La struttura originaria [1 ed.]
 884590461X, 9788845904615

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acr�.ç è l'equazione x = y separata dall'identità originaria (cioè tale che in essa il soggetto è isolato dal pre­ dicato). Ma il dire della struttura originaria non è un'autocontraddit­ torietà non solo perché il soggetto della predicazione non è iso­ lato dal predicato - e quindi x = y non è isolato da (x = y) = = (y = x ) -, ma anche perché le predicazioni che costituiscono la struttura originaria non sono isolate tra loro. Il loro reci­ proco isolamento è infatti un dire, che daccapo si costituisce co­ me identificazione di ogni predicazione a quell'altro dalla pre­ dicazione che è la coesistenza di tutte le altre predicazioni del­ l'originario : la strutturazione originaria delle predicazioni sa-

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rebbe la forma suprema della identificazione del non identico. Poiché il dire della Necessità è l'apparire dell'identità di ciò di cui si dice e di ciò che si dice di esso, l'essere è questa identità. Questa lampada (che è accesa) è il suo essere acce-sa, cioè si imme­ desima (è già da sempre e per sempre immedesimata) al suo essere accesa. Il dire della Necessità è l'apparire dell'esser sé di ciò che è detto. Il dire dice l'esser sé, anche quando l'essere si presenta come « esistenziale » - « Questa lampada è » . Quest'ultima af­ fermazione significa : « Questa lampada è (un) essere » , ossia « Questa lampada è (un) esser sé » . L'esser sé di questa lampada significa l'identità di questa lampada con la sua identità con sé. (Nel senso che è questa-lampada-che-è-esser-sé che è il - ossia si immedesima al - suo esser sé). L'essere è l'esser sé; ma l'esser sé è il non essere un n iente. Dire che questa lampada è (ossia è un esser sé), è dire, insieme, che questa lampada non è un niente. L'essere è cioè una sintesi dell'essere sé e del non essere un niente. L'ente è la sintesi di ciò, di cui si dice che è, e del suo essere. Nel dire della Necessità, il significato di « è » (cioè dell'es­ ser sé) è, insieme, copulativo ed esistenziale. L'« è » copulativo è esistenziale, e viceversa (cfr. cap. VI, par. 1 3). « Esistere » si­ gnifica appunto l'esser sé, lo stare presso di sé, già da sempre tenendosi al di fuori del niente. Questi rilievi mostrano l'errore del teorema, formulato nel paragrafo 5 del capitolo VI, che l'« è » è un significato semplice, ossia non suscettibile di analisi. È indubbio che, già ne La strut­ tura originaria, l'« è » , che compare nel dire che qualcosa è, si­ gnifica non solo l'essere, ma anche il non essere un niente ( = l'esser non niente) da parte del qualcosa - ossia l'« è » è sintesi dell'essere e del non essere un niente. Ma l'« essere » che compare in questa sintesi (ossia l'« è » come elemento di questa sintesi), viene inteso appunto come signi·fìcato semplice, come « quell'assolutamente semplice » di cui parla lo Hegel all'inizio della Logica, e che è appunto l'« essere » di Parmenide, nell'in­ terpretazione che di esso vien data da Platone a H egei. N e La struttura originaria (cap. n, par. 2), questo semplice è inteso come l'« è » che viene riferito ad ogni determinazione - e viene chiamato « essere formale » . In quell'interpretazione, l'« esse­ re » di Parmenide non può valere né come soggetto né come pre­ dicato. Col « parricidio » , Platone pone questo « essere » come predicato di tutte le determinazioni. Ma proprio perché nel Sofista Platone lascia aperta l'inda­ gine sul senso dell'« essere » , accade che l'« essere » , diventan­ do predicato di tutte le determinazioni, mantenga di fatto quel carattere di semplicità semantica che ad esso conviene quando, in Parmenide, non può essere né soggetto né predicato. Pen-

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sando l'« essere » (cioè l'« è », in quanto « essere formale ») come il semplice, si continua a rimanere sotto il dominio del modo in cui Platone compie il parricidio. È vero che il parri­ cidio è l'unico passo innanzi rispetto a Parmenide, compiuto dal pensiero occ identale (cfr. Essenza del nichilismo, cit., pp. 77 sgg.), ma, diventando predicato di ogni determinazione - diven­ tando, nella testimonianza del linguaggio, ciò che esso è da sem­ pre nella struttura della Necessità -, l'c essere » non può rima­ nere il semplice, ma è quel complesso semantico in cui consiste l'esser sé dell'identità (e che è un complesso semantico già nel suo distinguersi dal non essere un niente). È inevitabile quindi che la dimostrazione - data all'inizio del paragrafo 5 del capitolo VI - della semplicità semantica dell'es­ sere formale si riveli falsa. È vero, infatti, che se « essere » fosse un significato complesso, i momenti di questo significato do­ vrebbero essere (giacché il complesso non può essere costituito da ciò che non è). Ma da questo non segue che allora c il mo­ mento conterrebbe già ciò che dovrebbe risultare dalla sintesi con gli altri momenti » . Dire che del momento si deve predi­ care l'essere, non equivale infatti a dire che il significato del predicato debba entrare a costituire il significato del momento di cui il predicato si predica.

3. L' IMMEDIATEZZA DELLA STRUTTURA DEL DIRE Ma anche in un altro senso, ne La struttura originaria, il si­ gnificato delle espressioni « proposizioni analitiche », « sinteti­ che » , ecc . ·è lontano da quello della tradizione filosofica. L'immediatezza logica è l'immediatezza dell'identità-non con­ traddittorietà dell'ente in q uan-to ente, cioè di ogni ente, cioè della totalità dell'ente. L'immediatezza fenomenologica è l'im­ mediatezza dell'apparire dell'ente che appare, in q uanto ente che appare, cioè di ogni ente che appare, cioè della totalità dell'ente che appare. L'identità-non contraddittorietà di un certo ente, quindi, è necessaria non perché questo ente è questo ente, ma perché questo ente, come ogni altro ente, è ente. Altrimenti l'identità-non contraddittorietà di un cert'altro ente non potreb­ be essere necessaria. E in relazione all'apparire della convenien­ za di una certa determinazione (ente) a una cert'altra determi­ nazione - ad esempio in relazione all'apparire della convenienza dell'essere accesa a questa lampada - questa convenienza è ne­ cessaria non perché questa determinazione che appare è questa determinazione che appare, ma perché ques-ta determinazione che appare, come ogni altra determinazione che appare è deter-

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minazione che appare. Altrimenti, anche qui, la convenienza di una determinazione a una cert' altra determinazione che appare non potrebbe essere necessaria. Questo significa che l'immediato logico è l'identità-non con­ traddittorietà della totalità dell'ente e che l'immediato fenome­ nologico è l'apparire della totalità dei ness i che appaiono (il nes­ so essendo appunto il convenire di una determinazione ad un'al­ tra). In quanto concretamente distinte, rispettivamente, dall'im­ mediato logico e dall'immediato fenomenologico, ossia dalla totalità del logo e dalla totalità dell'apparire, le predicazioni (A = A ) = (A = A ) e (A = B) = (B = A ) - dove A e B indicano ognuno un certo ente - non sono l'immediato, ma un mediato - un mediato che è mediato dall'appartenenza del me­ diato alla totalità dell'immediato, ossia alla totalità in cui l'im­ mediato consiste. In quanto distinte dall'immediato logico, le predicazioni che, come. (A = A ) = (A = A ) , affermano l'iden­ tità-non contraddittorietà di un certo ente, non costituiscono una molteplicità di proposizioni analitiche, ma appartengono all'insieme delle proposizioni mediate ( « sintetiche a priori » ), unica proposizione analitica essendo quella che esprime l'im­ mediato logico. A loro volta, in quanto concretamente di­ stinte dall'immediato fenomenologico, le predicazioni che, co­ me (A = B) = (B = A), affermano un nesso (tra determina­ zioni) che appare, non costituiscono una molteplicità di pro­ posizioni sintetiche a posteriori, ma appartengono a loro volta (come proposizioni sintetiche a priori di tipo particolare) all'in­ sieme delle proposizioni mediate, unica proposizione sintetica a posteriori essendo quella che esprime l'immediato fenomeno­ logico. (L'immediato logico, come identità-non contraddittorie­ tà della totalità dell'ente, e l'immediato fenomenologico, come totalità dell'ente che appare, sono fondamento delle predica­ zioni immediate, includendo in sé tali predicazioni, giacché il mediato è una parte della totalità, in quanto distinto dalla to­ talità di cui è parte). Tuttavia se la predicazione (A = A) = (A = A ) è considera­ ta non nel suo essere concretamente distinta dall'immediato lo­ gico, ma nella sua relazione ad esso - cioè come individuazione dell'universalità concreta in cui consiste la totalità dell'imme­ diato logico -, allora questa relazione di (A = A ) = (A = A ) all'immediato, includendo sia questa predicazione sia l'imme­ diato, è l'immediato stesso.1 In questo senso, esiste una moltel . L'universalità dell'immediatezza logica si individua non solo nell'iden­ tità-non contraddittorietà delle parti della totalità dell'ente, ma anche nei modi di tale identità; si che il modo per il quale A è un positivo che si contrappone a quel negativo di A, che è il positivo B, è un'individuazione

Introduzione plicità di proposizioni analitiche : nel senso che l'identità-non contraddittorietà di ogni ente, in quanto è in relazione all'im­ mediato, è l'immediato stesso. L'inclusione dell'identità di A , da parte dell'immediato, non è l'inclusione, da patte di esso, deldi quell'universalità, che differisce dall'individuazione costituita dal modo dell'identità-non contraddittorietà dell'ente, per il quale il positivo A si contrappone a quel negativo di A, che è il niente. In proposito, in Essenza del nichilismo si dice : c L'intento dell'intera indagine contenuta ne La strut­ tura originaria è di determinare in maniera rigorosa il senso dell'opposizione del positivo e del negativo. Facendo riferimento all'aspetto più generale del­ l'opposizione, in "Ritornare a Parmenide" (d'ora in poi : R.P.) si richiamava che, nell'opposizione del positivo e del negativo, "il negativo non è soltanto il puro nulla (Parmenide), ma è anche l'altro positivo (Platone)". L'opposi­ zione dell'essere al nulla è doè uno dei modi secondo i quali il positivo si oppone al negativo : nella sua concretezza, la verità dell'essere è l'opposizione nella sua universalità, e non in questo o quel modo, in questa o quella indi­ viduazione, sia pure emergente come quella costituita dalla proibizione che l'essere non sia. In R.P. si diceva appunto che "la negazione che l'essere non sia è individuazione dell'opposizione universale del positivo e del ne­ gativo", giacché "nell'opposizione originaria [e l'opposizione può essere originaria solo in quanto sia assunta nella sua universalità], ogni essere (e la totalità, dell'essere) si volge verso più direzioni - si trova cioè in una pluralità di rapporti". Questa pluralità di direzioni o rapporti è appunto la pluralità di modi secondo cui ogni positivo si oppone al suo negativo. E questa pluralità era anche esem plificata : a) l'albero non è il monte, b) l'albero non è il monte, la casa e tutto ciò che è altro dall'albero, c) l'al­ bero non è un nulla, e cioè d) l'albero non è mai inesistente, ecc. L'opposi­ zione originaria non è né questo né quel modo dell'opposizione, ma la loro cooriginarietà, ossia l'universale concreto dell'opposizione, espresso appunto dalla proposizione : "L'essere non è non essere"; dove - ci sia concesso di ripetere ancora una volta - non viene pensata soltanto l'opposizione dell'essere al nulla, bensi l'opposizione ad ogni forma del negativo (e quindi anche l'opposizione al nulla). Se ognuno dei modi individuanti viene pen­ sato nel suo starsene distinto dalla universalità dell'opposizione (o se l'universalità viene pensata nel suo starsene distinta dai modi), esso non si pone come l'originarietà del logo, ma come un qualcosa di derivato o fondato dall'originario. Teorema, questo, che trova la propria approfon­ dita esposizione nel capitolo vu de La struttura originaria, specie nel par. 1 8. Ad esempio, si dice che questo albero non è questa casa, non perché questo albero è questo albero (quasi che, se invece di essere questo albero fosse un'altra determinazione, ad esempio questa penna, allora si potrebbe dire che questa penna è questa casa), ma perché questo albero è un essere e l'essere non è non essere - (e dell'essere si pone che non è non essere, per­ ché di ogni determinazione concreta dell'essere si pone che non è il suo negativo). Si che l'opposizione tra questo albero e questa casa, se considerata come distinta dall'opposizione universale, è fondata su questa universalità (e quindi non è qualcosa di originario), mentre se è ,pensata nella sua rela­ zione all'opposizione universale, allora, in questa sua relazione, è la stessa opposizione universale e cioè la stessa originarietà del logo. A sua volta, l'originarietà dell'opposizione universale è l'originarietà delle singole in­ dividuazioni, ma non - ripetiamo - qualora o in quanto esse siano tenute ferme nel loro distinguersi dall'opposizione universale (poiché, cosi distinte, non sono originarie ma dei derivati), bensi in quanto sono poste nella loro reciproca relazione. L'opposizione universale è l'originario in quanto è

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l'identità di B, C ... ; e in questo senso si può parlare di una mol­ teplicità di proposizioni analitiche (l'identità di A , B, C ... ). E. tuttavia, nell'inclusione dell'identità di A da parte dell'imme­ diato, l'immediato è inclusivo dell'identità di B e di ogni altro ente; e nell'inclusione dell'identità di B da parte dell'immediato,. l'immediato è inclusivo dell'identità di A e di ogni altro ente; sì che il contenuto che è posto in questa molteplicità di inclu­ sioni è il medesimo, ed è queg.to medesimo a costituirsi come l'unica proposizione analitica. Le stesse considerazioni vanno sviluppate a proposito della predicazione (A = B) = (B = A ), intesa non nel suo essere con­ cretamente distinta dall'immediato fenomenologico, ma nel suo stare in relazione ad esso (cioè, anche qui, come individuazione dell'universalità concreta in cui consiste la totalità dell'imme­ diato fenomenologico). In questa relazione, (A = B) = (B = A ) è l'immediato stesso; ed è l'immediato stesso ogni nesso (tra determinazioni) che appare : nella sua relazione alla totalità del­ l'apparire, ogni nesso particolare che appare ·è questa stessa to­ talità. La relazione di un nesso che appare alla totalità dell'ap­ parire si distingue dalla relazione degli altri nessi a questa tota­ lità - e in queSoto senso esiste una molteplicità di proposizioni sintetiche a posteriori -, e tuttavia il contenuto che è posto in ognuna di queste relazioni è sempre il medesimo, ed è questo medesimo a costituirsi come l'unica proposizione sintetica a posteriori. Se invece le predicazioni del tipo (A = A ) = (A = A ) e dei tipo (A = B) = (B = A) sono considerate nel loro isolamento, rispettivamente, dall'immediato logico e dall'immediato feno­ menologico, allora, da un lato, l'immediato è una totalità che non è totalità perché non include la parte che è stata da esso· isolata, dall'altro lato la parte (cioè la predicazione) isolata è una negazione della struttura originaria della Necessità, perché, per quanto riguarda le predicazioni isolate del tipo (A = A ) = = (A = A), l'identità di un certo ente (A ) non può essere affer­ mata perché ogni ente è identico (giacché con questo riferi­ mento alla totalità dell'ente non sussisterebbe la condizione del­ l'isolamento dell'identità di A dalla totalità dell'identico), e quindi l'identità di A deve essere affermata perché A è questol'universale concreto : né la semplice individuazione, né la semplice uni­ versalità, ma la relazione tra l'universale e l'individuale - il -che può acca­ dere solo in quanto si intenda come "universale concreto" l'essere che com­ pare nella proposizione : "l'essere non è non essere" (cfr. La struttura ori­ ginaria, cap. m, specie il par. 1 8). Concetti, questi, che in R.P. venivano riclliamati, avvertendo -che se quell'individuazione dell'opposizione uni­ versale, che è la negazione che l'essere non sia, "è tenuta ferma nella sua con­ creta l'elazione all'universale, essa partecipa dell'originarietà del Iogo" » .

Introduzione certo ente A, si che l'identità di B, C e di ogni ente da cui A è isolato resta esclusa; e, analogamente, per quanto riguarda le pre­ dicazioni isolate del tipo (A = B) = (B = A ) , il nesso tra due enti che appaiono (A , B), non può ess ere affermato perché è ne­ cessario affermare la totalità delle determinazioni che appaiono, nella misura in cui appare (giacché, anche in questo caso, il rife­ rimento alla totalità dell'apparire escluderebbe l'isolamento del nesso tra A e B), e quindi il nesso tra A e B deve essere affer­ mato perché questo nesso che appare è questo certo nesso, sì che tutti gli altri nessi che appaiono, da cui il nesso tra A e B è isolato, restano negati. Infine, se l'isolamento sussiste tra la stessa immediatezza lo­ gica e la stessa immediatezza fenomenologica, cioè tra l'identità­ incontraddittorietà dell'ente e l'apparire dell'ente, l'identità iso­ lata è l'identità di un ente la cui esistenza può essere negata, perché all'interno dell'orizzonte dell'identità isolata non può apparire l'immediatezza dell'apparire (F-immediatezza) dell'en­ te che è identico (e poiché l'identità stessa dell'ente è un ente, la stessa identità dell'ente può essere negata, perché all'interno dell'isolamento dell'identità non appare l'immediatezza dell'ap­ parire di quell'ente che è la stessa isolata identità dell'ente); e l'isolato apparire dell'ente è l'apparire di un ente che può es­ sere posto come diverso da sé e identico all'altro da sé, perché all'interno dell'isolato apparire dell'ente non può apparire l'im­ mediatezza dell'identità (L-immediatezza) dell'ente che appare (e poiché l'apparire stesso dell'ente è un'identità con sé, lo stesso apparire dell'ente, isolato dall'identità dell'ente, può essere po­ sto come non apparire dell'ente). La predicazione che esprime la relazione concreta tra l'im­ mediatezza logica e l'immediatezza fenomenologica è dunque espressione della stessa strutturazione dell'originario come tale. Tale predicazione è espressa dalla seguente identità, che si strut­ tura a sua volta secondo lo schema (x = y) = (y = x ) : la L-immediatezza dell'ente (ossia l'ente nel suo essere imme­ diatamente identità con sé e non contraddittorietà - questo primo termine corrisponde alla prima x dello schema), la quale .è immediatamente presente (cioè F-immediata) (questo secondo termine corrisponde alla prima y dello schema) è l'immediata -presenza (cioè la P-immediatezza) (questo terzo termine corri-sponde alla seconda y dello schema) della L-immediatezza dell'ente (questo quarto termine corrisponde alla seconda x dello �chema). In quanto la relazione tra L-immediatezza e F-immediatezza ·esiste nella forma dell'identità tra la sintesi di L-immediatezza ·e F-immediatezza e la sintesi di F-immediatezza e L-immediatez­ za, la Limmediatezza, come immediatezza dell'identità dell'ente,

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è l'unità di sé e della .F-immediatezza. (E come il dire che que­ sta lampada è accesa è, nella struttura originaria, dire che l'es­ ser acceso è questa lampada, cosi dire che l'identità è presente è dire che la presenza è l'identità). E tuttavia questa unità è la struttura originaria della Necessità solo in quanto anch'essa, che appartiene alla L-immediatezza dell'ente (e anzi è l'espres­ sione più concreta di ttale immediatezza), appare, ossia è F-imme­ diata; sì che la sintesi tra la L-immediatezza e la F-immediatezza non esiste soltanto nella forma della Limmediatezza, ma anche nella forma della F-immediatezza. nove queste due forme non sono tra loro isolate, ma sono esse stesse in sintesi. Cioè la sintesi di L-immediatezza e F-immediatezza esiste nella forma della sintesi tra L-immediatezza e F-immediatezza. La stessa equazio­ ne (x = y) = (y = x) appartiene e anzi è l'espressione concreta del proprio elemento x (L-immediatezza) che, essendo y (F-im­ mediato), è y (l'esser F-immediato) di x . E l'apparire di tale equazione appartiene a y predicato di x. Anche : l'identità è presente; l'identità tra l'identità e la pre­ senza (l'identità che si costituisce come (x = y) = (y = x)) ap­ partiene all'identità che è presente, e la presenza dell'identità tra l'identità e la presenza appartiene alla presenza dell'identità. La sintesi della L-immediatezza e della F-immediatezza è appunto, come struttura originaria della Necessità, ciò la cui negazione è autonegazione - autonegazione, il cui senso è esplicitamente determinato ne La struttura originaria, ma che ha trovato la sua espressione più concreta in Essenza del n ichilismo ( « Ritor­ nare a Parmenide » , 6). E l'equazione (x = y) = (y = x) (sem­ pre interpretando le variabili nel modo qui sopra indica1to) è tale che non solo è contraddittorio che y = x non convenga a x = y, ma è contraddittorio anche che y non convenga a x (o x a y). Si è già detto che l'esistenza di un'identità non presente può essere negata. Se cioè dell'identità si nega che sia presente, si può affermare che l'ente identico non esiste. Ora si aggiunga che, con questa negazione, resta consentita l'affermazione della nientità di ciò che, peraltro, in quanto ente identico, non è un niente. E se della presenza dell'ente si nega che sia presenza del­ l'identità dell'ente, l'ente che è presente è affermato appunto nella sua non identità, cioè nella sua contraddittorietà. L'iden­ tità di Limmediatezza e F-immediatezza è cioè, nel linguaggio de La struttura originaria, proposizione analitica, e anzi la pro­ posizione analitica stessa nella sua concretezza. Questo, anche se ne La struttura originaria il nichilismo della persuasione che l'uscire e il ritornare nel niente da parte degli enti appare, raggiunge la stessa distinzione tra proposizioni ana­ litiche e proposizioni sintetiche a posteriori, cioè raggiunge la

Introduzione lontananza in cui questa distinzione si pone rispetto al linguag­ gio della tradizione filosofica. Se ogni proposizione appartenente alla struttura della Neces­ sità è un'identità, tuttavia esiste una differenza tra una proposi­ zione del tipo (A = A ) = (A = A) e una proposizione del tipo (A = B) = (A = B). N e La struttura originaria questa diffe­ renza è espressa dicendo che, mentre nel primo tipo di proposi­ zione è autocontraddittoria non solo la non convenienza di A = A ad A = A , ma anche la non convenienza di A a A , nel secondo tipo di proposizione è autocontraddittoria soltanto la non convenienza di B = A a A = B, ma non la non convenienza di B a A (o di A a B) (cfr. cap. VI, par. 1 1 ). Questo significa, ad esempio, che se è autocontraddittorio che questa-lampada-che-è­ accesa non sia l'esser-accesa-di-questa-lampada, non è invece con­ traddittorio che questa lampada non sia accesa, e cioè che A non sia B. « Proposizione sintetica a posteriori » è appunto (A = B) = (B = A ), nella sua relazione alla totalità dell'ap­ parire (cioè come non separata da questa totalità) ; « proposi­ zione analitica » è (A = A) = (A = A) nella sua relazione alla totalità-universalità dell'identità dell'ente. Ma affermare che la negazione di A = B non è autocontrad­ dittoria significa affermare che non è autocontraddittorio che quel non niente che è A = B divenga niente. Ne La struttura originaria ci si rende esplicitamente conto (cfr. cap. xn, par. 7) che questo modo di considerare le proposizioni sintetiche a po­ steriori indica l'acconsentimento alla nientità dell'ente, e tutta­ via l'esito di questa situazione aporetica si determina, in questo libro, come uno sdoppiamento del significato della sintesi a posteriori, per cui da un lato la sintesi a posteriori è un eterno e quindi è impossibile che B non convenga a A , dall'altro lato si crede che l'annullamento dell'ente appaia (e cioè che appaia, quando questa lampada viene spenta, il non esistere più, cioè la nientità di questa-lampada-accesa), e che quindi appaia la non convenienza di B a A . Se la testimonianza della struttura originaria della Necessità si libera dal nichilismo della persuasione dell'evidenza della nien­ tificazione dell'ente, la differenza tra (A = A) = (A = A) e (A = B) = (B = A ) si presenta con un altro senso. La sintesi costituita da questa lampada accesa (la sintesi tra A e B) è, come ogni ente, un eterno. Non solo, ma che questa lampada (che è accesa) non sia (più) accesa è qualcosa che già in ·questo libro appare come immediatamente autocontraddittorio : alla questi­ tà di questa lampada appartiene necessariamente, essenzialmen­ te, l'essere accesa di questa lampada, e quindi che questa lam­ pada sia accesa è affermazione analitica. In questo libro la sintesi non è ritenuta come immediatamente autocontraddittoria (seb-

Introduzione bene sia ritenuta in contraddizione con ciò che appare, nella mi­ sura in cui questa lampada accesa appare) non è che questa lam­ pada non sia ( = sia non) accesa, ma che una permanenza di questa lampada non sia accesa, cioè non sia accesa questa lampa­ da non in quanto questa, ma in quanto essa permane anche oltre la situazione in cui « essa » è accesa. Questo « essa » indica ciò che è comune a questa lampada accesa e a ciò che di questa lam­ pada accesa permane quando questa lampada non è più accesa : ciò che è comune alle due differenti questità. Se ne La struttura originaria la permanenza è ancora una categoria del nichilismo (perché, nonostante si tenga fermo che ogni ente è eterno, essa è insieme concepita come il residuo dell'annientamento dell'ente), al di fuori del nichilismo la permanenza è il progressivo apparire delle questità differenti unificate dall'elemento comune - dove ogni questità differente è un eterno. Il permanere non è un con­ tinuare a restare nell'essere, lungo il processo di annientamento del non :permanente, ma è il continuare a restare nell'apparire, lungo il processo del sopraggiungere, nell'apparire, del non per­ manente (cioè delle questità che via via compaiono). Ma questo senso della permanenza non ·è contraddittorio, solo se la sintesi oltre la quale il permanente permane non è del tipo (A = A ) = (A = A ), ma del tipo (A = B) = (B = A). Il concetto di un ente che, permanendo, non sia più identico a sé, o non sia più altro dal proprio altro è immediatamente autocontraddittorio; mentre non è immediatamente autocon­ traddittorio il concetto di un permanere di A (sia A ') oltre la sintesi (A = B) = (B = A ), nel quale permanere venga ad ap­ parire la sintesi (A ' = non-B) = (non-B = A ') - dove A ', nel­ l'esempio, è questa lampada in quanto non accesa, ossia in quan­ to non-B . In altri termini, questa lampada accesa - ossia (A = B) = (B = A ) - è un eterno; ma non è immediatamente autocontraddittorio che esista anche quest'altro eterno che è que­ sta lampada non accesa - ossia che è (A ' = non-B) = (non­ B = A '); e anzi non solo non è immediatamente autocon­ traddittorio che quest'altro eterno esista, ma la sua esistenza è entrata anch'essa nell'apparire, in successione all'apparire di (A = B) = (B = A).

4. LA DIALETTICA Anche il senso della « dialettica » e del rapporto tra il « con­ creto » e l'« astratto » è espresso, ne La struttura originaria, da un linguaggio che, incominciando a parlare la lingua della testi­ monianza della Necessità, sospinge quel senso verso l'oltrepassa-

Introduzione mento del pensiero dominante dell'Occidente. Ma la possibilità dell'equivoco è qui ancora maggiore, perché il modo in cui il senso della dialettica e del rapporto tra il concreto e l'astratto compare in questo libro è strettamente collegato all'interpreta­ zione che in questo libro viene data del metodo dialettico hege­ liano. Interpretazione, poi, che è un aspetto dell'atteggiamento complessivo che La struttura originaria assume nei riguardi del pensiero ·filosofico dell'Occidente. Accade cioè, in questo libro, che il linguaggio incominci a te&timoniare ciò che non si lascia in alcun modo ricondurre al pensiero dell'Occidente - ossia la Necessità, nel cui sguardo appare l'alienazione dell'Occidente -, e ciononostante questo :pensiero continui ad essere considerato, nel suo insieme, come positivamente coordinabile al senso au­ tentico della struttura originaria, cioè come materiale in cui sono presentiti, sia pure in modo inadeguato, i tratti fondamen­ tali di tale struttura, e dove l'inadeguatezza del presentimento, per quanto profonda, è intesa non come sintomo di un errare che appartiene all'essenza alienata del pensiero occidentale, ma soltanto come sintomo dell'incapacità di sviluppare in modo coerente e rigoroso la positività e verità implicita di tale pen­ siero. N el suo significato essenziale, il « concreto » è la strutturazio­ ne stessa dell'originario, ossia quell'unificazione dei tratti del­ l'originario, per la quale la negazione dell'originario è autone­ gazione. E l'« astratto » è il tratto o l'elemento particolare della struttura (ad esempio una predicazione particolare o un conte­ nuto non predicativo, come questa lampada). La Necessità è appunto la struttura originaria, come struttura del contenuto la cui negazione è autonegazione originaria. All'interno dell'iso­ lamento della terra e del nichilismo, la « necessità » è invece (nella varietà delle sue forme storiche) quella forma della vo­ lontà di potenza che vuole dominare il divenire (l'uscire e il ritornare nel niente) dell'ente, e che è destinata ad essere tra­ volta dalla fede nella novità imprevedibile del divenire. La struttura originaria è il nesso originariamente necessario che unisce le determinazioni dell'originario. E questo nesso è un organismo di predicazioni unificato dalla predicazione che afferma l'identità della L-immediatezza e della F-immediatezza. Nel linguaggio di questo libro, il « concetto concreto dell'astrat­ to » è l'apparire della determinazione particolare (cioè del trat­ to particolare) dell'originario, come determinazione che, distinta dalle altre determinazioni dell'originario, è peraltro ad esse necessariamente unita. Il concetto concreto dell'astratto è quin­ di la stessa struttura originaria nella sua relazione determi­ nata ai tratti che la costituiscono. Il « concetto astratto dell'a­ stratto » è l'apparire della determinazione particolare dell'ori-

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ginario, come determinazione che non solo è distinta, ma è se­ parata dalle altre determinazioni dell'originario. Ogni negazione dell'originario è concetto astratto dell'astratto, perché ogni nega­ zione è una determinazione particolare dell'originario, che viene separata dalla relazione necess aria che la unisce, come negata, alla struttura originaria. Ogni concetto astratto dell'astratto è una negazione dell'originario, appunto perché esso è, esplicitamente o implicitamente, negazione del nesso necessario in cui la strut­ tura originaria consiste. Poiché la struttura originaria è la strut­ tura della Necessità solo in quanto essa è negazione della propria negazione, la struttura originaria è il concetto concreto come ne­ gazione del concetto astratto dell'astratto, e quindi della totalità, attuale e possibile, dei concetti astratti dell'astratto. Ma proprio perché il concetto astratto dell'astratto è nega­ zione della struttura originaria, in quanto esso è negazione del nesso necessario tra l'astratto e il concreto originario, proprio per questo tale concetto è negazione della L-immediatezza, cioè è affermazione autocontraddittoria, contraddizione. Il nesso ne­ cessario tra l'astratto e il concreto originario costituisce il signi­ ficato dell'astratto come tale - dell'astratto, cioè, in quanto de­ terminazione distinta. L'astratto (ogni astratto) è il significato che è - consiste nel significato in cui consiste -, appunto in quanto esso è necessariamente connesso al concreto originario. È appunto la necessità della connessione a costituire il signifi­ cato dell'astratto. Se la connessione fosse accidentale, il signifi­ cato dell'astratto sarebbe indifferente alla connessione. Ciò vuol dire che il significato dell'astratto, all'interno della connessione necessaria, è diverso dal significato dell'astratto al di fuori di tale connessione. Se A è il significato di una determinazione astratta nel suo concreto apparire come determinazione distinta e insieme necessariamente connessa all'originario, al di fuori di questa connessione A non è A e non è significante come A , ossia ciò che nella connessione è A , al di fuori della connessione è non-A , è significante come non-A . Ma proprio perché la connessione è necessaria, lo stare al di fuori della connessione da parte di A è l'impossibile. E l'impos­ sibile è appunto il contenuto che viene affermato nel concetto astratto dell'astratto. Tale concetto non afferma che ciò che nella connessione necessaria è A , al di fuori della connessione è non-A (questa affermazione non è negazione della struttura ori­ ginaria, ma è anzi il concetto concreto, la verità dello stare al di fuori della connessione necessaria, da parte di ciò che sta in tale connessione); e non afferma nemmeno che a quel non-A non competa quell'esser necessariamente connesso all'origina­ rio, che invece, nella sua spedficità, compete a A (anche questa affermazione appartiene al concetto concreto di quel non-A ,

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giacché tale non-A è ciò che è effettivamente posto nel concetto che intende porre A come indi pendente da ogni sua connessione con altro, e quindi a tale non-A non può competere quello spe­ cifico esser necessariamente connesso all'originario, che invece compete a A). Il concetto astratto dell'astratto è negazione della L-imme­ diatezza, perché afferma che A è A , che A è significante come A , indipendentemente d a ogni connessione di A ad altro (ossia per­ ché, in tale concetto, A appare come non necessariamente con­ nesso - l'affermazione della dipendenza semantica di A dalla connessione essendo appunto l'affermazione della necessità della connessione). Il concetto astratto dell'astratto si riferisce infatti all'astratto - ossia a una determinazione limitata dell'origina­ rio - nel suo apparire come quella determinazione che è ciò che essa è in quanto essa è necessariamente connessa all'origi­ nario. L'astratto, cui il concetto astratto dell'astratto si riferisce (l'astratto che nell'esempio è A ), è l'astratto nel suo esser signi­ ·ficante all'interno del concetto concreto dell'astratto, ossia è l'astratto nel suo apparire come necessariamente connesso all'o­ riginario. L'astratto, su cui cade la rete isolante del concetto astratto dell'astratto, è un tratto dell'originario, nel suo concreto strutturarsi come originarietà. È di q uesto tratto (A ) - che dun­ que può apparire nel conce�to astratto dell'astratto solo in quanto appare questa sua strutturazione, cioè solo in quanto appare il concetto concreto dell'astratto, cioè solo in quanto la struttura originaria appare - che il concetto astratto afferma che il suo esser significante così come esso è significante (cioè il suo esser significante com e A ) è indipendente da ogni sua con­ nessione ad altro. Ciò che pertanto resta in verità affermato nell'affermazione che A è A indipendentemente dalla connessione di A ad altro, è che A è non-A : appunto perché ciò che nella connessione necessaria è signi·ficante come A , al di fuori di tale connessione è significante come non-A , sì che ciò che in verità il concetto astratto predica di A non è A , ma è non-A . Ciò che in verità sta dinanzi, nel concetto astratto, è l'esser non-A da parte di A ; ma il concetto astratto pone questo esser non-A da parte di A , come un esser A da parte di A . La contraddittorietà del concetto astratto appare, come tale, solo nel concetto concreto dell'astrat­ to (nel concetto astratto la contraddittorietà appare, ma non come tale, �b ensì, appunto, come identità con sé di A). Il con- . cetto astratto dell'astratto identifica A (come determinazione necessariamente connessa all'originario) a un « A » che, conce­ pito come indipendente dalla sua connessione con l'originario, è in verità un non-A ; identifica questo non-A (che è quanto in verità è posto, se si concepisce A come indipendente dalla sua

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connessione originaria con l'originario) a A (come determina­ zione concretamente connessa all'originario). Questa identifica­ zione è possibile - e cioè il concetto astratto è possibile - solo se nel concetto astratto appaiono entramb i i termini identificati, e cioè solo se in rtale concetto appare la stessa struttura origina­ ria (cioè la strutturazione originaria di A , nella quale consiste la connessione necessaria di A all'originario), dalla quale il con­ cetto astratto isola l'astratto. Se l'astratto A che viene preso in considerazione dal concetto astratto non fosse l'astratto A come determinazione concreta­ mente concepita, sarebbe un « A » diverso da A (da A come siffatta determinazione concretamente concepita), cioè sarebbe un « A » che si costituisce al di fuori di quella connessione ne­ cessaria all'originario, che rende A :una determinazione concre­ tamente concepita; e pertanto sarebbe un non-A . Sì che l'iden­ ti,ficazione di questo « A » a non-A non sarebbe un'affermazione contraddittoria, ma sarebbe l'identificazione di non-A a non-A cioè tale identificazione non sarebbe il concetto astratto dell'a­ stratto, ma l'affermazione necessaria dell'identità con sé di ciò che in verità è posto quando A viene separato dall'originario. Nel concetto astratto dell'astratto, il non-A che viene identi­ ficato a A non appare come un non-A , di cui si afferma l'esser A , ma appare come A , di cui si afferma l'esser A . Separato da ogni relazione, A è di necessità (cioè nel concetto concreto del­ l'astratto) non-A . Ciò non vuoi dire che nella separazione di A riesca effettivamente a costituirsi qualcosa come A e che questo A , così costituitosi, sia riconosciuto inoltre come un non-A : nella separazione di A da ogni relazione, non riesce a costituirsi effettivamente qualcosa come A ; ossia il concetto di una siffatta separazione è un concetto autocontraddittorio, è appunto il concetto astratto dell'astratto che riferisce a A un predicato (l'esser separato da ogni relazione) che è impossibile convenga a A (è impossibile che gli convenga appunto :perché A è A solo nella relazione necessaria di A alla totalità originaria del con­ creto). Ma proprio perché riferisce a A questo predicato, il concetto astratto di A è necessariamente l'apparire di A , ossia è l'appa­ rire di quel significato concreto di A , relativamente al quale quel predicato è un predicato impossibile. La separazione di A è l'impossibile, l'inesistente, ma il concetto astratto di questa separazione implica necessariamente quel concetto concreto di A , cioè l'apparire di quella relazione necessaria di A al concreto originario, dalla quale il concetto astratto di A separa A ( = con­ cepisce A come separato). La separazione di A è l'impossibile, ma, nel concetto astratto di A , l'apparire di questa separazione è, da un lato, l'apparire del significato concreto di A (del signi-

Introduzione ficato, cioè, rispetto al quale la separazione è predicato impos­ sibile), dall'altro lato è, appunto, l'apparire di A come sepa­ rato, e, come separato, A non è A , è non-A . Nel concetto astratto, a A (che appare, nel suo esser A , nel suo significato concreto) viene riferito un predicato (la separazione), telativamente al quale il soggetto della predicaz ione, in verità, non è A , ma un non-A . A resta cosi identificato a non-A . Ma il concetto astratto, da un lato, pur implicando necessa­ riamente l'apparire del significato concreto di A , cioè pur im­ plicando l'apparire della struttura originaria della Necessità, tratta la struttura originaria come un niente (affermando l'in­ dipendenza di A da ogni relazione, tratta come un niente la struttura originaria in quanto tale - in quanto cioè è il fonda­ mento da cui A non può essere indipendente), si che, nel con­ cetto astratto, appare il significato concreto di A , ma non come significato concreto; dall'altro lato, in quanto è l'apparire di A come separato, ossia in quanto è di necessità l'apparire di un non-A , il concetto astratto è l'apparire in cui non-A appare non come non-A , ma come A - appunto come quel A di cui tale concetto predica la separaz ione. (Giacché non-A appare come non-A nel concetto concreto del concetto astratto di A , nel con­ cetto concreto, cioè, in cui appare la necessità che A , come sepa­ rato, sia non-A . « Come separato » significa infatti « come non­ A » : appunto perché la necessità del nesso in cui A sta implica necessariamente che A è A solo nel nesso, e che, separato dal nesso, A è in verità non-A , ossia che la separazione è in verità contraddizione). E tuttavia, se l'affermazione che A è separato se il concetto astratto di A , in cui A appare come separato - implica necessa­ 'l"iamente che ciò di cui si predica la separazione non sia A, ma un non-A ; se cioè appartiene alla struttura originaria della N e­ cessità che A , come separato, sia un non-A , per tale struttura rimane ancora un prob lema quale sia il significato determinato del non-A che effettivamente appare. Nel concetto astratto di A appare effettivamente questo significato determinato del non-A � ma la struttura originaria non è ancora in grado di identificarlo. (Per il concetto astratto, il non-A , che e ffettivamente appare, appare come A , ma il non-A che effettivamente o di necessità appare nel concetto astratto non può nemmeno apparire come non-A , perché l'apparire di non-A come tale, implica l' apparire di A - di A come significato concreto -, e A come significato concreto appare solo nella sua connessione necessaria al concreto originario, e non in quanto sia ciò di cui si predica la separa. zione, cioè in quanto sia un non-A . Anche per questo motivo, il non-A che è effettivamente posto nel concetto astratto di A ap­ pare come un non-A - la cui qualificazione rimane peraltro -

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problematica - solo all'interno del concetto concreto del con­ cetto astratto di A ). Questo carattere problematico del non-A viene espresso ne La struttura originaria dicendo che l'« esito » del concetto astratto dell'astratto (l' « esito » , ossia ciò che in verità resta posto in tale concetto) è un « contraddittorio » di tale astratto - dove, appunto, resta indeterminato se il contrad­ dittorio sia il « contrario » di A , o semplicemente run diverso da A , o, addirittura, niente (in quest'ultimo caso il concetto astrat­ to dell'astratto venendo a costituirsi come identificazione del­ l'astratto e del niente). N e La struttura originaria la « dialettica » è appunto, nel suo signi·ficato centrale, il rapporto tra il concetto concreto e il con­ cetto astratto dell'astratto - il rapporto per il quale l'originarietà del concetto concreto è negazione della contraddittorietà del concetto astratto dell'astratto. Il nesso necessario, secondo cui l'originario si struttura, è tale in quanto è negazione della con­ traddizione (cioè della negazione della L-immediatezza) deter­ minata dall'isolamento in cui il concetto astratto rinchiude i tratti dell'originario. N el linguaggio de La struttura originaria la « dialettica » è questa negazione della contraddizione, e que­ sta contraddizione (cioè l'identificazione dell'astratto e del suo contraddittorio - l'identificazione di A e di non-A ) è la « con­ traddizione dialettica » .

