I l : [ . . . ] quae vero appetentiam corporis e t huius quam in terris vitam vocamus ab il/a specula altissima et perpetua luce despi­ ciens desiderio latenti cogitaverit, pondere ipso terrenae cogitationis paulatim in inferiora delabitur. 2 1 3 In Somn. , l, 1 2, 7-8 : Anima ergo cum trahitur ad corpus, in hac prima sui productione silvestrem tumultum, id est ÙÀ.17v, itifluentem sibi incipit experi­ ri [ . . . ] ebrietatem illic primum descensuris animis evenire si/va influente signifi­ cans, unde et, comes ebrietatis, oblivio illic animis incipit iam latenter obrepere. 2 1 4 In Somn. , l , 9, 1 -3 : [ . . . ] et animae, dum corpore utitur, haec est per­ fecta sapientia ut, unde orta sit, de quo fonte venerit, recognoscat [ . . . ] Homi­ ni autem, ut diximus, una est agnitio sui si originis natalisque principii exor­ dia prima respexerit. 2 1 5 Lo scopo delle descrizioni astronomiche e geografiche a cui Macro­ bio ha dedicato gran parte della sua opera, è stato infatti quello di elevare la mente di Scipione, introducendolo alla conoscenza della natura, del movi­ mento e dell'armonia del cielo e delle stelle, per poi fargli guardare la terra, rivolgergli l'invito a trascurare la gloria terrena e ad allontanare ogni basso pensiero per avere la consapevolezza della divinità della sua anima. La catarsi di Scipione avviene cosi attraverso la conoscenza delle realtà terrene e celesti e trova il suo culmine nel riconoscimento dei veri caratteri dell'anima: l'im­ mortalità e la divinità.

1 59

te igitur scito esse 2 1 6 , le quali nel commento di Macrobio ven­ gono cosi integrate: Et haec sit praesentis operis consummatio ut animam non solum immortalem sed deum esse clarescat 2 1 7 • L ' anima - afferma Macrobio -

è stata definita dio tanto da­

1

gli antichi fllosofi quanto da Cicerone 2 1 per il fatto che essa governa e dà la vita al corpo ad imitazione di Dio che regge l 'universo

(in imitationem dei mundum regentis) 2 1 9 ;

ma se

l ' anima è divina - aggiunge Macrobio - è anche immortale. A questa conclusione conduce la stessa dottrina di Plotino che Macrobio fa coincidere con quella di Cicerone, il quale - a suo avviso - espone miro compendio « il grande mistero che Plotino, più di ogni altro parco di parole, ha trattato in un inte­ ro libro dal titolo Natura dell'animale e dell'uomo » 220• Macro­ bio fa riferimento alla parte di questo trattato relativa alle passioni 22 1 e si affretta a concludere che l 'uomo

216

m

è un composto

Somn., VIII, 2. In Somn. , Il, 1 2, S-6. Qui Macrobio sembra andare al di là del pen­

siero di Platone e di Plotino, i quali si limitano ad attribuire all'anima il ca­ rattere della divinità senza per questo identificarla con Dio. Secondo J . Fla­ mant (Eiiments gnostiques dans I'Cl!uvre de Macrobe cit . , pp. 1 34- 1 39), sotto questo rispetto Macrobio, pur restando nell'ambito del neoplatonismo, usa un linguaggio che si colora di tinte gnostiche .

