La vita quotidiana come rappresentazione 9788815059628

L'autore esamina minuziosamente la vita sociale come tessuto di relazioni elementari: "routines" quotidia

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Polecaj historie

La vita quotidiana come rappresentazione
 9788815059628

Table of contents :
Indice......Page 317
Frontespizio......Page 3
Il Libro......Page 2
Introduzione all'edizione italiana......Page 4
Esergo......Page 26
Prefazione......Page 28
Introduzione......Page 30
Rappresentazioni tn buona fede e rappresentazioni in mala fede......Page 48
La facciata......Page 52
Qualità teatrali della realizzazione......Page 61
ldealizzazione......Page 66
Conservazione del controllo dell'espressione......Page 82
Rappresentazioni fuorvianti......Page 89
Realtà e artificio......Page 101
Note......Page 107
2. Equipes......Page 114
Note......Page 142
3. Comportamento e ambito territoriale......Page 146
Note......Page 181
4. Ruoli incongruenti......Page 184
Note......Page 211
5. Comunicazioni che contraddicono il personaggio......Page 214
Il trattamento degli assenti......Page 217
Discussioni sulla messa in scena......Page 222
Cospirazioni.......Page 223
Azioni di ri-allineamento......Page 236
Note......Page 253
6. L'arte del controllare le impressioni......Page 258
l . Lealtà drammaturgica......Page 263
2. Disciplina drammaturgica......Page 266
3. Circospezione drammaturgica......Page 269
Tecniche di protezione......Page 280
Tatto di fronte al tatto......Page 285
Note......Page 289
Lo schema di riferimento......Page 292
Il contesto analitico......Page 293
Personalità-interazione-società......Page 296
Studio e analisi comparative......Page 298
La funzione dell'espressione è di trasmettere impressioni del « sé »......Page 303
La messa in scena e il « sé »......Page 307
Note......Page 310
Bibliografia degli scritti di Erving Goffman......Page 314

Citation preview

Erving Goffinan

La vita quotidiana come rappresentazione

il Mulino BhiBìBIHBI

Ormai riconosciuto come-una delle figrie più rilevanti della sociologia- contemporanea, Go.Uina^i in questo ^ro -, probabilmente il suo^lavoro più noto - esaminò la vita sociale come tessuto di relaziotit elementari; automaUsnù, comportamentì ricorrenti, incontri casuah, mterazioni episodiche,:frammenti di c^wersazione:- tutto - un teatro - del quotidiano dove -la- messa- in - scena- è .opera’ di - gruppi- che- sono vere e -■ proprie - équipes teatrali -e che - si muovono ■ in-'uno spazio scenico diviso - tra ribalta e'-retroscena. La'posta in. gioco -è il successo - nella presentazione - di - se- stessi. - Che - qttesto’ -«tour de fo’rce» analitico, - rigorosmuente condotto,- sia.anche uno dei più limpidi ed eleganti- libri di sotìologia mai- scritti -si' deve alle straordinarie doti -stilistiche-' dell'atitore- e alla - vas'ta - quanto - ... singolare-raccolta- di testimonianze -e -^servazioni -che ne arricchiscono-il discorso. '

Nato nel f922, Goffinan è ■ scomparso nel 1982. I suoi -studi hanno «scoperto» fenomeni . sociologici in precedenza ignorati. Tra -le sue • numerose - opere il - Mulino ha.pubblicato «Forme del parlare» (1987) , o « routine )) 11'. Questi ter­ mini possono facilmente essere messi in relazione con quelli propri dell'analisi strutturale. Quando un indivi­ duo o un attore interpreta , in occasioni diverse, la stessa parte di fronte allo stesso pubblico, è probabile che ne sorga un rapporto sociale. Se definiamo un ruolo sociale come il complesso di diritti e doveri connessi con una determinata posizione sociale, possiamo dire che un ruolo sociale coinvolgerà una o piu parti e che ciascuna di queste diverse parti potrà essere presentata dall'attore in una serie di occasioni allo stesso tipo di pubblico o a uno composto dalle stesse persone.1

NOTE ALL'INTRODUZIONE 1 Gustav Ichheiser, Misunderstandings in Human Relations, supplemento a « The American Journal of Sociology », LV ( 1949 ), pp. 6-7.

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2 Contributiuns uf W. l . "J'humul lo l 'ht:ory an d Sociul Re· search , i n Social Behavior and Personalily, a cura d i E. H. Vol­ kart, New York, Social Science Research Cou nci l , 1 9 5 1 , p. 5. ·' A questo proposito devo esprimere il mio debito nei con­ fronti di un saggio ( non pubblicato) di Tom Burns della Uni­ versity of Edi n burgh. Egli sostiene che i n ogni t i po di i n tera­ zione un importante tema sott i nteso è cos t i t u i to dal desiderio di ogni partecipante di gu idare e controllare le reazioni degli altri presenti. Simile è la posizione presa da Jay Haley in un suo recente saggio ( non pubblica to), per quanto qui s i t ratti di un particolare tipo di controllo, quello relativo, cioè, alla definizione della natura del rapporto che i ntercorre fra quanti sono coinvolt i nell'interazione. � Wil lard Waller, The Rating and Dating Complex, in « Ame­ rican Sociological Review )) , I I ( 1 937 ), p. 730. 5 William Sansom . A Contesi o/ Ladies, London, l loganh, 1 956, pp. 230-32. 6 I popolari c piuttosto ilt tendibili scritti di Stephen Potter t rattano i n par te di quei segni che possono essere artefa tti i n modo d a dare a un at ten to osservatore i sintomi inciden tali che gli occorrono per scoprire le virtu nascost e che l 'individuo in ef­ feni non possiede. 7 Una specifica i nterazione può essere pred isposta in ora e luogo deter minati a l lo scopo di discu tere opin ioni con trastanti ; m a in tale caso i partecipanti devono cercare di essere d 'accordo sul giusto tono di voce, sul vocabolario e sul grado di serietà della discussione, nonché sul reciproco rispetto che i parteci panti di opinione opposta devono con t inuare a esprimere gli u ni verso gli altri. Questa definizione della situazione, che possiamo defi­ nire accademica o di diba t t i to, può anche essere improvvisamente e saggiamen te richiesta come mezzo per ridu rre un grave contrasto di idee in uno schema accet tabile da parte di t u t t i i presen t i . 8 W . F. Whyte, Whcn W1orkerr ami Customers Meet, cap. V I I , lndustry and Society, a cura d i W . F. Whyte, New York, Mc Graw-Hill, 1 946, pp. 1 32- 3 3 . 9 I n tervista con u n insegnante c i t a t a d a Howard S. Becker, Soc:ial Class Variatiom in tbc Teacher-Pupil Re/ationship , in c< Journal of Educational Sociology )) , XXV ( 1 95 1 ), p. 459. IJ Harold Taxel, Autborily Structure in a Menta/ Hospital W ard, tesi non pubblicata per il conseguimento di M . A . , Deparr­ mcnt of Sociology, Uni versity of Chicago, 1 9 5 3 . 1 1 L 'importanza che il test i mone h a nel limita re ciò che l'in­ dividuo può essere è stata sot tolineata dagli esistenzial isti che vedono nel fenomeno una minaccia fondamemale alla libertà del­ l ' individuo. Si veda Jean-Paul Sartre , L 'Eire et le Néan l , Paris. Gallimard , 1 94 3 , trad . it., L'esrere t ' il nulla . Milano, Il Saggiato· re, 1 96 5 , pp. 7 4 1 ss. 12 Goffman . n p. cii . , pp. ' 1 9-27 .

