La guerra nel Medioevo 887801379X, 9788878013797

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La guerra nel Medioevo
 887801379X, 9788878013797

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IL ΉΜΟΝΕ BIBLIOGRAFICO a cura di T om m aso di Carpegna Falconieri 9

L’aumento delle pubblicazioni e il facile accesso alle informa­ zioni bibliografiche, grazie a internet, rendono oggi più diffi­ cile accostarsi a un grande tema di ricerca. Questa collana in­ tende rivolgersi a un pubblico di appassionati e di futuri spe­ cialisti. Ogni volume presenta un singolo tema, inquadrato dal punto di vista storiografico, e pone a disposizione del lettore una esauriente bibliografia ragionata e aggiornata.

LA GUERRA NEL MEDIOEVO

di Fabio Bargigia e Aldo A. Settia

JOUVEN CE

PER UNA MORFOLOGIA DELLA GUERRA MEDIEVALE di A ldo A. Settia

1. Il tempo della fortezza e del cavaliere Il m ed io ev o “m ilitare”

Direttore artistico: M arco Fioramanti Redazione: Domenica Passoforte Ufficio stampa: Luca Cardia Grafica: Oasi Biskra Associati

ISBN 88-7801-379-X © 2006 JOUVENCE Editoriale s.r.l. 00189 Roma Via Cassia, 1081 tei. 06.30207115 - fax 06.45472048 www.jouvence.it - email: [email protected]

Rispetto all’antichità, durante la quale sui campi di battaglia dell’Occidente dominarono i combattenti a pie­ di, il medioevo è, per definizione, l’epoca nella quale si afferma la supremazia dell’uomo a cavallo; ma è possi­ bile stabilire con precisione una data d’inizio del me­ dioevo “militare”? La storiografia tradizionale era solita indicare come prima battaglia della nuova era la vittoria conseguita ad Adrianopoli il 9 agosto del 378 d.C. dai Visigoti sull’esercito romano dell’imperatore Valente nel­ la convinzione che, in quell’occasione, i cavalieri barba­ ri ebbero ragione dei fanti romani1. Non si trattava tuttavia della prima volta che le le­ gioni venivano sconfitte da truppe a cavallo di prove­ nienza orientale, e poi, in realtà, ad Adrianopoli cava­ lieri e fanti combatterono da entrambe le parti poiché già da secoli nelle unità dell’esercito imperiale romano la fanteria legionaria era affiancata da uomini montati2. Si è in seguito creduto di trovare in un’altra battaglia famosa il momento che segnò il definitivo predominio del cavaliere sul fante individuandolo nella vittoria ri­ portata a Poitiers il 25 ottobre 732 dai Franchi di Carlo Martello sugli Arabi penetrati profondamente in Gallia. Carlo, non avendo potuto inseguire i vinti (senz’altro ri­ tenuti a cavallo) perché privo di truppe montate, sareb­ be stato indotto ad allestire ex n ovo un esercito di ca­ valieri determinando così, sul piano giuridico, anche le condizioni per la nascita delle istituzioni feudali3. 7

La guerra nel medioevo Dopo poco meno di un secolo tale ingegnosa ipo­ tesi storiografica venne aggiornata con l’apporto di im­ portanti elementi tecnici: Carlo Martello, dopo Poitiers, non solo avrebbe concepito la cavalleria che gli man­ cava, ma l’avrebbe dotata della staffa, un attrezzo si­ no allora ignoto in Occidente; i suoi uomini avrebbe­ ro così avuto una stabilità in sella prima impossibile e pertanto un’efficacia nel combattimento d’urto del tut­ to rivoluzionaria: la potenza del nuovo strumento mi­ litare messo a punto da Carlo Martello avrebbe di fat­ to portato alla costituzione dell’impero carolingio con tutte le conseguenze che ne derivarono per la futura storia dell’Occidente4. Ma la nuova geniale ipotesi trovò ben presto i suoi demolitori5, e oggi si conviene, in generale, che l’affer­ mazione della cavalleria in Occidente non avvenne in modo improvviso ma molto lentamente nel corso dei se­ coli che si interpongono tra l’età carolingia e la fine del secolo XI in modo del tutto indipendente dall’adozione della staffa. Solo nella seconda metà di questo, serven­ dosi allora senza dubbio di tale strumento e, insieme, di una sella di nuovo modello, il cavaliere corazzato im­ parò a utilizzare la lancia nel combattimento d’urto, e fu allora che l’Occidente europeo acquisì quell’originalità militare che lo distingue in modo piuttosto netto sia dal­ l’antichità, dominata da fanterie ben addestrate, sia dal­ l’età moderna6, che ripristinerà infine la supremazia dei fanti in un mondo però ormai sempre più condizionato dalla crescente efficienza delle armi da fuoco. La preminenza dell’uomo a cavallo (sul piano socia­ le oltre che militare) non segnò tuttavia la scomparsa dei combattenti a piedi che, sia pure in condizione di infe­ riorità, continuarono ad esistere. La tendenza a metterli in sottordine sembra toccare il suo apice fra IX e X se­ colo quando le fonti, ancorché scarse e reticenti, sono propense a ignorarne del tutto l’esistenza. Per quanto sia difficile accertare con la desiderabile precisione quale consistenza numerica fanti e cavalieri avessero negli eserciti occidentali di quel tempo, si deve ritenere che i secondi costituissero sempre una minoranza la quale, benché importante e spesso determinante, non poteva comunque fare a meno degli uomini a piedi.

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Per una morfologia della guerra medievale L ’im portan za d e lle fortificazion i Volendo, in conclusione, definire cronologicamen­ te un medioevo militare come epoca in cui si affer­ ma e perdura il predominio tattico della cavalleria, es­ so andrebbe propriamente limitato fra IX e XV seco­ lo, dimezzando così di fatto la durata del millennio generalmente accreditato come medioevo. Si tratta certo di una definizione non meno arbitraria di qua­ lunque altra poiché - occorre aggiungere - la distin­ zione fra la preminenza del fante e quella del cava­ liere viene di solito fatta come se le guerre si fosse­ ro sempre e soltanto combattute in campo aperto fra eserciti ordinati a battaglia, trascurando un fenomeno parallelo e di importanza fondamentale com e il pro­ gressivo aumento delle fortificazioni. Queste, che avevano cominciato con il guarnire so­ lo i confini estremi del mondo dominato dai Romani, vennero presto diffondendosi anche all’interno dell’im­ pero, intorno a città e abitati minori, per prevenire le sempre più frequenti penetrazioni in profondità dei barbari, così che l’età medievale, in realtà, vide non so­ lo e non tanto raffermarsi del cavaliere sul fante, ma la fortezza stabilire la sua superiorità su entrambi: gli scontri in campo aperto si fecero sempre più rari men­ tre parallelamente venne aumentando il numero degli assedi; ciò nonostante le tecniche poliorcetiche, che avevano costituito uno degli aspetti della supremazia romana sui barbari, entrano anch’esse in crisi e fini­ ranno per conservarsi soltanto nell’impero d’Oriente, unico vero erede dell’arte militare antica. Lo svolgimento della guerra greco gotica (combat­ tuta per una ventina di anni nell’Africa settentrionale, nella penisola iberica e soprattutto in Italia) vide da un lato gli ultimi riflessi della tecnica bellica tardo antica e anticipò dall’altro situazioni e procedimenti già pie­ namente medievali. Le operazioni infatti consistettero in massima parte nell’attacco e nella difesa di località fortificate mentre gli scontri in campo aperto si ridus­ sero alle battaglie di Tagina e dei Monti Lattari; la con­ dotta delle operazioni diventò una vera e propria “guerra di castelli”, caratteristica destinata a perpetuar­ si nei secoli successivi7. 9

La guerra nel medioevo Gli eserciti che si affrontarono nella lunga guerra erano composti prevalentemente da cavalieri, ma la superiorità bizantina fu essenzialmente dovuta alla mi­ cidiale abilità degli arcieri a cavallo ispirati al modello orientale. La preponderanza dei combattenti montati fece sì che da entrambe le parti i fanti fossero scarsa­ mente considerati benché tra essi e i cavalieri fosse in atto una cooperazione tattica nella quale i primi si schieravano a protezione dei secondi dando loro ap­ poggio, nel caso in cui fossero costretti a ritirarsi per riprendere fiato, e contrattaccavano quindi insieme8. Un procedimento simile ritroveremo praticato dai Nor­ manni in Puglia contro gli stessi Bizantini e poi, in ge­ nerale, in Occidente nei secoli del pieno medioevo9. L’esercito goto, in specie, anticipa caratteristiche proprie dei tempi che seguiranno: esso dispone di ca­ valieri pesanti, capaci di maneggiare solo lancia e spa­ da, e di arcieri che operano essenzialmente a piedi. Nonostante i tentativi succedutisi nel tempo (e fatte le debite eccezioni) difficilmente si vedranno in Occi­ dente tiratori addestrati ad operare a cavallo. Come i Goti anche gli altri barbari insediatisi sul suolo del­ l’impero romano assimilano solo in modo grossolano le antiche tecniche di assedio che verranno poi gra­ dualmente riscoperte nel corso dei secoli successivi. Altre analogie minori fra la pratica bellica attestata durante la guerra greco gotica, e destinate a durare per tutta l’età medievale, possono essere segnalate: si evi­ ta, in generale, di combattere di notte, e di solito, con il calare delle tenebre, i contendenti si separano di co­ mune accordo, bivaccano gli uni di fronte agli altri per riprendere le ostilità all’alba del giorno successivo. La necessità di assumere i pasti in presenza del nemico rappresenta un momento critico che entrambe le par­ ti cercano di sfruttare a loro vantaggio; il desiderio di preda prevale spesso su ogni altra considerazione e la preoccupazione di Narsete di appiedare a Tagina i suoi cavalieri, per impedirne una troppo facile fuga, ri­ vela una tendenza che sarà frequente anche in segui­ to. E infine Belisario offre un modello di sobrietà mi­ litare che sarà tipica di altri famosi condottieri.

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Per una morfologia della guerra medievale 2. Pratica e teoria della guerra L’in flu en za d ella trattatistica L’anonimo autore del P u lcher tractatus d e m ateria belli, redatto in Italia all’inizio del Trecento, scrive che “l’arte bellica dipende più dall’esercizio che dalle lette­ re” e, di conseguenza, si acquisisce “prevalentemente con la pratica più che con la scienza letterale benché anche questa sia di grande utilità”10. Gli fa eco, nien­ temeno, la voce di Francesco Petrarca scrivendo nel 1364 all’amico condottiero Luchino Dal Verme: come tutte le altre arti, la “scientia rei militaris” - egli dice si acquista con lo studio e con l’esercizio. Certo sin dal tempo di pace ci si può addestrare nel maneggio delle armi e dei cavalli, ma esiste una “mili­ taris disciplina” di livello più elevato che si ottiene in primo luogo leggendo quei libri che i Greci dissero stratagem atici e i Latini “rei militaris”. L’arte si impara poi “dalle storie di tutti i tempi”, e specialmente dalla storia romana ricca più di ogni altra di utili esempi di comportamenti militari esemplari, e infine ascoltando i consigli e i precetti “dei veterani illustri che molto co­ nobbero per dottrina e per esperienza”11. L’influenza maggiore e a più ampio raggio fu certamente esercita­ ta dalla precettistica militare antica la cui conoscenza è attestata in Occidente sin dall’alto medioevo: si ha ra­ gione infatti di credere che l’Epitom a r ei militaris di Vegezio, scritta nel IV secolo, fosse già ben nota a Gre­ gorio di Tours e abbia in seguito influito sugli ordina­ menti dell’esercito carolingio12. La raccolta di Strategem atg messa insieme da Frontino nel II secolo d.C. fu utilizzata nel IX secolo da Paolo Diacono13 e proba­ bilmente ebbe poi un’importanza non molto minore di Vegezio anche se, in generale, meno nota agli studi. Specialmente YEpitoma fu oggetto di numerose tra­ duzioni, parafrasi e imitazioni sin dal IX secolo e poi soprattutto dal XIII allorché esse sostanziarono una nuova precettistica militare nella quale gli Italiani eb­ bero una parte non secondaria. Si può distinguere fra opere del genere D e regim ine principum, progetti di cro­ ciata e manuali ad uso dei podestà cittadini, cui si de­ vono aggiungere i trattati di ingegneria militare ispirati a

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La guerra nel medioevo codici di ascendenza ellenistica e all’anonimo D e rebus bellicis scritto anch’esso in età tardo antica14. Tutto ciò diede luogo a una continua interferenza fra tradizione scritta e tradizione orale basata, quest’ultima, su un’esperienza diretta il più delle volte non documen­ tabile. Ci si può domandare, inoltre, quanto abbiano in­ fluito, in tale quadro, le suggestioni di testi normativi che circolavano in tutto l’Occidente cristiano come ad esem­ pio, la regola dei Templari: certe “preziose informazioni tattiche”15 in essa contenute, quali la necessità di rima­ nere uniti in presenza del nemico, proteggere la ban­ diera e di stare raggruppati intorno ad essa16 potrebbe­ ro aver fornito lo spunto alle analoghe prescrizioni che troviamo in taluni statuti comunali italiani17 divenuti, a loro volta, veicolo di diffusione. La diaspora dei podestà emiliani nella seconda metà del ‘20018 potrebbe aver contribuito alla propagazione delle clausole militari contenute negli statuti bolognesi. Nel corso del medesimo secolo le operazioni relative al­ la mobilitazione e all’ordinamento dell’esercito fiorenti­ no, documentate nel 1260 dal libro di Montaperti, poterono avere ulteriore diffusione attraverso l’adozione, da parte dei podestà, del Liber d e regim ine composto nel 1263 da Giovanni da Viterbo19. Quale peso potè dunque avere sull’organizzazione e sulla pratica militare medievale la continua riproposta, per via scritta, di procedimenti ed espedienti di un’altra epoca? Nel rispondere andrà innanzitutto tenuto presen­ te che anche nel campo militare, come in ogni altro, è di fatto impossibile impadronirsi di una tecnica attraverso la semplice lettura poiché le istruzioni vengono di solito rettamente intese e assimilate soltanto da coloro che già conoscono i rudimenti del mestiere; l’informazione scrit­ ta, senza la mediazione di un istruttore, risulta quindi si­ curamente poco efficace20. Per individuare l’eventuale in­ fluenza della teoria sulla pratica il medievista ha messo a punto opportune metodologie: l’esame delle fonti narra­ tive permette talora di identificare allusioni dirette o in­ dirette a opere teoriche; il numero dei manoscritti di tali opere sino a noi pervenuti fornisce almeno un’idea del­ la loro diffusione e quindi dell’azione esercitata nel cor­ so del tempo; essa potrà essere maggiore se le opere ri­ sultano presenti nelle biblioteche di un capo militare21.

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Per una morfologia della guerra medievale Per ciascuna di tali possibilità pesano però sull’altro piatto della bilancia notevoli riserve. In primo luogo le allusioni a opere teoriche antiche che si possono co­ gliere nei cronisti rifletteranno davvero la realtà delle gesta narrate o si tratta di un semplice sfoggio di cul­ tura da parte dell’autore? Se, per esempio, Rolandino da Padova fa compiere a Ezzelino da Romano azioni che richiamano la conoscenza del D e r e militari di Vegezio, è Rolandino o Ezzelino che conosce il trattato antico? Non sempre la risposta è agevole22. Il problema è, del resto, reversibile: verso la fine dell’XI secolo Landolfo Seniore nella sua Historia M ediolanensis non sembra mai alludere direttamente a Vegezio, né di esso lascia scorgere echi letterali indi­ scutibili; ciò nonostante in numerosi punti del suo la­ voro affiorano concetti, espressioni, vocaboli e nessi che potrebbero ben essere derivati da una conoscen­ za non superficiale del trattatista latino23, e ciò è suffi­ ciente a rendere sospetto anche quanto a prima vista sembra del tutto originale. Nel ‘400 Gian Antonio Cam­ pano, dando la parola al condottiero Braccio di Monto­ ne, non nomina mai l’autore à e lì’Epitoma, ma la con­ trapposizione che egli propone tra la moltitudine ine­ sperta e l’efficienza dei pochi uomini ben addestrati è uno dei più noti principi espressi nell’opera di Vegezio24. La p rev alen za della pratica Il numero dei codici di un certo trattato sino a noi giunti e la loro stessa presenza nella biblioteca di uo­ mini di guerra possono a loro volta trarre in inganno. Trovare i testi di Vegezio, di Frontino o i C om m entarii di Cesare nelle biblioteche di principi che sono stati an­ che condottieri, o che da condottieri sono divenuti principi, non è affatto una garanzia che quei libri fos­ sero davvero letti, capiti e utilizzati. Essi “non illustrano l’idea che bisogna leggere per combattere”, ma offrono innanzitutto “un’immagine intellettuale della liberalità principesca” intesa “a fare della cultura e del libro un oggetto di propaganda e un segno di distinzione”25. Bisogna poi fare i conti non solo con l’ignoranza e con la pigrizia intellettuale della maggior parte de­ gli uomini d’arme, ma anche con una mentalità che 13

La guerra nel medioevo considerava semplicemente disonorevole l’esercizio della lettura26. Teodoro Paleologo, autore nel 1326 di un suo originale trattato, constatava da parte sua che “gli uomini d’arme, come tutti, sono illetterati e nulla sanno di scrittura”, e se Luchino Dal Verme - al dire del Petrarca - non disprezzava le lettere, era comunque impossibilitato a coltivarle per mancanza di tempo27. Una riprova si avrebbe nel fatto che, nonostante la fioritura della trattatistica avvenuta in Italia nel corso del secolo XV, pochissimi sono gli indizi che essa abbia avuto “un’influenza incisiva sul modo di com battere”: il comandante militare di quel secolo apprendeva infatti l’arte della guerra “stando al fian­ co come allievo di un condottiero famoso e non sfo­ gliando libri”, e ciò è conferm ato da Diomede Carafa il quale scrisse nel 1479: “Et certo se vede quillo mestieri no se impara per scola né per libro, ma sulo per pratica”28. Luchino Dal Verme - ci informa an­ cora Petrarca - aveva gradito la trascrizione di alcuni capitoli di un trattato militare antico: era perché li ri­ teneva utili al suo mestiere o solo per compiacere l’a­ mico poeta? Dal canto suo Braccio di Montone nel 1417 commissionò una volgarizzazione di Vegezio: sarà stata, la sua, una semplice curiosità erudita o dal­ l’opera trasse spunto per le proprie innovazioni tatti­ che? Per quanto, in generale, ben poco si sappia del­ la cultura teorica dei governanti e dei capi militari, si ritiene senz’altro che essa sia stata di gran lunga so­ verchiata dall’esperienza, ma occorre ammettere che le fonti a disposizione sono insufficienti per giungere a risultati convincenti se non definitivi29. L’influenza della trattatistica antica, e in particolare deìì’Epitoma di Vegezio, è stata talora sovrastimata e ta­ lora, al contrario, del tutto negata dalla storiografia; ad un giudizio più sereno essa appare nello stesso tempo “vasta e inafferrabile”30. Un particolare organizzativo o tecnico, un accorgimento tattico, un suggerimento di or­ dine psicologico può essere stato tratto di peso da Ve­ gezio o da Frontino, ma anche reinventato sulla base del ragionamento e dell'esperienza oppure, ancora, dopo es­ sere tacitamente passato dal trattato antico alla consuetu­ dine diffusa, mutuato inconsciamente attraverso quest’ultima senza alcuna necessità di consultare direttamente un 14

Per una morfologia della guerra medievale testo. I comandanti degli eserciti di Liegi evitavano di schierare le loro truppe con il sole e con il vento di fron­ te senza nemmeno sapere, a quanto pare, che si trattava di un accorgimento consigliato da Vegezio31. Non si può quindi, in conclusione, negare troppo recisamente che per tutta l’età medievale e oltre i trat­ tatisti latini abbiano condizionato, in modo diretto o indiretto, il modo di fare la guerra. Si è peraltro giu­ stamente constatato che in grandissima parte i teorici militari medievali si sono limitati a ricalcare Vegezio senza fare troppo caso a quanto si praticava sui cam­ pi di battaglia dei loro tempi; e in realtà essi tendono a mettere in primo piano il passato esemplare dal qua­ le ritengono di poter trarre utili insegnamenti mentre parlare di quanto appartiene alla prassi comune appa­ re loro inutile e scontato. Così si comporta del resto Vegezio stesso quando, per esempio, mette in eviden­ za l’utilità di ripristinare l’uso dell’elmo e dell’armatu­ ra da tempo caduto in abbandono mentre evita di in­ trattenersi sulla cavalleria per la quale, dice, “bastano le conoscenze attuali”32. La difficoltà di conciliare in campo militare la teo­ ria con la pratica rimane comunque un dato costan­ te. Già il Petrarca, nella più volte citata lettera a Lu­ chino Dal Verme, metteva le mani avanti e, alluden­ do a un passo di Cicerone, affermava di non voler fare la figura di Formione, di quel filosofo peripate­ tico, cioè, che aveva avuto l’impudenza di dare le­ zioni r e i m ilitaris ad Annibaie33. E appunto il pro­ blema della differenza fra “chi sa e non ha messo in opera ciò che sa, da quello che, oltra il sapere, ha più volte messe le mani, come dir si suole, in pasta”, viene dimostrato da Matteo Bandello in un aneddoto famoso che ci sembra utile ricordare. Egli ci presenta Machiavelli intenzionato a disporre in ordinanza un reparto di fanti secondo un modo da lui stesso descritto nell’Arte della guerra: con i suoi inu­ tili tentativi - racconta il novelliere - “messer Niccolò quel dì ci tenne al sole più di due ore", sinché non gli venne in aiuto Giovanni dei Medici, ossia il famoso condottiero delle Bande nere, il quale “in un batter d’occhio con l’aita dei tamburini” ordinò “quella gente in vari modi e forme con ammirazione grandissima di 15

La guerra nel medioevo chi vi si ritrovò”. Ancora una volta l’astrazione esce dunque pesantemente sconfitta dal confronto con la prassi, e il sapiente teorico risulta ridicolizzato dall’e­ sperienza pratica dell’uomo di guerra34. 3. L’assedio L’arte di difendere e di attaccare le fortificazioni (poliorcetica) raggiunse il suo livello più alto nell’età ellenistico romana e poi cominciò a decadere. Non è facile stabilire quanto dell’antica e raffinata tecnologia d’assedio si sia potuto conservare nell’uso poiché le popolazioni che conquistarono il potere in Occidente furono generalmente incapaci di dominare la compli­ cata e ingombrante attrezzatura necessaria per affron­ tare convenientemente le solide fortificazioni elevate dai Romani, e si accontentarono di improvvisare gli strumenti più ovvi ed elementari come scale e arieti. In particolare decadde la capacità di costruire e im­ piegare le grandi macchine da lancio che esercitavano le funzioni delle moderne artiglierie. Una parte della storiografia ritenne perciò che dal VI secolo dopo Cri­ sto in poi si siano succeduti in Occidente più secoli “senza artiglieria”; altri hanno invece osservato che gli intervalli fra le guerre in realtà non furono mai così lunghi da provocare una completa dimenticanza delle tecniche d’assedio tardo antiche, ivi compreso l’uso delle macchine da lancio, ma la scarsità e la reticenza delle fonti scritte disponibili impediscono di raggiun­ gere una certezza sia in un senso sia nell’altro. L ’arte d i a ffa m a r e Il De regim in e principum redatto da Egidio Colonna intorno al 1280, per la parte relativa alla guerra, che oc­ cupa l’intero libro terzo, sfrutta certo ampiamente il trat­ tato di Vegezio, non tuttavia in modo acritico e miope bensì traendo dal trattastista antico solo quanto paia an­ cora utile e praticabile ai suoi tempi, e senza trascurare di inserire, quando sia il caso, gli aggiornamenti op­ portuni. Egli enumera tre modi principali per impadro­ nirsi di una fortezza: per sete, per fame e per battaglia35. 16

Per una morfologia della guerra medievale Come si vede la precedenza viene data ai metodi statici che, mediante il blocco, miravano a privare gli assediati dei mezzi di sostentamento; solo in secondo piano viene posta la presa per assalto diretto che ten­ de ad avere ragione della fortezza combattendo atti­ vamente. Il blocco statico fu infatti il procedimento di assedio più semplice, e quindi il più praticato, innan­ zitutto dalle popolazioni barbariche incapaci di procu­ rarsi e di utilizzare mezzi più sofisticati. Proprio tale imperizia tecnica rendeva difficile impadronirsi delle fortificazioni anche se erano di scarsa efficienza au­ mentando così l’indiscusso vantaggio che già il difen­ sore possedeva sull’attaccante. Quest’ultimo, inoltre, era svantaggiato anche dalla generale scarsità di effettivi che impediva spesso di cir­ condare completamente la fortezza, difficoltà che natu­ ralmente aumentava di fronte alla maggiore ampiezza del circuito difensivo. Del resto, se l’esercito degli asse­ diami era numeroso cresceva di pari passo la difficoltà di rifornirlo e quindi di prolungare l’assedio per il tem­ po necessario a mettere in difficoltà il nemico. Specialmente se si trattava di una città, ci si dove­ va talora limitare a controllare le sole porte permet­ tendo così agli assediati di ricevere aiuti di uomini e viveri e quindi di resistere sinché l’attaccante, sfibrato dal prolungarsi dello sforzo, finiva per rinunciare da solo all’assedio oppure ne era costretto dall’intervento di un esercito di soccorso. Il blocco statico perciò, no­ nostante l’apparente semplicità del procedimento, co­ stituiva sempre un’impresa costosa, delicata e dall’esi­ to tutt’altro che sicuro. Per accelerare i tempi l’assediante poteva quindi decidere, specialmente nella fase iniziale, di ricorrere all’assalto diretto cercando di sorprendere di slancio i difensori ancora impreparati o, in seguito, di appro­ fittare delle negligenze determinate dalla routine, op­ pure ancora (caso tutt’altro che raro) contando su complicità interne. Più gravoso, al contrario, affrontare un vero e pro­ prio attacco in forze che esigeva grande disponibilità di tempo e di mezzi sia sul piano economico sia in termini di conoscenze tecniche, cui dovevano unirsi una capacità organizzativa non comune e condizioni 17

La guerra nel medioevo

Per una morfologia della guerra medievale

meteorologiche favorevoli; occorreva tener conto, infi­ ne, che un insuccesso, oltre all’inutile spreco di risor­ se e al dispendio di vite umane, avrebbe leso grave­ mente il prestigio militare e la credibilità politica di co­ lui che si assumeva la responsabilità dell’impresa. L’assediato, da parte sua, contava appunto sui disagi e sulle difficoltà dell’attaccante, che costituivano indiret­ tamente la sua risorsa maggiore; ma il compito di resi­ stere a lungo, chiuso fra le mura, si presentava egual­ mente gravoso e pieno di imprevisti. Un presidio, anche esiguo, se ben organizzato, provvisto di adeguate scorte di viveri e con sufficienti riserve di armi e di munizioni, poteva nondimeno sperare di durare quanto bastava perché il nemico si esaurisse psicologicamente e mate­ rialmente o finché fosse messo in fuga da un esercito amico venuto in soccorso. Tali speranze inducevano spesso a continuare la re­ sistenza anche dopo aver esaurito le scorte alimentari così che non si contano i drammatici episodi di difen­ sori debilitati e abbrutiti dalla fame, che accettano di ar­ rendersi solo di fronte all’ineluttabilità della loro sorte o che vengono salvati da un intervento esterno quando sono ormai allo stremo delle forze.

nell’area mediterranea orientale, dominata da Arabi e Bizantini fra loro in competizione, si vennero affer­ mando “artiglierie” che, rispetto a quelle in uso in età tardo antica, si presentavano del tutto nuove, più sem­ plici da costruire e dotate di una potenza considere­ volmente maggiore. Si tratta di macchine menzionate per la prima volta nelle fonti arabe al tempo del profeta Maometto e che poi, almeno dal VII secolo, fanno la loro comparsa nei documenti bizantini sotto le denominazioni di petraria e m an g a n o n per l’innanzi sconosciute. Si può ritenere che tali mezzi, già da secoli utilizzati in Cina, siano per­ venuti sino al Vicino Oriente per il tramite degli Arabi; nell’IX secolo la loro presenza sarà documentata anche in Occidente, ma rimane incerto se l’introduzione sia avvenuta attraverso gli Arabi di Spagna o i Bizantini d’I­ talia; farebbe pensare a quest’ultima ipotesi il fatto che il termine petraria è inizialmente attestato nella Storia d ei Longobardi di Paolo Diacono36. La p etraria è il mezzo di lancio a bilanciere più semplice e primitivo in quanto essenzialmente costitui­ to da un’asta di legno in bilico sopra un supporto, mu­ nita a un capo di una sacca nella quale si introduce il proiettile, e dall’altro di corde per la trazione a forza d’uomo. Certe ricostruzioni sperimentali moderne han­ no permesso di stabilire alcuni parametri per meglio comprenderne modalità d’impiego e prestazioni, che naturalmente dipendono innanzitutto dalle dimensioni deH’allestimento, dall’abilità tecnica del costruttore e dal numero degli uomini che manovra l’apparecchio. Mediante l’opera di serventi in numero da 8 a 16 la p etraria lancia sassi pesanti da tre sino a dodici chilo­ grammi a una distanza che va da 40 a 60 metri. Le ri­ dotte dimensioni dei proiettili e la scarsa gittata sono compensate dalla celerità del tiro che, con operatori ben addestrati, può raggiungere la cadenza di un col­ po al minuto. Inefficace contro le mura delle fortezze, il proiettile sfonda però agevolmente i tetti e abbatte i muri di un edificio non adeguatamente fortificato e rie­ sce micidiale per qualunque persona allo scoperto. Più potente doveva essere il mangano, forse perché dotato sin dall’inizio di un contrappeso fisso che, age­ volando il lancio, aumentava le prestazioni in termini di

Le m acchine La conquista di una fortezza “per battaglia” esige l’impiego di macchine da lancio e d’assalto che, richia­ mandosi a realizzazioni tecniche già in uso nell’anti­ chità, vengono gradualmente recuperate da un lato at­ traverso la rilettura e la reinterpretazione di codici figu­ rati antichi, e dall’altro imitando i procedimenti che si erano almeno in parte conservati nell’impero d’Oriente. Protagonisti di tale recupero sono tecnici, paragonabili agli antichi “architetti”, indicati dal secolo XI in poi con il nome di “ingegneri”: uomini disposti a offrire le loro conoscenze al miglior offerente, assai ricercati per l’uti­ lità del loro contributo, ma che la mentalità corrente tende e sottovalutare rispetto ai combattenti, ai quali va tutta la gloria del successo. Non è chiaro - abbiamo già detto - se le tecniche ro­ mane siano o no state del tutto dimenticate in Occiden­ te ma è certo, in compenso, che intorno al VI secolo, 18

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La guerra nel medioevo gittata e di dimensione dei proiettili. L’impiego con­ temporaneo di mangano e petraria costituiva un’utile e vicendevole integrazione degli effetti complessivi del ti­ ro sia per chi attaccava sia per chi si difendeva. Dal mangano, mediante la sostituzione del contrap­ peso fisso con uno o più contrappesi mobili, nacque in area mediterranea nel corso del secolo XII una nuo­ va macchina da lancio, chiamata trabucco, in grado di scagliare proiettili di mezza tonnellata e oltre, i quali potevano perciò essere efficaci anche contro le mura perimetrali di una fortezza. Il trabucco era però in­ gombrante, difficile da allestire e da manovrare così che venne ad affiancarsi alle macchine da lancio pre­ cedenti senza sostituirle. In seguito alle continue sperimentazioni meccani­ che ne furono messe a punto numerose varianti, indi­ cate con nomi diversi (blida, briccola, troia, cogliardo), che rimasero in uso sino al secolo XV inoltrato quan­ do esse cedettero infine il posto alle bombarde a pol­ vere pirica dando così inizio a un’epoca del tutto nuo­ va per le tecniche di fortificazione e di assedio. Se le macchine da lancio a bilanciere, ignote al­ l’antichità, rappresentano in Europa un’acquisizione medievale di grande importanza, altre macchine, ne­ cessarie per condurre un assedio in modo dinamico e aggressivo, derivano invece dall’antichità classica. Un dispositivo elementare come l’ariete, utile per sfonda­ re porte e aprire brecce nelle mura, probabilmente non era mai stato dimenticato; altri apparecchi, indi­ spensabili per avvicinarsi in sicurezza alle mura nemi­ che, dotati di meccanismi e di accorgimenti tecnici di più difficile realizzazione, vennero riesumate per via dotta basandosi, come si è detto, su raffigurazioni con­ tenute in codici bizantini. Così avvenne per il dispositivo detto anticamente vinea (specie di tettoia mobile blindata) ribattezzata ora testudo o “gatto”; e soprattutto per le torri mobili o a m b u la to n e riscoperte, a quanto pare, dai Norman­ ni nell’Italia meridionale durante la prima metà del se­ colo XI e ben presto diffusesi in tutto l’Occidente. Per­ fezionate attraverso le esperienze delle spedizioni in Terrasanta, esse trovarono applicazione razionale e completa, dal XII secolo in poi, nell’investimento delle 20

Per una morfologia della guerra medievale piazzeforti in coordinamento con le macchine da lan­ cio secondo una tattica in cui divennero maestri gli uo­ mini delle città marinare italiane. La costruzione delle torri d’assedio doveva tenere conto, oltre che della mobilità, da ottenere senza espor­ si al tiro nemico, soprattutto dell’altezza che doveva essere sufficiente a dominare dall’alto le mura da inve­ stire; ben presto si tese però a conglobare il maggior numero possibile di funzioni in una stessa macchina: la torre d’assalto forniva riparo ai tiratori e scale per gli uomini destinati a montare sulle mura, ed era nello stesso tempo munita di ariete e di mezzi da lancio. Tale complessità conferiva all’apparecchiatura un aspetto mostmoso e impressionante che contribuiva a sua volta ad esercitare un non trascurabile effetto psi­ cologico sul nemico. Non furono rari i casi, infatti, in cui un presidio decise di arrendersi alla semplice vista delle macchine e prima ancora di vederne gli effetti. Non sempre, in verità, l’efficacia concreta degli appa­ recchi era pari all’aspetto minaccioso e al costo della realizzazione: molti assedi, pur condotti con ricchezza di simili mezzi, non appena gli assediati superarono il primo momento di panico e riuscirono a respingerli, alla fine fallirono. Altro recupero dall’antichità riguardò l’attacco me­ diante lo scavo. “Gli assedianti - consigliava il trattatista Egidio Colonna - devono segretamente scavare la terra in un certo luogo nascondendolo agli occhi del nemi­ co, se necessario, con una tenda o con un edificio, e ivi aprire gallerie sotterranee come fanno i minatori per cercare argento o altri metalli, più profonde di quanto lo siano i fossati della fortezza da espugnare in modo da arrivare sotto le mura”. Queste, debitamente scalza­ te dalle fondamenta, venivano provvisoriamente so­ stenute con puntelli di legno cui in un secondo mo­ mento si appiccava il fuoco provocandone così il crol­ lo; se le mura rovinavano verso l’esterno si otteneva anche il riempimento dei fossati agevolando l’accesso agli attaccanti. Anche tali procedimenti, di cui si leggeva nelle an­ tiche storie, furono riscoperti nella pratica dal secolo XI in poi realizzando anche apposite macchine scava­ trici, dette talpe dalla funzione cui erano destinate, ma 21

La guerra nel medioevo di cui si ignora in concreto il funzionamento. Gli as­ sediati a loro volta, ricorrendo ad opportuni espedien­ ti, si ingegnavano di scoprire gli occulti lavori di mina del nemico e di intercettarli scavando gallerie di con­ tromina che talora davano luogo a episodi di vera e propria guerra sotterranea37, I teorici dell’antichità consigliavano di sincronizzare i diversi mezzi a disposizione dell’attacco così che, mentre le macchine da lancio bersagliavano la sommità delle mura, gli arieti avrebbero dovuto batterle dal bas­ so e i minatori scalzarle sotto il livello del suolo; il ne­ mico, impossibilitato a rispondere efficacemente a più minacce diverse e simultanee, era così indotto più fa­ cilmente alla resa. Il consiglio era certo teoricamente buono ma occorreva innanzi tutto disporre di tutti i mezzi necessari, degli uomini per manovrarli efficace­ mente e della capacità di coordinarne l’azione. 4. Una motivazione preminente: la preda La forma di guerra di gran lunga più diffusa nel medioevo è fatta di razzie e di guasti ai beni del ne­ mico mediante azioni che, a lungo ripetute in modo sistematico, mirano in linea teorica a far sentire la lo­ ro efficacia nel quadro strategico, ma che rispondono nello stesso tempo al bisogno di conseguire un lucro immediato. Tale esigenza, derivata dal primitivo carat­ tere dei conflitti, intesi innanzitutto come imprese di saccheggio, rimase connaturata al concetto stesso di guerra ben oltre l’età medievale. Il lu cro im m ediato La preda serve, oltre che a soddisfare le brame per­ sonali dei singoli combattenti, a risarcire le spese affron­ tate da coloro che hanno organizzato la spedizione; non è raro perciò che i patti di alleanza si dilunghino in mi­ nute clausole per assicurare a ciascuna delle parti un’e­ qua ripartizione del bottino. Speciale importanza assume, in tale quadro, la cattura di prigionieri, valutati non tanto in base al loro grado e funzione in campo militare quan­ to alla loro condizione sociale e ricchezza personale. 22