21s 219

In Somn. , Il, 1 2, 1 1 . In Somn. , II, 1 2, 1 1 . Quella dell 'ass imilazione dell'uomo al cosmo, per cui l'uomo non è altro che un mondo in piccolo, è una teoria che risale agli inizi del pensiero filosofico . Si trova in Anass i mene (Fr. 1 38), e poi in Platone ( Timeo, 27 sgg. , 44-47 e Filebo, 30) e in Aristotele (Fisica, VIII, 2, 2S2b). Si diffonde di più con lo Stoicismo e si ritrova nei neoplatonici che forse la desumono da Posidonio (cfr . a questo proposito K. Mras, Macro­ bius ' Kommentar zu Ciceros Somnium cit . , pp. 273-274; J . Flamant, Macro­ be et le Nioplatonisme latin cit . , p. 573 , che ne sottolinea la matrice stoica; P. Fortin, Christianisme et culture philosophique au V• sièc/e cit . , pp. 1 381 4 1 , che ne studia la presenza nei neoplatonici). 220 In Somn. , Il, 1 2, 7. 22 1 In Somn. , Il, 12, 8: In hoc ergo libro Plotinus quaerit cuius sint in nobis voluptates, maerores metusque ac desiderio et animositas ve/ do/ores, postremo cogitationes et intellectus [ . . . ] .

1 60

di anima e di corpo, per affermare che il vero uomo è l'anima dall a quale il corpo è governato: Ergo qui videtur non ipse ve­ rus homo est. sed verus il/e est a quo regitur quod videtur 222 • Ora dovrebbe essere fuor di dubbio che il trattato di Plotino (Enn. , l, l) a cui Macrobio si riferisce espressamente costituisce la fonte diretta di questo capitolo. Macrobio ha già utilizzato l'ottavo capitolo di questo trattato nel quattordicesimo capitolo del primo libro a proposito del rapporto dell'anima con le realtà successive, e adesso, nel trattare del rapporto anima-corpo, uti­ lizza i primi sette capitoli facendone una sintesi stringata ed es­ senziale. Henry ha messo in evidenza la corrispondenza di alcuni passi di Macrobio con il testo di Plotino 223, Mras ha rilevato al­ tre corrispondenze testuali 224; ma a me pare che, oltre alla pre­ senza di queste corrispondenze, bisognerebbe fare attenzione al­ la caratteristica tendenza di Macrobio di riassumere in poche battute quanto in Plotino occupa interi capitoli; tendenza che può ingenerare l'impressione che Macrobio si distacchi da Plati­ no o che lo legga in maniera filtrata e mediata. Il capitoletto che stiamo esaminando costituisce un esempio di questo modo di procedere. In esso Macrobio enumera tanto le passioni che provengono dalla mescol anza dell'anima col corpo quanto le attività proprie dell' anima distinguendole con un semplice postremo, il che sta ad indicare che egli sintetizza

Il, 12, 9. Cfr. P . Henry, Plotin et /'Occident cit . , pp. 1 50- 1 52. 22>, in « Studi Italiani di Filologia classica » , 38 ( 1 966) , pp. 1 54- 1 98 . Silvestre, H . , Note sur la survie de Macro be au moyen dge, i n « Clas­ sica et Mediaevalia » , 24 ( 1 963), pp . 1 70- 1 80 . Sinclair, B . , W . , Vergil's sacrum poema in Macrobius ' Saturnalia, i n « Maia » , 34 ( 1 982), p p . 26 1 -263 . Sodano, A . , R . , I Frammenti dei Commentari di Porfirio al « Ti­

meo » di Platone nel «De A eternitate Mundi>> di Giovanni Filo­ pono, in « Rendiconti dell 'Ac . Arch . Lett . e Belle Arti » , Napoli, 37 ( 1 962), pp . 95- 1 2 5 . Sodano, A . , R . , Quid Macrobius de mundi aeternitate senserit qui­

busque fontibus usus sit, in « L ' Antiquité t:lassique », 32 ( 1 963), pp. 48-62 . Sodano, A . , R . , Per una edizione critica dei/rammenti del commen­

to di Porjirio al « Timeo >> di Platone, in « Atti dell 'Accademia Pontaniana » , Nuova serie, 1 2 ( 1 963), pp. 1 -48 . Sodano, A. , R . , Porfirio commentatore di Platone, in Porphyre, En­ tretiens sur

