Kojiki. Un racconto di antichi eventi 978883178982

Il Kojiki, la più antica documentazione esistente della cultura giapponese, prende forma negli ambienti della corte dina

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Kojiki. Un racconto di antichi eventi
 978883178982

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Il Kojiki prende forma negli ambienti della corte dinastica giapponese tra il finire del VII secolo e l'inizio dell'viii. In quei decenni fondamentali nella storia del Giappone la centralizzazione del potere politico si accompagna a cruciali cambiamenti nella cultura dominante. Il modello della civiltà cinese tende a diventare egemone in tutti i campi del sapere e a imbrigliare nei propri canoni stilistici anche la lingua scritta ufficiale. Il Kojiki (letteralmente «vecchie cose scritte>>) si discosta da questa tendenza omologatrice anche perché la sua scrittura nasce dall'oralità. I.: opera dà infatti verosimilmente asilo alla recitazione, forse mnemonica, fatta da Are a Yasumaro che la redige, della revisione di documenti obsoleti «restaurati>> su progetto del sovrano Tenmu. Il risultato è un testo in cui troviamo, in germe o già in fiore, forme e contenuti che hanno ispirato molta arte, in primo luogo letteraria, dell'arcipelago. Ed è anche la più antica documentazione esistente della cultura giapponese, una miniera dalla quale hanno attinto informazioni filologi, storiografi, antropologi, filosofi, teologi, politici.

PAOLO VILLANI è ricercatore presso la Facoltà di lingue e letterature straniere dell'Università di Catania, sede di Ragusa. Ha pubblicato Lo shintoismo. Variazioni su temi linguistico-religiosi (1990) e Introduzione alla storia del pensiero dell'Asia orientale (1998).

Già prima che Izanami, redarguita per troppa intraprendenza femminile in fatto di sesso, partorisca l'arcipelago giapponese e parte del pantheon, è la concretezza a caratterizzare gli antichi eventi narrati nel Kojiki. Grasso sull'acqua, meduse, germi di giunco, salsedine, queste le immagini scelte per evocare l'emergere dal caos di un cosmo. Un arcaico e potentissimo senso del sacro accompagna però tale concreta visione cosmologica. Sacre sono le pietre preziose e gli escrementi, le bevande alcoliche, le bestie; sacra è l'atmosfera in cui si scatenano il carattere instabile, immaturo, e la violenza gratuita del dio del vento Susanowo; sacri i gesti della dea del sole Amaterasu; sacra la prima forma di teatro che Amenouzume inventa, ossia una danza in cui esibisce la vulva. Nelle genealogie dinastiche gli interessi di regime sono evidenti, ma il succedersi di accadimenti via via più mondani sviluppa temi e sentimenti universali. Sul filo di successioni al trono e matrimoni regal i si intrecciano così storie di tradimenti e inganni, rappresentazioni della sete

di potere e di vendetta, racconti del terrore,

resoconti di incantesimi e maledizioni. Crudel t à

e tenerezza si mescolano in episodi come quello del rude Yamato, truce eroe pronto a frodare il nemico per ucciderlo e nel contempo vittima, dolente e consapevole, della propria irruenza e delle paure paterne. Ilarità e sarcasmo caratterizzano altri momenti del racconto, come quando il principe Homuchiwake costringe i cortigiani a complicati rimedi per scongiurare il mutismo da cui è affetto. E in alcune vicende gli amori sfociano in tragedia, come nel caso estremo dell'incesto fra il principe e la principessa Karu: i due amanti troppo diversi dalla norma fondano l'archetipo del «doppio suicidio», al quale la letteratura giapponese si abbevererà in abbondanza.

Letteratura universale Marsilio

MILLE GRU

Collana di classici giapponesi diretta da Adriana Boscaro e Luisa Bienati

Kojiki Un racconto di antichi eventi a cura

di Paolo Villani

Marsilio

Traduzione dal giapponese di Paolo Villani

© 2006 by Marsilio Editori® s.p.a. in Venezia

Prima edizione: giugno 2006 ISBN 978-88-317-8982

www.marsilioeditori.it

INDICE

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Introduzione di Paolo Villani

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KOJIKI. UN RACCONTO DI ANTICHI EVENTI

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Note

AVVERTENZE

TI sistema di trascrizione seguito è lo Hepbum, che si basa sul prin­ cipio generale che le vocali siano pronunciate come in italiano e le consonanti come in inglese. In particolare, si tengano presenti i se­ guenti casi:

eh g h ; s sh u w

y

z

è un'affricata come l'italiano «C» in cena è sempre velare come l'italiano «g>> in gara è sempre aspirata è un'affricata (quindi Genji va letto Ghengi) è sorda come nell'italiano sasso è una fricativa come l'italiano «SC>> di scena in su e in tsu è quasi muta e assordita va pronunciata come una «u» molto rapida è consonantico e si pronuncia come l'italiano «i» di ieri è dolce come nell'italiano rosa o smetto; o come in zona se iniziale o dopo

«n»

La lunga sulle vocali indica l'allungamento delle stesse, non doppio. Tutti i termini giapponesi sono resi al maschile in italiano.

il rad­

I caratteri di dimensioni minori traducono le annotazioni scritte nell'originale in doppie file di caratteri più piccoli. La traduzione qui presentata è stata condotta sull'edizione a cura di Aoki Kazuo, Ishimoda Sho, Kobayashi Yoshinori, Saeki Arikiyo, Kojiki, «Nihon shiso taikei, 1», Tokyo, Iwanami shoten, 1982.

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INTRODUZIONE

Il Kojih, verosimilmente completato nell'anno 712, è la più antica opera della letteratura giapponese. Le storie che narra iniziano con l'emergere delle isole del Giappo­ ne dal caos primordiale, e si chiudono con le righe dedi­ cate a Toyomikekashikiya, regina dal592 al 628, e me­ glio nota poi come Suiko 1• Yasumaro, il nobile di corte probabile compilatore del Kojzki, nel memoriale conce­ pito per presentare l'opera al trono e inserito in apertura del primo capitolo, ci fornisce le poche, e purtroppo non esaurienti, notizie che possediamo a proposito del pro­ cesso di compilazione. Egli descrive dapprima un perio­ do della storia qel Giappone di cui potrebbe avere espe­ rienza diretta. E il 672. La guerra civile innescata nel­ l' estate di quell'anno da una lotta per la successione al trono è vinta da Tenmu 2• Yasumaro descrive le gesta della campagna militare, che potrebbe avergli procurato, direttamente o attraverso il padre, il titolo nobiliare al valore con cui si firma alla fine del memoriale. Poi parla della premura di Tenmu per una revisione di testi fonda­ mentali da tramandare, mondati da errori, ai posteri, e del conseguente incarico dato ad Are, cortigiano di gran­ di capacità intellettuali e mnemoniche, di studiare quei 11

testi. il lavoro di Are tornerà utile quando Yasumaro, su ordine impartitogli dal trono, redige il Kojiki. Siamo or­ mai nel quarto anno Wado (711 )3, Yasumaro esegue dunque il volere della regina Genmei, nipote di Tenmu, e lo porta a compimento l'anno seguente. Il memoriale al trono di Yasumaro permette più di una ipotesi sull'accaduto. Forse Are legge i testi, ovvero ne studia il fluire di caratteri cinesi in modo da poterli rendere nella esatta pronuncia giapponese, o addirittura recitare a memoria. A Yasumaro spetterebbe stilare una edizione graficamente aggiornata della puntuale lezione di Are. Ma bisognerebbe credere che le correzioni, che tanto a cuore stanno a Tenmu, riguardino solo l'ortogra­ fia. Mancando riferimenti più precisi, si tende a pensare che la risistemazione testuale avvenga nel corso di una generale revisione storiografica messa in cantiere da Ten­ mu, il quale - sappiamo da altri documenti - incarica nel 681 una dozzina di nobili di stabilire un testo da annali dinastici e racconti della remota antichità, fonti in effetti nominalmente molto simili a quelle citate da Yasumaro 4 Attenendosi alle informazioni contenute nel memoriale si può però anche intendere che sia Tenmu in persona a correggere i manoscritti a disposizione adoperando Are come una specie di_ repertorio parlante, una memoria orale da consultare. E in effetti inverosimile che al tempo qualcuno oltre il monarca possa decidere cosa cambiare in documenti di quella rilevanza per la dinastia. Are ov­ vierebbe alla difficoltà di lettura di testi stilisticamente eterogenei e privi di criteri ortografici stabili. Tenmu, per individuare i punti su cui intervenire, sfrutterebbe le doti intellettuali del cortigiano facendogli recitare a co­ mando il contenuto delle fonti, e facendogli memorizza­ re la versione modificata5• Comunque il lavoro, interrotto - non sappia�o in che •

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fase - dalla morte del sovrano nel 68 6 , riprenderebbe, per volere di Genmei, dopo un intervallo di venticinque anni che Yasumaro non sen.te il bisogno di motivare. Fra le circostanze che potrebbero spingere Genmei a realiz­ zare il progetto di Tenmu è da annoverare la sua decisio­ ne nel 708 di inaugurare un nuovo periodo annuo, chia­ mato «rame fino» (wado) poiché deve immortalare la scoperta di un prezioso giacimento da cui si estrae il me­ tallo già puro6• E poi lo spostamento della capitale a Heijo (N ara) nel 710. L'importanza di entrambi gli even­ ti rende plausibile che Genmei voglia suggellare il suo re­ gno con un terzo evento memorabile. Altre ipotesi giun­ gono a conclusioni analoghe aggiungendo una dose di nostalgia alle motivazioni di Genmei. La regina è poco entusiasta della nuova epoca, dello spostamento della ca­ pitale, forse anche del programma di riforme statali per­ seguito in quegli anni da élite politiche determinate a sottrarre funzioni di governo alla dinastia regnante. Con­ sidera un periodo invidiabile per il potere assoluto del sovrano il buon tempo andato di Tenmu e, grazie al completamento del suo progetto, lenisce la propria ansia per il futuro 7• Trattandosi della prima opera della letteratura giappo­ nese, le numerose incertezze riguardanti il processo di redazione del Kojiki non meravigliano. Anche la data del 712 secondo gli studiosi più scettici è dubbia, soprattut­ to a causa del relativo ritardo della tradizione manoscrit­ ta oggi conosciuta. Il dibattito sulla autenticità del Kojiki, ormai plurisecolare, gode di maggiore vivacità ne­ gli anni '70 del19 00, prima della scoperta cioè, nel19 79 , della iscrizione funeraria di Yasumaro contenente dati sul personaggio coerenti con quelli presenti in altri docu­ menti, fra cui il memoriale di suo pugno premesso al Kojiki. Neanche questa prova archeologica ha convinto 13

del tutto chi afferma che l'opera, o almeno il memoriale, sarebbe un apocrifo del nono secolo. Mai è stato tuttavia filologicamente dimostrato che il KoJi'ki sia stato redatto sensibilmente dopo la data tradizionale. Al contrario, l'accuratezza del testo nel registrare otto fonemi vocali­ ci, ossia (oltre a eu) la doppia serie di e, i e o del giappo­ nese arcaico poi scomparsa, rende inverosimile l'ipotesi di falso. Il Kojiki si chiude con le brevi notizie su Suiko, e il si­ pario cala prima che possa en�rare in scena J omei, il so­ vrano successivo, padre di Tenmu, al quale si fa solo un soffuso accenno («Il sovrano che resse il regno sedendo nella reggia di Wokamoto», p. 1 64). Ciò probabilmente in ragione di una coscienza cronologica. Gli avvenimenti accaduti durante il regno del genitore sono avvertiti da Tenmu, quando egli dà il via al lavoro che porterà al Kojzki, come parte di un «presente» inadatto a un rac­ conto di antichi eventi. Possiamo in effetti individuare l'oggi al quale di tanto in tanto si accenna nel Kojiki nel periodo compreso fra gli anni 62 8 e 68 6 circa. Da questo «presente» l'opera guarda indietro seguendo una !ripar­ tizione basata sulla concezione allora in auge del tempo: un primo capitolo dedicato a vicende sovrumane di un tempo sacro, un secondo dedicato a vicende di un tempo lontano, scandito dal succedersi di sovrani parzialmente sovrumani, un terzo dedicato a vicende di un tempo vici­ no, scandito dal succedersi di sovrani tendenzialmente umani8. Nelle epoche Nara (710-794) e Heian (7941 - 1 85) i let­ terati giapponesi non dedicano al Kojiki, come dimostra la relativa scarsità di citazioni in altri scritti, l'attenzione che gli riserveranno in seguito. Nel clima di forte ispira­ zione continentale del periodo, gli preferiscono il Nihon­ shoki (720, Annali del Giappone), opera dai contenuti in 14

parte analoghi ma stilisticamente assai diversa, capofila di una serie di storie ufficiali redatte, a cominciare dalla lingua, in base ai prestigiosi çanoni della annalistica cine­ se. Il fatto che il Kojiki, a differenza del Nihonshokz, non sia al tempo oggetto di studi e commentari negli ambien­ ti di corte spiega anche la minore densità della tradizione manoscritta. I vari manoscritti, poco più di una trentina, di rado divergono fra loro in maniera significativa, per­ ché relativamente recenti. Il manoscritto più importante resta quello conosciuto come testo dello Shinpukuji (Shinpukujihon), nome del tempio di Nagoya per iniziati­ va del cui clero venne copiato nel 13 72 9• Ciò non solo perché è il più antico, ma anche perché contiene, a detta degli specialisti, solo errori di copiatura, facilmente emendabili, laddove altre fonti manoscritte mostrano va­ riazioni apportate di proposito. Esso costituisce di solito la base del testo stabilito dalle varie edizioni cridche, compresa quella adoperata nella presente traduzione. In epoca Kamakura 1 ( 1851 - 333) cominciano ad appa­ rire alcuni scritti che tengono il Kojiki in maggiore consi­ derazione. Kojiki uragaki An ( notazioni al Kojiki), ad esempio, un lavoro molto breve della seconda metà del 1200 e di autore incerto, forse Urabe Kanebumi o Kita­ batake Chikafusa. Ma solo a cavallo fra 1600 e1700 ini­ ziano studi più sistematici, favoriti anche dalle prime edi­ zioni a stampa dell'opera, del1644 e del1687 . Kada no Azumamaro tiene delle lezioni raccolte in Kojiki satsuki (Appunti sul Kojiki) intorno al179 2 . Di Kamo Mabuchi sono Kojiki kashiragaki 1 ( 757, Note sul Kojiki) e Kojikz" waka ryakuchii ( 1766, Brevi note sulle canzoni del Kojiki). Nei trentaquattro anni fra1764 e 1798 Motoori Norinaga lavora al Kojikiden (Il Kojiki commentato), un commentario epocale non solo dal punto di vista filologi­ co. Se a partire dal 1600 infatti l'atmosfera di generale 15

emancipazione dalla egemonia culturale cinese ha porta­ to alcuni studiosi a rivalutare il patrimonio letterario giapponese antico, con Motoori Norinaga questa rivalu­ tazione si estende dalla sfera della critica letteraria a quelle della filosofia e della religione, non senza implica­ zioni di natura politica. D Kojzkiden determina, con la sua autorevolezza, una tendenza, destinata a durare, che considera il Ko;iki una sorta di sacra scrittura attraverso cui è possibile attingere alla fonte di una giapponesità in­ contaminata dal pensiero cinese. Da allora gli studi si moltiplicano e sul finire del 1800 traggono nuovo vigore dall'influsso degli studi europei nel campo della mitolo­ gia comparata, mentre anche in Europa destano qualche attenzione la relativa ricchezza del patrimonio mitologi­ co giapponese e alcune sue somiglianze con la mitologia greca. L'apertura del Giappone all'Occidente nella se­ conda metà del secolo va di pari passo con la realizzazio­ ne di quella riforma Meiji che restituisce al sovrano giap­ ponese un ruolo centrale nella sfera politica. L'ascenden­ za sovrumana della dinastia regnante viene sancita non più solo dalla antica mitologia giapponese bensì dalla Costituzione dell'impero nipponico del 1889. Questa svolta fa effettivamente del Ko;iki un testo sacro, renden­ do difficile applicare ad esso la libertà di ricerca senza in­ correre nel reato di lesa maestà 10• Quando, dopo il1945, ìl Kojiki da libro sacro torna a essere un libro antico, an­ che per reazione rispetto alla tendenza prebellica, parte degli studi sottopone il testo a una puntigliosa critica in­ tenta a leggerne e sottolinearne gli scopi ideologici, e a spiegarne ogni parte in rapporto con la preistoria e la storia giapponese. Moltissime delle narrazioni mitologi­ che o epiche del Ko;iki si possono interpretare in chiave storica. La spedizione del rude Yamato verso le contrade orientali del paese, ad esempio, uno degli episodi in cu i il 16

