Le Apocalissi gnostiche. Apocalissi di Adamo, Pietro, Giacomo e Paolo

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Le Apocalissi gnostiche. Apocalissi di Adamo, Pietro, Giacomo e Paolo

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Le Apocalissi gnostiche Apocalissi di Adamo, Pietro, Giacomo, Paolo A CURA DI LUIGI MORALDI

ADELPHI EDIZIONI

© 1987 ADELPHI EDIZIONI S.P.A.

MILANO

WWW.ADELPHI.IT ISBN 978-SB-459-2012-7

Edizione

Anno 2020

2019

2018

2017

4

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IO

INDICE

Prefazione

di Luigi Moraldi

IX

LE APOCALISSI GNOSTICHE APOCALISSE DI ADAMO

3

APOCALISSE DI PIETRO

19

LA PRIMA APOCALISSE DI GIACOMO

31

LA SECONDA APOCALISSE DI GIACOMO

47

APOCALISSE DI PAOLO

63

COMMENTO E NOTE Sigle e abbreviazioni

71

L'«Apocalisse di Adamo>>

73 97

Note L'« Apocalisse di Pietro » Note

105 147

La prima «Apocalisse di Giacomo» Note La seconda «Apocalisse di Giacomo» Note L' «Apocalisse di Paolo>> Note

151 178 185 212 219 232

BIBLIOGRAFIA I trattati gnostici scoperti a Nag Hammadi

237

Bibliografia generale

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PREFAZIONE

A partire dal fii secolo a.C. cominciò a diffondersi nel mondo antico la sensazione che un giudizio divino fosse imminente; si immaginava, in modi e tempi di­ versi, un mutamento radicale nel mondo. Qui ci interessa un preciso settore della cultura di allora, quella ebraica del periodo posteriore all'esilio babilonese e più precisamente dal III secolo a.C. al II d.C. È un periodo per il quale gli studiosi preferi­ scono parlare di cultura giudaica piuttosto che ebrai­ ca, ed io mi atterrò a questa giustificata distinzione. In pieno esilio babilonese il profeta Ezechiele, con­ siderato il 'padre' del giudaismo, tracciò le linee es­ senziali dell'escatologia biblica (Ez., 34-37), linee che trovarono piena e poetica formulazione nel c Deute­ roisaia• di poco a lui posteriore (Is., 40-55). Da allora l'escatologia ebbe un valore sempre più caratterizzan­ te per la profezia. Si tratta in sostanza di una formula­ zione in due tempi: in passato gli eventi nazionali eb­ bero un certo corso (sfortunato); da ora in poi inizia un futuro imminente apportatore di salvezza e libera­ zione da ogni forma di schiavitù: per la nazione e per il popolo ci saranno salvezza e felicità eterna, amore

x

PREFAZIONE

eterno, alleanza eterna (Is., 45, 17; 51, 11; 54, 8; 55, 3), immaginati sempre e solo quaggiù: c Dimenticate le cose passate, non badate più alle cose antiche. Ecco sto per fare una cosa nuova ... Aprirò una strada nel de­ serto, farò scorrere fiumi nella desolazione • (Is., 4J, 18-19). E poco più tardi il profeta Aggeo: «Prima ... avevo colpito ... Da oggi in poi benedirò • (Ag., 2, 1519). Descrizioni escatologiche troppo rosee, in netto contrasto con. le condizioni sociali e politiche del tem­ po � e una parte del popolo reagiva negativamente, mentre un'altra passava di illusione in disillusione. Qualcosa di nuovo e di diverso stava comunque per nascere e presto si sarebbe imposto. Era l' ideo­ logia messianica, che avrebbe poi alimentato animi e ambienti già saturi di escatologismo. I tempi nuo­ vi cullati dai profeti esigevano qualche personalità che intervenisse concretamente nel corso della sto­ ria per realizzare una salvezza che solo Dio poteva dare a un popolo povero, disperso, sempre lontano dal­ la libertà: Persiani (nel 549-330 a.C.), Seleucidi (nel 312-364 a.C.), Romani (nel 63 a. C.-135 d.C.) avevano dominato la nazione, con la sola breve interruzione degli Asmonei. Non si pensava a un intervento diretto di Dio, ma a un suo rappresentante: secondo alcuni un discendente di David, secondo altri un personag­ gio della tribù di Levi, del ramo sacerdotale di Aron­ ne; altri ancora proponevano due messia, uno laico, l'altro sacerdote; si stentava a trovare una precisa in­ dividuazione. Messianismo ed escatologia presentavano un com­ plesso di sfaccettature in cui si riconoscevano le aspet­ tative di tutti. La voce dei profeti era ormai cessata e relegata ai margini. «E avverrà che se alcuno farà an­ cora il profeta, suo padre e sua madre ... gli diranno: «Non hai diritto alla vita perché dici menzogne in no­ me dell'Eterno". Lo trafiggeranno suo padre e sua ma­ dre che lo hanno generato, perché fa il profeta • (Zc., 13, 3). In parte collaterale a questi movimenti, in parte

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XI

sotto la spinta di un dualismo cosmico di origine ira­ nica o per un semplice dualismo etico, sorse e si ingi­ gantì un movimento che, molto più tardi, la lingua greca chiamerà c apocalittico:.. Suo scopo, in tanta confusione, era indirizzare l'attenzione alla scoperta del passato e del presente per giungere ad afferrare il senso di tutta la storia. L'apocalittica immagina la sto­ ria universale come una unità alla quale Dio ha sta­ bilito un termine che segnerà il trionfo completo e de­ finitivo dei giusti, per i quali avrà luogo l'inizio di una nuova epoca senza storia: sarà l'epoca della salvezza, della felicità e della libertà - naturalmente in un mon­ do rinnovato, dopo la radicale eliminazione di tutti i malvagi, alla fine di grandi conflitti e dopo uno straor­ dinario intervento risolutivo della divinità. Nella linea della fede di A bramo e di Mosè sarebbe finalmente ap­ parsa la motivazione e la finalità sia di tanti eventi pas­ sati sia dei travagliatissimi giorni presenti, e tutti allora avreb bero constatato la fedeltà del Dio dell'alleanza a tante promesse fatte ai giusti, poiché dopo la terribile lotta cosmica tra giusti e malvagi e dopo il giudizio finale sul mondo, avrebbe avuto inizio il regno di Dio su questa terra. Un profeta sconosciuto, che per vari motivi chiamiamo Pseudo-Isaia, annunziò l'apocalittica così: Ecco l'Eterno smuove la terra, la rende deserta, ne sconvolge la superficie e ne disperde gli abitatori ... nelle città è rimasta solo la desolazione ... Si odono alte voci e grida di gioia acclamanti dal mare la maestà dell'Eterno (Is., 24, 1-4) E ancora: Le cateratte del cielo si apriranno e si scuoteranno le fondamenta della terra. La terra si schianterà, la terra si squasserà tutta,

XII

PREFAZIONE

la terra tremerà come un'amaca: grava su di essa la sua iniquità, cadrà e più non si alzerà ... L'Eterno punirà in alto l'esercito di lassù e qui in basso i re della terra (Is., 24, 18·21) Lo Pseudo-Isaia ne parla in termini poetici nei capi­ toli 24-27, mentre un altro profeta, Ezechiele, scende nei particolari e descrive l'immenso esercito apocalit­ tico dei malvagi comandato da Gog che con furia de­ vastatrice cala dal Nord reclutando tutti i malvagi; ma quando giungerà ai confini del paese dei giusti per la battaglia decisiva, l'Eterno lancerà la sua spada e ogni genere di mali (fuoco, zolfo, grandine, peste, ecc.) con­ tro Gog e il suo esercito. Ai giusti resterà il compito di becchini, e per mesi purificheranno il paese prima che inizi per loro l'epoca della felicità e della pace quag­ giù, dove erano stati per lungo tempo oppressi (Ez., 38-39). L'asideo o esseno Daniele aveva presente gli scempi compiuti da Antioco IV (175-164 a. C.) e va molto più avanti sulla strada apocalittica. Al mondo rinnovato e retto da una stabile teocrazia appartengono già fin d'ora quanti vivono nell'attesa della palingenesi: cosi nell'apocalittica di Daniele (Dn., 7-12) si introduce per la prima volta nella cultura ebraica la fede nella risur­ rezione dei giusti, morti prima della grande battaglia finale del male contro il bene: c Molti di coloro che dormono nel paese della polvere si desteranno, gli uni per la vita eterna, gli altri per la vergogna e il ludibrio eterno,. (Dn., 12, 2). La statua di quattro metalli (oro, argento, ferro, bronzo) e dai piedi di argilla (Dn., 2) è l'emblematico simbolo ideato da Daniele per indicare l'universalità e sostanziale unità della storia, del momento presente, passeggero e presago del futuro, quando il suo pie-

PREFAZIONE

XIII

de -colpito da un semplice sasso gettato da Dio -sca­ tenerà la catastrofe finale, apocalittica. Dai profeti della Bibbia conosciamo le linee carat­ teristiche dell'apocalittica, ed è facile immaginare qua­ le vasto influsso essa ebbe sulla massa di credenti che, oppressi, attendevano l'instaurarsi della teocrazia. Ma a partire almeno dal III secolo a.C., cominciò a dif­ fondersi anche un'altra letteratura che siamo soliti con­ siderare 'apocrifa', perché non ebbe la fortuna di es­ sere accolta nel canone biblico, ma che forse- era an­ che più popolare di quella. Questa abbondante e va­ ria letteratura fu in seguito distrutta (dal II secolo d. C. in poi) da coloro che avevano conquistato l'auto­ rità di c maestri • ed eliminata dalla circolazione; una parte fu scoperta dall947 in poi tra i manoscritti es­ seni, mentre una parte ci è stata conservata dai cri­ stiani in traduzioni greche, latine, etiopiche, copte, ecc.: queste versioni furono dapprima raccolte da R.H. Charles e più di recente da ].H. Charlesworth. Da que­ ste raccolte possiamo farci un'idea abbastanza precisa della letteratura di quei tempi. A l sorgere del cristianesimo la Palestina si trovava in una· situazione sociale, politica, religiosa di diffusa inquietudine e turbolenza. E appare strano che il Van­ gelo, con un messianismo così preciso e un escatolo­ gismo profondo e singolare, abbia recepito così poco dall'apocalittica. Eppure è così. c Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha stabilito di sua propria autorità • (At., l, 7) è la risposta del Cristo risorto alla domanda degli apostoli sul quando sarà stabilito il regno di Dio quaggiù. E altrove: c Quanto poi a quel giorno e a quell'ora, nessuno ne sa nulla, neppure gli angeli dei cieli, né il Figlio: lo sa soltanto il Padre • (Mt., 24, 36). Nei Vangeli troviamo le cosiddette c apocalissi sinottiche • e il loro testo fondamentale è rappresentato dal cap. H del Vangelo di Marco, dal quale dipendono gli altri due evangelisti (Matteo per i tratti che si leggono nei capp. 10; 13; 24;

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XIV

Luca nel cap. 21), come ritiene la critica testuale neote­ stamentaria. Espressioni come: c Quando sentirete par­ lare di guerre ... Insorgerà popolo contro popolo ... Vi saranno terremoti e carestie. Questo è soltanto l'inizio dei dolori del parto ... A llora il fratello consegnerà a morte il fratello, e il padre il figlio ... Guai alle donne incinte o che allattano ... Pregate che ciò non venga d'inverno ... Una tribolazione tale non ebbe mai l'egua­ le ... Dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà e la luna non darà più il suo chiarore, le stelle cadranno dal cielo, e le potenze che sono nei cieli saranno squas­ sate .. . » (Mc., JJ ) 1 Queste espressioni sono state va­ gliate sotto ogni punto di vista, storico, letterario, te­ stuale, e l'analisi si è conclusa con un giudizio ne­ gativo in merito alla loro autenticità come parole di Gesù: non hanno il timbro delle parole di Gesù; sono brani tratti da scritti apocalittici giudaici a Cri­ sto contemporanei. .

L'ambiente della predicazione di Gesù era indubbia­ mente saturo di apocalittica, ma le parole che portano il suo timbro autentico e vertono direttamente sul­ l'argomento sono sempre di netto rifiuto: egli non volle mai porsi su questa strada; al contrario, assegnò agli apostoli il compito di predicare sino ai confini del mondo (At., l, 8; Mt., 28, 19-20). Nel pensiero evan­ gelico, che è pensiero cristiano, l'unica Apocalisse è Gesù Cristo. E l'apostolo Paolo non si riallacciò mai alle immagini bellicose dell'apocalittica, ma si man­ tenne sempre nella centralità dell'azione e della per­ sona del Cristo. L'Apocalisse nel senso contenuto in alcuni testi pro­ fetici e in tanta letteratura apocrifa giudaica fu di tan­ to in tanto una tentazione per molti cristiani, come lo l. Si veda ad esempio Detti segreti di Gesù, a cura di L. Mo­ raldi, Mondadori, Milano, 1975, • Detti profetici e apocalitti­ ci "• pp. 12S.I6S e gli autori citati nella Bibliografia.

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xv

era stata per gli apostoli (nel Medioevo avrà una fiori­ tura fantastica sia letteraria che artistica, non senza precisi riflessi sociali). Ma, per un complesso di fattori oggettivi nella società ebraica intorno al II secolo d. C., la letteratura che sosteneva il movimento apocalittico fu eliminata dalla circolazione (come sopra accennato) sia perché non fu accolta nel canone della Bibbia ebraica, sia e soprattutto perché fu respinta da coloro che a quell'epoca erano i c maestri», e ne distrussero le testimonianze, al punto che i testi ebraici che ora ab­ biamo di essa ci sono stati tutti tramandati, in varie versioni, dai cristiani. Le ragioni di tutto questo non sono chiare e costituiscono un campo di ricerca piut­ tosto animato nei nostri giorni (si veda, sotto, la Bi­ bliografia). Con altri studiosi ritengo che la ricchezza dei movimenti intellettuali del giudaismo di questi se­ coli non si può considerare racch iusa in compartimen­ ti stagni, per così dire; essi non alimentavano soltanto i sentimenti di moltissimi credenti, ma influivano pa­ lesemente nella tormentata vita politica creando spe­ ranze mai soddisfatte (si pensi ad esempio agli anni 66-70 e 1J2-1J5 quando aspettative messianiche, esca­ tologiche e apocalittiche ebbero gran peso sull'azione di molti) e contribuendo in modo determinante alla fine dell'esistenza stessa della nazione e alla dispersio­ ne del popolo. La letteratura cristiana, in epoca relativamente re­ cente (prima metà del II secolo), nella più antica Apo­ calisse di Pietro non accoglie più eventi cosmici o so­ cio-politici (guerre, terremoti, sconvolgimenti terrestri e celesti, ecc.), ma rivolge tutta la sua attenzione all'ar­ rivo di Cristo per il giudizio, finale, e riserva il più grande spazio a un nuovo aspetto dell'apocalittica: la descrizione delle condizioni in cui nell'aldilà si trove­ ranno, dopo la condanna, i malvagi. Ancora maggiore ampiezza (anche perché abbiamo il testo completo) è data, nell'Apocalisse di Paolo, agli stessi aspetti: l'au­ tore accentua qui il giudizio personale che dell'apo-

XVI

PREFAZIONE

calittica giudaica non conserva più nulla; egli vol­ ge lo sguardo alla società nella quale vive e se da essa lo distoglie è solo per descrivere le pene inflit­ te ai malvagi nell'aldilà; a tal punto sono indicativi i suoi riferimenti a questa società, e così espliciti i giu­ dizi che ne dava la sua fede cristiana, che da questo scritto apocalittico è possibile farsi un'idea abbastan­ za precisa di essa. Siamo ben lontani dalle scene apo­ calittiche dei profeti e della letteratura giudaica. Lunga fu la strada percorsa dal genere letterario apocalittico, e anche l'immagine di Dio, del popolo e della società mutò: non più il giudizio in relazione a un popolo, ma a tutti i popoli, non più retribuzioni quaggiù, ma nell'aldilà, non più l'importanza di una fede piuttosto che un'altra; l'attenzione è rivolta alla condotta sociale e in particolare all'amore: gli elementi di giudizio sono unici per tutti e l'attesa apocalittica sostanzialmente diversa: c Ho avuto fame ... ho avuto sete ... sono stato forestiero ... nudo ... malato ... in carcere ... :t (M t., 25, 34 sgg.). Le Apocalissi che qui presento sono dunque anche cronologicamente determinate: avendo il Cristo come soggetto rivelante e rivelato ci portano al periodo clas­ sico della gnosi e dell'apocalittica cristiana. Inoltre, esse sono delle vere A pocalissi -c rivelazioni :t -sulla linea dei Vangeli canonici e gnostici, per i quali l'A pocalisse, T) tbtoK«iÀ.v�t.;. è la stessa persona di Gesù Cristo. L'Apocalisse di Giovanni è l'unica che fa parte del Nuovo Testamento. Essa incontrò molte difficoltà pri­ ma di essere accolta nel canone e alcuni autorevoli personaggi della Chiesa vi si opposero con energia (ad esempio Dionisio, discepolo di Origene, patriarca di Alessandria d'Egitto); tanto che fu accolta nel canone degli scritti sacri solo intorno al V secolo, e tuttora nel la Chiesa greca dall'Apocalisse non si trae alcuna letl. Cfr. Eusebio, HistEccles., VII, xxiV-xxv.

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XVII

tura liturgica. Non è soltanto da oggi che si è notato quanto vicina sia alla letteratura giudaica l'Apocalisse di Giovanni, e si comprende il motivo per cui nell'an­ tichità cristiana vi furono importanti correnti di pen­ siero che tennero verso di essa lo stesso atteggiamen­ to negativo seguito dal rabbinismo verso la letteratura giudaica dello stesso genere.

La traduzione dal testo copto è stata condotta sulla Facsimile Edition of the Nag Hammadi Codices (si vedano nella Bibliografia alla fine del volume i riferi­ menti, per ogni testo, alle altre trascrizioni critiche qui utilizzate). Purtroppo i testi danneggiati, anche grave­ mente, sono molti : nella integrazione delle parti man­ canti perché il foglio di papiro è stracciato o comun­ que non integro, mi sono attenuto a quanto appare più ovvio dal testo che abbiamo; in rarissimi casi ho proposto brevi integrazioni, giustificandole poi in nota e fornendo versioni di altri studiosi. · Nelle versioni mi sono servito del corsivo per indi­ care che la lettura di una parola e di una frase non è interamente sicura. Ho posto tra parentesi, in rari casi, parole utili a una più immediata comprensione del testo. Ho inoltre inserito, tra parentesi quadre, alcuni titoletti per rendere più scorrevole la lettura. La datazione di queste Apocalissi è complessa : esse furono scritte tutte in greco, e poi tradotte in copto. Indicare una data per l'originale è molto ri­ schioso: io comunque propongo per le più antiche una data che va dal 120 al 180. I Codici copti furono nasco­ sti intorno agli anni 330-340, e siccome nel 300 la re­ gione di N ag Hammadi conosceva una notevole fiori­ tura di attività intellettuali (era tra l'altro un luogo oggetto di speciale attenzione da parte del grande pa­ triarca di Alessandria Atanasio, e nel 320 Pacomio vi

XVIII

PREFAZIONE

fondava un monastero), anche se non possiamo datare con precisione la versione dal greco in copto, non pare si sia lontani dal vero indicandone il periodo intorno al 200. N otizie sulla scoperta di N ag Hammadi, sui Codici, sull'ambiente storico e sui problemi di varia natura posti da questo importantissimo reperimento, sono contenute nella mia edizione di Testi gnostici, Utet, Torino, 1982.

LE APOCALISSI GNOSTICHE

APOCALISSE DI ADAMO CODICE V, 64, I

-

8,5, 32

L'Apocalisse (à1toKaÀ.vtiJtc;) che Adamo insegnò a 64 suo figlio Seth nell'anno settecentesimo. Egli disse: Ascolta le mie parole, figlio mio Sethl

[ALLE ORIGINI] Allorché dio mi creò dalla terra, con tua madre Eva, passeggiavo con lei nella Gloria che lei aveva visto nell'eone dal quale siamo venuti.

IO

Lei mi insegnò una parola di conoscenza (yvWcn.c;) del Dio eterno. Assomigliavamo ai grandi angeli eterni. Eravamo, infatti, più grandi del dio che ci aveva creato e delle forze che erano con lui, e che noi non conoscevamo. Allora, adirato, il dio arconte (4pxwv) degli eoni e 20 delle forze, ci divise: noi diventammo due eoni, e cosi la Gloria che era nel nostro cuore, abbandonò me e tua madre Eva; e con essa (la Gloria) la prima cono­ scenza (yvWo\c;) che soffiava dentro di noi.

[ADAMO 80 65



EVA



SETH]

Essa ci abbandonò ed entrò in un altro grande eone e in un'altra grande generazione che non era sorta da quell'eone dal quale siamo venuti noi, io ed Eva, tua madre. Ed essa (la conoscenza) entrò nel seme (crnopti) dei grandi eoni. Per questo motivo io stesso ti ho chiama­ to col nome di quell'uomo che è il seme (crnopti) della grande generazione (yEVEti) che da lei deriva.

10

Da quel giorno, la conoscenza (yvwrnc;) eterna del Dio della verità si allontanò da me e da tua madre Eva. Da quel tempo fummo ammaestrati sulle opere morte, come uomini.