l' Antiquité classique,

12,

Vandoeuvres-Gèneve,

1 965 , pp. 1 95 -223 . Solmsen , F . , Neglected évidence for Cicero •s De re publica, in « Mu­ seum Helveticum » , 1 3 ( 1 956), pp. 38-5 3 . Stahl, W . , H . , Astronomy and geography in Macrobius, i n « Tran­ sactions and Proceedings of the American Philological Associa­ tion » , 73 ( 1 942) , pp . 232-258 . Stahl, W . , H . , La scienza dei Romani, trad . it . , Roma-Bari , 1 974. Stahl, W . , H . , Macrobius. A Commentary on the Dream of Scipion, New York-London, 1 95 2 . Stettner , W . , Die Seelenwanderung bei Griechen und RlJmern, i n « TUbinger Beitra.ge zur Altertumswissenschaft » , 22 , Stuttgart­ Berlin , 1 934. Theiler, W . , Porphyrios und A ugustin , in «Schriften der KOnigsber­ ger Gelehrten-Gesellschaft, geisteswissenschaftliche klasse »,

l,

Halle, 1 943 .

20 1

l O,

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Le mythe et le symplole de la connai.ssance figurative de Dieu, Paris , 1 970. Trouillard, J . , La Mystagogie de Proclos, Paris, 1 982. W aszink J . , A. , Studien zum Timaios Kommentar des Calcidius, l.

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teia und Res Pub/ica, Beitrlge zum Verstandnis von Politi k , Recht und Staat i n der Antike, dem Andenken R . Starks gewid­ met , hg. von P. Steinmetz, « Palingenesia » IV, Wiesbaden , 1 969, pp. 3S7-376.

202

INDICI

INDICE DEI NOMI ANTICHI



Artemidorb (di Daldi), 84, 86 e

Abelardo , 1 87 .

n . , 87 e n . , 88, 89 e n . , 90,

Achille, 9 1 n .

92 .

Adrasto , 1 36 n . Aetio , 4 7 n .

Aulo Gellio, 29 n . , 46.

Agamennone, 8 9 n . , 90, 9 1 n .

Avieno, 36.

Agatone, 36. Beda (il Venerabile), 1 87 .

Agostino (Santo), S8 n . , S9, 60, 63 n . , l l S n . , 1 2S n . , 146,

Boeto, 1 70 n .

1 48 n . , 1 87 .

Boezio , 1 7 e n . , 3 3 n , 3 S n . , 49, 1 87 .

Alberto Magno, 1 87 .

Bonaventura (San), 1 87 .

Albino, 1 28 , 1 29 n . Ambrogio (Santo) , 3 S n . Amelio , 1 27 n .

Calcidio, 26, 4 1 , 46, 48 , 49 n . ,

Ammiano Marcellino , 3 1 .

92, 94 n . , 1 S2 , 1 S3 , 1 66 n . ,

Anassimene, 1 60 n .

1 86, 1 87 .

Apollodoro , S I .

Cassiodoro, 1 7 e n . , 1 87 .

Apuleio, 73 n .

Catone, 1 83 .

Archimede, 4 8 n .

Cicerone, 1 4 , 1 9 n . , 26, 27 , 28,

Aristande, 1 3 S n .

29, 4 1 , 42, 43 e n., 44 e n . ,

Aristotele, 49 n . , S I , S 6 n . , 1 60 n .

46 e n . , 4 8 e n . , S O n . , S 3 e

1 64 n . , 1 66 , 1 69 e n . , 1 7 1 ,

n . , S4 n . , 69, 7 1 , 72, 77, 84,

1 72, 1 73 , 1 74, 1 7S , 1 76, 1 77,

8S e n . , 97 , 98, 100, 1 0 1 e

1 78 .

n . , 1 06 , 1 09 , 1 1 2 , 1 1 3 , 1 1 6,

Arnobio, 3 6 n . , 1 39.

«

1 1 7 e n. , 1 1 9 n. , l 27 e n. , l 28 ,

• Non sono riportati i nomi che compaiono solo nella bibliografia e Macrobio » .

