"Le grandi questioni - Appunti di Metafisica" è un testo didattico nato dall'insegnamento della metafisic
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Italian Pages 160 [157] Year 1992
Table of contents :
1. Apertura Seria e Attiva al Pensiero Umano:
○ L'opera si distingue per una "capacità serena e attiva di aprirsi alla fatica del pensiero umano, ovunque esso si riveli seriamente animato da una ricerca di verità."
○ Questa apertura è radicata nella fede cristiana, che fornisce il principio per confrontare la fede con la ragione.
○ Viene evidenziato come la fedeltà alla propria identità cristiana permetta l'apertura a chiunque abbia cercato la verità, rendendo più ragionevole il credere e valorizzando la razionalità presente in altre posizioni umane.
○ In un'epoca in cui si fatica a trovare le ragioni ultime della vita, l'opera si propone come un aiuto per orientarsi.
2. Metodo Basato sulla Citazione Diretta e Ampia dei Classici:
○ Il secondo punto caratterizzante è l'uso frequente e sapiente di "pagine decisive dei grandi pensatori del pensiero occidentale".
○ Ventorino privilegia la "citazione diretta e ampia di molti brani delle opere dei nostri filosofi e dei nostri poeti".
○ Queste citazioni sono ritenute utili per la "precisione o la suggestione del loro linguaggio", con l'obiettivo di indurre a pensare e aiutare a comprendere la tradizionale tematica metafisica.
○ Viene riconosciuto che l'uso di tali brani è guidato da una specifica interpretazione e da un particolare modo di porre le questioni.
3. Centralità della Metafisica come Scienza dell'Essere:
○ La metafisica è presentata come "una scienza che studia l'essere in quanto-essere e le-proprietà che gli sono inerenti per la sua stessa natura."
○ Si distingue dalle scienze particolari che studiano solo una parte dell'essere e i suoi attributi.
○ Viene citato Aristotele per definire l'oggetto universale della metafisica come "l'essere-in-quanto-essere" (Ibidem, IV, 1003a).
Esplorazione di Temi Metafisici Fondamentali:
○ Il Bene e la Giustizia: Viene sollevata la questione di un Bene fondante le leggi e misurante la giustizia, contrapposto a una visione in cui le leggi nascono da "patti vantaggiosi" e la giustizia è definita da ciò che è stabilito legalmente (Ibidem, II, 359a). Si evidenzia il conflitto tra apparenza e verità, e la potenziale sofferenza del giusto di fronte all'ingiustizia (Ibident, II, 365c; Ibidem, II, 361e-362a).
○ La Filosofia come Ascesi verso l'Essenza: La filosofia è concepita come "una disciplina che sveli... un po' di quell'essenza che perennemente è, e che non subisce le vicissitudini della generazione e della corruzione." Viene definita un'"ascesi" che porta a combattere per raggiungere "ciò che è" oltre le "molte singole apparenze" (Ibidem, VI, 492b-VII, 493a).
○ La Verità e l'Intelletto: L'anima del vero filosofo è descritta come colei che si volge "tutta sola in se stessa" per penetrare l'essenza immutabile, distinguendo ciò che è percepibile ai sensi da ciò che l'anima vede intellegibilmente. La difficoltà nel conoscere alcune verità è attribuita alla nostra stessa natura intellettiva, simile al modo in cui gli occhi dei pipistrelli non vedono la luce del giorno.
○ Relativismo e Scetticismo: Viene presentata la posizione sofistica secondo cui "quel che ogni città ritiene giusto e bello, tale è per essa finché lo reputa tale" (167 a-d), posizione che prelude allo scetticismo.
○ L'Idea del Bene (Platone): Citando Platone, si afferma che "quando la si è veduta, la ragione ci porta a ritenerla per chiunque la causa di tutto ciò che è retto e bello" (Ibidem, 517b-c), paragonando il Bene al sole che illumina il mondo visibile e largisce verità e intelletto nel mondo intelligibile. Viene criticato il ricorso platonico a un mondo "altro" di "forme ideali" che non influenzano il movimento e la trasformazione delle cose sensibili.
○ L'Intelletto e il Bene Supremo (Aristotele): Si afferma che "il pensiero nella sua essenza ha per oggetto ciò che, nella propria essenza, è ottimo" e che l'intelletto pensa se stesso per partecipazione all'intellegibile, identificandosi con il suo oggetto.
