L'arte cabbalistica (De arte cabalistica)

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Il presente volume esprime un conc orde orientamento di ricerca dei due curatori; a Giulio Busi va tuttavia ascritta la paternità delle p p . VI I-XX I ; a S averio C ampani ni quella delle pp. XXIII-270 .

J ohannes

Reuchlin

L'ARTE CABBALISTICA

(De arte cabalistica)

a cura di

Giulio Busi e Saverio Campanini

In copertina : Albrecht Diirer, San Gerolamo nello studio (xilografi a , c . 1492

Prima e dizione: ottobre 1995 ©Università degli S tudi C a ' Foscari di Venezia Opus Libri Firenze ISBN 88-8 1 16-029-3

Mes livres, amos buarre de lo science de tous /.es temps, his toire, voyases, relisions , cabale, as trolosie, lÌ rejouir /.es ombres de PU: de lo Mirandol.e, du sase Meursius et de Nicolas de Cura, -lo tour de Babel en dewc cents volumes, on m 'ovaie laissé tout cela! Il y o vaie de quoi rendre fou un rase; téìchons qu 'il y aie a ussi de quoi rendre sase un fou. Nerval

Giulio Busi

LA

QABBALAH COME OPZIONE SIMBOLICA

Nel 1517, Johannes Reuchlin era divenuto celebre in tutta Europa per aver perso la propria quiete; la sua polemica in difesa degli ebrei, intrapresa contro i domenicani, aveva messo a rumore l'intero mondo erudito dell'epoca, e risuonava fin nelle stanze pontificie. Dopo aver percorso una fortunata carriera pubblica al serviZIO dell'imperatore tedesco ed essere entrato in contatto con gli ambienti diplomatici più importanti del suo tempo, Reuchlin, ormai sessantenne, si trovava a doversi difendere da una violentissima campagna denigratoria e da una bruciante accusa di irreligiosità. Questo dotto umanista tedesco si era guadagnato, negli anni della maturità, una solida reputazione di studioso, unita ad una rispettabilità sociale che lo aveva portato da origini relativamente modeste (era figlio - ironia della sorte - dell'amministratore di un convento domenicano) a ricoprire incarichi di alto prestigio. Fu dunque soltanto per amore della verità, e per onestà intellettuale, che egli accettò di sostenere pubblicamente una causa difficile ed impopolare, anche a costo di sacrificare la tranquilla onorabilità della propria posizione. L'ostilità dei domenicani non era, in quegli anni, una minaccia da prendersi alla leggera e, in effetti, nel 1520, l'ordine riuscì ad ottenere dalla curia pontificia la condanna di Reuchlin, che fu riabilitato solo dopo la morte. Reuchlin seppe trasformare la difesa delle proprie idee in una testimonianza duratura di passione civile; dal tormento di quegli anni uscirono non soltanto alcuni libelli di intensa vis polemica ma anche

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molte pagine lucide e rigorose, nelle quali l'autore s1 Impegna in un costante sforzo di superamento del piano mondano e fonda la propria posizione polemica sulla base di un'organica visione mistica. Il De arte cabalis tica, che reca non poche tracce della diatriba antidomenicana, apparve per i tipi di Thomas Anshelm nel 1517. In questo denso volume in quarto, i caratteri ebraici, di ruvide forme goticheggianti, abbondano tra le lettere latine e connotano anche materialmente il libro, segnalando con chiarezza al lettore la scelta di campo. Le lettere ebraiche risultano inoltre (e forse non si trattò soltanto di mero problema tipografico) di corpo assai maggiore rispetto alle latine, mentre i caratteri greci - anch'essi largamente rappresentati nel testo - sono di dimensioni alquanto inferiori, cosicché, l'effetto visivo, che ben riflette l'atmosfera formale d'oltralpe, appare più espressivo che equilibrato. Si impone, in questo libro - con una vigorosa corrispondenza tra enunciato esteriore e sostanza dei contenuti - la fragile, quanto coraggiosa, utopia linguistica con cui l'umanesimo conciliò il latino, il greco e l'ebraico. In un'incisione divenuta famosa, Albrecht Diirer, appena diciannovenne, ritrae S. Girolamo nel suo studio, intento a curare il leone. Il santo ha appena distolto lo sguardo dai suoi libri, ed ha alle spalle, aperti sui leggii, tre volumi che mostrano l'in cipit della Bibbia nelle lingue care al sogno umanistico: l'ebraico dell'originale {collocato più in alto), il latino della versione dello stesso Girolamo, e, a sinistra, il greco della traduzione dei Settanta. Come una sorta di emblema, il capolavoro di Diirer traduce in immagine l'orientamento culturale, che tra Quattro e Cinquecento, portò all'affermazione, anche in area tedesca, del progetto letterario trilingue. Di questo mito di fusione tra lingue e tradizioni diverse, il De ar te cabalis ti ca è una delle espressioni maggiormente compiute. Lunghi anni di studio avevano portato l'autore ad impadronirsi dei fondamenti di una cultura rimasta per secoli quasi inaccessibile all'occidente cristiano, ed è indubbio che una padronanza tanto compiuta dell'ebraico come quella di Reuchlin fu quasi unica nel Rinascimento. Lo stesso Pico, che può essere considerato il primo dei cabbalisti cristiani, conosceva la letteratura ebraica soprattutto sulla scorta delle traduzioni latine che Flavio Mitridate eseguiva per lui, mentre Reuchlin era in grado di accedere direttamente ai testi. Inoltre egli, a differenza di altri protagonisti del pensiero cabbalistico cristiano, era animato dal desiderio di divulgare la letteratura ebraica e di sancirne pubblicamente il ruolo culturale.

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Reuchlin basò la propria conoscenza del mtsllctsmo ebraico soprattutto su fonti manoscritte, giacché al suo tempo la qabbalah non aveva ancora conquistato quello spazio editoriale che ottenne a partire dalla metà del Cinquecento. Quando egli componeva il De arte, la maggior parte degli scritti cabbalistici erano ancora inediti e venivano per lo più trasmessi in raccolte miscellanee nelle quali la paternità delle singole opere - per altro di per sé ambigua in questo genere di letteratura - risultava alquanto confusa. Le citazioni che ricorrono nei lavori dell'umanista tedesco ci fanno pensare che egli abbia fatto tesoro di una di tali raccolte mistiche, che può forse identificarsi con il ms Halberstam 444 ora conservato al Jewish Theological Seminary di New York o con un codice ad esso assai simile. Il ricorso a fonti manoscritte conferisce un carattere peculiare alla biblioteca cabbalistica di Reuchlin; in essa infatti sono scarsamente rappresentate opere - come per esempio il Sefer ha-Zohar - che l'editoria ebraica del Cinque e del Seicento trasformerà in classici di ampia diffusione, mentre compaiono alcuni testi più rari, che solo la rinascita degli studi cabbalistici del Novecento riporterà in luce. La qabbalah «pretipografica» di Reuchlin annovera scritti della scuola di Gerona (come per esempio i commenti di 'Azri'el di Gerona) e opere di altri autori sefarditi (1'odros Abulafia, Ya'aqov e Yi!}}_taq ha-Kohen di Soria), che verranno trascurati dal grande movimento di divulgazione cabbalistico avviato in Italia sopt·attutto a Mantova - nel Cinquecento, ma che costituiscono un'attestazione fondamentale del primo sviluppo della qabbalah nella penisola iberica. La ricchezza e l'antichità delle basi bibliografiche del lavoro reuchliniano sono per altro all'origine della recente rivalutazione del significato documentario della sua opera, la quale ci attesta sovente scritti a lungo dimenticati e in taluni casi addirittura perduti nell'originale ebraico. Reuchlin dimostra una competenza cabbalistica appt·ofondita e una concretezza di letture che lo distinguono dai vagheggiamenti di molti cabbalisti suoi contemporanei e di tanti epigoni posteriori. Spinto dalla propria indole non meno che dalle circostanze, Reuchlin seppe imporre la qabbalah cristiana all'attenzione di un vasto pubblico erudito, sottraendola al chiuso ambito dei circoli elitari. Il De arte è un vero e proprio punto di arrivo non solo nell'opera di Reuchlin ma nell'insieme delle teorie dei cahbalisti cristiani; nel libro giungono infatti a compimento spunti e riflessioni nati nell'ambiente aristocratico dell'Italia della fine del Quattrocento, e l'elegante prosa latina di Reuchlin ne offre una formulazione che t•esterà fondamentale nei secoli successivi. Nella dedica iniziale a Leone X, Reuchlin evoca il

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proprio incontro con Lorenzo de' Medici, ricreando per un attimo la raffinata atmosfera della Firenze medicea, animata dalla presenza di intellettuali del livello di Giovanni Pico, di Marsilio Ficino e di Angelo Poliziano. Con questo indugiare nostalgico della memoria Reuchlin indica le origini del proprio pensiero e segnala al lettore un preciso percorso teorico che affonda le proprie radici nel neoplatonismo fiorentino. Ma la nobile eredità italiana non può più bastare poiché le inquietudini di un'epoca mutata, nella quale si addensano le nubi della Riforma, esige la fondazione di un nuovo strumento filosofico in cui la pura contemplazione ceda il posto all'azione. Dal lontano 1482, data del suo primo viaggio in Italia, Reuchlin ha elaborato un proprio sistema di pensiero ed ha messo a punto gli obbiettivi della propria indagine. Le intuizioni dei suoi primi scritti cabbalistici sono ora divenute un sistema coerente e complesso, e la giovanile curiosità per l'ebraico si è consolidata attraverso l'assidua frequentazione di testi rari ed inediti. I viaggi che gli hanno fatto conoscere l'Europa, la passione di bibliofilo, che gli ha permesso di costruire una biblioteca di invidiabile ricchezza, la disputa sul Talmud, che lo ha reso un campione dell'anti-oscurantismo, tutti gli ingredienti, in una parola, della sua vicenda personale concorrono alla formulazione di un pensiero di rara efficacia utopica. Posto di fronte al mistero del divino, Reuchlin ha deciso di imboccare ((la scorciatoia del ricorso all'enigma», proponendo al lettore un meticoloso inventario dell'indicibile. Il vast1ss1mo materiale simbolico, accumulato in anni di letture e di studi, trova una sorprendente organizzazione in cui tutto converge verso un unico punto di fuga: ((non la semplice filosofia, ma la sofia stessa, ovvero la sapienza».

La s cala di Giaco bbe

Per la prima volta, tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento, la mistica ebraica fa il proprio ingresso nel cuore della cultura dell'Europa cristiana; mentre fino a quel momento la conoscenza della tradizione segreta del giudaismo era rimasta prerogativa dell'élite intellettuale ebraica e di pochissmi convet·titi al cristianesimo, la nuova e più inquieta spiritualità rinascimentale spinge gli umanisti ad addentrarsi nel campo della qabbalah, e a sottomettersi alle leggi rigorose di questo peculiare dominio simbolico.

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Al cristiano Reuchlin - impegnato nella ricerca di una via d'accesso più immediata alle verità della rivelazione - la mistica ebraica, che sancisce l'assoluta centralità della Bibbia, apparve come uno strumento ermeneutico prezioso e irrinunciabile. Secondo le leggi della qabbalah, la Scrittura è la fonte di ogni sapienza, tutto è contenuto in essa e tutto vi si trova: l'intero universo è compreso nei suoi simboli, nei suoi aspetti linguistici, nelle lettere che la compongono e persino nei loro aspetti grafici. Reuchlin trovò quindi, nella tradizione segreta del giudaismo, lo strumento operativo necessario al completamento della sua teologia simbolica, e la paragonò, secondo le sue stesse parole alla «Scala di Giacobbe, che parte da terra e arriva a toccare il cielo». Dinanzi a Reuchlin (come già davanti a Pico e anche innanzi ai loro entusiasti seguaci) la dottrina segreta del giudaismo aprì una vertigine di significati sempre più profondi e più essenziali, e fornì nel contempo la chiave per decifrarli. L'umanista tedesco comprese che era sufficiente imparare a leggere gli antichi testi ebraici e metterne in pratica i metodi, per avere a portata di mano gli strumenti della qabbalah e poterne trarre frutti eccezionali per la salute dell'anima. Del resto il metodo cabbalistico presentava numerose analogie con altre dottrine antiche, che risultavano a Reuchlin estremamente familiari; da ciascuna delle lettere ebraiche che compongono il testo della Torah, per esempio, si può trarre un preciso valore numerico: la stessa numerologia che gli umanisti avevano imparato ad amare attraverso gli scritti della scuola pitagorica poteva essere dunque applicata, sulla scorta di una tradizione ben salda, al testo sacro della rivelazione. Per un cultore della filologia, affascinato dalla forza evocatrice delle parole e dal mistero delle lettere, la qabbalah offriva una macchina linguistica di inusitata potenza; il misticismo ebraico custodisce infatti, con lucida consapevolezza, i meccanismi pm profondi della significazione e ha coltivato, per secoli, raffinatissimi strumenti di analisi del linguaggio e di manipolazione delle parole. La libertà con la quale i cabbalisti giocano con la lingua e si inabissano sotto lo strato superficiale del dettato biblico rappresentava una tentazione quasi irresistibile per chi, come Reuchlin, avesse familiarità con le sottigliezze espressive della poesia antica e con la ricchezza retorica della prosa greca e latina. Si direbbe che la sua capacità di cogliere i fenomeni linguistici, maturata in lunghi anni di studio e frequentazione dei classici, si sia trasformata, grazie all'insegnamento cabbalistico, in strumento creativo e in mezzo per l'approfondimento spirituale. Le pagine del De arte esprimono una rapita esaltazione per

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il fornitissimo laboratorio linguistico dell'esoterismo giudaico; Reuchlin elenca con stupefatto orgoglio gli innumerevoli espedienti di permutazione delle lettere, di acrostico, di anagramma e di trasposizione delle parole che permettono al cabbalista - traendo spunto dalla lettera della Scrittura - di avventurarsi _in un vortice sempre più rapido di immagini e interpretazioni inusitate. Al cabbalista bastano sovente poche lettere, un'espressione inconsueta o una semplice preposizione ridondante per far scattare un perfetto meccanismo di straniamento e per far suscitare dalla materia della Scrittura le scintille della visione interiore. Così a Reuchlin - in accordo con la tradizione giudaica - pare che la stessa lingua ebraica abbia in sé gli elementi di una naturale superiorità su ogni altro idioma, poiché le lettere di questo alfabeto celano, nel segreto delle loro forme, tutti i livelli di realtà: «da alef a yod scrive - sono simboleggiate le schiere e i cori degli angeli [ ... ] dalla lettera kaf alla lettera [}ade si designano gli ordini dei cieli [ ... ] da [}ade a tau si arriva ai quattro elementi con le loro forme». Colui che percorre l'alfabeto ebraico può quindi cogliere l'insieme della creazione e completare l'itinerario iniziatico che conduce le creature al loro Creatore. Il sistema cabbalistico è dunque per Reuchlin un vero e proprio metodo di verità e come tale egli lo fa proprio senza alcun pregiudizio culturale; egli è tuttavia uomo di profonda fede cristiana ed è altresì convinto che il reale messaggio della qabbalah - al di là di quanto appare agli ebrei stessi - non possa che concordare col dogma cristiano e che sia anzi dimostrativo del ruolo salvifico di Gesù. Tutta la simbologia cabbalistica viene così indirizzata verso la figura del Messia e le immagini che si affollano nei libri di mistica ebraica divengono altrettante tappe di un percorso che conduce alla salvezza del genere umano attraverso il sacrificio del figlio di Dio. È_ indubbio che questo risultato, benché conseguito grazie ad argomentazioni di carattere cabbalistico, sia lontanissimo dagli intenti e dai presupposti della qabbalah giudaica. L'esperimento reuchliniano ha dato origine a una nuova disciplina e a un inedito connubio tra la tradizione esoterica ebraica e la professione di fede cristiana: il De ar te cabalis ti ca pone il fondamento della qabbalah cristiana come sistema di pensiero e visione del mondo, dando vita a una utopia che accompagnerà per alcuni secoli il percorso più profondo della cultura europea. -

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«Parole d'ordine»

Le concezioni rinascimentali relative alla teologia antica, e in particolare la brillante interpretazione reuchliniana, rappresentano il punto di ·arrivo di una lunga elaborazione storiografica, secondo la quale fu Israele ad insegnare la sapienza agli altri popoli. Si avverte, in questa teoria, l'eco del neoplatonismo giudaico-alessandrino, e soprattutto del pensiero di Filone, nel quale Mosè viene tratteggiato come il primo e il più alto depositario della legge divina, ben al di sopra di qualsiasi legislatore greco; longi dal rappresentare una tradizione barbara e incolta, il giudaismo diviene dunque la fonte della conoscenza primigenia, dispensata alla grecità prima, e agli altri popoli poi, attraverso la Scrittura. L'assunto storiografico di questa preminenza, anche cronologica, della cultura ebraica sulle altre tradizioni dell'antichità, nasce peraltro da intenti di carattere apologetico, e dal desiderio di legittimare l'ebraismo nei confronti della tradizione classica, che pretendeva di imporsi come assoluta e normativa. Rispetto alla formulazione di ascendenza filoniana, che fa della Legge scritturale il fulcro della superiorità sapienziale ebraica, Reuchlin aggiunge tuttavia alla Scrittura un altro canale di sapienza, quello della tradizione esoterica, tanto difficile da penetrare quanto straordinariamente ricca. Il De arte cabalisti ca si fonda sul presupposto di una stretta comunanza tra il pensiero antico dell'ebraismo e le parti più segrete e profonde della cultura classica. L'idea di una continuità storica e di metodo tra pitagorismo e qabbalah torna a più riprese nelle pagine di Reuchlin, il quale- sviluppando un tema centrale del mito umanistico pone la qabbalah alle fonti del sapere: l'antichissima sapienza dell'oriente nutre e alimenta le dottrine greche, o per dirla con le parole di Reuchlin stesso, Pitagora fece derivare il proprio fiume «dal mare infinito dei cabbalisti». L'elemento convincente e duraturo del messaggio contenuto nelle pagine di Reuchlin non consiste tuttavia nell'aspetto storiografico, quanto nell'acuta analisi della continuità di prassi e di riferimenti che lega pitagorici e cabbalisti: «identico è il metodo che i cabbalisti e Pitagora adoperarono per trasmettere la loro dottrina - scrive Reuchlin - identico è il modo di misurarsi coi simboli, gli emblemi, le massime, i proverbi, i numeri, le figure, le lettere, le sillabe e le parole». Nel dettaglio di questa frase, che scandisce i nodi del discorso simbolico, si

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coglie la qualità del lavoro interpretativo di Reuchlin, la sua minuziosa attenzione per ciascuno degli elementi che concorrono a formare il discorso mistico; l'affermazione dell'identità tra metodo cabbalistico e metodo pitagorico è espressa con sorprendente chiarezza e percorre con precisione l'intera catena simbolica. All'inventario reuchliniano non manca nulla: né il valore ermeneutico dei numeri, che fondano sia le interpretazioni pitagoriche sia l'esegesi cabbalistica, né il gradiente espressivo, che dalle lettere si innalza verso il discorso, né l'efficacia visiva delle figure e degli emblemi. Per ciascuno di questi livelli di espressione Reuchlin è in grado di produrre un amplissimo materiale esemplificativo, dimostrando non soltanto la propria erudizione ma anche un'acuta sensibilità per le leggi della grammatica simbolica. L'analisi del metodo della conoscenza intuitiva è la grande novità introdotta dall'umanista tedesco, che - pur sulla scia degli spunti offerti da Pico - è il primo a cimentarsi in maniera sistematica in uno studio comparato dei simbolismi di due culture a prima vista così distanti tra loro. Grazie a un argomentare serrato e a una inconsueta versatilità, che gli permette .di passare con naturalezza dalla letteratura greca ai testi ebraici, Reuchlin dimostra che la scelta del percorso simbolico ha rappresentato nel mondo antico, e può ancora rappresentare in età rinascimentale, un autentico salto di qualità nella ricerca dell'assoluto. La sua profonda adesione al modello simbolico gli consente di scoprire le costanti con cui questo discorso si caratterizza, ovunque venga riproposto. Egli riconosce, per esempio, con immediata sicurezza, come l'intuizione che spingeva i pitagorici a vedere nella prima sillaba dell ' Iliade (me, che in greco vale quarantotto) l'enunciazione del numero complessivo dei libri omerici sia dello stesso tipo di quella che sostiene i cabbalisti nella loro interpretazione della lettera be t, con la quale si apre il libro della Ge ne si (bet, che ha valore numerico due, indica che Dio creò anzitutto due cose, l'intero mondo superiore con tutto ciò che lo abita, e l'intero mondo inferiore con tutto ciò che appartiene a esso). Risulta allora chiaro come lo sguardo del pitagorico, allo stesso modo di quello del cabbalista, attraversi il testo per fissarsi su un punto lontano e a prima vista inapparente, e come il desiderio di entrambi sia quello di raggiungere - al di là della superficiale contraddittorietà dei segni - la concordia del modello spirituale. La conoscenza intuitiva rappresenta dunque una via capace di liberarci sia dall'assillo dei sensi, sia dall'inutilità dei sofismi: «la qabbalah, scrive Reuchlin, non può essere ricercata né attraverso il contatto

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rozzo dei sensi né attraverso gli argomenti inoppugnabili della logica». La presa di posizione reuchliniana si colora qui di toni antifilosofici e lascia trasparire quella marcata insofferenza per le «piccole astuzie» sillogistiche e per il vuoto dissertare scolastico che accomuna molti mistici tra Quattro e Cinquecento. Il filo conduttore dell'indagine di Reuchlin è un sincero desiderio di conoscenza, che gli permette di sottrarsi ai pericoli della vuota erudizione e della banale esibizione di citazioni rare e astruse; la sua esegesi pare andare in cerca di qualcosa di phì profondo, come per ricostruire un codice più intimo e nascosto, indagando una verità ulteriore ed essenziale. Egli vede nell'opzione simbolica l'unico cammino possibile verso questa verità nascosta e si interroga sulle modalità e gli effetti di tale scelta. Il simbolo è innanzitutto il «segno di una comune appartenenza» e rappresenta un'affermazione di complicità: recuperando il sostrato etimologico della parola, Reuchlin ne sottolinea il significato di «segno di riconoscimento» e ne richiama l'uso nella prassi militare antica: «i capi militari erano soliti stabilire, di fronte all'accampamento nemico, dei syntagma ta, ciè delle parole d'ordine (te s serae ). Così ciascun comandante poteva riconoscere i propri soldati e questi potevano riconoscerai tra loro [ .. . ] così non fu disdicevole per alcuni maestri trasmettere la dottrina ai discepoli mediante simboli esclusivi e segreti». La scelta di un'immagine guerresca, per denotare la solidarietà che si crea con la comunanza dei segni, è peraltro alquanto singolare e da essa traspare che la concezione della ricerca interiore è vissuta da Reuchlin come una battaglia. Battaglia dell'intimo ma anche scontro dialettico e travaglio dell'esperienza biografica. Il ricorso a segni peculiari, a figure visibili, a numeri e a parole di significato convenzionale, distingue alcuni gruppi elitari, e stringe il vincolo che ne lega i componenti; istituire un legame di amicizia tra i discepoli è dunque il primo scopo dei maestri mistici: gli adepti devono potersi immediatamente riconoscere tra loro ed essere riconoscibili dall'esterno in nome di una separatezza di sentire ancor prima che di comportamento. Così l'intimo nesso che lega i cabbalisti è il medesimo che legava i pitagorici tra di loro e al maestro: «Pitagora - ricorda Reuchlin - ricorse ai simboli, cioè ai segni che significano i misteri, perché tutti, ricercandoli appassionatamente, fossero maggiormente riconoscenti al Maestro, e anche perché fossero immediatamente riconoscibili come Pitagorici agli occhi di tutti».

XVI S trume nti di meditazio ne

Un altro, fondamentale, valore che Reuchlin attribuisce al simbolo è quello di strumento per la meditazione. La meditazione, nella concezione reuchliniana, si fonda sulla possibilità di attivare il simbolo, e questo può essere ottenuto sia attraverso la contemplazione visiva di una figura sia mediante la pronuncia o l'invocazione di un nome sacro. Il simbolo guida la meditazione in tutti i suoi passaggi, la conduce lungo il cammino e l'accompagna verso il suo esito celeste e spirituale. È dunque solo grazie ai simboli che la mente può ancorarsi ad alcuni fondamenti che permettono di procedere nella ricerca mistica: essi segnano le tappe del pensiero e consentono all'uomo di non perdersi nell'immensità delle realtà esperibili e immaginabili. Il simbolo chiama verso l'alto, scuote il fedele, lo incita e lo spinge a distaccarsi dalla dimensione terrena: «Come il generoso cavallo - scrive Reuchlin - stanco per un lungo viaggio, si riprende allo squillo della tromba [ ... ] e come l'elefante [ ... ] ritrova la propria audacia quando gli si mostra il fuoco, così la nostra virtù sfibrata dai pensieri di questo mondo ha bisogno di incitamenti esteriori e materiali, come le parole o le figure, perché la forza del nostro animo si dedichi con maggiore impegno all'impresa spirituale e la nostra contemplazione sia spinta tanto più intensamente in alto». La sfumatura ironica della prosa reuchliniana contrasta curiosamente con l'intento della similitudine, nella quale, gravati dalle preoccupazioni terrene e trasformati in stanchi cavalli e in pigri elefanti, ci troviamo tutti perentoriamente richiamati ai nostri doveri mistici. Come il suono della tromba e la vista del fuoco risvegliano l'attenzione degli animali, così parole e figure, apparentemente prive di una connotazione univoca e comprensibile, scuotono gli automatismi della coscienza, «provocando ci rammenta ancora Reuchlin - la meraviglia della nostra ragione». Lo spaesamento dell'immagine ci ricorda il paradosso del divino, poichè sovente ciò che ci appare incomprensibile e strano, sorprendente e sconosciuto, ci spinge verso Dio. Le parole e le figure a cui l'umanista tedesco fa qui riferimento sono segni e formule enigmatiche di ascendenza magica, sono le litanie incomprensibili, le invocazioni e gli scongiuri che l'Umanesino ereditò dalla teurgia neoplatonica. Nella riflessione di Reuchlin il potet·e evocativo di questi nomi, e in particolat•e degli appellativi angelici, occupa un posto assai rilevante; i nomi sacri, anche e soprattutto quelli apparentemente non referenziali - i cosiddetti o noma ta barbara della

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tradizione antica- sono il primo anello di una catena che lega il visibile all'invisibile, in un processo di ascesa graduale. Reuchlin giunge fino a delineare una sorta di psicologia mistica, nella quale la forma e la pronuncia dei nomi stimolano i sensi, questi a loro volta stimolano l'immaginazione e la memoria, la memoria stimola la ragione, la ragione l'intelletto, l'intelletto la mente e la mente l'angelo: dal nome angelico prende dunque avvio il processo di innalzamento della coscienza. Secondo Reuchlin tuttavia tali nomi non furono dati perché fosse necessario invocarli a voce alta, ma nacquero come spunti per la meditazione, capaci di attirare il fedele verso la sfera del divino. La potenza insita nei nomi non è quindi una nozione statica ma un principio attivo, che prende vita solo se accompagnato dal dinamismo della coscienza. Di fronte al pericolo di cadere neli'invocazione magica o addirittura in una pratica negromantica Reuchlin teodzza una pronuncia spirituale dei nomi della tradizione occulta: quelli de De arte cabali stica sono nomi silenziosi il cui suono è udibile solo nel chiuso dell'interiorità. Così i nomi degli angeli si ergono a guardiani dello spazio dell'anima. Se l'impronunciabilità fisica vale per il nome degli angeli, a maggior ragione essa vige per il nome di Dio. Il divieto di pronunciare il Tetragramma è notoriamente una norma assai rigorosa del giudaismo, e Reuchlin integra acutamente questa proibizione nel proprio sistema simbolico. Dato che ciò che la mente può intuire, non può essere espresso dalla voce («certo nessuna voce umana - afferma Reuchlin - può comporre un nome in grado di eguagliare la natura della divinità») il Tetragramma è per gli uomini soltanto un memoriale e cioè il supporto del ricordo che lega l'amante all'amato; il Nome ineffabile è stato pertanto dato al fedele perché, ricordandolo nel silenzio della contemplazione, egli possa riandare con la mente a Dio, oggetto del proprio amore. L'impronunciabilità del Tetragramma riporta il segno grafico alla dimensione del simbolismo visivo, giacché l'energia contenuta in questo Nome non ha altro modo di emergere se non quello di manifestarsi attraverso le quattro lettere che lo compongono. Se le forme grafiche non suscitano un suono, se quel suono, cioè, deve essere taciuto, la loro forza evocatrice verrà affidata interamente alla forma. È pertanto come se la nostra meditazione potesse attingere solo all'involucro esteriore, al primo e più basso gradino del manifestarsi della potenza divina. L'invisibile va allora cercato a partire dal visibile e ogni volta, con pazienza, il devoto deve trarre spunto da ciò che gli si mostra per avviarsi verso quanto non è manifesto.

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Emblemi della memoria

Con acuta intuizione, Reuchlin descrive i simboli come una sorta di approdo dell'anima e ritiene che, proprio grazie ad essi, sia consentito ripercorrere agevolmente il proprio cammino intellettuale: «questi segni - egli scrive - una volta fissati nell'animo, si presentano immediatamente alla nostra attenzione ogni qualvolta sia necessario farvi ricorso». La costante meditazione su tali cifre enigmatiche le rende sempre più familiari, al punto che, ogniqualvolta le s'incontri nelle pagine dei testi sacri, l'attenzione si risveglia e la mente ripercorre spontaneamente il tragitto che da ciascuna di esse s'innalza verso il Creatore. Un nodo centrale della riflessione reuchliniana consiste nel considerare l'ascesi mistica come un movimento dell'uomo verso l'alto; in altri termini è all'uomo che viene affidato interamente il compito di proiettarsi nel trascendente. Questo processo, che conduce l'umanità fragile e mobile ad avvicinarsi alla divinità immobile, è reso possibile da quello straordinario strumento di memoria del divino rappresentato dal simbolismo religioso. Reuchlin ricorre, a questo proposito, alla splendida immagine dell'àncora, che i marinai usano «per attrarre la terra sebbene essa sia immobile: in realtà questo sforzo consente loro di attrarre se stessi». Allo stesso modo, mentre in apparenza, per mezzo dei segni sensibili, attiriamo verso di noi la divinità, siamo al contrario noi stessi a spingerei verso il divino. Il simbolo diviene così una vera e propria terapia dell'anima, attraverso la quale ci è consentito chiamare a raccolta le nostre forze interiori per convogliarle verso una meta da cui ci sentiamo attratti. Se vi è una grande consuetudine col simbolo, esso verrà colto in tutta la sua forza e in tutto il suo vigore anche qualora l'immagine sia solo suggerita o �ccennata: si tratta di un processo fulmineo, di uno scatto intuitivo, che desta la nostra coscienza alla comprensione. Reuchlin asserisce, a ragione, che i simboli sono un emblema della memoria, nel senso che da essa traggono la loro forza ammonitrice. Senza l'ausilio della memoria, infatti, il simbolo non potrebbe svolgere la propria funzione e sarebbe come un vuoto simulacro privo di energia. La forza del simbolo nasce dunque dai nostri stessi ricordi, da quel sedimento di idee e di valori che abbiamo a poco poco appreso a ricollegare a una data forma sensibile. Il simbolo

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è quindi memoria, sia in quanto trae vigore dalla rimembranza del passato, sia perché di quel passato va in cerca, tanto da essere in grado di presentare alla coscienza verità nuove - mai prima formulate - con la naturalezza di un ricordo. Le immagini simboliche affiorano dunque in noi come se le avessimo sapute e poi dimenticate, e il coinvolgimento emotivo che esse provocano non è altro che il frutto di un processo che affonda le proprie radici nel passato. Il rapporto tra simbolo e memoria è un tema fondamentale per la comprensione della grammatica simbolica, e non a caso Reuchlin dedica molte pagine della sua opera a questo argomento. Vi è tuttavia un elemento di questo rapporto che pare sfuggire alla coscienza critica dell'umanista tedesco, e cioè il fatto che la formazione culturale della persona che decodifica il simbolo influisce in maniera determinante sulla percezione soggettiva del simbolo stesso. L'operazione attuata da Reuchlin sul materiale simbolico offerto dalla qabbalah, non è infatti un'operazione neutra, dal momento che provoca un evidente slittamento della simbologia giudaica in direzione del versante cristiano. Questa trasformazione del significato dei simboli non nasce tanto da un'intenzione deformante dello stesso Reuchlin, ma dal profondo meccanismo di interazione dell'immaginario ebraico con la sua cultura cristiana. Un esempio significativo della lettura reuchliniana dei temi cabbalistici in chiave cristiana è offerta dal simbolo del «legno» che ricot•re con insistenza nelle pagine del De arte. Grazie al doppio significato della parola 'e�, che vale in ebraico sia albero sia legno, Reuchlin raccoglie un'ampia messe di passi della Scrittura e di interpretazioni mistiche che, alludendo ali 'immagine del legno, evocano immediatamente in lui il simbolo del lig num crucis. La forza di attrazione dell'insegna della fede cristiana convoglia verso un unico significato la polisemia del termine ebraico di partenza: in questo modo l'albero della vita, promesso ad Adamo in riscatto della sua caduta, diviene una premonizione del sacrificio del Messia sul legno della croce, così come la preparazione del sacrificio di Isacco, su una catasta di legna, prefigura la passione sul Golgota. Esiste allora un'intima relazione tra il valore memoriale del segno e l'ambito culturale entro il quale tale segno viene interpretato. Tradizioni diverse sostanziano la medesima immagine di un differente potere referenziale, e questa connotazione agisce in maniera decisiva sul modo di recepire il simbolo da parte del mistico. Ciò avviene perché siamo portati a vedere nel segno quello che l'esperienza passata ci ha educato a cogliere, e la nostra reazione emotiva davanti alle figure simboliche è influenzata in maniera determinante dai parametri della

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tradizione religiosa entro la quale siamo cresciuti. Si tratta di un fenomeno tanto più sfuggente in quanto frutto di un'anamnesi spontanea, che avviene al di là del livello di coscienza raziocinante: il riconoscimento del simbolo è infatti un processo di carattere intuitivo, che coinvolge assai più l'emozione della logica.

L •i nterlocu tore a s sente

Vi è, nel De ar te cabalistica, un elemento alquanto singolare, che risulterà molto evidente al lettore fin dalle prime pagine, e cioè la dichiarata assenza di una vox cristiana. Il libro è infatti costruito sotto forma di dialogo tra un maomettano e un pitagorico, riuniti dal capriccio del caso in una taverna di Francoforte, e un ebreo, rinomato per la sua saggezza. Reuchlin ha dunque scelto di costruire il proprio discorso su di un'assenza: non solo manca l'io narrante ma non vi è nemmeno il personaggio che avrebbe dovuto interpretare la scelta di campo dell'autore, e cioè l'interlocutore cristiano. Questa peculiare caratteristica non è un semplice artificio retorico ma riflette la convinzione che l'eloquenza dei simboli basti da sola ad indicare la vera via, ad instradare il lettore verso una conclusione inequivocabile ed univoca. Reuchlin si compiace nell'indirizzare il discorso verso un esito di cui gli stessi protagonisti sembrano non rendersi conto; all'osservatore esterno risulta tuttavia chiaro che ciascuna delle frasi che intessono il dialogo forma un tassello del grande disegno cristiano della salvezza dell'uomo attraverso la venuta del Messia. È sorprendente constatare come ciascuna delle affermazioni attribuite ora al filosofo pagano, ora al dotto musulmano, ora al cabbalista ebreo, sia di per sé compatibile col credo di colui che la esprime, e come tuttavia, parola dopo parola, il senso di queste affermazioni si orienti lungo una direttrice che progressivamente si allontana da paganesimo, islam e giudaismo per approdare laddove Reuchlin vuole che giunga. Questo gioco delle parti, in cui le culture non cristiane sono portate a dire ciò che non vorrebbero dire, rappresenta forse il limite maggiore della lettura di Reuchlin e dell'intera costruzione della qabbalah cristiana. Si pensi però ai toni della controversistica medievale e all'immagine dell'ebreo e del maomettano che era ancora in voga agli inizi del Cinquecento (e che avrebbe continuato a dominare per lungo tempo) e si capirà quanto fosse in realtà innovativa

XXI

l'impostazione del De arte. L'intero sforzo di Reuchlin costituisce infatti, al di là della coloritura confessionale, un tentativo sincero e costante di studiare e comprendere le altre tradizioni, e in particolar modo il retaggio giudaico. Lo studio dei testi, l'acquisizione dei manoscritti, la consuetudine con dotti rabbini e l'appassionata difesa della letteratura ebraica dagli attacchi oscurantisti hanno conquistato a Reuchlin un posto importante nella conservazione stessa del patrimonio giudaico. La tolleranza reuchliniana nasce da un intenso lavoro di conoscenza dell'altro, che l'umanista tedesco seppe portare avanti anche a costo di infrangere consuetudini radicale e profonde diffidenze. Dal suo impegno interpretativo traspare una convinzione fondamentale, che resta un punto fermo del pensiero rinascimentale: la concordia dei simboli si pone come principio di unione tra le diverse culture, e offre una chiave ermeneutica che ci apre la comprensione dei meccanismi più riposti di lontane e talvolta solo apparentemente inconciliabili tradizioni.

Saverio Campanini INTRODUZIONE

Capitolo primo VI SONO SCUOLE ANCHE A BISANZIO LA VITA DI JOHANN ES REUCHLIN ( 1455- 1522)

J ohannes Reuchlin nacque a Pforzheim (Baden) il 22 febbraio 1455 da Georg ed Elisabeth. Eck 1 • Il luogo di nascita mantenne per lui grande importanza lungo tutto il c orso della sua vita , tanto è vero c he egli si firmò sempre Plwrcensis e, dopo una travagliatissima vicenda , lasciò la propria preziosa biblioteca in eredità al convento di S. Michele di quella città . Nel 1 470 si iscrisse all 'università , di recente istituzione , di Friburgo in Bresgovi a . S i trattò però d i una breve permanenza perché p o c o dopo lo troviamo iscri tto alla S orbona , dove studiò acc anto al terzo figlio del Margravio C arlo l, e dove incontrò un maestro che svolgerà un ruolo importante nella sua formaz ione : Johann Heynlin von Stein (latinizzato in Johannes a Lapide) 2 • Inoltre incontrò un compagno a cui resterà legato per tutta la vita: Rudolph Agricola 3 • Nel 1474 si trasferì a Basile a , a seguito di Heynlin, e nel 1475 conseguì il baccalaureato. Nel 1477 ottenne il titolo di Magister liberalium l Per ogni ulteriore approfond imento s i veda la monumentale , e in larga misura insuperala , biografia di Ludwig Geiger ( G E I G E R 187 1 ), integrata dalle osservazioni e dai rilievi di D EC K E R­ HAUFF 1 9 5 5 . Si confronti inoltre B I ETENHOLZ 1985 , R H E I N 1988 e I D . 1 989a . La vicenda umana e intellettuale di Johannes Reuchlin è alala narrata nel nostro secolo dall'amico d i Kafka , Max Brod (per cui cfr . B R O D 1965 e le recensioni critic he al suo lavoro in GOLDB R U N N E R 1 966 . e KISCH 1967 ; un tentativo di riconsiderazione dell 'opera d i Brod nel contesto della sua originale produzione letteraria si trova in PAZI 1 9 9 3 ; cfr . GOLD 1969 ) . I nformazioni utili s ulla vita di Reuchlin sono reperibili inol tre nei seguenti lesti: H ORAWITZ 1877a ; ID. l877b; G E I G E R 1 889 ; KAWERAU 190 5 ; HALLER 1923 ; FICKER 192 2 ; ROGGENB U R G E R 192 2 ; C O H N 192 7 ; S C H I FFMANN 1 9 2 9 ; B I LH EI M E R 1936; BOUSSARD 1938 ; HA RTMANN 1 942- 1 9 5 8 ; HANNEMANN 1955 ; I D . 1963; LAMEY 1955 ; R U P P R I C H 195 5 ; G EI S S L E R 1964; NAUE RT 1967 ; B E R ENDSOHN 1 969 ; GLODNY-WI ERCINSKI 1970 ; FINKE 1972a ; I D . 1 9 7 2 b ; F R E Y 1 9 7 9 ; RAEDER 198 1 ; M EVORAH 198 2 ; B ECHT 1986 ; S E R RAI 1985 e 1 9 8 6 ; BOCK 1987 ; S C H E I BL E 198 7 ; R H E I N 1993a e I D . 1993b. 2 Cfr. SANDE R 196 1 . 3 Cfr . VASOLI 1958.

XXVI

artium . A Basilea inc ontrò un gre c o , esule dopo la caduta di Costantinopoli:

Andronikos Contoblakas , che lo iniziò alla lingua gre c a . Sempre a B asilea s trinse legami di amicizia «Umanistica» con Sebastian Brant4 e con lo s tampa tore J ohannes Amerbach. Sollecitato da Amerbach , Reuchlin stampò la sua l a prima opera , il Vocabularius breviloquus , che usc ì in prima edizione a Basilea nel 1478 5 • Per approfondire la propria conoscenz a del greco Reuchlin fece ritorno a Parigi dove studiò sotto l a direzione di Hermonymos di S parla . Benché di famiglia agiata (il padre era amministratore del c o nvento dei domeni c ani a Pforzheim) , Reuchlin non disponeva di risorse illimi ta te , e dovette pertanto procurarsi un titolo di studio che gli c o nsentisse di praticare una professione . Per questo motivo lo troviamo studente di legge a Orléans dove , nel 1479 , conseguì il baccalaureato 6 e in seguito a Poitiers , dove , nel 148 1 ottenne il diploma di licenz a , fregiandosi , da allora , del titolo di Magister Legum. Conclusa la propria c arriera di studente , si rec ò a Tubinga dove l 'università appena istituita prometteva allettanti prospettive di i nsegnamento . Fu il circolo di docenti di Tubinga ad introdurlo alla c orte di Eberardo , conte del Wiirttemberg , dove venne assunto in qualità di interprete . Compì c osì , nel 1482 , a seguito del c onte , il primo dei suoi tre viaggi in Italia , e nel marzo lo troviamo a Firenze dove incontrò Lorenzo de ' Medici e i protagonisti della ri nascita degli studi umanistici e dell 'Ac c a demia platoni c a : Angelo Poliziano , Cristoforo La n dino e Giorgio Merula 7 • La missione proseguì alla volta di Roma dove era papa Sisto IV , protettore degli studi ebraici . Reuchlin approfittò del soggiorno romano per prendere lezioni di grec o da un altro esule : Giovanni Argiropulo . L ' a ttività diplomatic a l o tenne impegnato p e r lunghi anni e lo vide , nel 1486, a Francoforte c ome inviato all 'elezione dell 'imperatore Massimiliano d'Asburgo . Qui fece l a conoscenza d i Ermolao Barbaro , u n brill ante umanista italiano. N e l 1490 scese di nuovo in Itali a , probabilmente per accompagnare il giovane Ludovi c o , figlio naturale di Eberardo , e a Roma inc ontrò nuovamente Ermol ao Barbaro , ora nelle vesti di ambascia tore di Venezia presso il papa Innocenzo VIII. Anche in questa circostanza approfondì la propria conoscenz a del greco presso l ' a teniese Demetrio Calcondil a : a quest'epoca risale i nfatti l a grecizzazione del nome di Reuchlin in Capnion8• Durante questo viaggio fece una conoscenza che resterà per lui fondamental e , quella di Giovanni Pic o della Mirandol a , della cui passione per la cultura ebrai c a egli s a r à l ' autentico continuatore ed erede . Nella stessa occ asio ne incontrò 4 Cfr. Z E Y D E L 197 0 . 5 Cfr . B ENZING 1955 , pp. 1-5. 6 Cfr . B OUSSARD 1938. 7 L ' episodio è narrato nella dedica del De arte cabalis tka , per cui cfr. in/ro. 8 Reuchlin infatti interpreta il proprio cognome secondo l 'equivalente fonetico Riiuchlin , inteso come d iminutivo di Rauch ( • fumo • ) , in greco latino Copnio.

Karrvoc

(kapnos) , da cui il diminutivo kapnivn , in

XXVII probabilmente anche Marsilio Ficino . Nel 1492 cominciò , sotto la guida del medi c o imperiale , l 'ebreo Ya'aqov ben Yel]i 'el Loans , l ' appre ndimento sistematico della lingua ebraica (vi sono indizi che i primi rudimenti li avesse appresi già alcuni anni prima 9) . Frequentando la corte imperiale a Linz c onobbe poi l 'umanista , in seguito suo fedele ami c o , Konrad Celtis 1 0 • Nel 1495 p artecipò , nel ruolo di inviato , alla Dieta di Worms e qui fece la conoscenza del vescovo di Worms , Johann von Dalberg ( o Dalburg) , fautore dell 'umanesimo e p atrocinatore delle belle le ttere , il quale avrà un ruolo decisivo nella formazione della biblioteca ebrai co-cabbalistica di Reuchlinl l. Al vescovo di W orms Reuchlin si rivolse , dopo la morte di Eberardo del Wiirttemberg (24 febbraio 1496) , per averne aiuto e protezione : grazie a lui venne introdotto nel prestigioso ambiente universitario di H eidelberg fre quenta to , in quegli anni , tra gli altri , da Johann Tritheim (Tritemio) 1 2 , Willibald Pirckheimer , Ulrich Zasius e Jacob Wimpheling . L ' attività di insegnamento privato non gli impedì di continuare la sua c arriera diplomatic a c h e lo vide , nel 1498 , d i nuovo a Roma , per il suo terzo e ultimo viaggi o , stavolta come inviato dell 'elettore Filippo del Palatinato , presso il p a p a Alessandro V I I . D i questo viaggio in Italia Reuchlin approfittò per rimpinguare la sua biblioteca con manosc ritti e incunaboli greci , ma anche con i rari , e assai desidera ti , libri ebraici . Nel c orso di questa missione , approfondì inoltre la propria conoscenza dell 'ebraico sotto l a guida di un maestro d'eccezione : il medico , filosofo e commentatore della Bibbia , ' Ovadyah S forno 13 • Nel 1500 fu triumviro della Lega sveva e risiede tte a s·tocc arda , dalla quale fuggirà, nel 1502 , a c ausa del diffo ndersi di un'epidemia di peste , per trovare temporaneo rifugio presso il monastero di Denkendo rf. Nel 1 505 Reuc hlin si pronunciò , con una lettera in tedesco, sulla c ondizione degli ebrei nella società cristiana 1 4 e nel 1506 a Colonia ricevette il battesimo l 'ebreo J ohannes Pfefferkorn 15 , avvenimento apparentemente i nsignificante che si rivelerà invece gravido di conseguenze per il futuro della vita e delle opere del nostro autore . Pfefferkorn infatti , con zelo di neofita , chiese , nel 1 5 10 , a Reuchlin di assisterlo nella confisca e nella distruzione dei libri ebraic i , suscitando la negativa reazione dell 'ormai maturo mnanista . Ebbe c osì inizio la polemica di Reuchlin in difesa della lettera tura ebraica e , più i n generale , circa i l ruol o della minoranza ebrai c a i n seno all ' Impero 9 Secondo VASOLI 1994, p . 17 bisogna annoverare Ira i maestri di Reucblin anche Flavio Mitridate, per il quale cfr. infra. 1 0 Cfr . R U PP R I C H 1934 . 1 1 Cfr. MORNEWEG 1887 ; RAAB 1959 ; GUENTER 1985 ; JANIN 1 960. 12 Su Tritemio � fr. S E C R ET 19 62 b ; I D . 19 69b; cfr. inoltre ARNOLD 197 1; SH UMAKER STRA S S E R 1988. 13 Cfr. BONFIL 197 6 e COLORNI 1983, pp. 46 1-4 7 2 . 1 4 Alludo alla tiitsch Misaive, per cui cfr . infra . 15 Su Pfefferkorn cfr . KRAKAU E R 189 1 ; FREUD ENTHAL 193 1 ; G ERSCHMANN GUENTER 1987 ; K I R N 1989 ; FREY 199 0 ; YUVAL 199 1 ; H E RZIG 1993.

198 2 e

19 69 ;

XXVI II Ebbe così inizio l a polemica di Reuchlin in difesa della letteratura ebrai c a e, più i n generale , circa il ruolo della minoranza ebraica in seno all ' Impero tedesc o : polemica c he lo tenne oc cupato , in modo quasi esclusivo , per tutti gli anni c he gli restarono da vivere , e che guastò la vecchiaia di un umanista altrimenti universalmente ammirato e venerato 1 6 . Quando nel 1 5 12- 13 il tribunale della Lega sveva venne trasferito da Tubinga ad Augsburg , Reuchlin si ritirò a vita privata , e curò soprattutto le vicende legate al processo che gli era stato intentato dall 'inquisitore di C olonia J a c ob Hoogstraten, il quale aveva preso a pretesto la polemi c a con Pfefferkorn. Reuchlin, per difendersi , rivolse un accorato appello al neo­ eletto papa Leone X, e scrisse anche una lettera in ebraico al medi c o del papa , l 'ebreo Bonet de Lattes 1 7 . Nel 1 5 14 il tribunale di S pira proclamò la sua innocenza e condannò Hoogstraten a pagare le spese processuali ; quest'ultimo tuttavia non si diede per vinto e fece appello a Rom a . Nel 1 5 1 6 , quando l a c ommissione d i vescovi , incaricata da p a p a Leone X d i esaminare i termini della controversi a , era prossima a pronunciare una sentenza ancora una volta favorevole a Reuchlin , il papa stesso intervenne con un mandat us de s upersedendo, per evitare di scontentare il potente partito dei domenic ani tedeschi , preoccupato per l 'inquietudine ormai diffusa nell ' Impero , c he porterà , l 'anno successivo , all 'affissione delle celebri tesi del l ' agostiniano Martin Lutero 18 . Le ragioni della condanna di Reuchlin (che fu p ronunciata il 13 giugno 1520) vanno ricercate proprio nel suo essere considerato alla stregua dei più giovani umanisti, c apeggiati da Ulrich von Hutte n , e del movimento di Riforma , impersonato da Lutero , tanto è vero c he , nella libellisti c a dell 'epo c a , Reuchlin, von Hutten e Lutero vengono spesso associati e rappresentati c ome una triade di difensori della libertà . Reuchlin ricorse in appello c o ntro l a condanna , ma non fece in tempo a vedere l a propria riabilitazione , c he giunse solo dopo la sua morte . All 'aprile del 1 5 1 6 risale l 'i nizio della sua corrispondenza con Erasmo da Rotterdam 19 , che gli mostrò sempre simpati a , pur non condividendo l ' orientamento dei suoi s tudi verso la 16 Un accenno alle opere e ai fa lli principali collega li alla polemica contro Pfefferkorn e i domenicani di Colonia verrà fornito nell 'ambito della lra llazione relativa alle opere di Reuchlin: per quanto riguarda la lelleratura sull'a rgomento si vedano , fra gli altri: KOB E R 19 2 3 ; LUKYN 1935 ; M I L L E R 1938; KISCH 1949 ; ID. 1955 ; 19 6 1 e 19 66 ; MAU R E R 195 2 ; I D . 1953 ; ROS ENTHAL 19 60 ; PARKES 19 6 1 ; KAMPMANN 1965 ; R ENCSTO RF-K O R ZFLEI S C H 1968 ; OVE RFI ELD 197 1 ; I D . 197 6 e 1984 ; K O HLER - H E B ENSTR EIT-WI LFERT - W E I S MAN 19781987 ; PASQU I N I 1978 ; KEDAR 1979 ; K O HLER 198 1 ; MACCOBY 198 2 ; S C H R E C K E N B E R C 198 2 ; I D . 1988 ; O B E RMAN 1983b; I D . 1993b; T R U S E N 1987 ; M EUTH EN 1988 ; LOTT E R 1993 ; S C H O E P S 1993 . 1 7 Per il q ua le cfr . MARCOLIN 198 1 . 1 8 S u Martin Lutero e sulla sua posizione intorno agli ebrei cfr. C O H E N 193 1 ; B R O S S E D E R 197 2 ; K R E M E R S 1983 ; AWERBUCH 1985 e I D . 1993 ; EH RLICH 1985 ; S I E C E L E­ WENSCH KEWITZ 1985 . 19 Sul quale si può vedere PF EIFFER 193 1 ; KREBS 1955 ; KISCH 19 60 ; I D . 19 69 ; CUNDERSH E I M E R 19 63 ; VALLESE 19 64 ; MEYER 19 69 ; ZAMB E LLI 19 6 9 ; BAINTON 197 0 ; PAR K E R 1975 ; ZIKA 1977 ; S E I D E L-MENCHI 1980; OBERMAN 1983a ; B I ETENHOLZ 1985 .

XXIX libera docenza di Tubinga negli anni intorno al 148 1 ) con l 'insegnamento del gre c o e dell 'ebraico a lngolstadt . Già ammalato , nell'inverno 152 1-22 i nsegnò ancora greco ed ebraico a Tubinga e, dopo un inutile soggiorno alle acque termali di Bad Liebenzell , morì a Stoccarda il 30 giugno 1 52 2 . Di lui sappiamo ancora che si sposò due volte ma non ebbe figli e che , alla sua morte , il nipote Filippo Melantone 20 - che aveva fondate speranze di ereditare la preziosa biblioteca del prozio - si vide diseredato a c ausa della sua adesione alla Riforma protestante .

2 0 S u Filippo Melanlone dr. SCHULZE 1939 ; MAU R E R 1961 e SCH E I BL E 1993.

Capitolo secondo CONTRO LA .. PESTE SOFISTICA" LE OPERE DI JOHANNES REUCHLIN

L a prima opera pubblic ata da Reuchlin è il Vocabularius breviloquus, c he egli s tamp ò , anonimamente , nel 1478 , presso il tipografo J ohannes Amerbach. Questo vocabolario latino , nel clima di rinascita della lingua di Roma , ebbe numerosissime ristampe negli ultimi anni del secolo XV e nel

XVJI. Nel 1494 uscì a Basilea , con un'epistola dedicatoria indirizzata al c ardinale di Worms J o ha n n v o n Dalberg 2 , il dialogo intitolato Capnion o De verbo mirifico (che potrebbe essere tradotto con La parola meravigliosa o, meglio , c o n Il Logos miracoloso) 3 • Si tratta di un dialogo della durata di tre l Cfr. B EN ZING 1 955 , pp. 1 - 5 e , per un'ana lisi puntuale delle fonti e della s truttura del Vocabularius , G E I G E R 1 8 7 1 , pp. 68 - 77 . 2 R i tengo o pportuno citare un breve &tralcio dall'epistola dedicatoria , di evidente carattere programmatico , per documentare sia l'elegan te prosa latina di Reuehlin, sia il nucleo lematico a ttorno a l quale l'opera ai sviluppa: Rerum arcanarum curiosi quidam exploratores , camerarie Dalburgi, antistes Vangionum &aeratissime, quos et reconditae verborum v ires , et abstrusae vocum energiae, et divini secretorum nominum characteres soUicitant, aetate nostra {quantum vide re mihi recte v ideor) non parum secedere ab antiquissimis principum philosophorum vestigiis deprehenduntur, et circa mirabilium eflectuum pleniss imas mysteriorum operationes , saepe m ultumque aberrare, hac potissimum de causa quod vel caduca fllJurarum obscuritate oblitterata vel depravatione librariorum perversa et mendosa , ea sacrae illius philosophiae symbola , et veneranda s upernaturalium virtutum signacula , nedum intelligi, sed nec legi queant. ( . . . ) Et ut brevi argumento rem omnem cognoscas : Sidonius de schola Epicuri primus putatus , deinde inventus in nullius verba iurasse, omnifariam p hilosophus , cupiditate discendi peregre p rofr.c iscitur, pos t multa ingressus Sueviam, philosophos duos in oppido Phorcen convenir: Baruchiam hebraeum , et Capnionem christianum , cum quibus de variis disciplini& , atque mox de ipsa divina rum et humanarum scientia disserit, de opinione, de f..&., de miraculis , de v irtutibus verborum et JI(JUrarum , de arcani& operationibus et mysteriis signaculorum . Cfr. De verbo mirif"r.co , p. a 2 r. 3 Cfr . B ENZING 1 955 , pp. 5 - 6 ; GUMBEL 1 935 e ZI KA 19 76. L'editio princeps dell 'opera è stata ristampata in fac-simile , insieme al De arte cabalistica , cfr . REUCHLIN 1 964 , pp. 6 - 10 3 .

XXX I I giorni , ambientato nella s u a città natale , Pforzheim, fra t r e personaggi , ciascuno dei quali rappresenta , più che tre tradizioni filosofico-religiose diverse , le tre c omponenti fondamentali del l 'anima dell ' autore e, in qualche modo , dello Zeitgeist rinascimentale : nella prima giornata parla prevalentemente Sidonio , filosofo epicureo , ma assai versato nell 'intera eredità filosofica classi c a ; nella seconda giornata il centro della scena è occupato dall 'ebreo Baruchias , che introduce i concetti fondamentali della qabbalah, intesa c ome sapere di provenienza divina che supera le angustie della filosofia (rappresentate dallo scetti cismo di Sidonio) 4 ; il te rzo giorno finalmente parla il cristiano Capnione (dietro al quale si cela , in modo del tutto trasparente , l 'autore stesso) il quale mostra , sulla scorta delle recenti tesi di Pic o della Mirandola 5 , di aderire ai principi della Cabala ebraic a , reinterpretati tuttavia in chiave messianico-cristologica . Egli stabilisce i fondamenti di quella che potrebbe forse essere definita una « teosofia della storia » , l a cui meta finale consiste nell 'età dell ' amore , e nella quale l 'ineffabile Tetragramma divino diventa pronunciabile nel Nome miracoloso del Logos 6 • L ' opera si conclude quando Capnion sussurra alle orecchie dei propri interlocutori il Nome che racchiude la conoscenza divina e la p otenza miracolosa in esso contenuta , invitandoli a non rivelarlo a chi non ne sia degno 7 • Reu c hlin fu anche autore di due commedie in latino 8 : la prima , intitolata Henno o Scaenica Progymnasmata9 , è la rielaborazione di una Numerose riedizioni sono apparse nel corso del XVI secolo ; in esse s i è rimediato alla mancanza d i caratteri ebraici dell'edizione di Basilea, che reca tutti i termini ebraici t raslitterat i , cfr . P ISTO R I U S 1 97 0 , e YATES 1 979 , tav. 2 . 4 A p . a 8 v . leggiamo (sta parlando Baruchias): Concedam inseniosi& viris i n actionibw cautionem, circumspectionem , providen tiam. In studii& sagacitatem , sollertia m. In consyderatione rerum omnium docilitatem , arlem , inteUigentia m, opinionem . At vero de quibwlibet sensibilibus cons tantem, puram et infallibilem scientiam homini negavero, nisi non humana disciplina, sed divina traditione iugiter ab uno , et item ab altero fuerit recepta , quam nos hebraei Cabalam appellam us , id est receptionem . 5 Cfr . De verbo mirif"ac o, p. c 8 v. (ancora una volta sta parlando Baruchias): Quare m ihi non indocte vi& w est Romae nuper quidam nobilis philosophw propos ui&se, nulla nom ina in Magico licitoque opere aeque v irtutem habere, sicut hebraica vel inde proxime derivata , eo quod omniurn primum haec dei voce formantur. IUud autem in quo poti& s imum Magicam exercel natura : vox est dei. 6 Cfr. De verbo m irif"ac o, p . g 7 v . (parla Capnion) : ( . . . ) per nomen avorum Trigrammaton, et patrum Tetragrammaton, et faliorum Pentagrammaton, id est in natura SDI, in lege A DNI, in charitate IHSVH. Nunc enim falii dei sumus , iccirco quinque litteri& utimur, propter eum in quem credimw , e t quem invocamw mediatorem dei et homini& , eundemque deum et homine m, dei s ummi brachium et potentiam ( . . . ) . 7 Cfr. D e verbo mirif"aco , p. g 8 r . (parla Capnion): Quae cum deceal arcana scilicet velamenta e t secretissima symbola non i n auram spargere, sed magis i n aurem s usurrare. Accedam velim propius , Sidoni, ut te afflatu inspirem . Tenes ? Et ille: Teneo, inquit. Tum Capnion: Sile , cela , occulta, tege , tace, mussa. 8 Su Reuehlin autore di teatro cfr. H O LSTEI N 1888 . 9 Cfr. B ENZING 1955, pp. 1 1 - 2 2 , e FRINGS 1979 .

XXXIII c ommedia francese assai diffusa all 'epoca (dal titolo Maitre Pathelin) e fu rappresentata , alla presenz a del vescovo von Dalberg , nel 1497 ; venne pubblicata l ' anno seguente a B asilea . L ' altra commedi a , dal titolo Sergius vel Capitis Caput , fu sc ritta ancor prima degli Scaenica Progymansmata ma ebbe vita difficile e fu data alle stampe soltanto intorno al 1504 10 , perché la sua pubblica rappresentazione fu ritenuta inopportuna dall 'onnipresente von Dalberg. La c ommedia infatti è una satira pungente c he prende di mira , c o n allusioni poco prudenti , la crassa ignoranza d i u n monaco agostiniano (Konrad Holzinger) ; essa si segnala perciò come il primo segno di insofferenza nei c onfronti di rappresentanti del clero non in sintoni a con il linguaggio e la sensibilità dei circ oli umanistici . Le ragioni della prudenza evocate dal von Dalberg c oincidono , in questo caso , con le ragioni della letteratura : infatti il Sergius , opera ric c a di verve e di felice creatività linguistica , non sembra adatta alla trasposizione scenica , priva com'è di un autentico impianto drammati c o , e sembra piuttosto destinata alla lettura 1 1 . Sul terreno dell 'arte oratori a , Reuchlin si cimentò sia nell 'ambito della sua professione di diplomatic o , con la Oratio ad Alexandrum VI pro Philippo Bavariae Duce , pubbli cata a Venezia per i tipi di Aldo Manuzio nel 1498 1 2 , sia con un vero e proprio manuale di predic azione , scritto a titolo di grati tudine per l ' ospitalità ricevuta dai monaci di Denkendorf durante l a pestilenza del 1 502 . L ' opera , intitolata Liber congestorum de arte predicandi , fu pubblicata a Pforzheim da Thomas Anshelm nel 1 504 1 3 . Negli anni seguenti Thomas Anshelm sarà lo stampatore di fi ducia di Reuc hlin l 4 e sarà l ' artefice di alcune splendide edizioni delle sue opere , tra le quali primeggia proprio l 'editio princeps del De arte cabalistica , con l a sua triplice serie di caratteri greci , latini ed ebraici . . Presso lo stesso Anshelm usc ì , ancora a Pforzheim, nel 1 506, l 'opera alla quale Reuchlin intendeva affidare la propria fama di umanista e di pioniere in un campo di studi sino ad allora ingiustamente trascurato : il De R udimentis hebraicis , che è il primo lessico accompagnato da una grammati c a sistemati c a della lingua ebraica pubblicato a cura d i uno studioso cristiano l 5 . L ' opera , stampata in senso sinistrorso, in omaggio alla c onsuetudine ebrai c a , c onsta d i 620 pagine : u n vocabolario ebraico-latino occupa i primi due libri dell ' opera , mentre il terzo volume è costituito da una grammati c a interamente basata s u opere grammaticali ebraiche . U n a delle qualità n o n secondarie d i questo libro risiede nella costante , e quasi programmati c a c ritica riservata alle opzioni traduttive della Vulgata. E s s a traspone c osì , I O Cfr . B E N Z I N G 1955 , pp. 7- 10 . I l Cfr . M I TTNE R 19 77 , pp. 595-596. 1 2 Cfr. BENZING 1955 , pp. 22-2 3 . 1 3 Cfr. B E N ZI N G 1955, pp. 2 3 -2 4 . 1 4 Cfr ALBERTS 19 5 5 ; cfr . inoltre RITTER 195 , pp. 77- 87 e FEBVRE - MARTIN 1977 . 3 3 3 15 Se si ecceUua la grammatica di K. Pellicanus , per la quale cfr . N ESTLE 18 77 ; Cfr . B EN Z I N G 1955 , pp. 2 4-2 5 ; WIDMANN 1964 e GREIVE 1978. .

XXXIV nel l ' ambito rigoroso della filologi a , l 'atmosfera di rinnovamento umanisti c o e l ' op posizione alle « abitudini testuali " consolidate da una tradizione secolare: Reuchlin mostra di prendere molto sul serio il ric hiamo geronimiano alla veritas hebraica , che trova una nuova applic azione nel motto umanisti c o Ad fontes . Per la sua accuratezz a , non meno che per il suo carattere inaugurale , l ' opera ebbe un notevole influsso sugli studi ebraici in ambito occide ntale , e lasciò la propria durevole impronta soprattutto sulla terminologia grammaticale 16 . L 'interesse del nostro autore per la didatti c a dell 'ebrai c o non si limitò tuttavia alla pubblicazione d i strumenti grammaticali e lessicografici: nel 1 5 1 2 infatti egli pubblicò una traduzione dall 'ebraico del poema Il piatto d 'argento di Yosef Ezobi di Perpignano 1 7 e soprattutto , nello stesso anno , una racc olta di sette salmi - con testo ebrai c o , traduzione latina e note grammatic ali - dedicata all ' amico teologo di Tubinga , J acob Lemp 18 . Il nome di Reuchlin è soprattutto legato , nella coscienza storiografica ottocentesca c he ce ne ha consegnato l 'immagine , alla disputa contro i domenicani di Colonia intorno al trattamento da riservare alla letteratura ebrai c a e in particolare al Talmud. Tuttavia , i documenti di questa polemi c a , c he pure rappresentano una fonte assai preziosa p e r l a ricostruzione d i quel clima intelle ttuale e storico , sono improntati ad una forte vis polemica c he non disdegna il ricorso a ogni sorta di insidie e colpi bassi - come l ' attac c o ad personam e non consentono quasi mai una ricostruzione serena delle opini o ni di Reuchlin sull 'argomento . Fa eccezione la lettera, scritta in volgare tedesco , risalente al 1505 sulle c ause della millenaria miseria degli ebrei 19 . Anche se la posizione di Reuchlin conoscerà in seguito signific ativi s viluppi , va tenuto presente che egli considerò di origine divina la « punizione • degli ebrei e sottolineò la necessità di una loro c onversione all 'autentico Messi a , benché già in questa lettera respingesse le misure coercitive e il ric orso alla prepotenz a . Sono dunque da considera rsi fuorvianti i luoghi c omuni della storiografia ottocentesc a , c he fece di -

16 Per una puntuale analisi delle fonti ebraiche , conosciute da Reuchlin direttamente o in forma mediata s i veda G E I G E R 18 7 1 , pp. 1 10-133: tra le opere grammaticali spicca il Sefer Miklol del grande commentatore e grammatico spagnolo Dawid Qiml;ti ( 1 160 c . - 1235) , per cui cfr . CATTANI 199 1 . Sappiamo che Reuchlin acquistò a Roma , n e l luglio 1498 , in occasione del suo terzo soggiorno in Italia , un manoscritto apparentemente assai a ntico , contenente il Sefer Miklol di Dawid Qiml;ti e il compendio grammaticale intitolato S ekel Tov di MoAeh Qiml;ti; cfr . B RAMBACH 1892 , p p . 26-2 8 . I l manoscritto esiste ancora: s i tratta del ms Reuchlin 6 , a t tualmente conservato presso l a Landesbibliothek di Karlsruhe. 1 7 Cfr. B EN Z I N C 1955 , pp. 33-34 ; il poema è stato ristampato in a ppendice a WOLF 1 73 3 , pp. 1 1 43 - 1 1 6 7 e nuovamente in TAMANI 1989 , pp. 134- 140 . 18 In septem psalrnos penitentiales hebraicos interpretatio de verbo ad verbum et nuper eisdem commentarioli s ui, ad discendum linguam hebraicam ex rudimenti. , Tubinga (preuo T . Anshelm) 1 5 1 2 . I salmi penitenziali commentati sono , per l'esattezza , Sal. 6; 3 2 ; 38 ; 5 1 ; 102 ; 130 ; 143 ; cfr . B EN Z I N C 1 9 5 5 p. 34. 19 Doctor }ohannis Reuchlins tiitsch Missive, warumb die }uden so lang im ellend s ind, Pforzheim 1 505 , per cui cfr. BENZINC 1955, p. 2 5 . Il lesto della lettera è parzialmente riprodotto in B O CKINC 1859-69 , vol. 6, (ovvero I del Supplementum ) , pp. 1 7 7 - 1 7 9 . ,

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Reuchlin una sorta di eroe , un precursore della Riforma (che anzi egli avversò) , un impavido paladino della libertà , un antesignano dell 'illuminismo e persino del positivismo di cui fu impregnata la ctdtura del secolo scorso 2 0 • Il più agguerrito e tenace antagonista di Reuchli n , paladino della violenza materiale e intelle ttuale contro gli ebrei , fu l 'ebreo c onvertito Johannes Pfefferkorn - di cui si è già fa tta menzione - c he diede l ' avvio , all'inizio del Cinquecento ad una massiccia campagna antigiudaic a . Con le sue opere Pfefferkorn non si limitò a raggiungere gli strati popolari , già inclini a prestare orecc hio ad ac cuse e a diffamazioni , ma arrivò anche grazie alla sua abilità nonché ai suoi influenti padrini all 'interno del l ' ordine domenic ano - al cospetto dell 'imperatore . Per documentare la strategia minuziosa c he animava la campagna di Pfefferkorn basterà ric ordare c he del suo primo opuscolo propagandistic o , intitolato }udenspiegel si ebbero quattro e dizioni nel giro di due anni ( 1 507- 1508) , due in latino , uscite a Colonia , una , sempre a C oloni a , in basso-tedesco e una redazione in alto-tedesco a Norimberga . Il nucleo centrale di questo , come dei successivi pamphlets di Pfefferkorn , può essere riassunto nella proposta (fatta precedere da una gragnuola di c ontumelie , ingiurie e insinuazioni condite con i più triti luoghi c omuni della propaganda antigiudai ca medievale) di tre provvedimenti urgenti da prendere contro la perfidia e l ' ostinazione dei giudei : la fine dell 'usura , la presenz a obbligatoria di tutti gli ebrei alle prediche coatte e infine , ed è la proposta che ci interessa più da vicino , il sequestro , la censura e la distruzione di tutti i libri ebraici (fatta eccezione , almeno secondo Pfefferkorn , per il testo della Bibbi a). Non contento della l arga diffusione ottenuta dal suo libell o , distribuito , com'era nel costume dell 'epoc a , soprattutto alle fiere stagionali , Pfefferkorn pubblicò nel 1508, c ontemporaneamente in diverse ci ttà dell'impero e in diverse versioni , un nuovo libello intitolato }udenbeichte (in latino Confessio }udaica) , una malevola parodia delle cerimonie penitenziali degli ebrei , il cui p alese bersaglio è ancora una volta la pratica del prestito a usura e, seppure in tono minore , l 'ostinazione ingenerata negli ebrei dal possesso del loro p atrimonio letterario tradizi onale . L ' a nno successivo Pfefferkorn pubblicò a Colonia l 'Osternbuch, un libello che , con il pretesto di mettere a c onfronto il rituale della pasqua ebraica con la pasqua cristiana , rivers a , manco a dirl o , una sequela di attacchi contro gli ebrei , considerati , paradoss almente , volgari imitatori della pasqua c ristiana . Sempre nel 1509 usc ì , ancora a Coloni a , lo }udenfeind, una sorta di sumrna dei precedenti opusc oli , in c ui è più evidente 2 ° Cfr . in particolare la rassegna critica di S C H O E PS 1993 , dedicata prec ipuamente agli storici ebrei deii ' Oitocento ( G raetz , Geiger). Lo s tesso Geiger, per altri versi ineccepibile , scrive, a proposito dell 'inc linazione alla qabbalah e al misticismo mostrate da Reuchlin ( G E I G E R 187 1 , p . 1 9 5 ) : Wir diirfen nicht den Maasstab unserer Zeit a n ihn anlegen; w i r miissen versuchen, jene Zeit : u begreifen, in der er lebte. I nsomma pare che Geiger perdoni al Nostro (per • meriti d i guerra • ) lo s tudio della qabbalah, c h e h a invece un r uolo centrale nella s u a strategia teologica e filosofica .

XXXVI il ruolo dei domenicani di Coloni a . In questa occasione non esitò a scendere dire ttamente in campo a fianco di Pfefferkorn Ortuinus Gratius , un letterato votato alla c ausa dell ' antigiudaismo militante 2 1 • L ' a ttività di Pfefferkorn , profusa nel fomentare sentimenti di ostilità contro gli ebrei , ottenne un facile e prevedibile successo ma egli sapeva bene , e meglio di lui lo sapevano i suoi p adrini di C oloni a , c he i provvedimenti auspicati potevano essere decisi soltanto dall'autorità politica suprema e dunque dall 'entourage di consiglieri che l 'imperatore era solito consultare . Pfefferkorn ottenne il palese appoggio del vescovo di Magonz a , Uriel von Gemmingen , e riuscì a guadagnare alla propria c ausa persino la sorella dell 'imperatore , Cunegonda , vedova del duc a Alberto di Baviera . Nell' agosto dello stesso 1509 Pfefferkorn ottenne infatti l ' approvazione ufficiale dell'imperatore della confisca dei libri ebraici anticristiani , il che portò ad un immediato sequestro nelle città di Francoforte , Magonza e Bingen. Subito dop o , Pfefferkorn si rivolse a Reuchlin per avere l 'appoggio dell 'autorevole studioso al suo progetto di confisca generalizz ata , ma ne ricevette un ri fiuto . Nel frattempo l 'imperatore incaricò il vescovo di Magonz a di sollecitare una c onsulenza sullo spinoso argomento da parte di esperti delle università di Magonz a , Erfurt , Heidelberg e Coloni a , dall'inquisitore Hoogstraten e dallo stesso Reuchlin. Da queste premesse nac que il celebre Gutachten (che potremmo intendere come "parere esperto" o "perizia") , terminato il 6 ottobre 1 5 1 0 2 2 , nel quale Reuchlin , nell'intento di rispondere alla domanda sulla legittimità di una persecuzi one indiscriminata della letteratura ebraica, ne fornì una rappresentazione schemati c a , suddividendola in sette generi letterari (è questo , a mia notizia , il primo tentativo di delineare una embrionale • storia della letteratura ebraica » i n ambito occidentale ; vedremo in seguito che questo gusto pionieristic o e didascalico spingerà Reuchlin , qualche anno più tardi , a tracciare un prospetto della letteratura c abbalistica). Le classi in cui la letteratura viene suddivisa sono : l . la Bibbi a ; 2. il Talmud; 3. la qabbalah (definita : die hohe haimlichhait der reden und worter gottes); 4. le glosse e i c ommenti alla S c rittura ; 5. le opere omiletiche (midraJim); 6 . le opere filosofiche ; 7 . le opere poeti c he , favolistiche , satiriche e di edific azione (exempelbiichlin) . Il parere di Reuchlin è c he queste opere meritino un attento esame e uno studio approfondito , e c he la persecuzione sia giustificata soltanto nel caso di opere 2 1 La figura di Ortuinus Gratius è interessante, perché si trattò di un convinto fa utore dell'umanesimo , il che non gli impedì di s posare la causa degli • oscuranliati • : ciò può servire da monito contro semplificazioni e schematizzazioni troppo rigide. 22 I l titolo completo è Ratschlag, o b man den Juden alle ire biicher nenamen , abtlum und verbrennen soU, ovvero , press 'a poco, Parere esperto sul problema se tutti i libri degli ebrei debbano essere sequestrati, tolti daUa circola:rione e dati alle fwmme. All'epoca d i Reuchlin il Ratschlag non fu pubblicato separatamente , ma all'interno del s uccessivo Augenspiegel, per cui cfr . infra . Attualmente eaiste un'edizione del aolo Ratschlag (ted . mod. G utachten) con a fronte una veraione in tedesco moderno : LEINZ-VON D ESSAU E R 1965 ; cfr . inoltre una scelta a ntologica in S C H M I DT 1976, pp. 53-60 .

XXXVII apertamente anticristiane che sarebbero soltanto due (Ni4�al;wn 23 e Toledot Ye.tu) per di più riconosciute come apocrife e proibite dalle stesse autorità rabbiniche . Il particolare valore del contributo di Reuchlin - unico tra tutti gli esperti consultati ad esprimersi contro la misura repressiva del sequestro preventivo - consiste nel taglio prettamente giuridico che egli seppe dare al proprio responso , c he fonda il diritto degli ebrei a vedere rispettata l a loro proprietà sul concetto di Mitbiirgerschaft , e cioè di c oncittadinanz a tra ebrei e c ristiani nella più vasta unità dell 'impero 24 , È interessante notare c he l a p olemica scatenata dall 'opposizione d i Reuchlin diventò celebre i n sede storiografica anche c ome « disputa sul Talmud» benché nessuno dei c ontendenti avesse davvero letto , neppure in parte , questo mare magnum della giurisprudenza e del sapere ebraico 2 5 . Reuchlin lo ammette serenamente e ne ric ava , con maggiore coerenz a , la necessità di approfondirne l a conoscenza prima d i emettere u n verdetto . I l solitario ma autorevole parere del nostro autore , unito alle pressioni di alcuni rappresentanti della c omunità ebraica introdotti a corte , ottennero la revoca delle confische già operate . Pfefferkorn reagì violentemente allo smacco , pubblicando a Magonz a , nell 'aprile del 1 5 1 1 , l o Handspiegel (Speculum manuale), i n cui la letteratura ebraica è un mero pretesto per bersagliare con velenose frecciate Reuchlin stess o . Quest 'ultimo rispose alle diffamazioni di Pfefferkorn - c he aveva deformato il suo Gutachten dandone una lettura tendenziosa - con la pubblicazione del testo i ntegrale della perizia , preceduto e seguito da una serie di confutazioni puntuali , in perfetto stile sc olasti c o , parte in tedesco e parte in latino , ai danni del suo accusatore , non senza scadere , talvol ta , sul piano della polemica personale 26 . Nacque così l 'A ugenspiegel (Speculum oculare ) 27 c he riprende polemicamente , anche nel titol o , il libello di Pfefferkorn, il quale , punto sul vivo , non tarderà a replicare , forte dell ' appoggio di H oogstraten, pubblicando a Colonia nel 1 5 12 un ulteriore

2 3 Per cui cfr. B E R C E R 19 7 9. Cfr . inoltre D E ROSSI 18 00 , pp. 7 9-80 e 1 1 7 -1 2 1 . 2 4 Per q uesto importante eoneello , oltre agli studi d i Guido Kiaeh , citali i n bibliografia , s i veda C O D E 198 1 . 2 5 Reueblin acquisterà solo nel 1 5 1 2 u n trallalo (Sanhedrin) del Talmud Babilonese (rilenendolo però , come risulta dalla nola di posseuo dello s tesso Reuehlin, il Talmud di Gerusalemme) . I l ma noserillo è lullora conservato a Karlaruhe (ma Reuchlin 2 ) , cfr. B RAMBACH 189 2 , p . 1 7 , LEINZ-VON D ESSAU E R 19 65 , p. 1 1 2 , nota 1 2 ; degna di .;. enzione inoltre l ' ipotesi del Preisendanz secondo il quale , in una data c he non può essere determinala precisamente ma certo posteriore al 1 5 1 0 , Reuehlin 1ia entralo in possesso dell 'edizione a stampa del medesimo lrallato Sanhedrin, pubblicata a Pesaro nel 1 5 05 da Ceriom Soncino , cfr. P R E I S ENDANZ 195 5 , p. 77 , nola 332 . La riprod uzione della e. 9 6 del manoscrillo sopra citato si può vedere i n P R E I S ENDANZ 1 9 5 5 , p. 55 e in LEINZ-VON DESSAU E R 1965 , p . 1 1 0 . 26 Una delle punte acuminate della polemica di Reuehlin a i danni di Pfefferkorn è l ' insistenza sul fatto che Pfefferkorn è por sempre un •ebreo battezzalo • , un • lransfuga • , ed è perciò consideralo , con profondo disprezzo , un personaggio per nulla credibile. L 'accusa d i essere un • rinnegato • tornerà a nche nel De arte cabalis tica, per c ui cfr. infra . 2 7 Pubblicato a Tubinga nello s tesso 1 5 1 1 , cfr. BENZINC 1955, p . 2 6 . L'opera è s t a ta ristampata in fac-sim ile in BENZINC 1 96 1 ; cfr. inoltre MAY ERH OFF 1836.

XXXVIII velenosissimo libell o : il Brandspiegel. Nel frattempo Reuchlin ripubblicava i n un opuscolo tedesco la s u a risposta a Pfefferkorn 2 8 . La situazione e r a a tal punto degenerata c he l 'imperatore impose alle due parti in conflitto il silenzio (7 ottobre 15 12). H oogstraten intervenne , allora , ravvisando neii 'Augenspiegel gli estremi per un processo per eresi a , nel quale , tra l ' altro , fu lanciata contro Reuchlin l 'infamante accusa di « giudaizzare » 2 9 . La difesa del nostro fu pubblic ata da Anshelm nel 1 5 1 3 , e si tratta di un documento interessante , perché contiene una ricostruzione delle varie fasi della p olemica 3 0 . L 'assoluzione di Reuchlin a Spira non c oncluse affatto la polemi c a : anzi il s u o significato s i ampliò e possiamo dire c he sfuggì al controllo di Reuchli n , poiché divenne il confronto tra due fazioni teologico-politiche , e lacerò la Germania alle soglie della Riforma 3 1 . Reuchlin aveva sofferto profondamente per gli attacchi rivolti alla sua cre dibilità di giurista e di studioso e pensò bene , anche per aggirare l'ingiunzione a non dare alle stampe altre prese di posizione personali, di pubblicare una selezione di lettere di stima e di testimonianze di solidarietà che gli erano giunte dai dotti di tutta Euro p a : assistiamo così alla nascita di quel «manifesto degli intellettuali » ante litteram che furono le Clarorum virorum epistolae 32 • Tra gli altri si pronunciarono apertamente a favore di Reuchlin Filippo Melantone , Gi ovanni Francesco Pico della Mirandola 33 , il cardinale Egidio da Viterbo 34 , Pietro Galatino 3 5 , Erasmo da Rotterdam3 6 (che pure avrebbe preferito non essere c oinvolto nella vicenda) e il giovane e irruento poeta tedesco Ulrich von Hutten (famoso per il motto « lch hab 's gewagt » e per la p osteriore entusiastica a desione alla Riforma , di carattere soprattutto c orrosi vamente antipapista) . Proprio a quest'ultimo , ol tre che all ' umanista 2 8 A in clare verstentnus in tiiesch vff doctor }ohannsen Reiichlins ratschlas von den juden bii.chern vormal& auch .su latin im A.ugenspiegel vs sgangen, Tiibingen (T. Anshelm) 1 5 1 2 ; cfr . B EN Z I N G 1955 , pp. 26 - 27 . 2 9 Di qui a cooptare Reuchlin nel novero dei sa pienti • ebrei • , come accade (spero solo nella traduzione, non a vendo potuto esaminare l 'originale) a KI ECKH EFER 199 3 , p . 1 91 , il passo è assai breve. 3 0 Defensio Johannis Reuchlins Phorcensis LL. doctoris contra calumnU.tores u w s colonienses ; cfr. B E N Z I N G 1955 , p. 2 7 . 3 1 Sullo sconfinato tema della Riforma pro testa nte mi limito a rinviare a N E WMAN 1 9 2 5 ; WI LLI 19 74 ; O B ERMAN 198 2 ; H I LL E R B R AN D 199 3 . 3 2 Clarorum virorum epistolae latinae, graecae et hebraicae variis temporibus m issae ad Johannem Reuchlin Phorcensem LL. doctorem , Tiibingen {T. Ansbelm) 1 5 1 4 ; cfr. B E N Z I N G 1955 , p . 42 . 33 Sul nipote del più celebre Giovanni Pico , cfr . SCHMITT 1967 ; CAV I N I 19 7 3 ; ROWAN­ S C H O L Z WILLIAMS 198 2 ; ZAMB ELLI 1990 ; TRALDI 199 4 . 34 S ulla figura di Egidio da Viterbo ai veda S I G N O R E LLI 19 2 9 ; MARTIN 1960 ; S E C R ET 19 62 c e 1969 a ; O ' MALLEY 1968 ; E G I D I O 198 3 . 3 5 Su Galatino cfr. M O R I S I 1979 ; VASOLI 1984 e 1985 ; RUSCONI 199 1 . 3 6 Per la verità Erasmo compare (con c inque lettere) soltanto nella aeeonda edizione dell 'opera dal titolo lllus trium Virorum Epis tolae pubblicato a Hagenau (presso T. Anshelm) nel 1 5 19 ; cfr . B ENZI N G 1955 , p . 42 .

XXXIX Johannes Crotus Rubeanus 3 7 , deve essere attribuita una raccolta di lettere , che uscì dapprima anonima nel 1 5 1 5 . S i tratta delle celebri Epistolae

Obscurorum Virorum ad venerabilem virum Magistrum Ortuinum Gratium ,

riedite l ' anno successivo con alcune aggiunte (nel 1 5 1 7 uscì la p arte principale del II libro) 3 8 . Il libro , fingendosi una reazione degli avversari di Reuc hlin , è in realtà una satira impietosa contro questi ultimi poiché dalle lettere , che si immaginano inviate a Ortuinus Gratius i n segno di solidarietà , traspare un clero grottesco e ignorantissimo , soprattutto per quanto riguarda la c onoscenza del latino : una colpa ancora più grave , per gli umanisti autori della satira , della pura e semplice disonestà intellettuale 3 9 . Il clima è estremamente teso e , ancor prima della sentenza di Spira (che , c ome abbiamo visto , fu di assoluzione per Reuchlin) , i domenic ani di Colonia si erano affrettati a dare alle fiamme tutte le copie dell 'Augenspiegel sulle quali erano riusciti a mettere le mani , meritando la risentita definizione reuchliniana di theosophistae incendiarii. Pfefferkorn non attese la sentenza dell ' appello a Roma per rintuzz are gli attacchi molto pesanti di von Hutten e compagni e , tra i l 1 5 1 5 e i l 1 5 1 7 pubbli cò l a Beschirmung, tradotta i n latino d a Ortuinus Gratius e lo Streitbiichlein , che contiene un attacco nei c onsueti termini offensivi , e coinvolge nell'accusa anche Erasmo , mentre Gratius pubbli c ò , nel 1 5 1 8 le Lamentationes Obscurorum Virorum. Si ri cordera-nn'O infine , tra i documenti che rigua rdano la polemi c a , la difesa di Reuchlin pubblic ata proprio a Colonia nel 1517 dal vescovo Giorgio Benigno in.t itolata Defe nsio praestaruissimi viri }ohannis Reuchlin40e l ' opera di Pietro Galatino De arcanis catholicae veritatis , già compiuta nel 15 16 ma apparsa nel 1 5 184 1 . La Defensio di Benigno provoc ò , a sua volta , la reazione dell 'inquisitore H oogstraten che contrappose a questa un 'Apologia , apparsa nel 1 5 18 e pubblicata in sec onda edizione nel 1 5 19 con l 'aggiunta di una serie di risposte alle a ccuse disseminate da Reuchlin nel suo De arte cabalistica . La stessa qabbalah diventa bersaglio della polemica dei teologi di Colonia con l a Destructio Cabalae del solito Hoogstraten . Nell'ambito dell a letteratura impegnata nella polemica o da essa influenzata , bisognerà a nnoverare infine 3 7 I l cui no me volgare era Johannes Jager. Questo personaggio sarà soprannominato dalla vena c a ustica di Lutero Doktor Krote (rospo) in seguito a l suo ritorno a l ca ttolicesimo , dopo una iniziale adesione a lla Riforma. 3 8 Per i problemi d i attribuzione delle singole lettere c he banno appassionalo la filologia tedesc a s i p u ò vedere B R ECHT 1904 . 3 9 Non a caso il termine • oscurantismo • , così fortunato nelle d ispute intellettuali degli ultimi secoli, trova proprio in questa polemica contro gli uomini obscuri la propria radice , cfr. M I TTN E R 19 77 , p . 5 9 6 . 40 Per il quale cfr. S E C R ET 1 960b ; D I ONI SOTTI 196 1 ; VASOLI 1 969 e soprattutto (oltre a E RNST - ZAMB E LLI 199 2 ) E RDI\IANN-PANDZIC 1989 , che presenta ancbe una ristampa del d ia logo del Benigno . 4 1 I l titolo completo suona : De arcani& catholicae veritatis , contra obs tin atiiBimam }udaeorum nos trae tempestatis perjuliae ez Talmud aliisque hebraicis libris nuper ezcerptum , Ortona (presso G . Soncino) 15 18.

XL

l ' Epistola Apologetica in favore del nostro , pubblicata nel 1 5 1 7 da Willibald Pirckheimer, il Triumphus Reuchlini uscito anonimo nel 1 5 18 (o 1 5 19 ; probabilmente a opera di von Hutten} e infine l 'Apotheosis Capnionis c he

Erasmo da Rotterdam compose nel 1522 , non appena ebbe appreso l a notizia della morte di Reuchlin, e che pubblic ò pochi mesi dopo nella nuova edizione dei Colloquia4 2 • Nel 1 5 1 7 , presso Thomas Anshelm ad H agenau43 , esce l 'opus magnum di Reuchlin , l ' opera che , insieme al De rudimentis hebraicis doveva , a parere del nostr o , costituire il suo lascito culturale più prezioso: il De arte cabalistica . L 'opera , pur frequentando le atmosfere ra refa tte della contemplazione mistica e teosofi c a , risente in molti passi del clima polemi c o i n cui vide la luce e Reuchlin n o n perse neppure un 'occasione p e r sc agliare i suoi strali c ontro i nemici di sempre , benché sotto il velo della metafora . Prima di esaminare più da vicino il De arte cabalistica , ricorderemo ancora gJi altri scritti principali di Reuchlin. Nel 1 5 1 8 uscì l 'ul tima opera reuchJiniana di argomento ebraico il De accentibus et ortographia linguae hebraicaé4 , in tre libri . Si tratta di un prezioso approfondimento del De rudimentis c he affronta un tema che sarà oggetto di discussione soprattutto nell ' a mbito delle lingue classiche : la questione della pronuncia dell 'ebraico e la funzione sintatti c a , retorica e musi cale del sistema degli accenti masoretici. Il poliedrico Reuchlin trovò inoltre il tempo di scrivere numerosi componimenti poetici d ' oc casione45 , epistole latine di ottima fattura e una serie di traduzioni dal greco , solo in parte pubblicate nel corso della sua vita ; tra queste ultime si segnalano in particolare la Batra�omiopwchia46 , il De praeparatione hominis di lppocrate47 , e due opere di Atanasio di Alessandri a : l ' Epistola ad Marcellinum in interpretatione Psalmorum e il Liber de variis quaestionibus48 • Egli infine operò anche come editore di testi classi c i , anche se la sua produzione in questo c ampo non fu paragonabile a quella di molti suoi illustri contemporanei e amici : ricordiamo l 'edizione di ·

4 2 Cfr .

VALLE S E 1964.

43 La sede dell'editore d i Reuc hlin ai era trasferita a l di là del Reno , nella libera città imperiale di H agenau in Alaazia (oggi Haguenau, nel dipartimento del Baaao Reno) a nche a causa del clima sempre meno respirabile che a i era creato nella Germania meridionale ; cfr . O B ERMAN 1979 , p. 235. 44 L'opera , dedicata a l card inale Adriano d e l Corneto , esce ancora a Hagenau presso T. Anshelm ; cfr. B ENZING 1955, p . 30 ; cfr. inoltre WERNER 1954. 45 Cfr. H O LSTE I N 1890 e RHEIN 1989b. 46 Pubblicata a Vienna intorno a l l 5 1 0 ; cfr . B ENZING 1955, pp. 3 2 -33 . 47 Tubinga (presao T. Anahelm) 1 5 1 2 ; cfr . BENZING 1 9 5 5 , p. 3 5 . È interesaante notare che nella prefazione a quest'opera Reuchlin a ttribuisce l 'origine del sapere medico agli ebrei. 48 La prima pubblicata a Tubinga (editore T. Anshelm) nel 1 5 1 5 ; la seconda a H agenau (T. Ansbelm) nel 1 5 1 9 ; cfr. BENZING 1955, pp. 35-4 1 .

XLI alcune opere di Senofonte e - scelta che non sembra davvero casuale - le orazioni c he documentano la polemica tra Eschine e Demostene49 • La vastità degli interessi e insieme il gusto per la scopert a , o l a riscoperta , d i autori e saperi dimentic ati , offrono l 'immagine di un Reuchlin c he fa convivere in sé i grandi modelli del dotto umanista e dell 'uomo di cultura universale tipico del Rinascimento 50 . Non può dunque sorprendere la leggenda agi ografica su Reuchli n , c he lo rappresenta impegnato a scrivere anche in punto di morte : si tratta di una preghiera c he ebbe una certa diffusione proprio perché poteva essere letta c ome un ' a desione in extremis alla Riforma: « La verità si spa nderà da questo paese , risplenderà la luce e cac cerà le tenebre che la peste sofisti c a ha diffuso in gi ro per quattrocento anni . Ed i o , vecchio come sono , intendo stare in vigile attes a . Affrettati , o Signore , a venire in mio aiuto ,. 5 1 .

49 I n particolare le opere di Senofonte pubblicate da Reuchlin sono I 'ApoloHia di Socrate , I'AHesilao e il Cerone: uscirono a Hagenau (T. Anshelm) nel 1 5 20 , mentre le G raeciae E:JCcellentium Oratorum Aeschines et Demos thenis orationes adversariae , uacirono , sempre a H agena u (T. Anahelm) , nel l 5 2 2 ; cfr. BENZING 195 5 , p. 46 . 50 Senza alc una pretesa di eaaustività , ai offre qui una bibliografia sintetica sull'epoca della • rinascita dell 'ebraico • : G E I G E R 1 870 ; PERLES 188 4 ; ID. 1886; CASSUTO 19 18 ; CASS I R E R 19 27 ; KOY R E 19 33 ; FERGUSON 1948; KUKENHEIM 195 1 ; CASTELLI 1958 ; WAL K E R 19 5 8 ; I D . 197 4 ; ROTH 19 5 9 ; RUDAVKI 19 60 ; D E NAPOLI 19 6 3 ; S PITZ 19 63 ; LUTZ 1 9 64 ; FLEI SCH E R 197 3 ; APEL 1975 ; CANTIMORI 1975; CILI B E RTO 19 75 ; GAR I N 197 5 ; I D . 1988 ; VASOLI 197 6 a ; I D . 197 6 b; FI RPO 1978 ; EIS ENST E I N 1979 ; J O N E S 198 3 a ; K R U E G E R 198 4 ; P E R C I VAL 1984 ; M O R I S I 1 988; OBE RMAN 1 99 2 ; I D . 199 3 a; ROTH S C H I LD 199 2 ; ZI N G U E R 199 2 ; ZAMB ELLI 199 5 . 5 1 Cfr. HALLER 19 2 3 , vol. l , p . 3 1 2 , citato in OBERMAN 1982 , p. 3 8 2 e n. 56.

Capitolo terz o IL DE A R TE CABALISTICA

Il De arte cabalistica , come già il De verbo mirifico , si presenta c ome un dialogo , suddiviso in tre libri , fra tre interlocutori : due di essi , Filol a o , un pitagori c o alano 1 , e Marrano 2 , un musulmano di Costantinopoli , giunti appositamente a Francoforte per incontrare l 'ebreo Simone 3 , illustre c abbalista . Filolao e Marrano si incontrano nella taverna nella quale entrambi hanno preso alloggio e c ominciano a conversare , dettaglio non i rrilevante , soltanto dopo che si è sopito il baccano degli altri avventori , per lo più ubriachi4 .

