La rivoluzione russa in Ucraina. Marzo 1917-Aprile 1918

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Nestor Makhno LA RIVOLUZIONE RUSSA IN UCRAINA (Marzo 1917 - Aprile 1918)

Collana “La Rivolta” -

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Titolo originale : La Révolution Russe en Ukraine (Mars 1917 - A vril 1918)

Ed. “ La Brochure Mensuelle”, Paris, 1927. Prima Edizione italiana, Agosto 1971, Edizioni “ La Fiaccola” — Ragusa Traduzione di Luciano Ferraresi

In p rim a di c o p e rtin a N e s to r M ak h n o fo to g ra fa to n e l su o q u ar­ tie r g enerale a G uliai-Polé. I n q u a rta d i c o p e rtin a la b a n d ie ra degli an a rc h ic i u c ra in i fa d a sfo n d o alla le tte r a d i L en in .

Richieste, pagamenti e contributi a mezzo C.C.P. n. 11112976 intestato a: Franco Leggio Via S. Francesco 238 — 97100 Ragusa Stampato con i tipi della Alfa Grafica Sgroi Via S. Maria della Catena 87, Catania — Tel. (095) 457576 Gennaio 1988

AL POSTO DELLA PREFAZIONE...

Si dovrebbe scnvere molto a lungo su queste memo­ rie-azione-fatti di Nestor Makhno: il coraggio, le sue capacità nel forzare — coi contadini e gli sfruttati — la Storia, il momento, la quotidianità. Tutte “cose” da leggenda. E da “ sconfitta”. Ma ci sono sconfitte più bel­ le, luminose, vitali di qualsiasi “ vittoria”. Malatesta, T anarchico Errico Malatesta: “se per vincere dovremmo alzare le forche preferiremmo perdere sempre"! E tante volte, lungo la Storia dell'uomo, degli sfruttati, la “scon­ fitta '’ è stata il segno della vittoria più dolorosa ma pro­ fonda: poiché ha proiettato l ’anelito alla libertà, all’u­ guaglianza, alla giustizia, alla liberazione globale, all’av­ venire. Sì, se ne dovrebbe scrivere a lungo di Makhno e del­ la makhnovicina. Anche criticamente. Noi non lo pos­ siamo, ce ne mancano la conoscenza e le capacità. La­ sciamo ad Altri, che posseggono conoscenze e capacità, questo compito davvero stimolante. No, non è “delega­ re”; semmai può essere provocare, sfidare, mettere alla prova. Noi vogliamo molto modestamente riportare, ammesso che ci riusciremo, ai tempi d ’oggi, tematiche e prassi e problematiche che pur sono dentro alla Storia, all’azione della makhnovicina che, però, un fatto gran­ de e luminoso ha evidenziato, questo: che il rapporto e la saldatura anarchismo movimento di massa è possibi­ li

le, anzi naturale. Diversamente, o si svolazza tra la nu­ volaglia dell'astrazione, o si sprofonda nel merdaio del godereccio privato o di gruppo. Ecco, se ci decidiamo alla ristampa di queste “ memo­ rie” di Makhno, non è solo perché esaurita la prima edizione italiana si sono susseguite le richieste, ma, soprat­ tutto, perché da queste “memorie"emerge chiaro, con moltissime altre cose, il FATTO (e non la chiacchiera, il bla-bla, anche se dottissime) INSURREZIONALE: co­ me si prepara, come viene propagandato, come viene in­ serito nel contesto sociale, e come lo si rende credibile e fattibile alla “ gente”, alle “ masse”, a tutti gli sfruttati e oppressi. E anche come lo si deve rapportare con le forze, i movimenti e le astuzie che il nemico scaraventa in campo. Da queste pagine sulla “Rivoluzione Russa in Ucrai­ na”, questi ed altri elementi pregnanti propri del FAT­ TO INSURREZIONALE della makhnovicina, emergo­ no non dalle righe battute sui tasti di una infaticabile macchina da scrivere, non dal desiderio tutto tardo-goliardico di imporsi fittizziamente come protagonista ma­ gari scrivendo... romanzi in perfetto... aramaico! Bensì, dall'impegno assiduo e coraggioso, dalla conoscenza dei problemi e degli obiettivi, del territorio e dei soggetti: e dal rapporto serio e corretto, chiaro e credibile che Ma­ khno e i Makhnovisti — uomini e donne, anarchici e ri­ voluzionari — seppere costruire giorno dopo giorno, fatto dopo fatto, attatto dopo attacco, con i diretti in­ teressati — gli sfruttati e oppressi — alla distruzione del Potere dello zarismo “onnipotente e onnipresente”, e della cricca — religiosa, militare, economica, politica, culturale, etc. —che ne faceva la forza e ne imponeva il dominio. E poi, e non è di minor importanza, il raffron­ ti

tarsi e scontrarsi, oltretutto fisicamente, con l'emergen­ te autoritarismo dei bolscevichi di Lenin e Trotsky anch 'essi in armi. Gorbaciov e tutti coloro che gli scodinzolano attor­ no sono arrivati 70 anni dopo. E con la volontà di riso­ spingere indietro un Movimento che invece vuole spin­ gersi quanto più avanti, verso la società dei liberi e eguali, senza frontiere e senza Stato, senza esercito e senza bombe atomiche, per la libertà, l'uguaglianza, la giustizia, la fratellanza e la gioia di vivere. Noi, anarchi­ ci e rivoluzionari, sfruttati e oppressi di oggi 1988, ab­ biamo molto da imparare dal fatto insurrezionale ucrai­ no e dalla makhnovicina del 1917/18, magari integran­ dolo e correggendolo con delle riflessioni critiche, e rap­ portandolo alla situazione, ai contesti, alle conoscenze, e ai soggetti di oggi. A parte queste rapide annotazioni che ci sono parse essenziali, rimane il gran merito del testo, nella sua ve­ ste letteraria di cui buona parte va al compagno Ferra­ resi che lo ha tradotto dal francese, e a quei compagni francesi che lo raccolsero direttamente dalla viva voce del compagno Nestor Makhno.

Dedico questo libro alla memoria dei miei Amici, i com­ pagni: Pietro Gravilenko, Alessandro Kalachnikoff, Mosé Kalinitchenko, Simone Kartnik, Filippo Krate, Isidoro (Pietro) Liuty, Alessio Martchenko, Sawa Makhno, Andrea Sémenota, Gabriele Tro'ian, Stefano Chepel, Boris Veretelnik, H. Gorélik, Luca Pantcheuko, Abramo Schneider e altri, che hanno lottato con me per organizzare i lavoratori rivoluzionari ucraini a realizzare il nostro ideale comune: una società anarchica, comunista libertaria. Tutti hanno trovato la morte, in circostanze diverse, ma perseguendo un unico fine : la realizzazione dell’ideale di libertà, di uguaglianza e di lavoro indipendente. L'Autore

Al momento di far pubblicare questo primo vo­ lume de « La Rivoluzione Russa in Ucraina », credo utili alcune parole di introduzione. Tengo anzitutto a prevenire il lettore dell’assenza di documenti importanti che avrebbero dovuto figu­ rare in questo volume : deliberazioni e proclami del­ l'Unione dei Contadini di Giuliai-Polé, del Soviet dei Deputati contadini e operai e del loro ispiratore, il gruppo anarco-comunista contadino di Guliai-Polé. Il gruppo anarco-comunista si è adoperato, con una costanza ammirevole, a riunire sotto la sua ban­ diera i contadini e gli operai della regione di GuliaiPolé. Sempre all’avanguardia, li ha guidati spiegando loro il senso e la portata degli avvenimenti che si svolgevano ed esponendo loro i fini dei lavoratori in generale e quelli degli anarco-comunisti, più vicini alla mentalità contadina, in particolare. Mi dispiace, inoltre, di non essere in possesso del­ le fotografie del gruppo anarco-comunista di GuliaiPolé che, assieme a delle brevi notizie biografiche, mi sarebbe piaciuto veder occupare il primo posto fra i documenti relativi alla Rivoluzione Russa in Ucraina, al movimento Maknovista nato da questa rivoluzione, ai principi che hanno guidato questo movimento, alle azioni, infine, che ne furono la conseguenza. Avrei sinceramente desiderato inserire in queste pagine i ritratti di questi rivoluzionari sconosciuti, sorti dal cuore del popolo ucraino e che, col mio inci­ tamento e guidati da me, riuscirono a creare fra i lavoratori ucraini questo movimento rivoluzionario,

vasto e potente, in testa al quale sventolavano le ban­ diere nere makhnoviste. Sfortunatamente, fino ad ora non ho potuto pro­ curarmi questi documenti che pubblicherò, appena ne avrò la possibilità, per sottoporli ai lavoratori di tutto il mondo, affinché li giudichino. La mia esposizione dei fatti è interamente confor­ me alla verità storica, sia che essa tratti della Rivo­ luzione russa in generale, sia del nostro ruolo in par­ ticolare. Potranno contestarla soltanto quegli « storici » della Rivoluzione russa che non parteciparono agli avvenimenti rivoluzionari dei quali si tratta in queste memorie e che, benché si fossero avvicinati alla Ri­ voluzione, non riuscirono ad affermarsi presso i rivo­ luzionari dei paesi stranieri come persone che cono­ scono a fondo e in tutti i particolari la grande Rivolu­ zione russa. Sapremo sempre confutare queste critiche, perché esse mancano di fondatezza e questi « esperti » per­ ché non sanno di cosa parlano, né contro cosa gri­ dano... Il mio solo rammarico è che queste memorie non vedano la luce in Ucraina e non vengano pub­ blicate né in russo, né in ucraino. La colpa è delle circostanze ed io non posso nulla contro di esse. l ’Autore

P.S. - Desidero esprimere la mia sincera e profonda riconoscenza al compagno francese E.W. il cui aiuto fraterno e inestimabile mi ha permesso di estrarre le pagine seguenti dai miei appunti e di pubblicarle. N. M.

PARTE PRIMA

Nestor Makhno

La rivoluzione del febbraio 1917 ha aperto larga­ mente le p o rte delle prigioni politiche russe. Gli operai e i contadini, discesi in arm i nella strada, chi in tu ta blu, chi im bacuccato in un cappot­ to grigio da soldato, hanno certam ente contribuito in gran parte a questo risultato. Fin dall’inizio, questi lavoratori rivoluzionari do­ vettero tener testa ai socialisti-statalisti che, d ’ac­ cordo con la borghesia liberale, avevano già form ato un Governo « rivoluzionario » Provvisorio e tentava­ no di m antenere il m ovimento rivoluzionario nella via che esso gli aveva tracciata. I lavoratori pretesero allora l’am nistia im m ediata, questa prim a conquista delle rivoluzioni. E il socia­ lista rivoluzionario A. Kerensky, m inistro della giu­ stizia, si inchinò di fronte alla loro volontà. In pochi giorni, tu tti i detenuti politici furono li­ berati e ripresero la loro propaganda attiva fra i la­ voratori delle città e delle campagne, propaganda già intrapresa clandestinam ente nell’atm osfera intollera­ bile del regime zarista. C ontem poraneam ente agli altri detenuti politici, che il governo dello zar e dei « pom echtchiki »(1) aveva m urato nelle segrete um ide sperando di pri­ vare così la famiglia dei lavoratori dei suoi compo­ nenti più avanzati e uccidere ogni velleità di denun­ cia delle iniquità del regime, fu resa anche a me la libertà. Condannato alla detenzione perpetua, incatenato, spesso m alato, o tto anni e mezzo di reclusione non avevano p er nulla scossa la mia fede nella causa anarchica. Sem pre convinto della vittoria finale del libero (1) P ro p rie ta ri fondiari.

lavoro, dell'uguaglianza e della solidarietà sulla schia­ vitù creata dallo S tato e dal Capitale, uscii dalla Butyrki (2) il 2 m arzo 1917 e mi rimisi al lavoro due giorni dopo, nella stessa Mosca, nel gruppo anarchico Lefortovo. Non avevo però dim enticato il nostro gruppo anarco-com unista di Guliai-Polé, creato dieci o do­ dici anni prim a e che, stando ai miei com pagni, con­ tinuava ad essere attivo, m algrado la perdita di nu­ merosi m ilitanti d ’avanguardia. Ero vivam ente preoccupato p er l’insufficienza del­ la mia educazione teorica e per la mia ignoranza dei dati concreti che m i avrebbero perm esso di risolvere dal punto di vista anarchico i problem i sociali e po­ litici. Sapevo, naturalm ente, che ciò nelle file anarchi­ che accadeva nove volte su dieci e questo triste stato di cose era dovuto alla mancanza, presso di noi, di ogni organizzazione ed anche di scuole anarchiche. Tuttavia, non sentivo meno questa lacuna e non cessavo di soffrirne. Solo la speranza che questo stato di cose non sarebbe d urato mi consolava e mi ridava coraggio; in realtà, ero ferm am ente convinto che il lavoro alla luce del sole, in seno ad un m ovim ento rivoluzionario intenso, avrebbe dim ostrato con evi­ denza agli anarchici la necesità di creare u n ’organiz­ zazione potente, capace di richiam are alla lotta tu tte le forze anarchiche e di organizzare un m ovimento d ’insieme coerente e cosciente del fine da raggiun­ gere. Questo era l'avvenire che mi facevano intrave­ dere gli im m ensi progressi della Rivoluzione russa. Nel mio pensiero, infatti, l’azione anarchica nei periodi rivoluzionari era legata indissolubilm ente a quella della m assa dei lavoratori, essendo questa m assa più strettam ente interessata al trionfo della verità e della libertà, alla vittoria di un nuovo regi­ me sociale e all’organizzazione nuova della società umana. Intravedevo lo sviluppo potente del m ovimento

(2) Prigione c en trale di Mosca.

anarchico e la sua influenza sul risu ltato finale della rivoluzione. Questa idea m i era particolarm ente cara. Forte di questa convinzione, appena tre settim ane dopo la m ia liberazione, mi recai a Guliai-Polé, dove ero nato, dove ero vissuto, dove avevo lasciate tante persone care, tante cose am ate e dove, lo sentivo be­ ne, avrei potuto agire utilm ente in mezzo alla grande famiglia dei contadini in seno alla quale si era for­ m ato il nostro gruppo. P u r avendo perd u to due terzi dei suoi m em bri sul patibolo, nelle pianure ghiacciate della Siberia o nell’esilio all'estero, questo gruppo non restava tuttavia m eno vivo. Il suo nucleo ini­ ziale era quasi com pletam ente scom parso, m a aveva fatto p enetrare profondam ente le sue idee fra i con­ tadini, m olto oltre i confini di Guliai-Polé. Una gran forza di volontà ed u n a conoscenza approfondità di ciò che gli anarchici vogliono raggiun­ gere sono necessarie p er decidere ciò che è possibile ottenere da una rivoluzione anche politica. E ra da qui, da Guliai-Polé che sarebbe uscita dal seno delle masse dei lavoratori, quella forza rivolu­ zionaria form idabile sulla quale, secondo Bakunin, K ropotkin ed altri, deve appoggiarsi l ’anarchism o ri­ voluzionario e che avrebbe indicato il mezzo di finir­ la col vecchio regime di servitù e di crearne uno nuo­ vo in cui la schiavitù non sarebbe esistita e in cui non vi sarebbe stato posto p er l'autorità. La libertà, l’uguaglianza e la solidarietà sarebbero state, allora, i principi che avrebbero guidato gli uom ini e le società um ane nella loro vita e nella loro lotta p er una maggiore felicità e prosperità. Q uest’idea non mi aveva abbandonato p er tu tto il mio soggiorno in carcere ed è con essa che rientrai a Guliai-Polé.

PRESA DI CONTATTO COI COMPAGNI E PRIMI ESPERIM ENTI ORGANIZZATIVI DI UNA AZIONE RIVOLUZIONARIA Al mio rientro a Guliai-Polé, incontrai dei vecchi compagni del gruppo e appresi da loro che un gran num ero m ancava a ll’appello. Quelli che vennero a trovarm i erano : Andrea Se­ menota (fratello di Sacha e Procopio Sem enota), Mosé Kalinitchenko, Filippo K rate, Sawa M akhno, i fra­ telli Procopio e Gregorio Charovski, Paolo K oroste­ lev, Leone Schneider, Paolo Socruta, Isidoro Lotty, Alessio M artchenko e Paolo Hundai (Korostelev). Alcuni giovani che non facevano parte del gruppo che da due o tre anni, si erano aggiunti ai vecchi ; io non li conoscevo. Essi leggevano le opere anarchiche e, con una macchina copialettere ; stam pavano dei proclam i che diffondevano intorno a loro. E quanti contadini e operai sim patizzanti con l’i­ deale anarchico vennero a trovarm i insiem e a loro ! Non ne potevo, è vero, tener conto nei piani che facevo per il futuro. Avevo com unque davanti a me i miei amici contadini, questi anarchici ignorati, va­ lenti com battenti che non sapevano né m entire, né ingannare. Essi erano delle autentiche n ature conta­ dine : era diffìcile convincerli, ma, una volta convinti, una volta che avevano scelto l ’idea e l’avevano veri­ ficata col proprio ragionam ento, esaltavano questo nuovo ideale ovunque e ad ogni occasione. A dire il vero, vedendo davanti a m e questi amici,

frem etti di soddisfazione, provai u n ’emozione così viva che progettai di condurre, fin dal m attino suc­ cessivo, u n ’attiva propaganda in tu tta la regione di Guliai-Polé p er cacciare il Com itato com unale (unità am m inistrativa del Governo di Coalizione), disper­ dere la milizia, im pedire la form azione di qualsiasi nuovo Comitato. Decisi di passare senza indugi all’a­ zione anarchica. Tuttavia, verso il m attino del 25 marzo, quando furono p artiti tu tti i contadini e le contadine venuti dalla vigilia p er vedere il « resuscitato dai m orti », co­ me dicevano loro, noi tu tti, i m em bri del gruppo, im­ provvisam m o una riunione nel corso della quale, per la verità, non mi m ostrai così ardente : il progetto di condurre una propaganda attiva fra i contadini e gli operai, di cacciare il Com itato comunale, non occu­ pava un posto particolarm ente im portante nella mia esposizione. I compagni furono sorpresi di udirm i insistere sulla necessità, p er il nostro gruppo, di studiare più da vicino la condizione attuale del movim ento anar­ chico in Russia. II frazionam ento dei gruppi anarchici che esiste­ vano prim a della Rivoluzione non mi soddisfaceva. « Una tattica non b asata sul coordinam ento è con« dannata ad u n ’esistenza sterile. — dissi — Essa è « im potente a unire le forze dei lavoratori all’entu« siasmo delle grandi m asse rivoluzionarie al mo« m ento degli atti d istru tto ri della rivoluzione. « In queste condizioni, gli anarchici fautori di un « tale genere di azione, devono, o separarsi dagli av« venim enti e im m obilizzarsi nella propaganda set« taria dei gruppi, oppure trascinarsi in coda agli « avvenimenti, non assum endo che ruoli secondari e « lavorando così a profitto dei loro avversari politici. « Quindi, per poter sopprim ere le istituzioni governa« tive, p er abolire, nella n o stra regione, ogni d iritto « di prop rietà privata sulle terre, le fabbriche, le of« ficine ed altre imprese, p u r tenendo conto del mo« vim ento anarchico nelle città, dobbiam o avvicinarci « alle m asse contadine p er assicurarci della costanza « del loro entusiasm o rivoluzionario, da un lato, e per

« sentire, dall’altro, che siamo con loro, immutabil« mente devoti alle idee che esponiam o loro negli « ”skhods” (l) e nelle adunanze. « È questa, compagni, una di quelle questioni di « tattica che sarem o chiam ati a studiare in un pros. « simo futuro. Andremo ad approfondirla in tu tti i « dettagli, perché dalla soluzione di questa questione « dipenderà la scelta della tattica da adottare p er la « nostra attività. « Questo fatto è p er noi tanto più im portante in « quanto il nostro gruppo è il solo che sia restato, « p er undici anni, in contatto con la m assa contadina. « Per quanto ne so io, non esiste altro gruppo nelle « vicinanze. I gruppi anarchici delle nostre città, « Alexandrovsk e Ekaterinoslav, non contano che po« chi sopravvissuti e, d ’altra parte, si ignora comple« tam ente dove questi si trovino attualm ente ; alcuni « sarebbero a Mosca, senza che si sappia quando ri. « torneranno, altri sarebbero em igrati in Francia, in « Svizzera o in America e non se ne sente più parlare. « Non possiam o, dunque, che contare su noi stessi. « Per poco am pie che siano le nostre conoscenze del« la d o ttrin a anarchica, dobbiam o ricavare da esse « un piano per l'azione da intraprendere fra i conta« dini di Guliai-Polé e della regione. « Dobbiamo, senza indugi, com inciare ad organiz« zare l’Unione dei Contadini e m ettere alla testa di « questa Unione un contadino del nostro gruppo. « Questo fatto ha una duplice im portanza : per « mezzo di lui im pedirem o all’elem ento ostile al no« stro ideale politico di inserirvisi, potrem o inoltre « tenere costantem ente al corrente l’Unione, degli av« venim enti e giungere così a realizzare u n ’intesa « com pleta fra il nostro gruppo e l’Unione dei Conta« dini. Essi potranno così affrontare la questione del« la riform a agraria e dichiarare la te rra p roprietà « collettiva e ciò senza attendere che questo proble« ma, capitale p er loro, sia risolto dal Governo ”rivo« luzionario” ».

(1) R iunione di tu tti i m em bri di un com une.

I compagni si m ostrarono contenti di ciò che ave­ vano udito. Tuttavia, non approvarono il mio m odo di affrontare la questione. II com pagno K alinitchenko condannò severamen­ te il m io punto di vista, pretendendo che, nel corso dell’attuale Rivoluzione, il nostro ruolo di anarchici dovesse lim itarsi alla propaganda delle nostre idee, tanto più che, essendo attualm ente aperto largam en­ te il nostro cam po di azione, avrem m o dovuto appro­ fittarne unicam ente p er fa r com prendere ai lavora­ tori il nostro ideale, senza cercare di entrare nelle loro organizzazioni. « I contadini vedranno così — egli diceva — che « non cerchiam o di so ttom etterli alla n ostra influen« za, m a che cerchiam o sem plicem ente di fa r loro « com prendere le n ostre idee affinché, ispirandosi ai « nostri m etodi e ai nostri mezzi di azione, essi co« struiscano, in com pleta indipendenza, una nuova « vita ». È con queste considerazioni che term inò la n ostra discussione, perché erano le sette del m attino e, ver­ so le dieci, desideravo recarm i alla riunione-skhod degli operai e dei contadini, dove doveva essere letto, dal presidente del Com itato com unale, Prussinski, il proclam a del com m issario del d istretto che spiegava come bisognava interp retare il cam biam ento di regi­ me sopravvenuto in seguito alla Rivoluzione. Decidemmo sem plicem ente che c’era tem po per sottoporre la mia relazione ad una analisi e ad una discussione più dettagliate e ci separam m o ; alcuni compagni se ne ritornarono a casa, gli altri restarono p er recarsi, assieme a me, alla riunione-skhod. Alle dieci del m attino ero, con alcuni compagni, sulla piazza del M ercato; guardai la piazza, le case, le scuole. E ntrai in una di queste ultim e e vi incontrai il direttore. Parlam m o a lungo dei program m i di insegnam en­ to, questione che, lo confesso, ignoravo compietamente. Appresi che il catechism o faceva parte del pro­ gram m a ed era difeso energicam ente dai p reti orto­

dossi e da una p arte dei fam igliari. Ne fui indignato, cosa che non mi impedì di iscriverm i, qualche tempo dopo, come m em bro, alla Società degli Amici dell’Insegnam ento, società che sovvenzionava le scuole. Mi dicevo, infatti, che prendendo p arte attiva ai lavori di questa società, sarei giunto a scuotere le basi religiose dell’insegnam ento. Non arrivai che verso mezzogiorno alla riunioneskhod, poco dopo il discorso del sottotenente Prussinski, presidente del C om itato comunale. (C’era al­ lora a Guliai-Polé l'ottavo reggimento serbo, con un distaccam ento di m itraglieri russi : 12 m itraglieri, 144 uom ini e 4 ufficiali). Al tem po dell’organizzazione del C om itato comu­ nale, certuni di questi ufficiali furono invitati a pren­ dervi parte. Uno di loro, il sottotenente Prussinski, fu eletto presidente del Comitato, un altro, il tenente Kudinov, capo della milizia. Da questi due ufficiali dipendeva dunque l’ordine pubblico a Guliai-Polé. Term inando il suo discorso, il presidente del Co­ m itato m i invitò a prendere, a m ia volta, la parola per appoggiare le sue conclusioni. Declinai la p roposta e presi la parola su un altro argom ento. Nel mio discorso dim ostrai ai contadini che era inconcepibile che in una Guliai-Polé rivoluzionaria esistesse un C om itato com unale presieduto da gente estranea al com une e alla quale, p ertanto, non si po­ teva chiedere alcun conto delle loro azioni. E proposi di designare subito q u attro rappresentanti p er « sotnia » (Guliai-Polé com prendeva sette rioni chiam ati « sotnia ») p er studiare questa questione e m olte al­ tre. I m aestri elem entari appoggiarono im m ediata­ m ente la m ia proposta. Il d irettore della scuola mise quest’ultim a a disposizione della n o stra riunione. Si decise che ogni « sotnia » avrebbe eletto i suoi rap­ presentanti e si fissò il giorno della riunione. Fu così che al mio ritorno dal carcere ripresi con­ tatto con la vita attiva. Poco dopo, fui invitato dai m aestri alla loro riunione privata. Facemmo, anzitutto, più am pia conoscenza. Uno

di loro era socialista rivoluzionario, gli altri, una quindicina in tutto, non appartenevano, p er lo più, ad alcun partito. Affrontammo poi una serie di questioni in rap­ porto all’inazione dei m aestri che ardevano di pren­ dere una p arte attiva alla vita pubblica e cercavano la via da seguire. Decidemmo di agire d ’accordo e di costituire, nel­ l’interesse dei contadini e degli operai, un nuovo Co­ m itato al posto di quello, com posto da ufficiali e « Kulaki » (1), eletto non da tu tti i contadini, m a sol­ tanto dai più ricchi di loro. Poi mi recai alla riunione del nostro gruppo dove furono discussi la m ia relazione e la sua confutazione da parte del com pagno Kalinitchenko. In seguito a questa discussione, fu deciso che al­ l’indom ani si sarebbe iniziata u n a propaganda m eto­ dica fra i contadini e gli operai delle fabbriche e delle officine. Non essendo ancora organizzati, gli operai e i con­ tadini non potevano m ettere in cam po u n ’« Unità territoriale » di tipo anarchico capace di lottare con successo contro il Com itato comunale ed erano co­ stretti, p er am ore o p er forza, a raccogliersi intorno a quest’ultimo. E ra dunque urgente procedere a nuove elezioni di questo Com itato. Occorreva, inoltre, condurre una intensa propaganda a favore dell’organizzazione di un’Unione dei Contadini e fare noi stessi p arte di quest’unione p er esercitarvi u n ’influenza e indurla così a non fidarsi del Com itato com unale, ispirato dal Governo di Coalizione, e a stabilire un controllo del­ l’Unione dei Contadini su questo Comitato. « Io vedo in ciò — dissi ai compagni — la nega« zione dei d iritti del Governo di Coalizione e del « principio stesso dei suoi Com itati comunali. « Inoltre, se la n o stra azione in questo senso sarà « coronata da successo, porterem o i contadini e gli « operai a com prendere questa verità, che loro soli, « coscienti del proprio ruolo rivoluzionario, possono (1) C ontadini ricchi che sfru ttav an o gli altri contadini.

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« incarnare fedelm ente l’idea dell’autonom ia senza la « tutela dei p a rtiti politici o del Governo. « Per noi anarchici è il m om ento di affrontare in « pratica, sebbene con m olte difficoltà, ma, forse, con « discrete carte, la soluzione di tu tta una serie di « questioni di attu alità e future, alle quali, in un mo« do o nell’altro, è legata la realizzazione del nostro « ideale. « Lasciar sfuggire questo m om ento sarebbe un er« rore im perdonabile p er il nostro gruppo che si se« parerebbe così dalla m assa dei lavoratori. Ed è que. « sto ciò che dobbiam o tem ere di più, perché sepa« rarci dai lavoratori in un simile m om ento equivar« rebbe a scom parire dalla lotta rivoluzionaria e forse « anche, in certi casi, cosa che sarebbe anche peg« giore, ad obbligare i lavoratori ad abbandonare le « nostre idee alle quali essi vengono e verranno sem« pre più se noi restiam o fra loro, se noi m arciam o « con loro, verso la lotta e la m orte, o verso la vitto« ria e la felicità ». I com pagni dissero ridendo con sarcasm o : « Amico, tu ti allontani dalla tattica anarchica. « Avremmo gradito udire la voce del nostro movi« mento, come tu stesso ci invitavi al m om ento del « nostro prim o incontro ». « È esatto ; noi dobbiam o ascoltare questa voce « e l’ascolterem o, se soltanto il m ovim ento ci fosse. « Ma io non lo vedo ancora. E perciò, so che occorre « m etterci al lavoro senza tardare. Io vi ho proposto « un piano d ’azione. Voi l’avete accettato. Che ci re« sta dunque da fare se non m etterci al lavoro? ». Così, delle settim ane intere trascorsero in discus­ sioni sterili. Tuttavia, ognuno di noi, seguendo la decisione presa, aveva già com inciato a lavorare p er proprio conto, in accordo col piano ad o ttato in comune.

ORGANIZZAZIONE DELL’ UNIONE DEI CONTADINI Verso la m età settim ana i delegati eletti dai con­ tadini si riunirono nei locali della scuola p er discu­ tere la questione dell’elezione di un nuovo Com itato comunale. Noi, con alcuni m aestri, avevamo preparato, per questa riunione, u n rap p o rto che l ’insegnante Korpussenko doveva leggere. Questo rap p o rto era feli­ cemente concepito e ben redatto. I delegati dei contadini, dopo essersi accordati con quelli degli operai delle officine, presentarono una mozione che chiedeva nuove elezioni. Rispondendo al desiderio dei m aestri Lebedev e K orpussenko, aggiunsi a questa mozione alcune pa­ role di introduzione. I delegati rito rn aro n o dai loro elettori e studia­ rono con loro d etta mozione e, quando essa fu ac­ cettata, si fissò la d ata delle elezioni. D urante questo tem po, i m em bri del nostro grup­ po avevano p rep arato i contadini all’organizzazione dell’Unione dei Contadini. A questo punto, giunse il compagno Krylov-Martynov, delegato del C om itato regionale dell’unione dei Contadini del p a rtito socialista rivoluzionario, con l’intento di organizzare a Guliai-Polé un Comitato dell’Unione dei Contadini. Vecchio detenuto, p u re lui, Krylov-Martynov s'in­ teressò alla mia vita, venne a casa m ia e, prendendo

il té, parlam m o a lungo. Egli finì per trascorrere la notte sotto il m io tetto. Dom andai nel frattem po ai m em bri del nostro gruppo di p reparare i contadini ad una riunioneskhod in cui si sarebbero stabilite le basi dell’orga­ nizzazione dell’Unione dei Contadini. Krylov-Martynov era un buon oratore. Dipinse ai contadini un quadro attraen te della lo tta fu tu ra dei socialisti rivoluzionari p er la consegna senza inden­ nità delle terre ai contadini, lo tta che avrebbe do­ vuto aver luogo all’Assemblea C ostituente di cui si attendeva l’im m inente convocazione. Essendo indispensabile p e r questa lo tta l’appog­ gio dei contadini, egli li invitò a riunirsi in u n ’Unio­ ne dei Contadini e a sostenere il p artito socialista rivoluzionario. Questo discorso servì da pretesto, a me e a m olti altri m em bri del nostro gruppo di contadini anar­ chici, p er esporre il nostro punto di vista. Ecco ciò che dissi loro: « Noi anarchici, siamo d ’accordo coi socialisti ri« voluzionari p er quanto riguarda la necessità p er i « contadini di organizzarsi in u n ’Unione dei Conta« dini, m a non lo siamo p er servire da sostegno al « p artito socialista rivoluzionario nella sua fu tu ra « lotta o rato ria contro i socialdem ocratici ed i Ca« detti (1) in seno alla fu tu ra C ostituente (quand’an« che venisse convocata!). « Secondo il nostro punto di vista anarchico ri« voluzionario, l’organizzazione di u n ’Unione dei Con« tadini è necessaria per perm ettere ai contadini di « im m ettere il massim o delle loro forze vive nella « corrente rivoluzionaria. Essi contribuiranno così ad « allargare i suoi confini, a scavarle un letto più pro« fondo affinchè, sviluppandosi in tu tta libertà, la « Rivoluzione raggiunga tu tta la sua vastità e dia tut« ti i suoi risultati. « Questi risultati, per i lavoratori contadini, sono, « logicamente, sem pre gli stessi: la possibilità p er i « lavoratori delle campagne e delle città — il cui la­ ti) C ostituzionalisti D em ocratici.

« voro di schiavi e il cui asservim ento innaturale del« l’intelligenza servono da piedistallo al Capitale e « a quel brigantaggio organizzato che è lo S tato — « di fare a meno, nella loro vita e nella loro lotta « per la libertà, di ogni tutela dei p a rtiti politici e « delle loro discussioni in seno alla fu tu ra Costi« tuente. « I contadini e gli operai non debbono più occu« parsi dell’Assemblea Costituente. Essa è un nemi« co dei lavoratori dei cam pi e delle città. Sarebbe « veram ente un delitto da p arte dei lavoratori atten« dere dall’Assemblea C ostituente la loro libertà e la « loro felicità. « L’Assemblea Costituente è un gioco d ’azzardo « per tu tti i p a rtiti politici. D om andate dunque a uno « di coloro che frequentano questo genere di covi se « mai qualcuno ne è uscito senza mai esser stato « ingannato. — Mai ! Nessuno ! — « I lavoratori, i contadini e gli operai che vi in« vieranno i loro rappresentanti saranno essi pure « ingannati ! « A ttualm ente i contadini non devono nè pensare « all'Assemblea C ostituente, nè organizzarsi p er so« stenere i p a rtiti politici, ivi com preso il partito « socialista rivoluzionario. « No ! I contadini, come gli operai, devono occu« parsi di questioni m olto più im portanti. « Devono prepararsi al ritorno alla com unità di « tu tte le terre, fabbriche ed officine e, su questa ba« se nuova, costruire u n a vita nuova. « L'Unione dei Contadini di Guliai-Polé, di cui qui « poniam o le basi, dovrà lavorare in tal senso... ». Il nostro atteggiam ento non scoraggiò assolutam ente il delegato socialista rivoluzionario del Comi­ tato regionale dell’Unione dei Contadini. Egli seppe trovarsi d ’accordo con noi. E quel giorno, il 29 m arzo 1917, fu fondata l’Unione dei Con­ tadini di Guliai-Polé. Il Com itato dell’Unione si componeva di ventotto m em bri, tu tti contadini; io fui com preso in que­ sto num ero, nonostante le m ie rip etu te preghiere. In fatti, allora ero m olto occupato a costituire

l’Ufficio del nostro gruppo e a redigere la sua Di­ chiarazione. In risposta alla m ia preghiera i contadini non trovarono di meglio che p orre la m ia candidatura in q u attro rioni e in ognuno fui eletto all’unanim ità. Così fu form ato il Comitato dell’Unione dei Con­ tadini, di cui fui eletto presidente. Si procedette allora all’iscrizione dei m em bri. Nello spazio di q u attro o cinque giorni si iscris­ sero tu tti i contadini, senza eccezione, salvo, n atu ral­ mente, i contadini proprietari. Questi ultim i, difensori della p roprietà fondiaria privata, si separarono dalla m assa dei lavoratori, spe­ rando di form are un gruppo distinto. Non riuscirono però ad attirare con loro che i più ignoranti dei p ropri servi. Essi contavano di reggere fino alla C ostituente e ottenere la vittoria con l’aiuto dei socialdem ocratici (il p artito socialdem ocratico russo difendeva ancora, a quel tempo, il diritto di pro p rietà sulle terre). In verità, i lavoratori contadini non avevano al­ cun bisogno dell’adesione dei contadini proprietari. Essi vedevano in loro dei nemici tradizionali e capivano che sarebbero divenuti inoffensivi solo quando le loro terre fossero state dichiarate p ro­ prietà comune, attraverso u n ’espropriazione forzata. Esprim endo q u est’ultim a idea con una convin­ zione incrollabile, i contadini condannavano antici­ patam ente l’Assemblea Costituente. Così l’Unione dei Contadini di Guliai-Polé era for­ m ata ; m a essa non com prendeva tu tti i contadini del suo comune perchè un certo num ero di m asserie e di frazioni di villaggio non ne faceva parte. Questa circostanza le im pediva di m ettersi al la­ voro con entusiasm o sufficiente p er trascinare con sè gli altri com uni e, con u n ’azione rivoluzionaria or­ ganizzata, riprendere le terre ai ” pom echtchiki ’’ e allo S tato e consegnarle alla com unità dei lavoratori. È per questo che lasciai Guliai-Polé e, col segre­ tario del Com itato dell’Unione dei Contadini, in tra­ presi un giro nei villaggi e nelle frazioni p er crearvi delle Unioni di Contadini.

Al mio ritorno, resi conto al gruppo del lavoro fatto e insistetti sullo spirito rivoluzionario che ave­ vo trovato presso i contadini e che, secondo me, avremmo dovuto sostenere con tu tte le n ostre forze e dirigere con prudenza e fermezza nella via anar­ chica. T utti nel nostro gruppo furono contenti dei ri­ sultati o tten u ti; ognuno mi parlò di ciò che aveva fatto in quest'ordine di idee, dell’im pressione che la nostra intensa propaganda faceva sui contadini, ecc... Il compagno K rate (segretario del gruppo), che mi aveva sostituito d urante il m io giro, ci raccontò della visita a Guliai-Polé dei nuovi istru tto ri venuti da Alexandrovsk, m entre eravam o assenti. Questi istru tto ri avevano pronunciato dei discor­ si a favore della guerra e deH’Assemblea Costituente e avevano tentato di far votare le loro risoluzioni. Ma gli operai e i contadini di Guliai-Polé avevano rifiutato, col pretesto che si trovavano attualm ente in un periodo di organizzazione e che, di conseguen­ za, non potevano accogliere alcuna risoluzione pro­ veniente daH’estem o. T utte queste m anifestazioni di una vita attiva e cosciente ci davano gioia e fiducia e sostenevano il nostro ardore e il nostro desiderio di continuare in­ stancabilm ente la nostra opera rivoluzionaria.

SPOGLIO DEGLI ARCHIVI DELLA POLIZIA Nel frattem po, coloro che erano preposti all’uf­ ficio della milizia di Guliai-Polé, il sottotenente Kudi­ nov ed il suo segretario, il vecchio incrollabile Ca­ detto A. Rambievski, m i invitarono ad aiu tarli nello spoglio degli archivi della polizia di Guliai-Polé. Questi archivi presentavano un interesse tu tto particolare ed io pregai il nostro gruppo di asso­ ciarm i un compagno. Davo una tale im portanza a questo lavoro, che ero disposto ad abbandonare m om entaneam ente ogni altra attività. Alcuni dei miei compagni del gruppo, Kalinitchenko e K rate in particolare, dicevano, p er canzo­ narm i, che aiutavo i capi della milizia. E fu solo dopo una lunga discussione che il com pagno Kalinitchenko convenne che avevo ragione e venne lui stesso con me. Negli archivi trovam m o dei docum enti provanti che degli abitanti di Guliai-Polé avevano spiato i fra­ telli Sem enota ed altri m em bri del nostro gruppo e quanto avevano ricevuto questi cani per i loro ser­ vizi. Scoprimmo, fra le altre cose, che Pietro Charovski, vecchio m em bro del gruppo, era u n agente della polizia segreta alla quale aveva reso num erosi servizi. Comunicai tu tti questi docum enti al nostro grup­ po. S fortunatam ente, tu tte le persone che vi erano nom inate erano state uccise d u ran te la guerra. Restavano soltanto Sopliak e Charovski e i poli-

ziotti O nichtchenko e Bugaev che, fuori dalle ore di servizio, indossavano abiti civili e si insinuavano nei corsi e nei giardini p er spiare tu tti quelli che sem­ bravano loro sospetti. Annotammo i nom i di quelli che erano ancora in vita considerando che non era ancora venuto il m om ento p er giustiziarli. D’altron­ de, tre di loro, Sopliak, Charovski e Bugaev non era­ no a Guliai-Polé : erano scom parsi poco dopo il mio arrivo. Resi pubblico il docum ento che provava la colpe­ volezza di P. Charovski, che aveva consegnati alla polizia Alessandro Sem enota e M arta Pivel. I docum enti che riguardavano i tre colpevoli as­ senti furono custoditi segretam ente. Speram m o che un giorno sarebbero rito rn ati a Guliai-Polé e avrem m o potuto allora a rrestarli senza troppe difficoltà. Quanto al quarto, Nazar Onichtchenko, il Gover­ no di Coalizione lo aveva inviato al fronte, m a era riuscito, poco dopo, ad abbandonarlo e viveva da al­ lora a Guliai-Polé senza m o strarsi alle riunioni comu­ nali, nè alle adunanze. Poco tem po dopo la comunicazione del documen­ to riguardante Pietro Charovski, N azar Onichtchenko mi abbordò nel centro stesso di Guliai-Polé. Egli era lo stesso poliziotto e agente segreto che, durante una perquisizione a casa m ia, aveva perm es­ so che si perquisisse m ia m adre e cbe, quando ella aveva p rotestato, l ’aveva schiaffeggiata. Ora questo cane, venduto corpo ed anim a alla po­ lizia, si precipitò verso di me e, togliendosi il ber­ retto, esclamò tenendom i la m ano : « N estore Ivanovitch ! Salute ! ». La voce, i gesti, la mimica di questo Giuda mi pro­ curarono un disgusto indicibile. Mi misi a trem are d'odio e gli gridai con furore: — Indietro m iserabile, indietro o ti uccido ! — Egli fece un balzo da p arte e divenne bianco co­ me la neve. Inconsciam ente p ortai la m ano alla tasca e af­ ferrai febbrilm ente la rivoltella, chiedendomi se bi­

sognava uccidere questo cane sulla piazza, o se era meglio attendere. La ragione prevalse sul furore e la sete di ven­ detta. Al lim ite delle forze, mi lasciai cadere su una se­ dia, all'ingresso di un negozio vicino. Il negoziante mi si avvicinò, mi salutò e mi fece delle dom ande che fui incapace di com prendere. Mi scusai di avere occupato la sua sedia e lo pre­ gai di lasciarm i in pace. Dieci m inuti dopo, pregai un contadino di aiu­ tarm i a raggiungere il Com itato dell’Unione dei Con­ tadini. Saputo del mio incontro con Onichtchenko, i m em bri del nostro gruppo e quelli del C om itato del­ l’Unione dei Contadini pretesero la pubblicazione del docum ento prob an te che, al tem po stesso che poli­ ziotto (cosa che i contadini sapevano m olto bene, perchè egli ne aveva a rrestati e b astonati un certo num ero), O nichtchenko era anche agente della poli­ zia segreta. T utti i com pagni dom andarono insistentem ente la comunicazione del docum ento p er potere, in seguito, uccidere il colpevole. Io mi opposi energicam ente e pregai i compagni di lasciarlo tranquillo per il m om ento, facendo no­ tare che c e ra n o dei trad ito ri più pericolosi, in p arti­ colare Sopliak che, dai docum enti che avevamo in m ano, risultava uno specialista dello spionaggio. Egli aveva lavorato p er lungo tem po a Guliai-Polé e a Pologui fra gli operai del Deposito e aveva con­ tribuito a spiare il compagno Semenota. Un altro, Bugaev, era pure un p erfetto spione. An­ dava e veniva fra i contadini e gli operai portando, su un vassoio di legno, dei croccanti e dell’acqua di seltz che vendeva loro. Lo si vide so p rattu tto al m om ento in cui il go­ verno dello zar prom ise un prem io di 2000 rubli a chi avrebbe consegnato Alessandro Semenota. Più di una volta Bugaev, travestitosi, era scom­ parso p er delle settim ane intere in com pagnia del com m issario di polizia K aratchentz e di N azar Oni-

c htchenko. A bbandonati i loro posti ufficiali, percor­ revano le periferie di Guliai-Polé o i q u artieri di Alcxandrovsk e di Ekaterinoslav. Il com m issario di polizia K aratchentz fu ucciso dal compagno Alessandro Sem enota al teatro di Gu­ liai-Polé. Bugaev, Sopliak e Charovski erano viventi e si nascondevano da qualche p arte nei dintorni. Ecco perchè non si doveva ancora toccare Nazar Onichtchenko. Bisognava arm arsi di pazienza e fare in m odo di m ettere le m ani sugli altri che, a dire dei contadini, si m ostravano spesso a Guliai-Polé. Sem pre chiedendo ai compagni di non inquietare, per il m om ento, N azar Onichtchenko, dissi loro che era im portante arrestare tu tti questi cani e poi ucci­ derli perchè tali individui erano nocivi a tu tta la co­ m unità umana. « Non ci si può attendere nulla da essi, essendo « il loro delitto, il tradim ento, il più orribile dei de« litti. « Una vera Rivoluzione deve sterm inarli tu tti. U« na società libera e solidale non ha bisogno dei tra« ditori. Essi devono m orire tu tti di p ropria m ano, o « venire uccisi dall’avanguardia rivoluzionaria ». T utti i miei com pagni ed amici rinunciarono per­ ciò, p er il m om ento, a sm ascherare N azar Onicht­ chenko, rinviando a più tardi la sua esecuzione.

NUOVE ELEZIONI DEL COMITATO COMUNALE PROGETTO DI CONTROLLO M entre il nostro gruppo era im pegnato ad adem­ piere alcune form alità e a dividere il lavoro fra i suoi m em bri, num erosi (eravam o già più di ottanta), m a poco energici, e preparava le liste delle pubblica­ zioni anarchiche alle quali il gruppo doveva abbo­ narsi, iniziarono le nuove elezioni del Com itato co­ m unale di Guliai-Polé. La m ia candidatura e quella di un certo num ero di compagni del gruppo furono di nuovo poste dai contadini e fum m o eletti. Alcuni contadini si astennero dal voto, gli altri presero p arte alle elezioni, ma, nella m aggioranza dei casi, non votarono che p er i m em bri del nostro gruppo o p er i nostri partigiani. Malgrado le preghiere dei contadini di andare a rappresentarli al Comitato comunale, dovetti rinun­ ciare, non p er principio, m a perchè ignoravo il com­ portam ento degli anarchici delle città in queste ele­ zioni. Me ne ero inform ato, tram ite il segretario del­ la n o stra Federazione, presso gli anarchici di Mosca, m a non avevo ancora ricevuto alcuna risposta. Rifiutai, d ’altra parte, per una ragione m olto più im portante : la m ia elezione legale al Com itato co­ m unale si sarebbe co ntrapposta a tu tti i miei piani, dal m om ento che era m ia intenzione orientare l’at­ tività del gruppo e dei contadini a dim inuire il po­ tere di questi com itati. Il nostro gruppo aveva approvato i miei piani ed

era per realizzarli che avevo accettato la presidenza del Com itato dell’Unione dei Contadini. Questi piani consistevano nell’unire il più stret­ tam ente possibile, in una com prensione pratica del­ l’opera rivoluzionaria, i lavoratori contadini al no­ stro gruppo e a non lasciare p enetrare i p artiti po­ litici nelle file dei contadini. Bisognava perciò far com prendere a questi ultimi che i p a rtiti politici, p er quanto rivoluzionari fos­ sero al m om ento presente, se fossero giunti a domi­ nare la volontà del popolo, avrebbero ucciso inevi­ tabilm ente ogni iniziativa creatrice nel movimento rivoluzionario. Inoltre, occorreva giungere a m ostrare ai conta­ dini la necessità di prendere sotto il nostro control­ lo, senza perdere un solo giorno, il Com itato comu­ nale (organism o non rivoluzionario e che agiva sot­ to l’egida del governo) al fine di essere sem pre in­ form ati in tem po delle azioni del Governo Provvi­ sorio e di non trovarci, al m om ento decisivo, isolati e senza inform azioni precise sul movim ento rivolu­ zionario delle città. Dovevamo, infine, far com prendere ai contadini che non avevano nessuno su cui contare nel loro com pito più urgente, la conquista della terra e del diritto alla libertà e all’autonom ia, e che dovevano approfittare dell’attuale m om ento rivoluzionario e dell’im barazzo in cui si trovava il governo, a causa della lo tta dei p artiti politici fra loro, p er realizzare, in tu tta la loro ampiezza, le proprie aspirazioni anar­ chiche e rivoluzionarie. Ecco, nelle sue grandi linee, il piano di lavoro che proposi al gruppo di Guliai-Polé al mio ritorno da Mosca. Ne parlai a tu tti i compagni, supplicandoli di adottarlo come base dell'azione del nostro gruppo fra i contadini. È in nome di questi principi che mi decisi ad ab­ bandonare posizioni tattiche diverse adottate dai no­ stri gruppi anarchici negli anni 1906-1907, periodo durante il quale i principi d ’organizzazione furono sacrificati al principio d ’esclusività. In quel periodo

gli anarchici, poiché si erano ritira ti nei loro circoli e gruppi e si erano separati dalle masse, si svilup­ parono in modo anorm ale, si intorpidirono nell'ina­ zione e persero così la possibilità di intervenire effi­ cacem ente al m om ento delle sollevazioni popolari e delle rivoluzioni. T utti i m iei suggerim enti furono accettati dal no­ stro gruppo anarco-com unista che, attraverso u n ’a­ zione organizzata, li sviluppò ancora e li fece adot­ tare, se non da tu tti i contadini di Guliai-Polé, alme­ no da una m aggioranza im ponente. È vero che p e r fa r ciò occorsero parecchi mesi. Esporrem o più avanti, in tu tti i suoi dettagli, l’atti­ vità costante e feconda del nostro gruppo nel corso delle fasi successive della Rivoluzione.

RUOLO DEGLI INSEGNANTI NOSTRA ATTIVITÀ’ AL COMITATO COMUNALE Ho detto prim a che i m aestri elem entari di GuliaiPolé si erano uniti a noi dal m io prim o discorso alla riunione-skhod dei contadini e degli operai, m a ho dim enticato di riferire che ciò che li aveva decisi era l'averm i udito dire che era vergognoso p er dei lavo­ ratori intellettuali restare inattivi in un m om ento di una tale in tensità rivoluzionaria, quando, se fatica­ vamo tan to a lottare, era unicam ente a causa della loro partecipazione troppo fiacca all’azione. Da quel m om ento, gli insegnanti si m isero ener­ gicamente all’opera. Essi presero parte alle elezioni del Com itato co­ munale, furono designati come candidati ed eletti membri di questo Comitato. Su quattordici insegnanti di Guliai-Polé, i conta­ dini ne elessero sei. Avendo i contadini esam inato, coi m em bri del nostro gruppo anarco-com unista, i servigi resi dagli intellettuali ai lavoratori delle città e delle cam pa­ gne, si resero conto che il ruolo degli insegnanti ele­ m entari nella storia del movim ento rivoluzionario com prendeva tre tappe distinte. Infatti, nel 1900, gli insegnanti si m isero con ar­ dore a istruire gli illetterati, i poveri. Ma la reazione della fine del 1905 arrestò per cinque o sei anni que­ sto bello slancio di solidarietà. Il loro lavoro nei vil­ laggi fu in pericolo e non fu che poco prim a della guerra m ondiale che gli insegnanti rialzarono la te-

sta p er riprendere il loro lavoro nei villaggi dimen­ ticati, con,fede rinnovata e col cuore pieno di spe­ ranza. Ma la guerra m ondiale, atten tato sanguinoso con­ tro la civilizzazione, fece abbandonare loro questa via. Il patriottism o guadagnò la m assa degli inse­ gnanti più di quanto fosse necessario e il lavoro edu­ cativo fu sacrificato a vantaggio della guerra... È vero che degli insegnanti di Guliai-Polé, solo tre o quattro, erano passati p er queste tre tappe : gli altri erano giovani e non avevano avuto il tem po di sperim entare queste vicissitudini. Dunque, adesso tu tti aspiravano a lavorare in co­ m une coi contadini e gli operai. Alcuni di essi, A. K orpussenko, T. Belouss, Lébédev, T. Kuzmenko e M. A., benché non avessero an­ cora alcuna esperienza rivoluzionaria, cercavano tu t­ tavia di rendersi utili ovunque i contadini e gli ope­ rai, questa avanguardia della Rivoluzione, ritenevano valido il loro aiuto. Il fatto che gli insegnanti elem entari, nei prim i mesi della Rivoluzione, non pretesero di dirigere i contadini e gli operai, perm ise loro di avvicinare que­ sti eroi sconosciuti della liberazione e di lavorare con loro. All’inizio, i contadini trattavano gli insegnanti con una certa diffidenza, ma, quando gli avvenim enti pre­ cipitarono, tu tti furono vinti dall’entusiasm o p er il trionfo della Rivoluzione. I contadini accolsero allora gli insegnanti nelle loro file e giunsero anche ad eleggerli nei loro Comi­ tati comunali. In questo m om ento l’Unione dei Contadini aveva stabilito un controllo sul Com itato com unale di Gu­ liai-Polé. Questo controllo era esercitato dai m em bri dell’Unione dei Contadini costantem ente presenti al Com itato comunale. Mi ricordo che, m entre andavam o al Com itato co­ m unale, io e cinque dei miei compagni, temevamo che la nostra apparizione avrebbe provocato uno scandalo e che, in quanto controllori delegati del­

l'Unione dei Contadini, ci avrebbero chiuso la porta in faccia. Non accadde nulla. I politicanti più furbi tra i m em bri del Com itato, come i rappresentanti dei m ercanti, dei bottegai e quelli della com unità ebraica, che ben sapevano per­ chè erano en trati nel C om itato comunale, ci accol­ sero a braccia aperte, dichiarando che fin dai prim i giorni della Rivoluzione essi non avevano pensato che a lavorare nel cam po sociale coi contadini, ma che, sem pre secondo quanto pretendevano di far cre­ dere, non avevano trovato fino ad o ra dei mezzi p ra­ tici per dim ostrarlo ai contadini e farsi com prende­ re da loro. « Ed ecco che i contadini, felicemente, indicano « loro stessi la via da seguire », gridò uno di questi ipocriti individui e, nella nostra persona, acclam a­ rono i contadini ! Così, sei m em bri dell’Unione dei Contadini en tra­ rono nel Com itato Comunale. Occorreva occupare con fermezza questo posto così pericoloso p er l’opera dei contadini e non la­ sciarsi influenzare dalle idee ostili ai loro fini rivo­ luzionari. I m em bri dell’Unione dei Contadini, im m ersi in un’assem blea che, senza un ordine del centro o di uno dei suoi agenti socialisti rivoluzionari, socialde­ m ocratici o cadetti, non avrebbe fatto un passo, do­ vevano restare irrem ovibili nelle loro convinzioni e m antenere un atteggiam ento ferm o di fronte al pro­ blema che poneva ai lavoratori il loro ruolo attivo nella Rivoluzione, il cui solo carattere politico si m anifestava in questo momento. Tuttavia, l’azione dei lavoratori im prim eva, di me­ se in mese, un carattere nuovo alla Rivoluzione e si poteva sperare che essa non avrebbe tard ato a libe­ rarsi dei piani politici dell’inizio. Questo punto, a giudicare dai rapporti del grup­ po anarco-com unista, occupò particolarm ente l’atten­ zione dell’Unione dei Contadini, ed è questo il mo­ tivo p er cui, inviando i suoi sei m em bri al Comitato comunale, essa diede loro le seguenti istruzioni:

« L’Unione dei Contadini di Guliai-Polé, delegan« do sei dei suoi m em bri a sedere costantem ente alle « riunioni del Com itato com unale e a controllare la « sua politica, considera che sarebbe im portante che « i m em bri dell’Unione potessero m ettersi alla testa « della Sezione agraria del Com itato com unale » (Re­ soconti dell'Unione dei Contadini dell’aprile 1917). Questa questione si poneva ai contadini con gran­ de urgenza perchè le Sezioni agrarie dei Com itati co­ m unali, seguendo le direttive ricevute dal centro, in­ sistevano particolarm ente presso di loro affinchè, in attesa che questa questione venisse risolta dalla fu­ tura Assemblea Costituente, continuassero a pagare l'affitto ai ” pom echtchiki I contadini, al contrario, consideravano che con l’inizio della Rivoluzione, che li aveva affrancati a m età politicam ente, finisse la loro schiavitù e lo sfruttam ento del loro lavoro a profitto dei ’'pom echt­ chiki ” fannulloni. Ecco perchè i contadini, ancora m ale organizzati e poco preparati alla com prensione approfondita del­ la questione della ripresa delle terre ai ” pom echt­ chiki ", ai conventi e allo S tato e del loro ritorno alla com unità, insistettero presso i m em bri dell’Unio­ ne affinchè li si investisse di funzioni nella Sezione agraria del Comitato. I contadini dom andarono con insistenza che le questioni della Sezione agraria fossero sottoposte ai m em bri del gruppo anarco-com unista. Ma noi, mem ­ bri del gruppo, ottenem m o da loro che, p er il mo­ mento, non form ulassero tali desideri nel tim ore di provocare una lo tta arm ata con le au to rità di Alexandrovsk. Nello stesso tempo, al nostro gruppo, decidemmo di condurre una propaganda intensa a Guliai-Polé e nella regione, p er portare i contadini ad esigere dal Com itato com unale la soppressione della Sezione agraria e il d iritto, per i contadini, di organizzare dei Comitati agrari autonom i. Questa idea fu accettata con entusiasm o dai con­ tadini. F rattan to , giunse un ordine del centro che di­ chiarava che le Sezioni agrarie facevano parte dei

Comitati com unali e che era espressam ente proibito sopprim erle, m a che, d ’o ra in poi, si doveva indi­ carli col nom e di D ipartim enti agrari (1). Agendo al C om itato com unale secondo le diret­ tive dell’Unione dei Contadini, riuscim m o a porre sotto la m ia direzione il D ipartim ento agrario. Fu il m om ento in cui, con l’appoggio dei conta­ dini dell’Unione e del Com itato com unale stesso, e d ’accordo col gruppo anarco-com unista, divenni per qualche tem po il d irettore effettivo del Com itato co­ munale. Fu unicam ente per la m ia influenza che il nostro gruppo si impegnò in q uesta strad a pericolosa. Presi questa determ inazione dopo aver constata­ to, attraverso la lettu ra dei giornali e delle riviste anarchiche, durante i prim i due mesi della Rivolu­ zione, che non esisteva fra gli anarchici alcuna ten­ denza a creare u n ’organizzazione potente, capace, do­ po aver conquistate le m asse, di m ostrare le proprie capacità organizzative nello sviluppo e nella difesa della Rivoluzione nascente. Vedevo il m ovim ento che mi era caro, diviso co­ me nel passato e mi proposi di riunire i gruppi di­ stinti in un'azione comune, sotto l’im pulso del grup­ po anarco-com unista del villaggio, tanto più che in quel m om ento rilevavo già presso i propagandisti delle città un certo disprezzo p er i villaggi.

(1) V edrem o p iù avanti che i D ipartim enti agrari, due m esi dopo, furono denom inati, dalle a u to rità stesse, C om ita­ ti agrari.

