La politica come destino

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La politica come destino

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Problemi della libertà

KARL LOWITH - SALVATORE VALITUTTI

LA POLITICA COME DESTINO

BULZONI EDITORE - ROMA

Problemi della libertà

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KARL LOWITH - SALVATORE V ALITUTTI

LA POLITICA COME DESTINO

BULZONI EDITORE · ROMA

AVVERTENZA

Pubblichianw in questo volumetto due scritti su Cari Schmitt apparsi sulla rivista Nuovi Studi Politici, uno di K. Lowith del 1935 e uno di S. Valitutti del 1976. I due saggi sono integrati da un'ampia nota bibliografica di S. Valitutti sulla fortuna di Cari Schmitt in Italia. Il titolo del volumetto è quello stesso del saggio di Valitutti, La politica come destino, perché ci è parso non solo come il titolo più esattamente indicativo del suo contenuto ma anche come quello che rende manifesta la ragione della pubblicazione proprio in questo momento, in cui, in Italia soprattutto, è più imperversante il panpoliticismo. Il saggio di K. Lowith fu già pubblicato in italiano nel 1967 nel volume: La critica dell'esistenza storica ( Editore Morano, Napoli), apparso nell'edizione tedesca nel 1959. Noi abbiamo preferito pubblicare la traduzione del testo del 1935. Il nuovo testo del 1959 non solo è riveduto ma contiene una parte aggiuntiva dedicata a M. H eidegger e F. Gogarten. Se non erriamo il testo del 1935 è più fresco e insieme più aderente al suo specifico oggetto. Karl Lowith è morto ad Heidelberg nel 1973. Quando la persecuzione nazista contro gli ebrei era già iniziata, egli visse per un breve periodo anche nel nostro paese. Legato alla cultura italiana, è noto da noi soprattutto per la sua opera fondamentale Da Hegel a Nietzsche. La pubblicazione, in questo volumetto, del suo scritto del 1935 vuole essere anche un omaggio alla sua memoria.

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DECISIONISMO POLITICO *

Quando uno studioso di diritto pubblico acuto ed autorevole come il Consigliere di Stato Cari Schmitt esprime le proprie idee sul problema della politioità, H senso e l'efficacia delle sue esposizioni vanno ben al di là del campo della sua specializzazione scientifica. Il saggio sul Concetto del « politico » 2 , nel quale Schmitt (*) Questo saggio di Karl Lowitt fu pubblicato con lo pseudonimo di Ugo Fiala nel 1935 in tedesco nella rivista International Zeitschrif t filr Theorie des Rechts, IX, n. 2, e in italiano nella rivista Nuovi Studi di diritto, economia e politica, VIII. Per la sua insuperata efficacia esplicativa riteniamo opportuno ripubblicarlo ora che il pensiero di Cari Schmi tt è di nuovo oggetto di foteresse e motivo di discussione. Ringraziamo Carlo Bonomo che ha ritradotto per noi l'originario testo tedesco (N.d.R. ). 1 E. JuNGER, BUi.tter und Steine, p. 216. 2 Der Begriff des Politischen, apparso per la prima volta in: Archiv fur Sozialpolitik, poi, in seconda edizione, insieme alla conferenza su L'epoca delle neutralizzazioni e delle depoliticizzazioni (Duncker und Humblot, Monaco 1932), ed infine in terza edizione presso la Hanseatische Verlagsanstalt, Amburgo 1933. Si cita, salvo diversa indicazione, dalla seconda edi21ione. [li saggio venne pubblicato autonomamente nel 1928 (W. Rothschild, Berlino-Grunewald). Il Lowith non tiene conto di questa edizione e indica come seconda l'edizione del 1932, che invece sarebbe la terza, e come terza quella del 1933, che invece sarebbe la quarta. L'edizione del 1932 è stata ristampata nel 1963 dallo stesso Schmitt: Der Begriff des Politischen. Text van 1932 mit einem Vorvort und drei Corollarien, Duncker und Humblot, Berlino, pp. 124. De Il concetto del « politico » esistono due traduzioni italiane: quella curata da D. Cantimori in: C. ScHMITT, I princìpi politici del nazionalsocialismo, Sansoni, Firenze 1935, pp. 221, condotitia sulla edizione del 1933, e quella curata da G. Miglio e P. Schiera in: C. SCHMITT, Le categorie del « politico», n Mulino, Bologna 1972, pp. 101-165, condotta sull'edizione del 1932 (ripresentata nel 1963 da Schmitt), che appunto è il testo cui si riferisce Lowi th].