5 . « LA STRUTTURA ORIGINARIA »

E

LA

DIALETTICA HEGELIANA

Alla « dialettica » così intesa La struttura originaria si sforza di ricondurre ciò che essa ritiene l'essenza del metodo dialettico hegeliano : il metodo dialettico come teoria semantica, ossia come il tentativo più radicale, nella storia del pensiero occiden­ tale, di fondare l'inseparabilità degli opposti. I « limiti del contributo dello Hegel » sono di certo esplicitamente rilevati (cfr. cap. IX, parr. 1 0- 1 1 ) - e in un contesto analitico che in questa Introduzione è stato appena sfiorato. E il testo hegeliano interessa più ai fini dello sfruttamento teoretico che della rico· struzione storica. Sostanzialmente, anche se in modo non espli­ cito, è anche anticipato (cfr. cap. IX, par. 1 0, a) il rilievo critico fondamentale che in Essenza del nichilismo (cfr. « Risposta alla Chiesa » , VI) e ne Gli abitatori del tempo (cfr. « Tramonto del marxismo » , 3) viene rivolto al metodo dialettico in quanto teoria semantica : di presupporre implicitamente quel nesso ne­ cessario tra gli opposti, che invece, nel concetto del metodo, figu­ ra come un risultato, ossia come l'unità degli opposti in cui si risolve la contraddizione dialettica. Sì che l'unità degli opposti�

Introduzione che in actu signato risulta dal toglimento della contraddizione, e che dunque non è l'originario, in actu exercito funziona in­ vece come l'originario, la cui violazione da parte dell'intelletto astratto determina la contraddizione dialettica. Pertanto, se l'intento fondamentale del metodo dialettico hegeliano, come teoria semantica, è di fondare il nesso necessario tra le deter­ minazioni - il nesso necessario in cui consiste l'essenza del­ l'lma-'tTUJ.TI -, questa fondazione si riduce ad una petitio principi i : appunto perché il nesso necessario che compare come toglimento della contraddizione dialettica, ed è pertanto risultato, è insie­ me l'originario, la cui violazione da parte dell'intelletto isolante e separante provoca tale contraddizione, si che il costituirsi di quest'ultima rimane da ultimo senza fondamento. Nel tentativo hegeliano di fondare il nesso necessario tra gli opposti, l'l1tt.a-·t1nJ.TI, come immutabile fondamentale - come dio degli dèi dell'Occi­ dente - compie lo sforzo maggiore di dominare il divenire e di non lasciarsi travolgere da esso. N e La struttura originaria que­ ste conseguenze non sono ancora tratte, però è del tutto espli­ cito, da un lato, che solo se il nesso necessario è l'originario la separazione delle determinazioni dell'originario (ossia il con­ cetto astratto dell'astratto) è contraddizione, e, dall'altro lato, che nel metodo dialettico hegeliano il nesso necessario non è l'originario, ma è risultato, è un mediato. E tuttavia, ciò che nel linguaggio de La struttura originaria rimane completamente inespresso è che il senso ,posseduto dalla « dialettica » in questo lihro è rivolto verso qualcosa di radical­ mente diverso dall'essenza del metodo dialettico hegeliano. Que­ sto metodo è certamente una teoria semantica, ma è la teoria del significato concepito come divenire ( = uscire e ritornare nel nulla) ; ne La struttura originaria la « dialettica » è sì accompa­ gnata dal nichilismo della fede nell'evidenza del divenire, ma questa persuasione la accompagna estrinsecamente, non deter­ mina il suo costituirsi, ossia, nella sua essenza, la « dialettica » è la struttura che conviene al signi,ficato in quanto ente che è ed è impossibile che non sia. Il metodo dialettico hegeliano intende essere la determina­ zione essenziale dell'ente in quanto ente, del significato in quan­ to significato. È « la forza assolutamente infinita [die sch lechthin unendliche Kraft] cui nessun oggetto [kein O bjekt], in quanto si presenta come esteriore, lontano dalla ragione e da lei indi­ pendente, potrebbe oppor resistenza, esser rispetto ad essa di una natura particolare e rifiutarsi ad esser da lei penetrato » . Questa « forza assolutamente infinita » è « il movimento del concetto » , restando acquisito dall'idealismo hegeliano che « il concetto è tutto [der Begriff alles] e che il suo movimento è l'at­ tività assoluta universale [die allgemeine absolute Tiitigkeit] , il

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movimento che determina e realizza sé stesso [die selbst b estim­ mende und selbst realisierende Bewegung] » (La scienza della logica, l. III, sez. III, cap. m ) . Il « movimento del concetto » è l'essenza dell'ente in quanto ente. Che l'essenza dell'ente sia in movimento non è un'affermazione che il pensiero occidentale (e soprattutto nella trasparenza che esso raggiunge con la filo­ sofia hegeliana) senta il bisogno di fondare su di una evidenza più originaria : l'evidenza originaria è appunto che l'ente, nella sua essenza, è movimento. Come coscienza dell'impossibilità che l'ente sia qualcosa di esterno al pensiero, l'idealismo stabilisce poi l'identità dell'ente e del concetto, e quindi il metodo non è una « .forma semplicemente esteriore » (ibid.) all'ente, ma è la stessa essenziale processualità dell'ente (pro-cedere = llii}-o�). Ora, il movimento è tale solo in quanto esiste un comincia­ mento, un cominciamento che in quanto tale differisce dal risul­ tato del movimento, e quindi « è soltanto un momento » (ibid.). In quanto differisce dal risultato, il cominciamento è « man­ chevole » (è « in lui stesso il manchevole » , ibid.); ma come cominciamento del movimento che produce il risultato, come cominciamento della produzione del risultato (ossi a della « Tea­ lizzazione del concetto » ), il cominciamento è già « in sé » il risultato : « è in sé la totalità concreta, ma non è ancora posto, non è ancora per sé codesta totalità » (ibid.). Pertanto è l'« uni­ versale » e il « semplice » . Proprio perché il cominciamento è « l'essere in sé senza essere per sé » , « l'essere in sé è soltanto un momento astratto unilaterale » . Il diventare per sé, l'« avanza­ mento » [Fortgang] oltre il cominciamento non è quindi « un che di superfluo » , ma è il compimento del manchevole. ,Proprio perché nel cominciamento il risultato è soltanto in sé, nel cominciamento l'esser per sé del risultato è, in quanto esser per sé, ancora un niente. Ciò non vuoi dire che il comin­ ciamento sia niente e che il risultato non sia già, in sé, nel co­ minciamento; ma vuoi dire che nel cominciamento (che non è un niente, ma è già in sé il risultato) l'esser per sé del risultato è ancora, in quanto esser per sé, un niente. (Così, nell'ontologia aristotelica, il cominciamento del divenire non è il puro niente, ma è l'ente in potenza - dove il risultato, cioè l'ente in atto è già « in sé » - e tuttavia, nell'ente in potenza, l'attualità del risultato è ancora, in quanto attualità, un puro niente). L'avan­ zare oltre l'universalità del cominciamento è sì un determinare l'universale, che è un determinarsi dell'universale (e cioè la determinazione dell'universale non sopraggiunge nell'univer· sale dall'esterno : « L'ess enziale è che il metodo assoluto trova e conosce la determ inazione dell'universale nell'universale stes­ so » , ib id.), si che il metodo è « analitico » ; ma la determina­ zione dell'universale (la determinazione che è « ulteriore » -

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so

die weitere Bestimmung - alla determinazione immediata del­ l'universale in quanto cominciamento e universalità semplice), che il metodo « trova » nell'universale stesso, è « un altro » [ein A nderes] dall'universale, ossia il cominciamento, « come semplice universale » , nel suo determinare la propria immediata universalità semplice « viene a mostrarsi come un altro [als ein Anderes sich zeigt] » , appare come altro dalla propria immedia­ ta universalità semplice, e quindi il metodo « è insieme anche sintetico » . « Questo momento tanto sintetico quanto analitico del giudizio [il giudizio è appunto il « determinare in gene­ rale » , « il sorgere della differenza » , das Hervortreten der Dif­ ferenz, rispetto al cominciamento], per cui l'universale inizia­ le si determina da lui stesso come l'altro di sé [aus ihm selbst als das A ndere seiner sich bestimmt] , è da chiamarsi il momento dialettico » (ibid.). In questo determinare sé come l'altro da sé, il metodo, come « principio immanente » del determinantesi, trova nel cominciamento stesso l'altro dal cominciamento ( « pren­ de il determinato dal suo oggetto stesso » ), ma lo rpuò trovare soltanto come un in sé, altrimenti - se cioè lo trovasse non sem­ plicemente con run in sé, ma come un per sé - il cominciamento non sarebbe « il cominciamento dell'andar oltre e dello sviluppo [der A nfang des Fortgehens und der Entwicklung] » , il comin­ ciamento cioè del « sorgere della differenza » (dove la differenza è appunto l'altro dal cominciamento), ma sarebbe già andato oltre e si sarebbe già sviluppato nella differenza. Il metodo è cioè analitico in senso diverso da quello in cui è sintetico. Che l'altro dal cominciamento sia soltanto in sé nel cominciamento, significa che, nel cominciamento, l'altro come altro, come de­ terminazione aperta dall'andar oltre e dallo sviluppo, come dif­ ferenza sorta, è ancora un niente. L'andar oltre il comincia­ mento è lo stesso uscire dal proprio niente, dal proprio essere stato un niente, da parte dell'altro dal cominciamento, in quan­ to differenza sorta. Ma proprio perché il metodo è « il movimento del concetto » , i l cominciamento è i l cominciamento del concetto, ossia non è qualcosa di esistente al di fuori del concetto. Quando nel testo hegeliano si rileva che « ciò che è in sé è il concetto » (ib id.), questo rilievo non ha nulla a che vedere con l'affermazione che l'essere in sé del cominciamento sia qualcosa di non ancora concepito e che il concepire si produca soltanto col risultato del movimento, cioè con il divenire per sé del concetto, bensì si­ gnifica che nel cominciamento il conc�pire concepisce il con­ cetto, ma non lo concepisce ancora come concetto, ma come quel contenuto che ·è ancora soltanto « l'immediatezza dell'universa­ le » e che quindi « è soltanto un momento astratto unilaterale » . Nell'esposizione preliminare del metodo (cioè della « logicità » ·

Introduzione - das Logische), contenuta nei §§ 79-82 dell'Enciclopedia, il « momento astratto unilaterale » dell'essere in sé del comincia­ mento è qualificato come il « momento » o « il lato astratto o intellettuale » (§ 79). L'essere in sé del cominciamento è cioè il concepire, il pensare, in quanto intelletto : das Denken als Vers­ tand (§ 80). ·« Il pensiero, in quanto intelletto, resta fermo [b leib t ... stehen] alla [bei] determinazione fissa [festenJ e alla dif­ ferenza di questa verso altre » (§ 80). Questa « determinazione » e questa « differenza » sono da intendersi come determinazione e differenza in sé (sono « il concetto ancora i ndeterminato cioè determinato solo in sé o immediatamente » , Enciclopedia, § 238), e quindi sono l'immediatezza dell'universale semplice (o relativamente semplice) del cominciamento. Questo « ref;tar fermo » dell'intelletto e quella « fissità » della determinazione in sé sono correlativi : l'intelletto resta fermo alla determina­ zione perché essa è fissa, e la determinazione è fissa perché l'in­ telletto resta fermo ad essa. È per questa correlatività che il metodo hegeliano è, insieme, il contenuto di una teoria del divenire e di una teoria semantica. La determinazione in sé è « .fissa » , « ferma » , proprio perché è il cominciamento del movimento : è possibile « andar oltre » , solo se ciò oltre cui si va riesce innanzitutto a stare, a ll"estar fermo presso di sé. Il movimento è appunto la n�gazione, l'ol­ trepassamento di questa fissità iniziale; essa è, proprio per essere negata; ma se essa non esiste affatto, non esiste nemmeno il mo­ vimento della negazione di essa. Ma intanto : proprio perché la fissità del cominciamento esiste per essere negata nel movimento, nel cominciamento come tale non appare la negazione del co­ minciamento, e questo « momento astratto unilaterale » , « que­ sta limitata astrazione vale per l'intelletto come qualcosa che è e sussiste per sé » (Enciclopedia, § 80). Rispetto all'intero mo­ vimento del concetto (che è il divenire per sé della totalità con­ creta in sé) il cominciamento è un momento astratto che viene inevitabilmente isolato dalla totalità del movimento. Questo isolamento è appunto il « restar fermo » dell'intelletto alla de­ terminazione ·fissa del cominciamento. L'intelletto resta .fermo alla fissità del cominciamento perché ancora non è apparsa la differenza prodotta dall'andar oltre il cominciamento. Il significato fondamentale del metodo dialettico va quindi espresso nel modo seguente : poiché l'astratto, ossia l'isolamento intellettuale dell'astratto, è il cominciamento del movimento del concetto, per questo l'astratto, andando oltre sé stesso, « si mostra come l'altro di sé stesso » . O anche : po iché l'astratto l'« universale iniziale » - è il cominciamento del movimento, per questo, movendosi, « l'universale iniziale si determina da lui stesso come l'altro da sé » (Logica, ibid.). O anche : è perché

Introduzione l'intelletto che isola l'astratto ·è il cominciamento del divenire, è per q uesto motivo che l'astratto è un « sopprimersi da sé » [das eigene Sichaufheben] e un « passare [ubergehen] nell'op­ posto » (Enciclopedia, § 8 1 ). È perché l'astratto è il comincia­ mento del divenire, che esso diventa l'altro da sé e diventando l'altro da sé è l'altro da sé, ossia è « contraddizione dialettica » . È perché l'astraHo è cominciamento, che l'isolamento della de­ terminazione, operato dall'intelletto, produce la contraddizione dialettica, in cui la determinazione (ossia l'universale iniziale), andando oltre sé stessa, « si mostra come l'altro di sé stesso » . Il divenire è il fondamento del prodursi della contraddizione dell'astratto. (Cioè l'affermazione dell'esistenza del divenire è il fondamento dell'affermazione che l'astratto è un contraddirsi). Porre il divenire come il fondamento significa porlo come la stessa evidenza originaria. Il divenire è l'evidenza originaria dell'Occidente, e in questo senso lo testimoniano i grandi pen­ satori dell'Occidente. Affermando che « nessun oggetto ... po­ trebbe oppor Tesistenza » alla « forza assolutamente infinita » del metodo e « rifiutarsi ad esser da lei penetrato » , e che tutto « è completamente assoggettato al metodo » perché il metodo è « l'anima e la sostanza di tutto » (Logica, ibid.), Hegel non enuncia un teorema che si disponga a ricevere da altro il pro­ prio fondamento, ma esprime la fede fondamentale dell'Occi­ dente : cioè che l'essenza dell'ente in quanto ente è il metodo, ossia il divenire. Questa fede rimane al fondamento anche quando Hegel ten­ ta di presentare il divenire dell'ente non come un semplice fatto, ma come una necessità. Ma è proprio in questo tentativo che il metodo dialettico hegeliano assume l'aspetto di una teoria del significato che si lascia alle spalle, o lascia soltanto sullo sfondo il senso del metodo come divenire, e alla quale La struttura originaria si rivolge come a run materiale concettuale che, sia pure radicalmente ripensato, può essere ricondotto al rapporto tra il concreto e l'astratto, quale si costituisce nella e come strut­ tura originaria della Necessità. Anche nel linguaggio hegeliano domina la persuasione che il divenire dell'ente in quanto ente sia l'evidenza originaria e il fondamento; ma questa persuasione dominante tende a rimanere implicita. Tende cioè a rimanere implicita la connessione sulla quale si è insistito qui sopra : che è perché l'isolamento intellettuale dell'astratto è il comincia­ mento del divenire, che l'astratto, cosi isolato, si contraddice e diviene. Tende invece a venire in primo piano, nel testo hege­ liano, quest'altra connessione : che è perché l'astratto viene iso­ lato ad opera dell'in telletto) che l'astratto si contraddice e d iviene. . Nel primo caso si afferma semplicemente che il comincia-

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mento del divenire si sviluppa nel divenire, come divenire. Questa affermazione esprime semplicemente la struttura del di­ venire. Nel secondo caso, invece, il contraddirsi e il divenire dell'astratto è presentato come conseguenza necessaria dell'iso­ lamento dell'astratto. L'intento, qui, è di presentare il dive­ nire e la contraddizione non come un fatto o un presupposto, ma come determinazione necessaria dell'astratto, come una deter­ minazione che l'astratto ha in proprio : « ogni finito [il finito è appunto l'astratto] ha questo di proprio, che sopprime sé mede­ simo » (Enciclopedia, § 8 1 , Zus). Qui, il ·finito è un sopprimersi non in quanto il finito è appunto il cominciamento del soppri­ mersi, ma in quanto il .finito è ·finito. Una volta posto l'astratto iniziale del cominciamento, « deve [.. hat.. zu .. ] il sistema dei concetti, in generale, costruir sé stesso, - e completarsi per un andamento irresistibile, puro, senz'accoglier nulla dal di fuori » (Logica, Introduzione). Dove la purezza dell'« andamento » con­ siste nel lasciare che l'astratto iniziale si sviluppi da sé necessa­ riamente. Il .fondamento del prodursi della contraddizione dia­ lettica non viene qui indicato nell'esistenza di fatto del divenire, ma nell'astrattezza del finito. Particolarmente esplicito nella configurazione di questo se­ condo atteggiamento del testo hegeliano è il modo in cui, nel­ l'ultimo capitolo della Logica, Hegel chiarisce che « l'imme­ diato del cominciamento dev'essere in lui stesso il manchevole, ed esser fornito dell' impulso a portarsi avanti [sich weiter zu fuhren] » (Logica, ibid.). In quanto il metodo si pone « come coscienza del concetto » , ossia come coscienza del concetto nel suo movimento, in questa coscienza appare che il comincia­ mento è soltanto l'universale semplice e pertanto è « manche­ vole » ; appare cioè che « l'universalità è soltanto un momento e che in essa il concetto non è ancora determinato in sé e per sé » . Nella coscienza del divenire appare cioè che il comincia­ mento è solo un momento del divenire, un momento che da un lato è manchevole rispetto al risultato del divenire (il concetto determinato in sé e per sé), e dall'altro lato, come comincia­ mento del divenire è .fornito dell'impulso a portarsi avanti. Que­ sta « coscienza » del divenire (che è l'autocoscienza del metodo, la coscienza che il divenire ha di sé) è la stessa evidenza origi­ naria del pensiero occidentale. S enonché il testo hegeliano pro­ segue così : « ma con questa coscienza, che vorrebbe portar avanti il cominciamento solo a cagione del metodo [das den A nfang nur um der Methode willen weiter fuhren wo llte] , questo sa­ rebbe un che di formale, posto nella riflessione esterna. Ora, invece, siccome il metodo è la forma oggettiva, immanente, l'im­ mediato del cominciamento dev'essere in lui stesso [an ihm selbst] il manchevole, ed esser fornito dell' impulso a portarsi avanti » .

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Cioè non è sul fondamento della coscienza del divenire che il cominciamento appare come un portarsi avanti, ma è lo ste.sso contenuto immediato del cominciamento che è in lui stesso l'im­ pulso a portarsi avanti. Non è perché l'astratto (« l'immediato del cominciamento ») appare come cominciamento dell'andar oltre, che si può affermare il suo andar ol•tre; ma è perché l'astratto è astratto, ossia è per quello che esso è « in lui stesso » , che esso va oltre sé stesso. Nel primo caso l'astratto sarebbe por­ tato avanti (ossia potrebbe esser posto come un andar oltre) solo da una « !l"iflessione esterna » ad esso, cioè dalla coscienza del divenire, che è « esterna » al cominciamento del divenire, e il metodo sarebbe soltanto qualcosa di formale. È invece solo nel secondo caso che il metodo si costituisce come forma immanente al cominciamento. L'interpretazione che più sopra si è data del metodo dialettiCo hegeliano come espressione del divenire, cioè come coscienza del divenire, trattiene dunque il metodo hegeliano al livello al quale ess o, esplicitamente, non intende collocarsi - al livello cioè in cui esso vale soltanto come « riflessione esterna » . Ma proprio nella misura in cui il metodo hegeliano non intende rimanere a questo livello, esso si presenta come un apparato teo­ rico fortemente inadeguato rispetto alle sue stesse intenzioni. L'articolazione centrale di questo apparato può ess ere indicata nel modo seguente (già accennato all'inizio di questo paragrafo). Come volontà che il contraddirsi e il divenire scaturiscano dall'astratto in quanto tale, cioè dall'isolamento della determi­ nazione, il metodo dialettico si presenta come l'essenza dell'ul­ tima grande forma di ·btt.CT'tTJI..L'I'l del pensiero occidentale, cioè come ·posizione del nesso necessario delle determinazioni del mondo (cioè della realtà in quanto innanzitutto manifestantesi come divenire) : proprio perché il finito sopprime sé medesimo, la dialettica è « il principio » per il quale soltanto « la connes­ sione immanente e la nec essità entrano nel contenuto della scienza » (Enciclopedia, § 8 1 ) L'autosoppressione del finito (cioè della determinazione astratta), ossia il suo determinarsi « da lui stesso come l'altro di sé » , non intende essere infatti il semplice fatto del divenire, ma intende valere come la contraddizione necessariamente prodotta dall'isolamento della determinazione dalle altre determinazioni (cioè dal suo opposto). Il toglimento della contraddizione è il toglimento di ciò che la produce, ossia è toglimento dell'isolamento della determinazione. Se la con­ traddizione è la determinazione che, isolata, si mostra come altro da sé, la contraddizione è tolta solo se l'altro si sviluppa a sua volta nel suo altro e si mostra come « l'altro dell'altro » , come « il negativo del negativo » , cioè solo se la determinazione, che si è mostrata come l'altro da sé, si mostra come altro del suo .

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altro, come negazione della sua negazione. Che la determina­ zione si mostri, nel toglimento della contraddizione, come ne­ gazione della sua negazione, significa che il toglimento della contraddizione è toglimento dell'isolamento della determina­ zione, ossia è posizione dell'unità necessaria della determina­ zione e del suo opposto (ossia della sua negazione), giacché, come negazione della propria negazione, la determinazione non è più isolata dalla propria negazione - stante che ciò da cui la determinazione è isolata è appunto la sua negazione (il suo altro) . . N ella contraddizione, dove la determinazione appare come l'altro da sé, appare appunto quello stesso altro dal quale la determinazione è stata isolata, e cioè nella contraddizione è già stabilita l'unità della determinazione col suo altro; ma l'unità è stabilita appunto come contraddizione, cioè nella forma della « non verità » . « I primi due momenti della triplicità sono i momenti astratti, non veri [die abstrakten, unwahren Momente], che perciò appunto [die e ben darum] son dialettici » (Logica, ibid.). L'unità della determinazione e del suo altro - l'unità degli opposti - deve quindi realizzarsi nella forma della verità, cioè nella .forma del toglimento della contraddizione. « Questo risul­ tato è quindi la verità [Dies Resultat ist daher die Wahrheit] » (Logica, ibid.). Appunto per ciò il risultato comprende « l'unità delle determinazioni nella loro opposizione » , ed « è ciò che vi ha di affermativo nella loro soluzione e nel loro trapasso » (En­ ciclopedia, § 82) : ciò che è affermativo nella loro soluzione e nel loro trapasso, ossia nel loro andar oltre, è appunto il toglimento della contraddizione nella quale l'andar oltre dapprima si im­ batte - della contraddizione che è appunto ciò che vi è di nega­ tivo nell'andar oltre della determinazione. Come toglimento del necessario contraddirsi della determinazione isolata, il risultato del metodo - l'unità degli opposti - è il nesso necessario tra le determinazioni. In questa sua articolazione, il metodo dialettico hegeliano è, insieme, una teoria del significato e una teoria del divenire : teoria del significato come divenire. Come teoria del significato consiste sostanzialmente nel principio che il significato (cioè la determinazione, l'astratto), isolato, è significante come altro da sé, e che questa contraddizione è tolta togliendo il significato dall'isolamento dal suo altro. È, questo, l'aspetto del metodo hegeliano al quale si riferisce costantemente La struttura ori­ ginaria. E anche ne Gli abitatori del tempo l'analisi è prevalen­ temente rivolta a questo aspetto del metodo dialettico. Ma ne La struttura originaria questo aspetto del metodo dialettico vie­ ne isolato dall'altro suo aspetto (cioè il suo valere come teoria del divenire) e quindi la dialettica hegeliana si presenta come

Introduzione qualcosa che, sia pure attraverso un radicale ripensamento, può essere ricondotto al senso che la dialettica possiede nella strut­ tura originaria della Necessità. Innanzitutto il metodo deve essere capovolto, cioè la con­ nessione necessaria tra le determinazioni non deve essere un risultato, ma l'originario. Solo così l'isolamento della determi­ nazione può essere il fondamento del costituirsi della contrad­ dizione dialettica e tale contraddizione riesce a liberarsi dal carattere di presupposto che invece essa possiede nel testo he­ geliano. (Questo capovolgimento non ha nulla a che vedere col capovolgimento marxiano della dialettica hegeliana, che intende « rovesciarla per scoprire il nocciolo razionale entro il guscio mistico » . È vero che in Marx la connessione necessaria si presen­ ta effettivamente come l'originario la cui violazione provoca la contraddizione dialettica, e non come il risultato del toglimento di tale contraddizione - cfr. Gli ab itatori del tempo, « Tramonto del marxismo » , 2 , ma in Marx, come in tutto il pensiero del­ l'Occidente, la « necessità » è il contenuto di una fede, ossia è la volontà di potenza che si propone, aprendo un senso immu­ tabile del mondo, il dominio del divenire). In secondo luogo il costituirsi della contraddizione non è un « secondo » rispetto all'originario : come negata, la contraddi­ zione appartiene all'essenza dell'originario, giacché l'originario (il concetto concreto dell'astratto) è tale solo come negazione del concetto astratto dell'astratto (tale concetto essendo appunto l'isolamento dell'astratto). In terzo luogo, la contraddizione dialettica non può avere come termini l'astratto isolato e l'altro da esso, ma l'astratto, co­ me determinazione (A ) concretamente distinta, cioè l'astratto come contenuto del concetto concreto dell'astratto, e l'astratto astrattamente concepito come isolato dal concreto originario (e che quindi è un non-A ) . I termini della contraddizione dialet­ tica non sono dunque, come nel metodo hegeliano, i contrari, ma i contraddittori, A e non-A (senza che con ciò resti esclusa la possibilità di determinare il contraddittorio di A). Ma, in quarto luogo, se, da un lato, il termine A (l'astratto che è A ) può apparire nella contraddizione che costituisce il con­ cetto astratto dell'astratto, solo in quanto A è contenuto del concetto concreto di A , dall'altro lato, non-A può apparire nella contraddizione solo se A non viene semplicemente isolato (cioè solo se non viene soltanto concepito astrattamente), ma solo se si concepisce astrattamente l'isolamento di A (cioè solo se la separazione di A dal concreto è concetto astratto del concetto astratto di A ) - cfr. cap. IX, par. 9. ,Per quanto riguarda quest'ultimo punto, l'isolamento di A dal concreto originario - cioè la posizione o il concetto astratto -

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di A (l'apparire in cui consiste tale posizione o concetto) - ha infatti immediatamente come contenuto effettivo un non-A . L' « immediatezza » significa qui l'esclusione di un divenire in cui dapprima appaia ancora A , e poi appaia un non-A . Nell'iso­ lamento di A, appare soltanto un non-A (e - già si è rilevato non come non-A , ma come un contenuto che per il concetto concreto di A è un non-A ). Se il concetto astratto di A è sem­ plicemente questo isolamento, nell'apparire non si costituisce la contraddizione. Il concetto concreto, da parte sua, rileva sem­ plicemente che il contenuto dell'isolamento di A è un non-A ; ma qui non esiste alcuna identificazione di A e non-A . Perché la contraddizione appaia, e cioè A sia identificato a non-A , è necessario, appunto, che il non-A che è il contenuto effettivo del concetto astratto di A sia affermato come A . Questo affermare che quel non-A è A è appunto il concetto astratto dell'isolamen­ to di A , ossia è il concetto astratto del concetto astratto di A . E in questo concetto astratto del concetto astratto dell'astratto ­ dove restano identificati non-A e A, e cioè dove questa identità appare, e quindi appaiono i termini che la costituiscono -, l'ap­ parire di A implica necessariamente, come già si è rilevato, l'apparire del concreto significato originario all'interno del qua­ le, sol·tanto, A è significante come A e dal quale, peraltro, il concetto astratto di A (cioè l'isolamento di A ) afferma l'indi­ pendenza. Il concetto astratto del concetto astratto di A affer­ ma che l'indipendenza di A, affermata dall'isolamento, cioè dal concetto astratto di A (indipendenza che in verità è un non-A ) è A ; e quindi esso implica ciò da cui il suo contenuto (cioè il concetto astratto di A) prescinde. Attorno a questi elementi si costituisce lo sviluppo analitico de La struttura originaria relativamente al senso della dialetti­ ca - uno sviluppo che non è limitato al capitolo IX, esplicita­ mente dedicato alla dialettica, ma attraversa l'indagine intera. Il reale punto di contatto de La struttura originaria col pensiero hegeliano si riduce alla tesi astratta che l'isolamento è il fonda­ mento della non verità. (È isolamento, infatti, non solo il con­ cetto astratto, ma anche il concetto astratto del concetto astratto dell'astratto, giacché solo isolando A dall'originario può identi­ ficarlo al non-A che è il contenuto del concetto astratto di A . Il che vuol dire che il concetto astratto del concetto astratto è, insieme, isolamento e non isolamento : è isolamento, perché è appunto l'identificazione di cui si è appena parlato, non è iso­ lamento ·perché, in esso, A può apparire come A - cioè come quel significato concreto di A cui viene identificato non-A solo in quanto A non è isolato dal concreto originario : è isola­ mento in actu signato, non è isolamento in actu exercito). Si trat­ ta di una tesi astratta, perché l'isolamento, in Hegel, è l'isola-

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mento dal divenire (la determinazione come negazione della negazione è il divenire « compiuto » [das Fortgehen ... in seiner Vollendung]), ne La struttura originaria è invece l'isolamento dalla struttura originaria della Necessità dove l'ente appare nella Necessità del suo essere già da sempre e per sempre sot­ tratto al niente. La struttura originaria esercita dunque una violenza sul pensiero hegeliano e sull'intero percorso del pen­ siero filosofico occidentale; ma questa violenza è appunto il sintomo che in questo libro incomincia ad essere testimoniato qualcosa di assolutamente estraneo al pensiero dell' Occidente. E •tuttavia il metodo dialettico hegeliano si espone alla vio­ lenza de La struttura originaria, perché non intende valere co­ me la pura fede nel divenire, come la pura coscienza dell'« evi­ denza » fondamentale del divenire, ma come il mostrarsi della necessità che l'astratto, in quanto astratto, è un andar oltre, un divenire. ,Jntende cioè dedurre il divenire della determinazione dalla determinazione in quan to tale, e cioè che « l'universale iniziale si determina da lui stesso [cioè in quanto tale, in quanto universale iniziale] come l'altro d i sé » Ma questa deduzione del divenire opera presupponendo proprio il divenire che essa vorrebbe dedurre. Se infatti si sta alla forma esplicita della deduzione, ogni passo del metodo risulta inesplicabile. Perché la determinazione (l'u­ niversale iniziale) indugia nella propria immediatezza e riesce ad essere qualcosa di « fisso » che ancora non è andato oltre di sé? Ossia perché non è un originario star oltre di sé? Che cosa trattiene la determinazione alla propria immediatezza (anche se solo provvisoriamente essa vi si •trattiene)? E perché la deter­ minazione, andando oltre di sé, indugia dacca'po nella contrad­ dizione costituita da questo andar oltre - indugia nella contrad­ dizione come contraddizione non tolta? E solo dopo che la con­ traddizione è riuscita a ·fissarsi nel suo essere come ancora non tolta, essa è tolta nella negazione della negazione in cui consiste l'unità degli opposti? Perché la determinazione non è origina­ riamente negazione della propria negazione? Perché la deter­ minazione indugia « dapprima » nel proprio isolamento e, poi, nella contraddizione da esso provocata, e non è invece origina­ rio il toglimento della contraddizione e cioè dell'isolamento che la provoca? È indubbio che per Hegel i momenti del metodo non debbono essere separati tra loro ( « Essi possono essere posti tutti sotto il primo momento, l'intellettuale, e per questo mezzo tenuti separati tra loro; ma così non vengono considerati nella loro verità » , Enciclopedia, § 79), ma la loro unità non elimina la loro scansione, e quindi è perché la determinazione riesce dapprima a fissarsi, che essa si contraddice, ed è perché la con.

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traddizione riesce, a sua volta, a costituirsi come non tolta, che poi essa è tolta. Ebbene, il fondamento nascosto, per il quale nel metodo hegeliano la determinazione ( = l'universale semplice, l'astrat­ to isolato, l'immediato, il cominciamento) riesce ad indugiare nella propria immediatezza, e non è un originario star oltre di sé, è che questo originario star oltre non consentirebbe l'aper­ tura del divenire - che consiste appunto nell'andar oltre, a par· tire da un'immediatezza che, come fissa, indugia presso di sé e non è ancora andata oltre. E quindi l'immediato, che dovrebbe contenere « in lui stesso » l'« impulso » ad andar oltre, si costi­ tuisce così come si costituisce (cioè come un indugiare nella propria fissità), proprio in quanto esso è pensato originaria­ mente all'interno di quell'andar oltre, cioè di quel divenire che dovrebbe invece scaturire da esso. Solo se l'immediato indugia presso di sé può andar oltre; ma siccome il testo hegeliano non indica perché l'immediato indugi presso di sé piuttosto che stare immediatamente oltre di sé, ne viene che l'unico motivo dell'indugiare è dato appunto dalla circostanza che l'indugiare è condizione dell'andar oltre; si che è perché l'andar oltre dev'es­ serci, che la deduzione del divenire assume l'immediato come un indugiare - e cioè come cominciamento. Anche il tentativo he­ geliano di dedurre il divenire - cioè di mostrare che « l'univer­ sale iniziale si determina da lui stesso come l'altro da sé » - si fonda sulla fede nell'« evidenza » originaria del divenire. La fede fondamentale dell'Occidente si sottrae ai tentativi di ren­ derla qualcosa di dedotto, di fondato su altro. N ello stesso modo, il testo hegeliano non indica perché la contraddizione, cioè l'andar oltre di sé mostrandosi come altro da sé, sia a sua volta un indugiare presso il suo non essere ancora tolta, e non sia invece come originariamente tolta, cioè non sia l'originario stare oltre di sé, in quanto originariamente tolto. Per Hegel il toglimento della contraddizione è il compimento stesso del divenire (l'essere in sé del concetto « è soltanto un momento astratto unilaterale » ; l'« assoluto » è l'essere in sé e per sé; c l'avanzamento consiste in ciò che l'universale [il con­ cetto in sé] determina sé stesso ed è per sé ... Solo quando è com­ piuto esso è l'assoluto » e il compimento è « il negativo del ne­ gativo » , come « toglimento della contraddizione » [ das Negative des Negativen ... ist jenes A ufheben des Widerspruches]); si che se la contraddizione non esistesse come non tolta (cioè nel suo indugiare nel suo non essere ancor tolta), ma esistesse soltanto come immediatamente tolta, il divenire non esisterebbe. Ma, anche qui, il testo hegeliano non indica perché la contraddi. zione resti dedotta nella forma del non esser tolta, invece che nella forma dell'esser tolta, così che l'unico fondamento dell'in-

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dugiare della contraddizione presso il suo non esser tolta è la fede originaria dell'Occidente, cioè la volontà che il divenire esista. N ella sua oggettività, il metodo dialettico hegeliano è l'e­ spressione di questa volontà, e in quanto tale diviene comple­ tamente trasparente. Il divenire è il movimento del concetto, cioè del significare, « che determina e realizza sé stesso » . Il cominciamento del divenire è quindi il significare semplice, che è « momento astratto unilaterale » (cioè è isolato ad opera del­ l'intelletto), perché l'oltre di h�i non si è ancora realizzato, ma è anche ciò che deve necessariamente Tealizzarsi (altrimenti il semplice sarebbe l'immutabile); pertanto la coscienza che si fer­ ma al cominciamento (che è ferma sul fermarsi in cui il comin­ ciamento consiste) è intelletto che isola la parte dall'autorealiz­ zarsi del tutto. Proprio perché il semplice è il cominciamento, è necessario che il suo indugiare presso di sé sia provvisorio, precario, e che dunque il semplice divenga. Il semplice non può che divenire altro, ossia va oltre di sé mostrandosi come altro. Questo mostrar sé come altro è la contraddizione ( « qual­ cosa si muove... solo in quanto ha in sé stesso una contraddizio­ ne » , Logica, l. n, sez. 1, cap. 11, C, Nota 38) . Il « primo grado dell'andar oltre » , « il sorgere della differenza » è il « giudizio, il determinare in generale » (Logica, l. 111, sez. 111, cap. m). E, come contraddizione, il giudizio è insieme « positivo » e « ne­ gativo » : come giudizio positivo è l'identificazione del semplice e del suo al·tro, come giudizio negativo è la posizione dell'altro come negazione del semplice. Ma la contraddizione non è il risultato o il compimento del divenire, non è il concetto in sé e per sé. Il concetto dev'essere, come il cominciamento, un posi­ tivo; e nella contraddizione il positivo non è positivo, ma « si lascia dominare dalla contraddizione » , « soccombe nella con­ traddizione » . Il semplice cioè non si porta avanti solo fino al suo altro, ma ancora più avanti, fino all'altro del suo altro, e cioè fino a sé stesso : « come contraddizione che si toglie [als der sich aujhebende Widerspruch] » , « l'altro dell'altro, il negativo del negativo, è il positivo, l'identico, l'universale » (ibid.). Iso­ lato dall'altro, il semplice diventa altro e la contraddizione è tolta in quanto il semplice diventa l'altro dell'altro (o l'altro dal semplice diventa a sua volta altro : quell'a1tro che è il sem­ plice), ossia in quanto è tolto dal suo isolamento dall'altro. N el metodo, come volontà che il divenire sia l'« evidenza » originaria, il nesso necessario tra le determinazioni oè il dive­ nire stesso; la contraddizione deve essere un « secondo » rispetto al cominciamento; i termini della contraddizione devono essere i contrari e non i contraddittori (già Aristotele avvertiva che il divenire è tra termini contrari, non tra termini contraddittori);

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il prodursi della contraddizione non richiede il concetto astratto del concetto astratto dell'astratto, ma semplicemente il concetto astratto dell'astratto (cioè l'isolamento . della determinazione). Ciò vuoi dire che i paralogismi che affl iggono il metodo dialet­ tico hegeliano in quanto pretende di dedurre il divenire dal finito in quanto finito, scompaiono completamente quando tale metodo si riduce all'espressione della fede fondamentale dell' Oc­ cidente, cioè alla volontà che il divenire (nichilisticamente in­ teso) sia l'evidenza originaria.

6. APORETICA

E

DIALEITICA

Ma ne La struttura originaria il senso della dialettica pre­ senta anche un secondo lato, peraltro essenzialmente connesso con quello sopra richiamato. Il lato già richiamato consiste nell'affermazione che il concetto (astratto) che intende la deter­ minazione astratta come indipendente e isolata dal concreto originario è una contraddizione. E si è richiamato anche tra quali termini sussiste la contraddizione (sebbene, rispetto al­ l'analisi determinata de La struttura originaria, il richiamo sia rimasto generico). Ma il fatto che i termini di tale contraddizione siano stati indicati, in questo primo lato del senso della dialettica, con delle variabili (A , non-A ), sta a indicare che qui è in considerazione il concetto astratto (ossia il concetto astratto del concetto astrat­ to della determinazione astratta) in quanto tale, e non un certo concetto astratto; e che la contraddizione dialettica è conside­ rata in quanto tale, e non in quanto è una certa contraddizione dialettica. Ma l'originario è negazione di tutte le determinazioni astratte (che lo costituiscono) in quanto astrattamente conce­ pite; ossia è negazione della totalità delle contraddizioni speci­ fiche dei concetti astratti. Un modo della spedficità della contraddizione è già presente quando sono espressi i valori determinati delle variabili - quan­ do, ad esempio, A è questa lampada posta sul tavolo. Isolata dal concreto ( = concepita astrattamente), questa lampada non è questa lampada, ossia è un non-A , e il concetto astratto del­ l'isolamento (cioè del concetto astratto) identifica A (ossia il tratto del concreto, concretamente concepito) a questo non-A . Questo modo della specificità della contraddizione sussiste anche se la testimonianza della struttura originaria non riesce ancora ad esprimere il significato specifico di non-A - e non-A rimane attualmente come un contraddittorio di A , il cui contenuto determinato è ancora problematico.

Introduzione Ma, qui, la specificità della contraddizione dialettica è data dalla specificità dei termini della contraddizione, non dalla spe­ cificità della contraddizione : la contraddizione è sempre la stes­ sa, è cioè sempre l'identificazione dei contraddittori, che è pre­ sente nel concetto astratto dell'isolamento di una determina­ zione. Ciò che qui rende specifica la contraddizione è solo la specificità della determinazione isolata. Ma La struttura originaria è interamente attraversata anche da un secondo lato del senso della dialettica (da un secondo lato dello stesso senso non da un senso diverso), dove la specificità della contraddizione dialettica non è semplicemente la specifi­ cità dei termini della contraddizione, ma è la speci·ficità della contraddizione (e dove, insieme, la specificità giunge sino a ri­ solvere quella problematicità del significato del non-A , che nel primo Iato del senso della dialettica 'l"imane invece ancora aper­ ta). La contraddizione, in quanto tale, è identificazione dei non identici o diversificazione dell'identico : in questo senso non esiste alcuna « specificità della contraddizione » . Questa espres­ sione non allude cioè alla possibilità che la contraddizione sia contraddizione in modo ulteriore a quello costituito dall'esser quella identificazione-diversificazione, ma allude alla circostan­ za che un certo contenuto è posto come contraddizione perché è quel certo contenuto, e non per quell'unico motivo che costi­ tuisce il primo lato del senso della contraddizione dialettica, e che è dato dall'identificazione dei contraddittori operata dal con­ cetto astratto del concetto astratto dell'astratto, in quanto affer­ mazione che una certa determinazione dell'originario è indi­ pendente o indifferente alla sua relazione al concreto originario. Non si vuoi dire che in questo secondo lato le contraddizioni specifiche non siano determinate dall'isolamento della determi­ nazione, ma si vuoi dire che esse (che pur sono determinate dall'isolamento) non consistono nella contraddizione in cui con­ siste il concetto astratto di tale isolamento (e che costituisce quello che si è detto il primo dei due lati del senso della dia­ lettica). Ebbene, le contraddizioni specifiche di cui qui si tratta sono le « aporie » che La struttura originaria prende in considerazio­ ne e risolve. Ad esempio, nel capitolo n (parr. 1 1 - 1 7, 1 8- 1 9, 2 122, 23), nel capitolo m (parr. 9-1 0, 1 1 , 1 2, 1 6, 2 1 , 23), nell'in­ tero capitolo IV, nel capitolo v (parr. 20-2 1 , 26-27, 30-34), nel capitolo VI (parr. 9- 1 0, 1 7), nel capitolo vm (parr. 4-7), nel ca­ pitolo x (parr. 4, 1 3- 1 8, 22-24). Ognuna di tali aporie è una contraddizione specifica, determinata : la contraddizione deter­ minata che è implicata dall'isolamento di una certa determina­ zione dell'originario da una cert'altra, o da cert'altre, o dalla totalità delle determinazioni dell'originario. Che è implìcata -

Introduzione dall'isolamento, ma che, ripetiamo, non consiste nella contrad­ dizione in cui consiste il concetto astratto dell'isolamento. Nel linguaggio de La struttura originaria l'esposizione del­ l'aporia precede di solito l'esposizione del suo risolvimento. Ma la struttura originaria è la relazione originaria tra il concetto concreto e la negazione dell'aporia, ossia tra il concetto concreto e l'isolamento che determina l'aporia. Questa relazione origina­ r�a è _il risolvimento dell'aporia, che dunque è risolvimento ori­ gmano. Per mettere in rilievo la specificità, la determinatezza delle contraddizioni speci·fiche che costituiscono le aporie considerate in questo libro, ci si può avvalere della circostanza che nelle pagine precedenti (par. 2) è già stata presa in esame una delle più rilevanti di queste aporie : l'originario è predicazione neces­ saria, ma la predicazione è identificazione del soggetto e del predicato, ossia identificazione dei non identici (giacché perfino nella predicazione « A è A » i due A sono, appunto, due, cioè differiscono). L'analisi di questa aporia non consiste cioè nel rilevare che il soggetto (A), separato dal predicato, è un altro da sé (ossia è un non-A ) e che il concetto astratto della separazione di A è identificazione di A e non-A (un'analisi di questo tipo rappresenterebbe il primo dei due lati del senso della contrad­ dizione dialettica) : l'analisi di questa aporia consiste invece nel rilevare la contraddizione specifica della predicazione (l'essere cioè, la predicazione, identificazione dei non identici), e nel rilevare che questa contraddizione è determinata dal reciproco isolamento di quelle certe determinazioni dell'originario che sono il soggetto e il predicato della predicazione. L'equazione ( x = y) = (y = x) è la strutturazione predicazionale dell'origi­ nario, solo in quanto essa è negazione originaria dell'isolamento reciproco di x e y; ma, nella considerazione dell'aporia, la con­ traddizione dell'isolamento no'n è ottenuta dall'analisi del con­ cetto astratto dell'isolamento (è questo, ripetiamo, il primo lato del senso della dialettica - ed è appunto in quanto viene otte­ nuta da tale analisi che la contraddizione generica può resta­ re indeterminata, ossia il contenuto semantico del non-A può restare problematico), ma è una contraddizione specifica, ossia è la contraddizione emergente dall'analisi del concetto di predi­ cazione, nella misura in cui in tale concetto il soggetto resta isolato dal predicato. La contraddizione specifica emerge cioè dall'analisi di un concetto dominato dall'isolamento, ma non emerge da tale concetto in quanto esso è così dominato, ma in quanto esso ha un certo contenuto determinato (e che in questo caso è dato dall'esser predicazione della predicazione). Questa e ogni altra aporia è una contraddizione i cui termini sono affermazioni tra loro contraddittorie e quindi contenuti

Introduzione che sono entrambi determinati : il non-A che è in contraddi­ zione con A , qui, non è un contraddittorio di A , che ancora resta indeterminato quanto al suo contenuto, ma è appunto un'affer­ mazione determinata che nega un'altra affermazione determina­ ta. Nell'aporia della predicazione, ad esempio, le due afferma­ zioni tra loro contraddittorie sono l'affermazione della diversità dei diversi (soggetto e predicato) e l'affermazione della loro identità (affermazione che è costituita appunto dal riferimento del predicato al soggetto). La affermazione contraddittoria, nel­ l'aporia, non è cioè il semplice contraddittorio indeterminato (ci� la cui determinazione è problematica) di una determi­ naziOne. I due lati del senso della dialettica, presenti ne La struttura originaria, possono essere quindi cosi espressi : da un lato l'ana­ lisi dell'isolamento della determinazione (ad esempio A) mostra che il concetto astratto dell'iso lamento è una contraddizione dove la determinazione (A ) viene identificata a ciò che essa non è (ossia a non-A ); dall'altro lato, l'analisi di una certa determi­ nazione (per esempio la predicazione) mostra che tale determi­ nazione è una contraddizione specifica e che questa contraddi­ zione specifica è (originariamente) tolta in quanto è tolto l'iso­ lamento in cui tale determinazione è stata Tinchiusa. Un altro rilevante esempio di contraddizione specifica (e anzi di un gruppo di contraddizioni specifiche) è dato dall'apo­ retica considerata nei paragrafi 1 1 -23 del capitolo n. La richia­ miamo qui nella sua formulazione centrale. L'affermazione del­ l'esistenza degli enti che appaiono appartiene alla struttura ori­ ginaria della Necessità, solo se viene affermato l'apparire di tali enti, cioè la loro F-immediatezza. Ma anche l'esistenza di tale apparire può essere affermata solo se viene affermato l'apparire di tale apparire. E dacca·po, e in indefinitum, l'apparire dell'ap­ parire può essere affermato solo se viene affermato il suo appa­ rire; sì che, nella struttura originaria, l'apparire dell'ente, da un lato, appartiene alla Necessità, dall'altro lato è qualcosa di in­ fondato che rincorre all'infinito la propria necessità senza po­ terla mai raggiungere. In ciò, la contraddizione specifica che costituisce questa aporia. Dalla quale il pensiero fenomenologico (ad esempio quello husserliano) è costitutivamente incapace di uscire. Il pensiero fenomenologico consiste infatti nel concetto astratto della F­ immediatezza, che isola la F-immediatezza dalla totalità concreta dell'originario, e quindi rimane completamente all'oscuro della dialettica tra il concetto concreto e il concetto astratto dell'a­ stratto. L'aporia qui richiamata è conseguenza infatti dell'iso­ lamento della posizione degli enti che appaiono dalla posizione del loro apparire, sì che questa seconda posizione si costituisce