205

1 42, 1 49, 1 50 e n . , 1 5 8 , 1 60,

Giovenale, 5 1 .

1 63 , 1 65 , 1 66 e n . , l 67 , 1 68 ,

Giuliano , 3 8 .

1 78 , 1 85 , 1 88 .

Graziano , 3 1 n .

Cipriano, 36 n . Claudiano Mamerto, 63 n . , 65 ,

Ireneo , 1 24 n . , 1 30 n . Ipparco, 5 1 .

146.

lsidoro (di Siviglia) , 48 , 1 87 .

Cleante, 5 l . Clemente Alessand rino, 1 24 n . , 1 25 n .

Licurgo, 1 83 .

Cleomede , 48 .

Lucrezio , 5 l .

Colote, 44, 70 e n . , 7 1 e n . , 7 2 e n . , 74, 75 , 76.

Macrobio,

Cornelio Labeone, 3 0 n . , 5 1 .

Plotino ,

Eudosso ,

Plotino,

Eustazio ,

18. Macrobio ,

Crates (di Mallus) , 50 n . Crono, 8 2 n . , 1 40 n .

24 n .

.

Marino , 1 1 0 n . Mario Vittorino, 3 0 n . , 52 n . ,

Empedocle, 1 2 1 n . Enea (di Gaza) , 8 2 n .

1 1 8 n . , 1 86, 1 87 . Marziano Capella, 46 , 48 , 49 n . ,

Epicuro , 5 l , 70. Eraclide Pontico, 49 n .

1 87 .

Eraclito, 5 l, 76.

Massimo (di Tiro) , 1 25 n .

Esiodo, 5 1 , 72 n . , 73 , 79, 80.

Menandro , 73 n .

Esopo , 73 e n. Eunapio, 1 48 n .

Nicomaco , 45 , 49.

Eusebio, 56 n . , 1 1 6 n . , 1 70 n .

Nicomaco Flaviano, 23 , 24, 30,

32.

Eustachio , 26, 28 .

Numa Pompilio, 1 8 3 . Numenio, 1 3 , 54 n . , 60 n. , 62 n . ,

Favonio Elogio, 53 n .

77, 8 2 n . , 1 1 8 n . , 1 34 e n . , 1 3 5 e n . , 1 36, 1 40 e n . , 1 4 1 n . , 1 52, 1 53 .

Filolao , 1 24 n . , 1 27 . Filone, 46 , 1 25 . Flaviano (il giovane) , 23 . Fronteio , 30 n .

Olimpiodoro , ' 60 n . , 1 39 n . Gemino, 48 .

Omero, 28 , 29, 46 en . , 5 1 , 6 1 ,

Geronimo (San), 35 n .

72 n . , 78, 79, 80, 90, 1 2 1 n . , 1 32, 1 33 e n . , 1 55 n . Onori o, 2 2 n . , 34.

Giamblico , 1 3 , 30 n . , 4 1 , 49, 52 n.,

I lO

n.

206

Orfeo , 73 , 1 22 .

6 1 , 62 e n . , 63 e n . , 64, 65 , 70

Origene, 1 25 n .

e n. , 7 1 , 72 e n . , 74, 75 , 76,

Paolo (l 'emiliano), 1 42 .

9 1 e n . , 92 e n . , 93 , 99, 1 00 ,

79, 80, 81 e n . , 82 n . , 84, 90, Petronio, 73 n .

1 03 , 1 04 e n . , 1 05 e n . , 1 06 ,

Pitagora, 49, 5 1 , 1 3 1 n . , 1 83 .

