Le origini della scienza in Grecia 9788815017963, 8815017968

Non sempre è necessario considerare i moderni come nani sulle spalle dei giganti per vedere nell'antica civiltà gre

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Le origini della scienza in Grecia
 9788815017963, 8815017968

Table of contents :
Le origini della scienza in Grecia
Colophon
Indice
Premessa all’edizione italiana
I. Fondamenti e presupposti di carattere generale
II. Gli esordi della cosmologia e della matematica
III. Gli Eleati
IV. I Pitagorici
V. Empedocle e Anassagora
VI. L’atomismo e il problema della formazione scientifica dei concetti
VII. Sviluppi dell’astronomia antica
VIII. Logica, dialettica e teoria della dimostrazione
IX. Il ritorno all’uomo: i Sofisti e Socrate
X. La posizione di Platone nei confronti della scienza
XI. Aristotele
XII. Conclusione
Indice dei nomi

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Collezione di testi e di studi Storia e critica della scienza

Kurt von Fritz

Le origini della scienza in Grecia

Società editrice il Mulino

FRITZ, Kurt von Le origini della scienza in Grecia / Kurt von Fritz. Bologna : Il Mulino, 1988. 340 p. ; 21 cm. (Collezione di testi e di studi. Storia e critica della scienza). ISBN 88-15-01796-8 1. Scienze - Grecia antica - Storia.

509.38

Edizione originale: Der Ursprung der Wissenschaft bei den Griechen, pp. 1-326 di Grundprobleme der Geschichte der antiken Wissenschaft, Berlin-New York, Walter de Gruyter, 1971. Copyright © 1971 by Walter de Gruyter & Co., Berlin. Copyright © 1988 by Società editrice il Mulino, Bologna. Traduzione di Marco Guani .

È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effet­ tuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico, non autorizzata .

Indice

Premessa all'edizione italiana I.

p.

VII

Fondamenti e presupposti di carattere gene­ rale

3

II.

Gli esordi della cosmologia e della matematica

19

III .

Gli Elea ti

41

IV.

I Pitagorici

55

V.

Empedocle e Anassagora

75

VI .

L'atomismo e il problema della formazione scientifica dei concetti

93

VII .

Sviluppi dell 'astronomia antica

143

VII I .

Logica, dialettica e teoria della dimostrazione

209

IX.

Il ritorno all'uomo : i Sofisti e Socrate

235

X.

L a posizione di Platone nei confronti della scienza

265

XI .

Aristotele

293

XII .

Conclusione

327

Indice dei nomi

343

Premessa all'edizione italiana

Della raccolta di saggi di Kurt von Fritz, intitolata Grund­ probleme der Geschichte der antiken Wissenschaft (Proble­ mi fondamentali di storia della scienza antica, 1971), viene qui presentata la sostanziosa prima parte sulle origini della scienza presso i Greci (Der Ursprung der Wissenschaft bei den Griechen) che costituisce uno dei maggiori sforzi operati dalla filologia contemporanea per togliere le scienze dell'anti­ co da un certo isolamento di cui soffrono nel nostro mondo accademico, e per ristabilire un rapporto fertile tra Altertum­ wissenschaft e problemi della cultura attuale . Se su singoli aspetti della scienza antica, come l'astrono­ mia e la matematica disponiamo di studi importanti, anche di sintesi, mancavano invece opere valide sulla scienza antica nel suo complesso : è questa lacuna che il saggio di von Fritz viene a colmare, associando a una conoscenza approfondita degli autori esaminati e della letteratura secondaria una am­ piezza di prospettiva che coinvolge non solo astronomia e matematica, ma anche cosmologia, storia, geografia . Nodo centrale della trattazione è il rapporto di stretta in­ terazione che lega, nel mondo antico, filosofia e scienza, di cui vengono illustrate qui tutte le implicazioni piu significa­ tive . Si può dunque capire come il percorso di questa indagi­ ne tocchi successivamente gli sviluppi della cosmologia (fino a Democrito) e della matematica (attraverso i pitagorici fino a Platone) , i sistemi dei filosofi presocratici, l'atomismo, la astronomia dai Babilonesi a Tolomeo, la logica, la dialettica, la teoria della dimostrazione fino a Platone e ad Aristotele . Proprio in Aristotele e nella sua concezione della forma come telos immanente, Kurt von Fritz individua un modello di pensiero in cui la scienza della natura non esclude la prospet­ tiva di un'etica a base bio-antropologica.