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come un'ulteriorità rispetto alla prima, e quindi come posizione di qualcosa (cioè dell'apparire) la cui affermazione richiede dac­ capo l'affermazione del suo appariTe (e così in indefinitum). La struttura originaria è negazione originaria di questo isolamento e della contraddizione specifica che ne deriva. Ciò vuoi dire che la totalità dell'ente che appare include originariamente il pro­ prio apparire (indude originariamente quell'ente che è il pro­ prio apparire), sì che la posizione dell'apparire dell'ente che ap­ pare è originariamente posizione dell'apparire di ques-to appa­ rire (posizione dell'autoapparire), e cioè l'affermazione dell'e­ sistenza dell'apparire non deve cercare il proprio fondamento nell'affermazione dell'esistenza di un apparire (a') dell'apparire (a), dove l'apparire a' sia diverso dall'apparire a dell'ente. L'ap­ parire a dell'ente è insieme, originariamente, apparire di sé, e quindi non deve rincorrere all'infinito la propria Necessità. Il toglimento originario di questa aporia è anche la nega­ zione originaria del concetto logico-matematico di « classe » . Se­ condo tale concetto, una « classe » è un insieme di elementi omogenei : l'insieme degli elementi che godono di una certa unica proprietà. Ciò che con tale omogeneità si presuppone è che, da run lato, una proprietà sia condizione necessaria e sufficiente per determinare una classe, e, dall'altro lato, che in una classe l'unico nesso necessario sia quello che intercorre tra gli ele­ menti che godono di una certa proprietà e questa proprietà. In tale presupposto, la classe si costituisce quindi come qualcosa di isolato : appunto perché si ritiene che per il costituirsi della classe non debba intervenire nient'altro che la sua intensione e la sua estensione. È solo per questo presupposto che il « paradosso delle classi » di Russell si presenta come insolubile, o come risolvibile solo mediante l'introduzione di certi accorgimenti come la teoria russelliana dei « tipi » . Se « normale » è una classe che non contiene sé stessa come elemento e « non normale » è una classe che contiene sé stessa come elemento, e se K è la classe di tutte le classi normali, allora il « paradosso delle classi » consiste, co­ me è noto, nel rilevare che se K è normale allora K è uno dei propri elementi e cioè contiene sé stessa come elemento, e quin­ di è non normale; e se K è non normale, allora, contenendo come· elemento sé stessa, essa è una delle classi normali che essa con­ tiene. Senonché la cogenza del paradosso è una conseguenza del pre­ supposto qui sopra indicato; e, d'altra parte, è proprio il para­ dosso a spingere all'eliminazione di tale presupposto (la cui eli­ minazione autentica si costituis-ce, peraltro, solo all'interno della struttura originaria). Infatti, la classe K è, insieme, normale e non normale; ma rispetto a due diversi sensi del contenersi. Che

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non possa contenere sé stessa come elemento, dipende dal presupposto che gli elementi di una classe debbano essere tutti omogenei, cioè che l'unica condizione della loro appartenenza allo stesso insieme sia costituito dalla circostanza che ognuno di essi gode della stessa proprietà. Se questo presupposto non viene trattato come un fondamento incontrovertibile, allora è neces­ sario che K contenga sé stessa : appunto perché se K non conte­ nesse sé stes·sa sarebbe nor-male, e allora i suoi elementi non sarebbero la totalità delle classi normali. Ciò v-uoi dire che la totalità degli elementi omogenei di K (ossia l'insieme delle clas­ si normali) è, necessariamente, un sottoinsieme dell'insieme co­ stituito da tale sottoinsieme e dall'elemento, eterogeneo rispetto agli elementi di tale sottoinsieme, che è appunto K (e che è eterogeneo, appunto perché K non è una classe normale). È cioè autocontraddittorio che quel sottoinsieme si costituisca indipendentemente dalla sua appartenenza all'insieme che con­ tiene anche l'elemento K, eterogeneo rispetto al sottoinsieme. Pertanto K contiene sé stessa come elemento - e, in questo senso, è non normale -, ma non come elemento del sottoinsie­ me omogeneo, ma come quell'elemento che è eterogeneo rispet­ to al sottoinsieme. Ma, anche, K non contiene sé stessa come elemento - e, in quest'a ltro senso, è normale -, ma non contiene sé stessa come elemento del sottoinsieme omogeneo, non come quell'elemento che è eterogeneo rispetto al sottoinsieme. Cioè K non è elemento del sottoinsieme omogeneo, appunto perché, come rileva il paradosso, come elemento del sottoinsieme sareb­ be un elemento eterogeneo. L'apparire degli enti appartiene alla struttura originaria della Necessità, a condizione che la totalità degli enti che appaiono (cioè di cui si predica l'apparire) non sia intesa come una « classe » , l'omogeneità dei cui termini sia data dal loro essere enti che non siano a loro volta un apparire dell'ente. È sulla base del concetto di « classe » che, soprattutto nell'empirismo e nel neopositivismo, l'apparire è stato inteso come « esperienza » , che si riferisce d a ultimo a « individui » , a « oggetti semplici » , a « fatti atomici » (categoricamente o ipoteticamente assunti come « semplici » e « atomici » ), e comunque a oggetti che non sono a loro volta un apparire di oggetti. Ma nel presupposto che gli enti che appaiono siano una classe omogenea nel senso indi­ cato, è presente lo stesso isolamento che separa l'affermazione dell'esistenza degli enti che appaiono dall'affermazione del loro apparire. L'omogeneità della classe è il risultato dell'isolamento che separa l'affermazione dell'esistenza di ciò che appare dall'af· fermazione di ciò ( = l'apparire, la F-immediatezza di ciò che appare) che rende quella prima affermazione un tratto della struttura originaria. Nella quale, dunque, gli enti che appaiono

Introduzione

sono un insieme eterogeneo di elementi, che, oltre agli enti che non sono a loro volta un apparire di enti, contiene come ele­ mento lo stesso apparire dell'insieme. Non si tratta, qui, di sce­ gliere una definizione diversa della « classe » : ma è solo in quanto la totalità di ciò che appare include originariamente il proprio apparire, che tale totalità appartiene alla struttura ori­ ginaria (ossia a ciò la cui negazione è autonegazione) e che il concetto logico-matematico di « classe » , applicato agli enti che appaiono, si mostra come un presupposto infondato, dove l'orno. geneità degli elementi della « classe » risulta dall'isolamento degli elementi omogenei da ciò che rende necessaria l'afferma­ zione della loro esistenza. Il presupposto dell'omogeneità estensionale della « classe » appare in modo esplicito nella teoria russelliana dei « tipi » , che dovrebbe eliminare il « paradosso delle classi » , ma che in effetti è essa stessa un'articolazione concettuale cui •tale para­ dosso può essere applicato. I « tipi » sono appunto le classi omo­ genee, che si dispongono in una gerarchia dove alla classe di oggetti che non sono proprietà di oggetti (tipo O) è sovraordi­ nata la classe (tipo l) delle proprietà degli oggetti di tipo O, alla classe del ,tipo l è sovraordinata la classe (tipo 2) delle proprietà degli oggetti di tipo l , e così via. La teoria dei « tipi » si pro­ pone di eliminare il paradosso della classe K, prescrivendo che una proprietà di tipo n debba essere predica:ta solo di oggetti di tipo n-1 : in questo modo non è consentita la supposizione che una classe contenga sé stessa come elemento, perché ciò vorrebbe dire che una 'proprietà K (la proprietà che definisce questa classe) viene predicata di sé stessa, ossia di qualcosa che appartiene allo stesso tipo di tale proprietà. A parte il fatto (tra i moltissimi rilevati dalla riflessione lo­ gico-matematica su questa teoria) che in questo modo sarebbe ·possibile solo affermare che questo verde è colore, ma non che il colore è colore (cioè si •potrebbe solo affermare che un ele­ mento appartiene a una classe, ma non che una classe è una classe), la teoria dei tipi soggiace alla logica del paradosso che essa intenderebbe eliminare. Se infatti con T si indica la teoria dei tipi, allora T si propone, esso stesso, come la proprietà che è predicabile di tutte le proprietà. Se ci si chiede se T sia predì­ cabile di T, la risposta è che, se T non è predicabile di T, allora esiste una dimensione in cui la teoria dei tipi non ha valore (cioè una dimensione di tipo inferiore a quello di T) e quin­ di T è predicabile di T; se invece T è predicabile di T, allora (poiché in questa predicazione si enuncia appunto che a T non può convenire una 'proprietà del tipo cui T appartiene) T non è predicabile di T. Ma ciò che qui si voleva sottolineare è che la strutturazione -

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Introd uz.ione

originaria dell'apparire dell'ente è essa l'autentica esclusione della teoria dei tipi : appunto perché la totalità dell'ente che appare include originariamente l'apparire di tale totalità, sì che la posizione dell'apparire dell'ente non lascia spazio alla richiesta di fondazione della posizione dell'apparire - appunto perché la posizione della F-immediatezza dell'ente che appare è già, originariamente, posizione della F-immediatezza della F-immediatezza. Se le aporie considerate ne La struttura originaria sono deter­ minate dall'isolamento di una determinazione (dell'originario), ogni determinazione (dell'originario) è essenzialmente connessa al proprio isolamento, come to lto nell'originario, cioè a ogni determinazione corrisponde un'aporia (così come ad ogni deter­ minazione corrisponde, come tolto, un concetto astratto dell'iso­ lamento della determinazione, ossia una contraddizione nel pri­ mo dei due sensi stabiliti della dialettica dell'originario). Le aporie considerate in questo Hbro sono quindi soltanto una parte dell'aporetica dell'originario, quella parte la cui assenza dal linguaggio testimoniante l'originario avrebbe forse potuto pregiudicarne l'« intelligibilità » . (Ma resta ancora un 'proble­ ma, per l'originario, quali elementi debba contenere il linguag­ gio che lo testimonia, per essere « intelligibile » , « comprensi­ bile » in un ascolto diverso da quello in cui consiste la struttura originaria della Necessità - e che comunque, se è un ascolto, non può che essere un ascolto della Necessità, ossia del Destino al quale è destinato ogni ascolto. E quel problema è innanzitutto determinato dalla problematicità dell'esistenza stessa di un tale ascolto ulteriore). In questo senso, hanno particolare rilievo le aporie relative all'apparire del niente (cap. IV) e all' (inevita­ bile) apparire di ciò che è affermato come necessariamente non appartenente alla totalità di ciò che appare (cap. x, par. 4), e che nella sua forma più ampia è il tutto immutabile in quanto oltrepassante ciò che di esso appare nella struttura originaria. E, certamente, ha un rilievo anche maggiore l'aporetica del divenire, considerata nel capitolo xm. Ma la presenza del nichi­ lismo in questo libro consiste sostanzialmente proprio nel modo in cui viene risolta questa aporetica. Che viene così formulata : l'immediatezza logica è affermazione dell'immutabilità dell'ente in quant-o tale, e cioè di ogni ente; l'immediatezza fenomenolo­ gica è affermazione del divenire dell'ente che appare, cioè del suo uscire e ritornare nel niente. Il toglimento dell'aporia con­ siste, ne La struttura originaria, nell'affermazione che la tota­ lità dell'ente, in quanto immutabile, non è la totalità dell'ente che appare e che appare come diveniente. Dal punto di vista formale, il modo in cui l'aporia vien tolta è identico a quello delle altre aporie : togliendo l'isolamento (della determinazione)

Introduzione che provoca l'aporia; e la determinazione isolata è appunto l'alterità della totalità immutabile dell'ente dalla totalità del­ l'apparire dell'ente diveniente (sì che la contraddizione dell'apo­ ria sussiste, perché, nell'isolamento dell'alterità, l'ente che vien posto come immutabile appare come lo stesso ente che vien po­ sto come diveniente). Ma il nichilismo guida il toglimento di questa aporia, perché è nichilismo la persuasione che l'ente ap­ paia come un uscire e un ritornare nel niente. Al di fuori del nichilismo, l'apparire del divenire -è l'apparire dello svelarsi e del nascondersi del tutto immutabile (è cioè l'apparire del suo entrare ed uscire dall'apparire), e il toglimento dell'aporia con­ siste nel togliere l'isolamento dell'autentica determinazione che provoca l'aporia, la determinazione, cioè, che è costituita appun­ to da quella persuasione. Tale persuasione è anch'essa, ma come tolta, negata, una determinazione della struttura originaria. Iso­ lata dalla sua connessione con l'originario, questa determina­ zione è insieme isolata dal suo esser tolta, negata nell'originario, e quindi, apparendo, nel suo isolamento, come posta, affermata, essa entra in contraddizione con l'affermazione dell'immutabilità dell'ente in quanto ente e provoca l'aporia. Ogni aporia determina una situazione concettuale in cui la struttura originaria si presenta come essa stessa negazione della immediatezza logica, e quindi come autonegazione. Ma poiché la struttura originaria è la Necessità, la cui negazione è auto­ negazione, che la struttura originaria sia autonegazione può es­ sere soltanto un'apparenza. Tale apparenza è determinata dal­ l'isolamento delle determinazioni dell'originario. Ciò non si­ gnifica che l'isolamento determini apparentemente la contrad­ dizione dell'aporia (l'implicazione tra isolamento e contraddi­ zione aporetica è infatti necessaria), ma significa che solo appa­ rentemente tale contraddizione ·è autonegazione della s-truttura originaria, e che l'isolamento di una certa determinazione del­ l'originario è appunto la causa di tale apparenza. Questo, sia che, nella struttura originaria, appaia, sia che ancora non appaia l'identificazione, il riconoscimento della de­ terminazione isolata. L'affermazione che l'aporetica considerata in questo libro sia una parte dell'aporetica totale dell'originario non significa infatti che esso sia il toglimento originario della totalità dell'aporetica in cui esso può essere coinvolto : già nel capitolo 1 (par. 4) viene stabilito il senso della possibilità del so­ praggiungere di una negazione dell'originario, che se è origina­ riamente tolta in quanto negazione (in quanto « negazione uni­ versale » ), può non essere originariamente tolta nella sua spe­ dfidtà (cioè come « individuazione » della negazione univer­ sale dell'originario). E che la specificità della negazione appaia nell'originario come non tolta, significa che esso è sì posizione

Introduzione originaria dell'apparenza della (qualsiasi) motivazione della ne­ gazione (cioè della motivazione che consente alla negazione di apparire nell'originario come non tolta quanto alla sua speci­ ficità), ma che nell'originario non appare ancora l'identifica­ zione (il riconoscimento) della determinazione il cui isolamen­ to è appunto ciò che costituisce la motivazione apparente della negazione specifica - ossia è appunto ciò che determina l'aporia. L'autonegantesi negazione dell'originario è negazione univer­ sale, ossia l'originario è toglimento originario della totalità del­ l'aporetica in quanto negazione universale; ma l'originario non è ancora toglimento della totalità dell'aporetica come totalità dell'individuarsi della negazione universale. L'aporetica del divenire appartiene invece all'insieme di apo­ rie originariamente tolte dall'originario. Ma la contraddizione di questa aporetica è determinata anch'essa dall'isolamento di una certa determinazione dell'originario (cioè dall'isolamento della persuasione che l'uscire e il ritornare nel niente, da parte dell'ente, appaia), e quindi tale contraddizione, come autonega­ zione dell'originario, è contraddizione apparente. L'apparenza di questa contraddizione è la stessa apparenza dell'autocontrad­ dittorietà del divenire che appare. Cioè il divenire che appare è in contraddizione con l'immutabilità dell'ente - e questa con­ traddizione è l'aprirsi dell'aporia del divenire - in quanto il divenire è inteso come implicante la nientità dell'ente che esce e ritorna nel niente, e cioè. come autocontraddittorietà. Ma questa autocontraddittorietà del divenire è, in quanto tratto della strut­ tura originaria, un'autocontraddittorietà apparente - sebbene sia necessario che il concetto nichilistico del divenire sia autocon­ traddittorio -, dove tale apparenza è determinata dall'isola­ mento del concetto nichilistico del divenire dal suo esser tolto nell'originario, ossia dal suo esser tolto dall'apparire del dive­ nire, in cui il divenire appare come il comparire e lo scompa­ rire dell'immutabile. In questo senso va intesa la connessione stabilita in Essenza del n ichilismo ( « Ritornare a Parmenide. Poscritto » , 1) tra « il senso formale della situazione in cui la verità si trova in un'aporia » (e in Essenza del nichilismo tale senso viene ripreso sostanzialmente da La struttura originaria e, esplicitamente, da Studi di filosofia della prassi) 1 e il modo in cui in Essenza del nichilismo viene affrontata l'aporia del di­ venire. È intanto emerso, da quanto precede, che i due lati del senso che nella struttura originaria compete alla dialettica sono, rispet­ tivamente, il senso stesso della dialettica, nella sua universalità, l . E. Severino, Studi di filosofia della prassi, Milano, 1962. La seconda edi­ zione è di prossima pubblicazione presso Adelphi Edizioni.

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e una sua specificazione rilevante - dove la rilevanza è data dal fatto che questa specificazione è a sua volta un'universalità che raccoglie in sé una molteplicità. Il senso della dialettica, nella sua universalità, è quello che si esprime nella costi�uzione del­ l'aporia : l' isolamento di una certa determinazione dell' origi­ nario implica una contraddizione specifica e la dialettica, come tale (cioè nel suo senso universale), è il costituirsi di una con­ traddizione specifica, sul fondamento dell'isolamento di una determinazione specifica dell'originario. L'altro lato del senso della dialettica, cioè la specificazione rilevante di tale senso, è quello che sopra è stato considerato per primo : il concetto astratto dell' iso lamento (cioè del con­ cetto astratto) di una certa determinazione dell'originario. Il concetto astratto dell'isolamento è infatti l'isolamento dell'iso­ lamento di una determinazione. L'isolamento di una determi­ nazione, qui, è appunto quella determinazione dell'originario che viene isolata. (Tale determinazione appartiene all'originario come negata). Sì che la dialettica dell'isolamento dell'isolamento è una specificazione della dialettica dell'isolamento di una de­ terminazione dell'originario. L'isolamento isolato è una deter­ minazione specifica dell'originario, e l'isolamento dell'isolamen­ to implica una contraddizione specifica : l'identificazione della determinazione, sia A , che viene isolata e che in quanto isolata è un non-A , l'identificazione, dunque, di questo non-A e di A . La contraddittorietà di questa identificazione, poi, è a sua volta un'universalità che raccoglie in sé una molteplicità, perché le determinazioni che, nell'isolamento dell'isolamento, vengono identificate al loro contraddittorio sono, oltre ad A , tutte le determinazioni dell'originario. Anche questa specificazione del senso della dialettica è dunque un'aporia provocata dall'isola­ mento, e anche questa aporia è tolta togliendo l'isolamento (cioè negando che A , isolato, sia A - l'isolamento di A essendo appun­ to la determinazione che viene isolata dall'isolamento in cui consiste l'aporia).

7. IL TUITO E LA CONTRADDIZIONE DELL' ORIGINARIO Ma il senso autentico della dialettica si spinge ancora più a fondo nella strutturazione dell'originario. La struttura origi­ naria della Necessità è negazione originaria della totalità delle contraddizioni determinate dall'isolamento (cioè dal concetto astratto delle determinazioni dell'originario). E tuttavia la strut­ tura originaria della Necessità è essa stessa contraddizione dia­ lettica, cioè isolamento, concetto astratto. Il toglimento origi-

Introduzione nario della contraddizione è contraddizione. (Anche se è ori­ ginariamente impossibile che l'originario sia contraddizione in quanto esso è toglimento della contraddizione). E non è questa un'affermazione operata da una riflessione esterna sulla struttu­ ra originaria, ma è questa stessa struttura a 'porsi, cioè a ma­ nifestarsi come contraddizione. Il capitolo VIII (intitolato ap­ punto « Il fondamento come contraddizione » ) e i capitoli x, XI - unitamente al capitolo IX, esplicitamente dedicato alla dialettica - esprimono il significato concreto dell'affermazione che la struttura originaria è contraddizione. La contraddizio­ ne in cui l'originario stesso è avvolto - e che in questo li­ bro viene chiamata « contraddizione C » - è una contraddi­ zione dialettica (rientra cioè nel senso autentico della dialet­ tica), ma compete unicamente all'originario. Il significato con­ creto di questa affermazione può esser richiamato nel modo seguente. La struttura originaria è il senso, la cui negazione è auto­ negazione. Esso è l'apparire dell'ente e dell'impossibilità che l'ente, come tale, cioè ogni ente, non sia. Cioè il Tutto è eterno, come Tutto e in ogni sua parte, anche la più piccola e irrile­ vante. Ma l'ente che appare - l'ente che appare nella (e come) struttura originaria - è una parte del Tutto. Quest'ultimo as­ serto ha, in questo libro, un duplice significato : quello presente nel capitolo XI e quello, più rilevante, nel capitolo XIII. Ma nel capitolo xm l'affermazione che l'ente che appare è una parte del Tutto è fondata sul nichilismo della persuasione che l'uscire e il ritornare nel niente appaia. Quella affermazione si man­ tiene invece al di fuori del nichilismo in Essenza del nich ilismo ( « Il sentiero del Giorno » , xx) , ed in relazione a questo suo mantenersi al di fuori del nichilismo che il porre la struttura originaria come contraddizione dialettica conserva la propria necessità. (La conserva anche considerando soltanto il primo dei due significati che ad essa convengono : quello presente nel capitolo xi) . Ancora : nel capitolo VII viene introdotto il concetto di « co­ stante » (in contrapposizione a quello di « variante » ) : « co­ stante » di una determinazione x è una determinazione y, il cui apparire è necessariamente implicato dall'apparire di x ·perché y è una determinazione necessariamente predicata di x , oppure perché è un elemento del contenuto semantico di x o di y. E nel capitolo x si mostra che la determinazione, cioè il significato « Tutto » ( « il Tutto » , « la Totalità dell'ente » ) - il semante­ ma infinito - è costante di ogni determinazione (cioè di ogni significato) e che ogni determinazione è costante del semantema infinito. Il Tutto concreto, pieno, dell'ente - il semantema infi­ nito, non come semplice significato formale dell'infinità del si-

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gnificare, ma come determinatezza concreta e assolutamente esau­ stiva di tale infinità (che dunque non è « tale » , ma contiene in sé ogni « talità » ) è cioè costante di ogni significato e, origi­ nariamente, è costante di quel significato che è la stessa strut­ tura originaria della Necessità. Appare così, da un lato, che un legame necessario unisce la struttura originaria al Tutto - il Tutto è il significato concreto della struttura originaria -, e, dall'altro lato, che il Tutto si nasconde, non si manifesta total­ mente nella struttura originaria. Il Tutto è costante dell'origi­ nario, e quindi l'originario può apparire solo se appare il Tutto; e tuttavia il Tutto non appare, si nasconde all'originario, e in­ sieme progressivamente si svela - proprio perché si svela pro­ gressivamente, si nasconde, e viceversa. Il progressivo manifestarsi del Tutto nell'originario è il so­ praggiungere, nell'apparire originario, delle costanti dell'origi­ nario. N el capitolo vm viene mostrato il senso e il modo deter­ minato di questo sopraggiungere. Che è appunto il senso e il modo determinato secondo i quali la stessa struttura originaria è contraddizione dialettica. Come ogni determinazione dell'ori­ ginario è unita da un legame necessario all'originario, cioè alla totalità concreta dell'originario (e la necessità dell'unione sta in questo, che è l'unione ciò la cui negazione è autonegazione), cosi l'originario è unito da un legame necessario al Tutto pieno dell'ente. E come l'isolamento di una determinazione dell'ori­ ginario (dall'originario) implica la contraddizione dialettica, così la contraddizione dialettica è implicata dall'isolamento del­ l'originario dal Tutto. L'isolamento dell'originario dal Tutto è lo stesso nascondersi del Tutto all'originario, lo stesso non svelarsi totalmente del Tutto nell'originario. La contraddizione (C) dell'originario sta dunque in questo, che poiché l'originario è e significa ciò che esso è e significa, solo nel suo legame col Tutto (questo essere e significare dell'originario viene indicato nel libro col simbolo S), nell'isolamento dell'originario dal Tut­ to (cioè nel non manifestarsi del Tutto nell'originario) l'origi­ nario non è l'originario, S non è S. 'Ma il modo in cui l'originario è contraddizione compete uni­ camente ad esso. Innanzitutto, che la struttura originaria sia con­ traddizione è essa stessa a mostrarlo; è essa stessa a mostrarsi come contraddizione. (La contraddizione dell'isolamento origi­ nariamente tolto nell'originario, invece, non si mostra all'in­ terno della determinazione isolata, ma al di fuori di essa : nel­ l'originario, appunto). E l'originario è la struttura la cui nega­ zione è autonegazione, struttura della Necessità. Che questa struttura sia un mostrare sé come contraddizione non può dun­ que signi·ficare che la struttura della Necessità mostri che la propria negazione non è autonegazione. Anzi, proprio perché -

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tale negazione è autonegazione la negazione che l'originario sia contraddizione dialettica è autonegazione. D'altra parte, che l'originario sia contraddizione significa appunto che la nega­ zione, il toglimento di questa contraddizione, ossia la negazione dell'originario in quanto contraddizione, non è autonegazione. La compossibilità di questi due aspetti è data dalla specifi­ cità del contraddirsi dell'originario. Esso infatti è contraddizione non perché affermi di essere altro da sé (e cioè che S è non-S), ma per un altro motivo. Mo­ strandosi circondato dal Tutt to, ma solo qualora il giudizio sia considerato astrattamente. La considerazione astrat­ ta consiste nell'assumere il soggetto e il predicato del giudizio come termini irrelati. Se cioè si afferma che il giudizio è un porre qualcosa (soggetto) come altro da sé (predicato) - se sog­ getto e predicato sono visti semplicemente come dei diversi significa che questi due termini sono presupposti al giudizio, e cioè alla loro sintesi. In quanto cosi presupposti, il soggetto è infatti qualcosa cui non conviene ancora il predicato (appunto perché questa convenienza è la sintesi, rispetto alla quale sog­ getto e predicato son presupposti). Il giudizio viene allora inteso come l'instaurazione della convenienza tra quei due termini in quanto così presupposti; o la relazione tra i termini viene intesa come logicamente ulteriore alla posizione dei termini stessi; sì che ciò che non conviene al soggetto vien fatto convenire al sog­ getto, o di ciò che non è la determinatezza che si fa fungere da predicato, si afferma che è questa determinatezza. Ma, appunto, il giudizio è una contraddizione solo in quanto soggetto e pre­ dicato siano così presupposti. (E tale contraddizione sussiste non solo se soggetto e predicato hanno determinatezza differente, ma anche qualora a·bbiano la stessa determinatezza - onde il giudi­ zio assume la forma : « L'essere è essere » . Per questo lato della questione cfr. cap. m, parr. 9- 1 3). Solo in quanto soggetto e predicato siano presupposti al giu­ dizio essi hanno una determinatezza differente, e pertanto il giu­ dizio è una contraddizione : perché se quella presupposizione non sussiste, il predicato non viene affermato di ciò cui, in quanto presupposto alla predicazione, non conviene tale predi­ cato, ma di ciò cui, appunto, tale predicazione conviene; o il predicato non conviene al soggetto in quanto questo è presup­ posto alla relazione col predicato, ma in quanto il soggetto è appunto o è già immesso nella relazione, ossia in quanto il sog­ getto è già esso sintesi del soggetto e del predicato. In altri ter­ mini : il significato dy può essere predicato del significato dx, solo in quanto dx sia posto come ciò cui conviene dy, e quindi in quanto il campo semantico costituito dal soggetto della pre­ dicazione non valga semplicemente come dx, ma come la stessa sintesi tra dx e dy. E viceversa dx può essere soggetto della pre­ dicazione di dy, solo in quanto dy sia predicato e quindi posto come ciò che appunto conviene a dx, sì che il campo semantico costituito dal predicato non vale semplicemente come dy, ma

La struttura originaria come la stessa sintesi tra dy e dx. Il significato concreto della proposizione : « d x è dy » è pertanto : (dx

=

dy)

=

(dy

=

dx).

Se, ad esempio, si considera il significato : « Questa estensione rossa » (questa estensione rossa, appartenente alla totalità del F­ immediato è appunto un certo significato), non è « questa esten­ sione » ( = dx) che è rossa - intendendo con « questa estensio­ ne » un ambito semantico irrelato al significato in cui consiste il color rosso (di questa estensione) -, ma è « questa estensione rossa » che è rossa : altrimenti - assumendo cioè questa esten­ sione come qualcosa che non è già in sintesi col color rosso (e quindi presupponendola alla sintesi) -, affermare che « questa estensione » è rossa significherebbe affermare che qualcosa è altro da sé, o, anche, che qualcosa è e non è qualcos'altro : lo è, in quanto lo si afferma esplicitamente, ponendo ciò che si pre­ senta come F-immediato, non lo è, in quanto il qualcosa è pre­ supposto alla sintesi con l'altro (sì che si è costretti a negare l'immediato). E, viceversa, non si può dire nemmeno che questa estensione sia « rossa » (dy) - intendendo con quest'ultimo ter­ mine un ambito semantico che non sia già in relazione con que­ sta estensione -, ma si deve dire che questa estensione è « que­ sto rosso così esteso » , esteso cioè appunto in modo da costituire questa estensione} b) Appare da quanto si è detto che il giudizio « non iden­ tico » non è una contraddizione solo in quanto soggetto e pre­ dicato del giudizio hanno essi stessi valore apofantico, e l'apo­ fansi in cui consiste il soggetto è l'apofansi stessa in cui consiste il predicato. Ciò significa che tutti i giudizi non contraddittori sono giudizi identici, stante appunto che, anche nel caso di giu­ dizi « non identici » , sia il soggetto, sia il predicato del giudizio hanno lo stesso valore apofantico. (Con dò viene accertato il l. Il color rosso non conviene dunque a questa estensione, intesa come termine avente •tutte le proprietà che gli competono meno quella di esser rosso (ossia pensata in tutte •le sue proprietà meno quest'ultima) : appunto perché a quel termine cosi inteso non può convenire di esser rosso. E il rosso, che si predica di questa estensione, non può essere predicato nel -suo essere assunto secondo tutte le ·proprietà che gli convengono, meno quella che consiste nell'essere i·l rosso di questa estensione : appunto perché il rosso, cosi inteso, non è predicato di questa estensione. Concepire in questo modo il soggetto e il predicato significa appunto presupporli alle loro sintesi ; o anche : se vengono presupposti, sono concepiti a questo modo. Si dovrà dire pertanto : dy può essere predicato di dx solo in quanto, da un lato, dx sia noto come ciò cui conviene dy ( e cioè ·come dx = dy), e dall'altro lato dy sia noto come ciò che conviene a dx (e cioè come dy = dx). Questa condizione della predicazione non è da confondere col fondamento di que· st'ultima : fondamento che, in questo caso, è la F-immediatezza della pre· dkazione.

L'analisi del sign ificato originario primo dei due punti preannunciati nel paragrafo 30 del capi­ tolo n) . Per questo lato le proposizioni sintetiche, intese nel modo corrente, sono proposizioni contraddittorie. L'aporia sopra .formulata, relativa ai giudizi non identici, non si risolve dunque mostrando in che modo i giudizi non identici non siano contraddittori, ma mostrando che anche i cosiddetti « giudizi sintetici » sono identici, sì che è appunto in quanto sono identici che non sono contraddittori. Pertanto il logo, lungi dall'essere in opposizione con l'esperienza, è anzi la com­ prensione autentica di questa - ciò che è in opposizione con questa ·essendo il logo inautentico : quello che, concependo astrat­ tamente il giudizio, lo trova poi come una contraddizione. Se la riflessione concreta mostra che ogni giudizio non contraddittorio è un giudizio identico, ciò è ottenuto non mediante una dimo­ strazione, ma mediante un'analisi della struttura del giudizio. Giudizio identico non è dunque soltanto (E' = E") = (E" = E')

- cfr cap. .

m,

par. 10 -, ma anche (dx = dy) = (dy

=

dx).

Nell'uno come nell'altro caso, se il soggetto E' = E", dx è

=

dy

identico al predicato E" = E', dy

=

dx,

soggetto e predicato non sono determinazioni distinte in modo tale che il campo semantico dell'una non includa il campo se­ mantico dell'altra. Infatti, come E', E" che compaiono nel sog­ getto sono rispettivamente posti come lo stesso E', E", che com­ paiono nel predicato (cap. m, par. 1 0, b) : così dx, dy che com­ paiono nel soggetto sono rispettivamente posti come lo stesso dx, dy, che compaiono nel predicato : e ciò non può verificarsi se E' = E", dx = dy sono posti come rispettivamente distinti, nel senso indicato, da E" = E', dy = dx. È appunto in quanto siano intesi come così distinti che, ana­ logamente a quanto si è accertato per (E' = E") = (E" = E'), si potrà porre l'equazione (dx = dy) = (dy = dx) solo in quan­ to la si sviluppi come

[ (dx = dy) = (dy = dx)] = [ (dy = dx)

=

(dx = dy)] ,

avviando pertanto - qualora i due termini d i quest'ultima equa­ zione siano daccapo intesi come determinazioni distinte - uno sviluppo infinito. Sviluppo che - è chiaro - può prodursi anche

La struttura originaria qualora dx = dy sia astrattamente separato da (dx = dy) = = ( dy = dx ), sì che a sua volta si presenta come ciò che deve essere sviluppato come ( dx'

=

dy')

=

(dy'

=

d x').

Il lettore può per suo conto applicare dettagliatamente a (dx = dy) = (dy = dx) le considerazioni svolte a proposito di (E' = E") = (E" = E') nei punti a, b, c, del paragrafo 1 0 del capitolo m . Qui si può aggiungere che lo sviluppo infinito non può es­ sere evitato ponendo che il soggetto e il predicato dell'identità siano come tali - ossia in quanto soggetto e predicato dell'iden: tità - l' identità stessa. Se infatti soggetto e predicato fossero co­ me tali l'identità stessa, essi sarebbero a loro volta identità del­ l'identità stessa, e cosi all'infinito. Ma se soggetto e predicato non valgono come tali (o attualmente) come l'identità stessa, essi divengono l'identità stessa - o la posizione dell'identità è ripe­ tuta - qualora, come già si è detto, siano astrattamente separati dall'identità, ossia in quanto non siano più considerati come soggetto e predicato di quella. La tesi che soggetto e predicato dell'identità siano come tali l'identità stessa, può essere così sostenuta : « Se l'identità tra soggetto e predicato non fosse l'identità stessa in cui consiste sia il soggetto, sia il predicato, l'identità (il giudizio) tra questi due termini sarebbe l'identità tra due contraddizioni : dx = dy, dy = dx. In ognuna di queste due equazioni si afferma infatti che qualcosa (rispettivamente dx, dy) è altro da sé (rispettiva­ mente : dy, dx). Questo, sia nel caso in cui dx = dy e dy = dx si sviluppino essi stessi, rispettivamente, in (d x'

=

dy')

=

( dy'

=

d x') e in ( dy '

=

d x')

=

(d x'

=

dy' ) ,

e questo sviluppo si prolunghi all'infinito, come nel caso in cui lo sviluppo sia fin,ito. Nel primo caso, poiché dx = dy, dy = dx sono sviluppati rispettivamente in (dx'

=

dy')

=

(dy'

=

dx') e in (dy'

=

dx')

=

(dx'

=

dy')

per togliere la contraddizione dell'identità dei diversi, segue che lo sviluppo infinito - l'avviamento del quale è dato dal realiz­ zarsi di quelle due ultime equazioni - varrebbe come toglimento infinito della contraddizione, la quale pertanto permarrebbe come non tolta. N el secondo caso, lo sviluppo .finito perviene, si ponga, alle due equazioni (dx n = dy n) = (dy n = dx n), (dyn = = dxn) = ( dx n = dy n), ognuna delle quali, daccapo, è identità di due contraddizioni » . La scorrettezza dell'argomentazione suesposta è data dal fatto

L'analisi del significato originario che si può dire che dx = dy, dy = dx devono valere ognuna co­ me la stessa identità (dx = dy) = (dy = dx) perché altrimenti sarebbero due contraddizioni, si può dire questo perché le equa­ zioni dx = dy, dy = dx sono astrattamente separate dall'identità concreta, si che, in quanto così separate, esse appaiono ognuna come una contraddizione. c) D'altra parte, negare la separazione astratta del soggetto e del predicato dell'identità e negare che il soggetto e il predi­ cato dell'identità siano dei semplici distinti che non intrecciano i loro campi posizionali, non significa negare la distinzione con­ creta tra dx = dy (o dy = dx) e (dx = dy) = (dy = dx); così come dx e dy, pur non dovendo essere astrattamente separati dal­ l'identità concreta, si distinguono non solo da questa, ma anche dalla concretezza relativa costituita da dx = dy. Il lettore può riportare a questo punto, con le opportune modifiche, le consi­ derazioni svolte nei punti a, b, c, d del paragrafo 1 1 del capi­ tolo m . ·Per il rilevamento delle differenze tra i due casi cfr. il punto e) di questo paragrafo. d) La condizione dell'assunzione astratta dei distinti è dun· que, da un lato, la presupposizione dei distinti alla loro sintesi, e dall'altro lato (ma è poi il medesimo) è il considerare la suc­ cessione discorsi va come successione logica. Il discorso pone in­ fatti in un primo tempo il soggetto e in un secondo tempo il predicato. Se a questa successione si conferisce valore logico, il soggetto si presenterà come ciò cui non conviene il predicato, sì che questo verrà fatto convenire a ciò cui non conviene. Dove è chiaro che la relazione predicazionale tra i distinti, quale si rea­ lizza nella formulazione verbalistica del giudizio, è una contrad­ dizione solo qualora i distinti vengano astrattamente concepiti come irrelati. Il linguaggio si realizza cioè, prevalentemente, co­ me una connessione di determinazioni distinte; ma se esso, come tale, non lascia per lo più che il significato concreto del giudizio divenga esplicito nella struttura linguistica, d'altra parte esso non è nulla più che un'occasione al sorgere della considerazione astratta dei distinti, non una causa. Spetta alla comprensione concreta tutelare l'incontaminatezza del linguaggio, e non la­ sciare che l'ingenuità di questo divenga, nelle mani della consi­ derazione astratta, un errore. e) Si può affermare che E' è E" (che l'essere è essere) non in quanto E' e E" siano assunti come significati distinti, ma in quanto E' è posto come ciò cui conviene E" ed E" è posto come ciò che conviene a E' : in quanto cioè il significato concreto del­ la proposizione E ' = E" è visto come (E' = E") = (E" = E'). D'altra parte, E', in quanto significato distinto, è E". Dunque : se l'essere (E') è posto come l'essere (E") stesso, non in quanto

La struttura originaria l'essere sia assunto come un distinto nel senso indicato; d'altra parte l'essere (E') è, in quanto distinto, essere (E"). Invece, per quanto riguarda il rapporto tra dx e dy, non solo non si può affermare che dx è dy, allorché dx e dy siano assunti come significati distinti; ma, in quanto dx e dy sono dei distinti, dx non è nemmeno dy. Si badi : non si dice che dx non sia, semplicemente, dy ; ma si dice che dx non è dy in quanto dx e dy siano considerati come distinti. Se cioè bisogna certamente dire che dx è dy, bisogna però avvertire che dx può essere dy� non in quanto dx e dy sono distinti, ma in quanto ognuno dei due è momento astratto, con­ cretamente concepito, di un'apofansi che è costituita dalla stessa relazione tra dx e dy; sì che, essendo l'apofansi (dx = dy) di cui dx è momento, la stessa apofansi (dy = dx) di cui dy è momento, dx è dy in quanto l'apofansi è sé medesima : (dx = dy) = = (dy = dx). Si dirà allora che dx è per accidens dy : appunto in quanto dx e dy sono momenti dell'apofansi che vale per se come iden­ tità. (E per accidens è anche l'affermazione che pone come sog­ getto la sintesi tra dx e dy, e come predicato dy ; o come soggetto dx e come predicato la sintesi tra dy e dx). Pertanto, se da un lato si deve affermare che l'uno dei di­ stinti, che costituiscono il giudizio o il significato complesso, è l'altro distinto (o gli altri), dall'altro lato si deve escludere che l'uno sia l'altro in quanto i due sono distinti, perché ciò equi­ varrebbe ad affermare che il diverso è identico in quanto di­ verso. Il diverso è identico, ma nel senso che si è indicato, e cioè p er accidens : in quanto cioè il diverso è il contenuto astratto dell'identico. (Ciò che nel linguaggio è messo preminentemente in vista è appunto questa identità del diverso). Si è con ciò chiarito il senso di quanto si affermava nel para­ grafo 8, dicendo che il momento del significato complesso non è immediatamente gli altri momenti, ma è gli altri momenti mediante un superamento del proprio immediato determinarsi : questo superamento è appunto l'inclusione del distinto nell'apo­ fansi, come momento astratto di questa, sì che è per questa o mediante questa inclusione che dx è dy. Se dunque si considera un distinto dx, che vale come mo­ mento della complessità semantica, esso è certamente gli altri momenti distinti. ,P er esempio questa estensione, considerata come significato distinto, è rossa. E, come si diceva, non lo è in quanto significato distinto; ma, appunto, come distinto, è (sol­ tanto) rossa : questo essere non è ·posto nel campo semantico co­ stituito dal distinto in quanto tale, stante che tale posizione costituisce il concreto, la complessità semantica, di cui il distin­ to è momento. O anche : dx è dy; ma il campo semantico costi-

L'analisi del significato originario

277

tuito da dx non include questo essere dy; sì che dx (e dy in quanto distinto da dx) vale come significato effettualmente sem­ plice. f) Si può obiettare, a questo punto, che se, riconosciuta la distinzione tra dx e dy, si afferma che l'uno è l'altro, si affer­ merà con ciò la contraddizione; per eliminare la quale biso­ gnerà dire che, in quanto dx e dy sono considerati come signi­ ficati distinti, dx non è dy. Tale obiezione è determinata dal permanere della prospet­ tiva astrattistica. Si può affermare infatti che dx non è dy, solo in quanto il loro distinguersi sia astrattamente inteso come una separazione. Se la distinzione è intesa come separazione, biso­ gnerà dire certamente che dx non è dy. Senonché si è chiarito sopra che si afferma incontraddittoriamente che dx è dy, in quan­ to tanto dx che dy sono concretamente concepiti come momenti del concreto; ossia in quanto ognuno dei due è concretamente visto nella sua relazione con l'altro; sì che è per l'identità con sé della relazione, che l'uno è, per accidens, l'altro - e quindi è da escludere che l'uno sia l'altro in quanto i due sono distinti.

} } . PROPOSIZIONI ANALITICHE E SINTETICHE

L'affermazione che ogni giudizio non contraddittorio è un giudizio identico, e quindi necessario, ha un'importanza note­ vole. Nel corso della presente indagine l'affermazione che ogni giudizio è necessario sarà riguardata da prospettive diverse, o sarà conseguita da accessi diversi. Si precisi ora che la distin­ zione tra proposizioni analitiche e sintetiche permane egualmente come distinzione interna delle proposizioni identiche. Se il sog­ getto e il predicato di ogni giudizio incontraddittorio sono iden­ tici, d'altra parte l'apofansi che costituisce il soggetto e il predi­ cato del giudizio può avere duplice valenza; ossia può essere : l ) tale che la sua negazione non appare immediatamente come autocontraddittoria; oppure : 2) tale che la sua negazione appare immediatamente come autocontraddittoria. N el primo caso il giudizio identico si dice giudizio sintetico; nel secondo caso il giudizio identico si dice giudizio analitico. Relativamente al pri­ mo caso : la proposizione « d x non è dy » non è immediatamente autocontraddittoria, anche se è in contraddizione con l'imme­ diatezza (presenza immediata) del significato costituito dalla sin­ tesi tra dx e dy. Relativamente al secondo caso : la proposizione « E' non è E" » ( « L'essere è non essere » ) è immediatamente autocontraddittoria.

La struttura originaria

Pertanto : la negazione di ogni giudizio è immediatamente au­ tocontraddittoria : appunto perché ogni giudizio è identico. Ma non accade per ogni giudizio - ma solo per i giudizi analitici che la negazione dell'apofansi che costituisce il soggetto (o il predicato) del giudizio sia immediatamente autocontraddittoria.

1 2 . APPLICAZIONI (PRINCIPIO DI NON CONTRADDIZIONE E GIUDIZI ESISTENZIALI) a) L'aporia che si produce in relazione alla proposizione « dx è dy » (par. 9) sussiste anche in relazione alla proposizione « L'es­ sere non è non essere » (E = nnE), e va pertanto risolta nello stesso modo. Infatti, il significato « essere » (E') si distingue dal significato « non esser non essere » (nnE). Sì che allorché si pre­ dica nnE di E - allorché si dice che l'essere non è non essere si afferma che l'essere è altro da sé : la stessa formulazione del principio di non contraddizione sarebbe pertanto una contrad­ dizione. È ormai ben chiaro da che cosa è prodotto questo tipo di apo­ ria : dal presupporre E e nnE alla loro sintesi, si da non vedere che è dell'essere che non è non essere che si predica il non esser non essere; onde la predicazione non si instaura tra E e nnE come distinti, ma si realizza come (E

=

nnE)

=

(nnE

=

E).

Si osservi inoltre che predicare nnE di E è certamente pre­ dicare un'alterità rispetto a E (inteso pertanto come semplice momento noetico), ma questa alterità è tale proprio in quanto si costituisce come negazione dell'alterità. Pertanto, nnE è e non è altro da E : è altro da E, in quanto E si distingue formalmente da nnE; non è altro, perché nnE è significante appunto come « non esser altro da E » (ossia come non esser non essere). È chiaro che se, pur operando questa precisazione, il principio di non contraddizione fosse inteso semplicemente come relazione predicazionale tra E e nnE, esso sarebbe egualmente una con­ traddizione : appunto perché E si distingue da nnE. Quella pre­ cisazione diventa opportuna, una volta che l'incontraddittorietà sia concretamente ,posta come (E = nnE) = (nnE = E). b) L'aporia che si produce in relazione alle proposizioni « dx = dy » e « E = nnE » , sussiste anche in relazione ai giu­ dizi esistenziali. Infatti, nella proposizione « dx è » , il significato « dx » si distingue formalmente dal significato « è » ; si che q ue­ sta proposizione appare come una contraddizione. La quale è

L'analisi del sign ificato originario tolta avvertendo che è appunto di dx che è, che si predica l'es­ sere - dove questo essere (€) è appunto l'essere di dx : (dx

=

t)

=

(t = dx).

