La battaglia di Novara. 9-24 luglio 1922. Occasione mancata della riscossa proletaria e antifascista

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La battaglia di Novara. 9-24 luglio 1922. Occasione mancata della riscossa proletaria e antifascista

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Grafica di Franco Testa. Il soggetto della copertina è tratto dalfillustrazione pub­ blicata da Pietro Ciuffo) «Cip» (vedi biografia a p. 314 di questo volume) col titolo di Lottare! su l'Ordine Nuovo, Torino) 16 luglio 1922, p. 1.

CESARE BERMANI

LA «BATTAGLIA DI NOVARA» (9

luglio

-

24

luglio

1922)

OCCASIONE MANCATA DELLA RISCOSSA PROLETARIA E ANTIFASCISTA

MILANO

SAPERE EDIZIONI 1972

DISTRIBUZIONE Sapere distribuzione s.r.l. - Via Molino delle Armi, 12

20123 Milano - Tel. 86.32.80

© 1972 SAPERE EDIZIONI Via Molino delle Armi, 25 - 20123 MILANO - te!. 83.90.027

I NDI C E

LA « BATTAGLIA DI NOVARA » ( 9 LUGLIO - 24 LUGLIO 1922) OCCASIONE MANCATA DELLA RISCOSSA PROLETARIA E ANTIFASCISTA I ntroduzione di ALFONSO LEONETTI

I II

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III IV

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V

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VI VII

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VIII IX X XI

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Premessa Gli avvenimenti dal 9 al 15 luglio « L'Ordine Nuovo » e Benito Mussolini di fronte alla « battaglia di Novara » . La battaglia di Lumellogno . Dal tentativo di « pacificazione » alla continuazione dello sciopero I fatti del 18 luglio: sparatoria in Piazza Cavour, incendio della Camera del Lavoro, occupazione fascista del Mu­ nicipio, occupazione militare del « Circolone » di San­ t'Agabio L'allontanamento di Ramella e 1'azione di Rossini Il tradimento degli « autonomi » e la cessazione dello sciopero L'occupazione di Borgovercelli e Trecate . Sant'Agabio si difende I fatti di Romentino, l'eccidio di Barengo e l'azione su Magenta La smobilitazione fascista Conclusione

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APPENDICE Avvertenza DA « L'ORDINE Nuovo » : Sciopero generale nel Novarese . Continua lo sciopero generale nel Novarese Resistere e prepararsi [Alfonso Leonetti] Lo sciopero generale nel Novarese [Felice Platone] Gli operai e i contadini novaresi non piegano [Felice Platone] Lo sciopero generale esteso a tutta la provincia di Novara [Felice Platone] Lo sciopero novarese stroncato? [Felice Platone]

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La funzione di Novara Tutto il Novarese in fiamme!

[Felice Platone]

La magnifica resistenza dei lavoratori novaresi

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[Umberto Ca­

losso]

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Il saccheggio di Novara continua

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[Umberto Calosso]

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Devastazioni e assassirli a Novara .

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Il valore di una confessione .

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I lavoratori novaresi combattono disperatamente

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[Umberto

Calosso]

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L'Alleanza del Lavoro e la via del proletariato italiano .

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[Umberto Calosso]

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Le gesta dei fascisti a Barengo

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Ora o mai piu .

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Per un' azione generale e immediata .

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La criminosa commedia

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Gli autori delle testimonianze orali

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Traduzioni dei brani dialettali contenuti nelle testimonianze orali

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Ragioni della ricerca e grafia adottata per il dialetto novarese .

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L'assalto fascista-poliziesco a S.

Agabio di Novara

[Um­

berto Calosso] . I fascisti continuano ad incendiare e saccheggiare nel No­ varese

[Umberto Calosso] .

I comunisti all'avanguardia della lotta del proletariato nova­ rese

PIA CARENA LEONETTI: Il « fascista » Umberto Calosso DA « UMANITA' NOVA »:

DA

«

LA RIVOLUZIONE LIBERALE »:

Note di politica interna. La vera crisi

di

p.g.

[Piero Gobetti] di p.g.

Note di politica interna. Diplomazia e umorismo

[Piero Gobetti] DA «CORRIERE DELLA SERA

»:

Il supremo interesse nazionale Alla svolta

di

A.R.

[Aldo Rossini]

[Ettore Janni]

Cenni bio-bibliografici sugli autori degli articoli pubblicati da «l'Ordine Nuovo» e su alcuni dirigenti proletari del Novarese

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INTRODUZIONE

Questo libro giunge nella storiografia sul fascismo con ri­ tardo,· ma giunge opportuno. Esso dimostra come una batta­ glia, bene ingaggiata, può t!ssere perduta, quando la direzione vien meno alle sue esigenze, e come una battaglia perduta pos­ sa decidere delle sorti di un popolo per decenni. Fu cosi per la « battaglia di Novara » del luglio 1922, che p uò considerarsi come una vera « pre-marcia su ROlrla » . Conte nacque e' che cosa f u questa moderna « battaglia di Novara » del proletariato? La volontà di fare di Novara un baluardo di resistenza al fascismo, di far partire da Novara la riscossa antifascista, pre­ se corpo anzitutto a Torino, nei locali di redazione dell'O rdi ne Nuovo . Si rileggano gli articoli Resistere e prepararsi, Torino­ Milano-Genova, La funzione di Novara e altri. Le idee esposte erano queste : ­

1) contro gli assalti fascisti, rimaneva forte, resistente il triangolo Torino-Milano-Genova/ 2) questo triangolo, sul quale si basò tutto il Risorgi­ mento e che fu il « punto di leva » della borghesia per unifi­ care il Paese, poteva divenire ora il centro di uno sforzo uni­ tario dei lavoratori nella lotta, un centro non locale ma nazio­ nale di lotta contro il fascismo,· 3) Novara, « punto vivo dove si cementa l'unità del 7

triangolo Milano-Torino-Genova » ne costituiva « l'avampo­ sto strategico » ; 4) a sua volta, il « triangolo » costituiva « la base » su cui poggiava tutto il piano dell'unità d'Italia democratica e antifascista. Si, Novara s'incontra spesso nella storia d'Italia : la tro­ viamo nella rivoluzione nazionale, tra il 1848 e il 1849) nella guerra civile tra fascismo e classe operaia del luglio 1922; n ella guerra di resistenza armata contro i nazifascisti del 19431945.

Cesare Bermani) al quale dobbiamo già un ampio e preciso lavoro sulla Novara di quest'ultimo periodo (si veda Pagine di guerriglia. L'esperienza dei garibaldini della Valsesia, Mila­ no Sapere Edizioni, I volume) pp. 944;, l'uscita del II volu­ ) me è prevista per il 1973), si è ora con impegno di studioso militante dedicato a ricostruire questa « battaglia di Novara » del luglio 1922) le cui analogie con la « Novara » della rivo­ luzione nazionale del 1849 sono fortissime. Come nel 1849) Novara si trovò ad essere nel luglio del 1922 il centro di una lotta nazionale; democratica) rivoluzio­ naria : il nenzico non era piu il governo imperiale di Vienna, ma l ) orda fascista che minacciava di impadronirsi del potere e di distruggere ogni residuo di libertà per le classi lavoratrici. Come nel 1849 contro l )Austria, la situazione internazionale e quella interna italiana nel luglio 1922 imponevano che la « guerra » contro il fascismo fosse condotta con decisione e chiaroveggenza. Ma come allora, non bisognava aver paura delle masse popolari e in particolare della classe operaia. Solo una guerra di popolo avrebbe potuto nel 1849 costringere gli Austro-ungarici a lasciare il suolo italiano;, solo facendo appel­ lo al popolo si sarebbe potuto nel 1922 sbarrare la via al fa­ scismo e batterlo. È ciò che noi cercammo di far comprendere dalle colonne dell )Ordine Nuovo di Torino e di mettere in esecuzione con l'aiuto delle organizzazioni operaie nazionali. Nell' estate del 1922, la situazione generale dell'Europa ra e ancora incandescente : le forze rivoluzionarie proletarie; avevano, si) subito degli arretramenti ma erano ancora lungi 8

dall' essere battute. Una nuova ondata insurrezionale, specie nel centro dell'Europa, andava anzi maturando. Decisivo ap­ pariva quindi lo sbocco che avrebbe avuto in Italia la « guer­ ra » contro le organizzazioni operaie e le libertà delnocratiche intrapresa dal fascismo, che beneficiò, per spezzare il fronte rivoluzionario} non solo del sostegno interno della borghesia italiana, ma anche di vasti e solidi appoggi delle forze conser­ vatrici e reazionarie degli altri paesi (è ancora una ricerca da portare avanti quella degli aiuti esteri al fascismo) strumento della reazione internazionale, prima di divenire un pericoloso concorrente per le borghesie degli altri paesi che l'avevano sor­ re tto e alimentato, come Francia, Inghilterra e Stati Uniti, ad esempio). Ma è soprattutto sul piano nazionale, interno, che la situazione poneva corde inevitabile e necessaria la lotta con­ tro il fascisl1zo. E in primo luogo che cosa doveva intendersi per lotta contro il fascismo; come e da chi questa lotta doveva essere condotta? Il fascismo è sorto come mo vimento antiproletario, at­ taccando dapprima i, comunisti, poi i socialisti, poi i democra­ tici tutti quanti. Ciò è nella sua natura e nella sua logica. Nel­ l'estate del 1922, i rapporti di forze si presentavano cosi: quasi tutta fltalia rurale - dalla Pianura Padana al Tavoliere delle Puglie - era nelle mani delle bande fasciste. La con­ quista delle campagne si presentava per le camicie nere piut­ tosto facile; incendiata la lega contadina) ucciso o bandito l'organizzatore dei lavoratori della terra, la via rimaneva li­ bera alle squadracce, che, col terrore} imponevano la loro leg­ ge. Tuttavia si ebbero episodi magnifici di resistenza e di lotta sia da part e dei contadini rossi delle Puglie che da parte dei contadini bianchi del Cremonese e della Toscana. Altra e diversa era la partita sul fronte industriale delle città. Si poteva, si, umiliare la classe operaia} bruciando di not­ te e con la complicità della polizia qualche camera del lavoro, come a Torino o a Sestri Ponente, ma non si pote vano incen­ diare o distruggere le fabbriche, in cui gli operai- rimanevano uniti e saldi, sicché, n ell'estate del 1922, se i fascisti si erano accampati, come vere truppe di occupazione, nelle campagne} 9

le grandi città proletarie, soprattutto Torino, Milano e Geno­ va, presentavano, malgrado le sconfitte del '20 e del 21, un fronte di lotta forte e resistente. Prese di qui origine la cam­ pagna per il triangolo difensivo-olfensivo di lotta al fascismo costituito dalle tre grandi città proletarie del Nord. Partito Antonio Gramsci alla fine di maggio 1922 per Mo­ sca, dove era stato inviato a rappresentare il Partito Comuni­ sta d'Italia nell'Esecutivo del Komintern, l'Ordine Nuovo , di cui, in qualità di redattore capo, ebbi la pesante responsa­ bilità, si sforzò di continuare ad essere quell' organo coraggioso di orientamento e di organizzazione delle masse lavoratrici nella lotta contro il fascismo che era sempre stato sotto la sua direzione. Nell'idea del triangolo Torino, Genova, Milano, c'era in noi, piu che il ricordo delle lotte risorgimentali, quello delle veccbie posizioni salveminiane. Ma non erano soli ricordi. La applicazione che noi ne facevamo era del tutto nuova e diver­ sa, mirando a coalizzare e a mobilitare tutte le forze democra­ tiche di questo triangolo sotto la guida delle avanguardie pro­ letarie . Era questa nostra posizione all'Ordine Nuovo condi­ visa e appoggiata intieramente dall'Esecutivo del Partito, il quale seguiva allora, come è noto, una linea politica d'ispira­ zione bordighiana? Sta di fatto che il Partito accettò e fece sua questa lotta (si veda l'appello del Comitato Esecutivo del Par­ tito Comunista d'Italia pubblicato dall'Ordine Nuovo il 19 luglio 1922, riportato in questo volume alla nota 107 a p. 146). Imboccata questa strada, noi la percorremmo fino in fon­ do, persuasi che Gramsci, se si fosse trovato ancora con noi nella trincea di via Arcivescovado, ci avrebbe approvati e in­ coraggiati. Fu cosi che, lasciando da parte tutte le disquisizio­ ni e sottigliezze su fronte unico sindacale e non fronte unico politico, come veniva sostenuto dalla direzione bordighista del nostro Partito in contrasto con la linea dell'Internazionale, di­ retta allora da Lenin, Trotzki e Zinovief, noi prendemmo a T orino l'iniziativa e la responsabilità di entrare in contatto con Serrati, direttore dell'Avanti ! a Milano, e con il capitano Giulietti per le organizza.zioni operaie di Genova, al fine di concordare un' azione unitaria per le tre città e quindi per le 10

tre regioni : Piemonte, Liguria, Lombardia e infine nazional­ mente. Gli approcci diedero, all'inizio, un risultato positivo. Un accordo venne raggiunto tra i diversi rappresentanti, ma alla prova dei fatti, i lavoratori di Torino e del Piemonte ebbero, una volta di piu, a trovarsi soli. Primi a ritirarsi furono gli « autonomi » liguri; i socialisti lombardi, dopo aspre discus­ sioni, finirono per ritenersi sciolti da ogni impegno dopo que­ sta defezione. I lavoratori novaresi e piemontesi rimasero come ho detto - una volta di piu soli a sostenere la difficile « battaglia di Novara » . Malgrado l'ardimento delle truppe proletarie piemontesi, anche questa battaglia si chiuse con una « disfatta » . Novara cadde nelle mani delle camicie nere. Il fascismo si attestava ormai alle porte delle grandi città operaie. Era una sconfitta che poteva servire ancora di insegnamento per salvare quanto rimaneva in piedi del movimento operaio e della democrazia in Italia; ma nessun insegnamento è valido, se manca la vo­ lontà di comprenderne la portata e il significato. Ora è que­ sta volontà che ma,n cava. Si è da troppe parti e con troppa superficialità presentato il Partito comunista degli anni 1921-22 come un partito « set­ ta ». Niente è meno vero. Una « setta » è un gruppo di fana­ tici impotenti. Ora, nessuno può dire che il Partito comunista sia stato negli anni 1921-1922 un gruppo di fanatici impo­ tenti. Altro è dire che la sua politica era « settaria ». Ma qui pure occorre intendersi. In che consisteva questo « settari­ rismo »? In una difesa intransigente dei principi e in un' ap­ plicazione coerente e rigorosa di essi, contro ogni viltà e com­ promesso con il nemico di classe . Lenin raccomandava ai co­ nzunisti italiani, nel 1921, di avere piu souplesse, ma non di capitolare davanti al nemico . Ora, quello che gli altri face­ vano, era proprio questo capitolare. Quando Filippo Turati predicava ai contadini pugliesi in­ sorti contro il fascismo e gli agrari d'essere « santi » e di « por­ gere [' altra guancia » o quando Giacomo Matteotti - che sarà tuttavia un grande martire dell'antifascismo - dava co­ me parola d'ordine ai suoi seguaci del Polesine « il coraggio 11

della viltà » , essz, zn realtà, non facevano che disarmare le masse lavoratrici, consegnandole impotenti nelle mani delle camicie nere. Rimane perciò grande merito del Partito comunista degli anni 1921-22, malgrado i suoi errori e i suoi limiti, di aver dato alla classe operaia e a tutti i sinceri democratici un orien­ tamento e un esempio costante di resistenza e di lotta al fa­ scismo, su tutti i terreni, cominciando dalla lotta armata. « Novara » è una delle tante belle pagine di questa grande storia. Roma, Settembre 1972 ALFONSO LEONETTI

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PREMESSA

Luglio 1922: il fascismo è in marcia verso la conquista del potere , e la sua strategia militare può seguirsi sulla carta geografica. « Come spiegare che il fascismo, in certe regioni , si sia affermato e abbia preso piede soltanto in alcune località, o si sia diffuso seguendo una certa direzione a preferenza di tante altre? [ . ] Bisogna venire a un ordine di considerazioni di carattere strettamente " strategico", ed essere convinti che l'ondata­ fascista non si è mossa senza seguire un piano militare scien­ tificamente studiato e preordinato . [ . ] N es suno vorrà negare , ad esempio , che la scelta di Bo­ logna come punto di partenza , sia stata per i fascisti nel 1920 buona dal punto di vista politico, ma ottima secondo un criterio militare. Politicamente Bologna rappresentava al­ lora il piti notevole punto di contatto e di congiunzione tra il movimento degli operai e quello dei contadini. [ ] IvIa strategicamente la città di Bologna venne certanlente scelta perché essa è la chiave di volta non solo dell'Emilia, ma di tutta la pianura del Po. La trama del piano militare è ancora piti evidente nel sistema col quale la posizione della citta­ della fascista di Bologna è stata messa a profitto, nel modo come sono state conquistate direttamente, quasi per un at­ tacco frontale, Ferrara e Modena, nel modo come è stato " penetrato" il Polesine , nel modo come il reggiano è stato aggirato e fatto capitolare, e COSI via. .

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Considerazioni analoghe si possono fare sul modo come la conquistata pianura del Po è servita come base di operazione per la costituzione di vere e proprie " teste di ponte " [ . ] , cioè di posizioni conquistate e tenute al solo scopo di avere un collegamento tra i diversi settori regionali e di far incom­ bere in pari tempo sopra intiere regioni la minaccia di una regolare invasione . Raccogliendo tutti questi segni sparsi per tentare di rico­ struire il piano generale, non si può sfuggire alla constata­ zione che l'attacco fascista tende a raggiungere il centro po­ litico dell'Italia, cioè Roma, ma che vi è in esso il propo­ sito di giungervi, e la convinzione di potervi giungere sol dopo avere pienamente livellato tutti i punti in cui la resi­ stenza è ancora aspra e che permangono come isole in mezzo alle zone invase. La Romagna è uno di questi punti, e l'at­ tacco a Rimini deve essere spiegato come un tentativo di aggiramento delle piu forti posizioni romagnole. L'annunzio di una concentrazione a Rimini del genere delle ultime che hanno avuto luogo a Bologna e nel cremo­ nese è già stato dato e non è da escludere che indi l'ondata muova tanto verso i centri del ravennate e del forlivese quan­ to verso il limite delle Marche, altra regione che fino a oggi è stata quasi immune » . 1 Il fascismo sta oramai concentrando il suo sforzo in due direzioni principali : da un lato verso il triangolo industriale del Nord Ovest Milano-Torino-Genova, dall'altro verso la To­ scana e il Centro Italia, ciò che gli permetterà l'accerchia­ mento della Capitale . Lo squadrismo, piegata la resistenza di altre regioni, con­ centra le proprie forze nell'investimento di Novara, con l'in­ tenzione di aprirsi un varco in direzione del « triangolo » . Questa è l a cronaca degli avvenimenti che portarono alla « sconfitta di Novara » e del modo in cui si sciupò l 'ultima occaSIone di riscossa proletaria prima della « Marcia su Roma » . . .

1 PALMIRO TOGLIATTI, Aspetti del fascismo : la presa di Rimini in ['Or­ dine Nuovo, Organo del Partito Comunista d'Italia, Torino, 6 luglio 1922. 14

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GLI AVVENIMENTI DAL 9 LUGLIO AL 15 LUGLIO

« Domenica 9 luglio verso le ore 18,30 un gruppo di sette ciclisti passando presso la Cascina Suppea posta in Co­ mune di Casalino sembrava volesse togliere il distintivo tri­ colore ad un giovanotto . Intervenuti alcuni del cascinale la questione sembrava pacificamente risolta quando improvvi­ samente uno dei ciclisti [ . . ] estratta la rivoltella sparava con­ tro 1 'agricoltore Ridoni Angelo tre colpi che lo ferirono mor­ talmente, tanto che alle ore una della mezzanotte cessava di vivere all'ospedale di Vercelli dove era stato trasportato . Compiuto il delitto rimontarono in bicicletta e si eclissa­ rono » . 1 .

1 Un fatto grave a Casalino in Il Lavoratore, Organo della Federazione Cir­ condariale Socialista Novarese, Novara , 12 luglio 1922 . Per questo fatto vedi anche Una vittima nel Novarese in La Stampa, Torino, 1 1 luglio 1922, ove si attribuisce la responsabilità dell'incidente a « un gruppo di 7 comunisti », cui il Ridoni avrebbe rimproverato « di aver tolto il distintivo ad un fascista del luogo »; Vatroce assassinio di un fascista in Il Popolo d'Italia, Milano, 12 luglio 1922 ; Un fascista ucciso nel Novarese in Corriere della sera, Milano, 1 1 luglio 1 922; LUIGI FREDDI, Il brigantaggio socialista provoca nel Novarese la trionfale vittoria fascista in Il Popolo d'Italia, 15 luglio 1922: « Un contadino fascista di Casalino mi racconta il tragico e fulmineo episodio del quale fu testimone. Esso si svolse domenica all'ora del vespro, dinanzi alla cascina Suppea, nei pressi di Casalino, fra Novara e Vercelli . Quattro ragazzi giocavano sulla strada. Uno di essi portava un distintivo tricolore [ . . . ] . A un tratto sbucò una comitiva composta da sette individui in bicicletta. Alla vista del tricolore, uno di essi si fermò e scese, strappando il nastrino innocuo e odiato, e malmenando poi il bambino. Gli altri pure si fermavano e, scesi dalle macchine, assistettero alla scena sghignazzando. Alle grida del ragazzo usci dalla

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Il Ridoni - che si era intromesso col bastone alzato 2 è un ex combattente iscritto al Fascio,3 ed è capo della squadra d 'azione di Casalino .4 CosI « appena la notizia arrivò negli ambienti fascisti, senz'altro fu un concentrarsi di squadre fasciste a Casalino che cercarono di prendere d'assalto il Circolo Lega co.ntadini­ operai sparando numerosi colpi di rivoltella. I soci del Circolo senza rispondere alla provocazione si asserragliarono nel medesimo . Arrivata la forza pubblica, il funzionario che la comanda­ va, invece di fare allontanare i fascisti entrò nel Circolo e ne ordinò la chiusura e quindi la fuoriuscita dei soci. È quello che aspettavano i fascisti. Infatti socio per socio venne regolarmente perquisito, lna nessuno venne trovato armato, e di mano In mano che cascina l'agricoltore Angelo Ridoni, fascista entusiasta e squadrista fedele, ex sol­ dato di fanteria della classe 1895. Prima ancora che egli potesse intervenire uno del gruppo, alla distanza di due passi, gli sparò due revolverate colpendolo in pieno viso. Il Ridoni stramazzò: e quando fu a terra, la belva gli sparò ancora un colpo all'inguine, mentre già la vittima rantolava. Il gruppo, inforcate le bici­ clette, si eclissò. Il Ridoni, trasportato all'ospedale di Vercelli , nella notte moriva »; La lotta di fazioni nel Novarese. Uno scontro con tre morti in Corriere della sera, 18 luglio 1922 : « [ . . ] Costoro erano a spasso in bicicletta per la campagna novarese; avendo sete, fecero sosta in un cascinale, in cui da un vecchio ottennero un secchio d'acqua. Il nipote del vecchio, un quindicenne, fu visto dai sette comunisti con la coccarda tricolore al taschino: - Non ti vergogni di portare quel fazzoletto? E i rossi strapparono il moccichino al giovanetto. Lo zio chiamò in rinforzo un suo salariato, il ventisettenne Angelo Ridoni, il quale sollevò rimo­ stranze. I comunisti lo freddarono con 3 rivoltellate »; Lo sciopero generale nel Novarese. Operai e contadini si battono energicamente contro gli schiavisti in l'Ordine Nuovo, Torino, 15 luglio 1922 : « Domenica sera, il fascista Ridoni, capo della squadra di azione di Casalino, se ne stava in casa quando passarono per la strada sette sconosciuti i quali tolsero ad un ragazzo un fazzoletto tricolore. Il Ridoni uscI di casa e si fece col bastone alzato contro i sette sconosciuti i quali reagirono. Ne nacque un conflitto durante il quale il Ridoni fu gravemente ferito a colpi di rivoltella. Egli moriva poi durante la notte all'ospedale di Vercelli ». .

2 Vedi Lo sciopero generale nel Novarese. Operai e contadini si battono ener­ gicamente contro gli schiavisti, loc. cito 3 Vedi il brano citato alla nota 1 da LUIGI FREDDI, Il brigantaggio socia­ lista ecc., loc. cit. ; e G.A. CHIURCO, Storia della rivoluzione fascista. Anno 1922. Firenze, Vallecchi editore, 1929 , volume IV, parte I, p. 177.

4 Vedi Lo sciopero generale nel Novarese. Operai e contadini si battono ener­ gicamente contro gli schiavisti, loc. cito

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uscivano i fascisti li bastonavano. Dopo, sempre sotto gli oc­ chi della forza pubblica, i fascisti poterono entrare nel Cir­ colo a compiere opera di distruzione. [ . . ] un gruppo di fascisti si portò all' abitazione del Sin­ daco Brunelli distruggendogli tutto il mobilio ed asportan­ dogli del denaro . Indi si portarono alla casa di certo Merlo Pietro d'anni 70 sparando un colpo di rivoltella dalla finestra nell'interno e poi lo bastonarono. Passarono poi alla casa del consigliere Luotti distruggendo anche a lui il mobilio [ . ] . Dobbiamo ancora aggiungere che venne pure devastato il Circolo di Cameri ano » .5 Nella notte dallO all' Il luglio vengono devastati e bru­ ciati i Circoli operai di Granozzo, Cavagliano e Caltignaga .é .

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Un fatto grave a Casalino, 10c. cito Notizie sull'episodio sono contenute pure in Lo sciopero generale nel Novarese. Operai e contadini si battono energicamente contro gli schiavisti, loc. cit . , ove si ricorda che « la casa del sindaco e di un consigliere comunale di Casalino vennero invase dai fascisti e i mobili vennero distrutti ». In tale articolo si afferma però erroneamente che « il circolo di Casalino venne distrutto la mattina dopo, e' durante la notte seguente il circolo di Cameri ano »: invece le distruzioni avvennero la sera stessa del 9 . E vedi, per esempio, La loua d i fazioni nel Novarese ecc. , cit. : « Poiché l'ucciso era un fascista, la sera stessa alcune squadre di " camicie nere" tentarono di incendiare il circolo rosso e la casa del sindaco del Comune - Casalino ove il delitto era avvenuto ». In L'atroce assassinio di un fascista, 10c. cit., si precisa che i fascisti erano circa 200: (�essi hanno occupato, nella notte stessa, il paese di Casalino distrug­ gendo il circolo comunista e la casa del sindaco socialista ». Si veda pure Le maestranze scioperano a Novara e gli industriali proclamano la serrata in La Stampa, 13 luglio 1922: « La casa del sindaco di Casalino venne incendiata mentre egli si era recato all'abitazione dell'ucciso ». 6 Vedi L'opera dei ricostruttori in Il Lavoratore, 12 luglio 1922, ove si parla della distruzione in quella notte dei circoli operai di Granozzo, Cavagliano e Cal tignaga. E vedi anche Da Novara. Arresti e rappresaglie per il delitto di Casalino in La Stampa, 12 luglio 1922, secondo cui i circoli devastati dai fascisti sareb­ bero stati appunto cinque: Casalino, Cameriano, Cavagliano, Granozzo e Calti­ gnaga; Le giornate di glorie fasciste nel Novarese ( la nostra cronaca) in Il Lavo­ ratore, 29 luglio 1922, ove si parla della distruzione durante quella notte in cinque paesi della Casa del popolo; invece in L'atroce assassinio di un fascista, 10c. cit., è detto che, oltre al Circolo di Casalino, « ieri furono pure gravemente danneggiati i circoli socialisti di Cameriano, Granozzo e Caltignaga »; in Lo sciopero generale nel Novarese. Operai e contadini si battono energicamente contro 17

« Le masse operaie e contadine di questi paesi, vedendosi distrutte da un'orda di barbari le sedi delle loro istituzioni , nella mattinata seguente [ ] proclamarono lo sciopero gene­ rale di protesta contro le devastazioni fatte dai fascisti [ ] Lo sciopero dei contadini di questi quattro o cinque paesi vi­ ciniori a Novara, avrebbe dovuto restare isolato, se fosse stato possibile . Ma contro ogni volontà di dirigente ed in con­ trasto anche, magari, eventualmente, ad un giusto senso di opportunità, lo sciopero si estende automaticamente a tutti i contadini del Circondario di Novara, il che trascina poi an­ che tutti i lavoratori delle industrie e delle varie altre cate­ gorie, cosicché noi abbiamo il mercoledf scorso lo sciopero generale della Camera del Lavoro di Novara, comprendente tutte le operaie e gli operai del Circondario » . 7 Sotto la pressione della massa, sin dalla mattinata dell' Il la Federazione Lavoratori della Terra aveva infatti deciso di proclamare lo sciopero di tutti i contadini a partire dalla mat­ tina seguente,8 mentre anche l 'Alleanza del Lavoro di No. . .

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gli schiavisti, loc . cit o si dice: « Nella notte di lunedl i fascisti distrussero altri

tre circoli e cioè quelli di Casaleggio, di Granozzo e di Caltignaga »: ma il giornale scambia erroneamente Casaleggio con Cavagliano. Sugli avvenimenti di quel periodo a Caltignaga vedi (Archivio Bermani) Testimonianza orale di Giovanni Boca, Novara, 19 dicembre 197 1 , nastL"o 306 : « È venuta la squadraccia con due macchine o tre e hanno bruciato la Casa del popolo [ . . . ] ; hanno spaccato botti e tutto; hanno bruciato sedie, tavoli e tutto, tutto COSI. San venuti che sarà stato l 'una o l'una e mezza, COSI, e il giorno dietro noialtri abbiamo fatto sciopero di protesta per quella cosa 11. Loro non han trovato resistenza, perché noialtri siamo andati. Hanno dato fuoco alla Casa del popolo e hanno spaccato tutte le botti del vino. La Casa del popolo è sulla provinciale. Poi sono andati loro in possesso del Municipio. C'era su il sindaco : era un certo Codini Michele, socialista; e poi dopo loro s'hanno impossessato, il sindaco l'ha fatto un certo Nicolotti, era il segretario politico del Fascio. Dentro nella Casa del popolo c'era una tettoia, e 11 c'era la falce e il martello con scritto di sotto " Casa del Popolo - Caltignaga". È quando quel signore, Buslacchi di Mirasole, ha chiamato quel Bisati, con la scopa e la calce, e l'ha fatta scancellare. Anzi gli ho detto : "Che salame! Hai paura? ! " - perché ero là presente io, eh - "hai paura de questi barbagiani? ! " ». D'ora in poi abbrevieremo la dicitura {Archivio Bermani) con ( AB).

