L'edilizia abitativa nel mondo classico. Dalla fine del II millennio a. C. alla tarda antichità 8843088238, 9788843088232

L'edilizia privata antica, di cui la casa costituisce l'espressione più significativa, è stata per molto tempo

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L'edilizia abitativa nel mondo classico. Dalla fine del II millennio a. C. alla tarda antichità
 8843088238, 9788843088232

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STUDI SUPERIORI/ 112.1 ARCHEOLOGIA

I lettori che desiderano informazioni sui volumi pubblicati dalla casa editrice possono rivolgersi direttamente a: Carocci editore Corso Vittorio Emanuele II, 2.2.9 00186 Roma telefono o6 42. 8 1 84 17 fax o6 42. 74 79 3 1 Siamo su:

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Maria Stella Busana

L'edilizia abitativa nel mondo classico Dalla fine del II millennio a.C. alla tarda antichità

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Carocci editore

1' edizione, marzo 2.018 ©copyright 2.018 by Carocci editore S.p.A., Roma Realizzazione editoriale: Omnibook, Bari Impaginazione: Luca Paternoster, Urbino Finito di stampare nel marzo 2.018 da Grafiche VD srl, Città di Castello ( PG)

ISBN 978-88-430-882.3-2. Riproduzione vietata ai sensi di legge (art. 171 della legge 22 aprile 1941, n. 633) Senza regolare autorizzazione, è vietato riprodurre questo volume anche parzialmente e con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche per uso interno o didattico.

Indice

I. I. I.

Introduzione

Il

Alla vigilia della civiltà urbana ( xi-V I I I secolo a.C.)

15

Gli antefatti

15

1.1.1. Il mondo miceneo l 1.1.2. Italia e isole

1.2..

Il mondo greco

2.2.

1.2.1. Il quadro sociopolitico l 1.2.2. La diffusione della pianta cur­ vilinea l 1.2.3. Macedonia e Creta: tra conservatorismo, adattamen­ to e innovazione l 1.2.4. Il ritorno della casa a pianta rettilinea l 1.2.5. Occidente greco

1.3·

Il mondo italico e le isole 1.3.1. Il quadro sociopolitico l 1.3.2. Italia meridionale e insulare l 1.3-3- Italia centrale tirrenica l 1.3.4- Italia settentrionale

2..

2..1.

L'affermazione della civiltà urbana (metà V I I I -VI seco­ lo a.C.)

53

Il mondo greco e coloniale

53

2.1.1. Il quadro sociopolitico l 2.1.2. Le abitazioni l 2.1.3. I palazzi dei tiranni

2..2..

Il mondo italico 2.2.1. Il quadro sociopolitico l 2.2.2. Italia centrale tirrenica l 2.2.3. Italia settentrionale l 2.2..4. Italia meridionale

Le case arcaiche fenicie e puniche

107

L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO 3·

Dall 'età classica al primo ellenismo (v-Iv secolo a.C.)

III

3.I.

Il mondo greco e coloniale

III

3.1.1. Il quadro sociopolitico l 3.1.2. L'edilizia urbana l 3·1.3. L'edi­ lizia rurale

Il mondo italico

I35

3.2.1. Il quadro sociopolitico l 3.2.2. Italia centrale tirrenica ed Etru­ ria padana l 3.2.3. Italia settentrionale l 3.2.4. Italia meridionale



L'età ellenistica (33 I-3 I a.C.)

I47

Il mondo greco

I47

4.1.1. Il quadro sociopolitico l 4.1.2. Le residenze regali l 4·1.3. Le abitazioni

Il mondo italico e provinciale

I7 2

4.2.1. Il quadro sociopolitico l 4-2.2. Italia centrale tirrenica l 4.2.3. Italia meridionale l 4.2.4. Italia settentrionale l 4.2.5. Pro­ vince occidentali

4 ·3 ·

Architettura domestica punica

229



La prima e media età imperiale (31 a.C.-m secolo d.C.)

233

5· r. 5.2.

Il quadro sociopolitico Le residenze imperiali

233 234

5.2.1. La sede ufficiale a Roma da Augusto ai Severi l 5.2.2. Le ville

5·3 ·

Le abitazioni

261

5·3·1. Italia centrale e meridionale l 5.3.2. Italia settentrionale l 5·3·3· Province occidentali l 5·3+ Grecia e province orientali

6.

L'età tardoantica ( IV-VI secolo d.C.)

317

6. I . 6.2. 6+

Il quadro sociopolitico Le residenze imperiali L'edilizia urbana

317 3I8 327

INDICE

6+ 6.s.

Le ville Eredità dell 'architettura aulica antica: le residenze di Teodorico

Bibliografia Indice dei luoghi

349

Introduzione

Nel libro I del trattato L 'architettura Vitruvio ci offre alcuni elementi fon­ damentali per valutare e comprendere i principi ispiratori delle abitazioni romane, sintetizzabili nell'espressione « occorre saper destinare a ciascu­ no il tipo di abitazione che meglio risponda ai suoi bisogni» ( I, 2, 9). Le sue parole rivelano lo stretto e consapevole legame esistente tra l'assetto planimetrico-architettonico della casa (urbana e rurale ) e il tipo politico­ sociale-economico del proprietario o dell'abitante, su cui Vitruvio ritorna in modo più dettagliato nel capitolo relativo all'edilizia privata ( vi, s, 2) . Tale considerazione vitruviana, sottoposta a vaglio critico attraver­ so il confronto con i dati archeologici, sta alla base dell ' impostazione generale del volume, che intende esaminare l'abitazione nel mondo classico, in particolare greco e romano, attraverso la lente dell 'assetto planimetrico-architettonico, tenendo presente il contesto geografico, socioeconomico, culturale e tecnologico; invero, sono dedicati solo cenni essenziali a tecniche e materiali costruttivi e agli apparati deco­ rativi, ma di tali aspetti si è cercato sempre di tenere conto nell'analisi e nell ' interpretazione dei contesti. Un'ormai consolidata tradizione di studi sull 'edilizia privata fornisce i presupposti teorici, sempre sorte­ si al discorso, utili a evitare classificazioni arbitrarie : da una parte, il riferimento alla "tipologia" intesa come "idea concettuale': non come rigido schema; dall 'altra, la costante valutazione del contesto. La tipo­ logia continua a essere uno strumento valido se si prendono in conside­ razione da un lato gli elementi planimetrici semanticamente rilevanti, dall 'altro l'uso e il contesto degli edifici. La trattazione adotta una prospettiva diacronica, che è stata articola­ ta in sei macra-fasi, corrispondenti ai sei capitoli che formano il volume, volgendo lo sguardo alle diverse aree del Mediterraneo. Prende avvio dal tramonto della civiltà micenea a est e degli abitati dell 'età del Bronzo Re­ cente a ovest, analizzando il periodo di grandi cambiamenti che portò 11

L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO

all'affermazione della civiltà urbana nel bacino del Mediterraneo (XII/XI­ IX secolo a.C.). Viene quindi affrontato il periodo arcaico, durante il quale il fenomeno urbano coinvolse quasi simultaneamente, nel corso dell'viii secolo a.C., il mondo greco, fenicio, latino, etrusco, veneto, anche se con forme e modalità diverse, raggiungendo soluzioni più o meno compiute nel VI secolo a.C. Da questo momento la trattazione segue lo sviluppo dell'abitazione durante l'epoca classica (v-IV secolo a.C.), ellenistica (fine IV-I secolo a.C.), imperiale (I-III secolo d.C.) e infine tardoantica (IV-VI secolo d.C.), cercando di sottolineare tratti comuni e differenze, conti­ nuità, innovazioni e contaminazioni. Se nei primi quattro capitoli, cioè fino all'ellenismo, si affronta prima il mondo greco e poi quello italico in considerazione del ruolo trainante assunto dalla cultura architettonica el­ lenica - anche per il contatto con le civiltà del Vicino Oriente -, nel CAP. s la prospettiva viene ribaltata per il ruolo dominante assunto da Roma, che gradualmente estende la sua influenza; infine, nel CAP. 6 il discorso è condotto su un piano generale, considerando il carattere "universale" assunto dal linguaggio architettonico, pur declinato in forme diverse per monumentalità o peculiarità locali. Per ogni macra-fase si è voluto inse­ rire una breve nota introduttiva che sintetizza gli aspetti sociopolitici più rilevanti che caratterizzano il comprensorio greco e quello italico. Dal passo di Vitruvio deriva anche la scelta di esaminare, nelle va­ rie epoche e nei diversi territori, prima le testimonianze relative all 'e­ dilizia privata di prestigio, a partire da quella di carattere "regale", e poi quelle proprie dell 'edilizia comune, passando dai contesti urbani a quelli extraurbani. Tale articolazione consente di cogliere alcuni aspet­ ti generali: ad esempio, il ruolo di modello del Vicino Oriente, culla delle civiltà palaziali, nell 'elaborazione dell'architettura residenziale di potere, o la volontà di emulazione del ceto medio nei confronti dei modelli di prestigio. Quest 'ultimo fenomeno rende ben più difficolto­ sa e incerta l' identificazione dello status sociale dei proprietari rispetto a quanto potrebbero suggerire le parole di Vitruvio. La trattazione procede delineando le caratteristiche generali dell 'e­ dilizia privata in un determinato contesto (storico, geografico, cultura­ le, sociopolitico) e descrivendo - nel testo o nei riquadri di approfon­ dimento -, le testimonianze più rappresentative e meglio indagate, in quanto assumano un valore paradigmatico; non mancano riferimenti a contesti che presentano differenze e varianti, i quali consentono di cogliere la ricchezza delle soluzioni adottate in concreto, tipica delle realizzazioni di ambito privato, che non costituiscono espressioni se12

INTRODUZIONE

riali. Un ricco corredo di immagini, tra cui un'ampia selezione di rico­ struzioni, accompagna il testo, con l 'obiettivo di illustrare nel modo più chiaro ed efficace casi emblematici e varianti significative. Il CAP. I illustra come agli inizi del I millennio a.C. nel versante greco si diffonda la casa isolata a pianta curvilinea - circolare, ovale o absidata, quest 'ultima associata a soluzioni residenziali di prestigio -, realizzata con materiali e tecniche tradizionali di carattere prevalen­ temente deperibile ; in alcune aree marginali prevalgono altri modelli a seguito dell ' isolamento e dell'adattamento ambientale. Nello stes­ so arco cronologico in Italia e nelle isole le abitazioni presentano una maggiore varietà, talora riscontrabile nell 'ambito di uno stesso insedia­ mento, legata alle strutture organizzative e alle tradizioni edilizie pre­ cedenti. Nel corso dell 'viii secolo a.C. si verifica su entrambi i versanti orientale e occidentale un deciso cambiamento e gradualmente si af­ ferma la planimetria rettilinea sulla spinta di molteplici fattori: tecnici, demografici, socioeconomici, ideologici. Il CAP. 2, dedicato alla fase cruciale di formazione della civiltà ur­ bana in Occidente, segue il processo di sviluppo della casa, che si lega a due principali esigenze : la definizione più netta dei limiti della pro­ prietà e l'articolazione più chiara delle funzioni. Tale processo, avviato nell 'viii secolo, giungerà a soluzioni organiche solo alla fine del VI se­ colo a.C. (casa a sviluppo lineare, casa pastas/prostas, casa a corte, casa ad atrio) comportando una rivoluzione anche nella tecnica costruttiva legata all ' impiego di materiali durevoli. Parallelamente si avvia il con­ trollo dei territori con la costruzione di strutture abitative e produttive stabili. Nell 'elaborazione dei modelli un ruolo determinante assumono i diversi sistemi politico-sociali e ideologici, che riprendono elementi semanticamente significativi da esperienze del Vicino Oriente. Il CAP. 3 è dedicato all 'epoca classica, fase in cui trovano espressione definita le diverse identità culturali e l'edilizia privata porta a compi­ mento le novità elaborate in epoca arcaica, conferendo loro un assetto organico e ben strutturato. Un aspetto rilevante è l'adozione di model­ li più articolati e tecniche più durevoli anche nei territori prima rimasti estranei a tale sviluppo architettonico. Nel CAP. 4 si affronta una fase, quella dell'ellenismo, caratterizzata da grandi cambiamenti politici e sociali, che portano a un ulteriore sviluppo dei modelli abitativi, come la casa a peristilio o quella ad atrio e peristilio, acquisendo una ricchezza architettonica e decorativa prima estranea all 'edilizia privata. In questo processo si verificano fenome13

L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO

ni di contaminazione delle tradizioni architettoniche proprie dei due versanti del Mediterraneo con il riconoscimento del ruolo "universale" del linguaggio formale greco. Con il CAP. s si entra nella fase di piena affermazione di Roma ed espansione del suo controllo sul Mediterraneo e sui territori interni, con la conseguente diffusione della cultura edilizia ellenistico-romana. I modelli di prestigio vengono forniti in questa fase dalle residenze imperiali, realizzate a Roma e in altre aree dell ' impero, che fondono elementi dell'architettura ellenistica di potere con le innovazioni tec­ niche romane (opus caementicium, sistemi di riscaldamento, controllo dell 'acqua grazie agli acquedotti) , oltre che decorative. Il CAP. 6 illustra infine il linguaggio architettonico dell 'edilizia pri­ vata elaborato nella tarda antichità, che seleziona elementi già presenti nei secoli precedenti, codificando specifici caratteri planimetrici, com­ positivi e decorativi, che saranno "universalmente" riconosciuti fino alla disgregazione dell ' impero. Tuttavia, come il modello della casa urbana a peristilio sopravviverà nelle residenze bizantine e negli episcopia, così il modello della villa a peristilio sarà ereditato dalle architetture dei mona­ steri, superando i confini dell 'antichità e giungendo ai giorni nostri. L'estensione cronologica e geografica affrontata, se necessariamente obbliga a una drastica selezione di temi ed esempi, di contro consente di delineare un quadro di sintesi, evidenziando i grandi fenomeni culturali e facendo emergere affinità e differenze, continuità e trasformazioni. Neli' assumermi la responsabilità degli errori eventualmente presenti, desi­ dero ringraziare coloro che hanno letto in tutto o in parte il testo, dando­ mi sempre preziosi suggerimenti: Patrizia Basso, Jacopo Bo netto, Andrea Bologna, Alexandra Chavarria, Michele Cupitò, Claudia Forin, Francesca Ghedini, Stefania Mattioli Pesavento, Victor Revilla Calvo, Monica Sal­ vadori. Un ringraziamento particolare devo a Daniele Manacorda, che mi ha spinto ad affrontare questo studio ampio e impegnativo, seguendone la stesura; al di là del risultato, è stato per me un' importante occasione di crescita nella ricerca e nella didattica. Sono riconoscente a Leonardo Bernardi per l'attento controllo redazionale e per la realizzazione dell'In­ dice dei luoghi e a Matteo Annibaletto per la cura dell'apparato grafico. Sono grata infine alla casa editrice Carocci che ha creduto nel mio lavoro e con pazienza mi ha sostenuta in questi anni. Padova, 3I dicembre 20I7

14

I

Alla vigilia della civiltà urbana (xi-VIII secolo a.C.)

I. I

Gli antefatti 1 . 1 . 1 . IL M O N D O M I C EN E O

Verso la metà del I I millennio a.C. la penisola greca e le isole vedono la definitiva affermazione degli Achei, noti anche come Micenei, popolo di origine indoeuropea giunto dal Nord qualche secolo prima. Erano organizzati in comunità agricolo-pastorali autonome che controllava­ no estesi territori ed erano rette da un potere centralizzato, come i vici­ ni imperi di Persia, Siria ed Egitto. L'architettura palaziale costituì una delle manifestazioni più rilevanti. Le residenze regali (Micene, Pilo, Tirinto) , estese tra 1.700 e 4.ooo mq, sorgevano in posizione rilevata, difese da possenti fortificazioni con addossate le casematte ( F I G . 1.1); il palazzo vero e proprio, realizzato in tecnica lapidea monumentale, si articolava in una successione assiale di cortile (talora raddoppiato), vestibolo (talora raddoppiato), sala principale rettangolare allungata (megaron) con focolare al centro ( inquadrato da quattro colonne fun­ zionali a creare un'apertura sul tetto per la fuoriuscita del fumo) , infine vano-deposito per i beni più preziosi; attorno a questo nucleo, che ave­ va funzioni di rappresentanza, si disponevano numerosi ambienti di carattere residenziale, utilitario (magazzini), amministrativo (archivi) , artigianale e cultuale (Darcque, wos). Gli studi più recenti hanno circoscritto l' influenza del modello pa­ laziale agli edifici legati per natura e funzione al centro del potere (ad esempio, la Casa della Sfinge o la Casa del Mercante d' Olio a Micene), sottolineando anche la p re esistenza in ambito egeo di abitazioni con pla­ nimetrie complesse (ibid. ) . La coeva edilizia privata mostra invece carat15

16

1.1

Fonte: Darcque (20os).

sud-ovest

Pilo (Peloponneso, Grecia) , planimetria del palazzo miceneo

FIGURA

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Fonte: Darcque (2oos).

teri poco monumentali, con impianti di estensione e planimetria molto varie : da un unico ambiente a pianta rettangolare o curvilinea, attestato sin dal Neolitico (Higg, Konsola, 1986), a pochi ambienti su base retti­ linea posti in asse, fino a planimetrie più articolate. Un contesto esem­ plificativo sono le case del quartiere di Panaghfa a Micene (FIG. 1.2), una delle quali mostra in scala ridotta la sequenza assiale corrile-vestibolo­ megaron-deposito (Casa I) (Mylonas Shear, 1987; Hellmann, 2010 ) . 17

L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO 1 . 1 . 2 . I TALIA E I S OL E

Sul versante occ identale, in Italia e nelle isole, esisteva invece un' articolata rete di villaggi che, pur lontani dagli esiti monumen­ tali dell 'are a orientale, presentavano livelli di sviluppo notevoli nell 'organizzazione sociale, economica e insediativa. Le abitazioni mostrano un 'estesa gamma di soluzioni, legate anche qui a tradizio­ ni risalenti al Neolitico, che appaiono solo tendenzialmente pecuFIGURA 1.3 Italia meridionale e isole, esempi di abitazioni a pianta curvilinea. Circolare : a ) Branco Grande ; b) Thapsos; d) Porto Perone. Ovale: c) Manfria; e) Pantelleria. Ferro di cavallo:./) Broglio di Trebisacce; g) Porto Perone

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g) Fonte: Peroni (1994).

18

I.

ALLA VIGILIA DELLA CIVILTÀ URBANA ( XI-VIII SECOLO A.C. )

FIGURA 1.4 Italia centrale, meridionale e isole, esempi di edifici di prestigio. Pianta rettilinea: a ) Thapsos; b) Pantalica; c) Scoglio del Tonno. Pianta curvilinea : d) Barumini

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Fonte: Peroni (1994).

liari di certe aree e di certi periodi (Peroni, 1 9 94 ) . La planimetria curvilinea (circolare, ovale/ ellittica, a ferro di cavallo) è quella più diffusa, sia per la facilità di realizzazione e la maggior resa statica, sia per motivi termici ( F I G . 1.3 ) . Nel corso dei secoli XIV-XI I I a.C. nei villaggi si riscontrano ristrutturazioni in chiave più monumen­ tale e l ' introduzione di nuove tipologie a pianta complessa, con la presenza di uno o due costruzioni maggiori, interpretate come re­ sidenza del gruppo familiare elitario e/o edificio con destinazione comunitaria (magazzino o luogo di culto) ; tali costruzioni vengono realizzate su base rettangolare, come a Pantalica (S iracusa) (Berna­ bò Brea, 1 9 9 0 ) e Thapsos (S iracusa) (Voza, 1 9 8 0 ) o a Scoglio del Tonno (Taranto) (Quagliati, 1 9 0 0 ) , oppure conse rvano la pianta tradizionale a base curvilinea, come a Broglio di Trebisacce (Co­ senza) (Peroni, Trucco, 1 9 94; Moffa, 2002. ) , Lipari-Acropoli (Mes­ sina) (Bernabò Brea, Cavalier, 1 9 8 0 ) o nel nuraghe di Barumini (Medio Campidano) (Santoni, 2 0 0 1 ; Paglietti, 2012.; F I G . 1.4 ) . La pianta rettangolare si ritrova anche in alcuni grandi edifici dell ' Ita19

L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO FIGURA 1.5 Luni sul Mignone (Viterbo), ricostruzione del grande edificio allungato ( xii-XI secolo a.C.)

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Fonte: Hellstrom (wm, disegno di B.-M. Arne-Hdlstrom).

lia centrale (Luni sul Mignone-Viterbo e Monte Rovello Allumie­ re-Roma) frequentati dal Bronzo Medio al Bronzo Finale ( xvii-XI secolo a.C .), accomunati da uno sviluppo allungato e da un pro­ fondo interro, interpretati come residenze di diversi nuclei fami­ liari appartenenti a uno stesso gruppo elitario ( Ostenberg, 1 9 6 7 ; Hellstrom, 200 1 ; F I G . r . s ) . L a pianta rettilinea risulta la più diffu­ sa in Italia settentrionale, connotando gli insediamenti pianificati in modo razionale, come i siti terramaricoli, ad esempio Povigl io (Reggio Emilia) (Bernabò Brea, Mutti, 1 9 94), e quelli palafitticoli, ad esempio Fiavè- Carera (Trento) (Perini, 1 9 84- 94; Aspes, Fasani, Marzatico, 1 9 9 5 ; F I G . r.6 ) . I profondi cambiamenti che nel XII secolo interessarono tutto il bacino del Mediterraneo (spostamenti di popoli, coalizioni belliche, nuove tattiche militari, nuovi armamenti, crisi ambientali e di iper­ sfruttamento del territorio) determinarono il crollo di alcuni sistemi di popolamento (a est, i regni m ice nei e molti centri del Vicino Oriente ; a 20

ALLA VIGILIA DELLA CIVILTÀ URBANA ( XI-Vlll SECOLO A.C. )

I.

FIGURA 1.6 Fiavè-Carera (Trento), planimetria dell'abitato palafitticolo e sezione della strut­ tura portante di alcune capanne (xxv-xn secolo a.C .)

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Fonte: Peroni ( 1994).

ovest, le terramare) e rilevanti trasformazioni di altri. Molti siti furono abbandonati e si formarono alcuni grandi insediamenti in posizioni strategiche che avviarono un'organizzazione in senso protourbano (Pacciarelli, 2 0 0 1 ) . 21

L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO 1.2 Il mondo greco I.2.I. IL QUADRO S O C I O P O L I T I C O

Al di là delle differenze formali e dimensionali, le comunità greche formatesi dopo il crollo de i regni micenei sono accomunate dall ' as­ senza di un'amministrazione centralizzata, sostituita da una nuova organizzazione sociale ed economica. La comunità (demos) è artico­ lata in unità parentelari, residenziali ed economiche (oikoi) , dove la famiglia comprende fino a tre generazioni, oltre ai servi e ai membri adottati; tali unità parentelari sono riunite in più ampie associa­ zioni legate da vincoli di sangue reali o presunti (genos e Jratrfa). Ai vertici si trova un re (basileus) , termine che nei poemi omerici indica una figura emergente con funzioni di capo politico e mili­ tare, probabilmente preposto anche alla gestione del sacro, non è chiaro se designato su base ereditaria, di merito o mista (chiefdom) . La competizione e il controllo reciproco dei gruppi gentilizi, pro­ prietari della terra, e lo sviluppo della classe media porteranno gra­ dualmente all 'affermarsi di una gestione collettiva del potere e alla sua laicizzazione, espressa dalla civiltà delle poleis (metà V I I I secolo a.C.) (Donlan, I 9 9 9 ) . 1 . 2 . 2 . L A D I F F U S I ONE DELLA PI ANTA CURVI LINEA

Durante questi secoli i livelli più elevati della società concentrano i loro sforzi nell 'elaborazione della tipologia abitativa. È nella casa, in­ fatti, che si raccolgono le diverse funzioni della famiglia o del gruppo familiare, compresi i rituali collettivi (riunioni, banchetti) e le manife­ stazioni del culto, recuperando una qualche continuità con il mondo miceneo; di qui la necessità di tentare di comprendere le modalità di utilizzo di spazi e ambienti al di là delle diverse scelte planimetriche (Luce, 2 0 0 2 ) . I dati a disposizione indicano che la pianta curvilinea torna a essere la forma dominante dell 'edilizia abitativa a tutti i livelli so­ ciali: una soluzione che, come detto, garantiva maggior solidità e facilità di realizzazione, considerato il prevalente utilizzo di mate­ riale deperibile, oltre che un ottimale isolamento termico (Mazara­ kis Ainian, 1 9 9 7 ) . La tipologia è documentata anche nei modellini 22

I.

FIGURA

ALLA VIGILIA DELLA CIVILTÀ URBANA ( XI-Vlll SECOLO A.C. )

I.7

Perachora (Attica, Grecia), disegno e pianta del modello fittile dal santuario di Héra Akrdia

Fonte: Schatcner (1990).

votivi in terracotta di età geometrica o arcaica, a forma absidata e portico antistante oppure ovale (esempi da ltaca, Samo, Peracho­ ra) (Schattner, 1 9 9 0 ; F I G . 1.7 ) . Nell 'apparente continuità di modelli tradizionali, siamo di fronte a un sostanziale cambiamento: mentre in epoca micenea la casa a pianta curvilinea si riscontra nelle fasce marginali, dal punto di vista geografico o sociale, dal XII secolo e fino ali 'v m secolo essa costituisce la tipologia dominante a tutti i livelli, anche i più elevati. In termini generali, la residenza di prestigio (anaktoron) predi­ lige la pianta absidata, adottata anche per edifici a carattere collet23

L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO FIGURA 1.8 Grecia e isole, distribuzione delle dimore regali (anaktora) della prima età del Ferro (xi-VII secolo a.C .)



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Fonte: Mazarakis Ainian (1997).

tivo profan i ( luoghi di riunione e sale da banchetto ) e sacri ( i più antichi templi greci ) , come indica l'ampia diffusione delle attesta­ zioni ( F I G G . r.8 e 1.9 ) . Al di là delle differenze dimensionali e di articolazione, in queste abitazioni si riconosce una scansione omo­ genea dello spazio, che secondo alcuni studiosi richiama l 'edilizia di prestigio micenea: una stanza principale rettangolare con funzione di soggiorno/rappresentanza, preceduta da un vestibolo e/o da un portico e seguita da un'area absidata sul fondo destinata ai coniugi (thalamos) ; la riserva di derrate risulta immagazzinata in fosse-silos 24

I.

ALLA VIGILIA DELLA CIVILTÀ URBANA ( XI-VIII SECOLO A.C. )

FIGURA 1.9 Grecia e isole, planimetrie delle dimore regali della prima età del Ferro ( xi-VII secolo a.C.)

1.1hcss:tlonikc. Toumba(Phasc �9)

14. Lathouri:z: a (Building I-IV ) 15. Luhouriza (BuildingXVIII)



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6. Kam.nas (Layc=r 10 )

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Fonte: Mazarakis Ainian (1997).

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Fonte: Filippi (2010).



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Roma, Santuario di Vesta, planimetria generale con la Domus Regia e la Capanna delle Vestali (seconda metà VIII secolo a.C.); nel riquadro, la prima fase della Domus Regia (metà VIII secolo a.C.)

FIGURA 1.2.5

I.

ALLA VIGILIA DELLA CIVILTÀ URBANA ( XI-Vlll SECOLO A.C. )

FIGURA 1.26

Tarquinia (Viterbo) , Area Alfa ed Edificio Beta: a ) Fase 3 (metà VII secolo a.C.): b) Fase 4 (fine VII-inizi VI secolo a.C.)

a)

Fonte: Bonghi Jovino, Chiaramonte Treré ( 1997 ).

presso il Foro Romano, hanno invece rivelato parziali ma chiare tracce di due "cap anne" datate attorno alla metà dell 'viii secolo, con caratteristiche molto simili: una pianta rettangolare con ango­ li smussati, una superficie di 40 e s o mq, una tecnica costruttiva di tipo tradizionale in legno e argilla ; l 'aspetto più rilevante è che in entrambe le strutture l' ingresso si apriva sul lato maggiore e una 47

L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO FIGURA 1.27 Acquarossa (Viterbo) , Casa D del Settore K (prima metà VII secolo a.C.)

Fonte: Rystedt (>ooJ).

di esse presentava sulla fronte una tettoia e un ampio recinto anti­ stante ( I 2 x 4/8 m) (Filippi, 2004a; 2004b ; 2005; 2oo 8 ; Arvanitis, Romana Paolillo, Turchetta, 2010; F I G . 1.25). Il confronto tra i dati archeologici (collocazione topografica, contesti, cronologia, lunga preservazione riservata alle strutture del Palatino) e le fonti mitosto­ riche hanno indotto gli studiosi a ritenere che le capanne del Palati­ no fossero legate, almeno nella credenza degli antichi, a Romolo, il mitico fondatore di Roma, mentre quelle alle pendici settentrionali del colle vadano interpretate come edificio destinato prima a fun­ zioni rituali di carattere augurale del rex e poi a residenza del rex (Domus Regia) (l 'edificio con portico e cortile antistante) e come casa delle Vestali, le vergini sacerdotesse di Vesta, strutture attribuite 48

I.

ALLA VIGILIA DELLA CIVILTÀ URBANA ( XI-VIII SECOLO A.C. )

RIQUADRO

!.I

La casa dell 'aldilà: urne a capanna e tombe a camera I dati offerti dai resti di abitazioni vanno integrati con quelli desumibili dalle urne cinerarie dette "a capannà' in uso nel Villanoviano in ambito etrusco e laziale (x-vm secolo), con sporadici precedenti nel Bronzo Finale, espressio­ ne di un risarcimento della casa perdura dal defunto. Per quanto il campio­ ne sia limitato per condurre statistiche (ca. 200 esemplari) , sono comunque interessanti le indicazioni fornite : un' intensa e ampia diffusione in tutto il territorio delle case a pianta circolare (predominanti nel Lazio) e ovale/ellit­ tica (predominanti nell' Etruria meridionale) , una presenza meno numerosa e concentrata nell' Etruria meridionale e nel Lazio delle abitazioni a pianta rettangolare (Bartoloni et al. , 1 9 8 7 ; Damgaard Andersen, w o r ) . Le urne a capanna costituiscono una fonte preziosissima di informazioni anche per gli alzati, in particolare la presenza di porte e finestre inquadrate da telai !ignei e un sistema di copertura che prevedeva pali adagiati sulle falde maggiori, spes­ so anche sulle minori, con il compito di trattenere il rivestimento di strami, probabilmente duplicanti la travatura sottostante ; questi pali si incrociavano sul colmo del tetto e terminavano con elementi aggettanti che formavano un coronamento aereo (a corno, a protome di uccello acquatico), con funzione decorativa ma anche protettiva in senso religioso ( F I G . r.28 ) . La casa a pianta rettilinea è, invece, l'unico modello che viene rappresentato nelle prime tom­ be a camera etrusche (la Tomba del Colonnello e la Tomba della Capanna di Cerveteri) , databili alla prima metà dell ' vm secolo, risultato di un ulteriore processo mentale di assimilazione tra la sepoltura e la casa abitata in vita dal defunto. Esse documentano, oltre alle evoluzioni tecniche dei sistemi di co­ pertura, lo sviluppo planimetrico da un ambiente unico, per quanto articola­ to da divisori interni, a una sequenza di due ambienti in asse (quello di fondo con funzione di camera funeraria), che Giovanni Colonna ( r 9 8 6 ) assimila rispettivamente al megaron e al thalamos della casa greca ( F I G . 1.29 ), ricono­ scibile anche nelle case ellittiche.

entrambe dalle fonti a Numa Pompilio, secondo re di Roma (Caran­ dini, wo6b). Dal punto di vista ideologico, il confronto più vicino alla Domus Regia è offerto dal più tardo Edificio Beta di Tarquinia/ Tarchna, a cui gli studiosi attribuiscono insieme funzioni residenziali e cultuali: un edificio a pianta assiale risalente agli inizi del VII seco­ lo a.C., che nella seconda metà dello stesso secolo ( Orientalizzante Medio) viene dotato di un'area antistante recintata (Bonghi ]ovino, Chiaramonte Treré, I 9 9 7 ; F I G . 1.26) . Una committenza del più alto 49

L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO FIGURA 1.28

Esempi di urne a capanna: a ) pianta ovale (da Vulci); b) pianta rettangolare (da Sala Consilina) ( IX-VIII secolo a.C.)

Fonte: Colonna (1986).

FIGURA 1.29

Cerveteri (Roma) , necropoli della Banditaccia: a ) Tumulo del Colonnello; b) Tumulo n della Capanna

Nota: I recini indicano i diversi tipi elaborati da Prayon. Fonte: Prayon (197s).

livello, quella regale, sarebbe quindi all 'origine dell 'adozione di una concezione architettonica nuova che, come vedremo, porterà con rapide tappe all 'affermazione in area etrusco-laziale dell 'abitazione a sviluppo non più assiale, ma trasversale, dove però l' assialità con­ serverà un pregnante significato ideologico. 50

I.

ALLA VIGILIA DELLA CIVILTÀ URBANA ( XI-VIII SECOLO A.C. )

FIGURA 1.30 Planimetria e ricostruzione di una delle capanne dei villaggi villanoviani nell 'area della futura Felsina ( Ix secolo a.C.) murerro in

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Fonte: Bietti Sestieri (2010).