1 3 . VALORE ESISTENZIALE DI OGNI GIUDIZIO La proposizione identica (dx = e) = (t = dx) è analitica, secondo la definizione data nel paragrafo I l delle proposizioni analitiche. È infatti immediatamente autocontraddittorio affer­ mare che qualcosa, un positivo (dx) non sia . .Pertanto, allorché si nega che qualcosa sia - e questa negazione sia esente da con­ traddizione -, non si nega l'essere, simpliciter, giacché questa, come si è detto, è affermazione autocontraddittoria, ma si nega un certo modo di essere del qualcosa. Questa tematica, di grande importanza, sarà sviluppata a parte nel capitolo xm. Qui si avverta che ogni giudizio affermativo è una determi­ nazione del giudizio esistenziale. Affermare che questa estensione è rossa, significa affermare, da un lato, che questa estensione è, esiste in un certo modo - come rossa -, e dall'altro che questo rosso è, esiste in un certo modo - come cosi esteso - : l'essere in certo modo è determinazione dell'essere. Il campo semantico co­ stituito da « dx è dy » include quindi i campi semantici costi­ tuiti da « dx è » , « dy è » . Appare allora che in relazione a quel tipo di complessità se­ mantica che si realizza come apofansi, non è possibile distingue­ re - come invece accade, ad es., a proposito dei significati effet­ tualmente semplici - il campo semantico costituito dall' apofansi, dal campo semantico costituito dall'essere dell'apofansi. Infatti l'essere dell'apofansi (l'essere del signi·ficato complesso in cui quella consiste) è lo stesso essere che costituisce l'apofansi, sì che operare quella distinzione significa non lasciar più posta l'apo­ fansi nel campo semantico che è tenuto fermo come distinto dall'essere dell'apofansi. Si osservi infine che ogni giudizio negativo - fatta eccezione del giudizio che predica del nulla il non essere - non solo è negazione di un certo modo di essere, e non dell'essere, simpli­ citer, del soggetto, ma è negazione di un modo di essere, e non dell'essere, simpliciter, dell'apofansi stessa. Dire che « dx non è dy » , non solo non significa negare l'essere di dx (o di dy), ma non significa nemmeno negare, simpliciter, che dx sia dy : « dx non è dy » nega cioè che dx sia dy secondo un certo modo di essere : quello, ad es., per cui la connessione tra dx e dy è tem­ poralmente presente; ché secondo quel modo di essere per cui

La struttura originaria « dx è dy » deve essere posto affinché possa essere tolto, secondo quest'altro modo di essere, dx è dy.

1 4. NOTA SUI SIGNIFICATI SEMPLICI Le considerazioni che si sono svolte intorno all'essere formale (ma il presente discorso può essere riferito anche a ognuno dei significati effettualmente semplici) gli attribuiscono una molte· plicità di categorie. Il discorso sull'essere non si esaurisce infatti nella semplice dizione o enunciazione dell'essere : dell'essere si dicono molte cose, anche se di esso, in quanto .puro o formale, non si parla in molti sensi. « Essere, puro essere », incomincia lo Hegel - e l'asintatticità di questa espressione esprime appunto l'identificazione di questo orizzonte posizionale con l'essere e con nient'altro che l'essere, esprime cioè il momento in cui non si lascia posto che l'« essere » . Ma poi il testo hegeliano conti­ nua : « Senza alcun'altra determinazione. Nella sua indetermi­ nata immediatezza esso è simile soltanto a sé, eccetera » . Col che una complessità semantica, ulteriore alla assoluta semplicità semantica consistente nella pura dizione dell'essere, investe e qualifica quest'ultimo; ulteriorità semantica che d'altronde sus­ siste già allorché si dice « puro » essere. E anche noi, per conto nostro: affermiamo che l'essere formale è semplicità semantica, che è in relazione con il contenuto originario, ecc. Si che sembra si debba concludere che l'essere formale è una complessità se­ mantica : appunto in quanto esso è qualificato, categorizzato, relazionato. Si risponde dicendo che al puro essere convengono certamente tutte quelle determinazioni che l'indagine è in grado di espli­ citare; ma, altresì, che esso si distingue da ognuna di queste. Stante questa distinzione, si riconoscerà anche che porre l'essere come semplice, come relazionato, eccetera, significa porre una complessità semantica. Ciò che va negato è che, dal fatto che l'essere formale sia qualificato, segua che esso non sia il sem­ plice, e che quindi sia, ad un tempo, semplice e complesso. In­ fatti, la complessità semantica che si costituisce ponendo il puro essere come altro, non è la complessità del puro essere, in quanto distinto dalle qualificazioni che per questa ·posizione gli con­ vengono, ma è la complessità del concreto, rispetto al quale il puro essere vale come un momento. Affermare poi che la com­ ·p lessità in questione non è del puro essere in quanto significato distinto, non è affermare che quelle determinazioni dell'essere non siano, appunto, determinazioni dell'essere : solo si dice che l'essere si distingue da queste, e per quel tanto che è così di -

L'analisi del significato originario stinto, esso è assoluta semplicità, e cioè non è la complessità co­ stituita da tale distinzione stessa. Reciprocamente : affermare che l'essere è il semplice non significa certo affermare che l'essere è complesso; ma è una complessità quella affermazione. È dunque in quanto l'essere formale è tenuto fermo come significato distin­ to che esso vale come semplicità semantica; la complessità essen­ do data dalla relazione tra l'essere e le determinazioni che gli convengono. L'aporia si produce perché da un lato l'essere formale è te­ nuto fermo come un distinto - sì che in quanto tale è affermato come semplicità assoluta -, e dall'altro si conferiscono al distinto in quanto tale determinazioni che gli appartengono non in quan­ to distinto, ma in quanto relazionato. D 'altra parte, il puro es­ sere, in quanto distinto, è tutto ciò che gli conviene in quanto relazionato; ma poiché lo è soltanto, il campo semantico del puro essere, in quanto distinto, include come posto semplice­ mente l'essere, senza alcun'altra determinazione.

VII IMMEDIATEZZA E MEDIAZIONE LOGICHE

l. VARIANTI E COSTANTI. DEFINIZIONE PRELIMINARE La totalità dell'immediato è una struttura semantica costituita da una pluralità di fattori semantici. Indicando con S il signi­ ficato : « Totalità dell'essere immediatamente affermato » (si­ gnificato originario), diciamo che l'analisi di S .per un verso esau­ risce o include tutte le determinazioni immediate, e per altro verso include soltanto una parte di queste determinazioni. Infatti, ogni determinazione immediata appartiene al conte­ nuto della totalità dell'immediato; si che, per questo lato, l'a­ nalisi di S comprende ogni determinazione immediata. D'altra parte, è possi1b ile progettare (supporre) che la totalità dell'im­ mediato, permanendo come tale - permanendo cioè un conte­ nuto semantico formalmente posto come S -, non ahbia più a includere certe determinazioni già incluse nel suo contenuto, o­ venga ad includerne altre non ancora incluse. La « possibilità » di questo progetto è da intendere come immediata incontraddit­ torietà del progetto - per quanto sussistano, in relazione a que­ sto progetto, e, in generale, al progettare, delle aporetiche di notevole interesse, che restano d'altronde eliminate dalla com­ prensione corretta dello stesso piano dell'immediatezza. Trascu­ rando qui ogni considerazione relativa all'aporetica del proget­ tare, e tenendo presente che anche il progetto considerato (co­ me, in generale, ogni progettare) è una determinazione, per quanto tipica, della totalità dell'immediato, « immediata in­ contraddittorietà » del progetto in questione significa allora che l'analisi dell'immediato significare del progetto da un lato non

La struttura originaria ne attesta l'autocontraddittorietà, e dall'altro non attesta che esso sia in contraddizione con il F-immediato. 1 Questa possibilità di progettazione non conviene a tutte le determinazioni immediate, ma ad una parte di queste. Se chia­ miamo « varianti di S » tutte quelle determinazioni immediate in relazione alle quali sussiste una tale .possibilità di progettazio­ ne, si afferma dunque che non tutte le determinazioni imme­ diate sono delle varianti. Ciò significa che l'analisi di S mostra un insieme di determinazioni o significati,2 dei quali è noto L­ immediatamente che S non può essere posto come tale qualora uno qualsiasi di essi non sia posto.3 Questi significati - che pos­ :siamo chiamare « costanti di S » - non sono semplicemente -« inclusi » in S, ma costituiscono la significanza di S (anche se, insieme, sono inclusi in S : in quanto sono anch'essi determina­ zioni immediate che, unitamente alle varianti, appartengono alla totalità del contenuto immediato). Delle costanti non si può dire pertanto che sopraggiungano rispetto ad S, già posto come tale; .e nemmeno si può dire che S permanga come tale qualora una qualsiasi delle sue costanti non sia più posta. Ciò detto, è chiaro -che varianti di S sono quei significati, dei quali non è L-imme­ diatamente noto che S non può essere posto come tale qualora uno qualsiasi di essi non sia posto. « È noto L-immediatamente che S non può essere posto qua­ lora una qualsiasi delle sue costanti non sia posta » significa : -« È immediatamente autocontraddittorio affermare che la posi­ zione di S non sia ·posizione di tutte le costanti di S » ; ossia co­ .stante di S è quel significato tale che è immediatamente auto­ -contraddittorio affermare che la po sizione di S non sia posizione del significato in parola. Si dirà dunque che mentre le costanti appartengono L-imme­ diatamente alla definizione di S, non è invece immediatamente .contraddittorio negare che le varianti appartengano a tale defil . Si osservi che il progettare non è in contraddizione con i;l F-immediato, proprio in quanto esso è un progettare, ossia in quanto è apertura pro­ ·blematica di un orizzonte ulteriore a quello della F-immediatezza. Ché se si prescinde dalla forma del progettare, il contenuto del progetto è sempre in contraddizione con il F-immediato; contraddizione che è tolta appunto assumendo concretamente quel contenuto nella forma del problematico. :2. Salvo avvertimento esplicito, il termine c significato ,. non è mai usato, in questo saggio, in senso restrittivo - limitatamente ad esempio all'apparato logko-linguistico, e ad esclusione degli c oggetti ,. o delle c cose ,. -, bensì nella sua più ampia valenza : quella per cui la ·totalità del significato coin­ cide con la totalità dell'essere : ens et verum convertuntur. 3. Questa affermazione è da precisare nel senso indicato al paragrafo 2, c. - Per il concreto significato del rapporto tra proposizioni L-immediate e principio di non contraddizione - per il significato concreto della (L-imme­ diatezza -, cfr. par. 19.

Immediatezza e mediazione logiche mz10ne. (In questo senso si diceva all'inizio che l'analisi di S include soltanto una parte delle determinazioni immediate. Per l'approfondimento dei due significati del termine « analisi » qui sopra prospettati, cfr. par. 14). Se l'appartenenza delle costanti di S alla definizione di S si distingue formalmente dall'implicazione posizionate tra S e le sue costanti, d'altra parte l'implicazione posizionate sussiste ap­ punto in quanto le costanti appartengono alla definizione di S (ed è appunto per questa appartenenza che un significato è costante di S).

2. IMPLICAZIONI POSIZIONALI NON ANALITICHE : CASI NOTEVOLI. AMPLIAMENTO DEL CONCETTO DI COSTANTE a) Segue, da quanto si è detto, che tutte le proposizioni del tipo : « La posizione di S implica la posizione della costante s » sono proposizioni analitiche. Indicando il soggetto e il predi­ cato di questo tipo di proposizione rispettivamente con i sim­ boli « Sg » e « Pr » , la formulazione concreta della proposizione è pertanto (cfr. cap. VI, par. 1 2) : (Sg

=

Pr)

=

(Pr

=

Sg).

La conversione della proposizione (Sg = Pr) = (Pr = Sg) : « La posizione della costante s implica la ·po sizione di S » dà luo­ go o no a una proposizione analitica a seconda della valenza del­ la costante s. Si dà infatti un insieme a- di costanti di S, il cui ambito semantico non implica come tale, o immediatamente, S. Ad esempio : l'analisi di significati come « essere » (formale), « totalità » , « immediatezza » , eccetera, che son tutti costanti di S, non mostra quell'implicazione immediata. Le costanti di que­ sto tipo valgono come una parte della significanza di S, ossia il loro significare è una parte dell'originario significare. Orbene, se s appartiene all'insieme o-, onde il concetto di Pr (in quanto appartenente alla prima delle due equazioni qui so­ pra formulate) è identico a una parte del concetto di Sg, la suin­ dicata conversione della proposizione (Sg = Pr) = (Pr = Sg) non dà luogo a una proposizione analitica : nel senso che se il progetto di un orizzonte posizionale in cui sia ,posto S come tale, ma non sia posta la costante s, vale immediatamente come auto­ contraddittorio perché la significanza di s è identica a una parte della significanza di S, il progetto invece di un orizzonte posi­ zionate in cui sia .posto s (appartenente all'insieme o-) , ma non sia posto S, non vale immediatamente come progetto autocon­ traddittorio.

La struttura originaria Infatti, se s è semplicemente fattore della significanza di S (o, che è il medesimo, Pr è fattore della significanza di Sg), S non può essere fattore della significanza di s; sì che le proposizioni del tipo : « La posizione della costante s (appartenente all'insie­ me a') implica la posizione di S » non .gono analitiche. b) Si badi d'altronde che se il progetto di un orizzonte posi­ zionale in cui sia ·posto s, ma non sia posto S, non è una imme­ diata autocontraddittorietà, d'altra parte, in quanto questo oriz­ zonte posizionale, come non posizione di S, non si costituisce come struttura originaria, tale orizzonte non è perciò in grado di togliere la sua negazione, e !asciandosela accanto vale per­ tanto come un che di infondato - e anzi, come negazione im­ plicita di S, di autocontraddittorio. c) La serie indichi le costanti di S; e gli insiemi St (s. ), (s2 (st ), S3 (st) ... Sn (s. ) ; St (sz), Sz (sz), S3 (sz)

Sn (s2) ; ,. St (sn) , S2 (sn) , S3 (sn) ... Sn (sn) siano rispettivamente gli insiemi delle costanti s., s2 sn . Ciò posto, è certamente autocontraddittorio affermare che S sia posto come tale, qualora una qualsiasi costante delle costanti di S - sia s1 (s1) - non sia posta; sì che, per questo lato, anche le costanti delle costanti di S devono essere considerate come co­ stanti di S . Ma se così stanno le cose, d'altra parte è da osservare che le proposizioni del tipo : « La posizione di S implica la posi­ zione di s1 (st ) » non sono analitiche, perché la posizione di s1 (s1) non è implicata dalla posizione di S in quanto tale, ma da questa posizione in quanto implicante una sua costante; o il predicato di quella proposizione non conviene al soggetto in quanto tale, ma in quanto in certo modo determinato (deter­ minato cioè dal suo essere implicante una costante di S); si che la convenienza del predicato al soggetto non è immediata, e la proposizione non è analitica (cfr. par. 1 3). È chiaro inoltre che proposizioni del tipo : « La posizione di s. (st ) implica la posizione di S » non sono analitiche. Appare dunque in che senso la definizione di « costante » , data nel paragrafo l , era indicata, nel titolo d i quel .paragrafo, come preliminare. E cioè, « costante » era, sino a questo punto, soltanto il significato avente un contenuto semantico tale che l'implicazione tra la ·posizione di S e la posizione di questo si­ gnificato fosse L-immediatamente nota. Questa definizione deve .

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Immediatezza e mediazione logiche essere ora integrata dicendo che costanti di S (il discorso può essere però esteso a ogni significato) sono tutti quei significati, la cui posizione è necessariamente implicata dalla posizione di S. Per alcuni di questi significati l'implicazione è L-immediata; per gli altri è L-mediata, ossia nelle proposizioni del tipo : « La posizione di S implica la posizione di s1 (s1) » (dove s1 (s1) è un significato tale che è L-immediatamente noto che la posizione di s1 implica la posizione di s1 (s1)), il predicato conviene al sog­ getto mediante il termine « posizione di s1 » , che è L-immedia­ tamente implicato da « posizione di S » , e che implica L-imme­ diatamente « posizione di s1 (s1) » . Pertanto la serie s1 Sn resta a indicare soltanto le costanti la cui posizione è L-immediata­ mente implicata dalla posizione di S. Quanto si è detto per le costanti di S, vale anche per le costanti delle costanti di S; e cioè gli insiemi s1 (s1) Sn (s1); S1 (s2) ... Sn (s2); .................. ; s1 (sn) ... Sn (sn) stanno ora a indicare non le costanti, simpliciter, rispettivamente di s11 s2 sn, ma soltanto quelle costanti la cui posizione è L-immediatamente implicata dalla posizione delle costanti di S. Se poi in relazione a certe costanti di un significato, che sono implicate L-mediatamente da questo signi,ficato, si possa dire egualmente - secondo quanto si affermava nel paragrafo l - che è L-immediatamente noto che tale significato non può essere posto come tale qualora quelle costanti non sian poste, questa è questione che viene considerata nei paragrafi 1 5, 1 6. Questione che riveste particolare importanza, anche perché sembra che, stando sul piano della struttura originaria (ossia della struttu­ razione dell'immediato), come costanti di S possano ess ere posti soltanto quei significati il cui essere implicati da S sia L-imme­ diatamente noto. d) Non c'è bisogno di osservare che le proposizioni non ana­ litiche considerate nel punto a) differiscono dalle proposizioni non analitiche considerate nel punto c) : di quelle non si vede in­ fatti che la loro negazione sia un'autocontraddizione; di queste è invece noto (L-mediatamente) che la loro negazione è un'auto­ contraddizione. •••

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3. CLASSIFICAZIONE GENERALE DELLE COSTANTI Si danno due tipi di costanti del significato S il discorso può, anche qui, essere esteso ad ogni significato - : a seconda che una costante appartenga alla significanza di S come predi­ cato di S, oppure vi appartenga senza valere come predicato di -

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La struttura originaria

S . Ad esempio, i significati : « Includente ogni parte dell'im­ mediato » e « Parte dell'immediato » sono entrambi costanti di S ; ma mentre il primo appartiene alla significanza di S come predicato di S (stante appunto che la totalità dell'immediato è inclusiva di ogni parte dell'immediato); il secondo appartiene invece, semplicemente, alla significanza di S, nel senso che se non si può ·pensare la « totalità » senza pensare la « parte » co­ me ciò che la totalità oltrepassa - se cioè pensare la totalità senza pensarla come inclusiva della parte non è pensare la tota­ lità (cfr. in proposito capp. IX, x) -, qualcosa come « totalità » può essere posto solo in quanto sia posto il significato « parte » ; onde quest'ultimo appartiene al campo semantico costituito da « totalità » senza peraltro valere (ed anzi essendo contradditto­ rio che valga) come predicato del campo stesso. Si può dunque dire : tutti i predicati L-immediati o L-me­ diati di un significato sono costanti di questo significato (que­ sto punto sarà adeguatamente chiarito a suo tempo), ma non tutte le costanti di un significato sono predicati di questo. Sì che dire che un significato è implicato, Limmediatamente o L mediatamente, da un cert'altro significato, o che la posizione di quello è implicata dalla posizione di questo - sì che quello è costante di questo -, ·è cosa diversa dal dire che un significato è predicato, L-immediatamente o L-mediatamente, di un cert'al­ tro significato. O anche : per il fatto che y è predicato (L-imme­ diatamente o L-mediatamente) di x segue eo ipso che la posi­ zione di x implica la posizione di y, o che x implica y (questo asserto, ripetiamo, sarà adeguatamente chiarito più innanzi); ma dal fatto che la posizione di x implica la ·posizione di y non segue per ciò stesso che y sia predicato di x ; ·per quanto non resta nemmeno escluso che possa esserlo. Per il significato corretto di questa distinzione tra questi due tipi di costanti cfr. paragrafo 1 5 .

4 . LE IMPLICAZIONI POSIZIONALI IMMEDIATE La

totalità dell'immediato è dunque costituita, in quanto orizzonte dell'immediatezza, da un sistema di implicazioni posi· zionali aventi valore analitico (L-immediate), e da un sistema di implicazioni posizionali F-immediate espresse da proposizioni sintetiche a posteriori. (Le implicazioni L-immediate sono esse stesse F-immediate). Per quanto riguarda questo secondo sistema di implicazioni, si osservi che tra due determinazioni qualsiasi (varianti o costanti) della totalità dell'immediato sussiste infatti in ogni caso quel tipo di relazione posizionale, per cui esse si

Immediatezza e mediazione logiche implicano di fatto : l'implicazione consiste appunto nel fatto (la cui negazione mette in contraddizione con il F-immediato) che sono entrambe immediatamente presenti. Ogni determinazione immediata implica pe11tanto F-immediatamente, ossia secondo un'implicazione di fatto, ogni altra determinazione immediata. Le implicazioni posizionali non analitiche considerate nel punto a) del paragrafo 2 rappresentano quindi solo una parte della totalità delle sintesi a posteriori. Anche l'implicazione tra la posizione di S e la posizione delle sue varianti (par. l ) è un tipo notevole di sintesi a posteriori. Dal punto di vista della strutturazione dell'immediato, ogni proposizione vera non analitica è una proposizione sintetica a posteriori. (Proposizione vera è quella .proposizione la cui nega­ zione è in contraddizione con la F-immediatezza o con la L­ immediatezza). Per quanto riguarda le implicazioni· analitiche è ancora da osservare che l'immediato è costituito anche da costanti di va­ rianti; sì che l'implicazione tra una variante e le costanti (cova­ rianti) che le convengono Limmediatamente dà luogo a una proposizione analitica.

5. IL PROGEITO DI IMPLICAZIONI POSIZIONALI SINTETICHE A PRIORI TRA DETERMINAZIONI IMMEDIATE a) Ciò posto, si consideri il sistema delle implicazioni posi­ zionali che, dal punto di vista dell'immediatezza, hanno valore di sintesi a posteriori. Come paradigma di tutti i termini (o al­ meno di tutti i termini « normali » , cfr. la nota seguente fuori testo) di questo sistema, può essere adoperata la proposizione : « La posizione di Y è implicante la posizione di Z » . Si dirà dunque che il progetto della posizione di Y come non implicante la posizione di Z, non appare immediatamente (ossia dal punto di vista della strutturazione dell'immediato) come con­ traddittorio.1 Pertanto, non appare immediatamente come conl. t opportuno avvertire che questa affermazione dovrà essere rettificata, o, meglio, delimitata : nel senso che si danno alcuni tipi, in certo senso anomali, di sintesi a posteriori, in relazione ai quali .il progetto della non convenienza del predicato al soggetto è immediatamente contraddittorio (cfr. par. 1 6). Le considerazioni, che nei paragrafi seguenti 5-10 si svolgono �;ul paradigma formulato nel testo, non si riferiscono pertanto a tutti i valori del paradigma, ma a quella certa serie di valori che può essere con­ siderata come normale - la c normalità » potendo essere qui intesa come la proprietà, goduta dalle sintesi a posteriori, che il progetto della non convenienza del predicato al soggetto non appaia immediatamente come contraddi·ttorio.

La struttura originaria traddittorio nemmeno il progetto che la posizione di Y implichi la posizione di Z. . Questa implicazione, che si presenta in questo secondo lato del progetto,1 ha una duplice valenza, a seconda che l) l'impli­ cazione progettata abbia lo stesso valore dell'implicazione che sussiste tra Y e Z in quanto questi due termini sono di fatto im­ plicati (in questo caso si progetta il permanere dell'implicazione effettuale di Y e Z); oppure che 2) l'implicazione sia ·progettata come avente valore tale che appaia autocontraddittorio che Y sia posto anche se Z non è posto. (In questo caso si progetta quell'autocontraddittorietà del lato- l del progetto, che non è dato riscontrare immediatamente). h) Per quanto riguarda questo secondo caso si dirà allora che non è immediatamente contraddittorio il progetto che si riesca a mostrare che porre Y senza porre Z implica una autocontrad­ dizione m i cui termini (gli elementi o momenti tra loro con­ traddittori) non siano la posizione di Y e la non posizione di Y (o la posizione di Z e la non posizione di Z). A chiarimento di questo punto si osservi che, in relazione alle implicazioni posizionali aventi valore analitico - si consideri ad esempio un'implicazione tra la posizione di S e la posizione di una sua costante s , la convenienza L-immediata della posizione dell'implicazione di s, alla posizione di S, importa che i tennini o i momenti della autocontraddizione determinata dalla negazio­ ne che la ·posizione di S implichi la posizione di s, siano dati dalla affermazione della posizione di S e (in quanto si nega che s sia posto) dalla negazione della posizione di S; onde si dice che que­ sta autocontraddittorietà è L-immediata, cioè è rilevata per ana­ lisi di S (o, che è il medesimo, per analisi della negazione dell'im­ plicazione posizionale tra S e s). In relazione invece alla proget­ tata implicazione tra Y e Z, considerata nel secondo dei due casi qui sopra distinti : poiché la posizione dell'implicazione di Z non conviene L-immediatamente alla posizione di Y (e cioè non è immediatamente contraddittorio - stante che l'analisi di Y non include Z - proge�tare che Y sia ·posto senza che Z sia posto), i termini o momenti della autocontraddizione m, della quale si progetta la realizzazione allorché Y sia posto senza Z, dovranno essere dati, rispettivamente, da un che d'altro dalla posizione di Y, e dalla negazione di questa alterità. (Se uno dei due momenti della contraddizione m fosse dato dalla posizione di Y : poiché i due momenti che costituiscono la materia della contraddizione -

I . Chiameremo questi due lati del progetto - progetto che la posizione di Y non implichi la posizione di Z, e progetto che la posizione di Y implichi la posizione di Z rispettivamente : c lato-l ,. e c lato-2 • del progetto in questione. -

Im mediatezza e mediazione logiche sono l'uno negazione dell'altro, l'altro momento della contrad­ dizione m sarebbe dato dalla negazione della posizione di Y, sì che, qualora si volesse far conseguire la contraddizione m così intesa dalla negazione dell'implicazione posizionale tra Y e Z, sa­ rebbe necessario che l'implicazione immediata tra la posizione di Y e di Z non fosse, come invece è, sintetica a posteriori, ma analitica, dato che solo in questo caso la negazione della impli­ cazione posizionale tra Y e Z produrrebbe, come tale, una con­ traddizione costituita dall'affermazione e dalla negazione della posizione di Y).1 c ) Riprendendo in considerazione il lato- l del progetto (cfr. a) è da osservare che, anche qui, la progettata non implicazione tra Y e Z presenta una duplice valenza, a seconda che l ) la posi­ zione di Y sia progettata come non implicante di fatto la posi­ zione di Z - sì che non resti esclusa la possi·b ilità che la posi­ zione di Y abbia ad implicare, in un momento ulteriore a quello progeHato, la posizione di Z - ; oppure che 2) la non implica­ zione tra Y e Z sia progettata come avente valore tale che appaia autocontraddittorio il progetto che Y sia posto, in un momento ulteriore a quello .progettato, insieme a Z. (In questo caso si progetta quell'autocontraddittorietà del lato-2 del progetto, che non è dato riscontrare immediatamente). Per quanto riguarda questo secondo caso si dirà allora che non è immediatamente contraddittorio il progetto che si riesca a mostrare che il progetto della posizione di Y come implicante la posizione di Z implichi una contraddizione m', i termini o l . Si precisi che l'autocontraddittorietà L·immediata della negazione delle implicazioni di valore analitko può essere rilevata in duplice modo. Tenen­ do ancora come paradigma di queste implicazioni l'implicazione tra la posizione di S e quella di s, l'autocontraddittorietà della negazione di questa implicazione è data infatti da un lato dalla posizione e da.Ua non posizione di S, e dall'altro lato dalla posizione e non posizione di s come costante di S. Se infatti si tien fermo che s è costante di S, l'affermazione che S è posto anche se s non è posto importa che S sia e non sia posto (non sia posto, appunto in quanto, essendo s costante di S, non porre s significa non porre S); ose invece si tien fermo che S è posto, l'affermazione che S è posto anche se s non è posto, .importa che s sia e non sia posto come costante di S (non sia posto come costante di S, appunto in quanto, essendo S posto, .senza che sia posto s, s non deve valere come costante di S). In relazione a questa precisazione si dirà che i momenti della contraddizione m non posso­ no essere né la posizione e la non posizione di Y - di ciò si è parlato nel testo -, né la posizione e la non posizione di Z come costante di Y (stante che è appunto in seguito al toglimento della contraddizione m, che Z ap­ pare come costante di Y - sl. che questo valore di costante non può costi­ tuirsi come momento della contraddizione m), ma - in questo secondo caso - da altro daJ.la posizione di Z come costante di Y, e dalla negazione di questa alterità.

La struttura originaria momenti della quale non siano la posizione e la non posi· zione di Y. 1 Si osservi che Y e Z sono implicati di fatto (il loro essere en­ trambi posti è attestato F-immediatamente), si che l'autocontrad­ dittorietà che si progetta convenire alla loro implicazione può essere riferita soltanto a una progettata implicazione tra i due termini. In relazione invece al secondo caso contemplato a pro­ posito del lato-2 del progetto, poiché qui si progetta l'autocon­ traddittorietà della negazione di una implicazione che già sus­ siste di fatto, non è necessario riferire l'autocontraddittorietà alla negazione di una implicazione progettata.2 d) Il risultato di queste considerazioni è il seguente : tanto il lato-2 che il lato- l del progetto considerato presentano - nel secondo dei due aspetti o valenze che loro convengono - un tipo di proposizioni che non sono né analitiche né sintetiche a posteriori, e che ben possono essere chiamate sintetiche a priori. Il paradigma di queste proposizioni è dato dalla proposizione : « La posizione di Y implica necessariamente la posizione di Z » , o : « La (progettata) posizione d i Y implica necessariamente la non posizione di Z » - dove la « necessità » è data, nella prima proposizione, dal prodursi della autocontraddizione m qualora si neghi l'implicazione, e nella seconda proposizione dal pro­ dursi della autocontraddizione m ' qualora l'implicazione sia affermata. Ciò significa che le proposizioni sintetiche a posteriori sono l. O, in relazione alla precisazione fatta nella nota precedente, i termini della quale non siano la posizione e la non posizione di Z come immedia­ tamente esclusivo della posizione di Y. 2. Esemplificando : questo rosso ( = Y) e questo verde ( = Z) sono due va­ rianti di S. Essi sono compresenti, e cioè la posizione dell'uno è di fatto implicata dalla ·posizione dell'altro. Stante questa implicazione di fatto, è immediatamente ·Contraddittorio il progetto dell'accertamento della contrad­ dittorietà dell'implicazione simpliciter di questo rosso e di questo verde, dato che in questo modo si progetterebbe la negazione del F..immediato; ma quel progetto non è immediatamente contraddittorio nella misura in cui l'im­ plicazione di questo rosso e questo verde non è considerata in quanto tale, o simpliciter, ma è considerata secundum quid, e cioè come progettata, o come essa stessa un progetto rispetto all'implicazione effettuale di questo rosso e di questo verde. In quanto poi la totalità dell'immediato include il ricordo di una posizione (o di una serie di posizioni) di questo rosso, nella quale questo verde non era posto - ricordo di una non implicazione di fatto tra questo rosso e questo verde -, non è nemmeno immediatamente contraddittorio progettare l'accertamento dell'autocontraddittorietà dell'im­ pl.icazione di questo rosso e questo verde, nella misura in cui questo rosso è assunto come quel rosso di cui si ricorda la non implicazione di fatto con questo verde. (In quanto la non implicazione è effettuale, affermare l'im­ plicazione è già un essere in contraddizione con il F-immediato : ora di­ oiamo che si può supporre l'accertamento dell'autocontraddittorietà di tale affermazione).

Immediatezza e mediazione logiche

293

tali in quanto hanno la possibilità di divenire proposizioni sin­ tetiche a priori, o in quanto il progetto di questo divenire non è immediatamente contraddittorio.

6. APPLICAZIONI Si considerino alcuni dei valori notevoli di Y e Z : l ) Y = S; Z = variante Vx di S . I n relazione a questi valori di Y e Z il risultato sopra espresso significa che ogni variante di S ha la possibilità immediata, ossia non è immediatamente con­ traddittorio il progetto che essa divenga, ossia che appaia come una costante di S. (Si può considerare come costante - costante negativa - anche la non posizione di Vx, necessariamente impli­ cata dalla posizione di S). Risultato analogo si ottiene ponendo Y = s; Z = Vx• 2) Y = Vx; Z = Vy. Stanti questi valori di Y e Z, il risultato sopra espresso significa che ogni variante ha la possibilità imme­ diata, ossia non è immediatamente contraddittorio il progetto che divenga una covariante rispetto a una qualsiasi altra variante considerata. (Si può considerare come covariante - covariante negativa - anche la non posizione di Vx, necessariamente impli­ cata dalla posizione di vy) · 3) Si possono raggruppare in un'unica situazione logica i seguenti valori di Y e Z : 1°) Y = Sx, Z = S; 2°) Y = Sx, Z = sy; 3°) Y = Vx, Z = S; 4°) Y = Vx, Z = Sx• Come nei due casi precedenti si rileggano le proposizioni pa­ radigmatiche dando questi valori alle variabili Y e Z. Si dirà che è immediatamente incontraddittorio il progetto dell'accer­ tamento dell'implicazione necessaria, rispettivamente, tra una costante sx (appartenente all'insieme cr) e S, tra una costante Sx e un'altra costante Sy (che abbiano la proprietà di non impli­ carsi immediatamente in modo necessario), tra una variante qualsiasi Vx e S, tra una variante qualsiasi Vx e una costante qualsiasi Sx. 4) Ma, in relazione al secondo dei due aspetti del lato-l del progetto in considerazione, è anche immediatamente incontrad­ dittorio il progetto dell'accertamento che la progettata posizione di ognuno dei valori di Y, indicati al punto 3, implichi neces­ sariamente la non posizione dei corrispondenti valori di Z. In relazione ai casi in cui il valore di Z è dato da S (l o e 3° dei casi indicati nel punto 3), ciò significa che non è immediatamente contraddittorio il progetto di una dimostrazione della necessità che qualora, sotto certe condizioni o assolutamente, ahbia a rea­ lizzarsi un orizzonte posizionale futuro, tale orizzonte si realizzi

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La struttura originaria

come un'infondatezza, stante che la non posizione di S consiste o implica la non posizione della struttura originaria. In altri termini non è immediatamente contraddittorio progettare la di­ mostrazione della necessità di un ritorno - sotto certe condizioni o assolutamente - del prefilosofico. 1 E in relazione al ricordo di orizzonti posizionali non includenti di fatto S (si considera sem­ pre il 1° e 3° dei casi indicati nel punto 3) - in relazione cioè al ricordo di orizzonti posizionali prefilosofici - non è imme­ diatamente contraddittorio progettare la dimostrazione della necessità del sussistere di queste passate infondatezze. - Si può qui tralasciare la considerazione dei casi (2° e 410) nei quali il valore di Z è dato da una costante di S (sx, sy), dato che ancora non si è approfondito il senso di un orizzonte posizionale in cui, pur essendo posto S, non sia posta una costante di S. Si osservi solo che la considerazione di questi casi anticiperebbe un'apore­ tica, che è presa in considerazione più innanzi. La situazione apo­ retica appare d'altronde già qui, perché dopo aver detto che è immediatamente autocontraddittorio progettare che S sia posto come tale senza che tutte le sue costanti siano poste (par. l), si dice ora che non è immediatamente autocontraddittorio proget­ tare un orizzonte posizionale, in cui, pur essendo posto S, non sia ·posta una costante di S (cfr. cap. vm). Si avverta poi che allorché nel 2° e 4° caso si considera la non posizione, rispettivamente, di Sy e di Sx (valori di Z) non s'intende che, rispettivamente, sx e Vx (valori di Y) siano tutto ciò che è posto - si che anche nel � e 4° caso si avrebbe a che fare con la non posizione di S -; ma si con­ sidera il valore, assunto da Y, nel suo essere momento di S, o nel suo essere incluso in S : è infatti compito del lo e del 3° caso (si intende sempre riguardati, questi casi, in relazione al secondo dei due aspetti del lato- l del progetto in considerazione) di considerare la non posizione di S. Il 2° e il 4° caso conside­ rano dunque l'implicazione o la non implicazione tra sx (incluso in S ; sì che S è lasciato sussistere come posto) e sy; e tra Vx (in­ cluso in S) e sx. È cioè intendendo in questo modo il 2° e il 4° caso, che la considerazione di questi due casi introdurrebbe nel­ l'aporetica cui si è fatto cenno. D'altra parte, è possibile inten­ dere questi due casi in modo che il valore assunto da Y sia dato da un campo semantico che non include S, o che, addirittura, consiste, rispettivamente, in Sx e Vx. 5) Nei punti precedenti sono state considerate costanti di S appartenenti alla serie s 1 sm e cioè tali che la loro ·posizione è L-immediatamente implicata dalla posizione di S (cfr. par. 2, c). • • •

l. È ·chiaro cll e il piano prefilosofico di cui si progetta .il ritorno vale come progettato anche rispetto al piano posizionate, •progettato come includente la dimostrazione dalla necessità del ritorno del prefilosofico.

Immediatezza e mediazione logiche

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Risultati analoghi si ottengono considerando un qualsiasi tipo di costante di S, come, ad esempio, le costanti la cui posizione è L-mediatamente implicata dalla posizione di S.

7. IMPLICAZIONI POSIZIONALI

E

PREDICAZIONALI

Intendendo per « implicazione predicazionale » quella impli­ cazione, tra due significati, che consiste nel fatto che uno dei due è predicato - affermativamente o negativamente - dell'altro, diciamo che ogni implicazione predicazionale è insieme impli­ cazione posizionale o compresenza di quei due significati e del loro rapporto. Viceversa, ogni implicazione posizionale è insie­ me implicazione predicazionale tra i significati compresenti : tra due significati qualsiasi compresenti sussiste per lo meno quel­ l'implicazione predicazionale per la quale si nega che l'uno sia l'altro. Si avverta che se l'implicazione predicazionale è insieme ossia richiede o implica - l'implicazione posizionale del soggetto e del predicato (e se, viceversa, l'implicazione ,posizionale im­ plica l'implicazione predicazionale dei significati compresenti), d'altra parte l'implicazione predicazionale non consiste nell'im­ plicazione posizionale, non essendo quest'ultima che la presenza della relazione che intercorre tra più fattori semantici, o la pre­ senza di una pluralità di fattori semantici in quanto stanno tra di loro in una determinata relazione. (È chiaro peraltro che se l'implicazione posizionale tra due significati non consiste nel­ l'implicazione predicazionale tra questi significati, l'implicazio­ ne posizionale consiste purtuttavia in una predicazione : quella appunto per cui si afferma che la posizione di un significato è implicante la posizione dell'altro). Ma il rilievo che qui si intende fare è che l'implicazione posi­ zionale è analitica, sintetica a posteriori, o sintetica a priori a seconda che l'implicazione predicazionale dei termini posti sia, rispettivamente, analitica, sintetica a posteriori, o sintetica a priori. Per quanto riguarda questo terzo caso, poiché la sintesi a priori è risultato di una mediazione, che - almeno in relazione alle sintesi a priori sin qui considerate - è tale rispetto alla im­ mediatezza costituita dalla effettualità o aposteriorità della sin­ tesi, si dirà allora che quando un'implicazione predicazionale sintetica tra due termini Y e Z diventa da effettuale necessaria, anche l'implicazione ·posizionale sintetica tra Y e Z diventa da effettuale necessaria : nel senso che se - stante l'implicazione pre­ dicazionale necessaria - si ponesse Y senza porre Z, la posizione di Y sarebbe il realizzarsi di una contraddizione. Infatti, stante -

La struttura originaria quell'implicazione predicazionale necessaria, appartiene all'es­ senza o al significato di Y di essere Z : Y è ciò cui conviene essen­ zialmente di essere Z; si che se Y è posto senza che sia posto Z, Y non è posto come ciò cui conviene essenzialmente di essere Z, e quindi Y non è posto come tale : la contraddizione sussiste pertanto tra l'intenzione di porre Y come tale, e l' impossi bi­ lità che ciò che è posto (ossia che si intende porre) come Y sia Y, dato appunto che Z non è posto. (Supponiamo, ad esempio, che si dimostri che l'uomo è immortale. Se, una volta operata questa dimostrazione, si pensasse l'uomo senza pensarlo come immortale, ciò che si penserebbe non sarebbe l'« uomo » , e anzi sarebbe corretto dare un altro nome a ciò che di fatto si riuscirebbe a pensare. Su questo giro di concetti, di importanza centrale, si ritornerà in seguito con particolare atten­ zione). - Viceversa, allorquando l'implicazione predicazionale tra Y e Z è soltanto effettuale, il progetto di una ·posizione di Y che non sia posizione di Z non vale immediatamente come pro­ getto di una contraddizione : appunto perché non è immediata­ mente autocontraddittorio il progetto che Z non sia più predi­ cato di Y.

8. PROGETTO DELLA CONTRADDIZIONE M E MODALITÀ DEL CONTENUTO F-IMMEDIATO

a) È opportuno precisare che il progetto dell'accertamento della contraddizione m (cfr. par. 5, 'b) non è immediatamente contraddittorio nella misura in cui la totalità dell'immediato non include alcuna posizione di Y, che sia implicante la posi­ zione di una determinatezza a sua volta implicante la non posi­ zione di Z. Sia Y questa matita che si trova sul mio scrittoio, e sia Z la distanza che intercorre tra questa matita e il foglio sul quale sto scrivendo. In questo caso Y e Z sono due varianti di S. Sia pertanto : Y = v1 ; Z = v2• La posizione di Vt implica di fatto la posizione di v2• Senonché, è immediatamente presente una serie di ·p osizioni passate di v" implicanti ognuna la posizione di una distanza tra la matita e il foglio diversa dalla distanza che ora intercorre tra i due oggetti. Ciò significa che la totalità del­ l'immediato include una s erie di posizioni passate di Vt impli­ canti la posizione di determinatezze (le distanze diverse da v2) a loro volta implicanti la non posizione di v2• (Si può anche dire che è immediatamente presente una serie di posizioni di Vt. tali che determinatezze contraddittorie di � valgono come predi­ cato di v1). Tutte le posizioni di queste determinatezze implica­ no la non posizione di v2; anche se la posizione di alcune di que-

Immediatezza e mediazione logiche

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ste determinatezze implica che v2 sia, in q ualche modo, posto. Ciò significa che ogni posizione di quelle determinatezze implica un certo modo di non posizione di v2• Sviluppando : la totalità dell'immediato include una serie di passati orizzonti posizionali ognuno dei quali include la posizione di v1 come implicante la posizione di una determinatezza la cui posizione implica la non ·posizione di v2• In alcuni di tali orizzonti v2 è assolutamente as­ sente; in ognuno dei rimanenti orizzonti della serie considerata, Vz è in qualche modo posto, e non è posto solo in quanto non è posto secondo q uel modo di posizione la cui realizzazione im­ plicherebbe che le determinatezze, la posizione delle quali è im­ plicata dalla posizione di Vt. non fossero poste nel modo in cui di fatto son poste. È questo il caso in cui la posizione di Vt. im­ plicando la posizione della distanza v2' diversa da Vz, implica anche la posizione di v2 come tolto ; e cioè quando nell'atto in cui si afferma che tra questa matita e il foglio intercorre la di­ stanza v2', si nega anche che tra i due oggetti intercorra la di­ stanza v2 : infatti, in questa e per questa negazione, Vz è in qual­ che modo ,posto - ché solo in quanto è cosi posto può essere ne­ gato -; ma il modo in cui v2 è posto, è presente, non è il modo di posizione che conviene a v2', si che, secondo quest'altro modo di posizione, v2 non è posto. (In quanto v2 è negato, esso è posto in un modo che, in relazione al modo in cui è posto v2', può es­ sere chiamato « ideale » . E quindi si può chiamare « posizione reale » quel modo di ·posizione secondo il quale è stato posto v2'. Ciò che qui interessa non sono comunque i termini con i quali si indicano quei due diversi modi di posizione, bensi, appunto, la diversità tra questi due modi). Se dunque v2 fosse posto nel modo in cui è posto v/, v2' non sarebbe posto nel modo in cui di fatto è posto (cioè come « realmente » posto). Questa valenza della non posizione di v2 conviene a tutti gli orizzonti .posizio­ nali appartenenti alla serie considerata (mentre l'asso luta non posizione di v2 conviene soltanto al primo gruppo di questi oriz­ zonti). È dunque in relazione a questa valenza della non posi­ zione di v2, che si è detto che la totalità dell'immediato include una serie di posizioni passate di v1 implicanti la posizione di de­ terminatezze (le distanze diverse da v2) a loro volta implicanti la non posizione (reale) di v2• Stando così le cose, il ·progetto dell'accertamento della con­ traddittorietà del concetto : « posizione di v1 non implicante la posizione di v2 » , è immediatamente contraddittorio in quanto, appunto, è in contraddizione con l'immediato, attestante, come si è detto, una serie di posizioni passate di v1 implicanti la posi­ zione di determinatezze che escludono la posizione di Vz. Ma resta altresì stabilito che l'immediata contraddittorietà di questo progetto sussiste nella misura in cui la posizione di Vz, non im-

La struttura originaria plicata dalla posizione di v" è intesa non assolutamente, ma co­ me quel modo di posizione di 112. la cui realizzazione importe­ rebbe che v2' (e tutte le altre distanze diverse da v2) non fosse (stato) posto nel modo in cui di fatto è (stato) posto; e cioè l'immediata contraddittorietà del progetto sussiste nella misura in cui la posizione di v2 è stata impedita dalla ·posizione reale di vz' . (Impedimento non assoluto, come si è visto, dato che sus­ siste un gruppo di posizioni di vz' implicanti la posizione di v2 come tolto. L'« impedimento » , poi, non è altro che la negazione della contraddizione che sussisterebbe qualora v1 fosse posto, ad un tempo e secondo lo stesso modo di posizione, come 112 e co­ me Vz') . b) Si osservi ancora che se il progetto dell'accertamento della contraddi-ttorietà del concetto : « ,posizione di v1 non implicante la posizione reale di v2 » è immediatamente contraddittorio nella misura in cui sono immediatamente presenti le passate implica­ zioni posizionati tra v1 da una parte e vz' (o termini equivalenti) dall'altra parte, tale immediata contraddittorietà del progetto non sussiste più qualora non ci si riferisca a ogni posizione di Vt. ma soltanto a q uelle posizioni di v1 che sono i mplicate di fatto alla posizione reale di v2, o sono progettate come così implicate alla posizione reale di v2. c) Ma l'osservazione che qui soprattutto importa fare - e che sarà determinante ai fini del risolvimento dell'aporetica consi­ derata nel capitolo vm - è la seguente. La E-immediatezza del­ l'implicazione posizionate tra v1 e 112' (o altri termini equivalenti a vz') esclude immediatamente la possibilità ( = incontradditto­ rietà) del progetto dell'accertamento della contraddittorietà della posizione di v1 non implican te la posizione reale di Vz (non im­ plicante cioè quel certo modo di posizione di v2 secondo il quale è invece posto v2') : il progetto è immediatamente tolto dalla F-immediatezza dell'implicazione posizionate tra v1 e un termi­ ne (112') che esclude la posizione reale di v2• In questo caso, si può dire, è l'esperienza che decide della possibilità (incontrad­ dittorietà) del logo; e l'esperienza decide, in quanto dice già essa ciò che il logo progettato verrebbe a negare. Ma ciò non si verifica più, allorché l'esperienza non dice nulla rispetto a ciò che è possi·b ile sia detto dal logo; ed è anzi quest'u ltimo che de­ cide se q uel non dir nulla da parte dell'esperienza sia o no una contraddizione. Si intenda ancora con v1 questa matita che si tro­ va sul mio scrittoio e con v3 si intenda la distanza che intercorre tra la matita e il lato sinistro dello scrittoio. La posizione di Vt implica di fatto la posizione di v3• Ma, a differenza che nel caso dell'implicazione tra v1 e v2, il F-immediato non attesta qui al­ cuna posizione passata di v1 che implichi la posizione di una di­ stanza, tra la matita e il lato sinistro dello scrittoio, diversa dalla

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distanza v3• Non solo, ma il F-immediato non attesta alcuna im­ plicazione posizionale tra v1 e v3 precedente l'implicazione che ora sussiste di fatto.1 Ciò che l'immediato attesta è una serie di posizioni passate di v1 - in nessuna delle quali, dunque, la posi­ zione di v1 è implicata alla posizione di v3 o di distanze diverse da v3• In questo caso, il progetto dell'accertamento della con­ traddittorietà del concetto : « posizione di v1 non implicante la posizione di v3 » , non è immediatamente smentito, come nel caso precedente, dalla presenza o F-immediatezza dell'implicazione posizionate tra v1 e una determinatezza escludente (analogamen­ te a v/) la posizione di v3• Se tale progetto non è immediatamente in contraddizione con il F-immediato - appunto perché qui il F-immediato non è una « dizione » contro la quale il progetto abbia a dire -, ciò significa che non è immediatamente contrad­ dittorio progettare che tutte quelle passate posizioni di v1 non implicanti la posizione di v3 (e non implicanti nemmeno la po­ sizione di determinatezze escludenti la posizione di v3) siano uno stare in contraddizione : appunto in quanto non è immediata­ mente contraddittorio progettare la contraddittorietà del con­ cetto : c ·posizione di v1 non implicante la posizione di V3 », si che il porre v1 senza porre v3 sia il realizzarsi di una contraddi­ zione. In questo caso, il logo ha la possibilità di accertare la contraddittorietà dell'esperienza : la quale, si badi, è contraddit­ toria non in quanto è presenza di v1 bensi in quanto non è pre­ senza di v3• L'argomento verrà comunque ripreso con la dovuta accuratezza. Soprattutto dovranno essere chiariti questi due punti : l . Normalmente si usa, in questi "' esempi •. la forma della supposizione. Si dice : "' Si supponga una serie di ·posizioni di un certo significato impli­ canti la posizione di determinatezze che escludono la posizione di un cer­ t'altro significato •. E, per il ·caso che ora è a tema : "' Si supponga che tra due significati non intercorra alcuna implicazione posizionaae precedente l'implicazione effettuale •. Ora, la forma della supposizione è corretta solo in ordine alla comunicazione, ad un altro individuo pensante, della struttura originaria; è corretta cioè solo in relazione aa progetto dell'esistenza di altre coscienze, ·oltre quella (la mia), che è inclusa nella totalità dell'imme­ diato. Tenendo conto di queste altre coscienze e della comunicazione con esse, non è cel'tamente detto che se !'.immediato non attesta implicazioni posizionali, tra due significati, precedenti l'implicazione effettuale, non è detto che anche per queste altre coscienze le cose debbano andare nello stesso modo. In relazione alla ·possibilità che le cose vadano in modo di­ verso, si usa appunto la forma della supposizione. Ma in quanto ci si trattiene nell'ambito dell'esposizione simpliciter del­ l'originario, quel supporre è una scorrettezza. t infatti immediatamente presente - e non una sempl.i.ce supposizione - una serie di implicazioni passate tra la posizione di questa matita e la posizione della distanza tra la matita e il foglio su cui scrivo, ed è pure immediatamente presente che nessuna implicazione posizionale tra questa matita e la sua distanza dal lato sini·stro del mio scrittoio precede l'implicazione effettuale.

