Lo specchio. Rivelazioni, inganni e science-fiction 8845922316, 9788845922312

Scienza dello specchio, la catottrica non è soltanto una scienza delle riproduzioni esatte della realtà, è anche scienza

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Lo specchio. Rivelazioni, inganni e science-fiction
 8845922316, 9788845922312

Table of contents :
Jurgis Baltrušaitis - LO SPECCHIO. Rivelazioni, inganni e science-fiction
Risvolto 1
Risvolto 2
Frontespizio
Colophon
Prefazione
1. Un museo di catottrica
I. LE CURIOSITÀ CATOTTRICHE E I LORO MUSEI
II. DAL CABINET-MOBILE CATOTTRICO AL CABINET-SALA DEGLI SPECCHI
III. IL MONDO IN UNA SCATOLA
IV. LE METAMORFOSI
V. RAFAEL MIRAMI E LA SUA SCIENZA DEGLI SPECCHI
2. Specchi celesti
I. LA LUNA
II. L’ACQUA E LA NUBE
III. L’ARIA
IV. IL THEATRUM POLYDICTICUM COSMICO E UN’INVERSIONE DEGLI ELEMENTI
3. Specchi divini
I. GLI SPECCHI MOSAICI E LE TEOGONIE ANTICHE
II. LO SPECCHIO DI SAN PAOLO
III. RIVELAZIONE DELL’INVISIBILE
IV. PLOTINO-FAUST-MOSÈ
V. LO SPECCHIO UMANO
4. Lo specchio di Archimede: I. Da Euclide a Buffon
I. LA GENESI DELLA LEGGENDA
II. I PARABOLOIDI BAROCCHI
III. CONTESTAZIONE E AVVENTO DELLO SPECCHIO PIANO
5. Lo specchio di Archimede: II. Da Buffon ai forni solari del XX secolo
I. GLI SPECCHI (PIANI) DI BUFFON
II. GLI ULTIMI SVILUPPI STORICI E TECNICI
III. L’ANTICHITÀ E I PRODIGI DEL XX SECOLO
6. Lo specchio del Faro di Alessandria
I. LA LEGGENDA ANTICA – IL FARO SENZA SPECCHIO
II. IL RACCONTO ISLAMICO – LO SPECCHIO DI FARO
III. IL RACCONTO OCCIDENTALE
IV. NEWTON E LE RICOSTRUZIONI MODERNE DEL FARO
7. Lo specchio di Pitagora
I. LA PROIEZIONE DELLE LETTERE SULLA LUNA
II. IL RISVEGLIO DELLA LEGGENDA PITAGORICA E LE SUE TRASPOSIZIONI MODERNE
III. GLI SCETTICI E IL TRIONFO DEL DIAVOLO
8. Specchi magici
I. DUE SPECCHI DI WIEGLEB
II. I TESTI MODERNI – TEATRO E ROMANZO
III. I RACCONTI ANTICHI – TEATRO E CRONACHE
IV. L’ARS SPECULARIS DEL MEDIOEVO
V. LA CATOTTROMANZIA DEL RINASCIMENTO
VI. LE PERSISTENZE E I RITORNI MODERNI
VII. UN’APPENDICE
9. Spettri artificiali
I. GLI SPECCHI E I FANTASMI
II. GLI SPECCHI PIANI
III. LO SPECCHIO SFERICO CONCAVO
IV. LO SPECCHIO CILINDRICO
10. Abusi, errori e inganni
I. GLI ABUSI DELLO SPECCHIO (B. CESI)
II. I TESTI DEGLI SCRITTORI
III. ERRORI E INGANNI DELLO SPECCHIO SFERICO CONVESSO
IV. ERRORI E INGANNI DELLO SPECCHIO SFERICO CONCAVO
V. ERRORI E INGANNI DELLO SPECCHIO COMPOSITO PIANO
VI. ERRORI E INGANNI DELLO SPECCHIO COMPOSITO CURVO
Ricapitolazione e conclusione
Note

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jurgis Baltrusaitis

LO SPECCHIO rivelazioni, inganni e science-fiction ADELPHI

Non la storia dell'oggetto e della sua fabbrica­ zione è lo scopo di questa opera, ma una scienza dello specchio, con i ragionamenti, la poesia e le visioni spesso stravaganti che nel corso dei secoli si sono accumulati intorno ai corpi riflettenti. Scienza dello specchio, la catottrica non è sol­ tanto una scienza delle riproduzioni esatte della realtà, è anche scienza di un surrealismo visionario. Fin dalla Antichità, a queste dimo­ strazioni ottiche furono consacrati apparecchi speciali, musei interi e Wunderkammern, che nel Rinascimento non cessarono di diffonder­ si e moltiplicarsi. Spettacoli fantastici, metamorfosi dell'uomo, fantasmi, racconti e favole nascono intorno a queste macchine e alle proposizioni di Euclide che ne regolano il funzionamento. Gli specchi si rivelano ovunque: la luna, il sole, la nuvola, l'aria stessa diventano un gabinetto di specchi cosmico. L'Onnipotente appare nei riflessi di uno specchio in aenigmate, e con lo specchio si identificano il Cristo e la Vergine. I suoi pote­ ri sono infiniti. Concentrata, moltiplicata, l'immagine del sole accende il fuoco: da Archimede a Buffon e da Buffon ai forni solari di oggi, lo specchio ustorio si sviluppa continuamente fino a rag­ giungere risultati imprevedibili e clamorosi. In due delle Sette Meraviglie del Mondo, il Faro di Alessandria e il Colosso di Rodi, si scoprono gli antenati dei telescopi del nostro tempo. Lo strumento di Newton, che fissa le soluzioni del futuro, restituisce anche un pas­ sato fantastico. Lo specchio di Pitagora che proietta le lettere dell'alfabeto sulla luna è una prefigurazione delle comunicazioni via satellite. Lo specchio magico permette di ve­ dere oltre gli orizzonti e oltre il presente. Nel Medioevo lo strumento oracolare mitologico è abitato dal demonio. Il Rinascimento e, poi, i tempi moderni si ricollegano a questa duplice tradizione, antica e medievale. Installazioni e specchi truccati cercano di convincere gli scet­ tici. Nei trattati tecnici, « errori » e « inganni » so­ no i termini usati per definire un fenomeno speculare costante, in cui tutto è calcolato mi­ nuziosamente dalla geometria dei raggi inci­ denti e riflessi. I fantasmi, i mondi rovesciati, sfigurati, moltiplicati, sigillano il loro caleido­ scopio entro un ordine immutabile. Filosofi,

jurgis Baltrusaitis

LO SPECCHIO rivelazioni, inganni e science-fiction

ADELPHI EDIZIONI

TITOLO ORIGINALE:

Le miroir: révélations, science-fiction et fallacies

Traduzione di Claudio Pizzorusso

Nelle varie fasi di questo lavoro abbiamo ricevuto aiuti amichevoli: Catherine de Buzon ci ha facilitato il percorso attraverso certi luoghi particolarmente insidiosi della geometria e dei segreti della catottrica; preziose precisazioni tecniche ci so­ no state fornite anche da J.-C. Chastang e P. Devinoy, ingegneri ottici; Serge Koutchmy, dell'Institut d'Astrophysique du C.N.R.S., ci ha comunicato recenti documenti scientifici di eccezionale interesse. Tutti coloro che, direttamente o indirettamente, hanno contribuito a questo lavoro trovino qui l'espressione della nostra gratitudine. JCRGIS BAL TRCSAITIS

© 1979 ÉDITIONS DG SECIL © 1981 ADELPHI EDIZIONI S.P.A. MILANO 354555

LO SPECCHIO rivelazioni, inganni e science-fiction

Spiegel: noch nie hat man wissend beschrieben was ihr in euerem W esen seid... Specchi: quel che voi nell'essenza siete, non fu ancora scientemente descritto... R.M. RILKE, Die Sonette an Orpheus

Prefazione

in Occidente. Vossius ha ricollegato queste fondamenta zoomorfe alle sfingi, ai leoni e alle tartarughe che fiancheggiano le- basi dc-gli obelischi. Quanto al materiale, si tratte­ rebbe, secondo lui, non già del \·etro, inutilizzabile per la sua fragilità, ma del marmo di :\Ienfi , marmo diafano come una gemma. Quichc-rat ( I 8 72), 9 che si interessò al monumento per il problema delle volte, traduce la parola « cancer », « c anc ri », con « memb rure d'a rcs diagona ux », concludendo che i quattro granchi del Faro erano i loro quattro piedritti. La più antica crociera a ogive gotica sarebbe dunque stata co­ struita in vetro da Sostrato. Il fascino della meraviglia antica attraeva ancora il fondatore di una grande scuola archeologica francese. Il testo di Vossius è stato ripreso in parte> da Che\Teau ( 1669) 10 che- aggiunge la data esatta dell'edificio, traendola da Eusebio (26 1-340), l'anno 3 720 del mondo. Egli identifi ca inoltre un secondo faro nel colosso di Rodi, la quarta Meraviglia dc-WCniverso: « Esso [il Colosso] era all'ingresso del Porto e ne facilitava l'accesso con un fanale che teneva in mano; con esso faceva luce nella notte a coloro che, a\·endo intenzione di ormeggian-i, pote\·ano passare a vele spiegate fra le sue gambe » . :'.'Jegli stessi termini era descritto da Plinio e da Strabone il porto di Alessandria col suo faro. l i ricordo dell'antico faro sussiste ancora in alcuni scrittori del Seicento, ma da tc-mpo esso è stato offuscato da un'altra tradizione, secondo la quale al posto del fì.1oco sulla cima stava uno specchio, di provc-nienza orientale e islamica.

II.

« Sa innalzò torri sulla riva del mare e collocò vari specchi di sostanze composite. In alcuni si riflettevano i raggi del sole sulle navi nemiche incendiandole, in altri si vedevano le città situate dall'altra parte del mare, in altri ancora si vedevano le regioni dell'Egitto. Con un anno d'anticipo si scorgevano le zone che sarebbero state fertili e quelle che sarebbero state infruttuose, e anche gli avvenimenti futuri del paese. Alcuni impedivano ai mostri marini di nuocere agli abitanti ». Specchi ustori , specchi telescopici puntati in tutte le direzioni, specchi che mostrano l'avvenire, specchi che proteggono dalle idre, sovrastano le fortificazioni fantastiche di una città egizia come i congegni innalzati sulle mura di Siracusa e di Costantinopol i. Questa descrizione è tratta dal Compendio delle Meraviglie , opera araba di compilazione delle tradizioni faraoniche e copte di un Egitto leggendario. 1 1 Alla sua civiltà millenaria sarebbero state note la magia e la scienza catottriche. I sovrani favolosi della valle del Nilo avrebbero usato simili strumenti: « Il re Necrao costruì una cupola con pilastri saldati col piombo e sopra vi fissò uno specchio di crisolito della dimensione di sette palmi ( I , 75 m.) la cui I uminosità era visibile da grandissima distanza. Surid costruì uno specchio di sostanza composita nel quale vedeva i climi [le regioni] del mondo con le loro parti abitate e i loro deserti e tutto ciò che vi accadeva; questo specchio era posto su un faro di rame. Vi si scorgevano tutti i viaggiatori che procedevano verso l'Egitto da ogni direzione». 1 2 Uno specchio simile, dove si vedevano tutte le regioni del globo, fu costruito da Adim, un altro re egizio. Nel descrivere il palazzo reale della Luna, col suo specchio che rifletteva tutte le città e tutte le nazioni della terra, Luciano di Samosata ( 125-190) 1 3 si ispirò senza dubbio a una di queste leggende, la cui origine si perde nella notte dei tempi. Alcune di queste installazioni sono state localizzate con esattezza: « Al centro di Rhkondah [sul luogo della futura Alessandria] un re costruì una cupola di rame dorato sopra la quale innalzò uno specchio che avvertiva dell'arrivo dei nemici. Si proiettavan allora dei raggi la cui fiamma incendiava le loro navi ». 1 4 È questa una prefigurazione, in una vecchia favola, di un monumento intorno al quale si sviluppe­ ranno numerosi testi, di cui uno dei più antichi risale al IX secolo. 1 5 Ibn Khordadhbeh, u n viaggiatore persiano che visitò l'Egitto intorno all'875, 1 6 ci dice che sulla torre del Faro era innalzato uno specchio: « Colui che vi era seduto sotto vedeva chi si trovava a Costantinopoli, benché l'intera distesa del mare li separasse ... Il Faro posava su un gambero di vetro». « Vi sono quattro prodigi nell'universo: il primo è lo specchio sospeso nel faro di Alessandria», dichiara lbn al Faqih (903), 1 7 riprendendo lo stesso testo. Ma a Masoudi (954), 1 8 l'Erodoto arabo, dobbiamo la presentazione più completa del monumento. Innalzato su un piedistallo di vetro a forma di granchio, il faro era coronato da statue di bronzo non meno strane. « Una di queste statue aveva l'indice della mano destra costantemente rivolto verso il sole: se questo era a metà del suo percorso, il dito ne indicava la posizione. Se scompariva all'orizzonte, la mano della statua si abbassava e descriveva così la rivoluzione dell'astro. Un'altra statua indicava tutte le ore del giorno e della notte con un suono armonioso emesso ogni ora. Una terza statua volgeva la mano verso il mare. Appena il nemico era alla distanza

1 1 4. Il Faro. Moneta ales­ sandrina, 1 20 ca.

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LO SPECCH I O d i una notte di navigazione, un suono terribile usciva da questa statua. Gli abitanti, avdsati così dell'an·icinarsi del nemico, potevano sorYegliarne i m o\·imenti . . . ». Osservatorio astronomico e militare, il faro di Alessandria era quindi provvisto di strumenti notevoli, automi che seguivano lo scorrere delle ore, degli astri, delle navi, e aveva uno strumento ancora più sorprendente: « Essi [i costruttori] concepirono il faro come una sentinella, disponendo nella parte alta un grande specchio fatto di una sorta di pietra a lamine trasparenti cht consentiva loro di wdtrt le navi in arrivo da Roma a una distanza che la vista non avrebbt potuto raggiungert ». Era questo il congegno cht il ntmico temeva più di tutti e contro di esso, soprattutto, avrebbe poi sferrato il suo attacco. L'imprtsa fu affidata a un eunuco dd re di Bisanzio che riuscì a entrare nelle grazie di el \\'alid ( 706- 7 1 5 ) com·ertendosi all ' islamismo. Egli fect credere al califfo che tutti i tesori della terra raccolti da Alessandro al momento delle sue conquiste si trova\·ano là, all'estuario del :'\ilo, depositati entro sotterranei a volta. Ed era per difenderli da ogni colpo di mano che fu innalzata sopra i sotterranei la torre di 1000 cubiti con un posto di guardia sulla \·etta dotato di uno strumento rivelatore. Interessato da questa riwlaziont , il Principe dei Credenti incaricò l' tunuco stesso di dtmolire il monumento per impadronirsi dell' oro e dei gioielli che celava nel suo antro. L'eunuco ruppe lo specchio e fuggì lasciando dietro di sé un faro semidi­ strutto, quale esisttva ancora al tempo di questo racconto, ntl 332 dell'egira ( 954). Diffusasi in tutto l' Oriente, questa leggenda si arricchiva continuamente di parti­ colari. Secondo yfaqdisi (985) , 1 9 la torre a\·eva 300 stanze. Vi si poteva andare a cavallo. Giorno e notte un vecchio scrutava uno specchio che in seguito un cane di grtco trafugò con l'inganno. Secondo Kazwini ( 1 27 0 ) , vi erano tre torri sovrapposte, una quadrata, una ottogonale e una circolare. Secondo Dimisqui ( 1 300 ca.), 20 « il faro era stato eretto per ordine della figlia di :Vfourbiouch il Greco nell'anno 1 200 dopo il Diluvio, per osservare le stelle. Si dice che fosse alto 1000 cubiti... Si dice anche che sulla cima del faro si trm·asse uno specchio, diretto verso il mare, che rifiette\·a con tre giorni di anticipo le na\·i in avvicinamento ». Vent'anni dopo, Abdulfedha ( 1320 ca. ) 2 1 precisa che questo specchio era di « ferro di Cina ». Lo specchio ustorio è associato tah·olta allo specchio telescopico: « Vidi ad .-\lessandria un faro che era in buono stato di conservazione. Sembra che un tempo collocassero sulla sua sommità uno specchio che incendiava le navi greche in arrivo da Costantinopoli, quando gli giungevano di frontt » , scriw, attribuendo all'appa­ recchio una forza distruggitrice, :\"assiri Khosrau, 22 un altro viaggiatore persiano che nel I 04 7 riprese il cam mino di Khordadhbeh. .-\hmed cl Absihi ( 1 440 ca.) 2 3 ne dà una descrizione dettagliata: « Si narra che in cima a questo faro si trova\·a uno specchio in acciaio di Cina, largo sette cubiti [3 ,50 m. ca.] neI quale si riflettevano le navi quando erano ali ' altezza dell'isola di Cipro. Si dict che in questo specchio si wdevano le navi che salpavano da ogni paese dei Rumi. Se erano nemici, li lascia\·ano an·icinare alla città e, quando il sole aveva superato il meridiano e cominciava a declinare, si voltava lo specchio verso l'astro e lo si metteva in direzione delle na\·i. Allora i raggi riflessi dallo specchio cadevano sulle na\·i incendiandole e facendo perire tutti quelli che vi si trovavano ». Pur diffondendosi per lungo tempo nelle sue versioni arcaiche legate a un Egitto leggendario dei Sà, dei :'\icrao, dei Sousid, la favola dello specchio che mostra la terra intera si era innestata sul Faro antico fra il V I I e il IX secolo, e il riflettore magico sostituì il disco lunare di Stazio, collocato sulla cima della torre. La più antica citazione che ci sia giunta risale all'anno 8 7 5 , e durante il X secolo (903 - l bn al Faqih; 954 - �1asoudi; 985 - ::V1aqdisi) si moltiplicheranno le redazioni, sempre più complete, della leggenda, che fino al Quattrocento si arricchisce di due elementi nuovi: la Cina e la capacità ustoria. li primo deriva dagli apporti estremo-orientali

LO S l'ECC:HIO D EL FARO DI AL ESSANDRIA

avvertiti in tutto l'I slam proprio in quest'epoca; i l secondo non è pri\·o d i rapporti con la fanlla bizantina di Siracusa e di Costantinopoli. In Occidente, come in Egitto, al faro di A.le ssandria costruito su quattro cancros vitreos succede una torre con uno specchio - anch' e sso, si presume, di vetro. �e dobbiamo la descrizione a Beniamino di Tudela, il rabbino spagnolo che fece il giro del Mediterraneo - il giro del �fondo -, nel suo Itinerario redatto al suo ritorno nel 1 1 7 3: « Gli abitanti del luogo Io chiamano �lagraah e gli Arabi �lagar Alexandria, cioè il faro di Alessandria. Si assicura che Alessandro a\'e\·a posto sulla cima di questa torre uno specchio di Ye tro nel quale si potevano vedere a una distanza di più di cinquanta parasanghe 2 4 le navi da guerra che giungevano sia dalla Grecia sia dall'Occidente con l'intento di nuocere all'Egitto, di modo che ci si poteva preparare alla difesa. Questa protezione durò a lungo dopo la morte di Alessandro fino al giorno in cui una nave con un capitano di nome Sodorus giunse dalla Grecia e gettò l'ancora accanto al faro » . 2 5 L'eunuco di Masoudi è sostituito da un marinaio di cui solo il rabbino ci dà il nome: questi usò un altro inganno, attaccando non il sovrano ma la guardia del luogo addormentandola col vino. La distruzione dello specchio dette un colpo fatale ali' Egitto che perse successivamente le isole di Cipro e di Creta. L'impresa di Sodorus fu all"origine del suo declino. I l faro di Alessandria compare anche sulla carta di Peutinger, 26 che copriva anche i territori conquistati da Alessandro. Come nella descrizione di Kazwini, esso vi appare formato di tre piani di cui l' ultimo è una torre circolare simile a una colonna sulla quale posa un gigantesco specchio tondo. È noto che la celebre tavola fu riprodotta nel 1 260 da un documento antico per mano di un monaco di Corbie che modernizzò tutte le rappresentazioni dei monumenti. Due testi del X I I e del X I I I secolo riprendono gli elementi della leggenda del Faro, facendone due racconti nuovi:

De desus ot un mireor iluec poe'nt tres bien veor quant l 'an !es vendra aseor ou fusi par mer ou fusi par terre bien l'eoit an el mireor qui ert asis desus la tor lor enemis vers aus 1·enir donc se pouvoienl bien garnir aparoillier aus a dejfandre n 'erent legier pas a sorprendre. Questa descrizione dello specchio che mostra il nemico da lontano, sia in mare sia in terra, figura nell 'Eneas, un adattamento normando di Virgilio, 2 7 contemporaneo del racconto di Beniamino di Tudela. In essa Io specchio sormonta un monumento del Lazio meridionale: la tomba della leggendaria regina dei Volsci, Camilla, uccisa da Arunte. L'edificio sfida ogni legge fi sica: si compone di tre piattaforme di marmo con colonnati circolari che si allargano progressivamente e di cui il terzo è il più ampio. L'insieme posa su un'unica colonna sorretta da due archetti incrociati (cupola a nervature araba? ogi\·e a crociera gotiche?) con dei leoni alla base. Sulla cima, sopra un sarcofago d'ambra, Io specchio è fissato su una guglia dorata:

Gran! merveille sanbloi a toz que graindre est desus que deso:;, bien retenoient le plusor a mm•oille le mireor. I l secondo testo ci viene dall'Inghilterra. Ruggero Bacone , il quale assicurava che si potevano cacciare i Saraceni e i Tartari con dodici specchi ustori, cita tra i suoi

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1 52

LO S PECCHIO

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1 1 5 . I l Faro. Tavola di Peutinger, 1 260 ca.

Prodigi della Natura e dell 'Arte ( ante 1 280) 2 8 anche gli specchi d'avvicinamento: « Si possono costruire anche strumenti siffatti che gli oggetti lontani appaiano molto vicini. Si possono anche leggere dei caratteri molto piccoli a distanze incredibil i e contare oggetti minuscoli. E così che C esare dalle spiagge della Gallia scoprì, per mezzo di questi grandi specchi, la disposizione e la collocazione degli accampamenti e delle città degli abitanti della piccola [Gran] Bretagna». Non siamo più sul delta del Nilo bensì sulle scogliere del C ap Gris-Nez, con uno specchio puntato non sulle navi bizantine e su Costantinopoli ma sulle città e sugli eserciti inglesi. Lo strumento però è sempre il medesimo. Il nome di Cesare,2 9 del resto, vi si ricollegava direttamente. Egli stesso racconta infatti che, avvicinandosi con la sua flotta ad Alessandria, approdò dapprima a Faro, e non si può escludere che Cleopatra in persona gliene abbia rivelato il segreto.

III.