VIII

' PREME S S A ALL EDIZIONE ITALIANA

L'evocazione del pensiero filosofico scientifico dell'Anti­ chità comporta per von Fritz una serie di prolungamenti e riferimenti alla crisi attuale della società, orientata come è da un indiscriminato principio pragmatico di progresso mu­ tuato dalla tecnica . E le minacciose prospettive che emergo­ no in questa crisi (catastrofe nucleare, ambientale, manipola­ zioni genetiche, gestione incontrollata delle risorse fondamen­ tali) possono indurre a riconsiderare criticamente quelli che sono parsi dei capisaldi del pensiero moderno come il carat­ tere « avalutativo » delle scienze sociali (Weber) o il caratte­ re « meaningless » del discorso etico (Wittgenstein) . La sepa­ razione tra scienze naturali e scienze dell'uomo che definisce la nostra cultura può essere sentita come un evento infausto : una discussione razionale sui valori e sui fini appare neces­ saria e possibile . Si spiega cosi la grande risonanza che questo ricchissimo quadro del pensiero antico ha prodotto in diversi ambiti disciplinari, anche là dove se ne sono voluti rilevare limiti e incongruenze di impostazione . L'operazione intellettuale compiuta in queste pagine co­ stituisce l'esempio piu evidente di come una riflessione sul1' Antichità non si risolva in uno sguardo meramente archeo­ logico e retrospettivo . L'esplorazione dell'avventura conosci­ tiva in cui si è inoltrato il pensiero greco pone in evidenza una analogia di fondo tra i problemi del pensiero antico e la situazione dell'epistemologia contemporanea . Nella fisica degli atomisti von Fritz vede infatti la questione stessa della cono­ scibilità del mondo materiale : quasi una prima versione del contrasto verificatosi nella fisica atomica moderna tra sosteni­ tori della oggettività delle particelle (Einstein, Planck) e so­ stenitori di una loro funzione puramente simbolica (Heisen­ berg) , con la conseguenza di un non colmato divario tra teoria fisica e oggetti dell'esperienza. La vastità degli interessi di Kurt von Fritz si riflette nella sua ampia produzione scientifica. Le circostanze della sua vita hanno probabilmente contribuito ad un allargamento dei campi di indagine : da ambiti come la filosofia, la logica, l'epi­ stemologia e la matematica greche, la sua attenzione si è volta anche all'etica, alla politica e alla teoria costituzionale. Questi suoi interessi si sono saldati, tra l'altro, a una cono-

' PREME S S A ALL EDIZIONE

ITALIANA

IX

scenza approfondita della letteratura tragica, come si può riscontrare in alcune pubblicazioni . Kurt van Fritz ( 1900- 1 985) studiò filologia classica (in­ sieme ad orientalistica e a matematica) alle Università di Friburgo e di Monaco, laureandosi nel 1 923 sotto la direzio­ ne di Eduard Schwartz con una dissertazione dal titolo Quel­

lenuntersuchungen zu Leben und Philosophie des Diogenes van Sinope . Era stato indotto agli studi filologici sulla ci­ viltà greca in parte dalla lettura di Griechische Kulturge­ schichte di J. Burckhardt, ma aveva conservato (come mostra la scelta dell'argomento della dissertazione) un profondo in­ teresse per la filosofia che aveva coltivato fin dal Liceo . A Monaco egli fu in contatto con E . Schwartz, che incoraggiò fra l'altro una particolare attenzione, da allora sempre man­ tenuta, per la storia antica e per la biografia, e con E . Kapp (allora libero docente) , che gli servi da guida nel campo della storia della logica greca, e col quale mantenne rapporti di amicizia e di collaborazione anche in seguito . Divenne libero docente a Monaco nel 1 927 con una dissertazione sulla teoria della conoscenza e sull'etica di Democrito, poi pro­ fessore straordinario a Rostock nel 19 3 3. In queste Univer­ sità fu docente di filologia classica fino a che fu sospeso dall'insegnamento nel 1 935 per essersi rifiutato di aderire al giuramento di obbedienza assoluta ad Adolf Hitler, allora richiesto ai docenti universitari in Germania . Nel 1 936 do­ vette cosi trasferirsi negli Stati Uniti , dove, dopo qualche anno difficile, insegnò regolarmente filologia classica nelJa Columbia University di New York, esercitando una signifi­ cativa influenza sugli studi americani. Dopo la guerra , nel 1954, rientrò in Germania e insegnò fino al 1 958 nella Freie Universitat di Berlino, e dal 1958 fino al suo ritiro (come professore emerito , nel 1 968) nell'Università di Monaco, dove era succeduto a Rudolf Pfeiffer . Fu eletto membro di varie società accademiche , compresa la British Academy. Per la sua attività di studioso gli furono assegnati prestigiosi rico­ noscimenti , nazionali e internazionali . Fra le sue opere ricordiamo : Philosophie und sprachlicher Ausdruck bei Demokrit, Plato und Aristoteles, New York, 1 938 ; Pythagorean Politics in Southern Italy: An Analysis of the Sources, New York, Columbia U.P . , 1 940; The Theory