IL 1° MAGGIO LA QUESTIONE DEI CONTADINI 1° maggio 1917. E rano dieci anni che non avevo potuto pren d er p arte a questa festa operaia ed è per questo che, in vista della sua organizzazione, misi un ardore particolare nella propaganda fra i conta­ dini, gli operai ed i soldati del distaccam ento dei m i­ traglieri. Radunai i docum enti riguardanti tu tto ciò che era stato fatto dagli operai delle città negli ultim i giorni d ’aprile e li misi a disposizione dei compagni che potevano averne bisogno p er inform are i conta­ dini, gli operai, i soldati. Il com andante dell’ottavo reggim ento serbo ci in­ viò una delegazione p er com unicarci il desiderio del suo reggim ento di partecipare a questa festa operaia a fianco dei lavoratori di Guliai-Polé. Non occorre dire che non ci opponem m o a que­ sto desiderio. Perm ettem m o pure al reggim ento di presentarsi in tenuta da cam pagna, perchè contava­ mo sulle nostre forze, sufficienti, secondo noi, per di­ sarm arlo nel caso la situazione si deteriorasse. La m anifestazione iniziò nelle vie di Guliai-Polé alle nove del m attino. Il punto di raduno dei m anifestanti era la piazza del Mercato, attualm ente piazza delle Vittim e della Rivoluzione. Poco tem po dopo, gli anarchici recarono la noti­ zia del m ovim ento del proletariato di Pietrogrado, del periodo dal 18 al 22 aprile, che esigeva dal go-

verno le dim issioni di dieci m inistri capitalisti e la consegna di tu tto il potere ai Soviet dei D eputati con­ tadini, operai e m ilitari, m ovim ento che fu schiac­ ciato dalla forza arm ata. Questa notizia trasform ò il carattere della m ani­ festazione che divenne ostile al « Governo Provviso­ rio » e ai socialisti che vi partecipavano. Il com andante dell’ottavo reggimento fece preci­ pitosam ente rito rn are i suoi uom ini ai loro acquar­ tieram enti. Una p arte del distaccam ento dei m itraglieri si di­ chiarò solidale con gli anarchici e prese posto fra i m anifestanti. Questi erano così num erosi che, quan­ do si votò la risoluzione : ” Abbasso il Governo e tu tti i partiti pronti ad infliggerci questa umiliazione... ” e ci si inoltrò p e r le vie intonando la m arcia degli anar­ chici, la sfilata in file serrate dai sei ad otto persone durò più di cinque ore. L’o stilità contro il Governo e i suoi agenti era così generale che i politicanti del Com itato com u­ nale e gli ufficiali del distaccam ento dei m itraglieri, ad eccezione, tuttavia, di due ufficiali particolarm en­ te am ati dai soldati, l’anarchicheggiante Pevtchenko e l’artista Bogdanovitch, cercarono rifugio allo stato maggiore e la milizia che, dalla sua creazione, non aveva ancora effettuato alcun arresto, scom parve da Guliai-Polé. Gli anarchici esposero, davanti alla m assa dei m a­ nifestanti, l’episodio dei ” M artiri di Chicago ” ; i m a­ nifestanti onorarono la loro m em oria inginocchian­ dosi, poi dom andarono agli anarchici di condurli im­ m ediatam ente a b attersi contro il governo, i suoi fun­ zionari, tu tta la borghesia. La giornata trascorse, tuttavia, senza violenze. Le au to rità m unicipali di Alexandrovsk ed Ekaterinoslav, in questo m om ento, avevano già rivolto la loro attenzione a Guliai-Polé e non chiedevano che di spingerci prem aturam ente al com battim ento. T utto il mese di maggio fu dedicato ad un lavoro intenso nei congressi dei contadini di Alexandrovsk e di Guliai-Polé. Al Congresso di Alexandrovsk annunciai che i con­

tadini del com une di Guliai-Polé non volevano affi­ dare l’opera rivoluzionaria ai Com itati comunali e prendevano il C om itato di Guliai-Polé sotto il loro controllo. Ed io precisai come ciò si doveva fare. I delegati dei contadini a questo Congresso ac­ clam arono i contadini di Guliai-Polé e prom isero di seguire il loro esempio. I socialisti rivoluzionari presenti al Congresso fu­ rono soddisfatti, m a i socialdem ocratici ed i cadetti fecero notare che il gesto dei contadini nei confronti dei C om itati com unali era in contraddizione con la nuova politica generale del Paese, che c’era in esso, in qualche modo, un pericolo p er la Rivoluzione, es­ sendo un simile controllo di u n ’organizzazione con­ tadina sulle organizzazioni locali stabilite, di natu ra tale da dim inuire i poteri locali. Uno dei contadini gridò : « È esatto. È precisam ente ciò che vogliamo ! Noi « farem o tu tto il possibile p er indebolire, ciascuno « nella propria località, i Com itati com unali nelle lo« ro pretese di governo, fino a quando li avrem o adat« tati al nostro ideale di giustizia e condotti ad am« m ettere il nostro d iritto alla libertà e all’indipen« denza nella ripresa delle terre ai ” pom echtchiki ” ». Questa dichiarazione, venendo dalle file dei dele­ gati contadini, bastò a calm are i socialdem ocratici ed i cadetti, perchè essi sentivano che se avessero az­ zardato a com batterla, i delegati contadini avrebbe­ ro abbandonata la sala e loro non desideravano per niente restare soli nella sala vuota. In fatti, essi spe­ ravano ancora in questo periodo della Rivoluzione di poter arginare il flusso rivoluzionario dei lavora­ tori. II Congresso di Alexandrovsk term inò con un or­ dine del giorno che decideva il passaggio delle terre nelle m ani dei contadini, senza indennità, e fu eletto un com itato locale. I socialisti rivoluzionari si rallegrarono di questa decisione, i socialdem ocratici si m ostrarono furiosi. I delegati contadini, rientrando a casa, si accor­ darono p er organizzare loro stessi senza l'aiuto di questi ” abbaiatori ’’ politici, un'intesa fra i villaggi

per in traprendere una lo tta arm ata contro i ” pomechtchiki « Senza di che — dicevano essi — la « Rivoluzione naufragherà e noi resterem o di nuovo « senza terre ». Allorché Chram ko ed io ritornam m o dal Congres­ so di Alexandrovsk e ne esponem m o i risu ltati al­ l’Unione dei Contadini della regione di Guliai-Polé, i contadini m anifestarono m olto rim pianto p er averci inviati dicendo : « Sarebbe stato meglio non prendere p arte a que« sto Congresso, m a riunirne uno da noi, a Guliai« Polé, convocandovi i delegati dei com uni del di« stretto di Alexandrovsk. Siam o persuasi che qui « avrem m o ottenuto più rapidam ente soddisfazione « nella questione della te rra e del suo passaggio alla « com unità. Ma è troppo tardi. Speriam o che il Co« m itato dell'Unione dei Contadini di Guliai-Polé fa« rà conoscere il nostro punto di vista in questa que« stione, non soltanto ai contadini del distretto di « Alexandrovsk, m a anche a quelli dei distretti vici« ni di Pavlograd, M ariupol, B erdiansk e Melitopol, « affinchè si sappia che non ci accontentiam o di or« dini del giorno; ci occorrono dei fa tti! ». Questa dichiarazione dei contadini p o rtò alla ri­ soluzione dell’Unione dei Contadini di Guliai-Polé nel­ la quale era detto che i contadini della regione di Guliai-Polé consideravano come loro più assoluto di­ ritto proclam are pro p rietà della com unità le terre dei ” pom echtchiki ’’, dei conventi, del governo e deci­ devano di passare alla realizzazione in un prossim o futuro. I contadini erano invitati a preparare quest’atto di giustizia e a realizzarlo. La voce dei contadini di Guliai-Polé fu intesa mol­ to oltre i confini del dipartim ento di Ekaterinoslav. Delegazioni di altri dipartim enti com inciarono a giungere a Guliai-Polé. Questo durò parecchie setti­ mane. In quanto presidente dell’Unione dei Contadini, le delegazioni non mi lasciarono un attim o di ripo­ so. Dei com pagni appartenenti ad altri gruppi mi sostituirono p er gli affari correnti m entre mi oc­

cupavo dei delegati, dando consigli agli uni, istruzio­ ni agli altri, spiegando come dovevano agire per for­ m are delle Unioni di Contadini, p er preparare l’azio­ ne della ripresa delle terre e per organizzare, secondo il desiderio dei contadini, delle com uni agricole o la ripartizione di queste terre fra i bisognosi. Quasi tu tte le delegazioni mi dissero : « Sarebbe bene che voi, a Guliai-Polé com inciaste per prim i ». Io dom andai loro il perchè e la risposta fu sempre la stessa: « Noi non abbiam o organizzatori. Leggia­ mo poco; quasi niente arriva fino a noi. Non ab­ biam o ancora ricevuto la visita dei propagandisti e non avrem m o mai letti i proclam i della vostra Unio­ ne e del gruppo anarco-com unista, se i nostri figli non ce li avessero inviati dalle m iniere di Uzowo ». Udendo queste lagnanze dei villaggi asserviti, sof­ frivo e mi incollerivo pensando ai compagni rim asti nelle città e dim entichi dei villaggi sottom essi. E ra tu ttav ia da questi villaggi che dipendeva in gran parte, in Russia e in Ucraina, l’avvenire della Rivoluzione, della quale il Governo Provvisorio ave­ va già com inciato a rallentare lo slancio impadronendosene e sostituendo la sua evoluzione creatrice fra i lavoratori, coscienti di se stessi e dei loro diritti, con dei program m i scritti, assolutam ente vuoti e inutilizzabili. E più questo pensiero mi torturava, più ardore mettevo ad andare avanti, penetrando, con altri com­ pagni del gruppo, negli angoli più rem oti dei vil­ laggi, abbandonando m om entaneam ente ogni lavoro a Guliai-Polé p er insegnare ai contadini la verità sul­ la loro situazione e su quella della Rivoluzione che, se essi non le apportavano nuove forze attive, ri­ schiava seriam ente di naufragare. Trascorsi in questo lavoro parecchi giorni senza rientrare a Guliai-Polé. Ero sostenuto dalla speranza di veder rito rn are in Russia Pietro K ropotkin ; avreb­ be saputo lui attirare l’attenzione di tu tti i com pa­ gni sui villaggi sottom essi. E poi, chissà, sarebbe ritornato, forse, anche lo zio Vania (Rogdaev), lui che, al tem po dello zarismo, era stato così attivo in Ucraina. Infine, se Rochtchin

e altri compagni, m eno noti m a ugualm ente attivi, fossero tornati, la n o stra opera avrebbe p o tu to svi­ lupparsi finalm ente in tu tta la sua ampiezza. Le m as­ se dei lavoratori avrebbero ricevuta la risposta alle questioni che li assillavano. La voce anarchica sarebbe risuonata nei villaggi sottomessi che si sarebbero raggruppati tu tti in tor­ no alla bandiera anarchica, nella lo tta contro il po­ tere dei ” pom echtchiki ” e dei padroni di officine, per un m ondo nuovo di libertà, di uguaglianza e di solidarietà fra gli uomini. Io credevo in questa idea fino al fanatism o e, in nome suo, m i im m ersi sem pre più nella vita delle masse, cercando con ardore di trascinare il gruppo anarco-com unista di Guliai-Polé a fare altrettan to .

LO SCIOPERO OPERAIO Nei prim i giorni del mese di giugno, gli anarchici di Alexandrovsk mi invitarono ad una conferenza che aveva p er scopo l'unione in una federazione di tu tti gli anarchici di Alexandrovsk. Mi ci recai il giorno stesso. Gli anarchici di Alexandrovsk erano tu tti lavora­ tori m anuali o intellettuali. Essi si dividevano in anarco-com unisti e in anarchici individualisti, ma questa divisione era puram ente form ale : in realtà erano tu tti degli anarco-com unisti rivoluzionari. Mi erano tu tti cari come dei fratelli diletti e li aiutai co­ me meglio potevo ad unirsi in una federazione. Realizzata la Federazione, com inciarono subito ad organizzare gli operai e, p er qualche tem po, eserci­ tarono una grande influenza su di essi. Al mio ritorno da Alexandrovsk, gli operai del­ l’Unione professionale dei m etallurgici e dei lavora­ tori del legno di Guliai-Polé mi chiesero di aiutarli a form are un'U nione e di iscriverm i anch’io. F atto que­ sto, mi dom andarono di prendere la Direzione dello sciopero che essi prevedevano. Ero, così, com pletam ente accaparrato, da un lato dai contadini, d all’altro dagli operai, che mi chiede­ vano entram bi aiuto. Tuttavia, fra gli operai, alcuni erano più al corrente di me sulle questioni indu­ striali, cosa che mi faceva m olto piacere. Accettai di dirigere lo sciopero sperando, durante questo tem po, di attirare nel nostro gruppo questi sim patici compagni. Uno di loro, V. Antonov, era

socialista rivoluzionario, gli a ltri non appartenevano ad alcun p artito ; fra questi ultim i, i più energici era­ no Séreguin e Mironov. Prim a di dichiarare lo sciopero, gli operai delle due fonderie, quelli dei m ulini e quelli delle officine dei « k u s ta r i» ( l) organizzarono una riunione e mi chiesero di elaborare, redigere e presentare tram ite il Soviet dell’Unione professionale, le liste delle rivendi­ cazioni da fare ai padroni. Nel corso della riunione e durante l'elaborazione delle rivendicazioni, potei renderm i conto che i com­ pagni Antonov, Séreguin e Mironov lavoravano già da m olto tem po da anarchici nei C om itati delle officine. Il prim o, cioè Antonov, era presidente del Soviet dei D eputati operai. E se questi com pagni non erano entrati nel gruppo, era unicam ente perché erano so­ vraccarichi di lavoro nelle officine. Protestai : dal mio ritorno dal carcere avevo chie­ sto che il gruppo fosse sem pre tenuto al corrente del lavoro di tu tti i suoi m em bri. Invitai dunque con insistenza questi compagni ad entrare nel gruppo e a lavorare, d ’ora in poi, nei loro Comitati di officina fra gli operai in genere e questo in accordo con gli indirizzi del gruppo. Insiem e convocammo tu tti i padroni e presentam ­ mo loro le rivendicazioni degli operai : un aum ento dei salari d all’80 al 100 p er cento. Una tale pretesa degli operai provocò un autenti­ co furore da p arte dei padroni che rifiutarono catego­ ricam ente di aum entare i salari in una tale propor­ zione. Demmo loro un giorno per riflettere. Durante questa giornata, gli operai continuarono il loro la­ voro nelle officine. Il giorno dopo i padroni vennero al Soviet del­ l’Unione professionale con delle controproposte che concedevano un aum ento dal 35 al 40 p er cento. Considerammo questa proposta come u n ’offesa di­ retta agli operai e, dopo lunghe discussioni e insulti reciproci, li invitam m o a riflettere ancora un giorno. (1) Piccoli in d u striali che lavoravano a dom icilio.

I padroni ed alcuni dei loro rappresentanti, che conoscevano a m em oria gli statu ti delle Unioni p ro ­ fessionali, m a avevano dietro di sé i padroni delle officine, si ritirarono dopo averci assicurato che il giorno dopo non sarebbero rito rn ati con delle per­ centuali più alte di quelle da loro proposte ora. Convocammo subito i m em bri dei Com itati e i rappresentanti delle officine, per studiare il mezzo di far cessare il lavoro ovunque nello stesso tempo, nel m om ento preciso in cui, il giorno successivo, dopo essere venuti al Soviet dell’Unione professionale sen­ za nuove proposte, i padroni se ne sarebbero tornati a casa. Fu deciso che il Soviet dell’Unione professio­ nale avrebbe posto un uomo sicuro alla stazione te­ lefonica centrale, p er collegare istantaneam ente tu tti i posti telefonici al mio, affinché i padroni, rientrando nelle officine dal Soviet della Unione professionale, fossero ricevuti da tu tti gli operai già in stato di sciopero. Io proposi ai m em bri del Soviet dell'Unione pro­ fessionale e dei Com itati d ’officina un piano d ’espro­ priazione di tu tti i capitali esistenti nelle im prese private e nella banca di Guliai-Polé. Ero certo che non avremmo p otuto conservare nelle nostre m ani queste imprese, perché i Comitati com unali e i com m issari del governo avrebbero im­ m ediatam ente inviato dei reggim enti che, p er non es­ sere m andati sul fronte tedesco, avrebbero fatto in m odo di farsi benvolere dal governo fucilando i mi­ gliori m ilitanti operai e me in prim o luogo. Ma era im portante, secondo me, ten tare di m et­ tere in pratica da questo m om ento l’idea dell’espro­ priazione delle istituzioni capitaliste, p rim a che il Go­ verno provvisorio avesse avuto il tem po di im briglia­ re com pletam ente le m asse dei lavoratori e di indi­ rizzarle sulla via controrivoluzionaria. Ma la m aggioranza dei m em bri dell’Unione p ro ­ fessionale e dei C om itati d'officina mi dom andò cal­ dam ente di non sottoporre questo progetto alla m as­ sa operaia, argom entando che noi stessi eravam o an­ cora mal preparati a questa azione e sarem m o stati costantem ente svantaggiati, non facendo così che

nuocere alla sua fu tu ra realizzazione che si sarebbe avuta al m om ento in cui gli operai vi sarebbero stati finalmente preparati da noi. Dopo lunghe discussioni, i m em bri del gruppo giunsero alle stesse conclusioni, dicendo che, appli­ cando im m ediatam ente le mie proposte, quando i contadini non potevano praticam ente sostenere da parte loro gli operai con l’espropriazione delle terre dei « pom echtchiki », avrem m o rischiato di com m et­ tere un errore irreparabile. Questi argom enti mi scossero e non insistetti più, ma m antenni con fermezza l’idea di prendere la mia proposta come base di lavoro dei Com itati d ’officina nella preparazione degli operai alla realizzazione del­ l’espropriazione in un avvenire poco lontano, assicu­ rando i compagni operai che anche i contadini avreb­ bero riflettuto su questa questione. Dissi loro che do­ vevamo indirizzare tu tti i nostri sforzi a coordinare le tendenze dei contadini con quelle degli operai e a realizzarle insieme. La m ia proposta fu accettata e fui eletto Presi­ dente dell’Unione professionale e della Cassa di Soc­ corso ai m alati. Antonov fu scelto in p articolar modo per aiutarm i e sostituirm i nel caso fossi sovraccarico di lavoro nelle altre organizzazioni. Nello stesso modo, i contadini mi associarono un compagno che potesse sostituirm i. Ma gli uni e gli altri giudicarono utile che le ini­ ziative venissero sem pre da me e che i fili conduttori di queste diverse organizzazioni fossero sem pre nel­ le mie mani. I padroni delle officine, dei m ulini e dei laboratori ritornarono al Soviet dell’Unione professionale. Essi ritornavano con gli stessi desideri e opinioni della vigilia. Dopo due ore di discussione, essi spinsero la generosità fino a concedere un aum ento dei salari dal 45 al 60%. Dichiarai allora, quale presidente della riunione, che tu tte le trattative fra noi erano rotte : « I! Soviet dell’Unione professionale mi ha dato « pieni poteri p er assum ere la direzione di tu tte le « imprese pubbliche che voi, cittadini, dirigete, ma

« che non vi appartengono di d iritto ; ci spiegheremo « con voi nella strada, davanti ad ognuna di queste « imprese. Tolgo la seduta ! » Raccolsi tu tte le mie carte e mi diressi verso il telefono. A questo punto, il padrone della più grande offi­ cina di Guliai-Polé, Michail Borissovitch K erner, si alzò e gridò: « N estor Ivanovitch, avete avuta troppa fretta a « togliere la seduta. Io considero che le rivendicazio« ni degli operai sono com pletam ente giustificate. « Essi hanno d iritto a vederle soddisfatte e, da parte « m ia, le sottoscriverò subito... ». Gli a ltri padroni e, soprattu tto , i loro rappresen­ tanti gridarono con indignazione : « Michail Borissovitch, che fate?! » « No, no signori ! Voi farete come vorrete, m a io « mi impegno a soddisfare le rivendicazioni dei miei « operai ». rispose M.B. Kerner. Chiesi silenzio e dom andai : « Cittadini, voi siete sem pre stati fautori dell’ordi« ne e della legalità. È legale riaprire la seduta sulla « questione che ha causato la sua chiusura? » « C ertam ente! Certam ente » risposero i padroni e i loro rappresentanti. « Io dichiaro dunque la seduta aperta e vi prego « di sottoscrivere tu tti l’aum ento dei salari dall’80 al 100% ». E porsi loro i testi tu tti preparati. Poi, spos­ sato dalla stanchezza e dalla tensione nervosa, do­ m andai al compagno Mironov di sostituirm i un istan­ te e andai a riposarm i in u n ’altra sala. Una mezz’o ra dopo ritornai e trovai i padroni che si accingevano a sottoscrivere i testi proposti da me. Quando tu tto fu finito e i padroni ebbero lasciata la sala, com unicai p er telefono il nostro successo ai compagni operai, annunciando che i padroni aveva­ no firm ato e consigliando di restare al lavoro fino a sera, prom ettendo che la sera stessa dei m em bri del Soviet dell’Unione professionale sarebbero venuti a far loro un rapp o rto dettagliato di questo successo comune. Da questo m om ento, gli operai di Guliai-Polc e

dei dintorni, presero sotto il loro controllo tu tte le imprese nelle quali lavoravano, studiando il Iato eco­ nomico ed am m inistrativo della questione e prepa­ randosi così ad assum ere la direzione effettiva di queste imprese. A p artire da questo giorno, Guliai-Polé attirò par­ ticolarm ente l’attenzione del C om itato Comunale di Lkaterinoslav, della « Selianskaia Spilka » p a trio tta r­ da dell’Ucraina, del Soviet dei D eputati operai, con­ tadini e m ilitari e del C om itato industriale locale, per non dire delle organizzazioni di Alexandrovsk nelle quali gli agenti del « Governo di Coalizione » erano padroni. Le visite a Guliai-Polé degli istru tto ri, organizza­ tori e propagandisti divennero più frequenti. Ma tu tti ripartivano da Guliai-Polé senza aver ottenuto risul­ tati, vinti dall’azione dei contadini e degli operai anarchici.

C a p it o l o

V ili

ALCUNI RISULTATI Ritorniam o al Com itato com unale e vediamo co­ sa abbiam o p otuto realizzare nella regione sotto la sua auto rità, noi delegati dell'Unione dei Contadini. In prim o luogo, dopo aver assunto le funzioni del D ipartim ento agrario, abbiam o fatto in m odo di fare anche del Dipartimento-viveri u n ’u n ità indipendente e, quando, a un certo m om ento, ebbi conquistato tu tto il Com itato com unale, alcuni dei miei compa­ gni di questo Com itato ed io dom andam m o la sop­ pressione della milizia, cosa che non potem m o otte­ nere in seguito a un intervento del centro. Noi togliemmo allora alla milizia il d iritto di ar­ resto e di perquisizione senza ordini e lim itam m o così la sua funzione a quella di corriere del Comi­ tato comunale. Riunii in seguito tu tti i « pom echtchiki » ed i « kulaki » (1) e mi feci consegnare da loro tu tte le disposi­ zioni scritte concernenti le terre che avevano acqui­ site in proprietà. Da questi docum enti, il D ipartim ento agrario fe­ ce il censim ento esatto di tu tte le terre di cui dispo­ nevano i « pom echtchiki » ed i « kulaki » nella loro vita oziosa. Organizzammo nel Soviet dei D eputati operai e contadini un C om itato dei « b atrak i » (2) e creammo un m ovim ento « b a tra k » contro i « pom echtchiki » ed i « kulaki » loro sfruttatori. (1) Medi e piccoli p ro p rie ta ri terrieri. (2) Garzoni di fatto ria.

Stabilim m o un controllo efficace dei « b atrak i » sulle p roprietà dei « pom echtchiki » e dei « kulaki », pr eparando così i « b atrak i » alla loro unione ai con­ tadini per una azione com une al m om ento dell’espro­ priazione della ricchezza delle m inoranze a favore della com unità di tu tta la m assa dei lavoratori. Dopo di ciò, smisi di considerare il Com itato co­ munale come u n ’istituzione con l’aiuto della quale si potesse, nell’am bito delle leggi esistenti, ottenere legalmente ciò che fosse utile p er lo sviluppo della Rivoluzione fra i contadini dei villaggi sottom essi. Dopo di esserm i accordato con alcuni compagni, proposi al gruppo di stabilire il principio dell’obbligo, per tu tti i suoi m em bri, di condurre fra i contadi­ ni e gli operai una propaganda tendente a che questi cercassero con tu tti i mezzi di modificare la fisiono­ mia dei loro Comitati com unali che si conform avano meno alla volontà e al d iritto dei contadini e degli operai che a un ordine qualsiasi di un com m issario del governo. « In fatti — dissi — i Com itati comunali, quali « unità territoriali dipendenti dal governo, non pos« sono essere delle u nità rivoluzionarie raggruppanti « attorno ad esse le forze vive della Rivoluzione. Con « lo sviluppo della Rivoluzione essi devono sparire. « Le masse proletarie li scioglieranno; la rivoluzione « sociale lo esige. « Poiché i nostri sguardi sono rivolti verso la Ri« voluzione, noi dobbiam o agire subito in nome dei « suoi principi e aiutare i contadini e gli operai a la« vorare in questo senso. I Comitati comunali non « possono e non devono ignorare la volontà dei loro « elettori. « T utte le loro decisioni (decisioni e ordini del go« verno) devono essere sottoposte a tu tti i cittadini « nelle riunioni-skhod p er essere approvate o respin« te. Siamo attualm ente — dissi allora al gruppo — « alla fine di giugno, cioè a un terzo di anno della « Rivoluzione. È solo da quest’epoca che noi, conta« dini e operai anarchici, lavoriamo legalmente fra i « lavoratori oppressi. Mi sem bra che in questo poco « tempo abbiam o ottenuto alcuni risultati. Si tra tta

« o ra di ricavarne degli insegnam enti, poi rim etterci « all’azione indicando chiaram ente il fine del nostro « m ovim ento. Questa azione deve farsi fuori del Co« m itato comunale. « Siam o attualm ente in relazione con tu tta una « serie di regioni sulle quali esercitiam o la nostra « influenza; in quella di Kamychevat, in particolare, « l’iniziativa appartiene interam ente ai nostri compa« gni. Questa regione ha già risposto alla n ostra ri« chiesta di sostenerci nella lo tta contro il Comitato « locale di Alexandrovsk. Il rappresentante di questa « regione, il com pagno Dudnik, viene da noi p er la « terza volta nell’intento di coordinare l’attività dei « contadini della regione di Kamychevat con quella « dei contadini di Guliai-Polé. « Di giorno in giorno i lavoratori delle altre re« gioni ascoltano con maggiore attenzione e interesse « la voce di Guliai-Polé e si organizzano secondo i « suoi principi, m algrado l’opposizione dei socialde« m ocratici, dei socialisti rivoluzionari e dei cadetti. « (A quel m om ento, non esistevano ancora dei bol« scevichi nei villaggi - N.d.A.). « Uno studio approfondito della Rivoluzione da « q u attro mesi ci m ostra che è il m om ento di indi« rizzare la n ostra attività in un senso determ inato e « di opporla direttam ente a ll’attività dei politicanti « — la destra già al potere, la sinistra che vi aspira « — perché i socialisti di destra e la borghesia, acca« parrando la Rivoluzione, la conducono in un vicolo « cieco. Ma, d 'altra parte, fin dai prim i giorni della « Rivoluzione, p er noi che lavoriam o nei villaggi as« serviti, era evidente che il villaggio ucraino non ha « ancora avuto il tem po di liberarsi interam ente dal « giogo della schiavitù e di com prendere il senso « autentico della Rivoluzione. « Esso comincia appena a sentire scosso il pesante « giogo secolare e già cerca le vie della sua libera« zione com pleta dalla schiavitù econom ica e politi« ca e, p er questo, chiam a l’anarchia in suo aiuto. « Sarà facile non vedere questa tendenza del villag« gio sottom esso e non affrettarsi a venirgli in aiuto : « basterà adottare il punto di vista della maggioran-

« za dei nostri com pagni delle c ittà e dire con essi « che il villaggio è fautore del ritorno al regime bor« ghese, capitalista, ecc. « Ma io credo ferm am ente che noi non giunge« remo a questo. Abbiamo visto il nostro villaggio « all’opera e affermiamo che nelle file dei contadini « ci furono e ci sono degli elem enti rivoluzionari : è « sufficiente aiutarli a liberarsi dalla m orsa statalista « che è stata applicata loro a tradim ento dai poli« ticanti. « Un aiuto efficace non può esser dato loro che da« gli anarchici rivoluzionari. Il nostro m ovimento « nelle città, nel quale i nostri anziani nutrivano una « speranza esagerata, è evidentem ente troppo debole « per un problem a di così grande vastità e capace di « produrre delle conseguenze anche gravi. « Sono sicuro che nelle nostre file vi sono delle « persone capaci di fare delle grandi cose. Ma quelle « che sono capaci di prendere su di sé la responsa« bilità di queste grandi cose sono poco num erose. « Si può contarle. Non bisogna dim enticarci questo « punto im portante. Molti com pagni sono già fuggiti « e fuggono ancora davanti ad un lavoro responsabile « o che richiede uno sforzo elevato. « È questo fenom eno che provoca e m antiene la « disorganizzazione nelle nostre file. Q uanto è dan« nosa questa disorganizzazione p er il successo del « nostro m ovim ento ! Niente può esserle paragonato. « Infatti, grazie alla disorganizzazione del nostro m a « vimento nel suo insieme, le nostre m igliori forze « sono male im piegate e questo proprio attualm ente, « durante la Rivoluzione, spese spesso in p u ra perdita « e senza alcun profitto p er il nostro movimento. « Questo fenomeno ha sem pre torm entato noi « anarchici, ma attualm ente ne soffriamo più che « m ai ; esso ci impedisce di avere u n ’organizzazione « potente, indispensabile p er svolgere un ruolo effet« tivo in questa Rivoluzione. Solo una tale organiz« zazione sarebbe in grado di rispondere al grido « di sofferenza della Rivoluzione. Ora l’appello at« tuale del villaggio sottom esso traduce esattam ente « questo grido di sofferenza e, se noi anarchici fos-

« simo organizzati, avremmo udito questo appello e « vi avrem m o risposto in tempo. « È penoso affrontare un tale argom ento, m a è « indispensabile. Quelli di noi, compagni, che non di« m enticano il fine essenziale della Rivoluzione per « perdersi in teorie nebulose e sterili, m a che cercano « sinceram ente i mezzi d ’azione più efficaci p er innal« zare il più possibile il nostro ideale rivoluzionario « e realizzarlo fin da o ra nella vita delle masse, quelli « non sm etteranno di p rotestare contro la disorganiz« zazione, perché ne com prendono il danno immenso. « Ma pro testare non basta. Occorre agire instanca« bilm ente senza, tuttavia, trascurare di innalzare co« stantem ente il proprio ideale e, so p rattu tto , senza « im pedirne lo sviluppo presso gli altri. « Questo spirito elevato favorirà l’ideale anarchico « e p erm etterà di creare u n ’organizzazione che mette« rà il nostro movim ento sulla buona strad a ».

C a p it o l o

IX

LA LOTTA CONTRO L’AFFITTO DELLE TERRE Si era al mese di luglio. I contadini della regione di Guliai-Polé rifiutarono di pagare la seconda parte dell’affitto ai « pom echtchiki » ed ai « kulaki » spe­ rando di riprender loro la te rra dopo la m ietitura, senza en trare in discussione né con loro, né con le au to rità che li proteggevano, e di dividerla, in segui­ to, fra tu tti coloro, contadini ed operai, che deside­ ravano coltivarla. Molti com uni seguirono l'esem pio di Guliai-Polé. Le au to rità di Alexandrovsk e i loro agenti socia­ listi, costituzionalisti e dem ocratici ne furono seria­ mente im pressionati. Con l’aiuto tecnico e finanziario dei Com itati co­ m unali e del com m issario del governo, i com uni rivo­ luzionari furono infestati di propagandisti-agitatori che invitavano i contadini a non scuotere il prestigio del Governo Provvisorio che, dicevano loro, prendeva m olto a cuore la sorte dei contadini e aveva l’inten­ zione di convocare, in un fu tu ro m ólto prossim o, u n ’Assemblea Costituente. In attesa che questa As­ semblea « com petente » fosse convocata e che espri­ messe la sua opinione sulla riform a agraria, nessuno aveva il d iritto di atten tare al d iritto di p roprietà dei « pom echtchiki » e degli altri p ro p rietari di terre. E prem aturam ente, dietro ordine venuto dall’alto, i Di­ partim enti agrari furono battezzati Com itati agrari e si separarono dai C om itati com unali, costituendo così delle unità indipendenti. Questi Com itati agrari furono investiti del d iritto

di riscuotere dai contadini il prezzo dell'affitto rela­ tivo alle terre da loro prese in affitto dai « pom etchtchiki » e dai « kulaki ». I Com itati agrari locali dovevano inviare il da­ naro riscosso al C om itato agrario del distretto che lo doveva consegnare ai p ro p rietari delle terre. I propagandisti-agitatori dei vari p artiti spinsero il cinismo fino ad assicurare ai contadini che i « pom echtchiki » ed i « kulaki » avevano ancora delle for­ ti im poste da pagare p er le loro terre. « Il nostro governo rivoluzionario — dissero — « esige il pagam ento e ”i poveri pom echtchiki” non « hanno ove prendere il denaro se non dai contadini « ai quali affittano le loro terre ». La lo tta fra il gruppo anarco-com unista di GuliaiPolé e TUnione dei Contadini da una parte e gli agen­ ti-agitatori sostenuti dai funzionari del governo e la borghesia agraria, industriale e commerciale, dall’al­ tra, assunse un carattere accanito. Nelle riunioni-skhod convocate p er ordine dei com m issari del governo, i contadini gettavano giù dalle tribune i propagandisti ispirati dal Governo Provvisorio e li m altrattavano per i loro discorsi odiosi, infiorati ipocritam ente di frasi rivoluzionarie che avevano il fine di allontanare i contadini dal loro vero scopo : la riconquista delle terre, loro bene se­ colare. Da un lato, alcuni contadini indotti in errore rac­ coglievano i loro ultim i « kopeki » per pagare l’affit­ to ai feroci p ro p rietari che sostenevano la chiesa, lo stato e il governo al loro soldo. Ma i contadini, anche quelli indotti in errore, non perdevano affatto la speranza di vincere i loro ne­ mici. Essi ascoltavano con ancor maggiore attenzione l'appello del gruppo dei contadini anarco-com unisti e della loro Unione che li esortavano a « non cedere e a prepararsi con forza ad una lotta più aspra ». Ecco ciò che dissi a m olte migliaia di contadini riuniti in quei giorni in un « meeting-skhod » a Guliai-Polé, ispirandom i all’idea conduttrice di un appello lanciato dal gruppo anarco-com unista e dal­

l’Unione dei Contadini, organizzazioni in nom e delle quali parlavo : « Lavoratori ! Contadini, operai e tu, lavoratore « intellettuale che ti tieni in disparte da noi ! Avete « visto tu tti come, nello spazio di q u attro mesi, la « borghesia ha saputo organizzarsi e a ttira re nelle « sue file i socialisti, divenuti suoi servitori fedeli? « Se la propaganda fatta fra i contadini a favore « del pagam ento dell’affitto ai ’’pom echtchiki” anche « in questi giorni della Rivoluzione non vi sem brasse « una prova sufficiente, vi citerò degli altri fatti, com« pagni, che vi convinceranno m aggiorm ente. Il 3 lu« glio, il p roletariato di Pietrogrado si sollevò contro « il Governo Provvisorio che, in nome dei d iritti della « borghesia, voleva soffocare la Rivoluzione. A questo « scopo, il governo aveva soppresso parecchi Comita« ti agrari della regione dell’Ural i cui atti erano ostili « alla borghesia e aveva im prigionati i suoi membri. « Allo stesso fine, degli agenti di questo stesso go« verno, dei socialisti, avevano spinto, sotto i nostri « occhi, i contadini a pagare il loro affitto ai ”po« m echtchiki”. « Dal 3 al 5 luglio, il sangue dei nostri fratelli ope« rai corse nelle vie di Pietrogrado. I socialisti parte« ciparono attivam ente a questo m assacro dei nostri « fratelli. « Il socialista Kerensky, m inistro della guerra, per « schiacciare questo sollevam ento d ’operai, chiamò « parecchie decine di migliaia di cosacchi, questi boia « tradizionali della vita libera dei lavoratori. « I socialisti che facevano p arte del governo per« sero la testa al servizio della borghesia e, d’accordo « coi cosacchi, uccisero i m igliori difensori della no« stra fam iglia dei lavoratori. Essi incitarono così i « lavoratori ad agire nello stesso m odo verso di loro « e verso la borghesia che li aveva spinti a commette« re questo delitto odioso, im perdonabile. « A cosa p o rta questo delitto dei nemici della no« stra liberazione e della vita pacifica e felice alla « quale aspiriam o? Ad uno sterm inio reciproco e a « nien t’altro. « Questo, compagni, non può che nuocere a tutti

« e sarà in prim o luogo nefasto alla Rivoluzione, at« tesa così a lungo, venuta finalmente, m a che non ha « ancora realizzato niente. Le m asse non si sono an« cora com pletam ente scosse dal torpore procurato « loro dalla schiavitù secolare. È ancora brancolando « che esse vengono alla Rivoluzione, che accettano « come un fatto com piuto, e chiedono con u n ’estrem a « prudenza ai nuovi boia il riconoscim ento del loro « diritto alla libertà e ad una vita indipendente. Ma « questi d iritti, com pagni, sono, sem brerebbe, nei « cannoni e nelle m itragliatrici del più forte... « Siamo dunque forti, fratelli lavoratori, così for« ti che i nemici della n o stra autentica liberazione « sentano in noi questa forza. Avanti, dunque, con « passo sicuro, verso l’organizzazione e l’autonom ia « rivoluzionaria ! « Il futuro, un futuro vicinissimo, è nostro. Sia« mo tu tti pronti!... » Dopo di m e prese la parola un socialista rivolu­ zionario u craino; egli invitò i lavoratori di GuliaiPolé a ricordarsi che « per controbilanciare il vile Governo Provvisorio di Pietrogrado, era stato orga­ nizzato a Kiev il ’’n o stro ” governo ucraino sotto for­ m a di una R ada Centrale, governo realm ente rivolu­ zionario, il solo legale e capace di rip o rtare sul suolo ucraino la libertà e la felicità p er il popolo ». Per term inare gridò : « Abbasso i K a tz a p i(l), m orte a questi brig an ti; « che viva solo sulla n o stra terra il nostro Governo, « la Rada C entrale e la sua Segreteria ! » Ma i lavoratori di Guliai-Polé restarono sordi al­ l'appello del socialista rivoluzionario ucraino. Non solo, m a gli gridarono tu tti insieme : « Fuori dalla tri­ buna ! Non sappiam o che farcene del tuo governo », e, per di più, votarono la risoluzione seguente : « Salutiam o il valore dei lavoratori caduti dal 3 « al 5 luglio nella lo tta contro il Governo Provviso« rio. Noi, contadini e operai di Guliai-Polé, non di« m enticherem o le atro cità di questo governo. Morte (1) T erm ine peggiorativo col quale gli ucrain i indicano i prussiani. T u tta la frase è in ucraino nel testo.

« e anatem a al Governo Provvisorio e al Governo di « Kiev, la Rada Centrale, e alla sua Segreteria, i peg« gioii nemici della libertà dell’um anità ». Molto tem po dopo questo discorso e la risoluzione votata dai contadini e dagli operai, i p atrio ttard i rus­ si ed ucraini e i socialisti statalisti mi maledicevano ancora e, con me, tu tto il gruppo anarco-com unista, perché, a Guliai-Polé, p er loro era orm ai im possibile tessere le lodi dei vari governi e della loro funzione nella vita dei lavoratori. Essi furono considerati da questi ultim i come de­ gli agenti assoldati e furono costantem ente in terro tti quando affrontarono questo argom ento. Così, i giorni si succedevano accum ulando setti­ m ane e mesi ; noi, i miei compagni ed io, continuam ­ mo nel frattem po, di villaggio in villaggio, la n ostra propaganda delle idee anarchiche. Arrivò il secondo Congresso deH’Unione dei Con­ tadini e la n ostra Unione non m ancò di inviarvi due delegati il com pagno K rate e me. Il Congresso fu grigio. Non si fece che ripetere ciò che era già stato detto mille volte. I socialisti rivoluzionari russi e ucraini, rappre­ sentati i prim i da S.S. Popoff i secondi dall’insegnan­ te Radomski, conclusero dim ostrativam ente davanti ai delegati contadini del Congresso u n ’alleanza p er la conquista della te rra e della libertà per i contadini ; cioè, dopo aver letto ognuno il proprio program m a, si m isero davanti al tavolo e si strinsero la mano. I delegati contadini dei comuni di Guliai-Polé, Kamychevt, R ojdestvensk e Konsko-Razdrskoie di­ chiararono loro : « Fate bene a prepararvi a lottare « insieme per la te rra e la libertà, ma dove e contro « chi state per lottare? » « Ovunque e contro tu tti coloro che non vogliono « restituire senza indennità la terra ai contadini » — fu la risposta dei delegati socialisti rivoluzionari. « Ma noi com pirem o la nostra lotta all’Assem« blea Costituente » disse il socialista rivoluzionario S.S. Popoff. « E ai Consiglio Panucraino (1) » aggiun­ se l’insegnante Radomski. (1) « au Seim e P anukrainien » nel testo (N.D.T.)

Su questo punto nacque un piccolo m alinteso tra i due socialisti rivoluzionari. Essi scam biarono delle frasi a mezza voce, m entre al tavolo dei delegati con­ tadini alcuni ridevano, altri erano indignati. Per term inare, il Congresso scelse fra i suoi mem­ bri i delegati al Congresso D ipartim entale dell’Unione dei Contadini e del Soviet dei Deputati operai, con­ tadini e m ilitari. Noi, rappresentanti di Guliai-Polé, non prendem ­ mo parte a queste elezioni, protestando così contro questa m aniera di eleggere, perché, secondo noi, i delegati al Congresso D ipartim entale avrebbero do­ vuto esser scelti direttam ente dai contadini. Q uest'astensione ci fru ttò di essere tra tta ti da p erturb ato ri dell’ordine e delle leggi elettorali e, co­ me tali, di essere violentem ente criticati dai capi del Congresso, i socialisti rivoluzionari, i socialdem ocra­ tici e i cadetti che dissero che noi eravam o i soli de­ legati a non volere ciò che i contadini volevano. Al tavolo dei delegati contadini scoppiarono delle risate, risate che si trasform arono presto in fischi all'indirizzo dei capi del Congresso. Noi, delegati dell’Unione dei Contadini di GuliaiPolé, protestam m o ancora una volta contro il sistem a elettorale, insistendo sulla necessità, per un Congres­ so D ipartim entale, di essere form ato di delegati eletti direttam ente dai contadini. Questo, dicemmo, ci avrebbe m ostrato l’autentica fisionomia e la forza rivoluzionaria dei contadini dei diversi dipartim enti. Ma anche questa volta figurammo di non com­ prendere gli interessi dei contadini. I capi del Con­ gresso ci proposero di form ulare il nostro punto di vista al Congresso D ipartim entale dei contadini e de­ gli operai. Ma, siccome avevamo rifiutato di scegliere i delegati al Congresso D ipartim entale fra i m em bri presenti, la n ostra candidatura non fu posta e ci ve­ demmo così esclusi dal Congresso D ipartim entale. Avevamo tuttavia num erose ragioni di credere che l’Ufficio Organizzativo di detto Congresso avrebbe in­ vitato direttam ente i delegati di Guliai-Polé, perché, fra l’Unione dei Contadini di Guliai-Polé e il Còrni­

tato D ipartim entale dell’Unione dei Contadini, erano stati scam biati in questo senso dei punti di vista. Ma poiché l’iniziativa non partiva da Guliai-Polé, ma da Ekaterinoslav e, p er di più, non direttam ente, non eravam o certi di partecipare al Congresso Dipar­ tim entale e rientram m o a Guliai-Polé con la penosa sensazione che questa volta fossimo stati sconfitti. Tuttavia, poiché, secondo il nostro punto di vista, la nostra linea di condotta al Congresso era stata giusta, non avevamo alcuna preoccupazione circa l'avvenire rivoluzionario della n ostra Unione dei Con­ tadini di Guliai-Polé. Al nostro ritorno a Guliai-Polé, presentam m o un resoconto al Com itato dell’Unione dei Contadini e al­ l’Unione degli operai m etallurgici e dei lavoratori del legno che si erano interessati al Congresso dei conta­ dini e avevano chiesto di essere tenuti al corrente dei nostri lavori. Facemmo pure un rapporto all'Assem­ blea generale com unale degli operai e contadini di Guliai-Polé e della regione. Nello stesso tem po, preparam m o i contadini e gli operai all’invio dei delegati al Congresso D ipartim en­ tale, senza invito da p arte di q u est’ultim o, al fine di protestare così contro l’atteggiam ento dei capi del Congresso di distretto che era appena term inato. Nello stesso tem po, volemmo fa r sapere ai dele­ gati dei contadini del Congresso D ipartim entale come i socialisti rivoluzionari di destra, i socialdemocratici ed i cadetti cercavano di sopprim ere nei contadini ogni iniziativa rivoluzionaria ed ogni azione auto­ nom a e come i loro propagandisti-agitatori, aiutati dai com m issari del governo, visitavano le città e i villaggi, organizzando dei « meetings » e ingannando i contadini p er spillare loro il denaro dell'affitto a favore dei « pom echtchiki », rendendo così ancora più penosa la situazione dei contadini che, non aven­ do partecipato ai saccheggi e ai brigantaggi, come i « pom echtchiki » ed i « kulaki », non avevano potuto procurarsi il danaro necessario p er pagare ai « po­ m echtchiki » le terre delle quali questi ladri si erano impossessati. M entre ci preparavam o al Congresso D ipartim en­

tale, aiutando anche coi nostri consigli i contadini di alcuni com uni e d istretti appartenenti ad altri D ipar­ tim enti, il Comitato dell’Unione dei Contadini di Guliai-Polé ricevette, da p arte del Soviet D ipartim entale dei D eputati contadini, operai, m ilitari e cosacchi l’invito a delegare due rappresentanti al Congresso D ipartim entale dei Soviet e dell’Unione dei D eputati operai, contadini, m ilitari e cosacchi del 5 agosto. Fu ind etta u n ’Assemblea dell'Unione dei Contadini di Guliai-Polé. In attesa, il Com itato dell’Unione elaborò un rap­ porto da presentarsi al Congresso D ipartim entale.

ARRIVO IN RUSSIA DI PIETRO KROPOTKIN INCONTRO CON GLI ANARCHICI DI EKATERINOSLAV Fu a questo punto che ricevemmo la notizia del­ l’arrivo a Pietrogrado di Pietro K ropotkin. I giornali ne avevano già parlato, m a noi, conta­ dini anarchici, non vi avevamo p restato fede, non udendo il suo vigoroso appello agli anarchici e non ricevendo quelle precise indicazioni che avrebbero perm esso loro di com inciare a raggruppare le pro­ prie forze sparse e di occupare in m aniera organiz­ zata i p ropri posti di com battim ento nella Rivolu­ zione. Ma ora, i giornali e le lettere ricevuti da Pietro­ grado ci inform avano che Pietro K ropotkin, che du­ rante il suo viaggio da Londra a Pietrogrado era stato afflitto da una grave m alattia, era finalmente giunto nel cuore stesso della Rivoluzione, a Pietrogrado. Ci si diceva dell’accoglienza che gli era stata fatta dai socialisti allora al potere, K erensky in testa. Una gioia indescrivibile si im padronì del nostro gruppo. Fu organizzata una sua riunione generale in­ teram ente dedicata a discutere la questione: « Cosa ci dirà il nostro vecchio Pietro Alexeievitch? » T utti furono dello stesso p arere: P.A. avrebbe in­ dicati i mezzi pratici di organizzare il nostro movi­ m ento nelle campagne. Con la sua sensibilità e la sua viva com prensione, non avrebbe potuto non vedere l’impellente necessità per i villaggi di avere l'appog-

gio della n ostra forza rivoluzionaria. Da autentico apostolo dell’anarchism o, non avrebbe lasciato sfug­ gire questo m om ento unico nella storia della Russia e, approfittando del suo ascendente m orale sugli anarchici e i loro gruppi, si sarebbe affrettato a for­ m ulare con precisione le direttive dell’anarchism o rivoluzionario alle quali avrebbero dovuto ispirarsi gli anarchici in questa Rivoluzione. Io scrissi una lettera di benvenuto a nome del no­ stro gruppo di contadini anarchici di Guliai-Polé e l’inviai a Pietro K ropotkin, credo, per mezzo della redazione del giornale « Burevestnik ». In questa lettera salutavam o P.A. K ropotkin e ci felicitavamo p er il suo felice ritorno in patria, espri­ m endo l’assicurazione che la patria, nelle persone dei suoi migliori rappresentanti, attendeva con im pa­ zienza l'infaticabile com battente per le idee della più alta giustizia, idee che non potevano non esercitare la loro influenza sull’elaborazione e la realizzazione della Rivoluzione Russa... Avevamo firm ato : gruppo anarco-com unista ucraino del villaggio di Guliai-Polé, dipartim ento di Ekaterinoslav. Non speravam o in una risposta alla nostra mode­ sta lettera di benvenuto, m a attendevam o con im­ m ensa impazienza e grande ansietà la risposta ai no­ stri problem i, com prendendo che senza di essa avrem m o sprecato le nostre forze e forse in pura perdita, poiché poteva darsi che ciò che noi cerca­ vamo, gli altri gruppi non lo cercassero, oppure che lo cercassero, m a in tu tt’altra direzione. Ci sem brava che le campagne asservite ponesse­ ro questo problem a diretto : « Quale era la via e quali erano i mezzi p er im possessarsi della te rra e p er cac­ ciare, senza dover subire alcuna autorità, i parassiti oziosi che vivevano a spese nostre nel benessere e nel lusso? » La risposta a questo problem a era sta ta data da P.A. K ropotkin nella sua opera « La conquista del pane ». Ma le m asse non avevano letta q u est’opera. Solo alcune persone la conoscevano ed ora le masse non avevano più tem po p er leggerla. Occorreva che una voce energica esponesse loro

in un linguaggio semplice e chiaro i punti essenziali de « La conquista del pane », p er im pedir loro di naufragare in u n ’inerzia speculativa e m o strar su­ bito loro la via in cui im pegnarsi e il filo conduttore da seguire. Ma chi avrebbe detto loro questa parola viva, semplice e forte? Solo un anarchico propagandista, un organizza­ tore ! Ma, dissi, con la m ano sul cuore, ci sono mai state in Russia o in Ucraina delle scuole anarchiche di propaganda? Io non ne ho mai avuto conoscenza. E se ne sono esistite dove sono dunque, vi dom ando, i lottato ri d ’avanguardia che esse hanno form ato? Due volte ho percorso regioni appartenenti a di­ stretti e dipartim enti diversi e non una volta vi ho incontrato un contadino che, alla mia dom anda : « Avete avuti qui degli oratori anarchici? » mi abbia risposto : « Sì, ne abbiam o avuti ». D appertutto mi si rispondeva: « Non ne abbiam o mai avuti. Siamo felicissimi e molto riconoscenti vedendo che non ci dim enticate ». Dove sono dunque le forze reali del nostro m ovim ento? Secondo me, esse vegetano nelle città o spesso fanno tu tt’altre cose di quelle che dovrebbero fare. Se l'età avanzata di P.A. K ropotkin non gli avesse im pedito di prendere una parte attiva alla Rivolu­ zione e di dare un im pulso ai nostri compagni delle città, la cam pagna sottom essa sarebbe caduta defini­ tivam ente sotto la dominazione dei p artiti politici e del Governo Provvisorio. Questo sarebbe stato la fine della Rivoluzione. Ero sostenuto in q u est’idea da quei miei compa­ gni che, lavorando nelle officine, non avevano percor­ so la cam pagna e ignoravano il reale stato di spirito dei contadini. Viceversa, quelli che conoscevano la cam pagna mi criticavano severam ente, dicendo che mancavo di fiducia nei sentim enti rivoluzionari dei contadini. « La campagna, dicevano, ha saputo così ben ca« pire le intenzioni degli agenti dei vari p artiti socia« listi e borghesi venuti ad essa da parte del Governo

« Provvisorio, che mai, in nessun caso, essa si lascerà « ingannare ». Effettivam ente, esistevano nelle campagne i segni di un tale stato d ’anim o, m a essi erano relativam ente deboli. Nel m om ento critico della Rivoluzione, i conta­ dini avevano bisogno di sentirsi meglio sostenuti dal­ lo slancio rivoluzionario delle città, p er fare opera feconda, finirla con le classi privilegiate esistenti, e non lasciarne arrivare delle altre al loro posto. Passarono così quindici giorni. Da Pietrogrado non ci giungeva alcuna notizia ; noi ignoravam o sem­ pre come Pietro K ropotkin considerava il m olo del nostro movim ento nella Rivoluzione. Si era nel vero? Si aveva avuto ragione di rag­ gruppare le nostre forze nelle città non prestando che poca o nessuna attenzione alla cam pagna sottom es­ sa? Giungemmo così al m om ento in cui doveva ap rir­ si il Congresso D ipartim entale dei Soviet dei Depu­ tati operai, contadini, m ilitari e cosacchi e dell’Unio­ ne dei Contadini. A Guliai-Polé fu convocata u n ’Assemblea dell’U­ nione dei Contadini nella quale fu studiata la questio­ ne della partecipazione al Congresso D ipartim entale. La trasform azione delle Unioni di Contadini in un Soviet di Contadini occupò per lungo tem po la nostra attenzione. Si decise, infine, di inviare un de­ legato al Congresso D ipartim entale. Io fui eletto rap­ presentante dei contadini, il compagno Sereguin, rap­ presentante degli operai. Ero particolarm ente felice di andare a Ekaterinoslav dove speravo di prender contatto con la Federa­ zione Anarchica e di intrattenerm i personalm ente su tu tte le questioni che interessavano il nostro gruppo (Quella che mi interessava di più era questa : perché la città non invia dei propagandisti anarchici nei vil­ laggi?). Partii p er il Congresso appositam ente un giorno prim a e mi recai direttam ente alla sede della Fe­ derazione. Vi trovai il segretario, il compagno M oltchanski

di Odessa, vecchio com pagno che avevo conosciuto ai lavori forzati. Questa fu una grande gioia: ci ab­ bracciam m o. Gli fui subito addosso: cosa facevano in città? Perché non inviavano organizzatori nei centri rurali? Il compagno M oltchanski, secondo la sua abitu­ dine, gesticolò, si agitò e disse : « Non abbiam o forze, « fratello. Siamo deboli. Ci siam o appena organizzati « qui e bastiam o appena ai bisogni degli operai delle « nostre officine e dei soldati della n ostra guamigio« ne. Speriam o che col tem po le nostre forze aumen« tino e allora stringerem o i nostri legami con le « cam pagne e stabilirem o u n ’energica propaganda nei « villaggi... ». Dopo queste parole, restam m o a lungo silenziosi, immersi entram bi nei nostri pensieri, riflettendo sul­ l’avvenire del nostro m ovim ento nella Rivoluzione. Poi, il compagno M oltchanski si mise a consolar­ mi, assicurandom i che in un fu tu ro vicinissimo sa­ rebbero giunti da E katerinoslav i compagni Rogdaev, Rochtchin, Archinov e m olti a ltri ancora e che, al­ lora, l ’azione sarebbe stata intensificata e sarebbe stata estesa ai villaggi. Egli mi condusse poi al Cir­ colo della Federazione, l’ex « Club inglese ». Vi trovai num erosi com pagni, alcuni conversava­ no sulla Rivoluzione, altri leggevano, alcuni, infine, desinavano. In una parola, vi trovai la società « anar­ chica » che, per principio, non am m ette presso di sé alcun ordine, alcuna a u to rità e che non dedica alcun m om ento alla propaganda fra la m assa dei lavoratori delle campagne, che pure ne hanno un così gran bi­ sogno. Mi dom andai allora : « Perché dunque hanno pre« so alla borghesia un edificio così lussuoso e così « grande? A cosa può servir loro, dal m om ento che « in questa folla urlante non vi è alcun ordine, nep« pure nelle grida con le quali risolvono i più gravi « problem i della Rivoluzione e che la loro sala non « è spazzata, che le sedie sono rovesciate e che sulla « grande tavola, ricoperta di un velluto lussuoso, la« sciano croste di pane, teste di aringhe ed ossa ro« sicchiate? »

A tale vista, il mio cuore si strinse dolorosam ente. A questo punto entrò il compagno I. Tarassiuk (detto Kabas), l ’assistente del segretario, il compagno M oltchanski. Egli gridò con indignazione e dolore : « Quelli che hanno m angiato a questa tavola, la pu­ liscano !» e si mise a rialzare le sedie rovesciate. La tavola fu im m ediatam ente sgom berata e ci si mise a spazzare la sala. Uscendo dal circolo, ritornai alla sede della Fede­ razione, vi scelsi alcuni opuscoli da portare a GuliaiPolé e mi accingevo a recarm i aH’Ufficio del Con­ gresso al fine di avere una cam era gratu ita per la du­ ra ta del soggiorno, quando entrò una ragazza. Veni­ va a pregare i com pagni di accom pagnarla al teatro municipale p er aiutarla nella sua lo tta contro il so­ cialdem ocratico « Nil » che trascinava con lui buon num ero di operai. I compagni presenti dissero che erano occupati e, senza una parola, lei se ne andò. Il com pagno « M oltchanski » mi chiese : « Non la conosci? È una com pagna gentile ed energica ». Uscii im m ediatam ente e la raggiunsi. Le proposi di accom pagnarla al « m eeting », m a mi rispose : « Se non prenderete la parola, non mi sarete di alcuna uti­ lità ». Le prom isi di parlare. Lei mi prese allora a braccetto e ci dirigem m o ra­ pidam ente verso il teatro. S trada facendo questa gio­ vane e incantevole com pagna mi confidò che era solo da tre anni che lei era diventata anarchica. Questo non si era p rodotto da solo. Per due anni aveva letto le opere di K ropotkin e di Bakunin, poi aveva sen­ tito conferm ate le sue convinzioni. Ora era intera­ m ente devota a queste idee e conduceva u n ’attiva propaganda. Fino al luglio aveva parlato davanti agli operai, m a non aveva osato prendere la parola contro i nemici degli anarchici, i socialdem ocratici. In luglio si era fa tta coraggio, ad un « m eeting » aveva preso la parola contro il socialdem ocratico « Nil » ed era sta ta sconfitta. « Ora — disse — sono decisa a riprendere la lotta « contro questo "N il”, uno dei più b rillanti agitatori « del p artito socialdem ocratico ». La n ostra conversazione si ferm ò lì.

Al « m eeting » presi la parola contro il famoso « Nil », sotto lo pseudonim o di « Skrom ny »(1) (il mio pseudonim o del tem po del carcere). Parlai male, benché i miei compagni afferm assero più tardi che era an data benissim o e che ero stato semplicem ente un p o ’ nervoso. Quanto alla m ia giovane ed energica compagna, conquistò tu tta la sala con la sua voce dolce, ma d ’una bella forza oratoria. L’uditorio fu conquistato da questa voce e il si­ lenzio assoluto che regnò m entre lei parlava, si tra­ m utò in un frenetico applauso e in grida d ’app ro­ vazione : « Benissimo, benissim o, com pagna ! ». Ella non parlò a lungo, q u aran tatré m inuti in tutto, m a seppe così bene sollevare la m assa degli ascoltatori contro le tesi sostenute da « Nil » che, quando quest'ultim o venne a rispondere a coloro che avevano parlato contro di lui, la sala intera gridò: « Non è vero ! Non riem piteci il cranio, gli anarchici dicono la verità. Voi raccontate delle menzogne!... » Al ritorno dal « m eeting », num erosi com pagni si unirono a noi. La nostra giovane compagna mi disse : « Sapete, compagno Skrom ny, questo « Nil » con la sua influenza sugli operai mi rendeva pazza e mi ero prefìssa di distruggere questo ascendente ad ogni co­ sto. Una cosa sola mi impacciava : la mia giovinezza. Gli operai dim ostrano più fiducia ai compagni più anziani. Ho paura che ciò mi im pedisca di com piere il mio dovere verso gli operai... ». Non potei che augurarle dei nuovi successi nella sua opera rivoluzionaria anarchica e ci separam m o dopo esserci prom essi di ritrovarci il giorno dopo per p arlare di Guliai-Polé di cui lei aveva udito dire m olto bene. Questo « m eeting » mi fece giungere in ritard o al­ l'Ufficio del Congresso e non potei ottenere la cam era all’albergo. Trascorsi dunque la n otte presso il com­ pagno Sereguin... Dedicai tu tta la giornata seguente al Congresso e non potei trovare un m om ento per raggiungere la (1) « S krom ny » significa « m odesto ».

giovane compagna, come le avevo prom esso. T utta la giornata del dopodom ani fui preso dalle sedute della Commissione Agraria. Vi incontrai il socialista rivo­ luzionario di sinistra Schneider, inviato al Congresso D ipartim entale dal C om itato Esecutivo Centrale Pan­ russo dei Soviet dei D eputati operai, contadini, m i­ litari e cosacchi ed eletto, anch’egli, alla Commissio­ ne Agraria del Congresso. La Commissione votò all’unanim ità, e con un ac­ cordo perfetto, la socializzazione delle terre e trasm i­ se questo voto all’Ufficio del Congresso. Essa dom an­ dò poi al com pagno Schneider di esporle la situa­ zione di Pietrogrado. Mancandogli il tem po, non fece che un semplice riassunto e ci dom andò di sostenere al Congresso la risoluzione della riorganizzazione delle Unioni di Con­ tadini in Soviet. Questa riorganizzazione fu poi votata dal Con­ gresso. Questa fu l’unica questione messa all’ordine del giorno del Congresso del 5-7 agosto 1917 che non fos­ se già stata esam inata a Guliai-Polé. Al nostro rito rn o dal Congresso e, dopo una serie di rapp o rti, l’Unione dei Contadini di Guliai-Polé fu trasform ata in un Soviet di contadini. I suoi principi non furono modificati, né lo furono i suoi metodi d ’azione in vista della lo tta alla quale preparava in­ tensam ente i contadini. Il Soviet invitò i contadini ad aiutarlo a cacciare i padroni delle officine e ad annullare i d iritti di pro­ p rietà di questi ultim i sulle im prese pubbliche. Men­ tre eravam o occupati a trasform are la n o stra Unione in Soviet, trasform azione puram ente form ale, a Mo­ sca, il 14 agosto, si aprì la Conferenza Dem ocratica Panrussa alla cui trib u n a si vide apparire il nostro caro e onorato com pagno K ropotkin. Il nostro gruppo anarco-com unista di Guliai-Polé fu costernato a questa notizia, p er quanto capisse be­ nissim o che il nostro vecchio amico, dopo tan ti anni di lavoro, costantem ente esiliato e preoccupato nella sua vecchiaia esclusivam ente da idee um anitarie, po­ teva difficilmente rifiutare il suo concorso a questa

Conferenza Democratica, ora che era rien trato in Russia. Ma tu tte queste considerazioni passarono in second’ordine di fronte al tragico m om ento della Rivo­ luzione che doveva seguire la Conferenza. Condannam m o fra noi il nostro vecchio amico p er la sua partecipazione a questa Conferenza, immagi­ nandoci bonariam ente che il vecchio apostolo dell’a­ narchism o rivoluzionario si trasform ava in un ve­ gliardo sentim entale che aspirava alla tran q u illità e cercava delle forze p er applicare u n ’ultim a volta il suo sapere alla vita. Ma questo biasim o restò a ll’in tem o del gruppo, fra noi, e non fu m ai conosciuto dai nostri nemici, perchè nel più profondo del nostro cuore K ropotkin restava p er noi il più grande e il più forte teorico, l’apostolo del m ovim ento anarchico. Sapevam o che, se non fosse stato p er la sua età avanzata, si sarebbe messo alla testa della Rivolu­ zione Russa e sarebbe stato il portavoce incontestato dell ’Anarchismo. Avessimo avuta o no ragione, non discutem mo mai coi nostri nemici politici la questione della p ar­ tecipazione di K ropotkin alla Confederazione Demo­ cratica Panrussa di Mosca. Così prestavam o orecchio a ciò che diceva K ropot­ kin e il nostro entusiasm o calava. Sentivamo bene che ci sarebbe sem pre rim asto ca­ ro e vicino, m a la Rivoluzione ci chiam ava da u n ’altra p arte: per delle ragioni di carattere puram ente arti­ ficiale, essa era in una fase d ’arresto, era soffocata da tutti i p artiti politici che com ponevano il « Governo Provvisorio ». Ora, questi p artiti divenivano di giorno in giorno più solidi e sicuri, costituendo così una perm anente m inaccia controrivoluzionaria.

LA MARCIA DI KORNILOFF SU PIETROGRADO Verso il 20 agosto 1917, il nostro gruppo studiò la suddivisione e l’utilizzazione delle proprie forze. La riunione fu delle più serie. Come ho già detto, nessuno dei m em bri del nostro gruppo conosceva sufficientemente la teoria anarchi­ ca. Noi tu tti non eravam o che dei contadini e degli operai senza una vera istruzione. D’altra parte, la scuola anarchica non esisteva. Ciò che sapevam o del­ l’anarchism o rivoluzionario, l'avevamo attin to nel corso degli anni dalla lettu ra delle opere di K ropot­ kin e di B akunin o nelle discussioni interm inabili coi contadini ai quali trasm ettevam o tu tto ciò che aveva­ mo letto e capito. Eravam o so p rattu tto debitori delle nostre cono­ scenze al com pagno W ladim ir Antoni (detto Zara­ thustra). Nel corso di questa im portantissim a riunione, esam inam m o una serie di problem i di attu alità e ve­ demmo chiaram ente che la Rivoluzione era stretta dallo statalism o che m inacciava di soffocarla. Essa impallidiva, si indeboliva, m a viveva e po­ teva ancora uscire vittoriosa dalla lo tta finale. L’aiuto le sarebbe venuto principalm ente dalle m asse rivo­ luzionarie contadine che avrebbero sradicato la mac­ china soffocatrice, che l’avrebbero sbarazzata da que­ sta piaga : il Governo Provvisorio e tu tti i p artiti sa­ telliti. In breve, giungemmo alle seguenti conclusio­ ni : fin dai prim i giorni, la Rivoluzione russa aveva posto u n ’alternativa categorica di fronte ai gruppi

anarchici russi ed ucraini, alternativa che oggi esi­ geva im periosam ente una decisione da parte n o stra : andare verso la m assa, organizzarla e creare la Rivo­ luzione con essa, oppure astenersi, rinunciare alla Rivoluzione sociale. Non poteva più essere questione di lim itarsi ad . un’azione di gruppi, di accontentarsi di pubblicare degli opuscoli e dei giornali o di organizzare delle riunioni. Allora degli avvenim enti decisivi, gli anar­ chici avrebbero rischiato così di trovarsi, se non com pletam ente isolati dalle masse, in ogni caso in coda al movimento. L’anarchism o, p er la sua stessa essenza, non po­ teva accettare un tale ruolo. Solo la m ancanza di com prensione e di entusiasm o rivoluzionario dei suoi seguaci — gruppi e federazioni anarchiche — rischia­ va di trascinarla su questa strada. Ogni p artito di lotta, il p artito anarchico rivolu­ zionario più di ogni altro, deve tendere a trascinare dietro di sè le masse nei m om enti insurrezionali. Nel m om ento in cui queste masse com inciano a testimonargli la loro fiducia, esso deve, senza esaltarsi, se­ guire il cam m ino accidentato degli avvenimenti e scegliere il m om ento in cui occorrerà abbandonare le sinuosità della via seguita fino a quel m om ento e al­ lontanarne la m assa dei lavoratori. Si tra tta di un m etodo vecchio, ma non ancora sperim entato dal nostro gruppo e che avrebbe po­ tuto essere messo in pratica solo quando il nostro movimento fosse stato fortem ente organizzato, per­ chè ogni movim ento di grande ampiezza deve svilup­ parsi seguendo un piano strategico prestabilito. In caso contrario, i vari gruppi si ignorerebbero a vi­ cenda e m ancherebbero di coesione nell’azione. Un tale m ovimento potrebbe certam ente venir creato nel m om ento stesso della Rivoluzione, m a sarebbe im­ possibile infondergli una vita durevole, dargli un cre­ do capace di guidare le masse ribellatesi verso la libe­ razione definitiva dai freni economici, politici e mo­ rali. Sarebbe una perdita inutile di vite um ane, sacrifi­ cate in una lo tta necessaria e giusta, m a im pari.