Come avviene nel mondo greco, abitazioni a pianta curvilinea conti­ nuano a essere realizzate ancora durante il VII secolo, ricorrendo a una tecnica edilizia tradizionale e attestandosi generalmente su dimensioni minori rispetto all 'epoca precedente (tra i 20 e i 40 mq) : le case semin­ terrate del Settore K di Acquarossa {Ferento), nell' Etruria settentrio­ nale, dove la separazione dello spazio interno in due ambienti (vestibo­ lo e stanza principale) viene creata risparmiando un divisorio di terra, rimasero in uso fino alla costruzione delle prime case a pianta rettilinea in tecnica lapidea, che qui, come in altri centri dell ' Etruria, comince­ ranno a diffondersi nella seconda metà del VII secolo (Rystedt, 20 0 1 ; FIG. 1 . 27 ) . 1 . 3 · 4 · I TALIA S ETTENTRIONALE

L'edilizia abitativa dell ' Italia settentrionale mostra un evidente legame con le strutture organizzative di tipo territoriale e le tradizioni edilizie dei secoli precedenti. Il grande agglomerato villanoviano portato in luce nell 'area della futura Felsina (Bologna) , tra i fiumi Aposa e Ravo­ ne, area su cui originariamente (Villanoviano I e n ) insistevano forse almeno tre villaggi distinti (nell'ansa del fiume Savena, nel quartiere Fiera e nella zona di Villa Cassarini) , comprendeva nuclei di abitazioni separate da aree coltivate e pascoli; sono state portate in luce cinque­ cento case a pianta circolare con un piccolo portico antistante, realiz51

L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO

zate in argilla pressata (pisé) su zoccoli in ciottoli, con una fila di pali perimetrali interni a sostegno della copertura (Eietti Sestieri, 2010; F I G . 1.30 ) . Nel settore nord-orientale della penisola rimane, invece, decisamente prevalente, se non esclusiva, la tipologia della casa a pian­ ta rettilinea. Gli insediamenti più importanti sono Frattesina (Fratta Polesine, Rovigo) (fine XII-IX secolo), grande centro artigianale sorto lungo il ramo p adano di Adria, e Treviso ( x-Ix secolo) ( Capuis, 2004; Zega, Colonna, Vallicelli, 2010 ), i cui assetti abitativi rimangono tut­ tavia poco noti: a Frattesina le abitazioni sembrano fittamente distri­ buite e, almeno in un caso indagato per esteso, di piccole dimensioni e caratterizzate da una pianta quadrata (Eietti Sestieri, 2010). La loro organizzazione preurbana non giungerà tuttavia a conclusione, ma si dissolverà di fronte alla formazione dei nuovi grandi centri di pianura dell 'età del Ferro (Este, Padova, Oderzo) .

52

2

L'affermazione della civiltà urbana (metà VIII-VI secolo a.C.)

2.I Il mondo greco e coloniale l.I.I. IL QUADRO SO C I O P O L I T I C O

Nel corso dell 'viii secolo nel mondo ellenico si afferma la nuova forma insediativa urbana (polis) . La struttura sociale delle poleis si articolava in nuclei familiari (oikoi), appartenenti a gruppi familiari (gene), raccolti in phratriai, unite dalla pratica di culti comuni; queste ultime appartene­ vano a diverse tribù (phylai) , che costituivano la ripartizione principa­ le della comunità. Dal punto di vista dell'organizzazione politica, i dati suggeriscono comunità governate da una minoranza che deteneva il po­ tere e la proprietà della terra; con il consolidarsi delle ricchezze, diviene determinante per i gruppi dominanti, definiti i "migliori" (aristoi), con­ solidare il consenso attraverso l'ostentazione delle proprie qualità e ric­ chezze in occasione di cerimonie collettive e private ; tra queste, un ruolo fondamentale svolgeva il simposio maschile, che prevedeva il banchetto vero e proprio seguito da un prolungato consumo di vino e da vari intrat­ tenimenti (Ampolo, 1996; Donlan, 1999 ) . Il banchetto aristocratico, che nella tradizione omerica si svolgeva nel megaron, seduti lungo le pareti, coinvolgendo anche la componente femminile della famiglia, e che assu­ meva una valenza istituzionale per tutta la comunità, si modifica nel si­ gnificato e nella forma: diviene rito esclusivo della componente maschile (la donna è presente solo in veste subordinata, come etera e suonatrice), permeando la vita privata, collettiva e pubblica degli aristoi; dalla metà del VII secolo a.C. viene codificato secondo il modello orientale (assiro), che prevede l'uso di mangiare e bere sdraiati su letti (klinai) , più corti di quelli per il riposo, disposti lungo le pareti (Burkert, 1 9 9 1 ; Zaccaria 53

L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO FIGURA 2..1 Schema di andron a tre e a sette letti

Fonte: Walter-Karydi (199 8).

Ruggiu, 2003). Organizzato forse in origine in edifici esterni, comuni a più abitazioni (hestiatoria ), verrà poi creato un ambiente specifico all ' in­ terno della dimora, chiamato andron, tendenzialmente posizionato nel settore più vicino all' ingresso ( FIG. 2.1). Questo rituale costituirà un mo­ dello per coloro che volevano assimilarsi al ceto dominante. 54

l.

L 'AFFERMAZIONE DELLA CIVILTÀ URBANA (METÀ VIII-VI SECOLO A.C. )

Sul piano urbanistico, gli abitati assumono solo durante il VII se­ colo un aspetto organico, con un tessuto viario più o meno regolare al quale si adeguano le unità abitative, rielaborando principi da tempo adottati in ambito orientale ( Fabiani, 20I4) ; prerogativa delle colonie è la presenza di un sistema di lotti omogenei, comprendenti la casa e uno spazio libero ( Mertens, 200 6). 2 . 1 . 2 . L E A B I TAZIONI

Uno dei fenomeni più rilevanti della nuova civiltà urbana è il graduale trasferimento di alcune importanti funzioni in edifici specializzati, il cui impianto deriva però dal medesimo modello architettonico e ideo­ logico ( Lippolis, Rocco, 20u) . Tale passaggio determina un'ambiguità interpretativa per alcuni grandi edifici, indicati negli studi ora come "casa del notabile" o "del re", ora come "luogo di riunioni collettive" o ancora come "luogo di culto" ( Mazarakis Ainian, 1997). Solo qualche tempo dopo, nel VII secolo, si avvia invece una rivoluzione anche nella tecnica costruttiva, che porterà all ' impiego di materiali duraturi, qua­ li la pietra e l'argilla cotta, salvo eccezioni condizionate dalle risorse disponibili. Già a partire dall ' inizio del secolo fanno la loro comparsa le coperture fittili, innovazione sviluppata in particolare dal centro di Corinto ( FIG. 2.2) ; con il loro peso potrebbero aver dato la spinta de­ terminante alla graduale trasformazione in pietra degli elevati. Speri­ mentato prima nell 'architettura sacra, il fenomeno di "litizzazione" si estenderà presto anche alle altre tipologie edilizie, pubbliche e private, tra cui la casa; la forma più monumentale viene definita opera quadra­ ta, consistente nella messa in posa di blocchi di forma perfettamente parallelepipeda ( Lippolis, Rocco, 20u). L'aspetto più significativo nell'edilizia privata di VIII secolo a.C. è, come si è detto, l'affermazione della planimetria rettilinea, che si ma­ nifesta con anticipazioni e attardamenti in relazione alla forza della tradizione, ai condizionamenti ambientali, ai livelli sociali e alle forme insediative. Lo schema più complesso prevedeva più ambienti posti in asse, definito "a megaron': di nobile tradizione micenea, mentre le abi­ tazioni più semplici erano costituite da un solo vano multifunzionale, dette case "a oikos", modello adottato per le prime abitazioni nelle co­ lonie d' Occidente. A Me gara Iblea sono documentate case a vano unico quadrangolare, con lato da 4,5 a 5 m ( 25 mq ) , realizzate senza un affaccio diretto sulla 55

L ' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO FIGURA l.l

Principali sistemi di copertura fittili nel mondo greco: a ) Corinto; b) Isthmia; c) Egina; cf) Sparta

Fonte: Lippolis, Rocco {wu).

56

2..

L'AFFERMAZIONE DELLA CIVILTÀ URBANA (METÀ VIII-VI SECOLO A.C. )

FIGURA 2..3

Megara Iblea (Siracusa) : a) casa monovano; b) casa a pastàs; c) casa a piu vani e cortile

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Fonte: Mertens (wo6).

57

L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO FIGURA

2.4

L'Amastuola (Taranto) , trasformazione di un settore dell 'abitato : a ) Fase 1 (730680 a.C.); b-e) Fase 2 (68o-63o a.C.); cl) Fase 3 (63o-6oo a.C.)

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Fonte: Burgers, Crielaard (2007 ) .

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strada entro lotti omogenei assegnati in proprietà a ciascun colono ; lo spazio libero, dotato di pozzo, era in parte coperto, in parte probabil­ mente coltivato (Vallet, Villard, Auberson, I976; Gras, Tréziny, Broise, 58

l.

L 'AFFERMAZIONE DELLA CIVILTÀ URBANA (METÀ VIII-VI SECOLO A.C. )

2004; FIG. 2.3a) ; situazioni simili sono attestate a lmera e a Siracusa (Ortigia), dove si trovano case a vano unico quadrato ancora più pic­ cole (lato di 3,5 m), ma anche una rettangolare (Casa 5: 2 x 3,75 m), a cui si addossa presto un secondo vano (Allegro, I997; Lentini, 2005). Anche a Naxos, situato presso il porto, le abitazioni, al momento pri­ ve di spazi esterni, presentano dimensioni e planimetria varie ; la cd. Maison 5 ( 7,80 x 3,50 m) risulta già bipartita in due vani, di cui quel­ lo maggiore dotato di banchina a u (Lentini, 2005; 20 06). La tecnica costruttiva di queste prime abitazioni, che impiega sempre materiale lapide o, varia da centro a centro (ad esempio, alzati in pietre minute su ortostati a Megara Iblea, tecnica poligonale a Naxos), mentre le coper­ ture erano plausibilmente piane, realizzate con paglia e fango. Anche negli insediamenti interni, come L'Amastuola ( FIG. 2.4a - c), sito for­ tificato della chora di Taranto, nei decenni centrali del VII secolo a.C. le abitazioni consistevano in un vano rettangolare ( 10 mq), dotato di banchina interna e focolare, a cui talora viene aggiunto un vestibolo in asse (Burgers, Crielaard, 2007). A partire da queste semplici soluzioni abitative prende avvio un processo di sviluppo della casa che giungerà a soluzioni organiche solo alla fine del VI secolo a.C. A determinarlo è l'emergere di nuove esigen­ ze, alle quali non si adattava la casa con impostazione assiale, che infatti viene presto abbandonata, sopravvivendo talora fino al VI secolo a.C. in edifici modesti (ad esempio, a Velia, in Campania, colonia focese del 540-530 a.C.; Mertens, 2006) o in siti a più tardo sviluppo urbano (ad esempio, le comunità indigene dell ' Italia meridionale ; cfr. infra ) . Le due esigenze maggiormente significative sono la definizione più netta dei limiti della proprietà, in rapporto con l'esterno e con le altre unità abitative, che si lega alla graduale occupazione degli isolati, e l'artico­ lazione più chiara delle funzioni. Di conseguenza, si attua una siste­ matica chiusura dell 'area scoperta antistante la casa mediante un muro di recinzione (talora in sostituzione di precedenti siepi o palizzate), a formare un cortile (aule) ; parallelamente si moltiplicano gli ambienti aperti autonomamente verso il cortile, preferibilmente collocati a nord per opportunità di esposizione. Tali trasformazioni favoriranno una graduale distinzione tra spazio abitativo e spazio lavorativo e, nell 'e­ dilizia dei ceti più elevati, tra spazio "privato" comune della famiglia (oikos), sede del focolare domestico e del culto di Hestia, la divinità protettrice della casa, e spazio "pubblico" riservato agli uomini e allo svolgimento del banchetto (andron) (Lang, 2007). 59

L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO FIGURA 2..5 Zagora (Andro, Grecia) , trasformazioni di un quartiere dell 'abitato: a) Geome­ trico Tardo 1 (prima metà VIli secolo a.C.); b) Geometrico Tardo 2. (seconda metà vm secolo a.C.)

Fonte: Lang (1007 ) .

Accanto a contesti particolari, come i citati Kastanas (Macedonia) o Zagora (Andro) , che adottano precocemente modelli abitativi a più ambienti aperti su una corte (ibid. ; FIG. 2..5 ) , sono ancora le colonie d ' Occidente a fornire gli esempi più antichi dei cambiamenti in atto. Gli ingrandimenti e le trasformazioni delle originarie abitazioni mo­ nocellulari, documentati a partire dagli inizi del VII secolo (Megara Iblea, quartieri attorno all ' agorti; FIG. 2.. 3c) , più frequentemente nei decenni successivi, come a lmera (Portale, z.oo8) e a L'Amastuola (Fase 3) ( FIG. 2.. 4d) , costituiscono tra i più importanti indicatori 60

2..

L'AFFERMAZIONE DELLA CIVILTÀ URBANA (METÀ VIII·VI SECOLO A.C. )

FIGURA 2..6

Eleusi (Attica, Grecia) , Casa Sacra: a ) Fase 1 (fine VIII secolo a.C.); b) Fase 2. (vii secolo a.C.) l

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Fonte: Lippolis (wo6b).

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L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO FIGURA

2 .7

Esempi di case a pastas arcaiche in Grecia: a) Egina, Casa 3; b) Dreros, Creta; c) Onyte, Creta

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(/) Fonte: Lang (2007 )

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che anche in queste comunità la società non era egualitaria (Lippo­ lis, Rocco, 2.0 I I ) . Nel VII e VI secolo la casa ad ambiente singolo, di dimensioni modeste e generalmente a pianta quadrata, costituisce tuttavia ancora il tipo dominante (Lentini, wos). In questa ricerca di nuove soluzioni abitative viene elaborata nel­ la madrepatria la casa a pastds, che presenta uno sp azio trasversale (pastds) davanti ai vani (due o tre) collocati sul lato settentrionale, soluzione che risulta inizialmente adottata in edifici con funzioni particolari, come la Casa Sacra di Eleusi (13,65 x IO m), datata alla fine dell 'viii secolo a.C. (Lippolis, wo6a; FIG. 2.6 ) . Nelle prime abitazioni la pastas si presenta come un vestibolo coperto, accessi­ bile attraverso una porta direttamente dalla strada ( Thorikos in At­ tica, Egina, Paro, Creta, Rodi, Messenia) o da un cortile antistante (Rodi, Mileto, Ambracia, Creta) ( FIG. 2.7 ) ; nel VI secolo la pastds è documentata anche nella forma di un portico colonnato aperto su un cortile (ad esempio, la Casa A di Argilos, colonia nella Grecia nord-orientale) , soluzione che sarà la più diffusa in epoca classica, anche se la tipologia originaria non scomparirà (Hellmann, 2010 ) . L'edificio d i Argilos attesta anche l 'esistenza d i u n piano superiore dotato in genere di loggiato in legno, accessibile tramite una scala dal cortile o dalla pastds (http :// www.argilos.org) . La casa a pastas già dalla seconda metà del VII secolo a.C. è presente nell ' Occidente 62

l.

L 'AFFERMAZIONE DELLA CIVILTÀ URBANA (METÀ VIII-VI SECOLO A.C. )

FIGURA l.8

Naxos (Messina) , Casa 1, esempio di casa a pastas (vn secolo a.C.)

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Fonte: Mertens (1oo6).

greco, in S icilia, come a Megara Iblea ( FIG. 2.3b ) o a Naxos ( FIG. 2.8), e in Magna Grecia, connotando le dimore più importanti. In Sicilia alla fine del VI secolo a.C. si consolida come forma abitativa tipica (sono noti altri esempi ad Agrigento/Akragas e Selinunte/Selinus) e viene assunta anche dai centri indigeni fortemente ellenizzati (cfr. infra) (Mertens, 200 6 ; Lippolis, Livadiotti, Rocco, 2007; Hellmann, 2010) . Una variante di questo modello prevedeva uno o più ambienti pre­ ceduti da un portico a due colonne inquadrato da due ante (prostas), aperto su una piccola corte. Attestata già nel VII secolo nell 'abitato di Vroulia a Rodi (Lang, I 9 9 6 ; FIG. 2.9 ) e nel VI a Smirne (Akurgal, I 983), la casa a prostas si affermerà soprattutto nel IV secolo a.C., come docu­ mentato in Asia Minore (Priene, Colofone) e in Tracia (Abdera, Ma­ ronea) (cfr. infra), confermandosi come peculiare dell 'area egea; rara e sempre non confermata con certezza è la sua presenza nella Grecia continentale (al Pireo, il porto di Atene, il cui impianto è tradizional63

L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO FIGURA 2..9 Vroulia (Rodi), planimetria di un settore deli' abitato con case a prostds (seconda metà VII secolo a.C.)

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Fonte: Hoepfner et al (1999).

mente attribuito a Ippodamo di Mileto) (Pesando, 2.. o o6b). Riguardo all 'origine del modello della casa a prostas, è stato proposto di ricono­ scervi uno sviluppo della casa a megaron con vestibolo e/o portico di tradizione egea, detta "ad ante" quando il portico è compreso tra due muri (Drerup, I 9 67 ) Un aspetto interessante è che anche in epoca arcaica, come per l 'età geometrica, l 'edilizia privata di prestigio mostra forti affinità con la coeva architettura pubblica, sacra e civile, funzionalmente o ideologicamente connessa alla sfera domestica. Oltre alle analogie di imp ianto tra le prime case a pastas con la Casa Sacra di Eleu­ si, si riscontra poi una sign ificativa convergenza con il Pritaneo, l 'edificio dove si riunivano e consumavano il banchetto comune i magistrati che, con l ' istituzione della democrazia, governavano a rotazione la città per un pe riodo di circa un mese (pritani): come "casa della città" (Pesando, w o 6 b ), il Pritaneo accoglieva gli ele­ menti carichi di valori simbolici e religiosi dell ' oikos ( il focolare e l 'altare di Hestia ) , riproponendo in forma monumentale gli el e.

64

l.

L 'AFFERMAZIONE DELLA CIVILTÀ URBANA (METÀ VIII-VI SECOLO A.C. )

FIGURA

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Delo, pianta del Pritaneo (inizi v secolo a.C.): A ) vestibolo; B ) cortile ; c) pastds/ prostds; D ) sala con altare di Hestia; E ) oikos

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4 .

Fonte: Bruneau, Ducac (�oos).

menti essenziali dell 'abitazione arcaica e classica (Bruneau, D ucat, 2 0 0 5 ; FIG. 2 . 1 0 ) . 2 . 1 . 3 . I PALAZZI D E I TI RANNI

Nell 'ambito dell 'architettura di prestigio di età arcaica, un capitolo fondamentale è costituito dalle residenze di quelle personalità, defi­ nite tiranni, che nel VI secolo a.C. assunsero il potere in alcune poleis, anche per l'ampia influenza esercitata nelle case delle élite in ambito mediterraneo. A parte il problematico Edificio F dell ' agora di Atene, che al­ cuni studiosi interpretano come palazzo di Pisistrato (cfr. FIG. 2 . I I ; riquadro 2 . I ) , a questa categoria è stato attribuito il complesso dell 'a­ cropoli di Larissa sull ' Ermo (FIG. 2. 1 2 ) , in Asia Minore, che rida­ bora strutture preesistenti. In una prima fase il nucleo princip ale 65

L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO FIGURA 2..11 Atene, l ' Edifìcio F nell' agord del Ceramico in rapporto agli edifici C-E (di incer­ ta funzione) e al Vecchio Bouleuterion: a) Fase 1 (seconda metà VI secolo a.C.); b) Fase 2. (fìne VI secolo a.C.) o'" lO w-------'

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Fonte: Bernardini (1014).

del palazzo sarebbe stato realizzato addossando al lato lungo di un megaron una facciata monumentale, formata da due avancorpi che forse inquadravano un portico colonnato (su modello del palazzo siriano detto bit khildni/hildni, forse dal termine ittita che significa "porta"); l'edificio si apriva su un piazzale lastricato, chiuso a nord da un tempio a megaron, legato alla casata dinastica. Nel rifacimento di metà del v secolo a.C. il corpo principale si sarebbe spostato nel suddetto tempio, trasformato in sala di rappresentanza e inserito in un complesso a croce di matrice persiana, costituito da quattro am­ bienti distili ( il tipo del liwdn, termine arabo che indica una stanza chiusa solo su tre lati) aperti su un cortile centrale (Lauter, I 9 7 S ; Pesando, wo6b) . 66

l.

L 'AFFERMAZIONE DELLA CIVILTÀ URBANA (METÀ VIII-VI SECOLO A.C. )

RIQUADRO 2.I L'Edificio F dell ' agora del Ceramico di Atene L'eccezionale Edificio F situato sul lato occidentale dell' agord del Cerami­ co di Atene, datato alla metà del VI secolo a.C., rimane ancora senza una ricostruzione e un' interpretazione defìnitive ( F I G . 2 . u ) . Di dimensioni notevoli (27 x 23 m) e pianta trapezoidale, per i condizionamenti imposti dalla morfologia e dalla viabilità preesistente, l 'edifìcio comprende due nuclei con caratteristiche molto diverse : quello occidentale è incentrato su una piccola corte, probabilmente dotata di pastas sul lato settentrio­ nale, dove si apre la stanza principale, mentre vani di servizio (magazzini, un forno probabilmente per il pane) si dispongono sul lato occidentale, come in una casa greca arcaica; quello orientale è costituito da un gran­ de cortile di forma trapezoidale, con portico colonnato su tre lati (sicuro solo quello meridionale), sul quale si aprono a nord una grande sala per il banchetto, a sud tre ambienti, su modello dei palazzi orientali (Travlos, 1 9 8 8 ; Bernardini, 2014). Gli studiosi sembrano preferire un'attribuzione del complesso alla sfera intermedia tra pubblica e domestica, in conside­ razione dell 'articolazione planimetrica e delle caratteristiche costruttive poco monumentali (muri in mattoni e colonne !ignee), che rimangono comunque eccezionali nel panorama coevo. Le ipotesi principali riguardo alla sua destinazione sono : sede dei Pritani, funzione che rivestirà la tholos realizzata al di sopra dell'edificio nel v secolo a.C., ma che secondo alcuni studiosi non è proponibile prima dell 'affermazione della democrazia; edi­ ficio per i banchetti comuni (hestiatorion ) ; residenza del tiranno Pisistra­ to. Quest'ultima ipotesi non solo giustificherebbe l'adozione di modelli orientali nel settore di rappresentanza del complesso, ma anche si inqua­ drerebbe meglio nella storia di questa parte della città : stando agli studi più recenti, infatti, proprio alla metà del VI secolo a.C. l'area conobbe una radicale trasformazione, ma solo con l'avvento della democrazia divenne la nuova agord (Greco, 201 4a).

Indipendentemente dalla reale pertinenza del complesso di Larissa al palazzo di un tiranno, è evidente che dal mondo orientale vengo­ no attinti i modelli per manifestare il potere, sia nel comportamen­ to ( il banchetto su klinai) , sia nell 'architettura ( il bit khiliini/hildni, il liwiin , l' impianto a croce o il grande cortile colonnato dell ' Edifi­ cio F dell ' agord di Atene), pur se inseriti in un contesto greco mai rinnegato. 67

L ' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO FIGURA 2..12.

Larissa sull ' Ermo (Turchia) , acropoli: a) primo palazzo realizzato su una prece­ dente struttura a megaron (vi secolo a.C.); b) secondo palazzo (metà v secolo a.C.)

Fonte: Lauter (197;).

68

l.

L 'AFFERMAZIONE DELLA CIVILTÀ URBANA (METÀ VIII-VI SECOLO A.C. ) 2 .2 Il mondo italico 2 . 2 . 1 . IL Q_UA DRO S O C I O P O L I T I C O

Nel versante occidentale non greco differenti furono i tempi e i modi di affermazione della civiltà urbana a partire dalle grandi comunità di villaggio formatesi nella prima età del Ferro. Le società che per prime avviarono questo sviluppo furono, come si è detto, quelle dell ' Italia centrale tirrenica ( Etruria, Lazio, Campania) , da tempo progredite sul piano socioeconomico e per questo inserite nella rete di contatti con il mondo egeo, intensificati a seguito della coloniz­ zazione greca. Sotto l'aspetto sociale, l'accumulo di ricchezza creò le basi materiali e ideologiche per il consolidarsi delle aristocrazie ( Torelli, I 98 8): a Roma, ad esempio, il populus era organizzato in curiae, formate da uo­ mini consanguinei e affiliati appartenenti a gruppi familiari (gentes) e rag­ gruppate in tribù (tribus) ; organo assembleare delle curiae erano i comitia curiata, mentre i capi delle curiae attribuivano il potere ( politico e religio­ so) al rex; verso la metà del VI secolo a.C., il re di origine etrusca Servio Tullio organizzò la società in classi di censo e la divise in quattro tribù su base territoriale. Il gruppo gentilizio, lagens, venne costituito ai fini della conservazione dei privilegi socioeconomici: era dominato da un princeps ( il primo) e composto da individui consanguinei e non ; questi ultimi, de­ finiti clientes nel Lazio, servi in Etruria, godevano di libertà civili e formali, restando però subordinati sul piano economico-sociale : la creazione della relazione patronus-clientes è una delle caratteristiche principali delle socie­ tà arcaiche. Lo strumento ideologico per legittimare il potere dei principes era il culto degli antenati (patricii erano coloro che potevano patres citare, cioè vantare antenati ) , che sconfinava nel mondo degli eroi del mito greco, se non degli dei. Ai principes del mondo laziale ed etrusco dobbiamo la cre­ azione di quello che viene definito il "paesaggio del potere'; caratterizzato dalla diffusione di residenze monumentali e di imponenti apprestamenti funerari quali le tombe a camera e tumulo, ma anche la definizione delle forme urbane ( Carandini, wo6b; Torelli, Gros, 2007 ) . Al di fuori dell' I­ talia centrale tirrenica, le situazioni si presentano molto diversificate, ma sostanzialmente in continuità con la fase precedente. Nell' Italia padana e nord-orientale, l'avanzata organizzazione sociale e la consuetudine di intensi contatti con le culture tirreniche ed egee favorirono un precoce processo di crescita e di sviluppo in chiave urbana, che raggiunse piena 69

L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO attuazione nel VI secolo a.C.; anche nel territorio si verifica una capillare ripresa abitativa, caratterizzata da una rete di villaggi stabili (Peroni, I996; Capuis, 2004) . A partire dal V I secolo a.C. anche le comunità indigene dell' Italia meridionale e delle isole che avevano instaurato stretti legami con le colonie greche vedono l'affermarsi di élite, con al vertice un re che ricopre un ruolo politico-religioso; queste adottano forme di potere in­ fluenzate dal mondo greco e orientale, che si riflettono nelle trasformazio­ ni urbanistiche e architettoniche (Russo Tagliente, I992.). Altre comunità presenti nell' Italia centrale adriatica e in quella nord-occidentale presenta­ no caratteristiche peculiari, le seconde con influenze dall'area transalpina (Peroni, I996); esse rimasero comunque sostanzialmente estranee ai pro­ cessi di trasformazione urbana fino alla romanizzazione. 2. . 2. . 2. . I TALIA CEN TRALE TIRRENICA

Come nel mondo greco, anche nel versante italico tra VIII e VII secolo a.C. si afferma l'abitazione ad ambiente unico con pianta a base rettilinea. Questo modello, pur adeguandosi gradualmente alle novità tecniche, si ritrova cristallizzato per un periodo di tempo abbastanza lungo, che arriva anche oltre il VI secolo a.C., come abitazione dei ceti sociali subalterni e al di fuori della realtà urbana. Sin dalla metà dell 'viii secolo a.C. le abi­ tazioni del ceto dominante avviano invece trasformazioni planimetriche radicali, su sollecitazione del mondo greco e vicino-orientale. L'aspetto più rilevante è ancora una volta, come si è detto, il passaggio dalla planimetria a sviluppo assiale (o longitudinale) a quella a sviluppo trasversale (o latitudinale) rispetto all' ingresso, secondo lo stesso processo che aveva portato nel mondo greco alla formazione della casa apastds. Dal semplice edificio costituito da un solo ambiente rettangolare, dove però l' ingresso era collocato sul lato maggiore (Domus Regia- Fase I, Capanna delle Vestali), si passa ad abitazioni costituite da due o più vani affiancati, autonomi o comunicanti, che si aprono direttamente o mediante un por­ tico verso l'esterno, su una strada o su uno spazio aperto, dove si svolgeva­ no varie attività (Jolivet, w II). Tali cambiamenti planimetrici, così come quelli strutturali, vanno ricondotti a una continua ricerca di forme e ma­ teriali in grado di soddisfare le esigenze della vita domestica inserita all' in­ terno di un insediamento sempre più densamente abitato (Izzet, woi ) . L' introduzione di queste novità planimetriche è attestata per la prima volta a Roma alla metà dell' vm secolo a.C. nelle ristrutturazioni della stessa Domus Regia (cfr. riquadro 2..2.; FIG. 2..I3). L'originaria "capannà' 70

2..

L 'AFFERMAZIONE DELLA CIVILTÀ URBANA (METÀ VIII·VI SECOLO A.C. )

FIGURA 2..13 Roma, Domus Regia: planimetria delle fasi arcaiche ---'

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1. Sacra via. · 1. Tabernaculum con protiro. • J. Templum? • 4· Nova via. · 5· Nemus. • 6. Area sacra. ai Lari ? · 7· Pali del muro di limite dd Santuario. · 8. Sala/sacrarium Martis et Opis (?) con protiro a due pali. · 9-11. Ambienti vari (10, forse culina: vedi fase 1.J, 16). · 11. Corte. · IJ. Riparo (vedi fase 1.1). · 14. Argine/muro di limite. · 15. Sala a due pali con protiro a tre pali. · 16. Culina, con focolare. · 17. Salalsacrarium Martis et Opis (?) con protiro a tre pali. · 18. Portico. � 19. Capanna. · 2.0. Sala con protiro a tre pali. · 1.1. Ambic:ntc:. · 21·13. Ambienti di servizio. · 14. Culina? · 15. Capanne. - 16. Argine del fossato. · 17. Sala (vedi fasi 1.J). • 18. Ambiente. · 19. Ambiente che invade 11. · JO. Corridoio. • JI·J1. Ambienti dipendenti da 17. - Jl. Domus T arquinii Prisci. a. Pavimento esterno. - b. Buchi di palo, dd templum ? · c. Focolare, sacro ai Lari ? · d . Rc:cc:sso tagliato nell'argilla. · e . Muro pc:rimc:nalc: rivestito d i concetto modanato all'esterno. - f. Bancone. - g. Pali per la falda dd tetto. - h. Sepoltura infantile/Deposito di fondazione. - i. Buco di palo dd muro della corte. · j. Ingresso secondario da 1: vedi fase 1.1, tav. 1. - l. Focolare. - m. Palo dd portico. · o. Palo di ingresso. · p. Recesso, per fognalo? • q. Sepoltura infantile/deposito di obliterazione.

Fonte: Carandini etaL (1ot7).

71

L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO RIQUADRO 2.2 La Domus Regia di Roma L'evoluzione della Domus Regia di Roma, realizzata nell 'ambito del Santua­ rio di Vesta alle pendici settentrionali del Palatino, ha mostrato i passaggi decisivi che portarono dalla casa rettangolare monovano alla domus ad atrio. Verso la metà dell ' viii secolo a.C. l'originaria "capanna" rettangolare, con ingresso sul lato lungo meridionale, viene sostituita da un edificio a pianta allungata in materiale deperibile, costituito da tre ambienti aperti attraverso un portico (!igneo) su un'area scoperta recintata : una sala centrale più grande con due colonne (!ignee) sulla fronte, dotata di una banchina (!ignea) sugli altri tre lati, destinata alle riunioni e al banchetto comune (seduto, secondo il modello tradizionale), e due vani laterali, di cui quello orientale dotato di focolare ( F I G . 2.13). Con le ristrutturazioni attuate tra la metà dell ' viii e il VII secolo a.C. l'edificio si sviluppa ulteriormente in dimensioni e numero di vani, con la realizzazione prima di un'ala orientale, poi anche di una occi­ dentale (probabilmente una cucina), che vennero a inquadrare l'area scoperta antistante (Filippi, 2005). Sotto l'aspetto tecnico, nella seconda metà del VII secolo la costruzione adotta per la prima volta fondazioni lapidee in scheg­ gioni di tufo, sulle quali si impostano elevati in materiale deperibile e una copertura in tegole e coppi; un' interruzione lungo il muro perimetrale nord è stata attribuita al passaggio di una canaletta di scolo, che rappresenta la più antica fognatura finora conosciuta. Agli inizi del VI secolo il complesso assu­ me precocemente un impianto a corte centrale, di dimensioni ridotte ( 6 o o m q ca. ) , con ambienti s u quattro lati; questa planimetria sarà sostanzialmente conservata fino alla sua definitiva distruzione in età imperiale, durante l' in­ cendio del 64 d.C. (Filippi, 2004a; 2005; 20 0 8 ; Carandini et al., 2017 ) .

rettangolare con ingresso sul lato lungo meridionale viene infatti sosti­ tuita da un edificio a sviluppo trasversale (alcuni ambienti affiancati, di cui quello centrale aperto sulla fronte mediante due colonne !ignee) e cortile antistante, realizzato in materiale deperibile, che è ritenuto la pri­ ma manifestazione di un'architettura "palaziale" di matrice orientale (il cortile porticato per le cerimonie, il liwdn dove appariva il sovrano) (Fase z. ) . Con le ristrutturazioni successive, l'edificio adotta progressivamen­ te una planimetria ad ali e, dopo la metà del VII secolo a.C., un cortile chiuso su cui si apre un nucleo di ambienti chiaramente tripartito (Fase 4) ; è in questa fase che vengono per la prima volta adottate fondazioni in scheggioni di tufo e una copertura fittile in tegole e coppi (Filippi, wo4a; wos; wo8). Per quanto i resti risultino di difficile lettura a causa della 72

l.