Per una morfologia della guerra medievale Il prigioniero di rango può procurare lauti profitti e attira quindi la cupidigia di molti, come si rileva anche dalle frequenti liti, non senza ricorso alle armi, che scop­ piano per la spartizione. Qualunque prigioniero di guer­ ra permette buoni introiti anche se semplicemente ri­ messo al committente dell’azione oppure rivenduto a proprio piacimento, ma rende molto di più se il malca­ pitato, per mezzo di torture più o meno efferate, viene costretto all’esborso di un riscatto che può da un lato ar­ ricchire il catturatore e dall’altro impoverire il catturato38, Le distruzioni cui immancabilmente era sottoposto il territorio nel quale si svolgevano operazioni di guerra, o veniva anche solo attraversato dalla marcia di un eserci­ to, dipendevano anche dalla necessità di assicurarsi i rifornimenti, legata all’assenza o all’inadeguatezza di un’organizzazione che vi provvedesse in altro modo. Saccheggio e rapina perpetrati sul territorio nemico era­ no quindi considerati perfettamente legittimi e parte in­ tegrante deU’attività di un esercito tanto che la preda ve­ niva ufficialmente divisa in tre parti spettanti rispettiva­ mente al principe, al comandante e ai combattenti. La Chiesa, pur denunciando tale pratica come pe­ ricolosa per le anime, non dispone d’altra parte di al­ cun mezzo efficace per opporvisi; neppure serve ad evitare tale comportamento sul campo di battaglia l’e ­ tica cavalleresca: qualunque onorato cavaliere parteci­ pava tranquillamente alla rapina, alla distruzione dei beni e alle violenze tanto sui non combattenti inermi quanto combattendo contro altri cavalieri. Soltanto se questi erano catturati in combattimento venivano tutt’al più loro risparmiati i consueti maltrattamenti sino al pagamento del relativo riscatto39. Se, per definizione, al livello più elevato il vinci­ tore spoglia il vinto delle terre, delle ricchezze e del prestigio, tale processo di appropriazione a un livel­ lo inferiore comincia, per immemorabile tradizione, sul campo di battaglia stesso. Il latino classico stabi­ liva una precisa differenza fra p r a e d a e spolia, termi­ ne quest’ultimo che indicava appunto gli oggetti sot­ tratti al nemico ucciso sul campo. L’usanza era regolamentata dal codice di guerra bizantino che, per evidenti ragioni di opportunità, puniva i soldati che si soffermavano a spogliare i 23

La guerra nel medioevo morti durante il combattimento, ma consentiva loro pienamente tale attività al termine dell’azione. In ogni tempo infatti non fu raro che il desiderio di preda mostrato dai combattenti fosse motivo di sconfitta tanto che la trattatistica militare del tardo medioevo torna spesso a mettere in guardia contro tale perico­ lo e si sforza di regolamentare a sua volta l’acquisi­ zione e la distribuzione ordinata del bottino. Scoraggiato dunque nel corso del combattimento lo spoglio sistematico dei cadaveri è costume affermato e incontestato dopo la fine dello scontro sino al punto di finire eventualmente i feriti in modo da poterli de­ predare senza problema, o di disertare per potersi de­ dicare più fruttuosamente a tale attività, senza alcuna distinzione sociale. Grandi e p ic c o li bottini È quindi del tutto normale che i cadaveri dei vinti, e talvolta anche dei vincitori, rimangano indifferentemen­ te nudi e mutilati sul campo di battaglia e che gli eser­ citi medievali si presentino come un’accolta di spogliatori di cadaveri, e di uomini che non temono neppure di portar via gli oggetti più sacri: “ladroni curvi sotto i loro sacchi pieni di oggetti eterocliti”, frutto di tante incontrollabili iniziative individuali. Alle piccole prede fanno riscontro le grandi prede collettive, certo assai più rare, che si profilano quando sia possibile conquistare con la forza una ricca città o mettere le mani su un accampamento abbandonato dal nemico con tutto il carreggio, i bagagli e i relativi ani­ mali da traino. I cronisti che riferiscono tali avvenimenti, messo da parte ogni altro più nobile sentimento, si ab­ bandonano a compiaciute descrizioni della bella preda dalle quali traluce l’invidia per la fortuna di coloro che ne sono stati i beneficiari. L’esaltazione delle favolose prede e dei grandiosi bot­ tini, con il ricorso a tutte le risorse affabulatorie di cui gli autori sono capaci, lasciano intravedere che, nel sen­ timento comune, militare in un esercito poteva essere percepito come un’autentica cuccagna in cui si perdeva facilmente di vista la differenza fra guerra legittima e grande brigantaggio praticato in piena immunità. 24

Per una morfologia della guerra medievale Dal punto di vista dei conquistatori ogni città gran­ de o piccola appare niente altro che un deposito di ricchezze e quindi come un potenziale, immenso bot­ tino oggetto di desideri concepiti e accarezzati con l’immaginazione nella speranza di potersene in qual­ che modo impadronire. Un esempio clamoroso di un tale desiderio divenuto inopinatamente realtà fu dato dalla presa di Costantinopoli - la più grande città al­ lora esistente al mondo - che il 2 aprile 1204 cadde nelle mani dei partecipanti alla quarta Crociata. Il bottino fu così abbondante - scrive uno dei prota­ gonisti di quella memoràbile spedizione - “che nessuno saprebbe dirvene la fine: oro e argento e vasellame e pietre preziose e drappi di raso e di seta e vesti di vaio e di grigetto e di ermellino e tutte le cose più ricche che mai si trovarono in terra. E Goffredo di Villehardouin maresciallo di Champagne testimonia in coscienza e se­ condo verità che da quando il mondo fu creato non fu mai fatto un bottino tanto grande in una città”40. Il cronista, che in questo caso partecipa direttamente ai vantaggi della vittoria, non mette in primo piano né la gloria militare della straordinaria impresa, né l’importan­ za di avere conquistato un impero, né il significato del successo sul piano politico e religioso, ma esalta innan­ zitutto e a lungo la grandiosità e l’immenso valore della preda caduta nelle mani dei trionfatori. Tale interesse è così accentuato e generalizzato da far davvero pensare che “il desiderio di bottino fosse il motivo preminente di tutta la guerra medievale”41. 5. La battaglia ovvero “L’archetipo dell’avvenimento” La nuova “histoire bataille” e l ’esperienza com unale italian a Nel grande rinnovamento storiografico provocato dalla scuola delle “Annales”, la guerra è stata “senza dubbio l’oggetto storico che ha più sofferto”; benché ciò non fosse nelle intenzioni dei fondatori, l’e ­ spressione “histoire bataille” fu usata per bollare la storia tradizionale rivolta soprattutto alla ricostruzio­ ne degli avvenimenti, tra i quali le battaglie (spesso 25

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Per una morfologia della guerra medievale

ritenute, a sproposito, “decisive”) avevano appunto uno spazio sproporzionato. L’ostracismo dato all’av­ venimento colpì così, in m odo particolare, anche la vecchia storia militare che consisteva quasi esclusi­ vamente nell’analisi di battaglie. Da qualche tempo, tuttavia, si assiste a una giusta ri­ valutazione deU’awenimento e della storia narrativa, e del resto Georges Duby, proprio uno degli alfieri della nuova storiografia, sin dal 1973 fu il precursore di una tale rivalutazione con il suo volume sulla battaglia di Bouvines in cui l’avvenimento militare veniva collocato nel quadro, non solo della storia politica, ma analizzato nei suoi aspetti economici, culturali, sociali e antropolo­ gici offrendo così un modello di storia militare tenden­ zialmente globale che restituisce la dovuta importanza anche agli aspetti tattici e strategici. “Gli eventi - scrive Duby - sono come la schiuma della storia, bolle grosse e piccole che si spaccano in su­ perfìcie e scoppiano suscitando turbini che si propagano più o meno lontano. Questo evento ha lasciato tracce molto durature, che neppure oggi sono del tutto scom­ parse. Soltanto queste tracce gli danno vita, e senza di esse l’avvenimento non è nulla”42. Lo storico militare dei nostri giorni non si limita dun­ que più, come in un recente passato, ad essere un pu­ ro e semplice esegeta di battaglie, ma nemmeno le esclu­ de dalla sua considerazione per soffermarsi solo sul pri­ ma e sul dopo: egli dovrà dunque occuparsi tanto della composizione delle forze quanto dell’effettiva pratica del­ la guerra, cioè del combattimento vero e proprio43. Partiremo quindi anche noi dalla ricostmzione di un fatto d’armi per esaminarne, a titolo di esempio, alme­ no qualcuna delle numerose connessioni che esso ha innanzitutto con il problema delle fonti e della loro in­ terpretazione, e poi con diversi aspetti di storia della guerra e dell’organizzazione militare, che sono nel con­ tempo storia della società. Non ci si stupisca se la scel­ ta non cadrà su un avvenimento militare considerato, a ragione o a torto, “decisivo” per la storia dell’umanità, ma su una battaglia combattuta in Italia durante l’età co­ munale. È utile qui una premessa: dalla fine del secolo XV si afferma in Italia la preponderanza straniera desti­ nata a durare più secoli; ciò venne senz’altro spiegato

con la manifesta inferiorità militare degli Italiani rispet­ to al resto d’Europa, mentre è piuttosto da attribuirsi al­ la “maggiore ricchezza ed esuberanza di vita cittadina che avevano da noi ritardato il processo di ingrandi­ mento e consolidamento dello stato moderno”. In realtà, “come in tutti i campi, come cioè nelle let­ tere, nelle arti, nelle scienze fisico-matematiche, nella fi­ losofia, nella tecnica, l’Italia del Rinascimento aveva do­ minato l’Europa anche in quello dell’arte e della scien­ za militare”. Ad essa infatti gli Italiani diedero contribu­ ti di primo piano in ogni campo: “fanteria leggera, arti­ glieria, fortificazione permanente e campale, le forme più evolute della strategia logoratrice, il contributo dot­ trinale e scientifico, sia nel campo della tecnica vera e propria, che in quello della strategia e della tattica, e in­ fine, anche le nuove specie di milizie paesane (...), pur senza parlare dell’ininterrotto predominio della propria arte militare navale”. La preminenza del pensiero e dell’arte militare italia­ na, ovunque imitata in Europa, aveva le sue radici pro­ prio “nelle guerre comunali dei secoli dodicesimo-quin­ dicesimo”44. Gli avvenimenti militari di quest’epoca dun­ que, per quanto scarsamente considerati dalla storiogra­ fia internazionale, hanno in generale un grande rilievo nella storia della guerra medievale e le sperimentazioni avvenute in età comunale meritano pertanto attenzione. Una di esse fu appunto la battaglia detta di Carcano combattuta nell’alta Lombardia, in prossimità del luogo di questo nome (attualmente compreso nel comune di Albavilla, in provincia di Como) il 9 agosto 1160 fra l’e­ sercito del comune di Milano e dei suoi alleati e quel­ lo imperiale composto anch’esso, per la maggior parte, da contingenti di città italiane avverse a Milano.

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Il p rob lem a d elle fonti È sempre difficile comprendere come si siano svol­ ti esattamente i convulsi avvenimenti che in un breve giro di ore hanno portato a un certo risultato militare; molto spesso, infatti, le indicazioni fornite dalle fonti sono troppo rapide e sbrigative oltre che, naturalmen­ te, sotto specie di obiettività, intese a far valere cia­ scuna il proprio punto di vista. 27

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Nel nostro caso le fonti principali per la ricostruzio­ ne dei fatti sono da un lato i Gesta Federici di un ano­ nimo milanese la cui versione risulta sostanzialmente attendibile in quanto confermata dalla cronaca di parte imperiale del lodigiano Ottone Morena e, più in breve, dal tedesco Burcardo di Ursperg, i quali aggiungono tuttavia altri particolari di un certo interesse45. Una elaborazione letteraria del medesimo raccon­ to, per quanto incompleta, si trova nel C arm en di un anonimo poeta bergamasco di parte imperiale che ce­ lebra le gesta di Federico I, mentre una versione evi­ dentemente addomesticata dell’avvenimento viene for­ nita da altri due cronisti tedeschi: la C h ron ica reg ia di Colonia e Raevino, i quali (accogliendo la tenden­ ziosa e propagandistica versione suggerita dallo stes­ so imperatore in una sua lettera al patriarca di Aquileia) dichiarano che egli sarebbe rimasto vincitore pur avendo corso seri pericoli, dei quali tendono a scaricare la responsabilità sulla scarsa bellicosità de­ gli alleati lombardi46. Prevalentemente propagandistiche sono anche le tarde ricostruzioni della battaglia offerte dal cronista piacentino Giovanni Codagnello nel secolo XIII, e nel successivo da Galvano Fiamma; ancora più tardo il la­ voro del cosiddetto Anonimo brianteo47. Tutti costoro contengono nondimeno qualche elemento tradizionale interessante pur tendendo ad amplificare e a deforma­ re i fatti a gloria dei Milanesi del loro tempo. Egualmente tarda, ma assai importante per la sua garanzia di attendibilità, è invece la notizia dei privi­ legi che il comune di Milano concesse agli abitanti dei villaggi di Erba e di Orsenigo in premio per l’aiu­ to da essi fornito in occasione della battaglia48. Par­ tendo dall’esame e dall’interpretazione di tali fonti si è sviluppata sugli avvenimenti di Carcano, soprattut­ to nel secolo XX, una discreta bibliografia49 della qua­ le terremo il debito conto.

tra Brianza, lago di Lecco e Adda) e posero il loro ac­ campamento attorno al castello di Carcano ritenendo di poterlo facilmente conquistare. Quando seppero che Federico I, allora in Lombardia, aveva cominciato a ra­ dunare il proprio esercito ebbero timore e chiesero il concorso delle altre tre porte e l’aiuto di duecento ca­ valieri bresciani. L’8 agosto l’esercito imperiale si accampò tra Orse­ nigo, Tasserà e il lago di Alserio ostmendo i passaggi anche mediante alberi abbattuti; nello stesso giorno i Milanesi raggrupparono i loro accampamenti, disposti attorno al castello di Carcano, e li trasferirono fra Car­ cano e Tasserà mentre l’arcivescovo e il suo clero pre­ paravano psicologicamente il popolo alla battaglia. All’alba del 9 agosto, essendo venute meno le vet­ tovaglie, i Milanesi e i loro alleati si proposero di aprir­ si il passaggio con le armi lasciando i fanti di porta Comacina presso Tasserà, là dove essi distavano dal­ l’accampamento imperiale non più di un tiro di bale­ stra. Celebrato l’ufficio divino, fatta la confessione e ri­ cevuta l’assoluzione, fanti e cavalieri avanzarono a bat­ taglia con il carroccio costmito durante la notte. Dal momento che l’intervallo fra i due eserciti era scarso, subito alcuni fanti entrarono nell’accampamento impe­ riale e cominciarono a saccheggiarlo. L’imperatore, non appena li vide carichi di bottino, avanzò contro gli aggressori, ne uccise alcuni, ne ferì altri, ne catturò una parte e costrinse i rimanenti a fuggire sino al lo­ ro accampamento; gettò inoltre il carroccio in un fos­ sato e s’impadronì dei buoi che lo tiravano. Il grosso dei cavalieri milanesi, intanto, era salito con i Bresciani sul colle dietro l’accampamento del­ l’imperatore dove mise in fuga l’altra parte dell’eser­ cito nemico, inseguì i fuggitivi, ne catturò molti e poi, ritornato indietro, si attestò di fronte al Barbarossa. Questi era ormai convinto di avere riportato la vitto­ ria, ma uno dei suoi gli fece osservare: “Non vedi che i Milanesi ti hanno circondato?” Era infatti, rimasto con soli duecento cavalieri, se non che gli avversari non poterono discendere sino a lui sia per la natura impervia dei luoghi, tutti pieni di avvallamenti e di rupi, sia perché nel frattempo si era scatenata una violenta pioggia.

C he cosa è veram en te successoP Nel mese di luglio del 1160 - scrive l’anonimo auto­ re dei Gesta Federici - “gli uomini di tre “porte” (cioè quartieri) di Milano salirono nella Martesana (il territorio 28

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Dopo essere rimasti là a lungo, a causa dell’e c­ cessivo freddo, dovettero quindi ritornare nel loro accampamento. Il Barbarossa allora si pose subito in marcia; i Milanesi dapprima sospettarono che egli intendesse simulare la fuga per attirarli in un ag­ guato e perciò non lo inseguirono subito, ma poi, a poco a poco, si misero sulle sue tracce, presero al­ tri prigionieri e si impadronirono di numerose pre­ de mentre l’imperatore si metteva in salvo nel terri­ torio comasco. Il giorno seguente furono catturati anche duecento cavalieri di Cremona, Como e Pavia sorpresi in mar­ cia. Tutti i prigionieri e gli ostaggi che Federico tene­ va in altri luoghi furono liberati e i vincitori si ferma­ rono sul luogo della battaglia per più di otto giorni pur senza riuscire a prendere il castello di Carcano. Sin qui l’Anonimo milanese. Da parte loro Ottone Morena e, più brevemente, Burcardo di Ursperg, confermano che i Milanesi furono costretti ad attac­ care perché ridotti alla fame, che l’imperatore fu cir­ condato e lasciato con pochi dei suoi, il sopravveni­ re della forte pioggia, la preda fatta dai vincitori e la liberazione dei loro prigionieri. Morena ha invece in comune con la lettera imperiale particolari ignorati dall’Anonimo come la sottolineatura dello scarso nu­ mero di Tedeschi presenti a Carcano e dei caduti mi­ lanesi raccolti e inviati in città su carri. Il cronista lodigiano conferma inoltre che il com ­ battimento fu iniziato dai Milanesi e che l’imperato­ re “con i suoi Tedeschi e alcuni altri irruppe con for­ za respingendoli fin quasi al loro carroccio dov’era la moltitudine dei fanti, dei quali uccise un gran nu­ mero (...). Uccise anche i buoi del carroccio, intaccò il carro stesso e ne portò via la croce dorata che era sulla pertica e il vessillo ivi collocato conducendo prigionieri alle tende molti di loro, cavalieri e fanti”. La lettera di Federico - limitandosi a riferire que­ sto episodio della battaglia - ripete che i Milanesi, attaccando per primi, “penetrarono violentemente certe schiere dei nostri Lombardi; affrontandoli con i nostri Tedeschi, con pochi altri e certi Lombardi, opponem m o ad essi audace e virile resistenza così che, da entrambe le parti, molti caddero travolti e

uccisi. In seguito - continua - gettammo nel fango il vessillo che avevano superbamente eretto sul car­ ro e ivi uccidemmo più di trenta dei cavalieri posti a sua custodia. Per l’aiuto dato da Dio alle nostre forze li volgemmo in fuga costringendoli a ritirarsi sino ai loro accampamenti" e ottenemmo il campo con onore e vittoria!”, senza considerare che, intan­ to, al contrario, la vittoria era stata decisa altrove. Quella che è passata alla storia come battaglia di Carcano si svolse infatti in due distinte fasi e luoghi diversi, per quanto tra loro vicini. Le fonti si dilunga­ no, come si è visto, soprattutto sulla prima fase che vide direttamente protagonista l’imperatore e nella quale egli rimase effettivamente vincente; relegano in­ vece in secondo piano, sbrigandosene con qualche ri­ ga, lo scontro di cavalleria che diede di fatto la vitto­ ria ai milanesi. Secondo l’Anonimo, questo si sarebbe svolto, “sul colle dietro l’accampamento dell’imperatore”, e per Ottone Morena “dall’altro lato della battaglia”. Mentre il primo episodio avvenne fra Tasserà e Carcano, il secondo ebbe invece probabilmente luogo presso Orsenigo, come precisa il privilegio concesso dal comune di Milano alle comunità di Erba e, ap­ punto, di Orsenigo. A causa dell’accidentata plastica del terreno, che caratterizza tutta la zona, e la contemporaneità degli avvenimenti, all’imperatore sfuggì la sconfitta del gros­ so dei suoi cavalieri ed ebbe così buon gioco di igno­ rarla nella sua lettera con la quale cercò inutilmente di deformare la realtà del risultato finale.

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Sotto il seg n o d ell’in determ in atezza: gli effettivi e le perd ite Le fonti medievali hanno, in generale, la tenden­ za ad accrescere il numero degli effettivi militari ol­ tre ogni credibilità. Esse non vanno quindi mai pre­ se alla lettera, ma fatte oggetto di critica tenendo de­ bito conto, innanzitutto, che gli eserciti non poteva­ no superare certi limiti numerici sia per l’accentuata frammentazione politica in atto, sia per la scarsità di popolazione rispetto ai parametri odierni. Eserciti 31

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troppo numerosi, inoltre, non avrebbero potuto es­ sere tenuti insieme a lungo per la difficoltà che ine­ vitabilmente si incontrava nel sostenerne il peso sul piano econom ico e logistico. Nel nostro caso le fonti non riferiscono mai in m o­ do completo il numero dei componenti dei due eser­ citi contrapposti: l’Anonimo si limita a fornire la cifra dei 200 cavalieri bresciani venuti in aiuto dei Milane­ si, e Morena solo incidentalmente afferma che costo­ ro misero in fuga più di 2000 nemici, mostrandoci inoltre in marcia un contingente composto da 200 ca­ valieri cremonesi e 80 lodigiani. Per quanto nulla ci garantisca che tali cifre corri­ spondano a dati sicuri, esse sono parse attendibili agli storici moderni, i quali hanno perciò indiziaria­ mente calcolato che con Federico I vi fossero circa 1000 cavalieri e 1500 fanti, di cui 2000 italiani e gli altri tedeschi. I Milanesi con i loro alleati avrebbero raggiunto un numero pressoché eguale così che, all’incirca, i contendenti avrebbero schierato, rispettiva­ mente, circa 2500 e 3000 uomini. Le stesse cautele valgono per le perdite in morti, feriti e prigionieri che rimangono in larga parte inde­ terminate e indeterminabili tanto da una parte quan­ to dall’altra. Le fonti si limitato infatti a parlare di “molti” uomini presi o messi in fuga, di “grande co ­ pia” di fanti uccisi, di “massima strage” di cavalieri, di “molti carri di cadaveri”. Soltanto per lo scontro che si svolge nella palude di Acquanera Ottone Mo­ rena dichiara con precisione e attendibilità la cattura di 10 cavalieri lodigiani e di 14 cremonesi con la per­ dita di 200 cavalcature, mentre l’imperatore avrebbe in quell’occasione, preso 4 cavalieri milanesi. Cifre precise troviamo invero anche nella lettera imperiale la quale, mentre da un lato dice enfatica­ mente e genericamente di avere reclutato una “mol­ titudine infinita” di Lombardi, i quali poi fuggirono in quantità “innumerevole”, dall’altro precisa di avere ucciso presso il carroccio “più di 30” cavalieri mila­ nesi; ammette poi di avere ricevuto gravi danni, ma che essi non sono nulla in confronto di quelli da lui inflitti agli avversari poiché costoro condussero in città 75 carri ciascuno dei quali conteneva non meno

di 3 o 4 cadaveri, raccolti sul campo di battaglia, per un totale, quindi, di circa 225 o 300 caduti: un nu­ mero che (per quanto probabilmente gonfiato) risul­ ta pur sempre esiguo.

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Vegezio sì e no Federico I - afferma l’Anonimo - bloccò a Carcano le vie di comunicazione mediante il ricorso ad abbattute di alberi: è questo un espediente operativo consigliato nel D e re m ilitari di Vegezio, anche se esso, a ben vedere, è tale da poter essere reinventato da chiunque in base alle condizioni del terreno e del­ la propria esperienza. Il particolare costituisce comun­ que un indizio che l’imperatore conoscesse il trattato e ne mettesse in pratica i consigli, né si tratta dell’u­ nico dato in tale senso. Ottone Morena attesta che egli “poteva sopportare molte fatiche”, aveva fama di “peritissimo” (s’intende nel­ le cose militari) ed era anche un ottimo arciere. Specialmente quest’ultimo particolare sembra avvicinare la figu­ ra di Federico a quella dell’anonimo “invitto imperatore” cui Vegezio dedica appunto la sua Epitoma·, egli era in grado - dice Vegezio - di insegnare esercizi nelle armi ai suoi stessi istruttori, destava invidia per “la pratica e l’eleganza nel cavalcare”; Saraceni e Indiani non erano in grado di vincerlo nella corsa, e gli stessi Persiani ne am­ miravano la “peritia sagittandi”, un ideale cui parrebbe uniformarsi lo stesso Barbarossa. Questi inoltre, proprio come suggerisce Vegezio, sa­ peva all’occorrenza evitare le battaglie: così avvenne, per esempio, il 2 giugno 1160 a Quinto Stampi quando i Milanesi apertamente ma inutilmente lo sfidarono. Se poi avesse sicuro fondamento la notizia che a Carcano Federico aveva circondato il suo accampamento con un fossato, vedremmo messo in pratica un altro consiglio di Vegezio, secondo una tendenza che verrà generaliz­ zandosi in Italia non prima del secolo XIII. Non si può escludere, come si è visto a suo luogo, che Vegezio fosse già noto in età precomunale al mila­ nese Landolfo Seniore, ma dei 324 codici del trattato, in totale sino a noi pervenuti, uno solo è noto in Italia per il secolo IX, due rispettivamente per i secoli X e XI, tre 33

La guerra nei medioevo

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nel XII e nel XIII, che aumentano a ben 35 e 51 negli ultimi due secoli del medioevo. La diffusione di Vegezio nel primo periodo comunale appare dunque quantitati­ vamente limitata per assumere rilievo con l’avvento dei podestà, di magistrati cioè che, come si sa, dovevano avere nello stesso tempo preparazione militare non me­ no che giuridica. Intorno al secondo decennio del se­ colo XIII, infatti, il manuale per l’istruzione dei podestà intitolato Oculus pastoralis cita esplicitamente il testo di Vegezio tenendo conto di certi suoi suggerimenti, e trac­ ce dirette sempre più frequenti ne troveremo nei de­ cenni successivi50. Nulla in realtà conosciamo della formazione ricevu­ ta in gioventù da Federico I, ma non è improbabile che avesse contemplato lo studio di Vegezio; egli poteva pertanto ispirare ad esso le sue azioni in un tempo in cui, a quanto pare, i comuni italiani ancora lo ignora­ vano. Ma in definitiva non si tratta che di ipotesi, come spesso avviene in questo campo di studi.

Di regola non tutti gli obbligati al servizio veni­ vano chiamati, ma di volta in volta si operava fra es­ si una scelta. Nemmeno si mobilitavano mai contem­ poraneamente tutti i quartieri della città stabilendo invece dei turni (all’assedio del castello di Carcano si alternarono appunto tre delle sei porte milanesi). I chiamati, naturalmente erano impegnati solo per il tempo necessario a condurre a termine la spedizione mentre il resto degli obbligati rimaneva a proteggere la città da eventuali colpi di mano nemici. Sul campo di battaglia fanti e cavalieri potevano agire sia autonomamente sia in stretta cooperazione tra loro. Nel XII secolo i fanti comunali appaiono dotati di grande capacità di iniziativa sia in compiti statici sia in attività dinamiche: a Carcano si affida appunto la di­ fesa dell’accampamento ai fanti dei borghi di porta Ti­ cinese e della pusterla di S. Eufemia, mentre quelli di porta Comacina vengono dislocati a Tasserà, e sembra siano stati proprio costoro ad attaccare per primi pe­ netrando rapidamente nel campo nemico. In altri casi (come avverrà, per esempio, a Legnano nel 1176) i fanti resistono sul campo da soli anche quan­ do i cavalieri fuggono salvando così la situazione; poi, con il ritorno della cavalleria, partecipano con essa al contrattacco vittorioso. La capacità operativa dei fanti co­ munali ne fa quindi assai più che dei semplici ausiliari dei cavalieri, per quanto essi non siano in grado da so­ li di reagire dinamicamente contro la cavalleria nemica. Le innovatrici esperienze della fanteria comunale italiana non andranno tuttavia perdute poiché certo es­ se contribuirono allo sviluppo di altre fanterie euro­ pee: i Fiamminghi nel 1302 a Courtrai si mostrarono in grado di battere in campo aperto i cavalieri francesi re­ putati i migliori del mondo; e infine gli Svizzeri, sul fi­ nire dell’età medievale, restituirono definitivamente ai combattenti a piedi quella preminenza che già aveva­ no avuto nell’antichità’1.

Fanti e cavalieri Le forze milanesi (come quelle di tutti gli altri eser­ citi comunali italiani) vengono distinte per “porte”, “pusterle” e “borghi”, ossia secondo i quartieri cittadi­ ni nei quali sono reclutati fanti e cavalieri. Chi si tro­ vava in età e in condizioni di prestare il servizio mili­ tare vi era obbligato disponendo a proprie spese del­ l’armamento necessario. Nell’epoca di cui parliamo ciascun quartiere era forse già suddiviso in circoscrizioni minori secondo le chiese urbane presso le quali i singoli uomini usu­ fruivano dell’assistenza religiosa. Fanti e cavalieri ve­ nivano così a essere organizzati in reparti che riflet­ tevano, su base topografica, i luoghi in cui essi nor­ malmente risiedevano; soltanto in seguito in alcune città (per esempio a Bologna) si sa di un’ulteriore di­ stinzione in “venticinquine” per i fanti e in “decine” per i cavalieri, ciascuna con un proprio capitano e verisimilmente con una propria insegna. L’esistenza di tali reparti minori, per quanto non gerarchica­ mente organizzati, favoriva forse la “comandabilità” dell’esercito. 34

Il carroccio tra religiosità e utilità Prima della battaglia le massime autorità ecclesiasti­ che milanesi presenti a Carcano predicano nell’esercito svolgendo un’opera di convinzione e di propaganda che 35

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ebbe grande importanza nel tenere alto il morale e spe­ cialmente per indurre il “popolo”, cioè i fanti, a combat­ tere con la promessa dell’aiuto divino, che si ritiene non manchi mai a coloro che difendono una giusta causa. La successiva, solenne cerimonia propiziatoria, che comprende la pubblica celebrazione degli offici divini con la confessione e l’assoluzione generale dei com­ battenti, ha antecedenti remoti negli eserciti cristiani sin dalla tarda antichità; essa viene regolarmente pra­ ticata in età carolingia e poi durante le spedizioni de­ gli Occidentali in Terrasanta52. Si ispirava alla simbologia religiosa anche il carroc­ cio escogitato in età precomunale appunto dall’arcive­ scovo di Milano e imitato in diverse epoche e occa­ sioni, anche in altre parti d’Europa. Si trattava essenzialmente di un carro porta insegna, simbolo della città, che aveva la funzione primaria di tenere uniti in battaglia fanti e cavalieri in nome di un unico ideale, e veniva di solito portato al seguito quando si mobilitava l’esercito al completo. Il carroccio, nel corso delle operazioni, fungeva anche da posto comando arretrato e da punto di ri­ ferimento tattico; per la sua particolare importanza esso veniva perciò circondato da fossato e difeso da reparti speciali appositamente destinati a tale compi­ to. A Carcano eccezionalmente - apprendiamo dal­ l’Anonimo - esso venne costruito nel corso della not­ te precedente la battaglia: possiamo pensare che non fosse stato condotto al seguito dalla città perché al­ l’assedio del castello di Carcano non era destinato l’intero esercito ma tre sole porte, cui si aggiunsero in un secondo tempo le altre tre senza convocare for­ malmente l’esercito generale che comportava l’impie­ go del carroccio. I fanti milanesi quando mossero all’attacco lo porta­ rono con sé, ma l’imperatore facilmente se ne impa­ dronì senza peraltro dargli troppa importanza: secondo l’Anonimo si tenne i buoi e buttò il carro in un fosso. Per Ottone Morena, dopo aver sgominato il contin­ gente di fanti che lo difendeva, uccise i buoi, “intaccò il carroccio e ne portò via la croce dorata che era sul­ la pertica, e il vessillo”. Nella relazione che Federico stesso inviò al patriarca di Aquileia poco dopo i fatti

egli afferma di aver gettato nel fango il vessillo che i suoi avversari avevano superbamente eretto sul carro, e distrutto quest’ultimo sul posto uccidendo trenta cava­ lieri addetti alla sua difesa. Verso la metà del secolo XIII sembra che il carroccio non fosse più impiegato in modo statico come in pre­ cedenza, ma spinto nella mischia a modo di carro d’as­ salto; così afferma un cronista cremonese narrando la battaglia combattuta e vinta dai suoi concittadini nel 1250 sotto le mura di Parma: “Il popolo unito in un solo blocco attorno al carroccio, stando strettissimo e ordina­ to, irruppe contro i nemici e con quell’assalto, che i Parmigiani non poterono sostenere, ottenne il successo”. La manipolazione cui Giovanni Codagnello sotto­ pose, circa un secolo dopo i fatti, il racconto della bat­ taglia di Carcano, a suo tempo steso dall’Anonimo mi­ lanese, attribuirebbe dunque retrospettivamente all’im­ piego del carroccio modalità che erano invece proprie dei suoi tempi; egli ce lo mostra infatti “spinto dal po­ polo” che “correva velocissimo come un destriero” co­ sì che, con grande clamore i Milanesi “fecero impeto contro il nemico” al quale non rimase altra possibilità che darsi a una fuga indecorosa53.

