L’economia della cultura

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CAPITOLO PRIMO

I CONSUMI E L'OCCUPAZIONE

In Francia il peso del settore culturale per il 2009, a partire dalle risorse provenienti dal finanziamento pubblico e privato è stato di 9,3 miliardi di euro di spesa pubblica (centrale e locale), 25,5 miliardi di spesa privata (libri, mu­ sica incisa, video, cinema, radio e televisione, stampa, spet­ tacoli dal vivo e beni culturali) , 0,2 miliardi provenienti dal mecenatismo (fonte: ministero della Cultura). Queste spese rappresentano in media, nell'Unione europea, circa il 4,5 % del budget delle famiglie (fonte: Eurostat) . Ne­ gli Stati Uniti, paese in cui vige una definizione differente della cultura, più ampia perché più vicina alla nozione di entertainment, la parte di spesa dedicata a questo settore è leggermente più alta: 5 % [Heilbrun e Gray 2001]. l. I consumi

Le indagini sulle abitudini culturali rivelano forti ten­ denze la cui interpretazione richiama analisi di tipo socio­ logico ed economico, mostrando che in questo ambito la tradizionale opposizione tra «le ragioni che si rifanno alla collettività e quelle che si basano sull'individuo» [Bol­ tanski e Thévenot 1987] non è pertinente: nonostante il carattere privato del consumo culturale, il peso delle vo­ lontà collettive non viene mai sottovalutato. Alcuni dati da usare con prudenza

L'interpretazione delle statistiche sui consumi culturali deve tenere conto dell'inesattezza nella definizione dei ter­ mini usati e delle loro variazioni nel corso del tempo o, a 19

seconda delle indagini, delle domande che vengono poste. L'ultima indagine integra le pratiche legate all'informatica e mostra che la frequenza d'uso di Internet a fini personali va di pari passo con la frequenza di pratiche culturali (let­ tura, visite a musei, ingressi nei teatri e nei cinema). Le ri­ cerche condotte dal ministero della Cultura nel 1973, 1981, 1988, 1997 e 2008 separano l'informazione (stampa-radio) dal libro, ma accordano uno status culturale all'uscita per andare al ristorante o a casa di amici. L'accezione del ter­ mine cultura è così ampia che si applica bene sia alle di­ verse forme di socializzazione sia ai consumi più «colti». Le risposte alle domande sollevate discendono dall'in­ terpretazione di norme di comportamento. Lo scarto fra il comportamento dichiarato e quello effettivo non è tuttavia abbastanza stabile perché basti una semplice correzione. Le domande qualitative (per esempio: che genere di libri leggete? ) che sono soggette a diverse interpretazioni, poi­ ché dipendono dalla persona che si interroga, mostrano segmenti di offerta molto eterogenei: ad esempio, la «lette­ ratura» ingloba le opere di Rilke, così come i romanzi rosa della collezione Harmony. I confronti internazionali sono infine limitati dalla mancanza di corrispondenza tra gli anni durante i quali sono condotte le ricerche, le categorie sociodemografiche adottate e tra le definizioni dei comportamenti indicati. In Francia i bambini di età superiore ai 14 anni sono consi­ derati insieme agli adulti; in Gran Bretagna la soglia d'età è di 16 anni; in Spagna è fissata a 17. La definizione di attività culturali varia a seconda dei comportamenti a li­ vello nazionale e delle scelte adottate dai responsabili delle ricerche; le statistiche tedesche considerano con dovizia di particolari anche le pratiche musicali (generi musicali, strumenti), cosa ignorata in Francia, dove si è più attenti all'affinamento dei dati sui generi letterari. Alcuni paesi registrano solo dati statistici di frequenza (ad esempio, il numero di ingressi al museo), il cui aumento può risultare sia dall'allargamento del pubblico, sia dall' aumento del ritmo di partecipazione di un pubblico invariato. Profili socioeconomici quasi invariati. In Francia il consumo totale di beni e servizi culturali rappresenta nel