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tratta questo pmblema, si può perciò comprendere in tutta la sua portata solo facendo riferimento ad un discorso (di fatto pubblicato insieme a quello) sulla Epoca delle neutralizzazioni e delle politicizzazioni 3 e a due saggi precedenti sul Romanticismo politico e sulla Teologia politica 4 • Infatti il concetto proprio di Schmitt dell'essenza peouliare della politica è contraddistinto in generale dall'essere, anzitutto, un concetto antitetico che si pone polemicamente nei confronti di quello romantico, e, inoltre, un concetto ,secondario e secolarizzato rispetto a quello teologico. Il concetto fondamentale con cui Schmitt individua il romanticismo politico, particolarmente di Adam Miiller, è quello di occasionalismo ir.onico, e l'altro, che caratterizza la teologia politica, particolarmente di Donoso Cortes, è quello di decisionismo sovrano. Le esposizioni ài Schmitt sono essenzialmente «polemiche»; esse, cioè, non si dirigono criticamente contro questo o quell'oggetto in modo episodico, solo per chiarire la sua personale opinione, ma fondano la loro «giustezza», in tutto e per tutto, sull'oggetto contro cui si volgono. Questo oggetto è lo Stato liberale del XIX secolo, il cui carattere apolitico Schmitt interpreta in connessione con una generale tendenza dell'epoca moderna a1la depoliticizzazione 5 • Questa tendenza alla depoliticizzazione dello Stato, in quanto ricerca, soprattutto attraverso l'economia e la tecnica, un terreno politicamente neutrale, è qualificata da Schmitt come tendenza alla neutralizzazione. Dall'epoca della emancipazione del « terzo stato», della formazione della democrazia borghese e della sua successiva trasformazione in democrazia industriale di massa, questa neutralizzazione delle differenze politicamente più rilevanti e il dilazionamento della loro composizione si sono sviluppati sino al punto critico in cui si capovolgono nel 3 Zeitalter der Neutralisierungen und Entpolitisierungen, cit. (cfr. sopra, n. 2 [trad. it in: C. SCHMITT, Le categorie del «politico», cit., pp. 167-183]. 4 Politische Romantik (1919 e 1925) e Politische Theologie (1922 e 1934). Ambedue gli scritti sono citati dalla seconda edizione. [Cfr. Teofagia politica: Quattro capitoli sulla dottrina della sovranità, trad. it. condotta sulla seconda edizione in: C. ScHMITT, Le categorie del « politico», cit., pp. 29-74]. 5 Der Begriff ecc., cit., p. 74 [trad. it. in: C. SCHMITT, Le categorie del «politico», cit., pp. 167-183].

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loro contrario: in una totale politicizzazione di tutti i settori della vita, anche di quelli apparentemente più neutrali. Così, nella Russia marxista, è nato uno Stato dei lavoratori « che è più e più intensivamente statalizzante di qualsiasi Stato retto dal più assoluto dei principi »; così, nell'Italia fascista, è nato uno Stato corporativo che pone norme, oltre che per il lavoro nazionale, anche per il dopolavoro e per l'intera vita spirituale; e, così, nella Germania nazionalsocialista, è nato uno Stato dalla perfetta organizzazione onnipresente, che, con leggi razziali e simili, politicizza anche quella che sin'ora era stata la vita privata. Schmitt trova il presupposto negativo di questa politicizzazione nel « nulla spirituale» che si ebbe alla fine dell'epoca delle neutralizzazioni 6 • Ma, nella transizione al XX secolo, questa situazione poteva essere solo « qualcosa di provvisorio », e il « senso definitivo » della nostra cosiddetta epoca tecnica può darsi soltanto « quando si veda quale tipo di politica è sufficientemente forte da impadronirsi della nuova tecnica e quali siano i veri aggruppamenti di amici e nemici che sorgono sul suo terreno» 7 • Non è, tuttavia, opinione di Schmitt che questa nuova centralità assunta dalla politica significhi che, ora, essa subentri al posto delle precedenti « sfere spirituali » in cui l'uomo europeo degli ultimi quattro secoli ha trovato « il centro della sua concreta esistenza (Dasein) umana » e che diventi la « sostanza » dello Stato 8 • E' vero che nel corso degli ultimi quattro secoli il centro spirituale dell'esistenza umana si è spostato quattro volte: dalla teologia alla metafisica e dalla morale umanitaria all'economia, spostando così anche il senso di tutti i concetti specifici 9 ; ma, anche lo Stato trae la propria « effettualità e forza » da quel « settore che, di volta in volta, si pone come centrale, proprio perché 9 « La generazione tedesca che ci ha preceduto era pervasa dal senso della decadenza della civiltà che già si era manifestato prima della guerra mondiale e senza bisogno di aspettare la rovina del 1918 e il Tramonto dell'occidente di Spengler. In Emst Troelsch, in Max Weber, in Walter Rathenau si trovano numerose manifestazioni di un tale stato d'animo [. .. ]. Dopo che si era fatto astrazione, prima, dalla religione e dalla teologia, poi dalla metafisica e dallo Stato, sembrava ora che si dovesse fare astrazione da tutto ciò che è cultura e che fosse raggiunta la neutralità della morte culturale» (lvi, p. 78) [trad. it. cit., p. 180]. 7 lvi, p. 80 [trad. it. cit., p. 182]. s lvi, p. 27. 9 lvi, pp. 58 e 72 ss [trad. it. cit., pp. 158-159 e pp. 172 ss.].