7 Le violenze fasciste del Novarese fanno insorgere il proletariato del Pie­ monte e della Lombardia in Corriere Biellese, Giornale bisettimanale del Partito

socialista, Biella, 21 luglio 1922 . 8 Per tale notizia vedi Lo sciopero generale nel Novarese. Operai e contadini si battono energicamente contro gli schiavisti, 10c. cito

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vara, convocatasi d'urgenza a seguito di questa decisione, di­ chiarava a sua volta lo sciopero generale in tutto 11 circon­ dario in segno di protesta contro le reiterate violenze fa­ sciste: 9 E vedi il testo della deliberazione dell' Alleanza del Lavoro di Novara ripor­ tato alla nota seguente.

9 Vedi Lo sciopero esteso alle industrie in Avanti!, Giornale del Partito so­ cialista, Milano, 12 luglio 1922 (corrispondenza in data 11 luglio), ove si riporta la seguente deliberazione: «L'Alleanza del Lavoro di Novara, convocatasi d'ur­ genza, preso atto della proclamazione dello sciopero generale fatta dalla Federa­ zione dei Lavoratori della Terra in segno di protesta per le violenze e le distru­ zioni di cui sono vittime e i suoi associati e le loro sedi, delibera di fare atto di solidarietà coi lavoratori della terra ed invita i lavoratori dell'industria ad astenersi dal lavoro . Lo sciopero dovrà essere attuato immediatamente in tutto il circondario, intendendo che esso debba avere solo carattere di protesta contro le violenze e di monito a chi le commette. L'Alleanza del Lavoro non fissa la durata dello sciopero, che potrà essere pili o meno breve, a secondo che esso raggiunga lo scopo di indurre le autorità a provvedere energicamente perché sia evitata qualunque violenza contro i lavoratori e le loro istituzioni . Sono esclusi dallo sciopero gli addetti ai servizi pubblici » .

L'Alleanza del Lavoro - come è noto - era sorta i l 2 0 febbraio 1922 in seguito a trattative tra i partiti e le organizzazioni operaie, la cui iniziativa spettava all'esecutivo centrale del Sindacato Ferrovieri , come tentativo di forma­ zione di un «fronte unico » sindacale, ed aveva fatto sperare il proletariato in una decisa ripresa del'azione socialista e antifascista. Ma eccone l'atto costitutivo : « I rappresentanti delle Organizzazioni operaie che agiscono sul terreno della lotta di classe ( Confederazione Generale del Lavoro, Unione Sindacale Italiana, Unione Italiana del Lavoro, Sindacato Ferrovieri Italiani e Federazione Nazionale Lavora­ tori dei Porti ); premesso che l'unione delle forze del lavoro nella lotta contro il capitalismo, è condizione essenziale per il raggiungimento della emancipazione proletaria; con­ siderato che detta unione maggiormente si impone nei momenti, come quello che attraversiamo, in cui la violenza organizzata delle forze reazionarie si abbatte ciecamente sulle Organizzazioni dei lavoratori allo scopo di distruggerle, privando cosi il proletariato dello strumento della propria difesa e della propria conquista; delibera di opporre alle forze coalizzate della reazione l'alleanza delle forze proletarie, avendo di mira la restaurazione delle pubbliche libertà e del diritto comune, unitamente alla difesa delle conquiste di carattere generale delle classi lavoratrici , tanto sul terreno economico quanto su quello morale. Per il raggiungimento degli scopi di cui sopra, i convenuti reputano oppor­ tuno addivenire alla costituzione di un Comitato nazionale, composto dai rappre­ sentanti di tutte le Organizzazioni alleate, col preciso incarico di attendere al coordinamento ed alla disciplina) delle azioni difensive della classe lavoratrice. Il Comitato nazionale inizierà il suo funzionamento con la compilazione di un programma pratico di azione ( senza esclusione di alcun mezzo, compreso lo sciopero generale) che valg� a risollevare le depresse energie del proletariato e a trasfondere in esso la persuasione che mediante l'azione combinata dei propri

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«

ALLEANZA DEL LAVORO

CITTADINI!

Domenica notte, vittima di un inqualificabile delitto, mo­ riva all'ospedale di Vercelli l'agricoltore RIDONI ANGE L O di Casalino . Difensori del diritto alla vita ed alla libertà non poteva­ mo pensare che la tomba tragicamente scavata ad una ancora giovane esistenza, ed il lutto di una giovane sposa e di un bin1bo di 1 7 mesi, ai quali presentiamo con animo addolorato le nostre condoglianze, servisse a dare esca a nuovi odii, e che di fronte alla santità della morte non sapessero tutti inchi­ narsi col proposito di auspicare una migliore e pacifica con­ vivenza civile , rispettosa di tutti i pensieri. Invece il partito al quale era inscri tto il povero morto si serve della sua tragica fine per compiere ai danni nostri quell'opera di speculazione che noi mai compiemmo dopo la uccisione di tanti nostri compagni, e per commettere violenze ed incendi alle sedi delle organizzazioni operaie. Se coloro, i quali si credono di sottomettere il movimento dei lavoratori ai loro fini, spettavano il fatto tragico per agire contro di noi, noi rispondiamo, serenamente, che la tragedia ci addolora ma di essa nessuna responsabilità ricade sopra di noi e che non possiamo però rimanere inerti di fronte alle violenze che si commettono ai nostri danni . Le sedi delle organizzazioni operaie invase e distrutte di S . Nazzaro, Casalvolone, Sozzago, Briona, Borgo Lavezzaro, Nibbia, Vinzaglio (Pernasca), Cureggio, Suno, Landiona, Bor­ go Vercelli , Cameriano, Villata, Casalino, Granozzo, Caltigna­ ga, Cavagliano, Colazza, Terdobbiate, Tornaco, Garbagna, Pernate, Casaleggio, le abitazioni private danneggiate - per sforzi, si renderà prontamente possibile la ripresa del libero esercizio delle pro­ prie funzioni sindacali e politiche [ . . . ] » (Avanti!, 21 febbraio 192 1 ) . Nell'Alleanza del Lavoro erano quindi rappresentati anarchici, sindacalisti rivoluzionari, socialisti intransigenti, comunisti e socialisti riformisti, tra cui an­ davano annoverati i dirigenti della Confederazione del Lavoro che avevano aderito all'Alleanza sotto la pressione degli iscritti comunisti e socialisti intransigenti, non credendo però alla lotta che essa avrebbe potuto condurre e proponendosi piuttosto di tenere a freno gli «estremisti ». Come vedremo, sarà questo un ele­ mento determinante della «sconfitta di Novara ».

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rimanere nel solo nostro Circondario - sono la prova della violenza subita. Le umiliazioni a cui vogliono sottoposti gli operai , le mi­ naccie alle nostre manifestazioni , dicono chiaramente quale è la libertà che ci consentono coloro che si aHermano assertori della libertà stessa. Noi intendiamo dire basta ad ogni sorta di violenze, da qualunque parte provengono . La nostra astensione dal lavoro questo e null' altro vuole dire. Lo intende chi deve ! » . 10 La sera « il Consiglio Generale delle Leghe della Canle­ ra del Lavoro estendeva lo sciopero agli operai di tutte le in­ dustrie escludendone soltanto i lavoratori addetti ai servizi pubblici » . 11 Nella notte i fascisti distruggono i Circoli e le Leghe di San Pietro Mosezzo, Casalbeltrame, Tornaco ; 12 mentre, dopo lO Il manifesto è pubblicato su Il Lavoratore, 12 luglio 1922. La distruzione delle numerose sedi elencate nel manifesto dall' Alleanza del Lavoro erano state petpetrate in meno di tre mesi (vedi La terza giornata di sciopero generale a Novara in Avanti!, 15 luglio 1922). In Lo sciopero generale nel Novarese in Avanti! , 1 3 luglio 1922, si lamenta l'estensione che ha ormai preso il fascismo anche nella Provincia di Novara, ricordando come già precedentemente fosse avvenuta un'irruzione notturna a Nibbia, dove erano stati sparati « parecchie centinaia di colpi di rivoltella », e inoltre « le continue provocazioni e violenze che ogni domenica si commettono un po' ovunque }), l'uccisione del comunista Giustina durante il corteo del l° maggio a Romagnano Sesia, « il ferimento di Briona, nonché le invasioni e i danneggiamenti di case private » . A ulteriore illustrazione del clima d i violenza instauratosi i n quel periodo nel circondario si veda La caccia al rosso a Casaleggio. I provocatori sono i lavoratori? in Il Lavoratore, 12 luglio 1922 : « Verso le ore 17 di domenica 9 corr. tre individui si presentavano al Circolo Operaio Agricolo di Casaleggio ordinando da bere. Dopo consumata la bevanda [ . . . ] uno di essi asportava due bandierine rosse dalla sala da ballo e colla rivoltella in pugno minacciò i presenti di non reagire. Uscirono cosi dal Circolo senza opposizione col trofeo del furto . [ . . . ] Quando i tre giunsero sulla piazza del paese si incontrarono con un gio­ vanotto che teneva un fazzoletto rosso nel taschino della giacca e senz' altro gli furono addosso strappandogli il fazzoletto e anche la camicia ».

1 1 Lo sciopero generale nel Novarese. Operai e contadini si battono energi­ camente contro gli schiavisti, Ioc. cito 12 Vedi Lo sciopero generale a Novara in Avanti!, 14 luglio 1 922; e Lo sciopero generale nel Novarese. Operai e contadini si battono energicamente contro gli schiavisti, loc. cito 21

che la mattina seguente hanno avuto luogo a Casalino i fune­ rali del Ridoni, 13 di ritorno dalla cerimonia/4 essi tentano alle 12,30 di invadere la Casa del popolo di Granozzo, ma ven­ gono respinti dalla popolazione armata di attrezzi da lavoro, anche perché la forza pubblica, preposta alla difesa, si com­ porta in modo imparziale . 15 Contro i carabinieri, che assun­ sero un contegno risoluto e difesero la casa dei lavoratori dall'assalto, i fascisti « spararono alcuni colpi delle loro armi gridando : Carabinieri, voi non conoscete ancora i fascisti ! » . 16 A Novara, durante quel primo giorno di sciopero - pro­ clamato per la durata di 48 ore 17 - « La massa ha risposto compatta all' appello. Stamattina alla Camera del Lavoro ha avuto luogo un numeroso comizio di contadini . Un altro co­ mizio è stato tenuto nel pomeriggio al Teatro del Popolo es­ sendo il salone della Camera insufficiente a contenere l'im­ mensa folla dei lavoratori intervenuti . Hanno parlato l'ono Ramella e l 'anarchico Peroni per l'Al­ leanza del Lavoro . Il comp . ono Belloni, richiesto insisten­ temente dagli operai, ha portato la parola dei comunisti, afSecondo LUIGI FREDDI, Il brigantaggio socialista ecc. , loc. cit., sarebbero stati distrutti in quei giorni anche i Circoli e le sedi socialiste di Pernasca e Casaleggio. La notizia è però priva di fondamento. 13 Vedi Lo sciopero generale nel Novarese. Operai e contadini si battono energicamente contro gli schiavisti, loc. cito

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Ibidem. Vedi Lo sciopero generale a Novara, loc. cit . ; e anche Lo sciopero gene­ rale nel Novarese. Operai e contadini si battono energicamente contro gli schiavi­ sti, loc. cit. : « Di ritorno dalla cerimonia, i fascisti ritentavano di invadere il IS

circolo di Granozzo, ma venivano respinti dai contadini insorti come un sol uomo ».

16 Echi delle giornate fasciste novaresi. Le menzogne della « Tribuna Biel­ lese ». Come si fabbricano le imboscate social-comuniste in Corriere Biellese, 10 agosto 1922 . Trattasi di lettera datata « Novara, 30 luglio 1922 », firmata « Un socialista biellese residente a Novara ». 17 Vedi Le giornate di glorie fasciste nel Novarese ecc. , loc. cito Non è del tutto chiaro quale durata dovesse effettivamente avere lo sciopero nelle intenzioni dei promotori. Come abbiamo visto alla nota 9, l'Alleanza del Lavoro aveva proclamato lo sciopero generale senza fissarne la durata. Probabilmente gli altri organismi proletari avevano ritenuto di doverlo invece limitare a 48 ore. Ma su La Stampa si afferma invece che « lo sciopero generale avrà la durata di 24 ore ». (Le maestran2e scioperano a Novara ecc. , loc. cit .).

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fermando che questi rimarranno disciplinati a qualunque or­ dine dell'Alleanza del Lavoro » . 1 8 Poiché nella mattinata « squadre di comunisti hanno per­ corso le vie della città con nodosi randelli e fascisti su ca­ mions sono passati persino sotto il Palazzo della Prefettura roteando manganelli » ,JTJ « nei pressi del Teatro del Popolo , allo imbocco delle vie, sono stati stesi , all'uscita dei comi­ zianti, cordoni di soldati e guardie regie »,20 mentre « ca­ mions di soldati e guardie regie colle mitragliatrici piazzate girano per la città » .21 Si verificano anche due tentativi di invadere la Camera del Lavoro, ma i fascisti vengono respinti .22 Frattanto l'Associazione degli industriali pubblica un ma­ nifesto nel quale si approvano le rappresaglie fasciste e S1 proclama la serrata degli stabilimenti per due giorni: 23 « CITTADINI!

Un efferato delitto a Casalino ha stroncato, insultando il simbolo d'Italia, una giovane operosa esistenza. La reazione fascista è stata immediata, ma monda di san­ gue . Al di sopra di ogni concetto poli tico, deploriamo la vio­ lenza da qualunque parte venga, ed inviamo alla vittima in­ nocente tutto il nostro rimpianto ! L'episodio, triste, purtroppo, ha inasprito le ire partigiane ed ha servito perché la Camera del Lavoro di Novara insce­ nasse un illimitato sciopero generale che colpisce le indu­ strie assolutamente estranee a contese di partiti. Avverso quella violenza contro le leggi, contro l'auto18 Sciopero generale nel Novarese contro le violenze fasciste in l'Ordine Nuovo, 13 luglio 1922 . Vedi le note biografiche su Secondo Ramella, Carlo Peroni e Giuseppe Belloni in appendice, rispettivamente alle pp. 319, 328 e 3 1 1 . 1 9 Sciopero generale e serrata i n L'Azione novarese, Novara, 13 luglio 1922 ; e vedi pure Sciopero generale nel Novarese contro le violenze fasciste, loc. cit o 20 Sciopero generale nel Novarese contro le violenze fasciste, 10c. cit o

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Ibidem. Vedi Lo sciopero generale a Novara, loe. cito Lo sciopero generale a Novara, 10c. eit . ; Le giornate di glorie fasciste ecc. , loc. cit. ; Continua lo sciopero generale nel Novarese in l'Ordine Nuovo , 22 23

14 lug1io 1922 .

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rità dello Stato, contro la produzione e l'economia nazionale , protestiamo con tutte le nostre forze . Non vale piangere lacrime tardive , né affermare che lo sciopero è diretto contro i violenti : sta di fatto che con esso si colpiscono i cittadini, lo Stato, l'economia della Nazione ! ! Nell' ora difficile che il nostro paese attraversa, i ripetuti attentati contro l'economia nazionale significano attentati al­ l'incolumità d'Italia . Gli industriali novaresi insorgono contro questi incon­ sulti boicottaggi alla produzione e decisi a non subire né imposizioni, né sopraffazioni, hanno deliberato di mantenere chiusi gli stabilimenti per un tempo indeterminato ed in ogni caso sino a giorno non anteriore a lunedf mattina, 1 7 corr. mese. LA FEDER. IND. NOV ARE S E » . 24 TaIe decisione degli industriali viene comunicata in se­ rata alla Camera del Lavoro 25 e probabilmente è dettata anche 24 Il manifesto è pubblicato interamente in Metodi di lotta. Sciopero gene­ rale e serrata a Novara in La Difesa. Corriere di Novara, Novara, li� luglio 1922 . I suoi « punti essenziali » sono pubblicati anche in LUIGI FREDDI, Il brigantaggio socialista ecc. , loc. cito 25 Vedi Le maestranze scioperano a Novara ecc., cito Ecco il testo della lettera inviata alla Camera del Lavoro: « Spett. Camera del Lavoro, NOVARA

La Vostra comunicazione ci sorprende e non Vi possiamo nascondere la piena disapprovazione degli industriali colpiti da una dichiarazione di sciopero quanto mai inconsulto. Noi dobbiamo e vogliamo augurarci che ogni forma di violenza, da qualunque parte essa venga, cessi per lasciar posto - e ne sarebbe tempo - ad un ordi­ nato e pacifico svolgersi di ogni forma di attività civile nell'ambito delle leggi. La Vostra dichiarazione di sciopero che, malgrado e contro le Vostre affermazioni scritte, colpisce non i violenti, ma gli stessi operai e anche coloro che affannosamente si adoperano pel risorgimento economico e morale d'Italia costituisce un nuovo atto di violenza. Gli industriali del Circondario di Novara, colpiti dallo sciopero delle rispet­ tive maestranze, sanno di non meritare simile affronto e pertanto dichiarano che manterranno chiusi gli stabilimenti per tempo indeterminato ed in ogni caso sino a giorno non anteriore a lunedi mattina 17 corrente mese. Il segretario F.to: Avv. Delfino » ( in Metodi di lotta. Sciopero generale e serrata a Novara, in La Difesa. Corriere di Novara, Novara, 14 luglio 1922 ) .

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dal fatto che soltanto due giorni prima, dopo lunghe e labo­ riose trattative, era stato concluso un accordo per i metallur­ gici, che avevano ripreso il lavoro proprio la mattina innanzi alla proclamazione dello sciopero generale « alle condizioni del vigente concordato, riacquistando però la parte morale dell'accordo dell'ottobre » , 26 In quella prima giornata di sciopero tutte le maestranze degli stabilimenti si astengono dal lavoro 27 e « 11 Prefetto filo­ fascista deve essere stato impressionato dalla decisione dei no­ stri lavoratori di riversarsi nel centro della città divisi in forti gruppi, pronti a rintuzzare ogni velleità fascista » . 28 CosI « l'autorità, che fino ad ora, pur dando prova di una relativa imparzialità, non si era mai decisa ad affrontare e reprimere i fatti di violenza e di incendio commessi dai fa­ scisti , oggi, di fronte alla proclamazione dello sciopero gene­ rale è uscita con un'ordinanza che vieta di portare bastoni, si proibiscono i cortei e i comizi. Ebbene, mentre gli operai , volenti o noi enti , si sono adattati a queste restrizioni , i tri­ colorati se ne ridono e girano regolarmente inquadrati e ar­ mati di bastone » . 29 Oltre alla proibizione di portare armi o bastoni , il que­ store dispone « la chiusura delle cantine trattoria alle 20 di ogni sera, fino a nuovo ordine, e ciò per la tutela dell'ordine pubblico » .30 Nel corso della notte i fascisti novaresi tentano « l'inva­ sione del Circolo di Nibbia, ma anche qui furono respinti dalla popolazione che ha reagito energicamente » 31 , « A Nibbia » - racconta Ernesto Albini, uno dei CIn­ « siamo an­ que squadristi che si recarono in quel paese da tornavamo dati entrando non dalla strada di Varallo ma entrando da San Pietro Moaltra azione quella notte 26 27

I metallurgici novaresi tornano al lavoro oggi in La Stampa, 11 luglio 1922. Vedi Le maestranze scioperano a Novara ecc. , loe. cit. ; e Lo sciopero generale nel Novarese in Avanti! , 13 luglio 1922. 28 Sciopero generale nel Novarese contro le violenze fasciste, loe. cit o 29 Lo sciopero generale nel Novarese, loe. cito 30 Le maestranze scioperano a Novara ecc. , loe. cito 31 Vedi Lo sciopero generale nel Novarese. Operai e contadini si battono energicamente contro gli schiavisti, loe. eit .

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sezzo. C'era il Chiesa e lo Zanetti, il " testa russna " come lo chiamavamo noi, e io a distanza ho visto uno fuori del paese dietro una siepe , che quando ci ha visto ha fatto finta come se stesse facendo . . . un qualchecosa insomma. Quando siamo arrivati vicino a lui s'è allacciato i pantaloni. E io - sicco­ me era già mattino, era già verso le cinque - ho detto : "Non mi piace 'sto affare qui " " Oh ! Ma va ! Tu, sempre fifone " . Dico : "No, questione di buon senso. Comunque . . . "; e entriamo in paese. Quando siamo davanti al Circolo sen­ tiamo urlare : " Il proletariato di Nibbia si avanza "; avevano vegliato tutta la notte, bevendo qualche bicchiere, e natural­ mente al mattino si trovavano con il fuoco . E uno aveva un pistolone , si vede che sparava 'sto . . . chi lo sa che razza di roba era ! E gli altri, sassi . Ho detto : " Ragazzi, tagliamo la corda ! " " No " , e qui e là : si sono messi là e hanno sparato, anche loro a distanza naturalmente . Dopo di che, dopo po­ chi colpi, sono rimasti tutti, con quelle rivoltelle di allora da quattro soldi , senza munizioni; e io non avevo sparato un colpo, mi ero tenuto la mia rivoltella carica . E quando siamo partiti - fortunatamente la macchina s'è messa in moto perché altrimenti ci facevano netti a cazzottoni, ce ne davano tante ! - la mia paura era poi uscire dal paese . In fondo al paese ci sono due cascine, per uscire sulla strada di Varallo, e temevo un'imboscata da quelle parti; invece loro non ci avevano pensato. Allora ho distribuito una pal­ lottola a tutti, intanto che cristavo e dicevo un sacco di in­ solenze agli altri miei quattro compagni, e ho detto : " Volete vedere che non si ferma quella gente Il ? Adesso scendiamo qui " , visto che li non c'era nessuno, non c'era l'imboscata . E li abbiamo aspettati tutti fermi, finché fossero a cento metri. Allora ho dato l'ordine : " Fuoco ! ", e tutti hanno spa­ rato il colpo, meno io, che avevo due colpi ancora . E quelli non si sono fermati, ma niente ! Come se . . . hanno continuato ad avanzare tirando sassi, sassi che arrivavano sino a noi, eh . Ho detto : " Avete visto ? Adesso filiamo. E speriamo in be­ ne! " E infatti siamo tornati a Novara. Quella sera c'è stato tra i contadini un ferito all'orecchio e uno al ginocchio. Poi .

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dopo un po' di giorni so che sono andati altri e hanno fatto fuori il Circolo, facendo un piccolo pizzico anche all'abita­ zione della nonna della mia fidanzata, la quale era proprie­ taria della casa e afE. ttava il Circolo ; e loro non hanno guar­ dato tanto per il sottile : si vede che dentro a quelli li c'era qualcuno che approfittava, cosi ha aperto un cassetto del comò e ha portato via quel poco di roba che c'era » 32, La mattina del 1 3 si tiene un' assemblea dell' Associazione dei Conduttori di Fondi ave viene deliberato di disdettare il concordato agricolo in vigore 33, firmato il 1 7 giugno di quell'anno 34 , e di continuare egualmente i lavori in corso 35, L'Associazione farà conoscere il giorno dopo la propria posizione con questo manifesto : 32 ( AB ) Testimonianza orale di Ernesto Albini, Novara, 20 giugno 1966, nastro 116. 3 3 Vedi Grave situazione a Novara per lo sciopero e la serrata. La rottura del concordato agricolo in La Stampa, 14 luglio 1922 ; Lo sciopero generale a Novara, loc. cit . ; Le giornate di glorie fasciste nel Novarese ecc. , loc . cit. ; LUIGI FREDDI, Il brigantaggio socialista ecc. , loc. cito Ecco il testo dell'ordine del giorno trasmesso alla Federazione dei Lavoratori della Terra: «(

L'Assemblea

dell'Associazione

degli

Agricoltori

di

Novara

osserva:

1) Che un agricoltore socio dell'Associazione veniva ucciso a tradimento in modo da provare evidentemente un'organizzazione al delitto. 2) Che contro a questo fatto l'Associazione Agricoltori non ha preso prov­ vedimenti nonostante che nelle leghe e nei circoli si sia tripudiato per questo doloroso fatto . 3 ) Che la Federazione dei Lavoratori della Terra ha proclamato lo sciopero dei sa]ariati e degli avventizi senza limitazioni di tempo prendendo a pretesto fatti non dipendenti da quest'Associazione. 4) Che lo sciopero è un'evidente violazione dei contratti dei salariati e del concordato degli avventizi. DICHIARA

Rotto il concordato degli avventizi per colpa della Federazione e cessati l rapporti negli Uffici di Collocamento : invita i salariati a riprendere in giornata il lavoro, riservandosi in caso contrario ogni libertà di azione verso gli stessi » (pubblicato in Lo sciopero e la serrata in La Difesa. Corriere di Novara, 14 luglio 1922 ). 34 Il testo del concordato agricolo disdettato si può leggere in SECONDO RAMELLA, L'azione sindacale nell'agro novarese dal 1918 al 1 925. Socialisti e fascisti a confronto. Novara, Stabilimento Tipografico di Pietro Riva e c . , 1962, p . 96 e sgg. 35 Vedi Grave situazione a Novara per lo sciopero e la serrata ecc. , loc. cit o

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« CITTADINI,

la propaganda di odio che, sotto il rosso vessillo, dal 1 9 1 9 si svolge nelle nostre campagne, ha raccolto un altro frutto sanguigno . Domenica 9 luglio in Casalino, alla Cascina Suppea, RI­ DONE ANGE L O , agricoltore, " nostro socio " , è caduto, vitti­ ma premeditata, sulla soglia della sua casa, davanti al figlio­ letto di 1 7 mesi, colpito a tradimento dai negatori della patria. Alla sera tripudio di balli e canti nelle leghe e nei cir­ coli socialisti di Casalino e dintorni, che non ignoravano il delitto. Noi, che pur ne avevamo il diritto, non reagimmo, rin­ chiusi nell'angoscia e nel dolore, constatando come, dopo che ai nostri averi, si attentasse alle nostre stesse vite . I Fascisti novaresi, che nel Ridone vedevano cadere col­ pita dalla follia rossa la loro OTT AVA VITTIMA , reagirono prontamente distruggendo non vite umane, ma circoli e leghe tripudianti pel misfatto. La Federazione Socialista dei Lavoratori della Terra, a noi legata da un patto collettivo di lavoro, nella sua fobia antifascista, ha inscenato uno sciopero generale, senza limita­ zione di durata, esteso anche ai salariati aventi cura del be­ stiame, e che colpisce tutti, industriali ed agricoltori, che nulla hanno a che vedere colle lotte politiche social-fasciste e che, in un momento come l'attuale, danneggia grande­ mente la produzione agricola, il piu importante fattore del­ l'economia nazionale. Lo sciopero risponde adunque esclusivamente ad una mossa politica, e colpisce in pieno gli agricoltori , colpevoli di avere un morto innocente tra le loro fila e di non aver reagito . Davanti al contegno settario e partigiano della Federa­ zione Socialista dei Lavoratori della Terra, che con danno generale della produzione e del Paese, manca ai patti da noi lealmente stipulati e sempre lealmente mantenuti dagli agri­ coltori, il contegno nostro, per rispetto al nostro morto , non poteva} non doveva essere diverso da quello adottato, e 28

cioè di dichiarare rotto il concordato di lavoro per gli avven­ tizi e quello dei salariati che abbandonarono il lavoro. Tale contegno nostro non può suonare offesa ai lavora­ tori, che tale sciopero hanno subito, come ne fanno prova le numerose defezioni; ma deve essere monito severo ai dema­ goghi rossi che per le loro questioni politiche e personali non esitano lanciare allo sbaraglio le masse, con danno enor­ me della produzione nazionale e del Paese. Davanti al nostro morto vari sono i contorcimenti dia­ lettici e gli equivoci arzigogolamenti della Federazione So­ cialista dei Lavoratori della Terra; vana se non irritante la sua deprecazione del delitto, che sta insieme ai tripudi e ai balli dei suoi circoli e delle sue leghe . Noi manteniamo la nostra deliberazione e tronchiamo i nostri rapporti con la Federazione socialista, responsabile della situazione e che col prolungamento di uno sciopero in­ consul to ha reso impossibile ogni via di conciliazione . Tornino i lavoratori ai loro campi, al libero lavoro, franco di ogni schiavismo rosso oggi dimostratosi funesto ed essi troveranno la voluta e doverosa protezione ed assistenza , senza demagogici sfruttamenti . Nel loro interesse per il bene del paese. Novara, 1 4 luglio 1 922 » 36 . Lo stesso giorno in cui si tiene 1'assemblea degli agri­ coltori « i fascisti del sindacato nazionale hanno poi diffidato gli avventizi a riprendere domattina il lavoro e a non abban­ donare il bestiame, e dalla Lomellina si sono concentrati qui forti nuclei di fascisti, i quali occupano le campagne dove i contadini scioperano . [ . . ] La giornata è trascorsa in continuo orgasmo e sono avve­ nuti incidenti deplorevoli in città e nei sobborghi tra fasci­ sti e scioperanti, e fra gli stessi operai pro e contro lo SCIO­ pero » 37. .

36 Il testo del manifesto è riportato in Lo sciopero generale in La Difesa. Corriere di Novara, 18 luglio 1922; e in LUIGI FREDDI, Il brigantaggio socia­ lista ecc. , ] oc. dì. 37 Gl'ave situazione a Novara per lo sciopero e la serrata ecc. , Ioe. eit. 29

Si tratta tuttavia di tafferugli di non grave entità : « [ . . . ] altro non ci fu che, in piazza Vittorio Emanuele, l'investi­ mento da parte di cinque individui di un fascista forestiero che seppe difendersi validamente , fino a che, alcuni dei nu­ merosissinli risieri che nei giorni di mercato si soffermano su questa piazza e nelle vie contermini, non accorsero e per­ suasero i cinque individui ad alzare i tacchi ; verso le undici e mezzo nei pressi del " Canto delle ore " ci fu un vivace battibecco fra fascisti dalla nera camicia ed alcuni socialco­ munisti . Volarono cazzotti e pugni [ . ] . Ci fu un momento di panico ; alcuni negozi chiusero le saracinesche , ma poi la calma subentrò . Qualche allarme, verso le 1 5 [ . . ] con suono della sirena installata alla Camera del Lavoro non diede con­ seguenze gravi » 38 . « L'autorità, che ha potuto avere notevoli rinforzi di agen­ ti investigativi e di guardie regie , ha preso fin dall'inizio energici provvedimenti per impedire che 1'ordine pubblico venisse sotto qualsiasi forma turbato : le truppe rimangono consegnate nelle caserme : forti scaglioni sono stati dislocati a guardia dei pubblici edifici , dei circoli politici e nei punti strategici . Numerose pattuglie armate , di soldati e di guardie regie, circolano in città e battono le campagne disperdendo gli eventuali assembramenti ed evitando conflitti fra le parti contrastanti » 39 . Oltre alla truppa e alle guardie regie, anche « carabinieri, agenti investigativi , al comando di abili funzionari, percor­ rono la città e i sobborghi e per il mantenimento dell'ordine vengono compiute frequenti perlustrazioni della cavalleria »40 . Il ministero degli Interni ha inoltre inviato a Novara . .