L 'AFFERMAZIONE DELLA CIVILTÀ URBANA (METÀ VIII-VI SECOLO A.C. )

FIGURA l.14 Veio (Roma) : a) il cd. Rectangular Timber Building, costruito al di sopra della capanna ovale (metà VIII secolo a.C.); b) il cd. Rectangular Stone Building (fìne VII secolo a.C.); c) edificio di loc. Piazza d'Armi (fine VII secolo a.C.)





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Fonte: Jolivet (>ou).

lacunosa conservazione, in area centro-italica non si conosce a oggi alcun edificio così antico caratterizzato da una simile articolazione planimetri­ ca, anche se non si può escludere che ne esistessero (Carandini, 2.004) . Secondo una recente revisione della cronologia dell 'edificio scavato nel secolo scorso dalla British School presso la Porta Nord-Ovest di Ve io (van Kampen, 2.003), anche in ambito etrusco sarebbe stata realizzata per la prima volta nei decenni centrali dell 'vm secolo a.C. una grande abita73

L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO FIGURA 2..15 Poggio Civitate (Murlo, Siena) , palazzo (Fase 2., inizi VI secolo a.C.): lastre fittili con scene di banchetto sdraiato, consesso di divinità, corteo nuziale

Fonte: Torelli (2001).

zione a pianta trasversale, anche se non sembra connotata dagli stessi ca­ ratteri "palaziali': Si tratta di un edificio articolato in due ambienti affian­ cati non comunicanti e dotato di un portico sulla fronte (s x u,40 m), realizzato in materiale deperibile dove prima esisteva una capanna ovale 74

l.

L 'AFFERMAZIONE DELLA CIVILTÀ URBANA (METÀ VIII-VI SECOLO A.C. )

(Rectangular Timber Building) ; alcuni decenni dopo, l'edificio venne ri­ strutturato, trasformando il portico in un ambiente trasversale chiuso e adottando fondazioni in blocchi e scaglie di tufo e copertura in tegole e coppi (Rectangular Stone Building) (Ward Perkins, 1959; FIG. L I 4a - b ), caratteristiche presenti a Ve io anche in un'altra abitazione da loc. Piazza d'Armi (Jolivet, 201 1 ; FIG. LI4c) . Del resto, complessi a pianta trasversale realizzati in materiale deperibile (si conservano solo le buche di palo) , da­ tati all 'viii secolo a.C., sono stati recentemente indagati anche in Italia settentrionale, a imola-loc. Pontesanto (lungh. 40 m) (Trocchi, von Eles, 2004 ) e ad Altino-loc. Fornace (lungh. I3 m) (Bianchin Citton, 2009 ) . La loro ricostruzione risulta lacunosa e l' interpretazione problematica, ma l'assetto trasversale li differenzia dalle grandi abitazioni a struttura !ignea dell 'età del Bronzo, documentate soprattutto in ambito europeo (Schefzik, 20IO ) (cfr. infra). I nuovi modelli abitativi trovano puntuali riscontri nelle mo­ numentali sepolrure a camera e tumulo, in particolare a Tarquinia e Cerveteri ( FIG. 1.29 ) , che passano da una pianta assiale (costituita da corridoio d' ingresso, vestibolo e camera funeraria) a piante molto più articolate, con ambienti affiancati. Tali tombe hanno restituito anche ricchi corredi (arredi, oggetti personali, servizi da banchetto) , riflessi dello stile di vita dei principes aristocratici oscillante tra il basileus ome­ rico e la regalità orientale (Colonna, I986 ) . A partire dalla metà del VII secolo vengono introdotte rivoluzionarie innovazioni anche di carattere tecnico e decorativo nelle abitazioni del ceto dominante, per le quali ancora una volta furono determinanti i mo­ delli (e gli artigiani) greci e orientali: dall' impiego di legno, paglia e terra, che aveva assunto da tempo un carattere "duraturo", si passa alla realizza­ zione di zoccoli in muratura, alzati in mattoni crudi opisé intonacati, co­ perture con tegole e coppi su un' orditura !ignea, sistema secondo Plinio il Vecchio (Storia naturale xxxv, I 52 ) introdotto in Etruria da Demarato di Corinto ( 657 a.C.) (Pavolini, Rathje, 1 9 8 I ; Cifani, 2008 ) . Dalla fine del VII, ma soprattutto nel VI secolo a.C., portici e coperture delle resi­ denze più prestigiose, analogamente agli edifici di culto e civili, vengono decorati con sculture acroteriali (prima a ritaglio e successivamente a tut­ to tondo) e da lastre fittili figurate, talora dipinte : funzionali a proteggere gli elementi !ignei, esse diventano strumento di propaganda ideologica, accogliendo temi e iconografie volti a celebrare i valori della vita regale e aristocratica (corteo nuziale, scene di banchetto sdraiato alla moda assi­ ra, sfilata di cavalieri, corse di carri) (Menichetti, I988; FIG. 2.15 ) . 75

L ' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO FIGURA 2..16

Tavola sinottica di regiae e altri edifici di presti gio etruschi e italici di età arcaica: a-b) Poggio Civitate (Murlo, Siena) , Fasi 1-:z.; c) Montetosto (Cerveteri, Roma); d-e) Acquarossa (Viterbo), Fasi 1-:z.; /[) Roma, Santuario di Marce e Ops (cd. Re­ gia di Brown), Fasi 1-4; m) Roma, Domus Regia, Fase 3; n ) Satricum, Edificio A; o) Atene, Edificio F

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Fonte: Prayon (2010 )

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L 'AFFERMAZIONE DELLA CIVILTÀ URBANA (METÀ VIII-VI SECOLO A.C. )

FIGURA l.17

Acquarossa (Viterbo) , planimetria delle abitazioni secondo Ostenberg (1975), a sinistra, e secondo Vidén (1986), a destra

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l' Fonte: Vidén (1986).

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L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO FIGURA 2..18

Accesa (Massa Marittima, Grosseto), Settore A, planimetria dell'abitato (prima metà VI secolo a.C.)

Fonte: Camporeale (lOio).

Dalla seconda metà del VII secolo a.C. sono attestate altre residenze di prestigio, interpretate come regiae, caratterizzate da un assetto articolato, con corpi edilizi a sviluppo trasversale gravitanti su una corte, realizzati in una tecnica costruttiva accurata che prevede l' impiego di materiale la­ pideo neli ' alzato, di materiale fittile nella copertura e nella decorazione ; alcune sorgevano su alture isolate, ma la maggior parte risulta inserita 78

l.

L 'AFFERMAZIONE DELLA CIVILTÀ URBANA (METÀ VIII-VI SECOLO A.C.)

all ' interno di abitati, sempre in posizione dominante (acropoli) ( FIG. 2.16 ) . Il famoso complesso di Poggio Civitate di Murlo (Siena), indagato da una missione americana a partire dagli anni Sessanta del secolo scor­ so, costituisce fra tutti un caso eccezionale, manifestando in modo par­ ticolarmente evidente l'adozione di un'architettura di potere di matrice orientale, che la presenza di un luogo di culto proiettava nella sfera divi­ na, da parte di un'élite aristocratica etrusca che esercitava il suo dominio incontrastato sul territorio circostante ( FIG. 2.1 6a-b; cfr. riquadro 2..3 ) . La monumentalità più contenuta dei complessi situati in ambito di abitato, come Acquarossa-Zona F (Fase 1 : fine VII secolo a.C.; Fase 2.: seconda metà VI secolo a.C.; FIG. 2..I 6d-e) e di Satricum (Borgo Le Ferriere, La­ tina) (prima metà VI secolo a.C.) (cfr. infra ) ( FIG. 2..I6n ) , dove i sacelli risultano esterni alle regiae, probabilmente destinati a un culto pubblico, è considerata indizio dell 'esistenza di forme di controllo esercitate dai gruppi gentilizi e da istituzioni civiche (Stopponi, I985; Colonna, 1 9 8 6 ; Nylander, I 9 8 6 ; Torelli, 2.000 ) . L e innovazioni introdotte nelle regiae ben presto s i diffondono tra i ceti elevati, come documentano le case scavate nel Lazio nell'abitato di Ficana ( in particolare l' Edificio sa, di cui è stato possibile ricostruire le trasformazioni edilizie tra la fine dell ' vm e la fine del VII secolo a.C.; Pa­ volini, I 9 8 1 ; Cifani, wo8 ) ; poi, a partire dalla fine del VII secolo a.C., le novità si diffondono, con numerosi esempi negli abitati etruschi di Ac­ quarossa (Viterbo) (le cui restituzioni sono state recentemente riviste ; FIG. 2..I7 ), di San Giovenale-loc. Borgo (Viterbo) , di Veio-loc. Piazza d'Armi (FIG. 2..14c) , di Accesa (Massa Marittima, Grosseto) ( FIG. 2..18 ) . In quest 'ultimo sito le abitazioni erano in parte isolate, in parte organizzate su aree cortilizie comuni, dove si svolgeva gran parte delle attività dome­ stiche e artigianali; a confermare il carattere più modesto di queste case (e dei loro proprietari) è l'assenza del blocco tripartito di vani, di banchine lungo le pareti e la rara presenza di focolari fissi (Nylander, I 9 8 6 ; Campo­ reale, Giuntali, 2.000 ) . Durante il V I secolo a.C. nell'edilizia d i prestigio s i afferma il mo­ dello dell'edificio compatto incentrato su una corte, su influenza da un lato dell 'architettura palaziale orientale, con il probabile intervento di maestranze straniere itineranti, dall 'altro come conseguenza dello sviluppo urbanistico degli insediamenti, per organizzare al meglio la fruizione delle aree coperte e scoperte, salvaguardando quel livello di riservatezza che era garantito in precedenza dalla scarsa densità abi­ tativa. Le testimonianze più antiche riguardano ancora una volta la 79

L ' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO FIGURA 2..19 Pars antica e pars postica: a) nella tomba; b) nel tempio; c-d) nelle case

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Fonte: Prayon (>oio).

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L 'AFFERMAZIONE DELLA CIVILTÀ URBANA (METÀ VIII-VI SECOLO A.C. )

RIQUADRO 2.3

La regia di Poggio Civitate (Murlo, Siena) Il primo palazzo di Murlo ( 6so-6oo a.C.), esteso su un'area di 700-Soo m q , s i articolava in due nuclei edilizi distinti, disposti a ovest e a sud di una corte : il nucleo occidentale, che costituiva l 'edificio principale, si presentava come un grande ambiente rettangolare allungato (35 x 9 m), probabilmente sviluppato su due piani; accoglieva la sala di rappresen­ tanza, ma è incerto se fosse collocata al piano superiore (Phillips, 1 9 9 3 ) oppure i n quello inferiore (Zaccaria Ruggiu, 2003 ) , e u n magazzino di doli (al piano inferiore ) ; il secondo nucleo, forse a carattere religioso, comprendeva più vani affiancati di incerta destinazione, aperti sulla corte attraverso un portico a colonne; più a sud si trovava un terzo edificio a pianta allungata costituito da un portico a due navate, attribuito a fun­ zioni produttive ( FIG. 2.20 ). Distrutto da un incendio agli inizi del VI secolo a.C., al di sopra dei suoi resti viene subito costruito un secondo palazzo sulla base di un progetto organico più ambizioso. Il complesso presenta una pianta quasi quadrata ( lato di 6o m ca., superficie di 3.6oo mq), c o n torri angolari e ambienti disposti s u quattro lati di una corte circondata su tre da portici colonnati, con evidenti richiami ai palazzi si­ riaci (come quello di Sennachérib ad Assur ; FIG. 2.2r ) , persiani e ciprioti (Vouni) ( Torelli, 2000 ). I lati nord-occidentale e sud-occidentale erano i più importanti. Il primo, posto di fronte all' ingresso e privo di portico, presenta al centro il blocco tripartito di van i, con liwdn centrale aperto su una piccola struttura, interpretata come un sacello: doveva ospitare il settore di rappresentanza, destinato alle udienze e al culto delle memorie familiari. Il secondo doveva accogl iere l 'ambiente per il banchetto, signi­ ficativamente separato da quello dell 'apparizione del princeps; da sottoli­ neare che i resti di klinai e la rappresentazione nelle lastre architettoniche attestano per la prima volta in area tirrenica la pratica del banchetto in forma sdraiata di stile assiro ( FIG. 2 . r s ) . I lati nord-orientale e sud-orien­ tale dovevano inve ce accogliere settori di servizio (magazzini, stalle) e artigianali. Eccezionale e senza confronti è la ricca decorazione fittile, relativa soprattutto alla copertura del sacello, che comprendeva lastre fi­ gurate (oltre al banchetto, la processione nuziale, la sfilata di cavalli, un consesso di divinità), venti statue a grandezza naturale raffiguranti divi­ nità e antenati, maschili e femminili, con insegne del comando in mano, elementi vegetal i, sfingi e animali mostruosi orientalizzanti, alludenti al mondo degli inferi. Il palazzo, e il po tere del princeps che lo abitava, ven­ ne distrutto intenzionalmente nel s 3 0 a.C. circa, a opera probabilmente della città di Chiusi o di Roselle.

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L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO FIGURA 2..2.0

Poggio Civitate (Murlo, Siena) , planimetria della regia (Fase 1 : seconda metà VII secolo a.C.)

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ristrutturazione della Domus Regia di Roma, attuata alla fìne del VII secolo a.C. ( Fase s) ( Filippi, 2004a; Carandini et al., 2.0I7; FIG. 2..I3) e la ricostruzione della regia di Murlo, datata agli inizi del VI secolo a.C., che presenta caratteri palaziali di matrice orientale più evidenti, in linea con la forma di potere assoluto esercitata dal princeps etrusco ( cfr. riquadro 2..3) . Da notare che, in questa fase di elaborazione dei nuovi modelli 82

2..

L 'AFFERMAZIONE DELLA CIVILTÀ URBANA (METÀ VIII·VI SECOLO A.C. )

FIGURA 2..2.1 Confronto tra a) l 'edificio cerimoniale di Sennachérib ad Assur (inizi VII secolo a.C.) e b) la regia di Poggio Civitate (Murlo, Siena) (Fase 2.: inizi VI secolo a.C.)

Fonte: Jolivet (wn).

83

L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO abitativi, solo i complessi più prestigiosi (Domus Regia a Roma-Fase 4, Murlo II, Acquarossa n ) presentano il nucleo a tre ambienti, di cui quello centrale con ruolo prevalente, spesso aperto sulla fronte sul tipo del liwdn. È stato sottolineato come tale disposizione, insieme all ' im­ postazione assiale, connoti non solo l'edilizia domestica di prestigio (compresa la futura casa ad atrio), ma anche il tempio etrusco e la tom­ ba a camera a tre celle, costituendo in tutti e tre i contesti il settore di fondo dell 'edificio (pars postica), dove si concentrano le funzioni e i significati ideologici più profondi: elementi in cui i modelli orientali incontrano la concezione dello spazio propria del mondo etrusco (cfr. in.fra) (Prayon, 1 9 7 5 ; 2.0 10; Jolivet, 2.0 1 1 ; FIG. 2. . 1 9 ). Il modello di Murlo esercitò una notevole influenza, riconoscibile, ad esempio, nel problematico complesso di Montetosto (Cerveteri) (seconda metà VI secolo a.C.), interpretato come santuario (Colonna, I 9 8 s ) o come regia (Prayon, 2.010; FIG. 2..1 6 c) . Un impianto a cortile centrale, ma con caratteri molto meno monumentali, caratterizza an­ che i due citati palazzi A e B sull 'acropoli di Satricum (prima metà VI secolo a.C.), che le notevoli analogie di progetto, tecnica, unità di misura e di modulo attribuiscono alle stesse maestranze itineranti (Maaskant-Kleibrink, I 9 9 2.; Gnade, 2.007; FIG. 2..1 6n). Dalla seconda metà del VI secolo a.C. l ' impianto a corte centrale viene adottato anche per le residenze di prestigio all ' interno di abitati a impianto regolare, come l' insediamento etrusco scoperto recente­ mente a Gonfienti, alla periferia sud-orientale di Prato (Poggesi et al., 2.010 ), o quello etrusco-campano di Fratte (Salerno) (Pontrandolfo, 2.009 ) . L'abitazione meglio conservata a Gonfienti (Lotto 14 ) ( FIG. 2..2.2.), datata verso il soo a.C., presenta una pianta quadrangolare, con una superficie di oltre I.400 mq; attraverso un vestibolo assiale (S 2. ) si accedeva a un ampio cortile (S,so x 10,50 m), rivestito con ghiaia fluviale e dotato di pozzo, circondato da un portico coperto da tegole e decorato con antefisse a testa femminile ; il deflusso dell 'acqua piovana era garantito da una canaletta perimetrale che scaricava in un canale esterno lungo la strada. Pochi sono gli ambienti che è stato possibile interpretare : due grandi botteghe o laboratori autonomi ai lati del ve­ stibolo d' ingresso (SI, S3), una cucina e una dispensa nell 'angolo sud­ occidentale del portico ( WI, W2.) , la sala per il banchetto nel grande ambiente nel settore nord-occidentale (NI). Gli studiosi riconoscono in questo edificio una traduzione urbana del medesimo modello con­ cettuale delle regiae, in particolare del palazzo di Murlo, sottolinean84

2..

L 'AFFERMAZIONE DELLA CIVILTÀ URBANA (METÀ VIII·VI SECOLO A.C. )

FIGURA 2..:2.2. Gonfìenti (Prato), planimetria dell'edificio del Lotto 14 (so o a.C. ca.)

Fonte: Poggesi et al (wro).

85

L ' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO FIGURA 2..2.3 Acqua Acetosa Laurentina (Roma) , planimetria del quartiere artigianale e rico­ struzione dell'Edificio produttivo v, 1 (seconda metà VI secolo a.C.)

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Laurentina - Acqua Acetosa '"'

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Fonte: Nijboer (>oo4).

86

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L 'AFFERMAZIONE DELLA CIVILTÀ URBANA (METÀ VIII-VI SECOLO A.C. )

FIGURA 2..2.4 Roma, Fattoria e Villa dell'Auditorium, planimetria delle diverse fasi: a ) Fase 1 (sso­ soo a.C.); b) Fase 2. (soo-300 a.C.); c) Fase 3 (3oo-ns a.C.); d) Fase 4 ( 2.lS·ISO a.C.) .. "

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Fonte: Carandini, D'Alessio, Di Giuseppe (wo6).

do l' impostazione assiale e l'adozione del nucleo tripartito con esedra centrale nell 'ala di fondo (Jolivet, wu). Grazie alla sua funzionalità, lo schema incentrato su un'area scoper­ ta si afferma anche in edifici di tono minore, talora secondo una forma meno organica. In ambito laziale costituiscono un esempio i tre edifici 87

L ' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO FIGURA 2.25

Tipo-base di casa ad atrio (Pompei, Casa del Chirurgo, VI, I, 9; III secolo a.C.) : 1. vestibulum1àuces; 2-3. tabernae/cubicula; 4· atrium; s. cubicula; 6. alae; 7 e 9· triclinia; S. tablinum; 10. porticus; I I. hortus

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Fonte: Gros (2oor).

destinati alla produzione ceramica indagati alla periferia dell 'abitato di Acqua Acetosa Laurentina (FIG. 2.23 ) , ai confini meridionali dell ' ager Romanus, datati alla seconda metà del VI secolo a.C. Il complesso me­ glio conservato (v, I : roo mq) era articolato in almeno cinque vani, ol­ tre alla fornace, disposti su tre lati di un cortile, forse porticato (schema a u); l'area scoperta era dotata di due pozzi, una cisterna e un comples­ so sistema di canalette di drenaggio (Bedini, I 9 9 0 ; Nijboer, 2004) . Nello stesso periodo il modello a corte, realizzato secondo un proget­ to organico, si ritrova anche in pieno ambito rurale. Tra gli esempi me88

l.

L 'AFFERMAZIONE DELLA CIVILTÀ URBANA (METÀ VIII-VI SECOLO A.C. )

gli o documentati, anche per la possibilità di leggerne l'evoluzione fino a epoca tardorepubblicana, è la cd. Fattoria dell 'Auditorium ( FIG. 2.24) rinvenuta a nord-ovest di Roma, a circa un miglio dal centro urbano ( Ca­ randini, D 'Alessio, Di Giuseppe, 2006; Villa Auditorium, 2010). Con i suoi nove ambienti disposti su tre lati di un cortile chiuso ( 300 mq ) , essa esprime il prototipo della fattoria romana e il suo modello base per le epoche successive. Va detto che l' interpretazione di tale sito è dibattuta, essendo stato anche considerato parte del pagus Latiniensis, un insedia­ mento citato da Cicerone (Il responso degli aruspici IO, 20) e indentificato nelle vicinanze sin dal Novecento ( Coarelli, 2005; Torelli, 2012) . Contemporaneamente l e élite aristocratiche avviano l 'elaborazio­ ne, attraverso passaggi non ricostruibili nel dettaglio, di un nuovo modello di abitazione, nota come casa ad atrio, che diventerà la tipica residenza urbana aristocratica fino ai primi decenni del I secolo d.C., adottata anche da coloro che a tale classe volevano assimilarsi. In ter­ mini generali, la casa ad atrio ( FIG. 2.25) si caratterizza per un' impo­ stazione assiale e per una precisa disposizione di stanze aperte, situate su due assi ortogonali ( rispettivamente vestibulumjàuces-tablinum e alae), e di stanze chiuse (cubicula, triclinia) attorno a uno spazio cen­ trale, detto atrium; sul fondo si dispongono tre ambienti, di cui quello centrale aperto a esedra con funzione di rappresentanza (tablinum), quelli laterali chiusi, di cui uno destinato al banchetto sdraiato (tri­ clinium); alle spalle della casa o lateralmente, a seconda dello spazio disponibile, è presente un orto-giardino (hortus) . L'atrio, fulcro della casa, generalmente prevedeva un'apertura cen­ trale a falde inclinate verso l' interno (compluvium), a cui corrispon­ deva a terra una vasca (impluvium) , per lo più collegata a una cisterna (atrium compluviatum) ( FIG. 2.26 ) . Si tratta di un' importante inno­ vazione tecnica che offriva molteplici vantaggi: da una parte garantiva raccolta dell 'acqua piovana, illuminazione e aerazione nel momento in cui lo sviluppo urbanistico imponeva alle abitazioni una proiezio­ ne centripeta; dall 'altra perfezionava la funzione distributiva assolta dalla corte centrale, offrendo nel contempo riparo dalle intemperie. Secondo l'opinione degli antichi ( Varrone, La lingua latina I 6 I ; Vi­ truvio, L'architettura VI, 3, I ) , tale sistema sarebbe stato elaborato in ambito etrusco e poi imitato dai Romani nella realizzazione dell 'area di disimpegno al centro della casa (cavaedium) ; lo confermerebbe la definizione di tuscanicum ( da Tusci, cioè Etruschi ) con cui veniva de­ nominato il tipo più diffuso di atrio (con falde poggianti su travi an89

L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO FIGURA 2..2.6

Struttura e lessico vitruviano dell'atrio di tipo tuscanicum

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Fonte: Gros (looi).

corate alle pareti) . Indizi archeologici suggeriscono, tuttavia, la coeva esistenza anche di un tipo di atrio completamente coperto, che Vi­ truvio definirà testudinatum (L 'architettura vr, 3, r ) . Gli studiosi non sono concordi nel ricostruire il processo attraverso il quale si formò il sistema compluvium-impluvium: la parziale copertura della corte centrale, ampiamente diffusa nelle abitazioni del Mediterraneo, tra Oriente e Occidente (Maiuri, 1930; Mansuelli, 1963; Wallace-Hadrill, 1997; Gros, wor ) , oppure, viceversa, l'apertura del compluvium in un ambiente originariamente coperto, allo scopo di garantire l ' illumina­ zione alla casa in concomitanza con lo sviluppo urbanistico dei centri etrusco-italici; questa seconda ipotesi sarebbe confermata anche dal­ le tombe a camera etrusche, prima con soffitto piano (ad esempio, la tomba della Banditaccia di Cerveteri), poi con impluvio a terra (ad esempio, le tombe 14 e 3 1 al Mandrione di Cavalupo a Vulci) (Ca­ rafa, 1 9 9 5 ) ; alcuni studiosi ritengono che anche nella Pompei di età sannitica ( n r secolo a.C.) atri compluviati avrebbero sostituito origi90

l.

L 'AFFERMAZIONE DELLA CIVILTÀ URBANA (METÀ VIII-VI SECOLO A.C. )

nari atri coperti (Evans, I978; Richardson, I 9 8 8 ; Chiaramonte Treré, I 9 9 0 ) (cfr. in.fra) . Gli scavi alle pendici settentrionali del Palatino a Roma hanno in­ dividuato, al di sotto di prestigiose residenze tardorepubblicane, le più antiche testimonianze di questo tipo di abitazione, datate al terzo quarto del VI secolo a.C. La lottizzazione comprendeva quattro case, due maggiori aperte sulla Sacra via ( 70o-8 oo mq ca.), due minori aperte sul trasversale clivus Palatinus (3 5 0 mq ca.) (Carandini, Carafa, I 9 9 S ) - La più leggibile è la Casa 3 ( FIG. 2.27a ) , estesa su 8 10 mq, che presenta, dopo un corto settore d' ingresso, fiancheggiato da botteghe, una versione arcaica di atrio a pianta cruciforme, dove i bracci laterali e quello di fondo, che secondo gli archeologi erano coperti, sembrano prefigurare rispettivamente le ala e e il tablinum della domus; al centro si doveva trovare un modesto bacino di raccolta dell 'acqua piovana, convogliata da falde forse ancora indipendenti, collegato a una cisterna ipogea rivestita in blocchi di cappellaccio, che presenta una delle più an­ tiche testimonianze di volta a botte in conci regolari di tufo. Dall ' am­ pio atrio cruciforme, che occupa circa il so% della casa, si accedeva a stanze di diverse dimensioni: da segnalare, nell 'angolo sinistro del lato di fondo, un ambiente preceduto da anticamera, attribuito al banchet­ to, in quello corrispettivo destro, un ambiente minore preceduto da anticamera e collegato a un vano posteriore, interpretati come cucina, dispensa e stanza femminile. Infine, uno stretto giardino si allungava sul lato orientale. Queste case, realizzate in blocchi di cappellaccio, du­ rarono con limitate modifiche fino all ' incendio del 210 a.C., quando furono ricostruite usando l' opus caementicium (cfr. in.fra) . Dimensioni, struttura e localizzazione (presso la residenza del re e il foro) consento­ no di attribuirle alle famiglie più importanti della città, vicine al potere regale, che per tutto il VI secolo fu in mano a gentes di origine etrusca (i Tarquini e Servio Tullio) . Per questo stretto legame con la sfera rega­ le, nel tentativo di rintracciare l 'archetipo del nuovo modello abitativo si è avanzata l' ipotesi che proprio la residenza ufficiale dei re etruschi, realizzata presso il Santuario di Vesta, possa essere stata la prima casa ad atrio ( Carandini, M inardi, 2007 ; Carandini, 2010 ). L' ipotesi manca di sicuri riscontri archeologici, ma è assolutamente plausibile a livello teorico, considerando che l'aristocrazia anche in passato si era sempre ispirata al modello regale per realizzare le proprie residenze. Tale schema, che garantiva ampia visibilità dall 'esterno, rispondeva alle esigenze pratiche e rituali della classe aristocratica, in diretta continui91

92

Fonte: Carandini, Carafa (199s).

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Roma, pendici del Palatino, planimetria della Casa 3: a ) Fase 1 (530 a.C.); b) Fase 2 (375-350 a.C.)

FIGURA 2.27 b)

2..

L 'AFFERMAZIONE DELLA CIVILTÀ URBANA (METÀ VIII·VI SECOLO A.C. )

FIGURA 2..2.8

Roselle (Grosseto), Casa dell'Jmpluvium (metà VI secolo a.C.): a) planimetria; b) assonometria; c) ricostruzione delle coperture

b)

c)

Fonti: a ) Jolivec (2011); b-e) Gros (w01).

93

L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO FIGURA 2..2.9 Regae/Regisvilla (Montalto di Castro, Viterbo) , casa ad atrio (fine VI secolo a.C.)

Fonte: Gros (looi).

tà con le strutture ideologiche presenti nella società villanoviana e com­ piutamente espresse nelle regiae di VII-VI secolo a.C., che avevano rielabo­ rato modelli orientali e greci ( Wallace-Hadrill, I988; 1994; 1997 ) . A oggi le testimonianze più antiche, datate alla seconda metà del VI secolo a.C., sono emerse a Roma, mentre non sono state rinvenute case ad atrio coeve nelle grandi città etrusche ( come Veio, Tarquinia, Cerveteri, Vulci ) . Al­ cune abitazioni tardoarcaiche di area etrusca evocano alcuni elementi del modello ad atrio, ma si discostano da esso sia nell 'organizzazione spaziale, sia nel sistema di copertura: nella Casa dell' Impluvium di Roselle ( Gros­ seto, 330 mq ) , datata alla metà del VI secolo a.C. ( Donati, Cappuccini, 2.010; FIG. 2.28), lo spazio indicato come atrio non costituisce il fulcro dell' impianto e sono state avanzate alcune perplessità sulla ricostruzione della copertura compluviata ( Gros, 2001); nella Casa di Regae/Regisvil­ la ( MontaltO di Castro, Viterbo; 320 mq ) , antico porto di Vulci, datata alla fìne del VI secolo a.C. ( Morselli, Tortorici, 1985; Colonna, 1986; FIG. 2 . 29 ) , l'ambiente interpretato come tablino si presenta chiuso verso l'atrio e non sono state riscontrate tracce di strutture funzionali alla raccolta e conservazione dell 'acqua piovana (impluvium, cisterna) . 94

l.

L 'AFFERMAZIONE DELLA CIVILTÀ URBANA (METÀ VIII-VI SECOLO A.C.)

RIQUADRO 2.4

L'origine della casa ad atrio L'origine della casa ad atrio costituisce ancora oggi una delle questioni centrali nel dibattito scientifico. In passato gli studiosi, non riuscen­ do a trovare in Italia un archetipo, avevano ipotizzato una proven ien­ za esterna del modello, senza tuttavia alcuna base documentale: dalla teoria di Overbeck e Mau ( I 8 84), che ritenevano fosse stata importata dalla Grecia, a quella di Patroni (1941), che, spinto da intenti ideologi­ ci di stampo nazionalistico, la considerava un'elaborazione della civiltà etrusca ispirata al palazzo miceneo. A quest'ultima teoria Mai uri (1930) aveva contrapposto l a tesi d i una derivazione dalla casa d i campagna a corte, fondata sui risultati delle sue pion ieristiche indagini stratigrafi­ che che documentavano a Pompei atri con impluvio sovrapposti a ori­ ginari cortili, come confermato anche da indagini recenti (cfr. infra ) . Dal secondo dopoguerra, grazie all ' affermarsi di u n maggior senso della prospettiva storica e di una più controllata pratica arche ologica, il tema è stato più correttamente affrontato cercando di riconoscere le diverse componenti culturali che potevano aver contribuito all 'elaborazione di tale schema a partire da un elemento originario ; le numerose ipotesi, nessuna delle quali risolutiva, hanno di volta in volta valorizzato l ' in­ flusso dell 'architettura palaziale anatolica, la stretta affinità esistente tra la casa ad atrio, il tempio etrusco a tre celle e le tombe a camera di Cerveteri (Boethius, Ward Perkins, 1970 ) , il modello della casa gre ca a pastas (Colonna, 1 9 8 6 ), la rielaborazione etrusca delle diverse compo­ nenti culturali - gre ca e orientale - con cui la progredita area tirrenica era da tempo in contatto, precocemente recepita dai Romani (Torel­ li, 1 9 8 7 ; 2012; De Albentiis, 1 9 9 0 ; Carafa, I 9 9 S ; Prayon, 20IO; Jolivet, 2011 ) . La riflessione più recente riconosce die tro allo schema della casa ad atrio la concezione dello spazio propria del mondo etrusco, alla base anche del tempio e delle tombe a camera: un sistema di coordinate che si basa su cardine e decumano e che si compone di una pars antica (parte anteriore) e di una pars postica (parte posteriore ) , costituendo la traspo­ sizione terreste del sistema cosmico. Al patron us, come alla divinità e al defunto, è riservata la collocazione al centro della pars postica, davanti al tablinum, e da qui egli rivolge il suo sguardo verso l ' ingresso (e i suoi clientes) attraverso l ' atrio, circondato dalle imagin es della sua gens. Uno schema, quindi, intriso di valori gentilizio -patriarcali e religiosi, funzio­ nale ad affermare e consol idare il ruolo sociopolitico dell ' aristocrazia (Prayon, 2010; Jolivet, 20II ) .

