La logica di Teofrasto. Studio critico e raccolta dei frammenti e delle testimonianze

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CL 27-1097-8

Le dottrine logiche di Teofrasto, primo successore di Aristotele alla guida del Peripato, rappresentano un momento importante dal punto di vista dell'evoluzione della logica e da quello della trasmissione dell'eredità aristotelica ai suoi discepoli e succes­ sori. Di queste dottrine, il libro intende presentare i testi, oppor­ tunamente ordinati, con ampio commento, traduzione e sistema­ zione organica, e una ricostruzione attenta alla loro specificità culturale e storica. Le tesi teofrastee per un verso riprendono, integrano e sviluppano alcune intuizioni aristoteliche; per un altro, poi, esse appaiono aperte a soluzioni nuove, specialmente nel campo della sillogistica ipotetica, nel quale costituiscono un diretto precedente della problematica stoica. Malgrado lo stato frammentario, spesso assai carente, della documentazione in no­ stro possesso, si può tentare un esame della posizione teofrastea nella prospettiva del passaggio da una logica terministica ad una logica proposizionale. Questo volume vuole cosi colmare una lacuna sia sul piano della documentazione sia sul piano della discussione storiografica, ovviando da questo punto di vista alla mancanza, spesso rilevata, di studi specifici sull'argomento. Nata a Catanzaro nel 1948, Luciana Repici ha compiuto gli studi universitari a Roma, dove si è laureata in storia della filosofia antica con una tesi sul Protrettico di Aristotele. È assistente ordinario di storia della filosofia antica presso la facoltà di let­ tere e filosofia dell'Università di Roma.

L.

12.000 [11.320]

CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE CENTRO DI STUDIO PER LA STORIA DELLA STORIOGRAFIA FILOSOFICA Direttore: Gabriele Giannantoni Consiglio scientifico: Pietro Rossi (presidente), Guido Calogero, Vincenza Celluprica, Barbara Faes de Mottoni, Gabriele Giannantoni, Antonio San­ tucci, Valerio Verra.

In conformità alle regole del Centro, questo volume è stato sottoposto all'e­ same e all'approvazione di Gabriele Giannantoni e di Francesco Adorno.

LUCIANA REPICI

La logica di Teofrasto Studio critico e raccolta dei frammenti e delle testimonianze

SOCIETÀ EDITRICE IL MULINO

Copyright e 1977. CL 27-1097-s CNR Centro di Studio per la Storia della Storiografia Filosofica

INDICE

PARTE PRIMA

Gli studi moderni sulla logica di Teofrasto l. Le edizioni delle opere di Teofrasto; la questione dei frammenti logici

2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9.

PARTE

Gli studi di C. Prand, di E. Zeller, di H. Maier

Da F. Solmsen a A. Becker L'opera di I. M. Bochenski

Dal Bochenski a J. lukasiewicz Indagini ulteriori Altri contributi storiografici

La piu recente storiografia

Conclusioni

p.

9

11 15 17 19 22 24 27 29

SECONDA

Le opere logiche di Teofrasto l.

I problemi della ricostruzione della logica di Teofrasto l. Il catalogo delle opere logiche teofrastee 2. Le fonti per la ricostruzione della logica di Teofrasto

33

3. Altre questioni

37 40 42

Dell'afiermazione e della negazione

45

4.

II.

·

33

Delineazione del metodo

l. L'opera 2. I testi 3. Conclusioni

45 47 77 5

III. Analitici Primi l. L'opera 2. I testi 3. Conclusioni riassuntive sugli Analitici Primi

IV.

v.

VI .

p.

81 81 81 157

Anali tici Secondi

159

l. L'opera 2. I testi 3. Conclusioni

159 159 164

Topici

1 67

l. L'opera 2. I testi 3. Conclusioni

167 168 176

Le altre opere logiche

179

PARTE TERZA

Testimonianze e frammenti

193

Bibliografia

227

Indici

233

6

PARTE PRIMA

GLI STUDI MODERNI SULLA LOGICA DI TEOFRASTO

GLI STUDI MODERNI SULLA LOGICA DI TEOFRASTO

l. Le edizioni delle opere di Teofrasto; la questione dei frammenti logici. La storiografia sulla logica di Teofrasto ha avuto un av­ vio relativamente recente, ed è, rispetto anche alla comples­ sità dell'argomento, poco ricca di spunti e di interpretazioni . Ciò soprattutto per l a mancanza d i una raccolta sistematica degli scritti conservati , per altro trasmessi dalle fonti antiche solo in forma frammentaria. Intanto, le piu antiche edizioni di tutte le opere teofrastee sono: a ) Theophrasti Opera, ed. Gemusaeus et Camerarius , Basileae , 1 54 1 , e b ) Theophrasti Opera pleraque graeca et latina , ex biblis J.V. Pinelli, Hano­ veri , 1 605 . A queste, seguivano altre due edizioni, quella di ]. Schneider, Theophrasti Opera et Excerpta, 4 tomis compre­ hensa, Lipsiae , 1 8 1 8- 1 82 1 , e infine quella di F. Wimmer, Theophrasti Eresii Opera quae supersunt omnia, 3 tomis comprehensa, Lipsiae, 1 854- 1 862 1 • Ma né l'edizione di Schneider né quella, piu volte ristampata, di Wimmer, for­ niscono un'esposizione sistematica ed esauriente dei testi uti­ li alla ricostruzione della logica teofrastea. Una collazione di tali testi, del resto, non compare neppure nell'opera di F. Wehrli , Die Schule des Aristate/es, voli . 1-X, Basel-Stuttgart, 1 944- 1 9 59 ( 1 96 7 - 1 969 2 ) nella cui raccolta le argomentazioni logiche di Teofrasto sono riportate per quel tanto che il

1 L'opera, ripubblicata a Parigi nel 1866, ha avuto una ristampa piu recente a Frankfurt a.M. nel 1%4. Dello stesso autore cfr. anche le Lectio­ nes Theophrasteae, Vratislaviae, 1844.

9

nome di lui è connesso nelle fonti con quello di Eudemo e nel fascicolo dedicato a quest'ultimo 2• È solo con I .M . Bochenski, La logique de Théophraste , Fribourg-en-Suisse, 1 94 7 , che si realizza un tentativo serio e critico di inquadrare il materiale a disposizione secondo criteri espositivi e argomentativi volti alla ricostruzione di un vero e proprio sistema logico . La pubblicazione del Bochenski è anche la prima monografia specifica sull'argo­ mento. Lo stesso au tore aveva, per altro, già fornito in pro­ posito una semplice raccolta di passi scelti in Elementa Logi­ cae Graecae, Roma, 1 93 7 , pp . 76-82, ispirandosi al medesimo criterio argomentativo e sistematico nella posteriore Formale Logik, Freiburg, 1 956 ( ora in traduzione italiana, La logica formale, a cura di A. Conte, 2 voli., Torino, 1 972, I pp. 1 3 8- 1 44 ) . Si è avuta infine pochi anni fa la pubblicazione dell'opera di A. Graeser, Die logischen Fragmente des Theo­ phrast, Berlin, 1 9 7 3 , nella quale l'autore ha raccolto ap­ punto i fram menti conservati di questa parte della filosofia teofrastea , senza però tentare poi un'interpretazione globale e sistematica dei testi e limitandosi invece al commento ana­ litico dei singoli passi. Pressocché trascurati quindi nelle piu antiche edizioni delle opere teofrastee, i frammenti logici non hanno avuto in sostanza un'esposizione tanto completa e soddisfacente da permettere allo studioso di collocare nella sua giusta luce la posizione teofrastea in materia, e questo, come si diceva all'i­ nizio, ha finito per condizionare lo sviluppo della relativa storiografia . Ulteriori difficoltà, d'altra parte, sono sorte an­ che in relazione allo stesso catalogo delle opere logiche di Teofrasto cosi come è conservato in Diogene Laerzio 3 , diffi­ coltà connesse per un verso con l'abbondanza dei titoli, a cui fa riscontro la scarsezza dei testi, e per un altro con il problema dell'attendibilità dello stesso Diogene. Il primo studio critico del catalogo diogeniano si deve a H. Usener, Analecta Theophrastea, Leipzig, 1 858 ( successi­ vamente ripubblicato in Kleine Schriften , Leipzig & Berlin, 1 912, I pp . 50-88 ). Le ipotesi di lavoro che stanno alla base di tale studio relative a correzioni , integrazioni, in terpreta2 Or. vol. VIII,

Eudemos von Rodos, Basel, 1955.

3 Cfr. D.L. V, 42-50.

10

zioni anche, del testo, sono tuttora in gran parte valide ed accettate dagli studiosi. In linea generale, l 'Usener è del pa­ rere, secondo una tradizione ormai accettata dalla moderna storiografia, che il catalogo diogeniano possa ritenersi assai attendibile in quanto risale con ogni probabilità all 'elenco delle opere teofrastee redatto dal peripatetico Ermippo, bi­ bliotecario alessandrino e discepolo di Callimaco, vissuto ver­ so la fine del II sec. a.C. 4• All'opera di Usener, seguirono altri studi del genere, quali quello di E . Howald, Die Schriftenverzeichnisse des Aristoteles und Theophrast, «Hermes», LV ( 1 92 0 ) , pp. 20422 1 , e ancora quello di B . Milt, Schweizerische Theophrast­ forschung zmd schweizerische Theophrasteditionen im 16. ]h. und ihre Bedeuttmg, «Gesnerus», II I ( 1 946 ), pp . 72-93 . Di essi , il primo fornisce un nuovo esame dell 'intero catalogo degli scritti teofrastei , mentre il secondo presenta, oltre ad un sommario delle opere attribuite a Teofrasto, anche un elenco di tali opere ritrovato in Svizzera nel sec . XVI . 2 . Gli studi di C. Prantl, di E. Zeller, di H. Maier. Ma l 'opera che segna l'inizio dell'interesse e degli studi veri e propri sulla logica teofrastea è certamente quella di C. Prantl , Geschichte der Logik im Abendlande, Leipzig, 1 858 5• Uno dei punti sicuramente piu interessanti delle pa­ gine dedicate dal Prantl alla trattazione della logica di Teo­ frasto è quello relativo al modo in cui questi risol ve , secon­ do l'autore , il problema della modalità. Tale modo si rivela, per Prantl, chiaramente caratterizzato da orientamenti for­ malistici : ed è proprio nel «formalismo» che egli ritrova la peculiarità della logica teofrastea. In effetti, argomenta Prantl, solo una considerazione «formale» del giudizio po­ teva portare Teofrasto a sostenere, al contrario di Aristo4 çfr. alle pagine 68-70 della raccolta Kleine Schriften ricordata. Se­ condo Usener, il catalogo teofrasteo è formato in sostanza da quattro di­ verse elencazioni, delle quali le prime due seguono un ordine alfabetico; la terza, che comprende i paragrafi 48 e 49, non risponde propriamente a nessun criterio, e l'ultima infine torna al criterio alfabetico, ma non pos­ siede alcuna rigorosità ( Op. cit. p. 57 ss.). 5 L'opera fu ripubblicata in edizione anastatica nel 1927, e da questa edizione sono appunto tratte le citazioni fatte qui di seguito. 11

