Luca teologo. Aspetti del suo insegnamento 8839920064, 9788839920065

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Luca teologo. Aspetti del suo insegnamento
 8839920064, 9788839920065

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SOMMARIO La pate rnità lettera ria d i L uca A tti riconside rata ..

Problem i nei racconti lucani de l l ' i nfanzia Maria nella sto ria della salvezza L ' i m m ag i n e l u cana di G iovanni Batt ista Il d i scepolato neg l i scritti l u cani Sata na e i demòni in Luca A tti ..

I l popolo eb raico e la legge mosaica in L uca-Atti •Og g i sarai con me i n parad i so• (Le 23,43)

JOSEPH A. FtTZMYE R .

È professore emerito di studi bit: dell ' U n ive rsità Cattol ica d ' Amar (Wash i ngto n , U . S . A.).

È uno dE

editori del Grande Commenta

Biblico, Querinian a .

Joseph A. Fitzmyer

LUCA TEOLOGO Aspetti del suo insegnamento

Editrice Queriniana

Titolo originale

Luke the Theo/ogian Aspects of His Teaching

© 1 989, by Joseph A. Fitzmyer © 1991, by Editrice Queriniana, Brescia

via Piamarta, 6 - 25 1 87 Brescia

ISBN 88-399-2006-4 Traduzione dali' americano di ENZO GATTI Stampato dalla Novastampa di Verona

PREFAZIONE

, Questo libro presenta, in forma lievemente riveduta, le Martin D Arcy Lectures che ho avuto il privilegio di tenere a Campion Hall, all'Uni­ versità di Oxford, durante il secondo trimestre dell'anno accademico 1 986-87. , Le D Arcy Lectures commemorano Martin Cyril D' Arcy, s.J. (1 8881 976) , un letterato, filosofo e teologo che ha esercitato un 'influenza notevole sulla crescita del cattolicesimo inglese negli anni che vanno dal 1 925 al 1 975. Tra i suoi scritti , ricordiamo Catholicism ( 1 927), St. Tho­ mas Aquinas ( 1 930), The Nature of Belief ( 1 93 1 ) , The Mind and Heart of Love (1 945), The Meeting of Love and Knowledge (1 957) ed altre opere di minore importanza . Dopo gli studi filosofici a Roma e a Londra, D' Arcy venne ad Oxford nel 1 927, a Campion Hall , la Permanent Priva­ te Hall dell'Università di Oxford, dove vivono , dediti allo studio, i mem­ bri della Società di Gesù . Qui egli iniziò a dare lezioni di filosofia come membro della facoltà di Literae Humaniores. D' Arcy divenne Master di Campion Hall nel 1 9 3 3 e incaricò il famoso architetto Sir Edwin Lutyen, O.M., di stilare i progetti della nuova Hall da costruire a Brewer Street , vicino alla Christ Church . La Clarendon Guide of Oxford descrive Cam­ pion Hall come una «integrazione sorprendentemente originale dello scenario di Oxford; in essa meritano menzione particolare la cappella e la biblioteca». D' Arcy rimase Master fino al 1 945, e il suo contributo specifico alla Hall consiste nella rilevante raccolta di opere di arte sacra , - i famosi objets D A rcy da lui portata a termine durante il suo incarico di Master. Così , la stessa Campion Hall, la sua collezione di , opere d' arte , e le Lectures Martin D A rcy , inaugurate di recente e previ­ ste annualmente, costituiscono una celebrazione adeguata della memoria di quest o grande gesuita inglese. Poiché ho terminato di rec�nte un ampio commentario al vangelo di -

8

Prefazione

Luca (The Gospel according to Luke [AB28 , 28A; Doubleday , Garden City, NY, 198 1 , 1 985] , pp. XXVI + 1 642) , è lecito chiedersi quali rap­ porti esistano tra questo libro e il mio commento . Nelle otto conferenze che ho tenuto su temi lucani, e che corrispondono ad altrettanti capitoli del presente libro, ho ripreso e ampliato argomenti soltanto toccati nel commentario. In ciascun caso, comunque, sono andato ben oltre i dati esposti nel commentario, vuoi nella modalità di esposizione e discussio­ ne, vuoi nell' approccio rinnovato a nuovi aspetti, non considerati nel commentario. Inoltre , i dati del commentario sono spesso disposti in maniera frammentaria, considerata la struttura di un commento e delle note che esso contempla . Qui ho cercato invece un approccio più sintetico e globale ad alcune tematiche . Ad esempio, nella trattazione di Maria nella storia della salvezza lucana, si troveranno elementi della trattazione anche nel commentario, in luoghi diversi; ma senza una esposizione sistematica della materia. Per fare un altro esempio, nella riconsiderazio­ ne della paternità lucana del terzo vangelo e degli Atti, dedico maggior tempo e spazio a determinati problemi che l ' analisi condotta nel com­ mentario aveva sollevato . I n questo ultimo caso, mi sento debitore in modo particolare nei con­ fronti del Pro f. J ohn P . Meier, della Catholic University of A merica, e del Pro f. 1. Christiaan Beker , del Princeton Theological Seminary, per l'interessante gruppo di studio organizzato, all' interno di un seminario tenuto a New York sul Nuovo Testamento, sulle mie posizioni . Molta parte di quanto figura nel primo capitolo è qerivata da questa discussio­ ne. Perciò, vorrei esprimere la mia riconoscenza a questi studiosi, per l' interesse mostrato e gli stimoli che ho ricevuto dalle loro osservazioni . Ho cercato anche di prendere in considerazione materiali che sono stati trattati su alcuni aspetti della dottrina lucana dopo che è apparso il mio commentario. Inoltre, devo estendere i miei ringraziamenti in particolare all'ex Ma­ ster di Campion Hall, il reverendo Paul Edwards, s.J., che è stato il primo a contattarmi e a chiedermi di tenere le D 'A rcy Lectures, e ali ' attuale Master, il reverendo Peter Hackett , s.J., che è stato il mento re e sponso­ rizzatore di queste Lectures e si è preso cura di me con tanta generosità durante la mia permanenza a Campion Hall. JOSEPH A. FITZMYER Georgetown Jesuit Community

Capitolo primo

LA PATERNITÀ LETTERARIA DI LUCA-ATTI RICONSIDERATA

Oltre vent'anni fa W . C. van Unnik , neotestamentarista olandese, ha pubblicato un articolo nel quale faceva riferimento all' autore del terzo vangelo e degli Atti come al 'reverendo Sig . Luca ' , e osservava: «Con­ tinuiamo ad utilizzare questo nome tradizionale per riferirei all'autore [ . . ] senza alcun pregiudizio». Quell' articolo , intitolato Luke-A cts, a · Storm Center in Contemporary Scholarship, pubblicato nel 1 966 1 , è una panoramica di valore inestimabile sugli studi lucani fino ad allora. In esso van Unnik fa osservare come questo autore del Nuovo Testa­ mento, al quale va ascritta la paternità letteraria di un quarto circa del Nuovo Testamento greco, sia diventato «uno degli eroi o, forse, in ta­ luni casi , più o meno il 'cattivo ' nell' esibizione sul palcoscenico neote­ stamentario» . Il moderato scetticismo di van Unnik circa l 'identità del­ l'autore del terzo vangelo e degli Atti non era nuovo . Per decenni pri­ ma di lui gli studiosi avevano sollevato dubbi sull 'antica tradizione ec­ clesiastica, che spesso era stata liquidata senza molta riflessione . Di conseguenza, quell' autore del Nuovo Testamento era diventato l'e­ roe negativo sulla scena degli studi neotestamentari . Oggi, per molte e svariate ragioni , gli esegeti hanno spesso cercato di modificare , o fi­ nanche di abbandonare, alcune delle posizioni un tempo adottate cir­ ca Luca-Atti nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale . Ma in una simile revisione di posizioni , l'identità dell'autore di Luca­ Atti non ha avuto grande attenzione . Se oggi sollevo il problema, è semplicemente perché sembra imporsi una rinnovata visione critica della documentazione sul ' reverendo Sig . Luca ' . Il problema è com­ plesso e implica un riesame non soltanto del testo lucano in sé; esso .



SLA, 1�-32.

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Luca teologo

è ricollegato alla questione della validità o meno dell' antica tradizione ecclesiastica riferita al Nuovo Testamento , e al rapporto dell ' autore di Luca-Atti con l' apostolo Paolo . Nell'introduzione al mio commentario al vangelo lucano ho proposto una difesa articolata della composizione di Luca-Atti ad opera del Luca tradizionale, definito da Paolo un ' collaboratore' (Fm 2) , e identificato nella lettera deuteropaolina ai Colossesi come 'l'amato medico' (4, 1 4) . Nella seconda lettera a Timoteo , pseudepigrafa egli è menzionato come 'unico compagno di Paolo ' (4, 1 1 ). Il mio studio, basato su una rilettura dei dati neotestamentari e della documentazione dell' antica chiesa, con­ cludeva con la «identificazione dell ' autore del terzo vangelo e degli Atti con Luca, un siriano di Antiochia, un medico, e un saltuario collabora­ tore di Paolo»2. Questa identificazione si basava sul titolo euanghélion katti Lukan ritrovato nel più antico manoscritto greco del terzo vangelo, il Papiro Bodmer XIV o p. 75, un codice risalente al 200 d.C. (con una possibilità di variazione di 25 anni in più o in meno) , e su una lettur� critica dell ' attribuzione, risalente al tardo secondo secolo, del terzo vangelo a Luca nel Canone Muratoriano , in Ireneo (A dv. haer. 3 .1 . 1 ; 3 , 1 4 , 1 -3), nella forma greca di un antico prologo extratestuale al vangelo (detto spesso - in maniera discutibile - il Prologo Antimarcionita) e in Tertul­ liano (Adversus Marcionem 4,2,2) . In questa tradizione ecclesiastica ho cercato di selezionare ciò che può essere stato derivato dal Nuovo Testa­ mento circa questo autore; ad esempio, che era un medico, un compagno o collaboratore di Paolo , un discepolo che non era stato testimone ocu­ lare del ministero di Gesù , che aveva dato inizio al suo vangelo con una esposizione del ministero di Giovanni il Battista - e che aveva composto gli Atti degli Apostoli , scrivendo in un buon greco . Simili dettagli costi­ tuiscono parte della tradizione,. in uno scrittore o nell 'altro , e può ben darsi che siano stati derivati dallo stesso Nuovo Testamento da scrittori ecclesiastici attenti . Ma altri particolari in questa tradizione non sono così palesemente desunti dalla documentazione del Nuovo Testamento; ad esempio, l'attribuzione stessa del terzo vangelo e degli Atti, o la descrizione dell' autore come di un siriano di Antiochia (o di Roma, o della Bitinia) ; oppure, i dettagli relativi alla sua morte in Beozia o a Tebe, al suo essere celibe e senza figli , e al fatto che è vissuto fino all 'età di 84 anni . La tradizione del secondo secolo, specialmente in quanto è stata 2

Luke, 53.

La paternità letteraria di Luca-Atti riconsiderata

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successivamente ripetuta e abbellita nelle forme tramandate da Origene, Eusebio e Girolamo , ha raccolto anche concrescenze leggendarie. La­ sciando da parte tali ampliamenti , ho circoscritto i dettagli non derivati dal Nuovo Testamento all' attribuzione del terzo vangelo e degli Atti a Luca e alla sua origine in Antiochia di Siria (Antiochia sull'Oronte, o Antiochia vicino a Dafne) . Antiochia non è soltanto la località d'origine di Luca menzionata più frequentemente in questa tradizione, ma ha il pregio di non esprimere alcun interesse apologetico o teologico . La plau­ sibilità dell' origine antiochena dell'autore è stata messa in discussione da A. Strobel e R. Glover3 , sulla base della documentazione fornita dagli Atti circa la prima comunità cristiana che si trovava in quella località ( 1 1 , 1 9-20; 1 3 , 1 -4; 1 4 , 26-28; 1 5 , 1 -3.1 3-40; 1 8 ,22-23) . Ho insistito inoltre sulla necessità d i rileggere i l materiale i n lreneo s u Luca in modo più critico d i quanto sia stato fatto i n passato. Ireneo ha basato in parte la sua identificazione di Luca come autore sulle cosiddette sezioni-noi degli Atti ( 1 6 , 1 0- 1 7 ; 20,5- 1 5 ; 2 1 , 1 -28 , 1 6): « Luca [ . . . ] compa­ gno di Paolo (ak6/uthos, sectator ) ha esposto in un libro il vangelo predicato da lui [cioè da Paolo] (A dv. haer. 3 , 14, 1 ) . Contando sulla possibilità che la migliore spiegazione delle sezioni-noi fosse ancora quel­ la che ne prevede l' origine da un «diario dell 'autore, utilizzato più tardi per la composizione di Atti»4, di fatto non facevo che accettare la docu­ mentazione interna usata per tale conclusione da lreneo - almeno per quanto attiene ai dati secondo cui l 'autore era stato un compagno o collaboratore di Paolo . Ma ho valutato le sezioni-noi secondo il valore che esse hanno in sé e ho concluso, contro Ireneo , che questi brani non rivelano che l'autore di Atti era stato un compagno 'inseparabile' , come aveva ritenuto Ireneo . La documentazione delle sezioni-noi mostrano che, al più, era stato un compagno saltuario di Paolo . Questa posizione si basava in parte sull 'affermazione dello stesso Paolo nella lettera a Filemone 24, dove 'Luca' è menzionato tra i suoi synerg6i, e in parte sulla ridotta documentazione delle stesse sezioni-noi, le quali fanno pensare che l'autore di Atti sia stato un compagno di Paolo solo per un certo tempo. Le sezioni-noi iniziano a metà del secondo viaggio missionario di Paol Vedi A. STROBEL, Lukas der A ntiochener (Bemerkungen zu A et 11 ,28D), in ZNW 49 ( 1 958) 1 3 1 - 1 34; R. GLOVER, in Luke the A ntiochene and Acts, in NTS Il ( 1964-65)

97-106. 4 Luke, 36-37;

vedi inoltre la parte

III.

sotto.

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Luca teologo

lo, come lo definiamo di solito oggi , cioè in A t 1 6 , 10, dove Paolo, a Troade, ha una visione notturna di un macedone che lo supplica di recarsi in Macedonia ad aiutare lui e gli altri . L' autore di Atti scrive: «Cercam­ mo di recarci in Macedonia». Questo primo brano termina con 1 6 , 1 7 , nel bel mezzo del racconto della reazione di Paolo alla ragazza di Filippi «che aveva uno spirito divinatorio», dallo stesso Paolo infine scacciato ( 1 6 , 1 8) . La prima sezione-noi termina qui , e il racconto prosegue alla terza persona. La seconda sezione-noi si trova in A t 20 ,5- 1 5 , che riferisce sulla partenza di Paolo e dell'autore da Filippi , in nave, per Troade (dove Paolo tiene il suo ampio discorso missionario); essi quindi si recano ad Asso, Chio , Samo, Mileto e via dicendo . Ora, la questione è: do­ v ' era l' autore di Atti tra l'episodio di 1 6, 1 0- 1 7 (la prima sezione-noi , che termina a Filippi) e quello di 20 , 5 - 1 5 (la seconda sezione-noi, che inizia a Filippi)? Da questi brani si potrebbe dedurre che l' autore fosse ak6/uthos di Paolo , ovvero sectator di Paolo, come ha concluso Ire­ neo . Ma, questi due brani potrebbero implicare ben più di quanto si ammette generalmente , poiché il secondo passo è ricollegato al ritorno di Paolo a Gerusalemme e alla fine del suo cosiddetto terzo viaggio missionario. Ora, se è lecito concludere , dall' assenza della sezione-noi tra la metà del secondo viaggio missionario e la fine del terzo viaggio missionario, che l'autore di Atti non era con Paolo, ma era stato la­ sciato in qualità di synergos a Filippi o in Macedonia durante questo tempo , l ' implicazione sarebbe che l' autore non è stato con Paolo du­ rante fasi molto importanti della carriera dell'apostolo . Sulla via di ri­ torno di Paolo a Gerusalemme, alla fine del suo terzo viaggio missio­ nario, l' autore di Atti divenne nuovamente non soltanto synerg6s, ma anche ak6/uthos. Seguo la datazione della cronologia paolina general­ mente accettatas. La prima visita di Paolo a Filippi dev 'essere caduta in un qualche tempo verso la fine del 50 d . C . , essendo egli arrivato a Corinto per la prima volta agli inizi del 5 1 . Il suo ritorno a Gerusa­ lemme alla fine del terzo viaggio missionario dev 'essere avvenuto nella tarda primavera del 58 d . C . Eppure, il periodo 50-58 è precisamente il tempo in cui Paolo combatté le sue battaglie contro i giudaizzanti e le fazioni carismatiche di Corinto e nel quale scrisse la maggior parte delle sue lettere importanti . � Vedi il mio libro recente, Pau/ and His Theo/ogy A Brief Sketch, Prentice·Hall, Englewood Cliffs, NJ 1 989, 3 - 1 9 .

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La paternità letteraria di Luca-Atti riconsiderata

Ora, s e è vero che l' autore di Atti non è stato con Paolo durante questo periodo che va dal 50 al 58 e che non è stato , sempre durante questo lasso di tempo , uno stretto collaboratore dell 'apostolo, ciò spiegherebbe due dati. Primo, il breve periodo di convivenza de Il' autore di Atti con Paolo spiegherebbe perché egli intenda fare di Paolo l'eroe della seconda parte di Atti, colui che porta 'la parola del Signore' fino ai 'confini della t erra' (A t l , 8 ) . Secondo , ciò spiegherebbe altresì perché l'autore di Atti sembri all'oscuro degli importanti scritti di Paolo, ignaro di gran parte della sua teologia, e perché dipinga Paolo come fa , nei termini di un eroe che ha da portare fino ai confini del mondo una visione del cristianesimo che non coincide sotto tutti gli aspetti con le idee dello stesso Paolo. Nel 1 950, P. Vielhauer ha scritto quel suo articolo destinato a suscitare una così vasta risonanza : Zum 'Paulinismus' der Apostelgeschichte 6, nel quale ha mostrato quanto il Paolo di Atti di fferisca dal Paolo delle lettere auten­ tiche . Vielhauer ha elencato di fferenze di idee in quattro settori cruciali : la teologia naturale, la legge mosaica, la cristologia e l' escatologia. Seb­ bene l ' articolo di Vielhauer abbia bisogno , a sua volta, di una lettura critica in alcuni suoi dettagli , resta però vero che le sue conclusioni sono state accolte in linea generale , e che grazie ad esso ci siamo resi conto che l' immagine di Paolo in Atti differisce alquanto da quella dell' apostolo e della sua teologia quali si trovano nelle sue lettere autentiche. Inoltre , la differenza tra i due ritratti di Paolo , quello delle sue lettere e quello di Atti, va spiegata non soltanto in base all' obiettivo letterario dell 'autore di Atti , ma anche a partire dalla mancanza di familiarità di questo autore con il Paolo della storia e con le sue lettere, in un periodo cruciale della vita dell' apostolo . Le ipotesi, sollevate di quando in quando, sulla cono­ scenza da parte di Luca delle lettere di Paolo7 , non convincono, poiché non possono non sorprendere i silenzi di Atti sui temi più rilevanti della dottrina paolina. Altrimenti, non si vede come spiegare perché l'autore 6 EvT lO (1950-51) 1 - 1 5 . La versione inglese, On the

'Paulinism ' of Acts è

comparsa

in varie pubblicazioni: PSTJ 1 7 ( 1 963) 5-17; rist. in SLA, 33-50; in forma abbreviata in

W. A. MEEKS (ed.), The Writings of St. Pau/, Norton Criticai Edition, Norton, New York 1972, 1 66-175. 7 Vedi M. S. ENSLIN, 'Luke' and 'Pau/', in JAOS 58 ( 1 938) 8 1 -9 1 . J. KNOX, Acts and the Pauline Letter Corpus, in SLA, 279-287. E. E. EL LI S, Gospel of Luke, 50-5 1 . M. D. GOULDER, Did Luke Know Any Pauline Letters? in PerspR e/Stud 1 3 (1986) 91- 1 1 2 (probabilmente conobbe l Tesse l Cor). Cf. S. BROWN, Apostasy and Perseverance in the Theology of Luke in (AnBib 36) Istituto Biblico, Roma 1969, 2-3 (Luca non conosce nessuno scritto del Nuovo Testamento, ad eccezione di Marco e di 'Q').

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Luca teologo

di Atti presenti Paolo che predica la giustificazione per fede soltanto una volta (nella sinagoga di Antiochia di Pisidia, 1 3 ,38-39) : «Perciò, vi sia noto , o fratelli , che tramite questo uomo [Gesù] vi è proclamato il perdo­ no dei peccati , e per lui chiunque crede riceve giustificazione da tutto ciò da cui non vi fu possibile essere giusti ficati mediante la legge di Mosè)). Qui peraltro il verbo dikaiun, 'giustificare', è usato sì, e in un contesto che menziona la fede (plìs ho pistéuon ), ma senza quella precisione che è propria della formulazione tipicamente paolinas. La giustificazione viene piuttosto inclusa nella dottrina propria delPautore della dphesis hamartion, del ' perdono dei peccati', e subordinata ad essa. Il 'perdono dei peccati' non è uno dei modi in cui Paolo nelle sue lettere autentiche esprime uno degli effetti dell'evento-Cristo9• L'espressione dphesis ton hamartion si trova nella lettera ai Colossesi l, 14, e dphesis ton parapto­ mdton in quella agli Efesini l, 7; ma le frasi in questione, rapportate alle locuzioni lucane (Le 1 ,77; 3 , 3 ; 24,47; A t 2,38; 5 , 3 1 ; 1 0,43 ; 1 6 , 1 8) sono una delle ragioni per cui le lettere ai Colossesi e agli Efesini sono conside­ rate deutero-paolinew. Pertanto, questa sporadica menzione, in Atti , di Paolo che predica la giustificazione per fede e il trattamento che questo tema viene ad avere sotto la penna dell' autore, sono da attribuirsi al fatto che l' autore stesso non è stato con Paolo durante il periodo in cui questi stava combattendo con i giudaizzanti e in una simile situazione è stato indotto a formulare la sua dottrina della giustificazione per grazia trami­ te la fedet t . Ecco dunque, in sintesi , la posizione da me esposta, nel commentario al vangelo lucano, circa il suo autore . L'accettazione delle sezioni-noi Vedi Inoltre W. G. WILSON, Luke and the Law, 59. Vedi Pau/ and His Theology (sopra, n 5), 67 . to Può darsi che l'idea di 'perdono, remissione' dei peccati non sia del tutto assente dagli scritti paolini autentici, poiché può essere espressa da pdresis (Rm 3, 25), un termine il cui significato è oggetto di molte discussioni. Vedi E WNT 3. 92; cf. U. WILCKENS, Der Brief an die Romer (3 voli.; EKK 6/ 1 -3), Neukirchener Verlag, Einsiedeln; Benziger, Neukirchen-Vluyn 1 978-82, 1 .196. 11 Notiamo per inciso come questa importante dottrina paolina sia riformulata in termini di 'salvezza' nella deuteropaolina lettera agli Efesini 2,8- 1 0. Come risulta da Ef, la ' giustificazione' è stata riformulata come 'salvezza' con l'andare del tempo e con lo spegnersi della controversia antigiudaizzante. Cosi, anche A t parla di Paolo che predica la giustificazione, ma ponendo questo tema in posizione secondaria all 'interno di un theologumenon diverso, probabilmente perché l'autore di At non si è mai reso conto pienamente di quanto fosse importante la dottrina della giustificazione nel pensiero paolino. s

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La paternità letteraria di Luca-Atti riconsiderata

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come parte di un diario che l'autore di Atti ha incorporato qua e là nel suo resoconto del ministero di Paolo e la riduzione del valore di questa documentazione al suo valore nominale , permette di concludere che l'au­ tore del terzo vangelo e degli Atti fu davvero Luca, un siriano di Antio­ chia sull' Oronte, un medico (com ' è chiamato in Colossesi 4 , 1 ) , e un collaboratore saltuario di Paolo l'apostolo . Sullo sfondo di questa riconsiderazione della paternità letteraria di Luca-Atti sono nate discussioni con altri studiosi del Nuovo Testamento, da un lato, ed una ulteriore riflessione personale dall'altro . Parlo di 'riconsiderazione' e non di 'ritrattazione' . Anzi , mi riprometto di ricon­ ·siderare determinati aspetti della tesi proprio alla luce di queste conversazioni e di queste riflessioni . Riconsidero la questione sotto tre aspetti: l) problemi nella tradizione del secondo secolo; 2) la lettera ai Filippesi e la presenza di Luca a Filippi e in Macedonia; 3) il carattere letterario delle sezioni-noi .

l. Problemi nella tradizione del secondo secolo Per 'problemi ' intendo aspetti della tradizione del secondo secolo che forse non ho ancora analizzato con sufficiente profondità. Il primo pro­ blema concerne la data del Canone Muratoriano . È noto che A. C. Sundberg , Jr. , ha sostenuto con energia che questa lista canonica di libri neotestamentari risale non alla fine del secondo secolo, come si pensava di solito, ma al quarto secolo 12• In effetti, lo In terpreter's Dictionary oj the Bib/e, così popolare e diffuso, nel suo volume supplementareB parla di una datazione al quarto secolo . Accettare questa data comporterebbe l' eliminazione di quello che è stato considerato il primo indizio valido a sostegno della tradizione del secondo secolo su Luca come autore del terzo vangelo e degli Atti . Però, l' articolo sul Canone Muratoriano nel supplemento al Dictio­ nary è firmato dallo stesso Sundberg , e quindi non può essere considerato una testimonianza indipendente. Inoltre, a parte R. F. Collins14, non 12 Canon Muratori. A Fourth-Century List, in HTR 66 ( 1 973) 1 -4 1 ; Towards a Revised History of the New Testament Canon, in SE V I , 452-461 . IJ Vedi Muratorian Fragment, in The lnterpreter's Dicitionary of the Bible. Supp/e­ mentary Volume (ed. K. Crim), Abingdon, Nashville, 1 976, 609-6 1 0. 14 Vedi lntroduction to the New Testament, Doubleday , Garden City, NY, 1 983, 3 5 .

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Luca teologo

sono riuscito a trovare nessun altro studioso che accetti la tesi di Sund­ berg. W. G. Kiimmel ha definito 'arbitraria' la datazione del Canone M uratoriano da parte di Sundberg 15 e H. Y. Gamble, E. Ferguson e F . F. Bruce s i sono espressi decisamente contro questa posizione16• Perso­ nalmente, mi sono sempre trovato in difficoltà di fronte alle argomenta­ zioni di Sundberg, ed ora vedo volentieri questa recente reazione ad esse. Eppure, anche contestando la datazione del Canone Muratoriano al se­ condo secolo, la tradizione del secondo secolo sulla paternità lucana del terzo vangelo e degli Atti , ridotta a quello che salvo di essa, non dipende soltanto da questo elenco canonico, poiché - indipendentemente da esso - c'è la testimonianza di lreneo e di Tertulliano, ed esiste ora la prova del titolo, euanghélion katd Lukan, nel Papiro Bodmer XIV17 , pubblicato soltanto nel l 96 1 . Per quanto ne so, nessuno ha sostenuto che quel titolo su un codice del tardo secondo secolo di provenienza egiziana sia dipen­ dente - e lo si possa provare - da Ireneo o da Tertulliano . Si tratta invece di un importante testimone indipendente della tradizione della chiesa egiziana alla fine del secondo secolo . Secondo, so bene che anche l 'antico prologo extratestuale al terzo vangelo è datato al quarto secolo - o persino al quinto, ad esempio, da J . RegueliS. Ma, mentre questa data tarda può essere ammissibile per la redazione finale di questo prologo, che è chiaramente composito, prefe­ risco ancora considerarne il primo paragrafo , nella sua forma greca, come proveniente dal secondo secolo . Terzo , un altro aspetto dell' antica tradizione ecclesiastica che va tenu­ to in considerazione è la possibilità che gli antichi testimoni della paterni­ tà lucana «mostrino come la riflessione sull' origine dei libri del Nuovo •� lntroduction to the New Testament (ed . riv. ) , Abingdon, Nashville, 1 9 75 , 492, n 69. 1 6 Vedi H. Y. GA M BLE , The New Testament Canon lts Making and Meaning, Fortress , Philadelphia 1 985 , 32 n 25; E. FERGUSON, Canon Muratori. Date and Provenance, in Studia Patristica 1 3 (3 parti), ed. E. A. LIVINGSTONE, Pergamum, Oxford 1982, 2.677 683 ; F. F. B R U CE, Some Thoughts on the Beginning of the New Testament Canon, in BJRL 65 ( 1 982) 37-60, spec . 55 -5 7 5 . 9. Cf. D. FARKASFALVY, The Early Development of the New Testament Canon, in The Formation of the New Testament Canon, (ed . W. R. FARMER e D. FARKASFALVY), Theo/ogica/ lnquiries, Paulist, New York 1 983, 1 6 1, n l ; J. BEUMER, Das Fragmentum Muratori und sein Riitsel, in TP 48 (1973) 534-55 0. 17 Vedi K. KASSER (ed . ) , Papyrus Bodmer XIV-XV. Evangiles de Luc et Jean (2 voli.), Bibliothèque Bodmer, Cologny-Geneva, 1 96 1 . t s Die antimarcionitischen Evangelienprologe (Vetus Latina, A us der Geschichte der /ateinischen Bibe/ 6), Herder, Freiburg im B . , 1 969. Cf. R. G. H EAR D , The 0/d Gospel Prologues, in JTS nr 6 ( 1 95 5) 1 - 16, spec. 16.

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Testamento fosse abbondante già nel secondo secolo »19 • In effetti , la riflessione basata sui dati del Nuovo Testamento stesso ha dato vita a simili tradizioni sulla paternità letteraria. Ireneo argomentava a partire dalle sezioni-noi di Atti per mostrare che Luca era stato compagno 'inse­ parabile ' di Paolo . Pur dubitando personalmente che i dati consentano di concludere per la 'inseparabilità' di questo rapporto tra Luca e Paolo , resta vero che l'uso che fa Ireneo di quelle sezioni dimostra l' esistenza di tali riflessioni sulla paternità letteraria di Luca-Atti . Se si prendessero in esame soltanto Atti, il trattamento di Pietro e Paolo in essi come i due eroi principali potrebbe indurre a ipotizzare che autori di questo scritto possano essere o compagni di Pietro o collaboratori di Paolo . Nel caso di Pietro, Silvano e Marco vengono menzionati come suoi collaboratori nella prima lettera di Pietro 5 , 12- 1 3 . Nel caso di Paolo invece, i candidati sono più numerosi : ad esempio, Timoteo, Lucio, Giasone, Sosipatro (Rm 1 6 , 2 1 ) ; Sostene (l Cor l, l); Epafrodito (Fi/ 2,25) per non menzio­ nare altri nominativi nei brani in cui ricorre lo stesso nome di Luca: Epafra, Marco, Aristarco , Demas (detti ' compagni di prigionia' o 'colla­ boratori ' in Fm 23 -24) ; Aristarco, Marco (cugino di Barnaba) , Gesù detto Giusto (tutti giudeo-cristiani); Epafra e Demas (pagano-cristiani , come è considerato anche Luca, senza ombra di dubbio, in Co/4, 12-14). In 2 Tm 4, 1 1 , di Luca si dice che è l'unico con ' Paolo ' , mentre Demas , Crescente, Tito, Tichico, sono partiti o sono stati inviati altrove . Pur considerando il carattere deutero-paolino e pseudepigrafico di Colossesi o della seconda lettera a Timoteo , i padri della chiesa del secondo secolo non avrebbero condiviso questa nostra opinione. Per quanto li riguarda­ va, la documentazione del corpo paolino andava considerata in blocco. Eppure , persino in tal caso, un simile elenco dei collaboratori di Paolo permette di insistere su Luca come autore del terzo vangelo e di Atti? Alcuni di questi nomi possono essere eliminati ragionando come si deve . Ad esempio, Aristarco (Fm 24; Co/ 4 , 1 0) è probabilmente la mede­ sima persona menzionata in A t 27 ,2, di cui si dice che è 'con noi' (quindi 'con ' l' autore di Atti, non identificabile con lui) . Il fatto che Aristarco , Marco e Gesù detto Giusto siano indicati come ' gli unici provenienti dalla circoncisione' (cioè cristiani di origine ebraica) in Col 4, lO-I l , mentre di Epafra, si dice 'che è uno dei vostri' (cioè un cristiano di origine pagana - come sono detti di provenienza pagana anche Luca e Demas), non escluderebbe nessuno dei primi tre come possibile autore di Atti . Non è -

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Vedi H. J.