Dopo aver seguito p er sette mesi il m ovimento anarchico nelle città, il nostro gruppo non poteva più ignorare che num erosissim i m ilitanti misconosceva­ no assolutam ente la loro funzione e soffocavano così il movimento impedendogli di liberarsi dalle forme tradizionali della disorganizzazione e di sostituire i gruppi sparsi con un movimento organizzato delle masse. È p er questo che il nostro gruppo si dedicò con rinnovata energia allo studio dei problem i non anco­ ra risolti del m ovimento anarchico... quale, ad esem­ pio, quello del coordinam ento dell’attività dei vari gruppi nella lo tta rivoluzionaria in corso. Nessuna delle federazioni della Rivoluzione russa di febbraio l’aveva fatto e, tuttavia, ognuna pubbli­ cava le sue risoluzioni e indicava la strada nuova da seguire. Ecco come, dopo aver cercato febbrilm ente l’idea guida negli scritti anarchici di Bakunin, di Kropotkin, e di M alatesta, giungemmo alla conclusione che il nostro gruppo di contadini anarco-com unisti di Guliai-Polé non poteva né im itare il m ovim ento anar­ chico delle città, né obbedire alla sua voce. Non dovevamo dunque contare su nessuno in questo pe­ riodo critico della Rivoluzione : dovevamo soltanto aiutare la cam pagna asservita ad orientarvisi affin­ chè nessun p artito politico potesse scuotere in essa la fiducia che i contadini soltanto avevano il potere di modificare il carattere della Rivoluzione e il suo andam ento e che né i p artiti politici, né il governo avevano mai creato nulla nel m ovimento rivoluziona­ rio dei villaggi. E i m em bri del gruppo si sparsero fra i lavoratori delle campagne, non lasciando sussistere che il loro Ufficio di iniziativa e di informazione. Con la parola e con l’azione, il gruppo aiutò i lavoratori ad orientarsi in quel m om ento della Rivoluzione e ad im prim ere alla lotta una maggiore intensità. Dopo questa decisione, quando com inciam m o a notare i risultati della nostra attiv ità organizzata nella regione, ci convincemmo ben presto di aver visto giusto circa le cause dell’arresto nel cam m ino

della Rivoluzione e circa il m om ento critico pieno di minacce m ortali. In effetti, la Rivoluzione si tro­ vava presa in un laccio che sarebbe bastato stringere ancora un p o ’ per soffocarla com pletam ente. L 'intro­ duzione della pena capitale al fronte m ostrava con evidenza che i soldati rivoluzionari dovevano m orire sul fronte esterno, m entre i controrivoluzionari po­ tevano continuare la loro opera nel cuore stesso della Rivoluzione. Ecco perchè le form azioni m ilitari che, prese dal­ lo spirito rivoluzionario, fraternizzavano con gli ope­ rai nelle città e coi contadini nei villaggi e che, poiché cominciavano a sentirsi schiave del m ilitarism o, si sforzavano di utilizzare i cannoni e le m itragliatrici che erano nelle loro m ani e di servirsene contro i loro nemici, venivano attaccate alle spalle perchè giudi­ cate pericolose per la forza crescente della controri­ voluzione. Vedendo qual era la strad a tracciata per rinfor­ zare la potenza della borghesia, già riavutasi dalla sua sconfitta e p ro n ta a contrattaccare, eravam o sem­ pre più convinti che il m etodo da noi scelto per aiutare i lavoratori a orientarsi bene nel susseguirsi degli avvenimenti rivoluzionari era quello buono. E ra tuttavia indispensabile com pletarlo e aggiungervi delle precise direttive. Cosa avevamo potuto ottenere lavorando in questo senso? Avevamo ottenuto che dalla fine del mese di ago­ sto i contadini ci avevano com presi com pletam ente e non disperdevano più le loro forze nei vari raggrup­ pam enti politici, incapaci di realizzare ciò che c’era di forte e durevole nella Rivoluzione. Meglio i contadini ci capivano e più ferm am ente credevano in loro stessi e nella loro funzione d iretta nella Rivoluzione : abolire, con un atto rivoluzionario il diritto alla p roprietà privata sulle terre e dichiara­ re questa proprietà nazionale, da un lato, e, dall’al­ tro, dopo u n ’intesa coi proletari delle città, abolire ogni possibilità di privilegi e di potere degli uni sugli altri. Giungemmo così senza avvertirlo al m om ento cri­ tico della Rivoluzione. L’angoscia e il dolore che prò-

vavamo nell’attesa di questo giorno, furono piena­ m ente giustificati. Il Governo Provvisorio stesso e il Soviet dei Depu­ tati contadini, operai, m ilitari e cosacchi fecero sa­ pere da Pietrogrado che il com andante in capo del fronte esterno, il generale Korniloff, aveva ritirato le sue migliori truppe dal fronte e si dirigeva su Pie­ trogrado al fine di finirla con la Rivoluzione e di an­ nullare tu tte le sue conquiste. E ra il 20 agosto 1917. Un’anarchica di Alcxandrovsk, la com pagna Nikiphorova, venne a GuliaiPolé ed organizzò un raduno di contadini sotto la mia presidenza, e, m entre lei parlava, il postino mi reca­ pitò alcuni dispacci che mi annunciavano la m arcia del generale Korniloff su Pietrogrado. Interruppi im m ediatam ente l'oratrice e, con un breve discorso, com unicai all’assem blea la repressio­ ne sanguinosa che minacciava la Rivoluzione. Poi les­ si i dispacci : quello del Governo Provvisorio e quello del Comitato Esecutivo del Soviet dei D eputati ope­ rai, contadini, m ilitari e cosacchi. Questa notizia im pressionò dolorosam ente i con­ tadini e gli operai presenti al raduno. Essi facevano in m odo di contenere la loro emo­ zione, ma qualcuno gridò dalla folla: « Laggiù il san« gue dei nostri fratelli scorre già, m entre qui i con« trorivoluzionari circolano liberam ente fra noi e so« no felici !» e si indicò il vecchio com m issario di polizia di Guliai-Polé, Ivanoff, che si trovava fra i presenti. La com pagna anarchica N ikiphorova discese ani­ m atam ente dalla tribuna e arrestò q u est’uomo che la folla assaliva con ingiurie. Mi precipitai verso la com pagna Nikiphorova e Ivanoff, che dei compagni del gruppo e dell’Unione dei Contadini già circondavano, e pretesi che si libe­ rasse im m ediatam ente il vecchio com m issario, dicen­ do a lui di calm arsi perchè nessuno lo avrebbe toc­ cato. Poi risalii alla trib u n a e dissi ai contadini e agli operai che la n o stra lo tta p er la difesa della Rivolu­ zione non doveva iniziare con l’assassinio di un vec­ chio com m issario di polizia che, come ad esempio

Ivanoff, si era arreso senza resistenza fin dai prim i giorni della Rivoluzione e non si nascondeva. T u tt’al più, avrem m o potuto sorvegliarlo. « La n o stra lo tta deve m anifestarsi con delle azio. « ni im portanti ; non vi dico ora quali, perchè è ur« gente che vada alla riunione del Soviet dei Conta« dini organizzata con gli operai e il gruppo anarco« com unista. Ma prom etto di tornare subito qui, in « questo giardino, a spiegare il mio pensiero ». Quando vi giunsi, il Soviet era al completo. Dichiaram m o aperta la seduta. Io lessi i dispacci e presentai poi il mio rapporto su ciò che dovevamo fare innanzitutto e sui mezzi di attuazione. Il dispaccio del Com itato Centrale Esecutivo dei Soviet dei D eputati operai, contadini, m ilitari e co­ sacchi suggeriva di form are dei Comitati locali di Salute della Rivoluzione. L’assem blea elesse im m ediatam ente fra i suoi m em bri un com itato il quale espresse il desiderio di essere chiam ato Com itato di difesa della Rivoluzione e mi affidò la direzione dei suoi lavori. Noi, m em bri di una organizzazione ufficiale costi­ tuita d ’urgenza, ci riunim m o seduta stante e deci­ demmo di procedere nella regione al disarm o di tu tta la borghesia e all’abolizione dei suoi d iritti sulla ric­ chezza del popolo: terre, fabbriche, officine, tipogra­ fie, teatri, circhi, cinem a ed altre im prese pubbliche. Giudicammo che questo fosse il solo mezzo pratico di finirla con la m arcia del generale Korniloif e di sopprim ere i d iritti della borghesia alla dominazione e a tu tti i privilegi. M entre ero alla riunione del Soviet, poi a quella del Comitato di Difesa della Rivoluzione che se ne era distaccato (cosa che mi prese circa cinque ore), la m assa dei lavoratori attendeva sem pre il mio ritorno e la m ia relazione sui mezzi p er difendere la Rivolu­ zione. Quando finalmente ritornai, trovai tu tti i membri del Soviet, del gruppo anarco-com unista ed alcuni operai dell’Unione Professionale che passeggiavano nella via con le carabine o i fucili a tracolla : GuliaiPolé si trasform ava in un cam po rivoluzionario. E n­

trai nel giardino e, attraverso un viale laterale, ar­ rivai alla tribuna. I contadini e gli operai si erano sparsi nel giar­ dino e si intrattenevano con animazione sull’inquie­ tante notizia. Essi si raccolsero rapidam ente attorno a me dicendo : « Ebbene ! Siete già libero ! Pensate di finire ciò che avete iniziato? Queste cattive notizie vi hanno im pedito di parlare ». ( 1) Salii alla trib u n a estenuato, al lim ite delle forze, perchè i giorni precedenti avevo girato nei dintorni di Guliai-Polé pensando che alla domenica mi sarei ac­ contentato di un solo raduno e avrei potuto riposar­ mi. Ma i dispacci inquietanti che i contadini avevano chiam ati « cattivi », non me ne lasciavano il tempo. Term inando l’esposizione delle mie idee circa la difesa della Rivoluzione, dissi che nessuno oltre loro stessi avrebbe potuto difenderla e svilupparla. La Rivoluzione era la loro opera, essi dovevano esserne gli arditi propagatori e gli autentici difensori. Poi, dissi loro ciò che era stato deciso all’assem ­ blea e che era stato form ato un Com itato di Difesa della Rivoluzione, destinato non solo a com battere il movimento del generale KornilofF, ma anche il go­ verno provvisorio e tu tti i p artiti Socialisti che condi­ videvano le sue idee. E aggiunsi che questo Comitato non sarebbe divenuto tale che quando tu tti, dal più piccolo al più grande, avessimo detto che lì era la nostra opera e, stringendoci attorno a questo Comi­ tato, lo avessimo sostenuto non più a parole, ma con le azioni. Esposi in poche parole ai miei num erosi uditori il program m a d ’azione di questo Comitato. R isuonaro­ no delle grida : « Viva la Rivoluzione ! » E quelle non erano delle m anifestazioni da parata, abituali nelle riunioni organizzate dai politicanti, ma delle grida veram ente spontanee, uscite dalle profondità stesse dell'anim a del popolo. « Allora com pagno Nestor, dissero num erose vo­ l i) In ucraino nel testo (N.D.T.)

ci, occorre prepararci ad andare a batterci a banco dei lavoratori delle città? » Ma io spiegai loro il punto del program m a d ’azio. ne del com itato ove era detto che i contadini per « sotnia » e gli operai p er fabbrica e p er officina do­ vevano esam inare la n ostra decisione e farci avere per il giorno dopo (30 Agosto) tram ite i loro delegati, la risposta decisiva. Così term inò la giornata del 29 Agosto, giornata dolorosa p er le notizie ricevute circa il movimento del generale Korniloff, m a decisiva nello stesso tempo perchè aveva risvegliato le masse all’iniziativa e al­ l’azione rivoluzionaria autonom a. E, dove fra i lavoratori si trovavano dei rivolu­ zionari che sapevano quale com pito spettava loro in tali m om enti, là fu discusso il lato teorico degli avve­ nim enti e fu form ulato in tem po p er guidare le masse nella loro lotta diretta. La m attina seguente passai di b u o n o ra sulla piaz­ za della cattedrale di Guliai-Polé. Degli operai rag­ gruppati per officine e dei contadini raggruppati per « sotnia » con le bandiere nere o rosse spiegate, avan­ zavano cantando, dirigendosi verso l’edificio del So­ viet dei D eputati contadini e operai, dove sedeva il Comitato di Difesa della Rivoluzione. Traversai correndo il cortile della scuola; entrai precipitosam ente in quello del Soviet e mi diressi in­ contro ai m anifestanti. Quando apparvi risuonò un grido immenso : « Viva la Rivoluzione ! Viva il suo fedele difenso­ re, il nostro amico com pagno M akhno ! » Queste gri­ da erano lusinghiere p er me, m a sentivo bene che non le avevo m eritate ; interruppi dunque queste ac­ clamazioni entusiaste e chiesi ai m anifestanti di ascoltarm i. Ma la folla mi portò in trionfo continuan­ do a gridare : « Viva la Rivoluzione! Viva il compagno Makh­ no ! » O ttenni infine che i m anifestanti mi ascoltassero e, una volta ristabilito il silenzio, dom andai loro per­ chè avevano cessato il lavoro ed erano venuti al Co­ m itato di Difesa della Rivoluzione.

« Siamo venuti a m etterci a disposizione del Co­ m itato — fu la risposta — e non siam o i soli ». « C'è dunque ancora della polvere nelle polve­ riere? » « Sì, ce n e in gran q u an tità », gridarono i m anife­ stanti. L’emozione cominciava a prenderm i e rischiai di piangere di gioia vedendo l’im m ensità dell’anim a con­ tadina e operaia. L’idea di libertà e di indipendenza non poteva essere concepita in m aniera tanto profonda e m ani­ festata tanto sentitam ente e intensam ente che da u n ’anim a ucraina così vasta e profonda. Le mie prim e parole a questi m anifestanti furono : « Ascoltate dunque, compagni che siete venuti a « m ettervi a disposizione del Com itato di Difesa della « Rivoluzione. Dividetevi in gruppi da dieci a quindi« ci, contando cinque uom ini p er carro, e, senza per« dere un m inuto, p artite p er visitare tu tte le pro« p rietà dei "pom echtchiki”, dei ’’kulaki” e dei ricchi « contadini tedeschi della regione di Guliai-Polé e to« gliete a questi borghesi tu tte le arm i : carabine, fu« cili a palla o a piom bo, spade. Ma non offendete in « alcun modo, nè con la parola, nè col gesto i bor« ghesi stessi. Noi dobbiam o arrecare a questa azione « tu tto l’onore rivoluzionario e dobbiam o farlo nel« l’interesse stesso della Rivoluzione, contro la quale « i capi della borghesia, approfittando della negli« genza dei rivoluzionari, hanno organizzato le loro « forze, sotto l’ala del governo e hanno pure già co« m inciato a servirsi delle loro arm i. In quanto dele« gato del Soviet dei Deputati operai e contadini del« la regione, del gruppo anarco-com unista e del So« viet dell’Unione professionale, p er assum ere la dire« zione m om entanea dell’organizzazione del nostro « movim ento rivoluzionario, sem pre restando com« m issario principale de! Comitato di Difesa della Ri« voluzione, considero indispensabile ricordare ai « compagni designati per il disarm o della borghesia « che essi non debbono lasciarsi indurre a compiere « degli atti di saccheggio. Il saccheggio non è un atto « rivoluzionario e fino a quando sarò alla testa del-

« l’organizzazione del nostro m ovim ento, tu tti coloro « che se ne renderanno colpevoli saranno condotti da« vanti al Tribunale dell’Assemblea generale Rivolu« zionaria dei contadini e operai di Guliai-Polé. In « due o tre giorni al massim o dovrem o disarm are la « borghesia e consegnare le arm i requisite al Comita« to di Difesa della Rivoluzione, che le d istrib u irà fra « gli autentici difensori della Rivoluzione. Non per« dete dunque tem po. Dividetevi in gruppi ; m unitevi « di un certificato del Com itato di Difesa della Rivc« luzione che attesti il vostro ruolo ufficiale nella re« quisizione alla borghesia delle arm i che ci sono ne. « cessane, e partite!... » I contadini, quando ne riconoscono l’im portanza, fanno rapidam ente le cose. M entre dicevo ai m ani­ festanti di raggrupparsi p er quindici, essi avevano già m andato a cercare i carri e una trentina di questi, radunati sulla piazza della cattedrale, ci aspettava. Quanto ai certificati, essi erano stati preparati la vigilia dal Com itato di Difesa della Rivoluzione. Non restava che scrivere i nomi dei latori e apporre la firma del Com m issario in capo. E q u est’ultim o avreb­ be firm ato sem pre un simile certificato, anche nel bel mezzo della via. Questo fu in effetti ciò che avvenne : firmai i cer­ tificati vicino ai carri dei contadini e degli operai che partivano p er disarm are la borghesia. Quando tu tto fu pronto e tu tti ebbero preso posto sui carri, ricordai con alcune parole le difficoltà che incontrava la Rivoluzione in quel m om ento e l’im por­ tanza p er il suo avvenire della decisiva azione locale dei lavoratori. Poi i contadini e gli operai, questi pio­ nieri della Rivoluzione nel comune di Guliai-Polé, comune che ne guidava m olti altri, oltre anche a nu­ merosi distretti, con la sua organizzazione di u n ’azio­ ne arm ata contro la borghesia, si sparsero nella re­ gione. Un’altra parte dei contadini e degli operai proce­ dette al disarm o della borghesia della stessa GuliaiPolé e degli ufficiali giunti dal fronte. II C om itato di Difesa della Rivoluzione improvvi­ sò, col Soviet dei Deputati contadini e operai, una

riunione nella quale fu deciso di riunire, col più bre­ ve indugio possibile, un Congresso dei Soviet della regione, con la partecipazione dei gruppi anarco-com unisti e del Soviet dell'Unione professionale degli operai m etallurgici e dei lavoratori del legno di Guliai-Polé. In questa riunione im provvisata dei Soviet dei D eputati contadini e operai e del Comitato di Difesa della Rivoluzione fu p u re deciso di stringere i legami col gruppo anarco-com unista, p er organizzare, con uno sforzo comune, e fin da quel m om ento, l’azione al fine di revocare ai « Com itati com unali » della re­ gione il d iritto di prendere qualsiasi decisione di in­ teresse pubblico nelle loro riunioni, azione questa che doveva precedere la riunione del Congresso dei So­ viet. Questa collaborazione di tre unità rivoluzionarie perm ise al nostro gruppo di sviluppare ancora di più la sua attività fra i lavoratori dei villaggi sottom essi e di abituarli all'idea di una società libera e indipen­ dente. I lavoratori della regione di Guliai-Polé, senza ar­ restarsi al pensiero delle possibili repressioni da par­ te delle au to rità centrali, lim itarono il potere di tu tti i Comitati com unali del Governo di Coalizione dei socialisti e della borghesia. Questi Com itati, la cui funzione principale consisteva nell’em ettere delle or­ dinanze e degli « ukaz » (decreti) indicanti al popolo ciò che si poteva fare e ciò che non si poteva fare senza autorizzazione del governo, ciò che bisognava pensare e ciò che non bisognava pensare senza una previa autorizzazione della futu ra Assemblea Costi­ tuente, furono lim itati nei loro d iritti al pun to che, da unità legislative di tipo governativo, si trasform a­ rono in unità di carattere consultivo. Essi furono privati del d iritto di decidere in modo definitivo su qualsiasi questione di interesse pub­ blico, senza averla fatta approvare da una riunioneskhod pubblica. Un tale atteggiam ento dei lavoratori nei confronti dei ” d iritti ” e dell’au to rità dei loro oppressori e dei nemici della Rivoluzione, nemici di tu tto ciò che essa

aveva di sano, di forte e di creativo, provocò un di­ sordine form idabile nei ranghi dei detentori del po­ tere. I fautori zelanti di u n ’idea di coalizione con la borghesia contro la Rivoluzione suonarono l’allarm e. Tuttavia, nonostante il furore e la rabbia di cui die­ dero prova alle riunioni dei Com itati com unali e alle riunioni locali, m algrado tu tti i mezzi messi in m oto da loro stessi e con l’appoggio dei centri p er giun­ gere a cacciare i proletari di Guliai-Polé dalla posi­ zione che avevano preso nei loro confronti e in quelli del loro governo, m algrado, infine, tu tti gli abominii raccontati a voce o tram ite scritti contro i lavoratori di Guliai-Polé in generale, ma, so p rattu tto contro il gruppo anarco-com unista, non riuscirono a nulla. Le azioni delle autorità, in generale, e delle auto­ rità che si definivano rivoluzionarie, in particolare, si opponevano alle esigenze della Rivoluzione, favo­ rendo così la controrivoluzione il cui asperio ripu­ gnante, sotto la form a del m ovim ento del generale Korniloff, si ergeva nettam ente di fronte alla massa dei lavoratori. I lavoratori della regione di Guliai-Polé avevano osservato questi fatti per lunghi mesi con grande in­ teresse ed ora riconoscevano che solo la concezione anarchica della Rivoluzione era capace di salvare quest’ultim a e di condurla ad un successo completo. È questo il motivo p er cui ogni volta che il Co­ m itato com unale di distretto e il Commissario regio­ nale del governo dom andavano loro dei rapp o rti sul­ lo sviluppo del m ovimento rivoluzionario nella loro regione e le somme prelevate dai villaggi a favore della cassa di propaganda prò Governo Provvisorio, rispondevano che il Com itato di Difesa della Rivolu­ zione faceva disarm are tu tti i borghesi della regione e aveva annullato ogni d iritto alla pro p rietà delle terre, delle fabbriche, delle officine e delle altre im­ prese pubbliche della regione. « T utto questo deve appartenere a noi e non ad alcuni oziosi » (E stratto del Resoconto n. 3 - libro 2 del Com itato di Difesa della Rivoluzione di GuliaiPolé, 1917).

RESISTENZA ALLA CONTRORIVOLUZIONE CHE STA CONQUISTANDO I VILLAGGI Così la borghesia fu disarm ata e le sue arm i fu­ rono divise fra i contadini rivoluzionari. Il disarm o fu effettuato senza spargim ento di sangue. Fu aperto un Congresso convocato allo scopo di studiare le cause e i fini del movim ento del generale Korniloff. Il Congresso approvò non soltanto la formazione di un Com itato di Difesa della Rivoluzione, da parte del Soviet di Guliai-Polé e di qualche altra organiz­ zazione, m a anche tu tte le risoluzioni prese dal So­ viet prim a della convocazione del Congresso e affer­ mò che l’ora di agire era venuta. Esso passò poi all’avanzata di Korniloff, avanzata già arrestata, e sottolineò ancora una volta che con­ siderava crim inale la distruzione del fronte esterno. Esso decise di m antenere questo fronte, necessa­ rio p er la difesa della Rivoluzione contro il nemico esterno, e invitò i lavoratori ad annientare definiti­ vamente il m ovim ento dei seguaci di Korniloff. Il Congresso esam inò poi delle altre questioni e approvò la dichiarazione dell’abolizione della pro­ prietà privata nella n ostra regione e si occupò della questione agraria. Il gruppo anarco-com unista proposte al Congres­ so di leggere il suo rapporto su questa questione. Il rapporto fu letto dai compagni K rate e Andrea Seme­ nota. Si trattav a so p rattu tto dei mezzi pratici p er fi­ nirla coi diritti dei ” pom echtchiki ” e dei ” kulaki ”

sulle terre e sulle belle e grandi p roprietà fondiarie che essi non potevano riuscire a coltivare con le loro mani. Il gruppo anarchico propose di espropriare, sen­ za tard are ancora, le terre e le prop rietà e di orga­ nizzarvi delle comuni agricole libere con la parteci­ pazione, nella m isura del possibile, di questi stessi ” pom echtchiki ” e ” kulaki ”, e, se questi ultim i aves­ sero rifiutato di far parte della famiglia dei liberi la­ voratori e se avessero espresso il desiderio di lavo­ rare individualm ente, ognuno per sè, di assegnar loro parte dei beni nazionali che avevano posseduto e di dar loro i mezzi per vivere lavorando senza fa r parte delle com unità agricole del resto dei lavoratori. Il Congresso pregò il Com itato agrario di GuliaiPolé di esporgli ciò che era stato intrapreso per quanto riguardava la questione agraria. Il com pagno K rate era m em bro del Comitato agrario. Con l’approvazione degli altri m em bri del Co­ m itato, espose davanti al Congresso ciò che era sta­ to intrapreso dal Com itato in questo campo, sotto­ lineando l’accordo che esisteva fra le idee del Comi­ tato e il rapporto del gruppo anarco-com unista che era stato appena ascoltato e fece notare che questa questione era stata iscritta da Guliai-Polé all’ordine del giorno del Congresso regionale dei Com itati agra­ ri e che il Congresso li aveva presi come base nello studio della questione agraria. Il Congresso dei Soviet, in pieno accordo — come ho già detto — col Soviet dell'Unione professionale degli operai, col Com itato agrario e col gruppo anar­ co-comunista, esam inò i due rapporti con una per­ fetta coscienza dei suoi doveri rivoluzionari nei con­ fronti del lavoro oppresso che, soltanto ora, si era deciso di liberare. Ecco la risoluzione v otata dal Congresso a que­ sto proposito: « Il Congresso regionale dei lavoratori di Guliai« Polé condanna energicam ente le pretese del Gover« no Provvisorio di Pietrogrado e della Rada Centra« le Ucraina di Kiev di dirigere la vita dei lavoratori « ed invita i Soviet locali e tu tta la popolazione pro.

« letaria organizzata a ignorare tu tti gli ordini go« vernativi. « Il popolo deve essere sovrano a casa propria. « È finalmente giunta l'ora di realizzare il suo sogno « secolare. D’o ra in poi, la terra, le fabbriche e le « officine devono appartenere ai lavoratori. « I contadini devono essere padroni delle terre ; « gli operai delle fabbriche e delle officine. « Necessita senza indugio che i contadini caccino « dalle loro terre tu tti i ” pom echtchiki ” e i " kula« ki ” che rifiutano di lavorare con le loro mani e « che organizzino nelle loro p roprietà rurali delle co« m uni agricole libere, com poste di volontari, con« tadini ed operai. Il Congresso riconosce che Tini. « ziativa di questa decisione proviene dal gruppo « anarco-com unista e gliene affida la realizzazione. Il « Congresso spera che i Soviet e i Com itati agrari lo« cali m etteranno tu tti i mezzi tecnici in loro pos« sesso a com pleta disposizione del gruppo in vista « dell’opera com une da compiere ». Poi, il Congresso espresse l’assicurazione che il consolidam ento delle conquiste della Rivoluzione da parte dei lavoratori, m algrado l’opposizione dei loro nemici, sarebbe stato seguito, non soltanto nella no­ stra regione, m a in tu tta l’Ucraina e la Russia, da u n ’espropriazione totale a favore delle com unità dei lavoratori, di tu tte le im prese collettive di cui gode­ vano la borghesia e lo stato. Verso la fine della sessione del Congresso, un cer­ to num ero di comuni, fino a quel m om ento fedeli al governo, fecero sapere telefonicam ente al Congres­ so, da Alexandrovsk, che degli agenti del Comitato com unale di Alexandrovsk, del Soviet dei Deputati contadini, operai, m ilitari e cosacchi e del Commis­ sario del governo percorrevano i comuni organizzan­ do dei ’’ meetings ”, invitando i contadini a boicot­ tare il Congresso dei Soviet di Guliai-Polé, colpevo­ le di affrontare delle questioni che solo l’Assemblea Costituente era chiam ata a risolvere, dichiarando, in­ fine, che il Congresso di Guliai-Polé, benché fosse for­ m ato da contadini, trovava ai problem i delle solu­ zioni che erano contrarie all’interesse dei contadini

e che i m em bri dell’Ufficio del Congresso, nemici di­ m ostrati dei lavoratori, ignoravano com pletam ente le leggi della Rivoluzione e insorgevano p er questo motivo contro il Governo rivoluzionario Provvisorio, guidato da K erensky e contro l'Assemblea Costituen­ te, suprem o tribunale rivoluzionario. Aggiunsi a questi messaggi un plico ricevuto dal Comitato com unale di Guliai-Polé che conteneva l’or­ dine del com m issario governativo del distretto di in­ terdire a N estor M akhno ogni attività sociale a Guliai-Polé : egli era — diceva il docum ento — perse­ guitato dalla giustizia dello stato p er aver disarm ati i ” pom echtchiki ” e i ” kulaki Dopo aver preso conoscenza dei messaggi e del­ l’ordine del com m issario governativo, il Congresso convocò l’Ufficio del Com itato comunale di GuliaiPolé e l’invitò a partecipare alla discussione dei mes­ saggi e, so p rattu tto , della lettera che mi riguardava. Dopo una tem pesta di ingiurie contro gli agenti governativi che percorrevano i villaggi e contro il com m issario del governo, l’assem blea votò la seguen­ te risoluzione : « Il Congresso dei Soviet della regione di Guliai« Polé e il Soviet di Guliai-Polé non riconoscono al« cuna auto rità, nè da parte loro, nè da parte dei la« voratori che li hanno investiti di pieni poteri e non « am m ettono alcuna sanzione pronunciata dal com« m issario del governo o dal Com itato com unale di « Alexandrovsk e salutano in N estor M akhno l’ami« co e l'iniziatore in m ateria di questioni rivoluziona« rie e sociali. « L’anarchico N estor M akhno è stato delegato dal« la vecchia Unione dei Contadini con altri sei mem« bri al C om itato com unale di Guliai-Polé p er eserci« farvi un controllo perm anente sui suoi lavori. Il « Soviet dei Contadini, dopo la riorganizzazione del« l’Unione, conferm a questa decisione. « Il Congresso approva la nom ina e protesta con« tro l ’inam m issibile ingerenza del Com itato del di« stretto e del com m issario nei lavori delle Assem« blee locali ». (Resoconti del Congresso - libro n. 2 - 1917).

Inviai questa risoluzione al com m issario del go­ verno, il cittadino I. K. Mikhno. Ma la faccenda non si ferm ò lì. Il gruppo anarco-com unista chiese al Congresso una sospensione di due ore, proponendosi di fare un ’im portante comunicazione sulla situazione attu a­ le, alla ripresa della seduta. Fu decisa u n ’interruzione di tre ore. Essa fu im­ piegata dai delegati in scambi di vedute. Q uanto al nostro gruppo, esso ne approfittò per organizzare una riunione e p er incaricarm i di pre­ sentare, col compagno Antonov, un rapporto al Con­ gresso su ” la controrivoluzione nelle città e nel di­ stretto di Alexandrovsk ”. Il rap p o rto fu presentato al Congresso alla ripre­ sa della seduta. Considero inutile ricordare qui i concetti che con­ teneva, m a mi auguro di tu tto cuore che coloro che avvicinano i contadini senza conoscerli, m a con gran­ de presunzione, assistano alla lettu ra di simili rap­ porti nel caso ne vengano p resentati a nome dei no­ stri gruppi anarchici di contadini e operai. Questi rapporti insegneranno loro m olte cose e gli echi che desteranno nelle masse popolari faranno loro com prendere la psicologia dei contadini. Essi sapranno così una volta p er tu tte che i lavoratori rivoluzionari contadini non andranno m ai a dom an­ dar loro consigli o sanzioni p er quanto concerne la loro azione rivoluzionaria indipendente e feconda. Spetta a noi andare verso di loro e fare in modo di com prenderli. Dopo aver udito il rapporto del nostro gruppo, il Congresso votò la seguente risoluzione : « Il Congresso dei lavoratori della regione di Gu« liai-Polé incarica il Soviet dei deputati contadini e « operai di Guliai-Polé di conferire regolare m andato « ai relatori N estor M akhno e V. Antonov, e di dele« garli presso gli operai delle officine e del p orto di « Alexandrovsk p er conoscere i loro autentici senti« m enti riguardo la politica antirivoluzionaria del « Com itato Esecutivo del Soviet dei D eputati operai « e contadini eletti da loro.

« Non è che in questo m odo — diceva il Congres« so nella sua risoluzione — che noi, contadini rivo« luzionari potrem o renderci conto dell’im portanza « delle forze dei nostri nemici e delle nostre ». (E stratto dei Resoconti del Congresso dei lavora­ tori a Guliai-Polé, settem bre 1917). Il Congresso studiò poi alcune altre questioni al­ l’ordine del giorno e, dopo aver deciso la pubblica­ zione dei Resoconti e il loro invio ai Soviet locali, si sciolse. L’atteggiam ento dei contadini rivoluzionari nei confronti dei loro padroni e signori durante i prim i sei mesi della Rivoluzione, atteggiam ento conferm a­ to dal Congresso di settem bre, contribuì a consoli­ dare la posizione del nostro gruppo nel paese. Il gruppo anarco-com unista attirava orm ai sem­ pre più l’attenzione dei Com itati comunali. Ma questo risultato non fu raggiunto senza fati­ ca. Facemmo m olti sforzi p er giungere a vincere, all’intem o del gruppo, la resistenza al principio di una organizzazione regolare e la n ostra posizione nei vil­ laggi sottom essi non fu stabilita in m aniera salda che quando il gruppo ebbe adottato una forte orga­ nizzazione e tu tti i m em bri attivi dell’Ufficio agirono in arm onia con l'insiem e del gruppo: V. Antonov, S okruta e K alinitchenko al Soviet dei D eputati ope­ rai e contadini ; Petrovski, Sereguin, Mironov, P. Cha. rovski, L. Schneider ai Com itati delle officine; I. Makhno, Sereguin, Antonov al Soviet dell’Unione pro­ fessionale dei m etallurgici e alla loro Cassa di Soc­ corso in caso di m alattia; A. M artchenko, A. Seme­ nota, Procope Charovski, F. K rate, Isidoro Lotyi, Paolo Korostelev, i fratelli Makhno, Stefano Chapel, Gregorio Sereda al Soviet dei Contadini e al Comi­ tato agrario. Questo contribuì a unire tu tti i nostri sforzi e a indirizzarli verso uno stesso ideale. Ognuno di noi si rendeva conto del fine da raggiungere e rivendicava la sua p arte di responsabilità. D’altra p arte questo fru ttò al nostro gruppo di trovarsi legato più strettam ente alla m assa dei la­ voratori e gli perm ise di fa r meglio com prendere a

questi ultim i l’idea anarchica nel senso sociale del term ine e la necessità di sorvegliare la condotta del Governo Provvisorio, della Rada Centrale Ucraina e della sua Segreteria nel m om ento in cui questi erano più nocivi p er la realizzazione dei principi rivoluzio­ nari. I lavoratori della regione dichiararono apertam en­ te nei loro Congressi che sorvegliavano attentam ente i m ovim enti dei loro oppressori e che si preparavano a prendere le arm i contro di essi. Dalla fine del mese di agosto 1917, tu tti i Comi­ tati com unali della regione com inciarono a protesta­ re contro certi ordini del governo. Form ulate precedentem ente nelle riunioni locali, queste proteste ci erano com unicate da dei delegati e venivano poi redatte in form a definitiva. Tuttavia, m algrado la coscienza evidente dei lavo­ ratori, coscienza che apriva loro la strad a verso l’in­ dipendenza m orale e m ateriale e verso la libertà com­ pleta p er la quale erano pronti a versare il loro san­ gue, e che essi volevano sentire in loro e atto rn o a loro, realizzando così una società senza autorità, m al­ grado questa tendenza m anifestata così evidentem en­ te dai lavoratori, il principio dell’abolizione della pro­ prietà privata sulle terre, le fabbriche e le officine, proclam ato dal Com itato di Difesa della Rivoluzione a Guliai-Polé e conferm ato dal Congresso regionale dei lavoratori, non potè essere pienam ente realizzato. II Governo Provvisorio, assecondato dal partito di K erensky (socialisti rivoluzionari di destra e m en­ scevichi) e avente di conseguenza nelle proprie mani le auto rità locali e le truppe — che nella regione si tenevano in disparte dai lavoratori e ignoravano le loro aspirazioni — finì per prevalere. Esso ostacolò lo slancio rivoluzionario dei lavo­ ratori che avevano superati i program m i di questi partiti, reclam ando la libertà com pleta, e non lasciò che si realizzasse l’iniziativa popolare, sana e feconda. Fu così che alm eno tem poraneam ente, i privilegi della borghesia trionfarono con insolenza. Coloro che m arciavano sotto la bandiera del so­

cialismo e giocavano al socialismo, contribuirono in­ contestabilm ente a questo risultato. I lavoratori di Guliai-Polé, che avevano tentato audacem ente di divenire padroni incontestati della libertà e della felicità, si accontentarono questa vol­ ta di non pagare l'affitto ai " pom echtchiki ” e di m et­ tere fino a prim avera le terre, gli strum enti e il be­ stiam e sotto il controllo dei Com itati agrari, per im pedire ai ” pom echtchiki ” di venderli. Im potenti, abbandonati, i lavoratori facevano pe­ na a vedersi. La loro evidente inferiorità li indusse a cercare dei rinforzi. Ma dove trovarli? I lavoratori finirono p er com prendere che non potevano contare che su loro stessi. Essi serrarono le file, cercando di creare delle forze sufficienti per liberare tu tti i lavoratori dalla tirannia nefasta dello Stato.

VISITA AGLI OPERAI DELLE OFFICINE DI ALEXANDROVSK M algrado l’ostilità nei confronti dei lavoratori di Guliai-Polé che regnava in tutte le istituzioni gover­ native e nel Soviet di Alexandrovsk, i delegati del Soviet di Guliai-Polé, cioè il com pagno Antonov ed io, partim m o p er Alexandrovsk allo scopo di presen­ tare agli operai delle officine un rapp o rto su ” la con­ trorivoluzione nelle c ittà e nel distretto di Alexan­ drovsk ”, perchè eravam o persuasi che la Guliai-Polé rivoluzionaria esercitasse u n ’influenza su Alexan­ drovsk. Le au to rità ci accolsero con ostilità ma non osa­ rono im pedirci di visitare tu tti i lavoratori e le of­ ficine, di fa r sapere agli operai cosa pensavano i con­ tadini, quali risoluzioni intendevano prendere nella loro opera rivoluzionaria e di inform arci nello stes­ so tem po su ciò che pensavano gli operai, sui piani che facevano per il futuro, m algrado la controrivo­ luzione che li circondava da ogni p arte e che, in lo­ ro nome, aveva estesa la sua attiv ità nella campagna. Il Soviet di Guliai-Polé e l ’Unione professionale, nel caso in cui le au to rità avessero ten tato di arre­ starci, avevano prom esso di organizzare un assalto della cam pagna contro Alexandrovsk. Partim m o dunque senza preoccupazioni. Ad Alexandrovsk ci recam m o al Soviet e chiedem­ mo aH'Uffìcio di indicarci da dove ci sarebbe stato più comodo iniziare il nostro giro delle officine, per

non tralasciarne alcuna e non perdere inutilm ente il nostro tempo. Poiché l’Ufficio del Soviet ci dom andò a qual fine agivamo, m ostram m o i nostri m andati. Dopo breve riflessione, ci diedero le indicazioni richieste e vistarono i nostri m andati. Ma non se­ guimmo le istruzioni date dal Soviet. Andammo alla Federazione anarchica e invitam ­ mo la com pagna Nikiphorova a farci da guida e ad aiutarci nella n o stra m issione e, tu tti tre, ci dirigem ­ mo verso le officine. In esse presentam m o i nostri m andati ai Comi­ tati delle officine. Questi ultim i riunirono subito tu t­ ti gli operai p er ascoltare ciò che avevamo loro da dire da p arte dei contadini. Per parecchi giorni visitam m o le officine, le fab­ briche e i laboratori, esponendo agli operai l’azione controrivoluzionaria svolta in loro nome nei villaggi e la resistenza dei contadini. Gli operai ci ascoltavano con un'attenzione tu tta particolare, votavano delle risoluzioni che biasim a­ vano il com portam ento del loro Soviet ed esprim e­ vano la loro riconoscenza a noi e a tu tti i lavoratori della regione di Guliai-Polé p er aver loro svelate le odiose m acchinazioni che, d ’accordo con le organiz­ zazioni governative, si facevano in nome del loro Soviet in tu tto il distretto. Più di una volta avemmo come uditori dei mem­ bri del Soviet dei D eputati contadini e operai, del Com itato comunale, degli agenti del com m issario go­ vernativo ed anche il com m issario della guerra in persona, il socialista rivoluzionario S. Popoff. T utti loro com battevano i nostri rapporti con un accanim ento che si potevano perm ettere solo i pa­ droni incontestati della situazione. Non ebbero d ’altronde alcun successo. Gli operai dichiararono loro : « Non vi crediam o più, perchè, « lasciandovi guidare dalla borghesia, ci avete impe« dito di vedere tu tto un aspetto fecondo della Rivo« luzione. Voi volete che siamo partigiani della Rivo« luzione, ma senza alcun d iritto da parte nostra a « svilupparla e ad allargarla ».

La sera del terzo giorno ci restava ancora da fare un rapporto nelle officine di munizioni, vecchie of­ ficine di Badovsky. Giunti alla loro porta chiedemmo alla sentinella di lasciarci entrare al Com itato delle officine m ilita­ ri, m a questa, senza d ir nulla, ci chiuse la porta in faccia. Le gridam m o attraverso l’inferriata che veni­ vamo da p arte dei contadini p er fare una com unica­ zione agli operai-soldati. Essa chiamò un m em bro del Com itato dei soldati, che ci dichiarò attraverso l'inferriata che il Comitato era al corrente, m a non poteva lasciarci entrare poi­ ché il com m issario della guerra, il socialista rivolu­ zionario Popoff, aveva dato l'ordine di non lasciarci penetrare presso i soldati, p er alcun motivo. A questo punto com inciarono a form arsi dei grup­ pi di m ilitari dietro l’inferriata e mi rivolsi direttam ente ad essi : «C om pagni soldati! Chi com anda qui? il com« m issario che avete voi stessi eletto al Com itato co« m unale? oppure siete voi? Non vi vergognate, com. « pagni, di esservi messi in una situazione tale che « non si lasciano giungere fino a voi i rappresentanti « dei contadini, vostri padri e m adri, vostri fratelli « e sorelle? ». Delle grida partirono dal gruppo dei soldati : « Dov’è il Com itato? Conducete qui il Com itato! « Il Com itato deve aprire le porte e lasciare entrare « i rappresentanti dei contadini, altrim enti li fare. « mo entrare noi stessi... ». Alcuni soldati, a capo scoperto, si slanciarono per aprirci la porta, ci fecero en trare nella loro m ensa e ci assalirono di dom ande su Guliai-Polé e la sua at­ tività. Una decina di loro mi circondarono e mi dis­ sero : « Noi siamo tu tti dei socialisti rivoluzionari di si« n istra ; ci sono anche alcuni bolscevichi e alcuni « anarchici fra noi, ma noi qui non possiam o fa r nul« la. « Al m inimo atto rivoluzionario veniamo inviati « al fronte contro i tedeschi e si fanno venire degli

« altri al nostro posto. Aiutateci come potete, cora« pagno Makhno. « Noi ci proponiam o di richiam are dal Soviet del « Com itato comunale tu tti i rappresentanti m ilitari « e di nom inarne degli altri che abbiano le nostre « idee ». Dissi loro che i contadini ci avevano incaricati di una determ inata m issione e che, p er quanto essa cor­ rispondeva al loro punto di vista rivoluzionario, do­ vevano rallegrarsi del suo successo e fare in modo di contribuirvi. Cominciammo il nostro rapporto. I soldati delle officine ci ascoltavano con avidità, cercando di ca­ pirci bene, facevano delle dom ande e m anifestavano la loro soddisfazione. Quando li invitam m o a organizzarsi e a entrare in rapporto, tram ite la regione di Guliai-Polé, coi contadini del distretto e a form are così un fronte unico per com battere la controrivoluzione, un grido partì dalla m assa dei soldati : « Quale controrivoluzione? Tutto il potere è nel« le mani dei rivoluzionari ! Da dove può venire la « controrivoluzione? ». Così gridava il com m issario della guerra, il socia­ lista rivoluzionario Popoff, circondato dai suoi se­ guaci. Quando il compagno Antonov gli rispose che era precisam ente questo ” potere rivoluzionario ” che creava la controrivoluzione, il com m issario Popoff, il socialista rivoluzionario Martynoff e altri socialisti si m isero a discutere con accanim ento. Da questa discussione em erse che le officine si tro­ vavano sotto l’influenza dei socialisti rivoluzionari e dei socialdem ocratici. Ma, a dirla schietta, non si trattava di influenza, m a di coercizione da p arte dei poteri. La massa dei soldati era divisa fra m olte opinioni politiche, delle quali i socialisti rivoluzionari di de­ stra e i socialdem ocratici menscevichi non costitui­ vano la maggioranza. Ma, dato che per ogni opinione rivoluzionaria m anifestata — i soldati me lo dis­ sero ancora una volta apertam ente — rischiavano di

essere inviati al fronte alla prim a occasione, si aste­ nevano dal parlare e subivano, aspettando, la tiran­ nia del potere statalista dei socialisti rivoluzionari di destra e dei socialdem ocratici menscevichi. La coercizione esercitata dai socialisti rivoluzio­ nari e dai socialdem ocratici mi scaldò a tal punto che dom andai im m ediatam ente ai soldati di richia­ m are questi socialisti da tu tte le istituzioni e di get­ tare inoltre fuori dalle fabbriche quelli che vi si tro­ vavano. Promisi ai soldati di intervenire al Commis­ sariato D ipartim entale della guerra affinchè i loro diritti non fossero lesi in alcun punto e questo per­ chè conoscevo il commissario, che era il compagno anarco-sindacalista Grunbaum , am m inistratore ab­ bastanza capace e che dava prova di energia rivolu­ zionaria. Se occorreva, p er difendere i loro d iritti, dovevano scendere arm ati nelle strade. Guliai-Polé li avrebbe sostenuti sempre. Il mio appello entusiasm ò i soldati. Essi vollero cacciare im m ediatam ente i socialisti rivoluzionari e i socialdem ocratici dalle fabbriche e se, mossi dalla coscienza rivoluzionaria, non ci fossimo opposti, li avrebbero linciati. Fu solo con gran fatica che riuscim m o ad impe­ dire ai soldati di com m ettere questo atto indegno di rivoluzionari, diretto contro dei rivoluzionari (tu t­ tavia gli agenti del governo e di questi « rivoluzio­ nari », nelle giornate dal 3 al 5 Luglio avevano uc­ ciso nella villa di Durnovo a Pietrogrado il nostro compagno Assin e m olti altri rivoluzionari ed anar­ chici.) I soldati-operai delle fabbriche votarono in rispo­ sta al nostro rapporto, una risoluzione che decideva il richiam o dal Soviet e dal Com itato com unale di Alexandrovsk dei loro rappresentanti se queste due organizzazioni non fossero state riorganizzate da tu t­ ti gli operai, ed anche u n ’altra risoluzione che deci­ deva di sostenere i lavoratori di Guliai-Polé. Lasciammo poi le fabbriche: i soldati ci prega­ rono di dire da p arte loro ai contadini che sarebbero stati sem pre con loro nella lotta per la libertà e chic-

sero che si venisse più spesso con simili rapporti da parte dei contadini. Stava facendosi tardi. Spossati, consum am m o una rapida cena presso uno dei compagni operai e raggiungemmo le nostre camere. Quella n o tte il Com m issario della guerra, il socia­ lista rivoluzionario Popoff, e il com m issario gover­ nativo, K. B. Mikhno, decisero di fare arrestare se­ gretam ente l’anarchica N ikiphorova per averci ac­ com pagnati dagli operai senza essere stata incarica­ ta dai contadini e di rinchiuderla a tradim ento in prigione. Ma, disgraziatam ente per i com m issari, gli ope­ rai delle officine e dei laboratori della città di Alexandrovsk appresero, fin dal m attino, dell’arresto del­ l’anarchica N ikiphorova e inviarono subito dai com­ m issari una delegazione incaricata di esigere la sua im m ediata liberazione. I com m issari furono introvabili. Allora gli operai delle fabbriche, delle officine e dei laboratori abbandonarono il lavoro e, accom pa­ gnati dalle sirene delle officine, si diressero, con le bandiere spiegate e cantando canti rivoluzionari, ver­ so il Soviet dei deputati operai e contadini. M entre gli operai sfilavano, m anifestando la loro solidarietà rivoluzionaria, incontrarono il presidente del Soviet dei D eputati contadini e operai, il socialdem ocratico Motchalyi, e lo ferm arono. Una com­ missione eletta all’istante, fece salire il presidente del Soviet in una carrozza, si recò con lui alla p ri­ gione e liberò l’anarchica Nikiphorova. Quando la delegazione operaia, il presidente del Soviet e l’anarchica N ikiphorova giunsero vicino ai m anifestanti che sfilavano nella via della C attedrale gli operai afferrarono l’anarchica e, passandosela di gruppo in gruppo, la portarono in trionfo fino al So­ viet acclam ando la sua liberazione, com plim entando­ la e inviando delle m aledizioni al Governo Provvi­ sorio e a tu tti i suoi agenti. Nessuno dei com m issari osò m ostrarsi davanti agli operai alla tribuna dei Soviet. Solo l’anarchica

Nikiphorova occupò questa tribuna e, con la sua vo­ ce possente, chiam ò gli operai alla lo tta contro il governo p er la Rivoluzione e una società libera da ogni autorità. Term inam m o il nostro rapporto con un appello indirizzato agli operai di finirla col Soviet di Alexandrovsk la cui attiv ità antirivoluzionaria si spingeva troppo lontano. Noi ne conoscevamo la fisionom ia politica dagli agenti incontrati nei villaggi e ai congressi e i no­ stri rapp o rti decisero anticipatam ente la sua sorte. Il gesto insolente nei confronti della compagna anarchica, gesto che, da p arte dei politicanti seri, non poteva essere scusato nè dal punto di vista poli­ tico, nè so p rattu tto da quello tattico, non fece che accelerare questa rovina del Soviet e dei socialisti rivoluzionari di destra, socialdem ocratici menscevi­ chi e cadetti che lo componevano. Subito gli operai decisero di procedere il più ra­ pidam ente possibile a nuove elezioni. In pochi giorni i vecchi rappresentanti furono richiam ati e, nella m aggior parte dei casi, furono eletti degli altri. Ven­ ne così costituito un nuovo Com itato esecutivo dei Soviet dei deputati operai e contadini del d istretto di Alexandrovsk. Questo nuovo Com itato esecutivo fu, anche per stavolta, com posto non di operai interessati direttam ente all’opera della loro classe, m a di individui che, p u r essendo operai, erano vicinissimi, p er le loro con­ vinzioni, ai p artiti ed alle organizzazioni dei sociali­ sti rivoluzionari di sinistra, dei bolscevichi ed anche, in parte, degli anarchici. I nuovi eletti si suddivisero in frazioni e, dalla loro e n tra ta al Com itato esecutivo, svisarono e, se non fosse stato per gli anarchici, avrebbero svisato com pletam ente fra gli operai il concetto stesso di rivoluzione. Tuttavia, questo nuovo Soviet non sostenne aper­ tam ente nè il C om itato Comunale antirivoluzionario di Alexandrovsk, nè il com m issario del governo che esigevano entram bi che il com itato com unale di Guliai-Polé mi interdicesse ogni attività sociale per aver

disarm ata la borghesia. D’a ltra parte, il nuovo Soviet non pretese che restituissim o alla borghesia le arm i che avevamo requisito. Il nuovo Soviet di Alexandrovsk, seguendo l’esem­ pio delle alte istituzioni politiche e am m inistrative, sentì il bisogno di dare una carica ad ognuno dei suoi m em bri, come se essi avessero dovuto decidere delle sorti della Rivoluzione. Tennero seduta giorno dopo giorno, elaborando delle regole p er la loro condotta. D’altronde il mo­ m ento per un simile lavoro era dei più propizi : i so­ cialisti rivoluzionari di sinistra e i bolscevichi si in­ tendevano su m olti pun ti e avevano posta la que­ stione del blocco, questione non ancora posta uffi­ cialmente al centro dei due partiti m a la cui solu­ zione in senso afferm ativo era da prevedere. Il compagno Antonov ed io lasciammo a m alin­ cuore la città di Alexandrovsk. Avevamo entram bi desiderio di lavorare ancora per qualche tem po con gli operai di Alexandrovsk, fra i quali c e ra n o m olti sim patizzanti e m olti since­ ram ente conquistati alla causa rivoluzionaria. Essi non si distinguevano nettam ente dalla m assa, ma non appartenevano ad alcun p artito politico. Le loro sim­ patie andavano tuttavia agli anarchici. Avremmo avu­ to il piacere di restare con loro fra gli operai, ma non ne avevamo il diritto. Avevamo iniziato un la­ voro di organizzazione fra i contadini e lo vedevamo prospero, dovevamo ritornarvi. E cosi partim m o per Guliai-Polé. Al nostro ritorno a Guliai-Polé riunim m o tu tte le organizzazioni rivoluzionarie, professionali e com u­ nali e facemmo un rapporto dettagliato, anche là, sull’accoglienza che ci avevano fatto gli operai delle città e l’attenzione con cui avevano ascoltato ciò che dicevamo loro sulla controrivoluzione nella c ittà di Alexandrovsk e nel suo distretto. Poi com unicam m o ciò che gli operai e i soldati delle officine ci avevano incaricati di dire ai conta­ dini e agli operai della nostra regione rivoluzionaria di Guliai-Polé. I lavoratori rivoluzionari avevano sete dazione.

Proposi ai contadini di designare alcune persone, capaci di assecondare il Com itato agrario, e di pro­ cedere, senza indugi, alla divisione delle terre ap p ar­ tenenti alle chiese, ai m onasteri e ai ” pomechtchiki ” perchè era necessario sem inare queste terre pri­ ma dell’inverno o coltivarle per la prim avera. I contadini si m isero risolutam ente all’opera, ma quando arrivarono nei cam pi e com inciarono la ripartizione, constatarono che occorreva che ogni con­ tadino custodisse ancora per quell’anno le terre che aveva arate e sem inate lui stesso coi cereali d ’inver­ no e fu deciso che ognuno di questi contadini avreb­ be dovuto versare una certa som m a a favore della com unità p er alim entare i fondi pubblici che prov­ vedevano ai bisogni della comune, fondi ai quali quell'anno non avrebbero versato nulla quelli che non avrebbero coltivato. In m odo generale i contadini si im padronirono delle terre che dovevano essere coltivate prim a del­ l’inverno e se le divisero senza prestare la m inima attenzione alle minacce degli agenti del governo. Un gran num ero di distretti, comuni e regioni seguiro­ no l’esempio dato dai contadini di Guliai-Polé. II nostro gruppo anarco-com unista e il m em bro dei Soviet dei D eputati contadini e operai inviarono com unque dei compagni sicuri e degli appelli scritti che invitavano i contadini ad agire nello stesso sen­ so e con la m assim a energia. Speravam o che i successi locali dell’azione rivo­ luzionaria d iretta dei lavoratori avrebbero risolta la questione agraria in m odo definitivo e giusto prim a della convocazione dell’Assemblea C ostituente e avrebbero deciso così nello stesso m odo della sorte della prop rietà privata sulle officine, fabbriche ed al­ tre im prese pubbliche. Avendo sotto gli occhi l'esem pio dei contadini, gli operai non avrebbero voluto più restare schiavi dei padroni di queste im prese, che essi avrebbero proclam ate p ro p rietà della com unità e le avrebbero poste sotto la direzione im m ediata dei loro « comi­ tati d ’officina » e « Unioni ».

Questo sarebbe stato l'inizio della lo tta contro il potere politico del governo, a condizione che i grup­ pi anarchici delle c ittà fossero pronti, e così la sorte dei principi stessi del governo sarebbe stata un fatto compiuto. Non sarebbe rim asto che da sotterrare questi principi più profondam ente possibile affinchè, non trovando più posto nella vita, non avessero potuto mai resuscitare. A Guliai-Polé e nei suoi dintorni la vita pubblica prese un andam ento febbrile, con gran soddisfazio­ ne dei contadini e operai anarchici-rivoluzionari.

LE PROPOSTE DEL SOVIET DIPARTIMENTALE A GULIAI-POLÉ Mentre il compagno Antonov ed io eravam o ad Alexandrovsk e presentavam o agli operai delle offi­ cine, a nome dell’Unione dei Contadini e del Soviet di Guliai-Polé il nostro rap p o rto sulla controrivolu­ zione ad Alexandrovsk e nel suo d istretto, la nostra attiv ità attirò in m odo del tu tto particolare l’atten­ zione del Com itato Esecutivo D ipartim entale del So­ viet dei Deputati operai, contadini e m ilitari di Ekaterinoslav. Politicante accorto, questo Com itato non ricorse alle rappresaglie, come avrebbero fatto dei politicanti sciocchi e sconsiderati. Esso impiegò la "Saggezza P o litic a ” ; passando oltre l'Istanza del D istretto, propose al Soviet di Guliai-Polé di delegare un rappresentante perm anente al Comitato Esecuti­ vo D ipartim entale dei Soviet. Nel corso dei d ib attiti su questa proposta, il So­ viet di Guliai-Polé fu m eravigliato dalla circostanza seguente: esisteva già un delegato di Guliai-Polé al Com itato Esecutivo D ipartim entale, delegato eletto dal Congresso D ipartim entale e il Com itato Esecuti­ vo proponeva di inviarne un secondo scelto direttamente dal Soviet di Guliai-Polé. Questa circostanza obbligò il nostro Soviet dei Deputati operai e contadini a rito rn are alle sue vec­ chie concezioni secondo le quali, fin dai prim i gior­ ni, aveva definito nettam ente il suo ruolo nell’opera

rivoluzionaria, ovvero di respingere ogni sollecita­ zione di una direzione superiore come avente, sulla sostanza stessa della Rivoluzione, delle idee comple­ tam ente diverse dalle sue. Sem brava dunque che la risposta da dare al Co­ m itato Esecutivo D ipartim entale dei Soviet fosse de­ cisa da lungo tem po nella sua sostanza e che non restasse che da form ularla in una riunione ufficiale e da redigerla. Tuttavia, dopo esserci richiam ati alle nostre con­ cezioni rivoluzionarie iniziali, ci im battem m o nei pro­ blemi che, nella via delle realizzazioni pratiche, ne erano derivati. Essi esigevano da p arte n o stra una fusione com pleta con gli operai affinchè, insieme, pro­ clam assim o i nostri d iritti secolari sulle terre, le of­ ficine ecc. e, sem pre insieme, le realizzassimo. Guidati da q u est’idea, trovam m o indispensabile studiare a fondo la proposta del C om itato Esecutivo D ipartim entale e di esam inare alternativam ente l’im­ portanza che avrebbe potuto avere, p er l’opera rivo­ luzionaria di Guliai-Polé, la sua accettazione o il suo rifiuto. Q uesta proposta fu dunque sottoposta ad una serrata discussione. Ma occorse anzitutto stabilire esattam ente quali erano i legami che univano, nella via dell'intensificazione del m ovim ento rivoluziona­ rio, i lavoratori della regione di Guliai-Polé e quelli delle altre regioni e vedere se la n o stra rappresen­ tanza d iretta al Com itato Esecutivo D ipartim entale non avrebbe suscitato dei conflitti di idee nelle no­ stre file. In definitiva, risultò che l’influenza della nostra regione di Guliai-Polé era estesissim a, che l’energica regione di Kamychevat lavorava con noi, che nume­ rose regioni dei d istretti di Berdiansk, Marienpol, Pavlograd e B akhm ut ci inviavano dei delegati per conoscere il nostro atteggiam ento nei confronti dei nemici della Rivoluzione, ovvero il Governo Provvi­ sorio e la R ada Centrale Ucraina, e p er sapere quali erano i mezzi da noi im piegati p er la presa delle terre, delle fabbriche e delle officine e per il loro passaggio integrale alle organizzazioni contadine e

operaie. Inoltre, i lavoratori di num erose regioni dei citati distretti avevano afferm ato, nelle loro località, con delle azioni rivoluzionarie, la loro solidarietà con le nostre idee, col nostro punto di vista circa la que­ stione agraria e quella della soppressione dei d iritti dei C om itati com unali a risolvere essi stessi le que­ stioni di interesse pubblico e a esigere l’applicazione dei loro decreti. Il Soviet dei D eputati contadini e operai di Guliai-Polé e il gruppo anarco-com unista videro in tutti questi fatti i fru tti dei loro sforzi comuni. Sotto l’influenza dell’idea di unione, il Soviet ri­ solse afferm ativam ente la questione e decise l’invio al Com itato Esecutivo D ipartim entale di un compa­

gno sicuro e capace del gruppo anarco-comunista.

I

motivi che avevano d ettata questa risposta afferm ati­ va furono presentati da alcuni m em bri del Soviet di Guliai-Polé che non erano m em bri del gruppo. Essi si consideravano rivoluzionari e sim patizzavano con gli anarchici, m a restavano in seno alle m asse conta­ dine e operaie come lavoratori e buoni difensori dei diritti del lavoro. La risoluzione si poteva riassum ere come segue : « I lavoratori della regione di Guliai-Polé sono fra « i più risoluti pionieri della espropriazione degli « strum enti di produzione e dei pro d o tti di consumo « a favore della to ta lità dei lavoratori. Ma essi non « si lasciano inebriare da quest’idea ! « Essi riconoscono che questa questione, che è « delle più im portanti, non può essere risolta con « successo che nel caso in cui l’idea dell’espropria« zione sia espressa e applicata in più regioni simul« taneam ente o, alm eno, a brevi intervalli. « È p er questo m otivo che è im portante e occorre « che il Soviet, il gruppo anarco-com unista e il Soviet « dell’Unione professionale, sim patizzando con la no« stra idea, im pieghino le loro forze a inculcare il « più profondam ente possibile questa idea nelle mas« se delle regioni solidali con Guliai-Polé, essendo « l’appoggio di queste regioni, al m om ento opportu« no, di una tale im portanza che da esso dipenderà

« il successo della realizzazione pratica di quest'idea « in tu tte le regioni più lontane da Guliai-Polé. « Essendo l’iniziatore di questo grande movimen« to, Guliai-Polé dovrà prenderne la direzione, ma « non p o trà farlo che quando avrà realizzato nel suo « territorio l’idea dell’espropriazione della pro p rietà « privata. « Da questo punto di vista, è im portante p er il « Soviet dei D eputati contadini e operai di Guliai« Polé avere un rappresentante diretto al Com itato « Esecutivo D ipartim entale dei Soviet. « Il gruppo anarco-com unista e il Soviet dell’Unìo« ne professionale dei m etallurgici e dei lavoratori « del legno non debbono dunque opporvisi, ma, ben« sì, debbono sostenerci ». In seguito a questi m otivi, il gruppo anarco-comu­ nista e il Soviet dell’Unione professionale si dichia­ rarono p er l'invio di un rappresentante al Com itato Esecutivo D ipartim entale e, poiché il Soviet dei De­ p u ta ti contadini e operai insisteva affinchè questo rappresentante fosse un m em bro del nostro gruppo, quest’ultim o designò il compagno Leon Schneider, esperto organizzatore. La situazione era particolarm ente angosciosa. Kerensky m inacciava le sinistre di reazione. In quel m om ento, gli anarchici rivoluzionari dovevano esser pronti o a iniziare la lotta arm ata, o a scom­ parire dalla circolazione. Sapevo perfettam ente che, p er m ancanza di una solida organizzazione, il nostro m ovim ento anarchi­ co era debole nelle c ittà e quasi inesistente nei vil­ laggi. Come era stato deciso in precedenza, il nostro gruppo non doveva dunque contare che su se stesso ed essere pronto ad ogni eventualità. Il Com itato consegnò al compagno Leon Schnei­ der delle carte che attestavano che era incaricato di rappresentarlo al C om itato Esecutivo D ipartim enta­ le del Soviet dei D eputati contadini, operai e mili­ tari. Il gruppo anarco-com unista gli raccom andò di la­ vorare d ’accordo con la Federazione anarchica di Ekaterinoslav. Il Soviet dell’Unione professionale dei

m etallurgici e dei lavoratori del legno gli diede pieni poteri p er accordarsi col Com itato industriale locale di Ekaterinoslav affinchè le fonderie di Guliai-Polé ricevessero in tem po, e in q u an tità sufficiente, le m a­ terie prim e affinchè il lavoro non cessasse nelle offi­ cine o, se avesse dovuto cessare, questo accadesse solo nelle p arti meno necessarie alla popolazione della regione di Guliai-Polé. E il compagno Schneider, delegato del Soviet de­ gli operai e contadini di Guliai-Polé, p a rtì p er E kate­ rinoslav, a rappresentare al Com itato Esecutivo Di­ partim entale la Guliai-Polé rivoluzionaria. Egli fu ricevuto a braccia aperte. Ma... al term ine delle due sedute del Com itato Esecutivo D ipartim entale nelle quali il delegato di Guliai-Polé prese la parola, l’at­ teggiam ento dei capi del Com itato cam biò brusca­ mente e la situazione del nostro delegato divenne difficile. Alcuni m em bri del C om itato chiesero che si privasse il delegato di Guliai-Polé del d iritto di pren­ der p arte alle decisioni e che non gli si lasciasse che il diritto di discussione. Leon Schneider fece notare che non aveva mai avuto il d iritto di prender parte alle decisioni del Co­ m itato Esecutivo D ipartim entale perchè il Soviet di Guliai-Polé non gli aveva mai dato questo diritto. Egli non era stato delegato al C om itato Esecutivo Dipar­ tim entale che per essere al corrente di tu tte le nuove risoluzioni prese da questo com itato in cam po rivolu­ zionario e per com unicare ai rappresentanti dei lavo­ ratori di tu tti i dipartim enti presenti a questo Con­ gresso ciò che si faceva nello stesso cam po da parte dei lavoratori di Guliai-Polé, per essere così in grado di colm are tu tte le lacune che avrebbero p otuto es­ serci nell’opera rivoluzionaria autonom a dei lavora­ tori dei diversi com uni o regioni. Dopo una così franca dichiarazione dei m otivi che avevano condotto il compagno Schneider di GuliaiPolé al Com itato Esecutivo D ipartim entale dei Soviet dei D eputati contadini, operai e m ilitari di E katerino­ slav, num erosi m em bri di questo C om itato chiesero di m ettere a ll’ordine del giorno la questione dell’e­ sclusione com pleta del rappresentante di Guliai-Polé.