.

38 La situazione in la « Gazzetta di Novara », Novara, 15-16 luglio 1922 . E vedi anche Continua lo sciopero generale nel Novarese, loc . cit . : « Nella mattinata di oggi si sono verificati alcuni incidenti al centro della città fra fascisti e operai » . 39 L o sciopero e l a serrata, 40

loc. cit o

Grave situazione a Novara per lo sciopero e la serrata ecc . , loc. ci t o E vedi anche La situazione, loc . cit . : « Squadre d i fascisti, guardie regie,

agenti in borghese e soldati percorrono le vie della città e dei borghi, mentre la truppa è appostata in diverse località pronta ad intervenire ».

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l'ispettore generale di P.S. comm. Ellero, poiché evidente­ mente prevede 1'aggravarsi della situazione 41 . Pare ai socialisti che « il padronato agricolo e industriale, che sembrava fino ad oggi diviso, si allea definitivamente per combattere il proletariato » 42 . Tuttavia nella giornata appare sui muri un manifesto del­ l'Unione Costituzionale Novarese che invita alla pacifica­ zione 43. I costituzionali cercano altresl di far opera di concilia41 Per l'invio del comm. Ellero a Novara vedi in particolare Lo sciopero e la serrata, loc. cit . , ove si nota che l'invio in loco di un ispettore generale è « una disposizione solita a prendersi solo in casi estremi » ; e E .T., Lo sciopero antifa­ scista nel Novarese in Umanità nova, Quotidiano anarchico, Milano, 20 luglio 1922,

ove si nota che Ellero « dispone di tutta la forza pubblica che è assai numerosa ». 42 Lo sciopero generale a Novara, loe. dt . 43 Vedi Lo sciopero e la serrata, loc. cit . , che riporta per esteso il mani­ festo: « Ci ttadini ! Sovra alla bara insanguinata, che aveva raccolto l 'unanime pianto di tutti i cuori ancora vibranti di umana fraternità, sta oggi orribilmente ergendosi il fantasma bieco di piu vasti conflitti e di piu tristi disordini. L'Unione Costituzionale Novarese, che nelle quotidiane battaglie vuoI ricon­ durre piu alti e sereni m�todi di civile competizione, si inchina, in omaggio commosso, davanti all'innocente martire di folli esasperazioni partigiane. Nell'ora particolarmente dolorosa, alza, nel nome della cittadinanza intera, la fraterna invocazione di pace. Non al pianto degli orfani, non al lutto delle famiglie schiantate, devono oggi essere aggiunti nuovi lutti e nuovi dolori. Se l 'umano impulso di animi esacerbati ha potuto prorompere in imme­ diate reazioni, che avevano ormai chiuso il loro ciclo, ripugna ad ogni equanime giudizio il nuovo sommovimento operaio. Di fronte allo sciopero inconsulto, che pare suoni scherno alla bara sangui­ nante, le organizzazioni dei datori di lavoro non potevano che reagire con sdegno . E la parola della Federazione Industriali suoni severo e giustificato monito agli speculatori di disordini. Pure, non per questo deve essere il frutto dei martirii e dei pianti. Dalle rinnovate ferite al corpo esausto della Nazione, non potrebbe venire che la generale rovina. Guai a chi prepara nuove angoscie alla Patria! Pace, uomini di buona volontà! Nell'ora grigia della crisi nazionale, tutte le forze devono operare alla rico­ struzione, tutte le volontà devono tendere alla pacificazione. Disarmate, nel nome d'Italia! Novara, 13 luglio 1922 LA

SEZ.

DI

NOVARA » .

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zione e a tal fine hanno ripetuti colloqui sia col prefetto che con le rappresentanze della Federazione degli Indu­ striali 44. Circola però ormai insistentemente la voce che « i fasci­ sti intendono concentrare a Novara alcune migliaia dei loro addetti per compiere eventualmente la presa di possesso del­ la città e per sbaragliare la resistenza operaia [ . . . ] » 45 . Infatti le forze fasciste prendono a concentrarsi nella cit­ tà « sotto gli occhi della forza pubblica. I fascisti ostenta­ vano armi, ma qualche commissario di P.S. asseriva che si trattava di piccoli bastoni che i fascisti portavano nelle tasche . Nottetempo era vietato, dall'ordinanza prefettizia, il tran­ sito di autoveicoli senza regolare permesso , ma i fascisti giun­ gevano a qualunque ora incontrastati. Nessuna perquisizione fu operata a loro riguardo » 46 . La Federazione dei Lavoratori della Terra fa uscire nella giornata il Bollettino dello sciopero , che « riporta lo scam­ bio delle corrispondenze corse fra l 'Associazione padronale e la nostra organizzazione [ . . ] » 47 , mentre in serata il Diretto.

44

Vedi Lo sciopero generale in La Difesa. Corriere di Novara, 18 luglio 1 922 . Lo sciopero generale a Novara, loc. cit o 46 L e giornate d i glorie fasciste nel Novarese ecc. , loc. cit o 47 Ecco la lettera con la quale Ramella informava l'Associazione dei proprie­ tari del deliberato sciopero generale : « La presente per comunicarvi che a seguito dell'opera di distruzione com­ piuta ai danni di alcW1e sedi delle nostre Leghe, noi abbiamo ordinato lo scio­ pero generale dei lavoratori della terra come protesta contro le violenze e per la difesa della libertà. Vogliamo sperare che in questa umana difesa che i lavo­ ratori intendono fare per assicurarsi il diritto al loro modo di pensare e la incolumità delle loro sedi di riunione, troveremo consenziente codesta spett . Asso­ ciazione. Tanto abbiamo creduto bene di comunicare perché sia bene stabilito che il nostro movimento è diretto puramente contro i violenti e gli incendiari , visto che l'autorità non è in grado di difendere la libertà dei cittadini e repri­ mere i reati che si commettono » . Ed ecco la risposta del presidente generale della Federazione fra gli agri­ coltori del Novarese: « Questa Federazione deplora vivamente lo sciopero generale dei lavoratori della terra da voi ordinato e riterrà voi e l'organizzazione da voi rappresentata responsabili di tutti i danni per le violazioni del concordato di lavoro e per l'andamento della produzione agricola. La distruzione di alcune sedi delle vostre leghe, compiuta a titolo di rappresaglia, non certo da agricoltori, è una vera inezia di fronte all'efferato misfatto di Casalino, compiuto in modo esecrabile, 45

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tio provinciale e il Direttorio della Sezione di Novara del Partito Nazionale Fascista dichiarano con un manifesto « di aver rimesso i propri poteri a un Comitato Segreto di Azio­ ne » 48, che è formato da De Vecchi , Lanfranconi , Bisi , Ce­ sare Forni e d al ten . cav. Umberto Rissoli 49 . Per tutta la giornata lo sciopero riesce compatto , anche se avvengono « pochissimi casi di abbandono del bestiame da p arte dei sal ariati » so. Pure il giorno seguente « lo sciopero generale nella città e nei paesi del circondario prosegue compatto . [ ] i lavo­ ratori hanno anch' essi con spontaneit à , e, se si vuole , con un po' di confusione, ma con la massima decisione , effettuata la loro mobilitazione . Gruppi di operai sono continuamente dentro e fuori e nei pressi della Camera del Lavoro e delle altre sedi di organismi proletari . [ . . . ] La cronaca non se­ gnala che qualche scontro tra gruppi avversi con scambio di pugni e di bastonate . Gli operai reagiscono sempre ed energi­ camente . E perciò che l'autorità ha preso le sue precauzioni vietando fino a nuovo ordine il porto dei b as toni . . . i fascisti continuano ad avere però le rivoltelle ! Alcuni di essi hanno sostituito il fatidico manganello con la cinghia dei pantaloni che dovrebbe essere adoperata come una frusta sulla schiena dei lavoratori . La forza pubblica a disposizione dell'Ispettore Generale inviato dal Ministero a dirigere il servizio d'ordine è note. . .

triste conseguenza della propaganda d'odio fatta nelle nostre campagne. Invece di ordinare lo sciopero, voi avreste dovuto associarvi all'indignazione generale per il delitto di Casalino e facilitare ogni ricerca per la scoperta dei vilissimi assassini. Tanto dobbiamo rispondervi in ordine alla comunicazione ricevuta, de­ clinando ogni responsabilità circa le conseguenze dell'ordine da voi dato » . L e due lettere sono pubblicate in Come s i orienta il conflitto in La Stampa, 19 luglio 1922 ( non siamo infatti riusciti a reperire il Bollettino dello sciopero, da cui evidentemente le due lettere sono state riprese). 48 Lo sciopero e la serrata, loc . cit . ; e vedi anche E.T., Lo sciopero antifa­ scista nel Novarese, 10c. cito E vedi pure La terza giornata di sciopero generale (/) Novara, loe. cit. ; e LUIGI FREDDI, Il brigantaggio socialista ecc. , cito 49 I nomi dei membri del Comitato sono pubblicati in G.A. CHIURCO, op. cit. , volume IV, parte I , p . 179 . 50 Gli industriali d i Novara riapriranno gli stabilimenti lunedi. tafferugli tra fascisti e operai in La Stampa, 15 luglio 1922 .

Incidenti e

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volissima. Certo in una grande città non sarebbe possibile trovare forza per disporre un servizio d'ordine simile. Nel­ le vie del centro pattuglie di guardie regie e di soldati si incrociano . Forti gruppi di guardie regie stazionavano in al­ cuni punti della città specialmente frequentati dai fascisti e davanti alle case dei lavoratori ; camions della polizia circo­ lano continuamente ; plotoni di guardie regie e reparti di truppa sono dislocati in vari luoghi della città pronti ad in­ tervenire quando i dirigenti il servizio lo ritengano neces­ sario . È quindi indubitabile che, volendolo, l'autorità è in grado di evitare - a Novara almeno - i gravi incidenti che tutti temono » .51 Frattanto, poiché « lo sciopero è riuscito compatto no­ nostante le minaccie fasciste e nonostante la proclamazione della serrata da parte degli industriali » ,52 fa la sua com­ parsa sui muri questo manifesto della Federazione Industria­ le Novarese : «

CITTADINI ! OPERAI !

fedeli al nostro programma di ricostruzione economica della Nazione e di pacificazione all'infuori e al di sopra di ogni competizione di parte. Accogliamo di buon grado l'invito alla pace e al disarmo degli animi lanciato dall'Unione Costituzionale Novarese. Accogliamo le richieste pervenuteci da molti dei nostri operaI. Riapriremo quindi regolarmente tutti i nostri stabilimen­ ti lunedi mattina 1 7 corrente. Novara, 14 luglio 1 922 LA FED. IND. NOVARE S E

» .53

51 Lo sciopero generale nel Novarese. Operai e contadini si battono ener­ gicamente contro gli schiavisti, Ioe. eit. 52 Ibidem. 53 Lo sciopero generale, Ioe. eit . 34

« Naturalmente » , si affretta a commentare l'Ordine Nuo­ vo, « questa è una manovra degli industriali per tentare di stroncare lo sciopero. Ma gli operai non abboccheranno » .54 « Oggi alla Camera del Lavoro ha avuto luogo un im­ portantissimo convegno dei rappresentanti delle seguenti Ca­ mere del Lavoro : Milano, Como, Varese, Pavia, Voghera, Vercelli, Biella , Alessandria, Novara, Torino » .55 Nel convegno, convocato « per esaminare e deliberare in merito alla situazione creata dallo sciopero » ,56 vengono prese decisioni « della massima importanza che » - scrive l 'Or­ dine Nuovo « non riteniamo per ora rendere pubbliche. Ad ogni modo è bene che i lavoratori di tutto il Piemonte si tengano pronti a manifestare in modo sensibile la loro so­ lidarietà con i compagni di Novara che lottano contro gli schiavisti. Oggi pomeriggio in città sono avvenuti diversi incidenti . Alcuni fascisti hanno provocato un gruppo di operai davanti alla " Tipografica " con conseguente scambio di bastonate. Un fatto alquanto piu grave è avvenuto circa mezz' ora dopo : due fascisti nascosti ad un angolo della strada hanno sparato due colpi di rivoltella contro due operai ; fortunatamente i

54 Lo sciopero generale nel Novarese. Operai e contadini si battono energi­ camente contro gli schiavisti, loc. cito 55 Ibidem. E vedi pure Gli industriali a Novara riapriranno gli stabilimenti lunedi ecc.� Ice. cit. , che però non menziona la presenza dei rappresentanti della Camera del Lavoro di Vercelli. Secondo Lo sciopero e la serrata, loc. cit. , alla riunione sarebbero stati presenti anche i rappresentanti della Camera del Lavoro di Intra. In La terza giornata di sciopero generale a Novara, loc. cit. , risulta che al « convegno interregionale sindacale » era presente per la Confederazione Gene­ rale del Lavoro Gabriele Villani. Vengono qui menzionate come presenti al Con­ vegno le medesime Camere del Lrvoro che risultano da l'Ordine Nuovo, citate anche in Lo sciopero antifascista nel Novarese, loc. cit., dove è tra l'altro detto esplicitamente che « in questo convegno si presero accordi per l'eventuale estensione del movimento » . I n Giornata calma a Novara. G l i uccisori del Ridoni arrestati i n Corriere della sera, 15 luglio 1 922, ci si limita a informare che « stasera alla Camera del Lavoro vi è stata un'adunanza dei rappresentanti della Camere del Lavoro dei principali centri del Piemonte e della Lombardia per l'esame della situazione, la quale va alquanto migliorando » . 56 Gli industriali a Novara riapriranno gli stabilimenti lunedi ecc., Ice. dt.

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colpi sono andati a vuoto. L'incidente è però servito a di­ mostrare quale sia la " imparzialità " degli agenti dell' ordine i quali hanno tolto ai due operai i bastoni, lasciando ai fa­ scisti le rivoltelle che anzi essi ostentavano » .57 Sono pure minacciati dai fascisti gli strilloni del quotidia­ no socialista e il rivenditore Onesti viene invitato a « non strillare pili l 'Avanti! , pena la morte ! » .58 « Verso le 1 9 parve che i fascisti volessero avvicinarsi al­ la Camera del Lavoro . In pochi minuti parecchie centinaia di operai si radunarono davanti alla loro casa, pronti a di­ fenderla . I fascisti si sono allontanati senza provocare oltre . Pili tardi in seguito a provocazioni fasciste e all'aggressione di alcuni operai, la sirena della Camera del Lavoro ha suo­ nato facendo accorrere moltissimi lavqratori e, prima ancora , due plotoni di guardie regie. In quel momento sono arrivati circa una cinquantina di fascisti : senza conseguenze » .59 « Alcuni fascisti questa sera sono stati disarmati da due guardie regie. Altri loro compagni sono intervenuti , minac­ ciando le guardie e alzando i bastoni contro di esse. Le guardie regie, naturalmente, hanno reagito arrestando i fa­ scisti che pare però siano stati rilasciati. 57 Lo sciopero generale nel Novarese. Operai e contadini si battono ener­ gicamente contro gli schiavisti, loc. cit . Scaramucce tra scioperanti e fascisti vengono pure segnalate i n Gli indu­ striali a Novara riapriranno gli stabilimenti lunedi, loc. cit. ; e vedi anche LUIGI FREDDI, Il brigantaggio socialista ecc. , loc. cit. ; « [ . . . ] qualche cazzottatura, qualche bastonatura [ . . . ] »; e La terza giornata di sciopero generale a Novara, loc.

cit. : « Oggi abbiamo avuto degli incidenti con relative bastonate e pugni. In un incidente i fascisti hanno fatto uso di rivoltelle. Fortunatamente non ci sono feriti gravi. La forza pubblica mantiene, finora, un contegno lodevolmente im­ parziale » . 58 La terza giornata di sciopero generale a Novara, loc. cito

59 Lo sciopero generale nel Novarese. Operai e contadini si battono energi­ camente contro gli schiavisti, loc. cito Anche in La situazione, 10c. cit. , si ricorda: « [ . . . ] verso le 19, la sirena della Camera del Lavoro ha fischiato »; e vedi pure Gli industriali a Novara riapriranno gli stabilimenti lunedi ecc., loc. cit. , secondo cui sarebbe stata la

forza pubblica a impedire « qualche tentativo di invasione della Camera del Lavoro da parte dei fascisti » . Pure in La lotta di fazioni nel Novarese ecc. , loc. cit. , si accenna al fatto che gli operai « quando scorgevano le squadre fasciste mettevano in funzione il segnale d'allarme, che per la Camera del Lavoro consiste in una sirena ».

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I fascisti novaresi asseriscono di attendere per questa not­ te o domattina altre squadre da Bologna e dalla Lomellina ; qualcuno afferma anche che sono attese squadre dalla To­ scana, ma la voce non è verosimile . Ad ogni modo gli operai sono ben decisi a difendersi . Il comizio di oggi, nel quale ha parlato anche il C0111pagno Roveda, segretario della Camera del Lavoro di Tori­ no, è riuscito imponentissimo . L'oratore comunista è stato salutato da vivissimi applausi » .60 L'Associazione degli Agricoltori fa « affiggere un avviso nel quale promette la somma di L . 1 5 .000 a chi saprà sco­ prire l'assassino del socio Ridone Angelo [ . ] » .61 L'Alleanza del Lavoro, allo scopo di informare i citta­ dini sui motivi della proclamazione dello sciopero prepara un manifesto che l'autorità - la quale si sforza di favorire la soluzione della vertenza - non lascia pubblicare .62 . .

60 Lo sciopero generale nel Novarese. Operai e contadini si battono energi­ camente contro gli schiavisti, loc. cito 61 Lo sciopero e la serrata, loc. cit . ; e vedi anche Gli industriali a Novara riapriranno gli stabilimenti lunedi ecc. , loc. cit.; Lo sciopero generale nel No­ Va1'ese. Operai � contadini si battono energicamente contro gli schiavisti, loc. cit . ; Giornata calma a Novara �cc. , loc. cito Quale presunto uccisore del Ridoni viene arrestato Antonio Liotti ( o Ugliotti? ), di 24 anni, mentre vengono pure arrestati altri quattro suoi compagni, ossia Giovanni Pasquini, Angelo Rigoloni (o Rigolone?), Angelo Vigone e Girolamo Cirio (o Borio? ), « tutti ritenuti comunisti, del Comune di Borgo Vercelli » ( Gli industriali di Novara riapriranno gli stabilimenti lunedi ecc. , loc. cit . ; anche secondo Giornata calma a Novara ecc. , loc. cit . , gli arrestati sarebbero stati « tutti social-comunisti »). Ma il sindaco di Borgo Vercelli , « non appena venuto a conoscenza che sono stati arrestati i suddetti giovani [ . . . ] si è recato a Novara portando con sé una dichiarazione firmata da 60 testimoni i quali affermano che gli arrestati nell'ora del delitto, si trovavano nel Circolo proletario di Borgo Vercelli e cioè a 24 km . circa dal luogo in cui il fascista cadde ferito. Cade quindi cOSI il tentativo di addossare agli operai arrestati la colpa della uccisione che ha provocato le rap­ presaglie fasciste e lo sciopero generale » ( Lo sciopero generale nel Novarese. Ope­ rai e contadini si battono energicamente contro gli schiavisti, loc. cit . ) . 62 Vedi L a terza giornata d i sciopero generale a Novara, loc. ci t. , ove è riportato per esteso tale manifesto dell' Alleanza del Lavoro : « CITTADINI ! La Federazione industriale ha sentito il bisogno di insorgere a protestare contro la nostra civile protesta che non era diretta contro di essa ma che voleva essere un " basta" a tutte le violenze. Del tragico omicidio di Casalino noi già abbiamo detta la nostra parola.

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La città tuttavia continua a cambiare volto : « Grosse pattuglie di guardie regie sostano agli angoli. Gruppi di ca­ micie nere, silenziosi, percorrono rapidi le vie. I muri son tapezzati di manifesti. Qualche bandiera sventola alle fine­ stre. [ . . ] La sede del Fascio, in via Gallarati, è vigilata da manipoli disciplinati di squadristi. Dentro è un trillar di telefoni, un rapido viavai di staffette. La mobilitazione fa­ scista - compiutasi con rapida precisione e con perfetta disciplina - continua silenziosa, ordinata » .63 In realtà però « i fascisti non hanno seguito in città, il loro numero è molto limitato . La stessa popolazione non nutre per costoro soverchia simpatia. Il capo riconosciuto delle squadre dell'ordine, è il cav. Belloni Amedeo, già ade.

I signori industriali invece, mentre affermano di deplorare le violenze da qua­ lunque parte vengano, non si peritano di affermare che la reazione fascista è stata immediata ma monda di sangue. È quindi chiaro che essi ammettono il principio di rappresaglia quando sono volte ai danni delle organizzazioni operaie. Se questi si fossero adattati a subire passivamente le violenze avrebbero dato la presunzione del loro disagio morale nei rapporti del delitto. Se viceversa avessero adottato il metodo della rappresaglia avrebbero, oltre che colpiti dall'inesorabilità della legge, indiziati come un'associazione a delin­ quere. Questo nostro atto, altamente civile, viene ora condannato da coloro che la protesta dello sciopero. Questo nostro atto, altamente civile, viene ora condannato da coloro che dovevano mantenersi al di fuori e al di sopra della competizione se non volevano essere considerati come alleati dei distruttori delle sedi delle organizzazioni nostre. Ed è sintomatico che mentre mai una parola di protesta è sorta dalla Fede­ razione industriali contro l'imperio delle violenze, ammantate dal tricolore, sen­ tono tutta la difesa dell'economia nazionale solo perché gli operai hanno voluto proclamare il loro basta a questo stato di cose.

CITTADINI ! Gli industriali classificano solo i nostri atti, che sono contenuti In una pas­ siva resistenza, come attentato all'incolumità d }Italia, e per protestare contro gli inconsulti boicottaggi alla produzione proclamano la serrata. Questa evidente contraddizione mostra che i signori industriali che noi avevamo messo al di fuori della n ostra lotta vogliono usare gli stessi sistemi alleandosi ai distruttori delle nostre sedi. Se quindi lo stato di lotta permane e lo sciopero generale continua si è perché cOSI hanno voluto gli industriali. -

-

L'ALLEANZA DEL LAVORO

63 38

LUIGI FREDDI, Il brigantaggio socialista ecc. } loc. cit o

».

rente all'Unione Costituzionale » . 64. Ma il pericolo VIene dal concentramento continuo da altre provincie.65 Per parte loro i comunisti e i simpatizzanti hanno il loro punto di forza nel « Circolone » di Sant'Agabio,66 mentre il lavoro politico ha come punto di riferimento il Circolo Ver­ bano a Sant'Andrea.67 • In serata si riunisce il Comitato dell' Alleanza del Lavoro 68 e « si è pure radunato il Consiglio delle Leghe per sentire il referto delle Commissioni Interne in merito allo sciopero » 69 ed essere posto al corrente sulle deliberazioni del convegno pomeridiano delle Camere del Lavoro.7o Intanto, nel corso della giornata, « fu incendiato qual­ che altro circolo socialista in diversi Comuni » .71 64 La terza giornata di sciopero generale a Novara, loc. cito

65 Vedi in ibidem: « Si prevede [ . . . ] da un momento all'altro l'arrivo di rin­

forzi fascisti »; e vedi pure Giornata calma a Novara ecc. , loc. cit . : « Stasera sono giunte a Novara numerose forze fasciste e altrettante sono attese nella giornata di domani ». 66 Vedi la successiva cronaca degli avvenimenti. In FEDERAZIONE NOVARESE DEL P.c . I . , 1 921 Il Partito comunista a Novara 1945, a cura di Giorgio Colorni e Giovanna Scarpa. Novara, Tip . Pal­ trinieri, [ stampato in occasione del Congresso Provinciale della Federazione Nova­ rese del Partito Comunista Italiano, tenutosi a Novara il 19-20-21 ottobre 1 945 ] , p . 18, si sostiene che « i compagni e i simpatizzanti erano concentrati al Circolo del Cascinone agli ordini di Francesco Leone ». Ma, come vedremo, i comunisti furono costretti a spostarsi al Cascinone dopo l 'occupazione militare del « Circo­ Ione » di Sant' Agabio, avvenuta la notte tra il 18 e il 19 luglio, e Francesco Leone - per sua testimonianza - aveva allora già lasciato la città dopo lo scon­ tro di piazza Cavour del 18 luglio ( vedi il suo racconto a p. 1 16 ) . 67 In FEDERAZIONE NOVARESE DEL P.c . I . , 1 921 I l Partito comunista a Novara 1 945 ecc. , cit. , p. 1 8 , si dice: « L . . . ] il lavoro politico era guidato da Carletto Leonardi e Silvio Ramazzotti al circolo Verbano ». Va precisato che mentre Carletto Leonardi ebbe effettivamente un ruolo di prim'ordine in quel momento, Silvio Ramazzotti aveva lasciato l'Italia in mag­ gio o giugno, trasferendosi in Germania. Vedi { AB ) Testimonianza di Silvio Ra­

mazzotti nel corso della manifestazione tenutasi presso la Sezione del Partito Comunista Italiano di Porta Mortara ( Sezione « Carlo Manzini »), Novara, set­ tembre 1 966, nastro 1 35 . Per la biografia d i Carletto Leonardi s i veda i n appendice a p . 3 1 5 . 68 Vedi Lo sciopero generale nel Novarese. Operai e contadini s i battono energicamente contro gli schiavisti, loc. cito 69 Gli industriali a Novara riapriranno gli stabilimenti lunedi ecc. , loc. cito 70 Vedi Lo sciopero generale nel Novarese. Operai e contadini si battono energicamente contro gli schiavisti, loc. cit o 71 Gli industriali a Novara riapriranno gli stabilimenti lunedi ecc. , loe. cit o

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Pure la giornata di sabato passa in una relativa cahna, anche se si segnala qua e là qualche tafferuglio .72 Però continuano per tutta la giornata ad arrivare squa­ dre di fascisti, anzitutto dai centri piu importanti del Pie­ monte 73 e « la situazione va aggravandosi di ora in ora . Squadre di fascisti provenienti dai vari paesi della Lomellina e dell'Emilia giungono continuamente in città . Ogni treno porta nuovi rinforzi ai nemici del proletariato che si sono messi d'impegno per vincere la battaglia. [ . ] Fino a que­ sto momento le forze fasciste giunte dal di fuori ammç>ntano a parecchie centinaia di persone . Alcune squadre hanno sfi­ lato inquadrate per le vie della città indisturbate dalla po­ lizia che si è preoccupata soltanto di evitare ogni contatto con gli operai animati da una combattività eccezionale . [ . . . ] Fino ad ora i lavoratori, quantunque esasperati per le gravi rappresaglie compiute dai fascisti nei vari paesi del circon­ dario hanno dato prova della massima calma, hanno dato la prova piu lampante di avere i nervi a posto . Essi si sono limitati a difendersi nei casi di estrema necessità , non hanno raccolto le provocazioni che vanno facendosi sempre piu nu­ merose, hanno evitato di fornire pretesti all'avversario . [ . . ] Ma la massa è ben decisa ad impedire che il piano dei fa­ scisti venga portato a compimento , che le organizzazioni operaie vengano distrutte . Essi hanno tollerato troppo , non hanno reagito neppure quando per stroncare lo sciopero i fascisti hanno importato dal Ferrarese mano d'opera agri­ cola. Contro le squadre di mondarisi che si prestano , per miseria e per incoscienza, a compiere il tentativo di spez­ zare la magnifica compattezza del proletariato novarese e che hanno stazionato tutto il giorno dinanzi alla stazione , a pochi passi dalla Camera del Lavoro dove il viavai dei lavoratori è incessante, non è partita la minima provocazione. Gli ope­ rai comprendono che anche questa gente è vittima della rea­ zione fascista e che d'altra parte gli agrari non riusciranno mai ad importare tanta mano d'opera quanto è necessaria . .

.

72

ltmedi

73

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Vedi Lo sciopero continua a Novara: I contadini riprenderebbero il lavor o in La Stampa, 16 luglio 1922 . Vedi ibidem.

per portare a compimento i lavori piu urgenti deIla cam­ pagna. Non solo dev'essere ancora terminata la monda del riso , ma il grano è sulle aie e dev'essere trebbiato, il neno già tagliato minaccia di marcire specialmente in seguito alle piog­ gie recenti, parte del neno dev'essere ancora falciato al piu presto . Lo sciopero non potrà dunque tanto facilmente es­ sere stroncato e già gli agrari hanno fatto le prime avances affermando di essere disposti a far riprendere il lavoro alle condizioni precedenti lo sciopero e con l'impegno di mante­ nere in vigore il patto di lavoro nno al ritorno completo della calma . Naturalmente i contadini non possono accettare queste condizioni col rischio di dover sostenere una nuova lotta non appena i lavori che piu urgono siano portati a ter­ mine. [ . . . ] I fascisti possono liberamente compiere la loro mobilitazione, concentrare le loro squadre, preparazione d'azio­ ne che sarà certamente un' azione violenta. Essi infatti non nascondono i loro propositi e nei loro crocchi non si sente che parlare di benzina e dei metodi migliori per sfondare porte e compiere irruzioni . Tutti gli schiavisti arrivano ar­ mati provocando , inneggiando alla violenza, minacciando l'ira di Dio . Sui loro libelli e sui loro manifesti affermano chia­ ranlente che la distruzione di nove Circoli proletari non ba­ sta, che altre distruzioni devono essere compiute, che anche Novara deve essere colonizzata . L'autorità non sente e non vede. Nulla fa per evitare che la violenza venga messa in atto. [ . . ] Si attraversano le giornate dell' attesa. Lunedf gli industriali riapriranno gli stabilimenti ; le sirene richiame­ ranno gli operai al lavoro, ma è prevedibile che se l'Alleanza del Lavoro non darà ordini in tal senso il lavoro non sarà ripreso » .74 .

