La scienza sperimentale. Lettera a Clemente IV - La scienza sperimentale - I segreti dell'arte e della natura 8818220160

Scontroso e amante del paradosso, talora singolare e quasi contraddittorio negli atteggiamenti, polemico e pungente nel

676 138 5MB

Italian Pages 248 [252] Year 1990

Report DMCA / Copyright

DOWNLOAD FILE

Polecaj historie

La scienza sperimentale. Lettera a Clemente IV - La scienza sperimentale - I segreti dell'arte e della natura
 8818220160

Table of contents :
rB001
rB002
rB005_1L
rB005_2R
rB006_1L
rB006_2R
rB007_1L
rB007_2R
rB008_1L
rB008_2R
rB009_1L
rB009_2R
rB010_1L
rB010_2R
rB011_1L
rB011_2R
rB012_1L
rB012_2R
rB013_1L
rB013_2R
rB014_1L
rB014_2R
rB015_1L
rB015_2R
rB016_1L
rB016_2R
rB017_1L
rB017_2R
rB018_1L
rB018_2R
rB019_1L
rB019_2R
rB020_1L
rB020_2R
rB021_1L
rB021_2R
rB022_1L
rB022_2R
rB023_1L
rB023_2R
rB024_1L
rB024_2R
rB025_1L
rB025_2R
rB026_1L
rB026_2R
rB027_1L
rB027_2R
rB028_1L
rB028_2R
rB029_1L
rB029_2R
rB030_1L
rB030_2R
rB031_1L
rB031_2R
rB032_1L
rB032_2R
rB033_1L
rB033_2R
rB034_1L
rB034_2R
rB035_1L
rB035_2R
rB036_1L
rB036_2R
rB037_1L
rB037_2R
rB038_1L
rB038_2R
rB039_1L
rB039_2R
rB040_1L
rB040_2R
rB041_1L
rB041_2R
rB042_1L
rB042_2R
rB043_1L
rB043_2R
rB044_1L
rB044_2R
rB045_1L
rB045_2R
rB046_1L
rB046_2R
rB047_1L
rB047_2R
rB048_1L
rB048_2R
rB049_1L
rB049_2R
rB050_1L
rB050_2R
rB051_1L
rB051_2R
rB052_1L
rB052_2R
rB053_1L
rB053_2R
rB054_1L
rB054_2R
rB055_1L
rB055_2R
rB056_1L
rB056_2R
rB057_1L
rB057_2R
rB058_1L
rB058_2R
rB059_1L
rB059_2R
rB060_1L
rB060_2R
rB061_1L
rB061_2R
rB062_1L
rB062_2R
rB063_1L
rB063_2R
rB064_1L
rB064_2R
rB065_1L
rB065_2R
rB066_1L
rB066_2R
rB067_1L
rB067_2R
rB068_1L
rB068_2R
rB069_1L
rB069_2R
rB070_1L
rB070_2R
rB071_1L
rB071_2R
rB072_1L
rB072_2R
rB073_1L
rB073_2R
rB074_1L
rB074_2R
rB075_1L
rB075_2R
rB076_1L
rB076_2R
rB077_1L
rB077_2R
rB078_1L
rB078_2R
rB079_1L
rB079_2R
rB080_1L
rB080_2R
rB081_1L
rB081_2R
rB082_1L
rB082_2R
rB083_1L
rB083_2R
rB084_1L
rB084_2R
rB085_1L
rB085_2R
rB086_1L
rB086_2R
rB087_1L
rB087_2R
rB088_1L
rB088_2R
rB089_1L
rB089_2R
rB090_1L
rB090_2R
rB091_1L
rB091_2R
rB092_1L
rB092_2R
rB093_1L
rB093_2R
rB094_1L
rB094_2R
rB095_1L
rB095_2R
rB096_1L
rB096_2R
rB097_1L
rB097_2R
rB098_1L
rB098_2R
rB099_1L
rB099_2R
rB100_1L
rB100_2R
rB101_1L
rB101_2R
rB102_1L
rB102_2R
rB103_1L
rB103_2R
rB104_1L
rB104_2R
rB105_1L
rB105_2R
rB106_1L
rB106_2R
rB107_1L
rB107_2R
rB108_1L
rB108_2R
rB109_1L
rB109_2R
rB110_1L
rB110_2R
rB111_1L
rB111_2R
rB112_1L
rB112_2R
rB113_1L
rB113_2R
rB114_1L
rB114_2R
rB115_1L
rB115_2R
rB116_1L
rB116_2R
rB117_1L
rB117_2R
rB118_1L
rB118_2R
rB119_1L
rB119_2R
rB120_1L
rB120_2R
rB121_1L
rB121_2R
rB122_1L
rB122_2R
rB123_1L
rB123_2R
rB124_1L
rB124_2R
rB125_1L
rB125_2R
rB126_1L
rB126_2R
rB127_1L
rB127_2R
rB128_1L
rB128_2R
rB129
rB130

Citation preview

I CLASSICI DEL PENSIERO Vittorio Mathieu, direttore

SEZIONE II

MEDIOEVO E RINASCIMENTO Giovanni Santinello, direttore

RUGGERO BACONE

LA SCIENZA SPERIMENTALE LETTERA A CLEMENTE IV LA SCIENZA SPERIMENTALE I SEGRETI DELL'ARTE E DELLA NATURA

a cura di Francesco Bottin

RUSCONI

Prima edizione settembre 1 990 Proprietà letteraria riservata Rusconi Libri S.p.A., via Livraghi 1/b, 20126 Milano ISBN 88- 1 8-220 16-0

INTRODUZIONE

La maggior parte degli uomini ragiona in questo modo: si è sempre fatto cosi, si è sempre detto cosi, dunque deve essere co­ si . . . ma chi vuole veramente conoscere la verità dei fenomeni naturali deve saper fa­ re buon uso dell'esperienza (Ruggero B a­ cone, La scienza sperimentale) .

1 . Ruggero Bacone e gli «autoritari», «incompetenti», «stupidi»

suoi contemporanei. I ripetuti soggiorni tra Oxford e Parigi, le due sedi culturali più prestigiose del periodo, che cadenzano l'intera vita di Rugge­ ro Bacone fanno di lui uno dei testimoni più vivaci del suo tem­ po. Di fatto egli assiste alle vicende più inquietanti della vita universitaria parigina ed oxoniense e perciò può documentare in maniera diretta, anche se quasi sempre con un' acredine tut­ ta sua, l'entusiasmante, ma anche decisamente contraddittorio, processo di acquisizione del pensiero aristotelico e della scienza araba da parte del mondo latino . A suo parere i Latini sono ancora assai lontani da un com­ pleto e soddisfacente possesso del sapere greco e arabo, sia per­ ché molte opere ancora non sono conosciute 1, sia perché le tra­ duzioni fatte sono per lo più inaffidabili, sia infine perché l' inse­ gnamento viene svolto in maniera autoritaria e dogmatica senza esercitare il dovuto controllo critico sulle dottrine apprese. Le molteplici schiere di traduttori che a ondate successive si sono gettate con avidità sulle opere greche e arabe, gli appaio­ no sostanzialmente costituite da persone incompetenti, incapa­ ci di rendere comprensibile ciò che traducono 2. Solo Roberto I Cfr. Compendium studii theologiae, p. 46, 1 8·2 1 : Lo scritto è stato messo assieme in tutta fretta per ottemperare al desiderio e all'ordine del Pontefice. D ' altra parte, il sapere è vero sapere soltanto quando è comunicato agli altri.

Poiché la Vostra Sublimità mi ha ordinato di rispondere al più presto, mi sono affrettato a farlo . Infatti, come scrive PIa­ teario, celebre autore di opere mediche, se « si deve ottemperare con grande sollecitudine alle richieste degli amici affinché un af­ fetto non pronto non sembri anche intiepidito » 8, tanto più prontamente si deve accondiscendere alla volontà di coloro che governano e soprattutto alla volontà di colui che governa il mon­ do. Dice, infatti, Sallustio nel De bello jugurtino che « per chi anela ad un fine, sembra che non si faccia mai presto abbastan­ za » 9 e « la stessa fretta può apparire un ritardo per il deside­ rio » lO, come scrive Seneca nell' opera ricordata precedentemen­ te. Sempre Seneca aggiunge nel settimo libro del De beneficiis, che « è assai più gradito ciò che si riceve con prontezza, piutto­ s to che ciò che si riceve con abbondanza » 1 1 ; ciò avviene perché « una speranza ansiosa disturba la mente e perché un desiderio troppo a lungo insoddisfatto distrugge la gioia » 12. In tali termini Ovidio 13 spiega nella sua opera Tristia il detto di S alomone . Per tali motivi, non solo ho ritenuto bene di evitare ogni ritardo, ma ho deciso di portare a termine con grande impegno 8 Cfr. Plateario, De febribus, in Ioannis Serapionis . Opus totius medicine prac­ tice, Octavianus Scotus, Venetiis 1530, p. 1 69ra. La citazione ricorre anche in Opus Icrtium, p. 1 2 . • Cfr. Sallustio, D e bello ;ugurthino 6 4 , 6 . S i veda l a stessa citazione i n Opus Icrtium, p. 1 2 . lO Cfr. Publio Siro, Sententiae, p. 1 1 , v. 1 7 3 : « Etiam celeritas in desiderio mo­ ra est ». 1 1 Seneca, De beneficiis, ed. C. HOSIUS, Teubner, Lipsiae 1 9 1 4 , 1 , 7,2: « . . . la spontaneità, infatti, più che l'abbondanza, rende gradito un dono » (cfr. Seneca, I f,enefici, a cura di S. GUGLIELMINO, Bologna 1967, p. 23) . La citazione ricorre anche i n Opus tertium, p. 1 2 . 1 2 Provo 1 3 , 1 2 : « Spes quae differtur afligit animam » . A questo versetto si al­ lude anche in Compendium studii theologiae, p. 34,9· 10. l ) La citazione è desunta dal poema medievale Vetula, attribuito, ai tempi di I{ uggero Bacone, a Ovidio; attualmente esso viene ritenuto, con qualche fondamen­ I O , un'opera di Riccardo di Fournival ( 1 246· 1260) . Come ha notato Rashdall, in ogni caso, si tratta di una trasposizione quasi letterale dei seguenti versi dalla Tebai­ de di Stazio: « spes mentem I extrahit et longo consumit gaudia voto » (cfr. Tebaide 1 , 322-323). La stessa citazione ricorre anche in Compendium studii theologiae, p. 1 4 , 1 1 - 1 2 . In ogni caso, Bacone fa un vasto uso, soprattutto astrologico, di questo poema (cfr. Opus maius, pars IV, pp. 264 e 267) . . .

86

LETTERA A CLEMENTE I V

l' opera richiesta. Mi sono sentito obbligato verso la suprema au­ torità, né posso nascondere che mi sarei comunque vergognato di mostrarmi negligente per la riverenza che ho verso il successo­ re degli apostoli, anche se non ci fosse stato un ordine esplicito. D ' altra parte, l'oggetto stesso di cui devo trattare, che è il grande bene della sapienza, per sua natura invita chiunque la possegga a comunicarlo con liberalità. Boezio nel prologo ai SiI­ logismi ipotetici afferma: « Benché si debba ricercare per sua stessa natura la contemplazione della verità, tuttavia essa diven­ ta tanto più piacevole quando è compiuta in comune . Non vi è bene, infatti, che non risplenda maggiormente quando viene confermato dalla conoscenza di molti » 14. Seneca, poi, nel primo libro delle Lettere si esprime in questo modo: « Mi piace appren­ dere per insegnarlo agli altri; nessuna cosa, per quanto eccelsa ed utile sia, mi diletta se la apprendo solo per me stesso. Se la sapienza mi venisse data alla condizione di tenermela nascosta e senza comunicarla agli altri, vi rinuncerei; non vi è possesso di un bene che risulti piacevole se non è condiviso con altri » 15. Per questo motivo Alessandro il Grande, re dei Macedoni, discepolo del sapientissimo Aristotele, invitando Dindemo, re dei Bramani, ad esprimersi in una disputa filosofica sorta tra di loro, lo esortò con queste parole: « La comunanza del sapere è un atto di liberalità e non teme di venire dispersa; quando co­ munichi e trasmetti il sapere agli altri, così come da una sola fiamma si possono accendere molti lumi, tu non arrechi alcun danno alla prima sorgente, che anzi ha la proprietà di risplende­ re maggiormente tutte le volte che trova il modo di essere utile agli altri » 1 6 . l< Boezio, De hypotheticis syllogismis, e d . e trad. a cura d i L. OBERTELLO, Bre­ scia 1969, p. 204. La stessa citazione ricorre parzialmente anche in Compendium stu­ dii theologiae, p. 36,6-7, e in Opus tertium, p. I l . " Seneca, Epistulae I , ed. O. HEUSE, Teubner, Lipsiae 1 9 1 4 , 6,4; per l a trad. italiana cfr. Seneca, Lettere morali, Padova 197 1 , p. 20. Cfr. Compendium, p. 3 6 , 1 5 . I l passo è citato anche i n Opus maius, pars I, p. 2 , e i n Opus tertium, p p . 1 1- 1 2 . S u questo argomento s i veda E . GARIN, Medioevo e Rinascimento, Bari 1 9 7 6 , pp. 2 1-26. 16 Cfr. Epistola Alexandri regis ad Dindimum regem, in F. PFIsTER, Kleine Texte zum Alexanderroman, Heidelberg 1 9 10, p. 10, 15-29 : « Sed quia audivimus de vobis, quia supra sapientiam, quam didicistis a vestris sapientibus, aliam doctrinam obser­ vatis, unde rogando mitto te, ut sine aliqua tarditate hoc nobis dicendo mittas, quia vobis nullum damnum exinde adveniet et nobis forsitan aliquid utile accrescit. Bona enim et utilis causa est, quod commune habet homo cum altero, et nullum damnum patitur homo de sua bonitate, quando alterum hominem facit sic bonum, quomodo et ille est. Talis est enim ista causa, quomodo, si habuerit homo accensum facculam

LETTERA A CLEMENTE IV

87

4 . < Ostacoli nella realizzazione dell'opera. ) L'opera non ha potuto essere portata a termine a causa di molteplici difficoltà intervenute negli ultimi anni. Innanzi tutto, Bacone è stato spes­ so malfermo di salute; inoltre il Pontefice aveva richiesto la massima segre­ tezza sull'opera e ciò, da un lato, ha impedito di trovare collaboratori fidati e , dall' altro, non ha consentito di ottenere permessi speciali dai superiori (ignari del mandato papale) per potersi dedicare esclusivamente agli studi.

Sebbene io sia completamente disposto, e anzi lo desideri ardentemente, ad esaudire quanto mi è stato chiesto, Dio me ne sia testimone, tuttavia ancora non sono state portate a compi­ mento le opere che mi avevate chieste quando eravate cardinale. Sono ormai molti anni che mi sono proposto di mettere per iscritto le mie conoscenze e ciò è ben noto a molti; d' altra parte, prima di diventare religioso avevo già scritto molte cose per istruire i giovani, opere che molti ritengono abbia riscritto più tardi. Inoltre, poiché ormai da dieci anni sono costretto a trascu­ rare l' insegnamento ufficiale a causa di molti malanni e infermi­ tà, si è diffusa la convinzione in molti che mi sia dedicato esclu­ sivamente alla composizione di opere . Invece, non ho composto et alii homines ex ipsa accenderint multas alias facculas, non perdit suum lumen. Sic est et de bonitate hominis . Quapropter, sicut iam diximus, sine aliqua tarditate no­ bis dicendo mandate hoc, unde vos rogando mandamus ». Questo passo, in versioni leggermente diverse, è riportato anche in altre tre opere di Bacone: nella Metaphysi­ ca de viciis contractis in studio theologiae, p. 2 ,29-33 , nel Compendium studii theolo­ liiae, p. 34,29-35 (ed. MALONEY) e in Opus tertium, p. 1 2 . Stranamente Maloney af­ ferma che non è ancora stato possibile identificarne la fonte. In realtà, questo apo­ crifo scambio di lettere tra Alessandro Magno e Dindemo, re dei Bragmani, costitui­ sce l'unica fonte, assieme al De moribus Brachmanorum, attribuito a Palladio. Eleno­ poli (prima metà del V secolo) e comunemente indicato come Commonitorium Palla­ dii (su quest'opera si veda PH. BRUNEL, Le « De moribus Brachmanorum ,,; histoire du texte et problèmes d'attribution, « Centre Jean Palerne », Saint-Etienne, 1 [ 1978], pp. 27-43), a disposizione dei medievali su tali filosofi, e Alberto Magno lo utilizza am­ piamente in varie occasioni. L'edizione delle lettere è disponibile anche in Patrologia Latina, voI. 1 0 1 , ff. 1 366- 1384, e in Iulius Valerius Alexander Polemius, Res gestae Alexandri Macedonis, ree. B. KUEBLES, Teubner, Lipsiae 1888, pp. 169- 189. La figu­ ra di Dindimo, o Dindemo o Dandame, è ampiamente attestata nelle varie versioni della Historia Alexandri, tanto che lo scambio epistolare tra Alessandro e Dindemo non è che una estrapolazione da tali Historiae, ma che poi ha avuto una diffusione autonoma. Si veda ad esempio la Historia de proeliis, edita da A. HILKA in Der Alt­ {ran1.osische Prosa-Alexanderroman nach der Berliner Bilderhandschrift, Halle 1920, che alle pp. 1 87-200 riporta lo scambio epistolare in forma molto simile a quella delle redazioni autonome (si veda Historia Alexandri Magni [Historia de preliis] Rezension {', hrsg. von A. HILKA - K. STEFFENS, Meisenheim am Gian 1979, pp. 1 78-206; Hi­ .>toria A/exandri Magni [Historia de preliis] Re1.ension p [Orosius Re1.ension], hrsg. von A. I IrLKA - K . STEFFENS, Meisenheim 1976-77, 2 voli . , pp. 74- 1 10; Die Historia de preliis Alexandri Magni, Re1.ension p, hrsg. von K. STEFFENS, Meisenheim 1975, pp. 82- 120) . . . .

88

LETTERA A CLEMENTE IV

proprio nulla, se non alcuni capitoletti, ora su una disciplina ora su un' altra; in relazione alle insistenze degli amici e in maniera puramente occasionale . Non ho, quindi, scritto né da secolare, né da religioso, una sola opera completa su alcuna parte della fi­ losofia, né ho spiegato alcunché secondo le mie reali capacità, né che sia degno di essere presentato alla Vostra sapienza. Le stesse poche cose che avevo scritto non le ho più con me, poiché le consideravo assai imperfette. Ma ho riflettuto a lungo, per quanto mi è stato possibile, su ciò che è indispensabi­ le sul modo di comporre queste opere e ho raccolto ordinata­ mente molto materiale relativamente alla elaborazione di un pro­ getto, non ancora realizzato, sull' ordinamento degli studi. Da ciò si arguisce che Raimondo di Laon 17, che vi ha parlato delle mie opere, non ha compreso bene il mio intento. Alla Magnifi­ cenza Vostra è certamente noto che io sono obbligato da una se­ verissima ingiunzione, espressami per ben due volte con un Vo­ stro comando, di non divulgare alcuno scritto da me composto dopo essere divenuto francescano, obbligo al quale del resto è tenuto tutto il nostro ordine 18, e questo è il motivo principale per cui mi sono astenuto dal comporre delle opere . Non sarebbe stato possibile, infatti, comporre un' opera senza trasmetterla agli amanuensi i quali, sia che lo volessi o che non lo volessi, 1' avrebbero trascritta per se stessi o per gli amici e in tal modo avrebbero finito col farla conoscere a tutti (più volte ho visto opere che dovevano restare segretissime venire di­ vulgate dai copisti in maniera fraudolenta) e così sarei divenuto colpevole per aver trasgredito il Vostro precetto. Oltre a ciò, ho dovuto trascurare la composizione delle opere perché mi sono trovato nell'impossibilità di avere contatti con i miei più cari amici e i miei collaboratori più stretti, senza dei quali non posso fare nulla. Infatti, ho un confratello che si interessa agli studi e altre persone a me carissime, ma non poten­ do ripagarli del loro lavoro, ho deciso di smettere del tutto di 17 Raimondo di Laon aveva messo in contatto Ruggero Bacone con Guido Ful­ codi, prima che questi, nel febbraio del 1265, diventasse papa Clemente IV; nelle sue ambascerie aveva lasciato credere che l'opera del Francescano fosse pressoché completa. 18 La Constitutio Narbonensis, voluta da san Bonaventura, imponeva testual­ mente: « Item inhibemus ne de cetero aliquid scriptum novum extra ordinem publi­ cetur, nisi prius examinatum fuerit diligenter per generalem ministrum vel provincia­ lem et definitores in capitulo provinciali » .

LETTERA A CLEMENTE IV

89

comporre opere, tanto pm che nessuno dei miei superiori mi aveva ordinato di comporle . E ci sono stati anche molti altri ostacoli alla composizione delle opere, cioè una continua debolezza, l'impossibilità di af­ frontare le spese, la scarsità dei collaboratori. Nessuno può fare da solo nelle grandi imprese. A ciò si aggiunga la continua insi­ stenza dei miei superiori affinché mi dedicassi ad altre occupa­ zioni, sicché mi è stato proprio impossibile realizzare ciò che avevo in mente . Anzi, ad un certo punto, prima di ricevere l'or­ dine di Vostra Santità, proprio a causa di tutte queste difficoltà, incominciai a perdere ogni speranza tanto da lasciare da parte molte imprese scientifiche utili e straordinarie, che pure da lun­ go tempo ero andato raccogliendo in documentazioni scritte con spese non indifferenti e con grande fatica. Se la Vostra Apostolica Eccellenza ha potuto pensare che io avessi già completato l' opera che mi veniva chiedendo e che restasse solo da farla trascrivere in bella copia, piego umilmente le ginocchia e prego il mio Signore di non volere ritenere di ciò colpevole il suo servo . Dio mi è testimone che quando mi sono dichiarato pronto alla Vostra Santità, intendevo dire che ero pronto a comporre le opere in questione e non a presentarle co­ me se fossero già finite. 5 . < Tentativi di raccogliere il materiale. ) Anche il tentativo di raccogliere il materiale iniziato in tutta fretta dopo aver ricevuto la lettera del Pontefice, per quanto fatto con serietà e diligenza, non ha potuto che limitarsi a predisporre un abbozzo significati­ vo, ma impreciso, della grande impresa che Bacone intende portare a com­ pimento.

Solo dopo aver ricevuto la lettera papale ho cercato di sta­ bilire, in assoluta segretezza, che cosa potesse essere gradito al Vicario di Gesù Cristo e così fin dopo l' Epifania mi sono sforza­ to con ogni impegno di portare a termine 1' opera richiesta. A tale scopo ho raccolto molto materiale, ho scritto molte parti nuove e ne ho fatto fare parecchie copie per cercare di ricavarne un' opera che apparisse ben equilibrata a un esame finale . Ma considerata la dignità di colui dal quale proveniva il comando e tenuto conto della sua preparazione scientifica, non sono riusci­ to a portare a termine il progetto voluto a causa delle sempre nuove difficoltà. È facile per un uomo di lettere ampliare quasi all'infinito

90

LE'ITERA A CLEMENTE IV

le verità comuni e di scarso rilievo, come pure è per lui facile esaltare e ingrandire le cose di poco conto, ma questa non è cosa degna di un uomo sapiente, soprattutto se ci si limita a ciò e se ne fa l'unico scopo della propria attività scientifica. Non è, in­ fatti, segno di grandezza il diffondersi nei particolari, ma il sa­ per ridurre ad un compendio unitario le informazioni più dispa­ rate. Inoltre, è da sciocchi spingere le piccole verità oltre il loro ambito e poi trascurare quelle grandi verità scientifiche, una sola delle quali supera di gran lunga quelle di cui tutti parlano. Il mondo è già tutto pieno di opere concernenti nozioni comuni e puerili; per conto mio non intendo raccogliere nessuna di queste nozioni, se non per quel tanto che è richiesto per conoscere i veri segreti della scienza, cioè solo perché non si possono cono­ scere le verità più grandi senza quelle più piccole . lo invece mi propongo di scoprire i segreti più reconditi delle scienze e non solo quelli che riguardano la ricerca scientifi­ ca, ma anche quelli che sono necessari per acquisire una vera scienza delle cose divine . Se cosi non fosse la nostra conoscenza non avrebbe alcun valore, come dimostrerò più avanti; infatti, non si tratta tanto di esporle secondo un metodo scolastico, ma soprattutto di renderle valide per il governo della Chiesa, per la direzione della cristianità, per la conversione degli infedeli e per la riprovazione di coloro che non possono essere convertiti, in modo che costoro vengano combattuti dalla Chiesa con tutti i mezzi forniti dalla scienza invece che solo con gli sforzi bellici, dal momento che si tratta di cose possibili e consone alla Vostra Maestà. Per questi motivi non mi è stato possibile, in cosi breve tempo, mettere a punto una trattazione adeguata a tale impegno e, d' altra parte, non può essere certamente solo compito mio portare a termine un'impresa del genere, né di nessun altro in particolare, ma è indispensabile la collaborazione di molti sa­ pienti. Ognuno di noi ha personalmente sperimentato più volte nelle piccole cose di avere un' ottima opinione, ma subito dopo che l'ha sottoposta all' esame di un altro, immediatamente si ac­ corge che essa è lacunosa da molti punti di vista. In molte fac­ cende, quindi, è necessario sentire il parere degli altri.

LETIERA A CLEMENTE IV

91

6 . ( Il progetto richiede disponibilità di grandi mezzi. > Per la realizzazione del grandioso progetto baconiano sono necessari grandi mezzi che vanno da un numero notevole di collaboratori, addetti alle operazioni più umili e ripetitive, a una grande quantità di pergamene e amanuensi, alla acquisizione di strumenti astronomici, al reperimento di te­ sti scientifici originali.

Del resto, così come chiunque voglia costruire un grande edificio non può da solo tagliare tutte le tavole, né scalpellare tutte le pietre e nemmeno erigere con le sue mani tutte le parti dell' edificio, ma ha bisogno di molti carpentieri, scalpellini e di operai che mettano insieme tutte le cose più facili, sebbene egli personalmente sappia fare ciascuna di quelle operazioni, così do­ vrà avvenire nella costruzione dell' edificio della scienza. In caso contrario, tutto questo lavoro in più impedirà all' autore di que­ sto progetto scientifico di realizzarlo degnamente secondo i suoi intenti. Inoltre, si richiede una grande abbondanza di pergamene e di amanuensi per eseguire diversi esemplari di tale opera, prima di ottenerne uno senza errori. Nelle curie dei prelati e dei prin­ cipi noi vediamo che una stessa lettera passa attraverso molte mani prima di ricevere la bolla e il sigillo che si dà ai testi a lungo meditati. Analogamente in questa materia, a causa della difficoltà e dell'importanza degli argomenti, è necessario riscri­ vere le opere molte volte prima di ottenere la chiara espressione del proprio pensiero. Ogni discorso serio, infatti, richiede sei condizioni, cioè che le cose trattate siano vere, ben scelte, specifiche in relazione all' argomento stesso; inoltre devono essere brevi, chiare e com­ plete in se stesse . Per questo motivo io non scrivo mai su argo­ menti difficili, dal momento che conosco la mia incapacità, sen­ za passare attraverso quattro o cinque stesure, prima di raggiun­ gere il mio scopo. Oltre agli amanuensi sono necessarie anche altre persone che controllino i loro errori e le loro dimenticanze, cioè che sia­ no capaci non solo di correggere il testo, ma che siano anche esperte dei disegni e dei calcoli e che conoscano le lingue; senza di ciò, infatti, non si può produrre nulla di splendido, né di chia­ ro, come documentano gli scritti che invio alla Vostra Maestà in questa occasione . È evidente, quindi, che le opere scientifiche

92

LETIERA A CLEMENTE IV

esigono assai più fatica di quanto possa pensare chi non ha espe­ rienza in queste cose . Oltre a ciò, senza gli strumenti dell' astronomia, della geo­ metria e dell' ottica e di molte altre scienze non si può portare a termine nulla; solo per mezzo di questi strumenti possiamo co­ noscere esattamente i corpi celesti e i loro influssi sugli eventi terrestri, proprio perché non si possono conoscere le loro cause. Per tale motivo senza siffatti strumenti non si può sapere nulla di straordinario; è quindi necessario procurarseli dal momento che ben pochi ne vengono costruiti dai Latini. È indispensabile anche possedere in abbondanza trattati scientifici su ogni argomento, sia degli autori che dei commenta­ tori antichi, che né io, né nessun altro possiede . È necessario raccoglierli dalle biblioteche dei dotti nelle più diverse regioni. Infine, poiché gli autori si contraddicono a vicenda in molti punti e d' altra parte scrivono spesso solo per sentito dire, è ne­ cessario accertare la verità di quel che dicono per mezzo dell' e­ sperienza diretta, come dimostro nel mio trattato sulla scienza sperimentale . Per questo motivo, io stesso ho molte volte inviato qualcuno al di là del mare, nelle regioni più disparate, nei merca­ ti più rinomati affinché potesse vedere i fatti, di cui i libri non davano assoluta certezza, con i loro occhi, per accertare la verità con la vista, con il tatto e l'olfatto e talora anche con lo stesso udito; insomma, mediante un accertamento basato sull'esperien­ za. Per lo stesso motivo Aristotele inviò molte migliaia di uomi­ ni attraverso le più diverse regioni per conoscere la verità delle cose 19. 19 Bacone ripete spesso nei suoi scritti che Aristotele poté comporre tante ope­ re e così straordinariamente precise anche nelle osservazioni più minute della natura grazie ai mezzi messigli a disposizione da Alessandro Magno. Nell' Opus maius egli afferma più esplicitamente che « Aristoteles potuit plus [quam Ptolemaeo] nosse, quia auctoritate Alexandri misit duo millia hominum ad investigandum res huius mundi, sicut Plinius dicit octavo Naturalium. Et ipsemet Alexander perambulavit usque ad finem orientis, et sicut patet ex historia Alexandri et ex epistolis quas Ari­ stoteli conscripsit, semper mandavit ei de omnibus mirabilibus et insolitis quae inve· niebat » (p. 29 1 ) . Le fonti storiche di questa convinzione di Bacone sono, dunque, costituite dalle lettere che Alessandro Magno avrebbe inviato ad Aristotele, nelle quali si diffonde ampiamente sulle meraviglie dell'Oriente (cfr. Epistola Alexandri ad Aristotelem de itinere suo et de situ Indiae, in Iulius VaIerius, Res gestae Alexandri Ma­ cedonis, pp. 1 90-22 1 ; PFrsTER, Kleine Texte, pp. 2 1·24; Epistola Alexandri ad Aristo· telem, ad codicum fidem ed. et connotatione critica instruxit W.W. BOER, Meisen­ heim 1 9 7 3 ; L.L. GUNDERSON, Alexander's Letter to Aristotle about India, Meisenheim 1980) , dalla Vita Alexandri, in quaIcuna delle molteplici versioni medievali (cfr. qui nota 16, e A. ABEL, Le Roman d'Alexandre. Légendaire médiéval, Bruxelles 1955; G . GARY, Tbe Medieval Alexander, Cambridge 1 9 5 6 ) , dalla famosa Lettera delle meravi-

LETTERA A CLEMENTE IV

93

7. ( Difficoltà di procurarsi i mezzi necessari. ) Il Francescano non è in grado di affrontare da solo le enormi spese necessarie per realizzare il progetto, perché la sua famiglia, che in passato lo aveva aiutato finanziariamente, ora, in seguito ai rivolgimenti politici ac­ caduti in Inghilterra, ha perduto ogni sostanza.

Da tutto ciò si arguisce che sono necessarie molte ed enor­ mi spese per le quali io non ho alcuna possibilità, tanto più che i miei parenti e i miei amici, essendosi schierati dalla parte del re d' Inghilterra, persero ogni sostanza come lui . Per poter ese­ guire il Vostro ordine ho mandato a chiedere denaro in Inghil­ terra, ma finora non ne ho ricevuto alcuna risposta proprio per­ ché gli esuli e i nemici del re avevano occupato le mie terre natali. Oltre a ciò ho incontrato particolari ostacoli dai miei supe­ riori perché pretendono che io esegua altri compiti, né io potevo esimermi dall'eseguirli dal momento che la Vostra Maestà mi aveva ordinato di portare a termine questo incarico in segreto senza che venisse impartita ai miei superiori alcuna disposizione in proposito. 8. ( Richiesta di sovvenzioni. ) In questa situazione Bacone non può che rivolgersi aI Pontefice per ottenere quegli aiuti che consentiranno di realizzare l'impresa che ha susci­ tato l'interesse dello stesso capo della cristianità.

Ora, poiché questa è la situazione, mi sono visto costretto a fare ricorso a colui che può far uso di ogni rimedio, con l' in­ tenzione di mostrargli di quanta importanza sia questa impresa, tutto ciò che è necessario per realizzarla, che cosa impedisce la sua realizzazione, quali ostacoli vi si frappongono, tutto ciò se­ condo la volontà di Dio e affinché possa arrivare al compimento in maniera mille volte più utile e gloriosa che se l' avessi fatta a glie (cfr. De rebus in Oriente mirabilibus [Lettre de Farasmanes), ed. , introd. et notes par C. LECOUTEUX, Meisenheim 1975), e infine dal seguente passo di Plinio: « lI re Alessandro Magno fu preso dal desiderio di conoscere la natura degli animali e affidò questo studio ad Aristotele, l'uomo più preparato in ogni disciplina. Erano ai suoi ordini in tutte le regioni dell' Asia e della Grecia alcune migliaia di uomini che vive­ vano di caccia, di uccellagione, di pesca e che si occupavano di vivai, di armenti, di alveari, peschiere, uccelliere, perché nessun animale vivente fosse ignorato dallo stu­ dioso. Interrogando queste persone, Aristotele compose sugli animali quei famosi vo­ lumi che sono circa cinquanta » (cfr. Nat. Hist. VIII 44,(17), trad. it. Torino 19821\6, t . II, pp . 1 7 1 - 1 7 3 ) .

94

LE'ITERA A CLEMENTE IV

Vostra insaputa e senza il Vostro aiuto. Imprese di questo gene­ re non sono in potere di chiunque, né possono essere realizzate senza il controllo di colui che detiene ogni potere . Né ci si deve meravigliare se non si può realizzare nulla di degno senza l'inte­ ressamento di colui il cui potere si estende a tutta la Chiesa. I Vostri predecessori non estesero il loro potere alla riforma degli studi e quindi inevitabilmente già da molto tempo è accaduto che i segreti dell' arte e della scienza, che sono utilissimi alla Chiesa e alla cristianità, per la conversione degli infedeli e per la riprovazione di coloro che non possono essere convertiti, re­ stano del tutto trascurati e ignoti ai prelati e ai principi cristiani, come pure alla grande massa degli studenti e ai loro maestri. Tuttavia, Dio come sempre ha tenuto in serbo alcuni sa­ pienti che conoscono tutto ciò che è necessario per avere un sa­ pere completo. Ma tra questi sapienti non ne esiste uno solo che conosca tutti i singoli segreti o la loro maggior parte, bensl uno che conosce un certo segreto, un secondo che conosce un altro segreto, in modo che il sapere può essere ricostruito solo con il contributo di tutti questi sapienti. Questo progetto non consentirà solo di ottenere un sapere completo, ma anche di escludere con sicurezza ogni errore, come le arti magiche e le altre malvagità degli eretici che abbondano presso gli infedeli e di cui fanno uso l'Anticristo e i suoi seguaci. In tal modo la Chiesa potrà acquisire dei rimedi efficaci contro di essi.

9. ( Scopo di questa presentazione del progetto. > La presente lettera ha lo scopo di far conoscere al Pontefice le linee fondamentali del progetto che Bacone sta elaborando. Da esse, anche senza l'opera completa, sarà possibile arguire !'importanza degli argomenti tratta­ ti e la rilevanza delle soluzioni proposte.

Anche se per ora non sono in grado di inviare il mio tratta­ to principale, tuttavia sono contento di offrire alla Vostra Rive­ renza le radici più significative e più importanti della sapienza, i rami più sviluppati con la soavità dei loro fiori e con la dolcez­ za dei loro frutti, e un testo sufficientemente lungo, finché non piaccia alla Vostra Santità richiederne uno più esteso. Scopo di questa lettera è quello di far conoscere l'intento dell'intera opera e prima di tutto prevenire eventuali obiezioni. Se la Vostra magnificenza troverà qua e là espressioni esagerate di lode e di biasimo, sappia che ciò è richiesto dall' argomento

LETTERA A CLEMENTE IV

95

stesso di cui si vuoI trattare, come apparirà chiaramente dall' in­ sieme del trattato. « Si devono - infatti - usare espressioni adat­ te all' argomento di cui si sta trattando » , come afferma Aristote­ le nel primo libro dell' Etica 2 0 . Se lo stile non è conforme all ' ar­ gomento risulta stonato e talmente dissono da impedire l' esposi­ zione della verità. Non ci si deve meravigliare nemmeno se talora inserisco espressioni altisonanti, perché anche ciò è richiesto dall' impor­ tanza delle cose che tratto; non mi esprimo in tal modo per pre­ sunzione o per insolenza, ma mi spinge la consapevolezza di es­ sere nel vero . Anzi, affinché non sembri vantarmi di cose troppo elevate, dichiaro subito che proprio perché intendo essere gradi­ to a Dio e al suo vicario, sto ben attento a dire solo ciò di cui sono sicuro e consapevole . E dal momento che un Vostro autorevole ordine mi impone di inviare un' opera scientifica, per tale motivo non ho voluto na­ scondere in alcun modo la verità. Diversamente avrei ingannato la bontà della Vostra clemenza; perciò ho registrato tutto ciò che mi pareva altamente degno di attenzione. Se non l' avessi fatto avrei sminuito la grandezza del sapere e sarei stato giudicato stolto da ogni persona sapiente. Una volta ricevuto da Vostra Altezza l' ordine di inviare un' opera scientifica, sono convinto di essermi sforzato di farlo nel modo più utile che mi fosse pos­ sibile . A questo scopo mi propongo di mostrare l'utilità del sapere filosofico nella sua natura più profonda mediante le sette scien­ ze 21 , senza le quali non è possibile acquisire alcuna conoscenza scientifica, mentre per loro mezzo risulta facile ogni altra ricerca razionale. L'umano sapere è privo di vita e inutile, anzi nocivo e dannoso, se la sapienza divina non si degna di farne uso, per­ ciò sotto molti punti di vista esso è necessario al sapere che lo domina. Per tale motivo l' utilità della filosofia, che la Vostra Beatitudine richiede, non può essere manifestata se non mo­ s trandone l' applicazione alla sapienza divina. Per questo motivo Cfr. Aristotele, Etica Nicomachea I 3 , 1 094b 1 1 - 1 4 . Non è chiaro a che cosa faccia riferimento Bacone quando parla d i queste sette discipline. Sembra ragionevole pensare che egli si riferisca alle discipline del t rivio e del quadrivio, secondo l'usuale classificazione medievale. Nell' Opus maius, l utto il sapere è nuovamente diviso in sette parti, ma in una prospettiva nuova e con i ntenti differenti. Infatti, dopo le prime due parti di carattere propedeutico, relative cioè alla eliminazione degli errori e alla Sacra Scrittura, intesa come fonte di ogni sapere, Bacone tratta rispettivamente della matematica, dello studio delle lingue, dell' ottica, della scienza sperimentale e della morale. 20

2.

