Il tiranno e l'eroe. Storia e mito nella Grecia antica
 8843066471, 9788843066476

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LINGUE E LETTERATURE CAROCCI l 145

In copertina: Anfora attica a figure nere attribuita al Pittore dell'Altalena, circa 530 a.C., per gentile concessione del Museo Archeologico Nazionale di Atene (National Archaeological Museum, Athens ­ photographer Kostas Xenikakis. Copyright © Hellenic Ministry of Education and Religious Affairs, Culture and Sports l Archaeological Receipts Fund).

Volume pubblicato con il contributo dell'Università degli Studi "G. d'Annunzio" di Chieti-Pescara (fondi ex 6o%) e del Dipartimento di Lettere, Arti e Scienze Sociali

18 edizione, ottobre 2012 ©copyright 2012 b y Carocci editore S.p.A., Roma

Impaginazione e servizi editoriali: Pagina soc. coop., Bari Finito di stampare nell'ottobre 2012 dalla Litografia Varo (Pisa ) ISBN

978-88-430-6647-6

Riproduzione vietata ai sensi di legge (art. 171 della legge 22 aprile 1941, n. 633 ) Senza regolare autorizzazione, è vietato riprodurre questo volume anche parzialmente e con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche per uso interno o didattico.

Carmine Catenacci

Il tiranno e l'eroe Storia e mito nella Grecia antica

Carocci editore

In copertina: Anfora attica a figure nere attribuita al Pittore dell'Altalena, circa 530 a.C., per gentile concessione del Mu­ seo Archeologico Nazionale di Atene (National Archaeological Museurn, Athens- photographer Kostas Xenikakis. Copyright © Hellenic Ministry of Education and Religious Affairs, Culture and Sports lArchaeological Receipts Fund).

Volume pubblicato con il contributo dell'Università degli Studi "G. d'Annunzio" di Chieti-Pescara (fondi ex 6o%) e del Dipartimento di Lettere, Arti e Scienze Sociali

18 edizione, ottobre 2012 ©copyrigh t 2012 b y Carocci editore S.p.A., Rom a

Impaginazione e servizi ed ito riali : Pagin a soc. coop., Bari Finito di stam pa re nell'ottobre 2012 dalla Litografia Varo (Pisa ) ISBN

978-88-430-6647-6

Riproduzione vietata ai sensi di legge (art. 171 della legge 22 aprile 1941, n. 633) Senza regolare autorizzazione, è vietato riprodurre questo volume anche parzialmente e con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche per uso interno o didattico.

Indice

I.

Prefazione

7

Premessa alla seconda edizione

8

Nota dell'autore

9

Introduzione. Le deformità elettive

13

Segni premonitori

38

Segni che accompagnano la nascita 1.2. Segni di potere e di morte

I . I.

38 65

2.

I genitori

99



L'eros

121



Figli e figlie

142



Intelligenza e fortuna

156

6.

La morte

196

Conclusioni

207

Riferimenti bibliografici

209

Indice dei nomi antichi

225

Indice delle parole notevoli

234 5

Prefazione

All'origine di questo libro c'è la constatazione empirica di analogie biogra­ fiche e comportamentali tra alcuni tiranni storici della Grecia antica e al­ cuni eroi del mito. Presto, questa semplice constatazione ha dovuto cede­ re il posto ad un'analisi ben più articolata. Procedendo nella lettura dei testi, le analogie si sono rivelate sempre più numerose e cospicue. Non si è trattato più solo (o tanto) di alcuni tiranni e di alcuni eroi, bensì del " tiranno" e dell"'eroe " nella realtà e nell'immaginario dei greci. Storia e mito sono venuti a incrociarsi, confondersi, influenzarsi, rimettendo in discussione per l'ennesima volta la definizione sia di "storia" sia di "mito" ed evocando, in alcuni casi, modelli e motivi diffusi anche al di là della Grecia antica. Più discipline, ma anche più approcci metodologici hanno contribuito, ciascuno a modo proprio, a delineare l'immagine del tiranno/ eroe che dalla ricerca emerge. Questo libro, un cui primo parziale passaggio è costituito dalla mia Dissertazione di dottorato del 1992, deve molto ad alcune persone che desidero ringraziare. Innanzitutto Massimo Vetta, che ha seguito con at­ tenzione non solo gli sviluppi di questa ricerca, ma tutta la mia formazione. Paola Angeli Bernardini e Roberto Pretagostini hanno letto l'intero datti­ loscritto, prodighi di preziosi suggerimenti ed incoraggiamenti. Marialui­ gia Di Marzio mi ha gentilmente aiutato nella revisione finale. Speciale riconoscenza intellettuale e umana devo a Bruno Gentili: questo libro ha preso forma in un continuo e originale confronto di idee con lui. Pescara, dicembre 1995

