L'infinito. Aristotele, Spinoza, Hegel
 8893141272, 9788893141277

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Alain Badioli L'Infinito Aristotele, Spinoza, Hegel

DIA L E C TI C A

co l l a n a d i r e t t a d a D i e g o G i o r d a n o Vo l u m e X X X I

Alain Badiou elnhnito Aristotele, Spinoza, Hegel Il Seminario 1984-1985

a cura di Alberto Destasio

O pera pubblicata con il sostegno del Programma di aiuro alla p ubblicazione Casanova dell'Institut français Italia.

Tutti i diritti riservati Titolo originale:

L1nfini. Aristate, Spinaza, Hegel Le Séminaire 1984-1985 -

Copyrighr © 2016 Librairie Arthème Fayard, Paris Copyright © 2018 Orthotes, Napoli-Salerno Tesro stabilito da Isabelle Vodoz Traduzione dal francese di Alberto Desrasio ISBN

978-88-9314-127-7

Orthotes Editrice www. orrhotes.com

ALAIN BADIOU. PER UN MATERIALISMO DELL'IDEA

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Per introdurre il lettore al sem inario di Alain Badiou del 1 9841 98 5 sull'Infinito in Aristotele, Spinoza ed Hegel, del quale o ffriamo la traduzione italiana, crediamo sia utile una preliminare il­ lustrazione del suo posizionamento. Dopo la pubblicazione nel 1 982 dell'imperscrutabile Théorie del Sujet, risultato testuale dei seminari p ronunciati nella seconda metà degli anni seteanta, Badiou prosegue il suo appuntamento annuale col seminario sino alla pubblicazione del primo tomo di Letre et levénement nel 1988.' Quest'imponen­ te opera, che accoglie la prima compiuta formulazione dell'ontologia badiouana, n o n può essere affrontata ignorando l'attività seminariale protrettica dei sei anni precedenti. Le edizioni francesi Fayard sono corse in nostro aiuto pubblicando, a partire dal 20 1 3, la versione te­ stuale di quei seminari che ora possiamo leggere nella loro in terezza. I n uclei tematici dei corsi, lo ricordiamo, sono tre: l'Uno, l'Infinito e l'Essere. Chi ha già avuto un'occasione di con tatto con Letre et levéne­ men t potrà avvertire il ruolo decisivo che questi tre concetti hanno svolto nell'orditura cosÌ impervia di quel testo. Tuttavia, seguendo il nostro mo do di i ntendere le fatiche badiouane, non è essenziale sostare più del dovuto sulla continuità tematica. Badiou precisa, in più occor­ renze, che il fine principale dell'attività seminariale degli anni ottanta è u n «esame storico dei concetti», il quale però non compare all'in­ terno di Letre et /evénement. Quest'affermazione, apparentemente descrittiva, conserva in realtà la chiave m igliore per l'intellezione della sistematicità di Badiou, nonché della sua volontà di contarsi come un membro "sovranu merario", dirà nel suo consueto gergo, della storia della filosofia. La sistematicità, a tal proposito, non si stabilisce per il solo intervento nel lessico filosofico, né - sarebbe un sintomo di legno­ sità provinciale - per la creazion e spudorata di nuovi lemmi applicati a percorsi teoretici fin troppo frequentati, dunque scadenti: la filosofia •

I Il seminario di Badiou, com'è noto, si è ptotrano, con cadenza annuale, fino al gennaio 20 17.