74 Gli operai e i contadini novaresi non piegano. Gravi minaccie fasciste in l'Ordine Nuovo, 16 luglio 1922. E vedi anche Lo sciopero generale a Novara continua in Umanità nova, 18 luglio 1922 ( ma la corrispondenza è del 15): « Lo sciopero continua in città e nelle campagne e continua pure il concentramento delle forze fasciste. Il punto di mira dei fascisti è la Camera del lavoro . Gli industriali hanno annunziato l'apertura degli stabilimenti per lunedf prossimo. Ma si ritiene che gli

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Questa opInIone dell'Ordine Nuovo non è però condi­ visa da La Stampa, che prevede la ripresa del lavoro in cam­ pagna e nota come gli operai siano divisi sul da farsi : « alcuni di essi affermano che sono disposti a ripresentarsi al lavoro unicamente per contribuire alla auspicata pacifìcazione. Al­ tri invece non vogliono saperne. Ad ogni modo , per l'even­ tuale ripresa del lavoro la maggioranza si atterrà agli ordini del Consiglio della Camera del Lavoro » .75 « Il comm. Ellero, inviato dal Governo, ha avuto ancora oggi un colloquio con l'ono Ramella al quale ha proposto di conferire all'esame e giudizio degli organismi nazionali Confederazione Generale del Lavoro, Federazione Nazionale dei Lavoratori della Terra e Confederazione Generale degli Agricoltori . La proposta venne esaminata dal Comitato fe­ derale dei contadini che l'ha accettata. Detta deliberazione è stata comunicata alla Associazione degli agricoltori [ . . ] . Quasi ovunque lo sciopero prosegue compatto . I conta­ dini di cinquantasei Comuni - su sessanta - si astengono dal lavoro . Le defezioni sono insignificanti. E non possono influire sull' andamento dell' azione. La massa viene di fre­ quente convocata a comizio e dà prove non dubbie di spi­ rito di resistenza » .76 La compattezza dello sciopero riguarda però soltanto gli avventizi, mentre i salariati scioperano soltanto in sette co­ muni del circondario.77 In città scioperano compatti gli operai .

operai, seguendo i deliberati presi, continueranno lo sciopero perché anche di fronte alla vigorosa protesta del proletariato si continua ad incendiare i circoli operai di comuni estranei affatto all'agitazione. La rottura del concordatb da parte degli agrari ha esasperato i contadini i quali non intendono riprendere servizio senza conoscere quali saranno le mercedi che verranno loro corrisposte ». 75 L o sciopero continua a Novara ecc. , loe. cito 76 Gli operai e i contadini novaresi non piegano ecc. , loc. cit o 77 Vedi Lo sciopero continua a Novara ecc. } Ioe. cito In La lotta di fazioni nel Novarese ecc.} loe. cit . , si sostiene che anche lo sciopero degli avventizi non poté in quei giorni essere compatto per l'intimidazione fascista: « Nell'attuale periodo, i salariati e gli avventizi avrebbero dovuto pro­ cedere alla raccolta del fieno, alla trebbiatura del frumento, alla monda del riso, al taglio della segala, all'accudimento del bestiame. Per proteggere queste neces­ sità le squadre fasciste cominciarono a concentrarsi a Novara, accorrendo anche dalle province limitrofe e specialmente dalla Lomellina. Esse fecero vigilare specialmente i comuni piu rossi, detenninando situa-

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degli stabilimenti a grande maestranza, « mentre negli altri la sospensione del lavoro ebbe a verificarsi lievemente » ,78 « Tutti guardano ansiosamente alla Liguria e sperano in un allargamento dell'agitazione che dia la possibilità di con­ durre a fondo la battaglia contro la violenza reazionaria. [ . . . ] Ma nel frattempo si vive in una continua, spasmodica ten­ sione. Il minimo incidente mette in allarme gli operai che, informati dei propositi dei fascisti, temono qualche colpo di mano. La mattinata è trascorsa tranquilla ma nel pomeriggio si sono ripetuti i soliti incidenti. I fascisti stanno appostati negli angoli delle vie centrali e, di tanto in tanto , aggredi­ scono a tradimento qualche operaio che passa senza sospetto . Anche oggi due operai sono stati aggrediti da sette od otto fascisti, e bastonati. La " vittoria " fascista a Novara si li­ mita ad episodi di questo genere. Tanto è vero che quando alcune squadre di fascisti giunti freschi dalla Lomellina , fe­ cero qualche passo in direzione della Camera del Lavoro , hanno assistito ad uno spettacolo a cui non sono certo abi­ tuati nei loro infelici paesi colonizzati. Non appena l'int enzione dei fascisti fu segnalata, in po­ chi minuti si vide nel piazzale della Camera del Lavoro ac­ correre una folla di operai anelanti alla lotta . Si può dire con sicurezza che finora i fascisti hanno potuto vivere a No­ vara grazie soltanto alla protezione dell'autorità. Non c'è pericolo che avvenga uno sbandamento quando c'è un allarme . In un baleno centinaia di operai si trovano radunati dinanzi alla Camera del Lavoro , occupano lo spalto deL terrapieno che si innalza sul viale della stazione risoluti, uomini e donne, ad accettare battaglia . I mucchi di sassi scompaiono come per incanto : ognuno zioni anche paradossali, poiché dove è piu sentito il bolscevismo . . . altrettanto si lavorava. I salariati non si sono totalmente astenuti dal lavoro. Gli avventizi qua e là hanno disertato. Per forza o per amore lo sciopero nei campi non si è effettuato che parzialmente » .

78 I fatti di Novara e dintorni i n la « Gazzetta di Novara

»,

19-20 luglio 1922 .

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di questi uomini inermi vuole avere, per difendere se stesso e la sua casa, almeno due sassi . - Qui ragazzi, tutti uniti - esclam a un operaio - e se vengono avanti. . . marucai! ( sassate) . E quando il pericolo s i allontana i sassi s i accumulano nuovamente al margine della strada. I fascisti della Lomellina, animati di eroico furore, a questo spettacolo si sono subitamente calmati ed hanno pre· ferito avviarsi verso la sede del Fascio rimandando l'impresa . L e riunioni di operai indette per questa sera i n tutti i Circoli sono riuscite imponenti. Tutti i lavoratori vi sono intervenuti dimostrando grande entusiasmo e decisa volontà di lotta. Anche i paesi della provincia rispondono con lo stesso slancio . I Circoli sono stati quasi tutti distrutti mentre i contadini erano al lavoro o di sorpresa durante la notte . A Casalino, dove i fascisti hanno voluto effettuare un tenta­ tivo in pieno giorno, dopo i funerali del fascista Ridoni , tutta la popolazione è insorta, le donne per prime, armate di tridenti e di pale, mettendo in fuga gli invasori. Ovunque l'ostilità contro gli schiavisti è aperta, invin­ cibile ovunque, e da tutti essi sono considerati come nemici. Anche nei ceti piccolo-borghesi è largamente diffusa l'avver­ sione piu profonda contro i fascisti. ' Sarebbe deplorevole se la combattività della luassa do­ vesse esaurirsi per il mancato intervento dei dirigenti del proletariato italiano. È evidente che proseguendo il concen­ tramento fascista si giungerà ad una situazione insostenibile per il proletariato » .79 Avvenimento rilevante della giornata è il tentativo di me­ diazione avanzato dai popolari. Il direttorio del Comitato provinciale del Partito popolare e della sezione cittadina si sforzano infatti di « promuovere un'intesa fra i direttorii dei partiti di maggioranza della nostra regione perché facciano opera immediata onde l 'Associazione conduttori di fondi non 79 44

Gli operai e i contadini novaresi non piegano ecc. , loe. cito

persista nella rottura del concordato agricolo, che potrebbe dar luogo ad agitazioni ed a gravi contese » : 80 « si deplorano anzitutto e vivamente , che l'avviata pacifi­ cazione degli animi, l'iniziato ritorno ad un sereno e proficuo ritorno al lavoro nella nostra plaga, vengano d'improvviso e violentemente turbati dal delitto di Casalino , profondamente esecrato da quanti abbiano mente e cuore. Ritenendo che il sistema tanto disgraziato di provoca­ zione e di reazione, cOSI perpetuato ancora nella nostra re­ gione, venga a sconvolgere ogni opera fattiva di vita so­ ciale, economica e politica. Che qualsiasi fazione possa ancora, per vani pretesti, lnaggiormente valersi delle attuali turbate circostanze a danno essenziale di tutti i partiti, che costituiti con uomini noti , con tendenze , con programmi chiari, quando operino nel­ l'ambito della legge della Nazione , sono, nel senso di vita di popolo , garanzia di ordine , di giustizia e di libertà. Si delibera, per le altissime finalità di pace e di umanità, che debbono animare tutti gli onesti, di promuovere un'in­ tesa fra i direttorii dei Partiti di maggioranza delle nostre regioni, che suoni tregua in ogni contesa, deposizione di odi ; sterili sempre, ' violenti e insani mezzi di disordine ; risurrezione di vita per ogni collettività ; sincera pacificazione di animi ; vera ricostruzione morale e materiale, per ogni or­ dine sociale » . 8 1

80 Lo sciopero continua a Novara ecc. , Ioe. cit. ; e vedi anche Lo sciopero di Novara. In cerca di un accordo in Corriere della sera, 16 luglio 1922 . In Lo sciopero generale a Novara continua, loe. cit., si accenna al solo fatto

che « il direttorio del partito popolare ha esplicato opera persuasiva presso gli agricoltori per indurIi a desistere dal provvedimento » della rottura del concordato . 8 1 Partito Popolare Italiano. Comitato Provinciale d i Novara. Comunicati in L'Azione Novarese, 20 luglio 1922 .

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II. L'ORDINE NUOVO » E BENITO MUSSOLINI DI FRONTE ALLA « BATTAGLIA DI NOVARA » «

L'Ordine Nuovo fa quel giorno presente tutta la gravità della situazione : « [ . . . ] oggi il fascismo si segue sulla carta geografica co­ me un nemico che si accampa alle nostre porte e minaccia di dilagare fin dentro alle nostre case . Un partito come il partito socialista che si attarda a discutere sui mezzi piu acconci della difesa, quando ciò che urge è la difesa, non può essere che deriso e votato al disprezzo dalle masse che esso pretenderebbe di difendere. Oggi la lotta è aperta e senza esclusione di colpi . È stoltezza pensare di vivere an­ cora in un'atmosfera di legalità, quando tutto attorno si re­ spira un'aria di terrore . La legalità è per gli assassini, gli in­ cendiari, le guardie bianche della borghesia a tutto svantaggio della classe operaia, la quale si lusinga delle apparenze. Ora bisogna proprio dìstruggere queste apparenze . I lavoratori italiani bisogna che si convincano ch'essi sono come un esercito in campo contro un nemico aperto e im­ placabile. E bisogna che si convincano che essi soltanto pos­ sono oramai provvedere alla propria difesa . [ . . . ] Oggi una nuova grande minaccia si presenta per il pro­ letariato : il fascismo attacca con un piano convergente No­ vara, Sarzana e Sestri Ponente. Lo scopo della manovra è evidente. Si tratta in fondo della vita delle organizzazioni proletarie della Liguria, del Piemonte e della Lombardia . È ciò che si vuoI distruggere. A Novara contadini ed operai 47

sono balzati unanimi a difendere le loro posizioni contro il fascismo . Con eguale slancio si preparano ad affrontare la grave minaccia i lavoratori liguri. Bisogna ora cercare che i due fronti della lotta non restino isolati. Ripetere oggi an­ cora una volta l'errore di lasciare soli i lavoratori, dove questi scendono in lotta, sarebbe colpa imperdonabile . Ai la­ voratori del novarese e della Liguria deve essere data oggi tutta la nostra solidarietà. Ma senza ritardi e senza tenten­ namenti. Oggi non si discute, si agisce . Dire che ognuno deve assun1ere le proprie responsabilità è troppo poco . I la­ voratori vogliono sapere che cosa intendono fare i capi re­ sponsabili. Basta con le interrogazioni e le chiacchiere di Montecitorio . Gl'interessi e la vita della classe operaia e con­ tadina si difendono sulla piazza, dove essa è aggredita da bande armate . Chi non vede questi problemi, è fuori oramai della realtà e non s'accorge del pericolo che incombe su tutta la classe operaia. Giorni gravi, molto piu gravi di quelli trascorsi, si pre­ parano per il proletariato industriale . Il fascismo , schiaviz­ zata l'Italia Centrale e Orientale, in armi contro la Puglia , l a regione piu battagliera del Meridionale, s i appresta a con­ quistare il triangolo Genova-Torina-Milano . Non v'è dubbio su questo piano, che ha cominciato ad avere il suo svolgi­ mento con i fatti di Sarzana e di Sestri, di Novara, e del quale sono sinton1i gli incidenti piu o meno gravi di Desio, di Bussoleno, di Collegno, di Asti. La campagna bresciana è in mano ormai dei fascisti ; il Basso Milanese, la Lomellina ne sono già campi trincerati . Casale, Tortona, in parte Alessandria, sono quasi perdute per il proletariato . Il cerchio si stringe di giorno in giorno . Che attendiamo ? La forza dei fascisti sta anche nel fatto che essi hanno sem­ pre potuto concentrare le loro forze in luoghi prescelti, sen­ za essere minacciati dall'azione generale del proletariato . Se non si oppone ad essi contemporaneamente la forza solidale dei lavoratori liguri, piemontesi, lombardi ad una ad una le città cadranno in potere delle bande schiaviste , ad una 48

ad una le organizzazioni saranno distrutte . Non vi può es­ sere dubbio . Lavoratori di Milano, di Genova, di Torino, a voi ! O la battaglia con molta probabilità vittoriosa, la battaglia in cui tutte le schiere proletarie si gettino risolutamente , con i capi o contro i capi, o le sconfitte parziali, che si sussegui­ ranno rapidamente, e che insieme, vi incateneranno nella piu ignominiosa schiavitu ! » . 1 1

Resistere e prepararsi in l'Ordine Nuovo, 15 luglio 1922.

L'articolo, non firmato, è ora pubblicato in PALMIRO TOGLIATTI , Opere, a cura di Ernesto Ragionieri. Roma, Editori Riuniti, 1967, I volume: 19 17-1926, p. 381 e sgg. Che l'articolo non sia di Togliatti è stato sostenuto con otumi argomenti in ALFONSO LEONETTI , A proposito di un articolo attribuito a Togliatti in Il Ponte, Rivista mensile di politica e letteratura fondata da Piero Calamandrei . Firenze, La Nuova Italia, n. 1 1 , novembre 197 1 , p. 1356 e sgg . : « [ . . . ] Quell'ar­ ticolo non è, né poteva essere di Togliatti. [ . . . ] Nel luglio 1922, Togliatti non era più a Torino, ma a Roma, dove svolgeva le funzioni di redattore capo del­ l'organo centrale del partito, Il Comunista, del quale - come di tutta la stampa comunista - la direzione spettava all'Esecutivo. [ . . . ] La collaborazione di To­ gliatti all' Ordine Nuovo, durante questo periodo - una collaborazione sempre eccezionale del resto - entrava nei normali scambi di servizi e di articoli tra giornali fratelli, per cui non v'è articolo di Togli att i che, nell' Ordine Nuovo, non fosse ripreso dal Comunista di Roma. Ora, l'articolo in questione Resistere e prepararsi - non risulta �ssere stato pubblicato nel Comunista. Né poteva es­ serlo, dato il carattere piemontese dell'articolo, come vedremo . Per di piu, gli articoli di Togliatti riprodotti nell' Ordine Nuovo recavano solitamente la sua firma, per esteso o con le semplici iniziali: p . t. [ . . . ] . Il triangolo Genova-Torino-Milano. Questa idea, che è alla base dell'articolo Resistere e prepararsi, è nata a Torino e non a Roma. È attorno ad essa che nacque la campagna da noi condotta all'Ordine Nuovo per far quadrato attorno alle organizzazioni operaie di Novara. [ . . . ] In questo contesto generale, l'articolo Resistere e prepararsi - il quale fa parte di un insieme di articoli redazionali - non può ragionevolmente attribuirsi a Togliatti, che, lontano dal terreno di lotta in Piemonte, era rimasto estraneo all'elaborazione dell'idea del "Triangolo Torino-Genova-Milano " , maturata e sviluppata a Torino ad opera dell' Ordine Nuovo ». Né d'altra parte sembrano probanti le ragioni che hanno spinto Ragionieri ad attribuire a Togli att i questo articolo : « Ho incluso Resistere e prepararsi nel primo volume delle Opere di Togli atti per una ragione molto semplice: Togliatti se lo era attribuito, come risulta da Conversando con Togliatti di Marcella e Maurizio Ferrara (p. 105). In generale ho potuto constatare che le attribuzioni di questo volume peccano piuttosto per difetto che non per eccesso » (Idem, p. 1356). Secondo Leonetti, Togliatti prese in questo caso un abbaglio, ed egli ricorda come Gramsci avesse attribuito a Togliatti nel 1921 uno scritto steso il giorno prima da Leonetti: « [ . . . ] e giudice era un uomo come Gramsci, che ci cono-

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Il giorno dopo il giornale esce portando scritto sulla te­ stata : « L'azione e la solidarietà dei lavoratori della Lom­ bardia, della Liguria e del Piemonte deve salvare i proletari novaresi ed essere l 'inizio della riscossa in tutta Italia » . 2 Nel corsivo di prima pagina si dice : « La solidarietà di questi tre proletariati nella lotta rappresenta un muro for­ midabile oggi contro l'espansione fascista e sempre contro qualsiasi tentativo di reazione . Il triangolo Torino-Milano-Ge­ nova racchiude una forza invincibile della classe operaia in lotta . Tutto sta a sapersi valere di questa forza ed a muo­ veda in maniera unitaria . Ancora una volta si affaccia da­ vanti a noi il problema dell'unità nell'azione . Il nemico puntando su Novara - cerca di incunearsi nel possente trian­ golo che unisce il nostro proletariato e di spezzarne la com­ pagine . Magnificamente, con slancio pieno di passione , i la­ voratori del Novarese tengono oggi testa all'avversario, che oltre ad essere lui stesso agguerrito, gode dell'appoggio e della protezione dello Stato . Devono i lavoratori del Nova­ rese essere lasciati soli nella lotta, mentre essi difendono proprio la compagine delle forze proletarie vicine ? A No­ vara tutti i lavoratori devono oggi guardare cosi come si può guardare alla propria sorte. Lavoratori della Liguria, del sceva tutti benissimo e che in materia di stilistica era certo un intenditore » ( Idem, p. 1355). Inoltre Leonetti racconta di aver lungamente discusso con Togliatti nel 1961 « sull'attribuzione di Elogio del cinico (l'Ordine Nuovo, 26 gennaio 1921 ). Ne ricordavo benissimo il contenuto, che suscitò, a suo tempo, dissensi e consensi nella giovane redazione di Torino. Era uno scritto di Togliatti . Ma lui opinava per Gramsci; anzi se ne diceva certo. Intervenne pure Pia Carena, elemento essenziale del quotidiano torinese, nel 192 1 . Anche per lei, non c'erano dubbi: quello scritto era di Togliatti. Questi, alla fine, vi si riconobbe [ . . ] » ( Ibidem ) . In (AB) lettera di Alfonso Leonetti a Cesare Bermani, Roma, 2 9 maggio 197 1 , si dice: « L'articolo Resistere e prepararsi del 15 luglio, che Ragionieri attribuisce a Togliatti, a me sembra mio . Sono le mie idee ed è il mio stile. Gramsci, che era Gramsci, e stava con noi a Torino, da un giorno all'altro attribul a Togliatti un mio articolo . Figurarsi dopo tanti anni ! ». Pare del resto evidente come l'unico redattore del giornale che potesse accen­ nare alla Puglia come alla « regione più battagliera del Meridionale » fosse il Leonetti stesso . 2 l'Ordine Nuovo , 16 luglio 1922 . In grosso, sulla prima pagina, figura la scritta « Contro la mobilitazione fasci­ sta urge la mobilitazione proletaria » . .

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Piemonte, della Lombardia , essi sono tutti interessati diret­ tamente nella lotta che i loro fratelli di Novara combattono contro il fascismo invasore . Prime avanguardie generose, le popolazioni lavoratrici del Novarese oppongono già da pa­ recchi giorni una resistenza tenace al nemico, il quale mi­ naccia di ora in ora di soverchiare la loro forza. La solida­ rietà a queste generose popolazioni della campagna novarese dev' essere data dalle tre nostre città senza indugio e senza riserve. Non è questo il momento di patteggiamenti e di li­ miti alla propria solidarietà. il momento della lotta. E lottare è l 'essenziale. Chiunque capo o gregario - non si ponga oggi da questo punto di vista è come il disertore che passa armi e bagaglio al nemico . Indebolire il fronte di lotta o limitarlo soltanto vuoI dire rendersi complici del fa­ scismo, al quale si agevola il terreno di conquista . Di fronte alla minaccia che pesa sulla vita delle organiz­ zazioni liguri, 10mb arde e del Piemonte, la via da seguire non può essere che quella da noi innanzi tracciata : mante­ nere unito nella lotta il proletariato di queste regioni, che sono collegate tra di loro dalla comunanza di interessi da difendere. Il disgiungerle, il lasciarle isolate sarebbe oggi opera nefanda non solo per le conseguenze immediate che ne deriverebbero in rapporto alle nostre organizzazioni, ma anche e specialmente per l'immenso vantaggio che si arre­ cherebbe al fascismo , il quale è contemporaneamente in lotta nel Cremonese, in quel di Rimini e nel Tavoliere delle Pu­ glie. La defezione di un'ala qualsiasi sul fronte della lotta è sempre un rafforzamento dell'avversario. Ciò che non è compreso ancora abbastanza è come oramai sia necessario tutte le volte che si parla di fascismo vederlo sotto l'aspetto di problema militare. Ogni avanzata, ogni assalto ad un'or­ ganizzazione, ad una cooperativa, ad un municipio dev'essere visto sotto questo aspetto. I lavoratori devono abituarsi a considerarsi come un esercito in campo contro un nemico spietato e implacabile che cerca di attentare alla loro esi­ stenza. E questa guerra bisogna che i lavoratori si abituino a combatterla con eguale strategia, con eguali mezzi e con tutti gli altri che può mettere a loro disposizione il ricordo e 51

l'esperienza di guerre passate combattute per entro le mura contro stranieri invasori. Quell'abitudine a considerarsi un esercito in campo è oggi necessaria a tutti i lavoratori i ta­ liani. Solo cOSI essi possono comprendere le manovre del nemico e la necessità di lotta per ostacolarle. Mentre i lavoratori di Rimini, di Cremona , di Puglia e del Lazio sono impegnati contro il fascismo, a Novara si tenta dalle stesse forze fasciste di schiacciare le rimanenti organizzazioni proletarie. Il triangolo Torino-Milano-Genova intervenendo nella lotta a fianco dei lavoratori novaresi non solo salverà la sua compagine e la sua efficienza, ma porterà un notevole aiuto alle altre forze proletarie impegnate sugli altri fronti. Per questo noi diciamo che oggi ogni defezione è opera nefasta, della quale non può avvantaggiarsi che il fascismo. Torino-Milano-Genova siano esse unite nella lotta a fian­ co dei lavoratori novaresi ed avranno con sé tutto il resto del proletariato d'Italia » .3 L'occupazione fascista di Novara minaccerebbe direttamen­ te il triangolo, ponendo i comunisti torinesi in una situa­ zione di accerchiamento : 4 l'Ordine Nuovo lancia perciò que­ sta idea del triangolo Torino-Milano-Genova, ribaltando l'idea salveminiana del triangolo industriale quale fortezza del riformismo e dell' aristocrazia operaia in quella del trian­ golo quale potenziale fortezza della lotta rivoluzionaria e 3

Torino�Milano-Genova in fOrdine Nuovo, 16 luglio 1 922. In (AB) lettera di Alfonso Leonetti a Cesare Bermani, Roma, 29 maggio 197 1 , si osserva: « Gli articoli di fondo di quel periodo sono generalmente miei (quelli trasmessi da Roma erano quasi sempre firmati o siglati ) . Sono miei certamente Torino-Milano-Genova e Alle porte di Milano. Forse anche In piedi! ». Infatti -- ricorda ancora Leonetti in A proposito di un articolo attribuito a Togliatti, loc. cit . , p . 1 356 : « a Torino, dopo la partenza di Togliatti dall O rdine Nuovo nell'estate del 1 92 1 , Gramsci volle affidarmi la responsabilità di redattore capo del quotidiano, responsabilità che divenne oltremodo pesante, dopo la sua partenza per Mosca, alla fine del maggio 1922 . Sta di fatto che nel luglio 1 922, in bene e in male, ero responsabile di tutta la vita del quotidiano torinese. Solo l'esecutivo del partito aveva diritto di controllarci e di dirigerci ». 4 Vedi ANGELO TASCA (A. ROSSI ), Nascita e avvento del fascismo. L'Italia dal 1 91 8 al 1 922. Firenze, La Nuova Italia, 1950, p . 3 1 2 : « Dopo l'occupazione fascista di Novara, che minaccia direttamente il " triangolo" Milano-Genova-To­ rino, i comunisti di quest'ultima città si sentono accerchiati, presi alla gola » . '

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antifascista, e prende a condurre - in maniera largamente autonoma dalla direzione bordighiana e dall' orientamento in quel momento prevalente all'interno del Partito comunista un'azione di fronte unico coi socialisti. Tutte le forze del­ l 'Ordine Nuovo sono in quei giorni mobilitate e da Torino vengono inviati a Novara un certo numero di compagni ar­ mati per difendere la Camera del Lavoro, che è nelle mani di Ramella, riformista di fatto ; anzi, è anche per questo mo­ tivo che si decide di rafforzare i comunisti novaresi, nella previsione di dover condurre un'opera di difesa a oltranza. 5 Novara sembra infatti presentare delle buone possibilità di organizzare la difesa, sia per l'orientamento della locale Camera del Lavoro che, anche se in mano a Ramella, è favorevole alla costituzione del triangolo,6 sia perché già da qualche tempo i comunisti novaresi che prevalentemente sono e resteranno a lungo influenzati dalle idee di Bordiga si sforzano di raggiungere « un " inquadramento " di forze operaie con criteri militari » .7 5 Vedi (AB ) Testimonianza orale di Alfonso Leonetti, Roma, l° ottobre 1966, nastro 142; e vedi anche - per quanto attiene al modo di concepire il « trian­ golo » da parte dei torinesi - (AB) lettera di Alfonso Leonetti a Cesare Bermani, Roma, 29 maggio 197 1 , cit'o 6 Vedi SECONDO RAMELLA, Vecchio e nuovo sindacalismo negli episodi di un vecchio sindacalista socialista ( 1 898-1957). Novara , Tip . Riva & c., [ 1958 ] , p. 97 : « La Carnera del lavoro di Novara, della quale io ero Segretario Generale, propose di costituire un triangolo difensivo: Milano-Genova-Torino ». In (AB) Testimonianza orde di Silvio Ramazzotti ecc. , cit . , si ricorda come peraltro rien­ già prima del luglio fossero iniziati dei tentativi di approccio trati - tra socialisti e comunisti per organizzare una comune difesa antifascista: nel maggio « qui a Novara [ . . . ] i socialisti si sono svegliati un po', hanno comin­ ciato a capire che c'era il pericolo anche a Novara [ . . . ] . Il Secondo Ramella fa sapere a me, al compagno Carletto Leonardi e al compagno Giuseppe Giarda di riunirci e di andare alla Camera del Lavoro che sarebbe venuto giu Serrati , D'Aragona e Baldesi . Fattostà che siamo stati tutto il giorno là alla Carnera del Lavoro . Alla sera diciamo: " Ma dove sono? "; e ci fanno sapere che erano già partiti. [ . . . ] io gli avrei detto apertamente: " Qui è una quistione pretta­ mente militare; il Partito socialista deve unirsi non al nostro Partito dal punto di vista politico, ma per difenderci; e per difenderci noi abbiamo in mano un esercito; se gli altri attaccano, siamo qui dei soldati, sappiamo difenderci " ». La testimonianza del Ramazzotti ci sembra dimostrare come l'esigenza di un fronte unico antifascista fosse sentita anche in ambienti periferici del Partito di formazione non ordinovista. 7 A Colloquio coi compagni che vissero il J21 a Novara in La Lotta, organo della Federazione del P.c.I. di Novara, Novara, a. XIX, n. 5, 2 febbraio 1961 ) :

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La redazione dell'Ordine Nuovo è direttamente control­ lata e influenzata dagli operai delle fabbriche torinesi, è meno condizionata dalla direzione del Partito che non dalle masse operaie e dai loro delegati, frequentatori abituali del­ la sede del giornale .8 Né può quindi stupire che in questa situazione gli ordinovisti e la Camera del Lavoro di Torino siano portati alla ricerca di un fronte unico politico che, se è in accordo con le direttive dell'Internazionale Comunista, non ha tuttavia il beneplacito della direzione del Partito . 9 «

Tentammo noi comunisti, in una situazione largamente compromessa e ormai giunta al punto di rottura, un " inquadramento" di forze operaie con criteri mili­ tari . Se ne occupò il compagno Belloni in modo particolare, e la prova di quel nuovo strumento e di una tattica nuova nella lotta contro i fascisti fu fatta in occasione del 10 maggio 1922, allorché a Novara sfilarono 2 .000 lavoratori mili­ tarmente inquadrati agli ordini appunto di Belloni. Quel giorno a Novara i banditi fascisti misero la coda fra le gambe. Le autorità costituite stettero . . . prudentemente a guardare! » .

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(AB) lettera di Alfonso Leonetti a Cesare Bermani, Roma, 25 novembre 1971 .