tele, che non sussiste equivalenza tra affermazioni e nega­ zioni nell'ambito del possibile. Il risultato di questa osser­ vazione è, come rileva il Prantl, che le protasi negative del possibile non si comportano diversamente dalle altre ri­ spetto alle operazioni di conversione : tra i termini che la compongono infatti c'è una ' separazione' (proprio in quanto il rapporto di predicazione negativa è visto formalmente co­ me rapporto di separazione), che rende necessaria la con­ versione 6• Allo stesso criterio formalistico si riconduce anche, se­ condo Prantl, l'uso teofrasteo per cui dall'unione di due protasi modali scaturisce sempre una conclusione che, quanto a determinazione modale, consegue sempre alla premessa piu debole tra quelle poste. I logici medievali hanno cosi formulato questo principio, sconosciuto alla prassi aristote­ lica in sede di logica modale : peiorem sequitur semper con­ clusio partem. Cosf, rispetto al nesso di una protasi necessa­ ria e di una assertoria, la conclusione sarà assertoria in quan­ to Teofrasto ha considerato che ciò che è assertorio, non è necessario ; in tal caso poiché non si esclude una separazione tra soggetto e predicato, il sillogismo che contiene quelle premesse non può che concludere in modo non necessario 7• Ed ancora , rispetto al nesso di una assertoria e di una pos­ sibile (o di una necessaria e di una possibile ) il ragionamento formale adottato da Teofrasto risulta, secondo Prantl, ancora piu evidente. La conclusione è infatti in questo caso sola­ mente possibile, nel senso che, poste quelle premesse, non può aversi come conclusione che un'asserzione problematica, la quale esprime cosi un rapporto di predicazione piu debole rispetto a quello espresso dalla relazione assertoria 8 • Quanto infine ad un'altra famosa dottrina, la teoria dei sillogismi ipotetici e disgiuntivi, che, sconosciuti come tali ad Aristotele, sono parte integrante della logica stoica, Prand è del parere che l'elaborazione di tali forme sia da attribuirsi senz'altro a Teofrasto ed Eudemo, i quali, per mezzo di que­ sti «ampliamenti assai importanti» della sillogistica aristo­ telica, occuperebbero direttamente una posizione intermedia 6 Op. cit., I , pp . 370-375. 7 Op. cit. , pp. 362-364.

8 Ibid.

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tra il punto di vista di Aristotele, che non sofferma la sua considerazione su tali sillogismi , e quello della logica for­ male, che procede invece proprio attraverso implicazioni di questo tipo 9 • Considerazioni relative alla logica di Teofrasto sono rin­ tracciabili anche nell'opera di E. Zeller, Die Philosophie der Griechen in ihrer geschichtlichen Entwicklung dargestellt, II Teile, II Abt . : Aristoteles und die iilteren Peripatetiker, Tiibingen, 1 862 10• Secondo Zeller, occorre anzitutto chiarire, in linea generale, che il metodo adoperato da Teofrasto ed Eudemo nella logica, pur non avendo abbandonato i principi generali e i tratti caratteristici della logica aristotelica, è tut­ tavia maggiormente applicato a singole analisi, a ricerche su singoli aspetti di questa o quella dottrina 11• Per quanto ri­ guarda poi in particolare le tesi teofrastee, a proposito per esempio dei cinque nuovi modi aggiunti secondo le fonti, da Teofrasto alla I figura dei sillogismi assertori di Aristo­ tele, Zeller ritiene che di fatto Teofrasto non abbia compiu to per questa via sostanziali progressi rispetto alla posizione aristotelica 12• Molto piu interessante invece egli giudica l'in­ troduzione, in logica, dei sillogismi ipotetici e disgiuntivi, la cui elaborazione anche Zeller, sulle orme del Prantl, attribui­ sce senz'altro a Teofrasto ed Eudemo, con particolare riguar­ do ai sillogismi cosiddetti «totalmente ipotetici' , a quelli ipo­ tetici «per prolessi', e infine a quelli comparativi, ossia a quel­ li che «argomentano partendo dalla maggiore, minore o ugua­ le misura' 13• L'opera di H. Maier, Die Syllogistik des Aristoteles, 2 voli., Tiibingen, 1900, rappresenta un'altra tappa nella sto­ ria della storiografia relativa alla logica antica . Anch'essa, come quella del Prantl, affronta una vasta serie di problemi e fornisce una quantità notevole di materiale documentario sulla sillogistica di Aristotele, e di riflesso anche su quella dei primi Peripatetici e di Teofrasto in particolare . Ma an9

to

Op. cit. , pp. 375-392.

L'opera, ripubblicata a Lipsia nel 192 1 , ha una traduzione italiana, E. ZELLER-R. MONDOLFO, La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico, Parte II, Vol. Il, ( tomo III): Aristotele e i Peripatetici più antichi, Firenze, 1966 ; da essa sono tratte le citazioni seguenti. u Op. cit., p. 348. 12 Ibid., t3 Op. cit. , pp. 356-358.

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ch'essa poi risente spesso di quella mancanza di rigore critico che ha indotto i piu moderni interpreti a ritenere ormai su­ perate molte delle ipotesi avanzate dall'autore . Cosi, per esempio, Maier giudica «disastrosa per il futuro» l'introdu­ zione dei cinque nuovi modi teofrastei nella sillogistica as­ sertoria 1\ anche se non ritiene che tali modi costituiscano già di per sé una vera e propria IV figura, contenendo essi piuttosto il «germe» di quella che la tradizione indica come figura galenica 1 5 . A proposito della sillogistica modale, osserva Maier tra l'altro che in questo campo Teofrasto ed Eudemo si distac­ cano in maniera rilevante dal maestro 16 . La principale inno­ vazione che essi apportarono al sistema aristotelico è rappre­ sentata, secondo Maier, dalla tesi per cui le protasi universali negative possibili si convertono per sé e dalla dimostrazione che di tale tesi essi davano. La dimostrazione infatti, argomen­ ta Maier, è basata sull'idea che, se è possibile che A non ap­ partenga a nessun B, è anche possibile che A e B siano sepa­ rati l 'uno dall'altro; se ciò è vero, allora è anche possibile vi­ ceversa che neppure B appartenga ad alcuno degli ·A 1 7• La po­ sizione di Aristotele è in proposito diversa perché, secondo Maier, egli non supera quella confusione tra piano logico e piano metafisico che gli fa considerare come equipollenti le protasi universali negative possibili e quelle affermative. Di fatto, una simile conversione è respinta da Aristotele sulla ba­ se della duplicità dei sensi del possibile, l'uno, il senso stretto, che Maier iden tifica con la possibilità dal punto di vista me­ tafisica (M 1 ), e l'altro, il senso largo, che egli fa coincidere con la possibilità dal punto di vista logico (M2 ) 13. Ora, è proprio una tale duplicità di piani che, secondo Maier, Teo­ frasto avrebbe respinto, deducendone cosi correttamente le tesi della convertibilità delle protasi universali negative pos­ sibili, anche se essa non è che, in sostanza, una corretta de14 15 16

Op. cit. , I I . l p. 98. Op. cit. , pp. 124-136, e dr. pp. 206-2 17. Op. cit. , pp. 43-44. 17 Op. cit. , p. 46 ss. 18 Op. cit. , pp. 47-48. Seguendo le indicazioni del Bochenski ( La logi­ que de Théophraste cit. infra), d'ora in avanti il senso stretto del possibile, o possibilità monovalente, sarà indicato col simbolo M., e quello largo, o

possibilità bivalente, col simbolo M:.

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duzione da indicazioni aristoteliche 19• Anche l 'uso del prin­ cipio di sopra illustrato, secondo cui peiorem sequitur semper conclusio partem , è dovuto secondo Maier ad una trattazione piu rigorosa della sillogistica aristotelica, ed insieme alla rmo­ va impostazione che Teofrasto diede alla logica modale 20• 3 . Da

F.

Solmsen a A . Becker.

Sul problema dei cinque nuovi modi assertori introdotti da Teofrasto tornava anche F. Solmsen in Die Entwicklung der aristotelischen Logik und Rhetorik, Berlin, 1 929. Egli è del parere che l'elaborazione di tali modi dimostri quanto poco la stratificazione degli d8"1J platonici, fondamento del­ l'assiomatica aristotelica, operi all'interno della sillogistica teofrastea, il cui criterio resta tuttavia ancora aristotelico; la qual cosa impedisce che si possa parlare propriamente in Teofrasto di una IV figura vera e propria 21• A proposito poi della dottrina dei sillogismi ipotetici, Solmsen ritiene che un particolare tipo di tali modi, ha buone probabilità di essere fatto risalire a Teofrasto diretta­ mente 22• Si tratta dei sillogismi ipotetici cosiddetti compara­ tivi, ai quali abbiamo già accennato, che argomentano par­ tendo dalla maggiore, minore o uguale misura, e che si rial­ lacciano immediatamente al 't'o1toç omonimo. Secondo il Solm­ sen, è assai verosimile in realtà che Teofrasto conoscesse queste forme di sillogismi ipotetici, come si può arguire da un frammento anonimo, nel quale l'ignoto au tore riproduce sotto forma sillogistica (cioè mediante ragionamenti formati da due premesse e una conclusione ) le argomentazioni di quel 't'07toç adoperando anche le variabili terministiche e sforzan­ dosi di sussumere le forme cosi ottenute sotto tre schemi 23• Ora, se è vero da un lato che il contenu to del frammento si muove nell'ambito della problematica aristotelica 24, è vero 19

Cfr. op. cit. , p. 47. Op. cit., p. 46. 21 Op. cit., p. 55 e ss. 22 Op. cit. , p. 65 e ss. 23 Il cosiddetto frammento logico fiorentino, pubblicato da A. Vo­ GLIANO in Papiri della Società Italiana, IX ( 1929) n. 1095 , pp. 164-168. 24 Come ha dimostrato anche R. PHILIPPSON, Il frammento logico fio­ rentino, «Rivista di Filologia e d'Istruzione Classica», VII ( 1929 ), pp. 495506.