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Premessa alla seconda edizione

Diverse ragioni mi inducono alla pubblicazione della seconda edizione di questo volume. La prima edizione, pubblicata nel 1996, è ormai esaurita da diversi anni e da più parti ho ricevuto sollecitazioni affinché il testo sia nuovamente disponibile. Inoltre, negli ultimi anni, la tirannide greca anti­ ca è al centro di un vivace dibattito critico. Il tema è trattato in numerosi nuovi studi, anche con taglio originale, molti dei quali si muovono nella stessa direzione interpretativa additata in Il tiranno e l'eroe. Infine, dal 1996 a oggi, ho avuto modo di rivedere e approfondire diversi passaggi della trattazione, soprattutto in relazione ad aspetti specifici che sono sta­ to invitato a sviluppare in vari convegni e seminari. Di qui le caratteristiche del volume rispetto alla prima edizione. In più punti la discussione è am­ pliata e il sistema dei riferimenti alle testimonianze antiche e agli autori moderni è reso più preciso, ma in gran parte i contenuti dell'opera sono invariati. Anche l'articolazione dei capitoli ripropone la struttura origina­ le; ho aggiunto soltanto un breve capitolo di conclusioni. La bibliografia è aggiornata e ampliata. E non ho mancato di tenere presenti le notazioni dei recensori della precedente edizione. Un vivo ringraziamento rivolgo a Simona San toro, Maria Vittoria Toz­ zi e Valentina Falconi, che hanno collaborato alla preparazione del datti­ loscritto e alla revisione delle bozze di stampa, a Margherita Paolini e a Marco Recchia che hanno curato l'Indice dei nomi. Simona Santoro ha curato anche l'Indice delle parole notevoli. Spoltore, agosto 2012

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Nota dell'autore

Le citazioni di Pindaro seguono B. Snell, H. Maehler, Pindarus, ParsI . Epinicia (19878) , H. Maehler, ParsII . Fragmenta, Leipzig 1989, tranne che per le Pitiche, per le quali ho fatto riferimento a B. Gentili, P. Angeli Ber­ nardini, E. Cingano, P. Giannini, Pindaro. Le Pitiche, Milano 1995. Bacchi­ lide è citato secondo H. Maehler, Bacchylides, Miinchen-Leipzig 200311• Altre edizioni seguite e relative abbreviazioni: Dav. Deg. D. -K. FGrHist Gent. GP K.-A. p PW SLG T TrGF

v w

Wehrli

M. Davies, Poetarum Melicorum Graecorum Fragmenta, Oxford 1991. E. Degani, Hipponax, Testimonia et /ragmenta, Leipzig 1983. H. Diels, W Kranz, Die Fragmente der Vorsokratiker, l-III, Berlin 1964n. F. Jacoby, Die Fragmente der griechischen Historiker, I-XIII, Berlin-Leiden 1923-58. B. Gentili, Anacreon, Roma 1958. B. Gentili, C. Prato, Poetarum elegiacorum testimonia et /ragmenta, I-II, Leipzig, 19882-20022. R. Kassel, C. Austin, Poetae Comici Graeci, Berolini et Novi Eboraci 19832001. D. L. Page, Poetae Melici Graeci, Oxford 1962. H. W. Parke, D. E. W Wormell, The Delphic Oracle, I-II, Oxford 1956. D. L. Page, Supplementum Lyricis Graecis, Oxford 1974. G. Tarditi, Archilochus, Roma 1968. Tragicorum Graecorum Fragmenta, I: Didascaliae tragicae, catalogi tragico­ rum et tragoediarum, testimonia et/ragmenta tragicorum minorum, Gottin­ gen 19862 (edd. B. Snell, R. Kannicht); II: Fragmenta adespota, Gottingen 1981 (edd. R. Kannicht, B. Snell); III: Aeschylus, Gottingen 1985 (ed. S. L . Radt); IV: Sophocles, Gottingen 1977 (ed. S. L. Radt); v : Euripides, Gottin­ gen 2004 (ed. R. Kannicht) . E. M. Voigt, Sappho et Alcaeus, Amsterdam 1971. M. L. West, !ambi et elegi Graeci ante Alexandrum cantati, I-II, Oxford 19892-19922. F. Wehrli, Die Schule des Aristoteles, I-X, Basel-Stuttgart 1967-69 (suppl. l-II, 1974-78) .