X

' PREME S S A ALL EDIZIONE ITALIANA

of the Mixed Constitution in Antiquity. A Critica! Analysis of Polybius' Politica! Ideas, New York, Columbia U.P., 1 954; Antike und moderne Tragodie. Neuen Abhandlungen , Berlin, de Gruyter, 1 962; Grundprobleme der Geschichte der anti­ ken Wissenschaft, Berlin, de Gruyter, 1 97 1 ; Beitriige zu Ari­ stoteles, Berlin, de Gruyter, 1 984.

Kurt von Fritz

Le origini della scienza

m

Grecia

Capitolo primo

Fondamenti e presupposti di carattere generale

Il titolo dell'edizione tedesca di questo studio (L'origine della scienza presso i Greci) è volutamente ambiguo . Si tratta forse delle origini della scienza greca, oppure della nascita della scienza in assoluto, avvenuta presso i Greci e grazie ai Greci ? Fino a qualche decennio fa nessuno dubitava che una scienza degna di chiamarsi tale fosse stata creata per la prima volta dai Greci . Poi c'è stata la scoperta della matematica e dell'astronomia egizie e babilonesi . Non è qui il caso di sof­ fermarsi sulla « scienza » egizia perché, fatte salve alcune invenzioni, per cosi dire pratiche, rivelatesi in seguito molto utili (come per esempio il calendario egizio per l'astronomia) , quella babilonese le è di molto superiore sotto quasi tutti i punti di vista . Ben prima degli esordi di una matematica presso i Greci, i Babilonesi avevano sviluppato tecniche molto avanzate per la soluzione aritmetica o algebrica di problemi attinenti ai piu diversi campi, tecniche che per lungo tempo ancora - quando già era nata la matematica greca - re­ starono superiori a quelle applicate dai Greci negli stessi campi . Quanto a precisione delle osservazioni, anche l'astro­ nomia babilonese continuò a sovrastare a lungo quella dei Greci dopo che questi avevano peraltro sviluppato teorie astro­ nomiche che dal nostro punto di vista sono estremamente progredite . Queste scoperte avevano appena avuto luogo e diffusio­ ne che i piu competenti storici della scienza - e non già i filologi classici, le cui motivazioni potevano essere legate a interessi « campanilistici » - si trovarono concordi nel­ l 'affermare che erano stati proprio i Greci i fondatori della scienza. In quello che è considerato il piu completo e appro­ fondito riepilogo di quanto sulla matematica e astronomia babilonesi sia stato pubblicato fino al 1 952 si può leggere :