○ La Verità come Manifestazione dell'Essere: Vengono presentate definizioni di verità da Avicenna ("La verità di ciascuna cosa è la proprietà del suo essere, quale le è stato assegnato"), Sant'Agostino ("La verità è la manifestazione di ciò che è"), e Sant'Ilario ("Il vero è dichiarazione o manifestazione dell'essere"). San Bonaventura è citato riguardo al percorso verso Dio che passa attraverso la realtà corporea e la mente interiore, immagine di Dio. La verità è vista come fondamento della dignità e bontà di ogni ente.
○ L'Assurdità dell'Esistenza (Sartre): Attraverso la citazione di Sartre ("la realtà è un assurdo") e la descrizione del sentimento di "nausea" di fronte alla contingenza e all'assurdità del reale, viene introdotta una prospettiva nichilista.
○ Il Nichilismo e la Civiltà dei Consumi: Il nichilismo è collegato alla "civiltà dei consumi" in cui, mancando una "verità" della realtà e un "destino" per l'uomo, il consumo diviene l'unico rapporto possibile con essa, spesso fine a se stesso.
○ La Necessità della Grazia (Sant'Agostino): Viene sottolineata la necessità della grazia divina non solo per la beatitudine ma anche per aderire alla verità, citando Sant'Agostino sul ruolo del "Cristo interiore" come "immutabile Virtù di Dio e la sempiterna Sapienza".
○ La Certezza e il Metodo (Descartes): Viene presentato il pensiero di Descartes sulla conoscenza di sé ("io sono una cosa che pensa") e sulla regola generale che "tutte le cose che noi concepiamo molto chiaramente e molto distintamente sono vere". La veridicità di questa regola è fondata sull'esistenza e la perfezione di Dio come garante delle nostre facoltà conoscitive.
○ Le Idee Innate (Leibniz): Viene esposta la concezione di Leibniz secondo cui "nulla entra naturalmente nello spirito dall'esterno" e che abbiamo tutte le forme nella mente, esprimendo confusamente ciò che penseremo distintamente in futuro, riprendendo la nozione platonica della reminiscenza.
○ Critica della Nozione di Sostanza Pura (Locke): Viene riportata la critica di Locke all'idea di sostanza pura come un "non so quale sostegno" delle qualità, paragonandola alla spiegazione indiana del mondo sostenuto da un elefante su una tartaruga.
○ Il Limite della Ragione (Hume): Viene presentata la posizione di Hume sulla "infaticabile tendenza" della ragione a cercare la causa degli eventi e sul poco motivo di fidarsi di essa se ci inganna su oggetti importanti.
○ Idealismo Trascendentale (Husserl): Viene introdotto l'idealismo fenomenologico di Husserl, focalizzato sul "senso dell'oggetto essente" per l'ego e sull'analisi descrittiva della coscienza intenzionale, lasciando aperta la questione dei limiti del suo metodo.
○ Il Desiderio Ineludibile di Verità (Montale): Attraverso citazioni di Montale, viene evidenziato l'"ineliminabile desiderio e attesa dell'uomo" di scoprire "uno sbaglio di Natura, il punto morto del mondo, l'anello che non tiene, il filo da disbrogliare che finalmente ci metta nel mezzo di una verità." Viene anche espresso il conforto paradossale nel giungere alla consapevolezza di "non saper mai nulla".
○ L'Intelligenza come Facoltà Attiva di Sintesi (Gilson): Viene citato Étienne Gilson che sottolinea come "il movimento reale dell'intelligenza non è spiegato se non si vede in essa, prima di tutto, una facoltà attiva di sintesi." Vengono forniti esempi di ricerca congiunta per illustrare questa attività sintetica.
○ L'Amore per la Verità e la Certezza Morale (Giussani, Newman): Viene affrontato il tema dell'amore per la verità e delle "certezze morali" che riguardano il significato del comportamento umano. Don Luigi Giussani descrive come alcune certezze (es. l'amicizia, l'amore materno, la fiducia) non siano raggiungibili con metodi scientifici ma attraverso un complesso di "indizi" convergenti. Viene sottolineata l'importanza dell'attenzione alla vita altrui e della "genialità" umana nel cogliere queste certezze. Newman parla di una capacità di cogliere il "cumulo delle probabilità" per giungere a prove legittime per la certezza.
○ L'Analogia dell'Essere (San Tommaso): Viene spiegata la dottrina tomista dell'analogia dell'essere, che implica una dialettica tra essere e non essere e una partecipazione all'Essere divino, "essere senza misura". L'essenza, la natura o la quiddità sono definite come la "misura della perfezione dell'essere" che distingue un ente dagli altri. Si afferma che solo in Dio l'essenza coincide con l'essere stesso.