È a un arabo proveniente, come Beniamino di Tudela, dalla Spagna che dob­ biamo una seconda relazione della leggenda portata direttamente in Occidente. Nato a Granada nel 1483, Hasan ibn Mahomed fuggì l'Inquisizione a Fez. Si fece battezzare a Roma nel 15 17 e morì in Egitto nel 15 70. La sua opera sull'Africa, firmata jean Léon, Leo Africanus, fu pubblicata nel 1556 contemporaneamente ad Anversa e a Lione.3 0 Raccolto sul posto a un'epoca in cui i resti del monumento erano scomparsi da un quarto di millennio, il racconto è pieno di strane confusioni: « Vi è [ad Alessandria] una grandissima colonna di straordinaria altezza, chiamata nella loro lingua Hemasdulaor, cioè "la colonna dei mas", e di essa si racconta questa favola. Fra i Tolomei vi fu un tempo un re di Alessandria che, per rendere la città sicura e inespugnabile, fece costruire questa colonna sulla sommità della quale fece porre un grande specchio d'acciaio che possedeva tale virtù che tutte le navi dei nemici che passavano davanti a questa colonna ( quando lo specchio era scoperto) cominciavano a incendiarsi come per miracolo; con g uesto unico scopo egli lo aveva fatto così innalzare allo sbocco del ponte. :\fa i Maomettani al loro arrivo rovinarono lo specchio, per la qual cosa esso venne a perdere questa sua virtù tanto meravigliosa guanto inusitata; poi fecero portare via la colonna». 3 1 Non si tratta nemmeno di una torre ma di una colonna, che si porta via come un oggetto qualsiasi. Lo specchio sarebbe esclusivamente ustorio (il racconto di Siracusa ha la meglio su quello di Alessandria). La sua distruzione risalirebbe al 64 1, per mano degli Arabi che, secondo tutte le testimonianze precedenti, ne avrebbero fatto uso fino all'VIII secolo. Perciò il testo, molto conosciuto, era rifiutato dalla maggioranza degli storici del monumento. Lo specchio alessandrino non appare solo su una colonna: lo si ritrova anche su una statua e precisamente sul colosso di Rodi, la quarta :\f rraviglia del .\;fondo, nel quale alcuni eruditi hanno riconosciuto un secondo faro antropomorfo, pendant della torre di Faro. Il Liber lnsularum Archipelagi redatto verso il 1420 da un mercante fiorentino, Cristoforo de' Buondelmonti, che soggiornò nell'isola nel I 4 I 4, ne parla ispirandosi a un'antica fonte: 3 2 « Ho trovato in un libro che questo idolo [il colosso di Rodi] era di bronzo e aveva in mezzo al petto uno specchio grandissimo che brillava in tal modo che vi si vedevano le navi che lasciavano l'Egitto; e questo non era il solo perché nell'isola se ne trovavano più di mille, benché più piccoli, che stavano su delle colonne». Quest'ultimo brano deriva da Plinio ( X X XIV, 7) in cui non è questione di specchi ma si legge che, nella stessa città, vi sarebbero stati altri cento colossi di dimensioni inferiori. Dobbiamo certamente a un testo bizantino, uno Zonara o uno Tzetze, la trasmissione degli elementi antichi e orientali della leggenda, che non tardò a diffondersi. « Quelli di Rodi potevano vedere le navi che andavano in Siria o in Egitto in uno specchio che era appeso al collo del Sole, loro colosso... », scrive Guillaume Boucher, signore di Brocourt, nella sua Sérée dedicata alla vista ( 1584).3 3 Anche in Peter de Jode, incisore ed editore di Anversa che soggiornò in Italia verso il 1595, il colossus solis aveva uno specchio sul petto: in pectore speculum habet . Il nome Sole deriva dalla

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LO SPECCHIO

! 1 6. II Colosso d i Rod i. G . de Jode, Anversa, 1 560 ca.

confusione fra il monumento di Rodi con la sua replica romana che, secondo Svetonio e Dione, sarebbe stata dedicata all'astro dopo la morte di �erone. Il mito di un'isola solare e del suo culto di Apollo si è diffuso intorno a queste speculazioni. L'installazione è simmetrica rispetto a quella di Alessandria, dal lato opposto dello stesso mare: anche in essa si potevano vedere« le navi che giungevano sia dalla Grecia sia da Occidente» (Beniamino di Tudela) e, in certa misura, ne ricalca lo sviluppo. Le due Meraviglie del Mondo che si fronteggiano accolgono, in un secondo tempo, lo stesso congegno che sdoppia il faro in telescopio e in macchina incendiaria. « Esso [il colosso di Rodi] tenn·a nella mano destra una spada e nella mano sinistra una lancia e aveva da,·anti al petto uno specchio ustorio come potete vedere nell'illustrazione precedente . . . », si legge nella Cosmographie du Levant di Thévet ( 1 554). 34 Si tratta proprio di uno speculum ustorium che minaccia, come in j ean Léon, la flotta nemica . Per una curiosa coincidenza i due autori sono stati pubblicati verso la stessa data. :'\ell'incisione a cui si allude, attribuita ajean Cousin, lo specchio ha una forma ovale ed è incastonato in una sontuosa cornice, come un oggetto di oreficeria. Esso non cambia né in F . van Ae ls t ( I 580 ca. ) , 3 5 dove com pare anche l'im magine lontana di una nave, né in A. Tempesta ( 1608) dove ugualmente funge da riflettore d'avvicinamento. In un arazzo dei Gobelins ( inizi del XVI I secolo), 3 6 la gigantesca statua di bronzo, riprodotta da un disegno di Caron, porta al collo la stessa piastra ovoidale. Col ,·olto raggiante, le gambe divaricate per lasciar entrare le na,·i nel porto, essa offre uno spettacolo straordinario. La sua maestosità è terrifi­ cante. E il gioiello sul petto appare ancora il più enigmatico degli attributi di questi colossi - luci e armi, un'aureola di raggi, una lampada o una torcia, una spada, un arco, una lancia. Perciò vi si è anche cercata un'occulta venatura soprannaturale. Secondo Guillaume Boucher, « lo specchio era incantato e dotato di magia di Toledo». Ancora una volta la Spagna si innesta su una leggenda d'Oriente, facen­ dola rivivere. Su una fonte ispanica si ricostruisce adesso la storia stessa del faro di Alessandria. Apparso ad Anversa nel 15 7 5, il testo di Beniamino di Tudela fu im mediatamente ripreso da un classico moderno e. dopo di lui, da generazioni di scienziati. Ecco come :\'iartin Crusius, professore a Tubinga, descrive il monumento nella sua Turcograecia, edita a Basilea nel 1584, in cui dedica un articolo al Faro: 3 7 « Gli abitanti del luogo chiamano questa torre �fagraah e gli Arabi �fagar Alexandria. Si assicura che Alessandro aveva collocato sulla cima di questa torre uno specchio di vetro nel quale si poteva vedere a 500 parasanghe di distanza . . . Un giorno (molto tempo dopo la morte di Alessandro) venne una nave dalla Grecia ( i Greci erano sudditi degli Egiziani). Il suo capitano si chiamava Sodoros. lJbriacò la guardia e poi spezzò lo specchio ». Il racconto del rabbino navarrese è riprodotto pressoché alla lettera. Vi si notano tuttavia una omissione e un errore di cifra; 500 invece di 50 parasanghe. La portata dello strumento è decuplicata; d'altra parte, non si trova menzionata la provenienza di questa notizia, cosicché una testimonianza più antica di quattro secoli viene attribuita d'ufficio all'erudito tedesco. Questa pubblicazione falsata fu all'origine della diffusione della leggenda in Occidente durante il Cinquecento. Vi si riferiscono ancora Bruzin de Martinière ( 1726), 38 Bernard de Montfaucon ( 1729), 39 Abat ( 1763) . 40 �onostante le numerose riedizioni del suo Itinerarium ( 1633, 1666, 1734),4 1 Beniamino di Tudela è ignorato da questi scienziati e sostituito da :\i1artin Crusius. �ella seconda edizione postuma di Montucla, riveduta e aggiornata da Lalande (1802), 4 2 il testo fondamentale per la storia occidentale del prodigio catottrico di Alessandria non è ancora restituito al suo autore - che riprende il suo posto, con le necessarie rettifiche, solo nell'opera del Libri sulle scienze matematiche del 1835 . 4 3 Questa trama corrotta è quindi proseguita fino alla vigilia dei nostri giorni, m a è soprattutto nella prima fase, precedente alla comparsa del telescopio, che ha prodotto scompigli di varia natura.

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LO SPECCHIO DEL FARO DI ALESSANDRI A

Riprendendo le affermazioni di C rusius, G. B. Della Porta ( 1589) 44 si trova in imbarazzo e si avventura in complesse speculazioni. Lo specchio di Tolomeo ( l a maggior parte degli storici finisce per adottare la tesi d i Plinio) avrebbe avuto i l potere d i mostrare l e navi a seicentomila passi, equivalenti a cinquecento parasan­ ghe, una distanza che va molto oltre l'orizzonte. Perciò l' installazione, prevista per una cosa impossibile, era fantasiosa. « Come la si deve eseguire perché vi si possano riconoscere degli amici e leggere delle piccole lettere a una distanza inaccessibile alla vista umana? » . La soluzione è di un arido tecnicismo : « Fate sì che la visione più forte sia al centro dello specchio dove deve apparire e dove tutti i raggi del sole, potentissimamente diffusi e non uniti se non al centro di questo specchio, conver­ gono nel suo mezzo dove i diametri si incrociano: lì è il congiungimento di tutti » . U n o specchio cilindrico corrisponderebbe a queste considerazioni: « C osì uno spec­ chio concavo a forma di colonna dai lati equidistanti combinati con delle sezioni laterali con angoli obliqui . Ma dei triangoli ad angoli obliqui o dei triangoli ad angoli retti devono essere tagliati qua e là da linee trasversali tracciate a partire dal centro e così sarà realizzato lo specchio che conviene all'uso di cui ho detto ». Questa spiegazione è stata giudicata incomprensibile - parole oscure, ma ad arte,4 5 affinché il volgo non potesse costruire uno strumento simile. Gli angoli, i triangoli, le intersezioni, tracciati intorno a una forma tubolare appartengono, di fatto, più alla stregoneria che alla scienza esatta. È una sorta di incantesimo, e il profano è soggiogato da un linguaggio e da segni ermetici. Aresi ( 1630) , 4 6 vescovo di Tortona, reagì direttamente contro questo testo: « Si dice che Tolomeo aveva visto a seicento miglia di distanza le navi nemiche non con l'ordinaria acutezza della vista ma per mezzo di un cristallo. Ma ciò non mi pare senza sospetto, a causa della rotondità del mare che lo rende impossibile e anche perché è strano che un'invenzione così rara sia immediatamente scomparsa e gli Astrologi non l'abbiano utilizzata » . Senza negare formalmente i fatti, Kircher ( 1646) 4 7 sarebbe propenso, come Boucher, ad attribuirli a una forza soprannaturale: « Se è vero che Tolomeo Ever­ gete allestì, come pretendono alcuni storici, uno specchio sul faro, nel quale si potevano vedere le navi dei nemici e tutto ciò che accadeva in Egitto sia sul mare sia sulla terra, si tratterebbe di un prodigio diabolico condannato dalla C hiesa » . Forti dubbi gravano sulla leggenda che tuttavia continua a diffondersi attraverso questi vari riflussi. Si è addirittura preteso che lo specchio del Faro non era stato

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1 1 7 e I 1 8. Il Colosso d i Rodi. Arazzo d e i Gobelins, inizi del XVI I secolo.

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1 1 9. I l telescopio d i New­ ton, d al Journal des sçavants, 1 672.

distrutto, ma che esisteva ancora, in stato di funzionare. Sarebbe stato depositato a Ragusa da tempi immemorabili e conservato almeno fino al 1670, anno di un terribile terremoto. Il Burattini, uno scienziato e artista italiano autore della Misura universale, pubblicata in Lituania (Vilnius, I 67 5), che soggiornò a lungo in Polonia, raccolse numerose informazioni a questo proposito nel corso dei suoi vagabondaggi. Un loro sunto si trova nella lettera che egli indirizzò da Varsavia, il 7 ottobre I 672, a Bouliau. 4 8 Attribuito dapprima ad Archimede, lo strumento poté essere identifi-

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cato con il congegno di Alessandria in seguito all'invenzione del telescopio di Isaac Newton, di cui l'astronomo francese gli aveva fatto pervenire un disegno. Ricevendo l'immagine del tubo con riflettore d'ingrandimento, il Burattini stabilì subito il collegamento: « L'invenzione è molto bella e fa molto onore al suo autore. A Ragusa (che era l'antica Epidauro, celebre città dell'Illiria e patria di Esculapio) si conserva ancora, se non è andato perduto nell'ultimo terremoto, uno strumento dello stesso genere con il quale si vedono le navi nel mar Adriatico alla distanza di 25-50 miglia dall'Italia come se fossero nel porto stesso di Ragusa. Quando ero a Vienna, nel 1656, sentii parlare di questo strumento da una persona di Ragusa. Lo strumento aveva la forma di uno staio per misurare il grano». Di passaggio a Varsavia nel 1670, anche il dottor Gisgoni, primo medico dell'im­ peratrice Eleonora, che per dieci anni aveva esercitato la sua professione a Ragusa, parlò dello strumento descrivendolo nello stesso modo: « La sua forma era quella di un tamburo che avesse un solo fondo e lo si guardava di lato ». « Sono convinto» riprende il Burattini« che sia lo stesso strumento di cui parlano diversi autori e che era sul faro di Alessandria dal tempo dei Tolomei, i quali se ne servivano per vedere le navi a 50 o 60 miglia di distanza ». Forse gli autori in questione erano Della Porta, Aresi, Kircher o Schott, che non parlano della demolizione dello specchio per mano di un greco o di musulmani, lasciando così libero spazio a qualsiasi supposizione. Naturalmente si impose questa:« Smarrito forse alla caduta dell'Impero romano, lo specchio fu nascosto e conservato nella città di Ragusa dove il dottor Gisgoni mi ha detto trovarsi ancora, su una torre, custodito da un magistrato». Lo strumento tolemaico sarebbe stato trasportato in Dalmazia e avrebbe funzio­ nato ancora nel Seicento. Esso, inoltre, sarebbe superiore a quello appena messo a punto: « Lo strumento fatto in Inghilterra ha una dimensione minima e siccome sappiamo per esperienza che gli specchi ustori metallici sono tanto migliori quanto più sono grandi, allo stesso modo credo che uno specchio obiettivo è tanto migliore quanti più raggi riceve. Ho comunicato questa idea a Hévélius che ora ha intenzione di farne uno, ed egli condivide la mia opinione. Vuole farne di parabolici, ma credo che quelli sferici siano sempre i migliori». È nello staio catottrico di Ragusa che si cerca adesso il modo di perfezionare il primo telescopio appena realizzato da uno scienziato illustre. L'autore della lettera si guarda bene dal voler offuscare con le sue osservazioni la gloria di Newton, ma dice di essere molto stupito che un'invenzione così ammirevole dell'Antichità sia potuta restare tanto a lungo sconosciuta. Il problema tuttavia sarà ripreso metodicamente solo nel corso del Settecento.

1 20 . Il telescopio di New­ ton. Spaccato secondo H.C . King: ab specchio con­ cavo, d.g. specchio piano inclinato a 45 ° , o oculare.

IV.

:'\cl 17 17 e nel 172 1 il Faro fu ricordato per due volte all'Académie des lnscrip­ tions: prima dal Valois4 9 che cita senza nominarli alcuni autori che parlano « di occhiali d'an·icinamento di una portata così prodigiosa che scoprivano a sessanta miglia le navi nemiche», e poi da B. de l\fontfaucon, 5 0 che conclude: « grande è il genio degli O rientali nell'inwntare cose tanto irragionevolmente meravigliose...». I n seguito, Padre Abat ( 1763) 5 1 affrontò il problema nei suoi molteplici aspetti dimostrando che, tutto sommato, la mera\·iglia e la ragione sono perfettamente conciliabili. La sua reazione tutta\'Ìa, più che verso Bernard de Montfaucon, è rivolta \·erso Athanasius Kircher, che egli cita a mo' d'introduzione. La memoria (Am usement VI) « sopra uno specchio collocato da Tolomeo Evergete sulla torre di Alessandria» è di\·isa in due parti: I . « Dimostrazione della possibilità del fatto». 2 . « Considerazione sull'esistenza e sulle proprietà dello specchio di Tolomeo». La prima è dedicata all'esame tecnico. Dapprima riferisce di alcuni esperimenti personali con specchi« pianoconcavi», cioè con impercettibili avvallamenti grazie ai g uaii gli oggetti appaiono più nitidi e più grandi. Prosegue poi con la descrizione dei telescopi recenti. È noto che il sistema di riflessione, che succede\·a al telescopio a rifrazione, sostitui\·a la lente di vetro con uno specchio conca\·o metallico: quello di Newton ( 1671), fissato all'estremità di un tubo di 16 cm., a\·eva 37 mm. di apertura utile. Un secondo specchio gessato, o\·ale e piano, inclinato a 45 ° rinviava l'immagine ingran­ dita 38 \·olte verso l'oculare sistemato dal lato opposto sulla parete superiore del cilindro. 5 2 Pur rendendo omaggio al professore di Cambridge, Abat ricorda che egli non era il primo ad a\·er concepito un simile strumento. Dei telescopi a specchi metallici erano stati costruiti in precedenza da john Gregory ( 1663), 5 3 sempre in Inghilterra, e, in Francia, da l\Iersenne ( 1636), 5 4 al g uale Descartes aveva fatto alcune osservazioni, e da Cassegrain che, in seguito alla pubblicazione dello strumento inglese, rese nota una soluzione che egli, per suo conto, aveva già trovato ( I 672) . 5 5 I telescopi del Padre l\1ersenne, tre dispositivi con due specchi parabolici coassiali a fuoco comune, di cui il più piccolo serve da oculare, non fu rono eseguiti. La loro descrizione si trova, curiosamente, in un capitolo dedicato alla natura del suono e le figure stesse sono definite« atte a produrre echi artificiali», accompagnate tuttavia da questa osservazione: « Sarebbe più corretto usare questa invenzione per fare dei cannocchiali, perché l'occhio, posto a qualsivoglia distanza, vedreb be gli oggetti così distintamente come se vi fosse vicino...». I l diretto accostamento fra i due campi deriva dall'Ecometria del Biancani ( I 620), 5 6 fondata sulle proposizioni catottriche che tengono conto anche degli specchi parabolici di Vitellione e di Fine. Luce, calore e suono sono riflessi nello stesso modo dalle superfici che incontrano. L'immagine lontana giunge come un'eco, all'interno di una stessa rete di risonanze. Con il suo secondo specchio com·esso fissato di fronte al foro oculare del riflettore principale, il telescopio di Cassegrain deriva da uno di questi congegni del Padre Mersenne. Stabilisce la tipologia di uno strumento che avrà seguito.

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Riprendendo la storia dello strumento astronomico dalla recente opera di Montu­ cla ( 1 7 58), 57 che la faceva iniziare con Mersenne e Descartes, Abat fa invece risalire l'invenzione molto più addietro. Sarebbe stato lo Zucchi, un gesuita italiano, a scoprirlo fin dal 1616: « Nel suddetto anno 16 1 6, riflettendo sulla teoria degli occhiali d'avvicinamento appena inventati [Galileo, 1 609] , gli venne l'idea di usare specchi concavi di metallo al posto degli obiettivi di vetro per produrre lo stesso effetto che si produce per rifrazione».5 8 L'esperimento poté farsi spontaneamente: « Avendo trovato nel gabinetto di un Curioso uno specchio di metallo ( di bronzo) I concavo lavorato con molta precisione da un abile operaio, Zucchi gli applicò un oculare e osservò con questo telescopio gli oggetti celesti e terreni, e l'esperienza gli confermò quanto gli aveva insegnato la teoria». Il primo telescopio a riflessione I sarebbe stato costruito con uno specchio ustorio. Ciò ci ricondurrebbe al racconto di I Ahmed el Absihi che faceva vedere e incendiare una flotta con lo stesso strumento, I ignorando che, nel caso specifico, ognuna delle due azioni, avrebbe richiesto una 1 K diversa distanza focale e che, in ogni modo, quel particolare congegno sarebbe stato insufficiente per bruciare una nave. Non essendovi più dubbi sulla possibilità del fatto, Abat procede alle considera­ zioni storiche: Della Porta, Crusius, Aresi, Kircher... tutti gli autori sono passati in rassegna. Vi sono forse delle divergenze di opinioni sul re che fece innalzare questo monumento (un Tolomeo? Alessandro?), ma non sulla sua esistenza. E le diverse valutazioni della sua portata ( 500 parasanghe, 600.000 passi), che si sono prestate a critiche? Non c'è da sorprendersi: « Perché a quel tempo lo specchio doveva essere considerato come una grande meraviglia e tutti coloro che ne vedevano gli effetti dicevano di esserne rimasti stupiti». Gli Antichi nulla ignoravano delle regole catottriche, ivi compreso il sistema d'ingrandimento, che è trattato nelle Naturales quaestiones di Seneca.5 9 La sua sco­ perta avrebbe anche potuto essere casuale, come si è visto di recente. Padre Z ahn ( 1685)6 0 ha raccontato in proposito un episodio curioso: « Il canonico di Erfurt, passeggiando un giorno nel suo appartamento, guardò in uno specchio che era appeso alla parete e vide l'immagine di un Crocifisso della grandezza di un uomo. Gli sembrò identica a quella che era posta su un altare della Chiesa di cui era � canonico. Ne rimase sorpreso, e la sua sorpresa aumentò quando, cambiando di posto, l'immagine scomparve. Tornò verso lo stesso punto e l'immagine ricom­ 1 2 1 . Telescopio a doppio parve». C'era di che pensare a un miracolo: « Guardò ovunque intorno a sé, ma non specchio parabolico di vide nulla cui poter attribuire l'apparizione di un'immagine così grande, finché non Mersenne, 1 636. scorse in alto una piccola immagine di un Crocifisso». Essendo lo specchio di tipo molto comune, il canonico, sconcertato, si rivolse a Zahn. Questi constatò che la sua superficie, pur sembrando piana, aveva in realtà una leggera curvatura che corri­ spondeva a un grandissimo diametro: « Di conseguenza, i volti di coloro che vi si guardavano da vicino non dovevano apparire sensibilmente ingranditi, ma posti a notevole distanza dovevano apparire ingranditi, come accade in tutti gli specchi concavi». Riportando questo aneddoto, Abat si chiese se ad Alessandria le cose non si fossero svolte come a Erfurt. Con i suoi prodotti di lusso, i suoi specchi e i suoi gioielli, la città dei Tolomei offriva in ogni momento occasioni di scoperte e di osservazioni di questo genere: « Non è inverosimile che, nel gran numero di specchi presenti in quella città, per caso ve ne fosse uno molto regolarmente concavo. Se così fosse, non è straordinario pensare che un qualche filosofo o artista, buon osservatore, trovandosi per caso [ come il canonico tedesco] presso il fuoco dello specchio, come era necessa­ rio, di fronte all 'oggetto lontano, si accorgesse di vedere gli oggetti ingranditi...». Non si poteva quindi escludere che il meccanismo venisse messo a punto sperimen­ talmente e la causa stessa degli effetti ottenuti rimanesse incerta, rendendoli così ancor più meravigliosi: « Si dovette considerare tale specchio un tesoro, un dono

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LO SPECCHIO degno di Tolomeo, chc- era u n grande protettore delle Arti e delle Scienze: u n sì gra nde amante delle cose straordinarie non poteva non ricompensare lautamente colui che gliele presentava. Ed è naturale che egli lo collocasse in quel superbo edificio della torre del Faro dO\·e pote\·a essere di maggiore utilità che altrove». Cna spiegazione che valeva quanto un'altra, e del resto gli esperimenti di Zahn e dello Z ucchi erano lì a confermarla. La scoperta del telescopio poteva essere avve­ n u t a nello stesso modo, nel I I I secolo a.C . come nel XV I I secolo. Da tutto ciò Abat conclude che, tecnicamente possibile, l'esistenza dello specchio del Faro che rivela oggetti lo ntani è storicamente wrosimile. Contestata da Ylontfaucon, la relazione di Beniamino di Tudela e di :\Iartin Crusius, unica testimonianza diretta fino allora conosciuta in Occidente, è ormai inconfutabile. La pubblicazione di u n secondo testo orientale e u na nuova ricostruzione dello stru mento seguirono di lì a poco. I l testo era la traduzione latina di Abdu lfehda ( 1 320) , stampata a Gottinga nel 1 7706 1 e il suo esegeta fu Buffo n ( 1 774),6 2 che la discusse in appendice al suo articolo anticartc siano su Archimede e le sue installa­ zioni catottriche. 63 Il passo del geografo arabo relati\·o al monumento vi è riprodotto integralmente:« ... I n cima a questo faro vi era u no specchio d i ferro di Cina [speculum e Jèrro sinico ] nel quale anda\·ano a riflettersi le navi greche. I n seguito i Cristiani usarono u no strattagemma e sottrassero lo specchio. Questo avvenimento ebbe luogo nel primo secolo dell'im·asione islamica sotto il califfato di e! \Valid». L'analisi inizia con considerazioni generali: « Abbiamo notato che di notte u n oggetto luminoso si \·ede a una distanza di dieci, wnti e forse cento volte maggiore che di giorno. Sappiamo d'altra parte, da Aristotele in poi, che le stelle, viste da u n pozzo profondo, brillano i n pieno giorno come di notte». Da queste osservazioni scaturirebbe u na soluzione pratica: « Perché dunque non si doHebbero ugualmente vedere le na\·i illuminate dal sole mettendosi in fo ndo a u na galleria molto buia posta in ri\·a al mare? ». Sarebbe u na specie di pozzo orizzontale nel quale le navi apparirebbero scintillanti come astri. Le si wdrebbero alla massima distanza con­ sentita dalla c urva della terra, cioè a una decina di leghe, senza altro strumento che il nostro occhio. « :\Ia u no specchio concavo con un diametro assai grande e con u n fuoco qualsiasi, posto i n fondo a u n lu ngo tubo scurito, farebbe durante il giorno pressoché lo stesso effetto che i nostri grandi obiettivi, di uguale diametro e di uguale fuoco, farebbero d urante la notte; e probabilmente fu proprio u no di questi specchi conca\·i di acciaio le\·igato quello usato nel porto di Alessandria». Un secondo specchio concavo dO\·eva esser collocato nel suo fuoco per raccogliere più agevol­ mente l'immagine ingrandita - e in questo consisterebbe la principale innovazione, che corrisponde a u na delle soluzioni di :\1ersen ne. I telescopi contemporanei, di fatto, non sarebbero altro che modelli in miniatura di una galleria antica, un pozzo orizzontale o inclinato con in fondo uno specchio di Cina nel quale si vedevano oggetti im·isibili a occhio nudo. « Ciò tuttavia n u lla toglie alla gloria del grande �ewton, che per primo ha riesu mato questa innovazione totalmente dimenticata», conclude Buffon, affret­ tandosi, come il B urattini u n secolo prima, a rassic urare tutti coloro che potevano intrawcl ere un tentativo di minare l'autorità dello scienziato di Cambridge. Diret­ tamente ricollegato a quello cli Alessandria fin dalla sua presentazione al mondo d egli scienziati, lo strumento inglese è costantemente messo in rapporto con il suo leggendario precedente. :\'ewton ... Faro. . . , le due glorie si confondono. Mettendo a punto il suo telescopio a riflessione, sir l saac ha ricostruito, senza saperlo, u na delle Set te �Ieraviglie del :\fondo. :\'elle versioni successi\·e della storia del monumento, lo specchio prevale su tutti gli altri elementi. Al faro antico, u n edificio di altezza prodigiosa, posato su quattro gamberi, con u na fiamma di legno resinoso sulla cima, si aggiungono macchine arabe - on·ero automi - che seguono l'evoluzione dei corpi celesti e delle navi, e

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. 1 22. I l Faro d I ( le ss a n dri a

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LO S PECCH I O

1 23. Osservazione al fuoco Newton sulla piattaforma superiore. Osservatorio del­ !' Alta Provenza.

un'installazione catottrica che, alla fine, è l'unica a sopravvivere. Fatta eccezione per Vossius ( 1658) e per Montfaucon ( 1729) , nessuno degli eruditi occidentali ricorda la sua natura di segnale luminoso. Gli specchi di Giulio Cesare puntati verso le spiagge inglesi, finora mai collegati all'installazione tolomaica, non tarderanno a unirsi anch'essi a queste favole, col favore degli ultimi sviluppi. In questa traslazione verso Ovest, una tappa non avrebbe potuto essere la Britannia? Ecco dunque che Ruggero Bacone viene citato da Amerlhon nel suo studio che indaga S 'il est prouvé que les Anciens aient connu le téléscope, presentato nel I 779 ali'Académie des Inscriptions.64 In una nota di Morand indirizzata all'Académie des Sciences nel 1842, 6 5 Newton è direttamente accostato al Doctor Mirabilis. Il telescopio sarebbe stato conosciuto quindi fin dal XIII secolo: « Molte scoperte considerate moderne non sono altro che scoperte rifatte». Sono come ritorni ciclici. In seguito, le tesi antichizzanti furono, ancora una volta, oggetto di violente contestazioni. Dissertando sur des instruments d'optique Jaussement attribués aux Anciens (1871) , 6 6 Th.H. Martin replica a Amerlhon e a Morand spiegando, con perfetta conoscenza della materia, come la favola egizia dello specchio di Alessandria aveva dato luogo al racconto britannico dello specchio di Cesare. Ma questo sussulto non ebbe seguito. Fu Thiersch ( 1909) 6 7 a dedicarsi, nella sua ricostruzione del monu­ mento, all'ultima consacrazione delle sue leggende, con l'audacia di un tecnico del X X secolo.