1 07 , 1 08 , 1 09 , 1 1 0 e n . , 1 1 1 ,

Platone, 1 4 , 26, 27 , 28, 42, 43 e

1 1 2 n . , 1 1 5 n . , 1 1 6 e n. , 1 1 8

n . , 44 e n . , 47 n . , 48 , 49 e

n . , 1 25 n . , 1 26, 1 27 , 1 30 n . ,

n . , 5 1 , 53 n . , 54 e n . , 5 7 , 59

1 3 1 n . , 1 32 e n . , 1 3 3 , 1 34 e

64, 71 e n . , 72 e n . , 7 5 , 77,

n. , 1 3 5 n. , 1 36, 1 3 8 , 1 39 n . ,

79, 98 , 99, 100 n . , 101 e n . , 1 1 0, 1 1 5 n . , 1 2 1 e n . , 1 22 ,

1 40 n . , 1 4 1 e n . , 1 42 , 1 44 e n . , 1 45 e n . , 1 46 e n . , 1 47 ,

·

1 23 , 1 24 e n . , 1 26 e n . , 1 27 ,

1 48 e n . , 1 49, 1 52, 1 5 3 , 1 5 5

1 37 , 1 3 8 , 1 42, 1 45 , 1 47 , 1 60

n . , 1 56, 1 57 , 1 6 1 n . , 1 64 e

n . , 1 64 n . , 1 65 , 1 66 , 1 68 ,

n . , 1 70 e n .

1 7 1 , 1 73 e n . , 1 78 , 1 84 .

Posidonio , 84, 8 7 , 1 28 , 1 60 n . ,

Plotino, 28 , 48 , 5 1 e n . , 52 n . ,

1 64 .

5 3 , 54 e n . , 5 5 , 56, 57, 58 e

Pretestato, 3 0 e n . , 3 5 .

n . , 59, 60, 6 1 , 63 e n . , 64 e

Proclo, 4 1 , 42 , 44 n . , 47 n . , 54,

n . , 65 , 8 1 , 82 e n . , 83 e n . ,

60 n . , 62 n . , 70 e n . , 7 1 , 72

84, 99 e n . , 1 00 e n . , 1 0 1 e

e n . , 74 e n . , 75, 76 n . , 78 n . ,

n . , 1 03 , 1 04 e n . , 1 05 e n . ,

79, 8 1 e n . , 90, 9 1 n . , 1 1 0

1 06 , 1 07 , 1 08 , 1 09 , 1 1 0, 1 1 1 ' 1 1 4 e n . , 1 1 5 n . , 1 1 6, 1 25 e

n . , 1 29 n . , · 1 30 n . , 1 3 1 n . , 1 34 e n . , 1 3 5 n . , 1 37 , 1 39 n .

n . , 1 26, 1 27 , 1 3 1 n . , 1 36 e n . , 1 3 8 , 1 40 e n . , 1 42 , 1 43 , 1 44

Romolo , 1 83 .

e n . , 1 45 e n . , 1 46 e n . , 1 47 , Scipione, 43 n . , 45 , 5 1 e n . , 85

1 48 e n . , 1 49 , 1 5 1 e n . , 1 52, 1 53 , 1 54, 1 5 5 e n . , 1 56 e n . ,

n . , 86, 89 e n . , 9 1 n . , 1 59 e

1 57 , 1 59 e n . , 1 60 e n . , 1 6 1 e

n . , 1 83 , 1 85 .

n . , 1 62 , 1 63 e n . , 1 64 , 1 65 ,

Scoto Eriugena G . , 25 , 1 87 .

1 72, 1 73 , 1 78 e n . , 1 79 e n. ,

Senofane, 5 1 . Servio, 25 , 9 1 n . , 1 30 n . , 1 40 n .

1 88 .

Severo , 1 3 5 e n . , 1 36 n . , 1 37 .

Plutarco , 29 n .

Simmaco , 24, 2 5 , 30.

Porfirio, 1 3 , 26, 28, 3 0 n . , 3 5 n . , 5 2 n . , 5 3 , 5 4 e n . , 5 5 e n . , 56

Siriano , 4 1 .

e n . , 5 7 , 5 8 e n . , 59, 60 e n . ,

Socrate, 1 2 1 .

207

Solone, 1 83 . Stobeo , 60 n. , I I S n

. •

131

Tolomeo , S I , S4 n . , 1 40 Tommaso (San), 1 87 .

n.

n.