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di Badiou non ha nulla da spartire con queste sgradevoli vicende. Una filosofia è sistematica, e in tal senso ogni filosofia lo è, quando transira coraggiosamente lungo le filosofie in grande stile, per aggiungersi, più o meno timidamente, all'"inchino finale», come fa dire David Lynch a uno dei suoi personaggi: la sistematicità, al di là dell'indisr..ensabile senso schellingiano/hegeliano,2 è anche una visita museale. E chiaro cosÌ quanto una seria sistematicità riguardi fortemente la filosofia di Badiou; nei soli seminari degli anni ottanta viene interamente coper­ ta e, aggiungiamo noi, Aoridamente riscoperta, l'avvenrura filosofica occidentale: Platone, Aristotele, Cartesio, Spinoza, Leibniz, Hegel, Pa­ scal, Kierkegaard, Kant, Parmenide, Malebranche, Heidegger. E anco­ ra, nei seminari degli anni 90: Nietzsche, Wittgenstein, Lacan, Paolo. In questa sede non ci è consentito, né rientra nei nostri interessi, una sintesi dell'esegesi badiouane di queste filosofie. Soffermiamoci piutto­ stO sui due enunciati del presente seminario che a n ostro avviso ben ri­ traggono la disposizione di pensiero di quest"'erede di Platone", come è solito definirlo Ziìek. Eccoli: "l'unico oggetto di una filosofia è una teoria del soggetto», "la finitudine è l'essenza di ogni oppressione». Il secondo risulterà dalla mediazione del primo con sé. Mediazione che, secondo Adorno, è sempre un'estremizzazione. Non è cosa facile indicare le ragioni di questo restringimento te­ matico della filosofia alla sola teoria del soggetto. Anzitutto è lecito affermare che non è mai esistita una filosofia che, in un dato istante, non abbia proposto consapevolmente una forma della soggettività, cioè una figura teorica della prassi. Si tratta solo di rintracciarne la circolazione, non necessariamente il nome, ma di fatto ogni sforzo d i pensiero, anche se riferito ad ambiti dello spirito differenti, intende donare un modello dell'agire politico (anche la sospensione della pras­ si schopenhaueriana è una proposta politica). Questa m otivazione, fi n troppo coscienzialistica, verrebbe invero rifiutata da Badiou, poiché la sua concezione soggettivale è essenzialmente hegeliano-lacaniana. Per Badiou il soggetto è un processo d'interruzione. Non ci resta che citare qualche linea del suo primo testo dedicato alla questione corrente:

2 .[ ] nessun concetto può venire determinato isolatamente, e solo la dimostra­ zione della sua connessione conferisce a esso l'estremo compimento scientifico» (F. W. J. SCHI!LUNG, Rimche filosofiche mll'mmza delllz libertà umana e gli oggetti connmi, tr. it. di G. Strummiello, MUano 1996, p. 77). • • •

A/nill Badiou. Pa 1m mauria/ismo dr//'idra

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Un soggetto è quel termine che, pur essendo asservito alla regola che determina un luogo, presenta tuuavia in esso un'interruzione del suo effetto.3 Il soggetto è un principio di perturbazione di una struttura, ciò che la rende i noperante e, punto essenziale, non è mai un termine preesistente. Un soggetto è interamente legato all'intervento che rea­ lizza nel momento i n cui entra in scena: se l'evento è un processo cre­ ativo in «eccezione immanente» rispetto a un mondo, il soggetto ne è l'orientamento materiale. Quanto detto mette in campo delle conse­ guenze che non possiamo ignorare. La definizione badiouana di sog­ getto non appartiene all'inventario delle soggettività di norma vigenti nella filosofia: giuridica, gnoseologica, economica, etc. Il soggetto di Badiou non coincide con nessuna di gueste terminazioni o meglio, per essere più accorti, ne concentra la forza demolitrice. Dobbiamo dungue intendere il soggetto badiouano come il reale lacaniano di una situazione ontologica, cioè il termine che ne mantiene l'intreccio o che, vale lo stesso, ne causa la dissoluzione;4 la psicanalisi lacaniana a tal proposito ci rifornisce di i mprescindibili forze materialistiche, tutt'altro che inconsistenti, per pensare ulteriori profili soggettivistici.s Ora, aggiunge Badiou, un soggetto è anche un momento di crisi dell'atto filosofÌco.6 Una filosofia pertanto si singolarizza per l' impasse propria della sua tenuta formale, dimostrativa, in guanto ogni discor­ so sull' essere perviene sempre a un' anomalia, a una f.111a argomentati­ va, assolutamente sostanziale. Diremmo con Althusser: a un sintomo. j A. BAOIOU , Théori( dII S/Ijet, Paris 1 982, p. 275 [traduzione nostraJ. Non è superfluo esplicitare che la teoria del soggetto che Badiou ricava dalla Logica di Hcgel, articolata nelle prime quaranta pagine di Thtori( dII SIIjet, non coincide punto con la classica nozione hegeliana di soggetto. 11 soggetto post-hegeliano di Badiou non è lo spirito del mondo [ . . . J il soggetto per questo obbligatorio porre" di cui parla Lukacs (G. LUKAcs, Ontologia dell�ssae sociale, voI. III, M ilano 2012, p. 23). 4 Ivi, p. 279. «Ogni totalità esige che ex-sista almeno un termine che non sia del (uttO e che non appartenga a esso. Quest'impossibile quanto all'appartenenza stabili­ sce la frontiera vuota del Tutto. Esso in-esiste rispetto al Tutto ma ex-siste così bene da essere designato come !'impossibile con cui si regola la possibilità d'essere del Tutto. [ . . . ) Noi abbiamo così il primo concetto dell'inesistente come polarità soggettiva per l'interruzione della legge e la distruzione del wtto. È l'occupazione coatta del posto i noccupabile». ) Badiou definisce la sua prospettiva sul soggetto come -post-cartesiana e POSt­ lacaniana» (ID., L'(SS(r( t!I�vmto, tr. it. di G. Scibilia, Genova 1 995, p. 2 1). 6 Cfr. lo., Ontologia tramitoria, tr. ic. di A. Zanon, Milano 2008, p. 39. ..