95

L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO Se molti indizi portano a riconoscere la casa ad atrio come un'elabo­ razione dell 'aristocrazia etrusca, ancora aperta è quindi la questione su dove tale modello sia stato elaborato : se in una città della Dodeca­ poli (Cerveteri, secondo Jolivet, 20u ) o nella Roma dei Tarquini, in un contesto quindi culturale etrusco-laziale e in concomitanza con un rinnovamento urbanistico della città promosso dai sovrani etruschi, da dove sarebbe stato subito esportato negli altri centri della Dodecapoli etrusca e poi nelle colonie etrusche e latine (Gros, 2.001 ) . La secon­ da tesi si accorderebbe con le testimonianze letterarie e risolverebbe la contrapposizione tra un'origine etrusca o romana della casa ad atrio (cfr. riquadro 2..4 ) . Nuovi scavi porteranno forse in futuro a capire come andarono le cose. 2. . 2. . 3 . I TALIA SETTENTRI ONALE

Diversa è la situazione dell' Italia settentrionale, che presenta due prin­ cipali contesti culturali: l'area di espansione della civiltà etrusca e l'area dove si sviluppa la civiltà dei Veneri. Dal primo territorio, precisamente da Pontesanto di Imola ( FIG. 2..30 ) , proviene, come si è detto, una delle testimonianze più monu­ mentali e problematiche di edificio a sviluppo trasversale, risalente alla fine dell 'vm secolo a.C., interamente realizzato in materiale deperibi­ le (si conservano le buche di palo della struttura lignea) al di sopra di due edifici rettangolari più piccoli. La costruzione, allungata in senso NS ( 40 x I7 m), si sviluppava su tre lati di uno spazio scoperto, con il quarto lato occidentale forse chiuso da un portico, ma non si riconosce un'articolazione interna degli ambienti. Ai margini erano presenti due nuclei di tombe che hanno restituito corredi di rango aristocratico. Si trattava quindi della residenza di un gruppo familiare di prestigio, che doveva esercitare il controllo su un vasto territorio circostante (Troc­ chi, von Eles, 2004; Esposito, 20I3-I4 ) . In generale, comunque, nell ' Etruria padana l'elaborazione di sche­ mi abitativi più articolati segue passaggi in larga misura confrontabi­ li con l'area etrusco-laziale, dalla casa a sviluppo trasversale a quella a corte e ad atrio, ma con un secolo circa di ritardo, tra la fine del VI e la seconda metà del v secolo a.C. Documenti di questo rinnovamento edilizio sono le case-laboratorio indagate in anni recenti a Felsina e a Parma-via Saragat (Calastri et al., 2010 ) o l'edificio di Verucchio-Pian del Monte (Forlì) ; quest 'ultimo, costituito da tre grandi vani aperti su 96

l.

L 'AFFERMAZIONE DELLA CIVILTÀ URBANA (METÀ VIII-VI SECOLO A.C. )

FIGURA l.30 Pontesanto di Imola, planimetria del grande edificio in materiale deperibile (fine VIII secolo a.C.) '

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j- l Fonte: Esposito (lOI3·14).

un corrile chiuso, è stato anche attribuito a una funzione sacra (Malna­ ti, I 9 9 9 ; FIG. 2..3I ) . Alla fine del VI secolo a.C. si afferma anche la tec­ nica costruttiva con fondazioni in materiale lapideo (ciottoli, arenaria, calcare, a seconda delle risorse locali) . Al modello di casa a sviluppo trasversale possono essere riferi­ te anche alcune delle abitazioni di Marzabotto/Kainua inserite nell 'ambito del nuovo e definitivo impianto urbano regolare attuato alla fine del VI secolo a.C.: scavi recenti condotti da missioni italiane e straniere hanno infatti individuato complessi costituiti da edifici distinti gravitanti su grandi cortili comuni, probabilmente apparte­ nenti a diversi gruppi familiari, come suggerisce la documentazione epigrafica che rimanda a molteplici gentilizi (ad esempio, IV, 2, I o v, ) , I ) (Massa-Pairault, I 9 9 7 ; Gavi, Sassatelli, 2010; FIG. 2.32 ) . Anche al di sotto di alcune delle case ad atrio ( rv, 1 ) , sedi dell 'élite citta97

L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO FIGURA 2..31

Verucchio, Pian del Monte (Forlì), planimetria e ricostruzione (fine VI-V secolo a.C.)

Fonte: Malnati (1999. disegno di R. Merlo).

dina a metà del v secolo a.C., è stato possibile riconoscere pochi ambienti affiancati pertinenti alle abitazioni tardoarcaiche (Casa 2: Bentz, Reusser, 2oroa; Casa 6: Calastri et al. , 2010; FIG. 2.33). Case a sviluppo trasversale continueranno a essere costruite nel v secolo 98

l.

L 'AFFERMAZIONE DELLA CIVILTÀ URBANA (METÀ VIII-VI SECOLO A.C.)

FIGURA l.3l Marzabotto/Kainua, planimetria degli edifici presenti nella cd. Casa IV, l, 1 ( fine VI-inizi v secolo a.C. )

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Fonte: Govi, Sassatelli (�o1o).

a.C., come documentano, oltre al sito di Marzabotto, le abitazioni di Cortemaggiore-loc. Casa Rossa ( 15 x s.s m) ( Calastri et al., 2010) e di Bagnolo San Vito-Forcella (Mantova) (la cd. Casa dei Pesi da Te­ laio : 12,30 x 5,20 m) (De Marinis, Rapi, 2005), ancora interamente realizzate in materiale deperibile. I complessi scavati in anni recenti a Bologna-via Andrea Costa e Casalecchio di Reno (Zona A) , nel territorio dell 'antica Felsina, mo­ strano come alla fine del VI secolo a.C. l'abitazione a sviluppo lineare costituisse il modello di riferimento anche per le residenze rurali di prestigio. I due insediamenti presentano molti elementi in comune : la delimitazione tramite fossati di un'estesa area di pertinenza, un edifi­ cio principale a sviluppo allungato (rispettivamente 70 x 10 m e 39 x 8 m), diviso in due nuclei, costituiti da ambienti affiancati con fronte 99

L ' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO FIGURA 2..33 Marzabotto/Kainua, pianta e foto dell'edificio tardoarcaico a sviluppo trasver­ sale (in scuro) : Casa IV, 1, 6 (fine VI-inizi v secolo a.C.)

Fonte: Calami et al. ( 2. 0 1 0 ) .

100

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L 'AFFERMAZIONE DELLA CIVILTÀ URBANA (METÀ VIII-VI SECOLO A.C. )

FIGURA l.34

Esempi di complessi rurali di prestigio: a ) Bologna, via Andrea Costa; b) Casa­ lecchio di Reno (Bologna) (fine VI secolo a.C.)



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Fonte: Ortalli (ww).

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L ' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO FIGURA

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Este, area Ospedale Civile, planimetria della casa con fondazioni lapidee: a) Fase di inizi VII secolo a.C.; b) Fase di metà VI secolo a.C.

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b) Fonte: Ruca Serafini, Serino, Lelli (1998).

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L 'AFFERMAZIONE DELLA CIVILTÀ URBANA (METÀ VIII-VI SECOLO A.C. )

porticata, uno a destinazione abitativa, l'altro di servizio, un'ampia corte con annessi e apprestamenti lavorativi. Entrambi i complessi sono stati interpretati non tanto come centri produttivi, quanto come centri di amministrazione e controllo del territorio, abitati da élite le­ gate al contesto urbano, il cui alto tenore di vita è confermato dai cor­ redi restituiti dalle vicine sepolture (Ortalli, 2.010; FIG. 2..34) . Particolarmente interessante è il quadro che emerge dalla docu­ mentazione dei Veneti, dove era già diffusa la casa su base rettilinea: i dati restituiti in anni recenti dagli abitati lasciano intravvedere un'ado­ zione precoce, sin dall ' vm secolo a.C., della planimetria rettangolare, che nel secolo successivo diventa predominante. Le case di Padova, ad esempio, caratterizzate prevalentemente da una proporzione di I : 2 ( in piazza Castello e in riviera Ruzante) (Gamba, Gambacurta, Sai­ nati, wos), prevedono più vani aperti su aree cortilizie comuni, dove insistono installazioni produttive, bacini e canalette, successivamente tettoie e strutture rialzate, probabilmente veri e propri granai/fienili ( in via Santa Sofia) (ibid. ) ; sotto l'aspetto tecnico sono realizzate in materiale deperibile, con una carpenteria di alto livello tecnologico, forse su influsso dell' Etruria padana (Malnati, I 9 9 9 ) . Il rinvenimento più importante proviene però da Este. Nell 'area dell 'Ospedale Civile è stata rinvenuta un'abitazione, datata agli inizi del VII secolo a.C., che non solo presenta un'articolazione complessa, a due o più ambienti, ma è anche realizzata in tecnica lapidea, con fondazioni e zoccolo in blocchi sbozzati di scaglia rosa dei vicini colli Euganei; l'elevato dove­ va essere in argilla cruda o in elementi lignei orizzontali sovrapposti, data l'assenza di fori per l'alloggiamento di montanti verticali; i piani interni ed esterni prevedevano stesure accurate di limo e argilla, i primi induriti con il fuoco. Verso la metà del VI secolo a.C. tale abitazione venne sostituita da un nuovo edificio che comprendeva almeno cinque vani, realizzato con la medesima tecnica edilizia (Ruta Serafini, Strino, Lelli, 1 9 9 8 ; Malnati, I 9 9 9 ; FIG. 2.35). Per quanto vada preso con cau­ tela, costituendo un unicum, questo rinvenimento anticiperebbe l' im­ piego della tecnica lapide a in area veneta rispetto non solo all ' Etruria padana, ma anche all'area etrusco-laziale, dove non compare prima della metà del VII secolo a.C. In area padano-veneta (Bologna, Modena, Padova) , ma anche friulana (Montereale Valcellina) , restano inoltre comunque presenti altri modelli tradizionali, come quello della casa interrata, dove la par103

L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO

te ipogea viene destinata a magazzino, tipica dell'area retic a ( Rotzo) ( Malnati, I 9 9 9 ) . 2.2-4. ITALIA MERIDIONALE

Nel mondo indigeno dell ' Italia meridionale l'architettura domestica compie un salto di qualità solo nel VI secolo a.C., in particolare nel­ la seconda metà, grazie ali ' intensificarsi dei rapporti culturali con le colonie greche e all 'emergere di élite. Una delle manifestazioni più rilevanti è la realizzazione di abitazioni molto più solide e articolate, con fondazioni in blocchi lapidei a doppio paramento, alzati in mat­ toni crudi ( o in pietra e legno) e copertura in tegole e coppi, spesso con decorazioni fittili, commissionate inizialmente a maestranze gre­ che itineranti ( Russo Tagliente, I 9 9 2) . Solo a partire dal v secolo a.C. la casa rettangolare in tecnica lapidea si diffonderà anche tra le classi subalterne, sostituendo le "capanne" a pianta curvilinea costruite in materiale deperibile ( cfr. infta). Diversi sono i modelli adottati per le dimore di prestigio, che uniscono funzioni residenziali e politiche ( ri­ unioni, banchetti comuni ) . Numerosi sono gli edifici costituiti da un ambiente rettangolare, talora preceduto da un vestibolo e da un portico ad ante ( pianta a me­ garon) ( ad esempio, ad Altamura, Puglia: FIG. 2.36a), tipo che presenta attardamenti ancora nel v secolo a.C. ( ad esempio, a Serra di Vaglio, Basilicata) . Gli edifici allungati a sviluppo trasversale, costituiti da più vani affiancati, presentano esiti molto diversi. Un contesto eccezionale è il complesso palaziale di Canosa-Toppicelli ( Barletta-Andria-Trani ) , nell 'antica Daunia, residenza di un gruppo gentilizio dominante incontrastato nel territorio, formato da due grandi edifici a pianta allungata, divisi in più ambienti, disposti su due lati di una grande corte : evidenti sono le analogie con il primo p alazzo di Murlo, tanto nell 'articolazione planimetrica, quanto nelle proporzioni (1.6oo mq ca. ) ( Russo Tagliente, 2010; FIG. 2.36b). Lo schema articolato in pochi ambienti affiancati e aperti su un cortile antistante, talora delimitato da un muro, caratterizza le dimo­ re delle élite negli abitati arcaici; esse generalmente occupano luoghi preminenti e assumono talora forme di notevole impegno architetto­ nico, ma meno monumentali. Al pieno VI secolo appartiene un grande edificio scavato sull 'acropoli di Monte Sannace ( Gioia del Colle, Bari ) 104

l.

L 'AFFERMAZIONE DELLA CIVILTÀ URBANA (METÀ VIII-VI SECOLO A.C. )

FIGURA l.36 Tipologie di abitazioni di prestigio in età arcaica: a) case a megaron (Altamura, via Trebbia) (senza scala) ; b) casa a sviluppo trasversale allungato (Canosa-Top­ picelli); c) casa a sviluppo trasversale e corte (Monte Sannace); d) casa a pastas (Baragiano-Serra Carbone); ej) case a pianta complessa (Lavello)

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Fonti: a-b), d-e) Russo Tagliente ( w w ) ; c) Ciancio (1996).

(I9 x I5,2. m), dove fino alla prima metà del VII secolo esisteva un vil­ laggio capannicolo di tradizione iapigia (Ciancio, I 9 9 6 ; FIG. 2..36c) . Il complesso era articolato in due ambienti affiancati in senso N S , di di­ mensioni diverse, aperti verso un'area scoperta orientale, e presentava fondazioni e zoccolo in grandi blocchi di calcare (spessore di I m ca.), alzato in argilla e legno e copertura a due spioventi in tegole dipinte in rosso e nero. Altri esempi sono noti in Messapia (Cavallino) , in Lu105

L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO FIGURA 2..37 Cavallino (Lecce) , alcuni tipi di abitazione arcaica a cortile: a ) Fondo Pero, Case B1-B4; b) Aiera Vecchia, Case A1-A2.; c) Fondo Casino, Casa CI

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Fonte: Notario (2oos).

cania (Serra di Vaglio) e in Daunia (Lavello) (ibid. ; Russo Tagliente, I996). I n altri casi davanti agli ambienti s i dispone u n corridoio/portico trasversale, secondo il modello della casa a pastds (Francavilla Marit­ tima, Monte Sannace, Conversano-Castiglione, Baragiano-Serra Car­ bone) ( FIG. 2:;6d) . La rilevanza dei complessi è sottolineata dal ricco 106

l.

L 'AFFERMAZIONE DELLA CIVILTÀ URBANA (METÀ VIII-VI SECOLO A.C. )

apparato decorativo fittile dei tetti, di tipo greco mediato attraverso le produzioni siceliote e magnogreche, ma anche dalla presenza di cera­ mica da banchetto. Alquanto problematica risulta la ricostruzione di alcune residenze prestigiose nell 'abitato di Lavello (San Felice e loc. Casino), nella Dau­ nia interna, simili tra loro per dimensioni ( 230 mq) e ricca decorazione architettonica: entrambe presentano la giustapposizione di un edificio a più vani affiancati, gravitanti su un cortile, a un grande spazio ret­ tangolare (forse scoperto), preceduto da un vestibolo (forse coperto) (Russo Tagliente, I992; FIG. 2.36e-J; . Una documentazione d i straordinario interesse è offerta dall'a­ bitato arcaico di Cavallino (Lecce), in Messapia, esteso su 6o ettari, l'unico caratterizzato da un'avanzata organizzazione "protourbana" (D 'Andria, 2005a) . Ricerche sistematiche hanno consentito di verifi­ care la compresenza di almeno cinque tipi di edilizia domestica, più o meno articolati ed estesi, indice di una complessa stratificazione so­ ciale, anche se tutte le abitazioni sono realizzate in pietra e dotate di copertura in tegole curve : case più semplici (25 mq ca.) ad ambiente unico, quadrato o rettangolare allungato, talora dotato di avancorpo probabilmente porticato ; case a pianta rettangolare (50-90 mq ca.), articolate in due-tre ambienti, a volte con avancorpo porticato (simili all ' impianto apastas) o piccolo cortile laterale ; case a pianta rettango­ lare, articolate in due-tre grandi ambienti (90-I50 mq) ; case più grandi (200-430 mq) articolate in cinque-sei ambienti disposti su uno o più lati di un cortile (D 'Andria, I 9 9 6 ; Notario, 2005; FIG. 2.37). Tra gli aspetti più rilevanti di questo sito è la pertinenza al ceto medio del tipo a pastas, mentre le abitazioni di prestigio adottano precocemente un impianto a cortile interno (fine VI secolo a.C.) : le loro dimensioni e l'accurata tecnica costruttiva le denotano come appartenenti al ceto più elevato (Notario, 2005). 2.3 Le case arcaiche fenicie e puniche

Nel delineare il panorama dell 'edilizia privata di epoca arcaica nel Mediterraneo, va considerato anche il mondo fenicio e punico, la cui conoscenza si è notevolmente accresciuta negli ultimi decenni, riconoscendo l' influsso dell 'edilizia domestica del Levante medi107

L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO FIGURA 2..38 Cartagine (Tunisia) , planimetria e ricostruzione delle case arcaiche sotto il de­ cumano massimo: a ) Fase 1 (metà VIII secolo a.C.); b) Fase 3 (primo quarto VII secolo a.C.) u

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b) Fonte: Niemeyer et al. (�007 ).

terraneo caratterizzata da planimetrie articolate su base rettilinea e da coperture piane (Braemer, 1 9 9 5 ) . Nel Nord Africa (Tunisia) , accanto al famoso sito di Kerkouane, centro punico presso Capo Bon (Fantar, 1985; 1 9 9 8b), si conoscono nuove abitazioni arcaiche a Cartagine (Niemeyer et al. , 2007 ) . Qui, al di sotto del decumano massimo, le indagini condotte dall ' Università di Amburgo hanno potuto ricostruire le trasformazioni di un isolato abitativo a parti­ re dal suo impianto alla metà dell 'viii secolo a.C. Esso comprende108

l.

L 'AFFERMAZIONE DELLA CIVILTÀ URBANA (METÀ VIII-VI SECOLO A.C. )

FIGURA l.39 Planimetrie e ricostruzioni di case fenicie nella penisola iberica (v i i i -VI secolo a.C.): a ) Morro de Mezquitilla, Edificio K; b) Morro de Mezquitilla, Edificio F; c) Las Chorreras, Edificio B; d) Morro de Mezquitilla, Edificio K (amb. j-n); e ) Las Chorreras (scavo wo3);/) Toscanos, Edificio H

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Fonte: Arnold, Marzoli (2009).

va inizialmente semplici edifici a due-quattro ambienti e aree sco­ perte (forse a uso comune) ; la "lottizzazione" assume gradualmente un assetto più regolare e gli edifici un impianto più articolato, che nella Fase 3 ( 6 8 s-675 a.C.) prevede anche piccoli cortili interni ( FIG. 2.38). Le abitazioni scavate nei siti fenici della Spagna (Guarda­ mar, Morro de Mezquitilla, 750-700 a.C.), Toscanos (7oo- 6so a.C.), Sa Caleta-lbiza (6so-6oo a.C.) (Gailledrat, 2007a; Arnold, Marzoli, 109

L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO

200 9 ; Ram6n Torres, 2007 ) , presentano precocemente impianti mol­ to articolati, con vani affrancati e cortili laterali ( quando presenti ) o disposti attorno a un ambiente centrale principale ( FIG. 2.3 9 ) ; in ge­ nere, comunque, si nota una tendenziale diminuzione nel tempo delle dimensioni delle case tra l'epoca altoarcaica e il periodo più tardo (vi secolo a.C. ) ( Gailledrat, 2007a; 2007b ) . Le case in epoca arcaica han­ no in prevalenza pavimenti rivestiti con un sottile strato di calce chiara o con miscele di calce essiccata ( ad esempio, a Cartagine ) ; presentano focolari per l' illuminazione e il riscaldamento ( Guardamar) (ibid.) e banchine laterali per il banchetto ( Cartagine-me Ibn Chabaat ) ( Ra­ kob, I 9 9 8 ) . Dopo la conquista punica del Mediterraneo ( 530 a.C. ) , l'e­ dilizia domestica mantiene una grande varietà in relazione alle diverse esigenze dei vari nuclei familiari. Accanto a più semplici costruzioni costituite da pochi vani, sono attestate abitazioni più articolate nelle quali l'elemento caratterizzante rimane la presenza di un'area scoperta, centrale o laterale, con accesso diretto dalla strada o preferibilmente fùtrato da un corridoio e ambienti aperti sull 'area scoperta o interco­ municanti. Sembra quindi che la tipologia elaborata su un'ampia base statistica da Helas ( 2009 ) per le più tarde case di Selinunte punica ( 350-250 a.C. ) corrisponda a modelli diffusi già nei secoli precedenti ( FIG. 4 5 I ) . ·

110

3 Dall'età classica al primo ellenismo (v-Iv secolo a.C.)

3·1 Il mondo greco e coloniale 3 . 1 . 1 . IL QUADRO S O C I O P O L I T I C O

Con il v secolo a.C., in coincidenza con la vittoria sui Persiani nel versante orientale e sui Cartaginesi in quello occ identale, il mondo greco si rinnova in un 'ottica p anellenica dominata da Atene, svilup­ pando le profonde trasformazioni della cultura abitativa avvenute in epoca tardoarcaica. Nel IV secolo a.C. la civiltà delle poleis assu­ me forme più monumentali, coinvolgendo anche territori rimasti prima marginali, come Pella, la nuova capitale del regno macedone. Nella fase tardoclassica, infine, gli eventi storici mettono in crisi il potere e il ruolo di riferimento culturale delle precedenti protago­ niste ( Atene, Selinunte, Agrigento ) , imponendo una stasi edilizia. Le aree di maggior sviluppo diventano la Grecia continentale, ad esempio Tebe, e la Grecia microasiatica, soprattutto quella influen­ zata dalla Caria e dal suo capoluogo Alic arnasso, satrapia occiden­ tale dell ' impero persiano. Le architetture pubbliche acquistano caratteri di una rinnovata monumentalità, dalla scelta dei materiali alle tecniche costruttive, dall 'attenzione agli spazi interni ai sistemi decorativi, influenzando l 'edilizia privata. Su entrambi questi terri­ tori, che peraltro mostrano influenze reciproche, si affermerà nella seconda metà del IV secolo a.C. il potere macedone, che raccoglierà la loro eredità culturale, aprendo la strada all 'ellenismo ( Lippolis, Rocco, 201 1 ) .

111

L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO 3. 1.2.

' L E D I L I Z I A URBANA

Nel corso del v secolo a.C. la qualità delle abitazioni progredisce, por­ tando a forma compiuta tutti gli elementi introdotti in epoca geome­ trica e tardoarcaica. Fattori politici e ideologici sembrano aver talora influenzato l'edilizia residenziale : le abitazioni sono generalmente più modeste in città, forse anche per opportunità o per controllo, più lus­ suose in campagna, dove si godeva di una maggiore libertà. Pur nella varietà degli impianti, le abitazioni mostrano alcuni elemen­ ti comuni. Questi sono, in particolare, una più chiara destinazione degli spazi, anche se persiste una certa polifunzionalità, e una collocazione preferenziale degli ambienti principali sul lato settentrionale della cor­ te ( FIG. 3-I ) : l' oikos o exedra, in genere l'ambiente più grande, destinato alla vita della famiglia, e l' andron, che quando presente si colloca gene­ ralmente in posizione angolare vicino ali ' ingresso ( Hellmann, 2010) (cfr. riquadro 3.I). Riguardo alle camere da letto, difficilmente ricono­ scibili archeologicamente, sulla scorta soprattutto delle fonti letterarie si ritiene che quella maschile (domation) fosse al pianterreno, talora in collegamento con l' oikos, mentre le altre, in particolare quella nuziale (thalamos), al primo piano, quando presente (Aristofane, Le donne alle Tesmojòrie 483-488; Lisia, Per l'uccisione di Eratostene discorso di difèsa I, 9-I4, 22-24). Magazzini e ambienti di servizio trovano tendenzialmente posto sugli altri lati dell 'area scoperta. La corte interna (aule), in genere accessibile direttamente dalla strada attraverso un portone, talvolta at­ traverso un vestibolo (prothyron) affiancato da botteghe (Atene, P ire o, Eretria, Halieis in Argolide, Nea Halos in Tessaglia, Olinto in Calcidica), costituiva lo spazio più importante. Il cortile e, quando presente, il por­ tico erano infatti utilizzati per le attività produttive (a uso domestico o commerciale), per la pulizia personale, per il lavaggio dei tessuti, per cu­ cinare il cibo (nel v secolo a.C. solo a Olinto si trovano ambienti specifici per la cucina e per il bagno), spesso per consumarlo, compreso il rituale del banchetto (Lynch, 2007 ), per la pratica di culti, attestata da statuette di divinità, bruciaprofumi, ma soprattutto da altari (a Olinto, nella Casa dai Molti Colori, ne sono stati trovati due mobili sotto la pastas, uno fis­ so nella corte, coperto da una tettoia; Sica, 2002) ; infine, in un angolo della corte, per lo più presso l' ingresso, era presente una fossa circondata di pietre e dotata di scarico, con funzione di immondezzaio e di latrina (kopron ), talvolta erroneamente interpretata come magazzino o cisterna (fino al IV secolo a.C. non sono attestate latrine interne) . 112



DALL ' ETÀ CLASSICA AL PRIMO ELLENISMO (V-IV SECOLO A.C. )

FIGURA 3.I

Esempio di casa greca di età classica (Olinto, seconda metà v secolo a.C.)

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L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO RIQUADRO 3.I L' andron nella casa greca La presenza di un andron permanente, che non era utilizzato tutti i giorni, e ancora di più la sua moltiplicazione sono un segno di agiatezza della famiglia : a Olinto l' andron è presente solo i n u n terzo delle settanta abitazioni scavate (Cahill, 2 0 0 2 ) . A pianta quadrata (Eretria, Priene) o rettangolare (Olinto), tale ambiente era caratterizzato da un'apertura decentrata per facilitare la disposizione dei letti (klinai) lungo le pareti, talvolta collocati su una bassa banchina: il numero più diffuso è di sette letti (calcolando una lunghezza minima di I,7o m e una larghezza massima di 0,75 m), ma sono attestati an­ drones da tre a undici letti ( F I G . 2 . 1 ) . La Casa II di Eretria, detta la Casa dei Mosaici (37 0 a.C.), possedeva tre andrones di diversa misura - a tre, sette e undici letti -, tutti accessibili sul lato nord attraverso la pastas (Reber, 1998). Le pareti sono in genere dipinte e aperte con una finestra, mentre il pavimen­ to nella parte centrale è preferibilmente rivestito e dotato di una canaletta per favorirne la pulizia.

minciano invece a costruire elevati in materiale lapideo, utilizzando ad esempio la tecnica a telaio, con piedritti in pietra tenera (poros) e conglomerato, diffusa ad Atene : cambiamento che si accompagna a un'evoluzione dei rivestimenti parietali. I piani di calpestio rimango­ no per lo più in terra battuta sino alla fine del v secolo a.C., quando si cominceranno ad adottare rivestimenti con finalità decorativa e di impermeabilizzazione. A dispetto della tesi, diffusa in passato, che la casa apastas costituis­ se la tipica abitazione greca in età classica, la documentazione archeo­ logica oggi a disposizione mostra una grande varietà di assetti planime­ trici, segno di una molteplicità di modelli a disposizione di una società articolata e con stili di vita diversi. L' impianto abitativo che risulta essere più diffuso nella Grecia con­ tinentale e nell' Occidente greco in età classica è la casa incentrata su una corte semplice. Nella stessa Atene, le abitazioni, indagate soprattutto da scavi ame­ ricani a ovest e a sud dell 'agora del Ceramico e a sud dell 'acropoli, presentano tutte un impianto a u o a corte centrale, talvolta dotata di tettoie, senza alcuna ricerca di uniformità nel numero, disposizione e funzione degli ambienti; in genere esse hanno un perimetro irregolare condizionato dalla morfologia e dalla viabilità preesistente : ne sono un 114



DALL ' ETÀ CLASSICA AL PRIMO ELLENISMO ( V-IV SECOLO A.C. )

esempio la cd. Casa di Mikion e Menon, casa-bottega di scultori aperta su via dell 'Areopago ( 47 5-350 a.C. ) ( Longo, 20roa) o le abitazioni del cd. Distretto dei Marmorari ( Lippolis, Livadiotti, Rocco, 2007; Lon­ ga, 2orob ; FIG. 3.2 ) . Grande varietà si riscontra anche nella lottizza­ zione regolare a sud dell ' agora del Ceramico, risalente alla metà del v secolo a.C., di cui è stato integralmente scavato un lotto. L' isolato comprendeva sei case a corte di diversa estensione ( tra So e I90 mq ) e articolazione (da uno a sette vani ) , senza tracce di piani superiori; i muri perimetrali in comune erano costruiti in modo accurato ( fonda­ zioni e zoccolo in opera poligonale in calcare dell 'acropoli ) , mentre le pareti interne erano in pietrame ( Longo, 20roc ; FIG. 3-3 ) . Finora ad Atene non sono state rinvenute case apastas, comunque note dalle fon­ ti e documentate in campagna. Anche altri territori mostrano una predilezione per l' impianto a corte e insieme una grande varietà di soluzioni ( Lentini, 2005 ) . Tra le numerose testimonianze nell 'Occidente greco, si possono citare le semplici ma accurate abitazioni del quartiere dell ' Olympieion ad Agri­ gento ( estese mediamente 235 mq ) ( FIG. 3.4 ) , o quelle di Imera, che presentano in genere dimensioni maggiori ( 400 mq ) nella città bassa, minori ( 256 mq ) nella città alta, attestando una differenziazione socia­ le (Belvedere, 2005 ) . Le loro piante sono simili: una corte sul cui lato settentrionale si apre una serie di ambienti, tra cui una sala da banchet­ to decorata con intonaco dipinto, talora duplicata nelle case della città bassa; non vi è traccia invece di vani funzionali, come bagni e cucine ( Mertens, 2006 ) . La casa incentrata su una corte dotata di pastas, l ungi dall 'essere la dimora più comune in età classica, costituisce l'espressione del ceto aristocratico, che traeva il proprio prestigio e la propria ricchezza dai possedimenti terrieri, in continuità con il periodo geometrico e arcai­ co, divenendo un modello per chi ad esso voleva assimilarsi. La docu­ mentazione più significativa per l'epoca classica è offerta dalla Grecia settentrionale e, in particolare, da Olinto, dove il tipo sembra codi­ ficato in occasione della costruzione della neapolis nel 432 a.C. sulla collina settentrionale, il cui ciclo di vita si conclude con la distruzione della città nel 348 a.C. da parte di Filippo il Macedone ( Cahill, 2002; FIG. 3.5 ; cfr. riquadro p) . L'ampia casistica offerta da questa città ha mostrato che a Olinto lo stesso impianto viene adottato anche da ceti sociali di livello inferiore, evidente nella destinazione degli ambienti e nelle caratteristiche tecniche e decorative, e per case-laboratorio. 115

L ' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO FIGURA 3.2 Atene, Distretto dei Marmorari, planimetria delle Case C e D : a ) Fase 1 (v secolo a.C.); b) Fase 2 (fìne v-inizi IV secolo a.C.); c) ricostruzione

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Fonte: Longo (wwa).

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DALL' ETÀ CLASSICA AL PRIMO ELLENISMO (V-IV SECOLO A.C. )

FIGURA 3·3 Atene, planimetrie e ricostruzioni delle case a sud dell' agora del Ceramico (metà v secolo a.C.)

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Fonte: Longo (wwb).

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L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO FIGURA 3·4 Agrigento, quartiere a ovest dell' Orympieion (v secolo a.C.) P ,\,T l A r - - - - tiOi'� o::>., -- - - - -··�� -r.-. � l

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dell 'attività produttiva, vennero realizzati una grande cucina e un gran­ de alloggio per gli schiavi, ricavati rispettivamente dalla sala comune e dalla stanza del telaio (Jones, Sackett, Graham, 1973; Pesando, wo6a; Foxhall, 2007 ) . Anche al di fuori dell 'Attica sono noti edifici simili, come la cd. Fattoria dagli Stipiti di Granito, scavata nel settore sud-est dell ' isola di Delo (Brunet, 1 9 9 6 ) . I complessi articolati comprendono diversi nuclei edilizi distribuiti su superfici estese fino ad alcune migliaia di metri quadrati delimitate da un muro di recinzione : l'edificio abitativo principale, annessi ru­ stici e produttivi, recinti per animali, aree scoperte per la lavorazione dei cereali, cisterne per l'acqua; frequente è la presenza di una torre (pyrgos), a pianta circolare o quadrangolare, isolata oppure inserita nel nucleo edilizio principale, con funzioni diverse : al piano terra produt­ tiva (torchi o attrezzi agricoli), ai livelli superiori di stoccaggio e allog­ gio per lavoranti e schiavi, ma anche di avvistamento e difesa; talvolta 129

L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO FIGURA 3.14 Vari (Attica, Grecia) , planimetria e ricostruzione della cd. Fattoria di Vari ( I v secolo a.C.) passaggio successivo?