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u Peter Blau, Dynamics of Bureaucracy , dissertazione per il conseguimento del dottorato, Department of Sociology, Columbia University; successivamente pubblicato dalla University of Chi­ cago Press, 2" ed. riveduta, 1 963, pp. 127-129. 1 4 Walter M. Beattie, Jr., The Merchant Seaman, tesi non pubblicata per il conseguimento del M. A., Departmenr of Socio­ ]ogy, University of Chicago, 19.50, p. 35. 1 5 Sir Frederick Ponsonby, Recollections of Three Reigns, New York, Dutton, 19.52, p. 46. 16 L'importanza di distinguere fra una routine d'interazione e una qualsiasi occasione in cui essa sia messa in atto è discussa da John von Neumann e Oskar Morgenstern, The Theory of Games and Economie Behaviour, 2• ed., Princeton, N.J., Prince­ ton University Press, 1 947. p. 49.

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Capitolo primo

Rappresentazioni

Rappresentazioni tn buona fede e rappresentazioni in mala fede. Quando un individuo interpreta una parte, implici­ tamente richiede agli astanti di prendere sul serio quan­ to vedranno accadere sotto i loro occhi. Egli chiede loro di credere che · il personaggio che essi vedono pos­ sieda effettivamente quegli attributi che sembra posse­ dere, che la sua attività avrà le conseguenze che impli­ citamente afferma di avere, e che in generale le cose sono quali esse appaiono. Tutto ciò è perfettamente coerente con la comune opinione che un individuo insceni la propria rappresentazione e reciti « a beneficio degli altri ». Sarà opportuno, però, cominciare a esaminare le rappresentazioni capovolgendo il discorso e · conside­ rare cioè la fiducia che l'individuo stesso ripone nell'im­ pressione della realtà che egli tenta di sollecitare in quanti gli sono d 'intorno. Guardando le cose sotto questo profilo, ci accorgiamo che, ad u n estremo, l'attore .può essere completamente assorbito dalla propria recitazione ed essere sinceramente convinto che l'impressione della realtà che egli mette in scena sia la realtà. Qualora anche il pubblico sia ugual­ mente convinto de1la sua recitazione (e questo sembra essere il caso tipico ) , allora, almeno momentaneamente, soltanto il sociologo o uno scettico potranno aver dubbi sulla veridicità di quanto viene presentato. Ad un altro estremo, ci accorgiamo invece che l'attore può non essere affatto convinto della propria routine. La cosa è perfet­ tamente possibile poiché, per vagliare la veridicità del­ l 'azione, n�ssuno è in posizione tanto favorevole quanto lo stesso soggetto che la mette in scena . Contempo-

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raneamente l'attore può essere indotto a plasmare l 'opi­ nione del pubblico soltanto come mezzo per altri fi­ ni, non nutrendo alcun in teresse per il concetto che il pubblico ha di lui o della situazione in sé. Quando l 'individuo non è convinto della propria reci tazione e non è in teressato all 'opinione del pubblico , possiamo de­ finirlo « cinico » , serbando invece il termine > per coloro che credono ne li 'i mprcssi!Jne comunicata con la propria azione. Naturalmente il cinico, con tutto il suo distacco, può ricavare un piacere personale e privato da quanto cerca di dare ad intendere, provando una specie di piacevole aggressione spirituale nel baloccarsi a suo piacimento con qualcosa che il pubblico deve invece prendere su l serio 1 • Ciò non significa, naturalmen te, che ogni cinico voglia ingannare il suo pubblico per interesse o per vantaggio personale ; infatti , egli può anche ingannare i propri ascol­ tatori per ciò che egli considera il loro bene o il bene della comuni tà. Per illustrare questo punto non occorre riferirei a figure di iJJuminati e disincantati istrioni quali Marco Aurelio o Hsun Tzu . Sappiamo, ad esempio, che nello svolgere le loro attività certi professionisti - che altrimenti sarebbero sinceri - sono talvolta obbligati ad ingannare il cliente, perché è lui che lo vuole. Me­ dici indotti a prescrivere rimedi inu tili, addetti ai di­ stributori di benzina che controllano ripetutamente e con rassegnazione la pressione dei pneumatici di inquiete guidatrici, commessi di negozi di calzature che vendono alla cliente la scarpa che le calza bene ma dicendo che è di una misura inferiore : tu tti costoro sono attori cinici ai quali il pubblico non permette di essere sinceri. Allo stesso modo, è stato documentato che compiacenti rico­ verati in istituti psichiatrici talvolta simulano sintomi biz­ zarri, cosi che le allieve infermiere non siano deluse da una rappresen tazione del tutto normale 2 • Cosi pure, quando dei dipendenti si affannano per accogliere nel migliore dei modi i superiori in visita, il desiderio egoistico di ottenere dei favori può non essere il mo­ vente principale : il sottoposto , infatti , può cercare di 30

metter con tatto a suo agio il . l'io che vorremmo essere. Alla fine la concezione del nostro ruolo diventa una secon­ da natura e parte integrante della nostra personalità. Entria­ mo nel mondo come individui. acquistiamo un carattere e diventiamo persone 4• ...

A questo proposito si possono citare esempi trat­ ti dallo studio su Shetland I sle 5• Negli ultimi quattro o cinque anni , l 'albergo del­ l 'isola è stato gestito da una coppia di coniugi del luogo di origine contadina , che ne erano anche i proprietari. Fin dall'inizio essi furono obbligati a mettere da parte le loro convinzioni sul modo di vivere, attrezzando in­ vece l'albergo di servizi e attrattive tipici della classe media. Ultimamente, però, sembra che i gestori siano diventati meno cinici in merito alla loro messa in sce­ na : loro stessi si stanno imborghesendo e sempre piu innamorando dell'identità che i clienti attribuiscono lo31

ro. Un ulteriore esemp1o lo si può trovare nel caso della recluta che inizialmente segue la disciplina mili­ tare per evitare punizioni fisiche e infine si adegua ai regolamenti cosi da non screditare l'organizzazione cui appartien� e ottenere il rispetto dei propri commilitoni. Come già accennato, il ciclo che va dalla mancanza all'acquisto di fiducia nella propria parte . può essere per­ corso in senso inverso, iniziando dalla convinzione, o da un'incerta aspirazione, e sconfinando poi nel cinismo. Professioni, per le quali il pubblico nutre un sacro ri­ spetto, spesso permettono alle proprie reclute di seguire il ciclo in questa direzione, e spesso questo viene per­ corso non perché i soggetti vengano lentamente accor­ gendosi di star ingannando il proprio pubblico - infatti, a giudicare dai comuni standard sodali, le loro asserzioni possono esser prese come valide -, ma perché possano servirsi di questo cinismo come mezzo per isolare la parte piu intima di loro stessi dal contatto con gli ascol­ tatori. Ci possiamo anche aspettare di trovare cicli com­ plessi caratterizzati da successivi atteggiamenti e gradi di fiducia : l'individuo comincia con un certo impegno nella rappresentazione che gli vien richiesta e poi oscilla varie volte fra sincerità e cinismo, prima di completare tutte le fasi e le svolte cruciali necessarie ad acquistare quella fiducia in sé che si addice a una persona nella sua posi­ zione. Per questo, quanti studiano i problemi delle fa­ :coltà di medicina consigliano ai principianti pieni di ideali di metter da parte i loro sacri entusiasmi per un certo tempo. Durante i primi due anni, infatti, gli studenti si accorgono che il loro interesse per la medi­ cina dev'essere messo da parte per poter dedicare tutto il tempo al compito di imparare come superare gli esami. Durante i due anni successivi , poi, il loro inte­ resse è rivolto allo studio delle malattie e non alle persone che ne sono affette. È soltanto dopo aver finito l'università che gli ex-studenti possono riaffermare i loro originari ideali nella medicina 6• Pur aspettandoci di trovare un naturale movimento pendolare fra cinismo e sincerità, tuttavia non dobbiamo