○ Il Desiderio Naturale di Dio (San Tommaso): Si afferma che in ogni atto conoscitivo umano c'è un'implicita conoscenza di Dio come fondamento di ogni verità. La volontà è definita come l'"appetito intellettuale" che tende al bene ultimo dell'uomo, la piena conoscenza dell'essere.
○ La Contingenza dell'Essere Finito e la Causalità Divina (San Tommaso): Viene argomentato che l'ente finito non ha in sé la ragione del proprio essere, ma è contingente e causato da altro, culminando nella dimostrazione che Dio è l'"essere stesso per sé sussistente", unica causa adeguata di ogni ente finito. L'atto creativo è proprio di Dio, e l'essere partecipato dalle creature è radicato nell'atto dell'essere divino.
○ Il Desiderio come Tendenza alla Perfezione (San Tommaso): La bontà dell'essere esclude l'inutilità del desiderio, che è espressione della tendenza di ogni ente alla propria perfezione. L'uomo, consapevole di questo desiderio, trae una ragionevole speranza che l'Essere gli si doni secondo la misura della sua natura intelligente e libera.
○ L'Ordine dell'Universo e l'Attrazione verso Dio (Dante): Viene citato un passo dalla Divina Commedia in cui Dante descrive l'ordine tra tutte le cose, che rende l'universo simile a Dio, e l'attrazione di ogni natura verso il suo principio e fine ultimo, Dio.
○ Il Giudizio di Gusto (Kant): Viene presentata la definizione kantiana del bello come "ciò che è rappresentato, senza concetti, come l'oggetto di un piacere universale", derivante dal piacere disinteressato che esso suscita.
○ L'Unità di Individuo e Cosmo (Hegel): Viene esposta la visione hegeliana secondo cui separare individuo e cosmo è opera di astrazione, mentre l'"intuizione pura o rappresentazione artistica" rifugge tale separazione, mirando all'unità.
○ Definizione di Persona (San Tommaso da Boezio): Viene difesa la definizione boeziana di persona come "sostanza individuale di natura razionale (substantia individua rationalis naturae)". La persona è un individuo autonomo, un "supposito" di natura razionale, il "quanto di più nobile c'è in tutto l'universo".
○ Libertà e Autodeterminazione della Persona (San Tommaso): La natura intellettuale della persona implica il dominio dei propri atti e la capacità di provvedere a se stessa. La persona è voluta da Dio come un assoluto e per sempre. La spiritualità della persona si oppone alla sua finalizzazione a progetti ideologici.
○ L'Intelletto Agente e Possibile (Aristotele e San Tommaso): Viene spiegata la distinzione tra intelletto agente (che rende intelligibile il possibile) e intelletto possibile (che riceve le forme intelligibili). L'intendere è attribuito all'uomo in quanto uomo, non accidentalmente.
○ L'Autoconservazione e la Libertà (Wojtyła): Viene citato Karol Wojtyła che sottolinea come l'impulso di autoconservazione non abbia un dominio assoluto sulla persona, come dimostrato dal suicidio.
○ Il Desiderio di Dio come Inclinazione Naturale (San Tommaso): La volontà è naturalmente orientata a desiderare Dio come fine ultimo, anche se questa inclinazione non è sempre esplicitamente cosciente e non sottostà al libero arbitrio. Tutte le altre facoltà e inclinazioni sottostanno invece al giudizio della ragione e al libero arbitrio.
○ Necessità e Volontà (San Tommaso): Viene chiarito che non c'è contraddizione tra volontario e necessario quando la necessità riguarda il fine naturale della volontà, da cui procede ogni suo movimento. La volontà umana, pur tendendo necessariamente al bene perfetto, non è mossa per necessità da un bene particolare, potendo giudicare la relatività dei beni finiti e scegliere liberamente.
○ L'Amore come Tensione Verso l'Altro (San Giovanni della Croce, Hopkins, Lewis): Attraverso citazioni di San Giovanni della Croce, G.M. Hopkins e C.S. Lewis, viene esplorata la dinamica del desiderio umano verso un "Altro" trascendente, sperimentato come mancanza e tensione inappagabile nei beni finiti. Lewis descrive la gioia come il desiderio di "qualcos'altro, fuori di te".
○ L'Alienazione e la Negazione della Creaturalità (Marx): Viene riportata la visione di Marx sull'alienazione, in cui un essere si considera indipendente solo quando è padrone di sé e debitore a se stesso della propria esistenza, criticando la dipendenza dalla "grazia altrui".