20

Allora abbiamo conosciuto il dio che ci aveva creato- poiché non eravamo estranei alle sue forze - e lo abbiamo servito in timore e schiavitù. Dopo queste vicende il nostro cuore si ottenebrò. Ora nel pensiero del mio cuore addormentato, io vidi davanti a me tre uomini, ma non potei ricono­ sceme l'aspetto.

80

Essi, infatti, non appartenevano alle forze del dio che mi aveva creato, nella loro Gloria erano più gran­ di di queste forze.

66

Questi uomini parlarono; mi dissero : c Adamo, svegliati dal sonno di morte. Ascoltaci a proposito dell'eone e del seme (crnopti) di quell'uomo sul quale andò la vita sfuggita da te e dalla tua compagna (a\l�vyoc;), Eva • ·

10

Udite queste parole da quei grandi uomini che mi stavano di fronte, noi - io ed Eva - sospirammo nel nostro cuore. Ma il signore, il dio che ci aveva creato, si pose

APOCALISSE DI ADAMO

7

davanti a noi. Ci disse: c Adamo, perché in cuor vostro sospirate? Non sapete ch'io sono il dio che vi ha crea- 20 to? Ho soffiato in voi uno spirito (1tVEVIJ.a) di vita affin­ ché siate animà (�x'l')) vivente ». Sui nostri occhi venne allora la caligine. Il dio che ci aveva creato creò da sé un figlio e da Eva, tua madre. A motivo di questo concepimento ...

[Mancano due righe] Poi fui contaminato nel pensiero e, nella mia fol- 67 lia, provai un dolce desiderio (tmihJ!J.ta) di tua madre. Allora il vigore (liKIJ.TJ) della nostra eterna cono­ scenza ci abbandonò, e subentrò in noi la debolezza. Perciò i giorni della nostra vita divennero brevi.

IO

Riconobbi cosi di essere caduto in potere (t!;ovoia) della morte. E ora, figlio mio Seth, ti rivelerò ciò che mi hanno rivelato quegli uomini che vidi prima davanti a me. 20 (DILUVIO E DIVISIONE DEGU UOMINI] Quando avrarino fine i tempi di questa generazione (yeveli), quando saranno giunti al termine gli anni di questa generazione (yeveti), allora Noè, servo di dio ...

[Mancano due righe] Poiché verranno rovesci di pioggia dal dio onni- 69 potente (1taV't'oKpti-rwp) allo scopo di distruggere tutta la carne- dal dio onnipotente (1tav-roKpa-rwp) allo sco­ po di distruggere dalla terra tutta la carne- per mezzo IO di ciò che la circonda, e le persone del seme (rnopa) di quegli uomini ai quali è passata la vita della cono­ scenza (yv�), proveniente da me e da Eva tua ma­ dre. Perché erano estranei a lui.

8 20

LE APOCALISSI GNOSTICHE

Dopo questi eventi, su alte nubi, verranno grandi angeli: questi introdurranno quegli uomini nel luo­ go in cui dimora lo Spirito (1NEV�-LU) della vita ...

[Mancano quattro righe] 70

capirono la grande Gloria di quel riposo. Allora essi (i rovesci d'acqua) verranno dal cielo in terra, e l'intera moltitudine della carne scomparirà nell'acqua. Allora dio placherà la sua collera, e getterà sull'ac­ qua la sua forza.

lO

20

Egli, per mezzo dell'arca (K��w't6�). darà forza (a Mosè) ai suoi figli, alle loro donne, e agli animali nei quali si era compiaciuto, e agli uccelli del cielo, che egli aveva chiamato e posto sulla terra. A Noè, che le generazioni future chiameranno Deucalione, dio dirà: c Vedi, ti ho custodito nell'arca (K��'t6�). e con tua moglie, i tuoi figli, le loro donne, gli animali e gli uccelli del cielo, che tu hai chiamato e posto sulla terra ... » .

[Mancano quattro righe] 71

c

Perciò a te e ai tuoi figli darò la terra.

c Su di essa dominerete sovranamente sia tu che i tuoi figli. c Da te non uscirà alcun seme (rnopa;) di quegli uomini che non stia davanti a me, in un'altra gloria ».

(LA IO

GENERAZIONE D I SETH]

Allora essi saranno come le nubi della grande luce. Verranno quegli uomini che erano stati distinti per mezzo della conoscenza ("(VWW"�) dei grandi eoni e de­ gli angeli. Si presenteranno a N oè e agli eoni.

APOCALISSE DI ADAMO 9 Ma dio dirà a N oè: « Per qual motivo ti sei distolto da quello che ti ho detto, e ti sei creato un'altra generazione (yevE«i) oltraggiando la mia forza? •·

20

Allora Noè risponderà: c Davanti alla tua potenza attesto che la generazione (YEVE«i) di questi uomini non è sorta da me, né dai miei figli, ma da ... • ·

[Mancano quattro righe] 72

... della conoscenza (yv{;jcnt;). Egli libererà quegli uomini, li introdurrà nella lo­ ro terra, una (terra) degna di loro. Costruirà per loro una dimora santa; e da quel nome essi saranno chia­ mati; abiteranno là per seicento anni con una cono­ scenza immortale (acpbapcrta.). Con loro dimoreranno angeli della grande luce. N el loro cuore non vi sarà nulla di indegno, bensi unicamente la conoscenza (yvwcn;) di Dio (dimorerà in essi).

IO

(NOÈ E LA SUA GENERAZIONE] Allora Noè dividerà tutta la terra tra i suoi figli: Cam, Jafeth, e Sem. Dirà loro: c Ascoltate, figli miei, le mie parole! Ecco, ho diviso tra voi la terra. Ma ora servitelo (il crea- 20 tore) con timore e schiavitù, per tutti i giorni della vostra vita. Il vostro seme (rnÉpj.La.) non venga meno •· al cospetto di dio onnipotente (�a.vroKp!i'ttrlp) •..

[Mancano tre righe] Allora Sem, figlio di Noè, dirà: c Il mio seme 73 (rnÉpj.La.) sarà gradito a te e alla tua forza. Con la tua mano forte sigillato (crcppa.y(�Ew), col timore (divino) e con un comandamento; cosicché tutto il seme (rnÉpj.La.) che è uscito da me non si distolga da te e dal dio onni-

IO

LE APOCALISSI GNOSTICHE

IO potente (7ta.v-toKp!i"t'wp), bensi lo serva in umiltà e ti­ more con la sua conoscenza » . Allora verranno altri dal seme (crnÉp1-t4) di Cam e Jafeth. Verranno quattrocentomila uomini, entre­ ranno in un'altra terra e dimoreranno presso quegli 20 uomini che sono sorti dalla grande ed eterna cono­ scenza (�), poiché l'ombra della loro forza pro­ teggerà da ogni opera cattiva e da ogni brama (fm­ thJIJ.ta.) immonda quanti hanno dimorato con loro. Allora il seme (crnÉP!-L4) di Cam e Jafeth formerà dodici regni; e il loro seme (crnÉp1-t4) entrerà nel regno di un altro popolo. 74

Allora gli· arconti degli eoni decideranno contro quanti hanno abbandonato la morta conoscenza per i grandi eoni dell'immortalità (�11pcrta.). E andranno dal loro dio Saclà. Entreranno dalle forze per accusare (KII"t'T}'YOPE�v) gli uomini grandi che sono nella loro Gloria.

Diranno a Saclà: c Che cos'è mai la forza di questi IO uomini, che si sono posti davanti a te, che sono stati presi tra il seme (crntPIJ.a.) di Cam e Jafeth, che raggiun­ geranno il numero di quattrocentomila? Furono intro­ dotti in un altro eone, (diverso da) quello dal quale sono sorti, ed essi travolsero tutta la Gloria della tua forza e il dominio della tua mano. Infatti, attraverso suo figlio, il seme (crnÉp!J.II) di Noè ha eseguito intera­ mente la tua volontà, e (cosi hanno fatto) tutte le 20 forze che sono negli eoni sui quali sovrasta il tuo po­ tere; mentre quegli uomini e quanti risiedono nella loro Gloria, non hanno eseguito la tua volontà. Anzi, hanno distolto tutta la tua moltitudine ».

(FUOCO

E BITUME]

Allora il dio degli eoni darà loro (alcuni) di quelli che lo servono ...

[Manca una riga] essi andranno in quella terra nella quale si tro- 75 veranno gli uomini grandi, che non si sono macchiati e non si macchieranno di brama (rn�ihJp.l4) alcuna; poiché la loro anima (�xii) non è venuta da una mano macchiata, ma è venuta da un grande comando di un angelo eterno. .Allora su quegli uomini sarà gettato fuoco, zolfo .e bitume; fuoco e caligine scenderà su quegli uomini e gli occhi delle forze degli illuminatori (cpwcrn')p) sa­ ranno· accecati, sicché in quei giorni gli eoni non po­ tranno vedere per mezzo di essi.

IO

Scenderanno grandi nubi luminose, e su di esse 20 scenderanno altre nubi luminose provenienti dai grandi eoni. Scenderanno Abrasax, Sablo e Gamaliel, e libere­ ranno quegli uomini dal fuoco e dalla collera; li por­ teranno al disopra degli eoni e degli arconti delle forze; li libereranno, daranno loro l'eterna Gloria della vita e li introdurranno nella forza degli eoni. 50

L'eone indistruttibile è la dimora di quei grandi illuminatori degli angeli santi e degli eoni.

76

Gli uomini diventeranno simili agli angeli, poiché non sono estranei a loro, bensi sono operanti con il seme (U1topli) indistruttibile.

(ULTIMI SCONTRI TRA LE DUE GENERAZIONI] Per la terza volta passerà nuovamente, con gnnde gloria, l'illuminatore (cpwl1'rl)p) della conoscenza (yviil�) per lasciare dopo di sé una testimonianza del se-

IO

12

LE APOCALISSI GNOSTICHE

me (rnÉp(l«) di Noè e dei figli Cam e Jafeth, per la­ sciare dopo di sé alberi fruttiferi. Egli salverà le loro anime (\!Nx'l')) dal giorno della morte, difatti ogni creatura ('�tÀ.�). venuta sulla 20 terra morta, passa sotto il potere {l�oucrt«) della morte. Ma tutti coloro che nel loro cuore riflettono sulla conoscenza (yvWcrt.ç) del Dio eterno non periranno. Poiché non ricevettero lo Spirito (1t'VWll«) da questa so­ vrana autorità, ma l'hanno ricevuto da un sapiente angelo eterno.

Verrà poi il grande illuminatore (q>wcr-r{jp) della conoscenza (yvWcrt.ç) sulla creatura morta che sarà 77 distrutta per opera della discendenza di Seth: egli compirà prodigi e segni a confusione delle loro forze e dei loro arconti.



Allora, costernato, il dio delle forze dirà: « Qual è mai la forza di quest'uomo che è superiore a noi? ». lO

Susciterà, allora, una grande collera contro quell'uomo; e la Gloria si ritrarrà disponendosi nelle case sante da lui scelte per essa. Ma le forze non la ve­ dranno con i loro occhi, né vedranno l'illuminatore ((j)WCT't"i)p). Allora esse tormenteranno (KoÀ.a�Ew) la carne del­ l'uomo sul quale è venuto lo Spirito (1t'VW(l«) Santo.

[DISCESA DELL'ILLUMINATORE] 20

Allora gli angeli e tutte le generazioni ("fEVEa) delle forze tratteranno questo nome come un'illusione ('1tMiV1)), domandandosi : « Donde è venuta? Donde so­ no venute queste parole illusorie che tutte le forze non hanno potuto scoprire? ».

APOCALISSE DI ADAMO

13

Il primo regno dice di lui: Egli è sorto qual signore di un regno santo ed 78 eccelso, uno spirito l'ha trasportato in cielo; egli fu nutrito nei cieli; egli ricevette la Gloria e la forza in quel luogo. Venne nel gremb'o di sua madre; e in questo modo venne sull'acqua. Il secondo regno dice di lui: Egli è sorto da un grande profeta (1tpoqnl'tTJç). Venne un uccello e prese il bambino che era nato, e lo portò su di un alto monte. Fu nutrito dall'uccello del cielo. Quivi apparve un angelo e gli disse: c Alzati! Dio ti ha glorificato ». Ricevette Gloria e forza. E in questo modo venne sull'acqua.

IO

Il terzo regno dice di lui: Egli è sorto da un grembo (IJ.'J]"t'pet) verginale (1tetp- 20 1Mvoç); egli fu scacciato dalla sua città (r.oÀ.�.ç), egli e sua madre; e fu condotto in un luogo deserto (lPTl!J.Oç), e qui fu nutrito. Venne. Ricevette Gloria e forza. E in questo modo venne sull'acqua. Il quarto regno dice di lui : Egli è sorto da una vergine ('ltapittvoç); lo partorì segretamente; 79 Salomone la cercò, e con lui Farsalis, Sauel, e gli eserciti (cr"t'pet"t'Lri) da essi inviati; Salomone mandò anche un esercito (cr"t'pa"t'Lri) di demoni (lìa(.p.wv) per cercare la vergine (1tetpitÉvoç). Essi però non trovarono colei

14

10

20

BO

10

LE

APOCALISSI GNOSTICHE

a cui davano la caccia. Ma la vergine (1tapD€vo�) che fu loro consegnata era quella che essi portarono, Salomone la prese, e la vergine (1tapit€vo�) divenne incinta. In quel luogo lei generò il bambino, e lo nutri ai margini del deserto (!PTlllO�). Mentre era nutrito, ricevette Gloria e forza dal seme (..6y�) ricevette un comando. Egli ricevette Gloria e forza. E in questo modo venne sull'acqua, affinché il desiderio {bct.il'v(..Lta) di queste forze fosse soddisfatto.

20

83

E la generazione {yEVEa) senza re dice: Dio l'ha scelto tra tutti gli eoni. Dispose che la conoscenza (yvWa'�) dell'Immacolato della verità fosse in lui. Egli disse: Da un aere (ai)p) estraneo, dai grandi eoni, venne il grande illuminatore (q>Witrio, ha la pro­ prietà di andare alla fede e alla incorruzione, oppure al­ l'incredulità e alla corruzione, secondo la scelta • (da Ex­ cerTh., 56, 3). Perciò è detto che i traviatori (ilici e parte degli psi­ chici) andranno in rovina assieme alle moltitudini (di psi­ chici). Il passo 80, 8-29 c:ostituisce l'ultima riflessione prima del

L'c

APOCALISSE DI PIETRO :.

1 35

grande tema che occupa le ultime quattro pagine dell'Ap o­ calisse di Pietro, contrassegnato da due pensieri gnostici. La durata dell'eone presente nel quale domina l'errore e l'illusione (1tM.VTI) non è illimitata, ma è definita; la mi­ sura della definizione dell'eone è il numero delle anime che saranno salvate, numero determinato da Dio : è un'idea ripetuta con martellante assiduità dall'opera Pistis Soph ia: • Questo eone durerà fino al compimento del numero delle anime perfette ,. (23, l ; 45, 1 1; . 86, 21-25; 96, 14; 98, 16; 125, 3-5. 7). È un tema diffuso nei primi secoli cristiani e abbastanza comune anche nel giudaismo di allora, come si può vedere dal seguente passo dell 'Apocalisse di Baruc : • Quando Adamo peccò e fu decretata la morte per quanti sarebbero nati da lui, fu stabilito il numero della moltitudine di quanti sarebbero nati; nel mentre, per questo numero, fu preparato un luogo ove avrebbero abitato i viventi, e un luogo ove saranno custoditi i morti. Sicché fino a quando non è completo il numero stabilito in antecedenza, la crea­ zione non sarà salvata, poiché il mio spirito creò la vita ,. (23, 4-5). La conformità al volere del Padre di tutto quanto av­ verrà nella lotta degli gnostici contro il dominio dell'er­ rore è il secondo tema di queste righe : • Tutto questo av­ venne in conformità al volere del Padre del Tutto ,. (NatArc., 88, 1 1 ; 88, 34 - 89, 3; 96, 1 1-14). Nel Vangelo di Filippo si legge : • Gli arconti pensavano che quanto face­ vano fosse dovuto alla loro potenza e alla loro volontà; ma era lo Spirito che, per mezzo loro, operava segretamente ogni cosa secondo il suo desiderio ,. (55, 14-19). Il secondo pensiero riguarda l'organizzazione dei • pic­ coli ,. , cioè gli gnostici cristiani : si rivelerà l'eone che non invecchia; il Salvatore estirperà l'errore degli psichici, e l'esporrà a vergogna; mentre l'anima potrà manifestarsi in piena libertà e riacquisterà la sua immortalità. Si hanno poche notizie sulla organizzazione delle co­ munità gnostiche cristiane, ed anche in questo l'Apoca­ lisse di Pietro apporta qualche elemento nuovo. È chiaro che gli gnostici parlavano poco volentieri di questo aspet­ to, forse per una naturale incompatibilità ad organizzarsi a differenza della Grande Chiesa. Aveva, forse, presente le comunità gnostiche allorché Ignazio scriveva : • Mi sem-

COMMENTO E NOTE

bra che costoro non abbiano una buona coscienza, perché le loro assemblee non sono regolari e confonni alla nor­ ma " (Ad Magnes., 4). Ma uno dei testi più precisi a que­ sto proposito, pervenuti fino a noi, Io scrisse Tertulliano; i n poche pennellate personalissime traccia cosi l'immagine della loro organizzazione : " Non omittam ipsius etiam con­ versationis haereticae descriptionem, quam futilis, quam terrena, quam humana sit, sine gravitate, sine auctoritate, sine disciplina, ut fìdei suae congruens. In primis quis catechumenus, quis fìdelis, incertum est, pariter adeunt, pariter audiunt, pariter orant; etiam ethnici, si supervene­ rint, sanctum canibus et porcis margaritas, Iicet non veras, iactabunt ... Nusquam facilius profìcitur quam in castris rebellium, ubi ipsum esse illic promereri est. Itaque alius hodie episcopus, cras alius; hodie diaconus qui eras Iec­ tor, hodie presbyter, qui eras Iaicus. Nam et Iaicis sacer­ dotalia munera iniungunt " t (De praescriptione haereti­ corum, 41). Una situazione simile è tramandata in un frammento del maestro gnostico Eracleone; dice, infatti, commentan­ do le espressioni dei Samaritani che credettero in Gesù non per le parole della donna samaritana, ma perché aveva­ no visto personalmente e conosciuto il Salvatore: " Gli uo­ mini prima credono nel Salvatore guidati da uomini; ma allorché entrano in contatto con le sue parole non credono più soltanto per testimonianza umana, ma per mezzo della stessa verità " (frammento 39, in M. Simonetti, op. cit., pp. 160 sg.). Una volta che si è giunti a una fede profonda, non c'è bisogno di alcun intermediario : ognuno è in con­ tatto diretto e personale con la propria " madre " , che gli l . c Non tralascerò la descrizione del modo di vivere degli eretici, quanto sia leggero, qaanto terreno, quanto umano, quanto senza solennità, senza autorità, senza organizzazione in conformità alla loro fede. Anzitutto non è chiaro chi sia cate­ cumeno, chi fedele; assieme presenziano, assieme ascoltano, as­ sieme pregano; e qualora sopraggiungano anche dei pagani, get­ teranno ciò che è 11aao ai cani e margherite, anche se non vere, ai porci ... Da nessuna parte si fanno tanti progressi quanto negli a«ampamenti dei ribelli, ove la presenza stessa rappre­ senta una promozione. Dunque oggi un tale è vescovo, domani un altro; oggi è diacono quello che era lettore, oggi presbitero quello che era laico. Si, perché anche ai laici danno uffici sa­ cerdotali • .