1 Appartenente cioè a una popolazione caucasica solo parzialmente cristianizzata. 2 Sull'origine d i questo nome cfr . ROTH 199 1 , pp. 4 1-42 ; FARINELLI 19 25 ; MALKIEL 1948 ; KAHANE 19 64 . Questa designazione è solitamente attribuita a ebrei solo formalmente c onvertiti

a l cristianesimo . I n questo caso , senza che Reuchlin lo affermi mai esplicitamente , pare d i poter sostenere (sulla base di una serie di allusioni presenti , come s i vedrà , nel corso d i tutta l'opera) c he Marrano è un giudeo-cristiano che aderisce solo auperficialmente alla religione e alla c ultura islamiche che hanno conquistato l 'egemonia s u Costantinopoli da poco più di cinquant'anni; in quell'epoca non furono rari gli esempi di conversioni molteplici : proverbia le d ivenne la figura di Raimondo Moncada alias Fla vio Mitridate (per i l quale cfr. infra) , ovvero a i pensi a un Taghri Berd i , deacrillo dall'ebreo Meiullam da Volterra come • criatiano ai cristiani ed ebreo agli ebrei • , cfr . , oltre a V E R O N E S E 1989 e EAD . 199 2 , LEWIS 198 3 , p. 69 e n. 1 0 , che rinvia a WAN S B R O U G H 19 63 . 3 Egli asaerisce di discendere dall'illuatre achiatta degli Yol}.a y , risultando così omonimo di Sim'on bar Yol}.ay , un tannaita vissuto nel secolo I l d . C. , al quale venne pseudepigraficamente attribuito lo Zohar. 4 Q uesta allusione ai mercanti accorsi a Francoforte in occasione della fiera ritorna a l termine del De arte cabalis tica: a l momento di congedars i , Filolao e Marrano asseriscono che è prudente aspettare c he ripartano da Francoforte i mercanti insieme a i quali hanno viaggiato . In altre parole: a l termine del dialogo •celeste• s i ritorna alla terra e ai suoi traffici . S u un altro interessante aapetto del dialogo , il fatto c ioè c he esso s i apra , e parzialmente s i svolga , in una locanda cfr. P E Y E R 199 0 , in pari. pp. 272 - 27 5.

XLIV Filolao , già intenzionato a far visita a Simone , invita anche Marrano e i nsieme si rec a no a casa sua : entrambi sperano di trovare l a radice della conoscenza che è l 'ogge tto su cui convergono le loro ricerche . Simone introduce i suoi ospiti ai fondamenti della c onoscenza c abbalistica delineando una sintetica storia della salvezz a , il cui inizio è posto i mmediatamente dopo la c aduta del primo uomo : l a vicenda umana è descritta c ome una continua tensione alla ricerca di Colui che apporterà la restaurazione della beatitudine e della dignità originaria per il genere umano . Fin dall'inizio viene dunque posto un forte accento sulla c omponente messia ni c a , una delle chiavi essenziali dell 'interpretazione reuc hlini ana della tradizione c abbalisti c a . Simone passa p o i a esporre parti tamente i libri c he costituiscono i l deposito essenziale della biblioteca d i ogni cabbalista , fornendoci c o s ì u n prezioso ragguaglio sulle fonti impiegate d a Reuchlin nella composizione del

De arte cabalistica .

Riprendendo la propria esposizione , Simone introduce una di alettic a (solo i n parte storicamente corretta) tra i talmudisti , cioè gli ebrei fedeli alla Legge orale e i c abbalisti , coloro cioè che accolgono anche il lascito della tradizione esoteri c a , . simbolica e spirituale dell 'ebraismo . Ciò c onsente a Reuchlin , invero un poco surrettiziamente , di separare un ebraismo « farisaico » , letteralista , da un ebraismo « mistico » , tutto orientato verso un 'interpretazione spirituale della Legge . Il c abbalista prosegue adombrando (in modo trasparente per un lettore cristiano) il concetto della Trinità , che culmina in una rappresentazione della divinità come coincidentia oppositorum nel più puro stile cusaniano . Il libro I termina con l ' anticipazione degli argomenti e dei risultati del libro I I I , cioè l 'arte (ma il latino ars ha, tra i suoi signific ati fondamentali , anche quello di tec nica) e i suoi frutti mirac olosi : la p otenz a salvi fi c a della qabbalah deve tradursi in concreta efficacia taumaturgi c a . Poiché s i avvicina la sera e il giorno entrante è sabato , Simone si c o ngeda dai suoi ospi ti per osservare il precetto del riposo . Marrano e Filol a o , rimasti soli , decidono di ricapitolare ciò che hanno appena appreso ; di qui nasce un nuovo dialogo (che costituisce il libro I l ) , in cui Filolao espone i principi della filosofia pitagorica e Marrano , ben lungi dal limitarsi a un ascolto passivo , interviene correggendo tutti i punti in cui il pitagorismo di Filolao rischia di trasformarsi in aperto p aganesimo (per dimostrare che il Messia promesso non può certamente essere Asclepio o Eracle , Marrano ricorre ai classici argomenti dell 'apologetica e dell a p a tristica cristiana ) .

XLV Tutte le tesi di Simone vengono rilette in c hiave filosofi c o- pitagori c a e d è sottolineata la concordia sostanziale esistente tra l e dottrine cabbalistiche e quelle del maestro di Samo 5 . Grande importanz a viene attribuita alla mente (mens) c ome istanza in grado di trascendere i limiti della ragione , per consentire all 'uomo l ' a c cesso ai territori dell 'intuizione simbolica e la migrazione nel divino . Pitagora viene difeso dalle molteplici accuse e dai fraintendimenti di cui è stata fatta oggetto la sua dottrina ; l'argomento di Filolao in sua difesa è uno sol o : erra , spesso in malafede , chi si ostina a leggere i frammenti di sapienza pitagorica pervenuti fino a noi in chiave letterale poiché soltanto una lettura allegori c a , simbolica e mistica consente una retta comprensione dei prece tti del Maestro e rafforza l ' analogia con l a dottrina e l 'ermeneuti c a cabbalistica . Al termine del libro II viene introdotto un tema che sarà ripreso nel libro I I I e cioè l ' arte della memori a : Marrano ricorre alla mnemote c ni c a classica p e r rievocare e riassumere l e tesi del discorso d i Filolao e l ' arte dei luoghi , cioè appunto la mnemotecnic a , è avvicinata alla dottrina pitagorica per il suo ricorso frequentissimo alle equivalenze simboliche e ai procedimenti metaforici. Il libro I I I si apr é con un accenno polemico introdotto da Reuchlin non senza qualche forzatura : si immagina che gli interlocutori del dialogo del libro II vengano informati dall 'albergatore dell a disputa in atto tra Reuchlin e i domenicani di Colonia ed esprimano il loro giudizio sulla vicenda , condannandola c ome futile o , peggi o , nociv a . Del resto , a parte l'epistola dedicatoria che apre e chiude l 'opera , tutto il De arte cabalistica è punteggiato di allusioni più o meno esplicite ai danni dei domenic a ni , di Pfefferkorn e dell 'inquisitore Hoogstraten . L 'esposizione di Simone riprende dalla dottrina delle cin quanta porte dell ' Intelligenza e dai trentadue sentieri della S apienz a . Egli si a ddentra i n un 'intric ata selva d i shnbologie che sfocia nella definizione d i simbolo c ome chiave mnemonica , non in senso meramente utilitaristico ma c ome supporto per la meditazione e come porta verso l 'esperienza del divino .

5 Su Pitagora , oltre alle indicazioni fornile nelle nole al lesto , ai può vedere SPITZ 1956; cfr. inoltre MADDALENA 1954; TIMPANARO CARDINI 1958 ; H EN N I N G E R 1 96 1 ; BURKERT 1 962 e MATTEI 1993. 6 U n fallo c he non è alalo osservato sinora , almeno a mia notizia , è c he nel De arte cabbalistica non viene dello nulla degli eventi della giornata d i sabato: i primi due libri riportano i dialoghi a vvenuti nella giorna ta, e nella aerala di venerdì , mentre il libro III riporta la conversazione a voltasi la domenica successiva ; sconcerta un poco il fallo che Reuchlin non abbia speso una parola sulla giornata intercorsa tra la sera del venerdì e la ma ttina della domenic a , probabilmente c iò si de•·e attribuire a una d istrazione dell'autore , condizionato in c i ò dalla fretta con cui redasse la sua opera. I n alterna tiva si potrebbe pensare ad un'allusione all'infecondità del settimo giorno , di cui pure il De arte cabbalis tica disquisisce in alcuni passi.

XLVI A dimostrazione di questo assunto viene esaminato (con maggiore dovizia di dettagli rispetto al De verbo mirifico e con la citazione c ommentata del testo ebraic o dei versetti biblici) lo Sem ha-meforal , il Nome impronunciabile di Dio , reso pronunciabile dall 'i nterpretazioe « simbolic a » di 72 versetti estratti dal Salterio 7 • Ugualmente viene esposta la dottrina delle sefirot , termine che Reuchlin traduce con il latino numerationes, altro punto di contatto con la numerologia pitagorica. L'ars propriamente detta è esposta da Simone a partire dalla suddivisione (risalente al libro Ginnat egoz di Yosef Giqatilla) nei tre metodi ermeneutici della gema1ria , del no1ariqon e della temurah. Quest'ultima (che signi fi c a letteralmente « permutazione » ) - a riprova del persiste nte interesse dimostrato da Reuchlin per l 'arte della memoria e per la c o nsiderazione del linguaggio c ome cifra simbolica - viene avvicinata alla steganografi a , l 'arte di cifrare e decifrare i messaggi resa celebre dall 'abate Tritemio 8 • La meditazione c abbalistica trova dunque il suo c ampo di applic azione privilegiato nell 'alfabeto e nelle sue molteplici interpretazioni . S u questa base Simone giunge a rivelare i Nomi divini di 4 2 e d i 12 lettere che , senza che egli stesso sembri rilevarl o , costituiscono una conferma delle verità essenziali del cris tia nesimo simbolej;giate nella Trinità e nel carattere messianico di Gesù9 • Il discorso di Simone non si conclude a questo punto ma riserva un 'ulteriore esposizione alla dottrina angelologica in chiave c abbalistic a ac cennando alla qabbalah pratic a , alle evocazioni degli angeli buoni e all ' impiego di amuleti e di formule apotropaiche , soggetto che attraeva non poco i lettori dell 'epoc a . Filolao e Marrano vorrebbero proseguire la c onversazione ma Simone si appresta a partire alla volta di Ratisbona e così i suoi interlocutori si c o ngedano da lui con reciproci auguri di pace e salute . L ' opera si c onclude con la ripresa dell 'epistola dedic atoria a Leone X in cui gli sviluppi del processo c he vedeva coinvolto Reuchlin vengono b revemente riassunti e coronati da una classica peroratio da parte dell ' autore . Reuchlin non fu l 'iniziatore della qabbalah c ristiana 10 : l 'esplorazione audace nel territorio della tradizione mistica ebraica fu aperta , com'è noto , 7 Con la sola eccezione di Gera. 1 , 1 . 8 Per la compleua queslione dell'arle della memoria e dei suoi • lealri • cfr. ROSSI 1958; I D . 198 3 e 199 2 ; MI LLAS 1958; S E C R ET 1959 b e 197 2 ; YATES 19 66; BOLZONI 198 4 ; EAD . 1989 , 1991 e 1995 ; B O LZONI - CORSI 199 2 ; ECO 199 2 e 199 3 ; per la s leganografia si può vedere S H UMAKE R 1 98 2 , STRASS E R 1988 e ALBANI - BUONARROTI 1 99 4 , p. 3 90 e pp. 1 0 7 - 1 0 8 . . 9 I problemi auscilali da queslo passo saranno discussi infra. 1 0 S ulla qabbala h erisliana s i può vedere CASSUTO 19 34 ; B LAU 1944 ; B O UWSMA 19 57 ; B E N Z 1958 e cfr. I D . 19 7 9 ; SECRET 19 64 e , sopra uuuo , I D . 1985 ; ECKERT 1 9 68 ; B ETZ 19 77 ; CATAN E 19 77 ; COPENHAVER 19 77 ; YATES 1979 ; KUNTZ 198 1 ; FRI EDMANN 198 3 ; I D E L 198 3 ; I D . 1988a ; COLLINS 198 4 ; LAU ER 1984 ; CLULEE 1988 ; H E LMRATH 1988 ; S E D 1989 ; FAI V R E 1990 ; JACQU E M I E R 199 2 ; VASOLI 199 4 . Suggesliva è l'ipolesi d i Y. Liebea (per cui

XLVII dalle Conclusiones , spesso vertiginosamente brevi , del conte dell a Mirandola 1 1 • Reuchlin, dopo aver fatto l a conoscenza d i Giovanni Pic o , importò oltre l a cinta delle Alpi l e intuizioni della « Fenice degli ingegni » , alle quali aggiunse un contributo specific amente tedesco c he può essere c ompendi a to nei nomi del grande mistico Eckhart 12 e di quello straordinario filosofo c he fu Nicolò Cusano 1 3 . L 'ideale , il c ompito e la giustificazione intelle nuale della qabbalah cristiana sono sintetizz ate dalla celebre Conclusio di Pico della Mirandola : Nulla est sciencia (sic ) , que nos magis certificet de diuinitate Christi, quam

magia et cabala 1 4 .

La sostanza teologico-filosofica del pensiero di Reuchlin non è il c ontributo più propriamente reuchliniano all 'impresa della qabbalah cristiana c onsiste dunque nel ricorso a una grande quantità di fonti ebraiche ignote , fino a quel momento , al mondo occidentale . Reuchlin c o nosce molti testi della qabbalah ebraica e li cita in extenso, operando una selezione originale all 'interno di fonti non sempre omogenee , mirando anzitutto a mostrare una sostanziale convergenz a tra la « misti c a » ebraica e le speculazioni teosofiche di stampo neoplatonico della tarda antichità classi c a . L ' opposizione t r a il retaggio classico e l 'eredità giudaic a viene risolta d a Reuchli n , c o n procedimento tipicamente umanistico-rinascimentale , i n una sintesi c ristiana , interamente proiettata verso il recupero di un passato ( l ' a ntichissimo sapere tramandato nella dottrina cabbalistica) più puro e più autenti c o . È questa l a ragione delle sue frequenti critiche alle soluzioni i nterpre tative della Vulgata : il ricorso alla lingua ebraic a e la lettura diretta delle fonti permettono a Reuc hlin di attingere alla sorgente stessa della verità dive rsa :

cfr. LIEBES 199 3 , ma l'originale ebraico risale al 198 3 ) secondo il quale l' inquietante • aria di casa » che i leuori cristiani hanno percepito nei testi della qabbalah (e in particolare nello Zohar) si deve a un preciso influsso cristiano esercitato su q uest'ultima ; si vedano le pertinenti osservazioni d i MOPSIK 199 1 , pp. 1 1- 1 9 , che ricorda già KARPPE 190 1 , pp. 4 9 1 -500 . 1 1 S u G iovanni Pico della M irandola si può vedere DOREZ-THUASN E 1897 ; MASSETANI 189 7 ; SEMPRINI 19 3 6 ; ANAGNINE 19 3 7 ; GARIN 19 3 7 e I D . 1967 ; 19 4 2 e 1994 ; B R E EN 195 1 ;

CORDI E R 195 7 ; SECRET · 1957b; KIESZKOWSKI 1964 ; D E NAPOLI 1965 ; D ELL'ACQUA MONSTER 1965 ; KRISTELLER 1965 ; MARCEL 1965 ; I D . 197 1 ; KIBR E 1966; WIRSZUBSKI 1969b; ID. 1975 ; 1977 ; 1979 e , in particolare 1989 ; D E LUBAC 1974 ; D E PINA MARTINS 1976; CROUZEL 197 7 ; CRAVEN 198 1 ; NOVAK 1982 ; BAKER 198 3 ; TOGNON 198 7 ; ROULI E R 1 989 ; SCILONI 1990 ; LELLI 199 4 b ; ZAMBELLI 1995 ; cfr. infine VITI 199 4 (in particolare le utili schede di LELLI 199 4 a e ZATELLI - LELLI - VENTURA 199 4 ) ; le Conclusione& cabalistiche sono s tate recentemente tradotte da FORNACIARI 199 4 e , nel complesso delle 900 tes i , da BIONDI 1995 . 1 2 Cfr. FAGGI N 19 46 e I D . 1988 ; cfr. inoltre VANNINI 198 3 e I D . 1985 . 1 3 S u Cusano dr . WACKERZAPP 1912 ; DECKER 195 ; KLIBANSKY-BASCOUR 1956; 3 COLOM ER 1961 ; NAGEL 1963 ; ID. 1965 ; ECKERT 1970; GAIA 197 1 ; FEDERI CI-VESCOVINI 1972 ; SANTINELLO 1988 ; MEIER-OESER 1989 ; MANNARINO 1995. 1 4 Cfr . Conclusiones magicae , 9 (KI ESZKOWSKI 197 3 , p. 79).

XLVIII e della salvezz a , c onsentendogli inoltre di superare le incrostazioni del tempo e i malintesi che si sono stratificati nel corso della storia 1 5 , In modo del tutto analogo , Reuchlin propone un percorso di superamento della razionalità medievale incarnata nella fil osofia scolastic a , ormai irrigidita i n uno sterile dogmatismo e incapace di parlare a l cuore degli uomini del suo tempo . Tale superamento risulta possibile se si ricorre alle fonti di un sapere essenziale (la rivelazione cabbalisti c a ) mediante uno s trumento conoscitivo diverso dalla ratio scolastica: Reuchlin recupera l a nozione , sulla quale tanto aveva insistito il neoplatonismo tardo anti c o , d i nous , ovvero d i me ns , la facoltà intuitiva sintetica , capace d i proiettare l ' uomo al di là del limite della finitudine 16 . Quella di Reuchlin è un'esplorazione solitaria in un'epoca di profonda c risi , in una stagione di rivolgimenti e di fratture c he l asceranno segni indelebili : la sua vicenda si svolge quasi in parallelo con quella di Martin L utero , personalità che avrà un 'influenza ben più d amorosa sull'evoluzione della storia e che cercherà , con altri strumenti e soluzioni , di dare risposta agli interrogativi assillanti di quella che noi percepiamo come l ' alba del moderno . Oltre all 'insistenza sulla m e n s , Reuchlin propone la sua qabbalah c ristiana c ome un'ars , cioè come un sapere tec nico e insieme un' arte : un 'arte della memoria che non è soltanto un mero strumento mnemotecnico o un semplice sistema crittografic o , ma che si configura come un'ermeneutica c ompleta tesa verso la contempl azione mistic a . Questa ars si basa sulla nozione essenziale di simbolo come veicolo della meditazione contemplativa e come luogo dell 'intuizione unitaria dell 'armonia dei mondi . Reuchlin ebbe una consapevolezza lucidissima della profondità dei mutamenti c he interessarono il suo tempo , e fu testimone delle conseguenze di tre e venti fondamentali : la caduta di Costantinopoli del 1453 1 7 , la cacciata degli ebrei dalla Spagna di Ferdinando il Cattolico e Isabella di Castiglia del 1492 e la scoperta dell 'America compiuta da Cristoforo Colombo i n quello stesso anno . Il primo evento portò , com'è noto , una cospicua diaspora di uomini e libri dal mondo bizantino e favorì la rinascita dello studio del greco e in p articolare della filosofia nP-oplatonica e del sapere « ermetico » . Reuchlin , come abbiamo visto , fece la conoscenza di molti profughi provenienti da Bisanzi o , da essi apprese il greco e ac quistò molti preziosi manoscri tti . La c acciata degli ebrei dalla Spagna , che pure rappresentò una c a tastrofe immensa per l 'ebraismo , portò anche una grande circolazione di uomini e di libri , che diffusero in ogni angolo d ' Europa il frutto di sec oli di speculazione c abbalisti c a : il fa tto viene ricordato da Reuchlin proprio nel D e 1 5 Cfr. T O R RANCE 1987. 16 Cfr . V I E I LLARD-BARON 1979. 17 Cfr . SCHWOEBEL 1967.

XLIX

arte cabalistica e ciò dimostra non soltanto che la centralità di quell'evento

non gli sfuggì , ma anche che le fonti sulle quali il libro è costruito devono essere ad esso correlate . Il terzo avvenimento citato, la scoperta dell 'America , non è ricordato nell ' o pera di Reuchlin ma può essere visto , se si i nterpreta la scoperta c olombiana alla luce delle idee di Tzvetan Todorov 18 , c ome un illuminante parallelo dell 'impresa reuchliniana . Lo spunto pichiano consente infatti a Reuc hlin la « scoperta » di un territorio, l 'esplorazione mai tentata prima di una terra incogni ta 19 e a un tempo famigliare , e il parallelismo può essere spinto sino a riconoscere nelle due imprese il c arattere germinale e inquietante dell 'annessione , della « conquista » . Tutto porta apparentemente a considerare l 'esplorazione di Reuchlin come un esperimento falli to: pochi anni dopo la sua morte il vento della Riforma spazzerà l ' Europa con ben altro vigore e i cieli sereni della contempl azione c abbalistica saranno squarciati dalle trombe di guerra. Resterà viva solo una piccola corrente sotterrane a , in cui le idee di Reuchlin troveranno ricetto 20 : ma si tra tterà di una corrente c arsica , con pe rturbanti « doppi fondi » che François Secret e Frances Yates hanno appena , pur con un immenso lavoro , incominciato a sc operchiare . Martin Lutero , il Concilio di Trento e d anche la velata ri provazione erasmiana condannarono ben presto le speculazioni c abbalistiche di Joahnnes Reuchlin al rango di una mera curiosità ina ttuale . D a l generoso tentativo reuchliniano giungono peraltro fino a noi alcuni insegnamenti essenziali : in primo luogo il richiamo ad opporsi con forza ad ogni genocidio culturale , foriero , secondo la profezia di Heinrich Heine recentemente ricordata da Leo Lowenthal , di ben più cruenti orrori 2 1 • Reuc hlin ci ri chiama inoltre al coraggio necessario per un 'inesausta ricerca delle proprie radici , legata all 'altra forma di coraggi o , ancora più difficile , c he è necessaria per un 'autentica esperienza dell ' « altro » . Indubbiamente l 'operazi one di Reuchlin ha c ome meta ultima l ' assimilazione dell ' altro a sé , 18 S i veda T O D O R O V 1 98 2 ; cfr . I D . 1989 e 199 1 ; cfr . inoltre P R O S P E R I - R E I NHARD 199 2 e D U PRONT 199 3 . 19 Sebbene non d irettamente collega te al nostro argomento , mi pare si possano ripetere a proposito di Reuchlin d isegnatore di • mappe • culturali , le parole dello storico J . H ale: •( . . . ) il trapasso nella concezione delle carte geografiche tla regis trazioni del noto a diagram m i del possibile • , cfr. HALE 198 2 , p . 5 2 . 2 0 Senza la pretesa di addentrarsi in una vicenda tanto interessante quanto com plessa , si ricordera nno almeno tre nomi, per i quali il Reuchlin •cabbalis t a • rivestì eccezionale importanza : Cornelio Agrippa di Nettesheim (per cui cfr. NAU E R T 1965 ; P E R R O N E C O M PAGNI 199 2 ; ZA!\I B ELLI 1969 e 199 2 ) , Paracelso (cfr. GOLDA!\11\I E R 1964 e PAGEL 1989) e padre Athanasius Kircher. Perché non si pensi che il For1leb11n di Reuchlin sia limitato all'occulto , varrà la pena di rammentare che lsaac Newton intese presentare la sua opera d i teorico e di s perimentatore come un ritorno al p i ù genuino pitagorismo: cfr. G A R I N 1 975 , p . XIV; VASOLI 19 7 6b; WEST!\IAN - MC G U I R E 19 77 ; W E B S T E R 198 2 ; V I C K E R S 1986; R U D E RMAN 1988 ; ZAMB E LLI 1988; cfr. inoltre MAMIANI 199 4 . 2 1 L O W ENTHAL 199 1 ; cfr. inoltre CANFORA 199 4 e SPEYER 198 1 .

L ma egli ha la coscienz a che questa assimilazione comporta un'uscita da se s tessi (come ben dimostra l 'irritazione degli inquisitori) sulla base di un c odice di regole certe , la cui prima norma è la Mitbiirgerschaft , l a c onsapevolezza d i essere cittadini di pari diritto della città d e l sapere e dell ' humanitas . Proprio l'insistenza di Reuchlin sulla centralità del simbolo ci c onsente poi di superare l 'impasse tra al terità e identità 22 : il simbolo , nella sua sintesi , non cessa di indicare un c oltre » e , allo stesso modo , Reuchli n , profeta inascoltato, continua ' indicarci un Nome (C� , Jem) c he è anche u n Altro Luogo (c� . Jam) .

2 2 Cfr . O UAKNIN 199 2 ,

p. 1 6 1 e I D . 199 1 , p p . 89-93 ; cfr. inoltre I D . 1986 ; 1 9 8 9 e 1994.

Capitolo quarto

DIMIDIUM ANIMA E MEA E

LA B IBL IOTECA CABBALI S T ICA DI J OHANNES REUCHLIN

Non mancano gli studi sulla biblioteca di J ohannes Reuchlin , soprattutto a partire dalla sc operta dell 'inventario cinquecentesc o , comprendente i titoli dei libri greci e u n sommario d i quelli ebraici , ritrovato da Karl C hrist tra le carte di un volume della Biblioteca V aticana 1 . Tuttavia le notizie intorno al settore cabbalistico della collezione di Reuchlin si trovano sparpagli ate in pubblicazioni ete rogenee e non sono state sistemate sinora in un quadro d'insieme . Quanto resta della biblioteca di Reuchli n , pur avendo subito le gravi i ngiurie del tempo , e soprattutto le devastazioni della gue rra (in p a rtic olare quella dei Trent'anni e la Seconda guerra mondiale) consente ancora di farsi un 'idea di quella preziosa rac colta che egli stesso defi nì dimidium animae m e a e 2 • Benché sia stata frequentata per secoli da eruditi , curiosi e viaggiatori in cerca di rarità antiquarie, la ricca collezione reuchliniana può essere ancora prodiga di novità e di scoperte , soprattutto per chi vi si a v vicini con una rinnovata attenzione per i contenuti . L 'esame delle fonti c abbalistiche , utilizzate dall 'umanista tedesc o , ci permette di misurare l 'estensione della sua erudizione , pur entro i confini di un approccio pioneristi c o a questo domini o , allora i n gran parte sconosciuto . Reuchlin seppe a c c ostarsi alla cul tura sc ritta non solo con la passione del collezionista ma con un profondo l Cfr . LAGA R D E 187 2 ; B RAMBACH 189 1 ; ID. 1892 e 192 2 ; F R E I MANN 1902 ; S C H OTTENLOH E R 1 9 2 2 ; S P E R B E R 1956; M ORAG 1959 ; SICH ERL 1962 ; I D . 1963 ; cfr . inohre P R E I S E NDANZ 1936 e ID. 1952 ; il primo lavoro sulla biblioteca di Reuchlin che ha messo a frullo la scoperta dell' inventario della Vaticana è C H R I ST 1924; si veda anche WILLMS 1 9 78 , in pari. pp. 6 1 - 7 7 ; cfr . infine lo studio più recente e aggiornalo s u q uesto argomento: P R E I S ENDANZ 1955. 2 Lellera a Willibald Pirckheimer del 21 dicembre 1 5 1 9 , cfr . GEIGER 1 87 5 , pp . 3 19-320 e B RAMBACH 189 1 , p. 8 .

LII desiderio d i legge re e comprendere : acc ogliere la sua lezione significa dunque passare dal semplice inventario della biblioteca a una valutazione del significato culturale delle sue scelte di lettura . Se nella sua formazione umanisti c a il retaggio latino , quello greco e quello ebraic o c o nvissero sullo stesso piano , la parte ebraica , pur c osì importante , non ha ricevuto sinora l ' a ttenzione c he meritava. Ripartire dai libri ebraici di Reuchlin permette allora di tracciarne con nitidezza l 'itinerario intellettuale e c onsente di partecipare , quasi in prima persona , a quell 'incontro col misticismo ebraico di cui egli fu protagonista e che , con la sua opera , seppe trasformare in un durevole c onnubio per una ristretta ma importante élite intellettuale . Le inclusioni e le omissioni del c atalogo della biblioteca reuchliniana , i n parte dovute a precise scelte ma sovente anche al concreto formarsi della c ollezione , a c quisirono infatti per lungo periodo , un valore normativo e assursero a paradigma dell 'immagine della qabbalah agli occhi dei lettori colti dell ' Europa tardo-rinascimentale. Il 30 giugno 1 5 17 Johannes Reuchlin , in una lettera al nipote di Giovanni Pic o della Mirandola , Giovanni Frances c o , che gli aveva c hiesto ragguagli sui rari libri c abbalistici che costituivano l a parte più pregiata della sua ric c a biblio te c a , risponde che ha già fornito un catalogo dei libri ebraici i n suo possesso proprio nel recente vohune De arte cabalistica 3 • È dunque lo stesso Reuc hlin , ben consapevole della rarità e della novità rappresentata dai libri di argomento cabbalisti c o , a fornirci per primo un conspectus fontium della sua opera e insieme un inventario ragionato degli scaffali di Cabalistica della sua bibliote c a . L 'editio princeps del De arte cabalistica ( 1 5 17) contiene , nelle pagine che seguono immediatamente il frontespizio , una serie di brevi sommari disposti in ordine alfabe tico e corredati da un rinvio alla pagina e alla riga del testo , nei quali si compendia il contenuto di ciascun paragrafo 4 • Con l 'indicazione della pagina XIII troviamo il seguente sommari o : Quibus libr Ù

cabalae autor in conscribendis voluminibus his sit usus 5 •

Secondo quanto afferma Nicolas Séd6 , il testo definitivo dei sommari non si deve a Reuchlin, ma all 'editore del De arte o alla sua Academia A nshelmiana. Si tratta in ogni caso di un 'indicazione prezio s a : Reuchlin intendeva fornire nel passo così designato la descrizione della biblioteca c abbalistica ideale , o almeno quella che era riuscito , mrtltis impensis laboribusque , a racc ogliere e a utilizz are per la sua opera sulla qabbalah.

3 Cfr. GEIGER 1 8 75 , pp. 2 75-277 . 4 NeUa presente traduzione, anche

sulla scoria del suggerimento di N. Séd (cfr. SED 1 9 7 5 , p. 1 75 ), che lamentava la loro assenza dalla traduzione di F. Secrel (suggerimento non raccolto nella traduzione inglese, GOODMAN 1 983 , ma cfr. ora la ristampa di S ECRET 1 9 73 , pp. 345-374) , i sommari sono stati tradotti e intercalati nel testo, in carallere corsivo , a mo' di titoli delle varie sezioni. 5 Q uesto sommario si legge alla p. 108 della ristampa anastatica dell'editio princeps ( REUCHLIN 1964). 6 SED 19 75 , p . 175 .

LUI Ripercorrere i palchi di quella biblioteca significherà allora ricostruire una vicenda culturale fondamentale per lo sviluppo della qabbalah cristiana e assai importante per la stessa cultura europea del primo Cinquecento. Nel passo appena ricordato del De arte , Filol ao richiede all 'ebreo Simone di esporre il quadro completo dei depositari della rivelazione c abbalistica ; questi , dopo aver passato in rassegna i libri più antichi , avvolti da un alone di leggenda (per l ' acquisto dei quali dic hiara di non disporre di risorse sufficienti) prosegue : « U timur autem non adeo librosi attamen pro nostra virili Abrahae libro patris nos tri , cui est inscriptio il,':r' de creatione , quem non parum literati quidam assignant Magistro Akiba profecto nobilibus scholiis ornatum, ut qui ali oquin existat reconditus et obscurus. Et libro ,mrn de splendore , quem composuit Simeon filius loJ:tai com in quodam vasto et tenebricoso specu quatuor et viginti annos delituit. Et libro ,,il :lil de Candore qui a vestris Lucidarius dicitur. Sunt et quos edidit in Cabala ille Abraham Alaphi a , et insignes c ommentarii Ramban, nam ita collec tive nominatur Rabi Moyses filius Nehmani super arcana legis quem appellatis Gerundensem, et C ommentarii omnium doctissimi receptoris Rabi Mnal;tem Racanat super arcana Ramban. Et liber perplexorum Rambam, in fine per Mem , id est Rabi Moysi filii Maimoni quem vocant Moysen aegyptium . Et liber p,:r ,,V� i d est po rtae iusticiae quem conscripsit Rabi loseph filius Carnitolis. Et liber '1V� il'11N id est porta lucis Magistri loseph (ut fe runt) Castiliensis i n Hispani a . Et liber M U1 0 N il id est de credulitatibus , cuius autor fuit in Asia Rabi S a a di a . Et liber il'11Mil ,,0 de mysterio legis quem sapiens ille Abraham Aben Ezra confecit. Et liber Rabi ij:amai filii Hanina qui dicitur eloquentissimorum c a put in Cabala , et eiusdem autoris liber J1'Vil id est speculationi s . Alius denique liber il�np �,.,,� id est commentarium sanctitatis , quem scripsit Rahi Azariel . Et liber M10� id est de nominibus . Et liber explanationum alphabeti , cuius est i nscriptio NM':IN�7Nil �,.,,� ., , O ex rabi Akib a . Et liber Rabi Ama D't'1il '1V� de reconditis psalmi undevigesimi . Et liber ,'n'il id est singularis de unione seu collec tione , cuius meminit Rabi Abraham Aben Ezra de mysterio legis c apite primo . Et liber M1,10 id est mysteriorum . E t liber quaestionum abstrusarum. Et libellus Cabalae quem edidit Azariel , aliis Oriel Garonensis. Et liber qui praenotatur il'1'�.:m ,.,,, il J10Nil ,.,, de fi de et expiatione , et liber radicum Rabi loseph Albo cui pariter Cabalae titulum praefixerunt , quamvis ille magis ethica commentetur quam a nagogica . Extat demum liber elegantissimus in Cabala adversum pltilosophastros nomine Alkozer more arabico, quem composuit Rabi luda Levi , cuius haec sunt verba :11�il :�?n DV N7N il :11� n ? :1p l'N ' :> id est Quod non sit Cabala bona nisi cum corde bono . Ubi plurimum mihi visus est sapienter a tam sanc ta contemplatione malignos sophistas repulisse , qui ta nquam muscae moriente s , omnis ungenti quantumvis preciosi suavitatem perdunt. Utimur

L IV denique commentariis in librum il , ' � ' Magistri Iacob Cohen e t in eundem librum c ompositione Rabi Ishac quem inscripsit explanationem nominis sanc ti . Et liber etiam quem edidit Rabi Tedacus Levi de decem numerationibus c abalisticis. Nolo addere librum , Salomoni sub nomine Razielis inscriptum , quia est fictio magic a , hac tenus quidem rei meae familiaris penuriam chartaceam quam caeteris non solebam certe vobis peregrinis planissime aperui , at mea tamen sententia nemo unquam de ista scripsit arte usque dudum artificiosius , nemo distinc tius , nemo lucidius quam R abi Ioseph bar Abraham Castiliensis civis Salemitanus , tria huius facultatis volumina studiose molitus , quibus omnem cabalistarum institutionem fecit clariorem , primum de dictionibus , secundum de litteris , et tertium volumen de punctis. Eius libri titulus extat rl.l N nJ.l id est H ortus nuci s , iuxta S alomonis c antic a , In hortum nucis descendi , ut viderem amoena virgult a » 7 • I titoli qui ci tati non sono tutti i libri cabbalistici che Reuchlin utilizzò nella stesura del De arte cabalistica e, d ' altra parte , non tutti i libri ricordati furono effettivamente impiegati . Nella perorazione che conclude il De arte , Reuc hlin afferma che l a lettura dei libri d i cui s i d à notizia nell 'opera lo h a impegnato p e r sei mesi 8 , ma certo egli si riferisce alla stesura finale perché dall 'epistolario sappiamo c he la ricerc a e lo studio dei libri cabbalistici lo tennero occupato per molti a nni 9 . Ai fini della ricostruzione delle fonti della cultura c abbalisti c a di Reuchlin , prenderemo qui in esame soltanto le opere di mistica , e non l 'intero corpus di testi ebraici citati , consultati o posseduti da Reuchlin, già passato in rassegna dal Geiger e dagli studiosi della biblioteca del grande umanista tedesco 1 0 • Si è ritenuto pertanto opportuno includere tra i libri c abbalistici tutti quelli che Reuchlin considera e designa esplicitamente come tali , escludendo la Bibbia e la restante letteratura ebrai c a , pure ampi amente rappresentata in questa come in altri lavori del nostro . Le brevi schede c he si sono approntate cerc ano di individuare le opere che Reuchlin effettivamente utilizzò , e recano l 'indic azione , nei casi purtroppo rari in cui ciò sia possibile , del destino e dell ' attuale collocazione dei libri reuchliniani . Le 7 Per la traduzione di q uesto passo, cfr. infra. 8 Cfr . R EUCHLIN 19 64 , p . 270 : • Conatum hunc certe meum quem et nos tri et Reipublicae causa

s uscepisse me potes e:a:is timare, videri tibi non piane improbum confulo, tum quod aliena meo labore nos tris pateant, tum quod hoc Semestri legendis illis id quinquenne bellum quod adversus me hos tes mei te sciente gerunt, si omnino nequibat vitari al levare studuerim , tum denique et meorum essei apud te aliquid quo sit benevolentior memoria nostri tua, quoties paternum erga me animum tuum frangere ac avertere inimici moliuntur • 9 Non sempre con successo , come dimostra , per esempio , la lettera del rabbino di Ratisbona Jacob Margolith, cfr . G E I G E R 1875 , pp. 5 3 -5 4 . IO Né del resto mi sono soffermato sull'influenza che le opere cabbalistiche consultate da Reuchlin hanno a vuto sulla formazione del suo particolare sistema speculativo: al proposito s i veda G R O ZING E R 198 6 ; I D . 199 1 e , soprattutto , 199 3 .

LV schede seguono l ' ordine con il quale i libri sono citati nel De arte cabalistica . Infine ciascun titolo è corredato da una breve bibliografia sull ' autore e sul testo nell 'ambito della mistica ebraica e , laddove ciò sia possibile , sull 'uso di tale opera nello stesso De arte cabalistica. l . YOSEF BEN AVRAHAM G IQATILLA ( 1248- 1 32 5 ) , Sa 'are orah.

Reuc hlin designa l ' autore come Rabi loseph C astiliensis e oscilla tra singol are e plurale nell 'indicazione del titolo citato ora come Porta , ora c ome Portae lucis . L ' anno precedente la pubblicazione del De arte cabalistica era uscita ad Augsburg una traduzione , profondamente rimaneggiata e abbreviata di questo libro a cura dell 'ebreo convertito Paolo Ricci ( Paulus Ricius) l l . Reuchlin possedette certamente questa versione latina , di cui gli fu spedita copia il 20 agosto 1 5 16 dal figlio di Paolo Ricci , Gerolamo 1 2 • Un c onfronto fra la versione di Ricci e quelle fornite da Reuchlin accanto alle citazioni dalla Porta della luce è sufficiente a dimostrare che la traduzione di quest'ultimo è autonoma . La presenza di questa versione latina nella biblioteca di Reuchlin rende incerta l 'identificazione del libro indicato al n. 35 dell'inventario della V aticana come Porta lucis 1 3 : risulta difficile stabilire se si tratta dell 'originale o del rimaneggiamento latino ; il fa tto che si tratti di un elenco esplici tamente riservato a libri ebraici non risolve nettamente il problema perché nello stesso elenc o troviamo ricordati almeno tre titoli lati ni : il De verbo mirifico e il De arte cabalistica dello stesso Reuchlin e il De arcanis catholicae veritatis di Pietro Galatino . La prima edizione del libro è quella di Riva di Trento 156 1 ; importanti sono anche quelle di Offenbach 1715 e di Varsavia 1883 . Per un'edizione moderna si può vedere BEN S H ELOMOH 1989. Per una prima informazione sull 'autore e l 'opera c fr . SC HOLEM 1982 , sub indice e , in partic olare , pp . 4 l l-4 1 3 ; cfr . inoltre BLICKSTEIN 1983 , trad. ingl .

2 . Sefer Ye�irah C ome si è visto , attraverso le parole di Simone , Reuchlin mette i n dubbio c he l ' autore del Libro della creazione s i a i l patriarca Abramo ; egli ac cenna all 'ipotesi c he esso sia stato scritto dal celebre rabbi 'Aqiva , ma alla fine non prende posizione . Nello stesso passo Reuchlin allude ai c ommenti che I l L'opera è alala ristampata da llo stesso Ricci come sezione del libro I V della pitì a m pia com pilazione intitolata De coelesti agriculrura e riprodotta in PISTO R I US 1970 , pp. l l 8- 19 2 . Sulla figura di Paolo Ricci cfr . S E C R ET 1960a . 1 2 Cfr . G EI G E R 18 7 5 , p. 2 5 1 . 1 3 Cfr . C H R I ST 1 9 24 , p. 50.

LVI corredano abitualmente l 'opera e nel prosieguo ne citerà alcuni . Nel manoscritto H albers tam 444 del Jewish Theological Seminary di New York (JTS 839 , Mie . 1887) 1 4 è contenuto , alle cc. 76 r. 77 v . , il testo del Sefer Yefirah, tuttavia l 'esplicita menzione di un'edi zione con c ommenti fa pensare che egli dovette possederne pure un'altra copia. Nel manoscritto Margoliouth 740 della British Library 1 S, che certamente appartenne a Reuchlin e sul quale torneremo in seguito , alle cc. ll h - 8 a (la numerazione delle pagine segue la direzione sinistrorsa di tutto il manoscritto che è prevalentemente i n ebraico) si legge una traduzione latina del Libro della creazione : stando alle osservazioni di G. Margoliouth questa versione è la stessa che si trova nell a c ompilazione d i J . Pistorius del 1587 1 6 . Inoltre apprendiamo , dal manoscritto , c he la traduzione fu compiuta a Roma nel 1488 da un certo Magister Isaac , e si tratta di informazioni importanti perché Pistorius le aveva taciute . Tuttavia , Reuchlin non ricopiò questo lavoro nel tradurre i passi del Libro della creazione citati nel De arte cabalistica11, poiché è facilmente verificabile una completa indipendenza delle due traduzioni . Tra le al tre citazioni in margine al Libro della creazione si segnala la frase c he si legge a p. 127 dell 'anastatica del De arte cabalistica : Reuchlin cita una frase dai Commentarii circa librum letzira attribuendola a non meglio precisati Cabalistae , dietro ai quali possiamo ri conoscere la prefazione al c ommento al Libro della creazione a ttribuito a Rabbi Avraham ben Dawid (acronimo RABAD) e in realtà sc ritto da Yosef ben S alom A!!kcnazi 18 . -

La prima edizione del libro è quella di Mantova 1562 . Assai diffusa è la versione , ric c a di commenti , di Varsavia 1884. Prima della traduzione latina già ricordata , che apparve nella silloge di Pistorius , va ricordata la traduzione di Guill aume Poste) di Parigi 1552 . Traduzioni italiane : TOAFF 1979 (per cui cfr . le osservazioni c le integrazioni bibliografiche c ontenute in TAMANI 198 1 ) e BRUSA ZAPPELLINI 1990 . La bibliografia su quest'opera è molto ampi a , mi limiterò a rinviare a GRUENWALD 197 1 ; S C H OLEM 1982 , i n particolare pp. 30-37 ; STEMBERGER 1995 , p p . 476-477 e , soprattutto , a B U S I - LOEW ENTHAL 1995 , che presenta una nuova 1 4 L 'ipotesi c he Reuchlin abbia utizzato questo cod ice per i pr�pri s tudi è stata formulata per la f rima volta da G . Scholem : cfr. SCHOLEM 1 942 ; ID. 19 69 , pp. 25 1 - 2 5 2 ; I D EL 1989b. S Cfr . MARGOLI OUTH 1 899-19 3 5 , vol. I I I , pp. 1 1 - 14 , in part. p . 1 2 . 16 Cfr . PI STO R I U S 1 97 0 , p p . 869-87 2 . 1 7 A titolo d 'esempio si può citare un passo dall'inizio del Sefer Ye,irah nella traduzione d i Reuchlin prima e poi i n quella di Magisler l saac: (De arte cabalis tica, p. 1 18 dell'anast. ) • Decem numerationes praeter quid, decem et non novem , decem et non undecim . lnteUige in sapientia et sape in inteUectu, investisa in eis , et proba ex eis , et statue rem super puritares S IUI S , et rapone creatorem in thronum suum • . ( M . lsaac in PI STO R I U S 1 97 0 , p. 8 69) • Decem Sephiroth absque ineffabili. Decem et non novem . Decem et non undecim . lnteUise in Scientia et sapias intellisentia : experire in illis , et investisa illa, et nota, et cogita, et immagin.are, et statue rem in integritate sua e t fac sedere creatorem in throno s uo • . 1 8 Cfr . S E C R ET 197 a , p. 5 ; cfr. inoltre SCHOLEM 198 , p. 2 2 3 37 .

L V II traduzione i taliana (pp. 35-46) e un'esaustiva rassegna bibliografica (pp . 658659) .

3 . MO S E H BEN MAIMON ( l l 35- 1204) , Moreh nevukim Reuchlin annovera questo capolavoro della filosofi a ebrai c a medievale - c omposto in arabo e tradotto due volte in ebraico - d a Yehudah ben Selomoh al-IJarizi ( l l 70- 1235) e da Semu'el ben Yehudah ibn Tibbon ( c . l l 60-c . 1230) - tra l e opere cabbalistiche , sulla scorta del giudizi o , già espresso nelle Conclusiones di Pi c o della Mirandola 19 • L 'umanista tedesco designa l ' autore secondo la denominazione diffusa nell 'Occidente medievale di « R ahi Mo yses Aegyptius » , ma mostra di c onoscere anche l ' ac ronimo di Ramham con il quale Mosè Maimonide è per lo più noto nell a letteratura ebraic a , mentre il titolo del l ' opera è nel suo latino Dux neutrorum o Liber perplexorum . Reuchlin impiega e cita largamente la Guida dei perplessi 20 nella traduzione ebraic a sopra ricordata : è perciò molto probabile c he le voci presenti nell 'inventario della Vatic ana (nn . 6 e 30 , entrambi seguiti da R ahi Moses) indi chino il possesso da parte sua di un manoscritto e , forse , di un 'edizione a stampa della Guida dei perplessi 2 1 ; in alternativ a si può pensare c he Reuchlin avesse potuto procurarsi la traduzione l a tina della Guida , c ondotta sulla versione ebraica dell 'al-Harizi e uscita aParigi nel 1 520 a cura del c ardinale Agostino Giustiniani 22 , ma , in tal c aso , solo dopo la c ompilazione del De arte cabalistica . A mia notizia nulla si è conservato . La prima edizione del testo ebraico fu stampata , presumibilmente a Roma , tra il 1469 e il 147 3 . Il testo arabo annotato è stato pubblicato per la p rima volta da S. Munk a Parigi nel 1856. Sull ' arabo si fonda anche l a traduzione francese , dello stesso Munk pubblicata in MAIMONIDE 1979. MAESO 1983 presenta la traduzione spagnola ; in italiano è tuttora disponibile solo la traduzione inc ompleta (e condotta sulla versione francese) di MARONI 187076; la migliore traduzione è giudicata quella inglese di PINES 1963 . C fr . HAYOUN 1987 e ID . 199 1 ; cfr. inoltre SC HOLEM 1935 , LARAS 1983 ; ID . 1985 ; S I RAT 1990 , pp. 204-2 60 e 557-563 ; LOEWENTHAL 1994. Il tema dei rappo rti tra Maimonide e la qabbalah è stato affrontato in STRAU S S 1990 e in IDEL 199 1 .

1 9 Cfr . I D E L 199 1 , pp. 5 0 - 5 1 che rinvia all'articolo d i WI R S ZUBSKI 1969 a . 2 ° Contrariamente a q uanto sostenuto da L. G . Lévy, cita to in S E C R ET 1973a , 2 1 Cfr. C H R I ST 1924, p. 40 . 22 Sul cardinale Giustiniani si può vedere ZAZZU 1 9 9 0 e I D . 1992 .

p.

1 1 , n . 14 .

LVII I

4 . TOD R O S B E N YOSEF HA-LEWI ABULAFIA ( 1220 c a . - 1298) , Liber de

decem numerationibus cabalisticis G . Scholem ha spiegato il nome cc Tedacus Levi » con il quale Reuchi n i denti fi c a l ' autore d i questo Commento come u n banale errore di lettura . Reuchlin avrebbe interpretato in modo inesatto l ' acrostico che si trova alla c . l a del m s H alberstam 444 e creato i l nome i naudito Tedacus Levi , definendolo poi l ' autore del Liber de decem numerationibus cabalisticis 2 3 • In realtà , nel ms H alberstam 444 un' opera simile è assente : in un caso Reuchlin cita un passo presente nel ms in oggetto , ma si tratta di un brano , c ome ha mostrato M. Idei , che non appartiene al Commento di Abulafi a , bensì a un anti c o strato della letteratura zoharica 24 ; in al tri c asi Reuchlin ric a v a , a quel c he pare , le proprie citazioni da altre parti del manoscritto , e in particolare da un anonimo Commento alle dieci sefirot , che vi si trova alle c c . 12 v - 13 v . S i veda S T E IN S C H N EIDER 1852-60 , coli . 2677-2680 , i n parti c olare col . 2680 e S C HOLEM 1969 , ovvero la traduzione francese in S C H OLEM 1983 ; cfr . i nfine IDEL 1989b , già in MOPSIK 1987 , p p . 205-2 1 6 .

5 . YOSEF BEN AVRAHAM GIQAT JLLA, Ginnat egoz Reuchlin si è servito spesso di quest 'opera , riconoscendole il valore di utile sintesi del sistema speculativo ed ermeneutico della qabbalah. Egli designa l ' autore come Yosef ben Abraham di Castiglia , ci ttadino di S alem e traduce il titolo dell 'opera con Hortus nucis . Si credeva c he il manoscritto appartenuto a Reuchli n , e che gli era stato donato dal cardinale J ohann von Dalberg nel 1495 , fosse andato perduto 2 5 , mentre è conservato alla British Library 26 , rilegato i nsieme alla traduzione latina del Libro della creazione cui si a c cennava s upra e alla copia di alcune lettere dell ' abate Tri temio di Sponheim . La prima edizione a stampa di quest ' opera è quella di Hanau 1 6 1 5 ; una ristampa recente in ATTIAS 1989 . Cfr . STEINSCHNEIDER 1852-60 , c o l . 1463 ; S C HOLEM 1982 , pp. 4 l l-4 1 3 ; G R OZINGER 1993 . 23 L'origine del nome Tedacw Levi, ma non l' identificazione di q uest'ultimo con Todros ha-Lewi Abulafia (già rilevata da STEINSC H N E I D E R 1852-60 , col. 2680 ) , fu scoperta da G. Sc holem nel 1938 , come egli s tesso racconta io SCHOLEM 1969 . 24 Cfr. I D E L 1989b. 2 5 Cfr . , per esempio CH R I ST 1924, pp. 50- 5 1 e PREISENDANZ 1955. 26 La storia dei s ucceuivi possessori di questo manoscritto è tracciata brevemente, con ulteriori ragguagli bibliografic i , in S E C R ET 1973a , p. 7 5 , n. 130. La desc rizione del me s i trova in M A R G O LI OUTH 1899- 1935 , vol. I I I , pp. 1 1-14, con il numero 740 .

LIX 6 . YEHUDAH HA-LEWI ( 1086- 1 14 1 ca. ) , Sefer ha-Kuzari Anche in questo caso , come già per l ' opera di Maimonide , l ' appartenenz a del libro alla schiera dei testi c abbalistici è assai discutibile , trattandosi di un dialogo filosofico originari amente scritto in arabo , c omposto a C ordova dall 'ebreo S (l agnolo Yehudah ha-Lewi nel 1 140 e tradotto in ebrai co da Yehudah ben Sa 'ul ibn Tibbon nel l l 67 . Reuchlin designa l ' autore c ome Rabi Juda Levi e il titolo del libro come , more arabico , A lcozer o A lcosder. Nell 'inventario della Vaticana , al n. 2 5 , è riportato il titolo Coser , segno c h e Reuchlin annoverava l ' opera nella sua bibliote c a 2 7 . Pare che sia sfuggito agli studiosi della biblioteca di Reuchlin c he il manosc ritto appa rtenuto al grande umanista è conservato tuttora a S toccarda con l a segna tura C o d . O r . 2 . Dal colophon risulta che i l manosc ritto è stato terminato « domeni c a 5 adar 5228 (29 gennaio 1468) da S abbetai Yel}i 'el ben Dani 'el ha-Rofe di Castoria » 2 8 . La prima edizione a stampa del testo ebrai c o , come si è osservato , è quella di Gedom S oncino (Fano 1506} . Il testo arabo è pubblicato in BEN-S HAMMAI 197 7 . L ' opera è stata tradotta , tra l ' altro , in latino dal Buxtorf (Basilea 1 660) e in italiano (cfr. HA-LEWI 1960). Una nuova traduzione ebraica in EVEN S H EMUEL 1972 . Cfr . SIRAT 1990 , pp. 145- 170 e 555-556. Per una traduzione di parte del Diwan di Y. ha-Lewi e qualche ulteriore ragguaglio bibliografico c fr. COVA 1992 . 7 . MO S EH BEN NAij MAN (NAijMANID E , 1 194- 1270) , Be 'ur 'al ha- Torah Reuchlin cita questo grande commentatore c atalano c ome Rabi Moyses filius Nahman e c onosce anche l 'acronimo Ramhan , mentre designa la sua opera come Commentarii super arcana legis . Di questo c ommento

Reuchlin possedeva l 'incunabolo stampato a Napoli nel 1490 : l ' aveva a c quistato , al prezzo di tre aurei c renenses » , durante il suo terzo soggiorno i n Itali a , il 31 luglio 1498 2 9 . L 'incunabolo , diligentemente ricordato al n. 2 1 dell'inventario della Vatic ana , è andato distrutto , insieme a d altri libri dell a biblioteca d i Reuchlin, nell 'incendio della Badische Landesbibliothek di Karlsruhe provocato dai bombardamenti del 1942 . La prima e dizione del commento di Nal}manide apparve , probabilmente a Roma , tra il 1469 e il 1473. Per un'edizione moderna si veda C . B . Chavel , 2 7 CH R I ST 19 24 s uggeriva che si sarebbe po tuto trattare dell ' edit io princeps (Fano 1 506). 28 Cfr . FREI MANN 1964 , n. 3814 b. Cfr . inoltre R OTH 1965 , pp. 3 74-3 7 5 , n. 598 che rileva a lcune Randbemerkrmgen di Reuchlin. 2 9 Cfr . C H R I ST 19 24 , p. 4 7 ; B RAMBACH 189 1 , p . Il e infine P R E I S ENDANZ 1955 , p . 7 5 .

LX Yeru§alayim 1959. Una prima informazione e ulteriore bibliografia si possono trovare in S ECRET 1962 a ; PERANI 1985 , ID . 1987 e 1989. 8. YOS E F BEN AVRAHAM GIQATILLA, Sa 'are �edeq Si tratta dell a terz a opera di Giqatilla che Reuchlin dà prova di aver c o nosciuto , anche se sembra essergli sfuggi to che l ' autore delle Porte della luce e del Giardino della noce e quello delle Porte della giustizia erano una sola persona . Reuchlin c hi ama l ' autore delle Porte della giustizia « Yosef figlio di Carnitoh . L a p rima edizione a stampa delle Porte della giustizia è quella di Riva di Trento del 1 56 1 ; cfr. inoltre l 'edizione di Cracovia 188 1 . Oltre alle precede nti indicazioni bibliografiche, si può vedere MOPSIK 1994 .

9 . Sefer ha-Zohar A quel che pare Reuchlin dimostra p e r questo testo fondamentale della qabbalah un rispetto inversamente proporzionale alla sua conoscenza dell 'opera . Egli infa tti la nomina senza citare alcun passo , probabilmente a causa della sua scarsa confidenza con la lingua aramaica 3 0 , in cui lo Zohar è in gran parte scritto . Reuchlin condivide con la tradizione ebrai c a la persuasione che il libro sia opera del maestro tannaita Sim'on bar Yol} a 'y (Il secolo dell 'era volgare ) , mentre gli studi moderni portano a ritenere c he l ' opera sia stata scritta alla fine del secolo XIII nella Penisola iberi c a , forse dal c abbalista Mo§eh de Leon. Già N. Séd ha osservato che Reuchlin non era in grado di utilizzare neppure i passi dello Zohar citati nel c ommento c abbalisti c o di Rec anati 3 1 , Lo Zohar apparve a stampa , quasi contemporaneamente , a Cremona nel 1 558 (in un solo volume) e a Mantova tra il 1558 e il 1560 (in tre volumi) . Parti dello Zohar sono state tradotte da Christian Knorr von Rosenroth nel suo Kabbala Denudata , uscito a Francoforte nel 1684 . Per i rapporti tra l o Zohar e la c abhala c ristiana si veda S ECRET 1964 . In lingua francese è i n corso una nuova traduzione per cui cfr. MOPSIK 198 1 ; ID. 1984 ; ID . 1987 ; ID. 199 1 . U n a piccola scelta d i passi tradotti i n italiano s i trova i n TOAFF 197 1 ; cfr. ora l a traduzione italiana della sezione zoharica intitolata Idra Rabba , in B U S I - LOEWENTHAL 1995 , p p . 449-5 1 3 , e la bibliografia annessa (pp . 666668) . C fr . poi S C H OLEM 1982 , pp. 2 15-244 e LIEBES 1993. 3 0 Cfr. S E D 1 9 75 , p . 1 7 6 . 3 1 Jbid. ; per Recanati cfr. infra.

LXI 10 . Sefer ha-Bahir Reuchlin mostra di conoscere questo libretto , assai probabilmente di origine provenzale , e ne traduce il titolo con Liber candoris . Difficile , e forse un poco ozios a , risulta la questione se le citazioni di Reuchlin da quest ' opera siano derivate da una lettura diretta o passate attraverso la mediazione del c ommento alla Torah di Menal}.em Rec anati : in un c aso , almeno , la menzione di Rec anati è esplicita nel testo di Reuchlin. La prima edizione a stampa di questo libro è quella di Amsterdam 1 65 1 . L 'edizione moderna più usata è quella a cura di R . Margaliot, Gerusalemme 1 95 1 , c fr . ora l ' importante edizione contenuta in ABRAMS 1994 . La prima traduzione italiana , di G. Busi , è stata recentemente pubblicata in B U S I LOEW ENTHAL 1995 , pp. 15 1-2 12 e (nota bibli. alle p p . 662-663 ) . Traduzione tedesca commentata in S C H O L E M 192 3 . Traduzione francese , c o n testo originale a piè di pagina in GOTTFARSTEIN 198 3 , cfr . inoltre S ED 1987 . C fr . infine SCHOLEM 1962 (trad. italiana ID. 1980 , p p . 63-245) 3 2 •

l l . M ENAI:I EM RECANATI (sec. XIII-XIV ) , PeruJ 'al ha- Torah

Reuchlin fa un largo uso di questo commento , scri tto in Italia nel cors o del secolo XIV. La vocalizzazione del nome dell 'autore (Rac anat) è peculiare , c osì come lo è il titolo dell 'opera che in Reuchlin suona Super arcana Ramban, c ome se il Commento di Recanati fosse una sorta di supercommentario all 'opera di Nal}.manide sul Pentateuco. Secondo il C hris t33 Reuchlin avrebbe utilizzato la traduzione latina del Commento di Reca nati che il papa Sisto IV avrebbe fatto eseguire dall 'ebreo convertito Raymundo Moncada alias Flavio Mitridate 34 • Sebbene la perdita di tale 32 A questo punto dell'elenco dovrebbe collocarsi la menzione d i Avraham Abulafia , m a Reuchlin s i è limitato a citarne il nome, e per giunta storpiato in Alaphia (come già nel De verbo mirif"�e o) . Anche se l 'influsso della cosiddetta •qabbalah estatic a • promossa da questo a u tore fu notevole sulle idee di Reuchlin , non è possibile indicare nessuna opera né alc una citazione da qualche testo che Reuchlin potè avere sott 'occhio . Su Abulafia si può comunque vedere I D EL 1980 ; I D . 1988c ; 1988d e 1989a. La s ua influenza su ReucJ.Iin è sottolineata sopra ttutto da I D E L 1992 , p. 3 2 e G R O ZING E R 1993. 33 Cfr. C H R I ST 1924 , pp. 3 2 e 45-46 , che a sua volta rinvia a G E I G E R 187 1 , pp. 1 7 1 ss: quest 'ultimo però si era limitato ad affermare che Reuchlin ricorda nelle sue opere •oltanto il Commento d i Recanati e tace delle altre due opere (il De scientia animae di El'azar Qa�on (i. e . E l ' a z a r b e n Yehudah da Worms) e i l Sefer ha-ma'alot di S em T o v b e n Yosef Falaquera). 34 I l codice contenente questa traduzione , insieme ad altri due libri ebraic i , è descritto da J. Gaffa rel in Codicum Cabalis torum manuscriptorum quibus es r usus }ohannes Picus . . . lndex , Parisii 1 65 1 , ristampato in appendice al primo volume della Bibliorheca Hebraea di J . Ch . Wolf. Per i dubbi so llevati dall'intera vicenda cfr. SCHOLEM 1979 , pp. 2 2 - 2 5 . A proposito dell'enigmatica figura di Flavio Mitridate , la cui importanza decisiva nella nascita della qabbalah cristiana è stata riconosciuta e approfondita solo negli ultimi decenni, cfr. STARABBA 1878 ;

LXII versione non c onsenta c onsiderazioni definitive , ritengo di poter revoc are i n dubbio tale ipotesi s e n o n altro perché Reuchlin c i t a spesso direttamente i l testo ebraico , e i noltre perché non ricorda mai di a v e r visto questa traduzione c ollegata esplici tamente al venerato maestro Pico della Mirandola 3 5 ; infine il nome dell 'autore è scritto in modo diverso. Del manoscritto c he Reuchlin dovette adoperare non rest a , a mia notizi a , traccia alcuna . La prima edizione a stampa è quella di Venezia 1523 (per i tipi di D a niel Bomberg) . U n 'edizione riveduta uscì , sempre a Venezia , nel 1 548 (presso Marco Antonio Giustiniani ) . Cfr . SC HOLEM 1982 , index ; B U S I LOEW ENTHAL 1995 , pp. 531-543 (nota bibl . alle pp. 669-670 ) . 1 2 . SA'ADYAH GA 'ON ( 882-942 ) , Sefer ha-emunot tve-ha-de 'ot Reuchlin annovera espli citamente questo libr o , definito liber A m unoth id est credulitat ltm , tra i testi della biblioteca del cabbalista per quanto non sia , a rigor di termini , un 'opera di mistica ma semmai un trattato teologico-apologeti c o . Non si può escludere che l 'unica breve citazione c he si trova nel De arte sia di provenienza indi retta .

Quest'opera , scritta originariamente in arabo nel 933 (edito in LANDAUE R 1880 ) , fu tradotta in ebraico d a Yehudah ibn Tibbon nel 1 186 ed ebbe l a sua prima edizione a stampa a Costantinopoli nel 1562 . Il libro è tradotto in inglese i n ROS ENBLATT 1948 . Cfr . S IRAT 1990 , pp. 40-62 e 542-545 .

1 3 . AVRAHAM IBN ' E Z RA ( 1089- 1 164 ca . ) , Yesod morah we-Sod ha- Torah Reuc hlin cita quest' opera tra i libri cabbalistici indic andola con il titolo di il "1 U"lil ,,O , ovvero Mysterium legis . Reuchlin ricorda c he nel primo c a pitolo di quest 'opera è citato il libro ,.,n., "1!)0 attribuito a tale Rabi Asse . La prima edizione è quella di Costantinopoli 1529. Cfr . STEIN S C H N E I D E R 1852-60 , c ol . 684 e S I RAT 1990 , pp. 136- 144 e 554-555 .

CAR I N I 1897 ; CASS UTO 1934; Wl R SZUBSKI 1 963 ; I D . 1967 e 1969 a ; S E C R ET 1965 ; I D E L 198 1 b . 3 5 C h e ricorda la traduzione di tre libri ebraic i nell'Apologia de hominis di8nitarem .

LXIII 14. Sefer ha-'iyyun Reuchlin attribuisce questo importante testo (risalente alle origini speculazione c abbalisti c a , il cui titolo egli traduce con Liber specrtlationis) a l;l amai filius Hanina , ma in un 'altra citazione il nome diventa Rabi Hama . L ' opera è presente nel ms Halberstam 444 , alle c c . 6 r - 9 r . Molto probabilmente Reuchlin ricavò d a questo manoscritto l ' attribuzione del Sefer ha- 'iyyun a Rabbi l;lamai e anche il ri ferimento a un' altra opera dello stesso autore cui un sedicente R . l;lamai allude in ms H alberstam 444 , c. 6 v36. della

U n 'edizione parziale si trova in J ELLINEK 1853 , pp . 9- 12 (parte ebraica ) . Più recente , e meno inc ompleta , anche s e n o n sempre affidabile , l 'edizione di HAS IDAH 193 5 ; si veda ora , sul corpus di opere tramandato sotto questo titolo , W ERMAN 1984 . Cfr . anche STEINSCHNEIDER 1860 , col. 629 , n. 3994 ; SC HOLEM 1980a , in particolare pp. 383-409.

15. 'AZRI ' EL DI G ERONA (se c . X I I I ) , Pend qeduAah Reuc hlin cita questo testo sotto il titolo di Commentarium sanctitatis . L ' opera è c ontenuta nel ms Halberstam 444 alle c c . 3 r . - 3 v . Tuttavia l ' unic a citazione , oltre alla menzione del titolo , c he Reuchlin ne ricava 3 7 è i n realtà da a ttribuirsi a Rabbi Ya' aqov b e n Ya' aqov Kohen , . L 'errore si spiega facilmente se si considera che la frase in questione viene subito dopo nello stesso manoscritto Halberstam 444 (c. 4 v . ) , senza che venga dic hi a rato il nome dell ' autore : con una pratica cui ricorrerà spess o , Reuchlin attribuisce i testi all 'ultimo autore citato esplici tamente nella raccolta antologi c a del manoscritto H alberstam , o in una ad essa simile per contenuto. Si veda S C H OLEM 1942 , che per primo ha fo rnito l 'edizione di una serie di frammenti risalenti ad 'Azri 'el di Gerona e ha riconosciuto la provenienz a della citazione erronea di Reuchlin3 8 . Su 'Az ri 'el cfr . TIS HBY 1983 ; c fr . inoltre S E D-RAJNA 1965 ; EAD . 1974 e 197 7 . 1 6 . Sefer Semot Reuchlin si limita a menzionare quest'opera nella sua rassegna della 3 6 Così troverebbero soluzione i d ubbi formulali in SCHOLEM 19 2 7 , p. 2 4 5 , n . l e ID. 198 0 , p . 3 85 e n. 206 . 3 7 Cfr . la ristampa anastatica del l etli tio princeps del De arte cabalis tica, p. 1 5 3 . 3 8 Cfr. in particolare SCHOLEM 19 4 2 , pp. 2 16- 2 1 7 (edizione del frammento del Commento di san t i t à ) e p. 206 (discussione delle citazioni di tale Commento in Reuchlin). '

LXIV le tteratura cabbalistica senza ricavarne alcuna citazione esplicita , rendendone così molto difficile l 'identificazione . Non si può escludere c he Reuchlin abbia trovato un'allusione a un testo con questo titolo e l o abbia citato indirettamente . Risulta assai arduo rinviare a una bibliografi a , tuttavia si veda F R EIMANN 1964 ai nn. 10558 e seg. che ricorda alcune opere con questo titolo .

1 7 . RAB B I 'AQ IVA , Sefer PeruJ ha-alfabeta Reuc hlin traduce il titolo di quest' opera midra§ica attribuita tradizionalmente al grande maestro del I I secolo dell 'era volgare Rabbi 'Aqiva con Liber explanationum alphabeti, mentre nella forma ebraica del ti tolo troviamo la parola seder, che risulta qui fuori posto . Del resto l 'uni c a citazione che Reucblin ricava espressamente d a questo testo n o n corrisponde alle recensioni dell ' Alfabeta de-rabbi 'Aqiva pubblicate da Jellinek mentre è p resente nel ms H alberstam 444 alla c . 39 v . , sotto il titolo di Sod PeruJ ha­ alfabeta , c he non viene però attribui to a Rabbi 'Aqiva , ma a un non meglio precisato « autore » (mel}abber) , che afferma di aver trascelto alcuni passi dell ' opera intitolata Otiyyot de-Rabbi 'Aqiva . Per il testo delle due recensioni del midraJ attribuito a Rabbi 'Aqiva sulle lettere dell ' alfabeto cfr . J ELLINEK 1967 , vol . l, parte I I I , pp. 12-49 e 50-64. C fr . poi WUN S C H E 1907 , vol . IV, pp. 199-269 , WERTH EIMER 1968 , vol . I l , p p . 333 sgg ; STEMBERGER 1995 , pp. 482-483. La prima traduzione italiana è apparsa recentemente (a cura di E. Loewentbal) in B U S I LOEW ENTHAL 1995 , pp. 91- 146 e (nota bibl . alle pp. 661-662 ) .

1 8 . T O D R O S BEN Y O S E F HA-LEWI ABULAFIA, Sa 'ar ha-razim Reuchlin attribuisce questo commento cabbalisti c o incentrato sui significati mistici del Salmo 19 a un certo Rabi Ama , chiamato i n un altro passo Sopher Ama 3 9 • Se, come pare , Reuchlin utilizzò il ms Halberstam 444 , in esso potrebbe essere contenuta la spiegazione della falsa attribuzione di questo testo : nella c . 44 r. , poco prima dell 'inizio del testo , troviamo una

3 9 Pare certo c he Reuchlin non ricavò la conoscenza di questo lesto da Pico della Mira ndola il quale , nel suo commento al salmo XVI I I , mostra di conoscere l 'autore del De Porta Secretorum , chiamandolo Theodorus Tolletanus : cfr. WI RSZUBSKI 19 8 9 , pp. 2 84 . 289 ; cfr. iuohre CALCI OLARI 1995 , p. 1 54 (quest'ultimo ha fornilo un'edizione di a lcuni commenti quasi completamente inediti di Giovanni Pico ; cfr . anche ID. 199 4 ).

LXV citazione , a ttribuita allo Zohar40 , in cui parla un certo R abbi IJama . Inoltre il testo dello Sa 'ar ha-razim si apre con un componimento le cui prime parole sono : Sefer Sofer lmre Sefer, il c he spiegherebbe la denominazi one di sofer a ttribui ta all ' autore dell 'opera. La pseudoepigrafi a ebbe partic olare fortuna : c fr . STEINSC HNEIDER 1860 , col . 2679-80 (che però non cita Reuchlin) sulla sc orta già del Buxtorf (cfr. SEC RET 1973a , p . 7 3 , n . 1 17 ) . L ' opera si trova alle c c . 4 4 r. - 63 r . del ms H alberstam 444 g i à ricordato . Per un 'edizione moderna , c he presenta una rassegna dei mss . superstiti dell ' opera , si veda KUS H N IR-ORON 1989 . Cfr . inoltre STEINSCHNEIDER 1860 , coli . 2677-2 680 .

19. Sefer ha-Ya�lid Di questo testo viene esplicitamente detto che si trov a citato nel c apitolo primo dell 'opera , già ri cordata sopra , Sod ha- Torah di Avraham ibn ' Ez r a . Il titolo viene tradotto con Liber singularis de unione seu collectione e anche Collectura. In due passi l ' opera è attribuita a un certo Rab Asse . Nel ms H alherstam 444 (cc . 23 v - 24 r) si trova un testo intitolato Sefer ha­ Yil} ud. Reuchlin, come in altre occ asioni , potrebbe non aver c ompreso i limiti del testo da lui citato e , almeno in un caso, attribuisce al Sefer Ya/,lid una citazione proveniente in realtà dal PeruA aggadot di R. 'Azri 'el , c he si trov a d o p o qualc he carta nello stesso m s H alberstam . L 'origine dell ' a ttriHuzione a R . Asse po trebbe trovarsi nello stesso ms H alberstam c he , alla c . 34 r . , presenta la forma R . A§er ("ltc.)N) scri tto in modo da favorire l 'erronea lettura R . A§i/e (�N ) . In alternativa si può pensare c he questo titolo designi l ' opera indicata nell 'inventario della Vaticana come Haiuc hudim (n. 10)4 1 • L ' opera si trova alle c c . 23 v . - 24(bis) r . del ms H alberstam 444 . Si veda S C HOLEM 1980 a , p . 40 1 , n . 232 . Cfr . FREIMANN 1964 , n . 360 3 .

2 0 . Sefer Sodot Reuchlin si limita a menzionare quest'opera , traducendone il titolo con Liber de secretis , senza ricavarne alcuna citazione (se non una assai

40 M a s i tratta di un passo d e l Bahir ( p a r .

1 7) che , t r a l'altro , Reuchlin s tesso c i t a in a l t r o punto del De arte cabalis tica attribuendo la battuta a Rabbi Racbuma i . 4 1 C H R I S T 1 92 4 , p . 44 a v a n z a l'ipotesi c h e tale nome s i a da ricondurre all'ebraico ha-Yehudim , • gl i ebrei » , ma non è poi in grado di indicare alcun libro con questo titolo , mentre sappiamo che furono numerose le opere che s i proponevano meditazioni mistiche sui nomi di Dio o s u alcune preghiere s peciali miranti a cogliere il •segreto dell'unità • , cfr . per esempio S C H OLEM 1982 , pp.

48-49 .

LXVI marginale) il che ne rende difficoltosa l 'identificazione . Si può formulare l 'ipotesi c he Reuchlin intendesse indicare la porzione del ms H alberstam 444 , c . 14 r . 18 v . che rec a appunto il titolo di Sodot. In alternativa non è p ossibile escludere c he questa menzione alluda al testo , ric ordato infra alla s c heda n. 3 1 , intitolato Sefer lggeret ha-Sodot. -

C fr . , nella prospettiva di una diversa ipotesi , e cioè se si fa risalire questa semplice menzione alla paternità di Yosef Giqatilla, STEIN S C H N EIDER 1 860 , c oli . 1468- 1469.

2 1 . Liber quaestionum abstrusarum Per quest' opera , semplicemente menzionata , Reuchlin non fornisce neppure il titolo ebrai c o , rendendo disperato ogni tentativo di identific azione . C ome semplice ipotesi si può rinviare a un' altra porzione del ms H alberstam 444 (cc . 20 v . - 22 v . ) in cui sono contenute alcune S e 'elot u­ te§uvot di a rgomento c abbalistico , attribuibili a MoAeh de Leon42 : è possibil e , ma n o n dimostrabile , che Reuchlin alludesse a questo testo.

22. •AZR I ' EL D I GERONA, Libellus cabalae Per la verità Reuchlin si limita a menzionare quest'opera senza ricavarne alcuna ci tazione esplicita . Si potrebbe pensare al Commentum sanctitatis citato in precedenza : in effetti quel testo non è altrimenti ric o rdato nell 'elenco dei libri cabbalistici fornito dall 'ebreo Simone nel De arte cabalistica . Come abbiamo già visto , a Reuchlin non erano del tutto c hiari i limiti tra i vari brani antologizz a ti nel ms Halberstam 444 (o in uno assai simile): è allora probabile che egli qui alluda a un' altra porzione di quell o stesso gruppo di opere , il Peru§ QaddiJ , che apre la serie di testi di •Azri 'el e che gli è esplicitamente attribuito. Tra l ' altro ciò potrebbe spiegare il motivo per cui Reuchlin esita sul nome dell' autore proponendo Az a riel a c canto a Oriel ; in effetti la c. 2 r. del ms Halberstam 444 reca •uzri 'el , con una waw dopo la 'ain iniziale , il che avrebbe potuto originare l 'erronea lettur a . Oltre al m s H alberstam 444 ( c . 2 r . 2 v . e segg. ) s i può vedere S C H OLEM 1942 , in particolare il testo del Perw QacldiJ è pubblicato alle pp. 2 1 6-2 1 7 . -

4 2 Cfr . T I S H BY 1 983 ,

p. 1 5 .

LXVII 2 3 . 'AZ R I ' EL DI GERONA , Derek ha-emunah we-derek ha-kefirah Reuchlin traduce il titolo di questo trattato con Liber de fide e t expiatione , evidentemente confondendo i l termine kefirah c he signifi c a « eresi a » c o n kapparah c he significa invece • espiazione » . L 'opera è attestat a ,

i n forma incompleta , nel solo m s Halberstam 444 (c . 6 3 v . 66 v . ) e ciò fece pensare a G . Scholem c he Reuchlin avesse utilizzato tale manoscritto o uno a d e s s o assai simile43 • In e ffetti Reuchlin cita l ' opera senza indicare il nome dell ' autore , e questo c orrisponde alla forma anonima con cui il trattato c ompare nel suddetto manoscritto . -

C fr . S C H OLEM 1982 , pp. 393-395 . Il testo è pubblicato in S C H OL E M 1942 , p p . 207-2 1 3 ; c fr . inoltre SCHOLEM 1980a , passim e in particolare pp. 525 e 543-544.

24. YOS E F ALBO ( 1 380- 1440 ) , Sefer ha- 'iqqarim Quest' opera filosofico-apologetica , composta dal predic atore e filosofo sefradita Yosef Albo è esplicitamente ric ordata da Reuchlin nell 'elenc o dei libri ritenuti cabbalistici (cui pariter Cabalae titulum praefixerunt) con il titolo di Liber radicum , ma non ne viene ric avata alcuna citazione . Si ha l 'impressione c he la conoscenza di questo testo da p arte di Reuchlin sia stata parziale , o indiretta , visto c he ritiene si tratti di un libro di argomento eti c o e non registra in alcun modo la polemica anticristiana in esso c ontenuta .

L 'editio princeps è quella di Soncino 1485 , per cui c fr . TAMANI 1988 , p p . 28-29. Dell ' opera esiste una versione italiana in ALBO 1878 ; vedi poi la versione i nglese a cura di H U S IK 1929, nonché S I RAT 1990 , p p . 48 1-489 e 587 . 2 5 . YA'AQOV BEN YA'AQOV HA-KO H E N , ( s . XI I I ) , Commento al Sefer

YeJirah

Reucldin individua l ' autore di questo commento in un certo Magi s ter J acob C ohen e, in un pass o , afferma che il titolo del suo commento al Libro della creazione è Expositio nominis sancti; in altro passo , l 'umanista tedesco 43 11 titolo c b e Reuehlin fornisce n o n compare all'inizio del trallato (cfr . ms H a lberstam 444 , e . 6 3 v . ) , e ciò giustifica l a prudenza d i Seholem nell'identificare nel citato manoscrillo l a fonte dell'umanista tedesc o ; ai noterà comunque ebe l ' espressione Derek ha·emunah we-derek ha· kefi.rah, compare nel ms alla e. 65 b. Cfr . SCHOLEM 19 4 2 , pp. 204-205.

LXVIII attribuisce invece il medesimo titolo al commento allo stesso Libro della creazione , ma ad opera di Yi� aq Kohen , . La confusione è accresciuta dal

fatto c he i c ommenti di questi due autori non sono c onservati . G. Scholem , c he ha studiato la questione in un articolo del 1927 , ritiene c he Reuchlin c onoscesse realmente un commento , ora perduto , al Sefer Ye�irah di Ya ' a qov Kohe n , di S o ri a .

S i veda S C HOLEM 1927 , i l quale discute tutte le fonti che ric ordano questo autore e i testi supersti ti dell ' opera sua ; cfr . , in particolare , le p p . 176- 177 . C fr . inol tre S C H OLEM 1980 a , sub indice .

2 6 . YI�IJAQ BEN YA 'AQOV HA-KO H EN (s. XIII) , Commento al Sefer

Ye,irah Reuchlin cita questo commento con il titolo di PeruJ ha-S em ha­ qado§ , ovver o , Explanatio Nominis sancti , ma l 'unica citazione c he ne ric a v a proviene d a l l a p refazione al c ommento al Sefer Ye�irah attribuito a RABAD (per cui c fr . s upra). In assenza di una più solida base documentari a , risulta molto difficile stabilire , in modo definitivo , quali testi egli potè effe ttivamente c o nsultare . C fr . , anche per questo autore , il già citato articolo di SC HOLEM 1927 , p p . 176- 1 7 7 . C fr . inol tre S C HOLEM 1980 a , sub indice .

2 7 . Sefer Raz:i 'el Questo testo , attribuito pseudoepigraficamente al re S alomone , è menzionato da Reuchlin nel De arte cabalistica , ma solo per escluderlo dal novero dei libri del buon cabbalista , in quanto viene giudicato fictio magica . Dall 'epistolario di Reuchlin sappiamo che egli acquistò a Roma , forse nel 1498 , una copia di questo testo ma non mutò il suo giudizio su quest 'opera , c onformandosi in ciò all ' opinione dell 'Antipalus del l ' abate Tritemi o . Una pa rte dell ' opera apparve a stampa a d Amsterdam nel 1 70 1 . C fr . , p e r l e notizie tratte dall 'epistolario d i Reuchlin , FRIEDLANDER 1837 , p . 1 2 ; S E C R E T 1973a , p . 7 4 ; cfr . inol tre l 'importante articolo d i S E C R E T 1969c . Sui legami tra il Sefer Raz:i 'el e il Sefer ha-Raz:im c fr . l ' introduzione di MARGALIOTH 1966 ; MORGAN 1983 e STEMBERGER 1995, p . 483 .

LXIX 28. Liber Cabalae Hacadma S otto questo titolo enigmatico Reuchlin riporta un'unic a citazione 44 , rendendo problematica l 'identificazione della fonte . Per merito di S c holem si è finalmente c ompresa l ' origine di questa citazione : in realtà Reuchlin è c aduto in errore nell 'interpretare il manoscritto che aveva sotto mano , forse il ms H alberstam 444 che presenta , alle cc. 10 v. - 12 v . , un frammento intitolato Haqdamah, cioè Introduzione : si tratta dell 'introduzione a un testo intitolato lj okmat ha-$eruf, la lettura di Reuc hlin deriva da un'errata vocalizzazione del testo consonanti c o . La sc operta d i Scholem è annunciata da una lettera a F . Secret del 28 marzo 1 974 della quale ha pubblicato uno stral cio S ED 197 5 , p . 183 . Secondo IDEL 1988d, p . 54, poiché il tenore letterale della citazione presente nel De arte cabalistica non corrisponde esattamente al testo del manoscritto H alebrstamm 444 , si può dubitare c he Reuchlin si sia servito propri o di questo testimone ovvero - ma è meno probabile - che lo abbia modificato . In assenza di nuovi dati , è comunque difficile trovare una soluzione a questo importante dilemma bibliografico.

29. Sefer ma 'yan ha-l}okmah Reuc hlin si riferisce a questo testo , traducendone il titolo c o n Liber Fontis sapientiae) perché ne ha trovato menzione nel Sefer ha- 'iyyun (cfr . ms

H alberstam 444 , c. 8 r . ) ed è assai probabile che lo c onoscesse soltanto i ndirettamente . Si tratta in ogni caso di un'opera anonima sul potere dei Nomi divini . L ' opera è stata stampata per la prima volta ad Amsterdam nel 165 1 . C fr . S C H OLEM 1982 , p p . 2 8 , 5 4 e 226 e SCHOLEM 1980 a , p p . 398 ss.

30 . Sefer ha-billai}on Reuchlin cita quest'opera (Liber de Spe) sulla creazione del golem a ttribuendola a un certo Rabi Juda : questa attribuzione pseudoepigrafica si ritrova , insieme al racconto citato , nel ms H alberstam 444 alla c. 7 v . Lo stesso passo è attestato , sempre con attribuzione a Yehudah ben Batira , nel ms Laurent. , Pl . I l , cod. 4 1 , c. 200 . Scholem , traducendo il passo in u n articolo apparso originariamente negli « Eranos Jahrbiiche r » , afferma c he l a fonte d i Reuchlin dovette essere i l m s Halberstam 444 o una sua copi a . 44 Cfr .

p.

1 48 dell'anastatica.

LXX C fr . S C HOLEM 1980b , pp. 227-228: Scholem fornisce l a traduzione del passo c he è alla b ase dell a citazione di Reuchlin. Cfr . inoltre IDEL 1990 .

3 1 . Sefer lggeret ha-Sodot Reuchlin cita c o nsiderandolo opera

questo di alii

libro (Liber epistolae secretorum) Cabalistae s ublimius speculantes, qui trascendunt creationem et creaturas , et in sola emanatione deitatis persis t unt . In realtà si tratta di un falso perpetrato da un ebreo aragonese c onvertito al cristianesimo , noto come Pablo de Heredia , c he pubblicò un ' o pera dal titolo di Epistola de secretis a Roma verso il 1488. A parere di G . S c holem Reuchlin non conobbe direttamente quest'opera ma riprese l a citazione d a l Salterio poliglotta d e l cardinale Agostino Giustiniani , pubbli c a to a Genova nel 1 5 164 5 • In ogni caso le parole che Reuchlin cita erano state tratte da Pablo de Heredi a da un testo più anti c o : il Pugio Fidei di R amon Marti , opera apologetica antigiudaica prodotta nella Spagna medievale all 'epoca della celebre disputa di Barcellona46 • Resta da spiegare il motivo per cui Reuchlin , in genere così attento alla qualità delle proprie fonti (tutte , salvo appunto questa , autentiche) , sia caduto in questo tranello . Secondo Séd l a scelta di citare questa fonte di dubbia autenticità , ma di sicura ortodossia , sarebbe stata influenz ata dal francescano Pietro Galatino , il quale ne fece a sua volta largo impiego nel suo De arcanis catholicae veritatis ( 1 5 18) . S a rebbe stato quest'ultimo a suggerire a Reuc hlin di ric orrere ai passi di Pablo de Heredi a , proprio per anticipare le possibil i , malevole obiezioni dell 'inquisitore H oogstraten in vista del processo pendente a Roma , in cui l o stesso Galatino occupava la posizione di consulente d i uno dei giudic i : il c ardinale Grimani . In effetti l ' Epistola de secretis non è ri cordata nell 'inventario reuchliniano della letteratura cabbalistica sopra citato tuttavia questa ipotesi , seppure affascinante , non pare decisi v a : l 'interpretazione in senso messianico della speculazione c abbalisti c a , insieme ad wta certa preoc cupazione apologetica , non è infatti un semplice episodio nel pensiero di Reuchli n , ma il suo orizzonte costante , l a sua ultima ragion d ' essere . Cfr . FREIMANN 1 9 1 5 ; KLEINHANS 192 6 ; SECRET 1957 a ; ID . 1966b ; M E R C HAVIA 197 1 ; S E C RET 1977; cfr . inoltre SC HOLEM 1983 , p p . 32-36 e S ED 1975 , p p . 181- 183. 4 5 Cfr. ZAZZU 1990 e I D . 199 2 . 46 Cfr . CARPZOV 1 9 67 ; cfr. inoltre MACCOBY 1 98 2 .

NOTA ALLA TRADUZIONE

Il ricorso frequente ai caratteri ebraici è un tratto distintivo del De arte c abalisti c a rispetto agli altri prodotti iniziali della qabbalah cristiana e

pone quest 'opera su un piano filologicamente assai sofisticato. Per preservare queste caratteristiche formali, che costituiscono una parte non secondaria del messaggio del libro, la presente traduzione riporta per la prima volta le ampie citazioni greche ed ebraiche pure nei loro alfabeti originali D 'altra parte , il testo latino del De arte rivela, anche nella grafia oscillante dei nomi ebraici, il suo carattere ancora sperimentale e il tentativo di tracciare una strada nuova e difficile . Al fine di non uniformare in maniera anacronistica le scelte grafiche di Reuchlin, si è deciso di rispettare , per quanto possibile , la forma , talora contraddittoria , dei nomi propri ebraici. Nell 'indice in fondo al volume si troverà la corrispondenza t ra le traslitterazioni scientlfu:he 1tsate nell 'introduzione e le rese reuchliniane . Per quanto riguarda le altre parole ebraiche , si è invece optato, di norma, per il moderno criterio di trascrizione , per evitare di rendere il testo incomprensibile . Nell 'e ditio princeps del De arte (1 51 7) i titoli delle sezioni sono raccolti in ordine alfabetico nelle pagine immediatamente s uccessive al frontespizio. Per maggior chiarezza, si è creduto utile intercalarli al testo (s u questo problema cfr. p. Lll) . L 'uso delle maiuscole , nella traduzione , rispecchia la consuetudine dell 'autore e dell 'epoca . l passi fra parentesi tonde sono integrazioni del traduttore .

L ' ARTE CABBALIS TICA

Massimiliano per il favore della divina misericordia eletto Imperatore dei Romani ecc . l Con l a presente riconosciamo a Thomas Anshelm il merito di ricercare ovunque con grande impegno e non senza una spesa onerosa libri ebraici , greci e lati ni , rari e sinora inediti , a vantaggio e utilità di tutti gli studiosi , e l 'intenzione di stamparli con arte e di pubblicarli . Noi , desiderando tutelare il suo diritto , affinché copie di questi libri non siano stampa te da altri ed egli sia defraudato delle sue fatic he e del meritato c ompens o , con questo atto stabiliamo e ordiniamo c he nessuno , di qualunque stato o condizione , in tutto il Sacro Romano Impero , dia alle stampe questi libri per i prossimi cinque anni ovvero osi importarli e mette rli in vendita, se stampati altrove . Se qualcuno c ontravverrà a queste disposizioni , sappia c he sarà c ondannato alla pena del sequestro dei libri e al pagamento di una multa di cinque marchi d 'oro esigibili dal fisco imperiale . C omandiamo perciò a ciascuno dei principi ecclesiastici e sec olari , conti , baroni , capita ni , visdomini , prefetti , luogotenenti , governatori , anziani , giudici, c onsoli municipali , a tutti gli altri funzionari imperiali e ai fedeli e diletti sudditi , di qualunque classe , condizione o lignaggi o , c he c o nsentano al suddetto Anshelm di avvalersi e di godere di questo nostro privilegi o , ad esso si attengano , lo difendano e condannino i trasgressori alle pene sopra menzionate , in ossequio all a nostra volont à . Il presente documento è convalidato dal nostro sigillo apposto sul retro . Firmato a Terz olas il 2 1 aprile 1 5 1 6 , trentunesimo anno del nostro regn o .

P e r ordine d i Cesare Dietro mandato di Sua Maestà l ' Imperatore in C amera di Consiglio Letto e fit·mato

1 Si è ritenuto o pport uno fo rnire la traduzione di que$lO testo che precede l'inizio del De a rre cabalis tica non soltanto per sc rupolo di completezza , ma anche perché costituisce un interessante documento per la storia del diritto d 'aut o re. Esso non è tradotto in S E C R ET ) 97 3 , mentre si trova in GOODI\IAN 1983, p . 3 5 .

LIBRO PRIMO

Al piissimo Leone X , J ohannes Reuchlin supplice si rac comanda .

La filosofia itali c a , beatissimo Leone X, sommo Pontefice del c ristianesimo, trasmessa un tempo da Pitagora , che ne creò il nome , a uomini eminenti dotati di sommi ingegni , per moltissimi anni era stata soffocata dal latrato assordante dei solisti , per molto tempo era stata avvolta dalle tenebre e da un'impenetrabile oscurità finché , per grazia di Dio , sorse il sole di tutti gli studi più nobili , il celebre padre tuo Lorenzo de ' Medici , figlio di C o simo il grande , signore di Firenz e . Ora , sebbene sia ben noto che egli era dotato della virtù e della competenza necessarie al governo dello Stato, della lungimiranza e della prudenza richieste in pace e in guerra i n misura tale c he nessuno , mi pare , abbia meglio meritato nell 'arte poli ti c a dell 'epoca sua ; tuttavia dobbiamo riconoscere nella sua nascita un dono del cielo al fine di donare alla patria - dopo le arti dell 'eloquenza e dello stile insegnate alla gioventù fiorentina da maestri come Petrarc a , Filelfo e l' Aretino 1 , che la resero superiore senza dubbio a tutte le altre nazioni nella pure z z a e nell a chiarezza della lingua e della scrittura - quella sapienza c h e espelle i vizi e quel metodo di indagine dei segreti più riposti c he erano rimasti celati , fino alla sua venuta , nei libri e nei documenti degli antichi . A tal fine fece venire da ogni p arte gli uomini più dotti ed esperti nell ' anti c a letteratura , c he uni vano al sapere il dono dello stile , Demetrio Calcondila , Marsilio Ficino , Giorgio Vespuc c i , Cris toforo Landino , il Valori , Angelo Poliziano , Giovanni l Nonostante questo soprannome sia a ttribuilo a diversi autori (cfr . S E C R ET 1973, p . 19, n . 1 ) , Reuchlin fa q u i probabilmente riferimento all'umanisla Leonardo Bruni ( 1 370 c . - 1444 ) , per i l quale cfr . C A R I N 1959.

6 Pic o c onte della Mirandola e tutti gli altri sapienti del mondo , che avevano riportato in luce le scoperte e i misteri dell 'antichità, quasi c ancellati dall 'invidi a del tempo . Fu una gara di uomini sommi . Infatti uno insegnava , un altro commentava , questi andava preparando raccolte , quegli interpretava e traduceva una lingua nell ' altra . Marsilio portò la Grecia nel Lazio , Poliziano riportò i Romani in Grecia. Tutti erano impegnati nel progetto e tutti erano motivo di eccelse lodi per i Medici . Beatissimo Leone , l a tua nascita ti pose felicemente in mezzo a questi eroi come per influsso divino 2 : non ci fu arte nobile in cui non eccellesti , grazie agli dèi , avendo abbracciato , fin dalla più tenera età , la dolcezza dell 'elegante Poliziano 3 • Perc hé aggiungere parole? A quell 'epoca non c 'era nulla di più florido di Firenz e . I n e s s a rinacquero tutte le arti più nobili prima dec adute e n o n rimase una lingua o una letteratura in cui non si esercitassero i più distinti tra i Fiorentini . An c h 'io ero profondamente attratto da questa fama e desideravo visi tare quella città , non solo per vedere la casa dei tuoi avi , detta di C osimo il grande , edi fi cio insolito per chi come me proviene dalla selva Ercini a , ma sopra ttutto per rendere omaggio a tuo p adre , dal quale vennero al nostro secolo così numerosi benefici . Dunque venuto in Italia con l 'illustre Eberardo il probo , a quel tempo primo duc a di Svevi a , del quale ero il segretario , giunsi a Firenze intorno al 20 marzo4 dell ' anno di Cristo 1482 . Avendo lodato al cospetto del duc a , a ttenendomi alla pura verità , l 'insigne nobiltà della famiglia dei Medici , egli espresse il desidero di incontrare tuo padre . Questi , non appena lo seppe , e non so ad opera di chi , prese lo straniero per mano e ci condusse con estrema cortesia nella sua casa mostrandoci una per una le cose degne d 'esser viste . Anzitutto le attivissime scuderie , quindi l ' arsenale colmo di ogni tipo di arma , poi tutte le c amere da letto adorne di preziosissimi drappi e di eleganti tappeti e il boschetto coltivato sul terrazzo in cima alla casa , un vero giardino delle Esperidi dai frutti d ' oro . Poiché avevo elogiato portandola alle stelle la sua biblioteca , mi rispose con la grazia consueta per quell 'uomo dolcissimo , c he il suo tesoro più prezioso non consisteva nei libri ma nei figli (liberi) . Ti prego , piissimo papa, lascia che ti parli con la franchezz a di un uomo di umile condizione . Quale fu mai la mia ammirazione , accompagnata da una gioia immensa , quando appresi dell 'ascesa al soglio pontificio , nel generale c o nsenso , dell ' ottimo figlio dell 'ottimo e sommamente saggio 2 Nel tes to •divina , ut aiunt , virgola • , per un colpo di bacchetta magica , cfr . C icerone , De off. , 1 ,44 , probabilmente mediato attraverao la raccolta erasmiana degli Adasia , per cui cfr . E RASMO 1703, si veda inoltre TOSI 1 99 1 , p . 4 1 2 . 3 Nell'originale c 'è un jewc de mols tra politus e Polilianus . 4 Nella traduzione di Secret ( S E C R ET 1973a , p. 2 1) leggiamo • vera le 2 1 avril • , il che contraddice il testo di Reuchlin, che recita espressamente: • intravi Florentiam XII Kalendaa Aprilia • (per cui cfr . GOODMAN 1983 , p . 39) . D 'altra parte va oaservato c he questa data presenta qua lche difficoltà (per cui cfr . G E I G E R 1 87 1 , p . 2 4 , n . 3). Tuttavia c iò non autorizza , a m io avviso , un tacito emendamento del testo: è pur sempre possibile che Reuchlin , a più di ' trent'a nni d i distanza , abbia lievemente confuso le date.