4

FONDAMENTI DI CARATTERE GENERALE

« . . . la matematica babilonese non varcò mai la soglia del pen­ siero prescientifico. Solo negli ultimi tre secoli della storia babilonese (con ciò si intende l 'era dei Seleucidi, vale a dire un'epoca in cui la Babilonia venne a trovarsi sotto il domi­ nio macedone-greco) , e nel particolare campo dell'astronomia matematica, i matematici e gli astronomi babilonesi raggiun­ sero un livello pari a quello dei matematici greci loro con­ temporanei » 1 • La matematica e l 'astronomia pre-elleniche vengono dunque esplicitamente definite « prescientifiche » , il che equivale a dire, per via indiretta, che una matematica « scientifica » è sorta solo con i Greci . La spiegazione di questo fatto era già stata offerta da vari studiosi molto tempo addietro, subito dopo le prime scoperte nel campo della ma­ tematica e dell'astronomia dell'antico Oriente . Essa si fonda sulla considerazione che i Greci , dopo aver mosso i primi passi nella teoria matematica, giunsero a scoprire con straor­ dinaria rapidità il concetto di incommensurabilità, mentre i Babilonesi - nonostante le loro tecniche fossero tanto piu progredite nella soluzione di problemi matematici - sem­ brano non averlo mai neanche sospettato, pur disponendo da tempo, come sottolinea giustamente Neugebauer, di tutti i presupposti tecnici necessari . « Anzi - aggiunge Neugebauer a buon diritto - anche se la nostra ignoranza di una simile scoperta fatta dai Babilonesi dipendesse solo dalla incomple­ tezza delle nostre informazioni, questo non modificherebbe lo stato delle cose » . Perché in questo caso dovrebbe essersi trattato di qualcosa di simile a una scoperta fortuita, la cui importanza non venne ravvisata nemmeno dai suoi autori, mentre la scoperta fatta dai Greci ha portato in un tempo sorprendentemente breve a una ridefinizione di tutta la loro matematica . Cosi dicendo gli antichi Greci vengono in apparenza rein­ tegrati a pieno titolo nel loro vecchio ruolo di padri e inven­ tori della scienza in generale. Se tuttavia andiamo a guardare piu da vicino, ci accorgiamo che la storia della scienza greca presenta secondo l'ottica moderna tratti marcatamente non 1 O. Neugebauer, The Exact Sciences in Antiquity, Princeton, 1952, trad. it. Le scienze esatte nell'antichità, Milano, Feltrinelli, 1974, p. 68. Per la matematica babilonese cfr. anche K. Vogel, Vorgriechische Mathe­ matik, I I : Die Mathematik der Babylonier, Hannover & Paderborn, 1959.

FONDAMENTI DI CARATTERE GENERALE

5

scientifici, e addirittura che, per quanto sorprendente, alcune conquiste della scienza greca ancor oggi generalmente rico­ nosciute sono state favorite da idee e teorie che per il sapere attuale sono del tutto « triviali » 2 e non scientifiche, per non parlare poi del fatto che tali conquiste furono caratterizzate da una estrema imprecisione delle osservazioni e da una di­ sattenzione - per noi inconcepibile - nei confronti della sperimentazione, vale a dire dalla assenza delle due colonne su cui deve poggiare, secondo le concezioni moderne, ogni scienza che meriti questo nome; sappiamo per contro che i Babilonesi hanno compiuto osservazioni assai piu accurate senza per questo pervenire a quelle grandi conquiste scientifi­ che. È evidente che la questione non è cosf semplice da risol­ vere . Quando nell'anno successivo alla comparsa della citata opera di Neugebauer sulla matematica e l 'astronomia pre­ elleniche si è discusso in occasione del secondo congresso internazionale di studi antichi (il « Congressus Madvigia­ nus » svoltosi a Copenhagen) 3 l'interrogativo se e in quale misura i Greci siano stati i padri della scienza, è emersa non solo l'esistenza di notevoli disparità di opinione sugli effet­ tivi risultati conseguiti dai Greci - il che comunque non costituiva il punto nodale della controversia - ma addirit­ tura che la difficoltà principale era quella di stabilire cosa si debba propriamente intendere per scienza . È chiaro come questo interrogativo non possa trovare in questa sede una risposta completa e soddisfacente. Per far questo - ammes­ so che la cosa sia di per sé possibile - sarebbe necessario un libro intero . Si può tutt'al piu sperare di apprendere qual­ cosa sulla natura della scienza e sulle circostanze della sua nascita proprio ricostruendo le tappe della sua scoperta da parte dei Greci. Ma prima di dedicarci a questa impresa sarà forse opportuno mostrare, sulla base di alcuni esempi, quali definizioni della scienza sono state proposte in tempi recenti e quali conseguenze sono scaturite da queste diverse defini2 Questa l'espressione scelta da S. Bochner, The Role of Mathematics in the Rise of Science, Princeton, 1962, p. 95. Cfr. anche infra, p. 197 nota 144. 3 Cfr. Acta Congressus Madvigiani, voi. Il: Formation of the Mind, Copenhagen, 1968 e K. von Fritz, Grundprobleme der Geschichte der antiken Wissenschaft, Berlin-New York, 197 1 , pp. 509-44 (si tratta della II parte non tradotta del presente volume, nei successivi riferimenti abbre­ viata in K. von Fritz, Grundprobleme, Il) .