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gli stessi prinoipali temi di lotta degli aggruppamenti di amici e nemici si determinano anch'essi sulla base del settore materiale che, di volta in volta, emerge » 10 • Tuttavia, la stessa politicità non è, in generale, un particolare settore materiale e, perciò, non è nemmeno una possibile realtà centrale 11 • Quale sia, però, ora, nella nostra epoca, il settore emergente, non viene detto da Schmit. Egli illustra soltanto il processo storico degli ultimi quattro secoli; e ciò che è certo è solo la veduta negativa che la realtà centrale della vita non può, per principio, essere alcunché di neutrale, ma non, a meno che non si voglia pensare ad un « mito del XX secolo», su quale terreno lo Stato totale del XX secolo fondi la prop:riia forza spirituale e la propria realtà. E' vero che Schmitt distingue 12 « la musica intellettuale di un programma politico » dalla « irrazionalità » del mito politico che sgorgherebbe dalla « attività politica» in relazione ad una« guerra reale». Ma, a presoindere dal fatto che resta romanticamente oscuro in che cosa consiiSta poi questa «reale», vera e propria guerra 13 , nel Concetto del « politico » non si trova alcuna indicazione di un nuovo mito come base spirituale della moderna attività politica. All'interno di questa costruzione storica che si appoggia a Vico e a Comte, Schmitt attribuisce un particolare ruolo al romanticismo, perché con esso si compie il problematico trapasso dal XVIII al XIX secolo, cioè dal predominio della morale umanitaria all'economia tecnica. « In realtà il romanticismo del XIX secolo esprime [ ... ] solo il grado dell'esteticità intermedio tra il moralismo del XVIII secolo e l'economicismo del XIX secolo; esso indica solo un trapasso operatosi tramite la estetizzazione di tutte le sfere spirituali, ed operatosi assai facilmente ed efficacemente. Infatti la via che va dal metafisico e dal morale all'economico passa attraverso l'estetico » 14 • Questa estetizzazione di tutti i settori della vita non è quindi che un preludio per quella radicale neutralizzazione che poi si è compiuta attraverso l'economia e la tecnica. 1o 11

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lvi, p. 73 [trad. it. cit., p. 174]. Ivi, pp. 14 e 16 [trad. it. cit., pp. 108 ss.]. Politische Romantik, cit., p. 225. Ivi, p. 132 ss. Der Begriff etc., cit., p. 70 [trad. it. cit., p. 171].