7 principe Lorenz o de' Medici, di venerata memoria 5 • Improvvisamente mi ricordai , c ome uno ierofante , del vaticinio paterno , del suo valore di autentica profezia . Che cosa più preziosa di questo alloro poteva germogliare da Lorenz o 6 non solo in favore dei popoli laureati ma per il mondo intero? Che tesoro più grande si potrebbe immaginare del tuo regno ineffabile da cui sgorgano per noi tutte le ricchezze , come dal vortice del Pattol o , tutte le grazie , tutta l 'eleganza delle ottime lettere e tutto ciò che è buono per gli uomini? Il p adre gettò i semi di tutta l ' antica filosofi a , c he ora sono pronti alla messe con il figlio , sicché sotto il tuo regno noi possiamo racc oglierne le spighe in tutte le lingue , grec a , latina , ebrai c a , arab a , c aldea e caldiaca 7 , nei libri c he in questo tempo vengono offerti alla tua maestà e con maggiore abbondanza giungono a perfezione sotto il tuo regno le imprese incomincia te auspice il tuo prudentissimo padre . Perciò, pensando c he agli studiosi faceva difetto soltanto la dottrina pitagorica , di cui pure alcuni frammenti si nascondono nell 'Acc a demia laurenziana, ho c reduto che non ti sarebbe stato sgradito se a vessi presentato al pubblic o ciò c he si tramanda sul pensiero di Pitagora e dei nobili Pitagorici acciocché col tuo fausto consenso si possano leggere argomenti finora ignoti ai latini . In Italia Marsilio pubblicò Platone , in Francia Jean Lefèvre d ' Etaples 8 restittù Aristotele e i o , Capnione 9 , esporrò ai Tedeschi un Pitagora rinato per opera mia e al tuo nome dedic ato. Tuttavia l 'impresa non sarebbe stata possibile senza la Cabbala degli Ebrei poiché la filosofia di Pitagora trasse i propri i nizi dai precetti dei Cabbalei 1 0 , e la memoria dei patriarchi lasciata l a Magna Grecia tornò a celarsi nelle opere dei Cabbalisti . Dunque quasi tutto doveva esserne ripreso . Perciò ho scritto sull 'arte c abbalistica che è una filosofia simboli c a , perché le dottrine dei Pitagorici fossero svelate agli studiosi . Su tutti questi argomenti non esprimo idee mie personali ma riferisco esattamente le opinioni di due i nfedeli , Filolao il gio vane , Pitagoric o , e Marrano , maomettano che , venuti ad ascoltare Simone Giudeo esperto di Cabbal a , si incontrarono dopo aver seguito strade diverse in una taverna di Franco forte . I nostri viaggiatori , scaricato l 'esiguo bagaglio all 'albergo , e volendo plac are la fame , furono zittiti dal chiasso degli altri avventori finché questi c ominciarono ad abbandonare la taverna dopo il pasto ; allora Marrano disse : « Ho frenato le mie parole mentre imperve rsava il frastuono di questi avventori del posto , che ora se ne vanno dopo aver esagerato nel bere , per 5 Leu. Div w . 6 Gioco d i parole intraducibile tra Laurentius e laurus e , poco oltre , laureatus . 7 Con caldiaca Reuchlin intende la lingua etiopica , cfr . G E I G E R 1 8 75 , p. 2 43 . 8 Su Johannea Fàber Stapulenais , questa la forma latinizzata del nome del grande umanista francese , cfr. R ENAUDET 1955 ; R I C E 1962 ; ID. 197 0 , 1972 e 197 6 ; S E C R ET 19 69a e 1975 ; CAM E R O N 19 69 ; C O P ENHAVER 1977 e CAVAZZA 19 80 . 9 Per l 'etimologia del nome grec izzato che Reuchlin acelse per sé cfr . l ' Introduzione. IO Questo termine sarà apiegato nel seguito .

8 timore di subire un rimprovero se avessi osato , forestiero quale sono , interrompere con qualche parola il loro fracasso : conosco il pericolo di avere a c he fare con ubriachi . Ora che se ne sono andati , ci ritroviamo noi due soli , entrambi , ben si vede , forestieri e non poco stanchi per il viaggi o . Se sei d ' a c c ordo con me , ordina , te ne prego , all 'albergatore di servire di nuovo in tavola , niente di raffinat o , ma solo perché il convivio facilita il c olloqui o . Ma e c c o c he i c amerieri portano qualche rinfresco con noci e formaggio , sperabilmente della Bitini a , e con u n fiasco non s i s a se di vino o d i birr a , senza c he l o abbiamo ordinato » . Allora Filolao: « Il padrone di questa locanda sa fare il proprio mestie re : prepara dappertutto trappole per catturare le monete , anticipando il desiderio dei c lienti per incrementare il commercio di vino . Non appena si accenna ai ristori , e c c o pronti i vassoi . Ora io desidero che la nostra amicizia si a c c resca tra calici o nesti . A mio parere, caro c ompagno di tavola , l a nostra cera ha bisogno di rinnovarsi e le nostre membra di rilassarsi . S oprattutto per me , dopo un viaggio troppo lungo e di fficile e le strade snervanti che ho percorso per giungere qui . Quale sia il tuo stato lo ignoro perché non so quale fu il tuo itinerari o , e chi tu sia , e da dove venga » .

Bisanzio , Costantinopoli e la nuova Roma sono una sola città «Da Bisanzio , rispose , città di Costantino c he molti c hi amano la nuova Roma . lo sono bizantino di nascita ma di cultura eterogenea , greca , ebrai c a , e ancor più latina ma sono soprattutto esperto della cultura degli Arabi . O r a , se non ti dispiace , svelami c hi sei tu» . « Mi c hiamano Filol a o , disse , Alano di nascita , sono Pitagori c o di dottrina , e non meno poliglotta di te , ma dimmi , qual è il tuo nome? »

Il significato del nome Marrano « L a gente di Costantinopoli mi c hiama Marrano , un nome noto agli studiosi attraverso Cerinto ed Ebione 1 1 • lo sono battezzato e i nsieme un A pella circonciso 1 2 , iniziato sia alle leggi di Mosè sia alla dottrina dei c ristiani » . « Se nto c he parli di eruditi - lo interruppe Filolao - e vorrei sapere : esistono scuole umanisti c he a Costantinopoli e sopra ttutto in mez z o .ai Turchi barbari e selvaggi? » « Ve ne sono molte , rispose Marrano , in cui studiano gli uomini miglio ri . Tutte insieme raccolgono più di diecimila studenti provenienti dalla 1 1 Cfr . l reneo , Adv . h4er. , l , 26 , cfr. P . G. , VI I , t. l , coli. 626-7. Sembra che Reuchlin intenda caratterizzare il personaggio di Marrano come un giudeo-c ristiano (aulla scorta deii ' E bione di l reneo ) , ovvero un cristiano circonciso che, per di più, mostra un'adesione formale - quasi niccodemistica - all'islam. 12 Cfr . Orazio , S4J. , l , 5 , 1 00.

9 Persia , dalla Grecia, dall ' Italia e dal Giudaismo. In mezz o a loro ho segui to i corsi di numerose discipline per diciotto anni finché decisi di andarmene per vedere se anche al di là delle Alpi avrei trovato uomini dediti allo studio della filosofia , in grado di discutere degli argomenti più profondi con ragionamenti plausibili ed eloquenti » . Filolao domandò : " Vuoi discutere di filosofi a , ma di quale paese? ,. « Di qualunque paese - rispose Marrano - poiché i o , non essendo legato ai princìpi di una sola disciplina , tanto meno sarò ostacolato nel sostenere liberamente le mie opinioni dall 'adesione a una c onfessione religiosa » .

Francoforte , emporio della Germania «A quanto vedo - osservò Filolao - noi condividiamo lo stesso desiderio di ri cerc a . Infatti io sono giunto a Francoforte , questa nobile città c ommerciale della Germani a , in c ompagnia di alcuni mercanti traci , perché ho udito che in essa vive un Giudeo, persona assai stimata, celebre per l ' arte c ahbalisti c a . Mi risul ta (per averlo spesso udito personalmente da importanti uomini di scienza in brillanti e dotti convivii) che questa disciplina sia la più vicina , la più simile alla fil osofia pitagori c a . Si dice infatti che Pitagora ricavò da essa quasi tutte le proprie dottrine . Questo Giudeo è c hiamato Simone , figlio di Eleazar, dell 'antica stirpe degli Yol}ai 1 3 , e io intendo incontra rmi con lui , non appena sarà stata sparecchiata la tavola » . « Anch'io , se così ti piace - disse Marrano - vorrei incontrare quest'uomo insieme a te , sebbene sia poco ferrato di cose pitagoriche ; io ho sempre privilegiato lo studio degli arabi : Algazel , Alfarabi , Albuc ate n , Ali , Abumaron , Abensina , che i latini chiamano Avicenna , e Abenrust , detto in occidente Averroè 1 4 , e altri peripatetici , sebbene a Costantinopoli a ttualmente non sia vietato a nessuno seguire qualunque indirizzo filoso fi c o , in qualunque lingua , e v i siano maestri d i provenienza l a p i ù disp arata che tengono quotidianamente lezioni pubbliche » .

1 3 Cfr l'introduzione . 1 4 Ci si lim iterà qui a fornire la trascrizione moderna e le presunte d a te di nascita e di morte d i .

questi grandi pensalori arabi: Algazel è A b ù l;limid Mul;lammad i b n M ul;l a m mad ai-Ghazziìli ( 1 058- 1 1 1 1 ) ; Alfarabi è Abiì Natr Mul;lammad ai-Fiìrabi (87 0 c . -950 c . ) ; Albucalen è , a lando alle Conclusior&es di Pico della M irandola , il leggendario autore del Liber de Causis , che v iene chiamato anche , dallo stesso Pico , Avenan (cfr . KI ESZKOWSKI 197 3 , pp. 7 2 -7 4 ) ; problem a l ica è l ' identificazione del filosofo che Reuchlin intende designare con il nome Ali, cfr . STEINSCHN E I D E R 195 6 , indice; Abumaron potrebbe eoaere Abiì Ma '&ar G i'fa r ibn 1\lul;lammad al-Balbi (che Pico chiama Abumaron Babylonius , per cui cfr . K I ESZKOWSKI 197 3 , p . 3 7) ov vero il filosofo m eglio nolo come Avenzoa r , cioè Abiì Ma rwiìn 'ALd ai-Malik ibn Abiì'l-'aliì Zuhr ( 1 0 9 1 c a . - 1 1 6 2 ) ; Abensina (Avicenna) è Abiì 'Ali a l-l;lnsain iLn 'Adb Allah ibn Sini (98 0 - 1 0 3 7 ) ; Abenrusl (Averroè) è A b iì ' 1-Wa lid Mnl;lammad ibn AJ:t mad i b n Mul;lammad i b n R tdd ( 1 1 26 - 1 198).

lO

È facile diventare seguaci di Pit agora Allora Filol a o : « Abbi fiducia : facilmente diventa Pitagori c o c olui c he c rede volentieri alla parol a , conosce l ' arte di tacere al momento opportuno ed esamina con sagacia ogni insegnamento » . .. Io mi limi terò ad assistere , se ti piace, - disse Marrano - come un Pi tagorico e ad ascoltare gli argomenti della vostra c onversazione . S arà per me una gioia indesc rivibile e un grande onore l ' aver assistito a un dialogo di saggi » . L 'Alano disse : « Ùrsù , andiamo : a quanto si dice egli ora passeggia tutto solo nel giardino di casa sua , ed ecco il luogo è questo e la porta è aperta . Eccolo avanzare dal giardino verso di noi , affrettiamoci ad entrare . S alve maestro ! » A queste parole Simone rispose , secondo il costume del suo popol o : « 11 Signore sia con v oh . Gli ospiti chiesero: « Sei tu il celebre Simone Giudeo? » « Tutto vero - disse - io sono Giudeo e il mio nome è Simone . M a ditemi i vostri nomi , s ì che io possa correttamente rivolgermi a voi » . Quelli risposero : « lo sono Filol ao , e i o Marrano . Ci siamo incontrati qui dopo un lungo viaggi o , compiuto per strade diverse e ignari l 'uno dell ' altro. Non siamo stati però richiamati da questo luogo di c ommercio , famoso in tutta Europa , o dalla celebre fiera che espone merci pregiate e attira diversi popoli a visitarl a . Quel che ci ha spinti è l a tua fama e il desiderio a rdente c he tu ci esponga brevemente le tue riflessioni , celebrate e racc omandate perfino in Scizia e in Traci a , a proposito della C abbala , una disciplina c he deve essere coltivata e studiata , a detta di molti sapienti » . Simone domandò : « L a mia fama raggiunge i Traci e gli Sciti , genti così lontane? ,.

La data dell 'espulsione dei Giudei dalla Spagna e la loro dispersione « C osì è - dissero entrambi - ed essa è anche maggiore . Circa 23 anni fa infatti , qua ndo i vostri contavano 5238 anni dalla creazione del mondo 15 , 124000 Ebrei , espulsi dalla Spagna , furono dispersi e la maggior parte di questi esuli raggiunse i nostri paesi . Essi vanno procl amando , sostenendo di c onoscerti bene , che sei in possesso della conoscenza delle arti , di una straordinaria cultura e di una finissima intelligenz a , c he ·sei eloquente e probo nella conversazione filosofica e soprattutto che sei divinamente esperto nella speculazione c abbalistic a , tanto da suscitare l ' ammirazione di tutti i

15 Le date fornite da Reuchlin in questo passo c reano qualche difficoltà: se la cacciata degli ebrei dalla S pagna ( 149 2 ) risale a 23 anni prima , si può pensare che il dialogo (o la s tesura del De arte cabalis tica) venga fatto risalire al 15 1 5 ; quanto poi alla data espressa secondo il ca lendario ebraico essa non corrisponde al l492 (5252 nel conteggio ebl"&ico) ma a l 1478 .

Il

tuoi uditori . Tu risplendi , nella stima di tutti coloro c he sono desiderosi di sapere , ben oltre il paese dei Sauromati e l ' oceano glaciale » . Simone ri spose a queste parole : « La stima che avete per me è tale , o allievi di Pitagora , che mi fa non poco arrossire perché temo di deludere la vostra a ttesa fondata su una semplice voce di popolo e, anche se ciò deve andare a esclusivo biasimo dei miei limiti personali , mi parrebbe di aver c ommesso un delitto imperdonabile nei confronti dello studi o , in sé c osì divino , della Cabbala. Tutto quello che potreste trovare in me di debole , frammentario e imperfetto getterebbe un' ombra vergognosa sulla disciplina c he desiderate apprendere ; come se il dife tto dell' artefice indicasse la mancanza di valore dell 'arte : questo rischio soprattutto io temo .

Non vi è nulla di più utile della teologia simbolica per la salvezza dell 'anima lo infatti conosco bene la mia pochezza e lascio a voi il giudizio sul val ore di tutti gli altri Cabbalisti come me , comunque vengano valutati ; tuttavia non c 'è per il genere umano, che dimora sulla terra e c he supera tutte le altre specie per il dono dell 'intelligenza e della mente 16 , non c 'è , dicevo , u n dono divino più desiderabile di quest'arte della c ontemplazione , nulla di più utile alla salvezza delle anime , nessun maggiore ausilio per raggiungere l 'immortali tà: essa consente alla mente umana , in c onformità con la natur a , di avvicinarsi da presso alla deificazione . E questo è l ' apice della beatitudine , ciò che i Greci chiamano telos (meta ) ; chiamatelo pure , se volete , termine estremo , ultimo o finale , mediante il quale noi possiamo vivere , senza mancare più di nulla , nella completa libertà , eternamente , senza limiti , nel benessere , sereni e felici . Ciò si ottiene con una grande disciplina , per mez z o d i alcuni simboli : s e rigetteremo tutte l e cose terrene e avremo acc antonato l a dimensione materiale delle cose , noi avremo colto la fo rma della forma e avremo a ccesso alla forma prima , che è ogni forma e senz a forma (omniformem et informem) . Questa è l 'i nterpre tazione che i Cabbalisti danno del c omando divino del libro della Genesi : La terra produca anima vivente secondo la sua specie 1 1, cioè secondo l 'idea divina per la quale essa stessa è la terra dei viventi , in virtù del Dio vivente che instilla la vita per mezz o del nome Adonay, sappiatel o , secondo la parola di Giosuè : Che il Dio vivente è in mezzo a voi e disperderà davanti a voi le forze contrarie 18 . Queste frasi si trovano sc ritte nel sec ondo capi tolo del libro intitolato i1,1N ,:V� , cioè Porta

della luce 19 •

1 6 Traduco così , pnr avvertendo i limiti c be questa sceha comporla , il latino Mens ,

cbe Secret ba lasciato immnta lo , proprio per sollolineu rne la pregna nza , mentre Goodman lo ba reso con « mind • . Cfr . le brevi osservazioni tledicale nell'introd uzione a ques to importante concello . 1 7 Gen. 1 ,24. 1 8 G io s . 3 , 10 . 1 9 Yosef Giqa tilla , Sa 'are or0 :a�m ,,,,:a '?:v 1 :a, ,o:vm ono 11pm c n :a 71n :a M J':a:a c�m n o � n :a 1J1�0 1r1' , Dieci sefirot senz 'altra cosa , dieci e non nove , dieci e non undici.

Comprendi nella saggezza e gusta nell 'intelletto. Ricercale e verifica a partire da esse . Poni l 'oggetto sulle loro purez:&e e stabilisci il Creatore s ul s uo trono . Così si esprime quel libro 30 . L 'intelletto umano , infatti , c omprende nella sapienz a le cose che sono al di sopra e gusta nell 'intelligenza quelle c he sono al di sotto . Il senso esterno stabilisce la cosa a partire dall ' oggetto proposto mediante le specie mentre il senso interno stabilisce la cosa sulle purezze , cioè sulle astrazioni delle specie c he appartenevano prima al diaphanon e quindi alla phantasia . Quindi il giudizio , tra l a phantasia e la ragione , ricerca a partire dalle apparenze mentre la ragione , attraverso il proprio percorso e la sua conclusione , procede alla loro verifi c a . A questo punto posso rifarmi all 'inizio e affermare c he l 'i ntelletto ristabilisce il

2 8 Sal. 8 2 6 2 9 Cfr. ms H alberstam 444 , e . ,

.

3 0 Sefer Ye,irah,

l , l.

5

v.

16 Creatore c ome c ausa prima di tutte l e cause sul suo trono , cioè l a mente stessa : 7 vum 7 ,:,� 3 1 . V o i dunque avete , o uomini avvedutissimi , dieci Numerazioni (sejirot) grazie alle quali l 'uomo raggiunge la comprensione delle cose ed esse sono: l ' ogge tto , il diaphanon , il senso esterno, il senso interno , la phantasia , il giudizio inferiore , il giudizio superiore , la ragione e l 'intelletto . Tutti questi gradi non sono tanto enti (quid) quanto piuttosto mezzi (quo) .

L 'essenza e le qualità della mente umana La mente suprema costituisce invece nell 'uomo un altro ente (quid) . Perc i ò , c ome Dio nel mondo , così la mente nell 'uomo porta l a c orona del regno delle dieci sefirot e giustamente è detta '1M .:l , cioè c orona . Sec ondo quanto afferma Aristotele nel secondo libro Sulla generazione degli animali32 , essa è la sola divina ed è l ' unica a entrare nell 'uomo dall 'esterno . Le forze inferiori sono dirette e guidate mediante la luce c he da essa proviene '1M N '?.:l�UJi11 7 '.:l�Oi11 '?,:,�n '1V , finché l 'intellezione , l 'intelligente e l 'oggetto dell 'intellezione siano una cosa sola 33 . Come scrive il commentatore dell 'A lbero delle dieci sefirot : I maestri hanno giudicato, s ulle parole del profeta « Nella Tua luce noi vedremo la luce 34 ,. , VD� '1�N '?,:,�n V D � .:l ' :l '1 � ' M J1 '?'.:l�J 1 0 0 , che , sotto l 'influsso della mente che parte da Te , noi

comprendiamo e siamo portati sulla via retta.

Ritengo che ormai risultino chiaramente due punti a tutti c oloro c he h anno indagato attentamente la condizione umana : anzitutto che siamo spinti da un desiderio naturale , anzi per meglio dire siamo trascinati , ad appre ndere le verità supreme e divine . In secondo luogo , noi possiamo i ntendere di esse , sforzandoci secondo la nostra natura e la nostra c apacità , quanto basta per la nostra beatitudine . La natura ci inclina verso la prima meta , l a divinità verso la seconda . I Cabbalisti rendono questa realtà con un 'immagine : il fuoco che tende verso l ' alto e intanto lambisce , quasi a c omprenderle in qualche modo , tutte le cose. A questo proposito R abbi Yosef di Castiglia nel libro secondo de Il giardino della noce , tra altre cose , osserv a : M'11:r 1.:1 l"1'1":rm 0'1N.:1 M7:rNJn M''?.:l�n �DJ ':l 1'? V '1 M nmv , Sappi che l 'anima intellettiva infusa nell 'uomo, e che rappresenta in esso la forma s uprema, è detta fuoco35 . A ciò s i riferisce il versetto d i Salomone : Lo spirito dell 'uomo è una fiaccola divina 36 • Tuttavi a , a dire il vero , e del resto l o c onfermano la ragione e l 'esperienza , occorre c he l 'uomo

3 1 Cioè l 'intellelto agente (jelcel ha·po 'el) . 32 I l , 3 , 7 36 b. 33 Cfr . Maimonide , G uida dei perplessi l , 1 7 . 34 Sal. 36 , 1 0 . 35 Yosef G iqatilla , G innat eso:, f . 29 (cito dall 'edizione di H a nau del 1 6 1 5 ) . 36 P rov. 20 , 2 7 .

17 s i istruisca anzitutto in n o n poche scienze e in vaste conoscenze umanistiche , con uno studio assai approfondito. La sua intraprendenz a , il suo ingegno e le sue capacità l o devono addestrare alla contemplazione delle forme semplici e delle sostanze separate del mondo superiore e intelligibile affinché egli possa spingersi quasi fino alla dimora di Dio . Anzitutto , è opportuno che ci formiamo alla scuola delle virtù e tiche e dei buoni costumi degli uomini saggi per evitare le azioni vergognose e perseguire l ' onestà. Questo è l 'insegnamento dell' Ecclesiaste : Bada ai t uoi passi quando ti rechi alla casa di Dio 3 1 e del resto è questo che ci i nsegna Etan Ezraita nel S almo : Giustizia e giudizio sono alla base del suo trono38 . Questi versetti non riguardano soltanto le opere che l 'uomo deve c ompiere i n ossequio alla giustizia m a anche i pensieri del suo cuore e l e parole della sua bocc a , c he devono essere fondate su un retto giudizi o .

L 'anelito speculativo è corrotto dalla concupiscenza e dal piacere rnateriale Questo c oncetto è tramandato con c onsenso unanime dai C abbalisti : 1"\,,J,'Vn l'l,p,t:mn ,?1::1 :1' c'?:>on ,o:> , :1? mNnn , n N 1�on :1 ' :> ,

Indulgendo alla concupiscenza e al solo piacere , corne fanno gli stolti, si guasta il puro desiderio speculativo39 . La natura , le scienze e le tecniche naturali C osì , dopo aver perfezionato il proprio comportamento c aver purificato l ' animo (non dirò nulla delle pressoché infinite regole del p arlare c orrettamente , secondo verità o onestamente , ché queste sono solo anticamere delle scienze e non le scienze vere e proprie) , sarà allora necessario dedicarsi alle scienze matematiche e fisiche con le loro quasi innumerevoli branche , contenute un p o ' ovunque nei libri degli Arabi , dei Greci e dei L a tini , ovvero c o noscere il numero , il peso e la misura 40 di tutte le c ose , e ancora il movimento e la quiete che ineriscono alle cose , ossia la loro natura .

Definizione di natura La natura infatti , secondo quanto afferma Rabbi Giuda Levita nell ' opera Alcozer ,,:l N,n ,�N , :1,n VU', mJ' n:1 ,etN n :1om n?nnn n , p 0 :1 N?, C l: V :l , è il principio e la causa per cui una cosa è rnobile o imrnobile ed in questa cosa essa è per sé e non per accidente4 1 • In questa

37 Eccl. 4 , 1 7 . 38 Sal. 8 9 , 1 5 . 39 Maim onide , Guida dei perplessi, I I I , 3 3 . 4 0 Cfr . Sap. 1 1 ,20 ( 2 1 Vnlg. ) . 4 1 Cfr . Yehudah ha-Lewi , Ku:ari l , 7 2 ; cfr. HA-LEWI 1960 , p.

39 .

18 definizione potete vedere quali e quante cose senz a limiti sono comprese , e tutte devono essere esaminate da noi , nello studio della natura . Esse sono contenute nello spazio compreso tra il cielo più elevato e l 'infimo centro della terra , sia che si tratti di sostanze autonome , sia che si tratti di accidenti c he dipendono da qualche sostanz a .

Cause della diffi coltà delle scienze naturali Tutta la vita di un uomo non basterebbe a trovare anche solo il nome di ciascuna di esse , per non parlare delle loro proprietà , condizioni , p o tenzialità , comportamenti e operazioni , a causa dell 'infinità di ciò che desideriamo conoscere , dei limiti della nostra capacità razionale , della diffi c oltà degli argomenti soggetti allo studio , dell 'umana fragilità e della natura dispersiva del nostro desiderio di conoscenz a . E del resto , non fu forse detto ad Abramo : Guarda il cielo e conta le stelle , se puoi4 2 e non ne fu capace nonostante fosse ai suoi tempi , stando a Rambam , un notevole astrologo . Perciò i Cabbalisti hanno tramandato che N 7 D'O��� no 7 � �von , ,,o?n ,,v�n nr� N 7 N 1JOO ,�, D , to:n v , , , di t utto ciò che è nei

cieli l 'uomo non conosce nulla , se non

un

poco di dottrina matematica43 •

Questa massima mi ricorda che gli antichi sbagli arono spesso in questioni matema tiche , anche coloro che , secondo il costume dei veri studiosi , vi dedic arono quasi tutta la vita .

Gli antichi errarono

a

proposito di molti argomenti matematici

Abubacher nei suoi scritti ricorda a noi posteri c he gli antic hi , perfino nel secolo successivo ad Aristotele , non avevano una conoscenza c ompleta della matematica . Infatti egli scrive : uor� 10?�J N? D',10 7 n ' � .

Le sciertze matematiche erano imperfette all 'epoca sua 44 •

l principi della natura

Dunque t utte le cose sono 'diffi cili, come afferma Salomone 4 5 , anche nel campo della natura , i cui principi almeno sono c onosciuti o possono esserl o : ,,vnn n ,1l:i1 ,o1nn , la materia , la forma e la privazione , tanto è lento nell 'uomo l ' apprendimento . Ci chiediamo allora : c he ne sarà di noi c he ricerc hiamo le specie supreme delle remote cause spirituali?

4 2 Gen. 15 , 5 . 43 Maimonide , G uida dei perplesai, I l , 2 4 . 44 Cfr . Maimonide , G uida dei perpleui, I I , 2 4 ,

ii ' igh (i. e . lbn Ba�a , I'Avempace dei latini). 5 Eccl.

1 ,8 .

che a sua volta cita il filosofo Abtì Bakr lbn al­

19

Le dieci categorie (praedicamenta) e i cinque predicabili Dovremo far ricors o , per tutte le realtà inferiori , ad astrazioni , al discors o , alla ragione e alle speculazioni logiche , che potrebbero facilmente oc cupare la vita intera di un uomo , c osì come ci servirà apprendere le M1,0 N O (ma 'amarot) , che noi chiamiamo categorie (preadicamenta) ovvero , per usare il linguaggio dei logici , i generi più generali : M1:l'N n o :> t:J .:r :v ?:v�n., ?V�' 1 ? .:::J .:r O n JN "MO MU:>,t>.:rn , la sostanza , la quantità, la

qualità, la relazione , quando, dove , lo stato, l 'habitus , l 'agente e il paziente .

Essi ritengono infatti che queste categorie consentano di compre ndere qualunque cosa sia contenuta nel creato . Nondimeno , essi individuano anche ciò che si può dire ed esprimere a proposito degli oggetti c reati e della loro c omprensione e li definiscono predic abili : n,po n?uo ?,.:In T'O .:no , il ge nere , la specie , la differenza ,

la proprietà e l 'accidente . Le quattro cause delle cose Giorno e notte i logici allestiscono trappole e battute di c a c ci a alla ricerca della c ausa di ciascuna cosa ; le cause sono quattro : n,1.:rn ,01nn n'?:>nm ?:vum , la materiale , la formale , l 'efficiente e la finale . Con questi mezzi noi ci illudiamo stoltamente di dare la caccia alla verità i n ogni questione , per mezzo di una dimostrazione evidente , c ome si suoi dire , c he è detta n�10 (mofet), cioè passando da un estremo all ' altro , c ome dalla linea di partenza fino al traguardo , con metodo detto �pn (heqqes)46 • l sillogismi e le dimostrazioni logiche

Tuttavia per quanto costoro siano in grado di ostentare una brill i mte intelligenza e grandi circonlocuzioni , virtù più appariscenti c he reali in verità , i nostri insegnarono così : n1o,pn 'M�o n�101 �pn ? .::> ,.:�nn" N�1J c n o ,nN c"?1.:::J .l C'N,pJn cm C"p?n n�?�:> n Jt>pm n?nm N,pJn N1m ?M1von p?nn 'J�m Jt> pn n.:rpn N,pJn N1m vp1.:::1 o n 1 ? N 0 1 ? n .l n n _:r p N,pJn N1m �p1.:::1 0 n N 1 � J ,�.,?�m ' :V .:r O N ?1.:::1 .:1 n ,?1n , Ogni sillogismo e ogni dimostrazione sono composti di due

proposizioni, o premesse , la maggiore e la minore , secondo tre parti chiamate termini. Uno è il soggetto e si chiama termine minore . Il secondo è la copula e si chiama termine medio. La terza è il predicato, detto termine

46 Questo term ine traduce nella terminologia filosofica ebraica medievale il greco •yllosumos .

20

maggiore . Tramite questi termini si ottiene la conclusione4 1. Sec ondo loro, è

con questa rete , con questo amo , con questo vischi o , con questa esca , con questo lacciolo c he si c attura la libera verità. Essi se ne servono indisti ntamente , e spesso invano , tanto nell 'indagare le realtà soggette alla natura , quali sono gli oggetti della fisi c a , o associate alla natura , c ome le nozioni matematiche , tanto per quelle che si sottraggono alla natura , c ome gli oggetti della metafisi c a .

Essenza degli argomenti teologici, loro profondità e cause della loro diffi coltà Questi ultimi sono per defi nizione liberi e separati da ogni vinc olo di na tura , da ogni materialità e da qualunque movimento : noi li c hiamiamo argomenti teologici ed essi non sono soggetti ai giochi di parole e ai sofismi sillogistici . In effetti , in termini rigorosi , di questi argomenti non si dà scienza ma una conoscenza più sicura e più certa . È questo ciò c he sostiene Ari stotele nel primo libro della famosa Metafisica : Il possesso di questa conoscenza è cosa più che umana48 , Ciò è dovuto al fa tto c he , c ome possiamo c o nsta tare , essa è rara , e uno su mille la raggiunge , c ome se fosse un dono divino anzic hé una conquista umana ; in secondo luogo , per l a sua estrema diffic oltà , dovuta , a mio parere , alla debolezza originaria del nostro istinto intellettuale . Questa idea è suggerita da Zofar nel libro di Giobbe attraverso una metafora : L 'uomo nasce come il piccolo dell 'onagro49 • Dunque la c ausa risiede nella povertà e nel limite dell ' attitudine naturale dell 'uomo , per quanto aiutata dal socc orso del sapere . Ed è per questo c he da lungo tempo i fanciulli ingenui , all 'epoca in cui abbandonano gli ottimi studi letterari , ingannati da cattivi maestri , vengono istruiti nell 'uso di miserabili sofismi , persuasi da questa gente che non ascolta altro c he a ut aut c o n tutto il relativo bagaglio di proposizioni e corollari . La situazione è aggravata dal fatto che i giovani vengono promossi troppo presto ai gradi superiori , prima che siano in grado di affrontare speculazioni c osì elevate , mentre si sarebbero dovuti esercitare ancora a lungo nello studio delle lettere . Per questa ragione si abbattono , stanchi di aver faticato invano su una strada irta di ostacoli , prima ancora di raggiungere una venerabile età , anzi quando sono anc ora nel fiore degli anni . Ascoltate , ve ne prego , le parole di Giobbe : La sapienza si trova presso gli anziani, nella lunga t•ita la

prudenza 5 0 .

47 1 1 passo si legge nella prima edizione dello Spirito di grazia ( Rua� �en) , Colonia 1 5 5 5 , p. 1 2 5 ,

anche se non fa parte

  • il J':l�il '11:nil 1110�? 0'?1:>' l'il C'N' .:lJil ?:> N? il � O , Non tutti i profeti furono in grado di ascoltare la parola dalla bocca 59 di Dio se non il solo Mosè . Voi dunque , uomini ottimi , cui sono affezionato a c ausa dei comuni interessi , fa cilmente comprendete ciò c he avevo tralasciato

    54 Ecci. 10 , 10 . 55 Ecci. 7 , 2 4 . 5 6 Prov . 2 , 6 . 5 7 E s . 20 , 19 .

    5 8 Pirqe A vot l , l (le traslitterazioni dal Targum e dalla Milnah sono quelle di Reuchlin , noi trasc riveremmo rispettivamente neqabbel e qibbel) . 59 11 testo ebraico usa l 'espressione dibbur ha-Sekinah, che Reuchlin traduce eon l 'espressione al> ore Dei. Per il testo citato cfr. ms Halberstam 444 , c . 38 v .

    23 d i sottolineare : la Cabbal a , donata da Dio , è una disciplina indispensabile per il genere umano ; senza di essa nessuno può raggiungere il traguardo c osì raro e così difficile della comprensione delle realtà divine , c he non sono soggette né alle argomentazioni razionali dei mortali , né ai sofismi irti di spine delle dispute , né ai sillogismi umani , proprio in virtù della loro natura divina . A maggior ragione realtà così grandi , così grandiose , così infinite non potrebbero essere dominate anche se si dedicasse a questa impresa uno sforzo costante per una vita intera , o anche più di una vita , e perfino se gli anni dell a nostra vita diventassero secoli . Noi viviamo nel fango , nel l ' a rgilla , nel grossolano impasto del nostro corpo mortale e percepiamo ogni cosa attraverso i sensi c orporali . I maestri degli Ebrei dicono infa tti : ,,;m'? ' .:> '1 f�H? ' N 'N O , , '1V.:1'7 M'V'1N.:1 n v v o n .:> , è impossibile per un essere di carne e di sangue spiegare la potenza dell 'opera di Be-re 'jit 60 • Tanto più allora se si tratta della Merkavah.

    La scie nza superiore si affida ai risultati della scienza inferiore Perciò occorre che facciamo come sono soliti insegnare gli autori di opere tecniche e scientifiche : dobbiamo credere a chi è esperto nella propria disciplina . Infatti , il logico si affida al grammatico per ciò c he c o ncerne il discors o , mentre il retore recepisce i temi delle argomentazioni dal l ogico , il poeta e l ' oratore si affidano al musicista , il geometra si serve di c onclusioni dell ' aritmetico e l ' astronomo ha fiducia nei numeri , nelle figure c nelle misure del ma tematico. Per le realtà che superano la natura si utilizz ano congetture avanzate a partire dalle scienze naturali . Ogni scienz a superiore si basa sulle c onclusi oni delle scienze i nferiori né si impegnerà a verific are ciò c he è già stato stabilito da un 'altra disciplina , poiché ripone fi ducia nelle sue a ffermazioni . Altrimenti , una vita intera non basterebbe a esaminare c ompiutamente la più piccola ragione di una qualsiasi disciplina . Se ciò è vero per le attività umane , le più banali e comuni , nelle quali si riceve · co n l 'ascolto l a tradizione c s i presta fede a coloro che sono reputati esperti nel proprio c ampo , penseremo forse che si debba tenere in spregio la tradizione degli uomini santi c la scienza ricevuta a proposito delle sublimi realtà divine , c he possiamo raggiungere a malapena con le nostre forze da soli o , tutt'al più , i n due? Questa si c hiama in ebraico Cabbala .

    Definizione della Gabbala . l Cabbalici, i Cabbalei e i Cabbalisti In effetti , l a Cabbala è la ricezione simbolica della rivelazione divin a , tramandata p e r c onsentire la contemplazione d i D i o e delle forme separa te ,

    60 Maimonide, G uida dei perplessi, I ntroduzione ; cfr. ed. MAI M O N I D E 1 9 7 9 , p . 15. Per i concetti di Ma 'aseh Be-re 'lit e di Ma 'aseh Merkavah mi limito a rinviare a SCHOLEM 1982 , pp. 3 7 5-379 .

    24 c he apporta la salvezz a . Coloro c he l ' hanno ottenuta per ispirazione divina si c hi amano Cabbalici , mentre chi ameremo Cabbalei i loro discepoli ; infine , a c oloro che si sforzano di imitarli , è riserva to il nome di C abbalisti , insieme a c oloro c he si affaticano quotidianamente nello studio delle opere di questi ultimi » . Marrano disse : « Per quanto mi riguarda , o Filolao , s e mi consenti , c redo c he questo Giudeo abbia saputo raccogliere in un solo manipol o , c o n un'eloquenza degna d i Nestore , tutto c i ò c he si poteva dire dell a Cabbal a , facendoci c onoscere i l significato del suo nome e la sua origine . Egli h a esamina to se esista in natura o t r a l e attività umane qualcosa d i simile a c i ò c he si c hiama Cabbal a , quindi quale n e s i a la causa ovvero p e r quale ragione essa sia ciò che è , a che cosa sia utile ed entro quali limiti , se essa sia necessaria per raggiunge re la contemplazione divina , in quanto questa sia possibile a un uomo adatto e a essa preparato. Inoltre , ba spiegato chi si definisce C abbali c o , chi Cabbaleo e chi infine Cabbalista : c he bisogno c 'è di al tre p arole? Tutto il suo discors o , dall 'inizio alla fine , è degno di lode perché non è rimasto ai nostri occhi un solo punto oscuro » . All ora disse Filolao: c Marrano , tu hai sciolto gli ormeggi , ti sei inoltrato al largo in un mare vasto e difficilmente navigabile , ma non sei ancora giunto in porto . Ciò c he Simone ha tratteggiato come i n uno schizzo sembra c he tu lo veda attraverso una cortina di fum o , o una c oltre di nuvole . Infatti , finora noi non siamo nemmeno giunti alle porte d'ingresso di questa arte . Così mio caro Simone , tu che sei il più contemplativo tra gli Ebrei , ti saremo grati se vorrai proseguire . Fino a questo punto ti sei limitato a darci l 'opportunità di riflettere più ampiamente sull 'arte cabbalisti c a . Ma qual è l 'oggetto di quella rivelazione , chi lo ha rivelato , chi ha ricevuto la rivelazione , a c he cosa serve quella ricezione , qual è il metodo di quest' arte attraverso la quale , stando a quanto si dice , è possibile operare miracoli? Infa tti è soprattutto quest'ultimo punto che mi ha spinto a venire fin qui da un paese c osì l ontano » . « Anzi tutt o , mi toc c a protestare - disse Simone - contro l ' accusa c he Marrano mi ha mosso poco fa , parlando di un'eloquenza degna di Nestore . Questa espressione costituisce per me , in quanto filosofo e i n quanto ebre o , un obbrobri o , c ome l e iperboli degli innamorati .

    La brevità del discorso non consente l 'ornamento dell 'eloquenza L 'eloquenza richiede infatti abbondanza di parole e di argomenti e non può a c c ontentarsi di un discorso così breve .

    Gli Ebrei preferiscono la verità del discorso all 'ornamento dell 'eloquenza Noi Ebrei non siamo soliti ricercare gli abbellimenti dell 'oratoria . Noi abbiamo imparato fin da picc oli a esprimerci con le parole e a non

    25 u n vano eloquio e preferiamo la verità all 'eleganza . Ma soddisferò brevemente il vostro forte desiderio affinché , affaticati dalle vostre lunghe e pericolose peregrinazioni , io non vi lasci a bocca aperta , con l ' a nimo in apprensione , incantati da futili misteri . Poiché , come pare , mi avete ascoltato senz a dare il benché minimo segno di noi a , vi dirò quali tracce e quali indizi mi hanno consentito di mette rmi in cerca di una definizione della C abbala e alla fine di raggiungerla .

    Gli inesperti presero un abbaglio a proposito del nome della Cabbala Volevo evitare c he vi c apitasse di prendere un abbaglio sul nome stesso della C abbal a , c ome è accaduto a certi sofisti meritevoli davvero di irrisione . A c ausa della loro dissennatezza o , se preferite , della loro superficialità , affermarono che Cabbala era il nome di un uomo diabolico ed eretico da cui sarebbe derivata la setta eretica dei Cabbalisti . Cerc ate , se potete , di astenervi dal ris o , per quanto lo sproposito sia grosso : non bisogna prendere alla leggera le assurde mostruosità di questa gente .

    La Cabbala è fondata nella terza regione delle conoscenze e non può essere attinta per mezzo dei sensi o del sillogismo Vi esporrò le c ose che mi avete chiesto di chiarire facendovi notare c he la C abbala non può essere ricercata né attraverso il c ontatto rozzo dei sensi né attraverso gli argomenti inoppugnabili della logic a . Il suo fondamento si trova nella terza regione delle conoscenze , dove non esiste un giudizio cogente , nessuna prova evidente , né sillogismo dotato di forza dimostrati v a . Anzi , l a stessa ragione umana non vi predomina . In essa prevale una forma di c onoscenza superiore , in cui l a luce della mente , proiettandosi sull 'intelletto , spinge la libera volontà a c redere . Infatti , ciò c he è percepito dai sensi è al di sotto della scienza e ha un grado di certezza superiore a quello della ragione . Ciò che è ispirato dalla mente lo poniamo al di sopra della scienza essendo più solido del discorso razionale . H o i nsistito a lungo su questo punto perché non pensiate che una realtà c osì divina sia s oggetta ai deboli ritrovati dell'uomo o, come si suoi dire , alle leggi della logi c a . Perdonatemi , amici , s.e n o n v i offro u n discorso meditato i n precedenz a m a affronto i problemi via via che m i s i presentano. O r a però mi affretto a rispondere alla vostra domanda sull ' oggetto della rivelazione . Nessuno mi convincerà c he voi intendiate essere informati su tutti gli arti c oli della fede . Essi sono quasi infi niti . Vi di rò piuttosto qual è il c ontenuto dell a rivelazione primitiva , universale ed essenziale , al quale si riduce e si riferisce ciascuna rivelazione divina » . « Proprio questo intendo » . Disse Filolao.

    26

    La prima Cabbala fu, dopo la caduta , la rivelazione divina della salvezza universale Allora

    Simone

    disse :

    « Bene .

    Di

    nien t ' altro

    si

    tratta

    c he

    restaurazione dell 'intero genere umano d o p o la primi tiva c a duta . c hiamiamo il 17 1!:.1'

    (yeJu 'ah) ,

    mentre i latini la c hiamano

    salus

    dell a Noi la

    (salve z z a ) .

    Que s t a è la prima rivelazione c he s i a s t a t a offerta alla nostra specie ; non v e n e fu alcuna p rima , se i l mio computo delle origini del mondo è e s a t to .

    Adamo, mosso dall 'illuminazione naturale , disse : • Questa volta è osso delle mie ossa• N o n fu i n sogno , c ome fosse u n indovi no , c h e l ' uomo p a r l ò della sua sposa dopo essersi svegliato e disse :

    della mia carne 6 1 .

    Questa volta è osso delle mie ossa e carne

    Ma quando si fu ben svegli ato , si a c c orse c he gli m a nc a v a

    u n a c o s tola a un fianc o . D o p o aver passato in rassegna , uno p e r uno , tutti gli a nimali della terra , del mare e del cielo , improvvisamente egli , c he era un uomo robusto , vide Eva , una raga z z a piena di s alute , di bell ' aspetto , dallo sgua rdo a ttraente e piena di vi t alità

    (energia) .

    Egli c ominciò a d ardere di un

    desiderio ri c ambiato e si sentì colmo di a t trazione per l ' a c c oppi amento , una sensazione c he non aveva prov a to verso nessun altro essere a nimato . C o s ì dic e i n fa t ti Ele a z a r , il n o st ro maestro , e S alomo n , il classico c omment a tore

    delle s a c re s c ritture : 11"117 , il'1'1pru I'Ò1 il'n1 il O il � 7� 7 v D,N N �t:.l il t:.! N il '? v N�t:.l ,V Dil � , Adamo si avvicinò a ognuna delle bestie e degli

    animali e i s uoi sensi non erano eccitati finché non a.rrivò alla s ua sposa6 2 • Gli Ebrei sono perseguitati a causa di un 'interpretazione distorta

    S ulla base di ques te parole , oh lealtà uma na ! , alcuni u01nini perversi , se almeno si devono considerare uomini e non piuttosto demoni in c arne e ossa

    e

    spet tri

    deliranti ,

    hanno

    fabbricato

    malignamente

    una

    c ontorta

    menzogn a . Essi hanno sobill ato il mondo cristiano contro di noi , che pure viviamo senza fa r male a nessuno e in pace secondo le leggi dell ' Impe r o . Ma costoro , c ome spesso altrove , così recentemente in questa città 63 , dec i s i a suscitare uno sc andalo senz a risp a rmiare le c a lunnie più infami , hanno interpretato

    falsamente ,

    secondo

    la loro

    abitudine ,

    le

    p a r ole

    dei

    nostri

    maestri . Essi i nterpretano così : Adamo si a c c oppiò ignobi lmente c o n tutte le besti e e gli a nimali .

    O Buon D i o ! Che sfronta te z za per dei simili vergognosi

    p erdigio rno , a p poggia ti dal consenso e dal favore degli epigoni dei solisti .

    6 1 Cen. 2 ,2 3 . 6 2 Selomoh ben Yql}aq ( R aAi) , Commento a Gen.

    2 ,2 3 . 63 Pfefferkorn e Hoogalralen, infa t t i , n o n disdegnarono di far ricorso a sim ili argomenti, cfr. l'introduzione .

    27

    Infa tti , m a i la parola Nl� ,

    (bo)

    sec ondo l 'uso proprio del l a li ngua e b r a i c a

    designa l ' a c c oppiamento lussurioso anche se , talvolta , s e c o n d o la ne cessità del c o n te s to o dell ' a rgomento e in ossequio al pudore , viene usato c ome metafora dell ' a c c oppi amento naturale con la donna . Per esempio , al c a p i tolo s e di c e simo dell a

    lei64 •

    Genesi: Vieni presso la mia serva : forse avrò dei figli da (bo) , cioè « Vieni presso la mia

    In questo c a s o abbiamo la forma N �

    serva » e non « unis c i ti alla mia serva » . Ma il c aso c he stiamo es aminando è ben diverso ed essi , per quanto disone s ti , non p o s sono dare una simile i nterpre tazione , se non altro perché è impossibile . Infa tti c ome è p o s sibile che un uomo grande e grosso come Adamo si sia c o ngiunto c a r n almente con una cimi c e , una pul c e , una mosca o una cicala? H o ric ordato ques t o ep i s o di o perché non si presti fede a lle accuse che ri cavano d a l l e S c ri t ture , c he non questi falsari , questi spregiudi c a ti transfughi 65 , maldi c e n ti e

    conosc ono ,

    maledetti , desti tuiti di ogni credibilit à , in questa c ome in qualunque altra c i r c o s t a nz a . Dopo

    questa

    digressione ,

    ri torno

    al

    punto

    c he

    stavo

    tratta ndo .

    Quando l ' uomo e la donna e rano soli al mondo e l ' uomo percepì in virtù del sempli ce i s tinto n a turale che la donna gli apparteneva , ciò non era a n c o r a la C abbal a . Si trattò piuttosto dell ' a tto di un ingegno p a r ticol armente acuto , un i ngegno

    c he vediamo all ' opera

    quando il

    protoplasto ,

    gi à signore della

    n a tura , dette autonomamente un nome a tutte le c ose : ne r i caviamo c he s i t r a t t ò d i un a t t o d i volontà e n o n d i natura . N o n è poi i r ragionevole che Adamo abbia temuto , dopo l a trasgressione della legge , la c ondanna a morte c he gli era stata minacciata . Egli comprese , guidato dalla ragione , c he l a pena non s a rebbe stata c orporale quando , subito dopo aver mangi a to dell ' albe ro , non si sentì morire . Così , secondo R amba n 66 , egli c omprese c he s a rebbe dovuto morire nel pec c a t o , ed è così che interpretiamo quel passo a n c he noi C abbalisti . Ora , vi domando , in tutte le cose che abbiamo det t o c 'è qualche t r a c c i a della rivelazi one divina? Fino a questo punto noi n o n abbiamo t r o v a t o nul l a c he possa fa r anche s o l o dubitare che A d a m o a b b i a a g i t o i n o s s e qu i o alla ragione o per impulso d e i sensi .

    La prima trasgressione della legge divina lasciò il segno s ulle generazioni s uccessive Poi però c i fu quella funes t a trasgressione della legge , quell ' o ffes a c o ntro l 'immensa bontà e grandezza d i Dio , quell'infausto a t t o teme r a ri o , quella c o ncupiscenza c ontagiosa , quella peste dev a s tante sini s t r a e virulen t a , quella piaga infame e corruttrice del ge ne re umano , che ha c o ntinuato a

    64 Gen.

    16,2. 65 L'allusione è , evidentemente , riferita a J . Pfefferkorn. P e r l'atteggia mento d i disprezzo riservato da Reuchlin a i convertiti, cfr. AWERBUCH 1993. 66 Si tratta di un acronimo d ' uso comune nella tradizione ebraica per indicare R a bbi MoAeh ben NaJ.tman di Gerona , detto a nche NaJ.tmanide ; qui è citato il Commento a Gen. 2 , 1 7 .

    28

    serpeggi a re n e l fiume dell a semenza umana su tutti i discendenti . L a fragile c on di z ione uma na , pur avendo prodigato ogni sforz o , non ha saputo trovare il modo o l a m a niera di espiare e storna re quella c ol p a . Fu proprio a questo punto , cioè quando la disperazione , la più a troce delle malattie , s t a v a p e r prevalere ,

    c he

    si r e s e necessario l 'i ntervento bene fi c o

    della

    rivel a z i o ne

    divina .

    Il contenuto della prima Cabbala fu: « Che egli non stenda la sua mano e non colga ilfrutto dell 'albero della vita • Il Dio c re atore non aveva abbandonato del tutto la sua c re a tura ma gli infuse una

    speranz a :

    non sarebbe stato impossibile

    c he quel deli tto

    smisura to , sebbene commesso contro l a Sua infinita maestà , p o tesse essere , entro un determinato lasso di tempo , prescritto , c a ncell ato , es tinto .

    Dio

    E adesso egli non stenda la s ua mano e non colga il frutto dell 'albero della vita , ne mangi e viva in eterno . E il Signore Dio lo cacciò dal paradiso della felicità 6 1. Que s t a fu dunque disse agli a ngeli , in presenza di Adamo :

    l 'ultima parola c he quell 'infelice udì dalla b o c c a di Dio , mentre s t a v a per e s sere c ac ci a t o dal giardi n o . Tuttavia propri o grazie a ques t a p a rola , pur fra tanta amare z z a e pianto , egli ricevette , al c o s petto del

    suo Creatore , l a

    speranza certa c he quella terribile sentenza avrebbe p o tuto essere revoc a t a , dopo un c e r to temp o , a opera della misericordia di Dio . Questo è c i ò che

    A desso , cioè i n questo egli non stenda la sua mano e non prenda il frutto dell 'albero della vita. Non a c a s o Dio aveva aggiunto alle sue parole l 'espressione adesso (nunc) ovvero in questo momento (iam) , che indica il tempo p resente . Egli dicono le p a role della maledizione . Dio i nfa tti di sse :

    momento ,

    voleva c osì sugge rire c he l a sentenza non s a rebbe stata definitiva ma anzi g\i uomini a v rebbero p o tuto ottenerne l ' annullamento in futuro , quando fosse giunto un uomo destinato a nutrirsi dell ' albero della vit a . Adamo n o n doveva dubitare c he , quanto a lui ,

    D ' altra parte

    avrebbe subìto l a pena

    i rrevoc abilmente finché l a vita rimane v a nelle sue membra . I nfa tti , Dio non s a rebbe pitì stato con lui e non gli avrebbe più parl a t o fa c c i a a fac ci a , c ome per il p a s s a to , un segno evidente del Suo s degno . Adamo si era alienato l a benevolenza d i Dio , infatti Egli , che u n tempo parlava c o n c i a s cuno degli a nimali e delle fiere , disdegnava oramai di parl a re fac c i a a fac cia con l 'uomo p e c c a tore .

    E tuttavia il

    Padre

    clementissimo ,

    per non privarlo

    di ogni

    c onsolazione , gli mandò subi to un angelo per insegnargli più compiutamente l a ripara zione futura di un così grave disas tro .

    C o sì s c rivono i n fatti i

    YefÌra.h: 1'M D M ' M1.:l., M1.:lNMV '? N't., D , N ?v 1.:1., D'Vn' D'�N'?o , l maestri dei patriarchi furono angeli famosi e quello di Adamo fu Raziel68 . Questi , per volontà di Dio sommo , gli C abbalisti

    nei

    loro

    c ommenti

    al

    libro

    67 Cen. 3 , 2 2 a. 68 Cfr. il Commento dello pseudo-Rabad al Sefer Yefirah.

    29

    m o s t r ò la

    via

    dell 'espiazione e gli

    insegnò

    per mez z o

    della

    C abbala

    a

    comprendere allegoric amente la parola divina , nella quale non c 'è una sola p a r ol a , né una sola lettera , per quanto mi nuta e fragile , né un solo a c c e nto c he siano privi di signi fi c a t o . Mi r i v olgo a te , Filol ao e a te , Marrano , dottissimi fra tutti i d otti , e vi p rego di a c c e t ta re le mie scuse : la mia religione mi vieta di rivelare segreti c osì riposti e arc ani agli estranei alla nostra religione e ai non inizi a ti al rito giuda i c o . L a conoscenza di questi segreti è spesso nega t a , D i o mi è testimone , persino ai nostri s tessi discepoli a tal punto c he è raro trovarli e s p o s ti nei libri , sempre c operti di veli ed enigmi . Infa tti c osì si legge nel T a lmud :

    T'N

    Tl:lJ1 C'�'1n C-'n1 yv1''? N'? N il '11M ''1110 0''1 010 , l segreti della Legge non sono rivelati se non a un maestro saggio e a un mago atto a comprenderli69 • Così ora devo continuare a p a rl a re o devo tacere? C i ò c he mi

    �n'?

    fa esitare sono , da una parte , i divieti dei maes tri e , d ' altra p a rte , l ' a rdo � e di

    c onoscere le realtà sublimi c he vi infiamma entrambi , alimenta to , c redo , d a una sci ntilla divina . Ora o s e r ò temperare , i ndulgendo a m e s te s so , il rigore dei

    precetti .

    lo

    vedo

    il

    sole

    c he

    dispensa

    la

    propria

    luce

    aT

    tutti

    indistintamente , una volta c he si siano rimossi tutti gli ostacoli . lo dunque vi dirò , seppure senz a alcuna eleganz a , secondo il c o stume del nostro popolo , e c os ì c ome p o trò , ciò c he ho appreso dei di sc orsi di uomini s a pientissimi e degli

    s c r i t ti

    divini

    che

    ci

    tramandarono .

    Inoltre

    spiegherò

    il

    dis c o r s o

    particolarmen te o s c u r o che il Crea tore tenne al co s petto degli angeli nel tempio della Sua divinità . Ora Dio disse :

    Ecco Adamo è come uno di noi 70 ;

    non disse ' c ome uno di voi ' , ma ' c ome uno di noi ' . Infatti in ' voi ' ( angeli ) c 'è numero

    e

    pluralità .

    In

    'noi ' ,

    cioè

    in

    Dio ,

    è

    l ' unità

    illimi tata ,

    eterna ,

    i n fi ni tamente semplice e assolut a . E anche la stessa unità degli angeli , se esiste , non può essere paragonata a quella di Dio . Dio dunque n o n p o tè aggiunge re se stesso al numero degli angeli quando p a rl ò di unità perché non può esistere nul l a tra Dio e gli angeli che abbia i l c arattere dell 'uni t à : tale è la distanz a fra c r e a tura e C rea tore .

    Un Adamo terrestre dalla terra e un Adamo celeste dal cielo Cos a signifi c a no allora le parole di Dio :

    n.oi ?

    Ecco Adamo è come uno di

    Da ques te parole noi congetturiamo c he c 'è un p rimo Adamo , quello

    celeste che fu mostrato agli angeli del ciel o , un essere provenie nte da Dio· c he lo aveva creato c o n la Sua parola , e un secondo Adamo , quello terrestre , s c a c ci a to da Dio , c he lo aveva formato dal fango c o n le Sue mani e poi e spul s o dal giardi n o . II p r i m o è tut t ' uno con Dio , il s e c o n d o non solo si distingue d a l p r i m o ma è altro , e insieme a l t r a cosa , rispetto a D i o . C osì dopo l a sventurata

    69b1Jagigah

    13

    a; cfr . Maimonide , G uida l, 34 (cfr . inoltre l,

    7 1 ).

    I l termine che Reuchlin rende

    7on magw è l 'ebraico lal].al che designa letteralmente l 'incantatore (di serpenti). Gen. 3 , 2 2 .

    30

    c a duta del genere umano Dio informò gli angeli c he l a salve z z a s a rebbe stata restaurata i n futuro . Egli i nsegnò attraverso chi tale res t i tuzione s a rebbe giunta , non però quanto avrebbe potuto , ma quanto gli angeli e rano i n c on di z i o ne d i c omprende re . Provvisoriamente mostrò agli a ngeli c hi a vrebbe redento il genere uma n o . Già allora infatti era stata esa ttamente predestinata la

    s a l ve z z a

    degli

    uomini .

    Pe rciò

    Dio

    disse :

    Ecco

    que l l ' Adamo

    c he

    è

    essenzialmente e non è stato creato dopo di voi o dopo la c rea z ione del mondo m a c he esiste da sempre , prima dell 'intera creazione , tutt'uno con noi prima dell 'ini z i o del temp o . Onkelos ha espresso questo concetto i nterpretando i n c a l d ai c o : il ' J O No7v � , , , n , i1 1i1 C , N Ni1 ,

    Ecco Adamo fu i l mio unigenito , nell 'eternità a partire da me stesso. È la ste s s a p a r o l a rivolgendosi ad Abramo : Prendi tuo figlio, il t uo unico figlio1 1 •

    o v vero il mio . uni c o , c he Dio usa

    Dio dunque , dopo aver indic a to agli a ngeli la persona del redentore , temendo c he essi pensassero c he questo redentore avrebbe stornato subi to , p e r mez z o di u n a qual c he intercessione , come se nulla fosse sta t o , l 'i nfamia di u n c rimine

    tanto

    s c ellerato ,

    dissipò immediatame nte

    ogni

    dubbio

    rinviando

    Adesso, in questo tempo, questo mio unigenito nell 'eternità, che esiste a partire da me stesso, non stenda la s ua mano e non prenda anche dell 'albero della vita. Ciò l a s c i a v a chia ramente l 'impresa al futuro . Infatti Egli soggiunse :

    intendere che ciò che p roibi v a in quel momento lo avrebbe concesso in futuro . Gli a ngeli nella loro sagge z z a avevano compreso c he c i ò c he non era p o s sibile allora lo s a rebbe stato un giorno : l a rovina c ausata dal frutto del l ' albero s a rebbe stata riparata per mez z o di questo Adamo celeste , c he c o ndivide c o n Dio l 'eternità. Così tutte le s c hiere del cielo al c ospetto del S ignore dell 'universo assiso sul Suo trono , c ome dice Miche a ,

    e alla Sua sinistra1 2 ,

    alla Sua destra

    Gli resero grazie per la Sua immensa cleme n z a nei

    c onfronti della fragilità dei mortali .

    La restaurazione della salvezza mediante l 'albero (lignum) rivelata dagli angeli, e la natura del Salvatore Dunque l ' angelo Raziel fu invi ato a d Adamo , abbattuto e i n l a c rime , per c onsolarl o e gli disse : Non essere oppresso oltre il limite dalla pena e dal rammari c o per a ve r c o ndotto alla rovina e strema il genere umano . Questo p e c c a to originale sarà espiato : dalla tua discendenz a , i n fatti , nascerà un uomo giusto e p a c i fic o , un eroe , il cui nome c o nterrà « nelle miseri c ordie » queste quattro lettere I H U H . Egli stenderà la sua mano c o n fede retta , c o n u n ' o fferta di p a c e e c oglierà i l frutto dell 'albero della vita .

    Il frutto d i

    que s t ' albero s a r à l a salve z z a d i tutti c oloro c he sperano . A l termine di questo discorso Adam o , c ondannato e a ddolorato , circ ondato dall 'infelic i t à i n c ui e r a precipitato , dal dolore , dal pianto c he lo opprimeva nella sua grande

    71 Gen. 2 2 ,2 . 7 2 l Re 22 , 1 9 .

    31

    s c iagura , grazie alla fiducia in Dio , c oncepì l a speranza di riparare l a propria colpa. Egli fu preso da un amore straordinario verso il suo C reatore e rese grazie alla clemenza divina . Questa fu la prima Cabbal a , i l primo annuncio della salve z z a . C he c o s a gradita ! C he c ausa desiderabile ! C o s a vi p u ò essere di più bene fic o ,

    di

    più

    piacevole?

    Quale

    grazia

    maggiore

    gli

    esseri

    superiori

    p o tevano c o ncedere alla condizione di sperata dei mortali? Vi può essere una c o nsolazione più grande dell ' annuncio della salvezza c omune ai prigionieri ?

    Tutta la Gabbala si riassume nella rivelazione della restaurazione Questa è l a rivelazione più sacra e più sublime , c ui si riducono tutte l e rivel azioni divine , questa la tradizione sommamente desiderata , que s t a l a ricezione sommamente salutare i n cui s i ricapi tolano tutte le rivelazioni tramandate dalla Cabbala , tutte le tradizioni di argomento divino e tutte le c o noscenze celesti . In essa raggiungono l ' unità e si esp rimono tutte l e visioni dei profe ti e le meditazioni dei beati . Così , dopo c he A d amo ebbe riferito esplici tamente all a sua donna tutte queste c ose , c ominciò i n sua presenza a s a c ri fi c a re a Dio su un altare che aveva cos truito , perché la p o s terità potesse ricordare e rendere grazie . Così i nostri maestri ci hanno insegnato : Cl� ,!)

    ,,�

    vitello1 3 .

    .::J 't ,pi1

    J1�N,i1

    C1N , allora Adamo offrì per la prima volta un

    E d Eva , futura madre dei viventi , placata l a di sperazione , dopo c he

    il marito la c o nobb e , c oncepì e partorì il suo primogeni to . Allora , piena di una gioia immensa e indicibile , esclamò : i11i1't

    MN

    lettere ( I H U H ) 74 ,

    �'tN

    pensando di

    aver generato il

    salvatore

    'tM'tJp , Ho acquistato quest 'uomo delle quattro

    riferendosi alle le ttere di cui aveva parlato l ' angelo . Ella

    c hiamò Caino c olui c he aveva a c quistato. Dopo che i suoi geni tori compresero

    c he egli , c o ntro le loro speranze , era di carattere malvagio e pervers o , c oncepirono u n altro figlio e generarono Abele . In segui to trasmisero ai due figli adolescenti questa Cabbala , cioè quanto avevano udito a proposito della restaurazione

    della

    salve z z a .

    Quanto

    Abele

    amò

    a rdentemente

    questo

    messaggi o , tanto Caino l o dispre z z ò . Abele fu indotto a pensare c he proprio da lui c i si aspettava l a salvezza rivelata . Egli sentiva di godere del fav o re di Dio per l a sua fede retta e l a sua offerta gradi t a : Dio infa tti guardava lui e i suoi doni , mentre non guardava Caino e le sue offerte . Perciò cominciò a desiderare

    appassionatame nte ,

    con

    il

    cuore

    e

    con

    la

    mente ,

    il

    frutto

    del l ' albero della vita . Egli riteneva c he questo frutto c o nsistesse nel sacrificio della vi t a : e c c o perché era stato c hiamato albero della vita ; la vita doveva

    73

    La citazione proviene da Yosef Giqatilla , Sa 'are $edeq , f. 2 1 del manoscritto A. 2857 della B ibliothèquc Nationale di Parigi menzionato da F. Secret (cfr . S E C R ET 1 9 74c , p. 55 , n . 75 ).

    74 Gen. 4 , 1 .

    32

    e s se re o fferta mediante l ' albero

    (lignum1 5)

    al Creatore c he l ' av e v a data . Così

    egli tentò di stendere la mano per cogliere , inghiottire e c o nsumare : questo infa tti è il signi fi c a to del verbo 7 :>N l ' odio

    del

    fratello

    nei

    suoi

    (akal) .

    confronti

    Perciò sopportò pazientemente

    e,

    poiché

    que s t ' ultimo

    cerca v a

    l ' o c c asione per venire a l le mani e s i t r o v ò in p red a a un'ira violent a , non c e r c ò di amma nsirlo con p a role di mi tez z a ma preferì tacere del tutto . Quando poi vide Caino che lo minacciava di morte con un ramo stra p p a to da un albero o c o n una clava di legno , ne fu estremamente felice perc hé sperava di e ssere ucciso c o n il legno

    (lignum) .

    Infatti , non si faceva ancora uso del

    ferro prima di Tubalc a i n , c he fu il primo fabbro a lavorare il fe rro e il rame con il martello 76 • Dunque Caino , armato di una grossa clava di legno , parlò a suo fratello Abele .

    A bele e lo uccise11•

    E mentre erano in campagna Caino aggredì s uo fratello I L a tini aggiungono , nella lettura di questo passo , c he

    C ai n o disse : « A ndi amo fuori » , c he però non si addice al c ontesto della S c rittura 7 8 . L 'inerme Abele non oppose resistenz a al fratello ma si offrì alla m o r te volentieri e in piena c o nsapevolez z a , pronto non solo a p agare per noi il debi to con Dio ma anche a saldare inte ramente , se fosse stato p o ssibile , il debito della colpa originale e a fare di sé una vittima sacrifi c ale di espiazi one . D o p o la mo rte di Abele , c he non aveva lasciato figl i , Adamo attese molto a lungo per vedere se ciò c he non aveva trovato nei figli avrebbe p otuto s c o rgerl o nei nipoti . Ma c he speranza potevano dargli i reprobi disce ndenti di Caino? Ben presto aveva perduto ogni fiducia . Li vedeva infatti tutti qua nti impegnati nelle arti e nelle a ttività materiali , imme rsi in lavori degni di s c hiavi ,

    preoccupati da interessi umili e

    dalle

    necessità

    c orporali

    senz a

    nessun pensiero per le realtà divine , per nulla di nobile , null a di degno di un uomo semidivino

    (heroicus).

    Perciò c hiese a Dio un altro figlio e u n ' a l tra

    discendenza e l ' ottenne . Quel padre piissimo allora , fel i ce oltre ogni dire ,

    Dio mi ha concesso un 'altra discendenza al posto di A bele che Caino ha ucciso1 9 • Egli c hi amò questo figlio , generato a sua immagine e somiglianz a ,

    e s c l amò : Set .

    Su Adamo, come debba essere intesa l 'affermazione secondo cui egli generò anclae demoni Non c he gli altri figli e discendenti non avessero forma e a s petto

    75 Qui, come in molti altri passi simili , è inevitabile c he il lettore avvertilo del testo latino senta risuonare nel term ine lignum , che Reuchlin adopera per designare l'Albero della Vita , un preeorrimento o minoso del lign. u m crucis . Tutto il testo del De arte cabalis tica è costruito secondo questa s tra tegia per cui il let tore crist iano sente confermata ad ogni passo la propria fede senza che ci s ia bisogno di un interlocntore che la sostenga esplicitamente. 7 6 Cfr . Gen. 4 , 2 2 . 77 G e n . 4 ,8 . 7 8 La frase è assente dal testo masoretico ma si trova nel Tarsum di Gerusalemme. 7 9 Gen. 4 , 2 5 .

    33

    umani , anche l o r o erano uom1 m , m a perché fino a quel momento , fatta e c cezione per Abele , la stirpe degli altri poteva essere a buon diri tto defi nit a di abolic a p i ù che

    umana

    per la s u a esec rabile

    c a ttiveria

    e

    per i

    suoi

    detestabili vi z i . Dunque egli non aveva gene rato demoni s o s tanziali , c ome vorrebbero certuni sulla sc orta delle menzogne di ge nte empia e p ro fana , ma uomini inclini al male . Infatti non c 'è altro male c he il vizio e il demoni o . C o s ì , ora c he abbiamo varcato l a sogli a , i o

    mi a c c i ngo a proseguire , s e l o

    volete » . Quelli risposero : « Prosegui senza tral asci are nulla , te ne preghi a m O >> . All ora Simone : « Adamo nos tro padre ebbe d a Set un altro nip o t e , e ancora si ri c o rdava della Cabbala c he gli aveva trasmesso Raziel , secondo cui dalla sua discendenz a sarebbe nato un uomo apportatore della salvez z a futur a . C o s ì i l ni pote fu c hi amato Enos , cioè uomo . Si pensava allora , e l o s i e r a a n che intensamente sperato , c he i l bambino sarebbe stato c hiamato sec ondo la Cabbala dell ' angelo con il nome di quattro le ttere I H U H , o almeno , più c abbalistic amente « nelle miseric ordie >> con la lettera �in in mez z o alle qua ttro le ttere I H U H 80 • Infatti nella storia s a c r a è s c ri tto : ?nm rN i11 i1 '

    OfV .:l

    N'1p? (Az hu]Jal liqro be-�em YHWH8 1 ) , c he i Latini non leggono i n

    modo e s a tto :

    Costui cominciò a invocare i l nome del Signore .

    L 'interpretazione cab balistica della lettera '�in ' è 'nelle misericordie ' Ma

    pochi C abbalisti , e dei

    più

    contemplativi ,

    lo interpretano i n

    maniera p i ù c o rretta secondo l a proprietà della lingua p e r mez z o della

    N''1100.:1 (gimafreya) . Dunque ci si aspettava che sarebbe stato c hiamato mediante la lettera

    �in

    che equivale nell ' arte cabbalisti c a all ' e s p ressione

    0'0n '1 .:l (be-ra�.amim , ' nelle mise ricordi e ' ) e la le ttera me m c he , attraverso il nofariqon8 2 , c o rrisponde alla parola lU"10 (mi-tok) c he signi fi c a 'in mezz o ' , cioè i n mezzo a queste quattro lettere IHU H , c ome s e i l versetto sopra citato dovesse essere letto : i11i1 ' l11"1Q. 7'fV.:J N'1p? ?nm rN (Az hu�.al liqro be-�in

    Mi-tok YHWH)

    ovvero ci si a ttendeva che fosse c hiamato per mezzo dell a

    �in

    i n mez z o a I H U H , c ome se l ' angelo avesse annunciato c he Enos a v rebbe preso il frutto dell ' albero della vita e avrebbe redento il mondo . L ' e roe fu c hiamato

    8 0 Infatti, secondo la gima1reya , la let tera .!in ( 300) equivale all 'espressione be-rai}amim (b = 2 + r = 2 00 + h . 8 + m 40 + y IO + m 40) . 8 1 Gen. 4,2 6 . 8 2 I termini tecnici gimatreya e no1ariqon ricorreranno ancora nel seguito del lesto ; gioverà =

    =

    =

    =

    =

    tuttavia ricordare che la prima (forse dal greco geometria) è uno dei metodi ermeneutici cui la tradizione interpretativa ebraica fa s pesso ricorso ed è basata sul fa tto c he le lettere dell'alfa beto ebraico hanno anche il va lore di cifre: ciò permelle d i s tabilire tra le parole equivalenze , connessioni e derivazioni inattese; il metodo del no1ariqon (dal latino notariacum , o vvero • s tenografia • ) consiste nel praticare una lellura acronimica in base alla quale ciascuna lettera del lesto o riginale diventa l' iniziale di una nuova parola e ciascuna parola dell'originale diventa una s igla .

    34

    I H nelle miseri c o rdie U H . Notate l ' arcano e percepite il mis tero .

    l nomi dei patriarchi furono loro assegnati in ragione delle circostanze Poiché

    egli

    non

    ricevette

    questo

    nome

    per

    ispi razione

    angeli c a ,

    c e s s a rono d i sperare in lui e c ominciarono a d attendere qualcun altro . Infa tti , i nomi dei p a triarchi furono attribuiti loro per ispirazione degli angeli , ossia dei messagge ri di Di o , in ragione di c erte circostanze sia p a s sate , c ome nel c a s o di C aino , c he fu c osì chiamato da 'ho a c quistato ' , s i a p resenti , c ome nel c a s o di E no s , c he ap punto era un uomo , sia future , c ome per Abele c he fu c hi amato geni tori 8 3 •

    così perché sarebbe stato motivo di dolore per i suoi

    Questa a t te s a passò dunque da Enos alla qu arta generazione e da lared n a c que

    con sé 8-' .

    Enoch che camminò con Dio, ma scomparve perché Dio lo prese

    Tre generazioni dopo venne Noè , per la c onsolazione di quelli c he

    speravano c o n fede retta nella salvezza del l ' umanità , ricevuta per tradizione . Di tutto il popolo soltanto o tto persone trovarono grazi a al c ospetto di Dio 8 5 •

    In effetti Noè fu un uomo giusto e integro nella sua generazione e camminò con Dio86 e ricevette l ' ordine di c o struire un'arca di legno nel l a quale a v rebbe s a l v a to il mondo .

    Allora egli sperò cabbalistic amente nel legno

    (lignum) , Giobbe i nfa tti afferma : mpn yv? �' ' � . Poiché per l 'albero (lignum) c 'è una speranza8 1• Da questo oracolo egli sapeva con certe z z a c he la vita era stata promessa all 'uomo nel legno (lignum) . Ma alla sua ebbre z z a seguì l a c onfusione . Da qui viene il nome d i Babele c he , chiamata oggi Babiloni a , deriva dalla parola a ramai c a

    balbel

    cioè

    ' c o nfusione ' .

    Questa

    s orse già nel l a famigl i a e tra i figli di Noè . I suoi figli si c hiamavano Sem, Cam e l a fe t . Noè , sperando che Sem, il servo di Dio , e non a l tri , s a rebbe stato l ' ap porta tore del l a salvez z a , lo bene disse così: C�

    'il'?N n1i1' 1 1'1 :3 (Baruk YHWH Elohe S em88) c he si interpreta secondo la C abbal a : Benedetto Sem in virt ù delle quattro lettere di Dio. Per mez z o di lui , sec ondo i c abbalisti : C'i1'?Ni1 , :l1V C� il'il' '� V',1i1 , Egli fece sapere che Sem sarebbe stato il servo di Dio , c ome s c rive Mosè di Gerona 89 • Da ciò noi c omprendiamo c he il desiderio di quel pio genitore fu che Sem fosse benedetto nel l 'invocazi one delle

    qua ttro

    lettere

    IHUH ,

    perché

    fosse

    lui

    il

    redentore

    del

    p e c c ato

    originale . M a il tempo stabilito da Dio perché una così gra nde rovina fosse

    83 Reuchlin , seguendo l 'esempio dello s tesso testo biblic o , suggerisce tre etimologie per q uesti nomi: avvicina il nome di Caino a qanah (acquistare) e Abele (A vel) a evel (lutto ) . EnoA s ignifica �er l ' appunto ' uomo ' . 4 Gen. ,2 . 5 4 85 Gen. 7 , 13 . 8 6 Gen. 6, 9 . 8 7 G iob. 1 4 , 7 . 88 Benedetto il Signore, Dio di Sem , cfr . Gen . 9 ,26. 89 Cfr . Nal].manide , commento a Gen. 9 , 2 6 .

    35

    riparata n o n e r a ancora venuto , c ome l ' angelo Yofiel annunci ò allo s tes s o Sem. I C a bbalisti infa tti scrivono : ?N'.:>1'

    loflel.

    C� ?� 1:J"l , il maestro di Sem fu

    Quelle generazi oni dunque tenne ro in sospeso le l o ro meditazioni su

    questo argomento fino ai giorni di Abramo (Avraham) figlio di Terac h , c he i n un p rimo momento si c hiamò Ab r a m . Un angelo era v i c i n o a que s t 'uomo , e si c hi amava Z adkiel , secondo quanto scri vono i C abbalisti : CM"l:JN ?� 1:J"l ? N'P,� , il maestro di Abramo fu Zadkiel9 0 e gli trasmise la stessa C a b b a l a c he Raziel aveva rivel a to a d Adamo , il protoplasto.

    Abramo e Sara , prima del cambiamento dei nomi, furono sterili Credo c he voi non ignoriate il resto della vicenda . Finché egli si c hiamò Ab ram e sua moglie S a rai , essi non gene rarono nessun e rede . M a , dopo c h e il nome del mari to fu mutato i n Abramo (Av raham) e quello del l a moglie in S ara , subito ebbero u n figlio , lsa c c o . D i o ordinò a d Abramo di pre ndere l s ac c o , il suo uni c o figli o , c he egli amava , e di immolarlo s ulla s ommi tà del monte Moria su di una c a tasta di legna

    (lignum) .

    La gi oia e l a

    l e t i z i a d i Ab r a m o d i fronte a questa ingiunzione sembrano incredibili m a egli

    Stabilirò la Mia alleanza con te e con la t ua discendenza dopo di te di generazione in generazione con un patto eterno affinché io sia il Dio t uo e della tua stirpe dopo di te e siano benedette in te t utte le nazioni della terra 9 1 . Perciò egli sperava c he a vrebbe si ri cordava delle parole della promessa divina :

    da to a l l ' umanità mediante il figlio quella salve z z a di cui abbiamo parlato . Appena ebbe udito la voce di Dio prese il figlio e tagliò c o n le sue stesse mani tutta l a legna

    (lignum)

    per il s a c rificio. L ' oracolo della S c r ittura dic e v a

    i nfatti c he l a c a duta originale

    poteva essere

    riparata mediante l ' albero

    (lignum) .

    C osì l a S c ri t tura di ce c he Abramo r a c c olse la legna del s a c ri fic i o , la caricò sul figlio l s a c c o 92 e lo fece distendere sull ' al t a re i n cima alla c a ta s t a di legna . Egli stese al mano e prese i l c oltello per immolare suo figlio 93 • In effe tti , se I s a c c o non avesse appreso da suo padre l a Cabbala se c o ndo cui la salvezza del l ' umanità passava a ttraverso l ' albero

    (lignum)

    della vita e per il

    s a c rificio di un giusto , poiché la morte è orribile per tutti i viventi , non s a rebbe stato tanto ben disposto né s a rebbe andato incontro alla morte , c he i n c ombeva davanti ai suoi o c chi , con il

    volto gioioso e l ' animo sereno .

    Altrimenti , secondo la condizione umana , avrebbe cercato di s c hi v a re il pugnale o almeno di plac are la violenza bruta del p adre c o n p a role di mite z z a o infine di mettersi in s a l v o . Ma poi c hé presumeva c he la restaurazi one della c a duta p rimitiva si sarebbe compiuta per suo trami t e , nulla gli p a rve più gi oioso di quel s ac rifici o , nulla di più dolce di quell a morte c he a v rebbe

    9 ° Cfr . il Commento dello pseudo-Rahad al Sefer YefÌralt.

    9 1 Cfr .

    Gen. 1 7 , 7 .

    9 2 Cfr . Gen. 2 2 ,6. 93 Gen. 2 2 , 10 .

    36

    redento , c os ì crede v a , tutto il gene re umano . La sua speranza era rafforzata dal fa tto c he Dio aveva designato quel luogo ai sacrifici fin dalla creazione del mondo .

    Adamo costruì per primo un altare sul Moria che fu indicato ad A bramo. Sulla s ua sommità offrirono lui stesso, Caino, Abele , Noè e i suoi figli Il luogo del Moria fu infa tti indicato ad Abramo dal dito di Dio . Fu l à che Adamo per p rimo costruì un altare e v i portò le proprie offe r te a D i o . I n quell o s t e s s o luogo s a c ri fi c arono Caino e Abele , N o è e i suoi figli , secondo le

    argomentazioni dei nostri maestri nei Capitoli di Rabbi Elie::er 94 c ome le riportano Ramb a n 95 e Rabbi Y osef figlio di Carni tol nel suo libro Porte della

    giustizia96 .

    E

    in

    quello

    stesso

    luogo

    sarà

    c o s truita

    la

    città

    Gerusalemme , sec ondo la testimonianza di Salomone il Francese 9 7 •

    santa

    di

    Poi , dopo c he quel sacrificio non ebbe luogo , mentre il p adre e il figlio s c e ndevano dal monte Moria , Abramo si sentì rivolgere l a voce di Z adkiel che diceva :

    discendenza 98 .

    Tutte le nazioni della terra saranno benedette per la t ua

    Ciò significava c he la salvezza universale era rinvi ata a una

    gene ra z ione a venire . E la voce stessa di Dio discese dal cielo su !sac c o , portata dall ' angelo Raffaele :

    per la t ua discende"za99 ,

    Tutte le nazioni della terra saranno benedette

    perché n o n c redesse c he

    sarebbe stato l ui il

    s a l v a tore . Così i nfa tti recita la tradizione c abbalisti c a : 7 ND.,

    il maestro di /sacco fu Raffaele .

    pnl: ' 7 � 1:2., ,

    !sacco non nutriv a alcuna speranza p e r uno

    dei suoi figli , Esaù , il qu ale aveva già perduto la benedizione p a terna per andarsene a c a c ci a , ma dall 'altro si aspettava cose grandi e l o espresse in ques t a profezi a c he allude alla salvezza futur a :

    genti ti adoreranno 100 •

    I popoli ti serviranno e le

    Del resto non fu senza motivo c he l a grande attesa �i

    s al ve z z a promessa ai nostri padri fu riposta in Giac obbe ( questo infa tti e r a il nome dell ' altro figli o ) . Egli , primo fra tutti i mortali , vide la porta del cielo a p e rta e una s c a l a c he portava dalla terra al ciel o : su di essa stavano l e quattro le ttere I H U H che egli voleva arde ntemente affe rrare .

    La lettera 'Ain ' designa l 'unzione secondo il notariqon Egli aggiunse ali ' opera la c onsonante l in,

    che

    designa secondo il

    9 4 Cfr . Pirqe de-Rabbi Eli'e:er, cap. 1 . 3 95 Cfr. Nal}.manide , Commento a Gen. 2 2 , 2 . 9 6 Sa 'are ,edeq , r . 1 9 . 97 Reucblio indica c o n Salomon Gallw i l c e l e br e commentatore Rabbi S elomoh ben Y�l].aq ( RaAi ) ; 3 i c i t a il s u o commento a G e n . 2 2 , 2 .

    N Gen.

    2 2 , 18 .

    99 G e n . 2 6 4 ,

    .

    lOO Gen. 2 7 , 2 . 9

    37

    no1ariqon

    il termine JO�

    stele ,

    un

    in

    tempio

    (jemen) ,

    c hiamato

    c i o è l 'unzione , quando eresse c ome u n a u n a pietra c os p a rs a d ' olio 10 1 • L o

    Be te) ,

    c onfortava n e l l a s u a c onvinzione il fatto c he l ' angelo Peliel , che g l i era vicino , gli aveva spesso profetizzato in modo non equi v o c o c he Dio a v e v a scelto Gi ac obbe e c he sarebbe s t a t o b e a t o chi godeva dell 'aiuto d e l D i o d i G i ac obbe . I Cabbalisti s c rivono in v e r o c he ?N'? D

    di Giacobbe fu Peliel. s a rebbe

    stato

    lui

    .:lPV' ?� 1.::3 '1 , il maestro

    Giac obbe però , istruito dal suo a ngelo , sapeva c he non

    il

    sal vatore

    a nnunciato

    dalla

    Cabbala

    celeste .

    Una

    rivelazione divina gli fece ri nviare la realizzazione della p rome s s a a un altro s e c ol o .

    I l destino del Messia negli ultimi giorni Radunatevi 1 0 2 e vi annuncerò quel che avverrà alla fine dei giorni: Lo scettro non sarà tolto da Giuda rié il legislatore dai suoi piedi finché t'errà Siloh e i popoli si uniranno a lui 10 3 • Giac obbe

    disse

    i nfa tti :

    Il Messia è detto Siloh Per mez z o di questa profezia egli fece sapere c he un giorno s a rebbe venuto il S a l v a tore dell 'umanità , c he s arebbe nato dalla tribù di Giuda , alla fine dei giorni , che sarebbe stato Siloh , c he avrebbe avuto l o s c ettro del regno e c he i popoli sarebbero venuti a lui . Ecco perché , dopo questi p a triarchi , il grande Mosè n o n a ndò spontaneamente inc ontro alla morte , c ome avevano fatto Abele e lsac c o . Egli voleva evitarla e cercò di sottrarsi alla guida del p o p ol o , sebbene parla sse con Dio da amico ad ami c o , fac c i a a fa c c i a , usasse il suo b a stone c ome uno scettro e tutto il popolo dei Giudei s i racc ogliesse intorno a lui . S apeva di non appa rtenere alla tribù di Giuda , ma a quella di Levi; sapeva inoltre che non era giunta l a fi ne dei giorni e di non essere Siloh c he , secondo l a traduzione siriaca di Onkelos il c a l de o , signi fi c a 'unto ' , c i o è quello

    c he

    noi

    c hi amiamo

    il

    Messi a .

    Tuttavia

    egli

    fu

    i s truito

    approfondi tamente a proposito di tutte le ragi o ni e del modo in cui s a rebbe stata operata l a riparazione della caduta originaria dal suo angelo Metatron . I n fatti i Cabbalisti scri v o no : 11'11::1 1::1 0

    Metatron

    c he è il messaggero di

    n � o ? � 1.::3 '1 , i l maestro d i Mosè fu

    Sadday.

    La comunità dei profeti seguì la Cabbala di Giacobbe e dei patriarchi clie lo precedettero Così tutti

    10 1 G en. 2 8 , 18 . 1 0 2 Gen. 49 , 1 . 103 Gen. 49 , 10 .

    profeti hanno ricevuto questa rivelazione dal p a tria rca

    38

    sommamente pio , Giacobb e : alla fine dei giorni nascerà dalla di scendenz a di Giuda c o l ui c h e è destinato a c ancellare il p e c c ato originale , il Messi a , re di p a c e ; allora cesserà l o scettro e il potere di Giuda e le genti sara nno c hiamate da ogni p a r te .

    l profeti si rallegrarono grandemente alla scuola dello Spirito santo a proposito del Messia Questa tradizione ricevuta dai patriarchi fu trasmessa i n eredi t à all ' assemblea d e i profeti i quali tutti , u n o per uno , c o nversavano t r a loro i n uno studio quotidiano , a proposito del sec olo d ' oro d e l Messi a , e s ul t a n d o p e r una sublime felicità in quella scuola b e a t a dello Spirito s a nto . L a loro gioia nasceva dal profondo del loro cuore , c o llegati c om 'erano all a persona del Messia S a lv atore da un qualche vincolo di affi ni t à . Sebbene siano vissuti in tempi diversi e abbiano detto molte cose , in molte maniere diffe re nti , a proposito di questo stesso re futuro , tuttavia tutti hanno espresso su di lui opinioni anal oghe e coerenti . Uno si esprime c osì :

    colui che v uoi mandare 104 .

    Ti prego, o Signore , manda

    Il nome del Messia è 'manda me ', ovvero 'Jn'?� Un altro , a proposito dell a persona del Messi a , dice : c1oe

    'Jn'?�

    (jelal).eni) ,

    c he ,

    secondo

    il

    metodo

    Manda me 10 5 ,

    a ri tmeti c o

    dell ' a rte

    c abbalisti c a , signi fi c a tanto l 'ec cellenza della digni tà delle qua ttro lettere quanto l ' autentic o nome di questo Messi a , sec ondo la già ricordata tradizione

    398 1 °6 • E anc ora : Se t u squarciassi 10 i cieli e scendessi 1. Un altro di c e : Risveglia la Tua potenza e vieni a salvarci, Dio, rialzaci, fa risplendere il Tuo volto e saremo salvi 108 . Un altro dic e : Aspetterò Dio, mio Salvatore 109 . E ancora : Ecco il Signore uscirà dalla Sua dimora e scenderà l l0 . E inoltre : Eg�i farà cadere le nostre colpe e . di Raziel , per l 'equivalenza c o n il numero

    104 Es. 4 , 1 3 10 5 I s . 6 ,8 . 106 S ia la traduzione .

    francese di Secrel (cfr . S E C R ET 1 9 73 a , p. 63 ) sia quella inglese d i Goodman (cfr . G O ODMAN 1 983 , p . 374 ) hanno rilevato l a d iscrepanza t r a i l numero corrispondente alla parola lelal}.eni (che è appunto 398 ) e il numero corris pondente a maJÙJ� (che è 358 ) ma nessuno dei due ha saputo fornire una spiegazione . Convincente pare la proposta d i N. Séd (cfr . SED 1 9 75 , p. 180 ) che sia Reuchlin stesso a fornire la soluzione dell'enigma , seppure con un tono volutamente oscuro : il numero d i lela�eni ( 3 9 8 ) corrisponde alla somma del Sacro Tetragramma (computalo secondo il milluy de-yudin) e del Nome risultante dall'insegna mento d i Raziel ( I H S U H ) . Infatti abbiamo (IH U H 7 2 + I H S U H 3 2 6 ) 398 . P e r il milluy de-yu.din, cfr . S C H O LE M 1 983 , p . 344 . 1 07 Is . 63 , 1 . 9 108 Sal. 8 0 , 3 . 8 . 109 Mich. 7 , 7 . 1 10 Mich. 1 ,3 . •

    =

    =

    39

    scaglierà in fondo al mare t utti i nostri peccati 1 1 1 • U n altro d i c e : Venendo, Egli verrà senza tardare : Tu sei uscito per la salvezza del Tuo popolo, per la salvezza insieme al Tuo Messia 1 12 • Un altro , c onsolando il nostro popol o , diceva : I l Signore h a revocato l a tua condanna . I l r e d i Israele dalle quattro lettere sarà in mezzo a te , non temerai più il male . Il Signore t uo Dio in mezzo a te sarà potente , sarà Lui a salvarti l l 3 • Un altro promette v a , parlando a nome del Messia: E avverrà che voi, casa di Giuda e di Israele , come foste motivo di maledizione tra le genti, così io vi salverò e diverrete una benedizione . Essi saranno quali erano prima che li respingessi l l 4 • "E un altro : Per voi che temete il mio Nome sorgerà un sole di giustizia 1 1 5 • A c he scopo

    insistere?

    Tutti

    quanti

    si

    sono

    rallegrati

    c ome

    un

    cuore

    s ol o ,

    all ' unanimità hanno proclamato l e Sue meraviglie , hanno lodato il giorno venturo di questo Sal vatore e hanno deside rato quel tempo , a proposito del

    Manda la Tua luce e la Tua verità , siano esse a darmi pace e a farmi raggiungere la Tua montagna santa e le Tue dimore l l 6 • quale Da vide esclamò dava nti a Dio :

    Il Messia è la luce di Dio A proposito della parola

    osservato l l7 :

    « luce »

    Rabbi

    Salomone i l Francese

    ha

    La Tua luce è il Messia , come è scritto: Ho preparato un candelabro per il mio Messial l 8 . Da ciò noi apprendiamo c he D a vi de non pensò minimamente di essere lui stesso il Messia destinato a ric o nciliare il

    Ho t rovato Davide mio servo, l 'ho unto con il mio olio santo 1 1 9 (e Messia signi fi c a 'unto ' ) , e ancora: lo lo costituirò mio primogenito, il più alto tra i re della terra . Conserverò per sempre verso di lui la mia misericordia, la mia alleanza gli sarà fedele . Stabilirò la sua discendenza per sempre , il s uo trono come i giorni del cielo 1 20 . Dunque D a vi de riponeva ogni speranz a nella

    genere umano c o n Dio , nonostante l ' oracolo divino a vesse detto :

    propria discendenz a ed è per questo c he egli c hiamò suo figlio , natogli d a Betsabe a , Salomone : infatti avev a ricevuto u n a tradizione orale s e c o n d o c ui i l Messi a , p e r m e z z o d e l quale s i sarebbe operata la salvez z a , s arebbe s t a i o il principe della pace 1 2 1 , in accordo c o n l a Cabbala c he gli era stata rivel a t a :

    I l l Mich. 7 , 1 9 . 1 12 Cfr . Ab. 3 , 1 3 . 1 1 3 Sof. 3 , 1 5 . 17 . l l4 Cfr . Zacc. 8 , 1 3 . 1 1 5 Mal. 3 ,2 0 . 1 1 6 Sal. 43 , 3 . 1 17 Cfr . RaAi ad locum. 1 1 8 Sal. 1 3 2 , 17 . 1 1 9 Sal. 8 9 ,2 1 . 1 2 0 Sal. 8 9 ,2 8 -3 0 . 1 2 1 1 & . 9 , 5 . I l nome ebraico Selomoh richiama la parola Jalom ,

    'pac e ' .

    40

    Nei s uoi giorni vi sarà abbondanza di pace finché non si spegnerà la luna 122 • Ma queste p a role dovevano riferirsi a un altro di sce ndente di Da vide e non al figl i o di Betsabe a . Questo S alomone i nfa tti fu troppo preso dall ' amore p e r le donne , le quali c orruppero il suo cuore fino a fargli

    venerare

    divinità

    strani ere , c o si c c hé il suo cuore non era perfetto al cospetto del Signore suo Dio c ome l o era stato quello di Davide suo padre . C osì Dio sus c i t ò S a tana c ontro S alomone perché lui , c he della pace aveva soltanto il nome , non avesse una p a c e perfetta .

    I Cabbalisti ritengono che ci sia un altro Salomone , diverso dal figlio di Betsabea, e un altro Tempio Tutti i C a bbalisti c he avevano riposto in Salomone la speranza della salvez z a , indic ano ora un altro Salomone , diverso dal figlio di Betsabea , e un Tempio diffe re n te da quello di Salomone , c he espose il Tempio c he a v e v a

    Questo Tempio, che ho consacrato al mio Nome , lo rigetterò lontano dal mio cospetto 12 3 , È

    c o struito alla legge d e l l a distruzione . Dio gli aveva prede tto :

    p e r tale ragione che questo Salomone e questo Tempio non furono in grado di c a ncell a re il peccato o riginale , nonostante c i ò c he scrive il Cabbalista nel 'T'l'il i1 J'.:>� c?u' ?� 1l"'N''1 .:l l"'?n l"' .:l libro Porta della luce : n ,,,� 111'11p0i1 1'M 1 C',nN f'1N1 C'O� 1NXOJ i1l::l O ? i1 J'.:>�i1 l"'1'i1 .:l1 C'J1l"'n l"' .:l 'T'l ' C � i1 N X OJ1 i1 l::l O ? n?vo?o C'.:>�OJ1 1"\10'?�.:3 C'?VU) l"'1'11J' X M 1 1'1 :1l"'�J1 l"'1'11�i1 1?p?pl"'J1 Nl::l n 1 71�N'1i1 C,N N .:l i1 l::l 01 n?vo N ? o o N .:l ' .:> 'n N i1 ? ' .:ln i1 i1 ,'1!:>l"'J1 i1 J'.:>�i1 i1p17l"'CJ1 i1 .:>''1.:li1 i1 p C !:> 1 l"'1'11J'X i1 A ll 'inizio della l"'1.:>�0i1 M 1 l"'1'11J'X i1 1'1tn t N 1 l"' ' .:li1 T'I N i1 J.:::n n o?� '

    creazione del mondo, la Divina Presenza 124 scese nelle regioni inferiori e , quando vi si fu stabilita , i cieli e la terra furono riuniti. L e sorgenti e i canali e rano infunzione e facevano scorrere la loro corrente dall 'alto verso il basso e Dio riempiva l 'alto e il basso. Venne il primo Adamo e peccò: il flusso fu interrotto, i canali ostruiti e l 'acquedotto distrutto. La Divina Presenza si ritirò e l 'unione fu spezzata. In seguito venne Salomone e costruì la casa (il Tempio) : allora furono restaurati i canali, le derivazioni, ovvero i condotti, e tutto il resto 1 25 . Q ui sembra c he i Cabbalisti alludano alla realtà designa t a

    p i ut t os to c he al nome , riferendosi a un r e pacifi c o d el futuro secondo le p a role di Isaia : Egli sarà chiamato operatore di miracoli, consigliere , Dio potente , Padre del secolo a venire , c?11V '11V (sar Jalom 1 26) , c i oè ' p rincipe della p a c e ' . In effetti , alcuni ritennero c he qui venisse indicato il re Ezechia ma altri , leggendo il segui to del te st o :

    Grande sarà il suo dominio e la pace

    1 22 Sal. 7 2 , 7 . 1 2 3 l Re 9 , 7 , 124 Reuehlin traduce con cohabitatio il termine ebraico S ekinah. 1 25 Yoaef Giqatilla , S a 'a re orah, e. 6 v. 1 26 Js . 9 , 5 .