6

FONDAMENTI DI

CARATTERE

GENERALE

zioni al riguardo della scientificità della scienza greca . Il primo problema che insorge è dovuto al fatto che la parola tedesca « scienza » (Wissenschaft) comprende nel suo significato anche le cosiddette « scienze dello spirito » (Gei­ steswissenschaften) , mentre il suo equivalente anglosassone « science », nell'uso linguistico corrente, si riferisce alla sola matematica e alle scienze naturali ; solo quando ci si occupa del carattere generale della « scienza » si impiega « science » anche nel senso piu ampio, risentendo in parte dell'influenza del tedesco . Dato che però il concetto di scienza in senso lato e il concetto di scienza in senso stretto non sono del tutto privi di correlazioni interne, sarà bene partire da un prece­ dente tentativo di definire il concetto di scienza in generale. Una tale definizione è stata tentata da W . Dilthey nel secon­ do capitolo del primo libro della sua Introduzione alle scienze

dello spirito : Per 'scienza' l'uso corrente della lingua intende un insieme di proposizioni i cui elementi siano concetti, cioè siano perfettamente definiti, abbiano un significato costante e universalmente valido nel contesto discorsivo: un insieme i cui legamenti siano giustificati e in cui finalmente le parti siano collegate ad un tutto al fine della comu­ nicazione, vuoi che con tale congiunzione di proposizioni si tratti di pensare nella sua completezza una parte costitutiva della realtà di fatto, vuoi che si tratti di disciplinare un ramo dell'attività umana 4•

Questa definizione, che per la sua aspirazione ad assu­ mere un valore generale si differenzia da quelle piu recenti volte a definire la « scienza » nel senso piu ristretto di « science » , contiene una serie di problemi inespressi che vengono alla luce nelle definizioni piu tarde . Se l'affermazio­ ne che i concetti devono essere perfettamente definiti signifi­ ca che di volta in volta essi devono essere interamente defi­ niti, allora questo può avvenire solo attraverso altri concetti , il che in ultimo porta ad un regressus in infinitum. Tale affer­ mazione implicherebbe allora la definizione per cui ogni scienza può divenire interamente tale solo nell'ambito di una scienza universale . In realtà la definizione di Dilthey sembra pun­ tare nella sua ultima parte proprio nella direzione opposta, laddove precisa che mediante una scienza si deve afferrare 4 W. Dilthey, Introduzione alle scienze dello spirito, Firenze, La Nuova Italia, 1974, p. 16.

FONDAMENTI DI CARATTERE GENERALE

7

« ( . . . ) nella sua completezza una parte costitutiva della realtà di fatto » o disciplinare un ramo dell'attività umana . Qui si postula chiaramente che sia possibile separare dalla totalità degli oggetti reali e conoscibili una parte costitutiva della realtà e osservarla per sé « nella sua completezza » , nel qual caso i concetti che si definiscono reciprocamente e che si asso­ ciano in un contesto ispirato ad una certa completezza devo­ no essere ricavati in ultima istanza da quella « parte costi­ tutiva della realtà di fatto », seguendo un metodo non meglio precisato . Ciò che nella definizione di Dilthey è espresso per via implicita viene invece posto in rilievo in una pili recente trattazione sulla natura della scienza vista nei suoi rapporti e nei suoi contrasti con la filosofia. « Ogni scienza è rivolta al particolare, a oggetti e aspetti determinati, e non già all'es­ sere stesso » scrive Jaspers in un saggio su verità e scienza 5 • A questo proposito egli cita Heisenberg : « Quasi ogni pro­ gresso delle scienze naturali è stato ottenuto al prezzo di una rinuncia . La pretesa dei naturalisti di giungere a compren­ dere si fa sempre pili debole » , il che - detto di passata si trova in sorprendente contrasto con i ricorrenti scoop gior­ nalistici secondo i quali saremmo in procinto di risolvere l 'enigma del mondo o dell'origine della vita . Questa particolarizzazione della scienza contrasta con la sua pretesa di avere validità generale, anch'essa eviden­ ziata da Jaspers . Mentre nella filosofia diverse spiegazio­ ni del mondo si scontrano una con l 'altra, talché essa non sembra aver compiuto dai suoi inizi alcun « progresso » chia­ ramente individuabile (ragion per cui i fautori di una con­ cezione positivista della scienza la considerano superata o addirittura meaningless, priva di senso) , la scienza rivendica l 'esattezza incontestabile dei suoi risultati : non però nel senso di una presunta infallibilità ma intendendo con ciò quell'ac­ cumularsi di conoscenze certe sul quale la scienza può con­ tinuare a edificarsi e che fa si che in campo scientifico - di­ versamente che in campo filosofico - vi sia un progresso chiaramente accertabile . Non c'è dubbio che questa formulazione della differenza 5 K. Jaspers, Warheit und Wissenschaft, in 42 ( 1960 ) , pp. 1 1-12.