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La struttura originaria

l ) Come si possa tener ferma, da un lato, la contraddittorietà (autocontraddittorietà) del concetto : « posizione di v1 non im­ plicante la posizione di v3 » , e, dall'altro lato, la presenza imme­ diata di vx. come non implicante la posizione di v3; giacché se quell'autocontraddittorietà sussiste, non si vede come la posi­ zione di v1 possa realizzarsi pur non implicando la posizione di v3, ed essere addirittura un contenuto F-immediato. Da questo punto di vista si dovrebbe dire, contrariamente a quanto si è affermato sopra, che, anche in relazione al rapporto tra v1 e v3, il progetto dell'accertamento dell'autocontraddittorietà del con­ cetto : « posizione di v1 non implicante la posizione di v3 » è im­ mediatamente tolto dalla F-immediatezza di passate posizioni di v1 non implicanti la posizione di v3• Questa aporia è risolta nei capitoli che seguono. 2) Esplicitazione della distinzione, qui appena accennata, tra la contraddiuorietà cui si è accennato anche qui sopra e lo « stare in contraddizione » in cui consiste la posizione di v1 che non sia implicante la posizione di v3. - Si mostrerà che è proprio in quanto la posizione di v1 (o altro termine equivalente) si rea­ lizza - allorché non è implicante la posizione di v3 - come uno stare in contraddizione, che può essere tenuta ferma senza con­ traddizione sia l'autocontraddittorietà del concetto di cui qui sopra si parla, sia la F-immediatezza di v1 non implicante la po­ sizione di v3• Cfr. in proposito cap. vm, parr. 4 sg. d) In ·relazione a quanto si è detto nel punto a) circa la po­ sizione di determinatezze escludenti la ·posizione di Z, va ancora osservato che dal punto di vista dell'immediatezza si può affer­ mare che la posizione di una determinatezza implica la non po­ sizione di Z (o, in generale, di un'altra determinatezza), non semplicemente per il motivo che quella determinatezza e Z sono termini tra loro contraddittori, ma per il motivo che questi due termini contraddittori valgono come predicati di Y. In altri ter­ mini, quanto si è detto nel punto a) è corretto solo se tra Y e Z sussiste un'implicazione predicazìonale affermativa, si che nelle passate ,posizioni di Y i termini contraddittori di Z siano imme­ diatamente presenti come predicati affermativamente di Y. Il che si è appunto verificato a proposito delle varianti Vt e v2.

9. PIANO BASE E PIANO MEDIAZIONALE DELLA STRUTTURA ORIGINARIA a) Le implicazioni sintetiche a priori valgono, immediata­ mente, come progetti (cfr. la prima nota fuori testo del para­ grafo 5). Infatti, da un lato, la loro negazione non è in contrad-

Immediatezza e mediazione logiche

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dizione con il F-immediato, e dall'altro lato la semplice analisi del contenuto semantico della negazione della convenienza del predicato al soggetto di quelle implicazioni non rileva determi­ nazioni tra loro contraddittorie. Il progetto di quelle implica­ zioni è il progetto di un piano mediazionale in cui le determi­ nazioni dell'immediato si implichino in modo necessario. In questo senso si può dire che la mediazione logica appartiene alla struttura dell'originario. Tale mediazione ha il compito di con­ nettere in modo necessario quegli elementi della realtà presente che si lasciano così connettere; o ha il compito di manifestare la relazione necessaria che sussiste (o, dal punto di vista dell'im­ mediatezza : che si progetta abbia a sussistere) tra i fattori della struttura originaria. Le grandi « deduzioni » dell'idealismo ave­ vano in vista questo tipo di mediazione logica : si trattava qui di mostrare appunto la relazione essenziale delle determinazioni trascenrl:entali dell'esperienza, e cioè di porre l'esperienza come organismo di sintesi a priori, o come sintesi delle sintesi. Per quanto riguarda l'« appartenenza » della mediazione lo­ gica alla struttura originaria, se non c'è bisogno di ripetere che la mediazione è costituita dal toglimento della contraddizione m (o m ') (cfr. par. 5, ·b -e), è piuttosto da sottolineare che la mediazione si fonda sull'immediatezza. L'immediatezza è la stes­ sa totalità dell'immediato in quanto da un lato è immediatezza (presenza immediata) dell'essere (cap. n), e dall'altro è immediatezza dell'incontraddittorietà dell'essere (cap. m). Se la strut­ tura originaria è il fondamento di ogni possibile sapere - e poi­ ché essa è la totalità del sapere immediato ciò significa che essa è fondamento di ogni mediazione -, se dunque la struttura origi­ naria è fondamento anche del piano mediazionale della strut­ tura originaria, che qui stiamo considerando in quanto proget­ tato, si dirà che da un lato questo piano non appartiene alla struttura dell'originario, e dall'altro le appartiene nella misu­ ra appunto in cui esso è rilevamento delle implicazioni necessa­ rie dei fattori dell'originario. Si ·possono pertanto distinguere due momenti della struttura originaria. Il primo comprende la totalità del sapere immediato : totalità o strutturazione delle determinazioni che di fatto sono immediatamente note; e quindi comprende anche il progetto del piano mediazionale (ma, in generale, si può dire che com­ prende un sistema di progetti) : nella misura in cui anche questo progetto - come ogni progetto - è una determinazione imme­ diata. Questo primo momento può essere chiamato « piano ba­ se » della struttura originaria; ossia è la struttura originaria, simpliciter. Il secondo momento è appunto il piano mediazio­ nale della struttura originaria e quindi, propriamente, non è più struttura originaria, ma oltrepassamento dell'originarietà.

La struttura originaria (Per questo lato non è immediatamente contraddittorio il pro­ getto di una strutturazione delle determinazioni dell'immediato, tale che abbia a risultare veramente eseguito ciò che nell'idea­ lismo classico è rimasto allo stato di tentativo). La differenza tra questi due momenti dell'originario è la stessa differenza che sus­ siste· tra l'effettuale e l'universale, ossia tra una strutturazione di fatto dell'originario, che pertanto si può progettare - entro certi limiti - come diversamente costituita, e una struttura dell'ori­ ginario, il progetto di variazione di costituzione della quale o è (caso limite) assolutamente eliminato, o è ristretto a un ambito particolare dell'originario (per esempio a quello delle determi� nazioni « empiriche » ) : struttura universale : nella misura ap­ punto in cui si è in grado di rilevare come autocontraddittorio quel progetto di variazione. D'altra parte, il piano base include tutte quelle implicazioni necessarie che si stabiliscono L-imme­ diatamente per analisi di S; sì che già dal punto di vista del pia­ no base resta escluso quell'ambito del progettare che progetta una posizione di S come tale, nella quale non siano .poste le costanti la cui posizione ·è L-immediatamente implicata dalla posizione di S . .b) Se il piano base si distingue dal piano mediazionale, il realizzarsi di ogni possibile mediazione è d'altronde il soprag­ giungere della presenza immediata della stessa mediazione : pre­ senza immediata del costituirsi della contraddizione di tipo m (o m ') , e del suo toglimento. P er questo lato, il piano media­ zionale è incluso nel piano ·base. In altri termini, come è immediatamente presente l'implicazione di fatto tra due determina­ zioni, così è immediatamente presente la struttura logica che converte l'implicazione di fatto in un'implicazione necessaria. c) Una compiuta esposizione della struttura originaria do­ vrebbe determinare tutti i possibili modi secondo i quali il piano mediazionale è progettabile dal punto di vista del piano base. Ci si limiti ad una distinzione generale. Le mediazioni che costituiscono il piano mediazionale possono essere concepite in modo tale che l) ognuna di esse non presupponga altro che il piano ·base, sì che tutte si dispongono sullo stesso livello media­ zionale; 2) tutte meno una (o qualcuna, o una sola) presuppon­ gono, oltre al ·piano ·base, una precedente mediazione, onde si realizza una pluralità di livelli mediazionali. Se ciò che ogni me­ diazione presuppone è diverso da ciò che è presupposto da ogni altra mediazione, si ottiene un processo mediazionale analogo alle deduzioni di tipo idealistico.

1 0. NOTA } a : SENSO DELLA INTRODUZIONE DELLA DISTINZIONE DI FORMA E CONTENUTO DELLA TOTALITÀ DEL F-IMMEDIATO (cap. V, par. 27) A guisa di applicazione di quanto sopra (par. 9) si è detto, si osservi che l'introduzione della distinzione, cui si accenna nel titolo del presente paragrafo, non deve essere concepita come risultato di una mediazione, ma come appartenente al piano base della struttura originaria. Al piano base non appartiene soltanto l'effettualità della distinzione, ma anche la sua neces­ sità (onde si parla, nel paragrafo 27 del capitolo v, di una « de­ duzione » della distinzione). La distinzione è infatti ottenuta per analisi del concetto di « Totalità della presenza immediata dell'essere diveniente » ; si che la contraddizione indicata al paragrafo 26 del capitolo v era provocata dalla semplice man­ canza dell'analisi. Se la distinzione fosse concepita come risultato di una media­ zione, sarebbe legittimo domandare per quale motivo, invece di tener ferma l'impossibilità del sopraggiungere di una determi­ natezza incrementante l'orizzonte del F-immediato, si introduce quella distinzione di forma e contenuto, che lascia sussistere il sopraggiungere come possibile. L'impossibilità del sopraggiun­ gere sarebbe appunto determinata dalla contraddizione consi­ stente nel fatto che, col verificarsi del sopraggiungere, la totalità del F-immediato insieme sarebbe e non sarebbe. (Chiamiamo questa contraddizione : « contraddizione h » ). Si potrebbe cioè domandare per quale motivo invece di togliere la contraddi­ zione h ponendo l'impossibilità del sopraggiungere, questa con­ traddizione è tolta introducendo quella distinzione che lascia sussistere come immediatamente incontraddittorio il progetto del sopraggiungere. Dove la distinzione è introdotta senza me� diazione, ossia immediatamente; ma poiché nell'ipotesi che ora si sta considerando la distinzione è posta come non appartenente al piano base della struttura originaria, l'introduzione imme­ diata di ciò che non è immediato risulta ingiustificata, tale quin­ di da consentire la domanda sul motivo della scelta di questo piuttosto che di quell'altro modo di toglimento della contrad­ dizione h. Se il sopraggiungere è inteso come di ciò che vale come « ulte­ riorità possibile del F-immediato » (cap v, par. 28), sì che il so­ praggiungere appartiene esso stesso a questa ulteriorità possi­ bile, si deve rispondere che il motivo di quella scelta non è altro che un arbitrio, o, in relazione alla ·possibilità di giustificare la posizione della distinzione, sussiste solo la possibilità di un mo­ tivo. - Qualora invece il sopraggiungere sia inteso come di ciò che vale come « ulteriorità effettuale del F-immediato » - onde

La struttura originaria

il sopraggiungere, o in generale il divenire, è un che di effettua­ le, la risposta è la seguente. Se la posizione dell'impossibilità del sopraggiungere (a parte il fatto che si presenta anch'essa come una scelta arbitraria) toglie la contraddizione h, tale posizione determina d'altra parte una nuova contraddizione per quel tan­ to che il sopraggiungere - che in quanto semplicemente possi­ bile, o appartenente all'ulteriorità possibile, non escludeva la possibilità di una deduzione della sua impossibilità - non è più una ·possibilità, ma è ora posto come effettualità, o come una F-immediatezza, di cui è contraddittorio predicare l'impossibi­ lità. Con ciò è chiaro che la posizione dell'incontraddittorietà di questo secondo aspetto del sopraggiungere è fondata a pre­ scindere dalla distinzione di forma e contenuto della totalità del F-immediato. Si osservi però che se la F-immediatezza del sopraggiungere importa che la negazione di questo sia contraddittoria : se quindi determina la necessità che non abbia a prodursi quel toglimento della contraddizione h, il quale consiste nel porre l'impossibilità del sopraggiungere; d'altra parte il semplice rilevamento del­ l'effettualità del sopraggiungere non determina come tale il mo­ do in cui la contraddizione h debba essere tolta. Si sa che, data l'effettualità del sopraggiungere, la contraddizione h non può essere tolta in un certo modo, ma non si sa in quale modo debba essere tolta. Se, dunque, in relazione a questa seconda valenza del soprag. giungere è accertata - indipendentemente dalla introduzione della distinzione di forma e contenuto della totalità del F-imme­ diato - la contraddittorietà della negazione del sopraggiungere, non resta per ciò accertata la contraddittorietà della negazione del sopraggiungere di ciò che appartiene all'ulteriorità possi­ bile. Anche se il sopraggiungere effettuale non può essere ne­ gato, si può cioè negare il sopraggiungere dell'ulteriorità possi­ bile, eliminando in tal modo la contraddizione h (o meglio : eli­ minando in tal modo quella quantificazione della contraddi­ zione h, che si riferisce o che è determinata dal concetto del so­ praggiungere dell'ulteriorità possibile). Orbene, diciamo che la possibilità di questo modo di elimi­ nazione della contraddizione h sussiste solo nella misura in cui la distinzione in parola di forma e contenuto è vista come risul­ tato di una mediazione (onde eliminare la contraddizione h mediante questa distinzione è una scelta arbitraria). Senonché - come già si è avvertito - la distinzione appartiene al piano base della struttura originaria. L'accertamento della contraddittorietà del sopraggiungere dell'ulteriorità possibile non appartiene invece al piano base, o vi appartiene solo come progettato . La posizione della distinzione di forma e contenuto .

Immediatezza e media zione logiche della totalità del F-immediato costituisce pertanto il toglimento originario della contraddizione h. Questo toglimento originario lascia sussistere come incontraddittorio, nell'ambito posizionale del piano base, il progetto del sopraggiungere di un'ulteriorità possibile. L'« introduzione » della distinzione in parola di for­ ma e contenuto non è allora che il suo essere originariamente posta. O si dà « introduzione » solo dal punto di vista dell' espo­ sizione. La posizione della possibilità del sopraggiungere del­ l'ulteriorità possibile è quindi cooriginaria alla posizione della totalità del F-immediato in quanto questa è posta come origina­ riamente distinta nel suo elemento formale e materiale; e la distinzione, come toglimento originario della contraddizione h, è posizione originaria di ciò che la contraddizione impedisce, posizione cioè della possibilità di quel sopraggiungere. Le considerazioni svolte in questo paragrafo hanno valore paradigmatico. Il lettore può operare per suo conto la genera­ lizzazione e le singole applicazioni del paradigma. Qui osserviamo ancora che la posizione astratta della totalità del F-immediato, in cui non sia posta la distinzione di forma e contenuto di questa totalità, pur non essendo una negazione in actu signato del concreto - e cioè pur non essendo negazione esplicita della distinzione -, è, d'altra parte, negazione in actu exercito, o negazione implicita. (Negazione implicita e nega­ zione esplicita sono - come già si è osservato, cfr. cap. n, par. 27 i due modi secondo i quali si realizza il concetto astratto dell'astratto). Che nel paradigma la posizione dell'astratto (ossia della totalità del F-immediato come non distinta) sia negazione, sia pure implicita, del concreto, risulta dalla conseguenza che si fa scaturire dalla posizione astratta, conseguenza che è appun­ to la contraddizione h, che si costituisce solo in quanto l'astratto non è posto come tale - onde è tolto nel concreto -, ma come l'intero. -

1 1.

NOTA

23: ESTENSIONE DEL PIANO MEDIAZIONALE

Il piano mediazionale che si ottiene per l'accertamento della necessaria implicazione o esclusione posizionale di Z da parte di Y, non è la totalità del piano mediazionale. In altri termini, le proposizioni sintetiche a priori sopra considerate sono risultato di una elaborazione logica di proposizioni sintetiche a posteriori, sia nel caso la sintesi a posteriori venga accertata come necessaria (toglimento della contraddizione m), sia nel caso venga necessa­ riamente negata (toglimento della contraddizione m'). Ora è da precisare che sussiste come immediatamente incontraddittorio

La struttura originaria un insieme di .progetti di proposizioni sintetiche a priori, le qua­ li non sono né negazione necessaria, né connessione necessaria di sintesi a posteriori : per esempio, il progetto di connessioni necessarie, o di negazioni necessarie della connessione tra ter­ mini la cui implicazione di fatto è essa stessa contenuto di un progetto. Ogni implicazione che si costituisce come sintesi a priori vale dunque immediatamente o come sintesi a posteriori, o come un'implicazione progettata.

1 2.

IMMEDIATEZZA E MEDIAZIONE LOGICHE. LA MEDIAZIONE LOGICA COME IMPLICAZIONE TRA SIGNIFICATI ASTRATTI

a) Se la proposizione : « A è B » è sintetica a priori, significa che A è ciò cui conviene essenzialmente B (stante appunto che la negazione di questa convenienza è autocontraddittoria); sì che pensare A senza saperlo come B, significa non pensare A. Si è già detto. D'altra parte, la posizione di questa appartenenza di B all'essenza di A onde B appare come costante di A - è risultato di una mediazione; e cioè la semplice analisi di A non è in grado di rilevare B come costante di A . Il passaggio della L-im­ mediatezza, stando sul piano della quale non si vede che B sia costante di A, al piano della L-mediazione, nel quale B è rile­ vato appunto come costante di A, è determinato dalla posizione di un termine M - il medio - che appaia L-immediatamente co­ me costante di A, e del quale B appaia L-immediatamente come costante. In altri termini, B può appartenere all'essenza (alla definizione) di A , solo in quanto B appartenga all'essenza di un significato M, che appartiene all'essenza di A . Pertanto B con­ viene ad A non in quanto A è A, ma in quanto l'analisi di A ha rilevato M come appartenente all'essenza di A. A chiarimento di quest'ultima affermazione, si tenga presente quanto segue. b) Se si nega l'esistenza di M, tenendo però fermo che in un primo momento l'analisi di A non sia in grado di rilevare B come costante di A, e in un secondo momento la negazione della convenienza di B ad A appaia autocontraddittoria, il passaggio dal primo al secondo di questi due momenti non è una media­ zione, ma è passaggio da un certo ad un cert'altro livello defi­ nizionale o analitico, ossia da un certo a un cert'altro livello del­ l'analisi di A . Parlando, nei paragrafi precedenti, di analisi di un certo significato, si è sempre inteso il livello attuale dell'ana­ lisi; ma non è immediatamente contraddittorio progettare che ciò che conviene L-immediatamente a un significato, non sia -

.

Immediatezza e mediazione logiche esaurito dal livello attuale dell'analisi del significato in que­ stione; ovvero non è immediatamente contraddittorio proget­ tare che il livello attuale dell'analisi sia soltanto un momento dell'analisi simpliciter, o della totalità dell'analisi del significato considerato (cfr. cap. vm, par. l). Sviluppando : se sono le determinazioni che il livello attuale dell'analisi di A pone come predicati di A , e se sono le determinazioni che il prolungamento dell'analisi oltre il suo livello attuale esplicita come predicati di A , è chiaro che, da un lato, nessuno dei termini della serie a1 an conviene ad A in quanto ad A conviene un qualsiasi al,tro termine di questa serie, o, in generale, in quanto A è soggetto di una qualsiasi pre­ dicazione; e dall'altro lato, nessuno dei termini della serie an+t··· an+n conviene ad A in quanto ad A convengono i termini della serie a1 am e nemmeno in quanto ad A conviene un qual­ siasi altro termine della serie an+t··· an+n· E cioè ognuno dei ter­ mini della serie a1 an, an+l··· an+n conviene ad A in quanto A è A . Infatti, se ciò non fosse, la convenienza non sarebbe L-imme­ diata (sia pure realizzantesi oltre il livello attuale dell'analisi), ma L-mediata : il medio sarebbe quel termine di cui si dice che è in quanto esso conviene ad A che il qualsiasi altro termine considerato della serie a1 an o an+t··· an+n può convenire ad A . Ad esempio : affermare che a2 conviene ad A non in quanto A è A , ma in quanto A è at. significa porre a1 come medio della predi­ cazione di a2 ad A ; e pertanto significa non rispettare l'assunto che tanto a1 quanto il2 appartengano al piano dell'analisi di A , ossia al piano dell'accertamento della convenienza L-immediata di significati ad A . Poiché il significato concreto di A è dato dalla stessa unità di at·· · an e an+t··· an+n è chiaro che in quanto A è tenuto distinto dalla concretezza dell'analisi, esso vale come parte del signifi­ cato, a quel modo che la forma dell'intero può valere come par­ te dell'intero : A è l'aspetto formale della concretezza semantica costituita da •••

•••

•••

•••

ossia è l'intero del significato, ma nella sua valenza formale. La « convenienza » ad A da parte d i ognuno dei termini della serie al··· an. an+t· .. an+n è quindi « appartenenza » ad A: in quel senso appunto secondo il quale il contenuto appartiene o è incluso nella forma. Nella proposizione analitica : « A è a1 », a1 è incluso

La struttura originaria o appartiene ad A , appunto a quel modo che un qualsiasi ele­ mento del contenuto appartiene alla forma che, come tale, è posizione (formale) dell'intero del significato. Che ognuno dei termini della serie a 1 an, an + l··· an + n conven­ ga ad A in quanto A è significato formale, è richiesto dalla stessa convenienza L-immediata di quei termini ad A : se nessuno di quei termini conviene ad A in quanto ad A conviene un cer­ t'altro termine, A , come soggetto della predicazione di ognu­ no dei termini di quella serie, deve presentare quella valen­ za semantica che si costituisce allorché A è appunto posto nel suo non essere determinato da alcun altro termine. Tale valenza semantica fornisce d'altra parte l' intera significanza di A, poiché è a tale valenza che convengono tutti i termini della serie al··· a m an+ t· .. an + n (se cioè quella valenza fosse soltanto una parte della significanza di A , non le potrebbero convenire tutti i termini che convengono L-immediatamente ad A, ossia all'in­ tero rispetto al quale quella parte vale come tale). In quanto questo intero della significanza di A non include nella sua area semantica le determinazioni che pur gli convengono, esso è sì l'intero, ma come l'intero formale della significanza di A ; sì che, come sopra si è detto, è parte dell'intero concreto di tale signifi­ canza, a quel modo che la forma è parte. Anche qui - come in ogni caso - è da dire che l'incontraddit­ torietà della proposizione : « A è a1 » sussiste nella misura in cui questa proposizione è concretamente pensata come •••

(A = a 1)

=

(a 1

=

A ).

Questo punto è sviluppato nel paragrafo 1 6. c) La mediazione si produce, si diceva, allorché una deter­ minazione (B) conviene ad A non in quanto A è A - non in quanto A vale come significato formale -, ma in quanto ad A conviene una cert'altra determinazione (M), ossia in quanto la significanza formale è in qualche modo determinata. Si precisi ora, da un lato, che M è uno dei termini della serie a l· ·· an; dall'altro lato, che M sta ad A così come B sta a M. Per quanto riguarda il primo lato, sussiste certamente la pos­ sibilità che la struttura del medio sia essa stessa complessa, e cioè che il medio sia una serie di termini medi; ma questa serie è necessariamente ·fi nita. Infatti, se è autocontraddittorio che B non convenga ad A , ammettere una serie infinita di medi si­ gnifica ammettere semplicemente l'esigenza di quella conve­ nienza, e pertanto negare quest'ultima. (In questo caso il medio non è medio, perché nessuno dei termini della serie infinita può convenire ad A in quanto A; altrimenti la serie non sarebbe più infinita, ma limitata da quel termine della serie, che conviene ad A in quanto A; e se nessun termine conviene ad A in quanto

Immediatezza e mediazione logiche A, nessun termine conviene ad A. Se poi si dice che M 1 conviene ad A in quanto A, e M2 conviene a M 1 in quanto Mh ma B con­ viene a M 2 per una serie infinita di medi, il discorso fatto qui sopra in relazione ad A va ripetuto come riferito a M2). B può dunque convenire ad A solo in quanto M (o l'ultimo termine ­ a partire da B della serie finita dei medi) è uno dei termini della serie a 1... an. (Si può qui osservare che anche lo stesso A è uno dei termini della serie a1 . . 0-n). Per quanto riguarda il secondo lato, come M conviene ad A � in quanto A, così B conviene a M in quanto M . S i badi però che si può dire tanto che B conviene a M in quanto M (convenienza L-immediata a M), quanto che B conviene ad A determinato da M, ossia in quanto A è determinato da M (convenienza L-imme· diata a AM). Anche qui, inoltre, si può ammettere che B con­ venga L-mediatamente a M, ma è necessario ammettere da ul­ timo che uno dei termini, medianti i quali B conviene a M � convenga L-immediatamente a M; ché s e nessuno dei termini, ai quali B conviene, convenisse L-immediatamente a M, nessuno di questi termini converrebbe ad M, e B, non convenendo ad M, non converrebbe neppure ad A. d) Appare, da quanto si è detto, che la mediazione logic a sussiste so ltanto in relazione ai momenti astratti del significat o concreto, e non in relazione alla concretezza semantica come tale. L'implicazione mediazionale tra A e B è cioè implicazione tra due momenti astratti del significato concreto costituito dall'im­ plicazione tra A, M, B. Questa concretezza semantica è data dallo stesso sviluppo dell'analisi (in quanto la convenienza di M ad A è posta per analisi di A, e la convenienza di B a M è posta per analisi di M). Si dirà allora, in generale, che -la totalità del mediare è lo stesso sviluppo totale dell'analisi; o, per altro verso, che la me­ diazione logica è l'articolazione interna dell'immediatezza logi­ ca. Ciò significa che la forma del sapere necessario è l'analisi, la distinzione tra proposizioni analitiche e sintetiche a priori es­ sendo una distinzione interna all'orizzonte dell'analisi. Se A è concretamente pensato, ovvero se ne è sviluppata l'analisi, A è lo stesso AMB, sì che la proposizione : « A è B » è analitica. È all'interno di questa analiticità che si rileva che mentre M conviene L-immediatamente ad A anche in quanto A è assunto come momento astratto (onde questa convenienza dà luogo ad una proposizione analitica stricto sensu); viceversa B conviene immediatamente ad A, solo in quanto A sia assunto come signi­ ficato concreto (la concretezza · è tale in relazione ad A come momento distinto da MB), ossia come determinato da M; sì che la convenienza di B ad A, inteso come momento astratto, è me­ diata da M. -

.

-

310

La struttura originaria

e) Allorché si dice che gli elementi della contraddizione m, provocata dalla negazione della proposizione : « A è B » , non sono dati da A e dalla negazione di A, ma da altro da A e dalla negazione di questa alterità (cfr. par. 5, b), questa alterità è da intendere appunto come il concreto, rispetto al quale A è un momento astratto. Negare che B convenga ad A significa affer­ mare che AMB (ecco l'alterità rispetto ad A come semplice mo­ mento astratto) non è AMB; ossia significa pensare A - median­ te M - come B, e insieme non pensarlo come B. f) Che ax (appartenente alla serie a1 U-n) convenga L-imme­ diatamente ad A, significa, da un lato, che llx conviene ad A in quanto tale, e, dall'altro lato, che llx in quanto tale conviene ad A. Tale convenienza non è cioè affermata né in base ad A, né in base ad ax, ma in base alla convenienza di ax ad A; ossia la con­ venienza è per sé o L-immediatamente nota. Ma anche in ogni proposizione sintetica a posteriori il pre­ dicato conviene (F-)immediatamente al soggetto; si che anche in questo caso la convenienza è (F-)immediata. La differenza tra le due immediatezze sta in questo : che la convenienza analitica è immediata come un toglimento tale della negazione di sé medesima, che toglie immediatamente questa negazione come autocontraddittoria ; mentre la convenienza sintetica è imme­ diata come un toglimento tale della negazione di sé medesima, che toglie immediatamente questa negazione come in contrad­ dizione con la convenienza . •••

13. DUPLICE VALENZA DELL ' ANALISI

L'analisi di un significato ha duplice valenza, a seconda che sia intesa come accertamento delle determinazioni che sono pre­ dicate L-immediatamente di quel significato in quanto tale (che è soggetto della predicazione come significato formale), oppure che sia intesa come rilevamento delle parti o momenti di un certo concreto semantico . In relazione al significato « questa estensione rossa » è istituibile un'analisi nella seconda delle due valenze indicate : si afferma infatti L-immediatamente e neces­ sariamente che quel significato include i significati « questa estensione » e « rossa » . Non si istituisce invece la prima valenza dell'analisi, nel senso che l'esser rosso si predica, di questa esten­ sione, non in quanto tale, ma in quanto è immediatamente pre­ sente (immediatezza fenomenologica) che questa estensione è rossa - sì che il progetto che questa estensione non sia più rossa non è immediatamente autocontraddittorio. (D 'altra parte, que. sta estensione sarà non più rossa, non in quanto è questa esten-

Immedi atezza e mediazione logiche

3II

sione, che è rossa, ma in quanto sarà una certa permanenza (es­ senza, forma) di questa estensione. Sì che in relazione a questa estensione (rossa), ossia considerando questa estensione (rossa) non in quanto estensione, ma in quanto questa estensione (ros­ sa) , è istituibile anche la prima valenza dell'analisi : questa va­ lenza non è istituibile - e appunto questo caso si considerava qui sopra - se questa estensione rossa non è considerata in quanto è questa estensione (rossa), ma in quanto è estensione). La distinzione tra le due valenze dell'analisi appare anche più chiaramente se si considera un significato i cui momenti non siano tra di loro in un rapporto predicazionale (come invece accade a proposito del significato qui sopra considerato, dove « rosso » è appunto predicato di « questa estensione » ) : in rela­ zione al significato « maggiore della parte » si affermerà L-imme­ diatamente e necessariamente che esso include i significati « maggiore di... » e « parte » - e si darà luogo al secondo tipo di analisi -, ma non si potrà predicare immediatamente « parte » di « maggiore di. .. » in quanto tale. D'altra parte, in entrambe le valenze dell'analisi, questa è rile­ vamento di una convenienza L-immediata, ossia è rilevamento che una determinazione è L-immediatamente predicata di un'al­ tra. Infatti, la proposizione : « Il significato maggiore della parte è includente il significato parte » è analitica secondo la prima valenza dell'analisi, stante che il predicato conviene al soggetto in quanto tale. Si dirà allora, in generale : se x e y sono i ter­ mini dell'analisi, in ogni caso y è predicato L-immediatamente di x in quanto tale; ma y ha due valenze, a seconda che il campo semantico costituito da y valga o come l'appartenenza di un certo significato z al significato x (seconda valenza dell'analisi), oppu­ re non valga come una siffatta appartenenza, sì che ciò che è predicato di x non è l'appartenenza di un terzo (z) a x, ma è quel certo contenuto semantico in cui consiste y (prima valenza dell'analisi). Appare, da quanto si è detto, che i significati semplici sono non analizzabili, soltanto quanto alla seconda valenza dell'ana­ lisi, mentre sono analizzabili quanto alla prima valenza.

14.

PER UNA TIPOLOGIA DELLE COSTANTI MEDIAZIONALI

Il contenuto di questo paragrafo può essere considerato come una ·ripresa e un completamento delle considerazioni svolte nel paragrafo 3. Si possono distinguere tre tipi di costanti che convengono

312

La struttura originaria

L-mediatamente ad A - salva la possibilità di accertamento di altri tipi : a) I tipo. - B conviene L-immediatamente a M - ossia vale L-immediatamente come predicato di M -; ma, da un lato, B non è momento semantico di M in quanto tale, ossia B non è parte della significanza di M; dall'altro lato M non è parte della significanza di B. Si dovrà dire pertanto che in quanto B sia considerato come distinto da M in modo 1tale che il campo se­ mantico costituito da B sia assunto come non includente il campo costituito da M e viceversa, B permane come B e M come M; sì che M conviene (immediatamente) ad A, anche in quanto sia considerato come significato distinto da B. In quanto B è inteso in questo modo, B può essere costante L-immediata di M, ossia può « appartenere » al significato di M, solo come pre­ dicato. Questa « appartenenza » non è l'appartenenza che qui sopra si è esclusa dicendo che B non è parte del significato di M; ma è l'appartenenza che consiste nella stessa convenienza predicazionale di B a M. b) II tipo. - B, che conviene L-immediatamente a M, è mo­ mento semantico, ossia è parte della significanza di M. Sì che qualora si distingua M da B in modo tale che il campo seman­ tico costituito da M sia assunto come non includente il campo costituito da B, M non vale più come M. Si dirà quindi che M conviene (immediatamente) ad A, solo in quanto non sia così distinto da B, o solo in quanto M è posto nel suo essere inclu­ sivo di B. Per quanto poi riguarda l'affermazione che B, così in­ teso, sia una costante che conviene mediatamente ad A, è chiaro infatti che i significati, che valgono come momenti semantici del predicato che conviene L-immediatamente al soggetto - ossia che valgono come momenti semantici di ciò che appare L-imme­ diatamente come costante del soggetto -, è chiaro che tali signi­ ficati non sono posti L-immediatamente come costanti del sog­ getto, ma mediatamente : mediante cioè quella determinazione che, contenendo tali significati come momenti, è L-immediata­ mente predicata del soggetto. Ad esempio, sia « A » = « tota­ lità » , « M » = « maggiore della parte » , « B » = « parte » . M conviene L-immediatamente ad A, e B è momento della signifi­ canza di M (e vale L-immediatamente come costante di M). B è costante di A mediante M, ossia la significanza di A deve inclu­ dere B (e il significato « totalità » non è posto se non è posto il signi,ficato « parte » ) perché B è momento semantico di ciò che conviene L-immediatamente ad A. Inoltre, se il campo semantico costituito da M è pensato come non includente B, M non vale più come M, e non può più quin­ di convenire ad A. A differenza del primo tipo di questo ge-

Immediatezza e mediazione logiche nere di costanti, la posizione del medio esige pertanto necessa­ riamente la posizione dell'estremo mediato. In relazione all'esempio fatto, è da osservare che B, pur es­ sendo costante di A, non è predicato di A (cfr. par. 3). Non solo, ma pur essendo - e questa volta L-immediatamente (a chiari­ mento di questo inciso, dr. e) - costante di M, non è neppure predicato di M. Tutti gli esempi che abbiamo a disposizione hanno d'altronde questa struttura. Non è però immediatamente autocontraddittorio progettare il sopraggiungere di costanti di questo secondo tipo le quali valgano come predicati di A (o di M). Ciò significa che allorché si afferma che ogni momento se­ mantico di determinazioni L-immediatamente convenienti al soggetto è costante del soggetto mediante queste determinazioni, non si intende per ciò stesso escludere che quei momenti pos­ sano convenire L-immediatamente al soggetto, ma si intende affermare che, se questa convenienza immediata non sussiste, tali momenti valgono come costanti del soggetto mediante la determinazione di cui essi sono momenti. c) III tipo. - B è un concreto semantico che include L-imme­ diatamente come momento M. E cioè, mentre nel secondo tipo l'estremo mediato vale L-immediatamente come momento del medio, in questo terzo tipo il medio vale L-immediatamente co­ me momento dell'estremo. L'esemplificazione che abbiamo a disposizione di questo tipo di costanti ha una rilevanza specu­ lativa così accentuata che, esaminata a questo punto, richiaman­ do su di sé l'attenzione disturberebbe il carattere formale di queste considerazioni. Preferiamo perciò rinviare il lettore al capitolo xm, dove appunto tale esemplificazione è esplicitamente considerata. In questo caso è B che non permane come tale qualora sia pensato come non includente M. Anche qui : B è L-mediata­ mente costante di A; mediante cioè quel suo momento seman­ tico che conviene L-immediatamente ad A. Ciò significa che i3, in quanto tale o per sé, non conviene lrimmediatamente ad A. È chiaro che in questo terzo tipo di costanti M deve valere come momento di B, ma non come tolto, negato; dove la perti­ nenza di questa osservazione è data dal fatto che un significato può valere, anche come negato, come momento di un altro significato. d) La distinzione di questi 'tre tipi di costanti è distinzione di tre tipi di proposizioni sintetiche a priori. Nei casi in cui B non vale come predicato di A, il predicato della sintesi a priori è la posizione dell'implicazione o dell'appartenenza di B ad A. Ad esempio : la proposizione sintetica a priori che si istituisce con i significati « · totalità » e « parte » è : « Totalità è impli-

La struttura originaria cante parte - dove il predicato non è « parte » , ma, appunto, « implicante parte » . e) Si riprenda l'esempio considerato nel punto b). Si diceva : B ( = « parte » ) conviene, come costante, L-mediatamente ad A ( = « totalità » ) perché non conviene ad A in quanto esso B è B, ma in quanto esso è momento di M ( = « maggiore della parte >> ), ossia in quanto è L-immediatamente incluso in M. Senonché, si può obiettare, se B è incluso in M, B non può essere L-immediatamente incluso in M. Si consideri la proposi­ zione : « M è includente B » : B non conviene a M L-immedia­ tamente (ossia B non vale L-immediatamente come costante di M), ma in quanto esso B è un momento semantico, ossia è in­ cluso nel predicato ( « includente B » ) di quella proposizione. Ciò importa una duplice aporia. Da un lato, M include B L-immediatamente e insieme non lo include L-immediatamente : immediatamente, perché l'imme­ diatezza dell'inclusione appartiene allo stesso contenuto imme­ diato (quando cioè si afferma che la proposizione : « M è inclu­ dente B » è L-immediata, la L-immediatezza è essa stessa appar­ tenente al contenuto di cui si predica la L-immediatezza) ; non immediatamente, perché M non è, come tale, includente B, ma è includente B in quanto a M conviene un predicato (« inclu­ dente B » ) che esso, come tale, ·è includente B. Questo predicato è pertanto medio dell'inclusione di B in M. Per altro lato, si verifica un progressus in indefinitum, perché, data la proposizione : « Il significato "includente B" è inclu­ dente B » (questo signi·ficato è appunto il predicato della pro­ posizione sopra considerata), anche qui si dovrà dire che B non conviene L-immediatamente al soggetto (ossia non vale L-im­ mediatamente come costante del soggeHo), ma conviene al sog­ getto perché esso B è incluso nel predicato. Il progressus in inde­ finitum importa che B non possa essere costante di M, e quindi nemmeno di A (dr. par. 1 2, c) . Pertanto, se a un significato qual­ siasi A conviene L-immediatamente il predicato M, e M è un significato complesso, includente quindi una pluralità di fattori semantici, M non può essere predicato di A, dato che nessuno dei fattori di M può essere costante di A. L'aporia è determinata dal fatto che, ad un tempo, il predi­ cato della proposizione : « M è includente B » è e non è astrat­ tamente separato dal soggetto; o anche : è e non è considerato come predicato del soggetto. È astrattamente separato (ossia non è inteso come predicato del soggetto), perché solo in questo modo la proposizione : « M è includente B » diventa : « M è un x in­ cludente B » (dove x vale come un significato diverso da M e da B, ossia come quel significato che è costituito dal predicato

Immediatezza e mediazione logiche della prima proposizione, in quanto astrattamente separato). Se infatti il predicato è concretamente tenuto fermo come predi­ cato di M, di M non si predica « x includente B », ma si pre­ dica, appunto, « includente B » . La distinzione concreta (con­ cetto concreto dell'astratto) di soggetto e predicato è, nel di­ scorso aporetico, separazione astratta, giacché la distinzione non altera il significato del concreto. E il significato del concreto non deve essere alterato, perché la proposizione : « M è inclu­ dente B » è L-immediata. - E, ad un tempo, il predicato della proposizione : « M ·è includente B » non è astrattamente sepa­ rato, ma è considerato come predicato del soggetto. Se si desse infatti soltanto la separazione astratta, se cioè considerando il significato « includente B » si stabilisse soltanto che tale signi� ficato è includente B: da un lato non si potrebbe concludere che a M conviene un predicato che è esso come tale includente B, e dall'altro lato non si potrebbe concludere che B non può con­ venire a M. Ossia il discorso aporetico, dopo non aver assunto il predicato come predicato, e dopo aver rilevato che il signifi­ cato che in 'tal modo si trova a considerare è includente B, dopo ciò riferisce daccapo a M il risultato della considerazione di quel significato, ossia considera daccapo come predicato di M ciò che si è costituito appunto per non essere stato considerato come pre­ dicato di M; e quindi rileva, da un lato, che B non può essere incluso L-immediatamente in M, e dall'altro lato (ma ripetendo indefinitamente l'operazione autocontraddittoria qui sopra de­ scritta) rileva il progressus in indefinitum, e quindi l'impossi­ bilità che B valga come costante di M.

15. PROPOSIZIONI SINTETICHE A PRIORI E PROGETTO DELLA NON CONVENIENZA DEL PREDICATO AL SOGGETTO

Corollario notevole di quanto si è detto nei punti precedenti­ e che esplicita la rettifica cui si allude nella prima nota .fuori testo del paragrafo 5 - è il seguente. Si è tenuto fenno, sinora, che stan­ do sul piano dell'immediatezza logica è immediatamente incon­ traddittorio progettare che il predicato di una proposizione sin­ tetica - che, per l'intervento di un medio, si mostri in un se­ condo momento come sintetica a priori - non convenga al sog­ getto. Ossia tale progetto non è immediatamente contradd itto­ rio, non lo è dal punto di vista della mediazione non ancora ese­ guita - e questo è il punto di vista o il piano dell'immediatezza. Questa affermazione va ora precisata, o, meglio, va limitata al ·primo dei tre tipi di sintesi a priori sopra distinti.