    41

    non avrà fine p e r i l trono di Davide e i l s uo regno 1 2 1 ,

    l o intendono i n

    rife rimento al r e Messi a , c he toglierà i p e c c a ti d i tutti , i p e c c a ti c omme s s i dai nostri p rogeni tori , c he sono c ausa di gue rre e s c ontri quotidiani nei cuori

    l nostri padri hanno peccato ed essi non sono più, noi portiamo la pena delle loro iniquità 1 28 . degli uomini , c ome sc rive Geremia nel libro delle Lamenta zioni :

    Il Messia è il principe della pace Questa dove tte essere anc he l ' opinione di Yona tan il C aldeo c he h a

    sar �alom d e l p a s s o citato in precedenz a c o n NM'�.O N .O'?� , , Messia di pace . Isai a , inoltre , ha detto d i lui : Il castigo che ci tradotto l 'es pressione

    procura la pace è sopra di lui, per le sue piaghe noi siamo stati guariti 1 2 9 .

    Questi sar à quel Salomone c he costruirà un Tempio ben pilÌ elevato , destinato

    ':> , ,;u:> 711:>0 i11::1 0 '?� � ,p.on , Poiché l 'edificio del

    a durare in ete rno e indistruttibile . Infa t ti i Cabbalisti s c rivono : l"i ' :::l

    n '?v o '?� �,pon

    l"i' :::l

    Santuario che è in basso è disposto a immagine del Santuario che è in alto 1 3 0 .

    loiachin equivale a leconia secondo il metodo della trasposizione delle lettere Dunque da Salomone , il c o struttore del Tempio terre n o , fino al re l o i a c h i n , c he c oincide c o n leconia (infa tti i due nomi sono forma ti dalle stesse l e t tere , p e r quanto in ordine diverso} l ' attesa della salvezza universale fu ri posta nel Messia futuro da p a r te di tutta l ' a c c olta dei profe ti , da Isaia fino a M a l a c hia , che di ceva :

    desiderate 1 3 1 ,

    Presto giungerà nel suo tempio il dominatore che voi

    A questo pro p osi to , Rabbi David Kimhi s c rive c he questo

    domina tore non è altri c he il Messi a , che sarà l ' a raldo dell ' alleanz a , mentre

    Y onatan il c al deo lo traduce Rabona .

    Chi furono i capostipiti dei padri Dopo

    i

    profe ti ,

    l ' attesa

    della

    venuta

    del

    Messia

    a p p o rtatore

    di

    salvezza e l 'intera prati c a dell a C abbal a , così com'è ancor oggi , giustamente c oncentrata ,

    impegnata

    e

    ridotta

    sulla

    liberazione

    operata

    dal

    Messi a ,

    giunse ro agli s c ribi dell a legge e agli anziani , detti c a p o s tipiti dei p adri , i l cui numer o è s t e rminato , e agli uomini della Gra nde Assemblea .

    1 2 7 ls . 9 , 6 . 1 28 Lam . 5 , 7 . 12 9 l s. 53 , 5 . 1 30 Cfr . ms H a lberatam 444 , c .

    78 v . ; Midral Tehillim , Sal. di lmago Templi cfr . C O R B I N 1983 . 1 3 1 Mal. 3 , 1 .

    3 0 , ed .

    Buber, p.

    2 33 ;

    per il concetto

    42

    Come la Cabbala fu trasmessa dall 'uno all 'altro. Elenco dei Cabbalisti L a Cabbala

    fu successivamente tramanda ta , secondo la c o nsuetudine

    delle scuole da Esdra , a Simone il Giusto , sommo sacerdote , c apo della Sinagoga . Da lui la ricevette il suo discepolo Antigono i nsieme ai suoi c olleghi , tra i quali vi furono Zadok e Be thus , radice degli eretici c he da lo r o si c hi amano Zadociti e Bethusiti , c ome s c rive Giuda Levita nel te rzo c apitolo del libro

    Ku:zarì (Alcosder) 132 •

    Quindi riceve tte l a tradi z ione Yosef, figlio di

    Yoe z e r , e Yosef, figlio di Yol}. anan di Gerusalemme e da questi Yosua , figlio di Parahi a h ,

    di

    cui

    fu discepolo un

    certo

    Gesù

    di

    Nazare t

    all ' e p o c a

    dei

    M a c c abei , non quello dei Cristiani . E ancora Nitai di Arbela e dopo di lui Giuda , figlio di Tabai e Sime o n , figlio di S o ta , cui successero Seme i a e

    Abtal i o n . D o p o questi Hillel e S amai ( S amma y ) , che ebbero mol te migliaia di

    dis c e p oli , poi Rabban Yol}. anan ben Zakkai (Sdachai ) . Questi edu c ò c i nque dis c e p oli c he furono : Eliesde r , che si trova scritto Eliezer , figli o di lrcano , Giosuè , figlio di Anani a , Yosef Cohen, Sime o n , figlio di N a t anael e Ele a z a r , figlio di Ara c h . Rabban Gamaliel derivò la sua Cabbala d a Yol}. anan c he visse

    120 a nni . D a quello l ' apprese suo figlio Simeone . Dopo que s t 'ultimo tra i suoi figli

    la

    imparò

    Giuda

    Nagi d ,

    detto il

    nostro

    santo

    maestro ;

    suo

    figli o

    G amaliele , ricevuta l a tradizione , seguì i suoi passi . l nomi citati sin q u i s o n o quelli d e i C abbalei , i c ui detti e le c u i esposizioni allegori c he della s a c r a S c rittura s o n o stati seguiti dalla schiera d e i segue nti C_abbali s ti : Anani a , figlio di A c a si a , Abba S aul , Rabbi Tarfo n , Acabia , figlio di Mahal aleel , Anani a , principe dei sacerdoti , H anina , figlio di Thradi o n , Anani a , figli o di H a c hi n a , Nel}. oni a , figlio di H a c ona (Nel}.unya ben ha-Qanah) , H a l a fta , Dusc hai , figlio di Yannai , H a nina , figlio di Dosa , Dosa , figli o di H a r c hina , Rabbi Akib a , Eleaz a r , figlio d i Azari a , Eleazar H asma , Rab Levitam , Rabbi Yol} a n a n , figlio di B a ro c a , e dopo di lui , tra i suoi figli , Simeon . In segui to Z a do k , poi Yosi , cui seguì lsmael , e da un ' altra schiatta Rabbi Mei r , dal quale ricevette l a tradizione Ele a z a r figli o di Yacob , e Yol}.anan S a ndl a r , e Elea z a r figlio di S amua .

    Quindi Neorai , segui to da Yannai , Ma t tati a ,

    Samuel il G i o v ane ,

    Eli s s a ( Eli§a ' ) figli o di Abui a h , Eleazar da Kafa r , Giuda figlio di Thema e Giosuè figlio di Levi e molti al tri oltre a quest i .

    A lcuni Cabbalistifurono annoverati fra i Talmudisti e viceversa C ostoro talmudic he ,

    sono

    stati

    Tannaim,

    c hiamati ,

    maestri ;

    talvolta ,

    talaltra ,

    in

    in

    ragione

    ragi o ne

    delle

    delle

    dis pute p r o fonde

    meditazioni sulle realtà più elevate , c ondotte p a rtendo dalle real t à più umili , rice vute dagli a ntenati e trasmesse ai posteri , in cui profusero tutto il l o r o s tudi o , furono c hiamati in ebraico

    132 Yehudah ha-Lewi , Krt:ari 1 1 1 , 65.

    Mekablim (meqabbelim) .

    43

    Chi fu a introdurre per primo in occidente la fama della Gabbala e dei Cabbalisti A i nostri giorni i Latini , sulla scorta del conte Pico della Mirandola , p rima del quale la parola era sconosciuta in latino , li chiamano Cabbalisti ovvero Cabbalici » . Allora Marrano chiese: « Tu conosci , dottissimo Simone , quest'uomo che per primo fece conoscere ai latini il nome della Cabbala? » Simone risp ose : « S ì , lo conobbi , mi pare , qu ando anni fa viveva esule tra i Galli e gli Allobrogi . Fu espulso dalla patria e costretto a fuggire a c ausa dell'odiosa persecuzione che gli inflissero alcuni , invidiosi dei suoi eccellenti studi filosofici e del suo nobile ingegno.

    Chi sono i cosiddetti frati neri e di qua.li colori si rivestono Vi è

    una

    s pecie

    di

    uomini ,

    come

    dice

    Terenzio 1 33 ,

    c he

    b ramano

    p rimeggiare in ogni cosa , e che non ci riescono ; forse discendono dal corvo: questo uccello infatti , come raccontano le favole , fino all 'epoca di Coronide 1 34 , aveva le piwne bianche , poi nere , così cos toro hanno prima il vestito bianc o , p oi nero

    (atrum) .

    Di qui viene l 'espressione « frati neri »

    (atrati)1 35 •

    Quell 'uccello fu

    sempre odioso a Febo a causa della sua empia delazione. Del resto , ben conoscete l ' opera del poeta. Essi furono tafano, flagello e mu ta di cani 1 36 , contro un cristiano tanto nobile e tanto sapiente , che nel nostro secolo comunicò molte dottrine arcane degli Ebrei alle orecchie dei Romani » . Allora Filolao disse : « l o penso che noi dobbiamo far ritorno , se c redete , all ' arte dell a Cabbala e lasciare ormai gli eventi del passato perché tra p oco comincerà a imbrunire . Si può ben dire che noi non desideriamo altro che ques to » . Simone rispose: « Ho già passato i n rassegna gli argomenti a uno a uno . Non aspettatevi al tro di interessante da parte mia » . Allora intervenne Marrano :

    cc

    Se è così , sono io ad aver interrotto in modo

    inopp ortuno il tuo dis corso. Tu infatti stavi perfettamente intessendo il filo dell a t u a esposizione p e r arrivare a c i ò c h e noi desideriamo . Nulla potevo desiderare d i più che conoscere , dopo aver opportunamente definito la Cabbal a , l 'oggetto fondamentale della rivelazione cioè il mess aggio più importan te che sia s ta to invia to al genere umano , chi lo rivelò e chi ha ricevuto la tradizione . A questo p wtto sei s tato distratto dalla mia domand a , e me ne dispiace . Perciò ti p reghiamo di riprendere da questo punto » . « Con piacere - ri sp ose Simone - e anzi mi affretterei a trattare l 'a rte c abbalisti c a ,

    la

    cui

    conoscenz a ,

    ben

    l ' ho

    c a pito ,

    vi

    a ttrae

    in

    modo

    1 33 Cfr . Ter . , Eun uch us , atto I I , 248 . 1 34 Ovidio , Me tam . I l , 53 1 -63 2 . 1 35 Reucblin a llude , ov viamente , a i domenicani. 1 36 Altra allusione a i frati domenicani, secondo la ben nola psendo-etimologia Dom ini canes .

    44

    particolare , se la sera non fosse ormai imminente , quando sa remo già stanchi , voi di ascol tarmi , magari un p o ' annoiati , e io di parl a re . In effe tti molte co s e c i sono s fuggi te , in u n tempo così breve . Che temerarietà , se volete , è s t a t a l a mi a ,

    o meglio , quanto è stato grande il mio affetto p e r voi ,

    trattando

    a rgomenti c he non l o c o nsenti rebber o : ho parlato così all 'improvvi s o , senza preparazione • . Allora Filolao disse : « Te ne preghiamo tutti e due , com p leta il quadro elencando gli aut ori c he furono i n possesso della Cabbala e l a trasmisero . Altrimenti dovremo fa r ritorno in albergo , c hé si avvicina l ' ora di cena , senza a v e re c ompletato il discorso • . A que s te p a role Simone riprese : « A mio p arere c i sono innumerevoli C abbalisti (e non è interessante c onoscere il total e ) . Una p a rte di l o r o si limitarono a d asc oltare l a tradizione , al tri invece ricevettero l a tradizione e ne s c rissero . Ora , poiché me lo c hiedete c o n tanta i nsistenz a , ne p asserò brevemente i n rassegna alcuni i c ui libri c ontenenti speculazioni c abbalistiche sono di uso quo tidiano , così come mi vengono in mente , a n c he se non potrà essere u n a rassegna c ompleta . Di alcuni infatti sono rimasti solo frammenti , altri , a himè , sono irrimediabilmente perduti e ne c onosciamo il titol o solo grazie alle o p ere di autori dottissimi che ce ne hanno preservato il ri c o r d o .

    Perché moltissimi libri andarono perdmi Infatti , c ome i nostri padri hanno perduto opere antichissime sia per l 'i niquità dei tempi sia per il trascorrere di lunghissimi anni , c o n un danno i n c a l c olabile per i posteri , e tuttavia ne conservarono il ricordo , co s ì noi , c he viviamo in questo sesto mille nnio del mondo , abbiamo perduto le opere dei nos tri padri sia a causa del passare del tempo , c he tutto c onsuma , sia a c a u s a della

    devastazi one

    dell 'im p rovviso

    delle

    s c oppiare

    gue rre , degli

    delle

    ince ndi ,

    inondazioni e

    talvolta

    e per

    delle l ' odio

    c a t a s t rofi , e

    p er

    la

    malevolenza ve rgognosa e infame che hanno spinto all 'azi one , a nche ai nost �i

    giorni , alc uni oziosi e ignoranti incendiari . Uomini degni di fede citano i libri di E n o c h e di Abramo nostro p a dre ; lo stesso Mosè cita i libri delle Guerre del Signore 1 37 . Giosuè cita il libro dei giusti 1 38 e la biblioteca di Kiriat Sefarim 1 39 c he O tniel e spugnò sotto la guida di Caleb . Assuero cita i libri delle c ose

    memorabili 1 40 , Yonatan ri corda nei Maccabei dei libri santi a proposito degli S p artiati 1 4 1 , i Paralipomeni citano i libri delle Lamentazioni 142 , i libri di S amuele il Veggente 143 , di Natan i l profeta , di Gad il Veggente , di Semaia il 1 37 Num . 2 1 , 1 4. 1 38 G s . 1 0 , 1 3 . 1 39 G s . 1 5 , 1 6. 1 40 Est. 1 0 ,2 141 1 Macc. 2 , 2 1 . 1 1 42 1 Cro. 9 , 2 ; 2 Cro. 2 4 , 2 7 . 1 43 l C r o . 29 ,29 .

    45

    Profe t a 1 44 e di ledò il Veggente 1 45 e di Achia di Silo e i libri di leu figlio di C ha nani 146 : tutti quanti sono scomparsi . All o stesso modo lamentiamo l a pe rdita della bibliote c a d i Dario c he , secondo quanto si a fferma i n Esdra 1 47 , fu preziosa in Ecbatana . Alla stessa maniera innumerevoli autori s o n o andati pe rduti nel nostro temp o , anc he se non dubito c he ne siano s o p r a v vissuti molti che non sono a ncora riuscito a vedere con i miei o c c hi . D ' altra p arte io non po trei va nta rmi , c ome fa il co nte della Mirandola , di essere di sposto a s p e ndere qualunque c i fra pur di procura rmi i settanta volumi c he una volta Esdra ordinò di s c ri vere sui segreti della Cabbal a . Se questi libri si fossero c onservati e mi venissero offerti , i o non avrei oro e argento a sufficienza per assicurarmene il possess o .

    Di quali libri si è servito l 'autore per scrivere questi volumi 1 48 Noi c he non siamo tanto danarosi 1 49 ci serviamo , per p a rte nostra , del libro del nos tro padre Abramo intitol ato M'1'� ' , ovvero

    Sulla Creazione ,

    c he

    alc uni s tudiosi di v agl ia a ttribuiscono a Maestro Akiba . Questo libro è ornato di celebri c ommenti , essendo invero in voluto e oscuro . E ancora del libr o

    '1M 1rM , Dello Splendore , composto d a Simeon figlio d i Yol}. ai in un periodo di 24 a nni in cui restò chiuso in una c averna ampia e bui a . Poi del libro '1 ' M .:IM , Sul candore , c he i vos tri autori c hiamano Lucidarius . Tra quelli c he hanno s c ritto sulla C abbala ric o rderò il celeb re Ab raham Ala fi a e i c o mmenti famosi di Ramb a n , c osì i nfatti si suole c hiamare con una sigla Rabbi Mosè figlio di N a c hm a n , c he voi c hi amate da Gerona , sugli arcani dell a legge , e i c ommenti di Rabbi Menal}.em Rec anati , il più dotto di tutti coloro che hanno ricevuto la tradizione , s ugli arcani di Ramb a n . R a mb a m , s c ritto stavolta con un

    E

    mem ,

    ancora il

    Libro dei perplessi

    di

    cioè Rabbi Mosè figlio di Maimo n ,

    detto Mosè egizi a n o . E ancora i l libro p , � ''1V� , ovvero Porte della giustizia , s c ritto da R abbi Yosef figlio di Ca rnitol . n libro M '11N '1V� . cioè Porta della luce a ttribui to a Maestro Yosef spagnolo di C a s tigli a . Il libro M1J10 NM , o v vero Sulle cose degne di fede , scritto _in Asia da Rabbi S a a di a . Il libro M '11M M 110 , Il mistero della legge , opera del s aggio Ab raham Ahe n Ezra . Il l i b r o di R a b b i l:f amai , figli o d i H a nina , c he è c onsiderato s c r i t t o c o n maggi ore eloquenza tra i p i ù eleganti libri c abbalistici e , del l o s t e s s o a utore , il libro 11':V M , ovvero Della speculazione . Inoltre il libro n �,p �1'1!> , ovvero Commento di santità , opera di Rabbi Azariel . n libro n1o� , ovvero Dei

    1 44 2 Cro. 1 2 , 1 5 . 1 45 2 Cro. 9 ,29 . 1 46 2 Cro. 1 9 , 2 . 1 47 Erdr. 6 , 2 . 1 48 Su q uesto a rgo mento cfr . l' introduzione. 1 49 Il tes to presenta un gioco di parole intraducibile. Reuchlin ricorre all'insolito termine librori, che rinvia simultaneamente ai libri e alle . . . lire.

    46

    nomi. Il Libro delle spiegazioni dell 'alfabeto i ntitolato � ,, , D , , C N 11 ' .:1 N D ? N il di Rabbi Akiba , e il libro di Rabbi Ama C't,il ,V� , a proposito dei mi s te ri del salmo X I X , e il libro , ., n ' il , ovvero il Singolo sull 'unione o s ulla raccolta , ci tato da Rabbi Abraham Aben Ezra al c a pitolo I del Mistero della Legge e il libro 111,10 , ovvero Dei misteri ; Il Libro delle questioni astruse e ancora l ' opuscolo cabbalisti c o pubblicato da Azariel o, secondo altri , da O riel di Gerona ; il libro intitola to il , ' D .:>il , , ,, il J10Nil ,,, , Sulla fede e s ull 'espiazione ; il Libro delle radici di Rabbi Yosef Alb o , cui è stato a ttribtù to anc he il titolo Gabbala , anche se si tratta di un c ommentario a s fondo etico più c he anagogi c o . Vi è poi un libro molto elegante sulla Cabbala c ontro i filosofastri , inti tolato

    Alkozer

    alla maniera arab a , opera di Rabbi

    Giuda Levi , da c ui è tratta questa massim a : CV

    N?N il .:11�

    n ? .:ap

    .:11�il .:a?il , Non esiste una buona Gabbala senza un cuore buono 1 5°.

    T'N

    ' .:>

    In questo

    modo egli h a escluso saggiamente da una contemplazione c osì sacra i malevoli sofisti . C ostoro , c ome mosche annegate nel profumo , gua stano tutto c i ò c he toc c ano l 5 1 . Inoltre ric orriamo ai commenti sul libro il,'.l'' ( Ye�irah) di Maestro Y ac ob C o hen , e al trattato sullo stesso sogge tto di R abbi lsa a c , intitolato

    Spiegazione del santo Nome .

    Vi è inoltre il libro pubbl i c a t o da

    Rabbi Tedaco Levi sulle dieci Numerazioni c abbalisti c he . Non aggiungerò il libro attribuito a Salomone intitolato

    Raziel

    perché si tratta di un fal s o

    c ompiuto da ambienti magici . E c c o dunque esposto il p o v e r o c a talogo della mia bibliote c a personale , a voi , c he pure siete forestie ri , un p ri vilegio c he non sono abituato A

    mio

    a

    c oncedere ad altri .

    p a re re

    nessuno

    ha

    s c ritto

    con

    altrettanta

    maestri a ,

    con

    maggiore chiarez z a , c o n superiore lucidità d i Rabbi Yosef b a r Abraham di C astigli a , cittadino di S a lem . Egli ha c omposto tre volumi a c curati su questa disciplina

    (facultas) ,

    in cui c hiarisce l ' i ntera dot trina dei Cabbalisti , il primo

    è dedi c ato alle pa role , il secondo alle le tte re , il terzo ai punti . Il titolo di que s t ' opera è tUN S a l omone :

    11Jl , cioè Il giardino della noce , sec ondo il C anti c o Sono sceso nel giardino della noce a vedere i bei virgulti 1 5 2•

    di

    Le verità cabbalistiche sono come frutti d'oro su vassoi d 'argento Sembra c he questa noce sia c hiusa c ome un frutto d 'oro in una rete

    Come frutti d 'oro su vassoi d 'argento così è una parola detta al tempo opportuno 1 53 • Così la C abbala è d ' argento , secondo l 'immagine dei Proverbi :

    questo divino frutto d ' oro rivestito di fili d ' argento , cioè le dottrine

    e

    le arti

    i ngegnose degli uomini , c ome sogliono realizza rne gli orefici i quali , c o n fine lavoro

    di

    cesell o ,

    non

    ri c oprono

    1 50 Cfr . Yehudab ha-Lewi , Kuzari V, 1 5 1 Cfr . Ecci. I O , l . l 5 2 Canr. 6 , 1 1 . 1 53 Prov. 2 5 , 1 1 .

    interame nte

    l ; cfr . HA-LEWI 1960 , p.

    d ' a rgento

    2 45 .

    il

    frutto

    d ' oro

    47

    profum a t o , al punto che non lo si possa più sc orgere , ma permettono di dis ti nguere , a ttraverso sottili forellini e grate argentee , il c ol o re del frutto e di respira rne la fragranz a di amb r a . Tuttavia , per chi scruta l ' opera da l o ntano il l a v o ro a reticolo sembra argento massi c ci o , ma osservandola più da vicino , esaminandola c o n maggiore a ttenzione , si potrà s c orge.re a n c he l ' oro .

    Differenza tra Cabbala e arte cabbalistica E quanto l ' oro differisce dall' argent o , tanto , e a nche di più , l a C abbala

    differisce

    dall ' a rte

    a c c omunate i n uno stesso tipo

    cabbalistica ,

    anche

    se le due

    nozioni

    I!Ono

    di ispirazione spirituale .

    La Cabbala precede l 'arte cabbalistica Tuttavia l 'una precede l ' al tra come l ' oracolo gli ierofanti , e c ome p e r l ' oro , c he p u r e c os tituisce un uni c o metallo , n e distinguiamo uno di qualità buona e un altro di qualità ottima , così nel Penta teuco si r a c c onta di Avil a :

    L 'oro d i quel paese è buono 1 54•

    Nel testo i nfatti n o n c 'è s c ritto ' o ttimo ' , c ome

    leggono alcuni 1 5 5 , ma semplicemente 'buono ' .

    L 'opera di Be-re 'Jit è l 'oro buono, l 'opera di Merkavah è l 'oro ottimo E i n Isaia si legge , a proposito di Ofi r :

    dell 'oro migliore e dell 'oro di Ofir 1 56 •

    Giudicherò l 'uomo più degno

    Così tutto ciò c he gli uomini amanti

    delle arti migliori ric avano dalla sacra S c ri ttura per mez z o della scienza n a tu r ale è p a ragonabile a un oro buono e viene detto ' opera di

    Be-re 'Jit ' .

    Ciò

    che i n v e c e riceviamo per mezz o della scienza spirituale è chiamato ' o p e r a d i

    Merkavah'

    ed equivale all 'oro migli ore , al più puro .

    L 'opera di Be-re 'Jit è la sapienza della natura e l 'opera di Merkavah è la sapienza divina I nfatti i C abbalisti scrivono : i1�V01 V :l�i1 no:m 11'tvN,:l ntvvotv 111i1 ?Nn no.:>n N1i1 n :1,:),0 ' L 'opera di Be-re 'Jit è la sapienza della natura e

    l 'opera di Merkavah è la sapienza divina 1 57 •

    Cabbalisti e Talmudisti concordano nell 'affermare che vi sono due mondi E , poiché entrambe le sapienze si oc cupano del mondo e di c i ò c he

    1 54 Gen. 2 , 12 . 1 55 Q uesta è infaui la lezione della Vulgata. 1 5 6 , 1 3 , 12 . 1 57 Maimonide , G uida dei perpl.ssi, I ntrod uzione .

    48

    esiste nel mondo , i Talmudisti e i Cabbalisti si sono trovati d ' a c c ordo su questo punto nel rite nere c he vi sono due mondi .

    Il primo è i l mondo

    i ntellettuale , detto N :li1

    c7ur , cioè il mondo futuro , s 'intende fu turo dal nostro punto di vista ; il secondo è il mondo sensibile , detto i1 ti1 c7ur , cioè questo mondo presente. Ci è stato tramandato dai nostri Saggi a proposito di

    42 le ttere , che questi è senza D'071v 'J� 7n 1J1 n � o7 ,onJ1 n7vo7 :11i1 N ,

    c olui c he si s forza di onorare il nome divino di alcun dubbio mn

    c7um

    N :li1

    D71V i1 1 amato lassù e desiderato quaggiù, ed eredita i due mondi, il mondo presente e quello futuro 1 58 •

    I Cabbalisti e i Talmudisti sono due scuole (facultates) che derivano da una stessa sorgente Proprio su questo punto i Talmudisti e i Cabbalisti si dividono i n due s cuole

    (facultates)

    opposte , sebbene nascano c derivino entrambe dalla fede

    rip o s t a in un'unic a tradizione . Infatti , sia i Talmudisti c he i Cabbalisti danno c redito alle tradizioni dei loro antenati anche senza bisogno di spiegazioni r a z i o nali . Tuttavia essi si di vidono precisamente a proposito della seguente s c a l a di valori .

    Il Cabbalista tende verso l 'alto, il Talmudista resta in basso I n sostanz a , il C abbalista , feli c e c beato , orienta c trasferisce dal mondo sensibile al mondo i ntelle ttuale tutto il suo studi o , ogni sua a z ione , ogni p rogett o , fati c a e impegno c tutta la c apacità di penctrazione della sua mente . Il Talmudista invece si a ttiene al mondo sensibile e non trascende mai l ' anima di questo universo . Se anche qualche volta osa a vvicinarsi a Dio e agli s p i riti beati , tuttavia egli vede Dio non come immanente e assoluto ma c ome il C r e a tore , l a c ausa di tutte le cose che si prende cura delle sue crea ture . Egli l a s c i a gli angeli a i loro servizi quotidi ani e ali ' esecuzione degli e ffetti sensibili dell a volontà divina : il Talmudista riporta sempre a questo mondo infe riore le speculazi oni sulle realtà più elevate .

    La scuola cabbalistica e quella talmudica si scambiano dottrine e ricerche D ' altra p a rte , a c c ade spesso c he una di queste due s cuole prenda a prestito le opi nioni dell 'altra , orientandole verso le proprie mete . Di tanto i n tanto i Talmudi sti e i C abbalei s i scambiano l e preferenz e , c ome a c c ade p e r l a v i t a a ttiva e p e r quell a contempl ativ a .

    Tuttavi a , l a stessa c omune b a s e

    s c ri tturalc i nduce per l o p i ù l 'uno al timore servile , l ' altro all ' amore filiale per mez z o della dolce persuasione tipica della S c rittura . Infa tti si vedrà il Talmudi s t a tutto preso dal solerte studi o dci precetti c dei c omandamenti

    1 5S Clr.

    bQiddw in

    7 1 a ; cl r.

    M aimonide ,

    G uida dei perple. ,i

    l , 62 .

    49

    della legge , intento a spiegarli , a coordinarli , a vener a rli e ad amarli . I n e ffe tti il T almud p u ò essere definito una spiegazione della Legge sec ondo l 'i ntenzione del suo Autore .

    Ecco perché i talmudici sono s t a ti c hi amati

    0'�'11.�0 e '�'1D , cioè commentatori e farisei, i quali , dall ' alto della tribuna e dello s c anno di Mosè , seguono da presso il lavoro , predicano ed esortano il

    Servite il Signore con timore 159 , e, con 160 Temete il Signore e servitelo . Meglio ancora : fa te questo , e v i t a te

    popolo dicend o , c o n il profeta regale : Giosuè :

    que s t ' altro , seguendo questa o quella regol a . Essi hanno r a c c olto in una sola 6 1 3 ) , i 613 precetti suddivisi in due sezioni : n � :v n p a r ol a , .:1'''11"1 (taryag tb n � :v , cioè fa ' e non fare , c he voi siete soliti c hiamare precetti a ffe rmativi •

    e negativi , la cui conoscenza è molto utile e la cui mes s a in pratica è i ndispensabile .

    l Cabbalisti si dedicano alla contemplazione , essi sono gli speculativi tra i

    maestri della legge I C abbali sti invec e , pur osservando piamente l a Legge ,

    c

    la verità

    stessa può testimoni a rlo , si dedicano prevalentemente alla c o ntempl a z i o ne . Perciò s o no c hi amati M'11M M

    maestri della Legge . e

    private ,

    le

    '?:V :10

    71':VM

    '� JN , uomini speculativi fra i

    Que s ti , lasci a te ai Talmudisti tutte le fa ccende pubbl i c he

    cerimonie

    religiose

    in

    pace

    e

    in

    guerra ,

    le

    c onsuetudini

    giuridiche e morali e il loro studi o , hanno riservato a se stessi c i ò che riguarda l a pace e l a serenità dell ' a nimo

    a ffe rmano : yun

    71pn1

    � DJM

    71pn

    cm

    c

    l ' amore di Di o .

    0''1:1,

    'J�

    M'11MM

    Perciò essi

    77 �

    1'1J1� ,

    L 'intenzione dell 'intera Legge consiste di due cose , la buona disposizione dell 'anirno e la buona disposizione del corpo 161 . Infatti tutta quanta la Legge tende

    principalmente

    alla

    perfezione

    dell 'uomo .

    Osservando

    la

    L e gge

    raggiungi amo due perfezioni , una della mente e l ' altra del c o rp o . Tuttavia quell a c he giova all ' a nima e perpetua la vita è di gran lunga l a più degna , e superiore in nobiltà , anche se un buono stato di salute e

    una

    c o rretta

    disposizi one del c o rpo sono condizioni JJrimarie dal punto di vista c ronologi c o e naturale .

    l Cabbalisti occupano una posizione più eleva ta e più nobile rispetto ai

    Talmudisti

    I C abbalisti dunque devono essere c oll o c a ti a u n grado più alto nella digni tà e nella s tima , poiché si atte ngono a una spiegazione della Legge c he fa a v a nz are in sommo grado , medi a n te il ricorso a certi simboli , l 'elevazione della mente verso gli esseri superi o ri e la

    1 59

    Sal. 2 , 1 1 . 160 G ios . 2 4 , 4 .

    1 1 6 1 1\faimonide , Guida dei perplessi, I I I , 2 7 .

    realtà di vin a .

    I vostri Greci

    50

    defi ni s c o n o questa elevazione i s ti tuzione anagogi c a , cioè non si t r a t t a qui della semplice filosofia ma della

    sofia

    s tessa , ovvero della sapienz a . Dunque è

    giusto c he i sapienti siano c hiamati D"nil

    �ayyim 1 62 ) ,

    ,lJ 111m? (la-halok neged ha­

    c ome dice S alomone nell 'Ec clesiaste , perché si dirigono l à dove

    c 'è la vita . E, mentre ancora dimorano in deboli corpi , per quanto è p o ssibile alla c a p acità dei mortali , essi ascendono dalla temporalit à all 'eterno e dalle regio ni più basse alle realtà supreme . Correte que s to ri s c hi o , miei nobili ospiti .

    Le interpretazioni di Cabbalisti e Talmudisti deU'unica Scrittura sono diverse In principio Dio creò il cielo e la terra 163 .

    I talmudic i c hiamano cielo

    p r o p riamente tutte le c ose del mondo visibile c he si trovano al di sopra della luna e terra tutto c i ò che si trova al di sotto di essa. Quindi interpretano il cielo c ome l a forma e pretendono c he l a terra sia l a materi a ,

    p e r cui

    s o s tengono

    e

    c he

    in

    p rincipio

    Dio

    creò

    la

    c ombinazione di queste plasmò la struttura

    forma

    e

    la

    (compositio)

    materia

    dalla

    di tutte le co s e

    medi a n te l a p a rola c r e a trice . Non modellò tutte le cose c o n le Sue m a ni ma le formò p a rlando nove volte . Infatti è s c ritto : D'il'?N '1.0N�1 , cioè E Dio disse : sia l a luce 1 64; e Dio disse : sia i l firmamento 165 ; e Dio disse : si raccolgano le acque 166 ; e Dio disse : la terra produca germogli 16 1; e Dio disse : siano i luminari 1 68 ; e Dio disse: le acque producano i rettili 169 ; e Dio disse : la terra produca 1 10 ; e Dio disse : facciamo l 'uomo 171 ; e Dio disse : ecco io vi ho dato ogni e rba 172 . I cieli e la terra furono dunque compiuti in ogni p a rte e i n ogni c omponente , c ome per esempio i quattro elementi : le tenebre già ric o rdate , lo spirito del Signore , le a c que sotto il firmamento e l ' asciutto . Ve ngono poi tutte le altre sostanze miste , comunemente dette composti

    (elementata) ,

    c ome

    per esempio gli uc celli e i volatili , le fiere e i rettili , i pesci e i gra ndi mostri m a rini e insieme il loro dominatore : l 'uomo , al quale , uni c o tra tu tti gli esseri d o t a ti di un c o rp o , fu concesso il libero arbitri o . Perché non ne facesse ui1 c a t ti v o uso furono formul a te leggi , p romulgate c o s ti tuzioni e c omminate pene c ontro le trasgressioni . Allo stesso modo , poi c hé l 'influsso del fuo c o è detto cielo , in ebraico c�.o�

    (�arnayim) ,

    come a dire 0�.01 � N

    (e� we-mayim ) ,

    cioè

    ' fu o c o e a c qu a ' e poiché non produce nulla di per sé ma riscalda solo i n virtù

    162 Eccl. 6 , 8 ; lett . : 163 Gen . 1 , 1 . 1 64 G en. 1 , 3 . 165 Gen. 1 , 6 . 1 66 Gen. 1 , 9 . 167 G en. 1 , l l . 168 Gen. 1 , 14 . 169 G en. 1 ,2 0 . 1 70 G en. 2 4 . 171 Gen. l1 ,2 6 . 17 2 Gen. 1 ,2 9 . •

    «che sa camminare dava nti ai viventi • .

    51

    del calore celeste , cioè umido , allora è corretto l ' ordine i n cui vengono presentate le cose create nel cielo , a p artire da quelle c he esercitano l 'i nflusso più

    forte ,

    il

    sole

    e

    la

    luna

    c he

    si

    possono

    c onsiderare

    i

    c omandanti

    dell 'esercito di tutte le al tre cose : i luminari e le stelle , la notte e il giorno , l a l u c e splendente e le teneb re , i segni e l e stagioni , i giorni e g l i anni . E c c o dunque le c ose c he fanno parte del cielo c orporeo e delle sostanze m i s te r a c c hiuse in ess o .

    l due mondi creati da Dio Per i C abbalisti invece vi sono due mondi , il co rporeo e l ' i n c or p o re o , il visibile e l 'i nvisibile , il mondo dei se nsi e quello della me n te , il mondo materiale e il mondo i deale , il mondo inferiore e quello superi o re . Per ci ò quando leggono il verse t t o :

    In principio Dio creò il cielo e la terra ,

    ritengono

    c he il cielo stia a indicare simbolic amente le realtà supreme e l a terra le

    N, .::l n 7 i"T M .::J 7 C'.JU"lM M M 1 C'.J1' Vn , All 'inizio il Nome (Dio) creò le cose superiori e quelle realtà più basse . La loro interpre tazi one è la seguente : c�n

    inferiori.

    Di conseguenza essi pensano c he il mondo semplice e imm a teriale

    c ontiene le realtà più elevate , mentre questo mondo c omposito e complesso c ontiene

    le

    realtà

    infime .

    È

    per

    questo

    che

    la

    Legge

    divina

    p romulgata a proposito della c reazione c omincia c o n la lettera

    Bere 'lit bet , c he

    c orrisponde nell ' a rte ari tme tica al numero due : è c ome se la Legge abbi a voluto c o n c i ò suggerire , mediante il

    no1ariqon,

    c he Dio c re ò anzitutto due

    c ose , l 'i n tero mondo superiore con tutto ciò c he lo abi ta , e l 'intero mondo i n feriore c o n tutto ciò c he appartiene a esso. Se così n o n fosse , Mosè a v rebbe potuto

    }",N1

    s c rivere :

    C'O�

    C'M 7 N

    lamayim toa-aref), c he i n latino non creò cielo e terra . Ciò signi fi c a che il

    N, .::l

    M'�N,

    (Re 'lit bara Elohim A ll 'inizio Dio

    muterebbe di signi fi c a t o :

    racc onto della c re a z i o ne s a rebbe a n c he

    bet , come dice S alomone nei Proverbi : Dio mi ha posseduto al principio (re 'lit) delle sue vie 1 13 in cui l 'e s p re s s i o ne c he i n di c a il p rincipio non è preceduta da bet o da altra preposizione .

    p o tuto n o n cominciare c o n la lettera

    Inol tre , c ontrari amente all 'uso c onsueto , alle due cose c re a te s o no s t a ti tutt 'e due le volte entrambi gli articoli 1 74 MN (et) e n (ha).

    p remessi

    Que s t 'ultimo , qualsiasi

    ha ,

    è i l dimostrativo per ec cellenz a , mentre l ' altro , c he i n di c a

    fo rma

    di

    inclusione ,

    tato , omega ,

    dell ' a l Cabeto , e da c hi amano sembra

    alfa

    e

    i ntendere

    sempli c i , da

    con

    alef a taw ,

    è

    costi tuito

    da

    alef,

    la

    p rima

    lettera

    l ' ultima , il c he c o rrisponde a quello c he i Greci e i Romani la prora e la p o p p a . Il tes t o dunque

    ' ciel o '

    tutte le

    realtà

    spirituali

    in

    sommo

    grado

    cioè dalla prima all 'ultima , e anal ogamen te ' terra ' è

    inteso c ome tutte le c o se squisi tamente corporee e ciò c he è in esse c ontenuto ,

    1 73 Pro v .

    8 ,22.

    1 7 4 Nella terminologia grammaticale moderna e l non è un articolo ma una particella indicante i l com plemento oggetto , detta perciò nota accusativi.

    52

    da cima a fondo , c ome se fossero state c reate tutte quante , a una a una i n u n uni c o atto : i l Principi o . C ome l a ruota nella ruo ta , di cui si legge i n E z e c hiele 1 7 5 , insieme a tutto ciò c he includev a sembrò un'uni c a similitudine della gloria di Dio , ov vero , per c i tare l 'i mmagine adoperata da Rabbi S a a di a

    ha-Emunot , c i o è Delle cose degne di fede : n � ' .:::l 1 111.:::1 lUJ'?n ;, , come il t uorlo al centro dell 'uovo 1 1 6 , o ancora , c ome sono solito dire i o : c ome

    nel libro

    l 'albume di un uov o , r a c c hiuso nel firmamento del guscio , c ontiene a sua volta il tuorl o , così il primo m ondo , quello intelligibile , racc hiude i l secondo p e r c hé p o s s a dominarne l ' intera potenz a . Ne discende c he i due mondi sono reciproc amente legati da un vincolo di concordia , a tal punto c he spesso si s c ambiano c o n reciproca generosità le nature e gli attributi degli elementi in e s s i c ompresi . Nel secondo mondo , cioè in quello sensibile , le nove s fere sono mosse dali 'empireo immobile , cui presiede ininterrottamente Metatron , in modo anal ogo a c ome , nel primo mondo , i nove c o ri angelici , sono mossi da D i o i mmobile . Allo stesso modo , il C reatore del l ' universo c re ò prima tutte le c os e simultaneamente in un silenzio immobil e , poi , mediante la parol a , stabilì le qualità s p e c i fi c he di ogni singola cosa con le nove frasi già ri c o rdate . Rispettivamente , il fuo c o è detto

    ariel.

    seraf,

    l ' aria

    cherub,

    l ' a c qua

    tarsis

    e la terra

    Le cose c he si trovano nel mondo infe riore sono assai meglio conosciute

    i n quelle c he si trovano nel mondo superiore .

    Ecco perché queste realtà

    inferiori possono essere a buon diritto definite copie

    (exemplaria)

    delle cose

    autenti c he , immagini velate delle realtà superiori , i segni , le cifre e i simboli per mez z o dei quali giungi amo a pensare le sostanz e , le p o tenze

    (virtutes)

    e le

    operazioni degli a ngeli e di ciò c he si trova al di là del ciel o , p e r via di astraz i o ne o di analogi a , o attraverso qualche altro metodo di indagine c o nsentito alla nostra na tura di esseri rivestiti di c arne .

    l due paradisi Sull a base di queste conclusioni i Cabbalisti ritengono c he vi siano due p a r a disi , uno celeste e un altro terrestre , nei quali vengono ricompensate le virtù dell 'uomo celeste e dell 'uomo terrestre . Su questa terr a , fi n c hé sarà ospite del c o rpo c ome in un giardino pieno di voluttà corruttibili : la glo ri a , l ' onore , i l p i a c e re , l a gioia e ogni suo difettoso desiderio o c c o rre c he l e o ttenga i n p remi o d i qualche virtù eroica strao rdinaria e tenuta i n onore dai figli di questo secolo , pur esse ... do in re altà ombre c a duche simili al fumo . Ma sulla terra celeste , o meglio sulla terra dei v i venti c he è al di l à del ciel o , sul l a quale si trova il p a radiso della bellezza e terna e inc orruttibile , il Dio o t timo e massimo , s ommamente misericordioso , mostra all ' anima , fi nalmente liberata , dell 'uomo c he h a operato giustamente secondo l a virtù durante l a sua vita mortale , tutto il bene c he non avrebbe po tuto

    1 75 E:.

    176 Cfr.

    1 , 16.

    R O S E N B LATT 1948 , p. 1 80 .

    vedere

    prima ,

    oppressa

    53

    c o m ' e ra dal pesa nte e opaco cadavere del corpo di teneb r a . Que s t a visione è c hiamata nella Cabbala e nel Talmud : i1'1'NOM

    me 'irah) 1 7 1

    cioè la speculazi one illumi nante ,

    N''17p:n::l ' N (lspaqlaryia ha­ ovvero

    vivi fi c a nte ,

    c he

    voi

    c hiamate c o noscenza intuiti va di Dio dal momento c he essa giunge all ' anima s e p a r a t a per mez z o della luce della gl oria e una riflessi one a p p ro fondita mostra c ome e s s a sia l 'uni c a a dare la beatitudine . Infatti , ne esiste u n ' altra c he

    p r o c e de

    per

    specie

    connaturali

    ma

    non

    è

    be a ti fi c a .

    È

    c hi amata

    i1'1'NOM M J'N� N''17pD O'N , la c ontemplazione c he non è illuminante . O r a , p o i c hé la visione c hiara di Dio e il godimento perpetuo della divinità suprema sono c oncessi ai beati in ragione dell a p a rte più ele vata dell 'uomo , l 'i ntelletto e la volontà , semb ra assolutamente giusto c he tali p ri vilegi t o c c hino solo a chi si trova nel mondo superno . I C abbalisti dicono : M 'N'17

    1'7Vo

    1�D J

    l'�'� 0'1� '.:::> ,.,D l"' , prima che all 'uomo tocchi questa intrtizione , la s ua

    anima è separa ta da lui.

    Infatti , se si dice che Dio è stato visto da un essere

    l"'1N'10 .:1 , .:n ediante rtn mortale , si intende c he ciò è a v venuto D'.:>N7on angelo , c ome scrive Ramban di Gerona suii ' Esodo l 78 . Pe rci ò , a c ausa della dupl ice c ondizione dell 'uomo , spiri tuale e c o rporale , e a causa della duplice ri c ompens a , sos tengono c he esiste , come avete udito , un duplice p a r a di s o : ' .:::> 1"11'11� ,lJ.) J7.:> 1"1'�'1N.:l M�VO.:l M N'11"1� D'J"JVM DV 1'1"11'1MJ1 J,V Jl D'Jn.:>o JM 1"11J1'7111 1"11'7.:>�i1 , Il paradiso e i Srtoi jirtmi, con tlltte le cose

    che si leggono nell 'opera di Be-re '!it , sono stati disposti secondo le forme intellettrtali e s rlperiori. lo applico questa massima anche all 'oro di Avila , allo bdellio , all ' onice e alle altre pietre infi ni tamente preziose l 7 9 .

    Il drtplice Tartaro negli inferi Anal ogame nte i Cabb ali sti sostengono che vi è in J>a rallelo una duplice G e henna , o v vero un duplice Tartaro , quella del mondo superiore e quella del mondo inferiore , luoghi deputati al tormento dei corpi c he hanno c ommesso il male nel tempo , e delle anime prave per l 'eternità . II nome che li designa

    entrambi è Np'1N

    (Arqa),

    cioè il luogo della pena infernale , c he comprende ,

    tra l ' altro , sette ri cettacoli atroci di pene durissime , destinati dal giusto giudizio di Dio alla punizi one dei vari delitti . Quel famoso C abbalis t a , nel

    Giardino della noce , ne parl a c osì : JM D JM ' l ' J' O 'J� '1 n N N .:lM o71V .:l � D J7 ,nN nrn o71V .:l "j'1l7 ,n N : J1n l"'l"'1 J1'7v 1"110 ''111�1 DJM 'l DM 1.:1 ' .:::> Np'1N N'1pJM N1i1 17' N 7 .:::> 771.:Ji1 D1p0i11 71N�1 J, .:1N1 J1'i1 �'�1 nn t:.� '1 N .:l1 1"1107� 1 , Vi sono due specie di Gehe nna, secondo volume del :m

    la s uperiore e l 'inferiore ; rma per i corpi in questo mondo, l 'altra per le anime nel mondo venturo dopo q rtesto. Il luogo che le comprende entra.rnbe è 1 7 7 Questa locuzione , di origine talmudica ( bYevamot, 4 b) si trova citala nel ms H a lbers lam 9 444, c . 46 r , e sarà ripresa da Reuchlin nel libro I I I ; cfr . KUSHNI R-ORON 1989 , p . 50 , n. 2 2 . 1 78 Nal;tmanide , Commen to a Es . 33 , 19 . 1 7 9 Cfr. Gen. 2 , 1 1 .

    54

    detto A rka e vi si trova la Gehenna , le Porte della morte e l 'Ombra di morte , il Pozzo dell 'annientamento, il Fango dell 'impurità, la Perdizione e la Fossa .

    Tali sono le p a role di Yosef di Castigli a 180 . Queste sono le c a te ne , il c a rc e re , i c e p p i , la sc hiavitù e la reclusione , tanto dei c o rpi nel mondo presente quanto delle anime nel mondo a venire , c he attendono c oloro c he hanno p e c c a to . Come è necessario c he vi siano ric ompense a deguate per le virtù dei gius ti , c o s ì i meritati tormenti devono punire i vizi degli empi . Infatti , c o s ' altro spetta ai giusti se non l a vita e l ' onore , e c o s ' altro meritano i malv agi se non l a mor te e l ' orrore? Questo non deve essere inteso soltanto in senso materiale , ma a n c he , c ome vogliono i Cabbalisti , in senso intelle ttuale . s c ri v o n o : D'N'Mi' Cil"'n.::l

    TrtDN �1

    :D''n D'N'MJ" T.M.M'O.::I

    Essi infa tti

    17 ' D N

    D'P,l: D' .no , l giusti, anche da morti sono detti viventi mentre i malvagi, anche se

    vivi sono considerati morti 1 8 1 .

    Così a quelli c he sono esperti di Cabhala non

    risulte r à o s cura la sentenz a di Dio:

    morirete di morte 1 8 2 ,

    Il giorno in cui ne mangerete, voi

    si intende non di morte c o rporale ma spiri tuale . Infa tti

    Adamo visse , dopo aver ma ngi ato del frutto proibito , ancora per più di novecento a n ni . Tuttavia nel preciso istante che seguì la sua trasgressione della legge egli morì di morte , cioè del suo peccato , una vergogna grande e c o n tagio s a per il genere umano i ntero e per i suoi discendenti destinati alle dimore e te rne degli inferi .

    Il Messia ricondurrà l 'uomo nel paradiso celeste, non in quello terrestre C osì sarà finché non verrà , per grazia di Dio , il Messi a , il redentore , p e r ricondurre l ' uomo nel paradiso , non in quello terres tre ma in quello celeste e restituire ai figli la vita che il padre aveva perduto , la vita eterna

    e

    non quella temporale , dell ' a nima dunque e non del c orpo : quella familiarità c o n D i o e l a s te s s a visione beata della divinità , colma in somm o grado di ogni delizi a .

    In

    questo p a radiso

    ripongono tutta

    la

    loro fi duci a i

    C abbalis ti

    a u tenti c i , e non i sofisti . Tutte le profezie di salve z z a della s a c r a S c rittura le riferisc ono a ques to paradi s o : la terra promess a , la città di Ge rusalemme a e s s a legata , l a montagna del Signore , il Suo luogo santo , la v i a santa , il s antuari o , il palazzo del Signore , il Tempio del Signore , la casa del Signore , la porta del Signore , e tutte le al tre cose simili a queste c he Mosè egiziano nel suo libro

    MiSneh,

    cioè

    b e a ti tudine celeste 18 3 ,

    Ripetizione della legge ,

    180 Yosef G iqatilla , G innat ego., , f. 69 v . 1 8 1 Cfr. bBerakot 18 a ; cfr . CAVALLETTI 1 982 , p . 1 8 4 . 182 Gen. 2 , 1 7 . 183 Cfr . MAI M O N I D E 1961 , p. 4 l l .

    intese in riferimento alla

    55

    l Talmudisti interpretano la redenzione del Messia in senso corporale , Cabbalisti in senso spirituale . L 'interpretazione dell 'esilio Per questa ragione spesso noi disputiamo con i Talmudi s ti , e a n c o r a pm spesso le nostre opinioni divergono . Essi c e r c a n o di ridurre t u t t a l a liberazione d e l r e Messia dalla cattività , o per meglio dire , dall ' e silio del c o rp o , a una b a ttagli a , allo strepito delle armi , a spedizioni mili t a ri , alla c onquis t a di territori , a devastazi oni di regioni , alla vittoria dell 'esercito di Israele , c ome leggiamo c he a c c adde un tempo ai nostri antenati s otto la guid a d e l salva tore M o s è c ontro i Cananei e i Filistei . Oppure l a riduc ono alla straordinaria c a p a c i tà di sfuggire al pericolo di cui hanno d a to prova i n o c c a si o ne d i al tre liberazioni , con s c altre z z a sec ondo molti , ma i o c redo c o n s antità , quando s o n o riusciti a sopravvivere in e p o c he diverse , s o t t o imperi diversi ,

    c ome

    sotto

    i Babilonesi per

    settant ' a nni ,

    so tto

    i

    Persiani

    per

    c i nquantaqua ttro , sotto i Greci per centotrenta o adesso , so tto i Romani , per mille e quattrocento anni , e non se ne intravvede l a fi ne .

    Il Messia riscatta la colpa del genere umano Noi invece , e a mio parere in modo più corretto , riteniamo c he la venuta del Messia avrà un signi fi c a to cabbalisti c o : liberare gli i nfelici mortali dai ceppi della colpa o riginale , rime ttere i p e c c a ti , salvare le a nime pie di c ol o r o c he servono Dio , e c he erano state escluse dalla vita eterna nel nostro p a dre Adamo fino a quando il Messia venisse a c ompiere il ri s c a t t o . Egli , per dare c ompimento alla giustiz i a del Dio misericordioso e s te ndere la sua mano , prendere il frutto dell ' albero

    c lemente ,

    (lignum)

    deve

    della vita e

    mangia rne c o s i c c hé noi possiamo per suo tramite vivere in e terno .

    Quel

    ris c a tto non avverrà nello s plendore degno di un re , né con ostentazione di gloria e di onore perc hé il peccato originale c he il Messia deve e s p i a re h a p r o s perato proprio sulla superbia e sull ' o rgoglio .

    I l Messia disprezzerà gli onori e le cariche d i q uesto mondo e stimerà solo la virtù Tale riscatto avverrà piuttosto nell 'umiltà e nella pazienz a , senza c a rri né c avalli , ma nel nome del Signore nostro Di o , non nella vittori a e nel trionfo umano , ma nella sofferenz a , nel digiuno , nella vegli a , nella fortez z a d ' a nimo , nel dispre z z o della glori a v an a , nella miseri c ordia c ompassionevole , nell ' amore p a rticolare di Dio , nell ' amore autentic o per l 'uomo e infi ne nella morte eroic a , a c c e ttata nobilmente e spontaneamente . Infa tti , solo l a virtù può c omb a ttere il vizio e nessun saggio ha mai tenuto in gran c onto gli imperi , i princ i p a ti , le s c hiatte aristocrati c he e le c o rone di questo mondo . Anzi l a s agge z z a c o nsiste propri amente nel dispre z z a re l a gloria d i ques t o mondo , p o i c hé

    quando muore il ricco con tutta la s ua ostentazione , non porta nulla

    56

    con sé,

    come dice il Salmista 1 84 ,

    né la sua gloria scende con l u i .

    Dunque , i

    C abbalisti , pur riconoscendo il valore s torico degli eventi narra ti , tutto ciò c he è s c ritto nelle Sac re Lettere a proposito dei trion fi , e della sottomissione di p o poli , lo intendono riferito al mondo intellettuale e alle potestà di lassù. Così il Messia venturo , re perfettamente legittimo , non solo trascurerà le follie vane e spregevoli di questo secolo , gli onori delle cariche pubbliche , e l ' autorità regia come cose futili e sciocche , ma anzi le disprezzerà , lui che è venuto a cancellare la colpa del genere umano

    c

    ad ap rire la s trada alla virtù.

    Vita e morte del Messia , la sua azione e i suoi effetti Dunque l ' autentico Messia , se ben ragiono , si può conoscere a ttraverso il

    "'� il.l'l , Ecco il rnio servo pregherà per i trasgressori 1 85 • lo mi

    s olo capi tolo di Isaia che comincia così: 'L:lV

    conoscerà,

    e termina così: V".:W" 'CP11T:J!>"n,

    s tupisc o più di quanto si possa immaginare , e queste cose le rivelo a voi soli , in via confidenziale , con una straordinaria vergogna di fronte a tutti gli altri uomini delle nazioni gentili , del fatto che Rabbi S alomone e David Kimhi e altri non meno dotti esponenti della nostra religione , non so se per una forma di pusill a nimità , o fo rse per vergogna davanti ai gentili , hanno interp retato in modo scorretto tutto quel testo di Isaia come riferitò esclusivamente al popolo di I sraele , attualmente disperso per il mondo . In realtà è evidentissimo che la p rofezia si riferisce p recisamente al Messia , il che è s tato espresso a chiare lettere dalla traduzione c aldai c a di Yonatan: Nn�o "1:W n?:r,. Nil ,

    Ecco prospererà il Messia rnio servo.

    In quel passaggio Isaia ha visto in spirito profetico p roprio lui , l 'uomo p rovato dai dolori e dalla debolezza , con il volto nascosto , che non ha una reputazione onorevole , su cui si sono abbat tuti i colpi di Dio , disprezzato e s chiv ato , tosato come una pecora , come un agnello immolato , espulso dalla terra dei viventi , giudica to alla stregua degli emp i , disprezzato tra i figli degli uomini . Ma t ra i figli di Dio? Ecco che è esalta to e innalza to in sommo grado . Infatti , chi p otrà narrare la sua nascita? La volontà del Signore si compie per sua mano e il Signore c a ncellerà in lui l'iniquità di noi tutti , JWiché lo ha colpito a c ausa dei nostri peccati. Egli è s tato percosso a causa dei nostri delitti , è stato schiacciato p er le nostre iniquità , lui che certamente non si è mai macchiato di alcuna iniquità , la sua bocca n on conosceva ingann o . Ma il Signore ha voluto che fosse coperto di ferite. Per questo motivo , essendo lui il servo gius to di Dio , molti ne gius tificherà facendosi riconoscere , ne porterà su di sé l'iniquità, toglierà i peccati di molti e intercederà per i peccatori. Isaia vide tutto ciò dell 'autentico Messia

    e

    certo non

    ha mentito . Questo è il vero significato della riunificazione di Israele , secondo l 'opinione dei Cabbalisti : la s alvezza del nostro Dio tante volte p rome ss a , a ffi n c hé noi siamo gius ti fi c a ti '1MV1� , cioè

    1 84 Sal. 49 , 1 8 . 1 85 Js . 5 2 , 1 3- 53 , 1 2 .

    nella. sua conoscenza .

    57

    La nostra salvezza consiste nella conoscenza del Messia Noi non sa remo salvati in uno scontro armato o i n una fuga , m a sotto un solo re , riuniti insieme in un solo esercito dell a fe de , noi s a remo libe r a ti nella morte e per la conoscenza del Messia , la quale fa cessare il p e c c a t o e perciò toglie ogni ostacol o , cioè la colpa perniciosa del p e c c a to originale , alla c hi a r a visione di D i o .

    Il Messia è la virtù e la potenza di Dio Al proposito si legge nel libro cabbalistico

    Sulla fede e l 'espia::ione :

    'l' D il � 1W110l"\ V .:l� .:l .lil Jl"\Oil N'1 .:1Jil n � N1il� '? .:r N Jil n � il '1 10 1 '1 '1 N 1 il � n '�Oil N .:l ' 1 N � n il il'?�'� ,V D il .:l .l il J l"\ 0 D'71V il � il n ' '? O ' '1 '1 0 N1il� il JOO '? .:r N Jil n � .:11 :l'11�N'?Oil n � N 1 il � l"\1'?'l:Nil n � .:11 ' il '? N n � m, ì1 '11:u1 n .:r v m '1 il J'.:l1 no�n m '1 D � il n 1'1 , , '? v nun : N' .:lJil n � D' .:1 1 � '? .::J ' �il'? 7il .::l .lil Jl"\0 n ' � O il � l"\1'110l"\ V :l � ' '1 il il1il' l"\N'1'1 M V '1 V�'1 l'l'O' 1 ' l'l !) � n 1'1 .::l : 'l'1�'1� D'V�'1il MN .::l 1 '1n'?1 , La via che mostra la

    virtù gratificata ovvero infusa , che è la virtù creata, attraversa sette permutazioni (temurot) , che sono i tredici ordini dell 'espiazione che governano il mondo, finché il peccato sarà estinto e verrà il Messia , che è la virtù di Dio. E nella virtù della grazia , che è la virtù degli angeli e nella virtù gratificata e infusa da quella, che è la virtù del profeta: su di lui riposerà lo spirito del Signore Tetragramma , spirito di sagge::::a e di intelletto, spirito di consiglio e di forte::::a , spirito di scienza e di timor di Diol 86 . Il Messia ricorrerà a sette cose a beneficio dei buoni e a danno dei malvagi Ecco le sette qualità che il Messia adopera per beneficare i buoni e distruggere i malvagi, secondo quanto è scritto: Con il soffio (spiritus) delle Sue labbra farà morire l 'empiol 8 1• Queste sono le p arole del libro c abbalis ti c o sopra ricordato . Esse c i ri cordano che è il re Messia a vincere i nemici del popolo di Dio , non con la man o , ma con la boc c a , non c o n la for z a m a c o n lo spirito , c he egli dona agli uomi ni p i i l a settemplice g r a z i a di Dio e distrugge gli empi : tutto ciò lo compie con il soffio

    (spiritus)

    della sua b oc c a ,

    c i oè c o n l a sua dottrina spirituale , c he diffonderà e seminerà t r a tutte le genti , per mezzo degli uomini giusti e degli eletti discepoli del Giusto .

    1 86 Cfr . 'Azri'el di Gerona , Derek ha-em rtnah 1'? ,

    perciò essi commentano il versetto: La terra produca un 'anima vivente secondo la s ua specie 2 1 3 , come riferito all 'anima del Messia. Queste p a role si leggono a l c api tolo 2 del libro Porte della luce 2 1 4 • E, c ome nel mondo dell 'uom o , detto mi crocosmo , è l a mente a dominare l ' a nima umana , c osì i l m o n d o celeste è domi nato da Metatron , il mondo angeli c o dall ' a nima del Messia e il mondo inc ommensurabile da Adonay . Meglio ancora , c ome l a luce della mente è l 'i ntelletto agente , e c ome la luce di Metatron è luce dell ' a nima del Messia è

    El [Jay,

    S a.dday ,

    c osì la

    cioè il Dio vivente , e la luce di Adonay è

    En Sof. Le realtà inferiori comunicano con le realtà superiori e viceversa C ome risul t a c hi aramente ai più attenti i ndagatori della natura , il punto più basso della natura superiore c omuni c a con il punto più elevato della natura inferiore . Si può dubitare , c ome c apita spesso tra due realtà

    2 12 Gen. 14, 2 1 . 2 1 3 Gen. 1 , 24 . 2 1 4 Yosef Ciqatilla , Sa 'are orah , f. 13 v .

    65

    p o s te i n stretta c o nnessione , se le due na ture siano c o ntinue o c ontigue e di quale natura sia il punto i n cui si verifi c a la sutura nella c ontinui tà , c osì c ome non è fa cile di re se il punto in cui la zampa del cavallo e lo z o c c ol o sono c o ngiunti sia di na tura c ornea o piuttosto di c a rne a c ausa dell 'imme d i a t a c o nnessione che unisce le due na ture .

    E c c o p e r c h é ritengo c he si p o s s a

    a ffe rmare in m o d o c orretto c he l ' uomo microcosmo e questo grande mondo sensibile sono in contatto nella mente e che il mondo corpore o e il mondo i ntellettuale c omunic ano in Metatron, che è l ' intelletto agente del primo mobile , unito ali� natura celeste in quanto inferiore e alla natura a ngeli c a in quanto

    superiore .

    Il

    mondo

    supremo

    poi

    comuni c a

    con

    il

    mondo

    sovrasupremo nell ' anima del Messi a , c he è c ome un'essenza c ontinua tanto del mondo a ngeli c o quanto del mondo divino . Infa tti non vi è alcuna soluzione di continuità tra l ' a nima del Messia e

    El l)ay,

    ma

    El l) ay

    è l a s orgente delle

    a c que vive mentre l ' anima del Messia è il ruscello della vita . Il terzo mondo è

    (deitas) ed è c o s tituito da ciò che i Serafini invoc a rono Santo Santo Santo Tetragramma 2 l 5 . Nel libro del Deuteronomio Egli è c hiama to : Grande , potente , terribile , o meglio degno di rispetto (reverendus) 2 1 6 . Grande prima della creazione , potente nella c re a z i one , degno di ri spetto dopo la c reazione . Egli è , m � (el}ad) , c i oè uno , o , più propri amente , il principio dell 'uni t à , perché alef indica il principio e �&ad

    quello dell a deità c ome

    l ' unità , c ome a dire 'il principio dell 'uno ' , c he rac c hiude tutte le cose nel l a sua semplic i tà unitari a .

    L 'emanazione delle persone nella sfera divina Sec ondo i C abbalisti la sua emanazi one è : ?1p

    parola , voce .

    C o s ì sc rive R a b Az ariel nel suo c ommento

    ,:l, n1, , Spirito, Sulla santità subito

    dopo le seguenti pa role : r:b:11 D'MD� Mn1MD tb:l ?1pn1 , :l,il N l! 1' n 1, 0 D , N MO�J N?1 11�? ,,:1, , Dallo spirito sono prodotte la parola e la voce ,

    non dalle labbra né dalla lingua e r&emmeno dall 'alito dell 'uomo 2 1 1.

    E questi

    tre sono in realtà un uni c o spirito , perché Dio è uno , c ome si legge nel libro

    Ye,irah, Sulla creazione : 10� 1,1:101 N1il 11,:1 D"n D'il?N n 1, M n N m , o n 1, D'M� t:npn n 1, N ' il m ,:l,, n1,, ?1p D'o?um 'n ?� , Uno spirito Dio vivente , benedetto Egli sia e benedetto sia il s uo Nome , che vive nei secoli, voce , spirito e parola , ed è lo spirito santo. Due spiriti da un unico spirito 2 1 8 . Que s te sono le parole di Abramo nostro p adre . E secondo qua nt o s c risse Rabbi l;l amai n e l li b r o J1'Vil , Sulla speculazione: Questi t re , che sono uno, sono legati tra loro come ,,n, ,n1'0 , n N , uno , unificante , unito 2 1 9 2 1s 1• . 6 , 3 . 2 1 6 Deut. 10 , 1 7 . 2 17 Cfr . ms H alberstam 444 , e. 4 v . 2 1 8 Sefer Ye,irah , l , 9 - 10 . 2 1 9 In ebraico el]ad, meyul]ad ( « unifica to • ) , yal]id ( « unico• )

    .

    Cfr . ms H alberstam 444 , c .

    6 v.

    66

    ( unus , uniens , unitum) . Poco prima egli aveva dett o : 'fC1 v:roN'I �N'1 Cn l , Essi sono principio, mezzo e fine e consistono di un solo punto cioè ?::m l11 N , (Adon ha-kol) , il Signore dell ' uni verso 22 0 • Queste sono le p a role del libro c he ho ric o r d a to p rima . Dunque il te rzo mondo incompa rabilmente superiore è c o s ti tui to di questi tre c he sono una sola cosa , c he si estende per l 'eternità e oltre

    in

    ragione

    dell 'essenz a ,

    della

    potenza

    e

    dell ' a ttività

    sup reme ,



    c o n c a v o né c o nvesso , né curv o , né dotato di superficie . C o me s c rive Azariel

    nel già citato libro Sulla santità: '"� l1'1nN N1n1 il'?nM '"� l1�N'1 N1i1 M '? � M , Egli è il primo senza inizio ed è l 'ultimo senza termine , e non è c o nsentito al nostro pensiero comprenderlo 2 2 1 •

    È

    c hiamato

    En Sof,

    cioè

    infinità , e d è la realtà più elevata , in sé inc omprensibile e i neffabile ; si ritrae nel recesso irraggiungibile della sua divinità e si cela nell ' abisso inaccessibile della sua luce originaria perché non si c reda c he da quella infinità proceda alcunché . Quello è il grado sommamente assoluto della deità , immanente a se stessa nella più c hiusa perfezione e nella quie te , nuda , priva del l a veste e del mantell o , non circondata da nulla . Essa non si diffonde e non emana l a b o n t à d e l proprio splendore .

    Gli opposti coincidono, così coine l 'essere e il non essere

    È

    essere e non essere senza distinzione , impli c a , i n quanto umc1ta

    separata e libera , i n modo infinitamente semplice tutte le c ose c he alla nostra ragione paiono e scludersi a vicenda ed essere i n c o ntraddizione . I nfatti nel

    libro Sulla fede e l 'espiazione : 1J'N l'NO �' N':r10il '� 1? 'M'10N '1 � � ,10'?'? :�' l'JV � �'� N l il l'Ni11 l ' N l'JV � l ' N � N l il �'il '�1 '10n l'N il N1i1 �'il l �'il N1i1 l'N il� , Già ti dissi che colui che ha fatto uscire il

    s uo essere dal non essere non manca di nulla , che l 'essere è nel non essere, quanto al non essere e che il non essere è nell 'essere, quanto all'essere. E più avanti: Perché tu apprenda che il non essere è l'essere e l 'essere è il non essere222 • Questo è ciò c he vi si legge . Ciò trascende del tutto il nostro intelletto , che non può conciliare razionalmente ciò che è contraddittorio per principio. Noi c amminiamo infa tti attraverso le cose c he ci mostra la natura mediante la ragione la quale , trovandosi assai dis tante da quella p otenza infinita , non è in grado di collegare direttamente

    e

    simultaneamente le realtà contra ddittorie che sono separate da

    una distanza infinita , come un cardinale tedesco 2 23 , sommo filosofo , h a mostrato circa

    2 20 221 2 22 223

    52 anni fa lasciando quest'eredità filosofica alla posteri t à .

    Sefer ha- 'lyyun, cfr . ma H a lberstam 444 , c. 6 v . . Cfr . ms H a lbers tam 444 , c . 4 v . Cfr . ms Halberstam 444 , c . 63 v . ; cfr. inoltre SCHOLEM 1942 , in part. pp. 2 0 5 e 2 0 7 . S i tratta d e l Cardinale filosofo tedesco Nikolaua Kreba ( 140 1 - 1464) , meglio noto c o m e Niccolò Cusano ; per i rapporti tra Reuchlin e la spec ulazione cusaniana cfr . l'introduzione. S u un penaatore contemporaneo di Reuchlin ed esponente di una radicale teo logia negativa , Charles de Bovellea cfr . GARIN 1987 e NECCHI 1994.

    67

    Il Cabbalista mediante la Cabbala apre una breccia nelle tenebre e conosce la vera sorgente della luce Il C abbalista felice , liberatosi delle fac cende temporali e disprezz ati i s o fi smi ada tti a li tigi da vecchiette , per mez z o della C abbal a , cioè della tradizione ricevuta c o n fede , vince le tenebre e c ompie un balzo

    nello

    splendore da cui attinge il lume , e così dal lume passa alla luce e grazie alla luce , per quanto è possibile alla natura umana , egli c omprende nel modo dell 'essere , ma non in quello del non essere , l a vera fonte della luc e , il c he si c ompie quando si a s trae d a tutto ciò che non è il principio a s s olutamente primo . Pe r questa via la mente del C abbalista , con una gioia e un fervore i ndicibili , abbandonate le realtà umili e terrene , è trasportata fino alle realtà i nvisibili al di là del ciel o , trascendendo del tutto i sensi umani , fin dentro il segreto del profondo silenzio . Se da una parte egli è ancora ospitato nel l a p e l l e di mortale , d ' altra pa rte si accompagna agli a ngeli c ome chi abita l a dimora

    c he

    è

    oltre

    il

    ciel o .



    egli

    è

    ammesso

    a

    conoscere

    la

    fi tta

    c onversazione degli angeli celesti e talvol ta , mentre si a c c ompagna a essi nel loro c ammino , raggiunge le vette più elevate e rende visita all ' a nima del Messi a ; al tre volte invece è guidato dagli angeli nell a discesa alle p o tenze inferiori della natura , sia quelle celesti c he le al tre , e c i ò non senza una ragione precisa , e si sforza di comprendere la loro digni tà e le loro operazioni e di venera rle con particolare rispe tto .

    Il Cabbalista diventa amico degli angeli e compie meraviglie Ciò fa nascere un'intima amicizia tra il Cabbalista e gli a ngeli , grazie all a quale egli qual c he vol t a , co noscendo i nomi divini nella fo rma c orretta , ries c e a c ompiere meraviglie , che la gente c hiama mi rac oli . C osì Rabbi Meir mediante il N ome

    divino ,

    seppure

    pronunciato

    da

    un pagano ,

    riuscì a

    prese rvare la sorella della moglie dal c onoscere la c orruzione in una c amera di lupanare . Nessuno dei dissoluti , per quanto robusto , potè toccare o violare la donna c he si era prostituita , dopo c he fu pronunciata la p a r ol a . Que s t a s t o r i a è r a c c ontata all 'inizio della

    Porta della luce 224 ,

    e m o l t e a l t r e vicende

    del genere sono racc ontate con il sigillo dell ' autorità . Fare mir a c oli era c osì facile per i Cabbalisti , memori dei padri , c he spesso essi sono s t a ti a c c us a ti ingiustamente dagli invidiosi e dai profani di essere maghi dalle mille risorse , c ome se quei mi rac oli non fossero st ati compiuti da M i c hele ma da S amael ovvero per mez z o di inca ntesimi e arcani d ' Egitto , anche se il b a s tone dei C abbalisti d a sempre divora i bas toni dei prestigiatori 2 2 5 , e sebbene qualunque azione di origine divina sia migliore di qualsiasi cosa p rovenga dal diavolo . Infatti l ' a rte cabbalistica tende sempre alla s alvezza degli uomini mentre

    22 4 Yose( G iqa tilla , Sa'are orah, r. 2 v. 22 5 L'a llusione va all 'episodio di Es . 7 , 1 2 .

    68

    il maleficio della vana magia , al contrario , porta sempre alla perdizione . La magia

    opera

    attraverso

    (cacodaemones) , la

    i

    nomi

    delle

    tenebre

    e

    dei

    demoni

    malvagi

    Cabbala attraverso i nomi della luce e degli angeli beati .

    Se a quest'ora di sera non si avvicinasse il giorno di S ahbat , in cui secondo il nostro cos tume ci as teniamo dal lavoro , a vrei p arlato con maggiore dovizia di p articolari su questi ultimi argomenti , perché sono legati al resto del discors o ; essi sono in qualche modo il frutto di quest'arte , che voi tanto desiderate . Ma p resto s cenderà la notte , miei carissimi , e dobbiamo separarci . Se trasgredissi questo p recetto , non solo sarei degno del più aspro rimprovero , ma verrei meno anche alla mia professione di Cabbalista , se in questo sab ato dissotterrassi con grande fatica i supremi a rcani e le cose segrete in s p regio

    (ultra)

    a S abbatai , che è S aturno , invece di restarmene in silenzio e godere del riposo per tutta la giornata di domani .

    Esporrò quel che resta dell' arte cabbalistica

    dopodomani qui , o in un altro luogo come vi piacerà » . Allora Filolao disse : « Hai riservato alla prossima spiegazione l e p arti più difficili . Da mezzogiorno , quando ti abbiamo aggredito , fino a o ra ci hai rivelato con un discorso ininterrotto tali mera viglie e in così gran numero , anche se non hai mai lasciato trasparire un segno

    di stanchezza » .

    « La mia amicizia per voi , - rispose Simone - che s pero sia reciproca , non mi ha fatto avvertire alcuna stanchezz a .

    Bisogna obbedire alla legge S e non fosse per la festività non avrei voluto c ongedare , digiuni e non completamente ristorati dalla dottrina della Cabbala , uomini nobili come voi , venuti da tanto lontano per desiderio di apprendere , ma bisogna obbedire alla Legge » . Marrano

    disse :

    « Per

    quanto

    mi

    riguarda ,

    Simone,

    ti

    c onfesso

    francamente che non me ne sono mai andato così carico di dottrina dal cospetto di nessuno . l o cre do , ma se preferisci , entramb i , infatti abbiamo ricevuto le s tesse cose, c rediamo che hai fatto il massimo nel tempo che hai avuto a disposizione » . Allora Filolao disse : · Marrano , gudirei che tu parlassi per te solo , perché , pur avendo ascoltato cose della massima importanza e strettamente c ollegate alla dottrina pitagorica , io mi riterrò soddisfatto quando , dopodomani, s arà c ompletata l 'esposizione di quest 'arte , tale è il mio desiderio di saperne di più . Perciò , Simone , poiché tu mos tri di sopportarci con la tua s traordinaria affabilità , ritorneremo a farti visita dopo questo tuo Sabba t » . Egli allora li congedò dicendo: frattempo , mantenetevi in buona salute » .

    « To rnate pure senza timore

    c,

    nel

    L I B R O S ECONDO

    Filolao

    il

    giovane

    e

    Marrano ,

    allontanandosi

    insieme

    alla

    volta

    dell ' albe rgo , c o nversarono in m o d o v i v a c e e non banale , c o m ' è naturale per dei c o l ti ssimi filos o fi , a proposito dell 'ebreo c he a v e v ano incontr a t o . Essi ne lodavano , insieme all 'immensa dottrina , l a straordinaria c o rtesia verso i fores.tie ri e , soprattutto , la dignità delle manie re . Quell 'uomo p i a c que loro i n tutto , c o n l a sola eccezi one d i quel suo S abbat c he , pensavano , l i a v rebbe c o stretti a trascorrere un giorno nella noia più completa p o i c hé li teneva lontani dalla piace volissima conversazi one di quel grande maestro . Dovevano a s p e t tare fi no a l giorno dopo il seguente c o n una spiacevole perdita di temp o , n o n s a pendo c ome l ' a v rebbero impiegato . Allora , mentre c amminavano e rimedi tavano il suc c o di ciò c he avevano appena a p p reso , ne p a s s a rono i n rassegna alcune sintetiche c onclusioni . Ancora appassiona ti d a l fervore di imparare si ricordarono lo straordinario discorso di quel Giude o , l 'energi a c he mette v a nel disc ute re , la sua c ul tura profonda e vasta c ap a ce d i dilettare senza mai stancare , priva di qualsiasi ornamento e belle tto , ma c he , proprio p e r c hé priva di fi o ri , portava ricc hissimi frutti . Quando ormai erano giunti all ' albergo , prima ancora di a v e r avuto il tempo di respirare , subito si disposero a discutere . Marrano disse : « Di tutti i s aggi c he ho udito sin dall a mia più tenera infanzia non so se ve ne sia uno i n g r a d o d i eguagliare questo Simone per l a s u a acute z z a n e l parlare e p e r l a s u a intellige n z a ele vata .

    Conservo

    nella memoria

    tutto i l s u o

    discorso

    c he ,

    sebbene dai modi famili a ri , semplice e senz a a ffettazi one né ricerc a te z z a , p ri v o dell ' a roma di Demostene , e anzi improvvisato e di s a pore quotidi ano , ha s a puto spronare il mi o animo alla contempl azi one delle realtà più difficili tanto c he non so i mmaginare nulla di più piacevole . U n Giude o , o dèi buoni , nato

    da

    Giudei ,

    nutrito , educato e

    istruito

    da

    Giude i ,

    gente

    giudi c a t a

    barbara , superstizios a , vile , abietta ed estranea a l l o splendore di tutte l e belle a rti , c re dimi , io vorrei vedere il v o l t o d i que s t ' uomo , v o rrei c he c ompiacesse il mio desiderio di sentirlo parlare per tutta la notte , se solo non fosse capitato stasera questo inopportuno S abbat » .

    70

    Pitagora , padre della filosofia, fu un Cabbalista Filolao allora disse : «A nessuno , neppure tra i Greci , a i quali pure un c onsenso unanime attribuisce il possesso di mol te arti , l ' acute z z a dell 'ingegno e

    l 'eloquenza

    nel

    parlare ,

    è

    consentito

    salire

    fino

    a

    queste

    vette

    nell ' e s plorazione dei più reconditi arcani , se non fo rse al solo Pitagora , mio maestro ,

    padre

    dell a

    filosofia .

    Tutta via

    egli

    non

    riceve tte

    dai

    Greci

    l 'e c cellenza della sua dottrina , ma dai Giudei stessi . E perciò egli può essere c orre ttamente c hiamato C abbalista perc hé ha ricevuto il sapere a n c he se , desideroso di riportare in patria dopo una lunga peregrinazione qual c o s a di ammi rabile e a ffinché il popolo potesse più fac ilmente prestarvi fe de , mutò il nome di C abbal a , ignorato dai suoi concittadini , nel nome gre c o di filosofi a .

    L e dottrine dei Pitagorici e dei Cabbalisti sono affini Que s ta c o ngettura deri va dal fa tto c he egli non concesse ai suoi discepoli nessuna libertà di mettere in discussione la dottrina , anzi il suo primo

    insegnamento

    (dogma)

    fu c he

    dovevano

    c hiede v a no la c ausa di qualche precetto :

    detto,

    rispondere

    a

    c oloro

    c he

    avTÒC ll/>a (ipse dixit) , egli lo ha

    allo stesso modo dei C abbalisti c he non adottano altro principio di

    spiegazione se non: D'O�n al nostro

    1'10N ,

    l sapienti hanno insegnato. Il c he equivale

    aiJTòc ll/>a, lo ha detto lui.

    Infa tti si tramanda che sia stato Pitagora

    a c oniare il termine filosofia , perché i massimi autori Ebrei si c hiamavano a ppunto

    sofoi.

    �takamim

    (sapienti) e quelli Greci , prima di Pitagora , erano c hi a m a ti

    Dunque egli ha rive s tito un 'antica dottrina c o n un nuovo nome .

    La filosofw è nata tra i barbari Cii a rgomenti che sono stati presentati da Simone Giudeo non ti devono maestro

    sembrare

    meno degni di lode

    a p p artenente

    al

    popolo

    perché p rovengono da un

    ebraic o ,

    si

    fondano

    su

    autori

    oscuro barbari

    qua n t ' altri mai e ci sono stati riferiti da un barbaro , gia c c hé il nostro Pitago r a , c he fu il più grande di tutti , ha c ompiuto i sui p rimi s tudi c o n un

    b a rb a r o c hiamato Zora 1 • Ciò avvenne per di più al di fuori dei confini della Greci a , all ' e p o c a in cui p resso gli egizi ani c 'erano quei filosofi che erano c hi am a ti profeti , i C aldei d 'Assiria e i D ruidi tra i Galli , i Samanei ( S c i amani) della B a ttriana e molti saggi fra i Celti , i Magi presso i Persi ani , i Ginnoso fi s ti presso gli Indiani , il celebre Anacarsi presso gli S c i ti e Zalmoxis in Traci a , c he prima fu schiavo dello s tesso Pitagor a ; tutte queste cose sono s t a te tramandate

    dal

    famoso

    Alessandro

    Polistore

    rrvOayopuciìJv C VJl{JO).flJv, Sui simboli pitagorici, l Cfr . VON FRITZ 1964.

    nel

    suo

    libro

    Ilépì

    TiìJv

    e infine , presso gli Indi a ni ,

    71

    quelli c he i

    Giudei c hiamarono

    Brahmani , c ome

    ric o rda il

    peripatetico

    Aristobulo 2 • A dire la verità non si è mai trovato c he Pitagora abbia a p p re s o a l c u n a s c i e n z a divina o umana d a i G r e c i o d a i R omani . Sec ondo quanto

    a fferma Antifonte nel libro TTépÌ TOÌJ f3iou riìJv lv dpérfj TT{XlJTétcdvrwv, Sulla vita di coloro che eccelsero nella virtù , Pitagora visitò gli Egizi ani , gli Arabi e i C aldei per apprendere le loro dottrine dopo esse rsi scelto c ome maestro e precettore Ferecide di Siri a , la quale in realtà altro non è c he la regione c hiamata Giude a . Per questo egli era detto c omunemente il Siro , gli uni

    Wc Té f3dpf3apov d..U'oux l..UT}va yéyoJiljvat roùrov O/lOÀoyll v ròv TTpiìJTov t/>t.ÀoccXfxJJv, ma tutti concordano nell 'affe rmare che il primo di tutti i filosofi fu un barbaro e non un Greco3 • dicono di Tiro , altri Tirreno ,

    Tutto ciò , Marrano , mio caro c ommensal e , so c he lo hai letto riella

    Preparazione evangelica

    di Eusebio di Panfilo , se ben rico rdo , a l libro

    /101'01' on rrapà TiìJJI coif>iì:Jvl..UJ7J�Wvlaxévoi&v, TTéVÙ!cor/J{ac KaÌ drrop{çt c iJJ/OtKovvrwv Solo dai sapienti greci non apprese nulla , per la miseria intellettuale e l 'ignoranza in cui versavano4 • A questo proposito si legge nel Timeo di Pl atone c he un barbaro undicesim o , in cui si leggono inol tre le seguenti parole :

    egi z i a no , in età molto avanzata , disse a Solone la pura verità : O S o l o ne , Solone , voi Greci siete sempre dei bambini , non avete una dottrina anti c a o una scienz a provata dal tempo 5 . Tuttavia resta un e c cezionale motivo di lode p e r Pitagora , un uomo strao rdinariamente sapiente e nobile , l ' aver r a c c olto per lunghi

    a nni ,

    in

    terre straniere e lontane ,

    medi ante

    lo

    s tudio

    e

    la

    preparazione , mol te verità dai barbari , noncurante della grande fa tic a , del gelo e della c alura , e aver riportato non solo i frutti migliori , m a anche i più splendidi nella sua patria e perfino in Itali a , chiamata allora Magna Grecia , a ttirando s u di s é e sui suoi seguaci un 'immensa ammirazione , a tal punto c he c hiunque

    e c c elleva

    per

    sa pienz a

    e

    dottrina ,

    era

    creduto

    un

    allievo

    di

    Pitago r a . E c c o perché la filosofia italica ha derivato da lui il proprio nome . Il Pitagori c o Numenio co nferma questa lode nel primo libro dell ' o p e r a

    ben e ,

    Sul

    quando dice c he Pla tone e Pitagora si limitarono a d esporre in gre c o

    c i ò c he i B r a hmani , i Magi , gli Egiziani e i Giudei avevano s c o p e r t o . Perciò abbiamo fo rtissime ragioni per ri tenere c he sia vera l ' a ffermazione di alcuni uomini do ttissimi , esperti in v arie lingue , secondo la quale tutto ciò c he i Giudei hanno ricevuto o scoperto in proprio è stato loro

    rubato

    d agli

    stranieri , Greci o Latini c he fossero , e che non vi è null a nella nostra fi l o s o fi a c he n o n sia appartenuto p r i m a ai Giudei , sebbene ai nostri giorni non venga loro tributata l a gl oria che meritano e anzi in tutto ciò c he li riguarda sono ogge t t o

    di

    dispre z z o .

    L 'età

    presente

    vuole

    prestigiose e retoric amente ineccepibili » .

    2 Cfr. C lemente Aleuandrino , Strom. l , 62 ( P . G . 8 , col. 3 Cfr . D iogene Laerzio , Vite deifdoaofi V I I I , l . 4 P . G . 2 1 , t . 3 , col. 89 1 . 5 Cfr . Tim . 2 2 .

    7 70 ) .

    esposizioni

    del

    s apere

    più

    72

    « Ci ò c he d i c i è vero , o t timo Filol a o , - disse Marrano - e mi persuade

    ÀO')'OC yàp lK r' d8o(ovvrwv lwv K' dK rwv &»covvrwv airroc où rduròv cfkve-t, Lo stesso discorso non ha lo stesso peso se lo pronuncia un uomo da nulla oppure qualcuno che conta 6 • I nfa tti se un Aristotele o un Teofrasto qualunque avessero detto le ancor di più della verità delle parole dell ' E cuba di Euripide :

    cose c he ci ha insegnato oggi Simone null a sarebbe stato più degno di e ssere a s c oltato , a giudizio unanime , nulla sarebbe stato più profondo , null a più memorabile , se solo avesse avuto un'esposizione più a c curata e u n po' del belletto dell 'eloquenz a . Ma poiché l ' argomento è stato trattato da un Giudeo in una forma , secondo l a sua c o nsuetudine , un poco rustica e sinte ti c a , senza dubbio le sue parole potrebbero apparire dis adorne alle ore c c hie dei s o fi s ti del

    nostro

    tempo ,

    c he

    c redono

    di essere

    c osì

    raffinati .

    Se

    le

    avessero

    a s c ol t a te , o dovessero ascoltarle , esse pa rrebbero a quelli c he a ttualmente fanno filosofi a , gente stupida o disonesta , intri c a te , fragorose , dissonanti , monotone , rozze , piene di rustica asprezza e di sc orrettezza peregri na , anche se il loro esame sarà s ta to sbriga tivo e non ac curato c ome si richiede , c ome se l ' oro trovato nel fa ngo non fosse oro vero . Ora , poiché siamo già arrivati dalla casa di quell 'uomo al nostro albergo senza che nessuno abbia dovuto indicarci l a s trada , e forse la cena non è ancora pront a , suggerisco c he rip rendi amo

    tra

    noi

    gli

    argomenti

    più

    importanti

    c he

    abbiamo

    appena

    a s c ol t a t o perché si fissino nella nostra memori a e non svani s c ano nell 'obli o » . Fil olao rispose :

    « La tua i dea è de ttata da sagge zz a , Marrano , i n

    questo modo infa tti noi torneremo dopodomani d a l nostro u o m o p i ù preparati a d a s c o l tarlo dopo questa bizzarria sacro

    al

    (monstrum)

    Giude o , c ome dice Ovidio 7 •

    del sabato , il settimo giorno

    F rattanto , p rendi questa sedi a , io

    prenderò l ' altra e c osì p arleremo un poco standocene seduti fin c hé l a cena non

    sarà

    pront a .

    D ' altra

    pa rte ,

    per evitare

    ogni

    disputa ,

    c he

    s a rebbe

    u n ' i nutile perdita di temp o , dal momento che siamo soli , tu p a rlerai per p rimo , dicendo ciò che ti verrà alle labbra per ric ordare o c ommentare gli a rgomenti p resenti o i p a s s a ti così c ome ti c a piterà » . Così dunque Marrano c ominciò a dire :

    c Tutto ciò di cui abbiamo

    p a r l a to oggi pomeriggio mi pare , esaminata ogni cosa i n dettaglio , troppo elev a t o perché noi , c he ci troviamo a un livello c o sì basso , p ossiamo a vere l ' au d a c i a di raggiungerl o . D ' altra p arte ciò c he a prima vista a p p a re agli uomini arduo e irraggiungibile , alla fine , con un esercizio ininterrotto e c o n u n o s forzo instanc abile , di venta semplice e accessibile secondo la massima virgilia n a :

    Labor omnia vincit 8 •

    Così mi fa piacere ricordare le cose che ho

    appena udite .

    6 Eur. ,

    Ec. 294. 7 Cfr . Ara am. l, 4 14. 8 Cfr. Georg . l, 45 ; il testo virgiliauo suona però labor omnia vicit, anche se la variante vincit è attestata in alcuni codic i ; non del tutto da escludere po trebbe essere l 'influsso del noto omnia vincit amor d i Ecl. X, 69 .

    73

    Riassunto del primo libro. Perché le realtà divine non sono colte dalla ragione umana Il nostro maestro ebreo , prima di trattare c ome gli avevamo c hiesto della C abbal a , c i ha chiarito c he cosa si i ntenda c o n questo nome . L a C a b b a l a designa l a ricezione e , ha aggiunto , essa è insita nelle nostre a nime c he tendono sempre per natura verso le realtà somme . E c c o c ome nasce in noi il desiderio di e ss a , e d e c c o c he le real t à . supreme e divine sono preferite a tutto ciò che può essere c ompreso e indagato dalla ragione uma n a . Questo è un insegnamento c omune a nc he ai peripatetici degni del nome , i noltre , mi sia c o nsentito

    c i tare

    uno

    dei

    miei

    autori

    arabi

    c oi

    quali

    ho

    maggi o re

    Sulle scienze , adopera ques t a formula : Le cose divine che sono oggetto di una fede pia sono di un ordine s uperiore , derivando da un 'ispirazione divina , perché racchiudono i segreti del divino. La ragione umana si sforza senza successo di comprenderle e di raggiungerle 9 • Così parla quell 'Arab o , e del resto è quello dimes ti c hez z a , Alfa rabi , nel libro c he ha inti tolato

    c he ha detto anche Simone , chiamando regioni gli ordi ni e c ol l o c a ndo le rea l t à incorporee e le sostanze del tut to libere dal peso della m a teria nella terza regione dell a nostra a nima ; non si tratta però degli universali , creature dell 'immagi nazione e della logi c a ai quali pensava Antistene 1 0 • l o a ffermo c he si tratta di fo rme reali , specie , idee , essenze , anzi sono le realtà più elevate quelle

    di

    c ui

    contemplazioni

    si

    oc cupano

    qu asi

    i

    ineffabili .

    Cabbali sti , Ognuna

    c ome

    delle

    ho

    a p p res o ,

    c o se c he

    noi

    nelle

    loro

    c rediamo

    di

    percepire o di sapere , essi la riferiscono a quel mondo e ri c o nducono tutto l 'universo , a ttraverso una serie di mediazioni all ' Uno , c he è il B e ne i n sé e l 'e ssere a ssolutamente primo , c ome al fine pitì salutifero della nostra mente .

    Metafisica lo desc rive c ome aVrapKéC Kal 1] CWTTJp{a, sufficiente a se stesso e principio di salvezza 1 1 , ciò c he S imone h a definito in e b r a i c o :V,�, (yeAua ') . Aristotele nel XIV libro della

    Le realtà divine non possono essere conosciute razionalmente C ome ha detto il salmista regale : que s t a

    salvezza

    del

    genere

    uma no

    La salvezza è del Signore 1 2 ,

    che

    Simone

    ha

    posto le

    e d è su

    fondamenta

    dell ' a ttività di tutti i Cabbalisti , c he non devono essere esaminate c o n la ragi o ne , e in e ffetti non lo sono . Le real t à somme non ri cevono alcuna ipostasi dai sensi , né uno statuto dall 'intelle t to , e per esse non è possibile i ndic a re

    9

    Cfr . G O N ZALEZ PALENCIA 1 9 5 3 , p. 74 (venione spagnola) e pp. 1 7 2 - 1 73 ( lesto latino d i Gerardo da C remona ) . 1 ° Cfr. D O R R I E 1964 . 1 1 Jllet. X I V , 4 , 109 1 b . I l termine soteria in questo contesto viene tradotto per lo più con • a utoconservazione • , ma è evidente che qui Reuchlin sottolinea altri valori presenti nello s teuo termine. 1 2 Sal. , . 39

    74

    alcuna c ausa congruente .

    Teofrast o ,

    eloquentissimo seguace

    della

    scuola

    p e ri p a te ti c a , ha negato c he la scienza abbia la c a p a c i t à di c o noscerle e, nella

    Metafisica , s c ri ve : Mlxpt. JLiv olJv nvoc: 8wdJ1éOa & ' ai nov OéwpéÌV, apxàc drrò rwv alcOljcéwv À.aJl/]dVOVTéC, omv 8è lrr'alrrà Tà aKpa Kal TTpiìJTa JléTa/3aLvtJJJl éV, oix'ln 8wdJLé0a, dTé &à TÒ Jl 'i'J lxétv alr{av, dTé 8tà riJv �Jlalpav dcOivétaV, Noi possiamo risalire dagli effetti alle cause sino a un certo limite , ricavando i principi dalla percezione dei sensi, ma quando siamo giunti all 'estremo e alla causa prima , non ne siamo più capaci, sia perché la causa prima , appunto , non è causata, sia per la nostra insufficienza 13 • A proposito delle realtà sua

    supreme e divine , prive c ome sono di antecedenti , da dove po tremmo r i c a v a re un qualc he mezzo di dimostrazione? Pe rciò Platone , nel

    Timeo,

    a fferma che

    l a spiegazione di quelle realtà è supe rio re alle nostre forze e p resc rive di c redere alla parola degli antichi , benché priva di dimo strazione 14 . l o stimo tanto queste p a role di Pl atone , prece tti di un vero sa piente , da vene r a rle c ome un oracolo . Ora questi sono i fondamenti più c he mai meditati e solidi della C abbal a . l o ritengo c he il sillogismo logi c o sia il nemic o più a c c anito e la peggiore mina c c i a per l a c onoscenza divi n a , fondata com'è sulla fede pura e sempl i c e . L 'uso del sillogismo e la s frontatezza dei teosofi s ti li hanno p ortati a s ottomet tere all ' uomo mortale Dio e gli angel i , le intelligenze

    (mentes)

    beate ,

    le virtù semplicissime del mondo ultraterreno e i nsieme tutta la s c hi er a degli esseri e terni e tutto ciò che appartiene all ' ambi to soprannaturale tentando di trovare , dimos trare e imbrigliare tutto c o n il discorso razional e . S a rebbe

    c ome tentare di rinchiudere quelle splendide sostanze i n un c a r c e re tetro 1 5 .