' L c APOCALISSE DI PIETRO :.

gnostici chiamano anche denti.

c

137

madre di moltitudini ,. di cre­

Per gli gnostici la c Chiesa ,. era una ideale comunità spirituale, era una unione di santi (DiscSeth, 60, 15 sgg.) ; la Chiesa era parte della Triade primordiale, Pa­ dre, Madre (cioè Chiesa), Figlio: c Non è soltanto il Fi­ glio che esiste fin da principio, ma anche la Chiesa • (TrattTrip., 57, 32) nata dal Padre e dal Figlio come personificazione del loro amore; innumerevoli, iilimita­ te sono le procreazioni di questo amore, ma sono uno, perché nell'Essere Supremo non c'è molteplicità. Queste moltitudini sono gli gnostici, i pneumatici che dopo l'il­ luminazione avuta dalla gnosi ritornano all'unità, al pun­ to di partenza, cioè alla Madre con la quale sono consu­ stanziali (Tratt Trip., 1 1 7, 18 sgg.). Si tratta di una Chiesa invisibile che occupa, nello gnosticismo, il posto che nel dogma cattolico è assegnato allo Spirito Santo (vedi il trattato Eugnosto il Beato, 86, 1 6); in modo piuttosto singolare è detto della Chiesa gnostica: c Innumerevoli e imperscrutabili sono le procreazioni che seguirono, come baci, dal Padre e dal Figlio a causa della moltitudine di coloro che si baciano con un pensiero buono e insaziabile. Questo bacio è uno solo, benché involva molte persone: esso è la Chiesa che consta di molte persone ... Chiesa che si trova nelle stesse disposizioni e virtù nelle quali sono il Padre e il Figlio " (TrattTrip., 58, 20 - 59, l ; cfr. anche 134, 25 - 135, 9; VangEg., 50, 24 sgg.). È cosi che Valentino, forse per la prima volta nella storia, rias­ sumeva l'ideale gnostico della Chiesa. Di qui si può ben comprendere il motivo per cui consi­ deravano l'amministrazione della Grande Chiesa, della co­ munità ecclesiale di quaggiù come una scimmiottatura, e i suoi ufficiali. come personificazioni di una vanagloria di­ storta (vedi anche DiscSeth, 49, 3 1 - 50, 7). Più comunemente, nello gnosticismo, la Chiesa . è consi­ derata l'ottavo eone nella serie: Byth6s-Sighé (BvM�-:EL'Y'I'l), Nous-Aletheia (Nov�-'A).:{JilE14), Logos-Zoé (A6yo�-Zwl'J), An­ thropos-Ecclesia ("Avaptll'lto�-'EKKÌ..1)aia.). Proprio questa con­ cezione che divideva le due parti (gli gnostici e i credenti della Grande Chiesa) ispirò a Tertulliano, divenuto Mon­ tanista, la frase appassionata sulla penitenza, c Absit a sponsa Christi tale praeconium. llla quae vera est, quae

COMMENTO E NOTE

pudica, quae sucta, carebit etiam aurium. maculis :. 1 (De pudicitia, 1). La concezione gnostica non aveva alcun senso per il cristiano della Grande Chiesa : si trattava di due visioni inconciliabili. LA GRANDE RIVELAZIONE

c Vieni, dunque, andiamo :. inizia cosl l'ultima parte della Apocalisse, la più singolare : 80, 28 - 83, 27. Come al­ l'inizio l'autore aveva presentato il Cristo in una maniera originale, cosl si congeda dai lettori in modo insolito: un Cristo che dalla croce dà a Pietro il messaggio emblema­ tico di questa Apocalisse, già espresso più volte nelle pa­ gine precedenti (vedi 72, 10; 73, 14; 74, IO) e qui esposto con grande chiarezza. Si tratta di un messaggio cristologico che la Grande Chiesa senti molto presto e contro il quale lottò con tutta l'energia e la decisione che l'animava. ll Cristo ha sofferto oppure no? La crocifissione fu realtà o fantasia? Come si concluse la vita del Cristo quaggiù? L'apostolo Giovanni proclamava: c Ogni spirito che riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne è da Dio; ogni spirito che non rico­ nosce Gesù non è da Dio : è lo spirito dell'anticristo :. (l Gv., 4, 2-3); e ancora : c Avete udito che deve venire un anticristo; ebbene già fin d'ora sono sorti molti anticristi ... uscirono da noi, ma non erano dei nostri » (ibid., 2, 18-19). Qualche anno dopo e ad armi ormai ben più affilate, sant'Ignazio di Antiochia scrive : c Egli, il Cristo, ha sof­ ferto tutto per noi (m""'a I'IUI.DEv s�· 'il�) per salvarci �va. a�); ha veramente sofferto, come veramente risorse; non come affermano certi increduli, che Egli non ha sof­ ferto che in apparenza (-tò lloKe�v al1-tòv 1trn0vMv11�) :. (Ad Smirn., 2, 1). c Se come dicono certi atei, cioè infedeli, egli non ha sofferto che in apparenza ... perché allora io sono incatenato? :. (Ad Trall., 1 0, 1). Come appare dai testi sopra citati lo scontro fu molto aspro, decisivo e improrogabile. Il docetismo (dal greco lloKe�v. c apparire, sembrare » : è l. ra

c

Longi dalla

sposa

di Cristo

Wl

tale

annunzio. Essa ,(la ve­

Chiesa) è casta, è santa, immune anche da macchia del­

l' orecchio •.

L'c APOCAUSSE DI PIETRO

»

139

il movimento che metteva i n dubbio o negava la realtà dell'incarnazione e della Passione del Cristo) di alcuni set­ tori gnostici ha radici molto profonde e aspetti molto con­ trastanti. Ne espongo qui le linee essenziali per compren­ dere la portata e il significato del nostro testo che è, in merito, quanto di più chiaro ci è pervenuto dall'antichità e dai manoscritti di Nag Haromadi. Il Cristo è ciò che gli uomini erano e c per amor loro si manifestò in una passione involontaria. Essi erano di­ ventati carne e anima ... e cosi morivano nella corruzione. Ma coloro che vennero all'esistenza, l'invisibile li istrul invisibilmente au se stessi. Non solo egli prese su se stesso la DlOI'te di coloro che aveva deliberato di salvare, ma ac­ cettò anche quella loro piccolezza nella quale erano di­ acesi .. accettò inoltre di essere concepito e di nascere, corpo e anima come un bambino • (Tratt Trip., 1 1 4, SO ­ l l 5. 1 1). Questo è uno dei testi gnostici più espliciti aulla incarna­ zione e sulla sua motivazione. Neppure sulla real tà della crocifissione vi erano dubbi : c Perciò apparve Gesù : si rivesti di quel libro, fu inchiodato a un legno, rese pub­ blica sulla croce - la disposizione del Padre. Oh grande iwegnamentol Si umiliò fino alla morte, colui che era ri­ vestito di vita eternai Spogliatosi dei cenci corruttibili, si rivesti di immortalità, della quale nessuno lo può privare • (VangVer., 20, 20-SS). Anche sul valore redentivo della morte di Gesù non mancano chiare testimonianze. L'Intnpretazione della gnosi spiega che quando il c grande figlio • fu inviato dai c suoi piccoli fratelli •· apri l'editto del Padre, lo procla­ mò, e rimosse l'antico editto di condanna; quelli che erano schiavi furono liberati dalla morte, c ricevettero il perdono dei peccati e furono redenti per opera di . • (e qui, pur­ troppo. il testo manca nel punto più interessante, 14, 28 sgg.). :t chiaro, però, il testo del Vangelo di verittl : c il mise­ ricordioao e fedele Gesù accettò con pazienza di sopportare le sofferenze ... sapendo che la sua morte è vita per molti • (20, 10 sgg.). E v'è di più : la Lettera di Giacomo ha questo dialogo del Cristo risorto : c Disprezzate la morte, preoc· cupatevi della vita. Ricordatevi della mia croce e della mia morte, e vivrete ... In verità vi dico: nessuno si salverà .

-

..

COMMENTO E NOTE

se non crede nella mia croce. Il Regno dei cieli è di coloro che hanno creduto alla mia morte ,. (5, 33-34; 6, 2-7). E la seconda Apocalisse di Giacomo presenta la morte del Sal­ vatore e il martirio di Giacomo in modo uniforme come liberazione da questo mondo : c conosci ogni cosa affinché tu possa sfuggire da questo corpo, come ho fatto io ,. gli dice il Cristo (57, 8); e il c fratello ,. di Gesù prega: c Non lasciare che si prolunghino per me i giorni di questo mon­ do ,. , salvami dalla dimora in questo mondo. c Cercate dunque la morte, come i morti che cercano la vita ... nessuno sarà salvato di quanti temono la morte ,. (Lettera di Giacomo, 6, 7. 15). Il desiderio della morte e il martirio erano la realizza­ zione della separazione del mortale dall'immortale, la se­ parazione da questo mondo per l'altro mondo. Sotto que­ sta angolazione si comprende il mistero di Giuda che è c il mistero del tradimento ,., e con la sua azione c ha se­ parato le cose celesti dalle terrene ,. (Ireneo, AdvHaer., l, 31, I). Abbiamo dunque asserzioni gnostiche positive sul valore della morte sulla croce come annientamento dell'odiata corporeità. · Il Vangelo di verità parla di Gesù Cristo come (il Padre) ha c Mistero nascosto ... per mezzo del quale illuminato coloro che, a motivo dell'oblio, si trovavano nell'oscurità : li ha illuminati, ha indicato (loro) la via. E questa via è la verità che ha insegnato loro. Per questo motivo, l'errore si adirò contro di lui, lo perseguitò, Io maltrattò, lo annichill. Fu inchiodato a un legno, divenne frutto della conoscenza del Padre ,. (18, 16 sgg.); e ancora c coloro che ne mangiarono (del frutto della conoscenza) ... Egli ... li trovò in se stesso, ed essi trovarono lui in se stes­ si ,. (ibid., 18, 29 sg.). Ma con uguale chiarezza gli gnostici negano docetica­ mente tutto : riconoscono la realtà della Passione e con­ temporaneamente affermano che nel Salvatore vi era una divisione tra possibilità e impossibilità di soffrire; le due linee, in apparenza contraddittorie, si uniscono nella chia­ ra asserzione che il Salvatore, nel suo vero essere, fosse estraneo assolutamente tanto al soffrire quanto alla tran­ sitorietà. E qui sta il punto di attrito totale con l'insegna­ mento della Grande Chiesa. Gli gnostici affermano : c O voi ciechi, non vedete la

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APOCALISSE DI PIETRO »

vostra cecità! lo, infatti, sono colui che non fu ricono­ sciuto o compreso, colui sul quale non si volle udire un messaggio sicuro. Perciò procedettero a un giudizio il­ lusorio e contro di lui alzarono mani contaminate e omi­ cide ... Per voi io sono oltraggiato, affinché voi stessi di­ mentichiate ciò che separa ... Ma per voi io sono un inef­ fabile mistero • (DiscSeth, 65, 2-32). c O voi ciechi, perché non avete riconosciuto il mistero di verità? • (ibid., 68, 26 sg.). Anche ben al di là dei testi di Nag Hammadi troviamo in antichi testi gli stessi intetrogativi e le stesse contraddi­ zioni (almeno per noi). Cosi ad esempio negli A tti di Giovanni si legge : c Quando lo vidi patire, non riu­ scendo a reggere davanti alla sua Passione, fuggii sul Monte degli Ulivi piangendo su quanto era accaduto. Il venerdl in cui fu appeso, all'ora sesta del giorno caddero le tenebre su tutta la terra : il mio Signore stette in mezw alla grotta illuminandola e mi disse : "Giovanni, per il volgo di Gerusalemme io sono crocifisso, sono trapassato con lance e canne ... Ti ho suggerito di salire su questo monte affinché potessi ascoltare quanto un discepolo deve imparare dal maestro, e un uomo da Dio". Dopo aver par­ lato cosi mi mostrò una croce di luce ... Sulla croce vidi lo stesso Signore che non aveva alcuna forma, ma solo una voce; e non quella voce che ci era familiare, bensi una voce dolce, soave e veramente divina che mi disse : "Gio­ vanni, è necessario che uno ascolti da me queste cose, giac­ ché ho bisogno di uno che ascolti ... Questa non è la croce di legno che tu vedrai allorché scenderai di qui, né io sono quello che è sulla croce e che tu ora non vedi, ma del quale odi soltanto la voce ... Ciò che essi dicono di me è misero e non degno di me" • (97-99, 2, vedi Apocrifi del Nuovo Testamento, pp. 1 1 83 sgg.). E il testo prosegue in modo molto chiaro : c lo, dun­ que, non ho sofferto alcuna di quelle cose che essi di­ ranno a mio riguardo; ed anche la passione che dan­ zando ho indicato a te e agli altri, voglio che sia chiamata "un mistero". Giacché ciò che sei tu, tu lo vedi, te l'ho indicato io. Ma ciò che sono io, lo so soltanto io e nes­ sun altro ... Non curarti dei molti e disprezza coloro che sono fuori del mistero. Tu senti dire ch'io patisco, ed io invece non ho patito, ch'io non patisco, ed io invece ho

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COMMENTO E NOTE

patito, ch'io sono trafitto, ed io invece non sono trafitto, ch'io sono appeso, .ed invece io non sono stato appeso ... In breve : ciò che quelli affermano di me non ha avuto luogo, mentre ciò che essi non affermano di me è pro­ prio ciò che ho patito ,. (100, 2 - 101, 2, vedi ibid., . p. 1 186). Con altri accenti, ma nella stessa direzione, questo pen­ siero si ritrova negli A tti di Pietro; sono parole poste sulla bocca dell'apostolo e immediatamente prima della sua crocifissione : c Ora che sono al termine della mia li­ berazione dalla terra, io comprendo! Ora manifesterò chi tu sia, non tacerò questo mistero della croce, da lungo tempo celato nella mia anima. Per voi, che sperate nel Cristo, l a croce non sia ciò che sembra esserei Essa, in­ fatti, è completamente diversa dalle apparenze; anche que­ sta passione (quella di Pietro) conforme a quella del Cri­ sto. è diversa da ciò che appare. Ora soprattutto che potete comprendermi, voi che ne avete la forza, ascolta­ temi nell'ultima e suprema ora della mia vita. Allontanate le vostre anime da tutto ciò che è materiai e, da tutto ciò che è apparenza, ma non realtà. Distoglietevi da tutti questi modi di vedere, distoglietevi da tutti questi modi di dare ascolto alle cose apparenti! E conoscerete ciò che riguarda Cristo e tutt'intero il mistero della salvezza! ,. (37, 1-2, vedi Apocrifi del Nuovo Testaf!1-ento, pp. 1024 sg.). Le testimonianze su questo modo di proporre l'interpre­ tazione della morte di Gesù sono molteplici, tanto che a un certo momento parrebbe che si trattasse della presenta­ zione della stessa Grande Chiesa. È con uguale forza che incontriamo questa specie di do­ cetismo, ad esempio, nel trattato Protennoia trimorfe, di Nag Hammadi (45, 21 ; 47, 1 4; 49, 12), e nella già ricordata Interpretazione della gnosi (1, 1-21) : c Essi l'hanno croci­ fisso, ed egli mori. Ma in realtà non mori. Egli infatti non era reo di morte ... Essi lo tolsero per poterlo custodire nel­ la Chiesa ,. (5, 27-35); ancora tipico della stessa concezione è un tratto della Lettera di Pietro a Filippo (1 39, 15) : c Il nostro illuminatore, Gesù, discese, fu crocifisso, portò una corona di spine, vesti un abito di porpora, fu inchiodato su di un legno, fu inumato in una tomba, e si risuscitò dai morti. Fratelli miei, Gesù è estraneo a questa Passione, ma siamo noi che abbiamo sofferto per la trasgressione della

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»

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Madre. E cosi egli compi ogni cosa in apparenza, per mez­ zo nostro • . La sofferenza degli apostoli assomiglia a quel­ la del Maestro, ma questa era soltanto apparente. Seguono una identica linea di pensiero anche le due Apocalissi di Giacomo (1, SI, 6 sgg. e 14 sgg.; Il, 50, 8-10; 57, 24-27; 58, 1 4 sgg.). Lo scontro con la Grande Chiesa non poteva non essere uno scontro frontale. Ed è proprio per questo, tutto lo fa credere, che negli scritti gnostici il maestro dell'insegna­ mento sulla Passione e la morte di Gesù è lo stesso Cristo risorto o, come nel nostro testo, l'apostolo Pietro e il c fra­ tellq • di Gesù, Giacomo, come nelle due Apocalissi e nella Lettera a lui intestate. Si tratta cioè delle due più auto­ revoli voci degli apostoli (escluso Paolo) ai quali si ag­ giunge anche Giovanni. Quest'aria di scontro frontale traspare abbastanza chia­ ramente dai ripetuti inviti a bandire il timore e ad avere coraggio perché c Tu ... sei colui al quale fu dato di cono­ scere, senza velo, questi misteri » (82, 17). Al termine di questa singolare visione gnostica non desta meraviglia che ci sia stato anche qualche maestro, nel nostro caso Basilide, che giunse a proporre ai seguaci che la Passione e la morte di Gesù non sono da riferire a lui, ma a c Simone di Cirene che fu angariato a portare la croce al suo posto » (vedi Mt., 27, 32) dopo che Gesù lo aveva trasformato in se stesso mentre egli, con i tratti di Simone, se ne stava là a guardare e a prendere in giro gli arconti. Gesù c essendo una Potenza incorporea e l'Intel­ letto del Padre ingenerato, si trasformò a suo piacere, ed è cosi che sali verso Colui che l'aveva inviato ... Coloro che "sanno" questo sono stati veramente liberati dal potere degli arconti autori di questo mondo » (Ireneo, AdvHaer., l, 24, 4). La conclusione di tutto ciò, confrontata con la predicazione della Chiesa, non può essere che la seguente, in piena armonia con l'Apocalisse di Pietro : c Non opor­ tere confiteri eum qui sit crucifixus sed eum qui in homi­ nis forma venerit et putatus sit crucifixus et vocatus sit Iesus et missus a Patre, uti per dispositionem hanc opera mundi fabricatorum dissolverit • 1 (a distruggere dunque

l.

c

Non si deve riconoscere colui che fu crocifisso,

ma

colui

COMMENTO E NOTE

le opere degli autori del mondo, vale a dire del Demiurgo e dei suoi arconti). La conclusione è quella già incon­ trata, e sulla quale è impostata tutta la dottrina di que­ sta Apocalisse. Ma seguiamo ancora il testo di Ireneo : c Si quis igitur confitetur crucifixum adhuc bis servus est et sub potestate eorum qui corpora fecerunt; qui au­ tem negaverit, liberatus est quidem ab iis, cognoscit autem dispositionem innati Patris • 1 (Ireneo, AdvHaer., 24, 4). Nell'àmbito dello gnosticismo non sono queste le uniche voci. Nel trattato Melchisedec si leggono alcune righe che contrastano con quanto visto finora : c Verranno alcuni nel suo nome dicendo che Egli non fu generato, sebbene Egli sia stato generato; che Egli non ha mangiato, sebbene Egli abbia mangiato ... che Egli era incorporeo, sebbene egli sia venuto nella carne; che Egli non ha sofferto, seb­ bene Egli abbia sofferto; che Egli non è risorto dai morti, sebbene Egli sia risorto dai morti • (5, 1-1 1). Si tratta certo di un testo antidocetista, ma è anche contrario alla divi­ nità di Cristo, come tutta la corrente gnostica dei Melchi­ sedechiani (vedi Epifanio, AdvHaer., 55). Il mistero del Cristo fu indagato dagli gnostici fino al­ l'inverosimile e studiarono con molta serietà le due natu­ re, l'umana e la divina; quando sperimentarono l'impossi­ bilità di coordinarle, preferirono far prevalere la natura divina nella nascita, nella Passione e nella morte. Carat­ teristica della Cristologia gnostica non è il docetismo, ma la divisione operata tra Gesù e Cristo fino alle estreme conseguenze, la confessione cioè delle due nature.2 che venne in forma umana, colui che fu creduto crocifisso, fu chiamato Gesù e inviato dal Padre secondo il suo disegno a di struggere le opere degli autori del mondo • .

I . (Dice Basilide) : c S e dunque qualcuno riconosce il crocifis­ so, è ancora schiavo e sotto la dominazione di coloro che han­ no fatto il corpo; ma colui che lo rinnega è liberato da essi e conosce il disegno del Padre ingenerato • .

2. Oltre ai numerosi testi sopra citati, sulla Cristologia gnostica, tutt'altro che uniforme e ben definita, si veda : ExcerTh., 211; 61-62; 74-75; i trattati Melchisedec, I, l - 27, 10; Test Ver., 29, 6 - 74, liO (ambedue sono testi molto frammentari) e il passo di Ireneo, AdvHaer., l, 7, 2. Una introduzione gnostica al mistero del Cristo, strettamente collegata al presente testo dell 'Apoca ­ lisse di Pietro, si legge nel più volte citato Secondo discorso del

' L « APOCALISSE DI PIETRO •

1 45

Fu sotto l'incalzare di dottrine devianti dalla fede cri­ stiana che i primi teologi della Grande Chiesa giunsero a chiarificare con la ragione i primi dati fondamentali della fede, illustrando (o almeno sperando di illustrare) il mi­ stero del Cristo: il che avvenne nei concili ecumenici di Nicea (325), di Costantinopoli (381), e di Efeso (43 1). La presente Apocalisse è il più antico e autentico testi­ monio dello scontro vivo con la Chiesa di quel tempo, visto da parte degli oppositori : non è un piccolo trattato dot­ trinale, ma un vivace scritto polemico. Ed ecco come Tertulliano (nel 21 3), nel linguaggio vivace che lo distingue, ritrae il componamento degli gnostici durante le persecuzioni, e lo smarrimento che esso alimentava in una parte almeno dei fedeli : l'uno e l'altro conseguenza dell'insegnamento gnostico sulla Pas­ sione di Gesù e sul crocifisso che emerge in modo cosi vivo nell'ultima parte dell'Apocalisse di Pietro : c Cum igitur fides aestuat et Ecclesia exuritur de figura rubi, tunc gno­ stici erumpunt, tunc Valentiniani proserpunt, tunc omnes martyriorum refregatores ebulliunt, calentes et ipsi offen­ dere, figere, occidere ,. 1 (Scorpiace, l , PL, 2, pp. · 1 43 sg.). Non meno vivacemente è descritta l'esitazione dei sem­ plici credenti : c Quis me salvum faciat, si is occidit, qui salvum facere debebit? Seme! Christus pro nobis obiit, se­ mel occisus est ne occideremur. S_i vicem repetit, num et ille salutem de mea nece exspectat? An Deus hominum mundi sanguinem flagitat, maxime si taurorum et hirco­ rum recusat? (Sal., 59, 13). Certe peccatoris paenitentiam mavult quam mortem (Ez., l&, 23). Et quomodo peccato­ rum non desiderat monem? ,. 2 (Scorpiace, l). grande Seth (49, I O

- 70, 12) il cui tema centrale è la comunio­ ne tra il Salvatore e i suoi fratelli gnostici. Vedi Testi gnostici, pp. 305-329.

l. • Quando, dunque, la fede è agitata e la Chiesa brucia vestita di rosso, allora escono gli gnostici, allora vengono allo scoperto i Valentiniani, allora ribollono tutti gli avversari del martirio, anch'essi ardendo dal desiderio di offendere, di trafig­ gere e uccidere ,. . 2. • Chi mj salverà, se colui che uccide è quello che dovrebbe salvarmi? Cristo mori per noi una volta, fu uccisò una volta affinché noi non fossimo uccisi. Vuole il contraccambio, ed ora è lui che attende la salvezza dalla mia uccisione? Forse che

COMMENTO E NOTE

Intanto gli gnostici rispondevano con parole poste in era una cosa ridicola! Lo attesto io, era proprio una cosa ridicola. Non riconoscendo che la gnosi è una inesprimibile unione ... gli arconti crea­ rono una scimmiottatura di noi; diffusero l'insegnamento di un morto e le corrispondenti bugie per contraffare la libertà e la purezza della Chiesa dei perfetti e ucciderla col loro insegnamento ,. (DiscSeth, 60, 1 2-18). bocca allo stesso Cristo : c Sl,

...