carattere artistico dell'opera tocca le sue vette più alte, ri­ flette, secondo la visione storiografica, l'espansionismo del potere dinastico di fine .quarto secolo. L'incursione, guidata da Okinagatarashi, nella terra coreana di Shiraki (Silla) è analogamente leggibile come un segno dei rap" porti tra Giappone e Corea fra quarto e sesto secolo. E i ritrovamenti archeologici degli ultimi decenni sembrano corroborare l'ipotesi dell'avvenuto scontro per il predo­ minio, nel Giappone preistorico, fra due grossi gruppi di potere, insediati nelle terre di Izumo e Yamato, di cui la mitologia del Ko;iki darebbe a suo modo conto. A grandi linee, nella seconda metà del ventesimo seco­ lo, questa posizione scientifica, tesa a estrapolare dal contenuto dell'opera dati storici, convive con un altro orientam ento della ricerca, meno incline a ricostruzioni storiografiche, bensì volto a privilegiare una prospettiva antropologica adatta a sondare il pensiero espresso nelle narrazioni antiche. L'interesse accademico si incentra, anche negli ultimi anni, su alcuni punti più specifici. Per quanto concerne il processo di compilazione e il criterio di assemblaggio dei documenti preesistenti, si può di­ stinguere fra chi considera il Kojiki un prodotto caratte­ rizzato da una forte impronta artistica e letteraria e chi lo considera in sostanza una apologia del potere dinastico. Per quanto riguarda gli elementi mitologici ed epici, l'adozione degli s trumenti della nuova mitologia compa­ rata e della antropologia produce . una serie di analisi strutturali. Sul versante letterario, a chi ascrive il valore artistico del Kojiki al testo presumibilmente recitato da Are si affianca chi lo ascrive al lavoro creativo di Yasu­ maro nel colmare eventuali lacune e incongruenze. Le canzoni vengono interpretate talora come parte integran­ te del testo talaltra come componimenti a sé stanti. In campo linguistico la. ricerca si concentra soprattutto sui 17

caratteri cinesi adoperati nel Kojiki, sul rapporto fra il si­ stema di scrittura e la lettura giapponese del testo, sui si­ gnificati da assegnare a singole parole, sulla provenienza di elementi lessicali dalle traduzioni in cinese delle scrit­ ture buddhiste. Le ponderose sezioni genealogiche sono oggetto di indagini che fanno parte di un più ampio ten­ tativo di delineare un quadro della società aristocratica nella antichità remota e dei passaggi attraverso i quali è variata l'immagine del sovrano 11• L'interesse per il Kojiki si è esteso oltre i confini degli studi accademici, ispiran­ do riscritture romanzate e favolistiche, e fornendo spunti nei campi della pittura, del teatro, del cinema, e perfino in quelli del cinema di animazione, dei fumetti e dei vi­ deogiochi. Il Kojiki è il primo tentativo rimastoci di mettere estensivamente per iscritto la lingua giapponese, cercan­ do di conservarne il patrimonio di varietà espressive, co­ strutti poetici, frasi idiomatiche, formule magiche, locu­ zioni rituali, proverbi. Si tratta di un evento linguistico tutt'altro che irrilevante per l'autonomia politica e per l'identità nazionale - reso possibile dall'adozione della scrittura cinese e dal suo adattamento alle esigenze del giapponese. L'ibridazione del sistema grafico, in gesta­ zione già da secoli, come dimostrano dati di provenienza archeologica, prevede in sostanza di tradurre nella lingua dell'arcipelago il testo scritto, e viceversa nel caso della compilazione di un documento, in maniera più possibile sistematica e regolare. Tuttavia al tempo della redazione del Kojiki la faccenda presenta ancora problemi. Anche Yasumaro verso la fine del memoriale, in alcune frasi che sembrano anticipare le avvertenze di una moderna edi­ zione critica, fa presenti le difficoltà insite nella scrittura del giapponese, e riassume la sua stessa ardua ricerca di un equilibrio fra comprensibilità del significato e atten18

dibilità della pronuncia. Le conoscenze oggi disponibili ci inducono a interpretare la testimonianza di Yasumaro come segue. All'inizio dell'ottavo secolo i caratteri cinesi sono i soli a disposizione e si può assegnare loro una fun­ zione semantica o fonetica. Adoperati semanticamente, trasmettono il significato del testo ma non la pronuncia; adoperati foneticamente trasmettono la pronuncia, ma, poiché ci vuole un carattere per ogni sillaba, allungano il testo al punto da rendere molto laborioso seguirne il sen­ so. La lettura giapponese dei caratteri cinesiusati seman­ ticamente può divergere da quella che l'autore intende trasmettere, in quanto non esiste una pronuncia univoca per ogni carattere. In generale, comunque, la prosa viene scritta soprattutto con caratteri semantici, mescolati pe­ rò, di tanto in tanto, con caratteri fonetici per aiutare il lettore a individuare espressioni idiomatiche, inflessioni grammaticali, vocaboli, nomi di persona e di luogo, e al­ tre particolarità della lingua e della cultura giapponese diversamente irriconoscibili. Nel Kojiki, in particolare, la presenza di glosse riguardanti la pronuncia di alcuni termini, e in qualche caso anche gli accenti delle parole, testimonia il tentativo di comporre uno scritto che pos­ sa venire pronunciato correttamente. Ma con il passare dei secoli la problematica corrispondenza fonetica tra intento dell'autore ed esecuzione del lettore è diventata ancora più incerta. La leggibilità che il Kojiki, a partire dal diciottesimo secolo, acquista grazie agli sforzi dei fi­ lologi è per forza di cose il frutto di una ricostruzione ipotetica a cui se ne può sostituire almeno un'altra 12• Per i brani lirici il problema è il contrario: essendo qua­ si tutti scritti interamente con caratteri fonetici, sappia­ mo come pronunciarli ma fatichiamo a capirli. Nelle canzoni a volte è difficile anche stabilire dove finisca una parola e ne inizi un'altra, e dunque il testo in versi 19

del Kojiki, complici certo anche le caratteristiche del linguaggio poetico, è molto meno chiaro del testo in prosa. Facciamo un paio di esempi. Nella prosa succede di comprendere cosa significano due caratteri cinesi che possiamo tradurre in italiano «il tuo amo da pesca». Ma non potendo sapere come intendesse leggerli l'estensore del Kojiki, dobbiamo accontentarci di alcune trascrizio­ ni ipotetiche, fra cui: na ga chi, imashi no tsuribari, na­ muchi ga chi. Nei versi invece non abbiamo dubbi sulla pronuncia delle sillabe na ga ihese koso, quanto piutto­ sto a stabilire se ihese sia un sostantivo per «marito» o una forma irregolare del verbo «dire», e se dobbiamo intendere quindi «proprio tuo marito» oppure «poiché sei tu a parlare» 13 Nella traduzione ho cercato di rendere il testo scorre­ vole evitando al lettore di inciampare troppo spesso in termini giapponesi. Pertanto sono resi in italiano anche parte di epiteti, nomi, titoli nobiliari, riducendo le note a quelle indispensabili. I caratteri di dimensioni minori traducono le annotazioni scritte nell'originale in doppie file di caratteri più piccoli. Si sono mantenuti i riferimen­ ti agli anni, di incerta identificazione, espressi secondo il sistema ciclico sessagesimale 14• Tranne che per le otto vocali, ridotte alle odierne cinque, i termini originali so­ no trascritti seguendo le indicazioni della edizione critica sulla quale è stata condotta la traduzione D. Il testo del Kojiki conserva l'impronta della doppia origine documentaria, vale a dire delle fonti genealogi­ che e delle fonti aneddotiche di cui Yasumaro fa più vol­ te menzione. Si distingue quasi sempre con facilità, infat­ ti, fra le parti affollate di epiteti e nomi delle più o meno sacre genealogie, e le parti in cui l'opera si distende nella narrazione di vicende varie, arricchita da intermezzi liri­ CL L'alternarsi di prosa e versi nel Kojiki inaugura un •

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modello importante della letteratura giapponese; ma le canzoni sembrano spesso delle intruse rispetto al conte­ sto, dando l'idea di componimenti un tempo indipen­ denti, di origini sia popolari sia aristocratiche. Metrica­ mente esse anticipano di rado i canoni dell'arte versifica­ toria giapponese classica. Versi e prosa descrivono plura­ lità di atmosfere e sentimenti. Scene tragiche, comiche, commoventi, terrificanti, sublimi, fanno da sfondo a emozioni altrettanto varie dei personaggi. Alcune carat­ teristiche affabulatorie potrebbero essere il lascito di una originaria oralità del testo. Nella evidente tendenza a rei­ terare quasi ritmicamente alcune espressioni sembrereb­ be di potere scorgere una delle tecniche adoperate nelle culture orali per la conservazione mnemonica di tradi­ zioni rilevanti quali le genealogie. I ridondanti brani ge­ nealogici non sono, a mio avviso, particolarmente toc­ canti, ma in altri casi la ridondanza ottiene un effetto pia­ cevole, come ad esempio nel racconto dell'ordalia cele­ brata da Amaterasu e Susanowo sulle sponde del quieto fiume del cielo. Analogamente l'espediente narrativo consistente nell'anticipare il risultato di un episodio trae forse origine dalla esigenza di creare una aspettativa nel­ l'uditore di una storia orale, o di aiutarlo a tenere presen­ te i l nesso causa effetto in racconti lunghi 16• Nel Kojiki troviamo lo strato più antico, desumibile da documenti scritti giapponesi, di alcuni aspetti della ci­ viltà dell'arcipelago. Questo strato rivela una parziale continuità con la cultura classica, egemone fra i secoli ot­ tavo e undicesimo, della aristocrazia di corte e una più o meno evidente cesura con il mondo delle aristocrazie militari dei secoli successivi, durante i quali si cristalliz­ zò, parlando in termini molto generali, una identità della civiltà giapponese per numerosi tratti riconoscibile anco­ ra oggi. 21

Il ruolo delle donne, ad esempio, sembra essere stato molto più significativo in Giappone durante l'antichità remota, e in parte classica, rispetto ai periodi successivi. La figura di Amaterasu, sovrana del sommo cielo, è tanto eclatante, in accordo con la sua natura solare, che la sua importanza salta agli occhi. Ma nel Kojiki la donna, an­ che laddove appare discriminata, è protagonista. Izana­ mi, disapprovata per avere preso l'iniziativa di pronun­ ciare per prima la sorta di formula di rito della cerimonia nuziale con Izanaki, l'ha comunque fatto. E l'arcipelago giapponese viene fuori isola per isola dal suo travaglio. Anche durante la visita di Izanaki a Izanami nel mondo dei morti la donna ha un ruolo dominante. E nel finale, alla maledizione di lei nella veste, raccapricciante ma su� prema, della morte, egli promette la vittoria delle forze vitali riferendosi al parto. Tracce di una società matrili­ neare si trovano nel diritto della madre di dare il nome ai figli, esplicitato nelle parole del sovrano Isachi alla sposa, la principessa Saho, che pure lo ha tradito con il proprio fratello, sia in amore sia nel tentativo di usurpare il tro­ no. O nell'episodio in cui la principessa Isuke, dopo ave­ re accettato di essere sposa del sovrano Ihare, ne riceve una notte la visita presso la propria abitazione ben prima di raggiungerlo a corte. La regina Okinagatarashi imper­ sona al meglio il ruolo dominante della donna, venato di una sacralità possente. Al confronto il marito figura co­ me un pigro ed empio regnante la cui mancanza di entu­ siasmo spinge lo spirito di Amaterasu, che invasa la regi­ na, a sopprimerlo. Okinagatarashi guida un'armata oltre il mare alla conquista di ricche terre, in una dimostrazio­ ne di marzialità degna di quella che la sua ispiratrice sovrumana inscena di fronte alla possibile minaccia del fratello Susanowo. Anche la bella ragazza che Ameno­ hihoko sposa sa rintuzzare le superbie del marito e non 22

esita a !asciarlo per raggiungere il paese dei suoi avi. Ad Amenouzume spetta il primato nel fronteggiare situazio­ ni di conflitto. Con una danza estatica e l'esibizione del proprio sesso scioglie la tensione del celestiale uditorio in una fragorosa risata i cui esiti risolvono una crisi co­ smica, dovuta allo sdegnato ritiro di Amaterasu in una grotta. La morte sembrerebbe avere costituito materia di ri­ flessione per gli uomini i cui sentimenti sono espressi nel Kojzki. A cominciare dal profondo turbamento di Iza­ naki per la perdita della sposa, l'orrore nello scoprire che il suo corpo è mangiato dai vermi, e il bisogno di assicu­ rare, nel dialogo finale fra Izanami e Izanaki, la vittoria della vita sulla morte. La violenta reazione di Ajishiki­ taka all'idea di poter somigliare a un amico ormai cada­ vere, e altri episodi, testimoniano la preoccupata sensi­ bilità verso il tema. Il contatto, più o meno fisico, con la morte genera un bisogno di levarsene di dosso la sporci­ zia, più o meno psichica, secondo quella caratteristica antropologica che accomuna decisamente alcune nevro­ si e alcune cerimonie religiose. Il minimo che Izanaki possa fare appena fuori della sua sepolcrale esperienza è un bagno. Ma probabilmente le abluzioni alle quali de­ ve sottoporsi Homudawake sono dovlite alla sola finzio­ ne della sua morte inscenata per cogliere di sorpresa il nem1co.

Nel Kojiki si inaugura anche la serie, di duraturo suc­ cesso letterario in Giappone, del doppio suicidio com­ messo da una coppia di amanti osteggiati dalle conven­ zioni sociali. Mentre tra fratellastri e sorèllastre è lecito anche il matrimonio, l'amore tra fratelli e sorelle è proi­ bito, e il principe e la principessa Karu pagano l'infrazio­ ne alla norma dandosi la morte insieme. Il legame fra il principe e la principessa Saho ha una fine altrettanto 23

cruenta anche se non si tratta di un vero e proprio dop­ pio suicidio. L'uomo, che ha dato avvio all'intrigo con la frase «preferisci me o tuo marito?», ambiguamente rife­ ribile sia all'affetto fraterno sia alla passione sensuale, fi­ nisce ucciso; la donna, sembra di potere intendere, si uc­ cide. Il testo è anche un repertorio ricco di spunti interes­ santi dal punto di vista letterario. Gli inganni e le astuzie hanno una p�rte di rilievo in molti episodi, spesso tinti di sarcasmo. E così quando il maggiore dei fratelli Ukashi prova a tendere una trappo­ la al sovrano Ihare ma, tradito dal fratello minore, finisce vittima del suo stesso tranello. La principessa Saho, in­ dossando una parrucca e logorando le vesti e i fili dei gioielli, riesce a non farsi catturare dai soldati del sovra­ no. Okinagatarashi appresta un finto battello funebre per fare credere ai nemici che l'erede al trono sia morto, e il suo generale finge che la regina stessa sia morta per colpire gli avversari a sorpresa dopo avere messo in scena una resa. Ihare massacra i cavernicoli convinti che gli si stia per offrire un banchetto. Il rude Yamato fa dell'in­ ganno, assieme alla sua forza, l'arma vincente. Si traveste da donna per uccidere i fratelli Kumaso. Tradisce l'ami­ cizia appena stretta con il rude Izumo sfidandolo a duel­ lo dopo avergli sostituito la spada con un'arma finta, e deride anche 'l'avversario che è caduto nel tranello. Mizuhawake motiva con un ragionamento che non fa una piega la sceneggiata alla quale ricorre per uccidere Sobakari: deve nel contempo ricompensare la slealtà del­ l'uomo e difendersene. Anche lo stratagemma escogitato da Ujinowaki per liberarsi del malintenzionato fratello Yamamori è teatrale, e necessita letteralmente di buoni attori. Nel leggere questo e altri episodi sembra di poter dare credito alle ipotesi secondo cui parti del Kojiki era24

no utilizzabili da un narratore per evocare nella mente degli ascoltatori la presenza di personaggi e scene. Anche le canzoni, in effetti, spesso così stonate in un testo reali­ stico - una per tutte proprio quella messa sulle labbra di Y amamori trascinato via dal fiume-, lo sarebbero meno nella stilizzazione propria di certe drammaturgie. L'ironia non risparmia i regnanti. Di fronte alla ubria­ chezza di Homudawake anche i sassi fuggono, e Ohoha­ tsuse si salva dalla aggressione di un cinghiale scalando un albero. Il duello canoro fra Shibi e Woke inizia invece in maniera scherzosa ma le minacce contenute nei versi lasciano prevedere che si passi dalle parole ai fatti. Altro­ ve è difficile dire se l'effetto comico sia casuale o voluto. Per esempio nel brano del pescatore che vuole offrire un banchetto al sovrano e fa per giorni e giorni spola fra Sa­ zaki e Ujinowaki impegnati a cedersi il regno a vicenda. Alla fine, distrutto - e con quello che ha pescato non più esattamente fresco, potremmo aggiungere -, scoppia a piangere. Oppure nell'episodio del tale costretto a inse­ guire di contrada in contrada il volo del cigno la cui cat­ tura ci si era illusi potesse curare il mutismo di Homu­ chiwake. Sarà poi uno dei tanti sogni rivelatori a indicare che si tratta di un incantesimo. Magie e incantesimi abbondano. Izanaki lancia ogget­ ti magici per liberarsi dei suoi inseguitori nell'oltretom­ ba. I germogli e le bacche che ne nascono, forse perché così fuori luogo in quella terra di putrefazione, distrag­ gono, per il tempo che basta a distruggerli, le donne un poco troppo mature che lo incalzano, e il lancio di frutti del pesco, probabilmente grazie all'associazione della pianta con il culto dell'immortalità, risolve del tutto la pericolosa situazione. Con un altro lancio magico, di aglio stavolta, il rude Yamato uccide il cervo sotto le cui spoglie si cela l'aggressivo spirito del luogo. Nell'episo25

dio in cui Ohokuninushi finisce con il cedere le terre al­ la stirpe celeste, Mikazuchi, come per mostrare di cosa è capace, si accomoda a gambe incrociate sulla punta della spada, l'elsa infilata nell'acqua. Un figlio di Oho­ kuninushi gli si arrende subito, non senza trasformare con un gesto la propria barca nella misteriosa dimora del suo esilio. Un altro figlio ha bisogno di saggiare di persona la potenza della magia di Mikazuchi per arren­ dersi. La magica spada di Mikazuchi torna in scena, tempo dopo, per risvegliare Ihare e i suoi, rimasti stre­ gati da un incantesimo. Howori soggioga il fratello con l'aiuto di una maledizione in cui l'amo da pesca troppo ostinatamente voluto indietro dal fratello diventa per quest'ultimo, nella formula pronunciata nel restituirglie­ lo, un oggetto dove si impiglieranno solo guai. Altret­ tanto terribile, ma più precisa nella ricchezza di partico­ lari sintomatici, la maledizione pronunciata sul fumo da Kasumi affinché il fratello si ammali. n Ko1iki segna l'esordio del Giappone in letteratura. Nel suo testo si intrecciano il dinamismo di tradizioni orali cantate da vivaci rapsodi e più austeri canoni espressivi di una corte dinastica conscia del proprio rile­ vantissimo ruolo politico da sancire con un durevole ri­ conoscimento scritto. n risultato è una semplicità gusto­ samente acerba fusa a una matura eleganza. In esso rie­ cheggiano preziose le voci del passato più remoto del paese, filtrate attraverso le arti di una scrittura che le fa assurgere alla dignità di un classico. Un racconto di anti­ chi eventi particolarissimi ma universali, sempre pronto a ringiovanire appena un lettore gli restituisce, sgranan­ clone mentalmente le parole o dando loro fiato dalle lab­ bra, quella istantaneità verbale da cui è nato. n Giappo­ ne continua oggi a presentare al mondo il volto più anti­ co letterariamente conoscibile della propria cultura tra26

mite il Kojtki, opera dal fascino a un tempo familiare e

sublime in cui ciascuno può scoprire, come in ogni capo­ lavoro, semi di sapienze cosmiche e riflessi di se stesso.

PAOLO VILLANI

l Solo dalla fine dell'ottavo secolo ai sovrani giapponesi vengono assegnati i nomi postumi in stile cinese quali Suiko, Tenmu, Genmei,Jomei. 2 Il sovrano che - detto con il giro di parole del memoriale- si insedia nella reggia di Kiyomihara ad Asuka. 3 La cronologia giapponese tradizionale, di derivazione cinese, divide le epoche storiche in periodi annui la cui lunghezza è variabile e il cui succedersi dipende da fattori quali avvenimenti importanti e presagi di buon augurio. Wado è il nome di uno di tali periodi, dal708 al 7 15 4 Cfr. Sakamoto Taro, lenaga Sabur6, Inoue Mitsusada, Ono Susumu, Nihonshoki (Annali del Giappone) , «Nihon koten bungaku taikei, 67 -68», T6ky6, Iwanami shoten, 1965-67, vol. n, pp. 446-447. 5 Alcuni studiosi si spingono a suggerire che il materiale poi confluito nel Kojiki serva a Tenmu, più che per compilare un libro, per preparare la riorga­ nizzazione dei titoli nobiliari che avviene durante il suo regno. Cfr. lnoue Wa­ taru, Nihon kodai no tenno to saigi (Sovrani e rituali del Giappone antico), To­ kyo, Yoshikawa kobunkan, 1998, pp. 27-28. 6 Kuroita Katsumi (a cura di), Shokunzhongi (Seguito degli annali del Giap­ pone), «Shintei zoho kokushi taikei, 2», Tokyo, Yoshikawa kobunkan, 1935, p. 33. Aoki Kazuo , lnaoka Koji, Sasayama Haruo, Shirafuji Noriyuki (a cura di), Shokunihongi (Seguito degli annali del Giappone), «Shin nihon koten bungaku taikei, 12-15», Tokyo, Iwanami shoten, 1989-95, vol. r, pp. 126-127. 7 Kanai Seiichi, voce . n loro culto si tiene nel santuario della tintinnante lsuzu, il culto della sacra Toyuuke nel santuario esterno presso WatarahF8 • Il sacro Amenoihatowake, che chiamiamo an­ che sacro Kushiihamado, o anche Toyoihamado, protegge gli ingressi delle regge. Tajikarawo è santificato nelle terre di Sanana. n maestoso Amenokoyane è avo dei capitani Nakato­ mi, il maestoso Futodama è avo del casato Imibe, la maestosa Amenouzume è ava del lignaggio Sarume, la maestosa Ishikori­ dome è ava dei capitani Kagamitsukuri, il maestoso T amanooya è ·

avo dei capitani Tamanooya.

Ninigi il radioso eseguì infine l'ordine di lasciare il cele­ ste seggio di roccia. Fendendo otto densi strati di nuvole egli attraversò sentieri misteriosi. Sostò sull ' isola che fluttua 68

nel cielo come un ponte e scese sulla cima del monte Taka­ chihonokujifuru, a Himuka in Tsukushi. I maestosi Ame­ nooshihi e Amatsukume avi dei capitani Ohotomo e dei valorosi Kume, le celesti faretre di roccia in spalla, le grosse spade con else a pestello ai fianchi, i magnifici archi di resinosi le­ gni e le frecce per le migliori cacce in mano, erano pronti a obbedire ai suoi ordini. «Qui di fronte è la terra di Kara 29 , non distante è il pro­ montorio di Kas�sa. Si è inondati dal sole all'alba e rischia­ rati dal sole al tramonto. Non vi è luogo migliore» disse egli allora, e fondò solide nella roccia le colonne della propria dimora innalzandone le travi incrociate del tetto verso le pianure del cielo. «Grazie a te si è chiarito - disse poi alla maestosa Ame­ nouzume - chi fosse il sacro principe Saruta che si è offerto di guidarci. Accompagnalo e prendi il suo nome». In effetti il lignaggio Sarume lo chiamiamo così poiché le femmine hanno adottato il nome di un maschio, il principe Saruta30 • Le valve di una conchiglia catturarono la mano del sacro principe Saruta che pescava presso Azaka ed egli annegò af­ fondando nelle acque del mare. Chiamiamo Sokudoku il soffio che lasciò il suo corpo quando giunse in fondo al ma­ re, Tsubutatsu il soffio che lasciò il suo corpo quando emise bollicine d'aria nell'acqua, e Awasaku il soffio che lasciò il s uo corpo quando le bolle d'aria svanirono. Al ritòrno, Amenouzume costrinse i pesci più vari a radunarsi per sa­ pere se si dichiarassero fedeli alla stirpe dei celesti e, mentre tutti risposero di sì, il cetriolo di mare tacque. «Dalle tue labbra non si può avere risposta, vero?» gli disse la maestosa Amenouzume, e con rm pugnale gli inci­ se qu ella bocca che vediamo anche oggi nei cetrioli di ma­ re.

Nel

corso del succedersi dei sovrani, in occasione della 69

offerta delle primizie prodotte a Shima, le si è presentate al lignaggio Sarwne. Sua altezza Ninigi il radioso principe del cielo un giorno si imbatté presso il promontorio di Kasasa in una donna molto attraente. Le domandò di chi fosse figlia. «Del sacro Ohoyamatsumi - rispose lei -, mi chiamano principessa di Ata sacra, o anche principessa in fiore». «liai delle sorelle?» «Una, più grande di me, la principessa roccia dura» . . «Vorrei sposarti. Potrò farlo?» «Non sta a me dirlo. Sarà mio padre, il sacro Ohoyama­ tsumi, a decidere». n padre si rallegrò molto quando ebbe notizia della ri­ chiesta e, assieme a centinaia di doni in dote, gli offrì in sposa anche la figlia maggiore, la principessa roccia dura. Ninigi però inorridì alla vista della estrema bruttezza di co­ stei, la rifiutò e tenne presso di sé solo la sorella principessa in fiore, con cui quella notte si unì. li sacro Ohoyamatsumi, umiliato dal rifiuto, precisò co­ me stavano le cose: «Le mie figlie le davo entrambe in matrimonio legandole in sortilegio alla vita della stirpe eccelsa degli esseri sommi, la principessa dura roccia per la durata della roccia, solida sempre, che cada la neve o soffi il vento, la principessa in fiore per lo splendore di un albero fiorito. Senza la princi­ pessa roccia, con solo la principessa in fiore, la vita della stirpe eccelsa degli esseri sommi durerà quanto dura a cielo sereno un fiore». È perciò che anche oggi i sacri sovrani non vivono a lungo. La principessa in fiore poco dopo disse allo sposo: «Devi sapere che sono gravida, anzi, prossima al parto. Non partorirò certo in segreto i figli di un essere del cielo». «In una notte incinta? I figli, mi sa - dubitò Ninigi -, non sono miei ma di qualche essere di queste parti». 70

«Se i bambini che ho in corpo sono di un essere di queste terre il parto andrà male, se sono della stirpe dei celesti il p arto andrà bene» ribatté lei, e allestì una grossa capanna senza porte, vi si tappò dentro con del fango e al momento del parto vi diede fuoco. È perciò che i tre bambini nati fra il divampare delle fiamme31 li chiamiamo sua altezza Hode­ ri avo del lignaggio Hayahito di Ata, sua altezza Honosuseri e sua altezza Howori, che chiamiamo anche sua altezza Hodemi lo splendido principe dei cieli. Sua altezza Hoderi, principe del potere sul mare, pescava pesci di ogni tipo, sua altezza Howori, principe del potere sui monti, catturava selvaggina di ogni tipo. «Mi piacerebbe provare a scambiarci i poteri» disse un giorno Howori al fratello, lo pregò tre volte senza che que­ gli acconsentisse, ma ottenne alla fine di fare un poco a cambio e andò a pescare con il potere sul mare. Non prese tuttavia neanche un pesce e, come se non bastasse, perse anche l'amo in acqua. Il fratello gli chiese indietro l'amo: «Potere sui monti, potere sui mari - disse il maggiore dei due - ciascuno ha i propri poteri, e ora è tempo di ridarli a chi spettano». «Con il tuo amo - rispose il minore - ho provato a pesca­ re, ma non ho preso neanche un pesce, e lo ho anche perso m mare». li maggiore prese a incalzarlo sempre con la stessa richie­ sta per cui Howori fece a pezzi la preziosa spada di dieci spanne che portava ai fianchi, ne ricavò cinquecento ami e glieli offrì in riscatto. L'altro non li volle. Ne fabbricò allora mille per sdebitarsi ma l'altro non li accettò, anzi disse di vo­ lere solo l'amo che aveva prima. n fratello minore piangeva desolato in riva al mare quando apparve il sacro Shihotsuchi: «Cosa vi fa disperare, principe dei cieli?», gli domandò. «Ho scambiato i ferri del mestiere con mio fratello - ri­ spose lui - e ho perso il suo amo. Egli me lo chiede indietro 71

e per quanti gliene dia in cambio non li accetta. Dice di vo­ lere proprio quello che aveva prima». «Consiglierò bene io a vostra altezza cosa fare», disse Shihotsuchi. Costruì una piccola imbarcazione perfettamente imper­ meabile e lo fece accomodare a bordo. Poi gli diede alcune istruzioni: «Farò avanzare il battello sulle correnti. Vostra altezza procederà per un poco lungo una piacevole rotta fino a un palazzo ricoperto di scaglie di pesce. È la reggia del sacro Watatsumi. Sopra llll pozzo vicino alla porta si erge un al­ bero fitto e profumato, sedetevi in cima di modo che la fi­ glia del signore del mare si accorga di voi». Egli seguì le istruzioni e tutto andò come previsto. Salì sull ' albero e attese. Quando la serva della principessa Toyo­ tama, figlia del signore del mare, venne a tirare su l' acqua con una bella giara, notò un bagliore nel pozzo, guardò in alto e rimase meravigliata della elegante presenza dell'uo­ mo. Sua altezza Howori chiese alla serva llll poco di acqua, quella ne attinse e gliela porse nel bel recipiente. Egli invece di bere sciolse la gemma che teneva legata al collo, se la mi­ se in bocca e la sputò nella giara. La gemma si attaccò al re­ cipiente e la serva, non riuscendo a staccarla, portò il tutto così come stava a sua altezza la principessa Toyotama. Ella, vista la gemma, domandò alla serva se non ci fosse qualcu­ no fuori del cancello. � come le foglie quando è inverno ai piedi degli alberi.

Offrirono quindi un eccelso liquore fermentato in un lar­ go recipiente presso un querceto a Y eshino, e al ritmo di timpani danzarono e intonarono una canzone: Liba signore a volontà e con gusto il sacro liquore fermentato fra i querci.

Questa è la canzone che essi hanno continuato fino a og­ gi a intonare nelle occasioni di offerte di primizie al sovra­ no. Durante il regno di questo sovrano si istituirono i casati Amabe, Y amabe, Yamamoribe, Isebe. Si costruì il bacino 121

di Tsurugi. Si misero le genti giunte da Shiraki traversando

il mare al lavoro sotto la guida del consigliere principe Takeuchi affinché arginassero il bacino di Kudara. Il re

Seuko, monarca di Kudara, inviò a corte, assieme a un ca­ vallo e una giumenta, il maestro Achi avo degli archivisti Achiki e presentò in dono anche una spada e un grosso specchio. Si chiese al regno di Kudara se potessero fornire al trono anche un altro sapiente. Venne inviato un uomo, che chia­ miamo maestro Wani, il quale portò a corte undici libri, dieci del Ronigo e uno del Senijimoni 82 • Wani è avo dei capi scribi. Giunsero anche due esperti manovali: il fabbro Taku­ so da Kara, e il tessitore Saiso da Kure 83 • Da oltremare giunsero pure, fra altri, l'avo dei luogotenenti Hada, l'avo dei valorosi Aya, e un esperto nella fermentazione dei liquo­ ri, che chiamiamo Niho, o anche Susukori. Questi preparò un liquore straordinario. Il sovrano ne godé e intonò una canzone: Susukori, che liquore hai fermentato. Dà ebbrezza ma non fa stare male. Rido tanto ne sono ebbro.

E messosi in cammino con questa canzone sulle labbra colpì con lo scettro nel bel mezzo della strada di Ohosaka una grossa pietra, che scappò via. Da ciò il detto "Persino la dura pietra evita l'ubriaco " . Morto il sovrano, sua altezza Sazaki il grande per osse­ quiarne le volontà cedé il trono al principe Ujinowaki. Sua altezza Yamamori il grande invece, contro il volere del so­ vrano, intendeva impadronirsi del regno, teneva segreta­ mente pronte le armi e si preparava ad agire con la forza per uccidere il principe suo fratello minore. Sua altezza Sa­ zaki il grande seppe delle manovre del fratello maggiore e spedì un messo a informare il principe Ujinowaki. Questi appostò gli armigeri presso la riva del fiume e, stesa in guisa 122

di tenda una lunga tela in cima al monte, allestì una messa in scena: un attendente travestito da principe sedeva pla­ tealmente sul trono da campo nel mezzo di uno spettacola­ re andirivieni di cortigiani che si affollava a rendergli omag­ gio . Sembrava proprio l'assise del principe ereditario. Pre­ vedendo poi che il fratello avrebbe voluto traversare il fiu­ me, cosparse l'assito di un battello con il liquido scivoloso di alcuni tuberi, in modo che chiunque vi poggiasse piede perdesse l'equilibrio, e attese, vestito da pezzente, armeg­ giando al remo. Il fratello maggiore fece nascondete i pro­ pri armigeri e indossò una corazza sotto gli abiti. In riva al fiume, prima di salire a bordo del battello, si convinse, os­ servando il sontuoso scenario, che il fratello sedesse lassù sul trono da campo. Non poteva neanche immaginare che fosse l'uomo al remo: «Ho sentito - disse proprio al traghettatore - che su que­ sto monte vive un grosso cinghiale furioso. Voglio catturar­ lo, cosa ne pensi?» «Impossibile». «E perché mai?» «È sempre in movimento, credi di averlo in pugno e in­ vece non lo hai preso. È impossibile» concluse il principe e, nel mezzo della traversata, inclinò l'imbarcazione facen­ do scivolare l'altro in acqua. Sua altezza Y amamori il gran­ de in preda ai flutti che lo trascinavano via intonò una canzone: Sei svelto davvero nel maneggiare il remo fra i vortici di Uji vieni più qua ti prego.

In quel mentre gli armigeri imboscati sulle rive del fiume spuntarono da entrambi i lati scoccando nugoli di frecce. Egli, trasportato dalla corrente, finì a fondo presso il pro123

montorio Kawara. Scandagliando il luogo dell'annegamen­ to quando il rampino uncinò la sua corazza si udì un rumo­ re come di ciottoli, ed è perciò che chiamiamo Kawara 84 quel promontorio. Ripescarono il corpo e il principe suo fratello minore intonò una canzone:

È da uomini forti il tragitto di Uji

al guado si erge un sandalo albero degno del catalpa per archi pensavo di reciderlo volevo sradicarlo ma le radici ricordano il sovrano e la chioma la sposa. È dura se penso a entrambi così desisto dal colpire il sandalo albero degno del catalpa per archi 85 •

li corpo di sua altezza Yamamori il grande venne seppel­ lito fra i monti N ara. Egli è avo dei lignaggi Hijikata, Heki e Hariha­ ra.

Seguì un periodo in cui sua altezza Sazaki il grande e il principe Ujinowaki si cedevano l'un l'altro il regno. Un pe­ scatore volle offrire un grosso banchetto al trono. n fratello maggiore lo rifiutava ordinando di indirizzarlo al minore, il quale si comportava allo stesso modo in favore del maggio­ re. Passati molti giorni di tale vicendevoli abdicazioni, il pe­ scatore, sfinito da innumerevoli andirivieni fra i due, scop­ piò in lacrime. Da cui il detto "Piange i propri averi neanche fosse un pescatore" 86 • 1 Il principe Ujinowaki morì p recocemente e sua altezza Sazaki il grande ascese al trono. Una volta arrivò da Shiraki un principe che chiamiamo Amenohihoko. Ecco come erano andate le cose: in riva a un lago che chiamiamo Agunuma, un'umile ragazza dormiva in pieno giorno quando un raggio di sole simile all ' arcoba124

leno puntò sulle sue parti intime. Un poveraccio era nei p ressi, trovò la faccenda straordinaria e prese a spiare conti­ nuamente i movimenti della ragazza, che divenne gravida, e partorì una preziosa gemma rossa. n poveraccio le mendicò la gemma, la ebbe e se la legò infagottata alla cintola. Era un periodo in cui egli ricavava campi coltivabili dai terreni fra i monti. Una volta caricò da bere e mangiare per gli altri zap­ patori su un bue e si addentrò fra le valli . Amenohihoko, principe di quelle terre lo vide: «Ehi t u ! Cosa ci fai fra i monti con del cibo su un bue? Vuoi uccidere la bestia e mangiarla, è evidente» lo accusò, e lo fece arrestare per imprigionarlo. «Stavo solo p o rt ando da mangiare ai contadini, non vole­ vo uccidere il bue» si giustificò l'uomo, ma poiché non lo lasciavano andare donò al principe la gemma e riebbe la li­ bertà . Amenohihoko mise accanto al proprio giaciglio la gemma, che si trasformò in una bellissima ragazza con cui si unì in matrimonio. Ella preparava sempre leccornie di vario tipo dal gusto davvero raro e le dava da mangiare al marito. E se capitava che il principe si insuperbiva e la sgridava gli . diceva: «lo, per tu a norma e regola, sarei destinata a fare ben al­ tro che da moglie a te. Potrei anche andarmene nel paese dei miei avi ! » E un bel giorno .senza aggiungere altro salì a bordo di una piccola imbarcazione e prese davvero il largo approdando a Naniha dove, chiamata anche sacra principessa Akaru, è santificata nel santuario Himegoso. Amenohihoko quando seppe della fuga della sposa traversò anche egli il mare per cercarla, ma mentre stava per giungere a N aniha il sacro signore di quelle acque gli impedì il passaggio ed egli dové tornare indietro e fermarsi nelle terre di Taj im a. Lì, dal matrimonio con una figlia di Matawo da Tajima, che chiamiamo Mahetsumi, egli ebbe Taj imamorosuku, il 125

quale ebbe Tajimahine, il quale ebbe Tajimahinaraki, il quale ebbe Tajimamori, T ajimahitaka e il principe Kiyo. Quest'ultimo dal matrimonio con una ragazza di Tagima ebbe il principe Suga e la principessa Sugakudoyura. Dal matrimonio con la nipote, principessa Kudoyura, Tajimahitaka ebbe sua altezza Takanuka principessa di Kazuraki madre di sua altezza la principessa Okinagatarashi. Amenohihoko portò con sé da oltremare otto oggetti, dei veri e propri tesori: due fili di perle, una sciarpa per alzare le onde, una per calmare le onde, una per alzare il vento, una per calmare il vento, uno specchio da alto mare e uno da litorale sono le otto grandi sacre reliquie di Izushi. Non si contavano i sommi signori desiderosi di sposare la sacra creatura, figlia delle otto reliquie, che chiamiamo . giovane sacerdotessa di lzushi, ma nessuno riusciva ad averla. Due di loro erano fratelli. Il maggiore che chiamiamo Shitahi principe di Akiyama, e il minore che chiamiamo Kasumi principe di Haruyama. «lo - disse il primo all'altro - ho fatto di tutto per avere in sposa la giovane donna di lzushi. Non ci sono riuscito. Vuoi vedere se ci riesci tu?» «Vedrai che ce la farò». «Allora scommettiamo. Se tu avrai la ragazza, io getterò via le mie vesti, ti preparerò una giara alta quanto me di li­ quore, e ti offrirò come pegno anche selvaggina e pesci di ogm genere». li minore riferì le cose dette con il fratello alla madre, la quale in una notte gli confezionò vesti, braghe e scarpe, e addirittura arco e frecce, tutto con rami di glicine. E lo mandò, con quegli abiti e quelle armi indosso, a casa della giovane. I vestiti e le armi erano tutto un fiorire di glicini. Kasumi principe di Haruyama appese arco e frecce alla stanza dei bisogni della principessa Izushi, che, incuriosita dai fiori, portò tutto con sé. Egli le si mise alle spalle, entrò 126

nei suoi appartamenti e la strinse in un amplesso da cui nac­ que un figlio. «La ho conquistata la principessa Izushi ! » disse al fratel­ lo, che però , invidioso del matrimonio, non pagò il pegno promesso. Egli allora se ne lamentò con la madre. «Mio figlio farebbe bene a prendere esempio dai sommi esseri invece che dagli uomini in carne e ossa. Non tiene dunque fede agli impegni», sentenziò la donna adirata nei confronti del figlio maggiore. Intrecciò una nassa di bam­ busa dell'isoletta del fiume lzushi, vi chiuse pietre del fiume mescolate a salsedine e fece pronunziare una maledizione al figlio minore: «Verdognolo, livido come foglie di bambusa. Gonfio o sfatto con gli sbalzi della marea in cui è questo sale. Tanto oppresso da finire a fondo come queste pietre». Gli fece celebrare la maledizione sul fumo, e il fratello maggiore in otto anni rinsecchì completamente. Ammalato e in lacrime per la sofferenza andò a implorare la madre, la quale si fece restituire l'armamentario della maledizione, e ottenne che il suo corpo ritrovasse pace. Ebbe �rigine cosl la lo­ cuzione " Scommessa sacra" 87 •

Il figlio del sovrano Homuda, principe di Wakanukefuta­ mata, dal matrimonio con la sorella di sua madre, princi­ pessa Momoshiki, che chiamiamo anche sua altezza la prin­ cipessa Mawaka, ebbe un primogenito che chiamiamo il principe Ohohodo, sua altezza Ohonaka principessa di Osaka, la principessa Tawinonaka, la principessa Tami­ yanonaka, Kotofushi principessa di Fujihara, la principessa Torime, e il principe Sane. ll principe Ohohodo è avo dei li­ gnaggi Mikuni, Hata, Okinaganosaka, Sakahito, Y amaji, Meta di Tsuku­

Il principe Netori dal matrimonio con la sorella­ stra, principessa Mihara, ebbe il principe Nakatsuhiko e il principe Iwajima. Figlio del principe Katashiha fu il princi­ pe di Kunu. shi, e Fuse.

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ll sovrano Homuda visse centotrenta anni spìrò il nono gìor­

no del nono mese dì un trentunesìmo anno sessagesìmale. La

trova presso la collina Mofushi a Wega in Kafuchi.

128

tomba si

Terzo capitolo

I · diciannove sovrani da sua altezza Sazaki il grande a sua altezza la principessa Toyomikekashikiya.

Sua altezza Sazaki il grande resse il regno sedendo nella reggia di T akatsu a N aniha. Dal matrimonio con la figlia di So principe di Kazuraki, sua altezza la principessa Iha la regi­ na il sovrano ebbe sua altezza Izahowake di Ohoye, Naka principe di Suminoye, sua altezza Mizuhawake principe di T ajihi, e sua altezza il principe Woasatsumawakugo. Dal matrimonio con la principessa Kaminaga, figlia di Ushimoro, signore di Morogata a Himuka, di cui si è già detto , ebbe il principe Hatabi, che chiamiamo anche princi­ pe Ohokusaka, e la principessa Hatabi, che chiamiamo an­ che sua altezza la principessa Nagame, oppure sua altezza la principessa Wakakusakabe_ Dai matrimoni con le sorellastre, la principessa Y ata­ nowaki e la principessa Ujinowaki, non ebbe figli. Dei sei fi­ gli del sovrano Sazaki il grande cinque maschi e una femmina ascesero al trono sua altezza Izahowake, sua altezza Mizuhawake, e sua altezza il p rincipe Woasatsumawakugo. Durante il regno di questo sovrano si istituirono il casato Kazurakibe come dotazione della regina, sua altezza la prin­ cipessa Iha, il casato Mibube come dotazione del principe 129

ereditario sua altezza Izahowake, il casato T ajihibe come dotazione di sua altezza Mizuhawake, il casato Ohokusaka­ be come dotazione del principe Ohokusaka, e il casato Wakakusakabe come dotazione della principessa Wakaku­ sakabe. Con il lavoro delle genti Hada 88 si costruirono l'argine di Mamuda, i granai di Mamuda e i bacini di Wani e di Yosa­ mi, si scavò il canale di Naniha facendolo giungere al mare, e il canale di Wobashi. Si fondò anche l'imbarco di Sumi­ noye. Un giorno il sovrano salì su un monte e osservò i territori circostanti: «Dai focolari del regno non si alza fumo. La povertà ha ridotto tutti alla fame. Per tre anni - annunciò - sia il popo­ lo dispensato dalle imposizioni in prodotti e lavori» . La reggia andò in rovina. La pioggia si infiltrava in più parti e tuttavia non si poneva mano ad alcuna riparazione . Piuttosto si raccoglieva la pioggia che gocciolava dentro in secchie e ci si ritirava dove era asciutto. Alla fine però si vi­ de il regno abbondare di focolari fumanti, e solo allora si tassò il popolo tenendo conto degli averi, di modo che le fa­ miglie prosperavano senza risentire dei doveri loro imposti . Chiamiamo per questo quel periodo di regno " I tempi del . " sagg1o sovrano . La regina, sua altezza la principessa Iha, era tanto gelosa che le cortigiane di cui il sovrano godeva la compagnia ave­ vano difficoltà anche ad addentrarsi nella reggia . In qual ch e occasione scalpitava letteralmente dalla gelosia. Una volta il sovrano convocò, avendo saputo della sua bellezza, la prin­ cipessa Kuro, figlia del capo del casato Amabe di Kibi , per tenerla a corte. Ma quella, terrorizzata dalla gelosia della re­ gina, ritornò in fretta e furia verso la propria terra. Il sovra­ no da un belvedere, con lo sguardo fisso verso il battello della principessa in partenza, intonò una canzone: 130

Sul mare, al largo una flottiglia di barche la mia amata dalla nera elitra 89 torna a casa.

La regina, udì la canzone, si infuriò e inviò uomini in ma­ re per farla sbarcare e braccare sulla terraferma. Il sovrano, invaghito com'era della principessa, partì al suo seguito con il pretesto di volere visitare l'isola di Ahaji. Durante il viag­ gio volse dall'isola lo sguardo in lontananza e intonò una canzone: Il promontorio di Naniha si staglia terso . Sono in viaggio guardo il mio regno e scorgo molte isole Aha, Onokoro, lussureggianti e altre ancora più lontane.

Da lì s'inoltrò nei territori di Kibi. La principessa Kuro lo invitò a intrattenersi nelle terre addossate ai monti di quella regione per offrirgli un banchetto, e stava cogliendo verdu­ re per preparare un brodo bollente. Il sovrano raggiunse il campo dove la donna era intenta alla raccolta e intonò una canzone: Colgo verze coltivate fra i monti. Con lei di Kibi al fianco è delizioso farlo.

Quando il sovrano ripartì la principessa Kuro gli dedicò queste canzoni: Da ponente il vento spinge le nubi verso Y amato .

13 1

Vai per restare lì E io come farò a dimenticare? Chi è che tu ami davvero ? Torni a Y amato con i tuoi sotterfugi e fingi. Ma chi ami davvero?

li sovrano prese in matrimonio la principessa Yata­ nowaki, mentre la regina, andata nelle terre di Ki a cogliere foglie di querce per le libagioni sacre 90 , rientrava con il bat­ tello carico del fogliame. Un uomo delle cucine di corte ori­ ginario di un'isola delle terre di Kibi, ritornava al proprio paese, e si intrattenne a parlare, presso lo stretto di N aniha, con una vivandiera al seguito della regina: «li sovrano - le raccontava - ha preso da poco la princi­ pessa Yatanowaki in moglie. Stanno sempre insieme ! La re­ gina, mi sa, non sospetta nulla, visto che se ne va in giro così tranquilla ». La vivandiera raggiunse il battello della . regina e le riferì per filo e per segno quanto aveva appena saputo. La regina furibonda e piena di rancore gettò in mare tutto il carico del battello presso il promontorio che perciò chiamiamo Mitsu 91 , e invece di rientrare a corte se ne allontanò risalen­ do il canale. Poi, controcorrente sul fiume attraverso Y amashiro, intonò una canzone: Salgo il corso del fiume Y amashiro fra molte cime dai valichi impervi sulle sponde verdeggia il rododendro splendono camelie dalle larghe foglie. I fiori, il rigo glio, il fogliame tutto ricorda te.

Da Y amashiro gironzolò fino al valico dei monti N ara e intonò una canzone: 132

Sullo Y amashiro, fra molte cime e valichi impervi ritorno a corte ma volentieri supererei N ara, la sua terra glauca e Y amato protetta dai monti poiché uno è il luogo che desidero vedere Takamiya a Kazuraki dove è la mia casa.

Sulla via del ritorno soggiornò un poco a Tsutsuki presso un uomo di Kara 92 che chiamiamo Nurinomi. Il sovrano venne a sapere che la regina si era mossa dalle parti di Yamashiro e inviò un paggio, che chiamiamo Toriyama, con una canzone: Toriyama vola a Yamashiro in fretta, corri dalla mia sposa forse è ancora possibile raggiungerla.

Dopodiché inviò il principe Kuchi, un dignitario di Wa­ ni, affidandogli due canzoni: Appartati dentro boschi su altopiani vivono i cinghiali. Molte cose hanno in grembo fra cui anche essi un cuore. Vorrai mai più pensare a me? Donne fra monti impervi a Y amashiro coltivano grosse radici bianche come le braccia tue. Hai dimenticato i nostri abbracci?

Mentre il principe Kuchi intonava le canzoni del sovra­ no, prese copiosamente a piovere, ma egli, invece di evitare la pioggia, strisciava ossequioso carponi dall a entrata ante13 3

riore del palazzo a quella posteriore seguendo la regina, che si negava ritirandosi dalla parte opposta. Continuava a gat­ tonare in giardino, e l'acqua, ormai alta, gli inzuppò le vesti indaco stingendole tutte nel colore rosso del cordone. La sorella, principessa Kuchi, al servizio della regina, intonò una canzone: Che pena mio fratello prova a farsi ascoltare a Y amashiro al palazzo di Tsutsuki.

«Il principe Kuchi è mio fratello», spiegò poi alla regina incuriosita. Il principe, sua sorella e Nurinomi, concordarono un messaggio da recapitare al sovrano: «La regina è solo venuta a osservare gli straordinari inset­ ti allevati qui da Nurinomi. Cambiano tre volte aspetto. Dapprima strisciano come vermi, poi diventano gusci, e do­ po ancora volano come uccelli 9> . Non per bizzarria è qui, ma per curiosità». «Una vera meraviglia ! Sono curioso di andarla a vedere anch'io» esclamò il sovrano nell'udire ciò, e raggiunse la te­ nuta di Nurinomi, il quale donava proprio in quel mentre all a regina gli insetti che cambiano tre volte aspetto da egli stesso allevati. li sovrano, alla porta della sala in cui era la regina, intonò una canzone: Donne fra i monti dai valichi impervi coltivano grosse radici. Che vociare, quanta gente potevo starmene lontano?

Le sei canzoni del sovrano e della regina hanno un ritmo lento 94 • Il sovrano, innamorato della principessa Y atanowaki, le inviò una canzone: 134

Un carice a Yata, solitario neanche un virgulto ha accanto e rischia di appassire. Un carice? No, è la mia donna che rimpiango.

La principessa rispose con una canzone: Un carice a Y ata, solitario. Sola lo sono, è vero se a te sta bene sia ma sono sola.

Ed egli prowide a istituire il casato Yatabe come dota­ zione della principessa Y atanowaki. Il sovrano provò anche a corteggiare la sorellastra, prin­ cipessa Medori, tramite suo fratello il principe Hayabu­ s awake, al qu ale però ella disse: «Ma se quella prepotente della regina non dà pace nean­ che alla principessa Yatanowaki. Preferirei sposare te ! » Il matrimonio lo fecero fra loro dunque. E poiché il prin­ cipe Hayabusawake non tornava a corte, fu il sovrano ad andare lì a vedere cosa succedeva. Sulla soglia della sala do­ ve la principessa Medori era al telaio, egli intonò u n a c anz o ­ ne : Principessa Medori di chi è la roba che tessi?

La principessa gli rispose: Vestirà lui che vola in alto Hayabusawake il principesco falco 95 •

Il sovrano, sapute le sue UJ:tenzioni, stava per tornare a corte. Ma proprio in quel mentre sopraggiunse il principe 135

Hayabusawake e la sposa, principessa Medori, gli indirizzò

una canzone: Anche le allodole volteggiano nell'aria ma tu voli alto Hayabusawake sei un falco prendi lo scricciolo Sazaki 96 •

Il sovrano nell'udire questi versi credé bene muovere contro di loro gli armigeri per ucciderli. Il principe Ha­ yabusawake e la principessa Medori si diedero alla fuga sul monte Kurahashi. Hayabusawake cantò : Il monte Kurahashi ci si erge contro quasi a muro non ti reggi alle rocce e afferri la mia mano. Il monte Kurahashi ci si erge contro quasi a muro ma con te al fianco mi sembra meno aspro.

Riuscirono a fuggire fino a Soni presso Uda, ma lì gli ar­ migeri li raggiunsero e li uccisero. A capo del plotone era Ohotate, del casato Yamabe, che sottrasse il monile dal pol­ so della principessa Medori e lo diede alla propria sposa. Tempo dopo le donne di varie famiglie si raccolsero a corte in occasione delle libagioni sacre, e la sposa del capitano Ohotate venne con al polso il monile della principessa. La regina, sua altezza la principessa Iha, prendeva di persona le foglie di quercia con l'eccelso liquore e le elargiva alle donne. Riconobbe il monile, negò il liquore alla sposa del capitano, la mandò via e convocò lui: «l principi fuggivano colpevoli, e hanno avuto quello che meritavano. Ma tu, razza di pezzente, come hai potuto por136

tare via dal corpo ancora caldo il monile che la tua princi­ pessa cingeva al polso per farne dono alla tua sposa?» gli disse, e lo condannò a morte. Mentre il sovrano era andato a celebrare libagioni sul­ l'isola Hime, un'anatra vi depose un uovo . Egli convocò al­ lora il consigliere principe Takeuchi e lo interpellò sul­ l' evento con una canzone: Perfetto in ciò che più ci è prezioso tu sei il migliore fra i dignitari per la tua lunga vita 97 : hai mai saputo di uova di anatre nel celestiale regno di Y amato?

TI p rincipe Takeuchi rispose cantando : Splendido figlio del sole fai bene a interrogare me che lunga vita ho avuto. Non ho mai sentito che le anatre depongano le uova nel celestiale regno di Y amato.

Gli fu offerta la cetra, e proseguì con versi di buon augu­ rio: L' anatra depose l'uovo per sancire il regno eterno della tua stirpe.

Durante il regno di questo sovrano a ponente del fiume T onoki vi era un albero altissimo: la sua ombra nel sole dell' alba raggiungeva l'isola Ahaji e nel sole al tramonto superava il monte Takayasu. Si abbatté l'albero per co­ struire un battello , e fu un battello di una rapidità straor­ dinaria che chiamarono Karano . Grazie a esso si attingeva 13 7

sempre presso una fonte dell'isola Ahaji l'acqua da servire a corte. Quando si deteriorò , il battello divenne legna da ardere per essiccare il sale. Ma una parte scampata al fuo­ co servì per una cetra il cui suono riecheggiava fino a una distanza di sette miglia. Se ne canta in una canzone dal rit­ mo lento 98 : Dopo i falò dell' agile Karano per il sale con il legno rimasto fabbrichiamo una cetra e che cetra ! Se pizzichi le corde la baia di Yura vibra e su scogli sommersi ondeggiano in danza le alghe.

Il sovrano visse ottantatré anni

spirò il quindicesimo g iorno

dell'ottavo mese del quarto anno sessagesimale.

presso Mimihara, a Mozu.

La tomba si trova

Sua altezza Izahowake, resse il regno sedendo nella reg­ gia di Wakazakura presso Ihare. Dal matrimonio con la fi­ glia del principe Ashida, figlio di So principe di Kazuraki, che chiamiamo sua altezza la principessa Kuro, il sovrano ebbe Oshiha principe di Ichinohe, il principe Mima, e la principessa Awomi, che chiamiamo anche principessa Ihi­ toyo. Una volta, mentre il sovrano, ancora nella reggia di Na­ niha, celebrava il sonno cerimoniale dopo avere goduto del sacro liquore in occasione della massima delle libagioni 99 , suo fratello, il principe Suminoye, appiccò il fuoco al palaz­ zo con l'intenzione di ucciderlo. Achi, avo dei valorosi Aya di Y amato, però, lo portò furtivamente fuori di lì e caricato­ lo su un cavallo lo condusse fino alle terre di Y amato. Il so­ vrano si svegliò mentre attraversavano le campagne di T ajihi. Chiese dove mai si trovasse e il valoroso A chi gli spiegò che lo stava portando in salvo verso Y amato poiché 13 8

il principe Suminoye aveva appiccato fuoco alla reggia. n sovrano allora intonò una canzone: Solo avessi saputo di dovere d� rmire all'aperto qui a Tajihi avrei portato almeno un paravento. ·

Giunti presso il pendio di Hanifu si -scorgeva in lonta­ nanza la reggia di N aniha ancora avvolta dalle fiamme. Il sovrano cantò : Dall'alto presso Hanifu fisso lo sguardo sul divampare di fiamme b rucia il quartiere dove ha casa la mia donna.

Stavano per imboccare il sentiero verso il valico di Oho­ saka, quando si imbatterono in una donna: «Una moltitudine di armigeri impedisce il passaggio per questi monti - li avvertì - , ma potete aggirare l'ostacolo prendendo il sentiero di Tagima». Il sovrano cantò: Ho incontrato una donna presso Ohosaka la consulto per scegliere il cammino e mi esorta a non andare dritto bensì per Tagima.

Proseguirono fino al santuario Isonokami. n fratello sua altezza Mizuhawake si diresse nei paraggi e inviò un messo per chiedere udienza. «Temo che sua altezza nutra intenti simili a quelli del principe Suminoye - mandò però a dire il sovrano -. Non lo incontrerò ! » «lo non h o cattive intenzioni - rispose l'altro - e non ho accordi con il principe Suminoye». 139

«Dimostramelo allora. Vai a uccidere il principe Sumi­ noye e avrai udienza». Mizuhawake ritornò a Naniha e parlò a una guardia, che chiamiamo Sobakari, del principe Suminoye: «Se eseguirai i miei ordini - gli propose mentendo - io sarò re e tu il mio consigliere. Ci stai?» «Ai vostri comandi>>. «Uccidi il tuo principe ! », gli ordinò allora Mizuhawake dandogli un mucchio di doni per suggellare l'impegno . Sobakari attese il momento giusto e quando il suo signo­ re si appartò per fare i bisogni lo trafisse a morte con la lan­ cia. Mizuhawake si incamminò verso Y amato portando So­ bakari con sé. Presso il valico di Ohosaka, rifletté bene sul da farsi: «Sobakari - si diceva - ha agito con lealtà nei miei con­ fronti, ma è stato sleale verso il proprio signore. Se non pre­ miassi il suo merito potrebbe accusarmi di venire meno al patto. Ma una volta mantenuta la promessa avrei da temere che la sua inclinazione mi si ritorca contro. Bene, il debito lo pagherò, ma lui lo farò fuori» concluse, e si rivolse a So­ bakari: «Oggi ci fermeremo da queste parti per nominarti mio consigliere - gli raccontò - e domani proseguiremo il no­ stro viaggio». Celebrata in meno che non si dica una libagione nel son­ tuoso accampamento allestito presso il valico, conferì il ran­ go di consigliere alla guardia e ordinò a tutti i cortigiani di ossequiarlo. Sobakari gioiva, certo che tutto andasse secon­ do i piani . E Mizuhawake, con la solennità di un sovrano, gli disse: «Adesso berremo dalla stessa coppa». Il liquore venne servito in un boccale tanto grosso da fare da maschera al viso. Il principe bevve per primo. La guar140

dia dopo, e mentre beveva la coppa gli copriva il volto: l'al­ tro tirò fuori la lama nascosta sotto la stuoia e lo decapitò. Il viaggio proseguì l'indomani ed è perciò che chiamiamo quel luogo Asuka 100 citeriore: Entrati nelle terre di Y amato il principe proclamò solenne: «Oggi ci intratterremo da queste parti per purificarci con abluzioni. Ripartiremo, per visitare il santuario, domani». È perciò che chiamiamo quel luogo Asuka ulteriore 1 0 1 • Dal santuario Isonokami mandò qualcuno a riferire al so­ vrano che la faccenda era appianata e che desiderava recarsi a rendergli omaggio. Venne convocato e poté avere udien­ za. Il sovrano affidò il tesoro della dinastia al valoroso Achi, e gli donò terre coltivate. Durante questo regno si ufficializ­ zarono i nomi dei dignitari Wakazakurabe e del lignaggio Himeda, e si istitui il casato Iharebe. Il sovrano visse sessan­ taquattro anni spirò il terzo giorno del primo mese del nono anno ses­ sagesimale. La tomba si trova presso Mozu. Sua altezza Mizuhawake, resse il regno sedendo nella reggia di Shibakaki presso Tajihi. Il sovrano era molto al­ to 102 • I suoi denti, stretti e lunghi, erano così bene allineati da sembrare collane di perle. Dal matrimonio con la princi­ pessa Tsuno, una figlia del dignitario Kogoto di Wani, il so­ vrano ebbe la principessa Kahi e la principessa Tsubura. Dal matrimonio con un' altra figlia dello stesso dignitario, la principessa Oto, ebbe il principe Takara e la principessa Takabe. Quattro figli in tutto. Il sovrano visse sessanta anni spirò il settimo mese del quattordicesimo anno sessagesimale. La tomba si trova nelle campagne di Mozu. Sua altezza il principe Woasatsumawakugo resse il regno sedendo nella reggia di Asuka ulteriore. Dal matrimonio con sua altezza la principessa Oshisaka, sorella del principe 14 1

Ohohodo, ebbe Karu principe di Kinashi, la principessa Nagata, Kurohiko principe di Sakahi, sua altezza Anaho, la principessa Karu, che chiamiamo anche principessa So­ tohoshi perché la radiosità del suo corpo traspariva dagli abiti 103 , Shi­ rohiko p rincipe di Yatsuri, sua altezza Ohohatsuse, la prin­ cipessa T achibana, e la principessa Sakami. Dei nove figli del sovrano, cinque maschi e sei femmine salirono al trono sua al­ tezza Anaho e sua altezza Ohohatsuse. Il sovrano inaugurò il suo sacro mandato annunciando di volere abdicare: «Sono da lungo tempo malato - proclamò -, non sono in grado di regnare». Ma la regina in primo luogo e tutti i cortigiani lo convin ­ sero a rimanere sul trono. Proprio in quei giorni il re di Shi­ raki inviò il grande numero di battelli al quale era obbliga­ to. Il messo incaricato di presentare il tributo, un uomo che chiamiamo Komuhachinikanikimu, era un profondo cono­ scitore della farmacopea e guarì la malattia del sovrano. Preoccupato delle imprecisioni nell'ordine dei titoli no­ biliari, il sovrano pose dei calderoni presso Amakashi al co­ spetto dello spirito arbitro delle parole dette a torto, e rista­ bilì le varie gerarchie gentilizie 1 04 • Egli istituì inoltre il casa­ to Karube come dotazione del principe ereditario Karu di Kinashi, il casato Osakabe come dotazione della regina, e il casato Kahabe come dotazione della sorella della regina, principessa Tawi. Il sovrano visse settantotto anni spirò il quindicesimo giorno del primo mese del trentunesimo anno sessagesimale. La tomba si tro­ va presso Nagaye a Wega in Kafuchi. Dopo la morte del sovrano, Karu principe di Kinashi, mentre non era ancora asceso al trono pure essendo già principe ereditario, amò contro le regole sua . sorella la principessa Karu, e le rivolgeva canzoni dal finale appas­ sionato: 142

È duro spianare campi fra i monti

mi trascino a stento, scavo canali a stento incontro te, donna mia e celo a stento il pianto. Stanotte però amiamoci come vogliamo.

E canzoni agresti: Colpi di grandine su foglie di bambusa ci siamo amati ma ci divideranno come affettuosamente stemmo assieme così di netto ci separeranno.

Cortigiani e sudditi, tutti voltarono le spalle al principe ereditario Karu in favore del principe Anaho. Karu temé il peggio , si rifugiò presso un grande dignitario, il nobile Ohomahewomahe, e preparò le armi. Le frecce le fabbricava con ramé alla punta. È p erciò che tali frecce le si chiama karuya 105 • Anche il principe Anaho fabbricava armi. Le frecce fabbricate dal prin cip e sono quelle odierne e le si chiama anahoya 106 • Anaho circondò la te­ nuta del dignitario con una armata, e giunto all 'ingresso, sotto una abbondante pioggia gelida intonò una canzone: Venite al riparo del cancello del nobile Ohomahewomahe prima o poi la pioggia smetterà.

n dignitario levando le braccia e battendo il ritmo sulle ginocchia danzava e veniva avanti intonando una canzone: Galante cortigiano, un campanello legavi alla gamba ma è già in terra i nobili sono in subbuglio anche la plebe tenga gli occhi aperti.

Con questa canzone in stile di corte sulle labbra si avvici­ nò ossequiosamente: 143

«Sommo principe - disse - non incrociate le armi con il principe vostro fratello . Se duellerete il popolo riderà. Sarò io a catturarlo e a consegnarvelo». Anaho mise le armi da parte, e il dignitario consegnò il principe ereditario, il quale, ormai in trappola, intonò una canzone: Non piangere troppo giovane Karu degna di volteggiare in cielo o qualcuno capirà. Sui monti Hasa le tortore sussurrano reprimendo anche il pianto.

E poi un'altra: Vieni a giacermi accanto giovane Karu degna di volteggiare in cielo fosse anche in segreto.

Il principe ereditario Karu, quando stava per venire esi­ liato presso le calde fonti Iyo, intonò una canzone: Gli uccelli dai cieli sanno fare da messi.

n verso della gru, quando lo udrai . ti parlerà di me.

I tre canti evocano il volo. Intonò un'altra canzone in sti­ le agreste: n principe lo si abbandona sopra un'isola chissà se un giorno tornerà. Curate il mio giaciglio - mi trovo a dire ma è la mia donna che ho a cuore.

Anche la principessa Sotohoshi gli dedicò una canzone: Sul lido dove giacemmo insieme

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erbe d'estate e gusci di ostriche attento ai piedi mentre cammini e all'alba torna.

Lo seguì, spinta dall' amore, e gli rivolse ancora una can­ zone: Sei partito da tempo ormai e io sarei pronta a cercarti come fanno l'un l'altra le foglie del sambuco piuttosto che aspettare e aspettare

lo yamatazu oggi lo chiamiamo miyatsukogi 107



E raggiunse il principe, che addolorato intonò canzoni: In cima ai monti della remota Hatsuse sventolano stendardi minacciosi con noi due nel mezzo penso a te donna mia e sospiro. Che tu giaccia distesa come arco di olmo o come arco di catalpa tu stia in piedi io ti sarò vicino donna dei miei sospiri. Presso il fiume della remota Hatsuse pianto due sacri arbusti uno sul basso corso uno sull'alto e vi appendo uno specchio e una splendida gemma. Sei tu la mia gemma e il mio specchio donna dei miei pensieri e vorrei, solo tu fossi lì, tornare alla casa e alla terra che amo.

Poi si diedero assieme la morte. Le due canzoni sono re­ citativi. Il principe Anaho resse il regno sedendo nella reggia di

Anaho a Isonokami. Per favorire suo fratello il principe 145

Ohohatsuse, il sovrano fece recapitare dal cortigiano Ne, avo dei dignitari Sakamoto, un solenne messaggio al princi­ pe Ohokusaka: «Desidero - vi si ordinava - che vostra sorella, la p rinci­ pessa Wakakusaka vada sposa al principe Ohohatsuse. Pre­ sentatela a corte». «Custodivo mia sorella proprio in attesa del volere di sua altezza. Sarò onoratissimo di secondare tanto eccelso desiderio» disse il principe Ohokusaka prosternandosi più volte, e stimando irriguardoso pronunziarsi in proposito con le sole parole, fece portare, come impegno da parte della sorella, una corona preziosamente ramìficata e ne fe­ ce dono. Il cortigiano Ne però rubò la corona donata in segno di assenso e calunniando il principe Ohokusaka riferì che si era infuriato e che, invece di accettare l'ordine, aveva posto mano alla spada sbraitando: «E già, mia sorella dovrebbe dunque sottostare ai voleri di un marito di rango pari al nostro ?» Il sovrano adiratissimo uccise il principe Ohokusaka e della moglie, principessa N agata, fece la propria regina. Tempo dopo, coricato in pieno giorno sul giaciglio sacro, parlava con la regina: «Sei impensierita?», le chiese. «Cosa dovrebbe mai impensierirmi? Sua altezza ha per me tanti riguardi» . Un figlio di primo letto della regina, il principe Mayowa, che all'epoca aveva sette anni, giocava non lontano. Il so­ vrano, ignaro che il piccolo fosse lì, continuò a parlare: «Sono io a essere preoccupato. Se tuo figlio, il principe Mayowa, una volta adulto dovesse sapere che io ho ucciso il padre, mi odierà». Il principe Mayowa origliò queste parole, si nascose, atte­ se che il sovrano prendesse sonno, e con la grossa spada che 146

quegli teneva vicina gli tranciò il collo di netto. Poi si rifu­ giò presso il grande dignitario Tsubura. Il sovrano visse cinquantasei anni. La tomba si trova presso la collina Fushimi a Sugahara. Il principe Ohohatsuse, all ' epoca un ragazzo, quando venne a sapere dell'accaduto andò in collera. Raggiunse il fratello, il principe Kurohiko, e gli disse: «Qualcuno ha ucciso il sovrano. Cosa facciamo?» Il principe Kurohiko, non fu neanche scosso dalla noti­ zia, sembrava indifferente. il principe Ohohatsuse allo ra lo rimproverò: «Era il sovrano , noi siamo i suoi fratelli. Come puoi re­ startene così, freddo, come fa a non ribollirti il sangue nelle vene sapendo che tuo fratello è stato ucciso?» Lo afferrò per il bavero, lo ·spinse fuori casa con violenza e sguainata la spada lo colpì a morte. Poi raggiunse l'altro fratello, il principe Shirohiko, per dare anche a lui conto della situazione. Ma poiché lo accolse con lo stesso disinte­ resse del principe Kurohiko lo trascinò per il collo fino a Woharida, scavò un fosso, e lo seppellì vivo in piedi fino al bacino, !asciandolo a morire con gli occhi schizzati fuori dalle orbite. Poi radunò una armata e circondò la residenza del digni­ tario Tsubura, dove però un'altra armata attendeva pronta per dare battaglia. Le frecce venivano giù fitte come un can­ neto. Il principe Ohohatsuse allora si avvicinò all ' abitazione impugnando la lancia a mo' di scettro: «La ragazza che vorrei in sposa - si mise a dire con fare solenne - non abita forse qui?» Il dignitario Tsubura, nell'udire le sue parole, venne fuo­ ri da solo, si liberò delle armi che portava indosso e gli par­ lò senza smettere di prosternarsi: «Giorni fa - disse - chiedeste in sposa mia figlia, la prin­ cipessa Kara, e sarà un onore darvela assieme a cinque te147

nute.

Le cinque tenute di cui si parla sono le terre e gli uomini presso gli

Sapete perché non vi è già ve­ nuta incontro ? Da sempre i sudditi hanno cercato rifugio in casa di principi, mai principi in case di sudditi. Perciò io, un semplice dignitario, combatterò fino allo strenuo delle forze pur senza possibilità di vincere. Non abbandonerò il principe che mi ha chiesto asilo, sebbene destinato a mori­ re». Detto ciò riprese le proprie armi e ritornò a dare batta­ glia fino all'estremo delle forze. Quando esaurì anche le frecce parlò chiaro al principe: «Ho le mani rovinate dalle ferite, e non ho più frecce. Non posso più combattere. Cosa volete che faccia?» «Non ti resta che uccidermi», disse grave il principe. Quegli allora trafisse a morte con la spada il principe, e poi si sgozzò da solo. Tempo dopo l'avo del lignaggio Yama di Sasaki ad Afu­ mi, che chiamiamo Karabukuro, fece sapere al principe Ohohatsuse che nelle campagne di Kaya presso Kutawata ad Mumi, c'era tanta di quella selvaggina che le zampe de­ gli animali sembravano campi di artemisia e le loro corna foreste di pini secchi. n principe andò ad Afumi conducen­ do con sé Oshiha principe di Ichinohe. Giunti in quelle campagne ciascuno passò la notte nel proprio sontuoso ac­ campamento. n sole non era ancora sorto, il principe Oshiha cavalcò con intenti amichevoli fino all'accampa­ mento del principe Ohohatsuse: «Non è ancora sveglio? - disse agli uomini della scorta del principe - Sarà bene dirgli al più presto che quasi albeg­ gia. Dovremmo portarci sui luoghi di caccia» concluse e, spronato il cavallo, si allontanò. Al principe Ohohatsuse pe­ rò i suoi dissero: «Strane parole, quelle del principe Oshiha. Meglio stare in guardia, e armarvi». odierni cinque vill aggi di Kazuraki .

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Egli indossò una corazza sotto gli abiti, prese arco e frec­ ce e si allontanò al galoppo. Fu sul posto in un baleno, rag­ giunse il principe Oshiha e lo abbatté con una freccia. Poi fece a pezzi il cadavere, lo m1 se dentro una mangiatoia e lo seppellì spianando il terreno così bene da non lasciare trac­ cia. I due figli del principe di Ichinohe, i principi Oke e Wo­ ke, alla notizia del fattaccio si diedero alla fuga. Giunsero presso Karihawi in Yamashiro che era ora di pranzo. So­ praggiunse un vecchio con il volto tatuato e sottrasse loro il cibo. 41 «Tieniti pure il cibo ma almeno dicci chi sei», esclamarono i due principi. «Sono un guardiano di porci di Y amashiro», rispose quello. I due si rifugiarono oltre il fiume Kusuba. Nelle terre di Harima, entrarono a fare parte dei famigli di uno del posto, tale Shijimu, e lì rimasero, camuffati da mandriani. ·

Sua altezza Ohohatsuse il giovane rude resse il regno se­ dendo nella reggia di Asakura a Hatsuse. Dal matrimonio con la principessa Wakakusakabe, sorella del principe Ohokusaka, non ebbe figli. Dal matrimonio con la princi­ pessa Kara, figlia del dignitario Tsubura, ebbe sua altezza Shiraka e sua altezza la principessa Wakatarashi. Come do­ tazione del principe ereditario Shiraka, si istituì il casato Shirakabe. E si istituirono anche le dotazioni Hatsusebe e Kahase. In questo periodo giunsero genti di Kure da oltre­ mare e si stabilirono a Kurehara, luogo che chiamiamo così proprio per tale motivo. Quando la regina abitava ancora a Kusaka, il sovrano vi­ sitò Kafuchi prendendo la strada del valico di Kusaka. Nel­ lo scrutare il paesaggio dall'alto notò una dimora con le tra­ vi incrociate sul tetto. Diede ordine di raggiungere l'abita149

zione per domandare di chi fosse, e seppe che era di un si­ gnore delle terre di Shiki. «Bestia ! Come si è permesso di imitare la mia reggia?», tuonò allora il sovrano e inviò i suoi uomini per dare fuoco all'edificio . n signore del luogo si prosternò al suolo terro­ rizzato: «Sono proprio una bestia e come una bestia neanche mi sono accorto della mia empietà. Che affronto ! Offro un umile dono in segno di espiazione e sottomissione», implo­ rò e fece condurre al guinzaglio da un suo parente, tale Ko­ shihaki, un cane bianco ricoperto di tessuto e adorno di campanelli. A tale offerta il sovrano ordinò di desistere dal­ l' appiccare il fuoco e pro cedé nel cammino. Giunto presso la principessa Wakakusakabe le fece consegnare il cane in­ sieme con una solenne dichiarazione: «Guarda che animale straordinario ho ottenuto oggi ve­ nendo qui. È il mio dono nel chiederti in sposa». «Quale tremendo onore il vostro arrivo con il sole alle spalle ! 108 - fece riferire la principessa Wakakusakabe al so­ vrano -. Sarò presto a corte a vostra disposizione». n sovrano intraprese il ritorno verso la reggia. Dai pendii montani intonò una canzone che fece consegnare alla prin­ cipessa da a un messo: Sulle pendici dei monti Kusaka e Heguri presso querceti dal folto fogliame b ambusa in cespi si celano e si offrono alla vista ma noi non stiamo awinti in segreto né a occhi altrui mostriamo per ora i nostri abbracci. Penso ai futuri incontri, amore mio, e sospiro.

Una volta il sovrano girovagando si inoltrò fino al fiume Miwa, sulle cui sponde una giovane donna lavava vesti. Era molto bella. Egli le chiese di chi fosse figlia. Ella rispose che la chiamavano Akawiko, del casato Hiketabe. 150

«Non prendere marito. Presto sposerai me», le ordinò solenne il sovrano e ritornò a corte. Akawiko prestò fede a queste parole, ma dopo avere atte­ so ottanta anni, incominciò a interrogarsi: «È passato troppo tempo - si disse -. La mia bellezza è sfiorita con la speranza. Non posso vivere ancora in attesa e nel dubbio» . Si procurò una quantità di cose da portare in dote e si presentò a corte. Il sovrano in realtà non ricordava quello che un giorno aveva detto ad Akawiko: «Chi sei tu, vecchietta, e per quale motivo sei qui?», le chiese. «Un giorno, oramai tanto lontano, ricevetti da sua altezza l'ordine di restare in sua attesa. Ho avuto fiducia, sono stata ad aspettare ma sono trascorsi ottanta anni. Oramai mostro i segni della vecchiaia. E ho perduto anche la speranza. Ec­ comi dunque, sono venuta a tirare fuori il peso che ho den­ tro» , rispose Akawiko. «lo ho dimenticato l'impegno mentre tu per tenervi fede hai finito con lo sprecare i tuoi anni migliori. È straziante ! » disse il sovrano sconvolto, e avrebbe sinceramente voluto sposarla se non fosse stato impossibile per l'età avanzata. Afflitto le dedicò delle canzoni: Fra boschi di querce sulle sacre e intoccabili zolle vi è una donna nel sacello intatto . Sarebbe stato bello da giovani giacere a Hiketa sulla pianura fra teneri castagni. Ormai siamo invecchiati.

Akawiko piangeva tanto da inzuppare di lacrime le mani­ che vermiglie del proprio abito, e rispose alle canzoni: 15 1

Nd sacello un confine prezioso ho costruito e troppo ho coltivato cose sacre a chi mai potrò più avvicinarmi sacerdotessa quale sono. I fiumi a Kusaka hanno molte ninfee verso la foce come non invidiarle le ninfee nel fiore degli anni.

La vecchia donna venne riaccompagnata a casa piena di doni. Le quattro canzoni hanno un ritmo lento 109 • Un giorno il sovrano andava verso la reggia di Yeshino. Una giovane donna stava in riva al fiume. Era molto bella e sua altezza prima di andare via si unì a lei. Quando tornò sul luogo del loro incontro eresse uno splendido palchetto, sedette e prese a pizzicare le corde della cetra, facendo sì che la ragazza si esibisse in una danza. E mosso dai bei vol­ teggi di lei intonò una canzone: Sul palco vibra la cetra sublime al tocco danza la ragazza e vorrei mai finisse.

ll sovrano sedeva alla sua postazione per una battuta di

caccia nelle campagne di Akizu quando un tafano lo morse al braccio. Sopraggiunse una libellula che inghiottì il tafano e volò via. Egli compose una canzone che suona: Cinghiali e cervi si celano fra le colline a Miyeshino. Tranquillo tutto sa Bo sua altezza scruta la selvaggina dall a postazione la manica di bianco tessuto copre l'avambraccio eppure un tafano gli morde la pelle ma è presto preda di una svelta libellula. Perciò nel nome teniamo il ricordo chiamando isola Akizu 1 1 1 il celestiale regno d i Y amato.

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Da allora, perciò, chiamiamo quei luoghi campagne di Akizu . Un'altra volta il sovrano si inerpicava fra i monti Kazu­ raki allorché apparve un grosso cinghiale. Egli allora tirò una freccia sibilante verso l'animale che però, infuriato, gli si avventò contro emettendo un grugnito spaventoso, co­ stringendolo a rifugiarsi terrorizzato in cima a una betulla. Di lì intonò una canzone: Tranquillo tutto sa sua altezza e si diletta con la cacciagione ma un cinghiale ferito rugghia da fare paura. Sono sfuggito �olo scalando i rami di un tronco di betull a .

E un altro evento coinvolse il sovrano ancora fra i monti Kazuraki. L'intera moltitudine dei cortigiani al seguito in­ dossava abiti azzurri con cordoni rossi. E giusto allo ra sul pendio di fronte saliva da valle una schiera già a prima vista simile al corteo regale. Ma era ogni particolare, degli abiti e persino di ogni singolo uomo, a essere uguale. Sua altezza fissò lo sguardo sul corteo: «Nel regno di Yamato non ci sono altri sovrani oltre me. Di chi è dunque tale processione?» La risposta risuonò identica alle sue parole ! Egli allo ra su tutte le furie incoccò un freccia, e anche gli uomini al suo seguito armarono l'arco, senonché tutti quelli dall' altra par­ te compirono il medesimo gesto. «Chi sei? - ripeté il sovrano - Presentiamoci e diamo ini­ zio alla battaglia». «Vuoi sapere chi sono - rispose l'altro -. Mi presento su­ bito. Sono il signore il cui verdetto, buono o cattivo, è infal­ libile. Sono il sacro Hitokotonushi di Kazuraki>>. «Potrà perdonare il mio affronto il sacro signore che ha svelato le sue sembianze senza che io lo riconoscessi?» si scusò il sovrano atterrito, e gli offrì, genuflesso, la propria 153

spada, l'arco e le frecce, come pure le vesti degli uomini al suo seguito . Il sacro signore dal verdetto infallibile accettò con un battimano il dono e, quando il sovrano intraprese il viaggio di ritorno, lo scortò fino al passo di Hatsuse. Fu l'unica volta che il sacro Hitokotonushi si rese visibile. Mentre era diretto a Kasuga per prendere in sposa la principessa Wodo, figlia del dignitario Satsuki di Wani, il sovrano si imbatté nella ragazza che alla vista del corteo rea­ le si nascose nei pressi di una collina. Egli compose una canzone che suona: ·

Quel colle cela una giovane donna e io vorrei non so quante zappe per dissodarlo.

È perciò che si chiama quella collina Kanasuki 1 12 • Una volta, a Hatsuse, il sovrano celebrava libagioni sotto un folto albero di ohno. Una ancella di Mihe, nelle terre di Ise, gli serviva da bere. Si accingeva a porgere l'eccelso li­ quore, non sapendo che una foglia era caduta nella coppa. Quando il sovrano vide la foglia fece rovinare l'ancella al suolo e stava per tagliarle la gola. «Non uccidermi. Ho qualcosa da dirti», gridò la ragazza e intonò una canzone: Raggi di sole al mattino e all a sera salutano la reggia Hishiro a Makimuku m . Molte radici sostengono e rinsaldano la reggia fondata in tanta ottima terra. Fra i sacri tronchi dove egli gusta le primizie lussureggianti rami all arga a centinaia un olmo. Le fronde della cima coprono il cielo le fronde a metà fusto drappeggiano l'oriente le fronde basse fanno velo ai campi. Una foglia viene giù dalla cima e sfiora i rami a metà fusto e poi i rami più in basso

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e sul liquore offerto nella preziosa coppa dalla fragile ancella di Mihe ricorda il grasso dell'inizio del tempo e il primo gorgoglio 1 14 cosa straordinaria e mirabile spl endido figlio del sole. Queste parole come tramandano cantiamo.

La canzone le fece ottenere il perdono. La regina intonò a sua volta una canzone: Nel luogo più alto di queste terre di Yamato presso corte, dove gustare le primizie si erge lussureggiante una sacra camelia i fiori brillano fra l'esteso fogliame. Splendido figlio del sole ti si porga il ricco eccelso liquore. Queste parole come tramandano cantiamo.

Fu la volta del sovrano: La corte è salda e molti sono i cortigiani: quaglie con sciarpa al collo cutrettole con strascichi e passeri in stormi acchiocciolati mi sa che oggi con il liquore avete fatto il bagno splendidi cortigiani. Queste parole come tramandano cantiamo.

Queste tre canzoni sono del repertorio dei cantastorie di corte. Durante la libagione si tessera le lodi della ancella di Mihe e le si fecero numerosi doni. Lo stesso giorno anche la principessa Wodo di Kasuga porse l'eccelso liquore al so­ vrano , il quale intonò una canzone: Giovane cortigiana scelta pe r dissetare tieni salda la brocca, fai attenzione.

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Una canzone da bevute. La principessa Wodo rispose con una canzone dal ritmo lento m : Tranquillo tutto sa 1 16 sua altezza e io gli farei anche da cuscino sia il giorno che la notte.

n sovrano visse centoventiquattro anni

dell'ottavo mese del sesto anno sessagesimale.

T akawashi presso T ajihi in Kafuchi.

spirò il nono giorno

La tomba si trova a

Sua altezza Ohoyamatoneko di Shiraka resse il regno se­ dendo nella reggia di Mikakuri a Ihare. Non avendo né re­ gine né figli si istituì il casato Shirakabe come dotazione. E alla sua morte mancando un principe che potesse succeder­ gli toccò alla principessa Oshinumi, ovvero principessa Ihi­ toyo, sorella del principe Oshihawake, di attendere un ere­ de dinastico sedendo nella reggia di T akakinotsunosashi presso Oshinumi a Kazuraki. li capitano Wodate, del casato Yamabe, era stato scelto per una ispezione nelle terre di Harima, e raggiunse il ban­ chetto con cui Shijimu, un suddito del luogo, festeggiava la propria nuova casa. L'allegria montava anche perché erano tutti ubriachi e, uno a uno, danzavano. Due giovani addetti ai fornelli vennero incitati a ballare. Uno pregò il maggiore di danzare per primo, l'altro a sua volta pregò il minore di precederlo nella danza, e i presenti si prendevano gioco del loro cedersi a vicenda il passo. Dapprima, comunque, ballò il maggiore dei due. L'altro , nell'iniziare i propri volteggi, intonò una canzone: Gente di azione gli anziani nostri ebbero al fianco la grossa spada dall'elsa vermiglia. L ' arma alla cinghia uno stendardo rosso aveva alla cui vista molti fuggivano per non finire falciati al suolo .

156

L' arpeggio a molte corde su una cetra sembrò il regno di Izahowake erede fu suo figlio Oshiha principe di Ichinohe e noi, indegni, gli ultimi della stirpe.

Il capitano Wodate nell'udire ciò rotolò in terra dal seg­ gio per la sorpresa. Mandò fuori la gente del posto, e in la­ crime prese i due principi sulle ginocchia. Radunò i sudditi per erigere un sontuoso accampamento e di fi spedì un mes­ so a cavallo alla principessa Ihitoyo , zia dei due, che si ralle­ grò della notizia e li fece condurre a corte. Era il periodo in cui si preparava l'ascesa al trono. Un cor­ tigiano che chiamiamo Shibi, avo dei dignitari Heguri, parte­ cipando alle giostre canore, prese per mano Ofuwo, la bella figlia di un capo di Oda che sua altezza Woke intendeva spo­ sare. Anche sua altezza era lì. Shibi iniziò una canzone : Ma guarda un poco la reggia pende su un lato.

E sfidò Woke a continuare. Sua altezza completò la can­ zone: Pende su un lato, è vero Che frana chi ci ha lavorato !

Era il turno di Shibi: Non sarà per timore che sua altezza non entra in ballo nella giostra canora con il suo cortigiano?

Il principe replicò: Oh no, è che mi godo lo spettacolo

lì nel frangersi delle onde scorgo Shibi

un tonno 1 17 , e alla pinna tiene la mia donna!

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Toccava a Shibi, sempre più irritato: Sua altezza è protetto da salde recinzioni ma pur sempre di legno, si potrebbero rompere e persino bruciare.

Fu ancora il turno del principe: Arpionate quel tonno pescatori è un pesce grosso e sarebbe un peccato se sfuggisse Shibi, arpiona il tonno 1 1 8 •

La contesa canora continuò fino all'alba, quando ognuno si appartò. Allo spuntare del sole il principe Oke e il princi­ pe Woke ordirono il loro piano: «Al mattino tutti i cortigiani vengono a corte e in pieno giorno si riuniscono presso Shibi. Egli ora di certo dorme, solo nei suoi appartamenti. Se non agiamo subito potrebbe essere più difficile». Il tempo di radunare gli armigeri per circondare la dimo­ ra del cortigiano e lo uccisero. I due principi rinunciavano al trono ognuno in favore dell'altro finché Oke lo attribuì al fratello minore Woke: «Se tu, quando abitavamo a Harima in casa di Shijimu, non avessi manifestato la nostra nobile origine, non avrem­ mo mai potuto aspirare al trono. Io sono il maggiore, ma tu meriti di precedermi» gli disse, e non volle sentire una pa­ rola di più. Sua altezza Woke dunque regnò per primo. Sua altezza Wokenoihasuwake, nipote di sua altezza Izahowake e figlio di sua altezza Oshiha di Ichinohe, resse il regno sedendo nella reggia di Asuka citeriore per otto .anni. Dal matrimonio con la principessa Naniha, figlia del princi­ pe Ihaki, non ebbe figli. 158

Il sovrano era alla ricerca delle ossa di suo padre, il prin­ cipe di Ichinohe, allorché una umile vecchia delle terre di Afumi gli rivelò: «Solo io conosco il luogo m cui sono seppelliti i resti del principe. Li riconoscerete dai denti». Erano denti che si distin­ guevano perché accavallati.

Si mise il popolo al lavoro e le ossa vennero trovate. Le si inumò come dovuto in una tomba eretta fra i monti a levan­ te delle campagne di Kaya. Dapprima si posero i figli di Ka­ rabukuro a guardia della tomba, poi si portarono le ossa nella capitale. Il sovrano convocò la vecchia donna a corte e premiò la sua costanza nel sorvegliare ,il luogo del ritrova­ mento nominandola dama Okime u9 • La accolse a corte con benevolenza e affetto , e le fece costruire una abitazione nel­ le vicinanze in modo da poterla chiamare ogni giorno suo­ nando un campanaccio all'ingresso principale della reggia. E compose per lei una canzone che fa: Fino oltre le pianure e le vall i fra erbe basse e rade risuona forte l'eco di una campana ecco Okime che arriva.

Un giorno Okime confessò che, essendo molto vecchia, preferiva rientrare al suo paese. Alla partenza il sovrano in­ tonò una canzone: Okime, Okime di Afumi nascosta come sarai dai monti da domani forse non ti vedrò più.

Il sovrano si mise alla ricerca del vecchio guardiano di porci che un tempo gli aveva sottratto il cibo mentre egli era costretto alla fuga. Lo scovò, lo catturò e lo decapitò nella pianura dove scorre il fiume Asuka. A tutti i suoi pa­ renti tranciò i tendini delle ginocchia, ragione per cui anche . 159

oggi i discendenti, nel giorno della loro visita a Yamato, de­ vono claudicare. E poiché mostrò loro l'abitazione del vec­ chio chiamiamo quel luogo Shimesu 12P . Egli odiava profondamente anche il sovrano Ohohatsuse, omicida del principe suo padre. Contava di distruggerne la tomba per vendicare la buonanima, e stava per inviare qual­ cuno a farlo allorché il fratello, sua altezza Oke, lo trattenne: «Non sta bene - gli disse - che sia un estraneo a radere al suolo una tomba della nostra famiglia. Lascia che vada io a compiere la tua volontà». «Vai allora ! », acconsentì il sovrano. Oke andò, ma sterrò solo un poco il bordo della sepol­ tura e ritornò a corte. «La tomba ora è distrutta» riferì al fratello, che però era sospettoso poiché egli era tornato troppo presto: «E come la hai distrutta?» «Ho scavato soltanto la terra intorno al tumulo». «Per vendicare l'affronto subìto da nostro padre era ne­ cessario distruggere tutto. Perché ti sei accontentato di così poco?» «Nostro padre dall'oltretomba chiedeva vendetta. Dove­ vamo vendicarlo . Sua altezza Ohohatsuse ha tradito nostro padre, eppure è stato nostro zio e un sovrano del nostro re­ gno. Distruggerne la tomba oggi per sola vendetta ci procu­ rerebbe la riprovazione dei posteri . Ma neanche possiamo dimenticare il torto subìto da nostro padre, e quel segno, sia pure piccolo, lasciato ai bordi della tomba basterà per ri­ cordare l'ignominia alle generazioni future». «Sei davvero saggio, e hai deciso come è bene che sia» concluse solenne il sovrano, e all a sua morte fu sua altezza Oke a ereditare il trono. Il sovrano visse trentotto anni, otto dei quali trascorsi sul trono. La tomba si trova presso le colline Ihatsuki a Ka­ tawoka. 1 60

Sua altezza Oke resse il regno sedendo nella reggia Hiro­ taka presso Isonokami. Dal matrimonio con la principessa Kasuga, figlia di sua altezza _Ohohatsuse, il sovrano ebbe la principessa Takagi, la principessa Takara, la principessa Kusubi, la principessa Tashiraka, sua altezza Wakasazaki di Wohatsuse, e il principe Mawaka. Dal matrimonio con la principessa Nukanowakugo, figlia di Hitsuma dignitario di Wani, ebbe Yamada principessa di Kasuga. Dei sette figli del sovrano fu sua altezza Wakasazaki di Wohatsuse a salire al trono. Sua altezza Wakasazaki di Wohatsuse resse il regno se­ dendo per otto anni nella reggia di Namiki presso Hatsuse. Il sovrano non avendo figli si istituì come dotazione il casa­ to Wohatsusebe. La tomba si trova presso le colline Iha­ tsuki a Katawoka. Mancava un diretto erede al trono, per cui il regno venne affidato a un nipote di quinta generazio­ ne del sovrano Homuda, sua altezza Wohodo, chiamato a corte dalle terre di Afumi citeriore, il quale prese in matri­ monio sua altezza Tashiraka. Sua altezza Wohodo, nipote di quinta generazione del sovrano Homuda, resse il regno sedendo nella reggia di Tamaho presso Ihare. Dal matrimonio con l'ava del lignag­ gio Miwo che chiamiamo principessa Waka, il sovrano eb­ be la principessa Oho e la principessa Izumo . Dal matri­ monio con la principessa Meko , sorella del capitano Oho­ shi, avo dei capitani Wohari, il sovrano ebbe sua altezza Hirokunioshitakekanahi, e sua altezza T akewohirokunio­ shitate. Dal matrimonio con la figlia del sovrano Oke, sua altezza Tashiraka la regina ebbe sua altezza Amekunioshiha­ rukihironiha. Dal matrimonio con la principessa Wokumi, figlia del principe Okinaganomate, ebbe la principessa Sa­ sage. Dal matrimonio con la principessa Kuro , figlia di 16 1

Ohomata principe di Sakata, ebbe la principessa Kamu­ saki e la principessa Umakuta. Dal matrimonio con la principessa Seki, figlia di Womochi dei capitani di Mamu­ da, ebbe la principessa Mamuda, la principessa Shirasaka­ noikuhi, e la principessa No, che chiamiamo anche princi­ pessa Nagame. Dal matrimonio con la principessa Y ama­ to, sorella di Katabu signore di Miwo , ebbe la principessa 'Oho, il prin cipe Maroko, il principe Mimi e la principessa Aka. Dal matrimonio con la principessa Abenohaye ebbe la principessa Wakaya, la principessa Tsubura e il principe Azu. Dei diciannove figli sette maschi e dodici femmine del so­ vrano ascesero al trono sua altezza Amekunioshiharukihi­ roniha, sua altezza Hirokunioshitakekanahi e sua altezza T akewohirokunioshita te. La principessa Sasage fu addetta al culto presso il santuario di Ise. Durante questo p e rio do di regno Ihawi, signore di Tsukushi, fu irrispettoso nei confronti del sovrano per cui si spedirono i capitani Arakahi dei Mononobe e Kanamura degli Ohotomo ad uc­ ciderlo. Il sovrano visse quarantatré ·anni spirò il nono giorno del quarto mese del quarantaquattresimo anno sessagesimale. La tom­ ba è ad Awi presso Mishima. Sua altezza Hirokunioshitakekanahi resse il regno seden­

do nella reggia di Kanahashi presso Magari. Non ebbe figli.

Spirò il tredicesimo giorno del terzo mese del cinquantaduesimo anno

La tomba si trova a T akaya, un villaggio dalle parti di Furuchi a Kafuchi.

sessagesimale.

Sua altezza T akewohirokunioshitate resse il regno sed en­ do nella reggia di Ihorino presso Hinokuma. Dal matrimo­ nio con la principessa T achibananonaka, figlia del sovrano Oke, egli ebbe sua altezza la principessa Ishi, sua altezza la principessa Woishi e sua altezza. la principessa Kura­ nowakaye. Dal matrimonio con la principessa Kafuchi1 62

nowakugo ebbe il principe Honoho avo del lignaggio Shihida il principe Weha avo dei lignaggi Wina e Tajihi.

e

Sua altezza Amekunioshiharukihironiha resse il regno se­ dendo nella reggia di Shikishima. Dal matrimonio con sua altezza la principessa Ishi, figlia del sovrano Hinokuma, eb­ be il principe Y ata, sua altezza Nunakurafutotamashiki e il principe Kasanuhi. Dal matrimonio con sua altezza la prin­ cipessa Woishi ebbe il principe Kami. Dal matrimonio con la principessa Nukako, figlia di Hitsuma dignitario di Kasu­ ga, ebbe Y amada principessa di Kasuga, il principe Maroko e Kura principe di Soga. Dal matrimonio con la principessa Kitashi, figlia del grande dignitario Iname principe di Soga, ebbe sua altezza Toyohi di Tachibana, la principessa Ihaku­ ma, il principe Atori, sua altezza la principessa Toyo­ mikekashikiya, un altro principe Maroko, il principe Oho­ yake, il principe Imigak.o, il principe Y amashiro, la princi­ pessa Ohotomo, il principe Sakurawinoyumihari, il princi­ pe Mano, il principe Tachibanamotonowak.ugo, il principe Nedo tredici figli. Dal matrimonio con la principessa Woye, zia di sua altezza la principessa Kitashi, ebbe il principe Umaki, il principe Kazurak.i, il principe Hashihitonoanaho­ be, il principe Sakikusabenoanahobe che chiamiamo anche principe Sume, e sua altezza Wak.asazak.i degli Hatsusebe cinque figli . Dei venticinque figli del sovrano saranno quattro a salire al trono: sua altezza Nunakurafutotamashiki, sua al­ tezza Toyohi di Tachibana, sua altezza la principessa Toyo­ mikekashikiya, e sua altezza Wakasazaki degli Hatsusebe. Sua altezza Nunakurafutotamashiki resse il regno seden­ do nella reggia di Wosada per quattordici anni. Dal matri­ monio con la sorellastra sua altezza la principessa Toyo­ mikekashikiya ebbe il principe Shizukahi che chiamiamo anche principe Kahitako, il principe Takeda che chiamiamo 1 63

anche il principe Wokahi, la principessa Woharida, il prin­ cipe Kazuraki, la principessa Umori, la principessa T ame, e Yumihari principessa di Sakurawi otto figli. Dal matrimonio con la principessa Wogumako, figlia di Ohoka capo di Ise, ebbe sua altezza la principessa Futo e la principessa Takara che chiamiamo anche sua altezza la principessa Nukade due figlie. Dal matrimonio con sua altezza la principessa Biro, fi­ glia del principe Okinaganomate, ebbe il principe eredita­ rio Oshisakahikohito che chiamiamo anche il principe Ma­ roko , la principessa Sakanobori e la principessa Uji tre figli. Dal matrimonio con la principessa Ominako, figlia di Nakatsuwakugo di Kasuga, ebbe il principe Naniha, la principessa Kuhata, il principe Kasuga e il principe Oho­ mata quattro figli. Dei diciassette figli di questo sovrano l'erede al trono principe Hikohito, dal matrimonio con la sorellastra princi­ pessa Tamura che chiamiamo anche sua altezza la princi­ pessa Nukade, ebbe il sovrano che resse il regno sedendo nella reggia di Wokamoto, il principe Nakatsu e il principe Tara tre figli. Dal matrimonio con la principessa Ohomata, sorella del principe Aya, ebbe il principe Chinu e la princi­ pessa Kuhata due figli. Dal matrimonio con la sorellastra principessa Yumihari ebbe il principe Y amashiro e la prin­ cipessa Kasanuhi due figli. In tutto ebbe sette figli. li sovrano spirò il sesto giorno del quarto mese del quarantunesimo anno sessagesi­ rriale.

La tomba si trova presso Shinaga a Kafuchi.

Sua altezza Toyohi di Tachibana resse il regno sedendo per tre anni nella reggia di Ikenohe. Dal matrimonio con la principessa Ohogitashi, figlia del grande dignitario il princi­ pe Iname, ebbe il principe T ame. Dal matrimonio con la so­ rellastra la principessa Hashihitonoanahobe ebbe sua altez­ za Umayatonotoyotomimi di Uhenomiya, il principe Kume, il principe Wekuri e il principe Mamuda. Dal matrimonio 1 64

con Ihimenoko, una figlia di Hiro, capo degli esattori di T a­ gima, ebbe il principe T agima e la principessa Sukashiroko. Il sovrano spirò il quindicesimo giorno del quarto mese del quaran­ taquattresimo anno sessagesimale e la sua tomba, che dapprima si trovava presso Wakigami a Ihare, venne risistemata nella parte centrale della tomba Shinaga. Sua altezza Wakasazaki degli Hatsusebe resse il regno per quattro anni sedendo nella reggia di Shibakaki presso Kurahashi spirò il tredicesimo giorno dell'undicesimo mese del qua­ rantanovesimo anno sessagesimale. La tomba si trova presso le colline di Kurahashi. Sua altezza la principessa T oyomikekashikiya resse il re­ gno sedendo nella reggia di Woharida per trentasette anni spirò

il quindicesimo giorno del terzo mese del venticinquesimo anno ses­

La tomba, che dapprima si trovava presso le colli­ ne Ohono, venne risistemata nella grossa tomba Shinaga. sagesimale.

1 65

NOTE

1 Nell a prima parte di questa presentazione premessa al testo vero e pro­ prio del Ko;i'ki, Yasumaro, che si dichiara redattore dell 'opera, ne riassume al­ cuni episodi. 2 il viaggio di Izanaki nel mondo dei morti . } Nel racconto dell'adescamento di Amaterasu fuori del suo nascondiglio, p. 49. 4 Nell'episodio evocato nasce Oshihomimi, padre di Ninigi, che scenderà sulla terra per iniziare la dinastia regnante, p. 46. 5 La padficazione d el regno destinato alla stirpe celeste, pp. 65 -66. 6 La conquista da parte del primo sovrano del regno (pp. 77 ss.) chiamato talora Yamato e talora Akizu. Cfr. la canzone a p. 152. 7 Cfr. pp. 91-92 . 8 Cfr. p. 13 0 . 9 Cfr. p p . 111-112. 1 ° Cfr. p. 1 4 2 . 11 Da qui l'autore di questa sorta di prefazione incomincia a parlare del processo che avrebbe condotto alla compilazione del Kojiki, narrando dieven­ ti non contenuti nell op era ma ai quali si fa in parte riferimento nell ' annalistica ufficiale giapponese nelle cronache dei regni di Tenmu (673 -686) e Genmei '

(705-7 15). 12

ne.

Q uestioni ortografiche del testo alle quali s i è accennato nell�Introduzio-

13 Fra queste isole si identificano di solito Iyo con l' odierno Shikoku, Tsukushi con l'odierno Kyii s hii (ma anche solo con una parte di esso) , Yama­ to con l'odierno Honshii (ma Yamato è anche una parte di esso, l'attuale pro­ vincia di N ara) . 1 4 Uno dei metodi di divinazione consisteva nel leggere le screpolature pro­ dotte dal fuoco su ossa scapolari. 15 La prima di una serie di più o meno fantasiose etimologie riguardanti to 1 67

ponimi. Per esprimere il suo piacere per il luogo Susanowo usa in questo bra­ no il termine sugasugashi, che indica un senso di benessere, da cui deriverebbe Suga. 16 n riferimento con questi vari nomi allo stesso personaggio va tenuto presente per una decina di pagine. 1 7 Le due principesse hanno nomi di conchiglie. 18 «Biforcazione d'albero». 1 9 Il finale, che si trova anche altrove nel Kojzki, potrebbe essere un ritor­ nello caratteristico del repertorio di cantastorie di corte usati anche come mes ­ saggeri. 20 Si tratta forse di testi che accompagnavano rappresentazioni religiose. 21 O ppure «del santuario più interno a Munakata>>. 22 O p pure «una voce di rospo». 23 Un figlio di Susanowo, p. 5 1 . 24 L a frase viene interpretata anche «attenzione, la vostra frecciata ·vi s i po­ trebbe ritorcere contro». Si tratta probabilmente di un invito a non cercare di ingannare entità sovrumane. 25 Oppure «messaggero che va e non torna, come un fagiano». 26 O ssia Itsunowohabari. 27 Probabilmente riferimento alla pesca utilìzzando uccelli, cormorani ad esempio, addestrati a catturare pesci per l'uomo. 28 Il toponimo Isuzu e l'epiteto che lo precede (sakukushiro) evocano una grossa quantità di campanelli. La sacra Toyuuke è forse la Toyouke di p . 3 9 . 2 9 Forse l a Corea o comunque il continente. 30 I Sarume, in tempi storici incaricati di celebrare intrattenimenti rituali presso la corte, hanno un nome che fa riferimento alle donne. Poco sopra il Ko;i'ki dice che Amenouzume ne è la progenitrice. 3 1 Nei nomi dei tre la sillaba iniziale sta per . 37 «Maschio», o «eroe». 8 3 . 41

«Fornitori di acqua».

42 Cfr. nota 38.

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4J

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to).

Forse identificabile con Ohokuninushi. L'altro nome, Hototatara Isusuki, fa esplicito riferimento alla vulva (ho­

45 Probabilmente un addetto al culto degli esseri sovrumani finalizzato alla protezione del fratello. 46 Un a giara, forse piena di offerte, sepolta a metà nel terreno serviva a se­ gnare un confine e ad assicurarsi la protezione sovrumana specialmente in oc­ casione di un lungo viaggio. 4 7 Forse un accenno a sacrifici umani. 48 Forse identificabile con Ohokuninushi. 49 Ossia Ohomononushi, cfr. anche p. 82 . 50 Miwa significa «tre giri». 5 1 Cfr. nota 46. 5 2 «Sfida». 53 «Braghe smerciate». 54 «Fiume dei cormorani». 55 «Campo del massacro». 56 «Approdo dell'incontro». 57 Le ipotesi di conversione in sistema metrico delle misure contenute nel testo originale danno una altezza dai 2 ai 3 m etri , e dagli 80 ai 120 centimetri di lunghezza delle gambe (fra il ginocchio e il piede) . 58 La prima sillaba di questo nome può essere interpretata nel senso di «fuoco». 59 «Rete da caccia». 60 Uno dei nomi di Ohokuninushi. 6 ! >. 81 Probabilmente per non avere saputo evitare di cedere al figlio la donna. 2 8 Si tratta di classici cinesi. ll Ronigo (Conversazioni dotte, cinese Lunyu) è una sorta di summa del pensiero confuciano sotto forma di dialoghi. Il Senijz� moni (Mill e caratteri, cinese Qianziwen) è un manuale per apprendere i carat­ teri cinesi. 83 Kure potrebbe essere la parte meridionale della Cina. 84 Dall a onomatopeica adoperata per descrivere il suono del contatto fra il rampino e la corazza. 85 Sembrerebbe potere intendere i versi come una rinuncia, un poco tardiva o fuori contesto, alla uccisione, per pietà verso il proprio padre e la madre del fratellastro. 86 Forse nel senso che un pescatore ha problemi nel conservare il frutto del proprio lavoro. 87 Probabilmente nel senso che le scommesse sono tutelate da forze sovrumane. 88 Forse immigrati dal continente, cfr. p. 122_ 89 Forse una evocazione del colore dei lunghi capelli. 0 9 Le foglie venivano adoperate a mo' di coppe per servirvi liquore durante alcune cerimonie. Cfr. p. 136. 9 1 Per la somiglianza con il nome delle foglie gett ate in acqua, mitsuna o mitsuno. 92 Forse un coreano. 93 Evidentemente si tratta di bachi da seta. 94 Oppure «sono canzoni agresti». 95 Nel nome del principe, hayabusa sta per . 99 Veros imilmente un accenno al complesso ritual e che accompagna l'asce­ sa al trono dél sovrano. 1 00 Una etimologia che fa derivare il toponimo Asuka da asu, «domani». 1 01 Vedi nota precedente. «Citeriore» e «ulteriore» indicano presumibil­ mente la minore o maggiore distanza da una reggia. 102 La misura contenuta nel testo originale potrebbe corrispondere a 180 centimetri circa, oppure secondo altre ipotesi avvicinarsi ai 270 centimetri. 103 Sotohoshi, «oltrepassare la veste». 104 L'ordalia in questione prevedeva probabilmente che la veridicità delle dichiarazioni fosse provata da una qualche resistenza all'acqua bollente. 1 05 Per presunta associazione con il nome del principe Karu. 106 Dal nome del principe Anaho. 1 07 Una precisazione sul nome del sambuco, yamatazu nella canzone. La ca·

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ratteristica delle foglie appaiate della pianta potrebbe aver dato spunto al suo uso poetico per evocare l'andare incontro a qualcuno. 108 Probabile riferimento alla credenza che il sole, tenuto alle spalle, dava forza al sovrano. Cfr. p. 78. 109 O ppure «Sono canzoni agresti». 1 1 0 O ppure «governa in pace». III Akizu, «libellula». 1 12 «Zappa in metallo». 1 1 3 li riferimento alla reggia di Makimuku evoca il regno di sua altezza Oshirowake (cfr. p. 10 1 ) piuttosto che il regno di Ohohatsuse. 1 1 4 Rievocazione del caos primordiale e della nascita della prima isola: «Fra terre informi come grasso sull ' acqua [. ] cagliarono una salsedine gorgoglian­ te». Cfr. p. 36. 1 15 O ppure «una canzone agreste». I 16 O ppure «governa in pace». l i7 Gioco sulla omofonia tra il nome del cortigiano e del tonno. 1 18 Forse il principe awerte il dignitario che perderà la donna il cui nome, Ofuwo , «grosso pesce», evoca anche il tonno. 1 19 «Occhi costanti». 12° Forse per somiglianza con il verbo shimesu, «mostrare>>. ..

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Collana di classici giapponesi

Akutagawa Ryijnosuke, Racconti fantastici, a cura di C. Ceci, pp. 132 Anonimo, Le concubine floreali. Storie del Consigliere ' di Mezzo di Tsutsumi, a cura di Y. Kubota, pp. 208 Anonimo, Storia di Ochikubo, a cura di A. Maurizi, pp. 296 Diario di Izumi Shikibu, a cura di C. Negri, pp. 124 Edogawa Ranpo, La belva nell'ombra, a cura di G. Canova, introdl.lzione di M.T. Orsi, pp. 1 7 6 Enchi Fumiko, Maschere di donna, a cura d i G. Canova Tura, introduzione di M.T. Orsi, pp. 2 12 Fukunaga Takehiko, La fine del mondo, a cura di G. Canova, introduzione di Kat6 Shuichi, pp. 1 12 Hayashi Fumiko, Lampi, a cura di P. Scrolavezza, pp. 232 Hiraga Gennai, La bella storia di Shidoken, a cura di A. Boscaro, pp. 208 Ibuse Masuji, La pioggia nera, a cura di L. Bienati, pp. 41 6 Ishikawa Jun , I demoni guerrieri, a cura di M. T. Orsi, pp. 152 lzumi Kyoka, Il monaco del monte Koya e altri racconti, a cura di B . Ruperti, pp. 344 Kamo no Chomei, Ricordi di un eremo, a cura di F. Fraccaro, pp. 1 12 Kawabata Yasunari, Racconti in un palmo di mano, a cura di O. Civardi, pp. 5 12 Ko;iki. Un racconto di antichi eventi, a cura di P. Villani, pp. 1 7 6 L a monaca tutto/are, · la donna serpente, il demone beone. Racconti dal medioevo giapponese, a cura di R. Strippoli, pp. 232 La principessa di Sumiyoshi, a cura di C. Negri, pp. 144 Le memorie della dama di Sarashina, a cura di C. Negri, pp. 144 Miyazawa Kenji, Una notte sul treno della Via Lattea e altri racconti, a cura di

G. f\rnitrano, pp. 180 Mori Ogai, I: oca selvatica, a cura di L. Costantini, pp. 200 Nagai Kafu, Al giardino delle peonie e altri racconti, a cura di L. Bienati, pp. 308

Nakajima Atsushi, Cronaca della luna sul monte e altri racconti, a cura di G. Amitrano, pp. 200 Natsume Soseki, Sanshiro, a cura di M. T. Orsi, pp. 336 Sakaguchi Ango, Sotto la foresta di ciliegi in fiore e altri racconti, a cura di M. T. Orsi, pp. 154 Storia di un tagliabambù, a cura di A. Boscaro, pp. 1 04 Tanizaki Jun'ichiro, La morte d'oro, a cura di L. Bienati, pp. 1 04 Tanizaki Jun'ichiro, Yoshino, a cura di A. Boscaro, pp. 144 Ueda Akinari, Racconti della pioggia di primavera, a cura di M. T. Orsi, pp. 228 Ueda Akinari, Racconti di pioggia e di luna, a cura di M. T. Orsi, pp. 2 1 6 ·