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Anche quando il sogno del mito è svanito, il suo linguaggio raggiunge ancora strati profondi dell'anima: anche la promes­ sa della myrie eudaimonie per mano del tiranno conserva il suo pericoloso fascino. W. Burkert, Origini selvagge

Cose, certe cose dei miei vecchi idoli mi fan salire le lacrime agli occhi: le interruzioni, il disordine, la violenza soprattutto, l'odio che han destato [ . ] E quando mi mostrate un uomo che si esprime perfettamente io non dirò che egli non è gran­ de, ma dirò che non mi attrae . . . Per me gli manca l'eccesso, lo smodato. ..

H . Miller, Tropico del Cancro

Introduzione Le deformità elettive

Agli inizi del VI secolo a.C . Solone afferma1 : Se risparmiai la terra patria e non ricorsi all'amara violenza e alla tirannide non macchiando né disonorando la mia reputazione, non me ne vergogno perché così maggiore autorità, credo, avrò su tutti gli uomini.

Solone ha avuto ragione. Nell'immaginario storico egli assurge a simbolo dell'uomo di Stato severo e saggio. Ma i suoi contemporanei, almeno a proposito della saggezza e della tirannide, sembrano pensarla diversamen­ te. Per la maggioranza degli ateniesi, come tradiscono i versi citati e come testimonia un altro brano in toni parossistici (29a GP) , Solone si è mostra­ to pavido e dissennato: tutto, anche essere scuoiati e vedere estinta la propria stirpe, merita di essere fatto pur di conquistare la tirannide. Questi non sono gli esordi della parola tirannide (-ruQavvlQavvos yet found remains the title which the five lords of the Philistines bear in the Old Testament: /s;)rarum/» e possibile origine balcanica) ; sintesi delle ipotesi anche in Versnel 1990, p. 52 n. 36; Giorgini 1993, pp. 45 ss. ; Sanchez de La Torre 1994, pp. 157 ss. 12. Sull'uso vasto e non univoco, che richiede quindi un continuo sforzo di contestua­ lizzazione, vd. Andrewes 1956, pp. 20 ss., corretto in parte dagli studi più recenti; Berve 1967, pp. 5 ss. , 190 ss., 343 ss.; Connor 1977; Carlier 1984, pp. 234 ss.; O'Neil 1986; Barcel6 1993, pp. 88 ss. ; De Libero 1996, pp. 23 ss.; Parker 1998; cfr. in/ra, p. 32, n. 8o; per un'atte­ stazione estrema di queste contraddizioni in età ellenistica vd. Versnel 1990, pp. 52 ss. Sull'ampia semantica di tyrannos e su numerosi aspetti storico-ideologici inerenti al feno­ meno sono ora particolarmente istruttivi diversi saggi (anche con orientamenti critici e conclusioni differenti) contenuti nei volumi miscellanei di Morgan 2003 e Lewis 2006. 13. Hdt. 5, 32; Thuc. 1, 128 ss.; né Pausania è l'unico spartano sul quale gravano ombre tiranniche: cfr. Berve 1967, pp. 176 ss., 618 ss. e, in particolare su Cleomene, Hartog 1980, pp. 342 ss. 14. La parola tyrannos si lega ad Atene e al demos ateniese più volte e in più modi: vd. Thuc. 1, 122, 3; 124, 3; 2, 63, 2; 3, 37, 2; Aristoph. Eq. n12; Plut. Per. 12, 2, con gli studi di Knox 1979, p. 91; Lanza 1977, pp. 236 ss.; Tuplin 1985; Raaflaub 1987, pp. 223 ss. e da ultimo Kallet 2003; Henderson 2003 e Gil Fernàndez 2012. 15. P. es. in Erodoto i re macedoni (8, I37, I; cfr. 8, I37, 2) e ciprioti (5, I09, I; n3, I). Sulla presenza di monarchi nella realtà e nel pensiero della Grecia arcaica e classica vd. Braund 2ooo, pp. I07 s. I6. Tra gli altri, in Aristofane (p. es. Nub. 563), Gorg. 82 B n, 3 D.-K. e nel Prometeo di Eschilo (p. es. w. m; 3Io); altre testimonianze in Cerri I975, p. I5 nn. I-2. q. Heracl. 22 B 33 D.-K. ; cfr. B 49; B 121. Il bifrontismo è p. es. ancora evidente nel IV secolo nella figura di Eufrone di Sicione, come rileva Lewis 2oo 6, pp. I s. sulla base di Xen. Hell. 7, I, 44 ss.; 7, 3·

