La città greca

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Paolo Morachiello

La città greca

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Editori La,ter:za

STORIA DELLA CITTÀ collana diretta da Donatella Calabi

I volumi di questa collana prendono in esame la scoria della morfologia urbana dalla Grecia antica alla contemporaneità. Ciascun cesto ha come tema principale la relazione era le destinazioni d'uso degli spazi urbani e le loro forme architettoniche e illustra le ragioni economiche, istituzionali e culturali che spiegano i più importanti processi di trasformazione degli insediamenti.

GIA PUBBLICATI

La città del primo Rinascimento di Donatella Ca/ahi La città dell'Ottocento di GtJida Zucconi La città medievale di Alberto Grohmann

DI PRos.51MA PUBBLICAZIONI

La città romana di PaMI Zanker La città bizantina di Ennio Conàna La città del secondo Rinascimento di Claudia Conforti La città barocca dijo1eph Connon La città del Settecento di GiovanTia Curcio La città contemporanea di Bernardo Secchi

Paolo Morachicllo

La città greca

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&litori Ùlterm

© 2003, Gius. Lacerza & Figli Prima edizione 2003 L'Editore è a disposizione di cucci gli eventuali proprietari di diritti sulle immagini riprodocce, nel caso non si fosse riuscici a reperirli per chiedere la debita autorizzazione.

Proprietà letteraria riservata Gius. Lacerza & Figli Spa Roma-Bari Finito di scampare nel gennaio 2003 Poligrafico Dehoniano Stabilimento di Bari per conto della Gius. Lacen:a & Figli Spa CL20-6843-5 ISBN 88-420-6843-8

È vietata la riproduzione, anche pan:iale, con qualsiasi mezzo effeccuaca, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didaccico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purrhé non danneggi l'autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l'acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di crasmeccere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mecce a disposizione i mezzi per foccx:opiare, chi comunque favorisce questa pratica commecce un furto e opera ai danni della cultura.

a Giovanna e a Elena

La città greca

Premessa

Uno sguardo all'atlante

Avanzando tra lo Ionio e l'Egeo, l'ultimo tronco della regione balcanica si ramifica in penisole minori, montuose e frastagliate. Le propaggini del sistema alpino mediterraneo formano l'ossatura di queste estreme regioni e le dorsali di una miriade di isole disseminate a guisa di ponte tra l'Europa e l'Asia. Ai confini meridionali della zona temperata boreale, l'ambiente montano e marino così formato - lembi continentali, penisole e isole della Grecia attuale - è come un universo composto da innumerevoli entità geografiche separate. Al riparo dei propri monti, aperta ciascuna sul proprio tratto di mare, ogni valle, ogni estensione pianeggiante al pari di ogni isola è, per sua vocazione, un'entità fisica indipendente, capace di accogliere e di alimentare solo un numero limitato di abitanti. Nessuno di questi mondi offre terreni rigogliosi o tesori del sottosuolo; ciascuno, tuttavia, sa premiare l'ingegno e il lavoro. L'arsura dell'estate, pur alleviata da venti costanti e da brezze locali, prosciuga fiumi, torrenti e falde sotterranee; l'inverno, mitigato nel rigore dalla tiepida massa del mare, rinnova le riserve d'acqua con piogge abbondanti. Nelle poche pianure, se opportunamente irrigate, prosperano le col3

ture arboree ed erbacee, mentre sulle pendici dei monti crescono boschi sempreverdi e arbusti di macchia. Pianori e rilievi porgono pascoli alle greggi transumanti. Abbonda il legname per il fuoco delle fucine e per l'armamento delle navi. I letti dei corsi d'acqua forniscono argilla per l'arte del vasaio. Nel cuore fidato di un'insenatura o all'ombra amica di un promontorio, ogni regione dispone di un porto per inviare e accogliere da terra a terra, da isola a isola, uomini, prodotti, navi. Per millenni molte popolazioni si avvicendarono nell'articolato paese: quale esito del concorso delle varie culture vi nacque, infine, una forma del vivere comune fondata sull'esercizio dell'intelligenza e della libertà individuali che divenne fondamento del mondo occidentale.

