Italia settentrionale: crocevia di idiomi romanzi: Atti del convegno internazionale di studi. Trento, 21-23 ottobre 1993 9783110910346, 9783484503045

Northern Italy is one of the most rewarding areas for Romance linguistics. At all levels (phonetics, morphology, syntax)

171 83 62MB

Italian Pages 385 [388] Year 1995

Report DMCA / Copyright

DOWNLOAD FILE

Polecaj historie

Italia settentrionale: crocevia di idiomi romanzi: Atti del convegno internazionale di studi. Trento, 21-23 ottobre 1993
 9783110910346, 9783484503045

Table of contents :
Note introduttive
Il Cisalpino e il retoromanzo
I dialetti dell'Alta Val di Sole
I sistemi consonantici dei dialetti alto-italiani: il caso dell'Alta Val Camonica
Prolessi di i e metafonesi nel Basso Canavese
La posizione del veneto meridionale nei confronti dell'emiliano settentrionale
Per una ridefinizione del tipo alto-italiano o cisalpino
Morfologia verbale nelle parlate alto-italiane: una nota sul liventino
Dialettologia e filologia romanza: il plurale femminile nei dialetti altoitaliani
Epentesi nei dialetti emiliani e romagnoli
Ricerche sintattiche sul confine dialettale veneto-trentino in Valsugana: l'accordo del participio passato
Che cos'è un geotipo? Il problema dell'unità ladina intesa in chiave ascoliana
I dati dell'ASIS e la sintassi diacronica
Gli introduttori delle frasi interrogative nei dialetti italiani settentrionali
Alcuni aspetti della negazione in milanese da Bonvesin a oggi
Interferenze nella toponomastica fassana
Sistemi linguistici in competizione sulla costa adriatica orientale: il veneto-dalmata tra gli idiomi romanzi e non romanzi dell'area balcanica in età moderna
Dal latino della Gallia cisalpina agli idiomi romanzi dell'Italia settentrionale
Il confine feltrino-vicentino nella percezione dei parlanti e nell'analisi dei dati
L'uso linguistico tra la doppia polarità del modello scritto e del modello parlato: analisi dei verbali di una Società Operaia di Mutuo Soccorso nel Veneto del Novecento
Sul volgare in età longobarda
Il genovese del Quattrocento, lingua della Repubblica
Più profonde di quanto si creda, le sostanze settentrionali nel repertorio degli italiani
Una testimonianza di volgare scritto in una famiglia quattrocentesca trentina: il "Memoriale" di Graziadeo di Castel Campo
"Rime" di anonimo sulla sollevazione del 1435 a Trento
Alcune note linguistiche su una cronaca bolognese del Cinquecento
Il ruolo della Chiesa borromaica nel processo di diffusione dell'italiano nella Lombardia alpina e prealpina tra '500 e '600
La lingua delle lettere dal Brasile di un migrante ladino a metà Ottocento
L'italiano popolare-regionale nelle lettere di emigrati trentini in Argentina (1958-1968)
Indice dei nomi

Citation preview

Italia Settentrionale: Crocevia di Idiomi Romanzi

ITALIA SETTENTRIONALE: CROCEVIA DI IDIOMI ROMANZI

Atti del convegno internazionale di studi Trento, 21-23 ottobre 1993

a cura di Emanuele Banfi Giovanni Bonfadini Patrizia Cordin Maria Iliescu

Max Niemeyer Verlag Tübingen 1995

II presente volume stato pubblicato grazie al contribute del Dipartimento di Scienze Filologiche e Storiche dell' Universita degli Studi di Trento.

Illustrazione del titolo: Disegno e incisione di W. Blaeu «Territorio di Trento», Amsterdam 1640 (© Trento illustrata, Editoriale Programme, Padova, 1991)

Die Deutsche Bibliothek - CIP-Einheitsaufnahme Italia settentrionale: crocevia di idiomi romanzi: atti del convegno intemazionale di studi, Trento, 21-23 ottobre 1993 / a cura di Emanuele Banfi... - Tübingen : Niemeyer, 1995 NE: -Banff, Emanuele [Hrsg.] ISBN 3-484-50304-1 © Max Niemeyer Verlag GmbH & Co. KG, Tübingen 1995 Das Werk einschließlich aller seiner Teile ist urheberrechtlich geschützt. Jede Verwertung außerhalb der engen Grenzen des Urheberrechtsgesetzes ist ohne Zustimmung des Verlages unzulässig und strafbar. Das gilt insbesondere für Vervielfältigungen, Übersetzungen, Mikroverfilmungen und die Einspeicherung und Verarbeitung in elektronischen Systemen. Printed in Germany.

Druck: Weihert-Druck GmbH, Darmstadt Einband: Industriebuchbinderei Hugo Nadele, Nehren

INDICE Etnanuele Banfi Note introduttive. Giovan Battista Pellegrini Π Cisalpino e il

IX

retoromanzo.

1

Giulia Mastrelli Anzilotti I dialetti deU'Alta Val di Sole.

15

Giovanni Bonfadini I sistemi consonantici dei dialetti alto-italiani: il caso dell'Alta Val Camonica.

25

Alda Rossebastiano Prolessi di ι e metafonesi nel Basso Canavese.

43

Paola Barbierato La posizione del veneto meridionale nei confront! dell'emiliano settentrionale.

47

Alberto Zamboni Per una ridefinizione del tipo alto-italiano ocisalpino.

57

CaiiaMarcato Morfologia veibale nelle parlate alto-italiane: una nota sul liventino.

69

Lotte Z mer Dialettologia e filologia romanza: il plurale femminile nei dialetti altoitaliani.

73

Lori Repetti Epentesi nei dialetti emiliani e romagnoli.

81

Michele Loporcaro e M. Teresa Vigolo Ricerche sintattiche sul confine dialettale veneto-trentino in Valsugana: 1'accordo del participio passato.

87

VI

Hans Goebl Che cos'e un geotipo? D problema dell'unita ladina intesa in chiave ascoliana.

103

Paola Beninca I dati dell'ASIS e la sintassi diacronica

133

Cecilia Poletto e Laura Vanelli Gli introduttori delle frasi interrogative nei dialetti italiani settentrionali

145

Massimo Vai Alcuni aspetti della negazione in milanese da Bonvesin aoggi.

159

Guntram Plangg Interferenze nella toponomastica fassana.

171

Flavia Ursini Sistemi linguistic! in competizione sulla costa adriatica Orientale: il veneto-dalmata tra gli idiomi romanzi e non romanzi dell'area balcanica in etä moderna.

179

Max Poster Dal latino della Gallia cisalpina agli idiomi romanzi deintalia settentrionale.

189

Loredana Corra confine feltrino-vicentino nella percezione dei parlanti e nell'analisi dei dati.

219

Gianna Marcato L'uso linguistico tra la doppia polarita del modello scritto e del modello parlato: analisi dei verbau di una Societa Operaia di Mutuo Soccorso nel Veneto del Novecento.

229

Glauco Sanga e Serenella Baggio Sul volgare in etä longobarda.

247

Lorenzo Cöveri genovese del Quattrocento, lingua della Repubblica

261

νπ Ottavio Lurati Pi profonde di quanto si creda, le sostanze settentrionali nel repertorio degli italiani

275

Francesca Magagna Una testimonianza di volgare scritto in una famiglia quattrocentesca trentina: il "Memoriale" di Graziadeo di Castel Campo.

289

Cristina Pegoretti "Rime" di anonimo sulla sollevazione del 1435 a Trento.

299

Bruna Badini Alcune note linguistiche su una cronaca bolognese del Cinquecento.

311

Sandro Bianconi II ruolo delta Chiesa borromaica nel processo di diffusione dell'italiano nella Lombardia alpina e prealpina tra '500 e '600.

323

Emanuele Banfi La lingua delle lettere dal Brasile di un migrante ladino ametaOttocento.

335

Daniele Rando L'italiano popolare-regionale nelle lettere di emigrati trentini in Argentina (1958-1%8)

355

Indice dei nomi

367

Note introduttive 0. Ideatrice e anima del Convegno «Italia settentrionale: crocevia di idiom romanzi», di cui si raccolgono in questo volume gli Atti1, e stata Maria Iliescu, la grande studiosa di Linguistica romanza ehe tutti conosciamo e apprezziamo. Va da so ehe queste note introduttive avrebbe dovuto scriverle la stessa Maria Iliescu: ma 1'illustre collega, ad un certo punto, presa sicuramente da qualche altro dei suoi mille progetti, si e nascosta "dietro le quinte" e mi ha (amabilmente) "imposto" di presentare i risultati di un'iniziativa scientifica da lei voluta e, grazie a lei, particolarmente ben riuscita: il ehe faccio, sia pure con qualche imbarazzo, comunque volentieri, cercando di meutere a fuoco i principal! temi ehe sono stati discussi a Trcnto nelle tre giornate dei lavori congressuali e di invogliare, cosl facendo, il lettore a percorrere direttamente i saggi raccolti in questo volume.

1. II Convegno prevedeva una serie di important! relazioni introduttive e una ricca messe di comunicazioni. Partiamo dalle prime: ha aperto i lavori (ed apre anche il volume) un magistrale saggio di Giovan Battista Pellegrini (Universita di Padova), dedicate alia questione, a lui particolarmente cara, della posizione del retoromanzo entro lo spazio linguistico cisalpino; gli hanno fatto eco sia il contribute di Hans Goebl (Universita di Salzburg) nel quale, il romanista austriaco, utilizzando la categoria del "geotipo", ha trattato il problema dell'"unita ladina", attraverso una lettura, filologicamente interessante, di alcuni celebri passi ascoliani; sia il saggio di Max Pfister (Universita di Saarbrücken) ove, con dovizia di puntuali riferimenti geo- e storico-linguistici, e state discusso 1'affascinante problema dell'evoluzione della latinita gallo-cisalpina, sinopia del complesso mosaico dei futuri idiomi romanzi alto-italiani. Ottavio Lurati (Universita di Basilea) ha infine presentato, con notevole finezza, alcuni casi lessicali e fraseologici testimonianti la forza di diffusione di element! linguistic! italo-settentrionali sia in direzione del toscano (e, quindi, dell'italiano), sia in direzione di altre lingue europee.

2. Le comunicazioni (26, distribuite nell'arco di tre giomate di lavori congressuali), hanno toccato question! di Dialettologia romanza alto-italiana, temi di Sociolinguistica, di Morfologia e di Sintassi dei dialetti romanzi italo-settentrionali e, infine, due important! nodi di un dibattito ehe appassiona, in particolare, gli specialist! di Storia della lingua italiana: ossia la natura della (dibattuta) "koine1 settentrionale" medievale e la vicenda della diffusione dell'italiano, in periodo II Convegno, svoltosi a Trento tra il 21 e il 23 ottobre 1993, e stato generosamente finanziato dal Dipaitimento di Scienze Storiche e Filologiche della Facolta di Lettere e Filosofia dellTJniversita degli Studi di Trento e dalla Provincia Autonoma di Trento. D Dipaitimento ha anche contribuito finanziariamente alia pubblicazione degli Atti: duplice, quindi, oltrc ehe doveroso, e il ringraziamento.

preunitario, al di fuori della Toscana (con particolare riferimento all'italianizzazione delle aree emiliana, ligure, lombardo-alpina e trentina/alto-atesina).

2.1. Particolarmente numerosi sono stati i contributi di Interesse dialettologico: Giulia Mastrelli Anzilotti (Firenze), apprezzata studiosa di dialettologia e di toponomastica trentina, utilizzando un metodo capace di integrare felicemente gli strumenti d'indagine strettamente linguistica con quelli propri dell'indagine storico- e geografico-ambientale, ha defmito la posizione dei dialetti dell'alta Val di Sole; Giovanni Bonfadini (Universitä di Milano e di Trento), cui dobbiamo importanti lavori sul confine linguistico lombardo-veneto/trentino, ha tratteggiato la straordinaria ricchezza degli esiti, da lui descritti per la prima volta, dei cinque sistemi consonantici di una sub-area lombarda, 1'alta valle Camonica, "corridoio" di collegamento tra due aree geolinguistiche italo-settentrionali (ad Ovest, il lombardo occidentale, il lombardo alpino, il romancio; ad Est, il trentino occidentale, parte del solandro-noneso, il trentino centrale non venetizzato, il ladino dolomitico) ove gli esiti di alveolari, palatali e dentali latine sono mantenuti distinti. Alda Rossebastiano (Universitä di Torino) ha evidenziato, in un intervento dal sapore terraciniano, le dinamiche "innovazione" vs. "conservazione" nella morfologia del dialetto di Oglianico, localitä del Canavese. Paola Barbierato (Padova) ha descritto brillantemente una tipica area linguistica di confine, la veneto-meridionale, ricca di significative interferenze dovute alia vicinanza della contigua area emiliano-ferrarese. Alberto Zamboni (Universitä di Padova) ha esposto, in maniera magistrate, la rilettura del "tipo linguistico alto-italiano/cisalpino", discutendo le tesi sostenute, tra gli altri, dal von Wartburg, dal Tagliavini, dal Pellegrini, dal Cortelazzo, dal Renzi: nel suo contribute, di orientamento tipologico, lo Zamboni ha integrate, nell'individuare 1'alto-italiano (o cisalpino-ladino), dati di tipo sintattico (parametri del S obbligatorio, della marcatura di N, della presenza del partitivo e della distinzione funzionale degli Aux essere/avere) con dati di tipo fonetico (classificazione del vocalismo cisalpino; questione dell'anteriorizzazione di /a/ > /a?/, premessa indispensabile alia complessa palatalizzazione di /ka, ga/). Michele Loporcaro (Universitä della Calabria) e Maria Teresa Vigolo (Centra dello Studio per la Dialettologia Italiana del CNR, Universitä di Padova) hanno confermato, riprendendo il tema della partizione linguistica della Valsugana campo d'indagine particolarmente caro a due glorie della dialettologia italiana (e trentina), Carlo Battisti e Angelico Prati -, secondo parametri morfosintattici (1'accordo del participio passato), la consistenza delle isofone, giä individuate dal Battisti e dal Prati e recentemente ridiscusse da Giovan Battista Pellegrini, ehe permettono di individuare la sezione trentina della Valsugana (ad occidente di Novaledo, sino a Pergine e alle porte di Trento) e quella veneta (ad Oriente di Novaledo, fino alia linea del canale del Brenta). Guntram A. Plangg (Universitä di Innsbruck) ha mostrato, sulla base di dati di interesse toponomastico di area fassana raccolti nel Dizionario Toponomastico Trentino (DTT), iniziato da Carlo Battisti e proseguito da Carlo A. Mastrelli, fenomeni di interferenza, esito di contatti linguistic!, antichi e meno antichi, propri dell'area indagata. Ai margini dell'Italo-romänia Orientale ci ha portato, invece, la comunicazione di Flavia Ursini (Universitä di Padova) incentrata sulla posizione del venetodalmata tra gli idiomi romanzi e non romanzi dell'area balcanica: una varietä romanza, il foleniano "veneziano de lä da mar", sistema tutt'altro ehe marginale nel panorama romanzo,

XI

anzi protagonista, per un certo momento della sua storia, delle stesse dinamiche ehe hanno portato all'emancipazione dei nuovi volgari nei confront! del latino.

2.2. A meta tra la fonologia e la morfologia dialettale si e collocato il contribute della studiosa italo-americana Lori Repetti (New York University) la quale, indagando sulla struttura delle sequenze CVC del friulano, ha spiegato, mediante epentesi, il morfema femminile del friulano. Di taglio piu propriamente morfologico, sono stati invece i contributi di Lotte Zörner (Universita di Innsbruck) e di Carla Marcato (Universita di Udine): la prima ha ripreso, confortandola con numerosi e convincenti dati tratti dai dialetti piacentini, pavesi, liguri, trentini e bellunesi, la tesi, giä sostenuta da Paul Aebischer, della generalizzazione, per il plurale femminile protoromanzo, dell'antico accusaüvo -AS in luogo del canonico e storicamente ben attestato -AE; la seconda ha, invece, analizzato la formazione della morfologia verbale nelle parlate alto-italiane.

2.3. La riflessione sociolinguistica, applicata al dominio dialettale e a quell'area "grigia" posta al confine tra lingua e dialetto, ha caratterizzato sia il contributo di Loredana Corra (Universita di Padova) dedicate alia definizione del confine linguistico feltrino-vicentino in Valsugana e condotto con intelligente integrazione di metodologie di orientamento dialettologico, geolinguistico e sociolinguistico; sia quello di Gianna Marcato (Universita di Padova) ehe ha affrontato un tema posto a meta tra la riflessione dialettologico-linguistica e antropologica, owero 1'interazione tra dialetto e italiano, visti come sistemi di norme in costante dialettica: la Marcato ha considerate in particolare i verbali di una Societa Operaia di Mutuo Soccorso, fondata in una localita del Veneto alia fine del sec. XIX.

2.4. Di orientamento strettamente sintattico sono stati i contributi di Paola Benincä (Universita di Padova) e di Cecilia Poletto e Laura Vanelli (Universita di Padova): la Benincä ha presentato, oltre ehe i presupposti ehe guidano la raccolta dei dati per 1'Atlante Sintattico dell'Italia Seltentrionale (ASIS), in corso di realizzazione presso 1'Universita di Padova (Dipaitimento di Linguistica e Centra dello Studio per la Dialettologia Italiana), anche un interessante esempio di analisi integrata (sincronica e diacronica) del complementatore ehe nei dialetti italo-romanzi settentrionali moderni, nell'italiano moderno e, per confronto, in document! appartenenti a diverse fasi dell'italiano antico: ne e emerso un quadro assai complesso ehe permette di defmire con maggior rigore le proprieta sintattiche delle diverse costruzioni in cui ehe, secondo i casi, risulta ora obbligatorio, ora facoltativo, ora proibito. Sempre basandosi sui material! dell'ASIS, Cecilia Poletto e Laura Vanelli hanno presentato i risultati di un'indagine comparativa ehe, attraverso 1'esame delle circa duecento varieta dialettali dell'Italia selten trionale indagata per ASIS, illustra la distribuzione e le modalita di cooccorrenza degli introduttori di frase (limitatamente alle frasi a tempo fmito): 1'analisi delle due studiose padovane consente di suddividere gli introduttori frasali in due classi distinte (una in cui rientrano element! corrispondenti, ad es., all'iL ehe e se; 1'altra in cui rienlrano elementi corrispondenti all'it. quando, siccome, ecc.): la presentazione cartografica dei dati ha permesso

XII

di cogliere important! correlazioni tra diversi fenomeni di cooccorrenza relativi alle due classi di introduttori frasali descritte dalla Vanelli e dalla Poletto. Massimo Vai (Milano) ha trattato, infine, tenendo conto dell'evoluzione parallela del fenomeno in altre varieta romanze (e non romanze), di alcuni aspetti della negazione, frasale e di sintagraa, nella vicenda linguistica del dialetto milanese, dalle testimonialize di Bonvesin alia situazione di ciö ehe oggi rimane di una varieta linguistica sottoposta, soprattutto negli ultirai decenni, a forti dinamiche evolutive.

2.5. Nel settore di studi propri della Storia della lingua italiana il Convegno trentino ha visto alcuni contributi di notevole interesse: Serenella Baggio (Milano) e Glauco Sanga (Universita di Venezia) hanno foraito importanti material! in grado di mettere in discussione un "luogo comune" della romanistica "di casa nostra": prendendo spunto dal caso dell'Indovinello Veronese, da loro retrodatato, su basi paleografiche (col sostegno autorevole di A. Bartoli Langeli) e linguistiche, alia meta del sec. VIQ, i due studiosi hanno riferito su particolari testi volgari (le note su manoscritti, elenchi, parti descrittive volgari in document! latini) ascrivibili all'eta longobarda, non lontani dallo stato di lingua dell'Indovinello e testimonianti 1'esistenza di un volgare italiano in uso nella cultura giuridica longobarda. Lorenzo Coveri (Universita di Genova) ha tracciato, basandosi su interessant! material! in volgare genovese del sec. XV, un quadro dell'uso del volgare della grande cittä ligure come lingua della Repubblica di Genova: un capitolo poco noto ehe illumina, per un'area estremamente dinamica della penisola quale era, appunto, in eta medievale, 1'ambiente genovese, il processo di emancipazione del volgare locale rispetto al latino negli usi pubblici e civili. Lungo analoga direzione di ricerca, ma focalizzate su altri ambienti socio-culturali dell'Italia settentrionale, si sono collocate le comunicazioni di Bmna Badini (Universita di Bologna) e di Sandro Bianconi (Lugano): la Badini ha illustrato i caratteri linguistic! del Frammento di cronaca di Bologna 1557-1560, piccola raccolta inedita di notizie sulla vicenda politica della citta, testimoniante una corposa scrittura popolare (a livello grafematico, fonetico, mofosintattico, lessicale), fitta sia di echi dialettali e sia di vistose anticipazioni del cosiddetto "italiano popolare"; il Bianconi ha illustrato, invece, mediante la presentazione e 1'analisi di una serie di scriptae di carattere pratico (segnate da forti variazioni in diatopia, diastratia, diacronia e diafasia), il complesso processo di italianizzazione della Lombardia alpina e prealpina fra '500 e 700, del qua! processo egli ha evidenziato tre moment! cruciali: la prima ondata innovativa (meta del sec. XVI), la successiva fase di cristallizzazione e di assestamento di tratti innovativi e conservator!, la nuova e defmitiva ondata di standardizzazione linguistica (sec. XVIII). Francesca Magagna e Cristina Pegoretti, giovani e promettenti studiose trentine, hanno presentato, 1'una una comunicazione su una testimonianza di volgare utilizzato in una famiglia quattrocentesca trentina, i Castel Campo; 1'altra i risultati di uninteressante ricerca intorno ad un testo poetico volgare, di area trentina, relative alia sollevazione di Trento del 1435: il testo appare particolarmente interessante, oltre ehe per la miscela di element! in volgare trentino, in toscano e in latino, anche e soprattutto per la presenza di element! ehe porterebbero acqua al mulino della tesi della diffusione, in area settentrionale, di una koine" linguistica medievale "settentrionale", in rapporto dialettico con la piü illustre tradizione volgare toscana. Infine, relative a moment! piü recenti dell'italianizzazione deU'area trentina e alto-atesina, sono state le comunicazioni di Emanuele Banfi (Universita di Trento) e di Daniele Rando (Trento): il primo ha presentato un segmento di una ricerca piü

XIII vasta intorno alia lingua di un epistolario (risalente al quarto decennio del sec. XIX) di un ladinofono, Andrea Lezuo, emigrate nelle Americhe (meridionale e settentrionale) e ehe utilizza una originale lingua mista, entro la quale confluiscono, accanto ad element! dott(izzant)i, tratti di trasferenza dagli altri sistemi di cui il Lezuo aveva diretta esperienza (il ladino livinallonghese, i dialetti italo-romanzi di coloritura veneta e il tedesco, lingua dell'imperial regio dominio, di cui il Lezuo era suddito); 1'altro ha descritto la lingua di una serie di lettere, esempi di una comunicazione epistolare di carattere formale, inviate tra il 1958-1968, da emigrati trentini stabilitisi in Argentina precedentemente al 1930, alia direzione di una associazione trentina ehe si occupa di problemi dei compatriot! emigrati: testi assai interessant! ehe, oltre a testimoniare la diffusione di fenomeni di italiano popolare accanto a vistosi echi del sostrato dialettale originario, presentano tracce di interferenza derivata dal contatto tra la competenza linguistica degli scriventi (assai segnata dalla dialettofonia) e lo spagnolo d'Argentina.

3. E dispiaciuto non aver potuto sentire, a Trento, per 1'assenza dei relatori, le annunciate relazioni di Corrado Grassi (Universitä di Wien) sui rapporti del Ladino e del Francoprovenzale con le parlate italo-settentrionali e quella di Johannes Kramer (Universitä di Heidelberg) sui grecismi nell'area cisalpina. Ma displace ancor piü ehe il volume degli Atti non veda pubblicati due interventi, autorevoli, ehe pur furono presentati durante il Convegno: mi riferisco ai contributi di Edward F. Tuttle (University of California, Los Angeles) sui pronomi complemento enclitici nei dialetti piemontesi nord-orientali e, infine, quello di Maria Iliescu (Universitä di Trento e di Innsbruck) intorno al posto del Friulano tra gli idiomi romanzi.

4. Chiudo queste note con una serie di dovuti, convinti e sinceri ringraziamenti: in primo luogo a Patrizia Cordin e a Giovanni Bonfadini ehe, con Maria Iliescu, non solo hanno vegliato suH'organizzazione dei lavori del Convegno ma hanno anche dedicate molto tempo e molte energie alia raccolta e alia sistemazione dei testi, in vista della loro pubblicazione nel volume degli Atti; quindi a Daniele Rando, promettente studioso trentino ehe, con intelligente solerzia, ha risolto i complessi problemi di editing del presente volume, validamente aiutato da Luca Cigalotti e da Marco Russo, esperti e pazienti tecnici del Centro Tecnologie Multimedial! della Facoltä di Lettere e Filosofia di Trento; infine, un ringraziamento particolare alle due ottime segretarie del Dipartimento di Scienze Filologiche e Storiche della Facoltä di Lettere e Filosofia dell'Universita degli Studi di Trento, Beatrice Incapo e Viviana Tartarotti: alle quali si deve se la macchina organizzativa ha ben funzionato sia nella fase precedente il Convegno, sia durante il Convegno, sia, ancora, dopo il Convegno. Tutti sappiamo di quali piccole/grandi "insidie" e costellata la via di un Convegno e sono quindi sicuro ehe ognuno capira come il ringraziamento alle due signore venga proprio - e sono certo di interpretare il sentire di tutti - dal profondo del cuore.

Emanuele Banfi

Giovan Battista Pellegrini cisalpino e U retoromanzo 1. Con Cisalpina intendiamo ovviamente 1'Italia settentrionale o superiore, detta anche Altitalia, con confini storici e linguistic! piü oscillanti a Nord e a Sud, ove peraltro il lieve divario tra storia attuale e linguistica pub essere superato con dati facilmente integrabili. Rispetto alia tanto citata linea divisoria Spezia-Rimini, fondandomi su Isoglosse piü particolareggiate, ho preferito, da tempo, abbassare lievemente il nostro limite - ehe, secondo una tradizione ormai classica, separa anche una Romania occidentale da una Romania Orientale - e portarlo a Carrara-Fano (o Senigallia).1 Dal punto di vista della suddivisione in Regiertes Augustaee si noterä ehe Carrara viene a trovarsi non lontana da LunafLum (ora in Lunigiana) includendovi il margine della Regio VII (Tuscia/Etruria) e confmante con la VIII Aemilia e con la IX Liguria. Quanto alia sezione Orientale, Ari'mmwm/Rimini rappresenta il margine meridionale dell'Aemi/ia, mentre 1'area di Fano-Senigallia si trova giä nella Regio romana dell'Umbria (la VI); ma ciö ehe e piü importante e la posizione delle due citta, ehe rientrano nel cosiddetto Ager Gallicus, cioe nell'area piü meridionale dell'espansione gallica.

2. L'ltalia settentrionale comprendeva le seguenti regioni augustee: VIII Gallia cis Padum Aemilia (come abbiamo detto I'Ager Gallicus e incluso nel margine Orientale dell'Umbria romana), IX Liguria, ehe comprendeva buona parte dell'attuale Piemonte meridionale, XI Transpadana con 1'importante centre di Mediolanum e X Venetia et Histria col centro principale in Aquileia; essa si estendeva anche in buona parte della Lombardia Orientale (con Cremona e Brixia) e nel Trentino, ed includeva la massima parte dell'Istria (Flanona ed Albona ne erano escluse). Per 1'importanza storica e politica generale - con riflcssi ovviamente anche linguistic! spicca, alcuni secoli dopo, la suddivisione dell'Impero attraverso la riforma di Diocleziano (395 d.C.). In tale nuova spartizione in distretti denominati diocesi, 1'Italia superiore, ehe possedeva ancor piü chiaramente una propria indipendenza storico-linguistica, si trasforma in Italia Annonaria con capitale Mediolanum (Milano), cittä ehe acquista una importanza politica ulteriormente rafforzata ed un allargamento dei precedent! territori. Essa, come diocesis IX include cinque distretti cosi ripartiti: 1) Liguria et Aemilia, 2) Alpes Cottiae (ehe comprendono zone attualmente italiane e francesi marginali), 3) Raetia con aH'estremita superiore 1'inclusione di Augusta Vindelicium, 4) Venetia et Histria ehe si allarga ad Oriente e comprende un territorio ora appartenente alia Slovenia tra cui Emona (Lubiana/Ljubljana), 5) Flaminia et Picenum Annonarium ehe include le Marche settentrionali (1'antico Ager Gallicus). I citati allargamenti della grande circoscrizione hanno avuto sicuramente anche dei riflessi linguistic!, dato ehe il 1 Questa relazione rappresenta in ceita misura la conünuazione di Pellegrini 1992b, 272-296.

2

Giovan Battisla Pellegrini

nuovo blocco di regioni romane, particolarmente vicine, dal IV al VI secolo corrisponde al periodo di formazione e di caratterizzazione delle varieta neolatine ehe, specie nell'uso orale, si differenziano dal latino unitario. Ha inizio da quest'epoca, forse anche prima, una contrapposizione, in seguito sempre pi netta, tra un tipo italo-romanzo settentrionale ed uno centromeridionale, in cui una posizione particolare avra la Toscana.

3. L'ltalia settentrionale, del resto, aveva avuto una sua individuality storico-politica fin dall'epoca della romanizzazione. Essa era denominata Gallia Citerior ed in greco Κελτική ή εντός "Αλπεων e aveva costituito per breve tempo una provincia romana, la GALLIA CISALPINA (dal 59 al 42 a.C.) con una linea di confine meridionale segnata da AriminumPisae. Ma ben presto la provincia divenne Italia con il confine a Nord esteso ai piedi delle Alpi e con confini non sempre chiaramente definibili; ad Oriente si ebbe dapprima un confine al Formio (il Risano, subito sotto Trieste) per raggiungere poi in epoca augustea I'Arsia. Le relazioni tra la grande Gallia e 1'Italia settentrionale sono sempre state assai strette fin dall'epoca preromana alia tardo-antica ed i vari popoli ehe hanno ivi subito o accolto il processo di romanizzazione a partire dal ΙΠ/Π secolo a.C. erano in grande maggioranza delle trib celtiche con verosimile presenza di Liguri ad Ovest e di genti paleovenete ad Est, con una notevole vitalit , in un territorio ehe ebbe dapprima il centre principale in Ateste/Este e successivamente in Patavium: Padua. Non si pu escludere la sopravvivenza di scarsi nuclei di Etruschi e di popolazioni preceltiche, non bene definibili etnicamente, tra le quali varie schiatte denominate retiche. Piuttosto modeste sono le reliquie di scritte celtiche, anche se nell'ambito di un celtico particolare includiamo il leponzio, variamente definito. Pi rieche sono finora le epigrafi venetiche ehe continuano ad essere accresciute con testimonialize generalmente brevi e ripetitive, salvo un testo tuttora inedito di cui ho notizia dal collega A.L. Prosdocimi.2 Assai ridotte sono le iscrizioni attribuite ai Reti e quasi sempre di difficile ed incerta comprensione. Esse si rivelano comunque di un tipo linguistico non indeuropeo; tuttavia 1'equivalenza con una varieta di etrusco, prospettata da vari studiosi, non trova ancora una chiara dimostrazione.3

4. Nella romanizzazione della Cisalpina hanno avuto certamente un ruolo importante la fondazione di colonie di diritto latino e romano; tra le prime figurano Cremona e Piacenza del 218, Bologna del 189, Pesaro del 184. Una colonizzazione verosimilmente particolare viene attribuita ad Aquileia (e all'Istria), ehe divenne colonia latina nel 183-181. Pare infatti ehe la latinit di Aquileia abbia origini special! poiche, secondo alcuni storici, ed in particolare E. Pais, la citt sarebbe stata fondata e popolata dai tremila coloni e pi (v. Livio LX 34) insediati nel 181, e da nuovi contingent! di rinforzo nel 169 (Livio XLin 17) rappresentati da 150 famiglie provenienti, come i coloni precedent!, da aree meridional! (Sannio soprattutto, Campania, Lucania e Piceno), di stirpe prevalente sannito-sabellica, come pare indiziare una particolare 2

3

Vedi ora Marinetti 1992, in particolare 132, nota 3 (si tratta di una lamina iscritta di eccezionale lunghezza, ora oggctto di studio). Pellegrini 1985.

72 cisalpino e il retoromanzo

3

antroponimia delle epigrafi antiche.4 Qualora tale ipotesi fosse confermata, dovremmo individuare nel lessico di uno strato antico qualche concordanza specifica con dialetti centromeridionali. Come semplice ipotesi ho cercato di mettere in luce la denominazione friulana del 'fulmine1 fulgur ehe si conserva nel caso Nom. - Ace. Neutro (e non nell'Obliquo) e cioe frl. folk, ampiamente diffusa in Friuli; tale termine trova riscontro soprattutto in dialetti abmzzesi ed e ignoto ad altre regioni dell'Italia superiore (tranne in qualche punto della Liguria e del Piemonte). Per ora si tratta soltanto di una congettura esposta in connessione con le deduzioni degli storici antichi.^ Sia peraltro ben chiaro fin da questa mia prima osservazione ehe la latinita aquileiese, cioe friulana (la primitiva colonia si estese subito per circa 400 km^ e raggiunse Palmanova e San Giorgio di Nogaro) nulla di particolare ha da spartire col latino introdotto, in seguito, nell'area alpina prevalentemente lungo 1'Adige e Trento, per imporsi poi, almeno in parte, anche lungo llsarco e la Rienza. La cronologia della romanizzazione delle due aree citate e di certo assai diversa, essendo la seconda per lo meno di tre quattro secoli posteriorc, con un tipo linguistico sicurarnente piü recente, in particolare per il lessico. Ribadisco anche in questa occasione ehe la massima parte dei temtori situati oltre una data quota (circa 1000 m.l.m.) erano in epoca romana, e inunediatamente prima della romanizzazione, sostanzialmente disabitati, cioe privi di sedi permanent!, con 1'unica eccezione, a me nota, della regione cadorina ed in particolare centrale (tra gli 800 e i 1000 m).6

5. Discutere nuovamente sulla scarsa e/o precaria presenza dei rarissimi rinvenimenti d'epoca romana prodotti anche da scavi recent! nelle valli del Sella, mi pare francamente superfluo, dato anche un confronto, con conclusion! nettamente opposte, ehe si possono ricavare dagli indizi antichistici, tra tau valli e il citato Cadore centrale. Di ciö ho trattato in varie occasion! e, se fosse necessario, potrei ulteriormente indicare le fundamental! diversitä. E sia detto, una volta per tutte, ehe i reperti di epoca preistorica, ehe vengono assegnati - senza una certissima datazione a 5000 anni a.C., non possono essere invocati qui, dato ehe in questa sede discutiamo unicamente di fasi protostoriche e storiche ehe possono avere rilevanza per la storia linguistica.7 A coloro ehe scavano con l'intenzione, piü ehe giustificata, di imbattersi in stazioni autenticamente preromane e romane dovrebbe risultare ben netto il criterio di non confondere materiali tanto antichi - specie quando si tratta di cocci - con reperti ehe si rivelano invece, ad una attenta analisi, assai piü probabilmente d'epoca medievale, un periodo ehe, specie per il passato, e stato per lo piü trascurato.8 E per poter presupporre in date aree montane la presenza

4

Un sunto del problema in Pellegrini 1992a. 5 Cioe di A. Calderini, M. Leicht, G. Marchetti, Pio Paschini e soprattutto di E. Pais (citati in Pellegrini 1992a). 6 Rinvio, anche per la bibliografia, a Pellegrini 199la. 7 Di rinvenimenti preistorici e del loro valore assai limitato per la storia linguistica discuto in Pellegrini 1989, 34-36. 0 Ho potuto vedere in fotografia i pochissimi rinvenimenti preromani (?) della Val di Fassa e della Badia: nulla ehe ci assicuri un incolato stabile antico in codeste valli. E' da tener presente ehe mancano interamente i sepolcreti e le tombe ehe sono il vero segnacolo di abitati stabili. Q

4

Giovan Battista Pellegrini

continua dell'uomo e necessario individuare e Studiare le necropoli, le tombe ehe, a quanto mi risulta, non sono mai state reperite, tranne una sola eccezione per la bassa Val Gardena.9

6. Ma ritorniamo ai problemi storici e linguistici della Cisalpina. Nel periodo durato qualche secolo della Italia Annonaria in cui primeggia 1'autorita politica e sociale di Mediolanum (e nel successive periodo longobardo domina Pavia), si puo notare come i rapporti con Vurbs, caput mundi, ciofc Roma, vengano ad allentarsi, mentre i contatti con la grande Gallia, ehe possiamo defmire per la linguistica la grande Galloromania, si intensificano anche per la buona viabilita e le comunicazioni ehe corrono in prevalenza in direzione Ovest-Est, come ha ribadito anche G. Devoto.10 In questo periodo il latino nel corso di tre quattro secoli si e trasformato in neolatino romanzo, sicuramente nel parlato, ehe ormai acquisisce piu nettamente le caratteristiche e le varianti regionali. Forse giä in quest'epoca si sta configurando una Romania occidentale sempre piü nettamente distinta dall'orientale. Nella prima rientra giä chiaramente 1'Italia superiore, sia pure con differenze interne piü meno marcate ed in particolare nella sezione Orientale, costituita soprattutto dal Veneto meridionale, dal Friuli e dall'Istria, e con una discreta autonomia dalla Liguria. Qui possiamo chiamare in causa oltre ai rapporti storico-politici anche 1'azione verosimile del sostrato, dato ehe le varie tribü celtiche, giä present! prima del V secolo a.C., si erano infinite in varie aree; quanto alia lingua esse costituiscono di certo la base principale sulla quale si instaurano, con sempre maggiore estensione, il latino e il neolatino. La presenza di celti e di linguaggi gallici, ad esempio nella Svizzera, sarebbe sopravvissuta alcuni secoli d.C, secondo qualche studioso con notevoli esagerazioni; la celticitä e comunque attestata dagli autori antichi piü ehe da iscrizioni, le quali sono in realtä assai modeste di contenuto e di numero. Ma non dobbiamo invece trascurare i dati toponomastici visto ehe disponiamo di un discrete repertorio di nomi gallici ehe stato ristudiato anche in alcuni miei lavori.11

7. E' verosimile ehe il latino importato nella Cisalpina fosse di stampo piü innovativo rispetto al resto d'ltalia, con una probabile differenziazione ad Est, specie nel Friuli.12 Cosl pure nella Elvezia, cioe in parte della Raetia, specie se risultasse valida, per quest'ultima, 1'ipotesi di una romanizzazione proveniente dal Nord, come riconosceva il Mommsen e recentemente, almeno come ipotesi, anche K. Huber.13 Ma fin da quell'epoca remota puö darsi ehe il Friuli conoscesse un lessico a volte differenziato anche rispetto a quello del Veneto, secondo 1'ipotesi ehe abbiamo sopra accennata. Nei secoli successivi, specie dopo il 1000, gli idiomi neolatini cisalpini avranno optato qua e lä, ma non in misura rilevante, per innovazioni provenienti da 9 10 11 12 13

Si tratta della tomba, tanto citata, di Col de Flam presso Ortisei. Su tale tema si soffenna Devoto 1944, 348. Si veda ad es. Pellegrini 1981. Come del resto si osserva, in generale, nella Galloromania rispetto ad es. all'Iberoromania. Si veda Huber 1986 e la mia recensione in "Studi medievali" 3, serie XXVIII, 1 (1987), 336-341.

// cisalpino e it retoromanzo

5

Sud e di certo ancor piü nella scripta ehe nel corrente linguaggio. E' poi owio - ancor piu nel periodo medievale tardo e modemo - ehe le innovazioni saranno state accolte assai piü nelle citta e nella pianura piuttosto ehe in aree periferiche e di montagna, ove nel frattempo erano sorti e si erano sviluppati i principal! centri abitati alpini.

8. Anche se nella fase attuale dei dialetti puö apparire poco verosimile ad uno studioso frettoloso ehe le caratteristiche delle parlate cisalpine, sia pure abbastanza frazionate, come abbiamo detto, risultino sovente simili a quelle dei dialetti alpini, nella realta, mediante 1'analisi dei testi antichi e della toponomastica, specie di aree periferiche e appartate, non sank tanto difficile ritrovare quei fenomeni linguistic! e quei tipi lessicali ehe si ritengono con esasperante insistenza come caratterizzanti delle aree piu settentrionali e ehe hanno dato luogo anche in sede scientifica, alia teoria del ladino e retoromanzo, spesso con 1'appoggio dei popoli retici, gli antichi, ma immaginari progenitor!.14 La teoria della Raetia e del retico, richiamata da alcuni studiosi come principale motive della formazione del retoromanzo, non ha alcun fondamento, come hanno ben capito molti specialist! di glottologia. Conviene invece menzionare una spiegazione assai curiosa nella interpretazione dell'etnico ehe e stata espressa, quasi contemporaneamente, e di certo indipendentemente, da uno studioso bulgaro e da uno austriaco e cioe VI. Georgev e O. Menghin.15 Secondo tali specialist! di linguistica e di archeologia, le stirpi retiche rappresenterebbero una specie di confederazione religiosa ehe venerava la medesima dea, la Reitia, cioe la principale divinita del popolo paleoveneto con centre ad Este, ove tale dea era particolarmente venerata in un santuario assai ricco di reperti archeologici e di iscrizioni votive, identificato nella cosiddetta 'Cesura Baratela'. Tale divinita era di certo presente anche a Vicenza, e forse a Sanzeno in Val di Non, come avevo proposto io stesso nella interpretazione di Reims di un ex voto locale.16 Ma tale teoria, pur suggestiva, pare a me assai improbabile.

9. Anche A. Monteverdi, nel suo eccellente Manuale di avviamento agli studi romanzi, e disposto a concedere, in seno ai linguaggi romanzi, una particolare autonomia all'"alto-italiano", ehe peraltro e distinto nella sua classificazione dal "ladino".17 Direi invece ehe nella nota esposizione dell'Ascoli del 1873 - prescindendo dalle affrettate e brevissime conclusion!18 - si ha una buona descrizione (per quell'epoca), tanto dei dialetti alpini - assai meno del friulano -, 14

15 16

Sulle caratteristiche di un lessico "retoromanzo" hanno tentato di discorrere (senza rcali success!) soprattutto il Gartner, H. Kuen, in parte anche G. Rohlfs, ed in questo Convegno anche Hans Goebl ehe dinge un Atlante del ladino dolomitico. Ma per conoscere il lessico autentico delle aree considerate italiane, periferiche del ladino, non bastano di certo le affrettate inchieste condotte con i soliu questionari. Lo dimostra, tra gli altri, il recente Vocabolario del ladino e ladmo-veneto dell'Agordino Belluno, 1992, opera poderosa di G.B. Rossi. Georgiev 1973; Menghin 1984,54-59.

Vedi Pellegrini 1951, 303-329. ' Edito a Milano nel 1952, il manuale rappresenta una ottima, sia pur breve, sintesi di tanti problemi della romanistica linguistica. 18 Si vedano le mie osservazioni in Pellegrini 199 Ib, 9-11. 1

6

Giovan Battista Pellegrini

quanto di varie sezioni prealpine ed in genere cisalpine, a volte anche padane, ove egli rintraccia quei caratteri linguistic! particolari limitati esclusivamente alia fonetica e ehe portano tuttora 1'etichetta di tratti ladini secondo una tradizioiie ormai secolare. Ciö ehe ancora piü desta meraviglia nello studioso attento e informato, fe una ipotesi veramente incredibile, e cioe ehe tali fenomeni linguistic!, piuttosto limitati, verrebbero, con la loro presenza, a generare la concezione - ormai ben radicata nei soliti manuali ripetitivi e disinformati - di una lingua romanza particolare ehe si contrappone all'alto-italiano. Altra deduzione stravagante e l'invenzione di un unico popolo ehe, secondo la pubblicistica locale (e non soltanto locale), avrebbe radici antichissime, sicuramente preromane: una opinione ehe traspare in quasi tutti gli scritti divulgativi e ehe a volte raggiunge persino i circoli scientific!.

10. Stupisce invece ehe buona parte della verita sia condensata in uno scritto, ehe a prima vista non ha 1'apparenza di una profonda ricerca linguistica di uno specialist^ ma ehe ha colto il vero riconoscendo I'affinita originaria tra le parlate ehe impropriamente si sono definite retoromanze e quelle cisalpine. L'autore Geoffrey Hull (ma non so se sia nome autentico o uno pseudonimo) e 1'articolo e intitolato La lingua padanese.^ L'A. si propone, tra 1'altro, di ricostruire una Koine reto-cisalpina e di questa egli espone i tratti principal!. Anche se il suo proposito risulta chiaramente utopistico, egli si dimostra tutt'altro ehe disinformato.20 II cisalpine arcaico conosceva tutti i tratti linguistic! ehe l'Ascoli aveva attribuito al ladino e il Gartner al retoromanzo. Ma capita anche il contrario di quanto ho succintamente richiamato per 1'articolo di Hull, non di certo molto conosciuto negli ambienti specialistici. Un dialettologo di alto prestigio e ampiamente benemerito per le sue ricerche dialettologiche, Clemente Merlo, si dimostra largamente all'oscuro della problematica ladlna.^ Egli infatti non credeva nei fenomeni fonetici della Cisalpina identici a quelli tanto citati a proposito del retoromanzo. Fin dal suo primo articolo L'ltalia dialettale del 1924-25, col quale egli apriva 1'omonima ben nota rivista, cosi si esprimeva: "Ma anche fosse riuscito al Salvioni di provare coi fatti ehe le condizioni fonetiche italiane settentrionali furono un giorno le ladine odierae, la conseguenza (me ne perdoni il Maestro) non potrebbe essere ehe una sola: i parlari dell'Italia settentrionale cesserebbero di appartenere ai dialetti neolatini di tipo Orientale per venire ad imbrancarsi con quelli di tipo occidentale. Questa e non altra [...]" Qui il Merlo ha preso indubbiamente un abbaglio e non e difficile dimostrare come egli fosse veramente poco esperto del tema, pur avendo scritto eccellenti monografie su tanti dialetti. Ora potremmo facilmente contraddirlo con una selva di esempi ehe sono stati addotti da van studiosi veramente specialisti delle parlate alpine e cisalpine e non soltanto Carlo Battisti Carlo Salvioni. Direi ehe in codesto novero di scienziati veri non mancano gli stranieri e di grande valore.22 Mi permetto

19

L'articolo e pubblicato nella rivista divulgativa "Etnie" del 1985, 66-70. 20 Come mi informa gentilmente 1'amico E.F. Tuttle, si tratta di uno studioso (in parte dilettante) inglese, noto per altri lavori. Ll Cosl negli articoli La questione ladina e Ladino e vegliotto in Merlo 1959, 219-241. 22 Di essi ho parlato brevemente in Pellegrini 199 Ib, 25-26. Si tratta in primo luogo di J. Kramer, di M. Pfister, di Th. Elwert, di Maria Iliescu e J. Hubschmid. A *

// cisalpino e il retoromanzo

7

immodestamente di aggiungere anche il mio nome, dopo SO anni di ricerche continue e di conöscenze puntuali di luoghi e favelle, senza citare le mie origini familiari.23

11. Mi sembrerebbe di tediare i gentili ascoltatori sciorinando esempi ehe abbiarao potuto mettere insieme in tanti anni di esplorazioni. Ma diro solamente, in breve, richiamando i parametri ascoliani piü noti e citati ehe: 1) la palatalizzazione dikaega cisalpina non si fonda solo sullo stracitato chian di Fra Paolino e ehe esso e autenticamente veneziano, non di certo un prestito dal friulano.2^ Vanno aggiunti gli esempi segnalati dal Battisti, da H. Schmid, dalla Vigolo e da tanti altri.25 Bisogna tenere sempre in considerazione le false restituzioni da -c/-. Tra queste ho da tempo segnalato anche camar (varie volte) neH"'Egloga trevisana di Morel" e Fomesige, Fomegise in Zoldo dafornacicula (Frau), ora Fornesighe?** Vorrei qui aggiungere tra i nuovi esempi almeno Casteggio (Pavia) ehe precedentemente era detto Sc'atezzo (con metatesi di s\ forma derivata dall'ant. Clastidium (celebre per la battaglia del 222 a. C.) all'a. 1164 Clastegio, sec. XVII Chiasteggio poi Castexio, \. Olivieri.27 II fenomeno fonetico e retrocesso rapidamente nella Cisalpina (ehe contemporaneamente aveva in buona parte risolto i nessi con cl ecc.).28 2) La delta risoluzione dei nessi cl,pl,fl, gl, bl, ha delle notevoli eccezioni in tante aree cisalpine specie lombardo-alpine (Sondrio, Brescia e Bergamo), e anche altrove in particolare nella toponomastica e nei testi antichi, con esempi ancor vivi anche nel Veneto.29 3) Quanto alia conservazione di -s latino, oltre alle indicazioni di una nota cartina di W. von Wartburg30, aggiungo qui a mo' di esempio quattro casi ehe mi e capitate di incontrare durante una recente passeggiata nell'Alpago (siamo a Sud-Est di Belluno). Ivi si ha la forma Quers 23

Per i miei studi ehe riguardano il ladino il retoromanzo, compreso il friulano, si puo vedere ad esempio Iliescu e Siller-Runggaldier 1985, ove sono citati all'incirca un centinaio di miei scritti (ora sono ovviamente accresciuti dagli Ultimi miei lavori del 1987-1994). Ho iniziato tali studi con la tesi di laurea, diretta dal Prof. Carlo Tagliavini e discussa nel 1945 sui dialetti agordini centrali, specie su Cencenighe (AIS p. 325), mio luogo di nascita. La mia famiglia e originaria di Rocca Pietorc, ove il mio nonno patemo, mio omonimo, stato I'informatore dell'Ascoli e il traduttore nel dialetto locale della novella boccacciana edita nella nota collezione del Papanti (Livorno) 1875. Ma la mia famiglia si e poi trasferita a Lozzo di Cadore e mio padre a Cencenighe. 2< * Si noti ehe chian, chiani di Fra Paolino Minorita (De regimine rectoris) non e attribuito da Ascoli 1873, 463 al friulano. Le sue parole sono le seguenti: "II Mussafia si chiedeva, se dovessimo ravvisarvi unmingerenza della forma francese", ma noi vi riconosciamo il dan (can, can) degli attigui dialetti friulani". Ciö non significa ehe Ascoli ritenesse ehe la voce dovesse considerarsi un prestito dal friulano. 2^ Oltre ai numerosi cenni del Battisti, e sempre fundamentale il lavoro di Schmid 1956 a cui vanno aggiunti i contributi di Maria Teresa Vigolo (1986; 1989; 1994). 26 Vedi Pellegrini 1992a, 155-157. 2 ' Olivieri 1961,156(coninterpretazioneerronea). 2 ° E' comunque da sottolineare ehe la risoluzione dei nessi e avvenuta con diversa cronologia, come si puo constatare anche daU'esame dei testi antichi; anche nell'alto Veneto si notano casi in cui i nessi erano conservati fino al secolo scorso e non mancano le testimonianze della toponomastica. Cosl e sempre da ricordarc il fiume Plaf (Piave) ehe conserve il nesso intatto fino ai nostri giorni, mentre in Cadore la risoluzione deve essere awenuta giä nel sec. XVffl. 29 Sicura e ad esempio la conservazione a Venezia fino alia meta del secolo XIV. 30 Tale cartina e riprodotta anche in Pellegrini 1991b, 70, carta 4.

8

Giovan Battista Pellegrini

attestata, come Quercus ehe va interpretata come un plurale: un notevole arcaismo anche lessicale per il Veneto ehe conosce normalmente robur. Alpaos ant. Alpagos, onde il nome della sottoregione di origine prediale da Lappia-cus, rappresenta verosimilmente un plurale col valore di etnico derivative, come ha indicato G. Serra con van esempi.3! Col Coldres presso Tamera (alto Alpago) verra da colurus 'nocciolo' per corylus (metatesi assai diffusa) ma attraverso coluria - urius 32 con pi. sigmatico (ivi non manca la suddetta pianta) e altrettanto vale per Monte e Val Solaris ehe risente del tipo friulano (nel Piano del Cansiglio) forse da *sala 'localita acquitrinosa' col suffisso -attus. Bastera esplorare la microtoponomastica per ritrovare esempi analoghi a quelli messi in luce anche dall'Olivieri.33 4) Lo sviluppo spontaneo di a tonica me o ein sillaba libera, tipico del ladino atesino, si arresta nell'Agordino alia Pettorina, in comune di Rocca Pietore.34 Lo sviluppo di α in e, e, diffuse nell'Italia cisalpina ed oltre, come indica anche una cartina di C. Battisti,35 e stato attribuito dall'Ascoli e dal Merlo ad influsso del sostrato celtico.36

12. Quanto a tanti altri parametri del retoromanzo, secondo le isoglosse indicate dall'Ascoli e dal Gartner, mi basti rinviare alia mia Genesi del retoromanzo ο ladino del 1991, 32-37, ove richiamo spesso la Grammatica del Rohlfs per attestare 1'estensione del fenomeno.37 II Gartner ha indicato un altro fenomeno retoromanzo nella cosiddetta Verh rtung dei dittonghi (o k parassita), fenomeno soprattutto grigionese ehe non e assente del tutto in friulano con rare corrispondenze nel franco-provenzale. A tale fenomeno attribuisce grande importanza ad esempio il Vidos.3* Ma mentre nel ladino del Sella esso έ praticamente sconosciuto, ho potuto indicarne vari esempi sicuri nel bellunese antico, nei dialetti agordini ed ora G. Tomasi ne ha aggiunto altri per le Prealpi bellunesi e trevisane.39

13. Qui non posso soffermarmi ad esaminare il lessico ehe secondo il parere di vari linguisti sarebbe fondamentale neue classificazioni linguistiche e ancor pi dialettologiche. Mi accontento di ribadire ehe non esiste un lessico tipico del retoromanzo presente nelle tre aree ed assente nel cisalpino. Ne ho discorso varie volte e non intendo ripetermi. Ho invece affidato il compito di una verifica di tale lessico ad un mio bravo e giovane allievo. Solo in parte potr essergli di 31

Scrra 1931, 46. Vedi FEW Π, 2, 1242 s. v. corylus, cfr. ad es. in Val Scsia kulora da *coluria, ecc. 33 Olivieri 1961, 75, nota 3 a proposito di Rivalz (Tarzo TV) da rivus altus ο Calalzo forse Callis altius attestato Calaucio, oppure v.p. 107, nota 1 ove si derivano da mantes i nomi in -onto (cioe -nt(e)s>-onz) ecc. Non ripeto ancora una volta ehe i plurali sigmatici sono ancora d'uso corrente nei dialetti cadorini. 34 Vedi Pellegrini 1955,293-304. 35 Battisti 1946, cartina nr. 1. 3 ^ Vedi ad es. il saggio L'invasione dei Celti e le parlate odierne dell'Italia settentrionale in Merlo 1959, 173178, ove 1'Autore si richiama alia "acutissima tra le spie celtiche", secondo Ascoli. 37 Si tratta dei fenomeni secondari del retoromanzo ehe hanno spesso una estensione quasi pancisalpina. 3 ^ Si veda un breve riassunto del problema e della diffusione del fenomeno in Pellegrini 1991b, 36. 39 Tomasi 1988. 32

// cisalpino e il retoromanzo

9

guida il pur utile lavoro di Maria Iliescu ehe ha confrontato il lessico fondamentale nelle tre sezioni, ove i singoli lemmi trovano continuatori in area cisalpina, cioe a Sud e le differenze tra i tre tronconi sono invece assai rilevanti.40 Si puö dunque affermare senza tema di incorrere in errori ehe per quanto conceme il retoromanzo esso non presenta confini ben defmiti nelle aree confmanti a Sud e ehe tale lingua (o serie di idiomi spesso assai differenziati) rappresenta una fase conservativa della situazione antica dell'Altitalia. Credo ehe allo stato attuale delle ricerche pochi linguist! veri e informati possano credere nella cosiddetta "unitä ladina" sia pure ridimensionata in una serie di particolari convergenze ehe si restringono in sostanza a pochi fenomeni di conservazione. Quasi tutti i manuali sottolineano come fondamentale per la lingua retoromanza una serie limitatissima di isoglosse; nessuno, a quanto mi risulta, pone invece in risalto le numerosissime differenze, nella fonetica, nella morfologia, nella sintassi e ancor piü nel lessico. Anche uno studioso svizzero di straordinaria competenza quale J. Hubschmid riconosce ehe le differenze tra le tre sezioni, per il lessico sono superiori a quanto si pu6 constatare tra due lingue romanze ufficiali quali lo spagnolo e il portoghese.41

14. Ma limitandomi ora al settore del ladino dolomitico atesino del Sella dovro aggiungere qualche osservazione extralinguistica, cioe storico-politica e sociolinguistica. L'antica area del cisalpino arcaico e venuta a contatto via via nel corso dei secoli, fin dall'epoca altomedievale con popoli e lingue germaniche, contatto sempre piü stretto e in particolare col tedesco, lingua di alto prestigio, divenuta egemone nella regione dell'Alto Adige/Südtirol giä in un periodo assai remote ehe succede al tardo-antico. Le popolazioni locali parlavano in prevalenza dapprima un linguaggio velscico, cioe walchich / welsch come lo definivano i tedeschi. Dopo un verosimile periodo di bilinguismo esse hanno accolto di buon grado lingua e costumi germanici con una cronologia diversa nelle varie zone ehe e difficile indicare con precisione; accolsero la cultura prevalentemente tedesca anche i valligiani del Sella (forse non nella loro totalita), pur parlando a lungo, ed in prevalenza sino ai nostri giorni, un linguaggio sostanzialmente cisalpino arcaico ehe gli scienziati hanno defmito ladino. La denominazione, come e ben noto, rappresenta una estensione di ladin, pi. ladins endemica e popolare dapprima in parte della Valle Badia, ma utilizzata, come lingua dotta, anche per indicare 1'engadinese. II Gartner invece ha preferito riprendere e divulgare la dizione retoromanzo ehe, pur essendo erronea, ha avuto una straordinaria diffusione anche nei manuali scientific! internazionali. I motivi per cui gli abitanti del Sella (in prevalenza) hanno accolto come cultura superiore quella tedesca sono tutti facilmente spiegabili e qui non mi dilungo. In ogni caso - alludo soprattutto al secolo passato in tali valli gli Italiani e la loro modesta situazione sociale e politica erano bene riconosciuti anche attraverso la favella ehe era quasi coincidente con la loro, come riconosceva Giovanni Alton. I confmanti Italiani si recavano sovente nelle valli vicine in qualita di lavoratori a giornata (opere) alle dipendenze dei piü ricchi contadini atesini. Si da poi il caso ehe soprattutto gli agordini ed in misura minore gli zoldani e i cadorini fossero costretti - in quel periodo tragico di indigenza quasi totale - all'accattonaggio, per cui nei lavori di G. Alton sotto la dizione 4® II lavoro di Maria Iliescu, edito in "Ladinia" XIV, 1990, 171-218, non ha di certo lo scopo di dimostrare una unitä lessicale del retoromanzo (!). 41 Hubschmid 1987, in particolare 84.

10

Giovan Battista Pellegrini

Lomberc' - ehe significa italiani settentrionali - essi sono definiti Bettler, cioe 'mendicanti' (e purtroppo per la nostra gente corrispondeva in gran parte a veritä, come mi confermano i rniei compaesani, ora per fortuna di ben diverse grado sociale). E' pertanto ovvio, anche per altre ragioni, ehe gli abitanti delle vallate sellane ad una cultura italiana - ed in quel momento 1'Italia stava costituendosi in nazione - abbiano preferito la cultura tirolese-tedesca e siano sempre stati orgogliosi di appartenere ad uno stato potente e prestigioso come quello asburgico. Rispetto alia cultura e ai sentimenti 1'idioma domestico vale assai meno. Secondo una personale valutazione non e stato determinante il richiamo ad una lingua particolare ladina - ehe soprattutto secondo i giudizi dei dilettanti nulla aveva in comune con 1'italiano - per proclamare con decisione alia fine delta prima guerra mondiale ehe le varie popolazioni locali (tra cui era incluso anche Ziano in Fiemme) non sentivano alcuna attrazione per 1'Italia, ribadendo la loro appartenenza, storica, politica e culturale all'Austria. La scoperta del ladino e stata utilizzata piuttosto tardi per fmi politici, dapprima da parte di persone fornite di una certa cultura. Salvare il ladino ora significa in primo luogo (forse non ovunque) tenerlo appartato dalla cultura italiana. Ed in effetti tale proposito e in parte riuscito, come risulta dalla continua avanzata di una normale tedeschizzazione anche se essa non e generale. Bastera leggere le descrizioni di Marx Sittich von Wolkenstein (del '600) per documentare ehe in quell'epoca nel comune di Castelrotto si parlava welsch. Ma una nuova prova e fornita dalla Val Gardena ove il tedesco, generalizzato ed indispensabile, ha fatto spesso perdere del tutto 1'uso dell'antica favella nella massima parte della valle. Circa settanta anni or sono il Pellis, raccoglitore principale dell'ALI, ha eseguito 1'inchiesta per la Val Gardena a Bulla/Pufels non lontano da Ortisei. A Bulla, come ho pouto constatare di persona, non si trova un abitante (sono ora molto pochi) ehe conosca ancora 1'avito linguaggio.42

IS. Ma ritorniamo ora alia Cisalpina. Nella sua articolazione linguistica, come abbiamo giä accennato, non mancano i motivi di sostrato, ma essi sono soprattutto storico-politici. Qui possiamo segnalare in seno ad una Romania continua un confine abbastanza netto ed una fascia di dialetti ehe lo delimitano, assai ristretta, specie lungo il crinale appenninico e un po' piü ampia nella sezione orientate estrema poco piü a sud di Rimini e nell'area dell'antico Ager gallicus senza giungere ad Ancona. Non ripeto le note isofone giä messe in luce dal Wartburg e da tanti altri. Ad esse si deve aggiungere il lessico e verosimilmente anche 1'intonazione della fräse. Giä a Macerata spiccano le notevoli diversita rispetto al tipo dialettale romagnolo piü settentrionale, ehe si spinge nell'area pesarese. Nella massima parte della Cisalpina possiamo incontrare tratti linguistic! attribuiti anche al retoromanzo. Ma qua e la compaiono anche le differenze interne. Cos! 1'area Ho potuto constatare di persona la situazione linguistica del paesino di Bulla, non lontano da Ortisei, in compagnia del mio amico dr. Sergio Nogarin nel settembre 1992; ne avevo avuto precise informazioni anche dal Prof. Girardello (di Ortisei), la cui madre era originaria di tale luogo. Gli abitanti sono ora pochissimi e L'Annuario del Touring del 1993 ne rcgistra ventotto a p. 228, sotto Bulla/Pufels (Castelrotto), mentre in quello precedente sono cinquantuno. La tedeschizzazione relativamente recente dimostrata anche dalle lapidi del camposanto (sagrato) dato ehe quelle recenti sono tutte redatte in tedesco, mentre quelle ehe risalgono al secolo passato all'inizio del secolo sono incastonate nelle mura del cimitero e sono scritte in prevalenza in italiano.

// cisalpino e U retoromanzo

11

ligure si distacca soprattutto per 1'evoluzione dei nessi con L (ganku, can, sama) e per la notevole persistenza del vocalismo finale, oltre alia debolezza nella articolazione della rotata responsabile di alterazioni quali maina da manna la labializzazionepw« rom. pom 'albero da frutta', frl. pome 'frutto in generate': facula > rom. facia efachlie 'torcia', fn.fale ant.fagla e ven. faia, faga 'mannello di frumento1 ecc. Ma volevo segnalare qui anche la novita offerta dai dialetti agordini (Belluno), ove e attestato vödegn ehe G.B. Rossi nel suo recente ed eccellente dizionario46 rende con 'bluastro, cianotico' e ehe risulta da una interessante metatesi del lat. venetus 'azzurro, violetto', parallele al rom. vtnat 'violetto1 'livido' e 'melanzana' (ehe trova corrispondenze anche nei nostri dialetti meridionali, specie calabresi). Tale forma e nota - ma non mi risulta etimologizzata - anche ai dialetti cembrani e fiamazzi47. Sono conscio di aver trattato un tema piuttosto delicato e difficile per i non specialist!, forse anche non gradito. Purtroppo basta solo toccare la problematica del retoromanzo (ehe io considero in origine strettamente legato al cisalpino) per coinvolgere question! extralinguistiche senza riuscire a poter esprimere esperienze e studi ehe risultano nella sostanza non sempre compresi (addirittura da molti colleghi).48

Bibliografia Battisti, Carlo (1910): Lingua e dialetti nel Trentino, "Pro Culture" 1,1-30; 178-205. Battisti, Carlo (1946): Osservazioni sui dialetti ladini dell'Alto Adige, "Universe" 26, 3, 167-180. Battisti, Carlo (1970): Autobibliografia, Firenze: Olschki. Devoto, Giacomo (1944): Storia delta lingua di Roma, Bologna: Cappelli. Frau, Giovanni (1984): / dialetti del Friuli, Udine: Societa Filologica Friulana. Georgiev, Vladimir (1973): Die Herkunft der Rätemamen, "Orbis" 22,246-247. Huber, Konrad (1986): Rätisches Namenbuch, vol. ffl, Bern: Francke. Hubschmid, Johann (1987): Lexikalische Besonderheiten des Rätischen und seine Stellung innerhalb der romanischen Sprachen, in Akten der Th. Gärtner-Tagung, Innsbruck, 77-88. Hull, Geoffrey (1987-1988): La lingua "padanese", "Etnie" 13,50-52; 14,66-70. üiescu, Maria (1990): Der rapräsentativeWortschatz der romanischen Sprachen: das Rätoromanische, "Ladinia" 14, 171-218. Diescu, Maria - Siller-Runggaldier, Heidi (1985): Rätoromanische Bibliographie, Innsbruck. Marinetti, Anna (1992): Este preromana. Epigrafia e lingua, in Este antica. Dalla Preistoria att'etä romana, Este: Zielo, 127-172. Menghin, Oswald (1984): Die Räter in Tirol, in Das Räterproblem in geschichtlicher, sprachlicher und archeologischer Sicht, Chur, 54-59. Merlo, Clemente (1924-1925): L'Italia dialettale, "L'Italia dialettale" l, 1-15. Merlo, Clemente (1959): Saggi linguistics pubblicati in occasione del suo ottantesimo compleanno dall'Istituto di Glottologia dell'Universita di Pisa e dalla Scuola Superiore Normale, Pisa: Pacini. Monteverdi, Angelo (1952): Manuale di awiamento agli studi romanzi, Milano. Olivieri, Dante (1961a): Dizionario di toponomastica lombarda, Milano: Ceschina. Olivieri, Dante (1961b): Toponomastica veneta, Venezia-Roma: Istituto per la Collaborazione Culturale.

46

v. nota 14. Posso ora aggiungere anche il dialetto fhulano occidentale di Chievolis nel Tramontino (informazione della dr. Piera Rizzolatti) ove vedegn compare neue poesie della nota scrittrice Novella Cantarutti. *° Tale difficolta di comprendere gli scritti glottologici, ed in particolare su aree assai ristrette, favorisce enormemente chi si accontenta di leggere scritti ormai tradizionali (anche se senza fondamento scientifico, ripetitivi ed inconsistent!) e ne trae conclusion! errate ehe coinvolgono delicaü problemi politici e interessi di ordine pratico.

47

// cisalpino e il retoromanzo

13

Pellegrini, Giovan Battista (1951): Osservazioni sulle iscrizioni nord-etrusche di Sanzeno, "Archivio per 1'Alto Adige" 45, 303-329. Pellegrini, Giovan Battista (1954-1955): Schizzo fonetico dei dialetti agordini, "Atti dell'Istituto Veneto" 113, 281-424. Pellegrini, Giovan Battista (1981): Toponomastica celtica nell'Italia Settentrionale, in Campanile E. (ed.), I Celli d'ltalia, Pisa: Giaidini, 35-69. Pellegrini, Giovan Battista (1985): Reti e retico, in L'etrusco e le lingue dell'ltalia antica. Atti del Convegno della Societa Italiana di Glottologia, Pisa: Giardini, 96-128. Pellegrini, Giovan Battista (1989): Le Alpi e I'uomo storico, "L'umana avventura", fasc. I, (primavera-estate), 34-36. Pellegrini, Giovan Battista (1990): La latinitä aquileiese e le denominazioni del 'Julmine', in Studi in memoria di E. Giammarco, Pisa: Giardini, 271-284 (rist. in Pellegrini 1992a, 435-4487). Pellegrini, Giovan Battista (1991a): // Museo archeologico cadorino ed il Cadore preromano e romano, Pieve di Cadorc. Pellegrini, Giovan Battista (1991b): La genesi del retoromanzo (o ladino), Tübingen: Niemeyer. Pellegrini, Giovan Battista (1992a): Studi di etimologia, onomasiologia e di lingue in contatto, Alessandria: Edizioni DellOrso. Pellegrini, Giovan Battista (1992b): // 'Cisalpino' e Vitalo-romanzo, "Archivio Glottologico Italiano" 77, 272296. Rossi, Giovanni Battista (1993): Vocabolario del ladino e ladino-veneto dell'Agordino, Belluno: Istituto di Studi Bellunesi. Schmid, Heinrich (1956): Über Randgebiete und Sprachgrenzen, "Vox Romanica" 35,19-80. Serra, Giandomenico (1931): Contributo toponomastico alia teoria della continuitä nel medioevo delle comunüä rurali romane epreromane dell'ltalia superiore, Ouj. Tomasi, Giovanni (1988): Note di toponomastica prealpina, "Archivio per l'Alto Adige" 82,295-317. Vigolo, Maria Teresa (1986): La palatalizzazione di C, G + A nei dialetti veneti, Archivio Glottologico Italiano 71. 60-80. Vigolo, Maria Teresa (1989): La palatalizzazione CA e Ga nel dialetto alto vicentino, in Borgato, G.L. e Zamboni, A., Dialettologia e varia linguistica per Manila Cortelazzo, Padova: Unipress, 383-389. Vigolo, Maria Teresa (1994): La palatalizzazione di C,G + A nelle colonie gallo-italiche ed in particolare a San Fratello, in Atti del XVII Convegno di studi dialettali italiani, Padova, 273-284.

Giulia Mastrelli Anzilotti I dialetti delTalta Val di Sole* A differenza della Val di Non ehe, come dice Enrico Quaresima, pur neue sue molteplici varieta fonetiche e morfologiche, presenta una figura idiomatica perfettamente chiara, il sistema idiomatico della Val di Sole non e ηέ chiaramente definibile ηέ organico.1 Di certo la bassa valle e fortemente anaunizzata mentre nell'alta valle si parla un dialetto di stampo lombardo-alpino. L'anaunizzazione della bassa valle e dovuta in primo luogo al fatto ehe per tutto il Medioevo essa fu orientata verso la Val di Non e ehe i suoi primi paesi dopo Mostizzolo,con 1'eccezione di Cavizzana, dipendevano dalla Pieve di Livo e Livo si trova appunto nella Val di Non. Oltre a questa divisione ecclesiastica anche la divisione feudale vi contribui non poco. Mi riferisco alia signoria dei Thun ehe valorizz fra l'altro la Val di Rabbi popolandola di elementi nonesi. Sulla cosiddetta questione solandra si e molto discusso: Carlo Battisti2 pure raggruppando, anche se solo provvisoriamente, il dialetto solandro nel gruppo dei parlari ladini e semiladini, come avevano fatto i suoi predecessori, ad esempio Γ Ascoli, lo Ettmayer e anche Cesare Battisti, annota ehe l'alto solandro e da annoverare fra le parlate lombarde piuttosto ehe fra quelle semiladine. Giulio Tomasini3 parte anch'egli dal presupposto ehe - riporto le sue parole - il carattere del dialetto solandro tipico, in quanta possiamo isolarlo da quello contaminate di fenomeni anauni, e di un tipo lombardo alpino* e difende la tesi di un avanzamento progressivo della parlata anaunica, gi dominante nella bassa valle e a Rabbi, ehe tenta di sopraffare quello ehe lui definisce il solandro autennco. Aggiunge poi: e ha delle forme caratteristiche - e ancora non ben studiate - in Peio. Questa affermazione e per lo meno restrittiva: in effetti queste ehe egli definisce forme caratteristiche - ehe sono forme di tipo ladino -, come vedremo, non sono peculiari di Peio ma si presentano (in alcuni casi si presentavano) anche a Mezzana, a Castello e qua e la per tutta 1'alta valle. Di tutt'altro avviso e il Quaresima, il quale appoggia la tesi tradizionale dell'unita linguistica solandro-anaunica. lo credo [...] - dice - dipoter affermare ehe un problema solandro non esiste e ehe la parlata della pane alia della Val di Sole e della stessa natura di quella della valle bassa, di Rabbi e della Val di Non. La situazione di lassu e potuta apparire intricata e confusa soprattutto causa I'intrusione di certi elementi lombardi nella parlata? Un grazie sincere all'amico Rinaldo Delpero, bibliotecario a Cogolo, ehe ha scelto accuratamente gli informatori paese per paese e mi ha accompagnato nelle mie ripetute trasferte. 1 Quaresima 1959, 177. Per uno studio approfondito del dialetto nones vedi Battisti 1908; Battisti 1910a; Politzer 1967. 2 Battisti 1910b e Battisti 1911. In questa seconda opera tuttavia 1'autore sembra ammettere implicitamente una precedente unita solandto-anaune. 3 Tomasini 1955, 129-147; Tomasini 1960, 96-101. 4 Tomasini 1960, 100. 5 Quaresima 1959, 180.

16

Giulia Mastrelli Anzilotti

Vediamo allora di individuare le principal! caratteristiche fonetiche dei dialetti dell'alta valle e di fissare il confine fira alto solandro e basso solandro. Per alta Val di Sole si intende comunemente tutto 1'alto bacino del Noce fmo al Ponte di Rovina, vale a dire il territorio dell'antica Pieve di Ossana, cosl come questo e fissato sin dal 1200, anno a cui risalgono le piu antiche fonti grafiche pervenuteci. Vi sono compresi quindi i seguenti comuni: Commezzadura (la comeyidura)6 con le frazioni di Almazzago (dalmazach), Daolasa (daulafä), Deggiano (degian), Mastellina (mastelina), Mestriago (mestriach) e Piano (pian). Mezzana (mezdna) con le frazioni di Menäs (tnenas), Ortise" (ortifo) e Roncio (rone'). Ossana (osana) con le frazioni di Cusiano (cufiari) e Fucine (lefofine). Peio (pfei e p&i) con le frazioni di Celledizzo (celadfc'), Cellentino (celentin), Cogolo (cogot) e Comasine (comafen). Pellizzano (plicidn) con le frazioni di Castello (castet) e Termenago (tremenach). Vermiglio (vermoi) con le frazioni di Cortina (cortina), Fraviano (fraviari) e Pizzano (pizari).1 L'alta Val di Sole congiunta con la limitrofa regione lombarda dal Passo del Tonale (1883 m.) ehe scende a Ponte di Legno in Valcamonica. La strada militare del Tonale venne aperta nel 1883, ma giä nei primi decenni del secolo doveva esistere 1'ospizio8 e cio fa pensare ehe sul passo vi fosse giä a quei tempi un certo transito. Inoltre nella Valletta di Peio due vecchie strade portavano in Lombardia: una, con ogni probabilitä romana, collegava la Valletta alia Valcamonica attraverso il Passo del Montozzo (2617 m.); la seconda, senz'altro piü tarda, la congiungeva con Bormio per 1'alto valico della Sforzellina (3005 m.). I dialetti dell'alta valle si presentano senza dubbio alcuno come dialetti di tipo lombardo alpino, le cui principal! caratteristiche sono:^ 1) La presenza delle vocali miste ö e U, svoltesi rispettivamente da breve e u lunga latine: röda, fiöl, frut, brut. Solo a Fucine la vocale media si presenta meno accentuata. 2) La riduzione del suffisso latino -ariu ad -ör.ferör, salghör, presente soprattutto nella zona di Ossana - Pellizzano e ehe si trova in concorrenza con -or. A Vermiglio si sentono le due soluzioni:_/er£r, ferar e salgh&r, salgar.

° Nella trascrizione fonetica sono state usate le seguenti convenzioni: ä = a posteriore; ch (in fine di parola) = occlusiva velare sorda; c' (in fine di parola) = affticata palatale sorda; ch' (davanti ad e ü) = occlusiva semipalatalizzata; / = sibilante sonora palatale; j = sibilante sonora alveolare. ' Commezzadura e Vermiglio sono soltanto denominazioni di comune, non esistono cioe paesi di tale nome. ° Secondo Battisti 1911, fu costruito nel 1127. Nel 1331 fu fondato nei pressi di Vermiglio, quindi sulla via del Tonale, il dazio vescovile. * Non riporto i dati dell'AIS percho per 1'alta Val di Sole 1'inchiesta si e limitata al solo paese di Peio.

/ dialetti dell'alta Val di Sole

17

3) La conservazione di / davanti a dentale: calt, alt, 4) La conservazione dell'elemento labiale nel nesso qu-: aqua. 5) L'assenza della palatalizzazione delle velari ceg davanti ad a. Si dice infatti: gat, costal. C'e da sottolineare ehe forte e sempre stato l'influsso lombardo dovuto oltre ehe alia vicinanza del confine anche alle ripetute immigrazioni lombarde awenute tra il XIV e il XVI secolo, in massima parte per lo sfruttamento delle miniere di ferro di Comasine, ma anche in seguito a eventi calamitosi: ad esempio nel XIV secolo Mezzana a causa della peste perse due terzi della sua popolazione e venne ripopolata nei secoli seguenti quasi esclusivamente con immigrati lombardi.10 Per quanto riguarda le miniere di Comasine nel XIV secolo esse si trovavano nelle mani di una stirpe nobile, i de Federicis, nativi di Erbano in Valcamonica ehe nel 1412 ebbero anche in feudo Castel Ossana. Ma giä prima, nel 1398, con Pretlino de Calais i rninatori erano per la massima parte lombardi. Che le immigrazioni lombarde fossero forti ce lo testimonia un vinario del 1427 ehe permetteva l'importazione di vini forestieri per il fatto ehe le derrate alimentari della valle non bastavano a sfamare tutte le persone ehe affluivano dalla Lombardia. Nel 1312 il fabbro di Fraviano un certo Vidalis de Burmio; famiglie della Valcamonica sono segnalate ad Ossana all'inizio del secolo XV: nel 1429 e nel 1430 si fece garante per esse presso l'Arciduca Ferdinande il doge Foscarini; dal Bresciano vennero anche gli Avoscano e i Pezzen; nel 1434 la nobile famiglia Migazzi di Rasura in Valtellina si stabill a Cogolo, dove aveva acquistato dei beni giä qualche anno prima (1420); a Vermiglio i Pezzani giunsero da Pezzo in Valcamonica, ecc.: gli esempi ehe potrei portare sono moltissimi e tutti ben documentati. In conclusione nell'alta Val di Sole si stabilirono fra il XIV e il XVI secolo ben 122 delle 155 famiglie lombarde immigrate nella valle. Giovanni Ciccolini11 riporta le seguenti presenze : Commezzadura 3 famiglie, Mezzana 11, Ossana 45, Peio 24, Pellizzano 34, Vermiglio 5. luogo d'origine era per lo piü la Valtellina, in buona parte anche la Valcamonica, piü di rado le valli bergamasche. L'immigrazione dalle valli lombarde comincio a diminuire fortemente a partire dalla meta del secolo XVI. Accanto aU'immigrazione secondo Battisti12 ha valore per la questione solandra anche remigrazione. Questa fu in Val di Sole molto piü forte ehe altrove nel Trentino e incominciö giä nel XIV secolo, secondo quanto ci riferisce Tomaso Bottea.13 Secondo Battisti e molto interessante il fatto ehe tale emigrazione si sia indirizzata sempre verso le medesime zone: dalla Pieve di Ossana andavano i paroloti nell'Italia del nord - soprattutto Lombardia e Emilia - e in Toscana, dalla Pieve di Malo andavano i segantini sempre in Lombardia e anche nel Piemonte. Questa emigrazione stagionale ebbe una forte influenza nel lessico, ehe dimostra una ricchezza insolita per gli altri dialetti trentini. A dimostrazione di quanto asserisco basterebbe consultare le circa quattromila voci del dialetto di Mezzana raccolte nel secolo passato dal Dr. Annibale

10 1! 12 13

Battisti 1911,8. Ciccolini 1936. Battisti 1911, 10. Bottea 1890, 24 sgg.

18

Giulia Mastrelli Anzilotti

Salvadori.14 Come giustamente osserva Tomasini:15 la maggiore contaminibilita linguistica έ una caratteristica delle valli a economia poverissima. Ci non e valido invece per la Val di Non, vallata ad economia agricola ben pi felice. Tuttavia alcuni caratteri di tipo ladino di quella ehe fu la parlata originaria si presentano ancora con una certa intensit in Val di Peio e nel comune di Mezzana e affiorano anche altrove a precisa testimonianza di una loro pi ampia estensione per il passato. Questi caratteri sono: 1) La dittongazione di e breve latina in -ίέ in sillaba libera e neue finali -ellu/ella : bait l, si&ga; limitatamente a Peio paese e attualmente quasi scomparsa, ma ampiamente documentata dalla toponomastica: Tav la, Croziel, i Lagostm ecc„ Π fenomeno si presenta anche nei Grigioni16 e nell'alta Val di Non (Soratou).11 2) L'oscuramento ad a della a atona desinenziale (b&na, l n ) si trova a Mezzana, dove e molto intense; si attenua poi ad occidente di Mezzana verso Cusiano ed Ossana, per ricomparire a Vermiglio e a Peio paese (dove per sta perdendo teneno). Battisti nel 191118 lo trovava molto intense proprio a Peio paese, mentre circa dieci anni prima Karl von Ettmayer,19 curiosamente, non lo segnalava ηέ per Peio ηέ per Vermiglio. E fenomeno si presenta intense anche a ovest di Mezzana, e precisamente a Castello, frazione di Pellizzano, un paese montano, lontano cioe dalla strada principale e quindi meno accessibile. E' scomparso invece nel vicino paese di Termenago, mentre resiste sporadicamente a Mastellina. E' un fenomeno ehe si ritrova sia in Val di Non (Rumo, Mezzalone) ehe in Val Cainonica.2^ 3) La riduzione del suffisso latino -ariu ad - ai:ferai, salgai. E' presente in Val di Peio e a Mezzana, ma a Cogolo si comincia a sentire spesso la doppia forma. Si sente ad esempio: pomdi e pomar. Ci contrariamente a quanto afferma Renato Maturi21 ehe da il fenomeno presente solo a Mezzana. Lo Ettmayer22 riporta delle documentazioni archivistiche risalenti al ΧΙΠ secolo ehe testimoniano una maggior diffusione del fenomeno nell'alta e anche nella media valle: ad esempio Imaio per Dimaro - paese della media valle- nel 1209. La toponomastica del resto attesta il fenomeno anche per la zona di Pellizzano, dove si hanno toponimi del tipo Vegaia, Pontaia. Π fenomeno e presente nell'alta Val di Non.23 4) La velarizzazione di / davanti ad altra consonante ehe non sia labiale. A quanto scriveva Battisti nel 191124 il fenomeno si limitava ai comuni montani di Mezzana, Vermiglio e Peio. Lo 14

15 16 17 18 19 20 21 22 23 24

Manoscritto di proprieta della Fondazione Giorgio Cini di Venezia, a cui lo cedette Carlo Battisti, ehe a sua volta l'aveva avuto dalla vedova nei primi anni di questo secolo. Tomasini 1955, 143. Ascolil873, nro27. Mastrelli Anzilotti 1974, 14. Battisti 1911, 41, §47. Ettmayer 1902, parad. 46. Mastrelli Anzilotti 1976, 5, 66; Tempini 1908, 17; Ascoli 1873, 296, nota. Maturi 1963, 48, § CXXII. Ettmayer 1902, 375. Ettmayer 1902, parad. 11. Battisti 1911,20.

/dialetti dell'alta Val di Sole

19

Ettmayer nel 1902^ lo escludeva per Vermiglio e lo segnalava invece a Dimaro - il paese della media valle ehe abbiamo gi incontrato - e per 1'antico anche a Fucine. Attualmente il fenomeno fc pi esteso per 1'evidente influsso anaune ehe risale a ritroso il corso del Noce, soprattutto davanti a dentale e con tendenza ad o piuttosto ehe ad w.26 Quindi si ha caut, coot, aut, dot ecc. Nella parlata di Peio paese si avevano un tempo forme sia con u ehe con ul, cioe caut e cau.lt. Come del resto abbiamo nei Grigioni27 e come un tempo si aveva nell'alta Venosta prima ehe questa venisse germanizzata. Ce lo attesta la toponomastica: ad esempio, nel 1536 a Mazia, Awaschaulda cioe 'acqua calda'.28 5) La conservazione dei gruppi bl, cl,fl, gl,pl, presente sia in Val di Peio ehe, ma con oscillazioni, da Fucine a Mezzana. Oscillazioni di cl in formula iniziale si hanno anche a Cogolo e a Peio dove si sente clamor e ciamar. E' ben documentata dalla toponomastica: a formula iniziale sono present! tutti i gruppi (a Flegdia, Planeza, ai Blanchini, la Plata, le Glaie ecc.) e a formula secondaria i gruppi bl e cl (ent a I'lscla, sot al Tabla ecc.). Da Ossana al Tonale per influsso camuno cl primario intervocalico fe pronunciato g (palatalizzato): oclu diventa dgio. Sempre a Cogolo si sente plan e blanch accanto pero apian, blanch efibla. Tali oscillazioni sono dovute alle sollte incertezze ehe si hanno ai confini dell'estensione di un fenomeno anche se tale fenomeno non έ del tutto sconosciuto al lombardo alpino.29 Cl in formula iniziale έ conservato infatti sia nell'alto camuno ehe nel bormino. Nei Grigioni i gruppi si mantengono almeno in formula iniziale mentre in Val di Non ei sono numerose oscillazioni.30 6) La mancanza dell'assibilazione, vale a dire il mantenimento di cef ci, ge e gi: cέnat gέnt. Anche questo έ pero un fenomeno comune ai Grigioni e a diversi paesi sia dell'alta Valcamonica e ehe dell'alta Valtellina,31 mentre in Val di Non predomina l'assibilazione. Due fenomeni di tipo ladino nel vocalismo, ehe sono ormai scomparsi, sono documentati dalla toponomastica: a) la dittongazione di a tonica davanti a nasale e documentata da due toponimi di Cellentino in Val di Peioif ra enplauni e su en salvauni. 32 II fenomeno έ proprio dei Grigioni33 e un tempo lo era anche dell'alta Venosta, prima della sua germanizzazione. Troviamo infatti, ad esempio, nel 1538 a Mazia il toponimo Fontauna marcia e nel 1575 a Nodrio Val tschaplauna.^

25 26 27 28 29 30 31 32 33 34

Nei§§31e33. Maturi 1%3, 30, § LX. Ascoli 1873. nro 111. Battis 1936-1937, nro 2636. Ascoli 1873, 301-304. Ascoli 1873, 57 sgg.; Battisti 1908, 89 sgg. Ascoli 1873, 79 sgg., 92 sgg.; Bonfadini 1990, 62. Mastrclli Anzilotti 1987, nri 1090 e 1117. Ascoli 1873, nri 5, 6. Battisti 1936-1937, nri 2714 e 265.

20

Giulia Mastrelli Anzilotti

b) La dittongazione di ο breve latina in sillaba libera e documentata nel 152235 da un toponimo di Peio passe: fitem de la Borchola (attualmenteyora de la borcola)?^ Essa torna nei Grigioni e nell'alta Val di Non (Soratou)?1 Interessante e ehe la caratteristica di tipo ladino pi vistosa, vale a dire la palatalizzazione delle velari c e g davanti ad a, sia assente del tutto. Non se ne trovano esempi neanche nella toponomastica storica.3** L'unica eccezione, secondo Tomasini,39 e formata dalla Commezzadura, dove il fenomeno fonetico sarebbe giunto dalla bassa valle. Tomasini ha fatto la sua inchiesta negli anni 'SO, ma attualmente, come ho potuto constatare di persona, il fenomeno e del tutto sconosciuto alle persone al di sopra degli ottanta anni, non solo ma non ho trovato nessuno di questa et ehe si ricordi di averlo mai sentito in bocca ai genitori o ai nonni. Tomasini deve essere incorso in un infortunio, deve aver infatti avuto degli informatori poco affidabili, altrimenti si dovrebbe pensare a un progressive adeguamento alia pronuncia dell'alto solandro ehe e parlato, non solo nei paesi prima della Commezzadura, procedendo da occidente, ma anche, sempre sulla sinistra del Noce, nel paese seguente, Presson. Interessante mi pare il fatto ehe a Peio paese si dica ch' std, ch' r, ch' f, ch' na, vale a dire ehe si abbia la palatalizzazione della c davanti alia vocale media. A quanto mi risulta questa e 1'unica volta ehe il fenomeno sia stato recepito. Non lo segnalano infatti ηέ Battisti, ηέ Ettmayer e ηέ Tomasini. Qui si trattera ovviamente non di influenze basso- solandri ma piuttosto valtellinesi e precisamente della valle superiore,40 dove il fenomeno, a detta di Gerhard Rohlfs e di Clemente Merlo, e ο almeno era molto intenso.41 Va ricordato a questo proposito ehe gli studi di Giovanni Ciccolini42 hanno portato alia conclusione ehe nei secoli passati la massima parte delle relazioni dell'alta Val di Sole con la Lombardia avvennero non tramite la Valcamonica ma tramite appunto la Valtellina. Per quanto riguarda la palatalizzazione delle velari c e g invero Battisti nel 191143 scriveva ehe secondo alcuni vecchi contadini di Peio un tempo la palatalizzazione di ca e ga esisteva. Tuttavia Battisti non ne era convinto percho non ne trovava traccia ηέ nel pezzo di Giuseppe Arvedi44 scritto a meta del secolo scorso, dove leggo ad esempio nanca, ηέ nella Carta di Regola edita dal Rosati4^ ehe risale al 1522, dove leggo sot case, roncal, cauda. Per quanto riguarda la morfologia, degna di nota e la soprawivenza della s di desinenza nella Π* persona singolare del prcsente e dell'imperfetto indicativo :fas,faves, gas, gaves con la sola eccezione per il presente a Ossana - Pellizzano, dove si dice fit e ghat. Questo e - come asserisce Quaresima e concede Tomasini - un altro importante punto di contatto del dialetto solandro con 1'area ladina.

35

Rosati 1904, cap. 19. Mastrelli Anzilotti 1987, nro 283. 37 Ascoli 1873, 243, nota; Mastrelli Anzilotti 1974, 14. 38 Mastrclli Anzilotti 1986, 153-163. 39 Tomasini 1955, 143. 40 Rohlfs 1966, 199; Merlo 1924, 216. 4 1 Π prof. Giovanni Bonfadini mi comunica ehe il fenomeno fc rilevabile anche a Pezzo in Val Camonica. 42 Vedi nota 10. 43 Battisti 1911,43. 44 Arvedi 1881,12. 45 Vedi alia nota 35. 36

Idialetti dell'alta Val di Sole

21

Come si έ visto forti influssi lombardi hanno agito su una parlata originariamente di tipo ladino: e owio quindi ehe non e possibile individuare una zona lombardo-alpina e una di tipo ladino. In effetti i fenomeni di tipo ladino non sono limitati a Peio e a Mezzana, come έ ritenuto dai pi , ma affiorano qua e la per tutta 1'alta valle e se non lo sono attualmente sono pero attestati per il passato. Da sottolineare έ inoltre ehe alcuni di questi fenomeni sono present! anche nel lombardo alpino e cioe l'oscuramento ad della a atona desinenziale, la conservazione del gruppo cl in formula iniziale, la mancanza dell'assibilazione e la palatalizzazione della velare c davanti alia vocale media. Approfondire questo punto ci porterebbe per troppo lontano, alia cosiddetta questions ladina. Vediamo ora di fissare il confine fra alto e basso solandro. Bisogna prima dire ehe esistono dei paesi centrali, dipendenti un tempo dalla Pieve di Mal6, nei quali i due dialetti, cioe 1'alto solandro e il basso solandro, dovettero venire in contatto ο meglio in conflitto tra di loro e nei quali per il basso solandro pare aver avuto la meglio soprattutto grazie airimmigrazione di rabbiesi ormai anaunizzati: ad esempio, a Croviana, dove la quasi totalita della popolazione e rabbiese di origine.46 A Mate, ehe έ il capoluogo della valle, un tempo si parlava ancora 1'alto solandro. Tomasini47 riferisce di aver eseguito uno spoglio accurato dei document! pubblicati nel secondo volume degli Inventari e regesti degli archivi parrocchiali della Val di Sole di Giovanni Ciccolini (il secondo volume έ dedicate appunto alia Pieve di Mal6)48 per ricercarvi parole inizianti con ca e ga e non vi ha trovato il minimo segno di palatalizzazione.49 D'altro canto 1'Ascoli la segnala invece proprio per Male\50 Secondo Tomasini51 queste oscillazioni si devono al fatto ehe a Mal6 coesistevano tre diversi dialetti: a) 1'alto solandro, ehe lui chiama solandro autentico; b) il dialetto rabbiese; c) il dialetto trentino - anaune, cioe il dialetto comune alia parlata commerciale e ai traffici con la valle di sotto. Tomasini negli anni 50, quando ha svolto la sua inchiesta, trovo ancora questa situazione da lui definita guazzabuglio maletano, anche se il dialetto solandro autentico era parlato ormai da ben poche famiglie. Ma attualmente tale dialetto non e pi parlato, mentre quello rabbiese έ preponderante. In una tesi di laurea sul dialetto di Mal6 ehe risale ai primi anni del secondo dopoguerra,52 tutte le parole inizianti con ca e ga palatalizzano. Parlano invece ancora alto solandro i paesi di Presson e di Dimaro. A sud di Dimaro una strada medioevale, ma con ogni probability su tracciato preistorico, porta al Passo di Campo Carlo Magno (1682 m.) e scende poi in Rendena.53 Ma influssi rendenesi non sono gran ehe avvertibili nella parlata di Dimaro, ηέ rimmigrazione dalla Rendena fu rilevante: a Dimaro vennero gli Strada da Strada, a Carciato i Cavaleri da Caderzone e a Mezzana i Maturi da Pinzolo. Tutti dopo il secolo XVI.54 46

Tomasini 1955, 138. Tomasini 1955, 132. 48 Ciccolini 1939. 4 " Scrive Tomasini (1955): [...] metto in rilievo qui U suo valore documentario, ehe se I'eccezione della scrittura storica pud essere sollevata per singoli casi ο addirittura per intern la classe dei toponimi, difficilmente essa si sostiene contra la testimonianza di tre secoli quando per dipiu nello spoglio sono equamente rappresentati toponimi, sopramomi, indicazioni locali generiche fatte confrasi dialettali di evidente chiarezza efedelta. 50 Ascoli 1873. 323, nota 7. 51 Vcdi alia nota 39. 52 Scozzarclla 1948-1949. 53 L'ospizio sul passo fc documentato dal 1207. 54 Per i rapporti fira solandro e rendenese vedi Bonfadini 1989,13 sgg., 64 sgg. 47

22

Giulia Mastrelli Anzilotti

L'avanzamento del basso solandro nei paesi central! e attestato anche da testimonialize scritte risalenti alia meta del secolo scorso ehe presentano i due diversi modi di pronuncia, cioe quello dell'alto solandro e quello del basso solandro. Porto un esempio: la parlata di Monclassico, dove attualmente si parla basso solandro, nella versione della parabola del figliuol prodigo non presenta la palatalizzazione delle velari c e g davanti ad a, mentre in un saggio sempre sul dialetto di Monclassico riportato da Mitterrutzner essa e presente ripetutamente, ad es. chiargia, na bona ciausa.55 Ambedue le testimonianze risalgono agli anni 1850-1860, quando era assurdo pensare a un'influenza trentina. Quindi alle condizioni attuali il confine fra alto solandro e basso solandro, procedendo da ovest verso est, corre sulla destra del Noce dopo Dimaro e sulla sinistra dopo Presson, includendo anche quella ehe Tomasini defmiva 1'isola di Commezzadura percho, secondo i suoi dati - ehe come si e detto non appaiono validi - era raggiunta dalla fase fricativa. II territorio dell'alto solandro si mostra invece compatto e si estende oltre il confine della Pieve di Ossana, addirittura per il passato giungeva fino a comprendere Male. Tutto ciö conferma sia 1'impostazione data al dialetto alto-solandro da Battisti, sia - almeno in buona parte, come si visto - la tesi di Tomasini di un avanzamento a ritroso del Noce del basso solandro. Va sottolineato inoltre ehe i diversi fenomeni di tipo ladino - come ho giä detto in parte pero anche present! nel lombardo alpino - paiono classificare 1'area alto solandra sia attualmente ehe per il passato come una zona intermedia fra il lombardo alpino e il ladino grigionese/venostano.

Bibliografia Arvedi, Giuseppe (1888): Illustrazione della Val di Sole pel sacerdote Giuseppe Arvedi di Celentino, Trento: Scotoni e Vitti, (ristampa anastatica a cura del Centre Studi per la Val di Sole, La Grafica, Mori, 1986). Ascoli, Graziadio Isaia (1873): Saggi ladini, "Archivio Glottologico Italiano" 1, 1-556. Battisti, Carlo (1908): Die Nonsberger Mundart (Lautlehre), "Sitzungsberichte der Akademie der Wissenschaften", Wien. Battisti, Carlo (1910a): Zur Lautlehre der Nonsberger Mundart, "Revue de Dialectologie Romane" 2, 1-30. Battisti, Carlo (1910b): Lingua e dialetti nel Trentino, "Pro Culture" l, 1-30; 178-205. Battisti, Carlo (1911): Zur Sulzberger Mundart. Ein Reisebericht, "Anzeiger der philosophischen-historischen Klasse der Akademie der Wissenschaften", Wien. Battisti, Carlo (1936-37): Inomi locali dell'Alta Venosta, 2 voll., Firenze: Rinascimento del Libra Bonfadini, Giovanni (1989): La posizione linguistica della Val Rendena, "Archivio per l'Alto Adige. Rivista di Studi Alpini" 83, 1-74. Bonfadini, Giovanni (1990): // dialetto bresciano: modello cittadino e varietä periferiche, "Rivista Italiana di Dialettologia" 14, 41-92. Bottea, Tomaso (1890): Storia della Val di Sole, Trento: Monauni. Ciccolini, Giovanni (1936): Immigrati lombardi in Val di Sole nei secoli XIV, XV e XVI. Contribute alia storia delle miniere solandre, Milano: Premiata Tipografia Pontificia ed Arcivescovile S.Giuseppe. Ciccolini, Giovanni (1939): Inventari e regesti degli archivi parrocchiali della Val di Sole, Trento: Ardesi. Ettmayer, Karl von (1902): Lombardisch-ladinisches aus Siidtirol. Ein Beitrag zum oberitalienischen Vokalismus, "Romanische Forschungen" 13, 321-672. Lunelli, Francesco: Appunti per servire alia storia dei dialetti trentini, ms. n. 2874 della Biblioteca Comunale di Trento. Mastrelli Anzilotti, Giulia (1974): / nomi locali della Val di Non, vol. I, Firenze: Olschki. Francesco Lunelli, Appunti per servire alia storia dei dialetti trentini; ms. 2874 della Biblioteca Comunale di Trento; Mitterrutzner 1856, 24 sgg.

/ dialetti dell'alta Val di Sole

23

Mastrelli Anzilotti, Giulia (1976): / nomi locali della Val di Non, vol. II, Firenze: Olschki. Mastrelli Anzilotti, Giulia (1986): Tracce Iodine in Val di Peio: contribute toponomastico per uno studio dialettologico, "Mondo Ladino" 10, 153-163. Mastrelli Anzilotti, Giulia (1987): / nomi locali della Val di Peio (la Valletta), Firenze: Olschki. Maturi, Renato (1963): Studio sul dialetto della Val di Sole, Bolzano: Centra di Culture dell'Alto Adige. Mitterrutzner, Johann. Ch. (1856): Die rätoladinischen Dialekte in Tirol und ihre Lautbezeichnung, "Programm des k.k.Gymnasiums", Bressanone, 24 segg. Politzer, Robert L. (1%7): Beitrag zur Phänologie der Nonsberger Mundart, Innsbruck: Institut für Romanische Philologie der Leopold Franzens-Universität Quarcsima, Enrico (1959): Intomo allaparlata solandra, "Studü Trentini di Scienze Storiche" 38,177-181. Rohlfs, Gerhard (1966): Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti. Vol. I: Fonetica, Torino: EinaudL Rosati Luigi (1904): La carta di regola del comune di Peio, "Rivista Tridentina" 4. Scozzarella, Giuseppina (1948-1949): // dialetto di Male, Tesi di laurea inedita, Universita di Padova (relatore C. Tagliavini). Tempini, Ottavio (1908): // dialetto camuno a Capo di Ponte e nei dintomi, Brescia: Luzzago. Tomasini, Giulio (1955): Le palatali nei dialetti del Trentino, Roma-Milano: Fratelli Bocca, Totnasini, Giulio (1960): Profilo linguistico della Regione Tridentina, Trento: Arti Grafiche Satumia.

Giovanni Bonfadini

I sistemi consonantici dei dialetti alto-italiani: U caso delTAlta Val Camonica l.Dtenitorio Geograficamente l'Alta Val Camonica (d'ora in poi AVC) corrisponde alia sezione superiore della valle del fiume Oglio, dalla confluenza dell'Ogliolo (proveniente dall'Aprica per la valle di Corteno) fino alia conca di Ponte di Legno, dove la valle termina chiusa tra il massiccio dell'Adamello e i contrafforti meridional! del gruppo Ortles-Cevedale.1 Amministrativamente rappresenta la parte piü settentrionale della provincia di Brescia, confinante a nord e a ovest con la lombarda provincia di Sondrio e ad est con la provincia di Trento. L'economia, un tempo tipicamente alpina, si e profondamente trasformata negli Ultimi decenni al servizio del massiccio sviluppo turistico (specialmente nel comprensorio Ponte di Legno-Tonale). Accanto a numerose attivita artigianali, mantengono comunque una notevole importanza i settori tradizionali dell'allevamento (con la relativa produzione casearia) e della lavorazione del legname. La popolazione residente non supera le 11.000 unitä ed e concentrata per il 60% nei due centri principal!: Edolo, capoluogo storico, alia confluenza della valle di Corteno, e Ponte di Legno, la principale stazione di sport invemali della Lombardia Orientale.2 collegamento con Brescia (ehe dista da Edolo esattamente 100 km.) awiene lungo la Media e la Bassa Valle Camonica, percorse anche da una linea ferroviaria inaugurata nel 1909.3 Se naturalmente Brescia e sempre stata il polo urbano di riferimento, non meno importanti, specie per il passato, sono stati i contatti e gli scambi con le valli confinanti, assicurati da una fitta rete di collegamenü attraverso i valichi alpini. In particolare: - con la Media Valtellina per il passo delYAprica (ehe porta a Tirano) e U passo del Mortirolo (tra Monno e Mazzo di Valtellina), il secondo oggi poco frequentato, ma nel passato di primaria importanza;4 L'AVC e posta lungo la cosiddetta linea insubrica, sequenza di valli parallele alia catena alpina (Bassa e Media Valtellina, Val di Corteno, AVC, Val di Sole), ehe separa sistemi orografici di diversa eü e consistenza geologica. La disposizione geografica stessa ne fa perciö una via di comunicazione privilegiata tra le Alpi lombarde ed atesine. I dati si riferiscono alia fine del 1990. I collegamenti sono stretti anche con Bergamo (distante esattamente come Brescia): il dialetto della citta orobica ha fatto sentire la sua influenza soprattutto nella Bassa e Media Valle. Nonostante la maggiore altitudine del Mortirolo (1900 metri rispetto ai 1100 dell'Aprica). In una relazione del 1627 il Mortirolo e descritto come il collegamento piü agevole e sicuro, rispetto aU'Aprica, considerato pericoloso per il carattere impervio del percorso. Quest'ultimo veniva infatti definite zapelli de Averiga, da

26

Giovanni Bonfadini

- con Bormio (Alta Valtellina) per il passo di Gavia e la Valfurva; - con la Val di Sole e il bacino dell'Adige per il passo del Tonale, citato come via di transito giä in un documento del 774.5

2. La documentazione linguistica La scarsa documentazione dialettale dell'intera Val Camonica, ehe si riduce, in pratica, alle due inchieste present! nell'AIS (Borno, p. 238, e Sonico, p. 229), ha naturalmente impedito anche il riconoscimento di una specificita linguistica all'Alta Valle, di cui si da una prima descrizione in Bonfadini 1990a (62-6S).6 I dialetti camuni sono stati addirittura spesso separati dal bresciano: il Rohlfs li considera bergamaschi, oscillando nella sua defmizione (riguardo a Sonico) tra "bergamasco Orientale" e "bergamasco settentrionale" (Rohlfs 1966). Ne migliore fortuna hanno avuto nella classificazione del LEI, dove, presumibilmente sulla base di una lettura erronea della Carta dei dialetti d'ltalia di G.B. Pellegrini (1977), vengono assegnati alia sezione denominate "trentino occidental" (ehe comprende i dialetti delle Giudicarie, ma anche della bresciana Val Sabbia!).7 Prescindendo dall'inchiesta AIS di Sonico, troviamo ancora dati sull'AVC nella monografia di von Ettmayer (1902) sul vocalismo dei "dialetti lombardo-ladini del Sud Tirolo"8 e nel lavoro di Stampa (1937) sul lessico lombardo alpino.9 Precasaglio, frazione di Ponte di Legno, stata oggetto di un'inchiesta completa dell'ALI,1^ ma questo preziosissimo materiale giace per il momento inedito nell'archivio torinese dell'ALI. Tre punti dell'AVC (Edolo, Monno, Ponte di Legno) sono infine present! nella rete di raccolta dell'ALD (Atlante del Ladino Dolomitico), in corso di allestimento presso 1'universita di Salisburgo sotto la direzione di Hans Goebl.1 *

zapello, voce dialettale ehe significa 'gradino scavato nella roccia' e quindi 'sentiero malagevole di montagna': cfr. Leo 1988, 127. Nel passato erano usati (con esclusione del periodo invernale) anche almeno altri tie o quattro valichi verso la Valtellina, tutti di altitudine compresa fra i 1800 e i 2500 metri (Leo 1988). La partecipazione dell'AVC a tratti linguistic! di tipo alpino non era pero sfuggita a Carlo Battisti, come si ricava da numerosi suoi accenni e, in particolare, da Battisti 1931. Dal punto di vista linguistico, in questo saggio il concetto di AVC viene esteso verso sud fino a Malonno, dove ha inizio il sistema consonantico della Media e Bassa Valle (cfr. 4.). Cfr. Pfister 1979, 3 e Pfister 1991, 8. L'equivoco e presente anche nella Carta dialettologica italiana, redatta da G. Holtus, dove anche la Media Valle e compresa sotto 1'etichetta trentino occidental (Holtus 1989, carta 1). Le localita prese in considerazione sono Vezza d'Oglio e Ponte di Legno. Che fornisce alcune voci relative a Monno e a Cortenedolo (fraz. di Edolo in val di Corteno). L'inchiesta, contrassegnata dalla sigla Ac 13 109, e stata condotta da Ugo Pellis nel 1938. Cfr. Bauer-Goebl 1991. Grazie alia cortesia dello studioso austriaco, ehe ringrazio vivamente, ho potuto consultare il materiale raccolto nei tre punti.

/ sistemi consonantici dell'alta Val Camonica

27

3. Caratteristiche linguistiche dell'Alta Val Camonica Le ricerche ehe vi ho in corso da alcuni anni rivelano un'area di grande Interesse linguistico, sia per le dinamiche interne ai dialetti lombardi, sia per fenomeni di piü ampia portata nel quadro delle parlate alto-italiane, come giä avevano notato (con riferimento ai dati AIS di Sonico) Trumper 1977 e Tuttle 1985.12

3.1. Fenomeni caratterizzanti del lombardo Orientale L'AVC mostra una forte resistenza alia penetrazione di molti di questi tratti, la cui diffusione e assai piü compatta in area bergamasca ehe non in area bresciana.13 In particolare: - le vocali alte anteriori ii, i si conservano in sillaba chiusa (brüt, "brutto", kuntt, 'coniglio') e davanti a m (füm, 'fumo', lima, 'lima'), rispetto all'abbassamento di B S e BG14 (brat, koned, föm, lema). L'abbassamento si verifica solo in posizione finale (so, 'su', se, 'si'), tranne ehe per / da Ternü in su; - si conserve tra vocali (kaval, 'cavallo', ova, 'ape', leva, 'lievito'), rispetto alia caduta di BS e BG (ka-al, -a, leaf), ehe e pero in via di diffusione specialmente a Edolo, Temü e Ponte di Legno; - il suffisso -atu si e sviluppato in -a (kanta, 'cantato', merka, 'mercato', leva,) rispetto ad -at di BS e BG (kantat, merkat, leaf); - le nasali m, n si conservano davanti a consonante (kamp, 'campo', dent, 'dente', pQnt, 'ponte') da Vione in su, rispetto alia caduta di BG e di larga parte di BS (kap, del, put).

3.2. Opposizione tra bresciano e bergamasco NeU'ambito dei dialetti lombardi orientali, B S si differenzia da BG per una serie di tratti ehe, in molti casi, rappresentano un awicinamento al tipo dialettale veneto.15 La Val Camonica, ehe per gran parte confina con la provincia di Bergamo, costituisce naturalmente un territorio privilegiato per I'osservazione di questi conflitti. Ora, mentre la Bassa e la Media Valle presentano in alcuni casi tratti bergamaschi in opposizione ai corrispondenti bresciani, 1'Alta Valle mostra preferibilmente tratti bresciani:

12 Un primo panorama delle caratteristiche linguistiche dell'AVC compare, come si e detto, in Bonfadini 1990a, 62-65. Attualmcnte 1'AVC e compresa in un progetto di ricerca sul lessico bresciano, denominato, Atlante Lessicale Bresciano, coordinate da G. Bonfadini presso la Fondazione Civilta Bresciana di Brescia (una presentazione del progetto in Bonfadini 1993). 13 Anche tutta la fascia Orientale del territorio bresciano, dal Lago d'Idro alia riva occidentale del Garda, insieme alle valli trentine occidental! linguisticamente lombarde, non e stata raggiunta da molte innovazioni lombarde orientali. Per una descrizione puntuale dell'estensione dei tratti lombardi orientali cfr. Bonfadini 1990b. '4 Con BS e BG si intendono, rispettivamente, i dialetti bresciano e bergamasco, in particolare nelle lore varieta cittadine. 15 Cfr. Bonfadini 1990a, 49-51.

28

Giovanni Bonfadini

- esito di -cl- intervocalico: il tipo bergamasco z16 (orfza, Orecchio', penaza, 'zangola'), prevalente in Bassa e Media Valle, risale 1'AVC fino a Vezza, ma da Vione troviamo il bresciano c (orpca, penaca); - desin. di I plur. del pres. indie.: a partire da Incudine abbiamo il tipo bresciano kantQm, rispetto al bergamasco an kanta (< homo cantat) della Bassa e Media Valle; - articolo determ. masch. sing.: prevale il bresc. el,17 mentre e del tutto assente il berg.