Le lingue mutole. Le patologie del linguaggio fra teoria e storia
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Antonino Pennisi Può svilupparsi un pensiero linguistico indipendentemente dai correlati morfologici , sensoriali e neurali , che caratterizzano l'artico/azione della parola parlata? Un dibattito ormai secolare, originatosi nei primi decenni del secolo xv11 e ancora non concluso, vede coinvolti medici , pedagogisti , guaritori di sordomuti da un lato e clinici, neuropsicologi, linguisti , filosofi de/l 'afasia dall 'altro. Ma, accanto ad essi , e forse più di essi , la risposta è lasciata agli stessi soggetti che hanno vissuto da/l 'i nterno una condizione patologica, consegnando preziose testimonianze: introspezioni , autobiografie, diari , lettere, veri e propri saggi. Dall 'insieme di queste testimonianze emerge con chiarezza che i fondamenti biologici del linguaggio hanno un 'importanza ineludibile e che lo schema motorio basato sul rapporto fra percezione uditiva e vocalità articolata ha natura fondante. Le frontiere della ricerca vanno , così , oltre i limiti più tradizionali , in un territorio quasi ignorato nel dibattito filosofico-linguistico: /'embriogenesi del linguaggio nel feto materno, tema sul quale, soprattutto a partire dagli anni Ottanta, si è accumulata una vasta bibliografia tecnica con contributi di anatomisti, audiologi , neonatologi, embriologi , neurofisiologi, neuropsichiatri infantili, psicoanalisti , psicolinguisti.

LE LINGUE MUTOLE Le patologie del linguaggio fra teoria e storia Introduzione di Tullio De Mauro

Antonino Pennisi è professore associato di Filosofia del linguaggio presso la Facoltà di Magistero de/l 'Un iversità di Messina.

Altri titoli NIS Fra conversazione e discorso A cura di Franca Orletti

Alessandro Duranti Etnografia del parlare quotidiano

o o o ) (ivi, p. 509) 13 • Un altro elemento rilevante che si nasconde dietro le quinte teoriche dello spettacolo del metodo di Pereire è il concetto di "sfondo sensoriale attenuato" su cui si può innestare l'educazione di quella classe di sordomuti che conserva ancora un briciolo di udito. I.:idea è dell'allievo prediletto di Pereire, appunto quel Saboureux de Fontenay che ha - involontariamente - fornito preziosi suggerimenti all'Ernaud.

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scritto, ma che saldi il segno manuale all'abitudine .. 59i:irratra·con il metodo orale. Qualsiasi posizione partidita designerà 3°, Altri testimoni riferiscono che Ponce aveva composto «Una specie di Filologia e Grammatica del sordomuton 31 e aveva istruito molti allievi sordomuti - tra cui alcuni religiosi e il figlio del governatore d'Aragona - cui aveva insegnato a scrivere, a calcolare, a pregare ad alca voce, a servire la messa, a confessarsi, a parlare il greco, il latino, l'italiano e a ragionare su materie di fisica e di astronomial1 • Il mito di Pedro Ponce continuerà sino all'Ottocento: persino Franz Gall, padre della frenologia ottocentesca, lo ricorderà nella prefazione all'Anatomie et Physiologie d11 système nerveux (1810-19).

r.4 Le Red11ccio11es di J. P. Bonet Al di là, comunque, degli antefatti più o meno leggendari, il già citato ]. P. Bonet è riconosciuto come il primo vero teorico delle patologie sensorie che turbano il linguaggio. Il Morhofen torna più volte su Bonet (1690, I, p. 342; li, p. 137); Degérando gli dedicherà molte pagine (1817, I, pp. 311 ss.). Nel libro di Bonet si può dire siano presenti tutti i problemi dibattuti poi nelle diverse tradizioni moderne". I.:ispirazione del metodo di Bonet - per Degérando profondamente "fìlosofican - è eclettica: le sue fonti, minuziosamente citate all'inizio del libro e poi più volte ricordate, vanno dai greci ai contemporanei passando per la Patristica, i grammatici latini e rinascimentali, la fisiognomica di Della Porca. L'impianto teorico mostra, tuttavia, un più preciso connubio era la fisiologia aristotelica e una sorra di razionalismo grammaticale ricavato più che da esplicite fonti del tempo, da una rilettura in chiave moderna del pensiero linguistico classico. La lettura aristotelica è preponderante per quanto riguarda la componente naturalistica. I.:intellecco, per Boner, è diviso in "sensorio interno,,, o comune, e "sensi particolari" collegati al cervello attraverso i nervi (Bonet, 162oa, p. 117). Per mettere in contatto il suono con !'"anima" sono necessari quattro elementi:

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a) una "causa efficience" (cioè la "virtù uditiva animale", la facolcà udiciva generale); b) un organo adeguato (cioè anacomicamence ateo a raccogliere i suoni e discriminare i percinenci dai non pertinenti); e) la "predisposizione dell'animà' (ovvero raccenzione); d) un mezzo uditivo (l'aria) (ibid.). Ai sordi manca l'adeguatezza dell'organo e ciò comporca persino il ricrarsi della ncausa efficiente". L'unico mecodo sarà quello di "supplire con un senso al difecco degli altri,, e fondare un"'arte,, rieducativa che riabilita il sordomuco, pur evitandogli di ripercorrere ceree tappe obbligatorie dello sviluppo. In particolare Bonet ritiene insufficienti, non irrinunciabili e, comunque, sicuramence non esclusive sia la correcca pronunzia dei suoni (ivi, p. 2), sia la lettura labialeH. Sulla prima questione egli imposta tutta quanta la tematica delle t'educcùJnes sia fonetica che grammaticale. L'incento di Bonet è più ampiamente pedagogico: spesso ricorna sull'utilità che le nozioni apprese studiando i sordomuti possono avere per una didattica corrence più efficience di quella praticata ai suoi tempi3 5• In particolare Bonet discute sui dannosi effetti che può avere l'insegnamento di una fonecica artificiosa fondata sulle "lectere composte". La diversità dei suoni è data infatti dal fatto che essi ((sono un ricordo della respirazione sonora.i> (ivi, p. 31): come tali spesso non riescono ad esaurire l'emissione del fiato e si devono appoggiare ad altri suoni per completare i' atto36 , «cosl come avviene a chi legge uno scritto; dando a ciascuna leccera il suo valore, che è lo stesso suono tappresentaco, forma i gruppi sillabici e le parole. Con l'aiuto di questi segni, e come se.fossero tante immagini, il leccare ricompone le stesse espressioni dell'autore dello scritto» (ivi, p. 32). Si avrà cosl che le consonanti che non possono essere pronunciare separatamente e "semplicemente" vengano considerate composte (m = emme, b;,, bi ecc.). Da ciò deriva la grande difficoltà di discriminarne l'uso naturale dall'apprendimento artificiale: un bambino «ottiene questo risulcato a causa della pratica discorsiva continua e non per specifica proprietà delle lettere» (ivi, p. 56). Nel caso dei sordomuti questo fenomeno crea un maggior disorientamento sia perché apprendendo la pronuncia dalle labbra possono venire distratti dalle lettere "composte" nella perce2ione dei suoni finali di grande importanza morfosintattica (ivi, p. 66), sia perché le lettere "composte", che mutano il loro esico articolacorio in relazione alle vocali cui

si appoggiano, finiscono col presencarc una grande oscillazione (ivi, p. 60) difficile da percepire con la lettura labiale". Da tutto ciò Bonet fa sCacurire l'essenza del suo mecodo delle reducciones: in primo luogo si dia la precedenza alle vocali che "non hanno questo difecto" (ivi, p. 70); le consonanti andranno poi i'seme unormalizzace", infine cradocce in gesci manuali, in un vero e p'.opno alrabeto manuale non equivoco (esemplificato in un abecedano molto accurato e illustrato per incero nel libro). Il fulcro del procedimento diventa cosl un alfabeto gestuale non "naturale": non, cioè, un lrzngrzge d'rzction, ma un vero e proprio codice a elementi discreti e combinabili supporcato da una pronuncia forcemence artificiale (ibid.), frutto della ,.educcion fonetica (ivi, pp. u7-25). J.:esercizio a.rticolatorio specifiche cappe di studio della pratica fonenca nella quale s1 insegna a scadenzare e graduare gli sforzi nell'emissione dell'aria. L'istruttore deve usare l'alfabeto in assciciazione al suono e anche alla rappresencazione sericea dei caracteri (ivi, p. 275). · . I:idea d'. una sostanziale sem.plificazione (reduccion} del linguaggio per servire da strumento razionale adatto a favorire la "discorsività" del sordomuto vale anche per le regole morfologiche e sincattiche. Il metodo di Bonet si può anzi considerare spiccatamence sintate tico, dominato dal principio dell'arcicolazione, combinazione delle "cellule elemencari dell'espressione, e ripone la sua atcenzione negli elementi del linguaggio che umarcano" il s1gn1ficato attraverso la segnaletica morfologica. La grammatica minima per i sordomuti comprende tre categorie fondamentali: i nomi, i verbi e le congiunzioni. Esse sono definice sulla base di caratceristiche "formali" e non "concettuali". I nomi sono definiti come ((parole che ammettono genere e numero)); i verbi «paro.le di persona, numero e cempoi>; le cong1unz1on1 come «particelle che non sono variabili in genere, numero, cempo e che vengono ucilizzate in qualsiasi occasione in maniera costantf!l> (ivi, p. 157). Secondo questa classificazione alcUni tipi di vanno classificati nei nomi, altri nelle congiunzioni. Queste ulnme comprenderanno anche le partizioni latine «avVerbio, e (ivi, p. 1.62) e, in soscanza, tutte le parti mvanabil1 del discorso. Anche ali interno delle singole categorie Bonec opera delle semplificazioni. I nomi potranno essere semanticamen.ce. class_ificati solo come concreti e astratti: i primi, «nomi dimoscranv1 reali», verranno insegnati actraverso una referenza ostensiva; i secondi, «nomi dimostrativi non-reali)), atcraverso il linguaggio d'azio-