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pure d'altra parte in primo luogo che nei suoi Topiei Aristo­ tele non fa uso di sillogismi, e in secondo luogo che il conte­ nuto dell 'opera teofrastea intitolata 'A"11YlJ.éV(I)V 't'67t(I)V dove­ va con ogni probabilità riguardare la riduzione di tali sillo­ gismi cosf ottenuti a schemi 25 , secondo il significato del verbo . , greco a.wx.ytLv. Anche secondo H. Scholz, Abriss der Geschichte der Logik, Berlin, 1 9 3 1 , il posto che Teofrasto ed Eudemo oc­ cupano nella storia della logica è di rilevante interesse so­ prattutto in relazione all'elaborazione della dottrina dei sil­ logismi ipotetici e disgiuntivi , un campo in cui essi sarebbero stati, secondo l 'autore, i veri e propri precursori della logica degli Stoici 26• Insieme, essi hanno gettato infatti, come rileva Scholz, le basi della logica proposizionale, proprio con l 'im­ mettere nel sistema aristotelico tali modi ipotetici e disgiu�­ tivi ; né d'altro canto va dimenticato l'apporto propriamente teofrasteo alla formalizzazione della logica con l'elaborazione delle cinque. regole inferenziali aggiunte ai quattro modi ari­ stotelici della I figura dei sillogismi categorici n. Tuttavia, ar­ gomenta Scholz, questo non toglie nulla al merito particolare degli Stoici, quello che essi propriamente conservano nella storia della logica e che consiste in sostanza nell'elaborazione della logica proposizionale rigorosamente dedotta 28• A. Becker, Die aristotelische Theorie der Moglichkeit­ schliisse, Berlin , 1 9 3 3 , ritorna su quello che certamente è il problema piu interessante posto dall'interpretazione della logica teofrastea, cioè quello relativo alla modalità dei giu­ dizi 29• Egli sostiene in pratica che la conversione della pre­ messa universale negativa possibile può aversi solo in base alla considerazione, fatta appunto da Teofrasto ed Eudemo, secondo cui è possibile solo ciò che non è necessario che non sia, vale a dire tenendo presente il significato univoco della possibilità (Mt) 30• Ciò comporta, secondo Becker, che con 25 Op. cit., p. 38 ss., 58 ss., 69 ss. ; e dello stesso autore cfr. anche Il frammento logico fiorentino, «Rivista di Filologia e d'Istruzione Classica»,

VII ( 1929), pp. 507-5 10. 26 Cfr. p. 74 della traduzione italiana, Storia della logica, a cura di E. Melandri, Milano, 1962. n

Ibid.

28 Op. cit., p. 75. 29 Op. cit., pp. 65-67. 30 Op. cit. , p. 66.

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tutta probabilità Teofrasto ed Eudemo ritennero non oppor­ tuna, o anche solo non necessaria , la definizione aristotelica della possibilità. E alla stessa conclusione conduce per l 'au­ tore anche l'uso teofrasteo del principio peiorem sequitur semper conclusio partem 31• Questi diversi orientamenti nel­ la determinazione modale aristotelica rispetto a quella soste­ nuta da Teofrasto ed Eudemo, dipendono in conclusione per l'autore dal fatto che i giudizi modali sono concepiti da Ari­ stotele nel senso di quelle che Becker chiama «Strukturfor­ meln», impostazione quest'ultima che i successori di Aristo­ tele persero evidentemente di vista 32• 4 . L'opera di I . M. Bochenski. Ma l 'esposizione piu completa ed accurata di tutti gli scritti logici di Teofrasto, e insieme anche dei problemi che tali scritti pongono, sia in relazione alla logica aristotelica sia, piu in generale , in relazione all'evoluzione della logica, risa­ le a I .M. Bochenski, La logique de Théophraste, sopra ri­ cordato . Fondandosi in particolare sull 'autorità di Alessan­ dro di Afrodisia, spesso a scapito di altre fonti, il Bochenski fornisce in sostanza un quadro della logica di Teofrasto in cui questi appare per un verso sotto molti aspetti un inno­ vatore della problematica aristotelica ; e per un altro, sempre l'erede e l'interprete di quella problematica stessa. L'analisi dei testi dimostra infatti, secondo le argomentazioni del Bo­ chenski , che il sistema teofrasteo riprende, integra, e per qualche verso corregge anche, idee ed orientamenti di quello aristotelico, ponendosi però all 'interno di esso , anche là dove le tesi di Teofrasto sembrano divergere di piu da quelle di Aristotele 33 • D'altro lato, e proprio di conseguenza, l'autore tende a non sopravvalutare il ruolo avuto da Teofrasto come precursore degli Stoici , perché egli rimane in pratica per il Bochenski un aristotelico, il quale però, attraverso l'uso di un formalismo piu rigoroso di quello aristotelico e proprio portando alle estreme conseguenze alcuni spunti aristotelici, 3 1 Loc. cit. alla nota precedente. 32 Op. cit. , p. 67.

33 Op. cit. , pp. 125-126. È il caso della dottrina della modalità.

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prepara il terreno dello stoicismo 3 4 • Cosi è per esempio a proposito della dottrina teofrastea della doppia relazione della parola, significata e significante insieme - dottrina che corrisponde poi in pratica a quella del À€Y.T6v stoico - 35 , ov­ vero a proposito della dottrina dei sillogismi ipotetici, altra famosa teoria della logica stoica 36 Ampio rilievo è dato dal Bochenski alla trattazione teo­ frastea della sillogistica assertoria, con la relativa deduzione dei cinque nuovi modi annessi da Teofrasto alla I figura ari­ stotelica 37; ma la parte piu interessante dell'opera di Bochen­ ski è forse quella dedicata alla sillogistica modale, nella cui elaborazione l'autore scopre il vero merito di Teofrasto lo­ gico 38 • A questo riguardo, egli è del parere che il sistema modale teofrasteo, se esaminato dal punto di vista della lo­ gica formale, appare basato su un significato unilaterale (Mt) della possibilità come «non necessità di non essere', e non in­ vece su un senso bilaterale (Ml) di essa , come «non necessità di essere ' e insieme «non necessità di non essere' , quale è in­ vece adoperato da Aristotele . L'uso di un senso del possibile univocamente determinato non implica però, secondo Bo­ chenski, che Teofrasto abbia avuto del tutto chiara la distin­ zione dei due ambiti della possibilità e delle conseguenze che derivano all'interno di un sistema modale quando si assuma l 'una o l 'altra delle due accezioni 39 • È proprio un uso di tal genere d'altra parte che consente a Teofrasto di risolvere, per il Bochenski, una serie di problemi lasciati aperti da Aristo­ tele, come per esempio la conversione della premessa uni­ versale negativa possibile 40 ; in secondo luogo, di introdurre nel proprio sistema modale il principio peiorem sequitur sem•

34 Op. cit. , pp. 126-127. 3 5 Op. cit., pp. 39-41

36 Op. cit. , pp. 103-12 1 . Per un'attribuzione decisamente stoica di questi sillogismi si era pronunciato già per esempio K. DuERR, Alte und neue Logik, «Annuaire de la Société Suisse de Philosophie», s.t. 1942, pp. 104-122; dello stesso autore dr. Moderne historiscbe Forschung im Gebiete der antiken Logik, «Studia Philosophica», XIII ( 1953 ), pp. 72-98. 37 In proposito, Bochenski non ritiene che essi costituiscano una IV figura : op. cit., pp. 54-66. Studi sul problema furono pubblicati in quegli anni da J. W. STAKELUM, Why 'Galenian Figure'?, «The New Scholasti­ cism», XVI (1942 ), pp. 242-256, e da P. HENLE, On the Fourth Fi­ gure o/ the Syllogism, «Philosophy of Sciences», XVI ( 1949 ), pp. 94-104. 38 Op. cit. , pp. 67-102. 39 Op. cit. , pp. 90-91 . 40 Op. cit., p. 74 e ss.

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per conclusio partem 4 1 ; e da ultimo di costruire un sistema modale molto piu omogeneo, semplificato e coerente di quel­ lo aristotelico 42 • 5. Dal Bochenski a J. tukasiewicz. Della logica teofrastea J. T. Clark, Conventional Logic and Modem Logic. A Prelude to Transition, \Voodstock College Press 1 952, sottolinea intanto due aspetti : quello relativo alla cosiddetta quantificazione del predicato , e quello relativo alla trattazione dei sillogismi ipotetici 43• Quanto alla prima tesi, essa ricorre in un testo anonimo pubblicato dal Waitz 44 , nel quale si legge che, qualora non si aggiunga una nuova determinazione (7tpoa8toptcr!J.6c;) anche al predicato, giu­ dizi del tipo (a ) Fenia possiede la scienza (b ) Fenia non possiede la scienza possono essere entrambi veri, secondo Teofrasto . Ora , la vera forza di significazione di tale istanza non dovette, se­ condo Clark, uscire per Teofrasto dai limiti di una generica , per quanto corretta, esigenza. Ciò infatti, avrebbe potuto condurre Teofrasto a riconoscere che in questo caso non il termine 'scienza' è il vero predicato, bensi 'possiede' , a cui il primo appartiene come uno dei suoi argomenti o relata, secondo la terminologia della logica formale moderna 45 • Ma seppure generica, la motivazione di Teofrasto rimane per il Clark di rilevante interesse , perché si riallaccia alla piu evi­ dente differenza tra logica tradizionale e logica moderna, la quale consiste essenzialmente, secondo l'autore, nel fatto che, mentre la prima ferma la propria considerazione quasi esclu41 ,Op. cit. , 42 Op cit. ,

p. 19 e ss. p. 95 ss. Dello stesso autore cfr.: Notiones historiae logicae forma/is, «Angelicum», XIII ( 1946), pp. 109- 123 ; Notes historiques sur !es propositions moda/es, «Revue cles Sciences Philosophiques et Theologi­ ques», XXVI ( 1937 ), pp. 673-692; De consequentiis Scbolasticorum earum­ que origine, «Angelicum», XV ( 1938 ), pp. 92-109 ; Ancient Forma! Logic, Amsterdam, 195 1 , in particolare alle pp. 72-76; A History of Ancient Por­ mal Logic, Notre Dame-Indiana Univ. Press, 1961. 43 pp. 1 9-23 . 44 Aristotelis Organon Graece, Lipsiae, 1 844-46, vol. I, p. 40 ( ad 17h 16) .c; Op. cit., p. 20. .