○ Il Ruolo della Volontà nell'Intelletto (San Tommaso): La volontà muove tutte le potenze dell'anima verso i loro atti, incluso l'intelletto. Intelletto e volontà si influenzano reciprocamente nel processo decisionale.
○ Diverse Concezioni della Persona (Kant, Eucken, Rickert, Hartmann, Scheler, Lavelle, Mounier): Vengono presentate diverse prospettive filosofiche sulla persona, focalizzandosi sul carattere assiologico ed etico (Kant), sulla sua essenza sociale e relazionale (Scheler, Lavelle, Mounier), distinguendola dall'individuo ripiegato su se stesso. Mounier afferma che "la mia persona non è il mio individuo".
○ La Persona come Relazione (San Tommaso e prospettiva relazionale): Anche San Tommaso, parlando delle Persone divine, indica la relazione come elemento costitutivo, ma come relazione sussistente nella natura divina. Viene sottolineata l'importanza del rapporto con l'altro per la piena realizzazione della persona.
○ L'Amore Disinteressato e il Desiderio di Sparire per il Bene dell'Amato (Shakespeare): Viene citato un sonetto di Shakespeare che esprime un amore talmente grande da desiderare di sparire dai pensieri dell'amato se ciò dovesse causare dolore.
○ La Relazione con il Destino e il Fondamento del Valore (Ventorino): L'uomo è concepito come relazione reale con il suo destino di eternità e felicità assoluta, cioè con Dio. Senza la coscienza di questo rapporto, si perde il valore di sé e degli altri, aprendo la strada a ogni arbitrio.
○ Il Potere come Criterio Assoluto e la Trascendenza della Persona (Guardini): Viene presentata la riflessione di Romano Guardini sull'aumento del potere nell'età moderna e sul rischio che diventi criterio assoluto in mancanza di un riferimento alla natura razionale ordinata, la cui trascendenza implica l'assolutezza della persona come valore intrasgredibile.
RANCESCO VENTOK
LE GRANDg UESTIONg
ApPl1Ilti d' Metafisica Presentazione d Adriano Bausol I I
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ITACA Via Amendola, 97 Tel. e Fax 0545/34448 48022
Lugo di Romagna (Ra)
Francesco Ventorino
LE GRANDI
QUESTIONI r
Appunti di metafisica
Prima edizione
Prima ristampa
-
-
Ottobre 1986
Novembre 1987
Prima edizione TOOLS © TOOLS
-
-
Marzo 1992
Faenza
un marchio di proprietà Edit Faenza Itaca
TOOLS è
-
EDIT FAENZA
snc
Via Renaccio, 1 Tel. e Fax 0546/26161 48018 Faenza (Ra) soc. coop. a r.l, Via Amendola, 97 Tel. e Fax 0545/34448
ITACA
48022
Lugo (Ra)
Proprietà letteraria
riservata
Nessuna parte di questa
può senza
essere
pubblicazione riprodotta
il permesso scritto dell'editore
Presentazione
Presento volentieri la torino Le grandi questioni
edizione dell'opera di Francesco VenAp.punti di rnetajisica. Si tratta di un opera che unisce il rigore del pensiero alla chiarezza e all'efficacia didattiche. Mi sembra che i punti caratterizzanti questo libro, tutti meritevoli di consenso, siano sostanzialmente tre. nuova
Anzitutto, una capacità serena e attiva di aprirsi alla fatica del pensiero umano, ovunque esso si riveli seriamente animato da una ricerca di verità. È importante vedere come questa serietà e questa apertura vengano radicate da Ventorino proprio nella fede in Cristo. Come dice lo stesso Autore, nella «fedeltà alla propria identità cristiana c'è il principio dell'apertura ad ogni uomo che abbia tentato di cercare e di dire la verità». È costitutivo essenziale dell'identità cristiana la fede nella verità, la fiducia nell'armonia tra il credere e la ragione, con la serenità che deriva dalla fede nella Incarnazione e nella Redenzione. Chi riconosce la storia recuperata, attraverso Cristo, ad una prospettiva di salvezza, non vede nell'umanità una massa senza positività, non vi ravvisa una dannazione senza speranza di redenzione. Al consua ragione. È quel'altro, anche un insegnamento essenziale di S. Tommaso d'Aquino, che Ventorino ha fatto decisamente proprio. Il presente libro è buon testimone di una notevole capacità di discussione e di dialogo.