Il veicolo del movimento romantico fu la nuova borghesia: « la sua epoca comincia nel XIX secolo; essa, nel 1789, ha trionfato con forza rivoluzionaria su monarchia, nobiltà e Chiesa; ma, nel 1848, stava già dall'altra parte della barricata per difendersi dl proletariato rivoluzionario» 15 • Con questo romanticismo e con il suo polimorfo rappresentante politico Adam Milller, il creatore della teoria dello Stato totale, Cari Schmitt ha una evidente affinità, che rende particolarmente istruttiva la sua intelligentissima critica e « come, in generale, il romanticismo tedesco, del quale recentemente si è detto che doveva essere superato, sia un inesauribile serbatoio cui attinge spiritualmente chiunque non pensa in modo piattamente esatto» 16 • Ciò che, secondo l'analisi di Schmitt, caratterizza i romantici in quanto tali è che, per essi, qualsiasi cosa può diventare centro della vita spirituale, perché la loro stessa esistenza è priva di un fondamento centrale. Centrale, per l'autentico romantico, è solo il suo Io pieno di spirito e ironico, ma, in fondo, fluttuante. « L'individuo singolo, isolato ed emancipato diventa nel mondo liberale e borghese [ ... ] l'ultima istanza, l'assoluto » 17 • Ma questo suo personale assoluto, mancando di un mondo pieno di contenuto, è esso stesso un assoluto nulla 18 • Solo un passo separa questo esasperato isolamento e questa assoluta privatizzazione dell'esistenza umana dal preciso contrario di un estremo vincolo pubblico, sia esso alla comunità della Chiesa cattolica o alla politica nazionale, che poi diventa una specie di faccenda religiosa 19 • Ma, finché il romantico resta romantico, per lui il mondo intero è un semplice pretesto, una pura circostanza o occasio; è, detto romanticamente, il « veicolo », l'« incitamento » e il « punto elastico » per l'attività crea15

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Politische Romantik, cit., pp. 16, 141. Daublers Nordlicht, Monaco 1916, p. 10 s. Politische Romantik, cit., p. 141.

18 « Solo in una società individualisticamente disgregata, il soggetto, produttore in senso estetico, poteva trasferire in se stesso il centro spirituale: solo in un mondo borghese che isola l'individuo nello spirituale, che Io abbandona a se stesso e che lo carica di tutto quel peso che, diversamente, in un ordinamento sociale, è suddiviso in differenti funzioni. In questa società è lasciato all'individuo privato l'essere sacerdote a se stesso [. .. ]. Nel sacerdozio privato sta la radice ultima del romanticismo e del fenomeno romantico » (lvi, p. 26). 19 lvi, p. 87.

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trice del suo ironico ed intrigante Io. Questo concetto romantico dell'occasio nega - come il concetto di decisione di Schmitt! 20 « ogni legame con una norma» • La forma peculiare del discorso romantico non è il comando o una qualsiasi affermazione apodittica, ma l'« eterno dialogo», il discorso occasionalmente suggestivo senza principio e senza scopo determinati. Il romantico mescola tutte le categorie, è incapace di una distinzione e di una risoluzione univoca, di una decisione che non si discute 21 • Il romanticismo politico è soltanto pseudopolitico, perché è privo di serietà morale e di energia politica. Ma, il fatto che, in ogni tempo, uomini risoluti determinano il cammino delle cose umane, significa, con riferimento alla irresolutezza priva di sostanza del romanticismo, che esso senza volerlo si pone al servizio di decisioni estranee 22 • Con tale romanticismo, però, Schmitt caratterizza, e non marginalmente, anche se stesso: il suo decisionismo, infatti, è un decisionismo occasionale. Marx e Kierkegaard hanno per primi contestato una simile 20 « E' un concetto disgregatorio perché tutto ciò che dà conseguenzialità e ordine alla vita e a ciò che accade [ ... ] è incompatibile con l'idea del puro occasionale. Dove il contingente e il casuale assurge a principio, si genera un senso di grande superiorità su tali vincoli [ ... ] ; nella filosofia di Malebranche, per esempio, l'ultima assoluta istanza è Dio e il mondo intero e tutto ciò che vi accade è un semplice pretesto per la sua esclusiva attività. Questa è una grandiosa immagine del mondo e innalza la superiorità di Dio sino ad una [ ... ] fantastica altezza. Questo atteggiamento caratteristicamente occasionale può permanere anche se al posto di Dio subentra, come ultima istanza o come fattore principale, qualcos'altro: lo Stato, o il popolo, o anche il singolo soggetto. Quest'ultimo caso è quello del romanticismo » (lvi, p. 22 s.); e il primo quello dell'antiromanticismo di Schmitt. 21 « Il "maestro della contrapposizione" [si