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escludere quella specie di punto di trl:lnstztone che può essere mantenuto in forza di una certa dose di auto-illu­ sione. Vediamo infatti che l 'individuo può tentare d'in­ durre il proprio pubblico a giudicarlo in una data ma­ niera, perseguendo questo giudizio come fine ultimo, ma tuttavia senza essere completamente convinto di meritare il giudizio che sta chiedendo, o dubitando della validità dell'interpretazione della realtà offerta agli astan­ ti. Un'altra commistione di cinismo e sincerità viene suggerita dalle affermazioni di Kroeber sullo sciama­ nesimo :

Inoltre, c'è la vecchia questione dell'inganno. Probabil­ mente la maggior parte degli sciamani o degli stregoni, in tutto il mondo, si aiuta con giuochi di prestigio nelle cure e soprattutto nell'esibizione del proprio potere. Questi giuo­ chi sono talvolta intenzionali; in molti casi, tuttavia, la con­ sapevolezza non va oltre la precoscienza. L'atteggiamento - sia che vi sia stata repressione o meno - sembra essere quello che si nutre verso una pia impostura. Gli etnografi che hanno compiuto ricerche nel campo sembrano quasi sempre convinti del fatto che persi no gli stregoni che sanno di compiere frodi, tuttavia credono anche nel proprio potere, e soprattutto in quello degli altri stregoni che essi consulta­ no quando loro o i loro figli sono malati 7 • La facciata. Sto adoperando la parola « rappresentazione » per indicare tutta quell'attività di un individuo che si svolge durante un periodo caratterizzato dalla sua continua pre­ senza dinanzi a un particolare gruppo di osservatori e tale da avere una certa influenza su di essi. Sarà op­ portuno classificare come· > quella parte della rappresentazione dell'individuo che di regola funziona in maniera fissa e generalizzata allo scopo di definire la situazione per quanti la stanno osservando. La facciata costituisce quindi l 'equipaggiamento espressivo di tipo stl:lndardizzato che l'individuo impiega intenzionalmente o involontariamente durantè la propria rappresentazione.

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Sarà quindi opportuno differenziare e denominare quel­ ]e che sembrano essere le parti tipiche della facciata. Anzitutto c'è l '(< ambientazione » che comprende il mobilio, gli ornamenti, l'equipaggiamento fisico : insom­ ma tutti quei dettagli di sfondo che forniscono lo scena­ rio e gli arredi per quelle i mprovvisazioni di azioni uma­ ne che vi hanno luogo dentro, davanti e sopra . In ter­ mini di spazio un 'ambientazione tende ad essere ferma e quindi coloro che se ne servono come parte integrante della loro rappresentazione, non possono cominciare la loro azione .fintanto che non si trovano nel luogo ap­ propriato e devono terminarla entro quei medesimi confini . È soltanto in circostanze eccezionali che l 'am­ bientazione segue gli attori : un esempio di questo fe­ nomeno lo troviamo nei cortei funebri , nelle parate, processioni o cortei da fiaba in cui culminano le inco­ ronazioni di re e regine. I n generale, queste eccezioni sembrano offrire un'ulteriore protezione a quegli attori che sono - o sono momentaneamente diventati - sacri. Questi personaggi, naturalmente, debbono essere distinti dagli at tori profani del tipo dei venditori ambulanti che spostano il loro luogo di lavoro fra un'azione e l'altra , spesso essendovi obbligati. Un sovrano può es­ sere troppo sacro e un venditore ambulante troppo pro­ fano per meritare un 'ambientazione fissa. Considerando l'aspetto scenico della facciata abbia­ mo la tendenza di pensare al soggiorno di una casa parti­ colare ed al ristretto numero di attori che possono identificarvisi completamente . Abbiamo invece dedicato insufficiente attenzione all'esame di quell'attrezzatura se­ mantica che per brevi periodi di tempo un gran nu­ mero di attori può considerare come propria . È tipico dei paesi dell'Europ-a occidentale, e senza dubbio un motivo della loro stabilità, che un gran numero di lus­ suose ambientazioni possa essere affittato da chiunque - purché si tratti delle persone « giuste » - se lo puè> permettere. A titolo di esempio si può citare uno studio compiuto sugli alti funzionari dello stato in Gran Br�t�g_na:....

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Fino a che punto funzionari statali di grado elevato assu­ mano il tono e l'aspetto di una classe sociale diversa da quella cui appartengono per nascita, costituisce un problema delicato e difficile. L'unica informazione precisa al riguardo è data dal numero di quanti appartengono ai grandi club di Londra. Piu di tre quarti dei nostri alti funzionari ammi­ nistrativi appartengono ad uno o piu club di grande pres ti­ gio e notevole lusso, la cui tassa di ammissione può raggiun­ gere ed oltrepassare le venti ghinee e la cui quota annua si aggira fra le dodici e le venti ghinee. Queste isti tuzioni sono tipiche dei ceti sociali superiori - neppure di quelli medio-superiori - per i loro locali, il loro arredamento, lo stile di vita che vi si pratica ed insomma per tutta la loro atmosfera . Benché molti dei soci non possano esser detti propriamente ricchi . soltanto una persona di norevoli possi­ bilità finanziarie sarebbe in grado di offrire a sé ed alla pro­ pria famiglia lo spazio, i cibi , le bevande , i servizi e tutte le comodità che si possono trovare aii 'Union , al Travellers' o al Reform 11• Un al tro esempio può esser trovato nel recente svi­ luppo della professione medica, dove vediamo che un dottore assegna sempre maggior importanza al fatto di poter accedere all'elaborato palcoscenico scientifico co­ stituito dai grandi ospedali, cosf che un sempre minor numero di profc;ssionisti può considerare la propria am­ bientazione come qualcosa che si possa chiudere alla sera 9• Se prendiamo il termine « ambientazione >> per rife­ rirei alle parti sceniche di un equipaggiamento espres­ sivo, possiamo usare il termine « facciata personale » per riferirei a quegli altri elementi dell'equipaggiamento espressivo che identifichiamo strettamente con l 'attore stesso e che naturalmente lo seguiranno ovunque (o al­ meno cosf ci immaginiamo). Fra gli elementi che com­ pongono la facciata personale possiamo includere : i di­ stintivi di rango o di carica ; . il vestiario ; il sesso, l 'età e le caratteristiche razziali ; la taglia e l'aspetto ; il porta­ mento ; il modo di parlare; l'espressione del viso ; i ges�i della persona, e via di seguito. Alcuni di questi strumenti semantici , quali le caratteristiche r�ziali, sono generai35

mente fissi e non variano nel tempo, né da una situazione ad un'altra ; altri, invece, sono relativamente mobili e transitori - come le espressioni del viso e possono variare durante l 'azione e da un momento all'altro. Talvolta conviene scindere in « apparenza » e « ma­ niera » gli stimoli che formano la facciata personale, a seconda della funzione svolta dalle informazioni che essi trasmettono. « Apparenza » può indicare quegli stimoli che suggeriscono gli status dell'attore o che ci informano della condizione rituale temporaneamente vissuta dall'in­ dividuo, e cioè ci dicono se egli è im pegnato in un 'atti­ vità sociale ufficiale, in un lavoro o i � una semplice attività ricreativa, se sta o meno celebrando una nuova fase di un ciclo s tagionale o del suo ciclo vitale. Il termine so­ prattutto se ad alto livello - ciascun protagonista deve attentamente badare al proprio comportamento per non offrire all'avversario punti vulnerabili suscettibili di cri­ tica. Cosi, Dale, parlando dell'iter di formazione profes­ sionale dei funzionari statali, dice : -

* Letteralmente : brava. [ N . d.T. ] .