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ne (pantomimico) (ivi, p. 158). Dai verbi bisognerà eliminare rotalmence la considerazione del modo: favorire, quindi, una «significazione toscance del1'azione [ ... ] variabile solamence nei cempi)) (ivi, p. 197). Anche quesci saranno drascicamente ridarci ai ere di significato più assoluto: passato, presente e futuro, evicando le partizioni latine intermedie (ibid). Una parce cencrale dovrà giocare l'insegnamento degli elemenci di congiunzione e, in particolare, le preposizioni, le cui sfumatufe d'uso dovranno essere codificate con precisione per agevolare una uconvenevole" discorsività. Su quesce particelle conneccivali Bonec insiste molto affidando loro un compito importantissimo nella formazione della funzione discorsiva per i sordomuti: quello di articolare la complessità collegando tra loro predicati atomici. Questi elementi "operazionali", invariabili per numero e genere, indedinabili e che (1 (ivi, p. 267). Ciò che egli considera "linguaggio" alla portata della piena intelligenza del sordomuto è un insieme di operazioni cognitive costanti come localizzare nel tempo e nello spazio, fornire spiegazioni causali, chiedersi e chiedere come, dove, quando, perché, distinguere rapporti di senso anche sotcilissimi, analizzare rigorosamence e "propriamente" la discorsività, mostrare contezza delle variazioni sinonimiche (ivi, pp. 268 ss.). I..:ispirazione che anima il progerro di Bonec agli inizi del XVJI secolo, orientata da una filosofia maturamente razionalista dell'apprendimento linguiscico, sembra cosl porsi in equilibrio stabile era la struttura biologico-nacurale e quella semiorico-arcifìciale dél linguaggio.

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1. La figura di Pcrcirc appare centrale nella storia degli isàtutori di sordomuti. Tra le tante testimonianze, oluc ai rifcrimcnà nelle diverse storie dci sordomuti Morhofc:n (1690); Hervis y Panduro (1795, in pardcolarc pp. 21-5); Bébian (1817); Degérando (1827, CAI". J, pp. 388-410); Rcgnard (1902); Fcrrcri (1905, 1917, pp. 131B); Fourgon (1957); Lane (1984, con monumenrale bibliografia); Gannon (1981); voce Dea/ 11nd Dt1111b dcll'E11cyclopttedi11 Brit111111icm Moody (1967); e nella storia dell'otorinolaringoiatria di Stevenson, Gurhric (1949) o dell'acustica di Lindsay (1972) e Hunt (1978) - cfr. anche le segnalazioni di Andrés (1743, pp. 36-7); Fcyjoo {1753); le monografie di Séguin (1847); Valadc-Gabd (1848); La Rochelle (1882, molto polemico contro l'opera di Pereirc); Ferreri (1921).