    S a rebbe c ome voler i n c a tenare Giove o legarlo con un l a c c i o di salice o una gomena . Ciò non lo avrebbe permesso Teti , stando a Omero , o il centimano Briareo detto Ege o ne 16 . Una ragione di più per giudi c a re questi li tigi osi teologi s ti , questi sofisti c i a rlatani 17 , c ome degli aggressori del cielo e di c i ò c he vi è al di s o p r a a l l a s tregua degli Aliverni , gli immani giganti gemelli di cui parla Virgil i o , che assaltarono il gran cielo per farlo a pezzi a mani

    nude 1 8 , ovvero c ome gli antic hi abita nti di Sennaar e di Babilonia i quali , avendo

    dimentic a t o

    d ' e ssere

    figli

    di Adam o ,

    cioè

    deboli

    per

    natura ,

    e

    innalzata una torre altissima la cui sommi tà doveva tocc are il cielo furono l a causa di 7 .:::� 7 .:::� , ovvero della confusione 19 . D i qui deriva Babel e , c he v o i c hi amate Babiloni a , c i oè l 'inc omprensione reciproca delle li ngue . A opera di questi importuni sillogisti si perde ogni rispetto

    13 Teofrasto , Mee . 14 Tim . 40 d .

    (pietas)

    verso tutte l e realtà

    VI I I , 2 5 , 9 b . Cfr . ROMANI 1994 .

    1 5 I l testo d ice letteralmente Tullian"m , l a parte più isolata e oscura d e l ca rcere Mamertino , la Ca r. 5 5 . 6 11. l, 00 8 8 . 4 1 7 Lel l . nugivendi, che potrebbe easere tradollo , con e8pres8ione colorita 'patacca ri'. Cfr . Pianto , Aul. 5 2 5 (secondo il De compendiosa docerina di Nonio 1\fa rcello). 1 8 Aen. VI , 5 82 . 1 9 Cfr . Gen. 1 1 , 1 -9 .

    f rigione di Stato dell'a ntica Roma , cfr . , per esempio , Sallu8tio , De coniur .

    75

    divine ogge tto di fede . La l o r o litigiosa smani a d i primeggi are e c c i t a l ' o di o tra fra telli , c ome una muta di c a ni sempre pronta alla zuffa per s c a c ciare dall ' universo il balsamo della suprema c ontemplazione . Trionfi pure , se gli è c o nsentito ,

    il

    metodo

    arti fi cioso

    dei

    sillogismi

    nell ' ambito

    delle

    s cienze

    n a turali e nelle a r ti e tecniche prodotte dall 'uomo , ma non speri di tro v a re il minimo spazio nella rivelazione s a c r a . L 'insegnamento di S o c rate a proposito delle s o s tanze separate è riferito da Parmenide in Pla tone : dMà OJlOLWC f7J1eìc bcdVfJJV OÌJK' apxoJleV Tf1 TTap' f7J1ìvdpxt/, oi& YL yvwcXOJleV TOÌI Odovoi&v, Tf1 f7J1eTi{XI lmuniJl U, Così come non è in nostro potere comandare alle realtà s upreme , così non ci è possibile conoscere alcunché del divino con la nostra scienza 20 . Anche i Peri p a tetici so ttoscrivono questa a ffermazione e lo stesso Aris totel e ,

    (organum) , c ome si suoi Secondi analitici afferma c he la

    l ' autore e insieme lo s t rume nto p rimo

    volume

    dei

    dire , del s a pere , nel scienza

    delle

    cose

    immedi ate è i ndimostrabile 2 1 . P o c o oltre egli a fferma : non esite soltanto l a s c i e nz a ,

    ma

    c ompre ndiamo

    anche le

    un

    principio

    definizi oni .

    A

    di

    c onoscenza

    proposito

    di

    grazie

    questo

    al

    quale

    p a s s aggio

    noi

    Temistio

    intende il • p rincipio di conoscenz a ' come la nostra mente , mentre i termini di cui si c ompongono le dignità più elevate li defi nis ce soggetto e predic ato 2 2 . D ' al tra p a rte Filopono , c omuneme nte detto Giovanni gramm a ti c o , spiegò questi stessi termini in modo più elevato e certo migliore quando s c ris s e : 6 Jlé"V f/>tÀ6coif>oc rqv 8uirTJuw roù TTpocKe-LJlÙ•ov p1Jroù ovnuc dTTi&Kev. dpxr'w 11f-v lTTLUnlJ1 1JC TÒVVOÌ!VdÀ.et/>tJc OV TÒt• f7J1hépovdMà TÒv fkìovKaÌ imé-p f7J1àC. opote & Tà VOTJTà KaÌ Oila d8TJ. 6pote & ain"à KaM'icOat 8tà TÒ TTipara dvat TTdvrcuv, Il filosofo ha impostato il problema nel modo seguente : il principio della conoscenza è l 'intelligenza , non la nostra ma quella divina che è al di sopra di noi. l termini sono le forme intellettuali e divine , li ha chiamati termini perché determinano tutte le cose 23 . Così la conoscenza delle realtà soprann a turali ogge tto del l a fede dipe nde dalla mente e non dalla ragione , c he è p assibile di

    lmt>lxerm TÒ l/ldJ8oc o[ov &Jça, KaÌ ÀoyLUJlOC, Esattamente come l 'opinione , anche il logismo, cioè l 'atto raziocinante , è passibile d 'errore 24 • Dal l ogismo deriva i l sillogisn1 0 . Ora , lo s t e s s o Aristotele conclude i Secondi analitici co s ì : Ogni scienza è congirmta al logos , cioè alla ragione 2 5 • Ma allora dei principi non si errore nel suo raziocinare . Del resto l o stesso Aristotele s c rive :

    dà scienz a . Ora poiché non è possibile che una scienza sia in nul l a più veridi c a dell a mente , sarà l a mente ad avere a c he fat·e con i principi . E s si sono a n c he detti realtà primi tive : Esiodo e i primi teol ogi ne fecero delle divinità , e d ecco perché l a loro conoscenza può essere a buon diritto c hiamata di vina . E sec ondo quanto a fferma lo stesso S tagirita nel primo libro del l a

    20 Parm . 134 e .

    2 1 Aris l . Anal pos t . l , , 20 , 7 2 b . 3 2 2 Cfr . Temislio , Parafrasi ad Anal. pos t . , ad locnm . 23 Cfr . G iovanni Filo pono , Comm. ati Anal. post. , tJd locnm ; cfr . inoltre L E E 24 Arist. Araal. pos t . 2 , 19 , 1 00 b. 2 5 Ibid.

    198 4 .

    76

    Metafisica : 8ucaltJX: av oiJK dv()pwrrlVTJ, giustamente il suo possesso non è cosa umana 26 , i nfatti il solo Dio la possiede , ovvero la possiede i n misura maggiore di c hiunque altro , e ricerc are una scienza i n opposizione a Dio è un ges t o da

    uomo indegno . Infatti , secondo S imonide 2 7 , questo onore è riservato soltanto a Dio . C osì , p o i c hé null a ci guida meglio alla beatitudine della conoscenza delle realtà supreme e divine , in quale altro modo , i o ti domando , Filol a o , è p ossibile raggiungerle , se non per mezz o della scienz a ? Con quali mez z i si può raggiungere una vetta c osì elevata? » Allora Filolao diss e : « M a , per C a s tore , proprio tu hai indi c a t o una via semplice e piana .

    Dunque , vi sono c inque a r tefici dell a conoscenz a ,

    s e c o ndo la testimoni anza di Ammoni o , che segue Ari stotele nel p rimo libro

    Sull 'a nima , anche se que s t ' ultimo ne aveva i ndic ati solo quattro . Si tratta di : voìc, 8tdvota, &>fa, ,pavracla, alclh}ctc, mente , discorso , opinione , immaginazione e senso. La mente e il senso non sillogiz z a n o , quella p e r c hé di gran

    lunga

    superiore ,

    questo

    perché

    inferiore

    alla

    ragione .

    N e a n c he

    l 'i mmaginazione sillogizza , fJerché si tratta di una funzione dei sensi e di un dep9sito delle immagini c he da essi provengono . E certo i sensi non sono ragionevoli né si può pensare che l ' apparenza c he è ogge tto dei sensi abbia a c he fare c o n il raziocini o . Rima ngo no dunque l ' opinione e il discorso , m a l ' o pinione n o n è al tro c he la conc lusione del discorso e perciò di per sé n o n sillogiz z a . Insomma s o l o a l disc orso , de tto

    dianoia ,

    è riservata l a fac o l tà d i

    sillogi z z a re , e questa è l ' opini o ne d i Ammonio nel s u o c ommento ai

    analitici di Aristotele . (compreMnsiones) della

    E

    poiché

    ho

    c onoscenza

    rapidamente

    e i

    suoi

    elenc ato

    oggetti

    i

    Primi

    recipienti

    (comprehensa) ,

    per

    abbre v i a re il di s c o rs o , dirò che a mio avviso le cose divine sono al di sopra del sillogismo e non possono essere c omprese dalla ragione uma na , né tanto meno possono essere c o nosciute tramite i sensi , ma dipendono da un puro a tto di fede , c o ncessa per la beatitudine dell'uomo e ricevuta per amore di c olui c he

    le

    rivela .

    Tuttavia

    vi

    sono molti

    speculazione sulle realtà divine .

    argomenti

    che

    si

    mescol a no

    alla

    Succede l a stessa c o s a l'e r i libe rti e i

    coabitanti di una certa famigli a c he sono soliti prenderne collettivamente i l nome . S pe s s o questi a rgomenti , lo anlll1e t t o , sopportano d i essere trattati dalla teologia perché sono ordinati alla conoscenza di Dio , dirett amente o mediante una c a tena di ragionamenti , oppure per qua l che altra ragione c ome la

    c re a zione ,

    la

    c onservazione ,

    la

    perfezione ,

    la

    giusti fi c azione ,

    la

    b e a titudine , la salvezza e altre cose del genere . Al p resente i o non penso c he queste c os e possano essere c onosciute da noi per via n a tural e . Di esse si occupa

    la

    metafisica

    per

    mostrarci

    la

    loro

    essenz a

    e

    la

    teologia

    per

    mostrarcene l a causa . lo ammetto l 'uso della ragione per le cose c he deri vano dai sensi e sono sogge tte alla logi c a umana , ma per le c ose l a cui verità 2 6 Arist . , Met . l , 2 , 98 2 b. 27 F r . 3 H il l e r , c i t a l o nel p a s s o

    d i A r is t o t e l e lestè ricord a t o .

    77

    dipende esclusivamente dall ' autori tà di C olui che le rivel a , di queste i o c redo non vi sia scienz a , e non ammetto c he il sillogismo avanzi pretese di dominio i n questo c ampo . C o sì la cosa più importante di tutte è l a fede , e c hi ne è in

    Primi analitici: {3iÀ nov 8taKdf1éiiOC ij d lTUyXOVél/ d&Jc , in posizione migliore che se avesse il sapere 2 8 • Fil opono s piegò que sta massima c osì : È una forma di conoscenza migliore della dimostrazione ,. . p ossesso è definito da Aristotele nei

    A queste p a role Marrano rispose : « S ono d ' a c c ordo c o n te , Filol a o , e c onvengo c he c i ò c he è puramente ogge tto di fede e di semplice c redenz a non debba essere

    esposto

    ai miserabili trab o c c he tti della logi c a ;

    i

    sillogismi

    c ausano alla contemplazione più danno c he beneficio , e i n ciò c oncordano i nos tri

    autori

    tanto

    greci

    c he

    l a tini .

    Il

    famoso

    Gerolamo

    di

    Dalmazi a ,

    s c ri vendo sul salmo C I V , p aragona l ' arte del fare sillogismi appli c a t a alla teol ogia

    alle piaghe

    d ' Egitto

    e

    afferma :

    È come quello dei cinipi 2 9 il

    pungiglione dell 'arte diale ttica perché con il suo apparente piccolo aculeo seduce e in realtà ferisce gravemente le menti umane . Così quell 'uomo d o t tissimo c hiamando questi truc chi vanità dei sensi e fumo per l ' i ntelligenz a , ne proclama i l bando dagli s tudi ebraici . Que s ta condanna è ripetuta spess o , p e r esempio rispondendo ad alcuni quesiti c he gli aveva posto D amaso s c ri s s e :

    Quando si discute di argomenti ebraici, non conviene andare in cerca delle dimostrazioni di Aristotele 3 0 . E ancora , c ommentando il salmo C XL I I I , s c ri ve a proposito dei teosofisti : Quando cominciano a disputare con te le loro parole sono così concise , il loro discorso così ben tornito, che ti è diffi cile sfuggire alle loro reti, non appena ti avranno ingabbiato e incatenato con i loro sillogismi, e avranno intessuto una fitta trama e innalzato una m uraglia incrollabile di sillogismi, tu non potrai più andartene , sarai rinchiuso e non vi sono passaggi nella muraglia né punti in clli essa ceda . Quando ti avranno chiuso come in un cerchio, allora non ti troverai più sulla strada stretta che porta alla vita , ma sulla strada larga che porta alla morte 3 1 'E 7TéÌ Kai 1] 'fi1c d7TÀOTTJTOC 7T{c nc {kÀ nwv le n 'fi1c lK 7Téptépyaclac mOavoÀoy{ac, La semplicità della fede è meglio della seduzione della ragione , come dice Atanasio nel terzo libro Contro gli Ariani. Lo stesso pensiero è c o nfe rmato nella sua opera Contro i Greci c he esordisce così : 1] f1lV 7Tépl ri)c OéOUé{k{ac Kai ri)c TiJv oÀwv dÀT}fk{ac yviJctC ,OV TOCOÙTOV 'fi1c 7TQplÌ TWI/ dv0pW7TWI/ 8t8acKaÀlac &ì mt, OcOI/ dtf>'laUTÌ'JC lxa TO yvWptf10V, la conoscenza stessa del culto divino e della verità dell 'universo ha meno bisogno di una dottrina stabilita dagli uomini che di ricavare da se stessa le proprie dimostrazioni32 . Queste sono le p a role di Atanasi o . Ciascuno deve riconoscere c he non vi è nulla di più ver o . C he

    28

    Reuchlin è cad uto qui, caso piuttosto raro , in una svis ta : la citazio ne proviene in realtà dai Secoruli analitici (Aris t . , A.nal. pos t. l , 2 , 7 2 a). 2 9 Sorta d i pidocchi . 3 0 P . L. 26 , t. 7 , col. 1 138 e 1 245 ; P . L . 27 , t. l , col. 323 . 3 1 P . L . 26 , l. 2 , col. 322 . 32 P . L. 25 , t. l , col. 3 .

    78

    bisogno c 'è di uno sfoggio di retori c a o di uno sforzo di persuasione per cio c he sono disposto a c redere spontaneamente , per c i ò c he ho già volentieri a c c olto per il semplice amore e l ' a rdente venerazione verso C olui c he me l 'h a rivela t o , senz a e ssere minimamente costre tto o a nc he s o l o indotto d a l l a for z a di u n a ragi o ne p a r torita dalle tenebre d i un animo incatenato e sepolto i n questo c o r p o mortale? Giustino , il celebre filosofo cristiano , n e l s u o libro

    S ulla fede ortodossa ,

    tratta que sti argomenti ancor più diffusamente , c i t a ndo

    ovtXv yàp àv()ptJrrotct riJv Odwv cat/>k, nulla di ciò che è divino è manifesto asli uomini33 , p arole che aveva ripetuto a n c he S o c r a te . ques t o antico vers o :

    L 'epistola del s o c r a ti c o Senofonte a Eschine riferisce c ome un fatto a tutti noto c he le realtà divine sono p recluse alla c onoscenza umana , è sufficiente venerare piamente gli dèi c o n il cuore , mentre non c i è c onsentito s a pere c hi essi sono , né è l e c i to indagare in merito . Non si addice ai servi , p otrei dire che non è una p r a ti c a lodevole , voler c onoscere i pensieri dei padroni , se non c i ò c he riguarda il proprio servizio 34 • Lo stesso Senofonte nei

    per

    Memorabili, a proposito di S o c ra te e dei seguaci di altri filoso fi , scrive : lOarJ,J.a(di' el J1 1) avqx'Jv atn-oì.c lc riv, OTL TaÌJTQ ov 8waròv lc rì.v àv()ptJ)rrotc éVpéÌ.V, Socrate si stupiva che non fosse loro chiaro che asli uomini non è possibile arrivare a conoscere quelle realtà 35 . Del resto ques t a fu l ' o pinione di tutte le e p o c he e di quasi tutte le religioni : l 'intelle t to umano non può comprendere ciò c he non sia passato preventivamente a ttraverso i sensi , ciò c he l 'i ntelletto non c omprende non può essere discusso dalla ragione e ciò c he l a ragione non dis c u te non può essere giudi cato dal discorso raziocinante c hi a m a re

    8tdvota (dianoia).

    c he

    si suole

    Ciò vale soprattutto a proposito dell a verità

    rivel a t a per iniziativa divina . E anche se su qualcuna di quelle re altà noi ci fo rmiamo

    c once tti

    immaginari ,

    non

    dobbiamo

    sottoporre

    ai

    vincoli

    dell ' a rgomentazione , o a qualche al tra nostra illusione , ciò che abbiamo ricevuto c o n animo religioso e pi o . A imitazione degli antichi maestri il celebre G regorio di Nazianz o , superiore a tutti i contemporanei in qualunque b r a n c a della teologia per l 'eleganz a dello stile e la profondi tà dei pensieri , ripre nde questa do ttrina nel secondo libro Della teolosia : TÒ J1 1) ÀéTTTÒV eTvat àv()pwrr{V(I 8tavo{f! TÒ fk-ì.ovJ1 1) 8l o).ovocovlc n avrdcéCOat, il divino è precluso al discorso umano e anche all 'immasinazione piùfervida ,. 36 . « Mi o c ar o M arrano - disse allora Filola o - non pensare che io sia del tutto ignaro degli autori c ri s tiani , o che li trascuri . R i cordo c he il filosofo ateniese Atenagor a , ambascia tore dei C ristiani al cospetto degli imperatori M a r c o Aurelio Antonino e Lucio Aurelio Commodo , disse : breì.

    KaÌ. 8t 'atn-iJv TiJV OOYJlQTWV, ofc TT{JOCiXOJléV, OVK' dv()pw TTLKOÌ.C olctv, d).).à fk-urjxiTOLC KQÌ. Oéo8t8dKTOtc rreì.cat i'J).àc Jl TJ Wc TTépì. àOtwv lxav 8vvdJ1éOa, infatti noi (in modo

    33 P . L . 6 , Expositio rectae confessioni• (op. spuria ) , col. 1 2 2 1 . 3 4 Pseudo-Senofonle , Epistula a d Aeschinem , per c u i cfr . H E RCH E R 35 Mem . I , 13 . 36 P . G . 36 , t. 2 , col. 39 .

    1873 , p. 7 88 .

    79

    diverso che per gli argomenti profani) possiamo convincervi, per mezzo degli stessi insegnamenti su cui ci basiamo, che essi non sono di origine umana ma sono stati inviati da Dio e insegnati da Lui37 . In questo passo e gli suggerisce c he è diversa la pe rsuasione per gli argomenti profani e per quelli divini . Per la verità io c onosco molti di voi che portano una totale c o nfusione c o n i loro marc hingegni

    logici ,

    fondano

    le

    re altà

    naturali

    su

    basi

    m a tematic he

    e

    stabiliscono le realtà teologi c he su basi naturali . In verità , le c ause divine non sono

    in

    alcun

    modo

    pa ragonabili

    a

    quelle

    natural i ,



    quelle

    possono

    dipendere da queste e ancor meno le realtà c he si basano esclusivame n te sulla fe de possono essere dimostrate a partire dalle realtà mna namente c o n o scibili , c osì

    c ome

    le

    realtà

    naturali

    non

    possono essere ric a v a te

    da

    ciò

    che è

    a rgomento di fede . Infatti il vostro famoso Dionigi l 'Areopagi ta , c he a me p a re ,

    non

    senz a

    ragione ,

    un

    sopravvissuto

    o

    un 'immagine

    riflessa

    dei

    Sui nomi divini parla delle c o noscenze teologi c he nei seguenti termini : Or& yàp dKpt{31JC lp.r/>t(XLa Toìc al naTOtc Kaì TOLC al nOLc, d..U'lxet Jlè"v Tà alnaTà Tàc TiiJI/ alTtiJv &xoJlivac élK6vac, avTà 8è" aina TiJv alTLaTiJv lfTjfXTat KaÌ imep{8pumt KaTà TÒV Ti]c olKdac dpxJ1c Àoyov, non c 'è una perfetta somiglianza tra gli effetti e le cause; se pure gli effetti recano in sé qualche traccia della causa, tuttavia questa resta separata dagli effetti e li trascende per la sua natura. di principio38 • Pitagorici , nel suo libro

    Per quanto i sillogismi siano ritenuti validi nelle altre discipline , tuttavia essi vengono impiegati a torto nella teologia , perché non vi hanno valore cogente Alcuni dei vos tri autori usano trappole più c apziose e l a loro do ttrina

    è tanto più ingannevole in quanto essi ri corrono alle proprietà dei sillogi smi trattando argomenti basati sulla sola fede ri velata e ritengono c he meritino la stessa fiducia le parole della S c rittura da un lato e ciò c he può esse rne ric ava t o

    con

    il

    metodo

    sillogistico

    e

    con

    una

    corretta

    p r o c e dura

    di

    c onsequenzialità formale e logi c a dall 'altro . In realtà null a differisce t a n to dalla rivel azione di vina quanto le invenzioni umane . C osì nell ' ambi t o di ciò c he può essere c reduto soltanto per fede , c redere e sapere si e s cludono a vicenda : in nessun c aso l 'e vi denz a della c onclusione del sillogismo può venire dalle premesse , anche se queste possono contenere qua l c he elemento certo ; la c o nclusione tende a seguire l a p remessa più debol e . Dunque noi a ffermiamo c o rrettamente c he su uno stesso argomento e a proposito del l a stessa verità non possono coesistere lo stile

    (habitus)

    della fede a c quisita e l o stile della

    scienza basata sulla dimostrazione . Perciò chi contra ddi c e le s a c re S c ri t ture , c o ntra ddice in modo esec rabile la fede . C hi invece contraddi c e una qualche

    37 Leg .

    1 1 , l . ReucJ.lin adatta al proprio contesto le parole d i Atenagora che avevano in origine un significato leggermente diverso , inserendosi nella polemica sulla presunta atheotea dei cristiani. 38 (pseudo)Dionigi Areopagita , Nomi divini ( P . G . 3 , col. 645) ; cfr. B ELLIN I - SCAZZOSO 1 98 1 .

    80

    c o nclusione ri c a vata a pa rti re dalle Scri tture dall 'ingegno umano mediante le pic c ole trovate

    (inventirmculae) ,

    la tec ni c a aristoteli c a , la dottrina eleati c a

    fon d a t a d a Zenone che , c ome dic e G aleno , fu

    il padre della filosofia eristica 39 ,

    ri1c lptc md')c t/>t.Àoco{ac dpxrryòc,

    o medi ante le trappole di Crisipp o , o i

    s o fi s ti c i sillogismi , questi non co ntraddi ce la fede ma si o p pone sempliceme n te alla scienza umana , rifiutando non già l ' illuminazione dell a fede ma i prodo tti di u n ' a ttività uman a , e non vi è in questo nulla di e sec rabile . Egli p o trà a ve re ragi o ne o torto , ma non si c omporta ignomini osamente . Chi oserà mai a ffermare c he meri tano lo stesso credito la rivel a z i o ne divina e l 'i nvenzione umana se non chi si nutre soltanto di sillogismi , proprio c ome un bue si nutre solo di fieno? Com'è possibile , ti c hiedo , che esse siano poste su uno stesso piano di digni tà? L 'una rigua rda l a fede , l ' altra la c onoscenz a . La sede del l ' u n a è l a mente , quell a dell ' a ltra è l a ragi o ne . La rivel a z ione procede dalla luce suprema , l a ragione nasce dai sensi .

    Nel

    dominio della mente vi sono alcune re altà necessarie c he i n quello della ragione sono impossibili . Nella mente è possibile l a coincidenza degli o p p osti e dei c o ntraddittori che nella ragione restano infinitamente distanti . Perciò non è a ffatto vero c he , se le premesse sono tratte dalla fede , allora a n c he l a c o nc lusione sia articolo di fe de . Infa tti la seguente proposizione è degna d i c ondanna : ' i l Crea tore n o n deve essere in alcun modo adorato ' e a n c o r a p i ù esec rabile è que s t ' a l tra proposizione :

    'si deve adorare qualunque oggetto

    s c olpito ' . In entrambe queste affermazioni la fede è bes temmi a t a e ppure l a proposi zione c he n e co nsegue n o n è s a c r a n é appartiene all ' ambi to della fede : ' nessun ogge tto

    s c olpito è il

    Creatore ' .

    Questa

    proposizione

    può

    essere

    dimostrata con la ragione naturale e dunque l a sua verità non dipende dali ' Autore dell a rivelazi one . Ma l a sua evidenza è di gran lunga minore rispetto a c i ò c he è c reduto per fede . Con un procedimento i ntellettuale simile noi arriviamo a c redere erroneame nte che , poiché una c onclusione è ogge tto di fede , a n c he le sue premesse debbano esserl o . C hi i nfatti ignora c he gli Ebrei , i C ristiani e gli Agareni 40 credono con fede profonda c he nessun ogge tto

    s c olpito

    debb a

    essere

    a dorato ,

    da

    cui

    ri c a verò

    c ome

    p remes s a

    impli c i t a c he nessuna p ie t r a d e v e essere adora t a : o ra l ' oggetto scolpito è u na pietra » . Allor a M a rrano disse : « Filol a o , mi fai ricordare le argomentazioni s o fi s ti c he di a lcuni dei nostri quando affermano : l a conclusi one è ereti c a , dunque deve esserlo anc he qu alcuna delle premess e . lo mi stup i s c o o l tre ogni dire pensando c he gente simile trova talvolta degli uomini disposti a c re dergl i . M a perc hé c e r c o d i lavare u n etiope , c he non sbi a n c herà mai 4 1 ? Vi sono a n c he

    verità

    c he ,

    sebbene ri velate ,

    potrebbero essere

    ri c avate

    da altre

    rivel azioni . D ' al tra parte , se il fedele le accetta , ciò sarà più un atto di fede

    39 Galeno , De hùtori.a philosophica liber spurius , 2 (cfr. K O H N 1965 , p . 2 2 9 ) . 40 S i a llude qui agli A r a b i , in quanto discendenti da Ismaele, figlio d i Abramo e della serva Aga r . 4 1 Cfr . E R A S M O 1 70 3 , c o l . 94 7 .

    81

    c he una deduz i one razi onale . Ciò vale anche per u n articolo d i fe de dell a mia c hie s a : alcune c onclusioni , sebbene trovate da un intelletto umano , sono rivel ate dallo S pirito santo e non raggiunte per merito della ragi o ne umana , perfino se sono state dedotte con qualche sillogistica sottiglie z z a . C osì p e r e s e m p i o il celebre imperatore Cos tantino s c risse a l l a c hiesa di Alessandria a proposito del concilio di Nice a : 6 yàp TOÌC TptaKoclotc O/lOV ifpa;éV bncK6rrotc, où8/v le n v lTépoV � TOV (Jéoì:J yviìJ/lTJ, /lQÀLC Ta 01TOlJ Té TÒ aytot' 1TVéÙJl.a TOLO(JTfJJI/ Kai TTJÀLKofn"wv dv8pilJv raìc &avolatc lyKd/léVOV, TTJV ()dav {3oVÀTJCLV l'ér/xJTLCé, Ciò che ha ottenuto il consenso unanime di trecento vescovi non è altro che la decisione di Dio soprattutto perché lo Spirito Santo, presente alle menti di tali e tanto grandi uomini, ha manifestato la volontà divina42 • Egli p a rl a di vescovi rap p resentanti della c hiesa universale guidata dallo S pirito di D i o e non di u n ' a c c o z z agli a di teste senz a cervello , fossero pure grandi c ome quel l a di

    Polifemo .

    Se

    ne

    tornino

    perciò

    nel loro

    laboratorio

    que s ti

    i ntrugli

    sillogi s ti c i sull 'essere , sul necessario e sul c o ntingente , e su qualunque altra

    (logica

    c o s a dichiarata possibile o impossibile dall 'invadenza dell a logi c a

    curiositas) .

    Infatti non c 'è nessun p aragone possibile tra una verità a c cettata

    p e r fede e una proposiz ione logic amente necessaria . Que s t ' ultima può essere rev o c a t a in dubbio mentre la verità rivelata è assolutamente evidente . Che i ntrugli di questo genere non invadano più i recessi del Tempio e non disturbino più gli ierofanti .

    Che si occupino , se vogliono avere

    qualche

    e ffi c a c i a , delle a rti e dei mestieri , delle sostanze c omposte , delle

    teorie

    TT,v d8l8aKTOV Kal Kptx/>f.av TWV /l lXTTT/pLWV Kal alJflfJOÀwv rrapd&x:.tv (la tradizione segreta dei misteri e dei simboli che non può essere insegnata) ,. 43 • m a tematiche ma non passino i limiti , non si azz ardino a t o c c a re

    « Tu penetri , ami c o mio - disse Filol ao - direttamente negli oscuri recessi di Pitagora , che certo fu un uomo ric olmo di dottrina divi n a ; quei recessi

    non

    possono

    es sere

    indagati

    per

    mez z o

    delle

    pic c ole

    a s tuzie

    del l ' intelletto umano , capaci di ispirarci solta nto il timore del dubbio e non certo una solida a desione . L 'immenso splendore delle realtà divine non . può

    c e rto essere s c rutato con i nostri occhi miopi 44 mediante sill ogi smi deboli e

    triti . O c c orrerà invece il m a ssimo della potenz a di pensiero e di fede e

    sopra ttutto , secondo la massima di Terenzio , fede e di s c rezioné 5 . Questa e r a la dis p osizi one d ' animo di Pi tagora che fu i l primo a d a re c redito all a filosofia dopo aver a p preso tutte le dottrine del mondo .

    42 Cfr . C H R I ST 1 9 24 , pp. 5 1 54 43 Reuchlin omette di tradurre q uesto passo. 44 Lct t . 'da c ivetta ' (noctuini) . 45 A ndria , atto l , 34 . -

    .

    82

    Il discepolo pitagorico, se vuole porre una domanda , taccia e, se è interrogato, risponda 'lpse dixit ' La prima c o s a c he insegnò ai propri discepoli , lo ricorda Apuleio 46 , fu il silenzi o . Infa tti quello era il primo elemento dell a sapienza c o ntemplati v a : impa rare a meditare e perdere il vizio d i c hi a c c hierare . D e l resto l a s olenne maestà della sublime dottrina pitagori c a ha una dignità troppo elev a t a per poter e s sere appresa a ttraverso un profluvio di chiacchiere e s c hi a m a z z i infa n tili . Ci risulta abbastanza chiaro , secondo quanto abbiamo a p p reso da Simone , c he Pitagora aveva portato in Grecia anche questa dottrina del silenz i o , avendola tratta , come il resto , dai C abbalisti : un dis c e p ol o c he si a c c i nge a p o rre una domanda sugli argomenti più profondi , taccia . S e d ' altra

    airròc lifxz, lpse dixit , 1'1 0 N , i

    p arte s a r à i nterrogato , egli deve limitarsi a rispondere

    egli l o h a detto , esa ttamente come i Cabbalisti rispondono D ' o : m

    sapienti (lo) hanno detto. TTLC Tétcov, credi » .

    Anche i Cristiani dicono ai

    propri di scepol i :

    Allora M arrano di s s e : « Forse c i stai muo vendo , o Filol a o , l o stesso

    Vp.iìJv q dAoy{a Kal q dypotKia, Kal oi&t• imlp TÒ TTLC TéOCOV fi1c i;p.éTipac lc n cof/>{ac, ecco la vostra irrazionalità , la vostra rozzezza, voi non sapete dire a. ltro che : Credi! ed ecco t utta la vostra sapienza . A questa ac cusa risponde s aggi amente il N a z i a nzeno nella sua Prima invettiva: A nche i Pitagorici ebbero come primo e fondamentale principio della loro dottrina di tacere , poi di non fornire nessuna spiegazione delle loro affermazioni se non: avTÒC lifxz, lpse dixit , egli lo ha detto. Ecco perché la sua accusa è ingiusta perché élc TaliTÒV dKOVTOC TOÌJ avTÒC lifxz Ti(J rrap' qf.J.Ì V TTLC Tétcov lv aÀ.À.atc cvMaf3aì.c Té Kal prjf.J.act, l 'lpse dixit e il nostro Credi! derivano dalla stessa radice , anche se cambiano le sillabe e le parole"-1• Que s te sono le p arole di Gregorio di Nazianz o . Abbiamo c osì rimprovero c on c ui ci atta c c a v a l 'imperatore Giulia n o :

    ricordato il c o stume unanime di tutti coloro c he hanno trattato con maggiore p r ofondità gli a rgomenti s a c ri : per i C abbalisti 1'10N (hanno insegnato) , per i Pi tagorici

    lifxz (dixit ) ,

    per i c risti a ni

    TTLC TéOCOV (Credi ! ) .

    Tutto c i ò c he viene da

    altri non è divino » .

    Le dottrine pitagoriche derivano dalla Cabbala degli Ebrei. Sui tre mondi e s ui loro spiriti Filol a o

    disse :

    « Da

    mol to

    tempo

    pensa vo

    che

    tutte

    ques te

    cose

    deri v assero dalla C abbala degli Eb rei , adesso lo so c o n certe zz a . Ora i o vedo c hi a ramente c he tutte le c o se che ci ha i nsegnato Simone c o t·rispondono perfe ttamente alla filosofia itali c a , cioè alla dottrina pitagori c a , e ri terrò di non e s s e re l ontano dal vero se penso che tutti gli insegnamenti dei C abbalisti e 46 Flor idae, 1 5 . 47 P . G . 3 5 , t . l , col. 637 .

    83

    dei

    Pitagorici hanno la stessa natur a .

    ric onduc ono

    tutte le

    C abbalisti e Pitagori c i , in e ffe t ti ,

    nostre indagini alla salvezza

    del gene re umano ,

    e

    rife ri s c o no tutti gli e sseri c he sussistono o esistono al nostro livello inferi o re alle I dee , c he autenticamente sono

    (vere sunt)

    e all ' Idea delle Idee .

    Essi

    a ffermano perciò c he vi sono tre mondi , che il te rzo è i n fi ni t o o meglio

    Sul cielo: Ka8drr€p ydp t/>actv ol rrv0ay6pétot rò rràv Kal rà rrdvra roìc rptclv cJptc ra, infatti, come sostengono i Pitagorici, il tutto e tutte le cose sono determinate da tre . Infatti le une sono corpi e grandezze , altre abitano e controllano i corpi e le grandezze , altre infine sono i principi e le origini di quelle che abitano i corpi48 • lo interpreto così queste parole : il mondo inferiore illimi tato e c he tutto si riduce a tre c ose , c ome dice Aris totele nei libri

    c omprende

    i

    c orpi

    e le

    grandezze ,

    ciascuno

    dotato

    delle

    virtù e

    delle

    intelligenze ada tte ai motori delle s fere , c ome guardi ane e custodi delle c o s e gene rate e corruttibili . I l t e s t o d i c e che c ontrollano i c o rpi p e r c hé a c i a scuna di esse è attribui t a una provinc i a . Gli antichi le chiamarono ora virtù ora a ngeli , talvolta anche dèi e demoni , spesso furono dette demoni per via della sollecitudine dimostrata nelle situazioni difficili c he erano s t a te l o r o a ffidate . Su di esse Omero canta : lkol oA4tma OOJlQT'lxovTéC, gli dèi che abitano le dimore (tecta) dell 'Olimpo , cioè preposti alle realtà n a turali , spesso s o no turbati da a ffezioni lamentose e dichiarano le ragioni delle loro pene , relegati

    TTOÀÀOÌ yàp 8l rÀ'i'JJléV r.M4tma OOJlar'lxovréC lf dv8pi1Jv xaMrr'aÀyéa lrr'dAA�Àotct nOivréC, Molti di noi, che abitiamo le dimore dell 'Olimpo, dovemmo soffrire tanti dolori, injliggendoli gli uni agli altri, a causa degli uomini, come si legge nel libro V dell ' Iliade 49 • c ome sono dalle regioni sup reme a quelle infime :

    I n fa tt i gli antichi intende vano per Olimpo la qui n t 'essenza ovvero la n a tura ,

    (tecta) dell ' Oiimpo sono le s fere celesti dette tecta viene da tegere . Infine ci sono le virtù celesti , le fo rme elementari e le p roprietà naturali ; Esiodo nella sua Teogonia le de fi nisce dèi generati dal cielo e dalla terra 5 °, e Orfe o , il primo teologo gre c o , sc rivendo a Muse o , le definisce demoni nei seguenti versi : 8a{flOVQC ovpav{otc KaÌ T,ép{otc Kai lvoopotc Kai xOm•{ooc KaÌ fmoxOov{ooc 1] 8q TTVpttpo{rooc, Demoni celesti, aerei, a.cquatici, terrestri, sotterranei e ignei ovvero collegati al fuoco 5 1 . Inoltre Esiodo nel libro Le opere e i giorni di c e : l buoni demoni sono i custodi terrestri degli uomini mortali 5 2 • Un gi o rno Apollo i n persona c i oè il cielo , gia c c hé le dimore a n c he

    coeli

    da

    celare

    c o sì c ome

    rispose a Teofilo che lo i nterrogava , che lui , e i demoni c ome lui , e r a no a ngeli pre p o s ti all ' amministrazione dell 'incombenza ri servata a c i ascuno , c ome si

    legge negli oracoli 53 . Infa tti egli cantò così , nel suo c o nsueto s tile e r oi c o :

    48 D e caelo l ,

    l,

    49 I l . v . 382-3.

    2 68 a .

    5 0 Teog. 1 0 6 . 5 1 Hymni orphici, Ad Mus . v v . 32-33 . 52 Cfr . Op. 2 : è probabile c he la citazione di Reucblin sia 1 2 e� Rep. 469 a . 5 Anlh. Pal. VI , 140 ; efr . Eus . , Praep . e v . VI , 3 .

    indiretta , attraverso Pia t . , Crae. 39 7

    84

    ovvopa Jl TJOC ÀOJ'lfJ xwpo{;p.évov lv rrvpl valwv, roÌITo Odx:, JlLKpà 8l Oéov Jléplc ayyéÀ.ot f]pllc, Un nome che abita il fuoco non può essere compreso dalla ragione , è un dio; e noi, gli angeli, siamo una piccola porzione di Dio. Eleviamo dunque , se vuoi , il nostro ingegno verso l ' alto , verso gli influssi vitali dominanti su questo univers o .

    Il mondo superiore , infa t ti ,

    include gli esseri superiori , le essenze incorporee , gli esempla ri divini e i sigilli di que s to mondo , sui quali sono s t a te modellate tutte le realtà infe ri o ri .

    idee prime dOavdrooc rrpiiJ ra Oéoic, dèi immortali

    Pitagora c hi amò ques te

    in

    quanto p r i n c ì p i delle c ose , i dee prodotte d a l l a mente di v i n a per e s sere i

    princìpi dpxaì specie

    c he

    essenziali , le origini delle realtà c he abitano i c orpi , cioè l e

    i nformano

    le

    realtà

    c omposite

    di

    questo

    mondo .

    Ne

    risulta

    c hi aramente c he vi sono anche al tri dèi immo rtali , le i dee seconde : parlare infa t ti di i dee prime impli c a necessariamente le sec onde . Si tratta degli esseri inc o rporei singolari e i ndividuali , differenti tra loro , non per via del numer o m a teriale ma fo rmalmente , per via d e l numero formale , mi riferisco agli s piriti svincolati da ogni materiali tà , semplici e non c ompositi , c he risiedono i n virtù della loro natura al di fuori del cielo sensibile e, c ome dice Ari s totele , n o n sono s oggetti al tempo né al luogo . Di conseguenza essi non invecchiano né si trasformano . Anzi , non subendo alcun c ambiamento né alterazione e senz a

    essere

    colpiti

    da

    alcuna

    passione

    conduc ono

    una

    assolutamente a utosufficiente , abitano l 'e ternità c he è detta

    alwv (aion),

    c he sembra derivare da

    dél wv (aei on) ,

    vita

    perfetta ,

    aev um

    e in gre c o

    c i o è ' c he è per sempre ' .

    I n e ffe tti quel mondo fu , è e sarà i n eterno , a l di fuori del temp o , nella mente divina . Tuttavi a esso fu creato esternamente dalla p o tenza divina e stabilito al di fuori della curvatura del nostro universo perché

    fosse l a

    dimora

    scintillante degli s piriti beati c he i Pitagorici c o nsiderano veri e propri dèi c o l l o c a ti a l l ' e s trema sommi tà dell 'e tere . Essi sono della

    vita

    (aevum)

    i mmo rtale

    e

    divina ,

    sia

    cc aeviterni »

    cioè d o t a ti

    anteriormente ,

    sul

    piano

    dell ' ogge t t o , sia posteriormente , per come nacquero . Fu proprio a partire da que s t o

    aevum

    c r e a ture ,

    c he l 'essere e l a vita furono di spensati e a t tribuiti alle altre

    ad a l c u ne fu data una vita glorios a , ad al tre un 'esistenz a più

    oscura , c ome a fferma Aristotel e .

    l fondamenti delle cose secondo Pitagora Ma qual è il mezz o attraverso il quale l ' essere stesso è attribuito e di spensato alle al tre creature , cioè alle realtà inferiori partendo dall 'aevum divino e immortale , questo essere c he non è un accide nte for tui to o un a t tributo supe rficiale , ma c he è sostanziale in maniera del tutto analoga per qualsiasi

    specie?

    Senza

    dubbio

    S o c rate

    e

    Pl a tone ,

    che

    furono

    i

    primi

    Pi tagori ci , sulla scorta del loro maestro , l o insegnarono ai discep oli di quella illus t re fatnigli a fil osofi c a . Avevano udito che Pitagora , abi tuato a parlare sempre in termini oscuri delle realtà divine , era solito dire c he il

    Tetractys

    trasmetteva alla nostra anima la fo nte del l a na tura perenne . Essi c ompresero

    85

    perfe ttamente c he il

    Tetractys

    era l ' Idea c he trasmetteva nella mente divina ,

    c he la fonte era l ' Idea esemplare trasmessa e che la natura perenne era l ' Idea essenziale delle c ose ricevuta . Così , secondo la testimoni a n z a di Al cinoo 54 ,

    le n v q l&a cJc Jl.�V rrpòc fkòv, vOTJCLC avroù, cJc 8è- rrpòc ròv alc()qròv KOCJl.OV, rrapd&qJl.a, cJc Bè- rrpòc airriw lç�ra(oJ1.iV11, oicia L 'Idea, rispetto a Dio , è la s ua conoscenza , rispetto al mondo sensibile , è l 'esemplare , mentre se considerata in se stessa , è l 'essenza, ovvero la voce di colui che parla , c ome si legge nell ' Areopagi ta 55 , la quale , pur rimanendo una e identica a se stessa , ciò non di meno può essere percepita nella sua unità da un gran numero di orecchi. dissero :

    I nfatti la voce è in primo luogo presso c olui c he parla , i n s e c o ndo luogo nel suono e i n terzo luogo p resso cia scuno degli uditori. Allo stesso modo i n cui nel mondo sensibile la s fera superiore i nfluisce sulle s fere inferiori , così nel mondo intellettuale non solo le singole s c hiere

    (chori)

    superi o ri influi s c o n o su

    tutte le s c hiere inferiori , ma anche il mondo superi o re nella sua totalità influisce sull a totalità di quello inferiore i n modo tale c he , per quanto è possibile , le cose temporali siano ri condotte all 'eternità e le realtà i n fime al mondo supremo .

    Tuttavia nessuna

    c reatur a ,

    in quanto

    tale ,

    può essere

    ric ondotta al terzo mondo , la sua natura infa tti non è adatta a una tale sublimità , soltanto Dio può farlo. Questo terz o mondo sovra supremo , i o dic o , c ontenendo tutti gli altri mondi , appartiene alla sola deità e consiste di

    rravTOKpaTopurq l8pa, aevum e di ogni secolo ( s i tratta infatti del secolo dei secoli) , imdpçélùC, imoc TdCélùC, oiciac, l{Jicéli.JC, Ò1rr6TTJC Kal lv6TTJC rrpooka, entità e unità preesistente all 'esistenza , alla sostanza , all 'essenza e alla natura . Esso fu c hiamato da Pi tagora lv (hen, Uno) e dal Pi tagori c o Parmeni de ov (on , Ente ) , c da entrambi , p e r una ragione D O li dissimile : OTL im�poicwv fv, KQL TÒ ov fv, poiché l 'Uno è al di sopra dell 'essenza , e l 'Ente è Uno. un'unica essenza divina , che a buon diritto si c hiama

    c i oè

    trono onnipotente ,

    Nessuno

    però

    posto , anzi esistente al di sopra di ogni

    vorrebbe

    essere

    considerato

    un

    tale

    nemi c o

    dell ' a ntichità e s p regiatore degli antichi da pensare c he u n u o m o gra nde e sapie nte c ome Pitagora fosse stato colto da demenza senile nel rite nere c he i numeri dell 'aba c o , o i dadi che i bambini tirano qua t tro volte , o a n c o r a i s a s s ol i ni c he i mercanti adoperano per c ontare o qualunque altra c os a del genere , possa essere il principio di tutte le c o s e . Quel genere di numeri non solo non sono il fondamento delle cose , ma anzi sono di natura a c c i dentale e perci ò si fondano sulle c ose . Piuttosto egli voleva c he si c omprendesse c he è l 'Uno e s senzialmente e semplicemente , dal quale , at traverso il quale , per mez z o del quale , nel quale e al quale tutte le cose sono , si arti c olano , p e rmangono , sono c onte nute , sono compiute e ritorna no ; si t r a t t a dell o stesso

    54 Q uesto autore s i chiamava in realtà Albino (Smirne, I l d . C . ) , un med io-1>la tonico , c he pubblicò una Introduzione alla filosofw di Platone , di cui esiste un' unica edizione moderna , nel volume sesto dell'edizione delle opere d i Pla tone curata da G . Hermann ( 1 8 56) . 5 5 ( pseudo)Dio nigi Areopagita , Nomi divini, 2 5 . 8

    86

    Uno p rurutlvo e dell o stesso Ente ortgmario di cui testimoni a Aristotele nel

    Metafisica quando scrive : IUdnuv JliV yàp KaÌ rrv8ay6péLOL ovx ' lTqJ6v n TÒ OV, oi& Tò lv, aÀÀà TOVTO QVriiJV riw t/>kw dvaL, Wc OOC TJC ri1c oic{ac Tairrò, TÒ lv dvat KaÌ ov TL, Platone e i Pitagorici ritengono che L 'Ente e l 'Uno non siano altra cosa , ma che quella stessa sia la loro natura , poiché la loro sostanza è precisamente l 'essere Uno e l 'Ente stesso 56 • E Senofane , il celebre s e c o ndo libro della

    prece ttore di Parmenide c ontemporaneo di Pitagora , p a re ci abbia spiegato in maniera limpida , sebbene l a loro abitudine fosse di occultare tutto , che c o s a i ntendessero c o n questo Uno i n sé , del quale avevano parlato a proposito

    dei p rincipi delle c o s é 7 • Egli ha affermato c he questo Uno è Dio per c hi a rire meglio gli a r c a ni di Pitagora , quando quest'ul timo a fferma c he l 'infinito ,

    l ' Uno e il nume ro sono i principi primitivi delle cose. Per infi nito egli non i n tendeva altro c he la potenza in sé , e nessuno può pensare che qual c o s a p r e c e d a l a p o t e n z a stess a , che è in D i o i nfinita . Anz i , è essa s t e s s a D i o infinit o , in c u i l ' essere e la potenza essenz e ,

    le

    vi rtù e

    le

    operazi oni

    (posse) di

    n o n s o n o distinti . Egli c ontiene le

    tutte le

    c ose

    producibil i ,

    di

    tutte

    singol a rmente , c o n tutte le differenze e le analogie c onnesse alle proprietà e a gli a c cide nti .

    D ' al tra p arte Anassagora concorda c o n Pitagora a n c he a

    ques t o proposito , e prima di loro i Greci non ebbero nessuna conoscenza di Di o , c ome a fferma Eusebio di Panfilo 58 . Anassagora ha a ffermato c he tutte le c ose erano insieme . Demo c rito , dal c anto suo , ha detto :

    insieme BvvdJl�L in potenza ,

    Tu.tte le cose erano (posse). Quest a , e

    come dire nella potenza stessa

    non altro , è la celebre mescolanza o fusione di tutte le c ose di cui parlano Empedocle e Anassimandro , c he però non va i n alcun modo c o n fusa con il C a o s , l a N otte o l ' Erebo di Esiodo o di Ari stofane , ma è ben distinta nella piena luce della deità , ordinata nel cuore del sa ntuario della luce i n fini t a . D ' altra p a r te , se lo si intende correttamente , Esiodo ha stabilito che il C a o s , la N o t te e le Tenebre non sono principi , ma hanno tratto origine dai p rincipi. I nfatti , nella Teogonia , egli a fferma : l(dpxJ1c KaÌ élrro()'tJn TrpiiJ Tov yiveT'aùriiJv, rlTOL Jlè"V TrpuJTLC TQ xdoc yivao, All 'inizio (ex arkheslex principio) se qualche cosa di esse fu fatta per prima , certo per primo fu fatto il Caos . E, p o c o dopo : lKxd�oc 8' lpé{30C T� JliÀatvd T� v(J( lyivoVTO, Dal Caos nacquero l, Erebo e la Notte nera 59 • Aristofane invece ne ha s c ritto in modo diverso negli Uccelli: xdoc f,vKaÌ v{J(lpé{3oc T�JliAav rrpiiJ TOV, All 'inizio era il Caos , la Notte e l 'Erebo nero6 0 • In realtà si tratta di una finzi one poeti c a , di un' allusione , nello s tile delle Muse , agli uc celli cosicché Amore potesse nascere dall 'uovo , un vero e p r o p ri o

    plagio

    dalle

    Argonautiche

    di

    Orfe o ,

    che

    non

    la

    pensava

    diversamenté 1 . Così , lo ripeterò ancora una vol ta , ogni singol a c o s a e r a

    56 Met . I l , 4 , 1 00 1 a . 5 7 Cfr . Arist . , Met. l , 5 , 986 b ; cfr . inoltre Simplicio , Fis . 2 2 , 2 2 . 5 8 Eusebio , Praep. ev. V I I I , 8 , 5 . 59 Teos . 1 1 5- 1 16 . 1 2 3 . 60 Ucc. 693 . 6 1 Per quest'ultimo testo cfr. M I G OTTO 1994 , pp. 3 0 -3 1 e n . 43 .

    87

    c o ntenuta nella potenza s tessa , non in modo confuso , non nel C a o s , nel ' Erebo né nella notte scura , ma distintamente , nel l ' ordine , nella piena luce , cioè nello splendore sci ntillante dei raggi più fulgi di . Tutte le cose si tro v a v a no nella visione , nella percezione e nella conoscenza dell 'essenz a divina l uminosa

    roìl (ek tou ido, to ginosko, dalla visione l a c onoscenz a ) . L a sua d 'essere (posse esse) , c omprendendo tutte le c ose , mentali ,

    e illuminante che i filosofi più antic hi c hiamarono giustamente l ' Idea , lK

    l&, TÒ

    yw6cKw

    potenzialità razionali ,

    intelligibili ,

    se nsibili ,

    (adhaesibilia et adhaesiva) ,

    vitali ,

    sostanzial i ,

    adesibili

    e

    adesive

    non solo riferite a ciò c he esiste , ma a n c he a ciò

    c he non esiste ancora . A buon diritto allora Pitagora lo c hi a m a v a i nfinito , c osì c ome i più s a pienti lo c hi amavano

    OTTétpo8vvac8at, potere infinitamente,

    p o i c hé è e s s o s tesso infinito e insieme abbra c c i a infini te realtà c o n u n a sola Idea infinita e d essenziale . Infa t ti non vi fu mai null a , non c 'è , né vi s a r à mai " nulla tra le realtà sopracelesti , celest i , terrestri , co r poree o i n c o r poree , tra gli angeli , tra gli uomini , tra le bestie , tra i vegetali , i n tutta l a natura , nul l a

    (possest) , ovvero , per rispettare l a grammati c a , s u l quale (potis est). D a lui provengono tutte le cose e d è questa OTTétpo8m•aJloc Kal rravToovvaJloc 8waJlOTTotòc 8vvaJltC, potenza infinita , onnipotente , generatrice di potenza (potentia potentifica) c he non si distingue c he esso n o n possa

    non eserciti l a sua p o tenza

    in nulla dall ' e ssenza divina , all 'interno della quale , prima di ogni altra c o s a l ' Uno gene ra il due . Ora , Ma rrano , t u hai tutto il m i o Pitagora . Due è il primo numero , poiché Uno è il principio del numero , e , se c re di a Senofane , citato poco fa , quell ' Uno è Dio. E p o i c hé l a p r o duzione del due resta all ' interno dell 'essenza divina (in effe tti , secondo il peripateti c o Boezio , i l numero si è c o s tituito d a s é e a c c a nto all ' U no dimora p e r n a tura solo

    il

    Binario)

    allora

    necessariamente

    anche

    quel

    Due

    è

    Di o ,

    p o i c hé

    all ' interno di Dio non vi è altri che D io . Queste tre c o se dunque , poiché sono principio e primo e non esc ono dall 'uni c a essenz a di Dio , sono un uni c o Dio . Infatti l 'essenza non si scinde nel c ontare il Due dall ' Uno c ome del resto a c c ade a n c he per molte realtà c o rporee : l 'uni tà c he trapassa in duità (se il p aragone è lecito) arriva fino a t re senza inta c c a re l a sostanza delle co s e , p e r e s e m p i o il ceppo e i germogli o , J>iÙ co rrettamente , c ome il b r a c c i o d e l c o r p o u m a n o e le dita . Così dall ' U no c he produce nella divini tà , e dal d u e c he è prodotto , nasce la trini t à .

    Se si aggiunge l 'essenz a che da essi è distinta

    fo rmalmen te , si avrà la qua ternità fo rma le , c he è l 'infinito , l ' Uno e il numero due . Que s t a

    è la sostanz a , la pe rfezione e la fine di ogni numero p e r c hé imo ,

    due , tre , quattro s omma ti danno origine al dieci e non vi è null a oltre il dieci . Per ques t a ragione Pitagora comprese c he questo s tesso era il principio di tutte

    le

    c ose

    e

    lo

    quaterni t à , mentre proprio

    a

    p a r ti re

    chiamò

    actis da

    Tetractys ,

    questa

    ac cezi one

    soprasostanziale , c he il mio maestro Quaterni t à ,

    a indi c a re

    poiché

    in

    gre c o

    tetras

    indica

    la

    è l ' aspetto fo rmale del sole , ovvero il raggi o . Fu

    quattro

    (ipse)

    realtà

    formale

    (formalitas)

    s e ppure

    propose il celebre nome dell a

    reciproc amente

    di s tinte

    sul

    piano

    formal e . Per distinguere il s a c ro dal profano egli pensò bene di sc rivere

    88

    ypsilor& (aktys) mentre la consuetudine è di dKTLC (aktis) con lo iota . Inoltre fu lui stesso a presentare questo Tetractys c ome una sorta di divinità dandogli il genere m a s c hile , c osì c ome gli

    ques t o s a c r o nome con la lette � a s c ri vere

    a n ti c hi L a ti ni c onferivano il genere maschile ai nomi di Cupido e di Ve ne re ,

    Tetractys , quando viene impiegato nel (quaternitudo), è al femminil e . Egli volle di una divini tà giurando 11à TÒV TéTpaKTÙv, nel

    mentre ordinariamente i l termine valore s trumentale di quartetto inoltre mostrare che si trattava

    nome di Tetractys , venerazione .

    del quale nulla

    deve

    Infatti , c ome dice Aristotele :

    essere

    OpKOC

    giuramento è il massimo segno di venerazione 6 2 •

    ritenuto



    più

    degno

    di

    TLflLWTQTOV lc n v, il

    A questo proposito i o non

    c ondivido l ' opini one di lerocle poiché , a mio avviso , Pitagora è l ' autore dei

    Versi a urei63 .

    Allo stesso modo io desidererei , a c ausa del l a reverenza nei

    Tetractys in l a tino non fosse quaternarius , né quaternitas ma quaternio , modifi c a ndo l a p a r ol a , ovvero quaternitudo , c ome usate voi Cri s tiani , distinguendo i l s a c ro dal p r o fano . Infa tti , c ome da ter si deve dire c omunemente ternus e ternitas , voi c hiamate l a s a c rosanta ipostasi t rini t à (trinitas), come se derivasse d a trium unitas (uni tà dei tre ) , cioè prendendo la lettera n all ' Uno in sé a causa dell a c o n fronti di questa meravigli osa sacralità , c he il

    c hiamato

    natura unitaria di ciascuno dei tre . Infine , a mo' di c o nclusione , dirò che solo il

    Tetractys

    è la s omma di tutte le cose , il principio pitagori co » .

    M a rrano bellissimo segno

    allora

    disse :

    (charagma)

    d e l genere uma n o .

    « Filol a o ,

    questo

    discorso

    mi

    ricorda

    il

    d i qu attro lettere , n e l quale è offerta l a salve z z a

    Simone ce lo ha c onfermato c o n dovizia di citazioni

    s c ritturali . E , a mio a v vi s o , Pitagora non ha trasformato male nel

    Tetractys

    il

    Tetragramma dei Giudei , ovvero le quattro lettere c he c ompongono il Nome del S a l vatore » . " Per quanto mi riguarda - disse allora Filol ao - ho l a s c i a t o Simone senza avere soddisfa tto del tutto la mia curi osità a proposito di questo Tetragramma e sulla salvezza alla quale egli riconduce quasi tutta l a storia del genere umano . Perciò , quando ritornerò da lui , gli domanderò , se è d ' a cc o r d o , ulteriori spiegazioni a questo proposito , e soprattutto a proposito di quest 'uomo c he è destinato a portare la salvezza a ognuno di noi , c ome re unto dell 'univers o , detto perciò Messia . Ora , vedi , mi domando se p er caso non sia Esculapio colui c he deve ve nire di nuovo nel mondo , a ttraverso l a metempsic osi , c ome si dice .

    Sulla salvezza e s ul salt,atore L ' imperatore Giuliano , nel secondo libro

    62 Met. l, 3 , 63 In q uesto

    Contro i Galilei,

    h a s c ritto :

    984 b. passo Reuchlin accenna a l erocle d i Alessand ria , filosofo neoplatonico del sec . V d . C . , che negò la paternità pitagorica dei Versi uurei dei quali pure sc risse un commento . Cfr . KO E H L E R 1974.

    89 6 yàpZd.c lvJlbnoì.c VOT/Toìc l( laVToù ròv 'AcKÀT/TTLÒv lriwT]Cet•, elc 8l n'w yr,v &à rl]c q).{ov YOVLJlOV (oJ1c l(ifpT/V€'V, o/hoc bri yJ1c l( OVpaVOÌJ 1TOL T/UdJ1€'VOC 1TpOOOOV, lvoetBiJc JllV lv àv0pWTTOV JlOfXPÙ TT€'pì TÌJV 'E TT{8avpov bfxJVT/, 1TÀT/0lXTOJl€'VOC {il

    lvreWev raìc TTpo68otc lTTì TTi'icav tJpe(e n'Jv rf1v n'Jv cwn]ptov laVToù &(t dv oTTwc TTavop(JoÌJTat ràc 1/Jvxàc TTÀT/JlJléÀiJc &aKétJlivac Kaì rà cwJlara àcOeviJc lxovra, infatti Giove generò Esculapio da se stesso, nel s uo pensiero. Lo inviò s ulla terra attraverso la vita del sole fecondo. Questi, procedendo dal cielo alla terra apparve in forma umana nei pressi eli Epidauro. Così, accresciuto dai propri successi, estese a tutta la terra l 'effetto salutare della sua destra per ristorare le anime male disposte e i corpi debilitati64 • Se il suo nome fosse stato c omposto di quattro le ttere , magari con una qualsiasi lettera aggiunta , lo

    si

    sarebbe

    dovuto

    ritenere

    indubbiamente

    il

    salva tore .

    O

    ancora ,

    qualunque c os a sia stato quell ' altro eroe , Ercole , figlio di Alcmena generato da Giove , di s tirp e divina , i Tasii lo c hi amarono salvatore e sul l e monete che c o ni arono

    s c rissero :

    abitanti di Taso.

    'HpaKÀiooc cwrf1poc eacc{wv, Ercole salvatore degli

    Recentemente mi è c apitato di rigirare fra le dita , c e r c a ndo

    di decifrarl o , un frammento di una moneta d ' a rgento di questo tip o , spezz at a i n e p o c a remota , c o n i l piacere indesc rivibile c he m i procurano gli oggetti a ntichi 65 . Questa moneta mi ha ricordato che Erc ole , per c onsenso unanime , era stato posto nel novero degli dèi e proclamato salvatore . Ol tre a Esculapio e a E r c ole vi furono senza dubbio molti altri salvatori c he a p p ortarono qua l c he aiuto ai mortali . Tra questi ricordi amo Tolome o , re d ' Egitto , c he fu c hi amato la

    terra

    Soter,

    cioè S a l v a tore . Tra i Romani inoltre vi fu Curz i o , c he salvò

    s a c r i fi c a ndo

    la

    propria

    vita

    e

    i

    due

    Dccii

    che

    votarono

    c o raggiosamente se stessi alla salve z z a della patri a , meravigliosi artefici del l a salvezz a c omune » .

    Ripresa delle affermazioni del libro l . Il vero Salvatore Allora Marrano disse : « Volentieri ti interrompo per r a c c omanda rti di esaminare con maggi ore penc trazione e di intendere con maggiore equilibrio l a tradizi one ri ferita da Simone . Quell'uomo esperto in ogni campo della sua religi one ha parlato a lungo della C abbala , di che cosa fosse e a c he servisse . H a mostrato

    che si

    trattava di

    una

    rivelazi one

    ricevuta

    e

    che

    essa

    ci

    s c hiudeva una via verso la somma beatitudine e l a suprema felici t à . I n seguito gli abbiamo c hiesto quale fosse , a suo a v vis o , la rivelazione divina più importante e a c he c o s a si potessero ricondurre tutte le rivel azioni divine . Egli ci ha risposto c he era la restaurazione universale del genere um ano , dopo la p rimitiva c a duta , che si suole c hiamare la salvez z a , e c he s a rebbe stato inviato un uomo eroi c o , giusto e pacifico , il cui nome c onterrà le quattro lette re nelle misericordie , verso il quale noi s tessi , libe randoci di tutte le

    64 Giuliano , Contro i G alilt� i , 2 00 a .

    6S Sul gusto tipicamente rinasc imentale per la munismatica , del quale abbiamo un a ltro esempio

    verso la fine del libro I I I , e per l'erudizione antiquaria in genere cfr. 1\I OMI GLIANO

    1984 .

    90

    o c cupazioni

    secolari ,

    dobbiamo

    tendere

    nella

    libertà ,

    salendo

    i

    gradini

    o p p ortuni , e migrare in esso , ciascuno sec ondo le proprie forz e . A questo devono c onforma rsi tutti i nostri a tti , verso questo deve tendere tutta la nostra c a p acità di c ontempl azione , a questo tendono tutte le s a c re S c ri t ture dei Giudei . Questa C abbala è per noi come la scala di Giac obbe c he p arte da terra e a rriva a t o c c a re il cielo con il proprio vertice estremo , che ci pe rme tte di trascendere questo mondo c o rporeo fino all 'altro mondo , quello angelic o , e fi no all ' a nima del Messia salvatore . Il Salvatore è il riposo e la piene z z a delle a nime che si s alveranno , la fine ultima , oltre la quale non potremo s p i ngerei mai , Lui , che coincide con la suprema dimora del mondo supremo e c omunic a con

    il

    mondo

    snpremissimo

    sovrasnpremo o

    ancora ,

    ovvero ,

    se

    la

    gramm a ti c a

    lo

    per meglio dire , inc ompa rabile ;

    permettesse ,

    insomm a ,

    è

    la

    s a l v e z z a eterna p e r tutti gli uomi ni , compiuta nell ' a c c olta d i tutti i beni . Se t i ric o rdi c he questi s o n o gli argomenti esposti da Simone , anche se c o n qua l c he c i r c o nlocuzione , almeno secondo me , non a v rai dubbi : né i salva tori c he hai ele n c a t o tu , e neppure quelli di cui spesso i ventiquattro libri della Bibbia dei Giudei p a rlano i n termini lusi nghieri , assursero mai a una digni tà tale da poter a p portare la salvezz a al genere umano , quella salvez z a c he c o nsente a tutti quan ti gli uomini che abitano la terra di godere in letizia dcii 'eternità e , dopo l a c a duta , di ritornare nella grazia c o n D i o . C onsidera i n v e c e l e cose c h e moltissimi altri autori h a n n o d e t t o del tuo Esculapio :

    egli nac que dall 'incesto di una meretrice , C oronide , una

    Non vi fu in tutta la regione tessalica un fanciulla più bella di Coronide di Larissa 66 • I sacerdoti , c he l a

    graziosa donnetta , della quale dice la poesi a :

    violarono spesso c o n la fo rza nel tempio d i Apoll o , finsero c he Escul a pi o , n a t o da queste unioni a dulterine , fosse i l figlio del dio vene rato i n quel luogo . Orbene Api l 'egiziano , c he per primo portò in Grecia l ' a rte della medi c i n a e c he fu i n quell 'epoca un sace rdote talmente insigne , c he dopo la sua morte fu v e ne r a t o c ome nn dio , godeva di un tale fa vore presso quei s a c e rdoti c he prese c o n sé il bambino per allevarlo ed educarlo . In seguito lo ra c c omandò al suo

    discepolo ,

    i nsegnasse a

    il

    centauro

    C hi rone ,

    un

    Escnlapio l ' a r te di guarire e

    medi c o

    assai

    esperto ,

    di protegge re il

    perché

    corpo .

    C osì

    E s c ul a pi o , dopo c he ebbe ben appreso l a dottri n a , divenne u n uomo celebre e ri c c o . M a poi , spinto dall ' avidità e dal l a b rama di onori , attraversò nume rose regi o ni per a rric c hire con l a professione medi c a . Già trab o c c a nte di ricchezze e

    godendo

    di

    un

    imme nso

    prestigi o ,

    stoltamente

    si

    autonominò

    dio ,

    p romettendo non solo la salute agli ammalati , ma anche una nuova vita per i morti . A quel punto Giove lo punì per il suo orgoglio ed egli perì c olpito da un Pindaro , nella terza delle sue Pitiche , a xlfXt 8'dpa Kpovfcuv /J{l{Jac 8t 'dw/xJ'iv, OJlTTvoàt• c rlpvtJw KaOl'iÀél-' wKiwc, al&w 8l KépaVVÒC lvk.Ktl/lé JlOpov, Zeus con erurambe le mani scagliò la freccia e subito gli strappò il respiro clal petto: il fulmine fulmi ne .

    Infa t ti

    il

    Pitagori c o

    proposito di Esculapio c a n t ò :

    66 Ovidio, l'rlee .

    I I , 543

    a.

    91

    ardente gli inflisse la morté1•

    Euripide immagina Apollo che s i lamenta p e r

    l a m o r t e d e l figlio Esculapio e dic e : Zdc yàp Kararràc rraì8a TÒV lJLÒV alnoc 'AcKÀ.TJTTLÒvc Tipvotctv lJLf3dÀÀwv rfM6ya, (Zeus è il responsabile : ha abbattuto mio figlio scagliandogli una freccia di fuoco nel petto) 68 • Così , a meno c he non vogliamo essere ottusi nella c omprensione delle re altà divine non riterremo , c he un uomo così sprovvisto di dignità possa essere il Salvatore del genere umano . Del resto egli non estese a tutto l 'universo la sua guarigione p e r c hé esercitò la propria arte soltanto a Pergamo , in loni a , a Taranto , a Roma , a C o s , a Ege e nelle zone circostanti » . « L 'eccessivo amore per i tuoi , o Marrano - disse Filola o - è più forte in te dell ' amore per l a verità : tu sottovaluti tutti c oloro che non sono G alilei , anzi li riduci a nulla .

    Questo modo di c omportarsi , vorrai scusarmi , è

    s c o rretto : non solo si rifiuta la lode allo s traniero ma a ddirittura lo si insul t a . A quel che p a re tu non ti limiti a negare c he gli uomini e c c ellenti , celebri al loro temp o per la loro virtù , e considerati dèi dal mondo anti c o i n virtù delle loro imprese , fossero tali , ma ne fai dei diavoli infernali . I n questo modo tu imiti

    il

    tuo

    Lattanzio

    il

    quale ,

    nel

    decimo

    c apitolo

    del

    primo

    libro

    All 'imperatore Costantino , scrive : Lo stesso Esculapio, nato in maniera vergognosa da Apollo , che fece mai da renderlo degno degli onori divini se non l 'aver reso la salute a lppolito ? Del resto la sua morte è nota a tutti: meritò d 'essere fulminato da Dio69 • Queste s o n o le p a role di Lattanz i o . M a certo u n a li ngua guastata dal fiele perde i l retto senso del gusto , e tuttav i a egli confe s s a c he il dispens are la salute è azione degna degli onori divini , c ome ric onoscono v olentieri tutti gli ammal a ti . M a c os ' al tro fec e Escul a p i o ? S e L a t tanzio l o ignora , lo chieda al p i ù sapiente di tutti , S o c r a te , il quale fec e Fedone di Pla t o ne 70 •

    vot o d i o ffri rgli in s a c rificio u n gallo , come s i legge nel

    Egli non lo fec e certo perché guarisse il suo c o rp o : infatti aveva già bevuto i l veleno della sua c ondanna a morte , ma per rendere al p adre Apoll o , c i oè al S ole p rimitivo e incorpore o , dispens a tore della vita ete rna , l ' a ni m a serena del morente tra c anti di giubil o e di peana . Infa tti il gallo , lieto messaggero delle ore e del giorno , è sacro a Febo Apollo c he è detto S ole . Esculapio infatti fu detto dagli antichi Giubilo di Apoll o , segno di vittoria e di trionfo , c hi a m a to a ppunto peana d a

    paua ,

    c he signi fi c a l a fine di ogni c ura e l a quiete

    dopo l a liberazione 7 l . I n quell'epoca i nfatti gli uomini solevano c antare i l peana a M a rte quando si apprestavano ad andare in b a ttaglia e a d Apollo quando ne ritornavano vincitori . Perciò S o c ra te , già i n punto di morte , venerò o p p ortunamente il sole dispensatore del l a vita in Esculapio , c he è

    67 Pindaro , I I I Pit. 1 00 . 68 Eur. , Aie . 3 s ; Reuchlin non traduce la citazione. 69 P . L . 6 , t. l, col. 160 . 7° Fed. , 1 1 a . 8 7 1 Reuchlin connelle etimologicamente i l Peana , u n antico epiteto d i Apollo e d i Asclepio , c o n i l verbo pauo , che significa appunto • cessare, sospendere • . Altri avvicinano q uesta enigma tica parola al verbo p aio , nel senso di • scacciare il male • .

    92

    Pea n a . A questo proposito sembreranno del tutto corrette le opinioni degli uomi ni più s apienti sec ondo i quali bene fece Socrate , ritenendo ciò c os a degna e d o v e r o s a per tutte le persone d ' animo nobile , dopo c he il grande serpente di questo mondo , Pitone , era s tato vinto e s c hi a c c i a to sotto i piedi e attraverso la morte egli intraprendeva il c ammino della vera vita , a o ffrire a E s c ul a pi o , c i oè a celebrare il peana . Così Orfe o , il più anti c o dei poeti e c ontem p o raneo di questi dèi , si racconta infatti c he navigò c o n i figli di Tindaro 7 2 e c o n Erc ole , ha c antato nei suoi inni : l1Jn)p rrdVTwv 'AcKÀTJTTLi"

    8/c rrom rratàv, l).()i" Jl.dKapcwri"p f3wT7fc r/Àoc lc()).òv orrd(wv, O guaritore di tutti, Esculapio, signore Peana . Vieni benefico salvatore , t u che doni la buona morte1 3 • L ' imperatore Giuliano afferma di aver c onosciuto molti c he furono aiutati i n momenti di es tremo pericolo da Esculapio e di c hi a r a , c hiamando Giove a testimone , che lui stesso , trovandosi gravemente ammalato , si giovò s p e s s o dei suoi rimedi e ne fu guarito » . « D ' a c c o rdo - disse all ora Marrano - ma quale rapporto h a tutto ques t o con l 'universo , di cui il Messia è detto il S alva tore , non solo dei c orpi ma a n c he delle anime? » Filolao rispose : « Marrano , c he cosa mi dic i di Ercole? N o n fu forse l ' arte fi c e della morale , il maestro di tutte le arti liberali i n tutti i paesi del mondo? Di qui proviene l ' a ntichissima e reali stica immagine di E r c ole presso i Celti c he r a p p resenta quel vegliardo nell ' atto di trainare a suo piacere innumerevoli uomini incatenati al collo con pic c ole c a tene d ' oro c he pendono dalla sua lingua . I Celti nel loro dialetto lo chiamano Ogmi o n . Ne p a rla

    Sull 'Ercole celtico, del quale essi dic o n o : qJl.llc ròv 'EpaKMa ÀoyqJ rà rrdvm qyo(JpdJa lf�pyd(«.fJat, co(>òv y�v6f.J.�vov, noi riteniamo che Ercole ha fatto ogni cosa per me:z::zo della parola e della ragione poiché fu un saggio14 • Infatti domare i vizi mediante l a virtù e

    Luciano nella sua allocuzione

    s c a c c i a re l 'ignoranza c o n l 'is truzione , questo signi fi c a s c hi a c c i are i mostri , uccidere i serpe nti , c olpire c o n la clava il leone di Neme a , far morire l 'idra di Lerna , u c c i dere il cinghiale di Erimanto , c atturare la cerva dalle c orna d ' oro nel b o s c o di Menal o , trafigge re con le fre cce nella nube gli uc celli di S tinfal o , soffo c a re tra l e braccia Ante o , fissare l e colonne nell 'Oceano , s c onfiggere G e ri o ne dalle tre teste , ricondurre i buoi , uccidere il toro , vincere il duello c o n Acheloo , per non p arlare dei c avalli di Diomede , Cerbero , i pomi d ' oro delle Esperi di e moltissime altre imprese simili a queste . Egli fu il modello perfetto del senso del dovere , della virtù , della buona educ azione e della vita onesta .. . Allora Marrano disse : « lo avrei voluto dire l a stima di cui gode presso al tri , se non fosse per te , c he già prima hai mostrato insofferenza p e r questo tipo di giudizio . Ti avrei brevemente dimostrato che si trattò di un sempli c e

    7 2 S i allude a Castore e Polluce. 73 Cfr . Orphica , LXVII , 1 . 8 . 7 4 Luc . , Here. l .

    93

    uomo , esattame nte c ome noi , anzi un po' meno degno , nonos tante dis c e n desse dalla nobile s c hiatta di Preto e di Agenore . Preto era figlio di Agenore mentre Belo era fra tello di Agenore . Da Belo nacque Egitto , c he generò Linc e o , c he generò Aba nte , c he generò Danae , dalla quale ·nac que Perse o , c he generò Alceo , c he generò Anfitrione . Anfitrione , così si c re de v a , gene rò poi Erc ole . In realtà si di ce c he egli fosse figlio di Giove , c i oè di uno dei suoi a dultèri . I nfa tti , se ci a tteni amo alla leggenda , da Alcmena nacquero in uno stesso parto Ificlo , figlio di Anfitrione ed Ercole , figli o di Giove .

    Erc ole morì

    bruci a t o d a un fuo c o sacro perché aveva voluto vendic arsi , uccidendolo c o n u n giavellotto , d e l centauro Nesso , c he aveva attentato all ' onore della sua sposa

    Deianira ,

    lui

    c he

    non

    aveva

    rispettato

    l ' onore

    della

    fanciul l a

    p rigionie r a lole . Egli n o n fu equo nel vendi c a re un semplice sospetto di a dul terio , lui c he si era m a c c hia t o di a dulterio e c he da un a dulterio e r a nat o . N o n so s e egli fu giusto verso gli altri , certamente fu ingiusto verso se stess o . Perciò , Filol a o , n o n voler ripo rre la speranza in un salvatore di questo genere , Erc ole ovvero Esculapi o , se non altro perché entrambi morirono con il m a r c hi o dell 'infami a . Infa t ti di entrambi Momo ha detto , c ome si legge nell 'Assemblea degli dèi a ncora i segni del fuoco,

    di Luc i a n o :

    ln rà C 1JJUÌa lxovut rov TTVpòc, portano

    c he li bruciò entrambi 7 5 ,

    Altri poi lodano Curzio e i Decii per la loro magnanimità ma io li a c cuso di imprudenz a . Che dire poi di certuni che , spi nti dalla blandizie e dall ' a dul azi one , ovvero c o s tretti da tiranni , grati fi c arono c o n il nome di S al v a tore una persona c he non solo non aveva portato l a guarigi o ne o la salute , ma c he anzi li aveva spogliati e mandati i n rovina? Per esempio quei S i ciliani c he dedi c arono a Verre una s t a tua con il titolo di

    cwnjp,

    c i oè c olui

    c he dà la salvez z a , sec ondo la testimoni a n z a di Cicerone nella quarta arringa delle

    Verrine1 6 •

    Ma tutto ciò non ha nulla a c he vedere con il nostro disc orso ,

    c he tra tta della vera s alvez z a degli uomini . Quelli certo non furono in grado di o ffrirl a : infatti la vera salvezz a è l 'esistenza eterna c he si trova i n Dio e c he solo Dio può dare , come scrive Aristotele ad Ales s a ndro nel libro Sul mondo: Tutto proviene da Dio e sussiste per mezzo di Dio. Nessun essere naturale può bastare a se stesso senza la salvezza che da Dio proviene . Quindi aggiunge : Tù yE" oic{g cwn)p Jl�V ràp ovrwc drrdvrwv lcrìv, proprio in ragione della sua stessa essenza Dio è eminentemente ed essenzialmente il salvatore di t utte le cose 7 1• E ancora , nel libro quattordi cesimo della sua Metafisica , egli a ffe rma : fJaVJJ. ac ròv 8'd rij) rrptJ)rq� KaÌ d'i8{q� KaÌ ain-a{JKE"C Tdrq� TOVT' aVrÒ TÒ TTpiJTOV OVX' Wc dya(}òv irrrdpXE'L TÒ aVra{JKE'C Kal Q CWT1Jp{a, sarebbe sorprendente se l 'essere primo , eterno e perfettamente bastante a se stesso non avesse come primo bene l 'autosufficienza e la stessa salvezza1 8 • Ciò ci

    7 5 Luc . , Deorum eone. . 6 1 6 Cic . , Verr. I l , 154. 77 Pseudo-Aristotele , De mundo 6 , 397 b ; cfr . 7 8 Aris t . Met. X I V , 4, 1 0 9 1 b .

    BAJ ONI 1 99 1 , p. 1 7 4

    .

    94

    r i c or d a c he la nostra autentic a salve z z a c o nsiste nel bene primo , e terno , perfe ttamente autosufficiente c he è Dio o ttimo e massimo e ci ammonisce a n o n c e r c a rl a altrove . Infa tti soltanto quel sommo artefice e reggi tore del mondo può , in virtù di un atto sovranamente gratuito del l a sua cleme ntissima volontà , preservare dalla c orruzione gli esseri c o rruttibili , donare l 'e ternità a coloro c he sono soggetti alla temporalità , e l a sussistenz a infinita a esseri transeunti , la cui natura di per sé esige c he ciò c he nasce muoi a e c i ò c he c r e s c e i n ve c c hi . Così infatti Dio parla nel Timeo di Pl a tone : Ciò che io ho fatto è indissolubile perché così io voglio, altrimenti tutto ciò che è composto è soggetto alla dissolw:ione 79 • Questa dottrina non è attestata dai soli Peri p a te ti c i ma anche da Platone s tesso e dai Pl a tonici : solo grazie alla volontà divina l a sussistenza è c oncessa a qualsiasi c o s a , s e c o ndo la sua c a p a c i t à ricettiva ed è questa l 'autentic a salvezz a .

    Infa t ti noi defini amo

    'essere s a l v a ti ' c ome l 'essere prese rvati da una lesione a c c i o c c hé le c ose permangano qui e te . Proprio questo è ciò c he in un'occ asione , nell ' anno

    1438

    dalla n a s c i ta di Gesù al Concilio universale di Basile a , i nobili e d eloquenti a mb a s c i atori della Grecia esposero , con c onsenso unanime , i n u n ' o r a z i o ne

    TÒ yàp cwOtvat Kal cw(éCOat I(QL � CWTT]p{a 01TÀWc oiJ8lv aÀÀo 11apà roìc"EÀÀ1}Ct Kal r1J �Jl.ai{Xl {JovÀaat yÀWTT'fl, i} TÒ 8taJJ.iV�LV Kal �lvat, Salvare , essere salvato e la salvezza stessa semplicemente non significa altro presso i Greci e nella nostra lingua che permanere ed essere 8 0 • illustre e ric c a d 'eloquenz a , dicendo :

    O r a gli uomini sono per natura mortali ; qualora però si c onfo rmi no al volere di Dio c osì da essere immortali e godere di un'eterna beati tudine , si può a ffe rmare a buon diritto c he hanno ottenuto la salvez z a e c olui c he elargi s c e loro l a beatitudine dell 'immortalità è detto giustamente Salvatore . Q ue s t a p a ro l a

    (Salvator)

    c ominciò a essere impiegata d a i posteri di Cicerone , e d è

    perciò c o rretta in latino . Qualunque altra a ccezione della parola salvez z a è impropria

    e

    frutto

    dell 'immaginazione .

    Infatti ,

    dovremo

    forse

    c hiamare

    salve z z a il fatto c he il medico rende oggi la salute alla semplice a nimalit à , c he

    79 Plat. Tim . 41 a . 8 0 Secondo K . Christ

    (cfr . C H RIST 1924, pp. 53 - 54 ; e già B RAMBACH 189 1 , p. 4 ) la citazione proverrebbe dall'unico manoscritto greco ancor oggi conservalo della biblioteca d i Renchlin {si tratta del codice 44 0 della Landesbibliothek di Karlsruhe , contenente una copia deii Apo los ia sraecorum in Concilio BasilU.nsi de pursatorio igne e:r:hibita) : la propoata di Christ nasce dall' identificazione di a lc une osservazioni in margine a l codice come Randbemerkunsen autografe di Reuclalin; tuttavia contro questa attribuz ione si è espresso P R E I S ENDANZ 1955 , p. 5 1 , n . 1 3 9 . Q uanto a l l e c ircostanze s toriche di questa ambasceria {e p i ù adegualo parrebbe il termine d i epis tola c u i ricorrono d ue corrispondenti di Reuchlin nel riferirai a q uesto les to : Ecolampadio e Capitone ricordati in G E I G E R 1 8 7 5 , p. 3 0 5 ) , si può ipotizzare che Reuchlin avesse conosc iuto il testo da una copia (probabilmente eseguita sul modello conservato nel convento dei domenicani di Basilea) a p partenuta a N . Cusano , che , proprio nel 1438 fu a Costantinopoli, insieme al domenicano Giovanni da Ragus a , in qualità di rappresentante del Concilio di Basilea , mentre si stava per a prire a Ferrara il celebre Concilio «concorrente• dell'unificazio ne , che vide la presenza del patriarca d i Costantinopoli e dell'imperatore d i B isanzio ; cfr . G I LL 1967 , in par l . 8 7 - 92 ; cfr. inoltre N A G E L 1976 , pp. 146- 14 7 ; su G . da Ragusa cfr . KRCHNAK 1960 e V E R N ET '

    1 961 .

    95

    domani tornerà ad amm alarsi e morirà per sempre? Ovvero le cure c he i l gi a rdiniere somministra a u n fiore che comincia a d appassire , e che n e l giro di tre giorni sarà c a duto e ridotto in polvere , dovremmo forse c hi am a re salve z z a questa c onse rvazione per tre giorni di un essere a s solutamente inconsis tente? Questo fu l ' aiuto c he Erc ole offrì ai Tasi : si dice che egli donò loro l a salvezz a , ma essi ben presto morirono

    e

    oggi non rimane di loro a ltro

    che il nome . C osì Tolomeo salvò l ' Egitto , c he fu poi devastato dalle guerre e dalle i nvasioni nemi c he . Così i Decii libe rarono Roma , c he fu più volte abbattuta dalle rivolte e dagli incendi . Credimi , una salvez z a incrinata dal tempo è cosa imperfetta , l a salvezza perfetta è quella c he rende e terno ciò che è c a duc o . Questo insegna Apollo nell ' Oreste di Euripide a proposito di Elena

    S'lc nv, �V opàr'lv alf)ipoc TTTVXQÌC CéCWCJliVTI Té, K'ou Oavolx:.a rrp(x:. ciOév, lyw vt.V l'k.wca, Eccola , voi la vedete nelle profondità dell 'etere . Ella è salva e non è stata uccisa da te . lo l 'ho salvata8 1 • M a rapita dalla morte : q

    perché non ignorassimo c he l a salvezza non e r a dovuta a d Apoll o , n é a d altri dèi , se non in qualità di semplici mediatori , ma piuttosto a Dio sommo , al

    Zo'ipoVTaL drrdpova rrrif1 aT'lxovT�. Infelici coloro che non sanno vedere né udire i beni che sono vicini a loro. Pochi sono q uelli che hanno compreso la via per liberarsi dal male . Tale è il destino che colpisce le menti dei mortali. Essi vagano di qua e di là come scivolando su dei cilindri s ubendo mali infiniti83 • Certo la nostra autorità (ipse) , il principe dei

    filosofi ,

    ha

    ri c avato

    incontestabilmente

    questa

    dottrina dagli

    Ebrei

    c abbalisti , c ome abbiamo appreso da Simone . Pi tagora ha ritenuto l 'uomo dotato di ragione c ome più nobile e, per così dire , più divino delle altre co s e : egli non solo non si limi ta a un'uni c a attività e a un e ffetto c o s ta nte c ome le a ltre c ose , c he la sola na tura spinge ad agire sempre nello stesso modo , ma anzi ,

    dotato

    di

    numerose

    qualità

    al

    modo

    di

    Pandora ,

    s p ontaneamente nelle varie circostanze sec ondo la sua libera

    ne

    dispone

    volontà .

    A

    8éìov yivoc lc n /3poTOÌCL ofc lépà rrpo#poz.ca f{>octc &lKvz.cw lKac Ta, la stirpe degli uomini è di origine divina , la natura sacra che li promuove mostra loro ogni cosa 84• Qui per ' n a tura s a c r a •

    proposito di questa libertà Pitagora afferm a :

    si

    i ntende

    l ' anima

    i ntellettiva .

    Perciò

    l 'uomo

    ac cede

    a

    Dio

    seguendo

    l 'i n telletto , procedendo da ciò che è puro a ciò c he è semplice , mentre se segue i sensi infe riori egli si allontana da Dio , come ciò c he è impuro d a c i ò c he è puro . Ne c onsegue c he la ragione , l a quale , secondo le p arole del Maestro , c i mostra ogni c o s a , ci rende beati volgendosi alla fruizione dell a mente . Per c o ntro se e s s a s i degrada alla libidine dei sensi , ci rende infelici . Semb r a c he l 'uomo sia posto a metà strada tra la virtù e il vizi o , c ome il tra tto superiore dell a lettera di Pitagora diviso i n due e s tremità , il bivio di fronte al quale si fermò pensoso nella sua gio vi ne z z a l ' Ercole di Prodi c o 8 5 • D ' altra p arte c ome Solone di sse a Cres o , secondo il racc onto di Erodoto , che nessuno può e ssere detto felice prima della morte e delle sue estreme esequie , c o s ì nessuno può essere c onsiderato infelice finché vive questa

    vita .

    In

    e ntrambi i c asi bisogna attendere l 'ultimo giorno dell 'uomo . S e , d o p o aver l a s c i a to il corpo , s a rà ancora c arico

    di viz i , allora s a rà davvero infelice e la

    sua infelicità , secondo qua nto hai potuto apprendere dai versi di Pitagora c i t a ti poco fa , si può dividere in due tip i . Infa tti alcuni infelici , dopo l a morte , hanno i beni a p o r t a t a d i m a n o ma n o n l i vedono n é li o d o n o perché n o n godono ancora della visi one di Dio : questi sono da annoverare tra coloro c he s i s a l veranno e infatti non sono gravati dall'estrema infelicità e d è s tabilito che un giorno essi possano liberarsi delle pene . Gli altri invece si

    grammaekae: questa edizione potrebbe essere la fonte delle citazioni reuchliniane; aull'lntroduceio manuziana cfr. inoltre MARX 1 9 3 6 e LOWRY 1 98 4. 83 Ver& i aurei, 55-57. 84 Verli aurei, 63-64. 8 5 Si tratta della lettera ypsilon, c be tradizionalmente ra ppresentava la biforcazione tra il vizio e la virtù, cfr. Senof. Mem . I l , l , 2 1 -34. la yp•ilon viene annoverata fra le lettere « m istiche• da lsidoro di Siviglia , cfr . Etym . l, 3 , 7 .

    97

    trovano a una distanza infinita dai beni e i loro mali non avranno mai fine : di ques ti ul timi Pi tagora ha detto che subiranno mali infiniti . In quel p a s s o dunque vengono desc ritte le due dimore degli inferi , i C a m p i Elisi , cioè tra nsi tori 86 , per coloro c he si trovano nelle vicinanze dei beni e c he ritorneranno a vedere i cieli supremi , e il Tartaro dal suono terribile di Tartar , c ome se fosse Tortor Taeter Terror , il to rtura tore te tro terrore 8 7 di coloro c he subiscono mali infini ti c he pendono incatenati ai cilindri e ai raggi delle ruo te , là dove si trovano , per rimanerci in eterno , l 'infelice Teseo e i suoi simili , ofk"v olfrroT� bcf3alvoocw, Platone 88 sul l a s c orta di Pitagora .

    che non ne usciranno mai ,

    c ome s c rive

    Difesa di Pitagora contro i calunniatori. La retta interpretazione delle s ue dottrine M a e c c o c he

    mi aggredisc ono i c ritici malev oli i quali non cessano di

    b l a terare c o ntro Pitagora , un uomo così grande e insigne , alla cui do ttrin a si è prestata fede come a un oracolo divino . Per questo egli fu detto maes tro di veri tà , c ome un secondo Apollo , c he è poi il signi fi c a to proprio del nome Pitagora . Ora si è divulgata qua e là la voce secondo c ui egli riteneva c he l ' anima umana di alcuni , dopo la morte , entrasse in c orpi di animali . Ques t a d i ce r i a de ve apparire assurda a uomini dotati d i ragione trattandosi d i un uomo straordinari o , del fondatore della filosofia e dell a fonte inesauribile delle scienze dal quale è giunta fino a noi la c o noscenza delle realtà divine e uma ne . Piuttosto la teoria della transanimazione deve provenire in p arte da gente c he ignorava i misteri pitagorici e i n parte da persone c he odiavano Pitagora perché rosi dal l 'invidi a . Infatti l a virtù s traordinaria di quell 'uomo e c c e z i onale non fu esente dalla malevolenz a degli invidiosi .

    L a sua

    vita

    i ntegerrima , l a dottrina elevata , l a sua fama diffusa per ogni dove : i suoi c ri tici maligni non risparmiarono nulla , cercando di insoz z a re ogni c os a . Timone , Senofane , Cratino , Aristofonte , Ermippo e moltissimi altri hanno s c ritto nelle loro opere i nnumerevoli menz ogne sul c o nto di Pitagora . Essi gli hanno attribuito do ttrine c he non furono mai professate , a v o ce o per i s c ritto , da lui ovvero , se qualcosa del genere egli aveva insegna to , essi l ' hanno travisata i ntendendola nel senso dete riore . Il loro intento e r a quello di far c redere c he un uomo così celebre aveva c ommesso grossolani errori nel suo insegnamento a proposito dei principi delle c o se , sui numeri , sul divieto di cibarsi

    di fave , sull ' a s tinenz a dalle c arni di animali ,

    s ugli inferi ,

    sulla

    metempsicosi e sul transito delle anime di c ui stiamo discutendo i n questo moment o . Lui c he aveva distinto in maniera c osì pre c i s a gli esemplari e le

    86 Ancora un 'etimologia , per cui cfr. CHANTRAI N E 1 970 , p. 4 1 1 . 8 7 U n'altra etimologia , multipla in quello caso. Cfr. , per una proposta leggermente divers a , lsidoro di Siviglia , Etym. X I V , 9 , 8 . 88 Pla t . Fed. 1 13 c .

    98

    specie

    a

    tal

    punto che

    risulta impossibile c he esse

    si

    trasmutino

    l 'una

    nell ' altra , c ome avrebbe potuto co nferire alla bestia l 'essenza dell 'essere umano c he ne è la forma? Non è forse stato Pi tagora in persona a s o s tenere che ne ppure l ' unità sostanziale di un certo numero può essere ,

    secondo

    al 8i f10vd&c lv T'i) 8ud8t ain"ù, TTpOC Tàc lv Tptd8t ain"ù dc Vp./3).qTot, le unità nella diade stessa non possono essere sommate alle unità nella triade stessa 89 . Ciò vale per le realtà n a tura , l 'uni tà di un altro nume ro? Infatti egli afferm a :

    fisiche perché , per quanto riguarda le realtà matemati c he , le c ose s t a nno in modo ben diverso ; ma in questo momento non c i stiamo o c c up a ndo di ques te . O r a l 'uni tà di una qualsiasi cosa è un 'essenza p artecipata , che non può

    lKdC TTl f1iv oic{a lvòc d8ovc f1éTiXéL, infatti ogni sostanza partecipa di una sola specie . Dunque , nessun essere animato di

    invadere l 'essenza di un 'altra cosa :

    qualsiasi genere può assumere la vita di una creatura diversa , c hé anzi esso si atterrà ai limiti che gli impone la legge di natura e c onserverà le proprie doti s p e c i fi c h e : tJc

    un 'altra .

    Té TÒ d&x: d&t ov cvvipXéTat, nessuna specie coincide con

    Infa tti , sebbene uno stesso sigillo appli c a to a cere diverse imprima

    sempre la propria effigie , tuttavia la stessa cera non può porta re su di sé le di verse immagini di nwnerosi sigill i . Dunque al sigillo della forma umana , c he è fatto a immagine di Dio , non è c onsentito imprimersi su una n a tura i n feriore . Pitagora propose questa verità sotto fo rma di enigma , sec ondo il suo c o s twne . Egli caratterizzò i n modo appropriato l 'e nunciato indubbio di questa a ffermazi one quando , tra altri simbol i , celebrò il seguente , c he gli e r a

    lv8aKTVÀ{(jJ OéOìlélK6Vaf1 iJ TTéptf/>ipétV, non portare in giro l 'immagine di Dio in un sigillo90 • Il c he , a mio p a rere , deve essere

    p a rticolarmente c a r o :

    c o r re ttamente i n terpretato press ' a poco nel modo seguente : l 'immagine di Dio , c he è l ' anima dell 'uomo non può suggellare , cioè formare intorno a sé le al tre na ture che l a circondano . Infatti Ermete T rismegisto , il Maes tro degli Egizi , nel suo libro a Asclepio , ha affermato : Vi è nell 'uomo una parte semplice che chiamiamo la forma della similitudine divina 9 1 ; e, poco oltre : le immagini di Dio sono due , ovvero il mondo e l 'uomo92 • Dunque nessuno c he n o n sia del tutto sprovveduto di mente vorrà dissentire da me e negare c he l a spiega z i o ne

    fo rnita

    dagli

    invidiosi

    o

    dagli

    ignoranti

    a

    proposito

    dell a

    trasmigrazione delle anime , come a n c he a proposito della discesa delle a nime stesse

    prima

    dell a generazione

    dell 'uomo ,

    è

    erronea

    e

    fals a .