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sivamente sulle funzioni che implicano una g eneralizzazione semplice ( per es. di S nella formula ' S è P' ), la seconda si occupa al contrario di funzioni che implicano una serie di generalizzazioni coordinate, sia ipotetiche sia logicamente de­ terminate 46• Quanto poi alle formulazioni dei vari tipi di sillogismi ipotetici che possono essere ricondotti ragionevol­ mente a Teofrasto, il Clark scrive che di primo acchito essi potrebbero essere identificati con le moderne leggi del cal­ colo in cui i simboli rappresentano proposizioni, ma che di fatto poi essi si collocano nel contesto della logica termini­ stica di Aristotele 47• Le fonti antiche, infine, tramandano un'altra dottrina teofrastea destinata anch'essa ad avere for­ tuna nella storia della logica, vale a dire quella delle propo­ sizioni cosiddette «per prolessi » (x�Toc 7tp6aì.l)o/w ) . Tali pro­ posizioni sono caratterizzate dal fatto che in esse, accanto ai due termini definiti (A = soggetto, e B = predicato ), se ne aggiunge in piu un terzo al quale appartengono sia l'uno sia l'altro dei termini dati 48• Ora, giudizi cosi formati sono per Teofrasto equivalenti a quelli categorici 49• A proposito di questa dottrina , scrive il Clark che questa forma di riso­ luzione delle protasi categoriche in implicazioni formali, cosi come la nozione di 'quantificazione ', non sono che un natu­ rale (tradizionale ) sviluppo della logica aristotelica 50• Anche J. l:.ukasiewicz, Aristotle's Syllogistic /rom the Standpoint of Modern Formal Logic, Oxford, 1 957 2 51, rico­ nosce, a proposito della sillogistica modale di Teofrasto ed Eudemo, che la tesi da essi sostenuta della convertibilità del­ la protasi universale negativa possibile corregge certamente •s

Op. cit. , pp. 20-2 1 .

47 Op. cit . , p . 23. 48 Cfr. Alex. Aphr. in An. Pr. 49 Loc. cit. , 379.9- 1 1 .

378.12-20.

so Op. cit. , p . 22. Poco piu d i una menzione facciamo qui del libro di J. ZORCHER, Aristoteles Werk und Geist, Paderborn, 1952, che attribui­ sce la maggior parte degli scritti dell'attuale corpus aristotelicum a Teofrasto. La critica moderna ha del tutto smentito le tesi di Ziircher. Cfr. A. MAN ­ SION, Het Aristotelisme in bet bistoriscbe perspectief, Bruxelles, 1 954 ; E. BARBOTIN, Le Corpus aristotelicum est-il autbentique?, «Revue Thomiste», LIV ( 1954), pp. 676-680; G. REA LE , ]. Ziircber e un tentativo di rivoluzione nel campo degli studi aristotelici, in Aristotele nella critica e negli studi contemporanei, suppl. al vol. XLVII della «Rivista di filosofia neoscolastica», Milano, 1956, pp. 1 08-143. 51 Ora anche in traduzione italiana, J. l.uKASIEwrcz-C. NEGRO, La sil­ logistica di Aristotele, Brescia, 1964.

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l 'errore piu grave della teoria aristotelica della contingenza 52• Anche se, del resto, tale convertibilità risulta, secondo tuka­ siewicz, dalla stessa definizione aristotelica del possibile 5 3 • A proposito poi della regola peiorem sequitur semper con­ clusio partem , l'autore arriva alla conclusione che il nesso for­ mato da una premessa maggiore assertoria e da una premessa minore necessaria, con conclusione necessaria, rifiutato da Ari­ stotele e accettato invece da Teofrasto ed Eudemo, è in realtà valido, come può essere dimostrato attraverso esempi formati sul modo in barbara di I figura 54 • Solo che , come scriveva giu­ stamente S. McCall 55, Teofrasto pone in evidenza la debolezza della premessa assertoria di barbara, e questo gli consente di asserire anche la debolezza della conclusione, mentre il tuka­ siewicz, ponendo l'accento sulla forza della premessa neces­ saria, deve poi dedurne la forza della conclusione; Aristotele infine non sembra a sua volta aver accentuato né l'una né l'altra delle due soluzioni, e in tal modo il suo sistema può evitare la rappresentazione spazializzata. Per quel che riguarda infine i nuovi modi assertori elabo­ rati secondo le fonti antiche da Teofrasto, tukasiewicz è del parere che tali modi , pur ricavabili da indicazioni di Aristote­ le, sono poi «senza tetto » (homeless ) nella sua sillogistica; Teofrasto li sistematizzò appunto, dando loro un posto ben preciso all'interno della I figura , ma introducendo con ciò una importante modifica alla definizione che di questa figura Ari­ stotele aveva dato, e invece di ritenere I la figura in cui il medio fa da soggetto nella premessa maggiore e da predicato nella premessa minore, egli considerò I quella figura in cui il medio fa da soggetto in una delle premesse e da predicato nell'altra 56• In conclusione, per tukasiewicz l'adozione di una nuova definizione della figura sillogistica, che corregge quella di Aristotele, indica in Teofrasto l 'uso di un procedi­ mento altrettanto valido quanto l'elaborazione di una vera e propria IV figura 5 7•

52 s3

Op. cit. , p. 200. Op. cit. , pp. 94·200. 54 Op. cit., pp. 183- 1 87. 5 5 S . McCALL, Aristotle's Modal Syllogisms, Amsterdam, 1963, p. 16. 56 Op. cit. , p . 27. 5 7 Op. cit. , pp. 27-28.

21

6 . Indagini ulteriori .

Sulle forme ipotetiche e disgiuntive dei sillogismi nella logica teofrastea, tornava anche J. Mau, Stoische Logik. Ihre Stellung gegeniiber der aristotelischen Syllogistik und der modernen Aussagenkalkiil, «Hermes», LXXXV ( 1 957 ), pp. 1 47- 1 58, sostenendo in particolare la tesi che già Teofrasto ed Eudemo dovevano aver sviluppato in questo campo indi­ cazioni rintracciabili nei testi aristotelici 58 • K. Berka, nel suo saggio relativo alla teoria della moda­ lità nell'antichità, riproponeva invece il problema della moda­ lità nella logica di Teofrasto 5 9 • Il sistema modale teofrasteo, argomenta infatti Berka, è basato su un significato della pos­ sibilità diverso da quello adoperato da Aristotele nei suoi Primi Analitici. Mentre quest'ultimo usa in effetti un senso bilaterale del possibile (�), Teofrasto si serve al contrario di un senso unilaterale di esso (M 1 ); ed è proprio in virtu di questo, che egli è in grado di sostenere la conversione della premessa universale negativa contingente, respinta da Aristo­ tele, e di rifiutare viceversa l'equivalenza posta da Aristotele tra protasi universali affermative e protasi universali negative della possibilità . Inoltre, l'autore riconosce che è proprio Teofrasto il primo ad adoperare nella sillogistica modale la regola peiorem sequitur semper conclusio partem, sostenen­ done per altro l'applicabilità a tutto l'ambito della sillogisti­ ca stessa. Da ultimo , proprio sulla base di queste diverse im­ postazioni metodiche, Teofrasto può, secondo Berka, respin­ gere come non valide alcune serie di implicazioni sillogistiche riconosciute ed accettate invece da Aristotele, senza che ne risenta la coerenza e la compattezza del suo sistema . L'importanza di Teofrasto nella storia della logica è do­ vuta, secondo W. & M. Kneale, The Development of Logic, Oxford, 1 962 , soprattutto ad alcune originali soluzioni da lui fornite a questioni poste dalla logica aristotelica 60• Cosi, per esempio, in relazione alla collocazione dei cinque nuovi 58

p. 156. BERKA, K tbeorii modalitaty v antice, «Filosoficky Casopis», I ( 1957), pp. 40-59 (riassunto in «Bibliotheca Classica Orientalis», III ( 1958), pp. 381-383, Zur Theorie der Modalitiit in der Antike). 60 pp. 100- 1 12. L'opera è stata tradotta in italiano, Storia della logica, a cura di A.G. Conte e L. Cafiero, Torino, 1972.

5 9 K.