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Il suo naso era piu rosso di quanto sem­

Un'attenzione ancor piu scrupolosa [ di quella accordata alle dichiarazioni ] viene data alla stesura delle lettere uffi­ ciali : infatti un'affermazione i nesatta o una frase i nfelice nel testo di una lettera dal contenuto del tutto innocuo e irrile­ vante, posson metter l'intero ministero a soqquadro se ca­ pi tano sotto gli occhi di uno di quei tanti per cui il piu trascurabile errore commesso in un ministero costituisce un prelibato bocconcino da buttare in pasto al pubblico. Tre o quattro anni di questa disciplina durante il periodo ancora formativo, fra i ventiquattro e i ventotto anni, plasmano per sempre la mente ed il carattere, creando una propensione per i fatti precisi e le deduzioni esatte e una diffidenza asso­ luta per le vaghe general izzazioni 58 • Malgrado la nostra propensione a renderei conto dei requisiti espressivi di queste varie specie di situazioni, abbiamo la tendenza a considerarle come casi particolari : siamo, cioè, inclini ad ignorare il fatto che nella nostra stessa società molte rappresentazioni profane della vita di ogni giorno devono esser sottoposte ad un controllo rigoroso di conformità, convenienza, correttezza e de­ coro . Forse quest'ignoranza è dovuta in parte al fatto che come attori siamo spesso piu consapevoli dei criteri che avremmo potuto, ma non abbiamo applicato alla nostra attività, che non di quelli che abbiamo usato senza ren­ dercene conto. Ad ogni modo, come studiosi dobbiamo esser pronti ad esaminare la stonatura creata dalla scor­ ret ta pronuncia di una parola o da una sottoveste che spunta dalla sottana, e capire perché un idraulico mio­ pe, per di fendere l'immagine di forza o rudezza - di rigore nella sua professione - senta la necessità di na­ scondere rapidamente in tasca gli occhiali quando l'avvi­ cinarsi della padrona di casa trasforma il suo lavoro in una rappresentazione ; o perché un tecnico della televi­ sione, seguendo le istruzioni di un esperto di relazioni pubbliche, riponga con i propri attrezzi, anche quelle viti che non ha rimesso nell'apparecchio, cosi che le parti che. non ha saputo accomodare non facciano una cattiva impressione. In altre parole, dobbiamo esser di­ sposti a rilevare che l'impressione della realtà suscitata

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da una rappresentazione è qualcosa di fragile e delicato che può esser incrinato dalla minima trascura tezza . La coerenza espressiva richiesta nelle rappresenta­ zioni indica una netta dissonanza fra il nostro fin troppo umano > ed un « io » soc i a li zza t o . Come esseri umani siamo principalmente creature dagli impulsi va­ riabili, con umori ed energie che cambiano da un mo­ mento all'altro : come personaggi davanti ad un pubbli­ co, tuttavia, non possiamo permetterei alti e bassi. Per dirla con Durkheim , le forme superiori della nostra at­ tività sociale « non sono al seguito del corpo come le nostre sensazioni e i nostri stati cinestetici » 59• Si pre­ tende una certa bùrocratizzazione dello spirito per ga­ rantirsi una rappresentazione perfettamente omogenea ogni qualvolta questa viene richiesta . Come indica San­ tayana, il processo di socializzazione ha una funzione non solo di trasfigurazione ma anche di fissaggio :

1'4 a sia che assumi amo un 'espressione gioiosa o una tri­ ste, nel farla nostra e nel sottolinearla diamo la definizione del nostro umore dominante. Quindi , fintanto che restiamo sotto 1 'influenza di questa nostra consapevolezza , non sol­ tanto viviamo ma reci tiamo : creiamo e rappresentiamo il personaggio che d siamo scelti , indossiamo i calzari della riflessione, difendiamo ed idealizziamo le nostre passioni, ci incoraggiamo con eloquenza ad esser ciò che siamo, affezio­ nati, sprezzanti , indifferenti o severi ; reci tiamo soliloqui ( davanti ad un pubblico immaginario ) e ci avvolgiamo con grazia nel manto del nostro inalienabile personaggio. Cosi drappeggiati chiediamo l ' applauso e ci aspettiamo di morire in un rispettoso silenzio. Ci ripromettiamo di vivere secon­ do i nobili sentimenti che abbiamo espresso, cosf come cer­ chiamo di credere nella religione che professiamo. Maggiori sono le difficoltà e piu grand� è il nostro zelo. Dietro i prin­ cipi da noi professati ed il nostro li nguaggio impegnato dob­ biamo nascondere con cura tutte le dissonanze dei nostri umori o comportamenti , e ciò senza ipocrisia, poiché il no­ stro carattere « riflesso » è l a parte piu genuina di noi stes· si , piu di quanto non lo sia il flusso dei nostri sogni invo­ lontari. I l quadro che dipingiamo in q�esto modo e mostria­ mo come nostro vero ritratto può ben essere solenne come 68

vuole la tradizione, con c9lon ne, tendaggi, paesaggi lontani e dita sollevate ad indicare mappamondi o il teschio di Yo­ rick, ma se questo stile ci è naturale e la nostra arte è sin· cera, quanto piu trasfigurerà il suo originale , tanto piu sarà veramente e profondamente artistico. L'austero torso di una scultura arcaica, un blocco a malapena umano, esprimerà un'anima assai meglio dell'aria addormentata di un indi­ viduo che si è appena svegliato o delle sue occasionali smor­ fie. Chiunque sia sicuro delle proprie idee, fiero del proprio lavoro o sollecito del proprio dovere, assume una maschera tragica : la reputa essere il suo io e le affida quasi tutta la sua vanità. Pur essendo ancor vivo e quindi sottoposto, come tutto ciò che esiste, al flusso insidioso della sua stes­ sa sostanza , egli ha cristallizzato la sua anima in un'idea e, con piu orgoglio che rimpianto, ha immolato la propria vita sull 'altare delle Muse. La coscienza di sé , come qualsiasi arte o scienza, trasforma la sua materia in un nuovo mezzo di comunicazione - quello delle idee - nel quale perde le dimensioni ed il posto precedenti. Le nostre abitudini ani­ mali sono trasformate dalla coscienza in lealtà e doveri , e diventiamo > la propri a segretaria e « Joe » il proprio collega , ma se in ufficio c'è un estraneo bisognerebbe rivolgersi ai propri colleghi in quella forma che si pretende dall'estraneo : signorina o si­ gnore. Si può essere in rapporti scherzosi con la centralini­ sta , ma si userà un tono serio quando si ha occasione di fare una telefonata in presenza di un estraneo 3 • [ La vostra segretaria] vuoi essere chiamata signora o signorina davanti agli estranei, e sarà quanto meno poco lusingata se il vostro « Mary » permetterà a tutti gli altri di apostrofarla con familiarità 4•

Adopererò il termine « équipe di rappresentazione » , o piu brevemente équipe, per riferirmi ad un qualsiasi complesso di individui che collaborano nell 'inscenare una singola routine. Fino a questo punto dello . studio abbiamo considerato come punto di riferimento la rappresentazione dell'indi­ viduo e ci siamo occupati di due ordini di fatti : l 'indi­ viduo e la sua rappresentazione, da un lato, e tutto il

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complesso dei partecipanti t: l 'in tcra:tione nel suo com­ plesso dal l 'al tro. Per lo studio di certi tipi di interazione o di certi loro aspetti , questa prospettiva può sembrare sufficiente ; tutto ciò che non rientra in un tale schema , può quindi esser trattato come una complicazione anche se superabile. Cosi la col laborazione fra due attori , ognu­ no dei quali sia visibilmente impegnato nella presen ta­ zione della sua specifica rappresentazione può essere analizzata come un t i po di .