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Esso appare quando la costruzione espositiva di una filosofia, che he­ gelianamente fa tutt'uno con i concetti in gioco,? è costretta a manife­ stare lo sfondo etico, la decisione, che ne avvia il dispiegamento: que­ sto dover-essere si chiama soggetto. Il soggetto è quindi il sopravvento dell'atto sull'architettura. Ciò può assumere maggiore luminosità se indaghiamo il rapporto di Badiou con le matematiche.

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La tesi fondamentale di Letre et lhénement sulla coinciden­ za tra l'ontologia e la storia delle matematiche deve essere te­ nuta lontana da fraintendimenti di sorra.8 Il rapporto di Badiou con le matematiche è uno degli aspetti più indagati dai critici, soprattutto per il fascino che esercita la sua complessità. A una prima lettura, i testi di Badiou possono apparire inavvicinabili proprio per la presenza di numerose formule matematiche. Tuttavia, la complessità di queste incursioni dovrebbe svanire nel momento in cui se ne i ndagano, anco­ ra una volta, i contorni politico-filosofici. Limportanza teoretica delle matematiche è anzitutto comprensibile se le adoperiamo per sondare il concetto, più generale, diformalizzazione.9 La formalizzazione non è quella tendenza concettuale per cui ogni vicenda dello spirito viene costretta in formule logico-matematiche prive di soggettività (un eser­ cizio psicotico); falliremmo miseramente qualora utilizzassimo questa definizione in riferimento a Badiou. Il filosofo francese non utilizza la matematica per conferire una parvenza di scientificità al concetto, filosoficamente non richiesta. Badiou sfrutta filosoficamente le mate­ matiche; Badiou non è quindi un filosofo della matematica. lO •

1 Secondo questa linea teorerica Badiou, durante la lezione del 1 6 Aprile 1 98 5 del presente seminario, pone in u n rapporto d i imerdipendenza il futuro dell' atto filosofico con le sue possibilità espressive, auspicandosi infine una mutazione formale della filosofia dopo la lunga sosta nelle piagge della poesia e dell'aforisma. a Cfr. ID, L'esmu l'romto, cit., pp. 7-27. 9 .10 credo che, se l'intero pensiero creativo è in realtà l'invenzione di una nuova formalizzazione, il pensiero è in fin dei conti l'invenzione di una forma l ... ]» (ID., 1JJt COlletpt 01modrl, edited and translated by Zachary Luke Fraser and Tzuchien Tho, Melbourne 2007, pp. 102). IO Badiou differenzia un grande e un piccolo stile della relazione tra matemariche e filosofia. La filosofia della matematica appartiene, chiaramente, al secondo tipo: «Il piccolo stile, che è la prerogativa della filosofia e dell'epistemologia delle matemariche, si sforza di dissolvere la sovranità ontologica delle matematiche, la sua aristocrarica auto-sufficienza, il suo dominio incontrastato, confinando la sua drammatica e scon­ certante esistenza in una stantio scomparto della specializzazione accademica l ... ]»