    Infatti

    in

    u n ' e p o c a i n c ui la maggior p arte degli uomini c redeva che l ' anima s o rgesse dalla potenza della materi a , il nostro Pi tagora

    (ipse)

    ritenne invece c he si

    dovesse c redere c he l ' anima era infusa nel corpo direttamente da Dio. E c c o perché

    egli

    a ffermò

    c he

    89 Arist. Mee. X II I , 8 , 1083 a. 9 ° Cfr . D iogene Laerzio , Vite

    l ' anima

    era

    prima

    del

    c o rp o ,

    non

    in

    senso

    dei fdosofi, VI I I , 17. La parola daktylion viene per lo più intesa come 'anello ' , ma qui Reuehlin la traduce io conformità con il proprio contest o . 9 l Cfr. Corpus Herm . , Ascl. 7 . 92 Corpus Herm . , Ascl. I O .

    99

    c ronologic o , ma dal punto di vista della purez z a e dell a dignit à della sua

    natura . Questa infusione egl i la chiamò discesa dell ' a nima . I suoi discepoli , i n seguito ,

    trattarono

    questo

    argomento

    in

    vari

    modi

    e

    con

    molte

    c i r c o nlocuzioni , ciascuno a suo modo , non sempre a ttenendosi all ' i ntenzione del Maestro .

    Egli i nfa tti racc omandò di i ntendere l a

    discesa

    dell ' a nima

    umana nel corpo non in senso spaziale né secondo un movimento dal mondo i n telle ttuale a t traverso le singole sfere sino al mondo degli elementi , c ome sostengono Proclo e altri c he con l ui c oncordano , ma secondo l a serie delle forme na turali , nella quale la perfezione suprema del corpo umano è l ' anima razionale . Es s a porta a c ompimento tutte le cose in modo tale c he , a buon diritto , l 'uomo è c hi amato animale divino . Dunque Pitagora volle c he soltanto gli esseri viventi c aratteri z z ati singol a rmente da una natura s a c ra , cioè dalla ragione , fossero una stirpe divi n a , ovvero suscitata da Dio , come afferma nei

    Versi aurei.

    L a specie non

    muta né si trasform a , c o s i c c hé le forme di ciascuna razza non variano a n c he se

    ciascuna

    forma

    è

    diversa

    nella

    propria

    specifica

    natur a .

    L ' anima

    dell 'uomo , dopo l a morte , se egli è morto da gius to , ascenderà al puro etere e vivrà per sempre c o n i beati , c ome un dio tra gli dèi . Infatti egli a ffe rma :

    i,vloxov YvWJl. TJV cnjcac Ka(J' vrripOév dp{c rr,v, ijv 8'drroAdl/;ac ciJJJ.a, k al()f-p lA.d!{)époV lAO«., lcuat dOdvaTOc Odx. tlJ1./3poToc olK ln 8VTJTÒC, prendendo come a uriga l 'intelligenza ottima di lassù quando, lasciato il corpo, raggiungerai l 'etere libero, t1t sarai un dio immortale , incorruttibile e non potrai più morire 93 • Ma se l 'uomo è morto da ingiusto e m a c c hiato da p e c c a ti insanabili e mortali , Pitagora ha insegnato che l a sua anima s c onterà con v a rie p e ne la sua colpa e che ques te pene saranno più o meno dure i n proporzione della gravità e del numero dei pecc ati . Vi sono luoghi inferiori s tabiliti p e r questa espiazione e c orpi : ora immaginari , cioè simbolici , ora invece reali . I n questo caso l ' a nima non li informa come una parte essenzi ale ma c ome una sorta di i n quilino c he li abita esclusivamente perché possano subire l a punizione . E s s a assiste a u n a distanza nulla d a l c o r p o come un motore intrins eco al mobile ovvero è soggetta ai tormenti come gli avvoltoi che circondano Tiz i o , c ome Issione sulle ruote di serpenti , Tantalo nel fiume , Sisifo presso il m a cigno e Prometeo c o n le aquile . Talvolta un demone infernale può impadronirsi di un corpo

    e

    possederl o ,

    ma

    certo

    un ' anima

    infame

    c o ndannata

    alle

    pene

    del l ' inferno non potrebbe entrare in un vero corpo di qualunque specie per dispensa divina , ovvero rivestita d ' aria mostrare una qualc he forma ai nostri o c c hi ,

    c ome

    disse Di done sul punto di morire rivolgendosi

    inseguirò bruciando con torce fumanti94 •

    a

    Ene a :

    Ti

    E Plinio il Giovane riferisce delle

    c re denze a proposito della c a s a che il filosofo Atenodoro di Tarso aveva c o mp r a t o . Essa aveva una fama sinistra a causa di un frastuono inopportuno

    93 Versi aurei 69 - 7 1 . 94 Virgilio , Aen. I V , 384 : ,

    ardens al poe to d i absens .

    Sequor atris ignibus absens . Reuchlin presenta una d iversa lezione:

    100 c he vi si udiva e dell ' a p p a rizione di un vecchi o orrendo c he vi si mostrava 95 • Anche ai nostri giorni appaiono quotidia namente fantasmi s p a ventosi

    di

    que s t o gene re rivestiti di s poglie ora più so ttili , ora più spesse . Per questo si forma l ' illusio ne di diffe renti specie e si c rede di riconoscere l ' aspetto di b e s tie feroci : improvvisamente si scorge un porco terri fi c ante , una tigre sinistra , un serpente squamoso , una leonessa dalla rossa c ri ni e r a , o p pure si ode l ' acuto s trepito di un incendi o c he si trasforma i n tutti i p r o digi p o s sibili : un fuoc o , una bestia orrenda o un fiume che straripa . Que s ti c orpi sono o p p o r tunamente

    chiamati fantasti c i ,

    cioè

    sempli ci a p p a rizioni e

    possono

    essere posseduti tanto da anime umane già sciolte dal c o r p o quanto d a demoni , c ome s a p pi amo dalla lamia del filosofo Menippo di Lici a , l a quale essendo un 'innamorata s fronta ta , aveva assunto le sembianze di una bella donna a C o rinto e fu poi smascherata per quel lemure c he era da Apollonio di Tiana . Questo ti po di metamo rfosi si osserva anche a proposito di quel vec c hi o cencioso che mendicava a Efeso e c he era la causa dell a pestilenz a : dopo l a sua lapida zione , s o tto i l cumulo d i pietre , s i narra c he fu trovato solo un c ane simile a un molosso.

    A proposito di questi due episodi

    Filostrato il giovane nel libro quarto della sua

    Vita di Apollonio96•

    s c rive

    Invece l a

    ragione per c ui Pitagora affermò d i essere Euforbo è del tutto di versa . I nfat ti e gli non fu il primo a isti tuire un simile modo di esprimersi , anzi si trattava di una c onsue tudine p opolare diffusa presso autori antichissimi . Se qualcuno era

    p a rticolarmente

    caratterizzato

    da

    una

    virtù

    o

    da

    un

    vizio

    veni v a

    assimila to a un altro , c he g i à s i era dis tinto p e r la stessa c aratteri s ti c a . Qualunque uomo c he si segnalasse p e r u n a forza straordinaria si di cev a c he fosse E r c ole . Così Marco Va rrone affe rma :

    grado di sollevare il proprio mulo9 1•

    Rusticello, detto Ercole , era in

    Inoltre il Pitagoric o Numenio dichiarò

    a p e rtamente che Pl atone non era al tri che Mosè c he si esprimeva in gre c o . S p e s s o Cicerone è stato definito Demostene lati n o . Tutti c ostoro i ncarnarono i loro p redecessori per la comune misura delle vi rtù , per il livello ugualmente ele vato delle opere e per la somiglianza dei c o s tumi , non certo per una qualc he c o ndivisione di un'uni c a sostanz a . Così lo schiavo Libano di cui parla Pianto dic e c he Argi rippo è Solone perché sc rive leggi i n modo simile a quel

    Nell 'Asinaria leggiamo : Infatti durante il giorno egli è occupato, evidentemente è Salone , a scrivere delle leggi98 • Queste parole di personaggi o .

    Plauto documentano un modo di esp rimersi c o nsueto tra gli anti c hi : essi solevano dire c he quest 'uomo era que st ' altro , a l ui assai simile per c a r attere , ingegno , c o s tumi , per l ' amore , la passione o per le opere . Per ci ò i Romani e rano

    soliti

    indefinita

    aggiungere a questa figura retori c a

    alter:

    c ome tu sei un

    alter ego,

    (adagium)

    c osì io sono un

    l 'es p ressione

    alter tu,

    pur

    9 5 Plinio , Epis t . VI I , 27. 96 L 'episodio della donna-vampiro si legge in Filostra to , Vita Apollon. Tyan. , I V , 2 5 . La • me tamorfosi dell'untore • si trova in Vita Apollon. Tyan. IV, 1 0 . 9 7 Cfr . Plinio il Vecchio , Nat . His t . VI I , 19 , 20 . 98 Plauto , Asinaria 599 -600 ; nel testo di Reuchlin si trova la forma errata 'Litanus ' .

    10 1

    s a pendo e c o nstatando c he in realtà io non sono te né tu sei m e . Tuttavia c o n c i ò e s s i i ndividuavano fra m e e t e u n ingegno c omune , u n a c omune passione , lo stesso intento , la stessa volontà , lo stesso spirito o la stessa anima : ov T7Jc oic{ac avriJv JléTa{laÀÀoJliVTF-, senza però che l 'essenza si possa trasformare . Infa t ti gli anti c hi c hiamavano anime i movimenti e gli a tti volitivi degli uomini e c oloro c he avevano uno s tesso comportament o , preoccupazioni e interessi uguali , motivazio ni simi l i , uguali movimenti e uno stesso modo di intendere erano detti 'unanimi ' . Questo modo di esprimersi non era e straneo ai più antic hi filosofi i quali a ffermavano c he l ' anima è ciò c he origina il movimento

    (motivum) e la sensazione (sensitivum) nell 'uomo e Ari stotele a fferma : TÒ l111/Jvxov yàp roùài/Jvxov8voìvJ1dÀ.tc ra 8ta1>{pétv8oKll, KLVicét TéKai rijl alcOdvéCOat, l 'essere animato e quello inanimato paiono differire soprat t utto sotto due rispetti: il movimento e la sensazione 99 • Dunque di c oloro c he provano le medesime a ffezioni e gli s tessi movimenti verso la stessa c o s a e spesso paiono avere l o stesso gusto e l a stessa sensazione si dice volgarmente c he hanno una

    1/Jvxrj (psychè), cioè una sola JléTéJli/JVXWCLC (metempsychosis) c i o è sola

    uomini

    c o rrettamente

    istrui ti ,

    anim a . E c c o da dove nasce l a fam o s a la transanimazione che n o n è altro , per

    c he

    la

    stessa

    preoc cupazione ,

    lo

    s tes s o

    movimento e l a s te s s a p assione d i un a lt r o uo m o gi à m o rt o c he si ritro v a , dopo qua l c he temp o , in un altro uomo o nell o stesso uom o , mentre è a n c o r a i n v i t a . Pitagora imi tò que sto comune e co nsueto modo d i e sprimersi quando , di ritorno da un soggiorno p resso i Magi persi ani (i nfa tti i Persiani c hiamano Magi i loro sapienti ) , pensò di ric orrere al loro stile , probabilmente per divertire i suoi ospiti a tavola , e di di re c he egli aveva i n sé l ' ani m a di Euforb o , c he fu un tempo soldato a Troi a , di Callicle , di Ermotimo , di Pirro , di Pirandro , di Calidone , di Alc o e i nfine la propri a .

    In realtà egli e r a

    particolarmente incline a certe qualità assai s vilupp a te i n c i a scuno d i quei personaggi e a ricerc are l ' affezione , l a passione e la volontà in cui si erano maggiormente

    distinti

    in

    vita .

    Poi c hé

    nel

    passato

    Euforbo

    si

    distinse

    s o p r at tutto per l a virtù bell ic a , egli si sentì investito dell ' a nima di Eufo rb o , c ome s e d i Euforbo avesse avuto quasi i l medesimo coraggi o . Que s to vanto e r a del

    resto

    legittimo

    poiché

    i

    lottatori

    l o darono

    le

    sue

    qualità

    mil i t a ri

    nel l ' ammi rare la forza dei suoi muscoli pettorali , delle sue b r a c c i a e di tutto quanto il suo c orpo e nel considerare la sua straordinaria inclinazione verso gli a tleti più robusti c he egli soleva dimostrare offrendo l oro b a n c hetti magnifi c i e s farz osi . Infatti mentre in precedenza gli a tl e ti venivano nutriti con

    fi c hi

    s e c c hi ,

    formaggio

    tenero e grano , il

    nostro

    Pitagora

    (ipse)

    è

    c onsi dera t o il primo c he li nutrì a base di c arni 100 . Dunque non c ' è da s tupirsi se egli rispose , a coloro c he si meravigliavano perché un filosofo dedito allo studio mostrava una tale passione per il c ombattimento , c he egli albergava in sé l ' a nima di Euforb o , cioè c he in lui risiede v a l 'i ngegno , la

    99 Aris totele , De animo I,

    2, 403 b. 100 Diogene Laerzio , Vile dei fdosoji, V I I I , 1 2 .

    102

    p assione , il movimento e l a volontà di Euforbo. Sebbene egli fosse un maestro di pace e predi c asse l a tranquilla contemplazione , tuttavia provava una sorta di nos talgia p e r l a guerra di Troi a . Non appena c i ò fu not o , subito era sorta tra i c r e duli una diceria c he si diffuse rapidamente , sia a c ausa dell 'ignoranza dei mis teri pi tagorici , sia in ragione della malevolenz a degli i nvidiosi , sempre p r o nti

    a

    guastare

    le

    cose

    più

    belle

    a

    riferire

    ciò

    c he

    hanno

    udito

    defo rmandone il c ontenut o . Si disse c he l ' anima di Euforb o , ucciso durante la guerra di Troi a , fosse trasmigrata in Pitagora . Questa opinione fu ripresa in segui t o

    da

    alcuni

    s c rittori

    e

    poeti .

    Così

    Ovidio ,

    nel

    libro

    XV

    delle

    Metamorfosi ,

    dove riprende , tra le altre , certe sc io cchezze dai G re c i , abi tuati per p a r te loro a p arl are i n cretese 101 , c anta di Pi tagora al modo segue nte : Le

    a nime non possono morire e sempre , dopo aver lasciato una dimora, un 'altra le accoglie ed esse vi abitano. lo stesso, mi ricordo, ai tempi della guerra di Troia ero Euforbo, il figlio di Panto, colpito al petto dall 'asta pesante del minore dei figli di A t reo. Ho riconosciuto poco fa lo scudo che mi copriva il braccio sinistro nel tempio di Giunone ad Argo, città di A bante 102 • M a non s tupirti , nobile Marrano , se non trovi niente di tutto c i ò nelle opere

    di

    Pitago r a .

    Infa tti

    egli

    pubbli c ò

    soltanto

    tre

    volumi ,

    il

    primo

    ( rrat&VTLKOV, paideutikon) , il sec ondo s ulla politica ( rroÀ.t TLKOV, politikon) , il terzo sulla fisica (4;>octK6v, physikon) , attribuito da alcuni a Lisi de , c o s i c c hé il te rzo libro per noi sono i Versi aurei. Leggi pure c i a scuno sull ' e ducazione

    di essi e non troverai mai null a tra le p arole di quell 'uomo intorno alla trasmigraz i o ne delle a nime . Ti sarà più facile allora c redere che tutto c i ò c he è stato detto falsamente sulla

    J1éTéJ11/JVXWCtC (metempsychosis)

    è una diceria

    menzognera messa i n giro dagli invidiosi , il che è sufficie ntemente indi c ato dalle v a rianti del r a c c onto .

    Sec ondo alcuni , questo scudo s i trovava nel

    tempio di Giunone a d Argo , secondo al tri esso fu dedicato a Pallade a d Atene e portava questa iscrizione : IIdMa8t 'AOév?), MéviÀ.éwc drr'E txp6p{3ov A Pallade Minerva , Menelao da parte di Euforbo , sec ondo il res o c onto di M assimo di Tiro , nel l a Dissertazione XVI . Quanto poi al c redito c he c onviene c onferire a testimonianze di questo genere , occorrerà ricorrere al p a rere di un giurista . Per quanto mi riguarda io non posso rassegnarmi a c redere c he un uomo e c c ellente i n ogni scienz a , una persona c o sì seri a , abbia i nsegnato l a favola c he Ovidio riferisce a proposito della trasmigrazione delle a nime ; tanto meno lo s timo c r e dibile perché l a tradizione è stata riferita d a importanti autori i n termini diversi . Ora , l ' affermazione , c ondivisa da molti , secondo cui Pitago r a fu i l primo a s c o p rire l 'immortalità delle anime , è chiaramente fals a . I nfa tti Omero ,

    probabilmente i l più anti c o degli autori

    greci ,

    s o s tenne

    questa

    dottrina per primo e c o n l a rgo a nticip o . Sec ondo lui le a nime dei defunti 1 0 1 Nel mondo a ntico era proverbiale l'inclinazione dei Cretesi per la menzogna . Cfr . , per esempio , il verso di Epimenide di Creta citato da S . Paolo , Tit. 1 , 1 2 . La frase Die Kreter s ind immer Liigner, bose Tiere, und fauh Biiuche , che si deve a Lutero , è divenuta a sua volta f roverbiale nel mondo tedesco . Cfr. TOSI 1991 , p. 1 33. 02 Ovidio , Met . X V , 1 57- 1 64.

    103

    c onversano agli inferi su diversi argomenti e rendono molte profezie . Ora , quale altra dottrina si ricava , a tuo avviso ,

    Nek uia 1 03

    &'o).� T71c Vt"Kvlac,

    dall 'intera

    se non c he le a nime sopravvivono alla morte? In segui to , nella

    s toria dei c ompagni di Ulisse , egli mostra palesemente che le anime di uomini s p rovvisti di sagge zz a , una volta c he siano separate dal c o rp o , non prendono l a natura delle bestie ma ne assumono le sembianze , s c o ntando con un simile orrore le pene c omminate da Circe 104 • Le anime di tutti c oloro c he h anno la radice e il fiore della pianta detta

    Moly,

    s aranno al sicuro , se c o ndo le p arole

    di Mercurio nel libro decimo dell 'Odissea 1 0 5 .

    M a torniamo ali 'ironi a su

    Euforbo di c ui p a rlavamo . Ogni volta c he persone competenti ne scrivono , essi ric onoscono c he tutti gli i nsegnamenti divini di Pitagora sono s t a ti tramandati nell ' oscurità dell 'enigma Tiana ,

    quel

    famoso

    Pitagori c o ,

    lo

    (alvirrt"C8at, ainittesthai) . c onfermò

    nel

    dialogo

    Apollo ni o di

    c he

    ebbe

    con

    (archiphilosophus) d e i Ginnos o fi s ti , di cui tratta il libro sesto di Filostrato : d 8'alVt yJ1dTwv aTTTOJlat, ccx/J{a IT v8ay6pov fvyxwpll raùra, rrapi&Ké yàp KaÌ TÒ alviTTt"tv, se mi esprimo in enigmi, è la sapienza di Pitagora che me lo consente , infatti essa tramanda l 'arte di parlare per enigmi 1 °6 • Nel libro terzo della stessa opera Apollonio Tespesi one , i l c a p o della scuola filosofic a

    discute con i B r a hmani dell ' I ndia c hiedendo l oro c he cosa pensano dell ' a nima

    Le stesse cose che Pitagora ha trasmesso a voi, noi le abbiamo trasmesse agli Egiziani. A queste p a role Apollonio rispose : Intendi dire che , come Pitagora affermò di essere Euforbo, tu fosti un tempo un Troiano ? Ora , Marrano , ascolta con quanta p rudenza rispose Tespesione .

    e larca rispose :

    Anzitutto c hiese ad Apollonio chi fosse , secondo l a sua opinione , il più degno di ammirazione tra i Greci dell 'esercito c o ndotto a Troi a . Apollonio aveva

    Omero ha messo Achille al primo posto. l a r c a allora disse : TTpOC TOVTOV l�rJ'A rroMwvtt" KaÌ TÒV TTpO'}'OliOV fkw{Jt"t TÒV lJ1ÒV, JlàMov 8È, TÒ TTpO'}'OliOV ciìJJl a · TOVTÌ yàp Kai ITv8ay6pac E {xfx>pf3ov f}ydro, paragona a questo eroe , Apollonia, il mio progenitore , o meglio il suo corpo giacché a questo pensava Pitagora a proposito di Euforbo 1 °1. In seguito egli riferisce c he G a nge , anti c o risposto :

    r e degli Indi a ni , figlio del fiume Gange , superò Achille i n molte virtù e fu lui il corpo p rogenitore c he ora era lui stesso 1 08 • Ques te p arole non si riferiscono alla

    trasmigrazione

    delle

    anime

    ma

    alla

    trasmutazione

    dei

    c orpi ,

    in

    c o nformità c on il fatto che l a materia è atta a ricevere l a forma di questo o di quell o . In modo a nalogo la C ommedia potrebbe dire : i o fui un tempo la Tragedia p o i c hé dalle stesse le ttere e dagli stessi elementi c o s titutivi nascono l a Tragedia e l a C ommedi a , secondo quanto afferma Ari s t o tele nel p rimo

    1 0 3 Ovvero il canto X I deii'Odissea . 104 Cfr. O mero , Od. X , 133 - 574 . 1 0 5 Od. X , 3 0 5 . 1 0 6 Filostrato , Vita Apollon. Tyan. VI , 1 0 sgg. 1 07 Filostrato , Vita Apollon. Tyan. I I I , 1 9 . 1 08 Filostrato , Vita Apollon. Tyan. I I I , 2 1 .

    104

    libro

    Della generazione 1 °9 •

    Non diversamente un c ane potrebbe dire : i n

    p a s s a to fui un c a vallo , soltanto perc hé ha mangiato l a c a rne d i un qua l c he c avall o . La trasformazione di questo alimento nella sostanza di c olui c h e se ne nutre potrebbe forse far c oncludere in termini grossolani c he il c avallo è stato il c orpo p rogeni tore

    ( TTp6yovov cwJla, progonon soma)

    del c a ne . Nessuno però

    p o trebbe ric a v a re da ques te parole che l ' anima del c avallo è p a s s a t a nel c ane . Dunque io dovrei credere c he Pi tagora ha insegnato c he le anime p a s s a no i n altri c orpi soltanto perché ha sos tenuto d i essere s t a t o un tempo Euforbo mentre que s t ' a fferma zione deve essere chiaramente riferita al corpo e non all ' a nima di Euforbo . Tuttavia l ' a ffermazione di Pitagora non fu espressa in modo

    c hiaro

    ma

    mediante

    un puro e nigm a ,

    per alludere

    a

    un a r c a n o

    s c o no s ciuto n e l l a sua e p o c a : la materia primitiva non solo è i n g r a d o d i a c c ogli e re t u t t e le forme ma ne è anche a vida e n o n può saziarsi d i nessuna forma .

    Il

    c he

    p a rve

    giusto

    a

    Marco

    Antonino ,

    il

    più

    filosofo

    (philosophissimus) degli impera tori , quando nel libro terz o dell ' o pera A se stesso , s c risse : OTL où8lv olJrtJ.JC t/JtÀll l] riiJv oÀaw tjJictc, Wc TÒ rà TTdvra JléTa/kiÀÀétV KQÌ TTOLéÌY via OJlOLa, C TTiPJla yàp TpOTTOV nvà TTàV TÒ OP rov lf avrov lcoJliVOV La nat ura universale non desidera nulla come trasformare le cose che esistono per formare nuovi esseri della stessa specie . Ogni essere è in un certo senso il seme di ciò che deve nascere da lui stesso 1 10 . Lo stesso autore , nel libro settimo , s c rive : 1] rwv oÀaw tjJictc, lK Tì1c OÀT/C oic{ac Wc KTfpoÌI vvv Jlè"V l TTTTdptov lTTÀacé, c vyxiaca rò roìrro dc 8iv8pov tjJictv, c wéxprjcaro rù lJ).y aùrov, élra élc dvfJpa.JTTdpwv élra élc aMo TL, la nat ura universale impiega la sostanza universale come fosse cera per modellare prima un piccolo di cavallo, quindi lo rifonde e si serve della stessa materia per formare un albero, poi un piccolo d 'uomo, poi qualche altra cosa 1 1 1 • Perciò questa natura è definita da O r fe o con i seguenti epiteti : TTOÀVJlqxavoc Jl TlTTJP, madre dalle molte risorse e a n c o r a dMorpLOJlOpt/JoS{aL TOC, colei che imita le forme altrui 1 1 2 • C ome c he sia , io

    r i terrò piuttosto c he Pitagora , affermando di essere stato

    Euforbo o

    qualcun altro , propose questo enigma a m o ' di esempio .

    Sulla risurrezione dei morti e sulla rinascita Ma se al c ontrario si credesse che egli aveva ra cc ontato una s t o ri a , bisognerebbe

    credere

    che

    l ' aveva

    fa tto

    per

    questa

    sola

    ragione :

    per

    dim o s trare c he l ' anima separata dal corpo può rientrare , rimanendo se stess a , p e r intervento divino , nel medesimo corpo c he

    aveva

    abbandonato

    abbiamo

    e

    non

    in

    qualc he

    altro .

    Infa tti ,

    c ome

    lasciato

    e

    p o tuto

    a p p re ndere da l a rc a , il più s apiente degli Indiani , Pitagora rivisse più volte

    1 0 9 Aristotele , De gen. et corr. l , 2 , 3 1 5 b. 1 1 0 Marco Aurelio , Ricordi I V , 36 . 1 1 1 Marco Aurelio , Ricordi VII , 23 . 1 1 2 Orphica X , l , 23 .

    105

    i n un c orpo c he , sebbene c ambiassero i nomi , r e s t a v a sempre u n o e lo stes s o , n o n certo d a l punto d i vista delle dimensioni e del peso ma quanto alla s o s t a n z a e all 'essere c ome il mare che , pur essendo uno sol o , tutta v ia è c hi amato o r a Ege o , ora Ioni o , ora di Mirto e ora di Cris a . Così lo stesso uomo rinato più volte fu chiamato all 'inizio Etali de , poi Euforb o , Ermotimo , Pirro e infine il nostro famoso Pitago r a . Que s t ' ul timo , filosofo i n s ommo grado speculati v o e divino , non a ttribuì ques te rinascite alle forze di natura , ma soltanto a Dio . Egli lo c hiamò Mercurio , c ome riferisce Eraclide Ponti c o nell a sua celebre

    Palingenesi ,

    p e r mostrare che nessuno p u ò rinascere se n o n p e r

    o p e r a divina . Infatti , secondo quanto a fferma Giustino , il famoso filosofo e

    Discorso parenetico ai Greci,

    martire cristi ano , nel suo

    Pitagora soprattutto in quanto vivificatore dell 'universo

    Dio fu venerato da

    (1/Jvxwctc TWV oÀwv,

    psychosis ton holon) ,

    poiché infonde l ' anima a tutti gli uomini , dopo averla i n fusa l a ric hiama a sé e può restituirla quando vuole 1 13 . Ciò si è p o tuto vede re

    spesso

    nel

    caso

    di altri uomini , e si tratta di un fatto provato

    dall 'esperienz a e dalla testimonianza di ta nti illustri s c rittori . Infatti un c e r to Aristea morì un giorno a Proconneso nel laboratorio di uno s c a rdassat o re . S et te anni dopo egli apparve vivo ai suoi concittadi ni e in seguito compose alcuni c a rmi sugli lperb o rei Arimaspi . Ne parla i n modo magi s trale Erodoto nel quarto libro delle sue

    Storie 1 1 4 •

    Del resto si può c i tare Er, Panfilo di

    n a s c it a , che visse in Armeni a . Essendo stato ucciso in battagli a , quando , dopo dieci giorni , gli al tri c adaveri , già i n stato di putrefaz ione , furono p o r t a ti v i a , fu ritrovato integro c o n il corpo ancora intatto . La salma fu portata a c a s a per l 'ufficio della sepol tura ed egli risus citò il dodicesimo giorno dopo l a s u a m o r t e n e l momento in c u i e r a s t a t o p o s t o sulla c atasta c rematoria e p o tè ri ferire le cose c he aveva visto nel frattempo . Questa storia è r a c c ontata da Pla t o ne nel libro decimo della

    Repubblica1 1 5 •

    Ben si a ddice a que s to elenco

    a n c he l a vicenda che abbiamo letto di una fa nciul l a che era morta a Roma . L a s t a v a no portando al sepolcro , quando Apolloni o d i T i a n a l a riportò i n vita , c ome è s c ritto nel libro IV dell ' opera di Fil ostrato 1 16 • Si r a c c onta inol tre c he

    Al c e s ti , richiamata in vita da Ercole , visse poi per lungo tempo , l l7 • Allora

    Marrano

    diss e :

    « Quanto

    sei

    vicino ,

    Filol a o ,

    alle

    n o s tre

    tradizioni ! Se Simone fosse qui ci riferirebbe dai libri ebraici che Dio una volta prese l o spirito di Mosè per darlo ai settanta anziani l l 8 . I n seguito , dopo

    che Elia fu tolto dal mondo dei vivi , il suo spirito discese su Eliseo l l9 • E

    l l3 G iuet . , Cohort. ad G raec. ; cfr. P . G . 6, col. 2 7 . 5 1 14 Erodoto , Storie I V , 14. 1 15 Platone , Repubblica X , 6 14 b - 62 1 d . 1 16 Filoalra l o , Vita Apollon. Tya n . I V , 1 6 ; sul parallelismo Ira il taumalurgo Apollonio di Tiana e Gesù cfr . CAM PAN I N I 199 1 . 1 1 7 Cfr . Eur. , Alcesti, in fine. 1 18 Num . 1 1 ,2 5 . 1 19 2 Re 2 , 9 .

    106 a n c o r a egli fec e risusci tare il figlio della Sunamita c he era morto 1 2 0 . Posso aggiungere i noltre c he una donna a E ndor risuscitò S amuele morto , il quale ,

    dopo la sua risurrezi one , p a rlò con il re S aul 1 2 1 . Ma a s c olta ancora ciò c he vide il celebre profeta Ezechiele : una pianura coperta di ossa dissecc ate di m o r ti .

    Le

    ossa si avvicinarono le une alle altre ,

    ciascuna

    alla

    p r o p ri a

    articolazione , ed e c c o sopra d i esse c rebbero i nervi e la c a rne sopra i quali s i distese l a pelle : lo spirito rientrò in essi e tornarono i n vita stando in piedi

    sulle proprie gamhe 1 2 2 . Questi racc onti sono co ntenuti nelle s a c re S c ri t ture degli Ebrei e molti di più se ne trovano nelle sto rie dei Cristi a ni . Per quanto mi riguarda i o oso affermare c he è vero e certo , al di fuori di ogni p a rabola e allegoria

    (aenigma)

    e senz a la minima omb r a d ' i ronia , c he Gesù di Nazaret

    risusci tò il fratello di Marta , c hi amato Lazzaro , morto già da qua ttro giorni 1 23 . Inoltre rese la vita a un giovane figlio di una vedova c he era morto 1 24 , alla figlia di Giairo , capo della sinagoga 1 25 e a d al tri il c ui ri c o rdo è c onservato nella sacra S c ri ttura . Dio risuscitò poi lo stesso Gesù e al momento della sua morte molti cadaveri di quelli che erano morti si levarono e, usciti dai sepol c ri , entrarono nella città santa e apparvero a molti 1 26 . Infine Paolo di Tarso resti tuì vivo alla luce Euti c o che era morto a c ausa di una c a duta 1 27 . M a r ti n o poi , quando non era ancora vescovo , anzi , nemmeno battez z a t o , risusc i t ò tre morti 1 28 . lo po trei presentare una lunga lista degli uomini richiamati dalla morte alla vita precedente , gi a c c hé certo tu non ignori c he per noi C r i s ti a ni è fac ile c redere che le anime possono ritornare nei c o rpi . Noi c rediamo fe rmamente alla risurrezi one universale dei corpi umani , c he li farà tornare i n vita tutti . A questo proposito l 'eloquentissimo Atenago ra ,

    Ilepl dvac rdcewc, Sulla risurrezione , ce rtamente degno dell 'ascol to dei sapienti . E M a ometto nel suo A lcoran si rivolge ai Turchi , ai Mauri e agli Agareni (Arabi) di cendo : A coloro che ·v i diranno: Quando sarete ossa, ridotti a nullità , com 'è possibile che ritorniate di nuovo a essere uomini ? Voi rispondete : A nche se foste di pietra o di ferro o di qualche materiale ancora più duro, Colui che vi ha creati la prima volta , vi richiamerà di nuovo in vita . Que s te parole si leggono filosofo a te niese , ha s c ritto per i cristiani un libro i ntero

    1 2 0 2 Re 4 ,34 u . 1 2 1 1 Sam . 2 8 , 3-1 9 . 1 2 2 E ;r . 3 7 , 1 - 4. 1 1 2 3 G v . I l , 1 -44 . 1 24 Le. 7 , l l- 1 6. 125 Le . 8 ,4 1-56; cfr . Mt 9 , -26 e Mc. 5 , 2 -43 . 1 18 1 26 M t. 2 7 ,5 2 s . 1 2 7 Atti 2 ,9 . 0 1 2 8 S i tratta d e l celebre S . Martino , vescovo di Toura , del quale forse Reuchlin udì la leggenda d urante il suo soggiorno francese a Orléans e Poitiers , anche se non si può eacludere un riferimento dotto all'agiografia di S. Martino di Gregorio di Tours o a q uella di S ulpicio Severo ; cfr. R I EMSC H N E I D E R 19 7 2 ; cfr. inoltre BROWN 1974 e, soprattutto I D . 198 3 . .

    107

    XXVJ 1 29 • Inoltre nell a sura XLV è s c ritto : Colui che all 'inizio ci ha formati ci darà di nuovo la vita 13 0 • Perciò io vo rrei c he tributassimo a nella s u r a

    Pitagora una venerazione di tanto maggi ore in quanto egli ci è più vicino di tutti gli altri filosofi greci non solo su questo a rgomento ma su quasi tutti gli altri . S appiamo infa tti che Aris totele non credette a nie nte c he non potesse t o c c a re c o n mano , vedere c o n i propri o c c hi o dedurre medi ante il sillogi smo . Infa tti alla fine del suo trattato

    animali

    Sulla generazione e s ulla corruzione degli

    egli non amme tte in alcun modo che un uomo morto p o s s a ritorn a re i n vita 1 3 1 • Egli si se rve di un argomento piuttosto debole in a c c ordo più c on Alcmeone , che c o n i suoi maestri e c ontro l 'espressione p r o ve rbiale diffusa nella sua epoc a :

    ciclo 132 _

    KVKÀ.ovdvat Tà dvfJptilTTLva, le vicende umane ruotano sempre in

    Contro i detrattori di Pitagora Altri lo segui rono e certo il gregge dei filosofi deve essere c riticato perché ha l a presunzione di sapere tutt o , mentre suppone c he gli al tri non sappiano nulla : essi si fanno beffe , tra l ' al tro , di Pitagora ; si ri fanno al motto

    TLC wvrjcaat, Tic vrrèp av()pwrrov dvat f3ovÀ.aat, TLC él8ivat rqv TOÌI rravTÒC dPJ1ovlav, Kal dvaf3tiJvat rrdÀ.tv, chi si comprerà Pitagora , chi vuole essere un s uperuomo, chi vuole conoscere l 'armonia dell 'universo e vivere una seconda volta 133? Gli ge ttano addosso il discredito vendendolo all ' as t a , di Luci a n o :

    c ome se si trattasse di una merce vile , di una muc c a o di un ignobile s c hiavo . lo s a rei pronto ad ammettere c he essi sono molto s a pienti se solo volessero amme ttere che anche al tri hanno una qual che dottrina . Ora i o sono così disgustato da coloro che hanno l ' abi tudine (li denigrare a cuor legge ro gli anti c hi maestri e i p rìncipi della filosofia , che mi sono irritato più di quanto sia c o nvenie nte . Sappi però che io porto al tuo Pitagora l ' amore c he gli spetta e che odio p rofondamente i suoi c alunniatori :

    essi non sono uomini ma

    mostri » . Disse allora Filol a o : « Alcuni di loro devono essere perdonati p e r c hé ignorano misteri tanto rec ondi ti e arc ani .

    Non tutti possiamo sapere tutto 1 34 .

    C osì , se la di ffamazione è dovuta a ignora nz a , noi dobbi amo riconciliarci c o n loro . Ma c oloro c he , dopo essersi eserci t a ti nella pratica del silenzi o , avranno

    1 29 S i tratta , nelle edizioni correnti d e l Corano , della s u r a X V I I (Sura del viaggio notturno) , v v . 49 - 5 1 . L a discrepanza t r a l a numerazione delle· aure cui rinvia Reucblin e quella dell'originale a ra bo risale a lla traduzione medievale di Roberto di Kenne t , pubblicata a Basilea nel 1 543 d a l B ibliander. Cfr . G A I A 197 1 e DANIEL 1 9 8 1 . 1 30 Cfr . , nelle edizioni correnti, la sura XXXVI (Sura Ya-sin). 131 Arist . , De gen. et corr. I I , 1 1 , 338 b. 1 32 Cfr . Aristotele , Phisica 24 , 223 b . Cfr. inoltre Probl. 1 7 , 3 . 133 Luciano , A ucrio phil. 3 . 134 Si tratta del celebre proverbio Non omnia poss una us omnes , per cui cfr. Diogene Laerzio , Vite dei fdosoji, VI I I , 15 e Virgilio , Ecl. VI I I , 63 . Si veda ERASMO 1 703 , col. 5 20 .

    108 gettato via la toga c a ndida dei Pitagorici 135 e

    c ominceranno

    a

    c o p rire

    d 'insulti l a maestà della sua dottrina e a sminuire la s tatura di un filosofo così grande , i o li giudic herò non solo a rroganti ma anche uomini profondamente c orrotti . All a s c hiera di questi ultimi appartiene Senofa ne , di c ui si r a c c onta c he si prese gio c o di Pitagora in un'elegi a . Pitagora un giorno , avendo visto

    Non farlo, perché ha l 'anima di un caro compagno, l 'ho riconosciuto dalla voce. Ma questo s c herno clamoroso è

    u c cidere un c ane avrebbe detto :

    riportato da Diogene Laerzio 136 , il quale riferisce inoltre che i discepoli di Pitagora siedono a banchetto con Plutone all 'inferno 137 e c he Pitagora

    a v rebbe visto l ' a nima di Esiodo appesa a una c olonna di bronz o , scossa da gemiti e gri d a , e quella di Omero sospesa a un albero e attorni a t a da serpenti 138 . Queste e altre simili ac cuse da sicofanti sono le diffamazioni e le c a l unnie di c e r ti sofisti avventa ti , c a p aci di gua stare tutto c o n il loro c o n t a tt o i mmondo : rifiuti 1 39 .

    e s s i c ontaminano le s a c re vivande e lasciano solamente s o z z i

    La dieta pitagorica Le dicerie c he diffondono intorno alla proibizione di cibarsi delle c a rni e di tutti gli animali c he , affermano , Pitagora avrebbe ingiunto , non mi pre o c c upano a ffa tto . Infatti gli autori più affidabili respingono ques te menz ogne . Aris tosseno , che fu uno scri ttore insigne , afferma c he Pitagora non si a s tenne dal cibarsi degli animali e anzi ne mangi ò le ca rni l40 . Ne dà p r o v a Porfirio n e l s u o

    ITépl drrox'i'Jc lp.I/Juxwv, Sull 'astinenza dalle carni degli animali.

    Egli riferisce che Pi tagora fu il primo a nutrire gli a tleti , prima alimentati solo a base o r a di formaggio , ora

    di fi c hi , c o n la c a rne sostenendo c he la

    c arne aveva una singolare e fficacia nell 'irrobustire il corpo 141 . Queste sono le p arole di Porfiri o . Inol tre il matematic o Apollodoro testimonia c he egli offrì cento buoi in s a c rificio quando scoprì OTL

    Tpt ywvov op(Joywviov � riJv opfJiw yov{av imordvooca lcov 8uvarat raìc TTéptéxotcmc, c he in un triangolo rettangolo il quadrato dell 'ipotenusa è uguale ai quadrati dei cateti 142 • E

    a n c o r a Licone di laso s c rive che Pitagora c o ndusse nna vita p a r ti c o l a rmente morigerata mangiando con moderazione e bevendo assai p o c o .

    Se ne può

    dedurre c he egli mangi ò c a rne solo di ra d o , mentre era soli t o nutrirsi

    1 35 Cfr . D iogene Laerzio , Vite deifilosofi VI I I , 19. 136 D iogene Laerzio , Vite dei fJ.osofi VI I I , 36 . 137 I d . , Vite deifJ.osofi VI I I , 3 8 . 1 38 I d . , Vite dei fJ.osofi VI I I , 2 1 . 139 Cfr . Virg. Aen. I I I , 2 2 7 244 : è i l famoso episodio icw lyi/(J}, KOLI/(J}V€ÌC yàp arracw K€KpaJ1{V1] rr{pt CE"Jli-Wc, senza di te egli non conosce assolutamente nulla della natura della vita . Sei tu a comunicargliela mescolata in modo più che pudico a tutte le cose 194• E c c o perché O rfeo dopo G i o ve , cioè l a forma e dopo Giunone , cioè la materi a , aggiunge l a legge , cioè l a distribuzione per cui essa costituisce il terzo principio della n atura . Egli la c hi ama si dic e

    (>ice-wc TÒ f3/{Jatov, la fermena della natura 195 . Infa tti 'legge ' nomos c he , c ome s a i , deriva d a l verbo nemo TÒ JlE"p{(w, c he

    i n grec o signifi ca

    ' r i p artire ' e ' dis tribuire ' , c ome a d i re che essa dis tribuisce a cia scuno il suo , ovvero c i ò c he gli spetta . Orfeo dice c he essa è

    la legge celeste , il sigillo giusto

    o(Jpdvwv vOJ10Vc(>pay{&l 8tKa{av Inni) . La legge

    (c osì il poeta canta nei suoi

    della natura suggella con un 'uni c a forma diverse ma terie c ome un notaio imp rime su diverse c e re l a stessa effigie di un anello . D a quel momento tutte le fo rme sigillate nella materia non sono più c hiamate Idee , cioè s p e c ie ma ta eide cioè lde 196 ovvero ' forme ' Wc:: Tà lv Toìc KTJpoìc lKT!JTTwJlaTa àxwptc Ta T71c

    fJXqc, come le impronte impresse nella cera inseparabili dalla materia ,

    secondo l 'e s pressione di Ammoni o . Così abbiamo d a vanti

    a

    noi l 'esposizione

    dell ' o rigine di ques to mondo sensibile prodotto dal matrimonio della pirami de e del cubo celebrato dalla legge di n a tura . Le basi quadrate di quelle due figure unite direttamente formano il simbolo pitagorico del d o de c aedro , c he designa l ' universo stesso in quanto c omposto di materia e di forma . Di c i ò si ricordò

    opportunamente Alcinoo

    quando ,

    a

    proposito

    della

    dottrina

    di

    Tiì) 8l &&Kai8pqJ €ic TÒ rràv6 0€ÒC KQT€XpfJcaro, Dio si servì del dodecaedro per l 'universo 1 9 1, cioè al momento della creazione di questo Pla tone , osservò :

    mondo. Infa tti se tu sovrapponi a un cub o , c he ha otto a ngoli , una piramide formata

    da

    quattro

    triangoli

    equila teri

    avrai

    costrui to

    metodi c amente

    l ' e di fi c i o del dodecaedro in cui il cub o , o dado , è la p a rte inferiore , i n quanto ma dre e l a piramide è la p arte superiore , in quanto p a dre . C osì si esprime

    Sull 'anima del mondo: TÒ J1f-v e-f8oc Àoyov lX€L UPfJE"vOc T€ KaÌ TTaTpòc, a 8' UÀQ lh}À€0c T€ KQÌ Jla#poc, TpLTa TÒ dvat Tà TOUT{wv lryova, la forma svolge la funzione di maschio e di padre mentre la materia quella di femmina e di madre e il terzo essere è ciò che ne nasce 198 • Su questa base noi affermiamo correttamente c he tutto c i ò c he è i n Timeo di L o c ri , quel celebre Pi tagorico , nel libro

    questo mondo è prodotto da semi i ndividuali e da u n a fa coltà segreta . Le c ose dunque a p p aiono straordinariamente differenziate tra loro i n ragi o ne della diversa proporzioJ.le tra la forme e le rispettive materie c o n l ' aggiunta di a c c i denti

    pressoché

    194 OrphK:a 1 6 , 4 s . 195 Orphica 44 , 3 . 1 96 Q uesta equivalenza

    infiniti ,

    c hiamati

    UliJl TTTWJlaTa

    (symptomata)

    da

    è consentita dalla pronuncia • reucbliniana • d e l greco q u i adottata ; per

    1 uesto problema cfr . s upra.

    97 Per Alcinoo cfr . s upra. 198 (pseudo)Timeo d i Locri,

    De anima munJi 94 b.

    125 Epicuro 1 99 : abbondanz a e penuri a , repulsione e attrazione , movimento e quie te , impeto e tranquilli tà , rare fazione e densità . Di qui nascono i pianeti e le stelle e i quattro elementi da cui hanno origi ne il c aldo e l 'umido , il freddo e il secco e i nsomma qualunque ogge tto percepito dai sensi . C o sì un a c c i de nte si aggiunge agli altri e fa sì c he le cose mutino di forma e di col ore , sec ondo l a testimonianza d i Lucrezio 2 00 • T i sarai a c c orto c h e ora noi c amminiamo sui senti e ri b a t tuti dalla gran folla

    dei

    filosofi da quando siamo

    p a ss a ti

    a

    es aminare queste realtà fisiche . Così poiché in molti hanno s c ritto sul l a na tura c i o c c orre uno sforzo minore p e r mostrare le opinioni d i Pitagora a proposito dell a natura pa rtendo dalle realtà più nobili e divine .

    Sugli dèi e sugli uomini Vi sono degli dèi naturali dal momento c he quelli soprannaturali sono gli dèi degli dèi : quelli sono nutriti dal mondo infe riore , questi dal mondo superiore e d ecco

    perché sono detti superiori

    (superi) ,

    di

    questi ultimi

    abbiamo discorso a l ungo poco fa . Gli dèi degli dèi sono sempli ci ssimi e purissimi .

    Dal

    momento

    che

    non

    si

    trovano

    in

    nessun

    luogo

    essi

    sono

    sovra c elesti ; poiché però sono in ogni luogo , essi sono c o n noi , indigeni l à , stranieri quaggiù. Infa tti essi non s i trovano mai nel nostro mondo se non v i sono stati mandati e , quando scendono i n questi luoghi infimi , s o no detti a ngeli a p punto perché messaggeri del Re dei re. Essi c i a p p aiono con il volto e l ' a spetto c he loro detta una volontà del tutto libera ma sempre s ommamente desiderosi di c olmarci di beni . Tuttavia gli dèi i nferiori non possono mai s alire verso l e regioni sovracelesti mentre talvolta sono incari c a ti di una missione verso noi e verso ciò c he ci appartiene e l o stesso vale quando sono detti angeli . Invece Dio Ottimo Massimo abi ta nella più intima p ro fo ndità tanto le regioni inferiori quanto quelle superiori e le i n te rmedi e , di modo c he non vi è alcun essere senza Di o . Inol tre gli dèi del nostro mondo sono i più e l e va t i . Ad essi i nferiori sono le anime nel c orpo umano , per quanto quelli siano vicini ai corpi , mentre queste sono dentro i c orpi . Un posto i nte rme dio è occupato dai demoni e dagli eroi . I demoni sono vicini agli dèi , gli eroi alle a nime . Pitagora l o ha ri c o rdato nei

    Versi aurei

    e rese a ogni entità il cul t o c he

    le spettava . Non permise tuttavia di insozzare di sangue gli altari né di inunol a re gli animali , se non a c ausa della pubblic a utilità , ma preferì c h e si facessero s a c ri fi c i privati e quotidiani a base di incenso e di preghiere . Da c i ò deriva l 'espre ssione :

    l 'aratro 2 01 •

    Placa il dio con l 'incenso, lascia crescere il vitello per

    Poiché l ' uomo è una sorta di immagine di questo mondo da cui è sorto

    199 Cfr. Diogene Laerzio , Vite dei frlosofi X , 67.

    2 00 Cfr . Lucrezio , De rerum natura I l , 7 59 . 2 01 Cfr . Catone , Distico I V , 3 8 ; la forma com pleta

    è: Thure de�tm placa, vitulum sine crescat aratro; Ne credas gaudere deum, cum cede lita tur ; cfr. inoltre WALTER 1 9 67 p . 4 00 . ,

    126

    il nome d i mic roc osmo , c i o è piccolo mondo , egli ha ricevuto u n a serie d i nomi a p p a r tenenti al mondo

    JUTa4JoptxiìJc

    cioè

    per traslato.

    I nfa tti la mente è

    c hiamata Dio nell 'uomo a immagine dell a prima mente suprema , o per omonimi a , o per p a rtecipazione . L ' anima razionale che , media nte l a mente , inclina la volontà alla pratica delle virtù e delle migliori azioni è detta buon demone

    o

    geni o ;

    mentre

    quella

    c he

    attrae

    la

    volontà

    mediante

    l 'immaginazione e le passioni perverse ai vizi e alle azi oni peggiori è detta c a ttivo demone .

    Ecco perché Pitagora prega Dio di liberare l 'uomo dal

    c a ttiv o demone e mos tra a tutti a quale demone debbano rivolgersi . Quando infine l ' a nima sarà s poglia t a dal corpo se rimarrà insozzata da vizi diventerà un c a ttivo demone e la sua vita sarà c hi amata

    &c8atJ1ov{a

    ovvero

    infelicità.

    S e , inve c e , e s s a ha respinto i v i z i e tuttavia r es t a segna ta dal m a r c hi o del l 'inquietudine , poiché n o n è riuscita a liberarsi d i qualsiasi p a s si o ne nei c onfronti dei c o s tumi umani e mortali , per quanto virtuosi , essa s a r à per qual c he tempo un buon demone e vivrà nella gioi a di questo mondo con felicità

    e

    fo rtuna ,

    a c c ompagnata

    da una

    straordinaria

    letizia

    c ome

    se ,

    ripensando nel l a propria memoria le buone azi oni c ompiute , c onservasse ancora un ' i ne s austa disposizione a operare il bene .

    l Greci c hiamarono

    d&tJlOV{a cioè felicità. Da qui viene quel famoso verso di Vi rgilio M a rone : Quell 'amore per i carri e per le armi, quella passione di accudire i bei puledri che ebbero da vivi, li seguono anche dopo la morte 2 ° 2 . Ho a p p reso ques t a vita

    c he gli a nti c hi hanno c hiamato lemure que s t ' a nima . Se un' anima di questo genere è mossa da benevolenz a nei nostri c onfronti al punto c he , avendo ric e vuto dal destino l a cura nostra e quella dei nostri , essa abita l a nostra casa c o n una disposizione

    (numen)

    placida e tranquill a , essa è chiamata Lare

    familiare . M a se , a c ausa delle sventure della sua vita , non ha meritato una

    larva,

    dimor a serena , essa è c ondanna ta a vagare in esilio , è c hiamata allora

    c o s ti tuendo uno s pavento v a no p e r la gente onesta m a u n reale peri c o l o p e r i

    larva ,

    malvagi . Se non si sa quale sia il suo statut o , se di Lare o di

    viene

    c hiamata c o n il nome di dio Mane . II titolo di dio viene aggiunto p e r onoraria p e r c hé si ritiene c he siano dèi coloro che hanno avuto una morte s anta dopo una

    vita

    improntata

    a

    giustizia

    e

    saggezz a .

    Del

    resto

    noi

    indistintamente dèi , angeli e demo ni , anche quei nobili spiriti

    c hi a miamo c he sono

    p r e p o s ti a custodi di ciascuno di noi . Pur essendo invisibili , essi sono sempre presenti non solo come testimoni delle nostre azioni ma anche c ome gua r di a ni dei nos tri pensieri . Essi ci seguono fin dopo la morte , fino al tribunale e al giudizio del l ' autorità del demone supremo . Tutta questa dottrina ci è stata tramandata da Pitagora , il quale a sua volta l ' ap p rese i n p a rte dagli Egiziani , in parte dagli Ebrei e dai C aldei e inoltre dai sapientissimi Magi Persi ani . Egli c o nsegnò questo lascito alla posterità secondo la testimoni a n z a degli autori

    più

    importa nti .

    Ermete

    Trismegisto ,

    per

    e sempio ,

    quel

    famoso

    legisla tore degli Egiziani , scrittore sommamente c ontempla ti v o , nel discorso

    2 0 2 Virg. , Aen.

    VI , 653.

    127

    Sull "anima del Opere e i giorni , e ancora Platone , a ttraverso il personaggio di Diotima nel Simposio o quello di S o c r a te nel Fedro e nel File bo , o ancora a ttraverso lo s traniero ateniese nelle Leggi, nell ' Epinomide e in altri passi delle s ue opere , Porfirio nel libro Sull 'astinenza dalle carni degli animali, Giambli c o nei suoi Misteri, Proclo nell'Alcibiade , Plotino nel libro Sull 'amore e i n quello Sul demone t utelare di ognuno , M a ssimo di Tiro delle sue due dissertazi oni Sul demone di Socrate e molti al tri autori gre c i c he C i cerone , per venire ai latini , ha tradotto nei suoi libri Sulla natura degli dèi , Sulla divinazione e nel sesto libro della Repubblica , Apuleio di M adaura nel libro Sul dio di Socrate e altri c he a essi si sono ispirati . Poic hé non perfetto rivolto ad Asclepi o , oppure Timeo d i L o c ri n e l libro

    mondo ,

    o Esiodo nelle

    mancano trattati di Peripale tici a proposito dei motori delle orbite , degli a stri e delle s telle , di c i ò c he presiede agli elementi , o assistendone il c o r p o , o essendo

    insiti

    in

    essi

    c ome

    l ' anim a ,

    posso

    risparmia rmi

    u n ' e s posizione

    dettagli ata .

    La fisica di Pitagora Passeremo in rassegna brevemente ciò c he resta da dire a proposito del mondo sensibile . Questo mondo dunque , del quale Pitagora ha detto c he è un imitatore del l ' e ternità rappresenta il conteni tore della totalità delle co s e disposte sec ondo l ' ordine ad esso immanente . Sebbene es s o sia c o r p o re o , i principi primi di questo mondo sono incorporei . Questa a ffermazione non trova d ' a c c ordo gli S toic i : essi ritennero che tali principi fossero c o r p o rei i n quanto spiri tuali . Pi tagora afferma c he il mondo è generato e c o r ruttibile ma c he non sarà c o rrotto per via della provvidenz a e dell ' indulgenza di D i o . Egli ha i noltre a ffermato c he i c o rpi degli elementi sono s fe ri c i , e c cetto i l fuo c o c he ha forma d i c ono , e c he il colore è l ' apparenza d e l c o rp o . Inoltre h a i nsegnato c he il tempo è l ' orbita più esterna del mondo , c he il movimento è una variazione o un ' alterazione della materi a , c he l a materia è s ogge tta alla generazione e alla corruzione , c he l a necessità grava sul mondo e c he alcune cose a c c a dono per necessi t à , altre per destino , a ltre ancora per scelta , altre p e r fortuna , altre per caso e c he l a loro essenz a sfugge alla ragione uman a . Anche Anassagora ha sottoscritto questi argomenti . Il nostro filosofo ritene v a poi c he il mondo ha a vuto inizio d a l fuoco . Inoltre asseriva c he il s u o l a t o d e s t r o è a oriente e il s u o l a to sinistro a occidente . Sulla scorta d i T a l e t e egli suddivise il cielo in cinque zone , quindi nei due e quinozi e nei due solsti z i più l ' Or s a . Lo stesso fece per il globo terrestre . Inoltre , primo fra tutti , egli s c o p rì l 'inclinazione dello zodiaco sec ondo l ' orbita del sole . S o s tenne c he la superficie

    della

    p i a nure , monti

    c

    luna

    appari v a

    come

    un

    suolo

    terrestre

    incendiato

    con

    vallate . Quanto a l i ' a nim a , .egli insegnò c he e s s a è un numero

    in movimento ; egli l a suddivise in base alle sue p o tenz e : vitale intorno al cuore , razionale e mentale intorno alla testa . Essa non può morire tutta quanta perché l a parte razionale è opera

    di Dio e terno , mentre l a p a r te

    128

    irrazionale è c o rruttibile. A quello s tesso autore bisogna fa r risalire , a quanto p a re , l a dottrina sec ondo cui l a divinazione è più esatta durante i s a c ri fi c i . S o s teneva p o i c he il seme umano e r a la s c hiuma del sangue p i ù nobile della materia c orpore a ma che insieme era dotato di una virtù incorpore a ; ritene va d ' al tronde c he anche la donna secernesse una sorta di seme . Pensava poi c he non solo l ' uomo , ma anche al tri animali fossero dotati di una qualche ragione m a c he fossero privi della mente . Tuttavia la maggior p a r te di quegli esseri sembra agire al di fuori della ragi o ne a causa della c a ttiva disposizione

    (dyscrasia)

    dei loro c o rpi , non essendo dotati degli strumenti adatti , c ome per

    esempio le c i c ale , gli animali selvatici non possiedono l 'uso delle parole m a si servono i n c ompenso di simboli e di segnali precisi medi a nte i quali esprimono l 'un l ' altro i loro pensieri . Così in realtà le bestie dicono ma non p a rlano , u n c oncetto questo c he è espresso meglio dalla li ngua gre c a :

    ÀaÀofct J1è"V, ov

    Sulle opinioni dei filosofi

    ne c o s ti tui s c ono

    f/>pd(ooct 8è-.

    Le opere di Plutarco

    u n ' o t tima testimonianza 2°3 • Innumerevoli sono gli autori , appartenenti a tutte le scuole filosofi c he , c he si sono pronunc iati a proposito delle altre realtà di que s t o mondo , sostanze e accidenti . Gli uni hanno parlato della natura dell 'universo i n termini generali , c ome Aristotele , Teofrasto , i tuoi Arabi e quasi tutti i Mauri . Al tri hanno scri tto , in termi ni dettagli a ti , di singoli argomenti c ome Giulio Polluce , Diosc oride , Pli ni o e altri simili a que s ti . D ' altra parte tutti i filosofi successivi hanno a ttinto a piene m a ni dallo s c rigno di Pitagora , c ome se ne fossero gli eredi , i fondamenti

    (capita)

    di

    tutte le scienze , hanno c ol tivato questa eredità c o n passione letteraria e l ' hanno ornata sec ondo il valore del loro ingegno , per quanto hanno potuto , e l ' h anno sviluppata in ragione delle loro fo rze . Ma a c he serve sapere tutto o speculare su tutto se questo non ci aiuta a liberarci dalla triste z z a e dall ' a ngoscia i n questa vita e, nell ' altra vita , nell ' a ssenza di mali , non ci permette quell 'abbraccio perfetto c o n tutti i b e ni c h e è stato l ' oggetto del nostro appassionato apprendimento? Infine a c he serve l ' aver c onosciuto bene se abbiamo agito male e nell ' agire male non abbiamo p o tuto liberarci dal timore e insomma di non aver mai goduto della tranquillità dell ' a nimo? A c he pro ancora l ' aver obbedito sempre agli ordini c ome bestie da soma rimanendo , quanto al resto , degli stolti ,

    s c i o c c hi ,

    s tupidi , idioti , s tordi ti e dei balo rdi i n nulla diversi dai bruti? Perciò parve opportuno

    a

    Pitagora

    assegnare

    a

    qualunque

    filosofi a

    il

    c ompito

    di

    raggiungere l a vetta dell a beati tudi ne desi derata e la libera serenità della gioia e te rna . Egli indiv iduò questa vetta nella c ontemplazione delle supreme realtà divine . Ri teneva c he , con lo studio appassionato della fil osofi a , senza dubbio avremmo p o tuto c ogliere i l frutto dell ' albero dell a felicità se , dopo a ve r puri fi c ato l a nostra a nim a , avessimo rifuggito c o n rigore qualunque vizio e persegui to diligentemente le virtù .

    203 Plutare o , D e plae. phil. V , 20 .

    129

    La matematica di Pitagora Egli volle che noi , consapevoli che n o n ce ne sarebbe venuto alcun male , c i dedi c a s simo con spirito lieto e c o n s tudio gioio s o alle speculazioni m a temati c he c he fungono da termine intermedio tra le realtà n a turali e quelle divi n e : infa tti le realtà matematiche sono in p arte inseparabili dalla materi a , c ome l e c ose n a turali , e in parte invece n e sono separate , c ome l e realtà divine . Infa tti il cerchi o , o l ' a rmonia , anche se n o n può sussistere senza materi a , viene tuttavia pensa to indipendentemente dalla materia e a nz i , quando ci o c c upiamo di matematic a , non siamo distratti da alcun pensiero intorno alla mate ri a . Così , poi c hé s a rebbe stato per noi a rduo , p e r n o n dire impossibile , passare immediatamente con il nostro intelletto dalle realtà n a turali a quelle soprannaturali e dalle cose interamente ma teriali a quelle profondamente immateriali , Pi tagora volle introdurre per i suoi discepoli alcuni te rmini intermedi che potessero essere i n qualche modo percepiti dai sensi e c ompresi dall 'intelle tto . Per questa ragione definì le dimostrazioni di quei termini

    mathemata

    ovvero

    matheseis cioè ' di scipline ' e su questo Conoscenze o Istituzioni , un titolo

    argomento scrisse un libro che intitolò

    a d a tto ai giov ani sc olari o ai bambini , per i quali pensò a n c he i l titolo di

    TTat&VTtKwv ( Paideutikon) ,

    nel quale spiegò tutto ciò c he poteva essere det t o

    sui numeri , sulle figure e sulle armonie . Di l à , c ome da una sola fam o s a s o rgente ,

    sgorgarono

    quattro

    fiumi

    sommamente

    trasparenti ,

    c he

    no i

    c hiamiamo le quattro facoltà delle a rt i liberali : aritmeti c a , geometri a , musi c a e a s tronomi a . Que s t ' ul tima , annoverandola tra l e scienze naturali , egli l a tra ttò nel l ' opera dal titolo

    Fisica

    poiché essa c onsiste nel movimento dei

    c orpi . M a poiché questi argomenti sono ampiamente trattati da numerosi letterati della nos tra epoc a : gia c c hé ogni argomento si riferisce a una fac ol t à b e n precisa e ciascuna facoltà rinvia a l l a propria c l asse i o p o s s o rimandare per c i a s cuna di esse a coloro c he le insegnano per professione . A c au s a dell 'ora tarda e d e i preparativi per l a nostra cena , c he sono c ominci a ti , c oncluderò il mio discorso dopo c he ho osato importunare oltre misura le tue p azienti o re c c hie c o n così gran copia di parole » . All or a Marrano disse: .. Chiamo a testimoni gli dèi c he le tue p arole mi hanno dato un tale piacere che nessuna Musa mi s a rebbe s t a t a più gradi t a . In verità ho c ompletamente dimenticato l a fame di cibo e desidero s o l t a nt o s a z i a rmi della tua dottri n a .

    Sebbene io v e d a l ' albergatore indaffar a t o a

    disporre c o n magnificenza e lusso le mense , tuttavia preferi rei c he tu mi e s ponessi in breve la parte rimanente dell a dottrina di Pi tagor a , quella c he tratta delle virtù , dei c o s tumi e dell ' a ttività politi c a . Vorrei c he tu lo faces si nel modo più breve possibile , mentre i c amerieri appare c c hi a no la tavola dell a nostra cena e preparano tutto il resto " .

    130

    L 'etica, l 'economia e la politica di Pitagora « Dunque asc oltami , Marrano , - disse allora Filolao - Pitagora volle c he tutta questa parte della sua filosofia andasse sotto il nome di Civiltà ( urbanitas) . Perciò , fra gli altri suoi libri , ne compose uno intitola to TTOÀL TLKÒV ( Politikon) , cioè Sulla vita civile ovvero, secondo la traduzione dei latini , in verità non molto esatta , la Repubblica . In essa Pi tagora espone non solo ciò che concerne la società ma anche i doveri dei singoli in materia di costumi e di virtù . Infatti, colui c he fosse a capo di una città senza e ssere i n g rado di governare la propria c a s a e se stesso sarebbe particolarmente infelic e . M/poc lc Tlv apa Wc lotK� KaL àpxiJ q TT�pl Tà ij(}TJ TT{XIYJlUTda ri'1c TTOÀL TlldjC,

    Dunque la trattazione dell 'etica è una parte e anzi il principio della politica s tessa , c ome afferma Aristotele nella Grande Etica 204 . Questa vita Civile c o nsiste dunque nell'insieme delle virtù e i suoi componenti sono gli uomini dotati di virtù racc olti intorno a un solo comportamento abituale . Infatti il c o nsorzio dei malvagi non può essere c onsiderato una città : si tratta di piccole bande dove i vizi hanno il posto c he tra i buoni spetta alle virtù , sec ondo quanto afferma il famoso Teognide di Megara nel suo libro dedi c a to a Cirno: Dai buoni imparerai il bene , ma se ti mescoli ai malvagi perderai te

    stesso e l 'anima tua 2 0 5 .

    Ora , lasciando da parte la saggezza c ontempl ativa , riferita da Pitagora alla natura e c ontenuta nel libro della Fisica nel c apitolo sui principi e sui generi di c ause , egli insegnò che dalla monade viene la dualità indefi nita e da quelle vengono i numeri , e dai numeri i punti , dai punti le linee , dalle linee le figure piane , dalle figure piane le figure solide e da queste i c orpi solidi e l'intero globo del mondo sensibile con le sue orbite e gli elementi mescolati , fuoc o , ari a , acqua e terra , dai quali derivano tutte le cose. Sec ondo la sua c onsuetudine egli insegnò quasi tutto sotto il velo dell ' allegori a . In seguito , dopo aver passato in rassegna ciò c he ha insegnato ai suoi discepoli a proposito delle matematiche nel libro Paide uticum , cioè Sull 'educazione , penso che ci resti da esaminare brevemente il suo insegnamento in campo morale . Egli ne ha trattato di ffusamente nella Politica e in modo più sintetic o , quasi riassumendo , nei Versi aurei. Ora , poiché questi versi sono normalmente insegnati nelle scuole , mi limiterò a tra ttare quei simboli c he sono stati tramandati senza essere messi per iscri tto a ffinché i discepoli , basandosi sulla sola memoria , si abituassero a vivere secondo i buoni c ostumi di ques ti insegnamenti orali e consolidassero la loro professione filosofica quotidianamente per mez z o di queste parole d ' ordine arcane. La maggior parte di questi detti sono stati esposti splendidamente dali 'illustre Erasmo da Rotterdam , di professione teologo che merita incontestabilmente la palma di principe dell 'eloquenza del nostro secol o ,

    204 Aristotele. M. moral. l , 2 0 5 Teognide, Eleg. , 35-36.

    l,

    1 18 1

    b.

    131

    dolce Sirena c he h a indubbiamente meritato gli elogi d i tutti c oloro c he si dedicano con passione allo studio delle belle lettere nell 'opera intitolata Adagia che anche i posteri ammireranno . Pi tagora a ttribuiva un ruolo fondamentale alla consuetudine nel conseguimento della virtù: è molto importante che l 'uomo prenda buone abitudini già in tenera età. Ecco perché i costumi sono de tti r'jfh] come se fosse lfh], cioè consuet udini, il c he fu spesso riconosciuto dallo stesso Stagirita nelle sue opere etiche 206 . Il nostro Pitagora ordinò di adottare la migliore regola di vita perché l ' abitudine , afferma , la renderà piacevole .

    L 'unità della filosofia di Pitagora e i suoi simboli Egli aveva orienta to tutta la filosofia morale i n vista di tre fi ni : anzitutto il cul to di Dio e degli esseri divini , i n secondo luogo i l rispetto di ciascun uomo nei confronti di se stesso e infine il dovere verso gli altri ; infatti ciò c he riguarda le realtà divine ha sempre il primo posto . Egli insegnò p rima di tutto che gli esseri superiori non gradiscono nulla che non sia esente da contaminazione e perfettamente purificato . Al proposito ha lasciato una massima che deve essere ripetuta spesso : J1 1) c rriv8av O�o1c lf dJ1TTiÀwv dTJl 7}ruw, non bisogna fare libagioni agli dèi con vino di vigne non potate. Stabilì che i sacrifici consistessero di purissimo farro . Di qui proviene la massima : Non sacrificare senza farina . Questo sacrificio pitagorico a base di pane e di vino è assai anti c o . Ciò c he è stato consacrato a Dio , non deve più e ssere adoperato per usi umani ed ecco perché spesso ammoniva : astieniti dal gallo candido. Insegnò inol tre ai veri adoratori che bisogna perseverare nell 'umiltà a ttraverso questo simbolo: KaOT]cOat Tpoc. T Kvv7]covrac, coloro che si apprestano ad adorare si siedano , perché ciò che conta nell 'adorazione è il volgersi into rno ; da ciò deriva quest'altra massima : adora con circospezione , il c he si riferisce alla prudenza che dobbiamo eserci tare nella preghiera agli dèi , per timore che essa non possa ritorcersi merita tamente c ontro di noi : voi non sapete ciò che chiedete . D 'altra parte , per quanto riguarda noi stessi , la regola della buona vi ta consiste nel decoro dell 'uomo , cioè l a via media tra gli estremi , tra la sovrabbo ndanza e la privazione . Infatti , sia il monco c he l 'uomo con cento mani sono difettosi (vitiosus). Da ciò deriva questo simbolo : non oltrepassare la bilancia , che insegna a fissare una giusta misura a tutte le passioni e alle azioni . Egli è stato ancora più esplicito quando ha detto : metti del sale a tavola , e ciò si riferisce alle nostre affezioni , dette giustamente passioni ; il sale infatti indica la moderazione perché non deve essere troppo né troppo poco nell 'alimentazione dell 'uomo e noi respingiamo con disgusto sia ciò che è insipido sia ciò che è troppo salato . Inol t re abbiamo la massima : non passare la misura del sale . Così dun n 1 c � m N'?N ??.::> N:rOJ '1.::1 , 0 1 � n'n , Dall 'inizio, quando non c 'era ancora alcuna cosa, vi erano solta.nto il Nome e la Sua Sapienza 36 • Dunque sec ondo l ' insegnamento della Cabbala prima che esistesse una qualsiasi crea tura non vi era nulla eccetto Dio , il Suo Nome Tetragramma e la Sua S apienz a . La tradizione che abbiamo ricevu to c omprende solo queste tre c o se e la prima porta , quella della creazione , non fu mai aperta al nostro Maestro Mosè. Perciò si dice che egli scrutò la Legge solo attraverso 49 porte . A sua volta Giosuè dispose di un'altra porta in meno , cioè 48. Ecco i nfatti quello c he risulta dalla tradizione riportata da Rabbi Akiba nel Libro delle spiegazioni dell 'alfabeto: ,nN 'lV� V�1n 'O c'JVMJ n�o 'J� 1MMO 'lnN1 n ' n N'J1 1'l'tn n'J 'lV� 1M1N 'Jv n �pMJ no'J�1 D''lV� n "O 1'lNM�J1 '7 1.::> ' , Dopo la morte di Mosè , una porta restò nascosta a. Giosuè e gliene

    furono lasciate

    48

    e Salomone prodigò ogni sforzo per recuperare quella

    3 1 Es . 33 , 2 0 . 3 2 Es . 33 , 1 9 .

    !! Nal}.manide , Commento a Es. 33 ,1 9 . 35

    Gen. 1 , 1 . Pirqe de-Rabbi Eli'e:er , cap.

    3 , cfr. Maimonide, G uida , Reuchlin). 36 Maimonide, G uida dei perplessi, II, 2 9 .

    l,

    6 1 (che è senza dubbio la fonte di

    153

    porta ma non vi riuscì3 1 . Questa è la tradizione c abbalisti c a poiché nel capi tolo XXXIV del Deuteronomio a proposito di Mosè è scri tto : Non è più sorto in Israele un profeta come Mosè 3 8 • Perciò Giosuè non fu in grado di ascendere allo stesso livello di Mosè e non è scorretto sostenere c he egli fu di un grado inferiore . Quanto a Salomone , si legge nel c apitolo X I I d eli ' Ecclesiaste : Egli si era sforzato di trovare pregevoli detti ma i Cabbalisti aggiungono che Dio gli aveva ordinato: Scrivi con esattezza parole di verità 3 9 • Noi affe rmiamo che si tratta delle dottrine trasmesse e ricevute per mez z o della C abbala . Certo egli non avrebbe osato scrivere cose diverse da quelle che aveva ricevuto e la sua fu una tradizione inferiore di due gradi rispe tto a quella di Mosè . Dopo Dio la seconda porta è il mondo archetipo detto Cielo , c reato da Dio Tetragramma nella Sapienz a , secondo la versione del Targum di Gerusalemme che , al posto della parola l"l'�N, � , cioè In principio , ha scritto Nl"IO�n � , cioè Nella saggezza40 . Il c he c onferma ciò c he abbiamo detto : Dio Tetragramma creò il ciel o , l ' assemblea degli angeli , nella sapienz a . Mosè non espose in modo esplicito nulla di questi misteri , temendo c he il popolo rozzo e primitivo li svilisse , e per non dare adito ali 'idolatri a . Quanto a questo mondo visibile , esso è significato dalla parola ' terra ' , c he noi a ffermiamo essere l a terza porta . Con la parola inane (tohu) riteniamo che ci si riferisca simbolicamente alla materi a , che è la quarta porta dell 'intelligenz a . Con vacuum (bolm), si allude alla p rivazione , c he è la quinta porta . L ' abisso (tehom), cioè l 'inclinazione naturale , è la sesta. E così per ciascuna delle opere dei sei giorni . Infatti i sigilli dei quattro elementi indicano quattro porte . Secondo Mosè Egiziano , al capitolo XXVI del libro I I della sua Guida dei Perplessi, i l puro elemento del fuoco è chiamato Tenebre , l ' a ria S pirito , l 'acqua Umidi tà elementare , la luce Forma sostanziale , mentre gli accidenti , che soprattutto ci c onsentono di conoscere c he qualcosa è , sono c hiamati Giorno , le proprietà occul te sono dette Notte , la via della c orruzione è detta Sera e la via della generazione Mattina. Giorno Uno , c he non è chiamato primo giorno per una ragione ben precisa , significa il c omposto prodotto alla luc e . Nel sec ondo giorno , le Acque al di sopra del firmamento sono le specie universali delle cose ; il Firmamento è l ' orizzonte dell 'eternità e del temp o . Le Acque al di sotto del firmamento sono le influenze naturali dei corpi celesti . Nel terzo giorno si arriva all ' altro Ciel o , quello visibile e materiale , cioè la diciannovesima porta , segue poi la Terra c he c alpestiamo , i Mari sui quali navighi amo , le Erbe , le Sementi , gli Alberi e i Frutti . Nel quarto giorno abbiamo i Luminari , i Segni , i Tempi , i Giorni , gli Anni , lo S plendore , il S ole e la Luna ; questi corpi celesti c omprendono gli altri ,

    37 Cfr. ms Halberstam 444, c . 3 9 v. (si tratta di una breve antologia che cita esplicitamente, a

    � roposito di questo passo , il midral attribuito a Rabbi 'Aqiva).

    8 Deut. 34, 10 . 3 9 Eccl. 1 2 , 10 . 4° Cfr. Pico della Mirandola ,

    Condus wnes ,

    2 5 (l serie) , e 5 8 (II serie). Per la fonte delle c. 2 9 r. e sg.

    affermazioni di Reuchlin cfr. ms Halberstam 444,

    154

    c omunicando l o ro i1 c aldo , i1 freddo , il secco e l 'umido. Saturno , Marte e Giove con i1 suo S ole presiedono al caldo e al secco mentre Mercurio e Venere con la sua Luna presiedono ali 'umido e al freddo , sebbene queste sette sfere abbiano ciascuna la propria distinzione specifica. Le altre S telle indi c ano quindi la trentanovesima porta . Nel quinto giorno giungono le Anime viventi cioè la vita dei mortali , nelle acque i Rettili , i Cetacei e i Pesci , poi i Volatili secondo le loro specie e in particolare gli Uc celli . Al sesto giorno gli Animali c he si muovono sulla terra , i Rettili terres tri , gli Animali da S oma e le Bestie selvatiche . Infine viene l a cinquantesima porta , che è l ' Uomo . Dunque questi sono i 49 modi di conoscere le c reature , le i1J":J ''1V� , Porte dell 'intelligenza . La porta suprema poi , è l 'Uno , c reatore di tutte le cose : nessun uomo può conoscerlo perfettamente se non il Messi a , perché lui stesso è luce di Dio e luce delle nazioni . Così egli conosce Dio e Dio è conosciuto attraverso hù . Infatti il re-profeta Davide rivolgendosi a Dio esclama : Manda la tua lucé1 , che Rabbi Salomone i1 Francese interpre ta : ' n "� o 7 '1J '1"1;)'1V ' J t:) '11N7 i1 1.J ,Jt:) n ' t:) !.J i1 , Si tratta del Messia

    paragonato alla luce , infatti è scritto: ho preparato una lampada per il mio Unto (christus}42 • Inoltre Isaia dice: Ti ho stabilito come alleanza del popolo, luce delle nazioni43 . E ancora: Le nazioni cammineranno nelln Tua luce44 . Aristotele ha sc ritto , e io c redo che sia vero , c he la visione non può avvenire se non nella luc e , come si legge nel libro Sull 'anima : Nulla è visibile senza la luce 4 5 • Perciò ci conviene dotarci di un lume nella nostra esplorazione verso l a conoscenza del tutto.

    l 32 sentieri mirabili e occulti della Sapienza Potremo così scegliere oculatamente la via che percorreremo senza inciamp o . Ecco perché i Cabbalisti ri cevettero alcune vie di luce e alcune esperienze luminose che ha nno de finito i1 t Dn i1 1"11:J"1"1J ::187 , i 32 sentieri della Sapienza . Abramo le ha ricordate nel Libro della crenzione c he c omincia così : i1li1 ' i1 ' ppn n o ;, n 1"11N7!:> 1"11:J'1"1J O'Mt:), O't:)?� :J ,!.Jt:) M,N :J:t , Per mezzo di 32 mirabili sentieri della Sapienza Dio Tetragramma $eva 'ot incise o scolpì il Suo Nom é6 . A questo proposito Rabbi Yacob C ohen scrive che l 'espressione 'mirabili ' significa c he quei sentieri sono misteriosi , occulti e reconditi , citando a c onferma della sua interpretazione il Targum. Rabbi lshac , il commentatore dell o stesso libro i1'1":t' ( Ye�irah) , testimonia che gli antichi sapienti , uomini mi ti di cuore e

    41 Sal. 43 ,3 . 42 RaAi , Commento a Sal. 43 , 3 . La citazione finale è da Sal. 13 1 , 17 . 43 Is . 42 ,6. 44 I s . 60 ,3.

    4 5 Aristotele, De anima Il, 46 Sefer Yefirah , l, l.

    7 , 418 b.

    155

    giusti , ci msegnarono attraverso i fondamenti della Legge , dopo essersi ampiamente esercitati nella Cabbal a , che i nos tri padri hanno perc orso vie molteplici prima di seguire finalmente questi sentieri detti (i sentieri) mirabili

    della Sapienza, trasmessi da Zadkiel ($idki 'el) ad Abramo nostro padre , quando gli fu consegnata l 'alleanza . Ecco quanto egli scrisse47 . Perci ò li passerò in rassegna per voi che siete degli ottimi uditori se ritenete c he si tratti di un argomento degno della vostra considerazione » . Filolao allora disse : « Continua , ti prego » . E anche Marrano si affrettò a dire : « Continua il discorso che hai intrapreso , te lo chiediamo tutti e due » . Simone allora riprese : « I 32 sentieri sono diretti dal vertice sommo verso il basso , cioè la base . Essi sono così designati : il primo è detto N�!>10 �:>� (mujla ) , cioè l ' intelligenza miracol osa , così almeno la chiamano alcuni , mentre altri , molto più correttamente , la definiscono intelligenza occulta . Infatti Salomone il Francese nel commento al capitolo XXX del Deuteronomio dimostra c he la pa rol a I:'ÒDlO (rnujla) signi fica propriamente M 01:l0 (mekusseh) , cioè ' nascosta ' : Perché questo comandamento che oggi ti prescrivo non è al di sopra delle tue Jacoltà 48 . Selomoh insegna che bisogna leggere : esso non ti è nascosto , e lo dimostra citando le traduzioni caldaiche di quel pass o . Si tratta di una luce che consente di comprendere le cose c he precedono senza avere principio ed è chiamata Gloria prima , perché nessuna semplice creatura è in grado di avvicinarsi alla sua essenza e alla sua verità . Il sec ondo sentiero , �,1po �:l� , cioè intelligenza santificante , è il fondamento della Saggezza eterna , che è detta fede . Si chiama anche M a dre della fede perché la fede nasce dalla sua potenz a . Il terz o , C�� �:l� , ovvero intelligenza perfe tta , è l 'i ntenzi one dei princìpi , che non affonda radici per poter richiamare a sé , nel tempio della Sua Maestà , le cose c he in precedenz a sono state infuse . Il quarto , ,,n� �:>� , l 'intelligenza pura , puri fi c a le Numerazioni c abbalistiche , c orregge la loro raffigurazione , dispone i termini e le loro estremità perché siano esenti da troncamento e dispersione . Il quinto , ,,nro �:l� , l 'intelligenza brillante , è detta dai Cabbalis ti Gloria sec onda . Il sesto , Yl:Ul"10 �:l� , l 'intelligenza splendente , siede sul trono dello splendore , dà lustro al fulgore dei luminari e infonde la sua influenza alla cima delle superfici e delle eminenze . Il settimo , .l'MJO �:l� , l 'intelligenza induttiva , è essa stessa il trono di gloria e porta a compimento la verità delle c omuni c azioni spirituali . L 'ottavo , �,�J �:l� , l 'intelligenza radic ata , detta anche unione armonic a , è il sentiero proprio della S aggezza (prudentia) infusa dalla Sapienza superiore . Il nono , 'n l: J �:l� , l 'intelligenza trionfale o eterna , è detto anche paradiso di felicità preparato per i santi . Il decimo , �.l, M M �:l� , l 'intelligenza dispositiva , prepara l 'acc oglienza trionfale per i 47 Cfr. SCHOLEM 192 7 . 48 Deut. 30 , 1 1 ; cfr. inoltre Rali o d locum .

    156

    santi nella fede per rivestirli di Spirito santo ed è ciò c he si c hiama Tiferet nella c ondizione degli esseri superiori . L 'undicesimo, i"n :l 7:>1.:) , l 'intelligenza di c hiarezz a , costi tuisce la specie stessa della Magnificenza detta 1"1"rn rn 49 perché da essa nasce la visione per i profeti c he fanno esperienza della visione . Il dodicesimo , V1:lp 7:>lo:.l , l 'intelligenza determinata è il nobile rapimento (estatico) da cui discendono le virtù spirituali come per influenza dall 'una all ' altra , secondo l 'energia della prima infusione . Il tredicesimo , il"\OJ 7:>lo:.l , l 'intelligenza recondita , si limita ad illuminare le potenze degli intellet ti che vedono attraverso la fede creduta. Il quattordicesimo , 7 :>1.:) i"ND , l 'intelligenza illuminante , che è nientemeno che l 'angelo IJa�mal di Ezechiele 50 , una sorta di elettr o , guida ai misteri , agli animali del santuario e alle loro intenzioni . Il quindicesimo , n .rm.ro 7:>lo:.l , l 'intelligenza raffinata , predispone l ' ordine attraverso il quale è consentito ascendere per gradi . Il sedicesimo , }ONJ 7:>lo:.l , l ' intelligenza fedele , attrave rso la quale si accrescono le virtù gratificate in ragione delle vite di coloro che le albergano in sé . Il diciassettesimo , Jl" OJ 7:>lo:.l , l 'intelligenza probatoria è la prova e l 'esame preliminare in cui consiste il dono di Dio Benedetto a beneficio di tutti i suoi santi . Il diciottesimo , Cl" P 7:>lo:.l , l 'intelligenza rafforzativa , è la virtù c he c ompleta le Numerazioni cabbalistiche , se manca loro qualcosa , rivestendole dello spirito della sua santità . Il diciannovesimo , }1 X in 7:>lo:.l , l 'intelligenza della volontà , provvede a tutte le creature , attraverso essa i Cabbalisti conoscono la verità della sapienza superiore . Il ventesimo , i"OVO 7:>1.:) , l ' intelligenza costitutiva , mantiene la c reazione nella tenebra pura . E i Maestri dell a C abbala ritengono che si tratti della tenebra secondo il versetto : La tenebra intorno a lui 5 1 • Il ventunesimo , lo:.l,lnO 7:>lo:.l , l 'intelligenza rinnovante , mediante la quale sono ristabilite e rinnovate tutte le creature di questo mondo . Il ventiduesimo , V �l.:.' n 1"1" :l 7 :>lo:.' , l 'intelligenza della casa della generosità , dal mezzo della sua infusione sono tratti l ' arcano e il mistero c he abitano nella sua ombra e aderisc ono al desiderio di uscire (eductio) e di attenzione amorosa di colui c he indirizza verso l ' alto . Il ventitreesimo , 1"1171V � n 7:>lo:.l , l 'intelligenza delle attività , è la compagine e l 'insieme delle o perazioni spirituali , c osì c hiamata in virtù dell'influsso c he si racc oglie i n e s s a a partire dalla sorgente del mare superiore e della gl oria eccelsa . I l ventiquattresimo , 7 , :l .J 7 :>lo:.' , l 'intelligenza di mediazione , p e r mez z o della quale si racc oglie l 'i nflusso delle grazie ed essa stess a , a sua volta , effonde la propria generosità negli stagni o negli specchi d'acqua delle benedizioni c he le si addicono. Il venticinquesimo , "77 :> 7:>lo:.l , l 'intelligenza collettiva , mediante la quale gli astrologi , esaminando le stelle , raccolgono gli eventi fatali e ne perfezionano la conoscenza con le loro sfere e orbite . Il 49 lJ zl}:yt: sembra trattarsi di una forma erronea , forse da leggero i l}i:yonit o l}a:onit . E:. 1 ,4 . 27 e soprattutto 8,2. 1Jajmal significa appunto •elettro • . Sal. 9 6 ,2.

    �� Cfr.

    157 ventiseiesimo , ,.:IV J '? �� , l 'intelligenza assistente , che viene in aiuto di tutte le operazioni dei pianeti e degli altri influssi celesti . Il ventisettesimo , '? �� ,,,o.n , l 'intelligenz a perpetua , la quale persiste nel moto del sole e della luna a seconda delle loro condizioni . Il ventottesimo , c�.:no '? �� , l 'intelligenza c orporale , c he informa tutti i c orpi c he si incorporano al di sotto delle orbite c inoltre presiede alla loro grandezza. Il ventinovesimo , �p1.:10n y:ìnn '? �� , l 'intelligenza della compiacenza verso la ric hiesta , riceve l 'infusione divina per rendere partecipi tutte le creature della sua pioggia fec onda . Il trentesimo , �.:1.,10 '? �� , l 'intelligenza che risveglia i sensi , per mezz o della quale sono c re ati gli esseri e tutti i generi di composti al di sotto dell ' orbita suprema . Il trentunesimo , 'J1'0, '? �� . l 'intelligenza immaginativa , mediante la quale variano e si trasformano tutte le figure e le immagini create seguendo la superficie delle cose e le loro na ture . Il trentaduesimo sentiero , '? �� V.:ltl10 , l 'intelligenza naturale , per mezzo della quale la natura delle c ose materiali sotto la sfera della luna raggiunge la propria perfezione . Ho rac colto così in un breve elenc o , o uomini sommamente curiosi di dottrine straniere , ciò che i nostri antenati hanno trattato in mol ti libri di assai difficile c onsultazione a proposito delle 50 porte dell' Intelligenza e dei 32 sentieri della S apienz a . Questo argomento , che meriterebbe senza dubbio un maestro più degno e che ric hiede un notevole sforz o , possiede la massima efficacia per esortarci a dedicare la nostra attenzione , in compagnia degli angeli , quasi costantemente alla contemplazione delle realtà supreme e divine . Se c ominciamo a familiarizzarci ad esse , nulla sarà per noi difficile a dirsi o a farsi . Le lettere , che sono il J)egno da pagare a esse , ci consentono questa familiarità. Se sommiamo le 22 lettere con le 10 Numerazioni (sefirot} cabbalistiche ecco che otteniamo immediatamente il numero 32 . Questo è ciò che si legge nel libro Yefirah: .M1'.M1N C'.M�1 C'-,�V1 no' '? .:l .n1-,':ì 0 -,�v , Dieci Numerazioni Belimah e ventidue lettere 5 2 . Perciò non sono pochi gli autori c he ricavano questa somma di sentieri a pa rtire da queste dieci proprietà meritevoli di silenzio e dalle 22 lettere . lo poi ho ordinato i sentieri a modo mio , mentre altri seguono un or·dine divers o .

    l 72 santi nomi dello Sem ha-mefora� e i 70 angeli governatori della terra . Come parlano, come ascoltano e come possono essere invocati Ora se noi aggiungiamo al totale delle lettere le 50 porte ecco c he sc opriamo la serie beata dei 72 angeli di cui si dice c he formino lo Sem ha­ mefora� , cioè lo sviluppo completo del grande Nome di Dio sommo . Infatti 2 2 sommato a 5 0 genera 72 . Essi sono i potenti angeli d i tutta la terra . Si ritiene che grazie al loro aiuto Mosè , celebre per i miracoli , abbia separato il mare dall 'asciutto con la sua mano , poiché essi sono gli angeli della separazione . E

    5 2 Sefer Ye�irah ,

    l, l.

    158

    Dio suddivise la terra secondo il numero dei suoi angeli . Nel libro Porte della giustizia scritto da Rabbi Yosef ben Carnitol , celebre Maestro nella Cabbal a , leggiamo tra l ' altro : C'i� 'V 1'� 1"1T1"100 1"1VJ"IN ? :> T1N�J1 , E tutti gli altri popoli furono affidati alla potestà dei 70 preposti, cioè i prìncipi degli angeli 53 . A questo proposito il Recanati , Cabbalista assai esperto , nel suo Commento al capitolo XLVIII della Genesi li paragona alle 70 palme c he

    c rescono attorno alle dodici sorgenti a voi ben noté4 • Del resto è certo che nello stesso luogo vi furono due colonne di nube e di fuoco alle quali erano preposti due angeli . Così , non senz a motivo noi riteniamo c he nell a divisione del mare e nella liberazione dei figli di Israele Mosè fu assistito dai 70 angeli della terra e dai due angeli delle colonne nel ministero della salvezz a c he , secondo noi , s i c ompì i n vi rtù del Nome Tetragramma ineffabile , c ompletamente sviluppato nei 72 nomi che si ric avano dalla sacra S c rittur a , n e l c apitolo X I V deli ' Esodo , d a l versetto E l 'angelo cambiò posto 55 , fi n o alla fine in cui si legge : E l 'acqua fu divisa 56 . Certamente questi sono per noi i s a c ri sigilli ancor oggi c onservati nella nostra memori a . Gli angeli, ri chi amati da questi simboli , vengono in soccorso degli uomini a lode e gloria di Dio ineffabile . Rabbi S alomone ne ha parlato nel suo commento al Talmud, secondo la testimonianza di Mosè di Gerona , nella prefazione al suo Commento alla Genesi 51 • I caratteri di cui si compongono quei simboli sono quelli c he ora traccio per voi con il dito. N:>N n?? �ilO o?v �'O '?' 1i11 "' 1?J ?il!> 117 '7:> 1N7 Opil ''1il il �O ?r' Vilil 1N7 ,7N ' Til 1"1 il :> 'JN ,Jo p1:> n n ? 1 n ' ., � , � :> ? C1N , ., il N� 1"1 '1 ' NNil i1 1"1 J m n n?o oov �nn 'J, 1m il'O ?�v ''1V ?No n?' ?11 1 '0 il il il r" V i1 '1 ovn V ' N pJO �0, 'nO 1JV il il ' �01 '1l:O n'1il ?n OOJ '1!> il �O 1"1'J NJJ 010 " il O �' i1 N'1 1�n . Tutti questi no1ni p roma nano dalla proprietà della Cleme nz a , c ome asseriscono i Cabbalisti . La Clemenza è una delle diec i Nwnerazioni delle quali io v i mostrerò l ' albero , se lo permetteranno l e potenze di lassù e se v o i siete pronti ad ascoltarmi » . Filolao e Marrano dissero allora : « Siamo preparatissimi visto che abbiamo affrontato innumerevoli pericoli nel c orso del viaggio e sostenuto ragguardevoli costi » . « Continua - soggiunse Marrano - e facci apprendere qualche altra cosa su questi angeli i cui nomi io non ho mai udito prima e credo c he lo stesso valga per te , Filolao » . Filolao c onferm ò : « Indubbiamente io non ho udito i nomi di questi angeli più di quanto non li abbia visti . Ma ti saremo grati , uomo ec cellente , se vorrai continuare senz a fermarti » . Simone riprese: « C he molti angeli abbiano aiutato Mosè nella sua

    53 Sa 'are fedeq , c. 2 . 5 4 Cfr. Es . 1 5 , 2 7 . 55 Es . 14, 19. 5 6 Es. 14 ,22.

    57 Cfr. Nal;!manide, prefazione al Commento alla Genesi (ed . Chavel, p. 7), che rinvia a Rdi, Commento a l Talmud, bSukkah 4 5 a .

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    impresa grandiosa e mirabile , quando divise le acque del mare i n modo tale da consentire il passaggio agli lsraeliti a piedi asciutti , lo possiamo ricavare dalla stessa sacra Scrittura , perché non mi si prenda per un vec c hio ingannatore . Le parole divine di questo passo sono : C'i1 171�� i1 1 tbo V 0'1 , cioè L 'angelo degli angeli cambiò di posto 5 8 e non, come voi lo traducete i n latino : E l 'angelo del Signore cambiando di posto. Infatti nel testo manca l a parola Adonay c he siamo soliti interpretare con Signore , qui invece abbiamo Elohim che anche voi leggete quotidianamente tradotto con Angeli : Tu l 'hai fatto poco meno degli angeli 5 9 • E ancora: Io canterò per te al cospetto degli angeli60 • Tuttavia qui non è scritto , come spesso altrove , Angelo di Elohim, ma è scritto , in modo notevole (memorabiliter) : Angelo ha-Elohim , con l 'inserimento dell ' articolo dimos trativo , come se la S toria sacra avesse v oluto dire : mediante questo angelo della nube che precede l 'accampamento sappi a te c he sono presenti molti altri angeli principi della terra . Ce ne dà conferma il Talmud, nella Mekilta 6 1 , l addove Rabbi Nathan pone un quesito al nostro Maestro Simeon ben Yochai , mio antenato . Gli disse : Ti chiedo di dirmi

    perché dappertutto troviamo scritto Angelo di Adonay mentre qui leggiamo A ngelo ha-Elohim. Rabbi Simeon gli rispose : tbN 01po '?:>.:1 C'M'?N T'N 1" 1 , Elohim significa sempre giudice o governatoré2 • Si intende dunque c he quell 'angelo era presente insieme ai 70 governa tori delle province , ed e c c o perché fu detto Mal 'ak ha-Elohim , cioè Angelo d i quei governatori o prefetti ; vi era inoltre un altro angelo , quello del fuo c o , associato a quegli stessi governa tori perché raggiungessero , assai giustamente , il numero di 72 , dei quali avete visto poco fa i simboli da me tracciati . Ora , se lo volete , o meglio poiché lo volete , giacché non ignoro che questo è il vostro desideri o , vi insegnerò il metodo per ricavare quei simboli dalle lettere del testo sacro. O r a , prendete i tre versetti : � , , N.:J'1 V0'1 63 , e scriveteli i n c olonna uno per uno alla maniera dei Cabbalisti , da destra a sinistra in modo c he le lettere di ciascun versetto si susseguano senz a interruzione una dopo l ' altra dall 'alto i n basso. Quindi prendete la prima lettera del primo versetto , c i oè waw , poi l ' ul tima lettera del secondo versetto procedendo in ordine invers o , c he è he , infine prendete la lettera iniziale del terzo versetto , e troverete c he è un' altra waw . U ne ndo le tre lettere prese in quest'ordine o tterrete il nome memorabile del primo angelo : waw he waw (WHW) , quindi del secondo : yod lamed yod ( YLY) e del terz o : samek yod tet (SYT) . E così via di tre lettere i n tre lettere . Seguendo correttamente i l metodo che v i h o esposto e costruendo c ome si deve le tre colonne , voi o tterrete tutti i segni del Tetragramma c ompletamente sviluppato . Orsù , guardate , c onsiderate , c o ntemplate bene !