9 Vedi (AB ) lettera di Alfonso Leonetti a Cesare Bermani, Roma, 29 maggio

197 1 : « Ricordo che da Roma ci vennero dei " rabbuffi" per questo nostro " aperturi­ smo ", come si direbbe oggi. [ . . . ] la Camera del Lavoro di Torino e l'Ordine Nuovo erano per il fronte unico, non solo sindacale. I " rabbufE." di Bordiga mi vennero perché come redattore capo avrei dovuto mantenere l'Ordine Nuovo sulla linea della direzione e non tener conto dello spirito e delle tendenze delle masse d'officina. [ . . . ] L'idea del triangolo sedusse anche Serrati, in un primo tempo, e Giulietti. La redazione e la Cd.L. di Torino erano d'accordo. [ . . . ] senza il tradimento di Giulietti e la ritirata di Serrati, la " battaglia di Novara" avrebbe avuto altro esito, anche per l'Italia. A questo la direzione del Partito Comunista, da Roma, rimase quasi estranea. Non ci venne mai una direttiva. Tutto parti e si fece dall Ordine Nuovo, con l'appoggio della Sezione e della Camera del Lavoro di Torino » . '

La diversità di vedute tra i comunisti torinesi e la posizione assunta nazio­ nalmente dal Partito è testimoniata anche da questo ricordo di Giorgio Carretto, allora vice-segretario della Camera del Lavoro di Torino: vi fu in quel periodo una riunione della Camera del Lavoro nel Biellese, con la presenza tra gli altri di Roveda, allora segretario della Camera del Lavoro di Torino, di Carretto stesso, di rappresentanti sindacali di Novara e di Milano (forse era presente Repossi ) , nonché d i Giacinto Menotti Serrati. In apertura d i riunione - convocata per deci­ dere il da farsi per arginare l'offensiva fascista - il rappresentante bordighiano chiese a che titolo era presente Serrati, se per ragioni sindacali o politiche. In quest'ultimo caso disse che non sarebbe restato, dal momento che le istruzioni di Bordiga erano che il Partito comunista non dovesse prendere contatti di natura propriamente politica con nessun altro gruppo. Accordi sindacali SI, accordi politici no. Questo atteggiamento provocò la reazione di Roveda e Carretto, che tuttavia non riuscirono a smuovere il bordighiano dalla posizione assunta, ciò che rese impossibile anche solo l'iniziare la discussione. Vedi ( AB ) Testimonianza orale

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Gli ordinovisti sono insomma pressati ad assumere delle ini­ ziative « quasi in contrasto con la linea bordighiana del par­ tito in materia di alleanze e di fronte unico » lO e prendono « contatto con Serrati, direttore dell'Avanti! a Milano, e con il capitan Giulietti della Federazione Marinara per Genova, allo scopo di organizzare una lotta generale in Lombardia, in Liguria e in Piemonte » . 11 d i Giorgio Carretto , Novara, 14 luglio 197 1 , appunti ; e (AB ) lettera d i Giorgio Carretto ad Alfonso Leonetti, Novara, 5 novembre 197 1 . lO ALFONSO LEONETTI, A proposito d i u n articolo attribuito a Togliatti, loc. cit ., p. 1357 . 1 1 Idem, p . 1358 . Si ricorda qui come « da Roma, cioè dall'Esecutivo, non ci vennero diret­ tive d'alcun genere, ma solo rimproveri per le nostre iniziative unitarie (man­ cate, purtroppo! ) con Serrati e Giulietti ». Né questo può stupire, dal momento che il tipo di battaglia che gli ordino­ visti tendono a condurre innanzi si discosta appunto non poco dalle « tesi di Roma » e si presenta come una ricerca di fronte unico politico. A proposito delle iniziative aperturistiche partite dai torinesi si dovrà anche tener presente dei « ricordi personali » di Angelo Tasca, secondo cui, dopo la sconfitta di Novara, i comunisti torinesi « per disserrare la morsa, per salvare ciò che ancora si può salvare, [ . . . ] entrano in rapporto con la sinistra del par­ tito popolare ed anche coi liberali che si raggruppano attorno alla Stampa diretta dal senatore Frassati, grande amico di Giolitti. Stabiliti i primi contatti, una delegazione composta da u� rappresentante della sezione comunista e da un rap­ presentante della Camera del Lavoro, si reca a Roma per esporre la situazione, quale la si vede a Torino, e per chiedere che il partito comunista prenda l'ini­ ziativa o almeno autorizzi l'organizzazione di un fronte unico con i socialisti e con i gruppi politici disposti a sbarrare la strada al fascismo. A Roma i delegati sono freddamente accolti dal segretario del partito, dal quale ricevono un sacco di ingiurie : è il viatico con il quale riprendono - senza avere ottenuto niente - la via del ritorno ». Vedi ANGELO TASCA {A. ROSSI ), Nascita e avvento del fascismo ecc. , cit., p. 3 12. Questo particolare è narrato da Tasca anche in Comunismo e fascismo in Il Mondo , Settimanale di politicai e letteratura, Milano, 1° settembre 1953 . Trattasi della terza di una serie di puntate dedicate da Tasca a I primi dieci anni del Par­ tito Comunista Italiano, scritto ora ripubblicato in ANGELO TASCA, I primi dieci anni del PCI. , Bari, Laterza, 197 1 , p. 1 19 e sg . : « Nell'estate del 1922, quando l'offensiva fascista stava concentrandosi contro il superstite triangolo Ge­ nova-Torino-Milano, la sezione comunista torinese e la Camera del Lavoro ebbero contatti politici coi giolittiani della Stampa per un 'eventuale azione comune di difesa antifascista; quando i colloqui parvero aver preso un andamento fa­ vorevole, due delegati comunisti furono inviati in missione a Roma alla direzione del partito per difendere questo progetto di fronte unico; essi non riuscirono a persuadere i dirigenti, e dovettero tornare a Torino dopo aver ricevuto una vio­ lenta ramanzina. E il progetto fu abbandonato; sarebbe vano cercare, nella let­ teratura comunista dell'epoca, una traccia qualsiasi di questo tentativo, che rispon-

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Quanto a Mussolini, nell'editoriale del Popolo d'Italia del 1 5 luglio, fa affidamento sulle divisioni della sinistra : « Il Fascismo italiano è attualmente impegnato in alcune decisive battaglie di epurazione locale. Bisogna richiamare su di esse l 'attenzione di tutti i fascisti che nOI1 sono diret­ tamente chiamati all'azione . A Rimini [ . . ] il Fascismo è riu­ scito, S1a pure attraverso l 'inevitabile sacrificio del sangue, .

deva a uno stato d'animo largamente diffuso, e di cui nessuno dei capi comu­ nisti torinesi assunse apertamente la responsabilità », L'iniziativa deve d'altronde essere stata condotta in modo assai riservato, dal momento che né Chignoli, allora segretario della Camera del Lavoro di Torino, né Guarnieri, anch'egli sindacalista, né Leonetti, responsabile de I}Ordine Nuovo, né Viglongo, redattore del medesimo giornale, ricordano questi approcci con la sinistra del Partito popolare e i giolittiani de La Stampa. E neppure ricorda nulla Giorgio Carretto, allora vice-segretario della Camera del Lavoro di Torino, che con Tasca e Roveda formava già la destra del Partito. Se quindi mai tale iniziativa fu presa, è probabile si sia trattato di una iniziativa riservata della Sezione di Torino, forse voluta dallo stesso Tasca e pro­ babilmente con lo scopo di allargare l'iniziativa partita da I}Ordine Nuovo. Vedi per queste notizie e illazioni (AB) lettera di Giorgio Carretto ad Alfonso Leonetti, Novara, 5 novembre 197 1 , cit.; ( AB ) lettera di Andrea Viglongo ad Al­ fonso Leonetti, Torino, 3 novembre 197 1 ( Viglongo ha interpellato al proposito anche Chignoli e Mario Guarnieri) ; ( AB ) lettera di Alfonso Leonetti a Cesare Bermani, Roma, 29 maggio 197 1 , cit.; ( AB ) lettera di Alfonso Leonetti a Cesare Bermani, Roma, 25 novembre 197 1 , cito In ogni caso il passo fatto in direzione dei giolittiani de La Stampa desta non poche perplessità, dato le posizioni retrive allora notoriamente assunte da costoro. E vedi quanto detto in (AB) lettera di Andrea Viglongo ad Alfonso Leonetti, Torino, 3 novembre 197 1 : « Giolittiani, quali? I redattori della Stam­ pa? Mettiamo pure che fosse cosI , per Torino; ma giolittiani a Roma, nella nostra fattispecie, chi sarebbero stati? Il governo Facta [ . . . ] . lo non ricordo le date precise, ma so che ad un certo momento, alle elezioni del Consiglio dell'Associazione della Stampa Subalpina mi lasciai eleggere Consigliere (ed il Consiglio poi mi nominò anzi Vice-segretario) mentre GaIetto veniva nominato non ricordo piu se Sindaco o membro del Collegio dei Probiviri. La cosa piacque poco a Gramsci, anche se io gli spiegai chiaramente che secondo me quello era l'unico modo di porre i giornalisti professionisti degli altri quotidiani torinesi di fronte all'opportunità di una azione comune di difesa della propria fonte di lavoro, dopo le ripetute avvisaglie di disturbo che in parecchi casi giungevano alla distruzione delle copie presso i giornalai ( la posizione dell' Ordine Nuovo era pri­ maria, per le aggressioni che duravano da tempo e spesso erano sistematiche, ma la reazione degli operai colpiva la stampa borghese, e quindi preoccupava i redat­ tori di quei giornali che, per la verità, a Torino, non assunsero mai un atteg­ giamento meritevole di considerazione come democratico ed antifascista. Facevano i finti tonti, proprio per paura di vedersi bruciare le copie, o magari riceversi una bombetta a mano in redazione . Era la politica machiavellica di Alfredo Frassati, che poi venne messo a terra da Mussolini col sequestro prolungato, fino ad essere

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a penetrare e ad imporsi. La situazione è rovesciata. Rimini nelle nostre mani significa il braccio della tenaglia, che ci mancava per serrare l 'Emilia e la Romagna, e nello stesso tempo Rimini fascista è il ponte di passaggio per la pene­ trazione nella Marca contigua . Avanguardie animose del fa­ scismo a Pesaro, a Fermo, a Pergola, a Jesi ci assicurano che anche le Marche non resisteranno a lungo alla nostra avan­ zata . estromesso dal giornale. I redattori erano purtroppo " giolittiani " anche loro, come il direttore, nel senso di sperare che tutto si accomodasse per la strada, col tempo e colla protezione dello " Stellone d'Italia ") » . Un giudizio assai severo sulle posizioni allora assunte da La Stampa è in Dopo lo sciopero. Attraverso i giornali in l'Ordine Nuovo, 23 luglio 1922 : « La Stampa caprioleggia sempre piu mirabilmente. Salvatorelli, per quanto in comu­ nicazione quotidiana con Frassati, è in un continuo imbarazzo. Bisogna essere social-riformisti . . . per via delle parecchie decine di migliaia di lettori forniti dalla classe operaia. Ma i buoni rapporti con gli industriali ed i proprietari bi­ sogna pur mantenerli ed i fascisti sono abbastanza pericolosi. . . Perciò adelante cum iuicio. E nella cronaca novarese la Stampa è incerta, reticente, mentitrice. D'altra parte i deputati giolittiani a Roma erano per Facta e sono oggi per la partecipa­ zione della destra al Governo e quindi . . . le corrispondenze parlamentari sono in antitesi con l'articolo di fondo. Questo è smentito dal romanzo emiliano che Ambrosini - fumante . . . ! - sta pubblicando a puntate. Ad ogni modo finché i proletari sono talmente fessi da gustare i contorcimenti della troupe Frassati, non c'è nessuna ragione perché questa la smetta. Gli affari vanno bene . . . » . Non mancheranno tutt�via nei numeri del 18 e 19 luglio articoli preoccupat i . E vedi L a situazione nel paese e l e sorti del Ministero in La Stampa, 1 8 luglio 1922, ove tra l'altro è detto : « Il fascismo è un movimento che tende con tutti i mezzi legali ed antilegali - nella fase presente i secondi prevalgono nettamente sui primi - a impadronirsi dello Stato e di tutta la vita nazionale per stabilire la sua dittatura assoluta ed unica [ . . . ] . Dopo l'invasione delle campa­ gne, il fascismo lavora, adesso, alla capitolazione dei piccoli centri; una volta terminata l'occupazione di questi, verrà la volta delle grandi città, circondate e investite da ogni parte. [ . . . ] Intorno a Milano, Torino, Genova gli approcci cominciano con le occupazioni di Novara e Sestri Ponente » . Per l'articolista è un assurdo logico, politico e morale che il fascismo faccia parte del Governo, dal momento che si proclama antistatale ed antilegalitario; e prospetta alla crisi tre soluzioni : o la Destra tutta, compreso il gruppo fascista, sconfessa il metodo antilegale e antistatale del fascismo; o i gruppi nazionalista e liberaldemocratico rompono la solidarietà col gruppo fascista; o la Destra esce dal Governo e dalla coalizione di maggioranza. Il giorno seguente il giornale torinese sosterrà - nell'articolo Una manovra per la crisi nel buio senza il voto della Camera. Per Lo Stat'uto e per lo Stato che è ormai in questione il mantenimento delle libertà statutarie e costituzio­ nali, dal momento che il fascismo conduce un attacco allo Stato nei suoi tre fondamentali elementi : il Parlamento, il governo e il legame d'obbedienza delle forze armate alle autorità statali . -

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Ad Andria la vittoria è ormai conquistata dalle nostre milizie . I tentativi di riscossa della cosiddetta Alleanza del Lavoro sono falliti e non poteva essere altrimenti. Il rove­ sciamento della situazione ad Andria è di somma importanza per la nostra azione nelle Puglie. Bisogna - ora - che il fascio di Bari, si decida finalmente ad organizzarsi in modo da essere all' altezza della situazione. Passando dalla Puglia al Lazio, le cronache di questi giorni hanno registrato gli episodi di Viterbo e la conseguente concentrazione fascista. È tempo di far sapere a tutti gli amici d'Italia che le forze fasciste nel Lazio sono numerosissime [ . . ] . Venendo al Nord, troviamo le forze del Fascismo impegnate in Liguria. Siamo al riguardo assolutamente tranquilli. Sestri Ponente non sarà piu ripresa dai rossi. Né l'ignobile coalizione social-massone­ migliolina riuscirà a riprendere Cremona. Anche a Novara la battaglia volge al termine trionfal­ mente per noi [ . . ] . Basta leggere i giornali avversari per comprendere che la massima confusione regna nel campo nemico. Chi invoca 1'ausilio del governo ; chi minaccia lo sciopero generale ; chi raccomanda l'attesa e la pazienza. Non c'è una parola d'or­ dine, non c'è un piano [ . . . ] . Ancora e sempre ci chiamano banditi, canaglie, barbari, schiavisti, briganti, venduti. Ce ne freghiamo. Voi stampate, signori, delle inutili parole ingiu­ riose. Noi vi rispondiamo sabotandovi politicamente e sin­ dacalmente le ossa. Con chirurgica inesorabilità » :2 L'idea di un movimento di difesa nel triangolo propu­ gnata dall O rdin e Nuovo non manca perciò di preoccupare Mussolini, 1 3 che in altro suo editoriale del 1 8 luglio, intitolato appunto Il triangolo , ostenta tuttavia una grande sicurezza . « Non si tratta di quello massonico ; e nemmeno di quel­ lo cooperativistico di salveminiana memoria ; si tratta di un triangolo strategico Torino-Milano-Genova, nel quale i social.

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12 Vedi Il Popolo d'Italia, 15 luglio 1 922, che esce con un enorme titolo in prima pagina: L'imminente crollo delle ultime roccheforti del Pus - Onore ai fascisti di Cremona, di Rimini, di Andria, di Viterbo, di Sestri Ponente - La mobilitazione fascista a Novara. 13 Vedi (AB) Testimonianza orale di Alfonso Leonetti, cito 58

pussisti si preparerebbero alle supreme difese. Non vogliamo contestare l'esattezza di questa terminologia militare, nel qual caso potremmo osservare che ai vertici di questo triangolo accampano da parecchi anni, con tranquillo e ormai incontra­ stato diritto di cittadinanza, imponenti forze fasciste, mentre almeno da un lato , quello fra Genova e Torino , è stato sfon­ dato in pieno sulla linea Mortara-Alessandria. Questa storia del triangolo deve funzionare da (( mito " per galvanizzare le residuali volontà dei tesserati . Sembra che i nostri nemici siano presi dal furore della disperazione . [ . ] l'allarme nel campo social-pussista è dato dai progressi sindacali del Fa­ scismo [ . . ] qualche centinaio di migliaia di camicie nere [ . . ] occupa oramai stabilmente tutta la Nazione. Ci vuoI altro a schiantarle, che gli articoli lirico-strategici della stampa pus­ sista o i sanguinosi agguati notturni! » . 14 . .

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14 MUSSOLINI, Il trtangolo

In

Il Popolo d'Italia, 18 luglio 1922 .

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III . LA BATTAGLIA DI LUMELLOGNO

Frattanto la cronaca continua a far registrare fatti gra­ vissimi : « sabato notte parecchi fascisti si sono avvicinati con intenzioni minacciose ad un circolo della periferia [ di Novara ] . Gli operai sono usciti e li hanno respinti costrin­ gendoli a fuggire attraverso i campi e bastonando qual­ cuno ». 1 Il giorno seguente un centinaio di squadristi comandati da Piero Bezzi e dal capitano Mario Bisi occupano Novara, mentre giungono a�tre forze da località del Piemonte ( squa­ dre di Trino Vercellese ) e della Lombardia ( squadre del Pa­ vese, ove erano stati mobilitati i Fasci di Pavia, Copiano , Torre del Mangano, Zerbolò, Gropello , Corteolona, Belgio­ ioso, Cava Manara, Zinasco e Sommo ) .2 Sempre in quella domenica il battaglione ciclisti fascisti del Gruppo Pavese 3 tenta di devastare il Circolo di Lumel­ logno, generando una vera e propria battaglia in cui perdono la vita sei proletari e un fascista, mentre altri due proletari e un fascista vengono feriti gravenlente. 4 Ecco il racconto di una ragazza del paese 5 : 1 Lo sciopero generale esteso a tutta la Provincia di Novara in l'Ordine nuovo, 17 luglio 1922 . 2 Vedi G.A. CHIURCO, op. cit. , volume IV, parte I, pp. 178 e 180 . 3 Vedi idem, p . 178. 4 Vedi al proposito l a nota 9, a p. 72. 5 (AB) Testimonianza orale di Fenisia Baldini, Novara, ottobre 1964, nastro 8. Tale testimonianza è qui pubblicata con pochissimi ritocchi formali, rispettan-

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lo ricordo che ero li, di pomeriggio, verso le tre, era proprio la Madonna del Carmine, il sedici luglio ; e aspettavo loro, la Piera e sua sorella, che venivano da Casalgiate, che abitavano a Casalgiate e venivano a Lumellogno a trovare le mie zie. Siamo 11 per il paese, di domenica, e vediamo che passa dei fascisti in bicicletta. E allora c'era la Piera, mia cugina e altre ragazze, passa mio nonno 11 con un garofano rosso qui davanti e lei, mia cugina dice : " Nonno, dammi questo garofano ! " . Le dice : " No , non te la dò, perché il ga­ rofano io la porto tutte le domeniche ; andate là sul tetto, c 'è là il vaso , e cogliete i garofani " . Siamo li in attesa di andare a ballare, passa 'sta squadra di fascisti in bicicletta, che venivano da Robbio, Confienza, dalla Lomellina . Sono a metà paese, arrivano davanti al vec­ chio Circolo di Lumellogno, e c'era là fuori l 'organo da bal­ lare, nel cortile che suonava, che poi al pomeriggio si bal­ lava li nel cortile, fuori . Arrivano li davanti al Circolo , c'è già dentro i nostri . . . compagni socialisti e comunisti, che guardavano dalle finestre, cosi, fuori, vedere che passava ' sti fascisti ; mentre arrivano li, davanti al Circolo, smontano tutti dalla bicicletta, hanno in mano i manganelli e cominciano a picchiare sulle ferrate delle finestre del Circolo. Li c'è della gente con le mani, li che guardano fuori, qualcuno le ha prese anche sulle mani . Allora i nostri avevan già dentro bottiglie, sassi, han cominciato a tirar fuori sassi, bottiglie, a correre dietro a quelli li; e loro un po' son scappati ma qualcuno reagiva tornando indietro, ha mollato la bicicletta in terra, che erano una ventina loro, e i nostri cominciavano già a uscire tutti dal Circolo con legni, con sassi, con botti­ glie. Mi ricordo che mio fratello, che era segretario della «

do appieno la concezione del mondo espressa dal linguaggio parlato della pro­ tagonista. E si confronti tale testimonianza con ( AB ) Testimonianza orale di Fenisia Baldini, Novara, 1963, nastro 2/ A, pubblicata col titolo La Battaglia in appendice a CESARE BERMANI , Esperienze politiche di un ricercatore di canzoni nel Novarese in CESARE BERMANI, L'Altra cultura. Interventi, rassegne, ricerche. Riflessi culturali di una milizia p olitica ( 1 962-1969), strumenti di lavoro 14/ archivi delle comunicazioni di massà e di classe. Milano, Edizioni del Gallo, marzo 1970, p. 56 e sgg.

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Sezione comunista, giovanile , è uscito senza calze in estate, senza ciabatte ai piedi, ha lasciato tutto - ecco - per cor­ rere dietro a 'sti fascisti. Come arriva 11 vicino, di fronte al Circolo, passando dall'altra parte, di 11 t irano fuori le botti­ glie, come lui arriva 11, l 'han tirato una bottiglia 11 ma l 'ha scansata per poco, ma ha fatto in tempo andare su la botti­ glia con un piede e s 'è fatto un gran taglio nel piede ; è venuto indietro, non ha potuto fare niente ; viene a casa, si fascia quel piede, io sono 11 sulla strada, esco ancora a ve­ dere, e allora sento un colpo di rivoltella, e allora - sai quando senti dei colpi di arma da fuoco . . . Dopo passato il Circolo, loro san riusciti andare verso San Rocco, e i nostri che le correvano dietro . . . e ricordo mio cugino, al Pipin, Carlotta, che aveva un legno anche lui, e c'era 11 ancora uno con la bicicletta, allora l 'ha picchiato una legnata sul braccio, che aveva per mano la bicicletta, quello 11 ha lasciato cadere la bicicletta, e se ne sono andati . Ma qualcuno scappando ha voluto intimorire noi, ha spa­ rato un colpo in aria. Allora " hanno sparato ! " , e i nostri dietro pin ancora, ha cominciato uscire tutto il paese, e si sono avviati fuori sullo stradale che viene a Novara. Finito, in quel momento H sembrava finito, 11 tutti : " avete visto eh, Lumellogno, se facciamo tutti cosI ! " ; e 11 si rideva e di feriti c'era forse solo mio fratello con 'stu piede tagliato . Dopo neanche un'ora - neanche un'ora - sentiamo una voce, ma la ricordo :6.no a quando crepo ! , una voce di donna, piccola, fine, " i végnan " , forte, " i végnan " , " i végnan i fa­ scisti " ; perché qualcuno era già arrivato di staffetta da No­ vara perché aveva visto la corriera che portava i passeggeri a Confienza, che veniva da Novara, faceva la linea, e c'era su donne di Lumellogno che scendevano a Lumellogno , ma i fascisti le han mandate gin sullo stradale : " Andate gin per­ ché poi succederà quello che succederà " . Quelle 11 tornando , arrivando dentro in Lumellogno hanno avvisato : " C'è i fa­ scisti sulla corriera, arrivano, vengono ammazzarci tutti ! " . E allora 'sta donna, ch' l'éra la Teruszn Vanola, s'è messa a gridare con quella voce : " I végnan! " . Come ha gridato " i

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végnan " la gente è stata come un fuoco, siamo uSC1ti tutti dalle case . . . erano preparati già dalla prima volta che han piantato li biciclette . . . c'erano li una ventina di biciclette tutte fracassate .6 Allora abbiamo messo tutte le biciclette nel 6 Ma vedi al proposito [GAUDENZIO BIGLIANI] L'eroica battaglia di Lu­ mellogno in 21 gennaio 1 921 21 gennaio 1 951 . XXX. Episodi della lotta dei comunisti nel Novarese. Federazione Novarese del Partito Comunista Italiano. Novara, Tipografia La Stella! Alpina, 195 1 , p. 18, ove si precisa che i fascisti in bicicletta erano 25 e che lasciarono sul posto due biciclette. Per la versione fascista degli avvenimenti vedi La situazione a Novara. Quattro morti in un sanguinoso conflitto provocato da un' imboscata socialista in Il Po­ polo d'Italia, 19 luglio 1922, che cOSI descrive l'inizio del conflitto : « Passavano da quel paese - provenienti dalla Lomellina e diretti nella nostra città [Novara] - venticinque fascisti in bicicletta. Improvvisamente la comitiva di ciclisti affrontata e circondata da una turba di circa quattrocento contadini, tutti armati di tridenti, forche, bastoni e fucili, fu fatta segno di sanguinose violenze. Qualcuno dei ciclisti, riuscito a fuggire portò di gran corsa a Novara la no­ tizia dell'inaudita aggressione ed alcuni fascisti partirono subito in camion alla volta di Lumellogno, dove peraltro erano attesi da uguale accoglienza . Appena l'automobile giunse sul posto f u accerchiata e distrutta, mentre i viag­ giatori erano fatti segno, da parte della numerosa schiera di contadini inferociti, a violenze d'ogni specie. [ . . . ] » . E vedi anche, per questo particolare dell'automobile, Lo sciopero generale, loc. cit . : « L'automobile venne fatta a pezzi : lo chauffeur, colpito a un braccio da un colpo di tridente, poté salvarsi con la fuga » . Secondo L e giornate d i glorie fasciste nel Novarese ecc. , loc. cit . , l'automobile dei fascisti sarebbe stata invece « sequestrata intatta » . Per altra versione reazionaria e sostanzialmente falsa degli avvenimenti ve­ di I fatti di Novara e dintorni, loc. cit . : « Domenica verso l e diciannove una piccola squadra d i fascisti, cinque o sei - non di pili - di ritorno da incursioni in campagna, attraversando l'abitato della vicina aggregata di Lumellogno, venne fatta segno alle solite invettive ed alle solite minaccie da parte di una folla di terrieri, tra cui le pili inviperite apparivano le donne. Di fronte al Circolo socialista i fascisti appiedarono dalle biciclette, ma sentendosi in pochi dovettero, dopo uno scambio di vicendevoli invettive, risalire sulle macchine e ritornare in città, lasciando però due bici­ clette nelle mani degli avversari. Gli squadristi, giunti a Novara, si recarono immediatamente alla sede del Fascio, in via Paolo Gallarati , ove i rappresentanti del Direttorio sedevano in permanenza e raccontarono quanto era loro occorso. Dalla sede partirono due au­ tocarri, con circa una trentina di " camicie nere " . Arrivate all'imbocco del paese, l e " camicie nere" vennero accolte con evi­ denti segni di ostilità dalla popolazione. [ . . . ] Secondo la versione dei fascisti, i colpi sarebbero partiti primieramente dai comunisti locali, compatti in forte gruppo, che circuirono tosto la squadra fascista usando prima bastoni, forche, forchetti, poscia dando mano alle armi da fuoco. [ . . . ] Morti e feriti si ebbero da ambo le parti; dopo la mischia, durata parecchi minuti, le superstiti - diciamo cOSI - squadre fasciste fecero

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Circolo, e 11 arriva sta corriera. La corriera l'han fermato 11 davanti a San Rocco, un po' piu indietro . E vedo che scende qualcuno 11 ; e noi 11 tutti per il paese, legni, forche, badili, ritorno a Novara, mentre i compagni feriti venivano trasportatI In vettura a No­ vara e ricoverati d'urgenza all'Ospedale e mancavano all'appello, fatto alla sede, sei fascisti, che, si seppe poi, passarono la notte in aperta campagna, e solo all'albeggio ritornarono in città [ . ] » . Tale cronaca è assai simile a quella contenuta in La lotta di fazioni nel No­ varese ecc. , loc. cit. : « Cinque fascisti stavano tornando in bicicletta a Novara, reduci da un'ispezione. Giunti in mezzo alle case della frazione Lumellogno, udi­ rono qualche beffa al loro indirizzo. Scesero di macchina e si diressero al circolo rosso per rintuzzare le offese: ma, essendo disarmati, dovettero fuggire lasciando due biciclette in potere degli avversari . I tre, rimasti in possesso di biciclette, cor­ sero a Novara a chiedere rinforzi. Dalla sede dei fasci partirono due automobili con una trentina di camicie nere. Le macchine giunte all'imbocco di Lumellogno furono circondate da circa 300 tra contadini e contadine, armati di strumenti di lavoro e anche di rivoltelle. Asseriscono i fascisti che dagli abitanti sarebbero par­ titi i primi colpi da fuoco » . Già dal tipo di ferite riportate dai contendenti si capisce, del resto, come gli uni avessero armi da fuoco e gli altri no (vedi le note 7 e 9 de presente capitolo ) . I n Giornata d i sangue a Novara. Tre morti, quattro moribondi e numerosi feriti in Umanità Nova, 19 luglio 1922, si contrappone alla versione fascista - divul­ gata anche attraverso « un manifestino fatto abbondantemente circolare nel paese nel quale si parla [dell'eccidio, n.d.a. ] come di " un nuovo efferato delitto " commesso da una " folla ubriaca di odio bestiale gettatasi a tradimento contro dei tranquilli fascisti " » - la versione, « evidentemente non esagerata in senso " sovversivo " , delle stesse autorità d i P.S. » : « Per questa borgata, formata d a socialisti e comu­ nisti in grande maggioranza, sino dal periodo dell'ante guerra vennero a passare ieri sera verso le ore 18,30 alcuni ciclisti : un gruppo di otto, diretti a Rosasco e Confienza, appartenenti al partito fascista. Costoro sembra siano stati insultatÌ da qualcuno di Lumellogno, tanto che ne nacque un diverbio. Il gruppo dei fascisti, visto il numero degli avversari, abbandonò il campo della lotta e si portò a Novara a prendere rinforzi . La tattica venne indovinata dai contadini che si posero immediatamente in at­ titudine di difesa ed armatisi di bastone e tridenti si piazzarono sulla strada ad attendere gli avversari . Questi non tardarono a giungere, alcuni in bicicletta, altri con un autobus, e si diede subito inizio alla zuffa. La piccola borgata venne trasformata in un vero campo di battaglia. Da un lato gli aggrediti, armati di tridenti, dall'altro i fascisti con le rivoltelle. La zuffa assumeva uno spettacolo veramente impressionante. Le donne stesse prendevano parte al conflitto » . Notizie in breve sull'eccidio di Lumellogno sono anche contenute in Lo scio­ pero generale esteso a tutta la Provincia di Novara, loc. cit. : « Una squadra di fascisti in bicicletta si dirigeva verso la città di Novara per rinforzare il contin­ gente fascista. Passando, assunse verso gli operai il solito atteggiamento provo­ cante. I lavoratori hanno reagito spaccando qualche bicicletta. Sono stati avver­ titi di questo fatto tutti i fascisti di Novara i quali in numero di circa cento si sono immediatamente portati a Lumellogno, assalendo il borgo a colpi di ri. .

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tutte le arnli che avevamo noi quelle 11; legni, carichi di legni . Fatte le barricate, i due cortili in qua e in là del Circolo si sono messi tutti gli uomini, due striscie di gente da noi, e 11 in mezzo passavano loro . Arriva la corriera pian pianino, allora si ferma e scende tutti i fascisti. Arriva una macchina che si diceva che era la macchina di Ramella, che noi contadini di Lumellogno e del basso Novarese l 'avevamo comprato da regalo a Ramella, c'era una grande falce e mar­ tello di dietro, che poi fu cancellata perché l'avevano in ma­ no i fascisti, bianca, pitturata con falce e martello bianca, dietro sull' asso . Una macchina rossa . E poi la falce e mar­ tello non c'era piu perché era la sua . . . ma abbiamo ricono­ sciuto che era la macchina di Ramella 7 ; arrivano dentro con voltella . Gli operai e i contadini che difettavano di armi si sono difesi coi tridenti e con i loro arnesi da lavoro ». Ricalca tale versione anche E.T., Lo sciopero antifascista nel Novarese, loc . cito E vedi pure Lo sciopero novarese stroncato? in l'Ordine Nuovo , 18 luglio 1922 .