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La balestra e l ’o n o r e L’Anonimo afferma che i due campi a Carcano non distavano fra loro “se non quanto è un tiro di bale­ stra”. Si tratta di uno dei pochi casi in cui l’autore mi­ lanese menziona quest’arma, in quel tempo ancora re­ lativamente rara per quanto già profondamente pene­ trata nell’uso, come indica l’espressione stessa scelta per indicare semplicemente una distanza. Ogni esercito contava sempre nelle sue file un congruo numero di tiratori ancora armati soprattutto di archi; il nostro autore cita infatti i sag ittarii (che possono essere arcieri o balestrieri) come un’impor­ tante com ponente tanto dell’esercito imperiale quan­ to di quello comunale: nel 1155 contribuirono alla difesa di Tortona 100 cavalieri e 200 sag ittarii mila­ nesi; in Lomellina nel 1157 l’esercito è preceduto da p ed estres sagittarii (e ciò fa pensare che ne esistessero altri a cavallo); all’assedio di Milano dei 1158 Federico I 37

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potè contare, oltre che su un gran numero di cavalieri, anche su molti “sagittarii et balistarii”, e nel giugno del llóO, pochi mesi prima di Carcano, i Milanesi dispon­ gono a Quinto Stampi, insieme con altre forze e mezzi di combattimento, di “peditibus et sagittariis”54. Se i tira­ tori a Carcano non vengono menzionati è segno che non ebbero nella battaglia alcuna parte di rilievo. L’impiego della balestra (nota almeno dal secolo X) subì un progressivo incremento dall’XI in poi come pro­ vano, insieme con le fonti scritte, anche alcuni reperti archeologici. Per quanto sia priva di ogni fondamento documentario (opinione tradizionale (ampiamente di­ vulgata come sicura) che Pisani e Genovesi utilizzasse­ ro la balestra sin dall’alto medioevo, è certo che essa si affermò su larga scala nella guerra marittima e che gli uomini delle città mediterranee detennero a lungo la preminenza nel suo impiego. Nel 1139 il concilio Lateranense II (ma forse un provvedimento analogo era già stato preso al tempo della prima crociata) proibì per ragioni morali “la mor­ tifera e invisa a Dio arte dei balestrieri e degli arcieri”: divieto in verità sorprendente poiché non si conoscono prese di posizione simili della Chiesa nei confronti di alcun’altra arma, per quanto temibile e letale. Il divieto rimase però sulla carta e non impedì affatto né l’ulte­ riore progresso tecnico né l’incremento nell’impiego dell’arma che raggiunse grande importanza operativa ai primi decenni del secolo XIII. Un pregiudizio corrente nella storiografia vorrebbe che la balestra, in quanto micidiale arma che colpisce da lontano, sia stata sempre e dovunque considerata contraria alle regole cavalleresche e perciò osteggiata dai cavalieri. Il problema meriterebbe un approfondi­ mento adeguato, ma esistono prove sufficienti per af­ fermare che dall’XI al XIV secolo essi non disdegnaro­ no affatto di utilizzare arco e balestra quando lo giudi­ carono utile e opportuno55.

indirizzo erano le comunità rurali, appunto soggette a quei signori, le quali videro nella circostanza un’occa­ sione favorevole per liberarsene aderendo ai Milanesi e prestando loro aiuto. Il comune di Milano le premiò con la concessione di franchigie rimaste valide nei se­ coli successivi, tanto che esse furono confermate da Giangaleazzo Visconti il 26 maggio 1386. Quali furono i servizi resi dai contadini? “Gli uomini del castello di Erba e della castellania - dice il documento - servirono il comune e gli uo­ mini di Milano bene e volontariamente quando essi assediavano il castello di Carcano e ci fu battaglia presso il luogo di Orsenigo tra il comune di Milano e Federico il Tedesco, che affermava di essere re e imperatore benché fosse stato scomunicato da papa Alessandro, dai suoi cardinali e dal signor Oberto ar­ civescovo di Milano. Nel corso della battaglia i Milanesi furono vincito­ ri e misero in fuga Federico stesso e il suo esercito fino a Como, e per la grande paura egli si chiuse nel castello di Baradello. I Milanesi rimasero trionfanti al­ l’assedio di Carcano portando via tutte le tende del medesimo Federico e del suo esercito, con l’aiuto della grazia e della misericordia di Dio”. Gli uomini delle castellarne di Erba e Orsenigo fu­ rono esentati dal pagare “fodro, viaggio, dazi e pubbli­ che esazioni” che il comune di Milano poteva preten­ dere da essi: “probabilmente - ha argomentato a suo tempo uno studioso di valore come Gerolamo Biscaro - gli utili e volenterosi servigi degli abitanti di Orse­ nigo, premiati con la concessione del privilegio, con­ sistettero nel concorso ai fanti ch’erano ivi di guardia, per rafforzare le difese del castello, respingere gli as­ salitori e segnalare all’esercito i movimenti dell’oste nemica”. Più difficile dire che cosa abbiano fatto in concre­ to gli uomini dell’assai pù distante luogo di Erba: im­ possibile, giudica il nostro autore, che si siano uniti ai cavalieri milanesi i quali “avrebbero disdegnato di ave­ re al loro fianco, come combattenti, dei poveri distret­ tuali, rustici, privi di armature e di cavalli, muniti sì e no di spuntoni, di bastoni ferrati, bordoni, lancette e coltelli”. Si potrà tutt’al più credere - egli conclude -

I contadini: non solo vittime Mentre i signori della Martesana erano alleati a Fe­ derico I contro i Milanesi (questa la ragione per la qua­ le costoro assediarono il castello di Carcano), di diverso 38

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che si siano associati ai fanti rimasti a controllare il castello di Carcano e che, come pratici dei luoghi, ab­ biano fatto da guida al movimento aggirante che per­ mise di prendere alle spalle i nemici e ottenere così la vittoria56. Forse anche - aggiungiamo noi - essi rifornirono di viveri l’esercito milanese prima della battaglia, nelle distrette in cui venne a trovarsi a cau­ sa del blocco posto dagli imperiali. Va nondimeno ricordato che, nella medesima epo­ ca, non è affatto raro che gli abitanti delle campagne (ne fossero o no obbligati) partecipino direttamente ai combattimenti. Proprio l’arcivescovo di Milano Ariberto nel 1039 chiamò alla difesa della città tutti gli abitanti del vescovado “a rustico usque ad militem”, e circa trent’anni dopo i rustici furono egual­ mente mobilitati da Erlembaldo nella spedizione che recuperò il corpo del martire Arialdo. Nel 1158 gli uomini delle campagne partecipano attivamente nell’impedire all’esercito imperiale l’attraversamento dell’Adda, e certi villan i resistettero, insieme con i m ilites, nel castello di Sale presso Tortona. Dalla parte degli imperiali, del resto, i comuni di Piacenza e di Pavia reclutarono nei loro contadi arcie­ ri da inviare all’assedio di Milano; gli uomini di Mon­ ticelli e di Pieve di Parpanese, nel corso del secolo XII, servirono regolarmente e sotto proprie insegne come combattenti inquadrati nell’esercito pavese, oltre che come conduttori degli animali da traino. E ancora nei primi decenni del ‘300 i Pavesi, secondo Opicino de Canistris, potevano, in caso di necessità, inviare nei singoli luoghi del contado loro soggetti, messaggeri per chiedere aiuto militare tanto in mezzi quanto in persone57. La partecipazione attiva dei rustici ai com­ battimenti di Carcano non è quindi affatto da esclu­ dersi, come il Biscaro era invece propenso a credere.

partita da Lodi la sera del 10 agosto (quando, cioè, già da un giorno la battaglia di Carcano si era ormai conclusa con la vittoria dei Milanesi) e aveva cammi­ nato per tutto il giorno e la notte successivi senza mai venire a conoscere che la situazione operativa origi­ naria era nel frattempo completamente mutata. Gli uomini in marcia - precisa infatti Ottone More­ na - erano “ignari della battaglia svoltasi” e non sape­ vano quindi di dirigersi verso un nemico vittorioso e con piena libertà di movimento. Vi è di che meditare, dunque, sulla difficoltà di coordinare l’azione fra le diverse componenti di un medesimo esercito su un teatro di operazioni di una certa ampiezza, e abbiamo nel contempo una prova della lentezza con la quale si propagavano le informazioni. Avvistata dai Milanesi, la colonna fu attaccata da forze verisimilmente preponderanti; per quanto colti di sorpresa Cremonesi e Lodigiani certo sulle prime op­ posero resistenza poiché vi furono morti e feriti da en­ trambe le parti, ma ben presto essi furono costretti a cercare scampo nella fuga. Una parte - ci dice ancora Morena - ritirandosi per una certa strada, casualmen­ te si salvò, mentre molti cavalieri si addentrarono nel­ la vicina palude, che ritenevano piccola, e affondarono nel fango così che, per uscirne, furono costretti ad ab­ bandonare sul posto i cavalli e le armi: dieci Lodigia­ ni e quattordici Cremonesi furono catturati e ben due­ cento cavalcature andarono perdute. In tale drammatica contingenza il cronista mette in evidenza un particolare che dà un’idea di quanto sia stata terribile la lotta svoltasi nella trappola fangosa: “Un cavaliere di Lodi detto Carnevale di Cuzego, nascosto per timore in mezzo al bosco con il suo cavallo, prese un prode cavaliere di Milano chiamato Ruggero di S. Satiro e lo soffocò a terra perché non potesse chiede­ re aiuto ai suoi che là attorno erano alla ricerca di quelli che potessero catturare tra le fronde”. Nello scenario di foreste e acquitrini, consueto al­ lora in Lombardia e in tutta l’area padana, alla sel­ vaggia primitività del paesaggio fa riscontro la cru­ dezza della lotta fra gli uomini: i Milanesi intrapren­ dono una vera e propria caccia per stanare gli av­ versari che si occultano tra le acque limacciose e la

C avalieri sen z a ca v a lleria L’episodio che vide l’annientamento di Cremonesi e Lodigiani presso la palude di Acquanera assume ri­ lievo non soltanto dal punto di vista logistico. La co­ lonna degli animali da soma carichi di pane e accom­ pagnata da un cospicuo contingente di cavalieri, era 40

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vegetazione palustre; il comportamento del Lodigiano, che non esita a soffocare nel fango il nemico per impedirgli di segnalare la sua presenza ai commilito­ ni, denuncia nel modo più chiaro che, nonostante si trattasse di cavalieri opposti ad altri cavalieri, la spie­ tatezza della guerra non aveva nulla di cavalleresco.

Ottone Morena nomina invece i fanti solo quando il contrattacco imperiale raggiunse il carroccio “dove era la massa dei fanti Milanesi” e molti vennero uccisi e molti altri catturati insieme ai cavalieri. Da parte sua la lettera di Federico si limita, nella medesima contin­ genza, a menzionare i cavalieri che difendevano il car­ roccio. Ciò non stupisce poiché in genere i comandan­ ti, appartenenti alla classe dei cavalieri, tendono a non tenere conto dell’esistenza dei combattenti a piedi. Il testo dell’Anonimo peraltro (verisimilmente anch’esso redatto da persona vicina all’ambiente dei ca­ valieri milanesi) non esita ad attribuire ai fanti la colpa della sconfitta: il loro desiderio di lucro, infatti, li spin­ ge subito a depredare il campo nemico, ciò che rende quindi impossibile reggere al ritorno offensivo delle truppe imperiali. Il fatto che esso porti all’uccisione tan­ to di fanti quanto di cavalieri suggerisce però che que­ sti ultimi avevano partecipato al saccheggio e quindi, probabilmente, anche all’azione offensiva precedente. L’Anonimo dunque, o meglio le interpretazioni che se ne possono dare, offrono nello stesso tempo la chiave per apprezzare da un lato l’autonomia di azio­ ne e la capacità offensiva dei fanti, e dall’altro di giu­ stificare con la loro indisciplina la successiva sconfitta. Morena ci dà invece l’immagine, più convenziona­ le, dei fanti e dei cavalieri milanesi che si difendono valorosamente schierati a massa attorno al carroccio, per quanto senza riuscire a respingere l’irruenza dei Tedeschi (con i quali vi sono tuttavia anche dei Lom­ bardi). Di qualunque nazionalità siano, è evidente che i cavalieri considerano vittorie solo quelle ottenute contro altri guerrieri della loro categoria. In conclusio­ ne, per quanto il reale svolgimento delle azioni ri­ manga poco chiaro, soprattutto nella successione cro­ nologica, lo studio della battaglia risulta tatticamente interessante59. Ancora maggiore fu la rilevanza dei fattori logistici. Abbiamo visto l’odissea delle salmerie partite da Lodi nel tentativo di vettovagliare le truppe imperiali, mala­ mente conclusosi nella palude di Acquanera. Si tratta di un episodio secondario, ma non va dimenticato che Federico I, interrompendo ogni passaggio, isolò i Mi­ lanesi e gli alleati impedendo loro i rifornimenti: è

Tattica e logistica La battaglia di Carcano si presta a qualche rapida considerazione di ordine generale anche in campo tat­ tico, strategico e logistico. Federico stesso nella sua let­ tera al patriarca di Aquileia afferma che, non appena saputo dell’assedio di Carcano da parte dei Milanesi, “accedemmo al luogo e assediammo da ogni lato co­ loro che avevano assediato i nostri, così che non avrebbero potuto sfuggire dalle nostre mani se non tentando di fare impeto attraverso il nostro esercito con loro disperazione e correndo mortale pericolo, ciò che infatti avvenne”. Si trattò dunque di un tipico caso di battaglia in cam­ po aperto nata dalla necessità di sbloccare una piaz­ zaforte assediata, ciò che rimanda, in ultima analisi, al­ l’importanza fondamentale che si annetteva al controllo dei luoghi fortificati. Sembra tuttavia che Federico abbia cercato deliberatamente lo scontro calcolando di poter distruggere l’esercito nemico: Burcardo di Ursperg dice infatti che i Milanesi implorarono l’imperatore di lasciar­ li passare senza combattere, ma egli non volle accettare. Se il calcolo si rivelò errato e Federico fu vinto in cam­ po tattico, egli riuscì nondimeno a conseguire il suo obiettivo strategico che consisteva appunto nello sbloc­ co del castello di Carcano: “caso tutt’altro che infre­ quente nelle guerre medievali”58. Uno dei temi di interesse offerti dallo svolgimento della battaglia consiste nelle modalità d’azione dei fanti. L’Anonimo afferma che i Milanesi “procedettero al com­ battimento con il carroccio” e poco dopo osserva che, data la breve distanza, “i fanti subito entrarono nell’ac­ campamento dell’imperatore e cominciarono a spogliar­ lo”. Tali espressioni lascerebbero intendere che, nell’a­ zione offensiva iniziale gli uomini a piedi precedettero i cavalieri agendo indipendentemente da essi. 42

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La guerra nel medioevo questo il motivo che li induce, come attestano sia l’A­ nonimo sia il Morena, ad “aprirsi la via con la spada per non morire di fame”. Si viene dunque allo scontro per ragioni essenzialmente logistiche. Gli stessi due autori concordano nel sottolineare il peso avuto sull’esito finale dalle sfavorevoli condizio­ ni del terreno unite alla pioggia improvvisa e all’inat­ teso abbassamento di temperatura, che impedirono ai Milanesi di sfruttare sino in fondo il successo consen­ tendo, viceversa, all’imperatore di mettersi in salvo no­ nostante la sconfitta subita: si ha così una conferma della grande influenza che le avversità atmosferiche as­ sumevano, in generale, sulla condotta delle operazio­ ni militari, ciò che del resto non manca di verificarsi anche ai nostri giorni. L’Anonimo è il solo a mettere in evidenza che i Mi­ lanesi tardarono a inseguire l’esercito imperiale in riti­ rata poiché “pensarono dapprima che esso simulasse la fuga dopo aver predisposto insidie”. Può darsi che si tratti semplicemente di una scusa per giustificare, di fronte ai propri concittadini, le esitazioni dei respon­ sabili militari milanesi, ma si sa per certo che Federi­ co I fu maestro in tale genere di espedienti, praticati, in quei secoli, da entrambe le parti in lotta. Il medesimo autore si preoccupa di precisare che, dopo la battaglia, i Milanesi rimasero sul posto per ot­ to giorni, certo per ritentare la conquista del castello di Carcano, impedita dall’arrivo dell’esercito imperiale, ma certo anche per sottolineare l’indiscutibilità della vittoria sanzionandola, come si usava, con l’occupa­ zione materiale del campo di battaglia, di fronte al maldestro tentativo, compiuto da Federico I, di con­ trabbandare come vittoria la sua sconfitta. L’imperatore viene peraltro implicitamente smentito dallo stesso testo da lui inviato al patriarca di Aquileia, che pur contiene, come si è visto, anche elementi di verità. Affermando che i Milanesi ebbero modo di rac­ cogliere i loro morti e di trasportarli in città, egli rivela, senza volerlo, che essi furono vincitori poiché soltan­ to la parte vincente ha di solito la possibilità di recu­ perare e di onorare i propri caduti.

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Per una morfologia della guerra medievale Lo sfru ttam en to p a triottico d i una vittoria Il racconto della battaglia di Carcano tramandato dalle fonti contemporanee ai fatti venne utilizzato, co­ me si è detto, da cronisti dei secoli successivi sotto­ ponendolo ad elaborazioni adatte a farlo corrisponde­ re alle situazioni e alle esigenze del loro tempo. Il cro­ nista piacentino Giovanni Codagnello verso il 1230 se ne servì a maggior gloria della parte guelfa e, ripren­ dendo l’intero testo dell’Anonimo milanese, rielaborò e dilatò, in particolare, proprio il resoconto della nostra battaglia introducendovi nuovi elementi attinti da un lato alle esperienze della sua generazione, e dall’altro a modelli dell’antichità classica. Non solo, come si è visto, egli fa operare il car­ roccio in modo inconsueto per il secolo XII, ma, secondo lui i Milanesi, per affrontare l’imperatore, si disposero in tre schiere successive che ricordano da vi­ cino gli hastati, i prin cipes e i triarii della legione ro­ mana di età repubblicana. Il particolare sembra mu­ tuato, più che a Tito Livio, al testo del D e r e militari di Vegezio, come lascerebbe pensare il ricorrere di cer­ ti vocaboli e di certe espressioni60. Il cronista piacenti­ no riprende inoltre l’aneddoto del pericolo corso da Federico I durante la battaglia, già presente, sotto al­ tra forma, nella C ronica regia di Colonia. Questa rife­ risce, mostrando viva apprensione, che l’imperatore si vide uccidere sotto il suo ottimo cavallo, ed egli stes­ so fu toccato da una lancia tra la scudo e il corpo ma, riuscito a passare rapidamente sopra un’altra cavalca­ tura, uscì indenne dal grave pericolo corso. Per quan­ to nulla ne dicano né l’Anonimo milanese né Ottone Morena, è possibile, sulla fede del cronista tedesco, che l’episodio abbia un fondamento di verità. Il Codagnello fornisce però della vicenda particola­ ri del tutto diversi: secondo una tradizione a lui nota (“dicitur et fertur et verum est”) durante la fuga uno dei piedi posteriori del cavallo di Federico sarebbe ri­ masto immobilizzato da un albero di noce ed egli si sarebbe salvato da sicura prigionia solo perché Guido di Lomello, che fuggiva con lui, lo trasse a braccia sul cavallo di un suo armigero. Non risulta, tuttavia, che il conte di Lomello fosse presente alla battaglia. 45

La guerra nel medioevo Nei primi decenni del ‘300, nel clima dei successi conseguiti dai Visconti di Milano, la vittoria di Carcano viene rievocata dal cronista Galvano Fiamma ad esaltazione dei nuovi signori. Egli non manca di ac­ cennare al medesimo episodio, ma facendo impigliare il cavallo dell’imperatore nelle radici di una vite anzi­ ché di un noce. Man mano che ci si allontana dal ri­ cordo preciso dell’avvenimento vengono dunque fio­ rendo nuovi particolari, ma rimane il fatto, assai signi­ ficativo, che si continui a risfoderare la vittoria di Carcano per arricchire la tradizione patriottica milanese. Anche qui quella che Georges Duby chiama la “schiu­ ma della storia” ha contribuito a conservare il ricordo dell’avvenimento attraverso i secoli.

NOTE

1. Così, per esempio, Dictionnaire d ’art et d ’histoire militaires, a cura di A. Corvisier, Paris 1988, p. 28, s. v. Andrinople. 2. Cfr. F. Cardini, Alle radici della cavallerìa medievale, Firenze 1981, p. 7. 3. H. B runner, D er Reiterdienst und die Anfange des Lehnwesens, in Forschungen zur G eschichte des deutschen und franzósischen Rechtes. Gesammelte Aufsàtze, Stuttgart 1994, pp. 39-74, già in “Zeitschrift der Savigny-Stiftung fur Rechtsgeschichte. Germanistische Abteilung”, V ili (1887). 4. L. W hite J r ., Tecnica e società nel medioevo, Milano 1967 (edi­ zione originale London 1962), pp. 15-79. 5. Sul dibattito seguito cfr. K. D eV ries, Medieval military technology, Petersboroughs (Canada) 1992, pp. 95-110. 6. Cfr. J. F lori, Encore l’usage de la lance. La technique du com­ bat chevaleresque vers l ’an 1100, “Cahiers de civilisation médiévale”, XXXI (1988), pp. 213-240; Ph. Contamine, La guerra nel medioevo, Bologna 1986, p. 411. 7. A.A. Settia , La fortezza e il cavaliere: tecniche militari in Occi­ dente, in Morfologie sociali e culturali in Europa fra tarda antichità e alto Medioevo, Spoleto 1998, pp. 560-567. 8. P rocopio di Cesarea, Le guerre persiana, vandalica, gotica, a cu­ ra di M. Craveri, F. P ontani, Torino 1977, p. 423-433 (I, 27-29), 752-856 (IV, 32); cfr. C.M. M azzucchi, Le “Katagraphai” dello “Strategicon” di Maurizio e lo schieramento dell’esercito romano nel VI-VU secolo, “Aevum”, LV (1981), pp. 125-138. 9. Sui Normanni G uillaume

de

P ouille, La geste de Robert Guiscard,

a cura di M. M athieu, Palermo 1961, p. 112 (I, w . 260-264); in gene­ rale F. Lot , L'art militaire et les armées au moyen àge en Europe et dans le proche Orìent, II, Paris 1946, pp. 413-422. 10. A. P ichler, D er “Pulcher tractatus d e materia belli”. Ein Beitrag

zur Kiegs-und Geistesgeschichte des Mittelalters, Graz-Wien-Leipzig 1927, p. 42. 11. Francesco Petrarca e Luchino Dal Verme condottiero dei Vene­ ziani nella guerra di Candia. Raccolta di m em orie storiche, a cura di M. Tabarrini, Rom a 1892, pp. 20-38. 12. Su Vegezio e Gregorio di Tours cfr. Ph. Richardot, Végèce et la culture militaire au moyen àge (V -X V siècles), Paris 1998, pp. 153154; vedi inoltre S ettia, La fortezza e il cavaliere, pp. 574-575; Id ., Lo spazio della guerra in età carolingia e postcarolingia, in Uomo e spa­ zio nel medioevo, Spoleto 2003, pp. 789-800.

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Note

La guerra nel medioevo 13. A.A. Settia , Aureliano imperatore, e il cavallo di re Alboino.

27. Rispettivamente Les Enseignements de Théodore Paléologue, a

Tradizione ed elaborazione delle fonti pavesi di Paolo Diacono, “Bol­

cura di C. Knowles, London 1983, p. 35 (cfr. anche S ettia, Gli “Inse­ gnamenti", sopra, nota 14, p. 669) e Francesco Petrarca e Luchino Dal

lettino della Società pavese di storia patria”, 100 (2000), p. 20. 14. A nonimo , Le cose della guerra, a cura di A. G iardina , Milano 1989, e cfr. A.A. Settia , Gli “Insegnam enti’ di Teodoro di Monferra­ to e la prassi bellica in Italia all’inizio d el Trecento, “Archivio stori­ co italiano”, CLVII (1999), pp. 667-669. 15. C ontamine, La guerra n el m edioevo (sopra, nota 6), p. 292. 16. Cfr. I Templari. La regola e gli statuti dell’ordine, a cura di J.V. Molle, Genova 1994, pp. 74-76. 17. A.A. Setiia , “Virìliter et competenter”: l’uomo di guerra, in Ceti,

Verme (sopra, nota 11), p. 25. 28. Rispettivamente: M. Mallet, Signori e mercenari. La guerra n ell’Italia del Rinascimento, Bologna 1983, pp. 180-181; P. P ieri , Il “Governo et exercitio d e la militia” di Orso degli Orsini e i “Memoriali” di D iom ede Carafa, “Archivio storico per le province napoletane”, n. s., XIX (1933), pp. 209. 29. Francesco Petrarca e Luchino Dal Verme, p. 24; per Braccio da Montone cfr. A.A. Settia, “De re militari”: cultura bellica nelle corti

modelli, comportamenti nella società medievale (secoli ΧΙΙΙ-metà XTV). Atti del 17° convegno internazionale (Pistoia, 6-19 maggio 1997),

emiliane prima di Leonardo e di Machiavelli, in Le sedi della cultura nell’Emilia-Romagna. L’epoca delle signorie. Le corti, Milano 1985, p. 69;

Pistoia 2001, pp. 115-117. 18. Su di essa J.C. Maire V ioueur, Flussi, circuiti e profili, in I

guerra nel medioevo, p. 296.

podestà n ell’Italia comunale, a cura di J.C. Maire V igueur , Rome 2000, pp. 992-998. 19. Iohannes V iterbiensis , Liber de regim ine civitatum, a cura di

per la soverchiarne importanza della pratica sulla teoria. Contamine, La 30. Richardot, Végèce (sopra, nota 12), p. 157. 31. Così C. G aier, Art et organisation militaire dans la principauté

G . Salvemini, in Scripta glossatorum vel glossatorum aetate composita,

de Liège au moyen àge, Bruxelles 1968, pp. 31 e 156. 32. V egetius, Epitoma, rispettivamente I, 20 e III, 26 (pp. 34 e 192).

Bononiae 1901. 20. Come ha notato C.M. C ipolla, Storia economica dell’Europa

33. Francesco Petrarca e Luchino Dal Verme, p. 26, con riferi­ mento a Cicerone, De oratore, II, 75 (cfr. Opere retoriche dì M. Tullio

preindustriale, Bologna 1974, pp. 234-235.

Cicerone, I, D e oratore, Brutus, Orator, a cura di G. Norcio , Torino

21. C ontamine, La guerra n el m edioevo, pp. 294-295. 22. Si può sospettare che sia in parte influenzato dal libro VI di

1976, p. 278). 34. M. B andello , Le novelle, a cura di G. B rugnoligo , II, Bari

Vegezio il racconto dell’assedio di Este del 1249, là dove si parla

1928, pp. 83-84 (premessa alla novella 40); sul significato dell’epi­

delle macchine da lancio e delle gallerie da mina; cfr. Rolandinus

sodio V errier, Les armes de Minerve (sopra, nota 25), pp. 96-97. 35. Aegidius Columna Romanus, D e regim ine principum libri tres,

Patavinus, Cronica in factis et circa facta Marchie Trivixane, a cura

di A. B onardi, Città di Castello 1905 (RIS, 2a ed., VIII/1), pp. 91-92. 23. Cfr. rispettivamente Landulphus S enior, Mediolanensis historiae libri quatuor, a cura di A. G itolo , Bologna 1942 (RIS, 2a ed.,

Roma 1607, pp. 598-601. 36. A.A. S ettia, Rapine, assedi, battaglie. La guerra nel Medioevo, Roma-Bari 2002, pp. 77-119, e, in specie R Chevedden, S. Shiller, S.R.

IV/2), pp. 62 e 65, e F lavius V egetius R enatus, Epitoma rei militaris,

G ilbert, D.J. K agay, The Traction Trebuchet. A Triumph o f Four Civili-

a cura di A. Ò nnerfors, Stutgardiae et Lipsiae 1995, I, 25; premessa

sations, “Viator”, 31 (2000), pp. 433-486. 37. Settia , Rapine, assedi, pp. 56-75 e, in specie, R. B effeyte , Les

al libro III; III, 3, 9 e 26. 24. Cfr. rispettivamente Iohannes Antonius Campanus, Bracci Perusini gesta ab anno MCCCLXVIII usque ad MCCCCXXIV, a cura di R. Valentini, Bologna 1929 (RIS, 2a ed., XIX/4), p. 166, e V egetius , Epitoma, 1/1. 25. Così F. V errier, Les arm es d e Minerve. L'humanisme militair e dans l'Italie du X VF siede, Paris 1997, p. 91. 26. V errier , Les armes d e Minerve, pp. 89-90; C. M arazzini, La biblioteca

del

condottiero,

in

Condottieri

e

uom ini

d ’a rme

n e ll’Italia del Rinascimento, a cura di M. D el T reppo , Napoli 2001, pp. 128-130.

48

machines de guerre au moyen àge, Rennes 2000, pp. 9-10. 38. Esem pi in A.A. Settia, Comuni in guerra. Armi ed eserciti nel­ l ’Italia delle città, Bologna 1993, pp· 81, 86-87, 138-139. 39. J. F i.o r i , Cavalieri e cavalleria n el m edioevo, Torino 1999, pp. 132-134, 161-185. 40. Settia, Rapine, assedi, pp. 56-75 e, in specie, G eoffroy

de

V illehardouin, La conquista di Costantinopoli, Torino 1962, pp. 106-107.

41. G aier, Art et organisation (sopra, nota 31), pp. 74-75. 42. G. D u by , La domenica di Bouvines, 2 7 luglio 1214, Torino 1977 (edizione originale Paris 1973), p. 4.

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Note

La guerra nel medioevo 43. L. H enninger, Pour une nouvelle histoire-bataille, in La storio­

50. Per i giudizi su Federico I cfr. M orena , Historia, pp. 92 e

grafia militare in Francia e in Italia negli ultimi vent’anni. D ue esp e­ rienze a confronto. Secondo incontro franco italiano (Venezia, 27-28

106; vedi poi F lavius V egetius Renatus, Epitoma rei militaris, a cura di A. Ò nnerfors, Stutgardiae et Lipsiae 1995, rispettivamente: p. 176

aprile 2001), Napoli 2003, pp. 222-225. 44. Vedi insieme: P. P ieri, Il Rinascimento e la crisi militare italia­

(III, 2), abbattute di alberi; pp. 192-193 (HI, 26), dedicazione all’a­ nonimo imperatore; pp. 133-135 (III, 9), invito ad evitare le batta­

na, Torino 1952, pp. 613-615; R. Luraghi, Introduzione, in Le opere di Raimondo Montecuccoli, a cura di R. Luraghi, I, Trattato della guerra,

glie; p. 39 (I, 21), fossato attorno al campo. Sulla diffusione del te­ sto di Vegezio in Italia e nel mondo comunale Settia , “Viriliter et

Roma 1988, pp. 61-68. 45. Rispettivamente: Gesta Federici imperatoris in Lombardia, auctore cive Mediolanensi, a cura di O. H older E gger , Hannoverae

competenter” (sopra, nota 17), pp. 101-104. La notizia del fossato at­ torno all’accampamento è solo in Galvano Fiamma. 51. Cfr. S ettia , Comuni in guerra, pp. 93-106; Id ., Rapine, asse­

Codagnello), pp. 41-47; O tto M orena et continuatores, Historia

di, pp. 195-20952. M. Me Cormic , Liturgie et guerre des Carolingiens à la p re­

Federici I, a cura di P. GOterbock , Berlin 1930, pp. 118-124; B urcharU rspergensis, Chronicon, a cura di O, H older Egger e

m ière croisade, in “Militia Christi” e crociata n ei secoli X-XII. Atti della undecima settimana di studio (Mendola, 28 agosto-1 settembre

B. Von Simson, Hannoverae et Lipsiae 1916, pp. 41-42. Delle prime due

1989), Milano 1992, pp. 209-240. 53. Sul carroccio cfr. in generale H. Z ug T ucci, Il carroccio nel­

1892 (che comprende anche la tardiva manipolazione di Giovanni

dus praepositus

cronache esiste una traduzione in italiano sotto il titolo II Barbarossa in Lombardia, a cura di P. Ariatta, G.C. A ndenna, F. Cardini, Novara

la vita com unale italiana, “Quellen und Forschungen aus Italieni-

1997, di cui abbiamo tenuto conto nelle citazioni. 46. Rispettivamente: Carmen de gestis Frederici I. imperatoris in

sche Archiven und Bibliotheken”, 65 (1985), pp. 1-104; E. V oltmer, Il carroccio, Torino 1994; A.A. S ettia, Federico II, il popolo di Cre­

Lombardia, a cura di J. Schmale O tt , Hannoverae 1965, pp. 106-110; O tto et Rahevinus, Gesta Friderici imperatoris, a cura di G. Waitz e B. V on Simson, Hannoverae et Lipsiae 1912, p. 347 (Appendix); Chronica

regia Coloniensis (Annales maximi Colonienses), a cura di G. Waitz, Hannoverae 1880, p. 103. La lettera di Federico I è in Friderici I. di­ plomata inde ab anno MCLIII usque ad annum MCLXVII (Diplomata regum et imperatorum, X/2) Hannoverae 1979, doc. 317, pp. 139-141. 47. Rispettivamente Gesta Federici (sopra, nota 45), pp. 41-48, per la versione di Giovanni Codagnello; G alvaneus F iamma, Chronicon extravagans et Chronicon maius, a cura di A. C eruti, in “Miscellanea di storia italiana”, VII (1869), pp. 674-676; L.M. G affuri, Carcano e il Barbarossa, Giussanol992, pp. 69-71, ha pubblicato brani del cosid­ detto “Anonimo brianteo”. 48. G. B iscaro, La battaglia di Carcano e i privilegi concessi dal co­ m une di Milano agli abitanti di Erba e di Orsenigo nell'agosto 1160, “Archivio storico lombardo”, XXXVI (1909), pp. 297-314 (testo del do­ cumento a p. 14). 49. Vedi in specie: B. Hanow , Beitriige zur Kriegsgeschichte der

mona e le tecniche di combattimento n el secolo XIII, “Studi storici”, 37 (1996), p. 437. 54. Cfr. Gesta Federici, rispettivamente pp. 17, 25, 30 e 40. 55. Cfr. A.A. Settia , L ’Europeo aggressore: tecniche militari in O ccidente alla vigilia della prima crociata, “Studi storici”, 38 (1997), pp. 314-318; I d ., Pisa e le tecniche belliche mediterranee, “Archivio storico italiano”, CLV (2002), pp. 743-746; Id ., Comuni in guerra, pp. 112-114, 174-181, 219-223, 268-269. 56. B iscaro , La battaglia, pp. 310-311. 57. Cfr. rispettivamente: S ettia , Comuni in guerra, pp. 106-108; L.C. B ollea, Documenti degli archivi di Pavia relativi alla storia di Vo­ ghera, Pinerolo 1909, pp. 73-194; F. G ianani, Opicino d e Canistris. V A n o n im o ticinese” e la sua descrizione di Pavia, Pavia 1976, p. 228. 58. P ieri, A lcune quistioni (sopra, n ota 46), p. 377. 59. P ieri, A lcune quistioni, 1. c, 60. Cfr. S ettia , “Viriliter et com petenter”, p. 105; F rance, The

barile, p. 247, pensa a Livio.

Staufischenzeit. Die Schlachten bei Carcano und Legnano, Berlin 1905; Η. D ei.brOck , Geschichte der Kriegskunst im Rahmen der politischen Geschichte, III, Berlin 1923, pp. 124-126; P. P ieri, Alcune quistioni sopra la fanteria in Italia n el periodo comunale, “Rivista storica Italiana”, L (1933), pp. 575-577; J. F rance, The Barile o f Carcano: thè event and its importance, in “War in History”, 6 (1999), pp. 245-261.