Il testo dell'A poca lisse di Pietro ci è giunto integral­ mente. Le diftìcoltà che si incontrano, in parte, sono dovute al traduttore dal greco in copto (d'onde l'insicurezza del testo in alcune espressioni), ma in parte e in quantiù. mag­ giore sono dovute alla maniera di esprimeni dell'autore portato a presentare senza mezze misure e in modo conciso la sua visione dell'ambiente nel quale viveva: usa affer­ mazioni assolute, brusche, senza sfumature, spinte all'estre­ mo, sconcertanti. L'impressione che lascia non è quella di uno saitto com­ patto legato da una sequenza logica, ma quello di una serie di pensieri raccolti in piccole unità aventi l'una con l'altra un legame molto generico: una serie di c profezie • che riflettono varie correnti gnostiche nemiche, ma - più di frequente - attacchi ad aspetti del cristianesimo come era vissuto dalla Grande Chiesa. Al di là di un valore unitario, queste c profezie .. riflet­ tono aspetti e difficoltà del cristianesimo primitivo e sono interpretate, secondo l'autore, dallo stesso Cristo. Si tratta di un mondo nel quale il nemico non era solo la Grande Chiesa, ma anche le diverse fazioni gnostiche, che - da parte loro - vivevano in un ambiente, il mondo, ostile alle anime i mmortali degli gnostici, anime consce della loro origine celeste, ma anche della via che dovevano percor­ rere per arrivare al loro principio. Mentre l'esposizione si presenta al lettore semplice e chiara, in realtà. - come ogni scritto gnostico - richiede molta attenzione per po­ teme cogliere le implicazioni celate in ogni espressione. Dio esige il sangue degli uomini del mondo, tanto più che egli rifiuta il liLilgue dei tori e dei apri (Sal., 59, H)? Non v·� dubbio che preferisce la penitenza alla morte del pecca tore (.&., 18, 23). E com'� che ora non vuole la mone dei peccatori? •.

NOTE

70, u : n titolo è posto in maniera classica, cioè dopo il ti­ tolo del trattato precedente (Secondo discorso del grande Seth) e la normale divisione con le spighe, e, a capo, al­ l'inizio del nostro trattato (Apokalypsis Petrou), altre spighe, poi, di nuovo a capo, l'inizio del trattato. Ogni colonna va da un minimo di 32 righe a un massimo di 35 (cosi la col. 76). La versione del periodo iniziale è grammaticalmente dif­ ficile e contestualmente poco chiara; la frase è cosi armo­ nizzata da Schenke : c Als der Erloser im Tempel sass, im dreihundertsten Oahre) der Errichtung, und (im Monat) der Erreichung der zehnten Saule, und (am Tage) da Er (Gott) ruht auf der Zahl der Lebendigen und unbeHeckten Grosse • ; e Bullard : c As the Savior was sitting in the Tempie of the three hunderth (year) of the covenant and the agreement of the tenth pillar, and being satisfied with the number of the living • .

72, 1 5 : che sono il tuo abito] deines Gewandes

73, 6 : Drizza]

(=

O con Schenke : c die Augen deines Leibes) • ·

Schenke, con inutile gonfiatura del testo:

c Richte die Ohren deines Hauptes nach oben und hore

auf das. was man (dort im Himmel) sagt

».

1 48

COMMENTO E NOTE

73, 27 : Il padre del loro errore è il Demiurgo. 74, 8 : restaurato] Nel copto c'è il termine greco ci"JtoKa­ 'taCT'tacnc; inteso qui, più che nel senso in cui lo si trova in Atti, 3, 21 - che parla della c rigenerazione universale (ci."Jto­ Kc.t'tacr'tcicrEwc; mv'twv) • - nel senso assunto nel neoplatoni­ smo c dell'anima che non ha ancora terminato il suo ciclo • ; quindi nel nostro testo equivale a un c Cristo in­ completo • (vedi Oepke, in Theologisches Worterbuch zum Neuen Testament, l, pp. 386-92). 74, 30 : (Altri saranno chiamati dal nome)] Tutta l'espres­ sione manca nel testo che qui è rovinato, l'ho aggiunta se­ guendo una suggestione di Schenke; Bullard traduce : c (those) who stand in the strength of the archons, of a man and a naked woman who is manifold • . 75, 1 -3 : Il periodo è poco chiaro; Koschorke, che ne fece oggetto di studio particolare, cosi traduce : c Und die, die dieses sagen, werden nach Traumen fragen. U nd wenn sie sagen, dass ein Traum von einem Damon stammt - (eine Behauptung) die ihrer Verblendung angemessen ist - dann wird ihnen das Verderben anstatt der Unverganglichkeit gegeben werden • · 75, 8 : Queste parole sul frutto si riferiscono a un detto del Vangelo di Luca, 6, 43-44; cosi è pure sotto a 76, 9, a pro­ posito dell'albero. 76-77 : La fine della colonna 76 e l'inizio della 77 sono molto· confuse. Schenke tratta qui il testo copto con molta libertà traducendo dalla riga 26 in avanti cosi : c Leute sind es, die die wahren Mysterien nicht kennen und iiber Dinge reden, die nicht verstehen; aber sie werden prahle­ risch behaupten dass sie allein das Mysterium der Wahr­ heit besassen. U nd voller Hochmut werden sie versuchen ... der Hochmut, neidisch zu sein auf die unsterbliche Seele, die zum Pfand geworden ist • (i puntini stanno a indi­ care espressioni intraducibili). 78, 7 : persone] L'espressione tra parentesi l'ho aggiunta al testo seguendo altri lettori come sviluppo naturale della frase lunga e complessa.

L'c

APOCALISSE DI PIETRO »

I 49

79, 10-20 : Tutto il passo può essere reso anche diversa­ mente : c Tra costoro apparirà come imitazione ciò che le è soltanto simile, cioè una sorellanza. Costoro sono quelli che opprimono i fratelli dicendo: "Attraverso questo, il nostro Dio ha misericordia, perché è attraverso questo che viene la salvezza"; dissimulando cosi di ignorare il castigo stabilito contro coloro che gioiscono di. quanti si compor­ tano in tal modo verso i piccoli, che certo sono visti (da Dio) allorché sono fatti prigionieri • . 79, 30-31 : sono canalt] Mt., 23, 6.

vedi

Cfr.

2 Pt., 2, 17; e per i primi posti

79, 3 1 - 80 : Tratto apocalittico in pieno accordo con la cosiddetta c Apocalisse sinottica •, in particolare con la formulazione del Vangelo di Matteo, 24. Sul ruolo fon­ damentale dell'errore nella vita di Gesù Cristo, soprattutto nella Passione, vedi il Vangelo di verità, 18, 20 sgg. (vedi anche I ·vangeli gnostici, pp. 1 29 sgg.) . Contrapposizione tra Gesù e Pietro, e doppia per­ sonalità dell'apostolo.

80, 31 :

81, l O :

Un po' diversa la lettura di Schenke : c Oder wer ist der, der neben dem Holz (stehend) heiter ist und lacht? • ; cosi appresso non legge c sulla croce • , ma : c ne­ ben dem Holz (stehend) • · Qualche studioso ritiene che qui il testo si riferisca alla trasfìgurazione del Cristo, della quale Pietro fu testimone, e traduce di conseguenza : c lch aber bin es, der gesehen hat, wie (er) sich offenbarte als der, der verherrlicht • (Schenke); ma altri : c And when I looked at him, the one who gives praise was revealed • (Bullard). Vedi Mc., 9, 2-8.

82, 1 5 : E allorché l o guardat]

Sul vaso di pietra come abitazione dell'uomo ilico e coico, cfr. Testi gnostici, pp. 235 sg.

82, 23 :

82, 28-29 : il primo, in lw] Schenke sente l'esigenza di un inciso per questa frase, che è resa però sufficientemente chiara alla colonna seguente da : Quello che è soggetto al

ISO

COMMENTO E NOTE

soffrire verrà . . Legge duaque Schenke : c (der seelische Erstgeborene der) zuvor ihm war, ergrifEen • . .

83, 4 : Quello che è] O con Bullard : c So then the one su­ sceptible to sufEering shall come ,. ; forse migliore, anche se libera, è la versione di Schenke : c Es wird also (nur) das Leidenflihige (leiden) insofem als der Leib das "LOse­ geld" ist • · 83, 1 9 : Poiché per un dono] Bullard: c For there will be no honor in any man w ho is not immortal, but only • . 83, 22 : in coloro] Oppure : c coloro che hanno la natura da lui assunta, sono sufficientemente forti per accogliere lo (spirito) che comunica la sua pienezza » . 83, 28 : A chi ha] Dal testo evangelico di Matteo, 1 3, 1 2 e 25, 29. a colui che] Oppure : c essendo egli interamente • · 84, 5 : sarà tolto] La laconicità della frase, lasciata presso­ ché incompiuta, dà adito a più letture : c Dem wird weg­ genotnmen werden, um es hinzuzufiigen dem, das (bei detu anderen schon) ist ,. (Schenke); c it will be taken from him and added to the one who is ,. (Bullard).

LA PRIMA

c

APOCALISSE DI GIACOMO ,.

Fu Jean Doresse il primo studioso che ebbe l'avventura di scorrere il testo copto di questo scritto e ne comprese subito quanto basta per scrivere : c The Revelation is gnostic enough to mention entities such as Achamoth and Sophia • · E vide giusto. L'importanza di Giacomo negli ambienti gnostici è do­ vuta a diversi motivi ed è testimoniata da molti scritti antichi. Come Tomaso, è considerato c fratello ,. del Si­ gnore, fu un testimone privilegiato della risurrezione del Cristo, e fu il primo vescovo di Gerusalemme. San Paolo scrivendo della risurrezione, dice : c Il Signore apparve a Giacomo, poi a tutti gli apostoli ,. (I Cor., 1 5, 7); e allor­ ché lo stesso Paolo sali a Gerusalemme c per fare visita a Cefa (cioè a Pietro), restai quindici giorni presso di lui; né vidi alcun apostolo, ma soltanto Giacomo, fratello del Signore • (Gal., l, 19).

GIACOMO NELLA GNOSI

La venerazione di cui godeva nella tradizione gnostica è attestata dalle due Apocalissi qui presentate, dalla Let­ tera di Giacomo - uno dei manoscritti di Nag Hammadi -, dal Vangelo di Tomaso, anch'esso dei manoscritti di Nag

COMMENTO E NOTE

Hammadi, ove si legge : c I discepoli dissero a Gesù : "Sap­ piamo che te ne andrai da noi. Chi tra di noi sarà il più grande?". Gesù rispose loro: "Dal luogo ove sarete, andre­ te da Giacomo, il Giusto, per il quale sono stati fatti il cielo e la terra" lt (34, 25). In uno scritto di Clemente Alessandrino, non giunto fino a noi, ma riferito da Eusebio, si dice che dopo l'ascen­ sione del Signore, Pietro, Giacomo e Giovanni che erano stati particolarmente onorati durante il ministero di Gesù, non si disputarono questo onore, ma scelsero Giacomo, il Giusto, come vescovo di Gerusalemme; lo scritto di Cle­ mente affermava ancora che - dopo la risurrezione - Gesù c passò (ttttpÉSwKt'J) la gnosi a Giacomo, il Giusto, a Gio­ vanni e a Pietro, i quali la passarono (�pÉSwKtt'-�) agli altri apostoli; gli apostoli ai Settanta, uno dei quali era Barna­ ba lt (Eusebio, HistEccles., Il, l , 3-4; vedi anche l, 12, 5). Questo testo riferito da Eusebio si trovava nel libro VI delle lpotiposi. La corrente gnostica dei Naasseni riteneva che Giacomo avesse passato la gnosi a Mariamne, cioè a Maria di Mag­ dala, alla quale essi facevano risalire la loro dottrina gno­ stica (lppolito Romano, Refutatio, V, 7 ; X, 9). Nel singolare e misterioso testo di Nag Hammadi deno­ minato Vangelo degli egiziani (il cui vero titolo è c Il Sacro libro del grande invisibile Spirito lt ), Giacomo è menzionato come c Giacomo il Grande lt uno degli assi­ stenti (ttttptta"ta:r1}) e grandi capi (a-rptt-r1}yoL) dispensatori della salvezza apportata da Seth-Gesù (VangEg., 64, 9 sgg.; vedi anche il testo corrispondente del Codice III, 40, 1 2 sgg.). L'importanza di Giacomo nella tradizione cristiana delle origini si constata anche dal fatto che a lui faceva capo la corrente, molto influente, degli ebreo-cristiani sin dai primi giorni della diffusione del cristianesimo, cosi come la missione tra i pagani faceva capo a Paolo; e fu lui, con Pietro, a dare il via alla predicazione evangelica a lar­ go raggio e a dettarne i limiti rispetto alla Legge mosaica (At., 15, 13-21). Sotto l'autorità di Giacomo ci è giunto anche un Van­ gelo apocrifo, uno dei più antichi (II sec. d.C.) : il Prato­ vangelo di Giacomo, il cui titolo più antico, e forse origina­ le, è Natività di Maria (in Apocrifi del Nuovo Testamen-

LA

PRIMA

c

APOCALISSE DI GIACOMO 1t

153

t o, pp. 69-87) che termina con le parole : .• io Giacomo che ho scritto questa storia mi ritirai nel deserto, fino a quando cessò il trambusto (per la morte di Erode) a Geru­ salemme ,. (25, l). Con un po' di fantasia e dando un tratto di colore a queste aride notizie, possiamo immaginare che questo Giacomo sia quel figlio di Giuseppe che lungo il viaggio da Nazareth a Betlemme guidava l'asino sul quale sedeva Maria : c Sull'asino fece sedere Maria; il figlio di lui tirava la bestia, e Giuseppe li accompagnava ,. (17, 2); ma le nostre due Apocalissi di Giacomo non danno cre­ dito a questa fantasia. Il passo di Clemente riferito da Eusebio precisa che i • Giacomo ,. sono due e che il • fratello ,. del Signore è quello che fu precipitato dal pinnacolo del Tempio; Cle­ mente mostra qui di conoscere esclusivamente il Giacomo, fratello di Giovanni, e Giacomo c il Giusto ,., identificato - tacitamente - con il Giacomo, figlio di Alfeo, l'apostolo del quale parlano i Vangeli (Mc., 3, 18; Mt., IO, 3; Le., 6, 15). Ma altrove (Stromata, VII, 93-94) Clemente vede in Giacomo un figlio di Giuseppe avuto in prime nozze. Ci si domanda allora: i • Giacomo ,. erano due o tre? . La risposta non è ben chiara (su questa insoluta questione, vedi gli Apocrifi del Nuovo Testamento, pp. 81, 138, 199 sgg.). Un Giacomo era apostolo e fratello di Giovanni, an­ ch'egli apostolo; e questo Giacomo fu ucciso nei primissimi anni del cristianesimo (At., 12, 2). Un altro Giacomo, an­ ch'egli apostolo, è detto nei Vangeli c figlio di Alfeo ,. (cfr. anche A t., l , 13) : è questo, o ancora un altro, il c fratello del Signore ,. , colui che è detto anche • il Giusto ,. , il Gia­ como cui si riferiscono le nostre Apocalissi, colui in cui si riconosceva la comunità cristiana di Gerusalemme e di An­ tiochia (A t., 15, 13-21 ; Gal., 2, 12)? • Figlio di Alfeo ,. è un appellativo che si riferisce alla sua origine familiare, ed è probabile che sia stato prima soppiantato da c il Giu­ sto " e poi da una designazione ben più prestigiosa e ono­ rifica: c fratello del Signore " ; qualche corrente gnostica lo designò addirittura come à:6E'Mp6aeoç, • fratello di Dio ,. Si conclude che il Giacomo che qui ci interessa non de­ sta ragionevoli dubbi storici, anche se si vorrebbe saperne di più sulla relazione che aveva con Giuseppe e con Gesù. Qualche chiarimento interessante lo abbiamo dagli A tti .

COMMENTO E NOTE

di Tomaso (l, 1-2) e altri ce li danno le presenti Apocalissi. Qualche studioso ebbe difficoltà ad ammettere che Gesù abbia scelto tra gli apostoli un suo c fratello ,. (dr. M.-J. Lagrange, L'�vangile selon saint Mare, Paris, 1929, p. 87). Ma per la gnosi certe difficoltà non si presentano neppure. Ritengo che il nostro Giacomo sia il c figlio di Alfeo ,. , denominato poi c il Giusto ,. ; colui che per distinguerlo dall'altro Giacomo (il fratello di Giovanni), detto c Gia­ como Maggiore ,., fu soprannominato c Giacomo Mino­ re ,. (Mc., 15, 40), e in seguito c fratello del Signore ,., la personalità del cristianesimo primitivo di cui parlano le due Apocalissi. Ecco un lungo brano da un antico testo che tramanda le tradizioni della Chiesa antica a proposito di questo Gia­ como : c Giacomo, detto "fratello del Signore", soprannominato "il Giusto", secondo alcuni era figlio di Giuseppe. da parte di un'altra donna; secondo il mio parere, invece, era figlio della sorella di Maria, la madre del Signore; ne fa men­ zione Giovanni nel suo Vangelo (19, �5). Subito dopo la morte del Signore, egli fu eletto dagli apostoli a vescovo di Gerusalemme. c Scrisse un'unica lettera, che fa parte delle sette epi­ stole chiamate "cattoliche". Corre voce che questa sia stata pubblicata da qualche altro sotto il nome di lui; essa, tut­ tavia, con l'andare del tempo, a poco a poco, ottenne au­ torità. c Egesippo. vicinissimo all'età apostolica, parlando di Giacomo nel libro quinto delle Memorie, racconta : "Dagli apostoli ricevette l'amministrazione della Chiesa di Geru­ salemme Giacomo, il fratello del Signore, chiamato 'il Giusto'. Molti, infatti, portavano il nome di Giacomo. Egli fu santificato fin dal seno materno, non bevve né vino né altra bevanda inebriante, non mangiò mai carne, non si fece mai tagliare i capelli, non si spalmò di unguenti, e non fece mai uso di bagni. A lui solo era permesso di en­ trare nel Santuario; egli pertanto non indossava vesti di lana, ma di lino; entrava da solo nel Tempio, e se ne stava sempre in ginocchio a pregare per il popolo, sl da far credere che le sue ginocchia si fossero incallite come la pelle d'un cammello". Aggiunge poi molte altre notizie, che sarebbe lungo citare.

LA PRIMA c APOCALISSE DI GIACOMO :t

1 55

c Ma sia Giuseppe. nel ventesimo libro delle A.ntichittl, sia Clemente, nel settimo libro delle Ipotiposi, riferiscono che dopo la morte di Festo, governatore della Giudea, fu mandato da Nerone, come suo successore, Albino; prima che questi giungesse nella provincia, continua il racconto, il sommo sacerdote Ananos il Minore, figlio di Ananas, di stirpe sacerdotale, approfittando del potere vacante, ra­ dunò un'assemblea, incitando pubblicamente Giacomo a rinnegare Cristo, il Figlio di Dio. A motivo della sua resi­ stenza, lo fece lapidare. Poi, precipitato da un pinnacolo del Tempio, con le gambe spezzate, Giacomo, rimasto an­ cora in vita, tendeva le mani verso il cielo e pregava: "Signore, perdona loro perché non sanno quello che fan­ no" (Le., 2�. 34). Allora fu colpito alla testa con uno di quei legni che usano i lavandai per battere le vesti; e cosl mori martire. c Scrive ancora Giuseppe ch'egli ebbe tal grado di san­ tità e fu talmente onorato da tutti, che la sua uccisione fu ritenuta la causa della rovina di Gerusalemme. c :t anche di lui che l'apostolo Paolo scrive ai Galati : "Degli apostoli nessun altro vidi, eccetto Giacomo, fratel­ lo del Signore" (Gal., l , 19). Intorno a lui offrono anche parecchie testimonianze gli Atti degli Apostoli (1, IJ; 12, 17; 15, JJ). c Cosl pure il Vangelo detto "secondo gli Ebrei" che ho tradotto di recente in greco e in latino, e di cui si avvale frequentemente Origene, narra che dopo la risurrezione del Salvatore: "Il Signore poi, data la sindone al servo del sacerdote, si recò da Giacomo e gli apparve". (Giacomo infatti aveva giurato di non mangiare più pane dal mo­ mento in cui aveva bevuto il calice del Signore, finché non l'avesse visto risorto dai morti). E poco dopo : "Portate, disse il Signore, l a mensa e il pane". E subito aggiunge : Prese, lo benedisse, lo spezzò e lo diede a Giacomo, il Giusto, dicendogli : Fratello mio, mangia pure il tuo pane, poiché il figlio dell'uomo è risono dai morti". c Pertanto, egli resse la Chiesa di Gerusalemme per tren­ t'anni, vale a dire fino al settimo anno di Nerone. Fu se­ polto vicino al Tempio, là dov'era stato precipitato. Il suo cippo sepolcrale era ben noto fino all'assedio di Tito, anzi fino all'ultimo assedio portato da Adriano. Alcuni ai..