LO SPECCHIO DEL FARO DI A L ESS.c\:'IIDRIA

L'architettura a tre piani - un largo basamento, un edificio quadrato e un'alta torre ottogonale - fu ricostruita in funzione del suo dispositivo catottrico. Questo si sarebbe articolato su due livelli: 1. Le immagini del mare (e dell'Egitto) sono proiettate dapprima orizzontalmente all'interno del faro da quattro specchi piani girevoli, fissati sulla piattaforma supe­ riore; esse colpiscono uno specchio piramidale o conico a 45 ° sospeso, con la punta verso il basso, all'interno di una camera oscura che copre la torre. 2 . L'immagine ricev uta sulla piramide o sul cono è riflessa poi \·erticalmente a notevole distanza su uno specchio concavo di 4 m. sistemato in basso sul pavimento della seconda terrazza. L'ossen·atore si colloca sull'ultima piattaforma, chinato sull'apertura assiale come su un pozzo, nella quale \·ede l'immagine ingrandita 30 volte. Il faro di Alessandria non sarebbe stato altro che un telescopio gigantesco. Con il suo tubo di 30 m. - la torre ortogonale - esso sarebbe il lontano precursore delle due più importanti installazioni realizzate fino ad allora: quella di W . Herschel, a Slough (I 789), 6 8 che ingrandiva più di I 000 volte con uno specchio metallico di 1,22 m. e una lunghezza di 12,20 m., e quella di Lord Rosse, a Birr Castle ( 1842 ) , 6 9 con uno specchio di 1,82 m. pesante 3800 kg. sistemato in un tubo di 16,60 m. , che fa pensare a una galleria di Buffon issata su un ponteggio mobile fantastico. La necessità di manovrare simili masse ha limitato lo sviluppo di questi due mostri, per impressionanti che fossero, mentre un tubo immobile, eretto in verticale, non presenta gli stessi inconvenienti . Costruito in pietra da taglio da muratori egizi, esso raggiungeva un'altezza \·ertiginosa. Perciò l'archeologo tedesco considerò il Faro come il più grande se non il più potente telescopio di tutti i tempi. Con l'inclinazione a 45 ° del secondo riflettore, esso corrisponde al sistema newtoniano. L'unica differenza è lo specchio inclinato che non raccoglie l'immagine ingrandita: esso la trasmette tale e quale sullo specchio d'ingrandimento dove è vista diretta­ mente dall'alto da una \·edetta posta all'interno del tubo. Presentata in un'opera d'alta erudizione, zeppa di riferimenti e di citazioni, l'ultima rievocazione del Faro appare più strana che mai. L'enigmatico congegno di Alessandria non è variato molto nel corso delle sue due fasi di evoluzione. Prodigio senza forma definita nella leggenda orientale, fino al Seicento è rimasto tale anche in Occidente. I l crisolito, una pietra traslucida a lamine, una sostanza composita, il vetro, l'acciaio di Cina . . . il suo potere sopranna­ turale non sta in un dispositivo meccanico, ma nei suoi materiali e nella loro segreta virtù. Lo strumento appartiene più alla magia che alla scienza. L'interpretazione del Della Porta ( 1589) ne reca ancora il segno; solo dopo un'invenzione relativamente recente, senza alcun legame con l'Egitto antico o islamico, entra in gioco un sistema catottrico preciso. La data dell' l l gennaio 1672, da questo punto di \·ista, è stata fondamentale. La presentazione a Londra di un piccolo oggetto, simile a un giocattolo, ha improvvi­ samente aperto una duplice prospettiva. Lo strumento a riflessione di Newton stabilì un prototipo per tutti i telescopi, del futuro e del passato. Al suo modello sono improntati, con dispositivi perfezionati (Cassegrain e altri), i più potenti osservatori moderni . Quello del monte Palomar, in California, è dotat_o di uno specchio di 200 inches (5,08 m.) eseguito dalla Saint-Gobain nel 1947. E stato superato solo di recente, nel 1976, dall'apparecchiatura di Zelentciuk, nel Caucaso (U . R . S.S.), con un riflettore di 6 m. Fra questi due giganti, di cui il primo è costato 5 milioni di dollari-oro, i telescopi più perfezionati si accontentano di dimensioni inferiori . Quello di Hawaii non supera i 3,60 m. Il tubo ha tre piani, come il Faro ricostruito da Thiersch, e l'astronomo - la vedetta - sta sull'ultima piattaforma, seduto su un sedile ribaltabile t' non in piedi . Certo non si tratta più di una torrt' in muratura, ma di un'impalcatura mobile in ferro e cemento, tuttavia esso si avvicina al disegno del

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1 24 . Il teles copio di W. Hers chel. Slough, 1 789.

1 25. Il telescopio di Hawaii (modellino).

1 26 . V cd uta al telescopio: Costel l azione « Cani da caccia ». Grande neb u losa spirale, :'\GC 5 1 94 , :VI5 1 . Osservatorio del!' Alta Pro­ venza.

faro alessandrino Yisto attra\"CTSO 1 c antiche leggende islamiche e una mnaùglia tecnica inglese del Seicent o - la quale è presente così nelle ultime innm·azioni odierne e al tempo stesso in un monumento del I I I secolo a. C . Culla delle grandi ciYiltà, l' Antichità non è soltanto all'origine delle nuo\"e realiz­ zazioni forgiandone le prime forme. Agli occhi degli eruditi contemporanei essa le anticipa, nel corso del loro progresso. Il tam buro tolomaico di Ragusa era molto più importante del suo pendant inglese . La galleria telescopica di Buffon precede i giganti di Herschel e di Rosse. Lo specchio metallico di 4 m. di Thicrsch ( 1909) è ant eriore al colossale telescopio del monte \ \'ilson ( 19 1 7 , California) il cui riflettore non supera i I 00 inches - 2 , 5 0 m . Tali dimensioni del resto furono raggiunt e solo dopo la sostituzione del bronzo, troppo difficile da lan>rarsi anche per i migliori ottici, co n il

LO SPECC H I O DEL FARO D I ALESSANDRIA paraboloide di vetro argentato di Léon Foucault ( 1856) . La proiezione nd passato anticipa il presente. Il fenomeno che si produce a effr t to ritardato è a\'\·ertito ancora \'erso il 1900. In Oriente il racconto islamico restò inalterato dall'8 7 5 al 1556 e oltre, e in Occidente dal 1 183 al 1584. La prodigiosa portata dd riflettore del Faro, con le sue cifre decuplicate per un errore di trascrizione ( 5 00 parasanghe di Crusius, in\'cce delle 50 di Beniamino di Tudela, valutate 600.000 passi da G . B. Della Porta e 100 leghe da Montfaucon) , non mancò di met tere in imbarazzo alcuni scienziati e fo necessaria la scoperta dd tekscopio a riflessione perché la leggenda rinascesse. Meravigliati dallo spettacolo degli uni\·ersi ingranditi in una scatola, gli uomini non potevano più non credert alla loro favola. Solo con Abel ( 1763 ) tale favola fu oggetto di uno studio storico e tecnico positivo. Le distanze furono bruscamente riportate a 60 miglia, pari alle 50 parasanghe della valutazione originaria - ma lo strumento stesso n·olveva nell'ossessione del giganti­ smo. Le ultime ricostruzioni dd telescopio primordiale raggiunsero dimensioni corrispondenti ai maggiori telescopi di oggi. Ci tro,·iamo di fronte a un mondo rovesciato nel quale la scienza di\·enta immaginazione non del futuro ma del passato.

A PAG INA SEGUENTE:

1 2 7 . Luci e notte. Costellazione « Orione ». La nebulosa « Testa di cavallo » . 22 ottobre 1 97 1 .

] 69

7. Lo specchio di Pitagora

« Gli specchi di Pitagora [... ] erano tal­ mente lucidi , e fatti con sì sottil artificio, e scoprivano le cose tanto lontane ancora in tempo di notte, che diedero occasione alle genti di favoleggiare, e credere, ch 'egli per ,·ia di riflesso facesse wdere nel corpo lu­ minoso della luna imagini di lettere, ò d'altri, che scoprissero il suo concetto, à gli amici distanti da lui molte migliaia di m igliaglia » . R.\F.\ EL .\ I I R.-\.\ 1 1 . 1 58 2

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1 28. Pitagora, da A. Thévet, La Vie des hommes illustres, Parigi, 1 584.

I.

È possibile scriwre delle lettere sulla luna? La domanda è stata posta da Athana­ sius Kircher ( 1646) 1 nel suo capitolo dedicato alla Suova Criptologia nel quale riprende, riproducendoli in exte nso, due testi, uno di G.B. Della Porta ( 1589), 2 l'altro di Cornelio Agrippa ( l 529). 3 « Ho detto e osservato che noi possiamo utilizzare questo artificio [ uno specchio a tronco di cono concavo] per cose grandi e mera\·igliose e principalmente per iscrivere delle lettere sul disco lunare, perché qualunque cosa si sia tracciata su questo specchio, come ho detto, esso la im·ia a una distanza illimitata, lontano quanto la luna, essendo particolarmente aiutato dalla sua luce ... », scrive l'autore della /o.lagi a naturale al termine della sua dimostrazione sulla sezione parabolica, che può lanciare lingue di fuoco a distanze illimitate. Il secondo testo, che prm·iene dalla Filo sofia occu lta, di molto anteriore, è meno preciso riguardo alla natura dello strumento ma più esteso sulla leggenda:« Vi è un altro prodigio molto più ammiren)lt, ed è che se qualcuno, dopo a\·er dipinto delle immagini o scritto qualche parola in un certo modo, le espone di notte, in un bel tempo di plenilunio, ai raggi della luna, chiunque altro può vederle o leggerle ed esserne informato nella circonferenza e nel cerchio della luna, perché le loro rappre­ sentazioni vengono proiettate e moltiplicate nell'aria, il che è �olto utile per far sapere notizie quando le postazioni e le città sono assediate. E un segreto che Pitagora ha praticato un tempo, e che oggi è conosciuto da alcune persone oltre che da mc ». Agrippa stesso, come Tritemio, avrebbe confezionato specchi di questo tipo che, di fatto, sarebbero strumenti di proiezione e telescopi, come suppone\·a il .\firami nella prefazione del suo libro. Anche Kircher, e dopo di lui Schott ( 165 7 ) , 4 ammettono una simile trasmissione di immagini attraverso spazi infiniti, ma a condizione di un intervento diabolico. La sua data esatta, l'anno 3 51 1 del mondo, l'anno dei Giochi Olimpici - quando Pitagora apparve con una coscia d'oro - è indicata nel Tréso r chro nologiq ue di Guille­ baud ( 1642). 5 La rnce Pythago re del Dictionnaire di Bayle ( 1697)6 riassume la storia della leggenda con un'importante bibliografia. Il racconto è nato intorno ad Aristofane e ai suoi esegeti: lo specchio e la luna sono infatti collegati direttamente nelle l\Tuvo le ( 423 a.C. ) , quando Strepsiade replica a Socrate: « Se io comprassi una maga tessalica e facessi scendere di notte la luna, se poi la rinchiudessi in un astuccio tondo come uno specchio e la sorvegliassi?... Se la luna non si alzasse più, non pagherei più gli interessi... Perché il denaro si presta a mese ».7 Certo non si tratta ancora di lettere, né di trasmissione di segni nel cielo e neanche di uno specchio vero e proprio. .\1a si sa da Platone e da Plinio8 che le stregh(:'._ della Tessaglia erano celebri per la loro arte di far scendere l'astro della notte. E questo dunque il passo che ha offerto a uno scoliasta il pretesto per riferire una storia di Pitagora, 9 più o meno in rapporto con questa scena. Ne diamo la traduzione di Bachet ( 1625), che fece uno studio critico di tutti questi testi:« Il y a un jeu de l'invention de Pythagorus, qui se fait avec un miroir, de ceste sorte. La lune estant en plein quelcun cscrit dans un miroir tout ce qu'il voeut avec du sang et ayant adverti un autre, il se tient derrièrc et tourne vers la lune !es lettres escrites dans le

1 7+

LO SPECCH I O miroir, alors cet autrt> là brachant son regard attentiYement dans lt globe de l a lune, y lit tout ce q ui est escrit dans le miroir comme s'il estoit escrit dans la lune... » . 1 0 Questa nota è do\·uta senza dubbio a Didimo, u n appassionato commentatore di .-\ristofane della fine del periodo alessandrino, ed ebbe una Yastissima diffusione insieme con le opere dello scrit tore. 1 1 Suida 1 2 la copiò, con alcune imprecisioni, nel X secolo , traendola da un esemplare annotato dell'archetipo. Lo straordinario str umento non era r unico del genere: un altro specchio lunare compare in un racconto pressoché- contemporaneo. :\'el suo \·iaggio celeste, durante il q ualt raggiunse la luna - una grande isola sospesa in aria, tonda e lucente -, Luciano 1 3 d escriYe un apparecchio simile: « \ 'idi u n 'ancor più grande mera\·iglia nel palazzo del Re. Era un grande specchio sospeso sopra un pozzo non molto profondo. Scend endo nel pozzo, si udiYa tutto ciò che era detto sulla terra e guardando nello specchio \·i si H.'dn·ano tutte le città e tu tti i popoli come se si fosse in mezzo a loro. \ "idi così la mia patria e tutti i miei amici. :\'on so se essi mi \·idero, non sa prei dirlo, ma se q ualcuno si rifiuta di credermi, Yedrà, dopo esserci stato, che non sono un mentitore ». Gli clementi sono im·ertiti, ma si tratta sempre di una comunicazione interplanetaria per mezzo di uno strumento dello stesso tipo. Senza essere in relazione diretta, le due leggende si s\·iluppano su una stessa base catottrica il cui a spetto magico ha sollecitato ! " immaginazione. da E uclide in poi - ma ancor più con Erone d' .-\lessandria .

II.

C itata fin dal 1 5 1 6, senza riferimento alle fonti, dal Ricchi eri ( Coelius Rodrigi­ nus), 1 4 la leggenda antica è stata ripresa rapidamente da vari autori, e arricchita. La ,·ersione classica, che servirà da base a tutti gli sviluppi successivi si è fissata verso la metà del Cinquecento. La si deve a Natale Conti ( 1 55 1), 1 5 un mitografo milanese che nel capitolo Della luna rifà tutta la storia, dalla sua genesi ai suoi ultimi ampliamenti L' erudito procede metodicamente, ricordando dapprima le figlie di Tessaglia che faceYano cadere il pianeta pronunciando parole magiche . Lo afferma tra l'altro Virgilio: « I magici ,·ersi traggono la luna dal cielo . . . » . La citazione dalle Bucoliche dà credito alle credenze popolari che Aristofane ave\'a eYocato nelle Nuuole : « Gli Antichi hanno scritto che questa opinione deriYa\'a dal fatto che si face,·ano certi specchi rotondi, quasi a rap presentare la luna strappata dal cielo. E che ciò fo un'im·enzione di Pitagora . . . ». Il seguito riporta per intero la nota dello scoliasta. Lo specchio di Pitagora, dunque, non era una fayoJa di stregonerie della Grecia arcaica: era, al contrario, all'origine delle leggende tessaliche. Ed è stato anche ricostruito dai Moderni, che se ne sarebbero addirittura serviti. Agrippa non la­ sciava forse intendere che se ne poteva trarre vantaggio per le comunicazioni fra gli eserciti? « Ciò accadde nel tempo in cui il gran re Francesco I faceva la guerra all'imperatore Carlo V per il Ducato di Milano. Si dice infatti che , più di una rnlta, ciò che era accaduto di giorno a Milano era già risaputo a Parigi la notte seguente » . �ato a Milano n·rso il 1 5 20, il C onti si è certamente ricordato qui di una delle mci che circolavano fra la popolazione durante l' assedio che lui stesso, ancora bambino, aveva vissuto. Si trattava già di una trasmissione Yia satellite. A quell' epoca però l'operazione sembrava un prodigio diabolico. Allo storico degli dèi antichi e agli scienziati succedevano quindi i demonologi. Tra costoro, Le Loyer ( 1 580), un ma­ gistrato di Angers specialista di stregoneria, fu il primo a occuparsi della leggenda. Dapprima ci dà una traduzione in versi di Aristofane, nella quale compaiono alcuni particolari nuovi: Si j 'allois achetant une Thessalienne Qui attirasi la lune estant magicienne Et après l 'enfermast dans un lieu certain Comme dans un m iroir ventru luisant. 1 6 Lo specchio di Pitagora era dunque sferico- convesso, come l'astuccio del disco lunare staccato dal cielo. Ma Le Loyer pone,·a anche la questione del sangue col quale vi si traccia,·ano le lettere : « Al riguardo l'interprete [lo scoliasta] riferisce quanto segue : Pitagora, egli dice, questo dottissimo filosofo, scriveva con sangue umano » precisa Le Loyer« sullo specchio panciuto che i Greci chiamano catoptron » . Questo nuo\'O elemento - il sangue umano - proviene forse da un libro di stregoneria e l'altra ipotesi prospettata non può che confermarne la fonte: « Lascio ora pensare ai Pomponazziani se questo specchio di Pitagora e queste lettere scritte con sangue umano non siano simili al loro sangue di caprone e ai loro due specchi, opposti insieme al chiarore del sole o d ella luna e frutto entrambi dell'arte del diavolo e non di altro » . Le origini di tutto questo non lasciano il minimo dubbio:« Quanto a

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LO S PECCH I O

Pi tagora, egli f u i l più grande mago del suo tempo e per d i più stretto alleato del Diavolo, come testimoniano i falsi miracoli e le imposture che si leggono di lui , degni dell' uomo che era ». Raffigurato nel :VIedioevo, conformemente a Cassiodoro e a Isidoro di Siviglia, tra le Arti Li berali, come inn·ntore della m usica ( armonia unin:-rsale), 1 7 lo scienziato è relegato adesso nel regno di Satana. Siamo nel pieno di un'offensiva generale scatenata in t utta Europa dai gesui ti, 1 8 contro gli stregoni e accompagnata da una proliferazione di testi destinati a servir loro da base e da giustificazione. l;na Summa daemoniae , quale pendant della Summa theologiae , dovette essere elaborata in tu tta fretta di sana pianta: ne risultò una fiori t ura di trattati diabolici che defini\·ano e classificavano con metodo le manife­ stazioni del :VIaligno. Erano ampie compilazioni in cui oscure superstizioni si mescola\·ano alle conoscenze provate. Cna \·olta demonizzato, il mito pitagorico si diffuse insieme con questi dogmi; i dottori di stregoneria. incaricati di com batterlo anche con la tortura e col rogo, non mancarono di sen·irsene per le loro dimostrazioni ; il più illustre di loro fu Martin del Rio ( I 6 I 2 ) 1 9 che imperTersò nelle Fiandre: « Q ualche Autore recente narra che Pitagora ave\·a l'abitudine di scrivere su uno specchio concavo delle lettere stempe­ rate di sangue umano e di compier di\·inazioni in questo modo, opponendo lo specchio alla luna » . S i tratta\·a di un sortilegio divinatorio operato con uno specchio concavo. Torrebianca ( I 6 1 5 ) , 2 0 un inquisitore spagnolo, riprende la stessa \Trsione dello specchio concawi che serw alla catottromanzia. Secondo de ! ' A.nere (1622), 2 1 Io strumento sare bbe metallico: .filano e Parigi: secondo Risner ( I 606) 24 Lutezia pote\·a ricevere messaggi anche eia Costantinopoli. Secondo Schott ( 1657), 2 5 che da gesuita ritene\·a diabolico il procedimento, in una notte limpida a Costantinopoli si leggeva ciò che era scritto in Inghilterra, a Londra. Dal canto suo, Campanella ( I 620)2 6 riferisce che in I talia si credeva che Roma comunicasse in questo modo, a ore convenute, con la Spagna e con �apoli. 0

III.