trario, costui ha fiducia nell'uomo, ed anche nella sto, fra
Dal punto di vista del metodo secondo punto caratterizzante rilevo l'uso frequente, sapientemente esercitato (senza eccessi, che ridurrebbero il libro ad una antologia, e senza manipolazione dei te—
—
sti) di pagine decisive dei grandi pensatori del passato, ed anche
temporanei. Scaturisce da tale metodo
un
risultato sinfoniale
con-
degno
di
6
Presentazione
nota, capace di dare vivacità anche alla trattazione
degli argomenti più
tecnici. Terzo aspetto che vorrei sottolineare: Ventorino sa sua opera le prospettive Rlosofiche proprie
parte della
legare
in
ogni
fondamen-
—
talmente della tradizione tomistica, con un discorso esperienziale che coinvolge il lettore, e lo allontana dal deserto delle pure astrazioni, per portarlo nel pieno delle problematiche più vitali per l'uomo. È stata una buona idea quella di ripubblicare questo volume. —
Adriano Bausola
Premessa
Questo strumento
testo è
per
stato costruito
l'insegnamento
«S. Paolo» di Catania. È stato pensato come un
lungo il corso di molti armi, come Meta/sica, presso lo Studio Teo-
della
logico
luogo
di incontro
con
i
grandi
testimoni
pensiero occidentale, onde penetrare con loro in quelle questioni cosi fondamentali che la ragione umana non può non porsi. Per questo ho privilegiato la citazione diretta e ampia di molti brani delle opere dei nostri filosofi e dei nostri poeti, che ho ritenuto utili, per la precisione o la suggestione del loro linguaggio, ad indurre a del
pensare
e
ad aiutare
a
comprendere
la tradizionale tematica metafisi-
ca.
Non posso, tuttavia, nascondere che alla citazione stessa di questi una interpretazione e soprattutto un modo di porre le domande, che derivano da una personale visione della realtà. Sono, infatti, convinto che la fede in Cristo, vissuta dentro la Chiesa cattolica, tende a costituire una soggettività umana, che matura un giudizio critico e sistematico su tutto nel continuo paragone con ogni altro
brani presiede
tentativo di soluzione teoreticamente convincente
o
con
ogni altra
te-
di ricerca sofferta. Da questa mia convinzione deriva la predilezione per la lettura di S. Tommaso d'Aquino, che del resto non esclude, in questo lavoro, stimonianza
lapporto di molti altri contributi. Questo Santo, infatti, ha offerto una significativa indicazione di metodo a chiunque voglia paragonare con la fatica della ragione: ha mostrato come nella fedeltà alla propria identità cristiana ci sia il principio dell'apertura ad ogni uomo che abbia tentato di cercare e di dire la verità, cosicché, da un canto risulta più ragionevole il credere e, dall'altro, si valorizza la ragionevolezza che c'è in ogni altra posizione umana.
il dato della fede
In
un
tempo in cui pensare per trovare le ragioni ultime della vita
8
Premessa
e delle cose è divenuto arduo a causa dell'ambiente distratto e
dispe-
dove la distrazione è giustificata dalla disperazione teorizzata come ultima possibilità della ragione questo testo vuole essere un suggerimento, una sfida, una proposta di esperienza rato in cui viviamo
—
—
llII1 RIA.
L'Autore
1. L'ISTANZA METAFISICA E LA SUA NATURA
1. La scienza di ciò che è, in quanto è «Tutti gli uorruni ha scritto Aristotele sono protesi per naalla conoscenza: ne è un segno evidente la gioia che essi provano per le sensazioni, giacché queste, anche se si mette da parte l'utilità che ne deriva, sono amate di per sé» (Metafisica, I, —
—
tura
980a). Le sensazioni, però, pur essendo fondamentali per l'acquisizione di conoscenze, non ci spiegano le cause di nulla: perciò la sensazione non può identificarsi con la Sapienza. Le sensazioni ci dicono il che, ma non il perché e la causa (c&a p;. Ibi em I, 98
«Tutti ritengono ne
le prime
invece
—
cause e
i
princtpi» (Ibidem, I,
Si definisce cosi la Metafisica
della
natura
che la cosiddetta Sapienza
—
come
la
concer-
98 1b).