Parli' prima

Prima dei Greci

Capitolo primo

La Tessaglia e i primi abitanti

1. L'avvento del Neolitico

I primi esseri umani apparvero nelle regioni della Grecia attuale durante l'ultima glaciazione. Appartenevano al tipo Neanderthal e furono soppiantati una ventina di millenni dopo dall'homo sapiens. La vita erratica del Paleolitico, condotta per migliaia di anni sulle piste degli animali, in grotte o in capanne temporanee trovate sulle prime pendici dei monti o piantate sulle ghiaie dei fiumi, mutò in queste terre nel corso dell'VIII millennio a.C. per effetto di una rivoluzione venuta da lontano. Una teoria, formulata circa sessant'anni or sono, prospetta l'ipotesi che a introdurre nuove forme di vita e di civiltà nelle regioni della futura Grecia furono gruppi di agricoltori e di pastori provenienti da stazioni orientali. Essi sarebbero giunti, per terra o per mare, fino alle coste occidentali dell'Egeo diffondendo nei territori di approdo la coltura di cereali a ciclo annuale, l'allevamento domestico, la fabbricazione di arnesi per mietere, la costruzione di forni per cuocere, l'abitato permanente, il culto primordiale della fertilità e, in più, un ordine sociale capace di assicurare la reciproca cooperazione. 7

Il primo tangibile avvento di un'economia agricolo-pastorale è evidente in Tessaglia, ricca di acque, di foreste e di pianure alluvionali: vi si trovano tracce di abitati stabili risalenti all'inizio del VII millennio a.C. e vi riaffiorano, sparse, testimonianze della vita e del lavoro dei primi contadini-pastori che calcarono il suolo della Grecia.

2. I villaggi di Sesklo e di Dimini I centri maggiori sorsero e fiorirono tra il VII e il IV millennio a.C., nei pressi delle località di Sesklo e di Dimini, all'incontro di pianure e colline, non lontani dal mare, sul dosso e nelle immediate vicinanze di ter-

0----,,.. . 1. Localizzazione dei principali centri «dladici», «minoici» e cicladici nominati nel testo (elaborazione grafica di Francesca Rizzi).

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razze plioceniche lambite da corsi d'acqua torrentizi. Furono abitati di povere case di pianta rettangolare a unico vano, costruite su fondazioni Ji pietrame con muri di mattoni di fango e tetti ricoperti di argilla. Nelle abitazioni isolate o affiancate in serie lineari distribuite nelle frazioni sparse tra i campi vissero - probabilmente - soltanto pastori e agricoltori; in quelle addensate liberamente sull'altura dimorarono agricoltoriartigiani che, conservando presso di loro le materie prime, distribuivano poi gli oggetti e gli utensili lavorati. Entrambe le terrazze furono cinte ora da un unico ora da un triplice circuito di mura erette sui bordi del dosso, sia per distinguere sommariamente attività economiche appena differenziate, sia per provvedere a una seria difesa, ritenuta e divenuta

2. Scavi e restituzione planimetrica di Sesklo. A: acropoli; B: nucleo di abitazioni a quota inferiore (elaborazione grafica di F. Rizzi, da Kostas 1990).