Ma, a questo punto, escludere il delegato di GuliaiPolé dal Com itato Esecutivo D ipartim entale avrebbe significato provocare il boicottaggio di questo Comi­ tato da p arte di Guliai-Polé e di tu tta una serie di regioni rivoluzionarie solidali ; questo avrebbe signi­ ficato m ostrare alle m asse dei lavoratori in tu tto il dipartim ento, ed anche ben oltre i suoi confini, che il Comitato Esecutivo D ipartim entale di Ekaterinoslav era in ritardo nell'opera rivoluzionaria rispetto alle masse rivoluzionarie locali. I lavoratori di queste regioni rivoluzionarie, come quella di Guliai-Polé, conosciuta da tu tta l’Ucraina, avrebbero dichiarato il boicottaggio del Com itato. Una tale azione non è gra­ devole per nessuno nei periodi rivoluzionari difficili, m a era particolarm ente tem uta dai politicanti. Il Com itato Esecutivo D ipartim entale dei Soviet lo com prese benissim o e m antenne a m alincuore il rappresentante di Guliai-Polé nelle sue file, sceglien­ dogli un posto in una sezione qualunque, la sezione industriale, se non mi sbaglio. Ogni settim ana il no­ stro delegato veniva a Guliai-Polé a fare dei rapporti al Soviet dei D eputati operai e contadini, all’Unione professionale degli operai e al suo gruppo anarcocom unista, dove i suoi rapporti erano discussi. Poi, prese nuove forze, ripartiva p er tu tta la setti­ m ana p er Ekaterinoslav. Tram ite il suo interm edia rio, il Soviet dell’Unione professionale si accordò col Com itato industriale locale e cominciò a ricevere in tem po le m aterie prim e necessarie all’officina. Il Congresso regionale dei Comitati agrari designò un certo num ero di pro p rietà dei « pom echtchiki » per fam e, con l’aiuto dei volontari, delle com unità agricole. I contadini e gli operai si raggrupparono, sia per famiglie o piccoli gruppi sim patizzanti, sia p er gruppi da centocinquanta a duecento persone costituenti delle autentiche com uni agricole libere. La felicità era su tu tti i volti quando discutevano liberam ente fra di loro ciò che dovevano fare in attesa della prim avera, quali tipi di grano dovevano sem inare, quali di essi avrebbero dato la messe ab­ bondante attesa e che sarebbe stata un grande aiuto

per la Rivoluzione, a condizione che il tem po fosse stato bello, non troppo secco, con le pioggie neces­ sarie alle terre nere a prim avera e d urante i prim i due m esi dell’estate. v « Solo una semina di tu tte le terre con del buon « grano e una messe abbondante ci perm etteranno di « riprenderci dalle devastazioni della guerra e soster« ranno le forze della Rivoluzione nelle sue opere più « utili a noi » dicevano i contadini. Quando si dom andava loro : « E il Governo Provvisorio di Pietrogrado e la Ra« da C entrale col suo Segretariato di Kiev? Questi « sono i nemici diretti della grande opera rivoluzio. « naria che volete sostenere ». La risposta era sem pre la stessa : « Ma noi ci organizziamo proprio p er cac« ciare il Governo Provvisorio e non lasciare arrivare « al potere la Rada Centrale e il suo Segretariato di « Kiev. Speriam o di averla finita, da qui alla prima« vera, con tu tti questi governi ». « Chi voi? », si dom andava loro talvolta. « Noi, i contadini e gli operai. Voi siete andati ad « Alexandrovsk e avete potuto vedere che, come noi, « gli operai vogliono vivere liberi e indipendenti da « tu tte queste idee di potere, di governi ed altri fla« gelli venuti il diavolo sa da dove ». In settem bre, durante i nostri lavori di organiz­ zazione fra i contadini e gli operai, il « pomechtchiki » Mikhno, com m issario del governo, ci m andò a Guliai-Polé un inviato speciale incaricato di redigere un rapporto su di me e su tu tti i contadini e gli ope­ rai che avevano d isarm ata la borghesia della regione. L’inviato speciale si insediò all’ufficio della m ili­ zia e chiese che essa convocasse tu tti i contadini, gli operai ed anche me p er interrogarci uno ad uno. Ma, sfortunatam ente p er il com m issario e p er il suo in­ viato, la milizia di Guliai-Polé aveva una funzione di com m issionaria e non di gendarme. Essa mi fece av­ vertire al C om itato di Difesa della Rivoluzione ed andai io stesso a vedere questo inviato, intim andogli di raccogliere im m ediatam ente tu tte le sue carte e di seguirmi al Com itato di Difesa della Rivoluzione.

Là lo feci sedere su una sedia e gli chiesi di spie­ gare con calma, sem plicem ente, il motivo della sua venuta a Guliai-Polé. Egli fece del suo meglio per darm i queste spiegazioni con tu tta la calm a che gli raccomandavo, ma, non so perchè, non vi riusciva com pletam ente : le sue labbra trem avano, i suoi denti battevano e arrossiva o im pallidiva continuam ente, con gli occhi fissi a terra. Lo pregai allora di registrare con calm a ciò che stavo per dirgli. E quando, tenendo a fatica la m ano sulla carta, ebbe scritto ciò che gli dettavo, lo pre­ gai di lasciare Guliai-Polé entro venti m inuti e la regione entro due ore. E l’inviato speciale del com m issario del governo del distretto di Alexandrovsk partì m olto velocemen­ te, molto più velocemente di quanto il Com itato di Difesa della Rivoluzione ed io ci attendessim o, a rag­ giungere il suo padrone ad Alexandrovsk. Da quel giorno Guliai-Polé non ricevette più al­ cun ordine dai centri, nè alcun inviato da Alexan­ drovsk. Si era giunti alla fine di settem bre. Si avvicinava il grande mese di otto b re che avrebbe dato il suo nome alla seconda o grande Rivoluzione Russa.

PARTE SECONDA

Nestor Makhno

C a p it o l o

I

IL COLPO DI STATO D’OTTOBRE IN RUSSIA La notizia del colpo di stato d'ottobre a Pietrogrado e a Mosca, poi in tu tta la Russia, da noi, in Ucraina, non giunse che verso la fine di novem bre o l’inizio del dicem bre 1917. Fino al dicem bre 1917, i lavoratori delle c ittà e dei villaggi dell'U craina non udirono parlare del colpo di stato d ’ottobre che dai m anifesti del Comi­ tato Esecutivo Centrale Panrusso dei Soviet dei De­ putati operai, contadini, m ilitari e cosacchi, del So­ viet dei com m issari del popolo, dei p artiti e gruppi rivoluzionari e, in particolare, di questi due p artiti : il p artito bolscevico e il p artito socialista rivoluzio­ nario di sinistra, perchè furono essi che seppero me­ glio approfittare p er i loro fini di questo periodo della Rivoluzione Russa. Il terreno per questo grandioso m ovim ento rivo­ luzionario, degli operai e dei soldati nelle città e dei contadini nelle campagne, contro il Governo Prov­ visorio e i suoi attacchi vergognosi, ma, fo rtu n ata­ mente, inefficaci contro la Rivoluzione fu p reparato da tu tti i raggruppam enti rivoluzionari che avevano potuto tro v ar posto nell’am pia corrente rivoluziona­ ria russa. Ma questi due p artiti, il prim o ben organizzato, il secondo che m arciava obbediente agli ordini dello scaltro Lenin, seppero avvicinare al m om ento buo­ no le masse rivoluzionarie attirandole con la form u­

la : ’’ Il potere ai Soviet locali dei D eputati operai, contadini e m ilitari " e, applaudendo le masse per la loro form ula: ” La te rra ai contadini, le officine e le fabbriche agli operai ”, arginarono la Rivoluzio­ ne. Poi, avendo a disposizione grandi quantitativi di carta e di m acchine stam patrici, inondarono le città e le cam pagne coi loro m anifesti, dichiarazioni e program m i. A Pietrogrado, a Mosca e in altre c ittà industriali gli anarchici ebbero, in questo colpo di stato, un ruolo particolarm ente rilevante, all’avanguardia dei m arinai, dei soldati e degli operai. Ma, essendo di­ sorganizzati, non poterono avere sul paese un'influen­ za rivoluzionaria paragonabile a quella dei due p ar­ titi che avevano form ato un blocco politico sotto la direzione dello stesso astuto Lenin e sapevano cosa prim a di tu tto dovevano fare in quel m om ento e di quale forza potevano disporre. La loro voce si fece udire al m om ento buono in tu tto il paese, gridando con forza il desiderio seco­ lare delle m asse dei lavoratori : la conquista della terra, del pane e della libertà. In questo periodo gli anarchici, disorganizzati, non trovavano neppure il mezzo di far vedere alle masse la menzogna e la m eschinità di questi due p artiti politici che, p er im padronirsi della Rivolu­ zione, si servivano di form ule essenzialmente antigovem ative, contrarie alle loro idee governative. Le masse dei lavoratori, durante il periodo delle azioni controrivoluzionarie del Governo Provvisorio e dei suoi agenti diretti, i socialisti di destra e i ca­ detti, vedevano nei bolscevichi e nei socialisti rivo­ luzionari di sinistra dei difensori delle aspirazioni dei lavoratori. Essi non notavano tu tta l’astuzia e la falsità di questi p artiti politici. Solo gli anarchici rivoluzionari : anarco-com unisti e anarco-sindacalisti, avrebbero potuto condurli ad esam inare questi p ar­ titi con maggior discernim ento. Ma, prim a della Ri­ voluzione, gli anarchici, fedeli in questo ad una vec­ chia tradizione, non si erano preoccupati, di riunire i loro vari gruppi in una potente organizzazione e, al m om ento della Rivoluzione, il lavoro urgente de­

gli uni fra gli operai, quello degli altri nei giornali, non perm ise loro di pensare seriam ente alla loro de­ bolezza e a m ettervi fine creando u n ’organizzazione che avrebbe perm esso loro di influire sul cam m ino degli avvenim enti rivoluzionari del paese. È vero che poco tem po dopo l’inizio della Rivo­ luzione si form arono delle federazioni e confedera­ zioni anarchiche, m a gli avvenimenti d ’ottobre mo­ strarono che non avevano raggiunto i loro scopi. Sem brava che gli anarchici com unisti e sindacalisti avrebbero dovuto porsi rapidam ente a modificare la form a della loro organizzazione, a renderla più sta­ bile e più in rap p o rto con lo slancio sociale della Rivoluzione. Oimé ! Non ne uscì nulla ! E, in p arte p e r questo m otivo, in p arte p er altre ragioni di m inore im portanza, il m ovim ento anar­ chico, così vivo e così pieno di entusiasm o rivolu­ zionario, si trovò in coda agli avvenimenti ed anche, talvolta, com pletam ente fuori da essi, essendo inca­ pace di seguire una via autonom a e di far approfit­ tare la Rivoluzione delle sue idee e della sua tattica. Così, gli avvenim enti politici di ottobre, avveni­ m enti che dovevano provocare la seconda e Grande Rivoluzione Russa, non com inciarono a farsi sentire in Ucraina che nel dicem bre 1917. Dall’ottobre al di­ cembre, vi fu nelle c ittà e nei villaggi d ’Ucraina la trasform azione dei Com itati com unali (unità territo ­ riali) in Commissioni dello « zemstvo » ( 1). Il ruolo dei lavoratori in questa trasform azione, è vero, fu m inim o e puram ente formale. In num erose regioni, i rappresentanti dei contadini ai Comitati comunali non passarono nelle Commissione dello " zemstvo N um erosi Com itati com unali furono semplicem ente chiam ati Commissioni dello ” zem st­ vo ” senza che si modificasse alcunché nella loro stru ttu ra . Ma ufficialm ente, l ’unità territoriale di ogni regione era lo ’’ zem stvo ”. Poco a poco una p arte degli operai delle città prese una posizione di aspettativa. (1) A m m inistrazione locale e le tta analogam ente ai con­ sigli generali (N.D.T.).

I contadini considerarono questo m om ento come il più propizio p er rovesciare il potere e prendere il loro destino nelle proprie m ani. A questo scopo, i contadini della a p o ro jie (l) e delle rive del m are di Azov seguirono con attenzione il colpo di stato che si propagò in tu tta la Russia Centrale sotto form a di attacchi arm ati contro i p ar­ tigiani di Kerensky, vedendo in questi avvenimenti la realizzazione di ciò che loro stessi avevano già tentato nei loro villaggi nell’agosto 1917. Questo col­ po di stato fu dunque accolto con gioia dai conta­ dini che fecero in m odo di favorirne l ’estendersi presso di loro. Tuttavia, il fatto che questo colpo di stato aveva portato al potere i bolscevichi e i socialisti rivoluzio­ nari di sinistra non rallegrava per nulla i lavoratori rivoluzionari ucraini. E questo perchè i contadini e gli operai coscienti vedevano in ciò una nuova fase dell’intervento dei poteri nell’opera rivoluzionaria lo­ cale dei lavoratori e, di conseguenza, un nuovo at­ tacco del Potere contro il Popolo. Quanto alla m assa dei lavoratori ucraini e ai con­ tadini dei villaggi asserviti, in particolare, essi non vedevano nel nuovo governo socialista rivoluzionario che un governo come tu tti gli a ltri e che essi nota­ vano solo quando li spogliava con im poste varie, ar­ ruolava dei soldati o interveniva con altri atti di violenza nella loro vita dura di lavoratori. E si poteva spesso udire i contadini esprim ere la loro autentica opinione sui poteri prerivoluzionari e rivoluzionari. Essi sem bravano scherzare, ma, in realtà, dicevano nel m odo più serio e sem pre con sofferenza e rancore che dopo che avevano cacciato l’imbecille Nikolka Romanoff, un altro imbecille, Ke. renski, aveva tentato di prendere il suo posto, ma anche lui era stato cacciato. « Chi farà dunque ora l’imbecille a nostre spese? Il Signor Lenin?» dom andavano. Altri dicevano: « Non ci si può accontentare di imbecilli (e con que(1) A m m inistrazione locale e le tta analogam ente ai con­ sigli generali.

sta parola, imbecilli, intendevano sem pre il gover­ no). « La città non esiste che per questo ; la sua idea e il suo sistem a sono cattivi : favoriscono l’esistenza deH’imbecille, il governo », dicevano i contadini. L’astu to Lenin, avendo capito bene le città, mise al posto deH’imbecille, sotto la bandiera della D itta­ tura del P roletariato, un gruppo di persone che si spacciavano p er conoscitori di questo ruolo e in real­ tà lo ignoravano, m a erano pro n ti a tu tto a condi­ zione di essere al potere e di p o ter im porre la loro volontà agli altri uom ini e a tu tto il genere umano. L’astuto Lenin seppe elevare il ruolo di imbecille ad u n ’altezza sconosciuta fino ad allora e ad a ttira re così dalla sua non soltanto i seguaci del p artito po­ litico più sim patico p er la sua attività rivoluzionaria e la sua com battività storiche — i socialisti rivoluzio­ nari di sinistra — divenuti suoi discepoli semicon­ vinti, m a anche alcuni anarchici. È vero che questa recente frazione del vecchio p artito socialista rivoluzionario, il p artito socialista rivoluzionario di sinistra, si riprese dopo sette o otto mesi di servitù e si m ise a com battere l’astu to Lenin con tu tti i mezzi, com presa la lotta arm ata. Ma questo non modifica in niente i fatti da noi citati.

C a p it o l o I I

ELEZIONI ALL’ASSEMBLEA COSTITUENTE NOSTRO ATTEGGIAMENTO NEI CONFRONTI DEI PARTITI IN LOTTA Essendo ostile alla stessa idea di Assemblea Co­ stituente, il nostro gruppo si dim ostrò ostile alle elezioni. Sotto l’influenza della propaganda del nostro gruppo, la m aggioranza della popolazione della re­ gione era ugualm ente ostile all’idea di Assemblea Co­ stituente, ma, tuttavia, gran p arte di essa partecipò alle elezioni. Questo si spiega col fatto che i p artiti socialisti (socialisti rivoluzionari di sinistra e di de­ stra, socialdem ocratici, bolscevichi e menscevichi) e il potente p artito dei cadetti condussero in tu tto il paese u n ’accanita propaganda per le loro liste di candidati. Sotto l’influenza di questa propaganda, la popola­ zione del paese si divise in num erosi gruppi, rom ­ pendo così com pletam ente la sua unità, e si trovò divisa anche sulla questione della socializzazione del­ le terre. Questo fece com pletam ente il gioco dei cadetti e dei socialdem ocratici menscevichi che in quel mo­ m ento erano sostenitori del riscatto delle terre da parte dei contadini. Il nostro gruppo studiando l’attività di tu tti que­ sti p a rtiti politici, attività avente per risultato la di­ struzione dell’unità dei lavoratori di tutto il paese, preferì i socialisti rivoluzionari e i bolscevichi ai ca­ detti e ai socialdem ocratici e si astenne a favore dei

prim i, da una propaganda attiva p er il boicottaggio delle elezioni. Esso raccom andò a quei suoi membri che desideravano prender parte ai raduni organizzati dai p artiti politici di consigliare a quei lavoratori che avevano fiducia nell’Assemblea Costituente e vo­ levano partecipare alle elezioni di votare per i sociali­ sti rivoluzionari (i socialisti rivoluzionari di sinistra e di destra presentavano u n ’unica lista, la n. 3) o per i bolscevichi (lista n. 9). M algrado vi fossero in Ucraina num erose liste di candidati, solo tre di esse attiraro n o i lavoratori : la lista n. 3, quella dei socialisti rivoluzionari, la lista n. 5, 1’« ucraina », accozzaglia inestricabile di sociali­ sti p a trio tta rd i e di nazionalisti e la lista n. 9, la bol­ scevica. Le liste dei socialisti rivoluzionari e dei bol­ scevichi (n. 3 e n. 9) ebbero un enorm e successo do­ ve i lavoratori avevano partecipato attivam ente alla cam pagna elettorale. La lista n. 5 1’« ucraina », sulla riva sinistra del Dieper ebbe meno successi delle due suddette. Il successo dei partiti socialisti di sinistra nelle elezioni si spiega col fa tto che i lavoratori ucraini, non guastati dalla propaganda dei p atrio ttard i, con­ servarono in ta tto il loro spirito rivoluzionario e vota­ rono per i p artiti rivoluzionari e con quest’altro fat­ to, che il « m ovim ento della liberazione ucraina » re­ stò com pletam ente chiuso negli schemi patrio ttard i. I capi di questo movim ento ad eccezione di due o tre che, tu ttavia, in ultim a analisi, si unirono anche essi al m ilitarism o tedesco e m arciarono contro la Rivoluzione, erano individui dei più disparati, cosa che condusse nelle file del « m ovim ento di liberazione ucraina » anche nei posti più im portanti, delle per­ sone che parlavano ucraino, m a che non avrebbero dovuto tro v ar posto in un movim ento di liberazione ucraino. Questo spirito borghese e p atrio ttard o e la colpe­ volezza politica dei capi del « m ovim ento della libera­ zione ucraina », colpevolezza nei confronti dei lavo­ ratori, della loro bella idea di conquista, tram ite l’a­ zione rivoluzionaria diretta, della libertà e del diritto a ll’indipendenza e alla libera edificazione di una

nuova società socialista, provocarono nei lavoratori un sentim ento d ’odio nei confronti dell’idea stessa di « m ovimento della liberazione ucraina ». I lavoratori rivoluzionari ucraini rilevarono tu tto questo in tempo e m arciarono in m assa contro questo movimento, senza alcuna pietà per tu tto ciò che lo riguardava. Due o tre mesi dopo l'inizio della lo tta attiv a con­ tro il m ovim ento p atrio ttard o ucraino, che in Ucrai­ na aveva rovinato i magnifici inizi della grande Ri­ voluzione Russa, i lavoratori constatarono che ave­ vano avuto ragione di in traprendere questa lo tta con una tale rapidità e u n a tale intensità. È vero che in queste m em orie non è nostro com­ pito studiare la fisionomia del m ovim ento p a trio tta r­ do ucraino, m ovim ento che fece tanto m ale alla Ri­ voluzione. Dobbiamo soltanto m ostrare esattam ente l’influenza che ebbe il colpo di stato di Ottobre, dal secondo giorno del suo successo a Pietrogrado e a Mosca, sui lavoratori rivoluzionari ucraini dello Zaporoje e delle rive del m are d'Azov e, in particolare, di una serie di regioni dei d istretti di Alexandrovsk, Melitopol, B erdiansk, Maroupol, Biakhm u, Pavolgrad, regioni che erano sotto l'influenza dei Soviet dei deputati operai e contadini di Guliai-Polé che esse consideravano come l’iniziatrice della lotta contro il governo. Avendo seguito con u n particolare interesse la vita di queste regioni, affermo che d u ran te i primi due mesi dopo il colpo di stato d ’ottobre, i lavoratori ucraini non fecero che rallegrarsi di questo colpo di stato e non modificarono in niente la loro attività locale riconoscendo che alla base di questo colpo di stato c’erano le idee di autentica Rivoluzione che ve­ nivano dal cuore dei villaggi sottom essi e delle città oppresse, finalm ente risvegliati. Fino all’ottobre la regione di Guliai-Polé aveva sempre cercato di im prim ere alla Rivoluzione un ca­ rattere più profondo e determ inato possibile e com­ pletam ente indipendente da ogni idea di governo. Così quando, alla fine del 1917, si form arono ad Ekaterinoslav q u a ttro governi ufficiali che pretende­

vano ciascuno di dirigere le m asse rivoluzionarie di tu tto il dipartim ento e che, di conseguenza, disputa­ vano e si battevano senza posa, trascinando nelle loro lotte i lavoratori, la regione di Guliai-Polé restò in disparte e com pletam ente indipendente da tu tti que­ sti p artiti che, ciascuno a sua volta, trionfavano gli uni sugli altri. Nei prim i giorni di dicembre, trionfò ad Ekaterinoslav il blocco dei bolscevichi e dei socialisti rivolu­ zionari di sinistra. La regione di Guliai-Polé, ricono­ scendo questi p artiti come dei p artiti rivoluzionari, stabilì im m ediatam ente la m isura esatta dei loro sen­ tim enti rivoluzionari. I lavoratori dissero : « Abbia­ mo considerato i bolscevichi e i socialisti rivoluzio­ nari di sinistra come dei rivoluzionari per la loro grande attiv ità nella Rivoluzione ; li salutiam o quali lottato ri coraggiosi, m a diffidiamo di loro perchè, do­ po aver trionfato sulla borghesia e sui p artiti che la sostenevano nella sua lotta per uccidere la Rivolu­ zione, i gruppi socialisti di destra, grazie a ll’appoggio delle nostre forze, hanno istituito im m ediatam ente ”il loro” governo che ha l’odore di tu tti i governi in generale che ci soffocano da secoli ». E non sem bra che il loro governo si affretti ad ap­ profittare del suo successo per realizzare finalm ente i principi del lavoro autonom o nelle diverse località, senza ordini o direttive provenienti dai capi. Ovunque si creano dei com m issariati e questi as­ som igliano più a delle istituzioni di polizia che a delle istituzioni egualitarie composte da compagni che cercano di spiegarci qual è il mezzo m igliore per organizzarci in m odo indipendente, senza dover ascoltare dei capi che fino ad ora sono vissuti sulle nostre spalle e non ci hanno fatto che del male. E, poiché non si vede o ra questa tendenza del go­ verno rivoluzionario e al suo posto si creano delle istituzioni di polizia che, invece di consigli ci danno degli ordini, non la si vedrà m aggiorm ente nel fu­ turo. Al contrario, in avvenire, ogni persona che pense­ rà diversam ente ed agirà contrariam ente agli ordini ricevuti, incorrerà nella pena di m orte o si vedrà

privata della libertà bene al quale noi teniam o al di sopra di ogni a ltra cosa ». Benché vaghe, queste im pressioni erano comple­ tam ente giuste e i lavoratori si rendevano perfetta­ mente conto che a spese del loro sangue e delle loro vite avvenivano delle cose nelle quali il m ale non era d istru tto che per essere sostituito, sotto vari pretesti da un altro. Ed è perchè si rendevano benissimo conto di que­ sto fatto che essi si arm arono in U craina e si acco­ starono così a coloro che incontrarono m entre m ar­ ciavano per la loro stessa via : i bolscevichi, i socia­ listi rivoluzionari di sin istra e gli'anarchici. Ma i prim i due gruppi sapevano cosa dovevano fare e non soltanto si allearono ma, ognuno nel pro­ prio am bito, osservarono una perfetta u n ità di azione. Questo li mise m aggiorm ente in evidenza nel­ le file dei lavoratori e questo fru ttò loro di essere riuniti sotto un solo nome, « i bolscevichi », nome sotto il quale furono spesso con loro riu n iti gli a n a r­ chici. Le masse dei lavoratori vedevano questo comples­ so che form ava la loro avanguardia e dicevano : « sa­ lutiam o di tu tto cuore questi rivoluzionari, m a non abbiamo ancora alcun dato che ci perm etta di affer­ m are che non finiranno per battersi fra loro per pren­ dere il potere su di noi ed assogettarci com pletam en­ te alla loro volontà ; questa tendenza esiste in loro ed essi preparano così una nuova lotta sanguinosa rele­ gando noi lavoratori, col nostro d iritto ad u n a azione rivoluzionaria autonom a, in un angolo, in ginocchio davanti ai loro interessi di partito egoisti e crim i­ nali ». E questo costrinse i lavoratori rivoluzionari di Guliai-Polé ad essere ancor più vigilanti del solito.

C a p it o l o

III

IL CONGRESSO DIPARTIMENTALE Prim a del Congresso D ipartim entale dei Soviet dei deputati contadini, operai e m ilitari, di dicembre, fu organizzata u n ’Assemblea del Soviet nella regione di Guliai-Polé. T utti i delegati presenti a questa Assemblea chie­ sero con insistenza che i nostri rappresentanti al Con­ gresso D ipartim entale vi fossero preparati, in modo da non cadere sotto l’influenza dei p artiti politici. Essi dovevano dichiarare, senza esitare, che erano venuti al Congresso, non per ascoltare i rapporti de­ gli agenti del governo e conform arvisi ciecam ente ma per leggervi loro stessi i propri rapporti su ll’azione locale dei lavoratori e spiegare perchè questi agivano così ora e non avrebbero m ai agito in seguito dietro gli ordini che si sarebbero potuto d a r loro. I rappresentanti che avrem m o inviati al Congres­ so, avrebbero dovuto tradurvi esattam ente il nostro pensiero, vale a dire che in quel m om ento della Rivo­ luzione il prim o dovere dei lavoratori doveva essere il nostro movim ento per la liberazione com pleta di tu tti i lavoratori d all’au to rità dei padroni : il padrone Capitale privato come il padrone Governo. II governo, in quanto potere, in quanto società che non può esistere senza oppressione, saccheggio e assassinio, doveva m orire sotto i colpi dei lavoratori rivoluzionari che avanzavano con entusiasm o e in­ sieme verso u n a nuova società libera. La convocazione del Congresso D ipartim entale ci era nota. Essa non com portava niente di nuovo per

la nostra regione, perchè avevamo applicato da molto tempo ciò di cui vi si trattav a. I nostri delegati al Congresso D ipartim entale avrebbero dovuto fa r notare questo fatto ai delegati contadini e operai delle altre regioni, si tra tta v a di un fatto derivato dalle nostre stesse idee e che do­ veva essere ripetuto ovunque affinchè i lavoratori di tu tto il paese ci com prendessero. Fu solo dopo questa dichiarazione che i delegati al Congresso vennero designati. Essi furono Nestor Makhno e Mironov. Poi, l’assem blea espresse a noi, suoi delegati, tu t­ ta la sua am m irazione e la sua riconoscenza per aver accettato di rappresentarla, dicendo : « Vi abbiamo scelti, compagni, col pieno assenso « di coloro che ci hanno inviati qui. Nelle vostre per« sone, inviam o al Congresso D ipartim entale i più de« gni dei lavoratori rivoluzionari di Guliai-Polé, i pri« mi fra gli uguali. Siamo tu tti certi che adem pirete « nel modo m igliore la vostra missione. Le istruzioni « che vi diam o non determ inano nulla. E se ve ne « diamo è unicam ente perchè noi contadini abbiamo « l’abitudine di osservare ciò che di meglio abbiamo « nelle nostre tradizioni. Questo rinforza i legami che « ci uniscono nella via delle nostre conquiste rivolu« zionarie comuni ». Tali istruzioni e tali parole accom pagnavano sem­ pre, a Guliai-Polé, l ’elezione dei delegati ai Congressi D ipartim entali o di D istretto. Se ho descritto così particolareggiatam ente que­ ste ultim e elezioni è perchè ebbero luogo a ll’epoca in cui il blocco bolscevico-socialista rivoluzionario di si­ nistra aveva già preso il potere sugli abitanti di Ekaterinoslav e dei suoi dintorni, accaparrando, passo a passo, a suo favore tu tte le conquiste popolari della Rivoluzione e facendo in modo di deform are la Rivo­ luzione stessa. I lavoratori della regione di Guliai-Polé sapevano perfettam ente che al Congresso D ipartim entale di di­ cembre il ruolo principale sarebbe stato degli agenti del blocco bolscevico-socialista rivoluzionario di sini-

stra, le cui tendenze confessate lasciavano scorgere il fondo governativo e statalista. Ora, i contadini e gli operai di Guliai-Polé dice­ vano da lungo tempo nelle loro riunioni che bisogna­ va diffidare del blocco dei p artiti rivoluzionari che em anava, dicevano, loro, un certo odore sgradevole e m ettevano in guardia i lavoratori delle altre re­ gioni. Giungemmo a Ekaterinoslav con un giorno di ri­ tardo, in seguito allo sviam ento del nostro treno, ma, fortunatam ente non fum m o in ritard o per l’apertura del Congresso. T utti i delegati erano riuniti, m a il Congresso non era ancora aperto. Si percepiva nei suoi organizzatori una certa inquietudine, una certa agitazione. Ho già fatto osservare prim a che, a quel momen­ to, esistevano a E katerinoslav quattro o cinque po­ teri m unicipali distinti : il potere proveniente ancora da Kerensky, gli ucraini che invocavano la R ada Cen­ trale e la sua Segreteria, il potere di alcuni cittadini neutrali, il potere dei m arinai, giunti da K ronstadt e che, in cam m ino per andare a b attersi contro Kale­ din, si erano ferm ati a E katerinoslav per riposarsi e, infine, il potere dei Soviet dei D eputati contadini, operai e m ilitari, alla testa del quale in quel momen­ to era l’anarco-sindacalista Grim baum , compagno della più gran finezza e di una volontà di ferro, il quale, sfortunatam ente, in quel m om ento fu accapar­ rato dal potere bolscevico-socialista rivoluzionario di sinistra. A quel punto, l ’au to rità del compagno Grimbaum era così preponderante almeno nelle sue trattativ e coi com andanti delle formazioni m ilitari « u c ra in e » (i vecchi reggim enti Preobanjensk, Pvlovski e Semenovski che in quel m om ento erano stati inviati da Pietrogrado a E katerinoslav), che, senza il suo inter­ vento, i bolscevichi Kvirtng, Gopner ed Enstein e i socialisti rivoluzionari Popoff e altri, non avrebbero potuto ottenere niente e sarebbero stati cacciati da Ekaterinoslav. In quell’epoca tu tto dipendeva dalla forza delle armi. Questa forza era nelle m ani delle truppe «ucrai­

ne » e delle divisioni degli operai e degli abitanti del­ la città. Il compagno Grim baum seppe convincere l’alto com ando di queste truppe a schierarsi dalla parte del Soviet che, grazie a questo, divenne abba­ stanza forte da convocare il Congresso D ipartim en­ tale. È sintom atico che nei m om enti più burrascosi i bolscevichi e i socialisti rivoluzionari di sinistra si facessero da parte m ettendo avanti il compagno Grimbaum e, una volta passata la burrasca, si rim et­ tessero alla guida degli avvenim enti e prendessero la direzione del Congresso Dipartim entale. Il Congresso non si aprì, così, che nel pomeriggio. Il giorno dopo presi la parola e presentai un rap­ porto di Guliai-Polé. Segnalai, tra parentesi, l'azione inconsistente dei p atrio ttard i ucraini che lavoravano in nome della loro « Selianska-Spilka » dipartim en­ tale ed indicai al Congresso una serie di regioni nelle quali i contadini non riconoscevano affatto la politi­ ca di questa « Spilka ». Sette p atrio ttard i, furiosi per ciò che avevo detto, protestarono presso il Congresso, dicendo che esso era stato convocato su delle basi illegali : che le re­ gioni e i comuni non dovevano inviare i loro rappre­ sentanti contadini e operai a questo Congresso e do­ vevano esser considerati delegati al Congresso Dipar­ tim entale soltanto i delegati scelti dai Congressi di Distretto. Essi pretendevano che i delegati di GuliaiPolé non prendessero la parola e non assistessero al Congresso che come invitati. I delegati dei contadini, e Kviring ed Enstein con loro, protestarono contro questa pretesa dei patrio t­ tardi ucraini e il Congresso la respinse. Allora i p atrio ttard i, a scopo dim ostrativo, si al­ zarono e lasciarono la sala. I loro seguaci, i delegati dei m ilitari, si alzarono pure loro e li seguirono. II Congresso interruppe i suoi lavori per tre o quattro ore. Si apprese che la « Rada Rivoluzionaria D ipartim entale U craina » aveva im provvisata una riunione sulla questione : « sciogliere il Congresso e com battere il Soviet », riunione nel corso della quale

il presidente della « R ada Rivoluzionaria » il D ottor Feldm ann, fece notare che loro non erano sicuri di essere i più forti e che avrebbero potuto essere bat­ tuti. Il Congresso, im pensierito all’idea che da un mo­ m ento a ll’altro il sangue avrebbe potuto scorrere per le strade di Ekaterinoslav, inviò dei delegati nelle caserm e ed ai reggim enti per conoscere i loro senti­ m enti nei confronti del Congresso. Il compagno Grim baum attaccò nuovam ente i pa­ trio tta rd i e fu assecondato dalla Federazione Anar­ chica di E katerinoslav. I m arinai anarchici di Kronstad t quel giorno sostennero i delegati del Congresso intervenendo presso i reggimenti, nelle fabbriche e nelle officine. In quel m om ento si trovava ad E kate­ rinoslav un reggim ento di cavalleggeri di San Gior­ gio. Questo reggim ento aveva sem pre fischiato gli oratori bolscevichi che si erano recati presso di esso. Il Congresso inviò me e il com pagno L. Azersk a questo reggim ento per parlare ai soldati ed ottenere da essi una risoluzione in m erito ai patriottardi ucraini che facevano in modo di interrom pere il Con­ gresso ed anche per discutere con loro un certo nu­ mero di punti essenziali in previsione di u n ’azione comune. Io non avevo voglia di essere fischiato. Du­ rante questi nove mesi di Rivoluzione, avevo preso spesso la parola e non ero m ai stato fischiato. Questa volta i bolscevichi mi predissero che lo sarei stato ; tuttavia, non volevo rifiutare al Congresso questa missione. Dunque, partim m o. Una v ettu ra di piazza ci condusse alla caserm a. E ntram m o al Com itato del reggim ento e, dopo aver chiesto del presidente, gli consegnam m o il no­ stro m andato del Congresso. Il presidente del Com itato del reggim ento dei ca­ valleggeri di San Giorgio lesse il m andato e, dopo averci gentilm ente offerto delle sedie, andò a radu­ nare i suoi uom ini per il « m eeting ». Dopo quindici, venti m inuti rito rn ò e ci annunciò che tu tti gli uom ini erano riuniti. Alla porta, due compagni anarchici, m arinai di

K ronstadt, si unirono a noi e ci dirigemmo tu tti quattro verso i soldati che ci attendevano. Al raduno discutem m o con calore con gli ufficia­ li (uno di essi persino pianse e si strappò le spalline) ed ottenem m o dal reggim ento che votasse la risolu­ zione nella quale era detto che « il reggim ento dei cavalleggeri di San Giorgio avrebbe difeso con la for­ za delle arm i, contro ogni attacco, i d iritti del Con­ gresso D ipartim entale dei contadini e degli operai che avevano iniziato i loro lavori il 2 dicembre di quell’anno (1917) ». Risoluzioni analoghe a questa furono pure votate dagli altri reggim enti e distaccam enti. Questo risu ltato fu inaspettato, meno per il Con­ gresso che per i bolscevichi. T utti i delegati del Con­ gresso furono felici di avere le forze arm ate con loro. Il Congresso riprese i suoi lavori e li term inò in tre giorni. È interessante notare che tu tte le decisioni del Congresso enunciate nelle sue risoluzioni erano già applicate da tre o q u attro mesi a Guliai-Polé. Una sola clausola era nuova per noi, perchè vi avevamo dato poca im portanza : il d iritto dei Soviet locali ad una sovvenzione dal governo. Debbo segna­ lare che i bolscevichi e i socialisti rivoluzionari di sinistra attiraro n o m olta gente con questa attra ttiv a. Ma Guliai-Polé non poteva am m ettere questa nuo­ va clausola, perchè la sua attiv ità era innanzitutto antigovem ativa e non doveva dipendere da alcuno dei poteri centrali, che avevano tu tti tendenze gover­ native.

LA CONTRORIVOLUZIONE DELLA RADA CENTRALE Dopo la chiusura del Congresso i delegati rito r­ narono a casa. Il compagno Mironoff ed io andam m o alla Federazione A narchica allo scopo di portare con noi, nelle cam pagne, qualche buon propagandista. Ma la Federazione, per quanto in condizioni m igliori del mese di agosto, quando, in occasione del Congresso dei contadini e degli operai, avevo visitato le sue va­ rie organizzazioni (il club, ecc.), non aveva ancora forze sufficienti ed a fatica arrivava ad occuparsi del­ la città e delle com unità circostanti. Ma, in compenso, possedeva arm i in gran quanti­ tà ; carabine, fucili, cartucce. Per ragioni di ordine rivoluzionario, le u n ità del blocco distribuivano le arm i senza lesinare. I bolscevichi e i socialisti rivo­ luzionari di sinistra, conoscendo la fedeltà degli anar­ chici alla Rivoluzione, sapendo che nessuno di loro sarebbe passato ai p atrio ttard i ucraini alleati alla borghesia antirivoluzionaria, nè, in generale, nel cam ­ po della controrivoluzione, nei m om enti di pericolo avevano sem pre fatto ricorso al grande entusiasm o degli anarchici di E katerinoslav, im m utabilm ente fe­ deli ai principi rivoluzionari. Possedendo grandi quantitativi di arm i, la Fede­ razione Anarchica, ci consegnò num erose casse di fu­ cili e di cartucce per il gruppo di Guliai-Polé. Portam m o queste arm i co! treno a Guliai-Polé, dove facem m o una serie di rapporti sul Congresso e

le difficoltà che esso aveva incontrate. Rifacemmo poi gli stessi rapporti in altri villaggi e borgate. A p artire da quel m om ento, gli abitanti della re­ gione di Guliai-Polé com inciarono risolutam ente ad arm arsi e a diffidare dei loro nuovi padroni « rivolu­ zionari ». L’idea della resistenza che avrebbero potuto op­ porre i nuovi signori, bolscevichi e socialisti rivolu­ zionari di sinistra, al libero slancio del pensiero e dell’azione dei contadini, nelle cam pagne sottom esse, si chiarì sem pre più anche in quei lavoratori che era­ no propensi a credere ai bolscevichi ed ai socialisti rivoluzionari di sinistra. I contadini e gli operai appresero dai loro delegati che il bolscevico Enstein aveva dichiarato : « Il pro­ letariato delle città è giunto al potere. Bisogna spe­ rare che creerà uno S tato suo, uno S tato proletario. Noi bolscevichi, gli darem o tu tte le nostre forze per aiu tarlo a creare un tale S tato, perchè è solo con que­ sto mezzo che il proletariato potrà conquistare il m as­ simo di felicità... ». I lavoratori di Guliai-Polé credettero di capire in queste parole che il p artito bolscevico, abbandonando tu tti gli scrupoli, avrebbe co struito a spese dei conta­ dini il proprio S tato « proletario » e si m isero a se­ guire con ansietà il corso degli avvenim enti che si svolgevano nelle città. Nei villaggi i contadini ricom inciarono ad eserci­ tarsi all’uso della carabina. « I nostri nemici, le a u to rità — dicevano — sono « arm ati e se venisse loro l’idea di toglierci il d iritto « di vivere liberam ente e di creare delle form e sociali « nuove, ci attaccherebbero con le arm i in pugno. Ci « occorre, perciò, di saper servirci di u n fucile per ri« sponder loro, nel caso m alaugurato, da pari a « pari ». E i contadini continuarono a prepararsi. Fra gli abitanti di Guliai-Polé, si trovavano al­ cuni contadini che possedevano u n a seria istruzione m ilitare. I giovani di Guliai-Polé andavano con loro nei campi dove si addestravano a tirare, a m anovra­ re, ecc.

F ra coloro che conoscevano l’uso delle arm i e che erano sem pre pronti ad aiutare gli altri, si distin­ gueva so p rattu tto Giacobbe Domachenko. Egli era l’anim atore dei giovani e dei vecchi e restò coi con­ tadini fino a ll’ultim o giorno, partecipando ai com­ battim enti, pagando di persona. Fu ferito più volte, m a resistette fino in fondo, a ll’avanguardia rivolu­ zionaria, in questa lotta dei contadini per il Pane e la Libertà. Gli avvenim enti precipitarono. Le notizie ci giun­ gevano tu tti i giorni. Apprendemmo che la Rada C entrale U craina non andava più d ’accordo col bloc­ co bolscevico-socialista rivoluzionario di sin istra a proposito del potere e che, trascinandosi dietro le m asse popolari, en trav a in lotta aperta contro di esso. Agenti della R ada Centrale U craina giungevano a decine sem pre più spesso a Guliai-Polé e in tu tta la regione predicando la guerra spietata contro i « Katzapi ». La popolazione, inquieta, si mise in allarm e. Rap­ presentanti dei villaggi e delle fattorie della regione giungevano tu tti i giorni all’ufficio del gruppo anarcocom unista di Guliai-Polé e al Soviet dei D eputati con­ tadini e operai, per chieder consiglio su ciò che sa­ rebbe occorso fare subito per conservare integral­ m ente i loro d iritti sulle terre, il pane e la libertà. Il gruppo contadino anarchico di Guliai-Polé dele­ gò due dei suoi m em bri che percorsero la regione e fecero conoscere agli abitanti il punto di vista del gruppo anarchico sulla questione che li preoccupava. Il gruppo fece nello stesso tempo pressione (tram ite i suoi m em bri M akhno, S okruta, K alinitchenko, Antonov, Sereguin e K rate) sul Soviet per incitare i m embri di q uest’ultim o a visitare le loro rispettive circoscrizioni per conoscere la condizione dello spi­ rito locale e per esporre il cam m ino dei lavori del So­ viet, per fa r sapere, infine, cosa sarebbe occorso fare nel caso in cui le voci an nuncianti la controrivolu­ zione fossero conferm ate. L’intesa e la fiducia reciproche fra gli anarcocom unisti e i lavoratori crescevano, si accentuavano e si consolidavano.

Nella m ia qualità di rappresentante del Soviet regionale di Guliai-Polé, investito da esso di poteri illim itati per tu tto quanto riguardava i provvedi­ menti da prendere, inviai due uom ini a Odessa e a Kiev (regioni nelle quali le forze arm ate della R ada Centrale U craina erano alle prese con quelle del bloc­ co bolscevico-socialista rivoluzionario di sin istra). Al loro ritorno, inform ati di ciò che accadeva là, riunim m o all’istante un Congresso dei Soviet. Questo Congresso prese conoscenza di tu tte le in­ formazioni raccolte su ll’azione iniziata fra la R ada e il blocco e giunse alla conclusione che la R ada Cen­ trale Ucraina, m algrado i socialisti rivoluzionari e i socialdem ocratici alla sua testa, aveva per scopo, nel­ la lotta contro il blocco bolscevico-socialista rivolu­ zionario di sinistra, non soltanto di cacciare i « katzapi »... dalla « m adrepatria U craina » m a anche di cancellare « fino le ultim e tracce della Rivoluzione Sociale ». Il Congresso votò la seguente risoluzione : « Morte alla R ada C entrale ». Questa risoluzione fu applicata senza esitazione dai contadini e dagli operai della regione di GuliaiPolé. Pochi giorni dopo la fine del Congresso e il ri­ torno a casa dei delegati, il Soviet ricevette da Alexandrovsk u n dispaccio annunciante che le forze della R ada C entrale U craina avevano occupata la cit­ tà di Alexandrovsk per g aran tire il passaggio del pon­ te K itchkas alle truppe cosacche che si recavano ver­ so il Don per unirsi alle truppe del generale Kaledin. La comunicazione di questo dispaccio alla popo­ lazione la fece sollevare a ll’unanim ità. Da ogni parte mi giungevano delle telefonate e delle lettere, in generale brevissime, m a convinte e nettam ente rivoluzionarie, che mi assicuravano che la popolazione era pronta ad affidarmi il com ando del fronte rivoluzionario e che esprim evano il desiderio di vedere il gruppo anarco-com unista affidare alla m ia iniziativa la preparazione dei contadini e m ette­ re a m ia disposizione i m igliori dei suoi m em bri or­ ganizzatori p er assecondarm i in quest’opera.

La fiducia sincera e assoluta che mi dim ostrava­ no i contadini, senza parlare degli operai, perchè, nel­ la n o stra regione di Guliai-Polé il ruolo principale nella Rivoluzione era svolto dai contadini (la m assa operaia era in fatti in una posizione di attesa) — mi turbava, m algrado lo sforzo accanito che facevo sen­ za tregua nè riposo e che mi consum ava senza nep­ pure lasciarm i il tempo di sentire la fatica. In ef­ fetti, la fiducia dei contadini non cessava di preoc­ cuparm i : temevo di iniziare u n ’opera legata alla guerra. E fu solo la n etta convinzione che l’opera ri­ voluzionaria doveva essere esente da ogni sentim en­ talism o, al quale tu tti i miei compagni erano inclini, che mi sostenne ed io cacciai il dubbio lontano da me. Im postai, per me stesso e per i miei compagni del gruppo, la questione nel modo seguente : se sono fautore dell’anarchia rivoluzionaria, sarebbe assolu­ tam ente crim inale da parte m ia lim itarm i, nella mia attiv ità rivoluzionaria, a un ruolo secondario, che mi farebbe cam m inare al seguito di altri gruppi e partiti spesso ostili al nostro. Un anarchico rivoluzionario deve, so p rattu tto d urante la Rivoluzione, porsi alla avanguardia delle m asse che lottano e fare in modo di com prendere la loro psicologia per trascin arle sen­ za risparm iare le loro forze nell’autentica lo tta del lavoro contro il capitale. Mi ricordo d ’aver detto allora ad una delle riu­ nioni del gruppo : « È tempo di m ettere fine ai raduni. È venuta l’o« ra di agire. Questa osservazione non vale per il no« stro gruppo, ma, tuttavia, non è inutile che anche « noi vi pensiamo. « II sessanta-settanta per cento dei nostri compa« gni, che si danno tu ttav ia il nom e di anarchici, do« po aver preso le abitazioni private dei "pomecht« ch ik i” non fanno alcuna propaganda fra i conta« dini. Ebbene ! Essi si sono messi su una strad a fal« sa. Non possono, dal fondo delle loro abitazioni, « influire sul cam m ino degli avvenim enti rivoluzio« nari... È triste a constatarsi, m a tu ttav ia è vero!... « È indispensabile per il nostro gruppo intensificare

« ancora la propria attiv ità fra i contadini. Gli ”Ha'i« dam aki” arriveranno incessantem ente a Guliai« Polé. Questi b ru ti in cim a alle loro baionette por« tano la m orte alla Rivoluzione e la vita ai suoi ne« mici. « Il nostro gruppo deve costituire l’avanguardia « nella lo tta contro questi m ercenari della controri« voluzione e trascinare con sè tu tta la popolazione « laboriosa della regione... « Dunque, compagni, preparatevi tu tti, chi per l'a« zione locale nella regione, chi per andare al Con« gresso che il nostro Soviet ha convocato d ’urgenza « per dopodomani. Dobbiamo dim ostrarci degni della « fiducia che ci m anifestano i lavoratori della nostra « regione. E non possiam o rendercene degni che « unendoci strettam ente alla loro lo tta per la libertà « e l’indipendenza ». Il gruppo sapeva perfettam ente cosa doveva fare in un simile momento. Instancabilm ente, p er parecchi mesi della Rivolu­ zione, si era spinto in questa direzione e vi aveva spinti i contadini. E non avrei m ai osato parlargliene se esso stesso non mi avesse chiesto la m ia opinione su questa questione. Due giorni dopo giunsero i delegati dei contadini per il Congresso. Mi fu proposta la presidenza del Congresso ma io la rifiutai e presentai un rapporto a nome del Soviet di Guliai-Polé e del gruppo dei contadini anarco-com unisti. Il Congresso discusse tu tti i punti del mio rap­ porto e decise di organizzare le sue deboli forze e di tenerle pronte a rispondere al prim o appello del So­ viet dei D eputati contadini e operai di Guliai-Polé per radunarle a Guliai-Polé stessa o in qualunque altro luogo indicato dal Soviet. Si era alla fine del mese di dicem bre 1917.

COL BLOCCO DELLE SINISTRE E CONTRO LA CONTRORIVOLUZIONE Il 31 dicem bre mi trovavo, p er motivi di organiz­ zazione, al villaggio di Pologui dove appresi, da fonte sicura, che ad Alexandrovsk era com inciata u n a b a t­ taglia fra un distaccam ento della guardia rossa di un gruppo di Bogdanoff e delle u n ità Hai’dam ak della Rada Centrale. In un m om ento simile era im possibile restare inattivi, tanto più che la popolazione era nettam ente ostile alla Rada C entrale Ucraina, i cui agenti per­ correvano la regione, perseguitando incessantem ente i rivoluzionari trattan d o li da « trad ito ri della Madre Ucraina », da partigiani di « Katzapi » che, era idea della Rada Centrale (in terp retata senza dubbio dai suoi agenti), bisognava sterm inare quali m ortali ne­ mici della lingua Ucraina. Simili accuse offendevano i contadini che getta­ vano giù dalla tribuna coloro che le form ulavano e bastonavano di santa ragione i nem ici d ellunione fraterna col popolo russo. Questa propaganda dei p atrio ttard i ucraini spinse i lavoratori della regione di Guliai-Polé sulla via della lotta arm ata contro ogni tentativo sep aratista ucrai­ no, perchè la popolazione vedeva nello sciovinismo — idea direttrice del separatism o ucraino — la m orte della Rivoluzione. M entre ad Alexandrovsk gli H aidam aki si b atte­ vano contro le guardie rosse, alcuni scaglioni di co­ sacchi si erano raggruppati sulla linea di Alexan.

drovsk-Apostolovo-Krivoi-Rog. Essi venivano dal fronte tedesco e andavano a raggiungere l’arm ata del generale Kaledin che si trovava sulle rive del Don. (Il movimento insurrezionale, fom entato da Kaledin era in realtà un ritorno al vecchio regime). Col p re­ testo di salvaguardare l’indipendenza del Don, egli raggruppava atto rn o alla sua bandiera i biechi p arti­ giani della reazione russa che si proponevano, con l'aiuto dei cosacchi, di finirla con la Rivoluzione e di restaurare la dinastia dei Romanoff. Interm inabile, la seduta del 2 gennaio 1918 del Soviet dei D eputati contadini e operai di Guliai-Polé, alla quale prendeva p arte l'Unione professionale dei m etallurgici e dei lavoratori del legno ed il gruppo anarco-com unista : durò ventiquattro ore. Vi si discussero calorosam ente i provvedim enti da prendere d ’urgenza p er im pedire ai cosacchi di rag­ giungere il Don, perchè la loro unione con le forze di Kaledin avrebbe creato un fronte controrivoluziona­ rio form idabile, costituendo per tu tte le conquiste della Rivoluzione una m inaccia che noi contadini non potevam o am m ettere, in nessun caso. Questa lunga e faticosa seduta ispirò a tu tti colo­ ro che vi presero p arte un identico pensiero : anar­ chici, dovevamo, m algrado il paradosso, deciderci a form are un fronte unico con le forze stataliste. Fe­ deli ai principi anarchici avrem m o saputo superare tutte le contraddizioni e, una volta annientate le forze della reazione, avrem m o allargato e approfondito il corso della Rivoluzione p er il m aggior bene dell’um a­ nità sottom essa. Io dissi loro : « È indispensabile che ognuno di noi abbia co. « stantem ente davanti il fine proposto, e conform i la « sua azione a q u est’idea : u n uom o non deve essere « dom inato da un altro, l’idea che ci apre la strada « verso la pace, la libertà, l ’uguaglianza e la solida« rietà di tu tta la fam iglia um ana. « Non dobbiam o m ai dim enticarlo e questo ci « perm etterà di restare fino in fondo fedeli a tu tto ciò « che abbiam o discusso ed accettato qui ». Così fu risolto il problem a della nostra azione futura.

I CONTADINI ARMATI VANNO IN AIUTO AGLI OPERAI DELLE CITTA’ IL COMITATO RIVOLUZIONARIO DI ALEXANDROVSK E LA COMMISSIONE DI INCHIESTA Il 3 gennaio 1918, Bogdanoff, il com andante del distaccam ento della guardia rossa, indirizzò un ap­ pello ai contadini e agli operai di Guliai-Polé p er chie­ der loro aiuto. Nella notte del 3 gennaio il nostro gruppo lanciò l’appello alle arm i. La notte stessa affidai il m io incarico di Presidente del Soviet ad uno dei miei com pagni e assunsi il co­ m ando di un distaccam ento anarchico form ato da alcune centinaia di contadini che, in tenuta da cam­ pagna, si diressero verso Alexandrovsk. Mi ricordo che, al m om ento di lasciare Guliai-Po­ lé, davanti alla folla accorsa, il distaccam ento, per mia iniziativa, scelse un com andante. In effetti, ero obbligato a rinunciare a questo incarico, prevedendo che mi sarebbe occorso allontanarm i spesso dal di­ staccam ento p er assicurare il collegam ento fra la città e la campagna. Fu allora eletto capo del distaccam ento mio fra­ tello Sava Makhno. Alla n ostra partenza da Guliai-Polé i vecchi dis­ sero ai loro figli che stavano partendo : « Voi andate alla m orte. Noi non esiterem o a « prender le vostre arm i e a com battere p er le vostre

« idee che fino a poco tem po fa ignoravamo, m a che « ora accettiam o. « Le difenderem m o fino alla m orte se occorresse... « Non dim enticatelo, figli cari!... » E i figli risposero : « Dio vi benedica p er averci allevati. Ora siamo « forti e possiam o lo tta re e afferm are nella vita i prin« cipi della libertà e della solidarietà. Sarem o felici di « vedere i nostri padri lo ttare p er i nostri ideali... Ma, « in attesa, restate ai vostri focolari, seguite da lon« tano la n o stra azione e se noi non riuscirem o lag« giù nella lotta contro i nemici della Rivoluzione, voi « vincerete qui e per sempre... ». Gli addii furono commoventi. Ognuno di noi sapeva perchè partiva e dove an­ dava. Mentre si muovevano i camions che ci portavano alla stazione, si alzò un canto rivoluzionario. Sorrisi felici illum inavano i volti di questi giovani contadini rivoluzionari che i seguaci della scuola di Marx trattavano da bestie da soma fatte soltanto per l’obbedienza... Tuttavia, eccoli, coscienti di loro stessi, dei loro obblighi nei confronti della Rivoluzione, volare in aiuto agli operai, sui quali soltanto, da' decine di an­ ni, i socialisti di tu tte le sfum ature contavano per im padronirsi del potere. Questi contadini, conoscen­ do il pericolo che correvano, non esitavano a recarsi in città. In questo caso non si trattav a di rivoluzio­ nari da parata, il cui credo rivoluzionario si lim ita alle parole, m a di autentici m ilitanti, realm ente con­ vinti dall’ideale anarchico. Alcuni potevano fallire, ingannarsi, m a questo unicam ente per attaccam ento sincero all’idea anarchica. Essi erano ottocento o novecento e più di trecen­ to di loro erano m em bri del gruppo anarchico. Dirigendosi verso la città, sapevano che gli operai erano loro fratelli, nemici come loro, p er la stessa m entalità, della dominazione degli uni sugli altri e che diventavano sostenitori dell’au to rità soltanto quando, strappati alla m assa dei lavoratori, subivano l’influenza delle idee e delle azioni dei politicanti.