CADBllRY. s,,lnnings, 2.2�9.

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una conclusione preconcetta che un cristiano di provenienza ebraica non può aver scritto il terzo vangelo e gli Atti . Assodato che il modo di pensare, lo stile e la lingua di questi scritti neotestamentari esigono un autore cristiano di origine pagana (come riteniamo oggi) , non è affatto certo che gli antichi scrittori abbiano tratto conclusioni tanto precise. Inoltre , c'è l' opinione di Eusebio (Pan . 5 1 . 1 1 ) , ripetuta da alcuni com­ mentatori moderni , secondo cui Luca era di fatto ebreo ; era uno dei settanta discepoli , ed era il compagno di Cleopa sulla strada per Em­ maus20. È vero, anche Marco, Tito, e Timoteo avrebbero potuto essere esclusi come candidati alla paternità di Luca-Atti , considerato che l'anti­ ca tradizione già li associava ad altri scritti neotestamentari . In questo tipo di riflessione e di ragionamento, ci si chiede perché 'Paolo ' chieda a Timoteo di recarsi da lui e di «portare con sé il mantello che egli [ 'Paolo'] aveva lasciato a Traode presso Carpo, e anche i libri e special­ mente le pergamene» (2 Tm 4, 1 3). Tutto questo non potrebbe indurre a ipotizzare, come candidato plausibile di Luca-Atti, proprio questo Carpo di Troade? Trovo difficile pensare che , poiché 'Paolo ' afferma che Luca è l 'unico che si trova con lui (2 Tm 4, 1 1 ) , Luca diventi così / ,unico candidato sul quale la riflessione del secondo secolo avrebbe dovuto incentrarsi , dato che si consideravano le sezioni-noi come brani autobio­ grafici , si ritenevano Colossesi e 2 Timoteo scritti paolini autentici , e non si distinguevano le varie prigionie di Paolo . In tutto questo c'è più che un semplice indizio di argomentazione, c ' è una spinta ad argomentare a posse ad esse. Leggendo Ireneo , vedo che questo padre della chiesa del secondo secolo cerca nel Nuovo Testamento argomenti in grado di soste­ nere una tradizione già esistente. Ireneo non godeva di una conoscenza superiore. Mi limito a far riferimento ad una tradizione indipendente dalla sua riflessione e dalla sua analisi degli scritti neotestamentari . In tutto questo, occorre chiedersi come un padre della chiesa sia arrivato ad attribuire il terzo vangelo e gli Atti ad un cristiano così oscuro come Luca, un personaggio che non aveva fatto parte dei dodici , se non ci fosse stato , per una siffatta attribuzione tradizionale, un qualche fondamento. Sembra piuttosto che scrittori quali Ireneo , Tertulliano ed altri fossero debitori di una tradizione che essi cercavano di rafforzare - una tradizio­ ne che ora è attestata, in forma indipendente, nel papiro egiziano Bodmer XIV.

,

Vedi W. F. ALBRIGHT, Luke s Ethnic Background, in J. MUNCK, The A cts of the Apostles (AB 3 1 ) , Doubleday, Garden City, NY, 1 96 7 , 1 64- 1 67 . 20

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Il. La lettera ai Filippesi e la presen za di L u ca a Filippi Se la mia conclusione a partire dalle sezioni-noi è che Luca soggiornò in Filippi o in Macedonia dalla metà del secondo viaggio missionario di Paolo fino alla fine del terzo viaggio (all 'incirca dal 50 al 58 d . C.), e che non era presente quando Paolo stava formulando le sue tesi dottrinarie più importanti , sicché non arrivò mai a capirle veramente , questo non significa forse anche che Luca dev 'essersi trovato a Filippi , o nei pressi, nel tempo in cui Paolo ha inviato la sua lettera ai Filippesi? La risposta a una simile domanda è complessa, vista la natura della lettera ai Filippesi e il problema della data della sua composizione. Nel dibattito scientifico attuale su Filippesi ricorre spesso l'ipotesi che la lettera consti di una fusione di tre brevi fogli che Paolo avrebbe inviato in tre tempi differenti ai cristiani di Filippi . Quest' analisi di Filippesi è basata in parte sull' antica tradizione attestata da Policarpo, secondo la quale Paolo, per comunicare con i cristiani di Filippi, égrapsen epistoltis, 'scrisse lettere' (Fil 3 ,2)21 • In parte , essa è basata anche sui bruschi pas­ saggi presenti nella lettera attuale: l'inizio dopo un saluto di congedo in 3 ,2; il tenore di 3 ,2-4 , 3 , così diverso dal resto; il carattere di 4, 1 0-20, dove si esprime gratitudine dopo un 'saluto di congedo ' (4 ,4-9) . Le proposte di divisione di questa lettera così combinata in tre lettere originarie sono diverse; e non ci interessano in questa sede, ma suscitano il problema della datazione precisa di queste tre missive, e se Luca sia venuto a co­ noscenza di qualcuna di esse , nel caso si trovasse a Filippi o nei dintorni . Il problema è reso ancor più complesso dal tentativo effettuato di identificare la provenienza di Filippesi, vuoi come una unità vuoi come lettere più brevi . Nella lettera attuale, Paolo scrive da prigioniero (l , 7 . 1 3 . 1 4 . 1 7) . Filippesi è una delle lettere della cattività. Tradizional­ mente, è stata associata a Colossesi , Efesini e Filemone e ascritta a Paolo che si trovava agli arresti domiciliari a Roma (A t 28 , 1 6b . 30a) . Questa località per la composizione di Filippesi è stata usata da Marcione, ed è stata sostenuta in tempi moderni da esegeti quali F . W. Beare, C. O. Buchanan , C . G. Caird, L . Cerfaux, C . H. Dodd, D . Guthrie, E. F. Harrison e J. Schmid. Ovviamente, se è vero che Paolo scrisse Filippesi li

Vedi K. LAKE,

MA, 1965, 1 . 286.

The Apostolic Fathers (LCL,

2

voli.), Harvud University, Cambridge

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dagli arresti domiciliari romani (all'incirca attorno agli anni 6 1 -63), allo­ ra Luca, che secondo la mia ipotesi non doveva trovarsi in Filippi o nei pressi dopo il 58 d.C., non avrebbe mai avuto l' opportunità di leggere tale lettera. Ma come luogo di composizione di Filippesi (come lettera unica, o come una combinazi one di tre lettere) sono state ipotizzate altre località. Un'ipotesi la vuole composta durante la prigionia di Paolo a Cesarea Marittima (58-60 d . C . ) ; è la tesi proposta a suo tempo da H . E. G . Paulus , che è stata adottata anche da M . Dibelius , E . Lohmeyer , O. P fleiderer, B . Reicke e F . Spitta . Anche in questo caso, essa sarebbe successiva al soggiorno di Luca a Filippi o nei pressi , poiché quella prigionia sarebbe seguita al ritorno di Paolo a Gerusalemme alla fine del terzo viaggio missionario . Notiamo- per inciso - che, sebbene le sezioni­ noi precedano e seguano il racconto d eli' arresto di Paolo dopo il suo arrivo a Gerusalemme (2 1 , 1 - 1 8 e 27 , 1 -28 , 1 6) , nessuno di questi brani ha a che fare in qualche modo con l 'imprigionamento di Paolo a Gerusalem­ me o a Cesarea Marittima (A t 2 1 ,23-26,32). L' autore di Atti non fa mai capire che si trovava con Paolo durante il periodo della prigionia di Gerusalemme o di Cesarea . Peraltro , un certo numero di studiosi di Filippesi di recente ha ritenuto che le datazioni legate alle prigionie di Gerusalemme o di Cesarea risul­ terebbero troppo tardive per il problema affrontato in Fil 3 , 2-4 , 3 , un brano che sembra dichiarare a chiare lettere un suo rapporto con il periodo in cui Paolo combatté la sua battaglia con i giudaizzanti, e quindi con scritti quali Gal 1 -2 Corinzi e Romani . Di conseguenza, questi stu­ diosi hanno proposto una prigionia paolina ad Efeso , come località in cui l'apostolo avrebbe scritto Filippesi . È possibile che Paolo faccia un vago ri ferimento a tale prigionia nella sua menzione della lotta con le bestie selvatiche in Efeso (l Cor 1 5 ,32; cf. 4,9), oppure nella menzione dell' afflizione di cui aveva fatto esperienza in Asia (2 Cor l ,8). La pri­ gionia di Efeso come luogo di provenienza di Filippesi è stata proposta la prima volta da H. Lisca, nel 1 900 , e da allora ha trovato numerosi sostenitori : P. Benoit , A. Deissmann, G. S. Duncan, P. Feine, M . Go­ guel e W. Michaelis. Se questa tesi è giusta, allora Filippesi sarebbe stata scritta in un qualche tempo durante il terzo viaggio missionario di Paolo, quando egli aveva come base principale Efeso (all'incirca negli anni 54-57 d . C . ) . Se tale prigionia ha avuto a che fare in qualche modo con la rivolta degli orefici (A t 1 9 ,23-4 1 ) , si tratterebbe di un tempo più vicino al 57 d . C . , che non agli inizi della permanenza di Paolo ad Efeso. Ad ogni

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buon conto, se Paolo scrisse Filippesi (sia come unica lettera, sia come tre epistole distinte) da questa prigionia efesina, questa lettera o queste lettere sarebbero arrivate a Filippi mentre l 'autore di Atti era ancora nella città o nei pressi, secondo la mia proposta . Come spiegare dunque la chiara assenza di familiarità dell 'autore persino con questa lettera auten­ tica di Paolo? In Filippesi Paolo fa riferimento alle donne litigiose Evodia e Sintiche, che avevano faticato con lui 'nel vangelo' (4, 2-3), assieme a ' Clemente e agli altri collaboratori ' (kài ton /oipon synergon ) Benc�é Paolo impieghi il plurale di synerg6s, che egli usa anche parlando di Luca in Fm 24, non c'è il minimo indizio che egli abbia considerato Luca come uno di tali synerg6i a Filippi . L' unico riferimento alla predicazione paolina sulla giustificazione per fede in A t 1 3 ,38-39, del quale ho già fatto menzione, non dipende- la cosa è certa - da Fi/3 , 9 . Là Paolo parla di possedere una 'giustizia' che non è propria, che non è ' basata sulla legge' , ma che si ottiene «tramite la fede in Cristo , la giustizia da Dio che dipende dalla fede» . La presenza in Luca di questo unico riferimento alla giustificazione e alla fede richie­ de qualche spiegazione sulla sua origine. È plausibile che l' autore del terzo vangelo e degli Atti, che sopravvisse per almeno vent'anni alla morte di Paolo , abbia troncato ogni rapporto con una zona come quella di Filippi , nella quale aveva operato e sofferto per circa otto anni , se la mia ipotesi ha un qualche valore? Qui entra in gioco il silenzio di Atti. Noi ne prendiamo atto, ma non riusciamo a spiegarlo , se non asserendo che Atti non è in alcun modo autobiografico - se si eccettuano le poche sezioni-noi, nelle quali l' accento non è posto sull'autore, bensì su Paolo . Ancora, anche se l'antico titolo del secondo volume lucano , Prdxeis Apostolon , non è originale, resta vero che gli apostoli 'più importanti ' , le cui prdxeis sono oggetto di narrazione in questa opera , sono Pietro e Paolo , mentre tutti gli altri sono attori di poca rilevanza, e tra essi va annoverato con ogni probabilità anche lo stesso autore di Atti . Se l' autore di Atti avesse mantenuto i contatti con la comunità di Filippi , come non venire a conoscenza della lettera (o delle lettere) ai Filip pesi? La risposta a questa domanda implica il tentativo di spiegare perché l' autore di Atti non parli mai di Paolo che scrive lettere o che cerca di risolvere problemi per via epistolare per località in cui egli non riesce ad essere presente quando essi sorgono. Tale questione è rapportata all'obiettivo che l autore si propose scrivendo Atti e al fatto che egli riveste Paolo del ruolo di colui che porta la par o la del Signore .

'

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viva voce « fino ai confini della terra» (l , 8) . In realtà, Atti rivela che per l' autore la visione che ha avuto Paolo a Troade è di grande importanza e costituisce uno stadio fondamentale nello sviluppo di questo ruolo . È uno stadio determinante per lui , quanto lo è l'inizio della missione in Macedonia, che in tal modo viene avviata. Anche se si dovesse ammettere che l' autore di Atti alla fine accompa­ gnò Paolo a Roma e in qualche modo fu presente nella capitale durante i due anni degli arresti domiciliari di Paolo , di cui parlano At 28 ,30, è possibile dedurre da tale presenza a Roma che l' autore di Atti deve aver letto la lettera di Paolo ai Romani (inviata nella capitale nel 58 d . C . , da Corinto, o dal suo porto, Cencree, prima che Paolo partisse di là per tornare a Gerusalemme passando da Filippi)? In tutta questa discussione sull'autore di Atti e la lettera ai Filippesi , l'argomentazione corre, ancora una volta , a posse ad esse. L'autore di Atti era a Filippi o nei pressi dal 50 al 5 8 d . C . , ed è possibile che abbia letto la lettera ai Filippesi . Sì , è possibile . Ma l 'ha fatto? Una specie di corollario a questa argomentazione potrebbe riguardare la questione se Paolo stesso abbia conservato copie delle lettere più importanti da lui stilate. L' autore di Atti , che fu accanto a Paolo in determinate occasioni , verso la fine della sua vita, in tal caso potrebbe aver avuto accesso a queste copie . Ognuno può congetturare a piacimen­ to se Paolo conservasse con sé o meno copie delle sue lettere più impor­ tanti (ad esempio, di quella ai Romani) . Non sono ancora riuscito a scoprire quale fosse l'usanza degli antichi a questo riguardo, o quante copie presumibilmente si potevano trascrivere di tali lettere. A parte comunque questa possibilità che resta tutta teorica, sembra chiaro che Atti è stato composto in maniera del tutto indipendente da copie di lettere paoline. Ciò è spiegato dalla distanza che ho cercato di stabilire tra il tempo in cui Luca è stato compagno saltuario di Paolo e suo aiutante (50. 5 8-6 1 d . C . ) e il periodo in cui infine ha composto il terzo vangelo e gli Atti , verso gli anni 80-85 d . C .

III. Il carattere letterario delle sezioni-noi In linea di massima, sono state proposte tre spiegazioni del carattere letterario delle sezioni-noi di Atti : l) sono brani autobiografici, che riflet­ tono esperienze vissute insieme dall 'autore e da Paolo , registrate in quel­ lo che noi definiremmo un diario; 2) sono tratte da appunti di viaggio , dai

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quali l ' autore di Atti attinge e che egli riscrive con il suo stile caratteristi­ co, inserendo li nella sua esposizione, conservando il 'noi' delle note originarie; e 3) sono creazioni dell'autore di Atti , che adotta una forma letteraria speciale, utilizzando il 'noi ' per determinati passi riferiti a viaggi di mare , e imitando così uno «stile convenzionale comune all'inter­ no della letteratura ellenistica»22. Nel mio commentario al vangelo di Luca, ho fatto mia la prima spiegazione, che era stata difesa spesso già in antecedenza23 , perché mi sembrava la migliore per dar ragione di questi passi di Atti . La sec6nda spiegazione appare alquanto arbitraria. Se queste note di viaggio provengono da qualcuno che non è l'autore di Atti , di chi si tratta? Come identificare questo estensore? La spiegazione concorda con l'uniformità di stile tra le sezioni-noi e il resto di Atti. Ma è proprio questo il motivo che mi induce a ritenere che le sezioni-noi provengono dal diario dell'autore di Atti . Inoltre, la seconda spiegazione solleva di nuovo la questione generale delle fonti di Atti e, specialmente in questo caso, è aperta a tutte le difficoltà attinenti a tali fonti e già sollevate a suo tempo da J. Dupont24• Se dobbiamo spiegare l'uso di questo 'noi' in tali brani postulando un testo già esistente , allora la migliore spiegazione è che tale testo proviene da note stese e conservate dall'autore stesso di Atti . Nel mio commentario non ho prestato attenzione sufficiente alla terza spiegazione, e specialmente alla proposta avanzata da V. K. Robbins2s . Ho espresso comunque il mio scetticismo su questa spiegazione letteraria delle sezioni-noi , che le assimila ad uno stile letterario convenzionale della letteratura greco-romana del periodo . Non che intenda negare l'esi­ stenza di un siffatto ' stile convenzionale ' , ma mi pare che alcune delle prove addotte per sostenere questa ipotesi siano forzate e che l' applica­ zione di esse ai brani di Atti lo siano ancor più. Il mio scetticismo resta, dunque, e per svariati motivi . 22 Vedi V. K. ROBBINS, The We-Passages in A cts and A ncient Sea Voyages, in BR 20 ( 1 975), 5- 1 8 , spec. 6. Vedi inoltre F. BovoN, Luc. Portrait et projet, in Lum Vie 1 53- 1 54 ( 1 98 1 ) 9- 1 8 , spec. 17 ('le 'nous' [ . ] est certes un subterfuge littéraire' ) . 23 Ad esempio, vedi J. MUNCK, Acts (sopra, n 20) XLI I I . 24 Vedi The Sources of A cts. The present Position, Longmann and Todd, Darton, London 1 964. 2� Vedi sopra, n 22; cf. By Land and Sea The We- Passages and A ncient Sea Voyages, in Perspectives on Luke-A cts (ed . C. H . Talbert), Association of Baptist Professors of Religion, Danville , V A 1 97 8 , 2 1 5-242. ·

.

.

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Primo , se si tratta veramente di un espediente letterario al quale ricorre l ' autore di Atti, perché esso è usato soltanto in determinati luoghi - da Troade a Filippi, da Filippi a Gerusalemme, e da Cesarea a Roma? Di 'salpare' si parla anche in A t 1 3 ,4, da Seleucia, il porto di Antiochia sull' Oronte, a Salamina di Cipro; in 1 3 , 1 3 , da Pafo di Cipro a Perge in Panfilia; in 14,26, da Attalia vicino a Perge indietro ad Antiochia. Il viaggio per mare è implicito, inoltre, in A t 1 7 , 14, dove i fratelli di Berea « fecero partire subito Paolo per la strada verso il mare» . Se ne parla anche in A t 1 8 , 1 8 , dove Paolo , alla fine del suo secondo viaggio missio­ nario , parte da Corinto per la Siria; e in 1 8 ,2 1 , dove salpa da Efeso per Cesarea Marittima. L' autore di Atti annota che Paolo partì da Efeso per la Macedonia e la Grecia (20, 1 -2) , ma non fornisce alcun dettaglio sul viaggio, durante il quale Paolo deve aver attraversato per mare almeno l' Ellesponto . In nessuno di questi passi , che si riferiscono o esplicitamen­ te o implicitamente a viaggi marittimi , si fa uso della prima persona plurale26 • Secondo, una difficoltà ulteriore sorge relativamente alla prima sezio­ ni-noi ( 1 6, 10- 1 7), dove il 'noi' può essere adeguato nei vv. 1 0- 1 2 , che si riferiscono al viaggio da Troade a Filippi per mare , via Samotracia e Neapolis . Ma perché il 'noi' continua nell' episodio di Paolo che si reca al luogo di preghiera sulla riva del fiume, nell' episodio del suo soggiorno alla casa di Lidi a, e soltanto nella prima parte del racconto d eli ' esorcismo di Paolo in favo re della ragazza posseduta da uno spirito divinatorio ( 1 6 , 1 3 - 1 7)? Per di più , lo stesso v. 10 è una dichiarazione di intento, e la stessa sezioni-noi dovrebbe iniziare, più adeguatamente , al v. 1 1 , se il 'noi' dev' essere spiegato ricollegandolo ad un viaggio per mare. Cosic­ ché , possiamo chiederci quanto sia adeguata la spiegazione per l 'intero brano in cui ricorre il ' noi ' . Similmente, dovremmo sollevare la medesi­ ma questione per quanto riguarda A t 20, 7-8 , che introduce e ambienta il lungo discorso di Paolo a Troade e l'episodio di Eutico . Alla fine , i vv. 1 3 - 1 6 proseguono alla prima persona plurale, ma il v. 1 6 , che informa su Paolo che salpa e viaggia per mare 'passando per Efeso ' , racconta alla terza persona singolare; e la terza singolare si riscontra anche nei vv. 9- 1 2 . Ancora una volta, perché il ' noi ' prosegue durante il racconto del viaggio per terra da Tolemaide a Cesarea Marittima (A t 2 1 , 7-Sa) , durante l ' episodio delPevangelista Filippo e delle sue figlie e di Agabo (2 1 ,Sb- 1 4) 16

Vedi W. S. KuRZ, Review of my Commentary, in CBQ 44 ( 1 982) 673 .

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e durante il racconto del resto del viaggio per terra da Cesare a Gerusa­ lemme (2 1 , 1 5-1 8)? Terzo , mi trovo in difficoltà di fronte ad alcuni esempi addotti da Robbins e che, secondo lui , farebbero parte della 'letteratura ellenistica' del periodo . Egli sostiene che, in linea generale, «i viaggi marittimi sono spesso stilati in un racconto fatto in prima persona plurale»27 , e invece inizia a citare esempi di tale forma di narrazione prendendoli da antiche leggende egiziane, ad esempio, La storia di Si-nuhe, che risale all'incirca al 1 800 a . C . , e Il viaggio di Wen-A mun in Fenicia, datato al 1 1 00 a.C. circa . A prescindere dal fatto che queste leggende non possono essere definite parte della 'letteratura ellenistica' , si tratta di racconti esposti in prima persona singolare, e non plurale . Robbins non ci informa che nella Storia di Si-nuhe quasi tutta la vicenda è esposta alla prima persona singolare ; e che essa non è limitata a viaggi per mare o a traversate di laghi . I contatti di Si-nube con Ammi-enshi, il governatore del ' Paese Elevato' (nei pressi di Biblos) , dove egli trascorse un anno e mezzo, e i suoi 'molti anni ' di vita matrimoniale e di servizio militare sono tutti narrati alla prima persona singolare. J. A. Wilson, che traduce i racconti in ANET, commenta che si tratta di pagine «pompose e sovraccariche, sia nella terminologia che nella composizione della frase»28 . In altri ter­ mini , ci si chiede quanto sia lecito ricorrere a queste leggende come esempio extrabiblico di racconti di viaggi marittimi fatti in prima persona plurale. Le stesse osservazioni valgono per quanto concerne il resoconto di Wen-Amun. La prima persona singolare è usata non soltanto per il viaggio da Tanis attraverso il grande Mare Siriano fino a Dor (sulla costa settentrionale della Palestina) , e quindi a Biblos , ma anche per tutte le pagine sui contatti di Wen-Amun con il principe di Biblos29. Robbins cita inoltre l' accadica Epopea di Gilgamesh , dove peraltro il racconto in prima persona singolare non è limitato al viaggio al Monte Nisir, ma include la costruzione della nave, l' effusione di una libagione sulla cima del monte e l' assicurazione ad Atrahasis che gli sarà concessa una visione in sogno. Inoltre, in riferimento ad un viaggio per nave si usa anche la terza persona plurale: «Gilgamesh e Urshanabi salirono a bordo della nave; [lanciaro]no la nave sulle onde [e] salparono»3°. 27 28

The We-Passages (sopra, n 22), 5 . Vedi J . P . PRITCHARD, i n ANET, 1 8-22, spec. 1 8 .

29

lbid. , 25-29.

lO

Vedi X1 .256-257 (ibid. , 96) .

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Provano ben poco anche gli esempi addotti dall'Odisseo di Omero , giacché non si tratta di esempi di prima persona plurale introdotta in un racconto al momento in cui si inizia un viaggio per mare . Anzi , Odisseo è impegnato a raccontare al re Alcinoo e ai Feaci , durante un banchetto, episodi che riguardano esperienze sue personali , e che includono, tra l ' altro, un viaggio per mare. Un autore moderno avrebbe messo tutto tra virgolette, il che è ben diverso dall'uso del 'noi' in Atti . Robbins dà tanta importanza al passaggio , in Omero, dalla prima singolare alla prima plurale, «una formula utilizzata per far salpare una nave, per veleggiare durante un determinato numero di giorni , per attraccare la nave alla fine di un viaggio»J l , Ma dimentica di dire che la prima persona plurale è usata anche nel racconto della cattura delle mogli e del saccheggio della città di Cicones (Odissea 9 ,4 1 ) , o riguarda come il malvagio destino di Zeus toccasse «tutti gli uomini [ . . . ] » (Odisseo 9 , 52-5 3). Inoltre, c ' è un passaggio continuo , nei due sensi , dalla prima singolare alla prima plura­ le anche nella vicenda raccontata in discorso diretto del viaggio maritti­ mo di Odisseo . Robbins si concentra troppo sulla prima plurale e dimen­ tica l'uso della prima singolare. Lo stesso si dica per il brano di Virgilio, Eneide 3 , 1 -9 , che è parte della storia narrata da Enea durante il banchetto con Didone, e anche in tale racconto si passa continuamente dalla prima singolare alla prima plurale; e la prima persona plurale non è limitata ai resoconti di viaggi marittimi . Quanto agli esempi addotti da Robbins prendendo dalla letteratura ellenistica del tempo , essi sono , in generale, più pertinenti . Ma, che cosa si può concludere di convincente dalle Satire di Menippo di Varrone (numeri 276, 473), trattandosi in questo caso di epigrammi di una o due righe? Quelli citati trattano , è vero , di viaggi con navi, ma ci sono altri epigrammi che, pur usando anch 'essi la prima persona plurale, parlano però di banchetti (numeri 1 02, 1 03). Analogamente, si potrebbe contesta­ re la rilevanza dell'esempio citato dal settimo discorso di Dio ne Crisosto­ mo. Secondo Robbins , in esso si racconta «un viaggio per mare, che termina con un naufragio e un viaggio [ . . . ] » nel quale «si fa uso del racconto in prima persona» . Ma l' intero discorso inizia così : « Ri feriremo ora un' esperienza personale, vissuta da noi in prima persona, e non qualcosa di semplicemente udito da altri » (7, 1 ) . L' autore quindi racconta un viaggio su una piccola nave, lo scoppio di una tempesta, e l' attracco della nave - tutto o in prima persona singolare o in prima persona li

The We-Passages (sopra, n 22) .

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plurale. Quindi , nel passo citato da Robbins (7, l0), l'autore afferma: «Procedendo lungo la nostra strada [ . . . ] » . Il racconto non ha nulla a che fare con un viaggio per mare ; si tratta di un cammino via terra, esposto in prima persona plurale . Tutto questo ha qualche attinenza con lo stile narrativo di Atti caratteristico delle sezioni-noi? Similmente, potremmo chiederci quanto sia pertinente alla nostra que­ stione un passo di Petronio, Satyricon 1 1 4. Anche qui, persino nel brano di Giuseppe ( Vita 3 §§ 1 4- 1 6), il racconto passa effettivamente, ad un certo punto, dalla prima persona singolare alla prima persona plurale, ma più tardi (e Robbins non lo dice chiaramente) Giuseppe torna alla prima singolare e afferma: «lo e alcuni altri , all'incirca ottanta in tutti [ . . . ]» (ego te kài tlnes héteroi perl ogdoékonta sjmpatens) . Il resto con­ tinua, come è convenzione negli scritti autobiografici , alla prima persona singolare . Quanto agli altri esempi riportati da Robbins, non mi creano difficoltà di sorta. Essi mostrano che è possibile parlare di un genere letterario relativo ai viaggi marittimi (e persino di un genere letterario sui naufragi), nella letteratura greco-romana del primo secolo. Non ho alcuna difficoltà a riconoscere la validità dell' ipotesi che A t 27 possa essere stato compo­ sto in dipendenza da tale genere32. Il ricorso alla prima persona plurale, quando si viaggia su una nave, si spiega nel modo più naturale come espressione del carattere sociale di tale esperienza. Robbins stesso ammette questo dato 33 . Ma ci si deve doman­ dare se tale esperienza sociale sia mai raccontata in questo modo da coloro che non l' hanno vissuta in prima persona - e che però intendono quanto meno suscitare l' impressione di averla vissuta, di aver vissuto un viaggio per mare, un naufragio, o simili . Che possa essere esistito un tale genere letterario sui viaggi marittimi sono disposto ad ammetterlo. Così come è ammissibile che esso fosse utilizzato nella narrativa di invenzione. Ma sostenere che esso basti a dar ragione dell 'esistenza delle sezioni-noi in Atti è tutt 'altra questione , anche qualora si fosse disposti ad ammette­ re che la storiografia imitativa nella quale scrive l ' autore potrebbe tolle­ rado. Per motivazioni del genere ho espresso il mio scetticismo circa la spie­ gazione delle sezioni-noi portata da Robbins e ho preferito la prima 32 Vedi M. PRAEDER, Acts 2 7, 1-28, 16 Vedi Voyages in A ncient Literature and the Theology of Luke-Acts, in CBQ 46 ( 1 984) 683-706. lJ We-Passages (sopra . n 22) , 6.

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spiegazione, cioè, che esse sono derivate da note stese in forma di diario, tenute a suo tempo dall' autore di Atti , e che dimostrano come egli sia stato per un certo periodo compagno di Paolo - non un compagno inseparabile, come vorrebbe farci credere Ireneo , ma un suo collaborato­ re e socio saltuario34 .

14

A.

Vedi inoltre J. DUPONT, Les A ctes des Apotres, Cerf, Paris 1954, 145; anche p 1 1 2

GEORGE, Luc, in Catholicisme 7 ( 1 975), 1 226- 1 23 1 .

.

Capitolo secondo

PROBLEMI NEI RACCONTI LU CANI DELL ' INFANZIA

All' interno degli scritti lucani la parte più delicata continua ad essere costituita dai racconti dell 'infanzia dei capitoli 1 -2 del vangelo. Per una qualche ragione non del tutto chiara, è l ' area in cui gli interpreti sono propensi a introdurre considerazioni da altri punti di vista, quasi che i principi ermeneutici implicati in questi capitoli debbano essere diversi da quelli uti lizzati in una interpretazione critica del resto degli scritti lucani . I problemi relativi ai primi due capitoli del vangelo di Luca permangono , e devono essere affrontati con la stessa onestà con la quale si accostano quelli di altre parti di Luca-Atti . La mia riconsiderazione dei racconti d eli 'infanzia lucani non va presa come una ritrattazione di quanto ho detto in proposito nel mio commen­ tario a quest o vangel o . D ' altronde, alcuni aspetti di questi capitoli esigo­ no un'ulteriore discussione. E si tratta di aspetti che io ho trattato soltan­ to in note di commento slegate , sui vari versetti dei racconti dell'infanzia e anche di aspetti che sono emersi nei dibattiti scienti fici più recenti . Alcuni di questi ultimi aspetti sono già stati presi in considerazione nella panoramica sugli studi dei racconti dell' infanzia matteani e lucani pub­ blicati di recente da R. E. Brown 1 • In questa panoramica, Brown ha riveduto in maniera eccellente molti degli scritti dedicati a questi racconti dell 'infanzia nel decennio a partire dal l 976, ossia dal tempo in cui è stato

1

Gospel Infancy Narrative Research from 1976 to 1986. Part I (Matthew) and Part II

(Luke), in

CBQ 48 ( 1 986) 568-8 3 . 660-80. Vedi inoltre S. MUNOZ IG LESIAS, Los evangélios

de la infancia II. Los anuncios angélicos previos en el evangélio lucano de la in/ancia

( B A C 479), Ed i tor ia ! Catolica, Madrid 1 986; M . - V . L E R O Y , Évangiles de l 'enfance, in Te v Thom 85 ( 1 985) 1 3 1 - 1 39 ; L. LEGRAND, L 'A nnonce à Marie (Le 1 . 26-28), (LD 1 06) , Cerf, Paris 1 98 1 .