Virgilio, 1 9 n . , 28, 29. S I , 52 6 1 , 84, 9 1 e n . , 92, 1 1 2 1 18 n. Vitruvio, 48 , 49 n .

Teodosio, 1 8 e n . , 22, 23 . Teodosio II (Imperatore), 20, 3 1 n. Teone (di Smirne), 45 , 48 . Tertulliano, 3 6 n . , 1 24 n .

208

n. , n.,

INDICE DEGLI AUTORI MODERNI

Armin (von) H . , 70

n.

n . , 1 28 n . , 1 32 n. , 1 33 n . , 1 34 n, 1 39 n . , 1 46 e n . , 1 48 e n . , 1 52 e n . , 1 6 1 n . , 1 70 n . , 1 87 . Cumont F . , 1 2 , 5 4 e n . , S S e n . , 57, 60 , 63 e n . , 64 , 1 34 n . , 1 44 n . , 145 e n . , 1 46 e n . , 1 47 e n . , 1 48 n .

Baron R. , 1 87 n. Beutler R. , l 34 e n. , l 3 S n. , I S2 n. Bidez J . , 30 n . , 1 1 6 n. , 1 70 n. Bitsch F. , 52 n. , 1 1 6 n. , 1 1 8 n. Blum C., 87 e n., 88 e n., 90. Blumemberg H . , 1 2 1 n. Boissier G., 32 n . Borghorst G. , 52 n. Boyancé P., 43 n., 44 n. , 54 n . , 1 3 1 n . , I SO n . Bréhier E . , 1 4 1 n. Buffière E., 78 e n. , 1 5 5 n .

Delatte A . , 1 3 1 n . De Ley H . , 62 n . , 1 1 8 n . , 1 20 n . , 1 34 e n. , 1 35 n . Des Places E . , 1 30 n . , 1 34, 1 52. Di Pasquale Barbanti M., 82 n . , 8 3 n . , I l O n . , 1 4 1 n. , 1 56 n . , 1 65 n . Dodds E . , 1 1 8 n . , 1 23 n . , 1 34 e n. , 1 3 5 e n. DOpp S . , 24, 25 . Duhem P . , 1 87 n.

Cameron A . , 1 3 , 1 8 e n. , 2 1 , 22 e n . , 23 e n . , 24 e n . Cardullo L . , 8 1 n. Cassirer E., 82 e n., 83 n. Chastagnol A. , 2 1 n., 31 n. Cilento V., 1 5 1 n. Courcelle P., 1 3 , 29 n., 30 n . , 35 n . , S S , 57 e n . , 58 e n . , 5 9 e n . , 60 e n. , 6 1 e n . , 63 e n . , 64, 65 e n . , 70 n . , 90, 9 1 n . , 1 04 n . , 1 1 5 n . , 1 1 8 n . , 1 23 n . , 1 24 n . , 1 25 n . , 1 26

Eborowicz W . , 141 n . Elferink M . A. , 1 3 , 6 2 n. , 1 28 n . , 1 30 n . , 1 34 n . , 1 35 e n . , 1 39 n . Eyssenhardt F. , 1 2 n . Ferwerda R. , 1 24 n. 209

Festugib'e A. J . , 44 n . , 1 07 n . , 1 1 6 e n . , 1 30 n . , 1 3 5 n . , 1 4 1

Leemans E . A . , 62 n . , 1 3 3 n . , 1 34 e n . , 1 35 e n . Lenaz L . , 24.

n . , 1 86 n .

Uv�ue P . , 1 S S n.

Flamant J . , 1 2 n . , 1 3 e n . , 1 8 e n . , 20 e n . , 2 1 , 22 e n . , 24 e

Lewy H . , 1 30 n.

n . , 26 n . , 27 n . , 28 n . , 30 n . ,

Linke H . , 1 3 , 29 n . , 52 n . , S S ,

3 1 n . , 3 8 e n . , 4 1 n . , 42 n . ,

1 04 n . , 1 1 5 n . , 1 45 n .