* · Organizzazioni che riuniscono giovani universitarie - l'equi· valente maschile è la /ralernity sulla base del merito scola­ stico e della posizione sociale e le cui funzioni sono in parte equivalenti a quelle della Casa dello studente. L'essere ammessi a una particolare sorority costituisce per certe ragazze il raggiungi­ mento di un ambito traguardo sociale. [N.d.T. ] . -

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Questo è semplicemente uno stratagemma che rende piu facile a� personale il tener d'occhio le coppie sospette. Dopo aver accompagnato la coppia in camera, il portaba­ gagli nel richiudere la porta dietro di sé, preme un piccolo pulsante all'interno del pomo della maniglia. Questo fa gi­ rare un piccolo tamburo nella serratura che provoca l'ap· parire, sulla parte esterna della porta, di una striscia nera al centro della maniglia. Gli ospiti non si accorgono di niente, ma . le cameriere, gli inservienti ed i portabagagli sono tutti addestrati a farvi attenzione ... riferendo le con­ versazioni a voce troppo elevata e gli episodi strani che pos­ sano accadere nella camera contrassegnata 13• Piu in generale, il controllo della scena può dare al­ l'équipe che lo possiede un senso di sicurezza. Come rife­ risce uno studioso a proposito del rapporto tra medico e farmacista : La farmacia è un altro elemento. I l medico entra spesso nd negozio del farmacista per le medicine, per un po' d'in­ formazioni e per fare quattro chiacchiere. In queste con­ versazioni l'uomo dietro il banco ha all'incirca lo stesso van­ taggio che possiede una persona in piedi parlando ad un pubblico seduto 24• Una cosa che contribuisce a questo senso d'indipenden­ za del farmacista è il suo negozio: questo, infatti, fa in certo modo parte del farmacista. Come Nettuno viene raf­ figurato sorgente dai flutti, pur essendo contemporaneamen­ te il mare, cos( nell 'ethos della professione esiste una visione del dignitoso farmacista che torreggia su scaffali e banconi di boccette e apparecchiature, facendo allo stesso tempo parte della loro essenza 25. Un bell 'esempio letterario sugli effetti dell'esser de­ rubati del controllo della propria scena, lo possiamo trovare ne Il processo di Franz Kafka, là dove è de­ scritto l'incontro di K . , co n le autorità nella sua pen­ sione :

Quando fu pronto dové passare dinanzi a Willem e traversare la stanza accanto che era vuota, sino a quella successiva la cu i porta era spalancata con tutt'e due i bat113

tenti. Questa stanza, come K . hen sa pcv;l , era tl è importante dal punto di vista della cortesia, e che la parte chiamata « appa­ renza » è rilevante dal punto di vista del decoro . Si tenga anche presente che, benché un comportamento decoroso possa assu mere la forma di una dimostrazione di rispetto nei confronti del territorio e della scena o ambito entro i quali l'individuo si trova , questa dimostrazione può naturalmente essere causata dal desiderio di impressionare favorevolmente il pubblico, evitare sanzioni ecc. Infine è da tenere presente che le regole del decoro sono co­ strittive in tutto il territorio al contrario di quelle della cortesia. Un pubblico può assoggettare un 'intera ribalta a un'ispezione ininterrotta per quanto riguarda il decoro, ma, men_tre è impegnato in. tale operazione, nessuno o forse solo alcuni degli attori, saranno obbligati a parlar­ gli e quindi a mostrargli cortesia : gli at tori possono astenersi dal dare impressioni , ma non possono evitare di !asciarle trasparire. Nello studio delle istituzioni sociali è importante de­ scrivere le norme di decoro che vigono in esse, ma questa è un'impresa difficile poiché tanto gli informatori che gli studiosi tendono a dare queste norme per scon tate, non rendendosi conto che ciò è possibile solo e fino a che non abbia luogo un incidente, una crisi o un epi­ sodio particolare. È risaputo, ad esempio, che negli uffici commerciali esistono regole diverse per quanto ri­ guarda l'ammissipilità di chiacchiere informali fra gli

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impiega ti, ma è soltanto quando ci accade di studiare un ufficio dove sia impiegato un cospicuo numero di profughi stranieri, che ci rendiamo improvvisamente conto del fatto che il permesso di fare quattro chiacchiere non equivale a quello di farle in lingua straniera 2• Siamo abituati a ritenere che le regole di decoro che prevalgono nei luoghi sacri, come ad esempio nelle chiese, siano molto diverse da quelle che prevalgono sul lavoro. Ciononostante non si deve pensare che le norme che vigano nei luoghi sacri siano piu numerose o piu rigide di quelle che troviamo sui luoghi di lavoro. In chiesa, infatti, è ammesso che una donna stia seduta, sogni ad occhi aperti e magari dormicchi, ma una commessa di un negozio di abbigliamento deve stare in piedi, all'erta, evitare di masticare chewing-gum, sorridere, anche se non sta parlando con nessuno, e indossare abiti che può a malapena permettersi. Una forma di decoro che è stata studiata nelle istitu­ zioni sociali è ciò che si può chiamare « far finta di lavo­ rare » . In molti stabilimenti si sa che non solo è richiesto agli operai di produrre un certo quantitativo entro un certo tempo, ma si pretende altresf che essi, in determi­ nate situazioni, diano l 'impressione di star lavorando in­ tensamente. Ecco quanto si racconta a proposito di un cantiere navale : Era divertente osservare l'improvvisa trasformazione che aveva luogo tutte le volte che correva voce che il capo­ cantiere era sullo scafo o nell'officina o che stava per arri­ vare un dirigente. Tutti i capireparto correvano dai loro operai e li incitavano a darsi da fare ostentando un'atti­ vità qualsiasi. « Non lasciatevi pescare seduti », era la pa­ rola d'ordine, e anche dove non c'era niente da fare, un tubo veniva laboriosamente piegato e filettato, o un bullone già saldamente fissato al suo posto veniva assoggettato a una piu forte e inutile stretta. Questo era l'omaggio formale che invariabilmente veniva tributato a ogni capo in visita e il rituale era tanto ben conosciuto sia daglli operai che dai capi, quanto lo è nell'esercito quello riservato all'ispezione di un generale di corpo d'armata. ID trascurare un qualsiasi

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dettaglio dell'inutile esibizione a vuoto sarebbe interpretato come un segno di particolare mancanza di rispetto 3 •