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Luca teologo

pubblicato il suo ponderoso studio su di essi , intitolato The Birth of the Messiah 2 • Prima di toccare gli argomenti che mi sono proposto di trattare in questo capitolo , è bene dire alcune cose sulla definizione dei capitoli 1 -2 di Luca e sulla funzione che questi capitoli ricoprono all'interno del vangelo lucano nel suo insieme . ' Racconti dell 'infanzia' è la definizione usata spesso per questa parte del vangelo, ma talvolta i commentatori preferiscono parlare di ' racconti sulla nascita ' , un titolo che però sembra meno adeguato, poiché i racconti di Luca includono un episodio sulla fanciullezza di Gesù·, accaduto quando questi aveva dodici anni (2,4 1 52), i cui particolari non hanno nulla a che fare con la nascita . A prescin­ dere del fatto che è unico anche all'interno di questi capitoli lucani , essendo, dal punto di vista della critica formale, un episodio a tesi , che differisce in maniera così rilevante dal resto degli episodi narrati nei ca­ pitoli 1 -2 , esso suscita un problema anche per il titolo che ho detto di pre­ ferire, i 'racconti dell'infanzia' , non essendo più rapportato strettamente all'infanzia di Gesù . Se la definizione di 'racconti dell'infanzia' copre meglio la maggior parte degli episodi che trattano del concepimento, della nascita, ecc . di Giovanni Battista e di Gesù, tuttavia non tiene conto dell' episodio della fanciullezza, di 2,41 -52. Talvolta si è preferito parlare di 'vangelo dell'infanzia' , espressione che però sembra ancor meno ido­ nea, poiché Luca non soltanto evita di usare il termine euanghélion, quanto meno nel suo primo volume3 , ma anche perché l ' associazione di questi capitoli con i posteriori vangeli non canonici sull'infanzia potrebbe attribuire a queste pagine evangeliche una connotazione indebita. Connessa col problema del nome di questi primi due capitoli del van­ gelo lucano è la questione se l ,5-2,52 costituisca realmente una unità all'interno del vangelo di Luca distinta dai capitoli 3-4. Per alcuni studio2 A Commentary on the lnfancy Narratives in Matthew and Luke, Doubleday, Garden City, Nashville 1 977 [trad. it. , La nascita del Messia scondo Matteo e Luca. Cittadella, Assisi 198 1 ] . La trattazione dei racconti dell'infanzia fatta da Brown è stata oggetto di notevoli critiche da parte di R . LAURENTIN, Les évangiles de l'enfance du Christ Vérité de Noel au-delà des mythes. Desclée, Paris 1 982 [trad. it. , I Vangeli dell'infanzia di Cristo. La verità del Natale al di là dei miti, Paoline, Milano 1 988] . Brown ha risposto a Laurentin in un articolo, More Polemica/ then Intructive. R. Laurentin on the Infancy Narratives, in Marianum 41 ( 1 985) 1 88-207 ; questo articolo è stato usato eia Brown anche in parti del suo libro recente Biblica/ Exegesis and Church Doctrine, Paulist, New York 1 985, 74-85. 1 56- 1 6 1 . Cf. R. LAURENTIN, Vérité des évangiles de l 'enfance, in NR T 105

( 1 983) 69 1 -7 1 0 . J Vedi Luke, 148.

Problemi nei racconti lucani dell 'infanzia

31

si, l , 5 (o anche l , l ) fino a 4, 22a costituisce la porzione di apertura del vangelo di Luca4• D 'altronde, non si tratta semplicemente del fatto che il vangelo di Luca concordi con quello di Matteo in quanto condivide con esso racconti dell'infanzia anteposti al resoconto del ministero di Giovan­ ni Battista e quindi di Gesù . Ricorrere a un simile ragionamento signifi­ cherebbe ammettere un fattore direttivo che è estrinseco agli stessi scritti lucani . Resta vero che la prosa lucana dei capitoli 1 -2 è marcatamente diversa da quella dei capitoli 3-4, non soltanto per lo stile e il linguaggio , che molti interpreti trovano pesantemente semitizzante, ma anche a mo­ tivo del rapporto in cui si pone 3 , 1 -2 con il prologo di 1 , 1 -4, un rapporto che non può essere interpretato erroneamente. Attualmente, Le 3, 1 -2 si presenta come parte di una unità più ampia, costituita da 3 , 1 -6, che introduce il ministero di Giovanni Battista come introduzione , a sua volta, al racconto del ministero di Gesù del terzo vangelo . Tuttavia, i versetti 1 -2 sono costruiti come un ampio periodo, forse non forbito come il prologo (l , 1 -4) , ma che senza dubbio gli assomiglia. Il suo sincro­ nismo in ben sei momenti imposta la scena per la chiamata di Giovanni nel deserto a uscire e predicare un «battesimo di penitenza per il perdono dei peccati». L ' argomento che esso introduce in tal modo rivela che questa parte del vangelo lucano inizia dove principia Mc l ,3-4; inoltre corrisponde al primo episodio del vangelo di Matteo , dopo i racconti dell 'infanzia. In verità, può ben darsi che 3 , 1 -2 abbia costituito la frase d' apertura della composizione originale di Luca, alla quale egli in un secondo tempo ha anteposto il prologo e i racconti dell'infanzia (e cioè quando ha deciso di suddividere la sua opera in due volumi) s . Infatti , laddove Luca, nell' attuale prologo di Atti , fa riferimento al pr6tos 16gos, al suo 'primo volume' , riepilogandone in breve il contenuto, egli parla di «tutte le cose che Gesù ha cominciato a fare e a insegnare», ma senza • Vedi W. G. KUMMEL, Introduction to the New Testament, (ed . riv .) Abingdon, Nashville, 1 975, 125. J. S C H M I D Evangelium nach Lukas (RNT 3), Pustet , Regen­ sburg 1960, 3 3 . R. MORGENTHALER, Die lukanische Geschichtsschreibung als Zeu­ l'! is (2 voli . ) ; Zwingli , Z ii r i c h 1 949, 1 5 5 . 1 6 5 . W . WI LKENS, Die theologische Struktur der Komposition des Lukasevangeliums, in 1Z 34 ( 1 978) 1 - 1 3 . L. T. BRO­ ,

DIE, A New Tempie and a New Law. The Unity and Chronicles-based Nature oj Luke l, l-4,22a, in JSNT 5 ( 1 979) 2 1 -45. C. H . TALBERT, Reading Luke. A Literary and Theological Commentary on the Third Gospel, Crossroad, New Y ork 1 982, 1 3 -

48 (Luca 1 , 5-4, 1 5 : profezie sulla grandezza futura, costituisce la prima sezione dopo il prologo) .

' Senza dubbio , è stato questo anche il tempo in cui ha aggiunto al suo racconto la aenealogia di 3 ,23-38.

32

Luca teologo

alcun cenno ai racconti dell 'infanzia. Il prologo di Atti sembra così alludere alla funzione originaria di 3 , 1 -2 all' interno del vangelo lucano. Per questi motivi, sembra preferibile considerare i racconti dell'infanzia dei capitoli 1 -2 come l 'unità iniziale del vangelo quale lo abbiamo ora. Anche se la funzione dei racconti dell 'infanzia lucani in rapporto al resto del suo vangelo è analoga a quella dei racconti dell'infanzia matteani relativamente al resto del primo vangelo, essi sono considerati tali non meramente per questa ragione estrinseca . In entrambi i casi, i racconti dell ' infanzia fungono in certo qual modo da ouverture al vangelo nel suo insieme , al quale sono anteposti , facendo vibrare spesso per la prima volta corde che saranno più tardi orchestrate nell 'insieme dell' opera . Queste osservazioni preliminari servono a introdurre i racconti dell ' in­ fanzia lucani . Nella parte restante di questo capitolo , prenderò in esame due aspetti di questi racconti dell ' infanzia lucani : l) la loro storicità e la loro proble­ maticità ; 2) il carattere e l' obiettivo di Le 1 -2: Si tratta di una missione mario logica o di una identificazione cristologica?

/. Perché la storicità dei raccon ti dell ,infanzia lucani è problematico ? Pressoché tutti gli studiosi ammettono oggi che i racconti dell'infanzia canonici costituiscono uno sviluppo tardivo della tradizione evangelica. Questa tradizione è cresciuta essa stessa a partire da un kerygma (o ' proclamazione') primitivo della buona novella di Gesù Cristo. Da questa proclamazione si è sviluppata per prima la tradizione considerata nor­ malmente come 'racconti della passione' , comune a tutti e quattro i vangeli , sia ai sinottici che a Giovanni , nonostante la di fferenza di detta­ gli nelle forme specifiche di tali racconti . Coll' andare del tempo la tradi­ zione evangelica ha anteposto ai racconti della passione l' esposizione del ministero di Gesù, il resoconto di quanto Gesù ha operato e insegnato (nel tentativo di spiegare gli stessi racconti della passione) . Infine, questa tradizione ha subìto altri due sviluppi , da un lato i cosiddetti racconti delle apparizioni (i resoconti delle apparizioni del Cristo risorto ai suoi discepoli e del comando impartito loro) e dall ' altro i racconti dell 'infan­ zia (o altre forme di inizi dei vangelo) . Se è valida in qualche modo questa ricostruzione dello sviluppo della tradizione evangelica , essa spiega la mancanza di racconti d eli 'infanzia

Problemi nei racconti lucani delrinfanzia

33

nel vangelo più antico, quello secondo Marco . Nel caso del vangelo di Giovanni , che tutti riconoscono di origine tarda, quanto meno nella sua redazione finale, neanch ' esso sa alcunché dello sviluppo della tradizione nel senso dei racconti dell 'infanzia. Esso anzi inizia con un prologo in parte poetico sul Logos , con i suoi inserti prosastici su Giovanni il Batti­ sta inviato da Dio a rendere testimonianza al Logos stesso . Ha un suo senso il fatto che, se si omettono i racconti dell 'infanzia nei vangeli di Luca e di Matteo , si nota come essi inizino i rispettivi terzi capitoli là dove principia Marco, con il ministero di Giovanni il Battezzatore e il suo rapporto con colui che è 'più potente di lui ' . Similmente , se si distingue il prologo giovanneo nella sua forma quasi poetica sul Logos dalle sue inserzioni in prosa e dal suo prosieguo immediato (il ministero di Giovan­ ni) , si noterà anche in questo caso che per ciascuno dei quattro vangeli Giovanni il Battista e il suo ministero costituiscono una specie di contras­ segno iniziale dei racconti sul ministero pubblico di Gesù nello sviluppo della tradizione evangelica. Sicché, quanto precede tale ministero, si tratti dei racconti dell 'infanzia o del prologo sul Logos, rappresenta uno sviluppo ulteriore della tradizione. Per quanto riguarda i racconti dell 'infanzia lucani e matteani, questi sviluppi riflettono lo stadio in cui i primi cristiani iniziavano a mostrare un certo interesse per le origini di Ges ù . Si tratta di un interesse biogra­ fico - come è stato definito -, un interesse che è quasi del tutto assente dal vangelo di Marco6: Chi era Gesù? Da dove veniva? Chi erano i suoi genitori , la sua famiglia, ecc . ? Peraltro, il fatto che i racconti dell'infan­ zia costituiscano uno sviluppo tardivo ali 'interno della tradizione evange­ lica non implica, di per sé, che si tratti di una tradizione meno storica di altre parti della tradizione evangelica . Il grado di storicità da accordare ad essa va giudicato in base a motivi diversi da quello del suo sviluppo serio re all 'interno della tradizione evangelica . C'è un altro risvolto di questa riflessione, vale a dire la prosecuzione dello sviluppo della tradizione evangelica oltre i limiti canonici . Tale sviluppo non si arrestò con il conformarsi delle ultime parti della tradi­ zione canonica , i racconti sulla risurrezione e i racconti dell'infanzia. Lo sviluppo percorse la via dei vangeli apocrifi , tra i quali vanno annoverati non soltanto il Vangelo di Pietro e il Vangelo di Tommaso, ma anche i vangeli specificamente dedicati all 'infanzia, come il Protovangelo di Gia6 Può ben darsi che l'interesse biografico rappresenti uno sviluppo del riferimento marciano alla 'famiglia di Gesù ' o a 'sua madre e i suoi fratelli ' (3,3 1 ; cf. 6,3).

34

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como, il Vangelo dell 'infanzia di Tommaso , ecc .7• Il carattere totalmente leggendario di questi vangeli tardivi rivela un aspetto significativo dello sviluppo della tradizione evangelica . Per questo motivo occorre essere cauti, in linea generale, quando si parla del valore storico anche dei racconti dell 'infanzia sviluppatisi tardivamente all'interno del canone. In realtà , in tempi recenti sono stati effettuati tentativi di trovare, nella tradizione evangelica extracanonica, elementi di una tradizione autentica su Gesù eguali o finanche da considerarsi superiori a quanto si trova nella tradizione canonica. Sotto questo aspetto , si possono ricordare i recenti dibattiti di H. Koester e J . D. Crossans . Che qualche elemento genuino della tradizione su Gesù possa essere stato conservato in questi scritti apocrifi è di per sé possibile. Alcuni dei paralleli nei vangeli apocrifi ad episodi del ministero di cui si parla nei vangeli canonici risultano - come è stato dimostrato - più primitivi nella loro forma e quindi più vicini alle forme genuine9• Ma la validità di tali pretese10, qualora si sia costretti a includere i racconti dell 'infanzia, è tutta da dimostrare . Nella fattispecie, perlomeno a mio modo di vedere , lo sviluppo negli scritti extracanonici sull 'infanzia è chiaramente dipendente dai racconti canonici , vuoi dal punto di vista dell 'ispirazione poetica vuoi da quello della tendenza leg­ gendaria, e quindi è di validità secondaria. Nel tentativo di esprimere un giudizio di valore sui racconti dell'infan­ zia lucani, non si può fare a meno di partire da un confronto con la loro controparte nel vangelo di Matteo . In tale confronto, ci si rende conto ben presto che né Matteo né Luca hanno desunto questi materiali da tradizioni precedenti, marciane o 'Q' . Entrambi attingono ad una fonte indipendente, considerata solitamente esclusiva a ciascuno dei due evan­ gelisti . Inoltre, non ci sono prove convincenti del fatto che Matteo e Luca, i quali altrimenti ricorrono entrambi a Marco e a 'Q' , siano debi­ tori l'uno nei confronti dell' altro . Questo dato è assodato non soltanto per i vangeli nel loro insieme, ma in particolare per i rispettivi racconti dell'infanzia . Utilizzando la cosiddetta teoria modificata delle due fonti come soluzione del problema sinottico, attribuirei il materiale impiegato ' Esistono anche altri esempi frammentari e gnostici di tali vangeli; vedi HSNTA

1 .363-4 1 7 . • Vedi H . KoESTER, Apocryphal and Canonica/ Gospe/s, i n HTR 73 ( I 980) 1 05- 1 30. Cf. J. CROSSAN, Four Other Gospels. Shadows on the Contours of Canon, Winston, Minnea­ polis 1 98 5 . 9 Vedi Luke, 1 279- 1 28 1 . to Vedi il recente dibattito di R . E . BROWN, The Gospel of Peter and Canonica/ Gospel Priority, in NTS 33 ( 1 987) 321 -343 .

Problemi nei racconti lucani dell 'infanzia

35

nei racconti dell'infanzia ad una fonte privata degli evangelisti , spesso designata con 'M' o ' L ' . Adottando questa ipotesi , non faccio che alli­ nearmi con la maggior parte degli interpreti dei vangeli oggi 1 1 . Non trovo convincente alcun altro tentativo di risolvere il problema sinottico , si tratti di quello agostiniano, o di quello griesbachiano, o di quello di Vaganay, di Léon-Dufour, o di altri 12. In particolare, nelle soluzioni agostiniana o griesbachiana resta inspiegabile perché Marco , se fosse vero che nel suo vangelo presenta un sunto , o riepilogo , o condensato , dei vangeli di Matteo e/o di Luca, debba aver omesso tutti i dettagli dei racconti dell' infanzia, in specie quelli relativi al concepimento di Gesù ad opera di Maria mediante lo Spirito santo. È un fatto che Maria viene menzionata poi nel vangelo di Marco (6,3), così come in esso si parla dello Spirito santo, e più di una volta. Che cosa, dunque, avrebbe indotto questo evangelista a tralasciare dati così importanti? È molto più ragio­ nevole ritenere che la tradizione relativa al concepimento verginale di Gesù per opera dello Spirito santo non fosse ancora parte della tradizione evangelica comune e in via di sviluppo al tempo in cui Marco scrisse il suo vangelo 13. Di recente, C. S. Mano, che ha appena pubblicato un com­ mentario al vangelo di Marco nella serie della Anchor Bible, fa sua la soluzione di Griesbach e ritiene che «Marco dipenda sia da Matteo che da Luca» , ma è costretto a riconoscere che, con questa ipotesi , resta senza risposta una questione molto seria, e «precisamente perché Luca non abbia utilizzato in maniera consistente i racconti sulla natività di Mat­ teo? »14. Tale questione, per quanto possa essere seria per l 'ipotesi di Griesbach, tuttavia è meno rilevante dell 'omissione da parte di Marco di tutti i dettagli dei racconti dell 'infanzia matteani e lucani . Del resto, i problemi suscitati dall ' ipotesi di Griesbach sono più numerosi di quelli 1 1 Pur non esprimendo il proprio parere, 1. DRURY , Tradition and Design in Luke 's Gospel. A Study in Early Christian Historiography, Longman & Todd , Darton, London

1 976, 40 , ammette che è questa l'opinione della maggioranza degli studiosi . 1 2 Vedi W . R. FARMER, The Synoptic Problem. A Criticai Analysis, Macmillan , New York 1 964; edizione lievemente riveduta in Western North Carolina, Dillsboro, NC, 1 976). L. V AGANY, Le problème synoptique. Une hypothèse de trovai/ (Bibliothèque de t héologie 3 / 1 ) , Desclée , Tournai , 1 954. X. LÉON-DUFOUR, Redaktionsgeschichte of Mat­ thew and Literary Criticism, in Jesus and Man 's Hope (Perspective Books l ; 2 voli.); Pittsburgh Theological Seminary, Pittsburgh 1 970, 9-3 5 . Cf. Luke, 6 3 - 1 06 . I J Vedi inoltre i l m i o articolo The Virginal Conception of Jesus in the New Testament, in TA G, 4 1 -7 8 , spec . 48-49 . 14 Mark. A lVew Translation with lntroduction and Commentary (AB 27) , Doubleday, Ga rden City , New York 1 986, 56.

36

Luca teologo

che possono essere trattati in questa sede; e qui non ci riguardanot s . Ho presentato la tesi di Griesbach in questo contesto soltanto per escluderla, perché essa ha un rapporto indiretto con i racconti dell'infanzia lucani e col problema del loro valore storico . Talvolta sono stati effettuati tentativi anche di spiegare i racconti dell'infanzia di Matteo e di Luca dichiarandoli dipendenti gli uni da­ gli altri. Ad esempio, R. H. Gundry, nel suo commentario al primo vangelo , ritiene che Matteo abbia lavorato tenendo presenti i racconti dell 'infanzia lucani, a lui antecedenti 1 6 . Secondo questo studios o , Matteo seguirebbe « i l modello dell' annunciazione a Zaccaria» o «la designazione di Giuseppe come marito di Maria» proveniente anch 'es­ sa «dall ' annunciazione a Maria (vedi Le l 27) » . O ancora, Matteo «cambia l' ammazzamento sacrificate di «un paio di colombe o di due piccioni » , che ebbe luogo alla presentazione del bambino Gesù al tempio (Le 2,24; cf. L v 1 2,6-8), in un «eccidio, da parte di Erode, dei bambini di Betlemme>> 17• Il carattere stiracchiato di tale ipotesi , secondo cui l' assassinio da parte di Erode degli innocenti in Matteo 2 è uno sviluppo del racconto lucan ç sull 'offerta al tempio di due tor­ tore o piccioni, è ovvio e non ha bisogno di altri commenti . Inoltre , la dipendenza dei racconti dell ' infanzia matteani da quelli lucani resta un 'ipotesi sostenuta senza però la possibilità di fondarla su motiva­ zioni valide . Lo stesso dovrebbe essere dichiarato se si sostenesse la dipendenza di Luca da Matteo, un 'ipotesi questa proposta in alcuni ambienti oggi . Del resto , la prospettiva dei racconti dell'infanzia lucani è talmente diversa da quella del vangelo di Matteo , che si rende necessario insistere sulla composizione libera e indipendente di ciascuno dei racconti dell' in­ fanzia presi nel loro complesso. Ognuno dei due evangelisti ha fatto uso, è vero , della tradizione cristiana preesistente e di particolari tramandati in essa, ma ha dovuto inserirli all ' interno di una nuova struttura lettera­ ria in funzione di precisi obiettivi teologici e religiosi. Questa composizio,

1s

Vedi Luke, 65 .69.73-75; cf. The Priority of Mark and the 'Q ' Source in Luke, Jesus and Man 's Hope (sopra, n 1 2) 1 , 1 3 1 - 1 70; rist . TA G, 3-40. t6 Matthew. A Commentary on His Literary and Theological Art, Eerdmans, Grand Rapids , M I , 1 982,20-2 1 . Sono ben pochi oggi gli studiosi che sostengono altrimenti la dipendenza di Matteo da Luca; vedi W. G. KUMMEL, lntroduction (sopra, n 4), 64; A. R. C. LEANEY, A Commentary on the Gospel according to St. Luke (BNTC), seconda edizione, Black, London 1 966, 1 3 - 1 6 . 11

Matthew, 34-35.

Problemi nei racconti /ucani dell •infanzia

37

ne è postulata dalla struttura stessa dei due racconti dell'infanzia. Il racconto dell 'infanzia matteano ha una innegabile struttura letteraria in quanto, dopo una genealogia introduttiva che ricollega Gesù ad Ab ramo e a Davide, esso si articola attorno a cinque citazioni dell 'Antico Testa­ mento, con le quali gli episodi o terminano o raggiungono un punto culminante. Ciascuna citazione è inequivocabilmente contrassegnata da una formula di compimento che la introduce, facendo di essa un Refle­ xionszitat. D'altro canto, i racconti dell 'infanzia lucani sono chiaramen­ te contraddistinti da un parallelismo di annunciazioni del concepimento di Giovanni e di Gesù e della loro nascita, circoncisione e manifestazione ai palestinesi della regione . Si tratta di un parallelismo elaborato sulla base di un confronto antitetico, nel quale Gesù risulta sempre superiore nell' accostamento tra questi due personaggi inviati da Dio come agenti di salvezza per l'umanità. Questo confronto fra la struttura dei racconti dell 'infanzia matteani e la struttura dei racconti dell 'infanzia lucani è ben noto e di esso si è preso atto oramai da tempo , ma le conseguenze derivanti da questa differenza di struttura, di dettagli e di composizione nei due racconti dell 'infanzia non sempre sono state tratte con tutta la chiarezza possibile, specialmente nei termini dei problemi concernenti il valore storico dei racconti stessi . Queste conseguenze hanno a che fare con determinati punti di somiglian­ za e discrepanza che sono riscontrabili in queste composizioni indipen­ denti . Da un lato, si possono contare ben dodici aspetti che i due racconti dell'infanzia hanno in comune, nonostante la loro struttura letteraria e la loro composizione indipendente. In entrambi i racconti dell 'infanzia in­ fatti : l . Maria è detta esplicitamente 'vergine' (parthénos, Mt l ,23 ; Le 1 ,27) . 2. I genitori di Gesù, Maria e Giuseppe, sono presentati come una coppia di fidanzati, e quindi come sposi , ma senza rapporto matrimonia­ le (Mt 1 , 1 8 .25; Le 1 , 27. 34) . 3. Si fa menzione della discendenza davi dica di Gesù (Mt l , 1 6 .20; Le 1 , 27 . 32) . 4. Un angelo annuncia il concepimento e la nascita futura di Gesù (Mt 1 ,20-23 ; Le l ,30-35). 5. Il concepimento di Gesù ha luogo indipendentemente da Giuseppe (Mt l ,20 . 23 .25; Le l ,34) . 6. S i fa menzione esplicita del ruolo dello Spirito santo nel concepi­ mento di Gesù (M t l , 1 8 . 20; Le l ,35).

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7. Si nota come il nome di Gesù sia voluto e imposto dalla volontà divina (Mt l , 2 1 ; Le l , 3 1 ) . 8. Gesù è considerato 'salvatore' (Mt l ,2 1 ; L e 2 , 1 1 ) . 9. L a nascita d i Gesù h a luogo dopo che i genitori sono andati ad abitare nella stessa casa (Mt l ,24-25 ; Le 2, 5 -6) . 10. La nascita di Gesù ha luogo ai giorni di Erode il Grande (Mt 2, l ; Le 1 , 5). 11. La nascita di Gesù ha luogo a Betlemme di Giudea (Mt 2, l ; Le 2,4-6) . 12. Il bambino Gesù è allevato a Nazaret (Mt 2,23 ; Le 2,3 9 ). Il minimo che si possa dire su questi particolari comuni è che essi sono giunti agli evangelisti da una tradizione cristiana preesistente, tramite 'L' o ' M ' rispettivamente, altrimenti non è possibile spiegarne la presenza in entrambi, indipendentemente l'uno dall'altro. Inoltre , essendo utilizzati in maniera indipendente da Matteo e da Luca, l 'uso che ne fa un vangelo serve come criterio di controllo e valutazione per l' uso che ne fa l'altro vangelo . Sicché , lo sfondo storico minimo dei racconti dell'infanzia luca­ ni andrebbe identificato con questi dodici punti . In verità, alcuni di questi particolari trovano sostegno anche in altre parti del Nuovo Testa­ mento , il che ne rafforza il carattere storico; ad esempio, la discendenza davidica di Gesù (Rm l ,3), o la sua nascita da una madre ebrea (Ga/ 4,4) . D ' altro canto, notevoli sono anche le differenze nei particolari presenti nei due racconti dell ' infanzia. Pur non mettendo in questione eo ipso il carattere storico dei punti ai quali si riferisce, tuttavia tale differenza può essere rivelatrice di una composizione letteraria libera da parte dell' evan­ gelista. La discrepanza più notevole si ha nel contenuto dei vari episodi che costituiscono il capitolo 2 di . ciascun racconto dell'infanzia. Nei racconti dell ' infanzia lucani non c'è nulla sulla reazione di Erode alla notizia della nascita del bambino Gesù, sulla fuga in Egitto , sul massacro degli innocenti di Betlemme, o sul motivo per cui la famiglia di Gesù si ritira a Nazaret . Similmente , nei racconti dell'infanzia matteani non si spende una sola parola su Giovanni Battista, sulla circoncisione di Gesù , sulla sua presentazione al tempio , o sul suo smarrimento e ritrovamento nel tempio all 'età di dodici anni . Un'altra differenza, forse ancor più cruciale, riguarda uno dei punti in comune tra i due evangelisti , ossia l'�nnuncio dell'angelo relativo al concepimento verginale e alla nascita di Gesù (cf. punto 4 sopra) . In M atteo , l 'annuncio è fatto a Giuseppe 'in sogno' (kat '6nar, l 20) , mentre i n Luca ha come destinataria Maria, la vergine prediletta ( l ,30-3 1 ) . ,

Problemi nei racconti lucani dell'infanzia

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Questa differenza di dettaglio suscita questioni ovvie, che nessun tentati­ vo di armonizzazione dei testi è in grado di risolvere. È pensabile un annuncio angelico destinato sia a Giuseppe che a Maria? Per sé non è impossibile. Ma una simile riflessione non soddisfa, né convince, poiché in ciascuno dei due casi l'annuncio è posto in un contesto che interessa gli evangelisti : Matteo lo usa per assicurare Giuseppe, che intende divorziare da Maria 'trovata incinta', mentre Luca lo utilizza per placare il timore di Maria consapevole di non aver avuto rapporti sessuali con alcun 'uomo' . Un aspetto non secondario del problema è costituito in questo caso proprio dal modo in cui Matteo formula il suo testo: «Prima che venissero a vivere insieme, lei fu trovata incinta di Spirito santo » ( l , 1 8) . Che sia stata 'trovata incinta' è abbastanza comprensibile, ma che lo sia stata 'di Spirito santo' non può non suscitare perplessità. Chiunque legga questo versetto matteano si rende conto che si tratta di una chiara affermazione, da parte d eli' evangelista, del concepimento verginale di Gesù. Ma il suo linguaggio è costretto ad anticipare il suo racconto. Come si esprime D . O . Via, « [ . ] è questa una vittoria dell 'ansia teologica d i Matteo sulla sua maestria di narratore [ . . . ]. Matteo introduce i suoi lettori nel mondo meraviglioso a livello di discorso , prima di introdurre in esso Giuseppe a livello di storia» t s . In ogni caso, si è tentati di chiedere : « Chi dunque è stato destinatario dell 'annuncio angelico , Giuseppe o Maria? » . Se si pone la domanda in questi termini , la risposta può soltanto essere agnostica. Se l'armonizza­ zione dei due racconti di annunciazione non risolve il problema, ci si dovrà rendere conto che la questione su un simile dettaglio storico non sorge da nessuno dei due racconti presi in sé, bensì dal nostro confronto (moderno) dei due racconti tra di loro . Se sono nel giusto affermando che i racconti dell 'infanzia di Matteo e di Luca sono composizioni indipen­ denti che utilizzano tradizioni cristiane preesistenti di carattere fattuale, allora essi sono stati composti non certo per essere accostati l' uno all 'al­ tro e confrontati l'uno con l'altro. Ciascuno dei due racconti deli 'infan­ zia comunica il proprio messaggio formale sul concepimento verginale di Gesù ad opera di Maria e sul ruolo dello Spirito in tale concepimento. Il carattere rivelatorio della comunicazione fatta è garantito in entrambi i . .

••Vedi D. O. VIA, Narrative Wor/d and Ethica/ Response. The Marvelous and Righte­ ousness in MtJtthew 1-2, in Semeia 1 2 ( 1 978) 1 23 - 1 49, spec . 1 33 . Cf. C. T. DAVIS, Tradi­ tion and Redaction in Matthew 1, 18-2,23, in JBL 90 ( 1 97 1 ) 404-42 1 , spec . 4 1 3 .