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Fonte: Pesando (2010).

nazionali e internazionali. Tra il IV e il III secolo a.C. l 'edilizia di presti­ gio mostra ancora una predominante influenza greca (e magnogreca) sull 'elemento locale sannitico, come ha rivelato l' impianto di alcune abitazioni individuate al di sotto di case ad atrio, associato a un appara­ to decorativo di analoga matrice greca. L'esempio meglio noto è la cd. Protocasa del Centauro (vi, 9, 3-s) (FIG. 4.2.2.) (metà III secolo a.C.), costituita da un corridoio d' ingresso fiancheggiato da ambienti, uno spazio trasversale sul quale si aprivano tre stanze, di cui quella centrale a esedra, un'area scoperta sul fondo. Riguardo all 'ambiente trasversale, si ritiene che fosse coperta (Pesando, 2. 0 1 0 ) , ma non si può escludere che fosse un cortile, richiamando quindi la casa mediterranea classica ad aule. Dalla metà del II secolo a.C. questo tipo di impiantO non ver­ rà più adottato nell 'edilizia di prestigio, sopravvivendo forse in forma residuale nell 'ambito di alcune abitazioni più grandi, ad esempio nella Casa di Giulio Polibio o in quella dell ' Efebo, o come abitazione del ceto medio, ad esempio nelle Casette a schiera della Regio I (fine II-ini­ zi I secolo a.C.) (Nappo, I997) (cfr. infra) : tali somiglianze dimostrano l'assenza di rigide linee di demarcazione fra tipologie abitative elabo­ rate in ambiti culturali diversi, ma a contattO per secoli, tra i quali non potevano non verificarsi fenomeni di osmosi (Pesando, 2.0 10 ) . Verso la 180



L' ETÀ ELLENISTICA (331-31 A.C. )

FIGURA 4.23 Pompei, planimetria di "case gemelle" a doppio atrio (vi, 10, 2-3) : a) Fase 1 (fìne III secolo a.C.); b) Fase 2 (metà II secolo a.C.)

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Fonte: Pesando (ww).

metà del I I I secolo a.C. nella Pompei sannitica si afferma decisamente la casa ad atrio, in concomitanza con l'adozione di un modello sociale gentilizio e istituzionale di matrice romana (ibid. ) : tra gli esempi più antichi si possono citare la Casa degli Scienziati (vi, 14, 43), la Casa del Naviglio ( vi, 10, n ) e la Casa del Chirurgo ( vi, 1, 10), che sono state anche ricondotte a una progettazione comune sulla base di confronti planimetrici e metrologici ( F I G . 4.2.0 ) . Assai problematica rimane in­ vece, come si è detto, la questione della copertura dell 'atrio. Nella costruzione di queste abitazioni di prestigio va ricordata l'alta specializzazione dei cantieri per la realizzazione delle imponenti fac­ ciate in opus quadratum di blocchi di travertino locale, talora estesa a tutti i muri perimetrali, mentre per i muri interni viene adottata la tec­ nica a orditura di ritti ( detta anche opus africanum), associata a spec­ chiature in blocchetti di tufo, talora utilizzata anche per i perimetrali, o in argilla pressata (opusformaceum oformatum), come nelle domus di Fase 1 di Fregellae ( ib id. ) . Come a Fregellae, anche a Pompei e d Ercolano u n elevatissimo numero di case presenta forme non canoniche, che pure includono elementi tipici della casa ad atrio. Per una corretta valutazione delle 181

L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO

soluzioni planimetriche sarebbe tuttavia necessario conoscere pun­ tualmente la cronologia degli impianti e le vicende strutturali, rara­ mente disponibili nelle città vesuviane. Sin dal m secolo a.C. sono do­ cumentate "case gemelle" ( F I G . 4.2.3), cioè coppie di abitazioni tra loro collegate, ciascuna caratterizzata da un corridoio d' ingresso e da poche stanze, gradualmente costruite attorno a un atrio testudinato o tusca­ nico (ibid. ) . Molto diffuse risultano anche le case prive di stanze ai lati dell 'atrio o con ambienti su un lato solo, molte delle quali risalenti al I I secolo a.C., come la Casa dei Ceii ( F I G . 4.2.4) incentrata su un atrio tetrastilo; in altri casi mancano entrambe le alae o una di esse, o ancora il tablino non è in asse ( Wallace-Hadrill, I 9 9 7 ) . Almeno nei casi in cui è stato riscontrato un ampio ricorso a una tecnica costruttiva in argilla pressata (opusformaceum) o in mattoni crudi (opus latericium), docu­ mentata, ad esempio, nelle "case gemelle" ( Pesando, w u ) , è possibile che tali abitazioni appartenessero al ceto medio. Già dalla fìne del I I I secolo a.C., infatti, anche la classe media adotta il modello della casa ad atrio, adattandolo ai limiti di spazio, alle esigenze funzionali e alle disponibilità economiche : lo stesso Vitruvio (L'architettura VI, s, z. ) rileva che la gente comune (qui communi suntfortuna) non aveva biso­ gno di vestiboli, atri o tablini regali (regalia), dal momento che andava a rendere i propri servizi da altri e non viceversa ( cfr. riquadro 4.4) . Con gli inizi del I I secolo a.C. la supremazia culturale ellenistica porta a un processo di trasformazione della domus ad atrio, che investe lo sviluppo dimensionale, l'articolazione planimetrica e funzionale, la monumentalità architettonica e la ricchezza decorativa, nella consueta varietà di forme e gradualità di livelli. Tali cambiamenti, tuttavia, non snaturano inizialmente il significato più profondo della casa romana: pur accettando uno stile di vita nuovo e più elaborato, essa manifesta fìno all 'età augustea una conservazione dei valori ideologici tradizio­ nali. L'elemento di maggiore novità è l' introduzione della colonna, che trasforma i due spazi liberi della casa tradizionale : l' atrium, con i più prestigiosi tipi tetrastilo e corinzio sopra citati, ma soprattutto l' hortus, sostituito da un peristilio, a uno o più bracci in base allo spa­ zio disponibile, che diventa un nuovo fulcro all ' interno della casa ; eccezionalmente le colonne vengono inserite sulla fronte di ambienti, formando exedrai distile, mentre solo nel 1 secolo a.C. si trovano anche all ' interno, creando nuove tipologie di sale da ricevimento descritte da Vitruvio (L 'architettura VI, 3, 8-10: oecus tetrastylus, oecus corinthius, oecus aegyptius) ( cfr. in:fra) . 182

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Fonte: Gros (2001 )

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FIGURA 4.24 Pompei, ricostruzione assonometrica della Casa dei Ceii (1, 6, rs) (n secolo a.C.-I secolo d.C.)

L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO RIQUADRO 4·5 La Casa del Fauno a Pompei La Casa del Fauno a Pompei ( vi, I2, I-8), appartenente a un ricco e importante esponente della classe dirigente sannita, romanizzato tanto da conoscere il lati­ no (come documenta la scritta Have nel mosaico del vestibolo ) ed ellenizzato, agli inizi del II secolo a.C. si estendeva su un intero isolato (2.940 mq ) ( FIG. 4.27 ) : un impianto a due atri affiancati e due giardini, mentre sul lato destro si trovava un articolato quartiere di servizio isolato (20-24), servito da un lungo corridoio (I9) ( Grahame, I997; Zevi, I998; Hoffmann, Faber, 20 09). L'atrio principale (27) mostra caratteri tradizionali, con schema canonico e copertura tuscanica, quello secondario ( 7 ) , invece, ellenizzati, tetrastilo e con due esedre laterali, una delle quali di collegamento tra i due atri ( u ) . Nella prima fase era presente un peristilio trasversale a ventotto colonne ioniche e trabeazione do­ rica (36), mentre alle spalle si estendeva un grande viridarium/hortus: l'assialità dell' impianto era garantita dalla posizione dell'unico ambiente che si apriva originariamente sul peristilio, la grande esedra distila decorata con il famoso mosaico con lo scontro tra Alessandro e Dario m (37 ) . Tra il II e il I secolo a.C. la domus subisce una serie di significativi interventi: l' hortus viene trasformato in un monumentale peristilio a quarantaquattro colonne (39) e vengono aperte le pareti di fondo del tablino (33) e dell'esedra con il mosaico di Alessandro (37 ) . Si crea così un asse prospettico che attraversa tutta la casa, integrando in un'uni­ ca grande sequenza scenografica i tre principali nuclei: l'atrio tuscanico destina­ to all'accoglienza dei clientes; il cd. piccolo peristilio che diviene un importante fulcro della vita sociale, ma certamente utilizzato anche dalla famiglia, con i suoi tre triclini orientati diversamente in funzione della stagione del loro utilizzo e la prestigiosa esedra ; il cd. grande peristilio, anch'esso dotato di un triclinio (44), destinato soprattutto al ricevimento e alla vita culturale, come suggerisce la più recente interpretazione degli stretti ambienti sul fondo quale vero e proprio edi­ ficio scenico con palco al centro (49 ) . Nell'ultima trasformazione della Casa del Fauno, comune ad altre grandi domus, ha senza dubbio giocato un ruolo fon­ damentale l' influenza del!' architettura palaziale ellenistica, in particolare il cd. Palazzo delle Colonne di Tolemaide, una delle residenze del governatore ales­ sandrino, datato sulla base degli studi più recenti proprio agli inizi del I secolo a.C. ( Lauter, I999; FIG. 4.5); influenza che sarebbe avvalorata dai riferimenti al mondo tolemaico presenti nel programma decorativo della casa ( Zevi, 1 9 9 8).

La documentazione di Pompei costituisce un contesto privilegiato per seguire tale trasformazione (Dickmann, 1 9 9 7 ) Lo schema base della casa di prestigio romana assume un impianto a sviluppo longitudina.

184



L' ETÀ ELLENISTICA (HI-31 A.C.)

FIGURA 4.25 Pompei, planimetria della Casa di Sallustio (vi, 2, 3-15): a ) Fase 1 ( n secolo a.C.); b) Fase finale ( 79 d.C.)

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L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO FIGURA 4.26

Pompei, planimetria e ricostruzione della Casa del Labirinto (vi, II, 9-10) ( 79 d.C.)

Fonte: Gros (�oo1).

le ancora più accentuato, nel quale si succedono il settore d' ingresso, il nucleo tradizionale ad atrio e il nuovo nucleo incentrato sul peristilio, la cui posizione canonica è collocata da Vitruvio (L 'architettura VI, 3, 7) dietro il tablino e perpendicolare all 'asse dell 'atrio, con un rapporto di 4:3, ma che si ritrova anche disposto in profondità o lateralmente e con altre proporzioni, come nella Casa di Sallustio (vi, 2., 3 - IS ) ( FIG. 4.2.5). Alcune abitazioni di Pompei di particolare monumentalità presen­ tano un impianto a due atri affiancati, tra loro collegati, ma con accesso autonomo, a cui si aggiungono uno o due peristili: un atrio principale di rappresentanza e uno secondario, secondo alcuni destinato agli ospi­ ti (Pesando, wo6a; wo6b), secondo altri alla famiglia (Gros, wor). 186



L' ETÀ ELLENISTICA (331-31 A.C.)

FIGURA 4.27

Pompei, planimetria della Casa del Fauno (vr, 12, 1-8); a) Fase di fine II secolo a.C.; b) Fase di inizi I secolo a.C. -•- - •



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Spesso il primo assume le nuove e più monumentali forme dell 'atrio tetrastilo (ad esempio, nella Casa di Obellius Firmus o in quella del Labirinto ; FIG. 4.26) o corinzio (ad esempio, nella Casa dei Dioscuri), 187

L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO

mentre quello secondario conserva il tipo più semplice (tradizionale tuscanico nei primi due casi, tetrastilo nel terzo caso) ; talvolta, invece, si opera una scelta opposta per sottolineare l'antichità della dimora, come nella citata Casa del Fauno ( F I G . 4.2.7 ; cfr. riquadro 4.5). La trasformazione di queste grandi abitazioni di Pompei mostra come in un primo momento atrio principale e peristilio rimangano semplicemente giustapposti, collegati attraverso un corridoio o attra­ verso l'ambiente che fiancheggiava il tablino, e il peristilio si configu­ ri come un'aggiunta "esotica"; dalla fine del I I secolo a.C. il peristilio viene integrato al fulcro principale della casa, acquistando un ruolo crescente nella vita sociale della domus: da un lato, si prolunga l'asse visivo aprendo il muro di fondo del tablino ; dall 'altro, i triclini ai lati del tablino vengono rivolti verso il peristilio e attorno ad esso vengono realizzate nuove sale da pranzo e da ricevimento. Per conferire ulterio­ re prestigio alla domus si aspira, anzi, alla moltiplicazione dei giardini colonnati, come avviene nella Casa del Fauno, conservando ove pos­ sibile l' impostazione assiale, ma adattandosi alle soluzioni più varie. In generale, nel corso del I secolo a.C. il nucleo dell 'atrio, pur conser­ vando come un cimelio tutti i significati ideologici sottesi al rituale dell 'accoglienza dei clientes, oltre che la funzione vitale dell 'approv­ vigionamento idrico (almeno fino alla diffusione degli acquedotti), viene gradualmente declassato a vestibolo monumentale della domus, sempre più proiettata verso lo spazio verde, più luminoso e dilettevole, del peristilio, evocante i paradeisoi ellenistici. Queste trasformazioni sono senza dubbio ascrivibili all ' influenza dell 'architettura ellenistica, da un lato le residenze regali e di prestigio, dall 'altro l'edilizia pubblica, in particolare i ginnasi (Priene, Delo) citati da Vitruvio (L 'architettura v, 1 1, I ) come modello per le palestre, anche se l' impronta rimane tipi­ camente romana, quale lo sviluppo longitudinale e l'elemento identi­ taria dell'atrio (Wallace-Hadrill, I997). Un'adesione più evidente al modello greco è stata riconosciuta solo nella Casa di M Epidius Rufus (o dei Diadumeni) ( I x , I, 2.0 ) (metà II secolo a.C.; F I G . 4.2.8), il cui am­ pio atrio corinzio a sedici colonne doriche in tufo (17,70 x I 2. m) evoca chiaramente un peristilio ; ai lati, invece delle alae, si aprono in posi­ zione centrale due esedre distile, mentre sul fondo il tablino-esedra dà accesso a un grande giardino privo di colonne. Profondi cambiamenti interessano anche il settore residenziale e di rappresentanza e quello di servizio, sempre sulla spinta di influenze ellenistiche. Entrambi diventano più estesi e articolati e si tende a te188



L' ETÀ ELLENISTICA (331-31 A.C.)

FIGURA 4.28

Pompei, planimetria della Casa di M. Epidius Rujùs (o dei Diadumeni) ( Ix, 1, 20) (metà II secolo a.C.)

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L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO

lation es), tipiche delle ville di piacere e delle abitazioni suburbane, poi ulteriormente monumentalizzate in età imperiale. Ad esempio, la fascia marginale del pianoro vulcanico su cui Pompei fu costruita, corrispondente all 'attuale Regio V I I I , Insula 2., fu interessata dall ' edifi­ cazione di almeno diciotto domus, che andarono a occupare lo spazio "pomeriale", spingendosi talora fino alla linea delle mura con uno o più livelli inferiori, occupati da nuclei residenziali e di servizio, ol­ tre che da terrazze panoramiche, in assenza di spazio per realizzare peristili ( P P M , I998). Una cronologia così alta di queste domus, già avanzata sulla base dell 'attenta osservazione delle murature, è stata confermata da indagini di scavo per le Case di Championnet I, dei Mosaici Geometrici (Zanella, 2.0 I4; 2.0 I 6 ) e di Giuseppe I I (Carafa, D 'Alessio, I997). Vale la pena di ricordare che la documentazione offerta dalle dimo­ re dell 'élite sannitica di Pompei nel III e soprattutto nel I I secolo a.C. costituisce solo un riflesso, per lo più di tono modesto, dell 'evoluzione in chiave monumentale dell'edilizia privata di prestigio attuata nella capitale e nelle colonie, di cui purtroppo siamo stati finora privati. Lo testimonia una delle poche domus indagate in estensione, la Casa del Criptoportico di Vulci ( Viterbo) ( F I G . 4. 2. 9 ), l'antica città dell 'Etruria meridionale, in un'area quindi marginale rispetto al centro del potere (Carandini, 198 sa) . L'abitazione, realizzata alla fine del I I secolo a.C., occupa una superficie di oltre 3.000 mq, che comprende, in perfetta se­ quenza assiale, l' ingresso, un vasto atrio canonico privo di impluvium ( 6 ) , di cui rimane incerto il sistema di copertura, un peristilio trasver­ sale ( 2.r ) , una vasta esedra (39) fiancheggiata da vani (36-39, 40-41), un portico pavimentato in mosaico e scaglie marmoree (33), infine un viridarium/hortus delimitato da un muro con abside ( 34) . La ricchezza della casa è rivelata anche dai suoi annessi: oltre ai quartieri di servizio, come quello di sud-ovest incentrato su un piccolo atrio tuscanico ( w ) , serviti da ingressi autonomi, di cui uno carrabile ( 12. ) , un criptoportico scavato al di sotto del peristilio, dotato di una sala di soggiorno e relati­ vi ambienti funzionali (almeno in età augustea) . Uno degli aspetti più rilevanti è la presenza, nel settore nord-ovest, di un lussuoso complesso termale, il primo dotato di sistema a ipocaustum documentatato in am­ bito domestico (De Haan, 2.010 ), anche se alcuni studiosi ritengono che questa tecnologia risalga a una ristrutturazione della metà del 1 se­ colo a.C. (Broise, Jolivet, 2.004). L' impianto comprendeva lo spoglia­ toio (apodyterium ), la stanza tiepida (tepidarium), una sauna con quat190



L' ETÀ ELLENISTICA (33I-31 A.C. )

FIGURA 4.29 Vulci (Viterbo) , planimetria della Casa del Criptoportico (fine II-I secolo a.C.)

Fonte: Gros (2001).

tro nicchie angolari per le sedute (laconicum), la stanza calda a pianta absidata ( calidarium) con vasca alimentata da una caldaia esterna. Nel corso del 1 secolo a.C. si registrano nelle residenze più pre­ stigiose ulteriori rinnovamenti, riflessi anche dal testo vitruviano: gli ambienti di soggiorno e di ricevimento si moltiplicano attorno al peristilio e assumono forme monumentali che evocano l'architettura 191

L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO

pubblica (scene teatrali, templi, basiliche), altri accolgono nuove fun­ zioni, su modello dei palazzi ellenistici (biblioteche, pinacoteche) ; più numerosi diventano anche i vani funzionali, che ricevono migliorie tecniche, e si diffondono veri e propri impianti termali privati. Per le sale da ricevimento Vitruvio usa il termine oecus, traslitterazione del termine greco oikos, che dall 'epoca tardoclassica o ellenistica indicava la sala da banchetto riservata agli uomini, riprendendo la tradizione dell ' andron (Gros, 2.001); per i tipi più prestigiosi, documentati preva­ lentemente in area vesuviana, egli fornisce nome, origine, proporzioni e caratteristiche (L 'architettura VI, 3, 8-10 ) . Tre prevedevano l' inserimento d i un ordine architettonico di colon­ ne o pilastri liberi, che conferiva loro particolare solennità e ricchezza, amplificando l'effetto illusionistico delle pitture che li decorano : nell 'o­ ecus tetrastylus quattro colonne sostengono una copertura a botte, come nella Casa delle Nozze d'Argento a Pompei (v, 2, I) ( FIG. 4.3oa) ; nell 'o­ ecus corinthius la stessa volta è sostenuta da colonne disposte su due Hl e parallele o anche sul lato di fondo, con esempi imponenti a Pompei nella Casa del Labirinto ( vi, I I, 9-10) ( FI G . 4.3ob) e in quella di Meleagro (vi, 9, 2.I3), nota per la fase imperiale ; l' oecus aegyptius, che significa tole­ maico o alessandrino, assume lo schema a tre navate della basilica, con navata centrale sopraelevata e finestrata (l'unico esempio attualmente noto è quello, piuttosto modesto, della Casa dell 'Atrio a Mosaico di Er­ colano ; FI G . 4.3oc) ; il quarto, l' oecus cyzicenus, dalla città dell 'Asia Mi­ nore legata a Pergamo, presenta, come detto, un ampio ingresso e fine­ stre laterali aperte su spazi verdi e talora accoglie triclini contrapposti (se ne è riconosciuto un possibile esempio nella Casa dei Cervi a Ercolano ; FIG. 4.3od) . In relazione alla loro peculiare funzione, erano tutti con­ cepiti, come dice Vitruvio, in modo da consentire la circolazione della servitù attorno ai letti tricliniari. Una seconda importante novità introdotta tra la fine del I I e gli inizi del I secolo a.C. nelle abitazioni di prestigio sono le terme domestiche destinate al dominus, inizialmente realizzate accanto alla cucina per mo­ tivi di funzionalità. Se prima gli ambienti venivano riscaldati mediante un braciere (ad esempio, la Casa di Quinto Fulvio o la Casa dello Schele­ tro a Cosa, o la Casa di Obellius Firmus a Pompei), alla fine del II secolo a.C. si data il primo impianto termale nella citata Casa del Criptopor­ tico di Vulci, dove almeno il laconicum (e forse anche altri ambienti ri­ scaldati) era dotato di un ipocausto. Solo nella seconda metà del I secolo a. C. viene adottato il sistema di intercapedini parietali con tegulae mam192

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FIGURA 4.30 Esempi di oeci: a) pianta e sezione di oecus tetrastylus (Pompei, Casa delle Nozze d'Argento) ; b) pianta e sezione di oecus corinthius (Pompei, Casa del Labirinto); c) assonometria di oecus aegyptius (Ercolano, Casa dell'Atrio a Mosaico) ; d) pianta oecus cyzicenus (Er­ colano, Casa dei Cervi)

L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO

matae entro le quali passava l'aria calda prodotta dal forno ( ad esempio, nella Casa del Menandro e nella Casa di Caesius Blandus a Pompei ) . A Pompei la maggior parte delle terme private - e sicuramente quelle più grandi e lussuose ( Criptoportico, Menandro, Nozze d'Argento ecc. ) - si data comunque al periodo augusteo, come logica conseguenza della co­ struzione dell 'acquedotto del Serino, che garantì l'approvvigionamento di acqua abbondante durante tutto l'anno ( De Haan, WIO ) . Se lo sviluppo delle domus su un piano superiore è accertato dall 'e­ sistenza di vani scale, oltre che dalla documentazione di area vesuvia­ na, più difficile è definire il suo utilizzo. In genere, si ritiene che fosse occupato da camere da letto ( cubicula) per membri della famiglia e per la servitù, oltre che da stanze da lavoro, in analogia con la casa greca. Da un passo di Varrone (La lingua latina v, I 62) ricaviamo però che al piano superiore delle domus sì trovavano anche sale da pranzo, chia­ mate cenacula (da cena, cenare), termine che poi venne esteso a tutto il piano superiore. Anche per il I I-I secolo a.C. le abitazioni più prestigiose di Roma rimangono purtroppo conosciute in modo molto lacunoso, ma le tracce superstiti documentano l 'esistenza di dimore di eccezionali estensione e monumentalità, sviluppate spesso su più livelli per adattarle alla morfo­ logia irregolare del sito e per la prima volta decorate anche con marmo. Una delle più famose abitazioni tardorepubblicane di Roma è la Casa dei Grifi, situata sotto il cd. Larario della Domus Flavia ( cfr. infra) : era costruita su due piani, ciascuno con il suo ingresso indipendente, e con­ serva straordinari affreschi in n stile ( prospetti architettonici resi con effetti illusionistici ) ( Carandini, 2.010 ) . Tra i complessi più impressio­ nanti sono anche le strutture situate tra la Sacra via e il clivus Palatinus, realizzate alla metà del I secolo a.C. al di sopra di due delle case ad atrio arcaiche : un sistema di sostruzioni con paramento in opus reticulatum, che comprendeva oltre sessanta piccole stanze probabilmente destina­ te all 'alloggio di schiavi (ergastulum). Sulla base dei dati archeologici e delle fonti letterarie, il complesso è stato attribuito alla Domus di M. Ae­ milius Scaurus, il cui piano ufficiale doveva accogliere il grandioso atrio tetrastilo descritto da Plinio il Vecchio (Storia naturale XXXVI, 1 13-114 ) , con colonne in marmo di Teos alte circa 1 1,30 m, provenienti dal fronte scena di un teatro provvisorio ( Carandini, 2.010; F I G . 4-3 I ) . Le dimensio­ ni dell'atrio, calcolate in 4 73 mq, mostrano con chiarezza come le abita­ zioni dell'élite di Roma si ponessero su tutt 'altra scala anche rispetto alle più monumentali domus delle città vesuviane, i cui atri raggiungevano al 194



L' ETÀ ELLENISTICA (331-31 A.C.)

FIGURA 4.31 Roma, Domus di M. Aemilius Scaurus (metà I secolo a.C.): a) planimetria del piano ipogeo; b) planimetria del primo piano inserita nel contesto topografico (sra-b); c) sezione ricostruttiva wm

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L ' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO FIGURA 4·37 Boscoreale (agro di Pompei), villa di loc. Regina ( I secolo a.C.-79 d.C.): a ) plani­ metria; b) ricostruzione assonometrica � .�

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L' ETÀ ELLENISTICA (331-31 A.C.)

analiticamente descritto nel I secolo a.C. da Varrone nel suo trattato L 'e­ conomia agricola, prevedeva un ampio impiego di manodopera schiavi­ le e salariata, il controllo e l'amministrazione affidati rispettivamente a uno schiavo (vilicus) e a un liberto (procurator), la supervisione del pro­ prietario (dominus), che visitava saltuariamente la villa per controllare la produzione e per il proprio diletto (otium) , ma risiedeva in città. Di conseguenza, nella sua articolazione architettonica e funzionale ideale, la villa comprendeva una parsfructuaria (per la produzione e la conser­ vazione dei prodotti, secondo rigidi rapporti di proporzionalità rispetto all 'estensione delfundus), una pars rustica (per il vilicus, i lavoranti, gli animali, gli attrezzi) , una pars urbana (per il procurator, il dominus, la famiglia e gli ospiti) . Anche la Villa dell'Auditorium, nel rifacimento da­ tato ai primi decenni del I secolo a.C., viene dotata di magazzini e stalle, alcuni dei quali realizzati a scapito di sale di soggiorno, documentando un riaccorpamento nella struttura di attività economiche ( Carandini, D 'Alessio, Di Giuseppe, wo 6) . Le ville produttive mostrano prevalentemente un impianto com­ patto, articolato secondo tre tipi principali, pur nella varietà di dimen­ sioni e soluzioni: il tipo base di fattoria con settori rustici e residenziali gravitanti su una stessa area scoperta (ad esempio, la villa di loc. Regina a Boscoreale, nel territorio di Pompei; F I G . 4·37 ) , quello in cui i due settori gravitano su distinte aree scoperte, che garantiva percorsi e spa­ zi autonomi, diffuso nei complessi maggiori (ad esempio, la Villa di Fannio Sinistore a Boscoreale ; F I G . 4.38), oppure ancora quello in cui la pars urbana si incentra su un sistema assiale comprendente un atrio e/o un peristilio, secondo le tendenze in voga nelle coeve abitazioni urbane, che connota le ville più prestigiose (come la citata villa di Set­ tefìnestre) (Carandini, 198 9 ) . Per quanto riguarda l'assetto del settore residenziale, due sono le principali differenze rispetto alla domus, re­ gistrate anche da Vitruvio (L'architettura VI, s, 3), entrambe volte a immergere l'edificio nella natura: l ' inversione della successione atrio­ peristilio, che con il suo giardino assume un' importanza maggiore, e la presenza di portici o l oggi ati (ambulationes) perimetrali, sui quali si aprono cubicoli, triclini e sale da ricevimento, che proiettano la villa verso il paesaggio circostante. Risulta evidente come nel I secolo a.C. domus e villae si influenzino reciprocamente, come sottolineato da Vi­ truvio (L'architettura VI, 6, s), inserendo nel proprio apparato architet­ tonico e decorativo elementi elaborati originariamente nei due diversi contesti urbani e rurali (Zanker, 1 9 9 3 ; Gros, wor ) . 205

L ' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO FIGURA 4.38

Boscoreale (agro di Pompei), planimetria della Villa di Fannio Sinistore ( I secolo a.C.-79 d.C.) r - - - - - - - - - - - -..-=��a.��---------�.-�

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Fonte: Carandini (1989).

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L' ETÀ ELLENISTICA (331-31 A.C.)

FIGURA 4·39 Pompei, planimetria della Villa dei Misteri: a ) Fase 1 ( 2.00-150 a.C.); b) Fasq (età augustea)

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Fonte: Gros (1001).

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L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO

Va ricordato tuttavia che, accanto alle ville maggiori, continuano a esistere fattorie e case rurali più modeste, legate a un'economia locale o di sussistenza, talora anche in rapporto di dipendenza dalle prime. Lo schema più diffuso nelle fattorie rimane quello incentrato su un cortile, ben rappresentato dalla fattoria di Giardino Vecchio, una del­ le tante fattorie che popolavano l'agro centuriato di Cosa, frequentata dal I I secolo a.C. all 'età augustea: un edificio di forma quadrata (soo mq), dotato di pochi ambienti abitativi sul lato ovest e di più numerosi ambienti rustici e produttivi, con un torchio per il vino, sul lato nord ed est del cortile ( Carandini, I 9 8 9 ) . Nel I I secolo a.C. s i afferma anche u n modello d i abitazione che co­ niuga un alto livello architettonico e decorativo con una collocazione in un contesto paesaggisticamente attraente. In una prima fase sembra essere interessata la fascia più vicina alla città, dove la disponibilità di spazio e l'assenza dei vincoli imposti dal tessuto urbanistico consenti­ vano di interpretare in modo più libero il sistema architettonico della domus, mettendola in relazione con il paesaggio : è in queste residenze che sono documentate per la prima volta quelle soluzioni, come l ' in­ versione tra atrio e peristilio o i loggiati esterni sui quali si aprono le sale da pranzo e da ricevimento, che abbiamo visto caratterizzare i set­ tori urbani delle ville nel I secolo a.C. Tra gli esempi più antichi di ville suburbane, famose per la straordinaria conservazione, sono quelle che sorgevano nel suburbio nord-occidentale di Pompei, fuori Porta Erco­ lano, come la Villa dei Misteri ( F I G . 4-39; cfr. riquadro 4·7) e la Villa di Diomede (Pesando, wo6a) . L e attestazioni d i ville suburbane diventano più numerose nel corso del I secolo a.C. Tra gli esempi più impressionanti di area campana è la cd. Villa dei Papiri di Ercolano ( F I G . 4.40 ), scenografìcamente costruita alla periferia settentrionale della città su quattro livelli sovrapposti e con un fronte di oltre 250 m quasi parallelo alla linea di costa; venne indagata sotto i Borbone mediante cunicoli alla metà del XV I I I secolo (da Roque Joaquin de Alcubierre e da Karl Weber), ma in anni recenti sono riprese le indagini con metodi moderni. Il nucleo originario era caratterizzato da un impianto compatto e geometrico, articolato in quattro quadran­ ti, con schema simile a quello della Villa dei Misteri: due occidentali con funzione residenziale, incentrati rispettivamente sul peristilio (2) e sull 'atrio (I4a), impostati secondo la consueta sequenza assiale, che dal vestibolo si concludeva nel loggiato panoramico (successivamente il per­ corso verrà capovolto e il vestibolo trasformato in un larario) ; due orien208



L' ETÀ ELLENISTICA (HI-31 A.C.)

RIQUADRO 4·7 La Villa dei Misteri a Pompei Una delle ville suburbane meglio conosciute è la cd. Villa dei Misteri, com­ missionata da un membro dell'aristocrazia sannitica nella prima metà del n secolo a.C., successivamente sottoposta a due significative ristrutturazioni verso il 6 o a.C. e in età augustea ( Gros, 2ooi; Patanè, 2003; FIG. 4·39). L'edi­ ficio, a pianta compatta pressoché quadrata (r.820 mq ) , si innalza su una ter­ razza sostenuta da un criptoportico a u nella metà occidentale per la penden­ za del terreno verso il mare. L' impianto, accessibile da monte (est) , prevedeva una sequenza perfettamente assiale di ingresso, peristilio trasversale, atrio e tablino, con un' inversione quindi rispetto all 'abitazione urbana. Nell' asset­ to originario, sul nucleo incentrato sul peristilio gravitavano due settori con destinazione molto diversa: sulla destra, sale da pranzo e di rappresentanza, che potevano usufruire anche di una loggia aperta verso nord; sulla sinistra, un'area di servizio, con una grande cucina, un balneum e una corte rustica. Il nucleo incentrato sull 'atrio costituiva il cuore dell'abitazione ed era intera­ mente destinato alle funzioni residenziali: si articolava in quattro coppie di vani, separate dal tablino e da due corridoi e disposte secondo una simmetria quasi perfetta; se l'atrio svolgeva un essenziale ruolo distributivo, gli ambien­ ti gravitavano però verso l'esterno, aprendosi su un portico a u e, più oltre, su una terrazza panoramica sostenuta dal criptoportico ( Gros, 2001). Nella successiva ristrutturazione, oltre al rinnovamento dell'apparato decorativo di pavimenti e pareti ( tra cui la famosa megalografia con rappresentazione di misteri dionisiaci della sala s ) , l'aspetto più interessante è costituito dalla moltiplicazione dei triclini, diversamente orientati in funzione delle stagioni di utilizzo, associati a un cubicolo a doppia alcova preceduto da anticamera, a costituire "appartamenti" autonomi. Solo nell'ultima fase di età augustea la villa, che viene abbellita con due sale da ricevimento absidate, acquisisce anche un ruolo economico, con l' inserimento presso la strada di un impianto per la produzione del vino (torcularium; 48-49 ) , che sostituisce un triclinio, e di un nuovo settore rustico ( alloggi per schiavi e animali, granaio ) .

tali con funzione di servizio, occupati da un cortile porticato, gli alloggi servili, i depositi, il balneum (Wojcik, I 9 8 6 ; Guidobaldi, 2006). Anche attorno a Roma viene creata una cintura di ville a padiglioni immerse in splendidi giardini, chiamati horti (Horti Luculliani o Lici­ niani, Horti Sallustiani, Horti Mecenatis), che rievocano l'architettu­ ra palaziale alessandrina, a sua volta ispirata ai paradeisoi persiani. Di questi lussuosi complessi rimangono purtroppo poche testimonianze 209

L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO FIGURA 4.40 Ercolano, planimetria della Villa dei Papiri ( I secolo a.C.-79 d.C .)