20

a ca il 4 % delle spese di un ­ 200?, .secondo l'INSEE ciram pe go lun nel e stabil perc�ntuale reÌativ ente nn Ia, Igl fam to l'al so ver nta spi . . ' a d'a i , no.d o, e invanata d a una ddiecm ali le CUI ttu elle int ni sio fes pro ri mb ' e u d' ed alte della me�s� e:Ìa cu ::a sono circa due volte più . dia dei francesI. gnato o sono regrediti, Da, l 198. 1 i consumI hannosiasta l' and are sica ' . che ' si trattasse dnar con l ecceZIOne della muare o di suo e un o a a un concerto, di ascolt m�oslCu� d��li�o presso i grandi strument o. L.a lettura ha avu 25 libri in un anno) e lettori (.qu�lli c�e ;���n: � ��ntre la propo rzione dei n presso l Wovam ( . 3 ) . In compenso, la fra (1 e bIl sta ta res . se su. . nce non-Ietton 1'd e sl?e�a . in lib ri, sopratt� ttoh o���:Y;�s�:s� d�lla lettura di dI nVlste aumentano, ll c consuItazio�e. questa uanto si possa pensare, rre Contranamen�; pi� sco tra si al fatto che . caduta non sem a do�uta (Il e son per più ' SIOne: sempre tetempo davan,lt ' all a tel'eVI la ano ard gu 3) . andi connel 1997 contro l120°;; nel 197 45% . ' ne pl'U' I eVISIO

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i per "ettore (in dotti e servizi cultural lz' delle famiglie in pro TAB . 1.1. Spese annua () J' milionz dz euro e fa) 2008 2000

o Prodot ti audio e vide Sta mpa

visive Programmi e reti tele Libri Spe ttacoli Dischi Videocassette Cin ema Str umenti musicali ici, b iblioteche Musei, mon u menti stor Tota le

Spesa

0 !t)

Spesa

%

5.865

22

9.262

26

11

7.263

21

25

553 7

16

2.906

16

3 .655

lO

2.42 8

9

4.833

14

1.815

7

793

2

4

2.030

6

4

1558

4

6564 4.101

982 944

224

213 180 26.136

100

n .d .

n .d .

35.155

100

Fonte: INSEE/DEP.

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sumatori di televisione leggono solo meno della metà dei francesi. Non possiamo tuttavia negare che in Francia vi sia un legame tra la caduta della frequenza dei cinema e l'aper­ tura del mercato audiovisivo a reti private. Relativamente stabile negli anni settanta, in aumento fino al 1982, la frequenza decresce rapidamente: gli in­ gressi passano da 1 80 milioni l'anno all'inizio degli anni ottanta, a circa 120 milioni dopo il 1 985 . La caduta è do­ vuta alla diminuzione della frequenza del pubblico più assiduo (soprattutto giovani), che va almeno una volta a settimana al cinema e, in misura minore, del pubblico normale. Sembra, tuttavia, intravedersi una ripresa negli anni novanta; per quanto riguarda la Francia, nel 2001 gli ingressi sono nuovamente aumentati, raggiungendo i 1 75 milioni. Quanto alla frequenza dei teatri, sembra raffor­ zarsi il carattere elitario che si coniuga con l'invecchia­ mento del pubblico. All' opera, pur essendo rappresentate tutte le classi d'età, lo spettacolo resta tuttavia riservato a piccoli gruppi di fedeli con titoli di studio più elevati. Le code davanti ad alcune importanti mostre parigine (un milione e mezzo di visitatori per la mostra di Barnes a Parigi nel 1994, 910 mila per Monet nel 2010) non ma­ scherano l'inerzia nel tempo dei profili socioeconomici TAB. 1.2. Percentuale di francesi di età superiore ai 15 anni che, negli ultimi dodici mesi, si sono recati: 1997 Mai

2008

A volte" Spessoh

Mai

A volte' Spessoh

al cinema

51

27

23

43

33

in biblioteca, mediateca

69

22

9

72

20

7

a vedere uno spettacolo dal vivo

53

23

24

51

26

22

24

a vedere una mostra

54

21

25

58

21

22

a visitare un monumento

61

21

18

62

22

16

" Cinema: da 1 a 5 volte l'anno; biblioteca/mediateca: meno di 1 volta a set­ ti mana; altro: 1-2 volte l'anno. h Cinema: 6 volte o più l'anno; biblioteca/mediateca: l volta o più a settima­ na; altro: 3 volte o più l'anno.

Fonte: INSEE/DEP.

22

tà culturali, 2003 TAB. 1.3. Ripartizione delle attivi

'10 di coloro che, nel corso degli ultimi dodici mesi, si sono recati:

a teatro

a un concerto di musica classica

a una mostra

a un museo

a visitare un monumento

al cinema

Artigiani, commercianti, imprenditori

12

23

28

30

46

47

Quadri dirigenti e professioni, intellettuali

37

45

58

65

79

78

I mpiegati

13

27

26

26

47

58

5

18

14

14

33

47

Operai qualificati

Fonte: INSEE.

dei consumatori di cultura «colta»: i �onsu�i ad�entan� con il livello socio culturale e con la dImenSiOne e1 centrI abitati. Certo le separazioni trad"1Zlonal"1 SI Sp?St �no.. si ritiene h il pr filo di coloro che frequentano il � lllema, passa� l e o e t o n i i trf fr : t: o ;l d b :: versi s la televisione. L'opposizione,. però, tra la cultu�a elitaria e quella popolare persiste � SI tr�duce ad es� mp10 in una diversa scelta degli spettacoh o del programmi. Ritroviamo tendenze analoghe in tutta Europa:

� ���� uÌ :�� � i ��� v;�� � � ��� � �� �li�� ��

eri � i europei' più chllant culturali deglfica .e?�ffa na Le ;�; .. .' abitu[]dini pecu a che signi n C" l · la lin, ��:��hd�lle �� ciet. q l :���r�����Pd�� l;���: a �;;::se s sizioni soclla i, la dlv�slOne per � .r d'E ropa1993 , 3 O]. [ generazioni ecc . ziod� Anche negli Stati Uniti il livello relativo di e?uci e�s.10na e e1 di reddito così come l'appartenenza prof � nel CO � sta no t i culturali. re� � . fruitori di 270 istituzionbiam . cc �a lllve e lVO f1Cat ento slgm d l tem O ' il solo cam aggIO, ento de pubblico dello spettacolo dal vivo [DiM Usseem e Brown 1978] .

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23

TAB. 1.4. Percentuale di europei (25 Statl· membrl) . che hanno letto lzbri negli ultimi ]2 mesi, 2007 Almeno 1

1-2

Tot. UE 27

71

Uomini

20

14

67

37

28

Donne

21

14

74

32

15-24 anni

18

32

14

82

42

25

25

18

39

17

3-5

Più di 5

Nessuno

25-39 anni

72

40-54 anni

22

15

74

35

27

55 anni o più

21

14

63

39

16

26

10

37

36

Età al termine degli studi 15 anni

51

16-19 anni

19

10

71

22

48

23

14

34

28

20 anni o più

86

Studia ancora

16

16

91

54

22

13

19

50

9

Fonte: «Eurobaromètre» Statisti ues culture11es en Europe, ministère de la Culture et de la Communicati ;n, 2007Q

I:interpretazione dei dati

L'importanza degli effetti di imitazione e di distinzi ne Thorstein Veblen (1999) neIl'am blt· � e la teona del consumo vistoso. Tale teoria ' e t �. �l co �pre�dere co�e l'effetto dello sviluppo l ��� pnm � nservate, Sl � quello di introdurre nuove abit�d:;:i e l ane ,. . essa �uttavla. non spiega come si producano le di­ suguagl lanze In ambIto culturale.

cl, ltata so!levata da

La div�:sa rtfartizion e del capitale culturale.

L'im por tanza . dell lstru�lOne all 'interno della fami gli a, portata . . avantI. e consol Idata dalla scuola det ermIna l comporta . ' %:�t� r;ulai�o�f��b� della cu�tura; second� Pierre Bour� (1969), l «amore per l arte» dipende . PI , dI ' le culturale ereditato dalle disp s . . . a capIta clIte trasmesse in. se�o alla famigli a, ' che non dall� ����� ., ra e e spontanea InclInazione. La frequenza e plU ancora le mo dj1"!ta' del consumo culturale derivano dall'insegnamento l tutto un modo di vivere. L'ostentazione di di stacco nel. confronti dei consumi più elitari tende a fa;

i

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_

dall'in­ dimenticare la forza di un'inclinazione ereditataambi fanzia e alimentata dalla famiglia e dal proprio è il ente. pro­ Il piacere per l'arte sembra essere innato, mentrei, ognu no dotto di conversazioni, di riferimenti, di viagg ita sco­ riusc rafforzato dalla scuola, al di là della semplice ] Pierre lastica . Nel libro intitolato La distinzione [ 1979 a cul­ etenz comp Bourdieu lega le variazioni del livello di stico, scola glio turale alla diseguale ripartizione del baga ste a rispo delle i che egli misura, ad esempio, servendos ica class ca musi di ri un questionario su alcuni composito ri­ dell'o ante imin discr e sui titoli delle loro opere. Il ruolo cul­ dalla tana allon si ci do gine sociale si accentua quan i, che si ri­ tura scolastica, e si va verso ambiti più ampdistin zione». di to imen rend velano, d'altra parte, ad «alto nel ato merc il con le atibi comp Questa competenza è for­ La rali. cultu otti prod dei e valor quale essa definisce il contatto mazione culturale risiede in questa prospettiva dianch e con ma e, oper le con solo non , ripetuto, «naturale» coloro che hanno imparato a frequentarle. L'importanza del grado di istruzione è al centroedelle esse teorie economiche sul consumo culturale, nonostant di­ o molt siano ancorate a un contesto teorico e ideologicouno studi o di verso. Tale importanza emerge dai risultati la tabel nella nto condotto negli Stati Uniti nel 1997, riassu 1 .5, che dimostra che il livello di educazione prevale sul TAB. 1.5. Influenza del reddito e dell'educazione sulla frequentazione di spettacoli

Reddito basso medio alto Educazione superiore media inferiore

Musica classica

Teatro

0,6802

0,1753

0,9519

0,4133

0,9655

0,8500

2,4650

2,2264

3,2975 4,0048

3,2262 3,9007

Nota: Si è misurato l'effetto di ciascuna variabile con una regressione lineare. Fonte: Report to the National Endowment for the Arts, 1998, in Heilbrun e Gray [2001].