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racconti, e ciascuno di essi proclama che il concepimento verginale è un punto fermo della fede cristiàna . In questo consiste la portata religiosa essenziale di ciascuno di questi racconti dell 'infanzia, nonostante le di ffe­ renze nei dettagli . Anche se non soddisfano le esigenze di documentazio­ ne storica del lettore moderno sotto tutti gli aspetti , l'affermazione fon­ damentale che essi contengono continua ad avere un suo valore storico innegabilel9. Ma si notano altri dettagli nei racconti dell'infanzia lucani che, se confrontati con i racconti dell'infanzia di Matteo , risultano differenti . Così , secondo Mt 2, 1 1 , Maria e Giuseppe vivono in una 'casa' a Betlem­ me, mentre in Luca essi non riescono a trovare alloggio , sempre a Betlem­ me, in una 'locanda' (kattilyma ) ; e Maria è costretta ad adagiare il neonato nella mangiatoia di una stalla (2, 7) . Ancora, entrambi gli evan­ gelisti affermano che Gesù è nato a Betlemme di Giudea (cf. punto 1 1 , sopra) , ma non concordano nei dettagli , nonostante i ben noti sforzi effettuati dagli interpreti di armonizzarli . Il racconto matteano , se letto in sé e per sé, dà l' impressione che Giuseppe e Maria risiedano nella città di Betlemme; non accenna in nessun modo al fatto che erano dovuti venire da Nazaret in Galilea per la registrazione prevista dal censimento di Quirinio , voluto dal decreto di Cesare Augusto . L' unico appiglio cronologico nel racconto matteano è 'nei giorni di Erode' (2 , 1 ) , che è condiviso da Luca, ma per il resto nelle sue pagine sui racconti dell'infan­ zia non c'è alcuna tendenza narrativa che permetta un qualche altro aggancio cronologico extrabiblico . Analizzando i racconti dell 'infanzia lucani in sé e per sé, e non in un confronto sistematico con i racconti dell 'infanzia di Matteo , sorgono alcuni altri problemi che concernono il loro carattere storico . Il più notQ di essi è il problema della menzione da parte di Luca della nascita di Gesù 'nei giorni di Erode' (l ,5) e circa il tempo del decreto di Cesare Augusto e del censimento di Quirinio (2, 1 -2) . Non è questa la sede per riprendere in lungo e in largo il dibattito su questo problema20 • Basti dire che la soluzione più plausibile non consiste neli 'insistere sulla storicità dei detta­ gli ; è meglio ricorrere alla tesi di una indeterminatezza di reminiscenze 19 Si deve insistere su questa sfumatura, anche se si può essere d' accordo con quanto afferma la task-force di studiosi protestanti e cattolico-romani «che la storicità del concepimento verginale non può essere risolta dalla critica storica» (MNT, 35-37, spec . n 26) . Per i cattolici romani, peraltro , si tratta di un articolo della tradizionale fede cattolica, insegnato infallibilmente dal magistero ordinario. 20 Vedi Luke, 392-405 ; cf. R . E. BROWN , Birth, 547-556.

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relative ai due importanti accadimenti, nella storia degli ebrei palestinesi , che qui vengono associati l'uno all 'altro nei racconti dell 'infanzia lucani. A mio avviso, la spiegazione migliore è quella proposta da un esperto di storia romana , R. Syme, che scrive : Due avvenimenti sorprendenti nella storia della Palestina erano destinati a la­ sciare il segno nelle menti degli uomini. Primo, la fine di Erode nel 4 a . C . ; secondo, l 'annessione della Gi udea nel 6 d . C . Entrambi possono servire per una datazione approssimativa all' interno di una società priva di documentazione esatta. Ciascun evento, così come accadde, portò a sconvolgimenti . Più seri furono quelli nel 4 a . C . , secondo Giuseppe. Varo, il legato di Siria, dovette intervenire con tutto il suo esercito. Ma la crisi del 6 d . C . fu ricordata con più intensità a motivo dell ' imposi­ zione del dominio romano e della tassazione romana. Così, i n A t 5 , 3 7 , il discorso del fariseo Gamaliele: «Nei giorni del censimento » 2 1 •

Un altro problema è suscitato dalla menzione della «loro purificazione» in Le 2,22: « Quando furono trascorsi i giorni della loro purificazione» . A chi si riferisce questo ' loro' ?22. A Maria e Giuseppe? O a Maria e Gesù? L' Antico Testamento non richiede una puri ficazione del marito , dopo la nascita di un figlio , e poiché - tra l' altro - Giuseppe non c'entrava , questo ' loro' non può certo includere lui . Invece , dopo il parto, la madre doveva essere purificata (L v 1 2 ,2-8); e il primogenito doveva essere ' redento' o ' riscattato' (Es 1 3 , 1 -2; Nm 3 ,47-48). Usando 'loro' Luca manifesta la mancanza di una conoscenza dettagliata e accurata delle usanze ebraiche palestinesi . Egli ha concentrato i due riferimenti sull' obbligo della purifi­ cazi one da un lato e del riscatto del primogenito dall 'altro, parlando della «loro purificazione» , espressione che non ha senso . Inoltre, all ' interno degli stessi racconti dell 'infanzia lucani, determina­ ti particolari al capitolo 2 vengono introdotti senza alcun riferimento al concepimento verginale di Gesù di cui racconta il capitolo l . Ad esempio, si parla di Maria e di Giuseppe come dei 'genitori' di Gesù (gonelfs, 2,27 . 4 1 .43) o di «suo padre e sua madre» (2, 3 3 ) , o (sulle labbra di Maria) 2 I The Titu/us Tiburtinus, in A kten des VI. internationalen Kongresses fiir griechische und lateinische Epigraphik, Miinchen 1 972, (Beitrage zur alten Geschichte 1 7), Beck,

Miinchen 1 97 3 , 585-60 1 , spec. 600 . 22 L a lezione nei migliori manoscritti greci è aut6n, ' loro ' . Nel ms D si legge autu, 'suo' (presumibilmente 'di Gesù'). Nella Volgata latina si trova eius, che riflette probabilmente la lezione del ms D, ma il genere è ora com une, e potrebbe voler dire 'di lei ' (di Maria) . Ma nessuna delle due lezioni , né quella del ms D né quella della Volgata, va preferita a quella della maggioranza della tradizione dei mss greci . Per questo motivo, ci si dovrebbe 1uardare dall ' uso del Codex Bezae nell 'interpretazione di questo passo fornita da R. LAURENT I N , Évangi/es, 92.

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di «tuo padre ed io» (2 ,48) . In tutti questi versetti man�a totalmente qualsiasi aggettivo qualificativo del 'padre' nel senso di ' putativo ' . Que­ sta situazione è in contrasto con la chiari ficazione offerta all 'inizio della genealogia, in 3 , 23 , «come si credeva» (hos enomlnzeto ) , ossia, secondo quanto credeva la gente, egli era il «figlio di Giuseppe». Ovviamente, si può esagerare la portata di queste espressioni del capitolo 2. Esse non fanno che attestare ulteriormente Pincoerenza con la quale Luca ha com­ posto la sua opera - una incoerenza già notata anche altrove. Ma riflet­ tono pure, senza dubbio , un modo proprio dei primi cristiani di parlare di Giuseppe e Maria, che era già parte della tradizione da Luca ereditata ed utilizzato nel capitolo 3 . Ad ogni buon conto, la differenza nei dettagli in simili casi sottolinea il carattere problematico della storicità dei rac­ conti dell 'infanzia in quanto tali . Se si riflette su questi aspetti dei racconti dell 'infanzia lucani - la loro struttura parallela, il loro uso di punti della tradizione preevangelica comuni a Matteo , la loro discrepanza nei dettagli , se confrontati con i racconti dell 'infanzia matteani , ed i loro problemi peculiari - si può vedere perché occorra molta cautela nell 'affermare una storicità globale di questi racconti dell ' infanzia lucani . Prima di chiudere le mie osserva­ zioni su questo aspetto dei racconti dell'infanzia, devo affrontare altri due problemi , vale a dire, le fonti che Luca può aver usato , e la loro incidenza sul tipo di storiografia nella quale egli si è impegnato. Nel suo prologo, Luca sostiene di aver fatto diligentemente il suo lavoro, consultando «testimoni originali e ministri della parola» ( l ,2). Chiaramente, ciò si riferisce quanto meno agli apostoli e ai discepoli che erano stati testimoni dei ministero di Gesù a partire dal battesimo in avanti , dacché il senso dell' espressione lucana «sin dall' inizio» (l ,3) va inteso in sintonia con l'uso che egli fa di questa locuzione altrove (cf. Le 3 ,23 ; 23 , 5 ; At 1 , 1 .22; 1 0,37)23 . Ora, però , la questione è: È possibile intendere l' espressione nel senso di 'inizio' della vita terrena di Gesù? In tal caso , quali potrebbero essere stati i 'testimoni oculari' (e ministri della parola)? Gli anziani Zaccaria ed Elisabetta? Gli incaricati della registra­ zione durante il censimento? I pastori di Betlemme? Giuseppe? Maria? Di tutte queste possibilità , soltanto le ultime due meritano considerazione seria. Eppure, Giuseppe , all'infuori dei racconti dell 'infanzia, nel vange­ lo di Luca ricompare soltanto all'inizio della genealogia (3 ,23) e nell' in­ terrogativo sollevato sulla famiglia di Gesù (4,22). In effetti , all 'interno 23

Vedi Luke, 298 .

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del vangelo lucano, egli figura come personaggio soltanto in una parte dei racconti dell'infanzia ( 1 , 27 ; 2 , 4-7 . 1 6-5 1 ) ; e la spiegazione data di solito della sua scomparsa dal resto delle pagine evangeliche è che quando Gesù iniziò il suo ministero egli era già morto (cosi anche nell'interpreta­ zione degli altri vangeli) . Quanto a Maria, si ricordi che l'ultima sua comparsa i n tutto i l Nuovo Testamento è in A t l , 1 4 , dove la troviamo con i discepoli e altre donne in attesa del dono dello Spirito. In altre parole, la sua ultima comparsa at­ testata è pre-pentecostale, e non c'è ragione di pensare che Luca stesso fosse tra i discepoli menzionati in quel passo di Atti . Quanti cercano di so­ stenere che Luca ottenne informazioni sull 'infanzia e la fanciullezza di Gesù da Maria, si rifanno spesso a determinati versetti dei racconti dell'in­ fanzia. Così , dopo la partenza dei pastori , di Maria si dice che « faceva te­ soro di tutte queste cose nel suo cuore» (2 , 1 9) ; quindi , dopo il ritrovamen­ to di Gesù nel tempio, si nota che «sua madre conservava tutte queste cose in sé» (2 , 1 5) . A proposito di 2, 1 9 , E. Osty si chiedeva un tempo : « È questo forse un modo delicato per farci sapere che Luca ha avuto confidenze da Maria? »24; un' ipotesi proposta talvolta in termini più elaborati: il disce­ polo amato che si trovava presso la croce ( Gv 1 9 , 26) è identificato con Giovanni figlio di Zebedeo , con il quale Maria sarebbe vissuta dopo la crocifissione ( 1 9,27) - in verità , fino ad una età molto avanzata. A questo Giovanni , Maria avrebbe confidato tutti i dettagli relativi all 'infanzia di Gesù e alla sua fanciullezza . Da costui Luca avrebbe poi raccolto le sue informazioni. Di fatto , J . McHugh afferma che «l'affinità tra il vangelo di Luca e il quarto vangelo da nessun' altra parte è così marcata come nei racconti dell'infanzia, e il quarto vangelo non può essere sganciato del tutto da Giovanni , figlio di Zebedeo»25 • Similmente, R. Laurentin scrive: Maria è, alla fin fine, l'unica fonte possibile di un episodio come l' annunciazio­ ne, e la fonte ovvia (source toute indiquée) di un numero di altri dati : la visitazio­ ne, e persino la circoncisione di Giovanni Battista {secondo la nostra analisi di l ,56), il natale, la presentazione e il ritrovamento di Gesù (Luca 2). Altrimenti, il vangelo dell' infanzia sarebbe narrativa d'invenzione, in contraddizione con lo stesso Luca (prologo l, 1 -4)26. L ,Évangile selon St. Luc (SBJ), Cerf, Paris 1 948, terza ed. 1 96 1 , 3 9 . The Mother, 1 47 . McHugh , alle pagine 8-10, elenca motivi che, secondo lui, sareb­ bero comuni a Luca e Giovanni , specialmente nei racconti dell'infanzia e nel prologo, ma il rapporto è spesso forzato . 26 Évangiles, 543 . Eppure persino Laurentin, alla fine della sua nota speciale sulla questione, deve ammettere : « I n breve, le molteplici convergenze sembrano garantire che Maria è la fonte, ma non ci permettono di dire come». 2..4 �

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Ma tutto questo non è altro che una serie di congetture , formulate a partire da un' analisi dei racconti dell'infanzia intesa a cercare possibili candidati da cui Luca potrebbe aver raccolto le sue informazioni su dettagli riportati nei racconti dell 'infanzia - dettagli che spesso differi­ scono da quelli dei racconti dell 'infanzia di Matteo . Di fatto , non c'è un briciolo di prova a sostegno di simili congetture . Per di più , nessuno degli studi classici sul rapporto tra il vangelo di Giovanni e i sinottici , o con il vangelo di Luca in particolare , prende mai in considerazione i racconti dell'infanzia27 . E come se ciò non bastasse, le ipotesi calpestano impietosamente il problema più importante su Giovanni Battista nel vangelo di Luca e nel vangelo di Giovanni . I racconti dell 'infanzia lucani implicano che Gesù e Giovanni erano parenti e che devono essersi conosciuti sin dall'infan­ zia . Invece, il vangelo di Giovanni parla del Battista che afferma chiara­ mente, per ben due volte: «Non lo conosco personalmente [ . . . ] non lo conosco personalmente, ma chi mi ha mandato a battezzare con acqua mi ha detto: Colui sul quale vedrai discendere lo Spirito e rimanere , è lui che battezza con lo Spirito santo» ( l , 3 1 . 3 3 ) . Ciò crea il problema del rappor­ to tra Giovanni il Battista e Gesù , e a mio parere rende molto di fficile affermare che i racconti dell'infanzia lucani sono stati influenzati dal vangelo di Giovanni o dalla sua tradizione. Altrettanto problematico è che segreti di famiglia siano stati alla fine divulgati nella chiesa, in specie se si considera che la menzione lucana di Maria ' che faceva tesoro ' e ' serbava' queste cose, su cui si è tanto ri flet­ tuto , va intesa alla luce di un altro passo lucano. Si tratta di commenti dell ' evangelista stesso, i quali debbono essere interpretati sullo sfondo delle parole rivolte da Simeone a Maria, in 2,34bc-3 5ab : « Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori . E anche a te una spada trafiggerà l'anima». È questa una componente del quadro che Luca dipinge di Maria - sul quale torneremo specificamente nel capitolo III. 27 Vedi J . A. B AI LE Y The Traditions Common to the Gospels oj Luke and John (Nov TSupl 7), Brill, Leiden 1 96 3 . R. E. BROWN, The Gospel According to fohn (AB 29,29A), Doubleday, Garden City, NY 1 966- 1 970, XLVI-XLVII . R. SCHNACKENBURG, Gospel A ccording to fohn (3 voli .), Herder and Herder, NY 1 968- 1 982. In realtà, come fa notare R. E. B ROWN, in (Birth, 238), Giovanni non mostra alcuna consapevolezza dell'esistenza di racconti sulla nascita e l 'infanzia di Gesù , ad eccezione forse del fatto che egli era di Betlemme, se Gv 7 , 4 1 -42 va interpretato in senso ironico . ,

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In che misura quindi è legittimo interpretare il ' serbava' , o il ' faceva tesoro' di tali dettagli come memoires sull ' infanzia di Gesù e sulla sua fanciullezza , che poi l ' evangelista avrebbe sfruttato? Tutto que­ sto significa leggere troppo in tali versetti . In fin dei conti, pur ammet­ tendo che Luca ha lavorato con una tradizione cristiana preesistente, relativa al concepimento e alla nascita di Gesù, noi però ignoriamo del tutto il modo in cui tale materiale ' L ' sia giunto a lui . Considerare Maria come fonte equivale ad affermare più di quanto la documentazione con­ senta. Un altro aspetto che concerne e condiziona il carattere storico dei racconti dell'infanzia lucani è il ricercato parallelismo che Luca crea tra gli episodi riguardanti Giovanni il Battista e Gesù28 , e il loro carattere mi m etico . Infatti , considero parte di una fonte sul Battista che Luca può aver ereditato almeno l , 5-25 . 57-66b . Non sono io il primo a solle­ vare la questione di questa fonte, che è stata postulata prima di me da interpreti quali M. Dibelius , R. Bultmann , A. R. C. Leaney e G. Sch­ neider29. Io circoscrivo questa fonte agli episodi sull' annuncio del con­ cepimento di Giovanni, la sua nascita, la sua circoncisione e la sua manifestazione30. Utilizzando tale materiale, Luca ha composto il suo racconto dell' annunciazione a Maria e del concepimento di Gesù , della sua nascita, circoncisione e manifestazione, ad imitazione della fonte sul Battista. Ma il carattere mimetico dei racconti dell 'infanzia lucani non è limitato a tale imitazione e al parallelismo che ne risulta, poiché a nessuno che legga attentamente Le 1 -2 sfuggirà un'altra imitazione , del­ la vicenda di Samuele narrata in l Sam 1 -3 . L 'influenza di questo mate­ riale veterotestamentario sulla composizione lucana è stata notata spes­ so. Questo carattere mimetico è, almeno in parte, il motivo per cui i racconti dell 'infanzia lucani differiscono in misura così notevole da quelli di Matteo . Anni fa E . Burrows ha coniato l'espressione «storiografia imitativa»3I 28 Vedi L uke, 3 1 3-314. 29 Vedi M . DIBELIUS, Jungfra uso h n und Krippelkind, in Botschaft und Geschichte (2 voli . ) , Mohr [Siebeck] , Tu b i ng en 1 9 5 3 , 1 , 1 -78. R. BULTMANN , in HST, 294-295 (nell' ori­ gin a le ted . 3 1 6-328). A. R. C. LEANEY, A Commentary (sopra, n 1 6), 32. G. SCHNEIDER, Das Evangelium nach Lukas, (2 voli . ) , seconda edizione, Mohn, Giitersloh; Echter Ver­ lag , Wiirzburg, 1 984, 76-79. Non r iten go parte di questa fonte gli inni dei racconti dell'infanzia lucani. Ve d i The Gospel of the lnfancy Narrative and Other Biblica/ Essays (Bellarmine Series 6), Bu rn Oates and Washbourne, London 1940, 1 -58. 30

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che prendo a prestito da lui perché esprime bene il tipo di scritto storico in cui Luca si impegna - almeno per quanto riguarda i suoi racconti dell'infanzia. In altre parole, i dati storici che l ' evangelista ha ereditato sono stati assimilati ad altri racconti letterari, biblici o non biblici . Così , il racconto lucano delle origini di Gesù non soltanto è parallelo a ciò che Luca stesso ha ereditato dalla fonte sul Battista relativa alle origini di Gesù , ma è anche pesantemente colorato di continue reminiscenze del racconto della nascita e dell'infanzia di Samuele nell 'Antico Testamento . Basta guardare alle note ai margini in un' edizione critica del Nuovo Testamento, per rendersi conto di quanto siano frequenti simili allusioni a quel racconto, e lo stesso Burrows ne elenca 25 32 . Se è vero che questi aspetti dei racconti dell 'infanzia luc�ni meritano una seria considerazione, allora si capirà perché il carattere storico di questi racconti dell'infanzia sia considerato talvolta problematico . Non intendo demolire la portata storica di questi capitoli di Luca , sia chiaro . Al contrario, il materiale storico presente in essi è ricollegato agli aspetti già esposti sopra , ed essi rivelano che la preoccupazione della storicità non costituisce l' interesse primario di questo tipo di esposizione narrati­ va. Pur tenendo presente quanto dice l ' insegnamento della chiesa cattoli­ co-romana, che considera anche Le 1 -2 come testo ispirato , tuttavia resta vero che tale ispirazione rimane di tipo analogico33 , adattata cioè alla forma letteraria utilizzata dall' evangelista . Pertanto, pur trattandosi di racconti dell 'infanzia ispirati , sono però un brano ispirato di storiografia imitativa, che non è senza problemi .

Il. Il carattere e obiettivo di Le l , 26-38: si tratta di una missione mariologica o di una iden tificazione cristologica ? La scena d eli ' annunciazione da parte deli ' angelo Gabriele alla vergine Maria, in cui l'angelo annuncia che essa concepirà e partorirà Gesù ( l , 26-38), è familiare, e il suo parallelismo con l' annuncio a Zaccaria, riguardante la concezione e nascita di Giovanni, è già stato preso in :J2 Vedi A. BEA, De Sacrae Scripturae lnspiratione (seconda edizione), Pontificio Istitu­ to Biblico , Roma 1 935, 1 06 : «Sua cuique generi literario est veritas», ogni genere lettera· rio ha la sua verità.

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considerazione. Nel mio commentario al vangelo di Luca34, ho seguito l'analisi di questa scena condotta nello studio prodotto dalla task-force ecumenica, Mary in the New Testament, di cui sono stato uno dei co-edi­ torP5. Q uesta analisi confrontava la scena dell ' annunciazione con scene di annunci dell 'Antico Testamento , relative alla nascita di vari perso­ naggi importanti nella storia d' Israele; ad esempio l ' annuncio della nascita di !sacco, rivolto ad Abramo (Gn 1 7) , e della nascita di Sansone rivolto ai suoi genitori (Gdc 1 3) . Anche ciò rientrava nel carattere mime­ tico della scena, di cui ho fatto menzione nella I parte di questo capitolo . In questa analisi , si coglieva e delineava un modello costituito da cinque elementi: l. L' apparizione di un angelo ( Gn 1 7 , l ; Gdc 1 3 ,3 . 9 1 1 ) . 2. Una reazione di timore e tremore (Gn 1 7 , 3 ; Gdc 1 3 , 6 . 22). 3. L 'annuncio della nascita di un bambino (Gn 1 7 , 5 ; Gdc 1 3 , 3 ) , con­ tenente vari elementi: a. Il nome o titolo della persona destinataria dell 'annuncio (Gn 17 ,5); b. la menzione del concepimento , presente o futuro (Gn 1 7 , 1 6 . 1 9; Gdc 13 ,3); c . l'assegnazione del nome a l nascituro (Gn 1 7 , 1 9) ; d. l e imprese future del bambino (Gn 1 7 , 1 9 ; Gdc 1 3 ,5). 4. Una obiezione da parte della persona interpellata ( Gn 1 7 , 1 7; Gdc 1 3 , 1 7) . 5 . U n segno rassicurante dato dall' angelo (Gdc 1 3 , 9. 1 8-2 1 ) . Anche quando l'annuncio non riguarda l a nascita, nelle scene d'an­ nuncio narrate su Mosè (Es 3) e Gedeone ( Gdc 6), si ritrovano pure in questi episodi molti elementi analoghi : Es 3 ,2.6.4 e 1 0. 1 1 . 1 2; Gdc 6 , 1 1 12.22-23 . 1 2 e 1 4. 1 5 . 1 9-22. Il modello sembra presente nelle scene lucane dell'annunciazione a Zaccaria ( l , 5- 1 5) e ai pastori (2 ,9- 1 2); ma preferisco concentrarmi sul­ l'annunciazione a Maria , visto che trattiamo di questa. In l ,26-38 sembra siano presenti tutti i cinque elementi e subelementi: nei vv. 26-27 , l'appa­ rizione di Gabriele; nei vv. 29-30, la reazione di Maria; nei vv . 28-3 5 , il doppio annuncio fatto a Maria, interpellata per nome e con un titolo (vv. 28 . 30) , e alla quale viene detto che concepirà e partorirà un figlio (v . 3 1 ) ; s i fa i l nome del figlio (v . 3 1 ) e si parla delle sue imprese future (vv. 32. 3 3 . 3 5) ; al v . 34 si esprime l' obiezione di Maria; e nei vv. 36-37 si .

Luke, 334-336. ,, MNT, 1 1 2- 1 1 3 . 1 2S- 1 26. Cf. R. E. 8ROWN, Birth, I S6- I S7 . 3 1 8 . M

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fornisce il segno di rassicurazione (il concepimento di Elisabetta in età avanzata) . Ma poiché il modello dell'annunciazione nell 'Antico Testamento non sempre riguarda la nascita di un bambino e poiché si è notata talvolta la mancanza di uno degli elementi o subelementi (per esempio, la reazione di timore) , alcuni commentatori hanno ritenuto che il modello presente in Le l ,5-25 ; l ,26-3 8 e 2, 1 -9 sia piuttosto quello di un racconto di missio­ ne o incarico oppure di un racconto veterotestamentario di elezione pro­ fetica36. In una siffatta forma di incarico si trova un modello similare con i seguenti elementi: l. un' introduzione che informa sulle circostanze ; 2. il confronto tra colui che dà l'incarico e chi lo riceve; 3. una reazione di timore o un'espressione di indegnità; 4. l'incarico o commissione (inaugurazione della missione di profeta o di giudice) ; 5. una protesta (obiezione dell' incaricato a chi dà l'incarico) ; 6. una assicurazione data da colui che comunica l'incarico; 7. una conclusione . Questo modello è stato studiato molto attentamente da B . J . Hubbard, il quale ha anche raccolto esempi extrabiblici dall 'antica letteratura del Medio Oriente. Inoltre , questo studioso ha applicato il modello specifica­ mente a tre scene lucane37 • Non si può fare a meno di notare la somiglian­ za nei modelli tratti dai racconti veterotestamentari , siano essi racconti di annunciazione di una nascita o di incarico impartito perché il destinatario svolga un ruolo nella storia della salvezza. Considerando Le l ,26-3 8 da questi differenti punti di vista, si noterà una diversità di accento . Mentre nel primo caso (il modello veterotesta­ mentario di annuncio della nascita) l' accento cade sul nascituro, nel secondo caso (il modello veterotestamentario dell' incarico o commissio36Vedi T. Y. MuLLINS, New Testament Commission Forms, Especially in Luke·Acts, JBL 95 ( 1976) 603-6 1 4 . B. J . HUBBARD, Commissioning Stories in Luke-Acts. A Story of Their A ntecedents, Form and Conteni, in Semeia 8 ( 1 977) , 1 03- 1 06 , spec . 1 1 5- 1 1 6. K . STOCK , Die Berufung Marias (Lk 1, 26-38, in Bib 61 ( 1 980) 457-49 1 . F. O. O·FEARGHAIL, The Literary Forms of Lk 1, 5-25 and 1, 26-38, Marianum in 43 ( 1 98 1 ) , 3 2 1 -344 . I . DE LA POTTERIE, L 'annuncio a Maria, in La Madre del Signore (ed . C. Vagaggini), EDB, Bologna 1 982, 55-73 . P . BELLET, Estructura i forma: annunciaci6 de naixement i forma d 'elecci6 profética (Le 1 ,26-3 8), in Revista catalana de teologia 7 ( 1 982) 9 1 - 1 30. H . VERWEYEN , Mariologie als Befreiung. L k 1,26-45.56 im Kontext, i n ZKT 1 05 ( 1 983) 1 68- 1 83 . 37 Commissioning Stories (sopra, n 36) .

Problemi nei racconti lucani dell 'infanzia

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ne) l 'accento viene posto piuttosto sulla persona interpellata. Se Le l ,2638 fosse una scena intesa come una forma letteraria di incarico , ciò signi ficherebbe che, come suo obiettivo primario, essa intende presentare Maria che riceve da Dio un incarico , una missione che la chiama a ricoprire un ruolo specifico all'interno del piano salvifico. La sua voca­ zione o elezione sarebbe in tal caso analoga a quella di Gedeone in Gdc 6, 1 1 - 1 4 , o ad alcuni dei profeti classici . Nessuno contesterà una simile analisi di questa scena lucana . Essa è valida in quanto a Maria è dato l' incarico di diventare la madre dell'erede davidico e del Figlio di Dio . Con la sua umile accettazione di questo incarico, in quanto ancella del Signore ( l , 3 8) , Maria diventa, nel vangelo lucano, uno strumento eletto come erano stati strumenti eletti tutti i profeti o agenti dell' Antico Testa­ mento; il che peraltro non è tutto, come avremo modo di vedere nel capitolo terzo . Quest'analisi di l , 26-38 però sposta l 'accento dell'episodio in maniera indebita , incentrandolo su un aspetto secondario. Di fatto, non dà ragio­ ne a sufficienza dei dettagli che hanno a che fare con il concepimento verginale di Gesù, il suo essere erede del trono davidico , o i titoli cristo­ logici che gli vengono attribuiti nell ' episodio. Inoltre , il parallelismo con l' annunciazione a Zaccaria fa risaltare con chiarezza che, se l , 5 - 1 5 fosse anch 'esso inteso come una forma di incarico, allora Zaccaria, un perso­ naggio piuttosto secondario nell' intera vicenda, diventerebbe anch 'egli , invece , un vaso di elezione . È vero , Zaccaria fa solo da controfigura a Maria nel parallelismo a gradi dei racconti l ucani di annunciazioni . Ma anche così , il confronto rivela che l' accento principale verrebbe posto sull 'aspetto errato, qualora si leggessero questi episodi come racconti di incarichi. Infatti, in entrambi i casi l'accento è posto invece sui nascituri , destinati a venire al mondo con un concepimento straordinario, e sui ruoli che ciascuno di essi è chiamato a ricoprire nel piano salvifico divino per l'umanità . Come ha fatto notare di recente R. R. Brown : «Il fatto che la maggior parte dei versetti in Le l , 26-3 8 riguardino Gesù (quello che farà ; che cosa è) , e che la scena sia posta prima del vangelo su Gesù, dovrebbe rendere evidente che l ' obiettivo primario di questa scena non è mariologico»38 • E . W. Conrad ha proposto di recente un emendamento degli elementi nella forma veterotestamentaria di annunciazione di una nascita, ed ha aggiunto altri esempi dall 'Antico Testamento, introducendo così nel di38

Gospel lnfancy Narrative Research (sopra, n 1 ) .

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battito nuovo materiale39. Pur modificando alquanto il modello , egli dice chiaramente che Le l ,26-3 8 va inteso anzitutto come una forma di an­ nuncio di nascita . Gli elementi di un racconto di vocazione o incarico, che possono essere presenti, sono del tutto secondari . L'esito di questo dibat­ tito, pertanto , è che la nostra pericope lucana presenta non primariamen­ te un incarico mariologico, bensì una identificazione cristologica . Ovviamente, i racconti dell'infanzia lucani possono presentare anche altri problemi , ma ho preferito concentrarmi su questi, perché di svilup­ po recente.

3 9 Vedi The A nnunciation of Birth and the Birth of the Messiah, in CBQ 47 ( 1 98S) 656-663 . Conrad inoltre fa riferimento agli annunci di nascite introdotti da 'ecco' , dal­ l'assegnazione del nome e dalla determinazione del ruolo del nascituro. Si noti anche l'associazione di 'non temere' con la promessa di un bambino in Gn l S , I ; 26,24; 43 , 1 -7; 44, 1 -S ; Ger 30, 1 0- 1 1 ; 46.27-28 .

Capitolo terzo

MARIA NELLA STORIA DELLA SAL VEZZA

Nel Nuovo Testamento Maria è menzionata per nome soltanto nei vangeli e in Atti . Nel vangelo di Giovanni , Maria figura in due episodi, ma in essi è indicata soltanto o come 'la madre di Gesù ' (2, 1 . 3), oppure come ' sua madre' (2 ,5 . 1 2 ; 1 9,25 .26) . Se fosse dipeso da questo vangelo, non avremmo mai conosciuto il suo nome . Tra i vangeli , Marco la men­ ziona per nome soltanto una volta (6,3) e si riferisce a lei in un altro episodio (3 , 3 1 -35), e Matteo scrive il suo nome cinque volte in tre episodi (l , 1 6 . 1 8 . 20; 2 , 1 1 ; 1 3 ,53) e una sesta fa riferimento a lei ( 1 2 ,46-50) , men­ tre Luca li supera entrambi . Luca menziona Maria per nome tredici volte , in cinque episodi : l ,27 . 3 0 . 3 4 . 3 8 ; l ,39.41 .46 . 56; 2 , 5 . 1 6 . 1 9; 2,34; A t l , 1 4 e altre tre volte fa riferimento a lei senza farne i l nome (Le 2 , 4 1 - 5 1 ; 9, 1 9-2 1 ; 1 1 ,27-28). Da questa panoramica risulta chiaro che il ritratto lucano di Maria è influenzato in maniera determinante dalla tradizione mario logica della chiesa1 . Ovviamente, resta u n enigma i l fatto che Maria non sia mai menziona­ ta negli altri ventidue scritti del Nuovo Testamento, a parte una possibile allusione a lei , peraltro molto discussa, in Ap 1 2 , 1 - 1 72 • In effetti , molti di questi scritti neotestamentari riguardano temi esortativi tipici della prima chiesa cristiana, oppure problemi specifici o relativi a all 'interpre­ tazione della figura di Ge&ù Cristo e della sua portata per la storia dell' umanità, dove la menzione di Maria sarebbe fuori posto. Nemmeno • H. CONZELMANN ( Theology, 1 72, n l) osserva, abbastanza stranamente: «Maria scompare in misura maggiore in Luca che non in Marco e Matteo>>. Si ricordi che per Conzelmann i racconti dell'infanzia non fanno parte della teologia lucana autentica; vedi Luke, 3 1 O. Inoltre, nella nota appena citata Conzelmann arriva a sospettare che «Atti l , 14 sia una i:1terpolazione». 2 Vedi inoltre MNT, 2 1 9-239.