Lasciando Guliai-Polé, i contadini sapevano che la felicità e la libertà dei lavoratori delle c ittà e dei vil­ laggi dipendevano dai progressi di una Rivoluzione veram ente sociale e si affrettavano al soccorso della città che i nemici della Rivoluzione sociale, e di ogni Rivoluzione, assediavano. Il loro distaccam ento giunse senza ostacoli ad Alexandrovsk. La c ittà era calma. Le guardie rosse erano consegnate nei loro alloggiamenti. Alcune sen­ tinelle percorrevano le strade. Soltanto le au to rità di Alexandrovsk m ostravano un’attiv ità febbrile. Il Com itato rivoluzionario, for­ m ato dai bolscevichi e dai socialisti rivoluzionari di sinistra, aveva tentato fin dall’inizio di sottoporre a regolam ento la vita dgeli operai, m a non potè giun­ gere a ciò: la Federazione anarchica gli sbarrava la strada tenendo al corrente gli operai di tu tte le ma­ novre delle au to rità m unicipali recentem ente elette. Il C om itato rivoluzionario decise allora di lim itarsi alla creazione di un fronte diretto contro la reazione. Fu a questo scopo che esso propose alla Federazione anarchica di Alexandrovsk di inviargli due delegati. La delegazione designò i com pagni N ikiphorova e Iachta. La com pagna N ikiphorova fu im m ediatam en­ te eletta vicepresidente del Com itato rivoluzionario. Il giorno stesso quest’ultim o ci chiese di inviargli un rappresentante del nostro distaccam ento. Dopo aver deliberato e ascoltato il parere degli anarchici di Alexandrovsk che erano sem pre stati con noi, il distaccam ento mi designò p er rappresentarlo al Co­ m itato rivoluzionario. Questo ingresso nel Com itato era necessario a causa degli avvenimenti. Noi crediam o che il rifiuto di parteciparvi avrebbe potuto com prom ettere tu tta la n o stra opera teorica e pratica d iretta contro il blocco bolscevico-socialista rivoluzionario di sinistra. Fin dal nostro arrivo ad Alexandrovsk, protestam ­ mo contro la m ancata liberazione dei detenuti : « per qual m otivo non si vuotava la prigione? ». Parecchi contadini ed operai erano stati arrestati e imprigio­ nati solo per non aver riconosciuto il potere di Ke-

rensky e della Rada C entrale Ucraina. Se non erano stati liberati — ci spiegò un bolscevico — era per timore di vederli insorgere ugualm ente contro il po­ tere del blocco bolscevico-socialista rivoluzionario di sinistra. Dopo esserci consigliati con gli operai che ave­ vano a ttira to la n o stra attenzione sui detenuti che languivano nelle celle, decidemmo di inviare un rap­ presentante al C om itato rivoluzionario p er ottenere l’im m ediata liberazione dei prigionieri. Sarebbe stato solo in caso di rifiuto da p arte del Com itato rivolu­ zionario, che sarem m o andati ad aprire tu tti i p or­ toni della prigione e a incendiare l’edificio. Fui dunque designato dal nostro distaccam ento per andare al C om itato rivoluzionario che, a sua vol­ ta, mi delegò, coi socialisti rivoluzionari di sinistra Mirgorodsky e M ikhalevsky ed altri, a procedere alla liberazione dei detenuti. Ci recam m o alla prigione, vi penetram m o, ascol­ tammo le lamentele dei detenuti, passam m o alla Di­ rezione e, dopo uno scam bio di vedute, ci separam mo. In effetti non eravam o al completo. Il delegato p rin­ cipale, il bolscevico Lepic, mancava. Già in quel mo­ mento, nei corridoi, lo si destinava alla presidenza della Ceka, p er quanto non lo si confessasse ancora. Conoscevo questa prigione per avervi soggiornato due volte; sapevo fino a qual punto era sporca, in­ sopportabile. Tuttavia, mi lim itai a form ulare alcune critiche nei confronti di Lepic e uscii dalla prigione. Chiamai una vettura pubblica e mi feci condurre al Com itato rivoluzionario... Ci riunim m o la sera stessa e decidemmo di m et­ terci all’opera senza indugi. La prigione fu vuotata... Il socialista rivoluzionario M irgorodsky ed io, sempre conservando i nostri vecchi m andati, fum mo delegati dal C om itato rivoluzionario alla Commissio­ ne del Tribunale rivoluzionario delle prim e linee presso il gruppo delle guardie rosse di Bogdanoff. Si trovava là il prim o gruppo arm ato venuto dal nord in U craina col pretesto di appoggiare gli operai

ed i contadini ucraini nella loro lotta contro le azioni reazionarie della Rada Centrale. Fui eletto presidente della Commissione dalle guardie rosse di Pietrograd (D istretto di Vyborg) ; il compagno M irgorodsky fu eletto segretario. La commissione com prendeva sette m em bri. La cancelleria del com andante delle guardie rosse ci consegnò un mucchio di scartafacci. Erano i « dossiers » di tu tti coloro che erano detenuti nei « vagoni di prigionieri » tipo Stolypin. Ci si chiese di esam ina­ re i « dossiers » e di form ulare le nostre conclusioni. Ma il compagno M irgorodsky ed io protestam m o contro questo modo di procedere. I m em bri della Commissione, quelli venuti da Pietrograd, approva­ rono il nostro punto di vista senza tuttavia unirsi a noi. Dichiarammo che non potevam o in tu tta coscien­ za esam inare i « dossiers » della Commissione del Tribunale rivoluzionario che in presenza degli im pu­ tati : solo l’im putato era in grado di spiegarci le cir­ costanze del suo arresto, ecc. Questa Commissione d ’inchiesta che si poteva chiam are Tribunale rivolu­ zionario delle prim e linee (d ’altronde il com andante BogdanofF la considerava tale) mi occupò più di tre giorni. Vi lavorai febbrilm ente senza im piegar tempo a m angiare e a dorm ire. I detenuti erano num erosis­ simi. Ce n ’erano di tu tti i gradi : generali, colonnelli, ufficiali di gradi inferiori, capi della milizia e soldati semplici delle u nità « H aidam ak ». C’era questo di comune fra loro : che tu tti o quasi tu tti erano nemici dim ostrati della Rivoluzione d ’ottobre e di ogni Ri­ voluzione in generale e, di conseguenza, sapevano co­ sa facevano. Ma, la m aggior parte, erano innocenti del delitto che veniva loro im putato. La maggior parte di loro, arrestati nelle proprie case, senza arm i, si può dire con certezza, non avevano alcuna inten­ zione di prendere le arm i e battersi contro la Rivolu­ zione. Erano stati arrestati dietro denuncia di malvagi che, per fa r dim enticare il loro odioso passato con­ trorivoluzionario, al m om ento della Rivoluzione era­ no diventati più odiosi ancora facendo voltafaccia e

sostenendo ipocritam ente la rivoluzione denunciando tu tti coloro che p er la loro posizione sociale, erano stati un tem po fuori del m ovim ento rivoluzionario ma, che, tuttavia, non ne avevano mai im pedita l’e­ voluzione. Per m ettersi al riparo dalle accuse, questi odiosi personaggi si impegnavano a scoprire dei nemici del­ la Rivoluzione in tu tte le categorie della popolazione. Ora, i com andanti delle guardie rosse ascoltavano volentieri le loro denunce, sperando di salvaguardare meglio le loro posizioni. Così, nel corso della Rivoluzione, la vigliaccheria degli uni si alleò all’entusiasm o degli altri e questo perchè i capi che avevano pieni poteri nella lotta con­ tro i nemici della Rivoluzione erano nell’im possibilità di distinguere la sincerità degli uni dalla falsità degli altri. La Commissione che presiedevo esam inò più di duecento « dossiers » e diede il suo parere su ognuno di essi. In m olti casi la Commissione, riconoscendo il ruo­ lo attivo antirivoluzionario degli im putati, consegnò i « dossiers » allo stato maggiore di Bogdanoff che li inviò a quello di Antonoff-Ovséenko a Kharkow, il che significava, nel linguaggio bolscevico, che questi im putati sarebbero stati fucilati. Fra i detenuti interrogati dalla Commissione, qua­ si tu tti quelli che furono riconosciuti colpevoli si mo­ strarono deboli e vigliacchi. Davanti alla m orte im­ m inente, sarebbero ricorsi ai mezzi più indegni per tentare di salvare la loro pelle. Si videro piangere dei generali. Al contrario, alcuni colonnelli dichiararono di rim piangere il loro arresto : essi pretendevano che, se i rivoluzionari non li avessero cattu rati, avrebbe­ ro saputo riunire un num ero sufficiente di volontari per sostenere il generale Kaledin e restaurare la mo­ narchia. M entre li si conduceva via dal vagone-sala dove sedeva la Commissione essi gridavano : « Viva la casa di Romanoff! Viva l’im peratore Nicola Alexandrovitch, signore di tu tte le Russie ! Possa egli schiac­ ciare la Rivoluzione ! »

È vero che casi simili erano ra ri e che soltanto due colonnelli si dim ostrarono fedeli ai principi mo­ narchici e aristocratici. Fra il gran num ero di im putati, uno so p rattu tto è rim asto im presso nella m ia m em oria: era un capo di distretto m ilitare, arrestato p er avere, p er ordine dei suoi capi, m obilitate delle giovani classi al m o­ m ento deH’effimero trionfo della Rada Centrale. Ucraina. Non esisteva alcuna prova che dim ostrasse che egli era u n nemico della Rivoluzione. I pareri, tu tta­ via, erano discordi. Q uattro m em bri della Commis­ sione vedevano in lui un controrivoluzionario convin­ to ed attivo. Gli a ltri tre erano di parere contrario. E ra chiaro che il capo di distretto stava p er essere fucilato. La discussione divenne burrascosa. Il compagno M irgorodsky, socialista rivoluzionario di sinistra, mi propose allora di lasciare la Commissione e di torna­ re al Com itato Rivoluzionario. « Che il Com itato Rivoluzionario invii degli altri a! nostro posto », disse. I nostri compagni di Pietrograd si fecero beffe di noi pretendendo che non ci com portavam o da rivolu­ zionari. E fu solo dopo che avemmo loro dim ostrato come bisognava agire da rivoluzionari, che tu tti i q u attro rinunciarono ad esigere la pena di m orte e il capo del d istretto fu assolto. Ecco un altro caso più caratteristico. D urante l’esame dei « dossiers » dello stato mag­ giore di Bogdanoff, le guardie rosse portarono dei nuovi detenuti : il com m issario Mikhno, del governo di Kerensky (quello che q u a ttro o cinque mesi prim a, mi aveva denunciato alla giustizia p er aver disarm ato la borghesia di Guliai-Polé), il capo della m ilizia Vassiliev, il procuratore generale Maximoff e Pietro Charovsky. Quest’ultim o, m em bro del nostro gruppo anarco-com unista di Guliai-Polé nel 1910, in quella epoca aveva consegnato alla polizia i nostri compagni Alessandro Sem enota e M aria Pivene e aveva rice­ vuti, p er quest’atto abbietto, cinquecento rubli sui

duem ila prom essi dalla Sicurezza Generale a chi aves­ se consegnato Alessandro Semenota. Il m io incontro con questo vecchio « com pagno » fu dei più penosi. Egli si gettò in ginocchio davanti a me, alzando le braccia e im plorando : « N estor Ivanovitch, salvami. Il mio tradim ento è un tradim ento innocente. Parlai ad un civile senza sapere che era un agente della Sicurezza... ». Avrei potuto credere alle sue parole, se non aves­ si avuto delle inform azioni esattissim e all’epoca del mio soggiorno ai lavori forzati e se queste inform a­ zioni non fossero state conferm ate, al mio ritorno a Guliai-Polé, da M arta Pivene che aveva assistito al­ l’arresto ed alla m orte di Alessandro Sem enota. Ella si era presa una pallottola nella tem pia e, m algrado la sua ferita grave, m a fortunatam ente non m ortale, era stata arrestata. Gli stessi fratelli di Charovsky, Procopoi e Grego­ rio, mi avevano aiutato, nel 1917 a stabilire il fatto del suo atto provocatore. Uno di loro, subito dopo la m orte di Alessandro Semenota, aveva preso p arte al­ l’atten tato contro Pietro Charovsky p rep arato dal no­ stro com pagno « il giapponese ». Due pallottole fu­ rono sparate contro di lui, m a sfortunatam ente non lo abbatterono, perchè la polizia si era recata in suo aiuto e lo aveva messo al sicuro. Una volta guarito delle sue ferite, aveva m urate tu tte le finestre della sua casa non lasciandone libere che le p arti supe­ riori. Al mio arrivo a Guliai-Polé era fuggito. Lo scorsi tem po dopo ad Alexandrovsk m entre passava da un gruppo di operai all’altro con un pa­ niere al braccio. Quando mi vide si nascose. Usai allora la m ia influenza presso il com andante delle guardie rosse, Bogdanoff, p er chiedergli di inter­ venire presso le au to rità rivoluzionarie del blocco bolscevico-socialista rivoluzionario di sinistra per ot­ tenere l’arresto di Pietro Charovsky. Subito Bogdanoff inviò due gruppi di guardie ros­ se sul posto dove avevo scorso Charovsky e questi fu arrestato. Il 6 gennaio 1918, presentai un rap p o rto detta­

gliato alla Commissione d ’inchiesta (di cui ero presi­ dente) stabilendo l’identità di Pietro Charovsky e ri­ ferendo come aveva consegnato Alessandro Sem enota e quanto aveva ricevuto per questo. Presentando il mio rapporto alla Commissione, dichiarai che esso si rivolgeva non ai m em bri della Commissione, ma ai socialisti rivoluzionari ed ai bolscevichi, allo sco­ po di prenderli a testim oni della colpevolezza di Pie­ tro Charovsky e di legittim are la sentenza. I Membri bolscevichi di Pietrograd proposero di m ettere Pietro Charovsky a disposizione del com andante Bogdanoff, m a nè io nè il socialista M irgorodsky vi acconsentim ­ mo e chiedemmo al com andante di alloggiare Pietro Charovsky in un vagone, in attesa che avessi finito di sbrigare gli affari correnti. A questo punto, giunsero altri compagni del no­ stro gruppo: Filippo K rate, Sava M akhno e Paolo Kirostelev e, con loro, alcuni m em bri del gruppo anarchico di Alexandrovsk. Facemmo allora un inter­ rogatorio a Charovsky, dopo di che uno dei com pa­ gni gli cacciò una pallottola nella testa. Non meno penoso fu per me in quel m om ento rin ­ contro col vecchio com m issario Mikhno. Sentivo vagam ente che mi sarebbe stato difficile stabilire i suoi to rti davanti ai contadini e agli ope­ rai rivoluzionari. Dietro un ordine firm ato da lui, in qualità di com m issario del Governo di Coalizione, ero stato condotto davanti alla giustizia per gli atti rivoluzio­ nari commessi dal Com intato di Difesa della Rivolu­ zione nella regione di Guliai-Polé. Egli aveva preteso dal C om itato com unale di Guliai-Polé che esso mi interdicesse ogni attiv ità sociale. Tuttavia, quando ricevette la m ia lettera nella quale protestavo in nom e del Congresso regionale dei con­ tadini di Guliai-Polé, era rito rn ato sulla sua decisio­ ne. Sentivo che mi sarebbe stato difficile essere im ­ parziale nei suoi confronti e temevo che questo gli fosse nefasto, a lui che fin dal tem po dello zarismo era stato un liberale piu tto sto onesto. Ero, d ’altra parte, ferm am ente convinto che era penoso uccidere un uomo p er il solo m otivo che ave­

va partecipato al Governo di Coalizione come com­ m issario e che aveva fatto il suo dovere come tale. La nostra regione non si e ra m ai conform ata alle sue ordinanze che, d ’a ltra parte, egli non ebbe la forza di far osservare al tem po del trionfo dei lavoratori. La Commissione si lim itò dunque a fargli un in­ terrogatorio dei più serrati, ricordandogli i suoi a t­ tacchi quale agente governativo, contro di me e con­ tro il nostro Com itato di Difesa della Rivoluzione e gli restituì la libertà. Ben diverso fu il nostro atteggiam ento nei con­ fronti del procuratore Maximoff e del capo della mi­ lizia locale Vassiliev. Questi due rappresentanti, l’uno della giustizia zarista, l’altro della polizia del Governo di Coalizione, furono riconosciuti, prove alla m ano, nemici della ri­ voluzione contadino-operaia. Per decisione della Commissione, tu tti e due furo­ no messi a disposizione dello stato maggiore di Bogdanoff. Queste due decisioni vennero a conoscenza del Comitato Rivoluzionario di Alexandrovsk che era al­ lora diretto dal bolscevico M ikhailevitch, dall’anar­ chica M aria Nikiphorova e da num erosi altri anarchi­ ci influenti. Questo Comitato, che si era costituito frettolosa­ mente, trem ava per la sua esistenza e faceva in m odo di blandire quei borghesi che non erano fuggiti e che sostenevano clandestinam ente il procuratore Maxi­ moff e il capo della polizia del distretto, Vassiliev. Il presidente del Com itato Rivoluzionario giunse in tu tta fretta dalla città con quasi tu tti i m em bri del suo Com itato, m entre la n o stra Commissione sedeva allo stato maggiore del com andante Bogdanoff, alla stazione Sud, e protestò contro la decisione che ave­ vamo presa nell’affare del p ro curatore e del capo della milizia. Fu allo stesso scopo che M aria Nikiphorova giun­ se a Guliai-Polé, accom pagnata da alcuni m em bri bolscevichi del Com itato Rivoluzionario del D istretto e da una vera delegazione di socialisti rivoluzionari di destra.

La n ostra Commissione divenne furiosa. Dai docum enti che lo stato maggiore di Bogdanoff ci aveva com unicati e che erano stati raccolti da al­ cuni bolscevichi convinti, risultava che il procuratore Maximoff al tem po dello zar come sotto il regime di coalizione dei socialisti rivoluzionari e dei socialdem ocratici con la borghesia, era sem pre stato un nemico feroce dei lavoratori e delle loro aspirazioni alla libertà. Le sue colpe nei confronti della Rivoluzione erano evidenti. I docum enti provavano che aveva organiz­ zato, fra i borghesi di Alexandrovsk, un Com itato d ’a­ zione controrivoluzionaria. Ma era energico e intel­ ligente e, l’im param m o più tardi, i bolscevichi aveva­ no intenzione di a ttira rlo con loro ; vi riuscirono, d ’a ltra parte, qualche tem po dopo. Al m om ento dell’e n tra ta delle guardie rosse ad Alexandrovsk, Vassiliev si era schierato con gli « Haidam aki » : appostato sul tetto della sua casa, aveva sparato con la m itragliatrice sugli assalitori e aveva ucciso e ferito un gran num ero di guardie rosse. Per di più, quando era stato capo della milizia della città e del distretto, sapeva che i soldati bastonavano i de­ tenuti, e aveva lasciato fare. Fu basandosi su questi fatti che la Commissione dichiarò Maximoff e Vassiliev nemici della Rivoluzio­ ne e del popolo. , In virtù di questa sentenza, dovevano essere tra­ sferiti allo stato maggiore dell’arm ata rivoluzionaria, il cui capo poteva farli fucilare o liberarli, perchè le decisioni della Commissione non im ponevano al ca­ po di stato maggiore Bogdanoff l’obbligo di osservar­ le. Tuttavia, egli generalm ente teneva conto delle no­ stre conclusioni : liberava im m ediatam ente coloro che dichiaravam o innocenti e fucilava i colpevoli. Dopo aver preso conoscenza della pro testa del Co­ m itato Rivoluzionario e ricevuta la delegazione dei socialisti rivoluzionari, la Commissione chiese allo stato maggiore di Bogdanoff di restituirle le sue con­ clusioni concernenti i casi di Maximoff e Vassiliev e annunciò ufficialmente che essa decideva di tenere an­ cora a propria disposizione questi due im putati aven­

do — essa disse — ricevuti dei nuovi documenti. Il com pagno socialista rivoluzionario Mirgorodsky ed io andam m o a trovare Bogdanoff e ottenem m o da lui la prom essa che le vite di Maximoff e di Vassiliev sarebbero state rispettate fino a quando la con­ troversia che era sorta fra la Commissione e il Co­ m itato Rivoluzionario di Alexandrovsk non fosse sta­ ta risolta. Comunicai questo risultato alla delegazione dopo di che, coi m em bri del Com itato Rivoluzionario, co­ m inciam m o una discussione che fu burrascosa. Mikhailevitch e M aria N ikiphorova chiesero al co­ m andante Bogdanoff di partecipare a questa discus­ sione. Il com andante venne e fu del parere della Com­ missione. La discussione si aggravò. La Commissione fece pervenire allo stato maggiore di Bogdanoff la deci­ sione scritta di trasferire il procuratore ed il capo della m ilizia in un vagone speciale e di tenerveli sot­ to stre tta sorveglianza fino alla loro convocazione da parte della Commissione. La discussione durò, più di sei ore. Per conclude­ re, tu tti i m em bri del Com itato Rivoluzionario mo­ strarono di approvare la decisione della Commissio­ ne, m a fecero notare che essa non teneva conto della gravità del m om ento e che, da un giorno all’altro, po­ teva darsi che la città di Alexandrovsk dovesse es­ sere evacuata perchè i cosacchi del Don e del Kuban, abbandonando il fronte esterno si dirigevano lungo tutte le linee della ferrovia p er raggiungere le truppe del generale Kaledin. Attorno a quest'ultim o si raggruppavano, in effet­ ti, tu tte le oscure forze della controrivoluzione e, con esse, i satelliti di q u est’ultim a — piccoli p roprietari agricoli, m ercanti, fabbricanti — parassiti striscianti che cercavano di costruire, a spese dei cosacchi (le donne, i bam bini, i vecchi genitori dei quali stavano per essere uccisi e i cui villaggi stavano p er essere devastati), u n fronte antirivoluzionario a favore del­ lo zar e dei p ropri privilegi. I m em bri del Com itato Rivoluzionario facevano tu tti i loro sforzi p er indurre la commissione a rico­

noscere che la sua decisione nell’affare Maximoff e Vassiliev rischiava di cagionare l’esecuzione di que­ sti p er opera del com andante Bogdanoff, cosa che avrebbe avuto come conseguenza il fa r perdere al Co­ m itato rivoluzionario il suo prestigio di au to rità rivo­ luzionaria locale e di im pedirgli così, in caso di ab­ bandono della città, di rioccuparla nuovam ente, ecc. ecc. Se avevo preso su di me l ’onere di adem piere al­ la funzione ingrata di m em bro della Commissione d ’inchiesta, era stato, da un lato, p er inform are me stesso e p er illum inare i contadini rivoluzionari sulle preoccupazioni dei socialisti statalisti in questi giorni grandiosi di sollevam ento delle forze rivoluzionarie, sul m odo con cui questi « difensori dell’ideale di li­ bertà e di uguaglianza » abbandonavano questo idea­ le p er non pensare che al privilegio del potere e, d ’altra parte, per acquisire una certa esperienza ad orientarm i negli avvenimenti. Mi consideravo come un rivoluzionario m ilitante venuto dalla cam pagna coi contadini rivoluzionari al­ l’unico scopo di aiutare gli operai a sconfiggere le bande degli « H aidam aki » venduti ai borghesi e a disarm are i cosacchi. L’argom entazione dei m em bri bolscevichi del Co­ m itato rivoluzionario, dei socialisti rivoluzionari di sinistra e dell’anarchica N ikiphorova mi parve cri­ minale. Lo dissi loro senza giri di parofe. Il socialista rivoluzionario M irgorodsky, tre com­ pagni bolscevichi della guardia rossa di Pietrograd (del distretto di Vyborg) m em bri della n o stra com­ missione ed il com andante Bogdanoff stesso, mi ap­ provarono. Il giorno com inciava a spuntare. Eravam o tutti estenuati. I m em bri del Com itato Rivoluzionario mi erano nettam ente ostili, m a non si decidevano a ri­ chiam arm i. Il gesuitism o che già in q u est’epoca impregnava la politica della m aggior p arte dei bolscevichi e dei rivoluzionari di sinistra che si agitavano al loro se­ guito non glielo perm etteva. Ma essi si intesero per prolungare la detenzione del procuratore e del capo della milizia allo scopo, da un lato, di salvarli e, dal­

l’altro, di com prom etterm i con le m igliaia di conta­ dini rivoluzionari della fiera e leale regione di GuliaiPolé. Essi proposero dunque una risoluzione che « af­ fidava il procuratore Maximoff ed il capo della m ili­ zia Vassiliev al C om itato Rivoluzionario incaricato di raccogliere un « dossier » più com pleto e di stu­ diarlo esso stesso ». Questa mozione ipocrita ci fece infuriare e deci­ demmo di sottoporre l’affare del procuratore e del capo della milizia ad una revisione alla quale avrem­ mo partecipato. La n o stra decisione, dopo alcune proteste da p arte del C om itato Rivoluzionario, finì per essere adottata. A questo punto giunse la notizia che una ventina di squadroni di cosacchi si dirigeva su Alexandrovsk. Essi venivano da Apostolovo p er Nicopol, con l’inten­ zione di aprirsi una strad a verso il Don e raggiungere l'arm ata di Kaledin. All’annuncio di questa notizia, m algrado la di­ scussione che tu tta la notte ci aveva divisi, ci tro ­ vammo d ’accordo p er trasferire in fre tta il procura­ tore, e il capo della milizia nella prigione di Alexan­ drovsk, dove furono chiusi nella cella N. 6 (anch’io, al tem po dello zar, avevo trascorso più di un anno in essa. Il procuratore, col quale mi lam entavo allora per la sporcizia della cella, p er le cimici innumerevoli e per la m ancanza di aerazione, mi aveva risposto con un sorriso feroce : « Vi occorrerebbe un p o ’ più di aria?... ». Poi lo avevo udito, nel corridoio, dar l’o r­ dine di m etterm i per quindici giorni nella prigione buia...). Li si chiuse dunque in questa cella, soli, e al re­ gime che loro stessi im ponevano ai detenuti, cioè : visita dei parenti una volta al mese, cambio di bian­ cheria e bagno una volta ogni quindici giorni, proibi­ zione di avvicinarsi alla finestra e di guardare nel cortile, ecc... Poi ci separam m o, riprendendo ognuno il proprio posto ; quindi, proceduto all’equipaggiam ento delle nostre truppe, attraverso il ponte di Kitchaks, ci por­ tam m o sulla riva destra del Dniepr p er occupare la linea di com battim ento.

LOTTA ARMATA CONTRO I COSACCHI DELEGAZIONE, DISARMO DEI COSACCHI E ACCORDO CON LORO E ra T8 gennaio 1918. Faceva freddo. Verso sera cominciò a cadere una neve fine che annunciava il disgelo. Le n ostre truppe occuparono le loro posi­ zioni e scavarono delle trincee. Ci accordam m o telefonicam ente coi capi dei co­ sacchi e decidem m o di nom inare dei delegati che avrebbero dovuto incontrarsi a m età strad a fra le stazioni di K itchkas e Khortiz per definire chiara­ m ente cosa volevano gli uni e cosa gli altri. La n ostra delegazione si componeva di due com andanti del gruppo Bogdanoff, del com pagno Boborykin del di­ staccam ento dei m arinai, di M aria N ikiphorova del distaccam ento degli anarchici di Alexandrovsk e di me, rappresentante dei contadini rivoluzionari della regione di Guliai-Polé e del gruppo anarco-com unista. Verso le otto di sera, una locom otiva ci condusse al luogo convenuto. Una locom otiva ed un vagone che portavano la delegazione dei cosacchi, giunsero nello stesso m om ento. Questa delegazione era com­ posta p er la m aggior p arte da ufficiali e da alcuni co­ sacchi non graduati. Ma questi ultim i non dissero nulla, non fiatarono. Parlarono soltanto gli ufficiali ; essi parlarono orgogliosam ente, con alterigia, proffe­ rendo talvolta anche delle ingiurie, specialm ente quando uno dei nostri delegati, il com pagno Bobory­ kin, dichiarò loro che non li avrem m o lasciati pas-

sare arm ati da Alexandrovsk nella loro m arcia verso il Don. Im piegam m o u n ’ora buona a cercare di convincer­ ci reciprocam ente e sarem m o, forse, ancora là, se i cosacchi non ci avessero dichiarato chiaram ente che non dovevano chiederci l’autorizzazione di attrav er­ sare il ponte di K itchkas e la città di Alexandrovsk. « Siamo — ci dichiarò imo dei delegati — diciotto squadroni di cosacchi del Don e del Kuban-Labinsk e sei o sette squadroni di « H aidam aki » della Rada Centrale U craina » (Questi ultim i afferm avano di aver lasciato Odessa e di essersi uniti, lungo la stra­ da, ai cosacchi al fine di raggiungere con loro la riva sinistra del Dniepr e di condurvi una cam pagna con­ tro i « Katzapi »). All'udire questa dichiarazione, ac­ com pagnata da parole grossolane, il nostro delegato rispose : « Se è così, vi lasciamo. Le nostre trattativ e sono rotte. Noi, rappresentanti dei contadini, operai e m a­ rinai, vediamo nel vostro atteggiam ento il desiderio di provocare una lo tta fratricida sanguinosa. Venite dunque! Vi aspettiam o!... » Detto questo, abbandonam m o il loro vagone e la nostra locom otiva ci ricondusse nelle nostre linee. La delegazione dei cosacchi se ne tornò nella sua zona. Giunti alle nostre prim e linee, com unicam m o ai com battenti che le trattativ e coi cosacchi non ave­ vano dato alcun risultato, che ad ogni m om ento ci si poteva aspettare un attacco da parte loro e che, di conseguenza, occorreva intensificare il servizio di ricognizione dinanzi ogni posizione e su tu tta la li­ nea del fronte. Ci allontanam m o poi circa un chilo­ m etro con alcuni dei nostri com battenti e sm ontam ­ mo i binari in due punti ; verso lu n a del m attino era­ vamo tu tti rien trati e, in preda ad una viva agita­ zione, aspettam m o l’attacco dei cosacchi. La notte era scura. La neve che cadeva dal m at­ tino, si era trasform ata in pioggia. E rano le due del m attino. Pioveva sem pre più forte e il nemico non si faceva vivo avendo probabilm ente deciso di aspet­ tare le prim e luci del giorno.

Alcuni com battenti, stesi nelle trincee che aveva­ no appena scavate, parlavano fra loro. Ma i vecchi soldati, so p rattu tto quelli di Guliai-Polé, dissero lo­ ro : « Diffidate, compagni, i cosacchi cercheranno di m ettere a profitto questo cattivo tem po per circon­ dare le nostre posizioni e im padronirsi del ponte Kitchkas e di Alexandrovsk ». Parecchi si m isero a ridere. Ma il loro riso cessò ben presto, perchè, poco dopo le due del m attino, le pattuglie ci avvisarono che si udivano dei colpi b attu ­ ti sui binari. E ra la prim a pattuglia di cosacchi che era appena giunta al punto in cui avevamo sm ontato i binari. Questa pattuglia seguiva la strad a ferrata per assicurarsi del suo stato. Dieci o quindici m inuti dopo, udim m o il rum ore di una locomotiva. « Arrivano », si udì bisbigliare su tu tta la linea. « Silenzio ! », bisbigliarono altre voci. I nervi si tesero. Corse un brivido. « Che b ru tta cosa è la guerra », dicevano i com­ b atten ti coi compagni. Venni allora ad acquattarm i vicino a due di loro e chiarendone l’idea, dissi : « Sì, com pagni miei, la guerra è u n a b ruttissim a cosa. Lo sentiam o tu tti, m a non possiam o non pren­ dervi parte... ». « E perchè dunque, perchè dite questo, N estor Ivanovitch? » insistettero loro. « Finché i nemici della nostra libertà — continuai « — ricorreranno alle arm i p er com batterci, saremo « obbligati a risponder loro con le arm i in pugno. « Noi vediamo in questo m om ento che i nostri ne« mici non rinunciano a com batterci e, tuttavia, san« no benissim o che i lavoratori non vogliono più es« sere degli schiavi a pagam ento, m a che vogliono al « contrario essere liberi, al sicuro da ogni schiavitù. « Sem bra che questo sarebbe dovuto bastare. I no« stri nemici, i "pom echtchiki”, i padroni delle offi« cine e delle fabbriche, i generali, i funzionari, i « m ercanti, i preti, i carcerieri ed anche tu tta la m uta « dei poliziotti pagati p er proteggere tu tti questi so« stegni del regime zarista, avrebbero dovuto capirlo

« e non sb arrare il cam m ino ai lavoratori che ten« tano di condurre a term ine la loro opera di libera. « zione rivoluzionaria. « Non solo non vogliono com prenderlo, m a tenta« no pure di attirare dalla loro parte un certo nume« ro di socialisti statalisti e, d ’accordo con questi tra. « ditori, inventano delle nuove form e di au to rità per « impedire ai lavoratori di conquistare il d iritto ad « una vita libera ed indipendente. « T utti questi fannulloni non fanno nulla, non « producono ciò di cui hanno bisogno, m a si sforzano « di avere tu tto senza lavorare, di dirigere tu tto , com« presa la vita dei lavoratori e sem pre — questa è la « caratteristica — a spese dei lavoratori. E, di con« seguenza, sono loro ad essere responsabili di questa « guerra e non noi. A ttualm ente non facciamo che di« fenderci, m a questo, amici, non basta. Dobbiamo « non soltanto difenderci, m a passare a nostra volta « all’offensiva, perchè difenderci sarebbe bastato se, « una volta rovesciato il potere del Capitale e dello « Stato, fossimo vissuti nell’abbondanza e nella li. « bertà, se la schiavitù abolita fosse stata sostituita « dall’eguaglianza e, a questo punto, i nostri nemici « non si fossero levati contro di noi per schiacciarci « ed asservirci. « Ma, dal m om ento che non facciamo ancora che « tendere a questo fine, dobbiam o pensare ad essere « noi ad attaccare i nostri nemici. « La difesa è strettam ente legata all’attacco, m a essa « appartiene a quei nostri fratelli e a quelle nostre « sorelle che, senza fa r p arte delle prim e linee rivo« luzionarie, non fanno che seguire i com battenti e, « riprendendo le loro idee, allargano e intensificano « l’opera della rivoluzione che a torto, amici, chia« m ate guerra. « In questo caso l’opera di difesa acquista il suo « vero carattere e giustifica tu tto il sangue versato « dai com battenti nella fase distruttiva della Rivolu« zione, consolidando le loro conquiste senza defor« m arne il carattere e la p o rtata ». A questo punto risuonò un ordine : « Sezione delle m itragliatrici, fuoco ! » Esso si rivolgeva ad un distaccam ento di circa

sedici m itragliatrici piazzate alla curva della ferrovia, esattam ente dietro le linee, p er far fronte, in tem po utile, agli squadroni cosacchi. Io disapprovai un tale spreco, m a a q u est’epoca, disponendo le truppe della guardia rossa del triplo o del quadruplo delle m itra­ gliatrici di cui avevano bisogno, non vi davano im por­ tanza, come lo dim ostra questo esempio di esposi­ zione delle m itragliatrici m olto dietro le prim e linee. Quando la sezione delle m itragliatrici aprì il fuo­ co, vidi un centinaio di com battenti, che p er ascoltar­ mi si erano avvicinati, rito rn are correndo al loro po­ sto di com battim ento. Al fuoco delle nostre m itragliatrici rispose il fuo­ co violento del nemico. Il crepitio delle m itragliatrici e dei fucili si estese a tu tto il nostro fronte che fu illum inato da un capo all’altro. Poi il nemico cessò il fuoco e pure noi sm ettem m o di tirare. Mi resi conto a questo pun to di una profonda tri­ stezza che i miei compagni condividevano. Essi si ricordavano della crudeltà con la quale, nel 19051906, i cosacchi avevano represso i tentativi dei lavo­ ratori che avevano osato gridare liberam ente le loro rivendicazioni alle assemblee-skhods. Se noi conta­ dini non avevamo visti noi stessi questi fatti, p er lo m eno ognuno di noi ne aveva udito parlare. E questo dava più coraggio ai com battenti, questo li incitava a disprezzare la m orte, a fronteggiare più risolutam en­ te ancora questi uom ini che, in altre circostanze era­ no, come noi, come tu tti gli uomini, capaci di fare il bene come il male, m a che nel m om ento attuale m ar­ ciavano gonfi d'orgoglio, sotto l’influsso di idee anti­ quate e condotti da generali e da ufficiali. Questi uomini, ingannati è vero, si aprivano arm i alla m ano un passaggio attraverso il territo rio rivo­ luzionario in direzione del Don « bianco » del gene­ rale Kaledin per sostenere la reazione e farla trion­ fare sulla Rivoluzione, che era già costata così cara ai lavoratori. Questi uom ini erano nostri nemici, pronti a frustarci coi loro « nagaiki » (1), a batterci a colpi di calcio di fucile, a ucciderci... (1) N agaika: fru sta di cuoio di cui si servivano i cosacchi (N.D.T.).

Fra i nostri com battenti si levarono delle grida : « Passiam o dunque all’attacco ! Occorre im pedir loro di uscire dai vagoni ! » Ma dopo poco i cosacchi avanzarono di nuovo ver­ so le nostre linee e aprirono il fuoco. La risposta dei nostri fucili e delle nostre m itragliatrici fu così vio­ lenta e il tiro così preciso che il convoglio dei cosac­ chi fece m arcia indietro a tu tta velocità, rispondendo soltanto con alcuni colpi isolati di fucile o di m itra­ gliatrice. Lo stato m aggiore dei cosacchi aveva preparato nella stazione di Khortiz una serie di squadroni di rinforzo che lanciò dietro il prim o convoglio di tru p ­ pe. Accadde che il treno, che indietreggiava rapida­ m ente, entrò in collisione con uno di quelli che veni­ vano in senso inverso, lo fece deragliare ed uscì esso stesso dai binari. Il tam ponam ento fu così violento che num erosi vagoni furono d istru tti e gli occupanti, uomini e cavalli, uccisi. Fu questo deragliam ento che obbligò il com an­ dante cosacco a ritirare verso Nicopol gli squadroni di truppe rim asti nella stazione di K hortiz e ad in­ viarci una delegazione di q u aran ta m em bri, costituita per la m aggior p arte da cosacchi semplici, per en tra­ re in trattativ e con noi. Questa delegazione ci raggiunse, con la bandiera bianca in testa, esattam ente alle tre del pomeriggio, l’8 gennaio 1918. Essa fu accolta con una gioia traboc­ cante, fu condotta allo stato m aggiore del settore, assalita di dom ande circa le proposte che recava do­ po lo scacco subito nel tentativo di passare a ttra ­ verso il territorio rivoluzionario. La delegazione ci inform ò che le truppe cosacche erano seguite da parecchi squadroni di « haìdam aki » che sognavano di occupare la città di Alexandrovsk, con l’aiuto dei cosacchi del Don e del Kuban, e di andarsene p er i villaggi e le cam pagne sterm inando i « katzapi » e gli ebrei non convertiti che impedivano loro di spiegare sulla « Madre U craina » la bandiera gialla e blu dei pogrom e del m assacro dei m iscre­ denti. « Ma dopo lo scacco al nostro attacco di ieri —

ci disse la delegazione — dopo il deragliam ento dei convogli e la valutazione approssim ativa delle nostre forze e di quelle della popolazione che vi appoggia in questa regione, gli « haìdam aki » si sono ritirati nel­ la direzione della stazione Nicopol-Apostolovo... ». « Per quanto ci riguarda — proseguirono i cosac­ chi — siamo decisi a non seguirli, m a ad entrare in trattative con Voi al fine di ottenere il libero passag­ gio sui territo ri che occupate. A questo scopo, ac­ consentiam o a deporre le arm i, m a lasciateci i nostri cavalli, le nostre selle e, possibilm ente, le nostre scia­ bole ». Il nostro stato maggiore non accettò queste con­ dizioni, com prendendo perfettam ente che un cavallo sellato ed una sciabola costituivano l'equipaggiam en­ to essenziale del cosacco, tanto p er la m arcia che per una scaram uccia col nemico, so p rattu tto se il nemico si trovava ad essere, come la m aggior parte delle truppe della Rivoluzione, u n ’arm ata senza addestra­ m ento, una m ateria b ru ta non dirozzata. Finalm ente la delegazione cosacca rinunciò alle sciabole, m a insistette con fermezza per conservare i cavalli e le selle appellandosi alla tradizione che vie­ tava al cosacco di presentarsi in servizio o a casa sen­ za il suo cavallo e la sua sella. E il nostro comando, data tu tta una serie di considerazioni tattiche e di altro genere, fu indotto a cedere su questo punto. Dopo l’accordo, una p arte della delegazione cosacca restò da noi. Le truppe degli « haìdam aki » ucraini che si riti­ ravano sulla linea Nicopol-Apostolovo, apprendendo che i cosacchi del Don e del Kuban accettavano di de­ porre le arm i dinanzi al fronte rivoluzionario, si di­ ressero da Apostolovo verso il settore Verkhovtzevo. Verkhné-Dneprovsk. Per due giorni e mezzo si procedette al disarm o delle truppe cosacche, divise in diciotto squadroni e le si condusse ad Alexandrovsk, dove furono rifornite di viveri e dove si organizzò, p er loro desiderio, una serie continua di « meetings ». In queste riunioni il blocco bolscevico-socialista

rivoluzionario di sinistra si sforzava di guadagnare i cosacchi alle proprie idee e faceva parlare i suoi m i­ gliori o ratori della regione. Costoro, molto rivoluzio­ nari a parole, si professavano « im m utabilm ente ac­ quisiti all’opera della Rivoluzione ed ai suoi scopi: la liberazione effettiva del lavoro, l’abolizione del giogo del capitale e dello stato poliziotto ». Questi m istificatori prom ettevano la libertà com­ pleta ai cosacchi, una larga autonom ia alla regione del Don e ad altre province che, d urante il regno dei Romanoff, erano asservite con tu tti i mezzi e che for­ mavano la Russia « una ed indivisibile », la « Santa Russia dei ladri ». Alcuni o ratori declam avano belle frasi sulla rina­ scita nazionale di ciascuna di queste provincie as­ servite, e questo senza alcun pudore e m algrado la presenza a questi « meetings » di avversari che sape­ vano perfettam ente che tu tte queste belle parole era­ no in contraddizione con le azioni dei dirigenti e che pronunciandole m entivano sfacciatam ente. Tuttavia, i cosacchi restavano generalm ente im­ passibili, tenendo poco conto dei discorsi e ridendo di quando in quando. Poi, gli anarchici presero la parola, particolarm en­ te Maria Nikiphorova la quale dichiarò ai cosacchi che gli anarchici non prom ettono niente a nessuno, che desiderano che gli uom ini im parino a conoscere se stessi, a com prendere la loro situazione sotto l’at­ tuale regime di schiavitù, che desiderano, infine, che questi uom ini conquistino essi stessi la loro libertà. x Ma, prim a di parlarvi di tu tto questo più detta, « gliatam ente, sono obbligata a dirvi, cosacchi, che « voi siete stati fino ad ora i boia dei lavoratori della « Russia. Resterete tali in fu tu ro o prenderete final« m ente coscienza del vostro ruolo odioso e rientre« rete nella fam iglia dei lavoratori, questa famiglia « che fino ad ora non avete voluto riconoscere e che, « p er un rublo dello zar e p er un bicchiere di vino, fo« ste sem pre pronti a crocifiggere?... » A questo punto i cosacchi, che erano presenti in

parecchie migliaia, si tolsero il loro « papakha »(1) ed abbassarono la testa. Maria Nikiphorova parlava sempre. Molti cosac­ chi singhiozzavano come bam bini. E parecchi intel­ lettuali, venuti da Alexandrovsk, si trattenevano vici­ no alla trib u n a degli anarchici e, parlando fra loro, dicevano : « Come sem brano scialbi e meschini i di­ scorsi dei rappresentanti del Com itato Rivoluzionario e dei partiti politici nei confronti dei discorsi degli anarchici e so p rattu tto di quello di M aria Nikipho­ rova ! » Ci fu gradito udire queste parole dalla bocca di coloro che da anni si erano sem pre tenuti in disparte da noi. Ma non era a tale scopo che dicevamo la verità ai cosacchi. Volevamo soltanto che essi capissero la ve­ rità, e ispirandosi ad essa, si liberassero da coloro che li avevano soggiogati e al servizio dei quali erano divenuti i boia di tu tte le libere iniziative dei lavo­ ratori, dai tempi rem oti in cui si erano stabiliti sul Don ed il Donetz, sul Kuban e il Terek. Sì, i cosacchi sono sem pre stati i boia dei lavora­ tori. Molti di loro l ’avevano già capito, ma altri conti­ nuavano ancora vigliaccamente a servirsi delle loro sciabole e dei loro « naga'iki » contro i lavoratori. Per tu tto il loro soggiorno ad Alexandrovsk (vi trascorsero altri cinque giorni dopo il « m eeting »), i cosacchi vennero quotidianam ente in m assa all’Uffi­ cio della Federazione chiedendo delle precisazioni agli anarchici e rispondendo alle dom ande che questi ponevano loro. Furono allacciate delle relazioni. Alcuni cosacchi lasciarono il loro indirizzo per l'invio di pubblica­ zioni anarchiche e p er lo scam bio di corrispondenza sulle questioni riguardanti la Rivoluzione Sociale. I cosacchi del Kuban, so p rattu tto quelli della se­ zione Labinsky, furono i più solleciti ad allacciare queste relazioni e so che parecchi di questi cosacchi intrattennero per m olto tem po u n ’attiva corrispon-

(1) P ap ak h a: b e rre tto a lto di a strak an .

denza coi nostri anarchici, chiedendo loro delle spie­ gazioni, su questo o quel problem a di organizzazione sociale, pregandoli di inviar loro delle nuove pub­ blicazioni anarchiche e inviando il denaro che po­ tevano. Pure i cosacchi del Don ci fecero dom ande di tal genere, m a m ai in num ero così grande e con a ltre t­ tanto interesse. E questo, da un lato, perchè i cosac­ chi del Don erano meno progrediti e, dall’altro, per­ chè il loro territo rio era stato trasform ato in un auto­ dafé sul quale la reazione voleva im m olare la Rivo­ luzione. M entre i cosacchi disarm ati si trovavano ad Alexandrovsk, il com ando rivoluzionario propose lo­ ro di schierarsi con la Rivoluzione contro il generale Kaledin. Molti di loro accettarono e si dichiararono pronti a prendere le arm i e a p artire p er il fronte rivoluzio­ nario. Li si raggruppò in « sotnia » e li si inviò a K harkow a disposizione del generale Antonoff-Ovseenko, che com andava le arm ate del sud della Rus­ sia. Altri, invece, dichiararono che desideravano ve­ dere i loro bam bini e i loro parenti che non vedevano da q u attro anni e chiesero di rito rn are a casa. Il co­ m andante rivoluzionario li autorizzò a partire, m a in realtà li diresse a Kharkow, dove fece requisire i loro cavalli. Non voglio affatto giudicare q u est’azione del bloc­ co bolscevico-socialista-rivoluzionario di sinistra, perchè lasciar passare in quel m om ento dei cavalli sellati nella zona degli attacchi m ilitari contro la Ri­ voluzione avrebbe significato tradire la Rivoluzione. D’accordo coi miei amici, non rim proverai che una sola cosa ai bolscevichi ed ai socialisti rivoluzio­ nari di sinistra: di aver agito, fin dall'inizio delle trattative coi cosacchi, non come dei rivoluzionari, ma come dei gesuiti, facendo delle prom esse e non mantenendole. Essi avrebbero potuto fare in questo modo m olto male alla difesa della Rivoluzione. E, d ’altra parte, questo male l’avevano fatto ; l’invio di mezzi b lindati davanti al locale delle riunioni anar-

chiche, la sorveglianza delle organizzazioni rivoluzio­ narie nelle c ittà e nei villaggi annunciavano già i mi­ sfatti di questi due p artiti che dom inavano il paese, p artiti che di rivoluzionario non avevano che il nome.

IL BLOCCO BOLSCEVICO-SOCIALISTA RIVOLUZIONARIO DI SINISTRA AD ALEXANDROVSK MIE OSSERVAZIONI E LORO CONSEGUENZE Il fronte stabilito contro l’avanzata dei cosacchi provenienti dal fronte esterno e diretti verso lo Zaporojié non esisteva più. Non si udiva più p arlare di cosacchi da quelle parti. T utte le formazioni rivoluzionarie furono tra­ sferite dalla riva destra alla riva sinistra dello Dniepr, ad Alexandrovsk e nei villaggi vicini. Poiché lo stato maggiore di Bogdanoff intendeva continuare l ’avanzata verso la Crimea e la città di Alexandrovsk sarebbe restata così senza difesa, gli abitanti furono costretti ad organizzarsi e gli operai com inciarono a farlo. Il C om itato Rivoluzionario, spinto dai p artiti che vi erano rappresentati, si mise anch’esso a d ar prova di attività rivoluzionaria. D apprim a si tra ttò di un intervento arb itrario nel­ la vita locale dei lavoratori, con ordini severi e auto­ ritari dati verbalm ente o per iscritto. Il Com itato Rivoluzionario prese ardire anche per quanto concerneva la città : im pose alla borghesia di Alexandrovsk un tributo di diciotto milioni di rubli. Vi furono nuovam ente degli arresti, come al tem po del Governo di Coalizione e della Rada Centrale Ucraina ed i prim i arrestati furono, naturalm ente, i socialisti di destra. (Non si osò ancora toccare gli

anarchici a causa della loro influenza nelle regioni di Guliai-Polé e di Kamychevat). Al Com itato stesso si udì più spesso il term ine « com m issario della prigione ». Q uest'ultim a, infatti, occupava già uno dei posti più im portanti nell’orga­ nizzazione « socialista » della vita. Io avevo provato più d u n a volta il desiderio di far saltare la prigione, m a non avevo p otuto procu­ rarm i un quantitativo sufficiente di dinam ite o di pirossilina. Ne avevo parlato al socialista rivoluzio­ nario di sinistra M irgorodsky ed a M aria Nikipho. rova, m a entram bi, spaventati, fecero in modo di so­ vraccaricarm i di lavoro per im pedirm i di en trare in rapp o rto con le guardie rosse le cui riserve di esplo­ sivo erano considerevoli. Accettai il lavoro di cui mi opprim eva il Comi­ tato Rivoluzionario di Alexandrovsk e lo condussi a buon fine. Ma essere un bue docile e sapere che alle mie spalle accade il diavolo sa che cosa, non è nel m io ca­ rattere, tanto più che non ero un novellino nell’azione rivoluzionaria. Non potevo dunque lavorare al solo scopo di venire approvato dagli onniscienti e onni­ potenti del m om ento. Vidi chiaram ente e con certezza che la collaborazione coi bolscevichi ed i socialisti rivoluzionari di sinistra, p er un anarchico rivoluzionario, diventava im possibile anche nella lo tta p er la difesa della Rivo­ luzione. Lo sp irito rivoluzionario dei bolscevichi e dei socialisti rivoluzionari di sinistra com inciava a m odi­ ficarsi visibilm ente : essi non cercavano che di domi­ nare la Rivoluzione, che di regnare, nel senso volgare della parola. Poiché avevo studiato a lungo la loro at­ tività ad Alexandrovsk e, in precedenza, nei Congressi dipartim entali e dei distretti contadini ed operai, do­ ve si trovavano al m om ento in m aggioranza, presen­ tivo che il blocco di questi due p a rtiti era una fin­ zione e che, presto o tardi, uno dei due avrebbe as­ sorbito o divorato brutalm ente l’altro, poiché en­ tram bi sostenevano il principio dello S tato e della sua au to rità sulla libera com unità dei lavoratori. È vero che questi ultim i non poterono vedere in

tempo questa tendenza dei p artiti politici. Essi ave­ vano una fiducia tale in tu tti i rivoluzionari che non si davano troppo pensiero di studiare a fondo le loro idee e di sorvegliare la loro azione. Occorreva ogni volta attirare la loro attenzione e spiegare. E chi l ’a­ vrebbe fatto se non gli anarchici! Ma quali legami avevano gli anarchici, in questo m om ento della Rivo­ luzione russa, con la m assa dei lavoratori? La grande m aggioranza di coloro che si pretende­ vano i capi dell’anarchism o russo si trovava a questo punto, se non docile ai poteri centrali del blocco bol­ scevico-socialista-rivoluzionario di sinistra, in ogni caso al di fuori dell’azione d iretta rivoluzionaria, re­ stando così ai m argini della Rivoluzione. Tali erano gli anarco-sindacalisti e gli anarco-com unisti più in vista (non parlo degli anarchici indivi­ dualisti che non esistevano nè in Russia, nè, soprat­ tutto, in Ucraina). Alcuni gruppi anarchici di contadini e di operai prendevano spesso, a loro rischio e pericolo, delle decisioni, tardive è vero, e si lanciavano su tu tti i fronti nella tem pesta rivoluzionaria dove si consu­ mavano onestam ente col loro am ore ardente p er la Rivoluzione e p er il loro ideale. Ma, ohimè ! essi perivano prem aturam ente senza m olto profitto per il m ovim ento anarchico. Come si è potuto verificare questo? Personal­ mente non ho che una sola risposta da d are: non essendo organizzati, gli anarchici m ancavano di uni­ tà di azione. I bolscevichi ed i socialisti rivoluzionari di sinistra, al contrario, in questi giorni approfitta­ rono della fiducia dei lavoratori nella Rivoluzione op­ ponendo m etodicam ente agli interessi di questi ulti­ mi i loro interessi di partito. In un altro m om ento, in condizioni e circostanze diverse, non avrebbero osato sostituire all’opera rivo­ luzionaria com une la cucina politica dei loro Comi­ tati centrali. Ma si resero conto che, negli avveni­ m enti attuali, non c’era nessuno p er sm ascherarli : i socialisti di destra erano condotti al guinzaglio dalla borghesia e gli anarchici restavano soli a dirigere le forze dei lavoratori contro queste macchinazioni.

Ma noi anarchici non disponevamo di forze orga­ nizzate, coscienti dei problem i del m om ento. I bolscevichi ed i socialisti rivoluzionari di sini­ stra, sotto la guida dell’astuto Lenin, notarono l’im­ potenza del nostro m ovim ento e se ne rallegrarono, perchè il solo fatto che la n o stra m ancanza di orga­ nizzazione ci im pediva di opporre ai loro interessi di p artito l’opera di tu tto il popolo lavoratore legata da un capo all’altro all’idea anarchica, dava coraggio agli statalisti. Essi abbordarono più risolutam ente le masse e, allettandole col m otto « Il potere ai Soviet locali », stabilirono, a spese dei lavoratori, il loro potere politico di p artito statalista, subordinandogli tu tto nell’opera rivoluzionaria e in prim o luogo i la­ voratori che avevano appena rotte le loro catene, ma non se ne erano ancora liberati com pletam ente. Con la loro collaborazione con la borghesia, nel m om ento in cui tu tti i lavoratori erano contro que­ sta collaborazione, i socialisti rivoluzionari di destra ed i socialdem ocratici menscevichi contribuirono al successo dei bolscevichi e dei socialisti rivoluzionari di sinistra. In questo periodo, i lavoratori non rinne­ gavano ancora i socialisti rivoluzionari di destra. Si accontentavano di allargare i program m i di questi che, p er non essere soli a portare il peso del­ l’amicizia intim a con la borghesia e della riconoscen­ za del potere legale dell’Assemblea C ostituente, ecc., ecc., cercavano di trascinarsi dietro i lavoratori in questa tram a. T utte le idee difese dai socialisti di destra erano di p er se stesse inaccettabili p er i lavoratori. Per di più, a q u est’epoca, i socialisti di destra lavoravano già nettam ente contro la Rivoluzione. R isultò da tu tto questo che i lavoratori diedero la loro preferenza ai bolscevichi ed ai socialisti rivo­ luzionari di sinistra. Ciò provocò la diffidenza ed un atteggiam ento osti­ le dei lavoratori nei confronti dei socialisti di destra. Questo fenomeno, tragico p er la Rivoluzione, era conosciuto da ogni anarchico rivoluzionario che, nel­ la sua opera rivoluzionaria diretta, aveva lavorato in stretta collaborazione coi lavoratori dei villaggi e

delle c ittà e aveva diviso con essi i successi e gli errori di q u est’azione. Così, tu rb ato al vedere che il blocco bolscevico­ socialista rivoluzionario di sin istra non era il blocco d ’unione rivoluzionaria necessario al m om ento dello scontro decisivo del lavoro col capitale e il potere governativo, scontro indispensabile per i rivoluziona­ ri che avevano speso senza econom ia le loro forze e le loro vite p er p repararlo e che dovevano tendere a provocarlo, mi persuadevo sem pre più profonda­ m ente che i bolscevichi ed i socialisti rivoluzionari di sinistra si sarebbero ritira ti di fronte alla reazio­ ne dei socialisti di destra, alleati d urante questo tem ­ po alla borghesia, oppure si sarebbero m assacrati fra loro p er ottenere il prim o posto al potere, ma che in nessun caso avrebbero arrecato alla Rivolu­ zione l’aiuto di cui essa aveva bisogno p er svilup­ parsi liberam ente nella sua strad a creatrice. Convinto di questo, riunii alcuni compagni della Federazione Anarchica di Alexandrovsk (che condus­ sero con loro alcuni operai e soldati sim patizzanti con le nostre idee) ed i miei compagni del distacca­ m ento di Guliai-Polé e, con la m orte nel cuore, co­ m unicai loro i miei tim ori a proposito della Rivolu­ zione che, secondo me, era m inacciata di m orte da ogni parte, e, in special modo, da parte del blocco bolscevico-socialista rivoluzionario di sinistra. Dissi ai miei com pagni che sarebbe stato meglio per la Rivoluzione che i bolscevichi e i socialisti ri­ voluzionari di sinistra non avessero fatto blocco, per­ chè nessuna delle loro idee poteva arrestarli nel loro desiderio di prendere il potere sulla Rivoluzione, co­ sa che doveva infallibilm ente condurli a un disaccor­ do e, con le loro lotte intestine, provocare un danno enorm e alla Rivoluzione. « Si vede già — dissi ai miei amici — che non è « il popolo che gode della libertà, m a i p artiti poli« tici. Non è lontano il giorno in cui il popolo sarà « com pletam ente schiacciato sotto lo stivale di que. « sti partiti. Non sono i p artiti politici che serviran« no al popolo, m a è il popolo che servirà i p artiti « politici. Noi notiam o fin da ora che spesso, nelle

« questioni che riguardano il popolo, il suo nome è « soltanto citato e che tu tte le decisioni sono prese « direttam ente dai p artiti politici. « Il popolo non serve che per ascoltare ciò che « i governi gli dicono ! ». Poi, dopo aver com unicato loro le m ie im pressio­ ni e la m ia p rofonda convinzione che era ora di pre­ pararci a lo ttare contro le im prese di questi partiti, esposi, non p iù a tu tti i compagni, m a soltanto ad un piccolo gruppo intim o di anarchici, i piani che elaboravo dal luglio-agosto 1917 e che avevo già in parte realizzati nell’opera di organizzazione dei con­ tadini. Questi piani potevano essere riassunti come segue: dal m om ento che i contadini aspirano ad es­ sere loro stessi i p ro p ri padroni, dobbiam o avvicinar­ ci alle loro organizzazioni autonom e locali, spiegar loro tu tti i passi fatti dai socialisti verso il potere e dir loro che la rivoluzione che avevano fa tta annun­ ciava tu tt’a ltra cosa: essa annunciava il d iritto dei lavoratori alla lib ertà ed al libero lavoro e distrug­ geva ogni velleità di tutela del potere sui lavoratori. Quando lo si desidera, ci si può sem pre avvici­ nare ai contadihi, b asta m ettersi fra loro e lavorare con loro onestam ente e senza posa. Quando, p er igno­ ranza, cercano di creare qualsiasi cosa possa trasfor­ m arsi in un organism o nocivo per lo sviluppo di una società libera, bisogna spiegar loro e convincerli che ciò che vogliono fare sarà un grave peso p er loro stessi e p ro p o rre loro qualche altra cosa che rispon­ dendo ai loro bisogni non contraddica l’idea anar­ chica. « Il nostro ideale è ricchissim o e num erosi pun« ti possono esserne fin d 'o ra messi in pratica dai « contadini p er il loro m aggior bene ». Gli a ltri m iei piani erano di tu tt’altro genere e ri­ guardavano la cospirazione. Non ne parlai quel gior­ no ai compagni, m a vi preparai senza sosta i mem­ bri del gruppo anarco-com unista di Guliai-Polé nella speranza che là ove il gruppo, grazie al suo intenso lavoro, avrebbe creati dei legami con la popolazione, avrem m o p otuto in breve tem po passare alla realiz­ zazione di questi piani.

Noi anarchici rivoluzionari m ilitanti vi sarem m o stati condotti dalle circostanze che, in virtù di una serie di cause, si sarebbero ab b attu te sulla Rivolu­ zione. Nel corso di questa conversazione intim a coi com­ pagni di Alexandrovsk, decisi di lasciare il Com itato Rivoluzionario e di tornare a Guliai-Polé con tu tto il mio distaccam ento. Incontrai il giorno stesso il com pagno Mirgorodsky (socialista rivoluzionario di sinistra) e lo invitai a pranzare con me al ristorante della Federazione. Quando giunse, non potei im pedirm i di dirgli che il giorno dopo avrei annunciato al Com itato Rivoluzio­ nario che il mio distaccam ento mi ritirava da esso e che non vi avrebbe inviato alcun altro al mio posto. La com pagna M aria N ikiphorova e parecchi altri compagni della Federazione mi pregarono di non far questo così in fretta. Anche M irgorodsky cercò di convincermi, m a non potevo torn are su una decisio­ ne che era stata presa d ’accordo col mio distacca­ m ento e alla quale non restava altro che essere for­ m ulata ufficialmente affinchè il Comitato non l'in ter­ pretasse in m aniera erronea. Alla Federazione Anarchica non erano tu tti al cor­ rente della mia decisione e, quando lo seppero, mi chiesero di spiegar loro la causa e lo scopo della mia uscita dal Com itato Rivoluzionario. In quel m om ento si trovavano pure alla Federa­ zione alcuni operai sim patizzanti p er i socialisti ri­ voluzionari di sinistra. Essi insistettero partico lar­ m ente perchè spiegassi il motivo p er cui lasciavo il Com itato Rivoluzionario e la città di Alexandrovsk. Dovetti ripetere ciò che avevo già esposto ad al­ cuni compagni. Dissi loro che, secondo me, il blocco bolscevico­ socialista rivoluzionario di sinistra aveva già com­ prom essa la p ro p ria u n ità e questo nel m om ento in cui si era appena form ata. Causa ne era, secondo me, da un lato la divergenza storico-filosofica fra la teo­ ria socialista rivoluzionaria ed il m arxism o e, dall’al­ tro, la vanità che spingeva i p artiti a volersi divorare

l’un l’altro nel desiderio sm odato di dirigere la Ri­ voluzione. « Mi sem bra del tu tto evidente che non è lontano « il giorno in cui questi due p artiti, che regnano at« tualm ente sul paese, contenderanno fra loro e si « batteranno fino a sterm inarsi l’un l’altro, trascinan. « do nella loro rovina la Rivoluzione e tu tto quanto « essa ha di meglio. « Perchè, diavolo, dovrei consum are qui le mie « forze, dal m om ento che vedo nelle campagne l’ini« zio della vera Rivoluzione? I contadini cominciano « a prender coscienza di se stessi, m anifestano la lo« ro volontà di lo ttare p er il loro ideale di giustizia. « Occorre aiutarli — gridai furioso, m entre i coni. « pagni erano sem pre più stupiti. — « Non voglio dire, compagni, che dovete andare « tu tti dai contadini. Vi conosco bene : siete abituati « alla città e legati agli operai. Lavorate qui, m a ri. « cordatevi che qui la Rivoluzione passa dall'azione « diretta agli ordini dei Com itati rivoluzionari, men« tre nei villaggi non p o trà accadere così facilmente. « Laggiù vive l'anim a della Rivoluzione ; qui quella « della controrivoluzione. Solo u n ’organizzazione in« tensiva delle forze rivoluzionarie dei villaggi p o trà « im pedire di sacrificare la Rivoluzione ». I miei compagni anarchici e i loro am ici sim patiz­ zanti p er i socialisti rivoluzionari di sinistra mi ri­ sposero che il fu tu ro ci avrebbe m o strato ciò che vi era di vero in questo e che, per il m om ento, il blocco bolscevico-socialista rivoluzionario di sinistra non si allontanava dalla strad a della Rivoluzione operaia e contadina : « Esso vi si m antiene saldam ente. La mag« gioranza dei lavoratori lo vede e sostiene il blocco « in questa strada. Condurre una propaganda contro « questo blocco o fom entare una sollevazione signi« Sellerebbe dunque aprire la via ad un rito rn o del « potere sem iborghese di Kerensky, o, cosa ancora « peggiore, consolidare la Rada Centrale U craina che « ha evitato quasi com pletam ente la lotta p er la li. « berazione sociale dei lavoratori. Questo significhe« rebbe com piere un crim ine nei confronti dell’ idea « stessa della Rivoluzione.

« Noi deploriam o — dissero i miei compagni — « il tuo atteggiam ento nei confronti del blocco bol« scevico-socialista rivoluzionario di sinistra e sarem« mo felici se tu affrontassi questa questione da un « altro punto di vista. « Dici costantem ente tu stesso che i rivoluzionari « devono essere sem pre dove c’è il popolo, p er allar« gare, approfondire e sviluppare la Rivoluzione. Fi« no ad ora, sia tu che noi abbiam o agito così. Cosa « ci impedisce di continuare? Ognuno di noi sa che « se il blocco bolscevico-socialista rivoluzionario di « sinistra deviasse a destra, o tentasse di ferm are i « lavoratori prim a che abbiano raggiunti i loro scopi « — la libertà, l’eguaglianza ed il lavoro indipenden« te — noi condurrem m o im m ediatam ente una cam« pagna contro di esso. E allora ogni lavoratore ve« drebbe e com prenderebbe che avrem m o m otivo di « sollevarci contro i bolscevichi ed i socialisti rivo« luzionari di sinistra ». Ricordo che M aria Nikiphorova e tu tti gli amici che lavoravano con lei in questa città difesero p a rti­ colarm ente questa posizione. M aria Nikiphorova citò parecchie volte il nom e del compagno A. Karelin, di­ cendo 'che, p rim a di lasciare Petrograd, aveva esami­ nata a lungo questa questione con lui e che egli ave­ va detto che quello in questione era il m iglior atteg­ giam ento che potessim o tenere nei confronti del po­ tere bolscevico-socialista rivoluzionario di sinistra. Tuttavia, gli argom enti relativam ente giusti dei miei compagni non mi scossero. Ero profondam ente convinto che il blocco non avrebbe p otuto tenere a lungo. C erano, oltre a quelli che ho già segnalati, al­ tri segni prem onitori. Lenin agiva senza alcun con­ trollo, non soltanto del p artito socialista rivoluziona­ rio di sinistra, alleato col p artito bolscevico, m a an­ che di quest’ultim o, di cui era il capo e il creatore. Poiché io stesso avevo organizzati i contadini di Guliai-Polé e della sua regione, al di fuori da ogni influenza bolscevica o socialista rivoluzionaria di si­ nistra, trassi da questo fatto delle im portanti con­ clusioni. In realtà, vedevo l’intenzione di Lenin di trasfor­

m are in un blocco nelle proprie m ani l’ala sinistra dei socialisti rivoluzionari di sinistra (fra i quali non vi era un sol m em bro del nucleo iniziale dei socia­ listi rivoluzionari di sinistra). Fu per questo motivo che mi astenni da ogni risposta ai compagni e mi lim itai a ripetere loro che sarei ritornato com unque a Guliai-Polé. M entre parlavam o del blocco bolscevico sociali­ sta rivoluzionario di sinistra e dell’avvenire della Ri­ voluzione, sulla quale questo blocco voleva esercita­ re la propria autorità, il com m issario delle poste mi fece pervenire un messaggio telefonico di Guliai-Polé annunciarne che gli agenti della Rada Centrale Ucrai­ na erano giunti a Guliai-Polé e che, p u r dichiarando­ si sostenitori dei soviet, conducevano u n ’energica propaganda p er convincere i soldati, rien trati dal fronte esterno, ad organizzare a Guliai-Polé e nella sua regione delle unioni (1) « haidam ak » e che i pa­ trio tta rd i si erano già messi a costituire queste or­ ganizzazioni. Questo messaggio, firm ato M. Cramko, mi aiutò a lasciare il Com itato Rivoluzionario di Alexandrovsk e ad affrettare la m ia partenza per Guliai-Polé. Dopo aver redatto il mio richiam o ufficiale per il distaccam ento di Guliai-Polé, andai al Comitato Rivoluzionario a consegnare questo docum ento a chi di dovere e a fare i miei saluti. Il Com itato accolse sfavorevolmente il mio richia­ mo e l’Ufficio lo biasim ò, m a in term ini m oderati. Quando ebbi loro spiegato le ragioni del m io ritorno affrettato a Guliai-Polé con tu tto il distaccam ento, il compagno M ikhailevitch, presidente del Com itato Rivoluzionario, mi pregò di passare con lui in una stanza vicina e mi espresse tu tta la sua gioia di ve­ derm i ritornare a Guliai-Polé. « La vostra presenza a Guliai-Polé, compagno « Makhno, in questo m om ento è più che indispensa« bile. Inoltre, sapete già, credo, che, secondo un « progetto del centro, pensiam o di dividere il distret­

t i ) kureni nel testo.

« to di Alexandrovsk in due u n ità am m inistrative « ed è proposto che una di esse sia organizzata sot« to la vostra direzione a Guliai-Polé, com pagno « M akhno ! ». Risposi al mio « benefattore » che quest’idea non mi seduceva, che non quadrava con le mie vedute sul fu tu ro e lo sviluppo della Rivoluzione. « Ma, d ’altra parte, — aggiunsi — si tra tta so. « p ra ttu tto dei vostri successi futu ri, non è vero? ». « Ma il nostro successo è assicurato. T utti gli ope« rai e tu tti i contadini sono con noi e detengono tut« to e ovunque ! » esclamò il mio collega della vigilia. « A proposito ! Avete letto il messaggio telefonico « che ho appena ricevuto da Guliai-Polé? Avete ca. « pito ciò che vi è detto? » replicai. « Ma certam ente ! ». « È dunque meglio rim andare la n ostra conversa« zione a più tardi e dare, fin d ’ora, l’ordine al capo« stazione di Ekaterinoslav di preparare p er le quat« tro un treno p er caricare il distaccam ento di Gu« liai-Polé ». L’ordine fu dato subito. Mi in tratten n i ancora alcuni istanti col « com pa­ gno » M ikhailevitch, con l’anarchica M aria Nikipho. rova ed altri m em bri del Comitato. Parlai loro dell’ardore rivoluzionario della popo­ lazione che era già p ronta a com battere, poi preso congedo, mi diressi alla stazione dove, qualche mi­ nuto dopo di me, giunsero in auto i m em bri del Co­ m itato Rivoluzionario e l’anarchica M aria Nikiphorova a cavallo. Venivano a salutarm i e ad assistere alla partenza del distaccam ento. Scam biai alcune parole coi dirigenti del Comitato Rivoluzionario. Poi il distaccam ento intonò l’inno ri­ voluzionario e il treno si mosse.