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reddito . n �lla sl?iegazione della diversa frequentazione di concertI dI mUSIca classica o di spettacoli teatrali. , L)anal�si econom�ca: il paradigma neoclassico alla prova.

L economIsta non SI trova a proprio agio nell'analizzare que�t.o t�po di c01:sumi, ir: quanto più sensibili a priori a deCISIOnI ps�. cologl Che o dI carattere sociologico, piuttosto che econ01:llche. La teoria economica tradizionale presup­ pone . c�e tI c?�s,!matore si� razionale: i suoi gusti sono mvanabI�I,. �gh � Ir: grado dI fare le proprie scelte e tiene �on.t? del vI.ncoh dI r�ddito cui è soggetto. Si suppone che , OSSl� l a s ?dd1�fazione che egli riceve dal proprio l utIhta, . c.onsumo: dlmmUIsc a m modo proporzionale a quest'ul­ tImo: egh consumerà un'unità addizionale del bene fino a che la sua utilit� ma�g!n�le � superiore al suo costo margi­ nale. Il punto dI eqUIhbno SI ha quando l'utilità marginale è uguale al costo. � � onsumi culturali mal si prestano a questo tipo di analIsI. Il bene culturale è talvolta collettivo: niente im­ pedisce che più visitatori di un museo abbiano piacere a contemplare un quadro nello stesso momento salvo i casi di affollamento delle sale. L'utilità marginale non decresce con il singolo consumo (il visitatore del mu­ seo passa in media nove secondi davanti a un'opera, ma questo tempo decresce a seconda della visita [Grampp 1 989J). In compenso l'utilità marginale aumenta nella maggIOr parte dei casi: la soddisfazione e il desiderio di consumare aumentano con il consumo stesso. In tal modo anche i . gusti sembrano evolvere col passare del tempo, contranamente al principio della razionalità dei consumatori. Così, senza rinun.ciare all'ipotesi di razionalità, Gary Becker e George StIgler [ 1 977J analizzano il consumo di beni il cui desiderio non viene meno con il consumo stesso (addictive goods); essi ribaltano l'analisi tradizionale considerando �l cons �mat?re un fruitore attivo che pro­ duce la propna soddIsfazIone a partire da alcuni input: tempo, nsorse umane, beni di consumo. L'evoluzione dei gusti, così come la caratteristica di insaziabilità apparente dell' atto del consumo, si spiegano attraverso il ruolo che svolge il costo del tempo. Infatti, i consumi culturali scatu26

quando lo riscono da reazioni contraddittorie. Da un lato, parti colare stock di capitale umano di un individuo, e in anch e la il suo livello di formazione, aumenta, aumentano c Il . �st� ­ produttività del suo lavoro e �unq,!e. �l salarioalI,. OSSIa l opportunità del tempo sp�so m �tt1VIta �ultuc� ato ad at l­� � . Ila mancato guadagno che denva dalI avere nnun � a aSSIm omIc econ lisi l'ana sce: accre si ive, nerat vità remu tale costo al tasso di salario. uma­ Tuttaviaddall'altro lato, e in senso inverso, il consisten te cons più o tore dotato i uno stock di capitale uman u�­ e e � «piac r�o ro � è più efficiente nella produzione del 'p l? turale»: il costo associato a queste abltudml culturalI dIml nUlsce. �nte Questa analisi sul ruolo del costo del . tempo c?ns au­ alI ra�l cult i nsum c �ei � � di spiegare la debole crescita . un e tUlsc costl salan del Ita creSC . .a mentare del reddito. La l S to quan in umi, cons di � . � n­ minaccia per questo tipo ta del attlvi altre ad tto rispe o temp chiedono in media più esan­ ap è ali ultur ben� dei ivo � relat � tempo libero: il costo ­ Impe o, tito dalla crescita del costo-opportumta del temp sem­ dendo così l'aumento della domanda di questi beni pre più onerosi [Linder 1970 ] . [.1994 ] , Louis Lévy-Garboua e Claude Montmarque.tte nmp , l oc pur riconoscendo la validità di que:sto appr �