Ripresa nel corso del Cinquecento nei trattati di filosofia occulta, di mitologia e di demonologia. la storia dello scoliasta di Aristofane si diffuse e si sviluppò senza scosse fino agli anni Venti del Seicento, quando dovette far fronte ad alcune reazioni critiche. La stessa attribuzione a Pitagora fu messa in dubbio dopo la tardi\·a scoperta di un testo di Suida , un grammatico bizantino del X secolo, le c ui edizioni, q uella del 16 1 O tra le altre._ contcnn·ano una trascrizione errata di alcuni nomi. :\'ella nota rclati\·a alle .Vuvole infatti, figura un P_rthas e non P_vthago ras . Meursius ( 1625 ) 2 7 ne concluse che si tratta\·a del nome di un antico gioco con gli specchi, senza alcun legame con l'illustre filosofo. Del resto né Diogene Laerzio né Porfi rio, nella loro stm:ia della sua \·ita, ricordano una simile inwnzione. Bachet ( I 626) 2 8 si affret t a a rt'ttificare le cose: « Quanto a Suida, sembra che egli si limiti a trascri\'t're questo brano parola per parola ma, poiché in t u t ti i libri a stampa di questo a utore \'i sono diH·rsi errori. mi rnera\·iglio che ..\ I eursius possa sostenere questa parola ( Pythas) . che non significa nulla, credendo che tale gioco di scri\Tre sulla Iuna si chiamasse Pythagus ». Boulenger ( 1627)2 9 e Cesi ( 1636)30 accettano questa correzione facendo tutta\'ia derivare il nome del gioco (P_ythagus ) da q uello del suo in\·entore. Il famoso strumento fu anch'esso oggetto di violenti attacchi. Due ragioni tecniche lo rendn·ano del tu tto ineffi ciente: I . L'indeboli mento della luminosità delle iscrizioni nel tragitto \'erso la luna. 2. La progressi,·a di\'ergenza dt'i raggi proiettati a così grande distanza. Q uesti argomenti furono sostenuti da Campanella a proposito delle presunte comu­ nicazioni not turne di Roma con la Spagna e con :\'apoli. Egli era un eretico che era stato in carcere pt'r Yentisett t' anni, combatte\·a le tradizioni della scolastica e non crede,·a alla stregont'ria. Per arri,·are alla stessa conclusione Gaspar Schott ( 165 7 ) si a\'\·ale di un ragiona­ mento opposto: poiché non pote,·a esst'rt' altro che uno spt'echio sferico com·esso, che ridu ce le forme che riflette, le im magini t' i segni \'i appari\'ano troppo piccoli per poter essere decifrati. Un mat ematico francese, Padrt' Ln1rechon, era meno categorico. :\'ella riedizione delle sue Récréations ( 1 626 ) , 3 1 parlando dello specchio di Pitagora fa not are che pt'r essere leggibili sulla luna, le lettere de,·ono essere scritt e alla ro,·escia. !\.la Pitagora t' tu tta la sua opera si tro,·ano adesso al centro di una polemica gt'nerale, antica di mille anni, sulla magia e sulla scienza, riprt'sa da G abrid .'.'J audé, bibliotecario di Richelieu . L e conoscenze cht' superano l'i ntelligenza comune degli uomini e che non sono esplicitamente riconosciutt' dalla Chiesa, sono o non sono sospette? Nel corso del dibattito la fisica e le scienze matematiche sono state particolarmente prese di mira: « Le scienze m atematiche sono la causa della ro\'ina della nostra Repubblica cri­ stiana . . . » , escla m a ..\fassé ( 15 79 ) , 3 2 che riunisce in un'opera appassionata numerosi testi antichi a fanffe delle sue tesi . . . « Sedotto e sed ucente, deluso e deludente . . . » ha detto Sant'Agostino di uno di

1 78

LO SPECC H I O

questi scienziati, ricordando inoltre che i matematici furono espulsi d a Roma: « Cesare Augusto, sotto il quale nacque nostro Signore, fra gli altri preparativi che fece a questo Re celeste e alla Sua legge, come per favorirlo, cacciò da Roma e da tutta l'Italia non solo i '.\1aghi ma anche i Matematici, e fra gli altri un grande Filosofo Pitagorico di nome Anaxilas, come riferisce Eusebio nel le sue Cronache ». La legge dei numeri si oppone alla legge di Cristo e i suoi adepti sono seguaci del diavolo. l\1artin del Rio, 3 3 citando lo specchio di Pitagora, afferma anch'egli, per parte sua, che tutti gli artifici contrari alla natura si fondano su una geometria e un'aritmetica malefiche. �audi-3 4 deplora queste denigrazioni menzognere. Sono sempre i matematici migliori a essere sospettati di stregoneria e diffamati dai loro nemici per aver acquisito conoscenze più profonde. Peyera ( 1 597) , 3 5 uno dei gesuiti specializzati in materia, non distingue forse due tipi di magia, la magia naturale e la magia artificiale? E quest'ultima dipende esclusi\·amente dalla Fisica, le cui virtù occulte producono spesso effetti mirabili e strani; essa costruisce, secondo le regole della matematica dove nulla è corrotto, artifici e macchine che mostrano cose ancora più sorprendenti, in cui la natura è superata dall'arte che la domina. E Pitagora, 3 6 secondo Cicerone, deducn·a appunto tutto dai numeri, ai quali si attribuivano grandi misteri e ancht i nomi di alcuni luoghi. Egli se ne serviva, secondo le proprit affermazioni, per compiere un'infinità di miracoli e a torto è stato considerato da Le Loyer un mago e un incantatore. Stando così le cose, ci si aspettere bbe che lo specchio, la luna, le lettere, non do,·essero costituire alcun prob lema. lnn·ce, nonostante alcune contraddizioni, furono formulate delle riserve proprio su questo punto. l'\audé da un lato ammette che Pitagora poteva usare inwce del sangue il succo di fa,·e, ma, dall'altro, dubita, come Campanella, dell'effi cacia dello strumento. Quanto al racconto di .'fatale Conti relativo a Francesco I e Carlo \ " : « La sua relazione è una pura favola inwntata di sana pianta da chi ha ,·oluto un ire la magia alle armi di questi due grandi Principi, come si dice abbiano fatto un tempo :\"ino e Zoroastro, Pirro e Craesius, :\"ectanebus e Filippo di '.\1 acedonia ». �on si saprà mai quali furono le ,·ere ragioni di questa demolizione del mito di Pitagora a opera di uno dei suoi adepti, com·into del potere soprannaturale dei suoi mezzi. Il timore dei matematici moderni? Il contrattacco senza compromessi della demonologia gesuita? Comunque, alla fine sarà il demonio a trionfare: Jacques d'Autun ( 1670) 3 7 oppone all'Apologia di Gabriel :\"audé « in farnre di tutti i grandi personaggi falsa­ mente accusati di magia, una [anti-]Apologia in f,n-ore degli Scienziati che hanno giustamente accusato di magia i grandi personaggi»: « Lo specchio sul quale egli tracciava col sangue alcuni caratteri che poi faceva riflettere nel tondo della Luna quando era nel suo pieno, non era forse un'Arte .M agica, un'opera del Demonio che affascina gli occhi dei suoi Discepoli per far credere di essere uno dei geni che abitano sulla Luna, quella Luna che Pitagora adorava come una Divinità?». « L'incredulità degli scienziati e la credulità degli ignoranti» hanno totalmente falsato il giudizio sui grandi uomini e sulle loro imprese scientifiche, quelle in cui la matematica era all'origine di ogni de\"Ìazione: « Se gli effetti devono somigliare alle loro cause, chi sarà sorpreso d'udire che la Matematica è il principio della Magia? Questa Scienza tutta splendente di luce che cosa produrrà se non tenebre? Quei rari oggetti che incantano i nostri occhi diventeranno orridi spettacoli e l'osservazione delle Sfere Celesti, cui danno movimento delle pure intelligenze, ci fa precipitare con l'Angelo ribelle che volle farne il suo Trono». Il segno del diavolo viene ancora impresso sulle scienze esatte in un'opera posteriore a Descartes di un quarto di secolo. Risuscitata nel corso di queste discussioni bizantine, la leggenda avrà però una sua diffusione indipendente: da un certo periodo in poi diventa un racconto popo-

LO SPECCH I O DI PITAGORA lare, che ne conserva soprattutto gli elementi recenti, cioè l'assedio di Milano. Narrata da N. Conti ( 1551), mitografo e testimone degli avvenimenti, ripresa in seguito da un demonologo (de l' Ancre, 1622) e da uno storico ( Guillebaud, 1642), la favola è riprodotta adesso in un almanacco ( 1680)3 8 che narra una storia per ogni giorno dell'anno. Essa compare il ventidue giugno, come ricetta pratica: « MANI ERA PER CONOSCERE LE COSE ASSENTI SENZA MAG IA. Bisogna scriverle a grandi lettere su uno specchio e volgerlo verso la Luna, la quale le farà conoscere in un altro specchio dove la si guarda. In questo modo la notte seguente a Parigi si sapeva che Francesco I faceva la guerra a Carlo V per il Ducato di Milano». Solo una tradizione solidamente radicata e i nomi dei due grandi sovrani consenti­ rono queste interpretazioni disinvolte di un mistero. Ma esistevano anche gli uni­ versi delle macchine catottriche dei cabinets e dei laboratori ( dove nulla è inconcepi­ bile) che accompagnarono le sue diverse trasposizioni.

179

itllij � � r\'

1 29. Ritratto della Voisin. I 680 ca.

8 . Specchi magici

« Un'altra utilità di questa scienza ci pro­ pone il R. M. Egnatio [Danti, 15 73] nel proemio della specularia d ' Euclide tra­ dotta da lui, la qual' è che col mezo di quella ci possiamo guardar da gl'inganni delle donne prestigiatrici [...] , l'errore hebbe già luogo, ancora ne i passati tempi, q uando la superstition de gl'idoli fiori\·a, onde fra le molte specie della magica, \·i era la Catoptromantia, che 'I s uo primo fondamento erano gli specchi, et le ima­ gini loro » . RAF.-\ EL :-II RA:\11. ! 58�

I.

Fra i giochi ottici della Natiùliche Afagie di Wiegleb ( I 791) , 1 un manuale di scherzi e divertimenti scientifici, si trovano due specchi incantati: uno specchio visiona­ rio e uno specchio che mostra qualsiasi persona desiderata, entrambi attribuiti a Eckartsha usen. I l Sehensp iegel, di forma ovale con alcune cavità coniche, deve essere una lega di rame e piombo. Se lo si fissa attentamente nel centro, dopo un certo tempo com­ paiono varie immagini. Il fenomeno sarebbe di natura.fisiologic o-psichica, e compren­ derebbe due fasi: la distruzione del mondo circostante e la sua sostituzione con un altro. I riflessi confusi di un metallo scuro, il rovesciamento delle figure nelle cavità, fanno tornare un universo al suo stato caotico. È come un'esplosione o uno smem­ bramento in un vortice di ombre. I fantasmi emergono precisamente da questi turbini, e prendono forma secondo un meccanismo infallibile: « ?\on esiste md­ la nell'universo che non abbia una somiglianza con cose di cui si possiede qual­ che nozione. Perciò le forme imprecise conducono, per la via della memoria, verso contorni e oggetti precisi. In qualsiasi confusione un'immaginazione esaltata coglie immagini nitide, mentre lo sguardo stanco finisce per dar loro un'esistenza reale». I l passo di Wiegleb deve essere accostato a uno di Leonardo ( 1492) 2 che evoca anch'esso una concentrata contemplazione delle superfici irregolari e maculate:« Se tu riguarderai in alcuni muri inbrattati di varie machie o pietre di vari misti, se avrai a inventionare qualche sito, potrai lì vedere similitudine di diversi paesi ... diverse battaglie e atti pronti di figure, strane arie di volti e abiti e infinite cose, le quali potrai ridurre in integra e buona forma ». I l muro macchiato di Leonardo è come uno specchio magico, solcato da crepe e appannato dal piombo, in cui i contorni sfumano prima di ricostituirsi in una nuova figurazione. Approntato per far vedere i morti, di cui contemporaneamente si indicano i lineamenti< il secondo apparecchio di Eckartshausen è una macchina per giochi di prestigio. E formato da uno specchio concavo fissato all'interno di una scatola rettangolare con un'apertura nel mezzo e un braciere sul coperchio. L'operazione avviene in tre tempi: Era un uomo o una donna? I suoi capelli erano rossi, neri, grigi o bianchi? I l suo naso - camuso, largo, lungo, adunco? La sua bocca - piccola, grande, carnosa, sottile? si chiede dapprima a chi vuol rivedere una persona scomparsa. Si mette poi dell'in­ censo nel fuoco e nel fumo denso che se ne sprigiona si fa apparire il ritratto del defunto. L'immagine è f9rmata da lastre d'avorio dipinte infilate nella scatola davanti allo specchio che le proietta al di fuori, come una lanterna magica su uno schermo. Poiché il volto è diviso in otto parti (capelli, fronte, occhi, naso, . . . ) , ognuna con quattro varianti, vi sono trentadue pezzi diversi. Ottocento teste diverse di uomo o di donna potevano essere composte con questi elementi. Bastava formare l'assorti-

1 30 . Specchi « costellati » di Paracelso. Ed . 1 5 70.

1 84

LO S PECCH IO mento secondo i caratteri indicati per ottenere il volto richiesto, che appariva ancor più somigliante dietro l'agitarsi delle fiamme. In questo libro, che riprendeva il titolo del I Vunderbuch di G . B. Della Porta di cui esisteva un'edizione tedesca di �orimberga ( 1 690), 3 si è cercato una fonte del meraviglioso hofTmanniano4 e in particolare degli specchi magici del Vaso d 'oro ( 1 8 1 2- 1 8 1 4). 5

1 3 1 . I posteri d i Banquo appaiono a Macbeth ( Shakespeare, 1 606) .J . H . Fussli, 1 7 7 3 , Z u rigo .

II.

« E ra uno specchio tondo di metallo levigato » quello che Veronica ebbe dalla strega a cui si era ri\·olta per ritrovare Anselmo. « "Ecco un dono della vecchia" esclamò \"i\·acemente, e le sembrò che dallo specchio uscissero dei lampi luminosi che le penetra\·ano fino al cuore, colmandolo di un calore dolce e benefico: ad esso subentrò un sentimento inesprimibile di fdicità e di benessere. :Vla bisognava che pensasse ad Anselm o, c ment re concentra\·a con forza tutte le sue idee su di lui, all'impro\·viso lo stesso .-\nselm o le sorride\·a dal fondo dello specchio, come un ritratto in miniat u ra. Presto fu come se non \·edesse più un ritratto, no, ma lo studente Anselmo in persona ». Si sare b be forse tentati di an·icinare questo stru­ m ento magico al Sehenspiegel di \ \'iegleb se nel Faust di Goethe non \"i fosse un' evoca­ zione simile. Scritta in I talia \ erso il I 788, la scena della Cucina delle Streghe 6 non ha alcun rapporto con quella guida ai giochi di prestigio. Le pareti e il soffitto dell'am­ biente sono coperti di utensili bizzarri. Cna pentola bolle, sorwgliata da una donna orribile. Vi è anche uno specchio, che Faust contempla ora an·icinandosi ora allontanandosi. FAUST. Che \·edo? Quale immagine celest� appare in questo specchio incantato? La più perfetta immagine della donna . . . E possibile che la donna abbia tanta bel­ lezza? C'era da pensare a una Venere di Giorgione o di Ti ziano. La visione finisce per sfumare nella nebbia. Questa scena ne richiama un'altra . È sempre in uno specchio, « appeso in aria a tre catene d'oro » , che jean Bertaut ( 160 1 ), 7 vescovo di Seez e discepolo di Fonsard, fa apparire dinanzi a Timandro la sua amante. La strega - la «fata » , la « ninjà » - lo conduce nel suo antro, do\·e ella S 'approche du m iroir et sur lz{l' prononçant Les mots de qui ! 'empire est le plus puissant Enfin aprrs maints tours et rtzaints estrangrs gestes Commandant aux demons injèrnaux et celestes D 'assister au pouvoir de ce vene enchanté_. Elle jàit que Timandre aperçoit la Beau té Qu 'il aime tant à /.' OÌr. animer sa sllljace Et lr feu de ses )'e u, b rillent dans cette giace. L'origine del tema è la stessa di quella dei sortilegi amorosi. Lo si ritrova in Jean F roissart ( 1+04): 8 Et ensi qu 'en la camb re estoie Cest pari vin et ens regarde: De mon mireor me prens garde Que j'y voi l 'impression pure De ma dame et de sa figure . . . Mettendo sotto il cuscino lo specchio in cui lei s1 era guardata per tre anrn, il ca\·aliere poté rivedere l'amante lontana.

186

LO SPECCH I O

1 32 . L a V o is i n fa apparire il cavaliere in uno specchio. 1 680 ca.

La Tentazione di Faust nel covo delle streghe risale a un'antichissima tradizione, fiorita in pieno Medioevo. E, pienamente medievale, essa ricompare nel Afonaco di Lewis ( 1 796), 9 dove si vede il Padre Domenicano sedotto da Matilde, una maga travestita da novizia, abbandonarla per un'altra - Antonia. Matilde torna dopo una lunga separazione e gli dice, tirando fuori un oggetto: « " Per mezzo di questo talismano, non vi ho perso di \·ista un solo istante" . Con queste parole tirò fuori da sotto il vestito uno specchio d'acciaio levigato i cui bordi erano coperti di caratteri strani e sconosciuti. " Questo specchio" proseguì Matilde " mi ha aiutato a soppor­ tare il dolore. . . Guardandolo, dopo aver pronunciato certe parole, vi si vede la persona che si desidera vedere. Così , benché fossi lontana dalla vostra presenza, Ambrogio, Voi eravate sempre presente ai miei occhi" . . . ». Incredulo e incuriosito, Ambrogio afferrò il talismano: « Matilde pronunciò le parole magiche: subito un fumo denso si sprigionò dai caratteri tracciati sui bordi e si diffuse sulla superficie. Poi si dissipò lentamente. Si intravvide allora una confusa mescolanza di colori e di im magini che, avvicinandosi a poco a poco, presentarono infine agli occhi del Monaco Antonia in miniatura » . Quindici anni dopo, nel Va so d'oro, è sempre « in miniatura » che Veronica vide Anselmo. « Il luogo della scena era una piccola stanza . . . Lei [Antonia] si spogliava per il bagno. Le lunghe trecce dei suoi capelli erano già sciolte. Il Monaco innamorato poteva osservare liberamente i lineamenti meravigliosi e la splendida armonia di tutta la sua figura. La donna indugiava sul bordo della vasca nella posa della Venere dei Medici, e un piccolo canarino che aveva addomesticato volò verso di lei e le affondò in seno la testa, stuzzicandola col becco e con le ali. Ambrosio osservò per quàlche istante questo spettacolo: ma presto i suoi desideri si mutarono in frenesia e non potendo resistere lasciò cadere lo specchio. "Cedo, " esclamò " Matilde, sono vostro, fate di me ciò che volete" » . La scena con lo specchio della strega che mostra belle amanti, innamorati e Veneri, si svolge òvunque secondo uno schema fisso, ma il romanzo gotico è particolarmente carico di poteri malefici e di passioni. Esistevano anche degli specchi divinatori. Una citazione da ,\1acb eth ( « Lungi da me, orrido spettro, nasconditi nel seno della terra ») è m essa in epigrafe al secondo libro di Lewis. Anche nell'opera di Shake­ speare ( 1606), 1 0 infatti, si incontra uno specchio incantato che , questa volta, rivela i destini dei sovrani. Anche qui, tutto avviene in una spelonca di streghe, le stesse che avevano predetto a Macbeth che sarebbe diventato re e a Banquo che i suoi discendenti sarebbero diventati re. Macbeth vi ritorna da solo, dopo aver fatto sgozzare il suo compagno d'un tempo, e vede la sfilata degli spettri dei sovrani di Scozia. Sette di loro sono già passati davanti ai suoi occhi. MACBETH. Non ne voglio vedere più : e tuttavia appare l'ottavo, e porta uno specchio che me ne mostra molti di più : e ne vedo qualcuno che porta duplici globi e tri­ plici scettri. Vista orrenda! Ora mi accorgo che è vero, perché Banquo coi �apelli raggrumati di sangue mi sorride e li indica come suoi discendenti. Come ! E così? LA PRIMA STREGA. Sì , signore, tutto questo è così. Nella struttura del dramma, uno dei più grandi che siano stati scritti per il teatro, lo specchio si colloca come una cerniera fra due ante , una che racchiude tutti gli orrori dei misfatti, l'altra le atrocità del castigo. Lo si ritrova in Francia usato per lo stesso scopo. Secondo un apocrifo, anche Caterina de' Medici poté vedere in uno specchio il futuro dei Borboni; così scrive Goulart nel suo Trésor des histoires admirables ( 16 14) : 1 1 « Si è sentito dire dalla Marescialla di Retz che, poiché la Regina Caterina [ de' Medici] voleva sapere che cosa ne sarebbe stato dei propri figli e chi le sarebbe succeduto, colui che si incaricò di farglielo sapere, glieli mostrò in uno specchio che

SPEC C H I �IAG IC I

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raffigurava una sala nella q uale ogn uno di loro fece tanti giri quanti sarebbero stati gli anni del suo regno : dopo che E n rico I I I ebbe fa tto i suoi, il D uca d i G uisa la attraversò come un lampo, poi si presen tò il principe di :\'avarra che ne fece ventid u e e scomparve bruscamente . . . » . Qui non s i tratta d e l l a scena d i una traged ia c o n u n o specchio fantasm agorico pieno d i spettri, sorretto da u n fantasma . La Journée des Barricades , l ' i n coronazione di En rico di G uisa e il suo assassinio a B lois ( 1 588) , l ' assassinio d i Enrico I I I a Saint-Cloud ( 1 589) , il lungo regno del buon Enrico I V ( 1 589- 1 6 1 0 ) , anch ' egli u cciso ( « scomparve bruscamente » ) , sfi lano come u n bal­ letto di om bre i n una sala d i C h a u mont-sur-Loire. M a lo strumento miracolos o è lo stesso. Nicolas Pasquier 1 2 descrive un ' a n aloga rappresentazione con gli spettri che com­ piono davanti a C a t erina tanti giri q uanti sare b bero stati i l oro anni d i regno; q u i però l a sfi lata non sare b be avve n u ta in u n o specchio ma in un cerchio « eretto » in

I 3 3 . I fu turi Re di Francia appaiono a Caterina de' Medici, incisione della me­ tà del XVI I sec.

1 34 . Oracolo che legge in una coppa. Vaso di Vulci, seconda metà del V sec. a. C. Musco di Berlino.

mezzo alla sala. La storia di questa e\'ocazione è diYentata famosa, e ha dato luogo a molte fantasticherie nelle biogra fie della regina e nelle opere sull' occulti smo dell'Ottocento e del .\Jo\'ecento, 1 3 nelle quali inten·iene Nostradamo in persona, generalmente con installazioni catottriche di grande effrtto. Questa serie si collega a una tradizione millenaria. Gli specchi oracolari reali di Francia e di Scozia a\·e\'ano come lontano precursore uno specchio imperiale romano.

III.

Sparziano ( I V sec.) scrin' nella Storia Aug usta : 14« Oidio Giuliano fece ricorso alle ri\"elazioni che pro\"eni\"ano, si dice, da uno specchio nel quale, secondo la credenza comune, alcuni bambini ai quali a\·e\·ano incantato gli occhi e stregato la testa \"cde\"ano le cose che sareb bero accadute. Si dice che un bambino \·ide in questo modo I 'a\"wnto di SeYero e la caduta di Giuliano ». L 'esito della battaglia ingaggiata da Tullio Crispino contro le truppe nemiche che marciaYano su Roma era così conosci uto in anticipo dall'imperatore. l i procedimento era usato da tempo sotto forme diYcrsc. Già Aristofane lo fa intcrYenire in una sua commedia. gli Acarnesi rappresentata il 426 a.C. , 1 � nella quale Lamaco consulta uno specchio prima di partire in guerra cont ro Sparta. LAMAC:O (a un soldato ) . Porta qui il mio scudo ro tondo. (Al suo schiavo ) Tu, \ ersa l' olio sullo scudo. Sul bronzo \·edo un \Tcchio che sarà processato per codardia. Il prode guerriero crcdcYa di incontran·i Diceopoli, il cittadino che a\-e\·a patteg­ giato personalmente col nemico una tregua di trent'anni, approfittando di tutti i \'antaggi, mentre lui si prodigaYa ostinatamente in una vana lotta. La più antica menzione che ci sia giunta di uno specchio divinatorio si trova dunque in un opera teatrale, e Aristofane precede Shakespeare e Goethe . In occasione di un altro conflitto militare , Apuleio ( I l sec. ) 1 6 ci dà notizia di un modo diverso seguito per queste operazioni: « Ricordo di a\"é'r let to in Varrone [ I 1 6-2 7] , filosofo di profonda scienza ed erudizione, che a Tra ile un bambino, consultato con mezzi magici sull' esito della guerra mi tridatiea [ :\Iitridate V I L 90-93 a.C.] , Yide nell'acqua un'immagine di :\frrcurio e annunciò , in una profezia di centosessanta \"é'rsi, ciò che dm-eYa accadere ». Cno specchio liquido sostituisce, nelle stesse funzioni, lo specchio metallico. I due sono perfettamente intercambia­ bili: Giamblico ( 283-3 3 7 ) 1 7 li cita insieme in un brano sull'illusione :« . ..ma gli dèi e il loro seguito S\-clano le loro \Tre copie e non offrono in alcun modo dei fantasmi di se stessi, come sareb bero i riflessi prodotti dalle acque e dagli specchi ». Lo specchio e l'acqua sono, in ugual misura e per eccellenza, la fonte di ogni fantasmagoria. Due celebri specchi, di cui uno acqueo, sono segnalati anche da Pausania ( I l sec.), 18 uno a Patrasso, alla fontana del Tempio di Cerere , l'altro in Licia: « Si dice che questa fontana [a Patrasso] emetta oracoli che non sbagliano mai: essa non è consultata per ogni genere di problemi, ma soltanto per le condizioni dei malati. Si appende uno specchio all'estremità di una corda t:' lo si tit:>nt:' in modo che solo il bordo sfiori l'acqua. Si ri\·olgono poi le preghiere alla dea, si bruciano dei profumi in suo onore e tosto si guarda nello specchio. Vi si Yede se il malato tornerà in salute o se morirà. Questo genere di predizione non \·a oltrt:>. Inw·ce a Cianee, in Licia », aggiunge il geografo greco « vi è un oracolo di Apollo Tirseo che è più uni\·ersale, perché guardando in una fontana dedicata a questo dio, \"i si vede raffigurato ciò che si vuol sapere ». C ome in \'arrone, si tratta\·a di uno specchio liquido, nel quale le . . . 1mmag1111 c01npan\·ano 111 una \·asca. « Specchiarsi e \·edere la propria immagine riprodotta fedelmente nello specchio è buon segno per chi \'llOle sposarsi, sia uomo che donna: lo specchio indica per un

