L'identità etnica [seconda ed.]
 9788843014217, 8843014218

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L'IDENTITÀ Ugo Fabietti

ETNICA Nuova edizione

· Carocci

Ugo Fabietti

L'identità etnica Nuova edizione

Carocd ,editore

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4• ristampa, febbraio 2002 2 • edizione, aprile 1998 r• edizione, aprile 1995 © copyright 199, by La Nuova Italia Scientifica, Roma © copyright 1998 by Carocd editore S.p.A., Roma Finito di stampare nel febbraio 2002 per i tipi delle Arti Gmfiche Editoriali Sri,. Urbino ISBN 88-430-1421-8

Riproduzione vietlllta ai sensi di .legge (art. 171 della legge 2.2 aprile 1941, n. 633) Senza regolare autorizzazione, è vietato riprodurre questo volume anche parzialmente e con qu.alsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche per uso interno o didattico.

Indice

I.

Prefazione alla seconda edizione

II

Inttoduzione

13

Il "mistero etnico" Le nature dell'etnicità Che cosa c'è in un nome? Un mondo discontinuo? Ricomporre l'unità

13 14 16 18 20

Sguardi in questione

25

Il peccato discontinuista Intelletto etnologico ,e ragione antropologka Eu:ria, nazione, razza Alterità e differenza L'occhio del potere Lo sguardo del sapere Relativismo culturale Centro e periferia Il volto duplice dell'identità Effetti di ritorno Etnografia. Variazioni nell'identità: gli shahsevan dell'Iran settentrionale Che cosa resta dell'etnia?

25 27 28 31 33 34 36 38 42 45

7

46 49

2.



Cultura, tribù, etnia: "imbroglio", illusione, fin­ zione , tura ,�I: " dellI a c,W L,.,, .1mbrol:;U!o L'illusione della tribù La finzione dell'etnia Sull'uso "politico" dei conceltti Etnografia,, Un cambirun,ento d'identità: gli ebrei di San Nicandro nel Garga:n,o

5r 55 59 63

Lingue dei!1e origini e culture autentiche

73

· Derivazione o prestiti? L'"origine" delle lh1gue Etnografia. Origini comuni e autenticità culturale? I kafìri/nuristani dell'Afghanistan nord-orientale La ricerca delle "radici",, ovvero ]'"autenticità" delle culture L'autenticità degli antropo]ogi Etn,ogrrt,/ia. La canoa Katm.itoni e i paradossi dell' autenti.cit:à: un mito delle origini può essere "inautentico"?' L'aut,entidtà perduta del "noi" Critica, dell'autenticità 4·

51

73 77 80 84 85 89 92

Dal confine alla frontiera etnica

95

Il "para,digma etnico'' La riformulazione della nozione di "gruppo etnico" Il mantenimento del confine Etnogr:afia. Confini identitari: i pathan dello Swat, Paldstan nord-occidentale Sulla nozione di "frontiera" Dal "mosaico" alla "fronti.era" La frontiera come ibridazione Etnogr:afia. Etnicità ritualizzata ,ed ,etnicità "confusa,": l'enclave di Melilla sulla frontiera ispano-ma.mc,china

95 96 98

8

roo 104 IIO 111 r 12

5.

6.

7.

8.

Politi.che dell'identità e strategie del riconoscimento

II7

Etnicità, classe e interessi economici Dalla nazione ali'etnia? L"etnicità come strategia d'accesso alle risorse Chi sono gli indiani? Etnografia .. Lotta per il riconoscimento in nome del1' autenticità: gli uroni de] Québec, Canada

117 120 122 123 129

Percezione identitaria ed etnidzza.zione

133

Percezioni identitarie Essere e credere Etnografia. Sentire e dire l'identità: i baluch del Pakistan meridionale L'etnia è una organizzazione "strumentale"?

133 134 r39 143

La memoria etnica Figure del ricordo Memm:ia etnica e configurazione etnica Luoghi. e oggetti della memoria Etnografia .. Un oggetto della m.emoria: il carroccio

145 148 151 153

Etnicità politica e ·conflittualità etnica

1 57

L'emergere dell'etnicità poi.irica La "cultura etnica": arretratezza o adattamento? Stratificazione etnica e lotta p,er le risorse Etnografia. DalI'etnicizzazione al conflitto etnico: tutsi e hutu in Rwanda Cultura. e politica come criteri di comprens�one del1'etnidtà

157 · 159 r6o

Conclusione

169

Bibliografia

173

9

162 165

Prefazione alla s,econda edizione

La seconda edizione di questo lavoro, approntata su una richiesta dell'Editore .alla quale ho aderito di buon grado, testimonia o.on solo del fatto, che le questioni etniche rappresentano un nodo importante del nostro tempo, ma anche che si avverte il bisogno di capire que­ sto genere di problemi in una p:mspettiva antropofogka.. . Questa seconda ,edizione dell'Identità etnica contiene delJe novità, alcune delle quali rilevanti per l'economiia complessiva del libro. In­ nanzitutto il capitolo sulla "memorfa. etnica" (cAP. 7) che fugherà, spero, qualche perplessità sorta attorno al fatto che fo abbia dato una interpretazione eocessiv:ament,e "strumentale" dell'etnicità. Non ho mai pensato che l'etnicità fosse un fenomeno meramente politico né, tantomeno, una specie di "proiezione fantasmatica" dei conflitti di classe .. Ritengo piuttosto che !',etnicità costituisca un "complesso" pra­ tico-simho.lico sfaccettato, il quale ha la sua r�gion d'esselt'e in motivi di ordine politico, ideologico, simbolico, psicologico, affettivo, ,econo­ mico - che solo se letti simultaneamente possono rendere conto con sufficiente pfausibilità del feno.meno. Quanto a. gli antropologi è chi.aro che essi tendono a leggere il fenomeno etnico privilegiando prospetti­ ve che non sono esattamente quelle dei loro colleghi specialisti di al­ tre discipline. Poiché questo è un libro clii anttopofogia, il capitolo sulla memo­ ria etnica intende .appunto sottolineare l'.aspetto simbolico dell'etnici­ - tà e individuare i meccanismii della persistenza, neI . tempo, dell'etnia come costrutto storico e cultural.e .. Rispetto alla precedente, questa seconda edizione si presenta an­ che arricchita, sul piano etnogra:fioo, di alcuni "casi" esemplificativi di situazioni particolarmente degne di nota dal. punto di v.ista sia teorico che documentario. U lavoro è stato anche integrato, in alcune sue parti,. sulla base di studi assai recenti. sul tem11 o che comunque avevano a che vedere II

L'IDENTITÀ E,T'NICA

con [' argomentazione general,e dd volume. Complessivamente consta di due capitoli in più rispetto al'..l'edizi.one precedent,e. Questo libro non intende pr,esentare una "teoria" dell'idenJJtà et­ nica, quanto piuttosto fornire un complesso di strumenti concettuali e metodologici suscettibili di rendere coerente una serie apparente­ mente disparata di fenomeni culturali e sociali attuali come l'etnicità,, i nazionalismi, i tribalismi e le rivendicazioni esasperate dell'identi.tà:, fenomeni che sono tutti riconducibili,, ritengo, a dinamiche pratico­ simbolich,e ,di natura affine. U.F.

12

Introduzione Quel che va salvato è la diversità, non il contenuto storico che ogni epoca le ha conferito e che nessuna può perpetuare al di là di se stessa. Oaude Lévi-Sttau.ss

Il "mistero etnico" Quando vengono utilizzati nel parlare comune, nel linguaggi.o dei me­ dia, e spesso anche nel discorso scientifico, i termini "identità etnica", "etnia", "confine etnico" ed "etnicità" sembrano rinviare a realtà do­ tate di uno statuto di "oggettività" molto simile a quello solitamente assegnato ai fenomeni naturali. L'etnia ci appare allora come qualco­ sa che è costituito da un certo numero di individui parlanti una certa lingua, in possesso di certe tradizioni e abitanti uno stesso territorio; il confine etnico ci sembra una linea quasi visibile che separa una etnia da :altre ad essa simili. Allo stesso modo sentiamo parlare, e parliamo, di etnicità come se si trattasse di una rivendicazione di identità (l'identità etnica) che scaturisce in maniera naturale dal]' esi­ stenza di queste stesse etnie. La conseguenza di questo modo di pen­ sare è che, quando sentiamo parlare di conflittualità etnica, siamo portati a immaginare dei gruppi differenti perché in possesso di lin­ gue, tradizioni e religioni diverse, che competono in maniera spesso violenta per imporsi gli uni sugli altri. Questo modo di pensare non soltanto corrisponde a una conce­ zione errata dell'etnia e di tutte le nozioni ad essa correlate, come è possibile constatare leggendo alcuni divulgatori contemporanei poco informati o comunque adagiati sugli stereotipi più triti ( Cerbelaud Salagnac, 1992), ma è anche alla base di una visione distorta dei mo­ tivi di conflitto tra gruppi "etnici" diversi, motivi che vengono spesso ascritti ail'"etnicità" considerata appunto come espressione "naturale" dell'esistenza delle etnie. società "segmen1tarie"); mentre "non etniche" e "non tribali:" sarebbero quelle comunità in passato sprovvis,te dii tali tipi cli strutture sociali in quanto comunità una volta conttoll.a:te dagli Stati· precolon:iali africani. Gli hausa cli Ibad:an · dicono di avere costumi diversi da quelli degli altri gruppi che abitano fa città proprio per il fatto che sono hausa. Ma la loro cultura attuale non è affatto quella che essi presen­ tano come "tradizionale". È Ull'.l; cultura che si è moclifica,ta, che è stata "re-inventata" nel corso dei decenni, da quando sono giunti a Ibadan. Altri hausa, immigrati in regioni diverse del paese, non vivo­ no nelle stesse condizioni, ma sono dispersi: e non fanno parte di 159

L'IDENTITÀ ETN[CA

organizzazioni. formali hausa.. È infatti il contesto a determinare il "grado di etnidtà", etnicità che è una variabile dipendente da una molteplicità di fattori, "esterni" e anche "interni" agli st,essi individui (Cohen, 1994). Bisogna allora cercar,e una diversa. spiegazione del fatto che alcuni gruppi diventano "etnici" e altri no. Ricondurre il fenomeno al passa­ to culturale, alfa cultura "tradizionale", può essere fuorviante, soprat­ tutto quando questa cultura veramente tradizionale non è, ma. è pre­ sentata come tale dagli interessati.. Bisogna estendere l'analisi ad a. ltri fattori e, soprattutto, bisogna. considerare la cultura di t1n gruppo sotto un aspetto diverso. Cohen afferma infatti che quando gli uomini entrano in .conflitto non è perché hanno costumi o culture diverse, ma per conquiistare il potere,. e quando lo faono seguendo schieramenti etnici è perché quello dell'etnicità diventa il mezzo più efficace per farlo ..

Stratificazione etnica e lotta per le risorse Cosa avviene allora quando dei gruppi che si definis,cono diversi in base alla propria "etnicità" si incontrano in un contesto come quello caratterizzato dalla presenza di uno Stato?' In che senso l'etnicità emerge allorché· si assiste ad una lotta per ]e risorse e il potere?' Cohen presenta il caso ipotetico di due gruppi etnici che si in­ contrano e danno luogo ad una nuova società. Ecco che vi sono due possibilità.. S1:: il dislivello economico è trasversale ai due gruppi, l'e­ mergenza dd fattore etnico è inibita o attenuata. Le "dassi", o "strati sociali" di ·pari livello appartenenti a ciascun gruppo interagiranno tra loro, secondo uno schema di tipo "orizwntale": i "poveri" (P) di un gruppo con i poveri dell'altro, e, ahrettanto faranno i "medi" (M) e i "ricchi" (R). Se però la distinzione etnica. corrisponde a quella economica nel senso che l'accesso alle risorse è differenziale e avviene su base ,etnica - ,ecco allora che l'etnicità ha ottime possibilità di rafforzarsi. Le differenz,e culturali diventeranno un elemento della articolazione del conflitto tra i due gruppi.. I "superiori" (S) e gli "inferiori" (I) svilupperanno un'identità molto forte in funzione del mantenimento ddfa superiorità da un lato ,e di rivendicazione . di pari diritti dall'al­ tro. All'interno del nuovo sistema sociale le 'culture dei due gruppi 160

8. ETNICI'T.Ìi. POLITICA E CONFLITTUALITÀ ETNICA

assumeranno nuovi significati e, nuove funzioni. Le due situazioni ipotetiche di Cohen possono essere così schematicamente tr,adotte: Il ipotesi

[ ipotesi GroppoA

Gruppo B

R---------+R M M. p p R = ricchi M.=mecli P = poveri

GruppoA

S

GruppoB

1

S = superiori I = inferiori

Il primo caso potrebbe corrispond,ere, in maniera molto schematica, a, quanto accade per esempio in una località come Mdilla (dr. supr,a, pp. 106-9). Il secondo caso, inYec,e, è indicato per pl)odurre una ten­ denziale "etnidzzazione" della classe sociale, doV1e le disparità di ric­ chezza e di po:s,:Slibilità cl'accesso a determinate risorse culturali ven,go­ no pensate in d:tlave "etnica", e dove tale qualificazione rafforza le barrier,e tra classi (,e quindi tra ",etnie"). Riguardo alla prima ipotesi di Cohen, l'antropolQgo sved,ese U1f Hannerz è di diverso avviso. Hannerz b994) fa infatti notare come l'etnicità possa gi.ocare un ruolo decisivo anche in quelle situazioni in cui,, secondo Cohen,, le etnie sarebbern attraversate da ,differenze di classe interne,. dando luogo a interazioni eonomiche,, sociali e culturali a differ,enti livelli ( [ ipotesi). Hannerz mostra invece come in alcuni contesti, tra cui quello di diversi pa.esi africani, i leader politici, tal­ volta appartenenti· a "etnie" tra 1orro diverse, incoraggi.no 1e di.visioni etniche «per impedire che si sviluppi la lotta di classe» (ivi, p. 184). Oò che questi lea.der fanno è distribuire risorse e posti di lavoro in maniera clientelare,, allo scopo cli assicurarsi il sostegno dei loro ri­ spettivi sost,enitori "etnici". Il caso presentato da Hannerz smentisce dunquè l'ineluttabilità della prima ipotesi di Cohen, e ,dimostra che ]'etnicità, anche in contesti ,di forte stratificazione :interna a das,cun gruppo etni.co, può mantenersi e svoigere un ruolo importante nella riproduzione dei rapporti sodali, ruolo che invece Cohen tenderebbe a interpretar,e come tendente a scomparire a vantaggi.o dell'emergen­ za di una forma di lotta di classe. All'interno della seconda ipotesi di Cohen,. si possono ave.re inve­ ce molteplici sfumature, da quella più blanda, tipica della società 161

L'IDENl'ITÀ ETNICA

israeliana, a quella più drammatica, come è quella della società rwan­ dese .. Nel moderno Stato di Israele, e all'interno della stessa ,comuni­ tà ebraica,. gli ebrei di origine euro-americana costituiscono lo strato sociale superiore e quelli di origine asiatico-afiticana [o strato inferio­ re. Naturalmente le divisioni non sono così nette, ma nel complesso si può dire che la distinzione prindpaie segue questa lin.ea. TaJe di­ stinzione è rafforzata da un'immagjne stereotipata del]'asiatico-·africa­ no che è tipica non della cultura ebraica in quanto ta[e, ma della cuitura europea, quella appunto degli ebrei che, nello, Stato israeliano di oggi, costituiscono la componente cuituraimente e socialmente pre­ minente (Herzog, 1988). Quanto alla società rwandese non sarà difficile, esaminando il ca­ so del .conflitto tra tutsi e hutu,, individuare nella "etnicizzazfone" dei due gruppi l'effetto di un accesso differenziale a risorse materiali e cuiturali.

Etnografia. Dall' etnicizzazione al conflitto etnico: tutsi e hutu in Rwanda Tutsi e hutu sono presentati cu solito come i due gruppi etnici mag­ gioritari (un terzo essendo costituito dai pigmei i:w-a) degli Stati africani del Rwanda e del Burundi. Come ci spiegano la politologa Catherine Newbury e l'antropologo Alexis De Waal, il tr,emendo conflitto "ettJJ.ko" che ha dilaniato a più riprese questi due Stati negli ultimi decenni è in larga misura un riflesso del colonl!alismo ,europeo, delle sue imposizioni! politiche e ideologiche (Newbury, 1987; De Waal, 1994; Vidal, 1997). Il conflitto tra tutsi e hutu è un effetto della "etnicizzazione" dei nativi innescata dai coloniz.zatori e non come spesso si dice - del "tribalismo tipico" dei popoli africani. Per capire ciò che è avvenuto nei decenni! scotsi negli Stati dcl . Burundi e del Rwanda, con i massacri compiuti da tutsi e da hutu alle spese gli uni degli altri, bisogna risalire alle origini dell'identità di questi due gruppi. Gli antropologj e gli storici considerano oggi. fan­ tasiose le descrizioni degli hutu e dei. tutsi come se si trattasse di due "tribù" o adcu.rittura di due div,ersi "gruppi etnl!ci". Tutsii e hutu par­ lano la stessa lingua, condividono ]o stesso territorio da secoli e,. per secoli,. fino .ali:'arrivo degli europei, hanno avuto le stesse istituzioni politiche.. A dispetto del modo caricaturale di presentare i membri di ciascun gruppo - gli hutu bassi e tozzi, i tutsi alti. e slandati - è spesso impossibile determinare fappartenenza "etnica" cli un indivi-

8. ETNICITÀ POUl'ICA E CONFLITT'UAUTÀ ETNICA

duo sulla base delle semplici caratteristiche fisiche. Prendiamo il caso del Rwanda, il paese dove più recentemente è esplosa la furia. di­ struttrice delle etnie in conflitto. Fino ali' arrivo degli europei nella seconda metà dell'Ottocento il Rwanda era uno di quei pochi paesi africani che poteva corrisponde­ re all'idea di "Stato-nazione" poss,eduta dagli europei di allora. Un secolo fa i colonizzatori vi trovarono un rregno forte e relativamente c,enttalizzato composto di tre gruppi,, ciascuno individuato in base a criteri "occupazionali" e alla presen.za di un certo numero di ''clan" definibili, questi ul.timi, in base alla proprietà della terra coltivabile. Essi non erano affatto tre "gruppi etnici" differenti. ., I colonizzatori europei - prima tedeschi e poi belgi. - assunsero questa ripartizione occupazionale e la rivestirono di un signilìcato tale per cui essa assun:s,e le caratteristiche di una classificazione raz.ziale di tipo gerarchico. La minoranza tutsi venn.e identificata. con una. aristo­ crazia. camitica. Ciò è molto importante perché i cami:ti, secondo un.a veècrua tipologia razziale oggi in. disuso,. sarebbero stati i popoli for­ mati dai discendenti di Caro, figlio di Noè .. Dei camiti facevano par­ te, ad esempio, gli (lntichi egizi,, popoli civilizzati, ben . diversi dai "selvaggi" delle foreste africane. Ta1e aristocrazia. guidava. uno Stato talmente sofisticato che essa non pot,eva che essere originaria di una regione geograficamente, c, ulturalmente, e soprattutto razziallmente, "vicina" all'Europa, come ad esempio, l'Etiopia, un paese che, non è inutile ricordarlo, era stato "cristianiizzato" giìi da molti secoli .. Prima dell.'arrivo dei tedeschi e dei belgj nell'Ottocento, e nel No­ vecento rispettivamente, la distinzione tra tutsi e hutu aveva un signi­ ficato preciso, e comunque molto diverso da quello che tale distinzio­ ne è venuta a riv,estire nella situazione coloniale e postcoloniale.. I tutsi, prima del]'arrivo degli europei, formavano effettivamente la cl asse aristocratica. Gli hutu tuttavia detenevano prerogativ,e ritmili grazie alte quali era possibile rkostituire il benessere degli. stessi so­ vrani tutsi e dell'intera comunità .. Le leggende locali parlano dei tutsi come di un popolo di pastori proveniente dal Nord in un'epoca or­ mai remota. Quando essi giunsero neI]'attuale Rwanda (e Burundi), narrano tali leggende, i tutsi trovarono sul posto gli agricoltori hutu. Essi stabilirono un patto: i tutsi avrebbero governato, mentre gli hu­ tu sarebbero stati i garanti del loro dominio compiendo riti pa.rtico!a­ ri per il benessere della società. Un patto sodale, dunque, tta con­ quistatori e conquistati. Ma quando i tedeschi ·prima, e i belgi poi, stabilirono su quelle regioni il loro dominio coloniale,, pensarono di abolire,. oltre alla monarchia, anche il ruolo rituale degli hutu.. Sicco­ me avevano bisogno di interlocutori politi.ci, essi scelsero i tutsi ..

t'ID·.l!NT[TÀ .ETNICA

Leon Classe,. il primo arcivescovo cattolico del paese, il q1.1a]e eb­ be un peso decisivo nel determinare Ia politica coloniale bdga nella regione, considerava i tutsi di origine ariana, mentre coloro che lo seguirono nelle sue speculazioni affermavano di aver rintracciato le origini di ess.i in una delle "tribù perdute" della cristianità. L'"ipotesi camitica" - la quale sosteneva che l:Utte le civiltà presenti nell'Africa precoloniale a]tro non eicano che derivazioni di civiltà straniere un­ portate da gruppi provenienti dall'esterno, e in particolare dai camiti considerati a foro volta un ramo della "razza caucasoide'' (cioè bian­ ca) - oggi non è più degna di attenzione tra gli studiosi .. Tuttavia quando i cortigiani tutsi, in base a un cako]o politico, si convertirono al cattolicesimo e abbandonarono la r,egalità sacra tradizionale su cui poggiava la loro autorità, essi adottarono proprio l'ipotesi camitica al fine di legittimare la continuità dd loro dominio. Al tempo stesso gli hutu, che ,erano Ia maggioranza, si videro qualificare come "contadini" ,di lingua bantu ... Venne loro negato 1' ac­ cesso all'istruzione e qualsiasi ruolo sul piano politico .. Ciò, continuò fino al r959 quando, con l'avvicinarsi dell'indipendenza, i belgi ap­ poggiarono una ''rivoluzione sociale" che eliminò la monarchia tutsi e instaurò una repubblica conttoU:ata, per ovvi motivi numerici,. dagli hutu. I colonizzatori sopravvalutarono - anche artatamente - le leggen­ de che volevano i tutsi un popolo conquistatore; affidarono loro gli incarichi politici, i posti più importanti nell'amministrazione,. assicura­ rono loro vantaggi economici e istruzione "europea". Gli hutu rima­ sero esclusi dalla formazione dello Stato coloniale e anche postcolo­ niale. Privati della loro tradiziona]e funzione rituale, essi si ritrovaro­ no semplici contadini sfruttati dai dominatori (stavolta si!) tutsi. Al­ l'interno della nuova struttura coloniale, e successiv:amente di quella postcoloniale, .tutsi e hutu si stratificarono per linee etniche in una maniera molto simile a quella illustrata nel secondo caso ipotetico di Cohen, con i tutsi occupanti lo strato superiore e gli hutu quello in­ feriore. Oggi gli estremisti dell'uno e dell'altro schieramento, nonché i mass medi.a, i politi.ci e i missionari europei, continuano a parhrne di "razza hutu". I politici hutu hanno ,cosi rinfacciato !"'ipotesi camitica" ai loro dominatori di una volta e si proclamano abitanti originari del paese, mentre i tutsi vengono condannati come str.anieri neIIa loro terra che è la I.oro come lo è ·degli hutu. Per i coio.nizzatori europei era normale amministrare i loro terri­ tori grazie a interlocutori privilegiati, e creare o consolidare in questo modo delle vere e proprie oligarchie locali . Fu pero solo in Rwanda

:8. ETNICITÀ POLITICA B CONFLITTUALITÀ ETNICA

e in Burundi che questa politica venne condotta sotto la copertura di un'ideologia razzialle esplicita confortata dall''"ipotesi camitka".. Nel 1930 i colonizzatori belgi condussero un censimento e rila­ sciarono documen.ti di riconosdmen.to a. ogni individuo. In talli docu­ menti era ind:kato se quest'ultimo era hutu, tutsi o twa. Tahnente inconsistente ,etra però la base della tipologia razziale (la qualle vuole gli hutu di bassa statura e, al contrario, i tutsi molto a]ti), che gli addetti alla raccolta dei dati vennero obbligati ad assumere il n.umero dei bowtl posseduti da ciascun individuo come criterio fondamentalle di distinzione etnica. Siccome possedere bovini era anche un segno di prestigio (i tutsi erano proprietari di bovini e prodamavano le fo­ ro origini pastorali), gli individui maschi con died o più buoi erano "tutsf", mentre quelli che ne av;evano meno di dieci er:ano ''hutu" .. Per sempre.. Lo status di "signore" tutsi o di "servo" hutu poteva dun­ que dipendere da un bue o due,, ,e con tale status il relativo accesso o meno all'istruzlione e ad ogni altro privilegio concesso dall'ammiinii­ strazione ai propri interlocutori tutsi. Le carte di identità esistono ancol'a e oggi costituiscono i] mez210 attraverso il qua.te i .militari e i guerri.glleri delle opposte fazioni ",etni­ che" ai posti di blocco possono in.d.iiviiduare chi è da uccid,ere e chi è da risparmiare.

Cultura e politica come criteri di comprensfon.e dell'etnicità L'analisi dell''etnicità "politica" condotta da Cohen è un invito a o.on prendere troppo sul serio l'interpretazione del cambiamento sodale fornìta dagli attori, .in quanto tale interpretazione contribuisce il più delle volte a rafforzare, negli osservatori esterni, la convinzione che esista qualcosa come le culture "tradizionali". L'incontro tra due gruppi all'interno ,di un nuovo contesto come l'ambiente urbano e le strutture - p,er quanto poco sofisticate - di. uno Stato, è inv,eoe un cambiamento sociale rilevante, che i gruppi interessati devono gesti­ re. Per far questo essi impiegano vecchi schemi,. vecchie immagini, che tuttavia nel nuovo contesto si rivestono di un diverso signmcato strategico. All'osservatore ,esterno quest'uso di vecchi schernì ,e immagini "tradizionali", o pretese tali, fa l'effetto di una stagnazione,, di un ri­ t.orno al passato. In realtà siamo di fronte a qualcosa di nuovo, a un nuovo "sistema sociale" al cui interno gli esseri 1Jlll:ani articolano i

L'IDENTITÀ ETNICA

nuovi ruoli sotto un segno identioo .. Questo spieg,a perché il solo stu­ dio della cultura in quanto ta[e ci dice poco sui cambiamenti in atto, cosi come altrettanto inadeguato per una compl'ensione corretta del fenomeno etnico è il fatto di arrestarsi al presente,. senza prendere cioè in considerazione il lavoro della "memoria etnica".. È comunque il contesto sociale nuovo che va oonside:rato, perché è solo consideran­ do quest'u]timo che i simboli cultmili che stanno a fondamento del­ ]'etnicità possono essere correttamente interpretati.. La tragica vicenda dei tutsi e degli hutu sembra confermarlo. Così come pare conferma­ re questa prospettiva la situazione creatasi nella ex Iugoslavia, dove il crollo dello Stato balcanico ha fatto riemergere i sogni di una "gran­ de Serbia", a giustificazione dei quali viene invocata un'identità. "ser­ ba" che fu in realtà "inventata" agli inizi dell'Ottocento all'epoca dei nazionalismi europei ( Grmek, Gjidara, Simac, I 99 3 ). L'idea di una Serbia «omogenea e pura», realizzabile solo attraverso una "pulizia" (ciscenje) etnica, non ha in realtà svelato altro che dei pmgetti ege­ monici rimasti a lungo sopiti. E come interpretare l'esplosione dei conflitti "etnici" che divampano oggi in molti dei ·territori delle :re­ pubbliche deil'ex Unione Sovietica? Di fronte al ,crollo delle strutture bu:roc.ratko-amrninisttative dell'Unione, i popoli della periferia, già da tempo avvantaggiati rispetto a quelli del cenwo sul piano economico, hanno scelto di abbandonare fa nave. La p.roclamazione delle autono­ mie non poteva non tenere conto degli inte.ressi focali che, nel frat­ tempo, si erano consolidati proprio secondo linee di distinzione "et­ nica"', linee alla cui definizione avevano concorso gli stessi etnologi sovietici in sintonia coi progetti del.I'apparato governativo moscovita {Cannrursa, 1994; Khazanov, r995). Allorché, una volta separatesi dal cuor,e del]'"impero", queste ex .repubbliche hanno visto so].'.g,ere la lot­ ta per .il controllo delle riso.rse strategiche, i gruppi "etnici'' - la cui identità era stata enfatizzata e mcoraggiata dalla comunità scientifica e dal pote.re sovietici - erano "già pronti" a contrapporsi sÙ]]a base di irriducibili differenze di lmgua, di :religione e di cultura (Roy, r99r, 1 994).. Nasce cosi Ia fotta tra gni1ppì per l'acquisizione di posizioni stra­ tegiche e di potere nd processo di costituzione di WlO Stato di tipo postcolonia[e, o anche quando lo Stato non esiste più. E comunque in contesti in cui le risorse sono presenti. Si pensi a quant!o è avve­ nuto :recentemente in Somalia anche in conseguenza delle dissennate elargizioni di fondi "per lo sviluppo" da parte della cooperazione ita­ liana.. In questo paese i conflitti tra gruppi, già esistenti a causa della precaria situazione politica, sono esplosi proprio per fa corsa .alle sov­ venzioni dopo che la .distribuzione delle risorse prov,enienti dall'este166

8. ETNICITÀ POLITICA E C:ONFUTTUALITÀ ETNICA

ro aveva favorito akmu gruppi ed escluso altri. E non per effetto, come ci hanno spesso detto i mezzi di informazione e le fonti ufficia­ li, del «riacutizzarsi delle tradizion.ali fotte tribali». Il fatto è che, co­ me ha notato Joseph Rothschild, il "Eenomeno etnico" si pre:senta a noi in una forma. ta1e che ne maschera il vero sigrrlfìcato storico: «La politicizzazione dell'etnicità - egli scrive - compo.rta tuttavia un'iro­ nia paradossale. Essa enfatizza, ideologizza, reifica, modifica e talvolta ricrea, fa supposta e1.1edità culturale diistintiva e unica dei gruppi che essa mobilita, proprio nel momento storico in cui questi gmppi ven­ gono profondamente penetrati. dalla cultura universale della. sdenza e della tecnologia» (Rothschild, 1981, p .. 3). L'etnicità può, ,essere dunque compresa solo all'intetno di e in� re­ lazione a det,erminate situazioni sociali e storiche, e non a partire da un'immagine statica dii una non meglio definita c ultura tradiizìonale o autentica. L',etnidtà, in epoca moderna e nel contesto statuale-urba­ no, deve essere considerata come l'effetto di un'interazione intensiva tra gruppi con interessi divers� e non come il risultato di una ten.­ denza al separatismo in quanto tale,, come sarebbe quella tipka, ad esempio, deli cosiddetto "particolarismo tribale". In queste siruazioni i gruppi si pongono il problema di come condurre la lotta in maniera più efficace.. Essi pongono allora un'enfasi speciale su alcuni aspetti della loro cultura, e ciò dà l'impressione che vi sia un ritorno alla tradizione e al particolarismo tribale, quando dii fatto il tribalismo, o ]'etnidtà, sono criteri di alleanza politica nel quadro dello Stato post­ coloniale o multietnico in via di disgregazione,. È alla luce di queste considerazioni che i nazionalismi,. i triba]ismi e gli etoicismi appaiono, come ,espJl'lessfone di diinamiche sodali, politiche e culturali. del tutto simili. Dietro ai discorsi,. di volta in volta molto diversi,, chiamati a fondare queste forme di opposi zione e di ,competizione politica, ritro­ veremo allora il carattere profondamente unitario di tutti questi feno­ meni.

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Conclusione

Interazione tra cultur,e non significa necessariamente "dialogo", "ne­ goziazione", "scambio r,eciproco" e idilliaca assenza di conflitto. L'i­ bridazione, il meticciamento, i.l sincretismo, i «frutti puri che impaz­ ziscono», per riprendere l'espressione di James Clifford (1993 ), sono fenomeni risultanti,, oggi come in passato,. da eventi e processi spesso drammatici �{esemplare è, a questo riguardo, l'espansione coloniale europea, ma non solo questa).. In tal senso simili fenomeni non pos­ sono essete ascritti alla categoria falsamente neutra del "contatto cul­ turale", cosi come non si deve neppure pensare,. in om.!lggfo a, d/ una prospettiva ingenuamente ottimistica,, che essi siano "buoni in sé"', tralasciando di considerare le dinamiche conflittuali che ne caratterizzano - sempre - la ,comparsa. Si può ,essere contenti che le cose siamo andate e vadano c, osi. Oppure si può non ,esserlo. Si può ,essere convinti che l'incontro tra cu!lture sia un elemento arricchente nella stari.a dell'umanità;, oppure si può pensare - come qualcuno ancor:a pensa - che il "mescolamen­ to" dei popoli sia un fattore della loro decadenza .. Condaimar,e ]',esi­ stenza dell'ibridazione,. del meticciamento e, del sincretismo,. o addi­ rittura proporsi illusoriamente di impedire che tali fenomeni si verifi­ chino in omaggio ad un'idea di "autenticità." delle culture, vorrebbe dire porsi all'interno di un discorso esdusivi:sta e fa.vorevo1e, se porta­ to alle estreme conseguenze, all'installlt'azione di una qualche forma cli apartheid. Pensare, al contrario, che tal.ii realtà siano non problemati­ che o positiv,e, solo per il fatto che si tratta ,di fenomeni che hanno caratterizzato l'intero arco della vicenda umana, significh.er,ebbe di­ menticare i drammi e le violenze cli cui ibridazione, meticciamento e, sincretismo sono stari spesso il risultato .. Non sono mai stati qualcosa che l'umanità. ha avuto in dono ".�a: tis'''. A costo di apparire un po' naif, diremo che ai problemi posti dru.l'esplos1o:ne degli etnicismi. (e ,di altre manifestazioni idenrita.rie ,esasperate) possiamo innanzitutto rispondere con un serio ripensa-

L'IDENT[TÀ !ETNICA

mento critico delle circostan.ze che sono responsabili del!fa loro com­ parsa .. Ripensare in maniera critka simili circostanze non dovrebbe componare I'assunzione di un atlleggiamento intellettuale distaccato al punto di perdersi nei ghirigori della speculazione. Dovrebbe piutto­ sto voler dire affermare, ribadire,. anche "gridave" se vogliamo, le "ra­ gioni dclla. ragione antropologica" ogni qual volta se ne presenti la necessità e I'lll'.genza .. Affermare queste "ragioni" significa non perde­ re mai di vista la dimensione complessa entro la quale i. problemi si rivestono di significato e sono,. al tempo stesso, ponenzialmente risol­ vi.bili. Vuole dire non indlligere nelle rappresentazioni di una umani­ tà ''frammentata" in isolati culturali "intraducibili",. :il v,ezzo - e il vi­ zio - di un relativismo acritico che si rivela di fatto incapace di pen­ sare l'alterità in quanto nega che tra questa e un "noi" vi sia qualcosa di comune, e quindi di "dicibile". Di fronte alla moMplicazione delle "rivendicazioni identitarie" esasperate che rischiano di ca:tatterizzave anche presso di noi i tempi a venire,. rivendicazioni che sono suscetti­ bili di cr,eare più esclusioni che dei veri e propri riconoscimenti, do­ vremmo evitare, come è stato detto, di trasporre anche pr,esso di noi «gli errori compiuti dall'antropologia nella comprensione degli altri spazi sodali.» (Augé, 1982, p. 126). Dobbiamo evitare di pensare all'identità oome a un feticcio, un dio a cui. sacrificare Ia. nostra ragio­ ne in nome dei fantasmi delI'"autencicità"'. Se cosi non fosse, ci avvie­ .l)emmo lungo una strada pericolosa, quella che, come ha detto Char. les Taylor,, finirebbe per portarci «a conservare e coltivare le differen­ ze, non solo oggi ma per sempre» (Taylor, 1993, p .. 61). Invece, co­ me quasi profeticamente osservava Claude Lévi-Strauss ormai mezzo secolo fa, EN BERGHE P .. (1978), Race and Ethnicity. A Sociobiologica! Perspecti:ve, in "Ethnic and Racial Studies", pp. 401-n. l VIDAL c.. (1997), I genocidio dei Ruandesi tutsz:'. crudeltà voluta e logiche di odio, in F. Héritler (a cura di), Sulla violenza, Meltemi, Roma (.ed. or. TYWR E. B. l ,( 1871 ),

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