SOPPRESSIONE DELL'«UNITÀ TERRITORIALE DELLO ZEMSTVO» FORMAZIONE DA PARTE DEI MEMBRI DEL SOVIET DI UN COMITATO RIVOLUZIONARIO RICERCA DI FONDI PER LE NECESSITÀ DELLA RIVOLUZIONE D urante la nostra assenza, quando m ancavano i più energici dei contadini rivoluzionari e degli ope­ rai anarchici o sim patizzanti, Guliai-Polé ricevette la visita di agenti della R ada Centrale : si trattav a di proprietari fondiari di Guliai-Polé che in guerra ave­ vano ottenuto il grado di sottotenenti e che erano inviati nelle campagne e nei villaggi p er predicarvi l’idea di u n ’Ucraina indipendente a p p o g g ia te si su­ gli « haidam aki » e sui cosacchi. Giungemmo a Guliai-Polé durante la notte e, su­ bito, nel corso di essa, dei soldati provenienti dal fronte mi fecero sapere che avevano avuto una riu­ nione generale alla quale gli agenti della Rada ave­ vano preso la parola per annunciare che le truppe della R ada Centrale si concentravano in Podolia e attorn o a Kiev e che erano pronte al com battim ento. Questi agenti avevano poi invitato i soldati del fronte ad organizzarsi sul posto e ad im padronirsi del potere in questa libera regione. Per im pressionare l’uditorio, un certo Vulfovitch, che si spacciava p er m assim alista e soldato del fron­ te, aveva presentate all’assem blea parecchie lettere

anonime afferm anti che esisteva a Guliai-Polé e nei dintorni una certa Società che poteva, nel caso oc­ corresse, provvedere alle spese di u n ’organizzazione di soldati del fronte, ecc., ecc. Non esitai un solo istante ad arrestare il « m assi­ m alista » Vulfovitch. A lluna del m attino, andai a trovare il com pagno Kalachnikoff, segretario del gruppo anarco-comunista, e, dopo aver riuniti assieme a lui alcuni com pa­ gni, discutem m o insieme di tu tto quello che mi ave­ vano com unicato i soldati del fronte. Poi, andam m o all’abitazione del « m assim alista » Vulfovitch e l’ar­ restam m o. Egli protestò e dichiarò che avrebbe riferito di ciò al gruppo anarco-com unista (egli sapeva che, al tempo della n o stra decisione di p artecipare ai lavori dei Com itati com unali, se accadeva che i lavoratori mi ci inviassero, dal mio posto rivoluzionario, indi­ rizzavo di quando in quando dei rap p o rti al gruppo e decidevamo insieme se le mie azioni non erano in contraddizione con l’opera intrap resa in comune). E ra convinto che il suo arresto mi sarebbe valso un biasimo. Dopo ciò gli dichiarai che gli sarebbe stata resa nuovam ente la libertà appena si fosse saputo chi gli aveva consegnato, alla riunione dei soldati del fron­ te, le lettere anonim e dove si trattav a dell’esistenza a Guliai-Polé e nei dintorni di una Società che pos­ sedeva dei fondi p er l’organizzazione di truppe della Rada Centrale Ucraina. Allora, il « m assim alista » Vulfovitch non prote­ stò più e si lasciò condurre via. Smise ben presto di fare lo spavaldo e mi disse che le lettere gli erano state consegnate u n ’ora prim a della riunione dal cit­ tadino Althausen, albergatore a Guliai-Polé e zio del­ l’agente provocatore Naum Althausen, conosciuto tra ­ mite il processo del nostro gruppo. Il cittadino Althausen fu anch’egli im m ediatam en­ te arrestato. Gliene spiegai le ragioni e gli dissi che sarebbe stato trad o tto dal Soviet davanti al trib u na­ le dell’assemblea-skhod dei contadini e degli operai di Guliai-Polé. Il cittadino Althausen si rese conto

che l’incidente prendeva una piega seria. L’assemblea-skhod avrebbe preteso da lui dei particolari sul­ l’esistenza nella regione di u n ’agenzia finanziaria se­ greta della Rada Centrale Ucraina. Ed egli preferì confessare senza indugi tu tta la verità. La com unità ebraica di Guliai-Polé — egli disse — tem endo i p atrio ttard i ucraini, aveva deciso di ricon­ ciliarsi con essi apportando loro un aiuto finanziario in m odo che, in caso di vittoria, i nazionalisti ucraini sapessero che gli ebrei sostenevano l’Ucraina e co­ loro che lottavano p er essa. Egli aggiunse subito : « Capitemi, cittadino Makhno, non c’è in questo « nulla che possa nuocere alla Rivoluzione. Ciò non « p o trà che danneggiare la n ostra Società perchè es« sa dovrà pagare di p ropria tasca questo denaro ». E indicava la sua tasca sinistra. I compagni m em bri del Soviet dei D eputati con­ tadini e operai, saputo che Guliai-Polé era in efferve­ scenza, si affrettarono a raggiungerci. Essi furono in­ dignati all’apprendere il m odo di agire della comu­ n ità ebraica e pretesero che si arrestassero e si inter­ rogassero tu tti i suoi capi, p er conoscere la verità sul loro atteggiam ento infam e nei confronti di GuliaiPolé. Rendendomi conto dell’odio che avrebbe provoca­ to nella popolazione non ebraica di Guliai-Polé la co­ noscenza di q u est’azione degli ebrei, mi adoperai a non lasciar divulgare questa faccenda. Consigliai dunque di lim itarsi ad interrogare Althausen e di fa r poi un rap p o rto dettagliato alla riunione-skhod dei contadini e degli operai ai quali avrem m o chiesto di non considerare responsabile tu tta la com unità ebraica di u n ’azione im putabile so­ lo a un piccolo num ero dei suoi mem bri. I compagni del Soviet, che avevano fiducia in me e sapevano che ero incapace di fare ricatti, approvarono le mie proposte. I « cittadini » Vulfovitch ed Althausen furono dunque liberati im m ediatam ente... Bisognerebbe che avesse assistito a questa riu­

nione-skhod di contadini e di operai chi vorrà scri­ vere la storia sincera e autentica di Guliai-Polé e del suo form idabile sollevamento, unico negli annali del­ la Rivoluzione, sollevam ento che, nato fra i contadi­ ni asserviti di Guliai-Polé, sostenuti da tu tti i lavo­ ratori della regione, si am pliò, in risposta al ten tati­ vo di repressione, in un m ovim ento rivoluzionario colossale non ancora placato. Bisognerebbe, ripeto, avervi assistito per convincersi della serietà ed an­ che dell’estrem a prudenza con le quali i lavoratori affrontarono u n a questione che, in altre località dell’ Ucraina avrebbe infallibilm ente provocato dei « pogrom s »(1) e l’assassinio degli ebrei poveri, in­ nocenti e perseguitati da secoli senza tregua in Rus­ sia e in Ucraina. È vero che l’atteggiam ento del relatore vi con­ tribuì in parte, benché non avesse cercato di atte­ nuare in nulla la p o rtata del problem a e avesse mes­ so a nudo chiaram ente tu tte le piaghe. La riunione decise di abbandonare alla sua co­ scienza la com unità ebraica e di accontentarsi, per questa volta, di rivolgere un biasim o ai capi, salvo agire altrim enti in caso di recidiva e condurli, in questo caso, davanti ad un tribunale rivoluzionario. Così fu liquidata questa questione. II diritto, per gli ebrei, di prender p arte a tu tti i congressi dei So­ viet, a tu tti i dibattiti e a tu tte le decisioni non ne risultò dim inuito in nulla. Si riconosceva a ciascuno, senza distinzione, il d iritto di esprim ere liberam en­ te la p ropria opinione, purché fosse accettato e ri­ spettato da tu tti il diritto di distruggere tu tto ciò che era nocivo allo sviluppo della Rivoluzione sociale, perchè la Società nascente esigeva da tu tti grandi sforzi e duri sacrifìci. A Guliai-Polé era esistita fino a questo m om ento u n ’unità territoriale chiam ata unità di « zemstvo », ma questo term ine non era più d ’uso frequente ; esso (1) Pogrom s: nom e d a to in R ussia ai m ovim enti popolari d iretti c o n tro gli ebrei e accom pagnati da saccheggio e da m assacro (N.d.T.).

era stato soppresso definitivam ente dal Soviet che, essendosi ap propriato di tu tte le funzioni sociali, d ’accordo con lo « skhod » dei contadini, aveva co­ stituito un Com itato Rivoluzionario incaricato del­ l'istruzione e della distribuzione delle forze rivolu­ zionarie da com battim ento. Il gruppo anarco-com unista, i rari socialisti rivo­ luzionari di sinistra della regione, i socialisti rivo­ luzionari ucraini raggruppati attorno al « Prosvit » e capeggiati dall'agronom o Dm itrenko, furono invi­ tati a fa r p arte di questo Comitato. Quanto ai bolscevichi, non ne esistevano nè a Guliai-Polé, nè nella regione. La formazione di un Co­ m itato Rivoluzionario, da parte del Soviet, era frutto degli stim oli del gruppo anarchico. Il C om itato Ri­ voluzionario, in quanto unità rivoluzionaria indipen­ dente, tanto quanto lo perm etteva l’esistenza del blocco bolscevico-socialista rivoluzionario di sinistra, ci dava di condurre a term ine con più sicurezza l’or­ ganizzazione dei contadini. Le nostre forze, in que­ sto m om ento, non erano sufficienti a perm etterci di rivolgerci più risolutam ente agli operai delle città e d ’altra parte, allora, la fede vana nei nostri compagni senza tenere il minim o conto degli avvenim enti rivo­ luzionari, si portavano in discussioni sterili, nocive all’opera anarchica. Al Soviet si pose la questione di sapere a quale dei suoi m em bri si doveva affidare la direzione del Comitato, p er rim ediare a questo stato di cose. E il Soviet, che non voleva vedere che un anar­ chico alla testa di questo Com itato, mi disegnò benchè io non vi tenessi troppo. Sapevo che, ovunque mi fossi trovato, il Comi­ tato avrebbe seguito la linea di condotta indicata dal gruppo anarco-com unista, stu d iata e decisa dal So­ viet e dal Com itato Rivoluzionario e approvata dalla popolazione. Tuttavia, dopo lunghe discussioni, finii per ac­ cettare questo posto di com battim ento alla testa del Com itato Rivoluzionario creato in vista di u n ’azione decisiva. Dopo la m ia uscita dal Soviet, se ne volle affidare la direzione al com pagno Massimo Chramko,

che non era iscritto ad alcun p artito e che era stato presidente del Consiglio degli « zemstvo » (posto che avevo categoricam ente rifiutato e la cui rip etu ta of­ ferta da p a rte dei contadini, al m om ento delle ele­ zioni, mi aveva fatto fuggire da Guliai-Polé). Dopo la m ia partenza da Guliai-Polé, Cram ko riunì una banda di predatori e si recò nella p roprietà di Kossovtzé-Tikhomirovo (a due « verste » da GuliaiPolé) che, p er m ia iniziativa, era sta ta espropriata allo scopo di fondarvi un orfanotrofio. Egli saccheggiò la biblioteca, che aveva un gran­ de valore e della quale non se ne potè ritrovare, in seguito, che la m età, e p o rtò via persino le finestre. Q uest’im presa lo screditò agli occhi dei conta­ dini che, fino allora, l’avevano tenuto in gran stim a. Lo si incaricò di redigere l’inventario delle p roprietà dei « pom echtchiki » p er stabilire le liste delle ripar­ tizioni da fare a prim avera. Quanto alla direzione del Soviet, fu affidata a Lue Korostelev, vecchio m em bro attivo del nostro gruppo rim asto sim patizzante dopo la Rivoluzione. Il gruppo anarco-com unista chiese che le funzio­ ni del C om itato Rivoluzionario fossero definite net­ tam ente. Il C om itato gli dichiarò davanti a tu tta la popo­ lazione che esso si sarebbe dedicato principalm ente a ll’organizzazione rivoluzionaria dei lavoratori, al fi­ ne di unirli tu tti nella lo tta per la tutela, lo sviluppo e il trionfo della Rivoluzione, attaccata da tu tte le parti dai suoi nemici che tentavano di ridurla al ruo­ lo di strum ento passivo nelle m ani dei p a rtiti poli­ tici che lottavano p er im possessarsi del potere. Il gruppo anarco-com unista pretese allora che si disarm asse il battaglione del 48° reggim ento di Berdiansk acquartierato ad Orekhovo (a trentacinque « verste » da Guliai-Polé) e com posto di partigiani del generale Kaledin e della R ada C entrale Ucraina. Il Com itato Rivoluzionario era ancora troppo de­ bole p er intraprendere una tale azione (il gruppo anarco-com unista lo sapeva), m a sostenne delibera­ tam ente l'idea del gruppo. Questo allora si accordò con la Federazione Anarchica di Alexandrovsk e,

■ ognuno dalla p ro p ria parte, si recarono ad Orekhovo e disarm arono il battaglione. A quel tem po, i p oteri rivoluzionari del blocco bolscevico-socialista rivoluzionario di sinistra ammi­ ravano le azioni degli anarchici. Il generale Bogdanoff, com andante delle arm ate del blocco, si rallegrò — si disse — e attese im pa­ zientem ente che si recassero tu tte le arm i tolte al battaglione e, se non a lui stesso, alm eno al Com itato Rivoluzionario di Alexandrovsk, tanto più che l ’anar. chica M aria N ikiphorova, che aveva preso p arte al disarm o, continuava ancora ad esser m em bro di que­ sto Comitato. Ma le cose non andarono così. Il gruppo anarco-com unista di Guliai-Polé, dal mese di luglio 1917, perseguiva ferm am ente la sua idea di guadagnare la fiducia dei contadini e di man­ tenere e sviluppare in essi questo spirito di libertà e di indipendenza che i migliori dei loro — m orti per la m aggior p arte — p er dodici anni avevano fatto in modo di conservare. Ora che si poteva parlare apertam ente, il gruppo poteva predicare il proprio ideale con la convinzione e l’ostinazione dell’apostolo in un linguaggio semplice e chiaro e accessibile ai contadini senza ricorrere ai term ini m oderati e nebulosi dell’anno passato. Ad esso prem eva raggiungere lo scopo dei suoi sforzi e realizzare tu tte le sue aspirazioni e decise che il mo­ m ento era dei più favorevoli p er creare i quadri ar­ m ati del lavoro senza i quali esso non avrebbe mai potuto condurre alla ragione i suoi num erosi nemici. Poiché la Federazione Anarchica di Alexandrovsk 10 sosteneva, tu tte le sue arm i : fucili, lancia-bombe, m itragliatrici furono trasp o rtate a Guliai-Polé e mes­ se ufficialmente a disposizione del C om itato Rivolu­ zionario. I lavoratori di Guliai-Polé e delle campagne e villaggi circostanti divenivano sem pre più decisi. Essi inviavano dei rappresentanti a Guliai-Polé dichiarando che tu tti, giovani e vecchi, erano pronti a prendere le arm i e a difendere la loro libertà e la loro indipendenza contro ogni potere, anche contro 11 potere rivoluzionario del blocco bolscevico-sociali.

sta rivoluzionario di sinistra, se m ai a questo fosse venuto in m ente di ten tare di m enom are le nuove form e di vita che i contadini elaboravano liberam en te nei loro territori. Nella m ia qualità di dirigente del Com itato Rivoluzionario, se il Comitato fosse stato del tipo dei Com itati Rivoluzionari di questa epoca, mi sem brava che non avrei dovuto occuparmi altro che dei suoi affari. Ora, tu tti i giorni, due o tre volte al giorno, il gruppo anarco-com unista mi inca­ ricava di intrattenerm i coi rappresentanti dei con­ tadini di qualche villaggio o anche di u n ’intera re­ gione su questioni disparate. Questi contadini, venuti talvolta a Guliai-Polé per i loro affari personali, non m ancavano di presentarsi alla sede del gruppo per apprendere ciò che esso non aveva ancor p otuto dif­ fondere p er mezzo dei suoi propagandisti che visita­ vano tu tta la regione. Elaboravam o in com une dei piani, cercando da dove sarebbe stato meglio iniziare questo o quel la­ voro e come si sarebbe p o tu to condurlo in porto m algrado le autorità. « Che gioia ! — gridavano, ad esempio, i contadini entrando aH'Ufficio del gruppo al Com itato Rivolu­ zionario o al Soviet dei D eputati contadini e operai — Cominciamo realm ente a sentire la libertà in noi e intorno a noi ». La loro esultanza era immensa. Il lavoro assum eva delle proporzioni gigantesche e i mezzi pecuniali m ancavano completam ente. Questa situazione preoccupava m olto alcuni dei miei compagni e me perchè l'organizzazione delle forze da com battim ento com portava all’inizio non poche spese. Sapevo che sarebbe bastato rivolgerci al Com itato Rivoluzionario di Afexandrovsk perchè tu tte le nostre spese fossero coperte, m a non potevo deciderm i a questo, nè a nome del gruppo, nè a nome mio, perchè m i ero prefisso di creare l'u n ità rivolu­ zionaria dei contadini, u n ità com pletam ente indipen­ dente da ogni partito politico e, soprattutto, da ogni istituzione governativa. Fu solo dopo lunga esitazione che mi decisi a pro­ porre al gruppo quanto segue. Vi era a Guliai-Polé

una banca com m erciale i cui fondi erano stati tra ­ sferiti alla Banca di S tato di Alexandrovsk, m a che, tuttavia, continuava i suoi lavori di contabilità, spe­ rando di proseguire le sue operazioni anche dopo la Rivoluzione d'O ttobre. Si poteva proporre ad essa di versare una certa som m a p er le necessità del Gomi­ tato Rivoluzionario. Questo progetto fu studiato per circa otto giorni. In principio il gruppo vi fu contra­ rio. Ebbi tu tte le difficoltà possibili ad ottenere che esso non mi im pedisse di porre questa questione al Com itato Rivoluzionario. Prom isi al gruppo di assum erm i tu tta la responsa­ bilità nel caso in cui i com m ercianti avessero rifiu­ tato di accettare amichevolmente. Il gruppo m i diede il suo consenso, m a ricordan­ domi che, secondo gli statuti, poteva chiederm i di abbandonare le mie funzioni al Com itato Rivoluzio­ nario e al Soviet p er lim itarm i al lavoro del gruppo. Vi ero sem pre stato pronto. Si trattav a pure dello stesso punto sul quale avevo m aggiorm ente insistito quando avevamo discusso i paragrafi riguardanti l’u­ nità del gruppo e i doveri dei m em bri verso di esso. Dopo aver o ttenuto dal gruppo la form ale pro­ messa che i suoi m em bri che facevano p arte del Co­ m itato Rivoluzionario non mi avrebbero abbandona­ to quando avrei chiesto ai com m ercianti di dare 250.000 rubli p er le necessità del C om itato Rivolu­ zionario (proposta p er la quale volevo l’approvazione del Com itato Rivoluzionario e del Soviet), convocai insieme il Com itato Rivoluzionario ed il Comitato Esecutivo del Soviet dei D eputati operai e contadini. Aprii la seduta annunciando che correvano voci secondo le quali la Rada Centrale Ucraina era in tra t­ tative di pace coi tedeschi e i bolscevichi, in disac­ cordo su questa questione coi loro colleghi di potere, i socialisti rivoluzionari di sinistra, si erano affrettati a concludere con l’im peratore tedesco una pace p re­ giudizievole alla R ada Centrale e a loro stessi... « È vero — dissi allora all’assem blea — che que« sta versione deve essere verificata, e lo sarà in que« sti giorni, ma, personalm ente, posso già affermare « con piena certezza che la R ada Centrale U craina ha

« già concluso quest'alleanza disonorevole con Carlo « e Guglielmo, gli im peratori austriaco e tedesco. Ero in possesso di lettere da Odessa e da Khotin, recate da un compagno, che conferm avano questa notizia. « Ecco il m om ento decisivo della Rivoluzione. La « vittoria ap p arterrà a chi si te rrà pronto... Dobbia« mo arm arci dalla testa ai piedi e arm are tu tta la « popolazione, altrim enti la Rada Centrale e i bolsce. « vichi, con la loro alleanza con gli im peratori, ucci« deranno la Rivoluzione. Dobbiam o prepararci a so« stenere l’assalto, a spezzarlo e a salvare così la no« stra conquista. Dobbiamo scartare dalla nostra « strad a ogni com prom esso, ogni dipendenza dall’au« to rità rivoluzionaria del blocco bolscevico socialista « rivoluzionario di sinistra, come l’abbiam o fatto nei « confronti della Rada Centrale e della coalizione di « Kerensky con la borghesia. « Per giungere a ciò occorre agire indipendente« m ente su tu tti i fronti della Rivoluzione ». Spiegai poi che avevamo bisogno di danaro e che al Com itato Rivoluzionario del distretto di Alexandrovsk sarebbero stati felicissimi se ne avessimo chie­ sto a loro, ma che questo ci sarebbe stato fatale, per­ chè soltanto dopo di ciò le au to rità del distretto si sarebbero decise ad atten tare alla n ostra libertà e alla n ostra indipendenza. « Ma noi abbiam o bisogno di danaro e questo « danaro si trova qui, a Guliai-Polé, o, in ogni caso, « si può averlo p er Guliai-Polé, senza dare affatto alle « au to rità l’idea che le veneriam o, che abbiam o biso« gno di loro e che p resto ci inginocchierem o davanti « ad esse. Finché vivremo, non lo farem o mai » dissi ai miei ascoltatori. Delle voci mi chiesero : « Dicci, dunque, com pagno Makhno, d ove questo « danaro e come possiam o ottenerlo per l’opera co« m une? » « Vi spiegherò fra poco di che danaro si tratta. « Per il m om ento m i sofferm erò su quanto vedo nel« le nostre file e in quelle dei nostri nemici, s’intende, « di ogni sorta, e che, su tu tti i fronti, lottano a pa-

« role contro la reazione per la libertà, ma, in realtà, « contro la lib ertà p er la reazione. « Compagni, nessuno di voi qui presente negherà « che l’idea della libertà e dell’indipendenza econo« m ica e politica è germ ogliata e si sviluppa presso i « contadini. Chi ha aiutato i contadini a prendere « questa strad a? Io affermo che è stata la Rivoluzio. « ne ed è stato il lavoro ostinato, spesso m assacrante « del gruppo anarco-com unista locale, di cui sono « mem bro. Quali saranno i risultati dello sviluppo di « quest’idea presso i contadini è difficile a dirsi ora « che non vediamo atto rn o a noi che nemici e pochi, « troppo pochi am ici che, d ’altra parte, non si tro« vano qui. Essi si sono trincerati nelle c ittà e non si « fanno vivi da noi che di tanto in tanto. Questi amici « sono gli anarchici. Solo essi non vogliono che la « cam pagna asservita rim anga sem pre asservita dalle « au to rità delle città. Ma essi, di quanto potrebbero « darle attualm ente, le danno poco. « Vi sono, è vero, delle ragioni di ciò, m a è diffi« cile coglierle ed esprim erle qui, dov’è in questione « tu tt’altra cosa. Tuttavia, col pensiero, gli anarchici « sono sem pre con noi ! (Risuonarono applausi e gri« d a: "Viva l’anarchism o!”, ’’Viva i nostri am ici!”). « Non entusiasm atevi, amici : passo al punto es« senziale che è quello di arm arci, di arm are tu tta la « popolazione p er dare alla Rivoluzione u n ’arm ata « potente, con la quale potrem o com inciare a edifi« care noi stessi la Società nuova, coi nostri mezzi, « con la n ostra ragione, il nostro lavoro, la nostra « volontà. « I lavoratori di questa regione avevano comin« ciato a p r e p a r a tis i dall’autunno del 1917, m a in « questo m om ento le nere forze della reazione costi« tuiscono p er loro una m inaccia m ortale : da un lato « l’au to rità dei bolscevichi e dei socialisti rivoluzio« nari di sinistra, dall’altro quella della R ada Cen« trale Ucraina che, lo so da fonte sicura, ha concluso « u n ’alleanza con gli im peratori d ’A ustria e di Ger« m ania e che, con il loro aiuto, p o rta sotto le pie« ghe della bandiera della ’’M adre U craina” la m orte « per l’Ucraina e per quanto di meglio poterono con-

« quistare nella Rivoluzione i lavoratori delle città e « dei villaggi ucraini. « L ’arm am ento di tu tta la popolazione è possibile « solo se la popolazione ne riconosce la necessità. Nel « corso della settim ana scorsa abbiam o ricevuto — « io al Comitato, il segretario del gruppo nel suo « Ufficio — m olti rappresentanti dei contadini della « regione che, all’unanim ità, ci hanno parlato della « necessità di questo arm am ento. « Ma questo non b asta : dobbiam o udire esprime« re questa stessa volontà direttam ente dalle assem« blee dei contadini e discuterla con essi p er poterla « realizzare con un m assim o risultato. E perciò dob« biam o inviare ovunque dei propagandisti. Distoglie« rem o i contadini dai preparativi della semina di pri« m avera prendendo loro i carri e i cavalli, oppure, « per non essere costretti a farlo, dovremo procu« rarci dei carri a nolo. Ma bisognerà pagarli. Ci oc« corre dunque del danaro. Danaro non ne abbiam o, « m a ne hanno i nostri nemici, anche qui, a Guliai« Polé; ce n ’è dai "pom echtchiki”, dai m ercanti. La « loro banca è là, a due passi dal nostro Comitato. « Devo tuttavia dirvi, compagni, che qui a Guliai« Polé la sua cassa è vuota. T utto il danaro si trova « alla Banca di S tato di Alexandrovsk. Ma si può « averlo : basta accettare una proposta. « Per tu tto il periodo della Rivoluzione la Banca « ha speculato sul lavoro. A dire il vero, essa avrebbe « dovuto essere espropriata da m olto tem po e il da« naro avrebbe dovuto essere affidato al fondo comu« ne dei lavoratori. Nè il governo di Coalizione di Ke« rensky, nè il governo bolscevico-socialista rivolu« zionario di sinistra l’hanno fatto fino ad ora e con« tinuano ad im pedire al popolo di farlo da solo. « Propongo dunque al Comitato Rivoluzionario « della regione di Guliai-Polé di non tener conto del « governo dei bolscevichi e dei socialisti rivoluzionari « di sinistra e di pretendere dalla Direzione della ban« ca la consegna al Com itato Rivoluzionario, p er la « sua opera rivoluzionaria, di 250.000 rubli e questo « entro le v en tiq u attr’ore ».

Questa risoluzione fu votata all’unanim ità, senza discussione. Il giorno dopo mi recai alla banca ed esposi que­ sta decisione ai direttori. Essi pregarono il Com itato di accordar loro una dilazione di tre giorni, poi con­ vocarono u n ’assem blea generale degli azionisti e, die­ tro energico incitam ento del socialdem ocratico Sbar, fiarm arono gli assegni bancari che loro stessi si erano spartiti proporzionalm ente. Coloro che non parteciparono a q u est’assem blea ricevettero la visita di un rappresentante della ban­ ca e di un m em bro del Comitato Rivoluzionario che presentarono loro il relativo assegno bancario da firmare. In q u a ttro giorni furono raccolti tu tti gli assegni bancari. Il quinto giorno, un m em bro del Com itato, in com pagnia di un procuratore della banca, si recò ad Alexandrovsk e ricevette la som m a che doveva venir versata. Così, procurandosi il danaro neces­ sario alla propaganda rivoluzionaria e all’organizza­ zione del lavoro libero, indipendente dal capitale e dallo stato, i lavoratori di Guliai-Polé assicurarono il successo dei prim i passi della Rivoluzione. Una p arte di questa somma fu m essa a disposisizione del Soviet dei D eputati contadini e operai. Un’altra, dietro mia proposta, fu im piegata p er la fondazione e il m antenim ento di un orfanotrofio per i bam bini rim asti senza padre e m adre a causa della guerra. (Lo si collocò in una casa circondata da un bel giardino che era apparten u ta al com m issario di polizia). La terza parte, la più im portante, rim ase al Comi­ tato Rivoluzionario. M età di essa fu m essa tem pora­ neam ente a disposizione della sezione vettovaglia­ m ento del Soviet, creata dal Soviet e d iretta, sotto il suo controllo e con l’approvazione dello « skhod » dei contadini e degli operai, dal com pagno Sereguin, m em bro del gruppo anarco-com unista. Questa sezione seppe assicurare così bene alla po­ polazione tu tti gli articoli necessari al suo consumo, che i poteri centrali se ne adom brarono e frapposero degli ostacoli al suo funzionam ento.

COME SI ORGANIZZARONO GLI SCAMBI IN NATURA FRA LA CITTA’ E LA CAMPAGNA Fin d all’inizio dell’opera d ’organizzazione dei con­ tadini, il gruppo anarco-com unista aveva insistito sulla necessità di conservare a questo lavoro un ca­ rattere anarchico. Bisognava dunque che la tattica del nostro gruppo si ispirasse alle esigenze del m o­ m ento e sapesse al tem po stesso, respingere certi fat­ ti e opporne altri ad essi. All’inizio, questa tattica sollevò le proteste di quei m em bri del gruppo che, p u r essendo com pletam ente devoti alla causa, non erano p er questo meno soste­ nitori delle vecchie idee e cioè: il rifiuto dell’orga­ nizzazione, dell’u n ità dazione, della possibilità di realizzare i suoi principii, p u r restando anarchici, sot­ to un regime non anarchico e neppure veram ente so­ cialista. Questi com pagni mi dicevano : « Compagno N estor, tu devi aver p o rtato dalla « prigione dei principii statalisti p er il lavoro e te« miam o che tu li accetti com pletam ente e che siamo « costretti a separarci... ». Questo tim ore era, fra gli altri, quello più spesso m anifestato dal mio vecchio amico, il compagno Mosè Kalinitchenko, un operaio istruito che aveva letto molto, m em bro del nostro gruppo dal 1907. Tuttavia, tu tto ciò che proposi fu accettato dal gruppo e realizzato fra i contadini col più grande successo nel corso dell’anno 1917. I contadini non

ascoltavano infatti nessun altro gruppo sociale o po­ litico con tan ta attenzione e fiducia quanto il nostro gruppo anarco-com unista di Guliai-Polé. Essi segui­ vano le indicazioni del gruppo in tu tti i cam pi : que­ stione agraria, negazione dell au to rità nella vita dei contadini, lo tta contro qualsiasi tipo di tutela. Questo fatto m ostrava chiaram ente ai compagni la via da seguire : non separarsi dalla m assa, fondersi con essa, senza sm ettere di essere se stessi, fedeli al proprio ideale. Andare sem pre avanti, con la m assa dei lavoratori, m algrado le innum erevoli difficoltà che intralciavano il cammino e rallentavano il mo­ vimento. Cosi i m em bri del gruppo si abituavano al prin­ cipio dell’u n ità collettiva nell’azione e, cosa ancor più im portante, nell’azione ragionata e feconda. Essi si abituavano ad aver naturalm ente fiducia gli uni negli altri, a capirsi, ad apprezzarsi sincera­ mente reciprocam ente nei loro rispettivi campi. Queste linee di condotta, fondam entali nella vita e nella lotta di ogni organizzazione — ed in special modo di u n ’organizzazione anarchica — perm isero al nostro gruppo di reggere bene di fronte alle vicis­ situdini della vita dei lavoratori ucraini durante que­ sti anni in cui i « governi » si moltiplicavano. Questa fiducia reciproca faceva nascere sponta­ neam ente l’entusiasm o che perm etteva all'energia e all’iniziativa di ognuno di m anifestarsi, energia e ini­ ziativa d irette dal gruppo verso i fini stabiliti di co­ m une accordo. Il compagno che dirigeva la Sezione approvvigio­ nam ento diede prova, in quest’ordine di idee, di un massim o di iniziativa. Il gruppo seppe apprezzarlo e lo incaricò di allac­ ciare, usando dei d iritti ufficiali che gli conferivano le sue funzioni, e, a nom e dei lavoratori di GuliaiPolé, delle relazioni con gli operai dei centri tessili di Mosca e di altre città e di stabilire con loro degli scambi diretti. Gli operai dei centri tessili dovevano fornire alla popolazione della regione di Guliai-Polé i tessuti della qualità e del colore desiderati e in un dato q u an tita­

tivo, m entre la regione di Guliai-Polé avrebbe loro in­ viato il grano ed, eventualm ente, altre derrate alim en­ tari, se gli operai lo desideravano. Il com pagno Sereguin inviò agenti nella città, an­ dò lui stesso nelle varie regioni incontro alle delega­ zioni operaie che, sotto il controllo di funzionari go­ vernativi e di m em bri della Ceka, percorrevano il paese cercando di com prare del grano. In quindici giorni stabilì delle relazioni con gli operai delle offi­ cine tessili di Prokhorov e Morozov e convenne fra­ ternam ente con essi che gli scam bi si sarebbero fatti sulla base della reciproca com prensione dei bisogni comuni p er la vita del lavoro e la lotta p er l’indipen­ denza, i contadini inviando grano agli operai e questi fornendo ai contadini i tessuti di cui avevano bi­ sogno. Mi ricordo della grande gioia con cui il compagno Sereguin, al suo ritorno a Guliai-Polé, senza neppure concedersi il tem po di passare da casa, corse a tro ­ varm i al Com itato Rivoluzionario e mi abbracciò dicendo : « Hai ragione, Néstor, ad insistere in seno al grup. « po sulla necessità di fonderci con la m assa dei « lavoratori e di lavorare insieme a loro, di consi« gliarli, di spiegar loro come e in qual m om ento « devono agire. T utti i lavoratori lo riconoscono ». Egli chiese poi che si convocassero il compagno Kalachnikov, segretario del gruppo, e il compagno Antonov, presidente della sezione del lavoro. Egli raccontò loro con quanto entusiasm o e q uanta sin­ cerità la delegazione delle fabbriche tessili di Mosca aveva accolta la n o stra idea degli scambi diretti. E disse con quale gioia la delegazione operaia aveva saputo che l’idea di una società libera, idea che p u r costava tan ti sacrifici, non m oriva nelle campagne, m a che gli operai sentivano che l'orizzonte si oscu­ rava e che si profilava una cupa minaccia sulla realiz­ zazione del loro desiderio più caro, la libertà e l’in­ dipendenza da ogni tu tela governativa. « È vero — dicevano gli operai — non ci abbando. « niam o allo sconforto, m a non possiamo im pedirci « di pensarvi con dolore... ».

Egli ci raccontò anche che la delegazione aveva accolto tu tto con gioia : l’incontro coi contadini, ra c ­ cordo d ’aiuto reciproco, ma che essa si chiedeva con inquietudine se i funzionari e gli agenti del governo non avrebbero ferm ato e, ad d irittu ra, tratten u to tu t­ to ciò che si sarebbe inviato nelle città. La delegazione operaia gli aveva indicato le vie per le quali bisognava dirigere i prodotti. Due o tre giorni dopo, due uom ini designati da essa vennero a Guliai-Polé p er ascoltare sul posto la voce dei conta­ dini di questa regione insorta. Essi trovarono a Guliai-Polé u n ’accoglienza frater­ na e udirono l’assicurazione che tu tti, fino all’ultimo, avremm o difeso i principii grandiosi della Rivoluzio­ ne, la libertà e l’indipendenza del lavoro nei con­ fronti dell’autorità, il capitale e lo stato. Dopo alcuni giorni i due delegati tornarono a Mosca. Il com pagno Sereguin fece un rapporto alla riunione-skhod, dei contadini, rap p o rto cui, dietro ri­ chiesta del compagno Sereguin, appoggiata dal grup­ po, aggiunsi alcuni commenti. Io vedevo in quei fatti il più bell’esempio, unico nella storia, di una com­ prensione reciproca di due strati sociali, i proletari delle città ed i contadini. Lo « skhod » dei contadini approvò questa pro­ posta con entusiasm o, e, senza farsi trattenere dal­ l’idea di veder confiscata la loro spedizione dagli agenti del governo, i contadini aiutarono per parec­ chi giorni la sezione approvvigionam ento a caricare i vagoni di grano e ad avviarli verso i centri tessili. Allo scopo di accom pagnare questa spedizione fi­ no a destinazione, il gruppo anarco-com unista formò un distaccam ento com andato dal com pagno Skomski. E il grano, m algrado tu tti gli ostacoli frapposti dai com andanti delle stazioni, giunse a destinazione. Una decina di giorni dopo, gli operai delle fab­ briche tessili di Mosca spedirono a Guliai-Polé pa­ recchi vagoni di tessuti. Ma, p er strada, i funzionari li ferm arono e li di­ ressero al centro di approvvigionam ento di Alexandrovsk.

« Perchè — dissero — senza il perm esso dell’au« to rità centrale sovietica non era perm esso scam« biare m erci fra i contadini e gli operai. Potevano « farlo soltanto le a u to rità operaie e contadine, m a « so p rattu tto quella dei Soviet e quest’ultim a non « aveva ancora dato esempio di scambi d iretti fra i « contadini e gli operai ». T utto questo era accom pagnato da insulti a ll’indirizzo dei lavoratori della regione di Guliai-Polé e del gruppo anarchico che vi lavorava. Messo al corrente dell’incidente, il com pagno Sereguin accorse al C om itato Rivoluzionario e chiese il mio parere sulla condotta da tenere p er im pedire alla sezione approvvigionam ento governativa di appro­ priarsi dei tessuti destinati ai contadini. Perchè se se ne appropriavano ne avrem m o sofferto doppiam ente : m aterialm ente p er aver inviato il grano e m oralm ente per il fallim ento della n ostra bella iniziativa di ispi­ razione veram ente sociale... « Aiutaci ! » gridava piangendo con la testa fra le mani. Conservando la n o stra calma, almeno in apparen­ za, convocammo insiem e d ’urgenza il Com itato Rivo­ luzionario ed il Soviet dei D eputati contadini e operai e decidemmo di indirizzare alla sezione approvvigio­ nam ento di Alexandrovsk, a nome di queste due or­ ganizzazioni rivoluzionarie, una p rotesta contro il suo atto antirivoluzionario di appropriazione di ciò che non le era destinato, dicendoci pronti a dichiararla dannosa al governo sovietico stesso, se esso era vera­ mente sovietico. Convocammo nello stesso tem po una riunioneskhod dei contadini di Guliai-Polé. Decisi di inviare, a nome del gruppo, alcuni compagni, Mosè Kalinitchenko, A. M artchenko e N. Sokruta, m em bri pure del Com itato Rivoluzionario, p er far sapere ai lavora­ tori della regione che la sezione governativa di ap­ provvigionam ento di Alexandrovsk aveva intercettato i tessuti che inviavano loro gli operai tessili di Mosca. Il segretario del gruppo che misi al corrente del­ l’iniziativa, dopo aver ascoltato il parere di parecchi

compagni venuti alla riunione-skhod, mi fece sapere che la m ia iniziativa era approvata. B uttai allora sulla ca rta i punti essenziali di ciò che essi avrebbero dovuto dire. Conoscevo tu tti que­ sti compagni e sapevo ciò che ognuno avrebbe potuto spiegare. P artiti i compagni, andai con Antonov (presidente dell’Unione Professionale), Sereguin e Korostelev (presidente del Soviet) ed alcuni m em bri del nostro gruppo all’assem blea generale dei contadini e degli operai. E ra una vera riunione della vecchia « Zaporojska Sietcha »(1) tale come la conoscevamo dalla storia. I contadini non erano più così ignoranti come un tem po e non si riunivano più per questioni di chiesa e di fede. No, si erano riuniti per discutere sui loro diritti lesi da un pugno di individui al soldo del governo. Essi si erano riuniti in piena coscienza dei loro diritti. Il compagno Sereguin prese la parola. Il suo di­ scorso fu accolto da acclamazioni senza fine, da gri­ da di riconoscenza p er la sua iniziativa e di indigna­ zione contro l ’azione di Alexandrovsk nei confronti di Guliai-Polé. Dopo il compagno Sereguin, a ltri par­ larono a nome del Soviet, del Com itato Rivoluziona­ rio, dell’Unione Professionale e del gruppo anarcocom unista. La popolazione pretendeva una m arcia im m ediata sulla città p er scacciarne le au to rità che vi si trinceravano, au to rità inutili, nocive all’opera dei lavoratori. E non si trattav a di vane parole. I la­ voratori disponevano in questo m om ento di quadri di gioventù rivoluzionaria sufficienti p er occupare m ilitarm ente la città di Alexandrovsk e a cacciarne, se non fucilare, tu tti i funzionari governativi. « La Rivoluzione aveva proclam ato i principii del« la libertà, dell’uguaglianza e del libero lavoro — « gridavano i lavoratori delle campagne asservite del. « la regione di Guliai-Polé — e vogliamo vedere questi « principii applicati ; noi ucciderem o tu tti coloro che

(1) A ggruppam ento educativo ucraino.

« vi si opporranno. Il governo del blocco bolscevico« socialista rivoluzionario di sinistra, m algrado il suo « carattere rivoluzionario, è nocivo allo sviluppo del« le forze creatrici della Rivoluzione. Dunque, noi lo « condanniam o a m orte, o m orirem o noi stessi in « questa lotta. Non tollererem o gli ostacoli sollevati « dal governo contro il libero sviluppo delle nostre « forze e il m iglioram ento della n ostra condizione so« ciale. Non accettiam o l’umiliazione e l’oppressione « che i suoi agenti vogliono im porci p er trionfare su « quanto di più bello vi è nella Rivoluzione ». Sì, quel giorno la popolazione di Guliai-Polé fu veram ente p ro n ta a b attersi contro l’Alexandrovsk governativa. E chi di noi vi si sarebbe opposto? Tutti eravam o stati nelle prim e file nella battaglia rivo­ luzionaria : questo non era avvenuto certo per riti­ rarci ora! Eravam o rivoluzionari per attaccam ento all’idea del trionfo della giustizia che la Rivoluzione aveva scelto per arm a. E q u est’arm a non volevamo sporcarla con com prom essi con l’autorità. Noi cercavamo di sbarazzarla dal fango di cui l’a­ vevano coperta i due p artiti al potere : i bolscevichi ed i socialisti rivoluzionari di sinistra. A noi prem eva afferm are e sviluppare la Rivoluzione nella vita e nel­ la lo tta dei lavoratori. Se non avevamo forze sufficienti per q u est’opera grandiosa e grave di responsabilità, p er questo non volevamo m eno ten tarla con le forze di cui dispone­ vamo, ben sapendo, d ’altra parte, quali sarebbero stati i risultati reali del nostro tentativo. Ecco perchè non si trovò nessuno fra i nostri compagni che si opponessero alla m arcia su Alexandrovsk. Al contrario, tu tti vi si prepararono. Perso­ nalm ente ero convinto che a me e a parecchi dei miei compagni, quali Kalinitchenko, M artchenko, Isidoro Pietro Luty, S. K aretnik, Sava Makhno, Stefano Chepel, sarebbe occorso diventare i prim i fra i nostri uguali p er condurre le forze rivoluzionarie alla b at­ taglia. E, infatti, sem brava che si dovesse verificare questo. Dalla folla partirono delle grida: « N éstor Ivanovitch, dicci la tua opinione! Non

« possiam o non rispondere a questa provocazione di« re tta contro di noi dagli agenti dei poteri di Ale. « xandrovsk! » Quale capo delle tru p p e rivoluzionarie della regio­ ne, sapendo a chi e a cosa dovevano servire queste truppe, dissi ciò che dovevo dire e cioè che la deci­ sione dei lavoratori rifletteva le loro idee, che esse erano le m ie e che avrei obbedito loro. A questo punto fu consegnato al compagno Sereguin un dispaccio dell’Ufficio approvvigionam ento di Alexandrovsk. Nel dispaccio era detto che, dopo aver preso conoscenza dei telegram m i del Com itato Rivoluzionario di Guliai-Polé e del Soviet dei Depu­ tati contadini e operai, l’Ufficio approvvigionam ento aveva riconosciuto che i tessuti diretti alla sezione approvvigionam ento del Soviet di Guliai-Polé erano già stati pagati dai lavoratori di Guliai-Polé e che, l’Ufficio di Alexandrovsk, d ’accordo con le altre orga­ nizzazioni sovietiche della città, aveva deciso di la­ sciarli dirigere a Guliai-Polé. Non restava altro che inviare dei delegati p er ri­ cevere i tessuti e avviarli a Guliai-Polé. Quando il contenuto del dispaccio fu conosciuto dall’assemblea-skhod, la gioia si im padronì dell’udi­ torio, m a l’idea della resistenza arm ata non fu abban­ donata. L’assem blea espresse il desiderio che orga­ nizzassi le forze arm ate, in modo da m obilitare in ven tiq u attr’ore e occupare la città di Alexandrovsk, se il compagno Sereguin non fosse venuto in pos­ sesso dei tessuti entro due giorni. « Non c’è ragione di m obilitare ora — dissero i « contadini — e Sarebbe penoso e poco corretto « creare forzatam ente la lo tta contro l’autorità, ma « essa è necessaria : noi vi pensiam o e vi penserem o « sempre... ». V en tiq u attr’ore dopo, il compagno Sereguin mi fece sapere al Com itato Rivoluzionario che era stato inform ato dal delegato inviato da Alexandrovsk che i tessuti confiscati dalle au to rità erano stati conse­ gnati ai delegati ed erano giunti alla stazione di Gu­ liai-Polé. Il compagno Sereguin era in procinto di convocare una riunione-skhod di contadini e operai

nella quale era autorizzato a chiedere ai contadini di aiutarlo ad effettuare il trasp o rto dei tessuti al De­ posito generale di approvvigionam ento e a fissare il giorno e il m odo di distribuzione dei tessuti spettanti alla popolazione di Guliai-Polé. Egli pregò me, come altri com pagni del Comitato Rivoluzionario e del gruppo anarco-com unista, di ve­ nire alla riunione e di assecondarlo spiegando alla popolazione i vantaggi di tali scam bi fra la città e i villaggi, scam bi che si dovevano fare su vasta scala e allargare a tu tti gli articoli di consum o. Si trascorse la seduta a discutere questa tesi : ef­ fettuare scam bi fra la c ittà e i villaggi senza l’inter­ m ediario dell’auto rità politica dello stato. L'esem­ pio era là : senza interm ediario, i villaggi potevano conoscer meglio la città e viceversa. Due categorie di lavoratori si sarebbero così intese in questo fine co­ mune : togliere allo stato ogni potere nelle funzioni pubbliche, abolire la sua au to rità sociale, in poche parole, sopprim erlo. Via via che quest'idea grandiosa si sviluppava fra i lavoratori della regione di GuliaiPolé,'via via che questi ultim i l'adottavano, prende­ vano posizione nella lotta contro tu tti i principi auto­ ritari che la ostacolano. I lavoratori cercavano di precisare il valore teorico degli scam bi diretti fra la­ voratori e di afferm are praticam ente il loro d iritto ad effettuare questi scambi. Vedevano nello stesso tem po in questo il mezzo di distruggere le basi capitaliste della Rivoluzione, vestigia dei tem pi zaristi. Di m odo che, quando tu tti i tessuti ricevuti furono stati rip artiti, la popolazione di Guliai-Polé esaminò i mezzi di allargare gli scambi a tu tti gli articoli di prim a necessità ed in q u an tità sufficiente p er tu tta la regione. Questo avrebbe dim ostrato che la Rivolu­ zione non si curava soltanto di distruggere le basi del regime borghese e capitalista, m a che aveva anche pensato a indicare concretam ente le basi per una so­ cietà nuova con la sua atm osfera d ’eguaglianza nella quale si sarebbe sviluppata la coscienza dei lavo­ ratori. La loro vita sarebbe stata allora consacrata alla

lotta per il trionfo di una « più grande giustizia » che avrebbe sostitu ita l’attuale giustizia ingiusta... I lavoratori di Guliai-Polé cercarono dunque di accordarsi coi lavoratori di a ltri villaggi e regioni per realizzare in p ratica l’idea degli scambi fra i villaggi e la città e arm onizzarla con la necessità di difendere la Rivoluzione. Ora, la difesa della Rivoluzione può essere sicura e durevole solo nel caso in cui tu tti coloro che non sfruttano gli a ltri com prendano il suo carattere es­ senzialmente creatore. E questo p o trà essere realiz­ zato solo quando la popolazione avrà sentito che dopo aver ravvisato il giogo del padrone, il fabbri­ cante ed il p roprietario fondiario, e del padrone su­ prem o, lo Stato, bisognerà che si organizzi essa stessa e p er proprio conto la sua nuova vita sociale e poli­ tica e che la difenda. Bisogna dunque che i lavoratori dei villaggi, per meglio com prendere e difendere più efficacemente i principi creatori della Rivoluzione, si avvicinino ai lavoratori della c ittà : così, sentiranno meglio il loro ruolo nell’atto creatore della Rivoluzione. II periodo d istruttivo non sarà definitivamente chiuso che quando sarà iniziata la fase creatrice, fase alla quale avrà preso p arte non soltanto l’avanguar­ dia rivoluzionaria (e i suoi distaccam enti), m a tu tta la popolazione accesa dalla fiamma rivoluzionaria e che cercherà di aiutarla, con le azioni e le parole, a superare gli ostacoli che si troveranno sul suo cam­ mino. D urante i dieci o undici mesi della loro partecipa­ zione attiva alla Rivoluzione, i lavoratori della re­ gione di Guliai-Polé avevano avuto m olte occasioni di verificare l’esattezza di q u est’idea e di applicarla nella vita sana e libera m odellata da loro quotidia­ namente... Il Soviet locale si accordò con le organizzazioni di approvvigionam ento e decise che c’era motivo di so­ stenere e sviluppare l’idea di scam bi dei villaggi con la città senza la mediazione dei funzionari del go­ verno. Furono inviati delegati in parecchie città per in­

form arsi su varie questioni e p er p o rtare ancora dei tessuti. Nel frattem po i contadini com inciarono ad accum ulare il grano, la farin a e altri prod o tti ali­ m entari nei magazzini generali che, d ’ora in poi, do­ vevano avere delle riserve in previsione degli scambi futuri. Tuttavia, questa volta i delegati dei contadini ri­ tornarono p er la m aggior p arte a m ani vuote. Le au to rità del blocco bolscevico-socialista rivoluziona­ rio di sinistra in tu tte le fabbriche avevano vietato categoricam ente a tu tte le organizzazioni operaie di entrare in rap p o rto continuato di qualunque genere coi villaggi. Esistevano per questo, a detta delle auto­ rità, delle organizzazioni proletarie stataliste che era­ no incaricate delle relazioni fra la cam pagna e la cit­ tà e che dovevano occuparsi dell’organizzazione indu­ striale e agricola delle città e dei villaggi, consoli­ dando così il socialismo nel paese. E fu solo a Mosca che gli operai particolarm ente rivoluzionari delle fabbriche tessili ottennero dai si­ gnori socialisti il d iritto di scam biare u n ’altra volta le loro m erci coi p rodotti della regione di GuliaiPolé. Ma la spedizione dei tessuti questa volta fu estrem am ente difficile. Questi furono ferm ati a parecchie riprese per strad a e non giunsero a Guliai-Polé. Gli organi gover­ nativi che se ne erano im padroniti, p er più di quin­ dici giorni li sballottarono da una linea ferroviaria all’altra, fino a quando i trasp o rti per ferrovia fu­ rono com pletam ente in terro tti : le terribili arm ate te­ desche avanzavano su Kiev e Odessa guidate dal di­ staccam ento d ’avanguardia della Rada Centrale Ucraina, dei socialisti rivoluzionari e dei socialdemo­ cratici ucraini coi loro « lead ers» : il professor M. Gruchevski ed il pubblicista O. Vinnitchenko. Essi avevano concluso u n ’alleanza con gli im peratori te­ desco e austriaco contro il blocco bolscevico-sociali­ sta rivoluzionario di sinistra e ora conducevano i loro alleati sulla te rra ucraina m ostrando loro le strade più corte e praticabili nella direzione del Dniepr e del fronte rivoluzionario. Il governo del blocco bolscevi­ co-socialista rivoluzionario di sinistra, con alla testa

Lenin, non poteva non notare questo fatto di u n ’im­ portanza sociale capitale nella vita e nella lo tta dei lavoratori in generale e di quelli della regione di GuIiai-Polé in particolare. Esso Io notava. Dal giorno della sua salita al po­ tere, il governo socialista, sinistra delle sinistre, lo tem eva come lo aveva tem uto ogni altro governo e cercò con tu tti i mezzi di im pedire il suo sviluppo. Per com inciare, vi furono distaccam enti incaricati di rom pere ogni legame fra la città e la cam pagna ; poi le a u to rità si m isero a stabilire il grado di lealtà o di slealtà rivoluzionaria degli individui e dell’intera classe dei lavoratori, i loro d iritti ad afferm are la loro intelligenza, la loro volontà, la loro p arte nella Rivoluzione che si faceva a loro spese. Come abbiam o detto, i tessuti inviati dagli operai delle fabbriche tessili ai contadini in cam bio dei loro prodotti alim entari erano stati d istribuiti agli abi­ tan ti di Guliai-Polé e della sua regione dall’Ufficio Approvvigionamento e d all’Unione Cooperativa di Guliai-Polé. Non restava dunque agli agenti del blocco bolsce­ vico-socialista rivoluzionario di sinistra che abban­ donare questi pro d o tti da qualche p arte sulla linea ferroviaria, lasciandoli così a disposizione delle nuo­ ve au to rità che regolavano il loro passo con le baio­ nette tedesche e austriache o avviarle a destinazione, m ostrando così ai lavoratori della c ittà e dei villaggi che, m algrado la fuga, pensavano ad essi piu ttosto che ai buoni a nulla che arrivavano... La spedizione giunse così a Guliai-Polé e fu ripar­ tita secondo il desiderio degli abitanti.

I NUOVI MEMBRI DEL NOSTRO GRUPPO Verso m età febbraio giunsero a Guliai-Polé tre m arinai della flotta del M ar Nero. Due di loro erano contadini di Guliai-Polé, il terzo era uno sconosciuto, veniva a stabilirsi presso suo padre, il cocchiere del « pom echtchik » Abramo Jantsep. T utti tre si profes­ savano socialisti rivoluzionari di sinistra. Due di essi, Boris Veretelnik (contadino di GuliaiPolé) e E. Polonski (lo sconosciuto) possedevano del­ le tessere del Com itato socialista rivoluzionario di Sebastopoli. Il terzo, Charovski, contadino di GuliaiPolé, non apparteneva ad alcun partito. Fin dal pri­ mo giorno del loro arrivo, si fecero notare all’assem­ blea generale p er il loro energico atteggiam ento rivo­ luzionario. E ra l’epoca in cui i m arinai erano noti come gli ardenti difensori della Rivoluzione. La po­ polazione di Guliai-Polé li accolse con rispetto e ascoltò con interesse i loro discorsi. Conoscevo Boris V eretelnik dall’infanzia ed è per questo che quando mi presentò ai suoi amici, Cha­ rovski, che non apparteneva ad alcun partito, e Po­ lonski, il socialista rivoluzionario di sinistra, non provai diffidenza alcuna. Li presentai tu tti e tre al Com itato Rivoluzionario regionale di Gulai-Polé ed essi furono ammessi come m em bri della sezione di propaganda di questo comi­ tato, a condizione che ogni loro attività nella regione venisse svolta a nome del Com itato Rivoluzionario.

Essi accettarono questa condizione e rim asero a la­ vorare a Guliai-Polé. Un bel giorno, il Com itato del partito Socialista Rivoluzionario di sinistra di Sebastopoli richiam ò i compagni Veretelnik e Polonski, ma dietro loro ri­ chiesta e con l ’approvazione del gruppo anarco-com unista, scrissi al Com itato di Sebastopoli, n atu ral­ m ente da parte del Com itato Rivoluzionario di GuliaiPolé, dicendo che questi due compagni erano neces­ sari da noi. Dopo di ciò essi non furono più disturbati. Poco tem po dopo, il compagno Boris Veretelnik ruppe col p artito socialista rivoluzionario di sinistra ed entrò nel gruppo contadino anarco-com unista di Guliai-Polé. Il compagno Polonski rim ase fuori dal gruppo e dichiarò di sim patizzare semplicemente con l’anar­ chismo, m a tuttavia lavorò col compagno Veretelnik ed altri m em bri del gruppo, sotto la direzione di que­ s t’ultim o, com unicandogli ogni sua attiv ità nella re­ gione ed a Guliai-Polé, esattam ente come tu tti gli altri m em bri del gruppo. Parecchie volte, è vero, il fratello di Polonski, un bolscevico che in quel m om ento lavorava al Comi­ tato Rivoluzionario di Bolchè-Tokmak, chiam ò là il nostro Polonski prom ettendogli un posto all’Ufficio del Com itato Rivoluzionario, m a Polonski rifiutò sempre, non volendo lasciare la regione di Guliai-Polé per quella di Bolchè-Tokmak, perchè, diceva, lo spi­ rito frondista di GuliaiPolé l’aveva legato maggior­ m ente alla sua opera rivoluzionaria e perchè in que­ sta attività si era in parte ritrovato, cosa p er la quale provava una gran gioia. Così, dedicandosi tu tti i suoi m em bri interam ente a ll’opera rivoluzionaria, le forze del nostro gruppo si ampliavano, la sua attività si estendeva. Non vi era ostacolo che potesse im pedir loro-di proseguire la conquista intellettuale e morale delle masse rivoluzionarie. Il gruppo era sem pre all’avanguardia della Rivolu­ zione, trascinando al suo seguito i lavoratori nella lotta contro gli oppressori. Esso fu sem pre un esem­

pio p er l'attiv ità rivoluzionaria autonom a dei conta­ dini e degli operai. Insegnò loro ad agire e m ostrò loro le m anifesta­ zioni di q u est’attività e le sue applicazioni pratiche nella lo tta dei lavoratori.

LE COMUNI AGRICOLE LORO ORGANIZZAZIONE INTERNA LORO NEMICI Febbraio-marzo. E ra giunto il m om ento di ripar­ tire tu tto ciò che era stato preso ai « pom echtchiki » nell’autunno 1917 (bestiam e e attrezzi), di installare nelle ex pro p rietà di questi « pom echtchiki » i volon­ tari contadini e operai organizzati in com uni agri­ cole. T utti i lavoratori della regione si rendevano con­ to dell'im portanza di u n ’azione decisiva in questo mom ento, tan to per l’edificazione di un sistem a di vita nuovo, quanto p er la sua difesa. Sotto la dire­ zione del Com itato Rivoluzionario, i vecchi soldati del fronte com inciarono a convogliare al fondo co­ m une della com unità tu tto il m ateriale e tu tti gli ani­ mali che erano apparten u ti ai « pom echtchiki », la­ sciando ad ogni p roprietario due paia di cavalli, una o due vacche (a seconda la grandezza della famiglia), un aratro , una sem inatrice, una falciatrice, ecc., men­ tre i contadini andavano nei cam pi a term inare la divisione dellé terre iniziata in autunno. Nello stesso tem po, alcuni contadini ed operai, organizzati fin dall’autunno in com uni agricole, lasciavano i loro villaggi con tu tte le loro famiglie, prendevano pos­ sesso delle ex p ro p rietà dei « pom echtchiki » senza badare al fatto che i distaccam enti da com battim ento delle guardie rosse del blocco bolscevico socialista ri­ voluzionario di sinistra, dopo accordo con gli im pe­ rato ri d ’Austria e di Germania, evacuavano l’Ucraina,

abbandonandola con le sue deboli form azioni di com­ b atten ti rivoluzionari a una lo tta im pari contro le trupp e regolari tedesche ed austriache, sostenute dalle bande arm ate della Rada Centrale Ucraina. Appena installate, queste com unità agricole, senza p erd er tem po, si m isero a organizzare le loro forze : gli uni furono im piegati nei lavori agricoli del­ la prim avera, gli a ltri form arono dei distaccam enti da com battim ento destinati a difendere la Rivolu­ zione e le sue d irette conquiste, tram ite le quali i lavoratori di queste regioni davano l’esem pio a tu tto il paese. La m aggior p arte delle com uni agricole erano com poste da contadini. Alcune com prendevano olie­ rai e contadini assieme. Queste com uni erano basate innanzitutto sull'e­ guaglianza e la solidarietà dei loro m em bri. T utti i m em bri di queste comuni, uom ini e donne, apporta­ vano a ll’opera comune una perfetta coscienza, sia che lavorassero nei cam pi o che fossero impiegati nei lavori domestici. La cucina era comune. Il refettorio pure. Ma il desiderio di uno dei m em bri della comune di prepa­ rare lui stesso i p ropri pasti p er sè e i suoi bam ­ bini, o di partecipare alla cucina com une e portare i pasti a casa propria, non incontrava alcuna opposi­ zione da p arte degli a ltri m em bri. Ogni m em bro della comune, o anche tu tto un gruppo, si poteva organiz­ zare come voleva per la p ropria alim entazione a con­ dizione, tuttavia, di avvisare prim a tu tti gli altri m em bri della comune affinchè in cucina e nella di­ spensa potessero esser prese le m isure necessarie per queste modifiche. I m em bri erano pure tenuti ad alzarsi di b u o n ’ora e m ettersi subito al lavoro atto rn o ai buoi, ai cavalli o in altre faccende domestiche. Ogni m em bro della com une aveva d iritto ad as­ sentarsi quando lo desiderava, m a doveva avvisarne il suo più stretto com pagno di lavoro affinchè potesse sostituirlo durante la sua assenza. Questo p er i giorni di lavoro. I giorni di riposo (la dom enica) i m em bri si assentavano a turno.