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Gal 4,4 («nato da donna, nato sotto la legge») sfugge a questa categoria, poiché la prima di queste due locuzioni intende affermare l 'umanità del Figlio e la seconda i suoi legami di sangue con il popolo eletto, nel suo ruolo di strumento del Padre per la redenzione degli esseri umani attra­ verso l ' adozione a figli . L' affermazione di Paolo è marcatamente soterio­ logica e non interessata al pedigree di Gesù; perciò la menzione della 'donna' è generica, niente affatto specifica3 • Se si tiene presente questo quadro generale sull' assenza di Maria nel resto del Nuovo Testamento , sul fatto che in pratica sia benevolmente ignorata nella maggior parte di esso , si comprenderà meglio la portata della sua presenza negli scritti lucani4 . È una presenza di tipo diverso, che giocherà un suo ruolo nella riflessione mariologica posteriore . Nel suo vangelo, Luca ha utilizzato materiali ereditati dalla tradizione evangelica a lui preesistente5 , ma in tali materiali ha introdotto Maria con grande abbondanza, e perciò ha dipinto Maria in ruoli più importanti di quelli assegnati a lei dagli altri vangeli . Luca la menziona persino all' inizio del suo secondo volume (A t l , 1 4), ma non fa più riferimenti a lei da quel punto in avanti. In questo scritto del Nuovo Testamento, M aria figura come Mattia ( l ,23-26) , menzionata brevemente una sola volta, per poi 3 H .-D. BETZ (Ga/atians, [Hermeneia, Fortress , Philadelphia 1 979] 207) considera l ' intera asserzione come riflesso di una cristologia essenzialmente prepaolina. A proposito di Ga/ 4,4, J . McHUGH (The Mother, 274-275) cerca di sostenere, dal fatto che Paolo non usa ghénnesthai, «che il significato normale del verbo nel Nuovo Testa­ mento è ' nascere'». Secondo lui, Paolo, usando invece ghfnesthai, avrebbe di fatto pen­ sato al 'concepimento verginale' di Gesù. McHuGH fa riferimento anche a Rm l ,3 e Fil 2 , 7 , dove ghfnesthai ricorre di nuovo, e confronta questi passi con Gb 1 4 , l , dove 'nato da una donna' è reso dalla Settanta: brotos gdr ghennetos ghynaikos (cf. 1 5 , 1 4 ; Mt 1 1 , 1 1 ) . Ma il riferimento a Giobbe qui non c'entra affatto, e McHugh deve ammettere (p . 275) che ghen6menos (Fil 2, 7) «non si riferisce direttamente al concepimento vergi­ nale». Per quanto può valere, BAGD (1 58), nell'elenco dei significati di ghfnomai, dà come prima accezione (l/ l ) 'nascere o essere concepito' e fa riferimento a Sap 7 , 3 ; Sir 44,9; l Esd 4 , 1 6 ; Tob 8,6. Inoltre , come casi neotestamentari di questo signi ficato, elenca espli­ citamente: Gv 8,58; Rm 1 , 3 ; G/ 4,4. Cf. GIUSEPPE, Ant 2. 9. 3 2 1 6 ; EPITIETO, 2. 1 78 ; DITTENBERGER, Syl/oge J 1 1 86.6; ATHENAEUS 1 3 , 3 7 . Similmente W . HACKENBERG , Ghl­ nomai, in E WNT l ,594-96, il quale nota, peraltro, che il significato di «essere creato , essere partorito [nascere ] » è relativamente raro, ma elenca sia Rm l ,3 che G/ 4,4 come esempio di questo significato. 4 Il ritratto giovanneo è anch 'esso importante, in quanto integra aspetti della mariolo­ gia che Luca non presenta; ma anche questi sono limitati , vedi SMNT, 1 79-2 1 8 . 5 Vedi Luke, 63� l 06.

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sparire del tutto nel prosieguo della narrazione6. Dopo il primo capitolo di Atti né Maria né Mattia vengono più menzionati . Eppure, dato il trattamento di Maria da parte di Luca, e data l ' interpretazione che è stata fatta di tale trattamento lungo la storia cristiana, vale la pena riesaminare il dato lucano e cercare di coglierne il senso specifico. Ci chiediamo pertanto : Come Luca presenta Maria entro lo sviluppo della sua storia della salvezza? Per rispondere a tale domanda, prenderò in considerazio­ ne due argomenti : l) la storia della salvezza lucana; 2) il ruolo di Maria in essa.

I. La storia della salvezza lucana Ci si chiede talvolta se sia lecito parlare di storia della salvezza in Luca. Questa locuzione, 'storia della salvezza' , non è semplicemente un espe­ diente ermeneutico moderno , utile forse nell' interpretazione del Nuovo Testamento , ma in realtà estranea allo stesso Luca e anche a tutti gli altri scrittori del Nuovo Testamento? Certo, l 'espressione 'storia della salvez­ za' è moderna, ed implica una visione determinata della storia umana. Essa tende a considerare la storia non come storia ciclica, in senso greco­ romano, in cui gli eventi nei quali è coinvolta la vicenda umana muovono da un'èra all 'altra soltanto per riproporsi in forma rinnovata, in cicli o periodP. Invece, considera la storia umana come storia uni-lineare , se­ condo la visione ebraica antica, per la quale gli accadimenti riguardanti gli esseri umani partono da un inizio (ghénesis, ebraico re 'sft ) e si muo­ vono , spinti da una tensione interna, verso un fine (éschaton, ebraico qè$,) . In questa prospettiva, Dio il creatore è visto come l' iniziatore della storia della salvezza , ed anche come il suo termine o obiettivo finale8• La storia umana, così concepita, è considerata inoltre salvi fica, perché Dio è visto non soltanto come un essere trascendente , elevato al di sopra delle vicende umane nella sua beatitudine celeste , ma anche come il signore 6 La scelta di Mattia è narrata a causa della necessità avvertita a questo punto della narrazione lucana di ricostituire i Dodici dopo la morte di Giuda; vedi K. H. RENGSTORF, The Election of Matthias, in CINTI, 1 7 8 - 1 92. Tale necessità non è più sentita quando Giacomo, il figlio di Zebedeo, è messo a morte da Erode Agrippa (A tti 1 2,2), perché comunque i Dodici non sono più stati menzionati in Atti (a partire da 6,2-6) . 7 V I RGILIO, Egloghe 4,4- 1 1 . • l Cor 8,6.

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della storia, che ne dirige il corso con sapienza e che interviene in essa con l'intento di operare la salvezza del suo popolo . Tale visione della storia della salvezza non si trova espressa in maniera elaborata in nessuno degli autori del Nuovo Testamento, ma è chiaro che almeno alcuni di questi agiografi, lavorano a partire da questi presuppo­ sti9. Non si tratta dunque di un espediente ermeneutico , frutto della mente di interpreti del secolo ventesimo alla ricerca di una spiegazione razionale di elementi presenti in testi antichi . Quanto a Luca poi , benché si possa dire che egli in modo particolare lavora a partire da tale schema, non è lui però l' inventore della storia della salvezza. S. Schulz invero vorrebbe farci credere che «Luca è il creatore della storia della salvez­ za» to , ma è questa un' affermazione non giusta, come hanno fatto notare non pochi studiosi del Nuovo Testamento1 1 • Infatti , a parte il fatto che ' salvezza' è per Paolo uno degli effetti dell' evento Cristo (2 Cor 7, lO; Rm 1 , 1 6 ; 5 ,9-10; 10, 1 0; 1 3 , 1 1 ) 12, anch 'egli ha una visione della storia umana guidata dall 'attività salvifica di Dio. Allusioni a una simile concezione si trovano in l Cor 1,29-3 1 ; 1 0, 1 1 ; 2 Cor 6,2; Rm 4,23 ; 5 , 1 4; 10,4; 1 3 , 1 1 - 14, con riferimenti ad epoche e periodi della storia umana: dalla creazione a Mosè; da Mosè al Cristo (il Signore risorto); dalla risurrezione di Gesù alla sua parusia. Può darsi che la storia della salvezza di Paolo altro non sia che una concezione della storia umana vista attraverso schemi rabbi­ nici modificati 13, ma non per questo non è una visione del piano e proget­ to di Dio che dirige la storia umana tanto quanto lo è quella di Luca. 9 Vedi inoltre O. CULLMANN, Salvation in History, Harper & Row , New York 1 967 ; cf. J. FRISQUE, Oscar Cullmann. Une théologie de l'histoire du salut (Cahiers de l'actualité religieuse I l ), Castermann, Tournai 1 960. 1 o Gottes Vorsehung bei Lukas, in ZNW 54 ( 1 963) 104-106, spec . 1 04 . 1 1 Vedi, a d esempio , U . WILCKENS , Interpreting Luke-A cts in a Period of Existential Theology, in SLA, 66. W . G. KOMMEL, Current Theologica/ Accusations against Luke, in A NQ 1 6 ( 1 975) 1 3 1 - 1 4 5 , spec. 1 37; Heilsgeschichte im Neuen Testament? Neues Testament und Kirche. Fur Rudolf Schnackenburg (ed . J . GNILKA), Herder , Freiburg 1 974, 434-357. 1 2 Per una spiegazione degli effetti dell'evento Cristo nella teologia paolina, vedi il mio articolo, Reconciliation in Pauline Theology, in No Famine in the Land. Studies in Honor of John McKenzie (ed . J. W. FLANAGAN e A. W. ROBINSON, Scho/ars, Missoula, MT 1 975) 1 5 5 - 1 77 , spec. 1 5 5- 1 56; rist. in TA G 1 62- 1 8 5 , spec. 1 63- 1 64 . 1 3 Vedi inoltre il mio saggio riveduto Pau/ and His Theology. A Brief Sketch, Prentice­ Hall, Englewood Cliffs , NJ, 44-46. Per una visione della storia della salvezza matteana, vedi J. P. MEIER, The Vision of Matthew. Christ, Church and Morality in the First Gospel, Paulist, NY /Ramsey, NJ , 1 979, 26-33 .

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Paolo fa riferimento alla 'volontà' (thélema ) di Dio, che ha governato il suo comportamento (Rm 1 , 1 0 ; 1 5 ,32), che lo ha chiamato per il servizio apostolico (l Cor l , l ; 2 Cor l , 1 ) , e che libera dall' «attuale secolo malva­ gio» (Gal l ,4). Questa visione paolina della storia umana prevede, come suo elemento costitutivo, la «volontà di elezione» da parte di Dio (Rm 9, 1 1 ; cf. 8 ,28) . Può darsi che gli stadi specifici di questa storia della salvezza negli scritti paolini differiscano da quelli degli scritti di Luca, ma sia gli uni che gli altri scritti manifestano che i cristiani già prima di Luca avevano sviluppato un 'idea dell 'intervento di Dio nella storia e della sua volontà di dirigerne il corso per la salvezza umana. Se dunque non è stato Luca a inventare l� concezione di storia della salvezza, tuttavia è proprio questa visione della storia che gli consente di rapportare la vicenda del movimento di Gesù , di cui parla nel suo vange­ lo, alla sua continuazione (la narrazione degli Atti degli Apostoli) , da un lato, e agli eventi dell'Antico Testamento , da�l 'altro . Per gli interpreti moderni degli scritti lucani è chiaro che l'obiettivo che si prefiggeva l 'evangelista nello scrivere questi due volumi era quello di inserirsi nella linea degli scrittori biblici dei tempi antichi . Può essere vero che è stato il primo a scrivere una vita di Cristo, ma è altrettanto vero che ha visto «gli eventi che sono accaduti tra di noi» (Le l , l ) in rapporto con la storia dell'Antico Testamento e come realizzazioni concrete del progetto di Dio relativo a questa storia. Luca sostiene di aver indagato su 'ogni cosa' e di raccontare gli eventi 'in maniera sistematica' , vale a dire in un determi­ nato ordine letterario, disposti secondo uno certo schema cronologico e guidati dal motivo del rapporto tra promessa e compimento . Talvolta Luca allude a un 'piano' fondamentale per la salvezza degli esseri umani, che trova compimento nell 'attività di Gesù di Nazaret , nel suo ministero, nella sua passione, morte, risurrezione ed esaltazione. È questo il 'consi­ glio di Dio' (hè bou/é tu theu, 7 ,30) , forse contrastato da farisei e scribi, ma ciò nonostante giunto a compimento (cf. A t 2,23 ; 4,28; 1 3 , 36; 20 ,27) . Luca dipinge Gesù che prega sul monte degli Olivi, facendo un riferimen­ to specifico alla 'volontà' del Padre (thélema, 22,42) , la stessa espressio­ ne che usa Paolo per parlare dell 'attività di Dio che guida gli eventi della storia (cf. anche A t 2 1 , 1 4 ; 22, 1 4; l , 7) . I noltre, Luca parla della predeter­ minazione degli eventi da parte di Dio (Le 22 ,22), del fatto che Dio ha prestabilito che Gesù dovrà giudicare i vivi e i morti (A t 10,42; cf. 1 7,26 . 3 1 ) . Ed è ancora questo il motivo dell' insistenza , da parte di Luca, sulla 'necessità' per Gesù di dire o fare determinate cose. Il verbo imper­ sonale dei, 'è necessario ' , contiene questa sfumatura di significato, e

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all' interno degli scritti lucani ricorre ben ventotto volte , di fronte a casi singoli e isolati in Marco (8 , 3 1 ) e in Matteo ( 1 6 , 2 1 ) . Per di più , Luca conta più casi di espressioni di 'compimento' di qualsiasi altro evangeli­ sta . Ed in essi egli ricollega esplicitamente eventi accaduti nella vita e durante il ministero di Gesù a precedenti veterotestamentari . Tali elemen­ ti tipici degli scritti lucani pongono l' accento sulla storia della salvezza in una maniera che non risulta altrettanto palese negli altri scrittori del Nuovo Testamento. E perciò , anche se non si può asserire che è Luca l'inventore della storia della salvezza, è vero però che egli ha un suo modo specifico di far riferimento ad essa 14• Già a partire dagli inizi di questo secolo gli interpreti degli scritti lucani hanno proposto una divisione della storia della salvezza in tre parti . H . von Baer (Der heilige Geist in den Lukasschriften 15) sembra essere stato il primo a parlarne (nel 1 926) e più recentemente questo schema tripartito è stato rielaborato da H. Conzelmann ( The Theology of St L uke 16). Benché l' obiettivo specifico perseguito da Conzelmann sia stato oggetto talvolta di aspre critiche (da parte di G . Kiimmel, U. Luck, C. H . Tal­ bert , F . Bovon) 17, personalmente continuo a considerare la sua trattazio­ ne fondamentalmente corretta, sebbene richieda alcune modifiche . Kiimmel e altri preferiscono parlare della storia della salvezza lucana in due stadi: promessa e compimento . Si tratta di due motivi presenti negli scritti lucani , come abbiamo già detto , ma non si può dire che siano caratteristici del suo modo di pensare ; lo schema promessa-compimento è pure presente, sia nel vangelo di Matteo che in quello di Giovanni . Secondo lo schema elaborato da Conzelmann, in Luca ricopre un ruolo centrale il versetto 1 6 , 1 6 : «La legge e i pro feti fino a Giovanni ; da allora in poi viene annunziato il regno di Dio [ . . . ] » . Da Conzelmann in poi, l 'interpretazione di questo versetto è stata altamente dibattuta, poi­ ché in esso si fa allusione chiara soltanto a due periodi della storia della salvezza, con Giovanni Battista che fa da svolta . Eppure non si può ignorare l' ulteriore periodizzazione che è implicita nel pensiero lucano , se 14

Per dettagli su questo argomento, vedi Luke, 1 8-22. 1 7 1 - 1 92. Cf. J. B. STANEK, Lukas- Theologie der Heilsgeschichte, in Communio viatorum 28 ( 1 985) 9-3 1 . 1 5 (B WANT 39), Kohlhammer , Stuttgart 1 926. 1 6 Il titolo del suo studio è più pertinente nell 'originale tedesco Die Mitte der Zeit. Studien zur Theologie des Lukas, Mohr [Siebeck] , Tiibingen 1 954. 1 7 W. G . KUMMEL, Current Theo/ogical Accusations (sopra, n 1 1 ), 1 38 . C . H. TALBERT, Promise and Fu/fil/meni in Lucan Theology, in New Perspectives from the Society of Biblica/ Literature Seminar (ed . C . H . TALBERT, Crossroad, New York 1 984), 9 1 - 1 03 . F. BovoN , Luc. Portrait ed projet, in Lum Vie 1 5 3- 1 54 ( 1 98 1 ) 9- 1 8 , spec . 1 3 .

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si considera Atti come prosecuzione del terzo vangelo. Soltanto Luca ha progettato e realizzato questa doppia opera in successione, e lo ha fatto con un riferimento esplicito ad un nuovo periodo nel contesto dell'ascen­ sione, là dove gli apostoli sono presentanti all' atto di chiedere : «Signore , è questo il tempo in cui intendi restaurare il regno d'Israele? » ( l ,6). Luca presenta in tal modo un'altra cesura, o demarcazione, della storia della salvezza, distinguendo 'questo tempo' da quanto lo ha preceduto. Questo stacco è indicato anche dal doppio racconto dell' ascensione di Gesù (Le 24 , 50-52 e At 1 , 3- 1 1 ) . Per tali motivi , preferisco seguire la visione di Conzelmann della storia della salvezza lucana. Secondo Conzelmann, Luca struttura la storia della salvezza nel se­ guente modo : l) periodo d'Israele, dalla creazione a Giovanni Battista (al suo imprigionamento); 2) periodo di Gesù , dal battesimo , attraverso il suo ministero pubblico, fino alla ascensione ; e 3) periodo della chiesa posta alla prova, dall' ascensione di Gesù alla parusia 1 8 • (Non occorre che ci soffermiamo qui sull' ulteriore divisione proposta da Conzelmann del periodo di Gesù) I9. Una delle difficoltà suscitate dalla presentazione di Conzelmann , e una difficoltà tale da screditare il suo obiettivo di fondo, è il fatto che in essa si ignorano i racconti dell 'infanzia lucani . Per qualche strana ragione, Conzelmann considera Luca 1 -2 come non lucani, come capitoli che non appartengono alla teologia lucana20• Per questo , è stato criticato da P. S. Minear , H. H . Oliver, R . Morgenthaler, R . Laurentin e altri2t . Avremo modo di dilungarci più avanti sul ruolo di Giovanni Battista negli scritti lucani22 • Ora insistiamo che tanto i racconti dell 'infanzia con la loro teologia quanto Giovanni Battista ricoprono, all 'interno della teologia lucana, ruoli più importanti di quanto Conzelmann non voglia ammette­ re. Il fatto che Conzelmann ignori del tutto i racconti dell'infanzia lucani 18 Theo/ogy, 1 2 - 1 7 . Cf. W. C. ROBINSON JR. , Der Weg des Herrn. Studien zur Geschi­ chte und Eschatologie im Lukas-Evangelium. Ein Gespriich mit Hans Conze/mann (Theologische Forschung 36), Reich, Hamburg-Bergstedt, 1 964 . 1 9 Vedi Luke, 1 83- 1 86. 20 Vedi Theology, 18, n l ; 22, n 1 ;24-25 , n 4; 1 72; 1 74, n 1 ; 1 93 , n 5 . 2 1 Vedi P . S . MINEAR, Luke 's Use of the Birth Stories, i n SLA , 1 1 1 - 1 30. H . H . OLIVER, The Lucan Birth Stories and the Purpose of Luke-A cts, in NTS 10 ( 1 963- 1 964) , 202-226. R. LAU RENTIN, Évangi/es, 41-52. R. MORGENTHALER, Die /ukanische Geschichtsschrei­ bung als Zeugnis. Gesta/t und Gehalt der Kunst des Lukas (2 voli . ) , Zwingli , Ziirich 1 949, 1 . 96- 1 05 : Statistische Beobachtungen am Wortschatz des Neuen Testaments, in TZ 1 1 ( 1 955) 97- 1 1 4 . u Vedi sotto, pp. 72-93 .

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è dovuto alla sua totale dimenticanza del ruolo di Maria nella storia della

salvezza lucana. Fatte queste osservazioni sulla visione lucana della storia della salvez­ za, affrontiamo ora il secondo punto .

II. Il ruolo di Maria nella storia della salvezza lucana Abbiamo già notato come Maria sia menzionata cinque volte in episodi lucani e come ad essa si faccia riferimento in altri tre passi di Luca. Prenderemo in esame brevemente ciascuno di questi episodi con lo scopo preciso di cogliere il modo in cui Luca dipinge Maria secondo l'idea che egli ha della storia della salvezza. Anzitutto però è importante notare che Luca inserisce i dati su Maria, che ha ereditato dalla tradizione, all 'interno del suo resoconto letterario della storia di Gesù e del movimento da lui iniziato. Ciò significa che quanto leggiamo su Maria nel vangelo di Luca e in Atti è parte di ciò che è stato definito lo stadio III della tradizione evangelica. Da quando è stato avviato lo studio critico-formale dei vangeli , nella parte iniziale di questo secolo, abbiamo imparato a distinguere tre stadi nella tradizione dei vangeli - stadi che sono di importanza primaria per l'interpretazione dei vangeli canonici . Lo stadio I, che si riferisce all' incir­ ca agli anni 1 -3 3 d.C. , ha a che fare con la storia di quanto Gesù ha fatto e detto. Ciò che resta di questo stadio è stato rielaborato e ampliato nella predicazione e nell' insegnamento dei primi discepoli cristiani . Lo stadio I I , che riguarda all' incirca gli anni dal 33 al 65 d . C . , ha a che fare con ciò che quei discepoli hanno predicato e insegnato su Gesù, considerato come il Cristo risorto . In questo stadio, colui che era stato il predicatore del regno nello stadio I, diventa ora l' oggetto della predicazione, e il suo messaggio viene diffuso da altri . Lo stadio I I I , che riguarda all 'incirca gli anni dal 65 al 95 , ha a che fare con la tradizione che gli evangelisti hanno tratto dallo stadio II, e che quindi hanno sintetizzato, spiegato o esposto nei loro vangeli scritti, elaborando e adattando il loro materiale in fun­ zione delle varie comunità cristiane per le quali scrivevano. Lo stadio III è radicato nello stadio I e II, ma non rappresenta un resoconto stenogra­ fico o di stampo documentaristico di quanto ha detto e fatto il Gesù della storia . Tanto meno rappresenta quanto ha detto e fatto la Maria della storia . È questo un dato che dobbiamo ricordare bene, specialmente quando ci interroghiamo su come Maria è dipinta da Luca all' interno

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della visione della storia della salvezza propria di questo evangelista. Luca scrive dallo stadio 111, e non sarebbe altro che una forma di fonda­ mentalismo voler identificare lo stadio 111 con lo stadio 123 . Perciò, nel nostro tentativo di presentare il ritratto lucano di Maria, analizziamo anzitutto il modo in cui essa è presente nei racconti dell 'infan­ zia lucani , dove Maria è tratteggiata come una figura appartenente al pe­ riodo d' Israele. Come abbiamo visto sopra24, le differenze tra i racconti dell'infanzia lucani e quelli matteani, composti indipendentemente gli uni dagli altri , rendono impossibile qualsiasi forma di armonizzazione dei det­ tagli e delle scene . Tuttavia, i due racconti servono da criterio di verifica per quei particolari che essi hanno in comune. Ho elencato dodici di tali dettagli comuni, che costituiscono il materiale tradizionale ereditato da en­ trambi gli evangelisti in questi racconti25 • Tale materiale è stato utilizzato da ciascuno alla propria maniera e secondo le proprie capacità creative. Nel primo episodio in cui Maria figura nel vangelo di Luca ( l ,26-38), la vediamo confrontata con l' angelo del Signore, Gabriele, che le annun­ cia che diventerà madre di un figlio, che lei dovrà chiamare Gesù; questo figlio non soltanto siederà sul trono di Davide, ma sarà riconosciuto anche il Santo , il Figlio di Dio . Questa scena è modellata su scene d'an­ nuncio relative alla nascita di agenti veterotestamentari della storia della salvezza di Dio con il suo popolo26. Essa è modellata altresì su quella di Giovanni Battista, il cui concepimento e la cui nascita erano stati annun· ciati a suo padre Zaccaria. Qui il parallelismo lucano è chiaramente in funzione. Esistono inoltre punti di somiglianza tra il racconto dell' an­ nuncio a Maria e la pagina di l Samuele 1 ·3 . Come abbiamo già visto , si è fatto uso qui della 'storiografia imitativa' . In questo episodio, come Dio si è dimostrato benevolo nei confronti di Anna, nell'Antico Testa­ mento, e ora della sterile Elisabetta in età avanzata, così ora si dimostra benevolo verso la vergine Maria, scelta per essere madre di un bambino destinato a diventare agente di Dio e della sua nuova iniziativa storica in favore dell 'umanità. Ora a Maria vengono annunciati il messaggio e la grazia celesti; lei è l' eletta nel periodo d' Israele, come lo vede Luca. In lei è all'opera la grazia immeritata di Dio; Maria è stata scelta per concepire e partorire colui che è il Figlio di Dio , il Figlio d eli ' Altissimo. 13 Vedi inoltre l'Istruzione della Commissione Biblica sulla Verità storica dei vangeli� che ha adottato esplicitamente la triplice divisione della tradizione evangelica. 24 Vedi sopra, pp. 34-40. 2.S Vedi sopra, pp. 37-38 ; cf. Luke, 307 ; cf. anche sopra , pp. 66-67 . 26 Per il modello dell 'annuncio , vedi sopra, pp. 46-SO.

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In questa prima scena in cui fa la sua comparsa Maria, l'accento è posto sulla identificazione cristologica27 • L'intento della scena è di identificare il bimbo che dovrà nascere da Maria, la vergine, per la potenza dell 'Al­ tissimo : 'Tu gli darai nome Gesù' (l , 3 1 ) ed 'egli sarà chiamato Figlio dell 'Altissimo' (l ,35). Sarà 'grande' (l , 32), ossia porterà il titolo di mé­ gas, che l 'Antico Testamento assegna allo stesso J ahwé (Sa/ 48,2 cf. 45 , 3 ; 8 6 , l O ; 1 3 5 ,5) - e non soltanto 'grande agli occhi del Signore' come era stato detto per Giovanni Battista ( l , 1 5) . Erediterà 'il trono di Davide suo padre' ( l , 32); sarà 'Figlio dell'Altissimo' ( l , 32) e sarà 're sulla casa di Davide per sempre' ( l , 3 3 ) . Così , questo nascituro è identificato con una doppia descrizione, che fa eco , alla sua maniera, a 2 Sam 7,9- 1 6 , l'oracolo dinastico di Natan , l'antico profeta. Sarà un Messia davidico, e ancor più sarà Figlio di Dio . A questo destino Luca ricollega la tradizione pre-evan­ gelica sul concepimento verginale e quella sull' imposizione del nome per volontà divina (Gesù) . Così , nella prima scena lucana in cui appare Maria , l' accento è posto anzitutto sulla affermazione cristologica . Ma questa scena contiene anche una seconda affermazione, di caratte­ re mariologico , in quanto parla del concepimento verginale di Gesù da parte di Maria . Tale concepimento non viene mai descritto in senso biologico , poiché la connotazione metaforica dei verbi usati al v. 35 è chiara : epe/éusetai, 'verrà su di te' (detto dello Spirito santo) e episkid­ zein (ti adombrerà, getterà un' ombra su di te, detto della 'potenza del­ l' Altissimo '). Nessuna delle due immagini implica per sé una qualche specie di rapporto sessuale , neanche del tipo dello hier6s gdmos. Ciò che avverrà in Maria è opera dello Spirito santo , della potenza creativa di Dio presente in lei . L ' affermazione della verginità di Maria ante partum è lampante, anche se non è possibile stabilire connessioni tra questa scena e fs 7 , 1 4, intesa nel senso dei LXX, come si fa invece chiaramente nell 'an­ nunciazione matteana. Questo legame è creato esplicitamente da Matteo, a cui preme sottolineare il tempo del compimento - ed è invece assente in Luca . Eppure, l'affermazione del concepimento da parte di Maria di questo bambino non riguarda l' abolizione della sterilità, come nel caso della cugina Elisabetta (o nel caso di Anna, in l Sam ) ; si tratta piuttosto di un concepimento che avviene senza l' esperienza del rapporto sessuale con il maschio (dpeiros andron )28 • Con ciò s' intende sottolineare il carat27 Vedi Luke, 340-34 1 . È chiamato con due nomi , uno umano, 'Gesù ' , e uno divino, 'Figlio di Dio' (vedi LAURENTIN , Évangiles, 89-9 1 ) . zs S u parthénos, 'vergine' , vedi BAGD, 627; J . A . FITZMYER, �Parthénos ', i n EWNT, 3 .93-95 , spec. 94 . Cf. J . McHuoH, The Mother, 28 1 -283 .

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tere straordinario del nascituro, più grande di Giovanni perché destinato a un ruolo eccezionale nella storia della salvezza . Il ruolo di Maria per­ tanto è al servizio del ruolo del suo figlio, e tutto questo ha inizio nel periodo d ' I sraele . C'è un' altra sfumatura mariologica da notare, poiché la scena termina con il ritratto lucano di Maria, modello di come Dio sia in grado di trasformare la nullità umana in uno strumento eccelso . Una semplice vergine ebrea, in attesa di sposare il promesso sposo Giuseppe, vede trasformato il proprio ruolo. Se lei e quello che dovrebbe essere suo marito possono essere considerati irrilevanti nel periodo d ' Israele, ora questa donna è diventata kecharitoméne, 'eletta' (l ,28), ripiena della grazia di Dio legata a questa sua elezione e chiamata ad essere madre del Messia davi dico e del Figlio di Dio29 • Questo rovesciamento di ruoli , annunciato dal messaggero celeste , esige da Maria una risposta di colla­ borazione: Lei è 'la serva del Signore' , l' ancella di Jahwé, il suo strumen­ to obbediente, totalmente disponibile, nella nascita e nel destino del bambino che deve portare la salvezza, il perdono dei peccati e la pace all ' umanità in una nuova maniera. Così Dio , il Signore della storia, mani festa la sua scelta di uno strumento per realizzare il suo piano di salvezza , e il fiat di Maria diventa l'espressione della sua accettazione e disponibilità in questa realizzazione, e della sua collaborazione con la grazia divina. Non possiamo lasciare questa prima scena senza un commento sulle parole rivolte da Maria a Gabriele, al v. 34. Se ci si concentra sull' accento lucano di questa presentazione di Maria (lo stadio III della tradizione evangelica), si comprende quanto futili siano le vecchie spiegazioni che si dilungano ad analizzare le reazioni psicologiche di Maria: se questa scena rappresenti «il resoconto di un'esperienza più spirituale e tutta interiore , di cui nessun astante avrebbe potuto essere testimone»30; oppure se Maria si riferisse ad un voto di verginità perpetua, quando chiese : « Come può accadere questo, visto che non ho rapporti con un uomo ? » , o forse a un qualche tipo di 'proposito ' ; oppure se Maria stesse protestando perché, nella convinzione di potersi rifare a /s 7 , 1 4 (secondo i LXX , per giunta ! - con parthénos, 'vergine' come traduzione dell' ebraico almlih ) , si ren­ deva conto che, secondo tale tradizione , la madre del Messia doveva 29 Vedi ora I. DE LA POTIE R I E , KecharitOménè en Le l ,28. Étude philologique, in Bibl 68 ( 1 987) 357-382. 480-508 . La sua traduzione del saluto evangelico reci ta: « Rallegrati per essere stata trasformata per grazi a » . lO Come si esprime M c H U G H , The Mother, 1 28- 1 29 .