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LO SPECCH I O uomo l a moglie e per una donna il marito . . . È buon segno anche per gli afflitti, poiché si specchia chi è pri\·o di affanni. Porta inoltre morte agli am malati . .. » , così si legge in un' opera d ' erudizione , Il libro dei sogni di .\rtemidoro di Daldi ( I l sec.) , 1 9 che spiega l'apparizione di specchi magici nei sogni dell'uomo secondo temi augurali, che coincidono con il racconto. tutto sommato classico, di Pausania: « Alle altre persone impone un mutamento di luogo ... Vedersi più bru tti o deformi non gio\·a a nessuno: indica malattie e afHizioni. come pure lo specchiarsi nell'acqua preannun­ cia morte allo stesso sognante o a una delle persone a lui più ,·icine ». Anche ri,·elazioni acquatiche hanno il loro posto nella catottromanzia sognata. Con l'aiuto di un vaso d'acqua Ilarione, monaco conosciuto per le sue virtù e per i suoi miracoli. rin'lÒ a un cristiano la causa delle sue pene: doveva fare un numero equestre in un circo, ma non gli riusci\·a m ai. Guardando nella superficie limpida, lo svent urato \·ide, con grande stupore , a p parire il suo equipaggio con le bestie, i carri e gli uomini incatenati. L ' incantesimo fu rotto con un segno di croce. I l racconto, trat to da un martirologio greco. è riportato da lsaac Casaubon ( 1603 ) , 2 0 teologo e grecista soprannominato dallo Scaligero « F enice d'er udizione », nella sua nota su Didio Giuliano, nella quale fornisce· anche il testo di \ 'arrone . C t ensili simili a quello cli Ilarione erano già stati riprodotti su ,·ari monumenti. Cn esempio tra i più antichi sembra essere il \·aso a figure rosse cli Vulci ( museo cli Berlino ) : e come lo scucio cl i Lomaco. risale alla seconda metà ciel \' secolo a. C. 2 1 Si \·eclc Egeo che interroga l'oracolo cli Temi. una giO\·ane donna seduta sul tripode delfico. china su una coppa s,·asata che tiene in mano. È stata fatta anche l'ipotesi che l'oggetto possa essere uno specchio cli bronzo a forma cli recipiente. lJ na coppa semisferica d'argento è st ata identificata in un affresco della ,·illa dei �1isteri cli Pompei. che risale al periodo augusteo. Essa è tenuta eia un sileno barbuto accompa­ gnato ei a due sa tiri. uno dei quali ,·i si china sopra m entre l'altro brandisce davanti al misterioso oggetto una maschera contratta in una smorfia. Si tratterebbe cli un rito oracolare dionisiaco nel quale il messaggio divino è trasmesso dai riflessi cli un vaso n10to o colm o d" acq ua . Il messaggio è ri,·olto a una giovane donna che fugge, span'ntata dalla notizia ciel suo destino cli \·ittima consacrata a Dioniso. L'insieme della composizione rapprese n tere bbe le fasi della sua iniziazione bacchica. Il miracolo ci el santo che sn-la a un cristiano gli inganni diabolici fu compiuto, in clefiniti,· a , con un mezzo già sperimentato dal paganesimo e lo si ritro\·a in una delle più belle leggende ciel �kclioeni. narrata eia Gregorio cli Tours ( \' I scc. ) : 2 2« Esiste a Bt>tlem me un grande pozzo nel q uale si dice che la gloriosa �1aria avesse attinto clt>ll'acqua. Spesso si wcl t> accadere qu esto miracolo splendido. cioè che le persone pure cli c uore possono contt>mplan·i la st ella apparsa ai � fagi. I cle,·oti, arri,·anclo, si chinano sul parapetto ci el pozzo. Si stende un panno sulla loro testa e se qualcuno per i suoi meriti è_, degno cli t ale grazia. ,-ecle la stella passare sulla superficie dell'acqua ei a una parete all"altra ci el pozzo. come le stelle percorrono l'orbita dei cicli » . In Sparziano e in \ ' arrone le ri\·elazioni sono concesse solo ai fanciulli dallo sguardo puro. così qui la stella prolÌ>tica è ,·ista solo eia uomini incontaminati. « Se diverse persone guardano nel pozzo, » prosegue il vescovo « solo quelle dal pensiero puro wclono apparire la stella . Cltimamente il nostro Diacono ha rifrrito che, avendo guardato nel pozzo con cinque persone, solo a due cli loro è apparsa la stella » . C osì, una tradizione ellenistica ri,·ive stranamente in un apocrifo ciel Nuovo Testamento. La fanila è ripresa eia Pietro Comestore ( 1 180) 2 3 e da Gen·asio cli Tilbury ( 1 2 1 1 ) . 2 4 Fa ber ( t 1502 ) 2 5 la cita ancora nel suo T'iaggio in Terra Santa .

Puits de 1ùité clair et noir Où lrem ble une étoile lù•ide si legge in B auclclairc . 2 6 pur senza alcun riferimento al racconto c,·angelico. È sta t a rintracciata anche una tradizione biblica. Gim·anni cli Salisbury ( 1 1 59) 2 7

S P EC C H I :\IAG I C I

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I 3 5 . Rito oracol are dioni­ siaco con una coppa (part. ) . Affresco dell a Villa dei M i steri, Pompei, pe­ riodo augusteo.

ci t a gli specula rii , cioè i maghi del suo tempo « che pra ticavano la diYinazione negli oggetti levigati e rilucenti , quali le spade splendenti , i bacini , i \·asi e gli specchi di ogni genere, che ri spondono alle domande di chi li consulta . . . ». E a questo proposito egli si affretta a ricordare un passo della Genesi ( X LI \ . 5): « Giuseppe procedeva, o piuttosto fingeva di procedere, allo stesso modo con la sua coppa che gli sen·iva per

1 92

LO S PECC H I O

bert' e p e r fare auspici e che i suoi fratelli sottrassero quando lasciarono l'Egitto » . In ddì niti\·a G iuseppe ed Egeo hanno consultato lo stesso recipiente. Le esegesi rabbi­ niche del I I secolo ( .\fadrach, .lfaclzi!ta ), 2 8 insistendo nello stesso senso, riccheggia­ \·ano pratiche del mondo antico contemporaneo. La Chiesa non pote\·a ammettere simili confusioni e non tardò ad attribuire le d i \·inazioni pagane agli inganni diabolici . « L'idromanzia » scrive sant'Agostino ( '.1 54--1- 3 0 ) « rin-la nelr acqua le immagini degli dèi cioè mistificazioni e inga)mi del demonio. . . Secondo Yarronc tait modo di divinare- proviene dalla Persia. E stato usato da :\"urna [:\"urna Pompilio] e in seguito eia Pitagora il filosofo » . 2 9 Così , citando un \Trsttto delle Sacre Scritture- a proposito degli strumenti sptculari, il \TSCO\"O di Chartres è caduto in un'eresia. che peraltro non a\Tà séguito.

IV .

Due testi, uno di Gervasio di Tilbury e l'altro di Michele Scoto, rimettono in chiaro le cose fin dall'inizio del XI II secolo, considerando operazioni illecite tutte le divinazioni effettuate nelle superfici riflettenti. Lo sviluppo prosegue con un arricchimento e una diversificazione degli elementi su una base stabile. Alle spade, alle coppe e ai bacini di Giovanni di Salisbury, Gervasio di Tilbury3 0 aggiunge nuovi strumenti pur mantenendo un rituale classico: « Vi sono dei demoni che sono visti solo dalle vergini: la carne casta infatti ha maggiori visioni spirituali. Per questo i negromanti affermano che negli esperimenti con la spada, Io specchio, l'unghia e il cerchio, solo gli occhi delle vergini sono ben dotati». La tradizione greco-romana di un medium incontaminato è mantenuta anche per le rivelazioni impure. Descrivendo gli esperimenti con l'acqua, liquida o ghiacciata, con Io specchio, il cristallo o altra gemma limpida, Michele Scoto3 1 pensa anch'egli a una fanciulla di cinque o sette anni. L'ora di Giove, del Sole e di Mercurio è particolarmente propizia alle evocazioni in un bacino, in una coppa o in una fiala. Si devono pronunciare le seguenti parole: « O spirito Floraget, tu, principe grande e potente, che fai? Perché ritardi? In nome di Dio onnipotente, vieni tosto nel luogo ove si trova questo corpo diafano nel quale attendo di vederti... Che nessun legame ti impedisca di giungere a me per rispondere alle mie domande. Vieni tosto in questo vaso o in questa gem ma, appari dinanzi a me visibile sotto forma umana». Il nome di Florage✓ , che, in uno specchio liquido, succede al Mercurio di Varrone, era associato anche agli specchi metallici. Due specchi Fiorone sono citati ancora nel X I V secolo,3 2 uno fu trovato nella casa di Cola di Rienzo, tribuno romano ucciso nel I 354 durante una sommossa, l'altro sotto il cuscino del vescovo di Verona che Mastino della Scala condannò a morte: erano oggetti malefici, di cattivo auspicio per i loro proprietari. Un Floreth si trova anche in un'opera di Salomone33 relativa agli spiriti infernali che appaiono con l'aspetto dei defunti e rispondono quando sono interrogati; ci si è quindi domandati se non sia stato proprio grazie a un apocrifo del più grande mago di tutti i tempi che questo demone si diffuse ora in Occidente. Esisteva del resto un altro li,bro attribuito allo stesso re. Nel suo capitolo dedicato alle invocazioni dei demoni, Nicola Eymericus, inqui­ sitore d'Aragona dal 1358,3 4 cita da un lato le apparizioni del maligno nelle anfore, negli specchi e nei pugnali, dall'altro la Tabula Salomonis che egli proscrive in quanto sospettabile d'eresia. Il trattato, Grimorium verum vel probatissimae Claviculae, di cui possediamo varie versioni tarde, 3 5 contiene anche una ricetta dello Specchio di Salo­ mone : « Prendete una lastra lucida e ben levigata d'acciaio fino, un poco concava, e ai quattro angoli scriveteci sopra con sangue di piccione bianco i nomi di JEHOVAH, ELOBIN, METRATON, ADANAY, e mettete il suddetto acciaio in un panno bianco quando vedrete la luna nuova. E dite: O re Eterno! O re Eterno! mandate il vostro angelo Anael. Spargete poi sui carboni ardenti dei profu mi convenienti e gettandoli dite: O mio Dio, che dovete giudicare i secoli con il fuoco, esauditemi. Ripetete ciò tre volte e dopo averlo detto soffiate altrettante volte sullo specchio e dite: Anael venite... venite Anael in nome del terribile Jehovah, venite Anael in virtù dell'immortale Elobin.

1 36. I l diavolo nello spec­ chio. Augusta, 1 496.

] 94

LO S P EC C H I O

1 3 7 . Specchio i nfernafr ( part. J . D er Selcn r 1 ·urc::.ga rt . C l m . l ·t85 .

\ · e n i t e .\nad per i l b raccio del l ' o n n ipoten t e \ l c t ra to n e d ite il \'CJS t ro nome sullo specchio e ordi n a t e ai ni stri s u ddi ti che con a m o re, gioia e pace mos tri no ai miei occ h i le cose che mi sono nascoste. C osì s i a . c\men. Q u a ndo a\Tetc fat t o queste cose . . . A.n a d ap p,i rirà sot to fo rma cl i un b a m b i n o che \·i sa l u terà e o rdiner à ai suoi compagni di ob becl in·i ». II b a m b i n o f' sem pre p resent e: q u i tu t t a\·ia si t ro\· a non cl ,l\" a n t i m a den tro Io specchio. Q uest o testo de\·e essere accostato a l l ' i n\"CJCazi one cl i \ l ichel c Scoto. nel l a q u a k si ri t nJ\ ano dei p a s s i a n a logh i : \ I ichek S c o l o I n nome cl i D i o on n i potent e \·ieni ( S piri to F l o rage t ] i n q u esto \·aso o i n q uest a gem ma a p pari d i n a nz i a me \·is i b i l é' sot t o {ò rma u ma n a .

S a l o m o ne \ ·eni t e .\na�I i n nome del terri b i l e Jehm a h e dite i l HJS t ro nome s u l lo specchio ( nel q u a le .\n a d compare sot t o fo rma d i u n bam bino ) .

La so migl ianza è i nnega b i l é' e ci fa i n t ra wderé' . a l l ' origine d i una tradizi o ne ca bal i­ s t i c a p ro fo nda ment e radica t a . u n arc h e t i po che reca i l sigi l l o del fa\·oloso monarca. C o nsegn a t e al \ Iccl ion o deg l i s t rego ni. le clo t triné' e le pra t i c he cle!L-\ n t i chit à ri\· i\"Cmo sot to q ues t i incan tesi m i c o n scg;ni e ceri m o n i a l i p i e n i cl i misté'ro e di soknnità . Gem·a. S a l o m o ne . a ngel i e gen i con nomi di assona nza b i b l ica e orientale prt'siedo no a q ué'sta t r a s m u taz innc . l ncl u h bia m cnte. a l c u n i a u to ri h a nno cerca t o ancora di spi egare con cause na t u ra l i il knomcno cl i q ueste rin· l az i oni n el l ' u nghia d i u n b a m b i n o , i n u n manico d'a\·orio, i n una s pada a doppio t ag l io. in u n U O \ O . in u no spec c h i o : « Secondo i fi l osofi . l e n unH' scie nze n o n s i forma n o nel nos t ro spirito per i nsegn a men t o o per esperi e n za. Esse \ i sono inna t f\ co me sepol t é' o nascoste » . Il pensiero p l a tonico. seco ndo i l q u a l e n o i conosci a m o t u t t o p u r ign orando cl i conoscerlo . fo rn irebbe l a c h ia\·é' d i q u t>stc il l u m i nazioni . Le conosn'nzc clcHmo essere scoperte den tro di noi come i n un pozzo. E lo sgua rdo è rt'so più a c u t o da l l a contem p l a z ione di ogge t t i l u ci d i . « C: n t i saggi a n t i c h i h a n no p t' n s a to c h e l 'a n i m a dé'l l ' ossen·a tore è rt'sp i n t a su Sé' S t t'ssa dalla l u m i nos i t à cl c l l ' op;ge t t o osser\· a t o , e solo a l l o ra si esnci t a il suo po terdic>valc>. Si moltiplicano le opere specia­ listiche (Fine, 155 1; Maurolico, 1 55 5 ; Mirami, 1582 ; Magini, I 6 I 1 ; Grunbergerius, I 6 I 3 ; Cavalieri, I 62 1 . . .). Gli astronomi (Scheiner, 16 I 3 ; Biancani, I 620) ne discuto­ no contemporaneamente ai dottori in stregoneria (Martin del Rio, 16 12; P. de l'Ancre, 1622). Ne parlano filosofi e matematici (Descartes, 1630 ; Mydorge, 163 0 ; Mnsenne, I 633). Arriva l'ora degli spettacoli. Messo a punto nt'i laboratori, e in un primo tempo semplice giocattolo ingegnoso, il teatro catottrico irrompe in varie direzioni, si integra all'architettura, si sovrappone all'universo intero. Scienze e arti risentono della stessa vertigine barocca. Grecisti, eruditi, ciarlatani, ricercatori ostinati, grandi pensatori, semi-scienziati hanno circondato delle loro cure la favola. Newton ( 167 1), Buffon ( 1747- 1 7 7 4), Montucla-Lalande ( 1758- 1802), Kant ( 1766), Novalis ( 1 798), Hoffmann ( 18 12), Poe ( 1839), Nietzsche ( 1883) ne scandiscono i tempi fino alla vigilia della nostra èra. Durante il XX secolo, il mito dello specchio rivive negli studi storici e archeologici, nelle favolose installazioni astronomiche e nelle ricerche sulle applicazioni termiche dell'energia solare, negli esperimenti di artisti con materiali lucidi, nelle scenografie teatrali e architettoniche. Il corpo riflettente desta sempre meraviglia e sorpresa. In tutti i rami della scienza esatta la catottrica, scienza del visionario, era la più propizia per la fioritura di mondi fantastici. Le due costanti in antinomia - sregola­ tezza e regola - ne definiscono la poesia e la singolarità.

299

208. La vanità delle cose terrene (particolare con il tesoro allo specchio) , Tiziano, Monaco.

Note

PREFAZ IONE I . Previs to nel piano dell' opera di Vincent de B eauvais, Lo Specchio della Morale fu ripu bblicato solo agli inizi del XIV secolo.

2. E . M ale, L 'art religieux de la fin du Moy en Age en France , Paris, 1 92 5 , pp. 3 2 3-28; F . G . H artlaub, Zauber des Spiegels , Miinchen, 1 95 1 , p . 1 58 ; H . S chwartz, Th e Mirror i n A r t , « The Art Quarterly » , estate 1 95 2 , p. 1 04. 3 . Diogene Laerzio, La vita dei più illustri filosofi , tomo I I , Socrate . 4. Sénèque, Questions naturelles , I , ed . Budé, Paris, 1 929, p. 48. 5. Giovenale, Satira , I I .

6 . Apuléc, Apologie , ed. Budé, Paris, 1 9 7 1 , p . 1 6 .

7 . Lucrezio, De rerum natura libri IV, Verona, I 486 ; De la nature des choses, Paris , I 8 2 3 , livre I V , pp. 4- 7 .

8 . J. von N egelein , Bild, Spiegel und Schatten in Volksglauben , « Archiv fur Religionswissen­ schaft », V , 1 902, pp. 1 -3 7 ; ] . G . Frazer, Le rameau d'or, Paris, 1 924, pp. 1 80- 1 8 1 , L 'ame comme ombre et réjlexion ; F . G . Hartlaub, op.cii . , pp. 2 1 -30, Spiegel und Seele ; O. Rank, Don Juan et le double , Paris, 1 9 7 3 , pp. 5 7 - 74, « L'ombre, représen tation de ! ' a.me » . 9 . A. von C hamisso d e Boncourt, Peter Schlemihl, Wundersame Geschichte , Berlin, 1 8 I 5 . I O . E . -T.-A. Hoffmann, Contes fantastiques , Paris , 1 83 7 ( Berlin, 1 82 7 ) .

1 1 . J . Barbier - M . Carré, Les Contes d'Hojfmann, ' pièce' recitata all' Odéon i l 2 1 marzo 1 85 1 , da cui Offenbach trasse il li bretto per la sua opera ( 1 880 ) . Gli specchi sono presenti i n numerose scenografie moderne ( 1 9 74, Patrice C héreau all ' O péra di Parigi ) . P e r il tema del doppio, vedi O . Rank, op.ci! . , pp. 1 5-40, « Le thème d u double d ans l a littérature » e J . Boullet, Le monde des miroirs, L e miroir e t le double , « Esculape » , aprile 1 96 2 , p p . 3- 1 0 .

1 2 . J . Lacan, Le stade du miroir commeformateur de lafonction du je, telle qu 'elle nous est révélée dans l 'expérience psychanalytique , in Ecrits , Paris , 1 966, pp. 92- 1 00 .

1 3 . K . H aberland, Des Spiegel i m Glaube u n d Brauch des Volkes, « Zeitschrift fiir Volkerpsycholo­ gie », X I I I , 1 882, pp. 324-347 ; G. R6heim , Spiegel-Zauber, Leipz ig, 1 9 1 9, cap. VI e V I I ; O . Rank, op.cit . , pp. 7 6- 7 7 . 1 4 . Apulée, op.cit . , p. 1 7 .

1 5 . P. M . M iche!, La pensée d 'Alberti , Paris, 1 939, p. 4 1 4. Vedi anche A. C hastel, Art et humanisme à Florence , Paris, 1 959, p. 3 2 1 .

1 6 . Leonardo da Vinci, Notebooks , ed . a cura di J . P. Richter, I , :'.'IJ'ew York, 1 9 70, pp. 253 n ° 506 , 264 n ° 529. S u questo passo vedi R. H uyghe, Dialogue avec le visible , Paris, 1 95 5 , Trompe l 'oeil et miroir, p. 69 e nota I , e A. Chastel, op. cit ., p. 3 2 1 ; vedi a nche E . H . Gombrich, Art and Illusion , New York, 1 960, pp. 96-97 e 258. I 7 . G . C ardano, De subtilitate , Norimberga, 1 550, De la subtilité et subtiles inventions, Paris, 1 5 56, p. 92. 1 8 . H. S chwartz , op.cit . , p . 1 1 5 .

1 9 . F . X . de B urtin, Traité théorique e t pratique des connaissances qui soni nécessaires à tout amateur de tableaux , I , B ruxelles , 1 808, p. 8 1 .

3 04

'.\/OTE

20 . H. S chwartz, op.cii . , p. 1 1 5 ; M. Foucault, Le mots et !es choses, une archéologie des sciences humaines, Paris, 1 966. 2 1 . Manetti, Vita di Filippo Ser Brunelleschi, riprodotta in P. Sanpaolesi, Brunelleschi, Milano, 1 962. Due vedute sono citate da H. Schwartz, op.cit . , p. 1 1 5 . Per le due composizioni vedi A . Parronchi, L e due tavole prospettiche del Brunelleschi, « Paragone » , I 0 7 e I 09, 1 958 e 1 959, pp. 3-32 e 226-295; H. Damisch, Théorie du nuage; pour une histoire de la peinture, Paris, 1 9 7 2, pp. 1 58 e 1 66- 1 70. 22. J . Baltrusaitis, Essai sur la légende d 'un mythe, La Quete d'lsis , Paris, 1 96 7 .

23 . J . Baltrusaitis, Aberrations, Quatre essais sur la légende des formes , Paris, 1 96 7 .

24. J . Baltrusaitis, Anamorphoses ou Perspectives curieuses , Paris, 1 95 5 ; 23 e d . Anamorphoses ou magie artificielle des ejfets merveilleux , Paris, 1 969; traci . italiana: Anamorfosi o magia artificiale degli effetti meravigliosi, Milano, 1 9 78.

I . U l', MUSEO DI C ATOTTRICA I . O . v\'orm, Museum Wormianum , Leida, 1 655, p. 364.

2. G. B. Della Porta, Magiae naturalis libri IV, Napoli, 1 56 1 , lib. I V, cap. 7 . 3.

J.

von Schlosser, Kunst- und Wunderkammern der Spat-Renaissance, Wien, I 908 .

4. Vedi, fra gli altri, E . Brackenhoffer, l'.1useum Brachenhojferianum , S trasbourg, 1 683, pp. 97-98 ; ] . B. Major, Museum Cimbricum oder so genannte Kunst-Kammer, Ploen, 1 688, p. 1 0, par. I 4; C l. du Molinet, Le Cabine/ de la Bibliothèque de S. te- Geneviève , Paris, 1 692, pi . 7 ; N . Grolier de Servière, Recueil d 'ouvrages curieux de mathématiques et de mécanique, Lyon, 1 7 1 9, p. 22. 5. O. Jacobaeus, A1useum regium , Copenaghen, 1 696, 23 ed. Paris, I 7 1 0, I I, sect. I V .

6 . P. M . Terzago, lvfuseum septalianum , Tortona, I 664, e A1useo e Galleria del Sig. Canonico Settala nobile milanese, Tortona, 1 6 7 7, cap. Della varietà degli specchi, pp. 3 sgg. 7. Ph. Bonanni, j\1.useum Kircherianum , Roma, 1 709, pp. 3 1 1 sgg.

8. A. Kircher, Ars magna lucis et umbrae , Roma, I 646, pp. 840-9 1 5 .

9. Vedi L. Nix - W. S chmidt, Herons von Alexandrien Mechanik und Katoptrik , Leipzig, 1 900. 1 0 . G. S chott, Magia universalis naturae et artis, Bamberga, 1 65 7, pp. 244-363 .

1 1 . S. Roche - P. Devinoy, Miroirs, galeries et cabinets de glaces , Paris, 1 956, pp. 4 1 sgg. 1 2.

I l luogo dello splendido banchetto brillava più del firmamento poiché oltre gli occhi delle dame che gettavano fuochi e fiamme, vi si vedevano trenta cristalli ognuno con trenta torce; allo stesso modo squisitissimo cinq uanta specchi di Venezia dei più belli e dei più ricchi facevano da piacevoli quadri per rappresentare le figure, le smorfie e le pose, i sorrisi, le grazie, le bellezze, i seni, le mani e le braccia di tutta la bella compagnia che si festeggiava in questa sala. J . Loret, La mu::,e historique , J . Revenel e E . - V . de la Pelouse, Paris, 1 85 7, p. 1 1 7, citato da S. Roche, !oc. cit .

NOTE

E il tuo specchio di Venezia, profondo come una fredda fon tana, fra rive di bisce sdorate S. Mallarmé, Poèmes en prose, « Frisson d'hiver », Oeuvres complètes, ed. a cura di H. Mondor e G. Jean-Aubry, Bibl. de la Pléiade, Paris, 1 94 1 , p. 27 1 . 1 3.

1 4. E . Frémy, Histoire de la manufacture royale des glaces en France, Paris, 1 909; P. Moisy, Notes sur la Galerie des Glaces, « Revue de la Société d' Etudes du X V I I e siècle », 53, 1 96 I , pp. 42-50; J . C ellier, Gautier e t Mallarmé devant le miroir de Venise, « Cahiers de l' Association internationale des E tudes françaises », I I, 1 959, p. 1 2 1 . 1 5 . J . Grenier, Célébration du Miroir, Bourg-la-Reine, 1 965, s. p.