«

Basler Universitiitsreden »,

8

FONDAMENTI DI CARATTERE GENERALE

tra filosofia e scienza richieda ancora qualche precisazione non del tutto marginale. La tesi dell'inconfutabile progresso delle scienze vale in assoluto solo per quelle scienze i cui risultati possono trasferirsi senza subire dispersioni da un individuo ad un altro, vale a dire da un lato per le scienze designate dal termine science (per quanto anche tra queste si possono rilevare talune discrepanze, soprattutto in quelle che sono piu vicine alla matematica o che comunque sono suscettibili di un approccio matematico) ; dall'altro questa tesi è valida all'interno delle cosiddette scienze dello spirito per la mera determinazione dei fatti esterni, come per esempio lo svolgimento di una battaglia in un determinato luogo e giorno . Qualsiasi altra conoscenza che implichi comprensio­ ne, come per esempio la cognizione della importanza di un evento storico, non rientra senz 'altro in questo processo, in quanto non potrà mai essere espressa interamente e in modo inequivocabile mediante l 'associazione di simboli linguistici o di altro genere, e quindi non potrà essere trasmessa da un individuo a un altro senza subire una qualche perdita. Que­ st 'ultimo tipo di conoscenza condivide allora in certa misura il destino della filosofia e ad esso non si può associare alcuna idea di progresso se si postula che il progresso debba essere la caratteristica essenziale della scienza . Ben piu arduo è stabilire cosa in effetti costituisca oggetto di conoscenza per questa scienza rigidamente scientifica e in continuo progresso, e in quale rapporto questo tipo di cono­ scenza si ponga nei confronti di altre forme del conoscere umano - ammesso che ne esistano e che tutto ciò che non sia sapere scientifico non debba considerarsi meaningless. Una definizione prediletta e molto diffusa della scienza in senso stretto è quella che la descrive come un sistema cognitivo sulla base del quale si possono fare delle predizioni che si avverano, oppure come un sistema di sapere che viene verifi­ cato proprio attraverso l 'avverarsi delle sue predizioni o che viceversa viene controllato e corretto in funzione del loro non avverarsi . Ma anche qui occorre fare delle precisazioni . L'astronomia tolemaica riusciva a predire le posizioni future degli astri con un grado di precisione ragguardevole (e del resto altro che approssimazioni - per quanto assai piu pre­ cise - non è possibile ottenere con nessun metodo) . Eppure i suoi fondamenti teoretici non sono piu ritenuti corretti.