La struttura originaria Infatti, in relazione al secondo e al terzo tipo di sintesi a priori, quel progetto è immediatamente autocontraddittorio. Sì che questi tipi di mediazione partecipano di un carattere pro­ prio dell'immediatezza logica; stante che, quando una proposi­ zione è logicamente immediata, è immediatamente autocontrad­ dittorio progettare che il predicato non convenga al soggetto. In altri termini l'esclusione di un siffatto progettare non è di assoluta pertinenza delle connessioni logiche immediate. Si consideri il secondo tipo di costanti mediazionali distinte nel paragrafo precedente. Poiché ·porre M significa qui porre B, o poiché M è posto solo in quanto è posto B, segue che stando sul piano dell'immediatezza logica, sul piano cioè in cui è posta la convenienza necessaria di M ad A, è immediatamente auto­ contraddittorio progettare che A non implichi B (che è L-im­ mediatamente posto come momento semantico di M). Questo ;progetto sarebbe possibile solo se M non fosse visto nel suo es­ sere inclusivo di B ; ma ciò non può essere, per il fatto che M è dò che, per definizione, include B. È chiaro che qui si parla del significato attuale di M : un prolungamento dell'analisi di M può mostrare che anche un termine C è, come B, parte del significato M. Se C è presente, ma non è presente come parte di M, il progetto della non convenienza di C ad A sussiste come immediatamente incontraddittorio. Si consideri il terzo tipo. Poiché B è posto solo in quanto è posto M, dato che B include M L-immediatamente, segue che non è possibile che B sia posto, e non sia posto come costante di A: appunto perché se B è posto, è posto nel suo essere L-imme­ diatamente inclusivo di ciò (M) che conviene L-immediata­ mente ad A; si che progettare che B non sia costante di A è im­ mediatamente autocontraddittorio. In generale, si può dire : il progetto che B non sia costante di A è immediatamente incontraddittorio quando la posizione di M (o di B) può essere tenuta distinta, senza contraddizione, dalla posizione della convenienza di B a M (o di M a B). Nel ·secondo e nel terzo tipo di costanti mediazionali, invece, la posi­ zione, rispettivamente, di M e di B è proprio la posizione di quella convenienza o implicazione (stante che, Tispettivamente, B è momento del significato attuale di M, e M è momento del significato attuale di B); sì che la posizione di M, e di B, non può essere distinta dalla posizione della implicazione tra M e B; onde il progetto che B non sia implicato come costante da A è imme­ diatamente autocontraddittorio. -

1 6.

ANCORA SUL SIGNIFICATO DELLA CONVENIENZA

DI a1

AD

A

A chiarimento dell'espressione : «a1 conviene ad A in q uanto tale » - e riprendendo qui un concetto accennato al termine del punto b) del paragrafo 12 - si osservi che A, cui, in q uanto tale, conviene a., non è da intendere come un campo semantico non includente a1; ché altrimenti la proposizione «A è a1 » sarebbe autocontraddittoria, in quanto affermerebbe che qualcosa (A) è altro da sé (at) (cfr. cap. vi, parr. 1 0- 1 1 ) . A, cui in q uan to tale conviene a., è appunto A cui conviene L-immediatamente a., os­ sia è A posto come ciò cui conviene a., e quindi - secondo la for­ mula più volte usata - : A =a1 • Si che la convenienza L-imme­ diata di a1 a A è espressa dall'equazione (A =a1) = (a1 =A). A, in quanto tale, è dunque la ·stessa sintesi immediata di A e a1 • Dire pertanto che B non conviene ad A in quanto tale, ma in quanto A è determinato come a1 (=M) - e questa stessa conve­ nienza di B ad A è da pensare, indipendentemente dalla giustifi­ cazione della convenienza stessa, come (A =B) = (B =A) significa dire allora : {[ (A=a.) = (a1 =A)] = B} = {B =[ (A=a1) = (a1 =A)] }; equazione, quest'ultima, che è mediata dall'equazione L-imme­ diata (a1 = B) = (B =a1). La convenienza tra due determinazioni deve dunque essere in ogni caso pensata come un'identità (analiticità, convenienza L-immediata) : è questa identità che in sé si distingue, già si è detto, come identità L-immediata o L-mediata. E cioè la L-imme­ diatezza stessa può essere L-immediata o L-mediata. Tanto la pro­ posizione (A =a1) = (a1 =A) che la proposizione (A =B) = = (B =A) sono proposizioni identiche (e cioè analitiche, o tali che il predicato conviene L-immediatamente al soggetto); ma nella seconda proposizione la L-immediatezza è Lmediata : non certo nel senso che sia richiesto un medio affinché il predicato B =A convenga al soggetto A =B, ma nel senso che il medio è richiesto per la convenienza di B ad A. Per altro verso (cfr. par. 1 2, d), la distinzione di Limmedia­ tezza e L-mediazione è interna all'immediatezza logica, in quanto indica la natura del rapporto tra i momenti astratti dell'imme­ diatezza. Col che restano indicati due sensi secondo i quali la distinzione di immediatezza e mediazione logiche è interna al­ l'orizzonte dell'immediatezza logica.

1 7.

APORIA E SOLUZIONE.

DETERMINAZIONE DEL SENSO SECONDO IL QUALE LA PROPOSIZIONE « A È a 1 » È SINTETICA A PRIORI

a) Si consideri la seguente aporia. B conviene ad A, in quan­ to A è determinato come a 1 . Ma si è detto che anche a 1 conviene ad A non in quanto A sia astrattamente inteso come A, ma in quanto A sia visto appunto come ciò cui conviene a1 : A = a1• Sì che anche in questo secondo caso la convenienza di a1 a A è mediata : mediata appunto da quell'a 1 che compare in A = a 1 . Stando così le cose, nessuna proposizione potrà essere analitica (ossia L-immediata). Si risponde con le considerazioni seguenti : Si indichi con « a 1 ' » l'a 1 che compare in A = a1 1 e con « a1" » l'a1 che compare in a 1 = A che è il predicato della proposizione (A = at) = ( a1 = A). Diciamo : at'' conviene ad A, in quanto A è a{. Ma a 1 ' e a1 " sono lo stesso, sì che a 1 ' non può valere come medio rispetto a a1" (rispetto a sé stesso). Può sorgere l'apparenza di una mediazione solo se si pensi che a1' convenga ad A, in quanto A sia astrattamente assunto come semplice noesi (e questa convenienza sarebbe L-immediata), e a 1 " convenga ad A determinato come A = a 1' (e questa sarebbe la convenienza L-mediata). Ma in questo modo la L-immediatezza sarebbe una contraddizione, appunto perché A sarebbe posto come altro da sé (ossia come a1 '), e la L-mediazione si .fonderebbe su questa contraddizione. In altri termini, può sorgere l'apparenza di una L-mediazione, solo in quanto, da un lato, A = at' sia astrattamente separato da (A = a 1 ') = (a1 " = A ) - onde a1" non può più essere posto come lo stesso a 1 ' -, e dall'altro lato sia mantenuta ad A = a1 ', in quan­ to così astratto, quella caratteristica che gli conviene in quanto momento concretamente distinto da (A = a t ') = (a 1 " = A) : quella caratteristica per la quale A, che compare in A = a1' in quanto così distinto, non è posto a sua volta come a1. Ché se questo secondo lato mancasse, at' si troverebbe rispetto ad A nella stessa situazione in cui si trova a 1 " - giacché, operata sem­ plicemente l'astrazione di A = a 1 ' da (A = at') = (a1" = A), que­ sta equazione si ricostituirebbe all'interno di A = a1' , e at' appa­ rirebbe, secondo la logica dell'obiezione, come mediato. Perché ' at sia visto in condizioni diverse da a1 ", è perciò necessario che sia visto convenire ad A in quanto questo è semplice noesi, e ciò è possibile solo se, come si diceva, è mantenuta ad A = a{, astrat­ tamente separato, la caratteristica che ad A = a 1 ' conviene in quanto momento concretamente distinto da (A = at' ) = ( a1" = = A) . (Per la comprensione di questo punto il lettore tenga presenti le considerazioni svolte al paragrafo 1 0 del capitolo m e al paragrafo 1 0 del capitolo VI ) .

Immediatezza e mediazione logiche b) Non solo, ma è proprio perché a1 conviene L-immediata­ mente ad A, concretamente inteso come A = a1' - e la conve­ nienza L-immediata esige non solo che A sia concretamente in­ teso come A = at', ma anche che a1 sia concretamente inteso co­ me at'' =A -, è proprio per q uesta convenienza L-immediata che a., inteso come semplice momento noetico, può convenire ad A, anch'esso inteso come semplice momento noetico. La logica dell'obiezione considerata rovescia pertanto la corretta imposta­ zione logica, in quanto assume A = at' - inteso come distinto da (A = at') = (a1" = A ) - come proposizione L-immediata, e (A = at') = (a1" = A) come proposizione L-mediata. L'auten­ tico L-immediato è infatti (A = a1') = (a1" = A), mentre A = a1' è - come tale - il L-mediato : appunto perché a1 non conviene ad A, in quanto inteso semplicemente come A (ossia come cam­ po semantico che non include a1), ma conviene ad A in quanto A è visto come ciò cui a1 conviene. Si afferma cioè A = a1 in q uanto si afferma (A = a1') = (a1" = A). c) Si dica allora in generale : se una determinazione a1 con­ viene L-immediatamente a una certa determinazione A (ossia vale L-immediatamente come costante di questa) - e tale L-im­ mediata conveni ènza deve esser pensata come (A = a1') = = (a1" = A) -, allorché quelle determinazioni siano intese come distinte l'una dall'altra, in modo tale che il campo semantico dell'una non includa quello dell'altra, e viceversa (o, che è il medesimo, allorché si consideri la convenienza A = a1 come tale; o anche : allorché si consideri la natura del rapporto che sussiste tra gli astratti A e a1), risulta che l'una conviene L-mediatamente all'altra, e questa convenienza è espressa da una proposizione sintetica a priori. Se si considera A e a1 nel loro essere sempli­ cemente distinti, con la posizione di (A = a1') = (a1 " = A) si afferma di certo Limmediatamente che A è ah ma poiché non lo si afferma in q uanto A e a1 sono distinti nel senso qui sopra indicato, il Tapporto tra A e ah in quanto distinti, è una conve­ nienza L-mediata. La L-mediazione è, anche in questo caso, il rapporto che sus­ siste tra i momenti astratti della L-immediatezza. E cioè la L­ mediazione è la relazione tra i momenti astratti della Limme­ diatezza non solo in quanto è rapporto tra A e B (cfr. par. 1 2 , d), ma anche in quanto è rapporto tra A e M ( = a1) : qualora la con­ venienza di M ad A sia considerata nel suo distinguersi da (A = M) = (M = A). d) La mediazione che qui si sta considerando ha una strut­ tura tipica, perché il termine medio tra A e a1 non può essere una determinazione M, che convenga L-immediatamente ad A, e cui convenga L-immediatamente a1 • D'altra parte, la conve­ nienza di a1 ad A è una mediazione, perché a1 non conviene per

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La struttura originaria

sé ad A , ma per altro, e questo altro è appunto il medio. Il quale, dunque, in questo caso, è la stessa sintesi originaria di A e ah sintesi che non è espressa dalla proposizione A = ah ma dalla proposizione (A = a1) = (a1 = A ). E cioè, mentre nelle mediazio­ ni del tipo « A = M = B » - ossia, concretamente, (A = M) = = (M = A), (M = B) = (B = M), (A = B) = (B = A ) » - il medio non è la convenienza L-immediata, ma è ciò che conviene L-immediatamente a un estremo, e cui l'altro estremo conviene L-immediatamente; nelle mediazioni invece del tipo A = a1 il medio è la stessa convenienza L-immediata, o sintesi originaria degli estremi, i quali son tali proprio in quanto sono assunti come i semplici momenti distinti della convenienza. e) Questa mediazione, poi, non si produce perché A e a1 sono assunti come astrattamente separati l'uno dall'altro - o in quan­ to A = a1 sia astrattamente separato da (A = a1) = (a1 = A ) dato che in questo caso la convenienza dei due termini non da­ rebbe luogo ad una mediazione, ma ad una contraddizione. f) Nel paragrafo 10, e) del capitolo VI si considera una situa­ zione logica analoga. Considerando dx e dy come significati di­ stinti, la proposizione « dx è dy » è una proposizione medi ata. In questo caso la mediazione non è sintesi a priori, perché la negazione di quella proposizione non è autocontraddittoria, ma è pur sempre un tipo di mediazione logica, perché dy non con­ viene a dx in quanto i due termini sono distinti (in questo caso la convenienza sarebbe L-immediata, ma la L-immediatezza sa­ rebbe anche autocontraddizione, stante che si porrebbe qual­ cosa come altro da sé), ma in quanto dx è pensato come dx = dy, e dy è pensato come dy = dx ; sì che la convenienza L-immediata (questa L-immediatezza è la L-immediatezza in­ cludente la convenienza L-immediata e L-mediata) è data dalla proposizione (dx = dy) = (dy = dx). Anche in questo caso la mediazione non è determinata dal­ l'assunzione astratta degli astratti dx e dy, giacché l'assunzione astratta o la separazione di dx e dy non darebbe luogo ad una proposizione mediata - come invece accade assumendo questi due momenti astratti come semplicemente distinti -, ma a una proposizione autocontraddittoria.

1 8.

PRINCIPIO DI NON CONTRADDIZIONE E PROPOS IZIONI ANALITICHE. ESISTE UN ' UNICA PROPOSIZIONE ANALITICA L -IMMEDIATA

a) Il principio di non contraddizione è « fondamento » (co­ me dice Kant) delle proposizioni analitiche, non nel senso che la

Immediatezza e mediazione logiche

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fondazione sia una L-mediazione, ma nel senso che la connessio­ ne analitica viene rilevata come individuazione dell'universale dell'incontraddittorietà, ossia viene ricondotta (immediatamen­ te) alla formulazione universale del principio di non contrad­ dizione. Ogni connessione analitica costituisce una individtiazio­ ne del principio, e non una « conseguenza » di questo. Infatti, si afferma che A è a1 non in quanto q uesto essere deve venir pensato come questo essere, ma in quanto l'essere è l'essere, e questa identità universale include L-immediatamente quella prima identità come sua individuazione. (Si dice poi che la pro­ posizione « A è a1 » equivale alla proposizione « Questo essere è questo essere » - giacché escludere che « A è a1 » sia affermato perché questo essere è questo essere significa appunto tener fer­ ma quella equivalenza -, perché i termini della serie a1 an sono costituiti da A e dalle negazioni delle varie forme di negazione di A - cfr. cap. IX, par. 1 2, e-, sì che, in ogni caso, predicare di A uno di quei termini, significa affermare che A è A. Se poi A è inteso come già esso una sintesi predicazionale, allora i ter­ mini della serie a1 an possono valere anche come parte della significanza di A: in questo caso la proposizione « A è a1 » equi­ vale alla proposizione « Questo essere è questo essere » nel senso che ciò che in A è identico ad a1 è appunto affermato nella sua medesimezza. Lo stesso discorso si può fare qualora A sia identico a una parte della significanza di a1• In questo caso si dovrà inten­ dere che a1 è la sintesi di A e della negazione di una forma di negazione di A) . n'altra parte, la L-immediatezza della connes­ sione analitica sussiste nella misura in cui tale connessione non sia vista, accanto al principio di non contraddizione, come un altro principio, ma, appunto, come l'individuarsi del principio. L'individuazione è il contenuto concreto del principio, che per­ tanto non può essere inteso, nella sua valenza formale, come un'antecedenza logica (« fondamento » , in senso proprio) ri­ spetto alla posizione del suo contenuto. Anche le proposizioni sintetiche a priori sono ricondotte alla formulazione universale del principio di non contraddizione, ma attraverso un medio; sì che in questo caso il principio vale, in senso proprio, come fondamento. ,b) Ri·prendendo. Si afferma che A è A - che questo essere è questo essere - non in .quanto l'identità (l'incontraddittorietà) sia una proprietà di questo essere sì che, considerando una cert'altra determinazione x, non si possa dire che x è x; ma in quanto A è rilevato come determinazione o individuazione del­ l'universale - l'essere - alla cui essenza appartiene l'incontrad­ dittorietà. Viceversa, si afferma che l'essere è essere non in quan­ to l'identità sia una proprietà che conviene all'essere, inteso co•••

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3 22

La struttura originaria

me universale astratto o formale (cfr. cap. m , par. 1 8), indipen­ dentemente dal contenuto concreto di questa formalità; ma in quanto l'essere è l'universale concreto, concreto contenuto della forma, ossia in quanto l'elemento formale è posto nella sua rela­ zione al contenuto determinato (e non al contenuto indetermi­ natamente posto). Sì che se da un lato si deve dire che A è A in quanto l'essere è essere, dall'altro lato si deve dire che l'essere è essere in quanto A (B,C ... ) è A (B,C ... ), ossia in quanto ogni determinazione particolare è sé medesima. Questi due lati, che nella loro sintesi costituiscono il concreto, sono d'altronde distinti. Se l'identità concreta - l'identità cioè nella quale l'identico è l'universale concreto - è logicamente im­ mediata, e anzi è la stessa immediatezza logica, l'identità invece dell'uno o dell'altro lato o momento del concreto, assunti come distinti l'uno dall'altro (l'identità cioè nella quale l'identico è o l'universale astratto, in quanto distinto dal contenuto deter­ minato, o un contenuto determinato, in quanto distinto dall'uni­ versale), tale identità - diciamo - è L-mediata, ossia la proposi­ zione che la esprime è sintetica a priori. Si consideri la proposizione « A è A » - o, nella grafia cor­ retta : (A = A ) = (A = A) -, assumendo A come campo se­ mantico distinto dall'universale - l'essere -, di cui A , come un certo essere, è individuazione; e cioè si assuma A in quanto di­ stinto dal suo valere come individuazione dell'universale. (È chiaro che A , come distinto dall'universale, di cui A è indivi­ duazione, è distinto anche dal suo valere come individuazione : la po sizione dell'individuazione come tale, implica infatti la po­ sizione dell'universale rispetto al quale l'individuazione si co­ stituisce come tale). Ciò posto, A conviene, come predicato, ad A (soggetto), non in quanto A sia, semplicemente, tale, e cioè A sia tenuto fermo come distinto nel modo indicato : o A è A, non semplicemente perché A vale come quel campo semantico che si costituisce allorché A è tenuto distinto nel modo indicato; ma A è A perché A vale come individuazione dell'universale concreto, che, per sé, o L-immediatamente, è sé medesimo. Ciò significa che A (sempre inteso nel modo indicato) non è, per sé, A: appunto perché l'identità non è peculiare a A piuttosto che a B. Si afferma che A è A , per altro, ossia perché A è determina­ zione o individuazione dell'universale identico. La convenienza di A ad A è pertanto L-mediata dal valere A come una tale individuazione; o il medio è l'universale identico concretamente determinato come A . Dove è chiaro che l'« altro » , per il quale A è A , non è semplicemente altro da A , ma è un altro che in­ clude A (ossia è il concreto, rispetto a cui A è momento), e che

Immediatezza e mediazione logiche pertanto è « altro » appunto perché non è soltanto A in quanto distinto. 1 Lo stesso discorso va ripetuto se si considera la proposizione « L'essere è essere » assumendo il termine « essere » come uni­ versale astratto, e cioè come determinazione distinta dal conte­ nuto concreto dell'universalità. Anche in questo caso, infatti, l'essere conviene, come predicato, all'essere, non in quanto l'es­ sere sia semplicemente .forma o universale astratto, ma in quanto il contenuto concreto dell'elemento formale - ossia la forma vista nella sua relazione al contenuto - è il per sé o il L-immediata­ mente identico. L'universale astratto non è per sé identico, ma per altro : appunto perché esso è identico in quanto è identica ogni determinazione della forma. Ciò che media l'identità della forma è il concreto, ossia è l'identità dell'universale concreto; e anche qui l'« altro » , per il quale la forma è sé medesima, inclu­ de la forma : a quel modo che la sintesi della forma e del conte­ nuto può includere come momento la forma.2 c) L'identità L-immediata è dunque solo l'identità del con­ creto, e questa identità è espressa dalla proposizione : « L'intero è l'intero » - l'intero essendo appunto l'essere, come universale concreto. (Tale proposizione - ormai è chiaro non esprime semplicemente la connessione Limmediata costituita dall'iden­ tità dell'intero con sé medesimo, ma ognuna, e quindi la tota­ lità, delle connessioni L-immediate). ·P er questo lato, questa è l'unica proposizione analitica, o non si dà altra proposizione ana­ litica che questa : ;porre infatti A come individuazione dell'uni­ versale concreto, e ·porre B come individuazione dell'universale concreto, significa porre lo stesso contenuto : l'universale con­ creto, appunto. Si badi che ciò non significa affatto che l'iden­ tità con sé di A non si distingua in alcun modo dall'identità con sé di B : le due identità sono certamente distinte; ma sia l'una che l'altra implicano, essenzialmente, in quanto identità L-im­ mediate, un termine - l'universale, l'intero - che include l'una �

l. Si osservi che la proposizione c A è A ,. è sintetica a priori sia ·che nel distinto A non sia posto altro che la determinatezza (essenza) per cui A si distingue dalle altre determinatezze, senza che cioè sia posto l'essere di questa determinatezza; sia che .n campo semantico costituito dal distinto A includa l'essere de1la determinatezza. Infatti A, posto come questo essere, si dis- tingue pur sempre dall'essere, inteso come unive11Sale concreto; si che anche se A è assunto come t. sia come So viene considerato nel testo.

Concetto astratto (ra) ecc. nuto presente (è l'essere della realtà sperimentata), sì che è pos­ sibile progettare che « l'essere di un contenuto non presente » sia un significato autocontraddittorio; ma in questo caso non si progetta l'autocontraddittorietà del significato « essere » come tale - (si ·badi che qui l'« essere » è l'essere formale; mentre nella proposizione « L'essere è ess ere » , l'« essere » è l'universale concreto) -, ché altrimenti dovrebbe essere autocontraddittorio anche l'« essere » della realtà sperimentata, ma si progetta l'au­ tocontraddittorietà del riferimento dell' (incontraddittorio) « es­ sere » a un contenuto non presente, ossia si progetta il risolvi­ mento dell'alternativa di cui sopra. (Lo stesso si dica del signi­ ficato « non è » : se questa estensione rossa è immediatamente presente, è immediatamente presente che « questa estensione bianca » non è, 1 e questa nullità è immediatamente presente co­ me nn'incontraddittorietà, sì che il progetto che il significato « nulla » sia accertato come un'autocontraddittorietà è anche in contraddizione col contenuto F-immediato. È vero che il si­ gnificato « nulla » è autocontraddiuorio nel senso stabilito nel cap. IV, ma non è autocontraddittorio qualora sia assunto come momento - « nulla-momento » - di questa autocontraddittorietà. Quando di un termine - « questa estensione bianca » , « altro dalla totalità dell'immediato » - si predica il nulla, lo si pre­ dica appunto come nulla-momento. - Dove è chiaro che, se dell'altro dalla totalità dell'immediato si predica il nulla per il motivo che « altro dall'immediato » è concetto autocontraddit­ torio, quest'ultimo sarebbe anch'esso un modo del positivo si­ gnificare del nulla). È infine autocontraddittorio il progetto dell'accertamento dell'autocontraddittorietà del predicato ( « intero » ) del secon­ do tipo di proposizioni sopra indicato, perché l'intero appartiene essenzialmente al senso originario della non contraddittorietà dell'essere (l'essere che non è non essere non è questo o quel­ l'essere, ma è ogni essere, tutto l'essere) e quindi è immediata­ mente autocontraddittorio progettare l'accertamento dell'auto­ contraddittorietà della non contraddittorietà originaria. Se la struttura originaria è l'apertura originaria della contraddizione l. La posizione di c questa estensione bianca ,. è la posizione di un'auto­ contraddittorietà, poiché questa estensione è rossa. La proposizione : c .Que­ sta estensione bianca non è ,. è pertanto anali tica, in quanto ogni autocon­ traddittorietà è nulla (dr. cap. IV, par. 14). La presenza della nullità di c questa estensione bianca ,. è, poi, la presenza di uno dei molti modi del positivo significare del nulla. In questo caso, la presenza della nullità di c questa estensione bianca ,. implica la presenza della positività di questa estensione rossa, poiché è per la presenza F-immediata di questa positività che quella nullità può essere posta. ( La presenza che questa estensione bianca non è, è inoltre la stessa presenza che questa estensione rossa non è bianca).

La struttura originaria (C), essa è insieme la strutturazione originaria della non con­ traddittorietà dell'essere (ed è appunto per il modo in cui tale stl"utturazione si costituisce che essa è l'apertura originaria della contraddizione C) . È quindi immediatamente autocontradditto­ rio il progetto di un accertamento dell'autocontraddittorietà di tale strutturazione e dei momenti semantici che in essa si strut­ turano.

5.

LA STRUITURA ORIGINARIA COME CONTRADDIZIONE ORIGINARIA

a) L'orizzonte in cui l'essere si libera originariamente dall'e­ sperienza possibile (cfr. par. 3) è ciò che può essere accertato, in un momento ulteriore a quello costituito dall'immediatezza attuale, sia come un orizzonte positivo, sia come l'orizzonte del nulla. Originariamente esso è questa ambivalenza o alternativa, e perciò è un orizzonte progettato. Il progetto è infatti una du­ plicità essenziale, poiché la tesi è possib ile ( = immediatamente incontraddiuoria) solo in quanto l'antitesi è possib ile. Orbene, è appunto questo tener innanzi come possibile tanto la tesi come l'antitesi che è uno stare in contraddizione : appun­ to perché entrambi i lati dell'alternativa sono posti come pos­ sibili, mentre è soltanto uno dei due quello « veramente » pos­ sibile, e l'altro dei due è impossibile - dato che i due lati val­ gono come termini tra loro contraddittori. La contraddizione del progettare può essere espressa anche in questo modo : in quanto l'altro dall'esperienza possibile è essere o nulla - e cioè non può essere, insieme, essere e nulla -, il progettare fa sì che o l'essere sia posto come nulla, o il nulla come essere : appunto perché il progettare lascia valere come possibile sia il lato in cui l'altro è posto come essere, sia il lato in cui l'altro è posto come nulla. Il momento del progettare è quello in cui non si è in grado di determinare q uale di q uesti due lati sia quello, simpliciter, possibile : per questa incapacità di determinazione, entrambi i lati vengono riguardati come pos­ sibili ( = incontraddittori) : sia quello che dei due è una impos­ sibilità, sia quello che è una necessità. ·b ) D'altra parte, il momento in cui si è in grado di stabilire quale dei due lati sia quello « veramente » o « simpliciter » pos­ sibile, è il momento in cui il momento del progettare è già su­ perato. Si è infatti in grado di stabilire che uno dei due lati, e non quell'altro, è il lato « veramente » possibile, solo in quanto si mostri che quell'altro lato è una contraddizione intrinseca onde quello che rimane è un lato che si è necessitati ad ammet­ tere per non cadere in contraddizione. Il momento in cui si è in

Concetto astratto (ra) ecc. grado di stabilire quale dei due lati sia quello « veramente » possibile, è pertanto il momento in cui si accerta quale dei due lati era « veramente » possibile : lo era appunto nel momento in cui non era noto quale dei due lati fosse quello veramente possi­ bile; ché, attualmente - cioè in questo nuovo momento -, esso non è più una semplice possibilità, ma, come si è detto, una necessità. Ma intanto, sino a che si rimane nel momento del pro­ gettare, entrambi i lati vengono e devono venire trattati nello stesso modo; onde si considera come ;possibile ciò che è invece una impossibilità (o come incontraddittorio ciò che invece è una intrinseca contraddizione). c) Questa contraddizione è originaria, o immediatamente ri­ levata, perché è rilevata in base all'analisi della struttura se­ mantica immediata del progettare originario.

6.

NOTE

a) L'originario è contraddizione anche in quanto esso si rea­ lizza come progetto di un'esperienza o immediatezza possibile : progetto che la totalità dell'immediato si determini o individui in modo diverso da quello che le compete di fatto. Infatti, le determinazioni effettuali della totalità dell'immediato valgono o come determinazioni esaustive del significato « totalità del­ l'immediato » , o come determinazioni che consentono una de­ terminazione o individuazione ulteriore di quel significato. Il progettare assume invece entrambi questi due lati c ome imme­ diatamente incontraddittori, e quindi pone quello che dei due lati è un'autocontraddittorietà, come un'incontraddittorietà e, viceversa, quello che dei due è un'incontraddittorietà come una (progettata) autocontraddittorietà. Ma, in generale, ogni progettare - ogni posizione di proble­ ma, ogni domandare - è un essere in contraddizione : appunto perché si conferisce lo stesso valore ai due lati del progetto. b) La posizione di un qualsiasi significato immediatamente presente è un progettare. Ad esempio, la posizione o presenza di questo rosso è insieme ,progetto che il significato « rosso » , di cui questo rosso è la determinazione effettuale, si determini ulte­ riormente rispetto a questa effettualità. Il progettare appartiene pertanto alla struttura dell'universalità del significato, stante che l'universalità è appunto la liberazione del significato dalla sua determinazione effettuale, rendendosi disponibile per una ulteriore determinazione ( = individuazione) e, da ultimo, per la totalità della determinazione. Riscontrare che il significato non è assolutamente assorbito o trattenuto dalla sua individua-

La struttura originaria zione effettuale, e cioè che la negazione di quell'assorbimento non è immediatamente contraddittoria, significa progettare l'o­ rizzonte della totalità delle individuazioni ulteriori del signifi­ cato, dove questo orizzonte è appunto l'agio o l'ambito in cui il pensiero si distende in quanto nega quell'assoluto assorbi­ mento.1 In quanto alla struttura dell'universalità appartiene il progettare, l'universalità è dunque anch'essa un essere in con­ traddizione, nel senso indicato. c) È chiaro dunque che un progetto è immediatamente in­ contraddittorio nel senso che, dal punto di vista dell'immedia­ tezza, non si è in grado di stabilire l'autocontraddittorietà di nessuno dei due lati del progetto; per quanto sia appunto que­ sta incapacità di determinazione ciò che fa sì che il progettare sia un trovarsi in contraddizione. Pertanto, l'originario è in con­ traddizione proprio perché il suo progettare non è immediata­ mente o originariamente contraddittorio : se la contradditto­ rietà del progettare fosse immediatamente posta - se cioè fosse immediatamente posto quale dei due lati del progetto è auto­ contraddizione -, il problematico sarebbe originariamente tolto nel categorico, e l'originario non si troverebbe, per questo lato, in contraddizione.

7.

SENSO DELLA CONTRADDIZIONE ORIGINARIA

Progettare che l'essere oltrepassi l'esperienza possibile è, come si è accertato, uno stare in contraddizione. La contraddizione del progettare può essere tolta togliendo il progettare? Si rispon­ de : no, se questo toglimento significa, semplicemente, porre la totalità dell'immediato (o l'esperienza possibile) senza porre l'altro da questa; sì, se il toglimento significa il superamento del l . È vero che, in quanto l'esperienza indude insiemi di individui appar­ tenenti alla stessa classe ( aventi lo stesso signifi.cato), il significato si libera dall'individuazione senza che tale liberazione sia un progettare. Se con a�, a2, aJ.. . an si indica un insieme di individuazioni del significato a appartenente aH'esperienza, il significato a si libera da ognuna di queste individuazioni, e tale liberazione non è un progettare ( ossia non è un oltre­ passamento dell'esperienza). Ma nella misura in cui non si è in grado di accertare che il termine an+ t indica un'autocontraddizione, la totalità del­ le individuazioni di a è progettata come oltrepassante l'insieme a1 ... an. E l'universalità di un significato non è la sua liberazione da qualcuna delle sue individuazioni, ma da ognuna di queste : appunto perché liberandosi da o:gnuna può realizzarsi in ognuna di esse. Si che l'orizzonte de�la totalità deUe individuazioni è necessariamente posto, allorché .}'universalità di un signifi.cato è posta; ed è appunto in relazione alla posizione di quell'orizzon­ te che le individuazioni attuali sono progettate come momenti della tota­ lità dell'individuazione.

Concetto astratto (ra) ecc.

momento del progettare nel momento in cui si sia in grado di stabilire quale dei due lati dell'alternativa sia intrinsecamente contraddittorio, onde l'altro lato risulti necessariamente posto. La contraddizione del progettare è tolta cioè mediante il riso l­ vimento, e non mediante la dimenticanza della posizione pro­ blematica. L'esclusione che la contraddittorietà del progettare· possa essere tolta dimenticando il progetto si basa sull'apparte­ nenza essenziale del progetto alla struttura originaria. (Su que­ sta essenziale appartenenza, cfr. par. 8). Si osservi, poi, che la contraddizione originaria - quale è stata accertata nei paragrafi precedenti - è un tipo particolare della contraddizione C (contraddizione dialettica). Infatti, se in ogni significato è necessariamente incluso, come tolto, l'altro da esso, onde l'altro è una costante del significato (cfr. cap. x, par. l ), per quanto riguarda il significato originario l'altro da questo è posto problematicamente (ossia è posto sia come essere che co­ me nulla), sì che la costante non è posta, e il significato origi­ nario non è ciò che pur intende essere. (Se si obiettasse che,. in quanto nel progettare è posto tanto l'essere quanto la nullità dell'altro dall'originario, è comunque posto ciò che vale come· costante dell'originario, sarebbe da rispondere che la costante è posta solo qualora sia vista nella sua appartenenza essenziale all'originario, ciò che per l'appunto non può accadere sin tanto, che non ci si solleva al di sopra del progettare). Si osservi inoltre che l'altro dall'originario è posto problema­ ticamente non in quanto esso è significato formale, ma quanto alla determinazione di questa formalità - determinazione che è costante iposintattica di quel significato formale (e anzi, poiché qui si tratta della stessa positività e nullità dell'altro dall'origi-· nario, è l'orizzonte di ogni determinazione i,posintattica del si­ gnificato formale in questione). L'originario è dunque realizza­ zione della contraddizione C perché un settore dell'iposintassi dell'originario non è posto, ossia non è posta la totalità delle· costanti dell'originario. (Su quest'ultimo punto si ritorna qui avanti). Pertanto, nella misura in cui dal punto di vista dell'immedia­ tezza attuale non si è in grado di stabilire se l'altro dall'origina­ rio (ossia l'altro dall'immediatezza attuale) sia essere o nulla,. sussiste il progetto che l'originario sia una contraddizione, in quanto che, qualora l'altro fosse un positivo, l'originario sareb­ be posto - stante il teorema per il quale ogni significato è co­ stante di ogni altro significato - senza che fosse posta una sua costante. Ma, insieme a questa progettata contraddizione, si dà una contraddizione immediatamente rilevata : appunto perché l'altro dall'originario è necessariamente essere o nulla - sì che uno di questi due lati dell'alternativa è costante dell'originario

La struttura originaria

(o meglio, entrambi i lati hanno valore di costanti, ma l'uno è costante come affermato, l'altro è costante come negato, e l'alter­ nativa sussiste perché non si sa quale dei due sia quello affer­ mato e quale quello negato) -, e sin tanto che non si risolve l'al­ ternativa e non si esce dal progettare, l'originario è posto senza che una sua costante lo sia : quella costante appunto che resta determinata dal risolvimento dell'alternativa. Se l'originario è contraddizione possibile in relazione all'incapacità di determi­ nare il suo altro, proprio per questa incapacità l'originario si manifesta dunque L-immediatamente come contraddizione. Que­ sta contraddizione L-immediatamente accertata è, ripetiamo, la stessa contraddizione originaria accertata nel par. 5. Appare anche, da quanto si è detto, che la proposizione : « Le costanti di S immediatamente presenti non sono la totalità delle costanti di S » è L-immediata : nella misura appunto in cui S è inteso come problematicità originaria, l'orizzonte semantico della quale è L-immediatamente posto come non includente un setto­ re dell'iposintassi (di tale orizzonte). [Nel par. 8, prop. [9], del cap. x, da un lato si è esposto il processo mediazionale che con­ duce alla proposizione : « Le costanti di S immediatamente pre­ senti non sono la totalità delle costanti di S » ; ma dall'altro lato si è preannunciata la posizione della L-immediatezza di questa proposizione. È chiaro che la strutturazione autentica di ra in­ clude già essa la posizione della L-immediatezza della proposi­ zione in questione, e cioè l'anticipazione di questa posizione è già soddisfatta con l'esposizione di ra] . Il momento originario del filosofare (struttura originaria) si presenta dunque, a questo punto dell'esposizione dell'origina­ rio, come sintesi originaria del categorico (posizione della totali­ tà dell'immediato) e del problematico (il progetto dell'essere per indicare qui l'aspetto più rilevante del problematico). Sin­ tesi originaria che, nel senso accertato, è contraddizione origi­ naria. Questa contraddizione è tipica, perché nella sua concre­ tezza strutturale è risultato originario dell'originario toglimento della contraddittorietà derivante dalla negazione della struttura originaria - o almeno tale contraddizione è un siffatto rrisultato, in relazione alla strutturazione attuale dell'originario. (Que­ st'ultima precisazione è in relazione al progetto che ciò che a questo punto appare come originario progettare sia originaria­ mente risolto [come appunto si verifica] in base a un prolunga­ mento dell'analisi dell'originario, ossia in base a una più ade­ guata comprensione della strutbura di questo. Se così stessero le cose, l'autentico risultato originario dell'originario toglimento delle contraddizioni prodotte dalla negazione della struttura originaria non sarebbe la contraddizione originaria in quanto realizzantesi come originario progettare, ma sarebbe appunto il

Concetto astratto (ra) ecc.

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toglimento di questa contraddizione, realizzato dal riso lvimento immediato dell'originario progettare). La contraddittorietà della struttura originaria è quindi di natura affatto diversa da quella della contraddittorietà di cui la struttura originaria è toglimento originario. Essa è tolta infatti solo attraverso l' oltrepassamento dell'originarietà quale attualmente si realizza, e cioè solo attra­ verso il risolvimento della problematicità originaTia. (Si osservi che questa problematicità è di per sé sola un astrauo, e perciò una contraddizione : contraddizione apparte­ nente a quel plesso totale del contraddittorio, che è tolto dalla struttura originaria come sintesi concreta del categorico e del problematico. L'originarietà del problematico è data poi, come già si è avvertito, dal suo valere come esso stesso momento del categorico, cioè come esso stesso contenuto nella totalità dell'im­ mediato; contenuto che per altro verso si pone, quanto al suo significato, proprio come l'altro dall'orizzonte che lo ricompren­ de come momento ).1

8.

APPARTENENZA ESSENZIALE DEL PROGETTO ALLA STRUTTURA ORIGINARIA

Se la posizione del piano semantico originario è l'apertura originaria dell'intero, quel piano è essenzialmente, o necessaria­ mente, in quanto immediatezza attuale, relazione problematica all'intero. Anche se si ammette che un prolungamento dell'ana­ lisi, una più approfondita comprensione dell'immediato sia in grado di togliere - e pertanto di togliere immediatamente quella problematiòtà, tuttavia un tale prolungamento dell'ana­ lisi resta esso stesso, dal punto di vista della strutturazione at­ tuale dell'immediato, un progetto; sì che il piano semantico dell'immediatezza si rapporta all'intero come ciò che può esser­ ne sia l'assoluta determinazione, sia una determinazione parziale. Questa relazione problematica all'intero è appunto il progetto che l'essere oltrepassi l'immediato. E cioè è appunto in quanto l'essere oltrepassa problematicamente la determinazione imme­ diata dell'essere, che sussiste originariamente la possibilità di una disequazione tra l'intero e l'immediato. l . In relazione al punto lasciato in sospeso al termine della nota fuori testo del par. 2, si osservi che nella misura in cui non è immediatamente con­ traddittorio progettare un incremento del progettare originario (ossia un'apertura di problemi attuahnente non posti), e stante che il progettare è un trovarsi in contxaddizione, non è immediatamente contraddittorio pro· gettare che l'originario divenga contraddizione in misura ulteriore a quella che gli conviene attualmente.

La struttura originaria

Se l'immediato è essenzialmente relazione problematica all'in­ tero, il concetto di una posizione dell'immediato, la quale non sia posizione di questa relazione problematica all'intero, prospet­ ta l'immediato come un essere in contraddizione (o anche : con­ cepisce come l'immediato ciò che non è l'immediato) : appunto perché l'immediato è ciò che essenzialmente è relazione proble­ matica all'intero. Il progettare appartiene dunque all'essenza della struttura originaria. In altri termini : se dal punto di vista dell'immediatezza attuale non si è in grado di affermare l'equa­ zione o la disequazione dell'immediatezza e dell'intero, questa problematicità entra a definire o appartiene all'essenza dell'im­ mediatezza attuale, sì che se questa è posta senza che tale pro­ blematicità sia posta, l'immediatezza è posta senza che sia posta una sua costante, e pertanto la posizione dell'immediatezza è apertura di una contraddizione. È d'altronde importante osser­ vare che la problematicità appartiene all'essenza dell'immediato non nel senso che sia autocontraddittorio che la problematicità sia risolta, ma nel senso che, allorché questo risolvimento si pro­ duce, dell'immediato non si può più dire che esso sia, simpli­ citer, l'immediato cui conveniva la problematicità. Appunto come avviene per q uesta estensione rossa, della quale si dice che il color rosso appartiene alla sua essenza : questa estensione, hic et nunc, è essenzialmente rossa; sì che se « questa » estensione non sarà più rossa, non sarà, simpliciter, q uesta estensione hic et nunc a non esser più rossa, ma una permanenza (forma, es­ senza, ecc.) di q uesta estensione. Analogamente : se la proble­ maticità sarà risolta, non sarà l'immediatezza attuale, simplici­ ter, a porsi in relazione categorica all'intero, ma sarà una « per­ manenza » dell'immediatezza attuale. Sì che è un certo momen­ to dell'individuarsi dell'immediato - ossia è l'immediato in quanto si realizza in una certa sua individuazione - a porsi nella relazione problematica, ed è un altro momento di tale indivi­ duazione a porsi nella relazione categorica - onde la problema­ ticità non appartiene all'essenza dell'immediato in quanto tale, ma in quanto esso si realizza in quel primo momento del suo individuarsi. Resta dunque confermato che se la relazione problematica dell'immediato all'intero è un essere in contraddizione da parte dell'immediato, tale contraddizione non può essere tolta non ponendo la relazione problematica - ché, come si è visto, questa steresi posizionale lascerebbe egualmente l'immediato nella con­ traddizione (sì che la contraddizione del progettare sarebbe tolta mediante la realizzazione di un'altra contraddizione) -, ma ri­ solvendo la situazione problematica nel categorico.1 l. Quanto s i è detto a proposito del progetto d i u n essere oltrepassante

9.

DISEQUAZIONE L- IMMEDIATA TRA INTERO E STRUTTURA ORIGINARIA

a) In quanto il progettare appartiene alla struttura dell'ori­ ginario - in quanto cioè questa struttura è contraddizione origi­ naria -, la proposizione : « L'originario è l'intero » è immedia­ tamen te autocontrad dittoria. Ciò significa che l'originario vale L-immediatamente come momento dell'intero. Il che, così sem­ plicemente enunciato, sembra una contraddizione, perché se l'o­ riginario è la stessa struttura dell'immediato (logico e fenome­ nologico), e se la disequazione tra originario e intero è L-imme­ diata, si dovrà di'l"e, da un lato, che tale disequazione appartiene alla struttura dell'immediato - sì che p e r questo lato non vi sarà nulla che oltrepassi l'immediato -, e insieme si dovrà dire, in forza della posizione stessa della disequazione, che l'intero oltre­ passa l'immediato. Questa apparente contraddizione è tolta con l'esplicitazione del senso secondo il quale si afferma che la pro­ posizione : « L'originario è l'intero » è immediatamente auto­ contraddittocia. Si avverta innanzitutto che, affermando quella proposizione, non si intende negare quanto si è sinora sostenuto : che dal punto di vista dell'immediatezza attuale l'equazione e la dise­ quazione tra l'originario e l'intero è soltanto un progetto. In­ fatti, è proprio in quanto l'originario (la struttura dell'imme­ diato) è un progettare, che esso lascia indeterminato se l'altro da sé sia essere o nulla, e - come caso limite - lascia indetermi­ nato se sia o no incontraddittorio determinare se l'altro dall'oril'esperienza possibile, si ripeta a proposito del progetto che b totalità del­ l'immediato si determini in modo diverso da quello che le compete di fatto. ( Ma il discorso va ripetuto, in generale, per ogni progetto). Le determina­ zioni effettuali dell 'immediato stanno infatti, essenzialmente, in una rela­ zione problematka col significato c totalità dell'immediato », in quanto che quelle determinazioni effettuali possono valere, dal punto di vista dell'immediatezza, sia come l'assoluta determinazione di quel significato, sia come una determinazione parziale. ( Non nel senso - per quanto riguarda questo secondo lato - che .sia immediatamente in-contraddittorio supporre che oltre �e determinazioni effettuali, delle quali si dke che sono la tota· li tà dell'immediato, sia immediatamente presente alcunché d'altro - ché quakosa è posto come totalità dell'immedi ato solo in quanto è escluso un immediato eocedente ciò che è posto come una tale totalità -, ma nel senso ·che non è immediatamente contraddittorio progettare il sopraggiun­ gere di determinazioni diverse dallle determinazioni effettuali). Se questa effettuale immediatezza sta in quella essenziale relazione problematica col significato c totalità dell'immediato » , il concetto di una posizione dell'effet­ tualità, che non sia insieme posizione della relazione problematica del­ l'effettualità a quel significato, concepisce come l'insieme delle determi· nazioni effettuali dell'immediato ciò che non è questo insieme : appunto perché questo è dò ·che è essenzialmente relazione problematica al signi­ ficato c totalità dell'immediato • .