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51

Panorama storiografico PANORAMA STORIOGRAFICO di F a b io B argigia Da H ans D elbru ck alla New military history Gli studiosi italiani hanno dedicato ben poca atten­ zione allo studio della guerra nel medioevo: da un la­ to, le produzioni storiche offerte da militari di profes­ sione hanno sostanzialmente ignorato le età medieva­ le e moderna; al lato opposto, gli storici del medioevo - “laici”, come li definisce “malvolentieri” Raimondo Luraghi in un saggio storiografico del 19891 - si so­ no poco interessati ai problemi di ambito militare. Si è a lungo discusso sulle cause del disinteresse presso­ ché totale dei nostri istituti storici militari per le epo­ che, per così dire, pre-napoleoniche2: certo a ciò con­ tribuì una singolare coincidenza tra la scarsa possibilità di utilizzare in chiave “nazionalistica” gli eventi bellici italiani - se si esclude quella peculiare accezione della storia militare che fu il “condottierismo”3, che non a ca­ so incontrò particolare fortuna nel ventennio fascista con il valore scarsamente propedeutico attribuito agli scontri d’epoca “premoderna”, tale da proibire raffer­ marsi della storia della guerra come momento di utile formazione per coloro che con essa avrebbero dovuto confrontarsi professionalm ente. Non più che ad una ge­ nerica mancanza di interesse o di competenze tecniche è invece generalmente attribuita la pochezza di contri­ buti provenienti dagli storici “accademici”4. È vero però che, anche in un’accezione relativa­ mente moderna, la storia della guerra nel medioevo vanta ormai una lunga tradizione; essa trova senza dubbio il suo primo importante esponente nella figura di Hans Delbruck, che dedicò appunto al medioevo il terzo volume della sua monumentale opera5. L’influen­ za dello storico militare tedesco sull’intera storiografia europea è dato scarsamente discutibile, come mostra l’analoga impostazione degli ormai classici lavori del­ l’inglese Charles Oman6 e del francese Ferdinand Lot7: Delbruck insisteva sulla necessità di non lasciare che la storia militare si riducesse ad un’infruttuosa analisi di minuziosi dettagli di ordine “tecnico”, ma di tentare 52

piuttosto di comprendere la storia della guerra alla lu­ ce di quella politica. Come conseguenza di tali assunti, l’impostazione data dai primi autori allo studio del pas­ sato fece delle battaglie l’essenza stessa della storia mi­ litare8: questa stretta relazione con la cosiddetta histoire bataille condizionò fortemente e per lungo tempo i mol­ ti lavori a venire, certo risentendo dei metodi di analisi offerti dall’opera di Karl von Clausewitz9. In simile quadro va inserita la produzione storiogra­ fica del più noto e poliedrico studioso militare italiano, quel Piero Pieri che, del resto, non nascose mai l’ammi­ razione per l’opera di Delbruck; e anche se egli si de­ dicò solo parzialmente alla guerra d’età medievale, il suo valore fu tale da farne ben più che un semplice “fon­ datore” (e questo titolo spetterebbe infatti ad altri, quali il Ricotti10 o il Canestrini11) degli studi in materia. Ad ogni modo, il filone rinascimentale e medievale degli studi del Pieri, aperto nel 1927 da un articolo sull’Arte della guerra del Machiavelli12, finì per restare in Italia a lungo sostanzialmente isolato, sia per i drammatici eventi in cui precipitò presto l’Europa13, sia per quella forte critica alYhistoire bataille che seguì nel secondo dopoguerra, in particolar modo con la scuola delle Annales, che forte­ mente frenò il cammino degli studi di ambito militare14. Certo, già negli anni ’50 apparvero grandi studiosi, anche se ben lontano dalle nostre frontiere. È del re­ sto sufficiente notare quale rilievo abbia ancor oggi il lavoro del fiammingo Jean Franqois-Verbruggen - ri­ salente al 195415 (anche se sostanzialmente poco co­ nosciuto fino al 1977, anno della sua prima traduzio­ ne in inglese16) - per comprenderne il notevole spes­ sore. E nello stesso 1954 vide la luce anche il meno noto Crusading W arfare di Raymond Charles Smail17, che stupisce ancora attualmente per la modernità di alcune impostazioni e riflessioni. È invece del 19 6 8 un esemplare studio di Claude Gaier18, che rimane a tutt’oggi quale valido esempio per un efficace rinno­ vamento degli studi militari d’ambito medievale: egli certamente merita un ruolo di primo piano nel quadro degli studiosi militari del continente, ed è sufficiente accostarsi ad una sua recente raccolta di saggi per comprendere l’ampiezza e la portata dei suoi studi19. 53

La guerra nel medioevo In effetti, però, per trovare nuovamente in piena vi­ talità e sviluppo lo studio della storia della guerra, è necessario attendere quella corrente che è general, mente conosciuta come N ew military history, che ha probabilmente nella figura di John Keegan il suo espo­ nente di maggior rilievo: con il suo lavoro del 1976 de­ dicato a tre differenti battaglie (Agincourt, Waterloo e la Somme)20, egli ha rivitalizzato, sotto una luce del tutto nuova, i vecchi p e z z i di battaglia - così li defi­ nisce lo stesso autore - , suggerendo strumenti meto­ dologici innovativi. Storico “laico”, eppure già dal I960 collaboratore dell’accademia militare britannica di Saridhurst, nell’introduzione al suo II volto della batta­ g lia notava quanto numerosi fossero gli oggetti di stu­ dio della storia della guerra, dall’esercito inteso come istituzione, alla strategia ed alla tattica. Ma, nel trattare tali argomenti, secondo Keegan spesso si è perso di vi­ sta che gli eserciti, le armi e gli armati, in ultima ana­ lisi, erano pur sempre costituiti e preparati per com­ battere: dunque, egli conclude, chi vuole fare davvero storia militare, non può sottrarsi dall’affrontare il pro­ blema del combattimento, della battaglia o della cam­ pagna militare21. Sviluppatasi sotto la sua influenza, è opportuno ri­ cordare anche l’opera deH’americano Victor Davis Hanson22 che, dedicandosi all’antichità, ha saputo for­ nire strumenti di interpretazione assai utili anche per chi si avvicina alla storia della guerra in epoche di­ verse. Le sue riflessioni sul problema della devastazio­ ne delle campagne negli scontri tra le città della Gre­ cia classica23 offrono, poi, stimoli di ricerca che certo possono ben applicarsi anche all’età medievale. Il contributo an glosasson e Risale probabilmente alla nuova linfa portata dai la­ vori di Keegan lo sviluppo di un rinnovato e diffuso interesse per la guerra nel medioevo, che ha avuto ed ha tuttora - come protagonista una nutrita schiera di studiosi inglesi e americani, di cui non si potrà tra­ scurare di presentare almeno le più recenti acquisizio­ ni storiografiche. Se in Francia nel 1980 veniva pub­ blicata la formidabile sintesi di Philippe Contamine24 54

Panorama storiografico (corredata da una ricca bibliografia che, ancora accre­ sciuta nelle edizioni del 1984 e del 1999, non è inve­ ce apparsa se non in forma drasticamente ridotta nel­ l’edizione italiana)25, gli studi nel nostro paese rimase­ ro sostanzialmente estranei al processo di rinnova­ mento che si sviluppava oltralpe. A interrompere un silenzio che durava ormai dagli ultimi saggi del Pie­ ri, intervennero solo alcuni lavori che, pur essendo spesso promettenti e tuttora interessanti, rimasero nel complesso ridotti ad isolati episodi, senza riusci­ re a dare nuovo vigore alla ricerca. Va ricordato per­ tanto il pionieristico lavoro di Anna Imelde Galletti dedicato alla realtà perugina di fine Duecento26 - in­ teressante anche per il tipo di fonte utilizzata - né il lavoro di Antonio Ivan Pini e Roberto Greci sulle venticinquine bolognesi27. Più recente è il contribu­ to di Hannelore Zug Tucci28, studiosa tedesca ma “italianizzata”, che continuerà poi a nutrire interessi militari, e che, grazie anche ai successivi lavori di Ernst Voltmer29, permette ora di conoscere a fondo i problemi legati alla presenza del carroccio nella sto­ ria dell’età comunale italiana. Probabilmente non sbagliava Piero del Negro notando che la storiogra­ fia militare in Italia ha vissuto di tre distinti momen­ ti: prima ha fortemente sentito l’influenza della scuo­ la tedesca - e in particolare di Delbruck - , poi ha vissuto la stagione dominata dalla figura di Piero Pieri, ed infine si è giovata del frequente intervento degli storici inglesi. Anche riferendosi al solo ambi­ to medievale, la tripartizione qui proposta è ben ve­ rificabile: i principali stimoli ad una rifondazione della storia della guerra nel medioevo, infatti, venne da autori inglesi. Per l’area toscana rimane a tutt’oggi impossibile non confrontarsi con l’apporto offerto da Daniel Waley, che, oltre ad un importante scritto dedicato all’esercito fiorentino30, si è dedicato allo studio del mercenariato, in particolare al primo af­ fermarsi del fenom eno della condotta31. Ad epoca più tarda hanno invece consacrato la loro opera Mi­ chael Edward Mallet e Joh n Rigby Hale32, guada­ gnando così una degna posizione tra gli studiosi di riferimento per la storia militare tardomedievale e del Rinascimento. 55

La guerra nel medioevo

Panorama storiografico

Ma quella di ambito italiano è solo una minima parte della ricca produzione storiografica di lingua in­ glese, che, come si è sopra sottolineato, può certa­ mente considerarsi attualmente la più vitale e produt­ tiva, al punto che non sarà possibile non presentarne qui - il più possibile sommariamente - alcune delle sue principali direttrici di ricerca33. Particolarmente - anche se non esclusivamente attento alla guerra altomedievale è lo studioso ame­ ricano Bernard S. Bachrach, dell’università del Min­ nesota, a partire da uno studio del 1972 sull’orga­ nizzazione militare merovingia34; la tesi da lui pro­ posta di una sostanziale continuità tra tardo antico ed alto medioevo nel mobilitare ed organizzare gli eserciti non ha raccolto consensi unanimi, anche se ha caratterizzato tutta la produzione successiva dello storico americano35: bisogna segnalare, però, come in quest’ottica l’autore vada proponendo una revi­ sione dell’approccio, considerato eccessivam ente re­ strittivo, verso gli effettivi militari medievali, retaggio - a suo parere - della semplicistica lezione risalente al Delbruck36.

poi, non ricordare l’opera dell’inglese John France, che, dopo un lungo lavoro sulla prima crociata intesa come spedizione militare45, ha recentemente prodotto un pre­ gevole lavoro di sintesi sui più vari aspetti della guerra tra il 1000 e il 130046; dello stesso autore si ricorda an­ che, perché di ambito italiano, un saggio dedicato alla battaglia di Carcano (1160)47. Certamente anche oltremanica numerosi campi di ri­ cerca non hanno ancora avuto un’attenzione adeguata: ne siano esempio i problemi legati alla logistica ed al vettovagliamento delle truppe, per cui si può rimanda­ re ad una rapida raccolta di saggi a cura di John A. Lynn48, o, ancora, i pochi studi dedicati alla guerra sul mare. Ma frequente sintomo di vitalità è, ad esempio, la non rara pubblicazione di lavori di sintesi, spesso raccolte di scritti di diversi autori49.

Nonostante che da lungo tempo si sia riconosciuto nella guerra d’assedio uno dei più frequenti modi di guerreggiare nel medioevo, essa era sostanzialmente as­ sente nelle principali sintesi del passato: meritano per­ ciò un cenno particolare i recenti lavori sull’argomento, specialmente quelli di Jim Bradbury37 e Randall Rogers38; il lavoro di quest’ultimo sul XII secolo offre inol­ tre un’utile panoramica sulla realtà italiana, in due ca­ pitoli dedicati alle campagne normanne nel Mezzogior­ no e in Sicilia39, e del Barbarossa nell’Italia settentrio­ nale40. Quello legato alle macchine d’assedio è poi so­ lo uno degli aspetti legati alla conoscenza della tecno­ logia militare medievale, per cui è imprescindibile il la­ voro del canadese DeVries41 del 1992, che ha recente­ mente prodotto un’interessante riflessione sull’“effica­ cia” della tecnologia militare in epoca pre-moderna42. Per lo studio, invece, degli armamenti medievali, la fi­ gura di riferimento è ancora probabilmente David Nicolle43, che ha mostrato di essere anche attento cono­ scitore degli armamenti extra-europei44. È impossibile, 56

In Italia, tra acqu isizion i e prospettive In Italia, intanto, in un contesto che pure vede un rinnovato interesse per la storia della guerra, non è certo possibile constatare una ricchezza paragonabile alla produzione di lingua inglese. Certo, si possono rammentare figure di riferimento come Franco Cardini, che ha dato forte contributo alla storia militare me­ dievale con il suo Q u ell’antica festa cru d ele50, e pro­ muovendo e curando alcuni lavori d’ambito per lo più toscano51. Nella storia militare sconfinano poi, talvol­ ta, i suoi interventi nei due filoni di ricerca sulle cro­ ciate52 e sulla cavalleria medievale53. Sempre d’inte­ resse toscano sono un utile catalogo di una mostra del museo Stibbert del 198254, e alcuni lavori di Duccio Baiestracci55. Errico Cuozzo si è invece occupato del­ la presenza normanna nel sud Italia, e in particolare agli aspetti prettamente istituzionali dell’organizzazio­ ne militare56, cui ha fatto seguito con i suoi interes­ santi contributi Giovanni Amatuccio: egli, avendo mo­ strato inizialmente particolare predilezione per i pro­ blemi legati all’arceria storica57, ha recentemente pub­ blicato un lavoro sugli eserciti di Federico II58 che ha il duplice merito di dare un taglio tecnico ai proble­ mi analizzati e di tenere conto delle recenti tendenze storiografiche d’oltremanica. 57

La guerra nel medioevo

Panorama storiografico

Per l’area veneta, e veronese in particolare, sarà in­ vece impossibile prescindere dai contributi di Gian Ma­ ria Varanini e Silvana Bianchi, i cui interessi si sono prin­ cipalmente concentrati sull’organizzazione militare della signoria scaligera e, più in generale, sulle signorie vene­ te trecentesche59. È possibile riallacciare, ma solo ideal­ mente, al “condottierismo” - di cui superano ovviamen­ te gli angusti limiti metodologici e l’impostazione nazio­ nalistica - i contributi di Nadia Covini, particolarmente attenta alla Milano viscontea e sforzesca60. A condottieri e uomini d’arme è dedicata una recente raccolta di sag­ gi a cura di Mario del Treppo61. Per l’età comunale è in­ vece possibile citare i lavori di Aldo A. Settia, che ha in­ dagato i più diversi aspetti della guerra medievale, mo­ strando rigore storico e filologico e parallelo interesse per le tecniche militari62: né in effetti egli ha mai man­ cato di seguire gli sviluppi della storiografia britannica ed europea, cogliendone i migliori suggerimenti, ed acqui­ stando certo - da ogni punto di vista - indiscusso valo­ re di storico militare. Si ricordano poi almeno alcuni (e in verità talvolta discutibili) lavori scaturiti dagli anniver­ sari di celebri battaglie quali Legnano63, Cortenuova64 e in particolare Campaldino65. È ancora piuttosto negletta la guerra altomedievale, per cui citeremo i contributi di Pierandrea Moro66, per i secoli VI-X. Un altro ambito di ricerca frequentato con buon successo è quello legato al­ la storia delle armi e degli armamenti, che ha un’acce­ zione particolarmente attenta all’oggetto materiale nei contributi di Lionello G. Boccia67 e Mario Troso68, in gran parte basati su collezioni museali e documentazioni ico­ nografiche; i contributi di Luciana Frangioni69 e Bruno Breveglieri70 hanno invece mostrato quanto possa essere proficuo anche un approccio dettato da un’approfondita analisi delle fonti scritte. Citeremo poi, per concludere, i lavori di Alessandro Barbero71, che tra l’altro ha dedica­ to alcuni capitoli della rassegna bibliografica sulla caval­ leria medievale pubblicata in questa stessa collana alla guerra medievale72.

0 quasi - la storia militare73: il fatto, poi, che alcuni dei lavori sopra citati siano pubblicati in collane non dedicate ad un pubblico né specialistico né accade­ mico74, pare mostrare come, anche al di fuori delle università, si vada diffondendo un’attenzione nuova per i temi qui esaminati. Tuttavia, sembrano ancora pienamente attuali e con­ divisibili alcune riflessioni di Francesco Storti, apparse nel 199775 in margine ad un numero monografico di una rivista dedicato alle Istituzioni militari in Italia tra M edioevo e d età M oderna76. Egli, pur accennando infatti ad una ravvisabile “rinascenza” della storia militare ita­ liana, ha dedicato acuta attenzione a “come l’istanza sociale abbia sostanzialmente relegato la storia militare tradizionale ai margini del mondo scientifico”: conse­ guenza di ciò è, secondo lui, “il totale disinteresse per 1 risvolti militari della guerra”. Sono temi già dibattuti, in effetti, dal lontano lavoro di Keegan, secondo cui “la guerra rappresenta il fenomeno di disturbo per lo sto­ rico militare istituzionalizzato [...] donde, paradossal­ mente, la sua preferenza per lo studio delle forze ar­ mate in tempo di pace”77. Ma la critica è da ritenersi ancora assai costruttiva per le prospettive della storio­ grafia militare del nostro paese: in questo senso pare assai promettente il lavoro di Amatuccio M irabiliter p u g n av eru n t18, per una storia militare che, anche ri­ volgendosi al medioevo, non si limiti ai problemi isti­ tuzionali, ma affronti infine il volto concreto della guerra.

Il quadro che emerge dalla breve sintesi qui pre­ sentata, dunque, è complessivamente piuttosto inco­ raggiante, al punto che non è più possibile afferma­ re che la storiografia italiana del medioevo ignori 58

59

Note NOTE

Torino 1952 e I d ,, Alcune quistioni sopra la fanteria in Italia nel p e ­ riodo comunale, in “Rivista storica italiana”, L (1933) (ora in I d .,

1. R. Luraghi, Storia militare, in La storiografia italiana degli ul­ timi ventanni, a cura di G. De Rosa , Bari 1989, p. 224.

2. Cfr. per questo P.

del

N egro , La storia militare dell’Italia m o­

derna nello specchio della storiografìa d el Novecento, in Istituzioni militari in Italia fra Medioevo e d Età m oderna, a cura di L. P ezzolo , “Cheiron”, XII (1995), pp. 12 ss. 3. Op. cit., pp. 19 ss. Su questi temi si vedano anche W. B arberis, L ’elmo di Scipio, in Storia d ’Italia, Guerra e Pace, a cura di W. B arberis , Torino 2002 (Annali, 18) e A. B arbero , II castello, il co­

m un e, il cam panile. Attitudini militari e m estiere delle armi in un p a ese diviso, Ibidem. 4. È q u an to so stien e lo stesso P. P ieri, La storia militare, in La

storiografia italiana negli ultimi ventanni, M ilano 1970, p. 1353. Cfr. an ch e Luraghi, Storia militare cit., p. 227. 5. H. D elbrOck , Geschichte der Kriegskunst in Rahmen der politischen Geschichte, III, Berlin 1907. 6. C. O man, A History o f thè art o f war in thè Middle Ages,

London 1924. 7 F. Lo t , L ’art militaire et les armées au m oyen àge en Europe et dans le p ro ch e Orient, Paris 1946. 8. Cfr. B.S. B achrach, Medieval military historiography, in Com-

panion to historiography, a cura di M. B entley , London 1997, p. 203. 9. K. von C lausewitz, Hinterlassene Werke des Generals Karl von

Clausewitz u b er K rieg und Kriegsfuhm ng, III voli., Berlin 1832-1834, il cui primo volume, uscito postumo nel 1832, comprendeva il Vom Kriege; cfr. I d ., Della guerra, Milano 1970.

Scritti vari, Torino 1965, con il titolo L’evoluzione delle fanterie co­ munali italiane), i saggi: I d ., Federico II di Svevia e la guerra del suo tempo, in “Archivio storico pugliese” XIII (I9 6 0 ) e Id ., I saraceni dì Lucerà nella storia militare medievale, ibidem, VI (1953). 15. J.F. V erbruggen , D e Krijgskunst in West-Europa in d e Middleeuwen, IX! tot begin XTW eeuw, Brussels 1954. 16. I d ., The art o f warfa re in western E uro p e during thè middle ages, Amsterdam, New York, Oxford 1977. 17. Ora in una nuova, edizione: R.C. Smail, Crusading Warfare,

1097-1193, Cambridge 1995. 18. C. G aier, Art et organisation militaires dans la principauté de Liège et dans le comté d e Looz au moyen àge, Brussels 1968. 19. I d ., Arm es et combats dans Tunivers médiéval, Brussels 1995. 20. J . K eegan, The face o f barile, London 1976. 21. Cfr. nell’edizione italiana Id ., Il volto della battaglia, Milano 2001, pp. 23-34. Dello stesso autore si veda almeno anche Id ., La grande storia della guerra dalla preistoria ai nostri giorni, Milano 1996. 22. V.D. H anson, L’arte occidentale della guerra, Milano 2001. 23. I d ., W arfare and agriculture in classical Greece, Pisa 1983. 24. P h . C ontamine, La g u erre au Moyen Age, Paris 1980. 25. I d ., La guerra nel Medioevo, Bologna 1986, pp. 421-435. 26. A.I. G alletti, La società com unale di fronte alla guerra n el­ le fonti p eru gin e d el 1282, in “Bollettino della Deputazione di storia patria per l’Umbria”, LXXI (1974). 27. A.I. P ini, R. G reci, Una fonte p e r la demografia storica m e­ dievale: le “venticinquine bolognesi” (1274-1404), in “Rassegna de­ gli Archivi di Stato”, XXXVI/2 (1976). 28. H. Z ug Tucci, Il carroccio nella vita comunale italiana, in “Quel-

10. E. R ic o tti , Storia delle com pagnie di ventura in Italia, Torino 1844.

len und Forschungen aus italienische Archiven und Bibliotheken”, 65 (1985).

11. G. Canestrini, Della milizia italiana dal secolo XIII al secolo XVI, in “Archivio storico italiano”, XV (1851).

di potere, in “Militia Christi” e crociata nei secoli XI-XIII. Atti del-

29. E. V oltmer, Nel segno della croce. Il carroccio com e simbolo

12. P. P ieri, Introduzione all’arte della guerra di Niccolò Machiavelli, Roma 1937. Per queste notizie cfr. G. Rochat, Omaggio a Piero Pieri, in “Nuova rivista storica”, LI (1967), pp. 121 sg.

l ’undecim a settimana internazionale di studio (Mendola, 28 agosto-

13· E significativo che al termine della seconda guerra mondia­ le furono tolte dalla Bibliografia storica nazionale le due sole se­

to thè fourteenth Centuries, in Fiorentine studies. Politics and Society in Renaissance Florence, a cura di N. Rubinstein, London 1968.

zioni dedicate agli studi sulla razza e alla storia militare: cfr. per que­ sto del N egro , La storia militare cit.

31. Su tali temi si vedano Id ., Condotte and Condottieri in thè thirteenth century, in “Proceedings of thè British Academy”, LXI

14.

Della produzione di Pieri di ambito medievale si segnalano,

oltre ai più noti P. P ieri, Il Rinascimento e la crisi militare italiana,

60

1 settembre 1989), Milano 1992; I d ., II carroccio, Torino 1994. 30. D. W aley, The army o f thè Fiorentine Republic from thè twelfth

(1975) e I d ., Le origini della Condotta nel Duecento e le compagnie di ventura, in “Rivista storica italiana", LXXXVIII (1976); dello stesso

61

La guerra nel medioevo

Note

autore si ricorda anche I d ., Papal Armies in thè thirteenth Century,

47. Id ., The Barile o f Carcano: The Event and Its Importance, in

in “The English Historical Review”, 72 (1957). 32. Di questi autori si ricordano qui: M.E. M allet, Mercenaries and

“War in History”, 6 (1999), pp. 245-261. 48. F eed ing Mars. Logistics in Western W arfare from thè Middle

their Masters: Warfare in Renaissance Itaiy, London 1974, disponibile in traduzione italiana come I d ., Signori e mercenari. La guerra nell’I-

Ages to thè Present, a cura di J.A. Lynn , Boulder-Oxford 1993. 49. Un valido esempio, oltre che assai utile strumento, potrebbe

talia del Rinascimento, Bologna 1983. Id ., L’organizzazione militare di Venezia nel Quattrocento, Roma 1989; J.R- Hale, L’organizzazione mi­

essere Medieval Warfare. A Histoiy, a cura di M. K een , Oxford 1999, cui hanno contribuito, tra gli altri, Timothy Reuter, Joh n Gillingham,

litare di Venezia nel Cinquecento, Roma 1990; questi due saggi sono la traduzione italiana di M.E. Mallet, J.R. H ale, The Military Organiza-

Michael Mallet e Christopher Allmand.

tion o f a Renaissance State. Vertice c. 1400 to 1617, Cambridge 1984. 33. Si cfr. anche B achrach , Medieval Military Historiography,

guerra dal M edioevo alla Rivoluzione francese, Milano 1987. 51. Si citano qui Guerra e guerrieri nella Toscana medievale, a

cit. e J. F rance, Recent writing on m edieval warfare: From thè Fall

cura di F. Cardini, M. T angheroni, Firenze 1990 e Guerra e guerrieri nella Toscana del Rinascimento, a cura di F. Cardini, M. Tangheroni,

o f Rom e to c. 1300, in “The Journal o f Military History”, 65 (2001),

50. F. Cardini, QueU'antica festa crudele. Guerra e cultura della

pp. 441-472. 34. B.S. B achrach, Merovingian Military Organization, Minneapolis

Firenze 1990.

1972. 35. Si ricorda soltanto Id ., Early Carolingian Warfare, Philadelphia

ria e sull’idea di crociata, Roma 1993. 53. Cfr. Id ., Alle radici della cavalleria medievale, Firenze 1981;

36. Per questo tema interessanti anche Id ., Early Medieval Military

Id ., G uerre dì primavera. Studi sulla cavalleria e la tradizione ca­ valleresca, Firenze 1982; I d ., Tacciar d e cavalieri. Studi sulla caval­

2001.

Demography: Som e Observation on thè Methods o f Hans Delbrilck, in The Circle o f War in thè Middle Ages. Essays on Medieval and Naval History, a cura di D.J. K agay e L.J. V illalon, Woodbridge 1999, pp. 3-20 e I d ., The Siege o f Antioch: A Study in Military Demography, in “War in History", 6 (1999). 37. J. B radbury, The Medieval Siege, Woodbridge 1992. 38. R. R o g ers , Latin Siege W arfare in thè twelfth Century, Oxford 1992. 39. 40. 41. 42.

Op. cit., pp. 91-123. Ibidem, pp. 124-153· K. D eV ries, Medieval Military Technology, Petersborough 1992. Si veda per questo il breve I d ., Catapults A re Not Atomic

52. Da ultimo cfr. la raccolta di saggi F. Cardini, Studi sulla sto­

leria nel m ondo toscano e italico (secoli XII-XV), Firenze 1997. 54. G uerre e assoldati in Toscana 1260-1364, a cura di L.G. B occia , M. S calini, Firenze 1982. 55. D. B alestracci, La festa in armi. Giostre, tornei e giochi del Me­

dioevo, Roma-Bari 2001 e in particolare Id ., Le armi, i cavalli, l ’oro. Giovanni Acuto e i condottieri nell’Italia del Trecento, Roma-Bari 2003. 56. E. Cijo z z o , “Quei maledetti norm anni”. Cavalieri e organiz­ zazione militare nel Mezzogiorno norm anno, Napoli 1989. Si veda anche I d ., Trasporti militari terrestri, in Strumenti, tempi e luoghi di com unicazione n el Mezzogiorno normanno-svevo, Atti delle undeci­ me giornate normanno-sveve (Bari, 26-29 ottobre 1993), a cura di G. M usca, V. Sivo, Bari 1995.

Bomhs: Towarcls a Redefinition o f “Effectiveness” in Premodern Mili­

57. G. A matuccio, Perì Toxeias. L’arco da guerra n el m ondo bi­

tary Technology, in “War in History”, 4 (1997), e la risposta di C.J.

zantino e tardo antico, Bologna 1996; I d ., Arcieri e balestrieri nella storia militare del Mezzogiorno normanno, in “Rassegna storica saler­

Rogers , The effìcacy o f thè English Longbow: A Reply to Kelly DeVries,

“War in History”, 5 (1998). 43. D. Nicolle , Arms and A rm our o f thè Crusading Era: 10501350, New York 1998. 44. Per esem pio, cfr. I d ., Early Medieval Islamic Arms and Ar­

nitana”, 24 (1992); in lingua inglese è Id ., Saracen archers in Southern Itaiy, in “Journal of Society of Archers Antiquaries”, 48 (1998). Inte­ ressante anche Io., “Fino alle mura di Babilonia”. Aspetti militari del­ la conquista normanna del sud, in “Rassegna storica salernitana”, 30

m our, in Gladius, Madrid 1976. 45. J. F rance, Victory in thè East. A military histoiy o f thè First

(1998). 58. Ila., Mirabiliter pugnaverunt. L ’esercito del Regno di Sicilia

Crusade, Cambridge 1994. 46. I d ., Western W arfare in thè A ge o f thè Crusades 1000-1300,

al tempo di Federico II, Napoli 2003.

London 1999

62

59· S.A. B ianchi, Fanti, cavalieri e “stipendiari” nelle fonti statu­ tarie veronesi, in Gli Scaligeri, 1277-1387, a cura di G.M. Varanini,

63

La guerra nel medioevo Verona 1988, pp. 157-166; G.M. Varanini, La signoria scaligera e i

Note 68. M. T roso , Le armi in asta delle fanterie eu ro p ee (1000-

suoi eserciti. Prim e indagini, ibidem, pp. 167-179; S.A. B ianchi, Gli eserciti delie signorie venete n el Trecento fra continuità e trasfor­ m azione, in II Veneto nel medioevo. Le signorie trecentesche, a cu­

69. Cfr. L. F rangioni, Aspetti della produzione delle arm i mila­ nesi nel secolo XV, in Milano nell'età di Ludovico il Moro, Atti del

ra di A. C astagnetti, G.M. Varanini, Verona 1995, pp. 165-200; infi­ ne G.M. Varanini, Mercenari tedeschi in Italia nel Trecento: problemi

convegno internazionale, Milano 1983, pp. 195-200 e Id ., Bacinetti e altre difese della testa nella documentazione di u n ’azienda m er­

e linee di ricerca, in Kommunikation u nd Mobilitàt im Mittelalter. B egegn un gen zwischen den Sud und d er Mitteleuropas (11-14

cantile, 1366-1410, in “Archeologia medievale”, XI (1984).

Ja h rh un d ert), a cura di S. R achewiltz, J. Riedmann, Sigmaringen 1995, pp. 159-178. 60. Si citano qui N. Covini, L’esercito dei duca. Organizzazione m ilitare e istituzioni al tem po degli Sforza (1450-1480), Roma 1998; I d ., Condottieri e d eserciti p erm a n en ti n egli Stati italiani n el X V secolo in alcuni studi recenti, in “Nuova rivista storica”, LXIX (1985); I d ., “Alle sp ese di Zoan villano: gli alloggiamenti militari n el dominio visconteo sforzesco, ibidem, LXXVI (1992); Id ., Per la storia delle milizie viscontee: i famigliari armigeri di Filippo Maria Visconti, in L’età dei Visconti. Il dom inio di Milano fra XII e XV secolo, pp. 36-63. 61. Condottieri e uomini d ’arm e nell'Italia del Rinascimento, a cura di M. D el T reppo , N apoli 2001.

1500), Novara 1988.

70. Soprattutto B . B revegueri, Armamento duecentesco bologne­ se da statuti e documenti d ’archivio, in “Bullettàio dell’Istituto stori­ co italiano per il medio evo”, 94 (1988). 71 A. B arbero , L’organizzazione militare d el ducato sabaudo durante la guerra di Milano (1449), in “Società e storia”, 71 (1996) e l’agile Id ., La guerra in Europa dal Rinascimento a Napoleone, Ro­ ma 2003. 72. Id ., La cavalleria m edievale, Roma 1999, pp. 95-107, che passa in rassegna anche alcune pubblicazioni della fortunata serie Osprey, ben nota agli appassionati di storia militare, e pubblicata in Londra. 73- Cfr. A.A. Settia , La storiografia m edievale italiana di ambi­ to militare (1980-2000), in Società italiana di storia militare. Qua­ derno 2000, La storiografia militare in Francia e in Italia n egli ulti­ m i vent’anni. D ue esperienze a confronto, a cura di P. D el Negro ,

62. Della ricca produzione d’ambito militare dell’autore, si ci­ tano qui la raccolta di saggi A.A. S ettia , Comuni in guerra. Armi

Secondo incontro franco-italiano (Venezia, 27-28 aprile 2001), Napoli

e d eserciti nell'Italia delle città, Bologna 1993, e il più recente vo­ lume Id ., Rapine, assedi, battaglie. La guerra n el M edioevo, Roma-

2003, pp. 11-27, che segnala anche com e dal 1993 la voce “Storia militare” sia riapparsa nella Bibliografia storica nazionale.

Bari 2002. 63. G . D ’Ilario , E. G anazza, A. Marinoni, Legnano e la battaglia, Legnano 1976. 64. R. Caproni, La battaglia di Cortenuova, 29 n o v em b re 1237, Cortenuova 1987. 65. Il sabato di s. Barnaba. La battaglia di Campaldino, 11 giugno 1289, a cura di S cramasax, Firenze 1989. 66. P. M o ro , “Quam horrida p u gn a ”. Elementi p e r uno studio

74. Due rapidi esempi sono S ettia , Rapine, assedi battaglie cit., e B alestracci, Le armi, i cavalli, l ’oro cit. 75- F. St o r ti , Istituzioni militari in Italia tra M edioevo e d età m oderna, in “Studi storici”, 38 (1997), pp. 257-271. 76. Numero monografico di “Cheiron”, XII (1995), n. 23, cit. (sopra n. 2). 77. K eegan , Il volto della battaglia cit., p. 26. 78. Cfr. sopra n. 59 e testo corrispondente.

della guerra nell’alto m edio evo italiano (secoli VI-X), Venezia 1994; I Longobardi e la guerra. Da Alboino alla battaglia sulla Livenza (secc. VI-VIII), Atti del convegno (Motta di Livenza, 9 novembre 2001), a cura di Id ., Roma 2004. 67. C. B lair, L.G. B occia , Armi difensive dal m edioevo all’età m oderna, Firenze 1982; L.G. B occia , L ’iconografia delle armi in area milanese dall’X I al XIV secolo, in II millennio ambrosiano. La nuova città dal co m un e alla signoria, a cura di C. B ertelli, Milano 1989; Id ., “Hic iacet m iles”. Immagini guerriere da sepolcri toscani del Due e Trecento, in G uerre e assoldati in Toscana cit., pp. 81-94.