22

modi assertori che Teofrasto aggiunse a quelli già posti da Aristotele nella I figura, rileva Kneale che è solo la definizio­ ne che noi diamo di figura a decidere se i nuovi modi appar­ tengano o meno ad una figura a sé, perché invero Aristotele mostra di conoscere tutti gli argomenti che in genere si por­ tano a sostegno della IV figura 61• In effetti, argomenta Knea­ le, se si assume che la figura sia uno schema argomentativo distinto e separato da altri schemi del genere, non v'è dubbio che la possibilità di combinazione delle premesse indicata da Teofrasto con i suoi modi sia veramente qualcosa di diverso rispetto alle altre figure elaborate da Aristotele, nel senso che la prova per assurdo di tali modi riconduce sempre all'inter­ no del loro stesso schema 62• A proposito poi dell'uso teofrasteo della regola peiorem sequitur semper conclusio partem , Kneale è del parere che una tale innovazione ha il vantaggio di semplificare di molto talune tesi della logica modale aristotelica, anche se poi ritie­ ne che ciò renda in un certo senso incoerente il sistema teo­ frasteo. Secondo Kneale, è infatti impossibile ammettere con­ temporaneamente che tale principio sia costantemente appli­ cabile, che sia universalmente valido il metodo aristotelico della riduzione indiretta e che possano ritenersi corrette al­ cune implicazioni sillogistiche riconosciute da Teofrasto 63 • Quanto all'elaborazione dei sillogismi ipotetici, Kneale scrive che né Aristotele né i Peripatetici dovettero arrivare ad un alto livello di approfondimento di questi modi, come è dimostrato dal fatto che già gli antichi li ritenevano un'in­ novazione prettamente stoica e dal fatto che lo stesso Boezio dice esplicitamente che nell'ambito peripatetico non fu fatto in questo campo alcun sostanziale progresso 64 • Se d'altra parte si potesse far risalire a Teofrasto quella forma particolare di sillogismi ipotetici detti 'per qualità ' , Kneale riconosce che si dovrebbe in tal caso ammettere che Teofrasto ha aperto nuove prospettive all'indagine logica, in quanto le forme ri­ portate sono, malgrado non si possa essere sicuri dei dettagli dell'interpretazione, che potrebbe essere stata distorta dai 61

Op. cit. , p. 101.

63

Op. cit. , p. 102. Op. cit., p. 105. ar. BoETH. De syll. hyp. 831 c.

62 Ibid. 64

23

commentatori, perfettamente valide e per di piu trattano spe­ cificamente di ciò che la logica moderna chiama 'proprietà' e 'classi' 65 • Anche A . N. Prior, Forma[ Logic, Oxford, 1 9622, si in­ teressò ai problemi posti da Teofrasto nella storia della logica dal punto di vista della logica formale moderna, esaminando in questa prospettiva per esempio l'analisi teofrastea delle protasi cosiddette 'per prolessi ' e l'uso di un senso semplice del possibile (Mt) 66• A proposito poi delle forme inferenziali del tipo Se P o Q; ma non-Q; perciò P dove P e Q hanno funzione e valore non tanto di termini semplici, quanto anche e soprattutto di vere e proprie propo­ sizioni - si tratta qui ovviamente delle forme inferenziali ipotetiche e disgiuntive - scrive Prior che sia Aristotele che Teofrasto si occuparono di esse, ma che solo con gli Stoici tali schemi furono descritti ed adoperati in modo organico e sistematico 67• 7 . Altri contributi storiografici. Sul problema dei cinque nuovi sillogismi assertori di Teo­ frasto, la cui corretta risoluzione costituisce ancor oggi uno dei problemi aperti nell'interpretazione della logica aristote­ lica e di quella teofrastea, tornava anche G. Patzig, Die ari­ stotelische Syllogistik. Logisch-philologische Untersuchungen iiber das Buch A der Ersten Analytiken, Gottingen, 1 963H8 • Egli ritiene che già con la sola elaborazione di questi nessi sillogistici, Teofrasto si è distaccato dalle esigenze aristote65

Op. cit., p . 108. Cfr. rispettivamente alle pp. 1 22-124 e 1 90 e ss. 67 Op. cit., p. 3 . Che Teofrasto, insieme ad Eudemo, sia degli stoici nel campo delle forme ipotetiche e disgiuntive anche T. KoTARBINSKI, Leçons sur l'histoire de la logique, p. 68. 68 L'opera è stata tradotta in inglese, Aristotle's Theory 66

il precursore ha sostenuto Paris, 1964.

of Syllogism. A Logico-Philological Study of Book A of the Prior Analytics, transl. by

]. BARNES, Dordrecht, 1 968. Da questa edizione sono tratte le citazioni che seguono.

24

liebe circa il valore estensionale dei termini della I figura e circa soprattutto la perfezione dei modi che ne fanno parte , respingendo pertanto la definizione che di tale figura Aristo­ tele ha fornito, cioè la definizione per cui tale figura è cosf formata da avere il termine maggiore che deve esser detto del medio e questo a sua volta del minore 69, e limitandosi ad accettare il criterio per cui è prima quella figura in cui il me­ dio è predicato di una premessa e soggetto dell'altra 70• Ciò che sembrava a Prantl p oc O"t'oç 't"O'-J S:7tLO''t'XO'uXL VIII . T,tve:ç O� 't"p07t0� ' ' ' n '

OC'

- D L V , 49 •



IX. Ile:pl. (j't; f.l.dwv - D .L. V, 45 X



Il-' , , R' y, o e: ' ç ' 'Y.., ' "l , un ' L ' LX' Li-'R' LY' �o�� �e:' Lç ' et. t" T:?O':'XO"e:wv L�1 �'fl1 - D.L. V, 45

, II pw't'W'I

XI . Ilpòç 't'OÙç Òp�O'f.I.OUç C/.1 - D.L. V, 45 Ilpòc; opouc; rx' W - D.L. V, 49 36

XII. Tomxwv ex' � ' - D.L. V, 45 ; Alex . Aphr. In Top. 55. 24, ln Met. 38 1 . 1 3 , 408. 1 8 ; Simpl. In Cat. 4 1 5 . 15 Tli rcpò 't'or.wv ex' - D .L. V, 4 9 XIII. ' Avl)nt.Évwv Torc wv ex' W - D.L. V, 42 ; Suid, s . v . 0e6rppexa-:-oç ' Avl)y(J.Évwv Mywv - Alex . Aphr . In An. Pr. 340 . 1 4 l ' l �l l l l l ' ' 1 �1 l , , ' O. ' l Xlv . ' ET.I.Z,. Dimostrato que­ sto, egli aggiunge : «Allo stesso modo stanno le cose anche se è ne­ cessaria la maggiore. Poiché il medio è legato al minore non per ne­ cessità, potrebbe essere separato ; ma se è separato questo, lo sarà an­ che il maggiore. Qualora infatti cosi si assuma : di ciò di cui si pre­ dica B, anche. A si predica per necessità, si assumono in un certo senso due protasi necessarie. E chi non faccia tale assunzione, è nel falso�>. In tal modo dunque, Teofrasto dimostra che nella connessione di una necessaria e di un'assertoria, qualunque delle due sia la neces­ saria, la conclusione è assertoria.

Altrove infine egli aggiunge

1 19 :

Vi sono alcuni i quali tentano di dimostrare anche attraverso la riduzione all'assurdo ciò che è stato esposto da Aristotele, per quanto sia in realtà ben espresso. Siano dunque le protasi miste : A appartiene per necessità ad ogni B, e : B appartiene semplicemente ad ogni C. Dico allora che A appartiene ad ogni C per necessità. Se cosi non fosse, sarebbe vero il contraddittorio : esser possibile che A non appar­ tenga a qualche C. Ma si era posto invero anche che A appartiene ad ogni B per necessità. Si forma allora un sillogismo della seconda figura, formato da una premessa maggiore universale affermativa neces­ saria e da una premessa minore particolare negativa possibile, che conclude nel particolare negativo possibile, secondo quanto sostene­ vano Teofrasto ed Eudemo. Allora B è possibile che non appartenga a qualche C; ma si era posto che appartenesse a ciascuno.

La tesi che qui in sostanza Alessandro attribuisce a Teo­ frasto è quella per cui , date due protasi miste, una assertoria 1 18 In An. Pr. 119 In An. Pr.

1 18

132.23-34 (ad 30a 32) = fr. 29b. 126.29-127 .2 ( ad 30a 15) = fr. 29c.

e una necessaria, qualunque delle due sia poi la necessaria, la conclusione è sempre assertoria perché essa consegue alla premessa piu debole (x.a:'Lpov ) e minore tra quelle poste 1 20 • È il principio noto dalla logica medievale nella formula­ zione : peiorem sequitur semper conclusio partem , che, co­ me applicazione alla sillogistica modale, sembra essere una innovazione del tutto teofrastea. Alessandro fa rilevare co­ me in effetti tale regola non era del tutto ignota in linea generale ad Aristotele, che l 'applica di fatto nella sillogistica assertoria, dove da una affermativa e da una negativa egli deduce una negativa, e da una universale e da una partico­ ìare d 'altro canto una particolare 121 , ma non in quella della modalità . Teofrasto ebbe al contrario, a quanto pare, molto chiara l'idea di una subordinazione gerarchica delle caratte­ rizzazioni modali, onde l 'assertorio è sentito come piu de­ bole del necessario, e a sua volta il possibile come piu de­ bole dell'assertorio il quale fa quindi in pratica da medio tra ciò che è sempre ed assolutamente e ciò che invece può essere 122• Ma la validità della deduzione di un conseguente 1 20 Aristotele affermava, al contrario ( An. Pr. I, 9, 30a 15 e ss. ) che posta una premessa assertoria e una necessaria, si ha sillogismo solo nel caso in cui necessaria sia la premessa maggiore e la conclusione che si ottiene è sempre necessaria. Nel caso in cui viceversa la maggiore è assertoria, la necessità della conclusione non ha per Aristotele valore assoluto. Posto infatti il sillogismo se AaB e BNaC, allora ANaC ( barbara, di I ) la conclusione non è in esso dedotta rigorosamente. Supponendola i n ef­ fetti vera, si possono ottenere ben due sillogismi di prova, e cioè da un lato ( l ) se BNaC e CNiA, allora BNiA ( darii, di I ) in cu i ANaC risulta convertita i n CNiA e in cui occorre poi anche conver­ tire la conclusione in modo da avere ANiB; e dall'altro (2) se ANaC e BNaC, allora ANiB (darapti, di I I I ) m a l a conclusione d i ( l ) e d i ( 2 ) , ANtB, è per Aristotele falsa perché può ben darsi il caso che per A sia possibile non appartenere a nessuno degli oggetti indicati da B, e quindi l'ipotesi risulta per questa via non conva­ lidata. Cfr. W. D. Ros s , Aristotle's Prior and Posterior Analytics, cit. , p . 3 1 9. . 12t Cfr. An.Pr. I, 4-6. 122 Cfr. I.M. BoCHENSKI, La logique de Théophraste, cit., p. 79. La notizia è del resto confermata sia da Ammonio sia da Filopono. Scrive infatti Ammonio ( In An. Pr. 38.38-39.2, ad 30a 1 5 = fr. 29d, e cfr. 40.2-40 = fr. 29e) : «l discepoli d i Aristotele, Teofrasto e d Eudemo, e ancora i Platonici, so­ stengono in termini generali che anche in questo caso la conclusione con-