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essere una 'vergine' , mentre lei era già stata promessa a Giuseppe; oppure se stesse esprimendo sorpresa per il fatto che, come fidanzata a Giuseppe ma non ancora convivente con lui , diventava incinta lì su due piedi ; oppure se fosse già incinta e la sua protesta avesse un senso passato, quoniam virum non cognovi, come hanno inteso la Vetus Latina e alcuni padri della chiesa3 1 • Oggi ci rendiamo conto che il testo di Luca non avrebbe mai dovuto essere sottoposto a simili interrogativi psicologici, frutto di un fondamentalismo che confonde lo stadio 1 1 1 della tradizione evangelica con lo stadio 1. Invece, la domanda che Maria rivolge a Ga­ briele al v. 34 va vista per quello che è, cioè come un espediente del narratore per proporre la comunicazione celeste a Maria, relativa alla venuta al mondo di Gesù . È un esempio di obiezione, all' interno del modello di annunci di nascite derivato da racconti dell'Antico Testamen­ to32 . In questa scena, l ' obiezione ha la medesima funzione di quella sollevata da Zaccaria nella scena dell'annuncio del concepimento di Gio­ vanni Battista . In questo caso , il suo scopo è di preparare alla seconda parte del messaggio celeste sulla natura straordinaria del nascituro, e anche alla rassicurazione dell ' angelo; il bambino non sarà soltanto 'gran­ de' , o erede del 'trono di Davide suo padre ' ; ma sarà anche 'il Santo, il Figlio di Dio' (l ,35). Ecco perché la sua nascita è straordinaria - ecco perché nasce da una vergine. Nel secondo episodio lucano in cui si fa menzione esplicita di Maria, la sua visita alla cugina Elisabetta ( l , 39-56) , il ruolo di lei nel periodo d'Israele è ulteriormente sottolineato33 • Piena di Spirito santo, Elisabetta reagisce al saluto di Maria ed esprime il doppio ruolo della cugina: l) Si rivolge a Maria alla seconda persona singolare, chiamandola 'benedetta' (eyloghémene) da Jahwé , al di sopra e al di là di tutte le donne, a causa del frutto del suo seno : 'benedetta' per il figlio che dovrà partorire e 'benedetta' come madre del Signore - il titolo di Kjrios viene ora trasfe­ rito al figlio di Maria. Così Elisabetta riconosce il primo modo in cui Maria è stata oggetto della benevolenza divina ( l ,28) - nella sua mater­ nità. In ciò essa diventa figura importante nel periodo d'Israele. 2) Maria inoltre è detta 'beata' (makarfa ) per aver 'creduto' (he pistéusasa, 'la credente' , v . 45) . Ora Elisabetta si rivolge a lei alla terza persona singol t Per dettagli su queste spiegazioni antiquate vedi Luke, 348-350; cf. R. LAURENTIN, Évangiles, 492. 32 Vedi sopra, p. 47 . Jl Vedi inoltre J. McHUGH, The Mother, 68-72; R. LAURENTIN, tvanglles, 1 97-201 .

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lare : ella ha reagito adeguatamente alla parola di Dio, con fede34• Così Luca, nel suo vangelo, presenta Maria come la prima credente, e sopra di lei è pronunciata la prima beatitudine lucana. A motivo di tale fede, «quello che il Signore ha promesso vedrà compimento»35 • Così Elisabetta è tratteggiata nell' atto di riconoscere il doppio ruolo di Maria in questo stadio della storia della salvezza : la serva di Jahwé è chiamata a portare nel mondo degli esseri umani il futuro salvatore; ma è anche la prima a credere in questo futuro salvatore, la prima ad applicare a se stessa la nuova parola di Dio. Pertanto , vengono esaltate sia la sua maternità che la sua fede36 . La reazione di Maria al riconoscimento di Elisabetta e alla sua lode trova espressione nel Magnificai 37, in cui Maria dichiara la grandezza di Jahwé. Maria riconosce che Dio ha scelto l 'umile donna per essere ancel­ la e per servire Israele (Abramo e i suoi discendenti per sempre) e per questo motivo a lui è dovuta ogni lode. Inoltre, Maria capisce che, per questa stessa ragione, 'tutte le generazioni la dichiareranno beata' (maka­ riusin )38 . Così , con l'aiuto di un inno liturgico pre-lucano preso a presti­ to, l 'evangelista dipinge con abili tratti la lode che Maria canta in questa occasione, quando il suo doppio ruolo nel periodo d'Israele viene nuova­ mente formulato . Ella è 'benedetta' come madre del Signore e 'beata' come la prima credente in lui ; è 'piena di grazia' per opera di Jahwé e quindi va considerata 'beata' per sempre . C'è un legame importante tra le prime due scene, che non va ignorato. Maria ha saputo del figlio di Elisabetta da Gabriele; Elisabetta viene a sapere del figlio di Maria trami­ te il proprio figlio , che le balza in grembo, lui che è «pieno di Spirito 34 Con buona pace di H. RAISANEN, l'accento non è posto soltanto sulla fede di Maria, ma tanto sulla sua maternità quanto sulla sua fede. Cf. Die Mutter Jesu im Neuen Testament (AASF B 1 58), Academy of Sciences, Helsinki 1 969, 1 10. 3� La frase introdotta da hoti (v 45) potrebbe essere tradotta anche come l'oggetto del participio pistéusasa, «beata, in verità, è la donna che ha creduto che quanto il Signore le ha promesso vedrà compimentO)). Vedi Luke ,365 . 36 Affermando che Maria è presentata nel vangelo di Luca come la prima 'credente' non intendo dire che sia già ritratta come una 'cristiana' . La fede cristiana implica la fede in Gesù come Signore, come il Cristo risorto - il che non è ancora presente nella immagine lucana di Maria . Maria è ancora una figura del periodo d'Israele, ma un personaggio sul quale lo Spirito del Signore è già stato effuso. Ella è così da annoverare tra 'i servi e le ancelle' del Signore (A t 2, 1 8 , che cita Gioe 2,29). 37 Sul problema del Magnificat , vedi Luke, 35 8-369; cf. R. E. BROWN, Birth, 346-366; MNT, 1 37- 1 43 . l i Vedi McHUGH, The Mother, 99- 1 1 2.

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santo fin dal seno di sua madre» ( l , 1 5) . Perciò, Elisabetta, anche lei ripiena dello Spirito, loda Maria; e Maria, dichiarata sia 'benedetta' che ' beata' , a sua volta loda Dio . Il Magnifica! celebra così i doni di Dio a Maria nel passato, nel presente e nel futuro . Il figlio di Elisabetta, Gio­ vanni , balzando nel seno della madre, inizia il suo ruolo di precursore di Gesù nel vangelo lucano. Il terzo episodio in cui Luca menziona Maria per nome è quello della nascita di Gesù (2, 1 - 1 0)39• Maria dà alla luce 'il suo figlio primogenito' (2 , 7), e porta così a compimento la promessa celeste. Il coro angelico celebra, in cielo, la nascita di questo bambino come 'salvatore, Messia e Signore' (2, 1 1 ) . Il 'Gloria' degli angeli riassume l'effetto della nascita di Gesù sulla storia umana: «Pace in terra agli uomini che egli ama» (2, 1 4) . Così Luca formula uno dei modi che egli utilizza per descrivere gli effetti dell' evento Cristo40 . Questa 'pace' viene all' umanità tramite la nascita di Gesù dalla madre ancella . La scena termina con il commento dell'evangelista: «Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditando le nel suo cuore» (2, 1 9), nel tentativo di cogliere il significato reale di tutto ciò di cui era stata testimo­ ne, di quanto aveva udito dai pastori ed aveva esperimentato di persona. Nel racconto lucano, Maria non ha ancora afferrato le profonde implica­ zioni di tutte queste cose , anche se ha già appreso che suo figlio sarà ' Messia' (l ,32; cf. 2, 1 1 ) , 'Figlio di Dio' ( l , 3 5 ) , 'Signore' ( l ,43 ; cf. 2, 1 1 ) ed ora anche 'salvatore' (2 , 1 1 ) e portatore della 'pace' di Dio all' umanità (2 , 1 4) . Infatti , le implicazioni di tutte queste realtà attendono un'impor­ tante precisazione di Luca, che sarà fatta nell 'episodio seguente. Inoltre, notiamo: non è Maria stessa a dirci che 'serbava tutte queste cose ' , bensì l ' evangelista, lo stesso Luca. Nella quarta scena in cui appare Maria, quella della circoncisione e della manifestazione di Gesù (2, 2 1 -40), a Maria si fa riferimento anzitut­ to insieme a Giuseppe in qualità de 'il padre e la madre del bambino' (2, 3 3 ) . Si ha quindi una doppia manifestazione di Gesù, prima al probo e giusto Simeone, quindi all 'anziana profetessa Anna. Giuseppe e Maria restano sorpresi alle dichiarazioni di Simeone sul bambino, nel suo can­ tico, il Nunc dimittis: Gesù è riconosciuto come la personificazione della ' salvezza' di Dio , preparata davanti a tutti i popoli , «luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele» (2,30-32). Eppure, l' altra dichia•

39 lbid. , 80-98 . .eovedi Luke, 224-225 .

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razione di Simeone ha un accento minaccioso : egli pronuncia un oracolo su Maria: «Questo bambino è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori . E anche a te una spada trafiggerà l' anima» (2 ,34-3 5). In questi versetti di difficile interpretazione, è esposto il destino del bimbo: sarà fonte di divisione in Israele . Sarà causa di rovina per molti (che lo rifiuteranno); e di risurrezione per altri (che lo accoglieranno) . La Maria lucana sarà anch 'essa coinvolta in questo aspetto critico della missione del figlio, poiché una spada discriminatrice trafiggerà la sua anima. Dovrà imparare quale divisione può entrare in una famiglia a causa di questo figlio da lei generato. Il suo rapporto con lui non sarà semplice­ mente materno , ma trascenderà i legami di famiglia e cioè sarà il rapporto del discepolo fedele che può essere tentato. Più tardi, il Gesù lucano commenterà di persona questo ruolo di sua madre nella sua vita e nel suo ministero - e di fatto nella storia della salvezza . Perciò la spada discrimi­ natrice - un motivo che Luca adotta da Ezechiele 14, 1 74 1 - va vista nel ruolo che essa gioca nella stessa storia lucana, ed uno dei suoi effetti sarà descritto nell'episodio successivo in cui figura Maria . Ma prima di prendere in esame tale episodio , è importante escludere dalla lettura del presente brano due altre interpretazioni della spada destinata a trafiggere l ' anima di Maria , che sono state avanzate. La prima sostiene che la spada è simbolo dell' angoscia che Maria esperimen­ terà durante la passione di Gesù , vedendo Gesù crocifisso o il suo costato trafitto dalla lancia è il tradizionale motivo della Mater dolorosa. Può darsi che sia questo il suo ruolo nel vangelo di Giovanni , dove la trovia­ mo ai piedi della croce ( 1 9,25-27) . Ma nel vangelo di Luca Maria non è mai presentata in questi termini42• In Luca, presso la croce ci sono 'le donne che lo avevano seguito dalla Galilea' (23 ,49; vedi anche 23 , 55) e 'i suoi conoscenti ' (hoi ghn6stoi, al maschile)43 . Non c'è alcuna indicazione in questo vangelo che Maria sia tra costoro . Perciò la spada destinata a trafiggere l' anima di Maria non è simbolo dell' angoscia da lei provata ai piedi della croce . La seconda interpretazione risale ai padri della chiesa, ed è tuttora in voga . Secondo questa interpretazione, nell' oracolo di Simeone Maria è -

4' «0 se porto una spada contro quella terra e dico : ' Che una spada passi attraverso la terra' ; e sradico da essa uomo e animale)). Cf. Oracoli Sibillini 3 . 3 16. Vedi inoltre Luke, 429-430; MNT, 1 5 5 - 1 57. 4 2 Vedi MNT, 1 56; cf. H . RAISANEN, Die Mutter (sopra n 34), 1 3 3 . 43 Per quanto è implicato qui, vedi sotto, pp. 1 03 - 1 04 .

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simbolo d ' Israele44 . Ma una siffatta interpretazione è 'eisegetica ' ; è stata letta arbitrariamente nel testo, senza che si possano indicare motivi con­ creti che nel vangelo di Luca Maria rappresenta Israele, anche se è detta ' piena di grazia' ed 'eletta' nel periodo d' Israele. Inoltre , poiché di Israe­ le si parla chiaramente nel resto dell'oracolo di Simeone , e il su aytés tèn psychèn, alla lettera 'la sua stessa anima' (alla seconda persona femmini­ le singolare) , è in ovvio contrasto con ' I sraele ' , menzionato esplicitamen­ te al v. 34 (al maschile to lsraè/) , questa interpretazione è semplicemente non convincente. No, la spada discriminatrice di cui parla Simeone è destinata a trafig­ gere l 'essere stesso di Maria, ed un esempio di ciò sarà riportato nel seguente episodio di Luca, l'ultimo dei racconti dell'infanzia (2,41 -50) , l ' episodio dello smarrimento e del ritrovamento di Gesù dodicenne nel tempio . In esso non si menziona esplicitamente Maria, ma si fa riferimento a lei con le seguenti espressioni : 'i suoi genitori ' (2 ,41 .43 .48), ' sua madre' (2 ,48a . 5 1 ) , 'tuo padre ed io' (2 ,48b) . L' ultima designazione diventa il punto di partenza per il primo pronunciamento di Gesù nel vangelo di Luca : « Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio? » (2,49). Il commento dell'evangelista a questa di­ chiarazione non va ignorato : «Ma essi non compresero le sue parole» (2,50) . Il contrasto in questa scena è degno di nota . Gli angosciati Maria e Giuseppe, preoccupati del loro figlio dodicenne; e la fiduciosa sicurezza del ragazzo . Nell' incomprensione dei genitori si vede all 'opera la spada discriminatrice di Luca . Essa strappa Gesù ai genitori naturali, e lo consacra al servizio del Padre celeste . Secondo il modo di vedere lucano , M aria e Giuseppe non hanno ancora raggiunto una comprensione ade­ guata del rapporto di questo figlio con loro e con il Padre celeste. È vero, la Maria lucana «serbava tutte queste cose nel suo cuore» , essendo 'la madre del Signore' (l ,43), alla quale è stato detto che suo figlio è destina­ to ad essere Messia, il Figlio di Dio , Signore, salvatore e portatore della pace di Dio. Ma ora Maria è presentata in angoscia per il figlio nato da lei , non ancora in grado di capire che cosa la consacrazione di questo figlio al Padre in cielo comporti nella sua vita . «L'incomprensione che Maria manifesta in 2,48 . 50 dimostra che ha ancora molto da impara44 Vedi J. McHUGH , The Mother, 1 1 0- 1 1 1 . Egli segue P. BENOIT, Et toi-meme, une glaive transpercera l'ome (Luc 2,35), in CBQ 25 ( 1 963 , 25 1 -261 ; rist. Exégèse et thélogie I I I , Cerf, Paris 1 968, 2 1 6-227 .

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re»45 • Ancora una volta, occorre vincere la tentazione di psicologizzare la Maria o il Gesù della storia, come se, in questa scena del vangelo , aves­ simo a che fare con lo stadio I della tradizione evangelica. Nello stadio III l' evangelista usa Maria come strumento per far capire ai suoi lettori le difficoltà che i contemporanei di Gesù , e persino i suoi familiari , incon­ trarono nel comprendere la sua vera identità. Luca peraltro fa questo senza dipingere Maria e il resto della famiglia con i tratti negativi che essi assumono nelle tradizioni di Marco e di Giovanni. Mc 3 , 2 1 infatti parla della ' famiglia' di Gesù la quale è convinta che egli sia ' fuori di sé' ed è decisa a portarlo via. Gv 7 , 5 nota che «neanche i suoi fratelli credevano in lui». Non sappiamo se Luca fosse al corrente di queste tradizioni di Marco e di Giovanni . Se lo era, ha preferito presentarle come incompren­ sione di Giuseppe e di Maria. Al pari dello stesso Gesù, Maria diventa così una figura importante nel periodo d' Israele, nella prima fase della storia della salvezza lucana. Grazie alla sua circoncisione, al fatto di essere stato offerto al tempio di Gerusalemme, al suo addestramento come giovane ebreo all 'osservanza delle feste di Gerusalemme, da parte dei 'suoi genitori ' , Gesù è stato incorporato nell ' Israele del passato. Egli è così una figura del periodo d'Israele, come sua madre che lo ha partorito ed educato. Allo stesso modo in cui egli è stato scelto per essere strumento eletto del Padre per la salvezza umana, così Maria è stata oggetto del favore divino , essendo stata scelta per essere la madre di questo Figlio . Maria però non è solo 'la madre del Signore' ( l ,43); è anche la prima ' credente' , con tutti i dubbi e le angosce che il rapporto con· Gesù comporterà sempre. Con questa osservazione, il periodo lucano d'Israele giunge al termine. Con la com­ parsa, nell'episodio seguente, di Giovanni Battista, si annuncia la arché, l" inizio ' del periodo di Gesù46. È questo il periodo in cui 'la salvezza' è compiuta, per l' umanità , e la promessa di liberazione annunciata da Isaia (6 1 , 1 -2) inizia a realizzarsi (Le 4, 1 6-2 1 )47 . Negli episodi Iucani che rientrano nel periodo di Gesù, Maria non è mai menzionata esplicitamente, ma ad essa si fa riferimento in due scene . La prima è 8 , 1 9-2 1 , la scena che segue le parabole del seme e della lampada . Vedi Luke, 438 . Cf. R. LAURENTIN, Évangiles, 1 03- 1 1 3 . Per i l significato di arché (ed espressioni imparentate) nella comparsa di Giovanni Battista e n eli 'inizio del periodo di Gesù nella storia della salvezza lucana, vedi Le l ,2; 3 , 23 ; 23 , 5 ; A t l , 1 . 22; Cf. Luke, 298 .499 . Vedi sotto, pp. 90-93 . 47 Vedi Luke, S28-S30; cf. H. CONZELMANN, Theology, 36-38. 45

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È la scena conclusiva della sottosezione sul ministero di Gesù nel vangelo lucano che io ho intitolato «La parola di Dio predicata ed accolta» (8,4-2 1 ) . In essa , il Gesù lucano commenta i vari modi in cui la sua predicazione della parola viene accolta; i vv . 1 9-2 1 costituiscono il punto culminante di questa porzione del vangelo di Luca, conformata da lui ricorrendo a materiale adottato dalla fonte marciana (3 ,3 1 -35) e trasferi­ to a questo punto , con modificazioni redazionali . Nel parallelo di Marco , il materiale è in rapporto a quanto precede in 3 , 20-2 1 . I familiari di Gesù hanno reagito negativamente a lui e sono venuti a prenderlo , perché convinti che sia ' fuori di sé'48. La frase è attribuita da Marco a ho i par'autu, 'quelli attorno a lui ' , cioè i suoi familiari. Quindi , nei vv. 3 1 -3 5 , quando dicono a Gesù che sua madre, i suoi fratelli e le sue sorelle sono fuori che l' aspettano , egli si guarda attorno, posa lo sguardo su coloro che lo circondano, e dice: «Ecco mia madre e i miei fratelli . Chiunque fa la volontà di Dio è per me fratello , sorella e madre». Così il Gesù di Marco sostituisce alla famiglia naturale di Gesù i suoi seguaci , o quella che è stata chiamata la sua famiglia ' spirituale' o la sua famiglia ' escatologica '49 • Più avanti , nel vangelo di Marco (6,4) , Gesù osserverà: «Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua)) . N el vangelo di Marco , non si trovano mai la madre di Gesù o i suoi familiari tra i suoi seguaci , anche se Marco non arriva a dire, come fa invece la tradizione giovannea , che «neanche i suoi fratelli crede­ vano in luh> (7 ,5). Ma tutta questa reazione negativa a Gesù da parte dei suoi familiari nel vangelo di Luca scompare. Anzitutto, Luca omette il brano di Mc 3 , 20-2 1 . In secondo luogo, stempera l' osservazione sul profeta che è o non è onorato (Le 4,24) : il profeta non trova accoglienza nella propria patria; nulla si dice della sua casa e della sua famiglia. In terzo luogo, Luca presenta la madre e i fratelli di Gesù (omettendo la menzione delle sorelle) come modello dei discepoli nel periodo di Gesù : « Mia madre e i miei fratelli , sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica» (8,2 1 , con l'uso del participio presente, aky6ntes kài poiuntes ) . Così , nel racconto lucano, la madre e i fratelli di Gesù diventano i primi esempi di coloro che ascoltano la parola di Dio «con cuore nobile e generoso)> (8, 1 5), ossia i primi esempi del seme che attec­ chisce sul suolo fecondo e produce frutti in abbondanza . In tal modo, 48

Vedi G. D. KILPATRICK, Jesus, His Family and His Disciples, in JNTS lS ( 1 982) 3 - 1 9 ,

spec . 9- 1 2 .

49 Vedi MNT, 56-5 8 .

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Luca elimina ogni forma di critica alla famiglia di Gesù e fa di Maria, sua madre, l ' uditrice ideale della parola di Dio . L 'angoscia e l'incompren­ sione di 2 , 4 1 -50 sono passate, ed ora Maria è dipinta nuovamente nel suo ruolo di prima credente, come lo era stata nel periodo d' Israele. Ella è di nuovo la serva obbediente, disponibile , pronta a collaborare con il suo Signore. La 'parola di Dio ' continuerà ad essere proclamata nel vangelo lucano e poi negli Atti , dove giungerà «fino ai confini della terra» ( l , 8)5 0 • L ' altro episodio lucano nel periodo di Gesù in cui si fa riferimento a Maria senza menzionarne il nome esplicitamente è Le 1 1 ,27-2851 • In esso una donna di mezzo alla folla, dopo aver ascoltato la predicazione di Gesù , esclama : «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha nutrito». Ma Gesù replica : «Beati piuttosto coloro che ascoltano la paro­ la di Dio e la mettono in pratica». Qui una donna ebrea di Palestina, incantata dall'eloquenza di Gesù e dal suo messaggio, esalta la madre di un figlio così bravo - siamo di fronte ad una tipica reazione materna. La sua esclamazione e la formula di beatitudine da lei utilizzata servono da punto di riferimento per Gesù , che a sua volta pronuncia la propria beatitudine . L' affermazione della donna fa eco a quella di Elisabetta in l , 45 e alle parole stesse di Maria in l ,48: « Poiché d'ora innanzi tutte le generazioni mi chiameranno beata» . Ma la beatitudine di Gesù è corret­ tiva: non si deve giudicare la beatitudine da parte di Dio sulla base di discorsi entusiasmanti o di esorcismi operati , ma guardando all' obbe­ dienza fedele alla sua parola. Il dato implicato è ancora più profondo, poiché - come abbiamo visto - dalle parole di Elisabetta a Maria risul­ tava con ogni chiarezza che Maria non è 'beata' soltanto in quanto scelta a essere la madre naturale di Gesù (l ,43), ma anche a motivo della sua fede ( l ,45). Ora, la seconda beatitudine in questo episodio , espressa da suo figlio, è formulata in termini generali ed esalta tutti coloro che prestano ascolto alla parola di Dio e la mettono in pratica. Questa secon­ da beatitudine non nega la prima, come qualcuno ha interpretato talvol­ ta, ma piuttosto formula ciò che Gesù considera di importanza maggiore. La particella meniln significa, in questo contesto, non 'piuttosto , anzi ' , 50 Per questo significato di A t 1 ,8 , vedi Salmi di Salomone 8 , 1 5 , dove s i fa allusione al romano Pompeo e si dice che è portato ap 'éschatu tes gés (un'allusione analoga a Roma come 'la fine della terra'). Per un'altra interpretazione della frase lucana, vedi D. R. Schwartz, The End of the Gé (A cts 1,8). Beginning or End of the Christian Vision ? in JBL 1 05 ( 1 986) 669-676. � � Vedi McHUGH , The Mother, 347 .

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ma 'sì, però'S2. Il Gesù lucano in tal modo ammette che sua madre è degna di lode, non perché gli ha dato la vita fisica , ma perché anche lei , specialmente nel racconto lucano , ha imparato a capire le esigenze del discepolato. È tra coloro che hanno prestato ascolto alla parola di Dio , vi hanno creduto e l' hanno messa in pratica (8,2 1 ) . Infine, Maria ricompare nella narrazione lucana alla fine del periodo di Gesù e proprio all' inizio del periodo della chiesa messa alla prova. In A t l, 14 leggiamo: «Tutti questi [gli undici appena menzionati] erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria , la madre di Gesù e con i fratelli di lui » . Così Luca descrive il nucleo gerosolimitano della comunità che attende l'inaugurazione del periodo della chiesa, quando la 'promessa del Padre mio' (24 ,49; cf. A t l ,4) sarà effusa su di loro . Come ha dipinto Maria sin dall 'inizio in veste di credente ( l ,45), modello dei discepoli che non soltanto ascoltano la paro­ la di Dio ma la mettono in pratica (8 ,2 1 ; 1 1 ,28), così ora Luca ce la mostra nella 'camera superiore' (A t l , 1 3) in compagnia degli undici , delle 'donne' (le fedeli seguaci di cui Le in 8 , 2-3 ; 23 ,49 . 5 5 ; 24, 1 0) e dei ' fratelli di lui ' . Tutti sono presentati nell'atteggiamento caratteristicamente luca­ no del discepolo , cioè 'in preghiera'53 . Maria è così partecipe della con­ cordia che regna tra i credenti nella nascente chiesa pre-pentecostale del secondo volume lucano. Da questa scena (A t l , 1 4) risulta chiaro che la Maria lucana, la 'serva del Signore' , ha superato la crisi affrontata di­ nanzi alla perdita del figlio morto in croce . Se la spada discriminatrice ha fatto di nuovo la sua comparsa nella vita di lei , essa però non ha reciso i legami con suo figlio , nel quale crede come discepola. Dopo questa scena pre-pentecostale, Maria scompare dalle pagine di Luca, ma l' evan­ gelista ci lascia un 'impressione duratura di lei : una credente in preghiera. Così, negli scritti lucani non si parla di Maria che vive fino ad un'età molto avanzata e che va ad abitare con uno dei discepoli di Gesù . Prima di terminare le nostre osservazioni sul ruolo di Maria nella storia della salvezza lucana, possiamo fare una breve riflessione su un altro brano del terzo vangelo, la genealogia di Gesù in 3 ,23-3 8 , con la sua descrizione dello stesso Gesù come 'presunto' figlio di Giuseppe , perché anche questo dettaglio ha una sua rilevanza indiretta per il nostro argo­ mento . Essendo parte di una genealogia, con il suo implicito riferimento 52 Vedi Luke, 928-929; MNT, 1 7 1 ; cf. M. E. THRALL, Greek Partic/es in the New Testament (NITS 3), Brill , Leiden 1962, 3 5 . THRALL adotta chiaramente il secondo

senso . n Vedi sotto , pp. 1 1 1 - 1 1 2 .

Maria nella storia della salvezza

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alla storia, e facendo risalire l 'ascendenza d i Gesù ad Adamo e a Dio stesso (cosa che la genealogia di Matteo non fa), essa non soltanto fa eco all' affermazione già espressa nei racconti dell' infanzia sul concepimento verginale di Gesù , ma riafferma anche a suo modo quanto è stato detto su di lui nella scena battesimale, dalla voce celeste: «Tu sei il mio Figlio diletto; in te mi sono compiaciuto» (3 ,22, con un' allusione al canto del Servo di Isaia , 42, 1 ) . Tutto questo riguarda l 'inaugurazione del periodo di Gesù , quando egli inizia ad annunciare la parola di Dio in modo nuovo e dà avvio al ministero salvifico per il quale è stato inviato dal Padre . Possiamo tralasciare il problema se la genealogia lucana originariamente fosse posta più vicina all 'inizio dell' opera lucana in due volumi di quanto non lo sia ora, dato che per molti interpreti i racconti dell'infanzia furono aggiunti dopo la composizione del terzo vangelo e degli Atti. È più interessante chiedersi se la genealogia contenesse sin dall'inizio l'espres­ sione 'come credeva la gente' , o 'come si credeva' - in riferimento alla paternità di Giuseppe . Non c'è modo per rispondere con certezza a que­ sto interrogativo. Ad ogni buon conto, l ' espressione ora è presente , come correttivo apportato alla genealogia alla luce dell'affermazione del con­ cepimento verginale, affermazione fatta negli stessi racconti dell 'infan­ zia . Comunque, non c'è un briciolo di prova del fatto che la genealogia lucana sia stata composta per proporre il pedigree di Maria, piuttosto che quello di Giuseppe, come è stato sostenuto talvolta, poiché Maria non vi è menzionata nemmeno indirettamentes4.

,. Vedi Luke, 497-498, per dettaali.

Capitolo quarto

L' IMMAGINE LUCANA DI GIOVANNI BATTISTA COME PRECURSORE DEL SIGNORE

Ogni anno, all 'inizio del ciclo liturgico , i cristiani celebrano quattro settimane di avvento. In due domeniche di avvento, e talvolta durante le rispettive settimane, i vangeli letti nella liturgia sono passi presi dal Nuo­ vo Testamento su Giovanni Battista, tradizionalmente salutato come il precursore del Signore . In tempi recenti si è sollevata la questione se anche negli scritti lucani a Giovanni Battista venga assegnato tale ruolo, e l ' argomento merita una qualche considerazione. Di fatto, i dati neote­ stamentari su Giovanni Battista e sul suo rapporto con Gesù sono com­ plessi ed hanno bisogno di un' analisi selettiva. Può essere interessante perciò riprendere in esame gli antichi testi che ci informano su Giovanni Battista e sul suo rapporto con Gesù, e in particolare sul ruolo che Giovanni Battista ricopre negli scritti lucani . Su alcuni punti esiste una convergenza sorprendente tra i quattro evan­ gelisti circa Giovanni Battista 1 • In ciascuno dei quattro vangeli gli evan­ gelisti presentano il ministero di Giovanni come occasione per quello di Gesù . Ciascuno degli evangelisti dipinge il Battista, con sfumature lieve­ mente diverse, come un predicatore e riformatore ebreo , che vive nel deserto di Giuda e che proclama un battesimo di penitenza per il perdono dei peccati. In ciascun racconto , Giovanni Battista è identificato come un personaggio che porta a compimento le parole di /s 40, 3 : «Voce di uno t In generale, vedi C. H. KRAELING, fohn the Baptist, S c rib ne r , New York 1 95 1 . T. W . MANSON, John the Baptist, in BJRL 36 ( 1 95 3 - 1 954) 395-4 1 2 ; A. S. GEYSER, The

Youth of John the Baptist. A Deduction from the Break in the Parai/el Account of the Lucan lnfancy Story, in No vT l ( 1 956) 70-7 5 . A . R. C. LEANEY, The Birth Nar­ ratives in St Luke and St Matthew, in NTS 8 ( 1 96 1 - 1 962) 1 58- 166. J . BERGEAUD, Saint John the Baptist, Macmillan , New York 1963. C . H. H. ScOBIE, John the Baptist, SCM Lon don 1 964 .