Il program m a di lavoro di tu tta la com une era sta­ bilito in riunioni di tu tti i m em bri che, poi sapevano esattam ente le modifiche che dovevano arrecare ognuno nel proprio lavoro. Soltanto la questione della scuola restava ancora in sospeso perchè le com uni non volevano ristabilire le scuole sul vecchio modello. F ra le scuole nuove la scelta si ferm ò su quella anarchica di Francisco Ferrer del quale le com uni avevano udito parlare da m olte relazioni e pubblicazioni distribuite dal grup­ po anarco-com unista. Ma le persone a conoscenza dei m etodi di questa scuola m ancavano e le com uni cer­ carono di farne venire dalla città, tram ite il gruppo anarco-com unista. E fu deciso che, in caso di im possibilità, p er il prim o anno ci si sarebbe accontentati di fa r venire nelle scuole persone semplicemente a conoscenza dei metodi di insegnam ento. Esistevano, in un raggio di sette o otto « ver­ ste » ( 1) attorno a Guliai-Polé, q u attro di queste co­ m uni agricole. Nella regione ce n ’erano m olte altre. Se insisto più particolarm ente su queste q u attro è perchè le ho organizzate personalm ente. Tutte le belle iniziative dell’inizio furono realiz­ zate sotto i miei occhi e tu tte le questioni im portanti mi furono sem pre sottoposte in precedenza. Quale m em bro di una di queste comuni, forse la più im por­ tante, collaboravo due giorni alla settim ana a tu tti i suoi lavori : al m om ento delle semine di prim avera aiutavo a lavorare il terreno con l’erpice o a sem ina­ re e, prim a e dopo l’epoca delle semine, prendevo parte ai lavori di m asseria, oppure aiutavo il m acchi­ nista alla centrale elettrica. Gli altri q u attro giorni della settim ana, lavoravo a Guliai-Polé al gruppo anarco-com unista e al Com itato Rivoluzionario della regione. T utti i m em bri del grup­ po e tu tte le comuni agricole me lo chiedevano, di fronte alle esigenze del m om ento essendo necessari la raccolta e l’inquadram ento di tu tte le forze arm ate rivoluzionarie per lo ttare contro le forze controrivo(1) V ersta: circa un chilom etro (1.067 m etri).

luzionarie provenienti direttam ente dall’Ovest : le ar­ m ate im periali tedesche ed austroungariche e le tru p ­ pe della Rada Centrale Ucraina. In ogni com une c’erano alcuni contadini anarchi­ ci, ma la m aggioranza dei m em bri di queste comuni non era anarchica. Tuttavia, nella loro vita comu­ nitaria essi davano prova di solidarietà anarchica, della quale, nella vita di tu tti i giorni, sono capaci soltanto le nature semplici dei lavoratori non ancora toccati dal veleno politico delle città, che esala sem­ pre un odore di menzogna e di tradim ento da cui non sono esenti anche num erosi compagni che si professano anarchici. Ogni comune era com posta da una decina di fa­ miglie di contadini e operai e com prendeva in tu tto cento, duecento, o trecento m em bri. Per decisione del Congresso regionale delle co­ m uni agricole, ogni com une ricevette come propria parte una q u an tità di terra, cioè q uanta i suoi mem­ bri potevano coltivarne e situ ata nelle im m ediate vicinanze della com une (ex pro p rietà dei « pomechtchiki »). Inoltre, esse ricevettero il bestiam e e gli at­ trezzi agricoli che esistevano già in queste proprietà. E i liberi lavoratori delle comuni si misero al lavoro, al suono di canti liberi e gioiosi che riflettevano l’a­ nim a della Rivoluzione e di quei lavoratori che erano m orti per essa o che, dopo lunghi anni, continuavano a lottare per il grande ideale di giustizia, « ideale » che deve trionfare sull’iniquità e diventare la fiaccola dell’um anità. Essi seminavano, lavoravano l’orto, pie­ ni di fiducia in se stessi, nella loro bella decisione di non perm ettere più ai vecchi p roprietari di ripren­ dere la terra conquistata a coloro che non vi avevano m ai lavorato, m a che l’avevano posseduta p er auto­ rizzazione del governo e ora cercavano di im padro­ nirsene nuovam ente. Gli abitanti delle fattorie e dei villaggi vicini a queste com uni essendo ancora in p arte incoscienti e non ancora com pletam ente liberati dalla servitù nei confronti dei « kulaki », invidiavano i com unardi e, più di una volta, m anifestarono il desiderio di ripren­ dere tu tto : bestiam e e attrezzi agricoli che i comu­

nardi avevano tolto ai « pom echtchiki » e di spar­ tirli fra loro. « Se lo desidereranno, i liberi com unardi potran« no sempre, più tardi, riscattarli da noi » dicevano... Ma questa tendenza era giudicata severam ente alle riunioni-skhod e a tu tti i congressi, dalla m aggioran­ za assoluta dei lavoratori che nell’organizzazione del­ le comuni agricole vedevano il felice inizio di una vita sociale nuova che, a m isura che la Rivoluzione si sarebbe avvicinata al punto culm inante della sua m arcia trionfale creatrice, non avrebbe fatto che svi­ lupparsi, ingrandirsi e dare im pulso all’organizzazio­ ne di una Società analoga, se non in tu tto il paese, almeno in tu tti i villaggi e le fattorie della regione. Il libero regime com unitario era considerato dai lavoratori come la form a più elevata della giustizia sociale ; tuttavia, la grande m assa dei lavoratori non si decidevano a passare alla sua realizzazione imme, diata, adducendo 1’avvicinarsi delle truppe tedesche e austriache, la p ro pria disorganizzazione e incapa­ cità di difendere questo regime contro le nuove auto­ rità rivoluzionarie e controrivoluzionarie. È questo il m otivo p er cui i lavoratori rivoluzio­ nari della regione si accontentarono di cercare di sostenere con tu tti i mezzi quelli di loro che, più audaci, si erano organizzati nelle vecchie p roprietà dei « pom echtchiki » in libere com uni agricole e vi conducevano una vita indipendente su basi nuove. Una p arte dei « pom echtchiki », dei « kulaki » e dei coloni tedeschi capirono che, in un m odo o nel­ l’altro, non avrebbero potuto restare ancora a lungo i padroni possedendo migliaia di « dessiatine » ( 1) di terre e sfruttando il lavoro altrui. Senza attendere oltre, si arresero alla Rivoluzio­ ne e, su basi nuove, organizzarono la loro nuova vita sociale, cioè senza « b atrak i » e senza d iritto ad affit­ tare le loro terre. Pertanto, al m om ento in cui su tu tte le terre libe­ rate nasceva la gioia degli oppressi, nel m om ento in cui i lavoratori — che erano stati così a lungo op(1) D essiatina: circa un e tta ro (1.092 m etri).

pressi e um iliati dall’ineguaglianza politica, econo­ mica, e sociale — cominciavano a riprendere posses­ so di se stessi, a com prendere la loro schiavitù e ten­ devano con tu tte le loro forze a liberarsi com pleta­ m ente e p er sem pre da questa vergogna, quando sem­ brava già che questa liberazione fosse sul punto di divenire un fatto com piuto, essendosi le masse dei lavoratori stesse date da fare per la sua realizzazione, quando, infine, l’idea di libertà, di eguaglianza e di solidarietà fra gli uom ini com inciava a penetrare passo a passo nella vita stessa dei lavoratori e a uc­ cidere così ogni velleità di nuova servitù, in questo stesso m om ento, parallelam ente allo sviluppo di que­ sta grande idea di liberazione, gli araldi governativi del blocco bolscevico-socialista rivoluzionario di si­ nistra, aiu tati dall’astu ta politica di Lenin, sviluppa­ rono con un furore crescente l'idea del diritto del governo di Lenin di disporre della Rivoluzione e "del­ la sottom issione di tu tto il popolo a questo governo come fosse il solo difensore dei desideri secolari del popolo : la lib ertà l’eguaglianza e il lavoro indipen­ dente. Il desiderio di dom inare il popolo, i suoi pen­ sieri e la grande Rivoluzione Russa che esso aveva creata, aveva ab b ru titi a tal punto i socialisti statali­ sti che p er esso dim enticarono per un m om ento le loro divergenze fondam entali sulla questione della pace di Brest-Litovsk, pace conclusa con gli im pera­ tori tedesco ed austro-ungarico e accolta con ostilità dalla popolazione rivoluzionaria. I socialisti statalisti trascurarono m om entanea­ m ente questa im portante questione e le discussioni burrascose che suscitava, ponendosi ora innanzi a loro u n ’altra questione non meno im portante : come, sem pre restando agli occhi delle masse rivoluzionarie i pionieri e le guide della Rivoluzione, avrebbero po­ tuto giungere a svisare l’idea stessa della Rivoluzione sociale, senza prim a capovolgere la realizzazione del­ le loro segrete aspirazioni : deviare la Rivoluzione dalla sua via autonom a, creatrice e asservirla intera­ mente alle dottrine stataliste provenienti dalle ordi­

nanze e dalle direttive del C om itato Centrale del par­ tito e del governo? E ra pienam ente evidente che neH’orientam ento im presso alla grande Rivoluzione Russa dai bolscevi. chi e dai socialisti rivoluzionari di sinistra non c’era posto nè per delle com unità agricole autonom e, or­ ganizzate liberam ente sulle terre conquistate senza alcuna approvazione del governo, nè p er il passaggio nelle m ani degli operai delle fabbriche, delle officine, delle tipografie e delle altre im prese pubbliche. Le azioni dirette dei lavoratori nel corso della grande Rivoluzione Russa, riflettevano nettam ente le loro tendenze anarchiche. Ed era questo che spaven­ tava di più i socialisti statalisti di sinistra, perchè i lavoratori dei villaggi e delle città radunavano le loro forze precisam ente su questa strada e si prepa­ ravano a scatenare un m ovimento anarchico contro l’idea stessa dello stato, al fine di togliere ad esso le sue principali funzioni e di affidarle alle loro autorità locali autonome. Con quest’azione rivoluzionaria diretta, i lavora­ tori davano^ prova di un grande ardim ento nella strad a della loro liberazione e se il loro m ovimento non era ancora com pletam ente organizzato, p er lo meno era tenacem ente perseguitato. Se i lavoratori delle città e dei villaggi avessero trovato in questa strad a un aiuto efficace organizzato da p arte degli anarchici rivoluzionari, avrebbero po­ tuto pienam ente riuscire nelle loro aspirazioni e avrebbero attirato ad essi tu tte le forze attive della Rivoluzione. E così si sarebbe messo fine all’azione incosciente e incoerente dei nuovi dirigenti socialisti che, con Lenin, Ustinov e compagni in testa, cerca­ vano di ingannare la m assa dei lavoratori. E il terrore ignobile dei bolscevichi, diretto con­ tro gli uom ini in generale, e contro coloro che con­ servavano le loro opinioni personali e si perm ette­ vano di giudicare i bolscevichi e il loro governo detto « proletario », in particolare, non sarebbe esistito in Russia, nè in Ucraina, nè nelle altre repubbliche bol­ sceviche. Ohimè ! noi anarchici rivoluzionari non eravamo

m ai stati capaci di abbracciare in tu tta la loro am­ piezza le grandi azioni popolari rivoluzionarie, di com prenderne tu tta la p o rtata e di aiutarle a svilup­ parsi in tu tta la loro vastità e in tu tta la loro effica­ cia. E ancor o ra eravam o im potenti e questo sempli­ cemente p er m ancanza di u n ’organizzazione un tan­ tino solida nei giorni più decisivi della Rivoluzione. I socialisti statalisti di sinistra, al contrario, se non abbracciarono globalm ente le azioni rivoluziona­ rie dirette dei lavoratori, p er lo m eno le com presero rapidam ente e riconobbero che, dal punto di vista dei loro principi, non potevano sostenerle, perchè queste azioni popolari, se fossero riuscite, avrebbero sotter­ rato le loro velleità di potere e li avrebbero costretti a scendere dai vertici statalisti che questi nuovi pa­ droni avevano raggiunti arram picandosi sulla schiena dei difensori diretti della Rivoluzione. I bolscevichi statalisti di sinistra ed i socialisti rivoluzionari di si­ nistra si affrettarono dunque ad agire contro le azio­ ni rivoluzionarie dirette dei lavoratori, cioè, non solo perm isero al governo di Lenin di im brigliare i lavora­ tori rivoluzionari delle c ittà e delle campagne con decreti venuti dall’alto, m a vi contribuirono perso­ nalm ente, aiutando così a disorganizzare i lavoratori nel m om ento in cui, per la prim a volta, questi riu­ scivano ad unire efficacemente le loro forze rivolu­ zionarie. Questi p a rtiti di sinistra provocarono un arresto nel processo di distruzione e, così, la Rivoluzione non potè giungere alla sua fase ultim a, nella quale sol­ tanto il processo di ricostruzione può trovare il suo punto di partenza e raggiungere il suo pieno svilup­ po, opponendosi così a tu tto ciò che di vecchio e di m arcio c’è nella vecchia società e che è del tu tto inu­ tile nella società um ana sanam ente intesa, m a che sempre, al m om ento dei grandi sbalzi psicologici, tende a introdursi nelle nuove libere form azioni so­ ciali sotto i più svariati aspetti e forme, cam uffati in fretta e superficialmente. Questi socialisti statalisti di sinistra, approfittan­ do del candore infantile dei popoli russo, ucraino, ecc. nella loro opera rivoluzionaria, abusarono di que.

sta fiducia. I principi statalisti fecero deviare i lavo­ rato ri dalla loro strad a di allargam ento e intensifica­ zione della Rivoluzione e portarono la disorganizza­ zione nella società libera che nasceva, alterando così le tendenze individuali e sociali e rallentando con questo mezzo anche il processo della sua realizza­ zione. Fu questo fatto e nessun altro che cagionò la stan­ chezza dei fautori della liberazione, m entre i loro nemici, riprendendosi, si organizzarono rapidam ente e si m isero ad agire tenendo conto delle relative forze rivoluzionarie e controrivoluzionarie. Tali m om enti, nella m aggioranza dei casi, sono fa­ vorevoli alle nuove auto rità rivoluzionarie, perchè non è che in simili m om enti che possono facilmente accaparrare i lavoratori rivoluzionari, q u est’avan­ guardia devota della Rivoluzione, e allontanarli dal fronte rivoluzionario, largo e creatore, che si svilup­ pa al di fuori delle autorità. Fu esattam ente in tali condizioni che i lavoratori ucraini furono allontanati da questo fronte rivoluzionario. La politica del « tra t­ tato di Brest-Litovsk » con gli im peratori tedesco ed austro-ungarico vi contribuì fortem ente (È il mo­ m ento di segnalare che socialisti di sinistra prote­ starono energicam ente contro questo tra tta to , m a essendo gli alleati dei bolscevichi nella loro opera di accaparram ento e di inganno dei lavoratori, in nome dell’au to rità che avevano assunto su di essi nella loro opera diretta, la Rivoluzione e la costruzione di una vita nuova, si arresero al fatto com piuto. Così come i bolscevichi, e assieme a loro, ritiraro n o dall’Ucraina tu tti i distaccam enti arm ati della guardia rossa, in accordo col « tra tta to di Brest-Litovsk »). Dopo la conclusione del tra tta to , tu tte le forze arm ate della Rivoluzione, form ate da operai e con­ tadini russi, furono ritira ti dal governo dei « Soviet », dom inato in questo m om ento dai due p artiti socia­ listi, i bolscevichi ed i socialisti rivoluzionari di sini­ stra e, rtirandosi, queste forze non opposero quasi resistenza alle forze m onarchiche controrivoluziona­ rie tedesche ed austro-ungariche ed ai distaccam enti della Rada Centrale Ucraina..

Quanto ai lavoratori rivoluzionari ucraini, essi fu­ rono lasciati per la m aggior parte assolutam ente di­ sarm ati alla mercè dei boia della Rivoluzione prove­ nienti dall’Ovest, poiché il com ando rivoluzionario ritirò le arm i daH’Ucraina o, nella sua fuga, le abban. donò alle truppe tedesche. La ritira ta delle truppe rivoluzionarie bolsceviche e socialiste rivoluzionarie di sinistra dal territo rio ucraino durò dei mesi. D urante questo tem po, i com andanti di queste di­ visioni che non erano ancor stati toccati dal veleno di detti p a rtiti politici, fecero il possibile p er arm are la popolazione rivoluzionaria dell'U craina. Ma, essen­ do le arm ate in ritirata, le circostanze erano del tu tto sfavorevoli e fu p er questo che tu tte le arm i non po­ terono esser consegnate alla popolazione rivoluzio­ naria e im piegate da essa contro l’avanzata delle for­ ze arm ate controrivoluzionarie. La ritira ta delle guar­ die rosse si trasform ò, infatti, in u n ’autentica fuga e i territo ri rivoluzionari abbandonati furono il più spesso occupati il giorno stesso dalle forze controri­ voluzionarie, non avendo così la popolazione rivolu­ zionaria neppure il tem po di organizzarsi in unità com battenti p er respingere l ’invasione delle forze controrivoluzionarie.

I SUCCESSI DELLE ARMATE TEDESCHE E AUSTRIACHE E DELLE TRUPPE DELLA RADA CENTRALE UCRAINA GLI AGENTI CONTRORIVOLUZIONARI LOTTA CONTRO DI ESSI Nel m arzo 1918, la città di Kiev e la m aggior parte dell’U craina situ ata alla destra del Dniepr furono oc­ cupate dalle arm ate m onarchiche tedesche ed austroungariche. Dopo essersi accordate con la Rada Cen­ trale Ucraina, d iretta dai socialisti ucraini sotto la presidena del vecchissimo socialista rivoluzionario ucraino, il professor M. Gruchevski, queste arm ate penetrarono nel suolo ucraino e iniziarono il loro odioso attacco contro la Rivoluzione. Con l’aiuto diretto della R ada C entrale U craina e dei suoi agenti, il com andante m onarchico delle truppe tedesche ed austro-ungariche, stese su tu tta l'U craina una rete di spionaggio controrivoluzio­ nario. Le arm ate di spedizione tedesche ed austro-unga­ riche e le truppe della R ada C entrale U craina erano ancora sulla riva destra del Dniepr che già tu tta la zona dell’Ucraina situ ata a sinistra del fiume era infestata dai loro num erosi agenti, spie e provocatori. D urante tu tto questo periodo non trascorse un giorno nella stessa Guliai-Polé e in tu tta la regione senza un raduno nel corso del quale non si cercasse di portare i lavoratori a rinnegare la Rivoluzione a favore della controrivoluzione. L’invasione da parte

delle spie e dei provocatori della p arte più rivolu­ zionaria dell'U craina, cioè della zona situ a ta a sini­ stra del Dniepr, ebbe logicamente come risultato quello di unire tu tti i p atrio ttard i ucraini di GuliaiPolé in u n ’organizzazione di carattere « rivoluziona­ rio » che si diede l’etichetta di « socialista rivoluzio­ naria ». I capi di quest’organizzazione furono l’agro­ nomo Dm itrenko, P. Semeita-Riabko, A. Volokh e Prikhodko. Gli ultim i tre erano dei sottotenenti. La m aggior parte di essi erano grossi proprietari terrieri ed uno di essi, Volkov, era proprietario di un negozio di tessuti. Questi sottotenenti — proprietari già da lungo tempo — guardavano con ira l ’opera della Rivolu­ zione che li privava delle loro terre a vantaggio della com unità. T uttavia, essi si dicevano rivoluzionari e, sotto questo pseudonim o, lottavano contro l’attività del Com itato Rivoluzionario, del Soviet e del Comi­ tato Agrario. Quando acquisirono la convinzione che l’ispira­ tore di questi organism i rivoluzionari e l ’iniziatore della soluzione delle questioni agrarie e politico-so­ ciali di tu tta la regione era il gruppo contadino anarco-comunista di Guliai-Polé, tentarono dapprim a se­ gretam ente, restando dietro le quinte, poi aperta­ mente, di dichiarare gli anarchici in generale ed il gruppo di Guliai-Polé in particolare, dei « ladri » e dei « briganti » che non tenevano conto « nè delle leggi della Rivoluzione, nè dei lim iti che essa non do­ veva oltrepassare ». Questi « rivoluzionari » citavano come esempio le altre regioni nelle quali gli anarchici non avevano invaso le file dei lavoratori e nelle quali la popola­ zione non aveva cercato di risolvere la questione senza il Governo Provvisorio, fino a quando non ave­ va trio n fato il nuovo governo, « il governo dei bri­ ganti bolscevichi »!... « M entre da noi, a Guliai-Polé, e nelle regioni vicine, — dicevano questi « rivoluzio­ nari » — questa questione è sta ta risolta col brigan­ taggio fin dal 1917. E tu tto questo grazie agli anar­ chici... ». Simili accuse contro gli anarchici, provenienti da

persone che rivendicavano la bandiera del sociali­ smo, non sm inuivano che loro stessi e le loro idee. I contadini di Guliai-Polé avevano avuto delle re­ lazioni organizzate con gli anarchici per due anni, dal tempo dell’attiv ità rivoluzionaria segreta, poi li avevano visti da vicino, p er un anno, apertam ente al­ l’avanguardia della Rivoluzione ed erano persuasi che essi sarebbero rim asti sem pre con loro. E tu tta la m assa dei lavoratori contadini fischiava questi falsi rivoluzionari che insultavano a to rto gli an ar­ chici paragonandoli a dei ladri e a dei briganti. Q uanto agli anarchici, si lim itavano a m ostrare ai loro nem ici l'opera com piuta da loro, coi lavora­ tori, nei mesi precedenti e l’opera realizzata d urante questo tempo da num erosi contadini e operai an ar­ chici, n ell’organizzazione delle comuni agricole nelle vecchie proprietà dei « pomechtchiki ». I lavoratori dei villaggi, riconoscendo che gli anarchici avevano ragione nella loro interpretazione del senso stesso della Rivoluzione e dei d iritti dei lavoratori a liberarsi com pletam ente di tu tti i lega­ mi della schiavitù, continuarono a sviluppare loro stessi l ’opera rivoluzionaria, m algrado tu tte le trap­ pole che erano loro tese dai nemici. L’eguaglianza, la libertà delle opinioni e l’indi­ pendenza di tu tti e di ognuno a Guliai-Polé e nella sua regione diedero i loro fru tti: i lavoratori pre­ sero coscienza della propria dignità e com inciarono a capire quale era il loro posto nella vita e nella lotta contro i loro oppressori, fossero essi di destra o di sinistra. T uttavia, questa decisione dei lavoratori di affer­ m are i loro d iritti alla libertà e a ll’indipendenza in­ quietò gli statalisti che, spaventati a ll’idea di veder perire i loro principii d ’autorità, si m isero ad agire contro i lavoratori e non trascurarono, per fa r que­ sto, alcun mezzo a loro portata. Al m om ento in cui l’organizzazione p atrio ttard a ucraina « rivoluzionaria » di Guliai-Polé intrapren­ deva la sua opera iniqua contro gli anarchici, l’avan­ zata vittoriosa delle arm ate controrivoluzionarie te­ desche ed austro-ungariche precedute dai distacca­

m enti pure controrivoluzionari della R ada Centrale U craina, calpestava già la Rivoluzione su tu tto il ter­ ritorio ucraino situato sulla riva destra dello Dniepr, Rivoluzione com pletam ente disarm ata da questo « tra tta to di Brest-Litovsk » concluso fra il partito bolscevico ed i presunti padroni di queste arm ate, Guglielmo il Tedesco e Carlo l’austro-ungarico. Non so se i capi socialisti p atrio ttard i ucraini, che avevano accettato un tra tta to d ’alleanza con gli im peratori stran ieri contro la Rivoluzione popolare, avevano pienam ente coscienza del loro com porta­ m ento odioso nei confronti della Rivoluzione. Ma i loro allievi, i p atriottard i, non l’avevano certam ente capito, perchè si aggrapparono a quest’alleanza ver­ gognosa e all'aiuto arm ato che essa arrecava loro, come a ll’unico mezzo per liberare l ’U craina dalla Ri­ voluzione e restau rarv i lo zarismo. I socialisti « rivoluzionari » p atrio ttard i di GuliaiPolé annunciavano tu tti i giorni nei loro raduni che le arm ate controrivoluzionarie tedesche ed austroungariche ed i distaccam enti della Rada Centrale Ucraina avanzavano calpestando e schiacciando tu tte le forze vive della Rivoluzione e poiché i lavoratori rivoluzionari, considerando che la libertà di parola è un d iritto inalienabile dell’uomo quanto la libertà d ’opinione, non li ostacolavano nella loro odiosa pro­ paganda, i socialisti « rivoluzionari » si sentirono in­ coraggiati e organizzarono u n ’assemblea-skhod ge­ nerale dei lavoratori di Guliai-Polé. Q uest’assemblea prom etteva di essere delle più interessanti. Gli organizzatori dovevano proporre il seguente quesito : quali erano i lavoratori di GuliaiPolé che sono sostenitori della R ada C entrale Ucrai­ na (e, di conseguenza, del m ilitarism o tedesco ed austro-ungarico che conduceva u n ’arm ata di 600.000 uom ini contro la Rivoluzione) e quali erano quelli che stavano contro la R ada C entrale? E, in questo caso, sotto quale bandiera si sarebbero schierati? ». T utti gli o ratori si in d ustriarono fino alla vigliac­ cheria. M entirono senza la m inim a vergogna. « Per ”la M adre U craina”, per il suo governo indipendente, « le sue prigioni, i suoi carcerieri e i suoi boia. T utto

« deve perire senza resistenza : la Rivoluzione, la li« bertà e i lavoratori delle città e dei villaggi che, « essendosi lanciati all’avanguardia della Rivoluzio« ne, hanno fatto propri i suoi m igliori fini e lavo« rano per svilupparli. In caso contrario, in caso di « resistenza — dicevano gli o ratori socialisti patriot« tard i — sterm inerem o tu tto questo con la forza, « aiu tati dagli alleati, nostri fratelli (essi intendeva« no per tali Guglielmo II, il Tedesco, e Carlo, « l’austro-ungarico, con le loro arm ate). « Coloro che non resisteranno alle potenti arm ate « dei nostri alleati riceveranno dal com ando tedesco, « tram ite la R ada C entrale U craina, dello zucchero, « dei tessuti, delle calzature, che m igliaia di treni « trasportarono al loro seguito (in quel momento « c’era una totale m ancanza di quegli oggetti). « Ma per coloro che resisteranno non vi sarà gra« zia ! I villaggi e le c ittà intere saranno d istru tte dal « fuoco ; la popolazione sarà condotta in prigionia e « un prigioniero ogni dieci verrà fucilato. « E gli altri?... Gli altri subiranno per il loro tra« dim ento un terribile castigo da parte dei loro fra« telli ucraini... ». Udendo queste dichiarazioni, presi la parola e chiesi che tu tti gli o ratori appartenenti al p artito de­ gli organizzatori del raduno apportassero nei loro di­ scorsi dei d ati esatti. Indirizzai poi ai cittadini presenti alcune parole di chiarim ento circa le afferm azioni fatte dagli ora­ tori fautori dell'alleanza vergognosa della R ada Cen­ trale U craina con gli im peratori e trassi alcune con­ clusioni da ciò che era stato detto da questi oratori e dai loro contradittori. E il raduno term inò contro i desideri di coloro che l’avevano organizzato e contro tu tte le idee che essi avevano sostenuto e difeso di fronte la m assa dei lavoratori presenti a questo raduno. Fu votata una risoluzione a m aggioranza assolutam ente schiac­ ciante che invitava tu tti i lavoratori a sostenere u n 'attiv a lotta arm ata contro la Rada C entrale e le arm ate controrivoluzionarie tedesche ed austroungariche.

Questa risoluzione non soddisfece gli organizza­ tori del raduno. Essi chiesero all’assemblea di preci­ sare : « Sotto quale bandiera doveva essere condotta questa attiva lotta arm ata contro la R ada Centrale Ucraina e gli Alleati che le avevano « fraternam en­ te » teso la m ano nell’opera di salvezza dell’Ucrai­ na? ». L’assemblea si arrese alla loro richiesta. Si votò e, in pratica, i partecipanti si divisero in tre gruppi, uno dei quali si unì agli organizzatori del raduno, l'altro abbracciò la causa dei socialisti rivoluzionari di sinistra e il terzo rim ase fedele al gruppo conta­ dino anarco-com unista di Guliai-Polé. Quando si tentò di contare i voti di ogni gruppo, quello che si era pronunciato per il socialista rivolu­ zionario di sinistra M irgorodsky si unì, compreso il suo « leader » m om entaneo, ai fautori degli organiz­ zatori del raduno. (E ra difficile capire il ruolo del socialista rivolu­ zionario di sinistra M irgorodsky in questo caso ; quando si cercò di interrogarlo a proposito del suo com portam ento, egli non potè dam e alcuna spiega­ zione soddisfacente e non riconobbe l ’errore della sua m anovra gesuitica che dopo la fine del raduno). Tuttavia, m algrado la fusione dei due gruppi, i partigiani della R ada C entrale U craina si trovarono in m inoranza assoluta. La risoluzione votata dai cit­ tadini presenti al raduno fu ratificata da questi ul­ tim i e com pletata con attacchi ancor più diretti con­ tro la R ada C entrale e le arm ate tedesche che m ar­ ciavano assieme ad essa. Allora il sottotenente Paolo Semeniuta-Riabko, il « leader » dell’organizzazione p atrio ttard a ucraina che si denom inava « organizzazione socialista rivolu­ zionaria » salì alla tribuna e, con voce m arziale, an­ nunciò ai lavoratori : « Non im porta ! Un giorno ve ne pentirete. Ma « non si perdonerà a tu tti e, so p rattu tto agli anar« chici! Non è lontana l’ora in cui la n ostra arm ata « entrerà a Guliai-Polé. Ci spiegheremo in quel mo« mento. R icordatevi che i nostri alleati, i tedeschi, « sono forti ! Essi ci aiuteranno a ristabilire l’ordine

« nel paese e non vedrete più anarchici accanto a « voi ! ». Queste grida isteriche e queste m inacce indigna­ rono tu tti i lavoratori. I contadini anarchici di Guliai-Polé si affrettaro n o a prendere la parola e dichia­ raron o che accettavano questa sfida del sottotenente Semeniuta-Riabko. « Ma chiediam o — disse uno degli anarchici — « che il sottotenente Sem eniuta-Riabko fornisca delle « precisazioni sulla venuta dei tedeschi a Guliai« Polé ». Allora il sottotenente Semeniuta-Riabko diede le precisazioni richieste. « I tedeschi — disse — aiuteranno la R ada Cen« trale Ucraina ad im porre le sue leggi al paese e a « ristabilire l’ordine che richiede che gli anarchici « siano im prigionati. È in prigione che predicherete « le vostre idee ! », gridò il sottotenente infuriandosi. Dalle file dell'uditorio si levarono alcune voci : « Abbasso ! Fatelo uscire ! »... Gli anarchici incaricarono nuovam ente uno di loro di dichiarare a tu tti gli astan ti che ora vedevano chiaram ente che l ’organizzazione p atrio tta rd a ucrai­ na contava su ll’arrivo a Guliai-Polé delle arm ate con­ trorivoluzionarie tedesche. Con l ’aiuto di questa for­ za brutale l’organizzazione p a trio tta rd a ucrain a si ri­ prom etteva di « castigare » la Rivoluzione. « No, non la Rivoluzione, m a i bolscevichi e gli anarchici », risuonò u n a voce dal gruppo dei sociali­ sti rivoluzionari p atrio tta rd i ucraini, riu n iti atto rno al loro « leader », il sottotenente Semeniuta-Riabko. « Ebbene ! sappiatelo, signori p atrio ttard i, noi « anarchici risponderem o alla vostra odiosa sfida ! », dichiarò il segretario del gruppo anarchico. Il raduno finì con queste parole. I lavoratori di Guliai-Polé, sentendosi offesi dalle m inacce del sot­ totenente Semeniuta-Riabko, rientraro n o a casa in­ dignati. I partigiani del sottotenente Sem eniuta-Riabko lo circondarono e, incoraggiati dalle risa del loro « lea­ der », gridarono con cattiveria ai lavoratori che si allontanavano :

« R ientrate a casa. Q uanto a noi, andiam o ad aspettare la risposta degli anarchici... ». Tre o q u attro ore dopo la fine del raduno, tra ­ sm isi il seguente quesito al C om itato Rivoluzionario di Guliai-Polé, da p arte del gruppo anarchico: « Come considera il C om itato Rivoluzionario, « quale organizzatore dell’u n ità e della solidarietà ri« voluzionarie nell’opera di difesa della Rivoluzione, « la m inaccia rivolta agli anarchici d all’organizza« zione p a trio tta rd a U craina? Il C om itato Rivoluzio« nario pensa di dover tener conto di questa minac« eia, o no? ». Il Com itato studiò questa questione il giorno stesso e rispose al gruppo che non attribuiva nessuna im portanza alle minacce del « leader » dei patriot­ tard i ucraini « socialisti », il sottotenente SemeniutaRiabko a ll’indirizzo degli anarchici. L’organizzazione dei p atrio ttard i non era u n ’orga­ nizzazione rivoluzionaria e, al di fuori di u n blate­ rare sterile, non poteva nuocere in nulla a ll’opera della Rivoluzione. T uttavia, il gruppo anarco-comunista non approvò questo contegno del C om itato Ri­ voluzionario nei confronti delle minacce chiaram ente controrivoluzionarie dei p atrio ttard i e dichiarò di nuovo, in una nota ufficiale indirizzata al Comitato, che era inam m issibile che in u n ’opera di u n ità e di solidarietà, si facesse posta a opinioni contrarie ai principii di solidarietà rivoluzionaria. La nota esi­ geva che il Com itato pubblicasse un appello alla po­ polazione che condannasse apertam ente l’organizza­ zione controrivoluzionaria dei p atrio ttard i « sociali­ sti » ucraini e le loro m inacce a ll’indirizzo degli an ar­ chici e dell’idea anarchica in particolare. Il gruppo dichiarò che se il C om itato Rivoluzio­ nario non si decideva, si sarebbe trovato costretto a richiam are i suoi m em bri dal Com itato e in futuro non avrebbe più potuto sostenerlo in alcun modo. Alcuni m embri del C om itato Rivoluzionario mi chiesero se solidarizzavo con le esigenze del gruppo e se m i sarei sottom esso alla sua decisione nel caso avesse richiam ato i suoi m em bri dal Com itato Rivoluionario. Quando risposi loro che le esigenze del

gruppo erano giustificate e che, benché non essendo inviato al Com itato Rivoluzionario dal gruppo an ar­ chico, m a dal Soviet, mi sarei sottom esso alla sua decisione qualunque essa fosse e che avrei fa tto del mio meglio per contribuire ad applicarla integral­ mente, tu tti i m em bri del Com itato Rivoluzionario decisero a ll’u nanim ità e senza discussione di esam i­ nare di nuovo le due note del gruppo e di convocare i capi dell’organizzazione p atrio ttard a ucraina per cercare di appianare il conflitto che sorgeva fra loro e gli anarchici. Ma era già troppo tardi... Il gruppo contadino anarco-com unista di GuliaiPolé fece sapere al Com itato Rivoluzionario che di­ chiarava il terrore contro tu tti coloro che, attu al­ mente, o in futuro, dopo l’eventuale vittoria della controrivoluzione sulla Rivoluzione, avrebbero osato perseguitare l'idea anarchica o i suoi anonim i so­ stenitori. Il prim o atto da compiere su questa linea era l'e­ secuzione del sottotenente Semeniuta-Riabko, atto già com piuto dai m em bri del gruppo. Infatti, il « leader » dei p atrio ttard i ucraini, il sot­ totenente Semeniuta-Riabko, al m om ento stesso di questa dichiarazione era stato ucciso dai membri del gruppo. La notizia di questa esecuzione im pressionò for­ tem ente il C om itato Rivoluzionario. I suoi m em bri erano disorientati, non potevano nè agire, nè parlare e apparivano estrem am ente seccati, m entre i rappre­ sentanti del gruppo sbrigavano con calm a gli affari correnti. Il giorno dopo, verso le dieci del m attino, una de­ legazione dei p atrio ttard i ucraini venne al Com itato Rivoluzionario per chiederm i consiglio e pregarm i di intervenire nel conflitto fra l'organizzazione ucrai­ na (essi non si proclam avano più p atrio ttard i) e il gruppo anarchico. Quando, più tardi, affrontai questa questione coi membri del Com itato Rivoluzionario, essi rifiutarono tu tti di esam inare questa faccenda, dichiarando che il capo dell’organizzazione p a trio tta rd a Ucraina, il

sottotenente Semeniuta-Riabko, abbagliato dai suc­ cessi delle arm ate controrivoluzionarie austro-tede­ sche, aveva perso la testa, cosa che gli aveva im pedito di com prendere che la Rivoluzione non era ancora definitivamente vinta e che non avrebbe perdonato ai suoi nemici che volevano la sua perdita. Aver m inacciati gli anarchici dell'arrivo delle truppe controrivoluzionarie tedesche e della prigione, da parte del « leader » p atrio ttard o ucraino, era stato un atto di flagrante ingiustizia verso la Rivoluzione che la quasi intera popolazione sosteneva. L’esecuzio­ ne di colui che aveva form ulata questa m inaccia e ispirata la controrivoluzione, p o rtata sulle baionette delle arm ate degli im peratori tedesco ed austro-unga­ rico e delle bande della Rada Centrale Ucraina, fu un atto di difesa rivoluzionaria. Ma esso giungeva troppo tardi. Gli anarchici avrebbero dovuto uccidere questo ispiratore della controrivoluzione al m om ento stesso in cui li aveva m inacciati dicendo che all’arrivo dei suoi fratelli tedeschi ed austro-ungarici gli anarchici sarebbero stati privati della loro libertà e che lui si assum eva questo com pito. « Poiché il "leader” dell’organizzazione patrio ttar« da ucraina era un nemico della Rivoluzione — di« chiararono i m em bri del Com itato Rivoluzionario « — riteniam o del tu tto inam issibile occuparci di « questo incidente e di m enzionarlo nei resoconti del « Com itato Rivoluzionario ». « D’accordo con la sua organizzazione e in nome « di essa il sottotenente Sem eniuta-Riabko aveva lan« ciato agli anarchici u n ’ignobile sfida ; è dunque « com pito della sua organizzazione regolare questa « faccenda, ritirare la sfida lanciata e form ulare con « esattezza il suo Credo sociale e politico. Sarà solo « dopo di ciò che l’organizzazione ucraina sarà am« messa al Com itato Rivoluzionario e potrà evitare in « futuro analoghi conflitti ». La delegazione lasciò dunque il Comitato Rivolu­ zionario e ritornò dai propri compagni, portando il biasim o del Com itato a tu tta l’organizzazione p a trio t­ tarda ucraina.

Devo dire che personalm ente non avevo appro. vato questa risposta, m a non avevo potuto prote­ stare in presenza della delegazione. E fu solo dopo la sua partenza che dissi ancora una volta ai m embri del Com itato Rivoluzionario che vedevo nel nostro Com itato di Guliai-Polé l’espressione di u n ’u n ità rivo­ luzionaria e di solidarietà che, secondo me, sarebbe p o tu ta entrare in trattativ e con le organizzazioni che le avessero chiesto di essere giudici degli erro ri com­ messi dai loro rappresentanti, errori che provocava­ no conflitti, come quello creato dall’organizzazione p atrio tta rd a ucraina e pagato con la m orte del suo « leader ». Già, al tem po della prim a inchiesta del gruppo sulla posizione del C om itato Rivoluzionario a propo­ sito della sfida lanciata agli anarchici, avevo detto che bisognava intervenire in questo conflitto. Ma la m aggioranza dei m em bri del Com itato Rivoluziona­ rio aveva protestato, adducendo come ragione che se il Com itato non fosse intervenuto, il conflitto sa­ rebbe stato dim enticato rapidam ente da tutti. Lo ripetei o ra : se al m om ento giusto il Com itato Rivoluzionario si fosse allineato col mio desiderio di m antenere la dignità rivoluzionaria del gruppo di cui sono m em bro come quella del Com itato Rivoluzio­ nario con cui il gruppo m anteneva sem pre legami di idee e di azione nella difesa e nello sviluppo della Ri­ voluzione, è possibile che, allora, il gruppo non avrebbe ucciso l’agente della controrivoluzione della Rada Centrale Ucraina. « È vero che è troppo tardi per parlarne — dissi « allora ai miei compagni del Com itato — m a non è « troppo tardi per agire ed evitare gli assassinii coi « quali i p atrio ttard i potrebbero rispondere a questa « esecuzione e che, debbo dichiararlo apertam ente « qui, scatenerebbero il terrore contro tu tti coloro « che, per stupidaggine, sono divenuti agenti della « nera opera della Rada Centrale U craina e dei suoi « alleati ». In questa stessa riunione, il Comitato Rivoluzio­ nario designò tre suoi m em bri, Mosé Kalinitchenko, Paolo Sokruta e me p er form are una commissione

m ista con i p atrio ttard i e il nostro gruppo p er cerca­ re i mezzi di prevenire gli assassinii da qualunque parte venissero. Si chiese al presidente del « Prosvita », un certo Dmitrenko, socialista rivoluzionario convinto, di rap­ presentare i p atrio ttard i alla Commissione. Il gruppo fu rappresentato dal suo segretario, il compagno A. Kalachnikoff. Dopo discussione, apparve che l ’orga­ nizzazione ucraina si dissociava com pletam ente dalla sfida rivolta agli anarchici dal sottotenente Semeniuta-Riabko. Dm itrenko, il rappresentante dell’organizzazione ucraina, dichiarò che bisognava spiegare la sfida di Semeniuta-Riabko col suo rozzo entusiasm o e l’attac­ cam ento al suo popolo. L’organizzazione di GuliaiPolé disapprovava questa sfida come in contraddi­ zione con le sue. idee. Ora, D m itrenko non era sincero. La sua dichiara­ zione era nè più nè meno che una m anovra politica dell’organizzazione p atrio ttard a ucraina. Noi l’avevamo capito e il segretario del nostro gruppo, il com pagno Kalachnikoff, rispose che vede­ vamo nella m inaccia form ulata il desiderio di tu tta l'organizzazione dei p atrio ttard i ucraini di prender­ sela con gli anarchici per la loro lotta tenace contro l’invasione del territo rio rivoluzionario da parte delle arm ate controrivoluzionarie degli im peratori tedesco ed austro-ungarico e delle truppe della Rada Cen­ trale. Il gruppo anarchico aveva creduto suo dovere uccidere l’ispiratore di q u est’im presa d iretta contro gli anarchici e le loro idee. Lo aveva ucciso ed era pronto a uccidere in futuro simili individui nocivi. Io andai poi alla riunione del gruppo dove chiesi ai compagni di rinunciare al ter­ rore, m a fui coperto di rim proveri. Parecchi miei compagni credettero di vedere nella m ia richiesta il desiderio di difendere le azioni dei controrivoluzio­ nari e non mi lesinarono le canzonature. Quest’audacia mi irritò, m a l’indipendenza di giu­ dizio di cui essa era espressione mi rallegrò perchè m i faceva sentire meglio che la m ia attività fra i giovani m em bri del gruppo non era andata perduta.

Malgrado queste canzonature, le mie considera­ zioni prò e contro il terrore furono prese p er base nella revisione della dichiarazione del terrore e, dopo una serie di riunioni e discussioni concrete fra com­ pagni, il gruppo rinunciò alla sua prim a decisione e inserì nel suo processo verbale che, fino a quando i nemici della Rivoluzione sì sarebbero lim itati a gri­ dare senza prender le arm i, le azioni terroristiche progettate non sarebbero state attuate. Per molto tem po i giovani m em bri del gruppo non vollero com prendere questa decisione e insinuarono più di una volta al mio indirizzo che « il compagno Makhno voleva convertire in rivoluzionari i contro­ rivoluzionari più inveterati. Il compagno M akhno avrebbe portato così un duro colpo all'unità del grup­ po », ecc. Tuttavia, l’im portanza del m om ento era tale che non si poteva am m ettere che si disertasse il gruppo. E ra infatti il m om ento in cui la controrivoluzione, p o rtata sulle baionette delle truppe tedesche preva­ leva nettam ente sui difensori della Rivoluzione che non erano più rappresentati che da alcuni distacca­ m enti isolati di guardie rosse. Di conseguenza, in una regione come quella di Guliai-Polé, che poteva ancora disporre di forze considerevoli per la difesa della Ri­ voluzione, il lavoro doveva essere indirizzato in tutt'altro senso. Bisognava afferm are con ancor maggior forza e rilievo l’unione fra i diversi partiti, l’eguaglianza e la libertà delle opinioni rivoluzionarie, perchè in que­ sto m om ento Guliai-Polé serviva come base in cui si form avano le forze reali della difesa della Rivolu­ zione. Ecco perchè non prestai attenzione alle ingenue proteste dei miei giovani amici. Vedevo erigersi di fronte a me, in tu tta la sua vastità, la questione ben più im portante dell’organizzazione dei battaglioni di volontari p er com battere la Rada Centrale e i suoi alleati, le arm ate tedesche ed austro-ungarico com­ prendenti in totale 600.000 uomini. Notavo da p arte del Com itato Rivoluzionario del­ la negligenza in questo campo e in sistetti affinchè

tu tti i distaccam enti di cui disponeva il Com itato a Guliai-Polé e nella sua regione fossero chiam ati b at­ taglioni di volontari e che i loro effettivi fossero p or­ tati a 1.500 uomini. Il nostro gruppo anarco-com unista, secondo me, doveva dare l’esempio in questo cam po così come nell’opera rivoluzionaria. Altrim enti sarebbe stato condannato a trascinarsi in coda agli avvenimenti rivoluzionari. Esso si sarebbe così separato dai lavo­ rato ri della cam pagna asservita e, come centinaia di altri gruppi anarchici in Russia, si sarebbe ridotto a non avere alcuna influenza sulle idee che guidavano larghe m asse dei lavoratori che avevano fede nella Rivoluzione, ma che non avevano avuto il tem po di apprezzare nel suo valore il suo significato e di di­ fenderlo contro le deviazioni che gli im prim evano i capi del socialismo politico. Il gruppo prese in considerazione questa circo­ stanza e m ostrò nell’organizzazione delle forze, ar­ m ate p er la salute della Rivoluzione, qualità com bat­ tive di p rim ’ordine. M entre altri gruppi nelle città e nei villaggi di al­ tre regioni perdevano il tem po in vane discussioni, cioè : « è anarchico o no, p er un gruppo anarchico, « creare delle u n ità rivoluzionarie da com battim en« to? Non sarebbe meglio p er i gruppi estraniarsi da « una simile im presa, contentandosi di non im pedire « ai p ropri m em bri di partecipare individualm ente a «questo lavoro ” semi-anarchico? ”, il gruppo conta« dino di Guliai-Polé lanciò la seguente parola d ’or« dine: « Lavoratori rivoluzionari, form ate dei battaglioni « di volontari per la salute della Rivoluzione ! I so« cialisti statalisti hanno trad ito la Rivoluzione in « Ucraina e conducono contro di essa le forze nere « controrivoluzionarie dei paesi stranieri. Per infran« gere l ’assalto della reazione, è necessaria l’immen« sa forza organizzata dei lavoratori rivoluzionari. « I lavoratori rivoluzionari acquisteranno questa « forza form ando battaglioni di volontari e trion« feranno così delle m acchinazioni dei loro nemici di « destra e di sinistra!... ».

Il C om itato Rivoluzionario e tu tti i soviet della regione fecero propria la parola d ’ordine del nostro gruppo e fecero u n ’attiv a propaganda in suo favore. Vi furono, è vero, so p rattu tto nel clan dei p atrio t­ tardi ucraini, individui che com batterono questa pa­ rola d ’ordine. Ma o ra le discussioni non avevano più un carattere puram ente teorico; in ogni caso esse non si appoggiavano più sulle baionette delle arm a­ te controrivoluzionarie tedesche ed austro-ungariche e non assum evano la form a di minacce nei confronti degli avversari della politica crim inale della Rada Centrale Ucraina. Questa politica era d ire tta contro i lavoratori ucraini e quelle loro conquiste d irette che si afferma­ vano sem pre più francam ente e nettam ente nella strad a dello sviluppo della Rivoluzione e verso le quali i lavoratori si avviavano superando gli ostacoli più difficili frapposti dai loro nem ici: a destra la borghesia, a sinistra i socialisti statalisti che cerca­ vano di approfittare del m om ento p er dare una fal­ sa interpretazione ai fini della Rivoluzione e soggio­ garla così completam ente. Il m om ento era dei più difficili. Sem brava che tu tti noi, m em bri del gruppo e delle organizzazioni rivoluzionarie contadine e operaie, lo sentissim o. E, tuttavia, scoppiò uno scandalo presso il Soviet del­ l’Unione Professionale dei m etallurgici e dei lavora­ tori del legno : essi esigevano che il gruppo ed il So­ viet dei Deputati contadini e operai revocassero il com pagno Leon Schneider inviato da essi al Soviet D ipartim entale dei D eputati contadini, operai e mi­ litari. Questa esigenza del Soviet dell’Unione Professio­ nale era stata m otivata col fatto che il compagno Leon Schneider non adem piva al suo m andato e che, a causa di ciò, le officine ed i m ulini di Guliai-Polé, così come le botteghe da m aniscalco, da fabbro ed altri laboratori, non ricevevano più niente, o riceve­ vano con grandi ritard i il ferro, la ghisa, il carbone e le altre m aterie prim e di cui avevano bisogno. Di fronte a un simile biasim o rivolto ad un suo rappresentante responsabile, il gruppo, dopo essersi

accordato col Soviet dei D eputati contadini e ope­ rai, richiam ò a Guliai-Polé Leon Schneider affinchè spiegasse le ragioni che gli avevano im pedito di adem ­ piere al suo m andato. Ora, Leon Schneider aveva già avuto il tem po di subire il contagio della noncuranza d isordinata e ir­ responsabile di certi nostri com pagni anarchici del­ le città. Egli rispose dunque che non poteva tornare a Guliai-Polé, asserendo di essere oberato di lavoro dal Soviet D ipartim entale e invitando il gruppo a no­ m inare un altro rappresentante al suo posto. Un simile atteggiam ento da p arte di un m em bro del gruppo anarco-com unista, tanto considerato dai lavoratori, nei confronti dell’opera organizzatrice di tu tta la regione, indusse il gruppo ad inviare a Leon Schneider un messaggio urgente nel quale si esigeva il suo im m ediato ritorno a Guliai-Polé dove avrebbe dovuto spiegarsi di fronte al gruppo, al Soviet dei D eputati contadini e operai e all'Unione Professio­ nale. In caso contrario, il gruppo si sarebbe visto co­ stretto ad inviare due compagni p er ricondurlo... Il com pagno Schneider sapeva che questa minac­ cia non era vana e che sarebbe sta ta seguita poco dopo da un ordine del gruppo di arrestarlo e di pro­ cedere contro di lui p er aver com prom esso il gruppo di fronte al Soviet dei D eputati contadini e operai e all’Unione Professionale e, di conseguenza, di fronte a tu tti i lavoratori e che un colpo di fucile avrebbe potuto facilm ente essere la conclusione di tu tto ciò. Due giorni dopo aver ricevuto il laconico tele­ gram m a del gruppo, il compagno Schneider era già a Guliai-Polé e faceva il suo rapporto al Soviet e al gruppo. Gli fu ritirato il m andato e il compagno Schneider rito rn ò all’officina K em er dove ritrovò il suo banco di lavoro. Mentre il gruppo era occupato a sbrogliare il ca­ so di Leon Schneider, gli agenti della Rada Centrale Ucraina e delle arm ate degli im peratori tedesco e austriaco, che la Rada conduceva contro la Rivolu­ zione ucraina, non perdevano tempo. Essi si im padronirono del caso Leon Schneider e interpretarono ovunque, a loro modo, nei raduni,

il suo atteggiam ento nei confronti dell’opera dei la­ voratori. Bisognò com battere aspram ente le loro calunnie. Bisognò andare in tu tti i villaggi e le fattorie, assi­ stere a tu tti i raduni organizzati dagli agenti della Rada o del generale E ickom , cosa che ci rubò non poco tem po e ci obbligò ad allontanarci dall’opera diretta del nostro gruppo : la creazione di un fronte di com battim ento contro la controrivoluzione.

CENTRALIZZAZIONE DEI DISTACCAMENTI FORMAZIONE DI UN FRONTE UNICO COL BLOCCO BOLSCEVICO SOCIALISTA RIVOLUZIONARIO DI SINISTRA Gli avvenim enti precipitavano. Le arm ate tede­ sche ed austro-ungarico guidate dal generale Eickhom si avvicinavano già alla c ittà di Ekaterinoslav ; inoltre, venivano lanciati dei proiettili oltre lo Dniepr dalla regione del ponte di Kitchkas sulla città di Alexandrovsk che si trovava a 80 verste da GuliaiPolé. I distaccam enti delle guardie rosse, com andati dal generale Egorov, come i num erosi distaccam enti au­ tonom i, che ricevevano da Egorov e dal capo delle arm ate rosse di riserva del « Sud della Russia », Belinkevitch, solo le arm i e le munizioni ed agivano a loro rischio e pericolo, il più delle volte nei settori dove non c e ra n o nemici, furono richiam ati d ’urgen­ za dalla Crimea nella regione di Verkhnè-TokmakPologui. D’altronde, non si poteva più tra tta re di fa r usci­ re le truppe degli squadroni al m om ento voluto. Es­ se erano state ritirate dal fronte troppo presto, cosa che aveva nettam ente influenzato il loro grado di com battività. Ora parlavano di andare il più lontano possibile dal fronte, in stazioni di collegamento come Essinovataia, Ilovaisk... In realtà, due giorni dopo, queste truppe furono spinte avanti incontro alle forze ne-

miche che, sia detto fra parentesi, si trovavano an­ cora sulla riva destra dello Dniepr. Un certo num ero di distaccam enti autonom i ed un gruppo di guardie rosse del blocco bolscevico so­ cialista rivoluzionario di sinistra respingevano eroi­ cam ente i tentativi del nemico di attraversare il Dniepr. Ma le forze dim inuivano, p er m ancanza di riposo, di sonno e p er esaurim ento delle munizioni, cosa che fece nascere l’inquietudine a Guliai-Polé e in tu tta la regione, poi in tu tte le regioni vicine. Gli agenti della controrivoluzione che andava di­ lagando rialzarono la testa e parlarono con maggior audacia contro i Soviet, contro la Rivoluzione e con­ tro i lavoratori che vedevano in essa la p ropria li­ berazione e cercavano di contribuire con tu tti i mez­ zi al suo sviluppo. Questa circostanza influenzava gravem ente i la­ voratori. In num erosi villaggi e fattorie nasceva quel­ la confusione che si m anifesta sem pre presso le ¡nas­ se quando queste non vengono inform ate in tem po sulla posizione della loro avanguardia rivoluzionaria nel com battim ento. La confusione che regnava nella regione fece na­ scere la m ancanza di forza m orale e l’esitazione nella stessa Guliai-Polé. Giorno e notte ebbero luogo a Gu­ liai-Polé delle riunioni del Soviet dei D eputati conta­ dini e operai, dell’Unione Professionale, del Comi­ tato Rivoluzionario e del gruppo anarchico. T utti i rappresentanti di queste organizzazioni mi chiedevano consiglio ed insistevano affinchè dicessi loro ciò che dovevano fare. E cosa potevo d ir loro a questo proposito, in un mom ento così grave, se non consigliar loro di ri­ prendersi e di opporre alla controrivoluzione azioni di u n ’energia e di una decisione per lo meno pari a quelle che m ettevano nelle loro parole? Insistetti presso i rappresentanti presenti alla Riu­ nione S trao rd in aria sulla necessità di pubblicare im­ m ediatam ente un appello, a nome delle organizza­ zioni che essi rappresentavano, che spiegasse esatta­ mente ai lavoratori della regione lo stato attuale del­ la Rivoluzione e ciò che bisognava fare per salvarla.

Questo appello fu pubblicato. Esso invitava i la­ voratori della regione ad organizzare una resistenza a n n a ta contro la pretesa liberatrice dei lavoratori, la Rada Centrale, e contro le arm ate tedesche che m ar­ ciavano con essa. Tutta la popolazione della regione rispose a que­ sto energico appello di Guliai-Polé. Ovunque i gio­ vani e i vecchi affluivano ai loro Soviet locali ed a Guliai-Polé stessa p er farsi iscrivere e form are im­ m ediatam ente dei battaglioni di volontari. Gli abi­ tanti di Guliai-Polé form arono un battaglione com­ prendente sei compagnie di 200, 220 uom ini ciascuna. La popolazione ebraica fornì una com pagnia che fece anch’essa p arte del battaglione di Guliai-Polé. Il gruppo anarco-com unista, coi suoi m em bri ed i suoi aspiranti, form ò un distaccam ento di alcune centi­ naia di uom ini arm ati di fucili, di rivoltelle e di spade e con m età di esso in possesso di cavalli sel­ lati. Questo distaccam ento fu messo a disposizione del Com itato Rivoluzionario. La popolazione di Guliai-Polé, per iniziativa del d o tto r Abraham Isaacovitch Loss, stim atissim o da tutti, organizzò dei distaccam enti sanitari, im prov­ visò degli ospedali e si divise le varie funzioni del­ l’aiuto medico al fronte rivoluzionario. Personalm ente, mi recai p er v en tiq u attr’ore a Pologui, allo stato maggiore del com andante delle ar­ m ate rosse di riserva del « Sud della Russia » Belinkevitch. Gli feci conoscere gli scopi attuali del Comi­ tato Rivoluzionario di Guliai-Polé e lo misi al cor­ rente dell’organizzazione della difesa della Rivoluzio­ ne, attività che in questo m om ento era messa al p ri­ mo posto dal Com itato Rivoluzionario e dal gruppo anarco-com unista di Guliai-Polé. Il compagno Belinkevitch prestò la m assim a at­ tenzione a quanto gli dissi e prom ise di andare a Guliai-Polé fin dal giorno dopo p er vedere con me in qual m odo avrebbe p otuto aiutare il Comitato Ri­ voluzionario ed il gruppo anarco-com unista. Ma non mi accontentai di questa prom essa. Insistetti affin­ chè il com pagno Belinkevitch mi desse im m ediata.

m ente la sua risp o sta: poteva fornire le arm i ai vo­ lontari di Guliai-Polé? Vedendo la m ia impazienza a risolvere il più ra­ pidam ente possibile questa questione, il compagno Belinkevitch si recò con me il giorno stesso a Guliai-Polé. Potè così rendersi conto sul posto dell’esat­ tezza di ciò che gli avevo detto e prom ise al Comi­ tato Rivoluzionario di andare im m ediatam ente ad accordarsi con chi di dovere e di far sapere subito al Com itato in cosa lo stato maggiore delle arm ate rosse di riserva avrebbe p otuto aiutare Guliai-Polé rivoluzionaria. R itornando da Guliai-Polé a Pologui, feci visita­ re al compagno Belinkevitch la comune n° 1 e lo con­ dussi nei campi ove lavoravano i liberi « com unar­ di ». Egli li guardò lavorare, dom andò loro quali era­ no le ragioni che li avevano indotti ad adottare que­ sto m odo di vita e rim ase profondam ente com m os­ so. Andando dai campi al refettorio dei « com unar­ di » p er il pasto della sera, Belinkevitch m i strinse la m ano e mi disse: « Fin dal prim o m om ento, ho provato una gran « fiducia in voi, compagno Makhno, e ora vi dico di « inviare fin da questa notte i vostri uom ini a cer« care al mio stato maggiore le arm i, fucili e m itra« gliatrici, necessarie al vostro battaglione di Guliai« Polé ». Questa prom essa del com pagno Belinkevitch mi fece piacere e dissi im m ediatam ente per telefono al compagno Polonski, com andante del battaglione di volontari di Guliai-Polé ; ed al compagno Martchenko, m em bro del C om itato Rivoluzionario, di andare subito a Pologui, allo stato maggiore del com andan­ te Belinkevitch, a ricevere le arm i e le munizioni e di trasp o rtarle a Guliai-Polé. Separandoci, il com pagno Belinkevitch ed io, ci prom ettem m o un aiuto reciproco nell’opera rivolu­ zionaria. Egli prom ise, in caso di ritirata, di m ette­ re a disposizione dei « com unardi » degli squadroni di riserva affinchè essi potessero ritirarsi in tempo. Il giorno dopo, con alcuni artiglieri, mi recai alla

stazione di Guliai-Polé p er passare in rivista ciò che ci era stato inviato dallo stato maggiore di Belinkevitch. Vedemmo sei cannoni (q u a ttro dei quali di tipo francese e due di tipo russo), trem ila fucili, due vagoni di cartucce e nove vagoni di munizioni per i cannoni. La n ostra gioia era indescrivibile. Trasportam m o im m ediatam ente quanto era più urgente al Comitato Rivoluzionario e lo ripartim m o fra le compagnie, poi ci preparam m o a p artire p er il fronte p er batterci contro la Rada Centrale ed i suoi alleati, gli impe­ rato ri tedesco ed austro-ungarico. L’appello lanciato dal Com itato Rivoluzionario di Guliai-Polé, dal Soviet dei D eputati contadini e ope­ rai e dal gruppo anarco-com unista, che invitava i la­ voratori della regione a venire rapidam ente a form a­ re i battaglioni di volontari contro le truppe contro­ rivoluzionarie, giunse a conoscenza del com ando del­ le guardie rosse'che inviò im m ediatam ente un dele­ gato con un treno speciale p er accordarsi con me e sapere di quali forze disponeva il Com itato Rivolu­ zionario della fiera regione di Guliai-Polé e quando queste truppe, ispirate dallo spirito anarchico, avreb­ bero p o tu to essere inviate al fronte. S tudiai questa questione con lui la notte dell’ 8 aprile 1918, nello stesso m om ento in cui Lenin e Trotsky discutevano al Cremlino l’ annientam ento dei gruppi anarchici a Mosca, poi in tu tta la Russia (in questo m om ento si disinteressavano già dell’Ucrai­ na). L’inviato del com andante delle guardie rosse di Ekaterinoslav era torm entato all’idea che i distacca­ m enti arm ati delle guardie rosse, in accordo col tra t­ tato di Brest-Litovsk, fossero ritira te dalle prim e li­ nee del fro n te rivoluzionario e piazzate più vicino alla fro n tiera russa e che i distaccam enti dei lavo­ ratori ucraini, raccolti in fre tta e furia, non avevano potuto ancora essere addestrati al com battim ento e indietreggiavano ovunque. Q uanto a me, gli prom isi di fare in m odo che fin dalla m attin a del giorno dopo le truppe rivoluziona­ rie arm ate com inciassero a dirigersi verso il fronte. Dopo la partenza del delegato, ricevetti la notizia

che nella zona di com battim ento di Alexandrovsk pu­ re le guardie rosse indietreggiavano. Il com ando di Alexandrovsk pregava i battaglioni di volontari di Guliai-Polé di venire in loro aiuto. Do­ po consiglio col C om itato Rivoluzionario e col grup­ po anarco-com unista, spedii ad Alexandrovsk il di­ staccam ento form ato dal gruppo ed un battaglione m isto com posto dai contadini delle fattorie più vi­ cine alla città di Alexandrovsk. Il distaccam ento for­ m ato dal gruppo era un distaccam ento di cavalleria. Il com ando delle guardie rosse non aveva pressoché cavalleria. Il nostro distaccam ento fu subito inviato nella zona di com battim ento di Ekaterinoslav e di là, die­ tro m io ordine, in quella di Tchplino. Nello stesso tempo, i battaglioni di volontari di Guliai-Polé, Konsko-Razdorskoi'e-Turkenovsk ed altri, si preparavano frettolosam ente a p artire p er il fronte.

VENGO CHIAMATO D’URGENZA ALLO STATO MAGGIORE DI EGOROV DISFATTA DEL NOSTRO FRONTE DI COMBATTIMENTO Il m om ento era dei più critici: l’organizzazione p atrio ttard a ucraina sem brava m orta, non se ne sen­ tiva più parlare. I suoi m em bri obbedivano in silen­ zio alla m assa della popolazione, facendo ciò che essa esigeva da loro. Furono organizzate l ’artiglieria, poi la fanteria e pensavam o di iniziare il com battim ento quando si costatò che i cannoni m ancavano dei visori autom atici. Telegrafai im m ediatam ente a Belinkevitch chiedendogli di inviarci dei nuovi visori, ma non ricevetti risposta : la stessa notte l’agronomo Dmitrenko, socialista rivoluzionario, con due giovani e ardenti ucraini, P. Kovalenko e M ikita Konoplia, aveva tagliati tu tti i fili telefonici e telegrafici (1) e mi impedì così di com unicare con lo stato maggiore delle guardie rosse. Portai a conoscenza di tu tti i con­ tadini q u est’atto odioso. Dopo alcune ore le comunicazioni furono rista­ bilite e mi fu trasm esso da p arte di Belinkevitch che i visori e le munizioni dovevano trovarsi a GuliaiPolé in un vagone che mi venne indicato. Infatti, tu t­ to fu trovato e consegnato a chi di dovere. In questi tempi apparve a Guliai-Polé il proclam a (1) Q uest’a tto non fu conosciuto che q u a ttro m esi dopo e D m itrenko venne fucilato.

dei socialisti p atrio ttard i ucraini che spiegava l’al­ leanza della Rada C entrale coi « fratelli » tedeschi, venuti ad aiutare i figli dell’Ucraina a « liberare l’Ucraina dal giogo dei "K atzapi” ». Il proclam a term inava con un appello alla popo­ lazione, che l’invitava ad aiutare la Rada Centrale e le « fraterne » arm ate tedesche ed austro-ungariche a schiacciare il nemico... Nello stesso tempo giunsero a Guliai-Polé delle voci che conferm avano che le arm ate tedesche di­ struggevano tutte le città e i villaggi i cui abitanti si opponevano all’avanzata delle arm ate tedesche e del­ le truppe della Rada Centrale e che, al contrario, for­ nivano i p rodotti indispensabili, e in prim o luogo lo zucchero, le calzature e le stoffe, a coloro che si uni­ vano a loro. A Guliai-Polé si udiva sem pre più spesso e sempre più a voce alta : « E cosa accadrà se veram ente i te« deschi bruciano i villaggi? B ruceranno Guliai-Polé? « ...Cosa faremo, allora, dei nostri bam bini e dei no« stri parenti?... » E dopo queste esclamazioni un qualunque agente della R ada Centrale lanciava la parola « delegazio­ ne » che, uno dopo l’altro gli abitanti di Guliai-Polé riprendevano e ripetevano. Questa parola attirò la m ia attenzione. Convocai i m em bri del Com itato Rivoluzionario, del Soviet dei D eputati contadini e operai e del gruppo anarcocom unista e proposi di pubblicare un appello che contenesse all’inizio le seguenti parole : « L’anim a del trad ito re e la coscienza del tiranno « sono nere come una notte di prim avera » e di or­ ganizzare un raduno p er spiegare a tu tta la popola­ zione di Guliai-Polé il senso provocatore del term ine « delegazione », ecc... Appresi nello stesso m om ento che erano appena giunti a Guliai-Polé alcuni seguaci della Rada Centrale che tentavano di far credere alla popolazione che ritornando dal fronte esterno erano stati fatti prigionieri dai bolscevichi e che, p er l'ap­ punto, si erano appena liberati. Appresi nello stesso tem po che, sotto la direzione del padre di uno dei sedicenti sfuggiti ai bolscevichi,

Tikhon Byk, Guliai-Polé preparava una delegazione presso il com ando tedesco. Chiesi dunque ai compagni di organizzare il ra­ duno il più presto possibile e mi misi alla ricerca di Tikhon Byk cui chiesi dei chiarim enti su questa « de­ legazione ». Egli negò a lungo, m a quando si rese conto che ciò era inutile, mi disse di non im m ischiar­ mi in questa faccenda : « Essa è affare del popolo ». Non insistetti e lo lasciai dopo avergli dichiarato che p er una simile azione il popolo stesso avrebbe torto il collo a lui e a tu tti coloro che lo avessero difeso. L’appello fu pubblicato e fu convocato il raduno, raduno nel corso del quale tu tti furono d ’accordo a chiedere la partenza im m ediata p er il fronte. Nel corso del « m eeting » mi fu recapitato un te­ legram m a del com andante del distaccam ento delle guardie rosse, Egorov, che mi richiedeva d ’urgenza al suo stato maggiore, nella regione di Verhné-TokmakFedorovka. Nello stesso tem po la comune n° 2, di cui ero m em bro, mi faceva sapere che una decina di m arinai dello stato maggiore delle arm ate rosse di riserva del « Sud della Russia », erano giunti in auto­ mobile, com pletam ente ubriachi, e avevano ucciso un m em bro della comune e che era indispensabile cac­ ciarli di là senza com battim ento. P artii precipitosam ente e riuscii a convincere i m arinai che dovevano lasciare la comune. Poi mi di­ ressi alla stazione di Pologui dove presi il treno per lo stato maggiore di Egorov. A m età strad a appresi che egli era indietreggiato nella direzione di Uzowo. Presi dunque la diram azione Verhné-Tokmak, Tzarekonstantinovka. A Tzarekonstantinovka, incontrai Belinkevitch e le sue arm ate di riserva che indietreggiavano da Po­ logui e avevano perso pure il collegamento con lo stato m aggiore di Egorov e non speravano di ristabi­ lirlo prim a della notte. Ero inquieto p er non aver incontrato lo stato maggiore di Egorov entro il tem ­ po previsto e l’idea che in ogni caso dovevo trovarm i a Guliai-Polé la m attina del 16 aprile, non faceva

che aum entare la m ia ansietà... E stavo per decidermi a non cercare più a lungo la posizione dello stato maggiore di Egorov ed a ritornare a Guliai-Polé, quando il compagno Belinkevitch mi disse : « Se il compagno Egorov vi ha m andato a chiam are, dovete cercare di vederlo prim a della vostra partenza per il fronte. Probabilm ente ha deciso di non inviare il vo­ stro battaglione nel settore di Tchaplino, poiché esso è stato già in p arte evacuato dalle nostre forze ». Questa notizia mi stupì. Decisi di attendere la ve­ nu ta della notte e che il com pagno Belinkevitch aves­ se ristabilito il collegamento con lo stato maggiore di Egorov. Verso le nove di sera inviai un messaggio telefo­ nico coliazionato allo stato m aggiore di Guliai-Polé e al Com itato Rivoluzionario, avvisando che ero tra tte ­ nuto per un periodo indeterm inato. A m ezzanotte ricevetti la notizia da Pologui, at­ traverso Tzarekonstantinovka, che Guliai-Polé era stata consegnata a tradim ento ai tedeschi ed alle truppe della Rada Centrale che m arciavano con loro. Non prestai fede a questa strana notizia che non recava alcuna firma. Tuttavia, all'una del m attino, telefonai a Pologui e chiesi se erano loro che mi avevano fatto pervenire il messaggio telefonico di mezzanotte. Il telefonista mi rispose : « Sì, due giovani arm ati sono en trati da me ed « uno di essi mi ha consegnato il messaggio che avete « ricevuto. Egli ha rifiutato di porre alcuna firma ». Cercai di ottenere la comunicazione con GuliaiPolé, m a mi si fece sapere che Guliai-Polé non ri­ spondeva. Mi preparai dunque a p artire p er GuliaiPolé, ma ricevetti nello stesso m om ento la notizia che lo stato maggiore di Egorov si trovava a Volnovaha, a una distanza di circa quarantacinque-cinquanta « verste » da Tzarekonstantinovka. Decisi di recarm ici, ma quando vi giunsi appresi che lo stato maggiore di Egorov era già p artito da lì alla volta di Dolia. Tele­ grafai : « Lo stato m aggiore di Egorov deve restare a

lungo a Dolia? » e ricevetti la risposta che esso era già p artito p er Taganrog. Lasciai l’ufficio del telegrafo e mi diressi verso la locomotiva. A questo punto giunse alla stazione lo squadrone dello stato maggiore di Belinkevitch e ne vidi uscire mio nipote Thomas (il figlio del mio fra­ tello maggiore) che, con aria stravolta, mi porse una lettera. Aprii in fre tta la b u sta e lessi quanto segue, con data di parecchi giorni prim a : « N estor Ivanovitch, appena p artisti da Guliai« Polé, p artì pure Tikhon Byk con alcuni p atriottar« di. Qui circolano due versioni : gli uni dicono che « essi sono p artiti sulle tue tracce per ucciderti vil« mente... Sii dunque estrem am ente prudente duran« te il tuo viaggio di ritorno, so p rattu tto alla stazione « di Pologui... Gli altri suppongono che T. Byk sia « p artito da Guliai-Polé in delegazione segreta presso « le arm ate tedesche. Subito dopo la sua partenza, « inviai due dei nostri amici a casa di Byk. Sua m a « glie disse che era p artito per due giorni p er recarsi « a casa di parenti... Mi è stato appena com unicato, « m entre scrivevo queste righe, che una delegazione « della R ada Centrale e delle arm ate tedesche è ap« pena giunta a Guliai-Polé. Ma, per il m om ento, essa « si nasconde e non si m ostra alla popolazione. Ho « preso tu tte le m isure p er im padronirm i di questa « delegazione, m a non sono sicuro di riuscirvi. R itor. « na dunque presto ; senza di te qui siam o tu tti tristi « e depressi ». « Il tuo fedele N. B. Veretelnik « 15 aprile 1918 ». Volli interrogare mio nipote sugli avvenimenti di Guliai-Polé, m a la m ia voce trem ava e, chiudendo gli occhi, mi lasciai cadere su una panca, facendo segno con la m ano a mio nipote che non volevo sentir nulla... Alcuni m inuti dopo, presi posto nel mio vagone e partii per Tzarekonstantinovka-Pologui-Guliai-Polé. In seguito alla ritira ta degli squadroni delle guar­ die rosse, fui tratten u to per tre o q u attro ore tra Volnovaha e Tzarekonstantinovka. Giunto qui rice­

vetti altre notizie di Guliai-Polé ancor più inquietanti. Lessi : « Mio caro N estor Ivanovitch, nella notte del « 16 aprile, dietro un falso ordine firm ato da te, il « distaccam ento degli anarchici fu richiam ato da « Tchaplino e disarm ato lungo la strada. T utti i no« stri compagni di Guliai-Polé, tu tti i m em bri del Co* « m itato Rivoluzionario, del Soviet dei D eputati con­ ti tadini e operai sono stati arrestati e attendono di « venir consegnati alle au to rità m ilitari tedesche e a « quelle della R ada Centrale p er essere giustiziati. Il « tradim ento è diretto dai p atrio ttard i A. Volkov, Os­ ti sip Solovei, dal com andante dell’artiglieria V. Cha« rovski e da altri. « Tre ore p rim a che fossimo arrestati, la compa« gnia ebraica o centrale, fu designata ad occuparsi « della guarnigione. I m iserabili trad ito ri obbligaro« no gli ebrei, ingannandoli, a com piere q uest’infa. « me bisogna. « Al m om ento del nostro arresto fum m o tu tti di« sarm ati e ricevemmo anche alcuni colpi di calcio di « fucile. Alcuni dei nostri, non ancora disarm ati, ri« sposero con dei colpi di fucile. « Il nostro amico Alessio M artchenko fu arresta. « to dagli stessi capi del tradim ento, m a riuscì a « sfuggir loro. Allora fu inviato alla sua ricerca un « drappello di giovani ebrei. M artchenko rispose con « alcuni colpi di fucile, lanciò loro due o tre bombe « e disparve. Ma fu preso a quindici verste da Guliai« Polé dagli ebrei della colonia M ejirytchi (n° 4), ri« condotto a Guliai-Polé e consegnato allo stato mag« giore dei traditori. « T utti i cittadini sono depressi. L’odio nei con. « fronti degli ebrei è generale. Consegno questa let« tera alla sentinella Ch... indicandole p er mezzo di « chi può fartela giungere. Se la riceverai, vieni pre« sto con un distaccam ento qualunque p er liberarci ». « Il tuo fedele B. V eretelnik » 16 aprile, ore 9 del m attino. M entre leggevo la lettera del com pagno Veretel­ nik, il distaccam ento di M aria N ikiphorova giunse alla stazione di Tzarekonstantinovka. Le dissi degli avvenimenti che si erano appena svolti a Guliai-Polé.