COMMENTO E NOTE

stiani lo credono sepolto sul Monte degli Ulivi, ma la loro opinione è falsa " .1 Abbiamo qui il condensato di antiche tradizioni alcune delle quali erano note all'autore della nostra Apocalisse. A queste notizie, Epifanio aggiunge che Giacomo ebbe la carica di sommo sacerdote e che perciò portava una lamina d'oro sulla fronte, e una volta all'anno entrava nel Santo dei santi. E anche questo è certamente leggendario. IL TESTO

Il testo ci presenta qui un dialogo tra Gesù e Giacomo : è u n conversare spirituale, gnostico, nel quale l'insegna­ mento è impartito dal Cristo, chiamato puntualmente • Maestro "• in ebraico • Rabbi "• che corrisponde tanto alla situazione storica, quanto alla caratterizzazione ebrai­ co-cristiana di Giacomo. L'autore ha cercato di rendere dialoghi e parti narrative con una forma letteraria accurata, in prosa e in poesia; nello stesso tempo si è attenuto, in linea generale, alle tra­ dizioni, ancora vive nel suo ambiente, fissando le quali si tramandava l'insegnamento gnostico: tradizioni e insegna­ menti che Giacomo deve tenere segreti, e in seguito con­ segnare a Addai, forse uno dei 72 discepoli di Gesù; per­ sonalità che nell'antica tradizione cristiana era in stretta unione con gli apostoli, soprattutto per quanto concerne la diffusione del cristianesimo in ambiente siriaco. Di Addai parla Eusebio col nome di Taddeo, come evan­ gelizzatore di Edessa nel II secolo. Attorno a lui si formò molto presto una leggenda che lo collega alla mitica e an­ tichissima corrispondenza tra il re Abgar V Ukkama, di Edessa, ove regnò dal 9 al 46 d.C., e Gesù durante la sua vita pubblica. Oltre che la verosimiglianza dell'assimilazio­ ne tra Taddeo e Addai, è ancora possibile pensare a una relazione tra Taddeo-Addai e l'apostolo Tomaso : nella più remota antichità queste tradizioni si incrociano. Qualche studioso ritiene possibile che sotto il nome di Giuda, l'evangelista Luca intenda designare l'apostolo che l . Gerolamo, De viris illustribus, cap. 2 (opera scritta sulla fine dell'anno !192), nella versione di E. Cami�i, Torino, 1971,

pp.

I I I-1 !1.

LA PRIMA c APOCALISSE DI GIACOMO »

157

gli altri due evangelisti sinottici chiamano Taddeo (vedi Le., 6, 16 e At., l , 13).1 Dopo dieci anni questo Addai deve scrivere quanto ap­ preso da Giacomo (36, 20 sgg.) e poi divulgarlo; ma non si comprende bene a chi, dato che il nostro testo è ampia­ mente corrotto da 36, 26 a 37, 13, e quello che ne resta è scarsamente intelligibile. È probabile che si tratti di un certo periodo di apprendimento della gnosi. L'insistenza sulla segretezza e sulla gradualità di c rive­ lazioni ,. gnostiche e non gnostiche, ad esempio insegna­ menti giudaici e cristiani, corrispondeva a una consuetu­ dine dei tempi. Nella Letteratura Clementina si legge una insistente raccomandazione di Giacomo ai suoi più stretti collaboratori affin ché non divulghino indiscriminatamente i libri contenenti la predicazione di Pietro e la propria per non correre il pericolo di falsificarle o fraintenderle, sic­ ché non diventino fonte di errori, invece che di verità. Il testo dice: • Audite me, fratres et conservi. Si libros unicuique temere praebuerimus, illique a viris quibusdam audacibus corrumpantur, aut interpretationibus perven­ tantur, sicut iam quosdam fecisse audistis, restabit ut qui piane veritatem quaerunt, semper errent. Quocirca prae­ stat, ut libri apud nos maneant, tradamusque eos cum omni supradicta cautione iis qui pie vivere aliosque salvos facere cupiunt. Ac si aliquis post hanc contestationem aliter agat, merito in aeternum suplicium incidet. Qua enim ratione qui aliorum perditionis causa exstitit, ipse non peribit? ,. 2 (Pseudo-Clemente, Homil., PG, Il, 31). Altre raccomandazioni di nascondere e custodire atten­ tamente, a volte in modo singolare, libri contenenti rivel. Vedi Apocrifi del Nuovo Testamento, pp. 1657-68.

2.

• Ascoltatemi, fratelli e conservi. Se diamo i libri a tutti, senza circospezione, ed essi siano poi corrotti da uomini privi di scrupoli e da (false) interpretazioni, come avete sentito che è già accaduto, avverrà che quanti cercano la verità siano nel pericolo di sbagliare. t perciò meglio che i libri restino con noi e li divulghiamo, con detta circospezione, a coloro che ane­ lano condurre una vita pia e salvare gli altri. Se, poi, dopo questa avvertenza, c'è chi si comporta diversamente, sarà giu­ sto che incappi in un supplizio eterno. Per qual motivo, in­ fatti, colui che fu ad altri causa di perdizione, non deve lui stesso perire? • .

COMMENTO E NOTE

!azioni, ci sono fatte conoscere anche dai manoscritti di Nag Hammadi : si veda ad esempio VangEg., 68, 1 20 e Le tre stele di Seth, 1 1 8, l sgg. (in Testi gnostici, pp. 258 sg.). Il testo di questa Apocalisse ci è giunto in uno stato ve­ ramente miserabile. In origine constava di venti colon­ ne più nove righe della colonna ventunesima, ogni co­ lonna aveva una media di trenta righe, e cosi complete ci sono giunte solo otto colonne, tutte le altre hanno una me­ dia di 27-28 righe; e in complesso, le righe mancanti - in tutto o in parte - sono ben 1 1 3. La condizione del testo è dunque povera, incompleta e non sempre comprensibile; più del consueto per decifrare il papiro bisogna comple­ tare le parole accennate e perlopiù immaginate. Ciononostante non si può dire che il testo sia del tutto incomprensibile : non è completo. E come spesso avviene i n affreschi molto deteriorati, non di rado manca il testo proprio nei punti più necessari e interessanti, come si vedrà. Qua e là si potrebbe dare maggiore spazio alla fan­ tasia ricostruendo le lacune, più di quanto abbia fatto io; ma considero tale modo di procedere un abuso : con l'intenzione di illuminare il lettore, in qualche modo lo si inganna. Mi sono· permesso di colmare gli spazi solo nei punti ove significativi resti del testo possono convali­ dare la ricostruzione o quanto meno renderla non total­ mente arbitraria. Dalla colonna 37 fino alla fine, lo stato attuale del testo è tale da non permettere una analisi sicura. Le grandi li­ nee e divisioni di questa Apocalisse si possono rilevare come segue. La primà parte (24, IO - 30, 15) è un dialogo ambientato alla vigilia della morte di Gesù; il dialogo si muove tra la Passione di Gesù e il suo significato teologico e sociale, e la passione che a suo tempo dovrà sopportare Giacomo. L'accento principale è sulla Passione che incombe su Gesù e su ciò che è indispensabile ad una sua saggia valutazione. Nella seconda parte (30, 16 - 32, 15) il dialogo è tra il Cristo risorto e Giacomo sconsolato, adirato contro le au­ torità del suo popolo per la sorte toccata al Maestro, si­ tuazione che il Cristo gli spiega, insistendo in particolare anche su quello che sarà il futuro del c fratello ,. , sulla sua stessa via; la tristezza sconvolge Giacomo che si mette a piangere. -

LA

PRIMA c APOCAUSSE DI GIACOMO »

1 59

Nella terza parte (32, 16 - 42, 19) il Cristo spiega a Giaco­ mo, ormai rassegnato, il viaggio che compirà dopo la morte per ritornare alla patria donde è venuto : è una prepara­ zione al martirio di Giacomo. Qui il testo si fa molto oscuro a motivo dei vuoti incolmabili; termina con l'allon­ tanarsi del Cristo. La quarta parte (42, 20 44, l O) è ridotta ormai a poche righe : parla della condanna di Giacomo, cui seguiva vero­ similmente il racconto del suo martirio (che nella nostra documentazione sarà narrato dalla seconda Apocalisse di -

Giacomo).

ANAUSI

Prima di iniziare l'analisi di questo scritto, interessante per molti aspetti e assolutamente nuovo nell'àmbito della letteratura gnostica, ma cosi sfortunato per lo stato di cor� ruzione in cui ci è giunto, sarà bene non dimenticare il fatto che, nonostante qualche apparenza, esso non si pre­ senta e non vuole essere, per alcun motivo, una relazione storica; bensl, continuando un filone già allora tradizio­ nale l'autore vede in Giacomo la personalità più adatta, perché la più eminente nel cristianesimo delle origini, ad incarnare le vicissitudini dello gnostico nel nostro mondo : ed è come tale che lo propone al lettore. Ciò non vuoi dire che nulla qui sia storico (o possa esserlo), ma vuole sotto­ lineare che non è questo il piano di lettura neppure per la comprensione di quelle pennellate che, nell'insieme, han­ no qualche probabilità storica. È uno scritto gnostico e comporta sempre un confronto personale del lettore con il dottrinario della gnosi, tanto più che qui non si tratta di fumose contemplazioni più o meno mitologiche, ma di eventi radicati in qualche modo nella psicologia di ogni credente e di qualsiasi uomo. •.

PRIMA PARTE

(24,

IO

-

30, I,)

La morte di Gesù : c porterò a compimento questo de­ stino • . La prima parte inizia con il Signore che si intro­ duce rivolgendosi a Giacomo con l'onorifico titolo di c fratello •, e facendogli subito notare che il titolo non

COMMENTO E NOTE

intende affermare una parentela materiale. Egli sa tutto di lui, ed è venuto per avviarlo alla conoscenza : Egli viene da Colui che è, ed ha molti nomi (cfr. VangFil., 53, 25 sgg., 56, 4 sgg. ); tra loro due le differenze sono molte. Le parole sulla femmirulità, o sulla donna, che seguono nel breve testo (24, 26-3 1) possono essere considerate come un indizio di qualcosa che è sfuggito al traduttore copto, ma può anche darsi che introducano il discorso sul mi­ stero di Gesù, sulla sua venuta. La femminilità una volta non c'era, non perché era­ no tutti maschi, ma perché non c'era la distinzione dei sessi ; ed è un modo veramente originale di introdurre il discorso sulla incarnazione. Allorché venne la femmi­ rulità (cioè Sofia-Achamòth, vedi appresso), si preparò degli esseri simili a lei, e cosi fece Gesù che è immagine di Colui che è, la misura cui devono conformarsi quan­ ti gli appartengono. È un mistero che si realizza nella manifestazione di Gesù, un mistero salvifico che si com­ pie attraverso la Passione, mistero eh� si realizza solo con lui. A questo mistero Giacomo si riferisce con la pri­ ma domanda (25, IO) dimostrando di avere compreso le parole del Maestro, ma forse non fino in fondo. Gesù rassicura Giacomo sulla propria sorte, e gli rivela piuttosto che lui pure passerà per la medesima strada : c Essi afferreranno anche te • (25, 1 1). Non si tratta di vi­ cende personali, perché in Giacomo c'è ogni credente. L'invito a lasciare Gerusalemme, perché la città riserva sempre amarezza ai c Figli della Luce • , ed essa è soggior­ no di un gran numero di arconti, appartiene a una visione che proietta la Gerusalemme terrena contrapponendo­ la alla celeste : la prima è da abbandonare, mentre l'al­ tra è quella su cui puntare lo sguardo. Come si parlava di due Babilonia : una della prigionia, l'altra della libertà, cosi molto presto si iniziò a parlare di due Gerusalemme. Il significato di questo c lasciare • Gerusalemme perché soggiorno di un gran numero di arconti è chiarificato poco alla volta nelle colonne che seguono. Parole che hanno significato non solo per il passato, ma assai più per il fu­ turo, nella divisione tra la Chiesa e la Sinagoga. Le man­ canze del testo impediscono di conoscere n · seguito, e la domanda di Giacomo non si comprende bene (25, 24 - 26, 2 sgg.).

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PRIMA

c

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I dodici arconti sono, forse, equiparati alla ebdomada in quanto abitanti dei sei cieli; questi dodici sono la giu­ stificazione dell'espressione c innumerevoli eserciti • · La liberazione dalla catena della 'carne' guida alla conoscenza e perciò a Colui che è. -n Vangelo di verità afferma la stessa cosa in altri ter� mini : c Colui ... che non conosce è nel bisogno; e ciò di cui h a bisogno è grande, giacché ha bisogno di ciò che lo rende perfetto. Siccome la perfezione del tutto si trova nel Padre, è necessario che il tutto risalga verso di lui • (2 1, 1 5 sgg.); e ancora : c Nell'unità ognuno ritroverà se stesso. Nell'unità, per mezzo della conoscenza, egli purifi­ cherà se stesso dalla molteplicità; come una fiamma, divo­ rerà in se stesso la materia : l'oscurità per mezzo della luce, la morte per mezzo della vita • (25, I O sgg.). Giacomo vede quanto sia difficile questo ritorno a Colui che è; tra lui e l'Uno si frappongono tante potenze delle quali si parla in precedenza, ove, anche se il discorso è frammentario, non è difficile completarlo con molti altri testi gnostici di cui disponiamo, soprattutto la seconda Apocalisse di Giacomo. Sono righe cosi vive e plastiche, quelle di questo passo, che possono indurre in errore, quasi che presentino la Passione di Gesù in maniera u� po' fan­ tastica. L'autore l'ha presente e intesse con essa la visione gnostica del mondo. Infatti, dalla conoscenza di se stesso e del divino che è in sé, nasce nello gnostico tristezza e angoscia; si sente immerso nella materia, sperimenta l'osti­ lità nel mondo e l'ostilità nel proprio corpo, essendo in lui uniti elementi pneumatici e ilici : gli uni hanno ori­ gine in Dio e suscitano il desiderio del ritorno all'origine, gli altri nell'anti-Dio: la loro origine è il male ed hanno grandi poteri. c Potenze agguerrite • (27, 1 8 sg.) non sono soltanto la classe dominante ebraica contemporanea a Gesù, ma tutto ciò che è contrario a lui e allo gnostico, di cui Giacomo è un eccellentissimo prestanome, come le c potenze • lo sono di chi sente nel profondo il taedium m un di. c Gesù disse : "Colui che ha conosciuto il mondo, ha trovato (soltanto) un cadavere; e colui che ha trovato un cadavere è supe­ riore al mondo" • (VangTom., 42, 30). Da 27, 1 3 a 30, 15 abbiamo un passo tutto dedicato al modo con cui il Signore guarda alla propria Passione e

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COMMENTO E NOTE

morte, e a quello con cui Giacomo (e con lui ogni gno­ stico) deve guardare alla propria. Il c fratello ,. comprende la necessità di pervenire a Colui che è : c nel luogo ove è il principio, là sarà pure la fine ,. (VangTom., 86, 14); le scintille del Padre soltanto attingendo dentro di sé vivono col Padre che vive (ibid., 82, 20); ma come può perfezio­ nare la via del suo ritorno, vedendo attorno a sé tante potenze agguerrite contro di lui? È la prima domanda che pone al Maestro (27, 1 8 sgg.), domanda dettata da tre principi gnostici : l'estraneità ver­ so il mondo nel quale vive; la catena della carne, che lo lega al mondo; infine, in quale maniera si staccherà fisica­ mente da questo mondo. Quest'ultimo interrogativo è raramente trattato negli scritti gnostici con realismo e si preferisce una tratta­ zione prevalentemente intellettuale. Su questo aspetto ri­ tornerà la seconda Apocalisse di Giacomo: ma fin d'ora è il caso di rilevare quanto siano pochi i testi gnostici che pongano cosi in primo piano il problema del di­ stacco da questo mondo, cioè della morte; ed ancora più raro è trovare che questo distacco sia coniugato con la Passione e la morte del Signore, come in questo caso. Il Maestro ha per il c fratello ,. una risposta articolata, dai toni gnosticamente chiari, ma con qualcosa di miste­ rioso rispetto agli insegnamenti di una parte ma.ggiorita­ ria dell'ortodossia che, per la -morte e la Passione di Gesù, tendeva a vedere nel popolo e nelle autorità i respon­ sabili delle costrizioni alle quali fu assoggettato fino alla morte ingiuriosa. Qui, invece, le c potenze sono agguer­ rite ,. contro di lui, che sostiene le lotte nel suo c cuore ,., che è c giudicato ,. , ma non biasima quanti gli si scate­ nano contro, perché sa che è da questo che proviene la sua salvezza. Egli chiarisce che le forze agguerrite contro di lui viste da Giacomo sono ancora le stesse che si accaniscono contro il Maestro: c sono agguerrite contro di me ... insieme ad altre potenze • ; tuttavia non si considera c giudicato ,., cioè condannato, c da loro ,. , anzi è ad esse che deve la propria salvezza; e richiama l'attenzione del c fratello ,. sul fatto che il suo cuore non è c amaro ,. verso quelle potenze e anche in seguito non lo sarà. Che il Signore possa ricevere dalla Passione la propria

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salvezza può apparire singolare ed è contrario alla dottrina della Chiesa, ma non alla dottrina gnostica, cosi comples­ sa sull'argomento. Su tale questione del salvator salvan­ dus, il c salvatore da salvare • , precursore di tutte le sue membra da salvare per mezzo suo e a suo esempio, vedi Tratt Trip., 1 22, 28 - 126, 9, in Testi gnostici, pp. 413 sgg. Una pennellata gnostica è da osservare ancora nella sot­ tolineatura delle c lotte • sostenute dal c cuore • del Mae­ stro (27, 28 sg.) : questo riferimento accentua il suo trava­ glio interiore, invece di quello esterno più comunemente rilevato sia da altri testi gnostici che dai testi ortodossi; c l'errore si adirò contro di lui, lo perseguitò, lo maltrattò, lo annichili. Fu inchiodato a un legno • (VangVer., 18, 20). L'accentuazione dell'Apocalisse è singolare : il cuore manterrà il silenzio ed egli sarà un mistero nascosto. E­ spressione che è una sintesi della dottrina gnostica del Cristo. Anche il Vangelo di verità afferma : c Mistero na­ scosto, Gesù Cristo, per mezzo del quale (il Padre) ha il­ luminato coloro che ... si trovavano nell'osLurità • (18, 1 6-18). Davanti ai suoi persecutori, quelle c potenze • , c eserciti agguerriti •, di cui si è detto, anche il Maestro ha paura : c ho paura davanti alla loro collera • (28, 4). Da notare che Giacomo dirà qui appresso che davanti a queste potenze ha paura c perché essi comandano • (28, 30); non cosi il suo Maestro. Davanti ad esse il suo stato d'animo è fondamentalmente diverso : egli ha scelto il si­ lenzio, il mistero, le lotte interiori, anche la paura, davanti al loro accanimento e alla loro collera. Paura che è il segno dello sgomento per il loro oblio e per il loro errore. Oblio ed errore posti in luce nelle seguenti parole di Giacomo e da un testo dell'Apocrifo di Giovanni (30, 1 1 3 1 , 1 6). Un testo di san Paolo usa la stessa parola-chiave del no­ stro passo, arconti, parlando della Passione di Gesù : c e­ sponiamo si, la sapienza ai perfetti (I:ocpi11v llè À.aÀ.ov(.Wol lv 't'o� 't'EM:to�) ... Esponiamo una sapienza di Dio velata nel mistero ... sapienza che nessuno degli arconti di questo mondo conobbe (i')v ov&l.ç 't'WV apxoV't'wv -tov 11l.Wvoo; 't'oò-tov l!"f''WKl!v), se l'avessero conosciuta non avrebbero messo in croce il Signore della Gloria (�t y11p I!"(VWW'a:v, oòd.v -tòv Kvp�ov 'tiio; 56�1).; fCT't'C1VpwaC1v) • (l Cor., 6-8). Per le implicazioni

COMMENTO E NOTE

che rivela, è un passo di grande interesse sul tema della Passione, che solitamente viene considerata come un affare 'personale' tra Gesù e il Sinedrio; mentre il testo di Paolo, come questo dell'Apocalisse, ne sottolinea le dimensioni cosmiche, conservando alla Passione il suo vero valore. Le parole di Giacomo (28, 5 - 29, 3) sono una chiara sin­ tesi del pensiero gnostico sulla incarnazione del Cristo : egli non è disceso per biasimare quanti si aggueniranno contro di lui (era una eventualità scontata) e l'autore del Vangelo di verità scrive : c il misericordioso e fedele Gesù accettò con pazienza di sopportare le sofferenze ... sapendo che la sua morte è vita per molti ,. (20, IO sg.). È venuto a portare la redenzione, cioè c la libertà e la conoscenza • ; c L'ignoranza è schiava. La gnosi è libertà. Se conosciamo la verità, troveremo in noi stessi i frutti della verità • (VangFil., 84, IO sgg.); e ancora un altro testo: c La promessa comportava la loro istruzione e il loro ritorno a ciò che essi erano stati fin dall'inizio: di questo possedevano una goccia, di modo che ad esso po­ tessero fare ritorno, ed è ciò che si chiama redenzione • (Tratt Trip., l l 7, I8-23). Sulla sinonimia, prettamente gno­ stica, di c conoscenza • e c redenzione • , vedi soprattutto Tratt Trip., 1 22, 28 - 1 26, 9; Soph]esChr., I 03, I6 sg.; Testi gnostici, pp. 413 sgg. , 464 sg. Oblio : altro termine caratteristico dello gnosticismo. Il Cristo c ha illuminato coloro che, a motivo dell'oblio, si trovavano nell'oscurità; li ha illuminati, ha indicato (lo­ ro) la via. E questa via è la verità che ha insegnato loro • ( VangVer., 18, 17 sgg.); la gnosi è la conoscenza di due persone : Dio e se stessi, due persone che sono c aspetti di una sola, persa e dimenticata • · Oblio, sonno profondo, sogni angosciosi, ecc., fanno degli uomini dei " sognatori che nel sonno sono avvolti in una baniera • (TrattTrip., 82, 30; VangVer., 29, 1-32; 30, 13-16). Ricordo della patria lontana: c chi eravamo? Dove eravamo? • (ExcerTh., 27, 2); e nel celebre c Canto della Perla • : Dimenticai la perla per la quale ero stato inviato ... Giacqui in un sonno profondo. Ma di tutte queste cose ...