64

65

Bibliografia BIBLIOGRAFIA di F a b io B arg ig ia Avvertenza Una rassegna bibliografica, e a m aggior ragione - co m e n el presen te caso - di dim ensioni relativam ente con te­ nute, è sostanzialm ente un’op era di selezion e, e lo è an­ cor più s e in m erito a d un argom en to tanto am pio quanto qu ello qui presentato: d el resto, sarebb e suffi­ ciente sop p esare la recen te opera di Kelly DeVrìes (sotto n. 19 ) p e r accorgersi im m ediatam ente della p oten ziale dispersività di un sim ile lavoro. Ma una selezion e p re­ v ed e criteri c h e la guidino e la determ ino: si è scelto, dunque, di accen tu are il carattere militare; si è c io è ten­ tato di presen tare scritti specificam ente e d esclusivam en­ te dedicati a diversi aspetti della prassi bellica d ell’e p o ­ ca, sacrifican do scritti p u r attinenti, m a di m in or perti­ nenza a l tema. D el resto, p e r questa via, non sarà diffi­ cile a studenti o studiosi recu p erare gli scritti, p e r così di­ re, "di con testo” rispetto agli argom enti di volta in volta discussi. La bibliografìa c h e seg u e non vuole insom m a av ere p retese d i com pletezza, m a servire piuttosto da guida introduttiva a chi si accosti ai tem i trattati; è or­ ganizzata in diverse sezion i tem atiche, a ll’interno delle quali si è scelto d i elen care i titoli in ord in e cronologico. 1 - GLI STRUMENTI DI RICERCA 1.1 Repertori e rassegne Se la storiografia m ed iev ale d ’am bito militare è in Italia - nonostante alcuni segni di ripresa — ancora scarsa­ m ente frequentata, il m o n d o anglosassone vi ha prestato, e vi presta attualmente in m o d o an cor più evidente, grande attenzione; n e è testimonianza la p rod u zion e di riflessioni storiografiche e la pu bblicazion e di rassegne bibliografiche a n ch e di g ran de am piezza. Tra le op ere qui di seguito elencate, so n o particolarm ente utili i nu­ m eri 15, 17, 19 (qu est’ultimo dispon ibile an ch e in for­ m ato digitale, p e r cui si p rev ed o n o aggiornam enti a sca­ denza periodica). Per uno sgu ardo più attento al p a n o ­ rama italiano, si veda da ultimo il n. 2 1 . 66

[1] R P ieri, Storia militare, in La storiografia degli ulti­ m i 20 anni, II, Milano 1970, pp. 1351-1360 [2] P h . C ontamine, L’histoire m ilitaire et l ’h istoire d e la g u erre dans la France m édiévale depuis trent’ans, in Actes du CF Congrès national des Sociétés savantes (Paris, 1975), Paris 1977, pp. 71-93 [31 C. G aier , Les armes, Brépols 1979 (Typologie des sources du moyen àge Occidental, 34) [4] L. A uer , Mittelalterliche Kriegsgeschichte als Forschungsproblem , in “Francia”, 10 (1982), pp. 449-463 [51 J. B eeler , T he state o f thè art. R ecent scholarship in late m ed iev al an d early m od ern history, in “Military Affairs”, 47 (1983), pp. 193-202 [6] P h . C ontamine, La g u erre au m oyen àg e d ’après quelq u es travaux récents, in “Revue International d’histoire militaire”, 6 l (1985), pp. 41-59 [7] R. Luraghi, Storia militare, in La storiografia d eg li ultimi v en t’anni, a cura di L. D e Rosa , B ari 1989, III, pp. 221-240 [8] B.S. B achrach, M edieval Siege W arfare: A Reconn aissan ce, in “Journal of Military History”, 58 (1994), pp. 119-133; ora anche in (n. 213) [91 C. G aier , M iscellan ées m ilitaires m édiévales, in “Le Moyen Age”, 101 (1995), pp. 137-144 [10] B.S. B achrach, M edieval Military H istoriography, in C om panion to H istoriography, a cura di M. B entley , London 1997, pp. 203-220 [11] R. P erelli C ippo , Il m edioevo, in G uida alla storia m ilita re italiana, a cura di P. D el N eg ro , Napoli 1997, pp. 67-86 [12] F. S t o r ti , Istituzioni militari in Italia tra m e d io e v o e d età m od ern a, in “Studi storici”, 38 (1997), pp. 257-271 [13] A. C urry , M edieval W arfare: England an d h e r Continental N eighbours, Eleventh to thè Fourteenth Centuries, in “Journal of Medieval History”, 24 (1998), pp. 81-102 [14] C. G aier, D e quelques tendances actuelles d e l’h istoriographie militaire médiévale, in “Le Moyen Age”, CIV (1998), pp. 291-303 [15] P h . C ontamine, La guerre au Moyen Age, Paris 1999, pp. 11-68; I-LXVII (ricca rassegna bibliografica con tre supplementi, assente nella traduzione italiana)

67

La guerra nel medioevo

Bibliografia

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[27] C , D e V ita , Armi b ian ch e dal m e d io ev o a ll’età m o ­

1.2 Sussidi, atlanti, glossari La sezion e com p ren d e i p o c h i sussidi, glossari e d atlan­ ti disponibili. Molti tra i glossari dedicati indistintam en­ te a ll’arm am en to e alla guerra antichi e m odern i, n on m a n ca n o d i in d icizzare voci prettam ente m edievali, an­ c h e se le indicazioni co sì fornite son o sp esso da consi­ derarsi con prudenza. Si veda in p articolare il n. 31. [22] G. G rassi, D izion ario m ilitare italiano, IV voli., Torino 1833 [23] E. V iollet le Due, D iction n aire raison n é du m obilier franga is d e l ’é p o q u e carlovin gien n e à la R e­ n aissan ce, V, A rm es d e g u erre offensives et défen sives, Paris 1874 [24] L. M usciarelli, D izion ario d e lle armi, Milano 19681970 [25] E n ciclop ed ia ragionata d e lle armi, a cura di C. B lair, Milano 1979 [26] L.G. B occia , A rm i difen sive dal m e d io e v o all’età m o d ern a , Firenze 1982 68

d ern a, Firenze 1983 [28] D iction n aire d ’art et d ’h istoire militaires, a cura di A. C orvisier , Parigi 1988

[29] T he w orld atlas o f w arfare, m ilitary innovations that ch an g ed thè course o f history, a cura di R. H olmes , London 1988 (epoca medievale a cura di M. B ennet , pp. 30-53) [30] Cambridge Ulustrated History o f W arfare. The Triumph o f thè West, a cura di G. Parker, Cambridge 1995 [31] D. Nicolle, Medieval W arfare Souree Book, I, W arfare in Western Christendom, London 1996; II, Christian E urope and its Neighbours, London 1996 [32] J. B radbury , The R outledge com pan ion to M edieval W arfare, London-New York 2004 1.3 “Lezioni” metodologiche S o n o qu i indicati alcu n i tra i lav ori riguardanti la sto ­ ria e d il p en siero militari c h e - p u r non a ffron tan d o specificam en te o esclusivam ente l ’età m ed iev ale - son o rim asti c o m e paradigm i interpretativi e m etodologici con cui è opportuno confrontarsi. [33] K. von C lausewitz, Della guerra, Milano 1970; par­ ziale riproposizione dal postumo H interlassene W erke d es G enerals Karl von Clausewitz iìb er Krieg und Kriegsfiihrung, 3 voli., Berlin 1832-1834 [34] C h . A rdant du P ic q , Études sur le com bat. C om bat antique et com b at m od ern e, Paris 1978; nuova edi­ zione: Paris 1999 [351 F. Cardini, QuelTantica festa crudele. Guerra e cul­ tura della guerra dal M ed io ev o alla R ivoluzione Francese, Firenze 1982; nuova edizione, con bi­ bliografia aggiornata: Milano 1995 [36 ] A. J o xe , Voyage au x sources d e la guerre, Paris 1991 [37] J . K eegan , La g ran d e storia della gu erra dalla preistoria ai g iorn i nostri, Milano 1994; traduzio­ ne di A History o f W arfare, New York 1 9 9 3 [38] V.D. H anson, L’arte occiden tale della guerra. D e­ scrizion e di una battaglia nella Grecia classica, Mi­ lano 2001; traduzione di The Western Way o fW a r, Berkeley 1989

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2 - L’ARTE DELLA GUERRA 2.1 La trattatistica militare: fonti S’in tende c h e la qu asi totalità d elle fonti m ed iev ali p u ò esser utile a d uno stu dio di carattere storico-m ilitare, a dim ostrazion e d e ll’in g om bran te p resen z a c h e il fe n o ­ m en o bellico o ccu p ò in qu el lu n go arco d i tem po. Non è dunque p ossibile - n é a v reb b e sen so alcuno - p r e ­ sen tare qu i una s e le z io n e da tale im m en so patrim onio. Si sceglie piuttosto d i in dicare - in approssim ativo or­ d in e di com p ilazion e - le fonti p e r c o sì dire dirette, qu ella trattatistica m ilita re volta a d insegnare, agli o c ­ chi di chi scrisse, effica ci m eto d i d i con dotta in g u er­ ra. Si veda, con questa, la s e z io n e dedicata agli studi sulla trattatistica militare (oltre, sez io n e 3 -1 ). [431 V itruvio , D e l ’architecture, Livre X, Texte et traduction, a cura di L. C allebat, P h . F leury, Paris 1986 [44] Iulius F rontinus, Strategem ata, a cura di R.I. I reland, Leipzig 1990 [45] Anonimo , Le c o s e della guerra, a cura di A. G iardina, Milano 1989 [46] F lavius V egetius R enatus, Epitom a r e i militaris, a cura di A. Ò nnerfors, Stoccarda-Lipsia 1995 [47] Mauricii Strategicon, a cura di G.T. D ennis , Wien 1981 [48] H rabanus Maurus, D e p rocin ctu R om an ae m iliciae, a cura di E. DOmmler, in “Zeitschrift fiir deutsches Alterthum”, XV (1872), pp. 443-450 70

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[

Christine de P izan, The B o o k o f D eeds o f Arms an d o f Chivalry, a cura di C. Cannon W illard, Phila-

delphia 1999; traduzione inglese: non si conoscono edizioni moderne dell’opera francese originale, stampata a Parigi nel 1488 [66] C.C. B ayley , War a n d S o c ie ty in R en a issa n c e F lo ren c e: th è “D e M ilitia” o f L e o n a r d o Bruni, Toronto 1961 [67] Mariano T accola, D e reb u s militaribus, a cura di E. K nobloch , Baden Baden 1984 [68] R. Valturius, D e r e militari libri XII, Verona 1483; riproduzione delle macchine belliche ivi illustrate anche in L e m a cch in e di Valturio, a cura di P.L. B assignana, Torino 1988 [69] P. P ieri , Il “G overno et exercitio d e la militia” di Or­ s o degli Orsini e i “M em oriali” di D iom ed e Carafa, in “Archivio storico per le provincie napoletane”, n. s., XIX (1933), pp. 99-112 [70] J ean de B ueil , L e Jou ven cel, a cura di C. Favre, L. Lecestre , 2 v o li, Paris 1887-1889 [71] A. C ornazzano, D e r e militari, Venezia 1515 [72] N. M achiavelli, D e ll’arte d ella guerra, a cura di P. P ieri, Roma 1937 [73] R. M ontecuccoli, Trattato d ella guerra, in Le o p ere di R aim on do M ontecuccoli, a cura di R. Luraghi, I, Roma 1988 2.2 Studi di carattere iconografico Non esistono rep ertori sistem atici di im m agini c h e ra p ­ presen tin o la guerra m ed iev ale, n é sa reb b e possibile realizzarli, vista a n c h e in q u es to ca so l ’on n ip resen za d i aspetti militari n e lle raffigurazioni d e l tem po. Indi­ cherem o, perciò, raccog lien d oli n ella p resen te sezione, articoli o saggi c h e trattano di raffigu razion i ic o n o ­ grafiche, c h e forn iscon o un esem p io di m etod o, oltre a d un im plicito rim an d o a lle im m agini c h e li h an n o alim entati. S on o p a rtico la rm en te rilevanti i contributi n. 77, 81 e 88 . Cfr. da altre sez io n i i n.: 515, 656, 664, 668 . [74] D. N icolle, The M onreale Capitals a n d thè Military Equipment o f Later Norman Sicily, in “Gladius”, XV (1980), pp. 87-103; ora anche in (n. 215) 72

Bibliografia [75] L.G. B occia , Hic tacer m iles. Im m agini gu erriere da sepolcri toscani d e l D ue e Trecento, in (n. 490), pp. 83-99 [76] J.R. H ale, Italian R en aissan ce im ag es o f war, in “Journal of thè royal society of arts”, 132 (1983), pp. 61-79 [77] D. N icolle, The Cappella Palatina Ceiling an d thè Muslim Military Inheritance o f Norman Sicily, in “Gla­ dius”, XVI (1983), pp. 45-145; ora anche in (n. 215) [78] J. K iff , Im ages o f War: Illustrations o f W arfare in Early Eleventh-C entury England, in “Anglo-Norman Studies”, 7 (1984), pp. 177-194 [791 J.R· H ale, Soldiers in thè Religious Art o f thè Renais­ sance, in “Bulletin of thè John Rylands University Li­ brary of Manchester”, 69 (1986), pp. 166-194 [80] J . H o o p er , T he R o w s o f thè Battle-Sw an’: T h e Afterm ath o f Barile in A nglo Saxon Art, in (n. 1022), pp. 82-99 [81] D . N icolle, A rm s a n d arm ou r o f thè crusading era, 1050-1350, 2 voli., New York 1988 [82] P. P orter , The Ways o f War in M edieval Manuscripts Illumination: Tracing an d A ssessing th è Eviden ce, in (n. 1022), pp. 100-114 [83] B.S. B achrach, The com bat sculptures o f Fulk Nerra’s ‘Barile A b b e y ’ (c. 1005-1012), in “The Haskins So­ ciety Journal: Studies in Medieval History”, 3 (1992), pp. 63-80; ora anche in (n. 213) [84] D. N icolle, A rm s a n d A rm or illustrated in th è Art o f thè Latin East, in (n. 293), pp. 327-340 [85] S. G uilbert , Combattants p o u r l ’eternité. Représentations d e com battants sur les p ierres tom bales de Chàlons-sur-M arne, in (n. 1110), pp. 267-278 [86] G. Ligato , Icon og rafia della prim a crociata n el m osaico di B obbio, in II C oncilio di Piacenza e le C rociate, Atti del convegno (Piacenza, 4-6 maggio 1995), Piacenza 1995, pp. 89-105 [87] P. P o rter , M edieval W a rfa re in M anuscripts, London 2000 [88] G. Ligato , La prim a crociata n e l M osaico di San C olom ban o a B o b b io : id eolog ia e iconografia di una celeb ra z ion e, in “Archivum bobiense. Rivista degli archivi storici bobiensi”, XXIII (2001), pp. 243-364; Seconda parte, XXIV (2002), pp. 343-410 73

Bibliografia 3 - IL PENSIERO SULLA GUERRA 3.1 La trattatistica militare: studi M olto si è scritto in m erito all’influenza esercitata d a l­ l ’opera d i V egezio e dagli altri trattatisti militari sulla prassi bellica m ed iev a le; e, ovviam ente, si è studiata co n altrettanta a tten z io n e la d iffu sion e d e i m anoscrit­ ti ch e n e tram andano le o p ere, delle lo ro traduzioni e della lo r o eventuale p resen za n elle b ib lio tech e di chi, n ei fatti, la guerra d o v ev a com battere; e si è a lungo discussa la fo n d a tez z a di un ev en tu ale recu p ero uma­ nistico d i accorg im en ti tattici o tecnici, sen za fo r s e riu­ scire a distinguere co n chiarezza quanto p o te s s e ascri­ versi a d un sim ile recu p ero e quanto in v ece fo sse sug­ g erito direttam ente dalla prassi e dal s en so com u ne. P er /'Epitoma rei militaris di Vegezio, si v ed an o in p a r­ ticolare i n . 108, 114 e da ultim o il n. 122. S on o di in ­ teresse p iù sp ecificam en te italiano i n . 1 1 6 e 124. Cfr. da altre sez io n i i n.: 49, 566. [891 M. J àhns, G eschichte d er Kriegsw issenschaft vorn eh m lich in D eutschland, I, Altertum, Mittelalter, XV a n d XVI Jah rhu n d ert, Miinchen und Leipzig, 1889, pp. 184-240 [90] J . C amus, N otice d ’une traduction d e V égèce faite en 1380, in “Romania”, 25 (1896), pp. 393-400 [91] L. D almasso, La storia di un estratto di Vegezio. Saggio sulla fortuna d e ll’E pitom a R ei Militaris, in “Rendiconti del Reale Istituto Lombardo di Scien­ ze e Lettere”, XL (1907), pp. 805-814 [92] C. Z orzi, Un Vicentino alla corte di P aolo II: Chierighin o Chiericati e il su o trattatello della milizia, in “Nuovo Archivio Veneto”, n. s., 30 (1915), pp. 369-434 [93] A. D ain , La tradition du texte d ’H éron d e Byzance, Paris 1933 [94] G. G allinoni, D i un trattato m ilitare in edito d el sec o lo XV, in “Rivista storica italiana”, 40 (1938), pp. 87-90 [95] R. B ossuat , J e a n d e R ov roy traducteur d e Stratagèm es d e Frontin, in “Bibliotheque d’Humanisme et de Renaissance”, 22 (I960), pp. 273-286; 469-489 74

[96] H.M. G oldbrunner, L eon ardo Brunis d e Militia. Bem erkungen zur handschriftlichen Uberlieferung, in “Quellen und Forschungen aus Italienische Archiven und Bibliotheken”, 46 (1963), pp. 478-487 [97] A. D ain, Les stratégistes byzantins, in “Travaux et mémoires”, II (1967), pp. 317-392 [98] P. P ieri, Orientamenti p e r lo studio di una storia del­ le dottrine militari in Italia, in Atti d el prim o con ­ veg n o di storia militare (Roma, 17-19 marzo 1969), Roma 1969, pp. 123-171 [99] D. B ornstein , Military Strategy in Malory an d Vegetius’ D e re militari, in “Comparative Literature Studies”, 9 (1972), pp. 123-129 [100] D. B orn stein , M ilitary M anuals in F ifteen th Century England, in “Mediaeval Studies”, 37 (1975), pp. 469-477 [101] F. Cardini, Per un’ed izion e critica d el “L iber secretorum fidelium crucis” di Marin Sanudo il vecchio, in “Ricerche storiche”, VI (1976), pp. 317-392; ora in Id ., Studi sulla stona e sull’id ea di crociata, Roma 1993, pp. 317-375 [102] P h . C ontamine, The War Literature o f thè Late Middle Ages: The Treatises o f R obert d e Balsac a n d B érau d Stuart, Lord o f Aubigny, in (n. 206), pp. 102-121 [103] W. G offart, The Date and Purpose o f Vegetius’ “De r e m ilitari”, in “Traditio”, 33 (1977), pp. 65-100 [104] J.R. H ale, Printing an d M ilitary Culture o f Re­ n aissan ce Venice, in “Medievalia et humanistica”, Vili (1977), pp. 21-62; ora anche in (n. 450), pp. 429-470 [105] F. C ardini, I costi della Crociata. L’aspetto econ om i­ c o del progetto di Marin Sanudo il V ecchio (13121321), in Studi in m em oria di Federigo Melis, II, Fi­ renze 1978, pp. 179-210; ora in I d ., Studi sulla sto­ ria e sull’i d ea di crociata, Roma 1993, pp. 377-411 [106] D e rebus bellicis, I, Aspects o f thè “D e rebus bellicis”. Papers presented to professor ΕΛ. Thompson, a cura di M.W. H assal (British archaeological report, International series, 63), Oxford 1979 [107] C. S hrader, A handlist o f extant manuscripts containing thè “D e r e militari” o f Flavius Vegetius Renatus, in “Scriptorium”, XXXIII (1979), pp. 280-305 75

La

guerra nel medioevo

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4 - OPERE DI CARATTERE GENERALE 4.1 Opere monografiche S on o qu i raccolti volum i e articoli c h e p resen ta n o un q u a d r o g en erale d el fe n o m e n o bellico in età m ed iev a­ le, qu elle o p e r e di sintesi ch e o ffr o n o un im prescin di­ b ile p u n to di partenza p e r accostarsi ai p r o b le m i trat­ tati; b e n c h é datati s o n o an cora utili i n. 182, 185■ Si v ed a n o p o i, in sp ecie, i n. 187, 193, 202. È con cepito c o m e u n ’in trod u zion e alla m ateria rivolta in p a rtico­ la r e agli studenti il n. 204. P er una prospettiva più at­ tentam ente - a n ch e s e non esclu sivam en te - rivolta al­ l ’Italia si veda, da ultimo, il n. 203[181] G. K ohler , D ie Entw ickelung und d e r Kriegsfùh-

rung in d e r Ritterzeit von Mitte d e s 11. Jah rh u n derts bis zu den H ussitenkriegen, 3 voli., Bresslau

1886-1890 [182] C. O man, A History o f thè Art o f Wa r. The Middle Ages from thè Fourth to thè Fifteenth Century, Lon­ don 1898; ristampa più recente: London 1991 [183] H. D elbrlick, Geschichte d er Krìegskunst im Rahmen d er politischen G eschichte, III, Mittelalter, Berlin 1907; traduzione inglese: H istory o f th è art o f w ar within th è fra m ew o rk o f p o litica i history, III, Westport 1982 82

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5 - L’OCCIDENTE NELL’ALTO MEDIOEVO 5.1 Dal secolo IV al secolo Vili Com plice forse lo stato d elle fonti, non so n o molti gli studi disponibili p e r l ’alto m ed ioev o, al pu n to ch e si d e ­ cid e di dar con to in u n ’unica s e z io n e d e ll’intera area eu ropea. B en ch é orm ai datati costitu iscon o utile p u n ­ to di partenza gli atti d elle Settimane di studio spoletin e d e l 1967 (n. 222 ); stu dioso di riferim ento p e r l ’e p o ­ ca qu i considerata è B ern a rd S. B achrach (in p artico­ la r e il n. 224), ai cui studi è p o ssib ile accostarsi a p a r­ tire da una ricca raccolta di saggi (n. 235). P er la p e ­ nisola italiana è da v ed ersi il n. 23 9 , c h e valorizza, in particolare, le fon ti d e ll’Italia m eridionale, e - p e r l ’Italia bizantina - il n. 228. Cfr. da altre sezion i i n.: 141, 945. [216] P. Ra si , “Exercitus italicus” e m ilizie cittadine n e l­ l ’alto m ed ioev o, Padova 1937 [217] J.P. B odmer , D er K rieger der M erow ingerzeit und sein e Welt. E ine Studie u ber Kriegertum als Form d e r m en sch lich en Existenz im Fruhmittelalter, Zurich 1957 [218] E.A. T hompson , Early G erm an ie W arfare, in “Past and Present”, 14 (1958), pp. 2-31 [219] G. H annestad, Les forces militaires d ’a près la guer­ r e gothique d e Procope, in “Classica et medievalia”, 21 (I960), pp. 136-183 [220] J.L. T eall, T h e B arbarians in Ju stin ian ’s Armies, in “Speculum”, 40 (1965), pp. 294-322 [221] C. S anchez -A lbo r n o z , La p e r d id a d e E span a, I, El ejército v isig od o: su p r o to fe u d a liz a c ió n , in “Cuadernos de Historia de Espana”, 4 3 -4 4 ( 1 9 6 7 ) , pp. 5 -7 3 [222] Ordinam enti militari in O cciden te n e ll’A lto M e­ dioevo, Settimane di studio del centro italiano di studi sull’alto medioevo (Spoleto, 30 marzo-5 aprile 1967), II voli., Spoleto 1968 [223] B .S . B achrach, P rocopius, Agathias an d thè Frankish Military, in “Speculum”, 45 (1970), pp. 4 3 5 -4 4 1

[224] B .S . B achrach, M erovingian m ilitary organ isation, 481-751, Minneapolis 1972 85

La

guerra nel medioevo

[225] L.A. G arcia M oreno , O rganización m ilitar d e Bisan cio en la Peninsula Ibèrica (ss. VI-VII), in “Hispania. Rivista Espanda de Historia”, 123 (1973), pp. 5-22 [226] J. Vallvé, Espana en e l sig lo Vili: ejercito y soc ied a d , in “Al andalus”, 43 (1978), pp. 51-112 [227] I. H eath , A rm ies in D ark A g es 600-1066, Worthing 1980 [228] T.S. B row n , G en tlem en a n d o fficiers. Im p eriai A dm inistration a n d A ristocratic P o w e r in Byza n tin e Ita ly A.D. 554-800, Hertford 1984 [229] B .S . B achrach , A n im als a n d w a r fa r e in early m e d ie v a l Europe, in L ’u o m o di fr o n te al m o n d o an im a le n e ll’alto m e d io e v o , Settimane di studio del Centro italiano di studi sull’alto medioevo, Spoleto 1985, pp. 707-764 [230] G . S ergi , Guerra e p o p o la m e n to n el Regnum Ita lia e, in (n . 8 2 6 ), p p . 2 5 7 -2 6 2 [231] B .S . B achrach , S om e O bservations on th è ‘G oth s’ at War, in “Francia”, 19 (1992), pp. 205-214 [232] P h . C ontamine, La fo n d a tio n du R egn u m Fran­ coru m , in (n. 322), pp. 5-18 [233] W arriors a n d C h u rch m en in th è High M iddle Ages. Essays p r e s e n te d to Karl Leyser, a cura di T. R euter , L o n d o n 1992 [234] L ’a r m é e r o m a in e e t le s b a rb a r es du IIP au VIIe siècle, Mémoires publiées par l’Association Frangaise d’Archéologie Mérovingienne, a cura di F. Vallet, M. K azanski, Paris 1993 [235] B.S. B achrach , A rm ies a n d Politics in th è early m ed iev a l West, Aldershot 1993 [236] B .S . B achrach , G rand strategy in th è G e r m a n ie k in g d o m : recru itm en t o f th è ra n k an d file, in (n. 234), pp. 55-63 [237] B.S. B achrach , T he A n atom y o f a little War. A D iplom atic a n d Military H istory o f th è G un dovald A ffair (5 6 8 -5 8 6 ), San Francisco-Oxford 1994 [238] B.S. B achrach , On R om an R am parts 300-1300, in (n. 30), pp. 64-91 [239] P. M o r o , “Q uam h orrid a p u g n a ”. E lem en ti p e r u n o stu dio d ella gu erra n e ll’alto M e d io ev o ita­ lia n o (s e c o li VI-X), Venezia 1995 86

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Bibliografia

[248] F.L. G anshof, A p ro p o s d e la cavalerìe dans les a rm ées d e Charlemagne, in “Academie des Inscriptions et Belles-Lettres. Comptes rendus des séance”, 1952, pp. 531-537 [2491 H. S pròm berg , D ie F eu d ale Kriegskunst, in B eitràge zur belg isch -n ied erlàn d isch en G eschichte, Berlin 1959, pp. 30-55 [250] K. D rew , The Carolingian Military Frontier in Italy, in “Traditio”, 20 (1964), pp. 437-447 [251] J.F. V erbruggen , L ’a rm ée et la stratégie d e Charle­ m agne, in Karl d e r Grosse. Lebensw erk und Nachleben, I, Persónlichkeit und G eschichte, a cura di H. B aumann, Dusseldorf 1965, pp. 420-436 [252] F.L. G anshof, L ’a rm ée sous les Carolingiens, in (n. 222), pp. 109-130 [253] G. Tabacco , Il reg n o italico n ei secoli TX-XI, Ibi­ dem, pp. 763-790 [254] B .S. B achrach, T he orìgin o f A rm orican Chivalry, in “Technology and Culture”, X (1969), pp. 166171 [255] J. B eeler, W arfare in feu d a l E urope, 730-1200, Ithaca-London 1971 [256] B .S. B achrach, Military O rganization in A quitane under th è Early Carolingians, in “S p ecu lu m ”, 49 (1974), pp. 1-33 [257] B .S. B achrach, Was th è M archfìeld Pari o f thè Frankish Constitution?, in “Medieval studies”, 36 (1974), pp. 178-185 [258] E. J ohn , War an d society in thè Tenth Century: thè M aldon Campaign, in “Transactions of thè Royal Historical Society”, 5. s., TI (1977), pp. 173-195 [259] J.E. Ruiz D oménec, El a sed io d e Barcelona, segùn Erm oldo el N egro (notas s o b r e el caràcter d e la guerra en el alta E dad M edia), in “Boletin de la reai Accademia de buenas letras de Barcelona”, 37 (1977-1978), pp. 149-168 [260] C.R. B owlus, G.M. S cwatz, W arfare an d society in thè Carolingian Ostmark, in “Austrian Year Book”, 14 (1978), pp. 3-30 [261] J.F. V erbruggen , L ’art m ilitaire dans l ’em p ire carolingien (714-1000), in “Revue belge d’histoire mi­ litaire”, XXIII (1979), pp. 289-310; XXIV (1980), pp. 393-411

[262] B .S. B achrach, C harlem agn e’s cavalry: m yth an d reality, in “Military affairs”, 47 (1983), pp. 181187; ora anche in (n. 235) [263] J. F rance, T he Military History o f thè C arolingian Period, in “Revue belge d’Histoire militaire”, 26 (1985), pp. 81-99 [264] T. Reuter , P lu n der an d tribute in thè Carolingian Empire, in “Transactions of thè Royal Historical Society”, s. 5, 35 (1985), pp. 75-94 [265] B.S. B achrach, Angevin campaign forces in thè reign o fF u lk Nerra, Count o f thè Angevins (987-1040), in “Francia”, 16 (1989); ora anche in (n. 213) [266] P h . C ontamine, L ’e s p a c e carolingien: dilatation, dislocation, invasion, in (n. 322), pp. 19-42 [267] P. G riffith , The Viking Art o f War, London 1995 [268] J. G illingham, An a g e o f Expansion c. 1020-1204, in (n. 211), pp. 59-88 [269] T. R euter , C arolingian an d Ottonian W arfare, ibidem, pp. 13-35 [270] B.S. B achrach, Early Carolingian W arfare. Prelu­ d e to Empire, Philadelphia 2001 [271] A.A. S ettia , L o sp azio della guerra in età carolin ­ gia e postcarolingia, in Uomo e spazio n el m e ­ dioevo, Settimane di studio del centro italiano di studi sull’alto medioevo (Spoleto 4-8 aprile 2002), Spoleto 2003, pp. 773-803

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Bibliografia 6 - LE CROCIATE E L’ORIENTE 6.1 L’impero bizantino Ci si limita, in questa sede, alle s o le o p e r e d i in qu a­ dram en to g en erale, rinviando, p e r una com p leta ras­ segna, alla s e z io n e ded icata alla guerra e a ll’o rg a n iz­ z a z io n e m ilitare bizan tin e in G. Ravegnani, L’impero bizantino, in qu esta collana, p p . 88-90. Cfr. da altre sez io n i i n.: 166, 220, 228, 1223[272] A. P ertusi, O rdinam enti m ilitari, g u erre in O cci­ d en te e teorìe di gu erre d e i Bizantini (secc. VI-X), in (n. 222), pp. 631-700 [273] T. K olias, B yzantinische W affen, Wien 1988 [274] G. Ravegnani, Soldati di B isan zio in età giusti­ n ia n ea , Roma 1988 [275] H.J. ΚϋΗΜ, D ie byzan tin ische A rm ee im 10. und 11. Jah rh u n d ert, Vienna 1991 [276] M.C. B artusis , T he la te B yzantine army. Arms a n d society , 1204-1453, Philadelphia 1992 [277] E. Me G eer, Byzantine S ieg e W arfare in Theory a n d P ractice, in (n. 854), pp. 123-129 [278] E. Me G eer, Sow ing th è d ra g o n ’s teeth: Byzantine w a r fa r e in thè tenth century, Washington 1995 [279] W. T readgold , Byzantium a n d Its A rm y 2841081, Stamford 1995 [280] J.-C . C heynet, L ’a rm ée byzantine: du soldat-paysan au m ilitaire professionnel, in A ux armes, citoyens! Conscription et arm ée d e m étier d es Grecs à nos jours, a cura di M. Vaisse, Paris 1998, pp. 42-60 [281] J. H aldon , T he Byzantine World, in (n. 212), pp. 241-270 [282] J. H aldon , W arfare, State an d Society in thè B yzantine W orld, 565-1204, London 1999 [282a] G. Ravegnani, I bizantini e la guerra, Roma 2004 6.2 Le crociate e la “reconquista” S on o num erosissim i, c o m e è n oto, i contributi d is p o ­ nibili p e r la storia d e l m o v im en to crociato, c h e s p e s­ s o rip ortan o n o tiz ie utili p e r ricostru ire alm en o i p rin cip ali av v en im en ti d e lle c a m p a g n e g u erresch e: tuttavia ci si lim ita d i p r o p o s ito ai soli contributi di aspetto più p r o p r ia m e n te tecn ico-m ilitare. Son o di 90

p a r tic o la r e rilevanza il n. 285, b e n c h é n on p iù r e ­ cen te, e la sua id e a le co n tin u azion e n. 291; il n. 29 6 è un im p rescin d ib ile stu dio sulla prim a cro ciata . Cfr. da a ltre s e z io n i i n.: 88 , 66 l, 812, 875, 932, 998, 1008, 1133, 1146, 1209, 1229. [283] A. Palomeque T orres, Contribución al estu dio d el ejército en los estados d e la Reconquista, in “Anuario de historia del derecho espanol”, XV (1944), pp. 205-351 [284] H. Huici M iranda, Las grandes batallas d e la R e­ conquista durante los invasiones africanas, Madrid 1956 [285] R.C. S m a il , C r u s a d in g w a r f a r e (1 0 7 7 -1 1 9 3 ), Cambridge 1956; nuova edizione: Cam bridge 1995 [286] J. F rance, T he Crisis o f thè First crusade: from thè D efeat o f K erbogah to thè D eparture from Arqa, in “Biyzantion”, 40 (1970), pp. 276-308 [287] Wa r, techn ology an d society in thè M iddle east, a cura di V.J. Parry, M.E. Y app , London 1975 [288] R. H ill, C rusading w arfare: a cam p fo llo w er’s v iew o f 1097-1120, in “Battle”, I (1978), pp. 7593; 209-211 [2891 A. T uilier, Byzance et féodalité. Les vertus guerrières des prem iers croisés d ’après ( “A léxiade” d ’A nne Comnène, in (n. 164), pp. 35-50 [290] J. F rance, The Text o f thè account o f thè Capture o f Jem salem in thè Ripoll Manuscript, Biblioteca Na­ zion ale (Latin) 5132, in “English Historical Review”, 103 (1988), pp. 640-657 [291] C. Marshall, W arfare in thè Latin East, 1192-1291, Cambridge 1992 [292] J. P rawer, Colonialismo m edievale. Il regno di G e­ rusalem m e, Roma 1992, pp. 335-413 [293] The Horns o f Hattin, Proceedings of thè second conference of thè society for thè study of thè crusades and thè Latin east (Jerusalem and Haifa, 26 July 1987), a cura di B.Z. K edar , JerusalemLondon 1992 [294] A.A. S ettia , Un “L om bard o” alla prim a crociata. T ecnologie militari fra O ccidente e Oriente, in (n. 500), pp. 249-260 91

La guerra nel medioevo [295] P h . C ontamine, Apergus sur la p ro p a g a n d e d e guerre, d e la fin du XIF au d éb u t du Χ Ψ siècle: les croisades, in Le fo rm e della p ro p a g a n d a p o li­ tica n el D ue e Trecento, a cura di P. C ammarosan o , Roma 1994, pp. 5-27 [296] J. F rance, Victory in thè East. A military History o f thè First Crusade, Cambridge 1994 [297] A.A. S ettia , L ’E u ro p eo aggressore: tecn ich e m ilita­ ri in O ccid en te alla vigilia d ella prim a crociata, in II con cilio d i Piacenza e l e crociate, Piacenza 1996, pp. 201-211; ora anche in “Studi storici”, 38 (1997), pp. 309-322 [298] J . F rance, T echn ology an d Success o f th è first cru­ sade, in (n. 300), pp. 163-176 [299] C. G aier , Il v alore m ilitare degli eserciti della p ri­ m a crociata, in Le crociate. L ’oriente e l ’o ccid en ­ te da U rbano II a s. Luigi. 1096-1270, a cura di M. R ey D elque , Milano 1997, pp. 183-208 [300] War a n d S ociety in th è Eastern M editerranean, 7 th- i y h Centuries, a cu ra di Y. Lev , Leiden-New York-Kòln 1997 [301] S. E kdahl, H orses an d Crossbows: Tw o Im portant W arfare Advantages o f thè Teutonic O rder in Prussia, in T he Military Orders, a cura di H. Nicholson , II, W elfare a n d W arfare, Aldershot 1998, pp. 119-151 [302] P.E. C hevedden , Fortifications an d thè D ev elopm en t o f D efen siv e Planning in thè Latin East, in (n. 210), pp. 33-44; cfr. anche al (n. 831) [303] P. E dbu ry , W arfare in thè Latin East, in (n. 211), pp. 89-112 [304] A.A. S ettia , L’esercito lo m b a r d o in Oriente: D io non lo voleva, in “Archivio storico lombardo”, CXXVII (2001), pp. 11-28; anche in L’esercito lo m b a r d o alla prim a crociata, Atti del convegno (Milano, 10-11 dicembre 1999), Milano 2002, a cura di G. A ndenna, R. Salvarani, pp. 11-29 con il titolo D eus n on voluit. I L om bardi alla prim a crociata (1100-1101). D al m ito alla ricostru zion e della realtà

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1 - L’EUROPA 7.1 La Francia e l’area francese B en consolidata, a n c h e oltre l ’am bito m edievistico, già d a ll’o p era pion ieristica di B o u ta d e (n. 305), e ora im ­ preziosita dalla m on u m en tale Histoire militaire de la France, in qu attro volum i (sotto n. 322), la storiografia m ilitare fran cese - di cui si p u ò qu i dar con to so lo p ar­ zialm en te - si è tra l ’altro arricchita d e i n u m erosi con ­ tributi di P h ilip p e Contamine, tra i p iù significativi s p e ­ cialisti eu ro p ei p e r rigore di m eto d o e vastità di inte­ ressi. Oltre ai su oi lavori, si veda alm en o il n. 315· Cfr. da altre sez io n i i n.: 2, 686, 691, 785, 790, 816, 819, 830, 1012, 1022, 1137. [305] E. B outaric , Institutiones m ilitaires d e la France avant les arm ées perm an en tes, Paris 1863; ri­ stampa più recente: Ginevra 1978 [306] E. A udouin , E ssai sur l ’arm ée royale au tem ps d e P hilippe Auguste, Paris 1913 [307] P. Martin , Q uelques aspeets d e l ’a rt d e la guerre en A lsace au XI\K siècle, in “Revue d’Alsace”, 88 (1948), pp. 108-123 [308] J.-F . F in o , Q u elqu es a sp eets d e l ’art m ilitaire sou s P hilippe Auguste, in “Gladius”, 6 (1967), pp. 19-36 [309] J. B oussard , Services féodau x, m ilices et m ercen a ir e s dans les a rm ées en France aux Xc et XF siècles, in (n. 222), pp. 131-168 [310] J.-F. F in o , L ’art m ilitaire en France au XIIF siècle, in “Gladius”, 8 (1969), pp. 23-37 [311] P h . C ontamine, G uerre, Etat e t société à la fin du m oyen àge. Etudes sur les arm ées des rois d e F ra n ce 1337-1494, Paris-Le Haye 1972 [312] F. C ardini, Guerra, stato e società nella Francia tardom edievale, in “Rivista storica italiana”, LXXXV (1973), pp. 601-611 [313] P.D. S olon , Valois Military Administration on thè N orm an Frontier, 1445-61. A Study in M edieval Reform , in “Speculum”, LI (1976), pp. 91-111 [314] P h . C ontamine , G uerre, fiscalité roy ale et éc o n o m ie en F ran ce (d eu x ièm e m oitié du XM siè­ cle), in P roceed in g s o f thè Seventh In tern ation al 93

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7.3 La guerra dei cent’anni Esperienza bellica secolare, ch e coinvolse le due più p o ­ tenti m on archie eu ro p ee dell’epoca, la guerra dei cen t’anni non ha m ancato - e non m anca tuttora - di p ola riz z a re ogni possibile suggestione, al punto, forse, da essere sp esso immaginata quale prototipo di ogni “guer­ ra m ed iev ale”. Né, pare, simili suggestioni h an n o m an­ cato d i influenzare, alm en o in parte, la storiografia m i­ litare d ’oltralpe, ren den do ora p o c o agevole districarsi con profìtto tra contributi numerosissimi e di valore al­ m en o eterogeneo. E questa sola ragione a giustificare la scelta di presen tare in una sezion e separata i contributi c h e seguono, e ch e so n o altrimenti da considerarsi ac­ canto alle d u e preceden ti, d edicate a Francia e isole bri­ tanniche. A partire dagli orm ai classici n. 358 e 359, è efficace sintesi il n. 378. Più di recente, poi, si vedano il n. 379 e la raccolta di contributi n. 3 8 2 . Cfr. da altre sezion i i n.: 797, 805, 806, 916, 930, 1093, 1141, 1205, 1224.