1 6 . L. Carroll, A lice au Pays des Merveilles et de l 'autre coté du miroir ( 1 896), Paris, 1 963, pp. 1 6 1 . sgg. 1 7 . Jacques Rigaut, Ecrits, ed. a cura di Martin Kay, Paris, 1 9 70, Lord Patchogue, pp. 58 sgg. Lord Patchogue fu pubblicato nella « �ouvelle Revue Française », n ° 203 , 1 agosto 1 930, pp. 1 96-20 7 . Per Le sang d'un poète di J ean Cocteau, vedi J. Bouillet, Le monde des miro irs, « Esculape », febbraio-marzo 1 962, p. 9 . I 8 . L. Lange, L a grotte de Thétis e t le premier Versailles de Louis XIV, « Art d e France », I, 1 96 1 , pp. 1 3 3- 1 48. 1 9 . P. Decker, Fiirstlicher Baumeister oder Architectura civilis, I, N iirnberg, 1 7 1 1 , tav. XLVI I I . 20 . O . Jacobaeus, op .cit., p. 1 0 . 2 1 . Madame D* * * * [Com tesse d' Aulnoy], Les Contes de Fées, Paris, s.d., pp. 6 1 -63; trad. italiana di Carlo Collodi, I racconti delle fate, Milano, 1 9 76, p. 1 54. 22 .

E mi dovete dare uno specchio d'avorio fabbricato per me.

23 . P. M. Terzago, op.cit ., p. I O . 24. Ph. Bonanni, op .cii ., p. 2 1 1 . 25 . G. Schott, op.cit ., p. 306. 26 . J . Du Breuil, La perspective pratique, I I I, Paris, 1 649, parte V I , p. 1 3 3 . 27 . Ph. Bonanni, op .cit ., p . 3 1 I .

28 . J. Zahn, Oculus artificialis, Erfurt, 1 685, pp. 7 29 sgg.

29 . J . Baltrusaitis, Jardins et pays d'illusion in Aberrations, Paris, 1 95 7, pp. 99 sgg. 30. Z. Traber, Nervus opticus, Vienna, 1 6 75, p. 1 6, figg. 49 e 50. 3 1 . A . Kircher, op .cit ., p. 90 1 sgg. 3 2. J . von Trithemius, Polygraphiae libri sex, I, Oppenheim, 1 5 1 8, Polygraphie et universelle écriture cabalistique, Paris, 1 625, pp. 1 3 2 sgg. 3 3 . J . Baltrusaitis, Anamorphoses ou magie artificielle des effets merveilleux, Paris, 1 969, p. 1 33 sgg. ; trad. it., pp. 1 39 sgg. 34. Collezione S. Roche, vedi S. Roche - P. Devinoy, op.cit ., p. 25, tav. 5 5 . 3 5 . E.-T.-A. Hoffmann, L e Chat Murr ( 1 827), trad. A . Béguin, Paris, 1 943, p. 3 8 5 . 36. R. Mirami, Compendiosa introduttione alla prima parte della specularia, Ferrara, 1 582, cap. I , « U tilità che s i cavano dalla scienza d e gli Specchi », s.p. 3 7 . D�n te, Paradiso, IX, 6-6 3 . Vedi H. D . Austin, Dante and Mirrors, « I talica », X X I , I 944, pp. 1 3- 1 7, che enumera più di tren ta citazioni dello specchio nell'opera del poeta.

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306 :-.:on: 2. S PECC H I C E L ESTI I . G . Schott, ,\1agia universalis naturae et artis , Bamberga, 1 65 7 , p. 440 . 2 . B . C esi, /vfineralogia sive l\'aturalis philosophiae thesauri , Lione, I 636, p . 440 . 3 . Plinio, Naturalis historia , I I , 9 .

4 . G . Biancani, Sphaera mundi , Bologna, 1 620, pars I I I , tract. I I , c a p . I V , De.figura Lunae , p . 1 54 . 5 . Ibidem , p. 2 6 3 .

6 . F . Aguillon, Opticorum libri sex , Am·ersa, I 6 I 3 , l i b . 5 , prop. 56, p. 4 I 9 .

7 . Vedi P. Raingeard , L e l'Ìsage rond de l a lune de Plutarque , ed . critica, Paris , 1 93 5 .

8 . J . Amyo t, Oeuvres morales , Paris, 1 5 7 2 ; J . Keplero, Plutarchi libellus de facie quae i n orbe lunae appare! , s . l . , 1 624. 9 . P. Raingeard , op . cii . , pp. 32-33 (936 d , 9 3 7 a e b ) .

È cinta da fuoco lucente tutt'intorno, il volto colorito di una fanciulla appare nel mezzo i suoi occhi sem brano più verdi che blu la gota tinta di rosso leggero . Ibidem , pp. 3-4 (920 f e 92 1 a ) , p. xx. 1 0.

1 1 . J. Baltrusaitis, Le .Hoyen Age fan tastique , Paris, 1 95 5 , pp. I 3 2 sgg . , fig. 63; trad . italiana: Il lvfedioevo fantastico , \I ilano, 1 9 7 3 , pp. I 44 sgg . , fig. 6 3 . 1 2.

. . . questo grande fl u tto oceanico agitato si mostra ai nostri occhi, immagine apparsa in uno specchio di fron te. P. Raingeard , op . cii . , p . 20 (930 ) . 1 3 . Timeo , Yedi Platon, Oeuvres complètes , X , Paris, 1 92 5 , p. 1 63 .

1 4. G . Cardano, De subtilitate . . . , :--iorimberga, 1 550, p. I 1 3 , D e la sub tilité e t subtiles inventions , Paris , 1 556, p. 78. 1 5 . L u cien d e Samosate, Histoire véritable , I, Ams terdam, 1 78 7 , p. 2 6 . 1 6 . F . Aguillon, op. cit . , p . 4 2 0 .

I 7 . C h . Scheiner, Apelles post tabula latens D e maculis solaribus tres epistolae , Roma, 1 6 1 3 , pp. 3 4 e 51. 1 8 . Sénèq ue, Questions naturelles , I , coli . B udé, Paris , 1 929, pp. 2 1 sgg.

1 9 . Aristote, .Hétéorologie , Paris, I 843 , lib. I I I , cap. V, Explication détaillée de l 'arc-en-ciel, pp. 338 sgg. ; si veda] . Filere, Le ;\1iroir sans taches, en richi des merveilles de la nature dans les miroirs rapportés aux effets de la groce pour uoir Dieu en toutes choses et toutes choses en Dieu , Lyon, 1 636, eh. XXV, « L' arc d u ciel obj et de l'admiration des grandeurs d e Dieu » , pp. 505-640. L' opera ci è s tata segnalata d a Mare Fumaroli. 20. D . H . \lenze!, - E . H . Taves, The CFO Enigma , :\Jew York, 1 9 7 7 , pp. 2 3 sgg. 2 1 . Virgile, Enéide , coli. B udé, Paris, 1 9 70, I V , 469-4 70, p. I 1 6 . 2 2 . Plinio, I I , 3 I .

2 3 . T. Livi . . . julii obsequentis prodigiorum liber, Teubner, 266, Leipzig, 1 9 1 0 , pp. 1 5 1 sgg.

J. 2 5 . J. 24.

Obsequens, Prodigiorum liber, Venezia, 1 508.

Obsequens, Prodigiorum liber per C. Lycosthenum , Polydori Vergilii de Prodigiis libri III, Basilea, 1 55 2 ; Des prodiges, plus trois livres de Polydore Virgile , Lyon, 1 55 5 . Per t u tte queste pubblicazioni vedi J. Baltrusaitis, Monstres et emblemes , « Méd ecine de France » , X X X I X , 1 95 3 , p p . 2 3 sgg.

'.\TOTE

26. C. Lycosthencs, Prodigiorum ac ostentorum chronicon, Basilea, 1 55 7 . 2 7. U . Aldrovandi, /o.1onstrorum historia , Bologna, I 642 , cap. X I I , D e mons tris coelestis , pp. 7 1 6- 748. 28. P. Boaistuau, Histoires prodigieuses extraites de plusieurs fameux auteurs grecs et latins , Paris, 1 56 1 , Anversa, 1 594, p. 1 20 . 2 9 . G . Cardano, op.cit . , pp. 85 e 86. 30. H . C . Agrippa, De occulta philosophia , Colonia, 1 5 29, De la philosophie occulte , La Haye, 1 7 2 7 , p. 1 7. 3 I . Aristophane, Les nuées , coli . Bud é, Paris, 1 934, pp. 1 78- 1 79. 32. Philostrate, Vie d'Apollonios de T�vane, vedi la trad. Conybeare, Cambridge ( Mass. ) , 1 948 , p. 1 74. Il testo è stato commentato da H. Damisch, Théorie du nuage, Pour une histoire de la peinture , Paris, 1 9 7 2 , p. 54. 33. W. Shakespeare, Amleto , Atto I I I , fine della scena 2. 34. R. Bacon, Lettre sur les prodiges de la nature et de l 'art , trad. e comm. di A . Poisson, Paris, 1 89 3 , p p . 32-33. 3 5 . R. Bacon, De l 'admirable pouvoir et puissance de l 'Art et de la Nature , Lyon, 1 55 7 , p . 2 1 .

36. J . Dee, Epistolae Rogerii Baconis, De secretis operibus artis et naturae , Am burgo, 1 6 1 8 , p. 39.

3 7. A. Parronchi, Studi sulla dolce prospettiva , Milano, 1 964, p . 492. 38. H. Damisch, op .cit . , pp. 54-55-5 7 , Miroirs , e p . 1 70, nota 2 .

39. C . Lycosthenes, op.cit . , pp . 528, 5 3 3 , 608, e U . Aldrovandi, op .cii . , p . 7 1 1 . 40. Aristote, op .cit . , pp. 2 3 7 -2 3 8. 4 1 . E. Margolié - F. Zurcher, Les Météores , Paris, 1 865, cap. Mirage , pp . 1 2 sgg. Vedi anche F. Reinzer, Meteorologia philosophico-politica , Augusta, 1 709. Ce ne dà testimonianza anche Aristotele che conosceva bene questa questione poiché amava ogni genere di scienza: un uomo, egli dice, era malato e la malattia aveva molto indebolito la sua vista e l'aria era oscura ed opaca; e d ice che per questo duplice motivo egli vide il suo proprio volto spostarsi nell'aria davanti a lui. In breve gli specchi, se non trovano ostacoli, fanno apparire molte cose mirabili . Le Roman de la Rose , ed . a cura di E . Langlois, t. IV, Paris, 1 92 2 , p . 2 1 9 , vv. 1 8 1 9 7- 1 8208; vedi anche Le Roman de la Rose Uean de Meung) , ed. con trad. di P. Marteau, voi. IV, Orléans, 1 8 7 9 , p. 1 4 7 , e G. Paré, Les idées et les lettres au XIII' siècle , Montreal, 1 94 7 , p. 254. 42.

43. C . Agrippa, op.cit ., p. I 8. 44.

I n questo i DEM0:s;1 mascherati di vane apparenze danno ai cuori umani straordinari timori : perché così come l'Aria prende e riceve tutt' intorno ogni forma e colore quando è giorno, e poi li restituisce a coloro che per natura possono riceverli e che sono adatti a ciò, così i Demoni mostrano le loro apparenze alla nostra fantasia atta a riceverle.

P. dc Ronsard , Oeuvres complètes, VIII, Hymnes de 1555 et second livre des hymnes de 1556, ed. critica con introduzione e com mento di P. Laumonier, Paris, 1 935. Les Daimons, pp. I I 3- I 39, vv. I 1 9- 1 24.

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:\"OTE

45 . Per Michele Psello ( 1 0 1 8- 1 0 7 8 ) , vedi Migne P . G . C XX I I , col . 83 7 sgg. ; il tes to è s tato riprodotto anche da E. Renault nella « Revue d es Etudes grecques » , giugno 1 920; J . E . Boissonade, Psellos, Niirnberg, I 838; K . Svoboda, L a Démonologie de Miche! Psellos, « Spicy Filosofski Fakulty Masarykovo lJ niversity » , V, Brno, 1 92 7 , pp. 1 -60. La trad uzione latina del De Daemonibus di Psello fatta d a M . Ficino apparve a Lione nel 1 5 5 2 , unitamente ai trattati di Giamblico, Proclo e Porfi rio . 46 . Pierre de Ronsard , Hymne des Daimom, ed . critica e commento a cura di A . - M . Schmidt, Paris, 1 938, p. 2 7 . 4 7 . « Come possiamo ved ere e sperimen tare negli specchi . . . » . M . Psellos, Traité par Dialogue de l 'Enfer et de l 'opération des Diables, trad . dal greco di P. Moreau, Paris , 1 5 7 5 , p . 26. 48 . Troisième livre des Histoires prodigieuses, raccolte da F . Bellefores t, in P. Boaistuau, op. cit ., ed . 1 5 7 5 , p. 428 . 49 . P. Le Loyer, Des spectres ou apparitiom et visiom d 'esprits, anges et démom se montrant sensiblement aux hommes, Angers, , 1 586, p. 7 7 . 50. Vedi H . B usson, Pietro Pomponazzi. Les causes des merveilles de la nature o u les Enchantements, Paris, 1 930, pp. 1 2 sgg. 5 1 . P. Pomponazzi, De naturalium effectuum admirandorum causis, sive de incantationibus, Basilea, 1 556. 5 2 . Ibidem, p. 57, trad . Busson, p . 1 44 .

5 3 . P e r le teorie antiche sul meccanismo d e l l a visione, vedi P. Ver Eecke, Euclide, l 'optique e t la catoptrique, Paris-B ruges, 1 938, pp. XI sgg. 54. Vedi Théophraste sur les sensatiom in P. Tannery, Pour l 'histoire de la science hellène de Thalès à Empédocle, Paris, 1 930, Appendice, p. 306.

5 5 . Lucrezio, De rerum natura libri IV, Verona, 1 486; De la nature des choses, Paris, 1 82 3 , lib. I I , p . 4. 56. Apulée, Apologie , coli . B udé, Paris, 1 9 7 2 , XV, p . 1 9 . 5 7 . H . Busson, op .cii ., p. 1 45 . 58. Ibidem, p . 1 98 . 59. Ibidem, pp. 2 2 7-23 7 . 60. Plotin, Ennéades, I V , coli . B udé, Paris , I 9 2 7 , pp. 7 8 sgg.

6 I . Proclo, /n Timaeum explicatio Platonis ex Timaeo, Paris, 1 530, I I , 9- 1 9 . Vedi W. Menzel , Die Vorchristliche Unsterblichkeitslehre, I I , Leipzig, I 870, p. 66; A. Delatte, La Catoptromancie antique et ses dérivés, Liège, 1 93 2 , p. 1 5 3 ; O . Rank, Don juan et le double, Paris, 1 9 7 3 , pp. 8 1 -82 ; H . Damisch, Narcisses, « '.'ìouvelle Revue d c Psychanalysc » , X I I I , primavera I 9 7 6 , p p . 1 4014I .

3 . SPECC H I D I V I N I I . Esodo, XXXIV, 29-3 5 . C itiamo da L a Sacra Bibbia, trad . di F . Pasquero, Edizioni Paoline, Roma, 1 968, p. 1 2 2 . Si ved a ] . Fil ere, Le Miroir sam taches, Lyon, 1 636, seconde partie, eh. I X , « La gioire que nous esperons dans le ciel, réprésen tée p a r !es miroirs s uivant la doctrine des Saintes-Pères et des Theologiens » , p. 846 . 2 . R. Mirami, Compendiosa introduttione alla prima parte della specularia, Ferrara, 1 58 2 . p. 2 ; B . C esi, Mineralogia sive Naturalis philosophiae thesauri, Lione, I 636, p . 468 .

3 . J. Dupont, Gnosis, La connaissance religieuse dans !es Epìtres de saint-Paul, Louvain-Paris , 1 949 , p. 1 1 5 . Dobbiamo preziosi ragguagli sull' argome n to alla gentilezza di M me M . V . David e di M. l'Abbé Starcky .

:\' O T E

4. H. L. Strack - P. Billerbeck, Kommentar ::,um N. T. aus Talmud und Midrasch , I I I , Miinchen, 1 926 , p. 452. L'ipotesi che le Tavole della Legge fossero uno specchio è stata avanzata da R. Reitzenstein, Historia Monachorum und Historia Lausiaca , « Forschungen zur Religion und Literatur des Alten und Neuen Testaments » , I I , 7, Gottingen, 1 9 1 6 , p. 250. 5 . Esodo , xxxv, 1 7 , XXXVI I I , 8 . Per le visioni nello specchio della conca di bronzo, vedi B. C esi, op.cit . , p. 468 e J . Filere, op.cit . , p. 290 . Secondo alcune leggende e braiche, formatesi intorno alla storia biblica, da questa conca del tabernacolo proveniva l'acqua che una donna sospettata di adulterio doveva bere per dimostrare la sua innocenza; vedi L. Ginzberg, The Legend of thejews , I I I , Philadelphia, 1 939, p. 1 7 5 , citato da H. Damisch, Narcisses , « Nouvelle Revue de Psychanalyse », X I I I , primavera 1 9 76, p. 1 44 n. I . 6 . Per questa traduzione vedi A . Harnack, Das hohe Lied des Apostels Paulus van der Liebe (I Cor. 13) , « Sitzungsberichte der Kg!. Preuss. Akademie der Wissenschaften zu Berlin », Philol. hist. Kl. , I , 1 9 1 1 , pp. I 42- 1 58, e G. Kittel, Theologisches Wàrterbuch ::,um Neuen Testament, Stuttgart, 1 93 7 , p. 1 78 .

7 . H . Hugedé, L a méthaphore du miroir dans les Epitres de saint Paul aux Corinthiens , Neuchatel, 1 95 7 , pp. 1 1 5- 1 36 . 8 . Cap. 1 3 ; vedi A.J . Festugière, Trois dévots paiéns , Paris, 1 944, I I , Porphyre, Lettre à Afarcilla. 9. Per i due testi vedi N . Hugedé, op.cit . , p. 1 28 . 1 0 . M . Berthelot, L a chimie au moyen àge , I I , L 'alchimie syriaque , Paris, 1 893, pp. 26 1 -265 ; vedi anche N. Hugedé, op .cit., Zosime ! 'Alchimiste , pp. 55-65 . 1 1 . M . Berthelot, op.cit . , p. 263 , nota 5 . 1 2. Citiamo questi testi dalla traduzione di N . Hugedé, op .cit . , pp. I 7 - 1 8 . Vedi anche R . Seeberg, Das Ratsel des Spiegels , « Die Reformation » , 1 0, 1 9 1 1 , pp. 1 3 7 sgg. 1 3 . Per questa traduzione vedi J. Frappier, Variations sur le thème du miroir, de Bernard de Ventadour à Maurice Scève , « Cahiers de l' Association internationale des Etudes françaises » , 1 1 , 1 959, p . 3 5 0 .

1 4. J . Dupont, Le chrétien, miroir de la gloire divine, d'après 2 Cor. 3, 1 8 , « Revue biblique » , LVI , 1 949, pp. 392-4 I I . 1 5 . H. Achelis, Katoptromantie bei Paulus , in Theologische Festschriftfiir G.N. Bonwetsch , Leipzig, 1 9 1 8 , pp. 56-6 3 . I 6 . H. L. Strack - P. Billerbeck, op.cit . , pp. 452-453 ; vedi anche A . Marmorstein, The Mirror in jewish Religious Life , « Storia delle Religioni », X I I I , 1 932, pp. 40-4 1 . 1 7 . Migne, P. L . , 1 99, c. 908, vedi A . Maury, La magie et ! 'astrologie dans l 'Antiquité et au Moy en Age , Paris, I 860, p. 42, e A. Delatte, La catoptromancie grecque et ses dérivés , Liège, 1 932, p. 1 5 . I 8 . J. Behm, Das Bildwort vom Spiegel, 1 . K or. 13, 12, in R. Seebergfestschrift , I , Leipzig, 1 929 , pp. 3 28- 3 3 5 . 1 9 . Timeo , 7 I 6, P i aton, Oeuvres complètes , X , coli . Budé, Paris, 1 92 5 . 20 . Niccolò Cusano, Opera omnia , I , e d . E . Hoffmann e R. K libansky, Berlin, 1 932, p . 22 ; H. Leisegang, La connaissance de D ieu au m iroir de l 'àme et de la nature , « Revue d' Histoire et de Philophie religieuse », XVI I , 1 93 7 , p. I 64. J. Filere, op .cit ., p. 1 5 3 . Si veda anche] . L. Borges, Le miroir en enigmes , in Enquetes 1935-1952, Paris, 1 95 7 , pp. 1 7 7- 1 83 . 2 1 . P . Guillebaud ( P. d e Saint-Romuald) , Trésor chronologique, Paris, 1 642, p. 2 3 7 . 2 2 . S . Goulard, Histoires admirables e t mémorables de nostre temps, Cologne, I 6 I O, p . 8 I 2 . 23 . J . d e la Fons, Discours sur l a Mori de Henry le Grand, Paris, 1 6 1 0, p . 25 .

24. A. Kircher, A rs magna lucis et umbrae , Roma, 1 646, p. 904. Vedi sopra cap. I . 25 .

J.

Barozzi da Vignola, Le due regole della Perspettiva pratica , Roma, 1 589, pp. 94-95.

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26. Per l ' origine francese del procedimento vedi L . Brion-Guerry,Jean Pelerin Viator et sa piace dans l 'histoire de la perspective , Paris, 1 96 2 , pp. I 45- I 46 . 2 7 . J . - F . i"l'iceron, La perspective curieuse , Paris, 1 638, pp. 78-80. 28. P. Guillebaud, op. ci!. , p . 58 1 . 29. Plinio, Naturalis historia , XX X I I I , XLV, 9 . 30. J . Leurechon, Récréations mathématiques , composées de plusieurs problèmes plaisans e t facétieux , Bar-le-Due, 1 624, p. 98. 3 I . Cl. M ydorge, Examen du livre des Récréations mathématiques.. . , Paris, 1 630, p. 1 96 . 3 2 . :\1 . Bettini, Apiaria universae philosophiae mathematicae , Bologna, 1 64 2 , Apiarium V, cap. I I , p . 28. 3 3 . G . Schott, Afagia universalis naturae et artis , Bamberga, 1 65 7 , pp. 289-290, 1 50, tav. V I I I . L'autore propone anche l a s tessa tabula scalata con \'isione diretta senza s pecchio. Per la concl usione vedi p . 449 . 34. J . Labourt - P. Batiffol, Les odes de Salomon, une oeuvre chrétienne des environs de l 'an 100- 120 , Paris, 1 9 1 1 , Ode Xlii. 3 5 . B . Cesi, op . cii . , pp. 466-4 70. 3 6 . P . C laudel, L 'épée et le miroir , Paris, I 939, Le miroir, p. I 94. 37. Per lospeculum sine macula nell 'iconografia dell ' I m macolata C oncezione vedi E . Male, L 'art religieux de la.fin du moyen age en France , Paris, 1 925, pp. 2 1 1 sgg. e, sempre dello s tesso au tore, L 'art religieux après le conci/e de Trente , Paris, 1 93 2 , pp. 44 sgg. 38. J . da Varagine, Serm ones aurei , I I , Toulouse, 1 8 76, :\-1 ariale Aureum lib. XVI I , 6 , Speculum , pp. 3 74-3 7 6 ; E . C . Richardson, .Haterialsfor a Life ofJacopo di Voragine, �ew York, 1 93 5 , I I , p. 64. 39. J . Boehme, Gesammelte Werke , ed . Schiebler. I, 1 92 2 , p. 78; A. Delatte, op.cit . , p . 8 7 ; G . G . Hartlaub, Zauber des Spiegels, Geschichte und Bedeutung des Spiegels i n der Kunst, :\1 iinchen, 1 95 1 , pp. 1 95 e 202. 40. E . Francesci, .Veu polierter Geschichts-Kuns t und Sittenspiegel , � iirberg, 1 6 70, p. 43. 4 1 . F . Koch, Goethe und Plotin , Leipzig, 1 92 5 , cap. I V , « Der Schaffende Spi egei » , pp. 83- 1 2 7 . 4 2 . Plotin, Ennéades , V , ed . Budé, Paris , 1 92 7 , p . 78. 43. ( Schiller e Goethe ) , L'bersichten und Erliiuterungen ;::um Briefwechsel ;::wischen Schiller und Goethe, Stu ttgart, I 859, p . 1 58 . 4 4 . :\1 . :\,forris, Die geplante Disputationscene i n Faust, Goethe Studien , 2 Aufl . , Berlin, 1 902, p p . 42-5 3 . 45. K . Burd ach, Faust und Afoses , « Sitzungsberichte d e r Kg! . Preuss. Akademie d e r Wissen­ schaften » , 1 9 1 2 , I, pp. 6 2 7 -659; A. Trendelenburg, Remb randts Faust und Goethe, Berli n, 1 92 5 . 46 . Leendertz, Der Spiegel in Goethes Faust, « Zeitschrift ftir B iicherfreunde » , N . F . , I 4, 1 92 2 , q uad erno 6, p p . 1 42- 1 44 . 47.