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PRIMA c APOCALISSE DI GIACOMO

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si accorsero i miei genitori, ed erano afBitti per me .. . ML scrissero una lettera .. . Su, alzati dal tuo sonno ... Ricordati della perla ... Considera la schiavitù a cui sei sottoposto! Ricordati della perla ...

(Atti di Tomaso, 108, 34-45, in Apocrifi del Nuovo Testa­ mento, pp. 1315 sgg.). È uno stato, questo dell'uomo, che ha inizio - secondo la visione gnostica - dal suo arrivo nel mondo; gli ar­ conti c gettarono gli uomini nei grandi turbamenti e sofferenze dell'esistenza affinché i loro uomini non fossero preoccupati d'altro che degli affari della vita, e non aves­ sero il tempo di dedicarsi allo spirito » (NatArc., 91, 8 sgg.). Questa condizione preoccupa profondamente Giaco­ mo, sia come c fratello » che sente la differenza tra se stesso e Gesù, del quale sta percorrendo il cammino, sia come esempio per tutti gli gnostici in ansia di fronte ai­ l'ignoranza che li circonda, attenti a non esserne conta­ minati : discesi in un mondo di incoscienza, attenti a ri­ cordarsi donde sono venuti, coscienti di percorrere una strada nel fango, ma attenti a non lasciarsi macchiare e sommergere (Ireneo, A dvHaer., l, 6, 2). Tutte le parole che l'autore pone sulla bocca di Gia­ como, rivolte a Gesù, sono altrettante osservazioni del­ l'autocoscienza dello gnostico sulla sua condizione nel mondo : timori di fronte al futuro, alle sofferenze, alla morte. Autocoscienza che si appalesa anche nell'espres­ sione : c Ma io non sono come loro » (28, 21), dove si rivela la sua diversità dagli altri (psichici e ilici), dei quali egli, gnostico, ha soltanto le apparenze esterne, non ha l'oblio e ricorda cose che essi non hanno perché a loro non appartengono, e non ·hanno mai sperimentato, essendo la sua natura diversa da quella degli altri. Scendendo al concreto : come deve comportarsi davan­ ti a nemici e persecutori? Che cosa fare, che cosa dire, come sfuggire loro? (29, l sgg.).

166

COMMENTO E NOTE

Il Maestro approva (29, 4 30, 1 5) i pensieri espressi e anche l a paura, ma l'avverte c;he l'angustia non deve sconvolgere il suo animo : in tutte le situazioni sgrade­ voli, è questo un polipo che si impadronisce dell'animo, anche gnostico, e non permette di affrontare le difficoltà con la necessaria serenità. In tutte le situazioni a lui con­ trarie, l'interesse deve essere volto alla propria salvezza. Quando il Cristo avrà portato a compimento il pro­ prio destino (d.i'jpoc;) gli svelerà quanto ancora non sa. Proprio dello gnosticismo cristiano è il sentito bisogno di una nuova rivelazione del Cristo risorto a compimento di tutta la redenzione; o salvezza, cioè per la più pura conoscenza di tutto quanto deve sapere lo gnostico, lo spirituale. Attesa sottolineata anche dal Vangelo di Gio­ vanni (capp. 1 4-16). Perciò la domanda rivolta a Gesù : c Come? Dopo que­ ste cose ti manifesterai a noi di nuovo? • è i n realtà uno dei cardini del dottrinario gnostico, senza il quale esso non è credibile poiché solo dopo la risurrezione, il Cristo diede l a c gnosi • agli apostoli prescelti; di qui l'assicu­ razione del Maestro, per lu� come per la moltitudine dei credenti, affinché diventino c perfetti • (ordina, infatti, di far conoscere la c gnosi • a Addai, ma di mantenere la circospezione •pur nella diffusione; vedi p. 1 57). Nella seconda manifestazione, dopo la risurrezione, rimproveverà gli arconti : solo allora manifesterà la pro­ pria inafferrabilità e superiorità su chiunque e su tutti loro. Chi siano questi c arconti • si è già visto : sono in prima istanza le autorità di Gerusalemme, emblema di tutti coloro che in ogni tempo e luogo non comprendono e perseguitano gli gnostici e la gnosi. Continu a il modo nuovo di presentare la Passione, la risurrezione e la manifestazione del Cristo, il quale non lenisce il proprio destino come non cambia quello del termina, anzi, avvertendo di ricordarsi di c fratello • ; quel suo destino e gli augura che senza indugi si realizzi. Questo modo di affrontare la Passione e la morte da parte di Gesù, cosi sereno verso se stesso e le autorità che lo condannano, corrisponde bene alle parole di Gesù in croce : c Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno • (Le., 23, 34). Ma quello che più conta os­ servare è il tono generale in cui viene presentata la per-

LA

PRIMA c APOCALISSE DI GIACOMO »

167

sonalità di Gesù in quel periodo e quali eventi com­ prende, atteggiamento che• trova riscontro nei Vangeli di Giovanni e di Luca, che in q'!-èsto si distaccano dagli al­ tri due evangelisti e da Paolo. Ha un certo interesse osservare che la parola greca KÀ:ijpoc; usata dall'autore, c destino, sorte ,. (29, 9. 17), non ha un senso peggiorativo, né ha un senso casuale. Nei Vangeli ricorre soltanto nel passo ove i quattro evange­ listi narrano che i soldati, alla crocifissione di Gesù, tira­ rono a c sorte ,. (��aÀ.ov KÀ.fjpov) per non dividere la veste di Gesù (Gv., 19, 24; Le., 23, 34; Mc., 15, 24; Mt., 27, 35 ); e la parola ricorre ancora allorché gli apostoli gettarono c le sorti ,. per l'elezione del successore di Giuda Isca­ nota (At., l , 17. 26); allorché Paolo domanda ai fedeli di ringraziare Dio perché li ha messi in condizione di (Etc; 'ti)'J IJ.Ep!Sa ..'l')c; Buvcip.Ewc;) e verrà sulle nubi del cielo" ... Allora sai­ bi e farisei si dissero l'un l'altro ... "saliamo dunque e get­ tiamolo giù affinché (la gente) abbia paura e non creda in lui" ... Essi salirono e gettarono giù il Giusto ,. (HistEccles., Il, 23, 12-15). Sul pinnacolo del Tempio, secondo il testo di Egesippo, l'avevano fatto salire gli stessi scribi e farisei perché era la Pasqua, vi era tanta gente, e di lassù la si poteva persuade­ re che Gesù non era il Cristo, cioè il Messia Verosimil­ mente è successo, come avviene spesso nei racconti popola­ ri, che da un nucleo storico si è sviluppato un arricchi­ mento favoloso. Nel nostro caso c il pinnacolo del Tempio ,. si rifà al Salmo 1 1 8, 22 : c La pietra scartata dai costruttori è dive­ nuta testa d'angolo ,. ; ove la c pietra ,. sarebbe Giacomo diventato il primo di un nuovo edificio simbolico, lo gno­ sticismo. Poco prima il testo di Egesippo cita un testo di Isaia nel quale i cattivi si incitano a togliere il Giusto di mezzo e a mangiare i frutti delle loro opere; e anche qui tutto è simbolico. La scena di Giacomo in preghiera e sepolto a metà ri­ corda la fine dell'apostolo Giovanni secondo i suoi Atti (capp. 1 1 1 sg., vedi in Testi gnostici, p. 1207). La fantasia simbolista dell'autore sopraffà la storia; ma la lapidazione ritorna e pone veramente fine a Giacomo. Quanto è detto nel brano 61, 27 - 62, 12 riprende nuova­ mente la tradizione di Egesippo il cui testo, dopo aver nar­ rato che Giacomo era stato buttato giù ma non era morto, prosegue : c E uno di loro, un lavandaia, prese un bastone col quale soleva battere i panni e colpi il Giusto sulla testa; e cosi egli rese testimonianza ,. (Eusebio, HistEccles., II, 23, 16-18). Sulla lapidazione, anche in riferimento a quanto è detto nelle prime righe della colonna 62, si veda il rituale mi­ nuzioso codificato nelle Mishnaioth (Sanhedrin, VI, 4). Quasi ogni riga di questo singolare martirio sottolinea la forza sovrumana del martire, c fratello del Signore ,. .

LA SECONDA c APOCALISSE DI GIACOMO :�t

2II

La preghiera era probabilmente indipendente, e rap­ presenta, oggi, la più bella preghiera gnostica del martire proteso totalmente sulla via del ritorno nel Pleroma, don­ de discese. c Morta speranza ,. , cioè la passione per i beni del mon­ do presente, e c portare alla vita ,. sono espressioni che for­ mulate diversamente, riscontriamo nel Vangelo di Filip­ po : c Chi non ottiene prima la risurrezione, costui mori­ rà ,. (56, 18); e ancora: c Quanti affermano che prima si deve morire e poi risuscitare, si ingann ano. Se da vivi non ottengono la risurrezione, quando moriranno non otterranno nulla ,. (73, l sg.). Luogo straniero è il mondo : è una continua litania ripetuta allo gnostico come dicono questi versi di Mani. ·

O anima, o anima pensa agli eoni O anima, donde sei tu? Tu sei dall'alto. Tu sei uno straniero, per il mondo; un passegeg ro sulla terra per gli uomini La. tua casa è in alto, le tue tende di gioia

(A Manichaean Psalm-Book, a cura di C.R.C. Allberry, p. 181, 1 9-25). . Cosi il c Canto della Perla ,. : c Ho rinnegato ogni cosa, ma ho confessato ,. ; anche Mani nella persecuzione e mor­ te, prega: c Ti ho confessato per quest'ora, ho sopportato il disprezzo degli uomini perché ho compreso che colui che nega te, tu lo dimentichi nella sua tribolazione. Ecco la mia fede è forte ,. (ibid., p. 49, 17-20). In tutta la preghiera sono notevoli le convergenze con la parte dei Salmi manichei, nella quale l'anima si rivolge a Gesù per chiedere protezione nell'ora della persecuzione e della morte (ibid., pp. 49-97). L'assenza, alla fine della preghiera, del titolo avvalora, forse, l'ipotesi dell'aggiunta posteriore, come si è visto nelle pagine precedenti. Occorre comunque notare che ).6y� (c discorso •) non è l'ultima parola: dopo di essa ce n'era un'altra non giunta a noi, e può darsi che fosse c ... discorso di Giacomo ,. .

NOTE

44, 1 6 : uno dei sacerdoti] È possibile far finire il periodo dopo c Mareim � e iniziare un'altra frase con : c Uno dei sacerdoti • . ...

44, 22 : Maria] Nome conservato solo parzialmente, ma la lettura è accolta ordinariamente da tutti eccetto che dal Kasser che propone la lettura Marim e prospetta, molto inverosimilmente, che si tratti di Mareim. Maria è la for­ ma normale del copto, prima della forma Mariham(ne) ricorrente anche in altri scritti gnostici. Cfr. Mt., 27, 56 : c Maria jacobi � . Colmare i vuoti di fine colonna è pressoché impossibile anche perché il numero delle righe è irregolare, va da 26 a 32. 45, 8 : tornerà in sé] Alla lettera :

c

egli comprenderà

•.

45, 24 : q uinta scala] Ai tre lati del Tempio di Erode vi erano nove rampe di scale 'he immettevano nel cortile : quattro sul lato nord, quattro a sud, e una a est. 46, l sgg. : Funk propone la seguente composizione del testo frammentario delle prime righe : c Wohl dem Men­ schen der ... heraus aus ... und der kommen wird zu ...

LA SECONDA

c:

APOCALISSE DI GIACOMO •

213

dessen, von dem Mann .. dass er ein ... ist • · E Kasser : c Je suis l'homme qui a été envoyé hors du ciel; une parole vraie qui m'a été donnée de la bouche de celui qui m'a envoyé; je sais que c'est un jugement • . .

46, 22 sg. : ricercato] O c che cerca • . Bohlig non tra­ duce e ha semplicemente: c Indem er uns sieht und indem er ein Bruder ist • · MacRae ha: c as a son who sees, and as a brother was he sought>t . Originale e un po' capric­ ciosa la lettura del Kasser: c Celui-ci est un fils, qui nous voit et qui est un frère, pour le nommer, qui vient vers nOUS » . Sulla condizione transeunte, vedi l C or., 15; 42-54 : c vien seminato il corpo nella corruzione, risorge nella in­ corruttibilità; è seminato nella ignobilità, risorge nella gloria; è seminato nella debolezza, risorge nélla potenza • . 46, 23 sgg. : La lettura di queste righe, per metà danneg­ giate, è quella proposta dal Funk. Le letture di altri sono cosi divergenti da risultare inutili; MacRae non tenta di ricostruire il testo e dà soltanto la versione di quello che risulta leggibile, cioè : c He will come to ... and produced him because ... and he unites ... ma.ke him free • .

47, 2 sgg. : Vi sono qui palesi riferimenti a Mt., 9, 27-31 ; 20, 29-34, per il cieco che ritorna a vedere. Sarà giudicato] Brano che riferisce, a senso, il testo di Isaia, 53, 12 : c È stato annoveTato tra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i pec­ catori • . Dopo c preannunziato ., il Bohlig aggiunge: c dal­ la Scrittura • (ypaqrlj). È comunque un tratto molto tor­ mentato. Tutta una rilettura del testo, dalla riga 20 in poi, è proposta dal Kasser cosi : _c Les deux qui voient, moi, ils ont premièrement été proclamés par les Écritures; Celui qui est vécu étant juste, ils jugeront avec les injustes; Celui qui a vécu sans blasphème, il est mort dans les blasphèmes des autres; Celui qu'on a rejeté, on l'agréera • · 47, 16 sgg. : Colui che a me] Oppure con MacRae : c He who was revealed to me was hidden from everyone and shall (only) be revealed through it • (cioè understanding, vale a dire c attraverso la gnosi • ) .

214

COMMENTO E NOTE

sarà manifestato] Forse, meno correttamente, il Bohlig: c und sich durch sich offenbaren wird • . 48, 23 sgg. : Io sono il fratello] Espressione resa diversa­ mente da altri con un po' di fantasia. Funk : c lch bin der Bruder - wie ich als Geheimnis mitteile - der diesen un­ barmherzigen Herrscher verschmli.hte • . Kasser : c Je suis le frère dans leurs lieux secrets, celui qui a renié l'amour • · L a versione data si attiene strettamente al copto e con­ corda con MacRae. Si può vedere qui una eco del testo: c Tu, invece, quando preghi, ritirati nella tua stanza, chiu­ di l'uscio e prega il Padre tuo. che è presente nel segreto, e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà • (Mt., 6, 6). 49, 1 9 sgg. : Se io sono venuto] Seguendo la lettura di Schenke e MacRae. Si veda, ad esempio, il seguente testo del Vangelo di Filippo : c Gesù dissimulò segretamente ogni cosa. Egli, infatti, non si manifestò qual era (real­ mente), ma si manifestò come lo si poteva vedere. Cosi si manifestò a tutti. Si manifestò grande ai grandi ... • (57, 29 - 58, 2). Vedi anche Soph]esChr., 91, 10-15. 50, 23 : nipote di ] Parentele sempre vaghe e imprecise per difetto della lingua. Alla lettera è : c nipote per tuo padre • , e qui il testo è ancora parzialmente corrotto e si presta cosi a diverse letture. Bohlig: Milchbruder; Funk: Brudersohn deines Vaters; Kasser : Frère de ton père; MacRae : Step-brother. .•.

51, l : Egli non gradì] Il deplorevole stato del testo copto si presta a interpretazioni diverse e divergenti. Ad esem­ pio Kasser legge: c Lorsqu'elle eut fini de dire ces paroles, j e vis qu'il était mon frère. Il entendit cette parole, et il fut content, il répondit • · S i noti come i n questa Apocalisse, le parole greche che ricorrono nel testo copto sono notevolmente rare, ad eccezione delle solite particelle : -.6-.e, Si, lmrlii), a>..M, "((ip, ecc.; anche per il verbo c conoscere • e per c cono­ scenza • il traduttore copto preferisce servirsi del corri­ spondente copto (il tennine � ricorre soltanto in 47, 8). Il traduttore dal greco dimostra di conoscere bene la sua lingua.

LA SECONDA « APOCALISSE DI GIACOMO :�t

21 5

51, 22 : Dalle parole c Questa vergine dalla quale hai udi­ to ... » il Kasser (che è uno studioso di fama internaziona­ le) prosegue ricostruendo molto ipoteticamente questa grande lacuna, ove non si scorgono più di dodici, tredici parole: c Cette vierge dont tu as entendu parler, telle est la manière dont tu es venu en présence de sa virginité : lorsque je méditai, à leur sujet, qu'ils reçoivent leur rachat par cette vierge, j'envoyai l'Esprit vers elle. Toi comme cette vierge, tu as demandé : Comment en arriverai-je jusque-là? ... parce que le Sauveur a fermé ma possibilité de concevoir des fils, non pas comme ce que je veux. Car c'est ce que ta face ressemble, et ce n'est pas cela qui t'est profitable •· Faccio notare che mi sono permesso di elimina,re tutti i segni critici indicanti dubbi, esitazioni, ecc. Di qui il testo procede con la riga 8 : c Poiché tuo padre . . • . Si noti che una delle pochissime parole che si leggono è c vergine » (1t�D!voç). .

52, U sgg. : Tuttavia, io .] Oppure con Kasser : c Moi je te donne cette bonne nouvelle que je te donnerai les cho­ ses que j e te dirai : si . . • ; e BOhlig: c Ich gebe dir frohe Botschaft, um dir zu geben das was ich sagen werde. Wenn ... • : e MacRae : c I proclaim to you to tell you these words that I shall speak. When .. • . Dalla riga 4 in avanti si noti come Giacomo sia inter­ pellato personalmente, come dimostra l'uso frequente del­ la seconda persona singolare • tu, te •, corrispondenti ogni volta al copto che si ripete volutamente accentuando (ntok). ..

.

.

55, 24 sgg. : Per quanto riguarda l'onore riconosciuto a Giacomo per il compito che gli spetta, vedi l'Introduzione. Il c geloso • , è il Demiurgo; la ricostruzione della riga 27 è ipotetica, ma poggia su solide basi. Sull'espressione • io sono un dio geloso », vedi ApocrGv., 1 �. 8 sgg.; I l, 20 sgg.; NatArc., 86, �0-� l ; 94, 21-22; e OrM., IO�, 1 1-12; l'espressione deriva da Is., 45, 5: c Jahweh sono io, e non ce n'è altri all'infuori di me • ; da Es., 20, 5 : • lo, Jahweh tuo Dio, sono un Dio geloso • ; e ancora c Poiché Jahweh si chiama geloso, è un Dio geloso » (Es., 34, 14); e da molti altri testi, come D t., 6, 14; 32, 16. 61 . Si osservi che per

COMMENTO E NOTE

gli gnostici, generalmente, il Dio del quale parla l'Antico Testamento corrisponde al Demiurgo. 56, 16 : diletto] In copto merit corrisponde al greco à:ya1tE't6c;; con lo stesso termine parla di sé il Cristo (49, 8) e per ben due volte interpella cosi Giacomo (56, 16; 57, 5). 57, IO : nascosto] Corrispondente al greco KrLÀ.U1t'toc; è mol­ to spesso una qualifica del Cristo; ad esempio in Le tre stele di Seth, 123, l : c Egli è Colui che è nascosto nell'in­ telligenza ,. ; più volte nel . trattato Zostriano, 121, 3. 5; 1 25, 1 2; e nel trattato dell'Alloghenes, 62, 1 5. 57, 1 2 sgg. : A proposito dell'impossibilità di toccare il corpo del Cristo risorto, che è ricorrente in simili contesti, vedi gli Atti di Giovanni, capp. 93-94 (vedi Testi gnostici, pp. 1 1 79-83). 58, l sgg. : Non avevate alcuna conoscenza] Con Bohlig, Funk e altri; MacRae legge invece : c You did not know ,. (che si riferirebbe al testo perduto alla fine della colonna 57); c He was that one whom he who created the heaven and the earth and dwelled in it, did not see ,. , e ancora libe­ ramente Kasser : c Nous, vous ne connaissiez pas. C'était lui, celui-là qu'il n'avait pas vu, celui qui avait créé le ciel et la terre, étant avant lui ,. . A l disopra di lui] Si tratta del Demiurgo creatore del mondo materiale. 59, l sgg. : Allontanatevi] Più liberamente con MacRae : c Renounce this difficult way, which is so variable and walk in accordance with him who desires that you become free man ,. ; Kasser : c Délaissez le chemin dur, celui qui a une qualité de types et marchez selon ce qu'il souhaite, pour que vous soyez libres ,. L'espressione copta tradotta qui con c sentiero campe­ stre e multiforme ,. significa c aspro, in salita, tracciato insicuro • · .