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necessaria dopo la seconda metà del V millennio a.C. a seguito di un evento catastrofico - uno scontro cruento tra centri locali o tra questi e una popolazione straniera? - che sconvolse la vita dei villaggi. Avviata la ripresa, tanto a Sesklo che a Dimini - giunte all'apice di 3000-5000 abitanti - apparve al sommo dell'altura e dominò sulle costruzioni circostanti un edificio dalla forma originaria del Vicino Oriente, composto da un breve portico o vestibolo di accesso e da due vani retrostanti e contigui sull'asse, un mégaron primitivo destinato - è probabile - agli atti, alle manifestazioni e ai momenti essenziali di una vita comunitaria. I morti restarono accanto ai vivi: gli adulti inumati in fosse «a cista» o rivestite di lastre di pietra scavate all'interno o all'esterno delle mura, neonati e fanciulli, invece, nei pressi delle case. L'assetto spaziale dei due centri corrispose, presumibilmente, a forme di organizzazione economica e sociale fondate su di una sostanziale uguaglianza dei nuclei famigliari, un'equa distribuzione delle risorse, una distinzione di ruoli approssimativa e sommaria, accompagnandosi ancora la manifattura e lo scambio alla pastorizia e al lavoro nei campi. Un assetto e una organizzazione che costituirono i tratti di una cultura dell'abitato permanente proto-urbana giunta a un livello tanto elevato da superare quello della stessa Troia II e IV e che si diffusero anche al di là della regione tessalica, particolarmente nelle estensioni della Macedonia e dell'Attica attuali. Ciononostante, il modello di Sesklo e di Dimini non riuscì a incidere sulle forme complessive dell'habitat nelle altre regioni peninsulari ove le popolazioni oscillarono a lungo incerte tra acropoli fortificate, villaggi provvisori, stanziamenti in grotte; e quando, dal Vicino Oriente, attraverso l'entroterra balcanico, iniziò a diffondersi la tecnologia della lavorazione del rame insieme a quella, molto più rara, del bronzo, i centri tessalici persero il ruolo storico di propulsori di civiltà e la cultura neolitica trovò in altre terre nuovi centri vitali. Ma in Tessaglia, per tutte le genti della futura Grecia, si era dischiuso un nuovo orizzonte di vita: i territori di caccia dai mutevoli confini erano stati sostituiti dalle messi e dai pascoli rubati alle foreste, dalla ricchezza prodotta con le proprie mani, dalle case dei vivi, dalle tombe dei morti, dal confine murato che dichiarava un'appartenenza comune, da una patria, infine, da custodire e da difendere.

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Capitolo secondo

Creta

l. Il Neolitico e la trasformazione economica dell'isola La cultura neolitica acquisì nuovo vigore in un 'isola montuosa con interposte pianure e massicci altipiani, emergente al centro di un arco immaginario teso dalla Grecia ali' Anatolia attraverso il Mar Libico e l'Egeo: Creta «fertile e bella», come venne definita da Omero (Odissea, XIX, vv. 172-73 ), che accolse, tra la fine del VII e gli inizi del VI millennio a.C., un'ondata di emigranti proveniente da stazioni orientali. Approdati a settentrione, i primi coloni si spinsero a pochi chilometri dalla costa fino all'odierno sito di Cnosso, insediandosi al centro di un'altura situata alla confluenza di due fiumi, protetta lateralmente e a tergo da colline e da montagne adatte alle colture della vite, dell'ulivo e dei cereali, al pascolo e alla transumanza. Nel corso dei successivi millenni il primitivo villaggio superò di gran lunga i confini dell'altura, estendendosi soprattutto a occidente e a settentrione, verso il mare, con abitazioni composte di numerose piccole stanze, con solide basi di pietra e innalzate con ciottoli o mattoni di fango: liberamente disposte, fitte e compatte nel cuore del dosso, raccolte 11

in nuclei satelliti nelle fasce intermedie, diradate ai margini, infine gradualmente sostituite da fattorie sparse tra orti, giardini, necropoli e campi. Avviata a raggiungere e a superare la ragguardevole cifra di 15.000-20.000 abitanti, Cnosso aveva contemporaneamente alimentato flussi di migrazione interna che, rafforzati da ulteriori arrivi da oltremare, tra l'inizio e la metà del III millennio, diedero vita a nuovi centri

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3. Area di estensione di Cnosso (elaborazione grafica di F. Rizzi, da Hood, Smith 1981).

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,1bitati. In particolare, le migrazioni generarono i principali centri proto-urbani di Mallià e di Gournià sul versante settentrionale dell'isola, di 1:esto su quello meridionale, sorti rispettivamente su di un tavoliere aperto sul mare e protetto dalle montagne, su di un'erta rocciosa soprastante una rada e una spiaggia sicure, sulla cresta e sulle pendici di uno sperone collinare insinuato tra le fertili piane della Messarà. Nel-

4. Scavi e restituzione planimetrica di Mallià (elaborazione grafica di F. Rizzi, da van Effenterre 1980).

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5. Scavi e resticuzione planimecrica di Gournià (elaborazione grafica e.li F. Rizzi, e.la Hooc.l 1979).

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l'assetto spaziale ciascun centro, pur adattandosi alla specifica orografia del luogo, costituiva una variante del modello di Cnosso con case monofamigliari ora addensate al centro e diradate ai margini, con propaggini in nuclei satelliti separati (nei centri maggiori di Festo e di Mallià), ora decisamente riunite in blocchi edilizi compatti serviti e separati da anelli o