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Fonte: Carandini (1989).

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L' ETÀ ELLENISTICA (331-31 A.C.)

archeologiche relative alla fase in cui entrarono a far parte delle pro­ prietà imperiali ( conservate presso i Musei Capitolini ) , sufficienti però a far capire il livello decorativo senza pari ( Cima, Talamo, 2008). A inaugurare la tradizione sarebbe stato, secondo Plutarco ( Vita di Lu­ cullo ) , Lucio Licinio Lucullo, generale di Silla, che avrebbe realizzato una villa scenografìca sul versante del P in cio all ' interno dei suoi h orti: a questo complesso potrebbe appartenere un impressionante muro di terrazzamento leggermente curvilineo emerso nell'area di Villa Medici e del Convento di Trinità dei Monti, ma rimangono ignote le sue carat­ teristiche planimetriche ( Gros, 200 1 ) . Dalla fine del I I secolo a.C. e soprattutto nel secolo successivo re­ sidenze di prestigio vengono realizzate anche in luoghi ameni lontani dai centri urbani, destinate prevalentemente alla pratica dell ' otium, un riposo raffinato e colto, fortemente intriso di cultura greca, senza escludere talvolta la presenza di attività economiche. Una concen­ trazione significativa interessa la costa campana, tra Cuma e Sorren­ to, ma non mancano testimonianze anche dall ' Etruria e dal Lazio. Come lo stile di vita, anche le soluzioni architettoniche assumono forme più libere e originali, pur ispirate a modelli culturali condivisi, che in questa fase sono sostanzialmente di matrice ellenistica. Com­ ponente essenziale delle ville diviene il gymnasium, un grande giardi­ no circondato da portici a colonne e dotato di passeggiate alberate a cielo aperto (xysti), giardino che nel mondo greco era divenuto sede, oltre che di esercizi atletici, anche di attività filosofiche e culturali (ibid. ) . Nella maggior parte dei casi il ginnasio viene addossato al nu­ cleo originario della villa, integrandosi perfettamente : oltre ai famosi esempi camp ani, come la citata Villa dei Papiri, il cui ginnasio ( 9 5 x 3 5 m ) ha restituito ottantasette statue in bronzo e in marmo, copie di originali greci di I V- I I I secolo a.C. ( conservate presso il Museo Nazionale di Napoli ) , o la più tarda Villa di Arianna a Stabia, se ne conoscono altri collocati nel territorio laziale, come la cd. Villa di Orazio presso Licenza, in Sabina ( Frischer, 1 9 9 5 ; Gros, 2001), o la cd. Villa di Voconio Pollio a Marino, sul lago di Albano ( Mielsch, 1 9 8 7 ; Gros, 200 1 ) . Numerose, come s i è visto, sono le ville d i piacere che vengono rea­ lizzate su litorali marittimi o lacustri. Tra queste, una categoria a parte è rappresentata dalle ville che entrano in relazione diretta con il mare, di cui sfruttano le risorse in chiave economica, attuando una forma di quella che Varrone (L'economia agricola I I I , 2., I I ) definisce pastio villa211

L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO

tica (allevamento presso la villa) . Questi complessi vengono realizzati a partire dalla metà del I secolo a.C., quando il termine villa maritima compare negli autori latini, in concomitanza con una notevole crescita economica e una ricerca di lusso e raffinatezza, spesso configurandosi come sviluppo di più antiche ville costiere (Lafon, 2 0 0 1 ) . Gli esempi non sono numerosi, anche per le trasformazioni subite dai litorali, ma sufficienti a documentare il processo di avvicinamento al mare delle strutture e la creazione di vasche per l'allevamento del pesce (vivaria, piscinae) : ad esempio, il poco conosciuto complesso di Sperlonga e la cd. Villa di Cicerone a Formia ( Gros, 2 0 0 I ) . 4 . 2 . 3 . I TALIA M E R I D I ONALE

Spostandoci nell' Italia meridionale, l'edilizia privata delle popolazioni indigene si rinnova notevolmente a partire dalla seconda metà del IV secolo a.C., negli abitati e nel territorio, dove si diffondono fattorie destinate a colture specializzate (vite e olivo) . Anche in questa fase i riferimenti vengono attinti dall 'edilizia greca di età classica, adeguan­ dosi ai modelli espressi dai diversi livelli della società, particolarmente rigida nelle comunità indigene dominate da élite militari. Un esempio emblematico in tal senso è offerto dall 'abitato lucano di Serra di Vaglio (Potenza) ( F I G . 4.4I ) , che nel IV e m secolo a.C. assume un impianto ancora più articolato e monumentale rispetto a quello della precedente fase arcaica, con ampio utilizzo di terrecotte architettoniche dipinte, pur mantenendo un assetto non regolare. La lettura delle strutture portate in luce rimane tuttavia problematica, come mostrano le discordanze nelle planimetrie edite (Greco, I 9 9 6 ; Russo Tagliente, 1 9 9 2.; 2.0 10). Ad esempio, nelle strutture poste al cen­ tro dell 'abitato, a nord della strada principale risalente alla fase arcai­ ca, Russo Tagliente (1992.) riconosce un complesso unitario di grandi dimensioni ( 7 0 0 mq) , con ambienti disposti su tre lati di un cortile lastricato, al quale si accedeva direttamente da est (planimetria a u) e che presentava sul fondo una pastas ( D ) ; sulla base sia dell 'organizza­ zione planimetrica, sia delle testimonianze materiali, la studiosa attri­ buisce al settore settentrionale un carattere privato e di servizio, con accessi autonomi da nord, a quello meridionale un carattere di rappre­ sentanza, gravitante sul cortile lastricato e sulla pastas, comprendente un andron preceduto da anticamera. Greco (1996), invece, attribuisce i due settori a due diverse abitazioni. Intorno a questo nucleo edilizio 212

4.

L' ETÀ ELLENISTICA (331-31 A.C.)

FIGURA 4.41 Serra di Vaglio (Potenza), planimetria degli edifici dell'acropoli: in grigio, le strutture arcaiche (vi secolo a.C .); in nero, quelle ellenistiche (IV-III secolo a.C.)

Fonte: Greco (1996).

principale si dispongono altre abitazioni allungate, con pianta più o meno articolata, talora preceduta da un'area trasversale scoperta o co­ perta ( ISO-I70 mq) ( definite a pastas da Russo Tagliente, 2.010 ) , e più semplici abitazioni a uno o due ambienti, affiancati o anche posti in asse ( 2.5-50 mq) , di livello minore ma comunque realizzate con cura e decorate con terrecotte architettoniche (ibid.) . La compresenza di edi­ fici caratterizzati da dimensioni e complessità molto diversificate si ri­ scontra anche nel coevo insediamento apulo di Monte Sannace ( Bari ) , così come nel più lacunoso sito di Roccagloriosa ( Salerno ) (ibid. ) . Una totale adesione a i modelli greci e magnogreci di epoca classica ed ellenistica si manifesta anche nelle coeve residenze rurali delle élite indigene, come documentano le ristrutturazioni delle fattorie recen­ temente indagate in Val d'Agri ( Viggiano, Potenza) ( F I G . 4.42. ) : ad 213

L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO FIGURA 4.42. Viggiano, loc. Masseria Nigro (Potenza), planimetria del complesso rurale (se­ conda metà IV secolo a.C.)

Fonte: Russo Tagliente (>oio).

esempio, U grande edificio in loc. Masseria Nigra nella seconda metà del IV secolo a.C. assume una planimetria compatta a perimetro rettan­ golare ( I.wo mq ) , articolata su due nuclei distinti, entrambi incentrati su un'area scoperta (ibid. ). Il richiamo alle grandi residenze di Eretria risulta evidente nello schema a due corti, uno con carattere abitativo e di rappresentanza, l'altro produttivo e di servizio, e nella loro configu­ razione, rispettivamente a peristilio e a cortile semplice. Gli ambienti principali del settore residenziale si disponevano sul law settentriona­ le : la sala comune (6), collegata alla cucina ( I ) , dotata di un focolare con piano di cottura rialzaw, un grande magazzino (3-4) , la stanza del forno domestico, la sala per banchetti (24) con vestibolo. Nel secolo successivo, in concomitanza con l'affermarsi del potere romano, l'edi214



L' ETÀ ELLENISTICA (HI-31 A.C.)

FIGURA 4·43 Tolve, loc. Moltone (Potenza), planimetria del complesso rurale: a ) Fase 1 ( Iv secolo a.C .); b) Fase 2. ( m secolo a.C.); c) Fase 3 ( 11 secolo a.C.)

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L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO

ficio, che aveva già subito una contrazione e una perdita del carattere di prestigio, viene abbandonato. Lo stesso influsso greco si riconosce anche in fattorie minori, che prevedono una suddivisione funzionale tra ambienti abitativi (compresa la stanza per il banchetto maschile) e vani di servizio, aperti però su un'unica area scoperta, talvolta dotata di pastas (ad esempio, in Basilicata a Montemurro, Grumento-Fosso Valloni, Banzi-Mancamasone) (ibid. ) . Dalla fine del I I I secolo a.C., e soprattutto nel secolo successivo, quando ormai Roma rappresenta una stabile presenza nel territorio, si cominciano ad adottare nell 'edilizia privata anche modelli romani. I casi più interessanti vengono dall 'ambito lucano. Secondo la lettura proposta da Russo Tagliente ( 1 9 9 2), nella fat­ toria di Tolve, loc. Moltone (Potenza) ( F I G . 4·43), sarebbe stata at­ tuata, nel I I I secolo a.C., una soluzione "eclettica". Da un impianto originario (metà IV secolo a.C.) che prevedeva tre stanze adiacenti aperte su una corte trasversale ( 3 9 2 mq) , affiancate da un lungo am­ biente con probabile funzione di stalla, l'edificio avrebbe assunto uno schema greco a peristilio e pastas (576 mq) , con ambienti re­ sidenziali finemente decorati a nord, un nucleo di servizio a ovest (sala da bagno con vasca fittile, cucina e forse latrina) e una torre sulla fronte ; nello stesso tempo, però, la sequenza assiale tra ingresso, corte e ambiente di rappresentanza principale e lo schema a T del cortile porticato dovevano richiamare la casa ad atrio romana. Con­ siderata la cronologia, si potrebbe trattare quindi di un altro esem­ pio di "protovilla" (ibid. ), interpretazione comunque da adottare con doverosa cautela (Rescigno, 2.003). In seguito l 'edificio perde la sua funzione di residenza aristocratica, dotandosi di impianti produttivi (legati alla lavorazione della lana e forse alla produzione di vino) , che invadono anche la corte porticata, e di alloggi servili, fino all ' abban­ dono nel II secolo a.C. 4 . 2 . 4 . I TALIA SETTENTRIONALE

Durante l'epoca ellenistica l'area etrusco-padana mostra model­ li abitativi molto diversi in relazione alla tipologia di insediamento, ai condizionamenti morfologici, al livello sociale dei committenti. L' impianto a corte si conferma lo schema di riferimento in contesti urbani, come recentemente documentato a Spina, insediamento etru­ sco costiero sorto lungo un ramo del Po (Calastri et al., 2.010 ) ; in aree 216



L' ETÀ ELLENISTICA (331-31 A.C.)

più isolate, invece, come il villaggio d'altura etrusco-celtico di Pia­ nella di Monte Savino, a Monterenzio ( Bologna) ( Iv-m secolo a.C. ) , vengono costruiti su terrazzamenti artificiali sia edifici mononucleari a due piani sia edifici a più ambienti coordinati ( sedici e diciassette/ diciotto ) , rinvenuti nel settore sud-occidentale ( Brunaux, 2008). Va sottolineato come non vengano mai meno edifici estremamente mo­ desti, spesso monovano, che perpetuano tradizioni secolari, come la "capannà' infossata a pianta elissoidale bilobata (4,50 x 2.,50 m ) scava­ ta nell 'abitato di Cesena, sul colle di Garampo, risalente al I I I secolo a.C.; all ' interno, oltre al focolare, erano presenti due fosse per allog­ giare doli-depositi, ancora contenenti frammenti di scodelle coper­ chio e di olle, ma anche un sestante romano in bronzo (2.12.-2.10 a.C. ) ( Calastri et al., 2010 ) . Anche nelle città fondate dai Romani a nord dell'Appennino nel I I I e II secolo a.C. l'edilizia privata di fase postcoloniale sembra essere inizialmente caratterizzata dallo schema a corte, con la compresenza di funzioni residenziali e di attività produttive a conduzione familiare, simile a quello già presente negli abitati indigeni. Tra il I I e gli inizi del I secolo a.C. risultano gradualmente adottati modelli ital ici di maggior prestigio, più frequenti di quanto un tempo si ritenesse : in numerose abitazioni di età imperiale, distribuite tra Rimini, Bologna, Claterna, Sarsina, Ravenna e Aquileia, è stato identificato un nucleo originario riconducibile a un impianto ad atrio che da forme semplificate passa talvolta a uno schema canonico a seguito delle generali ristrutturazioni attuate nel I secolo a.C., dopo il pieno inserimento nello Stato romano ( Ortalli, 2001 ; 2003). L'esempio che meglio documenta tale processo è rappresentato dalla domus di Palazzo Massani a Rimini ( F I G . 4·44), colonia lati­ na fondata nel 2.68 a.C. ( Ortalli, 2.oo r ; Bueno, 2009). Uno dei lot­ ti gravitanti sul cardine maggiore (17,50 x 33 m ) viene inizialmente occupato da un'area scoperta con imp ianti artigianali, forse perti­ nente a un'abitazione a corte realizzata in materiale deperibile, di cui non si è conservata traccia. Nella prima metà del I I secolo a.C. viene edificata una domus che prevedeva un corridoio d' ingresso, fiancheggiato da tabernae aperte sulla strada, e uno spazio trasver­ sale, ai cui lati dovevano aprirsi due vani; incerti rimangono sia la ricostruzione di tale spazio ( una corte ? un atrio coperto ? un atrio parzialmente scoperto ? ) , sia l 'articolazione del settore più interno, che doveva chiudersi con un hortus e un portico. Nella successiva 217

L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO FIGURA 4·44 Rimini, planimetria della domus di Palazzo Massani: a ) Fase 2. (inizi I secolo a.C.); b) Fase 3 (età augustea) ; c) Fase 4 (età tiberiana)

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Fonte: Bueno (1009).

ristrutturazione attuata nella prima metà del 1 secolo a.C., proba­ bilmente dopo l'acquisizione del diritto romano, la domus riceve un impianto ad atrio canonico, con il tablino fiancheggiato da stanze 218



L' ETÀ ELLENISTICA (331-31 A.C. )

FIGURA 4·45 Aquileia, planimetria della Casa di Tito Macro (metà del I secolo d.C. circa)

Fonte: Bo netto, Centola (lOl7 ) .

pavimentate in battuto decorato, mentre il portico di fondo diviene un corridoio, da cui probabilmente si accedeva a un piano superiore. Solo nei primi decenni del I secolo a.C., momento di grande svilup­ po urbano, i modelli canonici della domus sembrano quindi esportati in Italia settentrionale dalle aristocrazie italiche e vengono adattati secondo le esigenze locali. Questi si ritrovano significativamente in città ormai pienamente romane : oltre a Rimini, la Domus del Trionfo di Sarsina, con atrio canonico privo di impluvium, o due abitazioni di Luni/Luna, con atrio semplificato, privo di ambienti laterali e di alae. Una delle abitazioni di Luni, la Casa degli Affreschi, costituisce l'unico esempio di casa ad atrio e peristilio (tra loro affiancati), il cui colonnato viene chiuso da un muro finestrato per esigenze climati­ che (Gros, 200 1 ; Bonini, 2012; F I G . 5.25). Agli inizi del I secolo a.C., quando la colonia diviene municipium di pieno diritto romano, si data anche l' impianto originario della domus ad atrio dei fondi Cos­ sar, detta di Tito Macro ( F I G . 4·4S), che costituisce la prima abita­ zione integralmente scavata nella colonia latina di Aquileia, fondata nel 1 8 1 a.C. (cfr. riquadro 4 . 8 ) . Per quanto riguarda l'area di cultura veneta, l'aspetto più interessan­ te è che a partire dalla fine del IV secolo a.C. si diffondono abitazioni a pianta estensiva, in precedenza note solo a Este, che comprendono nu­ merosi ambienti e aree cortilizie dotate di pozzi e vasche per la raccolta dell 'acqua e per attività lavorative : di qui la definizione di case-laborato­ rio. Alcuni tra gli esempi meglio documentati provengono da Oderzo (Treviso), dove è stata indagata un'abitazione incentrata su un'area sco219

L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO RIQUADRO 4.8 La Casa di Tito Macro ad Aquileia La cd. Casa di Tito Macra ad Aquileia, portata in luce nel settore orientale della città, riveste un' importanza particolare dal momento che costituisce l'unico esempio di atrio canonico della x Regio augustea (Venetia et Histria) e l'unico della Cisalpina che rispetti in maniera puntuale la precettistica vitru­ viana non solo per quanto riguarda l'articolazione degli ambienti, ma anche le loro proporzioni (Bonetto, Ghedini, 2014; FIG. 4·4S ) . Verso la metà del I secolo d.C. diviene un'abitazione di notevoli dimensioni ( r.roo mq) grazie all'occupazione dell 'adiacente lotto orientale ; questo nuovo settore viene oc­ cupato da una corte a giardino, ornata da una vasca mosaicata e circondata da ambienti per il soggiorno e il ricevimento (tra cui un oecus con superficie di 88 mq, posto alle spalle del tablino), aperti su un corridoio finestrato : una so­ luzione probabilmente preferita al colonnato per motivi climatici (Bonetto, Centola, 2017 ) .

perta attrezzata ( Malnati, 1 9 9 9 ; F I G . 4.46), e da Padova, dove il cortile sembra invece non costituire il fulcro dell 'edificio, ma disporsi piuttosto lateralmente, mentre gli ambienti risultano collegati da corridoi ( Rossi­ gnoli, Ruta Serafini, 2009 ) . Sul piano costruttivo, gli elevati conservano le tecniche tradizionali con materiali deperibili, che del resto prosegui­ ranno fino alla piena età romana, ma parallelamente si diffondono fon­ dazioni e zoccoli in materiale lapideo ; da rilevare che nel I I I secolo a.C. fanno la prima comparsa le tegole e nel secolo successivo i primi matto­ ni sperimentali, con misure variabili, impiegati a livello di fondazioni, mentre per gli alzati si continua a utilizzare materiale deperibile (ibid. ) . All 'origine di queste trasformazioni sono state individuate complesse influenze culturali: da un lato, il mondo etrusco-padano, ancora vitale fino al I I I secolo a.C., dal quale derivano le tegole a incastro ( Malnati, 1 9 9 9 ) ; dall'altro, il mondo romano, come suggeriscono l' impiego di un modulo edilizio basato sul piede romano (pes: 0,297 m ) in una del­ le abitazioni a corte di Oderzo (ibid. ) e l ' introduzione, a partire dal I I secolo a.C., di mattoni sesquipedali ( 0,297 x 0,45 m ) , di origine greca ( il mattone lidio citato da Vitruvio) , ma divenuto il mattone standard con i Romani ( Rossignoli, Ruta Serafini, 2009). L'adozione di soluzioni abitative e tecnico-costruttive esterne non avviene comunque in modo passivo, ma comporta una selezione e una rielaborazione delle novità alla luce delle tradizioni e delle esigenze locali, portando a esiti molto diffe220

4.

L' ETÀ ELLENISTICA (331-31 A.C. )

FIGURA 4.46 Oderzo (Treviso) , planimetria della casa di via delle Grazie (fìne III-I secolo a.C.)

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Fonte: Malnati (1999).

renziati: a Padova, ad esempio, si riconosce un forte conservatorismo sia n eli ' assetto delle abitazioni, sia nella ritualità domestica (stipi, sepolture di neonati), sia ancora nelle sottofondazioni a livelli alternati di ghiaia e limo (ibid. ). Solo dal I secolo a.C., con l'acquisizione del diritto latino ( 8 9 a.C.), si registra un'adesione più decisa da parte delle classi abbienti alle soluzioni abitative e decorative in uso nella cultura etrusco-romana, 221

L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO FIGURA 4·47 Russi (Faenza) , planimetria della villa romana (Fase 3: II secolo d.C.)

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Fonte: Villa Russi ( 1006 ).

quando l'area scoperta, semplice o porticata, assume il ruolo di fulcro architettonico e funzionale della casa ( Ghedini, 2012 ) . La progressiva romanizzazione introdusse in Italia settentrionale anche un sistema nuovo di occupazione e sfruttamento del territorio rurale, che comportò estesi interventi di divisione e assegnazione fon­ diaria, noti come centuriazioni, e la costruzione di fattorie e ville isolate nell 'agro (Ortalli, I 9 94 ) . Tra le poche attestazioni risalenti al I I secolo a.C., di cui sia leggibile l' impianto originario, vi è la villa rustica di Spi­ lamberto, nell 'agro centuriato di Mutina, colonia romana fondata nel I83 a.C. lungo la via Aemilia. L'edificio presenta una pianta allungata, realizzata con fondazioni in muratura, che doveva aprirsi su una corte : uno schema tradizionale che sembra godere in questi territori di mag­ gior fortuna rispetto al resto della penisola, dove prevale decisamente il modello a corte (Calastri et al., 2010 ) . Durante la seconda metà del 1 secolo a.C., circa un secolo dopo lo sviluppo delle ville produttive in area centro-italica, anche in Italia settentrionale si diffondono villae 222



RIQUADRO

L' ETÀ ELLENISTICA (HI-31 A.C.)

4·9

La villa di Russi

La villa di Russi ( FIG. 4 · 47 ) fu scoperta casualmente nel 1938 e indagata a più riprese a partire dagli anni Cinquanta del Novecento ( Villa Russi, z.o o 6 ) . L' impianto originale, databile tra la fine del II e l ' inizio del I secolo a.C., rimane sconosciuto, ma era già orientato secondo gli assi cardinali (diversamente dalla centuriazione in cui si inseriva) e doveva prevedere una pars urbana, corrispondente al settore nord-occidentale ( w , I 3- I S ) , e una più estesa pars rustica. Con lo sviluppo economico del territorio verificatosi in età augustea, conseguente all'attivazione del porto m ili t are di Classe, la villa venne completamente ristrutturata assumendo l 'assetto planimetrico articolato su due corti, di chiara matrice centro -italica. Estesa circa 8.ooo mq, presentava un impianto compatto e geometrico, delimitato sul fronte principale meridionale e sui lati da un portico, mentre il perimetrale nord era chiuso da un muro in mattoni lesenato verso l 'esterno. Alla villa si acce­ deva da sud attraverso un ampio vestibolo ( 32 ) che conduceva nella grande corte porticata a destinazione rustica e produttiva ( 4 ) , attorno alla quale si distribuivano : a ovest, la cucina con due focolari ( 2 4 ) , un ambiente con macine e con forno (forse da pane) ( 22 ) e l'appartamento decorato del responsabile della produzione ( I9-21 ) ; a est, ambienti di lavoro e gli alloggi per i lavoranti ( 37-4I ) ; a sud, un magazzino con intercapedine pavimentale di deumidificazione ( 3 4 ) ; a nord, il torcularium rialzato per la pigiatura dell 'uva ( 3 ) , collegato a una vasca (lacus) situata entro un grande magaz­ zino a navate ( 2 ) , con pavimento parzialmente rialzato. Nel settore nord­ occidentale si sviluppava il settore residenziale, incentrato su un peristilio a tre bracci, sul quale gravitavano gli appartamenti dei proprietari - tra cui un ambiente ( I 4 ) con intercapedine di deumidificazione - e le sale per il pranzo e il ricevimento degli ospiti : se il grande triclinio ( s ) , in perfetta assialità con l ' ingresso e fiancheggiato da quattro cubicoli ( 6-7 e 8-9 ), co­ stituisce una soluzione tipicamente italica, la presenza di corridoi a servizio delle stanze occidentali testimonia una risposta locale alle caratteristiche climatiche; tale settore si sviluppava anche con un piano superiore, acces­ sibile tramite due scale poste alle estremità del peristilio a tre bracci. Sulla facciata aggettavano a ovest alcuni impianti di servizio (una latrina, una cisterna), a est un impianto termale, esposto in modo ottimale, rifornito d'acqua di falda attraverso un pozzo. Verso la metà del II secolo d.C. a est dell 'edificio, oltre un giardino con alberi da frutto (meli e peri) circondato da portici, venne realizzato un nuovo nucleo residenziale riscaldato, oltre il quale si raggiungeva un attracco privato sul fiume oggi corrispondente al Lamone. La villa ebbe una lunga frequentazione e fu abbandonata solo nel VI secolo d.C.

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L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO

urbanae et rusticae, che spesso sostituiscono più semplici edifici rurali, anche se non sembra affermarsi il sistema economico della villa schia­ vistica. Uno degli esempi meglio indagati, tra i pochi a essere visibile e visitabile, è la villa di Russi, nell 'agro di Faenza/Faventia (cfr. F I G . 4·4 7 ; riquadro 4·9 ). In gran parte del territorio continuano comunque a esistere case coloniche o modeste fattorie, come la fattoria bolognese di Villanova di Castenaso ( I secolo a.C.), costituita da due ambienti gravitanti su un cortile esterno (Ortalli, 1994). Alla seconda metà del I secolo a.C. risalgono anche i primi esempi di ville costiere, documentate lungo il bacino lagunare a est di Aquileia, alle pendici del Carso, noto dalle fonti come Lacus Timavi, dal nome del corso d'acqua che lo delimitava a oriente : è certo che la loro natura non era solo residenziale, ma anche produttiva, volta allo sfruttamento delle numerose opportunità economiche offerte dal territorio (vino, olio, lana, pesce) . Le indagini su una decina di ville hanno rivelato edi­ fici mai troppo estesi (ca. r.ooo-r.soo mq), con caratteristiche simili ai coevi impianti del versante tirrenico : una planimetria tendenzialmen­ te geometrica, articolata su terrazze digradanti fino al mare, incentrate su aree scoperte ; costante risulta la collocazione del settore residen­ ziale sulla terrazza superiore (contraddistinto da portici aperti verso il mare e da rivestimenti pavimentali in mosaico o in opus sectile) e del settore produttivo in quella inferiore, associato a una darsena-approdo (Degrassi, Ventura, 200 I ; Busana, Forin, 20 I2 ) . 4 . 2 . 5 . PROVI N C E O C C I DENTALI

A partire dal I I secolo a.C. i modelli abitativi di matrice italico-elleni­ stica si diffondono nei nuovi territori progressivamente conquistati da Roma. Sul versante occidentale, nei siti della Hispania orientale (Arce, Ensoli, La Rocca, I997 ) e della Gallia meridionale (Reddé, 20I I ) inte­ ressati dalla colonizzazione greca, si verificano fenomeni di giustappostzrone e osmosr. Uno dei casi più significativi della penisola iberica è Neapolis (Ampurias, in Catalogna) , la città greca sviluppatasi dallo scalo com­ merciale di Emporion e passata sotto il controllo di Roma agli inizi del I I secolo a.C., affiancata un secolo dopo dalla colonia romana di Emporiae. A Neapolis scavi estensivi hanno mostrato la compresenza, agli inizi del I secolo a.C., di case ad atrio (di tipo tuscanico o tetra­ stilo) , per lo più a schema semplificato ( F I G . 4.48, nn. I-3 ) , in un caso .

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224



L' ETÀ ELLENISTICA (331-31 A.C.)

FIGURA 4.48

Neapolis-Emporiae (Spagna), planimetria dell'abitato di Neapolis (inizi I secolo a.C.)

Fonte: Gros (>ooi).

ad atrio e peristilio (FIG. 4.48, n. 4), accanto ad abitazioni incentrate esclusivamente su un peristilio, secondo il modello greco-ellenistico (FIG. 4.so, n. s) ( Santos Retolaza, 1 9 9 1 ; Gros, 2oor; Tang, 2005). An­ che se la classe dirigente è italica, il contesto rimane fortemente legato alla propria cultura tradizionale, come dimostrano le iscrizioni greche presenti nei pavimenti delle abitazioni. Nell 'adiacente quartiere di Emporiae, invece, il ceto abbiente adotta il modello italico di abitazio­ ne. Ne è un esempio la cd. Casa Villanueva ( metà I secolo a.C. ) (FIG. 4·49), caratterizzata da un impianto quasi canonico ( due vani occu­ pano lo spazio delle alae) incentrato su un atrio tetrastilo ; verso la fìne del secolo l'abitazione verrà completamente rinnovata nell 'appa­ rato decorativo e nell ' impianto, accrescendo la monumentalità dell'a­ trio, che diviene di tipo corinzio, ed estendendosi verso sud con un grandioso peristilio grazie al quale raggiunge una superfìcie superiore a 3.ooo mq: uno sviluppo che riproduce, dopo un secolo, la trasfor­ mazione delle abitazioni di prestigio documentate a Pompei ( Gros, 2001); infìne, verso la metà del I secolo d.C., verrà realizzato un nuo­ vo settore, estendendo verso nord il terrazzamento, occupato da sale panoramiche, secondo la tendenza del tempo. Lo stesso desiderio di 225

L ' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO FIGURA 4·49 Neapolis-Emporiae (Spasna) , planimetria della Domus n. I cd. Casa Villanueva: a) Fase I (metà I secolo a.C.); b) Fase 2 (fine I secolo a.C.); c) Fase 3 (metà I secolo d.C.)

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c) Fonti: a ) e c) Gros ( w m ) : b) Santos Retolaza (1991).

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L' ETÀ ELLENISTICA (331-31 A.C.)

FIGURA 4.50

Glanum (Francia) , planimetria dell'abitato (fine I secolo a.C.)

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L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO

adottare le soluzioni più rappresentative delle domus tardorepubblica­ ne si riconosce nella Casa di Hercules a Velilla de Ebro (antica Colonia Iulia Victrix Lepida Ce/sa, fondata nel 44 a.C.) (Beltrin Lloris, I 9 9 I ; Gros, w o i ) . Un esempio d i particolare interesse è l a Casa d i Likine, a pianta quadrata con peristilio centrale (prima metà I secolo a.C.) a La Caridad, città posta a sud-ovest di Tarragona, appartenuta a un membro dell'élite locale che ancora utilizzava la lingua iberica, come documenta l' iscrizione sulla soglia della sala da ricevimento princi­ pale (Vicente Red6n et al. , I 9 9 I ; Gros, 2.0 0 1 ) . In altri casi, come già evidenziato per Delo, le abitazioni introducono elementi italici su un impianto ellenistico a peristilio (la divisione tra jà uces e vestibolo o l' impostazione assiale), anticipando uno schema che si diffonderà ovunque nell ' impero romano dalla fine del I secolo d.C. In tutti gli abitati sono documentate anche case più modeste, in­ centrate su corti pavimentate o su uno spazio coperto di disimpegno assimilabile a un atrio testudinato, come la Casa dei Delfini della citata Colonia Ce/sa (Beltrin Lloris, I 9 9 I ) ; per quanto analoghi edifici siano ovunque presenti anche nelle città italiche, in tali abitazioni è possibile riconoscere tradizioni locali trasposte in un'architettura durevole. Anche la Gallia con la graduale presenza di Roma manifesta un panorama diversificato di modelli entro contesti urbani in via di de­ finizione : si riconoscono i due tipi principali di abitazione, italico e greco-ellenistico, con ambienti disposti attorno a uno spazio centra­ le più o meno coperto e attrezzato per la raccolta e la conservazione dell 'acqua. Gli esempi più precoci, datati agli inizi del I secolo a.C., sono noti a Ensérune, oppidum conquistato nel 125 a.C., e a Glanum, oppidum situato nell 'entroterra di Marsiglia, in una posizione itinera­ ria strategica, che riceve a più riprese tra II e I secolo a.C. un impianto a lotti regolari su una base metrologica indigena. Nel primo sito, l ' I­ solato x accoglie due abitazioni affiancate, rispettivamente ispirate al modello italico ad atrio (di tipo tetrastilo) e a quello greco a corte e pastas/prostas (Gros, w 0 1 ) . Le abitazioni del secondo sito ( F I G . 4 - s o ) , realizzate in opus quadratum di chiara matrice greca, rimandano ai diversi schemi documentati nelle residenze greche (a corte e pastas: Casa v; a peristilio con braccio settentrionale più largo : Casa delle Ante VI, Fase I ) , ma anche al modello ad atrio (Casa di Atys V I I I , Fase 1 ) (Bouiron, 1 9 9 6 ) . Gli interventi attuati in alcune abitazioni di Glanum nella secon­ da metà del I secolo a.C., dopo la conquista romana, rispondono in228



L' ETÀ ELLENISTICA (331-31 A.C.)

vece a criteri architettonici e funzionali propri della dimora italica, come mostrano i rifacimenti dell 'atrio della Casa di Atys (tuscanico canonico, poi tetrastilo in età augustea) (Gros, 20or) o la trasforma­ zione in chiave italica della Casa delle Ante (impostazione rigorosa­ mente assiale, realizzazione di un larario nell 'angolo nord-ovest del peristilio) . Gli schemi ellenistici vengono adattati alle nuove esigenze della vita sociale romana, accolte precocemente ma senza rinnegare l'eredità greca. 4·3 Architettura domestica punica

Le testimonianze di Cartagine (pendici meridionali della Byrsa, quar­ tiere a mare, case sotto il decumano massimo), di Kerkouane e di alcuni altri centri dell 'Africa (Utica, Lixus), della Sicilia (Mozia, Solunto, Se­ linunte), della Sardegna (Tharros) consentono di conoscere l'edilizia residenziale punica di età ellenistica ( Iv-m secolo a.C.) (Krings, 1 9 9 5 ; Mezzolani, 2000; Helas, Marzoli, 2009 ) . L a tipologia base, inserita all ' interno di isolati più o meno regolari, è un edificio compatto, ten­ denzialmente allungato, incentrato su una corte dotata di pozzo, acces­ sibile direttamente o attraverso un corridoio laterale o a baionetta (che garantiva maggior riservatezza) , con ambienti aperti su due lati o su tre ; si riconoscono nuclei funzionali, come il gruppo cucina-sala da ba­ gno, e un ambiente maggiore isolato, interpretato come sala di rappre­ sentanza. Tali tipi sono stati ricondotti ad ascendenze levantine poiché simili alle cd. Vierzonenhduser (case a 4 zone) e Dreizonenhduser (case a 3 zone) documentate in quella regione durante la prima età del Fer­ ro (Helas, 200 9 ; F I G . 4.5 1 ) . Per molti aspetti, tuttavia, l'edilizia punì­ ca mostra affinità con i modelli greco-ellenistici, ancora più evidenti quando si trova adottata la pastas, come in alcune case di Sol unto ( Spo­ sito, 2014), o un parziale peristilio, come in alcune case di Kerkouane ( Iv secolo a.C.) (Fantar, 1985; 1 9 9 8 b), di Cartagine (quartiere a mare) (Fantar, 1998a) e di Eraclea Mino a, città greca passata sotto il controllo punico dopo il 409 a.C. (De Vincenzo, 20 13; F I G . 4.52) . In ogni caso, gli elementi ellenistici si inseriscono spesso in un contesto tipicamente punico, che emerge da numerosi elementi: modulo metrico (cubito da o,5o-o,5 2 o da 0,45-0.46), tecniche costruttive ( in particolare l'orditu­ ra a ritti) e decorative (l'ampio uso di pavimenti in cementizio), vasche 229

L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO FIGURA 4.5 1 Schemi delle case puniche : a ) Selinunte (330-2.50 a.C.); b) Kerkouane e Cartagi­ ne ( I v- n secolo a.C.) .