47 n . , 5 2 n . , 5 3 n . , 5 4 n . , 51 e n . , 63 e n . , 64, 87 e n . , 90,

Marinone N. , 1 2 n . , 1 8 .

104 n . , 1 1 5 n . , 1 1 8 n . , 1 29

Mazzari n o S . , 1 7 , 23 .

n . , 1 30 n . , 1 34 e n . , 1 39 n . ,

Moreau J . , 1 4 1 n .

1 40 n . , 1 4 1 n . , 1 42 n . , 1 48

Moulinier A. L . , 1 23 n .

n . , 1 5 3 n . , 1 60 n . , 1 6 1 n . ,

Mras K . , 1 3 , 1 9 e n . , 2 2 n . , 30

1 64 e n . , 1 70 n . , 1 87 .

n . , 5 5 e n . , 56 e n . , S8, 59,

Fortin P . , 1 1 4 n . , 1 60 n .

60 n . , 64, 70 n . , 74 n . , 9 1 e n . , 92 n . , 1 04 n . , 1 1 0 n . , 1 1 2

Georgii H . , 1 8 , 22, 23 .

n . , 1 1 5 n . , 1 28 n . , 1 30 n . ,

Guittard M . Ch . , 33 n . , 34 e n . ,

1 32 n . , 1 3 3 n . , 1 34 n . , 1 39

35, 36 n., 37 e n.

n . , 1 60 n . , 1 6 1 e n . , 1 64 e n . , 1 66 n . , 1 70 n .

Hadot P . , 29 n . , 3 1 n . , 3 2 n . , 1 1 8 n . , 1 52 e n . , 1 5 3 e n .

Pallu D e Lessert A. C . , 2 2 n .

Harder R . , 1 27 n .

Panciera S . , 24 n .

Henry P . , 1 2 , 1 3 n . , 3 0 n . , 5 5 ,

Pepin J . , 6 1 e n . , 6 2 n . , 7 2 n . ,

56, 5 1 e n . , S 8 e n . , 59, 64 e

7 3 n . , 7 8 n . , 8 1 n . , 82 n . , 98

n . , 1 04 n . , 1 06 n . , 1 46 e n . ,

n . , 99 n . , 164 n . , 1 69 n .

1 48 e n . , I SO n . , 1 5 1 e n . ,

Puech Ch . , 1 25 n .

1 52, 1 5 3 , 1 6 1 e n . , 1 62 e n . , 1 64 , 1 6S e n .

Regali M . , 1 2 n . , 1 1 2 n . , 1 20 n . , 1 5 1 n.

Jan (von) L . , 1 2 n . , 1 9, 20.

Reinhardt K . , 1 29 n .

Jeauneau M. E . , 35 n . , 1 87 .

Robbins E . , 94 n . Kem 0 . , 4 7 n .

Rohde E . , 1 38 n .

Kessels A. H . M . , 8 7 e n . , 90.

Romano, F . , 7 0 n . Sandys J . E . , 1 9 e n .

L a Penna A. , 1 2 n .

Scarpa L . , 1 2 n . , 2 6 e n . , 1 03 n . ,

210

1 1 5 n . , 1 1 6 n., 1 5 1 n., 1 58,

Stein E . , 2 1 e n .

1 66 n . , 1 67 .

Stewart H . F. ,

47

n.

Schanz M . , 1 9 e n . , 22 n . Schedler P h . M . , 1 1 n . , 3 5 n . ,

Theiler W . , 5 8 n . , 79 n . , 1 52 n .

5 2 n . , S S , 9 1 e n . , 1 04 n . ,

Timpanaro S . , 1 2 n .

1 1 0 n . , 1 1 5 n . , 1 3 3 n . , 1 36

Traube L . , 30 n .

n . , 1 45 n . , 1 57 n . , 1 69 n . ,

Trouillard J . , 78 n . , 8 1 n .