96

LETTERA A CLEMENTE I V

metto utilmente in relazione le sette scienze di cui sto parlando con la scienza sacra di Dio e mostro come essa non possa essere conosciuta se si ignorano tali sette scienze 22. Dunque il sapere filosofico è utile in primo luogo per se stesso, se rivolto verso un buon fine; in secondo luogo, se è applicato alla teologia è ancora più grande; in terzo luogo esso è di una utilità quasi infinita quando è al servizio della Chiesa di Dio e delle altre tre disci­ pline 2J • Avrei in qualche modo sminuito il valore della filosofia se non avessi fatto esplicitamente menzione dei modi straordinari in cui essa può essere utile . Solo per questo motivo paragono queste sette discipline alla sapienza divina trasmessa alla Chiesa e alle altre discipline suddette 24, poiché in esse si completa l' uti­ lità della filosofia, tanto che non si deve ricercare nient ' altro. Chi saprà comprendere e saprà mettere in pratica ciò che scrivo, diventerà perfetto nella sapienza per quanto può bastare ad un uomo in questa vita per sé e per il mondo intero . 1 0 . ( Il progetto è realizzabile. ) Anche se alcune delle proposte che Bacone verrà facendo potrebbero apparire inusuali e, addirittura, in contrasto con le opinioni scientifiche co­ muni, il progetto è realizzabile. Basteranno l'ingegno umano, libero dai vari pregiudizi che gli impediscono di vedere la verità, e l'impegno dei dotti.

Nel rispetto del compito assegnatomi dalla Vostra Gran­ dezza farò cenno a tutto ciò che mi sembrerà degno di ammira­ zione e, d' altra parte, indipendentemente dall' ordine ricevuto, sono lieto di avere sgravato la mia coscienza, presentando diret­ tamente al vicario di Cristo cose utili anche per l'intero genere umano . Infatti, se in seguito si procederà alla realizzazione delle imprese utili che descrivo, ciò sarà certamente un bene; ma se non si potrà farlo, almeno mi sentirò non colpevole agli occhi di Dio. Qualcuno potrà avere dei dubbi sul fatto che si possano realizzare con sicurezza le imprese cui accenno. Ma, benché Pli­ nio nel prologo della sua Stona naturale affermi : « È compito ar­ duo dare una veste nuova ad argomenti triti, conferire autorità a quelli che si trattano per la prima volta, nuovo splendore a quelli Si veda la nota precedente. Penso che Bacone faccia riferimento alle seguenti tre discipline, matemati­ ca, ottica e scienza sperimentale, anche se il contesto non è chiaro. 24 Il riferimento riguarda le discipline del trivio e del quadrivio. 22 2)

LE'ITERA A CLEMENTE IV

97

desueti, chiarezza a quelli oscuri, attrattiva a quelli noiosi, cer­ tezza a quelli dubbi » 25 , tuttavia io, in base all ' autorità e all' ac­ cordo dei sapienti susseguitisi fin dall'origine del mondo e in ba­ se agli argomenti di ragione, ritengo sia facile dimostrare la veri­ tà di quanto scrivo, anche se non sempre ciò può essere provato con l' esperienza. In ogni caso, tutte le cose di cui parlo possono essere realizzate con il sapere filosofico, per il quale bastano l'in­ dustriosità umana e le risorse della natura. Per tale motivo non vi è alcuna impossibilità né da parte del progetto da eseguire, né da parte della scienza, né tanto me­ no da parte delle capacità umane, sempre che ci sia l' aiuto del­ l' autorità illimitata dal papa. Se la Chiesa di Roma si impegnerà a portare a compimento i progetti che descrivo, non vi è alcun dubbio che tutto ciò possa essere realizzato gradualmente, pur­ ché si riesca a rintracciare le migliori opere scientifiche e si tro­ vino i dotti capaci di intenderle e di metterle in pratica, purché vengano ricercati e investiti della dovuta autorità, forniti dei mezzi necessari; tutte cose assai insignificanti per chi è deposita­ rio della potestà apostolica. Personalmente sono disponibile a se­ gnalare alla Vostra attenzione questi sapienti, presso i quali pos­ so fungere da stimolo nel promuovere la loro competenza. Non posso certo impegnarmi, invece, a fare tutto da solo poiché non sarei bastevole anche se tutte le cose che affermo possono venire confermate con i fatti a richiesta di Vostra Maestà. Sarei stolto, anzi stoltissimo, se vi proponessi dei progetti falsi in tutto o in parte . Perciò davanti a Dio e alla mia coscienza scrivo soltanto cose che mi risultano vere; d' altra parte, la Vostra Santità non si deve allarmare se molte cose di cui scrivo sono decisamente contrarie al modo comune e abituale di pensare e anche a quanto sostengono molti autori degni di stima. 1 1 . < Natura dei pregiudizi scientifici. > Il modo comune di p ensare a livello scientifico è inficiato dalle catti­ ve consuetudini mentali, dalle opinioni tramandate a livello pop olare e dalla pretesa di appellarsi ad autorità fragili o inattendibili.

Questo pericolo è escluso chiaramente dalla stessa tratta­ zione che invio, poiché in essa faccio vedere che fin dall' origine del mondo, in ogni situazione, le cause di tutti i mali sono state la cattiva consuetudine, le opinioni del volgo e la pretesa di mol2>

Cfr. Plinio, Nat. Hist. , Praej , p. 5 ,6 · 1 0 (trad. it. t. I, p. 1 1) .

98

LETTERA A CLEMENTE I V

ti di appellarsi ad autorità inconsistenti o inaccettabili. Costoro in tal modo si limitano a lodare ciò che conoscono e a disprezza­ re o almeno a trascurare tutto ciò che non sono in grado di capi­ re . Queste situazioni si verificano ancora e continueranno a veri­ ficarsi fino alla fine del mondo . I santi, i filosofi e i dotti di ogni tempo non appena riesco­ no a scorgere la verità si impegnano con tutte le loro forze nella lotta contro queste situazioni, come, d ' altra parte, io stesso pos­ so far vedere con molti argomenti d' autorità e in base all' espe­ rienza. Dio, comunque, fin dai primi tempi, suscitò attraverso le differenti età uomini che ricercavano la verità e non l' abbando­ navano di fronte a nessuna difficoltà, anche se non era in loro potere mostrare le vie della sapienza secondo il loro personale desiderio, ma abbiano dovuto attendere il beneplacito divino . In questo modo si comportarono Noè, Abramo, Mosè, Cristo, gli apostoli e i santi, come spiegherò diffusamente nella prima parte. Per tale motivo non sono affatto incerto quando parlo delle verità che conosco, benché tra i Latini siano assai di meno di quanto dovrebbero coloro che sanno comprenderle con il loro in­ gegno. Ma se ricevessero un' adeguata istruzione, molti per gra­ zia di Dio r accoglierebbero con tutto il cuore e abbandonereb­ bero ogni atteggiamento contrario. Sono moltissimi, infatti, quelli che sono ben disposti verso la verità, ma purtroppo non trovano chi la faccia arrivare alle loro orecchie, né chi la mostri al loro sguardo . Per quanto io combatta queste cause universali di ogni ma­ le e cerchi di ricondurre tutto ad una salda autorità e al modo di pensare dei sapienti e degli esperti, che però sono pochi, la Vostra Clemenza non deve credere che io voglia spingerla a sca­ gliarsi contro gli autori di poco conto e contro la stessa moltitu­ dine degli studiosi, né deve pensare che io mi permetta, sotto la protezione della Vostra Gloria, di sollevare qualche contesa con­ tro l' attuale ordinamento degli studi. Al contrario, io poverello quale sono, mi accontento di raccogliere le briciole, a me indi­ spensabili, che cadono dalla mensa del mio Signore, sempre ric­ camente imbandita con cibi di sapienza 26 . 26 Questa immagine della mensa e delle briciole che da essa cadono è certa­ mente biblica e liturgica, ma era assai diffusa nella letteratura medievale. Basti pen­ sare al Convivio dantesco: « . io . . . che non seggio a la beata mensa, ma, fuggito de la pastura del vulgo, a' piedi di coloro che seggiono, ricolgo di quella che da loro cade » (Convivio I I lO). .

.

LETTERA A CLEMENTE IV

99

1 2 . ( Graduale realizzazione del progetto di riforma degli studi. > Una volta accertata la possibilità di acquisire un sapere superiore e nuovo, non sarà difficile al Pontefice avviare gradualmente gli specialisti e quindi la grande massa dei maestri e degli studenti verso la nuova meta. Il popolo segue con docilità le indicazioni di una guida sicura e capace. D'al­ tra parte, chi governa ha il dovere di fare da guida ai propri sudditi e di indirizzarli verso il bene.

La Vostra Grandezza, dunque, potrà personalmente e me­ diante i suoi successori fare in modo che si possa giungere al pos­ sesso pieno della sapienza, non solo in quanto tale, ma anche in 27 relazione ai quattro scopi precedentemente indicati . In segui­ to, quando la Vostra paterna saggezza avrà raggiunto una mag­ giore certezza in queste cose, potrà facilmente con il Suo parere autorevole persuadere gli studiosi e i sapienti a raggiungere gioiosamente ciò che la massa degli uomini di scuola non può comprendere . D ' altra parte, è lecito sperare che la moltitudine finirà con l' adeguarsi. Infatti, san Girolamo commentando Isaia afferma che « il popolo, una volta accolta la verità, cambia facil­ 2 mente opinione » 8 , e ciò è vero quando il popolo non è sviato da guide prive di senno . Benché il popolo sia per sua natura più incline al male proprio perché è guidato da capi inetti, tuttavia, a meno che costoro non costituiscano un impedimento, esso si rivolge abbastanza facilmente al bene, anche se in maniera im­ perfetta, proprio perché per sua natura è incostante e una volta che ha appreso a cambiare opinione non la mantiene a lungo . Per tale motivo si rivolge facilmente anche all' opinione contraria a seconda di chi lo dirige; esso è simile ad una canna che si piega a ogni vento di nuove dottrine, tanto che ciò che piace al suo capo acquista subito forza di legge. Per esperienza noi vediamo che gli uomini quando sono adunati in moltitudini si comportano secondo il volere di un ca­ po; se chi governa trascura il bene, allora anche i sudditi si ad­ dormentano, se poi li incita alle cattive azioni essi vi si spingono 27 Questi sono i quattro scopi trattati nel paragrafo 9: ( 1 ) il sapere filosofico consente di acquisire ogni altro sapere; (2) il sapere filosofico può essere rivolto verso un buon fine naturale; (3) il sapere filosofico è utilissimo se applicato alla teologia; (4) il sapere filosofico può essere posto al servizio della Chiesa nella lotta contro i suoi nemici. 28 Cfr. Girolamo, Commentariorum in Esaiam libri I-XVIII, ed. M. ADRIAEN, Brepols, Tournai 1963 (Corpus Christianorum, Series latina 73), voI. II, XV IV 8-9, 161 7 , pp. 624-62 5 . La citazione ricorre anche in Opus ternum, p. 7 3 .

100

LETTERA A CLEMENTE IV

con grande eccitazione; se li si incita verso le buone azioni, per quanto imperfette, essi vi si rivolgono sia pure con scarso entu­ siasmo . Se, però, si assegnano al popolo mete più elevate, esso si limita ad annusarle "da lontano, ma non può, né è in grado di sentirne l' attrazione . D ' altra parte, non è una cosa che si possa pretendere dal popolo, come esporrò a suo tempo. Se poi non Vi bastasse il tempo per realizzare tutto ciò nei riguardi del popolo, la Vostra Magnificenza potrà almeno pianta­ re le radici nel terreno in modo che i Vostri successori possano portare a compimento un progetto così felicemente avviato . 1 3 . ( Presentazione del messaggero. > Un'impresa cosÌ vasta e grandiosa, qual è quella delineata da Bacone, richiede un'illustrazione fatta a viva voce e non solo una descrizione scrit­ ta. Non potendo recarsi personalmente dal Pontefice, Bacone affida la sua opera ad un messaggero fidato, un certo Giovanni, che era stato suo allievo a Parigi e che, benché ancora assai giovane e inesperto, poteva fornire tutte le delucidazioni necessarie perché opportunamente istruito su ogni parte dell'opera.

Tuttavia le grandi imprese certamente non possono essere presentate solo per iscritto, ma bisogna anche descriverle a viva voce, la quale ha sempre una maggiore capacità di persuasione. D' altra parte, proprio perché so che Vostra Riverenza è da lungo tempo impegnata nel governo della Chiesa e nella conduzione di importanti questioni, proprio perché la sede apostolica non con­ sente molto tempo libero per lo studio, mi preoccupo assai più di inviarVi una persona che mi rappresenta adeguatamente, piut­ tosto che di comporre uno scritto. Per questi tre motivi è necessario che vi sia un intermedia­ rio capace di rispondere a tutti gli eventuali quesiti; altrimenti i vostri desideri non potranno essere adempiuti e il mio lavoro non risulterà utile come vorrei. lo parlo come un figlio devotissimo con la massima riveren­ za verso il padre, al quale desidera ardentissimamente essere uti­ le e rendergli ogni onore perché è una persona degnissima e so­ prattutto perché ci rappresenta Dio stesso e sorregge nelle sue mani il destino del mondo intero. Per questo motivo, io qui non sto pensando a nient ' altro che non sia degno, utile e necessario ad essere divulgato. lo stesso riconosco che vi sono molte persone capaci di esporre alla Vostra Sapienza le cose che tratto meglio di quanto

LETTERA A CLEMENTE IV

lO1

io sappia fare; ma ognuno ha il suo modo di esporre e si compia­ ce della propria prospettiva. Per tale motivo non è possibile con­ segnare questo messaggio ad un altro per quanto esso sia sapien­ te, senza che io esponga direttamente il mio intento e il mio mo­ do di vedere le cose. D ' altra parte, mi rendo conto che ciò può dipendere più dalla mia incapacità che da quella degli altri. Ora, dal momento che non posso essere presente ed è ne­ cessario inviarVi un messaggero il più fedele possibile, ho asse­ gnato a tale compito Giovanni 29, un giovane molto dotato, in modo che se a Vostra Signoria piacerà servirsene come interme­ diario io non sia imputato in alcun modo di negligenza, almeno da questo punto di vista. Si tratta di una persona scientificamen­ te anche più competente di quanto io non abbia detto; tuttavia, lo propongo come intermediario solo per utilità e riverenza verso la Vostra Beatitudine . Se avessi voluto recare un vantaggio al messaggero mi sarei avvalso di altre persone alle quali sono an­ che più legato e affezionato. Giovanni non è un mio parente; l'ho incontrato solo sette anni or sono a Parigi e mi sono preso cura di lui soltanto per amor di Dio e per la buona disposizione del giovane stesso. Ho ritenuto che egli potesse divenire uno strumento utilissimo per la Chiesa di Dio. Se poi avessi voluto designare qualcuno a mio vantaggio avrei trovato una persona più scaltra nel trattare que­ sto tipo di faccende. La mia scelta è rivolta solo ad esaltare la Vostra grandezza al cospetto della Divina Maestà. Questo giovane da sette anni viene istruito sotto la mia guida e io stesso l'ho indirizzato, fin da quando ho ricevuto il Vostro ordine, verso lo studio di tutto ciò che mi sembrava spe­ cialmente utile, tanto che non potrei trovare una persona più adatta a questo compito nel mondo intero . Senza dubbio vi sarebbe qualcun altro più esperto in questa o in quella materia delle quali tratto e ancora di più in altre ma­ terie che qui non tratto (delle quali questo giovane è poco o per nulla informato) , ma nessuno è così ben informato nel complesso delle cose che tratto in questo scritto. Egli è, infatti, in grado di rispondere adeguatamente a riguardo dello studio delle lingue, delle matematiche, dell' ottica e della prima parte delle scienze sperimentali, che presentano numerose difficoltà a causa dell'uso 29 Di questo Giovanni non si conosce nulla di più di quanto è indicato qui dallo stesso Bacone. Di lui si parla anche nel De scientia experimentali; si veda la nota 15 a p. 136.

102

LETTERA A CLEMENTE I V

della geometria. Sono tuttavia consapevole che egli non potrà soddisfare completamente la Vostra Sapienza, né rendere ragio­ ne della grandezza degli argomenti, né forse sarà in grado di es­ sere prontamente e lucidamente persuasivo, come si dovrebbe, in ogni argomento . Non ci si deve meravigliare di ciò, trattando­ si di un giovane per lo più ancora inesperto nell'insegnamento, incapace quindi di far sbocciare i fiori e i frutti dalle radici che pure possiede in tutto il loro vigore . 1 4 . ( Il giovane messaggero sarà una buona guida. ) Molti fra gli argomenti esposti nell'opera sono particolarmente diffi­ cili. Giovanni è in grado di appianare ogni difficoltà che potrebbe insorgere nella loro comprensione. Egli, inoltre, è la dimostrazione vivente dei rapidi progressi che chiunque, anche in età avanzata, può fare se si applica allo studio con il giusto metodo.

Vi invio questo giovane, oltre che per ottemperare alle esi­ genze del vostro incarico, anche per altri due motivi. Il primo lo rendo subito noto, l' altro lo esporrò a suo luogo . Le cose che scrivo sono estremamente importanti e particolarmente difficili, in rapporto al tipo di conoscenza che possiedono coloro che si dedicano agli studi. Può, quindi, accadere che chiunque si metta a leggere con attenzione queste cose, a meno che non si tratti di persona estremamente colta, si scoraggi e finisca col considerare questi argomenti accessibili solo a una mente divina o angelica. Questo giovane, al contrario, potrà far vedere che si tratta di cose estremamente facili purché ci sia qualcuno che le spiega adeguatamente. Egli, infatti, è certamente in grado di intendere tutte queste cose senza alcuna difficoltà, se le potesse ascoltare direttamente dalla mia bocca, ed è in grado di capire da solo gran parte di ciò che ho scritto, benché sia ancora un ragazzo privo di esperienza, non essendosi potuto procurare né libri, né maestri, né avendo potuto dedicarsi intensamente agli studi a causa della sua povertà. Di fatto, ha potuto disporre solo degli aiuti prestatigli da alcuni amici da me pregati. Non ha mai avuto insegnanti adatti e non ha dedicato nemmeno un intero anno ad apprendere le cose che sa, poiché in realtà doveva offrire i suoi servigi a coloro che gli davano i mezzi di sostentamento. Tanto più, dunque, noi che siamo anziani e istruiti potremo capire tut­ to ciò che un interprete fedele ci spiegherà. Indubbiamente il confronto non è nemmeno possibile . Aristotele nel libro sesto

LETTERA A CLEMENTE IV

103

dell' Etica 30 dice che i giovani per lo più non possono essere sa­ pienti proprio per mancanza di esperienza. Nel terzo libro de L 'anima 31, poi, afferma che l' intelletto che si esercita nella sa­ pienza diventa più robusto. San Pietro, poi, nella disputa contro Simon Mago sull'immortalità dell' anima afferma che l' intelletto non diviene più debole in relazione all' indebolimento del corpo, dovuto alla vecchiaia, ma che anzi diventa più efficiente e robu­ sto 32 . Cicerone afferma le stesse cose nel De senectute 33. Ma ciò può essere constatato anche da noi stessi purché la vecchiaia si svolga secondo la sua naturale disposizione, cioè sen­ za che intervengano menomazioni delle facoltà vegetative e sen­ sitive dell' anima in maniera innaturale . In tali casi può accadere che i vecchi vaneggino, ma ciò non è un difetto connesso con la vecchiaia, esattamente come non lo è con la gioventù. Tanto è vero che anche i giovani talora diventano stupidi o pazzi a causa di qualche lesione incidentale degli organi e delle facoltà dell' a­ nima. Ciò può essere constatato più frequentemente nei vecchi . 1 5 . ( Difficoltà nell'apprendimento delle varie discipline. ) Le difficoltà che si incontrano nell'apprendimento delle tre discipline principali, le lingue, la geometria e l' aritmetica, possono essere superate fa­ cilmente se si può avere una guida esperta. Un maestro che faccia uso di un metodo di insegnamento adeguato può ottenere risultati straordinari nell'insegnamento del greco e dell'ebraico, come pure nell'insegnamento della geometria e della matematica. Bacone afferma di essere in grado di insegnare a chiunque in pochi anni tutto ciò che normalmente richiede un faticoso tirocinio di molti anni.

Non vi è nulla che sia tanto difficoltoso da apprendersi quanto la conoscenza delle lingue e il possesso della geometria e la

Cfr. Aristotele, Etica Nicomachea VI 8 , 1 142a 14- 1 5 . Cfr. Aristotele, L 'anima IV 4, 42% 6-9. Non vi è alcun cenno a questa disputa negli Actus Petri cum Simone e nem­ meno negli altri testi apocrifi su san Pietro; cfr. Acta Apostolorum Apocrypha, edd. R.A. LIPSIUS, M. BONNET, Lipsiae 1 8 9 1 (riprod. anastatica, Hildesheim 1959). Pe­ raltro, è possibile individuare alcuni riferimenti in proposito negli Atti dello Pseudo­ Abdia (p. 203) e nelle Pseudoclementine (p. 229) . Su tali testi si veda: Apocrifi del Nuovo Testamento, a cura di M. ERBETTA, Marietti, Torino 1966, voI. II: Atti e leg­ gende. Si veda anche, Apocrifi del Nuovo Testamento, a cura di L. MORALDI, 2 voll . , Utet, Torino 1975; ristampa 1986. J J Cfr. Cicerone, Cato maior de Senectute, reco K. SIMBECK, Teubner, Lipsiae 1 9 1 7 , I 1 7 , p. 1 0 , 1 7 - 1 8 : « Il vecchio non fa le cose che fanno i giovani, ma in realtà ne fa di molto maggiori e migliori; non colla velocità o coll'agilità del corpo si com­ piono le cose grandi, ma col senno, coll'autorità, col far valere le proprie opinioni; e di tutto ciò per solito la vecchiezza non solo non è privata, ma arricchita . (Cicero­ ne, La vecchiezza, trad. it. di C. Saggio, Milano 1983, p. 157). li

12

1 04

LETTERA A CLEMENTE IV

dell' aritmetica, a causa della sottigliezza implicita nelle dimo­ strazioni fatte con figure e con numeri, a meno che non le si sia apprese fin da giovani. Non si riscontra, invece, alcuna difficoltà quando si ha un buon maestro e ci si applica con diligenza e fi­ ducia. Ho visto molte volte delle persone anziane imparare rapi­ damente e senza sforzo la lingua greca, ebraica e araba pur aven­ do a disposizione maestri non eccellenti. Anzi, sono convinto che qualsiasi uomo sotto la guida di un maestro capace potrebbe imparare in una sola settimana a comprendere, a leggere e, forse, anche a scrivere il greco e l'e­ braico e di conseguenza potrebbe capire tutto ciò che i santi pa­ dri e i filosofi hanno tramandato ai Latini nei loro commenti, sia in teologia che in filosofia, nel caso in cui si desideri conoscere esattamente il loro pensiero . È facile pervenire a questo grado di conoscenza [della lingua] e per un dotto è un' acquisizione che avrebbe il valore di mille marchi di oro purissimo. Tuttavia, non è cosÌ facile tradurre opere scientifiche da una lingua in un' altra o parlare qualche lingua in maniera corrente. D ' altra parte credo che ciò non sia considerato indispensabile per ora da Vostra Maestà. Dopo la conoscenza delle lingue, quasi tutte le conoscenze vengono ottenute per mezzo della geometria e dell' aritmetica, che ne costituiscono di fatto le vie generali di accesso, così come dimostro in ciò che scrivo più avanti; tuttavia, sono certo, tanto da essere disposto a dare i miei occhi, di essere in grado di far apprendere in quindici giorni a qualsiasi uomo, purché sia dili­ gente, tutto ciò che è indispensabile della geometria tanto nelle scienze umane quanto nelle scienze divine, e con maggior profit­ to in questa disciplina di quanto non riescano a insegnare i mate­ matici in dieci o venti anni . Infatti, nell'insegnare questa disci­ plina essi seguono un metodo assolutamente sbagliato e per tale motivo quasi nessuno si impegna per apprenderla. Sono, infatti, ormai certo che la difficoltà non sta nelle lingue o nelle discipli­ ne, ma nei maestri che non sanno o non vogliono insegnare con profitto, e negli allievi che non si applicano con diligenza e si scoraggiano . Tutto ciò che ho imparato fin dalla mia giovinezza - e per la verità mi sono sempre applicato con diligenza e costanza allo studio per tutta la vita, con la sola eccezione di due anni durante i quali mi sono concesso un po' di riposo e di sollievo per poter poi riprendere il mio lavoro con più efficacia -, ebbene tutto ciò

LETTERA A CLEMENTE IV

105

io sono in grado di insegnarlo a chiunque in soli quattro anni, sia che si tratti di un giovane sia che si tratti di un anziano, pur­ ché sia zelante e fiducioso e purché abbia la possibilità di mette­ re per iscritto tutto ciò che devo spiegare a viva voce . In altre parole, per quanto siano difficili le cose che inse­ gno a causa della ottusità degli studenti, tuttavia non comporte­ rebbero alcuna difficoltà se potessi spiegarle direttamente. Posso garantire lo stesso effetto per tutto quanto fa parte dell' opera principale richiestami da vostra Sublimità.

16. ( Suddivisione dell'opera in sette parti. ) (a) ( Eliminazione delle quattro cause di errore. ) L'opera è suddivisa in sette parti che ora Bacone riassume brevemen­ per comodità del destinatario. La prima di queste parti concerne l'elimi­ nazione delle quattro cause di errore che affliggono l'intera umanità. Que­ ste quattro ·cause sono: ( 1 ) la tendenza a nascondere la propria ignoranza sotto un falso sapere; (2) l'utilizzazione di autorità insicure e inattendibili; (3) la supina sottomissione alle cattive abitudini scientifiche; (4) l' accetta­ zione acritica dei pregiudizi conoscitivi più diffusi. te

Per rendere più chiara l' opera che invio è necessario ren­ derne manifesti gli intenti, tanto che se per disgrazia l' opera do­ vesse andare perduta, la Vostra Beatitudine possa restare egual­ mente interessata dal riassunto di quanto si doveva dire per este­ so. Dunque, l'opera che invio è composta da sette parti e ciascu­ na parte ha le sue suddivisioni e i suoi capitoli. Ordunque, poiché nulla o ben poco della verità può diven­ tare evidente se non si eliminano le quattro principali cause di errore da parte degli uomini, cause che sono state di ostacolo a tutti gli uomini tanto che fin dagli inizi del mondo restò corrotto ogni umano consorzio, per questo motivo nella prima parte mi propongo con gioia di rimuovere questa peste nemica del sapere . La prima di queste cause è la tendenza a nascondere la pro­ pria ignoranza rifiutando tutto ciò che non conosciamo e facen­ do mostra sfacciatamente di ciò che crediamo di sapere per quanto si tratti di poca cosa. Le altre tre cause sono: il produrre esempi ricavati da auto­ ri insicuri e inattendibili, la forza delle cattive abitudini delle quali diventiamo schiavi e, infine, l' accettazione dei pregiudizi comuni che ci rendono ostinati. Tutti questi errori sono condannati dalla Sacra Scrittura, r iprovati dai santi, proibiti dal diritto canonico, rinnegati dalla

106

LETTERA A CLEMENTE IV

filosofia; tutti i sapienti fin dall' antichità si sono sempre opposti a questi quattro vizi. Infatti, tutti gli errori sia nel comporta­ mento che nel sapere hanno avuto inizio da essi, tanto da impe­ dire ogni progresso e da coinvolgere tutti gli uomini, i quali co­ munemente fanno risalire ad essi la causa delle loro colpe e dei loro errori. Anche uomini che sono ritenuti sapientissimi spesso sono accecati da queste cause di ignoranza. Perciò addurrò in abbondanza le opinioni dei sapienti e i fatti di esperienza contro questi quattro tipi di veleno . Se non lo facessi sarebbe inutile far seguire le altre parti dell' opera perché non si può avere alcuna vera convinzione dove dominano questi quattro errori. Con ciò termina la prima parte . (b) ( La Sacra Scrittura come fonte di ogni sapere. > Nella seconda parte si dimostra che vi è una sola sapienza perfetta, cioè quella contenuta nella S acra Scrittura, che deve essere chiarificata per mezzo del diritto canonico 34 e della filoso­ fia, entro i quali comprendo anche il diritto civile e ogni cono­ scenza umana. Infatti, è necessario che tutto il sapere utile e in­ dispensabile ai figli di Dio si ritrovi nella Sacra Scrittura, che ha Dio stesso come autore . In essa, infatti, si trova raccolto sinteti­ camente ciò che viene spiegato più estesamente altrove, cioè nel diritto canonico e nella filosofia. Perciò in essa è condensato co­ me nella sua fonte originaria ogni verità che poi fluisce nel dirit­ to canonico e nella filosofia attraverso abbondanti rivoli. In essa è raccolto come nella sua radice ciò che poi si ritrova con tutta la sua eleganza nei rami, nello splendore delle foglie, nella bel­ lezza dei fiori, nell' abbondanza dei frutti, appunto nelle opere di diritto canonico e di filosofia. Posso confermare ciò per mezzo delle parole dei santi, con la natura stessa della Sacra Scrittura, con il diritto canonico e col valore della filosofia; d' altra parte i patriarchi e i profeti rice­ vettero ogni sapere fin dall'inizio del mondo da Dio stesso, tan­ to che Salomone poté conoscere ogni cosa assai prima che i filo,. Bacone ha costantemente ricondotto il diritto civile al diritto canonico, il quale a sua volta non è che l'estrinsecazione delle leggi e dei precetti rivelati da Dio nella Sacra Scrittura: « jus canonicum continetur in sapientia legis divinae, et erunt una sapientia mutuo se modis variis continentes » (cfr. Opus tertium, p. 82) . Nel Compendium studii theologiae, poi, si afferma senz' altro che l'abuso del diritto civile, in contrasto con il diritto canonico, « non solum destruit studium sapientiae, sed Ec­ clesiam Dei et omnia regna » (p. 4 1 8) .

LETTERA A CLEMENTE IV

107

sofi pagani potessero acquisire i primi rudimenti del sapere . Questo fatto va tenuto in grande considerazione poiché costitui­ sce una conferma di quanto si è detto e conferisce autorità a quanto si dirà in seguito. Per questo motivo non ci si deve mera­ vigliare se i filosofi hanno parlato con magnificenza delle cose celesti e dei misteri della natura, delle tecniche più straordina­ rie, come pure di Dio, di Cristo, della Beata Vergine, degli ange­ li, dei demoni, della resurrezione dei corpi, della futura felicità, della pena eterna, delle prove della vera religione, come pure de­ gli altri misteri della sapienza divina e umana, come spiego este­ samente nelle altre cinque parti 35 . Infatti, tutte queste cose sono state rivelate ai santi all'ini­ zio del mondo e da essi verificate durante la loro lunga vita e quindi messe per iscritto. Dai loro scritti i filosofi hanno attinto tutto ciò che poi ci hanno tramandato. Questo a noi non è evi­ dente perché non conosciamo l' ebraico, il caldeo, il greco e l' ara­ bo, lingue nelle quali sono scritti tutti i libri di scienza, non solo di quella divina del Vecchio Testamento, ma anche di quella umana che ne costituisce il completamento. Poiché i santi ricevettero fin dalle origini del mondo la ve­ rità di Dio che è contenuta nella Sacra Scrittura, e poiché la filo­ sofia è necessaria per capire tale verità, esporla, metterla in pra­ tica, difenderla, dimostrarla e renderla accessibile, perciò la filo­ sofia è stata data alle stesse persone alle quali è stata data la leg­ ge divina. Per documentare questa affermazione passo in rassegna tut­ ta la storia dall'inizio del mondo, età per età, allo scopo di deter­ minare l' epoca in cui visse ciascun uomo famoso per sapienza, cioè per conoscere quali sono stati i santi dotati di ogni sapere, quali le sibille, quali i celebri sette saggi e quelli che vennero dopo di loro e furono chiamati amanti del sapere , cioè filosofi, quali i poeti illustri; da questa rassegna 36 si capirà chiaramente " Le altre cinque discipline, come si è detto, sono la morale, la scienza speri­ mentale, l'ottica, le lingue e la matematica. '6 Cfr. Opus maius, pars II, pp. 4 1-56. Si tratta di una rapida ricostruzione ( Iella storia del sapere dal tempo dei patriarchi fino ai pensatori arabi, che ha lo sco­ po di dimostrare che il sapere è fondamentalmente unitario perché rivelato da Dio ( t ra l' altro la puntualità del riferimento aIl'Opus maius potrebbe costituire un buon i ndizio a favore di chi sostiene che la Lettera a Clemente IV costituisce una presenta­ zione di quest'opera e non dell'Opus minus) . Bacone è convinto che i filosofi pagani abbiano avuto « quedam preludia fidei » (cfr. Secretum, p. 37,37) che hanno consenti­ l o loro di intuire le grandi verità del cristianesimo. Per quanto fantasiosa possa appa­ r i re questa concezione del sapere, essa era basata su molteplici indizi autorevoli della

108

LETTERA A CLEMENTE IV

che tutta la sapienza è stata data da Dio ai santi ancor prima che nel mondo comparissero altri sapienti; risulterà altresì che tutti ricevettero dai santi i principi delle arti e delle scienze, co­ me lo stesso grande Aristotele è costretto ad ammettere dalla ve­ rità delle cose 37. Dimostro, inoltre, che tutto il sapere è contenuto nella Sa­ cra Scrittura per scopi precisi, il primo dei quali è quello di favo­ rire la perorazione che sto facendo e che riguarda l'intero pro­ getto richiestomi da Vostra Riverenza. Poiché so con assoluta certezza che ogni verità è contenuta nella sapienza della Sacra Scrittura e che tutto ciò che non vi si trova è necessariamente errato o inutile, e poiché so che essa ha bisogno del diritto cano­ nico e della filosofia per essere ben capita e correttamente espo­ sta, allora tutto ciò che sto scrivendo attualmente e tutto ciò che intendo scrivere fino alla fine della mia vita mi sforzerò di met­ terlo al servizio della scienza divina. Qui faccio riferimento al sapere sia preso per se stesso sia in relazione alla Chiesa di Dio e agli altri scopi sopra indicati . Di conseguenza non giustifico il valore del sapere razionale se non in funzione della sapienza teo­ logica che deve essere conosciuta per se stessa e nelle sue conse­ guenze pratiche. Sono, infatti, sicuro che nel sapere razionale è utile e degno solo ciò che la teologia accoglie al suo servizio, come si fa con un' ancella. Tutto il resto è stoltezza e follia. Anche se i filosofi pagani hanno composto molte opere illustri e importanti, che hanno attinto dai testi originali dei santi, tuttavia, vinti dalla umana fragilità, resi ciechi dal loro paganesimo, avendo gli occhi dello spirito gonfiati dalla brama di una gloria vuota, hanno composto enormi opere nelle quali ci hanno lasciato molte cose false mescolate con quelle vere e molte cose inutili con quelle utili. Il secondo motivo per cui mi impegno a dimostrare che tut­ to il sapere è contenuto nella Sacra Scrittura, anche se ha biso­ gno del diritto canonico e della filosofia per essere capito da noi, consiste nel cercare di persuadere colui che ha la pienezza del potere, in quanto vicario di Cristo, a mettere a disposizione di tradizione a cominciare dal noto passo del De consolatione di Boezio: « . . il sommo bene . è quel che tutte le cose con forza governa e con soavità dispone (cuncta forti­ ter suaviterque disponit) ) (III, 12, 54-55) . L'esplicita citazione di Sapienza 8 , 1 da parte di Filosofia nell'opera boeziana testimonia la sostanziale unità del sapere filo­ sofico pagano e del messaggio rivelato. J 7 Cfr. Secretum, p. 64, 15-25 . .

.

.

LETTERA A CLEMENTE IV

109

coloro che vogliono acquisire il sapere tutto ciò che è utile nelle scienze e nella conoscenza delle lingue e quindi necessario per la teologia. Infatti, numerosissime cose mancano alla Chiesa che invece sarebbero oltremodo vantaggiose e onorifiche per essa, come risulterà chiaro dall' opera che invio . Ma è il terzo motivo che mi spinge maggiormente [a questa dimostrazione] , e cioè il fatto che sia nelle discipline che si stu­ diano, sia nel modo di studiarle, in realtà vengono fatte prevale­ re molte cose che sono contrarie alla scienza sacra e invece si trascura o si pone in secondo piano ciò che ad essa risulterebbe estremamente conveniente . Al contrario, per mezzo della teolo­ gia tutte le scienze devono essere dirette e disposte a utilità del­ l'intera Chiesa di Dio, della repubblica cristiana, della conver­ sione degli infedeli e della condanna di coloro che non si posso­ no più convertire. Tutto quello cui ora accenno risulterà evidente dal testo che ho composto; ma il mio pensiero si trova espresso alla fine delle sette parti principali, poiché la verità di queste considera­ zioni non può essere chiara prima che queste parti siano com­ piute. 1 7 . ( Le cinque discipline fondamentali. ) (a) ( La morale. ) Il grande progetto baconiano di riforma degli studi, dopo le prime due parti di carattere propedeutico, prevede una dettagliata trattazione di cinque discipline fondamentali che, secondo il loro ordine di importanza, sono cosi classificate: (a) la morale; (b) la scienza sperimentale; (c) l'ottica; (d) la matematica; (e) lo studio delle lingue. Bacone nella sua epistola a Cle­ mente IV si limita ad esporre gli aspetti più significativi di alcune di queste discipline, iniziando a parlare della morale.

Dopo le prime due parti passo a trattare soltanto di cinque scienze, benché le parti principali del sapere siano più di trenta. Nel mio scritto tratto esplicitamente solo di esse, tralasciando le altre, a meno che la Vostra Altezza non me lo imponga, perché senza di esse non si può sapere nulla neanche delle parti seguenti e perché queste sono più necessarie e anzi una di esse, la quinta, è la più nobile e il fondamento di ogni cosa per i Latini; le altre quattro parti, comunque, sono tra le più nobili. L'ultima di que­ ste cinque scienze, dunque, è la signora di tutte le altre ed è la filosofia morale, che Aristotele chiama scienza civile . In essa, a sua volta, si possono distinguere cinque parti

1 10

LETTERA A CLEMENTE IV

principali: la prima raccoglie le opinioni proposte dai filosofi su Dio, la beata Trinità, il Signore Gesù Cristo, la Vergine glorio­ sa, i compiti degli angeli, le malvagità dei demoni, la resurrezio­ ne dei corpi, la felicità futura, il purgatorio e l'inferno, il culto divino. La seconda ricerca i fondamenti delle leggi dello Stato; in questa parte si trova tutto il diritto civile che è in uso presso i Latini e da essa perciò lo si può dedurre . La terza parte tocca i principi fondamentali del comporta­ mento di ciascuna persona. La quarta passa ad esaminare le singole sette, quali siano e quante siano; quali siano errate e come una sola sia la vera; in che modo questa possa venir provata e conosciuta. Essa è la reli­ gione cristiana. La quinta parte si occupa di far osservare la legge morale cristiana così fondata e accettata, in quali modi gli uomini posso­ no essere invogliati ad amarla e a detestare ciò che è contrario alla morale e alla virtù. Questa grande scienza è il coronamento di tutto il sapere umano 3 8 e fa uso delle altre scienze come di ancelle . Tutte le .. La peculiarità di questo primato attribuito da Bacone alla filosofia morale trova riscontro solo in un' analoga posizione di Dante, il quale afferma: « Lo Cielo cristallino, che per Primo Mobile dinanzi è contato, ha comparazione assai manifesta a la Morale Filosofia; ché Morale Filosofia . . . ordina noi e l'altre scienze . . . cessando la Morale Filosofia, l'altre scienze sarebbero celate alcuno tempo, e non sarebbe ge­ nerazione né vita di felicitadç, e indarno sarebbero scritte e per antico ritrovate » (Cfr. Convivio II XIV 14-18). E vero che Dante fa riferimento a Tommaso e ad Ari­ stotele stesso per esaltare la funzione architettonica della morale, ma è altresì vero che tali pensa tori non hanno mai messo in discussione il primato della metafisica su tutte le altre discipline, come ha giustamente osservato Gilson (cfr. Dante e la filoso­ fia, Milano 1988, pp. 1 15-12 3 ) . Tale primato, invece, sembra esplicitamente messo in discussione solo da Bacone tra gli autori della scolastica medievale: « Hec vero practica vocatur moralis et civilis sciencia, que ordinat horninem in Deum et ad pro­ ximum et ad seipsum, et probat has ordinaciones et ad eas nos invitat et excitat efficaciter. Hec enim sciencia est de salute hominis, per virtutem et felicitatem com­ plenda; et aspirat hec sciencia ad illam salutem, quantum potest philosophia. Ex qui­ bus in universali patet quod hec sciencia est nobilior omnibus partibus philosophie . . . de eisdem negociatur hec sola sciencia vel maxime, de quibus theologia . . . set theolo­ gia est scienciarum nobilissima; ergo illa, que maxime convenit cum ea, est nobilior inter ceteras . . . » (cfr. R. Bacone, Moralis philosophia, ed. E. MASSA, Ziirich 1 95 3 , p. 4, 1-18); « Sciendum autem quod methaphisica et moralis phylosophia maxime conve­ niunt; nam utraque de Deo negociatur et angelis et vita eterna et de huiusmodi mul­ tis, licet diversimode. Nam methaphisica per communia omnium scienciarum inve­ stigat propria methaphisice, et per corporalia inquirit spiritualia, et per creata reperit Creatorem, et per vitam presentem negociatur circa futuram; et multa preambula ad moralem phylosophiam premittit . . . » (cfr. R. Bacone, Moralis philosophia, p. 7,2-10). In proposito, comunque, si veda ]. HACKE'IT, Practical Wisdom and Happiness in the Moral Philosophy of Roger Bacon, « Medioevo », 12 ( 1 986), pp. 55-109.