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L'appellativo tyrannos sembra conservare valori potentemente oscuri. Nella tragedia la sua accezione ordinaria è quella neutra di re, ma di tanto in tanto affiorano sinistri risvolti18• Pindaro arriva a usare il termine in un canto di lode per un committente ombroso come lerone e in riferimento alla sua potenza19; non sono, però, attestate apostrofi ad autocrati storici con il vocativo TUQavve20• Lo stesso Pindaro e altri poeti come Eschilo o Euripide, lontano dai principi, biasimano in alcune opere la tirannide. Tuttavia ambiscono alle committenze dei più importanti monarchi greci del tempo, accettano volentieri la loro splendida ospitalità e ne celebrano la gloria in una prospettiva eroica21• In Erodoto il potere di Periandro è chiamato TUQavviç dallo stesso tiranno e, in un contesto ampiamente lusin­ ghevole, da sua figlia22• Ma quando l'oracolo delfico o Periandro stesso devono sottolineare il carattere dinastico23, la preferenza cade sul termine pacnÀeuç che, sebbene risulti spesso intercambiabile con TUQavvoç, mostra un valore più solenne. TuQavvoç non sembra titolo ufficiale, ma è vocabolo più suggestivo ed efficace quando si vuole rimarcare la potenza di qualcu­ no. La lingua italiana non conosce un appellativo che traduca le sue valen­ ze contrastanti; una parola rende, però, la forza dell'astratto TUQavviç: "po­ tere " . Parola dalle ambigue risonanze che scatena il desiderio e l'immagi­ nazione dei più, ma che sa suscitare tinte fosche e sensazioni di violenza. Indicazioni utili giungono anche dalla commedia. Attento agli umori popolari non meno dei demagoghi ch'egli critica, Aristofane da un lato riflette la mania antitirannica del pubblico ateniese, ricordando per esem­ pio la nobiltà del tirannicidio (Eq. 786 s.) o attribuendo ad Atena il titolo di odiatrice di tiranni ( Thesm . II43 s.); dall'altro, però, nell'ultima scena degli Uccelli (1688 ss. ) , asseconda le fantasie materiali più esaltanti facendo accompagnare da un tripudio di banchetti, canti e ogni prosperità le prin­ cipesche nozze del nuovo Zeus , il tyrannos Pisetero (v. 1708) , «uomo bea18. Cfr. Fisher 1992, pp. 331 s. 19. Pind. Pyth. 3, 85; cfr. 2, 87 e vd. in/ra, CAP. 5, pp. 167 s. 20. Vi sono alcuni casi tragici, per lo più di allocuzioni a divinità, piuttosto isolati, non sempre chiari e, comunque, ininfluenti per il nostro discorso (vd. Soph. Trach. 217; Eur. TrGF 136, 1; Rhes. 388; cfr. il tardo Hymn. Ar. 5). 21. Vd. in/ra, CAP. 5, pp. 188 ss. 22. Hdt. 3, 52, 3; 53, 3 s.; anche Serse definisce tirannide il suo potere (7, 52, 2) . Nella prima metà del IV secolo, Isocrate adopera il termine nell'encomio del re di Cipro Evago­ ra (Ev. 27; 39 s.) e, celebrando il potere monarchico, dinanzi al suo erede Nicocle (p. es. Nic. 16; cfr. Càssola 1985, p. 32 n. 9) ; nello Ierone di Senofonte, inoltre, Simonide e lo stes­ so Ierone ne fanno più volte uso. 23. Hdt. 5, 92E 2 (= 8, 2 PW) ; 3, 52, 4·