    5 8 E s . 14 , 19 . 5 9 Sal. 8 ,6.

    60 Sal. 137 , l.

    61 I n reahà l a Mekilta è un'opera midrashica.

    6 2 Mekilta de- Rabbi Yuma 'e 'l, comm. a Es .

    6 3 S i tratta delle parole iniziali dei

    vv.

    14 , 1 9 ; cfr. HOROWITZ 1970, p. 1 0 1 . di E s . 1 4 , 1 9 . 2 0 . 2 1 .

    1 60

    Non è forse questa la gtota suprema , superiore a tutta la felicità di questo mondo , e cioè ric ordare le sante volontà di Dio e i volti divini , c he gli Ebrei c hiamano Mal 'akim , i Greci Angeli e i Latini Dèi ; e ancora c onsiderare nel p roprio animo e toccare con mano realtà c osì pure , c osì pie , c osì consacrate ; vivere nel fervore accanto a quelle immagini (species) perfettamente c andide , il cui splendore non sprigiona la propria luminosità se non per gli occhi penetranti delle nostre menti ; partecipare ai banchetti e alle c onversazioni degli spiriti beati che ci vogliono bene , e anzi ci amano 64 d ' amore fraterno al di sopra della consuetudine dei mortali . Mi pare che i muri esul tino e che gli altri uomini si congra tulino con noi perché la bontà di Dio ha permesso c he noi , attraverso alcuni segni (charagmata) , sigilli della debolezza umana , siamo ammessi nelle felici assemblee degli angeli, per quanto ce lo consentono le nostre forze , e insieme a essi noi esultiamo e ci rallegriamo con cuore sereno , li veneriamo , rendiamo loro il culto e l 'onore dovuto alla loro natura sublime e che , a nostra volta , ne siamo amati , istrui ti e protetti » . Disse allora Marrano : « Io certo vedo i caratteri ma non posso udire il suono dei nomi e ignoro come possano essere pronunciati per evocare gli angeli » . Simone gli rispose : « Come gli occhi li vedono , così le orecchie li asc oltano , allo stesso modo essi ci vedono e ci ascoltano quando li i nvochiamo . Come ciò possa avvenire , lo dirò in due parole: in spirito e in verità 65 • Così come sono le lingue delle nostre menti , della stessa qualità sono le ore c c hie degli angeli . Come gli spiriti divini parlano le lingue degli angeli , così gli spiriti degli uomini odono con gli orec chi della mente . Essi si sono dati dei nomi ma non perché ciò fosse necessario per nominarli o invoc arli a voce alta . S i tratta piuttosto di emblemi di appoggio alla memoria c he ci hanno trasmesso perché ci ricordiamo di loro perché voi non pensiate che la potenza di Dio risieda nel suono della voce . Dunque questi simboli richiamano frequentemente alla memoria gli angeli e il loro frequente ricordo ci riporta a sua volta all 'amore di Dio , e l ' amore di nuovo al ricordo . Infatti noi siamo s oliti richiamare spesso alla memoria c hi amiamo come dice l ' adagio : Gli innamorati ricordano tutto66 . Per questa ragione Dio ci ha donato il Nome Tetragramma , non certo perché lo invocassimo con quel Nome , c he è ineffabile , e che giustamente voi chiamate anekphoniton, cwc impronunciabil é 7 • Infatti , che cosa rispose Dio a Mosè c he gli aveva chiesto: Qual è il Tuo nome ? Dio gli rispose: YHWH è il mio Nome in eterno ed esso sarà il mio memoriale di generazione in genera.zioné8 • Il Tetragramma dunque è il Nome per l 'e ternità , mentre per le generazioni è soltanto il memoriale (il supporto del ricordo) perc hé certo nessuna voce umana può 64 Cfr.

    Cicerone, Fam . IX, 7 , l.

    65 Gv.

    4,23.

    6 8 Es .

    3 , 13 - 1 5 .

    66 Ovidio , Epis tole , XV, 43 . 6 7 P. G. , vol. 4, col. 149 .

    161 c omporre un nome i n grado di eguagliare la natura della divinità . Noi c o nosciamo gli angeli a partire dalle loro opere e perciò pronunciamo i loro nomi a partire dagli effetti delle loro potenz e , così chiamiamo Raffaele a partire dalla capacità di guarire , Gabriele dalla forza virile , Michele dall ' ammirazione , infa tti noi interpretiamo il suo nome con: Chi è tanto potent é9 ? La debolezza della nostra condizione mortale non ci consente di scoprire né di attribuire agli angeli i loro nomi propri , dal momento c he ignoriamo la loro essenz a , se non per quanto ci è consentito dalla rivelazione divina. Dunque a partire dai numeri e dalle figure divinamente trasmessi tutti i più contemplativi secondo la volontà degli angeli furono istruiti a c omporre per sé dei nomi , c ome i bambini imparano a formare delle parole, partendo dalle lettere , ebraiche , greche , latine , arabe o egiziane , non perché la parol a , p e r essere pronunciat a , abbia bisogno d i questo genere d i lettere , ma i n ausilio della nostra debole memori a . Questi nomi (nomina) sono perciò c ome segni mnemonici (notamina) c he stimolano i nostri sensi con la loro forma o con la loro esecuzione , il senso poi a sua volta stimola l 'immaginazione , l 'immaginazione la memoria , la memoria la ragione , la ragione l ' intelletto , l ' intelletto la mente e la mente l ' angelo . Un vostro illustre filosofo , Massimo di Tiro , scrisse qualcosa del genere su questo argomento con stile assai elega nte nell 'ottava discussione del suo libro Twv lv'Pwf1 y litaÀ.i(("wV T11c rrptJrqc

    lm li7]f1{ac, Delle discussioni pronunciate a Roma durante il primo viaggio.

    Perciò c redo che cominci a risultarvi chiaro c he sarà sufficiente leggere i tre versetti che ho scomposto prima in spirito di reverenza e di venerazione per i 72 angeli, nell 'ordine dettato dallo S pirito santo , e immergersi nella devozione a essi per l ' amore ardentissimo e per l 'adorazione estati c a di Dio sommo ricordando scrupolosamente che, c ome il numero 72 proviene , per proporzione aritmeti c a , dal numero del Tetragramma , c osì i 72 a ngeli derivano dal sigillo del Crea tore mediante un'effusione divina . Infatti , poiché ciascuna lettera ebraica designa anche una cifra ben precis a , da Yod he toato he si ricava 72 nel seguente modo : Yod vale I O , he 5 , toato 6 e he di nuovo 5 . I l tutto s i somma secondo i l metodo aritmetico per cui : Yod è IO , Yod he 1 5 , Yod h e toaw 2 1 , Yod he toato he dà 2 6 . S e ora voi sommate ciascuno d i questi numeri : IO, 15, 2 1 , 26 otterrete 72 . Considerando in voi stessi questi calcoli voi c omprenderete c he per evocare gli spiriti (celesti) è necessaria una voce spirituale e non certo un grido c ome quello dei sacerdoti di Baal di ctù parla il profeta Elia al capitolo XVII I del terzo libro dei Re: Gridate con voce più

    forte: forse Egli è indaffarato, o in viaggio oppure sta dormendo così Lo sveglierete 1° . In realtà, se noi adoperiamo una qualche preghiera nelle suppliche , ciò non è certo per commuovere Dio o gli angeli con le sillabe o c o n le frasi , come accade p e r i mortali , quanto piuttosto p e r stimolare le nostre

    69 I nfatti in ehraico si tralla di tre • nomi parlanti• : Raffaele corriopont cnn Mnl.::I Vn l"1Jl:l� 'n'1:>n Nln� no '1"1' 0�;3 7'0N'�l tn::> Ml�On 1"1'1'0�1 l1"1 ;3nNl ll"1N,'l 7 :> 7 , Lo scopo di queste cerimonie è il ricordo frequente di Dio, il suo timore

    e il suo amore, l 'obbedienza a tutti i suoi comandamenti, che si creda in Dio altissimo, quanto è necessario a ognuno 7 1 . Noi , gravati dal peso del c orpo , abbiamo bisogno di queste c ose che esortano la nostra anima a sveglia rsi dal sonno. C ome il generoso cavall o , stanco per un lungo viaggi o , si riprende allo squillo della tromb a , non riesce più a star fermo , fa vibrare le ore c c hie e c ome l 'elefante sonnecchiante di torpida pigrizia , ritrova la propria audaci a quando gli si mostra il fuoco, così la nostra virtù sfibrata dai pensieri di

    7 1 Maimonide , G uida dei perpleui I I I , 44.

    163

    questo mondo ha bisogno di incitamenti esteriori e materiali , c ome le parole o le figure , perché la forza del nostro animo si dedichi con maggiore impegno ali 'impresa spirituale e la nostra contemplazione sia spinta tanto più intensamente' in alto , quanto più prima eravamo inebetiti e paralizzati . A questo scopo gli angeli nella loro clemenza hanno trovato spesso figure , c aratteri , forme e parole e hanno proposto a noi mortali queste formule sconosciute e sorprendenti , c he non significano nulla secondo l 'uso c onsueto dell a lingua ma c he ci spingono , provocando la meraviglia della nostra ragione , alla ri cerca assidua degli intelligibili , quindi alla loro venerazione e all ' amore . In effetti quelle formule hanno un sens o , non però secondo le regole umane ma secondo la volontà di Dio . Questa è la dottrina che il vostro c ontemporaneo e c orreligionario , il dottissimo conte della Mirandol a , vi ha trasmesso mutuandola da noi . Egli scrive nelle 900 Conclusiones : Le parole

    prive di significato sono più efficaci dal punto di vista magico di quelle che ne hanno uno. Qualsiasi parola è efficace in magia in quanto è formata dalla voce di Dio, infatti ciò in cui la natura esercita anzitutto un potere magico altro non è che la voce di Dio 72 . Così si esprime Pic o » . Allora Filol ao disse : « Questi nomi sarebbero tanto più efficaci per noi uomini torpidi e profondamente addormentati se c olpissero più sensi e non uno solo : potrebbero interessare non solo la nostra miope vista con figure e ca ratteri ma risuonerebbero ai nostri orecchi mediante l ' arti c olazione della voce . Perciò desidererei moltissimo , se è possibile , non limitarmi a vedere i caratteri disegnati ma anche udire il loro suono » . Gli rispose Simone : « A mio parere devono essere ritenuti p articolarmente indolenti , se mi passi l 'espressione , e perfino ebeti coloro c he hanno bisogno di un movimento esteriore , nonostante noi siamo fatti in modo tale c he ciascuno è colpito da una diversa affezione e non tutti dalla s tessa » .

    Dei vari modi di rivelarsi degli angeli Intervenne allora Marrano : « C oncordo con te , dottissimo Simone , perché dici il vero. Anche i nostri autori lo affermano sostenendo c he gli a ngeli si rivelano agli uomini in modi diversi a sec onda della c ondizione e della natura di colui al quale si mostrano . A questo proposito il C risostomo si sofferma a lungo , c ome sempre , commentando Matteo e scrive , parlando di Giuseppe : KaT'ovap r/Ja{vam 6 ayydoc, KaÌ &à TL Ili! rpavqxJc KaOWc TOÌC TTOLJliCL m ì Tijl Zaxapiçr Kaì T'f) rrap(Jb.•lj). cljx58pa mc TÒC �v 6 àvi}p mì oiJK l8é1To Ti)c olj;éwc

    TaVTTJC , Un angelo gli apparve in sogno 1 3 , e perché non in modo manifesto, come era stato per i pastori, Zaccaria e la Vergine ? Il fatto è che quell 'uomo era particolarmente incline alla fede (pistos , credulus) e non aveva bisogno

    72 Pico della Mirandola , Conclusiones magicae 27 . 73 Mt. 1 , 2 0 e 2 , 13 .

    1 64

    di questa apparizione » 14 . Simone riprese : « H ai certo ragione e non diversamente la pensano i C abbalisti quando affermano che la capacità di vedere (virtus visiva) di Abramo era più forte di quella di Lot 7 5 . Per questa ragione ad Abramo apparvero degli uomini mentre a Lot apparvero degli angeli 7 6 . Ma di ciò parleremo forse in un altro momento . Ora, per quanto riguarda il nostro argomento , le differenze fra gli uomini sono , come gi à sapete , assai grandi . Alcuni serbano gratitudine e si ritengono soddisfatti di aver avuto la ventura di vedere gli angeli i n forma umana , altri i n forma di fuoc o , altri in forma di vento e d ' aria , altri in forma di fiume e d'acqu a , altri in forma d'uc celli , altri in forma di gemme , minerali o di pietre preziose , altri nella forza interiore (energia) della profezi a , altri in un certo spirito che alberga i n essi , altri nella figura delle lettere e dei c aratteri , altri ancora nel suono della voce e così in molte altre specie di visioni che si trovano nella sacra Sc rittura . Ma poiché non sembra c he i caratteri di ques ti 70 nomi siano per voi pienamente soddisfacenti , vi mostrerò direttamente , non solo i caratteri già ricordati e c he dovranno essere menzionati ancora in seguito, ma in che modo il suono nasca dalla forma di quelle lettere tale da poter essere distintamente pronunciato. Dio stesso ci assicura la validità di questo metodo . Infa tti leggiamo nel capitolo XXIII deli ' Esodo: Ecco, io mando il mio angelo davanti a te per custodirti nel cammino e per condurti nel luogo che lw preparato.

    A bbi rispetto in s ua presenza e ascolta la s ua voce e non ribellarti a lui, perché non perdonerà le vostre trasgressioni, infatti il mio nome è in lui 7 1 . Da queste parole noi apprendiamo che talvolta il nome dell ' angelo deve c ontenere in modo sublime il Nome di Dio . Per la stessa ragio ne i Cabbalei non potendo pronunciare in modo significativo il nome di ciascun angelo , presero l ' abitudine di pronunciare i l nome intero con l ' ausilio di alcuni nomi di Dio aggiunti . Come infatti i tre caratteri 1'0 (myk) o '1:Jl (gbr) o ancora ND'1 (rf') sembrano usati i n modo improprio per designare il nome dell 'angelo se non gli si aggiunge il Nome di Dio El, come in Michael, Gabriel, Raphael , c osì essi cercando d i imitare la Scrittura nel formare gli altri nomi degli a ngeli dicono Raziel , Yofiel , Zadkiel , Peliel , Maltiel , Uriel e gli altri dello s tesso tipo . Ovvero c ome i Romani c hiamano il loro dio Capitolino O ttimo Massimo , O ttimo a causa delle sue azioni benefi c he e Massimo in virtù della sua p otenza sec ondo la testimonianza di Cice rone nell 'Orazione ai pontefici per la propria casa 7 8 , così la nazione dei Giudei chiama il suo Dio , per le sue azioni benefiche Yah e per la sua potenza e la sua forza El. Infatti i C abbalisti , a proposito della frase del re Davide : Se consideri le colpe , Yah,

    74 Giovanni Crisostomo , Commento a Malteo (P. G . 58 , t. 7 , col. 4 5 ). 7 5 Cfr. Maimonide , G uida dei perples s i I I , 6 . 7 6 Gen. 1 , 1 ss . e 19 , 1 ss. 8 77 Es. 2 3 ,20-2 1 ; cfr. LSanhedrin 3 L. 8 7 8 Cicerone , De domo s ua 144.

    165

    cL:?lV t{lil� il ' Signore (Adonay) , chi potrà sussistere 1 9 ? osservano c he l',il cL:?ur t{lil� 'J,t{ D'On,n , Yah è i l mondo della clemenza mentre A donay è il mondo della giustizia rigorosa come si legge nel c a pi tolo V I I I del libro Porte della luce 8 ° . A proposito di El voi leggete al capitolo XVI dei Numeri: El onnipotente , Dio degli spiriti e di ogni carne , un uomo solo ha peccato e Tu ti adirerai contro l 'intera comunità 8 1 ? Per noi dunque Dio è Ottimo perché è sommamente clemente ed è Massimo perché è onnipotente , e ciò è rappresentato dai due Nomi divini Yah e El.

    La pronuncia dei nomi dei 72 angeli e la loro distribuzione nei nove cori Se aggiungete l 'uno o l ' altro di questi due ai 72 nomi degli angeli voi otterrete un nome particolarmente insigne accentato sull 'ultima sillaba . Senza dubbio bisognerà sempre pronunciarli i n modo c he siano composti di tre sillabe e c he le aspirazioni rappresentate dal segno Q partano dal profondo del petto e abbiano un suono distinto , di valore doppio rispetto alla lettera latina h. Inoltre Yah deve sempre essere reso con la consonante y. Lo stesso vale per El perché entrambe queste espressioni hanno una pronuncia monosillabica anche nelle parole composte e l 'accento deve c a dere su di esse . Vi sono dunque 72 nomi sacri che vanno a formarne uno solo , lo S em ha­ meforas cioè il nome che sviluppa il santissimo Tetragramma . Essi devono essere pronunciati con timore e tremore da parte di uomini devoti e dediti a Dio nell 'invoc azione degli angeli : Vehuiah, Yeliel, Sitael, Elemiah, Mahasiah,

    Lelael, Achaiah, Cahetel, Haziel, Aladiah, Laviah, Hahaiah, Yezalel , Mebahel, Hariel, Hakamiah, Loviah, Caliel, Levviah, Pahaliah, Nelchael , Yeiaiel, Melahel, l;laiuiah, Nithhaiah, Haaiah, Yerathel, Saeehiah, Reiaiel, Omael, Lecabel, Vasariah, Ye�miah, Lehal}iah, Chauakiah, Manadel, A niel, l;l aamiah, Rehael , Yeiazel, Hahahel, Michael, Vevaliah, Yelahiah, Sealiah, A riel , Asaliah, Mihael, Vehvel, Daniel, Ha�lasiah, lmamiah, Nanael, Nithael, Mebahiah, Poiel, Nemamiah, Yeialel, Haral}el, Mizrael, Umabel, Yahhael, Anauel, Mel}iel, Damabiah, Manakel82 , Eiael, l;labuiah, Roehel, Yabamiah, Haiaiel, Mumiah. Ora , miei nobili amici , voi disponete dei nomi con i quali non solo potete sussurrare dai recessi più profondi del vostro cuore c onversazioni arcane , ma pote te anche inframmezz are parole espresse ad alta voce . Voi potrete evocare qualunque angelo vogliate c hiamandolo con il suo nome simbolico anche se non vi è nulla che i governatori di ciascuna provincia non mettano in comune . Sebbene essi abitino nel mondo sovraceleste tuttavia sono s olleciti verso le realtà inferiori . Così c ome è certo c he gli influssi naturali ,

    7 9 Sal. 1 2 9 ,3. 80 Sa 'are orah, p. 81 v . 8 1 Num . 16 , 22 . 82 Nel testo originale si trova la forma, evidentemente erronea , per Lelahel.

    Mauakel

    e , poco sopra , lelahel

    166

    pur risedendo nei cieli , governano allo stesso tempo la terra , a maggior ragione suc cede c he le potenze più nobili , più sottili , e più semplici del mondo superiore sono investite di un incarico tale c he penetrano ciò che ci riguarda e a loro volta ne sono penetrate . A c onferma di ciò citerò il vostro Plotino il quale , nel libro Dell 'intelletto, delle Idee e dell 'essere afferma : Questo mondo

    sensibile è determinato a partire da un solo luogo . Il mondo intelligibile è ovunque come se si dicesse che circonda , ordina, conserva e penetra il nostro8 3 • Considerate ora quale mirabile frase i sapienti C abbalisti riferiscono a questo proposito : 1'-J J'Nt:.' mn:J?o .::l t:.' Vl .::l t:.' V '"J:> 1'-J J'N ?,.:1 1'? ,01N1 li'11N i1:>0t:.' V'P., .::! '?m , Non esiste quaggiù un 'erba o una

    pianta che non abbia la sua stella nel firmamento che la tocca e le dice : Cresci84 . Essi si attennero a questa opinione basandosi sulle sacre S c ritture , secondo ciò c he si legge al c apitolo XXXVIII di Giobbe : Conosci forse t u le leggi dei cieli da porre sulla terra un prefetto, o un governatore o un suo esecutore 8 5 ? Dunque non fatevi ingannare dall 'eccessiva preoccupazione per le c ose terrene o dalla cura per le realtà di quaggiù , alle quali sono stati preposti per ordi ne divino gli angeli sopra ricordati , e pone teli , come loro si addice , tra le nove schiere delle gerarchie sovracelesti . Poiché l ' angelo è l ' alterità , così c ome Dio è l 'identità , e poiché la prima alterità è il binario noi abbiamo buone ragioni per pensare che il numero degli angeli deriva dalla mol tiplicazione del binari o . La moltiplicazione cubica del binario si o ttiene moltiplicando due al quadrato per due (bis bini bis ) , il cui prodotto è 8, il primo cub o . Ora se distribuite gli ottetti in 9 schiere di angeli otterrete 72 , c he è appunto il risul tato di 8 per 9. Risalite ora , se volete , dalle s c hiere al cubo e dal cubo al vostro Tetractys , che noi c hiamiamo Tetragramm a , i R omani l a Quaternità , e da questo al binari o , che denota la natura angelica e quindi all 'unità di Dio Ottimo Massimo e constaterete che , se ci appliche remo con fervore agli angeli , anche per loro tramite noi saremo uniti al Tetragramma ineffabile Yod he waw he nel quale brilla originariamente la nobilissima natura di questi angeli . Infatti se ponete in ordine decrescente , a partire dalle quattro lettere illn ' ( YHWH) , quattro volte yod, tre volte he , due volte waw e una volta he , la somma c he ne risulta è di 72 , c he è lo sviluppo c ompleto del Nome i nena rrabile e incomprensibile di Dio . Tutti i nomi sacri , il cui numero è enorme , sono riconducibili a esso e tuttavia ognuno di loro è un semplice appellativo , mentre esso soltanto è proprio e appropriato a Dio , perciò è detto ,nl'O (meyuJ.wd) . Si dice c he questi 72 nomi sono un unic o nome simbolico perché tutti ques ti nomi hanno c ome fine di indicare l 'unico Dio Ottimo Massimo anche se attraverso specie diverse e variate d'angeli , c osì c ome noi designamo un principe nominando i suoi

    8 3 Plotino , Enneadi, V, 9 , 1 3 (citato , come sempre, secondo la versione latina di Marsilio Ficino). 84 Cfr . Maimonide, G uida dei perpleui, l l , I O (che a sua volta cita Be-re 'lit Rabba I O , 6 ; cfr. RAVENNA 1 9 78 , p. 86). 8 5 G iob. 3 8 ,33 .

    1 67

    dignitari e un generale nominando il suo esercito . I Maestri della C abbala venerano e onorano profondamente ques ti nomi e grazie a essi gli uomini devoti c ompiono mirac oli e azioni più mirabili di quanto mi sia c onsentito riferire . Tuttavia citerò a testimone su questo argomento il dottissimo Recanati nel suo Commento al c apitolo XIV dell ' Esodo ; egli afferma c he ques ti c aratteri e queste le ttere Cill i1 :J�'1t:li1 '1p'V:J n7vo7 Mln'1l!' Ml'MlN C'7 :Jlpo7 C'Vn' Ci1'Ml71V!'l Cil:J '1 :::1 , 7� Mlt:.tV7 C'.JlOO , sono i caratteri

    che volano in alto nel fondamento della sapienza spirituale e sono gli spiriti amministratori ovvero preposti a compiere ogni cosa per loro mezzo; le loro operazioni sono note ai Cabbalisti86. Fin qui R abbi Menal;lem Recanati . Secondo Rabbi Akiba essi procedono dal trono della gloria di Dio . Nessuno però , spi nto da vana superstizione , deve pensare c he tutto sia donato dal cielo all ' umanità mortale per la sola opera degli angeli. Piuttosto è la Maestà di Dio c he compie ogni cosa perfino negli angeli , c ome attesta Nabucodonosor in lingua c aldaica nel libro di Daniele : ''1N,l N'Ot:.t 7'n:J ,:IV il ' :Jl: O�l NV'1N Egli dispone come più Gli piace della schiera del cielo e degli abitanti della terra 8 1 • Perciò i Cabbalisti ricevettero dal libro dei Salmi le pie orazioni rivolte a Dio , c omposte di 72 versetti , ciascuno dei quali c ontiene il Nome Tetragramma con il nome di uno dei 72 angeli . Uno solo fa ec cezione , e non per caso : quello che indica l 'inizio della Genesi. Essi elevano a Dio le loro anime mediante questi versetti fi no al punto più elevato possibile , ascendendo c oraggiosamente da un angelo all 'al tro e tendono sempre , in mez z o a lodi numerose e straordinarie di Dio che si susseguono l 'una all 'altra , alla vetta suprema . In ciò essi sono assistiti dagli angeli perché , dopo aver abbandonato ogni preoccupazione mondana , siano condo tti , in ragione della loro c apacità , verso Dio , c ome una piuma leggerissima sale sempre più in alto nel cielo con l 'ausilio di un debolissimo soffi o . Vedete e ascoltate la preghiera formata da versetti che contengono il Tetragramma e insieme gli angeli . lo vi indi c herò il Te tragramma e i nomi degli angeli con la voce e con il dit o :

    l 7 2 versetti degni d i contemplazione , esposti in ebraico e in latino 't:.tN'1 C''10l ,,1:::1 � ,,V :l p o illil ' lJ..M Nl ilt:.tln 'M'1tV7 !_Ml7"N pn'1M 7N illil' il M Nl l:J n(2.:JN 'i17N 'M,ll: O l 'Ono i11i1'7 '101N , ,on TV o7 '.J�'t:.tlil 't:.t !' .J il l:7n illil' il :Jlt:.t '.J7'l:lJ.. 'Ml'1l.:IO 7�Q. '.J.JVl illil' MN 'Mt:.t'1, l'Ml2'F C'OV:J n'.:llJ.. Jl'l: :Jt:.tl' i11i1'7 1'101" ,o n :::1 '1 1 C'!' � 'l.,� illil' JUnl mn '1 l.Jt:.tw ill il ' 'J!'7 i1 �'1:JJ D.Y'12.Jl mn n.t:.t.J lN :J

    86 Recanati, Commento , c . 8 9 87 Dan. 4 , 3 2 .

    v.

    NLL U 4ULU C: :t L dL LNiOLL.! QIC 4L.!LL.! "i1:',4L1 4W4 CC:LL 4L.!LU ', �11 ', 0 4QIOW 4 L.!L L.! C: O .I1:Ql4L un! LL ULO 4 UL L.! N ٠NG40 LrLL', UQL rLL', 4L.!LL.! lOW',', ONL l',rL',LlL N,{ udL.. L.!LL4 .11: 4L.!LL.! 4QIL.I1:Ll4 ',.I1:4C'4 "'On,"O r',L.! :tL dUL OL.! rL"Z;L O"i1:Q�,L 4 L.!L L.! ONL aodL O UQIC:LU,L CilLC: 4 L.!L L.! ',C', Lt: uo,L .11: ', C ', aaQl4L No N O L'-1', O Cil U l.. r-z;, uoLL 4 L.!LL.! ,Ci al.. C' 4 C' L C: L '-1' G4 l.. :t'W C'N 4 L.!L U OQIGCil,L "Z;OLC'4 lNC', N"Z;, L , L.!L L.! Qll ./1:'-l', LC:C: dl.. U G',Ll' UdLaL 4L.!LL.! 4 QlOl.. L O C ', l.. ./1: L4Ql0l.. NU C'GQlt , L.!L L.! "'O :t , ',W C' G Q� , O QI G '-1' Qldl.. 0.::1 1tlJ:>7o1 1NO:> :c.:>n C'o�:� mn' .,,, .,,7 1NO:> a�n g_7w7 mn ' C!J1V1 C:!fi'1D:>n 7:;,7 ? P 1l'l C'7�1Jn 7:;,7 mn' 1010 Nm CJ'l01 g_-,rv mn' .::l ln t:> .::l mn' 'N.,, 'l'lO ,V n1M' Ml"lN1 ,NO n7M .::I J '-� D J1 r11M ' []� 77no 1N .::I O ,V �O� n -,1'00 ,,�vg_ 7:;, .::� ,,Or,, 1':>:1, 7:;, .::� mn ' ',� c?w ,Vl nnvg_ ,.,,ao mn' c� 'M' :!,.J "n ,,on:;, mn' 'l"l .::l t:!...N 1',1 PD ':> tl.N., MJJ.-,.::1 PD7 1N1.::1 nno� .::l n1M' l"l N 1,.::1 � non? c:!_7 D..'Q..7 l'N.,, 7N M1M' T'V n Jn , , , � ?v cnJm 'M Q. J.V mn' n .::11 � 'J.OQ.. j2_n-,n 7N 'M7N n1M' 'J.::I l' Vl"l 7N 1 .::1 ? n1?��o 1 ? Jl"l:!,.1 mn' ?v lJ�nm neo. c?1v? ':> ;t1t:> ' :> mn'7 111n '7:11.:1 101l"l tl.l"l� '01:>1 'p7n l"lJO n1M' y.,Nn l"lN1 Q.'o�n l"lN c'n7N N.,;t l"l:!,.� N., .::I u77tl.N 0:!._.::1 -, 1 1l"l.::1 1 :!;) .::1 , N O n1M' M ,1N ':>"?V 7Q...l n1M' ':> ':>"n pg_7 '�DJ ' .::1 1 �

    p

    Ora vi ho indicato , miei ottimi amici , c he in ciascun versetto è presente il Nome Tetragramma e le tre lettere del l 'angelo in ordine retto oppure i nvers o , sec ondo l ' ordine consueto dei tre versetti del c apitolo XIV dell Esodo : t:>'1 N .::l ' l V0'1 , c he i Romani non hanno ben c ompreso finora. I Latini leggono la salmodia nel modo seguente , come forse avete già potuto leggere nel libro La Parola meravigliosa del Capnione 88 : '

    E Tu, Signore , sei mia difesa , mia gloria e sollevi il mio capo8 9 . E Tu, Signore , non allontanare il Tuo aiuto da me , volgiti alla mia difesa 9 0 . Dirò al Signore , Tu sei la mia difesa , il mio rifugio, in Lui riporrò la mia speranza9 1 . Volgiti, Signore , e libera l 'anima mia e salvami per la Tua misericordia 9 2 . Ho cercato il Signore ed Egli mi ha risposto, mi ha liberato da tutte le mie pene 9 3 . Cantate al Signore che abita in Sion, annunciate tra i popoli le s ue imprese 94 . 88 J . Reuchlin, De verbo mirif&eo , p. e 3 8 9 Sal. 3 ,4 . 9 0 Sal. 2 2 , 2 0. 9 1 Sal. 9 1 , 2 . 9 2 Sal. 6,5. 9 3 Sal. 34 ,5 . 94 Sal. 9 , 12 .

    r.

    e v (= REUCHLIN 1 9 64 , pp. 64-65).

    170

    Il Signore è misericordioso e compassionevole , lento all 'ira e ricco di misericordia 9 5 . Venite adoriamo, prostriamoci e benediciamo innanzi al Signore che ci ha fatti9 6 • Ricordati delle Tue misericordie , Signore , e delle misericordie ché esse sono da sempre 9 1 . Fa ', Signore , che la Tua misericordia verso di noi sia grande come la nostra speranza9 8 . Vive il Signore , sia benedetto il mio Dio, e sia esaltato il Dio della mia salvezza 99 . Perché , Signore , Ti sei allontanato e Ti nascondi nel tempo della prova 100 ? Tutta la terra acclami al Signore , cantate ed esultate al s uono della cetra 101 . E il Signore è rifugio del povero, un aiuto nel tempo dell 'angoscia 102 . E il Signore è per me un riparo, il mio Dio l 'aiuto in cui spero 103 . Signore , Dio della mia salvezza , davanti a Te io grido giorno e notte 104 • Signore , Signore nostro, com 'è mirabile il Tuo Nome su t utta la terra 10 5 ! Giudicami secondo la Tua giustizia , Signore mio Dio, e non abbiano a giojre di me 106 • Ho sperato , ho sperato nel Signore ed Egli si è chinato verso di me 107 • Invocherò il Nome del Signore , o Signore , salva la mia anima 108 . Quanto a me io confido in Te , ho detto: sei Tu il mio Dio l 09 . Il Signore è il t uo custode, il Signore ti protegge , Egli è alla t ua destra l l 0 . Il Signore veglierà s ul t uo entrare e sul t uo uscire da ora e per sempre l l 1 • Il Signore si compiace di quelli che Lo temono, di quelli che sperano nella Sua misericordia l l 2 . Ti loderò Signore con t utto il mio cuore , annuncerò t utte le Tue meraviglie l l3 • 9 5 Sal. 10 3 , 8 . 9 6 Sal. 9 5 , 6 . 9 7 Sal. 26 , 6 . 9 8 Sal. 33 , 22 . 99 Sal. 18 , 47 . 100 Sal. 9 , 22 . lOl Sal. 9 8 ,4 . 102 Sal. 9 , 10 . 103 Sal. 4, 22 . 1 04 Sal. 988 , 2 . 10 5 Sal. 8 , 2 . 106 Sal. 35 , 2 4 . 107 Sal . 40 , 2 . 1 0 8 Sal. l l5 ,4 . 1 09 Sal. 3 1 , 1 5. I lO Sal. 1 2 1 ,5. I l i Sal. 1 2 1 , 8 . l l 2 sal. 147 , l l . l l3 Sal. 9 , 2 .

    171

    l o T i invoco con tutto i l mio cuore , esaudiscimi Signore , cercherò l a Tua giustizia 1 14 . Liberami, Signore , dall 'uomo malvagio, preservami dall 'oppressore 1 1 5 . E Tu, Signore , non allontanarti, Dio mio, vieni presto in mio aiuto 1 1 6 . Ecco Dio viene in mio aiuto, il Signore è il sostegno della mia anima 1 1 1 . Perché t u sei il mio conforto Signore , la mia speranza, Signore, sin dalla giovinezza 1 18 . A nnuncerò le opere potenti del Signore , ricorderò, Dio, che Tu solo sei giusto 1 19 . Perché la parola del Signore è retta e tutte le s ue opere leali 12 0 . Il Signore conosce i pensieri degli uomini nella loro vanità 1 2 1 . Israele speri nel Signore da ora e per sempre 122 . A mo il Signore perché ascolta la voce della mia preghiera 1 2 3 . Signore amo la casa dove dimori, il luogo dove risiedi 1 24 . Signore , Dio delle potenze , convertici, mostraci il Tuo volto e saremo salvi 12 5 . Perché Tu, Signore , sei la mia speranza , e hai posto la Tua dimora in luogo altissimo 1 26 . Il Signore mi ha udito e ha avuto misericordia di me , il Signore è venuto in mio soccorso 1 27 . Perché , Signore , respingi la mia anima e rni nascondi il Tuo volto 128 ? Signore libera l 'anima mia dalle labbra perfide e dalla lingua rnalvagia 1 2 9 . Il Signore ti proteggerà da ogni male e custodirà la t ua anima 1 30 • lo , Signore , a Te elevo il mio grido e al mattino la mia preghiera Ti raggiunge 13 1 . Gradisci, Signore , le offerte della mia bocca e insegnami i Tuoi giudizi 1 3 2 . Quando dicevo: il mio piede vacilla , la Tua misericordia , Signore , mi venne l l4 Sal. 1 1 , 4 5. l l5 Sal. 71 9,4.1 l l 6 Sal. 2 2 , 2 0. l l7 Sal. 54 ,6. l l 8 Sal. 7 1 ,5. l l 9 Sal. 7 1 , 16. 120 Sal. 33 , 4 . 1 2 1 Sal. 94, 1 1 . 1 22 Sal. 1 3 1 ,3 . 1 2 3 Sal. 1 1 5, 1 . 1 24 Sal. 2 6, 8 . 12 5 Sal. 8 0 , 4 . 1 2 6 Sal. 9 1 , 9 . 1 27 Sal. 30 , l l . 1 28 Sal. 88 , 1 5. 129 Sal. 1 2 0 , 2 . 1 30 Sal. 1 2 1 , 7 . 13 1 Sal. 88 , 1 4 . 1 3 2 Sal. 1 1 9 , 108 .

    172

    i n aiuto 133 . Il Signore è buono verso t utti e le sue misericordie si estendono s u tutte le s ue opere 134 • Quanto sono grandi le Tue opere, Signore , quanto profondi i Tuoi pensieri 13 5 . Il Signore ha rivelato la Sua salvezza , al cospetto delle genti ha rivelato la Sua giustizia 136 . Il Signore è grande e degno di lode , la sua grandezza non ha confine 13 1 . Il Signore è compassionevole e misericordioso, lento all 'ira e ricco di misericordia 138 . La gloria del Signore rimanga per sempre , il Signore si rallegrerà nelle Sue opere 139 . Renderò grazie al Signore per la Sua giustizia e canterò il Nome del Signore altissimo 140 . lo so che i Tuoi giudizi sono giusti e con ragione mi hai umilia w 141 . Il Signore ha stabilito il Suo trono nei cieli, il Suo regno domina s ull 'universo 142 . Ma Tu, Signore , rimani in eterno, e il Tuo ricordo di generazione in generazione 143 . Il Signore sostiene tutti quelli che cadono, raddrizza quelli che sono piegati 1 44 . Coloro che temono il Signore hanno riposto nel Signore la loro speranza , Egli è il loro aiuto e la loro protezione 145 . La mia anima è in preda all 'angoscia , ma Tu, Signore , fino a quando 146 ? Dal sorgere del sole al suo tramonto il Nome del Signore è degno di lode 141 . Il Signore è giusto in tutte le Sue vie , misericordioso in tutte le Sue opere 148 . Sia benedetto il Nome del Signore ora e sempre l49 . Vedi come io amo i Tuoi precetti, Signore , dammi vita secondo la Tua

    133 Sal. 134 Sal. 13 5 Sal. 136 Sal. 137 Sal. 138 Sal. 13 9 Sal. 140 Sal. 141 Sal. 142 Sal. 143 Sal. 144 Sal. 145 Sal. 146 Sal. 147 Sal. 148 Sal. 149 Sal.

    9 4 , 18 . 14 5 , 9 . 92 ,6. 98 , 2 . 145 ,3. 14 5 , 8 . 104 ,3 1 . 7 , 18 . l l 9 , 7 5. 103 , 1 9 . 102 , 13 . 145 , 14 . l l4 , 1 1 . 6 ,4 . l l3 ,3 . 14 5 , 17 . l l3 , 2 .

    173

    misericordia 1 50 . Servite il Signore con gioia , entrate al Suo cospetto con esultanza 1 5 1 . Ecco l 'occhio del Signore è su quelli che Lo temono, s u quelli che sperano nella Sua misericordia 1 52 . Volgiti Signore , fino a quando ? Muoviti a pietà dei Tuoi servi 1 53 • Non abbandonarmi Signore , mio Dio non allontanarti da me 1 54 . Riponi nel Signore le tue delizie e il Signore ti darà ciò che il tuo cuore chiede 1 55 . Lodate il Signore perché Egli è buono, in eterno la Sua misericordia 1 56 . Il Signore è parte della mia eredità e del mio calice , Tu sei Colui che mi restituisce l 'eredità 1 5 7 . In principio Dio creò il cielo e la terra 1 58 • La mia bocca loderà il Signore a gran voce , Ti celebrerò fra la moltitudine 1 59 . Ritorna , anima mia , al tuo riposo, perché il Signore ti ha beneficata » 1 60 . Disse allora Marrano : «A tal punto dobbiamo permettere che tu ti affatichi su un solo argomento e tanto a lungo , noi che abbiamo fretta di raggiungere , colmi di desideri o , l ' arte dell a Cabbala in sé , se pure esiste » .

    Breve riepilogo delle precedenti affermazioni e introduzione alle successive Filola o allora disse : « Io non credo c he Simone si sia soffermato su un solo argomento , ma su tre , quattro e forse anche molti di più . Egli ci ha i struiti a chiare lettere sul Sabato dei S abati , che è il riposo eterno e il fine della Cabbala , poi ci ha mostrato per quali gradi esso può essere raggiunto , sia attraverso le porte dell ' Intelligenza sia mediante i sentieri della S apienza sia infine per mezzo degli angeli i cui nomi rappresentano lo svilupp o del Tetragramma e dello Sem ha-meforaS » .

    L e dieci Numerazioni cabbalistiche dette 'sefirot ' Simone rispose : « Se ricordate bene il resto ric orderete anche c he all 'inizio ho parlato un poco del valore religioso delle dieci Numerazioni

    1 50 Sal. l l 9 ,1 5 9 . 1 5 1 Sal. 100 , 2 . 1 5 2 Sal. 33 , 18 . 1 53 Sal. 9 0 , 1 3. 1 54 Sal. 3 8 , 22 . 1 55 Sal. 37 ,4 . 1 56 Sal. 13 6 , 1 . 1 5 7 Sal. 1 6 ,5. 1 58 Gen. 1 , 1 . 1 59 Sal. 10 9 ,3 0 . 1 60 Sal. l l 5 , 7 .

    174

    c abbalistiche e forse ho promesso di parlarne . Se ora mi ascoltate con a ttenzione ve ne esporrò il catalogo » . Entrambi risposero : « Anz i , ti asc olteremo avidamente , prosegui pure senza esitare » . Subito Simone disse : « Molti dei nostri autori trattano i n modi diversi le dieci Numerazioni c he i C abbalei chiamano M1'1'!) 0 '1�V , le lO sefiro t . Alcuni l e dispongono in forma d ' albero , altri in forma d'uomo , perciò spesso si parla di radice , tronc o , rami e corteccia ovvero di testa , spalle , gambe , piedi , di fianco destro e sinistro . Esse sono i dieci nomi divini che noi mortali concepi amo su Dio come nomi di essenza (essentialia), di persona , nozionali o comuni . Esse sono c hiamate '1M� (keter), cioè Corona ; no�n awkmah) , S apienz a ; i1 J' :J (binah) , Prudenza o Intelligenz a ; '10n (�lesed) , Clemenza o Bontà ; i1'1l:J .l (gevurah) , Gravità o Severità ; M'1!)M (tiferet) 161 , Ornamento ; m : J (ne�a�) . Trionfo ; '11i1 (hod) , Confessione di Lode ; '110' (yesod) , Fondamento ; Ml�?o (malkut) , Regno . Al di sopra della C orona si colloca l' N 7 1 0 ( En soj) , l ' Infinit à , ed è l 'Abisso. Devo parlare o devo tacere 162 ? Questo è argomento per una speculazi one troppo profonda : un mare immenso in cui s 'inabissa ogni nostra c ontemplazione e , dopo essere sprofondata , è i nghiottita da un'oscura vo ragine . Non ri cordate forse quan to si affati c a no giorno e notte i recenti dottori in teologia (theodidascali) di quasi tutte le nazioni quasi soltanto a proposito dei concetti attribuibili (attributabiles)? Alcuni li c hi amano perfezioni divine , altri li c hi amano attributi ora nega tivi , ora positivi , assoluti , rela tivi o connotativi . Ora voi potete , c redo , apprendere facilmente tutto ciò dal Libro Cabbalistico , c he è il riassunto del libro Porte della luce , c he il dottissimo Paolo Ricci , un tempo dei nostri e adesso C ristiano , ha raccolto dall 'opera del Rabbi di Castiglia , e dalla sua opera lsagoge che ha scritto a proposito della C abbal a . Su questo stesso tema il grande Maestro di Cabbal a , Rabbi Yosef figlio di Carnitol , ha scri tto il libro p'1� ''1V� , cioè Porte della giustizia ; inol tre molti c ommentatori hanno scritto vari amente sull ' albero delle dieci Numerazioni dispiegando tutto ciò che è implicito in questa dottrina e ric onducendo quasi tutta l ' anti c a S c ri t tura sacr a a queste dieci Numerazioni , e attraverso queste die ci sefirot all 'uni c o Nome Tetragramma . Essi affermano c he l ' En Sof è l ' a lfa e l 'omega , C olui c he disse : lo sono il primo e io sono l 'ultimo 163 • E inoltre c he '1M� , cioè la C orona del regno di tutti i mondi è la sorgente senza fondo e C'On'1i1 :JN , il Padre delle misericordie , il cui mistero è che Egli sigilla Ehyeh mediante Eme t , cioè l 'essenza mediante la verità , come dice l 'illustre poeta Eliezer H aklir (i.e. E t • a z ar ha-Qallir): lOMln MON , Verità è il s uo sigillo. Ciò è provato dal calcolo aritmetico e se , seguendo le modalità del calcolo , moltiplichiamo Ehyeh per Ehyeh otteniamo 44 1 , c he è a un tempo MON (emet)

    161 La grafia corretta è I"' , N D I"' . 162 Virgilio , Aen. I I I , 39. 163 1s. 44 , 6 ; cfr. ls . 48 , 12 .

    175 e Cl'?� 'JiN (Adonay !alom) , cioè la pace del Signore 1 64 • Molti temi sono riconducibili a questo c ome il grande alef, il timore di Dio , l a luce giorni dell 'eterni tà , di cui si legge : Le s ue origini sono inaccessibile , dall 'antichità , dai giorni dell 'eternità l 65 • Questi sono gli argomenti dell 'insigne Cabbalista Tedaco Levi nel libro delle dieci Numerazioni. Quanto alla seconda Numerazione , che è la Sapienz a , a essa è riferita , tra le altre attribuzioni e proprietà , la primogeni tura , yeJ , cioè l 'essere , la Legge p rimi tiva , yod, la prima lettera del Tetragramma , la Terra dei viventi , i 32 sentieri , i 70 volti della Legge , la Guerra , il Giudi z io , l 'Ame n , il Libro , il Santo , la Volont à , il Principio e altre proprietà del genere. Può forse s tupire c he la seconda Numerazione sia detta Principi o . In effe tti si legge nel Recanati , eccellente Maestro di Cabbala , all 'inizio del suo Commento sulla Genesi: 1'1'�Ni MNip ilO'? il"J�il ili'!:lO N'il ilT.J:>nil� '?N�M ' '7 1N1 ,

    Forse ti chiederai perché la Saggezza è detta principio se è la seconda delle Numerazioni 166 • Sta scritto infatti nel libro Bahir: il T.J:>n N7N 1'1'�Ni T' N , Non vi è principio se non la Saggezza l 67 • Mi pare di aver già risposto a questa obiezione dicendo che l 'infinità stessa delle tre Numerazioni più elevate dell' albero della C abbal a , che voi siete soliti chiamare le tre persone divine , è essenza sommamente assoluta poiché è ritratta nell 'abisso delle tenebre , immanente e in s tato di quiete ovvero , c ome si dice , essa non c onsidera nulla . Perciò è chiamata T'N (en) che significa Nulla o N o n Essere e senz a fi ne , ?10 T'N (en soj) perché noi , affetti da una tale debolez z a intellettuale a proposito delle realtà divine non pre tendi amo di giudicare ques te realtà i nvisibili i n modo diverso da ciò c he non è . Ma quando essa si presenta in modo tale da essere qualcosa e da sussistere realmente allora l 'alef oscuro si trasforma nell'alef luminoso . Infa tti è scritto : Le Sue tenebre sono come la Sua luce 1 68 • Allora è chiamato anche grande alef quando desidera uscire alla luce e apparire come la c ausa di tutte le cose mediante bet c he è la le ttera immediatamente successiva . Al proposito Menahem Recanati scrive : . c'?:> C'i .:liil M'?:r.n!) 1'1NT'i1 1'11Nil N� DM p '?v , troverai che è questa lettera , ovvero be t, a fare tutte le cose 1 69 . Ecco perché alef a c c oglie acc anto a sé questa lettera , i n quanto è la più vicina e la più fec onda , e l 'insieme è c hiamato .:IN (av) , padre di ogni generazione e produzione . Quindi , dopo aver assunto bet , lo rinvia nell 'universalità degli esseri , desiderando la propri a fi ne a p a r t i r e dal l ' i n fi n i t o T'N ( e n ) . C o s ì be t , u ne n d o s i a l l a fi n a l e d i 1 64 l nfaui Ehyeh (alef = l ; he = 5 ; yod = l O ; he = 5) = 2 1 e dunque 2 1 x 2 1 = 44 1 e Eme t (alef = l ; mem = 40 ; taw 400) = 44 1 ; Adonay Salom (alef = l ; dalet = 4 ; nun = 50 ; yod = 1 0 ; Jin = 300 ; lamed = 30 ; 1vaw = 6 ; mem 40) = 44 1 . Considerazioni simili si leg�ono nel ma Halberstam 444 , c . 1 1 r; l a formula verità è il suo sigillo è di origine talmudica : cfr. bSabba t , 55a. =

    =

    1 6 5 Mich. 5 , 2 . 1 66 Recanati, Commento , f. 2 r. 1 67 Cfr. Sefer ha-Bahir 3 . 1 68 Sal. 1 3 8 , 1 2 . 1 69 Recanati, Commento , f. 2 r .

    176

    E n , cioè n rtn , d à o rigine a p ( be n ) , il figli o , c h e è l a p r i m a p r o d u z i o n e a l l ' i n t e r n o d e l l a de i t à e c o s ì i l p r i n c i p i o dell ' al t e r i t à è c h i a m a t o l"1't.:.lN'1

    ( re 'si t ) , p r i n c i pi o , pur e s s e n d o la s e c o n d a e m a n a z i o n e dell ' i n fi ni t à , o v v e r o l a s e c o n da Nume r a z i o ne c ab b a l i s ti c a p e r me z z o de l l a q u a l e t u t t o è s t a t o fa t t o . I n fa tti s ta s c r i t t o : Hai fa t t o tutte le cose p e r mezzo della Saggezza 1 10 . I n que s t o m o d o l a p rima e m a n a z i o n e ( effl rtx rts) d i v e n t a l a s e c o nda Nume r a z i o ne p e r c hé il termine d e l l a g e ne r a z i o ne è i l fi gl i o . R e s ta i n fi n e l a t e r z a l e t t e r a , c he si t r o v a i n me z z o t r a alef e n rt n , c i o è yod, s i mb o l o del Nome s a n t o i1' ( Yah) . S e s i c om b i n a n o i due c a r a t t e r i di Ya h c o n l a p a r o l a J.:::l (Ben) , s i o t t i e n e i1.l'.:J ( B i nah) , l ' I n t e l lige n z a , l a Prude n z a , o v v e r o l a P r o v v i d e n z a , c i o è l a t e r z a e m a n a z i o n e a l l ' i n t e r n o della d i v i n i t à ( i n divinis) i c u i a t tributi s o n o : A do nay , l o S p i r i t o , l ' Anim a , il V o t o , il M i s t e r o della fe de , l a M a dre dei fi gl i , i l R e assiso sul t r o n o delle m i s e ri c o rdie , i l g r a n d e G i u b i l e o , i l g r a n de S a b a t o , i l F o ndame n t o degli s p i riti , l a L u c e m i r a c ol o s a , i1 G i o r n o s u p r e m o , le 50 P o r te , il G i o r n o dell a p r o p i z i a z i o ne , l a V o c e i n t e r i o r e , il Fiume c he e s c e d a l p a r a di s o , l a se c o nd a L e t t e r a d e l T e t r a g r a mm a , l a P e n i t e n z a , l e Ac que p r o fo nde , l ' e s p re s s i o n e S o re l l a m i a , F i g l i a di m i o P a dre , e altre . F i n qui a b b i a m o p a s s a t o in r a s s e g n a le tre Nume r a z i o ni c he i C a b b a l i s ti c hi am a n o , s e c o ndo l a t e s ti m o ni a n z a di R a b b i l s h a c , nei s u o i c omme n t i a l l i b r o Ye� ira h , ,n N N C � l"11.l1'7Vn 1"11'1'!)0 , Tre N rt m e razioni s uperiori o s upreme o v v e ro t rono rtnico l1 1 , sul quale siede i l S a n t o , S a n t o , S a n t o S i gnore D i o S a b a o t h . Al l a Bontà o v v e r o a l l a C l e m e n z a , c he è l a qu a r t a Nume r a z i o ne s o n o a p p r o p r i a t i , o l t r e a l N ome d i v i n o El , i seguenti a ttributi : G r a z i a , M i s e ri c o r di a , B r a c c i o d e s t r o , l ' I n n o c e n te , i l T e r z o gi o r n o , i l Fu o c o b i a nc o , S e mb i a n z a d i l e o ne , p ri m o Piede , l ' a n z i a n o Ab ram o , O r i e n te , A c que s u p e r i o r i , Arge n t o di D i o , M i c h el e , S a c e r d o t e , Ange l o i n fo r m a d ' e l e t t r o IJ as m a l , V e s ti b i a n c he , V e n t o d e l sud , e al tre . N e l l a qui n t a Nume r a z i o n e , quella d e l l a S e v e ri t à , i l N o m e d i v i n o è Elohi m , e i s u o i a t t ri b u ti s o n o : Tim o r e , E s s e n z a d e l R i g o re e d e l l a S e ri e t à , i P r e c e t t i n e g a t i v i d e l l a Legge , B r a c c i o s i ni s tr o , Fu o c o u s c e nte d al l e a c qu e , c o me si l e gge nel Libro della creazione 1 1 2 . I n o l tre è c hi a m a t a Q u a r t o g i o r n o , O c c i de nte , G a b riel e , l ' a nz i a n o l s a c c o , N o t t e , C o r a ggi o , A l t a r e d ' o r o , s e c o n d o Pie de , S a n t i fi c a z i o ne , Tene b r a , M e t a t r o n , V e n to d e l n o r d , A s p e t t o o s c u r o . Gli a t t ributi d e l l a s e s t a Nume r a z i o ne s o n o·: Eloha , S p e c c hi o illumi n a nte , Alb e r o d e l l a v i t a , F e l i c i t à , L i n e a m e di a n a , Legge s c ri t t a , S o mmo S a c e r d o t e , S o rgere del sole , Aspetto p u r p u re o . T e d a c o Levi s c ri v e che da que s t o l u o g o s i d i ffo nd o n o l e 70

    1 70 Sal. 103 , 24 . l 7 1 Cfr. sopra l'Introduzione , nonché SCHOLEM 9 27 . 1 172 Cfr. Sefer YeJirah l , 12 .

    177

    n a z i o ni della terra e c he il suo sigillo è Emet Adonay 1 13 . Essa è c hi amata Pace e l a sua forma è rappresentata dalla luna , il suo mistero è la terza lettera del Tetragramma e questo mistero è il Padre nostro c he è nei cieli , l ' Uomo superiore o Adamo celeste , Giudizio , Sentenz a , Michele 1 74 , il vec c hi o Israele , D io di Giacobbe. Al l a settima Numerazione si rife risc ono : Adonay Sabaoth, Coscia , Piede , Colonna destra , grande Ruo t a , Visione profe ti c a , M o s è eccetera. All ' o ttava Numerazione convengono Elohe S abaoth, Mistero della colonna e del piede sinistro , Booz , da essa proviene il Serpente anti c o , l ' Insegnamento del Signore , il Ramo , Aronne , Cherub , Figlio del Re , le Mole c he macinano , e altri attributi . Alla nona si addice S adday, Fondamento del mondo , Sion, Sorgente degli specchi d'acqua , il Giusto , Dio vivente , S abato perfe tto , il Termine medio tra Osserva e Ricordati , il Cinquantesimo giorno dal Leviatan o , Ariete, Giuseppe il Giusto , S alomone , Gius tizia , Forz a , Albero della c onoscenza del bene e del mal e , Patto del Signore , Arca della testimonianz a , Gloria del Signore , Fondamento della profezia , Davi de , Redenzione , Mondo delle anime . Infine si riconducono alla decima Nmnerazione : Adonay, il Regno, la Vita , il secondo C herub , Specchio non illuminante , Schiena , Fine , Assemblea (Ecclesia) d ' Israele , Sposa del Cantico dei Cantici , Regina del ciel o , Vergine d' Israele , Mis tero della Legge trasmessa oralmente , Aquila , quarta Lettera del Tetragramma , Regno della casa di Davide , Tempio del Re , Porta di Dio , Arca dell 'Alleanza e le due Tavole in essa c ontenute , Signore di tutta la terra . Avete dunque udito in breve il computo delle dieci propriet � , o nozi oni ovvero a ttributi divini che sono chiamate dai Cabbalisti i1 0'7 :1 (belimah) : alcuni intendono '7 :1 (beli) nel senso di ' senz a ' o anche 'oltre ' e i1 0 (mah) viene inteso c ome 'ciò che ' , come dire ' l e dieci oltre che ' , ovvero eccetto la quiddi tà di Dio. Perciò Belimah è interpretato di solito c ome ciò c he è al di l à dell 'ineffabile . Altri invece interpretano l 'espressione con la frase : , :li7o 1 Jl!.:hl 1'!) 017 :1 , Trattenendo e costringendo la tua lingua, non parlare 1 15 , in quanto le parole sacre non devono essere c omuni cate al volgo . Bisognerebbe ora parlare dei principati angelici e dei capi dei demoni , c he i Cabbalisti pongono al fianco della Clemenza e della Severi tà . L ' a rgomento richiederebbe una lunga trattazione , s e non c he abbiamo passato mez zogiorno e si avvicina la sera . Chi mai potrebbe esporre in c o sì poco tempo argomenti così vasti? Chi po trebbe liquidare in poche parole l 'esposizione dei 35 prìncipi della purezza e dei 70 prìncipi di lsmaele c he sono al fianco dell a quarta Numerazione? C hi potrebbe dare sufficienti spiega zioni , procedendo a passo di corsa e passando rapidamente alla quinta

    173 Cfr. m s Halberstam, c. 1 3 r . 1 74

    Q uesto allributo e ra già s tato p redicato della q uarta Numerazione , cfr.

    17 5 Sefer Ye�ira h ,

    supra .

    l , 8 ; c f r . Yehudah ha- Lew i , Kuz:ari I V , 2 7 ; c f r . ms H albers tam 444 ,

    c.

    79

    v.

    178

    Numerazione della Serietà e del Timore , a proposito dei 35 prìncipi del pecc ato e dei 70 prìncipi di Esaù. Questi argomenti meriterebbero che gli fossero dedi cati volumi interi , e di mole non piccola. Così , data l 'ora , sospendiamo la tra ttazione di questi argomenti e affrontiamo direttamente l ' arte .

    La corretta contemplazione dipende dai 24 libri della sacra Scrittura Gli uomm1 dalla natura pm c ontemplativa ripongono ogni beatitudine , scelta nel modo migliore , nella meditazione c ontinua , diurna e notturna , della Legge , cioè dei 24 libri che noi chiamiamo Essrim Varba (Esrim we-arba ') , come si ricava dalla sacra Sc rittura stessa . Infatti sta scritto tra l ' altro : Beato 1 •uomo che medita la Legge di giorno e di notte l16 . Non c 'è scri tto : c olui che legge , o che scrive ovvero colui che parl a , ma c olui che medita , per evitare che , terminata o c ompiuta la lettura o la scrittura della Legge , ciò non comporti anche la cessazione o la fine della beati tudi ne . Invece c olui che c oncentra i pensieri del suo cuore a tal punto c he , liberato dalle preoccupazioni materiali , si dedica alla meditazione degli aspetti spirituali della Legge , io affermo che questi è beato , egli vedrà Dio con cuore puro 177 • Un simile studio amoroso non era necessario per i libri storici della sacra S c rittura , c he sono al trettanto c hiari per gli Ebrei dei libri di Tito Livio per i Latini . Lo stesso vale per i comandamenti e i precetti c he hanno un numero defi nito , ovvero per i riti e le cerimonie che sono praticati persino dal volgo rozzo e incolto e spesso non privo di vizi e di peccati. Questi precetti che interessano i sensi corporei non procurano infat ti una beatitudine tale da richiedere una meditazione così assidua , ininterrotta e diligente di giorno e di notte . Piuttosto si può dimostrare che di gran lunga superiore è la beati tudine che si raggiunge ai più alti gradi della speculazione . Essa tende ali 'intelligenza cabbalistica della Legge a un punto tale c he impregna le nostre menti di una meditazione spirituale e , per così dire , ci forma a sua immagine .

    L a legge apparve prima nel fuoco, quindi fu scritta s ulle tavole e infine fu esposta oralmente Noi riteniamo c he fu proprio questa meditazione spirituale della Legge a essere trasmessa a Mosè dalla bocca di Dio dopo il dono della Legge nel fuoc o , dopo c he le tavole erano sta te spezzate e riparate . Infatti , c ome riferiscono i C abbalei , Dio scrisse in un primo momento la Sua Legge su un globo di fuoc o per mezz o di un fuoco nero su un fuoco bianc o. Ramhan di Gerona scrive infatti : ?v M'11n t�.) �N� M �1M:> MM'M� n ? �p � u? N �� 1 76 Sal. l . '2 177 Cfr. Me. 5 ,8 .

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    n J.:l7 �N '.:1.:1 , sappiamo dalla Cabbala che la Legge fu scritta con un fuoco scuro su un fuoco candido 1 18 . Questo è il significato del versetto che si legge nel c apitolo XXXIII del Deuteronomio: Dalla Sua destra sorse per essi la Legge di fuoco 1 1 9 . Allora si dice c he le lettere erano confuse e mesc olate . Coloro che si dedic ano con maggior fervore a vederle mediante l a speculazi one e a considerarle c o n diligenz a , guidati dallo S piri to santo , possono fa cilmente , procedendo di qua e di l à , di sopra e di sotto , al di là e al di qua , avanti e i ndietro , scegliere , trascegliere , raccogliere e costruire qualunque frase , dal senso buono per i buoni e c attivo per i c a ttivi . Mosè , istruito da Dio , le ordinò tutte per presentarle al popolo perché tutti c onoscessero e osservassero ciò c he era di pertinenza della Legge . Allora la Legge fu suddivisa in libri e riposta nell 'arc a , così c ome Mosè l ' aveva ricevuta da Dio . Tuttavia egli non rivelò al popolo l ' arte , ricevuta dalla Maestà divina , di ordinare , variare e intepretare con sommo piacere la sacra S c rittura per l ' elevazione della mente : si tratta infatti di un pratica elevatissima che non può essere c ompresa dagli incolti . Invece la trasmise fa ccia a faccia {ore ad os) solta nto a Giosuè e ai 70 eletti . Sempre da c o s toro la ricevettero tutti gli eletti successivamente e questa tradizione , c ome avete appreso in precedenz a , è detta Cabbala . I più sapienti dei dottori cristiani conc ordano con questa dottrina. lo , per qua nto Giude o , ne ho letti la maggior parte , penetrando volentieri , come un esploratore , nel c ampo altrui . Il celebe rrimo teologo greco Gregorio Nazianzeno detto il grande a fferma a questo proposito , nel libro Sullo stato dei vescovi: SiXéTaL V6f10V, roìc flé-V 7TOÀÀOÌC TÒV TOÌJ YptlJ1J1GTOC, TOÌC M {mèp TOÌC 7TOÀÀOÌC TÒV TOÌJ 7TVéVJ1GTOC , Egli ha

    ricev uto la Legge e ne ha pubblicato la lettera a uso dei più, mentre lo spirito lo ha riservato a quelli che sono superiori alla massa 180 . E ancora , nel libro I della Teologia : {3ovÀéTaL oilrw 7TÀaft c réppaìc Kal ÀtO{vatc lyypdif>éc Oat, Kal ra6ratc G/l(por/po()év8td Té TÒ t (zakar) può signific are anc he maschio. Dio però i ntendeva piuttosto annientare il ric ordo di Amalek designato da questa stessa pa rola "1:>t (zeker) che indic a appunto anche il ric ordo . Infatti all 'epoca non era ancora stata introdotta nella Scrittura la distinzione tra le parole per mez z o d i punti e accenti , che fu isti tuita al tempo d i Esdra . Dunque l a parola "1:>t , che priva di punti può essere letta sia 'ricordo ' che 'maschio ' , fu all'origine della rovina di Saul » . Intervenne allora Marrano : « Un episodio simile occorse agli l talici e ai Greci con la parola � che può signific are sia uomo che luce . Un tempo i cultori dei Saturnali , tratti in inganno dall 'ambiguità sacrificavano ogni anno un uomo a S aturno , mentre questo sacrificio si sarebbe potuto assolvere in c onformità con l ' oracolo mediante l ' accensione di luci per placare S a turno . E così ques te genti tanto stolte alla fine rinsavirono illuminate da Erc ole 196 . C 'è da deplorare inoltre che anche ai nostri giorni moltissimi solisti stol ti e presuntuosi c ommettono errori a causa dell 'ignoranz a delle lingue . Ciò sarebbe ancora tollerabile se costoro non pretendessero poi di non avere sbagliato e non nutrissero risentimento e propositi di morte c ontro coloro c he li hanno rettamente illuminati . Ma ora , tu c he sei la nostra guida , continua pure ad approfondire l 'esposizione dell 'arte c he hai intrapreso » .

    Dio è il principio dell 'unità , al di sopra dell 'unità e al di là di ogni essere Allora Simone disse : « Secondo l ' opinione degli esperti , ques t 'arte c o nsiste di tre parti , come già abbiamo detto . La prima si compie attraverso il calcolo dei numeri detto N'"1l:>O'.:I (gimafreya), cioè Geometri a , c he potrebbe essere definita l a c ommi surazione numeric a dei caratteri terrestri . In e ffe tti essa è una branc a dell 'Aritmetica la quale , i n virtù della sua astratta semplicità , non dipende in alcun modo dai sensi e nemmeno è sogge tta alle rozze procedure dei novizi. La prima parte dunque è stata chiamata Geometria piuttosto che Aritmetica benché entrambe siano i n realtà una c osa sola nell ' ambito di quest' arte . In seguito si fanno talvolta alcune trasposizioni di sillabe c osicc hé ne risulta un ' altra parol a , oppure la trasformazione riguarda una semplice parol a . In secondo luogo , quando una lettera sta al p o s to di una parola si parla di noJariqon. Il metodo deriva dalle sigle impiegate dagli stenografi , infatti ciascuna lettera viene indicata da un apice perché si intenda c he essa sta al posto di una parola intera . Quest' arte c onsiste in terzo luogo nella mutazione delle lettere ; quando poi una le ttera viene messa al posto di un'altra artatamente , si parla di commutazione . E c c o

    1 94 Es. 1 7 , 1 4 . 19 5 Cfr . l Re 1 5. 196 M acrobio , Saturnalia , l , 7 .

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    perché R abbi Yosef il giovane di Salem ha i nti tolato i libri c he ha sc ritto su que s t ' a rte l"1J.l (Ginnat) , cioè Giardino. Ognuna delle tre lettere di questa parola indica una delle tre parti dell 'arte c abbalistica . gimel sta per N"il!JO"l (gimatreya), nun per 71P "il!JlJ (notariqon) e taw per nilO.M (temurah) , cioè l 'Aritme tica (N"il!JO".l ) , il metodo s tenografico (71P"il!J1J ) e la permutazione delle lettere (n i lO .M ) : queste sono le parti di quest'arte . L ' autore cita per quel titolo il versetto di Salomone al capitolo VI del Cantico: Sono sceso nel giardino della noce 1 97 . Così io , per quanto riguarda l a prima parte , c omincerò dal principio . Nel profeta Zaccaria si legge : Il Signore

    Tetragramma sarà inN (el}ad) , Uno, e il Suo Nome in N (el}ad) , Uno 1 98 . Forse sarebbe assai meglio intendere Il Signore Dio sarà alef, cioè principi o , c ome v o i dite in greco alfa e omega; e i n (IJ,ad) , unico , perché Egli è i l

    principio dell 'Uno . Infatti Egli è Uno a l d i sopra d i ogni unità ed è l 'o rigine e terna di ogni unità . E forse Egli non è detto Uno, così c ome non è detto Essere (Ens) , perché è al di sopra di ogni essere , da Lui emana tutto ciò c he è . Così Egli è stato c hiamato dai più contempla tivi 7"N ( En) cioè Non Essere , c ome si legge nel capitolo XVI I dell ' Es odo : 7"N ON U.:Jip.:J mn " �.,n , A donay è essere fra noi o non essere 199 ? Ora nel Libro della via della fede e dell 'espiazione si legge che Egli è entrambi : J"Nl �.,n , Essere e insieme Non Essere perché le cose c he sono e anche quelle che non sono provengono da Lui e vengono dopo di Lui . Ecco perché Egli non è Uno , perché anzi è la c ausa di ogni unità , l 'unità viene dopo di Lui ed Egli non è nessuna di queste cose , né quelle che sono dopo di Lui né quelle che non sono , c ome si legge nel Libro della speculazione , in cui Rabbi l:lamai , dopo una serie di osservazioni , scrive : inN7 non lJ"N Nln l lMnnNO 0"7� NJ o?:>� , Tutte queste cose derivano dalla Sua unità ed Egli non è simile all 'Uno 200 • E questa verità non è riconosciuta soltanto dai nostri autori ma anche dai vostri , Marra no , proprio quelli ch e voi considerate p i ù sapienti . Dionigi l ' Areopagita n e l libro S ulla teologia mistica. , ha sottoscritto questa opinione a proposito di Dio dicendo : OVTé àpd)J16c lc nv ovTé rdftc, OVTé EV, OVTé lv6TTJC , Dio non è numero, né ordine , né uno , né unità 201 • Dunque c he cos 'è? Simonide rispose a lerone : Quanto più ci penso, tanto meno capisco 202 . A me acc ade la stessa cosa . Quando , superate tutte le c rature , sarò asceso al di sopra di ogni essere non troverò altro che il mare infinito del Nulla (nihilitudo) e la sorgente di ogni entità che promana perennemente dall 'abisso delle tenebre . O altezz a , o profondità , o nostra debolezz a !

    1 9 7 Cant. 6 , 1 1 . 1 98 Zac. 14 , 9 . 1 99 E s . 17 , 7 . Cfr. ms Halbers lam 444 , c . 13 r. e, soprallullo, c . 1 9 r. 200 Cfr. ms Halbers lam 444 , c. 6 v . 20 1 ( pseudo)O ionigi Areopagita, Theologia mystica 5 , 1 048 a. 202 Cfr . Cic . , De natura deorum , l , 22 .

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    Su Dio deve bastarci ciò che Egli stesso ha rivelato Ma deve bastarci sapere ciò c he Egli ha voluto rivelarci di sé . Egli è il principi o , cioè l 'alef, e il Tetragramma c he è simboleggiato da alef e denota l 'essenza divina , che non è altro che i1 '1i1 , cioè « è » , e c he certo quasi c oinciderà con l 'essenza i1ln ' .

    Sul Nome Tetragramma e sugli altri nomi secondo la prima parte della Cabbala Infatti , in ragione del loro valore e quivalente , la S c ri ttura ha unito le due parole c ome a designare Colui che è primo e ultimo , al capitolo IX dell ' Esodo : i1 'ln i1 ln ' 1 ' i1 Ji1 , Ecco la mano del Tetragramma hoyah 203 , c ome a dire « è » , detto della fine delle opere e dei mi racoli di Dio , c ome risulta c hiaramente dalle dieci piaghe d ' Egitto. Infa tti al trove questa espressione non si trova . Sec ondo la testimonianz a di Salomone di Troyes essa indica l 'essenza presente 204 . Che poi il Tetragramma c ominci per yod, certo è stato fatto per noi , perché riconoscessimo c he è il punto infinito e il c omple tamento di ogni numero e dunque di ogni cosa . Infatti yod signi fi c a lO e nella scomposizione del Nome Tetragramma è la decima lettera : 1i1' nli1' ' il ' . Nella scomposizione , dopo il Tetragramma , si trova 1i1' che è il simbolo di Ehyeh, cioè dell 'essere , per equivalenza numeric a 2° 5 . Nondimeno esso simboleggia anche l 'essenza del Creatore , c ome si legge al c apitolo I I I dell ' Es odo : Ehyeh m i ha inviato a voi 2 06 , non l 'essenza immanente m a quella c he si effonde all ' esterno . Infatti si tratta del sigillo di Dio 1i1' mediante il quale Ehyeh suggellò il mondo , ed è detto 1"\0N (emet), cioè verità , poiché quest'ul tima è generata da quello nel suo moltiplicarsi per se stesso 207 . Segue p oi il' che è il Nome dell 'essenza del merito e dell a retribuzione , come si legge nel S almo CXXX : Se consideri le colpe Yah 2 °8 • Perciò voi potete distinguere tre nomi di essenza nel Tetragramma : il Nome ineffabile denota la prima essenz a , Ehyeh, l 'essenza nelle cose mentre Yah indica l 'essenza nei meriti , il tutto signi ficando c he Egli è qualcosa , il che è detto no (mah). Il Tetragramma Ni1 1N1 Ni1 11' , Yod he 1vaw he corrisponde per equivalenza numerica a n o (mah} , entrambi infatti contengono il 45 209 . Quando Mosè ebbe detto: Qual è il Tuo Nome , che io lo possa rife r ire 2 10 ? Gli fu risposto 20 3 Hoyah è propriamente un participio femm. sing. del verbo hayah, •essere • . 204 Ralli, Commento a Esodo 9 , 3 . 20 5 I nfatti YH W = (y = l O ; h = 5; w = 6 ) 2 1 e Ehyeh = ( ' = l ; h = 5 ; y = l O ; h = 5 ) 2 1 . 206 Es . 3 , 14 . 207 I nfatti, come abbiamo visto , YHW = 2 1 e Emet = 44 1 ( 2 1 x 2 1). 208 Sal. 1 3 0 , 3 . 209 I nfatti considerando i nomi delle quattro lettere Yod he waw he = (y = l O , "' = 6 , d = 4; h = 5 , = l ; ICI = 6, ' = l, w = 6 ; h = 5 ; ' = l) 45 e Mah = (m = 40 , h = 5 ) 4 5 . 2 10 Es. 3 , 1 3 .

    '

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    Ehyeh. Poi c onsidera con attenzione le parole dello S pirito santo che non sono

    caso nello s tesso versetto del capi tolo III dell ' Esodo : :!_'? , (lx mal! sem!Q mal!) , cioè A me , qual è il Suo nome ? Ed e c c o , avete notato le quattro lettere finali di ciascuna parola? Abbiamo di nuovo il Quadrilittero ineffabile M1i1' ( YHWH) . Il principio è Ehyeh, il mez z o è Yah , la fine è l 'infinità . Le sue parti infatti sono ' M' 1 M ' ( YHW YH Y) , c he divideremo in tre intervalli : il primo è M ' , il secondo M 'l , il terz o ' M ' . Tutti e tre sono al servizio dell 'essere e dell 'essenz a . A proposito di Yah si legge al capitolo XV dell ' Esodo : Mia forza e mio canto Yah2 1 1 ; a proposito di 'M'l , nello stesso passo si legge : Egli fu ('M 'l ) per me la salvezza ; mentre per quanto riguarda 'M' si legge nel primo capitolo della Genesi: Sia ('M ' ) la luce 2 12 • Queste ul time due parole sono c ollegate sopra ttutto alla creazione del mondo e ali 'esistenza delle cose: i1N 'M 'l i1N 'M' , Sia la luce e la luce fu. E C!..O

    poste

    lO!.:.'

    a

    C!.P

    fu sera e fu mattina . Vi sia un firmamento e sia fatta distinzione e così fu; che le acque si raccolgano, e così fu; che la terra germogli, e così fu; che la terra produca , e così fu. Vi siano luminari, e così fu 2 1 3 • Si aggiunge sempre : E fu sera e fu mattina . In tutte queste c ose , perché giungano realmente all 'esistenz a , apprendiamo che in esse deve essere contenuto in germe

    (seminaliter) e in modo occulto il Nome ineffabile. Infatti nel corso di quei sei giorni vediamo che si fa menzione esplicita del solo Elohim , cioè Dio . Ma quando il mondo apparve compiuto e le mirabili opere delle virtù sommamente divine furono completate , allora a giusto titolo si doveva celebrare il trionfo e istituire il giorno di festa . Ecco , quando Elohim Tetragramma , Re dei re , Signore dei signori fece il Suo ingresso , allora per la prima volta si disse : Ecco le generazioni del cielo e della terra , quando

    furono creati, nel giorno in cui Tetragramma Elohim fece il cielo e la terra 2 14 . Qui il Tetragramma risuonò apertamente per la prima volta alle o recchie di tutte le creature , perché comprendessimo la clemenza di Dio insieme alla Sua giustizia . I nfatti i n tutti i passi della sacra Scrittura i n cui il Tetragramma è congiunto a Elohim noi osserviamo la proprietà della clemenza insieme a quella della giustizi a . Talvolta invece esso si acc ompagna a 'J,N (Adonay) , come nella preghiera di Abacuc : Tetragramma Aclonay è la mia forza 2 1 5 • Quando leggiamo queste parole intendiamo c he la potenz a del Te tragramma discende fino al Nome Adonay pronunciato . Se invece troviamo i due Nomi in ordine inverso , Adonay Tetragramma , c ome al capitolo XV della Genesi: Adonay Tetragramma, che mi darai 2 16 ? noi c oncepiamo allora mediante la mente che le Numerazioni , cioè le proprietà divine salendo dal

    2 1 1 Es . 1 5 , 2 . 2 1 2 G en. 1 ,3. 2 1 3 Cfr . G en. l . 2 14 G en. 2 , 4 . 2 15 Ab. 3 , 1 9 . 2 16 G en. 1 5 , 2 .

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    basso in alto aderisc ono alla luce suprema . Inoltre talvolta accade di trovare unito al Tetragramma il nome El, come nel S almo CXV I I I : El Tetragramma , e ci illuminò 2 1 1 , il suo significato è la clemenz a . Non diverso è il caso in cui si aggiunge anche Elohim c ome nel Salmo L : El Elohim Tetragramma ha parlato e ha chiamato a raccolta la terra 2 18 • L 'espressione usata in questo caso denota il Nome ineffabile rivestito di grazia c di severità . Talvolta si trova , ma solo nei Profeti e negli Agiografi Tetragramma S abaoth , per esempio al S almo XLVI: Tetragramma Sabaoth è con noi, il Dio di Giacobbe è nostra difesa 2 1 9 • In questo modo si allude alla proprietà del giudizio . E c c o perché i profeti ricorrono a questa espressione severa nelle l o r o invettive . S piegazioni di questo genere ne potrete trovare in numero assai maggiore nel libro Porte della luce e assai di più nel libro Porte della giustizia di Rabbi Yosef C arnitol . Soprattutto a proposito delle 13 proprietà di questo stesso Tctragramm a , quelle c he Mosè invocò con le parole che si leggono al c a pi tolo XXXIV dell ' Es odo : Tetragramma Signore , Dio misericordioso e

    compassionevole , lento all 'ira e ricco di grazia e di fedeltà, che conserva il Suo favore per mille generazioni, che perdona l 'iniquità , la trasgressione e il peccato, ma non lascia senza punizione , perseguendo la colpa dei padri nei figli e nei figli dei figli fino alla terza e alla quarta generazione 220 • Mi rivolgo a voi , uomini ottimi , si può ben dire senza tema di smentita c he occ orrercbbero molti s tudi e molte parole a c hi volesse rivelare tutti i misteri del Nome Tetragramma , di cui non si trova il c onfine , come non si trova per la sostanza di Dio . Così , evitando di occuparmi direttamente del N ome proprio dell 'essenza divina , ne mostrerò alcuni nomi derivati . Infatti esiste la c o nsuetudine di formare degli appellativi a partire dai nomi propri secondo la regola dei grammatici. Ora i derivati sono i seguenti : m? N C'n?N ? N , El Elohim Eloha . Ciascuno di essi trae la propria origine dal Tetragramma ineffabile , il quale è appunto composto di quattro lettere , ed ecco il 4, e ha valore di 26, cd ecco il 26 221 ; entrambi poi sono un unico simbolo di Dio , ed ecco l 'Uno. Ora se si unisc ono 4, 26 e l si ottiene ?N ( E/ 222 ) . Se a questo Nome si aggiunge la terminazione del Tetragramma M 1 , si leggerà Eloha . Per quanto riguarda Elohim si dirà che la mem finale non ha un significato reale , ma è una semplice marca grammaticale . Infa tti quando si trova la p arola acc ompagnata da suffissi , oppure allo stato costrutto (regimen consequentiae) , allora certamente mem non si trova . Ora, se aggiungete El alle lettere iniziali del TetragraJllllla Yah prese i n ordine inverso , voi otterrete Elohi e, con la marca flessionale leggerete Elohim. I n e ffe tti spesso le c onsonanti del Nome ineffabile sono accompagnate dalla puntazione

    2 1 7 Sal. 1 18 , 27 . 2 18 Sal. 50 , 1 . 2 1 9 Sal. 46 , 8 . 2 2 0 Es. 34 , 6 - 7 . 2 2 1 lnfalli YHWH = ( y = I O ; h = 5; to = 6 ; h = 5) 26 . 222 I nfatli El = ( ' = l ; l = 30 ) 3 1 = 4 + 26 + l .

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    vocalica del Nome Elohim. Del resto nella Cabbala si fa un largo impiego dell ' ordine inverso ed è un suo punto di forza e un motivo di lode della sua potenz a , c he comunque si traspongano le sillabe , le lettere rimangano le stesse , senz a diminuire , nonostante il senso sia mutato. Questo fatto ci è ric ordato da Abramo nel Sefer Ye�irah, quando dic e : �ON� 'l::n· n �p .l1 '1 .::> 1" C� N � n �p.l1 , Maschio e femmina, maschio in EmeJ e femmina in EJem, in cui la trasposizione delle lettere corrisponde a un mutamento della cosa significata. Per e sempio ?t-: (El) e N? (lo), cioè Dio e 'non ' . Ora , sebbene acc ada spesso , ciò che è davvero stupefacente in questo Nome ineffabile è c he le sue lettere , per quanto le si rigiri , signific ano sempre una sola e uni c a c osa , l 'essere e l 'essenza di Dio c he disse : Io, il Tetragramma , non cambio 22 3 • Perché questa pratica vi risulti più chiaramente esprimiamo il Tetragramma in 12 variazioni (non è possibile infatti costruirne di più) e non si troverà altro se non ciò c he designa l 'essenz a . Eccone i simboli : n n 1� 1n n � n m � � m n m � n m�n � n m n n � , n � m 1'nn n�1n �mn (YHWH, YHHW, YWHH , HWHY, HWYH , HHYW, WHYH, WYHH, WHHY, HYHW, HYWH , HHwn . Questi 12 Nomi sono considerati u n solo Nome presso i Cabbalisti , designanti una cosa sol a , anche se costituiscono 12 modi per esprimerl a . A ciascuno di essi i C abbalisti applicano un versetto della sacra Scrittura . Ogni versetto richiama ciascun Nome sec ondo il no1ariqon, non per spiegarlo , ma c ome semplice supporto mnemonico per evitare di dimenticarlo, come se dicessi : presta attenzione , Israele , ascolta oggi che si legge nel capitolo XXV II del Deuteronomio 224 , in ebraico 01�0.. ?t-:'1�� VO�l M ::> OD.. ; notate le iniziali di queste quattro parole , unendole risulta n�m (HWYH) , c he significa letteralmente l 'essenza ed è insieme la risoluzione del Tetragramma . Lo stesso procedimento si applic a a tutti gli altri anagrammi . Ma soffermiamoci ancora sulla prima parte della Cabbal a : troveremo ancora qualcosa c he è utile co noscere . Infatti le ultime cose che ho esposto appartengono già all a sec onda p arte . Affrontiamo , se volete , quest'arte in modo frammentario e per singole parti , per non doverci soffermare su ogni singolo argomento troppo a lungo e per far sì c he il lavoro del giorno si concluda al termine del giorno. Gli argomenti che mi sono limitato a sfiorare in precedenza li rip renderò ora molto brevemente per assicurarne il ric ordo . Dio , ineffabile prima della c reazione , fu chiamato Elohim durante la creazione e dopo la c reazione , abitando nel mondo come nel Suo tempio , è chiamato 'J,N (Adonay) . Perciò si legge nel S almo XI: Tetragramma nel Suo tempio santo, Tetragramma , nei cieli è il Suo trono, che domina s ulle Sue opere 22 5 • Infatti Egli è, come dice la S c rittura al capitolo X del Deuteronomio: Dio degli dèi e Signore dei signori, El grande 226 , Perciò nella Cabbala il Tempio (hekal) è il simbolo di Adonay e

    2 2 3 Mal. 3 , 6 . 2 24 Deul . 27 , 9 . 2 2 5 Sal. 1 1 , 4. 226 Deut. 10, 17 .

    189 viceversa, per equivalenz a numerica 227 . Così come l ' i neffabile Tetragramma deve essere adorato in 'J,N (Adonay) come nel suo '?:>'M (hekal) , cioè nel suo Tempio , così Dio deve essere amato in Dio , secondo il mondo triplice , c ome si legge nel VII capitolo di Geremia: Tempio del Signore , Tempio del Signore , Tempio del Signore 228 • Resta poi l ' altro appellativo , , ,� ( S adday) , al c apitolo VI dell ' Esodo : lo (sono) il Tetragramma e sono apparso ad A bramo,

    /sacco e Giacobbe come El Sadday, ma il mio Nome Tetragramma non glielo feci conoscere 2 29 . In questo testo viene defini to Suo Nome soltanto quello ineffabile, infatti solo esso si addice al Dio sommo , poic hé Egli non è nessuna delle c ose c he sono , ma è al di sopra di tutte le c ose senza c he debba considerare nulla al di fuori di sé . Vi sono poi altri nomi appellativi c he si riferisc ono ad altre proprietà e relazioni , come Sadday, c he i Latini hanno tradotto c on Onnipotente anche se in ebraico significa più propriamente Sufficiente a se stesso , Bastante a se stesso e Non bisognoso di nulla , c he i greci traducono più c orrettamente con airrdpKTJC . Infatti in ternnm grammaticali noi diciamo c he � significa 'che ' e ,, significa 'basta ' o anche 'sufficiente ' . D ' altra p arte se vi capiterà di udire pronunciare C� (Aem), cioè Nome , in forma isolata nella sacra Scri ttura dovrete pensare immediatamente al Tetragramma , perché esso è detto Kar'lfoxiw (per e ccellenza) e iperholic amente il Nome al di sopra di ogni altro nome 230 anche se nella conversazione quotidiana si applic a a ogni cosa dotata di esistenz a . Sebbene S adday significhi che non ha bisogno dell 'aiuto di nessuno , il Tetragramma apparve ai patriarchi appunto come El Sadday, cioè il Potente c he basta a se s tess o , perché bastò da solo a compiere miracoli e prodigi . Tuttavia Egli non fece loro sapere che il Nome Tetragramma era il Nome a ttraverso il quale l 'uomo , in qualità di cooperatore e di delegato di Dio , può compiere miracoli . Questo argomento è stato trattato con maggiore dovizia di particolari nel libro La Parola meravigliosa di Capnione 231 . Vi è poi lo sptrtto amministratore di Sadday, Metatron, così chiamato per equivalenz a numeric a 232 , il quale si presenta come la guida e colui che indica le vie . Tratterò questo punto più dettagliatamente in seguito , se me lo ric orderete . C 'è poi l ' altro nome Sabaoth , che in ebraico suona 1"11N�� (�eva 'ot ) , c he è il nome delle schiere , la prima delle quali è quella delle intelligenze assolutamente separate e degli angeli . La seconda è quella dei motori delle sfere e delle virtù assistenti . La terz a è quella delle anime c he informano i c orpi . Questo nome si trova soltanto dopo il Nome di Dio . Così si legge , e di nuovo in forma triplice : Santo, Santo, Santo Tetragramma Sabaoth nel VI

    2 2 7 1 nfatti Hekal = (h = 5; y 10 ; k = 20 ; l = 30) 6 5 e Adonay = ( l ; d = 4 ; n = 5 0 ; y = 10) 65. 228 Ger. 7 ,4. 229 Es . 6 , 2 . 23° Cfr . Fil. 2 , 9 . 23 1 Cfr . D e verbo miri)ico g 7 v . ( R EUCHLIN 1964 , p . 1 0 2 ) 2 3 2 Infatti Sadday = (j = 300 ; d = 4; y = 10) 3 14 e l\Je1a1ron = (m = 40 ; 1 = 9 ; 1 9; r = 200 ; w = 6 ; n = 50) 3 14 . =

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    .

    =

    190 c a pitolo di lsaia 2 33 e c os1 m altri passi . Voi avete dunque udito con quale metodo procede la struttura (status) della prima parte della Cabbal a . Essa c o nsiste interamente nella commutazione di parole sacre e, c ome ciascuna parola può essere commutata secondo due metodi , così dovremo ammettere c he questa parte si suddivide a sua volta in due specie (species). La prima c o nsiste nella trasposizione delle sillabe e delle parole , la sec onda nell 'equivalenza numeri c a . Se , per esempi o , io leggo nel c api tolo XL di Isaia : N '1 � n ? N 'O (mi elleh bara), ovvero chi ha creato queste cose 2 34? sec ondo il metodo c abbalistico io trasporrò mi ed elleh ed otterrò O'i1?N ( Elohim) . C osì l a risposta alla domanda N'1� n?N 'O , Chi creò queste cose , ric hiama l 'inizio della Genesi: O'i1?N N'1� , cioè Elohim creò. E ancora : Ezechiele siede sulle rive del fiume C hebar , c1oe sotto l 'influsso del Cherub : infa tti , anagrammando '1 �1.J si o ttiene �1'1.J . Noè (nJ ) trovò grazia al c a pitolo VI della Genesi , a nagrammando nJ in Jn , cioè 'grazia ' . Tutte le operazioni di questo tipo si compiono per metatesi , a causa della confusione primitiva che si mostrò nel globo di fuo c o . Si potevano estrarre le lettere qua e là come dal c a o s e leggerle ora in un senso ora nell ' altro . Così si compie l a prima suddivisione dell a prima parte . Affrontando la seconda suddivisione dell a prima p arte , h o deciso di mostrarvi qualche altro elemento della prima parte a titolo di esempio perché conosciate meglio è più c hiaramente l 'argomento e perché si fissi più profondamente nella vostra memoria . Nel capitolo XXV della Genesi si legge , a proposito di lsacco e di Rebe c c a : 11"1�N n p �'1 '1i11"11 , E Rebecca , la s ua sposa, concepì 2 35 . Noi abbiamo la possibilità di scoprire ciò c he Rebecca c oncepì. Infatti il testo dice che Rebecca concepì 11"1�N . C o nsiderate ora , uomini dottissimi , c he cos'è questo 11"1�N in questa seconda suddivisione della prima parte , ricorrendo alla N''1l::> O '.:l (gima1reya) , cioè alla comparazione delle equivalenze numeriche : troverete c he l a parola significa per equivalenza numeric a �p1 �N , cioè fuoco e pagli a , entrambi infatti c ontengono il numero 707 , perciò Rebecca c oncepì fuoco e p agli a , il c he è c onfermato dalle parole dell a sacra Scrittura , sec ondo la testimonianza di Abdi a , c he afferma : E la casa di Giuda sarà un fuoco, la dimora di Esaù come paglia 2 36 . Procediamo in modo analogo quando leggiamo c he l a Legge fu data nella saggezza , n o.Jn . Vediamo qual è la saggezza appropriata alla promulgazione della Legge . Certo la Legge consiste i n editti e i nterdizio ni , comandi e divieti . I l simbolo d i tutto c i ò è no.Jn , la saggezza d i tutti i c omandamenti di Dio . Infatti quando pronunciate il nome intero di ciascuna delle quattro lettere che compongono questa parola : 'il 00 (.J l"1'n , si ottiene 6 1 3 , c he è il numero dei comandamenti di Dio , chiamato dai nostri dottori .:1 '''11"1 (taryag) . Insomma occorrerà ricordare c he in questo primo

    2 33 l s. 6 ,3. 2 34 1 •. 40 , 26 . 2 3 5 G en. 2 5 , 2 1 . 2 36 A bd. 18.

    191

    tipo di speculazione anzitutto i caratteri , gli elementi e le lettere sono stati posti alla rinfusa e sono leggibili in un senso e nell 'altro ; in secondo luogo ques ti c a ratteri non erano originariamente distinti mediante accenti né punti ; in terz o luogo tutte le lettere primitive corrispondono a un numero , c omprese le cinque lettere finali , che furono introdotte solo più tardi dal saggio Esdra il quale introdusse anche i punti . Vi sono infatti 22 lettere primitive e originariamente tutta la Scrittura fu espressa esclusivamente con esse e fino ai nostri giorni i C abbalisti le dispongono e le spostano secondo l 'e stro della gioiosa contemplazione di ognuno . Infine noi dobbiamo tendere a questa meta di c arattere generale cioè che , sebbene sia dovere di ogni C abbalista di leggere una cosa e di intenderne un 'altra , tuttavia ognuno si attenga a questa regola senz a eccezioni , il bene è bene e il male è male perché nessuno dic a che il bianco è nero o c he il giorno è notte » . Disse allora Marrano: « Io mi figuro questo tipo di tecnica c ome se qualcuno c hiamasse un tale Doroteo anziché Teodoro o Demonìco per Nic odemo o ancora Filodemo per Demofilo , come in greco si può dire tanto CWJlaT&/>tÀov Kal c/JtÀOCWJlaTOV , somatophilon quanto philosomaton•• . Gli rispose Simone : « Le tue osservazioni sono abbastanza centrate e tuttavia penso che ben presto faticheresti nel mettere insieme un lungo elenco di esempi , a causa della povertà delle altre lingue . Rispetto all 'ebrai c o , c he è la fonte di tutte le lingue , esse sono povere e sopportano così male la loro insufficienza c he importano certe espressioni (idiomata) da altre lingue . Esse non possono essere completamente cifrate e non sopportano una c omposizione significativa . Perciò quest'arte non può essere tradotta nella lingua di un altro popolo. Se non avessi saputo che voi conoscete altrettanto bene l 'ebraico (delle altre lingue) certo non avrei trattato con voi nemmeno queste poche nozioni sulla Cabbal a , né ora mi appresterei a trattarne altre . Ma affretti amoci ad arrivare alla sec onda parte di questo metodo c hiamata 11P ''1�1J (noJariqon). Si tratta di una convenzione trasmessa segretamente tra i Cabbalisti : le lettere prese separatamente e senza racc ogliersi in sillabe stanno al posto di intere parole , come è abitudine degli ste nografi e dei segretari e come talvolta usano i comandanti militari che trasmettono i loro piani segreti inviando messaggi in codice (furtiva scripta) , cifrati ric orrendo a un ordine apparentemente c aotico. Per questo il grammatico Prob o , secondo quanto scrive Aulo Gellio 237 , compose u n commento assai minuzioso sul significato nascosto delle lettere . Probabilmente le c ose non stanno in modo molto diverso nel procedimento di questo metodo , che se ci si fosse acc ordati di designare mediante la le ttera yod, a causa della sua figura di punto indivisibile , l 'ineffabile Tetragramma , solitamente tradotto con 'Signore ' . Allo stesso modo i Cabbalisti sono soliti c ontrassegnare quello stesso Nome con tre punti a causa delle tre M1Jl'?V , cioè delle tre Numerazioni più elevate , c he costituiscono una sola e uni c a il '1�V , cioè un 237 Aulo Gellio , Noct. Att. XVI I , 9, 2.