LETTERA A CLEMENTE IV

111

altre scienze, infatti, sono ad essa ordinate e perciò mettono a sua disposizione le loro verità e i loro ritrovati che la filosofia morale utilizza con abbondanza nelle sue cinque parti. (b) ( La scienza sperimentale. ) La scienza sperimentale, anche se presentata da Bacone come una di­ sciplina autonoma, in realtà è caratterizzata proprio dalla sua utilità in tutte le altre scienze, per la sua capacità di rendere evidenti e certe molte verità scientifiche che risulterebbero oscure all'interno delle altre discipline. Le applicazioni tecniche, poi, alle quali la scienza sperimentale può condurre, sono assolutamente straordinarie.

La penultima scienza, poi, si chiama sperimentale ed è la maestra di tutte quelle che la precedono poiché supera le altre per tre prerogative fondamentali. La prima è che tutte le scien­ ze, all'infuori di essa, o si servono solo di argomentazioni per dimostrare le proprie conclusioni, come fanno le scienze specula­ tive, oppure adducono esperienze generali e imperfette . Ma solo l' esperienza rigorosa consente alla mente di riposare nella luce della verità, come si dimostra con certezza proprio in tale parte. Per questo motivo era necessario che una sola fosse la scienza che ci rende certi mediante la verità dell'esperienza di tutte le verità delle altre scienze, e questa è la scienza di cui parlo. Essa, quindi, viene chiamata scienza sperimentale per eccellenza per­ ché conduce a sperimentare la stessa verità. Con vari esempi, co­ me quelli sull' arcobaleno e su altri fenomeni, mostro in quale modo questa prerogativa sia propria di tale scienza. Questa disciplina ha anche una seconda caratteristica che riguarda profondissime verità che possono essere ottenute, le quali anche se vengono espresse nella terminologia propria di al­ tre scienze, tuttavia queste non possono raggiungerle . Tale è il prolungamento della vita attraverso opportuni rimedi che cor­ reggono il regime di salute seguito fin dall' infanzia e la debolez­ za della complessione ereditata dai genitori, che non hanno se­ guito un opportuno regime di vita. Questo prolungamento della vita è ottenibile ben oltre la consueta lunghezza della vita, come mostrerò, fino a raggiungere i limiti stabiliti da Dio , i quali ov­ viamente non possono essere oltrepassati. Ma gli uomini, pro­ prio per aver trascurato il corretto regime di vita, si affrettano verso la vecchiaia in maniera innaturale e muoiono assai prima di quanto Dio consentirebbe loro . La scienza medica non può trovare rimedi contro qll" sta situazione, ma ammette che sono possibili; la scienza >� ,mentale, conosciuta solo dagli uomini

1 12

LETTERA A CLEMENTE IV

più sapienti, ha trovato i rimedi per ritardare i malanni della vecchiaia e per mitigarli quando giungono . Questo è 1'esempio più significativo dell'utilità della scienza sperimentale, ma oltre ad esso ne presento altri pure assai apprezzabili. La terza prerogativa di questa scienza è in grado di caratte­ rizzarla in maniera più esclusiva e assoluta; infatti, lascia da par­ te questi due modi di procedere ai quali ho accennato e si rivol­ ge completamente a indagini che non hanno attinenza con altre scienze, se non per il fatto che in molti casi ha bisogno di servir­ si di esse . Quale signora assoluta essa comanda e impartisce ordi­ ni alle sue ancelle che hanno un grande potere nella conoscenza e nell' attuazione di cose straordinarie, come mostro attraverso molti esempi meravigliosi. Ad esempio, benché 1' astrologia con­ senta di conoscere le cose che accadranno, le cose che accadono e le cose che sono accadute secondo le lodevoli possibilità di tale disciplina, tuttavia questa scienza fa assai di più come dice Tolo­ meo nel libro De dispositione spherae 39. Lo stesso Aristotele e i maggiori filosofi si basano su questa scienza e noi lo sappiamo per certo proprio per la pratica che ne abbiamo . In ogni situazio­ ne, comunque, la libertà individuale è garantita, né si impone alle cose contingenti la necessità degli accadimenti, né vi è na­ scosto alcunché di contrario alla fede o alla filosofia, come si di­ mostra abbondantemente nella parte dedicata ai giudizi, non so­ lo con le parole dei filosofi, ma anche dei santi . Le applicazioni di questa scienza in alcuni casi sono del tut­ to naturali come quelle che riguardano la trasformazione del mondo, altre consistono nel suscitare e nel modificare la volontà degli uomini senza costrizione, altre ancora consistono nelle me­ raviglie del sapere, altre nel dare sollievo alla vita umana. Questa scienza si serve di tutte le altre scienze a vantaggio della scienza morale, ma soprattutto si serve di esse affinché le procurino i risultati e gli strumenti scientifici di cui ha bisogno, allo stesso modo in cui la scienza della navigazione dà ordini ai carpentieri sul modo di costruire le navi e la sctenza militare dà ordini ai fabbri sul modo di costruire le corazze e gli altri tipi di armi 40. La scienza sperimentale si trova in un rapporto simile con " Con questo titolo Bacone intende designate i primi capitoli del primo libro dell' Almagesto. In effetti la stessa opera altrove è indicata come Introductorius in Al· magestum (cfr. Secretum, p. 9). Si veda anche Opus tertium, p. 44: « certior est via iudicandi de futuris quam per astronomiam ». 40 Cfr. Aristotele, Fisica II 2 , 1 94b 1·8: « . . . sono due le arti che comandano

LE'ITERA A CLEMENTE IV

1 13

le altre scienze, poiché alla geometria, ad esempio, impartisce l' ordine di costruire uno specchio capace di bruciare ogni cosa per quanto resistente e refrattario, e ciò non solo a brevi distan­ ze, ma dalla distanza dalla quale si vuole, come insegna l' autore dell'opera De speculis comburentibus 4 1 • Se la Vostra Grandezza lo ordina questi specchi possono senz' altro essere costruiti. Que­ sta è una delle imprese più straordinarie che possano venir rea­ lizzate per mezzo della geometria. Ma risultati analoghi si posso­ no ottenere anche in altre applicazioni della geometria o di altre scienze a riguardo di tutte le cose straordinarie e misteriose del­ l'arte e della natura. (c) ( L 'ottica. ) Grandissima utilità ci può venire anche da un'altra nuova disciplina, l'ottica. Le sue applicazioni sono tra le più stupefacenti. In realtà, nella concezione baconiana l'ottica costituisce uno strumento indispensabile sia per spiegare gran parte dei fenomeni fisici, sia per comprendere la struttura complessiva dell'universo.

Dopo la scienza sperimentale in ordine di dignità e di natu­ ra, viene l' ottica; essa, tuttavia, viene prima da un punto di vista metodologico e conoscitivo . È, comunque, una scienza indispen­ sabile per arrivare al sapere e alla conoscenza del mondo . Vi pos­ sono essere discipline migliori o più importanti, ma nessuna è più bella di essa, come dimostro all'inizio e come risulta eviden­ te da tutta la trattazione . Si tratta di una scienza che procura un enorme godimento e una grandissima utilità; per questo moti­ vo mi soffermo con grande piacere a spiegarla ampiamente so­ prattutto perché senza di essa non si può venire a conoscenza di nulla di veramente meraviglioso. È la scienza della vista e chi è cieco non può sapere nulla di questo mondo. È la vista, infatti, che ci mostra tutte le diversità tra le cose; è la vista che ci indica il modo di conoscere ogni cosa, come risulta evidente dall' espesulla materia e la conoscono: l'una è quella che ne fa uso pratico, l' altra fa parte delle attività costruttive ed è l'architettonica. Perciò, anche l' arte che ne fa uso pratico è, in un certo senso, architettonica; ma la differenza è nel fatto che l' architettonica ha competenza della forma, mentre l'altra, in quanto attività costruttiva, ha competen· za della materia. Il nocchiero, ad esempio, conosce quale sia la forma del timone e la controlla; il costruttore, invece, sa da quale legno e da quali movimenti il timone potrà venir fuori » . 4 1 L'autore di quest'opera, che sembra essere sconosciuto a Bacone, è Alha· :.:en. Il testo è stato edito nel saggio di J.1. HEIBERG e E. WIEDEMANN, Ibn al Hau­ lams Schrilt iiber parabolische Hohlspiegel, « Bibliotheca Mathematica » (ser. 3), l O ( 1 909- 10) , pp. 20 1-23 7 . I n ogni caso, anche Bacone compose un'opera dallo stesso t i tolo : cfr. LINDBERG, Roger Bacon's Philosophy 01 Nature, pp. 2 7 1 -400.

1 14

LETTERA A CLEMENTE IV

rienza. Lo insegna anche Aristotele nel primo libro della Metafi­

sica 42.

Il trattato che Vi presento contiene nove distinzioni con i relativi capitoli, nei quali è contenuto solo ciò che è in grado di piacere e attirare i dotti verso l' amore del sapere . Naturalmente qui non posso illustrare compiutamente il senso delle varie di­ stinzioni . Mi limiterò alla prima che riguarda le parti dell' anima e alla seconda che riguarda la composizione dell' occhio. Infatti per comprendere questa scienza è necessaria la conoscenza della geometria, di cui non ho ancora parlato in questa lettera. Quasi ad ogni passo, infatti, occorre servirsi con abbondan­ za di linee, di angoli e di figure; inoltre si tratta di una scienza che ha rapporti con il sapere divino e con quello umano, sia in se stessa che nelle sue applicazioni; vi si fa riferimento ai grandi misteri della natura e dell' arte, che solo i più dotti possono capi­ re. Per mostrare ciò inserisco figure e molteplici misurazioni (ca­ nones) che non possono essere smentiti. Ciò che è dimostrato con le figure geometriche , può venire esibito anche nei corpi reali mediante esperimenti scientifici, se la Vostra Beatitudine lo ordinerà. (d) ( La matematica e le sue applicazioni. ) Il sapere matematico nella concezione di Bacone, abbraccia ogni cono­ scenza che sia ottenuta tramite calcoli con i nU,meri. E chiaro, quindi, che esso comprende un gran numero di discipline. E, tuttavia, sugli aspetti co­ muni a tutte queste discipline che il Francescano preferisce soffermarsi in questa presentazione della sua vasta e complessa opera.

Anche la matematica sotto alcuni aspetti è indispensabile per 1' ottica, e perciò le è inferiore per sua natura. Ma la matema­ tica, secondo il parere di tutti i matematici, si occupa anche di cose che non concernono l'ottica; anzi, si tratta di cose molto più importanti di quelle trattate in ottica. Per questo motivo es­ sa viene prima per importanza rispetto all' ottica e perciò viene conosciuta più tardi. Non ho voluto, comunque, nel trattato che invio distingue42 Cfr. Aristotele, Metafisica I 1 ,980a 2 1-27 : « Tutti gli uomini per natura ten­ dono al sapere. Segno ne è l'amore per le sensazioni; infatti, essi amano le sensazioni per se stesse, anche indipendentemente dalla loro utilità, e, più di tutte, amano la sensazione della vista. In effetti, non solo ai fini dell' azione, ma anche senza avere alcuna intenzione di agire noi preferiamo il vedere, in un certo senso, a tutte le altre sensazioni. E il motivo sta nel fatto che la vista ci fa conoscere più di tutte le altre sensazioni e ci rende manifeste numerose differenze fra le cose » (trad. di G. Reale, in Aristotele, La metafISica, Rusconi, Milano 1978, pp. 7 1-72).

LETTERA A CLEMENTE IV

1 15

re tra loro le singole parti della matematica, né ho voluto dare di ciascuna tutte le informazioni che avrei dovuto; lo farò nello scritto principale richiestomi dalla Vostra Riverenza. Basterà qui accennarvi velocemente . Infatti la matematica, secondo la comu­ ne accezione, comprende molte altre discipline, addirittura più di quattordici. La geometria, infatti, è duplice, cioè speculativa e pratica, e cosl pure l' aritmetica, l ' astrologia e la musica (in tal modo siamo già ad otto parti, ciascuna delle quali comporta mol­ te altre suddivisioni) . Ma poiché vi è una parte della matematica comune a tutte le altre, è preferibile in questo trattato parlare più estesamente dell' importanza della matematica in generale, piuttosto che delle singole parti . Il suo campo di applicazione è assai più esteso di quello di tutte le altre scienze, poiché in un certo qual modo trova appli­ cazione in tutte e si occupa di tutte . Certo nella scienza speri­ mentale si ottengono verità più grandi, tuttavia nella matemati­ ca si ottengono verità più splendide che in ogni altra scienza. Non mi si faccia l' obiezione di aver affermato che ognuna delle scienze che ho elencato è in funzione delle altre e che una non può essere conosciuta senza le altre. In realtà tutte le scien­ ze sono connesse come un tutto con le sue parti e ognuna, in tal modo, non è solo utile a se stessa, ma anche alle altre . Nessuna scienza può essere conosciuta senza recare vantaggio anche alle altre giacché, come afferma Cicerone nel secondo libro delle Quaestiones tusculanae 43, non è possibile conoscere soltanto po­ che cose, perché si viene a conoscerne molte di più o addirittura tutte . Per questo motivo ogni conoscenza dipende da un' altra e si recano vantaggio vicendevolmente.

(I) ( Sapere matematico e scienza ottica. ) I calcoli matematici costituiscono lo strumento indispensabile per spiegare le dottrine ottiche della propagazione della luce. La moltiplicazio­ ne degli influssi stellari avviene secondo precise regole geometriche. La co­ noscenza della vera natura di tali influssi, a sua volta, consente di fornire la corretta spiegazione della varietà dei fenomeni fisici, sia nei cieli come sulla terra. In tal modo è aperta la strada alla comprensione dell'universo i ntero. Se per arrivare a tale comprensione è necessario fare uso delle leggi " Cfr. Cicerone, Tusculanae disputationes, ree. M. POHLENZ, Teubner, Lipsiae « . . . è difficile in filosofia conoscere pochi problemi, senza mnoscerne la maggior parte o tutti. Infatti, non se ne possono scegliere pochi se non da molti e quando se ne siano capiti pochi, non si potrà far a meno di studiare i " i manenti con lo stesso interesse " (cfr. Discussioni tusculane, in Opere politiche e filo­ ",fiche, a cura di N. Marinone, Torino 1976, voI. II, p. 567). J 9 1 8 , II 1, p. 280,6- 7 :

1 16

LETTERA A CLEMENTE IV

dell'ottica, che spiegano la propagazione della luce e i suoi influssi, soltanto la matematica è in grado di fornire gli strumenti per giungere a calcolare la vera natura di tali influssi.

" Ma la matematica, per la vastità delle sue applicazioni, è in grado di fornire vantaggi ancora più grandi. Cos1 nella prima distinzione faccio vedere come le conoscenze geometriche ab­ braccino e spieghino ogni cosa. A questa conclusione si può arri­ vare attraverso due grandi vie : una consiste nel guardare alle co­ se dalla prospettiva del Creatore, l' altra nel guardarle dal punto di vista della materia. Infatti, due sono le cause che concorrono a formare il mondo e le sue parti, l' agente e la materia. Ora, la causa agente, che è Dio stesso, ha prodotto le parti fondamentali del mondo dal nulla, ad esempio il cielo e i quattro elementi, ma tutte le altre cose derivano dai quattro elementi, come se ne costituissero la loro causa materiale . Innanzi tutto, quindi, si mostra l'intento del Creatore di far derivare ogni moltiplicazio­ ne di forze da agenti di questo mondo e di riprodurre ogni cosa secondo linee, angoli e figure, sia nell' organo della vista che ne­ gli altri sensi e in tutti gli elementi materiali . Questo influsso [delle cause seconde] non solo è necessario, ma lo è ancor di più l' insieme degli effetti che ne deriva . In tal modo non solo venia­ mo a conoscere il moltiplicarsi delle forze attraverso i loro agen­ ti, come la luce che propagandosi dal sole diventa ogni cosa, ma anche il modo in cui il sole è in grado di modificare le cose con la sua luce . Per questo motivo tratto dell' azione solare, dal momento che la stessa energia del sole si propaga alle stelle, al senso del tatto, al fango e alla cera; ma scioglie la cera, fa seccare il fango, riscalda la mano e fa risplendere le stelle con la sua luminosità. Non vi è alcuna diversità negli influssi del sole, ma solo nella materia che riceve l' azione 44 . Ora, poiché per mezzo di queste forze si rinnova ogni cosa in questo mondo, sia nei corpi supe44 Questa dottrina suggerisce interessanti confronti con analoghi passi del Convivio di Dante: « è da sapere che la divina bontade in tutte le cose discende, e altrimenti essere non potrebbero, ma avvegna che questa bontade si muova da sim­ plicissimo principio, diversamente si riceve, secondo più e meno, da le cose riceven­ ti. Onde scritto è nel libro de le Cagioni "La prima bontade manda le sue bontadi sopra le cose con uno discorrimento secondo lo modo de la sua vertù e de lo suo essere " ; e di ciò sensibile essemplo avere potemo dal sole. Vedemo la luce del sole, la quale è una, da uno fonte derivata, diversamente da le corpora essere ricevuta » (Convivio III vn 2-3 ) . E più specificamente Dante ricorda anche l'esempio della cera: « . . se la cera avesse spirito da temere, più temerebbe di venire a lo raggio del sole che non farebbe la pietra, però che la sua disposizione riceve quello per più forte operazione » (Convivio II IX 7) . . . .

.

LETTERA A CLEMENTE IV

117

riori che in quelli inferiori, perciò non si può scoprire nulla se non si conosce a fondo la natura di questo influsso e di questa azione . D ' altra parte, queste non possono essere conosciute se non vengono manifestate ai nostri sensi attraverso linee, angoli e figure. Per tale motivo stabilisco le radici o fondamenti di que­ sta propagazione e di questa azione, con tutte le sue applicazioni come se fossero rami, fiori e frutti indispensabili per una spiega­ zione convincente. Le regole relative a ciò sono raccolte nella seconda distinzione . Si tratta di regole capaci di guidare tutta l' ottica, tanto che questa non può essere conosciuta se non si co­ noscono a perfezione le regole stabilite con metodo geometrico in questa distinzione. Per tale motivo molti ritengono che sia compito specifico dell' ottica fornire spiegazioni della propagazione e dell' azione della luce. Ma non è così. Si tratta, infatti, di fenomeni comuni a tutti i sensi e non solo della vista, e quindi riguardano tutte le realtà dell'universo, come spiego con prove inoppugnabili sia per i fenomeni celesti sia per i fenomeni terrestri. Perciò nella terza distinzione applico le regole sulla propa­ gazione della luce alle cose di questo mondo, adducendo esempi straordinari, come quello della illuminazione delle stelle da parte del sole e quello della rifrazione di forze di ogni genere nei fenb­ meni studiati dagli astronomi. In tal modo si può dimostrare er­ rata in maniera più brillante la posizione di alcuni filosofi i quali ritengono che il mondo sia un corpo compatto e che il cielo sia fatto di fuoco, come affermano i platonici ai quali si unirono ta­ lora i santi padri. Quindi esamino la natura di tutti i luoghi del mondo in base alla quale si possono fornire informazioni fonda­ mentali per conoscere i fenomeni che accadono sulla terra, poi­ ché essa varia in relazione ai differenti luoghi, come appare evi­ dente dal mutare delle regioni; la mia analisi si spinge fino al luogo del paradiso . Benché i teologi siano certi di conoscere il luogo del paradiso 45 , in realtà vi è una grande incertezza a causa della complessità della propagazione della luce e della eccentrici­ tà del sole . Infine, discendo a trattare della varietà delle cose nei loro luoghi in rapporto al suddetto influsso dei cieli e faccio vedere, dapprima in generale, in che modo sorgono le differenze in tutti ., Per una rassegna di queste discussioni sul luogo del paradiso o empireo si veda B. NARDI, La dottrina dell'Empireo nella sua genesi stanca e nel pensiero dantesco, in Saggi di filosofia dantesca, Firenze 19872, pp. 167·2 1 4 .

1 18

LETIERA A CLEMENTE IV

gli esseri, compreso l'uomo, e non solo nella loro costituzione fisica, ma anche nei loro costumi, nelle loro arti e nei loro com­ portamenti. Da ciò risultano i solidi fondamenti sui quali gli astronomi basano le loro previsioni. Quindi, più specificamente, passo in rassegna la causa del flusso e del riflusso del mare in rapporto al cadere dei raggi del sole ad angolo retto od obliquo . Si tratta di un problema molto difficile, tanto che comunemente nessuno è in grado di fornire le cause degli influssi astrali secon­ do le leggi della propagazione della luce. Questo è anche il moti­ vo per cui mi soffermo particolarmente su questa applicazione . Per ultimo propongo un confronto tra la propagazione della luce e il modo di ottenere la salute e di evitare le malattie . Fac­ cio pure accenno all' opinione che si deve avere degli incantesi­ mi, poiché vi è qualcosa di vero, anche se per lo più sono il risul­ tato di menzogne di cui si servono i maghi e gli ingenui. (II) ( Sapere matematico e dottrine fisiche. > Anche i fenomeni naturali vanno studiati con l' ausilio della matema­ tica e della geometria. Queste discipline consentono di dirimere difficilissi­ mi problemi di scienza naturale, quali l'unicità della materia, l'unità e la finitezza dell'universo.

Con la quarta distinzione si discende alla materia e a tutto ciò che concerne i fenomeni naturali allo scopo di renderli mani­ festi con le tecniche della geometria. Naturalmente in questo modo vengono in luce cose assai più importanti. Infatti sbaglia­ no gravemente tutti quando affermano che la materia è una sola per tutte le cose, sia spirituali che corporee 46, tanto che vi sareb­ be una sola e identica materia in me, in un asino, in una pietra, nel cielo, nell' angelo e in tutte le singole realtà. Ora, non vi è nulla di più sbagliato di questa opinione uni­ versalmente accettata, poiché si tratta di qualcosa di terribil­ mente falso, come si può far vedere a tutti con prove scientifi­ che e metafisiche, mostrando l'inconsistenza di tutto ciò che si 46 Bacone afferma che la materia prima non può essere unica per tutti gli esse­ ri, ma che si distingue secondo i vari generi dell' essere stesso . Sicché vi è una mate­ ria spirituale, corporea, e cosÌ via attraverso tutti i tipi di realtà. Secondo il France­ scano, infatti, la materia racchiude in sé tutta una gamma di forme seminali differen· ti che la diversificano ancor prima di venire determinata dalla forma. Se così non fosse, secondo Bacone ne deriverebbe, a livello teologico, che la materia risulterebbe eguale a Dio stesso e, a livello filosofico, l'impossibilità di spiegare la generazione e la corruzione. Bacone ha trattato ampiamente il problema in Opus maius, pars IV, pp. 143-148; Opus tertium, cap. 38, pp. 120- 130; Communia naturalium, pars II, pp. 50-64.

LETTERA A CLEMENTE IV

1 19

può immaginare in contrario. Ma qui tralascio queste prove poi­ ché in questa sede faccio uso solo di procedimenti geometrici. D ' altra parte, questo errore conduce a sbagliare anche nella conoscenza di tutte le altre realtà. Se così fosse, infatti, non si capirebbe perché le cose di questo mondo sono differenti; se co­ sÌ fosse, diventerebbe incomprensibile la dottrina della potenza attiva e delle ragioni seminali, né si potrebbe spiegare la genera­ zione delle cose che pure sono soggette a trasformazione, né si spiegherebbe in che modo le cose si generano dalla potenza della materia. Quando si commette un errore cosÌ grave all'inizio, poi ri­ sultano errate anche le conclusioni, come afferma Aristotele nel primo libro de Il cielo 47. Di conseguenza, con questa errata opinione risulta inficiata la validità dell' intera filosofia naturale presso i più. Né è possibi­ le trovare un rimedio a questa ignoranza finché si mantiene la stessa opinione . Nella mia opera adduco tre dimostrazioni pro­ poste con il metodo geometrico. I filosofi prima di Aristotele avevano affermato che il mon­ do era un solo corpo continuo, come si è accennato precedente­ mente . Questa posizione è sorta proprio dall'unicità della mate­ ria. Per questo motivo è di essa che mi voglio occupare, ma non allo scopo di confutarla, giacché l'ho già fatto, ma allo scopo di far vedere le false dimostrazioni geometriche che si possono ad­ durre e i modi di confutarle. Ora, è stata la dottrina di Democri­ to e di Leucippo, i quali affermano che tutta la realtà è compo­ sta da atomi, a preoccupare grandemente Aristotele e ancora im­ barazza i fisici con le sue argomentazioni sottili e cavillose, per­ ciò io la distruggo con il potente aiuto della geometria. La rappresentazione secondo figure è una proprietà della materia e i teologi così come i filosofi si interrogano profonda­ mente sul modo di rappresentare il cielo e le parti principali del­ l'universo . Si tratta di una bella indagine, non c'è dubbio, e per­ tanto anch' io espongo in questa sede tutto ciò che è ad essa indi­ spensabile . Lo faccio non solo spiegando la veridicità della mia rappresentazione, ma anche confutando le false rappresentazioni dei platonici 48. Si tratta, in ogni caso, di un interessante campo Cfr. Aristotele, Il cielo I 5 , 2 7 1b 8· 1 0 . Bacone rifiuta la possibilità d i rappresentare i l cielo e i quattro elementi (terra, acqua, aria, fuoco) con altrettanti solidi geometrici, come erano soliti fare i platonici (cfr. Timeo 54). 47

48

120

LETTERA A CLEMENTE IV

di indagine per quanti desiderano apprendere verità straordi­ nane . A proposito delle forme che assume l' elemento acqua pren­ do in considerazione quello straordinario fenomeno naturale, mediante il quale si può dimostrare che lo stesso recipiente d'ac­ qua può contenere una maggiore quantità di liquido quando è collocato in basso, piuttosto che in alto, cioè contiene più acqua se è collocato in cantina che se viene collocato nel solaio 49. Inoltre, passo a considerare l'unità e la finitezza del mon­ do, poiché coloro che pongono più mondi o uno solo, ma infini­ to, non sono poi in grado di ammettere un solo Dio secondo quanto affermano Aristotele 50 e Averroé 51 nel commento al pri­ mo libro del De caelo et mundo . Dato, poi, che il tempo è una condizione degli esseri materiali e il movimento è in relazione al tempo e l' evo 52 è in relazione al tempo - tutte cose che non so­ no ben conosciute dai più poiché non si danno spiegazioni di ca­ rattere geometrico -, allora spiego anche queste cose . Ma mi di­ lungo di più sul movimento, perché comporta gravi difficoltà, ma anche grandi vantaggi e, in ogni caso, si presta a molteplici e belle rappresentazioni grafiche . In questa parte, quindi, si par­ la anche dei fondamenti di una grande scienza che è chiamata la scienza dei pesi 53 .

(m) < Sapere matematico e conoscenze teologiche. ) L'utilità del sapere matematico, e più specificamente astronomico, nei riguardi della teologia risulta fondamentale per molti aspetti. Solo 1'a4.

159.

L'esperimento è descritto dettagliatamente in Opus maius, pars IV, pp. 1 5 7-

'0 Cfr. Aristotele, Il cielo I 9,279a 30-36. " Cfr. Aristotelis De caelo, cum Averrois commentariis, voI. V, p . 68r-v. 52 Il termine aevum nelle discussioni medievali sul tempo indica una forma in­ termedia fra il tempo (proprio degli uomini) e l'eternità (propria di Dio) . San Tom­ maso la intende come una eternità partecipata (cfr. Quodlibet V, q. 4, ed. SPIAZZI, pp. 1 0 1 - 102); essa è propria degli angeli. Sull' argomento si veda: A. MAIER, Il proble­ ma del tempo, in Scienza e filosofia nel Medioevo. Saggi sui secoli XIII e XIV, a cura di M. Parodi e A. Zoerle, Milano 1983, pp. 155-267; P. PORRO, Enrico di Gand e le discussioni sull'unicità del/'« aevum » nella media e tarda scolastica, « Medioevo », 1 3 ( 1 987), p p . 1 2 3 - 1 9 4 . " C o n l'espressione scientia de ponderibus i medievali intendevano sostanzial­ mente la moderna statica. L'autore medievale che si occupò più a fondo di questa disciplina fu Giordano Nemorario, un contemporaneo di Bacone, del quale il France­ scano dimostra di conoscere le opere. Sul Nemorario si veda M. CLAGETI, La scienza della meccanica nel Medioevo, Milano 1972, pp. 89- 182; sulla scienza dei pesi in ge­ nerale si veda The Medieval Science of Weight, with Introd. , English TransI. and No­ tes by E. MOODY and M. CLAGETI, Madison 1960.

LETTERA A CLEMENTE IV

12 1

stronomia può stabilire il periodo della passione di Cristo, il numero e il valore delle sette religiose, i modi di manifestarsi dell' Anticristo.

Quindi metto a confronto l' astronomia con la teologia, at­ traverso le scienze e le realtà sensibili che essa ci fa conoscere e che sono necessarie alla teologia. Dimostrerò abbondantemente con le parole dei santi padri che essa è utilissima alla teologia. L' astronomia giova alla sapienza teologica in sette aspetti fonda­ mentali, e io lo faccio vedere analiticamente in altrettanti capi­ toli . Naturalmente si incontrano nozioni anche di enorme diffi­ coltà, non in se stesse, ma perché la maggior parte delle persone ignora anche la matemat.ica più elementare. La difficoltà mag­ giore riguarda la passione del Signore : in che giorno e in quale luna veniva celebrata? Ma su ciò non do una risposta definitiva, perché ciò può essere fatto solo con l' approvazione del papa. Tuttavia, espongo alcuni validi argomenti contro certe opinioni comuni dei teologi che non conoscono la matematica. Benché il sapere astronomico sia indispensabile, come risulta manifesta­ mente da quanto si è detto, alla teologia, tuttavia contro di essa si adducono talora delle affermazioni autorevoli dei santi padri a causa delle pratiche divinatorie. Mi soffermo anche su di esse per far capire che non vi è nulla da obiettare contro l'astrologia, in quanto fa parte del sapere scientifico, ma solo contro l' uso dell' astrologia nelle pratiche magiche . I santi padri hanno invei­ to solo contro questo uso e invece hanno lodato l'astrologia vera e propria. Vi sono due tipi di astrologia : una è strumento della super­ stizione e considera ogni cosa sottoposta alla necessità, ivi com­ preso il libero arbitrio dell' uomo, e ritiene di poter avere una conoscenza certa di tutto ciò che accadrà in futuro . Questo tipo di astrologia è stato rifiutato dai santi e dai filosofi, come mo­ stro chiaramente . L' altro tipo di astrologia, che fa parte inte­ grante del sapere scientifico, anche se porta lo stesso nome del precedente, tuttavia ne è esattamente il contrario ed è stato lar­ gamente apprezzato dai santi . Chiarito ciò passo a trattare del valore dell' astrologia per la relazione che può avere con la Chiesa e accenno pure alle verità di fede professate dalla Chiesa e al modo di rinvigorirle median­ te questa scienza. L' astrologia, infatti, spiega le principali sette religiose, che possono essere soltanto sei, alle quali l' intero genere umano ade­ risce dall'inizio alla fine del mondo. Essa spiega anche in che

122

LETTERA A CLEMENTE IV

modo gli astrologi distinguono queste religioni, a iniziare dalla setta degli Ebrei fino alla setta dell' Anticristo. Essi elogiano al massimo grado la religione cristiana, documentano che Cristo doveva nascere da una vergine, quando e in che modo verrà 5 2 Samuele, 7, l ss. ,. 2 Re, 20, l ss. " Giona 3 , 1 ss.

LETTERA A CLEMENTE IV

123

le stesse potrebbero cambiare se i Cristiani facessero quanto è in loro potere, cioè se indagassero attentamente il tempo della sua venuta e se avessero a loro disposizione quel grande sapere di cui egli si servirà. Allora si potranno smascherare le sue opere facendo vedere che non si tratta di miracoli, come se egli fosse Dio . Saranno invece solo risultati ottenuti con lo studio della na­ tura, con l' approfondimento scientifico e con l'utilizzazione di tecniche scientifiche straordinarie, anche se riuscirà a compiere molte altre cose con l' aiuto del demonio . Se la Chiesa disponesse di persone esperte in queste scienze straordinarie, allora potrebbe compiere opere analoghe a quelle dell' Anticristo a proprio vantaggio e potrebbe smascherare le sue menzogne e respingere la sua violenta intromissione. In tal modo l' orrendo sconvolgimento da lui provocato risulterebbe in molti casi mitigato . (IV) ( Sapere matematico e riforma del calendario. > Il sapere matematico-astronomico diventa insostituibile se vogliamo finalmente correggere i gravissimi errori di calcolo che si riscontrano nel calendario, errori dovuti unicamente a ignoranza e negligenza.

Quindi si passa al problema dei gravissimi errori del calen­ dario e alla possibilità e al modo di correggerli. Su questo pro­ blema vi è stata una grande disputa fin dagli inizi della Chiesa, che durò lungo tempo . In seguito, questo problema è stato tra­ scurato, sia perché appariva troppo difficile, sia perché la Chiesa in quei tempi si trovava troppo impegnata a combattere contro tiranni ed eretici, sia soprattutto perché le conoscenze astrono­ miche non erano ancora sicure . D ' altra parte, anche ai nostri giorni è difficile dare loro una completa certezza. Ma per quel che concerne la concezione del calendario abbiamo conoscenze sufficientemente sicure . La riforma del calendario, d' altra parte, può essere fatta solo dalle autorità ecclesiastiche, che non hanno dimestichezza con l' astronomia e con i calcoli, e così il problema è stato trascurato fino ai nostri giorni . Ma dopo che è stata portata a termine la correzione del te­ sto sacro, che era molto corrotto nella versione volgata, non vi è nient' altro che necessiti di un rimedio urgente. Si tratta di errori vergognosi e scandalosi poiché dipendono unicamente dall'igno­ ranza, come sanno bene tutti gli esperti di calcoli, gli astronomi e tutti coloro che si sono dedicati a questi studi.

124

LETTERA A CLEMENTE IV

(v) ( Sapere matematico e astrologia politica. ) Le conoscenze astrologiche risultano fondamentali anche per chiun­ que voglia governare. L'influsso dei corpi celesti sul clima delle varie regio­ ni abitate, infatti, deve essere sfruttato per ottenere prosperità per il po­ polo, per tenere lontane le avversità e per sconfiggere i nemici della cri­ stianità.

Una volta trattati questi aspetti desidero valutare l' utilizza­ zione dell' astrologia nel governo della cosa pubblica; i risultati sono maggiori e più piacevoli di quelli ottenuti nei campi prece­ denti. Infatti, qui stabilisco i principi per conoscere le realtà ter­ restri attraverso quelle celesti. A questo fine è necessario cono­ scere la forma e la vastità della parte abitabile, i climi e le regio­ ni della terra; solo così potremo conoscere in quali e quanti modi le regioni terrestri sono differenti l'una dall' altra a causa degli influssi astrali; solo così potremo sapere in che modo la stessa regione muta di clima nelle diverse ore del giorno, in differenti giorni, settimane, mesi, stagioni e anni; solo così potremo sapere come mutano le diverse cose di una stessa regione . Questo è il motivo per cui si prendono in considerazione le proprietà naturali dei pianeti e delle stelle fisse, mediante le qua­ li essi agiscono in questo mondo e sulle singole cose . Sono state elaborate regole, tavole e rappresentazioni grafiche per determi­ nare ciò e si indica il procedimento generale per fare previsioni valide per ogni evento . Mi riservo, invece, di esporre il procedi­ mento specifico nell'opera principale che Vostra Santità ha ri­ chiesto . Se qualcuno conoscesse delle vicende di questo mondo solo ciò che è contenuto in questa parte della mia trattazione, sarebbe in possesso di una conoscenza di base non disprezzabile rispetto a tutta la conoscenza che deriva da questi principi. Dopo di ciò si presenta l'occasione per una più profonda ricerca relativa a opere utili per promuovere la prosperità dello Stato e per tenere lontane le avversità. Si tratta di conoscenze di cui faranno senz' altro uso l'Anticristo e i suoi seguaci. Sarà proprio con le applicazioni pratiche della scienza sperimentale e dell'ottica che l'Anticristo si impossesserà della terra senza fati� ca, a meno che la Chiesa non vi si opponga con la conoscenza delle tecniche scientifiche . I dotti hanno fatto uso di tali opera­ zioni fin dall' inizio . Infatti, Mosè, Salomone, Aristotele e molti tiranni con questi mezzi si sono impadroniti del mondo, come fece Alessandro Magno che non aveva neppure 4 0 . 000 uomini

LETTERA A CLEMENTE IV

125

e, tuttavia, ebbe il coraggio di attaccare il mondo intero e vinse. Ma al suo fianco c'era Aristotele che, per così dire, gli consegnò il mondo intero nelle mani per mezzo delle conoscenze astrono­ miche e di altre conoscenze scientifiche 58. Faccio riferimento al­ le conoscenze astrologiche non solo in relazione ai mutamenti che riguardano l' intero universo, ma anche e in modo speciale in relazione alle pratiche mediche, facendo vedere la necessità per il medico di conoscere l' astrologia, altrimenti agisce a caso o per fortuna. Mi riferisco anche alle più grandi e segrete applica­ zioni della geometria, dell' armonia e della musica, che sono stra­ ordinarie, tanto che non è lecito renderle note; perciò ne accen­ no appena . Infine, ci restano da esaminare due aspetti dell' astrologia, cioè l' aiuto che essa può dare per la conversione degli infedeli e per la condanna di coloro che non si riesce a convertire . In pro­ posito, basterà per ora l' accenno che ne faccio . Infatti, gli aspet­ ti fondamentali sono già stati indicati nelle distinzioni preceden­ ti in maniera sufficientemente chiara. (e) ( La conoscenza delle lingue. ) Lo studio della grammatica, che viene impartito fin dall'infanzia, non deve limitarsi alla lingua latina, ma deve comprendere anche le nozioni fon­ damentali delle altre lingue, il greco, 1'ebraico e 1' arabo, nelle quali ci è sta­ to tramandato tutto il sapere e nelle quali risultano ancora nascoste impor­ tantissime conoscenze scientifiche. La conoscenza dell'ebraico e del greco, poi, è indispensabile al teologo che voglia arrivare al senso genuino del te­ sto sacro.