1 19

assertorio da un antecedente di assertorio e necessario, era anche dimostrata da Teofrasto sulla base del fatto che, una volta posto un tale nesso di protasi, non può piu aversi una conclusione necessaria, perché in sostanza, se uno dei due estremi è legato al medio da un puro rapporto di assertorie­ tà allora può ben darsi che l 'uno sia separato dall'altro, e di conseguenza il legame che si stabilisce fra i due estremi nel­ la conclusione non può piu essere descritto come necessa­ rio. Ricorre qui ancora una volta lo stesso criterio che abbia­ mo già visto operante nella logica teofrastea a proposito del­ la dimostrazione della conversione della premessa universale negativa assertoria e di quella universale negativa possibi­ le 123 , criterio basato in sostanza sull'idea di una separazione tra i termini, cioè su una concezione spazializzata della strut­ tura della proposizione che rende possibile la dissociabilità dei termini stessi 124• segue, sia nella quantità che nella qualità, alla premessa piu debole per essere l'assertorio piu debole del necessario. Tra i moderni furono d'accordo con Aristotele Alessandro e Giamblico, mentre della stessa opinione di Teo­ frasto ed Eudemo e dei Platonici furono Temistio, Siriano, Proclo.» Dal canto suo Filopono afferma (In An. Pr. 123-12-17 ad 30a 15 = 29f ): «E il filosofo (se. Aristotele ), come diciamo, sostiene che la conclusione consegue sempre alla premessa maggiore. Perciò, anche in questo caso, essendo le protasi disposte in tal modo, dice derivarne una conclusione necessaria. Al contrario, i suoi discepoli, Teofrasto ed Eudemo, ed anche i Platonici, dicono che le cose non stanno cosf e che la conclusione non segue affatto la premessa maggiore, ma che ne deriva sempre l'assertorio.» E altrove egli sostiene ( In An. Pr. 129. 16-19, ad 30a 32 = fr. 29g): «Le stesse cose di nuovo anche a proposito di questi nessi dicono Teofrasto ed Eudemo. Qualunque dei due termini sia infatti il necessario, essendo l'altro assertorio la conclusione sarà sempre assertoria. E quanto al caso che ha il necessario in relazione al termine minore, anche lo stesso Ari­ stotele è d'accordo.» 123 Cfr. supra, rispettivamente pp. 81-84 e 105-1 10. 1 24 Cosi I . M. BocHENSKI, La logique de Théophraste, cit., pp. 80-81, per il quale un tale criterio costituisce uno dei punti nodali del sistema teofrasteo. Cfr. A. GRAE SER, Die logischen Fragmente des Theophraste, cit., pp. 87-88. Secondo M. MIGNUCCI, Per una nuova interpretazione della logica moda/e di Teofrasto, cit., pp. 265-267, esso non è altro che una con­ seguenza derivata dalla concezione aristotelica della natura della proposi­ zione, applicata qui ad un caso particolare di tale concezione, wvcxL Ed ancora nei sillogismi ipotetici, l'antecedente denomina­ no per ciò stesso f.you!Le:vov, e il conseguente bt6 !J.e:vov. Cosi, l'espres­ sione: se è giorno, è per loro l ' �you[J.evov ; mentre l'espressione : c'è luce sulla terra, è l ' É1tO[J.e:vov, giacché consegue la seconda alla prima. Il tutto poi : se è giorno, c'è luce sulla terra, è il V . 232

La logique Cfr. supra, La logique In An. Pr. 324.16-19:

233 234 235

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de Tbéopbraste, cit , p. 1 18. 1 37-1 39. de Théopbraste, cit . , p. 1 1 8. 262.28-32, già citato (cfr. supra, p. 1 38 nota 1 82 )

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153

sere accettata soltanto da un punto di vista indicativo, e co­ munque tenendo presente che lo sviluppo dì una problema­ tica del genere nella logica teofrastea è connesso se mai con l 'elaborazione in chiave sillogistica di una serie di 't'6r.oL aristotelici, che ben si prestano a tale trasformazione 236• Quanto ora ai sillogismi ipotetici XIX't'oc 7tot6r1J't''X, essi non sono per la verità attribuiti direttamente a Teofrasto, ma vi sono alcuni elementi i quali inducono a credere almeno che egli abbia in qualche modo esaminato queste forme. Innanzi tutto il fatto che Aristotele tratta piu volte di un -.6r.oç xoc't'oc • ' -.. '\ XIXL\ .l,'J't'"r0\1 XIXL\ O(.LOLWç237 , senit'OW't"I)'"IX 1 OVVerO IX1t0\ "t'OU- (.LIXA/\.0\1 za però ridurlo alle forme analitiche. E in secondo luogo poi, il fatto che nel catalogo diogeniano delle opere teofrastee compare un titolo • Av·r. y(.L�vwv -r61twv il cui contenuto doveva verosimilmente essere la riduzione ( questo il senso del verbo greco &v iywo� ) di alcune specie di -r 6 1t o L agli schemi sillogisti­ ci 238• Come spiega intanto Alessandro d'Afrodisia, anche que­ sti sillogismi ipotetici, caratterizzati dal fatto che deducono a partire daJla maggiore , minore e uguale misura, e che Ari­ stotele chiama appunto xiX-rÒt 1tOL6't"YJ-riX , cioè qualitativi perché tali proprietà appartengono alla qualità (1toL6r1Jç ) 239 anche questi sillogismi constano in pratica di un'ipotesi, e sono un particolare tipo di quelli che hanno luogo xocTÒt (.LtTOCì..·IJ �W. C'è in effetti in essi da un lato l'assunzione per via ipotetica e dall'altro Un (.Lt't'IXÀIX(.L�IXV6(.Lt'\IOV ( O 7tf>OO'ÀIX(.L�IXV6(.Lt\IOV 1 in ter­ mini teofrastei ), rispetto al quale viene condotta la dimostra­ zione categorica 240 • Siamo cioè di nuovo di fronte ad un caso di sillogismo misto. Tali forme possono invero cosf essere esemplificate : '

-

( l ) «se un bene che è maggiore di un altro, non produce fe­ licità, nemmeno il minore » ; «la salute, che è un bene maggiore della ricchezza non produce la felicità » , allora «la ricchezza non produce la felicità» 236 237

Cfr. BoCHENSKI , La logique de Théophraste, cit., p. 1 1 8. Cfr. Top. II, 10, 1 15a 6 ; III, 6, 1 19b 17; IV, 6, 127b 26; V , 8, 1 38a 21; VI. 3, 1 54a 4 ss. 238 Cfr. BoCHENSKI, La logique de Théophraste, cit., p . 1 19. Cfr. F. SoLMSEN, Die Entwicklung der aristotelischen Logik und Rhetorik, cit., p. 65 . 239 Cfr. Alex. Aphr. In An. Pr. 266.2-5 e dr. 324.19-22 . 240 Loc. cit., 265-30-266.2, 324.22-24.

1 54

( 2 ) «se un bene mmore è preferibile di per sè, anche il maggiore » ; «la salute, che � u n bene minore della virtu, è preferì­ bile di per sè », allora «la virtu è preferibile per sè » ( 3 ) «se un bene che è tale in misura uguale ad un altro è preferibile di per sè, anche l 'altro » ; «la nobiltà, che è u n bene in misura uguale alla ricchezza, è bene» , allora «la ricchezza è un bene» . Alessandro, che riporta tali argomentazioni, afferma inoltre che in tutti e tre i casi , il [.LE:-rocì,oc[.L�ocv6[.Ls:vov può essere provato tramite sillogismo 24 1 : che è poi uno dei modi che Teofrasto annoverava tra le possibili assunzioni del r.poaÀIX[.L�IXVO[.LE:vov, come abbiamo visto. In effetti, nel modo ( l ), la validi tà della protasi assunta xoc-r&: 7tpoaÀ'Ij�tv è cosi di­ mostrabile :

P. l « sono sani alcuni che hanno cattiva fortuna » ; P.2 «nessuno che abbia cattiva fortuna è felice» ; C. «coloro che sono sani non sono felici » ( la salute non produce la felicità ) E nel modo ( 2 ) allo s tesso modo :

P. l «bene è ciò che è predisposto secondo natura» ; P.2 «ciò che è predisposto secondo natura, è proprio della salute>:- ; C. «bene è ciò che è proprio della salute » ;

E nel modo ( 3 ) infine :

P. l «se bene è ciò che è preferibile» ; P.2 «la nobiltà è preferibile» ; C. «la nobiltà è un bene» . Ora, noi conosciamo un frammento d i autore anonimo che elabora sotto forma propriamente sillogistica (cioè : tra­ mite Myot con due premesse e una conclusione ) una simile 241

In An. Pr. 324.24-325 .24.

1 55

problematica 242 • Il testo , che si compone complessivamente di 2 colonne di 28 righe ciascuna , alla colonna II, 11 . 1 - 1 4 , riporta l a seguente argomentazione : [à!·n et -.ò

(i

b(.l.olwc; \mipze:� -r�H

� x�t -rò y -r& L 8] l ..ò 8è: (i -.ou � ìa-rw t8Lov, xoct -rò y -rou 8 è:a-rtv ta�ov· x�t d -rò (i -rou 73 (J.'Ì] ìa-rlv, où8è: -rò y -roti 8· Y.oct mD.�v e:t o[J.olwç è:a.. lv t8Lov -rò (i -rou �. xoct -rò (i -rou y, x�\ x�-r�axe:•Jiiao(J.e:"

xoct t:iv�IT'..tt•Jiao(J.tV' x�t e:i. O(J.OLwç è:a-rtv t8Lov -rò (i -rou 73 , xoct -rò y -rou � xoct t:ivociT'..te:u&ao(J.&V xoct t:iv�axe:u&ao[J.e:V

Ancora, se A appartiene in mo­ do simile a B, e C a D, e d'al­ tra parte A è proprio di B, anche C è proprio di D. E se A non è proprio di B, neppure C lo sarà di D. E viceversa se in modo si­ mile A è proprio di B, lo sarà anche di C, sia nel senso della costruzione dell'argomento, sia in quello della demolizione. E se in modo simile A è proprio di B, anche C lo sarà di B sia nel senso della costruzione dell'argo­ mento, sia in quello della demoli­ zione.