Cose del genere sembrano ospedale :

avvemre m

un reparto di

Durante il primo giorno di lavoro nel reparto, gli altri inservienti dissero esplicitamente al ricercatore di non « farsi pescare �> mentre picchiava un malato, di mostrarsi indaffa. rato quando la caporeparto faceva il suo giro, e di non parlarle se lei per prima non gli avesse rivolto la parola . Era evidente che alcuni inservienti stavano di guardia in at tesa dell'avvicinarsi della caporeparto per poter avvisare i loro compagni, cosi che questi non si facessero trovare mentre compivano atti indesiderabili. Certi inservienti trascuravano una parte del lavoro cosi da poterla compiere alla presenza della caporeparto per poter apparire occupati e non ricevere quindi ulteriori mansioni da svolgere. Nella maggior parte dei casi, il cambiamento di comportamento degli inservienti alla presenza della caporeparto non era cosi evidente ed esi­ stevano variazioni che erano funzione degli individui, della caporeparto e della situazione del reparto. Tuttavia in quasi tutti gli inservienti si notava un certo cambiamento di com· portamento quando era presente un superiore - come la caporeparto. Non esisteva un'aperta violazione delle regole e delle disposizioni. . . 4 •

Dalla considerazione del « far finta di lavorare » a quella di altre norme di lavoro, secondo le quali bi­ sogna mantenere le apparenze, come il ritmo, un inte­ resse personale, l'economia, la precisione, ecc. 5, il pas­ so è breve. E da una considerazione delle norme di lavoro in generale si arriva subito anche alla conside­ razione di altri e piu importanti aspetti strumentali e morali del decoro nei luoghi di lavoro , quali il modo di vestirsi, il livello di rumore permesso, i diversivi, le indulgenze e le espressioni affettive proibite. Il far finta di lavorare, unitamente ad altri aspetti del decoro nei luoghi di lavoro, viene generalmente visto come il particolare fardello delle persone di umile con­ dizione. Tut tavia, un'angolazione drammaturgica esige che

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oltre a l prob lem a di far finta di lavorare si prenda in

considerazione anche il suo opposto, cioè il far finta di non lavorare. Cosi a pprendi a mo da uno scritto su lla vita dei ceti a m a l a pe n a « hene » del primo '800 : La gente era particolarmente formalista e cerimoniosa per quanto riguardava l'argomento « visite » : si ricorderà la visita descritta in Il mulino sulla Floss. Le visite venivano ri­ petute a intervam regolari , cosi che fosse quasi noto il giorno in cui si andavano a fare o si ricevevano, e implicavano un cerimoniale che conteneva molte formalità e finzioni . Nes­ suno, ad esempio, doveva essere sorpreso mentre eseguiva un lavoro qualsiasi. Nelle famiglie « bene » si fingeva che le signore non facessero mai niente di serio o di utile dopo colazione: si pensava che il pomeriggio dovesse essere de­ dicato alle passeggiate, al far visite o al gingillarsi elegante­ mente per casa. Perciò se al momento della visita le ragazze erano impegnate in qualche lavoro utile, lo nascondevano sotto al divano e fingevano di leggere un libro, o di di­ pingere o di lavorare a maglia o di essere infervorate in una frivola conversazione alla moda. Non ho mai capito perché si assoggettassero a questa complicata finzione, quando tutti sapevano che le ragazze del posto erano sempre occupate a far qualcosa, si trattasse di rammendare, ta�liare, imbastire, allargare, guarnire, rivoltare, o disegnare modelli . Come cre­ dete che le figlie dell'avvocato avrebbero potuto mostrarsi cosi ben vestite la domenica se non fossero state abbastanza brave -nel riaccomodarsi i vestiti? Tutti naturalmente lo sa­ pevano, e perché le ragazze non volessero ammetterlo aper­ tamente, oggi non si riesce a capirlo. Forse si trattava del dubbio o della vaga speranza o del folle sogno che una re­ putazione . di signorile inutilità potesse loro permettere di passare il Rubicone al gran ballo della contea, riuscendo a mescolarsi con i signorotti locali 6•

Dovrebbe esser chiaro che, benché le persone che fanno finta di lavorare e quelle che fingono il contrario si trovino probabilmente su fronti opposti, esse sono comunque dalla stessa parte rispetto alle luci della ribalta . È stato detto prima che, quando si svolge un'attività in presenza di altre persone, l'espressione di alcuni aspetti viene accentuata, mentre altri aspetti che potrebbero sere-

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ditare l 'impressione voluta vengono soppressi. È chiaro che i fatti accentuati appaiono in quella che ho chiamato ribalta e dovrebbe essere altrettanto chiaro che ci può essere un altro territorio - chiamiamolo retroscena dove fanno la loro comparsa i fatti che sono stati soppressi. Nei confronti di una data rappresentazione il retro­ scena può esser definito come il luogo dove l'impressione voluta dalla rappresentazione stessa è scientemente e si­ stematicamente negata. Le funzioni caratteristiche di tali luoghi sono naturalmente molte. È qui che viene fatico­ samente costruita la capacità di una rappresentazione � esprimere qualcosa che vada oltre se stessa; è qui che apertamente si creano illusioni e impressioni . È qui che si possono custodire arredi scenici e componenti della facciata personale in una specie di composizione smon­ tabile di interi repertori di azioni e personaggi 7• Sempre qui si possono nascondere i diversi tipi di equipaggia­ mento disponibili per un dato cerimoniale, come i diversi tipi di liquore o di vestiario, cosi che il pubblico non pos­ sa paragonare il genere di trattamento che gli viene riser­ vato con quello che avrebbe potuto ricevere. Qui, stru­ menti come il telefono restano isolati e possono essere adoperati > ; il mon­ do maschile è duro. ha degli spigoli tagl ienti, in esso le voci sono troppo sonore , le luci troppo crude, i contatti violenti. Vicino ad al tre donne, la donna è dietro le scene ; prepara le arm i , non combatte: pensa a un vestito, inventa un t rucco, prepara i suoi stratagemmi: si aggira in panto­ fole e accappatoio tra le quinte prima di entrare in scena : ama questa atmosfera tiepida, dolce , distesa . . . Per certe donne, questa intimità frivoli! e calda è piu preziosa ddlc relazioni con gli uomini -� .

I n genere i l retroscena di una rappresentazione st trova a un estremo del luogo dove è pres en ta to lo s pet taco l o , ed è scp:t ra to da questo da un d ivisorio e da un passaggio sorv egl ia to . I n tal modo, essendo la ribalta e il retroscena adiacen ti, un a t tore che si t rov i sulla ribalta può ricevere assistenza dal retrosce na durante lo svolgimento della rappresentazione c può momenta­ neame n t e i n terro mpe r la per brevi periodi di distensione. In gene re , natural men te, il retrosccna cos ti tuisce per l'at­ tore un luogo sicuro nel senso che nessu no del pubblico

può entrarvi. Poiché nel rc t ros cc tia i segreti vitali dello s petta co lo sono visibili e poiché quando si trovano i n questa zona gli a ttori abbandonano i loro ruoli , è n a t u rale che i l passaggio dalla ribal ta a l rc t roscena resti inaccessibile al pubblico o che il retroscena venga tenuto in teramente nascosto. Si tra t ta di una tecnica molto usata per il con­ trollo delle impressio n i ed è necess ario quindi che se ne parli ulteriormente. . Ovviamente il con t rollo del retroscena ha u n ruolo molto significativo in quel processo di . Mancandogli le parole si volse verso .