Per ultimo rimane una disciplina che a mio parere è facile, tanto che è destinata ai bambini in ogni lingua, cioè la gramma­ tica. Ma il sapere dei Latini è desunto in gran parte da opere composte in altre lingue, ad esempio tutto il testo sacro e tutta la filosofia provengono da lingue straniere; pertanto, affinché la grammatica sia veramente utile ai Latini deve comprendere an­ che l' ortografia delle altre lingue e tutte le altre nozioni generali che riguardano le grammatiche . Espongo questi problemi in otto estese e interessanti considerazioni per far capire che talora le cose piccole sono più importanti di quelle grandi, come scrive l' apostolo 59. Ogni persona colta capirà facilmente che per i Lati" � i veda La scienza sperimentale, cap. XIV, infra, p. 20 l . E un concetto che ricorre molte volte nelle lettere di san Paolo; cfr. Ebrei 7 , 7 : « . senza dubbio, è l'inferiore che è benedetto dal superiore »; Romani 9 , 1 2 : fu dichiarato: Il maggiore sarà sottomesso al minore . . . l). 59

. .

«

• • •

126

LETTERA A CLEMENTE IV

ni questa è la porta del sapere e soprattutto del sapere teologico . E non si tratta di un sapere astratto, ma connesso ai bisogni del­ la Chiesa e alle altre necessità suddette. Tra esse due sono parti­ colarmente menzionate, cioè la correzione del testo sacro e la conversione degli infedeli. Senza timore di essere smentito posso dimostrare con prove 6 di ogni genere che quasi tutto il testo della Vulgata 0 è pieno di errori o impreciso. Sono dubbi che si addicono a persone istrui� te, così come il timore si addice all' uomo forte. Posso presentare su ciò una documentazione particolareggiata e specifica se la Vo­ stra Sapienza me lo ordinerà. Ciò può essere fatto non solo da me, ma assai meglio da uno studioso che ha atteso a questo com­ pito per trenta anni; egli ora è in possesso di ogni metodo per correggere il testo e di tutto ciò che serve a tale scopo e perciò è in grado di portarlo a termine purché venga aiutato a procurar­ si i testi scritti in altre lingue . Lo avrebbe già fatto se possedesse una Bibbia in greco e in ebraico e se avesse a disposizione il li­ bro delle etimologie in quelle lingue, opera molto diffusa presso quei popoli, cosÌ come sono diffuse presso di noi le opere di Isi­ 6 doro e di Papia 1 ; di esse comunque esistono copie anche in In­ ghilterra, in Francia e in molti luoghi della cristianità. Questa persona potrebbe fornire un testo autentico ed una esposizione letteraria sicura, in modo che chiunque da solo possa comprendere il testo sacro senza fatica e difficoltà, fino a capire le proprietà e la natura delle cose che il senso letterale esprime . Tutte le creature che esistono, dalla sommità dei cieli fino ai loro confini estremi, sono menzionate nella Sacra Scrittura o sono ricordate nel loro genere o nella loro specie o con creature simili. La loro conoscenza costituisce il senso letterale dal quale, mediante opportune somiglianze o adattamenti con le cose, si ri­ cava il senso spirituale . 60 Per Bacone la « translatio illibata » della Bibbia è solo quella fatta da san Girolamo (cfr. Opus minus, p. 3 3 1 ) . Invece la Vulgata in uso a Parigi costituisce Ull testo ormai del tutto corrotto: « Stationarii Parisius . . . cum illiterati fuerint et uxora­ ti, non curantes nec scientes cogitare de veritate Textus Sacri proposuerunt exempla­ ria vitiosissima et scriptores infiniti addiderunt ad corruptionem mutationes » (cfr. Opus minus, p. 3 3 3 ) . 61 Bacone f a riferimento alle Etymologiae d i Isidoro d i Siviglia (560-630 ca.), che costituiscono la più nota enciclopedia del sapere alla quale si continuò ad attin­ gere per tutto il Medioevo (cfr. Isidoro di Siviglia, Etymologiarum sive Originum libri XX, ed. W.M. LINDSAY, Oxford 1 9 7 1 ) , e all 'Elementarium del grammatico Papia, composto intorno al 1053, che pure ebbe una vasta diffusione (cfr. Papiae Elementa· rium, ed. a cura di V. DE ANGELIS, 3 volI . , Milano 1977-88) .

LETTERA A CLEMENTE IV

127

Questo è i l senso specifico della Sacra Scrittura, come risul­ ta dalle esposizioni fatte dai santi padri e dai dotti, e in tal mo­ do si può acquisire l'intero sapere razionale attraverso l'esposi­ zione del sapere teologico . Naturalmente tutto ciò che manca a questo dotto per realizzare l' impresa può essere supplito con il Vostro aiuto e intervento e mediante le conoscenze di altri. 1 8 . < Conclusione. )

Il giovane che Vi consegna questa lettera può essere di aiu­ to a comprendere l' opera che Vi invio, se Vostra Santità lo vor­ rà, ma già la presentazione che ho appena finito è in grado di predisporre alla comprensione di tutta l' opera. Potrà essere di aiuto anche l' ordine in cui l'opera verrà letta. Se Vostra Altezza disponesse di tempo sufficiente, sarebbe meglio leggere l' opera per intero nel suo ordine, poiché le parti che precedono prepara­ no alla comprensione di quelle che seguono . Ma so che la Vostra Beatitudine è sommersa da una enorme quantità di affari e, d'al­ tra parte, la ripetizione genera stanchezza; allora la Vostra Sa­ pienza potrà leggere come in assaggio qualche pagina di una qualsiasi delle sette parti e, una volta visto di che si tratta, può passare ad altro . Ora, la prima e l' ultima parte trattano argo­ menti simili, poiché anche gli argomenti esposti nella prima par­ te sono relativi alla morale e cosÌ sarà facile passare dalla prima all'ultima parte . Nella prima, nella seconda, nella terza e nell'ul­ tima parte praticamente non vi sono difficoltà. Ma anche molti punti delle altre parti sono del tutto piani, perciò, anche se vi sono molte cose estremamente difficili per la completa realizza­ zione del progetto, tuttavia possono essere intese abbastanza fa­ cilmente. Ad esempio, quando si fa ricorso ai numeri in questio­ ne concernenti la Sacra Scrittura, il metodo di calcolo è certa­ mente difficile e astruso, soprattutto a riguardo della grandezza e dell' altezza dei cieli, delle stelle e degli elementi dell'universo, tuttavia chiunque senza difficoltà può capire quel che intendo dire. Lo stesso avviene in molti altri passi, a riguardo delle appli­ cazioni sia della matematica che della scienza sperimentale, nelle quali si indagano i segreti più nascosti e misteriosi della natura e dell' arte; ma sono cose che si comprendono con una certa faci­ lità nel testo scritto . D ' altra parte, anche se applicare la matema­ tica ai fenomeni fisici, nell' ottica e in alcuni altri casi, comporta parecchie difficoltà nel procedimento con cui si dimostra, a me-

128

LETTERA A CLEMENTE

IV

no che non si tratti di persone che conoscono la geometria, tut­ tavia le conclusioni alle quali conduce il procedimento dimostra­ tivo sono in se stesse facili ed anzi piacevoli per chi le legge . Inoltre, questo giovane conosce molto bene tutto ciò che riguar­ da la geometria, non solo con l'uso di un testo, ma anche a me­ moria. Infatti, se fosse così abile nell' applicare alle cose le cono­ scenze che possiede in teoria, sarebbe del tutto bastevole per sé e per gli altri, poiché quella certamente è la via per conoscere ogni cosa, come risulta evidente dal trattato stesso . È inevitabile che tutta l' opera, finché non sarà disponibile lo scritto principale richiesto da Vostra Serenità, presenti delle difficoltà, poiché procedo solo in modo sommario, e in maniera generale, quasi per accenni. D ' altra parte, non può essere diver­ samente all'inizio poiché, come affermano Aristotele 62 e Sene­ ca 63 , il nostro modo naturale di conoscere procede dalle cose in­ distinte a quelle distinte, dalle cose universali a quelle particola­ ri, dalle cose incomplete a quelle complete, dalle parti al tutto .

•2 Cfr. Aristotele, Fisica I 1 , 1 84a 2 1 b 1 4 : « A noi risultano dapprima chiare ed evidenti le cose nel loro insieme; solo in un secondo momento l' analisi ci consente di individuarne gli elementi e i principi. Perciò bisogna procedere dall'universale al particolare: infatti l'universale si presenta come più immediatamente conoscibile alla sensazione e l'universale è, in un certo senso, l'intero, perché esso contiene molte cose come parti. Ciò appunto avviene, per cosl dire, anche per i nomi rispetto alla loro definizione: essi indicano, infatti, qualcosa nel suo insieme e in maniera indeter­ minata, come il nome "cerchio" : la definizione di esso, poi, lo determina nelle singo­ le particolarità. Anche i bambini, del resto, in una prima fase chiamano padri tutti gli uomini e mamme tutte le donne, e solo in una seconda fase distinguono ciascuna di tali cose in particolare » (trad. it . cit . , pp. 3-4) . • , Cfr. Seneca, Ad Lucilium Epistolae morales, ed. L.D. Reynolds, Oxford facilius enim per partes in cognitionem totius adduci­ 1969, lib. IV 89, 1 ,5- 1 6 : « mur . . . singula quaeque ostendi facilius possunt, universi nondum capacibus ». Ma il concetto espresso da Seneca in questo passo, come si vede, è esattamente l'opposto di quanto sostenuto da Aristotele nel passo precedente. -

• • •

LA SCIENZA SPERIMENTALE

CAPITOLO I

( La conoscenza sperimentale è duplice: empirica e spirituale ) L'uomo può ottenere conoscenze scientifiche valide per mezzo del ra­ gionamento e per mezzo dell'esperienza. Ma le conoscenze scientifiche che sono state confermate anche dall'esperienza sono in grado di darci maggiore certezza. In molti casi, d'altra parte, il solo ragionamento non è sufficiente. Solo la conoscenza sperimentale ci consente di stabilire la verità con certez­ za in molti problemi scientifici. La conoscenza sperimentale è duplice, in quanto può riguardare conoscenze empiriche oppure conoscenze interiori e spirituali. Tra questi due tipi di conoscenza vi è una stretta connessione, giacché solo chi ha l' animo sgombro dalle passioni può dedicarsi con profit­ to alla conoscenza delle verità del mondo naturale.

[l]. Una volta stabiliti i principi fondamentali del sapere dei Latini quali possono essere reperiti nello studio delle lingue, della matematica e dell' ottica, desidero ora ricercare quei fonda­ menti del sapere che si trovano nella scienza sperimentale, poi­ ché non si può conoscere nulla in maniera soddisfacente se pri­ ma non se ne è fatta 1' esperienza. Infatti, i modi di conoscere sono due, ��oè si conosce o per mezzo del ragi�namento o p�r mezzo dell'esperienza. Il ragionamento ci porta alla cop.clusione e ci costringe ad ammetterl à , ma non è in grado di darci éettez ­ za, né riesce ad allontanare il dilbbìò· acquietando la mente nella " " intuizione della verità se non qu and() ries ce a trov arl a mediante l'esperienza. Molti pos siedono validi argomenti per acquisire la conoscenza, ma non avendone fatta esperienza, finiscono col tra­ scurarli e cosÌ restano sprovvisti di un criterio per evitare le cose nocive e per scegliere quelle utili. Infatti, se qualcuno che non abbia mai visto il fuoco dimo­ stra mediante validi argomenti che il fuoco brucia, danneggia e distrugge ogni cosa, non perciò la mente di chi lo ascolta ne ri­ sulterà appagata. Né costui eviterà il fuoco prima di aver posto su di esso la propria mano o qualche oggetto combustibile, cioè finché non avrà fatto esperienza diretta di ciò che ha imparato

132

L A SCIENZA SPERIMENTALE

con la dimostrazione. Invece, una volta fatta esperienza della combustione, la mente ne diviene certa e si acquieta nell'eviden­ za della verità. Perciò non basta il solo ragionamento, ma è ne­ cessaria anche l'esperienza diretta. [2J. Ciò è evidente anche nella matematica, dove pure si danno dimostrazioni assolutamente evidenti. Infatti, se qualcu­ no si è impossessato di una prova evidente per dimostrare che un certo triangolo è equilatero, non perciò la sua mente accette­ rà tale dimostrazione e, comunque, non darà molta importanza alla cosa finché non ne produrrà l'esperienza mediante l'interse­ zione di due cerchi, dalla quale intersezione si possono tracciare due linee all'estremità di una linea data l. Solo allora la dimo­ strazione sarà accettata senza incertezze. Perciò, l' affermazione di Aristotele, « la dimostrazione è un sillogismo che fa conosce­ re » 2, va intesa con l' aggiunta " se è accompagnata dall'esperien­ za" e non riguarda la pura dimostrazione. Allo stesso modo si deve intendere ciò che lo Stagirita afferma nel primo libro della Metafisica, cioè che coloro i quali possiedono le ragioni e le cause sono più sapienti delle stesse persone esperte 3, nel senso che qui le persone esperte sono coloro che conoscono solo i dati di fatto ma non le cause. Ma io intendo parlare di esperti che conoscono la dimostra­ zione e che hanno fatto esperienza delle cause di un certo feno­ meno. Sono costoro i veri sapienti, come afferma Aristotele nel libro VI dell' Etica Nicomachea 4, e si deve credere alle loro testi­ monianze come se fossero il risultato di una dimostrazione. [3J. Pertanto, chi desidera godere delle verità sottostanti ai fenomeni senza avvalersi della dimostrazione, deve saper fare 1 Bacone suggerisce la seguente dimostrazione geometrica del triangolo equilatero: data la retta AB si tracci il cerchio a di raggio AB e quindi si tracci il cerchio b di raggio BA. Dal punto di intersezione C dei due cerchi si traccino le rette CA e CB; il triango­ lo ABC è certamente equilatero perché i suoi lati sono costituiti dai raggi di cerchi uguali.

Aristotele, Analitici Secondi 73a 20 - 73a 2 7 . , Aristotele, Metafisica I 1 , 9 8 1 a 23- 1 8 : « . . . noi riteniamo che il sapere e l'in· tendere siano propri più all'arte che all'esperienza, e giudichiamo coloro che posseg­ gono l'arte più sapienti di coloro che posseggono la sola esperienza, in quanto siamo convinti che la sapienza, in ciascuno degli uomini, corrisponda al loro grado di cono­ scere. E, questo, perché i primi sanno la causa, mentre gli altri non la sanno. Gli empirici sanno il puro dato di fatto, ma non il perché di esso; invece gli altri cono· scono il perché e la causa » (trad. it. cit . , p. 73). 4 Aristotele, Etica Nicomachea V 7 , 1 1 4 1 a 10-20. 2

LA SCIENZA SPERIMENTALE

133

buon uso dell'esperienza. Infatti, gli autori scrivono molte cose e la maggior parte delle persone le accettano come se fossero va­ lidamente argomentate, quando invece sono solo fantasticherie senza alcun fondamento nell' esperienza e per tale motivo risulta­ no poi essere del tutto false . E opinione comune, ad esempio, che il diamante non possa essere spezzato se non con il sangue di capro 5 e sia i filosofi che i teologi fanno uso di tale afferma­ zione come se fosse valida. Ma finora nessuno è stato in grado di confermare questo modo di lavorare il diamante anche se so­ no stati fatti dei tentativi. Al contrario si è capito che il diaman­ te può essere lavorato facilmente senza il sangue di capro. Posso confermare ciò perché l'ho visto con i miei occhi e deve essere così perché le gemme possono essere scolpite solo per mezzo di frammenti di questa pietra. È pure opinione comune che le ghiandole del castoro, che sono usate dai medici, sono i testicoli del maschio 6. Ma non è così, perché il castoro le ha sotto il pet, Plinio, Nat. Hist. XXXVII 59-60, pp. 406-407: « . . . quella forza invincibile [del diamante] che sfida i due elementi più potenti della natura, il ferro e il fuoco, si può spezzare con sangue di capro, ma solo dopo che il diamante è stato stemperato in questo sangue fresco e ancora tiepido, e pure cosi sono necessari molti colpi; an­ che allora esso può spezzare tutto fuorché le incudini più robuste e i martelli di fer­ ro. Alle ricerche di chi o a quale caso si deve questa scoperta? o quale congettura ha indotto a, sperimentare una sostanza di valore incalcolabile nel più immondo degli animali? E certamente opera degli dèi una tale invenzione, e tutto un loro dono; in nessuna parte della natura si devono ricercare i suoi principi, ma la sua volontà ,. (Storia nat. , t. V, p. 7 8 1 ) . 6 Plinio, Nat. Hist. XXXII 26-3 1 , p p . 5 7 - 5 9 : « Altrettanto s i manifesta l a po­ tenza della natura negli animali acquatici che vivono anche sulla terra, come i casto­ ri: e costorio sono chiamati i loro testicoli. Che i castori se li amputino da sé, all'atto della loro cattura, viene negato da Sestio, molto preciso in materia di medicina: egli afferma che sono anzi piccoli, contratti e aderenti alla spina dorsale, né possono esse­ re strappati senza causare la morte dell'animale. . . All'olfatto provocano sternuti. Conciliano il sonno assieme a olio rosato e peucedano, ungendone il capo, e da soli sorbiti con acqua, sono per ciò buoni per chi soffre di attacchi di delirio; in fumiga­ zioni svegliano, con l'odore, i letargici ed eliminano le soffocazioni uterine (anche in supposte) , provocano le mestruazioni e l'espulsione della placenta, nella dose di 2 dracme nell'acqua con puleggio. Curano anche la vertigine, l'opistotono, i tremiti, i crampi, le malattie dei tendini, le sciatiche, i dolori di stomaco, la paralisi, sempre in unzione o pestati e portati alla densità del miele, con seme di vetrice, in aceto, in aceto e olio rosato. Presi cosi curano anche l'epilessia, invece in pozione contro le flatulenze, le coliche intestinali, i veleni. La differenza di composizione dipende soltanto dal genere di veleno: contro gli scorpioni si prendono nel vino, contro falan­ gi e ragni in vino melato in modo che vengano rimessi nel vomito, o con la ruta in modo che vengano trattenuti, contro le chakides [lucertole color del rame] con vino di mirto; contro il ceraste e i presteri con panacea o ruta del vino, contro gli altri serpenti col vino. Basta darne due dracme, e una dracma di additivo. Sono rimedio specifico contro il vischio in aceto, contro l'aconito in latte o acqua, contro l'ellebo­ ro bianco in idromele e nitro. Curano anche i denti, pestati con olio e iniettati nel­ l'orecchio, dalla parte del dolore; con oppio curano meglio il mal d'orecchi. ,Spalmati

134

L A SCIENZA SPERIMENTALE

to e sia il maschio che la femmina producono tali ghiandole . E, comunque, il castoro maschio ha i segni del proprio sesso al loro luogo naturale . Pertanto, ciò che si deduce da ciò è un' orribile menzogna, cioè che quando i cacciatori inseguono il castoro, questi, sapendo quel che cercano, taglia via con i propri denti le ghiandole . È anche opinione comune che l' acqua calda congeli più ra­ pidamente di quella fredda nei recipienti, e per provarlo si argo­ menta dicendo che principi contrari si eccitano a vicenda, come i nemici quando si incontrano . È invece certo a chiunque ne fac­ cia l'esperienza che l' acqua fredda congela più rapidamente di quella calda. Costoro pretendono pure di attribuire tale opinione ad Aristotele, ma di sicuro nel secondo libro dei Meteorologica 7 egli non afferma ciò . Egli fa un' affermazione simile che li ha in­ gannati, cioè che se dell' acqua fredda e dell' acqua calda vengono immesse in un recipiente freddo, ad esempio sopra del ghiaccio, l' acqua calda congela più velocemente e questo corrisponde a ve­ rità. Ma se si versa l' acqua calda e l' acqua fredda in due reci­ pienti distinti l' acqua fredda congela prima. Pertanto ogni affer­ mazione va verificata mediante l' esperienza. L' esperienza, tuttavia, è di due tipi; una è ottenuta me­ diante i nostri sensi esteriori e per tal mezzo noi facciamo espe­ rienza di ciò che accade in cielo, mediante strumenti opportuna­ mente costruiti, e di ciò che accade sulla terra, mediante ciò che ci testimoniano i nostri organi visivi. Le cose, poi, che non pos­ siamo vedere perché non esistono nei luoghi in cui ci troviamo, lo veniamo a conoscere per mezzo di altri sapienti che ne hanno fatta l'esperienza. Così fece Aristotele che per incarico di Ales­ sandro Magno inviò duemila uomini nei diversi siti dell'universo allo scopo di avere una conoscenza empirica diretta di tutto ciò che esiste sulla superficie della terra, come testimonia Plinio nel­ la sua Storia naturale 8 . sugli occhi con miele attico rendono chiara la vista; con aceto fermano il singhiozzo » (Storia nat. , t. IV, pp. 559-566) . 7 Aristotele, Meteorologica I 12,348b 3 1 -349a 4: « PUÒ concorrere alla velocità del congelamento anche un precedente riscaldamento dell'acqua: infatti essa si raf­ fredda più rapidamente. Perciò molti, quando vogliono raffreddare più rapidamente l'acqua, la espongono prima al sole; e gli abitanti del Ponto, quando si accampano sul ghiaccio per la pesca (perché pescano spezzando il ghiaccio) versano dell' acqua calda sulle canne, perché gelino più in fretta; e si servono del ghiaccio come fosse piombo, per rendere salde le canne. L' acqua che si condensa nelle regioni e stagioni più calde diventa velocemente calda •• (trad. it. a cura di L. Pepe, Napoli 1 982) . 8 Plinio, Nat. Hist. VIII 44, p. 92; ho citato il passo per esteso alla nota 19 di p. 9 3 .

LA SCIENZA SPERIMENTALE

135

[4J. Una simile conoscenza sperimentale è degna dell'uomo e dei filosofi in particolare, poiché l'uomo può ottenerla in virtù del dono intellettuale che gli è stato concesso . Ma questa espe­ rienza non basta all'uomo poiché non gli dà piena certezza delle sostanze corporee a causa dei propri limiti; quanto alle sostanze spirituali, poi, non è in grado nemmeno di accostarsi ad esse 9. Per tale motivo è necessario che l' intelletto dell' uomo si avvalga anche di un' altra conoscenza. Ecco, quindi, che i santi patriarchi e i profeti, i quali per primi diedero a tutti gli uomini le cono­ scenze basilari della scienza, furono in grado di utilizzare le illu­ minazioni interiori e non si limitarono alla conoscenza dei sensi. Lo stesso fecero molti credenti dopo la venuta del Cristo. Infat­ ti, il dono della fede e l' ispirazione divina illuminano non solo nelle cose spirituali, ma anche in quelle sensibili e nelle scienze filosofiche . D ' altra parte, lo stesso Tolomeo afferma nel Centilo­ quio lO che il modo per arrivare alla conoscenza della realtà è du­ plice, cioè per mezzo dell'esperienza filosofica e per mezzo del­ l'ispirazione divina, che è di gran lunga la migliore . [5]. Vi sono ben sette gradi in questa scienza interiore . Il primo si raggiunge mediante una illuminazione puramente scien­ tifica. Un secondo grado consiste nell' esercitazione delle virtù; infatti, come dice Aristotele nel secondo libro dell'Etica Nicoma­ chea, « il malvagio è un uomo che non sa » 1 1 . AI-Ghazzali, poi, nella sua Logica 12 aggiunge che un animo deturpato dai peccati è come uno specchio deformato, nel quale le forme delle cose non possono riflettersi con chiarezza. Per tale motivo i veri filo­ sofi si impegnarono tanto alacremente nella filosofia morale esal, Sapienza 9 , 16: «A stento ci raffiguriamo le cose terrestri, scopriamo con fa­ tica quelle a portata di mano; ma chi può rintracciare le cose del cielo? » IO Claudio Tolomeo, Centum sententiae, a Ioviano Pontano e graeco in latinum translatae atque expositae, per haeredes Philippi Iuntae, Florentiae 1520, lib. I, p. 9: « Anima ad cognitionem apta veri plus assequitur, quam qui supremum in modum se in scientia exercuit ». Ma l'autore di quest'opera, in ogni caso, non è Tolomeo. Il Aristotele, Etica Nicomachea III 1 , 1 1 1 Ob 25-29: « Sembra che vi sia diffe­ renza anche tra agire per ignoranza e agire ignorando: infatti, chi è ubriaco o adirato non si ritiene che agisca per ignoranza ma per ubriachezza o per ira, tuttavia senza sapere ciò che fa, ma ignorandolo. Dunque, ogni uomo malvagio ignora quel che de­ ve fare e ciò da cui si deve astenere, ed è per questo errore che si diventa ingiusti e, in generale, viziosi » (trad. it. di C. Mazzarelli, Rusconi, Milano 1979, p. 150). 12 Algazel, Logica et Philosophia, Venetiis 1506, p. 39: « Si est speculum cui non est perfectio nisi appareat in eo forma pulchra secundum quod ipsa est sine de­ formitate et permutatione: quod non fit nisi sit omnino tersum a sorde et rubigine; et postea apponantur ei formae pulchrae nisi in rectitudine. Anima ergo speculum est; nam et depinguntur in ea formae totius esse cum munda et tersa fuerit a sordidis moribus ». La stessa citazione ricorre anche in Opus tertium, p. 5 5 .

136

L A SCIENZA SPERIMENTALE

tando la virtù e ammisero esplicitamente che non avrebbero po­ tuto cogliere le cause della realtà se non avessero avuto l' animo mondato da ogni peccato. Questo è anche il pensiero di sant' A­ gostino quando parla di Socrate nell'ottavo libro de La città di Dio 13. Nella Sacra Scrittura 14 , poi, si afferma: « La Sapienza non entra in un' anima che opera il male, né abita in un corpo schiavo del peccato ». In ogni caso è impossibile che un animo macchiato dalle colpe possa riposare nella luce della verità, tutt ' al più potrà ripe­ tere, come fa un pappagallo o una gazza, le parole altrui dopo averle imparate a memoria con un lungo esercizio. La riprova di ciò è costituita dal fatto che la bellezza della verità conosciuta nel suo splendore seduce amorevolmente gli uomini, ma la prova dell' amore consiste nella manifestazione delle opere d' amore. Pertanto, chi opera contro la verità necessariamente la ignora anche se sa come comporre frasi elegantissime oppure sa ripetere le opinioni altrui, così come qualche animale imita la voce uma­ na o così come fanno le scimmie che si sforzano di imitare le azioni degli uomini, benché non ne capiscano la ragione . La virtù, dunque, rende limpida la mente affinché si possa­ no comprendere meglio non solo le verità morali, ma anche le verità di scienza. D' altra parte, questa è un' esperienza che io stesso ho fatto con molti giovani puri di mente, i quali proprio a causa dell'innocenza del loro animo fecero più profitto di quanto si possa pensare, anche se non avevano una corretta gui­ da nel sapere. Tra costoro va annoverato anche il latore del presente trat­ tato 15; le sue profonde conoscenze sono accessibili solo a pochi tra i Latini. Infatti, è assai giovane (ha circa vent ' anni) ed è as­ sai povero, né poté avere maestri e non ha dedicato nemmeno un intero anno per apprendere le cose straordinarie che sa e per " Agostino, La città di Dio VIII 3 , 1-4, p. 2 18 : « [Socrate] vedeva che costoro an­ davano in cerca della causa delle cose, mentre a suo avviso le cause prime e supreme erano da riporsi unicamente nell'unico e sommo Dio, e quindi potevano essere compre­ se soltanto con animo puro. Perciò pensava che ci si dovesse impegnare per purificare la vita con i buoni costumi, cosicché l'anima, libera dalla oppressione delle passioni, si elevasse con le forze della sua natura verso le cose eterne, per contemplare con purezza d'intelletto la natura immateriale e immutabile di quella luce, in cui vivono stabilmente le cause di tutte le nature che sono state fatte » (trad. it. di L. Alici, Rusconi, Milano 1984, pp. 384-385). 14 Sapienza 1 ,4 . " S u questo personaggio, altrove indicato come Giovanni, non s i sa quasi nul­ la oltre a quello che dice Bacone stesso nelle sue opere. Cfr. PICAVET, Jean discip/e de Roger Bacon, in Essais, pp. 255-264.

LA SCIENZA SPERIMENTALE

137

di più non è nemmeno di ingegno fuori del comune, né possiede una memoria eccezionale; pertanto non vi può essere altra causa del suo rapido progresso se non il dono divino che gli è stato concesso per la purezza del suo animo, mentre viene negato alla quasi totalità degli altri studenti. Quando partl da me era puro come una vergine né si trovava in lui alcun genere di colpa grave per quanto la si cercasse; per tale motivo possiede un animo cosl limpido e perspicuo che con poca istruzione ha potuto apprende­ re assai più di quanto si possa credere . lo mi sono avvalso di questi due 16 giovani quasi come di due vasi utili nella Chiesa di Dio affinché riformassero con l' aiuto di Dio l'intero corso di studi dei Latini. Il terzo grado della scienza interiore consiste nei sette doni dello Spirito Santo enumerati da Isaia 17. Il quarto grado consiste nelle beatitudini che il Signore ha elencato nei Vangeli 18 . Il quinto grado consiste in una particolare sensibilità spi­ rituale. Il sesto nei frutti di cui è fatta la pace del Signore che supe­ ra ogni comprensione 19. Il settimo consiste nei rapimenti mistici e nei differenti modi in cui si può essere presi tanto intensamente da vedere co­ 2 se che non si possono esprimere a parole 0 . [6}. Colui che si è esercitato con diligenza in tutte queste esperienze interiori o in molte di esse è in grado di rendere certo se stesso e gli altri non solo delle conoscenze spirituali, ma anche di tutte le altre conoscenze umane . Dunque, poiché tutte le parti della filosofia speculativa procedono mediante argomentazioni razionali basate o sull' autorità o sugli altri modi di argomentare, ad esclusione di quello che io ora intendo indagare, è chiaro che dobbiamo a�iungervi un' altra scienza che viene chiamata "spe­ rimentale" . E mio intento spiegare perché essa è utile non solo per la filosofia, ma anche per la conoscenza di Dio e per la cono­ scenza dell'intero sistema dell' universo, allo stesso modo in cui ho precedentemente collegato lo studio delle lingue e delle scien16

Il secondo giovane collaboratore di Bacone non è indicato per nome. Isaia 1 1 , 2 : « Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. Si compiacerà nel timore del Signore » . 1 8 Matteo 5 , 3 - 1 2 ; Luca 6,20-36 . 19 Filippesi 4 , 7 . 20 2 Corinti 12, 1-4. 17

138

L A SCIENZA SPERIMENTALE

ze al loro fine, che è la divina sapienza mediante la quale ogni cosa è stata ordinata. CAPITOLO II

< Caratteristiche della scienza sperimentale > Il modo migliore di far capire le caratteristiche di questa nuova disci­ plina, sconosciuta ai più, è quello di portare esempi concreti. L'arcobaleno, benché studiato da Aristotele, da Seneca e da molti altri, non è ancora sta­ to spiegato in maniera soddisfacente. La scienza sperimentale, se applicata a questo problema, potrà fornire risultati eccezionali. 10 studio sperimenta­ le del fenomeno dell' arcobaleno inizia, pertanto, da un'attenta osservazione dei fenomeni simili che si riscontrano in natura: cristalli che rifrangono na­ turalmente la luce, spruzzi d'acqua che scindono i vari colori, la rugiada dei campi e la fiamma della candela che producono lo stesso fenomeno, ecce­ tera.

[1]. Proprio perché la scienza sperimentale è pressoché sco­ nosciuta alla maggior parte degli studiosi, non mi è possibile convincere chicchessia della sua utilità se contemporaneamente non ne mostro il valore e le caratteristiche . Solo la scienza speri­ mentale è in grado di farci discernere ciò che può accadere natu­ ralmente, ciò che può essere fatto mediante l' abilità dell' arte, ciò che viene fatto con l' inganno, ciò che vogliono fare fantasti­ care gli incantesimi, gli scongiuri, le invocazioni, le deprecazio­ ni, i sacrifici (tutte cose che appartengono alle arti magiche) , ed è in grado di farci distinguere ciò che vi è di buono in essi in modo che sia allontanato ogni tipo di menzogna e restino sola­ mente le vere capacità dell' arte magica. Solo la scienza speri­ mentale ci insegna a riconoscere gli atti malvagi dei maghi non certo allo scopo di ratificarli, ma allo scopo di evitarli, così come la logica si interessa del ragionamento sofistico con lo stesso in­ tento l . Questa scienza ha tre caratteristiche principali in rapporto alle altre scienze. La prima 2 è che essa controlla con l' esperienza le affermazioni di tutte le altre scienze . Infatti, le altre scienze colgono i loro principi mediante l'osservazione, ma poi ricorrono alle conclusioni mediante argomentazioni dedotte dai loro prin­ cipi. Se esse, poi, vogliono raggiungere una conferma specifica ed esaustiva a livello di esperienza devono cercare di ottenerla l Bacone dedicherà a ques to scopo il De secretis operibus artis et naturae; si ve­ da la traduzione infra, pp. 203-236. 2 Per la seconda e la terza caratteristica si vedano i capp. XIII e XIV.

LA SCIENZA SPERIMENTALE

139

con l' aiuto d i questa nobile scienza. È vero che l a matematica ottiene conferme universalmente valide a riguardo delle proprie conclusioni tracciando figure e calcolando con i numeri, e tale modo di procedere viene applicato a tutte le scienze, ivi compre­ sa la scienza sperimentale, poiché nessuna scienza può essere co­ nosciuta senza la matematica, tuttavia se vogliamo parlare di esperienze specifiche ed esaurienti ottenute con certezza all'in­ terno di ciascuna scienza, è necessario fare ricorso ai principi di questa scienza che è chiamata " sperimentale" per eccellenza. [2]. A conferma di ciò addurrò un esempio ricavato dall' ar­ cobaleno e dai fenomeni ad esso connessi, quali sono l' alone at­ torno al sole e alle stelle, come pure la striscia, che giace di lato al sole o ad una stella oppure in linea retta rispetto alla vista; Aristotele nel libro terzo dei Meteorologica 3 la chiama "perpen­ dicolare" e Seneca, invece, la chiama "verga" 4. L' alone, a sua volta, viene anche detto "corona" 5. Ambedue questi fenomeni risultano composti da molti colori dell'iride . Il fisico discute di questi fenomeni, lo studioso di ottica vi , Per la verità Aristotele usa il termine pcX�8wv (letteralmente "bastone" ) , che venne tradotto in latino con virga o baculum. Soltanto Bartolomeo da Messina lo traduce con columpna nel De mundo. In quest'opera Aristotele definisce la verga co­ sÌ: " La verga è un arcob iùeno che appare in linea retta [eutheia] » (cfr. 395a 36; per la trad. itwana si veda Trattato sul cosmo per Alessandro, trad . , introd. e commento a cura di G. Reale, Napoli 1974, p. 1 5 7 ) . Nessuno dei traduttori dell'Aristotele latino, tuttavia, traduce tù6tL L'autore di questa seconda trattazione D e regimine senum è Ali ben Rodwon (da non confondere con Ali ibn Abbas) nel suo commento all'An parva di Galeno. Tutto questo passo risulta essere strettamente affine a De retardatione, pp. 15-16. 2 6 Per capire la natura di questo occultum, al quale si fa riferimento in maniera molto allusiva, mentre gli altri ingredienti sono spiegati in maniera più esplicita nei passi successivi, si deve innanzi tutto ricordare l'episodio del primo libro de I re, quando David, ormai vecchio, riprende forza e vigore perché riscaldato dal corpo di Abisag, « una bellissima fanciulla vergine ». D'altra parte, l'episodio era già ricondot­ to a una vera e propria pratica medica anche nel Secretum secretorum: « Si igitur sen­ tis dolorem in stomacho et in ventre vel gravitatem, tunc medicina necessaria tibi est amplecti puellam calidam et speciosam, aut ponere super ventrem camisiam calidam ponderosam, vel saccum plenum avena calefacta, vel tegulam calefactam involutam in panno lineo triplicato vel pulvinar calidum » (cfr. p. 73,9-14). Il tentativo di deter-

LA SCIENZA SPERIMENTALE

185

e si potrebbero ritardare e mitigare gli acciacchi della vecchiaia e della senilità. Ora, ciò che è temperato al quarto grado è l' oro, come si afferma nel libro De spiritibus et corporibus 27, e 1' oro è il più grande amico della natura fra tutte le cose . Se con un esperimen­ to sicuro l' oro potesse essere purificato al massimo o almeno me­ glio di quanto possono fare la natura e 1' arte alchemica, come era il vaso che il rustico trovò, e potesse essere trasformato in acqua quale bevve il bifolco, allora si avrebbero risultati eccezio­ nali nel corpo umano. A ciò si aggiunga, poi, ciò che nuota nei mari, cioè la per­ la 28, che è una sostanza molto efficace nella conservazione della vita, e quella cosa che vegeta nell' aria, cioè l'anthos, che è il fio­ re del rosmarino 29, che ha una virtù straordinaria contro i ma­ lanni della vecchiaia. Ma il dianthos che viene posto nell ' elettuaminare le proprietà mediche del calore animale in modo da concentrarle in una medi­ cina specifica spiega il linguaggio allusivo con il quale ci si riferisce ad essa, come minera nobilis animalis [cioè l'uomol , o fumus iuventutis. Nel De rclardalione si rico­ nosce che queste proprietà medicinali si trovano principalmente in un corpo giovane, sano, bello (che viene adeguatamente descritto) , ma si precisa subito che « res illa raro invenitur et licet aliquando inveniatur, non tamen potest ab omnihus commode haberi » (p. 5 8 ) . Pertanto, i sapienti hanno ricercato un sostituto che avesse tutte le proprietà del calore animale dell'uomo (si vedano alcune ricette a pp. 5 8-60) . 2 7 Non è stato possibile identificare questa opera. 28 Sembra che le perle siano state usate in India per guarire dalle malattie de­ gli occhi e dalle febbri. 2. Il nome segreto di questo occultum, « quod vegetatur in aere » , deriva al ro­ smarino, come viene spiegato nel De retardatione, dal fatto che esso si sviluppa solo in piena luce. Le proprietà medicinali e cosmetiche del rosmarino sono le seguenti: « Medicina que vegetatur in aere habet proprietatem confortandi, dissolvendi, exte­ nuandi, mundificandi et consumendi et confortat cor; et omnia principalia membra, dissolvit, attenuat mundificat et consumit superfluum flegma et melancholiam, ubi­ cumque sit in corpore, precipue stomachi et cerebri. Unde ineffabilem virtutem ha­ bet contra passiones senectutis quocumque modo utatur, in potibus, cibis sive electuariis . . . inde fit oleum quod caniciem et accidentia senectutis retardat et confortat visum . . . Proprietas illius floris ultra annum non parmanet. Crescente luna crescunt illius pIante flores et decrescente luna decrescunt et cadunt. Et in vere et in augmen­ to lune sunt penitus colligendi . . . » (cfr. De retardatione, pp. 5 3 , 16-54, 1 1) . Nel Secre­ tum (pp. 105,28 106,36) Bacone ricorda di aver visto personalmente un « medicus sapientissimus » curare a Parigi un grande dignitario reale con una medicina nella quale aveva messo « os de corde cervi et anthos, qui est flos roris marini; qui anthos est mirabilis contra passiones senectutis et contra passiones melancolicas . . . ». Bacone descrive pure gli straordinari effetti salutari della medicina. L'attribuzione di parti­ colari proprietà al rosmarino contro il precoce invecchiamento deriverebbero dalla lunga vita che caratterizza questo arbusto e dalla constatazione della pratica cosmeti­ ca femminile, di cui costituiva un ingrediente fondamentale. Si tenga tuttavia pre­ sente che il nome "rosmarino" nella farmacopea antica era assegnato a numerose piante aromatiche (cfr. Plinio, Nat. Hist. XXIV 99- 1 0 0 . -

186

L A SCIENZA SPERIMENTALE

rio 30 non è un fiore, bensì una mescolanza di foglie, frammenti d' arbusto e un po' del fiore. Il fiore puro va colto nella sua sta­ gione e può essere usato in molti modi sia nei cibi che nelle be­ vande e negli elettuario A questo si aggiunga ciò che viene spinto via dal mare, cioè 1' ambra grigia 31, che è lo sperma del cetaceo, sostanza di pro­ prietà straordinarie per questo scopo . La pianta dell' India, poi, è simile a queste cose ed è il buon legno di aloe, nuovo e non trattato. A questo si aggiunge ancora ciò che è nel cuore dell' animale di lunga vita, cioè il cervo, ed è un ossicino che si produce nel cuore del cervo e che ha una gran­ de virtù contro l' avvicinarsi della vecchiaia 32 . Il serpente che è cibo dei Tiri è il serpente tirio con il quale si fa la teriaca 33, la cui carne preparata opportunamente viene mangiata con sostanze aromatiche. Questa è una medicina eccel­ lente contro gli acciacchi della vecchiaia e contro ogni indeboli­ mento della costituzione fisica, se verrà assunta assieme a so­ stanze convenienti a ciascuna costituzione e condizione, come si insegna nel libro De regimine senum 34• Aristotele, inoltre, nel Se­ cretum secretorum insegna una straordinaria ricetta con la carne del serpente tirio contro questi malanni 35. lO L'elettuario nella farmacopea medievale consisteva i n un preparato semi· denso a base di miele e composto di varie erbe; veniva usato per curare numerose malattie. }l Anche a questa sostanza, introdotta dall'India, venivano attribuite proprie­ tà medicinali straordinarie. l2 Un' antichissima tradizione, documentata da Esiodo e da Plinio, attribuisce una straordinaria longevità al cervo. Di qui la leggenda delle particolari proprietà mediche di un ossicino presente nel cuore o centro vitale del cervo stesso, come ri­ corda anche Plinio, Nat. Hist. VIII 1 19 : « La vita del cervo è lunga, come di solito si riconosce: dopo 100 anni sono stati di nuovo catturati esemplari con le collane d'oro che Alessandro Magno aveva fatto loro mettere . . . Questa bestia non ha mai la febbre; anzi ha la proprietà di guarire da questo preoccupante disturbo . . » (cfr. Sto­ ria nat. , t. II, p. 2 19). Si veda anche Nat. Hist. XXVIII 247: « Si trovano . . . degli ossicini nel cuore . . . delle cerve . . » (p. 237). }} Bacone sembra credere nella derivazione etim ologica di teriaca da « serpente tirio » . Questa etimologia, in ogni caso, era esplicitamente indicata da Ali ibn Abbas nella sua Regalis dispositio: « Tyriaca magne est estimationis et vehementis utilitatis. Eripit etenim a morte que ex puncturis fit animalium letiferis et percussionibus. Quique prior invenit et incepit magnus philosophus fuit et hec illi fuit intentio con­ tra venenosorum animalium venenum percussionesque puncturas et attrectationes ideoque dicta est tyriaca. Nomen etenim ex animalis attrectantis nomine denomina­ tum est quod grece tyria vocatur. Aiunt autem quidam hoc dictum nomen postquam tyriarum carnes addite sunt ilIi ». Le tyriae sono un particolare tipo di serpenti fem­ mine le cui carni venivano aggiunte a questa medicina. }4 Secretum, p. 107,6-22 . " Secretum, pp. 105,9 - 106,2: « Quia de serpentibus fit magna medicina, et .