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to dalla sorte beata» (vv. I72I s . ) . Nel 4I4 a.C., anno di rappresentazione della commedia, la tirannide sa assurgere ancora a esito trionfale dell' av­ ventura utopistica di Pisetero tra il favoloso popolo degli uccelli24. Una scena doppiamente evocativa e significativa perché, oltre a questo valore generale, essa richiama la storia del tyrannos per eccellenza ad Atene: Pi­ sistrato. Le puntuali analogie tra l'ingresso finale di TietaÉTatQoç, il "Per­ suasore di 8TaÌQOt,, e il secondo rientro in Atene di TietatcrTQaToç, il "Per­ suasore di schiere " (Hdt. I, 62) , non potevano non accendere la memoria associativa e l'immaginario storico del pubblico ateniese25. La tirannide e il giudizio a lei relativo sembrano ambiguamente muo­ versi tra il piano dei princìpi e quello della vita concreta, tra imperativi morali e desideri profondi. La tirannide resta a lungo nella fantasia dell'uo­ mo greco un sogno, magari incestuoso, come quello che, a tre secoli ormai dai versi di Archiloco, Platone attribuisce proprio alla componente tiran­ nica dell'anima (Resp . 57Ib ss. ) . Un sogno, comunque, che fanno anche uomini misurati (Plat. Resp . 572b) e in cui piacere e inibizione massimi continuano a mescolarsi. In ogni greco capace e ambizioso, secondo un famoso giudizio di Jacob Burckhardt, abitava un tiranno26• L'impossibile, anche nella forma specifica dell' adynaton ovvero l'iper­ bole paradossale, si confà alla tirannide. Nel tipico stile enigmatico e im­ maginifico, gli oracoli delfici che anticipano la nascita di Cipselo annuncia­ no i parti inauditi di un'aquila che genererà un leone e di una donna che darà alla luce un macigno (Hdt. 5, 92p) . Il corinzio Sode afferma che cielo e terra s'invertiranno, gli uomini abiteranno nel mare e i pesci sulla terra, se gli spartani reinsedieranno i Pisistratidi ad Atene (5, 92a). Un fatto in­ credibile e contro natura come l'ebollizione dell'acqua senza fuoco prean­ nuncia il concepimento di Pisistrato (I, 59) . E già i detrattori di Solone (29a GP) si esprimono mediante un adynaton: essi preferirebbero essere scuo­ iati e veder rovesciato il principio fondamentale della felicità greca (una morte serena e una florida discendenza) pur di essere tiranni anche per un solo giorno. E ancora l'Eteocle di Euripide (Phoen. 504 ss.) esprimerà la sua brama del potere assoluto mediante un'iperbole irrealizzabile. La ti24. Il potere di Zeus è già stato chiamato TUQavviç (w. 1605, 1643); per la rappresenta­ zione del potere monarchico in Aristofane vd. Davie 19 79, pp. 160 ss. e Lenfant 199 7 ; sullo spirito demagogico del poeta comico restano insuperate le pagine di Ehrenberg 195 7 , pp. 516 ss. 25. Vd. ora Catenacci 2012; sulla memoria sempre viva della storia pisistratide cfr. anche Eq. 445 ss. e le affermazioni di Thuc. 6, 6o, 1; 53, 3· 26. Burckhardt 1955, I, p. 213.