Lasciaci qui, nello specchio delle creature come i n una parola oscura contemplare la tua Potenza, la tua S apienza, il tuo Amore. B . H . Brockes, lrdisches Vergniigen in Goti, bestehend in Physikalisch- und Moralischen Gedichten , V, Tiibi ngen , 1 7 39, pp. 1 20, 1 3 2 , 255.

48 . J.G. H erder, Siimmtliche Werke, V I I I , B erlin, 1 89 2 , p. 239; vedi anche A. Langen, Zur Geschichte des Spiegelsymbols in der deutschen Dichtung , « Germanische-romanische Monats­ chrift » , X XX I I I , 1 940, p. 269. 49. F . Koch, op .cit . , 2 8 .

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SO. Novalis, Les Disciples de Sai's , traci . G. Rond, Pa ris, 1 948, p. 9 e pp. 205-206; vedi anche ]. Baltrusaitis, La Quéte d'Isis , Paris, 1 96 7, p. 58. SI.

La dea era fuggita sulla sua conchiglia dorata Il mare ci rimandava la sua im m agine adorata E i cieli splendevano sotto il velo di I side.

Géra rd de Nerval, Les Chimères, Horus .

52. Ch. Perrault, Le i\1iroir ou la A1étamorphose d 'Orante , Grenoble, 1 66 1 , e Recueil de divers ouvrages en prose et en vers , Paris, 1 6 74, pp. 63-85 ; cfr. Yl. Soriano, Perrault et son double , « Les Lettres Nouvelles », gennaio 1 9 72, pp. 70-93.

53.J. B altrusaitis, Anamorphoses ou magie artificielle des e.ffets merveilleux , Paris, 1 969, pp. 1 33 sgg.; traci. it., pp. 1 39 sgg.

54. P. Valéry, Oeuvres , B i b l . de la Pléiade, Pa ris, 1 9 70, p. 44, Extraits du Log-Book de Monsieur

Teste .

4. LO SPECC H I O D I A RC H I Yl ED E I . P . Ver Eecke, Euclide, l 'optique e t la catoptrique , t raci. dal greco, Paris-B ruges, 1 938, p. 1 2 2 . L' autore nota che l a seconda parte della proposizione, per l a quale i l fuoco s i identifica con i l centro della curvatura dello specchio, è errata . Vedi l ' ed . princeps, Euclidis Catoptrica , Strasburgo, 1 55 7, fol. E ii, dove il punto focale ( K ) non è indicato sul disegno dell' illustra­ z10ne. 2. Plinio, Naturalis historia , C X I .

3. Plutarque, La vie des hommes illustres , voi. I, ed. Budé, Paris, 1 95 7, p. 1 94.

4. M . Perrot, La houille d'or, énergie solaire , Pa ris, 1 963, p . 8.

5. Les Histoires de Polybe , Paris, 1 655, li b. XV I I I, pp. 423-424; G. \\'escher, Fragment perdu de Polybe relatif au siège de Syracuse, « Revue archéologique », 1 869; Tite- Live, Histoire romaine, Paris, 1 883, lib. XXIV, cap. 34, Siège de Syracuse, p . 1 85 ; Plutarque, op.cit . , voi. I V, p . 2 1 0 . 6. Lucien de Samosate, Oeuvres , I I, Paris, 1 583, p. 604.

7. Galeno, De Temperamentis libri tres , trad. T . Linacre, Parigi, 1 5 23, p. 24.

8 . Z onaras, Chroniques ou Annales , Lyon, 1 560, I I, pp. 88-89, I I I, p . 2 2 .

9 . Dion C assius, Histoire romaine, Pa ris, 1 8 70, voi. 1 0, l i b . L X X I V, p. 2 1 7 .

I O. G . Tzetze, Chiliades, B asilea, I 546, I l, Histor. 35 ; vedi anche Historiorum vario rum Chiliades , Leipzig, 1 82 6 . 1 1 . Eustazio, Commentarii ad Homeri Iliadem , Basilea, I 559.

1 2 . Vitellionis mathematici, de natura ratio ne et pro iectione radio rum visus luminum , colo rum atque formarum quam vulgo perspectivam vocant libri ,\:", �orimberga, 1 5 35, lib. V, 65, lib. V I I I, 68, li b. I X, 43; F. Risner, Vitellionis Thuringopoloni opticae libri decem , B asilea, 1 S 72. 1 3.

Vi sono altri specchi adesso che bruciano ciò che hanno davanti quando sono regolati e riuniti per raccogliere insieme i raggi quando il sole sfavillante risplende sopra gli specchi. Le Roman de la Rose , ed. a cura di E. Langlois, I V, Paris, 1 922, p. 2 1 8 .

1 4. R. Bacon, Opera inedita, Opus tertium , cap. X I I I, XXXI I I e XXXV I, in Chronicles and Memorials of Great Britain during the Middle Ages , voi. XV, London, 1 85 7, pp. 46- 1 1 2, I I ; P. Duhem, Unfragment inédit de l'Opus tertium de Roger Bacon , Qua racchi, 1 909, p. 1 55 ; B. Landry, L 'idée de la chrétienté che:;, les scolastiques du XJJJe siècle , Paris, 1 929, p. 76.

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1 5. V. Gay, Glossaire archéologique du Moy en Age et de la Renaissance, I I , Paris , 1 928, p. 1 33. I 6. C. Agrippa, De incertitudine et vanitate scientiarum, Anversa, 1 52 7. Citiamo dalla traduzione francese Déclamation sur l 'incertitude, vanité et abus des sciences, Paris, 1 582, p. 1 08.

1 7. M. Ficino, De Vita, Firenze, 1 489, I I I , 1 7 , e Opera, Basilea, 1 5 1 6, p. 356. Vedi A. Chas tel , Art et Humanisme à Florence au temps de Laurent le Magnifique, Paris, I 9 5 9 , p . 3 20. 1 8. C. Ripa, Iconologia, Siena, 1 6 I 3, parte I I , pp. 1 1 2- l l 5 ; J. Fil ere, Le Miroir sans taches, Lyon, 1 636, pp. 759 sgg.

1 9. O. Fine, De speculo ustorio ignem ad propositam distantiam generato, Parigi, 1 55 1 .

20. P . S utermeister, L 'apogée du baroque, Paris , 1 966, pp. 3 3 e 3 5 ; l'affresco della Biblioteca fu eseguito da F.-G. Herman. 2 1 . G. C ardano, De Subtilitate, �orimberga, 1 550; De la subtilité et subtiles inventions, Paris , 1 556, p. 88. 22. G.B. Della Porta, Magiae Naturalis libri XXI, �apoli, 1 589, lib. XV I I , cap. 1 4- 1 7 , pp. 2 7 1 -276. 23. G . B . Della Porta, Magiae Naturalis libri IV, Napoli, 1 56 1 , La magie naturelle en quatre livres, Rouen, 1 6 1 2, livre IV, chap. X I V e XV, pp. 484-488. 24. Vedi più avanti cap. V I I , Lo specchio di Pitagora . 25. B . C avalieri, Lo specchio ustorio overo trattato della settione conica, Bologna, I 632, pp. I 02 sgg., tavv. XXI e XX I I .

26. M. Bettini, Apiaria universae philosophiae mathematicae, Bologna, 1 642, Apiarium, VII, pp. 4 0 sgg. 2 7. M. du Fay, Sur quelques expériences catoptriques, Histoire de l 'Académie Royale des Sciences, année 1 726, Paris, 1 728, pp. 1 65- 1 7 1 . 28. Ch. Adam - P. Tannery, Oeuvres de Descartes, I. Correspondance, Paris, 1 89 7 , p. 1 09. 29. ( Mersenne), Questions ionl!)'es ou Récréations des sçavants, Paris , 1 633. 30. C h. Adam - P. Tannery, op.cit ., VI, Paris, 1 902, p. 1 93 .

3 I . M . Mersenne, L 'optique e t la catoptrique nouvellement mises en lumière après la mort de l 'auteur, Paris, 1 65 1 , pp. 1 26- 1 32 . 3 2. A. Kircher, A rs magna lucis et umbrae, Roma, 1 646 , pp. 8 74 sgg. 3 3 . Ph. Cluver, Sicilia antiqua, Lione, 1 6 1 9. 34. Ch. Grunbergerius ( Ghevara), Speculum ustorium verae ac primogeniae suaeformae restitutum, Roma, 1 6 1 3 . 3 5 . M. Perrot, op. cit. , p. 68. 36. N. Forest-Duchesne, Selectae dissertationes physicae mathematicae, Parigi, 1 64 7 , pp. 54-58; 2 8 ed. Florilegium universale liberalium artium , Parigi, I 650. 37. G. Schott, Magia universalis, Bamberga, 1 65 7 , pp. 364-423.

5 . LO SPEC C H I O DI A RC H I MEDE

I . G.-L. de Buffon, lnvention des miroirs pour briiler à une très grande distance, in Mémoires de l 'Académie des Sciences, [Paris], 1 747, pp. 8 7 sgg. 2. · G.-L. de Buffon, Histoire naturelle générale et particulière servant d'introduction à l 'histoire des animaux, Supplément, t. I , Paris , 1 7 74, Sixième mémoire, Artide second, Riflexion sur le jugement de Descartes au sujet des miroirs d'Archimède a vec le développement de la théorie de ces miroirs et l 'explication de leurs principaux usages, pp. 425 sgg.

NOTE

3 . S . Bexon, Système de fertilisation, Nancy, 1 7 7 3 . 4. G . - L . de Buffon, Histoire naturelle, tavv. X e X I . 5 . Cl. Millet de C hales, Cursus seu mundus mathematicus, Lione, 1 6 74, t. I I , p. 5 8 5 . Vedi anche il « Journal des sçavans », 1 6 74, p. 3 5 . 6 . Z . Tra ber, Nervus opticus, Vienna, I 6 7 5 , p. 1 30, fi g . 5 3 . 7 . Citato da B . Abat, Amusements philosophiques sur diverses parties des sciences e t principalement de la Physique et des Mathématiques, Amsterdam, 1 763, p. 393. 8 . J . F. Montucla, Histoire des Mathématiques, I , Paris, 1 758, pp. 246 sgg . , 320; la 28 ed . pos tuma e completata da Lalande, Paris, 1 802, voi . I I I , pp. 557 sgg. 9. B. Abat, op .cit ., p. 394. I O. L . Dupuy, Fragment d'un ouvrage grec d'Anthemius sur les paradoxes de mécanique, in Afémoire de l 'Académie des lnscriptions et des Belles-Lettres, voi. 44, [Paris], 1 7 7 7 . La traduzione fu fatta su

quattro manoscritti greci d el Cinquecento, tre della Bibliothèque Royale de Paris, uno di Vienna. 1 1 . R. Mirami, Compendiosa introduttione alla prima parte della specularia, Ferrara, 1 582, p . 6. 1 2 . E.G. Robertson, Mémoires récréatifs, scientifiques et anecdotiques, Paris , I 83 I , pp. 1 25- 1 40.

1 3 . F . Peyrard, Miroir ardent, Rapportfait à l 'lstitut national Classe Sciences Physiques e t Mathémati­ ques le 4 aout 1807, in Oeuvres d'Archimède, trad . di F. Peyrard , I 807 , pp. 549-568 . 1 4. F . Trombe, Les installations de Montlouis et lefour solaire de 1000 kw d'Odeillo-Font-Romeu, in Application thermique de l 'énergie solaire dans le domaine de la recherche et de ! 'industrie. Colloques internationaux du CNRS, 85, Paris, I 96 1 , pp. 87- 1 I 9 . Vedi anche P . Audibert - O . Rouard , Les énergies du solei!, Paris, 1 9 78. 1 5 . M . Perrot, La houille d'or, énergie solaire, Paris, 1 963, fig. 3 I . 1 6 . F . Trombe, op.cit ., quadro I I . 1 7 . M . Dussol, Cuiseurs solaires, Energie solaire, « Fiches écologiques » , aprile 1 9 76, pp. 1 - 1 5 . Con un forno solare parabolico di alluminio di I m . di diametro si può cuocere un kg. di carne in 30 minuti e un pollo in 55 minuti. 1 8 . F . Dupuis, Près du solei!. Quand !es chercheurs de Boeing décident d 'alter capter l 'énergie solaire là où elle se trouve: derrière les nuages, « Le Nouvel Observateur » , 24 nov. 1 976, p. 64.

6 . LO SPECC H I O DEL FARO DI ALESSANDRIA I . Per gli s tudi moderni vedi F . Adler, Der Pharos van A lexandria, in « Zeitschrift fiir Bauwe­ sen », 1 90 1 , p. 1 68- 1 98 ; H. Thiersch, Pharos, Antike Islam und Occident, Leipzig, 1 909; H . Saladin, L e Phare d'Alexandrie, « Journal des Savants » , 1 9 1 2 , p p . 452-456; P. Lavedan, Dictionnaire des Antiquités grecques et romaines, Paris, 1 93 I , pp. 749 sgg. 2. Géographie de Strabon, V, 1 7 , cfr. ed . Paris, 1 8 1 9, p. 328. 3 . Plinio, Naturalis historia, XXV I , 8 . 4. B . de Montfaucon, Dissertation sur le phare d'Alexandrie, in Mémoires de l 'Académie des lnscrip­ tions, [Paris], I 729, pp. 5 76-59 1 . 5 . I . Vossius, Observationes ad Pomponium Melam, L'Aia, 1 658, pp. 204-206. 6 . Flavius Josèphe, Antiquités Judai"q ues, XV I , 5 . 7 . J . Quicherat, Catalogue général des manuscrits, V , Paris, I 8 7 2 , p . 6 4 7 . M s . della Biblioteca di C harleville, n ° 220, X I I secolo.

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8. H. Bordier, Les Livres des ;\firacles et opuscules de Grégoire de Tours , IV, Paris, 1 8 74, p. 1 1 . 9. J. Quicherat, .\félanges d 'A rchéologie et d 'Histoire, A rchitecture du Moyen Age , Paris, 1 886, pp. 506-5 1 1 . I O. U . Chevreau, Histoire du lvfonde , IV, Paris, I 669, lib. 8, Les Merveilles du Monde , pp. 249-268 e 2 7 6. 1 1 . Abrégé des .Herveilles , traci . B. Carra de Vaux, in Actes de la Société philosophique , XXVI, Paris, I 897, p. 2 82 . Vedi i resoconti di G . Maspero ( « Journal d es Savan ts », 1 899, pp . 70 sgg. ) e di M . Berthelot (ibidem , pp. 248 sgg. ) . 1 2. B . Carra d e Vaux, op. ci! . , pp . 1 7 5, 20 1 , 2 50. 1 3. Lucien de Samosate, Histoires véritables , Amsterdam, 1 78 7, p. 7. 1 4 . B . Carra d e Vaux, op. cit . , p . 234. 1 5 . Per i testi orientali relativi al Faro vedi H . Thiersch, op . cit . , pp. 3 9-49. 1 6. J. de Goej e, Ibn Khordadhbeh , « Bibliotheca geographorum arabicorum », VI, Lyon, 1 889, p. 1 1 4. 1 7. J. de Goej e, lbn al Faqih, ibidem , V, p . 72. I 8 . Masoudi, Prairies d'or, II, 1 1 , traci . Barbier de Maynard, Paris, I 863, pp . 43 1 -435 e Le Livre d 'A vertissement , traci . J . de Goej e, op . cit . , V I I I, pp. 46-48 . 1 9 . J . de Goeje, .lfaqdisi. op . cit . , VI II, p. 2 1 0. 2 0 . Dimisqui, Cosmographie , traci . Mehren, Copenaghen, 1 866, p . 36. 2 1 . Abdulfedha, Descriptio Aegypti, Gottinga, I 7 7 0, p. 7. 2 2 . Ch . A . Schefer, Relation du v1ryage de Nassiri Khosrau , Paris, 1 88 1 , p. 1 1 9 . 2 3 . Ahmed e l Absihi, Kitab al .Hostatraf, I I, traci . G . Rat, Paris, 1 902, p . 359. 24. Beniamino di Tud ela, ltinerarium , Anversa, 1 5 7 5, p . 1 0 7 . 2 5 . La « parasanga », unità d i misura dell'an tica Persia, corrisponde a 5250 m . Dai moderni è stata valutata 1 000 passi o un miglio.

26. Tabula itineraria ex illustri Peutingerorum bibliotheca , Anversa, 1 590; E. Desjardins, Table de Peutinger, conservée à Vienne, Paris, 1 869, segm ento VII I, 2B. 27.

D a lassù con uno specchio possono ved ere benissimo q uando si verrà ad assediarli per mare o per terra. Si vede bene nello specchio che era collocato sopra la torre venire verso di loro i nemici: d unque potevano bene premunirsi, prepararsi alla difesa; non era facile sorprenderli.

Grande meraviglia sem brava a tutti perché più grande è di sopra che di sotto e meraviglioso tutti quanti consideravano lo specchio. Eneas, roman du Xlle siècle , a cura dij.J . Salverda de Grave, « Classiques français d u Moyen Age », Paris, 1 929, p. 52, v. 7604- 7 6 3 2 ; E. Farai, Recherches sur !es sources latines des contes et des romans courtois du M1ry en Age , Paris, 1 9 1 3, pp. 79-80 ; J. Frappier, Variations sur le thème du miroir, de Ventadour à /vfaurice Scève , « Cahiers de l' Association in ternationale des E tud es françaises », I I, 1 959, p. 1 3 7 .

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28. R. Bacon, De mirabili potestate artis et naturae , Parigi, 1 543, p. 1 7 2 ; De l 'admirable pouvoir et puissance de l 'Art et de la Nature , Lyon, 1 5 5 7, p. 2 1 . Citiamo da A. Poisson, trad. e comm., Paris, 1 893, p. 3 7 .

2 9 . J ules César, Guerre d'A lexandrie , ed. B udé, Paris, 1 954, X I V, p . 1 4 . 30. Jean Léon ( Hasan i bn Mohamed) , Description de l 'Afrique, tierce partie du Monde , Lyon, 1 5 56, p . 34 1 , ed. Anversa, 1 556, p . 358. Sulla personalità dell'au tore vedi Ch. - H. Schaefer, Léon l 'Africain dit jean , Paris, 1 896- 1 898. 3 I . Il testo è stato in parte riprodotto da P. Bayle, Dictionnaire historique et critique, II, Rotterdam, 1 697, p. 28 1 . 32. M ilano, Ambrosiana, ms. y 7 2, citato da F . Starace, ll Colosso di Rodi, « Psicon » 7 ( 1 9 7 7 ) , Le meraviglie del mondo , p. 2 1 ; vedi anche M. L. Madonna, « Septem J1undi miracula » , il Colosso di Rodi, ibidem , pp. 45 sgg. 33. G. Boucher, Les Sérées , Poitiers, 1 584, p. I 7 1 . 34. A. Thévet, Cosmographie du Levant , Paris, 1 554, p. 1 05. 35. M . L. Madonna, op.cit. , fig. I. 36. M . Fenaille, Etat général des Tapisseries de la .itanufacture des Gobelins , Les ateliers parisiens du X VJJe siècle (1601-1662) , Paris, 1 923, p. 1 93 . Il disegno attribuito al Caron si trova al Cabinet

des Estampes della B.N. ( Rés. Add. 1 05 ) . L'arazzo, eseguito da F. de la Planche, è citato nell ' inventario del 1 62 3 al Mobilier National ; cfr. L 'Ecole de Fontainebleau , catalogo della mostra, Grand Palais, Paris, 1 9 72, n ° 469, p. 26 I . 3 7 . M . Crusius, Turcograeciae libri 8 , Basilea, 1 584, p. 2 3 1 . 38. A . Bruzin de la Martinière, Le grand Dictionnaire géographique et critique , V I, La Haye, 1 7 26, p. 2 70. 39. B. de Montfaucon, op.cit . , p. 54 1 .

40. B . Abat, Amusements philosophiques sur diverses parties des sciences et particulièrement de le ph_ysique et des mathématiques , Amsterdam, 1 763, p. 2 1 5. 4 1 . Beniamino di Tudela, Itinerarium , Lione, 1 633, De R e_ysen van R. Benjamin Tudelius , Amsterdam, 1 666, V(ljl age du rabbin Benjamin de Tudèle , Amsterdam, 1 7 34. 42. J .- F . Montucla, Histoire des mathématiques . I II, 2 a ed., Paris, 1 802, p. 560. 43. G. Libri ( Carrucci della Sommata) , Histoire des Sciences mathématiques en Italie , I I, Paris, 1 838, p. 2 1 5. 44. G.B . Della Porta, Magiae naturalis libri XXI, �apoli, 1 589, p. 2 70 . 45. G. Schott, Afagia universalis naturae et artis , Bamberga, 1 65 7, p. 492. 46. P. Aresi, Delle sacre imprese libri I V, Tortona, I 630, p. 454, riprodotto da P.M. Terzago, Museo del Canonico Manfredo Settala Nobile milanese , Tortona, 1 6 7 7, p. I 4. 4 7. A . Kircher, A rs magna lucis et umbrae , Roma, 1 646, p. 909. 48. Vedi la corrispondenza di Bouliau, B.�., ms. suppi. fr. 987, t. 26. La lettera fu riprodotta da G. Libri, op.cit . , pp. 2 1 8-222. 49. M. de Valois, Sur l 'origine du verre et de ses différents usages che:::. !es Anciens , in Mémoires de l 'Académie des Inscriptions , I, [ Paris], 1 7 1 7, p . 1 1 1 . 50. B. de Montfaucon, op .cit. , p. 58 1 . 5 1 . B. A bat, op.cit . , pp. 36 1 -4 1 4. 52. Il telescopio di Newton fu riprodotto e descritto nel « Journal des sçavans » del 29 febbraio 1 6 7 2, p. 52. 53. J. G regory, Optica promota , Londra, I 663, p. 94.

3]5

3 16

NOTE

54. M. Mersenne, Harmonie universelle , Paris, 1 636, pp. 60-6 1 . Vedi anche Ch. Adam - P. Tannery, Oeuvres de Descartes, I I , Correspondance, Paris, 1 898, pp. 539 e 589. 5 5 . « Journal des sçavans », 1 6 7 2, p. 98. L'invenzione francese è presentata a seguito della pubblicazione del telescopio di '.'l"ew ton nella stessa rivista, p. 52. Vedi J. Tevereau, Le télescope du type Cassegrain , Paris, 1 9 1 9. 56. G. Biancani, Sphaera mundi , Bologna, 1 620, Echometria , pp. 4 1 4-443 . 5 7 . J . - F . Montucla, Histoire des mathématiques , Paris, I 7 58, pp. 643-64 7 . Sulla formazione del telescopio vedi A. Danjon - A. Coud er, Lunettes et téléscopes, Paris, 1 93 5 , pp. 589 sgg. ; H. C . King, The History of Telescope, London, 1 955, pp. 67-9 1 : secondo l'autore, il più antico telescopio a riflessione sarebbe quello di Leonard Digges (Pontometria , Oxford , 1 5 7 1 ) . 58. '.'l" . Zucchi, Optica ph ilosophia experimentis et ratione, Lione, 1 652, p. 1 24. 59. Sénèque, Questions naturelles , I , ed . Bud é Paris, 1 929 , p. 45. 60. J. Zahn, Oculus artificialis , Erfurt, I 685 , pp. 556. 6 1 . Abdulfedha, Descriptio Aegypti , Gottinga, I 7 70, p. 7. 62. G. L. de Buffon, Histoire nature/le générale, Supplément , I, Paris, 1 7 74, pp. 478-482. 63 . Vedi sopra cap. V, p. 1 28. 64. Amerlhon, :Hémoire dans lequel on examine s 'il est prouvé que les Anciens avaient connu le télescope camme quelques Modernes le prétendent, Histoire de l 'Académie R oy ale des Inscriptions , 42, 1 786, pp. 503-508.

65. '.'l"ota indirizzata al presidente dell' Acad émie des Sciences da .\1. Morand , « L'Echo du monde savant » , n° 30, 20 ottobre 1 842, p. 686. 66. Th.-H. .\1artin, Sur les instruments d 'optiquefaussement attribués aux Anciens , Paris, 1 8 7 1 , pp. 1 7 -23 . 6 7 . H. Thiersch, op. cit., pp. 9 1 sgg. , p. 7 3 . 6 8 . Vedi « Philosophical Transactions » , 1 795, e J . - F . :\fontucla, op.cit., I I I , 2a ed. del 1 802, completata da Lalande. 69. A. Mee, Observational Astrono�y , Cardiff, 1 893 .