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7.6 La penisola iberica Area politicam en te assai fram m entata, quella della p e ­ nisola iberica è stata non a ca s o indicata in più c o n ­ tributi c o m e una società organizzata per la guerra. Co­ m e in parte è accadu to p e r l ’a rea italiana, tuttavia, a n ­ c h e qui l ’intervento d i studiosi di lingua in glese è stato determ inante; si v ed a n o fra tutti il n. 435 e, in lingua tedesca, il n. 430. Cfr. da altre sez io n i i n.: 1Ó2, 283, 544, 618, 619, 631, 636, 701, 734, 871. [422] M.A. Ladero Q uesada, Milicia y eco n o m ia en la guerra d e G renada: e l c e r c o d e Baza, Valladolid 1964 [423] E. Lourie , A Society O rganized fo r War: M edieval Spain, in “Past and Present”, 35 (1966), pp. 54-76 102

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La guerra nel medioevo

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Jo h n Rigby Fiale (se n e v ed a n o a lm en o gli scritti qui ai n. 449 e la ra cc olta di sag g i n. 450); in teressan te è il n. 454. Strettam ente legata a questa è la s e z io n e segu en te 7.8 La rivoluzione militare. Cfr. d a altre sez io n i il n.: 787.

7.7 L’età del Rinascimento I cam biam en ti c h e la so cietà e u r o p e a visse alla fin e d e l m e d io e v o , naturalm ente, m o d ifica r o n o p r o fo n d a ­ m en te a n c h e il v olto d ella guerra, da un lato con la d iffu sion e sem p re più am pia d e lle artiglierie e d elle a rm i da fu o c o , e d a ll’altro co n una c r e sc en te razio­ n a liz z a z io n e d e lle istituzioni m ilitari, il cu i sin to m o più ev id en te sarà, di lì a breve, lo sviluppo degli eser­ citi p erm a n en ti, d i cu i si inizia c o n ch ia rez z a a p e r ­ c e p ir e i sintomi. È difficile, da sim ili presu pposti, non ric o n o s c e r e alla g u erra rin a scim en tale caratteristich e originali, c o m e e ffic a c em e n te m ostran o g li studi di 104

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Bibliografia La guerra nel medioevo 7.8 La rivoluzione militare Dalla p u bb licazion e d el volum e di G e o ffr e y P arker (qui al n. 459), d efin izion e am pia e dettagliata di tesi già altrov e m e n o com piu tam en te illustrate, il tem a di una presu n ta rivoluzione militare, c h e - g razie a ll’introdu­ zion e m assiccia d elle artiglierie e di n u o v e tecn ich e m i­ litari - abb ia rap id am en te con sen tito a ll’o ccid en te eu ­ r o p e o un incontrastato d om in io su scala planetaria, è stato fortem en te dibattuto, sfu m an d on e e fortem en te atten u an d on e g li assunti di parten za. Rim ane, a d o g ­ gi, una tesi acuta e stim olante con cui misurarsi, e d un p ro ficu o dibattito storiografico, utile, b e n c h é fo r s e al di là d e i con su eti limiti cronologici, a n ch e p e r g li studio­ si d el m ed io e v o militare. Si vedan o, quindi, oltre al la­ voro sop ra nom inato, i n. 460 e 464 e la b rev e rifles­ sio n e qu i al n. 468, c h e analizza il co n cetto di e ffic a ­ cia attribu ito a u n ’arm a o a d un sistem a d ’arm a. Cfr. da altre sez io n i i n.: 354, 381. [456] G. Parker, The “Military Revolution”, 1560-1660: A Myth?, in “Journal of Modern History”, XLVIII (1976), pp. 195-214 [457] M. D uffy, The Military Revolution and thè State, 1500-1800, Exeter 1980 [458] C.M. Cipolla, Le vele e i cannoni, Bologna 1983; tra­ duzione di Guns an d sails in thè early p h a se o fE u ro p ea n expansion 1400-1700, London 1965 [4591 G. Parker, La rivoluzione militare. Le innovazioni mi­ litari e il sorgere dellOccidente, Bologna 1990; tradu­ zione di The Military Revolution: Military innovation and thè Rise o f thè West, 1500-1800, Cambridge 1988 [460] J. B lack, A Military Revolution? Military Change and European Society, 1550-1800, Atlantic Higblands 1991 [461] J. C ornette, La revolution m ilita te et l ’état m oder­ ne, in “Revue d’Histoire Moderne et Contemporaine”, XLI (1994), pp. 696-709 [462] B.D. P orter , War and thè Rise o f thè State, New York 1994 [463] D. E ltis, T he Military Revolution in Sixteenth-Century Europe, London 1995 [464] The M edieval Military Revolution: State, Society and Military Change in M edieval an d Early M odern Eu­ rope, a cura di A. Ayton , J.L. P rice, London 1995

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La guerra nel medioevo

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La guerra nel medioevo 8.2 II mezzogiorno normanno e svevo Sezione m en o ampia della preced en te, in cui si raccolgo­ n o i contributi dedicati alla storia m ilitare del m ezzo­ giorn o italiano, a partire dagli orm ai classici interventi di P iero Pieri (qui n. 519 e 521) sulla figura di F ederico II: p e r lo stesso p erìod o si veda soprattutto il recen te volu­ m e di Giovanni A m atuccio (n, 530), c h e li riprende in parte, m a con aggiornata consapevolezza di m etodo. Po­ n e in v ece m aggior accen to sui caratteri istimzionali d el­ l ’organ izzazion e m ilitare il n. 526; p e r un’ep o ca più tar­ da, invece, si veda p e r prim o il n. 524. Cfr. da altre sezion i i n.: 74, 77, 673, 849, 851, 967, 1203[519] P. P ieri, I Saraceni di Lucerà nella storia m ilitare m edievale, in “Archivio storico pugliese”, VI (1953), pp. 94-101 [520] D. Waley, C om bin ed operations in Sicily, AD 10601078, in “Papers of thè British School of Rome”, 22 (1954), pp. 118-125 [521] P. P ieri, Federico II di Svevia e la guerra del suo tempo, in “Archivio storico pugliese”, XIII (I960), pp. 114-131 [522] H. M eier-W elker, D as Militarwesen Kaisers Friedrìchs II Landsverteidigung, H eer und Flotte im sizilischen “M odellstaat”, in “Revue internationale d’histoire militaire”, 33 (1975), pp. 9-48 [523] G.A. Loud, The Church, W arfare and Military Obligation in N orm an Italy, in (n. 136), pp. 31-45 [524] J. G òbbels , Das Militarwesen im Kónigreich Sizilien zur Zeit Karls I. von Anjou (1265-1285), Stuttgart 1984 [525] J.M . M artin, L ’organisation administrative et m ili­ taire du territoke, in Potere, società e p o p o lo nel­ l ’età sveva (1210-1266), Atti delle VI giornate nor­ manno sveve, Bari 1985, pp. 71-121 [526] E. Cuozzo, “Q uei m aledetti n orm an n i”. Cavalieri e org an izzazion e m ilitare n el M ezzogiorno n orm an ­ no, Napoli 1989 [527] G. Amatuccio, Arcieri e balestrieri nella storia d el M ezzogiorno m edievale, in “Rassegna storica saler­ nitana”, 24 (1996), pp. 55-96 [528] J. G òbbels , D ie Militàrorganisation im staufischen Kónigreich Sizilien, in Friedrich II Tagung des

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8.4 II Quattrocento A n cor più c h e p e r le e p o c h e p reced en ti, d o p o l ’o p e ­ ra d i P ie r o P ieri (in p a r tic o la r e è assai n o to il n. 578) è stato d eterm in an te p e r la c o n o s c e n z a d e l n o ­ stro Q u a ttro cen to m ilitare il con tribu to o ffe r to da stu d io si n o n italian i: di ta le ricca p r o d u z io n e si s e ­ g n a la n o in p a r t ic o la r e l ’utilissim a sin tesi q u i al n. 590, e un im p o rta n te stu d io a d u e m an i s u ll’o r g a ­ n iz z a z io n e m ilita r e ven ezian a, p o i tradotto in d u e v olu m i in d ip e n d e n ti (n. 59 6 e 599). P er una v o c e italiana, si v ed a in v e c e l ’o p e r a di N adia Covini, p a r tic o la r m e n te il n. 609· R e c e n te raccolta d i sag g i è in fin e il n. 6 l l . Cfr. da altre sezion i in .: 66, 645, 827, 1044, 1080, 1088.

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9 - L’ARMAMENTO 9.1 Opere generali S pesso so sp eso tra gusto antiquario e ricerca scien tifica, lo studio d elle arm i e d elle arm atu re d ’età m ed iev ale è am bito in cui s o n o dispon ibili contributi assai n u m e­ rosi, e d assai diversi tra lo r o p e r im pianti e finalità: si p o treb b ero distinguere, a d esem pio, co m e categoria a parte, i cataloghi di m u sei e arm erie (ad esem p io i n. 639, 657, 660), p articolarm en te attenti, ovviam ente, alla classificazione e descrizion e d ei singoli oggetti; p e r m olti versi an alog h e sòn o an ch e le o p ere basate su rap­ presen tazion i icon og rafich e (ad e sem p io la n. 661, o, p e r un a m b ito italiano, i n. 656 o 664). N on m an ca­ no, infine, scritti c h e p o g g in o m aggiorm ente su d ocu ­ m enti scritti, p e r cui è valido esem p io il n. 663. E in ­ v e c e un utile strum ento l ’am pia e nota sintesi al n. 624. P articolarm en te dibattuto è, infine, il tem a d elle re c ip r o c h e in flu en ze tra l ’arm am en to d e ll’E uropa occi­ dentale e q u ello d ei suoi vicini orientali: si veda, p e r qu esto, la ricca raccolta d i saggi a l n. 679Cfr. da altre sez io n i i n.: 3, 24, 25, 75, 81, 454, 886. [612] L. de M as Latrie, N ote des arm es existant à l ’arsénal d e Venise en 1314, “Bibliothèque de 1‘Ecole des chartes”, XXVI (1865), pp. 562-566 [613] A. A ngelucci, C atalogo d ell’A rm eria reale di Tori­ no, Torino 1890 [614] J.-B. G iraud , D ocum ents p o u r servir à l ’histoire de l ’arm em en t au M oyen A ge e t à la Renaissance, II voli., Lyon 1895-1904 [615] I. G elli, Guida d el raccoglitore e d ell’am atore di arm i antiche, Milano 1900 [616] C.J. F foulkes, A rm our an d W eapons, Oxford 1909 [617] C.H. A shdown , A rm our a n d W eapons in thè Middle Ages, London 1925 [618] W. G iese , W affen n ach den katalan ischen Chroniken d es XIII. Jahrhunderts, in “Volksturm und Kultur der Romanen”, I (1928), pp. 140-182 [619] W. G iese , Portugiesische W affenterm inologie des XIII. Jahrhunderts, in M iscelànea d e Estudios en Honra d e D. Carolina M ichaelis d e Vasconcellos, Coimbra 1930

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Bibliografia

9.2 Produzione e commercio S on o due, in effetti, l e p iù vistose direttrici di ricerc a p resen ta te in qu esta sez io n e : da un lato l o studio d e l­ le tecn ich e im p ieg ate p e r fo r g ia r e le arm i m eta llich e m ed iev ali, talvolta u tilizzan do a n c h e m o d e r n e a n a ­ lisi m etallog rafich e, o p p u r e co n m e to d i attigui alla cosid d etta a r c h e o lo g ia ricostruttiva (n e s o n o un e s e m p io i n. 687, 689, 692 e 694). M en o tecn ico, in­ vece, è lo studio d e ll’artigianato e d e l co m m erc io d el­ le arm i, e d ella figura d eg li arm aioli, c h e p e rm ette di in serire tale p e c u lia r e attività in un p iù a m p io c o n ­ testo so cia le e d e c o n o m ic o (n e s o n o validi e sem p i ita­ lian i g li scritti d i Lucian a F ran gion i, a d e s e m p io i n. 696, 697 e 699). Cfr. da a ltre s e z io n i i n.: 417, 715, 723, 799-

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Bibliografia

9-3 L’armamento difensivo L ’arm atura è, agli o c c h i di un p u b b lic o n on sp eciali­ stico, im m an cabile d o ta z io n e d e l com b atten te m e d ie­ vale. È tuttavia n o to qu an to l e p r o te z io n i utilizzate sian o p ro fo n d a m en te ca m b iate n e l c o r s o d ella lunga e p o c a qu i studiata; sen za p o i so tto lin ea re c o m e le ar­ m a tu r e più s p e s s o con servate n eg li apparati m useali sian o p e r lo p iù p e z z i d i p articolare p reg io, n on n e ­ cessariam en te, quindi, in tutto a n a lo g h e a q u e lle rea l­ m en te in d ossate n ei c o rso d elle ca m p a g n e militari; e d è ra ro il caso d i Wisby, sepoltura d i circa d u em ila c a ­ duti in una battaglia trecen tesca riportata alla lu ce con p iù di venti a rm a tu re com p lete, in g rad o di offri­ r e n otizie altrim enti b e n d ifficilm en te verificabili (cfr. p e r q u esto il n. 704). S on o d u n q u e d i p articolare in­ teresse i n. 709, 712 e 720. Cfr. da altre sez io n i i n.: 26, 689, 694.

[710] A. G a ibi , L ’arte brescian a d elle arm atu re: contri­ bu to alla storia della arm i difen sive italiane, in “Armi antiche”, X (1963), pp. 15-50 [711] L.G. B occia , E.T. C oelho , L ’arte d e ll’arm atu ra in Italia, Milano 1967 [712] L. F rangioni, Una cotta di m aglia m ilan ese a Fi­ ren z e sulla fin e d el Trecento, in Studi in o n o r e di Federigo Melis, Napoli 1978, II, pp. 479-495 [713] M. D e Riquer , El h au bert fran cés y la loriga ca­ stellana, in M élanges d e p h ilolog ie et d e littératur e rom an es offerts à Je a n n e Wathelet-W illem, a cura di J. de Callato, H. S épulchre, Liège 1978, pp. 545-568 [714] M. S calini, N ote sulla fo rm a z io n e d e ll’arm atu ra d i piastra italiana. 1380-1420, in “Waffen und Kostumkunde”, 22 (1980), pp. 15-25 [715] C.W. B rewer , M etallographic exam inations o f m e ­ dieval an d p ost-m ed iev al iron arm our, in “Jour­ nal of thè Historical Metallurgy Society”, 15 (1981), pp. 1-8 [716] C. G aier , N otes sur les origines d e h eau m e chevaleresque, in “Le Musée d’Armes”, 31 (1981), pp. 15-22; ora anche in (n. 208), pp. 105-110 [717] L.G. B occia , L e arm atu re di S. Maria d elle Grazie di C ullatone di M antova e l ’arm atura lo m b a r d a d e l ‘400, Busto Arsizio 1982 [718] L. F rangioni, B acinetti e altre difese della testa n ella d ocu m en ta z io n e di un’azien da m ercan tile, 1366-1410, in “Archeologia medievale”, XI (1984), pp. 507-522 [719] F. Lachaud, A rm ou r a n d Military D ress in Thirteenth an d Early Fourteenth-Century England, in

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(n . 1 0 2 2 ), pp. 3 4 4 -3 6 9

[720] M. S calini, P rotezion e e segn o di distinzione: l ’e ­ qu ipaggiam ento difensivo n el D uecento, in (n. 948), pp. 80-92 [721] C. G aier , Le bou clier d e Baudouin d e Fiandre et d e Hainaut, p rem ier em p ereu r latin d e Constantinople, in “Le Musée d’Armes”, 63 (1990), pp. 2527; ora anche in (n. 208), pp. 111-123

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La guerra nel medioevo 9.4 L’armamento offensivo P er a v ere rap id am en te un q u ad ro delia im pressionante varietà d i arm i attestate p e r l ’età m edievale, è su fficien te scorrere le im m agini d i un ricco volu m e su lle arm i in asta d i M ario T roso (sotto al n. 738); le fonti - si p en si a d alcu n e ru brich e d i statuti cittadini italiani su lle arm a vetita — attestano d ecin e d i diversi term in i a d in d ica re arm i che, il più d elle volte, è im possibile ricon oscere con certezza. In tal sen so è utile strum ento, oltre ai titolo so p ra citato, il n. 732. P er un in trod u zion e alla p iù am pia letteratura d isp on ibile sulla spada, si veda da ultim o il n. 739- Si veda an che, sotto, la sez io n e 14.4 II m aneggio della lancia.

Cfr. da altre sezion i i n .: 27, 692. [722] A. B ruhn H offmeyer, M iddelalderens tveàggede svàrd, Copenhagen 1954 [723] C. Panseri, R icerche m etallografiche sopra una sp a­ da da guerra d el X II secolo, in A ssociazion e italia­ na d i m etallurgia, D ocum enti e contributi, Milano 1957, pp. 7-40 [724] A. B ruhn H offmeyer, Introduction to thè History o f h e European Sword, in “Gladius”, (1961), pp. 30-75 [725] H.E. D avidson, The Sw ord in A nglo-Saxon England. Its A rcheology an d Literature, Oxford 1962; nuova edizione: Woodbridge 1994 [726] A, B ruhn H offmeyer , From M ediaeval Sw ord to Re­ n aissan ce Rapier, in “Gladius”, (1 963), pp. 5-68 [727] R.E. O akeshott, A Knight an d h is W eapons, London 1964 [728] R.E. O akeshott, The Sw ord in thè A ge o f Chivalry, London 1964 [729] H. Seitz, B lan kw affen , I, G eschichte und Typenentw icklu ng im eu ropaischen Kulturbereich, von d er pràhistorischen Zeit nis zum E nde d es 16. Jahrhu n derts, Brunsw ick 1965 [730] J. W athelet-W illem, L’é p é e dans les plus anciennes chansons d e geste. Etude d e vocabulaire, in M élang es offerts à R. Crozet, Poitiers 1966, I, pp. 435-449 [731] J. S chwietering , Zur G esch ich te von S p eer und S chw ert im 12. Jah rh u n d ert, in P h ilolog isch e Schriften , a cura di F. O hly, M. W ehrli, Munich 1969, pp. 59-117 130

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10 - FORTIFICAZIONI E TECNICHE D’ASSEDIO 10.1 Fortificazioni e castelli La p ro d u z io n e storiog rafica sui ca stelli è stata, n eg li ul­ tim i d ecen n i, vastissim a, m a n on sem p re lo studio d el­ le fortificazion i è leg a to a l p ro b lem a m ilitare, sottoli­ n ean d o p iu ttosto lo stretto n esso con il p op olam en to e la co o rd in a z io n e d el territorio. In d ich erem o d u n qu e in questa sez io n e so lo le o p ere c h e con p iù atten zion e h a n n o av v icin ato il p ro b lem a da un p u n to d i vista m i­ lita re. Si veda, p e r prim o, il n. 836, e, d ello stesso au ­ tore, il n. 824. In teressan ti spunti, p o i, a n ch e n el n. 833 e, p e r l ’area fra n cese, n el n. 815. Un ca so p a rtico ­ la r e , q u ello d elle caten e tese lu n go le v ie cittadine, è a n a liz z a to d a l n. 830. [809] E. R occhi, Le fon ti storiche d ell’architettura m ilita­ re, Roma 1908 [810] L.A. M aggiorotti, A rchitetti e architetture m ilitari, I, M edio evo, Roma 1933 [811] J.H. B eeler, Castles an d Strategy in N orm an a n d Early A ngevin England, in “Speculum”, 21 (1956), pp. 581-601 [812] R. F edden , C m sader Castles, London 1957 [813] A. C assi Ramelli, D alle ca v ern e ai rifu gi blin dati. Trenta sec o li d i storia d e ll’architettu ra m ilitare, Milano 1964 [814] J.R. H ale, The early D evelopm ent o f thè Bastion. An Italian Chronology, in E urope in thè late Middle Ages, a cura di J.R. H ale, J.R.L. H ighfield , B. S malley, London 1965; ora in (n. 450), pp. 1-30 [815] A. C hatelain, A rchitectu re m ilitaire m édiévale, prin cip es élém entaires, Paris 1970 [816] J.F. F ino , F orteresses d e la France m édiévale. Constm etion, attaque, d éfen se, Paris 1970 [817] R. R itter , L ’a rch itectu re m ilitaire m éd iév ale, Paris 1974 [818] B .S. B achrach, F o rtification s a n d m ilitary tactics: F u lk N erra’s stron g h old s circa 1000, in “Techno­ logy and Culture”, 20 (1979), pp. 531-549; ora an­ che in (n. 213) [819] A. C hatelain, C hàteau x et gu erriers d e la F ran ce au M oyen A ge, Strasbourg 1981 137

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10.2 L’assedio Da tem po si è orm ai ricon osciu to n ell’assed io - sia di città o d i fortificazion i - il p rin cip ale carattere d elle guer­ r e m edievali, a discapito, appunto, d elle battaglie, la cui frequ en za è stata di m olto ridim ensionata. A dispetto di ciò, tuttavia, non so n o in fo n d o num erosi i contributi su ll’argom ento, e non son o m olti, ancora, n ep p u re gli studi d ed icati a singoli assedi. Si dispon e, tuttavia, di va­ lid e sintesi, p e r cui soprattutto si vedan o i n. 848 e 849. È interessante, p oi, la raccolta d i saggi - ch e considera, oltre a ll’occid en te eu rop eo, an ch e l ’im pero bizantino e i regn i crociati - qu i al n. 854. Cfr. da altre sezion i il n .: 8. [838] E. Sander, D er Verfall d er ròm ischen B elagerungs-

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140

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10.3 Macchine d’assedio e tecnologia militare Im portante com p on en te della guerra d ’a ssedio, la costru­ zion e di m acchin e lito b o le e d i strumenti p e r avvicinare le mura avversarie ha da lungo tem p o attirato l ’atten zion e degli specialisti: la sezion e va considerata, ovviam ente, as­ sai strettam ente legata alla p reced en te. Im portante sintesi è il n. 886, ch e affronta il p roblem a d elle tecn ologie mili­ tari m ed iev ali da una prospettiva più generale. Più in det­ taglio, son o ancora d i gran de in teresse i n. 872 e 873, m a si ved an o anche, alm eno, i n. 876 e 878. P er l ’Italia si ve­ d an o i n. 880, 883 e 885. P er un p rofìcu o a p p roccio archeologico-ricostm ttivo si veda, invece, il n. 889[860] M. B erthélot, P our l ’h istoire d e l ’artillerie et d es arts m écan iqu es vers la fìn du M oyen A ge, in “Annales de Chimie et de Physique”, 6e s., XXIV (1891), pp. 433-521 [861] M. B erthélot, H istoire d es m achines d e g u erre et d es arts m échan iqu es au M oyen Age. Le livre d ’un in g én ieu r m ilitaire d e la fìn du XTV siècle, in “Annales de Chimie et de Physique”, 7e s., XIX (1900), pp. 289-420 [862] R. Payne-G allway, A treatise on thè siege engines used in ancient an d m edieval tim es fo r discharging great ston es an d arrows, appendice a (n. 740), pp. 247-319 141

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Bibliografia 13 - UOMINI IN GUERRA 13.1 Problemi di demografia militare Hans D elbrììck, già n e l 1907, aveva fortem en te criticato l ’attendibilità d elle cifre fornite n elle fonti p e r gli effettivi degli eserciti m edievali: ma, a lm en o a p a r e r e di stu­ diosi c o m e B ern a rd S. B achrach, p re v a r r e b b e ora la ten­ denza a con sid erare sem pre al ribasso - talvolta senza l ’adegu ato approfon dim en to critico - i num eri proposti nella docu m en tazion e. È p a rso utile riunire qui i lavori ch e affron tan o l ’interessante tema, e c h e in alcuni casi presen tan o an ch e uno status quaestionis d el problem a. In p articolare si v ed an o i n. 1005 e 1008. [10031 F. L o t , R echerches sur les effectives d es arm ées Frangaises d es guerres d ’I talie aux guerres d e religion 1494-1582, Paris 1962 [1004] B.S. B achrach , On thè origins o f Williams thè Conqu eror’s horse transport, in “Technology and cul­ ture”, 26 (1985), pp. 505-531; ora anche in (n. 213) [10051 J. F l o r i , Un p r o b lè m e d e m éthodologie. La valeur d es n om bres c h e z les chroniqueurs du m oy en àge. A p ro p o s d es effectifs d e la p r e m iè r e Croisade, in “Le moyen àge”, XCIC (1993), pp. 399422, ora anche in (n. 1033), pp. 319-343 [1006] B.S. B a c h ra ch , The Hun Army at thè Battle o f Chalons: An Essay in Military D em ography, in E thnogenese und LJberliefemng: A ngewandte M ethoden d er Friihmittelalterforschung, a cura di K. B r u n n er , B. M erta , Vienna 1994, pp. 59-67 [1007] B .S . B a c h ra ch , Early M edieval Military D em o­ graphy: Som e Observations on thè M ethods o f Hans Delbrììck, in (n. 210), pp. 3-20 [1008] B.S. B a c h ra ch , The Siege o f Antioch: A Study in Military D em ography, in “War in History”, VI (1999), pp. 127-146 13.2 I combattenti a cavallo B e n c h é la cav alleria, n ella su a a c c e z io n e p iù a m ­ p ia, a b b ia a lim e n ta to una letteratu ra vastissim a, non s e m p r e la fu n z io n e di c o m b a tte n te a ca v a llo è stata e ffic a c e m e n t e so tto lin ea ta . R im a n d a n d o q u i alla b ib lio g r a fia d i A le s s a n d r o B arbero, La cavalleria 152

medievale, R om a 1999 (in q u esta co lla n a ), si in d i­ c a n o a lm e n o alcu n i d e i titoli c h e con p iù atten zio­ n e ev id en z ia n o il r u o lo m ilitare. Si v e d a n o in p arti­ c o la r e i n. 1012, 1015, 1020, 1022 e 1034. Cfr. da altre sezion i i n.: 169, 262, 517, 793[1009] J. H uizinga , La valeur p o litiq u e et m ilitaire des id ées d e chevalerie à la fin du M oyen Age, in “Revue d’Histoire diplomatique”, 35 (1921), pp.

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a b b on d an tem en te attestata - in fo rm e d iv erse - an ch e p e r i seco li p reced en ti. Si ved an o, p e r l ’Italia, alm en o i n. 1068, 1072 e 1080. P er u n o sg u ard o p iù am pio, in­ v ece, i n. 1097, 1098 e 1100. Cfr. da a ltre sez io n i i n .: 569, 450, 490, 551, 554, 542, 550, 555, 560, 567, 568, 590, 611, 1114. [1037] E. R icotti, Sull’u so d elle m ilizie m ercen arie in Italia sin o alla p a c e d i C ostanza, in “Memorie dell’Accademia delle scienze di Torino”, s. 2a, II (1840) [1038] A. F a bretti , B io g ra fie d e i ca p ita n i v en tu rieri d e ll’U m bria, 3 voli., Montepulciano 1842-1846 [1039] G. d i S ardagna , M em orie d i so ld a ti istrian i e d i altri ita lia n i e fo r e s tie r i c h e m ilitaron o n e ll’Istria a llo stip en d io d i V enezia n ei s e c o li XIII, XIV e XV, in “Archeografo triestino”, n.s., VII (1880-1881), pp. 18-102; 235-289 [1040] A. B ellucci, R ic c a rd o da P avia e altri co n esta b ili a g li stip en d i d i R ieti n el 1596-1598, in “Bollettino della regia deputazione di storia patria per l’Umbria”, VII (1901), pp. 585-602 [1041] G. C o lo m bo , L e m iliz ie d i ventura e la fo r m a ­ z io n e d e lle sig n o rie ita lia n e p rim a d i E n rico VII, in “Bollettino storico-bibliografico subalpi­ no”, Vili (1903), pp· 167-177 [1042] H. N iese , Zur G esch ich te d er d eu tschen Soldrittertum in Italien , in “Quellen und Forschungen aus Italienische Archiven und Bibliotheken”, Vili (1905), pp. 217-248 [1043] C. Capasso, I provvisionati di B ern abò Visconti, in “Archivio storico lombardo”, 38 (1911), pp· 285-304 [1044] W. B lock, D ie Condottieri. Studien u ber d ie sog enannten “unblutige S ch lach ten ”, Berlin 1913 [1045] A. R ubio 1 Lluch, La com pan ya catalana soia e l com andam ent d e T eobald d e C ep oy (1507-1510), in M iscellania E. Prat d e la Riba, I, Barcellona 1923, pp. 219-270 [1046] F. C ognasso, P er un giudizio d el Conte Verde sulle com pagn ie di ventura, in “Bollettino della società pavese di storia patria”, XXVIII (1928), pp. 1-21 [1047] L. B ignami, Sotto l ’insegna d el B iscion e. C ondot­ tieri viscon tei e sforzesch i, Milano 1934 155

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158 159

La guerra nel medioevo [1096]

W .

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La guerra nel medioevo [1117] R. M aiocchi, M ilanesi p rig ion ieri d i guerra in P avia n el 1247, in “Archivio storico lombardo”, XXIX (1902), pp. 249-276 [1118] R. C essi, P rig ion ieri illu stri du ran te la gu erra fra S calig eri e C arraresi (1 3 8 6 ), in “Atti della Rea­ le Accademia delle scienze di Torino”, 40 (1904), pp. 976-994 [1119] A. B ossuat, Les prisonniers d e g u erre au X V siècie: la rangon d e G uillaum e d e Chàteauvillain, in “Annales de Bourgogne”, XXIII (1951), pp· 7-35 [1120] A. B ossuat, L es prisonniers d e gu erre au XV: siècle: la rangon d e Jean , seign eu r d e R odem ack, in “Annales de l’Est”, s. 5, IH (1951), pp· 145-162 [1121] E. P erroy, Gras profìts et rangons p en d an t la gu er­ r e d e Cent ans: l’a ffa ire du com te d e Denta, in Mélan ges d ’h istoire du M oyen A ge d éd iés à la m cm o ire d e Louis H alphen, Paris 1951, pp, 573-580 [1122] D. H ay , B ooty in B ord er W arfare, in “Transactions of thè Dumfriesshire and Galloway Natio­ nal History and Antiquarian Society”, s. 3, 31 (1954), pp. 145-166 [1123] A. Leguai, Le p ro b lèm e d es rangons au X V siècle: la captivité d e Je a n I‘:r, d u e d e B ou rbon , in “Cahiers d’Histoire”, 6 (1961), pp. 41-58 [1124] C.T. Allmand, War a n d P rofìt in th è Late M iddle Ages, in “History Today”, 15 (1965), pp. 762-769 [1125] A. A g o s t o , G li elen c h i orig in ali d e i p rig io n ieri d ella b attag lia d i P on za, in “Atti della Società ligure di storia patria”, LXXXVI (1972), pp. 403-446 [1126] P h . C ontamine, R angons e t butins dan s la N orm a n d ie a n g la ise (1424-1444), in (n. 164), Paris 1978, pp. 241-270 [1127] M.T. F errer i Mallol, La red em eió d e captius a la C orona C atalan o-arag on ese (seg le XIV), in “Anuario de Estudios Medievales”, 15 (1985), pp. 315-329 [1128] J.W . B rodman , R ansom ing C aptives in C rusader Spain: th è O rder o f M erced on th è ChristianIslam P rontier, Philadelphia 1986 [1129] H. Z ug Tucci, V enezia e i p rig ion ieri di guerra n el m ed ioev o, in “Studi veneziani”, XIV (1987), pp. 15-89

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- TECNICHE, TATTICHE, STRUTTURE

14.1 La tattica e la strategia A lu n g o ritenuta d e l tutto priva d i elab o ra z io n i tattiche o strategiche, la guerra m ed iev a le è in vece, in m olti scritti, atten tam en te an alizzata: i lav ori ra ccolti in qu esta sez io n e rigu ardan o sp esso casi particolari, m a si tenga p resen te co m e sian o utili in tal sen so a n ch e le o p ere a carattere g en erale, d i cui alla sez io n e 4.1; p ia ­ n i d i battaglia con serv ati sin o a n o i so n o trascritti e com m en tati n ei n. 1136 e 1141. In teressan te an ch e p erc h é riv ed e alcu n e in terpretazion i sp esso acritica­ m en te accettate e ripetute, è il n. 1148. [1134] A.M.L. D elpech , La ta ctiq u e au X IIF siècle, Paris 1886 [11351 J.F. V erbruggen, La tactiqu e m ilitaire des arm ées d e chevaliers, in “Revue du Nord”, 29 (1947), pp. 161-180 [1136] J.F . V erbruggen , Un p ian d e b a ta ille du D ue d e B o u rg o g n e (I4 e sep tem b re 1417) e t la tactiqu e d e V époque, in “Revue Internationale d’histoi­ re militaire”, XX (1950), pp, 443-451 [1137] J.F . V erbruggen , La tactiqu e d e la c h ev a lerie fra n g a ise d e 1340 à 1415, in “Publications de l’Université de l’État à Elisabethville”, I (1961), pp. 39-48

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La guerra nel medioevo [1138] B .S. B achrach, T he Feigned R etreat at H astings, in “Medieval studies”, 33 (1971), pp. 344-347; ora anche in (n. 961), pp. 189-193 [1139] P. B ancourt, Sen et chevalerie. R éfìexions sur la tactiqu e d es chevaliers dans plusieurs chansons d e geste, in A d e du W con grès International d e la so ciété Rencesval, Aix-en-Provence 1973, pp. 621-637 [1140] D. Reichel, L ’art d e la g u erre à la fin du X V siècle. A nalyse d e qu elqu es p ro céd és d e com bat utilisés p a r les Suisses, in M ilano n ell’età d i Ludovi­ c o il M oro, Atti del convegno internazionale (22 febbraio-4 marzo 1983), I, Milano 1983 [1141] C. P hilippots, T he French Pian o f B attle during th è A gincourt Cam paign, in “English Historical Review”, 99 (1984), pp. 59-66 [1142] H.C. P eyer , Das Einfluss d er A lpen a u f d ie Strate­ g ie im Friih- und H ochm ittelalter (8-13 Jah rh u n dert), in “Revue internationale d’Histoire militaire”, 65 (1988), pp. 57-75 [1143] C. Marshall, T he use o f thè charge in battles in thè Latin East, 1192-1291, in “Historical Research”, 63 (1990), pp. 221-226 [1144] A.A. S etita , Lo scon tro fra città: l ’im p ieg o d ei car­ ri sul cam p o d i battaglia, in M ilano e la Lom bar­ dia n ell’età com u n ale (seco li XI-XII), Milano 1993, pp. 136-143; anche in (n. 500), pp. 115-133 [1145] J.M. Carter , Une réévaluation d es interprétations d e la fu ite sim u lée d ’Hastings, in “Annales de Normandie”, 45 (1995), pp. 27-34 [1146] C.R. B owlus, Tactical an d strategie w eakn ess o f h o rse archers on thè ev e o f thè First crusade, in Autour d e la p rem ière croisade, Actes du colloque de la Society for thè Study of thè Crusades and thè Latin East (Clermont-Ferrand, 22-25 juin 1995), a cura di M. B alard, Paris 1996, pp. 159-166 [1147] A.A. S ettia , Il fiu m e in guerra. L’A dda co m e osta­ c o lo m ilitare (V-XIV secolo), in “Studi storici”, 40 (1999), pp. 487-512 [1148] A.A. S etita , 1 m ezzi d ella guerra: la sp ecializza­ zio n e d elle fan terie com unali n el sec o lo XIII, in (n. 180), pp. 153-200