L 'immagine lucana di Giovanni Battista come precursore del Signore

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che grida nel deserto: 'Preparate la via del Signore'» (Mc l , 3 ; Mt 3 , 3 ; Le 3 ,4; Gv l , 23) In ciascun vangelo Giovanni il Battezzatore annuncia che il suo battesimo con l'acqua non è che una prefigurazione di un altro battesimo , talvolta detto battesimo di fuoco e dello Spirito, destinato ad essere amministrato da colui che verrà dopo di lui , e che è più grande di lui . Questi sono i tratti di Giovanni Battista comuni a tutti e quattro i vangeli canonici . È abbastanza sorprendente il fatto che tanto i sinottici quanto il quar­ to vangelo inizino i loro racconti sul ministero con dettagli relativi a Giovanni Battista . Nel primo vangelo sinottico , quello di Marco, il rac­ conto si apre con Giovanni Battista nel deserto - dopo il primo versetto, che è una specie di titolo di tutto il vangelo: « Inizio del vangelo di Gesù Cristo, il Figlio di Dio» ( 1 , 1 ) . Quindi , Marco procede immediatamente : «Com ' è scritto in Isaia, il profeta: ' Ecco, mando il mio messaggero davanti al tuo volto, a preparare la sua strada - voce di uno che grida nel deserto ' » (l ,2) . All' interno della tradizione sinottica, gli altri due vangeli in linea di massima sono paralleli a Marco , ma sia Matteo che Luca premettono i racconti dell'infanzia , dopo i quali iniziano , ai rispet­ tivi capitoli 3 , là dove Marco inizia al capitolo l . Il quarto vangelo fornisce anch 'esso un parallelo sorprendente in quanto , pur iniziando con il prologo sul Logos ( l , 1 - 1 8) , questa composizione quasi poetica è inframmezzata da brani prosastici su Giovanni Battista, destinati a in­ trodurre la sua testimonianza su Gesù, che segue poi al v. 1 9 . Così la primitiva tradizione cristiana fornisce una testimonianza costante, anche se leggermente diversi ficata, sul rapporto fra il ministero di Giovanni e l ' inizio di quello di Gesù. Guardando ai racconti dell 'infanzia dei vangeli di Matteo e di Luca, si nota che nel primo è completamente assente qualsiasi cenno a una tradi­ zione sul concepimento, la nascita , la circoncisione e la manifestazione al popolo di Giovanni Battista, mentre il secondo utilizza una simile tradi­ zione . In verità, i racconti dell'infanzia lucani spiegano il rapporto tra Giovanni Battista e Gesù indirettamente come un rapporto di parentela, presentando Elisabetta, la madre di Giovanni , come una 'parente' o 'cugina ' di Maria, la madre di Gesù ( l ,36) . Come abbiamo visto, si tratta di un dettaglio difficile da valutare, poiché sembra in conflitto con quan­ to affermerà lo stesso Giovanni Battista sul suo rapporto con Gesù, nel quarto vangelo ( l ,3 1 . 33)2. .

2

Vedi sopra , p p . 42-43 .

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Queste osservazioni vogliono essere un' introduzione di carattere gene­ rale a tre questioni più specifiche che intendo ora affrontare : l) il Giovan­ ni Battista storico ; 2) Giovanni Battista nei vangeli di Marco e di Matteo ; e 3) l'immagine di Giovanni Battista nel vangelo di Luca . Infatti , il modo migliore per studiare l' immagine lucana di Giovanni Battista è quello di confrontarla e porla in contrasto con quanto sappiamo di lui dagli altri evangelisti .

I. Il Giovanni Battista storico Il tentativo di scoprire oggi il Giovanni Battista della storia è complesso e problematico quanto quello riguardante il Gesù della storia . Sin dall'i­ nizio, affermiamo con ogni chiarezza una distinzione tra il Giovanni Bat­ tista o il Gesù della storia e il Giovanni Battista storico e il Gesù storico. Che Giovanni e Gesù siano stati personaggi della storia antica non è in questione e non è da porre in dubbio. Ma dobbiamo distinguere questo ' Gesù della storia' e questo 'Giovanni della storia' dal 'Gesù storico' e dal 'Giovanni storico' , intendendo con la seconda espressione ciò che è pos­ sibile scoprire sia su Giovanni Battista che su Gesù con una lettura critica dei testi e delle fonti antiche che li riguardano e dei tempi in cui vissero . Soltanto in parte la ricostruzione del Gesù storico e del Giovanni Battista storico corrisponderà al Gesù della storia o al Giovanni Battista della storia. Parte del problema che si trova ad affrontare chi tratta del Giovanni Battista storico è la natura degli antichi documenti nei quali egli è men­ zionato. Si tratta di documenti non scritti per sé come resoconti storici o come annali intesi a conservare informazioni o elementi di rilevanza storica per generazioni future . I testi dai quali traiamo la maggior parte dei dati su Giovanni Battista fanno parte della tradizione evangelica della chiesa cristiana, composta per suscitare la fede in Gesù di Nazaret e nel suo significato per il destino umano. Non è che tali scritti religiosi man­ chino di valore storico, ma devono essere letti criticamente, il che implica un confronto dei dati in essi presenti con altre informazioni canoniche ed extracanoniche che possono essere rilevanti . Inoltre, interrogandoci sul Giovanni Battista storico , il nostro intento è di vagliare la tradizione per scoprire qualcosa sullo stadio 1 3 . Quando si interroga la tradizione in questa prospettiva, occorre evitare due trapl

Sui vari stadi della tradizione evangelica, vedi sopra, p. 58-59.

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pole: 'il fondamentalismo del timoroso ' , che vorrebbe far coincidere lo stadio I con lo stadio III e 'il cinismo del pazzo ' , che vorrebbe negare qualsiasi valore storico alla tradizione4 . È questo peraltro quanto abbia­ mo inteso sottolineare nelle osservazioni introduttive su Giovanni Batti­ sta, appena esposte: nelle due tradizioni dei vangeli , quella sinottica e quella giovannea , troviamo testimonianze indipendenti le quali concor­ dano nel riferire il ministero di Giovanni Battista all'inizio del ministero di Gesù. È un esempio di ciò che è stato definito il principio dell'attesta­ zione multipla negli scritti neotestamentari, uno dei criteri per esprimere un giudizio sulla loro validità storica . Prima di addentrarci in un'analisi più profonda della tradizione evan­ gelica , è bene che prendiamo in considerazione alcuni dati su Giovanni Battista provenienti dalla tradizione extracanonica. Non necessariamente tale materiale ha un valore storico superiore a quello della documentazio­ ne che troviamo negli scritti neotestamentari , orientati religiosamente, ma essi sono meno noti e servono come base di confronto nella nostra indagine sul Giovanni Battista storico. Anche i dati extrabiblici devono essere analizzati in un confronto con quelli della Bibbia canonica . Tali dati sono forniti dallo storico ebreo Giuseppe Flavio, che nei suoi scritti fa menzione sia di Gesù , che di Giovanni Battista5 • Egli tuttavia non ricollega l ' uno all' altro e nulla dice sul rapporto tra il ministero di Gesù e quello di Giovanni Battista . Nelle sue Antichità giudaiche, Giuseppe scrive , su Giovanni Battista, quanto segue: Alcuni degli ebrei erano convinti che l' esercito di Erode fosse stato distrutto da Dio e che egli fosse stato punito per l'esecuzione di Giovanni detto il Battista. Erode infatti aveva messo a morte questo uomo buono, che esortava gli ebrei a vivere una vita retta, trattandosi con giustizia reciprocamente e sottomettendosi con devozione a Dio, e facendosi battezzare. In verità, Giovanni era delPidea che nemmeno questo lavacro fosse accettabile come perdono per i peccati , ma era convinto che si risolveva soltanto in una purificazione del corpo, se l ' anima non era stata purificata in precedenza grazie ad una condotta retta. Quando altri ancora s'erano uniti alle folle attorno a Giovanni, perché erano entusiasti nell'a­ scoltare le sue parole, Erode ebbe timore che tale potere persuasivo nei confronti del popolo potesse condurre a una qualche rivolta; sembrava infatti che seguendo i suoi avvertimenti avrebbero potuto arrivare ovunque. Così, prima che qualsiasi

4 I termini sono presi a prestito da J. A. T. ROBINSON, Can We Trust the New Testa­ meni? Eerdmans, Grand Rapids, MI, 1 977, 1 3 - 1 6. s Vedi Ant 20.91 §200; e anche il brano controverso in Ant 1 8 . 3 . 3 § § 63-64. Su quest'ultimo brano, vedi l'importante studio di S. PINES, An Arabic Version of the Testimonium Flavianum and its lmplications, lsrael Academy of Sciences and Humani­ ties , Jerusalem 1 97 1 .

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Luca teologo incidente potesse derivare da lui, Erode ritenne molto meglio prendere Giovanni e sbarazzarsene, piuttosto che attendere una rivolta, trovarsi coinvolto in una diffi­ cile situazione e doversene pentire . Come risultato di questo sospetto di Erode, Giovanni fu inviato come prigioniero a Macheronte [ . . . ] e là fu messo a morte. Ciò indusse gli ebrei a ritenere che la distruzione dell 'esercito di Erode fosse una sanzione contro quest' uomo da parte di Dio, che considerò giusto punire Erode6.

In questa testimonianza relativa a Giovanni Battista ed Erode Antipa, Giuseppe non soltanto attesta l' esistenza e l' attività di Giovanni Battista, ma ci informa anche su come egli fosse stimato dai suoi contemporanei come ' uomo buono ' , che esortava i suoi correligionari a vivere con giusti­ zia e li invitava a farsi battezzare . Giuseppe non spiega mai il senso di ' Battista' (baptistes ) o di 'battesimo ' (bdptismos), perché a quanto pare dà per scontato che i suoi lettori conoscano il significato di questi termini . La sua testimonianza fa sorgere una questione circa l' origine della prassi giovannea del battesimo , sulla quale torneremo più avanti . Ma parlando in tal modo di Giovanni Battista, Giuseppe offre una preziosa conferma di quanto dice la tradizione evangelica sul suo ministero. Giuseppe attribuisce la morte di Giovanni al timore di Erode e al sospetto politico nutrito verso il Battista, che godeva di grande influenza sui contemporanei , ma non dice assolutamente nulla sul motivo della morte di cui parla Marco , e cioè la critica mossa da Giovanni Battista ad Erode perché questi aveva sposato la moglie di suo fratello (Mc 6, 1 4-29) . Benché Marco e Giuseppe non concordino sul motivo d eli' esecuzione di Giovanni Battista , tuttavia Giuseppe conferma il racconto di Marco sul­ l ' imprigionamento del Battista e sulla sua condanna a morte da parte di Erode. Inoltre, non è che Giuseppe volesse evitare di menzionare la questione morale, visto che non esita a riportare la convinzione dei suoi contemporanei che l' esercito di Erode fosse stato distrutto da Dio per punire quanto Erode stesso aveva fatto a Giovanni Battista . La questione è complessa, perché Giuseppe non sembra essere al corrente del ripudio della prima moglie di Erode Antipa, la figlia del re nabateo Areta IV7 • 6 Ant 1 8 . 5 .2 §§ 1 1 6- 1 1 9. Vedi inoltre J. M. CREED, Josephus on John the Baptist, in JTS 23 ( 1 922) 59-60. E. NODET, Jésus et Jean-Baptiste se/o n Josèphe, in RB 92 ( 1 985) 3 2 1 -348 . 497-524. 7 Vedi A n t 1 8 . 5 , 1 §§ 1 09- 1 1 5 . Questo brano spiega come Areta IV abbia usato il ripudio

di sua figlia come scusa per organizzare una spedizione contro Erode, sconfiggendone l 'esercito . È questa , senza ombra di dubbio, la sconfitta alla quale fa riferimento Giusep­ pe nel passo citato sopra . Ciò d ' altronde rende il suo silenzio sull'esecuzione di Giovanni per aver criticato il secondo matrimonio di Erode ancora più enigmatico. Vedi inoltre sotto, pp. 84-8 5 .

L ,immagine lucana di Giovanni Battista come precursore del Signore

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L'indagine extrabiblica sul Giovanni Battista storico non è limitata alla testimonianza di Giuseppe. Possediamo infatti anche dati provenienti da Qumran che riguardano Giovanni Battista . Benché nessun testo scoperto sinora nelle undici grotte di Qumran menzioni Giovanni Battista, si è sollevata spesso la questione se lo stesso Giovanni Battista non fosse un membro di questa setta giudaica alla quale appartenevano i rotoli8• L'i­ dentificazione della comunità giudaica dalla quale proviene la letteratura qumranica con gli antichi esseni è oggi un dato ampiamente accettato9, e la descrizione classica che ne fanno Filone di Alessandria, Giuseppe e Plinio il Vecchio confermano le informazioni trovate nei rotoli 10• Lo studio di questo materiale permette di formulare un' ipotesi plausibile relativa a Giovanni Battista: è del tutto possibile che il Battista abbia trascorso almeno parte della sua giovinezza ' nel deserto' tra gli esseni di Qumran 1 1 • La cosa non può essere né provata né confutata, ma spiega in maniera plausibile alcuni aspetti di quanto dice il Nuovo Testamento sul Battezzatore e che spesso non hanno trovato delucidazioni sufficienti. Ad esempio, Giovanni Battista, figlio di genitori ebrei piuttosto anzia­ ni, è posto da giovane 'nel deserto' (Le l , 80) . Pur essendo nato in una famiglia sacerdotale, i vangeli non dicono da nessuna parte che egli seguì le orme del padre; né Io associano in alcun modo al tempio di Gerusalem­ me o al suo culto. Invece, parlando degli esseni, Giuseppe ci informa che essi «prendevano figli di altri uomini, mentre erano ancora malleabili e docili e li plasmavano secondo le loro vie proprie» (Guerra giudaica 2 , 8 . 2 § 1 20) . Dopo l a morte dei suoi anziani genitori , è del tutto probabile che Giovanni Battista sia stato adottato; e questo spiegherebbe la sua esistens Vedi W. H. BROW N L E E , John the Baptist in the Ne w L igh t of A ncient Scrol/s, in Int9 ( 1 95 5 ) 7 1 -90. J . A. T. ROBINSON , The Baptism of John and the Qumran Commun ity. Testing a Hypothesis, in HTR 50 ( 1 957), 1 7 5 - 1 9 1 ; rist . Twelve New Testameni Studies in (SB T 34), SCM London ; Alleso n , Naperville I L 1 962, 1 1 -27 . K. SMYTH , St John the Baptist and the Dead Sea Scrolls in Month 20 ( 1 95 8) 3 5 2-36 1 . P. BENO I T , Qumran and the New Testament, Pau/ and Qumran . Studies in Ne w Testament Exegesis, Priory, Chicago 1 968, 1 -30, spec. 6-9; N . S. FU J I T A , A Crack in the Jar. What A ncient Jewish Documents Te// Us abo ut the New Testament, Paulist, NY /Mahwah , 1 986, 1 1 2-1 1 7 . 9 Vedi l' opera di T . S . BEA L L , Josephus ' Description of the Essenes 1/lustrated by the Dead Sea Scrolls, in (SNTSMS 5 8 ) , University Press, Cambridge, 1 98 8 . È questa una revisione di una d i sse rta zion e scritta sotto la mia direzione alla Catholic University of ,

A merica.

1 0 Vedi A. ADAM, Antike Berichte iiber die Essener (Kleine Texte 1 82); seconda edizio­ ne; de Gruyter, Berli n 1 972. I l V edi J. A . T . R o B I NSON , The Haptism, (sopra n 8 , Luke, 453-54).

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Luca teologo

za nel deserto, «fino a quando un messaggio venne da Dio a Giovanni, il figlio di Zaccaria» (Le 3 ,2). La chiamata di Dio comportò un distacco dalla comunità esoterica e separata degli Esseni e un invito a andare a predicare un battesimo di penitenza per il perdono dei peccati a tutti i giudei che si sarebbero recati da lui . La plausibilità di una simile ipotesi è sostenuta ulteriormente da vari dettagli dei testi qumranici e dell' archeologia . A nzitutto, come abbiamo già notato, tutti e quattro i vangeli citano fs 40, 3 : «Voce di uno che grida nel deserto» , per spiegare perché Giovanni Battista svolga la sua attività nel deserto (Mc l , 3 ; Mt 3 , 3 ; Le 3 ,4; Gv l ,23). Questa spiegazione ha come parallelo la citazione del medesimo versetto di Isaia in una delle ' regole' della comunità, usato ivi per spiegare perché gli esseni vivano nel deserto: Quando in Israele si realizzeranno queste cose per la comunità [ . . ] saranno separati di mezzo al soggi orno degli uomini dell 'ingiustizia per andare nel deserto a prepararvi la via di LUI , come sta scritto: «Nel deserto, preparate la via [ ] appianate nella steppa una strada per il nostro Dio » . Questa [via] è appunto lo studio della legge che egli ha promulgato per mezzo di Mosè affinché si compia tutto ciò che è stato rivelato di tempo in tempo, come hanno rivelato i profeti per mezzo del suo spirito santo (JQS 8 , 1 2- 1 6, trad . it. I manoscritti di Qumran, a cura di LUIGI MORALDI, UTET, Torino 1 97 1 , p. 1 60) . .

. . .

Potrebbe essere una pura coincidenza questo riferimento degli esseni al medesimo testo di Isaia per spiegare la loro vita nel deserto, ma la cosa sembra improbabile , se si considerano gli altri elementi a sostegno di questa ipotesi . Secondo, gli esseni praticavano abluzioni rituali quotidiane. La prati­ ca è nota non soltanto da GIUSEPPE (Guerra giudaica 2 . 8 . 5 § 1 29; 2 . 8 . 1 0 § 1 50) , m a anche d a riferimenti a queste pratiche che si trovano nei loro stessi scritti . Così essi insistevano : « [Costui] non entri nelle acque per accedere alla purificazione degli uomini di santità [vale a dire, la comu­ nità] poiché non saranno puri se non coloro che si convertono dalla malizia» (J QS 5 , 1 3- 1 4 ; trad . it . cit . , p . 148). È degna di nota la connes­ sione tra l' abluzione rituale e la conversione dal male. Può darsi che la predicazione, da parte di Giovanni Battista, di un battesimo di peniten­ za per la remissione dei peccati , non sia un'eco esatta di questo atteggia­ mento degli esseni verso l ' abluzione e la condotta morale ineccepibile . Ma chi potrebbe negare la somiglianza, in linea di massima, tra i due dati (per non dire della descrizione, da parte di Giuseppe, del ' bat­ tesimo' di Giovanni Battista)? Anche qui, tale pratica essenica del bagno rituale è certamente una matrice più plausibile per il battesimo

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di Giovanni Battista che non il cosiddetto battesimo dei proseliti 12• Terzo, a leggere Le 3, 16, Giovanni Battista parla di un battesimo di acqua e di un battesimo di fuoco e spirito, ponendo in contrasto il suo ri­ tuale con quello atteso da Gesù . La giustapposizione di acqua, fuoco e spi­ rito richiama un atteggiamento degli ebrei palestinesi nei confronti dei ba­ gni rituali, che si trova ora espresso anche in una delle 'regole' degli esseni : Dio allora [nel tempo della visitazione, quando la verità del mondo apparirà] vaglierà tutte le azioni dell 'uomo e si monderà [col fuoco] alcuni figli dell' uomo eliminando ogni spirito di ingiustizia dalle viscere della loro carne e purificandoli nello spirito santo da tutte le opere empie, aspergerà su di essi lo spirito di verità come acqua lustrale [a purificazione] da ogni abominio menzognero (l QS 4,20-2 1 , trad . it. cit., p. 1 46).

Notiamo qui 'mondare' o 'purificare' , ' spirito santo' e 'acqua' , tutti usati unitamente per esprimere un gesto di Dio destinato a purificare la comunità e a vagliar la con la sua verità t J . Se Giovanni Battista proveniva da questo ambiente, è probabile che abbia concepito il suo battesimo di acqua come una purificazione d'Israele preparatoria alla venuta del pat­ tesimo del più potente, una purificazione nello spirito e nel fuoco . Quarto, è significativo il fatto che l'area qumranica oggetto di scavi , la costa nord-occidentale del Mar Morto , a sud-est di Gerico, dove gli esseni costruirono il loro centro 14, si trovasse ad una distanza percorribile 12 L'origine del battesimo di Giovanni Battista è stata spiegata spesso sullo sfondo del battesimo dei proseliti , ma la più grande difficoltà cui va incontro questa spiegazione è mostrare che tale pratica era già in uso tra gli ebrei palestinesi nel secolo primo d . C . La documentazione più antica su di esso è tratta da fonti tannaitiche. Vedi J. JEREMIAS, Der Ursprung der Johannestaufe, in ZNW 28 ( 1 929) 3 1 2-320; Proselytentaufe und Neues Testament, in TZ 5 ( 1 949) 4 1 8-428. H . H . RowLEY , Jewish Proselyte Baptism and the Baptism of John, in HUCA 1 5 ( 1 940) 3 1 3-334. T. F. TORRANCE , Prose/yte Baptism, in NTS l ( 1 954- 1 955) 1 50- 1 54 . W. M ICHAELIS, Zum jiidischen Hintergrund der Johannes­ taufe, in Judaica 7 ( 1 95 1 ) 8 1 - 1 20; T . M . TAYLO R , The Beginnings of Jewish Proselyte Baptism, in NTS 2 ( 1 955-56) 1 93 - 1 98 . O. BETZ, Die Proselytentaufe der Qumransekte und die Taufe im Neuen Testament, in RevQ l ( 1 958- 1 959) 2 1 3-234. E. F. SUTCLIFFE, Baptism and Baptismal Rites at Qumran ? in HeyJ l ( 1 960) 1 79- 1 88 . J . GNILKA, Die essenischen Tauchbiider und die Johannestaufe, in RevQ 3 ( 1 96 1 - 1 962) 1 85-207 . D. S M ITH , Jewish Prose/yte Baptism and the Baptism of John, in ResQuart 25 ( 1 982) 1 3-2 1 . K. PUSEY, Jewish Proselyte Baptism, in Exp Tim 95 ( 1 983- 1 984) 1 4 1 - 1 4 5 . t 3 Vedi inoltre P. A. H AMMAN , L e bapteme par le feu, in Mélanges de science religieuse 8 ( 1 95 1 ) 285-292. E. BEST, Spirit-Baptism, in Nov T 4 ( 1 960) 236-243 . J . D. G. DUNN, Spirit-and-Fire Baptism, in Nov T 14 ( 1 972) 8 1 -92. S . BROWN , ' Water Baptism ' and 'Spirit-Baptism ' in Luke-Acts, in A TR 59 ( 1 977), 1 3 5- 1 5 1 . 1 4 V e di R . DE VAU X , A rcheology and the Dead Sea Scrolls (Schweich Lectures o f the British Academy 19S9), Oxford University, London 1 97 3 .

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facilmente a piedi dal luogo lungo il fiume Giordano dove la tradizione situa normalmente l' area in cui Giovanni Battista battezzava, una tradi­ zione cresciuta in maniera del tutto indipendente da qualsiasi conoscenza del sito di Qumran 1 5 . Questa prossimità fisica dei due luoghi è un fattore che merita considerazione. Presi insieme, questi due elementi contribui­ scono a rafforzare la plausibilità di un rapporto temporaneo tra Giovan­ ni Battista, il figlio di Zaccaria e di Elisabetta, e gli esseni di Qumran 16 • Dopo aver preso in considerazione questa documentazione extrabibli­ ca relativa al Giovanni Battista storico , possiamo tornare ai dati biblici e cercare di leggerli con l' occhio della critica formale. Da questa prospet­ tiva, è possibile cogliere altri dettagli su di lui . Forse, un particolare del quarto vangelo che non ha una vera e propria corrispondenza nella tradizione sinottica, può fare da punto di partenza. In Gv 3 ,25-26, i discepoli del Battista discutono con i giudei sulla purificazione; alla fine tornano da Giovanni Battista e riferiscono : « Rabbi, colui che era con te al di là del Giordano, al quale hai reso testimonianza , è qui che battezza, e tutti accorrono a lui » . Questa annotazione del quarto vangelo non è carica di interessi teologici tipicamente giovannei , e tuttavia implica di­ rettamente che Gesù iniziò il suo ministero identificandosi con il battesi­ mo di Giovanni Battista . Anzi , presenta addirittura Gesù nell' atto di battezzare, anche se più tardi , nel medesimo vangelo, la notizia viene corretta (da un redattore/editore? o da un censore cristiano-primitivo? ) , con l ' aggiunta i n 4,2: « M a Gesù stesso non battezzava; lo facevano soltanto i suoi discepoli>> . Tale correzione rende difficile determinare se il Gesù storico abbia mai battezzato, ma l 'associazione di Gesù con Giovanni Battista nella parte iniziale del ministero dello stesso Gesù , così com 'è attestata in questo brano , va accolta come valida . Inoltre, nel quarto vangelo Gesù sale a Gerusalemme all'inizio del suo t s Vedi C. KOPP, The Holy P/aces of the Gospel, Herder and Herder , New York 1 963 , 96- 103. D. BALDI , Enchiridion locorum sanctorum. Documenta s. evangelii foca respi­ cientia, Franciscan Press, Jerusalem, seconda edizione 1955, 1 69- 1 88. 1 6 Per un' altra visione d i questo argomento vedi R . E. BROWN, Birth, 316 n 2. Si tratta

realmente di 'pura narrativa d'invenzione' se l'ipotesi spiega molte cose altrimenti non delucidate? Che il gruppo di Qumran fosse strenuamente contrario al culto officiato nel tempio di Gerusalemme e al sacerdozio che lo curava può essere dato per scontato . Ma ne dovrà forse conseguire eo ipso che «il fatto che Gi ovanni Battista fosse il figlio di un sacerdote fedele al tempio non poteva costituire per certo una raccomandazione per una sua appartenenza» alla comunità essena? In effetti , Giuseppe è al corrente sia dell'esisten­ za degli Esseni che di quella di Giovanni Battista, ma «non li connette mai»; né rapporta Giovanni a Gesù , entrambi a lui noti .

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ministero . Giunto colà, purifica i l tempio (2, 1 4-22) , usando una sferza fatta di corde e rovesciando i tavoli dei cambiavalute . Di tale purificazio­ ne del tempio all' inizio del ministero di Gesù non leggiamo nulla nella tradizione sinottica . Anzi , in Marco , Matteo e Luca, essa ha luogo poco dopo l'ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme, alla fine del suo viag­ gio successivo al ministero in Galilea . Ma nei sinottici Gesù fa soltanto un viaggio a Gerusalemme, mentre nel quarto vangelo egli vi si reca più volte . L ' attestazione molteplice della purificazione del tempio nei sinotti­ ci e nelle tradizioni giovannee sembra sostenere la storicità di tale gesto di Gesù , ma in quale periodo del suo ministero è meglio collocarlo (poi­ ché non possiamo affermare di poter giungere ad ambientarlo storica­ mente con certezza) 17? A mio giudizio , l ' ambientazione più plausibile è l 'inizio del ministero di Gesù, quando egli fu associato al ministero di riforma di Giovanni Battista. I sinottici , al corrente della tradizione sulla purificazione del tempio, mutarono la collocazione dell ' episodio, per adeguarlo al ruolo che il Battista, secondo loro, doveva svolgere. Questo ruolo è espresso in una scena che tanto Matteo quanto Luca hanno ereditato da 'Q' . Nella triplice tradizione sinottica, Giovanni Battista descrive Gesù co­ me uno più potente di lui , «colui che deve venire» (ho erehomenos, Mc l , 7-8 ; Mt 3 , I l ; Le 3 , 1 6 ; cf. anche Gv l ,27) . Ma la doppia tradizione costruisce poi su questa descrizione , quando riferisce che Giovanni Batti­ sta ha inviato i suoi messaggeri a Gesù , dalla prigione1 8 • Imprigionato da Erode Antipa , Giovanni Battista invia due discepoli a chiedere a Gesù: «Sei tu colui che deve venire, o dobbiamo aspettarne un altro? » (Le 7, 19; Mt 1 1 , 3 ) . La sua domanda riflette il titolo usato da lui più tardi nella triplice tradizione . Ora, avendo sentito parlare dell 'attività di Gesù, in base alla quale egli non sembra presentarsi come il fiero ri formatore atteso sullo stampo di Elia , Giovanni Battista esita e pone domande. Il titolo «colui che deve venire» , è un'eco di M/ 3 , l , dove Jahwé dice 1 7 Vedi inoltre R. E. BROWN, The Gospel A ccording to John (AB 29, 29A), Doubleday, Garden City, NY 1 966- 1 970, 1 1 6- 1 1 8 . J. A. FITZMYER, Luke , 1 262- 1 267. Cf. W. W. WATIY, Jesus and the Tempie - Cleansing or Cursing? in Exp Tim 93 ( 1 9 8 1 -82) 235-239. E. SPIEGEL, War Jesus gewalttiitig? Bemerkungen zur Tempelreinigung, in TG/ 73 ( 1 985) 239-247 . 1 8 Seguo qui l'importante analisi critico-formale della tradizione evangelica sul rappor­ to tra Giovanni e Gesù proposta da J. A. T. ROBINSON , Elijah, John and Jesus. An Essay in Detection, in NTS 4 ( 1 957-58) 263-8 1 ; rist. Twelve New Testament Studies (sopra, n 8) 28-52.

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attraverso il profeta: «Ecco , io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore, che voi cercate - l' angelo dell 'alleanza, che voi sospirate, ecco viene, dice il Signore degli eserciti» . Col tempo questo detto fu interpretato nel senso di un «colui che deve venire» (ho erch6menos) . Molto prima dell'inizio dell' èra cristiana , alla profezia di Malachia era stata aggiunta un'appen­ dice, nella quale il ' messaggero' di 3 , l veniva esplicitamente identificato con Elia : «Ecco , io invierò il profeta Elia prima che giunga il giorno grande e terribile del Signore, perché converta il cuore dei padri verso i figli , e il cuore dei figli verso i padri , così che io venendo non colpisca il paese con lo sterminio» (3,23). Tale attesa è ribadita in Sir 48,9- 1 0 : «Fosti assunto in un turbine di fuoco su un carro di cavalli di fuoco, designato a rimproverare i tempi futuri per placare l' ira prima che divampi , per ricondurre il cuore dei padri verso i figli , e ristabilire le tribù di Giacob­ be». Così , «colui che deve venire», divenne il precursore del «giorno grande e terribile del Signore». Leggendo la tradizione sinottica dal punto di vista della critica forma­ le, dobbiamo concludere che il Giovanni Battista storico inizialmente riveste Gesù del ruolo di Elias redivivus. Del resto, l'attività attribuita a Gesù all' inizio del suo ministero nel quarto vangelo, ben gli si addirebbe in tale ruolo . La sua purificazione del tempio è facilmente intesa come gesto di un siffatto riformatore deciso . Identificando se stesso con Gio­ vanni Battista, il predicatore-riformatore, Gesù avrebbe riconosciuto il ruolo deciso da Dio stesso per il Battista, sanzionato dalla sua predicazio­ ne riformatrice, e si sarebbe persino sottomesso al suo battesimo . Ma dopo l'imprigionamento di Giovanni, Gesù partì per conto suo e svilup­ pò un suo stile ministeriale. Al sentire della sua attività, mentre era in prigione, Giovanni Battista iniziò ad avere dubbi : «Sei tu colui che deve venire, o dobbiamo aspettarne un altro ? » . Nel rispondere all 'interrogativo d i Giovanni Battista , Gesù afferma: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito : i ciechi riacqui­ stano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi vengono sanati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è ann unziata la buona novella » (Le 7 ,22, cf. Mt 1 1 ,4-5) 19. In altre parole, invece di far scendere fuoco dal cielo , come aveva fatto Elia a suo tempo, Gesù si presenta come l'antico profeta Isaia, pronto a manifestare la misericordia di Dio verso l ' umanità sventurata. Essendosi identificato con questo ruolo , Gesù quindi rimanJt

Le parole di Gesù fanno eco a

fs 61 , 1 ; 3 � . � : 26, 1 9 .