FONDAMENTI DI CARATTERE GENERALE

9

A ciò potremmo ribattere che l'essenza della scienza consiste proprio nella continua correzione dei suoi fondamenti in virtu di un processo di verifica sempre piu rigoroso . Se però non si tratta di una correzione dei particolari, bensf di un com­ pleto rinnovamento delle basi stesse, cioè dei principi espli­ cativi, quale la storia dell'astronomia e dell'indagine fisica del mondo hanno conosciuto piu volte, questi principi non possono considerarsi oggetto della conoscenza in senso fat­ tuale, non sussistendo piu in tal senso un semplice accumulo di conoscenze inamovibili ; al suo posto vi è la sostituzione di ciò che prima aveva avuto valore di conoscenza con qual­ cosa di completamente nuovo, cosi che la conoscenza effetti­ va resta circoscritta all'avverarsi delle predizioni. Questa è anche l 'opinione di una certa filosofia positivista della scienza, per la quale tutte le presunte conoscenze intorno alla strut­ tura fisica del mondo non sarebbero che costruzioni fittizie, filosofia che da piu di mezzo secolo ha trovato la sua espres­ sione piu coerente nella Philosophie des Als Ob di Hans Vaihinger 6: Per il positivismo critico esistono solo le coesistenze e le succes­ sioni di fenomeni osservate; esso non si attiene altro che a queste . Ogni spiegazione che si spinga oltre può sostenersi solo con gli stru­ menti del pensiero discorsivo, vale a dire attraverso finzioni. L'unico asserto privo di finzioni è quello del positivismo critico. Ogni asser­ zione pili approfondita che da queste osservazioni possa scaturire in­ torno all'ente come tale è fittizia. In particolare ogni altro sistema che vi si edifichi sopra è privo di valore in quanto può muoversi solo nell'ambito degli ausili e degli strumenti concettuali del pensiero discorsivo.

Del resto, lo scopo del libro di Vaihinger è proprio quello di dimostrare lo straordinario valore che le finzioni rivesto­ no ai fini della conoscenza, pur essendo solo degli strumenti che vanno poi esclusi nel risultato definitivo . Ma di questo fatto è cosciente solo un numero relativamente esiguo dei sostenitori e degli esponenti del moderno scientismo o posi­ tivismo scientifico - tra questi i piu eminenti fisici, sempre che non si ritengano appagati dai risultati scientifici che hanno conseguito ma si interroghino su quello che stanno effetti-

6 H. Vaihinger, Die Philosophie des Als Ob, Leipzig, 1 9 1 1 ( 1 9404), cap. 18, p. 1 15 .

10

FONDAMENTI DI CARATTERE GENERALE

vamente facendo. La maggior parte di questi sostenitori ritie­ ne invece che l'avverarsi delle predizioni serva non solo a dimostrare la legge della successione dei fenomeni, ma anche l 'esattezza oggettiva delle strutture che nella teoria sono state di volta in volta sottese ai fenomeni . Se da queste considerazioni generali facciamo ora ritorno in Grecia, le cose ci appaiono fin dall'inizio molto diverse . La scienza, si dice, è particolare, e come tale va separata di netto dalla filosofia . Gli sforzi dei Greci furono subito diretti al raggiungimento di una conoscenza universale del mondo . È in relazione a questo sforzo e nel connubio con la filosofia che la scienza greca ha mosso i suoi primi passi verso ciò che agli occhi dello storico della scienza la rende tale e la distingue dalle tecniche prescientifiche dei Babilonesi . Essa non era affatto interessata a predire gli eventi futuri, per quanto l 'astronomia tornasse utile anche per predisporre il calendario (che presso i Greci rimase comunque sempre molto impreciso) . Questo interesse era cosi marginale che il padre dell'atomismo, Democrito (del quale si riferisce l'affermazio­ ne di voler piuttosto scoprire una causa dei fenomeni che possedere tutte le ricchezze del re di Persia) , si accontentava di indagare in generale la causa dei fenomeni pur sapendo che sulla base di questa conoscenza non si poteva prevedere in particolare alcun evento 7 • Gli sforzi dei Greci furono per intero indirizzati alla conoscenza delle strutture . Sotto certi aspetti Jaspers caratterizza magistralmente questa differenza quando afferma che « un terzo motivo ri­ siede nella polarità della conoscenza tra l 'osservazione di ciò che appare (la vecchia theoria) e la produzione intellettuale di ciò cui nei fenomeni corrisponde qualcosa di invisibile (la moderna « teoria » ) . L'attività del produrre diviene la forma della conoscenza effettiva. « Conosco solo c10 che posso fare » , diceva Kant 8 • Visto che un'eclissi di sole che

7 Per maggiori dettagli vedi infra, pp. 8 K. Jaspers, op. cit. , p. 8. Una chiara

103 ss. e p. 345 . indicazione della complessità di questi problemi e della facilità con cui si possono commettere errori quando si illustrano proposizioni generali è data dal passo successivo del libro di Jaspers : (