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rannide è il sogno impossibile, incredibile, dell'uomo greco, ma anche il capovolgimento impossibile, inammissibile, dell'ordine cosmico e politico. Tale ambiguità non scompare mai del tutto. Dal V secolo, però, la valu­ tazione negativa diventa preponderante. A livello panellenico, Sparta e Ate­ ne vantano, come in una competizione, i loro meriti nella liberazione dai tiranni greci e barbari27. Ma è soprattutto all'interno dell'Atene democratica che awiene questa degenerazione semantica, nel nome di una sviscerata opposizione alla quale parteciperanno, da prospettive diverse, un po' tutti i gruppi politici28• La democrazia, che ha origine e si sviluppa su azioni e va­ lori di gruppi aristocratici29, elegge l' antitirannismo a mito di fondazione. A subire per primi l'ostracismo sono tre «amici dei tiranni»3°. La tirannide viene a rappresentare un mondo alla rovescia, il regno della più pericolosa eterodossia31• I tirannicidi vengono trasformati in eroi nazionali, con una certa distorsione della realtà storica, obietta Tucidide infastidito ma senza troppa fortuna32• Dinanzi a un tribunale e in ogni occasione pubblica, ricor­ dare e spesso inventare i trascorsi antipisistratei della propria famiglia sem­ bra un'infallibile forma di captatio benevolentiae33. Di rimando, all'accusa di aspirare alla tirannide o praticarla subdolamente non si sottrae nessun uomo politico di rilievo, neppure nei momenti più alti della democrazia: gli esem­ pi più noti sono gli attacchi a Pericle34 e gli ossessivi sospetti su Alcibiade35. 27. V d. p. es. Thuc. I, I8, I; 69, I; I22, 3; Hdt., 5, 92a; cfr. Bernhardt I987, che tende ad abbassare soprattutto verso il IV secolo (e oltre) l'invenzione di Sparta nemica dei tiranni per principio. 28. Gentili 1979; sullo sviluppo dell' antitirannismo ateniese del V secolo vd. Rosivach 1988; Barcel6 1993, pp. 129 ss. e la messa a punto di Escribano Paiio 1993; per una sintesi delle ragioni di questo fenomeno vd. Catenacci 2012, pp. 55 s. Un interessante tentativo di recuperare invece i motivi di continuità tra la tirannide storica e la polis, anche del v seco­ lo, è in McGlew I993· 29. V d. ora Canfora 2011. 30. Aristot. Ath. Pol. 22, 4 con il commento di Rhodes 1981, pp. 267 ss. 31. Affronta il fenomeno della tirannide dal punto di vista giuridico-ideologico Sanchez de La Torre 1994. 32. Thuc. 6, 59, I s.; r, 20, I s.; cfr. Hdt. 6, I23, 2; per il "mito" dei tirannicidi vd. Taylor I99I. 33· Cfr. Thomas 1989, pp. 238 ss. 34· Soprattutto nella commedia (p. es. Cratin. 258; /r. adesp. 703 K.-A. ; vd. Schwarze 1971, spec. pp. 170 s.; Ehrenberg 1957, p. 502; Lind 1990, pp. 235 ss. ; Vickers 1997; Di Marco 2005; McGlew 2oo6; Imperio 2011), ma non solo (Plut. Per. 7, r; 15, 3 s.; 39, 4; Val. Max. VIII ext. 2) ; cfr. Berve I967, pp. 197 s., 627 s.; Braund 2ooo, pp. I09 ss. Gli attacchi a Pericle sono da collegare anche alla rappresentazione di Atene come tyrannos della Lega navale. 35· P. es. Thuc. 6, 15, 4; per testimonianze e allusioni vd. Seager 1967 e anche Vickers 1989.