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la porta e, aprendola, lanciò un insulto finale come Squirc Western in Tom Jones. Poi entrò in sala da pranze scivolando con la grazia di un cigno recando il vassoio in mano: dopo dieci secondi s'inchinava ossequiosamente davanti al cliente. Guardandolo inchinarsi e sorridere con il benevolo sorriso del cameriere ben addestrato, non si poteva fare a meno di pensare che l'avventore provasse una certa vergogna nell'esser servito da un simile aristocratico H•.

Un ulteriore esemoio ci viene fornito da un 'altra in­ glese, osservatrice e partecipe della vita dei ceti sociali piu bassi: Questa cameriera - scoprii che si chiamava Addie e le altre due sue colleghe si comportavano come gente che recita in una commedia. Entravano in cucina come se, la­ sciata la ribalta, venissero fra le quinte con in mano i vassoi bilanciati in alto e un'espressione altezzosa anc.ora sul volto ; si rilassavano un momento nella frenesia di ricevere i nuo­ vi piatti pronti . e poi scivolavano via da capo con i volti preparati per la nuova entrata in sal a. [ ] cu oco e io resta­ vamo come gli inservienti di tea tro fra le quinte e, avendo visto uno spiraglio di un altro mondo, quasi ci aspettavamo di sentire gli applausi di un pubblico i nvisibile 1 7 • -

I l progressivo scomparire del personale addetto ai servizi domestici ha imposto rapidi cambiamenti , del genere ricordato da Orwell, alla padrona di casa del ceto medio. Se essa vuole offrire un pranzo agli amici , deve organizzare tutto il lavoro di cucina in modo tale da poter passare continuamente dal ruolo di domestica a quello di padrona di casa, cambiando attività, ma­ niere, e umore, in rapporto all'ingresso e all'uscita dalla sala da pranzo. I libri di galateo danno utili consigli per facilitare questi cambiamenti, suggerendo che se la padrona deve ritirarsi per un lungo periodo di tempo nel retroscena - come quando va a rifare i letti -, il padrone di casa porti gli ospiti a . fare un giretto in giardino, aiutando cosi a conservare le apparenze. La separazione che esiste tra la ribalta e il retroscena

l·H

trova innumerevoli illustrazioni nella nostra società . Co­ me già detto, la camera da letto e la camera da bagno, eccetto che nelle case dei ceti sociali piu bassi, sono luoghi dai quali il pubblico in visita può essere escluso. I corpi che vengono puliti, vestiti, e truccati in queste stanze, potranno in altre essere mostrati agli amici . In cucina, poi, viene fatto al cibo quanto in camera da letto e in bagno vien fatto al corpo umano . In effetti è la presenza di questi accorgimenti scenografici che di­ stingue il modo di vivere del ceto medio da quello in­ feriore. In tutte le classi della nostra società, c'è poi la tendenza a trattare diversamente la facciata anteriore e quella posteriore delle case . La facciata anteriore è in genere ben rifinita, ben accomodata e in ordine ; quella posteriore invece è assai meno attraente. Di conseguenza gli adulti con un certo status sociale entrano dal davanti, e spesso persone con uno status sociale inferiore o non ancora acquisito - domestici, fattorini e bambini entrano dal retro. Tutti conosciamo bene gli arrangiamenti scenici re­ lativi all'in terno e all'esterno delle abitazioni , ma in genere non ci rendiamo conto altrettanto facilmente di altri arrangiamenti scenici . Nei quartieri residenziali americani , i ragazzi dagli otto ai quattordici anni e altri estranei si rendono conto del fatto che gli accessi a sentieri o vialetti « di servizio » conducono da qualche parte e devono essere adoperati; essi vedono questi varchi con una chiarezza che perderanno diventando adul­ ti. Analogamente i custodi e le donne delle pulizie hanno una chiara percezione degli ingressi di servizio che conducono al retroscena dei palazzi e conoscono bene il profano sistema di trasporti necessario per tra­ sportare gli at trezzi per le pulizie, i grandi arredi sce· nici e loro stessi . Cosf anche nei negozi i retro-bot tega e i magazzini servono da retroscena. Dati i valori di una particolare società, è evidente che le cara tteristiche fisiche del retroscena siano ma­ terialmente incorpora te nella costruzione di certi locali e che in rapporto alle aree adiacen ti questi luoghi siano

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inevitabil mente un retroscena . Nella nostra società l'arte dell'arredatore spesso . prov­ vede a questo scopo , assegnando colori scuri e mattoni a vista alle parti di una costruzione adibite ai servizi e intonaco bianco alla ribalta ; le attrezzature permanenti ribadiscono questa divisione . I datori di lavoro comple­ tano l'armonia, i mpiegando gente dall'aspetto poco at­ traente per i lavori che vengono svolti nel retroscena, e piazzando gente che « faccia buona impressione » sulla ribalta. Riserve di manodopera sprovviste di bella pre­ senza possono essere adoperate non solo per svolgere le attività che devono essere celate al pubblico, ma anche per quelle che possono essere nascoste senza tuttavia che questo sia necessario. Come ha detto Everett Hughes 18 , nelle fabbriche americane è piu facile che vengano as­ sunti per incarichi professionalmente quotati dei negri, se, come nel caso dei chimici, essi possono esser tenuti lontani dalle zone in cui si svolge la maggior parte del­ le attività della fabbrica . ( Tu tto questo implica una specie di selezione territoriale, che è ben nota ma vien poco studiata). E spesso ci si aspetta che quanti lavorano nel retroscena raggiungano certi s tandard tecnici, mentre quanti lavorano sulla ribalta debbono attenersi a standard espressivi. Le decorazioni e le att rezza ture permanenti di un luogo dove in genere si svolge una certa rappresenta­ zione, come pure gli at tori e la rappresentazione che vi si trovano abitualmente, tendono a creargli intorno una specie di alone magico ; anche quando la rappresen­ tazione non è in atto, il luogo mantiene in genere un po' del suo carattere di ribalta. Cosi una cattedrale e un'aula scolastica mantengono qualcosa del loro tono anche quando vi siano presenti solo operai addetti alla ma­ nutenzione, e benché queste persone, compiendo il loro lavoro , possano comportarsi in maniera irriverente, pu­ re la loro irriverenza tende ad esser di tipo strutturale, specificamente orientata verso quello che, in certo sen­ so, essi dovrebbero sentire ma non sentono. Analoga­ mente, quindi, un dato luogo può essere talmente iden-

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tificato con un rifugio nel q u a l e non è necessario siano

man tenu ti certi standard , da diven tare in permanenza un retroscena : i padiglioni da caccia e gli spogliatoi degli impianti sportivi ne sono un esempio. Anche i luoghi di villeggiatura sembrano garantire una certa per­ missivi tà nei . confronti della facciata, permettendo a gen­ te in genere assai convenzionale di mostrarsi in pubblico con abbigliamenti che in altri luoghi non indosserebbe in presenza di estranei. Cosf pure si possono trovare locali pubblici frequen tati da criminali o anche interi quartieri malfamati dove non è necessario far finta di essere « a posto con l a legge >� . A questo proposito si raccon ta che esistesse a Parigi un interessante esempio

di questo tipo :