.

LA SCIENZA SPERIMENTALE

187

I l serpente che è cibo degli Etiopi è il drago come afferma David nei S almi 36: « Lo hai dato come cibo ai popoli Etiopi » . Infatti, è sicuro che i sapienti Etiopi sono venuti in Italia, in Spagna, in Francia, in Inghilterra e nelle terre dei Cristiani nelle quali si trovano buoni draghi che volano 37; con la loro arte se­ greta fanno uscire i draghi dalle caverne, tengono pronte selle e redini e cavalcano sopra di essi e li guidano facendoli volare mol­ to velocemente nell' aria al fine di domare la rigidità delle carni e temperarne la durezza, così come si fanno correre gli orsi e i tori dai cani e si colpiscono con molte percosse, prima di ucci­ derli per mangiarli. Dopo averli addomesticati in questo modo, essi conoscono i modi di prepararne le carni in maniera simile al modo in cui preparano le carni del serpente tirio e le utilizzano per combat­ tere i malanni della vecchiaia, prolungando la vita e rendendo il loro intelletto acuto ben oltre quel che si può pensare . Nessun insegnamento che gli uomini possono dare è in grado di essere così efficace come il mangiare queste carni, come abbiamo ap­ preso senza menzogna e senza dubbio da uomini degni di fede . [81. Se poi i vari elementi venissero preparati e purificati in una mescolanza a piacere, purché non provochino una reciproca infezione, ma vengano ridotti alle loro virtù più pure, in tal caso gli uomini più sapienti hanno ritenuto che si sarebbe ottenuta la medicina più efficace . Infatti, in tal modo gli elementi si trove­ rebbero ben equilibrati. Averroè argomenta contro Galeno nel commento al libro X della Metafisica 38, affermando che se un misto è ottenuto con un buon equilibrio dei componenti, allora non darebbe luogo all' azione e alla passione degli elementi e quindi non si avrebbe degenerazione. Questo è anche quanto afsunt quidam homines ut Ethiopes et alii qui vescuntur carnibus serpentum et draco­ num, ut tibi dixi in libro de medicinis et ibi ostendi eorum proprietatem mirabilem per quorum usum curantur a diversis languoribus et gravibus . . . ». l 6 Salmo 74, 1 4 : « tu confregisti capita draconis, dedisti eum escam populis Ae­ thiopum>�. 31 E probabile che Bacone si riferisca alle leggendarie Storie di Rodolfo il Gla­ bro, ove si legge: « . . . certi monaci e altri religiosi assistettero in quella chiesa ad apparizioni mostruose: si videro figure tenebrose di Etiopi uscire dall'urna che custo­ diva le ossa e allontanarsi dalla chiesa » (cfr. Rodolfo il Glabro, Cronache dell'anno mille (Storie), a cura di G. CAVALLO e G. ORLANDI, Milano 1989, p. 2 1 1) . ,. Aristotelis Metaphysicorum libri. . . Averrois . . commentariis, Venetiis 1562, voI. VIII, f. 2 7 1vLM. .

188

L A SCIENZA SPERIMENTALE

ferma Aristotele nel libro V della Metafisica 39, ove stabilisce che quando le potenze attive sono eguali non si verifica corruzione, e questo è un principio certo. Questo è quanto accadrà ai corpi dopo la resurrezione . L'e­ quilibrio degli elementi in quei corpi, infatti, esclude che vi pos­ sa essere corruzione per l' eternità. Questo equilibrio è il fine ul­ timo della natura nei corpi composti, poiché è lo scopo più nobi­ le e in esso troverà quiete l' appetito della materia, tanto da non desiderare nient' altro. Nel corpo di Adamo gli elementi non si trovavano nel giusto equilibrio, perciò in lui si ebbe l' azione e la passione degli elementi contrari e di conseguenza anche una perdita e quindi si trovò ad avere bisogno di nutrimento. In base a ciò gli fu imposto di non mangiare del frutto della vita. Ma in lui gli elementi erano abbastanza vicini all'equilibrio, cosicché in lui si verificò solo un leggero scompenso. Per questo motivo re­ stò atto a conseguire l' immortalità purché avesse continuato a mangiare il frutto dell' albero della vita. Si ritiene che questo frutto sia costituito di elementi abbastanza equilibrati e che per­ ciò avrebbe potuto perfezionare l'incorruttibilità che già c'era in Adamo, il che sarebbe avvenuto se non avesse peccato. I sapienti, quindi, si impegnarono a trovare qualche cosa di commestibile e potabile nella quale gli elementi si trovassero ben equilibrati o vicini a un buon equilibrio e insegnarono i metodi per arrivarvi. Ma sia a causa delle difficoltà che comporta questo massimo esperimento, sia perché solo pochi si curano di fare esperimenti, sia perché ciò richiede un grande impegno e un grande impiego di risorse in denaro, sia perché gli uomini non prestano attenzione ai segreti della natura e alle possibilità della tecnica, per tutti questi motivi solo pochi si applicarono a questo grandissimo segreto della scienza e ancor di meno furono quelli che pervennero a risultati degni di lode . Coloro che riuscirono a protrarre la loro vita per centinaia di anni, dei quali si è fatta menzione, erano in possesso di questa medicina preparata in modo più o meno conveniente. Infatti Ar)9 Aristotele, Metafisica V 1 2 , 1 0 19a 22-2 7 : « . . si chiamano potenze tutti gli stati in virtù dei quali le cose sono assolutamente impassibili o immutabili o non facilmente mutabili in peggio. Infatti, le cose si rompono, si logorano, si incurvano e, in generale, si distruggono, non perché hanno potenza, ma perché non hanno po­ tenza e perché mancano di qualcosa; invece, sono impassibili rispetto a tutti questi tipi di affezione quelle cose che difficilmente o poco ne sono affette in virtù della loro potenza e del loro potere e per una certa condizione in cui si trovano » (trad. it. , p. 243). .

LA SCIENZA SPERIMENTALE

189

tefio, del quale si legge che sia vissuto 1 025 anni, era in possesso di una medicina migliore di quella del vecchio bifolco che vide rinnovare la sua giovinezza solo per 60 anni. Si ritiene pure che il liquido bevuto da quel contadino fosse vicino al giusto equili­ brio degli elementi assai più dei cibi e delle bevande comuni, ma che fosse ancora assai lontano da un completo equilibrio. Vi so­ no molti gradi nell' avvicinamento al completo equilibrio. Nem­ meno la medicina di Artefio lo raggiunse, e nemmeno la medici­ na che fece vivere per 500 anni colui che possedeva una lettera del papa per attestare il fatto straordinario, di cui si è parlato precedentemente . Né ci si deve meravigliare se Aristotele e Pla­ tone, come pure molti altri filosofi antichi, non sono vissuti tan­ to a lungo. Aristotele stesso nelle Categorie 40 afferma di ignorare la quadratura del cerchio, che certamente è una conoscenza in­ comparabilmente inferiore rispetto a questo segreto . Avicen­ na 41 , poi, afferma nel commento al terzo libro della Fisica di non avere ancora capito il predicamento dell'habitus , mentre ora cre­ do che ciò possa essere capito facilmente e noi ci meravigliamo che questi sapienti non capissero cose cosl facili . Il fatto è che ogni sapere è dato da Dio, perciò talora è concesso di conoscere alle persone incolte ciò che i più sapienti e i più famosi non rie­ scono a conoscere. Ma la medicina non può dare queste cose e non ne parla nemmeno; il grande segreto della scienza sperimen­ tale consiste proprio nell' averne provato resistenza . Quali siano i rimedi e quali ingredienti contengano lo si può trovare lioprat­ tutto nel libro Il segreto dei segreti di Aristotele e nella filosofia di Artefio, nel De accidentibus senectutis e nel trattato De senum et seniorum regimine, nei libri di Plinio e in molti altri testi.

( Terzo esempio ) Il terzo esempio riguarda l'arte alchemica, che si propone di trasfor­ mare i metalli vili in metalli preziosi, come l'argento e l'oro. Anche in que­ sto l'attitudine sperimentale può consentire progressi straordinari poiché permette di produrre l'oro nella forma più pura.

40 Aristotele, Categorie 7b 30-32: « Ammettendo, ad esempio, che la quadratu­ ra del cerchio sia un oggetto del sapere, si può constatare che .non esiste ancora una scienza di tale quadratura, ma l'oggetto del sapere, come tale, sussiste » (trad. it. di G . Colli, Bari 1 9 7 3 , p. 24) . 4 1 Avicenna, Sufficientia, in Opera philosophica, Venetiis 1508 (ristampa ana­ statica, Louvain 1961), f. 26vb: (, Predicamentum habendi ego usque modo non cer­ tissime comprehendi . . . ». Su questo problema si veda anche, S. AFNAN, Avicenna: vi­ ta e opere, Bologna 1 969, p. 109.

190

L A SCIENZA SPERIMENTALE

[1]. Si può trovare una terza esemplificazione del valore di questa scienza nell' alchimia. Tutta questa tecnica è rivolta a far divenire veramente preziose le cose di poco conto, ottenendo, ad esempio, l' oro dal piombo e l' argento dal rame . Ma essa non è in grado di far conoscere i gradi naturali e artificiali dell'oro e i procedimenti per ottenerli. Ora, la scienza artificiale ha porta­ to alla luce ambedue queste cose, poiché ha scoperto i 4 gradi naturali dell' oro, con i loro 17 procedimenti e anche i carati arti­ ficiali. È così possibile produrre l' oro a piacimento oltre i 24 cara­ ti. Il vaso nel quale era contenuto il liquore, bevendo il quale il bifolco divenne messo del re, aveva una purezza d' oro ben oltre i 24 carati, come fu evidente dalla prova dei fatti e dal suo valo­ re. Quando questi 24 carati si trovano nella massa dell'oro, allo­ ra si tratta del miglior oro che possa venire prodotto dalla natu­ ra. Quando, però, si hanno 24 carati d'oro e un carato d' argen­ to, allora si ha un tipo di oro inferiore al precedente; in tal modo la diminuzione dei carati dell' oro arriva fino a 16 e così si hanno 18 carati d'oro in una mescolanza d' argento. La potenza minera­ le talora non è in grado, nel ventre della terra, di assorbire la materia e la natura dell' oro e fa quel che può limitandosi a tra­ sformarlo in argento. Per non far credere di averlo scoperto da me, dico subito che in molte parti del mondo si trovano uomini che sono capaci di produrre questi 16 procedimenti e hanno trovato pagliuzze e pepite d' oro secondo questi 1 7 modi. Essi hanno mescolato l' ar­ gento e il bronzo assieme all'oro secondo i procedimenti suddet­ ti e hanno ottenuto artificialmente pepite fatte passare come na­ turali. Questa tecnica è sconosciuta alla maggior parte delle per­ sone che bramano possedere l' oro e così con essa vengono perpe­ trate molteplici frodi. La tecnica alchemica non solo trascura questi procedimenti, ma anche solo rarissimamente è in grado di ottenere l' oro di 24 carati e con enorme difficoltà. D ' altra parte, vi furono sempre solo poche persone che, vivendo nello stesso periodo, conosceva­ no questo segreto dell' alchimia . In ogni caso, questa scienza non andò mai oltre a ciò. La scienza sperimentale sa, per mezzo de Il segreto dei segre­ ti di Aristotele 42, produrre oro non solo di 24 carati, ma anche di 30 o di 40 carati o fino a dove vogliamo. Per questo motivo 42 Secretum, p. 1 1 4,25-2 7 :

«

...

O Alexander, tradere tibi volo secretorum ma-

LA SCIENZA SPERIMENTALE

191

Aristotele disse ad Alessandro : « Voglio rivelarti il segreto più grande » , giacché si tratta veramente del segreto più grande, ca­ pace di procurare il benessere dello Stato e di accontentare i de­ sideri di ciascuno con l' abbondanza dell'oro, ma ciò che è di gran lunga più importante, è in grado di prolungare la vita. In­ fatti, quella medicina che fosse capace di eliminare tutte le sco­ rie e le alterazioni del metallo più vile, tanto da trasformarlo in argento e oro purissimi, è ritenuta dai sapienti capace anche di eliminare le alterazioni del corpo umano fino al punto di prolun­ garne la vita per molti secoli. Questo sarebbe il corpo ben equili­ brato nei suoi componenti, di cui si è parlato prima. CAPITOLO XIV

< Terza prerogativa o dignità della scienza sperimentale ) La scienza sperimentale, pur operando all'interno delle varie discipli­ ne, utilizza criteri propri di indagine. In base a metodi suoi propri lo speri­ mentatore acquisisce una capacità di predizione - indirizzando conseguen­ temente le azioni degli uomini - che non può essere raggiunto nelle altre scienze. Inoltre, solo la scienza sperimentale è in grado di rivelare i segreti straordinari nascosti nella natura a beneficio dell'uomo.

[1]. La terza dignità di questa scienza consiste nel basarsi su propri criteri che non sono derivati da altre scienze, cosicché indaga i segreti della natura con le sole sue facoltà. Questa pre­ rogativa consiste in due attività, cioè nel conoscere gli avveni­ menti futuri, passati e presenti e nell'eseguire opere straordina­ rie nelle quali eccede la comune astronomia giudiziaria nella sua capacità di prevedere . Infatti Tolomeo nel libro introduttivo dell' Almagesto 1 afferma che vi è un altro metodo e più certo, diverso da quello dell' astronomia comune . Questo è il metodo sperimentale, che segue il corso della natura, verso il quale si so­ no rivolti molti filosofi degni di fede, come Aristotele, e una gran folla di autori di previsioni astrologiche, come egli stes­ so dice, e noi sappiamo per nostra pratica che non può essere smentita. Questo tipo di sapere è stato inventato unicamente per ximum secretum, et divina potencia iuvet te ad perficiendum propositum, et ad ce­ landum archanum ». Certamente si tratta di un' allusione a un possibile metodo per rendere potabile l'oro. I Tolomeo, Almagestum, lib. I, cap. I, p. Ira. Bacone in altri passi fa riferi­ mento a questo libro dell' Almagesto indicandolo con il titolo di De dispositione spherae.

1 92

LA SCIENZA SPERIMENTALE

porre rimedio all'ignoranza e alla incapacità degli uomini. Infat­ ti, è difficile avere strumenti astronomici sufficientemente sicuri e ancora più difficile ottenere delle tavole controllate, soprattut­ to di quelle nelle quali il moto degli astri è eguagliato. L'uso di queste tavole è difficile, ma ancor più difficile è l'uso degli stru­ menti. Ora, la scienza sperimentale scopre metodi e criteri per poter rispondere rapidamente a ogni quesito, per quanto è possi­ bile alla competenza specifica della scienza, e per poterci mostra­ re le rappresentazioni delle forze celesti e gli influssi dei corpi astrali su questo mondo, senza le difficoltà che incontra l' astro­ nomia comune. Questa parte predittiva della scienza sperimenta­ le ha quattro principali suddivisioni o scienze segrete . [2J. Alcuni dei risultati ottenibili con questa scienza, che mostrano tutto il potere del sapere, riguardano i mutamenti cli­ matici delle regioni, affinché cambino anche i comportamenti del popolo. Ad Alessandro Magno che interrogava Aristotele su che cosa fare con alcuni popoli che aveva trovato, chiedendo se doveva sterminarli a causa della crudeltà dei loro costumi o se doveva consentire loro di vivere, lo stesso Aristotele, il più dot­ to dei filosofi, rispose nel libro Il segreto dei segreti: « Se puoi cambiare il loro clima concedi loro di vivere, se non riesci, ucci­ dili » 2. Riteneva, infatti, che il loro clima potesse venire modifi­ cato utilmente allo scopo di cambiare le costituzioni dei loro cor­ pi, e quindi gli animi, migliorati nella loro costituzione, avrebbe2 Secretum, p. 38, 16· 1 9 : « Cui Aristotiles sic respondit. Si non potes illius ter· re mutare aerem et aquam, insuper et disposicionem {id est, malos mores] civitatum, imple tuum propositum [hoc est, inter/ice omnes sicut proposuisti]. Si potes dominari [hoc est, si potes mutare aerem et aquam] super eos cum bonitate, exaudies eos cum benignitate ». Come ha osservato Grignaschi, in questo passo del Secretum Bacone ha creduto di trovare celato un grande segreto, cioè delle indicazioni per modificare il clima delle regioni conquistate e, conseguentemente, gli stessi costumi dei popoli. In realtà, il testo originale si limitava a raccomandare la clemenza verso i popoli vinti (cfr. M. GRIGNASCHI, Remarques sur la formation et l'interpretation du Si" Al- 'Asrar, in Pseudo-Aristotle, The Secret of Secrets. Sources and Influences, ed. by W.F. Ryan C . B . Schmitt, The Warburg Institute, London 1982, pp. 10- 12). Ma il vero senso astrologico del precetto va desunto dal seguente passo dell' Opus maius: « 0 quam occultissima responsio est, sed pIena sapientiae potestate! Nam intellexit quod se­ cundum mutationem aeris, qui continet coelestes virtutes, mutantur mores homi­ num, eo quod alios mores habent Gallici, alios Romani, alios Hispani, et sic de sin­ gulis regionibus. Voluit ergo quod Alexander in bonum mutaret qualitatem aeris illo­ rum gentium, ut secundum mutationem illam mutarentur mores, et excitarentur ad honestatem morum sine contradictione liberi arbitrii, sicut quaelibet natio excitatur ad proprios mores per aerem proprium habentem virtutes stellarum quae sunt super capita hominum, et secundum quod signa vel planetae dominantur singulis regioni­ bus » (cfr. pars IV, p. 393) .

LA SCIENZA SPERIMENTALE

193

ro manifestati i buoni costumi in piena libertà. Questo è uno dei segreti. Altri, in verità, affermano che il mutamento è provocato dal sole; un esempio di ciò è offerto ancora da Aristotele che dice ad Alessandro : « Dài una bevanda calda ricavata dal grano di una pianta. Dài un qualcosa di caldo ricavato dal seme di una pianta da mangiare a chi vuoi tu ed egli ti obbedirà per tutto il tempo della tua vita » 3 . Altri ritengono che u n esercito intero possa venire incanta­ to e fatto fuggire; al riguardo Aristotele dice ad Alessandro : « Prendi una certa pietra su di te e ogni esercito fuggirà da te » 4 . Queste cose e innumerevoli altre sono vere, pur senza con ciò sostenere che venga fatta costrizione al libero arbitrio . Lo stesso Aristotele del resto, che propone queste cose, afferma nell' Eti­ ca 5 che la volontà non può essere costretta. I corpi, però , posso­ no subire alterazioni grazie alle proprietà delle cose e di conse­ guenza restano eccitati e modificati anche gli animi in modo da volere spontaneamente ciò verso cui tendono . D'altra parte pos­ siamo constatare che nei libri dei medici molte persone risultano sottoposte ad alterazioni non solo del corpo, ma anche delle pas­ sioni dell' anima e delle tendenze della loro volontà. [3]. Vi sono, poi, altre invenzioni riguardanti più da vicino la natura e che perciò non riguardano straordinarie modificazio­ ni della volontà, e queste sono di differenti specie . Alcune han­ no la bellezza della sapienza con diversi aspetti utili, come bagni ' Secretum, p. 122, 12-20: « Et est alla arbor que vocatur andros mon q u e nasci­ tur in terra Sin, et est complexa habens folia sicca et parva nimis, et s e m i na nimis parva, rotunda, intrinsecus alba. Si tu ergo sumpseris septem grana de seminibus in nomine allcuius persone, et triveris ea in nomine ipsius in ortu Luciferi et Veneris, ita ut radii ipsorum tangant ipsa, si dederis bibere, scilicet , iIla septem grana trita, aut comedere, permanebit timor tuus et amor in corde suo et semper obediet tibi toto tempore vite sue ». ' Secretum, p. 1 1 8, 1-8: « Et de mirabilibus huius mundi est lapis ille qui pu­ gnat cum aquis et ventis : vides enim assurgere super aquas quando currunt atque cum ventis, et nascitur in mari Mediterraneo. Cuius proprietas est hec; si arriperis hune lapidem et posueris ipsum in allo lapide, et tecum portaveris, non est possibile quod aliquis excercitus possit durare contra te vel tibi resistere, set fugiet precipitan­ ter coram te ». , Bacone sembra fare riferimento non a un passo specifico, ma alla insistenza con la quale Aristotele afferma che tutte le azioni sono volontarie, ad eccezione di quelle compiute in forza di una costrizione esterna o per ignoranza; cfr. Aristotele, Etica Nicomachea III l , l I l la 20-2 3 : « Poiché è involontario ciò che si fa per forza o per ignoranza, si dovrà ritenere che il volontario è ciò il cui principio sta in colui stesso che agisce conoscendo le circostanze particolari in cui si attua l' azione » (trad. it. , pp. 1 5 1 - 152).

1 94

LA SCIENZA SPERIMENTALE

continui molto adatti all'uso dell'uomo, che non richiedono al­ cun artificio tecnico, oppure lampade che fanno luce in conti­ nuazione senza spegnersi. Constatiamo, infatti, che molte cose non possono essere distrutte dal fuoco, anzi diventano più pure con il fuoco, come la pelle della salamandra e molte altre cose simili che possono venire predisposte in modo da risplendere verso l' esterno, mantenendo la forza del fuoco ed emanando fiamme e luce . Hanno inventato anche grandi tecniche contro i nemici del­ lo Stato in modo da annientare senza armi tutti coloro che si oppongono; vi sono molti tipi di queste tecniche . Alcuni di que­ sti mezzi non vengono percepiti da alcun senso se non dall' olfat­ to. Di queste cose tratta il libro di Aristotele sulla modificazione del clima, ma non nel senso prima accennato, bensì in un altro senso, poiché procedono tramite l'infezione . Vi sono poi altri metodi per cambiare i sensi e tale modificazione può riguardare tutti i sensi. Altre, poi, agiscono solo con il contatto e possono togliere la vita. Infatti, la malta che è un tipo di bitume di cui vi è una grande abbondanza in questo mondo, può venire lanciata sugli uomini armati e bruciarli. Ai Romani fu inflitta una grave strage durante l'espugnazione di una regione in questo modo, come te­ stimonia Plinio nel secondo libro della Storia naturale 6, e come documentano le storie . Così pure il petrolio giallo, cioè l' olio che viene dalla pietra, brucia tutto ciò che incontra se viene oppor­ tunamente preparato. Infatti, il fuoco inestinguibile si prepara con questo materiale che può essere spento con difficoltà, tanto che l' acqua non lo spegne . Altre tecniche, poi, sconvolgono talmente l'udito che se ve­ nissero eseguite improvvisamente di notte e con sufficiente bra­ vura, né una città, né un esercito intero riuscirebbero a soppor­ tarle . Nessun fragore di tuono potrebbe essere paragonato ad esse. Altre tecniche incutono semplicemente terrore alla vista, tanto che i lampi tra le nubi impauriscono di gran lunga di meno e non sono ad esse paragonabili. Si ritiene che Gedeone abbia fatto uso di simili mezzi negli accampamenti dei Madianiti 7. Possiamo avere una prova di questo fatto da quel diverti6 Cfr. Plinio, Nat. Hist. II 235, p. 22 1 . L'episodio è ricordato anche in De secretis operibus artis et naturae, p. 536. 7 Giudici, 7, 16-2 3 .

LA SCIENZA SPERIMENTALE

1 95

mento dei bambini che si è soliti fare in molte parti del mondo, cioè di preparare un attrezzo della grandezza di un pollice; dalla esplosione del sale, che viene chiamato sale di pietra, ne viene fuori un rumore talmente spaventoso quando esplode in un cosl piccolo involucro, cioè in un po' di pergamena, tanto che il forte tuono sembra superare un ruggito e il grandissimo bagliore del suo lampo supera lo splendore dei cieli. Ci sono anche moltissime cose che uccidono al più piccolo contatto ogni animale velenoso, e se si dispongono in cerchio questi oggetti attorno a quegli animali non possono fuggire e muoiono anche se non vengono toccati. Inoltre, se qualcuno venisse colpito dal veleno di un anima­ le la polverina ricavata da queste cose lo sanerebbe, come scrive Beda nella Storia ecclesiastica 8 e d' altra parte noi lo sappiamo per averne fatta esperienza. Vi sono moltissime di queste cose che possiedono simili virtù strane, ma che noi ignoriamo unicamente perché siamo negligenti nello sperimentarle . Vi sono, poi, altre imprese che non hanno una rilevante utilità per lo Stato, ma che costituiscono dei meravigliosi spetta­ coli di natura, come nel caso degli esperimenti che riguardano il magnete, non solo in relazione al ferro, ma anche all'oro e agli altri metalli. Se l'esperimento di attrazione nei riguardi del ferro non fosse conosciuto al mondo potrebbe apparire come un gran­ de miracolo . Di sicuro nell' attività del magnete verso il ferro ci sono aspetti sconosciuti a coloro che fanno uso del magnete, fenomeni che mostrano in maniera straordinaria le disgregazioni della na­ tura. Anche l' attento sperimentatore è in grado di sperimentare da questi fenomeni l' attrazione reciproca delle cose, ad esempio di una pietra che si muove verso l' aceto 9 o del bitume che attira • Beda, Storia ecclesiastica degli Angli, trad. ita!. a cura di G. Simonetti Abbo­ lito, Introduzione di B. Luiselli, Roma 1987, I 1, p. 40: « . . quasi tutti i prodotti di quell'isola D'Irlanda] sono utili contro il veleno. Infat ti, come ho visto io stesso, poi­ ché certuni erano stati morsi dai serpenti, furono raschiati alcuni fogli di codici pro­ venienti dall'Irlanda e questa raschiatura, messa nell' acqua e data a quelli come be­ vanda, subito portò via tutta la violenza del veleno e il gonfiore del corpo, eliminan­ do il tumore ». 9 Queste dottrine scientifiche di Bacone sono strettamente affini a dottrine sostenute anche da Alberto Magno e probabilmente dipendono da una fonte comu­ ne: cfr. Alberto Magno, De mineralibus, in Opera, ed. P. ]AMMY, Lione 164 1 , t. Il, p. 243 : « Item dicit Aristoteles quod species magnetis sunt valde diversae: quaedam enim trahit aurum, et alia diversa ab ea trahit argentum, et quaedam stannum, quae­ dam ferrum, quaedam plumbum; et quaedam ab uno angulo trahit et alterum fugat cuicquid ab opposito angulo tractum est, et quaedam trahit carnes humanas et dici.

196

L A SCIENZA SPERIMENTALE

il fuoco posto molto lontano da esso, come racconta Plinio nel secondo libro della Storia naturale I O . [4]. Lo stesso si può dire di alcune altre sostanze che pur poste in luoghi lontani corrono l'una verso l' altra con un movi­ mento naturale. Questa è certamente la cosa più straordinaria tra quelle che io ho visto e udito. Infatti, dopo aver visto ciò, più nulla risulta difficile da credere alla mia mente, sempre che ovviamente il fatto abbia un testimone sicuro. Affinché questo fatto non resti nascosto a Vostra Riveren­ za, preciso che si tratta di un fenomeno che riguarda le parti di­ vise e localmente separate di una pianta. Infatti, si raccoglie un pollone di nocciolo di un anno vicino alle radici da dove sorge e lo si taglia per la sua lunghezza; si separano le parti staccate alla distanza di un palmo o di quattro dita; una persona, da una par­ te, tenga le estremità delle due parti e un' altra persona tenga le estremità da un' altra parte e le sorreggano sempre alla stessa ma­ niera leggermente, in modo che le parti del pollone vengano te­ nute l'una di fronte all' altra cosÌ come erano state poste; ebbe­ ne, nel tempo necessario per percorrere mezzo miglio le parti del bastoncino cominceranno un po' alla volta ad avvicinarsi e alla fine in maniera più forte, finché alla fine si incontreranno e si uniranno, pur restando le loro estremità distinte perché impeditur videre homo cum a tali trahitur magnete, et manere apud ipsum, donec moritur si valde magnus est lapis et quaedam pilos et alia aquam, et alia pisces . . . Item dicit quod est magnes denominatur olearis, qui trahit oleum, et lapis acetum, et lapis vini, qui trahit vinum, et spuma illius trahit spumam vini, et faex eius ad se trahit faecem, quasi fit delectamen lapidum in illis, aut animam per quam moveant ». - Non sono, tuttavia, in grado di indicare la fonte comune di queste dottrine, giacché il De conge­ latione et conglutinatione lapidum, che in quel periodo era attribuito ad Aristotele e come tale costituiva gli ultimi capitoli dei Meteorologica, non ne fa menzione. In realtà, il De congelatione et conglutinatione lapidum è la traduzione latina dall' arabo, ad opera di Alfredo di Sareshell, di una parte dell'al-Shifa di Avicenna (cfr. l'edizio­ ne moderna a cura di E .J. HOLMYARD e D . C . MANDEVILLE, Librairie Orientaliste, Paris 1927, pp. 1 7-32) . - Per la diffusione anche a livello letterario di queste dottri­ ne si veda E. CRIVELLI, Le pietre nobili nelle opere di Dante, « Giornale dantesco », 43 ( 1940) , pp. 47·66. L'opinione che ci fosse un tipo di magnete capace di attrarre la carne umana durerà, a livello scientifico, anche oltre il '400 (cfr. Alberto di Sasso­ nia, Quaestiones super libros de caelo et mundo, Venetiis 1497, lib. II, q. 28, f 42rb; per una discussione si veda F. BOTIIN, La scienza degli occamisti. La scienza tardo­ medievale d4lle origini del paradigma nominalista alla rivoluzione scientifica, Rimini 1982, p. 273). IO Plinio, Nat. Hist. II 235, p. 22 1 : « Simile la natura della nafta. Cosi si chia­ ma nella zona di Babilonia e presso gli Austaceni in Partia una sostanza che cola come il bitume liquido; ha una grossa parentela con il fuoco che si getta verso di essa immediatamente, da qualsiasi parte la incontri » (Storia nat. , t. I, pp. 357-359).

LA SCIENZA SPERIMENTALE

197

t e a unirsi dalla forza d i coloro che l e sostengono. Si tratta certa­ mente di un fatto straordinario. I maghi fanno spesso uso di questo esperimento recitando differenti formule e credono che ciò accada per il potere delle formule . lo, messe da parte le formule magiche, ho scoperto la causa di questo meraviglioso fenomeno naturale. Infatti, è un fe­ nomeno analogo a quello dell' attrazione del magnete e del ferro. Come nel magnete e nel ferro, l'uno si muove verso l' altro a cau­ sa della somiglianza di natura, lo stesso avviene in questo caso. Cosicché la forza naturale, che è simile in ciascuna parte della pianta, le spinge a unirsi. Se venissero avvicinate nel modo opportuno combacereb­ bero tra loro anche le estremità, cosÌ come avviene per la parte centrale, e tanto rapidamente che se alle estremità venisse prati­ cato un piccolo foro e vi si facessero passare dei fili potrebbero venire sospesi in aria senza difficoltà. Questo avviene non solo con i polloni di nocciolo, ma an­ che con molte altre piante, come i salici e forse anche con tutte le altre piante, se venissero trattate nel modo opportuno. Ma poiché in queste cose la mente riflette più correttamente di quanto non scriva la penna, per ora tralascio queste considera­ zioni. Qui scrivo solo riportando le affermazioni dei sapienti e le cose che essi hanno fatto, anche se confesso di ammirare i loro ingegni assai più di quel che riesca a capirli. [5J. Ponendo fine in questo modo alla trattazione generale di questa scienza sperimentale mi rivolgerò alla sua utilità per la teologia, cosÌ come ho fatto per le altre discipline . Una volta esposte le caratteristiche di questa scienza per se stessa, risulta subito evidente a chiunque che essa è utilissima, dopo la scienza morale, in primo luogo proprio alla teologia a motivo del senso letterale e spirituale di cui si occupa. Precedentemente ho stabi­ lito che il senso letterale consiste nella verità riguardante le crea­ ture, la quale viene espressa tramite loro definizioni e descrizio­ ni; inoltre, ho stabilito che il ragionamento non è in grado di pervenire a questo tipo di verità, ma che solo l'esperienza vi ar­ riva. Per questo motivo, questa scienza, subito dopo la scienza morale, è in grado di fornire questo tipo di verità letterale della Sacra Scrittura, dalla quale mediante opportuni adattamenti e analogie si possono derivare i significati spirituali, in accordo con le caratteristiche della Sacra Scrittura e delle indicazioni dei santi padri e di tutti i sapienti.

198

L A SCIENZA SPERIMENTALE

[6]. Inoltre, questa scienza è valida anche per quel che con­ cerne la repubblica dei fedeli, come si è accennato a riguardo della conoscenza specifica degli eventi futuri, presenti e passati, come pure nel mostrare imprese straordinarie in favore della Chiesa e dello Stato, allo scopo di favorire le iniziative utili e ostacolare quelle avverse, in relazione sia a poche persone sia a intere moltitudini, come ho fatto vedere con gli esempi. Se poi passiamo alla conversione degli infedeli, è evidente che essa è valida per due scopi fondamentali, che possono avere infinite applicazioni, nei limiti in cui la conversione alla fede può avvenire attraverso questa scienza, cioè non per mezzo dei ragionamenti, ma degli esempi concreti, che sono più persuasivi. A chi nega la verità della fede, infatti, perché afferma di non capirla, io proporrei l' attrazione reciproca delle cose di cui ho portato qualche esempio prima. Così pure gli farei vedere come spezzare una botte senza violenza da parte dell'uomo e come il vino ivi contenuto resti immobile, senza scorrere via, per tre giorni. Gli farei vedere come l'oro e l' argento nella borsa e la spada nel fodero si consumino pur restando intatti i contenitori, come insegna Seneca nel libro delle Questioni naturali 1 1 Gli farei vedere come certi uccelli che si chiamano alcioni riescano a calmare il mare in tempesta nel pieno inverno e lo costringano a ritirarsi finché essi non abbiano fatto le uova e al­ levato i piccoli, come scrivono Basilio e Ambrogio nell' Esame­ ron 12, e così pure i filosofi e i poeti. •

11 Seneca, Nat. Quaest. II 3 1 : « Mirabili sono poi, a ben guardare, gli effetti del fulmine e non lasciano alcun dubbio sulla sua potenza straordinaria e penetrante: un pezzo d'argento si fonde mentre il recipiente rimane integro, illeso; persino una spada si liquefa senza che il fodero si deformi; e in cima ai giavellotti tutto il ferro gocciola mentre il legno non riceve alcun danno; una botte si sfascia ma il vino non defluisce anzi acquista una rigidità che non dura tuttavia più di tre giorni » (cfr. Quest. Nat. , p. 3 3 1 ) . Poco più avanti (cfr. II 52) Seneca spiega questo fenomeno affermando che il fulmine fa ghiacciare il vino. Ma la spiegazione non è convincente, anzi è in contrasto con altre fonti antiche che attribui�cono al fulmine la capacità di far dileguare il vino dalla botte lasciandola intatta. E probabile che Seneca abbia attribuito al fulmine il fenomeno, raro ma possibile, con il quale il vino ghiaccia nelle botti per il freddo. Bacone, tuttavia, nel riproporre questi fatti straordinari non fa riferimento al fulmine, ma sembra volerli attribuire alle capacità e alla ingegnosità dello sperimentatore. 12 Basilio, Exaemeron, P/ 5 3 , c. 95 1 : « Alcyon avicula est quaedam in littoribus marinis fetare consueta, quae super ipsam arenam ponit ova eo tempore quo mare multis gravibusque ventorum flatibus commovetur; sed tamen omnes tunc tempesta­ tes procellaeque sedantur per integros septem dies, quibus avis memorata cubare nar­ ratur; nutriendorumque gratia pullorum, postquam fuerunt de ovis educti, septem dies alias illi Deus magnorum largitor adiecit, quas dies nautici diligentius observan­ tes, alcyonias eas vocant ». Cfr. Ambrogio, Exameron, ree. C. SCHENKL, Vindobonae

LA SCIENZA SPERIMENTALE

19 9

Questi fatti sono in grado di spingere gli uomini all' accetta­ zione delle verità divine, poiché se si trovano nelle creature più basse verità tali da umiliare la superbia dell'intelletto umano, che è costretto ad ammetterle, anche se non le capisce, per non offendere la verità infallibile, tanto più gli uomini devono sotto­ mettere la loro mente alle immense verità di Dio. Certamente non vi è confronto. [7]. Ma vi è anche un' altra applicazione estremamente uti­ le; come ho detto, a questa scienza spetta il compito di stabilire ciò che può essere fatto per natura o con ingegno tecnico e ciò che non può essere fatto. Essa è pure in grado di distinguere tali imprese dalle illusioni magiche e di rivelare ogni inganno presen­ te nelle formule magiche, nelle invocazioni, negli scongiuri, nei sacrifici e negli atti di culto. Gli infedeli sono dediti a queste 1897, rist. New York-London 1962, C � EL, voI. 32, p. 1 1 72 : « . . . cominciamo, dun­ que, a parlare del gabbiano falcione]. E un uccello marino, solito a dare alla luce i suoi piccoli sulle coste, deponendo le uova sulla sabbia, circa a metà dell'inverno. Questo è infatti il tempo che gli è stato fissato per covare i suoi piccoli quando il mare più si ingrossa e le ondate s 'infrangono con maggior violenza contro la spiaggia, affinché la bella caratteristica di questo uccello spicchi maggiormente per l'improvvi­ sa bonaccia che solitamente ne segue. Infatti, quando il mare è agitato, non appena il gabbiano ha deposto le uova esso tutt'a un tratto diventa calmo, si placano le bur­ rasche dei venti e si arrestano le raffiche, e il mare rimane tranquillo, senz' ombra di vento, finché il gabbiano non abbia covato le sue uova. La covatura, poi, dura sette giorni, passati i quali ne fa uscire i piccoli ormai completamente formati. Vi fa poi seguire immediatamente altri sette giorni, per poter nutrire le sue creature fino a che non comincino a prendere vigore. Non stupirti se il tempo destinato ad allevarli è tanto esiguo, dal momento che i piccoli si formano in cosi pochi giorni. Ora, quel­ l'uccello, che non è poi tanto grande, ha ricevuto da Dio un tale dono, che i marinai contano su questi quattordici giorni di serenità assicurata - li chiamano perfino i giorni dell' alcione perché per tutta la loro durata non hanno da temere nessun uraga­ no dal tempo cattivo .. (trad. it. in Ambrogio, Opere, a cura di G . COPPA , Torino 1969, p. 295). - In ogni caso la fonte sembra essere Plinio, Nat. Hist. X 89-90, pp. 245-246: « A questo riguardo sono degni di molta considerazione gli alcioni. I mari e i naviganti conoscono i giorni in cui si riproducono. L'uccello è poco più grande di un passero, di colore azzurro scuro e purpureo solo nella parte inferiore; il collo è variegato di penne candide, p becco è gracile e allungato. La loro seconda specie più piccola canta nei canneti. E rarissimo vedere un alcione tranne che al tramonto delle Pleiadi ed intorno ai solstizi o a metà dell'inverno; talvolta, dopo aver volato intorno ad una nave, subito va a nascondersi. Si riproducono a metà inverno e quelli sono chiamati i giorni dell'alcione, durante i quali il mare è calmo e navigabile, so­ prattutto il mare di Sicilia. Costruiscono i nidi 7 giorni prima del solstizio d'inverno e depongono le uova altrettanti giorni dopo .. (Storia nat. , t. II, pp. 463-465) . Dalla descrizione fatta dell'uccello potrebbe trattarsi del martin pescatore. Sulla credenza ricordata da Basilio e da Ambrogio, in base alla quale gli alcioni costruirebbero i loro nidi sulla spiaggia del mare, si veda Aulo Gellio, Noctes atticae III 1 0 , 5 . Connessa con tale credenza è la leggenda di Ceice e Alcione, ricordata da Ovidio, Metamorpho­ ses XI 650-748. La bonaccia del mare viene spiegata come un dono degli dèi conces­ so ai due amanti, trasformati in uccelli marini, per consentire loro di riprodursi.