474

La struttura originaria

ginario sia essere o nulla. Se l'originario, come progetto o pro­ blematicità, è questa indeterminazione - se cioè esso non è in grado di risolvere la problematicità che lo costituisce -, tale risol­ vimento è d'altronde, necessariamente, o incontraddittorio o au­ tocontraddittorio; e qualora sia incontraddittorio, è necessario che l'altro dall'originario sia essere o nulla. Pertanto l'originario non è l'intero, appunto in quanto, come problematicità, non include il risolvimento della problematicità, non include cioè la struttura semantica in cui consiste tale risolvimento. (Il quale, come caso limite, può essere lo stesso accertamento dell'autocon­ traddittorietà di un risolvimento di q uell'aspetto del problema, per il quale si domanda se l'altro dall'originario sia essere o nulla. Col che è chiaro che un aspetto del problema o, meglio, un ambito della problematicità deve comunque poter essere ri­ solto : il risolvimento di questa zona limitata del problematico è la determinazione se la zona residua del problematico sia o meno risolubile). Il risolvimento della problematicità originaria è dunque altro dall'originario : l'essere, il positivo, oltrepassa l'originario per il fatto stesso o nella mis-ura appunto in cui l'originario non è in grado di stabilire se l'essere lo oltrepassa o no. Quell'oltrepassamento dell'originario è posto all'interno del­ la stessa struttura dell'originario, stante che nella proposizione : « La problematicità originaria è oltrepassata da una dimensione positiva ( = è oltrepassata dal positivo costituito dal risolvimento del problema originario) » il predicato conviene L-immediata­ mente al soggetto. È L-immediatamente noto che l'immediato non è l'intero. O è L-immediatamente noto che all'immediato conviene una proprietà (l'essere o no oltrepassato dall'intero; o, come caso limite, l'essere o no ciò la cui problematicità - indi­ cata appunto, nel suo aspetto preminente, dall'alternativa per prima formulata - può essere incontraddittoriamente risolta) che non è immediatamente nota. Ma si badi che se l'essere oltre­ passa originariamente in modo categorico l'originario, in quanto appunto l'oltrepassamento dell'originario vale originariamente come un problema, tutto questo non costituisce una contraddi­ zione, perché il positivo, di cui, categoricamente, si afferma ori­ ginariamente che oltrepassa l'originario, non è il positivo, il cui oltrepassamento dell'originario vale originariamente come un problema : quel primo positivo è la positività in cui consiste il risolvimento (comunque questo si determini) della problema­ ticità originaria; quel secondo positivo è invece quella ulterio­ re positività cui si riferisce il risolvimento della problematicità (ossia cui si riferisce quella prima positività) allorché esso si determina come affermazione che il positivo oltrepassa l' origi­ nario - sì che ciò che è qui oltrepassato non è semplicemente l'originario, inteso come problematicità originaria, ma è anche

Concetto astratto (ra) ecc.

475

il piano semantico che include la struttura semantica in cui consiste il risolvimento dell'originaria problematicità. Per que­ sto secondo lato, affermare che l'essere oLtrepassa l'originario questa è appunto l'affermazione che dal punto di vista dell'ori­ ginarietà attuale si presenta come un problema - significa affer­ mare che l'essere oltrepassa quello stesso oltrepassamento del ­ l'ori?in �rio, che è dato dal risolvimento della problematicità on_ gman a . L' oltrepassamento dell'o riginario sussiste dunque sia nel caso che si accerti che oltre l'origi nario è l'essere, come che si accerti che nulla oltrepassa l'originario (come pure nel caso - caso li­ mite - si accerti che il risolvimento di questa problematica è autocontraddittorio). In entrambi i casi (e anche nel caso limite) si realizza l'oltrepassamento dell'originario : appunto perché, co­ me si è detto, l'oltrepassamento consiste nel risolvimento (in un modo o nell'altro) del progettare. Con ciò è chiaro che l'origina­ rio, che in ogni caso è o ltrepassato, non è l'ori ginario inteso come esperienza possibile, ma è l'originario come determina­ zione effettuale della totalità dell'immediato; stante che l'accer­ tamento che l'altro dall'esperienza (possibile o attuale) è nulla,. sta sì oltre la determinazione effettuale dell'immediato, ma non sta oltre l'esperienza del problema.1 ·Pertanto, l'immediato vale immediatamente solo come un progetto, nel senso che - prescindendo qui dal caso limite non si può immediatamente stabilire se ciò che oltrepassa l'im­ mediato sia soltanto l'accertamento che nulla oltrepassa l'imme­ diato ( inteso, questo secondo immediato, come semplice sintesi dell'accertamento e delle determinazioni effettuali oltrepassate da tale accertamento); oppure sia un'ulteriorità positiva, costi­ tuita dall'accertamento che un positivo oltrepassa l'immediatezza. effettuale e da questo positivo, se si tratta del progetto dell'essere· immediato (cfr. par. 3), e costituita dall'accertamento che un positivo oltrepassa la stessa esperienza possibile e da questo po­ sitivo, se si tratta del progetto dell'essere (cfr. par. 3). l. In altri termini : anche qualora si stabilisse che la totalità dell'immediato. -::ostituisce la materia assoluta dell'intero semantko, la materia assoluta non. potrebbe essere la determinazione attuale delil'immediato : questa determi­ nazione, infatti, non include quel processo logico-semantico in base al quale si accerterebbe che la totalità dell'immediato costituisce la materia assoluta dell'intero. Questo processo è infatti, dal punto di vista deill'originarietà· attuale, una possibilità, e pertanto non è posto secondo quelle concrete de­ terminazioni che, se esso sussiste, lo costituiscono. La determinazione ef­ fettuale dell'immediato è appunto questa originarietà che lascia sussistere· quel processo come possibile. Originariamente è pertanto incontraddittorio. che l'esperienza possibile costituisca l'aSSOiluta materia semantka, ma non che questa materia sia costituita dalla determinazione effettuale del­ l' esperienza.

La struttura originaria

b) Dire che la problematicità originaria non è l'intero, signifi­ .ca affermare che la contraddizione - che, come si è visto, appar­ tiene all'essenza del problematico - non è l'intero. Affermazione che, da un lato, discende da quanto sopra si è detto, e dall'altro lato si impone per sé stessa, perché se la contraddizione è l'intero, il definitivo, essa è lasciata sussistere come non tolta, ossia l'essere è inteso come autocontraddittorio. In altri termini, sostenere che il trovarsi in contraddizione (quale appunto compete alla pro­ blematicità originaria) è il definitivo, ossia che la contraddizione non può essere tolta - stante che oltrepassare il trovarsi in con­ traddizione è un cadere nel nulla -, significa sostenere che l'es­ �ere è autocontraddittorio, giacché è solo se l'essere è autocon­ traddittorio che è impossi bile oltrepassare quella posizione del­ l'autocontraddìttorietà in cui consiste la situazione problematica. Con quest'ultimo rilievo ci si mette in condizione di deter­ minare il valore di quel « caso limite » (cui si è fatto più volte cenno qui avanti) della problematicità originaria (dove questa è problema se il risolvimento del problema sia o meno incontrad­ dittorio), che si nora è stato lasciato valere come struttura in­ .contraddittoria. Per lo sviluppo di questo concetto cfr. par. 14. È dunque contraddittorio affermare che quell'essere in con­ traddizione, in cui consiste l'originario, sia l'intero semantico. Pertanto, da un lato, se si accerta che l'intero oltrepassa l'origi­ nario, si accerta insieme che l'originario è un essere in contrad­ dizione : appunto in quanto, come apertura originaria dell'in­ tero, non è posizione della totalità delle costanti di esso; dall'al­ tro lato, se l'originario è un essere in contraddizione, esso non può valere come l'intero, perché, come si è detto, la contraddi­ zione non può esser lasciata valere. Per un duplice motivo, dunque, il progettare originario è immediatamente posto in disequazione con l'intero : in quanto la soluzione del progettare non è nota, e in quanto la contraddi­ zione, in cui consiste il progettare, deve essere tolta - sì che il toglimento della contraddizione è quel positivo per il quale l'in­ tero oltrepassa comunque l'originario progettare. c) Affermare che la proposizione : « L'originaria problemati­ ·d tà è l'intero » è immediatamente autocontraddittoria, non è dunque affermare una contraddizione, come invece sembrava ·all'inizio del punto a); perché se la disequazione tra originario ·e intero è L-immediata, non per questo si potrà dire che nulla oltrepassi l'originario. Infatti, se il risolvimento del problema è immediatamente posto come oltrepassante l'ambito della pro­ hlematicità originaria - se del risolvimento si deve affermare immediatamente l'essere, oltre il problema -, l'originario non include d'altra parte in che modo si realizza tale risolvimento, ed è appunto la steresi di questa concreta modalità del risolvi-

Concetto astratto (ra) ecc.

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mento a consentire di tener fermo come immediato l'oltrepassa­ mento dell'immediato. Che la soluzione oltrepassi il problema, questo è L-immediatamente noto - sì che per questo lato l'im­ mediato non è oltrepassato, ossia non è un problema originario se la soluzione oltrepassi il problema, o per questo lato l'origi­ nario non si realizza come problema; come il problema origi­ nario sia risolto, questo è quanto non è L-immediatamente no­ to - onde è per questo lato che si verifica l'oltrepassamento del­ l'immediato, ossia si può affermare L-immediatamente che un positivo oltrepassa l'immediato.

1 0.

NOTA

Si è detto nel punto a) del paragrafo precedente che affermare che la proposizione : « Il problema originario è l'intero » è im­ mediatamente autocontraddittoria, non significa negare quanto sinora è stato sostenuto : che dal punto di vista dell'immedia­ tezza l'equazione e la disequazione tra originario e intero è sol­ tanto un progetto. Con ciò, si osservi, ci si intende riferire al fatto che la strutturazione attuale dell'immediato non è in grado di risolvere tale progetto; ossia non si intende escludere la pos­ sibilità che uno sviluppo dell'analisi della struttura dell'imme­ diato si costituisca come risolvimento immediato di quel pro­ gettare. Il che può essere affermato senza immediata contraddi­ zione; dato anche che come sopra si è stabilita l'incontradditto­ rietà dell'affermazione dell'immediatezza dell'oltrepassamento della problematicità originaria, così non è immediatamente con­ traddittorio progettare una struttura logica, per la quale - qua­ lora il risolvimento immediato del progettare sia posizione im­ mediata della disequazione tra immediato e intero (giacché è appunto per questo lato che si potrebbe supporre una contrad­ dizione nel progetto di quella struttura logica) - si mostri l'auto­ contraddittorietà della negazione che l'intero oltrepassa imme­ diatamente l'immediato - lo oltrepassa, è chiaro, non semplice­ mente nel senso che la soluzione oltrepassa il problema origi­ nario (questo è quanto è già stato stabilito; e questo oltrepassa­ mento può essere detto oltrepassamento in senso debole), ma come oltrepassamento di questo stesso oltrepassamento - ciò che può essere detto oltrepassamento in senso forte. È chiaro che qualora la struttura dell'immediato si apra co­ me risolvimento immediato di quel progettare (ossia del pro­ blema se l'essere oltrepassa o no in senso forte l'immediato), il punto di vista nel quale qui ci si mantiene si rivelerebbe come concetto astratto. lnfabti, è solo in quanto viene astrattamente

La struttura originaria concepito, che quel momento della struttura dell'immediato ( in ­ tesa questa nel suo realizzarsi come risolvimento immediato di quel progettare ) che è costituito da quanto nella struttura origi­ naria si distingue dall'ambito costituito da quel ri solvi mento im­ mediato, è solo in quanto quel momento è astTattamente con­ cepito, che esso può realizzarsi come progetto ch e l'altro dalla struttura dell'immediato sia essere o nulla : tolto il concetto astratto, il progetto è i mm ed iat am en te risolto.

1 1.

LA STRUTTURA ORIGINARIA COME TOGLIMENTO FORMALE DELLA CONTRADDIZIONE ORIGINARIA

L' origin ari o è, come struttura progettante, con tradd iz ion e. Questa contraddizione (che qui può essere ancora considerata nel suo aspetto preminente, cioè come c ontraddizione del pro­ getto di un positivo oltrepass ante l'esperienza possibile) è per sé, o posta, originariamente ( = L-immediatamente). Ciò s ign i fica che la totalità dell'immediato è immediatamente nota come questa contraddizione, o che la posizione di questa con tradd i ­ zione appartiene alla st:mtturazione dell'immediato. Ma pro pr io perché la contraddizione in parola è originariamente manifesta, è originariamente affermato il suo dover essere tolta. Ma con ciò la contraddizione è originariamente tolta : la contraddizione è originariamente tolta proprio perché è originariamente ( = L­ imm edi atame n te) posto il suo dover esse re tolta. O anche : quan­ do si dice che è necessario andar oltre il progettare, che è nece s­ sario risolverlo, si è con ciò già andati oltre, lo si è già risolto . Si badi : il ;toglimento della contraddizione consiste precisa­ mente nel riconoscere che la contraddizione originaria deve es­ s ere tolta. È appunto perché un siffatto toglimento della contrad­ dizione non contiene altro che quel riconoscimento, è appunto per questo che si deve dire che questo toglimento originario della contraddizione originaria ha un valore s emplic emen te formale. Toglimento formale significa sapere che la contraddi­ zione deve essere tolta ( = che il problema ha una soluzione), ma senza sapere come deve essere tolta. O il « come » è saputo esso s tesso formalmente : nel senso che, se è originariamente noto che il togl im ento non può essere dato dalla dimenticanza del progettare (altrimenti la contraddizione sarebb e tolta at trave rso l'affermazione di u n ' altra con traddizio ne) , 'bensì dal riso lvimento del proge ttare, o dall' o ltre passamen to del momento problema­ tico, d 'al tra parte non è originariamente nota la determinazione dell'oltrepassamento : se qu esta consista nel porre la nullità o la positività dell'orizzonte in cui l'essere si libera originariamente.

Concetto astratto (ra) ecc.

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(Il toglimento formale della contraddizione ongmaria è la stessa posizione categorica, per quanto anch'essa formale, del­ l'intero logico, ossia della definitività oltrepassante la proble­ maticità originaria).

1 2 . LA STRUTTURA ORIGINARIA COME ORIGINARIETÀ FORMALE DELLA METAFISICA

In quanto l'originario si realizza come quell'oltrepassamento formale del momento problematico, la struttura originaria vale come l'apertura originaria del sapere metafisico. Si avverta che l'orizzonte metafisico si ·è già aperto col proget­ tare. E cioè già il progettare è un oltrepassamento dell'esperienza possibile. Ma questo oltrepassamento è problematico : nel senso che l'orizzonte, in cui l'essere si libera originariamente, è aperto come un'alternativa tra la sua positività e la sua nullità. (L'« o­ rizzonte ontologico » dello Heidegger e lo « Umgreifende » dello Jaspers possono essere considerati come le prospettazioni più consapevoli, operate dalla filosofia contemporanea, dell'apertura originaria dell'orizzonte metafisico problematico). Ma l'apertura problematica è solo un aspetto o, meglio, un momento dell'apertura originaria dell'orizzonte metafisico. Il toglimento formale della contraddizione originaria è infatti l'a­ pertura categorica di questo orizzonte. La categoricità dell'oriz­ zonte metafisico è data appunto dalla posizione necessaria del momento in cui il progettare è risolto - e tale posizione è ne­ cessaria perché la negazione di quel momento implica il perma­ nere della contraddizione pertinente all'originario, come con­ traddizione affermata. Ma è chiaro altresì che all'orizzonte metafisico compete una siffatta originaria categoricità nella misura in cui esso è un oriz­ zonte .formale o indeterminato. Il contenuto metafisico, che si costituisce come un siffatto possesso originario, non ha infatti altra determinazione che questa : di essere risolvimento del pro­ gettare - di essere cioè toglimento della contraddittorietà del progettare. n risolvimento e il ltoglimento in parola è sì conse­ guito - onde la sua posizione è categorica -, ma non è conseguita (originariamente) la sua determinazione concreta : non si è in grado di stabilire quale sia la determinazione, tra quelle proget­ tate (tra quelle che costituiscono l'alternativa), che valga come il contenuto metafisico esclusivo della sua negazione. Se questo originario sapere metafisico consiste nel porre la soluzione for­ male del problema originario, è chiaro che la metafisica origi­ naria, proprio perché formale, non è « trascendentistica » piut-

La struttura originaria

tosto che « immanentistica » . Immanentismo e trascendentismo appartengono all'orizzonte metafisica progettato. Affermando l'originari età formale del sapere metafisico, non si esclude la possibilità di ( = non è immediatamente contrad­ dittorio il progetto di) un accertamento dell'originarietà con­ creta di tale sapere. È chiaro che qualora quell'accertamento ab­ bia a realizzarsi, l'affermazione dell'originarietà formale del sa­ pere metafisico è rilevata come concetto astratto, nel senso già indicato nel par. 1 0. [È appunto quanto accade (cfr. cap. xm ) . In relazione quindi all'anticipazione, operata nel par. 3 del cap. I di questo saggio, circa l'originarietà del sapere metafisico, è chia­ ro che l'originarietà di tale sapere colà preannunciata 1 non è l'originari età formale di cui si parla nel presente paragrafo : l'o­ Tiginarietà formale essendo anzi la forma o l'autentico modo di apertura del concetto ra• ossia del concetto che è astratto appunto perché non è in grado di rilevare l'originarietà con­ creta del sapere metafisico, sì che dal punto di vista di tale astratto concetto quella concreta originarietà deve valere come contenuto di un progetto] .

1 3 . NOTA (PROBLEMATICITÀ E CATEGORICITÀ DELL'ORIGINARIO ORIZZONTE METAFISICO)

Il toglimento originario della contraddittorietà del progettare, da un lato toglie (formalmente) il progettare, ma dall'altro lato lo lascia permanere come contenuto dello stesso orizzonte cate­ gorico. Il progetto è risolto nel senso che è posto il suo dover essere risolto; ma poiché, come si è detto, questa necessità del risolvimento lascia indeterminato il modo del risolvimento, il modo resta progettato e la contraddizione del progettare per­ mane come non tolta : formalmente tolta, materialmente non tolta. In relazione alla contraddizione originaria sussiste dunque un compito originario (la necessità cioè di togliere la contrad­ dizione), e tale compito è originariamente assolto in quanto la contraddizione ·è formalmente tolta. Il compito permane invece, come tale, in quanto la contraddizione non è materialmente tolta. [Con dò resta chiarito il motivo per il quale, nel cap. x, par. 7, ·b, si affermava che già dal punto di vista di ra si è in grado di escludere che originariamente si dia soltanto il progetto di un compito : il compito è cioè originariamente posto già dal punto di vista di ra. Il compito, d'altra .parte, vale originariamente l. Cfr. anche cap.

x, par.

8,

prop.

[7] .

Concetto astratto (ra) ecc.

come un progetto in quanto, dal punto di vista dell'originarietà strutturantesi come ra, resta progettato se l'essere oltrepassi o no, in senso forte, l'immediato; sì che, in relazione al teorema per il quale ogni significato è costante di ogni altro significato, è un progetto che l'originario, in quanto oltrepassato in senso forte da un positivo, sia realizzazione della contraddizione C, e quindi è un progetto il compito consistente nel toglimento di questa contraddizione] .

14. IL CONCEITO DI « IMPOSSIBILITÀ DELLA METAFISICA » È IMMEDIATAMENTE CONTRADDIITORIO

a) In base alle considerazioni svolte resta accertato che quella più ampia alternativa, cui si è fatto cenno nel par. 4, b (ossia quel « caso limite » del progettare, di cui si è parlato nei para­ grafi precedenti), è originariamente autocontraddittoria. Ma, si badi, originariamente autocontraddittoria non nel senso che la contraddittorietà sia dovuta all'assenza del risolvimento del pro­ gettare in cui consiste questa alternativa, ma nel senso che uno dei due modi del risolvimento del progettare si manifesta origi­ nariamente come un'autocontraddizione; sì che l'alternativa in questione è immediatamente (econcretamente) tolta. Si chiarisca. I due lati di questa più ampia alternativa - « alternativa in­ cludente » - sono, come si è detto : possibilità del risolvimento dell'alternativa-momento (del risolvimento cioè del progetto della ·positività-negatività dell'orizzonte in cui si libera l'essere), e impossibilità (autocontraddittorietà) di quel risolvimento. ,Di­ ciamo dunque che progettare l'impossibilità del risolvimento dell'alternativa-momento - ossia progettare che sia possibile ac­ certare che il concetto di « risolvimento dell'alternativa-momen­ to » sia intrinsecamente contraddittorio -, diciamo che questo esito dell'alternativa includente appare originariamente come autocontraddittorio. L'alternativa-momento è infatti ciò che determina la contrad­ dizione originaria, formalmente tolta nell'ambito dell'origina­ rietà. Si è detto che questo toglimento formale consiste nella stessa posizione della necessità del toglimento della contraddi­ zione originaria; che ·è quanto dire che il toglimento formale di questa contraddizione consiste nel porre la necessità del risol­ vimento dell'alternativa-momento. Se dunque la contraddizione originaria è tolta solo risolvendo l'alternativa-momento, è in­ trinsecamente contraddittorio supporre che il risolvimento del­ l'alternativa-momento sia una contraddizione intrinseca. Il « ca­ so limite » del progettare originario è dunque immediatamente

La struttura originaria autocontraddittorio, perché uno dei due lati dell'alternativa che costituisce quel caso limite è dato appunto dall'affermazione che il toglimento della contraddizione è una contraddizione. Se que­ sto lato del caso limite del progettare originario, se questo lato cioè dell'alternativa includente, è una contraddizione intrinseca, questa alternativa non sussiste originariamente come apertura problematica, ma come contraddizione appartenente al plesso totale delle contraddizioni originariamente .tolte dalla struttu­ ra originaria. Contraddizione, quindi, che non è tolta oltrepas­ sando il progettare (appunto perché il progettare non sussiste), ma non lasciando che questo progettare si costituisca come tale. In altri termini, i due lati dell'alternativa-momento sono en­ trambi immediatamente incontraddittori; mentre il secondo lato dell'alternativa includente è immediatamente autocontrad­ dittorio; e quindi il primo lato è necessario, ossia non si realizza nella forma del problematico, ma del categorico. In questo se­ condo caso, pertanto, l'alternativa non sussiste, cioè è immedia­ tamente tolta come alternativa. L'alternativa-momento è invece una alternativa autentica, e si realizza pertanto, nel senso accer­ tato, come una contraddizione il cui toglimento è dato dall'ol­ trepassamento della problematicità dell'alternativa. Il caso limite permane come un'incontraddittorietà solo in quanto non ci si avvede che esso consiste nell'affermazione che la negazione della contraddizione è una contraddizione. Que­ sto non avvedersi è concetto astratto di un momento della strut­ tura dell'immediato (ossia di quel momento in cui consiste il caso limite). È chiaro che qualora un prolungamento dell'analisi dell'immediato pervenisse al risolvimento immediato della stessa alternativa-momento [e questo è quanto appunto accade nella strutturazione concreta dell'originario] , si dovrebbe dire dell'al­ ternativa-momento quanto si è detto dell'alternativa includente : che uno dei suoi due lati appare immediatamente come auto­ contraddittorio, sì che il concetto concreto dell'immediatezza non lascia costituire l'alternativa-momento come un'alternativa, come un progettare, ma la toglie immediatamente con la posi­ zione categorica di uno dei suoi due lati - e pertanto l'alterna­ tiva in questione sussisterebbe solo come contenuto del concetto astratto di un momento della struttura dell'immediato. [Con ciò è chiaro che la strutturazione concreta di ra include il progetto che tale strutturazione sia concetto astratto dell'originario] . b) Il corollario che si ottiene in base alle considerazioni pre­ cedenti ha un'importanza rilevante. Lo si può così formulare : « Il concetto di una deduzione dell'impossibilità meta·fisica vale immediatamente come un'autocontraddizione » . Tale de­ duzione dovrebbe infatti consistere nell'accertamento della con­ traddittorietà intrinseca del concetto di « risolvimento dell'al-

Concetto astratto (ra) ecc. ternativa-momento » . Ma si è visto che è immediatamente con­ traddittorio progettare la contraddiuorietà di questo concetto. Ciò significa che ogni possibile deduzione o fondazione dell'im­ possibilià della metafisica è, a priori, autocontraddittoria (que­ sta · apriorità essendo qui appunto l'originarietà, ossia la strut­ turazione dell'immediatezza). c) È immediatamente autocontraddittorio - si è detto - af. fermare che il toglimento della contraddizione, nella quale con­ siste l'alternativa-momento, sia un'autocontraddizione; e quindi è immediatamente autocontraddittorio il concetto di impossi­ bilità della metafisica. D'altra parte, sembra che, pur tenendo ferma l'autocontraddittorietà dell'affermazione che il toglimento della contraddizione è autocontraddizione, non sia immediata­ mente autocontraddittorio progettare l'accertamento che la strut· tura originaria non possa costituirsi ( = che sia autocontraddit­ torio che la struttura originaria si costituisca) come toglimento di quella contraddizione : quel progetto, diciamo, può sembra­ re che non sia immediatamente autocontraddittorio qualora si affermi l'esistenza di un orizzonte posizionale diverso dalla strut­ tura originaria, che si realizzi esso come toglimento di quella contraddizione che affetta l'originario, e che quindi si realizzi esso come categorema metafisica. In altri termini, se è immedia­ tamente autocontraddittorio che il toglimento della contraddi­ zione (che qui è considerata come contraddittorietà del proget­ tare in cui consiste l'alternativa momento) sia un'autocontraddi­ zione - e quindi è immediatamente autocontraddittorio il con­ cetto di impossibilità della metafisica -, sembra che il togli­ mento di quella contraddizione possa essere realizzato o, per prolungamento dell'analisi dell'originario, nell'ambito stesso della struttura originaria (o anche in uno sviluppo mediazio­ nale di questa), oppure in un ambito posizionale diverso dalla struttura originaria (e diverso da ogni possibile ambito posizio­ nale costituito da un qualsiasi sviluppo mediazionale dell'ori­ ginario). Non sembra cioè immediatamente autocontraddi�torio progettare che sia impossibile realizzare il discorso metafisico nell'ambito o come sviluppo dell'originario ( = impossibilità del discorso metafisica come discorso umano, o, meglio, come di­ scorso mio), qualora però si ponga un diverso orizzonte posizio­ nale o coscienziale, in cui quel discorso sia realizzato; ché, se questo diverso orizzonte non fosse affermato - se cioè quel pro­ getto dell'impossibilità del discorso metafisica non fosse insieme progetto dell'esistenza di questo orizzonte -, si verrebbe dacca­ po a dire che il toglimento della contraddizione è, simpliciter, autocontraddittorio. (Dove è chiaro che il toglimento della con­ traddizione può essere, secundum quid, aùtocontraddittorio : in quanto cioè sia di pertinenza ddla struttura originaria). In un

La struttura originaria tale diverso orizzonte posizionale deve peraltro essere posto tut­ to ciò che è posto nella struttura originaria, giacché solo a que­ sta condizione in quell'orizzonte può essere stabilito (in ciò consiste appunto il risolvimento dell'alternativa-momento) se il P? siti �o oltrepassa o no, in senso forte, l'orizzonte posizionate ongmano. Ma affermare un orizzonte posizionale diverso dall'orizzonte originario e dal suo sviluppo, e nel quale il discorso metafisica si realizzi, significa, sia pure al limite, realizzare nell'ambito del­ l' orizzonte originario il discorso metafisica, sì che resta confer­ mato quanto si diceva nel punto h). Affermare infatti l'esistenza di quell'orizzonte posizionale, diverso dall'orizzonte originario, significa affermare che l'orizzonte in cui si libera l'essere è un positivo - e cioè che il positivo oltrepassa in senso forte l'origi­ nario -, e quindi significa risolvere l'alternativa-momento. Se dunque progettare l'accertamento della dimostrazione dell'im­ possibilità (da parte dell'originario, o di uno sviluppo media­ zionale di questo) del risolvimento dell'alternativa-momento im­ plica, necessariamente, l'affermazione del risolvimento dell'al­ ternativa-momento, segue che quel progetto può essere mante­ nuto come incontraddittorio, in quanto l'insolubilità dell'alter­ nativa-momento sia intesa non absolute, ma in una sua certa quantificazione, e cioè come impossibilità di determinare se - a parte il fatto che l'originario deve essere immediatamente inteso (qualora si progetti l'accertamento dell'impossibilità di risol­ vere l'alternativa-momento) come oltrepassato da quel diverso orizzonte posizionale - il positivo oltrepassa o no l'originario in misura ulteriore a quella che si deve affermare immediata­ mente, allorché si afferma appunto l'esistenza di quel diverso orizzonte posizionale in cui la contraddizione è tolta. E pertanto tale orizzonte deve essere progettato non come ciò in cui, sem­ plicemente, si stabilisce se il positivo oltrepassa o no, in senso forte, l'orizzonte posizionale originario (giacché l'oltrepassa­ mento deve già essere affermato dal punto di vista dell'origina­ rio, perché il progetto dell'accertamento dell'impossibilità del discorso metafisica non sia autocontraddittorio ), ma come ciò in cui si stabilisce se il ·positivo oltrepassa, in senso forte, l'ori­ ginario, in misura ulteriore a quella costituita da questo stesso orizzonte oltrepassante - ossia in misura ulteriore a quella im­ mediatamente richiesta dall'incontraddittorietà del progetto del­ l'impossibilità del discorso metafisica. Dimostrare l'impossibilità di un sapere metafisica, significa dunque dimostrare che quella parte dell'intero che è la strut­ tura originaria e il suo sviluppo è un essere necessariamente in contraddizione (dove la « contraddizione » non è da intendere indeterminatamente, ma come q uella certa autocontraddittorietà

Concetto astratto (ra) ecc. in cui consiste l'alternativa-momento, in quanto realizzantesi secondo la quantificazione qui sopra indicata). [È chiaro che, dal punto di vista della strutturazione concreta dell'originario, per il quale l'affermazione che il positivo oltre­ passa l'originario è L-immediata - ·per il quale cioè l'originario si costituisce come concreto e categorico sapere metafisico -, il progetto che l'originario sia essenzialmente incapace, nel senso qui sopra indicato, di realizzare il sapere metafisico, è immedia­ tamente tolto : stante appunto che, come si accerterà, l'alterna­ tiva-momento è immediatamente o originariamente tolta, sì che il teorema metafisico è, come affermazione determinata e non semplicemente formale, originariamente realizzato] .

1 5 . COROLLARIO SULLA CONTRADDIZIONE DELL'APERTURA DI UNA TOTALITÀ DELL'IMMEDIATO NON INCLUDENTE UNA CERTA QUANTITÀ DI VARIANTI a) I risultati conseguiti consentono di accertare, in modo diverso da quello già considerato nel capitolo x, che una posi­ zione della struttura originaria, la quale sia affetta da steresi posizionale relativamente a una o più delle sue varianti, è l'aper­ tura di una contraddizione. Questo teorema è già stato dimo­ strato in base ai teoremi che la posizione di ogni significato im­ plica la posizione del semantema infinito, e che ogni significato (compresi quindi i significati che sono costanti della struttura originaria) è costante del semantema infinito - sì che anche le varianti di un significato sono costanti di questo. Diciamo dun­ que che può essere rilevato un altro modo di dimostrazione di quel teorema, indipendentemente quindi dallo sfruttamento dei due teoremi qui sopra formulati, operato nel cap. x. 1 l. Questo nuovo tipo di fondazione di quel teorema ha d'altra parte un campo di applicazione più ridotto, perché mentre la fondazione già rilevata è in grado di mostrare l'essere in contraddizione da parte di un qualsiasi campo posizionale affetto da steresi posizionale relativamente a una qualsiasi determinazione, nella nuova fondazione si mostra invoce solamente l'essere in contraddizione da parte dei campi posizionali che valgono come apertura posizionale della str-uttura originaria, i quali siano affetti da steresi posi­ zionale .relativamente a una o più delle loro varianti. La nuova fondazione tien fermo inoltre un principio già acquisito : che la posizione della tota­ lità dell'immediato, che non sia posizione delle determinazioni che valgono­ come costanti sintattiche del significato c totalità dell'immediato • è uno· stare in contraddizione. Si badi che poiché la nuova fondazione prescinde dai due teoremi sopra formulati, e cioè prescinde dal concetto che ogni determinazione è costante del semantema infinito e in quanto tale è costante del significato c totalità dell'immediato •, il principio già acquisito che vien tenuto fermo dalla nuova fondazione è il seguente : la posizione della

La struttura originaria Dal punto di vista della strutturazione attuale dell'immedia­ to, un'apertura posizionale della totalità dell'immediato può es­ sere posta immediatamente come affetta da steresi posizionale, relativamente a una quantità determinata di varianti, solo in quanto tale apertura sia progettata o ricordata, ossia in quanto la totalità simpliciter dell'immediato contenga come ·poste quelle determinazioni, di cui l'apertura posizionale in questione risul­ ta priva. Altrimenti la steresi è soltanto progettata. Infatti, se l'originario, come problematicità originaria, è immediatamente posto come steresi posizionale relativamente alla soluzione del problema, la soluzione non è d'altronde variante, ma è costante (ossia è costante sintattica) dell'originario. (Progettare un cam­ po posizionale affetto da steresi, è cosa diversa che progettare la steresi stessa. N el primo caso si progetta l'essere di un campo posizionale che non contenga certe determinazioni d'altra parte contenute nella totalità simpliciter dell'immediato. In questo caso, poiché tali determinazioni sono contenute in questa tota­ lità, che quel campo, inteso nel modo che si è indicato, sia af­ fetto da steresi posizionale non è progettato, ma, ripetiamo, è progettato l'essere di un tale campo. Nel secondo caso, invece, la steresi stessa è progettata, e cioè si progetta che la steresi posizio­ nale convenga alla stessa totalità simpliciter dell'immediato). b) La distinzione tra orizzonte progettato dell'essere e oriz­ zonte progettato dell'essere immediato (dr. par. 3) è interna all'orizzonte progettato dell'essere. Ossia la liberazione del si­ gnificato « essere » dall'esperienza possibile è a maggior ragione liberazione dell' « essere » dalla determinazione effettuale del­ l'immediato. L'orizzonte in cui l'essere si libera non sta dunque accanto all'orizzonte in cui si libera l'essere immediato, ma lo include. L'orizzonte progettato dell'essere include cioè tutto ciò che è altro dalla totalità dell'essere immediatamente presente. Anche qualora il progetto dell'essere immediato (il progetto che non oltrepassa l'esperienza possibile) non fosse posto, la posi­ zione dell'orizzonte progettato dell'essere includerebbe egual­ mente, sia pure in modo implicito, l'orizzonte progettato del­ l'immediato. - Appuntò su questo rilievo si appoggia, come ap­ pare chiaro qui avanti, la deduzione della contraddittorietà di un'apertura della struttura originaria affetta dalla steresi posi­ zionale di una qualsiasi delle sue varianti. totalità dell'immedi ato, affetta da steresi posizionale relativamente alle determinazioni che sono affermate come costanti del significato c totalità dell'immediato " non in quanto esse siano, semplicemente, determinazioni, ma in quanto sono quelle certe determinazioni (e ·Che q uindi sono rilevate come costanti indipendentemente dalla considerazione che ogni determina­ zione è costante del significato c totalità dell'immediato " perché è costante del semantema infini to), è uno stare in contraddizione.

Concetto astratto

(r.) ecc.

c) Se la posizione della totalità dell'immediato implica neces­ sariamente la posizione dell'orizzonte progettato dell'essere (cfr. par. 8) - onde questo orizzonte è costante sintattica della tota­ lità dell'immediato -, il ricordo o il progetto di una totalità dell'immediato che si realizzi incontraddittoriamente come to­ talità dell'immediato, è ricordo o progetto della implicazione tra questa totalità e l'orizzonte progettato dell'essere (l'orizzonte cioè che è costante sintattica della ricordata o progettata totalità dell'immediato). Se il ricordo attestasse la posizione di tale tota­ lità come non implicante la ,posizione dell'orizzonte progettato, sarebbe ricordata solo l'intenzione o il tentativo della posizione della totalità dell'immediato, e quindi sarebbe ricordato uno stare in contraddizione. E il progettare una totalità dell'imme­ diato, la cui posizione non implichi la posizione dell'orizzonte progettato, è immediatamente autocontraddittorio qualora si presuma di progettare 11:na incontraddittorietà; mentre è incon­ traddittorio come progetto dell'intenzione di porre la totalità dell'immediato, qualora cioè questo progettare sia consapevole della contraddittorietà del contenuto progettato - l'intenzione di porre la totalità dell'immediato essendo in contraddizione con ciò che sarebbe effettivamente posto. (Nel primo caso il progettare stesso è un'intenzione, e quindi una contraddizione; nel secondo caso è progetto incontraddittorio dell'esistenza di un'intenzione, e quindi di una contraddizione). Si badi a non confondere, in quanto segue, la totalità proget­ tata, cioè la totalità come contenuto del progetto, col progetto che compete alla stessa totalità progettata, ossia che questa tota­ lità deve a sua volta aprire per non realizzarsi come una con­ traddizione. d) Si consideri dunque il progetto avente come contenuto una totalità dell'immediato affetta da steresi posizionale relativa­ mente a una certa quantità Q di varianti. La steresi è, innanzi­ tutto, posta all'interno della totalità simpliciter dell'immediato. E in quanto la steresi è determinatamente posta, ossia è posta la determinazione rispetto alla quale la steresi è tale, la posizione della steresi appartiene soltanto alla totalità simpliciter dell'im­ mediato. Orbene, in quanto la progettata totalità dell'immediato deve implicare, per non realizzarsi come una contraddizione, la posi­ zione dell'orizzonte progettato dell'essere - ossia la posizione di ciò che è altro rispetto ad essa -, essa include implicitamente nel progettato, ossia nell'orizzonte che per essa è progettato, quella quantità Q di determinazioni (varianti) che essa non pone (e rispetto alla quale quantità la totalità simpliciter pone la pro­ gettata totalità dell'immediato come affetta da steresi posizio­ nale). Infatti, in quanto la totalità progettata progetta Ciò che è

La struttura originaria altro da essa, include problematicamente in un orizzonte tutto ciò che non è compreso nella sua apertura posizionate, e quindi in tale orizzonte include anche quella quantità Q di determina­ zioni che, originariamente poste nella totalità simpliciter del­ l'immediato, essa non pone. Indicando col simbolo p (P) l'orizzonte progettato dalla pro­ gettata totalità dell'immediato, è da rilevare che il modo di in­ clusione in p (P) di quella non posta quantità Q di determina­ zioni è tipico, dato che l'inclusione in parola è, in relazione alla totalità progettata, soltanto un in sé, ossia non è per questa tota­ lità, sì che p (P) è (soltanto) includente Q. Ed è chiaro : p (P) include tutto ciò che non è posto nella progettata totalità del­ l'immediato, e quindi include anche Q, ma non lo include come posto, ossia Q non è posto in p (P) : appunto perché si progetta una totalità dell'immediato come affetta dalla steresi posizionate di Q. Che Q appartenga a p (P) è posto solo nella totalità simpli­ citer dell'immediato, che comprende come posto Q, e pertanto è in grado di rilevare che la totalità progettata non pone Q, e che quindi Q si trova ad essere incluso in p (P). Inclusione impli­ cita, dunque, nel senso appunto che Q non è posto in p (P) pur essendovi incluso. e) Segue da ciò che, in quanto quella non posta quantità Q di determinazioni è inclusa in p (P), essa vale come una possi­ bilità (ossia appunto come un progettato), e cioè come ciò che può essere inteso tanto come essere che come nulla. Ma se Q è implicitamente incluso in p (P), segue allora che la progettata totalità dell'immediato è, in quanto affetta dalla steresi posizionale di Q, in contraddizione. Progettare infatti che ciò che è - cioè la quantità Q - sia nulla affatto, è realizzare una contraddizione. La quantità Q appartiene infatti alla tota­ lità dell'essere immediatamente presente. Ma in quanto è im­ plicitamente inclusa in p (P), essa è implicitamente considerata come una nullità possibile, per quel tanto che, appunto, l'aper­ tura di p (P) lascia sussistere come possibile la nullità del suo contenuto. Con ciò si suppone appunto che l'essere non sia (sup­ posizione da non confondere con la supposizione che ciò che è si annulli in un secondo momento. Quella supposizione è cioè supposizione dell'immediata nullità di una certa dimensione dell'essere). (Per quel tanto che Q è implicitamente incluso in p (P), per quel tanto cioè che la supposizione che Q sia nulla è soltanto implicita, anche la contraddizione di cui qui si sta parlando è, nell'ambito posizionale aperto dalla progettata totalità dell'im­ mediato, soltanto implicita, « in sé » . Tale contraddizione è posta solo nella riflessione attuale, che è appunto posizione della totalità simpliciter dell'immediato).

Concetto astratto (ra) ecc. f) Si osservi che la quantità Q, non posta nella totalità pro­ gettata, è (soltanto), in relazione a questa totalità, un proget­ tato, e proprio perché lo è soltanto, essa può essere intesa come essere o come nulla, nulla assoluto. Quando infatti si progetta un contenuto determinato, quando cioè una determinazione è posta ·nell'orizzonte progettato, essa è già inclusa nell'essere, an­ che se il suo essere è soltanto l'essere di una possibilità. Relati­ vamente a questa determinazione non si può pertanto supporre che essa sia nulla, assolutamente; ma soltanto che non le appar­ tenga quel modo di essere che compete a ciò rispetto a cui essa è .posta come una possibilità. Poiché invece si considera qui il caso in cui l'orizzonte progettato p (P) è, soltanto, inclusione della non posta quantità Q, quest'ultima segue la sorte dell'in­ tero contenuto di p (P) : che cioè è possibile tanto che questo contenuto sia, come che non sia in alcun modo. (Dove è chiaro che affermando che Q, in quanto è incluso in p (P), è una possi bilità, non si intende che Q abbia un « essere possibile » , ma che il suo essere - si tratti di un essere come possibilità o co­ me effettualità - è inteso come nulla e come essere). Si hadi d'altra parte che in q uanto il significato « p (P) » deve pur essere presente, nell'ambito della progettata totalità dell'im­ mediato (e, s'intende, nell'ambito della totalità simpliciter), di esso, in q uanto così presente, non si può dire che è ·possibile che esso sia nulla affatto : non lo si può dire appunto per quel tanto che esso è un certo significato presente . (Ossia Q può essere implicitamente inteso come nulla affatto, perché Q non è posto come appartenente a p (P)). Ma poiché qui è il significato stesso che si riferisce a ciò che, come altro dalla totalità dell'imme­ diato, non è presente, è di questo termine del riferimento del significato che si può supporre, insieme al suo essere, la sua assoluta nullità. (L'« altro » dalla totalità dell'immediato appar­ tiene per un lato - ossia come significato presente - alla tota­ lità dell'immediato, ma ·per altro lato, in quanto è ciò che il significato stesso esprime, sta precisamente oltre la totalità del­ l'immediato. E se daccapo si osserva che questo « star oltre » è esso stesso presente, va ripetuto che questa presenza si riferisce, per il suo stesso significato, a ciò che non è presente. Ripetere all'infinito la Tipetizione significa non pensare o non tener fer­ mo lo stesso contenuto della presenza, che si determina in que­ sto caso appunto come uno star oltre la presenza).1 l. Le considerazioni svolte nel testo in relazione a p (P) possono essere estese, con 'le opportune modifiche, al progettare che conviene alla totalità simpliciter dell'immediato. - Qui si osservi ancora che il ·significato, che vale come contenuto del progetto, può essere in grado di valere come riferimento a ciò che sta oltre la totalità dell'immediato, non solo nel caso in cui tale significato sia formalmente significante come « altro dalla tota-

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La struttura originaria

g) È chiara l'analogia che sussiste tra le considerazioni sopra svolte e quelle svolte nel par. 5 ; per le quali si mostrava che, in quanto la totalità simpliciter dell'immediato implica il proget­ tare, essa pone l'essere come nulla, o il nulla come essere; o, anche, l'autocontraddittorietà come incontraddittorietà e vice­ versa. Ma, mentre in relazione alla totalità simpliciter dell'im­ mediato non si è in grado di indicare, sin tanto che non si oltre­ passi il momento del progettare originario, ossia l'originario nella sua strutturazione attuale, quale dei due lati dell'alternativa che costituisce il progetto sia l'autocontraddittorietà che viene trat­ tata come incontraddittorietà (ovvero se sia la positività dell'al­ tro dalla totalità dell'immediato ad essere intesa come una nul­ lità, o la nullità di quello ad essere intesa come una positività), in relazione invece alla totalità dell'immediato progettata si è in grado di rilevare, rimanendo nell'ambito della problematicità originaria, che un settore dell'alterità progettata da quella pro­ gettata totalità - che è appunto un settore di p (P) - è assunto come una nullità possibile, mentre tale settore è una positività : quella positività che è costituita appunto dalla quantità Q non posta nella totalità progettata.1 lità dell'immediato », ma anche qualora tale significato sia significante sem­ plkemente come quel certo contenuto semantico clle esso è, e che d'altron­ de non è immediatamente presente. (Non è questo il caso di p(P), stante che, da un lato, si determina secondo quel formale rife.rimento ad altro, e daU'altro lato p (P) è stato definito come semplice posizione dell'alterità, ossia come posizione che non include altra determinazione che quella di « altro dalla totalità dell'immediato • , e le determinazioni formalmente implicate da questa). Nel primo caso l'oltrepassamento problematico del­ l'immediato è posto come tale, nel secondo caso tale oltrepassamento è realizzato, ma non è posto. Si consideri questo rosso situato nel luogo L I , che è immediatamente presente. Il progetto che questo rosso venga a trovarsi nel Iuogo L2 ha un contenuto semantico ( c questo rosso in L2 • ) che è in grado come tale di riferirsi a ciò che sta oltre fimmediato - per quanto tale riferimento non sia posto come tale nel progetto considerato. Pertanto, è immediatamente presente sia questo rosso in LI, sia questo rosso in L2 (e in quanto questo secondo contenuto è presente, non è progettato come tale, bensi è condizione del progettare); ma i due contenuti sono presenti, ossia sono reali, in modo diverso : il progettare si costituisce quando si pro­ getta che questo rosso in L2 abbia la stessa modalità di presenza e di realtà di questo rosso in L I , ed è appunto questa identità di modalità ciò che non è immediatamente presente. Osservare che anche questa identità è presente, in quanto appunto se ne parla, significa concepire astrattamente i termini della relazione tra Ì'l contenuto progettato, in quanto presente, e ciò cui tale contenuto si riferisce : è soltanto in quanto questo secondo termine è astratta­ mente concepito, ossia è astrattamente separato da quel primo termine, che di esso può essere daccapo posta la presenza immediata, avviando per tal modo un progressus in indefinitum. Questo aspetto della questione sarà considerato - sia pure in un diverso contesto - nel capitolo xn, par. 14. l . Si parla nel testo di " un settore dell'alterità » , perché non si è in grado di escludere che i,l contenuto di p(P) non sia esaurito da Q. Se si affermasse

Concetto astratto (ra) ecc.