164

Bibliografia 14.2 Le cavalcature P rotag on iste della guerra m ed iev a le, le cavalcatu re h an n o attirato a lu n g o l ’atten zion e d eg li stu diosi, dan ­ d o vita a d una ricca letteratura sp ecifica . Si è stu dia­ to, a d esem p io, tanto il lo ro costo e valore econ om ico (n. 1150, 1152), qu an to i p ro b lem i legati a l trasporto su l m a re (in p a rtico la re i n. 1154 e 1157); so n o c o ­ m u n qu e d isp on ibili, ora, sin tesi p iù am pie, c h e d an n o co n to a n ch e d i tali tem i, in p a rtico la re si v ed an o i n. 1156 e, da ultim o, il n. l l ó l . Cfr. da a ltre sez io n i il n .: 677. [1149] C. Paoli, La ca v a lla te fioren tin e n ei seco li X II e XIV, in “Archivio storico italiano”, s. 3a, I (1865), pp. 53-94 [1150] A. Di P rampero , I cavalli e i lo r o p rez z i in Friu­ li n el sec o lo XIII, in “Archivio Veneto”, n.s., XIII (1883), pp. 94-117 [1151] V. C homel, C hevaux d e baiatile et ron cin s en D au phin é au XIVe sied e, in “Cahiers d’histoire”, VII (1962), pp. 5-23 [1152] F.D. A llevi, P er la v alu tazion e d el ca v a llo tra l ’alto e il b a sso M ed ioev o n elle M arche, in “Atti e memorie della Deputazione di storia patria per le Marche”, s. 8, 9 (1975), pp. 55-117 [1153] A.M. B autier , R.H. B autier , C ontribution à l ’h isto ire du ch ev ai au M oyen A ge. L ’élev a g e au M oyen A ge et les chevau x d e gu erre du XIIF sièc le à la g u erre d e Cent ans, in “Bulletin philologique et historique”, 1978, pp. 9-75 [1154] J.H . P ryor , T ransportation o f h o rse b y sea du ­ ring th è era o f th è cru sad es: eighth cen tu ry to 1285 A .D ., part I, to c. 1225, in “The mariner’s mirrar”, 68 (1982), pp. 9-27; 103-125, ora in (n. 994) [1155] R.H. D avis, The W arhorses o f thè N orm ans, in “Anglo-Norman stu d ies”, 10 (1987), pp. 67-82 [1156] R.H. D avis, T he m ed iev a l w arh orse, London 1989 [1157] J.H . P ryo r , T h e n a v a l a rc h itec tu re o f cru sad er tran sp ort sh ip a n d h o r s e tran sp ort rev isited, in “The mariner’s mirrar”, 76 (1990), pp. 255-273 165

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[1158] C. G illmor, P ractical chivalry. T h e training o f

h orses fo r tou rn am en ts a n d w arfare, in “Studies in Medieval and Renaissance History”, n. s., 13 (1 9 9 2 ), pp. 5-29

[1159] B. S chn erb , L e ch ev a i e t le s ch ev au x dan s les a r m é e s d es du cs d e B ou rg og n e au XIV' siècle, in C om m erce, fin a n ces e t s o c iétés (X le-XVT s iè c ie s ). R ecu eil d e travaux d ’h isto ire m éd iév a le o ffe r ì à M. le p r o fe s s o r H enri D u bois, a cura di P h . C ontamine , T. D u to ur , B. S chnerb , Paris 1993 [1160] A. H yland , T he m ed iev a l w arhorse. From Byzantium to th è cru sad es, London 1994 [1161] A. H yland , The W arh orse 1250-1600, Stroud 1998

[1162] A. H yland , T he tìo r s e in th è M iddle A ges, Phoe­ nix Mill 1999 14.3 La controversia sull’uso della staffa La nota tesi d i Lynn W hite Jr., c h e n el 1962 (sotto, n. 1167) attribu iv a a ll’in trod u zion e d ella staffa la d iffu ­ sio n e d ella n u ova tecn ica d i com battim en to con la lan cia ab b assata, e, d i qu i, p e r la crescen te n ecessità d i cav alieri b en eq u ip ag g iati e d addestrati, alla n asci­ ta d el co sid d etto feudalesimo, è stata ra p id am en te d i­ scu ssa e in gran p a rte con fu tata in scritti c o m e il n. 1164 e, soprattu tto, il n. 1166. R im ane, d e ll’a ffa s c i­ n an te teo ria , u n ’in teressa n te letteratu ra critica, e, fo r­ se, alcuni spunti c h e m eritereb b ero u lteriori in dagin i. Si veda, in qu an to strettam en te legata a qu esta sez io ­ n e, la 14.4 II maneggio della lancia. Cfr. da a ltre sez io n i il n .: 886. [1163] H. B rùnner, D er R eiterdìenst und d ie A nfànge des Lehnsw esen, in “Zeitschrift der Savigny-Stiftung fur Rechtgeschichte, Germanistische Abteilung”, 8 (1887), pp. 1-38 [1164] P.H. Sawyer, R.H. H ilton, T echnical D eterm inism : T he Stirmp an d thè Plough, in “Past and Present”, 24 (1963), pp. 90-100 [1165] J.D.A. O gilvy, T he Stirmp an d Feudalism , in “The University of Colorado Studies; Series in Language and Literature”, 10 (1966), pp. 1-13

[1166] B.S. B achrach, Charles Martel, M ounted sh o ck Com bat, thè Stirmp an d F eu dal Origins, in “Stu­ dies in Medieval and Renaissance History”, VII (1970), pp. 49-75 [1167] L. W hite J r., Tecnica e società n el M edioevo, Tori­ no 1970; traduzione di M edieval T echnology an d Social Change, Oxford 1962 [1168] M.A. Littauer, Early stirm ps, in “Antiquity”, 55 (1981), pp. 99-105 [1169] A.A. S ettia , L e radici tecn olog ich e della cavallerìa m edievale, in “Rivista storica italiana”, 97 (1985), pp. 264-273 [1170] A. Roland, O nce M ore into thè Stirmps. Lynn W hi­ te jr., M edieval T echn ology an d Social Change, in “Technology and Culture”, 44 (2003), pp. 574-585 14.4 II maneggio della lancia I diversi tem pi d ell’in trodu zion e della tecnica d i com ­ battim en to a cav allo con la lancia abbassata so n o an ­ cora da v erificare, an ch e s e p a re im probabile ch e le fo n ­ ti p ossan o p erm ettere d i stabilirn e con m aggior certezza ogni passaggio. È un fatto ch e n el corso d ell’X I seco lo a n d ò via via afferm an d osi il com battim en to d ’urto, c h e sa reb b e p resto divenuto carattere distintivo d elle tecni­ ch e d i com battim en to d i tutta l ’E uropa occiden tale. Si v ed an o, in p articolare, i n. 1171, 1174, 1175 e 1177. [1171] D.J.A. Ross, L ’originalité d e “T u r o ld u s le m aniem ent d e la lan ce, in “Cahiers de civilisation médiévale”, VI (1963), pp. 127-138 [1172] F. B uttin, La lan ce et l ’arrèt d e cuirasse, in “Archaeologia”, XVIX (1965), pp. 409-441 [1173] D. N icolle, T he im pact o f thè E uropean cou ch ed la n ce on M uslim m ilitary tradition, in “Journal of thè arms and armour society”, 10 (1980), pp. 6-40; ora anche in (n. 215) [1174] V. C irlot , T echn iqu es g u errières en C atalogne féo d a le: le m an iem en t d e la lan ce, in “Cahiers de civilisation médiévale", XXVIII (1985), pp. 35-43 [1175] J. F io r i , E n core l ’u sage d e la la n ce... La techniq u e du com bat ch ev a leresq u e vers fa n 1100, in “Cahiers de civilisation médiévale”, XXXI (1988), pp. 213-240; ora anche in (n. 1033), pp. 345-388 167

166

La guerra nel medioevo [1176] M. B ennet, La règ ie du T em p ie as a M ilitary ma­ rmai on H ow to d eliv er a C avalry Charge, in Studies in M edieval H istory p resen ted to R. Alien B row n, a cura di C. H arper -B ill, C.J. H old sw orth , J.L. Nelson , Woodbridge 1989, pp. 7-19 [1177] C. G aier , A la rech erc h e d ’une escrìm e d écisiv e d e la la n ce ch ev a leresq u e: le “cou p d e fau tre” selon G islebert d e M ons (1168), in F em m es, m ariages, lign ages, Χ ΙΕ-Χ ΙΨ siècle. M élanges offerts à G eorg es Duby, Bruxelles 1992, pp. 177-196; ora anche in (n. 208), pp. 57-77 [1178] J. F lori, C h ev alerie ch rétien n e et cav alerie m u­ sulm ane. D eu x con cep tion s du com b at ch ev a le­ resq u e vers 1100, in Le m on d e d es h éro s dan s la cu ltu re m éd iév ale, (Wodan, 35), 1994, pp. 99113; ora anche in (n. 1033), pp. 389-405 14.5 Tornei e giochi addestrativi L ’in d u b b io leg a m e tra to rn eo e attività b ellic a è tale d a g iu stific a re un ra p id o sg u a rd o a d una lettera tu ­ ra sto rio g ra fica ricca d i con trib u ti. È p a rtic o la rm en ­ te in teressan te, p o i, lo stu d io d e lle battagliole, sco n ­ tri ritu ali e festiv i - m a s p e s s o cru en ti - tra cittad i­ n i, recen tem en te in terp retate c o m e g io c h i a d d estrati­ vi p e r a v v ez z a re alla g u erra c h i a v reb b e p resta to ser­ vizio n eg li eserc iti com u n ali (si v ed a in p a rtic o la re il n. 1193). [1179] A. A ngelucci, Il tiro a s e g n o in Italia d alla sua o rig in e sin o a i n ostri g io rn i, Torino 1865 [1180] A. Fa bretti , N ota sto rica su lla battag lia c o s ì d etta d e i sassi, tratta d a g li a n tich i statu ti di P eru g ia, in “Rivista storica italiana”, I (1884), pp. 801-806 [1181] S. S alvestrini, Il g io c o d e l p o n te, Pisa 1935 [1182] J. H eers , F ètes, jeu x et jo u tes dan s le s so ciétés d ’O ccid en t à la fin du M oyen A ge, MontréalParis 1971 [1183] Il g io c o d e l p o n te di Pisa, Pisa 1980 [1184] A. R o m iti , L e g a r e d i tiro: la balestra, lo sch io p p etto e l ’a rch ib u g io , in A lcu n i g io c h i a Lucca al tem p o d ella R ep u b b lica , Lucca 1981, pp. 77-138

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Bibliografia [1185] W. M elczer , Un tem a p r o fa n o n ella scu ltu ra d i B a risa n o da Trani: “il g io c o d e lle m a z z e ”, in Studi d i storia d e ll’arte in m em oria d i M ario R otili, Napoli 1984, pp. 193-199 [1186] D as R itterlich e T u rn ier im M ittelalter, a cura di J . F leckenstein , Gòttingen 1986 [1187] La so cietà in costu m e. G iostre e torn ei n e ll’I­ talia d i a n tic o reg im e, Foligno 1986 [1188] F.M. B esson , “A a rm es é g a le s ”: une rep résen tation d e la v io len c e en F ran ce e t en E sp ag n e au X lle sièc le, in “Gesta”, XXVI (1987), pp. 113-126 [1189] S. A nglo , H o w to win a tournam ent: th è Tec h n iq u e o f C hivalric C om bat, in “Antiquaries’ Journal”, 68 (1988), pp. 248-264 [1190] C. E d in gton , T he T ou rn am en t in M ed iev al S cotlan d , in (n. 1022), pp. 46-62 [1191] R. B arber , T ou rn am en ts, Woodbridge 1989 [1192] La civiltà d e l to rn eo (sec. XII-XVII). G iostre e to rn ei tra m ed io ev o e d età m o d ern a , Atti del VII convegno di studi (Narni, 14-16 ottobre 1986), Narni 1990 [1193] A.A. S ettia , “Ut m eliu s d o cea n tu r a d b ellu m ”. I g io c h i d i g u erra e l ’ad d estra m en to d e lle fa n ­ terie com u n ali, in (n. 1192), pp. 79-105; anche in (n. 500) con il titolo I g io c h i m ilitari e l ’a d ­ d estram en to d e lle fan terie, pp. 29-52 [1194] J.-M . M eh l , U ne éd u ca tio n du c o rp s à la fin du M oyen A g e e t au d éb u t d e la R en aissan ce: l e tir à P are en F ran ce e t en A n gleterre, in É d u cation e t h y g ièn e du co rp s à travers l ’h isto ire, a cura di P. Lev eq u e , Dijon 1991, pp. 17-27 [1195] M. Vale, Le tou rn oi dan s la F ran ce du N ord, l ’A n g leterre e t le s P ays-B as (1280-1400): étu d e com p arée, in T h éàtre et sp ectacle h ier et a u jo u r d ’hui, M oyen A ge et R en aissan ce, Paris 1991, pp. 236-271 [1196] J.-C. M aire V ig u eu r , Un jeu bien m al tem p éré. L e “lu du s b a tta g lie” d e P érou se, in H istoire et so ciété. M élanges o fferts a G eorg es D uby, II, Le ten a n cier, le fid ile e t le citoyen , Aix-enProvence 1992, pp. 195-208

169

La guerra nel medioevo Bibliografia [1197] L. Ricciardi, Col senno, co l tesoro e con la lancia.

[1198]

[1199] [1200] [1201]

Riti e g io ch i cav alleresch i n ella Firenze di Loren­ z o il M agnifico, Firenze 1992 C. D olcini, R iflessioni sul torn eo n ella canonistica (secc. XLL-XLV), in G ioco e giustizia n ell’Itaha d i Com une, a cura di G. O rtalli, Treviso-Roma 1993, pp. 145-148 A.A. Setita , La “battaglia”: un g io c o v iolen to tra perm issività e in terdizion e, ibidem, pp. 121-132 D. B auestracci, La festa in arm i. G iostre, tornei e giochi d el M edioevo, Bari 2001 A. Rizzi , Il g io c o della “battagliola”, in (n. 180), pp. 219-254

14.6 Spionaggio militare e servizi informativi L’esito d i una guerra, è noto, d ip en d e tra il resto dalla ca ­ pacità d ei con ten den ti d i raccog liere e d elaborare infor­ m azioni. Non si m ancò, an ch e in età m ed iev ale, di p r e ­ sta re atten zion e a sim ili p roblem i, co m e dim ostrano a p ­ p ien o i lavori sotto citati. Si vedan o, in particolare, i n. 1202 e 1203- P er l ’Italia com u n ale, si veda da ultim o il n. 1210. [1202] J.R. A lban, C.T. A llmand, Spies an d Spying in thè Fourteenth Century, in (n. 206), pp. 73-101 [1203] J· D euve, Les Services secrets N orm ands. La G uer­ r e secrète au M oyen A ge (900-1135), Condé-surNoireau 1990 [1204] I. Arthurson , E spion age an d in telligen ce from thè Wars o f thè R oses to thè R eform ation, in “Nottin­ gham Medieval Studies”, 35 (1991), pp. 134-154 [12051 C. A llmand, In telligen ce in th è H undred Years Wa r, in “G o sp y thè lan d ”. M ilitary Intelligence in History, a cura di K. N eilson, B.J.C. M cK ercher, Westport-London 1992, pp. 31-47 [1206] J.O. Prestwich, Military In tellig en ce under thè Norm an an d A ngevin Kings, in Law an d G overn­ m en t in M edieval England an d N orm andy. Essays in h on ou r o f Ja m es Holt, a cura di G. G arnett, J. H udson , Cam bridge 1994, pp. 1-30 [1207] P. P reto , I servizi segreti di V enezia, Milano 1994 [1208] Ρ. P reto , Le p a ro le d ello spionaggio, in “Lingua nostra”, LVI (1995), pp. 97-114 170

[1209] B. E dgington , T he doves o fw ar. T he p a ri p la y ed b y carrier p ig eo n s in th è crusade, in A utour d e la p rem ière croisad e, Actes du colloque de la Society for thè Study of thè Crusades and thè Latin East (Clermont-Ferrand, 22-25 juin 1995), a cura di M. B alard, Paris 1996, pp. 167-175 [1210] A.A. Settia , “P ro novis in v en ien d is”. Lo sp ion ag ­ g io m ilitare sen ese n ei “Libri d i B icc h ern a ” (1 2 2 9 -1 2 3 1 ), in “Archivio storico italiano”, CLVI (1998), pp. 3-23 14.7 Trasporti, logistica e vettovagliamento Il trasporto d i m ateriali e d il vettovagliam en to so n o s e n z ’a ltro im portanti asp etti d e ll’o rg a n iz z a z ion e d i un esercito. N é p a r e sia p o ssib ile p en sa re ch e g li arm ati d ’età m ed iev ale p o tessero sostentarsi sem p licem en te ed esclu sivam en te viven do sul territorio, ov v ero sottraen do con la forz a le risorse n ecessa rie agli abitanti le z o n e d ’op erazion e. Se la sensibilità v erso sim ili qu estion i è a cq u isiz io n e relativ am en te recen te p e r g li storici, non m anca com u n q u e un co sp ic u o n u m ero di studi ch e d elin ein o il p ro b lem a . P articolarm en te significativi s o ­ n o i n. 1218, 1222 e 1225. Cfr. da a ltre sez io n i il n .: 229[1211] J.R. H ooker , N otes on thè O rganization an d Supp ly o fth e Tudor Military under H enry VII, in “Hun­ tington Library Quarterly”, 23 (1950), pp. 19-31 [1212] S.J. B urley , T he V ictualling o f C alais 1347-65, in “Bullettin of thè Institute of Historical Research”, 31 (1958), pp. 49-57 [1213] C. B rusten , L e ravitaillem en t en vivres dans l ’a rm ée bou rg u ig n on n e, 1450-1477, in “Publications du Centre européen d’Etudes burgondomédianes”, 3 (1961), pp. 42-49 [1214] M. P restwich , V ictualling E stim ates fo r th è Eng lish G arrisons in S cotlan d during th è E arly F ou rteen th Century, in “The English Historical Review”, 82 (1967), pp. 536-543 [1215] C. G aier , L ’ap p rov ision n em en t e t le rég im e ali­ m en ta rie d es trou pes dans le d u ch é d e Luxem b o u rg et les terres d ’O utre M euse vers 1400, in “Le moyen àge”, LXXIV (1968), pp. 551-575 171

Bibliografia La guerra nel medioevo [1226] A. G arosi, D ocum enti p e r contribuire alla con o­ [1216] P h . B raunstein, G uerre, vivres et transports dans le H aut Frioul en 1381, in Erzeugung, V erkehr und

[1217]

[1218]

[12191

[1220]

H andel in d er G eschichte d er Alpenlànder. H erbertH assinger-Festschrift, Insbruck 1977, pp. 85-106 P h . C ontamine , C on som m ation e t d em a n d e m ilitarn e en F ran ce e t en A n gleterre, XIIF-XVε siècies, in D om anda e consum i. Livelli e strutture (n ei seco li X11I-XV111), Atti della Sesta settimana di studio (27 aprile-3 maggio 1974), Istituto interna­ zionale di Storia Economica “F. Datini”, Prato 1978, pp. 409-428 J. G ii.i.ingham, R ich ard I an d d ie Scien ce o fW a r in thè M iddle Ages, in (n. 207), pp. 78-91 C. G illmor, Naval Logistica o fth e Cross-Channel Operation, 1066, in “Anglo-Norman Studies”, 7 (1984), pp. 105-131; ora anche in (n. 961), pp. 113-128 M. P restwich, M ilitary Logistics: T he C ase o f 1322,

[1227]

[1228] [1229]

[1230]

in (n. 1022), pp. 27 6 -2 8 8 [1221] H. Kleinschmidt, Logistik im stàdtischen M ilitarwe-

sen , dargestellt aus dem suddeutschen Raum, in “Jahrbuch fur Wirtschaftgeschichte”, (1991), pp. 79-93 [1222] B .S . B achrach, Logistics in P re-C ru sade Europe, in F eed in g Mars. Logistics in W estern W arfare fro m thè M iddle A ges to thè Present, a cura di J.A. Lynn , Oxford 1993, pp. 57-78 [1223] W .E. Ka egi , B yzantine L ogistics: P roblem s an d P erspectives, ibidem , pp. 39 -5 5 [1224] T.J. Runyan, N aval Logistics in th è Late M iddle A ges: T he E xam ple o f th è H undred Years War, ibidem , p p . 7 9 -1 0 0

[1225] M. P restwich , T he Logistics o fW a r , in (n. 353), pp. 245-262 14.8 Sanità militare Specifico settore della chirurgia e m edicina m edievali, la cura e l ’assistenza ai feriti in com battim ento è problem a ch e —an che p er la necessità di com peten ze interdisciplina­ ri - non ha forse ancora ricevuto adeguata attenzione. L contributi sotto elencati, quindi, b en ch é non m olto num e­ rosi, potrebbero essere utile stim olo a nuove e più am pie ri­ cerche. È particolarm en te utile, da ultimo, an che p erch é m olto attento alla docu m en tazion e italiana, il n. 1232.

[1231]

[1232]

scen za d ei servizi sanitari p resso le milizie m ed ioe­ vali, in “Atti e Memorie dell’Accademia di storia dell’arte sanitaria”, appendice a “Rassegna di clini­ ca, terapia e scienza affini”, (1938), pp. 1-8 G .E . G ask , H istorical S ketch o f th è M ethods o f T reatin g W ounds in thè C hest from A.D. 1300 to 1900, in E ssays in th è H istory o f M edicine, London 1950, pp. 145-146 G.E. G ask , T h e M edicai S erv ices o f H enry th è F ifth ’s C am paign o f th è S om m e in 1415, ibi­ dem, pp. 77-93 D . N icolle , W ounds, M ilitary Surgery an d th è R eality o f th è C rusading W arfare; T he E videnc e o f U sam ah’s M em oires, in “Journal of Orien­ tai and African Studies”, 5 0 9 8 3 ), pp· 33-46; ora anche in (n. 215) K. D eV ries , M ilitary S u rg ical P ra ctice a n d th è A dvent o f G u n p ow d er W eaponry, in “Canadian Bulletin of Medicai History”, 7 (1990), pp. 131-146; ora anche in (n. 214) J. D avies, A rrow W ounds an d H ow to T reat T hem : A Short Study in M edieval an d E arly R e­ n a issa n ce P ractice, in “Journal of thè Society of Archer-Antiquaries”, 41 (1998), pp. 6-8 A.A. S ettia , R apin e, a ssed i, battag lie. La g u er­ ra n el m ed io ev o , Roma-Bari 2002, pp. 271-288

14.9 Musica militare N onostante il su o ev id en te interesse, l ’im piego di suona­ tori e strum enti m usicali al segu ito d elle m ilizie m ed ie­ vali, è tem a - com p lice forse lo stato d elle fonti - ancora scarsam en te studiato. La brev e sezion e, dunque, indi­ cherà a n ch e scritti in cui il p roblem a ap p are so lo accen ­ nato, p u rch é vi si offran o spunti utili. Si v ed an o in p a r­ ticolare i n. 1233 e 1236. [1233] M. Vale , W ar a n d C hivalry: W a rfa re a n d A risto c ra tic C u ltu re in E n g lan d , F ra n ce a n d B u rg u n d y a t th è E nd o f M iddle A ge, London 1981, pp. 151 ss. [1234] B. G itto n , D e l ’em p lo i d es chan son s d e g este p o u r en tra m er le s g u erriers au co m b at, in La 173

172

La guerra nel medioevo

[1235] [1236] [1237]

[1238]

[12391

ch an son d e g este et le m y th e carolin g ien . M éla n g es R en é Louis, a cura di E. B aumgartner , J.-C. Payen , P. Le R id er , A. M oisa n , A. La b b é , I, Saint Pére sous Vézelay 1982, pp. 3-19 J. B ergsagel, War an d M usic in th è M iddle A ges, in War an d P ea ce in th è M iddle A ges, a cura di B.P. M cG uire , Copenhagen 1987, pp. 282-298 P h . C ontamine, La m u siq u e m ilitarne dans le fon ction n em en t d es arm ées: l ’ex em p le frangaise (v. 1330- v. 1550), in (n. 453), pp. 93-106 A.A. S ettia , Gli “In seg n am en ti’ d i T eod oro di M on ferrato e la p ra ssi b ellic a in Italia a ll’in izio d el T recen to, in “Archivio storico italiano”, CLVII (1999), p. 677 O . de Carli, La m usica d i p a c e e la m usica di guerra al tem p o d i B artolom eo C olleoni, in La fi­ gura e l ’op era d i B artolom eo C olleoni, Conve­ gno di Studi (16-17 aprile 1999), numero mo­ nografico di “Bergomum. Bollettino della Civica Biblioteca A. Mai”, XCV (2000), pp. 219-258 F. B argigia , L ’esercito sen ese n ei p iù an tichi libri d i B icch ern a (1 2 2 6 -1 2 3 1 ), in “Bullettino senese di storia patria”, CIX (2002), pp. 69-74

INDICE DEGLI AUTORI CITATI Sono qui elencati gli autori delle opere raccolte nella Bibliografìa. Il riferimento è al numero pro­ gressivo dei lavori citati.

A cconcio L o n g o , A. 845 A egidius C olumna R omanus 55 A gosto , A. 1125 A iraldi, G. 974 A lban , J.R . 1202 A llevi, F.D. 1152 A llevi, P. 671, 881 A llmand, C .T. 117, 206, 366, 378,

452, 797, 1124, 1202, 1205 A lm, J. 746 A lphonse X le Sage 52 A matuccio , G. 527, 529, 530, 768, 774 A ncona , C. 1067 A ndenna, G. 304 Angelucci, A. 570, 613, 778, 1179 Anglo, S. 1189 Aragón F ernandez, M.A. 659 Ardant du Picq, Ch. 34 A rnaldi, G. 910 A rnold, B. 1015 Aroldi, M. 625 Artesi, R. 1082 Arthurson, I. 1204 A shdown, C.H. 617, 633 A shtor, E. 5 4 9 A udouin , E. 306 A uer, L. 4, 131, 197, 405, 924 A utrand, F. 9 5 2 Ayto n , A. 4 6 4 , 6 7 7 , 1 0 2 8 A zcàrte A guilar A mat, P. 4 3 2

B abelon, J.P. 205 B acchini, F. 601 B achrach, B.S. 8, 10, 83, 114, 213, 223, 224, 229, 231, 235, 236, 237, 238, 240, 241, 245, 254, 256, 257, 262, 265, 270, 345, 777, 818, 822, 829, 1000, 1004, 1006, 1007, 1008, 1021, 1029, 1138, 1166, 1222 B ainton, R.H. 127 B alard, M. 547, 1146, 1209 B aldisserri, L. 864 B alestracci, D. 568, 1200 B alletto, L. 975, 978, 980, 992

174

B altzer , M. 385 B ancourt , P. 1139 B arbarich , E. 574 B a rber , R. 1016, 1191 B a r ber o , A. 455a, 606, 1105 B argigia , F. 514, 1239 B arlozzetti, U. 1092, 1099 B arnes , J. 167 Β arnie , J. 367 B arral i A ltet , X. 882 B artlett , R.J. 192 B artoli Langeli, A. 487 B artusis , M.C. 276 B aruti C eccopieri , M.V. 1088 B assignana , P.L. 6 8 B astianoni, C. 922 B attisti, C. 630 B a u er , F. 933 B a u er , K. 825 B aumann , H. 251 B aumgartner , E. 1234 B autier , A.M. 1153 B autier , R.H. 318, 551, 1153 B a yley , C.C. 66 B ayro u , L. 823 B azzana , A. 434, 496, 826 B ec k , W. 387 B eeler, J. 5, 255, 334, 336, 811 B e f f e y t e , R. 8 9 0 B ellucci, A. 1 0 4 0 B ennet, M. 29, 347, 941,1023, 1176 B enninghoven , F. 399 B enoit, P. 700, 803 B e n il ey , M. 1 0 B érenger , J. 470 B erengo , M. 1 0 7 4 B eretta, R. 906 B ergaglio , C. 8 4 4 B ergman, C.A. 769 B ergsagel, J. 1 2 3 5 B ertelli, C. 6 6 4 B ertelli, S. 5 8 5 B erthélot , Μ. 8 6 O, 8 6 l B ertoloth , A. 5 7 2 B esson, F.M. 1188 B ianchessi, S. 6 0 8 B ianchi, S.A. 558, 561 B ignami, L. 1 0 4 7 B illot, C. 1093 B iscaro, G. 904 B lack, J. 460 B lair, C. 652, 705 B liese, J.R.E. 176, 1106, 1107, 1108

175

La guerra nel medioevo B lock , W. 1044 B lockmans, W. 946 B occhi, F. 1064 B occia , L.G. 26, 75, 490, 635, 642,

643, 647, 648, 649, 652, 655, 657, 664, 668, 674, 693, 711, 717, 732 B odmer , J.P. 217 B o g n eth , G.P. 867 B onamente , G. 112 B ongars, J. 58 B ontempi, P. 921 B ornstein , D. 99, 100 B ossuat, A. 1119, 1120 B ossuat, R. 95 B oussard , J. 309, 1054 B outaric , E. 305 B ouzy , O. 678 B owlus , C.R. 260, 408, 1146 B radbury , J. 32, 765, 796, 848, 936 B rady, T.A. 451 B raunstein , P h . 1216 B rett , M. 178 B reveglieri, B . 654, 656, 663 B rewer , C.W. 715 B rewer , D. 650 B rizzi, G. 113 B rodman , J.W. 1128 B rooks , F. W. 912 B rooks , N.P. 646 B rown , R.A. 937 B rown , R.I. 433 B rown , S.D. 1085 B rown , T.S. 228 B ruhn H ofemeyer , A. 636,722,724,726

B run, R. 686 B rundage , J.A . 173 B runner, H. 1163 B runner, K. 1 0 0 6 B rusten , C. 416, 919, 1213 B uchanan , B . 8 0 4 B ueno de M esquita, D .M . 1056 B urgess, M.E. 7 0 7 B uridant, C. 110 B urley, S.J. 1212 B urne, A.H. 358, 359 B urns, R.I. 1058

BumN, C. 743 B uthn, F. 637, 1172 B yrne, M.794 C aferro , W . 5 6 0 , 1 0 9 6 C ahen , C. 8 7 4 C ailleaux, D . 7 0 0

176

Caldwell, D.H. 737 Callebat, L. 43 Calvini, N. 762 Caminiti, G. 506 Cammarosano, P. 295 Camus, J. 90 Canestrini, G. 473, 868 Cannon Willard, C. 65 Cansacchi, C. 1053 Capasso, C. 1043 Capizzi, C. 584 Caproni, R. 942 Cardini, F. 35, 101, 105, 312, 497, 501, 598, 939, 1013, 1026, 1032

Carlini, A. 539 Carpentier, E. 934 Carr, A.D. 362 Carrère, C. 1069 Carter, C.H. 787 Carter, J.M. 1145 Casanova, E. 535 Cassi Ramelli, A. 813 Castagneto, A. 561 Castignou, P. 844 Castrillo Llamas, M.C. 439 Cathcart Kinc, D.J. 876 Catoni, G. 959 Cau, E. 505 Cavallari, V. 486 Cecchi, D. 1070 Cessi, R. 577, 1118 Chalmeta, P. 434 Chambers, D.S. 603 Chataignier, R. 842 Chatelain, A. 815, 819 Chazelas, A. 977 Cherubini, G. 569 Chevedden, P.E. 302, 831, 887, 891, 892

Cheynet, J.-C. 280 Chiappa Mauri, L. 602 Chibnall, M. 1073 Chickering, H. 1021 Chomel, V. 1151 Christine de Pizan 65 Church, S.D. 356 Ciano, C. 981, 982, 985 Cipolla, C.M. 458 Cirlot, V. 734, 1174 Clausen, Β. 241 Clausewitz, K. 33 Clough, C.H. 603 Coelho, E.T. 642, 711, 732

Indice degli autori C ognasso , F. 1 0 4 6 C ohn , W. 9 6 7 C ollini, G. 5 3 7 , 5 3 8 C olombo , G . 1041 C onta , M.R. 6 4 5 Contamine, P h. 2, 6, 15, 18, 102, 165, 1 6 8 , 193, 209, 232, 2 6 6 , 295,

311, 314, 318, 319, 321, 322, 323, 363, 364, 368, 369, 370, 371, 379, 610, 785, 799, 830, 916, 1075, 1103, 1126, 1159, 1217, 1236 Corfis, I.A. 854 Cornazzano, A. 71 Cornette, J . 46l Cokvisier, A. 28, 322, 1102 Costa, M.M. 923 Coupland, S. 666 Covini, N.M. 592, 595, 600, 602, 604, 609, 610, 827 Cozzi, G. 594 Crepin, A. 1132 Crevatin, G. 591 Crosby, E.U. 16 Crotti, R. 512 Crubézy, E. 1111 Cuozzo, E. 526, 851 Curry, A. 13, 320, 340, 382, 1104 Czeppan, R. 901

D ’Ilario, G. 925 D a Mosto, A. 573 D agron , G. 49 D ahmus , J . 938 Dain, A. 93, 97 Dalmasso, L. 91 D aniels, E . 1 8 4 D avidson, H.E. 725, 789 D avies, J. 1231 D avis, R.H. 1155, 1156 D e Angelis Cappabianca, L. 602 D e A ngelis, G. 5 1 8 D e C a luw e , J . 7 1 3 D e C arli, O . 1 2 3 8 D e Curzon, H. 51 D e Luca, D. 776 D e Mas Latrie, L. 612 D e Poerk, G. 866 D e Riquer, M. 631, 651, 713 D e Rosa , L. 7 D e Solages , B . 1 5 0 D e V ita, C. 2 7 D egrassi, D . 5 6 5 D egregorio, M. 959

Deiss, J.J. 1062 Del Negro, P. 11, 21 Del T reppo, M. 6 l l , 1068 Delbrlick, H. 183 Delpech, A.M.L. 1134 Dennis, G.T. 47 Deuve, J. 1203 DeV ries, K. 19, 143, 144, 174, 200, 214, 384, 468, 805, 806, 847, 852, 888, 909, 944, 986, Di Carpegna, N. 632, Di P rampero, A. 1150 di Sardagna, G. 1039 Di V ecchio, G. 556 Dieterich, I.R. 476 Dini, V. 749 Diotti, A. 60 Dolcini, C. 1198 Dondi, G. 733 Drew, K. 250 Dubled, H. 792 Dubois, D. 882 Dubois, P. 60 Duby , G. 928, 1017 Duffy, M. 457 DOmmler, E. 48 Dutour, T. 1159

469, 804, 855, 886, 995, 1230 639

Edbury, P. 303 Edgington, B. 1209 Edington, C. 1190 Edwards, J.H. 1131 Eickhoff, E. 971 Ekdahl, S. 301, 935 Eltis, D. 463 Erben, W. 185 Erbessen, S. 175 Esch-Norbert K amp, A. 528 Esper, T. 786 Evangelisti, P. 119, 121 Fabian, G. 752 Fabreto, A. 1038, 1180 Farinelli, R. 776 Fasori, G. 156, 480 Favier, J. 319 Favre, C. 70 Featherstone, D. 750 Fedden, R. 812 Fernàndez-Armesto, F. 996 Ferreiro, A. 843 Ferrer y Mallol, MT. 544, 546,1127

177

Indice degli autori La guerra nel medioevo Ffoulkes, C.J. 616, 681, 683 Fidentius de Padua 57 Finer, S.E. 445 F inke, H. 148 Finò, J.-F. 308, 310, 372, 691, 788, 790, 816, 872

Fiorani, P. 920 Fiumi, E. 576 Fiumi, M.L. 1049 Fleckenstein, J. 1186 Fleury, P h . 43 Flinn, M. 314 Flori, J. 134, 138, 169, 177, 1005, 1018, 1024, 1033, 1034, 1036, 1109, 1175, 1178 F lutre, L.-F. 756 F óhl, W. 1060 Foley, W. 766 Fonseca, C.D. 512 Fontani, F. 54 Forchielli, F. 152 Forzoni, R. 954 Fossati, F. 684 F ournier, P. 742 FomER, KA, 361, 365, 1083, 1086, 1100 France, J. 17, 137, 202, 263, 286, 290, 296, 298, 315, 964 France-Lanord, A. 687 Franceschini, G. 1051, 1055, 1057 Frangioni, L. 696, 697, 699, 712, 718 Frati, L. 533 F rauenholz, E. 247 F reeman, A.Z. 870 Frontinus, Iulius 44 Fuchs, F.J. 698 Fuiano, M. 908, 915 Fuller, J.F.C. 911