59, 1 2 : benevolo] Sulle implicazioni del corrispondente termine greco (XPTIO"'tOc;), vedi Testi gnostici, pp. 1 1 2, 132, 378.

LA SECONDA c APOCAUSSE DI GIACOMO »

217

Contrariamente alla prima visione del Bohlig, seguito da pochi altri, le prove compiute sull'originale al Museo copto del Cairo dimostrano che il testo della colonna 59 seguitava ancora per sei righe e riprende poi con la co­ lonna 60. 60, l sgg. : Righe di facile comprensione, ma di di.flicile resa del testo copto. Inutile ogni discussione. Il testo che ho dato segue piuttosto da vicino il Funk; ma ecco due altre autorevoli letture : Bohlig : c Und er lasst mich horen und eure Trompeten und eure Wasserrohrfloten und eure Seiteninstrumente dieses Hauses. Der Herr hat euch ge­ fangen genommen durch den Herrn, indem er eure Ohren verschliesst, damit sie nicht die Stimme • ; MacRae: c And he allows me to hear. And play your trumpets, your flutes and your harps of this house. The Lord has taken you captive from the Lord, having closed your ears, that they may not hear the sound of . • . Ma il padrone] I n copto xoeic si legge due volte: l a prima (53, 20) si riferisce senza dubbio a Gesù o al Padre; la seconda - in questo passo - al Demiurgo, e non è da escludere che qui l'amanuense sia incorso in una svista e abbia usato erroneamente xoeic in luogo di x ice : c glorio­ so a, cioè il Demiurgo. ..•

.

.

61, 1 9 : Egli, infatti, non ci sarà] Parole prese da Isaia, 3, IO (LXX) e dal libro della Sapienza, 2, 12-20 che esemplifi­ cano le reazioni dell'empio davanti al giusto. 61, 21 : pinnacolo] Corrisponde al greco '!;'tEp6v, ma la ver­ sione non è uniforme; Kasser preferisce comiche e MacRae columns. 62, 16 sgg. : Un buon esame filologico e letterario di que­ sta preghiera è offerto dal Funk, Die zweite Apokalypse des ]akobus aus Nag-Hammadi Kodex V, pp. 21 1-20. 63, 8 : il desiderio] Frase che appare fuori luogo sia dal punto di vista testuale che letterario, e per questo da qual­ che commentatore è tralasciata e considerata interpolata (cosi Bohlig e Funk). MacRae traduce cosi : c your grace­ love (lpwç) is alive in me to accomplish a work of full-

:n8

COMMENTO E NOTE

ness • ; K.asser : c l'amour (f�) fait en moi une oeuvre de plénitude • ; BOhlig: c der Eros, ein Werk einer Fiille zu tun • · Contrariamente alla supposizione di alcuni studiosi (ad esempio Bohlig) il testo non ha alla fine la ripetizione del titolo.

L'c APOCALISSE DI PAOLO



L'Apocalisse inizia col racconto di Paolo sulla c mon­ • alla ricerca della strada per salire a Gerusalemme dagli apostoli suoi compagni. Gli si avvi­ cina un c fanciullo • , ed egli lo interroga sulla strada per Gei:walemme. Tra i due nasce una breve conversazione, perché il c fanciullo • desidera proprio protrane il colloquio con Paolo e accompagnarlo dagli apostoli, suoi compagni; inoltre gli si rivela come lo Spirito e lo invita a c sve­ gliani • . Dalla • montagna di Gerico • lo Spirito lo prende e lo guida su, nei cieli. Nel quarto cielo Paolo inizia ad orientani : scorge sulla terra i suoi simili, lancia uno sguardo a Dio, verso l al to, vede i dodici apostoli alla sua destra. Scorge anche angel i che portano un'anima fuori dalla terra e la sottopongono a un severo giudizio, prima fru. stand.ola e poi me ttendola alle strette con un interro­ gatorio nel quale ha contro di sé tre testimoni. Nel quinto cielo vede un grande angelo che, assieme ad altri, ha in mano un bastone di ferro per impedire alle anime di fuggire e costringerle ad assoggettani al giudizio.

tagna di Gerico

'

220

COMMENTO E NOTE

Al sesto cielo inizia a sperimentare lo splendore della luce che si diffonde dal settimo. E a:l settimo cielo è lui, Paolo, che prima di prosegui­ re deve assoggettarsi al giudizio di un c vegliardo ,. : c Dove vai, tu, Paolo? ... Donde sei venuto? ,. . Dopo l'esà­ me del settimo cielo, sale nella Ogdoade e poi su fino al decimo. Dal punto di vista esteriore l'Apocalisse del viaggio nell'altro mondo è certo collegata a quanto narra Paolo: c So di un uomo in Cristo, il quale quattordici anni fa, se con il COI1pO o se fuori dal corpo non lo so, lo sa Dio, fu rapito in paradiso e udl parole ineffabili, clie non è per­ messo a uomo di ripetere • (2 C or., 2, 2-4). Inquadrato com'è nell'ambiente gnostico, il viaggio e le circostanze nelle quali è narrato vanno ben oltre la no­ tizia data dallo stesso Paolo, ne allargano e approfondi­ scono il significato, accentuando la polemica rivendicativa sull'autorità e la missione di Paolo, che erano già alla base del

testo citato sopra (la

Seconda Lettera ai Corinz1).

ANALISI

La città di Gerico ebbe una singolare importanza nella vita di Paolo. Tre antichissimi manoscritti localizzano in questa c città delle palme ,. una sosta dell'apostolo lungo il viaggio fatto per incontrare gli altri ap06toli a Gerusalemme, e legano a Gerico l'incontro con una comunità cristiana. Non si comprende chiaramente in quale circostanza Paolo sia passato da Gerico. Dal papiro copto (del 800 ca.) della collezione Bodmer pare che sia nel viaggio di ritorno da Damasco a Gerusalemme : non si trattava di un percorso insolito e il suo significato è importante per la storia del Cristianesimo primitivo. Anche il papiro greco di Amburgo (IV secolo ca.) insinua la stessa circostanza nella vita di Paolo. Un terzo manoscritto, il papiro copto di Heidelherg (V-VI secolo), aggiunge che a Gerico Paolo si era incon­ trato con una comunità di fratelli digiunanti e in pre­ ghiera. Un fatto straordinario è ambientato a Gerico secondo tutti e tre questi manoscritti, fatto che anticipa di secoli il lupo di Gubbio della tradizione fra.ncescana. c Dalla

' L c APOCALISSE DI PAOLO �

221

pianura delle ossa

venne fuori un grosso e terribile leo­ ne ,. : tutti erano attenti alla preghiera, e nessuno si mosse. Finita la preghiera, il leone si pose ai piedi di Paolo chiedendogli di c essere battezzato ,. . Paolo in­ nalzò una preghiera nella quale non manca il ricordo del profeta Daniele nella fossa dei leoni (Dn., cap. 6). Erano vicini al Giordano, perciò non c'era il problema dell'acqua : c dopo avere pregato ,., la narrazione del pa­ piro copto Bodmer e del codice greco di Amburgo pro­ segue con le parole : c Presi il leone per l a criniera e lo immersi tre volte nel nome di Gesù Cristo. Quando risali dall'acqua, scosse bene la sua criniera e mi disse : "la grazia sia con te!". Io gli risposi : "Pure con te!". Il leone corse poi .per la campagna pieno di gioia; que­ sto, in realtà, me lo manifestò il cuore ,. (Apocrifi del Nuooo Testamento, pp. 1 1 1 2 sgg., 1066, 1 1 02). La storia del leone di Gerico non fini qui. Qualche anno dopo, nella città di Efeso, Paolo fu condan.nato alle ·

fiere; mentre egli pregava nell'arena prima dell'ingresso delle fiere, fu fatto entrare c un leone molto feroce ,. ; la folla l o aizzava, ma lui andò ad accovacciarsi presso l'apostolo e lo salutò con le parole : c La grazia sia con te! ,. . Accarezzandolo Paolo si accorse che era il leone da lui battezzato e gli domandò : c Come sei stato pre­ so, a caccia? ,. . Il leone rispose : c come te, Paolo ,. (ibid., pp. 1 1 1 8). La pianura delle ossa dalla quale sbucò il leone non è · da prendere come una indicazione generica designante ' il deserto a nord-est di Gerico, ma è un'espressione che ci riporta alla grandiosa visione del profeta Ezechiele, allorché parla di una c valle piena di ossa ,. davanti alle quali il profeta, pieno di fiducia sulla sorte del suo po­ polo tuttora prigioniero in Babilonia, pronunciò le pa­ role : c Ecco sto per aprire le vostre tombe! Da esse vi farò uscire, popolo mio ,. (Ez., 37, 12). Si tratta dunque di una espressione carica di significato. È verosimile che l'Apocalisse di Paolo inizi con Geri­ co, inserendosi cosi in un vasto quadro tradizionale già pieno di significato evocativo anche solo nella parola c Gerico ,. ; in merito ad essa è il caso di ricordare il fatto geografico, dal significato spirituale trasparente, che Ge­ rusalemme è circa 800 metri più alta di Gerico e che chi

COMMENTO E NOTE si trova qui non può che anelare a salire lassù, mentre chi è lassù, se il suo desiderio volge verso Gerico, non può fare a meno di discendere, e può ben attendersi, lungo la via, di cadere in potere dei predoni : è nella natura delle cose. c Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e si imbatté nei briganti ,. (Le., 10, 30). Alla tematica esoterica gnostica appartiene l'immagi­ ne del c fanciullo ,. che Paolo incontra allorché prende l a direzione di Gerusalemme. Nella letteratura neotesta­ mentaria fa parte della polimorfia del Cristo. Parrebbe che non ci sia relazione tra la domanda sulla strada e quella sul nome dell'interrogante : invece non è cosi (vedi VangVer., 21, 27; 27, 28; 38, 4 - 40, 21). Prima della nascita di Gesù, lungo il viaggio verso Be­ tlemme, un antichissimo testo narra: c Dinanzi a loro (Giuseppe e Maria) apparve allora un grazioso fanciul­ lo che indossava uno splendido abito ,. (Arundel, 60, i n Apocrifi del Nuovo Testamento, p. 135). E il Codice Hereford (61) : c Davanti ai loro occhi apparve un giova­ ne dal volto grazioso che indossava uno splendido abito ,. ; e il Vangelo dello Pseudo-Matteo : c Apparve poi davanti a loro un bel giovane vestito di abito bianco ,. (13, I). È ugualmente un giovane che avverte le ostetriche della na­ scita di Gesù : c Ecco, venne da me un giovane bellissimo con gran fretta e mi ordinò : "Va' presto in quel luogo ad accogliere un primo parto" ,. (Hereford, 68, in Apocrifi del Nuovo Testamento, p. 179). Il tema si prestava assai bene al pensiero gnostico che da esso trasse ulteriore sviluppo nella visione polimorfica del Cristo (cfr. Atti di Tomaso, cap. 1 53). Ad esempio negli Atti di Giovanni si legge questa de­ scrizione: c Allorché egli scelse Pietro e Andrea, che erano fratelli, venne da me e da mio fratello Giacomo e disse : "Ho bisogno di voi! Venite con mel". Mio fratel­ lo disse : "Giovanni, che cosa vuole quel fanciullo sulla spiaggia che ci chiama?". Gli risposi : "Quale fanciul­ lo?". Ed egli a me : "Quello che ci fa dei cenni" . Io ri­ sposi : "Abbiamo vegliato molto in mare ! È per questo che tu non vedi bene, Giacomo, fratello mio. Non vedi t u quell'uomo laggiù di bell' aspetto e dallo sguardo se­ reno?". Ma egli mi rispose : "Non lo vedo, fratello! An­ diamo là e vedremo che cosa vuole"... Quando ci allon-

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tanam.m.o da quel luogo con l'intenzione di seguirlo, da me fu visto nuovamente con la testa piuttosto calva ma con un folta barba fluente, mentre Giacomo lo vide co­ me un giovane la cui barba era appena spuntata ,. (88, 2 - 89, l, in Apocrifi del Nuovo Testamento, pp. 1 176 sg.). Negli A tti di Pietro (Ms. di Vercelli), in un modo meno chiaro, è narrata la preghiera dell'apostolo affinché certe donne fedeli là presenti, potessero vedere il Signo­ re: c Furono improvvisamente avvolte da un fulmineo bagliore. Noi eravamo là, a terra. Solo quelle vedove cieche se ne stavano in piedi : ·la luce splendente che ci era apparsa, entrò nei loro occhi e le fece vedere. Pietro disse loro : "riferite quanto avete visto" Esse dissero: "Noi abbiamo visto un vecchio dall'aspetto che non pos­ siamo descrivere". Altre dissero: "Era un adolescente". Altre ancora : "Abbiamo visto un fanciullo toccarsi de­ licatamente gli occhi e cosi si sono aperti" ,. (cap. 21, 2-S). Da un testo gnostico di questo genere prende l'avvio il celebre scritto di Nag Hammadi, l'Apocrifo di Gio­ vanni : c Improvvisamente si aprirono i cieli, tutto il creato risplendette di una luce venuta dal cielo, e tutto il mondo si scosse. Io ebbi paura e mi gettai a terra, al­ lorché vidi, nella luce, starmi di fronte un fanciullo; tuttavia mentre lo guardavo aveva l'aspetto di un vec­ chio; ma cambiò nuovamente .forma divenendo una don­ na. Davanti a me, nella luce, c'era una unità dalle molte forme; e le forme si manifestavano in modo alternato • · In seguito si svela parzialmente il mistero : c Io sono colui che è con voi in ogni tempo. Io sono il Padre, io sono la Madre, io sono il Figlio. Io sono l'Incompren­ sibile e l'Immacolato ,. (2, 1 1 5). Il c fanciullo ,. suscitava cosi un diffuso complesso di immagini e di idee, un po' come sarà molto più tar­ di nell'arte bizantina la rappresentazione del Cristo fanciullo pantocrator. Come leggiamo in un altro testo : -

.. . costui è grande e piccolissimo, bello e brutto, giovane e vecchio; ... l a carne non lo vide ma lo vede ora, è la parola udita e ora conosciuta ..•

(Atti di Pietro, Ms. di Vercelli, 20, 4-5, in Apocrifi del Nuovo Testamento, p. 1006).

COMMENTO E NOTE Questa molteplicità di caratteri non viene attribuita a ma alla ric­ chezza del suo essere. c Ognuno di voi vedeva come poteva secondo quanto era capace di vedere ,. (loc. cit.). Il fatto che il c fanciullo ,. dica : c io sono lo Spirito ,. o c lo Spirito Santo ,. e come tale l'accompagni, non ap­ porta alcuna modifica, invita piuttosto a precisare che nei testi gnostici (in contesti come il nostro), i termini c fanciullo ,. , metropator, c virgineo spirito ,. e altri, indi­ cano la stessa personalità sotto aspetti diversi . c Non tutti gli occhi scorgono Gesù Cristo ,. , scrive l'autore degli A tti di Pietro (cap. 21, 1). Ma l'Apocalisse di Paolo, nel c fanciullo ,. addita pro­ prio il Cristo? L'identificazione è la più naturale, tuttavia è stato osservato dal Bohlig, che non vale per tutti i testi gnostici; sarà vero, ma per tutti quei testi che tratto io pare essere cosi, sia nella letteratura apocrifa, sia nella letteratura gnostica di Nag Hammadi. Nel settimo cielo ci troviamo di fronte a un vegliardo. Si resta perplessi davanti alla sua figura : è da interpretare sulla scorta di tradizioni ebraiche oppure della letteratura gnostica? Non è una questione oziosa, ma di notevole in­ teresse. Secondo la tradizione ebraica è spontaneo il riferi­ mento all'Antico del quale parla il profeta Daniele :

una mancanza di elementi distintivi personali,

Ed ecco che sulle nubi del cielo venne come un figlio d'uomo, si fece avanti all'Antico e fu presentato al suo cospetto. A lui furono conferiti poteri, maestà e regno : lo servirono i popoli nazioni e lingue

(Dn., 7, JJ-14). Ed ancora con espressione meno colorita, il libro di c Ecco là, vi­ di uno che aveva "Capo dei giorni", la cui testa era bianca come la lana e, con lui, un altro la cui faccia aveva sem­ bianza umana ed era piena di grazia, come uno degli an­ geli santi ,. (Enoc, 46, l). Ognuno vede che seguendo questa via si arriva molto in alto, molto più in alto del settimo cielo. A questi te-

Enoc, scritto intorno allo stesso periodo, dice :

' L c APOCAUSSE DI PAOLO »

sti si ispiravano quegli artisti che ci familiarizzarono con il Padreterno bianco e barbuto, ma in questo luogo del­ l'Apocalisse di Paolo, cioè nel settimo cielo, ciò è fuori posto. Ma almeno da· un punto di vista non ne siamo nean­ che cosi lontani, come si vedrà in seguito. Se non è del tutto soddisfacente l'interpretazione della tradizione ebrai­ ca, è probabile che si abbia più fortuna con la letteratura gnostica. I testi gnostici sono più generosi di indicazioni nelle de­ scrizioni mitologiche delle sette sfere di pianeti che avvol­ gono la terra, attraverso le quali compie il viaggio Paolo. Nel testo sull Origine del mondo, quello stesso che ini­ zialmente era detto c Scritto senza titolo •· è detto che il grande Demiurgo (Jaldabaoth) dopo avere crea­ to e ordinato, a suo modo, l'universo visibile e invi­ sibile, si vantò soddisfatto esclamando : c non ho biso­ gno di nuHal Io sono dio, e non ne esiste altri all'in­ fuori di me • . Mentre Pistis Sofia, inorridita della be­ stemmia, esclamò: c Tu sbagli, Samael, cioè, dio cieco • . Udite queste ed altre parole di Pistis, un figlio del De­ miurgo, quello che egli aveva posto a presiedere i) sesto cielo, Sebaoth, disapprovò le parole del padre. Allora Pistis Sofia stese il suo dito e versò su di lui c una luce dalla sua luce • ; nacque invidia tra tutte le altre .poten­ ze del caos e si accese una lotta tra i sei cieli. Intervenne ancora Pistis: mandò a Sebaoth sette arcangeli, che lo trasportarono nel se�timo cielo e si posero al suo servi­ zio; qui, nel settimo cielo, egli dispose la sua splendida dimora; Pistis Sofia gli diede anche la propria figlia c Zoé • (Vita) affinché l'istruisse su tutto ciò che si tr()o va nell'Ogdoade celeste (OrM., 103, 2 - 104, 23). Cosi Sebaoth si trova nel settimo cielo al di sotto del c sipa­ rio •, posto cioè tra ciò che è al disopra e ciò che è al di sotto (NatArc., 95, 17-26). La caratteristica fondamentale del vegliardo e del set­ timo cielo è qui lo splendore che da esso si diffonde verso il basso; la luce del vegliardo c faceva risplendere i suoi abiti bianchi ... II suo trono ... era sette volte più splendente del sole • ; e allorché Paolo gli fece vedere c il segno • il vegliardo apri, ma non lo segui con lo sguardo verso l'alto, bensi volse lo sguardo verso il basso. Nei testi gnostici è detto : c la Pistis Sofia lo separò dalle '

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tenebre ... a causa della sua luce, tutte le potenze del caos furono invidiose di lui • (OrM., 104, 15; 106, 1 2). Mi pare sufficiente per concludere che il vegliar­ do impersona Sebaoth, importante figura della lettera­ tura gnostica delle origini, e la luce splendente che lo caratteriZza è quella di Pistis Sofia; egli è l'ultimo anello, il significativo c ponte •, o c confine • , tra il mondo creato e l'immortalità, il divino. Dalla sua sfera, il setti­ mo cielo, non si sale all'ottavo, ma alla Ogdoade : è ap­ punto rilevante il fatto che il testo dell'Apocalisse di Pao­ lo non dica che dal settimo cielo sono passati all'ottavo, ma dica c e salimmo all'Ogdoade •, che è la prima delle quattro coppie di eoni, la prima delle tre parti nelle quali si divide il Pleroma . (la Pienezza) dei trenta eoni; il Pleroma è formato dall'Ogdoade, dalla Decade e dalla Dodecade (lreneo, AdvHaer., l, l, 2). Secondo il sottile maestro gnostico Valentino questa prima parte dell'Ogdoade è costituita dalle quattro cop­ pie primordiali inferiori, cioè da : l3vD6c;-I:�rf1. Nove;!.A)..i}ht.a,, Aoyoc;-Zwi), ''Av&ptomoc;!EKKÀ.11M, e più semplicemente è an­ che indicata con I:ocp(a; e con 'Axa(.I.Wt (lreneo, AdvHaer., I, 4, 1). E per finire su questo tema del vegliardo, come si è visto, la prima identificazione proposta, quella di un Padreterno bianco e barbuto del quale parlano il profeta Daniele e il libro di Enoc, anche se non è del tutto attinente, non è tuttavia da dimenticare. A ripensarci bene scopriamo che proprio il Dio descritto dall'Antico Testamento era vistQ dagli gnostici come il Dio Creatore di questo mon­ do e di quello intermedio visibile, ma non era mai confu­ so col Dio Immortale; da questo Dio Creatore e, in parte, ordinatore dell'universo presero spunto per presentare Sebaoth, il cui nome è uno degli epiteti del Dio Supremo dell'Antico Testamento. Nell'Antico Testamento il termine c sebaoth • si legge ordinariamente come qualifica designante la Divinità spe­ cie nell'espressione c Jwh sebaoth ,. Qahweh degli eser­ citi celesti). E nei testi gnostici si dice: c Esse (Sofia e Zoé) lo denominarono : "Dio delle forze, Sebaoth", poiché egli è al disopra delle forze del caos • (NatArc., 95 , 24). In lui a·bbiamo 1·appresentato l'ultimo punto dell'umano, ma da lui non si può procedere oltre verso il divino, a lui