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.D a quanto si è detto, appare che questo nuovo tipo di fonda­ zione dell'asserto : « Un'apertura po sizionale della struttura ori­ ginaria, affetta da steresi posizionale relativamente a una certa quantità di varianti, è uno stare in contraddizione » , consiste nel rilevare un potenziamento della contraddittorietà determinata dal progettare. In altri termini : la totalità dell'immediato è già un essere in contraddizione per il fatto che è un progettare; se una tale totalità è progettata (o ricordata) come affetta da steresi posizionale relativamente a una certa quantità di varianti, la contraddittorietà determinata dal progettare è potenziata per il motivo che oltre al fatto che il nulla è inteso come essere o l'es­ sere come nulla, Q è inteso come nulla. O anche : è potenziata per il motivo che oltre al fatto che ciò che in p (P) eccede Q è assunto, in quanto progettato, sia come essere che come nulla ­ laddove è soltanto l'uno dei due -, oltre ciò si assume Q sia co­ me essere che come nulla - laddove esso è essere (ed è immedia­ tamente rilevato come tale). Ma quel nuovo tipo di fondazione dell'asserto sopra formu­ lato può ricevere una semplificazione. E cioè sin qui si è consi­ derata la steresi posizionale di una quantità di varianti deter­ minata (ossia conosciuta nel suo contenuto concreto); che per­ tanto deve essere posta nella totalità simpliciter dell'immediato l'equazione tra la quantità Q e il contenuto di p(P), seguirebbe che, poiché la differenza tra ola totalità progettata e la totalità simpliciter è costituita da Q, e poiché Q è un momento della totalità simpliciter, seguirebbe che l'altro da questa sarebbe categoricamente posto come nulla, dato che se tutto ciò che è altro dalla totalità progettata è Q, la totalità simpliciter sarebbe, senz'altro, i'intero. Ma .nella misura in cui non si è in grado di porre originariamente questa totalità come l'intero, si dice che Q è « un settore • di p (P). Ma per altro verso, nella misura in cui non si è nemmeno in grado di escludere originariamente che la totalità simpliciter dell'imme­ diato sia l'intero, che Q sia soltanto un settore di p (P) è, anche questo, soltanto possibile (e quindi è possibile che Q costituisca b determinazione esaustiva di ciò che non è la totalità progettata dell'immediato). - :t chiaro d'a�tronde che in relazione alla tematica svolta nella prima parte del capitolo - per la quale la totalità dell'immediato è immediatamente posta, in quanto struttura progettante, come momento dell'intero -, la formula­ zione di questa nota dovrà essere rettificata tenendo conto di quella posi­ tività X, non appartenente alla struttura dell'immediato, e pure L-imme­ diatamente affermata, che costituisce H concreto modo di risolvimento del­ l'originario progettare, e per la quale la totalità simpliciter dell'immediato - che è appunto lo strutturarsi del progettare originario - resta depoten­ ziata a momento dell'intero. Si dovrà dire allora - tenendo fermo che la totalità progettata sia progettata come essa stessa problematicità origina­ ria -: Q + X appartiene necessariamente a·l contenuto di p (P) - stante che l'essere di Q e di X è affermato immediatamente; che il contenuto di p (P) sia o meno esaurito da Q + X resta, dal punto di vista della struttu­ razione attuale dell'immediato, un progetto, ossia resta un progetto che Q + X valga come « un settore • di p (P). O anche : è un progetto che X sia l'unico positivo oltrepassante la strutturazione attuale dell'immediato.

La struttura originaria

(dr. par. 1 5). Ma si può anche dire, indeterminatamente, e cioè non considerando la steresi posizionate di una determinata quan­ tità di varianti (il che richiede appunto che tale quantità sia categoricamente posta) : se la totalità dell'immediato fosse posta senza che una qualsiasi delle sue varianti lo fosse, il progettare, essenzialmente implicato dalla posizione della totalità in parola (dr. par. 8), includerebbe implicitamente nel contenuto proget­ tato quella non posta variante, la quale sarebbe pertanto assun­ ta come una nullità possibile, ossia sarebbe lasciata implicita­ mente sussistere la possibilità che il positivo sia nulla. In altri termini, non è necessario - ai ·fini di quel nuovo tipo di fonda­ zione - considerare una posizione della totalità dell'immediato, la cui steresi posizionale di una certa quantità di varianti sia categoricamente posta (nel qual caso quella totalità può essere solo o ricordata o progettata, giacché la totalità simpliciter del­ l'immediato deve includere quelle varianti); ma è sufficiente considerare una posizione di quella totalità, della quale si sup­ ponga (ossia si progetti) che sia affetta dalla steresi posizionale di una o più varianti (nel qual caso il discorso può essere rife­ rito anche alla totalità simpliciter dell'immediato). - Queste pre­ dsazioni valgono anche per quanto si dice ne i punti seguenti. h) Come la futura totalità dell'immediato, progettata come affetta dalla steresi posizionale della quantità Q, è in contrad­ dizione in quanto p (P) include implicitamente Q; così la pas­ sata totalità dell'immediato, ricordata come affetta dalla steresi posizionale di una quantità Q' di varianti appartenenti alla to­ talità simpliciter dell'immediato, è in contraddizione in quanto l'orizzonte progettato r (P), aperto da tale passata totalità, inclu­ de implicitamente la quantità Q'. Se cioè il ricordo attesta il porsi di una totalità dell'imme­ diato affetta dalla steresi posizionale di Q' : nella misura in cui la posizione di questa totalità implica necessariamente, per non realizzarsi come una contraddizione, la posizione di r (P), Q' è implicitamente incluso in r (P), e si produce pertanto la già rile­ vata contraddizione. i) A proposito del modo in cui è stata qui avanti affermata la contraddittorietà determinata dalla steresi posizionale di Q e di Q', si può muovere la seguente obiezione. I simboli T, p ( T), r ( T) indichino, rispettivamente, la totalità simpliciter dell'immediato, la progettata totalità dell'immediato e la ricordata totalità dell'immediato. Per quanto riguarda la steresi posizionale di Q, che affetta p ( T), si obietta che, all'annullamento posizionale di Q in p (T), può corrispondere l'annullamento anto logico di Q. In questo caso. non si potrà più affermare che Q sia implicitamente incluso in p (P), e che quindi p ( T) si realizzi come una contraddizione.

Concetto astratto (ra) ecc.

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La contraddittorietà di p (T) era data infatti da questo, che l' es­ sere di Q determinava l'inclusione implicita di Q in p (P), sì che per questa inclusione l'essere di Q era ;posto come una nullità possibile. Per quanto riguarda la steresi posizionale di Q', che affetta r (T), si obietta che, alla nullità posiziona/e di Q' in r ( T), può corrispondere il non essersi ancora realizzato di Q'. E cioè, dac­ capo, può corrispondere la nullità antologica di Q'; si che r (P) non include implicitamente Q' e pertanto r (T) non si realizza come una contraddizione. Alla prima obiezione si risponde dicendo che - anche am­ mettendo la possibilità dell'annullamento dell'ente - l'eventuale annullamento antologico di Q, corrispondente alla steresi posi­ zionate di Q in p ( T), non è annullamento assoluto, ma annul­ lamento di un certo modo di essere di Q. È cioè intrinsecamente contraddittorio che si annulli l'essere stato di Q, anche se Q « non è più » . Onde a Q appartiene sempre, o essenzialmente, quel modo di essere che consiste nel suo essere stato. Ciò signifi­ ca che T include p ( T) come ciò cui corrisponde sempre una permanenza antologica di Q; sì che nella misura in cui p (T) è affetto dalla steresi posizionale di Q, e nella misura in cui la posizione di p (T) implica la posizione di p (P), in p (P) è impli­ citamente inclusa la permanenza ontologica di Q. Onde resta confermato che il piano posizionale costituito dall'implicazione tra p ( T) e p (P) è uno stare in contraddizione. Alla seconda obi ezione si risponde analogamente dicendo che - sempre supponendo la possibilità dell'annullamento del­ l'ente - l'eventuale nullità antologica di Q', corrispondente alla steresi .posizionale di Q' in r ( T) , non è nullità assoluta, ma nul­ lità di un certo modo di essere di Q'. È cioè contraddittorio che alla posizione di r ( T) corrisponda la nullità dell'essere per es­ sere o dell' essere possibile di Q', anche se in r ( T) Q' « non è ancora » . Onde a Q appartiene già o da sempre quel modo di essere che consiste nel suo essere per essere. Ciò significa che T include r ( T) come ciò cui corrisponde già una consistenza an­ tologica di Q'. Se allora r ( T) è affetto dalla steresi ·posizionale di Q', e stante l'implicazione .posizionale tra r ( T) e r (P), segue che in r (P) è implicitamente inclusa la consistenza antologica di Q' determinata dall'essere possibile di Q'; sì che il piano po­ sizionale costituito dall'implicazione tra r ( T) e r (P) è uno stare in contraddizione. l) In quanto la totalità dell'immediato include il ricordo di totalità dell'immediato affette da steresi posizionate relativamen­ te a una certa quantità di determinazioni appartenenti all'im­ mediato, resta confermato che essa include campi posizionati nei quali l'apertura originaria del filosofare era uno stare in

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La struttura originaria

contraddizione. E così pure, quando include il progetto di to­ talità dell'immediato affette da steresi posizionale relativamente a una certa quantità di determinazioni appartenenti all'imme­ diato, essa progetta che l'apertura originaria del filosofare si troverà in contraddizione. E cioè è già accaduto e potrà acca­ dere che la struttura originaria, rispettivamente, si sia trovata e abbia a trovarsi in contraddizione. Per quanto riguarda il suo essersi trovata in contraddizione, la struttura originaria si è già liberata dalla contraddizione po­ nendo appunto quella quantità di determinazioni che nelle pas­ sate individuazioni dell'originario non erano state poste. Per quanto riguarda il suo potersi trovare in contraddizione, la struttura originaria deve, per evitare la contraddizione, non la­ sciare che alcunché del suo contenuto attuale si disperda, deve cioè impedire l'annullamento posizionale di un settore o di un momento qualsiasi del suo contenuto. Ciò non significa che non sia possibile che la struttura origi­ naria venga a trovarsi in contraddizione : la possibilità di tro­ varsi in contraddizione le appartiene di fatto; cosi come le appar­ tiene di fatto il suo essersi trovata in contraddizione. Diciamo invece che alla struttura originaria appartiene essenzialmente il compito di salvaguardare la manifestazione dell'essere, o il dovere di impedirne la vanificazione. Poiché l'originario è la stessa manifestazione dell'essere, ciò significa che all'originario compete essenzialmente il compito di salvare il suo contenuto dall'annullamento. Che l'originario sia preposto alla tutela del­ l'apparire dell'essere, significa cioè che il suo compito è di aver cura che nulla di sé vada perduto. Il compito è essenziale perché ciò cui esso deve assolvere è la Hberazione o il premunirsi dalla contraddizione. Ma l'essenzialità del compito non è garanzia del suo espletamento, poiché la contraddizione incombe sull'o­ riginario come una possibilità. E cioè è l'originario stesso che, progettando una realizzazione dell'originario, nella quale esso sia affetto da steresi posizionale, si accorge dell'incombere della contraddizione. (È chiaro, inoltre, che la contraddizione è una possibilità non solo in quanto si progetti una tale realizzazione dell'originario, ma anche in quanto si progetti che l'originario, nella sua realtà attuale, sia una steresi posizionale). m) Nella misura in cui il divenire è un incremento del con­ tenuto della totalità dell'immediato, questa si realizza come un processo di toglimento della contraddizione. Se infatti S indica la totalità delle determinazioni presenti nel momento m, e se S' indica la determinazione che sopraggiunge nel momento m', il piano posizionale S + S' realizzantesi in m' vale, rispetto al pia­ no posizionale S realizzantesi in m, come T rispetto a r (T) af. fetto dalla steresi .po sizionale di S'. Se dunque in relazione al

Concetto astratto (ra) ecc.

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piano posizionale S + S' vale l'equazione S = r ( T), segue che, nella misura in cui r ( T) si realizza come implicante r (P), S1 è implicitamente incluso in r (P) come una nullità possibile. Ma poiché ad m, che si realizza appunto come implicazione tra r (T) e r (P), corrisponde la reale possib ilità di S', e cioè, poiché S' vale in m come una reale possib ilità - e quindi gode di una consistenza antologica -, segue che r (P) pone implicitamente il positivo S' come una nullità possibile; sì che m si realizza come uno stare in contraddizione. Il sopraggiungere di S', o il passaggio da m a m' è pertanto, come toglimento della steresi posizionale, toglimento della contraddizione provocata da questa.

1 6. TOGLIMENTO DELL'ASTRATTEZZA DEL CONCETTO ra La strutturazione concreta dell'originario è toglimento origi­ nario della problematicità di ra : l'affermazione che l'essere ol­ trepassa la totalità dell'essere immediatamente presente (intesa come esperienza possibile) è infatti L-immediata (cfr. cap. xm) . È chiaro che questa L-immediatezza è propria dell'affermazione che quell'oltrepassamento sussiste in senso forte (cfr. par. 1 0), stante che l'affermazione che quell'oltrepassamento sussiste in senso debole è L-immediata già dal punto di vista di ra (e, in quanto implicata dalla situazione problematica secondo la quale ra si realizza, è originariamente tolta : appunto in quanto la concreta strutturazione dell'originario è lo stesso oltrepassamen­ to in senso debole; ossia l'affermazione L-immediata che il posi­ tivo oltrepassa, in senso forte, l'originario è lo stesso oltrepassa­ mento in senso debole dell'originario inteso come ra)· Per questo lato l'originario non è semplicemente l'apertura originaria della metafisica come sapere formale, ma è l'apertura originaria della metafisica come sapere concreto. Ancora in relazione a questo primo lato, la proposizione : « Le costanti di S immediatamente presenti non sono la totalità delle costanti di S » è, come già si è detto (cfr. cap. x, par. 8, [9]), L-mediata.

1 7 . LA STRUTTURA ORIGINARIA COME PROBLEMATICITÀ ORIGINARIA

Ma se la strutturazione concreta dell'originario è toglimento originario della problematidtà di ra. non è d'altra parte togli­ mento della totalità del pro b lematico. Infatti, da un lato : se è L-immediato che l'essere oltrepassa

La struttura originaria

in senso forte l'esperienza possibile (cfr. cap. xm ) , non è L-im­ mediato che l'essere F-immediato oltrepassi in senso forte la determinazione effettuale dell'esperienza; ossia che la totalità del F-immediato si realizzi in modo diverso - diverso in senso for­ te - da quello effettuale; - l'oltrepassamento in senso debole, da parte dell'esperienza possibile, dell'esperienza effettuale, essendo invece L-immediato : nella misura in cui la soluzione del pro­ blema se l'essere F-immediato oltrepassi in senso forte la deter­ minazione effettuale dell'esperienza oltrepassa la situazione costi­ tuita da questo problema, e, in generale, dalla problematicità che conviene all'originario. Dei due progetti indicati nel par. 3 è cioè originariamente tolto il primo, ma non il secondo; anche se non è immediatamente contraddittorio progettare un prolun­ gamento tale dell'analisi dell'originario, che mostri la L-imme­ diatezza anche del toglimento di quel secondo progetto. Dall'altro lato, porre la L-immediatezza dell'oltrepassamento dell'esperienza possibile da parte dell'essere, non significa, come già si è detto, escludere per ciò stesso l'essere di un positivo che non appartenga all'esperienza possibile, e che sia diverso dal positivo che, non appartenente esso stesso all'esperienza possi­ bile, è affermato L-immediatamente. Anche per questo secondo lato, cioè, la strutturazione concreta dell'originario si realizza come problematicità originaria. Come tale è contraddizione ori­ ginaria : in quanto appunto ogni situazione problematica è un trovarsi in contraddizione. Che la strutturazione concreta del­ l' originario sia apertura di una contraddizione è affermazione L-immediata, perché è L-immediatamente affermato che il pro­ blema (o progetto) conferisce lo stesso valore alle proposizioni contraddittorie che lo costituiscono. Vien e con ciò stabilito un altro senso (cfr. cap. x, par. 8, [8]) della L-immediatezza della pro­ posizione : « L'originario è apertura della contraddizione » . I due aspetti del progettare, che sono stati sopra rilevati come appartenenti alla strutturazione concreta dell'originario, sono i momenti del progetto che l'essere oltrepassi la totalità dell'essere affermato F-L-immediatamente (progetto che sussista un oltre­ passamento dell'originario, ulteriore a quello affermato origi· nariamente).

1 8. DETERMINAZIONE DEL SENSO DI UN RECUPERO, NELLA STRUTTURAZIONE CONCRETA DELL ' ORIGINARIO, DELLA PRIMA PARTE DEL PRESENTE CAPITOLO Stando così le cose, se per « totalità dell'immediato » ( = « ori­ ginario » = « struttura originaria » ecc.) non si intende sempli-

Concetto astratto (ra) ecc.

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cemente - come invece avviene allorché l'originario si struttura come ra - la totalità del F-immediato, ma si intende la totalità concreta dell'immediato, ossia l'orizzonte includente sia la tota­ lità dell'essere F-immediato, sia la totalità dell'essere, non appar­ tenente all'esperienza possibile, che è affermato L-immediata­ mente, allora tutto quanto è stato affermato nella prima e nella seconda parte di questo capitolo va ripetuto come riferito alla problematicità che entra a definire, secondo quanto sopra si è detto, l'orizzonte concreto dell'immediatezza. I parr. 2- 1 5 del pre­ sente capitolo possono essere pertanto tradotti nella prospettiva del concreto assumendo come termine di riflessione l'orizzonte o strutturazione concreta dell'immediatezza. È chiaro che in que­ sta operazione logica non si dovrà tener conto delle proposizioni messe tra parentesi quadre, stante che la concreta strutturazione attuale dell'immediato, proprio perché tale, non si lascia attual­ mente depotenziare a concetto astratto, così come ra è depoten­ ziato a concetto astratto in relazione appunto a 'tale concreta strutturazione attuàle. Si aggiungano solo, per agevolare la trascrizione nel concreto, le seguenti avvertenze. a) In che modo debba essere trascritto il par. 3 è già stato sopra (par. 1 7) indicato. E non presenta difficoltà nemmeno la trascrizione, secondo il criterio stabilito, del par. 4. b) È invece importante sottolineare che la trascrizione dei parr. 5, · 7 mostra quanto è stato anticipato nel par. 8 [9] del cap. x : la L-immediatezza della proposizione : « Le costanti di S immediatamente presenti non sono la totalità delle costanti di s » . c) I l par. 6, invece, permane nella trascrizione, stante che, come si è accertato nel par. 1 7, la strutturazione concreta del­ l'originario non è affermazione L-immediata che la totalità del F-immediato si realizzi in modo diverso (in senso forte) da quel­ lo realizzato dalla determinazione effettuale dell'immediato. d) Se la trascrizione del par. 8 non presenta difficoltà, la tra­ scrizione dei parr. 9-1 2 è da operare nel seguente modo (del resto già toccato nel par. 1 7). La strutturazione concreta dell'o­ riginario è disequazione L-immediata tra intero e struttura ori­ ginaria, nel senso voluto dalla trascrizione logica del par. 9, in quanto che, oltre alla disequazione L-immediata (che qui non è in causa) determinata dalla ,posizione della L-immediatezza dell'affermazione che il positivo oltrepassa in senso forte l'origi­ nario, sussiste - proprio in quanto l'originario permane tuttavia, come si è visto nel par. 1 7, come problematicità originaria anche la disequazione determinata dal fatto che la soluzione di questa originaria problematicità oltrepassa l'originario, sì che va L-immediatamente affermata, anche in questo senso, la -

La struttura originaria disequazione tra intero e originario. La strutrturazione concreta dell'originario è dunque, oltre che apertura del concreto sapere metafisico, apertura di un sapere metafisico formale. e) Si dovrà pertanto tener fermo anche il concetto di imme­ diata autocontraddittorietà del concetto di impossibilità della metafisica (e con ciò si opera la trascrizione logica del par. 14) ­ dove per « metafisica » non si intende l'originaria e concreta apertura del sapere metafisico, quale appunto si realizza come struttura originaria (per questo lato, infatti, non solo è imme­ diatamente autocontraddittorio supporre che sia possibile accer­ tare l'autocontraddittorietà della soluzione metafisica, ma il sa­ pere o la soluzione metafisica è originariamente realizzata), ma si intende l'orizzonte costituito dal risolvimento della problema­ tici �à che pur conviene alla concreta strutturazione dell'origi­ nano. f) La trascrizione del par. 1 5 dovrà rispettare l'assunto di ac­ certare, in modo diverso da quello già stabilito nel cap. x, che una posizione della struttura originaria affetta da steresi posizio­ nate relativamente a una certa quantità di varianti è apertura di una contraddizione.

XII CONTRADDITTORIETÀ INTRINSECA DELLA NEGAZIONE DELLA PRESENZA DELL'ESSERE

} . CONTRADDITIORIETÀ INTRINSECA DELLA NEGAZIONE DELL'ESSERE F-IMMEDIATO Come già si è osservato (cfr. cap. x, par. 1 9), l'« essere » (inte­ so come essere formale) vale Limmediatamente come costante sintattica di ogni determinazione o contenuto semantico. (Il linguaggio comune è un sottinteso che lascia per lo più ine­ spresso ciò che conferisce significato a quanto vien messo in vista dalla parola; ma poi il sottinteso è una tale sollecitudine per la determinazione, che tende a degenerare nella distrazione dal­ l'essere). Ciò significa che di ogni contenuto semantico si predica L-im­ mediatamente l'essere, ossia che è immediatamente autocontrad­ dittorio che una qualsiasi determinazione - che una qualsiasi positività o un qualsiasi essere non sia. Tanto le proposizioni del tipo : « Questo rosso è », come la proposizione : « L'intero semantico è » - e quindi, in generale, tutte le proposizioni che affermano l'essere di una qualsiasi determinazione (tutte queste proposizioni sono espresse dalla proposizione : « L'essere è ») sono pertanto proposizioni analitiche, secondo la definizione, data nel par. I l del cap. VI, del termine « proposizione analitica » . È quindi analitica anche la proposizione : « La totalità del­ l'essere F-immediato è » . Ossia è intrinsecamente contradditto­ rio negare che l'essere, che è F-immediatamente noto, sia. Resta con ciò confermato quanto si era anticipato nei parr. 2'6, 28 del cap. n : che il toglimento della negazione dell'essere F-immedia­ to, che toglie tale negazione non in quanto essa sia una contrad­ dizione intrinseca, ma in quanto essa è semplicemente in contrad-

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La struttura originaria

d izione con la F-immediatezza dell'essere, è soltanto un m oment o del toglimento concreto della negazione dell'essere F-immediato.

2. L'ANALISI DEVE ESSERE ASSUNTA NELLA FORMA DELLA F-IMMEDIATEZZA Se d�o d2, d3 dn sono tutte le determinazioni F-immediata­ mente note, si indichi con D l'ambito semantico costituito da tutte queste determinazioni - ossia si indichi con D il soggetto della proposizione analitica : « La totalità dell'essere F-imme­ diato è » . Orbene, su quale fondamento D è noto? in base a che si affermano proprio queste e non altre determinazioni dell'es­ sere? o in base a che si riconoscono all'essere queste e non altre determinazioni? Il che equivale a domandarsi in base a che cosa si afferma che D è. Si badi che qui non si può rispondere che si afferma che D è perché l'essere di D conviene L-imme­ diatamente a D : non si può rispondere in questo modo, perché ciò che qui si richiede è proprio il fondamento della notizia del significato D, cui conviene L-immediatamente il suo essere. Che l'essere sia - che cioè sia l'essere in cui consiste D - è afferma­ zione analitica; ma che fondamento ha la notizia dell'essere, e dell'essere determinato proprio come D? E cioè, in base a che cosa è tenuto fermo il soggetto della proposizione analitica : « D è » ? o da che cosa si è autorizzati a parlare dell'essere, a nominare l'essere? E infine : su qual fondamento l'essere c'è, o che fondamento ha l'esserci dell'essere? È chiaro che la posizione della F-immediatezza dell'essere (cfr. cap. n) è il toglimento originario di questo domandare : l'essere c'è o è noto per sé : la notizia o l'esserci dell'essere è F-immediata, ossia è il fondamento stesso nella sua valenza feno­ menologica. La notizia dell'essere si realizza appunto nella pro­ posizione : « L'essere (l'essere in quanto determinato come D) è » ; e la F-immediatezza di questa proposizione è espressa dalla pro­ posizione : « Che l'essere sia è per sé noto » = « L'essere che è per sé noto è » . La prima di queste due ultime formulazioni rende esplicito che l'analisi (l'essere dell'essere) è appunto ciò che è F-immediatamente noto; la seconda formulazione rende esplicito che la F-immediatezza dell'essere sta a determinare il soggetto (termine, contenuto) dell'analisi, sì che la proposizione analitica : « L'essere è » deve determinarsi come « D è » (a parte la determinazione - considerata nel capitolo successivo che si ottiene con affermazione L-immediata). • • •

3. IMPLICAZIONE RECIPROCA DI F-IMMEDIATEZZA E LIMMEDIATEZZA a) Appare, da quanto si è detto nei due paragrafi precedenti,. che, da un lato, l'analisi - ossia la Limmediatezza - assume co­ me contenuto la totalità dell'essere F-immediato : nel senso che questa totalità è il soggetto della proposizione analitica : « D è » ; e dall'altro lato, la F-immediatezza assume come contenuto l'a­ nalisi : nel senso che è F-immediatamente noto che l'essere è,. ossia nel senso che l'essere delle determinazioni F-immediate e cioè l'essere dell'essere - è F-immediatamente noto. b) In quanto poi il contenuto F-immediato è apertura dello stesso intero semantico, o, che è il medesimo, della stessa tota­ lità dell'essere (dr. cap. x) - in quanto cioè l'essere, di cui si predica L-immediatamente l'essere (o cui conviene, Limmedia­ tamente, di essere) e che in questo suo valere come soggetto di tale predicazione è il contenuto F-immediato, è significante come lo stesso intero -, si dovrà dire che il contenuto dell'analisi non è, per l'appunto, una determinazione finita, ma è l'intero; sì che la proposizione : « L'essere è » , che è contenuto della F-· immediatezza, significa : « L'intero (la totalità dell'essere) è » . Ma, insieme, il termine « essere » , che compare nella propo­ sizione : « L'essere è » , significa D, ossia una determ inazione (finita) dell'intero, nella misura in cui l'originario si struttura come progetto (cfr. cap. XI, par. 1 7) che l'assoluta materia se­ mantica o1trepassi in senso forte la totalità dell'essere affermato­ originariamente, e cioè F-L-immediatamente : potendosi qui as­ sumere D come designazione sia dell'essere F-immediato, sia del­ l'essere non F-immediato, che viene L-immediatamente affer­ mato (cfr. cap. xm) . Dove è chiaro che è soltanto un progetto che D, in questa sua nuova definizione, valga come determina-· zione finita dell'intero e non come assoluta materia semantica.t In altri termini, il termine « essere » , che compare nella pro­ posizione : « L'essere è » , è in ogni caso significante come l'intero, anche se è un progetto che l'essere originario ( = D) sia l'asso­ luta materia semantica. In quanto, infine, è L-immediatamente noto (cfr. cap. xm ) ­ che l'essere oltrepassa in senso forte la totalità dell'essere F-im­ mediato, un ambito del contenuto originario dell'intero (l'am­ bito costituito appunto da quell'essere oltrepassante) ha valenza formale, e l'ambito residuo (la totalità cioè del F-immediato) ha valenza concreta. l. A parte il fatto, si intende, che D vale come determinazione finita del­ l'intero nella misura in cui l'originario si realizza come problematicità. originaria (dr. cap. XI, par. 17).

4.

RIEPILOGO E PAS SAGGIO

Il toglimento concreto della negazione dell'essere F-imme­ diato consiste nella relazione tra il toglimento della negazione in quanto questa è in contraddizione con la F-immediatezza del­ l'essere (cfr. cap. n ) , e il toglimento della negazione in quanto questa è intrinsecamente contraddittoria (e anzi può essere con­ siderata come la definizione stessa della contraddizione). Si badi dunque che questo risultato non può essere indicato dicendo, semplicemente, che la negazione dell'essere F-immediato è in­ trinsecamente contraddittoria. Tale risultato deve essere invece così espresso : poiché la negazione dell'essere F-immediato è in contraddizione con la F-immediatezza dell'essere, la posizione della F-immediatezza dell'essere - l'affermazione cioè che è per sé noto che l'essere è - è insieme posizione della contradditto­ rietà intrinseca della negazione dell'essere F-immediato. La F­ immediatezza dell'essere è cioè, come già si è detto, la stessa F-immediatezza della contraddittorietà intrinseca della negazio­ ne del F-immediato . Chi dunque, negando l'essere F-immediato, si mette in contraddizione con la F-immediatezza, si avvolge per ciò stesso in una contraddizione intrinseca. E in questo senso è appunto da dire che la negazione del F-immediato è intrinseca­ mente contraddittoria. In generale, l'analisi presuppone l'analizzato : nel senso che la posizione della L-immediatezza della convenienza di y a x si realizza solo qualora l'essere di x sia noto (posto, affermato). E la posizione dell'essere di x gode di un valore di immediatezza che non può essere - assumendo la posizione della L-immediatez­ za della convenienza di y a x come esprimente la totalità dell'a­ nalisi - quello che dà luogo alla L-immediatezza, ma è quello che dà luogo alla F-immediatezza. Sostenere che la posizione di ogni contenuto semantico è operata per connessione analitica, significa infatti affermare un regressus in indefinitum nella fon­ dazione dell'essere di ogni contenuto semantico, e cioè significa negare che l'affermazione dell'essere abbia fondamento, e tale negazione è negazione dell'orizzonte dell'essere F-immediato. Se poi si vuole evitare la contraddizione intrinseca qui rile­ vata, dicendo che non si nega che l'essere sia, ma che l'essere sia presente, si cade in un altro tipo di autocontraddizione. Il paragrafo che segue considera appunto questo diverso tipo di autocontraddizione.

5.

CONTRADDIITORIETÀ INTRINSECA DELLA NEGAZIONE DELLA PRESENZA DELL ' ESSERE

a) Si neghi che l'essere è presente. Ciò posto, questa negazione è presente, oppure non è presente. In questo secondo caso, essa non insorge affatto contro l'affer­ mazione della presenza dell'essere; ossia questo caso consiste nel :suo non consistere. Se invece la negazione della presenza è presente, la presenza della negazione contraddice il contenuto di questa. La contrad­ dittorietà intrinseca della negazione della presenza è « in sé » o implicita : nel senso che la presenza è negata in actu signato ed è affermata in actu exercito; sì che il campo posizionale costituito dalla negazione contiene solo uno dei due lati della contraddi­ zione da cui esso è affetto. · b ) Con questa argomentazione non si riesce però ad evitare che la contraddittorietà intrinseca della negazione della presenza non sussista più qualora la negazione sia intesa come negazione di una certa d imensione della presenza totale, non includente, tale dimensione, la negazione della dimensione stessa. Se, cioè, negando la presenza dell'essere si ammette la presenza di una dimensione includente la negazione della dimensione residua della presenza totale, tale negazione sarà certamente - se ci si basa sull'argomentazione sopra svolta - in contraddizione con la F-immediatezza di quella residua dimensione, ma non sarà in­ trinsecamente contraddittoria. InfaHi la negazione, così limitata, non si pone come negazione e affermazione simpliciter della pre­ senza, ma come negazione di una certa presenza e affermazione di una cert'altra presenza. c) La contraddittorietà intrinseca della negazione di una zona finita della totalità della presenza immediata può comunque essere rilevata in molti modi. Qui si dica - in generale - che in ·quanto questa negazione equivale alla posizione di una dimen­ sione ,fi nita dell'intero semantico (appunto perché, per lo meno, non è posizione di quella zona finita dell'essere F-immediato), l'orizzonte ·posizionale di tale negazione è apertura della con­ traddizione C, e cioè è un trovarsi in contraddizione intrinseca; la quale è tolta ponendo appunto o affermando la totalità del­ l' essere immediatamente -presente. Il discorso assume però andamenti particolari a seconda del tipo di significati che il campo posizionale della negazione in questione non include come posti. (Se, ad es., O�t �)z. 03... On è il protocollo che segna tutte le determinazioni che nel campo posizionale della negazione sono riconosciute come presenti, e se quel protocollo non include una certa costante persintattica, ritornerà valida l'argomentazione sopra scartata, in quanto quel-

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la certa costante persintattica sarà presente in actu exercito nel campo posizionale della negazione, e sarà negata come presente in quanto uno dei termini di quel protocollo consiste nell'affer­ mare che i termini del protocollo sono tutto ciò che è presente : negazione implicita della costante persintattica, giacché que­ st'ultima è implicitamente inclusa nell'orizzonte che oltrepassa i termini del protocollo). La contraddittorietà intrinseca qui sopra rilevata sussiste sia nel caso che la negazione di una zona finita della presenza sia esplicita - ossia ponga come tolta l'affermazione che la :totalità della presenza oltrepassa la quantità di presenza riconosciuta dalla negazione -, come nel caso che sia implicita, ossia si limiti ad affermare una parte della totalità della presenza senza negare esplicitamente la parte residua, e comunque lasciando non posto· il p iano semantico che costituisce questa parte residua. d) Si può ancora operare il seguente rilievo, che può essere considerato come una specificazione di quanto si è detto nel punto precedente. L'affermazione della totalità della presenza immediata, che pone l'essere secondo tutte le determinazioni che gli convengono in quanto esso è per sé noto, tale affermazione è, come tolta (ma poi, mediatamente, anche come tale), costante della negazione di una zona finita della presenza (ma il discorso vale per ogni tipo di negazione della presenza). Porre la nega­ zione della presenza senza porre questa sua costante è quindi un intrinseco contraddirsi; tale autocontraddizione è toha po­ nendo appunto la costante in questione. Ma questa posizione è essa stessa un'autocontraddizione, come si chiarisce qui appres­ so, sì che la negazione (parziale o totale) della presenza vale in ogni caso come una autocontraddizione.1 Infatti, proprio perché quella affermazione è negata, l'affer­ mazione è posta (saputa, nota, manifesta), ed è appunto questo­ che è posto, ciò che viene negato. (E ciò che vien negato e quindi posto, non è un'affermazione formale - tale cioè che la totalità della presenza sia posta solo .formalmente e non secondo tutte· l. Nel punto c) l'autocontraddittorietà della negazione della presenza è ri­ levata in generale facendo leva sul fatto che il campo posizionate della negazione non può essere posizione dell'intero semantico : si è infatti dimostrato (dr. cap. IX, par. 3) ·che il campo posizionate di ogni nega­ zione è momento del campo posizionate del fondamento. Stante poi il teorema per H quale ogni significato è costante di ogni altro significato, segue che il campo della negazione è apertura dell'autocontraddizione C. Nel giro di ·considerazioni di cui ci si sta ora occupando nel testo, si rileva invece l'autocontraddittorietà del campo della negazione indipendentemente da quel teorema : in quanto cioè la negazione ha come •costante l'afferma­ zione descritta nel testo. In più, come già si è detto nel testo, si ri·l eva che nonostante, e anzi proprio per la posizione di quella •costante, il campo della negazione della presenza si realizza come autocontraddizione.

Contraddittorietà intrinseca della negazione ecc.

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le determinazioni che le convengono -, ché la costante, in cm consiste appunto l'affermazione in parola, avrebbe un valore formale, e il campo posizionale della negazione della presenza permarrebbe come un'autocontraddittorietà). Senonché accade che ciò, che per essere tolto (negato) deve essere posto, è tolto nello stesso senso in cui è posto. Ossia l'affermazione della pre­ senza, che la negazione della presenza deve porre per poter nega­ re, è negata nello stesso senso in cui deve essere affermata (posta) per poter essere negata. Si approfondisca un poco questo punto. All'essere, che è F-immediatamente noto, appartiene questa superficie rossa. Se si dice : « Questa superficie non è presente come bianca » , questa negazione è toglimento della presenza di questa superficie come bianca. Ciò che è negato - ciò di cui si nega la presenza - è « questa superficie come bianca » . D 'altra parte, questa superficie come bianca, non è assolutamente as­ sente, o assolutamente esterna alla presenza, ché altrimenti la negazione non negherebbe nulla : per affermare che questa su­ perficie come ·bianca non è presente, è cioè necessario che questa superficie come bianca sia presente. La contraddizione è tolta di­ cendo che questa superficie bianca è in q ualche modo presente. E cioè non si produce contraddizione appunto perché il modo (o il senso) secondo cui questa superficie è presente come bianca non è il modo (o il senso) secondo cui si nega che sia presente come bianca. O la contraddizione non sussiste nella misura in cui è possibile distinguere, all'interno della presenza, dei modi di presenza (e si dirà, ad es., che questa superficie come bianca non è « realmente » , ma « idealmente » presente). Se ora si considera la negazione dell'affermazione della tota­ lità presenza, è dato riscontrare che quella distinzione di modi di presenza non è qui consentita. Infatti, la negazione, ora, non nega semplicemente che un termine abbia un certo modo di presenza (lasciando quindi che tale termine abbia quel modo di presenza che è necessariamente richiesto dalla negazione della presenza del termine) : la negazione, qui, intende negare, sim­ pliciter, la presenza. (E la nega, simpliciter, sia nel caso che ne­ ghi una dimensione finita della �totalità del F-immediato, sia che neghi questa stessa totalità). L'ambito posizionale aperto dalla negazione della presenza implica pertanto la posizione della totalità della presenza, e insieme è negazione di questa stessa sfera di presenza che essa implica. In altri termini, la condi­ zione necessaria del costituirsi della negazione della presenza è l'affermazione della presenza; o la negazione può realizzarsi solo implicando ciò che essa nega. Dove è chiaro che la contraddi­ zione intrinseca si realizza nella misura in cui la negazione della presenza non nega un modo di presenza, ma nega simpliciter la presenza della totalità o di una parte dell'essere F-immediato.

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e) Ma poi, sfruttando tematiche già elaborate : in quanto ogni proposizione è identica, nel senso indicato nel par. l O del cap. VI� anche la proposizione : « L'essere è immediatamente presente » è identica, sì che la sua negazione è autocontraddiuoria. E in quanto ogni proposizione vera è - stante che ogni significato è costante di ogni altro significato - una proposizione necessaria (cfr. cap. x, par. 1 0), anche la proposizione : « L'essere è imme­ diatamente presente » è necessaria, e cioè la sua negazione è autocontraddi ttoria.

6.

' IN CHE SENSO LA NEGAZIONE DELLA PRESENZA DELL ESSERE È IMMEDIATAMENTE AUTOCONTRADDITTORIA

a) Se la negazione della proposizione : « L'essere ( = d �o d2, d3 ... dn = D) è immediatamente presente » è autocontradditto­ ria, d'altra parte né ai singoli significati d h d2, d3... dr.. come tali, né al signi·ficato D, come tale, che è appunto l'insieme di questi significati, conviene L-immediatamente il predicato : « imme­ diatamente presente » . (La condizione prima di questa non con­ venienza è che il concetto di ognuno dei termini della serie d1 .. dn si distingue, rispettivamente, dal concetto della loro presenza immediata; e lo stesso si dica per D. Ad esempio, « d2 » non significa : « presenza immediata di d2 » . E se si pone « d3 » = = « presenza immediata di d2 » , « d3 » non significa : « presenza immediata di d3 » ). (È vero che il fondamento della posizione di dt. d2, d3... dn è dato dalla posizione della F-immediatezza di questa posizione : ma è anche vero che il contenuto di quella prima posizione non ha lo stesso significato del contenuto di questa seconda posizione). Se la posizione della F-immediatezza di una qualsiasi deter­ minazione non conviene Limmediatamente a questa determi­ nazione come tale, la connessione predicazionale tra la deter• minatezza e la sua F-immediatezza ha un valore sintetico. E la sinteticità significa, originariamente, che si afferma che l'essere è immediatamente presente, perché questa immediatezza è com­ presa nell'orizzonte di ciò che è immediatamente presente. b) Ma, prima di proseguire in questa direzione, è necessario considerare la seguente obiezione. Se D indica la totalità delle determinazioni immediatamente presenti, in D è indusa anche quella determinazione che consiste nella stessa presenza imme­ diata della totalità delle determinazioni presenti : deve esservi originariamente inclusa affinché la proposizione : « L'essere ( = D) è immediatamente presente » non sia un'affermazione infondata e infine autocontraddittoria (cfr. cap. 11, par. 1 6). .

Contraddittorietà intrinseca della negazione ecc.

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Stante questa inclusione, l'affermazione della presenza imme­ diata dell'essere è analitica : appunto perché è operata in base all'analisi del significato D. Il risolvimento dell'obiezione porta a un'effettiva precisa­ zione di quanto è stato sopra affermato. La proposizione : « L'es­ sere, che è immediatamente presente, è immediatamente pre­ sente » è certamente una proposizione analitica : se con « D » si intende la presenza immediata di un contenuto, per affermare che questo contenuto è immediatamente presente non si richie­ de altro che l'analisi di D. E non solo quella proposizione è ana­ litica, ma è identica : l'analiticità è data infatti da questo, che la proposizione in parola è considerata nella sua struttura concreta (dr. cap. VI, par. l O) : (D = 1t) = (1t = D), dove « 'Jt » significa « immediatamente presente » ; ossia è considerata secondo quella valenza per la quale ogni proposizione è identica, e quindi analitica. Ma, ora, hon è in questione la convenienza di 1t ( = D) a D ( = 1t) , ma è in questione la convenienza di 1t a D, dove D è te­ nuto distinto da 1t, e viceversa (nel senso che il campo semantico di ognuno dei due termini non include l'altro termine); si che col termine « D » si intende, nel presente paragrafo, la totalità delle determinazioni immediate presenti, meno 1t, ossia meno quella determinazione che consiste nella presenza immediata della totalità in parola (e col termine 1t si intende il significato « presenza immediata » nel suo essere formalmente distinto da ciò di cui, appunto, la presenza è presenza immediata). È appun­ �to relativamente al rapporto che sussiste tra D e 1t, cosi assunti� che nel punto a) si parlava di valore sintetico di tale rapporto. Qui si può aggiungere : se la negazione di (D = 1t) = (1t = D) è immediatamente autocontraddittoria, non è immediatamente autocontraddittoria la negazione che 1t convenga a D - intesi, questi due termini, nel senso qui sopra stabilito -, per quanto quella negazione sia immediatamente in contraddizione con la F-immediatezza della convenienza di 1t a D, e quindi, come negazione di (D = 1t) = (1t = D) (questa equazione esprime, infatti, appunto la F-immediatezza della convenienza di 1t a D} sia negazione autocontraddittoria. La proposizione : D è 1t è dun­ que sintetica nel senso indicato nel paragrafo 1 1 del cap. VI. Ed è chiaro che tale proposizione è sintetica e non a:utocontrad­ dittoria, nella misura in cui D = 1t non è astrattamente sepa­ rato da (D = 1t) = (1t = D). c) Appare dunque, da quanto si è detto, che D, come distin­ to da 1t nel senso qui sopra indicato, non può valere o non può stare a indicare tutte le determinazioni che sono immediata­ mente presenti, perché la totalità della presenza è appunto la sintesi di D e 'Jt , Ciò significa che la proposizione : « L'essere è im-

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mediatamente presente » non può che essere analitica (e anzi identica), qualora col termine « essere » si intenda la totalità del­ l'essere immediatamente presente : perché se il predicato non è incluso nel soggetto, nell'atto stesso in cui il predicato è riferito al soggetto (se cioè D non è posto come D = 'l't) , il soggetto è ne­ gato quanto alla sua valenza semantica, e cioè non è più la totalità del F-immediato. Affermare dunque che la convenienza di 'l't a D ha valore sintetico, significa rilevare la connessione che sussiste .tra due momenti della totalità del F-immediato. d) Ciò non significa che la stessa totalità del F-immediato non possa venire ad esser posta come immediatamente presente. Questo lato della questione è già stato studiato nel capitolo v, paragrafo 22, dove P indicava la posizione di quella totalità e P' la posizione della presenza immediata di P. In relazione ai sim­ boli ora adottati, P' equivale a 1t ' e P equivale a (D = 'l't) = ' = (1t = D). Sì che se (D = 1t ) = (1t = D) non include 1t , la convenienza di 1t' a (D = 1t ) = (1t = D) ha valore sintetico, e (D = 1t) = (1t = D) non esprime più la totalità dell'essere im­ mediatamente presente. Si riproduce così la situazione data dal­ la convenienza di 1t a D. Si badi infatti a non confondere l'esclusione di un regressus :in indefinitum nella posizione della presenza immediata dell'es­ �ere - cfr. cap. m, par. 1 6 -, con l'esclusione della possibilità di