Lei telefonò im m ediatam ente al com andante di un distaccam ento di guardie rosse, un certo m arinaio Polupanov, che in quel m om ento aveva im pegnato un com battim ento contro i sedicenti invalidi delle « guardie bianche » di Mariupol. M aria Nikiphorova gli propose di rito rn are a Tzarekonstantinovka p er condurre con lei da là un at­ tacco contro Guliai-Polé. Il m arinaio Polupanov ri­ spose che non poteva tornare indietro e consigliò a M aria Nikiphorova di evacuare il più rapidam ente possibile la regione di Tzarekonstantinovka-Pologui, se non voleva che i tedeschi le tagliassero la ritirata. Ma, nel frattem po, giunse a Tzarekonstantinovka il distaccam ento del m arinaio Stepanov e, poco dopo, quello di Petrenko (distaccam ento siberiano), com­ posto da due squadroni di cavalieri e di fanti. Alla dom anda di M aria N ikiphorova di ritornare con lei a Pologui e di là, sotto la protezione di due autoblinde, a Guliai-Polé, il m arinaio Stepanov di­ chiarò che, avendo aggregati al suo squadrone pa­ recchi vagoni di fuggitivi, dei quali doveva rispon­ dere al com andante delle arm ate rosse di riserva del « Sud della Russia », il compagno Belinkevitch, avrebbe continuato il suo cam m ino verso Taganrog. E, infatti, partì subito. M aria Nikiphorova e Petrenko (il com andante del distaccam ento siberiano) decisero di rito rn are a Pologui e di occupare con la forza Guliai-Polé per liberare u tti gli anarchici e gli altri rivoluzionari ar­ restati ed anche per fare uscire da Guliai-Polé, se lo desideravano, le forze arm ate rivoluzionarie inganna­ te o, in ogni caso, p o rta r via le arm i affinchè non ca­ dessero nelle m ani dei tedeschi. M entre i distaccam enti si preparavano alla par­ tenza ed io m isuravo febbrilm ente a grandi passi lo scalo strappandom i i capelli e rim piangendo am ara­ mente di aver inviato al fronte per prim o il distacca­ mento form ato dal nostro gruppo, ricevetti una ter­ za lettera del compagno Veretelnik. In questa lettera mi diceva : « Mio caro amico N estor Ivanovich, gli infam i ca« pi del tradim ento, spaventati da non so cosa, mi

« hanno liberato, così come il com pagno Gorev, a « condizione, tuttavia, che non avrem m o lasciato Gu­ fi liai-Polé. « Il compagno Gorev ed io approfittam m o di que« sta circostanza per organizzare in ogni "sotnia” un « radu n o con la partecipazione dei vecchi contadini. « In questi rad u n i i contadini votarono delle risolu« zioni che esigevano la liberazione im m ediata di « tu tte le persone arrestate, e degli anarchici in pri« mo luogo, e inviarono queste risoluzioni allo stato « maggiore dei trad ito ri. T utti i nostri compagni fu« rono liberati. Num erosi giovani lavoratori ebrei e « tu tta la borghesia, ad eccezione di M. E. Hellbuch « e di Levy (1 ), fuggirono per paura di u n a vendetta « (tu tta v ia qui nessuno faceva loro del male, perchè « tu tti i nostri compagni capiscono bene che i capi « del tradim ento hanno fatto rappresentare apposi« tam ente questa p arte agli ebrei p er poter poi orga« nizzare un pogrom contro di essi). « I tedeschi si avvicinano a Guliai-Polé. I nostri « compagni si nascondono a gruppi. I contadini fan« no sparire in fretta i fucili, le m itragliatrici e le « munizioni e si m ettono in salvo parte nei campi, « parte nei villaggi vicini. « Alcuni dei miei amici ed io pensiam o di restare « a Guliai-Polé fino all'ultim o m inuto. Forse riusci« remo a uccidere Leon Schneider. Al m om ento del« l’arresto dei nostri compagni nell’Ufficio del grup« po, penetrò per prim o con gli « haidam aki », lacerò « la n ostra bandiera, lacerò e calpestò i ritra tti di « Kropotkin, B akunin e Sacha Semenota. Q uest’atto « odioso fu costatato da num erosi operai, contadini « e contadine. Non ho visto io stesso Leon Schneider, « ma sento dire da ogni parte che ha tenuto un di« scorso infam e agli "haidam aki”. Ne riparlerem o più « tardi. Fa bene attenzione a non cadere nelle m ani (1) E n tra m b i ebrei ricchi, m a onesti, che nella loro vita avevano sem pre osservato le decisioni prese alle riunioniskhod generali dei lav o ra to ri e avevano sem pre cond an n ato il vecchio regim e.

« dei tedeschi. È preferibile che tu ti astieni dal ve« nire a Guliai-Polé. Ora non puoi fa r niente per noi : « i tedeschi hanno occupato le c ittà di Orekhovo e di « Pokrovsdoé e saranno a Guliai-Polé probabilm ente « in due o tre ore. « Ti ritroverem o. « Per ora, sii prudente. « Il tuo fedele amico B. Veretelnik ». 16 aprile, ore 3 del pomeriggio. Avevo appena letto questa lettera che mi precipi­ tai verso M aria Nikiphorova ed insieme correm m o dal compagno Petrenko. Lessi ad entram bi la lettera di Veretelnik e dissi loro che, secondo me, non era più il m om ento di an d are a Guliai-Polé, che doveva essere già occupata dai tedeschi. Quanto a cacciarli da Guliai-Polé coi nostri soli distaccam enti, non bi­ sognava neppure pensarci e, d ’altra parte, probabil­ m ente, i tedeschi non ci avrebbero lasciati giungere neppure fino a Guliai-Polé. Se era esatto che aveva­ no occupato la città di Orekhovo, era verosimile che attualm ente si avvicinassero già a Pologui e se era vero che le guardie rosse avevano abbandonato ai te­ deschi Tchaplino ed evacuavano Grichino, GuliaiPolé doveva trovarsi già dietro al fronte tedesco. Benché i compagni M aria Nikiphorova e Petrenko avessero com inciato col burlarsi di me, dicendo che non comprendevo affatto la loro strategia e che non conoscevo le risorse com battive dei loro distacca­ m enti, si affrettarono tu ttav ia a volgere le loro loco­ motive nella direzione di Volnovaha. Q uanto a GuliaiPolé e a Pologui, non se ne parlò più. Quando dom an­ dai loro il perchè di questa fretta e se avevano rice­ vuto da quel settore notizie inquietanti, M aria Niki­ phorova mi rispose che i tedeschi avevano occupato le stazioni di Pologui e di Verhnéi-Tokmak e che sulla linea Verhné-Tokmak-Berdianké, avevano accerchia­ to il distaccam ento anarchico del compagno Mokrussov. « Se lo desideri — mi disse M aria Nikiphorova — « prendi posto nel mio vagone. Io vado a d a r l’ordine « al mio squadrone di continuare la sua strad a nella

« direzione di Volnovaha-Uzouwo ». Ed aggiunse a mezza voce, con u n mezzo sorriso e scusandosi. « Ave« vi pienam ente ragione a dire che era troppo tard i « per dirigerci su Guliai-Polé. T utte le strad e d ’ac« cesso ad essa sono occupate dai tedeschi ». T uttavia, rifiutai di indietreggiare col distacca­ m ento di M aria Nikiphorova. Le dissi che contavo di restare ancora u n po’ là per il m om ento, tanto più che il distaccam ento di Petrenko aveva deciso di pas­ sarvi la notte. Speravo di veder arrivare nel frattem ­ po qualcuno dei miei compagni di Guliai-Polé. In fatti, alla prim a notizia che Guliai-Polé era stata consegnata a tradim ento ai tedeschi, vi avevo invia­ to Alessandro Lepetchenko col preciso compito di spiegare personalm ente ai « com unardi » la direzione che dovevano prendere nella loro fuga e gli avevo raccom andato di fuggire con loro. Quanto ai compagni, Veretelnik, Gorev, M artchenko, Polonski, Kalachnikov, Petrovski, Liuty, Sava M akhno, S. Chepel, M. K alinirchenko, P. S okruta ed altri, Alessandro Lepetchenko doveva d ir loro di la­ sciare il più rapidam ente possibile Guliai-Polé e di dirigersi verso il fronte rosso dove mi avrebbero ri­ trovato. D urante la sosta del distaccam ento di Petrenko alla stazione di Tzarekonstantinovka, vidi venire un certo num ero di compagni che erano rim asti a GuliaiPolé fino all’arrivo delle arm ate tedesche ed austroungariche e del distaccam ento della Rada Centrale Ucraina che li precedeva come esploratore. Essi mi raccontarono tu tto ciò che era accaduto a Guliai-Polé nei due giorni dopo la mia partenza. Mi raccontarono con le lacrim e agli occhi l’odioso tradim ento del nostro compagno, Leon Schneider, e del reggim ento ebreo ingannato dallo stato maggiore dei traditori. Mi raccontarono pure l'ingresso delle arm ate te­ desche ed austro-ungariche e del distaccam ento della Rada C entrale U craina a Guliai-Polé e come i loro agenti, cittadini di Guliai-Polé, sottotenenti al tempo della R ada C entrale: A. Volokh, I. Volkov, L. Sahno-

Prihodka (socialista rivoluzionario), Pidoim a ed un certo num ero di altri più insignificanti e più stupidi, come Ossip Solovei, V. Charovski (socialista rivolu­ zionario), l’agronom o Dm itrenko, si preparavano a ricevere i boia della Rivoluzione tedeschi ed austroungarici con la speranza di poter m o strar loro che anch’essi erano dei soffocatori della Rivoluzione e di quanto essa aveva di meglio. Questi « non plus u ltra » dei p atrio tti ucraini, « il fiore della popolazione » erano pronti a seguire l’e­ sempio dei soldati tedeschi ed austriaci che lasciando nel loro paese i loro padri, le loro m adri, le loro mogli ed i loro bam bini in preda alla fam e e al freddo, era­ no venuti qui per uccidere i loro simili e, non conten­ tandosi di sostenere questi assassini coscienti o in­ coscienti che fossero, questi d istru tto ri dell’opera ri­ voluzionaria popolare, volevano fare ancor peggio : erano pronti a partire a ll’avanguardia di questi as­ sassini e incendiari, a com battere i lavoratori del­ l’Ucraina, ad annegarli nel sangue, a condizione che i loro padroni e signori del m om ento, giunti a trad i­ m ento nascosti sotto la bandiera socialista, perm et­ tessero loro di m antenere le spalline dorate di sottotenenti ed il d iritto di proprietà sulle loro terre. Questi araldi dell’idea dell’occupazione del terri­ torio rivoluzionario da parte delle arm ate controri­ voluzionarie tedesche ed austro-ungariche e del suc­ cessivo sterm inio dei lavoratori rivoluzionari, conse­ gnarono alle bande controrivoluzionarie, al momento del loro passaggio per le strade di Guliai-Polé, le mi­ tragliatrici, alcune centinaia di fucili e i nostri can­ noni ! Il com andante di queste bande li ringraziò per la loro « fedeltà ». Questi odiosi araldi dell’idea di occupazione, co­ me tu tti quelli che come loro si preparavano al re­ gime controrivoluzionario, non dissim ularono la gioia che diede loro la riconoscenza dei forti. Quale obbrobrio ! Quale sete di vendetta esso faceva nascere nel­ l’anim a dei rivoluzionari! V endetta contro tu tti co­

loro che calpestano il popolo lavoratore, asservito, tortu rato , schiacciato politicam ente e socialm ente. Più nessuna pietà per i nemici dei lavoratori ! Più nessuna pietà per tu tti coloro che avessero te n ta to di opporsi alla n o stra attiv ità rivoluzionaria. Il seguito di queste mem orie m ostrerà ai letto ri il concatenam ento degli avvenim enti che si succe­ dettero rapidam ente.

NOTE

BIOGRAFICHE

N estor M akhno nacque il 27 O tto b re 1889 a Guliai-Polé, d istre tto di Alexandrovsk, in U craina, d a co n tad in i poveri. E ra a lto c irca 1,65; q u ando lo conobbi, nel 1923, non pe­ sava p iù di 60 chili. In b uona salute, doveva pesa re di più perchè aveva le spalle larghe e doveva essere b e n m esso. I suoi capelli eran o castani, gli occhi chiari, lim pidi, profon­ dam en te a ffo n d ati nelle o rb ite ; rughe precoci solcanvano il suo viso, dove si n o tav a u n a cicatrice c au sata d a u n a p al­ lo tto la e n tra ta d alla n uca e u sc ita dalla guancia. Aveva n u ­ m erose ferite su tu tto il corpo, colpi di sciabola, di pallottole, u n a delle q uali gli aveva fracassato’ u n a caviglia, cosa che lo faceva zoppicare leggerm ente. Aveva dieci m esi quando suo p adre m orì e lo lasciò coi suoi q u a ttro frate lli alle cure della m adre. All’e tà di sette anni lavorava com e pa sto re nel suo villaggio. Ad o tto anni freq u e n tò la scuola, so ltanto d ’inverno; d u ra n te l ’e sta te do­ veva sorvegliare le pecore. A dodici anni lasciò la scuola p e r sistem arsi com e brecciam e presso dei « kulaki » tede­ schi, che possedevano num erose e ricche fa tto rie in Ucrania. Già a q uell’epoca, m anifestava odio p e r gli sfru tta to ri. L avorò poi com e fonditore in u n ’officina del suo villaggio. N on professava a quel tem po alcuna idea politica. Fu la ri­ voluzione del 1905 che lo fece uscire d alla cerchia dei co n ta­ dini e degli operai del suo villaggio. F req u en tò le organizza­ zioni politiche ed e n trò nelle file degli anarchici ove divenne un m ilita n te infaticabile. Nel 1908, cadde nele m ani delle a u to rità zariste che lo c ondannarono all’im piccagione ; p e r la sua giovane età, la pe­ n a fu c o m m u tata in carcere perpetuo. N ella prigione di Butirk i, a Mosca, dove scontava la sua pena im p arò la gram ­ m atica, la le tte ra tu ra , le m atem atiche, l’econom ia politica. A dire il vero, la prigione fu la scuola in cui M akhno attin se

le conoscenze sto rich e e p olitich e che gli furono di grande a iu to nella su a azione rivoluzionaria. Ma fu p u re in prigione che M akhno com prom ise la su a salute. N on p o ten d o a b itu ­ arsi allo schiacciam ento della p e rso n alità cui e ra so tto p o sto ogni c o n d an n ato ai lavori fo rzati, egli si im p u n ta v a di fro n te alle a u to rità peniten ziarie e d e ra co n tin u a m e n te in cella di punizione, dove, p e r il fred d o e l’u m id ità co n trasse la tu b e r­ colosi. D u ran te nove anni di reclusione, re sto c o n tin u a m e n te ai fe rri p e r c a ttiv a co n d o tta. Fu lib erato nel 1917, com e tu tti gli a ltri d e te n u ti politici, dairin su rrezio n e del p ro le ta ria to di M osca, il 1° M arzo. Poi, rie n trò nel suo villaggio, riu n ì i contad in i, fondò u n ’unione professionale dei b ra c c ia n ti, organizzò lib ere co­ rnimi ed u n soviet locale di contad in i. Q uando gli austro-tedeschi o ccuparono l’U crania, form ò battaglioni di operai e c o n ta d in i p e r lo tta re c o n tro l ’invaso­ re. La borghesia locale m ise u n a tag lia sulla su a te s ta ed egli dovette nascondersi p e r q u alch e tem po. Le a u to rità m ilita re tedesche e d u c rain e b ru c ia ro n o la casa di sua m ad re e fu c ilaro n o suo frate llo m aggiore, inva­ lido di guerra. Poi, fu la lo tta c o n tro P etliu ra, nel se tte m b re e o tto b re 1918 (la p etliurovskina e ra u n m ovim ento della borg h esia ucraina. I c ontadini vi e ra n o a rru o la ti p e r forza e d ise rta ro ­ no m olto spesso p e r rag g iu n g ere M akhno). P e tliu ra vedeva di cattivissim o occhio l ’organizzazione delle com u n i libere, dei soviet fed eralisti e, n o n aven d o p o tu to convincere Ma­ khno del suo « e rro re », in com inciò la lo tta a rm a ta c o n tro di lui, m a u rtò c o n tro u n osso m o lto du ro e le sue tru p p e furo­ no p re sto liquidate. Poiché gli sta ta listi tem o n o il popolo libero, il nem ico m ortale, l’a u to rità, si fece vivo ra p id a m e n te e d a due p a rti co ntem poraneam ente. D a S ud-E st saliv a l’a rm a ta di Denikin, dal N ord discendeva l’a rm a ta dello sta to com unista. D enikin giunse p e r prim o . E gli n o n si a tte n d ev a u n a si­ m ile resistenza e dovette b a tte re in r itir a ta n ella direzione del Don e del m are d ’Azov dove la su a a rm a ta si sta b ilì su un fro n te di cento chilom etri. P er sei m esi fu u n a lo tta a c c a n ita ; l’odio degli u fficiali denikiniani assum eva prop o rzio n i spav en to se: essi b ru c ia ­ vano e m assacravano tu tto sul lo ro cam m ino.

D enikin offriva mezzo m ilione di rubli p e r la te s ta di Makhno. Nel gennaio del 1919, M akhno si im p a d ro n ì di u n convo­ glio di cen to vagoni di grano a p p a rte n e n te ai d en ikiniani e decise di consegnarlo agli operai di M osca e di Pietrogrado. Lo accom pagnò u n a delegazione di m akhnovisti che fu accol­ ta calorosam ente dal soviet di Mosca. I bolscevichi apparvero nella regione della M akhnovicin a nel m arzo del 1919, so tto le insegne d ella benevolenza. Si ingaggiò a llo ra u n a lo tta ideologica. M akhno vedeva in essa u n g ran pericolo p e r la lib ertà della regione e pensava che e ra necessario s o p ra ttu tto con­ c en trare tu tte le forze p e r c o m b attere il nem ico com une. Fu in questo senso che venne realizzata l’unione deH’a rm a ta m akhnovista e dell’a rm a ta rossa. M a i bolscevichi vollero in stau ra re il loro regim e au to ri­ tario, a rre sta n d o coloro che non volevano so tto m etterv isi. A diverse riprese, essi ten ta ro n o di assassin are M akhno. Fu sc a te n ata u n a cam pagna di calunnie, d ire tta d a T rotsky stesso al m om ento in cui il pericolo b ian co diveniva im m en­ so, poiché D enikin riceveva dei rinforzi p ro p rio n el settore m akhnovista, con u n m assiccio arriv o di caucasiani. T rotsky voleva lasciar schiacciare i m ak h n o v isti da De­ nikin e ricacciare in seguito q u e st’ultim o. E gli si ingannò fortem en te e so ttovalutò le forze di Denikin. I bolscevichi aprirono il fro n te d a v an ti a D enikin e Ma­ khno si vide c ircondato dalle forze di q u e st’ultim o . La situ­ azione e ra tragica perchè, se M akhno riceveva nu m ero si vo­ lontari, non aveva di che arm arli, poiché i bolscevichi ave­ vano tagliato ogni rifo rn im en to e sab o tav an o la difesa della regione. I c ontadini difendevano la loro regione con scuri, picche, vecchie carab in e d a caccia. E ssi furo n o quasi tu tti m assa­ crati. I bolscevichi abban d o n aro n o l’U crania e M akhno do­ vette fa r fro n te da solo alle o rde denikiniane. Alcuni reggi­ m en ti rossi fecero causa com une con M akhno e lo raggiun­ sero col loro m ateriale. P u re dei reggim enti rossi della C rim ea vennero a rag­ giungerlo. U na b a tta g lia in in te rro tta d u rò più di d u e m esi con avanzate folgoranti dei m akhnovisti e a n n ie n tam en to della controrivoluzione di Denikin d a p a rte delle forze di M akhno

n e ll’au tu n n o 1919. I bolscevichi rito rn a ro n o allora in Ucraina e M akhno ricev ette da T rotsky l'ordine di p a rtire p e r il fron­ te polacco con le sue truppe. M akhno rifiu tò e lui ed i suoi co m b a tte n ti furono m essi fuori legge. P er nove m esi fu u n a lo tta senza m isericordia. Più di duecentom ila c ontadini e operai furono fa tti fucilare d a T rotsky. A ltrettan ti furono im prigionati o d e p o rta ti in Siberia. Una m o stru o sa cam pa­ gna di calunnie co n tro M akhno fu c o n d o tta dai bolscevichi. Per di più, u n ’epidem ia di tifo infierì sull’Ucraina. W rangel si presen tò nella p rim avera del 1920. Le tru p p e di M akhno si m isero a llo ra in m arcia e lo tta ro n o p e r p arec­ chi m esi fino alla d isfa tta finale di W rangel nel novem bre del 1920. R ito rn ato nel suo villaggio, M akhno in tra p rese il suo lavoro di rieducazione e di organizzazione, m a tu tto questo slancio creato re fu spezzato d a u n nuovo e fulm ineo attacco dei bolscevichi, furiosi dei successi rip o rta ti d a M akhno in questo cam po com e in quello m ilitare. Il 26 novem bre 1920, Guliai-Polé fu c irc o n d ata ; M akhno vi si trovava con duecento cavalieri. M akhno si e ra ristab ilito dalla m a la ttia e soffriva a causa della caviglia fracassata. I m akhnovisti si lanciarono a ll’a t­ tacco e sbaragliarono il reggim ento della cavalleria rossa sfuggendo così alla s tre tta nem ica. M akhno, rad u n ò delle tru p p e (duem ila uom ini circa) che si b a tte ro n o com e dia­ voli, sulla sin istra e sulla d e stra p e r rom pere l’accerchia­ m ento dei q u a ttro corpi d ’a rm a ta , due di cavalleria e due di fa n te ria (più di cento cin q u an tam ila uom ini) lanciati con­ tro lui e i suoi. Egli galoppò com e u n T itan o da leggenda verso il N ord, dove degli operai lo avvisarono che lo atten d ev a u n o sb a rra ­ m ento m ilitare, poi verso l’Ovest, servendosi di stra d e di cui lui solo conosceva il segreto. C entinaia di chilom etri a ttra ­ verso cam pi e altip ian i co p erti di neve e di ghiaccio. Q uesta lo tta im pari d urò p arecchi m esi, con ba tta g lie incessanti di giorno e di notte. A Kiev, in u n a c o n tra d a a cc id en tata e rocciosa, in piena gelata, i m akhnovisti dovettero abb an d o n are l’artiglieria, i viveri e le m unizioni. Due divisioni di cavalleria delle Divisioni di Cosacchi Rossi vennero a d aggiungersi alla m assa delle a rm a te get­ ta te dai bolscevichi c o n tro M akhno.

E ra im possibile sfuggire. N essuno sperava in u n a via di scam po. Ma nessuno pensava ad im a fuga vergognosa. T u tti decisero di m o rire insiem e. M akhno uscì con onore d a q u e sta prova. Avanzò fino ai confini della Galizia, ri­ passò il Dnieper, risalì verso K ursk, si trovò fuori dal cer­ chio nem ico: il ten ta tiv o di c a ttu ra della sua a rm a ta era fallito. Ma, tu ttav ia, il duello ineguale non ebbe fine. Le di­ visioni rosse, di tu tta l’U craina si m isero in m arc ia p e r ri­ tro v are e bloccare M akhno. L’alce fu di nuovo accerchiato ed il co m b a ttim en to a m o rte ricom inciò. Alti e bassi, vittorie, attacch i, ritira te al grido di « vivere liberi o m orire c o m b atten d o ». M akhno fu colpito d a u n a pallo tto la che gli a ttra v e rsò u n a coscia e u n 'a ltra lo raggiunse nel basso ventre. T ra sp o rta to in u n a carriola, rip rese i sensi. Gli fu fa tta u n a m edicazione; perdeva sangue in abbondanza. C ontinua­ va a d a re ordini e a firm arli ; dei piccoli distaccam enti si di­ rigevano verso il ta l luogo o il ta l’altro. Il 16 m arzo, restav a con M akhno u n a piccolissim a un ità. Forze della cavalleria nem ica si scagliarono su di loro. Fu un corpo a corpo spaventoso. M akhno non p oteva sa­ lire in sella; dovette assistere a questo m assacro co ricato in u n a carriola. C inque m itrag lieri del suo villaggio gli dissero: « B atko, la tu a v ita è u tile alla nostra causa, q u e sta causa che ci è tan to c a ra ; noi andiam o subito a m o rire ; tu devi vivere. Se rivedrai i n o stri p a ren ti dì loro addio da p a rte n o stra ». Lo p resero in braccio e lo tra sp o rta ro n o in u n c arro di c ontadini che passava, lo ab b racciaro n o e rito rn a ro n o alle loro m itra g liatrici che si m isero a c rep itare p e r im pedire ai bolscevichi di passare. La c arrio la passò il guado di un fium e; M akhno e ra salvo. Si rim ise in sella bene o m ale e rip rese c o n ta tto con le sue tru p p e a Guliai-Polé. All’inizio del m ese di Agosto 1921, fu deciso che a causa della gravità delle sue ferite sarebbe p a rtito p e r l ’estero con alcuni dei suoi com pagni p e r venirvi c u rato seriam ente. Il 17 Agosto, fu di nuovo ferito sei v olte ; il 19, nuovo scontro con la d iciassettesim a divisione della cavalleria rossa a ccam p ata lungo il fium e Inguletz. M akhno e ra preso in u n a trap p o la. C om battè com e un leone p e rdendo diciassette dei suoi m igliori com pagni. N uova fe rita: u n a pallo tto la e n trò p e r la n uca ed uscì dalla guancia.

F u di nuovo co ricato in una c arrio la il 22 Agosto; il 26 si ebbe u n nuovo com b attim en to , u n a nuova p e rd ita di vecchi com pagni d ’arm e. Il 28 Agosto, M akhno passò il Dnieper. Non rivide m ai p iù il suo p a ese; l’U craina fu o ccupata daH’a rm a ta rossa che im prigionò e uccise, senza m isericordia. M akhno giunse in R um enia dove fu in te rn ato , assiem e ai suoi com pagni. Evase e passò in Polonia. A rrestato, giu­ dicato, fu assolto. Si recò a Danzica, dove fu di nuovo im ­ prigionato. Evase, con l'aiu to dei com pagni, e si stabilì de­ finitivam ente a Parigi. Ad intervalli, abbozzò u n a c e rta a ttività. Im piegò so­ p ra ttu tto il suo tem po disponibile a scrivere la sto ria delle sue lotte e della Rivoluzione in U craina. Ma non potè term i­ narla. E ssa si a rre stò al 1918. V ennero pubb licati tre volum i: il p rim o in russo ed in francese; il secondo ed il terzo, in russo soltanto, dopo la sua m orte. Lavorò p e r qualche tem po in officina, m a m alato m olto seriam ente, sofferente p e r le sue num erose ferite, non a conoscenza della lingua locale, m ale a d a tta to a d u n am ­ biente così differen te dal suo, condusse a Parigi u n ’esistenza e strem am en te penosa, m aterialm en te e m oralm ente. La sua v ita all’estero non fu che u n a lunga e penosa agonia c o n tro la quale fu im potente a lo ttare. I suoi am ici l’a iu taro n o a so p p o rta re il peso di quei tris ti anni di declino. La sua salute peggiorava rapidam ente. R icoverato al­ l’ospedale T énon, vi m orì nel Luglio 1935. Fu crem ato nel C rem atorio del Pére Lachaise, ove si può vedere l’u rn a contenente le sue ceneri. M ilitante anarco-sindacalista, avevo co stitu ito u n a spe­ cie di servizio di a iu to reciproco p e r i com pagni stra n ie ri; li ricevevo, li ospitavo a casa m ia o d a com pagni in grado di farlo. Ricevevo la loro corrispondenza; essi trovavano a casa m ia una tavola e un tetto , nella m isu ra dei m iei poveri mezzi, m a anche il conforto. Ricevetti M akhno al suo arriv o a Parigi e con lui la sua com pagna e la sua b am b in a che aveva allo ra q u a ttro anni. Li indirizzai a casa di am ici in cam pagna, dove soggiorna­ rono alcuni giorni, poi, trovam m o loro u n piccolo alloggio a Parigi. Ho costituito, in seguito, col m io am ico Louis Lecoin, un com itato M akhno. Sollecitai l’aiuto di com pagni di Parigi,

della provincia, dell’estero, d ’A m erica so p ra ttu tto , e potei assicurargli u n aiuto giornaliero, non m olto im p o rtan te, m a sufficiente p e r assicurare l’indispensabile. E questo fino alla sua m orte. S ua m oglie e su a figlia ap riro n o u n piccolo negozio d ’ali­ m en ta ri a Vincennes. Con la g u e rra scom parvero. Si crede che siano sta te a rre sta te d alla G estapo e deportate. N on abbiam o p iù avuto loro notizie. May Picqueray Parigi, 1967

APPENDICE

MANIFESTO PROGRAMMA DEI MAKHNOVISTI

1. « Chi sono i M akhnovisti e p e r che cosa lo ttano? I m akhnovisti sono dei c ontadini e degli operai insorti, già dal 1918 c o n tro la violenza del p o tere borghese, tede­ sco, ungherese, austriaco, degli h atam an , in Ucraina. I m akhnovisti sono quei lav o rato ri che h anno innalzato la b a n d ie ra della lo tta c o n tro D enikin e c ontro ogni for­ m a di oppressione, violenza e m enzogna, d a qualsiasi p a rte q u esta provenga. M akhnovisti sono quegli stessi lavoratori, che col lavoro di tu tta la loro vita, h anno arricch ito ed ingrassato la borghesia in generale ed oggi quella sovietica in p a r­ ticolare. 2. Perchè ci chiam ano M akhnovisti? Perchè nei più penosi e gravi giorni della reazione in U craina, noi abbiam o visto nelle n o stre file l ’infaticabile am ico e con d o ttiero M akhno, la cui voce di p ro te sta ha echeggiato p e r tu tta l ’U craina, co n tro ogni violenza a ca­ rico dei lavoratori, rich iam an d o tu tti alla lo tta contro gli oppressori, i ladri, gli u su rp a to ri e i c ia rla tan i politici che ci ingannano e che, ancora oggi, è insiem e a noi, nelle n o stre file, im m utabile, nella lo tta p e r lo scopo finale: la liberazione e l'em ancipazione dei lav o rato ri da ogni oppressione. 3. Com e si o tte rrà , secondo il n o stro parere, la liberazione? A bbattendo il governo m onarchico di coalizione, rep u b ­ blicano e socialdem ocratico, com unista e bolscevico, al cui posto dovranno essere elette delle lib ere organizza­

zioni dei Consigli di lavoratori, che non saranno u n go­ verno con leggi sc ritte ed a rb itrarie , p erchè il sistem a sovietico n o n è a u to rita rio (al c o n trario dei socialdem o­ c ratici e co m unisti bolscevichi che oggi si definiscono a u to rità sovietica), m a sono la più a lta fo rm a del socia­ lism o a n tia u to rita rio e a n tista ta le che si esprim e in u n a lib era organizzazione della v ita sociale dei lavoratori, in­ dipendente d a ll’a u to rità della quale ogni lavoratore, iso­ lato o associato, p o trà indipendentem ente c o stru ire la p ro p ria felicità e il p ro p rio benessere integ rale secondo il principio di solidarietà, am icizia e uguaglianza. 4. Come intendono i M akhnovisti il regim e sovietico? I lav o rato ri stessi devono scegliere i p ro p ri Consigli (so­ viet) che eseguiranno la volontà e gli ordini dei lavora­ to ri stessi cioè dei Consigli esecutivi e non di a u to rità. La te rra , le fabbriche, gli stabilim enti, le m iniere, le fer­ rovie, ecc., le ricchezze del popolo devono ap p arten e re ai lav o rato ri che lavorano, cioè devono essere socializzati, 5. Quali sono le stra d e p e r a rriv a re allo scopo dei M akhno­ visti? Im placabile e conseguente lo tta rivoluzionaria contro ogni m enzogna, a rb itrio e violenza da dovunque proven­ gan o ; lo tta non a v ita m a a m orte, con la libera parola, coi fa tti giusti, lo tta con le arm i alla m ano. S o ltan to sopprim endo ogni governante, ogni ra p p re se n ­ ta n te dell’a u to rità e distruggendo alla base di ogni m en­ zogna politica, econom ica, statale, so ltanto a ttra v e rso la distruzione dello S ta to m ediante la rivoluzione sociale si può realizzare u n vero sistem a di soviet operai e con­ tad in i e an d are verso il socialism o (1).

A TUTTI I LAVORATORI DELL’ARATRO E DEL MARTELLO: F ratelli ! Un nuovo pericolo di m o rte m inaccia tu tti i lavoratori. T u tte le forze oscure dei servi del sanguinoso Nicola,

manifesto-programma fu redatto dalla « Sezione Culturale ed educativa dell’Armata insurrezionale Makhnovista » e pubblicato il 27 aprile del 1920.

(1 ) Q u e s to

alleatesi coi grandi p ro p rietari polacchi, degli istru tto ri fran ­ cesi e dei tra d ito ri di Petliura, m arcian o sull'U craina p e r stab ilire da noi u n governo a u to rita rio ed im porci la poli­ tic a dei latifondisti, dei c ap italisti e degli « a m m in istra to ri > d ’aziende, dei com m issari ed a ltri boia dei c ontadini e de­ gli operai. Com pagni ! I com m issari ed a m m in istra to ri com unisti-bolscevichi sono dei bravi soldati, m a solam ente c o n tro i poveri e gli oppressi. I loro distaccam enti di punizione e la loro Ceka sanno benissim o uccidere i c ontadini e gli operai e d incen­ d iare i paesi e i villaggi; m a di fro n te ai vari nem ici della rivoluzione, di fro n te alle bande di D enikin ed a ltri reazio­ nari, essi scappano vilm ente com e dei m iseri codardi. Voi, com pagni, non avete an co ra d im en ticato com e l’an­ no scorso le « spalline d ’oro » p e r poco non e n tra ro n o in Mosca. Se non vi fossero sta ti gli insorti, già d a lungo tem po sventolerebbe sulla R ussia rivoluzionaria la ba n d ie ra trico­ lore dell’autocrazia. Anche ora, com pagni! L’A rm ata rossa, v en d u ta ad ogni istan te dai suoi generali codardi, p re sa dal p anico lascia il fronte e cede ai p ro p rie ta ri polacchi paesi su paesi. Già da m olto sono sta te o ccupate dai polacchi: G itom ir, Kiev, Gim erina. Il fro n te deH’A rm ata b ian ca si avvicina a Poltava e K erson. In Crim ea, i seguaci di Denikin, fortificatisi in questi ultim i q u a ttro m esi, atten d o n o il m om ento opportuno p e r occupare di nuovo i n o stri paesi. F ratelli ! A spetterete forse voi con le braccia in crociate l’arrivo dei bianchi? E vi d a re te voi stessi, le v o stre donne ed i vostri figli alle to rtu re dei generali e dei padroni? No! Q uesto non deve accadere. Alle a rm i tu tti! E n tra te nelle file degli in so rti! Insiem e a noi, insorti di M akhno, insorgete co n tro tu tti gli oppressori. C reate in ogni villaggio dei distaccam enti e e n tra te in relazione con noi. T u tti assiem e noi caccerem o i com m is­ sari e le Ceke e con i com pagni deH’A rm ata rossa costrui­ rem o u n fro n te di fe rro p e r la lo tta c o n tro Denikin, Pe­ tliu ra ed i grandi p ro p rie ta ri polacchi.

Com pagni! Il tem po non a sp etta, fo rm ate su b ito i vo­ stri d istaccam enti! All’opera ! M orte e rovina a tu tti gli o p pressori e pad ro n i! Iniziam o l’u ltim a e definitiva b a tta g lia p e r il sistem a sovietico veram ente libero, dove n o n vi saran n o nè p a ­ droni, nè servi. All’arm i, fratelli! Maggio 1920. Sezione c u ltu rale degli in so rti rivoluzionari di U craina (M akhnovisti)

MANIFESTO DELL’ARMATA INSURREZIONALE UCRAINA (M akhovista) A tu tti i c ontadini e o p erai U craini, d a tra s m e tte re p e r telegrafo, telefono o p e r p o sta am b u lan te a tu tti i villaggi dell’U craina. Leggere nelle riunioni dei contadini, nelle fab b rich e e negli stabilim enti. F ratelli lavoratori! L 'A rm ata insurrezionale dell'U craina (M akhnovista) e ra s ta ta fa tta sorgere com e p ro te s ta c ontro l ’oppressione dei lav o rato ri e dei c ontadini d a p a rte della bo rg h esia e ad o p e ra della d itta tu ra bolscevico-com unista. Essendosi p o sta com e m è ta la lo tta p e r la liberazione to ta le dei lav o ra to ri ucrain i d al giogo di q u esta e di quella tira n n ia e la creazione di u n a vera e p ro p ria costituzione socialista, l'a rm a ta insurrezionale dei p a rtig ian i M akhno­ visti h a c o m b a ttu to in ten sam en te su m o lti fro n ti p e r a r­ riv are alla m èta, e a ttu a lm e n te conclude v itto rio sa m e n te la lo tta c ontro l’a rm a ta di D enikin, liberando u n a regione dopo l'a ltra , là dove vi e ra tira n n ia ed oppressione. M olti c ontadini lav o rato ri si sono p osti la d o m an d a : Come fare? Come c o m p o rtarm i verso le disposizioni del potere e le sue organizzazioni, ecc.? A q ueste dom ande risp o n d e rà com pletam ente e piena­ m en te l’Unione U craina dei L avoratori e dei C ontadini che

dovrà riu n irsi subito, e convocare tu tti i c ontadini e i la­ voratori. In considerazione del fa tto che non si conosce la d a ta p recisa di q u e sta riunione, che avverrà non appena i con­ tad in i e i lav o ra to ri a vranno la p ossibilità di riu n irsi p e r trac cia re e risolvere i problem i più im p o rta n ti della vita dei c ontadini e dei lav o rato ri ucraini, l’A rm ata dei Makhnovisti ritiene necessario lanciare il seguente m anifesto: 1° Si an nullano tu tte le disposizioni del governo d i De­ n ikin (volontari), si annullano anche le disposizioni del go­ verno com unista che eran o in co n tra sto con gli •interessi dei c ontadini e dei lavoratori. Osservazioni. - I lavoratori dovranno risolvere da se stessi la q uestione: Quali disposizioni del governo com uni­ sta sono dannose agli in teressi dei lavoratori? 2» T u tte le te rre a p p a ria n e n ti ai m onasteri, ai grandi p ro p rietari e ad a ltri nem ici, passano ai c ontadini che vi­ vono so ltanto col lavoro delle loro braccia. Q uesto p a s­ saggio deve avvenire a m ezzo delle riunioni e decisioni dei contadini, che dovranno ricordare e tenere p re sen te non solo i loro interessi personali, m a anche gli interessi co­ m uni del popolo lav o rato re oppresso dal giogo degli sfru ttato ri. 3° Le fabbriche, gli stabilim enti, le m iniere di carbone ed a ltri m ezzi di produzione diventano p ro p rie tà delT intera classe lavoratrice, che ne assum e la responsabilità, incita e alim en ta con la sua esperienza il progresso e cerca di riu n ire in u n a sola organizzazione tu tta la produzione del paese. 4° T u tti i lav o rato ri e i c ontadini sono in v ita ti a costi­ tu ire i Consigli liberi dei c ontadini e dei lavoratori. Nei Consigli saranno ele tti so ltan to i lav o rato ri che prendono p a rte a ttiv a a u n ra m o necessario dell’econom ia popolare. I ra p p re se n tan ti delle organizzazioni p olitiche non pos­ sono, p a rte cip a re ai Consigli dei lav o rato ri e dei c ontadini p erchè questo p o treb b e nuocere agli interessi dei lavora­ to ri stessi. 5° N on è am m essa 1’esistenza di organizzazioni tira n n i­ che, m ilitarizzate, che c o n tra stin o con lo sp irito dei lavo­ ra to ri liberi. 6° La lib e rtà di parola, di sta m p a e di riunione costi-

tuiscono il d iritto di ogni la v o ra to re e qualsiasi m an ifesta­ zione c o n tra ria a q ueste lib e rtà ra p p re se n ta u n a tto con­ trorivoluzionario. 7" Si annullano le organizzazioni di polizia; in luogo di q u este si organizzano form azio n i di a utodifesa che pos­ sono essere create dai la v o ra to ri e contadini. 8° I Consigli dei lav o ra to ri e con tad in i rap p resen tan o l'au to d ifesa dei lav o rato ri e dei co n ta d in i e quindi ognuno di questi deve lo tta re c o n tro qu a lsia si m anifestazione della b orghesia e dei m ilitari. B isogna lo tta re co n tro gli a tti di banditism o, fucilare sul p o sto i b a n d iti e gli antirivo­ luzionari. 9° La m o n eta sovietica e u c ra in a deve essere a cc ettata p a ri a ll'a ltra m o n e ta : si p u n ira n n o i contrav v en to ri a que­ sta disposizione. 10° R im angono liberi gli scam bi dei p ro d o tti del lavoro e del com m ercio fino a q u a n d o n o n sa ran n o am m in istra ti d a ll’organizzazione dei c o n ta d in i e lavoratori. Si propone che questo scam bio avvenga fra i lav o ra to ri tu tti. 11" T u tte le persone che o stacoleranno la diffusione di questo m anifesto sa ra n n o c o n sid erate antirivoluzionarie. Il Consiglio Rivoluzionario DeH’A rm ata U craina M akhnovista

AI SOLDATI D E L L ’ARMATA ROSSA Ai loro fratelli dell’A rm a ta ro ssa i M akhnovisti lancia­ rono degli appelli com e il seguente: F e rm ati! Leggi! M edita! Com pagno deU 'A rm ata ro ssa : T u sei m an d a to d a i tu o i com m issari co m an d an ti a c o m b attere gli in so rti riv o lu z io n ari M akhnovisti. P er ordine del tuo c o m a n d o tu p o rte ra i la rovina in paesi pacifisti; p e rq u isira i, a rre ste ra i, ucciderai gente a te p ersonalm ente sconosciuta, m a che ti sa rà in d icata com e nem ica del popolo. Ti d iran n o che i M ak h n o v isti sono dei b a n d iti e dei controrivoluzionari. Ti ordineranno, non ti chiederanno, ti m anderanno, e

com e um ile schiavo del tuo com andante a n d rai ad a rre sta re e a d am m azzare. Chi? P e r che cosa? Perchè? R ifletti, com pagno deU’A rm ata ro ssa! R ifletti lavora­ tore, contadino o operaio, soggiogato p e r forza dal nuovo p adrone che p o rta il sonoro nom e di « P otere contadino­ operaio ! » Noi siam o in so rti rivoluzionari M akhnovisti, gli stessi contadini ed operai com e voi, n o stri fra te lli dell’Ar­ m ata rossa. Noi siam o in so rti co n tro l’oppressione e l’avvilim ento ; noi lottiam o p e r u n a v ita m igliore e p iù lum inosa. Il n o stro ideale è il raggiungim ento di u n a com unità lavorativa senza a u to rità, senza p a rassiti e senza com m issari-im piegati. Il nostro scopo più im m ediato è : stab ilire u n libero regim e sovietico, senza l’a u to rità dei bolscevichi, senza la pressione di un qualsiasi p artito . Il governo dei bolscevichi-com unisti vi m an d a a fare q ueste spedizioni punitive. E sso si a ffre tta a fa re la pace con D enikin e i ricchi polacchi ed a ltre canaglie dell’Ar­ m a ta bianca, p e r scacciare p iù facilm ente il m ovim ento po­ polare degli in so rti rivoluzionari, degli oppressi, ribelli con­ tro il gioco di qualsiasi potere. Ma le m inacce del com ando bianco-rosso non ci fan­ no paura. Alla violenza risponderem o con la violenza. Q uando sarà necessario, noi, piccolo pugno d'uom ini, m etterem o in fuga le divisioni dell’A rm ata ro ssa governa­ tiva. Perchè noi siam o liberi e am an ti della libertà, rivolu­ zionari in so rti e la causa che difendiam o è u n a causa giusta. C om pagno! R ifletti con chi sei e c ontro chi com batti. Non essere schiavo, sii uomo. Gli insorti R ivoluzionari M akhnovisti

PRESENTAZIONE ALLA PRIMA EDIZIONE ITALIANA (Agosto 1971) Si è pensato fosse più interessante p er i lettori affidare la presentazione delle m em orie di M akhno alla voce di un compagno che fu a contatto con lui negli ultim i anni della sua vita. Pio T urroni conobbe il rivoluzionario russo a Parigi, dove si trovavano entram bi in esilio (il prim o a causa del fascismo, il secondo del bolscevismo) e, rispondendo ad alcune dom ande, prescindendo da ogni personale visione sull’im postazione della lo tta anarchica, ci offre una preziosa testim onianza sul più noto dei partecipanti e dei prom otori dell’esperienza com unista anarchica in Russia. DOMANDA: Per la popolazione ucraina M akhno era stato un eroe leggendario. Qual era il com porta­ m ento di questo com pagno nei confronti degli altri che non godevano certam ente di un prestigio p ari al suo? PIO TURRONI : Due cose mi colpirono e mi piac­

quero particolarmente di Makhno : la dolcezza del suo carattere ed il suo comportamento fraterno e modesto nei confronti dei compagni. La sua mode­ stia era veramente esemplare : egli che era estremamente accessibile, mostrava una notevole ritrosia quando doveva parlare di se e degli avvenimenti che lo avevano visto tra i protagonisti. Mi colpì anche una caratteristica che condivide­

va con gli altri esuli russi e cioè l'estrema dignità che lo spingeva ad evitare l'aiuto dei compagni e che accelerò la sua fine perchè gli mancarono quelle cu­ re che avrebbero potuto esser di beneficio alla sua salute. Ricordo di averlo visto spesso cenare con un cappuccino ed una « brioche ». DOMANDA : Trotsky ne « La m ia vita » e nella « Storia della Rivoluzione Russa » non nom ina nep­ pure M akhno e la dim enticanza appare ben stran a in quanto il nostro compagno vinse gli eserciti degli austro-tedeschi, dei borghesi ucraini e dei « bianchi » (Denikin, Petliura e W rangel rispettivam ente) e ten­ ne p er tanto tem po in scacco l'A rm ata Rossa (creata e guidata appunto da Trotsky) che ebbe il com pito di distruggere e di im pedire le realizzazioni dei co­ m unisti anarchici in Ucraina. Cosa pensava M akhno dell’uom o che precedette Stalin nell’eliminazione in m assa di chi contrastava la sua politica (egli fece infatti m assacrare e depor­ tare centinaia di migliaia di ucraini)? PIO TURRONI : Soprattutto la slealtà di Trotsky

lo disgustava, il suo sistema di distruggere l’avver­ sario prima con la calunnia, poi fisicamente. Sistema che fu poi ereditato da Stalin e simili. A questo proposito, ricordo che a Parigi i bolscevichi giunsero ad accusare Makhno di aver persegui­ tati gli ebrei ( e tu ben sai che Volin ( 1 ) , che era ebreo, era stato conquistato da Makhno anche per la prote­ zione che questi aveva sempre assicurato atte comu­ nità ebraiche). Il nostro compagno sfidò i bolscevichi ad un pub­ blico dibattito che si tenne alla « Sala Wagram » (1 ) s c iu t a •.

S c ritto re

a n a rc h ic o

a u to re

de

■ La

R iv o l u z i o n e

scono­

{luogo abituale di convegno di tutto il movimento progressista) e li sbugiardò e li svergognò producen­ do prove e testimonianze di presenti che avevano partecipato agli avvenimenti di cui parlavano i bob scevichi. DOMANDA: Leggendo « La Rivoluzione Russa in Ucraina » si trova un episodio (quello di Leon Schneider) che dà l’im pressione che le federazioni e i gruppi anarchici avessero un com portam ento estre­ m am ente duro nei confronti di quei m ilitanti che davano pubblico scandalo com portandosi indegna­ mente nell’espletam ento delle pubbliche funzioni che venivano loro affidate. Cosa puoi dire in proposito? PIO TURRONI : Il caso Schneider accadde in un

momento di particolare gravità : gli anarchici dove­ vano rispondere ai contadini sulle accuse che Schnei­ der, con la sua condotta, aveva attirato su di loro da parte dei controrivoluzionari. Vantiautoritarismo dei makhnovisti è comunque ampiamente dimostrato dalle caratteristiche delle loro comuni e del loro esercito, l’unico esclusivamen­ te com posto da volontari. DOMANDA : M akhno era stato un fervido soste­ nitore del fronte unico di tu tte le forze rivoluziona­ rie contro il nemico comune. Dopo la tragica espe­ rienza dell’alleanza con le forze m arxiste, quale so­ luzione rivoluzionaria suggeriva agli anarchici nella lo tta p er il comunismo, tenendo conto della presenza delle altre forze avverse allo « statu s quo »? PIO TURRONI : Makhno, nel suo contatto coi

contadini, aveva notato come fosse difficile fare una rivoluzione anarchica con uomini legati a forme pa­ ternalistiche (lui stesso veniva chiamato « Batko », cioè padre) e privi di preparazione politica.

Primo compito dei rivoluzionari anarchici è dun­ que quello dell’educazione delle masse. Come si può leggere anche nelle sue memorie, egli attribuiva grande importanza all'organizzazione, che avrebbe potuto dare un’autentica forza all’anar­ chismo e la cui carenza presso gli anarchici russi aveva facilitato il trionfo dei bolscevichi. Naturalmente, data l'infelice esperienza, l'allean­ za coi marxisti non è più proponibile : il loro machia­ vellismo al servizio del partito e dello stato autori­ tario non può che fa m e dei nemici potenziali. La lot­ ta contro i conservatori i comunisti anarchici la do­ vranno condurre per proprio conto. DOMANDA: Ricordo che hai accennato di aver visto M akhno pochi giorni prim a della sua m orte. C’è qualcosa che vuoi ricordare in proposito? PIO TURRONI : Pochi giorni prima che morisse,

fui informato, tramite il telegramma di un compa­ gno, che Makhno aveva espresso il desiderio di ve­ dermi. Mi recai all'ospedale Ténon dove era stato ri­ coverato; sapeva che la morte era imminente, ma non si curava di questo. Ricordo il suo volto sorri­ dente quando m i manifestò la sua gran fiducia che gli orrori dei bolscevichi avrebbero aperto gli occhi ai lavoratori : essi avrebbero finalmente visto nel co­ muniSmo anarchico l’unica via autenticamente rivo­ luzionaria possibile e avrebbero trovato il grande slancio rivoluzionario per condurlo a quel successo i cui frutti sarebbero appartenuti veramente a tutta la collettività. Ricordiamolo così il compagno Makhno, sorri­ dente e fiducioso nella nostra Rivoluzione e cerchia­ mo di raccogliere dalla sua preziosa esperienza gli strumenti validi per la lotta di oggi. Pio Turroni - Luciano Ferraresi, Luglio 1969

BIBLIOGRAFIA Salvo alcuni titoli tra i quali gli altri due di Makhno, ci siamo volutamente limitati alle Opere in italiano fa­ cilmente reperibili. A A .V V ., La rivolta antiautoritaria, n u m e r o sp e c ia le d e l­ la riv is ta a n a rc h ic a “ V o l o n t à ” p e r il c e n te n a r io d e l­ la c o n f e r e n z a d i R im in i, a g o s to 1 8 7 2 , o t t o b r e 1 9 7 2 . A n w e ile r O ., Storia dei Soviet , E d . L a te rz a , 1 9 0 5 -1 9 2 1 . A rc h in o v P ., Storia del Movimento Makhnovista, E d . R L , N a p o li. A v ric h P ., Gli anarchici nella rivoluzione russa, E d . L a S a la m a n d ra . B a k u n in M ., Opere Complete, 6 v o li, p u b b lic a ti, E d . A n a rc h is m o . B a k u n in M ., Confessione, E d . L a F ia c c o la . B a k u n in M ., L ’organizzazione anarchica e lotta armata, E d . L a R iv o lta . B a k u n in M ., Stato e anarchia e altri scritti, E d . F e l tr i ­ nelli. B a k u n in M ., Rivolta e libertà. E d it o r i R iu n iti. B a k u n in M ., Libertà-Uguaglianza-Rivoluzione, E d . A n ­ tis ta to . B a k u n in M ., Dio e lo Stato, E d . R L , N a p o li. B a k u n in M ., La Comune e lo Stato, il 18 marzo e la Co­ mune di Parigi, E d . S a m o n à e Savelli. B e rk m a n n A ., La rivolta di Kronstadt. B e rk m a n n A ., Il mito Bolscevico, 1 9 2 0 -1 9 2 1 . C a rr H . E ., Storia dei Soviet, E d . E in a u d i, 1 9 1 7 -1 9 2 3 . C h a m b e rla in W ., Storia della Rivoluzione Russa, E d . E in a u d i.

m D u n a y e v s k a y a R ., Marxismo e libertà, E d . L a N u o v a Ita lia . F a b b r i L ., Dittatura e Rivoluzione, E d . A n tis ta to . F e d e li U ., Dalla insurrezione dei contadini in Ucraina alla rivolta di Cronstadt, E d . Il L ib e r ta r io (p ro s s i­ m a r is ta m p a n e lle E d . L a F ia c c o la ). G o ld m a n E ., La sconfitta della rivoluzione Russa e le sue cause, E d . L a S a la m a n d ra . G o ld m a n E ., La mia vita, E d . L a S a la m a n d ra . G u é rin D ., L ’Anarchismo dalla dottrina all’azione, E d . S avelli. “ Is v e tz ia ” (L e ), Kronstadt, E d . J a c a B o o k . K o llo n ta i A ., L ’opposizione operaia in Russia, E d . Az io n e C o m u n e . K r o p o tk in P ., La letteratura russa, E d A n a rc h is m o . K r o p o tk in P ., Il mutuo appoggio, E d . A n a rc h is m o . M a k h n o N ., Sotto i colpi della controrivoluzione: aprile-giugno 1918, (in lin g u a ru ss a ). M a k h n o N ., La rivoluzione Ucraina: luglio-dicembre 1918, (in lin g u a ru ss a ). M e tt I., La rivolta di Kronstadt, E d . A z io n e C o m u n e . R e e d J ., Dieci giorni che fecero tremare il mondo, E d . L o n g a n e si, E d . R iu n iti. R o c k e r R ., Bolscevismo e Anarchismo in Russia, E d . L a F ia c c o la . S c h a p iro L ., L ’opposizione nello Stato Sovietico, E d . L a N u o v a Ita lia . S erg e V ., L ’anno primo della rivoluzione russa, E d . L a N u o v a Ita lia . S erge V ., Gli anarchici e l ’esperienza della rivoluzione russa, E d . J a c a B o o k . S erge V ., Memorie, E d . L a N u o v a Ita lia . T r o ts k y L ., Storia della rivoluzione russa, E d . S u g ar. T ro ts k y L ., La rivoluzione tradita. E d . S w arz. V e n tu ri F ., Il Populismo Russo, E d . E in a u d i. V o lin , La rivoluzione Sconosciuta, E d . R L , N a p o li. W o o d c o c k G ., L ’Anarchia, E d . F e ltrin e lli.

IN D I C E

3

pag

A l p o s t o d ella p r e fa z io n e ...

P re fa z io n e .......................................................................

* 7

PRIMA PARTE C apitolo I - P resa di c o n ta tto coi com pagni e p rim o esperim ento d ’organizzazione d ’una azione r i v o l u z i o n a r i a ....................................

»

14

C apitolo II - O rganizzazione dell'U nione dei con­ tad in i ...............................................................

»

21

C apitolo I I I - Spoglio degli archivi della polizia

»

26

C apitolo IV - Nuove elezioni del c o m itato co­ m unale - P rogetto di controllo . . .



30

C apitolo V - R uolo degli insegnanti - N o stra a t­ tiv ità al C om itato com unale . . . .

» 3 3

C apitolo V I - Il 1° Maggio - La questione dei c o n t a d i n i ...............................................................

.3 8

C apitolo V II - Lo sciopero operaio C apitolo V i l i - Alcuni risu lta ti

.

. .

C apitolo IX - La lo tta c o n tro l’affitto .

. . .

.

*

44

.

« 5 0

.

* 5 5

C apitolo X - Arrivo in R ussia di P ietro K ropo­ tk in - In c o n tro con gli anarchici di Ekat e r i n o s l a v ..............................................................

»

63

C apitolo X I - La m arcia di K roniloff su Piet r o g r a d o ...............................................................

»

72

Capitolo X II - Resistenza alla controrivoluzio­ ne che sta c o n q uistando i villaggi . . .

> 8 4

Capitolo X III - V isita agli operai delle officine d i A l e x a n d r o v s k .............................................

»

Capitolo X IV - Le p ro p o ste del soviet d ip arti­ m entale a G u l i a i - P o l é ....................................

» 102

92

SECONDA PARTE Capitolo I - Il colpo di sta to d 'o tto b re in R us­ sia .......................................................................

.112

Capitolo II - Elezioni all'A ssem blea C ostituente - N ostro a tteggiam ento nei confronti dei p a rtiti in l o t t a ......................................................

.117

Capitolo I I I - Il congresso d ip artim e n ta le .

» 122

Capitolo IV - La controrivoluzione della R ada C e n t r a l e ...............................................................

> 128

Capitolo V - Col blocco delle sin istre e c ontro la co n tro riv o lu zio n e..............................................

. 134

Capitolo VI - I c ontadini a rm a ti vanno in aiuto agli operai delle c ittà - Il C om itato rivolu­ zionario di A lexandrovsk e la C om m issione d ' i n c h i e s t a ......................................................

.136

Capitolo V II - L o tta a rm a ta co n tro i cosacchi Delegazione, d isarm o dei cosacchi e accor­ do con l o r o ......................................................

. 150

Capitolo V i l i - Il blocco bolscevico-socialista ri­ voluzionario di sin istra a d AlexandrovskMie osservazioni e loro conseguenze . .

«161

Capitolo IX - Soppressione dell’« U nità te rrito ­ riale dello zem stvo » - F orm azione d a p a rte dei m em b ri del soviet di u n C om itato rivoluzionario . R icerca di fondi p e r le neces­ sità della R i v o l u z i o n e ....................................

> 1 72

Capitolo X - Come si organizzarono gli scam bi in n a tu ra fra la c ittà e la cam pagna . .

. 185

Capitolo XI - I nuovi m em bri del n o stro gruppo Capitolo XII - Le com uni agricole - Loro orga­ nizzazione in te rn a - Loro nem ici . . .

.

197

» 200

Capitolo X III - I successi delle a rm a te tedesche e a u striach e e delle tru p p e della R ada cen­ tra le u c rain a - Gli agenti controrivoluzio­ n a ri - L o tta conto di e s s i ....................................

» 210

Capitolo XIV - Centralizzazione dei distacca­ m en ti - F orm azione di u n fro n te unico col blocco bolscevico-socialista rivoluzionario di s i n i s t r a ...............................................................

.

227

Capitolo XV - Vengo chiam ato d ’urgenza allo sta to m aggiore di E gorov - D isfatta del no­ stro fronte di com b attim en to

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233

NOTE B IO G R A F IC H E .............................................

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245

APPENDICE

• 252

...............................................................

259

Presentazione alla prim a edizione italiana B i b l i o g r a f i a ...............................................................

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263