7 L'automobile fascista non era la «macchina rossa » di Ramella. Per delle considerazioni sui motivi della continua presenza - spesso fantastica - nei rac­ conti, della « macchina rossa », vedi CESARE BERMANI, Un mito proletario : la macchina rossa in Linea rossa 3, Milano, Edizioni del Gallo, 3 1 agosto 1967 , p. 4 e sgg . ; ora in CESARE BERMANI, L'Altra cultura ecc. , cit. , p. 1 17 e sgg . E vedi anche (AB ) Testimonianza orale di Piero Francini, Novara, febbraio 1968, nastro 179, ove si afferma che l'automobile dei fascisti « era una mac­ china nera ». A questo riguardo vedi pure la versione di parte proletaria data in [ GAUDENZIO BIGLIANI J , L'eroica battaglia di Lumellogno, loc. cit . , p . 18 e sgg. : « I fascisti rientrati dopo il primo attacco a Novara, chiedevano rinforzi e ritornavano piu numerosi all'attacco. Ritornavano ancora tutti i fascisti montati in bicicletta; spalleggiati da altri chiamati in aiuto a Novara. Anche la corriera che faceva servizio di autolinea fra Novara e Lumellogno, si presentò in paese carica :fin sopra l'imperiale di fascisti armati; seguiva infine una macchina di piazza su cui erano numerose cassette di bombe a mano. [ . . . ] Tutti quanti erano armati di pistole e manganelli con testa chiodata. Poiché noi aspettavamo questo secondo attacco, ci eravamo predisposti alla difesa scaglionando le nostre forze un po' per tutte le strade e i cortili. Il primo furibondo cozzo si aveva al primo croce­ via del paese. I fascisti abbandonavano le biciclette e cominciavano la lotta. Si può dire che tutta la popolazione, comprese le donne e i giovanissimi, abbia partecipato alla battaglia che infuriò per piu di mezz'ora lungo tutta la strada provinciale che attraversa il paese. Armati con armi da fuoco i fascisti; con verghe e tridenti la popolazione. [ . . ] Mentre i fascisti che erano venuti in bicicletta tentavano la fuga attraverso i campi, ridotti a mal partito dalla furia popolare, gli altri della corriera attraversarono il paese sparando sulla popolazione che ac.

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'sta macchina ; una ventina sulla corriera, dieci o dodici con 'sta macchina scoperta, in piedi un fascista con due rivoltelle in mano, la vedo ancora davanti agli occhi . Un compagno co­ munista, un amicone di mio fratello , 'stu ragazzo era alle prime case di Lumellogno, esce dalla porta, va incontro a 'sta macchina che c'è su 'sto fascista con due rivoltelle ; e lui con un legno cerca di dare una legnata a quello 11 in piedi sulla macchina; quello 11, si vede che " questo qui m'accoppa " - allora chi picchiava legnate già agli altri fascisti che erano rimasti giu, i nostri picchiavano quelli 11 quello 11 si di­ fende, come va vicino al De Giorgi con quel lègn , quello 11 spara un colpo di rivoltella a 'stu compagno comunista . E la spara in petto ; come sente 'stu colpo cade giu di dietro . Di dietro c'è una mia zia e un mio zio, quello di Quarona, e va proprio in braccio a 'sta mia zia e mio zio, e lo portano su ; ma noi non abbiamo saputo niente perché c'era la lotta e si continuava; allora io , un po' ero giovane, avevo tredici anni, mi porto sotto il mio portone che c'era un mucchio di giova­ notti di Novara che venivano giu a ballare ; l'Andis, al Vitto­ rio, tuti sti fiDi 11, l'amis dal mè fradèl, si san portati sotto 'stu portone e io mi ricordo che ero pettinata un po' cOSI, i capelli cOSI, ho sentito come un bruciare qui , questa parte , COS1. E un colpo ; come un affare passarmi vicino ; che poi non ho osservato, si vede che era una pallottola , perché sparavano tutti, dove vedevano i giovani, e 11 sotto il portone io ero in mezzo ; e mentre che ero 11 che vedevo tutta 'sta lotta, vedevo­ una mia zia altra, là da una finestra, e le fiam1ne, urlavo : " Zia, zia ! " , che gridavo io ; e 11 legnate e botte e sangue in -

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correva per affrontarli. [ ... ] Tutte le biciclette, una trentina circa, venivano ridotte ad un mucchio di ferraglia contorta dalla furia popolare. Si calcola che i colpi sparati dai fascisti siano stati molte centinaia. Nessun fascista riusciva a mettere piede nel Circolo. [ . . . ] Solo dopo circa un'ora dal fatto, giungeva sul posto un camion di guardie regie, che si fermavano a pernottare sul posto » . Del tutto sprovvisto d i fondamento, anche alla luce della versione dei fatti sostenuta da Il Popolo d'Italia (vedi la citazione alla nota 6, a p. 64) , ci pare quanto sostenuto in Lo sciopero e i conflitti nel Novarese in La Stampa, 18 luglio 1922 : « Un'automobile carica di fascisti si recava a Granozzo, transitando per Lumellogno. Impressionati da un recente attentato, quegli abitanti avevano pensato che si trattasse di un'incursione punitiva fascista contro di loro, e diedero mano alle armi».

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terra ; n1a i nostri avevano sempre il sopravvento, perché eravamo in tanti e loro erano o venti o trenta. La corriera venendo ne ha fatte piu che andando, perché i fascisti della corriera non san n1ica scesi, è andata la corriera. S'è fermato solo un po' di fascisti della corriera, che san rimasti giu , e 'n po ' della macchina, i quattro o cinque o sei, ma non erano tanti ; ma che poi andavano già in fondo del paese, e bastonavano già in fondo, e il gruppo forte era tutto all'ini­ zio del paese, nostro . E allora sparano e vanno, vanno , van­ no , quella macchina l'abbiamo fracassata tutta, s'è fermata. I fascisti, qualcuno dei nostri era in terra, qualcuno se l'è cavata da scappare, ma mentre scappavano, trovavano an­ cora tutto il paese, han preso altre legnate. Come vado avanti ancora un pezzettino di strada del paese, vedo li un fasci sta in terra ; sembrava morto , il De Michelis ; e " Oh, tna lasciatelo stare, è morto " , e li una donna , la Maria Saini, andava li con un pezzo di legno da fascina, faceva cOSI a 'stu fascista. C'era De Michelis e Portalupi li in terra, Portalupi vicino al muro, poggiato cOSI, con la lingua in bocca , sem­ brava il cervello ; e mia mamma era li al fianco mio , e 'sta donna 11 con quel legno che faceva : " Scarus! Viglùlch ! " E lui diceva cOSI : [ con un filo di voce ] " Evviva il socialismo, viva il socialista " , " viva il socialista " diceva . E lé '" na mer­ da! " - volgarmente parlando - " una merda ! Viva adèss, parché t' sè' li che ti mori! " . Mia madre, pur essendo comu­ nj sta, ha detto : " Maria, lascialo stare ! ma è già morto ! " ; se n'è risentita. E allora lui ha fatto cOSI con quegli occhi , ha guardato mia mamma come dire " c'è una che mi difende , qui m'ammazzano ! Se io non grido cOSI : 'viva il socialista' . . . " . L'abbiamo lasciato li, si va avanti un pezzettino, a dieci passi c'è l 'altro in terra, De Michelis , fascista anche lui, un bel ragazzo, alto . . . Era 11 allungato e la gente già si squagliava un po' , andavano verso la fine del paese che c'era un po' di battaglia ancora in fondo , gli ultimi che san passati , e quello 11 era in terra lungo . Mi ricordo che mentre si gridava e si piangeva li tutti, passa al Giani, al povar Giani , il pà dal Gino Giani, e zufolava . Con tutta quella battaglia che c'era per il paese , un uomo già anziano , cinquant'anni o cinquan68

tacinque, contadino tipico, con un legno, che la portavamo anche noi il manganello, loro ma anche noi : " ci difendiamo ! " ; il manganello fatto da noi, l'aveva dietro al sedere cosi, passa di 11, vede quello 11 in terra, freddissimo, quando è 11, di dietro cosi, col manganello : pem ! , sulla testa di quello li. Le ha dato il colpo di grazia ; quel sangue è sprizzato fino al muro, che era 11 vicino . Li dopo un'ora è arrivata una vettura, che era la vettura che ci portava prima al posto della cro­ cerossa, l'han portato all'ospedale, è morto sulla porta del­ l'ospedale. E la battaglia va, va alla fine del paese, e sentiamo a notte che in fondo al paese non l'ho vista tutta, perché san rimasta nel grosso di qui io sentiamo che poi c'è morto 'stu De Giorgi 11 che ha preso il colpo di rivoltella, e san corsa di sopra a vederlo, era là nel sangue, nel letto pieno. Il sangue di sopra alle lenzuola cosi, i polmoni forati . E in terra, tutto il sangue : era morto ; ventun anni aveva . Un altro, che era il papà di Castelli, che aveva lasciato tre figli, una pallottola al cervello, morto ; l'han portato a casa di sera, in dell'osteria di mia zia , l'" Americana " , su un ta­ volo, portato in due, e il povero Castelli, un uomo che era un bravo comunista, allungato sul tavolo, e la moglie che gridava : « Mio marito, ma me l'hanno ferito ! " ; non la sa­ peva, e l'han portato in casa, è morto il giorno dopo. In fon­ do al paese c'è morto un altro padre di famiglia . . . che era il suocero di Ciocca, di Lumellogno ; e il Merlotti ha lasciato sette figli,B quello li. Stava venendo fuori con la forca che dava da mangiare alle mucche, che aveva le mucche nella stalla, veniva fuori per prendere il fieno, e vede 'sti fascisti e lur credévan ch'i gh' l'avéva con lur : " Viene con la forca, c'è l 'ha con noi " . E han sparato a 'stu uomo, l'hanno am­ mazzato subito sul colpo. Noi avevamo avuto tre morti sul

8 Le fonti scritte sottolineano come il Merlotti fosse « padre di otto figli » : vedi I fatti d i Novara e dintorni, 10c. cit . , ove è pure ammesso che « si ritiene che il Merlotti sia stato estraneo alle parti contendenti »; Lo sciopero e i con­ flitti nel Novarese, 10c. cit . ; I fatti di Novara e dei paesi vicini in L'Azione No­ varese, 20 luglio 1922; Giornata di sangue a Novara ecc. , cito 69

colpo, tre di Lumellogno ; e loro uno, un fascista. Loro con le armi e noi senz' armi, coi legni, come abbiamo potuto. Però a notte, buia, quando i fascisti sono andati, li po­ teva passare una mosca per il paese che non vedevi piu un'ani­ ma viva, il terrore che c'era oramai. . . se veniva fuori an­ cora uno a gridare " végnan " , non usciva piu nessuno perché era un terrore . . . una guerra, civile, tu vedevi. Allora mio padre era presidente del Circolo in quel momento, e andia­ mo sopra, per una settimana non abbiamo piu comprato pa­ ne, non si mangiava piu, ma non la mia famiglia, tutto Lu­ mellogno non ha fatto piu neanche pane in pratica. Allora avevo una padella di cornettine e salame in quel momento , le cornette da mangiare la sera, le abbiamo buttato nella le­ tamaia . Niente. Siamo li dalla finestra, cOSI, abbiamo chiuso un po' le persiane alle dieci di sera, che non si dormiva, non si mangiava, li guardare giu, sentivo una voce che gridava : " Ah è morto ! Non me l'avevan detto " , la Pina, Mazzetta, che era la fidanzata di 'stu De Giorgi, che è morto per primo . E noi guardavamo . . . mentre corre ' sta ragazza che piange ar­ riva un camion sotto la mia finestra, si ferma. E c 'era su tre fascisti bendati e ridevano, li sentivano la Pina, che pian­ geva, e loro ridevano, e mio padre è stato ancora capace a parlare, dopo tutto quello che c'era: " Varda i schifosi . Ri­ dono ancora sul dolore degli altri ! " , mio padre dice. Perché li vedeva 'sti tre che ridevano, erano solo tre, cosa potevano fare : mio padre s'è fidato a parlare, ma con le persiane chiu­ se, ma i vetri aperti . Son le dieci passate, sentiamo un ca­ mion che arriva, che noi eravamo al Circolo, veniamo giu io, mio padre e mia madre e andiamo al Circolo : deserto, pieno di sassi, bottiglie. Noi tre soli nel Circolo con quattro cara­ binieri. E dicevano quei carabinieri a mio padre, che le ha versato da bere, le ha dato delle birre, figuravano a favore nostro : " Bevete, bevete " , lui : ( ma vedete, ci han messo qui in quattro, se eravamo almeno dieci o dodici potevamo te­ nere indietro un Battaglione di fascisti, ma in tre o quattro cosa si può fare ? " . Ma anche loro avevano paura, e dice­ vano già questo . Siamo li nel Circolo che si parla coi carabi­ nieri sentiamo un rumore di camion. Mia madre non ha sa' 70

puto piu se c'ero io, mio padre se c'ero io, m'han piantata là, son scappati, in fondo al salone c'era un' altra saletta, che si usciva dal cortile, ho pensato di andare anch'io in fondo e scappiamo, perché sentianlo 'stu camion, " arrivano fascisti , qui ci ammazzano tutti. bruciano il paese " . Allora arriva il procuratore del re, il giudice istruttore, qualche fascista che hanno trovato per la strada l'han caricato, e vengono pro­ prio ancora li vicino alla mia porta, perché eravamo in prin­ cipio del paese quasi, e sentiamo che tirano fuori una carta e dicono : " Baldini Giuseppe " , mio padre. Tra loro eh, noi sentivamo, perché siamo scappati sopra poi ; Squarini Giu­ seppe " , un altro maresciallo in pensione, non conle noi, pe­ rò ha lottato in quel giorno per difendersi, anche lui . al­ lora mio padre sente il suo nome e viene giu, e andiamo su li vicino a 'stu Procuratore del Re, giudice istruttore, e dice : Voi altri dovete fare i testimoni. Siete citati per testimo­ nio " . Loro avevan già saputo qualche cosa, non so, che ave­ van fatto qualche denuncia, e figurava mio padre testimonio e 'stu Squarini Giuseppe IL Poi il procuratore del re dice : " De Michelis Luigi, contadino, venuto dalla Lomellina . . . " ; e mio padre diceva, mentre quello li parlava, il procuratore del re neh : " Stanchi da tagliare il prato son venuti a ammaz­ zare la gente " , mio 'padre si ribellava ancora col procuratore del re, e figurava il testimonio . " Portalupi Michele " , un al­ tro, che era quello li che aveva il cervello in bocca e poi è guarito. E lui segnava tutta 'sta roba, è finita COS1. Han por­ tato via 'sti tre fascisti che avevano su ; e la sera è passata cOSI, non ha dormito nessuno, e il giorno dopo poi sono cominciate ancora le ripercussioni. Il padre della Piera viene a Novara, perché abitava a Ca­ salgiate, e viene a sentire un comizio sulla Piazza Vittorio Emanuele, dicevano : (( Ieri a Lumellogno è successo questo questo e questo . Giurate di vendicarvi su Lumellogno ? " . Tutti : " Giuro ! " , i fascisti ; si tremava come foglie . Mio pa­ dre era a Novara anche lui, era li in un osteria che ha man­ giato un panino cOSI, perché non ne poteva piu, e ha bevuto un bicchiere, va dentro suo padre : " Ma siete qui che man­ giate ? Ma sapete cosa c'è là, che fanno il giuramento sulla cc

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piazza che Lumellogno verrà bruciata domani o oggi " . Viene a casa, perché il paese è in subbuglio . Loro han detto que­ sto, ma han avuto piu paura loro del paese di Lumellogno . Perché se trovavano tre Lumellogno o quattro in tutta I ta­ lia il fascismo non esisteva ! " Li mandiamo là a bruciare tutto il paese, quando abbiamo bruciato le case, 'sta gente ci sono ancora, scappano, e saremo in un pasticcio " : non son venuti. Tutti i giorni che passava non si mangiava, allora co­ minciavano a portar via in prigione questo , domani questo , mio padre, mia madre, mio fratello , erano dentro ; mio fra­ tello imputato di omicidio, mia mamma dentro pochi giorni ma è stata, mio padre anche, ero a casa sola io e mio nonno . Entrando mia mamma , sono uscite tutte le altre ; lnancava una persona che doveva andare in prigione e mia mamma si presentava tutte le mattine, dal giudice istruttore : " Ma be­ nedetta donna stia a casa ! Ma se tutti i delinquenti sono cosi, che vengono qui loro a presentarsi . . . " . In ogni n10do han fatto diciassette giorni i nostri compagni di Lumellogno e poi sono usciti senza processo, assolti . " Che processo dob­ biamo farle a 'sta gente che si son difeso col legno, e loro avevano le armi ! " . Hanno alzato quella cappotta della mac­ china, han trovato e bombe e rivoltelle : " Ecco qui le armi dei borghesi "', uno diceva . E han trovato 'sta nidiata di roba. E noi ci siamo a difesi col legno , che il giorno dopo abbiamo messo sotto il casso quelli sporchi del sangue, del resto ; poi li abbiamo bruciati perché li andiamo di mezzo anche . Nes­ suno lavorava, e paura, prigione, e poi è andata a finire cosi ; ma l'abbiamo spuntata perché avevamo ragione noi : è loro che son venuti a toccare noi » .9 9 Nel corso del conflitto si ebbero tra gli abitanti del paese tre vittime: Gio­ vanni Merlotti, di anni 55, lattaio; Angelo De Giorgi , di anni 24, contadino; Pietro Castelli, di anni 23 , contadino, morto dopo due giorni d'agonia. Morirono poi per le ferite riportate: Gaudenzio Mazzetta, di anni 5 1 , con­ tadino, ricoverato per « due ferite da arma da fuoco al torace penetranti in cavità con permanenza dei proiettili nei tessuti »; Giuseppe Galli, di anni 7 1 , conta­ dino, ricoverato per « ferita a fondo cieco al quadrante inferiore sinistro dell'ad­ dome a due dita trasverse all'esterno della linea mediana » ; Carlo Cardani, di anni 58, contadino, ricoverato per « ferita alla gamba sinistra con fuoruscita del proiettile ». Vennero inoltre gravemente feriti : Battista Scarenzi, di anni 58, contadino, 72

Completiamo la documentazione sulla battaglia di Lumel­ logno con queste altre testimonianze orali, tra loro non con­ traddi ttorie : « ) L prim témp hin vegnu d ) la Lomellina ) na vinténa )d biciclètti} )Idèss per mia precisà} vint} vinticinch trénta. ) I han sta ) fruntà al circul vécc là} cun butigli e bicér. Hin lasà li do biciclètti cun déntar ) n tal bursèti pal6tuli} so ri­ vultèli. Poi hin ) ndai a Nuvara ciamà )l rinf6rs; ciamà )1 } rinf6rs l'è vegnu bas una machina e na cinquantina )d biciricoverato per « ferita da arma da fuoco al torace destro, con foro entrante nella regione mammellaria e fuoruscita dall'angolo della scapola »; Pietro Faccenda, di anni 24, muratore, ricoverato per « ferita passante del torace sinistro, con foro d'entrata all'estremità anteriore delle due coste, d'arma da fuoco ». Altri feriti : Angela Colli-Vignarelli, di anni 2 1 , contadina, ricoverata per ferita « d'arma da fuoco alla gamba destra con ritenzione del proiettile, guaribile in 15 giorni »; Giovanni Lombardi, di anni 6 1 , inabile, ricoverato per « ferita da arma da fuoco al piede sinistro, lato esterno, con ritenzione del proiettile, gua­ ribile in 40 giorni »; inoltre Gaudenzio Bigliani, Pietro Ciocca, Giuseppe Co­ lombara. Tra i fascisti mori soltanto Luigi De Michelis, di anni 23 , contadino, nato a Motta Visconti ma proveniente da Langosco. Vennero feriti abbastanza seriamente: Giovanni Manzuetti, di anni 34, di Rosasco, -agricoltore, ricoverato per « frattura al braccio sinistro e ferita lacero al capo da corpo contundente; guaribile in 20 giorni, salvo complicazioni »; Giuseppe Portalupi, di .anni 22, « da Confienza, carrettiere, per 13 ferite lacero contuse a tutto lo spessore del cuoio cappelluto (bastone o randello) e due ferite al labbro superiore, da arma tagliente »; guaribile in giorni 30, salvo complica­ zioni; Adolfo Alessandri, di anni 30, da Novara, chauffeur, ricoverato « per fe­ rita regione esterna al braccio sinistro e contusioni alla spalla destra dovuti a colpi di tridente » e subito dimesso dopo essere stato medicato; fu anche ferito Antonio Ferraroli di Palestro. Tutte queste notizie sono desunte da I fatti di Novara e dintorni, loc. cit . , d a cui sono tratte tutte l e citazioni; [GAUDENZIO BIGLIANI ] , L'eroica batta­ glia di Lumellogno, loe. cit . , p . 19 e sgg. , da cui traiamo la notizia sulla morte di altri tre contadini e le notizie sul ferimento di Bigliani, Ciocca e Colombara; Lo sciopero e i conflitti nel Novarese ecc. , loc. cit. , informa del ferimento del Ferraroli . I feriti furono però qualcuno in piu perché in Lo sciopero generale, loc . cit . , essi sono fatti ascendere complessivamente a 1 8 . I l 13 agosto vennero arrestati a Lumellogno, imputati d i omicidio, Giuseppe Baldini, Gaudenzio Bigliani, Luigi Panza, Giuseppe Simonetta, Maria Saini, Giovanna Esterina Ferrara, Luigia Martinengo, Rosa Mazzetta, Giuseppina Stan­ galini. Vennero tutti rilasciati per insufficienza di prove dopo una quindicina di giorni, tranne Gaudenzio Bigliani e Luigi Panza, poi prosciolti in istrutto­ ria per non provata verità dopo circa due mesi di detenzione. Tra i fascisti non venne operato alcun arresto. Vedi [ GAUDENZIO BIGLIANl ] , L'eroica bat­ taglia di Lumellogno , loc. cit. , p. 20.

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clètte e dré gh } è la curiéra la curiéra carica da lur. Però lur } i han pensà da ciapè el pais da bluchè }l pazs. La curièra } andèa fora} lur fermèa fora la curiéra e i gnévan déntar al pais armà da rivultèli e i biciclètti e la machina chi gnévan da là da bluchè an metà al paés. Quel chi han sbaglià: } indiriss; mà eh } hin rivà hin sta} fruntà. La curiéra s} ha mia far1nà e} vist la mala piéga ha taià la corda. La machina s } è } farmà cun do vargai s} è farmà; hin piantà li machina e tut; } e i biciclètti i han lasà li tuti} quaranta cinquanta} cént bici­ } } clètti cercà la via di scampo e taià la corda e pudévan salvass cum } i} pudévan.

Mort a gh } è stai al povar Merlotti} subit} e al De Giorgi. Al di dopu gh } è mort al Castelli} }l di dopu, in seguito a quelle ferite. Perché }l Castelli t éva chi fora d } l }Americana} li eh } as muoveva mia; passà la curiéra l } è stai massà d} la } curièra }l Castelli. La palottola t ha pijà chi } nt la testa} t ha cupà. Invece int la lotta p6 a gh } è stai dumà al De Giorgi} } nt la lotta. Al Merl6tt t è gnu fora d'la stala con cula furca} i gh} han tirà e l } han cupà. A }Mlo gn gh} éra furchi e sappi; e légn. Nisun t éra armà }lura nisun. Armi da lavoro ave­ } vamo » . 10 « [ . . ] Rientrando 11, a Lumellogno c'è venuta giu una squadra di Confienza, cioè era composta dai fratelli Fassina, so che correva in bicicletta uno di quelli 11, ed erano in sette o otto .H [ ] Quando sono arrivati si sono fermati al Cir­ colo di Lumellogno, che c'era 'sto circolo vecchio, 11. Fer­ mandosi 11, allora si sono messi a bere . Sa come si fa, si fa il tavolone 11, si sono messi a bere. E li allora c'erano , che esi­ stono ancora questi due qui, due comunisti [ . ] : uno è un Merlo e l'altro è un De Bernardis [ . ] . Allora questi qui , quando li han finito di bere, han cercato subito di fare quaI­ checosa. Allora li erano già tutti pronti, ci sono andati sotto .

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lO (AB) Testimonianza orale di Luigi Grassi, Lumellogno, 1963 , nastro 13/A; già pubblicata, col titolo « Armi da lavoro avevamo » in CESARE BERMANI , Esperienze politiche di un ricercatore di canzoni nel Novarese, loc. cit . , p. 64 e sg. 11 Noteremo come questo dato sia in contraddizione con le altri fonti orali. Come abbiamo visto, è questa una contraddizione presente anche a livello di resoconti scritti .

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e sono scappati . 'Sti qui sono scappati e sono venuti a Novara . Venendo a Novara cosa hanno fatto ? Han riorganizzato, qui a Novara c'era [ la sede, n . d.a. ] , si sono organizzati e sono venuti giti. Sono venuti giti con una macchina, la cor­ riera e in bicicletta . Ricordo questo particolare della corriera perché c'era su anche mia nonna su questa corriera. E al­ lora l'han lasciata giti ai primi cascinini, ai primi cascinini abitati . E noi eravamo li, io praticamente ero quello che fa­ ceva un po' spola, io e un altro che è morto, ha la mia età. Si guardava, venivano, non venivano, sa i bambini : " végnun ) végnun mia) végnun " , sa come si fa. E infatti è allora quando sono arrivati . Quando sono arrivati proprio 11, davanti c'era 'sta macchina, poi c'era la corriera con quelli in biciclèta. Li, ecco, la cosa piti che è successa, è successa che arrivando, allora uscendo da questo portone, dal Circolo 11 di Lumello­ gno, uscendo da questo portone, e naturalmente chi aveva zappe, il badile, chi aveva il tridente, chi aveva quelle cose li, allora sono andati fuori . Però loro avevano le rivoltelle . Fra i quali il De Giorgi, che era mio cugino, è restato morto, cioè è stato colpito ; subito qui, al Circolo proprio : cioè quello proprio che è stato colpito in battaglia; gli altri invece, quello li dell'Americana, questo qui scappava, era un Ca­ stelli . Questo qui scappando , gli altri scappando, loro ci han­ no sparato . L'altro invece, piti avanti ancora, per andare verso Palliate, credo che t éra un piccolo agricoltore , che la­ vorava per conto suo . Questo qui naturalmente facendo i mestieri, uscendo con questo tridente, l'han visto in mano con questo e ci hanno sparato, hanno colpito anche quello . Praticamente i morti sono venuti due in quella maniera li e uno, invece l'altro, quello li che dicevo io, questo De Giorgi qui, no, questo qui cercava di tirarli giti anche dalla corriera, IDa naturalmente l'han preso ed è morto : questo qui è quello che è morto subito insomma. Li c'era poi uno di Confienza, uno di questi Fassina qui, che m'han detto che gli avevano levato un tridente dalla schiena, giti agli ultimi cascinini per andar fuori. E naturalmente c'era un morto li in terra. [ . . ] Poi naturalmente il paese era tutto in subbu­ glio, la sera poi san tornate le guardie regie, e tutta quella .

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cosa 11, quel caos 11 [ . . ] . La gente stava dentro ai portoni [ durante la battaglia, n . d. a. ] , dentro e bassi ; non è che l 'hanno affrontata . Cioè facendo 'sti ragazzi, quei quattro cin­ que o sei ragazzi, facendo la spola a vedere se arrivavano, quando si san visti allora cos'han fatto ? La gente natural­ mente si sono ritirati nei portoni. E allora come sono entrati, sono usciti, ecco, sono usciti dai portoni appunto per andare con questa macchina, con questa corriera, con quelle bici­ clette, e li naturalmente si san battuti. E questi coi forconi corron dietro a quei là con le rivoltelle che sparano . Li non c 'era neanche un'arma, non c 'era uno che aveva l'arma, cioè questi qui di Lumellogno erano armati coi legni, insomma : legni, forconi, il badile, non so, ma piu che altro i pezzi di legno, ecco, piu che altro erano quelli . Li hanno affrontati all'arma bianca insomma, come si può dire a prenderli a pugni . Loro invece no, erano armati, avevano le rivoltelle : questi si. Lo ricordo bene perché sparavano, hanno poi spa­ rato, si è visto anche le pallottole . . . Questi sL Quelli di Con­ fienza erano piu che altro contadini . I Fassina no, facevano mi pare il meccanico, il ciclista meccanico, quei fratelli IL Quello 11 so che correva anche in bicicletta, ai suoi tenlpi. [ . . . ] Naturalmente piu che altro tutta gente della campagna, ecco » . 12 « [ . . . ] poi c 'era un altro che era ferito, che l 'hanno por­ tato 11 davanti a casa mia, volevano portarmelo in casa. E io non ho voluto . Le ho detto alla guardia di Lumellogno : " Portatemelo fuori, che io di sangue fascista a casa mia non ne voglio ; però io vi dò tutto ; vi dò alcool, vi dò catinella, vi dò la sedia ; però in casa mia non ve lo porto " . E il capo­ guardia mi ha detto : " Guarda che ti denuncio " . " Denuncia­ temi fin che volete ma questa è la mia opinione e non c'è niente da fare " . E l 'ho lasciato fuori. E lui mi diceva : " Ba­ va ! " , brava, aveva la lingua tutta rotta e mi diceva : " Brava ! Eviva il socialismo, eviva il socialismo " . Con la lingua tutta rotta mi diceva cOSI : " Eviva il socialismo, fai bene, lasciami fuori, lasciami fuori " . Forse si pentiva, si pentiva di aver .