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È proprio negli anni della guerra del Peloponneso che l' awersione per il tiranno assume le forme di una vera e propria caccia alle streghe. Per gli ateniesi, come sarcasticamente fa dire Aristofane a Bdelicleone nelle Vespe (w. 490 ss. ) del 422 a.C., anche la richiesta di scorfani o scalogno a un bancone del mercato può nascondere trame tiranni che. E perfino la richie­ sta della posizione erotica "ippica" a mezzogiorno, soggiunge buffonesca­ mente il servo Xantia (w. 500 ss . ) , ha indotto una prostituta a sospettare che egli volesse impiantare la tirannide di lppia: una battuta che, oltre nell'evidente gioco di parole su lppia, trova la sua matrice comica nell'ora lasciva del convegno amoroso e nell'allusione storica alla vera celebre ca­ valcata meridiana di lppia in occasione del definitivo rientro di Pisistrato ad Atene36• Alla fine il fantasma dispotico, paventato a torto o ragione per un secolo, si materializzerà, al termine della guerra del Peloponneso, nel regime dei Trenta Tiranni (404/403 a.C . ) , parentesi autoritaria di matrice oligarchica. Ma, già dopo il colpo di Stato dei Quattrocento (411 a.C . ) , la tirannide non sembra più un facile argomento di riso per il poeta comico e il suo pubblico, come testimonia l'assenza del tema nelle commedie su­ perstiti successive a quegli anni. Non meno presente è il personaggio, sempre più irrigidito in stereoti­ pi, se si esce dalla stretta attualità politica. Lo spazio che sembra predili­ gere è la scena tragica37. Esemplificando la questione in una battuta, la tirannide è «una fortunata iniquità», secondo le parole di Giocasta nelle 36. Per il gioco associativo tra la battuta di Xantia e l'episodio storico (ricordato da Hdt. 1, 63, 2) vd. Catenacci 2012, pp. 59 ss., cui si rinvia anche per le testimonianze sul mezzogiorno come ora della lascivia e dell'incontinenza. Sull'ossessione tirannica cfr. Ari­ stoph. Av. 1074 s.; Lys. 630 ss .; Thesm. 338 s. 37· La tragedia è stata, finora, uno dei campi d'indagine più fecondi nella definizione della figura ideologica del tiranno : tra gli altri, Berve 1967, pp. 192 ss. , 200 ss., 625 ss. (pre­ senza di n)Qavvoç in Eschilo, Sofocle ed Euripide e tiranno come immagine al contrario della polis); Cerri 1975 (originale rilettura della tirannicità di Zeus nel Prometeo di Eschilo) ; Vernant 1976b, pp. 88 ss. (pagine giustamente celebri sull'oscillazione del tiranno tragico, con particolare riferimento all'Edipo Re, tra il divino e il bestiale, tra il re sacro e il phar­ mak6s); Lanza 1977 (fondamentale ricostruzione del tiranno tragico come personificazione ideologica di ciò che la polis aborre, rivisitazioni in Platone e adattamenti fino al XX seco­ lo); Hall 1989, pp. 154 ss., 192 ss. (rapporti del tiranno tragico con l'antimondo barbaro inventato ad Atene nel v secolo); Marzullo 1993 (ambientazione del Prometeo nell'Atene "sofistica" e riferimenti in esso alla politica di Cleone); Serra 1994 Oa tirannicità di Edipo Re è comprensibile solo in relazione alla concezione del potere e alle vicende storiche di Atene negli anni seguenti la morte di Pericle); riserve sull'interferenza tra strutture politi­ che dell'Atene del v secolo e modelli mitici esprime Di Benedetto 1979. Tra i lavori più recenti sull'argomento si segnalano Seaford 2003 e Cerri 2011.

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Fenicie di Euripide (v. 549 ) . Nella stessa tragedia Eteocle dichiara che ar­

riverebbe «fin dove sorgono gli astri e sotto terra pur di avere la divinità più grande: Tirannide» (vv. 504 ss. ) . Di nuovo un adynaton nel nome di una vera e propria religione del potere che è sancita nelle ultime parole della rhesis: «se è necessario commettere ingiustizia, farlo per la tirannide è l'ingiustizia più bella; per tutto il resto, poi, si onorino gli dèi» (vv. 524 s . ) : un'idea che piacque a Giulio Cesare (Cic. De o// 3, 82) . «È viltà rinun­ ciare al più e prendere il meno» (vv. 509 s.) , come - viene da pensare - fe­ ce Solone secondo i suoi denigratori. Ma ciò che alla fine resta attorno a Eteocle e a personaggi come il Serse eschileo, Creante o Edipo in Sofocle è desolazione e distruzione. È la tragedia del potere. La tirannide si ritorce anche, anzi soprattutto, con­ tro chi la detiene. Il tiranno è destinato alla rovina, è vittima di se stesso. Ancora nelle Fenicie (vv. 531 ss . ) , Giocasta può controbattere a Eteocle che l' ambizione del potere, per la quale egli impazzisce, è la divinità più ingiusta; le grandi fortune sono accompagnate e seguite da disgrazie im­ mani . Meglio è onorare Uguaglianza ('IaoTll