Nel '600, perciò, per diventare u n Argotier provetto era necessario non solo chiedere l 'elemosina come uri qualsiasi mendicante, ma anche possedere la destrezza del taglia-borse e del ladro. Queste arti venivano imparate nei luoghi che servivano come abituali ritrovi per la feccia della società e che erano generalmente conosciuti con il nome di Cours des Miracles. Queste case, o meglio questi luoghi, erano stati cosf chiamati, se dobbiamo credere a uno scrittore dei primi del '600, « perché i furfanti ed altri . . . che tutto il giorno erano stati storpi, mutilati, idropici e piagati da ogni sorta di malattie fisiche, tornavano a casa la sera, portando sotto al braccio una lombata di manzo, o un grosso pezzo di vitello o una coscia di montone, non senza aver appeso una bottiglia di vino alla cintola. Non appena entrati nel cortile buttavano via le grucce, riprendevano il loro vigoroso e ga­ gliardo aspetto, e, imitando le orge degli antichi baccanali, ballavano ogni sorta di danze con i loro trofei in mano, mentre l'oste preparava il pranzo. Esiste miracolo piu gran­ de di quello che si può vedere in questo cortile, dove gli storpi camminano diritti? >> 19•

In un retroscena come questo, il solo fatto che non si aspiri ad alcun effetto particolare, dà il tono dell'in­ terazione, inducendo quanti si trovano in quel luogo ad agire come se fossero in tutti i sensi in rapporto di reciproca fa m iliari t à .

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Comunque. pur esis tend o hl tendenza a ident ificare un terri torio come la ribalta e un altro come il retros'cena della rappresentazione, esi stono mol ti territori che, in un momento particolare e in un certo senso, funzionano come ribalta e altre volte e in altro senso come retro­ scena . Cosi l'ufficio privato di un funzionario cos tituisce certamente una ribalta dove il suo status nell 'organiz­ zazione viene espresso con grande efficacia per mezzo del­ l'arredamento dell'ufficio. E d'altra parte è proprio qui che egli può togliersi la giacca , allentarsi la cravatta, tenere sottomano una bottiglia di liquore e comportarsi amichevolmente ed anche rumorosamente con i colleghi funzionari di pari rango 20• Cosi anche un 'organizzazione commerciale che, per la corrispondenza con persone estra­ nee alla ditta, si serve di elegante carta intestata, può seguire questo consiglio : Il tipo di carta per la corrispondenza interna è dettato piu da ragioni di economia che di rappresen tanza. Carta andante, carta colorata, carta ciclostilata o sta�Dpata - tutto va bene quando « si è in famiglia » 21 •

Tuttavia la stessa fonte de tta dei limiti definizione di situazione da retroscena :

a

questa

La carta da appunti intestata , che serve generalmente per- scarabocchiare appunti in ufficio, può anche essere pra­ tica e informale. Una sola precauzione, però : i piu giovani non dovrebbero ordinare di loro iniziativa questi blocchi per appunti, per quanto economici. Come un tappeto per terra e la targhetta con il nome sulla porta, i blocchi di carta intestata costituiscono si mbolo di status in certi uffici 22•

Analogamente, la domenica mattina tu tta una fami­ glia può servirsi delle mura domestiche per nascondere un rilassato disordine nel vestiario e nel comportamento , estendendo a tutte le stanze J'informalità generalmente riservata alla cucina e aJle camere da letto. Cosi pure nei quartieri del ceto medio americano, nel pomeriggio, la zona fra terreno di giuoco dei bambini e casa può 1 47

essere definita come un retroscena dalle madri che l'at­ traversano indossando jeans e mocassini , pochissimo truccate, con una sigaretta fra le labbra, mentre spin­ gono le carrozzine e parlano apertamente di questioni domestiche con le vicine . Cosi la mattina presto nei quartieri operai di Parigi, le donne ritengono di avere diritto ad allargare il retroscena fino a comprendervi i negozi del vicinato, scendendo quindi per strada a com­ perare il latte ed il pane fresco in ciabatte e vestaglia, con una rete sui capelli e senza trucco. Nelle grandi città americane si possono incontrare modelle che, indos­ sando i vestiti con i quali saranno fotografate, cammina­ no in fretta per le strade piu eleganti, quasi dimentiche di chi sta loro attorno; una cappelliera in mano, una retina sui capelli per proteggere la pettinatura, si com­ portano non in modo tale da creare un effetto, ma in modo tale da evitare di guastare il loro aspetto durante il tragitto verso lo scenario sul quale avrà luogo la loro vera rappresentazione, che sarà debitamente fotografata . E naturalmente un territorio definito compiutamente co­ me ribalta per l'abituale rappresentazione di una parti­ colare routine, spesso - prima e dopo la rappresen­ tazione - funziona da retroscena perché è allora che le attrezzature permanenti possono subire riparazioni, re­ stauri e cambiamenti, o gli attori possono provarsi i ve­ stiti. Per renderei conto di ciò basta dare un 'occhiata in un ristorante, in un negozio o in una casa, pochi minuti prima che questi locali si aprano al pubblico . In genere, quindi, bisogna ricordarsi che trattando di retroscena o di ribalta, ne parliamo dal punto di vista di una partico­ lare rappresentazione, e parliamo della funzione che quel luogo assolve in quel momento, per quella data rap­ presentazione. È stato detto che le persone che cooperano nel met­ tere in scena la medesima rappresentazione di équipe tendono ad avere rapporti di familiarità le une con le altre. Questa familiarità è in genere: espressa soltanto quando non è presente il pubblico, perché comunica un'impressione di sé e. dd çom pag no di équipe che è

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abitualmente in contrasto con quella che si vuol soste­ nere davanti al pubblico. Poiché il retroscena è per definizione inaccessibile ai membri del pubblico, è H che possiamo aspettarci di trovare quella familiarità re­ ciproca che determina il tono del rapporto sociale. Ana­ logamente è sulla ribalta che possiamo immaginare pre­ varrà un tono di formalità. In tutte le società occidentali esistono, almeno ten­ denzialmente, tanto un repertorio informale di compor­ tamenti che un repertorio formale riservato alle occasioni in cui viene data la rappresentazione. Il repertorio da retroscena comprende il chiamarsi a vicenda per nome, decidere collettivamente, imprecare, fare espliciti commen­ ti a sfondo sessuale, mugugnare, fumare, vestirsi in modo trasandato, star seduti o in piedi in posizioni scomposte, usare termini dialettali o errati, borbottare e urlare, avere scherzose manifestazioni di aggressività o di presa in giro, dar prova di trascurare la presenza del prossimo con atti secondari ma potenzialmente simbolici, coinvolgere se stessi \n atti fisici secondari come cantarellare, fischiare, masticare, rosicchiare, ruttare o avere flatulenze. Il reper­ torio di comportamenti da ribalta non può comprendere tutto ciò ( e in certo senso ne è quindi l'opposto). I n ge­ nerale quindi il comportamento da retroscena è quello che permette atti secondari che facilmente possono es­ ser presi come segno di intimità e mancanza di rispetto nei confronti degli altri presenti e del territorio, mentre il comportamento da ribalta è quello che non permette atti potenzialmente offensivi. Si può osservare che il comportamento da retroscena possiede quello che gli psi­ cologi potrebbero chiamare un carattere « regressivo » . Resta d a stabilire, naturalmente, s e i l retroscena d à agli individui la possibilità di regredire o se la regressione - in senso clinico è u n comportamento da retro­ scena adottato in occasioni inappropriate per motivi so­ cialmente disapprovati. Adottando uno stile da retroscena, la gente può tra­ sformare qualsiasi territorio in un retroscena . Cosi ve­ diamo che in mQhç istit�_i