200

L A SCIENZA SPERIMENTALE

follie e hanno fiducia in esse, tanto da ritenere che anche i cri­ stiani facciano uso di tali opere nei miracoli. Per questi motivi questa scienza è di somma utilità nel convertire alla fede, dal momento che solo ad essa, tra le varie parti del sapere, spetta il compito di indagare in questo campo, giacché essa sola prende in considerazione simili falsità superstiziose ed errori degli infe­ deli a riguardo delle attività della magia, come le formule e tutte le altre pratiche suaccennate. Quanto, poi, essa possa essere utile per riprovare l'ostina­ zione degli infedeli lo si è già dimostrato attraverso i mezzi vio­ lenti sopra esposti, e quindi passo oltre 13 . [8]. Si tenga presente che, benché le altre scienze ottenga­ no risultati straordinari, come la geometria pratica, che è in gra­ do di produrre specchi capaci di bruciare ogni sostanza che vi si frapponga, e così via per le altre scienze, tuttavia questi risultati meravigliosi per lo Stato sono principalmente di competenza di questa scienza. Essa, infatti, ha lo stesso tipo di relazione con le altre scienze che l' arte della navigazione ha con l' arte del car­ pentiere e che l' arte militare ha con quella del fabbro . Solo la scienza sperimentale, infatti, insegna come costruire strumenti straordinari e li usa, una volta che sono costruiti, e quindi esco­ gita ogni risorsa segreta a utilità dello Stato e degli individui e infine impartisce ordini alle altre scienze, come se fossero al suo servizio; per tale motivo a questa scienza è riservato in modo particolare l'intero potere della scienza speculativa. Già da queste tre scienze si arguisce la straordinaria utilità del sapere in questo mondo in favore della Chiesa di Dio e con­ tro i nemici della fede, che devono venire annientati più con le opere del sapere che con le armi dei combattenti. Lo stesso An­ ticristo userà abbondantemente ed efficacemente questi mezzi per sottomettere e soggiogare ogni potere di questo mondo . Nei tempi passati i tiranni sottomisero al loro potere il mondo intero con questi mezzi. Lo si può documentare con moltissimi esempi. [9]. Ma mi basta addurre un solo esempio, quello riguar­ dante Alessandro Magno 14. Egli partl dalla Grecia per sconfigge­ re il mondo portando con sé solo 32 . 000 soldati a piedi e 4500 " Cfr. Opus maius, pars I V , pp. 266-268 . 14 I dati sulle battaglie di Alessandro Magno contro i Persiani citati da Bacone sono desunti da Orosio, Le storie contro i pagani III 16-20. Ho utilizzato l'edizione di A. Lippold, trad. it. di A. Bartalucci, Milano 1976, pp. 2 1 3-23 3 . Pico della Mi­ randola confuta in maniera specifica l'assunto qui implicito che attribuisce al sapere astrologico le vittorie di Alessandro Magno (cfr. Disputationes, pp. 4 14-4 18).

LA SCIENZA SPERIMENTALE

201

soldati a cavallo; tuttavia, come racconta Orosio 15 a d Agostino nel libro De ormesta mundi, nella sua decisione di portare guerra all'intero universo con un cosl piccolo esercito ci si può doman­ dare se sia più straordinario il fatto che abbia vinto o che abbia avuto il coraggio di dare guerra. Nel suo primo scontro con il re Dario mise in fuga seicen­ tomila Persiani, ma nel suo esercito caddero solamente 120 cava­ lieri e nove fanti. Nel secondo scontro sconfisse 400. 000 uomini e nel suo esercito caddero 1 3 0 fanti e 140 cavalieri . Dopo ciò poté sottomettere facilmente il resto del mondo ormai atterrito . Ma Orosio aggiunge che il mondo fu conquistato « non meno dall' abilità di Alessandro che dal valore dei Macedoni » 16. Né ci si deve meravigliare di ciò dal momento che Aristotele era con lui in queste guerre, come si legge nella Vita di Aristotele 1 7 . An­ che Seneca nelle Questioni naturali 18 afferma che Alessandro vinse il mondo sotto la guida di Aristotele e di Callistene che gli fecero da maestri in ogni sapere . Ma il maestro più influente fu Aristotele e cosl, da quanto si è detto, è facile arguire come Ari­ stotele poté consegnare il mondo intero ad Alessandro . La Chiesa dovrebbe tenere presente ciò nella sua lotta con­ tro gli infedeli e i ribelli al fine di risparmiare il sangue dei Cri­ stiani e ancora di più per i pericoli che verranno ai tempi del­ l'Anticristo, ai quali si potrà facilmente porre rimedio con la gra­ zia di Dio se i prelati e i principi promuoveranno gli studi al fine di indagare i segreti dell' arte e della natura. " Orosio, Le storie contro i pagani III 16,3, p. 2 1 5 : « Con un esercito cosl mo­ desto, non saprei dire se sia più sorprendente il fatto che abbia potuto vincere il mondo intero o che abbia avuto l' ardire di assaltarlo » . 1 6 0rosio, Le storie contro i pagani III 16,4, p. 2 1 5 . 1 7 Bacone f a riferimento alla Vita Aristotclis scritta dal confratello e contempo­ raneo Giovanni di Wales (Johannes Valensis) che si trova nella terza parte (H. 196202) della sua opera De regimine vite humane seu margarita philosophica (per Geor­ gium de Arrivabenis, Venetiis 1496) . Wales fa un vasto uso in tutta la sua opera del Romanzo di Alessandro e crede nella verità storica del Secretum secretorum, cioè lo ritiene opera autentica di Aristotele, dalla quale attinge abbondantemente nella pri­ ma parte del suo trattato, che è dedicata appunto alla formazione del principe, come il Secretum. Le citazioni dirette dal Secretum sono numerose e in generale rispondono all' esigenza di mettere in risalto gli episodi che riguardano le capacità straordinarie di Aristotele grazie alle sue arti magiche (l'episodio della fanciulla indiana avezzata a nutrirsi di veleno per uccidere Alessandro e scoperta da Aristotele compare ben due volte al f. 35ra-b e al f. 201v; ma la fonte è Secretum, p. 60,3 - 1 4 ) . Il Wales più volte ripete che Aristotele accompagnò Alessandro Magno fino in Persia e lo assisté nei suoi viaggi in terre sconosciute. D'altro lato, non è difficile provare la conoscen­ za, da parte di Bacone, dell'opera del confratello, tenuto conto che si tratta di un contemporaneo che operava, come Bacone, nella cerchia di Roberto Grossatesta. 18 Seneca, Nat. Quaest. IVa 5 (p. 503).

I SEGRETI DELL'ARTE E DELLA NATURA

CAPITOLO I

Pro e contro le apparenze ingannevoli. Pro e contro le invocazioni degli spiriti Ogni opera che viene presentata come il frutto di un potere magico e soprannaturale è basata sull'inganno e la menzogna. Una osservazione at­ tenta, nelllt maggior parte dei casi, è sufficiente a farci scoprire le astuzie utilizzate. E una stolta illusione quella di pensare di sottomettere le forze della natura mediante l'aiuto di spiriti malvagi.

Rispondo con la massima precisione alla Vostra domanda. Noi vediamo continuamente in molte cose che, benché la natura sia potente e meravigliosa, tuttavia l' arte che usa la natura come di uno strumento, è ancora più potente della virtù naturale. Tut­ to ciò, poi, che è al di fuori delle possibilità della natura e del­ l' arte, o non è cosa umana oppure è falso e ottenuto con l' ingan­ no. Vi sono, infatti, di quelli che mediante un rapido movimen­ to delle membra riescono a far apparire cose inesistenti oppure mediante la contraffazione della voce o mediante strumenti par­ ticolarmente raffinati o approfittando dell'oscurità o con una re­ ciproca intesa riescono a fare davanti agli uomini cose stupefa­ centi che, però, non hanno alcuna consistenza reale . Il mondo è pieno di gente cosiffatta, basta osservare con attenzione . Infatti, i giocolieri simulano una gran quantità di cose me­ diante la velocità delle mani; le indovine, poi, contraffacendo in molti modi la voce nel ventre, in gola o in bocca, riescono a si­ mulare voci umane lontane o vicine a loro piacimento, come se uno spirito parlasse con gli uomini, e riescono pure a riprodurre i versi degli animali. Ma le canne che hanno nascosto tra l'erba o celate in luoghi reconditi della terra ci fanno chiaramente capi­ re che si tratta di voci umane e non di spiriti, come esse voglio­ no far credere con grave menzogna. Tutte le volte che le cose inanimate si muovono rapidamen­ te nella penombra del crepuscolo mattutino o nell' oscurità della notte non si tratta mai di cose reali, ma di qualcosa di fraudolen-

206

I SEGRETI DELL' ARTE E DELLA NATURA

to e di ingannevole . çon un' opportuna intesa gli uomini possono far credere tutto quello che vogliono, predisponendo le cose se­ condo il loro accordo . Ma tutto ciò non ha nulla a che vedere con la riflessione filosofica, con l' arte o con la virtù naturale. Si ha, poi, un comportamento ancor più malvagio quando gli uomi­ ni invocano gli spiriti empi per adempiere per loro mezzo la pro­ pria volontà, in dispregio dei principi della filosofia e delle capa­ cità razionali dell' uomo . Il grande errore di questo comportamento sta nel fatto che essi credono di riuscire a sottomettere a sé mediante le loro ca­ pacità umane gli spiriti maligni, cosa assolutamente impossibile poiché le capacità dell'uomo sono di gran lunga inferiori a quelle degli spiriti. E ancora di più sbagliano coloro che credono di po­ ter evocare o scacciare gli spiriti mediante gli strumenti naturali di cui si servono . È anche un grave errore sforzarsi di placarli o di rabbonirli in favore di coloro che li invocano, mediante pre­ ghiere, scongiuri e sacrifici . Sarebbe incomparabilmente più fa­ cile impetrare da Dio e dagli spiriti buoni ciò di cui si ha biso­ gno. Ma gli spiriti maligni non potrebbero avere alcun potere nemmeno nelle cose nocive se Dio, che governa e regge il genere umano, non lo permettesse a causa dei peccati degli uomini. Questi metodi, comunque, non hanno nulla a che vedere con l'uomo saggio, anzi sono segno di stoltezza e per tale motivo i veri filosofi non si sono mai interessati di queste cose. CAPITOLO

II

Incantesimi, formule magiche e loro uso Per lo più gli incantesimi ,e le formule magiche usate dagli indovini sono basate sulla superstizione. E altresì vero che costoro fanno passare co­ me frutto delle loro arti magiche alcune proprietà insite naturalmente negli elementi, di cui solo gli scienziati conoscono la vera natura. Comunque sia, le formule magiche possono avere una certa validità solo in due casi: (a) quando si tratti di formule elaborate correttamente per catturare l'influsso degli astri sulla terra; (h) quando si tratti di pratiche atte a risollevare l'ani­ mo dell'infermo che si vuole guarire. In quest'ultimo caso, naturalmente, non sono gli incantesimi, in quanto tali, a procurare la guarigione, ma que­ sta può essere agevolata dal loro benefico influsso sullo stato d' animo del malato. La causa della guarigione va quindi correttamente ricercata nel rap­ porto psico-fisico tra anima e corpo.

Quale opinione poi si debba avere degli incantesimi, delle formule magiche, lo si capirà dalle seguenti considerazioni. In­ fatti, tutte le novità di questi tempi sono certamente false o al-

I SEGRETI DELL ' ARTE E DELLA NATURA

207

meno dubbie; infatti, alcune sono del tutto inspiegabili alla ra­ gione e i filosofi le hanno scoperte indagando sulle opere della natura e dell' arte, e hanno voluto tenerle celate alle persone in­ degne . Come, ad esempio, se fosse del tutto ignoto che il magne­ te ha la proprietà di attrarre il ferro, ci potrebbe essere qualcuno che vuole far compiere questa operazione di fronte al popolo, fa­ cendo incantesimi, pronunciando formule magiche; nessuno po­ trebbe accorgersi che tal� attrazione avviene, invece, in maniera del tutto naturale . Analogamente, nei detti dei filosofi vengono nascoste mol­ te verità nei modi più disparati, poiché l' uomo saggio deve preoccuparsi di provare le opere della natura e dell' arte, trascu­ rando qualsiasi incantesimo e formula magica. Solo così potrà vedere i rapporti che vi sono sia tra le cose animate sia tra quelle inanimate dovuti alle proprietà naturali e non alla validità degli incantesimi e delle formule magiche. Gli ignoranti, al contrario, considerano magiche molte delle verità segrete della natura e dell' arte; i maghi, poi, scioccamente sperano che gli incantesimi e le formule magiche siano in grado di far loro conoscere tali proprietà e inseguendo erroneamente incantesimi e formule ma­ giche trascurano le opere della natura e dell' arte . In tal modo sia gli ignoranti che i maghi si privano dei vantaggi del sapere per colpa della loro stupidità. Vi sono tuttavia formule di scongiuro ·composte anticamente da uomini veritieri o meglio ordinate dallo stesso Dio o dagli ange­ li, e queste possono aver mantenuto la loro primitiva efficacia . Ancor oggi in molte regioni si fanno preghiere sul ferro in­ candescente e sull' acqua dei fiumi e altre cose analoghe al fine di riconoscere gli innocenti e condannare i colpevoli; esse vengo­ no fatte con l' approvazione della Chiesa e dei prelati. D ' altra parte, gli stessi sacerdoti fanno gli esorcismi con l' acqua bene­ detta e nell' Antico Testamento si parla di acqua di purgazione per mezzo della quale si scopre se una donna è adultera o fedele al marito o altre cose del genere . Ma le cose che sono contenute nei libri dei maghi devono essere tutte a buon diritto respinte, benché contengano qualcosa di vero; infatti, sono mescolate a così numerose falsità da non poter discernere ciò che è vero da ciò che è falso . Perciò, quando dicono che Salomone l o altri saI Un elenco di queste opere attribuite a Salomone è riportato da Thorndike (cfr. L. THORNDIKE, Traditional Mediaeval Tracts Concerning Engraved Astrological

208

I SEGRETI DELL' ARTE E DELLA NATURA

pienti hanno composto questo o quel libro non si deve dar loro credito, perché si tratta di libri che non sono riconosciuti dal­ l' autorità della Chiesa, né dai sapienti, ma soltanto dagli impo­ stori che ingannano il mondo . S appiamo, poi, per esperienza che costoro compongono nuovi libri e moltiplicano nuove invenzioni e che per adescare meglio la credulità degli uomini appiccicano alle loro opere titoli famosi e le attribuiscono impudentemente ai grandi autori; per non trascurare nemmeno i particolari, poi, scrivono in uno stile altisonante e nascondono le loro menzogne sotto l' aspetto letterario del testo. Gli incantesimi, poi, o sono una sequela di parole composte con le lettere dell' alfabeto riunite in modo oscuro e contenenti il senso di una preghiera preparata per un determinato scopo, oppu­ re sono stati fatti secondo la posizione delle stelle in determinati tempi. Degli incantesimi del primo tipo, dunque, si deve giudicare allo stesso modo che abbiamo detto per le preghiere; quanto, inve­ ce, a quelli del secondo tipo non risulta che abbiano alcuna effica­ cia, a meno che non siano stati fatti veramente al tempo debito. Pertanto, chi li esegue cosi come sono espressi nei libri, badando solo alla figura che vi è rappresentata come esempio, è, a giudizio di ogni vero sapiente, come se non lo avesse fatto . Coloro, invece, che sanno compiere ogni loro azione secon­ do l' aspetto dei cieli nelle varie costellazioni, costoro possono di­ sporre, in armonia con le virtù dei cieli, non solo gli incantesimi, ma anche ogni loro attività, sia artificiale che naturale . Ma poi­ ché è assai difficile cogliere la certezza degli influssi celesti, in queste cose si registrano grandi errori da parte di molti e solo pochi sono in grado di prevedere qualcosa di utile e di vero. Per tale motivo la maggior parte dei matematici che giudicano e ope­ rano attraverso la considerazione delle grandi stelle non ottengo­ no risultati, né fanno alcunché di utile; se fossero veramente esperti, però, e se possedessero appieno quest' arte potrebbero avere grandi benefici, sia per mezzo delle previsioni sia median­ te le opere compiute a tempo opportuno. Si tenga, comunque, presente che un medico esperto o chiunque altro abbia il compito di risollevare l' animo dei pazien­ ti, può far uso con grande utilità (come conferma il medico CoImages, in Mélanges Auguste Peker. Etudes d'bistoire littéraire et doctrinale de la Scola­ stique médiévale offertes à M. Auguste Peker, Ed. de l'Institut Supérieur de la Philo­ sophie, Louvain 1947, pp. 250-252) .

I SEGRETI DELL ' ARTE E DELLA NATURA

209

stan�ig9J' Africano 2) di incant�simi e di formule magiche, e que­ sto non perché siano gli incantesimi e le formule magiche, in quanto tali, ad avere effetto, ma perché l'infermo prenda la me­ dicina con più fiducia e maggior desiderio; in tal modo il suo animo ne resta sollevato, confida maggiormente, spera e si ralle­ gra. Un animo risollevato può cambiare in meglio molte cose del proprio corpo e mediante la serenità e la fiducia può farlo passa­ re dalla malattia alla salute. Non è, quindi, cosa del tutto ripro­ vevole, a quanto afferma Costantino, se un medico ricorre a questi trucchi nell'esaltare la propria opera, affinché il paziente sia spinto alla speranza e alla fiducia, purché non lo faccia per inganno, né pensi di guarire da solo. Lo stesso Costantino, nella Epistola 3 che tratta degli og­ getti che si appendono al collo, ammette che si possono attac­ care incantesimi e formule magiche e, almeno in questo caso, li difende. Infatti, l' animo ha grande potere sopra il suo corpo e lo manifesta per mezzo delle sue forti emozioni, come inse­ gna Avicenna nel quarto libro de L 'anima 4 e nell'ottavo de 2 Costantino l'Africano, Opera omnia, Basilea 1536, pp. 39-42. Costantino, detto l'Africano perché nato a Cartagine, visse a Monte Cassino, dove intorno agli anni 1065 - 1 085 tradusse molte opere mediche greche e arabe. Egli rappresenta per­ tanto una delle prime e più importanti figure di traduttori medievali. Su di lui si veda: R. CREUTZ, Der Arzt Constantinus von Monte Cassino. Sein Leben, sein Werk und seine Bedeutung fiir die mittelalterliche medizinische Wissenschaft, « Studien und Mitteilungen zur Geschichte des Benedicktiner-Ordens », 47 ( 1 929), pp. 1-44; M. MCVAUGH, s.v. in Dictionary of Scientific Biography, t. III, pp. 393-395 . J Costantino l'Africano, Opera omnia, pp. 4 1 . 4 Avicenna Latinus, Liber de anima, seu Sextus de naturalibus, édition critique de la traduction latine médiévale par S. VAN RIET, introduction sur la doctrine psy­ chologique d'Avicenne par G. Verbeke, Edition Orientalistes, Louvain - E .J . Brill, Leiden 1968, lib. IV, cap. 4, pp. 60-6 5 : « Immaginatio vero et concupiscentia et ira et huiusmodi sunt animae, sed ex hoc quod est habens corpus, et sunt corporis ex hoc quod principaliter sunt animae ipsius corporis, quamvis sin t animae ex hoc quod est habens corpus, non dico ex corpore . . . Nos autem dicimus . . . quod ex anima solet contingere in materia corporali permutatio complexionis quae acquiritur sine actione et passione corporali, ita quod calor accidat non ex calido et frigiditas non ex frigi­ do: cum enim imaginat anima aliquam imaginationem et corroboratur in ea, statim materia corporalis recipit formam habentem comparationem ad illam qualitatem . . . Attende dispositionem infirmi cum credit s e convalescere, aut sani cum credit s e ae­ grotare: multotiens enim contingit ex hoc ut cum corroboratur forma in anima eius patiatur ex ea ipsius materia et proveniat ex hoc sanitas aut infirmitas, et est haec actio efficacior quam id quod agit medicus instrumentis suis et mediis . . . Multotiens autem anima operatur in carpore alieno sicut in proprio quemadmodum est opus oculi fascinantis et aestimationis operantis . . . non est mirum si anima nobilis et fortissima . . . sanet infirmos et debilitet pravos . . . et pro voluntate eius contingant pluviae et fertilitas . . . nam materia oboedit ei naturaliter et fit ex ea secundum quod videtur eius voluntati; materia etenim omnino est oboediens animae et multo amplius oboe­ dit animae quam contrariis agentibus in se » .

210

I SEGRETI DELL ' ARTE E DELLA NATURA

Gli animali 5; su questo sono d' accordo anche tuttI

l sapienti. Per questo motivo si fanno dei giochi in presenza degli am­ malati e si portano loro cose che destano piacere, anzi talora vengono concesse al loro desiderio molte cose che altrimenti sa­ rebbero inopportune, proprio perché l' affetto e il desiderio del­ l' animo abbiamo il sopravvento sulla malattia.

CAPITOLO

ID

Forza della parola e confutazione della magia È proprio sul rapporto psico-fisico interno a ogni costituzione indivi­ duale e intersoggettiva tra più individui che si deve cercare la causa natura­ le di eventi che possono apparire, a prima vista, frutto di un' attività magi­ ca. Ogni uomo, come del resto ogni animale, emana da sé un fluido capace di influire sugli altri. Certi uomini, dotati di una particolare costituzione fisica e spirituale, sono in grado di produrre con le loro parole e con le loro azioni evidenti modificazioni nella realtà circostante. Si tratterebbe, in ogni caso, di un influsso del tutto naturale, che può essere spiegato con cause naturali, senza fare ricorso alle arti magiche.

Tuttavia, poiché non si deve offendere la verità in nessun caso, si tenga ben presente che ogni agente trasmette una ener­ gia e un fluido da sé verso la materia esterna. Ciò avviene non solo nelle sostanze, ma anche negli accidenti attivi della terza specie di qualità. Di queste energie trasmesse dalle cose, alcune sono sensibili, altre sono incorporee. Per questo motivo anche l'uomo è in grado di trasmettere tale energia e tale fluido, tanto più che egli è più nobile di tutte le altre cose corporee e soprat­ tutto a causa della virtù della sua anima razionale; da lui proma­ nano flussi immateriali e calori, così come avviene per gli altri animali. Possiamo, infatti, constatare che ci sono animali che modificano e alterano le cose che vengono loro presentate, come il basilisco che uccide solo con lo sguardo 1 e il lupo che lascia , Avicenna, De animalibus, translatio Michaelis Scoti, Iohannes et Gregorius de Gregoriis, Venetiis 1500, c. 15r: « Et dixerunt de quodam homine qui est in terra denasacie et potest paralizare suum corpus quando vult et pungitiva non pungunt suum corpus nisi quando cogit ea et cum pungunt statim post moriuntur. Et dixe­ runt mihi quod quidam serpens magnus momordit ipsum et mortuus est serpens et induxit effimeram in illo homine; et quando ergo fui in illa terra quesivi pro homine illo et erat mortuus et inveni filium eius qui fecit plura mirabilia et vidi illa et tradidi multa eorum oblivioni et de mirabilibus que vidi sunt quod quando momordit eum serpens fere moriebatur et suus anhelitus nocuit serpenti ". I Plinio, Nat. Hist. VIII 78-79, pp. 1 104- 105; XXIX 66, p. 3 9 1 . Plinio dà la seguente descrizione di questo mitico animale: « Identica è la proprietà del serpente basilisco. Lo genera la provincia della Cirenaica, non è più lungo di dodici dita e lo

I SEGRETI DELL ' ARTE E DELLA NATURA

211

senza voce l'uomo, se lo scorge per prim0 2, e la iena che non permette al cane di latrare nel raggio della propria ombra 3, come racconta Solino nella sua opera Le meraviglie dell'universo 4, e co­ sì pure pensano altri autori. Lo stesso Aristotele nel libro I vegetali 5 afferma che i frutti si riconosce per una macchia bianca sulla testa, a mo' di diadema. Col suo sibilo mette in fuga tutti i serpenti, e non muove il suo corpo, come gli altri, attraverso una serie di volute, ma avanza stando diritto sulla metà del corpo. Secca gli arbusti non solo toccandoli, ma col suo soffio, brucia le erbe, spezza le pietre: tale potenza ha questo pericoloso animale. Una volta, così si credette, un esemplare fu ucciso da un uomo a cavallo con un' asta e dal veleno salito attraverso di essa non soltanto il cavaliere, ma anche il cavallo furono annientati. E per un simile mostro - spesso i re hanno desiderato di vederlo estinto - è mortale il veleno delle donnole: così la natura ha voluto che nulla fosse privo del suo uguale. Gli uomini fanno entrare le donnole nelle tane dei basilischi, che si riconoscono facilmente per la contaminazio· ne del suolo. Esse uccidono i serpenti con il loro odore e muoiono nello stesso tempo e così termina questo combattimento della natura » (Storia nat. , t. II, pp. 193· 1 95). A questo animale fantastico, che non sembra assimilabile ad alcun animale conosciu­ to, erano attribuite straordinarie proprietà magiche. Nel mondo cristiano esso diveno terà simbolo del peccato. 2 Plinio, Nat. Hist. VIII 80, p. 1 05 : « Anche in Italia si crede che lo sguardo dei lupi sia dannoso e che tolgano l'uso della voce ad un uomo, se lo fissano per primi » (Storia nat. , t. II, p. 195). , Plinio, Nat. Hist. VIII 106, p. 1 1 5 : « . . . si crede che al contatto con l'ombra della iena i cani divengano muti e che per una certa capacità magica qualunque ani­ male, intorno al quale essa abbia girato per tre volte, rimanga inchiodato sul terre­ no » (Storia nat. , t. II, p. 2 1 1) . 4 Caio Giulio Solino, forse u n grammatico vissuto prima di Teodosio II, cioè prima del 400, è l'autore di un'opera, De mirabilibus mundi, estremamente diffusa in tutto il Medioevo, soprattutto in Inghilterra (cfr. ].D.A. OGILVY, Books Known to the English, 597-1066, Cambridge [Mass.] 1967, p. 245 ) . Si tratta di una compila­ zione desunta da altri testi, in particolare dalla Storia naturale di Plinio e dalla Coro­ grafia di Pomponio Mela (cfr. De chorographia libri tres, ed. G. RANSTRAND, Goteborg 1 97 1 , ma vi è un'edizione ancora più recente, con introduzione, ed. critica e com­ mento a cura di P. PARRONl, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 1 984), quest'ul­ tima composta durante il regno dell'imperatore Claudio, 4 1 -54 d . C . (per la sua diffu· sione nel Medioevo si veda: C . M . GORMLEY - M.A. ROUSE - R.H. ROUSE, The Me­ dieval Circulation oj the De chorographia oj Pomponius Mela, « Medieval Studies », 46 [ 1 984], pp. 266-320) . Vi sono, naturalmente notizie aggiunte personalmente anche dall' autore. Per tali motivi e per la sua maggiore maneggevolezza rispetto all'opera di Plinio, essa ebbe una fortuna autonoma. Agostino dimostra già di conoscerla quando compone il De civitate Dei nel 426. 10 si desume da alcuni riferimenti che non sono reperibili in Plinio, ma solo in Solino, anche se questi non è menzionato esplicita­ mente (si vedano i riferimenti all' asbesto e alle mele dei Sodomiti in De civitate XXI 5 ,20·26) . - Per il passo riferito da Bacone cfr. C. Iulii Solini Collectanea rerum me­ morabilium, recensuit TH. MOMMsEN, Berolini 1895, p. 40,5-7: « Italia lupos habet cum ceteris simile non sit, homo quem prius viderit conticescit et anticipatus obtutu nocentis licet clamandi votum habeat, non habet vocis ministerium ». , Cfr. Pseudo-Aristotele, Le piante 82 1a 1 4-22 . Per la traduzione latina medie­ vale cfr. Aristotelis Opera, cum Averrois commentariis, Venetiis 1562, voI. V, p. 493 A-B: « ln palmis quoque, si folia vel foliorum pulvis vel palmae masculinae cortex foliis foemellae palmae apponantur, ut cohoereant, cito maturescent eius fructus, ca­ susque eorum prohibebitur. Discerniturque masculus a foemella, quia prius pullulant

2 12

I SEGRETI DELL ' ARTE E DELLA NATURA

delle palme femmine maturano mediante l'odore di quelle ma­ schili e che le cavalle in alcune regioni restano pregne mediante l'odore dei cavalli, come conferma Solino 6 . E accadono pure molte altre cose simili e straordinarie, come insegna Aristotele nel libro Il segreto dei segreti 7 . Ora, l e piante e gli animali non potranno mai eguagliare la grandezza della natura dell'uomo e perciò l'uomo a maggior ra­ gione può trasmettere energie, fluidi e calori per alterare i corpi esterni. Per tale motivo Aristotele nel secondo libro dell' opera Il sonno e la veglia 8 afferma che se una donna con le mestruazio­ ni si guarda allo specchio lo macchia e vi apparirà una chiazza di sangue . Solino racconta ancora che nella regione della Scizia vi sono donne che hanno due pupille in un occhio 9 (a questo fat­ to è ispirato il verso di Ovidio « Nuoce la doppia pupilla » l 0 ) e quando queste si adirano sono in grado di uccidere gli uomini con il solo sguardo . D' altra parte noi sappiamo bene che un uo­ mo di cattiva costituzione fisica, che abbia contratto una malat­ tia contagiosa, come la lebbra o il mal caduco o una febbre acuta o una grave malattia agli occhi o altre malattie del genere, infet­ ta e contamina i presenti. All'opposto, invece, sappiamo bene che gli uomini di buona costituzione e sani, soprattutto se giovani, recano beneficio agli eius folia, suntque minora quam ilIius, itidem e fragrantia discernuntur. Alicubi vero ex aliquo horum, vel ex omnibus istud contingit. Quod si forte ex odore masculi abduxerit quippiam ventus ad foemella, sic quoque maturescent ipsius fructus . . . » Questa citazione, assieme a quelle di Plinio e Solino, ricorre anche in Moralis philoso­ phia, p. 1 5 , 15-23 . Bacone, in ogni caso, era a conoscenza anche di un'altra versione latina del De plantis, che egli pure attribuiva ad Aristotele, ma che invece in tempi moderni è stata attribuita a Nicola Damasceno; cfr. E.H.F. MEYER, Nicolaus Dama­ scenus de plantis, Leipzig 1841 (si veda il passo a p. 23 ,6- 1 5 ; ma ora è disponibile anche l'edizione critica) (cfr. Nicolaus Damascenus, De plantis, ed. H.J. LULOFS DROSSART, Leiden 1 989). Quest'opera fu tradotta in arabo da Ishaq ibn Hunain e quindi tradotta dall'arabo in latino da Alfredo di Sareshel (cfr. nota 9, p. 196) . Ba­ cone commenta ampiamente quest'opera nelle sue Quaestiones supra de plantis, ma in esse non si trova questo preciso riferimento alle palme. 6 Solino, Collectanea rerum memorabilium, p. 104,5-6: « . . . in proximis Olisi­ ponis equae lasciviunt mira fecunditate: nam aspiratae favonii vento concipiunt et sitientes viros aurarum spiritu maritantur . . . ». Il racconto si trovava già in Plinio, Nat. Hist. IV 1 15 ; VIII 166. 7 Secretum, pp. 1 2 1 - 122 . 8 Aristotele, Il sogno 2,459b 26-32. 9 Solino, Collectanea rerum memorabilium, p. 26,3-5: « Apollonides perhibet in Scythia feminas nasci, quae bitiae vocantur: has in oculis pupillas geminas habere et perimere visu si forte quem iratae aspexerint ». Ma si veda anche Plinio, Nat. Hist. VII 1 7 , p. 7 . lO Ovidio, Amores I 8 , 1 5 .

I SEGRETI DELL ' ARTE E DELLA NATURA

2 13

altri e li rallegrano con la loro presenza. Ciò avviene a causa de­ gli spiriti soavi, dei vapori salutari e piacevoli, della bontà natu­ rale del loro calore, dei fluidi e delle energie che promanano da essi, come insegna Galeno nell'Ars parva l l . L'influsso malefico, poi, s i aggrava s e l' anima è corrotta da molti e orribili peccati, soprattutto in presenza di un corpo in­ fermo e di cattiva costituzione e soprattutto se contemporanea­ mente è presente un forte pensiero e un intenso desiderio di nuocere e di fare il male . In tal caso, infatti, l'indole della costi­ tuzione fisica e della malattia obbediscono ai desideri dell' ani­ ma, la quale cosi è in grado di svolgere un influsso più potente. Per tale motivo il lebbroso che si proponesse di infettare un' altra persona presente con un forte desiderio e un violento impulso riuscirebbe a farlo prima e in maniera più forte che se non ci avesse affatto pensato o desiderato o posto alcuna inten­ zione. La natura del corpo, infatti - come insegna Avicenna nei passi suddetti 12 -, obbedisce ai pensieri e agli impulsi violenti dell' anima; anzi nessuna attività dell' anima avviene senza che l' energia naturale delle membra obbedisca ai pensieri dell' anima. Come insegna Avicenna nel terzo libro della Metafisica I l , il Pri­ mo Movente è pensiero, quindi è desiderio corrispondente al pensiero, infine energia naturale delle membra che obbedisce al pensiero e al desiderio . E ciò avviene, come si è detto , sia nel male che nel bene . Pertanto, quando in un uomo si trovano queste qualità, cioè una buona costituzione fisica, salute del corpo , giovinezza, 11

Galeno, AI! parva, f. 3rb. Cfr. supra, cap. II, note 3 e 4. I I Avicenna Latinus, Liber de philosophia prima sive Scienlia divina , édition cri­ tique de la traduction latine médiévale par S. VAN RIE'l', introJuction doctrinale par G. Verbeke, E. Peeters, Louvain - E .J. Brill, Leiden 1980, tract. sextus, cap. 5, p. 327,81-87: « . . . cum . . . in imaginatione vel cogitatione rationali fuerit impressa forma aliqua, et mota fuerit virtus desiderativa ad concurrenJum, statim serviet ei virtus movens quae est in membris . . . .. ; pp. 428,8 1 - 429 ,6: « Primus igitur intelligit suam essentiam et ordinationem bonitatis quae est in omni et quomodo est . . . quod vera ipse intelligit omne, causa est omnis; igitur una intentio de ilio est apprehensio viae dandi esse . . . Et . . . quia forma intelIecta quae fit in nobis causa est formae adinventae artificialis, si ipsum esse eius esset sufficiens ad essendum illam formam artificialem, scilicet si formae essent in effectu principia eorum quorum ipsae sunt formae, tunc intelIectum apud nos esset ipsum posse, sed non est ita. Nam suum esse non est suf­ ficiens ad hoc, sed eget voluntate noviter proveniente ex virtute desiderativa, prop­ ter quos duos simul movetur virtus motiva, quae movet nervos et membra instru­ mentalia, et deinde movet instrumenta extrinseca et ad ultimum movet materiam . . . .. Ma Avicenna allude a questa concezione anche in molti altri passi; si veda ad esem­ pio pp. 328, 1 1 - 329, 1 19 . 12

2 14

I SEGRETI DELL ' ARTE E DELLA NATURA

bellezza, buona conformazione delle membra, un' anima pura dai peccati, un pensiero intenso, un forte desiderio di compiere qualcosa di grande, allora tutto ciò che è fatto tramite l'energia e l'impulso dell'uomo, dei suoi spiriti vitali del suo calore natu­ rale, necessariamente viene realizzato con più forza e con più violenza che se ne mancasse qualcuna [qualità] , soprattutto se non verranno meno l'intenso desiderio e la determinazione di una volontà decisa. Pertanto, per mezzo delle parole e delle azioni umane si possono ottenere validi risultati se vi concorrono tutte le suddet­ te cause. Le parole, infatti, si formano interiormente mediante i pensieri e i desideri dell' anima, mediante gli impulsi spirituali, mediante il calore naturale e la trachea. La loro generazione apre delle vie attraverso le quali esce un gran numero di elementi spi­ rituali e di calore, di evaporazioni, di energie, di fluidi che ven­ gono prodotti dall' anima e dal cuore . Pertanto, le modificazioni delle altre parti spirituali avvengono mediante le parole in rela­ zione a quanto riescono a fare con il potere della loro natura 14. Constatiamo, infatti, che attraverso queste vie aperte fuo­ riescono dal cuore e dalle parti interne, sospiri, sbadigli, effusio­ ne di spiriti e di calore, che talora sono assai nocivi soprattutto se provengono da un corpo malato e di cattiva costituzione fisi­ ca. Al contrario, essi sono di giovamento e di conforto quando provengono da un corpo puro, sano e di buona costituzione fisi­ ca. Per tale motivo alcune importanti attività naturali possono essere causate mediante la produzione e l'eniissione di parole unitamente all'intenzione e al desiderio di operare . Non a torto, dunque, si afferma che la viva voce ha un grande effetto, non perché possegga quel potere che le attribui­ scono falsamente i maghi, cioè di fare e di alterare le cose a lo­ ro piacimento, ma perché è dotata di un effetto puramente na­ turale . In queste cose, infatti, bisogna essere assai prudenti, per­ ché si può sbagliare facilmente, e sicuramente molti sbagliano nelle due direzioni opposte : alcuni sbagliano nel negare ogni in­ flusso nell' azione, gli altri esagerano nell' ammettere gli influssi magici. Molti libri, dunque, vanno proibiti a causa degli incantesi14 Si tenga presente che al-Kindi dedica quasi la metà del suo trattato De radiis a spiegare la virtus verborum, cioè quegli influssi che provengono dalle parole proferi­ te così come da ogni altra realtà dell'universo (cfr. pp. 233-250) .