Come si vede , tali formule sono la trascrizione in termini analitici dell'esemplificazione riportata piu sopra da Alessan­ dro di Afrodisia, con particolare riferimento ai sillogismi ipo­ tetici che argomentano a partire dali 'uguale misura ( &1tò -.ou O!J.o(w�). Esse sono in pratica l 'elaborazione in chiave sillo­ gistica delle omonime argomentazioni svolte da Aristotele nei suoi Topici m , ed espresse appunto in una forma sola­ mente argomentativa 244 • Ciò che infatti separa la connessio­ ne ipotetica xr�.-::X rroL6-rYJ-:� dal -r61to� omonimo è da un lato il fatto che esso può essere risolto in una schematizzazione valida , e dall'altro appunto la trasformazione degli oggetti della discussione in termini del ragionamento (opo� ), che am­ pliano l 'orizzonte della considerazione formale 245 • Se si tiene 4 2 2 È il cosiddetto frammento logico fiorentino, su cui cfr. supra, p. 15 e note 23 e 24. Il testo qui riportato si basa sulla ricostruzione tentata da R. PHILIPPSON, art. cit. La forma t:ivociT'..t&•J:iao(J.&V delle ultime due righe riportate sarebbe dovuta, secondo il Philippson , al fatto che l'amanuense l'avrebbe dapprima trascritta erroneamente per due volte, modificando suc­ cessivamente la seconda in xrt. x oua t , r�v 8k r. p òç Toc 7t pocy (.Loc't'oc cp �ì.o t:J o cp o t .

( fr. 8 ) : Àlex Aphr. In An. Pr. 1 0 . 1 3- 1 1 . 1 6 ( ad 24a 1 6 ) : d'l) (.LÈ:V �v Myo ç T�:; r. p o't'OCO'ocv ae:w :; oc1tÉ8wxe:v iv 't'éi) Ilepl �PfL'fJVdoc:;. Myo :; yà:p , «Èv /\CX't''t'OUO'CXL ' �' ' � l ' ... l l ' 1.'- ... ' • "t'O 1t0/\U S:VotX,OIJ.S:VOV1 Ol)/\OV wc; OUot 't'CXc; 7ttpL TOU 7tpW't'01J crz·fjIJ.CXTOç Èvvo(cxc; IJ.S:TCXXLV�croucrL 0s:6rppcxcr-roc; xcx1 E\S8s:(Loc; x cxt 'd &1tò ' ' � ' l n .. l ' ' ' , � "' 1\CX't'WVoç· oLCX tVot"J.O(LtVCXç CXV't'LO'Tporpcxc; X:X.L CX't't/\S:Lç ycxp 't'CXc; ' ') l \ ' ;s. "' "' l 'jO'CXV tV 7tpW't' O')(l)(LCX't'L ' XCX� O'U/\1\0yLcrTLY.. m Tl)V S: ,CX't'":"OV:X CXitOql:X't'LX�V tX,OV't'tç Y.. CXL ÒY..TW 't'ÒV &pt&[L6V. l

,

( fr. 23a): Alex. Aphr. In Att. Pr. 69.26-70 .2 1 ( ad 26b 3 0 ) :

' ' l T ( ,., ) ' \ ' CXU't'Oç (LS:V OUV ' SC. ' A pLO''t'O't't/\"fjc; 't'OU't'OUç 't'OUç tXXS:L(LtVO!Jç O'U Àl l "'ç TS:crcrcxpcxc; toS:L�S: 7tpOlJYOU(LtVWç tV 't' 7tpWT O'X,l)(LOC't' L yLVO(Ltvouc;. 0s:6rppcxcr-.oc; 8è: 7tpocr-.(&"fjcrL OCÀÀouc; 7ttv-re "t'oLc; -.&cr-

201

202

oÒ•o( dcrLv o{ Mo cruÀÀoyLGfLOL ";'EÀEU't'(XLOL TéiJv itÉvn, ot)ç ò 0::: 6 cpp(XG't'oç 7tpocr-:Lfhd.ç 't'OLç &v 7tpW't' crx.1)fL(X't'L XELf.4ÉVOL ' ' - B e:., 1tOCV't'L' T au�uyL':I.. ':I..VOCYXYJl)O'LV f.Lt:LVl) ye:Vl)"t'OCL 't"l)t:; f.LEL"oOVOt:; V7t1Xp:;(OUO'"Yjt:; OUO'"Yjç IX";"€ 1 n " -. -. e:crzcr.:riXL 7tOC.V"t'IXç •ouç TOLOU"t'OUç O'Ur..r..O YLO'(.LOUç XOCL 7tp00'€"t'L "t'OUç ' l , \ l , \ � \ ' t\ €'I0€:;(0f.L€VOV "t'O\ IX1t0ql1X't'LXOV O'UVOC.YOVTOCç O'J 't"O XIX"t"IX OLOpLO'(.LOV 1

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24 1

fr. 2.3e

fr. 2.3f fr. 2.3g fr. 24a fr. 24b fr. 25 fr. 26a fr. 26b fr. 26c fr. 27 fr. 28 fr. 29a fr. 29b fr. 29c fr. 29d fr. 29e fr. 29f fr. 29g fr. 29h fr. JOa fr. J Ob fr. fr. fr. fr. fr. fr . fr. fr. fr. fr. fr. fr. fr. fr . fr. fr. fr. fr. fr. fr. fr. fr. fr. fr. fr. fr. fr. fr. fr. fr. fr. fr. fr. fr.

31 32a 32b 32c 33a .33b 33c 34a 34b 34c 35 36 37 .38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54a 54b 55 56a 56b fr. 57

242

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Boeth. De syl. cat. I I .815 A Apul. De int. XIV.193.7- 1.3 Schol. Brandis 188a 4-12 Alex . Aphr. In. An. Pr. 95.25-30 Apul. De inl. Xl.189. 1 9-27 [Amm.] In An. Pr. 3 1 . 1 1-23 Philop. In An. Pr. 105 .28-30 Philop. In An. Pr. 1 10.4-7 Schol. Brandis 1 55b 8-1 9 Anonym. In De inl. et An. ed. Minas 56 Alex. Aphr. In An. Pr. 123.1 8-24 Alex. Aphr. In An. Pr. 124.8-30 Alex. Aphr. In An. Pr. 132.23-24 Alex. Aphr. In An. Pr. 1 26.29-127.2 [ Amm. ] In. An. Pr. 38.38-39.2 [ Amm.] In An. Pr. 40.2-40 Philop. In An. Pr. 123.12-17 Philop. In An. Pr. 129.16-19 Philop. In An. Pr. 124.9-125 . 1 8 Alex. Aphr. In An. Pr. 173 .32-174.19 Alex. Aphr. In An. Pr. 247.9-15, 248.3-5, 248.1 9-30 Philop. In An. Pr. 205.13-27 Simpl. In De caelo 552.3 1-553.4 Alex . Aphr. In An. Pr. 388 . 17-20 Alex. Aphr. In An. Pr. 263 . 13-14 Bdeth. De syl. hyp. 83 1 D (Migne) Philop. In An. Pr. 242 . 14-243. 1 Alex . Aphr. In An. Pr. 389.32-390.9 Alex. Aphr. In An. Pr. 326.8-1 7 Alex. Aphr. In An. Pr. 326.20-328.5 Philop. In. An. Pr. 302.6-23 [Amm.] In An . Pr. XII.3-13 Diog. Laert . V, 50 Alex. Aphr. I n An. Pr. 340.19-2 1 Diog. Laert. V, 45 Diog. Laert. V, 47 Diog. Laert. V, 47 Diog. Laert. V, 42 Diog. Laert. V, 49 Galen. De Htpp. et Plat. plac. 170.7-1 1 Them. In An. Post. 7.3-5 Philop. In An. Posi. 7 1 .4-1 3 Alex. Aphr. Quaesl. 42, 25-3 1 Schol . Brandis 240a 46-b 4 Eustrat. In An. Posi. 44 .1-7 Diog. Laert. V, 49 Diog. Laert . V, 45 Diog. Laert . V, 45 Diog. Laert. V, 45 Diog. Laert. V, 49 Alex. Aphr. In Top. 5.21-26 Alex. Aphr. In Top. 1 26.12-16 Alex. Aphr. In Top. 135.2-13 Alex. Aphr. In Top. 55.24-27 Proclus, In Parmen. 635.2-12 Alex. Aphr. In Top. 45 .10-1 3

=

F F = F = F = F = F = F = F

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F F F

1 7 Graeser 18 )) 17 )) 19 )) 19 )) 20 )) 21 )) 21 » 21 » 22 )) 23 )) 24 )) 24 )) 24 )) 24 )) 24 )) 24 )) 24 ))

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F F F F F F F

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F 25

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27 28 28 28 29 29 29 30 30 30 10

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F F F

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F F F F

32 33 34 35 F 36 F 37

F 38 F 38 F 39 F 40 F 40 F 41

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.58a .58b .59

fr. fr. fr. fr. fr. fr. fr. fr. fr. fr. fr. fr. fr. fr. fr. fr. fr. fr.