1 70 n . , 1 87 . Setaioli A . , 6 1 n . , 7 2 n . , 80 n . ,

Van Den Bruwaen M . , 1 50 n .

82 n . , 9 1 n . , 1 32 n . , 1 3 3 n . , 1 34 n . , 1 S S n .

Waszink J . A. , 9 2 n . , 1 3 5 n . , 1 5 3

Silvestre M . , 1 1 n . , 1 87 .

e n.

Sodano A . R . , 7 0 n . , 7 2 n . , 7 3

Wessner P . , 1 9 e n . , 5 3 n .

n . , 1 05 n . , 1 3 1 n . , 1 36 n .

Willis H . , . 1 2 n .

Solmsen F . , 1 88 .

Wissowa G . 1 9 e n . , 29 n . , 30 n . ,

Stahl W . H . , 1 2 n . , 1 7 n . , 1 8 , 20

52 n .

e n . , 22 n . , 25 n . , 29 e n . , 3 3

Whittaker Th . , 1 9 e n . , 2 2 n . ,

n . , 34 n . , 4 3 n . , 4 5 n . , 47 n . ,

45 n . , 45 n . , 49 n . , 1 1 0 n .

48 n . , 49 n . , SO n . , 52 n . , 5 3 n . , 59 n . , 1 56 n . , 1 69 n . , 1 85 n .

21 1

INDICE GENERALE

Prefazione

p.

9

))

1S

1 . 1 . Problemi biografici e cronologici

))

17

1 .2 . Attività letterario-filosofica

))

2S

1 . 3 . Orientamento religioso

))

31

l . Macrobio nel suo tempo

))

39

2 . 1 . Caratteri e struttura dei «Commentarli»

))

41

2 . 2 . L e fonti

))

S1

2. l «Commentarli in Somnium Scipionis»

))

67

3 . 1 . Il mito

))

69

3 . 2.

))

84

))

9S

))

96

3 . Il sogno come mito

(In Somn. , l , 2) Il sogno (/n Somn . • l , 3)

4. Etica e psicologia 4 . 1 . La dottrina delle virtù 4 . 1 . 1 . Classificazione delle virtù

(/n Somn. ,

l , 8) 4 . 1 .2. Le fonti di In Somn. , l , 8 4 . 2 . La dottrina dell 'anima 4.2. 1 . Vita e morte dell 'anima

))

96

))

1 03

))

1 12

))

1 12

(/n Somn. , l ,

9- 1 0) 4 . 2 . 2 . Il corpo carcere e tomba dell'anima

(In Somn. ,

1, 1 1)

4. 2 . 3 . La discesa dell 'anima

(/n Somn . • l ,

1 2)

))

1 20

))

1 28

))

141

))

1 49

4.2.4. La liberazione del corpo : morte natu-

(/n Somn. , l, 1 3) ipostasi (In Somn. , l ,

rale e morte violenta 4.2 . S . L ' anima come 1 4)

213

4 . 3 . L'immortalità dell 'anima 4. 3 . 1 . Immortalit1 dell 'anima ed eternità del mondo (In Somn. , I l , 1 2) 4 . 3 . 2 . Platonici e aristotelici sull 'immortalit1 dell'anima (In Somn. , I l , 1 3- 1 6) Conclusioni Bibliografia Fonti Studi

p.

1 S8

))

1S8

))

1 66

))

181

))

1 89 191 1 9S

)) )) ))

Indici Indice dei nomi antichi Indice degli autori moderni Indice generale

)) )) ))

214

203 20S 209 213

F I N ITO DI STAMPARE NEllA "TIPOLITOG RAFIA E. LEONE IN CATA N I A - V I A FIRENZE,

S.N.C. »

1 2 - TEL 3 8 70 20

P E R CONTO DEllA COOPERATIVA U N I VE R S ITA R I A EDITR ICE CATANESE DI MAG I STERO NEL MESE D I GENN A IO

1 988