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b) Fonte: a ) Helas (>oo9); b) De Vincenzo (>oiJ).

a sabot, cisterne "a bottiglia" o "a bagnarola'; copertura a terrazza. Al­ cune abitazioni di Kerkouane presentano, invece, un impianto a stanze allineate, che è stato ricondotto all ' influenza del substrato libico, ma in realtà esempi si trovano anche al di fuori dell 'Africa (Tharros) . Incerte rimangono molte questioni relative alla ricostruzione degli alzati: in particolare, il numero dei piani e la presenza di unità abitative auto­ nome, suggerita dall 'esistenza di scale anche esterne e dall 'abbondante disponibilità d'acqua garantita dalle numerose cisterne (Tang, wos). In ambito rurale le abitazioni si strutturano più liberamente, tramite 230

L' ETÀ ELLENISTICA (331-31 A.C.)



FIGURA 4·52· Eraclea Minoa (Agrigento) , planimetria della casa a peristilio tetrastilo (m seco­ lo a.C.)

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232

5

La prima e media età imperiale ( 3 1 a.C.-III secolo d.C.)

5·1 Il quadro sociopolitico

La società che, al termine delle guerre civili, consegna il potere a Ottaviano si presenta molto composita: la nobilitas di Roma e dei municipi, il ceto equestre, i ceti intermedi e subalterni, prevalente­ mente liberti, le élite delle province. Le classi più elevate occupano ancora un importante ruolo sociale ed economico, ma non sono più interessate alla competizione politica, sostituita dalla ricerca del favore del nuovo potere centrale fondato da Augusto ( Eck, 1 9 9 1 ) . Abituati al lusso dopo due secoli d i ellenismo, tutti s i adeguano ai modelli sociali, architettonici e artistici dettati dal princeps, anche i ceti meno elevati della popolazione. Il risultato è un 'omogeneità culturale e la formazione di un linguaggio comune dipendente da Roma, che con Augusto si estende all ' Italia, nell 'età giulio -claudia alle province occidentali di più antica romanizzazione, in età fla­ vio-traianea a quelle di più recente conquista, fino a raggiungere le province orientali nel I I secolo d.C.; se il principato augusteo inaugura un formale ritorno alla mitica austerità delle origini, che comporta per tutto l ' impero scelte di un composto "classicismo" nelle manifestazioni pubbliche, la sfera privata, in particolare la domus, conosce una crescita costante di opulenza e lusso ( Zanker, 1 9 9 1 ) . Contestualmente, lo sviluppo demografico e i mutamenti della società portano anche alla diffusione di complessi abitativi plurifamiliari, chiamati insulae, di cui sono emerse testimon ianze significative a Roma e a Ostia.

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L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO 5 ·2 Le residenze imperiali 5 . :2..1 . LA S E D E UFFI CIALE A ROMA DA AU GUSTO AI S EVERI

Le residenze imperiali, a Roma come altrove, costituiscono punti di riferimento fondamentali per comprendere l'evoluzione del gusto e delle mode abitative delle élite. Naturalmente la distanza che le sepa­ ra anche dalle più prestigiose tra le domus e le villae rimane notevole, non solo a livello di scala, monumentalità e lusso, consentiti dalle po­ tenzialità dell' opus caementicium e dal controllo delle cave di marmo, ma anche perché le dimore imperiali dovevano rispondere a esigenze peculiari, di carattere pratico e ideologico, connesse al loro ruolo : le necessità legate alla vita di corte, che richiedeva la presenza, stabile o temporanea, di un numero elevatissimo di persone di varie categorie (la famiglia imperiale, i funzionari, la servitù, gli ospiti) e lo svolgi­ mento di specifici cerimoniali; le esigenze di sicurezza, garantita dalla guardia pretoriana (da cui la definizione di praetorium talvolta attri­ buita alle residenze imperiali) ; l'esercizio effettivo del potere e della gestione amministrativa, trasferita nel palazzo imperiale almeno con Domiziano, alla fine del I secolo d.C.; il significato simbolico assunto dalle sedi imperiali sin dall ' inizio del principato, con Augusto, volto a evocare in ogni occasione discendenze mitiche, se non divine, e valori dinastici. Come è noto, fu Ottaviano a scegliere come sede della residenza ufficiale del princeps il colle Palatino, e precisamente il settore sud-oc­ cidentale ( Cermalus) dove erano venerate le memorie dell 'origine di Roma: soprattutto la Casa di Romolo e, alla base del colle, la Grotta del Lupercale (dove il pastore Faustolo avrebbe ritrovato i due gemel­ li), collegate dalle cd. scalae Caci (cfr. supra). La dimora di Ottaviano venne costruita a partire dal 42 a.C., quando era triumviro, in parte riutilizzando le strutture di alcune domus tardorepubblicane articolate su terrazze ; prima che i lavori fossero completati Ottaviano modificò sostanzialmente il progetto, realizzando una residenza sontuosa che comprendeva sull 'asse centrale il Tempio di Apollo, come ex voto della vittoria navale su Sesto Pompeo presso Nauloco (Sicilia) nel 36 a.C. Sono state recentemente avanzate proposte ricostruttive di entram­ be le fasi, basate sulle strutture superstiti (per lo più relative al piano semi-ipogeo), sui rinvenimenti effettuati nel corso dei secoli, sulle fon234



LA PRIMA E MEDIA ETÀ IMPERIALE (31 A.C.-III SECOLO D.C.)

ti iconografiche ( in particolare alcuni frammenti della Forma Urbis se­ veriana, una pianta marmo rea di Roma risalente agli inizi del I I I secolo d.C.), su nuove indagini archeologiche, oltre che sui numerosi riferi­ menti letterari; tali ricostruzioni rimangono comunque problematiche e ipotetiche, soprattutto per il settore orientale e per tutto il livello superiore (Iacopi, Tedone, 2.009; Carandini, 2.010). La prima residenza di Ottaviano viene ricostruita con una pianta rettangolare allungata in senso nord-est/sud-ovest su un fronte di circa I 3 S m, sviluppata su due piani, verosimilmente estesa fino a un brusco salto di quota del versante meridionale, aperta con portici e terrazze verso il Circo Mas­ simo ; alla domus sì accedeva da nord-est, in corrispondenza del piano superiore. I resti conservati sembrano compatibili con una planimetria a due peristili affiancati, separati da un nucleo centrale (poi obliterato dal Tempio di Apollo) , dove viene ipotizzato un atrio come ingresso monumentale, rispondendo quindi a principi di assialità e simmetria (Carandini, 2.010; F I G . s.I). Quanto alle funzioni, si ritiene che i due nuclei a peristilio accogliessero rispettivamente il settore privato (A, a ovest) e quello pubblico (B, a est) , come poi avverrà nella Domus Augusti; tale ipotesi si basa soprattutto sul loro differente assetto plani­ metrico: il primo, meglio conservato, prevedeva numerosi ambienti di piccole e medie dimensioni, decorati con straordinari affreschi, iden­ tificati come triclini e cubicoli, oltre a un oecus tetrastylus e forse due stanze interpretate come biblioteche/archivi (per la presenza di nic­ chie alle pareti) ; il secondo comprendeva grandi sale da ricevimento. La Casa di Ottaviano costituiva una vera novità per la città di Roma, non tanto per la tipologia degli spazi, quanto per la sua estensione, calcolata di quasi 8.6oo mq, confrontabile con le regge ellenistiche, anch'esse caratterizzate da più peristili affiancati, come i palazzi di De­ metrio Poliorcete (fine IV secolo a.C.), di Filippo I I adAigai ( Iv secolo a.C.) e delle Colonne a Tolemaide ( n secolo a.C.) (cfr. supra) (ibid. ) . I l recente riesame dei resti pertinenti alla successiva residenza di Augusto sembra confermare quanto tramandato da Svetonio ( Vita di Augusto 2, 3), cioè che il progetto venne modificato in corso d'o­ pera, secondo l'autore latino a seguito di un segno divino (signum ex caelo) : un fulmine sarebbe stato inviato da Apollo per reclamare il settore centrale della casa, dove venne infatti realizzato un tempio a lui dedicato (inaugurato nel 28 a.C.) . Con l 'occasione, in realtà, la residenza venne trasformata (con l' interro del piano inferiore della precedente struttura) e notevolmente ampliata: è stato calcolato che, 235

L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO FIGURA 5.1 Roma, Palatino, planimetria ricostruttiva della Domus di Ottaviano (ca. 40-36 a.C.) N

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Fonte: Carandini (l014).

dopo l'acquisizione di nuovi lotti a nord (compresa forse la cd. Casa di Livia) e a sud (sul versante meridionale del Palatino), la superficie della Domus Augusti potrebbe aver raggiunto quasi 25.000 mq (Iaco­ pi, Tedone, 2006; Carandini, 20IO ) Secondo le più recenti proposte .

236



LA PRIMA E MEDIA ETÀ IMPERIALE (31 A.C.·III SECOLO D.C. )

FIGURA 5.2. Roma, Palatino, planimetria ricostruttiva della Domus Augusti (36 a.C.-14 d.C.)

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ricostruttive, la casa si strutturava su due terrazze, applicando i con­ sueti principi di assialità e simmetria (FIG. 5.2) . La terrazza superiore era occupata al centro dal grandioso Tempio di Apollo, fiancheggiato 237

L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO

a ovest dalla domus privata e a est dalla domus publica, che dopo l' as­ sunzione da parte di Augusto della più importante carica religiosa, quella di pontifex maximus ( 12. a.C. ) , divenne la sede ufficiale di tale sacerdozio, prima situata nel Santuario di Vesta. Anche di tale fase sopravvivono resti lacunosi, relativi soprattutto alla domus privata e al podio del tempio, mentre la domus publica fu distrutta dagli interven­ ti neroniani. Verso sud si sviluppava un'area scoperta porticata, nota nelle fonti come Portico delle Danaidi ( per la presenza di cinquanta statue raffiguranti le figlie di Danao, protagoniste di un mito greco ) , che presentava sul lato orientale tre grandi aule, identificate archeo­ logicamente e rappresentate nella Forma Urbis severiana: l' insieme viene oggi interpretato come una duplicazione del Foro Romano e una delle aule identificata come la Bibliotheca Apollinis dove Augusto convocava il Senato ( Svetonio, Vita di Augusto 29, 3). La terrazza infe­ riore, posta a una quota più bassa di circa 10 m, ospitava un bosco di alloro ( pianta sacra al dio Apollo) circondato da portici, denominata area Apollinis in un frammento della Forma Urbis severiana; data la morfologia del versante, tale terrazza doveva poggiare su imponenti sostruzioni ( ricostruite su sei piani ) , che si ipotizza fossero sfruttate per alloggi e uffici, e si concludeva con un corpo aggettante che do­ minava il Circo Massimo (maenianum), venendo così a istituire una connessione che sarà poi tipica delle residenze imperiali sino alla fine dell ' impero. Se la ricostruzione complessiva rimane problematica, le strutture perimetrali di terrazzamento sopravvissute forniscono im­ portanti indicazioni in merito all ' ingombro dei diversi nuclei. Tra queste, all ' interno della Chiesa di Santa Anastasia si conserva il tratto centrale del muro di chiusura meridionale del complesso, caratterizza­ to da un'apertura che è stata interpretata come l'accesso al santuario realizzato in corrispondenza del Lupercale. La Domus Augusti, con la presenza ali ' interno di un tempio, si con­ figura come un progetto del tutto innovativo, carico di riferimenti alla tradizione mitica e storica romana più che alle regge ellenistiche. Ri­ guardo alla tradizione sulla modestia e frugalità della dimora e dello stile di vita di Augusto, su cui si soffermano le fonti antiche, in par­ ticolare Svetonio, i dati emersi dalle campagne di scavo e la proposta ricostruttiva hanno evidenziato come la domus privata si estendesse su una superficie tutto sommato limitata ( poco più di r.ooo mq ) e non esibisse segni di straordinaria monumentalità o ricchezza; di contro, grandiosi erano gli spazi e l'apparato decorativo riservati alle aree pub238



LA PRIMA E MEDIA ETÀ IMPERIALE (31 A.C.-III SECOLO D.C.)

bliche, dal tempio al complesso Bibliotheca Apollonis-Curia, dal Porti­ co delle Danaidi all'area Apollinis. Già Ti be rio, successore di Augusto, avviò la costruzione di una nuo­ va residenza imperiale, che venne ampliata poco alla volta da Caligola fino al versante settentrionale del Palatino verso il Foro Romano, assu­ mendo il nome dei membri della famiglia regnante (Domus Tiberiana, Domus Germanici, Domus Gai) ; scarse sono tuttavia le testimonianze relative a queste strutture, che riutilizzavano case tardorepubblicane ( Krause, I 9 9 8 ; Tornei, Filetici, 2.0 1 1 ) . Con l' imperatore Claudio, la Do­ mus Tiberiana ( Stazio, Selve III, 3, 66-67 ) , denominazione documen­ tata almeno fin dall 'età di Caligola ( c i L VI, 8 6 54), comincia ad assu­ mere un aspetto unitario e monumentale : lavori effettuati da Claudio sono testimoniati dal recente ritrovamento in situ di unafistula plum­ bea con impresso il suo nome, datata tra il 4I e il 54 d.C., in opera sotto il pavimento del cd. criptoportico centrale, finora attribuito a Nerone. I due progetti di Nerone relativi alla residenza imperiale, la Domus Transitoria e la Domus Aurea, costruita dopo l' incendio del 64 d.C., rappresentano un'eccezione, in quanto furono le uniche residenze a estendersi oltre il Palatino, interessando anche la Velia, parte del colle Celio, il colle Oppio, fino all ' Esquilino ; la stessa denominazione Tran­ sitoria faceva riferimento alla sua funzione di collegamento tra la sede tradizionale della dimora imperiale (Domus Palatina) e gli Horti Me­ cenatis sull ' Esquilino, ereditati dalla casa imperiale ( F I G . 5.3). Alla Do­ mus Transitoria vengono attribuiti i cd. Bagni di Livia sul Palatino, un monumentale tridinio, associato a un ninfea decorato come un fron­ tescena teatrale, ricavato a una quota inferiore accanto a una piscina fatta costruire da Claudio nel settore pubblico della Domus Augusti: a suggerirlo sono state le tracce di fuoco identificate all 'epoca degli scavi ( Gros, 2.00 1 ; Segala, Sciortino, 2.005; Panella, 2.01 1 ) , anche se altri li assegnano alla Domus Aurea ( Carandini, 2.010 ) . Meglio conosciuto è il progetto della Domus Aurea, realizzato all ' in­ domani del disastroso incendio del 64 d.C. dagli architetti Severus e Celer, che portarono la residenza imperiale a estendersi su una super­ ficie di 75 ha circa ( il 27% dell 'area compresa entro le mura serviane ) , esito di un 'appropriazione indebita della città secondo Tacito (Annali xv, 42), Svetonio ( Vita di Nerone 3 I ) e Plinio il Vecchio (Storia natu­ rale XXXIV, 46). Un nucleo compatto e simmetrico situato tra la Velia e la valle del Colosseo, parzialmente documentato archeologicamente, fungeva da ingresso ufficiale dal foro, attraverso la Sacra via, e da cer239

240

Fonte: Carandini, Bruno, Fraioli (>ou).

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Roma, residenza di Nerone ( 64-68 d.C.)

FIGURA 5·3



LA PRIMA E MEDIA ETÀ IMPERIALE (31 A.C.-III SECOLO D.C.)

niera tra il settore pubblico (Palatino) e quelli privati (Oppio, giardini sull ' Esquilino, ninfeo sul Celio) (Panella, w i i ) . Esso comprendeva il vestibulum, un immenso cortile rettangolare porticato (poi occupato dal Tempio adrianeo di Venere e Roma) con al centro la statua bronzea di Nerone (h 36 m) , nota come Colosso, opera dello scultore greco Ze­ nodoro (Plinio il Vecchio, Storia naturale XXXIV, 46) ; di qui, un siste­ ma di sostruzioni a terrazze digradanti conduceva a un edificio allunga­ to trasversalmente, che inquadrava un bacino rettangolare (lo Stagnum Neronis) : un complesso che, come l'edificio residenziale sull 'Oppio (cfr. in.fra), si ispirava alle ville marittime, note da numerosi affreschi vesuviani. Più a sud rientrò nella Domus Aurea anche il Tempio di Claudio (Marziale, Gli spettacoli 2.), un maestoso altare fatto costruire dalla moglie Agrippina Minore sul colle Celio, da Nerone trasformato in ninfeo e utilizzato per rifornire d'acqua il grande stagno. Imponenti furono sul Palatino gli interventi di Nerone, di cui si conservano tracce parziali e lacunose, non tanto per la damnatio memoria e che portò alla distruzione di altri nuclei, quanto per le successive trasformazioni ( F I G . 5.4). In questo settore a Nerone si deve innanzitutto l'aspetto unitario della Domus Tiberiana, sulla base di un progetto già avviato da Claudio. Si trattava di una gigantesca piattaforma rettangolare (400 x 450 m) destinata a sostenere un giardino pensile ( iscrizioni menzionano un to­ piarius, ossia un giardiniere) delimitato da portici panoramici; al cen­ tro, al di sopra del citato criptoportico, si sviluppava un peristilio che circondava una piscina e sul quale si aprivano grandi sale ( Carandini, ww ) . Le sostruzioni dovevano probabilmente ospitare gli alloggi per la servitù e percorsi riservati ai proprietari, come il criptoportico ricca­ mente decorato, ancora oggi agibile, che correva sulla facciata orienta­ le. L'accesso ufficiale alla Domus Tiberiana doveva avvenire attraverso una monumentale scalinata da est, dove si trovava l'area Palatina, il grande piazzale di raduno del popolo in occasione di eventi e delle proclamazioni degli imperatori; una scalinata addossata al versante settentrionale offriva un altro ingresso scenografico dal foro (Krause, I 9 9 8 ) . In corrispondenza della Domus Augusti, tra la Piscina di Clau­ dio e il Portico delle Danaidi, Nerone realizzò l'Aedes Caesarum, un edificio a tre navate decorato con statue della famiglia giulio-claudia, interpretato come una basilica, a conferma del significato forense di tale settore (Carandini, 2010 ). Proprio in quest 'area, a est della Domus Augusti, venne progettata una nuova residenza, che le fonti definisco­ no Augustiana, probabilmente perché era sentita come derivazione e 241

L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO FIGURA 5·4

Roma, Palati no, planimetria ricostruttiva della Domus Augustiana ( 64-68 d.C .)

Fonte: Carandini (ww).

sviluppo della Domus Augusti. Di questo nuovo nucleo si conservano i portici che delimitavano su tre lati una vastissima area rettangolare, corrispondente ai due peristili orientali del successivo palazzo flavio ; è possibile, tuttavia, che il nuovo nucleo si estendesse verso ovest già fino al Tempio di Apollo, conformandosi a L e collegandosi ai Bagni di 242



LA PRIMA E MEDIA ETÀ IMPERIALE (31 A.C.-III SECOLO D.C.)

Livia, raggiungendo una superficie di circa 25.000 mq. L' ingresso uffi­ ciale doveva avvenire da nord, dalla stessa area Palatina, mentre a sud il complesso si affacciava verso il Circo Massimo ( Carandini, Bruno, Fraioli, 20u). Nel settore nord-orientale del Palatino, sede oggi della Vigna Barberini, si trovava un altro giardino pensile, costruito su alte sostruzioni; al suo angolo estremo, in un luogo panoramico verso lo Stagnum Neronis, è stato recentemente indagato un discusso edificio a pianta circolare, caratterizzato da peculiari strutture ad arco: ancora dibattuta è la sua attribuzione alla grande sala da banchetto definita da Svetonio ( Vita di Nerone 3I) coenatio principalis rotunda (Villedieu, 2001 ; 2012), secondo altri da collocare invece nel padiglione affacciato sullo stagnum ( Carandini, 2010 ) , oppure al tempietto sacro alla dea Si­ ria, amata da Nerone (Svetonio, Vita di Nerone s6), o ad Adone, vene­ rato qui dai Flavi (Filostrato, Vita di Apollonio 7, 32) (Carandini, 2010 ) . Non sappiamo quanto d i questo palazzo sia stato completato e rifinito da Nerone, visto che gli anni a disposizione prima della sua morte furo­ no meno di quattro, ma su questo schema planimetrico si inseriranno gli interventi di epoca flavia, prima di Vespasiano e poi di Domiziano. Al di fuori delle costruzioni sul Palatino e del compatto nucleo tra il vestibulum e lo stagnum, la Domus Aurea si sviluppava secondo un'arti­ colazione molto più libera, con padiglioni isolati inseriti all ' interno di un grandioso parco urbano. L'edificio meglio conosciuto, scoperto in età rinascimentale, è il nucleo che sorgeva sul versante meridionale del colle Oppio, la cui sopravvivenza si deve all ' interro e al riutilizzo come fondazioni per le Terme di Traiano ( F I G . s.s). Questo corpo presentava un impianto a sviluppo lineare, con un'articolata facciata aperta verso la valle attraverso la successione di un portico, una terrazza panora­ mica e un ulteriore portico riservati a passeggiate e all'attività fisica (xystus) ; nelle sostruzioni trovavano posto, come di consueto, alloggi e ambienti di servizio per li berti e schiavi. Nel suo assetto finale l'edificio comprendeva due nuclei, entrambi ispirati a una rigorosa simmetria: quello orientale era incentrato su una sala ottagonale fiancheggiata da due cortili pentagonali, dietro ai quali si aprivano vani di diversa plani­ metria con funzione di triclini e cubicoli; quello occidentale si organiz­ zava invece su un grande peristilio rettangolare, abbellito da un bacino a pianta mistilinea, circondato da ambienti su tre lati. Il complesso era dotato di un piano superiore, parzialmente conservato solo nel settore orientale con appartamenti residenziali e una vasta piscina ( Carandini, Bruno, Fraioli, 20u) . Rivestita di materiali pregiati come marmi poli243

L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO FIGURA 5·5 Roma, planimetria ricostruttiva del settore sull ' Oppio della Domus Aurea (6468 d.C.) Horti Maecenatis

Fonte; Carandini (1010).

cromi, mosaici parietali, oro e gemme preziose, decorazioni pittoriche, stucchi dorati, la Domus Aurea non esprime solo il grande lusso in cui Nerone viveva, ma anche la volontà di dominio e di appropriazione del paesaggio e delle sue risorse da parte del potere imperiale. I suoi successori Galba, Otone e Vitellio completeranno le decorazioni delle magnifiche stanze ( Svetonio, Vita di Otone 7). Con la salita al potere dei Flavi, nel 6 9 d.C., per opportunità po­ litica la residenza imperiale torna a ritirarsi sul Palatino, dando vita a un palatium nuovo, pur nel segno della continuità, mentre il vasto insieme architettonico esterno viene quasi completamente distrutto e sostituito da edifici pubblici: sul monte Celio fu riedifìcato il Tempio del Divo Claudio, nell 'area dello stagno fu innalzato il Colosseo, inau­ gurato da Tito nell ' B o d.C., tra Celio ed Esquilino vennero costruite le caserme e le palestre (ludi) per i gladiatori, l' impianto termale sull' E244



LA PRIMA E MEDIA ETÀ IMPERIALE (31 A.C.-III SECOLO D.C.)

squilino fu aperto al pubblico, il padiglione sull ' Oppio venne trasfor­ mato in cava di marmi e di elementi decorativi, fino alla costruzione delle Terme di Traiano nel I09 d.C. I bolli impressi sui laterizi attestano che Vespasiano intervenne nel settore sud-orientale del Palatino, inserendosi nel complesso neroniano delia Domus Augustiana; in particolare sono state individuate, in corri­ spondenza del nucleo più occidentale, le strutture che definivano una grande aula accessibile dali ' area Pa/atina. Anche la Domus Tiberiana fu interessata da alcune trasformazioni significative : oltre a modificare il peristilio centrale, ad esempio con l'aggiunta di un'abside, nell ' ango­ lo nord-est della piattaforma Vespasiano realizzò un impianto terma­ le, articolato su due piani, e in quello sud-est una fontana ellittica per l'allevamento dei pesci; fece poi avanzare il fronte settentrionale verso la Sacra via, dotandolo di una scalinata in marmo e destinando alcuni degli ambienti sostruttivi a funzioni commerciali, come attesta la pre­ senza di vasche e banconi ( Mar, 20 05; Coarelli, 2009 ) . L'assetto definitivo della Domus Flavia, attribuito ali ' architetto Ra­ birius, si deve però a Domiziano, il cui palatium divenne definitivamen­ te la sede del potere e del governo dell ' impero ( Mar, 2005; Iacopi, Te­ clone, 20 09; F I G . 5.6 ) . Il nuovo palazzo fu innalzato al di sopra di ampi riporti di terreno posti su due livelli, ma riprendendo l' ingombro, la forma a L e l'assetto generale della costruzione precedente, articolato in tre nuclei incentrati su peristili dotati di ampi bacini. Per le dimensioni straordinarie e le caratteristiche degli ambienti si ritiene che i due nuclei più settentrionali, posti sulla terrazza superiore e accessibili dall 'area Palatina, fossero destinati a funzioni pubbliche e di rappresentanza, formando quella che le fonti definiscono Domus Flavia. In corrispon­ denza del nucleo orientale si trovava l' ingresso ufficiale al palazzo, co­ stituito da un monumentale vestibolo, dal quale si accedeva al peristilio dove si trovava un sacello-larario galleggiante dedicato a Minerva, dea personale di Domiziano ; nel nucleo occidentale si disponevano tre sale affiancate utilizzate per le udienze, tra cui la grandiosa sala del trono, nota come Aula Regia ( 30 x 20 m ) , e l'aula basilicale ; tutte erano dotate di ingressi autonomi sul portico di facciata, segnalati all 'esterno, forse utilizzati dai visitatori per uscire dal palazzo e dal princeps per mostrarsi al popolo raccolto n eli' area Patatina; oltre il peristilio, in corrisponden­ za del triclinio-ninfeo sotterraneo neroniano ( Bagni di Livia) non più accessibile, era allestito un grande triclinio di rappresentanza fiancheg­ giato da due giardini con ninfea (oecus cizycenus), identificabile con la 245

L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO FIGURA 5.6 Roma, Palatino, planimetria ricostruttiva della residenza imperiale sotto Domi­ ziano (81-97 d.C.)

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l Fonte: Carandini (2010).

coenatio lovis delle fonti (Scrittori della Storia augusta, Pertinace I I, 2 ) ; tra il grande triei in io e la Bibliotheca Apollinis-Curia augustea doveva trovarsi un quartiere di servizio, funzionale alla preparazione dei ban­ chetti (cucine, magazzini) , di cui si conservano poche strutture. Tutti i principali ambienti di rappresentanza di questo nucleo occidentale (la sala del trono, l'aula basilicale, il grande triclinio) erano dotati di absidi, elemento attinto dall 'architettura sacra che sottolinea l' interpretazio­ ne divina che Domiziano dava di sé, come dominus et deus. Il nucleo incentrato sul peristilio meridionale, realizzato sulla terrazza inferiore, 246



LA PRIMA E MEDIA ETÀ IMPERIALE (31 A.C.-III SECOLO D.C.)

costituiva probabilmente la residenza privata della famiglia imperiale, definita Domus Augustana o Augustiana. Vi si accedeva dal peristilio orientale, dal quale era comunque nettamente separato attraverso vani di passaggio, e si sviluppava su due livelli: il piano superiore, posto alla stessa quota della Domus Flavia, si articolava in aree scoperte e am­ bienti residenziali disposti attorno al peristilio, più piccoli ma lussuo­ sissimi; il piano inferiore prevedeva solo due ali, sul lato settentrionale e occidentale del peristilio, comprendenti rispettivamente tre grandi sale mistilinee ad alcove e tre pregiate piscine-ninfea rivestite di tesse­ re in pasta vitrea, strutture che rievocano l'architettura del padiglione della Domus Aurea sui colle Oppio ; i lati orientale e meridionale era­ no rispettivamente occupati da un terrapieno e dal versante del colle. Non si conosce esattamente come si articolasse la facciata verso il Circo Massimo nel progetto domizianeo ; risale infatti all 'età adrianea l' asset­ to curvilineo oggi visibile, che prevedeva al piano superiore un'esedra aperta su un portico, al piano inferiore una serie di ambienti affiancati e comunicanti, scavati nella roccia e aperti su una galleria ( Iacopi, Te do ne, 2009). A est del complesso domizianeo si allungava un grande spazio scoperto (I6o x so m ) , situato circa alla stessa quota del livello inferiore della Domus Augustana, circondato da un portico a doppio ordine, sot­ to a pilastri, sopra a colonne : tale impianto, che presentava il lato corto meridionale leggermente curvo, poteva fungere da stadio, ippodromo e giardino per passeggiate ; al livello superiore si contrapponevano, al centro dei lati lunghi, una grande esedra rettilinea ( a ovest ) e una grande esedra semicircolare ( a est ) , entrambe con funzione di tribune d'onore. Dall'esedra semicircolare, infine, si raggiungeva un impianto termale appartato, realizzato su sostruzioni e affacciato su un giardino pensile dotato di due vasche (natatio), che si affacciava sul Circo Massimo at­ traverso una loggia panoramica. Il palatium di Domiziano torna quindi al modello dell'organismo unitario e organico incentrato su più peristili di ascendenza ellenistica, arricchito di quegli elementi architettonici e decorativi divenuti ormai irrinunciabili dopo l'esperienza della Domus Aurea: un modello che avrà fortuna anche nei secoli successivi, in Italia e nelle province, come il cd. Palazzo del Dux Ripae (cfr. F I G . 5.7; riquadro s. I ) . Nel complesso domizianeo raggiunge i massimi livelli l'uso dell ' ac­ qua come simbolo di lusso ( garantita da un tratto dell ' aqua Claudia che attraversava la valle tra il Celio e il Palatino) e viene stabilita l' associazio­ ne tra palazzo e stadio-ippodromo, dopo quella con il circo introdotta da Augusto, anch'essa destinata a durare fino a età tardoantica. Il clivus 247

L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO RIQUADRO 5.1 Il Palazzo del Dux Ripae a Dura Europos (Siria) La tradizione ellenistica e l'architettura palaziale di Roma costituiscono i punti di riferimento evidenti anche per i palazzi governativi realizzati nelle province. Tra gli esempi meglio conosciuti è il cd. Palazzo del Dux Ripae a Dura Europos (Siria), costruito agli inizi del III secolo d.C. sulla sponda del fiume Oronte (Downey, I 9 9 3 ; Baldini Lippolis, w or; FIG. 5·7 ). Al complesso si accedeva da sud attraverso un semplice vestibolo a torre che immetteva in una vasta corte colonnata, sul cui lato orientale si apriva un'esedra, utilizzata come sala delle udienze. Seguiva un secondo nucleo, incentrato su un'altra corte colonnata, circondata da ambienti con articolazione e funzione diver­ sificata. I lati meridionale e orientale presentavano una sequenza di vani af­ fiancati, di cui quelli orientali, destinati ad alloggio secondario e a funzioni di servizio, gravitavano su un'area scoperta autonoma; tale settore era accessi­ bile anche autonomamente dall'esterno attraverso un atrio a quattro pilastri. Il lato occidentale, a destinazione residenziale e di rappresentanza, compren­ deva al centro un nucleo di ambienti disposti secondo lo schema tripartito e a nord un impianto termale. Infine, il lato settentrionale, che costituiva il settore più privato del palazzo, prevedeva tre nuclei di ambienti con funzione residenziale separati da corridoi, tra i quali spiccava al centro una sala princi­ pale absidata; tale ala si apriva verso l'esterno, con un loggiato e una terrazza panoramica rivolta verso il fiume Oronte.