12

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( AB ) Testimonian1.a orale di Piero Francini, dr.

fatto questo, si pentiva di aver incitato il nostro paese ; era per questo, credo, che mi diceva cOSI. Perché ce n 'erano tanti poi che si trovavano in giro per la campagna ; per la campagna si trovavano ancora dei feriti fascisti e ci dicevano : " Per favore )) - noi si andava cogliere l'erba per le oche e ci dicevano - " insegnateci la strada per andare a Confienza, dove si passa ? )) . Allora noi si facevano finta di niente e facevano vedere la strada dove si passava per andare a casa sua. E insomma si diceva : " Guardi, l'avete fatta bella, l'avete scampata bella. Ma e perché siete venuti proprio voialtri a venir qui incitare il paese di Lumellogno ? " . " Siam stati comandati, siam stati comandati, abbiate pa­ zienza, abbiate pazienza " . 13 Sono poi stata arrestata, anzi, non arrestata : mi han chia­ mata in questura e m'han detto perché non volevo in casa quel sangue fascista . " Ma perché la mia opinione è questa : non voglio in casa un sangue fascista. Però io non sono ve­ nuta meno al mio dovere " . Poi è andato a finire in niente . Hanno chiesto tutti i testimoni, li hanno portato prima tutti nelle scuole e dicevano che volevano esaminarli, li portavano là; e poi han fatto 'arrivare un camion e li han portati via tutti. Però non c 'è stato niente . Né condannati . . . Il processo l'hanno fatto, però non c'è stato niente. Una parte del pro­ cesso è stato fatto , poi l'hanno nascosto 11 e basta, non c'è stato pili niente » . 14 13 Per un riscontro nelle fonti a stampa di questo particolare vedi La lotta di fazioni nel Novarese ecc. , loc. cit. : « Erano sorte apprensioni intorno a 6 fascisti mancanti all'appello di ieri sera. Stamane però dopo una notte trascorsa in nascondigli di campagna sono giunti in tempo per assistere all'adunata delle 1 .500 " camicie nere " presieduta dal deputato De Vecchi [ . ] » . Confronta inoltre con la citazione da I fatti di Novara e dintorni, loc. cit . ; riportata alla nota 6 a p . 6 4 e sg. In Lo sciopero antifascista nel Novarese, loc. cit . , si informa del volantino con cui la sezione di Novara del Partito Nazionale Fascista tende ad « atteggiarsi a vit­ tima », sottolineando come in esso tra l'altro si « fa notare in neretto: Tre fa­ scisti sono morti, quattro risultano dispersi ( saranno scappati per grande dose . . . di coraggio), sei feriti » . 14 ( AB) Testimonianza orale di Angela Stangalini, Novara, 1 963, nastro 5jA; già pubblicata, col titolo « lo di sangue fascista a casa mia non ne voglio » in appendice a CESARE BERMANI, Esperienze p olitiche di un ricercatore di can­ zoni nel Novarese, 10c. cit. , p. 63 e sg. ..

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Sempre la sera del 1 6 luglio « un piccolo gruppo di fasci­ sti in bicicletta era stato avvistato poco lungi dall' abitato di Vespolate . Il sindaco Monfrinotti, socialista, fece suonare campane a martello, provocando il rapido accorrere di una grande folla di uomini, di donne e di ragazzi. I fascisti ebbero però agio di rifugiarsi nei locali dell'ex caserma e protetti da un drap­ pello di militi, colà mandati a salvaguardare l 'ordine pubblico . Pili tardi i fascisti poterono fare ritorno a Novara » . 15 A Novara invece, in quella quinta giornata di sciopero generale, « anche in giorno festivo, la città ebbe l'aspetto di una giornata di battaglia, che però è incruenta. Mentre po­ teva essere facilmente risolta 1'agitazione nei rapporti coi metallurgici, intervenne la rottura del concordato agricolo a complicare la situazione e a prolungare certamente lo scio­ pero . Essendo il fulcro della vertenza lo sciopero agrario, il comm. Ellero, ispettore generale del Ministero, ha avanzato all'ono Ramella la proposta di deferire alla Confederazione generale del lavoro o alla Federazione dei lavoratori della terra o alla Confederazione dell'agricoltura, la questione che riguarda la rottura del concordato agricolo . [ . . ] Gli agrari sostengono [ . ] che non trattandosi di una questione econo­ mica ma di una violazione dei contratti degli operai salariati della campagna come del concordato per gli avventizi, essi non sono in nessun modo tenuti ad acconsentire a trattative qualsiasi ed a giudicare sulla loro denuncia del patto . D'al­ tra parte i dirigenti delle Federazioni degli operai sciope­ ranti sostengono che non è possibile scindere le due agita­ zioni, poiché i contadini hanno dato la loro solidarietà alle altre classi di lavoratori in sciopero, ed intendono che, pri­ ma della ripresa del lavoro degli operai delle industrie , venga risolta la vertenza che riguarda i lavoratori dei cam­ pi » . 16 Nella mattinata il Comitato d'azione fascista fa distri­ buire un manifestino in cui si invitano operai e contadini a .

.

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1 5 I fatti di Novara e dintorni, Ioe. eit. 1 6 Lo sciopero e i conflitti nel Novarese, 78

Ioe. eit.

riprendere il lavoro entro le ore nove del giorno seguente, « a scanso di esservi spinti a manganellate » . 17 Se ciò non avverrà « il Comitato medesimo entrerà in funzione decisamente con definitivi provvedimenti » . 18 « Per tutta risposta un' adunanza grave e importantissilna tenuta nel pomeriggio alla Camera del Lavoro di Novara, presenti i delegati delle Camere del Lavoro e delle Alleanze di Novara, Biella , Intra, Vercelli, Pavia, Varese, Como, Gal­ larate, Alessandria e Torino e della Confederazione del La­ voro, deliberava di non abbandonare i contadini in lotta e di estendere lo sciopero a tutta la provincia »/9 con decorrenza da « martedi 1 8 , con l 'intesa che se si fossero verificati dei fatti gravi sarebbero entrate subito in campo con lo sciopero generale anche le Camere del Lavoro di Torino, di Cuneo, di Alessandria, di Intra e di Vercelli e forse anche quelle della Lombardia » .20 . Tuttavia è in corso nella sala del Circolo operaio di San­ t 'Agabio anche il Congresso Provinciale socialista ,21 nel corso del quale vengono espresse delle critiche per la proclamazione dello sciopero. 22 17 Le violenze fasciste del Novarese ecc. , Ioc. cit. ; e vedi pure Lo sciopero e i conflitti nel Novarese, Ioc. dt. e Lo sciopero generale nel Novarese in L'Au­ rora, Settimanale socialista del Verbano-Cusio ed Ossola, Pallanza-Intra, 29 lu­

glio 1 922 .

18 Lo sciopero e i conflitti nel Novarese, loc. cit . ; e vedi pure E.T., Lo sciopero antifascista nel Novarese, Ioc. cit o 19 Lo sciopero generale nel Novarese, Ioc. cit o 20 Le violenze fasciste del Novarese ecc. , loc. cit o I n L o sciopero generale esteso a tutta l a Provincia d i Novara, loc. cit. , s i parla d i « una riunione dei rappresentanti delle Camere del Lavoro del Piemonte, della Liguria e della Lombardia. Presenziava anche iI Villani per la Confede­ razione Generale del Lavoro . È stato deciso di estendere da domani mattina lo sciopero a tutta la provincia di Novara. I rappresentanti delle altre Camere del Lavoro hanno dichiarato la loro piena solidarietà e si sono riservati di aderire allo sciopero qualora i fascisti commettano qualche violenza contro gli operai scioperanti » . 21 Per un resoconto d i questo congresso vedi Congresso Provinciale Socialista in L'Aurora, 20 luglio 1 922 . Il Congresso avrebbe dovuto tenersi al teatro Faraggiana, ma si svolse « per ragioni. . . strategiche, nella bellissima Casa del Popolo del sobborgo S. Agabio [ . ] ( ibidem ) . 22 Tali critiche, che non figurano nei resoconti, sono ricordate i n ( AB ) Te­ stimonianza orale di Pasquale Parlamento, Novara, 1 963, nastro 19/A: « [ 1

..

...

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« Nella serata si tennero numerosi comizi nei paesi dei dintorni di Novara e dei sobborghi » . 23 L'eccidio di Lumellogno fa si che la mattina di lune di 1 7 l'Ordine Nuovo appaia nella testata con la scritta : « REPE­ TITA JUVANT. Ripetiamo : " Per l'offensiva fascista Novara è la chiave del triangolo Torino-Milano-Genova " » . 24 Nell'articolo di fondo il giornale commenta : « La situa­ zione del Novarese viene oggi ad aggravarsi per un primo eccidio . I lavoratori hanno avuto i loro primi morti. Era da aspettarselo. Dopo il concentramento di centinaia di fascisti, malgrado il divieto di circolazione dei camions, il conflitto tra le due parti in lotta diveniva inevitabile. C'è anzi da do­ mandarsi come mai nel Novarese i fascisti non abbiano se­ guito la loro tattica abituale di assalti rapidi e travolgenti . E qui le ragioni non sono inesplicabili. Ci consta che squa­ dre fasciste del Ferrarese erano convogliate su Novara e che durante la strada hanno avuto 1'ordine di ripiegare verso Cre­ mona. Tattica dunque ed organizzazione eminentemente mili­ tare . Forse gli avvenimenti sono stati piu precipitosi di quan­ to gli strateghi fascisti non si aspettassero. Cremona ha pro­ babilmente aiutato Novara. I risultati non sono stati per questo vantaggiosi alla classe operaia e contadina, la quale nel sacco di Cremona ha certamente perduto un'altra delle sue posizioni . Ma senza Cremona, forse i risultati sarebbero stati ancora piu dannosi. Gli squadristi del Ferrarese avreb­ bero potuto piombare su Novara e porla immediatamente a nei momenti che si doveva agire Ramella ha mancato al suo dovere come capo dei contadini, l 'ultimo sciopero che c'è stato a Novara. Al Circul6n da Sant'Aga­ bio, nel cungresso, perché non si è presentato quel congresso che lui era respon­ sabile sciopero di Novara, Ramella è stato attaccato da [Fabrizio] Maffi. Che poi è stato invaso del fascismo Novara, che ha occupato la Camera del Lavoro il fascismo. La colpa è un po' di Ramella che non era d'accordo col segretario po­ litico che era Alberto Malatesta. Poi nella dichiarazione di Malatesta davanti Maffi quel congresso, ha detto che lui entrando a Novara il prefetto l'ha bru­ ciato; ha detto: " Lei, che è segretario politico del Partito socialista è d 'accordo con Ramella per questo sciopero? ". Ha detto : "No , io non ho parlato insieme, ero a Roma ". L'ultima assemblea che abbiam fatto la Camera del Lavoro, in quel salone là; che poi si è sciolto » . 23 Lo sciopero generale nel Novarese, loc. cito 24 L'Ordine Nuovo, 17 luglio 1922.

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sacco . Ciò non si è verificato . Nello stesso tempo i contadini e gli operai del Novarese hanno potuto rendersi conto del pericolo e prepararvisi . Non con le armi - ché ai lavoratori non è dato ancora disgraziatamente potersi rifornire di armi ma con lo spirito, il quale è certo elemento di primo or­ dine nella lotta. Lo dimostra il modo in cui i contadini di Lumellogno hanno affrontato i fascisti : tridenti contro ri­ voltelle. Il bilancio è sfavorevole per i contadini. Ma i fascisti ne sono usciti anch'essi malconci . La guerriglia si potrebbe di ora in ora convertire in aperta rivolta, dato lo stato d'ani­ mo che si è creato nelle masse. Quale l'elemento decisivo ? Ecco la domanda che dobbiamo porci oggi. Altri squadristi dalla Lomellina e dallo stesso Ferrarese potranno portarsi a Novara. Né - siamo certi - le autorità faranno nulla per impedirlo . La forza si sposterebbe allora in favore dei fascisti, che si verrebbero a trovare in una posi­ zione soverchiante. Di qui il dovere urgente per gli altri la­ voratori di dare immediatamente tutta la loro solidarietà ai compagni del Novarese . Bisogna impedire con tutti i mezzi ed in tutti i modi che gli squadristi possano traslocarsi da un paese all'altro con la complicità dello Stato. In questo mo­ mento la maggiore solidarietà può essere data specialmente dai lavoratori lombardi. Scendendo in campo, essi possono paralizzare, rendere piu difficile il collegamento delle forze avversarie. Il Ferrarese, la Lomellina, il Cremonese sono una specie di campo di rifornimento per le guardie bianche con­ centrate a Novara. Ora, l'aiuto dei lavoratori lombardi non è soltanto urgente ed indispensabile per i lavoratori del Nova­ rese . Il fascismo batte oggi alle porte di Milano , e di qui tenta di minacciare le posizioni operaie di Genova e Torino . Aiutando i lavoratori novaresi, gli operai di Milano e Lom­ bardia provvederanno alla loro difesa, la quale potrebbe di­ venire di ora in ora piu difficile e disperata. Oggi la situazione è ancora tale che i lavoratori possono qui resistere e battersi e vincere anche. Guai perciò ai capi che non sentissero questo impellente bisogno di difesa del proletariato novarese, impegnato nella piu aspra delle sue battaglie. Lanciando il nostro appello alla lotta ai lavoratori 81

milanesi e lombardi, noi siamo certi che accanto ad essi sono pronti a scendere in campo tutti i lavoratori della Liguria e del Piemonte. Viva la solidarietà operaia ! Viva il fronte unico dei lavo­ ratori contro il fascismo invasore » . 25

25

Alle porte di Milano in lJOrdine Nuovo, 17 luglio 1922. L'articolo è di Alfonso Leonetti (vedi quanto riportato alla nota 3, p. 52) .

82

IV. DAL TENTATIVO DI « PACIFICAZIONE » ALLA CONTINUAZIONE DELLO SCIOPERO

« Come si prevedeva, stamane [ lunedi, n.d.a. ] gli ope­ rai non si sono presentati al lavoro ; le sirene degli stabili­ menti li hanno chiamati invano ; cosi lo sciopero procede ' �: � compatto » .1 « La concentrazione dei fascisti intanto continua, poiché essi giungono da ogni parte . [ . . . ] La città ha avuto oggi l'aspetto di uno stato eccezionale, non di tempo di pace, per il continuo transito delle auto­ mobili militari, che compiono perlustrazioni, e di quelle fa­ sciste, che portano cartelli con diciture di ogni genere . Gli incidenti sono all'ordine del giorno » .2 Cosi, a esempio, « verso le 1 5 e mezzo, in corso Felice Cavallotti, all'altezza del palazzo postelegrafonico, avvenne un vivacissimo diverbio fra il fascista Ferrarotti Angelo d'anni 22, cementatore, da Trino Vercellese, e Botta Carlo, dician­ novenne, meccanico, abitante in borgo S . Martino, social­ comunista. Venuti a collutazione, il Ferrarotti riportò ferite multiple d'arma da taglio alla mano destra [ . ] ed il Botta ebbe a riportare alcune ferite lacero contuse al capo [ ] » .3 '

. .

. . .

1 Lo sciopero e i conflitti nel Novarese, loc. cit. ; e vedi anche E.T., Lo scio­ pero antifascista nel Novarese, 10c. cito 2 Ibidem. 3 I fatti di Novara e dintorni, 10c. cit . : i due, medicati all'ospedale, ven­

gono giudicati guaribili rispettivamente in lO e 8 giorni . E vedi anche Lo sciopero e i conflitti nel Novarese, 10c . cit o

83

L'arrivo delle forze fasciste è seguito incessante . Sono giunte squadre dalla Lomellina. Parecchi fascisti sono giunti anche a cavallo, ma dovettero lasciare i cavalli alle porte della ci ttà. La forza pubblica ha proceduto oggi al sequestro di mol­ tissimi bastoni a fascisti e non fascisti, in ottemperanza al­ l'ordine prefettizio . Il consigliere provinciale socialista Mar­ tinacci, dell'Ufficio Agrario Provinciale, è stato fatto segno a minaccie lungo la strada » .4 Verso le Il e mezzo « due fascisti riconobbero in corso Carlo Alberto, all'altezza del negozio di mobili Marchesi, il sindaco Monfrinotti di Vespolate, lo affrontarono e lo basto­ narono . Volevano portarlo al Fascio, ma poi lo lasciarono anda­ re » ,5 non senza averlo alleggerito dell'orologio. 6 La cronaca della giornata fa registrare insomma il « solito scambio di ingiurie, di pugni o, al massimo, di bastonate » ; 7 un capitano di fanteria viene bastonato dai fascisti, che in­ sultano numerose guardie regie .8 Tuttavia « l'autorità è complice dei fascisti ; infatti oggi, sopra un'automobile, il fascista Caccia è partito alla volta di Lumellogno per trasportare a Novara alcuni dei fascisti fe­ riti. Egli, prima di partire, si è avvicinato ad un tenente del­ le guardie regie ordinandogli di seguire con un camion di guardie la sua automobile . Il tenente ha obbedito e ha dato disposizioni perché il camion partisse subito dopo di scorta all' automobile fascista » .9 « Anche nel pomeriggio gli stabilimenti sono rimasti aper­ ti . Nelle campagne, in sette comuni non si lavora, mentre in diciotto i salariati attendono alle loro mansioni. La in­ giunzione dei fascisti, perché avvenga la generale ripresa del lavoro non ha ancora avuto effetto . Circa l'applicazione deci4 Lo sciopero e i conflitti nel Novarese, loc. cito .., I fatti di Novara e dintorni, loc. cito

6 Vedi in appendice a p. 272 l'articolo di Umberto Calosso, La magnifica resistenza dei 'lavoratori novaresi, in l'Ordine Nuovo, 19 luglio 1922. 7 Lo sciopero novarese stroncato? , loc. cito 8 Vedi ibidem. 9 Ibidem. 84

siva di provvedimenti definitivi minacciati dai fascisti , risulta che questa azione verrà esplicata con l'occupazione delle cam­ pagne, e obbligando i contadini scioperanti a riprendere il lavoro . Quanto al contegno degli agricoltori, essi si sono sta­ mane riuniti in assemblea, ed esaminata la situazione hanno riaffermata la rottura del concordato, decidendo di conti­ nuare nella linea di condotta intrapresa » . 10 Inoltre gli agricoltori « affermavano la volontà di rom­ pere ogni rapporto con la Federazione dei lavoratori della terra . In una adunanza tenuta ieri mattina, deliberavano di applicare, nella parte economica, gli impegni del concordato fatto colla Federazione dei lavoratori della terra, ma di svin­ colarsi da ogni impegno con essa. In altre parole, dicevano di delTIolire la posizione di assoluto predominio delle Leghe rosse e di ristabilire la libertà nella assunzione della mano d'opera favorendo i liberi lavoratori . " Se soci della Federazione vo­ gliono venire a lavorare nei nostri fondi non li accetteremo, ma isolatamente, liberi noi di assumere altra mano d'opera non appartenente a Leghe rosse . La Federazione dei conta­ dini ha dimostrato con i fatti di essere non un'organizza­ zione economica ma una organizzazione politica. Noi non vo­ gliamo avere a che fare che con delle organizzazioni econo­ miche . La Federazione dei contadini per noi non esiste piu " . In armonia a queste deliberazioni i soci della associazione fra i conduttori di fondi si impegnarono a non assumere avventizi se non nelle forme di liberi lavora tori » . 11 Quanto agli industriali, « dopo la partecipazione dello sciopero per un tempo illimitato [ . . . ] avevano fissato la ser­ rata ugualmente senza scadenza » . 12 . Senonché in giornata « si sono pure riuniti a convegno i capi dei partiti costituzionali, per discutere intorno allo sciopero, e per concordare il loro pensiero sulla proclama­ zione dello sciopero e sul prolungarsi della nuova situaziolO

11 12

Lo sciopero e i conflitti nel Novarese, 10c. cito Come si orienta il conflitto, loc. cito Lo sciopero generale nel Novarese, 10c. cito

85

ne » . 13 All'incontro tra i rappresentanti delle forze costituzio­ nali partecipa anche De Vecchi , che poco prima ha pubbli­ camente dichiarato in comizio di aver « assunto il " comando delle operazioni fasciste " » . 14 Dall'incontro scaturisce un di­ rettorio « che ha deciso di aprire domani martedi gli stabi­ limenti industriali . Gli operai che non riprenderanno il la­ voro saranno licenziati : gli agrari riassumeranno in servizio gli avventizi che si presenteranno » . 1 5 Quindi « in seguito [ . . ] all'interessamento dell'Unione Costituzionale » 1 6 e pe­ raltro « vincolati da un impegno nazionale, e fors'anche nel­ l 'intento di non inasprire la vertenza » , 17 gli industriali ac­ cettavano le decisioni del direttorio e a loro volta « delibe­ ravano la riapertura degli stabilimenti per stamane » , 1 8 senza ricorrere a « nessuna rappresaglia, ad eccezione dell' applica­ zione delle sanzioni previste per i casi di sciopero politico » 1 9 e il « licenziamento di quelli che persisteranno nello scio­ pero » .20. Ma « i capi del movimento operaio hanno veduto in ciò una mossa non informata all'unico scopo di pacifica­ zione, ed ecco il perché hanno subito espresso l 'intenzione di non aderire all'invito » : 2 1 non era infatti difficile preve­ dere che la cessazione dello sciopero avrebbe enormemente favorito le possibilità di distruzione delle organizzazioni ope­ raie da parte dei fascisti. Nella mattinata i fascisti avevano tenuto un comizio cen­ trale : « Erano le 1 O e la piazza era popolata dalla solita folla che accorre ai mercati granari del lune di e del giovedL Dalla sede parecchie squadriglie, parte in bicicletta, parte a piedi , al comando dei rispettivi capi sfilano per il corso e si allineano lungo il porticato del Teatro Coccia, dal log.

13 14 15 16 17 18 19

Lo sciopero e i conflitti nel Novarese, loe. cit o L a lotta d i fazioni nel Novarese ecc. , loe. cito Ibidem. Lo sciopero generale nel Novarese, loe . cito Come si orienta il conflitto, loe. cit o Lo sciopero generale nel Novarese, loe. eit . ; e vedi anehe ibidem. Come si orienta il conflitto, loe. cit . ; e vedi anehe Lo sciopero finito Novara. Gli operai ottengono soddisfazione in Avanti!, 18 luglio 1922 . 20 Lo sciopero e i conflitti nel Novarese, loe. cit o 21 L o sciopero generale nel Novarese, loe. cito 86

a

giato del quale si affacciarono tosto i componenti del Di­ rettorio . Si trattava di un nuovo appello alla disciplina delle squa­ dre . E, dopo brevissime parole del segretario cav. Belloni, prese la parola l'ono De Vecchi, deputato di Torino . Egli, dichiarando di parlare da combattente che seppe i sacrifici delle trincee, dichiarò che aveva assunto la direzione in capo di tutte le squadre fasciste convenute a Novara per argi­ nare la follia bolscevica " e portare un senso di tranquilla sicurezza alla popolazione scossa dai recentissimi fatti. Ed evocò ad una ad una le vittime della " tirannide socialista " . Segui l 'ono Gray affermando che ciascuno deve assumere la propria responsabilità » : 22 i fascisti debbono « entrare nella Camera del Lavoro e portarvi la paglia per prepararvi i dormitori alle squadre degli invasori » ; 23 poi « in ultimo par ­ lò brevemente, come i precedenti oratori, l'ono Lanfranconi, il quale disse che tutt'Italia oggi guarda a Novara in una aspirazione che cessi di essere il centro della Provincia Ros­ sa " ed il dominio dei partiti sovversivi. Poscia, per lo stesso percorso, le squadre ritornarono alla sede, composte e silen­ ZIose . E durante tutta la mattinata nessun incidente degno di nota ebbe a manifestarsi » .24 Venivano poi chiamati a gran rapporto i capisquadra.25 « I fascisti - quasi duemila sono acquartierati militarmente alla sede, nel Palazzo delle Poste e nel Palazzo del Mercato . Essi percorrono a piccoli drappelli le vie della città, quasi sempre seguiti da drappelli di guardie regie e di soldati. cc

cc

1 fatti di Novara e dintorni, Ioe. cit o Accenni di questo comizio fascista sono in Lo sciopero e i conflitti nel No­ varese, Ioc. cit. , e in Lo sciopero generale, Ioe. eit ., ove si sottolinea tra l'altro che « i fascisti vennero vivamente applauditi dalla folla lungo il percorso »; e in Lo sciopero novarese stroncato? , Ioe. eit. Secondo La situazione a Novara. Quattro morti in un sanguinoso conflitto ecc. , Ioe. cit., il comando generale delle squadre fasciste venne affidato al capi­ tano Cesare Forni, ma la notizia è evidentemente erronea. 23 Lo sciopero novarese stroncato?, Ioe. cit o 24 1 fatti di Novara e dintorni, loe. cit o 2S Vedi Lo sciopero novarese stroncato? , loe. cit o

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Calma assoluta nei pressi della Camera del Lavoro , che aveva chiusa la porta d'ingresso e tutte le finestre prospi­ cienti sul largo Sempione . Alla Camera sedevano in pernla­ nenza i dirigenti delle Leghe e i promotori dello sciopero » .26 Ma « l'episodio centrale della giornata [ . . ] è costituito [ . . . ] dalla iniziativa presa dal Prefetto dell'incontro fra le due parti, per ottenere la partenza delle squadre fasciste e la immediata cessazione dello sciopero » .27 La riunione, auspicata dal Comitato Provinciale e dalla Sezione di Novara del Partito Popolare Italiano 28 - peraltro a Novara assai debole - e dall'Unione Costituzionale, 29 non avrebbe tuttavia sortito gli effetti sperati. Ramella si era recato in Prefettura alle 11/° « in un' auto­ mobile sulla quale erano 4 guardie rosse. Lo scortava un autocarro con altre guardie » . 3 1 E già in quella riunione mat­ tutina - cui era presente anche l'ispettore generale com­ mendator Ellero 32 - si era « concretato un manifesto del Prefetto per raggiungere la pacificazione »,33 che diceva : .

«

CITTADINI !

In riunioni tenute si nella giornata a mia InIzIativa, fra le organizzazioni sindacali, sospinto dal desiderio di rag­ giungere colla pacificazione degli animi il ritorno alla vita 26

I fatti di Novara e dintorni, loc. cit o Non è comunque d a escludere che l a cifra dei fascisti che si trovavano in quel momento a Novara sia un po' gonfiata. Se La lotta di fazioni nel Novarese ecc., loe. cito parla di 1 .500 camicie nere presenti all'adunata, in Lo sciopero nova­ rese stroncato? , loc . cit . , si afferma invece che la sfilata f'ascista del mattino era « composta da circa 300 fascisti e di altri 200 cavalieri della morte, i cui cavalli erano però stati lasciati alle porte delLa città per ordini dell'autorità » . 27 Lo sciopero e i conflitti nel Novarese, loe. cito 28 Vedi I fatti di Novara e dei paesi vicini in L'Azione Novarese, 20 luglio 1922. E vedi anche Lo sciopero e ì conflitti nel Novarese, loe. cito 29 Vedi Lo sciopero generale, loc . cit. , secondo cui i colloqui in Prefettura sarebbero stati promossi dall'Unione Costituzionale. Sia l'Unione Costituzionale che i popolari tendono in questa fase a presentarsi quali esclusivi mediatori del conflitto. 30 Vedi Lo sciopero novarese stroncato?, loe. cit o 31 La lotta di fazioni nel Novarese ecc. , loe. cit o 32 Vedi Lo sciopero e i conflitti nd Novarese, loc. cito 33 Le giornate di glorie fasciste nel Novarese ecc,. , cito

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normale nel circondario, ho ottenuto completa ripresa del lavoro per domattina martedi nelle officine e nei campi. L'avvenuta sospensione del lavoro ha prodotto contrasti e turbamenti di rapporti che la subentrata serenità degli animi confido permetterà di risolvere con un senso di equità e re­ ciproca soddisfazione . A tal fine mi riserbo di dare tutta la mia opera premurosa e cordiale. Sono certo che con questo la città e la campagna ripren­ deranno il ritmo normale di lavoro e di concordia sotto l'egida imparziale dell' autorità dello Stato legittimo e saldo tutore del diritto . Il ricordo delle lagrimate recenti vittime sia monito ed incitamento ad una attività feconda per il bene della patria e ad un maggiore e piu efficace stimolo di serenità, alla con ­ cordia e alla pace . Novara, 1 7 luglio 1 922 Il Prefetto : DE FABRITII S » .34 34 Il manifesto è riprodotto in Situazione peggiorata a Novara in Avanti!, 19 luglio 1922. Il prefetto non rinunciò comunque all'idea di pubblicare il man ifesto anche dopo il palese fallimento delle trattative ed esso avrebbe dovuto apparire sui muri la sera del 18; ma ormai la situazione era precipitata. Il manifesto, datato « Novara, li 18 luglio 1922 », avrebbe dovuto essere pubblicato con dei rimaneggiamenti rispetto a quello concordato il giorno prima. Esso iniziava: « CITTADINI ! In seguito all'azione da me svolta ieri, nel desiderio di raggiungere colla pacificazione degli animi il ritorno alla vita normale nel circondario, oggi va a riprendersi il lavoro nelle officine e nei campi » . Il secondo capoverso è immutato, mentre nel terzo è stata soppressa la sola parola « imparziale ». Il quarto capoverso è completamente soppresso . Tale versione del manifesto è pubblicata in Ultime notizie dello sciopero. I colloqui in Prefettura. Lo sciopero è finito in La Difesa. Corriere di NovtWa, 18 luglio 1922, che annuncia: « Questa sera sarà affisso il seguente manifesto col quale il Prefetto commendator De Fabritiis sollecita la ripresa del lavoro ed invita alla pacificazione degli animi sotto l'egida dell'autorità statale » . Ricorderemo che il 17 luglio era stato affisso anche questo manifesto dell' As­ sociazione mutilati di guerra che invitava alla pacificazione, stracciato dai fascisti all'atto dell'affissione: « CITTADINI! sulle ceneri ancora calde del grande sacrificio, l'odio, l'egoismo e l'ira sono tornati infuriando per tutte le strade della nostra forte Provincia; ed è una triste

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Tale iniziativa era stata presa soprattutto per le pressioni del sottosegretario alle Pensioni di Guerra Aldo Rossini, del quale era apparso il giorno innanzi un articolo sul C or­ riere della sera, ave si prendeva posizione contro le violenze squadriste e si sosteneva che cOSI operando i fascisti rischia­ vano di rovesciare la situazione a vantaggio dei loro avver­ sari.35 Rossini, che si trovava quel giorno a Novara e aveva già in precedenza dichiarato di volersi dimettere « da sotto­ segretario se il Governo non si fosse messo energicamente sul terreno della repressione delle violenze e per il rispetto della sovranità dello Stato » /6 aveva infatti riconfermato tele­ fonicamente a Ramella nella mattinata questa sua intenzio­ ne : 37 « Ho chiamato dal teatro Coccia » - racconta Rossini - « quando ho visto che stavano per venire a occupare No­ vara ; ho chiamato Ramella al telefono, c'era un paio di amici con me, e gli ho detto : " Questa è una pazzia , quella che state per fare ; vi aprite la vostra tomba. Non avete l'idea di che cosa capiterà. Questi non vi molleranno piu. Questo sciopero è il pili grave sbaglio . Allora io ti garantisco che battaglia senza bandiere, un disperato morire senza bellezza. M·ai come oggi sen­ timmo tutta la umiliazione della vita. C'è tanto dolore nel mondo senza che gli uomini si affatichino a moltiplicarlo nella violenza! Noi che lungamente fissammo le nostre palpebre nel fango delle trincee senza vedere il sole, noi che ritornammo senza mani e non possiamo nemmeno accarezzare le nostre creature, noi che portiamo fieramente le nostre ferite e le nostre mutilazioni come insegne strappate alla morte. Noi che al di fuori di ogni partito viviamo nell'ombra per un'ardente necessità d'amore, a tutti i lavoratori dei campi e delle officine, a tutti i giovani che disertarono gli uffici e le scuole, rivolgiamo oggi la grande preghiera della conciliazione e della perdonanza. Date pace! Disarmate gli animi ! Rientrate tranquilli nelle vostre abitazioni ove c'è sempre un cuore che vi attende con ansia. Novara ,

17 luglio 1922. IL CONSIGLIO DIRETTIVO »

(Vedi Situazione peggiorata a Novara, loe. cit. ) . I l manifesto è pure pubblicato i n L o sciopero generale i n tutto i l Piemonte. La caduta del ministero Facta in La Risaia, Giornale Socialista Vercellese, Vercel­ li, 22 luglio 1922. 35 Vedi A.R. [ALDO ROSSINI J , Il supremo interesse nazionale in Cor­ riere della sera, Milano, 16 luglio 1922 . L'articolo è qui riportato nell'appendice, a p. 305 e sg. 36 SECONDO RAMELLA, Lettera aperta a S.E. l'ono avv. Aldo Rossini in Il Lavoratore, 23 agosto 1922. 37 Vedi ibidem.