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alieno : i suoi occhi sono volti al basso c alla sua crea­ zione e alle sue autorità ,. . Non tutte le Apocalissi comportano un viaggio nell'al­ dilà. Nell'Apocalisse più celebre, quella dell'a.postolo Gio­ vanni, il veggeote non compie alcun viaggio del genere; ed anche nelle altre Apocalissi gnostiche qui presentate. Nell'Apocalisse di Paolo non è tuttavia un elemento di secondaria importanza, al contrario, la caratterizza al pun· to che senza di esso non avremmo questo scritto gnostico. Non è .importante per quello che dice dell'aldilà, perché oltre a tracciare le linee generali della cosmologia gnosti­ ca (ed ellenistica), il nostro scritto dice ben poco di nuovo; è importante il viaggio visto nei suoi due aspetti : la sua necessità e gli eventi cui va incontro. Ce ne rendiamo conto non appena iniziamo la lettura di certe Apocalissi giudaiche, verosimilmente note all'au­ tore del nostro .manoscritto. La più antica è contenuta nel libro di Enoc: l'autore afferma di avere compiuto due viaggi nell'aldilà e descrive i luoghi fantastici ove sono trattenute le a.nime dei c trapassati ,. io attesa del giudi­ zio e i luoghi ove andranno quanti dal Giudice saranno giudicati c buoni ,. (Enoc, capp. 17-20; 21-86). c Vidi la sede dei giusti e i luoghi di riposo dei santi ... i miei oc­ chi videro il posto degli eletti ... Vidi le loro sedi sotto le ali del Signore degli spiriti ,. (ibid., 89, 4-7). In un altro scritto, i Segreti di Enoc, di origine egiziana e giudaica (datato intorno al 50 d.C.) l'autore indugia volentieri nella descrizione dei castighi dei malvagi e del­ le ricompense per i giusti (2 Enoc, capp. 80-40). Alquanto posteriori sono il IV Esdra (capp. 8-14) e la Visio Beati Esrae (attribuiti al periodo intorno al 1 00-120 d.C.) sempre di origine giudaica; qui il viaggio nell'al­ dilà appaga molto la fantasia ed è ricco di osservazioni e descrizioni di stati psicologici. Secondo il primo, non è possibile contemplare prima del tempo l'aldilà che ad ognuno sarà assegnato: ma subito dopo la morte l'anima sarà libera di girovagare nell'aldilà per un periodo di sette giorni per rendersi conto delle sorprese che l'atten­ dono, e solo dopo entrerà nella dimora di gloria o di tor­ tura che l'attende (IV Esdra, 7, 80 e 100-101); mentre il secondo scritto indugia nella descrizione soprattutto dei tormenti che colpiranno le varie specie di peccatori, apren·

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do cosi la via a tante descrizioni sia giudaiche che cri­ stiane. Il più pittoresco viaggio nell'aldilà di questo genere di Apocalisse si legge in uno splendido scritto giudaico re­ datto in Egitto nel I secolo a.C., il Testamento di Abra­ mo : grazie alla sua personalità unica, ad Abramo è con­ cesso di compiere un viaggio su di una nuvola e gli è dato di assistere a tutte le principali vicende cui è soggetta l'anima, buona o perversa che sia, dopo il decesso. Da Enoc ad Abramo il protagonista del viaggio è sempre accompagnato dall A ngelus interpres; è anzi da questo tipo di letteratura apocalittica che ha origine la figura del­ l'Angelus interpres : " Guida necessaria per un mondo ora totalmente sconosciuto all'uomo, ma ambiente proprio dell'accompagnatore. Per questo lo incontriamo anche nel viaggio di Paolo • (cito dal mio scritto L'A ldilà dell'uo­ mo, nelle civiltà babilonese, egizia, greca, latina, ebraica, cristiana e musulmana, pp. 152-71). Un'altra Apocalisse di Paolo era conosciuta e diffusa nel­ lo stesso periodo di questa o poco dopo; la prima cita­ zione è dell'anno 253-254 d.C.; opera diffusissima in tutta l'antichità crisùana e alla quale si ispirò a-nche Dante nel­ la Divina commedia. L'apostolo compie un viaggio nell'al­ dilà dei beati e in quello dei malvagi, e descrive scene immaginate in questi due mondi nei quali è guidato dai­ l'Angelus interpres. Ma la nostra Apocalisse h a in comune con essa solo il titolo e, ,forse, l'ispirazione. Al di là delle immagini fantastiche di altri mondi, da tutti questi viaggi si possono trarre le concrete condizioni sociali, i problemi e le aspirazioni dell'umanità in generale e quelle particolari di certe persone, e anche il momento di trasformazione di quel mondo; è un viaggio motivato, generalmente, da particolari stati politico-sociali che spin­ gono a recarsi in un altro mondo ove c'è equità e nel quale saranno riconosciute le azioni buone di quaggiù, e punite quelle cattive. Nella presente Apocalisse non v'è nulla di tutto ciò, perché questo è un viaggio assoluta­ mente singolare ove l'enfasi è tutta sulla salvezza perso­ nale. L'autore ha di mira soltanto il protagonista che cer­ ca la salvezza attraverso la conoscenza ed è sorretto dalla dottrina del dualismo cosmico, secondo la quale il mondo '

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di quaggiù e i suoi reggitori sono cattivi : solo un mondo trascendente è buono. Il viaggio è qui un elemento necessario di salvezza e ci fa comprendere che si tratta di una Apocalisse misti­ ca. Non è un viaggio fatto con l'intento di descrivere, ma di salire per opera della conoscenza; non ha carattere e sfumature politico-sociali, ma intime esigenze salvifiche personali, non ha davanti trasformazioni cosmiche, ma trasformazioni personali in vista della salvezza. Vi è im­ plicito il desiderio del ritorno quaggiù nel c mondo dei morti per fare prigioniera la prigionia che è stata fatta prigioniera nella prigionia di Babilonia ,. , per la salvezza di quei pneumatici come lui, salvezza sempre ritardata dalla meschinità della loro conoscenza. In Paolo non v'era soltanto il desiderio verso il Padre infinito a lui affine, verso il parente eterno, ma - come apostolo dei gentili - ebbe il privilegio di compiere il gran­ de viaggio dell'ascesa e del ritorno affinché cosi potesse meglio parlare ai pneumatici, nei quali si. trova lo stesso elemento divino sperduto nelle profondità della materia, e conservare ancora la disposizione a ricevere la Vita (cfr. Ireneo, AdvHaer., l, 4, e Il, 18, 7). Un giorno scriverà : c Esponiamo, si, la sapienza ai perfetti, ma non una sa­ pienza di questo mondo ... Esponiamo una sapienza vela­ ta dal mistero ... Le cose di Dio nessuno le conosce, tranne lo Spirito di Dio. Noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito che viene da Dio affinché pos­ siamo conoscere i doni che Dio ci ha elargito. E di questi parliamo, non con parole che insegna la sapienza umana, ma con quelle che insegna lo Spirito, esponendo cose spi­ rituali agli spirituali. L'uomo psichico non accoglie le cose dello Spirito : per lui sono follia, e non le può inten­ dere ... L'uomo pneumatico giudica ogni cosa, ma da nes­ suno egli è giudicato ,. (J Cor., 2, 11-15). Gli eventi nei quali s'imbatte Paolo sono del genere di quelli che leggiamo nel Vangelo di Maria, nel Vangelo di Filippo e nel grande trattato Pistis Sophia (vedi I Vangeli gnostici, pp. 108 sgg.; 166 sgg.; e Testi gnostici, pp. 478481 e i app. 94-100); lo schema generale è identico per tutti i testi gnostici che parlano dell'ascesa dell'anima al luogo donde è venuta: deve attraversare i cieli che si sus­ seguono concentrici fino all'ultimo; l'empireo può essere

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il terzo o il settimo, al di là di esso vi è la sfera divina. Nella nostra Apocalisse la divisione è singolarmente chia­ ra. Paolo è condottò dallo Spirito fino al quarto cielo e qui assiste al trasferi-mento di un'anima c fuori dalla terra dei morti 10 , cioè fuori dal mondo (nel linguaggio gno­ stico i c morti 10 sono coloro che vivono quaggiù); assiste al giudizio cui è sottoposto, e alla condanna del trasferi­ mento in un altro corpo secondo il principio della meten­ somatosi (vedi PS, capp. 128 e 13 1). Al quinto cielo vede l'angelo col bastone di ferro che sprona le anime a presentarsi al giudizio. In un ambiente letterario fertilissimo di immaginazione su questi temi, l'autore segue, nel modo più scarno possibile, il suo trac­ ciato senza indulgere a fantasie non strettamente ne­ cessarie. DaJ sesto cielo inizia l'influsso straordinario emanante dal settimo, il cielo del vegliardo : qui è sottoposto all'esa­ me gnostico e tutto si svolge secondo il solito clicM, ad eccezione di una fondamentale circostanza : l'esaminando è Paolo che, nell'intenzione dell'autore, sale per poi di­ scendere con maggiore autorevolezza : c discendo verso il mondo dei morti . . . 10 . E il c segno 10 che dà è la c Croce 10 oggetto della sua predicazione. c Mentre i Giudei chiedo­ no segni e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei e follia per i pa­ gani 10 (l Cor., l , 22). c Non sia mai ch'io mi glori se non nella Croce di nostro Signore Gesù Cristo 10 (Gal., 6, 14). (Vedi pp. 1 14-15). E sale fino al mondo divino e qui l'autore non aggiun­ ge altro, non abbandonando, neanche nella conclusione, la linea schem.atica. finora seguita. Qualche studioso ha avan­ zato l'ipotesi che l'autore intenda proporre un confron­ to tra Paolo e gli altri apostoli, confronto dal quale Paolo risulterebbe svantaggiato; un confronto del gene­ re non lo vedo. Paolo si recava a visitare gli altri aposto­ li, quando - a Gerico - viene avvicinato dal c fanciullo 10 ; si parla degli apostoli come di c spiriti eletti 10 ; essi so­ no testimoni della sua ascesa in cielo e, alla fine, si par­ la per due volte degli c apostoli ... miei compagni 10 che camminavano con lui. In uno scritto. cosi breve gli apo­ stoli sono menzionati sei volte, e sempre come il più no­ bile termine di paragone in merito alla gnosi. Semmai in

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questa Apocalisse, per gli gnostici Valentiniani in partico­ lare, la sua posizione è di primus inter pares : egli aveva compiuto la sua grande ascesa nel più alto dei cieli e non in modo esclusivamente personale, ma in maniera eccle­ siale, in compagnia e sotto la testimonianza dei primi pre· dicatori. Uno scritto di Nag Hammadi può avere ispirato il no­ stro in quanto per alcuni versi gli è vicino: si tratta di Zostriano (1, l 132, 9) : uno dei testi più lunghi, ma anche dei più frammentari. L'eroe di questo scritto, lo­ striano, è guidato dall'angelo della conoscenza lungo un viaggio nell'oltretomba. Ad ogni pianeta che raggiunge gli viene detto il nome dell'eone che vi dimora e poi è battez­ zato nel nome di quel pianeta; gli eoni principali dei diver­ si pianeti sono : l'Invisibile Spirito, il Vergine Barbelo, gli eoni Kaliptos, Protofanes, Autogenés; finite le rivelazioni, Zostriano, come Paolo, ritorna sulla terra con un messaggio per gli altri : c Liberate voi stessi, e ciò che fu legato sarà disciolto. Salvate voi stessi, affinché esso possa essere salvo. Il Padre grazioso ti ha mandato come salvatore e te ne ha dato la forza. Perché stai esitando? Cerca quando sei cercato; ascolta quando sei invitato. Poiché il tempo è breve • (181, I l sgg.). Questo non era propriamente il :p1essaggio di cui fu portatore Paolo, ma seguiva la stessa linea, che non era poi cosi dissiinile. In uno scritto cosi breve, la mancanza di dodici righe ne attenua notevolmente la comprensione, soprattutto agli inizi. L'editio princeps dovuta ad A. Bohlig e P. Labib, tratta anche dei principali problemi codicologici e lingui­ stici; ma la trattazione più accurata è quella di J .M. Rob­ inson e di W.R, Murdock e G.W. MacRae nella serie Nag Hammadi Codices (pp. 1-63). -

NOTE

1 8, 16-17 : dal grembo materno] L'espressione deriva dal profeta Geremia: • Prima di averti formato nell'utero, ti ho conosciuto, prima che tu uscissi dal seno, ti ho consa­ crato ,. (l, 5); fu presa anche da Paolo per designare la propria chiamata : • Ma quando Colui che fin dal grembo di mia madre mi scelse e mi chiamò ... ,. (Gal., l, 15). 1 8, 17-1 8 : sono venuto] Vista la mancanza di due lettere, si potrebbe anche leggere : • Io ho (visto) che tu (eri) di­ retto a Gerusalemme ,. ; ma non cambia nulla. 1 9, 3-4 : arconti ... potestà ... arcangeli ... potenze] Nel dot­ trinario gnostico sono forze oscure più b meno ostili al­ l'uomo che gli gnostici, con alcune correnti filosofiche del tempo, immaginavano nel cosmo (vedi anche Rm., 8, 38; Ef., l, 21; 6, 12). 1 9, 13-14 : di modo che ... le cose nascoste] Pensiero ricor­ rente nei testi gnostici : • Se ora c'è qualcuno volenteroso a credere nelle parole qui esposte, mediti fino alla fine quanto fu rivelato delle cose nascoste ,. (Eugnosto il Beato, 74, 15); e ancora: • Poiché è partendo dalle cose nascoste che furono scoperte le cose manifeste ,. (NatArc., 87, 10-l l).

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20, 5-10 : li periodo appare confuso a causa, forse, di una dittografia. Propongo la sistemazione : c Guardai nel quar­ to cielo e vidi gli angeli somiglianti a dèi, secondo la loro classe (Ka:tù yivoc;) questi angeli .. . » . 20, 9-1 0 : terra dei mortJ] Morti o mortali, vedi anche 20, 19-20; 23, 13-14. 20, 24-25 : volete ...] Si può anche ricostruire la lettera mancante in modo da ottenere la forma imperativa c por­ tatem.i ,., 20, 30 : Si può ricostruire il testo diversamente, e leggere c seconda ora del giorno • oppure c seconda ora del mat­ tino ,. , 2 1 , 19-2 1 : andò in un corpo] L'autore pensa alla reincar­ nazione vista con simpatia da qualche corrente gnostica; vedi le lunghe spiegazioni nel trattato Pistis Sophia, ai capp. 108 e 1 28-135, 8. 22 , 4 : bastone di ferro] Come il cavaliere dal cavallo bianco presentato nell'Apocalisse di Giovanni con uno scettro di ferro ( 19, 15). 22. 1 5 : lo Spirito Santo che mi conduceva] L'autore rivela la preminenza che dava a Paolo rispetto agli altri apostoli. Con una leggera, ma non necessaria variante (l'aggiunta di una c t » e l'elisione di una c m » ) si può leggere : c gui­ dava (o "apriva") la strada davanti ad essi » . 23 , 3-4: Vedi la nota a 18, 16-17. 23, 9-1 0 : Sto andando al luogo .. .] È la risposta essenziale che leggiamo in altri testi gnostici (cfr. II ApocGiac., 34, 13 sgg.) ed è il pensiero che domina gran parte della gnosi : c Dove eravamo (1tov fi!lE'II ;)? ,. (vedi ExcerTh., 79; Ireneo, A dvHaer., I, 21, 5) . 23, 14- 1 7 : Parafrasi di un testo della Lettera agli Efesini (4, 8) ove Paolo citando il Salmo 68, 19, ha presente la versione greca dei Settanta : 'A'IICl�àç El.c; v�oc; 'i!XJ.U1ÀW�EUO'E'II Cl!XJ.U1wai4v (che la Vulgata latina traduce alla lettera : ascendens in altum captivam duxit captivitatem).

BIBLIOGRAFIA

I TRATTATI GNOSTICI SCOPERTI A NAG HAMMADI

Nel presente volume spesso rinvio a molti manoscrit­ ti gnostici scoperti in Egitto nell'inverno 1945-46. Per permettere al lettore di trovare a quale Codice apparten­ gono e in quale contesto ci sono giunti, faccio seguire l'elenco di tutti i Codici con i titoli dei singoli trattati in essi contenuti e le pagine. Segnalo con un asterisco i testi citati in questo volume. Il trattato Pistis Sophia si trova in Testi gnostici. Codice I pagine del Codice (detto anche Codex ]ung) 1-B Preghiera dell'apostolo Paolo .Apocrifo di Giacomo (Lettera di Giacomo) • l, l - 16, 30 Vangelo di verità • 16, 3 1 - 43, 24 43, 25 - 50, 18 Sulla risurrezione (Lettera a Reginos) • 51, l 138, 25 Trattato tripartito • -

Codice II Apocrifo di Giovanni • Vangelo di Tomaso • Vangelo di Filippo • Natura degli arconti • Origine del mondo •

l , l - 32, 9 32, I O - 51, 28 51, 29 - 86, 19 86, 20 - 97, 23 97, 24 - 127, 17

BIBUOGRAFIA

Esegesi sull'aninia • Libro di Tomaso (L'atleta Tomaso) Colofon

127, 18 - 187, 27 188, l - 145, 19 145, 20-28

Codice III l, l - 40, Apocrifo di Giovanni • Vangelo degli egiziani • 40, 1 2 - 69, Eugnosto il Beato (Lettera di Eugnosto) • 70, l - 90, 90, 14 - 1 19, Sophia ]esu Christi • Dialogo del Salvatore • 120, l - 149, Codice IV Apocrifo di Giovanni • Vangelo degli egiziani •

11 20 18 18 28

l, l - 49, 28 50, l - 81, 2 ...

Codice V l, l - 17, 18 Eugnosto il Beato (Lettera di Eugnosto) • 17, 19 - 24, 9 Apocalisse di Paolo • 24, 10 - 44, IO Prima Apocalisse di Giacomo • 44, 9 - 68, 82 Seconda Apocalisse di Giacomo • Apocalisse di Adamo • 64, l - 85, 82 Codice VI A tti di Pietro e dei dodici apostoli Il tuono, la mente perfetta • Insegnamento autorevole (Autenticos Logos) Concetto della nostra grande Potenza Repubblica 58Sb - 589b (di Platone) Discorso sull'otto e sul nove • Preghiera di ringraziamento • Nota dell'amanuense Asclepius, 21-29 Codice VII Parafrasi di Shem • Secondo discorso del grande Seth Apocalisse di Pietro • Insegnamenti di Silvano • Colofon Le tre stele di Seth • Colofon

l, l - 12, 22 18, l - 21, 82 22, l - 85, 24 86, l - 48, 15 48, 16 - 51, 28 52, l - 68, 82 68, . 88 - 65, 7 65, 8-14 65, 1 5 - 78, 48 l, l - 49, 9 49, 1 0 - 70, 12 70, 18 - 84, 14 84, 15 - 1 18, 7 1 18, 8-9 1 1 8, 10 - 127, 27 1 27, 28-82

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BIBLIOGRAFIA

Codice VIII Zostriano • Lettera di Pietro a Filippo • Codice IX Melchisedec • Pensiero di Norea Testimonio di verità (Testimonium veritatis) • Codice X Marsanes Codice XI Interpretazione della gnosi • Trattato valentiniano L' Unzione Il Battesimo L'Eucarestia Alloghenes Hypsiphrone Codice XII Sentenze di Sesto Vangelo di verità • Frammenti Codice XIII Protennoia trimorfe • Origine del mondo •

l, l - 132, 9 132, 1 0 - 140, 27 l, l 27, 10 27, 1 1 - 29, 5 -

29, 6 - 74, 30 ... l, l. - 68, 18 l, l 22, l

21, 35 39, 39 40, 1-29 40, 30 - 43, 19 43, 20 44, 37 45, l - 69, 20 69, 21 - 72, 33 ... -

-

-

15, l - 34, 28 .. ... 53, 19 - 60, 30 .. . .

35, l - 50, 24 50, 25-34 ...

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PRIMA APOCALISSE DI GIACOMO

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SECONDA APOCALISSE DI GIACOMO

Testo copto The Facsimile Edition of the Nag Hammadi Codices, ed. cit., Codex V, a cura di James M. Robinson, Leiden, 1975, . 44, 9 . 63, 32. Bohlig, A. - Labib P., Koptisch-gnostische Apokalypsen aus Kodex V von Nag Hammadi, in c Wissenschaftliche Zeitschrift der Martin-Luther-U.niversitat �. cit., pp. 66-85. Hedrick, C.W., The (Second) Apocalypse of ]ames, in Nag Hammadi Codices V, 2 5 and VI with Papyrus Berolinen­ sis 8502, l and 4, a cura di Douglas M. Parrott (NHS, Xl), Leiden, 1979, pp. 1 10-49 (testo copto con lezioni cri­ tiche e versiop.e inglese). -

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