Palatinus B, che si staccava dalla Sacra via, venne trasformato in via co­ lonnata e alla sua estremità venne innalzato un arco dedicato a Domizia­ no, a segnare l' ingresso al palatium (Mar, wos). Tutti questi elementi divengono paradigmi di potere e riferimenti obbligati per coloro che al prestigio imperiale volevano assimilarsi. Domiziano ristrutturò anche tutta l'area posta a nord-est del Pa­ latino, che mantenne la funzione di giardino, e la Domus Tiberiana, come provano i bolli laterizi e l ' impiego di bipedali, ampliando il set­ tore termale sul versante settentrionale (un giardino trapezoidale con natatio e due ninfei absidati alle estremità) ; con Adriano, poi, la fac­ ciata nord della Domus Tiberiana raggiungerà la Nova via attraverso la costruzione di doppie arcate (Carandini, 2010 ) . Gli imperatori che succedettero a Domiziano apportarono poche modifiche alle domus imperiali, anche perché la residenza sul Palatino cominciò a perdere il suo ruolo di centro direzionale dell ' impero. Da 248



LA PRIMA E MEDIA ETÀ IMPERIALE (31 A.C.·III SECOLO D.C. )

FIGURA 5 ·7 Dura Europos (Siria) , planimetria e assonometria del Palazzo del Dux Ripae (ini­ zi III secolo d.C.)

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Fonte: Bonini, Rinaldi (2.003).

simità delle sale di rappresentanza, ben indagate per le domus della Tunisia (Bassani, 2003) e dell' Italia settentrionale (Bassani, 2012) ; tradizione che si conserverà anche con l 'affermarsi della religione cristiana (Sfameni, 20I4) . Scarse sono le testimonianze relative ai piani superiori, la cui esi­ stenza è attestata dalle fonti letterarie ; i rari crolli - ad esempio, nella

344

6. L ' ETÀ TARD OANTICA (IV-VI SECOLO D.C.)

domus di via d 'Azeglio a Ravenna (Montevecchi, 2004), nella Mai­ son aux Stucs di Djemila (Blanchard-Lemée, 1 975) , nel cd. Palazzo episcopale di Bosra (Miiller Wiener, 1989; Masturzo, 1992) - atte­ stano l 'esistenza di sale a pianta rettangolare o mistilinea, riccamente decorate al primo piano degli edifici, rispettando la regola consueta di apertura verso il peristilio. In alcuni casi le scale risultano vicine all ' ingresso, come nellaMaison des Chapiteaux a Console di Apamea (Balty, 1 997) , o accessibili dall 'esterno : soluzioni che suggeriscono fenomeni di locazione di appartamenti al piano superiore. Accanto a fenomeni di rinnovamento e monumentalizzazione delle residenze, nel corso dell 'età tardoantica numerose domus su­ biscono invece significative trasformazioni, che destrutturano l'o­ riginaria funzione degli spazi, con manifestazioni precoci in Italia settentrionale già dal I I I-IV secolo d.C. ( Ghedini, 201 2) . L' ingresso diviene talora un vano di servizio, come documentato nella Domus dei Pugili di Ravenna, dove l ' ingresso viene adibito a ricovero dei carri ; le corti subiscono la chiusura degli intercolumni dei portici e una rip artizione in numerosi vani, talora riccamente decorati, come nella Domus dei Mosaici di Luni ( FIG. 6.1 9) , nei cui portici vengono ricavati quattro ambienti ( r r-14), uno dei quali ( 1 2) diviene una sala absidata decorata con una raffigurazione del Circo Massimo; inizia­ no a rilevarsi, soprattutto a partire dal v secolo, indizi relativi all 'ab­ bassamento della qualità edilizia, ben attestati ad Aquileia; già alla fine del IV secolo d.C. e nel corso del v gli impianti termali vengono quasi sempre abbandonati (ad esempio, la domus di via Rosmini a Trento/ Tridentum ) , essendo i più costosi da mantenere e richieden­ do una manodopera spec ializzata. Fenomeni di destrutturazione, riduzione o parziale abbandono sono documentati dalla metà del v secolo nelle poche domus conosciute di Roma : oltre a quelle già cita­ te del Celio, va ricordato il complesso con domus e balnea (risalente a età adrianea), portato in luce negli anni Quaranta del Novecento e purtroppo distrutto nell 'area di piazza dei Cinquecento, presso la Stazione Termini (Antiche stanze, 1996; Machado, 201 2) . Al VI seco­ lo d.C. si data l'ultima abitazione a peristilio nota archeologicamen­ te, la House ofthe Falconer di Argo ( FIG. 6.20) , datata sulla base dei mosaici pavimentali (Bonini, 2006) . La destrutturazione della casa a peristilio segna l'avvenuto disgre­ gamento del tessuto urbano e soc iale e l'esigenza di nuove forme di edilizia privata, che tendono a concentrare al piano superiore le fun-

345

L ' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO FIGURA 6.19 Luni, planimetria della Domus dei Mosaici: a ) Fase d.C.); b) Fase 4 (prima metà v secolo d.C.)

Fonte: Annibaletto, Cerato (�oa).

346

3

(fine m-inizi IV secolo

6. L ' ETÀ TARD OANTICA ( IV-VI SECOLO D.C.) FIGURA 6.20 Argo (Grecia), cd. House ifthe Falconer (seconda metà VI secolo d.C.): a) plani­ metria; b) ricostruzione



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Fonti: a ) Bonini (10o6); b) Baldini Lippolis (�oo1).

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L ' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO FIGURA 6.2.1 Karanis (Fayyiim, Egitto), planimetria e sezione della Casa Cs o / J ( n-m secolo d.C.)

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Fonte: Ellis (20oo).

zioni residenziali e d i ricevimento, come i n parte già avviato i n epoca precedente, in quello inferiore le attività produttive, l' immagazzi­ namento e gli alloggi secondari: un assetto che comporta uno svi­ luppo in altezza delle abitazioni e la predisposizione di percorsi che utilizzano scale. Già in questa fase finale dell 'età tardoantica sembra quindi avviarsi l'elaborazione del modello di edilizia privata che si affermerà stabilmente nei secoli successivi, in relazione allo sviluppo del ceto artigianale e mercantile e alla nascita della città medievale (Baldini Lippolis, 2.0 0 3 ; Polci, 2. 0 0 3 ; Ellis, 2. 0 0 7 ) . A fronte dello sviluppo selettivo delle domus tardo antiche, molte aree dell' impero mostrano quindi sin dal III secolo d.C. una stasi dell'edilizia privata, determinata dalla crisi economica, che si traduce nella continui­ tà di utilizzo delle strutture precedenti (ad esempio, le abitazioni sulle pendici a Efeso) e nel generale abbassamento della qualità edilizia. Poco conosciute sono invece le abitazioni più semplici, costituite da ambienti aggregati tra loro, per lo più intercomunicanti, privi di decorazioni pa­ vimentali e parietali, talora disposti su uno o più lati di un'area scoperta, ma senza una logica gerarchica evidente. Una diversità che va ricondotta non solo a differenziati livelli economici, ma anche a diverse tradizioni architettoniche, connesse a peculiari caratteristiche climatiche, urbani­ stiche, tecniche e di materiali edilizi (Ellis, wo6) .

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6. L ' ETÀ TARD OANTICA (IV-VI SECOLO D.C.)

Un particolare interesse riveste l 'edilizia privata del Fayyum (Egitto) , che copre un arco cronologico tra il I e il v secolo d.C., eccezionalmente conservata grazie alle condizioni climatiche e per non aver avuto una continuità di vita. A Karanis, dalla fase medio­ imperiale ( n - m secolo d.C.) sono note abitazioni a due o più piani, costruite in mattoni crudi con infissi in legno, serviti da un vano scale con pilastro centrale che occupa un angolo dell 'edificio ( FIG. 6.21 ) . Grazie agli arredi conservati e alle fonti papiracee è stato pos­ sibile comprendere la destinazione degli spazi, in particolare la pre­ senza al piano terra di una cantina (kellios), al piano superiore di sale da pranzo (triklinoi o symposoi) e camere da letto (akkoubitoi); sono inoltre documentati atri (aithria) riferibili sia a sale da ricevimento sia a cortili (Ellis, 20oo) . 6. 4

Le ville Benché finora non siano molto numerose le ville di epoca tardoantica indagate in Italia, peraltro distribuite in modo non omogeneo nel ter­ ritorio (soprattutto attorno a Milano, in Italia meridionale e in Sicilia) , i dati attestano in tutti i casi uno straordinario livello architettonico e decorativo (Sfameni, 200 6 ; Castrorao Barba, 2013) . Alcuni studiosi ritengono che la loro funzione principale fos­ se di luogo di raccolta dei diritti fiscali di grandi proprietà (Dur­ liat, 1 9 9 0) ; in realtà, fonti scritte e dati archeologici indicano che la ricchezza delle aristocrazie continuava a basarsi sulla vendita dei prodotti agricoli (Arce, 1 9 9 7 ; Brogiolo, Chavarda Arnau, 2005 ) , anche se il sistema agrario si era profondamente trasformato (Vera, 1 9 9 8) . Le frequenti ristrutturazioni in chiave residenziale di prece­ denti settori produttivi o, viceversa, in chiave produttiva di settori residenziali, come documentato nella villa di San Giusto, nel ter­ ritorio di Lucera (Puglia) (Volpe, 2002; Turchiano, 2014) , confer­ mano infatti fenomeni di accentramento della proprietà rurale e di specializzazione delle funzioni, testimoniati anche dalle fonti scrit­ te. Risulta, tuttavia, spesso problematica la distinzione tra ville con funzioni residenziali e direzionali e ville con funzioni produttive, da una parte per lo sviluppo dell 'app arato residenziale, su cui i nuo­ vi ceti dirigenti investono le loro ricchezze, lasciando al potere im-

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L ' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO FIGURA 6.2.2. Desenzano, planimetria e spaccato assonometrico della villa (I v secolo d.C.)

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L ' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO RIQUADRO 6.3

La Villa del Casale a Piazza Armerina Grazie alle indagini e agli interventi di restauro condotti negli ultimi decenni su strutture e apparati decorativi ( tra cui gli straordinari mosaici figurati ) , la Villa del Casale a Piazza Armerina ( FIG. 6.2.3) è oggi molto meglio conosciuta che in passato ( Carandini, Ricci, De Vos, 1982.; Pensabene, 2.0 10; Pensabene, Sfameni, 2.0 14). La villa sorge sui resti di una precedente residenza, la cd. Villa Rustica, frequentata nel I-II secolo d.C., abbandonata nel III e poi rioccupata verso la fine dello stesso secolo, quindi definitivamente abbandonata. Co­ nobbe due principali fasi nel corso del IV secolo d.C. La prima costruzione del complesso, datata a età costantiniana (32.0-340 d.C. ) , venne incentrata sul grande peristilio circondato da ambienti decorati a mosaico, probabilmente già dominato dalla vasta aula basilicale e anticipato dal grande cortile d' in­ gresso e dal grandioso vestibolo rettangolare preceduto da un piccolo atrio a forcipe; la seconda, risalente alla seconda metà del IV secolo d.C., forse in occasione della visita dell' imperatore o di un suo delegato, vide la realizza­ zione del nucleo con la sala triconca e antistante ninfea, oltre che del portale d' ingresso a tre fornici con dipinti militari di alto rango ( Pensabene, 2.0 14); in questa fase venne rifatto l'apparato decorativo parietale e applicati rinforzi alle absidi. La villa era inoltre dotata di due impianti termali: uno situato a sud, all 'esterno della villa, collegato a un quadriportico-palestra, verosimil­ mente a uso pubblico ; uno situato appena oltre l' ingresso, accessibile anche dall'esterno, dotato di un frigidarium a pianta ottagonale poliabsidata. Sin dall' impianto originario la Villa del Casale risultava costituita da nuclei im­ postati su assi distinti, condizionati dalla morfologia, collegati da percorsi spezzati, con l' ingresso quasi ortogonale al nucleo principale di rappresen­ tanza. Il ruolo insieme rappresentativo ed economico della villa emerge dalle caratteristiche proprio del settore d' ingresso, tuttora in corso di scavo : a ovest dell'articolata sequenza di cortili, il primo rettangolare, il secondo a pianta semiellittica, separati alla fine del IV secolo d.C. dal monumentale arco a tre fornici, si trovavano due grandi magazzini a tre navate separati da un piccolo cortile, destinati ad accogliere le derrate del latifondo. Il proprietario della villa rimane a oggi sconosciuto, ma probabilmente era un importante perso­ naggio di rango senatorio, ma non imperiale, come suggerisce anche l'assenza di marmi colorati, di cui l' imperatore deteneva il controllo (ibid. ) .

tanza, residenziale, termale, di servizio ecc.), con il corpo principale incentrato su una corte colonnata: un assetto che si pone in continuità con le ville medioimperiali. Nel contesto sociale tardoantico questa

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6. L ' ETÀ TARD OANTICA (1V-V1 SECOLO D.C.)

soluzione architettonica assume tuttavia un più esplicito significato ideologico ispirato ali ' architettura palaziale a padiglioni di epoca ne­ roniano-flavia e, soprattutto, adrianea, il cui archetipo era di matrice alessandrina (Romizzi, 2006). Tipica della tarda antichità è l'accentuazione dell 'aspetto militare dei complessi, su influenza del Palazzo di Diocleziano a Spalato, fino all 'elaborazione di vere e proprie ville fortificate : dalle torri angolari, già presenti nell 'architettura rurale greca e romana di epoca ellenistica­ tardorepubblicana, allo sviluppo verticale di alcuni corpi edilizi, fino all 'assetto compatto e verticale dell' intero edificio, con eliminazione della corte centrale e destinazione dei piani superiori alla residenza del dominus o al ricevimento, di quelli inferiori alle attività di servizio, stoccaggio e produzione (ibid.). Quest 'ultima soluzione, che si riscon­ tra nella coeva edilizia urbana e che si affermerà in epoca medievale, è stata riconosciuta in alcuni complessi dell ' Italia meridionale, come a Quote San Francesco (Portigliola, Reggio Calabria) (Accardo, 2000) e a San Giovanni di Ruoti (Potenza) ( FIG. 6.24) ; quest 'ultimo edificio alla metà del v secolo d.C., oltre vedere rinnovato l'apparato musivo, viene dotato di una torre angolare, a controllo del territorio, di un ve­ stibolo monumentale e, al primo piano, di una grande aula da ricevi­ mento absidata (Small, Buck, 1 9 94; Turchiano, 2014). In alcuni casi è documentata anche la realizzazione di vere e proprie cinte murarie tur­ rite, come nei complessi di Montorio (Verona) e di Galeata (Forlì), da­ tati verso la fine del v secolo d.C. (Roffìa, 20 13). La fortificazione che nella stessa epoca racchiude l'estremità della penisola di Sirmione, sul lago di Garda, inglobando due ville romane (le cd. Grotte di Catullo e la Villa di via Antiche Mura, già fortificata) è probabilmente da col­ legare a un vero e proprio stanziamento militare (Roffìa, 2001 ; 2005). Considerando la funzione, il significato e alcune soluzioni architetto­ niche assunte dalla villa tardoantica, si comprende il motivo per cui talora le fonti, come Palladio, autore nel IV secolo d.C. di un tratta­ to di agricoltura, definiscono praetorium il corpo principale di que­ sti edifici comprendente il settore di rappresentanza (L 'agricoltura 1) (Vera, 1 9 9 8 ) . L'assetto generale delle ville mostra u n adeguamento alle soluzioni urbane, con una predilezione per un percorso trasversale, con l' ingres­ so e il nucleo di rappresentanza disposti su assi ortogonali. Nonostante le conoscenze lacunose dei settori d' ingresso delle ville, tale soluzio­ ne sembra caratterizzare le ville di Desenzano (rispetto all 'accesso dal

353

L ' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO FIGURA 6.2.4 San Giovanni di Ruoti (Potenza), ricostruzione della villa (Fase 3B: metà v seco­ lo d.C.)

Fonte: Turchiano (2014).

lago, situato a nord) (FIG. 6.2.2.), di Masseria Ciccotti, probabilmente di Eloro sul Tellaro, oltre che nell 'articolato complesso di Piazza Ar­ merina (FIG. 6.23). Il nucleo principale di rappresentanza adotta poi il medesimo "percorso glorificante" delle residenze urbane, che inizia dal vestibolo, prosegue attraverso il peristilio e culmina nella sala da ricevimento ; quando presente, il triclinio monumentale viene in ge­ nere collocato su un asse trasversale, ma non mancano soluzioni che invertono la posizione delle due principali sale d'apparato ; a Piazza Armerina, invece, le due sale principali si aprono su due cortili distinti, quasi paralleli.

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6. L ' ETÀ TARD OANTICA (IV-VI SECOLO D.C.) FIGURA 6.2.5 Palazzo Pignano (Cremona), planimetria del complesso (Iv-v secolo d.C.)

Fonte: Casirani (2015).

Anche in ambito rurale, come in città, il settore d' ingresso assumeva una grande rilevanza (Sfameni, wo6) . Il passaggio al nucleo di rap­ presentanza è sempre costituito da un vestibolo riccamente decorato, talora anche articolato in più ambienti a pianta complessa: a Piazza Ar­ merina una grandiosa sala rettangolare preceduta da un piccolo atrio a forcipe, a Desenzano una monumentale sala ottagonale, forse con un accentuato sviluppo verticale (Romizzi, wo6) . La corte principale colonnata presenta sempre un ricco apparato decorativo (portici con mosaici e pitture, fontane, bacini, ninfei) e in alcuni casi le aree scoperte vengono duplicate, come nella villa di Patti Marina (Sfameni, wo6) . Carattere eccezionale presenta la villa di Palazzo Pignano (Cremona) ( FIG. 6.2.5), il cui nucleo principale si incentra su un peristilio a pianta ottagonale con viridarium, circon­ dato da un portico rivestito con lastre in pietra di Verona; a sud si apriva il vestibolo d' ingresso, lastricato con la medesima pietra, men­ tre sugli altri lati (ne sono stati indagati quattro) si aprivano ambienti mosaicati a pianta curvilinea; a sud-est e a est del corpo principale erano presenti altri nuclei, con ambienti di ricevimento rettangolari e absidati, che probabilmente gravitavano su altre corti (Massari et al., I 9 8 s ; Casirani, 2.0 I5). Anche nelle ville, come nelle domus, gli ambienti da ricevimento si distinguono, oltre che per la posizione, per le dimensioni e l'adozione di peculiari caratteristiche architettoniche e decorative (cfr. riquadro 6.4). La tipologia più diffusa è anche in ambito rurale la sala absidata,

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L ' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO RIQUADRO 6.4

La coenatio della villa di Faragola

Una delle sale da ricevimento più originali, datata alla seconda metà del v secolo d.C., è quella emersa nella villa di Faragola (Ascoli Satriano/Asculum, Foggia ) , uno dei primi complessi dell' Italia meridionale di cui sia in corso l' indagine sul settore di prestigio ( oltre alla sala, è stato portato in luce il lus­ suoso impianto termale ) ( Turchiano, Volpe, 2.009 ) . Si tratta di una sala tricli­ niare a pianta rettangolare ( I 6,8z. x 9, 6 3 m ) che si raggiungeva attraverso un portico/corridoio e a cui si accedeva attraverso un arco chiuso da una porta a due battenti; era circondata su tre lati da un corridoio di servizio, al quale era collegata mediante due ingressi laterali. La sala era articolata in due settori, posti a quote differenti: la fascia di fondo, a quota più alta, che accoglieva uno stibadium in muratura inquadrante una fontana anch'essa semicircolare, dove veniva posta la mensa marmorea, e la più estesa zona antistante, che a sua volta prevedeva un'area centrale rettangolare ribassata di 2.5 cm, interpre­ tata come una bassa vasca. Il pavimento era in lastre marmoree di riutilizzo, con l' inserimento di alcuni riquadri in opus sectile vi tre o e marmo reo, posti ai lati dello stibadium e sull'asse della vasca ( FIG. 6 . 2.7 ) . La coenatio di Faragola costituisce un raffinato progetto edilizio, teso alla ricerca di effetti scenogra­ fìci basati sull' integrazione tra struttura architettonica, giochi d'acqua e una decorazione ricca di cromatismo.

utilizzata per le udienze e per il banchetto, aperta sul peristilio princi­ pale, spesso connotata da un'entrata monumentalizzata con colonne e archi, dalla sopraelevazione del pavimento, dalla presenza di nicchie e piedistalli per statue, da giochi d'acqua o da sistemi di riscaldamen­ to (talora limitati al settore absidato) (Sfameni, wo6; Gallocchio, 2. 0 1 4 ; FIG. 6.2.6) . È stato osservato come eccezionalmente alcune aule adottino moduli ( 100 piedi, pari a ca. 3 0 m) e proporzioni adeguate a basiliche civili, evocando quelle basilicae private che Vitruvio (L 'ar­ chitettura VI, s. 2. ) suggeriva di realizzare nelle domus dei notabili che ricoprivano incarichi pubblici: dati che attesterebbero la persistenza nei secoli dei medesimi modelli. Uno degli esempi più monumentali è la cd. Basilica della villa di Piazza Armerina, che il recente inter­ vento di restauro e valorizzazione ha consentito di studiare a livello approfondito (Gallocchio, 2.0 1 4 ) , riconoscendo l'applicazione delle proporzioni prescritte da Vitruvio per le basiliche civili (L 'architettu­ ra v, 1, 4-7 ) e precisi accorgimenti strutturali (contrafforti) funziona-

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6. L ' ETÀ TARD OANTICA (IV·VI SECOLO D.C.) FIGURA 6.2.6 Tavola comparativa delle aule absidate di alcune ville tardoantiche: a ) Cercadilla; b) Séviac; c) Mediana; d) Loffelbach; e ) Tettingen; ./) Veranes; g) Almenara de Adaja; h) Montana; i) Patti Marina; l) Fuente Alamo; m) Torrecilla; n ) Tellaro o

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li a realizzare ampie finestre per garantire la massima illuminazione, oltre alla presenza di una piccola vasca con fontana a pavimento sul fondo dell 'abside per offrire refrigerio (FIG. 6.23) . Da notare che nel corso del v secolo anche la villa fortificata di San Giovanni di Ruoti (FIG. 6.24) venne dotata di due sale absidate, entrambe collocate in una posizione diversa dalla più tradizionale soluzione sopra citata: la prima venne realizzata sul perimetro meridionale, come la grande aula absidata della villa di Masseria Ciccotti, che suggerisce un per­ corso differenziato e forse anche un accesso autonomo dall 'esterno ; la seconda venne realizzata nel nuovo corpo principale, ma al piano superiore, raggiungibile da nord attraverso una rampa di scale aperta

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L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO

su un portico (Small, Buck, I 9 94 ) . Grande diffusione nelle ville pre­ senta anche la sala trilobata (trichora): a Desenzano costituiva la sala principale della villa, al termine del "percorso glorificante'; mentre a Piazza Armerina costituiva il triclinio d'apparato, aperto su un peri­ stilio secondario a pianta ellittica, decorato con un ninfea sul lato op­ posto. I medesimi tipi di ambienti si riscontrano anche nelle ville di Masseria Ciccotti e di Patti Marina. Anche semplici esedre curvilinee aperte sul peristilio, come nel complesso di Palazzo Pignano, potreb­ bero aver accolto ulteriori stibadia. In epoca tardoantica tutte le ville vedono ampliati o completamen­ te ricostruiti gli impianti termali, arricchiti di sale absidate e a pianta centrale (circolari, poligonali, polilobate) : emblematica l 'evoluzione documentata nella villa di Desenzano, che riceve un nuovo complesso termale nella zona più settentrionale, mentre sugli ambienti riscaldati della fase imperiale viene ampliata la pars urbana (Studi Desenzano, I 9 94; Scagliarini Corlaita, I 9 9 7 ) . Gli impianti termali occupano sem­ pre un settore perimetrale, spesso aggettante, e risultano dotati di un accesso autonomo, probabilmente per una fruizione anche pubblica, archeologicamente documentata a Piazza Armerina, dove è stata ac­ certata la presenza anche di un impianto termale secondario esterno alla villa (Pensabene, 20 I 4 ) . L'utilizzo degli ambienti termali non era prerogativa solo del dominus e dei suoi ospiti, ma anche del perso­ nale di servizio ; a questi erano probabilmente destinati gli ambienti termali nella pars rustica anche nella villa di Porto Saturo, in Puglia (Sfameni, 200 6 ) . Una soluzione finora senza confronti è la grande sala riscaldata con piscina ( I 9 x 9 m), a lati corti absidati, della villa di Masseria Ciccotti, realizzata ancora nel I I I secolo d.C. in posizione isolata presso il castellum aquae dell 'acquedotto privato (Gualtieri, 2001). Su modello imperiale, a partire dal I V secolo presso le ville vengono realizzati edifici funerari allo scopo di celebrare la rilevanza sociale ed economica dei proprietari, talora interpretati come chiese, soprattutto quando caratterizzati da una pianta a una (Trino, Vercelli) o più absidi (Desana, Vercelli) . È possibile che fosse un mausoleo anche l'edificio a pianta circolare (diam. I 7 m), pavimentato in marmo e mosaici, co­ struito nel v secolo nelle vicinanze di Palazzo Pignano, su cui insiste oggi la Chiesa di San Martino, in considerazione della planimetria, che richiama i mausolei di Roma, e dell 'assenza di sepolture succes­ sive (Brogiolo, Chavarda Arnau, 20I4 ) ; tale interpretazione viene da

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6. L ' ETÀ TARD OANTICA ( IV-VI SECOLO D.C.) FIGURA 6.27 Faragola (Ascoli Satriano) (seconda metà v secolo d.C.): a) planimetria della vil­ la tardoantica; b) ipotesi ricostruttiva virtuale della coenatio r - - - - - - - - - - - - -

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L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO

alcuni studiosi preferita all ' ipotesi tradizionale, che lo interpreta come chiesa con battistero (per la presenza di una piccola vasca in cocciope­ sto presso l' ingresso) (Casirani, 2 0 I 5 ) . La rara identificazione di sicuri edifici di culto cristiano a partire dal v secolo (ad esempio, nella villa di Sizzano, in provincia di Novara, forse nella villa di Masseria Ciccotti) dimostra che la cristianizzazione delle campagne fu un fenomeno più tardo di quanto si pensava, in genere dopo una fase di abbandono delle ville (Chavarria Arnau, 20u ) . Grazie alle numerose e approfondite indagini condotte negli ul­ timi decenni è emerso come anche in Britannia, nelle Galliae, nel­ le Hispaniae e nelle regioni danubiano-balcaniche il IV secolo sia il periodo di massimo sviluppo dell 'architettura residenziale rurale, come del resto di quella urbana (Mulvin, 2 0 0 2 ; Fernandez Ochoa, Garda Entero, Gil Sendino, 2008 ) . Proprio in quest 'epoca, infatti, le ville raggiungono un assetto più organico e monumentale, preva­ lentemente incentrato su uno o più peristili, e la massima ricchezza decorativa. Negli interventi di età tardoantica si diffondono ovunque spazi e ambienti a pianta curvilinea ( absidi, triconche) , pressoché costanti negli impianti termali; questi ultimi raggiungono superfici eccezionali, fino a 300 mq, ma anche i balnea minori si dotano di tutti i tipi di servizio, come nella villa di Séviac a Montréal du Gers (Francia) (Gros, 20oi ) . Alcuni dei complessi meglio conosciuti mostrano un'evoluzione simile. In Britannia, la villa di Woodchester, prima a sviluppo lineare, viene ristrutturata attorno a una grande corte, dominata in posizio­ ne assiale da un oecus tricliniare di dimensioni eccezionali, decorato con un mosaico di Orfeo, che costituisce la più grande sala dell 'ar­ chitettura domestica della regione ( I 5 m di lato) (Clarke, I 9 8 2 ; Scott, 2000 ) . Nelle Galliae gli esempi vengono soprattutto dall 'Aquitania (Balmelle, 2 0 0 I ) : il peristilio della villa di Lalonquette ( FIG. 5 - 4 I ) as­ sume un aspetto regolare, preceduto da una sequenza di vestiboli a pianta complessa e circondato da nuovi ambienti da ricevimento ri­ scaldati a ipocausto (Lauffray, Schreyeck, Dupré, 1 9 7 3 ; Gros, 20or ) ; la villa di Montmaurin ( FIG. 6.6c) viene trasformata in una residenza sontuosa, in cui si succedono, in perfetta assialità e simmetria, un in­ gresso monumentale a cortile semicircolare porticato (diam. 6o m) , un nucleo incentrato su un grandioso peristilio, un cortile più interno sopraelevato, fiancheggiato da due portici a ferro di cavallo, infine un giardino fiancheggiato da piccoli vani e concluso da uno spazio absi-

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6. L ' ETÀ TARD OANTICA ( IV·Vl SECOLO D.C.) FIGURA 6.2.8 Esempi di ville tardoantiche in Spagna: a ) La Olmeda: b) Carranque; c) Los Quintanares de Rioseco de Soria; d) Brunei; e) El Rabaçal; JJ Valdetorres del Jarama: g) Baii.os de la Reina

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6. L ' ETÀ TARD OANTICA ( IV·Vl SECOLO D.C.) FIGURA 6.2.8 Esempi di ville tardoantiche in Spagna: a ) La Olmeda: b) Carranque; c) Los Quintanares de Rioseco de Soria; d) Brunei; e) El Rabaçal; JJ Valdetorres del Jarama: g) Baii.os de la Reina

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FIG URA 6.29 Veranes (Gij6n, Asturie), veduta d'insieme della villa ( Iv secolo d.C.)

L' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO

per quella imperiale, un'organizzazione molto diversa del territorio, con una prevalenza di agglomerati di case rispetto a ville isolate ; se an­ cora non è chiaro il sistema economico di cui tale organizzazione è espressione, risulta comunque evidente un minor interesse per la vita rurale da parte delle élite urbane, costituite sicuramente da grandi pro­ prietari terrieri (Chavarda Arnau, Lewit, 2004; Bowes, 2010) . Anche le nuove ricerche di superficie, che hanno individuato la presenza di fattorie in epoca tardoantica, ad esempio attorno alla città di Afrodi­ sia (Ratté, De Staebler, 20u) o nella Cilicia sud-orientale (Varinlioglu, 20u), non hanno identificato alcuna villa. 6.s

Eredità dell'architettura aulica antica : le residenze di Teodorico Le residenze realizzate dal re Teodorico agli inizi del VI secolo testi­ moniano la grande forza della tradizione architettonica aulica, che si accorda con il culto per la romanità da parte del re goto, manifestata anche dalla straordinaria opera di restauro di monumenti del passato (Augenti, 2002.) . Tra i complessi di certa attribuzione regale è il palazzo fat­ to costruire da Teodorico a Ravenna ( FIG. 6.30 ), ristrutturando e ampliando il palazzo eretto da Onorio su strutture imperiali pre­ esistenti dopo lo stanziamento della corte, ispirandosi ai palazzi di Costantinopoli (come suggeriscono i toponimi ad scubitum e ad Chalki) (Augenti, 2007 ) . Del complesso teodoriciano, di cui Cas­ siodoro ( Varie V I I , s) ricorda l' impianto organico e la ricchezza de­ corativa, scavi passati e studi recenti hanno identificato parte del nucleo palaziale principale, incentrato su una grande corte portica­ ta, dotata al centro di una fontana esagonale. Sul lato settentrionale si disponevano affiancati i principali ambienti di rappresentanza : una grande sala per l e udienze absidata, che raddoppiava una prece­ dente aula, anch'essa absidata, trasformandola in basilica centenaria (lunga cioè 100 piedi, pari a 30 m), e una sala triconca, preceduta da vestibolo, per i banchetti d'apparato ; sul lato meridionale si trovava l ' impianto termale. Il palazzo era strutturalmente legato alla chiesa palatina ariana, fatta costruire da Teodorico per il popolo goto, oggi intitolata a Sant 'Apollinare.

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6. L ' ETÀ TARD OANTICA ( IV-VI SECOLO D.C.) FIGURA 6.30 Ravenna, Palazzo di Teodorico, planimetria e collocazione nella città (inizi VI secolo d.C.)

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L ' EDILIZIA ABITATIVA NEL MONDO CLASSICO FIGURA 6.31 Galeata (Forlì), planimetria delle strutture di età teodoriciana (inizi d.C.)

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