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mi din1etto, faccio la fine del mondo, se tu cessi lo sciopero . Se tu dici che riprendono il lavoro dopodomani , blocchiamo la venuta di questi qui e li mettiamo dalla parte del torto )) . Lui forse era anche abbastanza del parere, ma i suoi hanno detto di no . Allora io ho convocato lui e ho insistito su que­ sto punto » .38 38 (AB) Testimonianza orale di Aldo Rossini, Novara, 2 maggio 197 1 , na­ stro 287 . L'iniziativa di Rossini ebbe una « coda » curiosa, perché la locale sezione dell' Associazione fra Mutilati ed Invalidi di guerra ritenne di essere stata inde­ bitamente scavalcata dall'iniziativa da lui assunta; infatti i mutilati « avevano assunto loro l 'impegno di questa transazione, di questa pacificazione; [ . . . ] e quindi hanno fatto un ordine del giorno in cui mi diffidavano, perché erano loro che avrebbero voluto fare questa roba qui. Quei di Roma, il Delcroix e quei H, han fatto un'inchiesta che si è risolta con loro gravissimo smacco; cioè han detto che io avevo fatto magnificamente ad assumere quell'iniziativa, perché loro che cosa potevano mai fare, che autorità avevano? » . (A B ), Testimonianza orale di Aldo Rossini, Novara, 2 maggio 197 1 , nastro 287. CosI l'Associazione fra Mutilati e Invalidi di guerra avrebbe poi stilato il seguente comunicato : « Durante lo svolgersi delle lotte di Partito nel Novarese, sin dai primi giorni ufficiosamente e ultimamente a mezzo di una commissione nominata dal Consiglio, l'Associazione Mutilati intraprese un'opera pacificatrice che speravasi potesse essere coronata da successo, quando l'intervento di S .E. l'ono Rossini, fece naufragare tutte le trattative mettendo la Commissione stessa in condizioni tali da dover essere costretta, per dignità, a rassegnare le dimissioni. In un vivace incontro tra S .E. e i membri della Commissione Mutilati, l'on o Rossini ebbe incautamente a pronunciare frasi di tale gravità da ritenere leso lo spirito di libertà e di indipendenza che sempre guidò l'Associazione in tutti i suoi atti . Il Consiglio direttivo riunito si d'urgenza votò all'unanimità un vibrato ordine del giorno contro l'on o Rossini, rimettendolo in pari tempo al giudizio del Comitato Centrale, per le ulteriori deliberazioni » ( S.E. Rossini . . . in disgrazia. Cosa succede? in J.l Lavoratore, l° agosto 1922; e l'ono Rossini e i mutilati in La Risaia, 5 agosto 1922). In un secondo tempo la posizione della Sezione Mutilati di Novara era stata modificata e il presidente della Sezione aveva telegrafato all'Avanti!, che era stato tra i giornali che avevano pubblicato il comunicato : « L'o.d.g. della Sezione Mutilati di Novara pubblicato da codesto giornale nel n. 182, fu votato in seguito ad informazioni unilaterali, destituite da qual­ siasi fondamento. Il Consiglio Direttivo è in ciò convinto, e riconosce l'opera lea­ lissima sfidante l'impopolarità e i dissensi di amici svolta da S .E. Rossini per la conciliazione. Firmato NAI , Presidente della Sezione Mutilati di Novara » (Macchina indietro) Ramella! in « La Gazzetta di Novara », 2-3 agosto 1922; e vedi anche FABIO, Canzone e ritornello in La Difesa. Corriere di Novara, 4 agosto 1922). Sulla vicenda vedi anche La verità in marcia.' in la « Gazzetta di Novara »,

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Tuttavia il manifesto invitante alla pacificazione era stato poi reso noto telefonicamente all' onorevole Rossini e 1'espo­ nente dell'Unione Costituzionale Novarese l 'aveva approvato e, anzi, aveva proposto lui la frase « legittimo e saldo tu­ tore del diritto » .39 . Nella riunione l'ingegner Forni, rappresentante degli agra­ ri, « ebbe ad afferlnare esplicitamente, che egli intravedeva in quel manifesto il fronte unico antifascista e la partecipa­ zione spirituale del Governo, alludendo all'on o Rossini. All'opposto i commendatori Panzarasa, Curti e Garelli, l'avv. Delfino ed il cav. Canalini sostennero aspramente le ragioni del manifesto e la necessità che a fine di pacificazione SI chiudesse lo sciopero . A proposito di allontanamento forzato delle camicie nere il cav. Canalini ed il comm . Panzarasa ebbero a fare dichia­ razioni molto recise. 12-13 agosto 1922, ove è riportato il comunicato riguardante 1'« inchiesta com­ piuta per ordine del Comitato Centrale dei Mutilati » : « Il Comitato Centrale dell'Associazione Nazionale fra Mutilati e Invalidi di guerra ha svolta, per mezzo di un suo componente inviato appositamente in Novara, una severa ed accurata inchiesta sulla attività esercitata dalla Sezione novarese sui tentativi di pacifioazione tra le parti in conflitto durante le giornate dolorose dell'ultimo sciopero generale. Dalla inchiesta è luminosamente emerso che S .E . Aldo Rossini mai ebbe a pronunziare parole e frasi che per la struttura e il tono potessero interpretarsi come offesa ai mutilati di Novara e come tent.ativo di coartazione per la libertà dei loro atteggiamenti . Ed è del pari emerso che, contrariamente alla prima im­ pressione riportata dal Consiglio Direttivo della Sezione di Novara, l 'attività di S .E . Rossini, in tutti i tentativi di pacificazione, perseguita con il cuore di chi, per aver contribuito sui campi di battaglia ad acquistare nuove fortune alla Patria non può oggi, senza angoscia, vederla dilaniata in lotte sanguinose ed infeconde, venne svolta attraverso ostacoli insormontabili e non fu mai tale da compromettere i risultati della modesta e nobile opera che anche i mutilati novaresi si promettevano di menare a compimento. L'equivoco che spinse la Sezione di Novara ad apprezzamenti falsi e malvagi di persone che non si fecero scrupolo di innestare le loro speculazioncelle perso­ nali e forse politiche nel nobile atteggiamento che i mutilati, al di sopra di tutti i partiti e di tutte le fazioni, sentirono il dovere di assumere per la pace e per il bene del Paese. Ai colpevoli verranno inflitte le severe sanzioni disciplinari che lo Statuto contempla per i soci che scientemente danneggiano il prestigio della piu degna Associazione d'Italia » . 39 Indegne speculazioni in I l Lavoratore, 29 luglio 1922.

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Alle 1 3 � la riunione cessava 1n un'atmosfera di una bene augurante pacificazione » . 40 Questo manifesto avrebbe dovuto assumere il valore per le forze che lo avevano concretizzato - di un « patto di pacificazione, con relativa ripresa del lavoro [ . . ] ,41 dal mo­ mento che « tanto gli industriali che gli agricoltori si sono dimostrati propensi a questa formula di conciliazione imme­ diata : quella della ripresa generale del lavoro, per dare adito alle parti di riallacciare nuove trattative e disciplinare le nuove norme regolatrici delle maestranze . L'on. Ramella si è riservato di esaminare la proposta, e di dare una risposta al riguardo » .42 Senonché « tra le persone che dovevano, per il caso, san­ zionare la fine dell' agitazione, non tutte si trovavano presenti al colloquio che avrebbe dovuto terminare con la pubblica­ zione del manifesto . C'era l 'ono Ramella, vi era il rappresen­ tante degli industriali, le autorità , ecc . ; ma mancavano [ . . . ] i rappresentanti dei fascisti . E quando, indirettamente avvi­ sati, questi intervennero, si rifiutarono di sanzionare quello che era il pensiero degli altri . L'on . Gray, l'ono De Vecchi, il comandante Forni, non vollero neppure prendere V1SIone del manifesto e si riservarono libertà di azione » .43 .

4Q Ibidem. 4 1 Ibidem. 42 Lo sciopero e i conflitti nel Novarese, loc. cit o E vedi anche 1 fatti di Novara e dintorni, loc. cit . , ove si ricorda che tutti i parti ti locali erano « concordi ad invocare la pacificazione degli animi e la desistenza quindi da qualsiasi forma di violenza » e come Ramella, prima di re­ vocare lo sciopero, avesse fatto presente la necessità « di consultarsi con le leghe » . M a vedi soprattutto La lotta di fazioni nel Novarese ecc. } cit . , d a cui tra­ spare chiaramente l'intima debolezza e la sostanziale pericolosità per le forze operaie delle proposte avanzate dalla parte piu liberale delle forze conservatrici : « Il Direttorio Costituzionale si è incontrato in Prefettura col dirigente il pro­ letariato novarese Ono Ramella. [ . . . ] Il Direttorio Costituzionale ha suggerito all'ono Ramella di ritirare l'ordine di sciopero da lui emesso. [ . ] Solo dopo questo fatto avrebbe potuto iniziare il ritiro delle truppe fasciste. Ramella si è riservato di interpelLare le Leghe ». Dalla stessa cronaca degli avvenimenti traspare chiaramente come in realtà mancasse in questi « suggerimenti » qualsiasi garanzia di argine effettivo della violenza fascista. 43 Come si orienta il conflitto, loc. cito Secondo tale fonte sarebbero anche mancati alla riunione « i rappresentanti .

.

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Quindi, anche se « tutti i rappresentanti dei partiti del­ l 'ordine avevano espresso il loro desiderio di pacifl.cazione e i rappresentanti delle organizzazioni operaie vi avevano ade­ rito » ,44 i fascisti erano insorti contro questo tentativo di pacificazione, e « specialmente gli ono De Vecchi [ . . . ] e l ' ono Lanfranconi si levarono con estrema violenza anche con­ tro il rappresentante degli industriali » .45 Ramella ricorda cosi 1'arrivo dei fascisti : « Improvvisamente sentiamo nel cortile uno scalpitio di cavalli ed un vociare incomprensibile. Il Prefetto chiamò il Questore per avere notizie in pro­ posito ; ma né questi né alcun funzionario e tanto meno il Colonnello dei carabinieri risposero alla chiamata : erano stati tagliati i fili telefonici colla compiacente complicità di co­ loro che avrebbero dovuto impedirlo . Improvvisan1ente la porta dell'Ufficio del Prefetto si apre e irrompono nel medesimo gli onorevoli De Vecchi, Gray e Lanfranconi [ . . ] . L'on. De Vecchi, avvicinatosi al Prefetto gli rivolse queste testuali parole : " Signor Prefetto , sono nato scemo, sono cresciuto scemo, ma non voglio morire scemo ; da questo istante noi occupiamo la Prefettura come abbiamo già occupato il Palazzo delle Poste e domani occuperemo il municipio " . Il Prefetto De Fabritiis a queste imposizione e minaccie, dimostrando un vigore senza pari, estrasse dal suo cassetto la pistola e con decisa energia rispose : " Signori, la destitu­ zione la riconosco soltanto se mi viene dal mio Governo : da loro no, e li prego di uscire immediatamente, diversamente sparo " . L'accento risoluto, con cui pronunciò queste parole, per­ suase gli spavaldi importuni a ritirarsi in buon ordine » .46 .

degli agrari, i maggiormente interessati », cosa peraltro smentita da altre fonti a stampa (e vedi in particolare la cronaca della riunione contenuta in Indegne speculazioni, loc. cit . ) . } 44 Tutto il Novarese in fiamme!, in I Ordine Nuovo, 1 9 luglio 1922.

45 46

Ibidem. SECONDO RAMELLA, Vecchio e nuovo sindacalismo ecc. , cit . ,

p . 103 e sg . L'episodio è considerato da Ramella, erroneamente, come verificatosi nel set-

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Comunque Ramella aveva dovuto rimanere, sin verso le 4 del pomeriggio,47 « sotto l'atrio del palazzo della Prefettura; perché erano gruppi di fascisti che l'attendevano all'uscita. Accompagnato poi dal questore, da guardie regie e da agenti, non sfuggi all' osservazione degli avversari. Egli fu accolto con grida ostili . L 'on . Ramella poté però allontanarsi con una scorta di soldati di artiglieria » .48 Il deputato socialista si reca « alla Camera del Lavoro do­ ve lo attendeva riunito il Comitato dell'Alleanza del Lavoro . Egli ha riferito lungamente sulle trattative che si sono svolte in Prefettura » .49 L'Alleanza del Lavoro malgrado i fatti di Lumellogno del giorno precedente, la posizione assunta dai fascisti e la volontà dei conduttori di fondi di non riconoscere piu la Federazione dei Lavoratori della Terra - decide di so­ spendere lo sciopero e ordina la ripresa del lavoro per la mattina del giorno successivo.50 tembre, ma si tratta chiaramente di un lapsus. Che il ricordo si riferisca tal 17 luglio è sicuro, dato i l commento finale (p. 104) del Ramella: « Naturalmente questo atto di lodevole fierezza compiuto dal Prefetto, non sufficientemente con­ diviso dai suoi subalterni Questore e Comandante dei Cavabinieri, non impedi che l'indomani venisse violentemente occupato il Municipio »: occupazione veri­ ficatasi, per l'appunto, la sera del 18 luglio. 47 Vedi Lo sciopero novarese stroncato? , loc. cito 48 Lo sciopero e i' conflitti nel Novarese, loe. cito E vedi pure Lo sciopero generale, loc. cit . : « Un movimento di protesta, inscenato nel pomeriggio di ieri, da un gruppo di fascisti in piazza Umberto I, contro l'on o Ramella che usciva dalla Prefettura, venne sventato dal rapido intervento dell'artiglieria a cavallo evoluzionando, disperse i dimostranti. Il deputato socialista [ . . . ] ha potuto raggiungere incolume l'automobile e filar via sotto la protezione dei soldati della monarchia » . 49 Lo sciopero novarese stroncato? , loc. cito 50 Vedi ibidem; Lo sciopero finito a Novara ecc., loc . eit . ; e Come si orienta il conflitto, loe. cito In Ultime notiz.ie dello sciopero ecc. , loc. cit. , è detto: « Risulta che l'ono­ revole Ramella diramò alle organizzazioni l'ordine della ripresa del lavoro, che però non venne eseguito » . Ricorderemo come, in vista dello sciopero provinciale, si fosse riunita « lune­ di a mezzogiorno, a Intra, [ . . ] la Commissione Esecutiva della Camera del La­ voro, nella quale Pedroni rifed le deliberazioni del convegno di Novara. La riunione deliberò l'immediata convocazione dei Consigli generali di Intra, Villadossola e Omegna. Nella serata però giunse rordine di sospendere lo scio­ pero perché a Novara si era raggiunto l'accordo. .

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Viene infatti valutato che la pOSIZIone assunta dai fa­ scisti abbia avuto « una ripercussione sull'animo di quella parte della popolazione che assiste alla lotta senza prendervi parte attiva. Appunto per dare a tutti la sensazione che gli operai e le loro organizzazioni non in tendevano provocare, ma si limitavano a difendersi , 1'Alleanza del Lavoro era ve­ nuta nella determinazione di far riprendere il lavoro . Si spe­ rava che i fascisti, di fronte al mutamento della situazione, avrebbero abbandonata la città e i loro propositi violenti » . 5 1 « L'on. Ramella è quindi tornato in Prefettura per portare la risposta alla parte agraria » 52 e alle 1 9 vengono quindi ripresi i colloqui ; 53 ma la posizione dei dirigenti dell'Unione Costituzionale si è notevolmente modificata 54 e d'altra parte, sebbene l'autorità abbia « preso l'impegno di far sgombrare la città dalle squadre fasciste qui piovute dalle vicine città » ,55 i fascisti continuano a rifiutarsi di riconoscere « gli accordi stipulati e dichiarano che non lasceranno la città » /6 che alla sera permane cosi « tutta piena del movimento fasciA Intra il Consiglio generale si è riunito egualmente verso le ore 9 » (Lo

sciopero generale nel Novarese, loc. cit . ) . La riunione, svoltasi col numeroso intervento dei delegati, che erano stati improvvisamente convocati, approva per acclamazione quest'ordine del giorno pre­ sentato da Carlo Pedroni : « Il Consiglio delle Leghe riunite coi rappresentanti dei segretariati di me­ stiere e dei Partiti socialista e comunista per deliberare la proclamazione dello sciopero di solidarietà col proletariato, industriale ed agricolo, del circondario di Novara; a conoscenza dell'ordine di sospensione dell'agitazione emanato dall' Alleanza del Lavoro invita il proletariato tutto a tenersi pronto e disciplinato per un'azio­ ne di difesa delle sue libertà; e mentre domanda ad un Comitato d'azione locale la preparazione della lotta; richiama l'attenzione degli organismi nazionali sulla necessità di esaminare la situazione determinatasi in tutta Italia per la chiara e manifesta intenzione della reazione organizzata e armata di sferrare un attacco definitivo al prole­ tariato, e quindi per considerare se, allo stato delle cose, tenuto conto della si­ tuazione parlamentare, non sia giunto il momento di un estremo generale atto di difesa richiamando su di esso l'attenzione e l'appoggio del proletariato inter­ nazionale » ( ibidem) . 51 Tutto il Nowrese i n fiamme!, loc. cito 52 Lo sciopero novarese stroncato?, loc. cito 53 Vedi Indegne speculazioni, loc. cit o 54 Vedi ibidem. 55 Lo sciopero finito a Novara ecc., Ioc. cit o 56

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Ibidem.

sta » .37 Le squadre fasciste « continuano a scorrazzare libera­ mente per la città, disturbando e cantando a squarciagola, nella ubriachezza di cui parecchi erano affetti, inni fascisti intrecciati ad inni sovversivi » .58 Tuttavia il prefetto continua a nutrire fiducia « di poter risolvere la fase acuta della vertenza, tanto che già aveva fatto stampare il manifesto per annunciare la fine dell'agita­ zione » .59 Ma in seguito alle dichiarazioni dei fascisti aveva alla fine preferito sospenderne la pubblicazione .60 Anche la riunione notturna si svolge in un clima di inti­ midazione e « mentre telefono » - scrive Felice Platone « egli [ Ramella, n.d.a. ] è ancora assediato in Prefettura dai fascisti. L'autorità è assolutamente impotente a far sgombrare la piazza e permettere alla automobile di Ramella di uscire » . 61 Frattanto « la notizia della ripresa del lavoro si è subito diffusa per la città e nei circoli operai , è stata accolta dovun­ que con molta irritazione . Gli operai, i quali erano animati da un magnifico spirito di combattività, sono oltremodo de­ lusi dalla tattica dei loro dirigenti ed è probabile che do­ mattina moltissimi di essi continueranno l'astensione dal la­ voro . [ . ] Tutti i rappresentanti dei Circoli si sono recati alla Camera del Lavoro per informazioni. Quando hanno avuto la notizia sicura che il lavoro sarebbe stato ripreso veramente, hanno inveito contro l' on o Ramella [ . . . ] . Intan­ to, terminata alla Camera del Lavoro l'adunanza, è stato diramato a tutti i paesi della provincia l'ordine della ripresa del lavoro per domattina, telefonicamente . I rappresentanti dei circoli sono torna ti ad ora tarda per trasmettere le di­ sposizioni agli operai che hanno atteso fino a tardissima ora ».62. . .

57 L o sciopero

e i conflitti nel Novarese, loc. cito e vedi anche Lo sciopero e i conflitti nel Novarese, loc. cit . : « Le squadre fasciste passano nelle strade, can� tando i loro inni ». 9) Lo sciopero e i conflitti nel Novarese, loc. cito 00 Tutto il Novarese è in fiamme!, loc. cito ()] Lo sciopero novarese stroncato? , loc. cito 62 Ibidem. 58 Lo scioPero novarese stroncato? , loc. cit. ;

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Mentre le trattative erano in corso , le violenze ':fasciste erano susseguite ininterrotte. Nella mattinata « a Vespolate, un capo stazione fascista ha insultato un operaio perché portava al taschino un fazzo­ letto rosso . L'operaio ha risposto agli insulti del capo sta­ zione. Ne è nato un conflitto cui hanno preso parte npme­ rosi fascisti . Dopo una vivace lotta i fascisti sono stati messj in fuga e uno di essi è stato ferito alla mano con , un colpo di bastone » .63. Cosi « verso le 1 4 un camion carico di soldati e guardie regie ed un drappello di carabinieri a cavallo giunsero , a Ve­ spolate, dove gli animi erano in evidente esasperazione. Altre truppe vennero inviate durante il pomeriggio » .64 A Novara, alle I l circa della sera un gruppo di fascisti aveva poi sparato diversi colpi di rivoltella all'indirizzo di un operaio, davanti al Circolo « Riscatto ' proletario », - sito in una trasversale di via 23 Marzo, nel rione di Porta - Mor­ tara. Il bersaglio prescelto, un muratore trentasettenne della Bicocca, tale Giuseppe Morganti, veniva ferito al viso . 65 « I fascisti, temendo poi la reazione degli operai, compiuto l'at­ tentato, si sono dati alla fuga » ; 66 quella sera vengono ag­ grediti anche due operai , « di fronte alla Intendenza, , ,di FiSI

63 Ibidem.

l'Ordine nuovo attribuisce l'accaduto alla mattina del 17, ma l 'avvenimento è forse della sera precedente. Ricorda infatti - considerandolo appunto come avvenuto la domenica sera l'articolo I latt� di Novara e dintorni, loto ' cit. : « Uno del borgo, in voce fascista, che, ignaro di ciò che era accaduto usciva di casa, veniva dai comunisti circondato, malmenato, percosso e ferito, a. quanto si afferma, in modo grave » . Inutile notare come tale versione abbia tutta l 'aria d i essere tendenziosa. 64 I fatti di Novara e dintorni, loc. cit. 65 Vedi Tutto il Novarese è in fiamme!, loc. cit . ; Situazione peggiorata a Novara, loc. cit . ; I jvJttt di Novara e dintorni, loc . cit., ove si informa che ;1 Morganti « dovette venire condotto all'Ospedale M . , per ferita d'arm.a da - fuoco alla guancia sinistra, con ritenzione del proiettile, giudicato guaribile in · ·'Venti giorni, salvo complicazioni ». All'episodio si accenna anche in I f.atti di Nova1'a e dei paesi vici�i, ioc . cit ., ove si parla di « colluttazione tra fascisti e comunisti » . C i siamo attenuti alla versione dell ' Ordine Nuovo, c h e parla di �< vigliacca aggressione » . 66 Tutto il Novarese è in fiamme!, loc. cito _

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nanza rìei pressi della sede del fascio » ; 67 uno di essi « SI era fermato ad attendere un proprio compagno che acquistava da fumare in una privativa . Egli pote a stento sottrarsi alla furia dell� camicie nere, ma il suo compagno all'uscita dalla riven­ dita dei generi alimentari venne bastonato a sangue [ . . ] » ; 68 « solo l'intervento delle guardie regie che lo trasportarono all'ospedale, induceva i fascisti a desistere dalla brutale ag­ gressione » .69 Le manganellate continuano numerose per tut­ ta la serata .70 Data la situazione, si può quindi capire quale potesse es­ sere lo stato d'animo dei lavoratori di fronte alla revoca dello sciopero voluta dalla locale Alleanza del Lavoro, re­ voca accolta con diffidenza, perché era diffusa la convinzione che « gli istinti brutali e sanguinari dei fascisti si sarebbero appagati soltanto con la completa sconfitta del proletariato » .71 « La riunione » ricorda . Ramella « terminò verso le due dopo mezzanotte ed io tornai alla Camera del Lavoro ove mi attendevano i lavoratori . Non appena io dichiarai che si era addivenuti ad una intesa, un giovane operaio di Tre­ cate, che trovavasi alle mie spalle, cercò di colpirmi con una bastonata gridando che quella soluzione era un tradimento che io perpetravo a danno dei lavoratori » .72 .

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67

Ibidem. Situazione peggiorata a Novara, 10c. cit. ; e vedi anche Tutto il Novarese è in fiamme!, 10c . cit. : « [ . . . ] mentre uno di essi poteva mettersi in salvo, l'altro 68

veniva violentemente colpito » .

69 70 71

Tutto i l Novarese è i n fiamme!, 10c. cito Vedi Situazione peggiorata a Novara, 10c. cit . Tutto i l Novarese è i n fiamme!, 10c. cit . ; e vedi anche Le giornate di glorie fasciste nel Novarese, 10c. cit . , ove si dice che i lavoratori erano « convinti che fascisti avrebbero continuato la loro p ersecuzione antioperaia ». 72 SECONDO RAMELLA, Vecchio e nuovo sindacalismo ecc. , cit . , p . 98. L'episodio ci pare significativo, anche se poi « quel giovane comunista di esattamente otto giorni dopo, capitanava una squadra di fascisti, che vo­ leva prendere d 'assalto la mia abitazione » ( ibidem ). In effetti in quei giorni un gruppetto di giovani comunisti trecatesi passò ai fascisti, come è anche ricordato in (AB) Testimonianza orale di Giovanni Ce­ rina, Trecate, 25 giugno 1972, nastro 3 1 8 : « [ . ] abbiamo avuto anche dei nostri traditori, nostri proprio eh . Perché dei nostri, quando è stato il momento, si sono messi con loro. [ . . . ] Quattro o cinque, via. Compagni d i allora, roba di gioventu piu che altro, ecco. Sempre roba di gioventu, perché gli altri, gli anziani, nessuno. [ . . . ] Alla mattina, quando a Trecate sono venuti giu i fascisti .

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99

«

Nun

»

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ricorda Giovanni Mortarotti - « s' éran là

la sera - mi, al Milanesi e 'l Pagani - parchè gh'è stai 'na riunion, parchè gh' era 'l sciopero - mia 'l sciopero da fà. Alura l'è stai quand che 'l Ramèla l'ha tabacà cula séra là e l'uma vist pu; parchè lu s'ha premetu da di che se nun co­ munista la minaciavan, lu l'éra propéns quasi da rivolgersi all'autorità. Nun cusa gh'ha gnu? " Alura l'è venduto com­ pletamente " ; parchè lu l' ha minacià direttamente che lu al ciama la pulisia per essere protetto . Alura l'è 'ndai via, al Ramèla l'uma vist pu. Nun s'uma gnu via e quan chi uma gnu fora d' la Came­ ra dal Lavur, parchè nun gh' avévan tuti 'l manganèll chi déntar, chi al coll, arivuma li visin la stasiòn, a gh' éra i fascista. S'éri mi, al Marinòn, e la sede dei fascisti l'éra li in curs Felice Cavallotti, [ ] , al covo l'éra li. Alura nun, una part l'è pasà da su 'l baluàrd e 'na part i uma gnu giò . Lur la savévan ch'a ghI'éra la squadra 'd Sant'Agabi, ch'as éran a II la Camera dal Lavur. Alura lur han di: Adèss lur i passaràn andà a cà " . Ma nun cusa suma fai? Suma dividu an du grupp, vun sura e l'altar basso Difatti li i fascista han fai par saltà fora, parchè 'lura chi a gh' éra al pasàgg a livèll, a gh' éra mia cula scalèta; li suma restà blucà, e cui là chi éran su i han subit filà a gni giò. Alura li su ma picai tre o quatar legnai, ma nun s'éran d'acordi cui feruviér par saltà déntar int' la feruvia, sa ben ch�al gh' éra cui astichetadi da saltà déntar, che nun s'éran prutèt d'i feruviér. E 'lura nun quand i uma vist che da là i 'na gnéva su tanti, alura nun s'éran mia in tanti: i uma saltà cula roba li che l'éra tutto in calcestrutto, i uma andài dénta int' la feruvia e i uma andai d' ad là, i uma andài po 's bass sul curs Milàn. I feruviér i han sarà su al pasàgg livèll, ancura bén ch'al gh'éra mia al tréni, nun i . . .

coi camion, tre o quattro o cinque di questi giovani, insieme con quelli di fuori, là a cantar Giovinezza. [ ] Uno era il segretario dei Combattenti : eppure ha voltato gabbana e tutto ». Anche in (AB) Testimonianza orale di Benvenuta Treves, Novara, settembre 1965, nastro 80, si accenna alla partecipazione di « elementi comunisti di Tre­ cate » all'incendio della Camera del Lavoro di Novara. ...

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s'éran d' ad là e lur da chi, e nun: ((Vigni ad chi sa st hon " ; lur i gnévan mia. Alura i uma ciapà e uma andài al Circul » . 73

Del resto , poco piu tardi, ossia « verso le 4 di stamane, circa 300 fascisti preceduti da una squadra d'assalto si sono diretti contro il Circolo piu importante di Novara, chiamato il Circolane » /4 sito in corso Milano , nel rione di Sant' Aga­ bio .75 La colonna dei fascisti « prende posizione predominante 73 (AB) Testimonianza orale di Giovanni Mortarotti, Novara, 2 gennaio 1972, nastro 307. Secondo il ricordo del Mortarotti l'episodio risalirebbe al medesimo giorno in cui venne bruciata la Camera del Lavoro (