conoscenza
della prima
causa e
di ciò che è:
«C'è una scienza che studia l'essere in quanto-ess-ere e le-proprietà che gli sono inerenti per la sua stessa natura. Questa scienza non si identifica con nessuna delle cosiddette scienze particolari, giacché nessuna delle altre ha come suo universale oggetto di in-
dagine l'essere-in-quanto-essere, ma ciascuna di esse ritaglia per proprio conto una qualche parte dell'essere e ne studia gli attributi, come fanno, ad esempio, le scienze matematiche» (Ibidem, IV, 1003a). dice, dunque, giustamente che non solo la Metafisica ha come oggetto di indagine ciò che è, cioè l'essere (oggetto materiale), ma che essa lo guarda in quanto è, cioè in quanto essere (oggetto formale). Si
Le
10
L'universalità dell'oggetto della
sua
indagine
si
coniuga
grandi questioni
con
dell'indagine questa Scienza interessa tutto in la causa prima e la natura. vuoi conoscere questa presenza tà
2.
stessa: a
la
specifici-
quanto
è, di
L'origine della istanza metafisica
Secondo
Aristotele, l'istanza del
sapere metafisico è di natura
squisita-
infatti sorge e si sviluppa col puro scopo del saLa metafisica, pertanto, è l'unica scienza libera, che trova, cioè, pere. la propria ragione di essere in se stessa e non nella soddisfazione di altri bisogni «pratici» dell'uomo. mente teoretica: essa
«Che essa non sia una scienza produttiva risulta con chiarezza anche da qualche considerazione su quelli che diedero inizio alla riflessione filosofica; infatti gli uomitn, sia nel nostro tempo che dapprincipio, harmo preso dalla meraviglia lo spunto per filosofare,
poiché dapprincipio
essi si
stupivano dei fenomeni che
portata di mano e di cui essi in un secondo momento, a poco
no a e
modo, affezioni della luna stesso
si trovarono di fronte
era-
sapevano rendersi conto, poco, procedendo in questo
non a
a
maggiori difficoltà, quali le
del sole e delle stelle e l'origine dell'universo. Chi è nell'incertezza e nella meraviglia crede di essere nell'ignoranza (perciò anche chi ha la propensione per le leggende è, in un certo modo, filosofo, giacché il mito è un insieme di cose meravigliose) e quindi, se è vero che gli uomini si diedero a filosofare con lo scopo di sfuggire all'ignoranza, è evidente che essi
perseguivano la
e
scienza col puro scopo di sapere
e non
per
qualche
bisogno pratico. corso degli eventi, giacché solo loro disposizione tutti i mezzi indispensabili alla vita e (quelli) che procurano benessere e agiatezza, gli uomini incominciarono a darsi ad una tale sorta di indagine scientifica. È chiaro, allora, che noi ci dedichiamo a tale indagine senza mirare ad alcun bisogno che ad essa sia estraneo, ma, come noi chiamiamo libero un uomo che vive per sé e non per un altro,
E
ne
è testimonianza anche il
quando
furono
a
come la sola che sia libera, soltanto esiste di per sé» (Metafisica, I, 982b).
cosi anche consideriamo tale scienza
giacché
essa
L'rstanza rnetajisica
la
e
11
sua natura
3. L'istanza etica Di natura prevalentemente etica si presenta l'istanza metafisica in Platone. Essa sorge dalla domanda circa l'esistenza di «un
bene che
lieti di possedere perché ci è caro per bramiamo i vantaggi che ne conseguono» (La Re-
saremmo
sé, perché pubblica, II, 357b). È la domanda sull'esistenza di non
Glaucone dice
a
un
Bene assoluto. In
quel
contesto
Socrate:
«Ho una grande voglia di sentire che cosa sono giusto e ingiusto, e che potere hanno per sé quando sono dentro l'aroma» (Ibidem, II, 358b).
Un Bene,
dunque che stia a fondamento delle leggi e ne misuri la giustizia; invece, sembra che gli uomini abbiano incominciato a porre le leggi, mossi dal desiderio di fare «patti vantaggiosi» fra di loro, e «hanno dato
nome di legittimo e giusto a ciò che è stabilito dalla è dunque per essi l'origine della giustizia, questa la Questa legge. sua essenza» (Ibidem, II, 359a).
Un Bene
che, inoltre,
si
imponga al
cuore
dell'uomo
e
nella società,
dove, invece, sembra che si impone a forza anche sulla verità ed è il fattore decisivo della felicità» (Ibident, II, 365c),
«l'apparenza
la giustizia e sconfitta dalla ingiustizia; dove si vede l ingiusto domilo stato e godere di onori e persino di buona fama, mentre sappiamo che il giusto e
nare