60b 61

60a

62

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64 66

67 68 69 70 71 72 73 74 7.5 76 77

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Simpl. In Cat. 41.5. 1.5-19 Alex. Aphr. In Met. 38 1 . 1 1-17 Galen. Meth. ther. 1 .3 (vol. X, p. 26 Kiihn) Galen. Adv. Lyc. 4.18.1 (vol. XVIII, l p. 217 Kiihn) Galen . Meth. ther. 2.7 (vol. X, p. 1 37 Kiihn) Alex. Aphr. In Met. 408.1 8-22 Diog. Laer.t . V, 49 Diog. Laert. V, 42 Alex. Aphr. In An. Pr. 340. 12-19 Diog. Laert. V, 43 Diog. Laert. V, 49 Diog. Laert. V, 43 Diog. Laert. V, 46 Diog. Laert. V, 46 Alex. Aphr. In Top. 1 .54.14-2.5 Alex. Aphr. In Top. 378.24-28 Diog. Laert. V, 42 Diog. Laert. v, 43 Diog. Laert. V, 4.5 Diog. Laert. V, 49 Alex . Aphr. In Top. 27 .14-18 Theon Soph. Progymn. 2.1 (p. 69 Spengel)

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F 42 Graeser ,. F 42 ,. F 43 F 44

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F 44 F 4.5

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F 31

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F 47

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,.

243

INDICE. DEI NOMI

Alessandro di Afrodisia, 17, 20 n , 29, 33 n, 3 4 n, 3 5 , 36, 3 7 , 38, 4 1 , 45, 51 n, 52, 53, 54, 57, 62, 63, 64, 67, 68, 69, 8 1 , 82, 84, 85, 88, 94, 96, 97 98, 99, 103 , ' 104, 105, 106, 108, 109, 1 10, 1 1 1 , 1 12, 1 1 3, 1 14, 1 1 5, 1 1 6 n, 1 17 , 1 1 8, 1 19, 1 2 1 , 122, 1 24, 1 27, 131 n, 1 32 n, 137, 138 n , 139, 140, 1 4 1 , 142 n, 143, 144 n, 145 , 1 47, 148, 1 49, 1 50, 1 5 1 , 1 52, 1 5 3 , 154, 155, 1 56, 1 59 n , 1 62, 163, 164, 167 n, 168, 1 69, 1 70, 1 72, 173, 174, 176, 179, 1 80, 1 83, 1 85, 1 87, 1 89 . Ammonio, 3 9 , 4 8 , 4 9 , 5 0 , 5 5 , 57, 64, 65, 66, 67, 99, 1 10, 1 1 1 , 1 12, 1 13 , 1 19 n , 133 n , 138 n, 1 5 1 , 153. Andronico di Rodi, 43. Antioco di Ascalona, 142 n. Apuleio, 38, 88 n, 93, 94, 96, 97 . Aristone Alessandrino, 93, 94. Aristotele, passim. Ateneo, 35 n, 37, 189 n . Barbotin, E . , 2 0 n. Becker, 4., 16-17, 104 n, 1 12 n, 1 14 n . Berka, K . , 22. Blanché, R., 27-28. Bochenski, I .M., 10, 17-19, 28, 29, 42 , 51 n, 53 n, 56, 57 n, 58, 6 1 , 63 , n, 67, 7 1 , 72 n , 76 n , 7 7 n ; 8 1 n , 84 n , 8 8 n, 90 n , 9 1 n , 9 3 n, 94 n, 9 6 n, 9 8 n , 99, 1 03, 105 n, 107, 1 10 n , 1 12 n, 1 1 3 n , 1 15, 1 1 7 n, 1 19 n, 120 n, 12 1 , 124, 127, 129 n, 130 n, 1 3 1 n , 132, 134 n, 136 n, 137 n, 141 n, 149, 151 n, 152 n, 153, 154 n, 156 n, 157 n, 167 n, 168, 169 n, 170 n, 171 n , 1 79 n,

180, 1 8 1 , 183 n, 1 84, 185 n, 186 n, 187. Boezio, A.M. Severino, 23, 34 n, 36, 39, 45, 46, 47 n , 48, 53, 54, 72, 73 , 74, 75, 76, 86, 90, 139, 141. Bonitz, H., 62 n. Brandis, C.A., 40 n , 48 , 57 n , 65 n, 69 n, 88 n , 1 00 n , 1 06 n . 1 5 9 n , 162 n , 168 . Callimaco, 1 1 , 1 36 n. Cicerone, M . T ., 1 32 n. Cla1 k, J.T., 1 9-20, 6 1 n. Crisippo, 50 n, 89 n, 1 32 n , 136, 137, 141 . David. 35, 36, 179. Diodoro Crono, 136 n, 137. Diogene Laerzio, 10, 33, 36, 37, 43, 81 n, 89 n, 132 n, 133 n, 134 n , 1 36 n, 138 n, 142 n , 143 n , 159 n, 167 n , 168 n , 179, 1 80, 1 8 1 , 183, 1 84, 185, 188, 189. Duerr, K., 18 n. Diiring, I . , 169 n. Epitteto, 1 34 n. Ermippo, 1 1 . 39. Eubulide, 1 88. Eudemo, 10, 12, 13, 14, 16, 17, 20, 2 1 , 22, 25, 27 n, 4 1 , 42, 82, 86, 102, 1 06, 108, 1 1 0, 1 1 1 , 1 1 7 , 1 1 8, 1 1 9 n , 124, 137, 1 39, 1 40, 1 4 1 , 172 n, 179, 187. Eustrazio, 40, 164. Fenia, 179. Filodcmo, 182. Filone, 136 n.

245

Filopono, 35, 36, 39, 40 n, 57, 82, 90 n, 99, 1 00, 1 19 n, 1 2 1 , 129, 1 30, 133 n, 1 39, 1 4 1 , 150, 160, 1 79, 1 80.

Galeno, 33 n, 36, 39, 45, 46, 1 02 , 103, 132 n, 133 n, 134 n, 135, 1 37, 142 n, 153, 159, 174, 175. Gellio, Aulo, 133 n, 1 34 n. Giamblico, 120 n. Giovanni Italo, 65, 66. Graeser, A., 10, 28-29, 30 n, 49 n, 53 n , 54 n, 56 n, 57 n, 58 n, 61 n, 63 n, 7 1 n, 77 n, 8 1 n, 84 n, 88 n, 97 n, 99 n, 108 n, 1 1 1 n, 1 1 2 n, 1 1 3 n, 1 1 5 n, 1 17 n, 120 n, 134 n, 1 37 n, 1 38 n, 143 n, 145 n, 1 48 n, 1 49 n, 1 5 7 n, 160 n, 162 n, 1 68 n, 169 n, 170 n, 1 7 1 n, 174 n, 175 n, 1 80 n, 1 8 1 n, 183 n, 1 85 n, 186 n, 187 n, 188 n, 1 89 n. Henle, P., 1 8 n� Howald, E., 1 1 . Isaac, J . , 46 n. Jaeger, W., 57 n. Kncale, W.

&

M., 22-24, 60, 92 n.

Kotarbinski, T., 24 n. Lucas, W.D., 4 7 n. lukasiewicz, ) . , 20-2 1 , 2 8 , 30 n, 57 n, 8 4 n, 9 2 n, 1 0 3 , 1 3 2 n. Maier, H., 13-15, 1 1 1 n, 131 n, 148 n, 149, 153. Mansion , A., 20 n. Mates, B., 134 n, 136 n, 138 n, 144 n. Mau, ) . , 22. Mayer, A., 49 n. McCall, S., 2 1 . Merril, D.D., 2 5 n . Mignucci, M . , 26-27, 1 1 3 n, 120 n, 1 27 n. Milt, B., 1 1 .

246

Moraux, P., 167 n. Moreau, ) ., 25 · n , 42. Patzig, G., 24-25, 83 n, 92 n, 94 n, 1 15 n, 139 n. Platone, 172, 175. Platonici, 1 1 0, 1 1 1 , 1 1 9 n. Pohlenz, M., 50 n, 89 n, 1 4 1 , 143 n. Porfirio, 46, 48, 86. Pr.antl, C., 1 1-13, 25, 29, 58, 70 n, 84, 93 n, 1 03 n , 143 n, 1 49, 151 n, 168, 173, 182, 1 89 n. Preti, G., 1 82 n, 183 n. Prior, A.N., 24. Proclo, 40, 1 20 n, 172, 174. Reale, G., 20 n, 54 n. Regenbogen, 0., 1 67 n, 1 68 n, 1 8 1 , 184, 1 85 n, 1 88 n. Rescher, N., 25-26. Rose, L.E., 25 n. Rose, V., 167 n, 186 n. Ross, W.D., 9 1 n, 1 12 n, 1 14 n, 1 1 5 n, 1 19 n, 138 n, 1 6 1 . ·

Sabra, A.I ., 2 5 n . Schmidt, M . , 5 0 n , 188 n . Schneider, ) ., 9 . Scholz, H., 1 6 . Sesto Empirico, 38, 1 3 2 n, 1 3 3 n , 134 n, 1 3 6 n, 1 3 8 n , 142 n, 143 n, 144 n, 149 n. Simplicio, 33 n, 34 n, 36, 37, 39, 81 n, 1 3 3 , 134, 167 n, 174. Siriano, 62. Solmsen, F., 15-16, 154 n, 1 56 n, 168, 170 n. Stakelum, ].W., 18 n. Stoici, stoicismo, 12, 16, 17 , 1 8,

24, 26, 29, 37, 38, 4 1 , 50, 5 1 , 89 n, 1 3 1 , 132, 133, 1 34, 1 36 n, 140, 1 4 1 , 143, 1 76, 182, 183. Stratone di Lampsaco, 1 72 n. Stroux, ]., 49 n. Suida, 33 n, 36, 8 1 n, 1 59 n, 1 68 n, 1 80 n, 1 8 1 .

Temistio, 3 9 , 120 n, 1 3 3 n, 160. Teone Sofista, 189. Trendelemburg, A., 9 1 n. Ueberweg, F., 9 1 n.

n,

138

Usener, H .• 10-1 1 , 33 n, 45, 168, 181, 188. Vogliano, A., 17 n. Waitz, Th., 19, 40 n, 55, 58 n, 65 n.

Wehrli, F., 9, 42, 1 04 n, 1 1 1 n, 1 1 3 n, 141 n, 142 n. Wieland, P., 27 n. Wimmer, F., 9, 181 n. Zeller, E., 13, 29, 41. Zenone stoico, 50 n, 182.

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Finito di stampare nel giugno 1977 per la Società Editrice il Mulino, Bologna da La Grafica & Stampa s.r.l. Vicenza -