    192 unico diadema. Infatti i C abbalisti dicono: '.l D�n l'.:JMl.::> nr ,,o7 ' .::> , l' ,l' , Per questo mistero si scrive il Nome con tre yod, in questo modo , in cui l 'incomparabile Quadrilittero si scrive con tre le ttere , il c he è ammesso dall 'uso quotidi ano 238 • Inoltre nel passato ci fu, al tempo di Antioco Eupatore , Giuda figlio di Mattatia 239 , un famoso guerriero e capo militare , c oraggioso difensore delle Leggi , del tempio , della città dei Giude i , suoi co ncittadini . Poic hé Antioco e tutto iJ suo esercito li avevano assaliti , Giuda , istruito da un angelo , dette ai suoi compagni di battaglia come parola d ' ordine il celebre simbolo ''.:1.::> 0 (Mkby) per esortarsi a c ombattere con coraggio mediante ques te quattro lettere . Giuda promise c he quello sarebbe stato il segno della vittoria di Dio . I soldati giudei ricevettero questa parola d ' ordine con animo lieto , c ome un forte stimolo a farsi coraggio e , combattendo valorosamente sotto l a protezione di questo simbol o , massac rarono nel campo d i Antioco 14000 uomini e u n gran numero di elefanti con i soldati che essi trasportavano . Da allora il comandante militare Giuda fu soprannominato da tutti Maccabeo , perché questo era il suono di quelle quattro lettere . Poiché molti guerrieri c redevano di avere vinto grazie alla p otenza di quel segno , gli ufficiali dell 'esercito e i saggi d ' Israele si meravigliarono e chiesero a Giuda come fosse potuto acc adere un trionfo di quelle proporzioni sotto la protezione del segno che egli aveva dato . Egli rispose c he in quel segno era contenuta la potenza di Dio onnipotente ineffabile e mostrò loro le parole di Mosè che si leggono al capitolo XV dell ' Esodo : nln' D'7N.:J 110.::> 'O , cioè Chi è come te tra i potenti, Signore 2 40 ? Quei quattro caratteri infatti erano le iniziali di queste parole , e si può constatare che yod significa esplicitamente iJ Nome Tetragramma e c he ' .:J.:JO è il simbolo memorabile del nome divino di 72 lettere per equivalenza numeric a 24l . S pinti da quello stesso simbolo i combattenti dell 'esercito di Giuda , ripresa la lotta , travolsero non meno di 35000 uomini, secondo l a testimonianz a degli scri tti (scripta) , rallegrandosi in modo meraviglioso della presenz a di Dio essi benedissero nella lingua dei loro p adri l ' Onnipotente Signore Tetragranuna 242 . Comprendete dunque da questo episodio c he un 'intera parola può essere simboleggiata da una sola le ttera , sia che questa lettera venga presa isolatamente , sia che concorra a formarne un'altra. C osì si dic e c he un'espressione nel suo insieme simboleggi a un intero discors o , come a l capitolo V d i Daniele : l'O,!> 7 p M NJO , H a contato, è stato soppesato, è stato diviso. Ed ecco ciò che queste parole signific avano per il famoso Nabuc odonosor 243 : Dio ha computato il tuo regno e gli ha posto fine ; ',

    ', ,

    238 Cfr. LAUTERBACH 19 30-3 1 . 2 39 Cfr. l Mace . 13 , 1 5 . 240 Es . 1 5 , 1 1 . 24l I nfatti MKBY = (m = 40 ; k - 20; b = 2; y = lO) 7 2 . 242 2 Macc. 1 5 2 7 . 29 . 243 Si tratta di una svista per Baldassàr, figlio di NabucodonosoL ,

    193

    è stato pesato sulla bilancia ed è stato trovato mancante ; il tuo regno è s tato diviso e dato ai Medi e ai Persiani 244. Dunque dalla scomposizione delle le ttere di una sola espressione se ne ri cavano molte , oppure molte espressioni si riassumono , prendendo soltanto certe lettere , in una sol a . C o sì dalla molteplicità si ricava l 'uni tà e viceversa. C he in ciò non vi sia nulla di strano lo dimostra l 'uso frequente di due monosillabi , sui quali si dice che Virgilio abbia scritto nei suoi poemi , il sì e il no (est et non) 245 ; tutti ric o rrono a ques ti ben noti monosillabi , se li si toglie il disc orso umano resta privo del perno su cui gira. Così chi mai potrebbe mettere in dubbio c he in quest' arte un 'intera espressione può essere rappresentata da una sola lettera , e tutto un discorso da un 'espressione e viceversa che sia possibile , analogamente , c he una certa parola sia rappresentata da un discorso intero opportunamente scelto? Da qui nacque la tec ni c a occulta e mirabile delle c orrispondenze epistolari . S pesso l 'ho utilizzata in circostanze di grave pericolo e in situazioni c ritiche ho scri tto in tedesco ciò c he volevo far conoscere a un latino in Etruria , o Tosc ana che dir si voglia , e inversamente ho sc ritto i n latino ciò che volevo far sapere a u n tedesco digiuno di lettere latine . lo desiderero che voi accogliate tutto ciò , quale c he n e sia il valore , con a nimo grato e c he lo c onserviate nel profondo dei vostri pensieri , perché si tratta di una materia di grande importanz a .

    A nalisi delle lettere e delle loro molteplici proprietà Se operiamo seguendo le regole , questo tipo di lettere può tornarci u tile in quattro modi. Noi possi amo prendere le iniziali di certe parole per formarne altre , come per esempio all 'inizio della Genesi: 1?:>'1 '��tl 01:!,. C'O�tl, cioè Sesto giorno e i cieli furono compiuti 246 , ed ecco il Tetragramma YHWH. Oppure possiamo prendere le lettere finali , c ome nel S almo l: p �? !J.'lT�·m , cioè Non così i malvagi 247 , che , trasposte danno JO N (amen) . Il che significa che non sarà così per i malvagi i quali , poiché non diranno ame n , ma anzi saranno mandati nella Gehenna . Oppure le lettere si presentano una per una all 'interno di una sola parol a , c ome nel S almo III: Molti (rabbim) insorgono contro di me 2 48 . C hi sono ques ti molti? l C abbalisti rispondono 08' .::1 "1 (R . B . I . M . ) , cioè i Romani , i Babilonesi , gli Ioni e i Medi . Infine queste lettere sono dotate di significato non in relazione a d altre per le parole che v anno a formare , ma ciascuna di esse è considerata secondo il significato della sua proprietà intrinseca , come per esempi o , a proposito dei due mondi , yod significa il mondo a venire mentre he significa il mondo presente , cioè

    2 44 Dan. 5 , 2 5 s . 2 45 Si tratta di un breve componimento tramandato in alcuni codici

    �46 ba bilmente opera di Ausonio. G en. 1 ,31-2 , 1 .

    247 Sal. 1 ,4 . 2 48 Sal. 3 , 2 .

    dell 'Appendix Vergiliana ,

    194

    questo mondo . Nel capitolo II della Genesi si legge : Queste furono le generazioni del cielo e della terra CN'1 .::l !J...::l , cioè in H li creò 249 . Quest'ultimo modo di c onsiderare le lettere è pertinente alla sostanza del carattere in sé e non riguarda in nessun modo la relazione accidentale , c ome nei tre modi precedenti , in rapporto a qualcos'altro.

    Considerazione grammaticale delle lettere Così le lettere possono significare secondo questa modalità : o secondo le regole della grammatica le cose stesse messe al primo posto, ovvero i numeri disposti secondo le regole dell' aritmeti c a , oppure secondo altri calcoli applicati alle parole dei nostri Maestri o , infine , ogni c reatura c he discende dalla C ausa prima e c he a essa può essere ricondotta . A proposito della posizione primitiva delle lettere essi dimostrano che alef è la via , o l 'istruzione , perciò si legge nel c apitolo XXXIII di Giobbe : Ti insegnerò, ovvero ti istruirò (wa-a 'allefoa) sulla saggezza 2 50 ; bet è la c asa , si veda il S almo XXI I I : Abiterò nella casa (bet) del Signore 2 5 1 ; gimel è l a retribuzione , si veda il S almo CXVI : Perché il Signore ti ha retribuito (gamal) 2 5 2 ; dalet è l 'entrata , l 'ingresso o la porta , si veda il capitolo XIX della Genesi: Si avvicinarono per sfondare la porta (delet) 2 53 ; he significa Ec c o , per c ui si veda il capitolo XLVII della Genesi: Ecco (he) a voi della semente 2 54 ; waw significa uncino ricurvo , si veda il capitolo XXVI dell ' Esodo: l loro uncini (wawehem) saranno d 'oro 2 55 ; Zayin significa armi , si veda il c apitolo XXII I del terzo libro dei Re : Laveranno l e armi (ha-zonot) secondo la parola del Signore 2 56 ; l,et signific a terrore , come al c apitolo VII di Giobbe : Tu mi terrorizzi (l,ittattani) per mezzo di sogni 2 51 ; le t significa deviazione , per metatesi dà infatti te/ , c ome al capitolo IV dei Proverbi: Non deviare (tet) a destra né a sinistra ; yod significa c onfessione di lode , si veda il c apitolo XLIX della Genesi: l tuoi fratelli ti loderanno (iShtal,awu) 2 58 ; kaf significa palmo , c ome si legge nel quarto capitolo dell ' Ecclesiaste : Meglio un palmo (kaj) colmo con riposo 2 59 ; lamed significa insegnamento , come si vede nel S almo CXL I I I : lnsegnami (lammedeni) a compiere la Tua volontà 2 60 ; mem signi fi c a a c que , c ome risulta d a l c apitolo L V di Isaia : Tutti voi che siete assetati,

    249 Gen. 2 ,4 . 2 5° G iob. 33 ,33. 2 5 1 Sal. 2 3 ,6. 2 5 2 Sal. 1 1 6, 7 . 2 53 G en. 1 9 , 9 . 2 54 Gen. 47 , 2 3 . 2 55 Es. 2 6 ,3 2 . 2 56 l Re 2 2 ,3 8 . 2 5 7 G iob. 7 , 14 . 2 58 Gen. 49 , 8 . 2 59 Eccl. 4 ,6 2 60 Sal. 143 , 10 .

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    venite alle acque (mayim) 2 6 1 ; Nun significa filiazione , come risulta dal c a pitolo XIV di Isaia : Figlio (nin) e posterità 2 62 ; samek significa imposizione , c ome si legge nel capitolo XXXIV del Deuteronomio: Poiché Mosè gli aveva imposto (samak) , cioè applicato, le mani 2 63 ; 'ayin signifi c a oc c hio , per cui si veda il capitolo XXI dell ' Esodo: Occhio ( 'ayin) per occhio 2 64 ; peh significa bocca , come al capi tolo IV dell ' Esodo: Chi ha dato una bocca (peh) all 'uomo 2 65 ? �ade significa lati , come si legge al capitolo XXV dell ' Esodo : Sei bracci usciranno dai suoi lati (mi-�iddeha) 2 66 ; qof significa rivoluzione o cerchi o , come si legge al capitolo XXXIV dell ' Esodo : A l ritornare della stagione dell 'anno , cioè al volgere (tequfat) dell 'anno 2 61 ; re� signi fi c a l a povertà , come indica i l capitolo X dei Proverbi: Il terrore dei miserabili è la loro povertà (rdam) 2 68 ; altri però traducono questa parola con 'eredità ' ; �in significa dente , come si vede al capitolo IV di Giobbe : E i denti (we-�inne) dei cuccioli di leone sono spezzati 2 69 ; taw signi fica segno , come nel capitolo IX di Ezechiele : Segna con una taw le fronti degli uomini 2 1 0 . Questa è l a spiegazione gramma ticale delle lettere e i l modo di imporre nomi alle c ose , siano essi primitivi o derivati . Ritengo che non ci sia nulla di estraneo alla speculazione più elevata se qualcuno ha la passione dell 'espressione figurata » . Intervenne allora Filolao: « Se ho ben capito c i tocca c ompitare di nuovo le letterine ora che siamo vec chi 271 , e avremo bisogno di nuovo della bacchetta , perché in questo tempo noi siamo stati riportati , con un lungo studi o , a imparare l ' alfabeto » . Disse allora Marrano : « Indubbiamente ritorniamo b ambini . Questa è la tua famosa palingenesi pitagori c a , Filolao » . Simone rispose : « Non consideratela con sufficienza , perché si tratta di una dottrina profonda e degna di filosofi , se prestate fede al vostro Platone , e niente affatto ridicola , come opinò Socrate nel Cratilo a proposito della c onoscenza delle lettere : noi non abbiamo niente di meglio per valutare la verità dei nomi primitivi , brdrrcp c vM.af3aì.c Té KaÌ ypdJ1Jlactv q J1LJ1 1JCLC Tvyxdvct oka Tìjc oiciac, òp86mT6v tc n 8tcAic()at Tà C TOLXCÌ.a rrpiìJTov, perché è

    attraverso le lettere e le sillabe che avviene l 'imitazione dell 'essenza e il procedimento più corretto consiste nel distinguere anzitutto gli elementi

    2 6 1 /s . 55 , 1 . 2 62 l s. 14 , 2 2 . 2 63 Deut. 34 , 9 . 2 64 Es. 2 1 , 24 . 2 65 E s . 4 , 1 1 . 2 66 Es . 2 5 ,3 2 . 2 6 7 Es . 34, 22 . 2 68 Pro v . 10 , 1 5. 2 69 Giob. 4 ,1 0 . 270 Ez. 9 , 4 . 2 7 1 Cfr . ERASMO 1 7 03 , col. 93 e sg.

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    costitutivi2 1 2 • Perciò io c redo c he gli •elementi ' siano stati chi amati così c ome se fossero hylementa , cioè materiali , nei quali le c ose più grandi si fanno a partire dalle c ose più piccole , come afferma Esiodo : Se aggiungi un poco a un poco, e metti tutto quanto insieme , alla fine otterrai una grande quantità ,. 27 3 • Filolao disse : « Continua pure il tuo discors o , Simone , quello c he dici è tutto vero . Ci scuserai , abbiamo voluto scherzare » .

    Considerazione aritmetica delle lettere Simone riprese : « Passerò allora ai numeri della scienza aritmeti c a indic a ti dalle lettere ebraiche 274 • In effetti n o n c 'è su tutta l a terra un'altra lingua le cui lettere rappresentino in modo altrettanto perfetto qualunque numero . Tuttavia gli ultimi arrivati dei Greci hanno cercato di imitare i Giudei e di esprimere similmente i numeri mediante il loro alfabet o , ma fu loro necessari o intercalare due figure , quella del 6 e quella del 90 , c he propriamente non fanno parte della serie alfabetica 27 5 • Queste due figure c; e C} s o no invenzioni di parvenus spinti dalla smania di imitazione . Noi possiamo citare a sostegno di ciò i libri di Omero . Che poi i Romani usarono assai poco esprimere i numeri mediante le lettere dell 'alfabeto , voi lo avete appreso leggendo ciò c he Prisciano di Cesarea sc risse una volta a Simmaco nel suo Sui numeri, sui pesi e sulle misure 2 16 • S tabiliamo dunque quattro serie (gradus) di numeri : la prima è quella delle dita (unità) , la seconda è quella delle decine , la terza quella delle centinaia , la quarta quella delle migliaia . La prima serie dell ' alfabeto è simboleggiata dalle figure da alef a 1et ; si tratta di 9 segni c he si riferiscono ciascuno alle cifre e cioè : �nr lM , ;� .::l N , cioè l , 2 , 3 , 4 , 5 , 6 , 7 , 8 , 9 . Anche la sec onda serie , delle decine , c omporta 9 figure alfabetiche :!C !> V CJ o? ::>' ' cioè I O , 2 0, 30 , 40 , 50 , 60 , 70 , 80 , 90 . La terza serie , delle centinaia , comporta analogamente nove c aratteri : rnrqn�"lp ' c orrispondenti a 100 , 200 , 300 , 400 , 500 , 600 , 700 , 800 , 900 . La quarta serie è quella delle migliaia , per essa bisogna ritornare alle figure della prima serie , anche se la quantità indicata è più grande tanto c he si dirà grande alef, c ome dire alef ingrandita , e si pronuncerà con l ' aggiunta della voc ale pata�J , c he ha il suono della a in italiano . Lo stesso per la bet gra nde , c he vale 2000 , e c osì via fino a 9000 , e infine la yod grande , c he corrisponde a 10000 . In 272 Platone , Crat. 424 b-e . 2 73 Esiodo, Op. 36 1 -2 . 274 Le considerazioni seguenti sull'alfabeto ebraico seguono molto da presso il testo intitolato Sod ha-alfa beta , che si legge nel ms Halberstam 444 , cc. 39 v . - 43 v . �errd 7 5 I nfatti, nel sistema greco i numeri 6 , 9 0 erano espressi da lettere arcaiche: stigma e coppa. A dire il vero anche il numero 900 era espresso da un segno estraneo all'alfabeto ('),>,), chiamato dai �rammatici bizantini sampi. 7 6 Cfr . Prisciano , De nummis , ponderibus , mensuris , numeris eorumque notis , in KEIL 1865-79 , vol. I I I .

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    questa serie alcuni sono soliti aggiungere un apice alle figure per indicare l ' o rdine di grandezz a . Di qui in poi non ci si serve più di figure ma delle parole C'M1.:l, 1.:1, (ribbo, ribbotayim) : due mila migliaia eccetera . S ono stati sopra ttutto i C abbalisti a servirsi di questo metodo dell 'alfabeto numerico . Essi sostengono che trascorsero duemila anni prima dell 'inizio della c reazione di questo mondo perché davanti alla parola M'�N, , cioè Principi o , l a S c rittura pone una bet grande , per formare la parola M ' � N, .::l (Be-re ·�it 2 1 7 ) . I nostri S aggi spiegano c osì il seguente passo del capitolo VIII dei Proverbi: Il Signore mi ha posseduto all 'inizio delle Sue vie , prima delle Sue opere , fin da allora 2 18 • Ora , tutto ciò che supera il mille è considerato infinito , perché l ' ul timo numero espresso dalle sacre lettere è il mille . Infa tti quando il re Davide volle mostrare una cifra infinita , nel S almo CXIX, disse: La Legge della Tua bocca vale per me di più di mille pezzi d 'oro e d 'argento 2 19 , a indicare una somma senza limite .

    Sulle lettere tradizionali (disciplinares) che si fanno risalire alle parole dei Maestri . Inoltre sulle lettere naturali che alludono alla creazione Passiamo ora in rassegna molto brevemente questa terza sostanza delle lettere che è riferita a qualche intenzione dei nostri Maestri. Così alef bet significa per essi prudenza , e gimel dalet significa retribuzione dei poveri , me m , cioè ma 'amar , significa discorso aperto e discorso occulto , e così per altre sigle che ricorderemo più avanti e c he si trovano più spesso nell 'uso dei Talmudisti . La quarta specie di queste lettere c onsiste in tutte le cose poste e create . Essa è della massima utilità per gli studiosi della C abbala perché possano più facilmente ric ondurre le creature al loro Creatore , che è poi l ' obiettivo fondamentale e precipuo di questo insegnamento . Dunque io disporrò ciascuna lettera in ordine , perché possiate c onoscere i singoli elementi uno per uno : da alef a yod sono simboleggiate le sclùere o i c ori degli angeli , che i filosofi chi amano intelligenze separate , forme libere , incorporee e non sensibili , provenienti e derivanti dalla potenza di Dio c he non ha forma né immagine né termine di paragone . Egli disse i nfatti nel c a pitolo XL di Isaia : A cosa mi paragonerete perché il paragone sia adeguato 280 ? E, poco p rima : A chi potreste paragonare Dio, e quale immagine potreste mettergli a confronto 2 8 1 ? Inoltre questa dimora (mansio) è detta C'�N1?1.:m c?w , mondo degli angeli o mondo angelico. Poi , dalla lettera kaf alla lettera �ade si designano gli ordini dei cieli i quali , per dono della potenz a del Creatore , sono governati dall 'influsso degli a ngeli. Questo mondo è detto

    277 Gen. l , l . Nei codici masoretici infatti la prima lettera della Bibbia è scritta con un carattere senaibilmente più grande. 2 78 Prov. 8 , 22 . 2 79 Sal. 1 1 9 , 72 . 280 '' · 40 , 2 5 . 28 1 1• . 4-0 , 18 .

    198

    C'7.:1'7:ti1 c?w , mondo delle orbite o delle sfere . Quindi da 6ade 282 a taw si arriva ai quattro elementi con le loro forme e insieme tutte le sostanze c omposte (mixta) , sia viventi che non viventi . Tutti dipendono dalla potenza di Dio , c he dispensa loro l 'essere e la vita , come si legge in Isaia : Colui che ha

    creato i cieli e li dispiega , che ha stabilito la terra e quanto germoglia in essa , dà il respiro a quanti la calpestano , ovvero , camminano su di essa 283 • Essi sono guidati dagli influssi degli angeli e delle sfere e il loro insieme è detto l"1,10'i1 c?w , mondo degli elementi. In esso è l 'uomo c he è chiamato 7�Pi1 c?w , piccolo mondo, ciò che i Greci c hiamavano JlLKpOKOCJlOC (mikrokosmos ) , cioè il mondo minore , o , più correttamente , il piccolo mondo . Infatti proprio nell 'uomo brillano le proprietà di tutte le creature , sublimi e i nfime . Noi saremo in grado di ripetere queste cose a memori a , con maggiore utilità , se mostreremo di che cosa ciascuna lettera è considerata il simbolo : si tratta di una materia piacevole e lodata dagli autori più antichi ; la esporrò anche perché in futuro non venga qualcuno a c riticare c avillosamente que s t ' arte accusandola di superficialità e inconsistenz a . L'alef è il simbolo delle realtà più elevate e somme , c he sussistono per il primitivo influsso della bontà divina , c ome per esempio gli angeli c hi amati �,pi1 l"11'n , �•ayyoth cioè i Viventi del S antuario o meglio le Vite che si trovano immediatamente al di sotto di Dio . Questi angeli , in virtù della potenza di Dio , purificano , illuminano e conducono a perfezione gli angeli immediatamente inferiori ; questa è detta , per usare una parola del linguaggio comune , la loro influenz a . Bet , la seconda lettera , significa i l secondo grado degli angeli a partire d a Dio stess o , detti C'J::>1N , ofannim cioè forme o ruote , derivati in sec onda istanza dalla potenza di Dio mediante l 'intelligenza prima . A loro volta essi influiscono sugli esseri inferiori a partire da Dio . Inoltre , a detta dei S aggi , Bet simboleggia la S apienz a . gimel rappresenta tra le essenze superiori gli angeli c hiamati C'7N'1N , ar 'alim cioè gli angeli grandi , potenti e forti . Essi discendono in terz a istanza dalla bontà della Maestà divina e sono illuminati dalla potenza di Dio mediante l'intelligenza seconda e a loro volta influiscono sugli esseri inferiori . Dalet è il simbolo della quarta emanazione presso gli esseri superiori , di c oloro che sono chiamati C'7o�n , haJmalim. Essi ricevono l 'influsso della potenza di Dio mediante l 'intelligenza terza e influiscono per mez zo di quella potenza sugli esseri inferiori . La he designa gli esseri della quinta emanazione a partire da Dio stesso . Essi sono i 0'!>'1� , Jerafim e ricevono l 'influsso della potenza divina mediante l 'intelligenza quarta e per mezzo di questa stessa potenza influiscono sugli esseri inferiori . Waw è il simbolo dell 'essenza degli esseri superiori della sesta emanazione , detti C'.:>N7o , mal 'akim cioè angeli. Essi ricevono l'influsso della potenza divina mediante l 'intelligenza quinta e influiscono per mezzo della stessa virtù sugli esseri i�feriori . Zayin è il sigillo degli spiriti beati superiori della

    282 Evidentemente si tratta della forma finale della lettera fade. 283 l s. 42 ,5.

    199 settima emanazione , detti 0'i17N , elohim cioè dèi . Essi ricevono l 'influsso della potenz a di Dio mediante gli angeli del sesto ordine e influiscono per mezz o di questa stessa potenza sugli esseri inferiori . l) et è il simbolo degli esseri superiori dell 'ottava emanazione : sono gli angeli c hiamati O'i17N 'J:l , bene elohim figli degli dèi , sono illuminati dalla potenz a di El mediante gli a ngeli del settimo ordine e per mezzo della stessa potenza influiscono sugli esseri inferiori. Tet è il simbolo degli angeli della nona emanazione , detti 0' :11, .:> , keruvim. Essi ricevono l 'influsso della potenza di Dio mediante l 'intelligenza ottava e, per mezzo della stessa potenza , influiscono sugli esseri inferiori . La decima lettera , yod , significa l 'essenza delle i ntelligenze della decima emanazione . Esse sono chiamate O'�' N , iAAim cioè nobili e patrizi, e sono inferiori a tutte le gerarchie . La potenza di Dio le illumina mediante il nono coro ed esse infondono ai figli degli uomini la conoscenz a , l a scienza delle c ose e l 'attività produttrice di miracoli . Perciò c oloro che sono dotati di questa facoltà sono detti figli di �'N , cioè uomini di nobile i ntelligenz a , sui quali si legge nel Salmo XLIX: Gente della terra e figli degli uomini 284 . Ma propriamente si deve leggere nel modo seguente : Sia i figli dei plebei che i figli dei nobili o ancora: Sia i contadini che i nobili. Noi s tessi abbiamo ripreso questa denominazione da questo ordine di intelligenze . Infatti i n noi l 'intelletto agente è la parte più elevata dell 'anima , quella c he Aristotele ha c hiamato voìc (nous), cioè la mente , che è la sola a venire in noi dall 'esterno . Da essa provengono le visioni profetic he e tutte le c ose grandi e s ante . Si c hiama 7vum 7.:>� , e con e s s o termina i l mondo angelico. Viene poi kaf, c he designa il primo mobile a partire dallo stesso El Sadday, immediatamente , c ome dalla causa prim a , anche se interviene la mediazione dello spirito della vita razionale , dotato di movimento comunic ativo , cioè l ' angelo Metatron. Esso è c hiamato l 'intelletto agente del mondo sensibile c he schiude l a via a tutti gli esseri inferiori mediante la penetrazione delle forme . Esso influisce c osì mediante la potenza divina su tutto ciò che è mobile . Kaf finale signi fi c a il cerchio delle stelle fisse . Rispetto a n o i si tratta della n o n a sfera , m a rispetto alle sfere superiori si tratta del secondo mondo , suddiviso nei dodi c i segni dello z odiac o c he noi chiamiamo rn7to . E s s o riceve l 'influsso della potenza di Dio mediante l 'intelligenza della stessa kaf e allo stesso modo esercita la propria influenza sulle realtà inferiori . Lamed è il segno della prima sfera dei pianeti , che sono c hiamati 1'1.:>7 , c ome dire ' quelli c he vanno in giro ' (ambulones) , mentre i Latini li chiamano 'erranti ' (errones) sul modello dei Greci che li c hi amano TrÀat'T/VH"C , 'vaganti ' . La settima sfera è a ttribuita a S a turno , che noi chiamiamo 'N M :l� (Sabbeta 'y) , esso esercita un influsso e lo subisce . La mem aperta denota la sfera di Giove , che noi c hiamiamo p ,:!i: , essa riceve l 'influsso dalla potenza di Dio per mez z o dell 'intelligenza superiore e mediante quella stessa potenza influisce sulle

    284 Sal. 49 ,3.

    200

    realtà inferiori . La mem chiuso è il simbolo della sfera di Marte , c he noi c hiamiamo C',NO , quinta orbita ; essa riceve l 'influsso della potenz a di Dio c re a tore media nte l 'angelo che le è immediatamente superiore , e con l a stessa potenza influisce sulle realtà inferiori . La nun significa il luminare più grande , detto VOV , il sole . La sua sfera è detta orbita non (calda) . Essa riceve l 'influsso di Dio , mediante l 'intelligenza sesta , attraverso la quale esercita il proprio influsso sulle realtà inferiori . La nun finale indi c a la sfera di Venere , c he noi chiamiamo n JD , Nogah. Essa sussiste per la potenza di Dio ed esercita la propria influenza per mezzo dell 'intelligenza settima. Samek è il simbolo del cancelliere , detto :..:n:> , Kokav , i n latino Mercuri o . Esso riceve l 'i nflusso dalle sfere superiori in virtù della potenz a di Dio ed esercita l a propria influenza medi ante la stessa virtù sulle realtà inferiori . 'Ayin è i l segno della sfera della luna , c he n o i c hiamiamo n'1' , Yarea� . Essa appare c ome l ' occhi o sinistro del mondo , è l 'ultima di queste sfere portatrici di astri e , a c ausa del suo ca ndore , talvolta è c hiamata n J:.? (bianca). Tutti questi argomenti li affidiamo all ' arte astrologi c a . La peh significa l ' a nima i ntellettuale , individuale e universale . Essa è diretta dalle intelligenze separate grazie alle quali l 'influenza di Dio si esercita tanto sulle sfere qua nto sulle stelle e su tutti gli al tri esseri animati superiori e inferiori delle sfere e degli elementi . La peh finale denota gli spiriti animali c he sono diretti dalle intelligenze superiori a partire dalla potenza e dal c omandamento di Dio . $ade simboleggia la materia , sia quella dei ciel i , c he è intelligibile , sia quella degli elementi , che è sensibile , e di tutte le sostanze miste . Essi sono diretti dalla potenza divina per mezzo delle intelligenze separate e delle forme proprie . $ade finale presenta le forme degli elementi c he sono il fuoco , l ' ari a , l 'acqua e la terra. Essi sono retti dalla potenza divina per mezz o degli angeli detti C'V'N , Uim , dalla potenza dei cieli e dalla potenz a della materia primitiva , c he è la fonte e l'origine di tutti gli elementi . Qof è il simbolo degli oggetti inanimati , dei minerali e delle real tà composite (elementata) e miste . Essi sono diretti dalla potenza divina per mezz o delle sfere celesti e delle intelligenze separate dette C't!>'N , Uim. Inoltre i nfluiscono sulle realtà inferiori nel dominio (regio) dei quattro elementi . La rej significa tutti i vegetali , i frutti , i raccolti e tutto ciò c he nasce dalla terra. Essi ricevono l 'influss o della potenza divina a partire dai c orpi celesti e dalle intelligenze separate dette C'V'N e inoltre dalle combinazioni (complexiones) degli elementi . S in designa tutto ciò che è dotato di organi di senso , sia i rettili della terra e le bestie c he si muovono sulla terra , sia i pesci del mare e gli uccelli del cielo e qualunque essere privo di ragione c he alberga in sé il movimento vitale . Essi sono guidati dalla potenz a di Dio attraverso i c orpi celesti , le intelligenze c he noi chiamiamo C'V' N e le combinazioni degli elementi . La taw è il simbolo dell'uomo e della natura umana , c he è l a perfezione e il c ompimento d i tutta l a creazio ne . Essa è guidata da D i o per mezzo delle combinazioni e dalle qualità degli elementi , secondo gli influssi

    20 1 dei cieli , e grazie agli uffici particolari delle intelligenze separate O'tV'N , l�im c he sono di c ondizione angelica. E, come questi ultimi sono il termine e il c ompimento nel mondo degli angeli , così l 'uomo è il termine e la perfezione delle creature nel mondo degli elementi e anz i , per dir meglio , nel mondo di tutte le cose. Infatti egli è stato costituito di due mondi , c ome è s c ritto : Il

    Signore formò l 'uomo dalla polvere della terra e soffiò nelle sue narici un alito di vita 28 5 . Questi problemi sono stati trattati diffusamente dai nostri antenati , il cui amore appassionato per le sacre Lettere appare c hiaramente a noi , loro discendenti . Essi si sono applicati a rendere ragione di tutte le c ose , anc he delle più picc ole . Per esempio a proposito dell ' alef troviamo s c ritto nel libro '1'il �il , cioè Sul candore , laddove Rabbi Amorai si sofferma a discutere :

    Perché alef è posta all 'inizio dell 'alfabeto? Gli viene risposto: Perché fu prima di tutte le cose , persino prima della Legge 286 • Queste parole sono c itate anche da Mena):tem Recanati nella prima sezione della Genesi e attribuite a Rabbi Ra):tumai , autore di quel libro . E ancora : Perché bet viene s ubito dopo ? Perché fu il principio della Legge . E perché gimel non è c hiamata gidel, dal momento che 7,l viene prima di 7ol nel capitolo XXI della Genesi , dove è scritto: 7ol'1 ,7,il 7,l'1 , E i l bambino crebbe e fu svezzato 287 • I S aggi non hanno disdegnato di indagare su argomenti di questo genere , anche se ve ne furono alcuni c he , per brevità , trascurando di giustificare alcuni punti , scrissero solo ciò c he è attinente al soggetto , nell 'intento di affrettare l ' ascesa verso le realtà sublimi con la massima dedizione e in totale co ncentrazione . Per esempio Rabbi Yacob Cohen nel libro inti tolato rvnpn OtVil tV1'1'!) , cioè Spiegazione del santo Nome . Infatti a proposito dell ' alfabeto egli si limitò a dire : Alef '1'1N , bet O"n , gimel 017 tV , dalet il l.J.::> n , he il'N'1 , waw illl'l.JtV , zayin ilil''1 , IJ.et il il 'tV , Jet il t> 'll7 , yod �;)tV O , kaf '1tV1ll , lamed il � N 7 1.J , me m C'O , nun 11?n , samek n 1'1 , 'ayin pmrv , peh ll'1t , $ade '11il '1il , qof il J'tV , res }il , �in tV N , tmv n7rvoo , come se avesse c ompitato la seguente successione : Aria , Vita, Pace, Saggezza , Vista , Udito,

    Odorato, Conversazione , Infusione , Sonno, Ricchezze , Affare , Acque , Passaggio, Spirito, Riso, Seme , Sospetto, Sopore , Grazia , Fuoco, Potere 288 • Questi argomenti e altri dello stesso genere che avete udito , li ho ric avati nei termi ni il più possibile brevi , dai documenti dei nostri padri per presentarvi un assaggio della tecnica di decifrazione delle lettere . Rabbi Akiba , il celebre autore , ha scritto su questo argomento con grande accurate z z a . Molti dei nostri autori più dotti e da noi maggiormente venerati l ' hanno imitat o . Essi affermano che molti signific ati sono nascosti nell 'esposizione dell 'alfabeto . E Rabbi Abraham Aben Ezra nel libro inti tolato il'1U"l ,,C , Il mistero della Legge , afferma : n o ;, nn 1"1Nt1.J ,07'tV 7'�rvo7 Nlil �lt> '� 1"11.JNil 1 , La

    285 G en. 2 , 7 . 286 Sefer ha-B"hir 17 . 287 Gen. 2 1 , 8 . 288 Cfr . L'I ntroduzione e SCHOLEM 1 9 27 .

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    verità è che è cosa buona che si comprenda come da esse {le lettere dell 'alfabeto) si apprende la sapienza . Tuttavia non si tratta di affaticarsi t utta la vita nello studio dell 'arte delle lettere né di torturarci giorno e notte a studiare le opere di Rabbi )uda, del quale si dice che fu il primo grammatico ebreo, oppure i venti libri sulla dottrina delle lettere composti da Marino, o dei ventidue libri pubblicati sullo stesso argomento da Samuel Nagid. Fin qui Abraham Aben Ezra . L'opinione di un uomo così ri c c o di saggezza e di dottrina non era certo vana. Infa tti noi siamo per natura destinati a oc cuparci di argomenti più importanti ed elevati .

    Sul rapporto accidentale tra le lettere. l tre tipi di notariqon Fino a questo punto mi sono limitato a esporre i quattro modi di c onsiderare le lettere in relazione alla loro essenz a ; ora , a mio avviso , è necessario terminare la trattazione che avevamo cominciato a proposito della relazione accidentale delle lettere , detta 71P'ìi::) 1 J notariqon. In questa parte consideriamo quale espressione è significata da una lettera . Questa co nsiderazione può essere suddivisa in tre tipi . Infatti , quando si prende una lettera simbolica dall 'iniziale di una parola e la si c ontrassegna , c ome d 'abitudine , con puntini soprascritti (apices) , si parla allora di n .:l'1"1n �Nì , cioè iniziale , c he si suole designare con la sigla 1"1"'1 . Quando invece si prende la lettera finale di una determinata parola , allora si parla di n .:l'1"1n 710 , cioè finale , e l a si rappresenta con la sigla 1"1 6 0 . Se invece si ri cavano simboli particolari da ciascuna delle lettere c he compongono una parol a , si parla allora , con parola grec a , di notariqon (notariacon) » . Disse allora Filolao : « Quanto sono misteriose e arcane queste c ose per dei profani , mio c aro Simone » .

    Sulla commutazione e combinazione alfabetica delle lettere . Perché è necessario che la fede del Cabbalista sia salda Simone allora rispose : « Ve ne mostrerò di ben più oc culte in questa terza parte della Cabbala c he è chiamata n1m1"1 (temurah) , nella quale avviene una sostituzione reciproca da lettera a letter a , e ciò tutte le volte c he si dà la permutazione degli alfabeti . Queste permutazioni sono 22 , tante quante sono le lettere , giacché l ' alfabeto ebraico ha 22 lettere . Poic hé le lettere vengono sempre disposte a gruppi di due , sarà possibile prendere l 'una al posto d eli 'al tra . Questa combinazione è detta ?1ì'.:t (�eru.f) . A titolo di esempio prendiamo sei le ttere dell 'alfabeto latino , A B C D E F, e le associamo a due a due senza salti in modo tale c he la prima c oppia sia AB , l a seconda C D e la terza EF . Ora , se io intendo esortare con u n a lettera qualcuno c he sia al corrente di quest'arte a rivolgere una supplic a al principe e cadere ai suoi piedi , gli scriverò DBCF , c he lui correttamente interpreterà CADE (gettati ai suoi piedi ) , e così via . Tutta questa operazione avviene

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    mediante la rivoluzione alfabetica in cui una lettera ne sostituisce un'altra cui è associata nella coppia e vicevers a , per esempio di volta in volta si avrà A al posto di B e B al posto di A e similmente C al posto di D e D al posto di C e infine E al posto di F e vicevers a . Questo procedimento è facilitato dall 'alfabeto ebraico perché in esso non c 'è l 'ostacolo rappresentato da quei suoni c he i L a tini chiamano vocali . Pensava a questo il nostro padre Abramo quando , nell 'epoca più antica , scrisse le parole c he si leggono nel c apitolo II del libro Ye�irah: A lef con tutte e tutte con alef, e allo stesso modo bet con tutte e t utte con bet e così per ciascuna lettera 289 . Perché il metodo possa risultare più chiaro mediante l 'esempi o , riprodurrò ora i 22 alfabeti c he Abramo ordinò sapientemente e con grande utilità in quello stesso Libro della

    creazione : O:> J � o 7 J:> O .:l J7 JO o7 Jl 00 O J vo O, VJ V O DJ v n DO DV � o D1 :t v :t D p v � T' P D p� '1D pn ·u '1p IV � '1:t !V p �V'1 np IV� n'1 n �V :>� n:> 7 � 7:> o�

    Ol::l vn D T' �, p n ., , !V l h .:l 7 N o � V l::l D n :t t p1 '1n IV, hl .:IN O:> v� Dl::l :t n p t .,, �V n n , l N V:> D� �1::) p n '1t �V1 n n l .:l ,N v 7 D:> � � pl::l '1n �Vt n 1 , .:l n N D7 :t :> p � '11::) �V n nr ,l n .:� 1N DO �7 p:> .,� !Vl::l nn n l 1.::1 T'N � o p7 '1:> IV� hl::l n , u r.:� n N � J p o '17 �V:> n� n tl n.:J l::l N p '1o �V7 n:> 1 n T', n l 1::) .::1 � N p o '1J �V o n 7 m n , l::l l �.::1 :>N '10 �VJ no n nn 1::) , �l :> .:J 7N '1 V IVO hJ n1 l::l n �, :>.l 7 .::� ON !V V no m 1::l 1 �n :>, 7.:� O .:l JN IVD nv l::l t �, :>n 7, O l J.:J ON n D l::l n �r :>1 7n o , J l O .:l V N hl::l � n :>t 71 o n J, O l V .:l D N �1::) :>n 7r 01 Jn o, V l D .:l :t N 1 1::l 7n O T' J1 o n v , D .l � .:l p N 7 1::l o n JT' 01 v n D , � l p .:! '1 N ol::l Jn or V1 D n � , p.l '1 .::1 IV N Jl::l on vr D1 :t n p, '1.:1 IV .:J n N

    L a mescolanza d i questi 22 elementi n o n deve essere i ntes a assolutamente in modo rozzo e maldestro . Tutti quanti infatti s o n o spirito . Si legge nel libro Ye�irah: E Dio scolpì con questo spirito 22 lettere , 3 madri, 7 doppie e 1 2 semplici 2 90 . Dunque ciascuna di esse è spirito. Esse ci sono state date in vista di una contemplazione spirituale da vivere nella gioia più

    289 Sefer Ye�irah 1 1 ,4 5 . 2 90 Sefer Ye�irah , ibid.

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    grande , non per criticare o per dileggiare , ma per attingere con fede pia i miste ri delle S critture . Infatti credendo alle lettere spianiamo l a strada alle speculazioni più elevate e confidiamo di poter trovare le verità nascoste nelle lette re , come la Parola di Dio in mezzo alle tenebre disse a Mosè : Ecco io

    verrò a te in una densa nube perché il popolo senta quando parlerò con te , ovvero 1� . cioè per mezzo delle 22 lettere 291 , perché abbiano fede per sempre 2 9 2 . Occorre infatti che il Cabbalista c reda non con la fede di una vec c hierella ma con coraggio (jortiter) e c he accolga con gioia , con fiduci a , c o n amore e c o n animo lieto ciò che i patriarchi hanno riposto nelle lettere , c ome si legge nel Salmo LXX: Esulteranno e si rallegreranno 1 � (in Te) , cioè nelle 22 , coloro che Ti cercano 2 93 . Sappiate dunque c he le 22 le ttere sono il fondamento del mondo e della Legge ; questo argomento è ampiamente trattato nel libro I l del Giardino della noce , opera che avete già letto o c he leggerete » . Allora Filolao disse : « Io non ho mai letto , ma nemmeno visto libri di questo genere , sebbene abbia profuso molto impegno nel cercare di c apire dove siano nasc osti » . Intervenne Marrano : « Non so perché i Giudei sono c osì gelosi di questo genere di libri al punto che rifiutano la cortesia di prestarli a un ami c o o di venderli a qualsi asi prezzo ,. . Simone rispose : « Ci è s tato comandato di non consegnare i segreti della Legge ai forestieri , ma soltanto c.:>n Y V1' 7 , a un consigliere saggio , e non solo a un correligionari o , né solo a un s aggi o , ma a un c onsigliere saggio c he perciò non sia né estraneo né ignorante . lo vi prego di non prende rvel a a male : infatti l ' assemblea dei nostri padri decise saggiamente in c onsiderazione dei peri c oli che ci hanno così spesso minacciati nella nostra secolare dispersione . i1 J1'1n t�� ,� 7 .::> J � i100 n'1� N1i1� rn� . Egli volle evitare il male in cui in seguito si incorse , secondo la formula adoperata da Mosè l ' Egiziano laddove elenc a le c ause e narra gli eventi , al capitolo 71 del libro I della sua G uida dei perplessi 2 94 . Ma io spero che vogliate considerare c on benevolenza questo e altri aspe tti del nostro popol o .

    La terza parte dell 'arte cabbalistica Così , c onclusa questa discussione , proseguirò nell 'esposizione della terza parte dell ' arte C abbalisti c a . Voi avete appreso le 242 c ombinazioni delle lettere : 2 3 1 permutazioni di coppie più l ' alfabeto ordinari o , del quale vi è la c onsuetudine di aggiungere le lettere a c coppiate secondo l ' ordine normale per s c ambiarle . Forse questa può sembrare alla massa una materia di poca importanza e a prima vista disprezz abile , per degli inesperti , ma in realtà

    2 9 1 I nfatti il valore numerico dell'espressione Be-ka (con te) è 2 2 . 2 9 2 Es. 1 9 ,9 . 2 93 Sal. 70 , 5 . 2 94 Maimonide , G uida dei perplessi l , 71.

    205 essa merita l 'esaltazione degli uomm1 , come è scritto nel S almo XII : 0"1:1 0 1 N 'J:!'? rn?t , mentre si innalza (BRM) ciò che è vile presso i figli degli uomini 2 9 5 . A questo proposito Rabbi Salomone ricorda le parole del S almista: La pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d 'angolo 2 96 . Vi prego perciò di non trascurare che non a caso è stato scritto 0"1 :1 (BRM) , perché sec ondo la N'"11:)0l (gima1reya) esso significa 242 297 , c he è il totale delle c ombinazioni sopra descritte . Venerate tra queste le 2 3 1 c ombinazioni con l 'onore c he loro si addice . Infatti , tutto ciò c he è e tutto ciò che si dice deriva da queste , che sono state definite da Abramo nostro padre Porte , c ome si legge nel libro Ye�irah: JilO N�l' "1l�'il ?:n "11:11il ?:> N�OJl , E t utte le parole e tutte le creature esistono a partire da esse 2 98 . Noi possiamo facilmente disporle in vista della nostra salvezz a , ricorrendo al loro ausilio . Infatti , dalla considerazione di tutte le c re ature noi siamo ricondotti alla conoscenza dell 'unico C reatore , per quanto è consentito alla capacità c onoscitiva dell 'uomo . Questa conoscenza è la nostra salvezza e la vita eterna e avviene partendo da Dio , attraverso il Suo nome per ritornare a Dio . Egli infatti è in se stesso il Nome Proprio di quattro lettere , per sempre benedetto nei secoli dei secoli . Questo intendeva mostrare il Salmista quando disse : E

    conoscano che Tu sei il Tuo Nome Tetragramma solo per Te supremo s u t utta la terra 2 99 . Perciò soltanto questo Nome è detto Sem ha-meforaA , cioè Nome c he esprime l 'essenza di Dio . La prova può essere ricavata dalla prima parte di questa tecnica (artiflcium). Vi è un altro Nome di Dio che prende il posto di questo e che si scrive con 12 lettere . Lo si può calcolare servendosi della sec onda parte di questa arte .

    Il nome di 42 lettere Vi è poi un altro Nome che può essere assai opportunamente trattato in questa terza parte della Cabbal a : si tratta del Nome di 42 lettere . Non si deve pensare c he si tratti di un elenco di 42 lettere . Ogni persona intelligente s a , come insegna Mosè Maimonide 300 , che non è possibile trovare una pa rola c omposta da un c osì gran numero di lettere . Piuttosto si tratta di diversi nomi c omposti collegati tra loro tali da condurre il Cabbalista , mediante certi c alcoli occulti , alla vera conoscenza del Dio Tetragramma il 11 n 11' , c he numeric amente significa 42 301 . I 42 caratteri cosiffatti rac colti in quei nomi sono detti un solo Nome , perché significano tutti insieme una c osa sola , c osì

    2 9 5 Sal. 1 2 ,9 . 2 96 Sal. l l 8 , 22 2 9 7 Infatti BRM ,.

    (b = 2 ; r 2 00 ; m = 40) 242 . Il versetto del Salmo citato riporta in realtà la lezione KRM, tuttavia la variante BRM è attestata in alcuni manoscritti. 2 9 8 Sefer Yefirah I I , 4 5.

    2 99 Sal.



    83 , 19 .

    30° Mahnonide, G uida dei perplessi l , 6 1 . 30 l I nfatti YW:D H WW H � (y ,. I O ; w = 6 ; d 4 + h = 5 + ..

    w=

    6; w 6 + s

    h=

    5) 42 .

    206

    c ome , inversamente , vi sono parole composte e collettive c he spesso signific ano con la loro unic a forma diverse realtà . Fino a questo momento è s tato necessario spiegare la ragione mediante la quale il nostro intelletto è condotto a Dio soltanto attraverso un gran numero di parole e di lettere . Ciò non stupisce perché anche gli operai ingegnosi sono soliti ricerc are una sorgente attraverso numerosi rivoli . Così Dio fece emanare dali 'abisso della sua sorgente tutte le cose per farle rifinire nel vortice dell 'infinito . 0''1.:n i1 ?.::> '1'1.JVi1? ,V '1.:1'1.) '11.JNI.J1 '1/.JNI.J.) '1 .), N':!ni1? i1 '11N? '1::>oo pNl '1pn pN pvo.:> '1/.JNI.J.) M.)i1?l:.lm M .)i1?l:.li1 p v o .) M1'M1N D'Ml:.'1 D'V.)'1N ??.::> .) M'1MlOI.Ji1 l l:.' n i1 M ::> OlM.) no?vnon . Queste sono le parole del Dottore sonunamente contemplativo ijamai , nel libro Tl'Vi1 , cioè Della speculazione 302 • Egli cita opportunamente a questo proposito il libro i1 1.J.:>ni1 T'V O '1!:>0 , cioè La fonte della saggezza , anche se un uomo di così specchiata integrità non ha bisogno di rifarsi a u n ' autorità. Ora mi proverò a tradurre quelle parole in latino , se sarò in grado di farlo , cerc ando di rispettarne il più possibile il sens o : Per produrre la cosa nella parola e la

    parola nella cosa, fino a restituire tutte le cose alla fonte dello splendore , e lo splendore nella parola , come una fonte senza fine né numero verso la luce inaccessibile a causa dell 'infittirsi delle tenebre , celata nella totalità delle quarantadue lettere . Fin qui ijamai . I S aggi più eminenti , di venerata memori a , definisc ono questo Nome così degno di venerazi one e di adorazione l:.',1p01 l:.lnp , cioè santo e santificato. Così , grazie alla mescolanza della rivoluzione alfabetica , ciò che è celato agli ignoranti e agli i ndegni è stato rivelato ai santi , c he conducono una vita contemplativa , da Geremia per mez z o della combinatoria alfabetica . Egli soleva studiare il libro Ye�irah, c ome si legge Jln t!) .:l '1!:>0.) , cioè nel Libro della speranza , composto da Rabbi luda 3 03 . Poiché Geremia si dedicava spesso , giorno e notte , allo studio del libro Ye�irah, si dice che venne a lui una ?1p M.) (Bat Qol) , cioè una 'figlia della voce ' , c he gli ordinò di affaticarsi (insudare) per tre anni su quel volume . Al termine di quei tre anni , quando decise di tracciare e di c ombinare dei caratteri per operare con essi , creò immedia tamente per sé e per i suoi c ompagni un uomo nuovo . Sulla sua fronte era scritto D'i1?N i1 1i1 ' MI.JN , cioè Tetragramma Dio vero.

    Dio Tetragramma morto Allora quell 'uomo appena creato , percependo quella scri tta sulla sua fronte , si affrettò ad alzare la mano , a rimuovere e a cancellare la lettera alef dalla parola MI.JN . Rimasero così queste parole : MI.J D'i1?N i1 1i1 ' , cioè Tetragramma Dio morto. Allora Geremi a , fremente d 'indignazione si stracciò le vesti e gli disse : ' Perché hai tolto l 'alef da emet? ' E quello rispose : ' Perché

    30 2 Cfr. ms Halberstam 444, c . 8 r. 303 Su questo testo cfr. , s upra , l'Introduzione.

    207

    ovunque gli uomini sono venuti meno alla fedeltà verso il Creatore , Lui c he vi ha creati a Sua immagine e somiglianz a ' . Disse allora Geremi a : 'E ora , c ome potremo conoscerlo? ' L 'uomo rispose: 1M1N.:l V.,�o? M1M'.:JN�?Nil 1.:11"1.::> 0.::> .:1.:1? M1J1::> .:J p.,t Jil .,�Vil , 'Scrivete gli alfabeti su questa polvere sparsa , secondo l 'intelligenza dei vostri cuori '. Essi fecero così. Ed ecco quell 'uomo fu trasformato sotto i loro occhi in polvere e in cenere e c osì scomparve . Perciò Geremia disse allora di aver ricevuto da Dio in persona le virtù e le potenze degli alfabeti e delle commutazioni degli elementi , i nfatti in precedenza aveva c onosciuto la disposizione delle combinazioni dal Libro della creazione . Questa Cabbala alfabetica passò in seguito alla posterità e attraverso essa possono essere conosciuti i maggiori arcani sulle realtà divine . Infatti , quando avremo sviluppato , dall 'ultimo al primo , attraverso tutte le combinazioni letterali questo grande Nome che deve essere esaltato con tutte le nostre forze , allora la Sua divina c onoscenza ci verrà offerta generosamente . Egli sc hiuderà le Sue ricchezze al nostro desiderio e ce le donerà graziosamente se ci troverà degni , provvisti e muniti di un cuore puro , di una fede sincera , di una speranz a ferma e di un amore a rdente .

    Perché il nome di 42 lettere può essere rivelato soltanto a chi ne sia degno I nostri padri , come Rabbi Tarfon , Mosè l ' Egiziano , Rabbi J1 amai e altri hanno scritto che , secondo i prece tti dei nostri Maestri , quel Nome non sarebbe stato mostrato a nessuno che non ne fosse assolutamente degno . Essi hanno affermato che esso può essere comunic a to soltanto a un uomo umile , c he si trova a metà dei suoi giorni , non soggetto a collera , né a ubriachezz a , non macchiato d a u n comportamento i ndegno , m a anzi a u n uomo pacifi c o , c he parli c o n dolcezza alle creature , e che custodisca il Nome nella purezz a . U n uomo simile è amato lassù e rimpianto quaggiù e i l suo timore c ade sulle creature .

    Composizione e spiegazione del nome di 42 lettere Ora , per mostrarvi questo Nome alla maniera dei C abbalisti , suddividerò anzitutto le 42 lettere in sette parole , poi ciascuna di esse in due parole più piccole , ciascuna delle quali conterrà , secondo la peculiarità i diomati c a della lingua ebrai c a , tre lettere . Compiuta la moltiplicazione sette per sei avremo quarantadue , cioè il totale complessivo delle lettere di questo Nome , che ora vi propongo in questo segno (c lW ragma) , perché possiate esaminarlo con i vostri occhi: NM� ''O' .:l�N 'M'O �::>M 'M.:l� N O .:l 'M.:l� � � � ��N� NO� 'il.:IM r�il '.:IM� . Ora raggruppando le lettere in questo modo , ognuna delle due metà di ciascuna delle sette espressioni sarà naturalmente bisillabi c a . Infatti si riconoscerà facilmente c he ciascuna espressione (dictio) di questo Nome c osì prezioso consta di sei ca ratteri , ma solo in ebraico e non in un' altra lingua . In latino ne occorrerebbero di più e sarebb e : Sagathbama ,

    208

    Sagaththechaz, Miathazab, lemibatha, Zethaghaphaz , Thegazama , Zaazpapas , p arole che si trovano nelle opere degli antichi e c he sono rimaste fino a oggi sconosciute ed estranee all a lingua dei Romani .

    l nomi barbari devono essere tenuti in onore nelle discipline sacre Tuttavia non devono essere disprezza ti per il loro c arattere aspro e b arbaro . Nessuno infa tti deve servirsi di occhi tanto miopi nella c ontemplazione delle realtà divine da disprezzare le verità nascoste ; nessuno ascoltando le realtà divine deve indulgere al piacere in modo tale da venerare , e s altare e seguire soltanto ciò che è gradevole ai sensi , pi acevole alla vista , morbido al tatto e c arezzevole a pronunciarsi . Invece ognuno deve ricerc a re le realtà spirituali piuttosto che quelle c orporali , ciò c he dura piuttosto c he ciò che è superficiale , le bellezze autentiche piuttosto che quelle imbellettate . S pesso infa tti le cose aspre e ruvide precedono la presenza di Dio : ricordate quel che a c cadde al profeta Elia 304 quando sul monte Oreb si nascose tra le caverne e nella sua grotta , forse c he non gli fu detto : E c c o Tetragramma passa e u n vento impetuoso scuote le montagne e s p a c c a e sbriciola le rocce davanti a Tetragramma , ma Tetragramma non è nel vento ; dopo il vento viene un terremoto , ma Tetragramma non è nel terremoto ; dopo il terremoto , un fuoc o , ma Tetragramma non è nel fuoco ma dopo il fuoco c 'è il mormorio di una voce soave , e mediante quella voce gli parlò la Gloria del Tetragramma che è chiamata 11.:1.::> (Kavod) . Così anche voi dopo il deserto aspro e irto di rovi , dopo l a montagna e le rocce , dopo il vento e il terremoto , dopo il fuoco e dopo la voce all 'ingresso delle c a verne e delle grotte , abba ndonata l a folla delle oc cupazioni terrene , udirete la Glori a di Dio che vi p a rl a . Cosa fate qui? Andate oltre , come è raccontato al c apitolo XIX del III libro dei Re 305 .

    Il Re in Siria simboleggia il Messia Dunque non dobbiamo fermarci qui , ma dobbiamo riprendere , i nsieme al profeta Eli a , il nostro c ammino attraverso il deserto , cioè a ttraverso ques te aspre e barbare rivoluzioni combinatorie , in mezz o a rovi intri c a ti , verso l a via della Scrittura sacra e c a nonic a , verso l a via c he davvero ci appartiene c he è l a verità delle p arole di Dio , per ungere un Re i n Siria 3 °6 , c he è chi amato , p e r via della s ua unzione , Messi a . N oi cammineremo ancora per lungo tratto con queste c ombinazioni dei 22 alfabeti , finché giungeremo per mezzo di una vigila nte sollecitudine e una diligen z a infaticabile all ' alfabeto supremo e originario . Infatti bisogna percorrere 3 04 Cfr. l Re 19 ,9- 1 3 . 30 5 l Re 1 9 , 1 3 ; cfr. inoltre l R e 19,9. 306 l Re 1 9 , 1 5 .

    209

    ancora a lungo ricorrendo ali ' arte ciascuna delle combinazioni finché l a voce di Dio si manifesti e il testo delle Scritture santi ssime si dischiuda davanti a noi . Non è forse quella voce di Dio c he fa piovere generosamente l a sua potenz a e il suo valore su tutti gli alfabeti dal primo all 'ultimo , cioè il ventiduesimo , affinché le c ombinazioni reputate prive di signi ficato mostrino un'efficacia maggiore dei nomi dotati di significazione primitiva , così c ome il raggio di sole brucia più del sole stesso da cui proviene . Così il c onte della Mirandola nelle sue Conclusiones ha scritto : Qualunque voce ha potere in magia nella misura in cui è formata dalla voce di Dio307 . Così l a potenz a del presente Nome di quarantadue lettere , la sua azione , il suo vigore , l a sua effic acia , il suo compimento e la sua perfezione dipendono dalla voce di Dio . Noi siamo tesi alla sua ricerca e cerchiamo di c a ttura rlo , mediante tutte le possibili combinazioni di tutti gli alfabeti finché potremo trovare nella S c rittura i sette nomi compresi nelle 42 le ttere . Per esempi o , si possono cerc are partendo dal ventunesimo alfabeto in modo simile sette parole c he possano allo stesso tempo essere simboli di qualche versetto della sac ra S c rittura , come quelle ricordate sopra. Lo stesso vale per il ventesimo , per il diciannovesimo e così via , percorrendoli tutti fino al primo , che è stato c hiamato M .:l 7N (albat} dalle sue prime due coppie , come del resto tutti gli altri . Prendiamo allora un esempio proprio da questo alfabeto: .::I J .l 7,M M ::S: l:' p .::1 p JJp n7 p::s:1 ,7p .::� 7 ::s: :>J:> .:tp.:l 7:>.:1 pN7 7,M , che allo stesso tempo è il Nome divino di 42 lettere ricavato dal primo alfabeto permutato del libro Ye�irah.

    Nel libro Ye#rah sono presentate soltanto le combinazioni di lettere perrnutate Infa tti il nostro padre Abramo ha posto in questo libro solo le lettere permutate e trasposte , perché era certo c he a tutti era noto l ' o rdine c orretto dell 'alfabeto ordinari o . Inoltre si è soliti c ombinare questo Nome in modo analogo dicendo ,.:1 .:IN (ABGaD) come ha i nsegna to R abbi IJ amai nel libro Della speculazione , dove ha scri tto per esteso il Nome di 42 lettere prodotto sec ondo la c ombinazione da lui impiegata : M1� '.::1 J t:l D .:l '.::I P N �t:IM '.::I P N N i1 i1 '1�1 �t:I1 '!) P .:l 1i1 !ì 'p.::1 1 � .:l i1 'Jt:IJ , c h e significa simbolicamente : Dio benedetto sec ondo la Sua proprietà.

    Come i nomi principali rappresentano Dio. Il nome di 42 lettere simboleggia il Creatore Infatti , così c ome il Quadrilittero ineffabile designa Dio in quanto Egli è al di sopra di ogni essere (esse), Ehyeh rappresenta Dio in quanto Egli è in ogni essere , Adonay rappresenta Dio in quanto Egli è sovrano di tutto e

    307 Pico della Mirandola , Conclusi.ones ,20 (Conclusione• magicae) .

    2 10

    Sadday in quanto nulla Gli manc a , così similmente una qualunque delle 42 lettere , c he le si ottenga mediante c ombinazioni dirette o trasposte , designa Dio in quanto Egli è il Creatore del cielo e della terra , delle c ose visibili e invisibili . Ecco perché questi 23 Nomi divini , tutti composti di 42 lettere , ciascuno secondo l ' ordine di uno dei 23 alfabeti , sono detti a partire dai primi due verse tti della sacra S c ri ttura : In principio Dio creò il cielo e la terra , e la terra era informe e deserta308 • Se si comincia dalla prima bet e si termina c o n l ' ultima bet , c ome si leggono i n ebrai c o , perché c o s ì l e dettò lo S pirito santo , esse formano quarantadue figure , sempre c he noi prendiamo le lettere una per una e le c ombiniamo in una e una sola coppia. Si trovano altri Cabbalisti , dalle speculazioni più elevate , che trascendono la creazione e le creature per a ttenersi alla sola emanazione della deità. Secondo la tradizione ricevuta questa emanazione è rivelata santamente nel Nome santo di 12 lettere e del Nome di 42 le ttere agli uomini più degni e consacrati a Dio sotto giuramento di silenzio come si legge 1"\111Ci1 1"\1::1N 1.::> 0 .::1 , nel Libro dell 'epistola dei segreti309 • Alla domanda del Romano Antonino a proposito dei santissimi Nomi , Rab H akados rispose che dal Tetragramma discende il Nome di 12 lettere : �,pi1 n 111 p :IN , cioè Padre Figlio e Spirito santo. Da questo a sua volta deriva il nome di 42 lettere , c he si pronuncia : D'i1?N :IN i1�?t:.� .::l ,n N ,nN .::l ilt:.�?t:.� D'il?N t:.�,pi1 n11 D'il?N 7.::1 , cioè Padre Dio, Figlio Dio, Spirito santo Dio, Tre in Uno e Uno in Tre . O , quale altezza è questa , quale profondità , raggiungibile solo per mezzo della fede ! » Disse allora Filolao : « Quanto dobbiamo ringraziarti , Simone , per averci mostrato con tale limpida c hiarez z a , se può esservi qualcosa di c hiaro in quest' arte ed essa non sembra piuttosto quasi del tutto avvolta di veli e fuggire a nascondersi fra i salici ,, 3 10 . Disse allora Marrano : « Ta ci , Filolao, te ne prego , lascia c he Simone c ontinui . Non te ne acc orgi? La sera comincia a scendere ed egli ha pa ttui to dei tempi con noi c ome , per così dire , un lavorante a giornata. Perciò Simone continua pure a parlare qualunque cosa acc ada >> . Allora Simone disse : « Ho completato il disegno di tutta l ' arte e ve l 'ho insegnat a . A meno c he non pensiate che restino da c hiarire c erte ques tioni partic olari a proposito di qualche Nome di Dio , sugli angeli e sulle potenze o ancora sui sacri sigilli: è grazie alla loro potenz a e alla loro forza c he molti hanno promesso di compiere molte cose tali da apparire miracolose al popolo >> . Marrano rispose : « Forse hai dimentic ato che dovevi ancora parlare del N ome di 12 lettere , anche se avevi detto che si trattava di un argomento

    308 Per individuare il Nome di 42 lellere si prendono le prime 42 lettere di Gen. 1 , 1 -2 a �, 1il n 1 n n m

    f ,Nn1 f ,Nn nN1 o • o rv n

    nN o•n7N N,� ,

    (n' !V N,�

    l'inizio della Torah) che vengono cifrate secondo gli alfabeti sopra esposti. Cfr. il ms Halherstam 444 , c. 9 v . - 10 r. 309 Cfr . l'Introduzione. 3 10 Virgilio , Ed. I I I , 65 .

    2ll

    pertinente alla sec onda parte della Cabbala c he è già stata trattata » .

    Il nome divino di 1 2 lettere Simone allora disse : « Quel che dirò al proposito non è molto. I malvagi con un uso frequente e comune avevano a poco a poco svilito il Nome Tetragramma , che in precedenz a era stato trasmesso con tanta cura e sollecitudine , con tanta reverenz a e prudente moderazione , ogni sette anni ai soli sacerdoti scelti e considerati degni , perché apprendessero a benedire con questo Nome il popolo nel Santuario. Allora , per preservare la maestà di questo Nome , fu proibito ai sacerdoti di servirsi del Nome nella preghiera. Era permesso al sommo sacerdote di pronunciarlo una volta all ' anno nei giorni del digiuno e della propiziazione . Al posto di quello impiegarono il Nome di 12 lettere , c he era più sacro del Nome Adonay e tuttavia di gran lunga meno divino del Tetragramma ineffabile , c he i sacerdoti usavano nelle benedizioni . Si diffuse l 'abitudine di sc rivere quel Nome mediante ques te quattro lettere : 'il '.:I 'P 'il , ciascuna di esse c ontrassegnata secondo il metodo del notariqon da un punto soprascritto e di pronunciarlo nel modo seguente : N1i1 11,.:1 �npil , cioè Il Santo benedetto Egli sia . Fu con questa formula c he i sacerdoti da allora in poi impartirono la benedizione al popolo prescritta da Dio al c apitolo VI dei Numeri , al posto del Tetragramma , dicendo : Il Santo,

    benedetto Egli sia, ti benedica e ti protegga ; il Santo, benedetto Egli sia, faccia splendere il Suo volto su di te e abbia misericordia di te; il Santo, benedetto Egli sia , rivolga su di te il Suo volto e ti conceda pace 3 1 1 . A proposito di questo passaggio Salomone di Troye s , commentatore ordinario della sacra S c rittura , scrive : il .:I P il '017 Oil'� .::> 0'0,1� O'Jil .::> il 1 .::> 7 7'.:10 MU17nil 70 n '.:.�o 1J'7M.::> ,n N 1ow m il Jil 'J� U',n N 1mv O'Jil .::> 7� M UI' .:Il: N , E così i sacerdoti stendono le loro mani dicendo: Il '

    Santo, benedetto Egli sia, sta dietro di noi, secondo quanto è scritto: Eccolo egli sta dietro il nostro muro guardando attraverso le finestre 3 12 , attraverso le dita dei sacerdoti. Questo commento l 'ho letto in un vec c hio c odic e in pergamena , anche se alcuni libri s tampati su carta non riportano queste parole . I nostri credono fermamente e non dubi tano minimamente c he l a benedizione espressa secondo questa formula procura una prosperità altrettanto grande che se il Nome Tetragramm a, attualmente pronunciato Adonay, fosse stato conservato in queste preghiere . In e ffetti questo . c ambiamento fu introdotto per onorare il Tetragramma: si temeva che l a sua ripetizione troppo frequente gli facesse correre il rischio di essere trascurato ; speriamo che Dio Ottimo Massimo vorrà scongiurare questo rischio esecrando.

    3 1 1 Num . 6 , 2 4- 26 . 3 12 Cant. 2 , 9 .

    2 12

    l nomi sacri derivano la loro potenza dal Tet ragramma Ecc ovi dunque tutto intero il giardino c abbalistico , ovvero lU.l (GNT) suddiviso in tre aiuole : gima1reya , no1ariqon e temurah. Esso è fec ondo di radici , di piante e di fiori infiniti , rivolto con tutto il suo ornamento all 'uni c o Giardiniere , c he irriga , pi anta e fa c rescere , D i o O ttimo Massimo , incomprensibile , ineffabile , impronunciabile (innominabile), il cui Nome è il Tetragramma inc omprensibile , ineffabile , impronunciabile , dal quale fluisce e deriva tutto ciò che è sacro tra le cose sacre . Infatti tutti gli altri simboli , emblemi , sacramenti e segni delle realtà divine , se ne esistono , traggono da esso l a loro origine . Per esempio U'l:l (KWZ W) , significa '1nN i1 1i1 ' , cioè Dio Uno , se si applica aritmeticamente la prima parte di quest' arte , la N''11!:l!.J'.l (gima1reya), c ome è stato spiegato in precedenza 3 1 3 . D ' altra parte questo stesso nome U'l:l (KWZW) rinvia simbolicamente al Nome Tetragramma intero , per la seconda parte della Cabbal a , secondo quanto scrive Yosef bar Abraham , cittadino della prefettura di Salem, nel secondo volume del Giardino della noce : r U'1'1l!.JM 1 pl l 1M'1l!.J M i1 pl :l 1M'11!.JM ' , yod, la

    s ua commutazione è kaf, he , la sua commutazione è watv , waw , la s ua commutazione è zayin3 14 , Dio è designato anche al plurale in considerazione della pluralità dei rapporti In questo modo noi percepiamo che Dio , Uno nella Sua essenza , è il più Uno di tutti ( unissimus) e che nulla è più Uno (unius) di Lui anche se di Lui si predic ano molti altri nomi sotto al tri rispetti . E così è c hiamato Elohim qado�im , cioè dèi santi , nell 'ultimo capitolo di Giosuè 3 1 5 , Elohim Q,ayyim, cioè dèi viventi al capitolo V del Deuteronomio3 16 , e ancora , nel primo capitolo di Malachia , Egli dice di se stesso: 'N'1l!.J i1'N 'JN O'JnN ONl , E se io sono Signori, dov 'è dunque il mio timore 3 17 ? In questo passo Dio parla di sé al plurale chiamando se stesso Signori (Domini). Ora Egli , secondo l 'immanenz a , è Uno , secondo le sue emanazioni (egressiones) , Egli è molti . Fu Lui a di re : Facciamo l 'uomo a nostra immagine e somiglianza 31 8 • Ciò non si deve al fatto che sarebbe l 'uso abituale della lingua santa per cui i Signori , assisi nella maestà suprema , parlerebbero al plurale di se stessi , secondo

    3 13 I nfatti KWZW = (k = 20; w = 6 ; : 7 ; z = 6 ) 39 e YHWH 'I;ID = (y = l Ì h = 8 ; d = 4) 39 ; •u que•to punto •pecifico cfr. H ERMANN 1 988. 3 4 yo•ef Giqatilla , G innat ego: , fol. 55. 3 1 5 G s . 2 4, 1 9 . 3 1 6 Deut . 5 , 23. 3 17 Mal. 1 ,6 . 3 18 Gen. 1 ,26. =

    IO;

    h = 5 ; w = 6; h

    =

    5+

    '=

    2 13 quanto scrive Rabbi S aadia nel suo libro l"11J10N , Delle credenze 3 19 • Infatti questo argomento è debole : perché Egli stesso poco dopo parla al singolare : Gli farò un aiuto che gli sia simile 3 2 0 • I Cabbalisti amme ttono di buon grado questa c ompresenza di singolare e plurale nella divinità per diverse ragioni . Essi affermano c he le tre prime Numerazioni c abbalistiche il J ' � ilO�n .,1'1� , formano una sola corona del grande Re , come scrive Rabbi Asse nel libro ,,n, , cioè Il singolare delle unioni o dei raccolti3 2 l . Voi vedete da questo esempio che in tutte le parti della C abbala noi ricorriamo indistintamente e reciprocamente alla metatesi generale delle lettere , delle sillabe e delle parole , poi al calcolo numerico , alla notazione per mezzo delle iniziali e alla c ommutazione delle lettere con tutte le singole varietà c he ho esposto in precedenz a . Così ora trasponiamo il Nome Tetragramma in modo c he sia WAH {i11 ) e YAH (il' ) , e c he ne nasca il '1il , cioè l 'essenza c he è la prima di tutte le cose dalla quale derivano tutti gli esseri (entia) veri e buoni . Analogamente Ehyeh Adonay rimanda aritmeticamente a Elohim , perché il loro valore numerico è 863 22 . Allo stesso modo il O è il simbolo dello stesso Elohim se si c o nsiderano i nomi completi di quelle due consonanti : Nil 00 , la cui somma dà l::l , cioè 863 2 3 , e 1� è un nome del Tetragramma , perché il suo valore nume rico è 26. Se si sviluppa 11 ? � (kaf, watv) si o ttiene l l2 e designa Tetragramma Elohim , cioè Signore Dio 324 . Di Lui è scritto per l a prima volta l a ddove si dice : Ecco le generazioni del cielo e della terra , quando furono

    create , quando Tetragramma Elohim fece il cielo e la terra 3 2 5 . Il nome sacro YAH riunisce tre nomi divini

    L'inizio del Nome Te tragramma è Yah, il centro del Nome Elohim è Yah e la fine del Nome Ehyeh è Yah, e il tutto è la perfezione dello stesso

    il '1il , cioè dell 'essenz a , che si sc ompone in 1il , cioè Egli , e il ' , cioè Essere divino . Perciò si suole dire ordinariamente che Egli è un Essere divino , necessario e incorruttibile . Infatti tutto ciò c he è , quando è , è necessario c he sia in grazia di Lui , e allora non può non essere . Così la potenza di que s ta essenz a era diretta nella sua opera dal Verbo di Dio che disse ' il ' , cioè 'si a ' . Mediante questa Parola furono c t·eate tutte i nsieme ( una summa) l e i dee e le potenze intellettuali più perfette in grazia del c omando c he Lui stesso

    3 1 9 Cfr. ROSENBLATT 1 948, p. 1 05 . 3 2 0 Gen. 2 , 1 8. 3 2 1 Cfr. ms Halberstam 444, c . 2 4 r. 3 22 Infatti Elayeh Adonay = ( ' = l ; h = 5; y = IO; h = 5 + ' = l ; d = 4; n = 50 ; y = lO) 8 6 e E lo h im = ( ' = l ; l = 30 ; h = 5 ; y = 10 , m = 40) 86. 3 2 3 I nfatti: l'rleM He = (m = 40 ; m = 40 ; h = 5 ; ' = l) 86 . 3 2 4 Infatti: KP WW = (k = 2 0 ; p . 80 ; "' = 6 ; w = 6 ) 1 1 2 e YHWH 'LWHYJII = (y = IO; h = 5 ; w = 6 ; la = 5 + ' = l ; l - 30; h = 5 ; y = lO ; m = 40) 1 12 . 325 Gen. 2 ,4.

    2 14 impartì : Sia la luce e subito la luce fu3 26 . Dopo questa totalità seguì la natura degli angeli preposti ai vari ministeri quando disse : p �il"l , e fu così3 2 1 , c he designa il principe e il sommo sacerdote , c hi amato Mic hele , una prova evidente della c ondizione angelica poiché è costituito dall 'unità e dal numero 100 3 28 . Perciò si ritiene che nel primo giorno vennero all 'essere le Idee eccetto la C ausa prima, e che furono prodotte inoltre le forme più assolute in relazione all 'essere e all ' operare . Nel sec ondo giorno invece furono creati gli angeli . Infatti nel primo giorno non è s tato detto p �i1'1 , e fu così, ma solo nel secondo giorno , quando fu creato il firmamento del cielo a partire dalla luce del Suo vestito , secondo Rabbi Eliezer.

    Sulla molteplicità dei cieli Dio i nfatti era rivestito di dieci vesti quando creò il mondo 329 , sec ondo quanto a ffermano i Cabbalisti , e dalla luce del suo ultimo vestito ricavò e creò i cieli , non però i cieli sensibili , ma quelli i nvisibili , intellettuali e insieme le M l' Jn1"1 M11i1 , cioè le Entità spirituali delle quali sc rive il S ahnista : l cieli narrano la gloria di Dio330 . Non è scritto C'O� , i c ieli costituiti dalle orbite (orbiculares) , come ha osservato i n modo memorabile Rabbi Ama nel Libro delle cose nascoste a proposito del Salmo XIX , ma C�O�i1 , con l 'aggiunta dell 'articolo ha , esattamente come si legge nel prologo sommario della Genesi: In principio Dio creò ha-Aamayim331 , cioè quei cieli eccelsi , quei cieli celebrati , quei cieli mirabili , che non furono mai visti né possono essere visti da occhi mortali . Gli altri cieli , scritti senza l ' articolo ha , sono il firmamento , e tuttavia sono chi amati con il nome di Cieli poiché è scritto : E Dio chiamò il firmamento cieli (.famayim) 33 2 . Esso è detto firmamento dello stesso cielo invisibile , intendo quello c he è c hiamato C ieli dei cieli , perc hé poco dopo si legge : Ci siano luminari nel firmamento del cielo (ha-.famayim) 333 • Non s tupisce che quella distesa , come una· sorta di pelle sulla quale sono scritti a mo ' di lettere i luminari e le stelle , sia detta Rakia (raqia ') , a c ausa della sua estensione nello spazi o , mentre noi334 , per 32 6 Gen. , . 12

    3 27 G en. 1 , 7 • • ·

    32 8 I nfatti Wa-YeHY KeN = (w = 6 ; y = l O ; h = 5; y = IO + k = 20; n = 50) 1 0 1 e MIKaEL = (m = 40 ; r= l O ; k = 2 0 ; ' = l ; l = 30) 1 0 1 .

    32 9 Cfr. Pico della Mirandola, Conclusiones , 3 6 secundum opinionem propria m ; cfr. FORNACIARI 1994 , p . 5 1 . Tale concezione sembra provenire in ultima a nalisi dal midra� Pesiqta de-rav Kalaana 2 2 , 5 ; cfr. le osservazioni contenute in BUSI - LOEWENTHAL 199 5 , p. LV ; n. 8 0 e seg. 330 Sal. 1 9 , 2 . 33 1 G e n . 1 , 1 . Cfr. Sefer ha- ra:im , ms Halherslam 444 , c. 46 r. 332 Gen. 1 , . 8

    333 Gen. 1 , 14. 334 Si tratta evidentemente di una sviata : Reuchlin deve aver dimenticato che, nella finzione del

    dialogo , sta parlando l'ebreo Simone.

    2 15

    la sua solidità (firmitas ) , la chiamiamo firmamento . Infa tti il cielo invisibile non aveva bisogno di luminari , poiché è spiritualmente lmninoso di per sé e riceve attraverso l a mente (mentaliter) la luce della Causa prim a . Così quei cieli sono chi amati intelligenze separate , a proposito delle quali l 'autore del libro Delle cause osserva : Ogni intelligenza è piena di forme e il s uo intendere è detto ascoltare 335 , ecco perché Mosè dice : Ascoltate cieli ciò che voglio dire 336 ; e Davide : l cieli narrano la gloria di Dio337 ; e , in Osea , Dio dic e : Ascolterò i cieli, ed essi ascolteranno la terra 338 • D a essi discende la luce profetica detta i1'1'NCi1 N''1'?p!l ON , cioè visione illuminante , c he fu data a Mosè , perché la visione degli altri profeti era i1'1'NC il J'N� N''1 '7 p !l ON , cioè visione non illuminante , ed essa è detta terra . Ne abbiamo parlato nel nostro primo discorso. Mi pare giusto credere a ciò che dissero i nostri S aggi a questo proposito: Il volto di Mosè era come il volto del sole e il volto di Giosuè era come quello dell a luna 339 . Ora , nella creazione delle cose sensibili Dio si serve di questo simbolo delle realtà intelligibili : p 'il'l , per designare il ministero degli angeli verso le realtà naturali creato contemporaneamente , sotto il nome collettivo di Michael , come appellativo dell a specie angelic a . Essa è significata simbolicamente dall 'espressione p 'il'l , ripetuta nelle opere dei cinque giorni seguenti , sec ondo la p rima parte del l 'arte c abbalistic a , per equivalenz a numeric a . Veniamo c osì informati che tutti gli angeli appartengono alla medesima specie .

    Ciascun corpo ha il proprio reggitore tra gli angeli Inoltre ciascuno dei c orpi , celesti e terreni , ha il proprio reggitore delle potenze (virtutes) e governatore delle attività (operationes) sia gli esseri razionali , c ome i cieli , le stelle e gli uomini , sia gli irrazionali , c ome gli a nimali e gli elementi . Certo questa opinione è approvata dai filosofi , soprattutto dai Peripatetici : ogni sfera celeste oltre alla propria forma essenziale ha un 'intelligenza assistente c he costituisce il motore della sua orbita ; essa è chiamata angelo appunto perché è deputata a questo c ompito : dotata di intelligenza e volontà , esegue gli ordini del C reatore , c ome una potenza intermedia tra Dio e la natura . Per suo tramite sono compiute le operazioni che la loro natura non potrebbe compiere o non potrebbe c ompierle allo stesso modo . Secondo alcuni queste operazioni avvengono in ragione di una qualche proprietà occulta , sec ondo altri per via della sua stessa essenz a . Infatti il movimento dei cieli e delle stelle , benché sia circolare per natura , tuttavia è diretto o retrogrado non per natura ma per volontà .

    335 Pico della Mirandola , Conclusiones , 7 (In doctrinam Albubater) . 336 Deut. 3 2 , 1 . 337 Sal. 19 , 2 . 338 o •. 2 , 2 3 . 339 Tutto questo passo riprende in larga misura il già ricordato ms Halberstam frase in questione è di origine talmudica: b Bava Batra 5 a.

    444 , c .

    46 r ; la

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    Mentre l ' a ngelo ha una volontà libera, la natura è costretta a obbedire a un istinto determinato , per cui agisce sempre allo stesso modo . Ora gli a ngeli non muovono le orbite sempre allo stesso modo e da ciò risulta c he le modificazioni degli esseri inferiori non sono sempre le s tesse . Infa tti la co ndizione angelic a esercita la massima forzA e potenz a sulle realtà c orpore e . C o s ì l 'intelletto agente a partire dal quale l e forme esercitano il l o r o influsso è detto a ngelo , secondo l a testimonianza di Rabbi Mosè Maimonide 340 , e d è chiamato C1?1:V ?t,:> 1'1t,:> , cioè il principe dell 'universo , secondo l 'espressione dei nostri Maestri . Inoltre è c hiamato anche Metatron: da lui sono governate tutte le potenze individuali umane , animali e naturali , che pure hanno nome di angeli . L a loro moltitudine dal nostro punto di vista è infinita , ma rispetto al Creatore è precisa , determinata e finita . Questo fa tto è ricordato in Be­ re 'Jit Rabba nel passo in cui si legge che il Creatore c rea ogni giorno un'assemblea di angeli 341 , che alc uni chiamano forme perché sono le sostanze formali innumerevoli di cui è piena la sfera delle realtà generabili e co rruttibili. Non diversamente si esprime il vostro Esiodo nelle Opere e i giorni: rpìc yàp Jl VpLOt dcì.v brì xOovi rrov)wj3ordpfl dOavdrwv Z TJVÒC, ifJvÀaK�c

    OVTJTiJvdvOptJrrwv oi Pa ifJvMccooc{v Té 8{Kac KaÌ cxiTÀta !pya. 'ljipa lccdJl�VOL rrdVTTJ t/x>t TWVTéC lrr' ala v, Trentamila infatti sulla terra nutrice di molti sono gli immortali inviati da Giove , custodi dei mortali, dei quali osservano le azioni giuste e quelle nefande, essi, rivestiti d'aria , si aggirano su t utta la terra 342 • Sul loro modello le due potenzialità del volere sono chiamate V'l '1l:'1 :11 " '1 l: ' , cioè autore del bene e autore del male , come si legge nel NOlnJM t,:>'1,0 (MidraJ Tan/J uma), citato da Rabbi Asse nella sua Raccolta 343 • I Latini definisc ono il tipo di custodi di cui parla Esiodo spiriti coassistenti del corp o . Quelli c he sono incaricati della cura degli affari inferiori sono c hi amati Mamona o Mamon , in greco demoni o demone , non comunque in senso negativo . Infatti una cosa è il demone (daemon) e un' altra è il demonio (daemonium) , che noi sentiamo come un dimi nutivo della divinità e perciò escluso dalla realtà divina che non tollera diminuzioni , anche se , lo riconosco senz 'altro , Omero e gli autori antichi hanno usato questa s tessa parola con un signific ato diverso : molti di essi per esempio hanno lodato e venerato il demone (daemonium) di Soc rate , che Apuleio ha tradotto con Il dio di Socrate . Quanto poi a ciò che i Latini hanno c hiamato spiriti , sul modello dei soffi di vento , tale espressione deriva da noi che li chiamiamo M1n1'1 (ru�lot) . A tale proposito Rabbi Tedaco Levi nel suo Libro delle dieci Numerazioni, dopo aver spiegato i quattro venti di Aquilone , Meridione , O riente e O c cidente , a fferm a : l'JlOO, C'.:>N?o :V.::1 '1 N N'1 .::1 M1n1'1 :V .::1'1 N 1'?N'?1

    340 Maimonide , G uida dei perpl..s si I l , 4. 341 Cfr. Maimonide, G uida dei perplessi I l , 6 ; cfr. inoltre Be·re 'lit Rabba 78 (tr. it. RAVENNA 1978 , p. 642 ). 342 Esiodo , Op. 2 5 2 - 2 55. 343 Cfr . ms Halberstam 444 , c. 26 v. Come si è già osservato , la citazione proviene in realtà dal Perul aggadot di R . 'Azri'el di Gerona

    2 17

    i17'7 .:n i1 01'� l'i1 '7V , E per questi quattro venti (rul.wt) , Egli creò quattro angeli ad essi preposti di giorno e di notte 344 • Lo stesso autore aggiunge poi c he Mic hel e , c he è dalla parte della Clemenza e della Miseric ordi a è c osti tuito Mamona 345 , cioè governatore del vento d'Oriente fino a mez zogiorno e fino alla notte . Raffaele , anche lui dalla parte della Clemenza , regge il vento d'Occidente . Gabriele , che è dalla parte del Giudizio e della Severità, è preposto al vento boreale su metà della notte e su due misure del mondo . I n fi n e N o ri e l p r e s i e de a l v e n t o del S u d . S i n q u i T e d a c o L e v i . Q u e s ti a ng e l i h a n n o s o t t o di s é nume r o s e s p e c i e d e s c r i t t e n e l l i b r o nn1c , c i o è Degli arcani; s i legge poi nella Porta della luce : f'1Ni1 70 ':> Oi10 D',TII:) Di10 D"J10i1 �bo 7:>i1 �ÒN '1J.::> mpo D� l'N V'p,i1 ,Vl o7:>1 1"11.l,l:)p01 1"11p'TO 1"11N01:) 1"11N',.:J i10:> i1 1:) 07 �'1 D'On,1 ,Cn '7V� 7:>i1 N7N '1J!:> D1po V'p,i1 ,Vl pNi1 70 7'N1 ,.,1N.:J D'n,1.::> 1 D' ,OlV D"n7 Di10 i1V,7 Oi10 i1 .:J11:)7 Oi10 i1 Dn7o7 Di10 017�7 Di10 O ' J10i1 1 � UN� 711"1n 1"1i1 ,,D :l i1T' 7:>1 : rno7 Di1D , Poiché dalla terra fino al

    firmamento non vi è un solo spazio vuoto, ma tutto è pieno di forme . Tra queste ve ne sono di pure , capaci di grazia e di misericordie e più in basso vi sono molte ombre orribili, malvagie , tentatrici, e tutti quanti dimorano e si librano nell 'aria. Dalla terra al cielo non vi è un solo spazio vuoto: t utto è colmo di queste specie , le une pacifiche , le altre bellicose , alcune buone , altre cattive , alcune apportatrici di vita, altre di morte . Tutto ciò è contenuto nella dimora inferiore in cui viviamo 346 • Queste sono le parole di Yosef di Castiglia .

    Sui demoni malvagi Ma certo non si addice alla nostra santa intenzi one c onti nuare a discutere a lungo di questi demòni repellenti e infami , nemici del genere umano , che sono chiamati potenze contrarie . Si ritiene c he essi vaghino nella regione superiore in quanto esseri di fuoc o , ovvero c he vadano erranti per l ' aria c he ci è prossima , o ancora che , come esseri terreni terrorizzino i terrestri (terreni terrestria territant), o che infestino laghi e fimni e agitino spesso il mare , o che talvolta irrompano nel sottosuol o , s cavino pozzi , estraggano metalli , provocando l 'aprirsi di voragini , suscitino venti c he vomitano fiamme , facciano tremare le fondamenta e infine che fuggano tutto ciò c he è luce e splendore , nella loro natura di esseri imperscrutabili e amanti delle tenebre , che non si limitano ad affliggere il genere umano , ma anche gli 344 Come ha dimostrato M . Idei, per cui cfr. ID EL 1989h, pp. 73-7 7 , questo passo, che si trova nel ms Halberstam 444, c . l r. , costituisce in realtà un frammento sconosciuto di letteratura zoharica , in particolare del MidraJ ha·ne 'elam. 345 Secondo IDEL l989b Reuchlin ha involontariamente creato il nome di questo angelo , ricordato anche poco sopra , a causa di un errore di vocalizzazione della parola memuneh �incaricato , preposto), interpretata come Mamonah . 46 Sa 'are orah , f. 4 r.

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    animali e proferiscono parole prive di suono .

    Sui rimedi contro i demoni malvagi Contro i loro inganni molti dei nostri si ritengono e sperti e non dubi tano di essere in grado di attrarre gli spiriti buoni con la dolcezz a , e di cacciare gli spiriti malvagi con sentimenti contrari a essa , servendosi nel modo giusto di lettere e parole divine e sacre . Prescrivono c he un uomo c he sta per esporsi a qualc he rischio riceva una pergamena sottilissima , chiamata vergine perché intatta , pura e immacolata , c he simboleggi (praesagiat) la purezza di chi la porta. Poi scrivono sulla pergamena i seguenti caratteri n :>'10� e all 'esterno , sul lato più ruvido del foglio , questi altri simboli m1.::1 . Essi insegnano che mediante questo amuleto (ligatura), colui c he spera con ferma c onvinzione in Dio , Creatore dell 'univers o , non dovrà temere le macchinazioni degli uomini perversi. Essi spiegano questo mis tero nel modo seguente : si tratta dei simboli dei primi cinque versetti della Genesi, costi tuiti dalle i niziali e dalle finali conformemente alle regole della seconda parte dell 'arte cabbalistica 347 . Una volta Costa ben Luca scrisse , a proposito degli amuleti naturali (physici) , che essi non sono (considerati) preparati medicinali (res physicae) e tuttavia la loro efficacia è provata dall 'esperienz a , secondo l a c redenz a. Egli afferma : s e s i appende a l collo di una donna i l di to mignolo di un aborto , ella non concepirà finché lo po rterà su di sé : ora , l 'evoc azione delle parole mediante le quali il Creatore onnipotente fece il cielo e la terra , chi potrà pensare c he sia priva di efficacia? Gli uomini della mia religione cre dono fermamente al grande Maestro Rabbi Asse , c he ha scritto nel ,,n'n '1!) 0 : Chi vuole c hiedere c ottenere ciò che desidera , si rivolga alla Clemenza e alla Misericordia di Dio ricorrendo a questi cara tteri : O'OJ1', 0'0!)0!) 01"10!) OMpJN 348 . Si tratta di degni simboli mnemonici della sacra S c rittura . Quasi tutti i libri dci Cabbalisti sono pieni di cose di questo genere e di mol te altre ancora. Anche altri si studiano di fabbrica re c on le lettere divine dei nobili sigilli , provati da un uso costante , c he siano efficaci c ontro le malattie degli uomini e altre sventure . Per esempio quello che c ompose , o meglio ricevette dagli antenati , Rabbi H ama nel Libro della speculazione a partire dai quattro Nomi , non magici ma solenni e sacri : iT 1i1 ' iT ' iT N 'N" 'J,N . 'N" è l 'equivalente cabbalistico di El3 49 . Gli esperti di questa scienza prendono l 'iniziale del primo nome , del secondo , del terzo e del quarto e ottengono il primo sigillo : N'N' . In seguito compiono la s tessa 3 47 Risulta sorprendente la composizione di questo amuleto perché al posto dell'ultimo segno h ci si attenderebbe cl, a meno che non si faccia terminare il versetto 5 con la parola laylah (notte) . Un identico am uleto si può vedere nella Philosophia occulta di C. Agrippa di Nettesbeim , per cui cfr . REGHINI - F I D I 1972 , vol. I l , p . 194. 348 Cfr . ms Halberstam 444, c. 24 v . Per l'interpretazione di questo amuleto cfr. SCU R I R E 19 66 , p. 9 7 , c h e a sua volta rinvia al Pardes Rimmonim di MoAeh Cordovero. 349 Infatti YYAY = (y = I O ; y = lO ; ' = l; y = lO) 3 1 e El = ( ' = l; l = 3 0) 3 1 .

    2 19 operazione con le seconde lettere di ciascuno dei nomi sacri e ne nasce i1 ' , i1 . Allo stesso modo c onfezionano il terzo sigillo e dali 'unione delle lettere in terza posizione nasce il sigillo 'NJ1 . Infine uniscono le quattro lettere finali e o ttengono il quarto sigillo , c he è i1"i1 . Il senso di questi quattro sigilli è i11i1 ' ,n N i1 1 i1 ' 1J'i17N , cioè I l Signore (è) nostro Dio, i l Signore (è) Uno3 50 , e presc rivono che questa sia la scritta che sovrasta i quattro sigilli sc ritti insieme . Poi , sul retro della pergamena scrivono Nl"l'.,N"1 N ( 'R 'RYT ') , il cui significato è ,nN 1l"l.,10l"l nln'' �N., 1M nn N �N., ,n N , cioè Uno,

    principio della Sua unità, principio della Sua singolarità , la Sua permutazione è Uno3 5 1 . Naturalmente questa permutazione alfabeti c a deve essere intesa in conformità con la terza parte della Cabbal a . E c osì essi s t a nno al cospetto dell 'Altissimo con la mente c onsacrata a Dio con questi sigilli e iscrizioni e tutto ciò che hanno domandato c on una qualsiasi delle benedizioni comprese nella preghiera delle Diciotto benedizioni o in altre preghiere pie , sperano senza fallo di ottenerlo e di sbaragliare qualunque sciagura che spesso pende sul loro capo . Essi confidano di poter mitigare , mediante la recitazione delle sacre parole , l ' Adrasti a , cioè la potenza ineludibile delle leggi divine . Infatti essi ritengono che il Cabbalista correttamente iniziato non si limiti alle lettere e alla figure , ma c he possa c ompiere qualunque miracolo , per mezz o di parole e incantesimi , un potere che è ric onosciuto anche dai vostri autori . Per esempio Plotino , al c apitolo XXXV del libro I I Sui dubbi dell 'anima , elenc a quattro c ose dotate di una virtù miracolosa: le qualità occulte delle specie , le figure , gli accordi armonici e i voti 3 5 2 . Inoltre Porfirio e Giamblico affermano che in grazia di Dio e degli angeli buoni noi abbiamo potere sugli spiriti bassi . E su tutta l a terra n o n si trova una specie tunana meglio disposta ad accettare questa opinione dei c ristiani più profondamente spirituali (diviniores) . Medi ante certi nomi e figure essi cacciano i demòni , impongono le mani agli ammalati ed essi guarisc ono , rendono la salute a c hi è i n pericolo di morte e operano mirac oli di questo genere . Tuttavia (per riferire in modo c orretto il pensiero di c oloro c he fanno queste affermazioni) essi a ttribuiscono tutti i mirac oli piuttosto alla fede , sebbene ritengano c he una qualche potenza sia inerente alle formule in sé . Essi affermano e credono c he la preghiera recitata c o n fede è capace d i salvare il malato e n o n diversamente la pensano i veri C abbalisti . Questi ultimi sostengono inoltre che le azioni miracolose dipendono soltanto da Dio e dalla fede dell 'uomo e denunciano c ome mentitori e stolti quelli che credono che la sola figur a, la sola S c ri ttur a, le sole linee tracciate , le sole parole nate dalla vibrazione dell 'aria siano in grado di conferire una tale forza e potenza nell 'operare miracoli , secondo la 3 50 Deut.6,4. 3 5 1 Cfr. ms Halberslam 444, c. 9 r. Per l'amuleto cfr. AGRI PPA 1972 , MARQUES-RIVI ERE 1984, p. 45. 3 5 2 Cfr. Plotino , Enn. IV, 4, 36.

    p.

    192-193 ; cfr. inoltre

    220

    tes timonianza di Mosè Egiziano al capitolo LXXII del libro I della G uida de i

    perplessi» 353.

    È

    un Cabbalista s tolto colui che attribuisce i miracoli alle sole figure o alle

    formule • Aggiungi poi - disse Filolao - c he non solo i Cabbalisti Ebrei hanno prestato fede agli amule ti (signacula.) e ai sigilli , ma anche i più grandi tra i Gre c i . Antioco detto Sote r durante la spedizione c ontro i Galati , uomini valorosi e i n grado di schierare nut riti c ontingenti militari , si apprestava a i ngaggi are un c ombattimento estremamente pericoloso , quando già , come s c rive

    Luciano ,

    rrdvv

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