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da i messaggeri a Giovanni Battista , commentando : «E beato è chiunque non sarà scandalizzato di me ! » , vale a dire è beato chi mi accoglie così come sono, e non secondo idee preconcette. Dopo la partenza dei discepoli di Giovanni Battista, Gesù si volge alla folla che lo circonda : «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna agitata dal vento? [ ] . Un uomo avvolto in morbide vesti? [ . ] . Un profeta? Sì , vi dico, e più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: Ecco io mando davanti a te il mio messaggero, egli preparerà la via davanti a te» (Le 7 , 25-27 ; cf. MI 3 , l ) . Così Gesù capovolge i ruoli , e Giovanni Battista diventa l' Elias redivivus, più grande di qualsiasi profe­ ta antico . In tal modo, lo stesso Giovanni Battista divenne «colui che deve venire» , inviato prima del giorno grande e terribile del Signore, poiché lo stesso Gesù alla fine sarà riconosciuto come 'il Signore' . Da questo rovesciamento di ruoli , introdotto da Gesù, il Giovanni Battista storico divenne il nuovo Elia, e da questo rovesciamento di ruoli derivò la credenza che Elia è il precursore del Messia. Nonostante le affermazioni in contrario, nulla documenta l 'esistenza di un qualche scritto pre cristiano che dipinga Elia come il precursore del Messia20 • In M/ 3 ,23 egli è il precursore del «grande e terribile giorno del giudizio» e in questo testo non si fa alcuna menzione di una figura messianica; né si menziona tale figura in Sir 48,9- 1 0 . Il Giovanni Battista storico , che ha atteso Gesù come Elias redivivus, è diventato a sua volta questa stessa figura , poiché Gesù ha rovesciato i ruoli . A prescindere dalla tradizione registrata in questi termini nei sinottici , la credenza in Elia come precur­ sore del Messia riemerge poi negli scritti patristici, in Giustino martire, nel suo Dialogo con Trifone, 8 ,4; 49, 1 -72• . In altre parole, il ruolo di . . .

. .

-

20 Vedi M. FAIERSTEIN, Why Do the ::kribes Say that Elijah Must Come First?, in JBL 100 ( 1 98 1 ) 75-86. Cf. D. C. ALLISON. J R . , Elijah Must Come First, in JBL 103 (1 984) 256-258. J. A. FITZMYER, More about Elijah Coming First, in JBL 104 ( 1 985) 295-296. Esiste un minuscolo frammento di papiro della grotta 4 di Qumran risalente al 50-25 a . C . circa, che contiene l'inizio di due righe, una delle quali principia, lkn 'slh / 'jh qdfm], «a te invierò Elia pri[ma] » . Sfortunatamente, il frammento è spezzato e , benché alluda a Mal 3 , 23, non c'è alcuna prova che quel verso di Malachia fosse già interpretato in termini di un Messia (vedi J . STARCKY, RB 70 [ 1 963] 48 1 -505 , spec. 498) . Quando M/ 3 ,23 inizia ad essere citato o richiamato nella Mishna (mEdujiot 8,7; mBaba Mesi 'a 1 ,8 ; mSeqalim 2 , 5 ) , non è usato nel senso d i u n predecessore d i due Messia. 2 1 Alla fine emerge nella tradizione rabbinica (vedi mStr-B 4. 784-80.872-74) . Cf. R. B. Y . Scorr, The Expectation oj Elijah, in CJR T 3 ( 1 926) 1 � 1 3 . A. J . B. HIGGINS, Jewish Messianic Belief in Justin Martyr 's Dialogue with Trypho, in NovT 9 ( 1 967) 298-305 . J . A . T . ROBINSO N , Elijah, John, (sopra , n 8 ) , 276 .

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Giovanni Battista come precursore di Gesù fa sorgere il ruolo di Elia come precursore del Messia, perché Gesù è il Messia. Q uello che era Giovanni Battista nei confronti di Gesù, lo è diventato Elia nei confronti del Messia. Ciò mi conduce alla fine della trattazione sugli elementi che possono essere colti da una analisi critico-formale della tradizione evangelica circa · il Giovanni Battista storico. Presi insieme a ciò che si può raccogliere dai dati extrabiblici di Giuseppe e della letteratura qumranica, ci hanno consentito di dipingere alcuni tratti del quadro del Giovanni Battista storico e della sua attività in relazione a Gesù di Nazaret .

II. Gio vanni Battista e i vangeli di Marco e di Matteo Benché l 'interesse principale di questo capitolo sia la riconsiderazione dell ' immagine lucana del ruolo di Giovanni Battista come precursore , nondimeno dobbiamo dare un breve sguardo anche alla presentazione che di lui fanno Marco e Matteo, onde fornire uno sfondo adeguato alle osservazioni che faremo sull 'immagine che ne tratteggia Luca . Anzitutto, la tradizione su Giovanni Battista peculiare a Marco . Sin dall' inizio, si nota come l' evangeli sta sia al corrente del fatto che Giovan­ ni Battista è considerato messaggero alla stregua del messaggero menzio­ nato in M/ 3 , l . Benché l 'evangelista si rifaccia a Is 40, 3 , in l ,2, di fatto si tratta di una citazione che fonde insieme MI 3 , l e Is 40, 322 • Questa fusione ricorre soltanto in Marco, ma mostra che questo evangelista scrive già guardando le cose a posteriori : anch 'egli ha appreso del rove­ sciamento di ruoli che noi abbiamo fatto risalire al Gesù storico, attraver­ so 'Q' (Le 7 ,27; Mt 1 1 , 1 0) . Marco inoltre descrive la foggia del vestire di Giovanni Battista : peli di cammello e una cintura di cuoio; e anche la sua dieta : locuste e miele selvatico23 • Ma la scena più importante del vangelo di Marco in cui è coinvolto Giovanni Battista è quella del battesimo di Gesù : «E, uscendo dali' acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba . E si sentì una voce dal cielo: Tu sei il mio Figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto» (Mc l , 1 0- 1 1 ) . In questo vangelo, i cieli aperti Per dettagli su questo versetto, vedi M.-J. LAGRANDE, Évangile selon saint Mare (EBibl) Gabalda, Paris, quinta edizione 1 929, 3-4. 23 Cf. CD 1 2 , 1 3-24, per una dieta analoga in uno dei libri di regole della comunità essenica: miele selvatico e locuste bollite o arrostite. 22

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sono visti da Gesù soltanto , e la voce è rivolta a lui. Ma l'obiettivo di questo episodio è di identificare Gesù per i lettori del primo vangelo . Esso stabilisce il rapporto di Gesù con il cielo - una identificazione che il vangelo di Marco non aveva altra opportunità di operare, mancando dei racconti dell 'infanzia . Più avanti , Marco presenta un racconto elaborato sull'imprigionamen­ to di Giovanni Battista da parte di Erode Antipa e sulla esecuzione dello stesso Giovanni Battista «a causa di Erodiade, moglie di suo fratello Filippo, che egli aveva sposata . Giovanni diceva a Erode: ' Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello' » (6, 1 7 - 1 8). Abbiamo già menzionato la differenza nel motivo fornito da Giuseppe e quello dato da Marco per l'esecuzione di Giovanni Battista. In effetti , Giuseppe è al corrente del ripudio della figlia di Areta IV, la prima moglie di Erode Antipa, ma non menziona alcun coinvolgimento di Giovanni Battista in esso, né menzio­ na per nome il fratello24 • Marco invece identifica il ' fratello' come Filip­ po, e Matteo lo segue . È questo un problema ben noto da lungo tempo nell'interpretazione del secondo vangelo . Secondo , i l vangelo d i Matteo ripete l a maggior parte d i quanto si trova nel racconto di Marco su Giovanni Battista , aggiungendovi due dati soprattutto : l) il discorso di Giovanni Battista sulla razza di vipere (3 , 710), rivolto ai farisei e ai sadducei , che Giovanni Battista ammonisce a fuggire dall 'ira ventura, richiamando anche l ' attenzione sulla scure già posta alle radici degli alberi2S . 2) Il racconto 'Q' sui messaggeri inviati da Giovanni Battista a Gesù, di cui abbiamo già trattato nella prima parte . Ma sono quattro i punti da tenere presenti nella trattazione matteana del Battista: l) In questo vangelo Giovanni Battista è dipinto come un predicatore del regno; il messaggio messo sulle sue labbra recita: «Penti­ tevi , perché il regno dei cieli è vicino » . Ciò non solo contrasta con Marco l ,4; il messaggio è per di più formulato con parole identiche a quelle che userà Gesù in 4, 1 7 . Così , nel vangelo di Matteo , Giovanni Battista diven­ ta il precursore esplicito di Gesù nella proclamazione del regno . 2) Quan­ do il Gesù matteano si reca da Giovanni Battista per essere battezzato, questi protesta: «lo piuttosto dovrei essere battezzato da te» . Gesù lo rimprovera e insiste nel volersi sottomettere al battesimo di Giovanni «per compiere ogni giustizia» (3 , 1 5), vale a dire, per porsi in quella 24 Vedi sopra, pp. 75-76. F il ippo il tetrarca, era di fatto sposato a Salome , la figlia di Erodiade, ed era fratellastro di Erode. 2 s Questo discorso escatologico matteano del monte è tratto da ' Q ' ed ha la sua controparte in Le 3 ,7-9. ,

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condizione di giustizia voluta da Dio. Ciò non soltanto comporta la divina approvazione della missione di Giovanni Battista, ma porta a compimento altresì un rapporto personale di giustizia da parte di Gesù con lo stesso Dio. Gesù si comporta giustamente, come ha fatto Giovanni Battista26. 3) Dopo il battesimo di Gesù , l ' evangelista annota: «l cieli si aprirono», il che differisce da quanto dice Marco , secondo il quale è Gesù a vedere i cieli aperti. Nella versione matteana si intende dire che i cieli aperti furono visibili a tutti . Inoltre, la voce celeste si rivolge non a Gesù , come in Marco l , I l , ma dichiara : «Questi è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto» (3 , 1 7) . Così Matteo ha conservato la scena battesimale dalla sua fonte marciana, ma ne ha fatto una proclamazione celeste pubblica sull'identità di Gesù . Egli ha già informato i suoi lettori sul rapporto di Gesù col cielo , nei racconti dell'infanzia , parlando di un bambino nato da Maria « per opera dello Spirito santo» ( 1 , 1 8). Di conse­ guenza, nel suo vangelo la scena del battesimo svolge un ruolo seconda­ rio, che non è più di identificazione, bensì di inaugurazione del ministero pubblico . Infine, 4) il rovesciamento di ruoli per il quale Giovanni Batti­ sta diventa Elias redivivus, è reso esplicito in questo vangelo, poiché l 'evangelista aggiunge, alla fine dell ' episodio ' Q ' : «La legge e tutti i profeti infatti hanno profetato fino a Giovanni , e se lo volete accettare , egli è quell'Elia che deve venire. Chi ha orecchi intenda» ( 1 1 , 1 3 - 1 4)27 . Così la prospettiva a posteriori sul rovesciamento di ruoli è diventata esplicita . Fin qui il riepilogo dei dati su Giovanni Battista nei vangeli di Marco e di Matteo .

III. L ,immagine lucana di Giovanni Battista Gli scritti lucani presentano il quadro più elaborato di Giovanni Batti­ sta. Luca infatti non si limita a fare di Giovanni una controfigura di Gesù nei racconti dell'infanzia, cosa che è senza paralleli negli altri vangeli ; egli inoltre fa riferimento a Giovanni Battista per ben nove volte negli Atti degli Apostoli ( 1 , 5 . 22 ; 1 0 , 3 7 ; 1 1 ; 1 6; 1 3 ,24.24; 1 8 ,25 ; 1 9 , 3.4). In sei di 26 Vedi inoltre J . REUMANN, Righteousness in the New Testament, Fortress, Philadel­ phia; Paulist, New York 1 982, 1 27 § 230. B. PRZYBYLSKI, Righteousness in Matthew and His World of Thought (SNTSMS 4 1 ) , University Press , Cambridge 1 980, 9 1 -94. Per PRZYBYLSKI « [ . . . ] in 3 , 1 5 la giustizia non si riferisce al dono di Dio ma alla richiesta che rivolga Dio all'uomo? (p . 79). 27 Cf. Le 7 ,27-28; 16, 1 6 (vedi sotto , pp . 9 1 - 9 3 ) .

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questi nove casi , Luca si limita a richiamare cose di cui già ha parlato nel terzo vangelo , quali il battesimo amministrato da Giovanni , oppure l' ini­ zio del ministro di Gesù che si ricollega ali ' attività del Giovanni Battezza­ tore. Soltanto in A t 1 8- 1 9 apprendiamo qualcosa di nuovo : i discepoli del Battista hanno continuato l'attività di battezzatore del loro maestro , persino in posti lontani come Efeso nell'Asia Minore (A t 1 8 ,24- 1 9 , 3 ) . Nel capitolo secondo ho richiamato l'attenzione sul parallelismo gra­ duale che si trova nei racconti dell 'infanzia , la costruzione letteraria cui ricorre Luca, utilizzando la fonte su Giovanni Battista, per raccontare gli eventi del concepimento, della nascita, della circoncisione e della manife­ stazione ai vicini di Giovanni Battista28 • Indipendentemente dal consenso o meno su questa utilizzazione, da parte di Luca, della fonte su Giovanni Battista, il parallelismo graduale è chiaro. R. E . Brown preferisce ritene­ re che i brani su Giovanni Battista del racconto parallelo siano stati creati da Luca ad imitazione di quanto ha fatto relativamente ai brani su Gesù, utilizzando dettagli relativi al modo in cui è trattato Giovanni Battista nel resto del vangelo lucano29. Non è possibile precisare quale strada abbia seguito con esattezza Luca in questa costruzione letteraria. Il dato importante nei racconti dell 'infanzia è il modo in cui Luca ha già dipinto Giovanni come precursore di Gesù. I versetti 1 5- 1 7 del capito­ lo l definiscono il ruolo di Giovanni Battista in questi termini : sarà «grande al cospetto del Signore» , un nazireo , pieno di Spirito santo , e inviato per la conversione di Israele come il riformatore Elia . «Gli cam­ minerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia» ( l , 1 7), dove 'gli' nel contesto immediato si riferisce a Jahwé dell'Antico Testamento (in un' al­ lusione a M/ 3 ,23). Ma a nessun lettore dei racconti paralleli sfuggirebbe l'importanza di Kyrios, il quale, nei racconti dell'infanzia, alla fine è trasferito sullo stesso Gesù . Nella scena della visita di Maria ad Elisabet­ ta, il motivo del precursore riappare allorché il bambino sobbalza nel seno della madre , facendole conoscere la presenza della « madre del mio Signore» (he méter tu Kirfu mu, l ,43). Nel vangelo vero e proprio, Luca segue l 'ordine di Marco, con le scene di apertura sulla comparsa di Giovanni Battista che predica, e sul batte11

Vedi sopra, p. 37. Birth, 244-247 . 265-266. Cf. il suo articolo Luke ,s Method in the A nnunciation Narratives of Chapter One, in No Famine in the Land. Studies in Honor of John L. McKenzie (edd. J. W. FLANAGAN e A. W. ROBINSON), Scholars, Missoula, MT, 1 97 5 , 1 79- 1 94. 29

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si m o (3 , 1 -22) , parallele a Mc l ,2-8 . Luca amplia il materiale, portando tre esempi della predicazione di Giovanni Battista: il suo discorso escato­ logico (3 ,7-9) , il discorso sulla razza di vipere noto da Mt 3 , 7-10, ora rivolto non ai farisei e ai sadducei , bensì alla 'folla' ; la sua predicazione etica (3 , 1 0- 1 4), il consiglio che egli dà alla folla, ai gabellieri e ai soldati ; e la sua predicazione messianica (3, 1 5- 1 7) , nella quale egli riconosce di non essere il Messia , e dice che qualcuno più grande di lui è in arrivo . Il s.econdo e il terzo elemento risultano tipicamente lucani . È difficile dire se Luca li abbia tratti dalla sua fonte privata ' L ' , oppure se li abbia composti liberamente (a parte 3 , 1 6 , che è una forma redazionale di Mc l 7-8)3°. ' Il modo in cui Luca tratta del battesimo di Gesù è signi ficativo . Notia­ mo tre punti . l) L'imprigionamento di Giovanni Battista è ricordato prima che Gesù sia battezzato . In due versetti (3 , 1 9-20) Luca presenta una riduzione drastica dell ' episodio di sedici versetti della fonte marciana (6, 1 4-29) . Esso recita: «Ma il tetrarca Erode, biasimato da lui a causa di Erodiade, moglie di suo fratello , e per tutte le scelleratezze che aveva commesso, aggiunse alle altre anche questa : fece rinchiudere Giovanni in prigione» . Luca non fa menzione della danza di Salomè e dell 'inimicizia di sua madre Erodiade . Soltanto più tardi nel suo vangelo il lettore verrà a sapere che Erode ha fatto decapitare Giovanni Battista (9,9) . Dato ancor più significativo, Luca non identifica il ' fratello' di Erode . Si è reso conto dell 'errore di Marco? Oppure omette il nome soltanto perché ridu­ ce drasticamente l' estensione dell 'episodio? 3 1 2) Nella scena del battesimo stesso Luca osserva: «Quando tutto il popolo fu battezzato, e mentre Gesù , ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera , il cielo si aprì » (3 , 2 1 ) . In questa forma lucana dell 'episodio non ci viene mai detto chi ha battezzato Gesù. Il lettore pensa che sia stato Giovanni Battista - il quale però , secondo il racconto lucano , è già stato imprigionato. Inoltre , è stata aggiunta una nota specificamente lucana : Gesù è in preghiera - un motivo questo ricorrente nel terzo vangelo32 • 3) La descrizione di quanto segue immediatamente al battesimo di Gesù è fatta nel modo seguente: «Il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito santo in apparenza corporea , come di colomba, e vi fu una voce dal cielo : 'Tu sei il mio figlio predilet­ to, in te mi sono compiaciuto ' » (3 ,2 l b-22) . Anche qui , la voce celeste fa una proclamazione pubblica, anche se le parole sono formulate alla 30 31 32

Vedi Luke 463-475. lbid, 476-487. lbid. , 244. ,

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seconda persona singolare e rivolte a Gesù (come lo erano nella versione di Marco) ; Luca però aggiunge il dettaglio dello Spirito sceso su Gesù come una colomba «in forma corporea»33. È questo uno dei non pochi casi negli scritti lucani in cui l'evangelista è interessato a sottolineare la realtà concreta dell'esperienza34 . Ci si chiede in quale altro modo una colomba avesse potuto discendere , se non «in forma corporea» . Dovremmo notare altri due aspetti del battesimo d i Gesù nella presen­ tazione lucana . Primo, R. Bultmann definisce la scena come « consacra­ zione di Gesù a Messia»35, e in questa interpretazione messi ani ca del battesimo di Gesù è seguito da molti altri interpreti . C'è chi è arrivato a sostenere che soltanto nel battesimo Gesù è diventato consapevole della sua realtà di Messia. Eppure, se si analizza attentamente il testo, né la discesa dello Spirito su Gesù, né il riconoscimento di Gesù come 'Figlio' , né l ' implicazione del suo essere 'Servo di Jahwé' (con l'allusione a fs 42 , l , «In lui mi sono compiaciuto») connotano una funzione messianica - una visione di Gesù come agente consacrato di Dio per la liberazione del popolo . Non c'è, semplicemente , alcuna prova nel giudaismo palesti­ nese pre-cristiano che i titoli di 'Figlio (di Dio)' e di ' Servo di Jahwe' fossero considerati messianici. Peraltro , lo stesso Luca ha interpretato il battesimo di Gesù in senso messianico - non nella scena evangelica dell 'evento, ma in A t l O, nel discorso tenuto da Pietro a Cornelio. Là Pietro riepiloga il messaggio inviato da Dio a Israele tramite Gesù Cristo : « La parola proclamata attraverso tutta la Giudea, a cominciare dalla Galilea , dopo il battesimo predicato da Giovanni : come Dio abbia consacrato Gesù di Nazaret con lo Spirito santo e con potenza, il quale andò in giro facendo il bene e guarendo tutti coloro che erano oppressi [ . . . ] » (1 0,37-38)36• In questo commento Luca considera la discesa dello Spirito su Gesù al battesimo come una ' unzione' o consacrazione . Così in Atti egli dà all ' evento una connotazione messianica, che per sé la scena non ha nel terzo vangelo . Secondo, presentando Giovanni Battista imprigionato da Erode prima ancora che abbia luogo il battesimo di Gesù , Luca in effetti pone termine 33 Vedi P. SEETHALER , Die Taube des Heiligen Geistes, in BibLeb 4 ( 1 963) 1 1 5- 1 30. L. E. KECK , The Spirit and the Dove, in NTS 1 7 ( 1 970- 1 97 1 ) 4 1 -67 . 34 Vedi Le 24,4 1-42; A t 1 , 3-4; cf. Luke , 1 574. 3 5 HST, 248 . 3 6 Vedi inoltre R. F. CoLLINS, Luke 3,21-22, Baptism or Anointing, in TBT 84 ( 1 976) 821 -83 1 . l. DE LA POITERIE, L 'Onction du Christ. Étude de théologie biblique, in NR T 80 ( 1 958) 225-252.

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al racconto del ministero di Giovanni, togliendo il Battista dalla scena prima che inizi il ministero di Gesù . Su questo modo di presentare il Battista e il suo ruolo ha fatto leva H. Conzelmann per separare Giovanni Battista da Gesù, per fare del Battista un personaggio appartenente sol­ tanto al periodo d' Israele e per distanziare Giovanni Battista, sia storica­ mente che geograficamente, dal periodo di Gesù e dall'area in cui ha avuto luogo il ministero di Gesù37• Molta dell'interpretazione di Giovan­ ni, da parte di Conzelmann, dipende dalla sua lettura di Le 1 6 , 1 6 : «La legge e i profeti fino a Giovanni; da allora in poi viene annunciato il regno di Dio [ . . . ] » . Per Conzelmann le prime parole, ' fino a Giovanni' hanno senso inclusivo , e fanno di Giovanni una figura del periodo d'I­ sraele. Egli ritiene altresì che Luca abbia inteso circoscrivere con chiarez­ za le aree geografiche di Giovanni Battista e di Gesù: il deserto e tutta la regione attorno al Giordano costituiscono la zona di Giovanni Battista, il quale non ha nulla a che fare con la Galilea, la Giudea o Gerusalemme. Inoltre, Giovanni nel vangelo di Luca non è presentato come un predica­ tore del regno ; la sua predicazione di riforma e il suo ministero sono totalmente diversi da quelli di Gesù. Di conseguenza, Conzelmann nega a Giovanni il ruolo di precursore o battistrada di Gesù . Invece, per lui Giovanni è «il più grande dei profeti», una figura del periodo d ' Israele. W. Wink ha modificato alquanto la posizione di Conzelmann, ma an­ ch'egli ammette che Luca «non ha conservato nulla del ruolo di Elia per Giovanni»3 s. La negazione del ruolo di precursore per Giovanni dipende in gran parte dall' omissione lucana della conversazione, succes­ siva alla trasfigurazione di Gesù, avuta con i discepoli sul fatto che prima deve venire Elia (Mc 9, 1 1 - 1 3 , omessa in Le 9, 36-37) e dalla mancanza di una identificazione esplicita di Giovanni con Elia, quale si trova in Mt 1 7 , 1 3 . Per quanto mi riguarda, nutro qualche perplessità su tale interpretazio­ ne. Non è affatto certo che Luca in 1 6 , 1 6 intenda l' espressione « fino a Giovanni la legge e i profeti» in senso inclusivo . Non insisterei nemmeno sul senso esclusivo , il che creerebbe altre difficoltà. Piuttosto , Giovanni va preso come una figura di transizione, che fa da cesura tra il periodo d' Israele e il periodo di Gesù . Fondamentalmente, egli appartiene al periodo d' Israele, data la sua circoncisione e la sua incorporazione nel37 Theology. 1 9-27. 3 8 John the Baptist in the Gospel Tradition (SNTSMS 7) University Press, Cambridge 1 96 8 , 42 (il corsivo è mio).

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l ' Israele di Dio; ma è una figura del periodo scelto da Dio per inaugurare il tempo di Gesù , il periodo del compimento della salvezza . In verità, Giovanni serve da personaggio di transizione più di Maria, perché egli compare negli episodi che inaugurano il ministero pubblico dello stesso Gesù . Come si possa dire che Giovanni non svolge alcun ruolo nel perio­ do di Gesù, leggendo Le 3 , 1 - 1 8 , è veramente enigmatico . Luca ricollega il ministero di Gesù alla storia romana e palestinese proprio sottolinean­ do la comparsa in scena di Giovanni nell 'anno quindicesimo di Tiberio Cesare e sotto il pontificato di Anna e Caifa, per non menzionare tutti gli altri dettagli presenti nei suoi sei sincronismi , in 3 , 1 -2 . Nel vangelo luca­ no Giovanni non ricopre il ruolo di annunciatore del regno (come invece in Matteo), ruolo che Luca riserva allo stesso Gesù . Ma ciò non significa che la predicazione di riforma di Giovanni non sia preparazione alla predicazione sul regno da parte di Gesù . Inoltre, Giovanni non _è soltanto colui che fa la sua comparsa 'nel deserto ' . Dopo il battesimo di Gesù , Luca racconta che egli , «pieno di Spirito santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto per quaranta giorni» (4, 1 -2). Può trattarsi di un episodio prelimi­ nare al ministero di Gesù , ma è chiaramente inteso come fatto di transi­ zione dal ministero di Giovanni Battista a quello di Gesù . Per questi motivi , non porrei lo stacco tra il periodo d' Israele e il periodo di Gesù al momento deli 'imprigionamento di Giovanni. Seguen­ do l'affermazione basilare di Le 1 6 , 16, preferisco usare l'espressione ' fino a Gesù' come una demarcazione del primo periodo , ma riconoscen­ do lo stesso Giovanni anche come colui che inaugura il periodo di Gesù , come induce a ritenere il primo episodio di Le 3 . Egli è così una figura di transizione, in funzione in entrambi i periodi d è lla storia della salvezza lucana39. Parte dei motivi per cui gli interpreti hanno avuto difficoltà con Gio­ vanni come precursore di Gesù nel vangelo di Luca è che questo ruolo non viene mai espresso con chiarezza in questo vangelo. Nella conversa­ zione successiva alla trasfigurazione, tenuta da Gesù con i discepoli , una volta scesi dal monte essi chiedono a Gesù: «Perché gli scribi dicono che deve venire prima Elia? » (Mc 9, 1 1 ) . Gesù non soltanto afferma che Elia 39 Questo particolare è stato notato anche da E. Kasemann: «[ . . ] L'epoca veterotesta­ mentaria della storia della salvezza si chiude con il Battista, il quale appartiene egli stesso alla nuova epoca e non fra annoverato tra i pr ofeti » (Essays on New Testament Themes in [SBT 4 1 ] SCM London 1 964, 42-43. .

,

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deve venire a «restaurare tutte le cose» (un riferimento a M/ 3 , 23 o a Sir 48 , I O) , ma continua : «lo vi dico , Elia è venuto, e gli hanno fatto quello che hanno voluto» (9, 1 3) . Il Gesù di Marco non identifica mai altrove questo Elia che è venuto, ma nel passo parallelo di Matteo questo vago riferimento diventa una identificazione esplicita, poiché l ' evangelista commenta: «l discepoli allora capirono che egli stava parlando di Giovan­ ni Battista» (Mt 1 7 , 1 3) . Luca invece , omettendo completamente la con­ versazione successiva alla trasfigurazione , ha evitato sia il riferimento vago (di Marco) sia la esplicita identificazione di questo Elia che è venuto (di Matteo). Ma ha omesso questa scena perché intendeva negare a Giovanni il ruolo di precursore? È quanto interpretano spesso gli studiosi . Ma se si legge la forma lucana di 'Q' dell' episodio sui messaggeri inviati da Giovanni a Gesù (7, 1 8-30), al quale ho già fatto riferimento40, si ha una diversa impressione tenendo presente la sua fine, poiché il v. 27 identifica di fatto Giovanni come precursore di Gesù . Gesù chiede alla folla che cosa sia andata a vedere nel deserto, ed egli stesso infine rispon­ de alla sua domanda dichiarando che essi sono andati a vedere «qualcosa di più grande di un pro feta)) . E prosegue: « È colui del quale sta scritto: ' Ecco io mando davanti a te il mio messaggero , egli preparerà la via davanti a te' » (Le 7,26c-27, con riferimento a M/ 3 , 1 ) . Con buona pace di H . Conzelmann , Gesù non ha fatto di Giovanni «il più grande dei pro feth>41 , cioè il più grande delle figure del periodo d'Israele. Invece, il Gesù lucano afferma di Giovanni che egli è «più che un profeta»; e quindi lo identifica (senza nominar lo) come «colui del quale sta scritto» in MI 3, l Sorge il sospetto che il problema sia creato dal passo parallelo matteano, dove Gesù prosegue e menziona Giovanni Battista dicendo di lui : «E se lo volete accettare, egli è quell ' Elia che deve venire» (Mt 1 1 , 1 4) . Ma ciò è stato aggiunto a l passo ' Q ' d a Matteo , così come questo evan­ gelista ha aggiunto il riferimento a Giovanni Battista in 1 7 , 1 3 . Non è che Luca abbia soppresso qualcosa che era in ' Q ' , cioè l'identificazione espli­ cita di Giovanni come Elias redivivus. No, per Luca il riferimento era sufficientemente chiaro nelle parole di Gesù: «Questi è colui del quale sta scritto». Così , per Luca, Giovanni è davvero il precursore del Signore, come lo è per la tradizione pre-lucana. Può darsi che tale identificazione nel vangelo di Luca non sia così esplicita come lo è nel vangelo di Matteo , ma essa è ben presente . .

40

Vedi sopra, pp. 82-84.

4 1 Theo/ogy, 2S.

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Inoltre, è questo il vero motivo per cui Luca ha presentato Giovanni come precursore di Gesù persino nei racconti dell 'infanzia: colui che lo avrebbe preceduto nello spirito e nel potere di Elia ( 1 , 1 7) . È vero , non è lecito partire dalla presentazione di Giovanni come precursore quale essa è esposta nei racconti dell'infanzia, perché questi racconti sono stati scritti con una prospettiva a posteriori - con la visione a posteriori generata dall'idea di lui precursore presente nella tradizione che è arriva­ ta a Luca sul rapporto del Giovanni storico con il Gesù storico . Parte del problema che Conzelmann incontra con Giovanni come precursore di Gesù ha a che fare con la sua interpretazione dei racconti dell'infanzia. Per lui questi racconti dell 'infanzia non sono parte autentica dello scritto lucano42 . È questo il motivo per cui ho cercato di mostrare, partendo da altre pericopi del vangelo di Luca, che Giovanni invece è veram ente considerato precursore. Una volta stabilito questo dato, si può vedere come l ' immagine di lui, quale è tratteggiata nei racconti dell'infanzia, serva soltanto a confermare quanto si legge già altrove . Di conseguenza, si deve continuare a sostenere che Luca, nel suo vangelo e negli Atti , ha un suo modo proprio di presentare Giovanni Battista, anche in veste di precursore di Gesù . Il motivo , già presente nella tradizione pre-lucana , è stato da Luca adottato e trattato in una maniera tutta sua , ma non soppresso . Giovanni Battista è il personaggio eletto del periodo d ' Israele , scelto a inaugurare il periodo dello stesso Gesù, in cui la salvezza per l 'umanità è ottenuta in maniera nuova.

4l

Vedi Theology,

I l8:

L 'autenticità dei primi due capitoli è discutibile.

Cf. Luke, 3 1 0.

Capitolo quinto

IL DISCEPOLATO NEGLI SCRITTI LUCANI

Alla domanda: