Lettera agli Efesini. Introduzione, traduzione e commento 9788839920157, 8839920153

Il contenuto della Lettera agli Efesini si presenta difficile da decifrare e appesantito da un procedere stilistico che,

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Lettera agli Efesini. Introduzione, traduzione e commento
 9788839920157, 8839920153

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Felice Montagnini

LETTERA AGLI EFESINI Introduzione - Traduzione e Con1mento

Editrice Queriniana

Alla memoria venerata di don Giovanni Antonio/i modello nella fede maestro nella vita (1917-1992)

© 1994

by Editrice Queriniana, Brescia via Piamarta, 6 25187 Brescia -

ISBN

88-399-2015-3

Stampato dalla Tipolitografia Queriniana, Brescia

INTRODUZIONE GENERALE

l. Presentazione La lettera agli Efesini è una delle quattro nelle quali Paolo si presenta come prigioniero e che perciò sono dette della cattività (Fil l, 7. 1 2- 1 7 ; Co/ 4, 3 . 1 0- 1 8 ; Fm 1 . 9. 1 0.23; E/3 , 1 . 1 4) . L 'Apostolo stesso e gli Atti de­ gli Apostoli ci informano di numerose detenzioni ch 'egli ebbe a soffrire, alcune brevi (2 Cor 6, 5 ; A t 1 6,23), altre di più lunga durata. A quale di esse si riferiscano le singole lettere è difficile a dirsi . Si può soltanto notare che la lettera agli Efesini parla della prigionia di Paolo senza aggiungere specificazione di sorta . Altrove egli ha come compa­ gno di catene Aristarco (Co/ 4, 1 0) ed Epafra (Fm 23); da Fm 1 0. 1 3 ap­ prendiamo che il carcere gli ha offerto l'occasione per «generare» One­ simo , cioè per guadagnarlo a Cristo . Di un'opera di evangelizzazione svol­ ta in carcere parla pure Fi/ 1 , 1 3 - 14. In Ef 6 Paolo si dichiara fiducioso che lo stesso possa avvenire anche nella detenzione presente (v . 1 9); ma finora il servizio che ne viene al vangelo sembra consistere nella sola te­ stimonianza che deriva dalla sua condizione di prigioniero (v . 20) . Quin­ di si direbbe che la sua situazione sia più dura di quelle che appaiono nelle altre lettere . Certo è comunque che , più che le circostanze, viene sottolineata la portata del carcere che soffre, giacché dichiara di essere «il prigioniero di Cristo» (3 , l) e «il prigioniero nel Signore» (4, 1 ) . I due modi di designare l a prigionia vanno chiaramente al di là del fatto puro e semplice, e ne offrono una interpretazione la quale accen­ tua il ruolo di Paolo, che non è semplicemente un prigioniero (come in Fm 1 ) , ma «il» prigioniero di Cristo , il quale appare come il solo che tiene in suo potere l' Apostolo in vista del bene della chiesa. Questi arricchimenti nella designazione della cattività rientrano in una caratteristica di Ef, che spesso fa proprio un pensiero già noto, ma lo esprime con sottolineature che ne ampliano significativamente la portata.

6

Introduzione generale

2. n genere letterario Bibliografia BRucE 1967; KAsEMANN 1958; LINDEMANN 1976a; PoKoRNY 1 962, 160ss . ; SANDERS

J.N. 1956.

Ef presenta i caratteri di vera lettera, sia nella struttura generale che in una serie di particolari . Essa si sviluppa fra il saluto iniziale ai desti­ natari e, alla fine, le notizie personali (6 ,2 1 s.) e la benedizione (6,23s.). Tipica poi dello stile epistolare è, prima della conclusione, la domanda ai destinatari di stare vicini al mittente (6, 1 9s .). Nelle lettere ellenistiche, prima dei saluti finali si lascia intendere quale è il motivo che ha spinto a scrivere 1• Perciò la raccomandazione di 6, 1 9s. è un elemento in più che dà ad Ef il carattere di vera lettera. Nel corso dello scritto i segni del genere epistolare sono numerosi . Si pensi alla preghiera per i destinatari (1 , 1 5ss . ; 3 , 1 4ss .), al fatto che il mit­ tente menziona loro la propria condizione di prigioniero (3 , 1 ; 4, 1 ) , par­ la loro della sua missione (3 , 3 . 7 . 8s.), esorta ripetutamente sia tutta la comunità (4, 1 . 1 7.20ss . ; 5 , 1 -2 1 ; 6, 1 0- 1 8) , sia alcuni dei suoi membri (5 ,22 - 6,9) , interpella i destinatari in tono confidenziale (2, 1 . 8. 1 1 ss . ; 1 7 ,22; 3 ,2-4; 4, 1 3) e si accomuna ad essi (2, 3 . 10. 1 4. 1 8 ; 3 , 1 2) . Tutto questo sarebbe più che bastevole per convincere i l lettore d i aver a che fare con una lettera . Ma nel caso di Ef occorre notare che i passi dal tono epistolare di cui è disseminata sfociano regolarmente in esposi­ zioni dottrinali e appaiono in funzione di queste. Così la preghiera di l, 15-19 si immette nella pericope cristologica dei vv . 20-23 , che per più d 'un verso appare come una professione di fede. In 2, 1 -5 e 1 1 - 1 3 la for­ ma allocutiva sembra adottata per preparare un excursus sulla grazia di­ vina che ci ha salvati in Cristo (vv. 6- 1 0) e, nei vv . 1 4-22 , celebrare l'av­ venuta unificazione di giudei e gentili . La notizia di 3 , 1 . 1 3 , dove Paolo si presenta come prigioniero , è già carica di valore teologico , più che de­ scrittivo ; ma inoltre serve anche quale avvio a una diffusa illustrazione del mistero, del quale egli è posto al servizio. Per non dire, poi, delle esortazioni. Esse, o trapassano in impegnative esposizioni cristologiche ed ecclesiologiche (4, 1 - 1 6), oppure sono formulate con estrema conci­ sione (5 ,22.25a. 28) per dar subito corso a serrate considerazioni dottri­ nali (5 ,23-24.25b-32) . 1

BJERKELUND

1967. 1S2s.

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Introduzione generale

Un modo siffatto di procedere getta un po' d'ombra sulla fisionomia epistolare di Ef. A giudizio di qualcuno l' annebbierebbe a tal punto , che la forma di lettera sarebbe poco più che un involucro fittizio. In realtà, saremmo in presenza di «un trattato avente un tema unitario e sviluppa­ to per parti sistematiche» 2• Lo stile singolare, di cui ci occuperemo più avanti, l' accosterebbe a una esposizione cattedratica e agli inni di Qumran 3• Secondo Lindemann ( 1 976a, 240) Ef non prende contatto con una situazione ben definibile, ma svolge in via teorica il tema della chiesa. Oppure, secondo altri , si presenta come un discorso sapienziale di carattere misteri co 4 o come un' omelia battesimale aperta alle idee gnostiche 5• Più genericamente, saremmo in presenza di una serie di brani liturgici che ebbero dapprima una vita indipendente e poi vennero raccolti entro una cornice epistolare 6 • Qualcuno poi considera Ef come il testamento spirituale di Paolo alla chiesa 7, come una meditazione sui grandi temi cristiani 8, o come un ' e­ sposizione della quintessenza del pensiero di Paolo 9• Ma la forma epistolare non può essere semplicemente ignorata. An­ che le altre lettere paoline ci fanno assistere al continuo dilatarsi del to­ no di lettera in approfondimenti dottrinali . In E/ il fenomeno è sicura­ mente più vistoso , poiché gli agganci a situazioni concrete e verificabili sono meno evidenti che altrove e maggiore è l' estensione data allo spa­ zio dottrinale. Ma, dal momento che nel N. T. non vi sono veri e propri trattati 10 , non sembra il caso di considerare Ef come tale . Al più 11 si può dire che, più che di una lettera nel senso classico , essa ci offre un saggio di epistola 12; o, forse meglio, sta a mezza strada fra la lettera e l'episto­ la, se almeno si accetta la distinzione fra i due generi proposta da Deiss­ mann ( 1 923 , 1 94- 1 95), secondo la quale la lettera è qualcosa di non let·

2

KASEMANN 1958, 5 1 7.

4

V.

3 Gnilka 32.

per es. Schlier 21 . POKORNY 1962 , 160-194. V. Barth 699. 6 KIRBY 1 968, 16. 7 SANDERS J .N. 1 956, 1 6. 8 GUTHRIE 1961, 1 3 5 . 9 BRUCE 1 967. 10 Il solo esistente sarebbe la lettera agli ebrei, che però è posteriore a Ef. 11 Cfr. Mussner, Penna 64. . 12 «Un trattato in forma epistolare», FuLLER 1 966, 66. La distinzione, accreditata per molto tem­ po dal Deissman n , fra lettera (genere spontaneo e privato) ed epistola (convenzionale e spersonaliz­ zata) oggigiorno. alla luce di una più vasta conoscenza delle lettere dell'antichità, non è più accetta­ ta (STOWERS 1986, 19). 5

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terario, che serve solo a tenere i contatti fra persone lontane, mentre l'e­ :pistola è un genere letterario ben definito , che si presenta sotto forma di dialogo, discorso o dramma .

.3. Il mondo di Efesini

Bibliografia BENOIT 196 1.1968; BourriER 1968; Courrs 1957-58; DAHL 195 1 ; KuHN 1 960-61;

·MuNRO 1 972-73; MuRPHY-O'CoNNOR 1 965 ; MussNER 1963a; PoLHILL 1973 ; RI­ ·.oAux 1957-58; SCHMITHALS 1 984, 80-89.

Barth (1959, 3) , quando scrive che in Ef sembra di sentire «la voce di uno straniero», e Fischer (1973 , 202) , che gli fa eco, osservando che essa cade in una specie di terra di nessuno, danno espressione plastica a una sensazione di malessere avvertita da sempre di fronte allo stile 1 e anche al contenuto dello scritto 2 • L'uno e l' altro sono oggetto di mol­ ta attenzione, e il risultato è che giudizi come quelli ricordati vanno pre­ si con le dovute cautele, ma colgono esattamente la caratteristica princi­ pale dello scritto.

a.

Lo stile

Lo stile di Ef si fa notare per le sue numerose singolarità, che non so­ no del tutto assenti negli altri scritti , ma qui si ripetono regolarmente fino a caratterizzare la lettera in forma radicale 3• Il periodare è solenne ed anche assai complesso e, specialmente nelle

1 ScHMID 1 928 , l cita Teodoro di Mopsuestia, san Girolamo ed Erasmo (« . . . non alibi sermo hyperbatis , anapodotis aliisque incommoditatibus molestior»). 2 Fra i commentatori medievali , Tommaso Good, discepolo e amico di R. Bacone, è esplicito nel dichiarare che Ef «omnium epistolarum est difficilior» (v . STEGMOLLER V 8 1 02). Solo un poco più temperato è il giudizio dell'anonimo di Torino (« . . . est fere omnibus epistolis difficilion>, ID., VII 1 1 1 60). Perciò, secondo un altro anonimo, di Rouen (lo. , VII 10987), «tanto diligentius trac­ tanda est, quanto gravior . . . literatura et sensu esse comprobatun>. 3 PERCY 1 946, 245, pur insistendo sulla somiglianza con altri passi del N. T. e della prima lette­ ratura patristica, riconosce che la singolarità stilistica rappresenta il carattere di fondo di Ef.

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esposizioni dottrinali, risulta di regola decisamente involuto; questo poi non avviene soltanto in certi periodi che sono tanto lunghi da costituire da soli un'intera pericope, ma anche in altri che sono brevissimi e si ri­ ducono a poco più di rapidi accenni . L' esempio più chiaro di pericope consistente in un unico periodo si ha nella dossologia di l ,3-14. In essa non si nota alcuna premura di giun­ gere a una conclusione, ma il discorso si prolunga e si complica in sem­ pre nuove connessioni e frasi subordinate. Lo stesso vale per l, 1 5-23 e . 3 , 1 - 1 3 . Per i periodi brevi, nei quali tuttavia l' esposizione dottrinale si fa largo in un groviglio di frasi che non permettono al pensiero di svol­ gersi con la perspicuità desiderata, si veda 2,4-9 ; 4, 1 1 - 1 6. In particolare, passi come l ,22-23 ; 2,20-22; 4, 1 6 sembrano formulati con sofistica pi­ gnoleria . Per non dire poi di singole costruzioni , che paiono escogitate con puntigliosa leziosaggine e mettono in imbarazzo il lettore . Tuttavia ci si può chiedere se un certo disagio, che si avverte alla pri­ ma lettura, sia del tutto fondato . In realtà, espressioni sorprendenti si succedono in un fitto intreccio con altre, che invece non lo sono affatto4• Si direbbe che lo scrittore passi intenzionalmente da uno a un altro modo di dire , allo scopo di imprimere un dinamismo nuovo all'i­ dea che sta esponendo 5 • ; Spesso parole ed espressioni formate sulla stessa radicale si ripetono n rapida successione 6, lasciando l 'impressione di un procedere pesante e monotono . Tuttavia è facile notare che non si tratta di pigra ripetitivi­ tà, bensì della ricerca di un migliore effetto e dello studio di precisare al meglio i concetti . Quando non ritorna sull'identico vocabolo , l'autore accosta stretta­ mente due o più termini della stessa radicale 7 e si compiace anche di ri­ prendere più e più volte la medesima preposizione 8 • Inoltre, anche quando i termini accostati non derivano da un'unica radice, sono tutta­ via sinonimi, e la sinonimia viene sottolineata col ricorso a una o più

!

·

4 Si veda, per es., in 1,22 il modo con cui Cristo è detto capo della chiesa, e questa il corpo di lui .

5 Cfr. per es.� in 2,1, il binomio 7tapa7ttc.i>�ata/l!�aptiat (di contro al solo xapa7ttro�ata di Co/2, 13), o l'associazione di grazia e salvezza (2,5); il modo con cui l' opera creatrice vien designa­ ta in 2,10.15 e (in 3,9) la fede in Dio creatore è professata con un'espressione che si avvicina alla formula. 6 Cfr. l ,3: eùÀ.oyrrròç... EÙÀ.oyr\oaç... &ÒÀ.oy{�; l ,6: Ti\ç xapttoç. .. ftç txap(tcoo&v; l ,19: tvtpy&tav... èvftp"f1lo&v; l ,2 1: òv6 J.L ato ç... ÒVOfJaçotJtvou; l ,23: 7tÀ.l\profJa. . 7tÀ.TIPOl>tJtvou; 2,4: 6yci1t11 ... fiv 'f1ya7tTIO&v; 4, l : KÀ.i)a&roç... �ç èKÀ.l\91lt&. 7 Cfr. 1,3.6.19-20.21; 2,4.11.19-22; 3,14- 15.19; 4,7-8. 1 1; S,8-9. 13; 6, 13- 14. 18. H Cfr. 1, 12. 14; 2,2.S-6; 3,6.7; 4, 12-13.14.18; 6,12-13.

.

IO

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connessioni geniti vali 9 e con sovrapposizioni che sfiorano la tautolo­ gia •o. Tutto questo insieme di procedimenti appesantisce l' esposizione; ma non è detto che la renda oscura. Il senso delle costruzioni genitivali, per es. , viene facilmente in chiaro se il genitivo si risolve in una proposi­ zione 1 1 . L'impressione di monotonia ripetitiva appare rinforzata anche dal con­ tinuo ricorso all'indefinito nàç (in tutto 48 volte) , per lo più in funzione di attributo 12• Tuttavia proprio l'insistenza su nàç tempera la prima im­ pressione negativa. Se infatti si evita di tradurre sempre e piattamente con «ogni » e si colgono i suggerimenti, spesso offerti dal testo, a variar­ ne la versione, l 'uso frequente di nà.ç contribuisce piuttosto a vivacizza­ re il corso del pensiero . Allo stesso modo , i termini che vengono usati più volte nel corso della stessa frase vanno soggetti a qualche variazione semantica, e non so�o i la pura e semplice riproposizione di un concetto già espresso 1 3 • Certi artifici espressivi , che sulle prime appaiono involuti , non so­ no fine a se stessi, ma sono risorse retoriche volte a richiamare l'at­ tenzione. Là, per es. , dove ci si aspetterebbe di trovare un verbo, que .. sto talvolta cede il passo al sostantivo o a un costrutto nominale corrispondente 14, o anche a una espressione in cui prende un rilievo spe­ ciale una preposizione, che è chiamata a svolgere la funzione di un' inte­ ra frase 15• La ricercatezza espressiva trapela inoltre quando più participi vengo-

9 Cfr. 1 ,5 . 1 1 . 1 9; 2, 1 4; 3,7; 4,23 ; 6, 10.

1° Cfr. 1 ,5 : eùSoKia -roù OeÀftf.la'toç; 1 ,9: f.LUO'tl\ptov toù 9d:t1�atoç; 1 , 14: àppal}eì>v �ç KÀ11Po­ VOtJ.iaç e fnawoç tiiç o6çT(ç; 1 , 1 8: Ò). 36 In questa forma, o in altra equivalente, si legge 32 volte, contro 12 in Rm, 1 0 ciascuna nelle due ai Corinzi, 8 in Gal, 1 5 ·in Col, 20 in Fil; 6 in l Ts, 5 in Fm. 37 1 ,4.9; 3,1 1 ; cfr. OEPKE 1 938, 537-539 [GLNT III, 569-574] . 38 A giudizio di alcuni, invece, in E/ la formula tv Xptotqi avrebbe smarrito del tutto il senso forte che ha in Paolo: non indicherebbe più l'incorporazione a Cristo, ma avrebbe valore puramen­ te strumentale (cfr. ALLEN J.A., 1 958-59, 55.60), quindi meno ancora che genericamente locale, come sostiene BEST 1 955 , 1 -7. Ma SCHNACKENBURG 1977, 8 1 -83 nota giustamente che il puro senso strumentale è riduttivo e che la formula, in tutta la lettera ma specialmente in 1 ,3- 14, designa il campo d'azione di Cristo. V. anche GRUNDMANN, 1 973 , 544 n. 361 [GLNT XV, 1004] . Ad Allen si avv icinano fra gli altri Gnilka 66-69 e Ernst 28 l s . Ma è da tenere presente LINCOLN 1 985 , 142, il quale nota che la differenza di significato passa non tanto tra Ef e le lettere sicuramente autenti­ che, quanto piuttosto fra contesti diversi . V. anche commento a l, l e a l ,4 n. 90.

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giudicano con estrema durezza. Ef invece ha presenti i giudei che sono entrati nella chiesa e - anche sotto la pressione delle circostanze - sot­ tolinea la validità della tradizione che portano con sé e invita gli ex-gentili a ben ponderare di quanto sono debitori nei loro confronti . Il diverso punto di vista spiega in maniera convin.cente la diversità del linguaggio. Ma su questo terreno i confronti sono sfuggenti , da qualunque versante si impostino. Infatti all 'interno dei rispettivi modi di vedere basta una momentanea variazione di prospettiva perché in Rm 1 1 si passi , senza soluzione di continuità, dalla condanna (v . 1 7) a una valutazione che è nello spirito di Ef, e perché quest' ultima unisca strettamente il linguag­ gio della legge e della sua abolizione ad espressioni che non contraddico­ no affatto quanto si legge in Rm 3 , 2 1 ; 1 0,4. La succinta descrizione della depravazione dei gentili in 4, 17... 19, se­ guendo lo schema della lunga pericope di Rm l , 1 8-32, si sviluppa nei due momenti dell' ottenebramento della mente e della condotta dissolu­ ta. Se l' argomento fosse trattato solo in Ef e Rm , si potrebbe parlare di dipendenza . È vero , infatti , che in Rm la situazione dei gentili è pre­ sentata come frutto dell'ira di Dio, e che in Ef assume invece un tono morale (Bouttier 1 968 , 26) ; ma ciò non costituisce una difficoltà. Piut­ tosto si deve dire che le due accuse suddette ricorrono , con molteplici variazioni, nella polemica antiidolatrica largamente diffusa nei LXX e nel giudaismo . Perciò è probabile che Ef 4, 1 7- 1 9, più che al testo paoli­ no , si ispiri a questa tradizione . Esaminando i richiami alla persona di Paolo in Ef si è visto come non sia facile stabilire se singole espressioni siano formulate a imitazione di passi analoghi delle altre lettere. Lo stesso vale a proposito di altri riferi­ menti letterari . Ciò non esclude, tuttavia, che la possibilità di dipenden­ za in qualche caso si faccia concreta . In 2, 1 - 1 O, nella esposizione stilisticamente involuta del passaggio dal­ la condotta peccaminosa di un tempo alla vita attuale, segnata dal batte­ simo, che ha reso i credenti simili al Cristo glorioso (v . 6 e l, 1 5) , trova­ no posto due glosse : «per grazia siete salvi» (v . 5b) , «è per la sua grazia che siete salvi . . E questo non viene da voi . . . Non viene dalle opere . Che qualcuno non avanzi pretese» (vv. 8-9) . Qui Peco del pensiero paolina è facilmente riconoscibile; mancano invece la menzione della legge e il concetto di StKatoOUV11 , che in Paolo sarebbero sicuramente da aspet­ tarsi . Perciò la dipendenza dai passi classici di Rm 3 ,24-25 e Gal 2, 1 6 d a qualcuno è messa i n dubbio ; oppure s i pensa che l' autore abbia pre­ sente il pensiero (non i testi) della dottrina paolina della giustificazio.

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ne 39, e voglia mostrarne la coincidenza con la propria concezione della grazia (Kasemann 1 933; Bornkamm 1 942, 696). Tuttavia non si può esclu­ dere che si abbia un riferimento anche agli scritti paolini, almeno nel mo­ nito «che nessuno . . . meni vanto» . L'uso del verbo KauxaoJ,lat, caratte­ ristico di Paolo, fa pensare a Rm 2, 1 7 , dove rientra nello stesso ordine di pensiero . L' esaltazione di Cristo come è descritta in 1,20-22 rassomiglia da vici­ no a l Cor 1 5 ,25 . 27 . Nella tradizione primitiva la gloria d i Cristo è presentata, in forma del tutto schematica, in stretta connessione con la risurrezione operata da Dio , e nel linguaggio della missione40 l'accento è posto sul fatto me­ desimo . Nelle lettere questa scarna presentazione si arricchisce teologi­ camente con la specificazione del valore soteriologico della risurrezione di Cristo , che risorgendo segna il cammino della nuova vita dei credenti (Rm 6,4; l Cor 6, 1 4), diviene oggetto principe della fede (Rm 1 0,9) e primizia della nostra risurrezione (l Cor 1 5 , 1 2) 41 • In l Cor 1 5 , 25 . 27 e Ef l ,20-22 il concetto teologico è affidato alla so­ lenne scenografia di Cristo che ascende al cielo , e in questa giocano una parte fondamentale due passi del Salterio: « . . . siedi alla mia destra, mentre pongo i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi » (Sal 1 09, l), e «tutto hai posto sotto i suoi piedi » (Sal 8, 7) . Nel N. T. il ricorso più antico ai due salmi si ha in l Cor42, dove essi vengono addotti a breve distanza l 'uno dall 'altro per affermare che la vittoria di Cristo sarà totale. Il Sal 8,7 è citato come secondo proprio per insistere su questa totalità, giacché viene a commento dell 'asserzione che sarà annientata anche la morte, cioè il nemico più irriducibile. Solo dopo la sua disfatta (continua il v. 27) si potrà dire che tutto è stato posto sotto i piedi di Cristo .

39 Luz 1 976, 371 ; il linguaggio battesimale soggiacente (vv. 5-6, cfr. Co/ 2 , 1 2) mostra che gli incisi dei vv. 5b.8.9 sono attinti dalla tradizione, non direttamente da Paolo. Anche per LINDEMANN 1 975, 140s . ; 1979, 1 24, il richiamo è a Co/ 2, 1 2. Partendo dal battesimo, l'autore prende contatto col pensiero paolino enfatizzando il concetto di grazia. Ma una dipendenza anche letteraria appare possibile proprio per il simultaneo riferimento sia al battesimo che alla salvezza per la fede. Il pri­ mo chiama in causa Co/ 2, 12, e lo fa omettendo proprio il termine centrale di 'battesimo'; analoga­ mente, la salvezza per la fede è affermata pensando ai testi paolini, ma senza menzionare né la legge né la giustificazione. Che l'autore si comporti cosi, trova spiegazione sia nella sua consuetudi­ ne di non ripetere alla lettera la fonte a cui attinge, sia nella scarsa importanza di 8tKatoauVTJ in Ef. 40 Cfr. At 3 ,1 . 1 5; 10,26 ecc. : èy&ipco. 41 Oltre a questa novità vi è anche quella, peraltro puramente formale, del ricorso al passivo divino; per es. Rm 6,4 (Cristo t\ytpet'l); l Cor 1 5, 1 6. 1 7 .20, ecc. 42 Probabilmente qui si ha il ricorso più antico in assoluto; cfr. LJNDEMANN 1975, 82-83 .

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I due versetti del Salterio sono fra i «testimonia» più usati nel N. T. 43, ma non lo sono nello stesso modo . Altrove infatti o se ne adduce uno soltanto 44, oppure appaiono così distanziati 45 da non concorrere diret­ tamente a formulare un medesimo pensiero . Solo in l Cor ed Ef com­ paiono entrambi in uno stesso contesto 46 • Anche se il tenore dei rispet­ tivi passi differisce notevolmente 47, l'insieme delle coincidenze autoriz­ za a credere che Ef si ispiri a l Cor48• In 2, 1 8; 3 ,12 l' espressione EXOJlEV titv 7t poaayroy1lv indica la condi­ zione di coloro che in Cristo possono accedere a Dio . Il sostantivo sem­ bra ricercato, a differenza del corrispondente verbo 1tpoaayc.o. Perciò vi è chi pensa che possa essere un'imitazione di Rm 5 , 2, il solo passo in cui ancora si legge49• Occorre tuttavia notare che in Rm 1tpooayc.oyft è detto metaforicamente dell 'accesso alla giustificazione , mentre in Ef assume il senso spaziale di accesso al Padre . È vero che la lettera, quan­ do si rifà a un archetipo, non lo ripete pesantemente, ma vi apporta qual­ che modifica 5°, e che, perciò, non sarebbe da escludere che anche il sen­ so di 7tpoaaywy11 venga volutamente modificato rispetto a Rm. Tutta­ via in E/ l'accesso si caratterizza in senso liturgico , come l'incedere pro­ cessionale di giudei e gentili che, riuniti , si presentano a Dio . Questo , più che da uno spostamento semantico rispetto a Rm , appare suggerito dall'intenzione di trasferire sul sostantivo il valore cultuale di cui 1tpooayro è carico nei LXX5 1 •

43 I l Sal 109, 1 è ricordato ben 1 9 volte (più di qualsiasi altro testo veterotestamentario) e desi­ gna sia la sessione escatologica di Cristo alla destra di Dio (cfr. Mc 1 4,62 par . ; At 7,55-56; Col 3 , 1 -4), sia la condizione attuale del Cristo risuscitato (Mc 1 6, 1 9; At 2,34-36; Rm 8,34; Eb 8 , 1 ) ; la stessa ambivalenza si ha per Sa/8 ,7: glorificazione nel futuro (Eb 1 ,3 . 1 3) e nel presente (l Pt 3,22); cfr. DEL AGUA PÉREZ 1 985, 1 62- 1 63 . 44 l Pt 3 ,22 allude a Sal 8,7; Eb 10, 1 2 a Sal 109, 1 . 45 Cfr. Eb 1 , 1 3 (Sal 1 09, 1 ) e 2,8 (Sal 8,7). In Fil (rispettivamente 2,9 e 3,21) si hanno solo due allusioni . 46 In E/ il v. 22 si richiama formalmente a Sa/8,7, nel v. 23 si ha un'allusione a Sa/ 109, 1 , resa chiara anche dal contesto. 47 l Cor parla deli'esaltazione escatologica, E/ della gloria attuale; inoltre l Cor mette in evi­ denza i nemici sconfitti , cosa che in E/ risulta a dir poco sfumata. 48 Oltre a quelle segnalate, va notato anche che sia in l Cor che in Ef i due passi del Salterio sono leggermente distanziati e incorniciano l'intero corso del pensiero. 49 Conzelmann. LINDEMANN 1 975 , 229 non era d'accordo; ma nel commento alla lettera (1985 , 1 25) ha cambiato opinione. 50 Come, secondo LINDEMANN 1 975, 1 26, avverrebbe in 5 ,23, che si rifà a l Cor 1 1 ,3 correggen­ dolo in senso escatologico. SI Cfr. ScHMIDT 1 933, 1 33-1 34; nei LXX e in l Pt 3 , 1 8, il solo passo del N. T. in cui ha valore sacro.

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In l , 7 l'espressione «abbiamo la redenzione mediante il suo sangue» richiama Rm 3 ,25 (Dio ci ha proposto Cristo «quale propiziatorio me­ diante il suo sangue») . Ma non si può parlare di imitazione. I due passi non sono che altrettante variazioni sul tema del sangue di Cristo . Il suo valore salvi fico è affermato in tutti gli strati del N. T., o con il semplice costrutto aiJ.La t ou X ptatoù e altri simili 52, oppure con la specificazio­ ne dell'effetto che esso ottiene 53 • Lo studio dei rapporti che corrono tra Ef e le lettere sicuramente au­ tentiche mostra che Ef si innesta concretamente nel solco tracciato da Paolo . Quando perciò chiama in causa la persona dell'Apostolo non com­ mette un abuso, ma è mossa dalla consapevolezza che quanto viene espo­ nendo sta in continuità con il suo pensiero e la sua opera. Nessun dubbio che Ef è un testimone di spicco del paolinismo (Penna 1 986, 422-425) . Il suo metodico innesto sul solco paolino è uno degli ar­ gomenti invocati a favore dell'esistenza di una 'scuola paolina' , che avreb­ be gestito metodicamente l'eredità spirituale dell'Apostolo 54, considera­ ta ormai come parte costitutiva della tradizione e come punto di parten­ za per svilupparne il pensiero , in vista anche di nuove problematiche ec­ clesiali (Mitton 268s . ) . Sul paolinismo d i Ef non occorrerebbe insistere, se l'indubbio acco­ stamento a Paolo non fosse attraversato - come abbiamo visto - da sistematiche differenziazioni , che danno come risultato un quadro ricco di chiaroscuri . Ma ciò non deve sorprendere; anzi appare ovvio, solo che si pensi che quelli che vengono a contatto sono due mondi di pensiero in movimento . Lo è Paolo , nel senso che le sue enunciazioni dottrinali non costituiscono un sistema di pensiero rigidamente organizzato intor­ no a un principio, dal quale si deduce dialetticamente una serie di conse-

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l Cor 10, 1 6; 1 1 ,27 ; l Pt 1 ,2; Ap 7 , 1 4; 1 2, 1 1 . La giustificazione (Rm 5 ,9), la purificazione ( l Pt l ,2), la pace (Co/ l ,20). Le specificazioni sono altrettante immagini che esplicitano la forza salvifica del sangue di Cristo. Nel N. T. nessuna ha preso ancora il sopravvento sulle altre. Perciò le rare coincidenze che si notano non sono dovute ad influenza di una formulazione sull'altra, ma sono soltanto il segno che si è ancora alla ricerca del modo migliore di esprimere la fede nell'efficacia del sangue di Cristo; cfr. BEHM 1933, 1 74 (GLNT I 469-470). 54 LINDEMANN 1 979, 36-38. V. in SCHENKE 1 974-75 , 506-509le ipotesi avanzate circa la 'scuola paolina' quale centro propulsore di questo fenomeno e quale responsabile della raccolta del corpus paolino. La scuola seguirebbe due direttrici: una, rappresentata da Col (nel caso che sia pseudepi­ arafica) , passando attraverso Ej, sfocerebbe nello .gnosticismo cristiano del sec. II; l'altra, passan­ do per le Pastorali, farebbe presagire il sorgere dell'ortodossia cattolica: cfr. anche MoRGAN 1 982, 327. 53

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·Introduzione generale

guenze obbligate 55 • Altrettanto mobile è l(l situazione di Ef, che impri­ me un'accelerazione al mondo spirituale di Paolo esplicitandone il dina­ mismo interno 56 • La situazione che si determina è comprensibilmente fluida. Riconoscere le novità intervenute è, tutto sommato , facile; non lo è invece darne una spiegazione convincente 57• Come Ef prenda spunto da Paolo, ma poi si muova in maniera pro­ pria e originale , si vede in 2,5-6, dove si parla della nostra associazione a Cristo in maniera che ricalca Rm 6,6-8 , cioè con una serie di termini composti con auv-. Ma Rm insiste sulla assimilazione nella morte (vv. ·4 . 5 . 6) , e a quella (escatologica? ) nella vita riserva solo un fugace accen­ no (v. 5); Ef invece sottolinea l'assimilazione nella vita e nella gloria. Lo spostamento d'accento è coerente col pensiero dominante della lette­ ra, che è quello della esaltazione di Cristo ( 1 , 1 9-23) e dei fedeli . Ma an­ che il tema della croce (2 , 1 6) e del sangue di Cristo (l, 7; 2 , 1 3) vi è posto in evidenza, e non farebbe meraviglia che la nostra assimilazione a Cri­ sto fosse puntualizzata, come già in Rm , sul momento della morte . In­ vece E/usa lo stesso mezzo espressivo di Rm per dire qualcosa di nuovo . Uno slittamento analogo si nota a proposito dei carismi . In l Cor 1 2,7-1 1 ; 28-30 e Rm 1 2,6-8 essi appaiono nella cornice del culto; invece i pochi menzionati in Ef 4, 1 1 si rapportano direttamente alla vita della chiesa in generale. La mancanza del termine 'carisma' nella nostra lette­ ra potrebbe far credere che quelli menzionati siano da considerare alla stregua dei ministeri, e quindi si differenzino da quelli degli altri elenchi . Ma questa non può essere la spiegazione. Anzitutto, perché nulla auto­ rizza ad anticipare di qualche decennio la scomparsa dei carismi ; in se-

55 Si veda, per es . , la polemica intorno alla centralità, o meno, della legge, per la quale vale an­ cor oggi il giudizio espresso da WREDE (1982, 67) nel l 904: è impensabile che una dottrina, la qua­ le viene toccata solo in alcune lettere, sia centrale. 56 La continuità con Paolo dev'essere affermata, e non si può sottoscrivere il giudizio di chi, come A. Schweitzer ( 1 91 1 , 1 93), afferma che le generazioni succedute a Paolo non si sono ispirate a lui, ma «dall'evolversi delle circostanze sono state portate su binari del tutto diversi». V. anche WREDE 1 982, 91 . S? LINDEMANN 1975 , 1 28- 1 29 segnala il rilievo dato ai concetti di 7tl