I SEGRETI DELL ' ARTE E DELLA NATURA

2 15

mi, delle formule magiche, delle suppliche, degli scongiuri, dei sacrifici, eccetera, che contengono, perché si tratta di cose del tutto magiche 15, come sono il libro De officiis spirituum 16, il li­ bro De morte animae 17, il libro De arte notoria 18 e moltissimi al­ tri. Essi, infatti, non spiegano alcun potere dell' arte e della natu­ ra, ma sono solo finzioni magiche. Al contrario, molti libri che sono ritenuti magici, invece non lo sono affatto, ma contengono il fior fiore della sapienza. Pertanto, solo l'esperienza personale di ciascun sapiente farà riconoscere quelli che sono sospetti, da quelli che non lo sono. Il criterio può essere il seguente : se vi si trova qualche opera della natura o dell' arte lo si accolga; se no, lo si metta da parte come sospetto. Infatti, come è indegno e illecito per un sapiente occuparsi di cose magiche, così è super­ fluo e inutile ( occuparsi di cose sospette ) . Come pensa Isaac nel libro Le febbri 19, l' anima razionale non resta impedita nelle sue attività, a meno che non sia schiava " Molte di queste opere sono state condannate nel decreto del 1277: « . . . item librum geomantiae, qui sic incipit: Estimaverunt Indi, etc. et sic terminatur: Ratioei­ nare ergo super eum, et invenies etc. ; item libros, rotulos seu quaternos nigromanticos aut continentes experimenta sortilegiorum, invocationes demonum, sive coniuratio­ nes in periculum animarum. . . per eandem sententiam nostram condemnamus . . . » (cfr. R. HISSE'ITE, Enquéte, sur les 2 1 9 articles eondamnés à Paris le 7 mars 1 2 7 7, Lou­ vain-Paris 1977, p. 14) . Lo pseudo-Alberto Magno presenta una lunga lista di queste opere sulle quali esprime un giudizio negativo (cfr. Speculum astronomiae, ed. a cura di S. CAROTI - M. PEREIRA - S. ZAMPONI, Firenze 1977, pp. 28-3 1 ) . Pietro d'Abano, poi, afferma che questi libri sono « satis obsceni ac intellectus depravativi » (cfr. G . FEDERICI VESCOVINI, Il «Lucidator dubitabilium astronomiae» di Pietro d'Abano, Pa­ dova 1988, p. 1 1 7 , 18-23). 1 6 Forse è un'opera di al-Razis, cioè i Libri duo spirituum; cfr. THORNDlKE, A Catalogue of Incipits, p. 1526) . 17 Si tratta di un'opera sulle immagini, attribuita ad Aristotele. Anch'essa, co­ me il Seeretum, è dedicata ad Alessandro Magno. L'opera è conosciuta dallo pseudo­ Alberto Magno, che ne dà un giudizio estremamente negativo (cfr. Speculum astrono­ miae, p. 3 1 : « qui omnium pessimus invenitur est liber quem scribit Aristoteles ad Alexandrum . . . Hic est quem quidam vocant Mortem animae » ) , e da Pietro d'Abano (cfr. Lucidator, p. 1 1 7 , 1 18-123). Il Thorndike non conosce alcun manoscritto di que­ st'opera: cfr. p. 2 5 5 . Si veda anche Ch. B. SCI IMITT - D. KNOX, Pseudo Aristoteles Latinus. A Guide to Latin Works Falsely Attributed to Aristotle Before 1500, The Warburg Institute, London 1985, p. 44. 18 Si tratta di una delle molte opere attribuite a Salomone (su di esse si veda il giudizio di Bacone, supra, cap. II, nota 1 ) . In essa ci si propone di ottenere poteri straordinari mediante il ricorso agli angeli e agli spiriti (da non confondere con 1'Ars notaria, attribuita ad Aristotele e che riguarda esclusivamente le tecniche di abbre­ viazione della scrittura, si veda infra, cap. VIII, nota 10). Su questa pratica magica si veda L. THORNDIKE, A History of Magie and Experimental Scienee, New York 1923, voI. II, pp . 279-289. 19 Isaac Israelita, Liber febrium, in Y saac Israelitae, Opera omnia, Lugduni 1515.

2 16

I SEGRETI DELL ' ARTE E DELLA NATURA

2

dell'ignoranza. E Aristotele nel libro Il segreto dei segreti 0 sostie­ ne che l'intelletto sano e ben diretto esercita il suo potere su tut­ to ciò che è necessario all'uomo, sia pure attraverso l'influsso 2 della potenza divina. Nel terzo libro dei Meteorologica 1 egli af­ ferma, infatti, che non si dà potere alcuno se non per mezzo di 22 Dio; verso la fine dell' Etica N icomachea , poi, afferma che nes­ suna virtù, né morale, né naturale, può esistere senza l'influsso divino. Pertanto, quando parliamo del potere degli agenti natu­ rali particolari, non escludiamo il dominio e il controllo dell' A­ gente universale e della Prima C ausa. Infatti, ogni causa origina­ ria influisce sul causato di più della causa derivata, come stabili­ sce la prima proposizione del libro Le cause 23 . CAPITOLO IV

Imprese incredibili La natura è in grado di compiere cose straordinarie senza l'intervento degli spiriti maligni. Se la natura, poi, è aiutata dal sapere e dall'ingegnosità umani, allora i risultati saranno quasi incredibili per gli inesperti. Si posso­ no costruire navi che navigano senza l'opera dei rematori, macchine per vo­ lare nei cieli o per esplorare gli abissi del mare controllate da un solo uomo, congegni adatti per sollevare pesi enormi, strumenti per condizionare la vo­ lontà altrui.

Parlerò ora innanzi tutto delle straordinarie opere dell' arte e della natura, nelle quali non vi è nulla di magico, e quindi ne 2{)

Secretum, pp. 69,5-7; 64 , 1 0- 1 5 . Questo riferimento non s i trova nel testo aristotelico, m a nel commento ai Meteorologica di Alfredo di Sareshel, che Bacone certamente conosceva: cfr. Alfred of Sareshel's Commentary on the Metheora oj Aristotle, crit . ed. , introd. and notes by J.K. OTTE, Leiden 1988, p. 38, 34-3 5 : « Sic Deus: Qui principium omnium precipua­ que causa mediarum causarum fatali serie singulorum esse producit ». Si tenga pre­ sente che Alfredo di Sareshel aggiunse, traducendoli dall'arabo in latino, altri tre capitoli al IV libro dei Meteorologica di Aristotele, relativi al De mineralibus. In real­ tà si tratta di una parte di un'opera di Avicenna, conosciuta con il titolo di De conge­ !atione et conglutinatione !apidum. Bacone, pertanto, lesse l'opera di Aristotele attra­ verso il commento e le aggiunte di Alfredo di Sareshel. Sulla scoperta dell'influsso di Alfredo di Sareshel su Ruggero Bacone si veda: A. PELZER, Une source inconnue de Roger Bacon: Alfred de Sareshel, commentateur des Météorologiques d'Aristote, « Ar­ chivum Franciscanum Historicum », 12 ( 1 9 1 9) , pp. 44-67; G. LACOMBE, Alfredus in Metheora, « Beitrage zur Geschichte der Philosophie und Theologie des Mittelalters » (Miinster 1935), pp. 463-4 7 1 . Si veda anche ].K. OTTE, The Role oj Alfred oj Sare­ shel (Alfredus Anglicus) and His Commentary on the «Meteora » in the Reacquisition oj Aristotle, « Viator », 7 ( 1 976), pp. 1 97-209 . 22 Aristotele, Etica Nicomachea X 8, 1679a 22-2 3 . 23 Liber de causis, édition, introduction e t notes par A. PATrIN, Leuven s . d . , p. 46, 1-2: « Omnis causa primaria plus est influens super causatum suum quam causa universalis secunda ». 21

I SEGRETI DELL ' ARTE E DELLA NATURA

217

indicherò le cause e il modo di realizzarle, affinché si comprenda che ogni potere magico è inferiore e indegno rispetto a queste opere. Prima di tutto parliamo delle opere ottenute solo per mezzo della rappresentazione e del ragionamento inventivo. Si possono costruire strumenti per navigare senza rema tori in modo che le navi, sia per mare che lungo i fiumi, siano con­ dotte con la guida di un solo marinaio ad una velocità maggiore che se fossero piene di rematori. Cosl pure si possono costruire carri che si muovano ad una velocità straordinaria senza essere trainati da animali; di questo genere pensiamo dovessero essere i carri falcati con i quali combattevano gli antichi . Si possono fare anche congegni per volare, in modo che un uomo seduto nel centro della macchina azioni un congegno per mezzo del quale delle ali costruite artificialmente battano l' aria, come se si trattasse di un uccello che vola . Si può pure fare un attrezzo piccolo di dimensioni, ma atto a sollevare o calare pesi pressoché smisurati, e in certe situazioni milla · sarebbe più utile di ciò . Infatti, con un attrezzo non più grande di tre dita in altezza e altrettanto in larghezza un uomo potrebbe liberare se stesso e i propri compagni dal pericolo di qualsiasi tipo di carcere facendosi sollevare o calare . Si può fare con grande facilità anche uno strumento me­ diante il quale un solo uomo possa attrarre a sé mille uomini a forza contro la loro volontà, e allo stesso modo potrebbe attrarre qualsiasi altra cosa. Si possono pure fare strumenti per cammina­ re sul fondo del mare o dei fiumi senza pericoli per la propria vita. Alessandro Magno era solito fare uso di questi strumenti per scrutare i segreti del mare, secondo quanto racconta l' astro­ nomo Etico 1 . l Sotto il nome di Aethicus Ister la tradizione ha trasmesso una Cosmographia, nota fin dai tempi di Rabano Mauro e attribuita addirittura a san Girolamo, che l'avrebbe tradotta da un originale greco. In realtà, dopo il sommario giudizio negati. vo espresso da Pico della Mirandola sull'opera (cfr. G. Pico della Mirandola, Disputa­ tiones adversus astrologiam divinatricem, a cura di E. GARIN , Firenze 1946, pp. 65-67: « [Ruggero Bacone] � a gran fiducia nel filosofo Etico la cui Cosmografia si dice tra­ dotta da Girolamo. E una lettura spassosa quanto mai [lectio deridicula ut nulla ma­ gis], ma citata spesso dal nostro Ruggero nella Lettera a Clemente . . . ») , essa fu consi­ derata un falso di nessun interesse. Ma verso la metà dell' 800 si assiste ad una risco­ perta dell'opera con ben due edizioni e con un importante studio critico (si veda: Mémoire sur Ethicus et sur les ouvrages cosmographiques intitulés de ce nom, par M. D'AvEZAC, in Memoires presentés par divers savants à l'Académie des Inscriptions et Bel­ les-Lettres de l'Institut National de France, I.ère serie, Sujet divers d'érudition, t. II, Paris 1852, pp. 230-5 5 1 ; Die Kosmographie des Istrier Aithikos, in lateinischen Aus:dige des Hieronimus, hrsg. von H. WUTTKE, Leipzig 1853; K.A.F. PERTZ, Cosmographia

2 18

I SEGRETI DELL ' ARTE E DELLA NATURA

Queste cose sono state fatte in epoca antica e vengono ·fat­ te anche ai nostri giorni. Sono tutte cose certe, ad eccezione del­ lo strumento per volare che non ho mai visto, né ho conosciutQ alcuno che lo abbia visto, ma conosco molto bene uno scienziato che ha progettato una macchina del genere . Ma si possono fare praticamente infinite altre cose, come ponti sui fiumi senza le arcate e senza alcun altro sostegno, e macchine e congegni mai sentiti prima. Ethici libri tres, Berolini 1853). L'interesse di questi studiosi per lo più dipendeva dalla possibilità di attribuire la traduzione a san Girolamo, ma non fu difficile dimostrare l'inconsistenza dell'assunto. Alcuni decenni or sono incontrò un certo favore l'opinio­ ne di pochi studiosi che ritennero Aethicus Ister uno pseudonimo del vescovo Virgilio di Salisburgo, vissuto intorno al 746-784 (H. LOEwE, Ein li/erarischer Widersiicher des Bonifatius. Virgil von Sakburg und die Kosmographie des Aeticus Ister, « Akademie der Wissenschaften und der Literatur, Mainz: geistes- und sozialwissenschaft­ liche Klasse », Abhandlungen, Jahrg. 195 1 , n. 1 1 , Wiesbaden 1952, pp. 1-90; G . BILLANOVICH, Dall'antica Ravenna alle biblioteche umanistiche, « Annali dell'Univo Cattolica del S. Cuore » [Milano 1957], pp. 73-107). Recentemente, tuttavia, in atte­ sa dell'edizione critica dell'opera annunciata da O. Prinz, V. Peri ha ricostruito la complessa vicenda filologica di questo testo ed è pervenuto ad alcune importanti conclusioni (cfr. V. PERI, La « Cosmographia » dell'Anonimo di Histria e il suo com­ pendio dell'VIII secolo, in Vestigia. Studi in onore di Giuseppe Bil/anovich, a cura di R. Avesani, M. Ferrari, T. Foffano, G. Frasso, A. Sottili, Roma 1984, voI. II, pp. 503-558) . Il dato più rilevante che emerge da tale studio consiste nell'aver chiarito che il testo a noi noto della Cosmographia non è che un Breviarium, composto da un certo Ieronimus presbyter (che non si sognò minimamente di farsi passare per san Gi­ rolamo) intorno all'VIII secolo, di un'opera assai più antica, alla quale avrebbe attin­ to anche Isidoro di Siviglia per le sue Ethymologiae. Per il riferimento specifico di Bacone si veda: WUTIKE, Die Cosmographia, p. 23 ,26-3 1 : « . . . de eo [Alessandro Ma­ gno] famosissimas fabulas inquiunt. Aiunt enim in ipsas colimfas ipsum Alexandrum introisse et in profundum maris descendisse usque ad imum, ut sciret oceani profun­ dum et differentiam maris et abyssi sciret; nobis vero incredibile videtur. Philoso­ phus nanque per eorum adsertionem tantomodo hoc adfirmat » (si veda il relativo passo anche nell'ed. di D'Avezac, II 3 , 7 , pp. 477-478) . Questo racconto leggendario, come pure quello del suo innalzamento fino ai cieli per mezzo di due grifoni (si veda in proposito. CH. SETIIs-FRUGONI, Historia Alexandri elevati per griphos ad aerem. Origine iconografica e fortuna di un tema, Roma 1953), costituiscono i due aspetti fondamentali dell'immaginario favolistico e naturalistico presente nella Historia AIe­ xandri, dalla quale la Cosmographia di Etico sembra attingere in abbondanza. Infatti, la discesa di Alessandro Magno nelle profondità in arine è cosi dettagliatamente de­ scritta nella Historia Alexandri Magni: « Post hec autem ascendit in corde suo ut per­ quireret profundum maris et videret qualia genera beluarum essent in profundum maris. Tunc iussit venire ante se vitrarios et precepit eis ut continuo facerent dolium ex splendidissimo vitro, ut posset omnia deintus clare conspicere a foris. Factumque est. Deinde iussit eum ligari catenis ferreis et teneri ipsum a fortissimis militibus. I1le autem introivit in eum et descendit in profundum maris. Viditque ibi diversas figuras piscium ex diversis coloribus, seu beluas habentes imagines bestiarum terre­ narum, ambulantes per fundum maris cum pedibus sicut bestie per terram, comeden­ tes fructus arborum que nascuntur in profundum maris. Ipse autem belue que erant ibi veniebant usque ad eum et fugiebant. Vidit ibi et alias ammirabiles causas quas alicui dicere noluit pro eo quod essent hominibus incredibilia » (cfr. Historia Alexan-

I SEGRETI DELL ' ARTE E DELLA NATURA

219

CAPITOLO V

Esperimenti ottici artificiali Se i progetti precedenti possono apparire chiaramente utopistici, cer­ tamente realizzabile è invece tutta una serie di trucchi con lenti e specchi, come il fare apparire vicine le cose più lontane, o grandi le cose più piccole, e viceversa; con lenti opportunamente collocate, poi, si possono provocare incendi nelle città nemiche. Tutti questi stratagemmi, ovviamente, potreb­ bero trovare notevoli applicazioni nell' arte militare. Infine, lenti e specchi potrebbero consentire di realizzare una rappresentazione fisica perfetta dei corpi celesti, dei loro movimenti, dei loro influssi. E questa sarebbe vera­ mente l'impresa più grande e più utile che si possa immaginare.

Ma si possono trovare modi di disporre dei fenomeni ancor più degni della ricerca filosofica. Si possono, infatti, produrre specchi a forma di lente in modo che un solo oggetto sembri molti oggetti e un solo uomo sembri un esercito e si facciano apparire molti soli e molte lune a piacimento. Anche la natura talora è in grado di disporre i vapori in modo che nell' aria ap­ paiano due soli o due lune o anche tre contemporaneamente, co­ me racconta Plinio nel secondo libro della Storia naturale l . Per lo stesso motivo si possono moltiplicare all'infinito gli oggetti che appaiono in aria, poiché, come argomenta Aristotele nel capitolo sul moto 2, nessun numero è più determinato una volta che ha superato la sua unità. In base a questo principio si possono spa­ ventare all'infinito le città e gli eserciti, fino al punto di farli cogliere dal terrore mediante le continue apparizioni di stelle o di uomini che li circondano, soprattutto se tali apparizioni av­ vengono contemporaneamente . Si possono disporre lenti i n modo che le cose lontanissime appaiano vicinissime e viceversa, tanto che potremmo leggere lettere piccolissime a una grande distanza e riusciremmo a conta­ re oggeHi anéhe piccolissimi 3 e a far apparire stelle dovunque dri Magni [Historia de preliis}. Rezension J [Orosius-Rezensionj, hrsg. von A. HILKA, Meisenheim am GIan 1977, pp. 160- 162) . l Plinio, Nat. Hist. II 30-32; 99- 1 00 (Storia nat. , t. I, p. 267). 2 Aristotele, Fisica IV 8,215b 13-18: « Se il quattro supera il tre di un'unità, e di più unità il due, e ancora di più unità supera l'uno, non vi sarà alcuna proporzio­ ne secondo cui il quattro superi lo zero, dal momento che necessariamente ciò che è superiore si divide nel superante e nel superato, sicché il quattro dovrà consistere nell' eccedente più lo zero ». , Anche Roberto Grossatesta fa un' affermazione simile nel suo trattatello sul­ l'aIcobaleno: « . . . questa paIte dell' ottica, se perfettamente conosciuta, ci mostra il modo in cui possiamo fai apparire vicinissime le cose molto lontane, le cose grandi

220

I SEGRETI DELL ' ARTE E DELLA NATURA

vogliamo. Si pensa che Giulio Cesare, stando sulla spiaggia del mare nelle Gallie, sia riuscito a conoscere il luogo e la disposizio­ ne degli accampamenti e delle città della Britannia mediante enormi specchi. Si possono pure disporre gli oggetti in modo che i più grandi sembrino piccolissimi e viceversa, quelli collocati in alto appaiano in basso e viceversa, le cose nascoste diventino vi­ sibili. In questo modo Socrate scoprì un drago, nascosto tra le caverne dei monti, che infestava la città e la regione con il suo respiro pestifero; allo stesso modo si potrebbe scoprire tutto ciò che si trova nelle città e negli eserciti nemici. Si potrebbero di­ sporre gli oggetti in modo tale che i fluidi e gli influssi venefici e contaminati siano indirizzati secondo la propria volontà; si rac­ conta che Aristotele abbia insegnato ad Alessandro a dirigere sulla stessa città il veleno di un basilisco, collocato sulle mura contro il suo esercito 4. Si potrebbero anche costruire specchi in modo che tutti credano di vedere oro, argento e pietre preziose o qualunque altra cosa, ma non appena costoro si recano sul po­ sto non trovino niente. In conclusione, non è necessario fare uso di illusioni magiche, dal momento che il potere della filosofia ci insegna a fare a sufficienza cose meravigliose. Ma vi sono anche poteri ancor più sublimi nel disporre le cose, come di guidare e di raccogliere i raggi attraverso differen­ ti disposizioni e rifrazioni, allo scopo di bruciare qualunque og­ getto a qualunque distanza. Lo confermano gli specchi che pos­ sono bruciare ( gli oggetti posti loro ) davanti o dietro, come te­ stimoniano nei loro libri autori degni di fede . Ma più straordinaria di tutte queste disposizioni e di questi oggetti da disporre in modi differenti è la descrizione dei cieli mediante una rappresentazione fisica dei corpi celesti, secondo la loro longitudine e la loro latitudine; questa impresa farebbe giustamente meritare un regno al saggio che la realizzasse. Siano sufficienti questi esempi di disposizioni, benché si potrebbe pro­ porne altri pressoché infiniti.

vicine piccolissime e le cose piccole lontane grandi a nostro piacere, cosicché ci è possibile leggere piccolissime lettere da una distanza incredibile, contare i granelli di sabbia, di grano, i fili d'erba o qualsiasi altra piccolissima cosa » (Grossatesta, L 'arco· baleno, in Metafisica della luce cit:, p. 147). Ambedue gli autori medievali attingeva· no per queste dimostrazioni dal De visu di Euclide. 4 Nelle fonti da me esaminate questi episodi non compaiono.

I SEGRETI DELL ' ARTE E DELLA NATURA

22 1

CAPITOLO VI

Esperimenti straordinari Altri risultati straordinari si possono ottenere perfezionando alcune tecniche già note agli antichi, come le torce inestinguibili, ottenute mesco­ lando sali di pietra con la pece. Ma gli antichi certamente non conoscevano una polvere capace di provocare boati simili ai tuoni e bagliori simili ai lam­ pi. In astronomia, poi, sarebbe possibile costruire uno strumento capace di fornire le esatte misurazioni dei movimenti di tutti i corpi celesti. Le varie leghe di oro e argento già note agli artigiani possono essere perfezionate fino al punto da ottenere questi metalli in grande abbondanza e ad uno stato purissimo. Infine, è possibile soggiogare la volontà altrui a proprio piacimento, facendo mutare a singoli individui come a intere schiere di uo­ mini i loro sentimenti e i loro comportamenti.

A queste disposizioni di oggetti si possono aggiungere alcu­ ne altre cose : possiamo originare artificialmente e dalla distanza che vogliamo un fuoco che brucia mediante dei sali di pietra, e da altri elementi, come dal petrolio rosso, dalla maltha l , dalla nafta e da altre sostanze, eccetera. Come racconta Plinio, una città si difese dall' esercito romano scagliando questa maltha con­ tro i soldati armati e così li bruciò 2. Simili a questo sono il fuoco greco e altre sostanze infiammabili. Con esse si possono fare tor­ ce inestinguibili e bagni ardenti senza fine . Conosciamo, infatti, molte sostanze che non si consuma­ no nelle fiamme, come la pelle di salamandra, il talco e altre cose simili. Queste sostanze unite a qualche altro elemento si in­ fiammano e danno luce, ma non si consumano, anzi diventano più pure. Oltre a queste vi sono altre cose ancora, da far stupire la stessa natura. Infatti, si possono fare nell 'aria rumori simili a tuoni e lampi addirittura più spaventosi di quelli che avvengono in natura. Poca quantità di una sostanza apposita, cioè non più di un pollice, è in grado di produrre un rumore spaventoso e un lampo violento. Ciò può essere ottenuto in molti modi, tanto che ogni città ed esercito resterebbe distrutto, con uno strata­ gemma simile a quello di Gedeone, il quale con il fuoco che fuo1 Plinio, Nat. Hist. II 235, p. 22 1 : « Nella città di Samosata in Commagene si trova uno stagno che emana fango infiammabile - lo chiamano maltha ; come tocca qualcosa di solido si attacca; inoltre, venuto a contatto, segue anche chi lo sfugge. Con questo mezzo difesero le loro mura contro gli assalti di Lucullo: i soldati brucia­ vano nelle loro armature. Con l'acqua non fa che bruciare; si spegne solo con la ter­ ra, come la pratica ha insegnato » (Storia nat. , t. I, p. 357). 2 Secretum, p. 3 8 , 15-26. -

222

I SEGRETI DELL' ARTE E DELLA NATURA

riusciva con grande impeto da piccole bottiglie e da lampade rot­ te, con solo trecento uomini distrusse lo sterminato esercito dei Madianiti 3. Si tratta di cose straordinarie se uno le sa sfruttare appieno, con i dovuti ingredienti e nella debita quantità 4 . V i sono poi cose straordinarie d'altro genere, l e quali ben­ ché non abbiano molta utilità, tuttavia mostrano l'incredibile spettacolo della sapienza e possono essere usate per provare l' esi­ stenza di fenomeni occulti, che il volgo inesperto rifiuta, analo­ ghi a quello dell' attrazione del ferro per mezzo del magnete . Chi potrebbe credere a tale attrazione se non la vedesse? Nel feno­ meno dell' attrazione avvengono molti miracoli di natura che il volgo non può capire, come insegna l'esperienza a chi indaga. Ma vi sono molti altri fenomeni ancora più straordinari di questi. Ad esempio, analoga (a quella del ferro ) è l' attrazione dell'oro e dell' argento e di tutti i metalli per mezzo di una pie­ tra. Così pure vi è una pietra che è attratta dall' aceto e vi sono piante che si attirano vicendevolmente e parti di qualche anima­ le che, tagliate, si ricompongono naturalmente. Dopo avere os­ servato tutto ciò, più nulla mi risulta difficile da credere, né a riguardo delle cose umane, né di quelle divine, a rifletterci bene . Ma vi sono cose ancora più grandi. Tutta la potenza dell' a­ strologia non può nulla senza uno strumento sferico, descritto da Tolomeo nell'Almagesto 5 , mediante il quale si possono misurare tutti i corpi che si trovano in cielo con la loro longitudine e la loro latitudine . Come, poi, si muovano naturalmente di moto diurno, non è in potere dei matematici dirlo . Lo sperimentatore attento e geniale aspira a capire in che modo il cielo giri di moto diurno naturalmente con tale sostanza e con un così complesso meccanismo . Ed è una cosa che sembra possibile perché molti corpi sono trascinati dal movimento dei cieli, come le comete, le maree e altre cose nel loro complesso o l

Giudici 7 , 1 ss. Gli effetti del « fuoco greco » sulle armate cristiane durante la VI crociata (intorno al 1250) vengono cosi descritti da Giovanni di ]oinville, che aveva accompa­ gnato Luigi IX nella sua impresa contro i Saraceni: « La manière du feu grégeois estoit tele que il venait bien devant aussi gros comme uns tonniaus de verjus, et la queue du feu, qui partoit de li, estoit bien aussi grans comme uns grans glaives. Il faisoit tel noise au venir, que il semblait que ce fust la foudre du ciel; il sembloit un dragon qui volast par l'air. Tout getait grant clarté que l'on veoit aussi cIair parmi l' ost comme se il fust jours, pour la grant foison du feu qui getait la grant cIarté » (cfr. Histoire de Louis IX, in Historiens et chroniquers du Moyen Age, ed. par A. PAN­ PHILET, Paris 1952, p. 253) . 5 Cfr. ] . D . DRECKER, Das Planirphaerium des Claudius Ptolemaeus, « Isis », 9 ( 1 927), pp. 255-278. Tolomeo, Almagestum, Iib. I . 4

I SEGRETI DELL ' ARTE E DELLA NATURA

223

nelle singole parti. Il capire ciò sarebbe una cosa più straordina­ ria di tutte quelle dette prima e sarebbe di una utilità incredibi­ le. Allora, infatti, diverrebbero inutili tutti gli strumenti astro­ nomici, quelli comuni come quelli più perfetti; in altre parole, sarebbe una scoperta che non potrebbe essere paragonata nem­ meno al tesoro di un re. E anche se non si tratta in sé di fatti straordinari, tuttavia si possono fare cose più grandi quanto all'utilità pubblica e pri­ vata, ad esempio produrre oro e argento in abbondanza a pro­ prio piacimento, e ciò non in base alle possibilità naturali, ma tramite i perfezionamenti dell' arte. Ora, vi sono 17 leghe d' oro, di cui 8 con la mescolanza del­ l' argento con l'oro . La prima lega si fa con 16 parti d'oro e alcu­ ne parti d' argento e così via fino a che si raggiunge il ventiduesi­ mo grado d' oro, aumentando sempre con un grado d' argento ogni grado d'oro . Altrettante sono le mescolanze del bronzo con l'oro; l'ultima lega è di 24 gradi d'oro, ed è oro puro senza la mescolanza di alcun metallo. La natura non può procedere oltre, come insegna l' esperienza. Ma l' arte può aumentare l' oro in gra­ di di purezza fino all'infinito e così pure si può rendere puro l' argento senza inganni. Vi è, infine, un'operazione ancora più grande di quelle che ho detto precedentemente, cioè che, sebbene l' anima razionale non possa essere costretta perché è dotata di libero arbitrio, tut­ tavia può venire efficacemente disposta, esercitata e indotta a cambiare senza sforzo i suoi comportamenti, i suoi sentimenti e i suoi atti di volontà, secondo la volontà di un altro . Ciò può essere fatto non solo nei riguardi di una singola persona, ma an­ che di un intero esercito, di un'intera città e di tutto il popolo di una regione . Aristotele presenta esempi di questo tipo nel li­ bro Il segreto dei segreti 6, sia nei riguardi di una regione, di un esercito, sia di una singola persona. Questo è ovviamente presso­ ché il limite estremo di ciò che si può fare naturalmente o artifi­ cialmente. CAPITOLO VII

Come ritardare gli acciacchi della vecchiaia e prolungare la vita umana La ,llc ienza può essere molto efficace anche nel prolungare la vita degli uomini. E un dato di fatto che un tempo gli uomini vivevano molto più 6

Cfr. le note 2 e 3 al cap. XIV di La scienza sperimentale: supra, pp. 1 9 1-192.

224

I SEGRETI DELL' ARTE E DELLA NATURA

a lungo di adesso. Eccezionalmente anche ai nostri giorni ci sono persone particolarmente longeve. Tutto ciò induce a credere che si possa intervenire proficuamente per prolungare la vita dell'uomo. Tutto dipenderà dal regi­ me di vita che si adotterà, che dovrà essere basato su una dieta rigorosa per quanto riguarda i cibi, su una giusta alternanza di periodi di lavoro e di riposo, sul controllo completo dei propri stati d'animo e sul clima.

L'ultimo gradino al quale può pervenire l'arte, servendosi di ogni potere naturale, è il prolungamento per un lungo periodo della vita umana; ci sono molte prove concrete che ciò sia pos­ sibile . Plinio nel XXII libro della Storia naturale 1 ricorda come un soldato forte di corpo e di animo sia vissuto nella sua vita ben oltre la solita età dell'uomo e quando Ottaviano Augusto gli chiese che cosa aveva fatto per vivere così a lungo, questi rispose enigmaticamente che aveva messo all'esterno ( del suo corpo ) l' olio e dentro il mulso. Il mulso secondo gli antichi scrittori ( è una bevanda ) con otto parti di acqua e nove di miele . Ma si registrano molti altri casi simili 2. Un contadino, mentre arava i campi con l' aratro, trovò un vaso dorato pieno di un liquore e credendolo rugiada celeste si lavò la faccia e lo bev­ ve . Subito rinnovato nel corpo e nello spirito in bontà e in sa­ pienza, da bifolco qual era, diventò consigliere del re di Sicilia. Ciò accadde al tempo del re Guglielmo ed è confermato dalla testimonianza di una lettera papale, ( nella quale si dice ) che un germanico, fatto prigioniero dai Saraceni, bevve una medicina con la quale la sua vita fu prolungata di cinquecento anni. Infat­ ti, il re che lo teneva prigioniero, ricevette gli ambasciatori di un grande re che gli recarono in dono questa medicina, ma poi­ ché la considerava sospetta volle che il prigioniero, che gli era stato portato davanti, la provasse. Analogamente, una dama abitante a Nemour in Britannia, mentre andava alla ricerca di una cerva bianca, trovò un unguen­ to con il quale il custode del bosco si era unto tutto il corpo, ad esclusione dei piedi, e così visse per trecento anni senza acciac­ chi ad esclusione appunto dei malanni alle piante dei piedi. Inoltre, più volte ai nostri giorni abbiamo potuto vedere che alcuni contadini sono vissuti, senza consigli dei medici, per 1

Plinio, Nat. Hist. XXII 24(53) ,5- 1 7 . Nel D e scientia experimentali (cap. XIII) Bacone indica come fonte di questi episodi il De retardatione accidentium senectutis. L'episodio ebbe una vasta fortuna nella letteratura alchimistica, cfr. David Lagneus, Harmonia chemica, in Theatrum chemicum, val. IV, p. 79 1 . 2

I SEGRETI DELL ' ARTE E DELLA NATURA

225

160 anni, all'incirca. Questo, d' altra parte, è confermato dal comportamento degli animali, come i cervi, le aquile, i serpenti e molti altri, i quali per mezzo delle proprietà delle erbe e delle pietre rinnovano la loro giovinezza. I sapienti, perciò, si dedica­ rono alla scoperta di questo segreto, incitati dall'esempio degli animali bruti, ritenendo che fosse possibile anche all'uomo ciò che è concesso ad essi. Per questo motivo Artefio 3, avendo inda­ gato a fondo nella sua sapienza le forze segrete degli animali, delle pietre, delle erbe e delle altre cose, allo scopo di conoscere i segreti della natura soprattutto per ottenere un prolungamento della vita, si vantò di essere vissuto 1625 anni. La possibilità del prolungamento della vita può essere di­ mostrata tenendo presente che l'uomo è per sua natura immorta­ le, cioè non soggetto a morte, tanto che anche dopo il peccato originale poteva vivere circa mille anni; ma da allora la lunghez­ za della vita è andata accorciandosi un po' alla volta. È dunque evidente che l' attuale brevità della vita è accidentale e che può essere, in parte o in tutto, ripristinata. Se poi andiamo a cercare la causa accidentale di questa defezione, troveremo che essa non dipende < da un castigo ) del cielo o da altro, ma dal venir meno di un adeguato regime di salute. Infatti, i padri con una salute non buona generano figli con una costituzione e un'indole imperfetta; a loro volta i figli, per lo stesso motivo, si indeboliscono e cosl l'indebolimento passa di padre in figlio fino ad accorciare sempre di più la vita, come av­ viene ai nostri giorni . Da ciò non segue che la vita finirà col di­ ventare sempre più corta, perché è stato posto un limite a ciò in modo che, come accade comunemente, gli uomini vivano fino a circa 80 anni, « ma il loro stento e il loro dolore è più grande » . Il rimedio contro il proprio indebolimento consiste per ognuno nell' attenersi a un rigoroso regime di salute fin dalla gio­ vinezza, che riguarda il cibo, le bevande, il sonno, la veglia, il moto, il riposo, l'evacuazione, l' aria, gli stati d' animo. Infatti, se qualcuno osservasse questo regime fin dalla nascita vivrebbe tanto a lungo quanto gli consente la natura trasmessagli dai geni­ tori e giungerebbe fino al limite di questa natura, per quanto de­ caduta dopo il peccato originale. Ovviamente non potrebbe 01trepassarlo perché un tale regime non può porre rimedio all' anti­ co decadimento dei genitori. Ma di fatto è impossibile che l'uomo si comporti in ogni , Su Artefio cfr. supra, nota 20 a p. 1 8 3 .

226

I

SEGRETI DELL ' ARTE E DELLA NATURA

circostanza come esige il regime di salute e perciò è inevitabile che l' accorciamento della vita derivi anche da queste cause e non solo dal decadimento dei primi genitori. Ora, l' arte medica è in grado di stabilire in maniera sufficiente questo regime, ma pur­ troppo né i ricchi, né i poveri, né i sapienti, né gli ignoranti e nemmeno i medici, per quanto abili, riescono a portarlo a compi­ mento, né in se stessi, né negli altri, come è evidente . Ma la natura e la scienza più progredita non vengono meno nelle cose necessarie, ma anzi sono in grado di reagire e di con­ trastare le infermità accidentali per distruggerle, in tutto o in parte . Il rimedio sarebbe stato facile all'inizio non appena l'età degli uomini cominciò ad accorciarsi. Ora, però, dopo 6000 anni e più, è difficile trovare il metodo adatto. Tuttavia, i sapienti, spinti dalle suddette considerazioni, si sono sforzati di trovare i rimedi non solo contro le lacune del proprio regime, ma anche contro l'indebolimento dovuto ai genitori. Ciò non certo per ri­ portare l' uomo alle condizioni di vita di Adamo o di Artefio do­ po un indebolimento durato così a lungo, ma per prolungare la vita fino a cento anni o poco più, diversamente da quello che capita alla maggior parte degli uomini che vivono oggi, ma sem­ pre al di qua del limite naturale . Vi è, infatti, un primo limite stabilito dopo il peccato nei primi uomini, e vi è un altro limite di ciascuno che dipende dal­ l'indebolimento proprio e dei propri genitori. Oltre questi limiti non è consentito andare, ma è possibile oltrepassare il limite im­ posto dal proprio indebolimento; non credo, comunque, che qualcuno in questi tempi, per quanto sapiente, possa arrivare fi­ no al primo limite, benché la possibilità e la tendenza della natu­ ra per arrivarvi, così come accadeva per i primi uomini, ci siano . Non ci si deve meravigliare che ci sia la tendenza ad arriva­ re fino alla immortalità, così come era prima del peccato e come sarà dopo il peccato . Se poi dici che né Aristotele, né Platone, né Ippocrate, né Galeno riuscirono ad arrivare a questo prolun­ gamento della vita, ti posso rispondere che essi non arrivarono nemmeno a cogliere molte altre verità più basse, che poi vennero acquisite da altri studiosi. In tal modo poté accadere che essi ignorarono questo segreto, anche se si affaticarono a scoprirlo . Sappiamo, ad esempio, che Aristotele afferma nelle Categorie 4 che la quadra tura del cerchio è ottenibile e in tal modo confessa che lui e tutti i suoi contemporanei non la conoscevano . Ma ai 4

Aristotele, Categorie 7 , 7b 3 1- 3 3 .

I SEGRETI DELL ' ARTE E DELLA NATURA

227

nostri giorni noi sappiamo che questa verità è conosciuta, perciò a maggior ragione Aristotele poté ignorare ben altri segreti della natura. D ' altra parte, anche ora vi sono molte cose che i sapienti ignorano, ma che diverranno conoscenze di tutti in tempi futuri. Questa obiezione perciò è sciocca da ogni punto di vista . CAPITOLO VIII

Come occultare i segreti dell'arte e della natura Per conoscere a fondo tutti i segreti della natura sopra I!Sposti è ne· cessario saperli ricercare tra gli scritti dei sapienti che li hanno vol u t amente nascosti in vari modi. C'è chi li ha nascosti sotto formulI! magiche , altri Ii hanno nascosti sotto espressioni enigmatiche e allus iv e , a l t r i ancora hanno usato lettere da differenti alfabeti oppure hanno inve n t a t o le pa ro l e a l oro piacimento oppure hanno riposto i loro segreti sotto s im boli convenzional i .