G aibi, A. 688, 710 G aier, C. 3, 9, 14, 20, 129, 208, 299, 373, 413, 414, 415, 417, 418, 420, 690, 695, 709, 716, 721, 771, 801, 853, 884, 917, 957, 1010, 1101, 1112, 1177, 1215 G alasso, G. 594 G alletti, A.I. 488 G allinomi, G. 94 G amber, O. 406, 641, 672, 706 G ame, D. 800 G anazza, E. 925 G anshof, F.L. 248, 252 G arcìa F itz, F. 201, 960 G arcia Moreno, LA. 225

178

G argano , G . 991 G arin , E. 1 0 8 4 G arnett, G. 1206 G arosi, A. 1226 G ask, G.E. 1227, 1228 G asparini, F. 669 G asparri, S. 1027 G autier Dalché, J. 4 3 6 , 4 4 0 G avagham, P.F. 195 C elli, I. 615, 680 G hirardini, C.L. 9 4 9 G iardina, A. 45 G iardini, A. 76l G iese, W. 6 1 8 , 6 1 9 , 6 2 0 G ilbert, S.R. 892 G illespie, J.L . 7 5 7 , 7 6 0 G illingham, J. 207, 268, 348, 1218 G illmor, C.M. 878, 1158, 1219 G iorgetti, G. 627 G iraud, J.-B. 6 1 4 G iry-D eloison , C. 321 G itton , B. 1 2 3 4 G iuffrida , C. 115 G iuliani, M. 562, 563 G lénisson, J . 205 G lover, R. 324 G òbbels, J. 524, 528 G odoy, J.A. 657 G offart , W . 103 G oldbrunner , H.M. 9 6 G olubovich , G. 57 G oodman , A . 3 4 2 G rassi, G. 2 2 G rassotti, H. 162 G reci, R. 4 8 9 , 502 G reen, L. 554 G riffith, P. 267 G rundmann, H. 1052 G uilbert, S. 85 G uyotjeannin, O. 209

Hadank, K. 897 Haldon, J. 281, 282 Hale, J.R. 76, 79, 104, 329, 449, 450, 581, 583, 599, 787, 814 Hall, B.S. 454, 675 Halsall, G.S. 243 Hannestad, G. 219 Hanow, B. 898 Hanson, V.D. 38, 41 Hardy, R. 772, 773 Hare, K.G. 145, 146

H armuth , E. 7 5 8 Harper-Bill, C. 348, 947, 1019, 1176 Harris, P V . 7 5 3 Harvey, I. 354, 794 H arvey , R. 1 0 1 9 Hassal, M.W. 1 0 6 Hatto, A.J. 745 Haverkamp, A. 1094 Hawkes, S.C. 3 4 9

Hay, D. 1122 H eath , I. 2 2 7 H éber t , M. 316 Heer, E. 644 Heers, J. 1182 Hehl, E.-D. 135 H einzen , T. 3 9 2 Hélas, J.-C. 1111 H erd e , P. 9 1 4 H erlihzy , D. 764 Hewitt, H.J. 326, 337, 365, 628 Heyn, U. 170 H ibbert , C. 9 3 0 H ig h field , J.R. L. 814 H ildesheimer , E. 1 2 5 Hill, D. 841, 873 Hill, R. 288, 947 Hilton, R.H. 1164 Holdsworth, C.J. 348, 947, 1176 Hollister, C.W. 330, 335, 338, 344 H olmes , R. 2 9 H olt , J.C. 2 0 7 Hooker, J.R. 1211 H o o p er , J . 8 0 H o o p er , N. 3 3 9 H o ppen B rouw ers , P.C.M. 4 1 9 H ousley , N. 1 0 7 7 H rabanus M aurus 4 8 HOben er , W . 7 3 5 H ubrecht , G. 1 5 2 , 1 5 3 H ud so n , J . 1 2 0 6 H ug h es , M. 3 8 2 H uici M iranda , H . 2 8 4 H uizinga , J . 1 0 0 9 Hyland, A. 1160, 1161, 1162 I ngelmark , B .E . 7 0 4 lOHANNES SARISBERIENSIS 50 I ohannes V iterbiensis 53 I reland , R.I. 4 4 Isaac , S. 1 0 9 7 I saacs, A.K. 1 0 8 0 I zquierdo B en ito , R. 4 4 1

J acob, E.F. 581 J àger, G. 317 J àhns, M. 89 J ansen, H.P.H. 419 J ean de B ueil 70 J ohn, E. 258 J ohnson, J.T. 171 J ones, A. 194 J ones, M.C.E. 802 J ones, P.N. 820 J ones, R.L.C. 835 J ones, T. 1076 J ordan, W.C. 133 J oxe, A. 36 Kaegi, W.E. 1223 Kaeuper, R.W. 1025 Kagay, D.J. 145, 210, 892 Kazanski, M. 234 Kedar, Β.Ζ. 293, 549, 955 K eegan, J. 37, 39, 42, 966 Keen, Μ.Η. 155, 211, 321, 455,1020 Kenny, A. 167 Kiff, J. 78 K leinschmidt, H. 1221 K ong, G. 899 K napton, M. 594 Knobloch, E. 67 Knowles, C. 61, 62 K och, H.W. 191 KOHLER, G. 181 K olias, T. 273 Kretzmann, N. 167 Krieger, K.F. 409, 1094 Kropf, R. 653 Kxjhm, H.J. 275 KUTTNER, S. 163 La b b é , A. 1234 L achaud , F. 719 Ladero Q uesada , M .A . 4 2 2 , 4 3 2 Lampe, K. 903 Lane, F.C. 764 Lane, S.G. 510 Lang , A. 148 Larson, H.M. 685 Le J an, R. 834 Le Rider, P. 1234 Lecestre , L, 7 0 Lechner, J. 148 L eclercq , J . 1 3 2 Leg ua i , A. 1 1 2 3 Leguay, J.-P. 700

179

La guerra nel medioevo L enihan , D.A. 179 Lenzi , M.L. 557 Lev , Y. 300 L eveq u e , P. 1194 L ewis , A.R. 425 L ewis , N.B. 1061 Leyser , K. 918 L igato , G. 86, 88 L ittauer , M.A. 1168 L o pez , R.S. 764 Lora Serrano , G. 437 Lo t , F. 186, 1003 Lo u d , G.A. 523 Lourie , E. 423 Luisi, R. 833 Luraghi, R. 7, 73 Luttrell , A. 1079 Luttwak , E.N. 40 Ly d o n , J .E 331 Lyn n , J.A. 1222

Machiavelu, N. 72 Mackenzie, W.M. 905 Maggi, R. 761 Maggiorotti, L.A. 810 Mainoni, P. 602, 1091 Maiocchi, R. 1116, 1117 Maire V igueur, J.-C. 496, 517, 1196 Mailet, M.E. 451, 583, 585, 587, 588, 590, 596, 603, 605, 1084, 1098

Manley, J. 767 Mann, J. 623, 626, 701, 702, 703 March, U. 403 Marchetti Longhi, G. 481 M ariano T accola 67 Marinoni, A. 9 1 3 , 9 2 5 M arinus Sanutus T orsellus 5 8 Marshall, C. 291, 1143 Martin, J.M. 525 Martin, P. 307, 404, 629 Martini, G . 9 2 6 Marvin, L.W. 8 5 6 M arzanti, R. 9 5 9 Masi, G. 483 Mauricius 47 Me G eer, E. 277, 278 M c C ormick , M. 1 3 9 McEwen, E. 769 McG uffie, H. 747 McG uire, B.P. 175, 1235 M c K ercher , B.J.C. 1 2 0 5

M ehl , J.-M. 1194 M eier -W elker , H. 522 M elczer , W. 1185 M énabrea , L. 474 M enant , F. 498, 821 M enghin , W. 736 M ercier , M. 783 M erta , B. 1006 M esq u i , J. 832 M ey er , W. 653 M ihXescu , H . 49 M ikulla , J. 386 M iller , E. 328 M iller , R. 769 M illiken , E.K. 751 M ira , G. 555 M oisan , A. 1234 M ollat, M. 380, 970, 972, 976,

988, 989 M onreal y T ejada , L. 8 7 1 M o ntecuccoli, R. 73 M onteiro , J .G . 4 4 2 M o n tù , C. 7 8 1 Mor, G.C. 1078 M oretti, G . 6 8 0 Morgan, P h. 346 Morillo, S. 351, 950, 961, 1035 Morin, M. 649, 808 M orisi, A. 1 2 8 Moro, P. 239, 246 Morris, W.A. 969 M o rton , C. 7 5 5 Mott, L.V. 997 M otta , E. 6 8 2 Muldoon, J . 163 MOller , H. 6 2 2 M uller , M. 9 0 2 MOller , P. 9 6 2 MOller , R .C. 5 5 2 M u n tz , H. 7 5 5 M uratori, L.A. 471 Musca, G. 673, 851 M usciarelli, L. 24

Musso, G. 973 M usumeci, G . 5 8 6

Naldini, L. 478 Neilson, K. 1205 Nelson, J.L. 348, 947, 1176 Newark, T. 190 Nicholson, H. 123, 204, 301, 1001

McLin, T.C. 166

N ickerson , H . 1 9 9

M c Na b , B . 133

Nicolle, D. 31, 74, 77, 81, 84,

180

Indice degli autori 215, 515, 6 6 1 , 679, 1173, 1229 N iem eyer , M. 528 N iese , H. 1042 N orgard J orgensen , A. 241 N órlund , P. 704 N orman , V. 640 N ovàk, R. 634 N y s , E. 64 O akeshott, R.E. 624, 708, 727, 728, 739 O bermann , H.A. 4 5 1 O dorici , F. 8 9 3 O gilvy, J.D.A. 1 1 6 5 O hly, F. 731 O lgiati, G . 9 8 7 Oman, C. 182 Ò nnerfors , A. 4 6 O rselli, A.M . 1 4 1 O rtalli, G . 1 1 9 8 Òrter, L.H. 958 O stuni, G . 6 3 P a ce , V. 1065 Paciaroni, R. 798 P adovan , G. 543 P adrutt , C. 398 P aganelli, E. 1095 Palmer , G. 766 Palom eque T orres , A. 283 Panseri, C. 723 Pao li , C. 532, 894, 1149 Paravicini B agllani, A. 501 P arker , G. 30, 456, 459, 466 P arry , V.J. 287 Partington , J.R. 784 P asquali-L asagni, A. 782 P aterson , R.C. 355 P atsch , G. 807 Pavesi, M.T. 495 P a yen , J.-C. 1234 P ayne -G allwey , R. 740, 862 P eirce , I. 658, 662, 670 P erelli C ip p o , R. 11 P eri , I. 482 P erroy , E. 375, 1121 P ertile , A. 477 P ertusi , A. 272 P eterson , W.F. 770 P etralia , G. 999 P etta , P. 607 P e y er , H.C. 1142 P eyro n el , G. 597 P ezzo lo , L. 604

Philippots, C. 1141 Pichler, A. 59 Pieri, P. 1, 69, 72, 98, 479, 519, 521, 578, 579, 582, 1048, 1050

Pini, A.I. 489 Pinnborg, J. 167 Pinoteau, H. 492 Pinto, G. 548 Pistarino, G. 992 Poggiaspalla, F. 126 P ontoglio B ina, A. 943 P onzo, G. 589 Poole, A.L. 327, 623 Pope, S.T. 748 Popoff, M. 492 Porter, B.D. 462 Porter, P. 82, 87 Poschenburg, V. 744 Post, P. 393 Powers, J.F. 428, 429, 433, 435 Powicke, M. 332 Prawer, J. 292 Prestwich, J.O . 325, 343, 1206 Prestwich, M. 341, 353, 354, 376, 993, 1014, 1030, 1087, 1214, 1220, 1225 Preto, P. 1207, 1208 Price, J.L. 464 Prince, A.E. 969 Prinz, F. 142 Professione, A. 534 Pryor, J.H. 984, 994, 1154, 1157 P uddu, R. 446, 447

Raaflaub, K. 212 Rachewiltz, S. 550 Racine, P. 504 Rasi, P. 216, 485 Rasmo, N. 648 Rathgen, B. 865 Rauchensteiner, M. 197 Rautenburg, W. 396 Raveggi, S. 959 Ravegnani, G. 274, 282a Razin, A.E. 188 Regout, R. 149 Reichel, D. 644, 927, 1140 Reid, C.J. 173 Reid, W. 707 Renn, D.F. 820 Reuter, T. 140, 233, 242, 264, 269 Rey D elque, M. 299 Ricciardi, L. 1197

181

La guerra nel medioevo Indice degli autori Rice, G. 932 Richard, J. 151, 1133 R ichardot , P h . 122 Richmond, C. 354 Ricotti, E. 472, 531, 1037 R iedmann , J . 5 5 0 R itter , R. 8 1 7 Rizzi, A. 1201 R o bcis , D . 6 7 6 Robert, U. 56 Robinson, H.R. 643 R occhi , E . 8 0 9 R occia , R. 5 5 3 R odgers , W.L. 968 Rogers, C.J. 381, 465, 775 R ogers , R. 8 4 9 R oland , A . 1 1 7 0 Roloff, G. 896 R omano , R. 1 0 6 7 Romiti, A. 754, 1184 Rose, S. 998, 1001 R osenstein , N. 2 1 2

Ross, C. 340 Ross, D.J. 1171 Rossi, F. 638, 639, 649, 660 Ro u c h e , M . 2 4 0 R ubinstein , N. 5 4 5 , 5 8 5 Rubio i Lluch, A. 1045 R u cq u o i , A. 1 0 8 3 Ruiz Doménec, J.E. 259, 431 Ruiz G ómez, F. 441

Ruiz, T.F. 133 Runyan, T.J. 983, 1224 R ussel, F .H . 159 Rutherfrord, A. 829

Sablonier, R. 407, 430 S aitta , B . 9 4 5 Salamagne, A. 8 3 4 , 8 5 0 Salvarani, R. 3 0 4 Salvemini, G . 53 Salvemini, S. 741 Salvestrini, S. 1181 Salvini, E. 939, 951 Sànchez A meijeiras, M. 665 Sanchez-A lbornoz , C. 2 2 1 , 4 2 6 Sander, E. 394, 838, 839 Santuosso, A. 956 Sawyer, P.H. 1164 Scalini, M. 490, 667, 714, 720 Schafer, K .H . 540 Schaufelberger , W . 3 9 5 , 3 9 7 , 4 0 2 Schmandt , R.H. 160

S chmauss , M. 1 4 8 Schmidt , E.A . 1 9 7 Schmidtschen, V. 196, 795, 879 S chmittenner , P. 3 8 8 , 3 8 9 Schneider , H . 4 0 0 Schneider , R. 8 6 3 Sc h n erb , B . 1 1 5 9 Schnitter , H . 4 4 8 Schlinemann , K. 391 Sch w ietering , J . 731 Scott, H.M. 467 Scrag g , D. 9 5 3 S cwatz , G.M . 2 6 0 Sec c o d ’A ragona , F. 5 8 0 Se ib t , F. 4 0 8 Seiler , T.H. 1021 Se it z , H . 7 2 9 S ellman , R.R. 3 3 3 Selzer , S. 5 6 7 Sépulchre , H . 7 1 3 Ser g i , G. 2 3 0 Sestan , E. 1 0 7 4 Settla , A.A. 21, 116, 124, 203,

244, 271, 294, 297, 304, 493, 500, 505, 507, 508, 509, 513, 516, 566, 824, 828, 836, 846, 857, 859, 880, 883, 885, 1089, 1115, 1144, 1147, 1148, 1169, 1193, 1199, 1210, 1232, 1237 S ew ard , D. 374 Sh eils , W.J. 136 Sh er w o o d , F.H . I l i S hiller , S. 892 Shrader , C. 107 Sicard , G. 130 Sigal , P.A. 1113 Silvano , M. 763 S im bula , P. 990 S im eoni , L. 542 S iv o , V. 673, 851 S lassarev , V. 764 Smail , R.C. 285, 327 Smalley , B. 814 S m ith , B. 675 Sm ith , C.H. 585 Sm ith , C.S. 689 So ed el , W . 766 SOLDEVILLA, F. 1063 Soldi R ondinini, G. 154, 1081 So lo n , P.D. 313 S o ran zo , G . 536, 1059 So r et , D. 120 S paulding , O.L. 199

S pegis , F. 8 5 8 S prandel , R. 8 6 9 S pringer , M. 1 0 8 S prom berg , H. 2 4 9 Stefanelli, E. 7 8 2 Stewart , P. 4 2 7 Stickler , A.M . 1 5 2 Storrs , C. 4 6 7 Sto rti , F. 12 Sto tten , P. 6 2 1 Strickland , M. 3 5 0 , 1 0 2 2 , 1 0 3 1 Strosingen , O . 5 4 1 Stump , L. 1 6 7 Su p p e , F.C. 3 5 2 Ta bac co , G. 2 5 3 Tangheroni , M. 4 9 7 , 5 9 8 Tarver , W.T.S. 8 8 9 T aylor , F.L. 5 7 5 T eall , J.L. 2 2 0 T enenti , A. 5 6 4 T homas , B . 7 0 6 T h om pson , A.H. 1 8 9 T h om pson , E.A. 2 1 8 T horau , P. 4 1 1 T hordeman , B . 7 0 4 T illy, C. 1 9 8 , 4 4 5 TlMBALL, P.-C. 3 6 0 T o c h , M. 4 1 0 T onani, R. 9 6 5 T o u ber t , P. 5 0 1 T o u t , F. 7 8 0 T racy , J.D . 4 5 1 T readgold , W . 2 7 9 T rease , G. 1 0 6 6 T rolli, D . 1 1 8 T ro so , M. 7 3 8 T ruax , J.A. 3 5 7 T ijcci , U. 5 6 4 T uilier , A. 2 8 9 U bierto A reta , A. 4 2 4 U lianich , B . 8 5 7 Vaisse , M. 2 8 0 Vale, M.G.A. 793, 1012, 1195, 1233 Vallecalle , J .-C . 8 7 7 Vallet , F. 2 3 4 Vallvé , J . 2 2 6 Valturius , R. 6 8 Van L u y n , P. 1 0 1 1 Vanderpol, A. 1 4 7 Vann, T.M. 4 4 3

Varaldo, C. 979 Varanini, G.M. 550, 558, 559, 561 Vauchez, A. 172 Vayra, P. 475 V egetius R enatus , F lavius 4 6 , 5 4 V erani, C. 9 0 7 Verbruggen, J.F. 187, 251, 26l,

412, 909, 929, 1135, 1136, 1137

Vignola, M. 837 V igo, P. 895 V illalon, L.J.A. 145, 210 VlOLLET LE Due, E. 23 V isconti, C.E. 571 V ismara, G. 157 V itolo, G. 857 V itruvio 43 V ivanti, C. 1067 V ollrath, H. 1094 V olpicella, L. 779 V oltmer, E. 499, 503 Waale, M.J. 421 Wackernagel, H.G. 390 Waley, D. 484, 520, 545, 1071, 1072, 1090

Wallace-Hadrill, J.M. 161 Warner, P. 840 Wathelet-Willem, J. 730 Webb , C.C J. 50 Webb , D.M. 491 Wehrli, M. 731 Wells, H.B. 746 Werner, K.F. 401 Wheeler, B. 384 White J r., L. 875, 1167 Wiese, L. 621 Wiesser, P.K. 399 Willard, J.F. 969 Williams, A.R. 692, 694, 791 Wilson, G.M. 746 Wisman, J.A. 109 Wodsack, F. 900 Wolfe, M. 383, 675, 854 Wood, C. 384 Wright, N.A.R. 377, 1130 Y app, M.E. 287 Zambarbieri, T. 593 Z orzi, C. 92 Z ug T ucci, H. 492, 494, 511, 512, 564, 673, 1114, 1129

182 183

Indice dei nomi

INDICE DEI NOMI DI PERSONA E DI LUOGO Si elencano qui i sostantivi che indicano nomi di luogo o di per­ sona nei titoli dei lavori raccolti nella Bibliografia. Come di con­ sueto, il riferimento è al numero progressivo degli scritti elencati.

Acuto, Giovanni 562, 563, 568, 1092, 1099 Adda 1147 Adige 648 Agazia 223 Alarcos 441, 960 Alboino 246 Alessandria 844 Alfonso il saggio 433 Alien Brown, R. 348, 947, 1176 Alm, J. 746 Alpi 1142 Alsazia 307 Amalfi 991 Andalusia 434 Anna Comnena 289 Antiochia 932, 1008 Aquileia 565 Aquitania 256 Aragona 987 Aristotele 167 Arqa 286 Asia 212 Aubigny 102 Avignone 686, 697, 699 Avio 668 Azincourt 359, 371, 916, 930, 966, 1141 Babilonia 529 Baldovino di Fiandra 721 Bannockburn 905 Barbastro 843 Barcellona 259 Barisano da Trani 1185 Baumkircher, A. 653 Belgio 946, 1195 Bellincioni Scapart, M. 118 Benevento 902 Béraud Stuart 102 Berberia 546 Bergamo 506, 1091

184

Bevershoutsveld 944 Bevilacqua, Battista 965 Bisanzio 225, 274, 289, 789, 1160 B obbio 86, 88 Boem ondo 932 Boldrino da Panicale 1057 Bologna 480 B ono Giamboni 54 Borgogna 321, 416, 644, 1012, 1136, 1159, 1233 Bosforo 547, 923 Bosl, K. 408 Bosworth 941 Bouvines 928, 933, 963 Braccio Fortebraccio 1049, 1088, 1090, 1114 Bretagna 802 Bretigny 358 Brezzi, P. 883, 945 Calais 847, 1212 Campaldino 907, 948, 958 Canossa 949 Carcano 898, 904, 964 Carinzia 408 Carlo I d’Angiò 524 Carlo il Temerario 323, 416 Carlo l’Ardito 1081 Carlo Magno 248, 251, 629 Carlo Martello 1166 Carlo VII 792 Carlos II de Evreux 432 Castelleone 495 Castiglia 162, 429, 443 Castiglion Fiorentino 562, 1092 Castracani, Castruccio 556 Catalogna 425, 1174 Ceno 761 Cesena 539 Chàlons-sur-Marne 85 Chaucer, J. 650, 1076 Cheshire 346, 757 Chierighino Chiericati 92 Chioggia 552, 594 Christine de Pizan 120 Civitate 908 Clausewitz, K. 33 Clodoveo 240 Colle Val d’Elsa 922 Colleoni, Bartolom eo 1238 Colonia 392 Conte Verde 1046 Corsica 978

Cortenuova 897, 942 Costantinopoli 547, 721, 855 Costanza 1037 Courtraì 909 Coviolo 949 Crécy 358, 371, 453, 901 Crema 846 Cremona 507, 511, 846 Crozet, R. 730 Danzica 399 de Bouard, M. 821 de Riquer, M. 659 Delbriick, H. 1007 Delfinato 1151 DeVries, K. 775 Diomede Carafa 69 Doria, Paganino 547 Dubois, H. 1159 Duby, G. 1177, 1196 Duero 440 Edoardo I 870 Edoardo il Nero 326, 337, 852, 1028 Egeo 992 Emilia Romagna 116 Enrico I 394 Enrico I d’Inghilterra 344, 1073 Enrico II d ’Inghilterra 1054 Enrico III d ’Inghilterra 777 Enrico V d ’Inghilterra 1228 Enrico VII 1041 Enrico VII Tudor, 1211 Erba 904 Ermoldo il Nero 259 Erone di Bisanzio 93 Europa 145, 170, 186, 187, 204, 212, 213, 214, 229, 244, 245, 255, 431, 444, 445, 449, 454, 454a, 463, 464, 465, 470, 508, 550, 565, 628, 641, 692, 694, 695, 806, 814, 834, 835, 972, 1010, 1025 , 1108 Ezzelino 880 Federico da Montefeltro 1080 Federico I 844 Federico II 385, 386, 411, 481, 501, 502, 505, 507, 511, 512, 521, 522, 528, 530, 857, 885, 967 Ferdinando di Spagna 427 Ferrara 536, 544, 577, 580 Fiandre 412, 929

Fidenzio da Padova 119, 121 Filippo Augusto 306, 308, 318 Filippo IV 847 Firenze 545, 548, 585, 643, 712, 741, 1197 Folco Nerra 83, 265, 818, 822 Foligno 487 Fornovo 956 Francia 2, 21, 305, 309, 310, 311, 312, 314, 315, 318, 319, 321, 322, 361, 363, 366, 368, 369, 370, 374, 378, 379, 383, 436, 691, 790, 799, 803, 816, 830, 963, 977, 1011, 1012, 1022, 1188, 1194, 1195, 1217, 1233 Friuli 1150, 1216 Frontino 95 Fryde, E. 354 Gallipoli 845 Garigliano 910 Gattamelata 1049, 1059 Genova 546, 549, 586, 837, 973, 980, 982, 987, 992 Germania 89, 702, 1094 Gerusalemme 290, 292 Giacom o il Conquistatore 433 Giovanna d’Arco 168, 364, 384, 797, 805 Giovanni Codagnello 518 Giovanni d’Inghilterra 356, 777 Giovanni senza Paura 676 Gislebert de Mons 1177 Giussani, A. 867 Giustiniano 220 Grabman, M. 148 Grandson 644, 927 Graziano 152 Grecia 38, 1079 Gregorio IX 126 Grenada 422 Gualazzini, U. 1078 Gubbio 749 Guglielmo I il Conquistatore 348, 1004 Guglielmo il Maresciallo 1017 Guido da Vigevano 63 Guillaume de Chateauvillain 1119 Guintelmo 883 Gundovaldo 237 Guy d’Amiens 755

185

La guerra nel medioevo Hale, J.R. 603 Halphen, L. 1121 Hastings 755, 937, 950, 961, 1138, 1145 Hattin 293, 955 Holt, J. 1206 Honoré Bonet 64 Imola 864 Inghilterra 13, 78, 100, 145, 146, 178, 327, 329, 332, 335, 336, 338, 340, 341, 349, 354, 363, 366, 370, 378, 623, 646, 719, 725, 780, 811, 936, 1012, 1014, 1022, 1031, 1067, 1094, 1194, 1195, 1206, 1217, 1233 Isabella di Spagna 427 Istria 1039 Italia 12, 21, 98, 119, 228, 230, 250, 471, 479, 483, 496, 498, 500, 508, 509, 512, 517, 523, 531, 540, 550, 557, 562, 563, 566, 567, 568, 575, 581, 587, 590, 598, 604, 605, 607, 611, 711, 764, 774, 785, 824, 827, 836, 956, 1003, 1027, 1037, 1042, 1048, 1050, 1060, 1074, 1080, 1088, 1092, 1179, 1187, 1198 Jea n de Meung 56, Jea n de Rodemack Jea n de Rovroy 95 Jea n de Vignay 61, Jean Froissart 317 Jean I de Bourbon Jonin, P, 877

6 l, 110 1120 110 1123

Kerbogah 286 Kortrik 900 Kriekelerenbosch 917 Lanly, A. 110 Lech 918 Legnano 898, 906, 913, 925, 926 Leon 162 Leonardo Bruni 66, 96 Leonardo da Vinci 116 Leyser, K. 233 Liegi 129, 414, 415, 416, 420, 690, 709, 853 Liguria 762 Linguadoca 130

186

Indice dei nomi

Livenza 246 Lombardia 498, 693, 881, 1091, 1099, 1144 Looz 414, 415 Lorenzo de Medici 576, 1197 Louis, R. 1234 Lucca 754, 1184 Lucerà 519 Ludovico il Bavaro 548 Ludovico il Moro 696, 1140 Luigi XI 792 Luigi XTV 629 Lussemburgo 1215 Machiavelli, N. 116 Maclodio 965 Mailberg 924 Maldon 258, 953 Malory 99 Malta 997 Mantova 533, 717 Marche 1070, 1152 Marin Sanudo il vecchio 105 Martino da Milano 697 Massa Marittima 749 Matilde di Canossa 949 Mattingly, G. 787 Maupertius 903 Mediterraneo 212, 300, 982, 994, 999 Melis, F. 105, 699, 712 Meloria 940, 981, 982 Michaelis de Vasconcellos, 619 Milano 481, 572, 579, 602, 608, 671, 696, 697, 706, 1091, 1140, 1144 Modena 674 Mohacs 453 Monferrato 493 Monreale 74 Montaperti 894, 939, 951, 959 Montecatini 895 Montecuccoli, R. 73 Morat 919 Morgarten 962 Mosa 413, 1215 Nancy 931 Napoleone 455a Napoli 608, 987

101,

984,

D.C. 606, 904,

954,

Negroponte 584 Niccolò da Montefeltro 1051 Niceforo Foca 49 Nicolpolis 899 Normandia 320, 340, 936, 1031, 1104, 1126, 1206 Olanda 419, 421, 946 Orsenigo 904 Orso degli Orsini 69 Padova 880 Pannonia 408 Paolo II 92 Parigi 830, 842 Parma 515 Pavia 505, 510, 1040, 1117 Pertusi, A. 1079 Perugia 487, 1180, 1196 Petrocchi, M. 555 Piacenza 86, 297, 551 Piccinino, Nicolò 798, 1049 Piemonte 475, 493, 572, 589, 645 Pisa 516, 982, 1183 Pistoia 532 Poitiers 934, 952 Ponza 1125 Portogallo 442 Portovenere 975 Prat de la Riba, E. 1045 Procopio di Cesarea 219, 223 Prussia 301, 396 Pseudo-Maurizio 115 Ramon Muntaner 430 René II 1075 Reynolds, R.L. 764 Riccardo da Pavia 1040 Riccardo I 1218 Riccardo II 757, 760 Rieti 1040 Robert de Balsac 102 Robert de La Mark 1075 Rodolfo il Glabro 137 Roma 17, 528 Romagna 1095 Rotili, M. 1185 Rouen 977 Rudiano 893 S. Agostino 149, 179 S. Antonio 880 S. Bernardo 132

S. Lambert 129 S. Luigi 299 Salvador de Moxó, D. 432 San Marino 749 Sansepolcro 749 Sardegna 990 Savona 979 Scozia 1190, 1214 Sedan 1075 Sforza, Galeazzo Maria 572, 595 Shropshire 352 Sicilia 74, 77, 520, 524, 528, 530 Siena 534, 560, 959, 1096 Sluys 143 Smail, R.C. 831 Somme 1228 Spagna 221, 226, 423, 432, 636, 701, 1083, 1128, 1188 Stamford Bridge 912 Steppes 957 Stockbridge 947 Strasburgo 404, 698 Strayer, J.R. 133 Svizzera 395 Tabacco, G. 493 Tagliacozzo 896, 914, 920, 921 Tago 424, 440 Tannenberg 935 Teobald de Cepoy 1045 Teodorico 945 Teodoro Paleologo 62, 566, 1237 Tevere 1055 Thompson, E.A. 106 Torino 553, 613 Toscana 473, 490, 497, 554, 635, 776, 1099 Tournai 852 Trani 1185 Uguccione della Faggiuola 895 Umbria 555, 1038, 1049 Urbano II 299 Usamah 1229 Vaccarizza 915 Valsesia 688 Valturio 68 Varallo Sesia 688 Vegezio 56, 6 l, 90, 91, 99, 103, 107, 108, 109, 110, 111, 114, 115, 117, 118, 122 Veneto 561

187

La guerra nel medioevo Venezia 104, 536, 552, 564, 583, 585, 594, 596, 599, 603, 6 1 2 , 764, 1039, 1129, 1207 Verona 486 Visconti, Bernabò 1043 Visconti, Filippo Maria 602 Visconti, Gian Galeazzo 533 Volterra 576 Vouillé 945 Wathelet-Willem, J. 713 White Jr., L. 1170 Wisby 704 Worringen 946

INDICE GENERALE

PER UNA MORFOLOGIA DELLA GUERRA MEDIEVALE 1. IL TEMPO DELLA FORTEZZA E DEL CAVALIERE Il m edioevo “militare” L’importanza delle fortificazioni 2. PRATICA E TEORIA DELLA GUERRA L'influenza della trattatistica La prevalenza della pratica 3. L’ASSEDIO L’arte di affamare Le macchine 4. UNA MOTIVAZIONE PREMINENTE: LA PREDA Il lucro immediato Grandi e piccoli bottini 5. LA BATTAGLIA OVVERO “L’ARCHETIPO DELL’AVVENIMENTO” La nuova “histoire bataille” e l’esperienza comunale italiana Il problema delle fonti Che cosa è veramente successo? Sotto il segno dell’indeterminatezza: gli effettivi e le perdite Vegezio sì e no Fanti e cavalieri Il carroccio tra religiosità e utilità La balestra e l'onore I contadini: non solo vittime Cavalieri senza cavalleria Tattica e logistica Lo sfruttamento patriottico di una vittoria

“ “ “ “ “ “ “ “ « “

7 7 8 11 11 13 16 16

18 22 22 24 25

« 25 “ 27 28 “ “ “ “ “ “ “ “

31 33 34 35 37 38 40 42 45

Note

« 47

PANORAMA STORIOGRAFICO

« 52

Da Hans Delbruck alla N ew military history Il contributo anglosassone In Italia, tra acquisizioni e prospettive

188

P-

« 52 “ 54 57 “

Note

“ 60

BIBLIOGRAFIA

« 66

1. GLI STRUMENTI DI RICERCA 1.1 Repertori e rassegne 1.2 Sussidi, atlanti, glossari 1.3 “Lezioni” metodologiche

“ “ “

66 66 68 69

2. L’ARTE DELLA GUERRA 2.1 La trattatistica militare: fonti 2.2 Studi di carattere iconografico

p. 70 “ 70 “ 72

3. IL PENSIERO SULLA GUERRA 3.1 La trattatistica militare: studi 3.2 Religione, chiesa, e guerra 3 3 Guerra giusta e diritto di guerra

“ “ “ “

4. OPERE DI CARATTERE GENERALE 4.1 Opere monografiche 4.2 Raccolte di saggi

“ 82 “ 82 “ 84

5. L’OCCIDENTE NELL’ALTO MEDIOEVO 5.1 Dal secolo IV al secolo Vili 5.2 L’Europa carolingia e postcarolingia

“ 85 “ 85 “ 87

6. LE CROCIATE E L’ORIENTE 6.1 L’impero bizantino 6.2 Le crociate e la “reconquista”

“ 90 “ 90 “ 90

7. L’EUROPA 7.1 La Francia e l’area francese

“ 93 “ 93

7 .2 . Le iso le b rita n n ic h e

“ 94

7.3. 7.4. 7.5. 7.6. 7.7. 7.8.

“ “ “ “ “ “

La guerra dei cent’anni L’area tedesca e svizzera Belgio e Paesi Bassi La penisola iberica L’età del Rinascimento La rivoluzione militare

74 74 77 79

97 99 101 102 104 106

8. L’ITALIA 8.1. L’età dei comuni 8.2. Il mezzogiorno normanno e svevo 8.3. Il Trecento e l’epoca delle compagnie di ventura 8.4. Il Quattrocento

“ 107 “ 107 “ 112

9. L’ARMAMENTO 9.1. Opere generali 9.2. Produzione e comm ercio 9.3· L’armamento difensivo 9.4. L’armamento offensivo 9.5. Le armi da getto portatili: l’arco e la balestra 9.6. Il fuoco greco e le armi da fuoco

“ “ “ “ “

“ 131 “ 134

10. FORTIFICAZIONI E TECNICHE D ’ASSEDIO 10.1. Fortificazioni e castelli 10.2. L’assedio 10.3. Macchine d'assedio e tecnologia militare

“ “ “ “

11. LE BATTAGLIE

“ 144

“ 113 “ 117 121 121 126 128 130

137 137 139 141

12. LA GUERRA SUL MARE

p. 149

13. UOMINI IN GUERRA 13-1 Problemi di demografia militare 13.2 I combattenti a cavallo 13.3 Mercenari e mercenariato 13-4 La psicologia e il corpo del soldato 13-5 Prigionieri, bottini e riscatti

“ “ “ “ “ “

152 152 152 154 160 161

14. TECNICHE, TATTICHE, STRUTTURE 14.1 La tattica e la strategia 14.2 Le cavalcature 14.3 La controversia sull’uso della staffa 14.4 II m aneggio della lancia 14.5 Tornei e giochi addestrativi 14.6 Spionaggio militare e servizi informativi 14.7 Trasporti, logistica e vettovagliamento 14.8 Sanità militare 14.9 Musica militare

“ “ “ “ “ “ “ “ “ “

163 163 165 166 167 168 170 171 172 173

INDICE DEGLI AUTORI CITATI INDICE DEI NOMI DI PERSONA E DI LUOGO



175



184

Finito di stampare nel m ese di luglio 2006 per conto della Jouvence Editoriale s.r.l. da Stampa Editoriale s.r.l. - Manocalzati (AV)