Alain Badiou. Pa un mattrialismo deli'idM

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La principale branca delle matematiche che ha sempre interessato Badiou, con la quale egli ha veicolato i suoi concetti, è la teoria degli insiemi, in particolare il gruppo delle nuove assiomatiche insiemisti­ che che si sono succedure dopo la rivoluzione cantoriana.11 L'adozione filosofica della teoria degli insiemi non è arbitraria. L'insiemistica, di fatti, sembra condividere inconsapevolmente con la filosofia e la po­ litica vari oggetti di indagine: la relazione del nmo con le parti, la consistenza e i nconsistenza di una totalità, i rapporti di inclusione e appartenenza.12 Tutto questo non implica affatto che per Badiou il mondo, on tologicamente analizzabile, sia composto di oggetti ma­ tematici; non esiste nessun volgare neo-pitagorismo o riduzionismo nella sua filosofia, dal momento che il sapere matematico è da coglier­ si principalmente nel registro della metafora. La matematica, secondo Badiou, è capace non di trovare un principio ultimo del mondo (il numero o il neurone) bensì di pronunciare un "discorso sull'essere in quanto essere». La teoria degli insiemi, nello specifico, è ontologica­ mente attiva perché indica ciò che è dicibile dell'essere, ossia ciò che dell' essere è riconducibile al rapporto tra la parte e il tutto o al rappor­ to tra le molreplicità e le operazioni connesse. Fatte queste premesse, (ID., Mathematics and Philosophy, in 7heoretical writings, edited and translated by R. Brassier and A. Toscano, New York 2004, p. 3). Come informano i traduttori ame­ ricani di questa raccolta di scritti, il saggio in questione è sta IO vcrsalO direttamente da un manoscritto inedito di Badiou. Anche in questo caso la traduzione è nostra. Il In realtà sono numerosi i domini della matematica moderna a cui Badiou fa riferimento, sempre per esigenze filosofiche. In Logiq/w des mondl!s, ad esempio, in cui si tratta di fornire una teoria dell'apparire, cioè una fenomenologia delle verità e delle relazioni oggettive di un mondo (il loro Dasein), Badiou si affida alla teoria logica delle categorie e dei fasci di Grothendieck (lo., Logiqul!s des mondl!s, Paris 2006, p. 47). Va da sé che è impossibile in questa sede ripercorrere e restituire le complesse ragioni assiomatiche di quest'orientamento. Ci interessa per il momento trattenere la tesi di fondo, eminentemente filosofica e ancora una volta hegeliana: logica come scienza del l' apparire. Fenomenologia dei corpi soggettivabili. 12 In Ontologia tramitoria Badiou ammette quanto segue: «Si possono rin­ tracciare tre orientamenti maggiori, identificabili simulraneamente nei momenti di crisi della matematica. Questi orientamenti sono l'orientamento costruttivista, l'o­ rientamento trascendente e l'orientamento generico. I . . . ] t, abbastanza chiaro che questi tre orientamenti sono, metaforicamente, di natura politica: I . . . ] politica delle particolarità empiriche, politica della totalità trascendente, politica delle singolarità sottratte I ... ] una politica generica, una politica dell'esistenza come sottrazione allo stato, o di ciò che esiste solamente in quanto non calcolabile (ID., Ontologia transi­ toria, cit., p. 40). ..

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bisogna aggiungere che nel pensiero badiouano il campo ontologico, indagato dalle matematiche, non è omogeneo; esso viene infatti sfal­ dato dall'evento e dal suo correlato dialettico, il soggetto: Di solito, si respinge l'evento nell'empiria pura del ciò-che-avvie­ ne, e si riserva la costruzione concettuale alle strutture. 11 mio metodo è il contrario. 11 conto-per-uno è per me l'evidenza della presentazio­ ne. È l'evento che dipende da una costruzione di concetto, nel dop­ pio senso in cui si può pensarlo solo anticipando la sua forma astratta, e lo si può accertare solo nella retroazione di una pratica interveniente anch'essa interamente riAessa.13

Non sostiamo sulle impervie formule lessicali di Badiou ma tentia­ mo una veloce spiegazione di queste linee. Badiou qui presenta la di­ stinzione ponante del suo pensiero. Da un lato si ha una presen tazione «norma\e., uno stato di cose regolato da una legge ontologica, dall'altro l'