Dopo aver portato alcuni esempi sui poteri del l ' a rt e e della natura in modo che da quei pochi se ne possano cog l iere anche molti altri, ( come ) dalle parti ( si coglie ) il tut t o , d a alcu n i casi particolari ( si colgono ) i principi universali, in modo che si c a ­ pisca che non è necessario aspirare ad avere poteri magici dal momento che l' arte e la natura sono sufficienti , ora des idero e s a­ minare con ordine i singoli fatti, le cause e il modo s p (: c i fi co di produrli. Ma prima di tutto ritengo fondamentale stahi l i re che i se­ greti della natura non vengono tramandati sulle pel l i di ca p r a e di pecora in modo che chiunque li possa capire, com e vogl iono Socrate e Aristotele. Lo stesso Aristotele nel l i b ro Il seRre/o dei segreti l afferma che sarebbe diventato un violatore de l s i g i l l o ce­ leste se avesse comunicato i segreti dell' arte e del l a natura, e ag ­ giunge che gravi disgrazie colpiscono colui che r ive la i seg reti. D ' altra parte, a questo proposito Aulo Gell io nelle Notti Atti­ che 2 durante una riunione di saggi afferma che sarebbe stupido dare ad un asino le lattughe dal momento che gli bastano i cardi . Nel libro Le pietre 3, poi, è scritto che colui il quale divulga gli l

Secretum, p. 4 1 , 1 4- 1 5 . Cfr. A . GeIlio, Noctes Atticae, ed. P . K . MARSl IAJ.J., Oxford 1968, p. 5 1 ; la citazione:., più estesa, ricorre anche in Opus mai/Is, pars l, p. 10. l E probabile che Bacone faccia riferimento alle raccomandazioni di segretez­ za che precedono il De lapidibus, noto come Damigeron-Evax: « custodi cum summa diligentia mysterium summi altissimi dei. Hoc enim mysterium ceteris egyptiis litte­ ratis neque allophylis ne tradideris nec cuiquam alii ne ad sterilitatem huius scientiae Aegiptus deveniat et ne eadem per aliquam concremata incendio conflagretur . . . » (De lapidibus, in HALLEux R . , Les lapidaries grecs, Paris 1985, p. 230). 2

228

I SEGRETI DELL ' ARTE E DELLA NATURA

arcani svilisce la maestà delle cose e che i segreti conosciuti dal popolo non durano. Infatti, se ciò che pensano tutti è vero e così pure ciò che pensano i sapienti, soprattutto se famosi, ne segue che ciò che pensano i più, cioè il volgo in quanto si comporta da volgo, è necessariamente falso. Parlo del volgo come di ciò che si oppone al sapiente in questa suddivisione che può essere dimostrata. Il volgo, infatti, è d' accordo con i sapienti nei concetti comuni, ma nei principi specifici e nelle conclusioni delle arti e delle scienze è in disaccordo con i sapienti e si affanna su cose futili, su sofi­ smi di cui i veri sapienti non si curano . Nelle verità specifiche e nei segreti, dunque, la maggior parte della gente sbaglia e in tal modo si trova in opposizione ai sapienti, anche se nei concetti comuni rientra nella mentalità comune e si trova d' accordo con i sapienti. Ma i concetti comuni sono di poca importanza e non vanno ricercati per se stessi, ben­ sì per raggiungere conoscenze particolari e specifiche. Il motivo di questo misconoscimento del volgo nei riguardi di tutti i sa­ pienti sta nel fatto che il volgo deride i sapienti e trascura i se­ greti della natura e non sa far uso di cose utilissime, sicché se per puro caso gli capita di imbattersi in qualche conoscenza stra­ ordinaria la perde o ne fa un uso sbagliato a danno delle persone e delle comunità. Per questi motivi è pazzo colui che tramanda per iscritto qualche segreto, senza tenerlo nascosto al volgo, in modo che possa essere inteso solo dai più studiosi e dai più sa­ pienti. In questo modo, infatti, si comportò la grande schiera dei sapienti fin da principio, e cosÌ i segreti della sapienza restarono occultati al volgo in molti modi. Alcuni li occultarono per mezzo di incantesimi e di formule magiche, altri per mezzo di parole enigmatiche e allusive, come aveva fatto Aristotele, che nel libro de Il segreto dei segreti dice : « O Alessandro, voglio farti conosce­ re il più grande dei segreti e la divina potenza ti aiuti a mantene­ re il segreto e a realizzarne lo scopo . Prendi, dunque, una pietra che non è pietra e si trova in ogni uomo e in ogni luogo e in ogni tempo e che è chiamata uovo filosofico e limite del­ l'uovo » 4 . Analogamente, in molti libri scientifici si trovano espressio­ ni rese oscure da simili parole proprio perché non siano capite senza l' aiuto di un esperto . Un altro modo di occultare i segreti 4

Secretum, pp. 1 14,25 . 1 16,6.

I SEGRETI DELL ' ARTE E DELLA NATURA

229

è quello di scriverli con le sole consonanti, come fanno gli Ebrei, i C aldei, i Siri e gli Arabi, anzi essi scrivono quasi tutto in que­ sto modo cosicché vi è una grande sapienza celata nei loro scrit­ ti, soprattutto presso gli Ebrei. Aristotele afferma nella suddetta opera 5 che Dio diede loro ogni sapienza ancor prima che ci fos­ sero i filosofi e cosl tutte le nazioni ricevettero i principi della filosofia dagli Ebrei. Al-Bumasar nella Introduzione maggiore 6 , altri filosofi e lo stesso Giuseppe nei libri primo e ottavo del li­ bro Le antichità 7 lo insegnano chiaramente . Un quarto modo di nascondere i segreti consiste nel mesco­ lare le lettere di differenti alfabeti. In questo modo l'as tronomo Etico celò la sua sapienza, cioè utilizzando nella stessa opera let­ tere ebraiche, greche e latine 8 . U n quinto modo d i celare qualcosa è quello d i u s a r e lettere che non sono usate né presso la propria gente, né presso altri popoli, ma inventate a piacimento; questa ovviamente costitui­ sce la difficoltà maggiore ( nell'interpretazione ) , di cui ha fatto uso Artefio nel suo libro I segreti della natura '). In un sesto modo non si usano più le lettere de) ) ' al fabeto, ma altri segni geometrici che, in relazione a diversi punti e li­ neette, possono fungere da lettere; di esso fece pure uso Artefio nella sua scienza. Il settimo è l' artificio più ingegnoso per occultare qualcosa ' Secretum, pp. 64, 10 - 65 ,2; 62,25 - 63 , 14 . Al-Bumasar, Introductorium i n astronomiam, A u g u s t a 1 4 !l 9 , f . } ru . 7 Flavii Iosephi Opera, graece e t latine, recognovit ( ; . D I N I lOI\ I ' I l J S , Parisiis 1 865 , lib. VIII, cap. 2, pp. 284-2 87. In questo passo Giuseppe Flavio ran'on t a dello straordinario sapere che Salomone ricevette direttamente da Di o Si sarehhe trattato non solo di una sapienza utile per governare, ma di cono sce n ze speci fiche in tutti i campi del sapere, dalla botanica alla zoologia. Soprattutto, Dio g l i avrehhe rivelato l'arte di conoscere le proprietà segrete delle piante e degli a n i m a l i e i l controllo degli spiriti maligni. Sulla base di queste conoscenze Salomone avrehhe tramandato delle pratiche magiche per guarire dalle malattie e per vincere g l i infl ussi malefici dei de­ moni. Lo storico afferma di avere assistito egli stesso alla Iiherazione di un ossesso mediante una formula magica tramandata agli Ebrei da Salomone. Si veda anche Opus maius, pars II, p. 65. 8 Probabilmente Bacone fa riferimento ad una misteriosa lista di strani carat­ teri che conclude la Cosmographia (si veda l'edizione del Wuttke, p. 85). In ogni caso, nella Phi/osophia mora/is Bacone ribadisce che Etico avrebbe scritto la sua ope­ ra in tal modo « propter secretorum magnitudinem » (cfr. p. 12, 1 1 - 14) . Gli studiosi contemporanei sono propensi a ritenere che gli strani caratteri alfabetici usati dall' A­ nonimo di Istria siano primitivi caratteri glagolitici o addirittura caratteri di un anti­ co alfabeto non classico dal quale può essere stato desunto l'alfabeto glagolitico (cfr. PERI, La « Cosmographia » dell'Anonimo di Histria, p. 5 5 1 ) . 9 S u Artefio cfr. supra, nota 20 a p. 1 8 3 . •

.

230

I SEGRETI DELL' ARTE E DELLA NATURA

ed è ricavato dall'AY.S' notaria l 0 , che è la tecnica di scrivere ab­ breviando le parole a piacimento e con la rapidità che vogliamo. Molti segreti nelle opere degli autori latini sono stati scritti in questo modo . Ho ritenuto necessario fare cenno a questi modi di celare i segreti perché forse, a causa della grandezza dei segreti, sarò co­ stretto a far uso di alcuni di essi, cosl da potervi aiutare, per quanto mi è possibile, almeno in questo modo. CAPITOLO IX

Come fare l'uovo filosofico Con tre diverse ricette alchemiche Bacone offre alcuni esempi del­ le trasformazioni dei metalli al fine di svelare i segreti più reconditi della natura.

Intendo ora esporre con ordine ciò che ho anticipato sopra, ed è mia intenzione svelare il segreto dell' uovo filosofico, inda­ garne i componenti, perché ciò è l'inizio per altre cose l . Rendi dunque pura l a calce diligentemente con acqua alcali­ na e altre acque acide; sfregala con ripetuti attriti con il salgem­ ma, bruciala con ripetute cotture in modo che diventi terra pu­ ra, liberala da altre sostanze, e io ti assicuro che essa è degna di stare al posto della lunghezza della mia statura. Cerca di capire, lO Con il nome di Ars notaria era conosciuta un'operetta, attribuita addirittura ad Aristotele, ma in realtà di Giovanni di Tilbury, che raccoglie alcune norme per abbreviare le parole nella scrittura, ma essa non aveva nulla a che fare con i segreti dell' alchimia (per alcune edizioni parziali e la sua diffusione manoscritta si veda SCHMITT-KNOX, Pseudo-Aristote/es Latinus, p. 18). 1 In questi ultimi tre capitoli vengono presentati con un linguaggio ermetico e allusivo i segreti degli alchimisti. Si è spesso dubitato dell' autenticità di questi ca­ pitoli e indubbiamente potrebbero contenere delle ricette che Bacone trascrisse da altre opere, come lascerebbero credere alcuni indizi (quali la datazione non più dalla natività di Cristo, ma dall'ègira) . Essi hanno molto interessato gli alchimisti del '500 e del '600, ma anche nell' 800 James Young continuava a collezionare le opere alchi­ mistiche attribuite a Bacone (cfr. J. FERGUSON, Bibliotheca chemica. A Catalogue 01 the alchemical, chemical and pharmaceutical Books in the Col/ection 01 James Young, Glasgow 1906, voI. I, pp. 63-66) . In epoca più recente, poi, si è tentato più volte di rendere chiare le operazioni descritte (cfr. le note di T.L. D.\VIS alla traduzione in­ glese del testo, pp. 5 1-76). Sull'uovo filosofico o pietra filosofale si veda anche quan­ to afferma Dante nel Convivio: « . . . amore è forma di Filosofia . . . anima di lei. . . cioè contentamento in ciascuna condizione di tempo e dispregiamento di quelle cose che gli altri fanno lor signori » (Convivio III xm 1 1) . Anche se Dante sta parlando della Filosofia come « gentil donna », le sue parole sono state interpretate in senso alchimi­ stico (cfr. E. ZOLLA, Le meraviglie della natura. Introduzione all'alchimia, Milano 1975, pp. 142- 145; si veda anche E. HOLMYARD, Storia dell'alchimia, Firenze 1959, pp. 6-9; 1 5 8 - 1 68).

I SEGRETI DELL ' ARTE E DELLA NATURA

23 1

se ti è possibile, poiché certamente è un composto di vari ele­ menti e prima di tutto vi sono frammenti di una pietra che non è pietra e si trova in ogni uomo e in ogni luogo dell'uomo e in ogni istante dell' anno la troverai nel suo luogo . Quindi prendi un olio simile a formaggio giallo e viscoso che al primo colpo non si taglia; la sua forza ignea sia divisa e separata sciogliendo­ la. Scioglilo in acqua acida, ma di moderata acidità, a fuoco len­ to; cuocilo finché il grasso non si separi come si separa il grasso dalle carni. Fai ciò con la distillazione in modo che non si perda nulla della sua untuosità. Questa virtù ignea, poi, venga distilla­ ta in acqua d'urina, quindi venga cotta nell' aceto finché la su­ perficie esterna si dissecchi con la cottura. Se non si riesce ad ottenerla si ripeta l'operazione. Stai bene attento e scuoti la tua mente perché il discorso si fa difficile. L'olio si scioglie in acqua acida o in olio comune che si ot­ tiene con la spremitura o in olio acido di mandorle scaldato sul fuoco in modo che l' olio si separi e resti lo spirito che è celato nelle parti degli animali, nello zolfo e nell' arsenico. Le pietre, infatti, nelle quali c'è una sovrabbondanza di olio di umidità trovano un limite nell'unione delle loro parti; infatti, non si trat­ ta di un'unione così forte da non poter essere disciol ta l' una nel­ l' altra a causa della natura dell' acqua che è la materia che si li­ quefa nello spirito e si trova mescolata tra le parti secche e l'olio. Una volta così disciolto, resterà nello spirito una sostanza liquida pura, abbondantemente mescolata alle parti secche che si muovono in essa; infine la scioglierà del tutto quel fuoco che i filosofi chiamano talora zolfo fusibile, talora olio , talora umore aereo, talora sostanza adesiva che il fuoco non separa, talora canfora. Se sei soddisfatto, questo è l'uovo dei filosofi, o meglio il termine e lo scopo dell' uovo, ed è ciò che resta da questi olii ed è ritenuto sià tra le cose più sottili una volta che è stato purifica­ to, separato dall' acqua o dall' olio in cui si trova . Inoltre, l'olio che è dentro può venire corrotto mescolando­ lo con sostanze essiccanti, come il sale o il vetriolo e poi cuocen­ dolo, poiché l' alterazione avviene per reazione e per sublimazio­ ne, finché non resta privo della sua natura oleosa. E poiché si trova, come lo zolfo o l' arsenico, nei minerali va preparato allo stesso modo di questi. Tuttavia è preferibile che venga cotto in acqua moderatamente acida, finché si purifica e diventa bianco.

232

I SEGRETI DELL ' ARTE E DELLA NATURA

Questa purificazione salutare nell' acqua sia fatta sia con fuoco secco sia con fuoco umido. La distillazione va ripetuta finché non si avrà un risultato sufficientemente buono, cioè finché non risulti rettificato. I segni più evidenti di questa rettificazione so­ no il candore e la limpidezza cristallina. Infatti, mentre tutte le altre sostanze anneriscono sul fuoco, questa diventa bianca, si pulisce e luccica per la limpidezza e la lucentezza straordinarie. Da quest' acqua e dalla sua terra si genera l' argento vivo che è come l' argento vivo che si trova nei minerali, e quando la sostanza è diventata bianca in questo modo, congela. La pietra di Aristotele, che non è pietra, va posta in un luogo caldo nella piramide o se vuoi nel ventre di un cavallo o di un bue e produ­ ce effetti simili alla febbre acuta. Infatti, essa avanza da sette a quattordici e talora a ventuno, in modo che le scorie degli ele­ menti si dissolvano nella loro acqua prima che si separino. La soluzione e la distillazione vanno ripetute molte volte, finché non diventa perfetto. Questa è la conclusione di questo attento lavoro. S appi, pe­ rò, che quando avrai finito, allora dovrai ricominciare. Ma ti voglio svelare anche un altro segreto . Prepara l' ar­ gento vivo spegnendolo con il vapore di stagno per perle e con vapore di piombo per la pietra spagnola. Quindi mescolalo con sostanze essiccanti, come il vetriolo e simili (come detto) , bru­ cialo e poi sublimalo, se è allo scopo di ottenere l'unione, dodici volte, se è per farlo diventare rosso, sette volte, fino a che non scompaia ogni parte di umidità. Non potrà accadere che la sua umidità si separi per evaporazione come l' olio suddetto, perché è saldamente mescolato alle parti secche, né si distingue da esso, come avviene per i metalli. In questa fase ti ingannerai se non sarai in grado di distinguere il significato delle parole. È tempo di rivolgersi alla terza fase per ottenere la calce dei corpi, secondo il tuo intento. Un corpo si calcina quando l'u­ midità che si trova in esso viene eliminata per mezzo del sale o con sale ammoniaca, aceto e talora con sostanze che bruciano, come lo zolfo e l' arsenico. Talvolta immergerai i corpi in argento vivo finché non vengono sublimati da tali elementi in modo che resti solo polvere. Dunque, le chiavi di quest ' arte sono: la purifi­ cazione, la distillazione, la separazione, la calcinazione e il fis­ saggio, e allora puoi riposare .

I

SEGRETI DELL ' ARTE E DELLA NATURA

233

CAPITOLO X

Come fare la stessa cosa, ma in altro modo Trascorsi 602 anni degli Arabi mi hai interrogato su alcuni segreti. Prendi, dunque, una pietra e calcinala con una cottura leggera, ma tritala minutamente, usando eventualmente anche degli acidi. Alla fine mescolala con un po' d' acqua dolce e com­ poni un lassativo con sette componenti o con sei oppure con cin­ que o con quanti componenti vuoi, come preferisci; ma l' animo è tranquillo solo con due componenti, la cui migliore proporzio­ ne è di una volta e mezzo o all'incirca, come ti può insegnare l'esperienza. Sciogli l'oro sul fuoco e scaldalo fino a farlo diven­ tare molle, ma se mi credi, prendi una cosa sola, cioè il segreto dei segreti e il portento di natura. Una volta mescolate due cose o più, aggiungi l' araba fenice, che è uno strano animale l , e falli unire agitandoli fortemente; se a ciò aggiungerai quattro o cin­ que volte un liquido caldo otterrai l'ultimo composto. Però se vi aggiungerai tre o quattro volte acqua calda la natura celeste sva­ nisce . Separa, quindi, in vasi differenti l' elemento debole da quello forte, se mi credi, facendo uscire in tal modo della polve­ re, e spremi con cura l' acqua rimasta, perché essa di sicuro por­ terà via le parti di polvere che non si sono conglomerate . Racco­ gli quell' acqua da sola, perché la polvere essiccata che si può ot­ tenere da essa può essere conglomerata ad una medicina lassati­ va. Ripeti l'operazione finché riuscirai a separare l ' elemento for­ te da quello debole, usando la polvere tre, quattro , cinque o più volte. Esegui l'operazione sempre allo stesso modo . Se non puoi l La fenice è cos1 descritta da Plinio (cfr. Nat. Hist. X 3-4, p . 2 1 9): « Etiopi e Indiani posseggono uccelli estremamente variopinti e indescrivibili e, più famosa di tutti, la fenice d'Arabia (non so se si tratti di una leggenda), un solo esemplare in tutto il mondo e visto non molto spesso. Si narra che abbia le dimensioni di un'a­ quila, con un bagliore d'oro intorno al collo, di porpora nel resto del corpo, con pen­ ne rosa che spiccano sulla coda azzurra, la gola ornata di creste ed un ciuffo di piume sulla testa . . . Manlio scrive che non c'è mai stato nessuno che l'abbia vista nutrirsi, che in Arabia è sacra al Sole, vive per 540 anni; e quando comincia ad invecchiare, costruisce un nido con ramoscelli di cannella e di incenso, lo riempie di fronde odo­ rose e vi muore sopra. Poi dalle ossa e dalle viscere dell'animale nasce dapprima una sorta di larva, che diventa quindi un pulcino e subito rende i dovuti onori funebri all'esemplare precedente, e trasporta l'intero nido nella cjttà del Sole vicino alla Pau­ caia [Eliopolil e Il lo depone sull' altare della divinità. E ancora Manlio a dire che con la vita di questo uccello si compie la rivoluzione del Grande Anno, e di nuovo ritornano gli stessi segni delle stagioni e le stesse costellazioni » (Storia nat. , t. II, pp. 4 13-4 15). . . .

234

I SEGRETI DELL'ARTE E DELLA NATURA

compiere l' operazione con l' acqua calda, usa l' acqua alcalina e con questi acidi farai violenza alla medicina. Se poi si dovesse rompere a causa della durezza o mollezza della medicina, aggiun­ gi prima della polvere e poi cautamente aumenta l'elemento du­ ro e molle. Se, invece, si rompe a causa di un eccesso di polvere, aggiungi altra medicina. Se si rompe per la forza dell' acqua, im­ pastala di nuovo con il pestello, raccogli la sostanza come puoi e separa l' acqua un po' alla volta e cosl ritornerà al suo stato primitivo. Essiccherai quest' acqua che contiene polvere e liquido medicinale, che vanno conglomerati con la massa principale di polvere . Non metterti a dormire a questo punto, perché qui si cela un segreto grandissimo e utilissimo . Se disporrai opportunamen­ te nel corretto ordine assieme a molte altre sostanze parti di un virgulto di nocciolo o di salice, conserveranno l'unione naturale, e non dimenticarlo perché è un composto utile per molte cose. Mescolerai a questo composto, reso liquido, essenza citrina; ne risulterà qualcosa di simile alla pietra spagnola, credo, una volta fatto morire ciò che va fatto morire mediante i vapori di piom­ bo . Troverai il piombo se spremerai il vivo dal morto e seppelli­ rai il morto nell' olibano e nella sarcocolla 2. Custodisci questo se­ greto, perché è di notevole utilità. Fa' lo stesso con il vapore della perla o della pietra del Tago e seppellisci il tuo morto, co­ me dissi. 2 Il termine latino sarcocolla, che è la trascrizione del termine greco acxpxoxoÀ­ Àcx (letteralmente « colla per la carne », con un esplicito riferimento alle sue proprietà cicatrizzanti), è il nome di alcune piante utilizzate per le resine gommose che da esse si ricavano. Cfr. Plinio, Nat. Hist. XIII 67, p. 440: « Anche dalla sarcocolla - nome che indica sia l'albero sia la gomma - stilla una gomma, utilissima ai pittori e ai me­ dici, simile alla polvere d'incenso e perciò migliore quella della qualità bianca piutto­ sto che della rossa » (Storia nat. , t. III/ l , pp. 129- 1 3 1 ) . In Plinio si veda anche XXIV 128, p. 96: « Secondo alcuni sarebbe lacrima di spino anche la sarcocolla, che assomi­ glia alla polvere dell'incenso, è dolce ma non senza una punta di amarezza e gommo­ sa. Blocca le flussioni e la si applica soprattutto sui fanciulli. Col tempo anch'essa diventa scura, ed è tanto più pregiata quanto più bianca » (Storia nat. , t. III/2, p. 571). Dalla descrizione di questa pianta sembra si tratti di una particolare specie di acacia. I termini Olibanus e clibanus sono una corruzione grafica di libanus (dal greco À(�CXYOç, « incenso ») che designa in maniera piuttosto generica numerose piante dalle quali si ricava l'incenso e la resina. Plinio (Nat. Hist. XIX 1 87, p. 3 0 1 ) descrive una pianta che chiama « libanotide » in questo modo: « . . . la libanotide odora d'incenso . . . s i coltiva per semina i n terreni friabili, magri e bagnati spesso dalla rugiada. H a la radice dell'olusatro, del tutto simile a quella dell'incenso; si utilizza un anno dopo la semina ed è molto salutare per lo stomaco. Alcuni le danno un nome diverso, cioè quello di "rosmarino" » (Storia nat. , t. III/ l , p. 965).

I SEGRETI DELL ' ARTE E DELLA NATURA

235

CAPITOLO XI

Come fare la stessa cosa, ma in altro modo Trascorsi 630 anni degli Arabi, rispondo in questo modo alla tua richiesta. È necessario che tu abbia un medicamento che venga sciolto in un ingrediente liquido, resti immerso in esso, penetri intimamente in esso e si mescoli con esso e non sia come un servo che fugge, ma lo trasformi. Lo spirito si mescola alla ragione e si fissa per mezzo della calce del metallo . Si giudica che il fissaggio è pronto quando il corpo e lo spirito sono colloca­ ti al loro posto e vengono sublimati; si ripeta l'operazione tante volte finché il corpo diventa spirito e lo spirito corpo . Prendi quindi ossa di Adamo e calce dello stesso peso e sia­ no sei parti per la pietra di Tago e cinque per la pietra d ' u nione ; vengano tritati assieme all' acqua di vita, la cui proprieta è di sciogliere ogni cosa cosicché si sciolga e resti bruciata in essa. L' operazione di triturazione e di bruciatura sia ripetuta piìl vol­ te, finché non si verifichi l'incerazione, cioè finché le parti non si uniscano come nella cera. Segno dell'incerazione è che il me­ dicamento posto su un ferro arroventato si liquefa . Poi si versi in esso acqua in un luogo caldo e umido oppure lo si tenga ap­ peso nei vapori di acqua bollente, quindi si sciolga e si congeli al sole . Prendi poi il sale di pietra e trasforma l' argento vivo in piombo e lava e purifica il piombo con esso più vol te, tanto che sia molto simile all' argento e allora fa' come prima. Fa' in modo che il peso totale sia 30. Ma il sale di pietra LUR lJ VOl'O VIR CAN UTRIET l di zolfo; in questo modo farai tuoni e lampi, se conosci bene l' artificio. Devi stare attento a capire quando parlo per enigmi e quando parlo secondo verità. Altri sono di parere diverso. Infatti, mi fu detto che devi sciogliere tutto nella materia prima, sulla quale ti informerai due volte nei passi noti e famosi di Aristotele, perciò taccio . Quando otterrai questo, allora avrai gli elementi semplici ed eguali . Ot­ terrai ciò per mezzo di elementi contrari e differenti operazioni 1 Si tratta di un anagramma che è stato sciolto in vari modi (cfr. il commento di DAVIS, pp. 65-66) . Si è tentato di vedervi la giusta proporzione dei componenti della polvere da sparo. Su questi problemi si veda anche: R. STEELE, Luru vopo vir can utriet, « Nature », 1 2 1 ( 1 928), pp. 208-209; V. FOLEY K. PERRY, In Dejense oj «Liber igneus »: Arab Akhemy, Roger Bacon, and the Introduction oj Gunpowder into West, «Journal for the History of Arabic Science », 3 ( 1979) , pp. 200-2 1 8 . -

236

I SEGRETI DELL ' ARTE E DELLA NATURA

che prima ho chiamato chiavi dell ' arte. Aristotele afferma che l'eguaglianza delle potenze esclude l' azione, l' alterazione e la corruzione. E Averroè ripete ciò criticando Galeno 2. Questa medicina è ritenuta la più semplice e la più pura e giova contro febbri, mali dell' animo e del corpo. Addio. Chiunque riuscirà a rendere chiare queste cose, possiederà la chiave che apre e nes­ suno chiude e una volta che avrà chiuso nessuno aprirà.

2

Per il riferimento s i veda La scienza sperimentale, p . 1 8 7 , nota 3 8 .

SOMMARI

I. SOMMARIO DELL'INTRODUZIONE

1 . Ruggero Bacone e gli « autoritari », « incompetenti », « stupidi » suoi contemporanei

2 . Gli errori sulla via del sapere 3 . I fondamenti dell'enciclopedia scientifica 4.

5. 6. 7. 8. 9. lO.

11. 12. 13.

Una teoria dei segni per leggere i segreti della natura Immaginazione, esperienza, razionalità Dalle metafore sulla luce alla metafisica della luce Le leggi scientifiche degli influssi luminosi La scienza della luce e le leges communes naturae L'astrologia come scienza degli influssi La medicina astrologica e il prolungamento della vita Sperimentazione, conoscenza dell'ignoto e immaginario scientifico Utopia ed escatologia Una morale per l'uomo di scienza

240

SOMMARI

u.

SOMMARIO DEI TRATTATI

1. 2.

3.

4. 5. 6. 7. 8. 9. lO. 11. 12.

13.

14. 15. 16.

17.

18.

LETTERA A CLEMENTE IV Ammirazione ed entusiasmo dello scrivente Utilità del sapere Occasione dello scritto Ostacoli nella realizzazione dell'opera Tentativi di raccogliere il materiale Il progetto richiede disponibilità di grandi mezzi Difficoltà di procurarsi i mezzi necessari Richiesta di sovvenzioni Scopo di questa presentazione del progetto Il progetto è realizzabile Natura dei pregiudizi scientifici Graduale realizzazione del progetto di riforma degli studi Presentazione del messaggero Il giovane messaggero sarà una buona guida Difficoltà nell'apprendimento delle varie discipline Suddivisione dell'opera in sette parti (a) Eliminazione delle quattro cause di errore (b) La Sacra Scrittura come fonte di ogni sapere Le cinque discipline fondamentali (a) La morale (b) La scienza sperimentale (c) L'ottica (d) La matematica e le sue applicazioni (I) Sapere matematico e scienza ottica (II) Sapere matematico e dottrine fisiche (III) Sapere matematico e conoscenze teologiche (Iv) Sapere matematico e riforma del calendario (v) Sapere matematico e astrologia politica (e) La conoscenza delle lingue Conclusione LA

I. II. III. IV. V. VI.

SCIENZA SPERIMENTALE

La conoscenza sperimentale è duplice: empirica e spirituale Caratteristiche della scienza sperimentale Come riprodurre sperimentalmente la forma dell'arcobaleno Misurazioni con strumenti astronomici Forma e dimensioni dell' arcobaleno spiegati secondo le leggi del­ l' ottica Periodi dell' anno e luoghi nei quali si può formare l' arcobaleno

SOMMARI

VII . VIII . IX. X. XI. XII. XIII . XIV .

Si formano tanti arcobaleni quanti sono gli osservatori L' arcobaleno è solo una parvenza visiva L' arcobaleno è una immagine del sole riflessa da uno specchio sfe­ rico I colori dell' arcobaleno non si formano in relazione alla densità dei vapori Opinioni contrastanti sulla forma dell' arcobaleno La vera natura dei colori dell' arcobaleno Seconda prerogativa della scienza sperimentale Terza prerogativa o dignità della scienza sperimentale I

I. II. III. IV. V. VI . VII . VIII. IX. X. XI.

24 1

' SEGRETI DELL ARTE E DELLA NATURA

Pro e contro l e apparenze ingannevoli. Pro e contro l e invocazioni degli spiriti Incantesimi, formule magiche e loro uso Forza della parola e confutazione della magia Imprese incredibili Esperimenti ottici artificiali Esperimenti straordinari Come ritardare gli acciacchi della vecchi a i a c prolungare la vita umana Come occultare i segreti dell'arte e della natura Come fare l'uovo filosofico Come fare la stessa cosa, ma in altro modo Come fare la stessa cosa, ma in altro modo

INDICE DEGLI AUTORI CITATI

Abel A. 92 Adamo di Marsh 8, 3 1 , 3 3 , 3 7 , 45-47 Adamson R. 59 Adank T. 62 Adriaen M. 99 Afnan S. 189 Agostino, s. 16, 2 1 , 82, 136, 2 1 1 Agrati G . 122 Agrimi J. 7 1 Aguirre y Respaldiza A . 68 Alberto di Sassonia 196 Alberto Magno 8- 1 2 , 19, 3 1 , 44, 87, 195 al-Bitruji 175 al-Bumasar 229 Alessandro di Hales 9- 1 1 , 44 Alessandro Magno 3 3 , 47, 86-87, 9293, 124, 134, 186, 1 9 1 - 192, 200-20 1 , 2 15 , 2 18 , 220, 228 Alessio F. 44, 62, 73, 75 Alfredo di Sareshell 7 , 45, 140, 196, 2 12 , 2 1 6 al-Ghazzali 1 3 5 al-Hasan Ibn al-Haytam 2 5 Alhazen 2 2 , 2 5 , 1 1 3 Ali ben Rodoan 178-179, 180, 184 Ali ibn Abbas al Madjousi 179, 184, 1 86 Alici L. 136 al-Kindi 22, 2 1 4 Allard G . -H . 7 1 al-Razis 2 1 5 Ambrogio, s . 198-199 Aristotele 7 , 9 , 11, 1 5 , 32-33, 44-45 , 47, 83-84, 86, 92-93, 95 , 1 02- 103, 108- 1 10, 1 12- 1 14, 1 1 9- 120, 124, 128, 132, 134, 1 3 9- 142, 145, 147, 157, 160, 162, 164, 169, 1 7 1 , 174, 1 7 7 , 179, 182, 186-194, 20 1 , 2 1 12 12 , 2 1 5-2 16, 2 1 9-220, 223 , 226228, 236 Arnaldi G . 33 Arnaldo da Villanova 1 8 1 Arrighi R. 5 8 Artefio 1 8 1 , 1 8 3 , 18 9, 2 2 5 , 229 Auroux S . 2

Averroè 9, 3 8 , 120, 1 87, 236 Avesani R. 2 1 8 Avicebron 22 Avicenna 8-9, 22, 3 8 , 140, 1 8 1 , 189, 196, 209, 2 1 3 , 2 1 6 Bacone Francesco 30 Baeumker C. 22, 62 , 69 Barlow C . W . 83, 1 82 Bartalucci A. 200 Bartolomeo da Messina 7, 1 19 Basilio, s. 1 98- 199 Bauer H . 60 Baur L. 73, 165 Beda, venerabile 195 Bednarski A. 69 Beeson Ch. H . 73 Bérubé C . 4, 60, 62 Bettoni E. 5 5 , 58, 62, 74- 7 5 , 77 Bianca di Castiglia, reginn di Francia 36-37 Bickford-Smith R.A.H. 8 3 Biga1li D . 3 7 , 6 3 Bill anovich G . 2 1 8 Birkenmayer A. 7 4 Bjornbo A . A . 2 2 Boer W.W. 9 2 Boezio d i Dacia 4 0 Boezio Severino 8, 86, 1 0 7 Bonaventura d a Bagnoregio, s . 48, 5 1 52, 88 Bonnet M. 103 Bottin F. 14, 1 7 , 3 3 , 1 96 Bouyges M. 74 Boyer C . B . 69, 165 Braakhuis H.A.G . 72 Braeckman W. 7 1 Brams J. 8 Braver J.c. 6 1 Brechillet Jourdain C . M . G . 60 Bregola G. 63 Brehm E. 7 1 Brewer J . S . 4 9 , 5 5 , 77 Bridges J.H. 56, 60, 77, 1 8 1 Brind'Amour L. 7 3 Brophy L. 63

244

SOMMARI

Brousseau-Beuermann C. Browne R. 58 Brumbaugh R . S . 60 BruneI Ph. 87 Brusadelli M.R. 60, 63 Burke R.B. 58 Burns R.I. 63 Busard H.L.L. 60

72

Callistene 201 Callus D.A. 63 Calogierà A. 60 Caputo C. 73 Carlo d'Angiò, re delle due Sicilie 7 Carmody F.J. 175 Caroti S . 2 1 5 Carton R. 6 0 , 63, 6 6 , 69 Cavallo G . 187 Cenci C . 61 Cesare, Caio Giulio 220 Chambers E . 14 Charles E. A . 5 9 Charles J. 6 9 Cicerone, Marco Tullio 4 4 , 103 , 1 15 , 181 Clagett M. 120 Clark ]. R. 74 Clement A. 7 1 Clemente IV, papa 49-50, 8 8 Coelestinus Claudius 5 7 Cohn N . 36 Colli G. 189 Combachius Johannes 56 Coppa G. 199 Corominas J. 45 Costantino l'Africano 209 Costanzi E . 61 Cousin V. 59 Creutz R . 209 Crisciani C . 7 1 Crivelli E . 196 Crombie A. C. 63 Crowley Th. 5 1 , 63, 74 d'Alverny M.-Th. 22 Damigéron-Evax 227 DanieI E . R. 74 Dante Alighieri 41, 98, 1 10, 1 1 6 D'Avezac M . 2 1 7-2 18 Davis H . W . C . 75 Davis T.L. 5 8 , 69, 7 1 Dawson C . 6 3 De Angelis V. 126 de Libera A. 16, 1 9 , 56, 72-73, 1 3 9 d e Nascimento C. A. 7 0 d e Rijk L . M . 7 2 D e Vaux R. 7 4

Dee John 56 DeIorme F. 55-56, 61 Democrito 1 19 Dindemo 14, 86-87 Dindorf G . 229 Dionigi Areopagita 2 1 Dioscoride 180 Domenico di Guzman, s. Doring A. 74 Drecker ].D. 222 Duhem P. 57, 6 1 , 69

37

Easton S . C . 43, 61 Ebbesen S . 72 Eckhardt C . D . 122 Edwards P. 66 Emden A.B. 6 1 Enrico III, r e d'Inghilterra 4 4 , 4 9 Epstein W. 6 8 Erbetta M. 103 Eriugena v . Giovanni Scoto Eriugena Ermanno di Carinzia 7-8, 45 Esiodo 186 Etico Istrio 2 1 7-2 1 8 , 229 Euclide 22, 220 Federici Vescovini G . 2 1 5 FeeIy J.M. 7 1 Féret P. 5 9 Ferguson J. 230 Ferrari M. 2 1 8 Fisher N . W . 6 8 Flavio Giuseppe 229 Fleming D . 63 Fliigel E . 73 Foffano T. 2 1 8 Foley V. 7 1 , 235 Forster E . 74 Francesco d'Assisi, s. 37 Frankowska M. 63, 68 Frasso G. 2 1 8 Fredborg K . M . 5 6 , 72 Frobes J. 69 Frost W. 69 Galeno Claudio 180, 187, 2 1 3 , 226, 236 Galilei Galileo 3 0 Garin E . 86, 2 1 7 Gary G . 92 Gasquet F.A. 50, 5 7 , 73, 77 Gassendi Pierre 3 3 Gellio, Aulo 1 9 9 , 2 2 7 Georgov I . A. 7 4 Gerardo d a Cremona 7 , 2 2 Giles ] . A . 122 Gillispie Ch.C . 63

SOMMARI

Gilson E . 64, 66, 1 10 Gioacchino da Fiore 36-37 Giordano Nemorario 120 Giovanni di ]oinville 222 Giovanni di Tilbury 230 Giovanni di Wales 201 Giovanni Duns Scoto 3 1 Giovanni Pecham 168 Giovanni Sacrobosco 149, 1 66- 167 Giovanni Scoto Eriugena 2 1 Giovanni Serapione 85 Girard de Tournus ]. 58 Girolamo d'Ascoli v . Nicola IV, papa Girolamo, s. 99, 126, 2 1 7 Glatigny M . 72 Goffredo di Monmouth 122 Gogava A. 57 Gordon ]ones H . 60 Gormley C . M . 2 1 1 Grant E . 64-65 Gregorienko A.1. 64 Grignaschi M. 7 1 , 192 Grossatesta v. Roberto Grossatesta Grubb Kent R. 6 1 Grundmann H . 3 3 Guareschi I . 6 8 Guglielmino S. 8 5 Guglielmo d i Auvergne 4 4 Guglielmo d i Bonecor 4 9 Guglielmo d i Moerbeke 8 Guglielmo di Ockham 1 7 , 3 1 Guglielmo di Shyreswood 8 Guido Fulcodi v. Clemente IV Guidubaldi E. 64 Guinach K. 6 1 Gunderson L.L. 92 Hackett ].M. 9 , 64, 74-75, 7 7 , 1 10 Haden ] .C. 68 Hahn N.L. 142 Hatfield G.O. 68 Hauréau B. 5 9 Heck E . 66 Heiberg ].L. 1 13 Hellmann G. 1 7 4 Herran C . M . 6 4 Heuse C . 86 Hilka A. 87, 2 1 8 Hime H.W. 7 1 Hirsch S.A. 5 6 , 5 9 , 73 Hissette R. 2 1 5 Hochberg H . 6 8 , 7 4 Hoever H. 5 9 Hoffmans H . 64 Holmyard E .]. 196, 230 Homson S . H . 5 7 Horton M. 64

Hosius C. 85 Huber M. 75 Huber-Legnani M. Hudry F. 22 Hutton E. 61

245

68

Ingram ] . K. 5 7 Ippocrate 226 Isaac Israelita 2 1 5 Ishaq ibn l Iunain 2 1 2 Isidoro di Siviglia 1 26 ]ackson B . D . 1 6 Jakob, « maestro d ' U ngheri a » 3 5 -36, 47 ]ammy P . 1 ') '5 Jean de Meullg '5 l! ]ebb S. 57 Joinville v.