7. LO SPECCHIO DI PITAGO RA I . A. Kircher, Ars magna lucis et umbrae , Roma, 1 646 , pp. 908-909 . 2. G. B. Della Porta, Magiae naturalis libri XXI, è\'apoli, 1 589, lib. XVI I , cap. 1 7 , p. 276 . 3 . H. C . Agrippa, De occulta philosophia , Colonia, 1 5 29, lib . I , cap. 6 ; citiamo dalla trad. francese La Philosophie occulte , La Haye, 1 7 27 , p. I 7 . 4. G . S chott, 1Hagia universalis naturae e t artis , Bamberga, 1 65 7 , p. 439. 5 . P. Guillebaud , Trésor chronologique , I, Paris, 1 642, p. 5 1 9 . 6. P. Bayle, Dictionnaire historique et critique, I I , Rotterdam , 1 69 7 , voce Pythagore , p. 28 1 . 7 . Aristophane, Les Nuées , coli. Budé, Paris, 1 934, v. 745- 7 5 5 , p. 1 95. 8 . Platone, Gorgia , 5 1 3 a; Plinio, Naturalis historia , X X X , I ; Virgilio, Bucoliche, 8 , 69. 9. A ristophanis comoediae undecim cum scholiis antiquis , Averliae Allobrugum, 1 60 7 , p. 1 69 . I O . « Vi è u n gioco, inventato d a Pitagora, che si fa con uno specchio, in questo modo. I n tempo d i luna piena, qualcuno scrive i n uno specchio tutto ciò che vuole con del sangue e, aYendo an·ertito un altro, si mette dietro e volge verso la luna le lettere scritte nello specchio:

NOTE

allora l'altro, fissando attentamente lo sguardo nel cerchio della luna, vi legge tutto ciò che è scritto sullo specchio, come se fosse scritto sulla luna » . C l.-G. Bachet, Les Epìtres d'Ovide, Bourg-en-Bresse, 1 626, p. 608 . 1 1 . P. Boudraux, Le texte d'Aristophane et ses commentateurs, Paris, 1 9 1 9 , p. 64. 1 2 . Vedi Suida, Lexicon, Colonia, 1 6 1 0 . 1 3 . Histoire véritable de Lucien, Paris, 1 88 5 , p. 286 . I 4. L. Ricchieri ( detto Coelius Rodriginus) , Lectionum antiquarum Libri X VI, Venezia, 1 5 1 6, Basilea, 1 542, lib. I X , cap. 23 , p. 34 7 . 1 5 . N . C onti, Mythologiae sive explicationumfabularum libri decem, Venezia, 1 55 1 ; citiamo da Noel Le Comte, Mythologie, Lyon, 1 604, p. 2 3 7 . 1 6.

Se comprassi una donna Tessalica che, essendo maga, attirasse la luna e la rinchiudesse poi in un luogo sicuro come uno specchio bombato e lucente. P. Le Loyer, Des spectres ou apparitiom et visiom d'esprits, anges ou démom se montrant sensiblement aux hommes, Angres, 1 586, p. 78. 1 7 . E. Male, L 'Art religieux du XIII' siècle en France, Paris, 1 92 5 , p. 8 7 .

1 8 . H. R. Trevor- Roper, Th e European '/1''itch- Craze of the 16th and 1 7th Centuries, London, 1 969, pp. 40 sgg. 1 9 . M. del Rio, Les controverses et recherches magiques, Paris, I 6 I 2 , p. 78. 20. F . Torreblanca, Epitomes Deliciarum libri in quibus aperta vel occulta invocatio daemonis intervenit, Madrid, 1 6 1 5 , voi . 5 7 . 2 1 . P. de l' Ancre, L 'incertitude et mescréance du sortilège pleinement convaincues, Paris, 1 62 2 , p . 2 5 2 . Vedi anche H. R. Trevor- Roper, op.cit ., p. 80. 22. G. N audé, Apologie pour tous les grands personnages qui on/ été faussement soupçonnés de Magie, Paris, I 625, p. 2 2 7 . 2 3 . R . Moreau, Schola salernitana , Parigi, 1 62 5 , p . 3 25 . 24. F . Risner, Opticae libri quatuor, Parigi, 1 606, p . 2 1 1 . 2 5 . G. Schott, op .cit ., p. 442 . 26. T. Campanella, De sensu rerum et magia, Francoforte, 1 620, p. 329. 27.

J.

Meursius, Graecia ludibunda. De Ludis Graecorum, Lione, 1 62 5 , p. 58.

28. C l.-G. Bachet, op. cit ., p. 608 . 29. J . - C . Boulenger, De Ludis privatis ac domesticis veterum, Lione, 1 627, p. 58, De speculo Pythagorae seu Pythago . 30. B. C esi, Mineralogia sive Naturalis philosophiae thesauri, Lione, 1 638, p. 466 .

3 I . J . Leurechon, Récréations mathématiques, Pont-à- Mousson, 1 626, p. 1 7 1 .

3 2 . P. Massé, De [ 'imposture et tromperie des diables, devim et sorciers, Paris, 1 5 79, pp. 7 1 , I 09, 1 22 . 3 3 . M . del Rio, op. cit ., p . 52. 34. G. Naudé, op . cit ., pp. 55-76 sgg. 3 5 . B. Peyera, Adversusfallaces et superstitiosas artes, id est de Magia, Lione, 1 529, lib. I , cap. 9 , pp. 58 sgg. 36. G. Naudé, op .cit ., pp. 20 1 sgg.

3 7 . J acques d' Autun, L 'incrédulité sçavan te et la crédulité ignorante, Lyon, I 6 7 0 , pp. 935 e 992.

38. Le P. David L' Enfant, Histoire générale de tous les siècles de la nouvelle L oy , laquelle enseigne ce qui est arrivé de plus notable dans l 'Eglise et dans le monde tous les jours de l 'année, I I , Paris, I 680, p. 2 I 6 .

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8 . S PECC H I ;\1 AG I C I I . J . C h . Wiegleb, Naturliche Magie aus allerhand belustigenden und nutz{ichen Kunststucken , V , Berli n-Stettin, 1 79 1 , p p . 1 00- 1 04 .

2 . Leonardo da Vinci, Notebooks , ed . a cura diJ . P. Richter, I , :-.. e w York, 1 9 70, p. 2 5 4 , n ° 508 . 3 . G . B . Della Porta, Magia naturalis oder Haus-Kunst und TYunderbuch , Niirnberg, 1 680.

4. P. Sucher, Les sources du merveilleux che;::, E. T.A. Hofjmann , Paris , 1 9 1 2 , pp. 1 04 sgg.

5. E . T. A . Hoffmann, Le po! d'or, fan taisie à la manière de Callo! , Paris, 1 830, pp. 1 8 1 - 1 82 .

6. C itiamo d a H . Blaze, L e Faust de Goethe, Paris , 1 840, p. 2 2 2 .

7.

Si avvi cina allo specchio e pronunciando s u di l u i le parole il c u i impero è i l p i ù vas to ed infine dopo molti giri e molti s trani gesti ordi nando ai demoni infernali e celes ti di assis tere al potere di questo vetro incan tato, ella fa scorgere a Timandro q uella Bellezza, che egli ama tanto vedere, animare la sua s uperficie e il fuoco dei suoi occhi brillare i n questo s pecchio. J. Bertaut, Oeuvres poétiques , Paris, 1 89 1 , p. 2 1 2 .

8.

E mentre ero nella camera venni d a quella parte e guardo den tro : mi accorgo di vedere n e l m i o specchio la pura immagine d ella mia dama e del suo volto . . . J . Froissart, L 'Espinette amoureuse , ed . A F ournier, Paris, 1 958, v . 2626-2634; J. Frappier, Variations sur le thème des miroirs, de Bernard de Ventadour à Afaurice Scève , « C ahiers de l' Associa­ tion in ternationale des Etudes françaises », XVI I , 1 959, p. I 40. 9. ;\1 . G . Lewis, The /vfonk , London, 1 796. Citiamo dalla traci . frane. Le Moine, Paris, 1 7 9 7 , pp. 245-24 7 . I O . W . Shakespeare, ,\1acbeth , atto V, scena I .

1 1 . S . Goulart, Le Trésor des Histoires admirables et mémorables de notre temps , IV, Colonia, 1 6 I 4, p. 438. Per gli altri testi letterari e s torici vedi A . Delatte, La catoptromancie grecque et ses dérivés , Liège, 1 93 2 , pp. 84-89, e G . F . H a rtlaub, Zauber des Spiegels, Geschichte und Bedeutung des Spiegels in der Kunst , ;\l[iinchen, 1 95 1 , p. 1 20 .

1 2 . Les oeuvres d 'Estienne Pasquier, conseiller et a vocai général d u Roi, contenant . . . e t les lettres de Nicolas Pasquier, fils d'Estienne, I I , Amsterdam, 1 7 2 3 , p. 1 0.3 7 .

1 3 . E . Defrance, Catherine des ,\1édicis e t ses magiciens envouteurs , Paris, 1 9 1 1 , cap. I V , L e miroir magique , pp. 1 30 sgg . ; Papus, Traité élémentaire de magie pratique, Paris, 1 89 3 , pp. 308 sgg. ; P. Sedir, Les miroirs magiques , Paris , 1 895, pp. 56 sgg. ; Collin de Plancy, Curiosité des sciences occultes , Paris, 1 885, p. 260 . 1 4 . Sparziano, Didusjulianus , cap. V I I . S ulla catottromanzia a n tica vedi L . - F . -A . Maury, La magie et { 'astrologie dans l 'Antiquité et au Moyen Age , Paris , 1 860, pp. 426 sgg. ; A Delatte, op. ci! . , p p . 1 3 3 sgg. 1 5 . Aristophane, Les Acharniens , ed . Budé, Paris, 1 934, p. 6 2 .

1 6 . Apulée, Apologie , ed . B udé, Paris , 1 9 7 1 , c a p . X L I I , p. 5 2 .

1 7 . J amblique, Les mystères d'Egypte , ed . B u d é , Paris , 1 966, I I , I O e I I I , 2 9 , pp. 94 e 1 4 I . 1 8 . Citiamo da Pausanias ou voyage historique de la Grèce , Paris, 1 7 3 1 , lib. V I I , cap. 2 1 , p. 1 1 5 .

1 9 . R . Hercher, A rtemidori Daldiani onicriticon libri V, Leipzig, I 864, lib. I I , 7 , pp. 90-92; vedi la traci . in A. Delatte, op.cit . , p. 1 50 . Qui citiamo da Artemidoro, L 'arte dei sogni, a cura di Dario Del C orno, Milano, 1 9 7 5 , p. 96, « Specchiarsi » .

NOTE

20 . I . Casaubon, Historiae augustae scriptores , Parigi, I 603, p. 250. Vedi L.-F .-A. Maury, La magie , p. 428. 2 1 . Museo di Berlino, E . Gerhard, Auserlesene gr. Vasenbilder, I V, Berlin, 1 858, pp. 1 03- 1 04, tav. 328; A. Furtwangler - A . Reichholz, Griechische Vasenbilder, I I I, Berlin, 1 909, I . I I O, tav. I 40; Ch. Dugas, A ison , Paris, I 930, p. 30, fig. 7 . Raffigurazioni simili sono state identificate, fra le altre, su un'anfora del Louvre, una pelìke a figure rosse del museo di San Francisco ( Artemide offre una coppa ad Apollo) , la cista Barberini di Palestrina ( Apollo consulta una coppa vuota che serve da specchio) , un bassorilievo di Egina (stessa scena, IV 5 ) , una pelìke di Napoli ( Afrodite offre una coppa oracolare a Eros) , ecc . ; vedi P. Amandry, La mantique apollinienne à Delphes , Essai sur le fonctionnement de l 'oracle , Paris, 1 950, pp. 66- 7 7, cap. VI, Monumentsfigurés , che raccoglie 24 esempi; N . Hugedé, La métaphore du miroir dans les Epitres de saint Paul , Neuchatel, 1 95 7, pp. 84-88, Les Monumen ts ( tav. I - VI I ) . Sugli affreschi della villa dei Misteri di Pompei vedi anche V. Macchioro, Zagreus , Firenze, 1 930, pp. 82 sgg. ; V. Rostovzeff, M_ystic ltal_y , New York, 1 928, p. 40 . 22. Gregorio di Tours, De gloria marfyrum , traci . H. -L. Bordier, Paris, 1 847, cap. I , p. 7 . 23. Pietro Comestore, Scolastica historia , cap. VI I . 24 . Gervasio di Tilbury, Otia imperialia , cap. V, vedi ed. Hannover, 1 856. 25 . F . Faber, V�vage à Jérusalem , Paris, 1 546 .

26 .

Pozzo di verità limpido e nero ove trema una livida stella Ch. Baudelaire, Les Fleurs du Mal, l 'an 1868, X L I I I, L 'lrrémédiable . 27 . Giovanni di Salisbury, Pol_ycraticus , lib. I , cap. 1 2, Migne, P. L. 1 99, col. 408 . 28. Vedi sopra cap. I I I, Specchi divini, p. 74 e nota 1 5 . 29. Sant' Agostino, De civitate Dei , VI I, 35, Migne, P . L. 4 1 , col. 225 . Sui procedimenti divinatori che sant' Agostino attribuisce al diavolo vedi Bouché- Leclercq, Histoire de la divination dans l 'Antiquité, I , Paris, 1 8 79, pp. 1 00 sgg. 30. Gervasio di Tilbury, op.cit. , cap. XVI I, p. 6; cfr. A. Delatte, op.cit. , p. 23 . 3 1 . Michele Scoto, Li ber introductorius , conosciuto in un manoscritto del Quattrocento ( Bodley 266) i cui frammen ti sono stati riprodotti da L. Thorndike, A History of Magic and Experimental Sciences during the First Halj oJ the Thirteen Centuries of our Era , I I, New York, 1 923, p. 3 20; A. Delatte, op.cit . , pp. 25-26 . 3 2 . D a Orioli, in Muratori (Rerum italicarum scripto res , I, col. 545) ; vedi L.-F.A. Maury, Sur u n miroir magique du X V' ou X VI' siècle , « Revue archéologique » , V, 1 846, p. 1 59 . 33. A rs Alphiari Florieth _y dee , vedi A . Delatte, op .cit . , p . 46. 34. N. Eymericus, Directorum inquisitorum , Roma, 1 5 78, pp. 23 5-236. 3 5 . Vedi Grimorium verum vel probatissimae Claviculae Rabini Hebraici , Memphis (sic) , 1 5 1 7, pp. 44-47 . A. Delatte (op.cit . , p. 99) segnala un certo numero di manoscritti tardi della stessa opera, B.N., lat. 1 5 1 7 7 ( XVI I sec.), lat . 1 85 1 0 e fr. 23 244 ( XVI I I sec. ) . 3 6 . Guillaume d' Auvergne, Opera omnia , I, Parigi, 1 6 74, pp. 8 7 8, 1 049 sgg, 1 05 7 . ; cfr. L . Thorndike, op. cit. , pp. 28 7-364-365, e A Delatte, op . cit . , pp. 28 sgg. 3 7 . Pico della Mirandola, Opera omnia , I I, Basilea, 1 60 1 , pp. 286-28 7 . 38. J . Hansen, Quellen und Untersuchungen zur Geschichte des Hexenwahm und der Hexenverfolgung im Mittelalter, Bonn, 1 90 I , pp. 43. sgg. 39. Bullarum collectio , I I I, Paris, 1 74 1 , pars 3, p. 1 94. 40 . L.-F.-A. Maury, Le miroir magique, p. 1 59 .

4 1 . J . Hartlieb, Buch alter verbotenen Kunst und der Zauberei ( 1 456), cap. 86; vedi F r . Panzer, Ba_yerische Sagen und Braiiche, I I, Miinchen, 1 855, p. 25 7, e A. Delatte, op. cit . , p. 5 1 . 42. Paracelso, De Presagiis , Basilea, 1 569, pp. 28, 82, 95 sgg., 1 1 0 sgg. ; De Summis Naturae

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320

NOTE

Mysteriis libri tres , Basilea, 1 5 70, pp. 3 3, 3 7, 40, 1 1 7 ; De Caducis, Bilcher und Schriften , Basilea, 1 589, I V, pp. 332, 3 5 7 ; De preparationibus, ibidem , V I , p. 23 3 ; De Transmut. Rerum Naturalium, ibidem , V I, p. 3 I I ; De Signatura Rerum Naturalium, ibidem , VI, pp. 3 29-35 1 ; Coelum philosophorum, ibidem , V I, pp. 386-396; Opera mineralis , Amsterdam, 1 65 2, p. 7 7 ; vedi A . E. Waite, The Hermetic and A lchemica! TYriters , London, 1 894, I, pp. 1 7 1 - 1 88, I I, pp. 296, 303, 3 1 3 sgg. ; A Delatte, op. cit. , p. 69. 43. D. Martin Luther Tischreden , V, ed. Weimar, 1 9 1 2, n° 5457, p. 1 65, articolo di Heidenreich. 44. J. Frappier, op .cit . , p. 1 39 ; Frappier, Paris, 1 94 7 , p . 45 .

J.

Lemaire de Belges, La Concorde des deux langages , ed.

J.

45 . L.-F.-A. Maury, Le miroir magique, p. 1 56.

46. J. Princen, Nate on the Magie Mirrors ofJapan , « J ourna! of the Asiatic Society ofBengal », I, Calcutta, 1 832, p. 242. 4 7. Vedi sopra. 48 . L. Ricchieri ( detto Coelus Rodriginus) , Lectionum antiquarum libri XVI, Venezia, 1 5 1 6, e Basilea, 1 542, pp. 268 e 562. 49 . Rabelais, Tiers Livre , cap. 25, Comment Pantagruel prend conseil de Her 'Trippa. 50.

J.

Fernel, Ambiani de abditis rerum causis liber duo , Paris, 1 548, p. 1 1 2 .

5 1 . G . Cardano, D e Subtilitate , � orimberga, 1 550. Citiamo da D e l a subtilité, Paris, 1 556, p. 3 79 . 52. G . Peucer, Commentarium de principiis divinationum generibus , Wittenberg, 1 553, li b. V , cap. 7 , pp. l 23v.- l 26v. C itiamo dalla trad. frane. Les devins ou commentaires des principales sortes de révélations , Anversa, 1 584, pp. 220-224. ;'l;ella terminologia greca relativa alla mantica delle riflessioni, l'idromanzia era la sola citata con un riferimento alla fonte (sant'Agostino-Var­ rone) . I termini catottromanzia, lecanomanzia, gastromanzia, cris tallomanzia, onicomanzia , si diffon­ dono nel corso del Cinquecento - un secolo pur così fiero della sua erudizione - senza che si trovi alcuna menzione di un testo di provenienza. I classici che riferivano queste operazioni ( Sparziano, Apuleio, Pausania, Artemidoro) non se ne servivano. Sulla mantica antica vedi A. Bouché- Leclercq, op .cit . , I, cap. I I I, Divinations par !es objets inanimés , pp. 1 70- 1 88, e P. Amandry, op. cit. Sullo sviluppo e la rappresentazione di alcune di queste pratiche oracolari vedi \V. Thomas, Crystal Gazing in Histo ry and Praxis , London, 1 908; G. F. Hartlaub, Antike Wahrsagungen in Bildern Tizians , « Pantheon », 1 94 1 , quad. 1 1 , e dello stesso autore Tizians Liebesorakel und seine Kristallseherin , « Zeitschrift ftir Kunst », I V, 1 950, quad. I . Gli eruditi moderni usano correntemente il vocabolario mantico in voga dal Rinascimento. 53. M. Psello, De Demonibus, interpres M. Ficinus , Venezia, 1 497, e Lyon, 1 552, p. 359.

54. J. Wier, De Prodigiis daemonorum , Basilea, 1 563, li b. I I, cap. 1 2 e lib. V I , cap. 28; Histoires, Disputes et Discours . . . du Diable , Paris, 1 5 79, p. 32. 55.

Essi sono così sciocchi e balordi che temono gli ammaliatori importuni che li dominano e li costringono ad ubbidirli e li tengono rinchiusi dentro degli specchi o degli anelli magici : non osano uscirne, incantati da un mormorio o da parole ignote o da qualche figura. Pierre de Ronsard, Hymne des Daimons , ed. critica a cura di A.-M. Schmidt, Paris, 1 938, p. 69. 56. P. Massé, De ! 'imposture et tromperie des diables, devins et sorciers , Paris, 1 5 79, p. 3 2 . 57.

J.

Bodin angevin, De la démonologie des sorciers , Paris, 1 580, pp. 56-60.

58. R. Scott, Discove ry of Witchcrajt , London, 1 584. 59. M . del Rio, Des Controverses et recherches magiques , Paris, I 6 I 2, p. 78. 60. R. Le Loyer, Des spectres ou apparitions et visions des esprits, anges ou démons se montrant sensiblement aux hommes , Angers, 1 586, p. 268 .

NOTE

6 1 . Vedi capitolo precedente, p. 1 7 5 . 6 2 . E . Torreblanca, Epitomes Deliciarum libri in quibus aperta vel occulta invocatio daemonis intervenit , M ad rid, 1 6 1 5 , p. 5 7 . 6 3 . J .J . Boissard , D e Divinatione e t magicis prestigiis , Appenheim , 1 6 1 5 , p p . 1 5 sgg. 64. J. G. Godelman, Von Zaubern, Hexen und Unholden warhajftiger . . . , F rankfurt-am- Main, 1 59 2 , p. 28. 6 5 . P. de l ' Ancre, L 'incertitude de mescréance du sortilège pleignement convaincues , Paris, I 6 2 2 , pp. 252-26 7 . 66 . W . Scott, Lady ef the Last Minstrel (1805) ; citi amo dalla ed . frane. L e Lai du dernier Ménestrel, Paris , 1 824, cap. V I , pp. 1 69- 1 7 2 . 6 7 . Th. A. d 'Au bigné, Oeuvres complètes , I , Paris, 1 8 7 3 , p. 435. 68. Vedi J . Hansen, op.cit . , p. 5 79; K . Bartsch, Sagen, Marchen und Gebraiiche, I I , Wien, 1 8 1 0, pp. 1 8 e 3 2 ; G. R6heim , Spiegel-Zauber, Leipzig, 1 9 1 9 , p. 42; F . Delacroix, Les procès de sorcellerie au X VI/e siècle , Paris , 1 894, e A. D elatte, op.cit . , p. 9 1 . 69. L . -A. Cahagnet, Magie magnétique, Traité historique et pratique , Paris, 1 854, pp. 72- 1 30. 70. Vedi L. Beli, Le Miroir de Cagliostro , Paris , 1 860. 7 1 . Per lo specchio di Swedenborg vedi R. Sedir, op.cit . , p . 46 .

7 2 . S u queste superstizioni popolari vedi J. von Negelein, Bild, Spiegel und Schatten in Vò'lkers­ glaube , « Archiv fiir Religionswissenschaft », V, 1 902, pp. 1 -3 7 ; per le loro spiegazioni psicologiche, P . J anet, Sur la divination par les miroirs et la hallucination subconsciente, névroses et idées fixes , Paris, I 898 . 7 3 . F . Nietzsche, A lso sprach Zarathustra . Citiamo dalla traduzione di Mazzino Montinari, Così parlò Zarathustra , Milano, 1 968, p. 9 7 : « I l fanciullo con lo specchio » . Nel suo s tudio psicanalitico sulla magia dello specchio (Spiegel-Zauber, Internationale psychoanalytische Bibliot­ hek , 6, Leipzig, 1 9 1 9 ) , G. R6heim spiega, tra l' altro, l'in terven to del bambino con le attitudini particolari dell' individuo, nel suo periodo infantile, alle rivelazioni delle conoscenze inconsce e alle sospensioni dei suoi giudizi personali , che corrispondono alla seconda tappa ontogene­ tica dello sviluppo psicosess uale . . . Il demonio che appare nello s pecchio s arebbe la proie­ zione delle rappresentazioni rimosse. Vedi anche H . Damisch, Narcisses , « Nouvelle Revue de psychanalyse » , primavera 1 9 76, p. 1 43 , nota 3.

9 . S PECC H I ART I F I C I A L I I . H . C . Agrippa, D e occulta philosophia , Colonia, 1 529, l i b . I , c a p . 6 e l i b . I I , cap. I . Citiamo dalla traduzione francese La Philosophie occulte , L a H aye, 1 7 2 7 , pp. 1 7 e 2 1 0 . 2 . R. Mirami, Compendiosa introduttione alla prima parte della specularia , Ferrara, 1 582, p. 4. 3 . J. Pena, Euclidis optica et catoptrica , Parigi, 1 55 7 , prefazione De usu optices , pp. bbiiii e sgg. 4. Plutarco, Le Vite degli uomini illustri, D ione, X I I I e Bruto , X I I . 5 . M . Psello, D e Daemonibus interpres M . Ficinus , Lione, 1 55 2 , p . 349 . 6 . L ucano, Farsaglia , 3 , 1 60 . 7 . C fr . Pausanias ou voyage e n Grèce , Paris , 1 7 3 1 , l i b . I X , V