LE LINGUE MUTOLE

I. LE ORIGINI

Sul metodo e le problematiche poste da.ll'ora.lismo cfr. infi·a rAR. 1.3. 3. La commissione è formata da personaggi di grande rilievo: Mara.in, iluffon - che poi scrisse un elogio dcl metodo di Percire citato in Séguin (1847)- e, soprattutto, A Fcrrcin, fisiologi.sta e linguista particolarmente importante per i temi che qui trattiamo (cfr. infra PAR. 1.3. e CAPP. 4 ss.). 4. Nelle Nouve//es tabfes des articles co11te11us dans le fJoltune de l'Acadbnie Royafe des Scie11ce1 de Paris depr1is 1666jusqu C111770 (M.W., 1775) vengono segnalaci cinque interventi sui sordomuti tra il 1703 e il 1719. Tra questi, nel 1703, le Observation1 sur 1111 houune de 23 a111, de CINtrtres sourd et nuut de 11aiua11ce, qui parla tottt d'1u1-co11p, au grand étonnen1ent de toute la ville (M.W., 1775, p. 18), in cui si cita il caso dd sordo di Chartres famoso nella letteratura filosofica settecentesca e citato, per altro, anche da Vico (sull'utiliz:zaz.ione teorica delle nodz.ie sui sordomuti in Vico cfr. Pcnni.Si, 1989, pp. 671-5). I casi diventano dodici nel 1749 (tra questi, oltre ai contributi di Pcrdre cd Ernaud citati nel PAIL 1.2, spicca la celebre Lettre dtt docteur \Va/fu à M. Robert Boy/e, sur l'enai qu'i/ a fait d'apprendre à parler et de faire ente11dre une langue à ttn honznu sourd et tllttl't, et où il rende co111pte des Jttccès {M.W., 1n5, p. 277). Da quell'anno - che appunto coincide con la presentazione dcl primo allievo di Pcrcire - il tema costituirà sempre più un argomtnto di particolarc)ntcressc ptr l'Acadbnie (cfr. anche M.VV., 1733). 5. Dcgérando (1827, p. 388). Sulla vcnalic.\ di Pcrcire concordano Hcrv:is y Panduro (1795, pp. 22-5) e La Rochelle (1882); più indulgente è invcct il parere di Valade-Gabd (1848) .. 6. Sulla figura di Saboureux dc Fontcnay cfr. Dtgérando (1827, pp. 403 ss.); sul nesso tra la fortuna di Percire e i meriti reali da attribuire al suo allievo, cfr. ilébian (1834, pp. 52w3). Torneremo su Sabourcux dc Fontcnay nel CAP. 3. 7. Cfr. Fcrreri (1917, I, p. 133). 8. A proposito di questa pratica cosl diffusa di esibizione dci sordi, è molto significativo il commento di Laurent Clcrc, una sordomuta settecentesca di cui H. Lane ha pubblicato un'ampia autobiografia: i!è innegabile che noi sordi abbiamo pagato il prczz.o di quesà spettacoli organizzati per un pubblico di 01.iosi e curiosi; che si dicano sul nostro conto e si fucciano sono il nostro naso assurdità e malignità; che la causa della nostra riuscita sia sempre il genio di qualche istruttore; in breve che noi siamo trattati come il cavallo sapiente che, all'ordine dcl domatore, bauc sul pavimento il numero di ore indicate dall'orologio della città" (Lane, 1984, p. 49). 9. Vitàma privilegiata dci due primi istitutori franctsi di sordomuti, il Solicr viene addescmto all'età di dicci anni dall'Ernaud per passare poi nei laboratori di Pcrcire. Sugli esiti di questo passaggio di consegne cfr. Pcrcirc (1749b). 10. Stando a quanto si legge nel MtnJoire di Ernaud, questo tipo di soggetti presentano una sintomatologia che ricorda assai da vicino quella dell'afasia, disturbo evidentemente confuso con il sordomucismo fino alla prima metà dell'Ottocento. Questi soggetti vengono descritci da Ernaud come dotati di c digitate sulla mano con l'oggetto conosciuto attraverso l'uso corrente. Il meccanismo divenne abitudine e l'abitudine sviluppò la funzione: «tutti gli oggetti avevano un nome e rutti i nomi provocavano un pensiero nuovo. Tutto ciò che toccavo camminando per casa mi sembrava palpi tare di vita)) (ibid.). La meravigliosa avventUia del linguaggio intrapresa dalla piccola Helen rafforzava la sua volontà di apprendere: «perché sentivo d'istante in istante farsi più intima la mia comunione col resto dell'umanità1> (ivi, p. 42). Ben presto imparò una nomenclatura vastissima, stringendo sempre più l'universo vicino in reti significative sempre più vaste, sempre più aperte. Alle difficoltà di un procedimento "artificiale'' lento e meccanico, faticoso oltre ogni dire, corrispondeva un'immensa soddisfazione conoscitiva: ceche importa il procedimen-

3· PAfU.ANO I SOROOMlJTI

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