Il soggetto rivoluzionario. Attualità di Walter Benjamin
 8869480658, 9788869480652

  • Commentary
  • Versione migliorata

Table of contents :
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_01
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_02_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_02_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_03_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_03_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_04_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_04_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_05_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_05_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_06_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_06_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_07_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_07_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_08_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_08_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_09_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_09_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_10_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_10_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_11_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_11_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_12_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_12_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_13_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_13_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_14_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_14_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_15_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_15_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_16_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_16_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_17_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_17_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_18_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_18_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_19_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_19_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_20_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_20_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_21_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_21_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_22_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_22_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_23_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_23_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_24_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_24_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_25_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_25_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_26_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_26_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_27_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_27_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_28_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_28_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_29_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_29_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_30_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_30_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_31_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_31_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_32_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_32_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_33_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_33_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_34_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_34_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_35_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_35_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_36_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_36_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_37_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_37_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_38_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_38_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_39_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_39_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_40_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_40_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_41_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_41_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_42_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_42_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_43_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_43_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_44_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_44_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_45_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_45_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_46_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_46_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_47_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_47_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_48_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_48_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_49_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_49_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_50_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_50_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_51_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_51_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_52_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_52_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_53_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_53_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_54_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_54_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_55_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_55_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_56_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_56_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_57_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_57_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_58_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_58_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_59_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_59_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_60_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_60_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_61_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_61_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_62_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_62_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_63_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_63_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_64_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_64_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_65_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_65_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_66_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_66_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_67_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_67_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_68_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_68_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_69_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_69_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_70_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_70_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_71_1L
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_71_2R
Giuseppe Buondonno Il soggetto rivoluzionario_Pagina_72

Citation preview

Prima edizione: maggio 2017 ©ombre eone Via Alessandro Poerio 9, 37124 Verona Td./fax: 0458301735; maiJ: [email protected] www.ombrecorte.it Progetto grafico copertina e impaginazione: ombre eone ISBN: 9788869480652

Indice

7

PREFAZIONE

di Augusto Illuminati

B

INTRODUZIONE

21

CAPITOLO PRIMO.

66

CAPITOLO SECONDO.

114

CAPITOLO TERZO.

13 7

BlBLIOGRAFIA

Il soggetto storico Costellazioni

Radicalità

Dedico questo lavoro a mio padre e ai giovani della mia vita, insieme speranza e memoria. Ringrazio l'editore, ringrazio Augusto illuminati - che tanti anni fa mi ha fatto conoscere e amare il pensiero di Benjamin - e tutti gli amici e i compagni che mi hanno convinto della possibile utilità di questo lavoro.

Prefazione di Augusto Illuminati

Gettato nella spazzatura della storia - secondo la pittoresca espressione affibbiatagli da Trockij- Julij Martov, dopo l'ultima battaglia persa contro Lenin al secondo congresso dei Soviet nel novembre 1917, si dedicò alla riflessione sul bolscevismo, cui attese nei mesi successivi e fra l'abbandono dell'Urss (1920) e la morte in Germania (1923). Nelrincompiuto saggio sul Bolscevismo mondiale (1919), pubblicato frammentariamente su rivista in russo e in tedesco nel 1920-1921 e infine edito in volume nel 1923 (trad. it. Einaudi, Torino 1980), il leader menscevico, oltre a enunciare le classiche critiche (in parte comuni con Rosa Luxemburg) sul rapporto fallito fra democrazia e comunismo bolscevico, si sofferma in modo originale sul ruolo della guerra mondiale come interruzione delr ascesa del proletariato organizzato. Il punto di partenza è il classico assunto che un dominio temporaneo della piccola borghesia o del proletariato può servire da innesto per la rivoluzione socialista solo se sono state elaborate le condizioni materi.ali che la rendano necessarie: in caso opposto portano inevitabilmente a una dittatura elitaria in nome di masse ancora non mature, giacobinismo o blanquismo. Infine bolscevismo. Quest'ultimo - e qui è la parte originale dell'analisi- nasce dalla I guerra mondiale, ma non è una semplice rivoluzione di soldati, una specie di ammutinamento quale pure all'inizio fu, ma più in generale "comunismo del consumatore", unico interesse sociale che unisce elementi eterogenei per composizione di classe e declassati, cioè staccati dal loro ambiente sociale d'origine come appunto i soldati gettati nelle trincee. Anche una volta smobilitati, questi elementi mancano di un serio interesse per le necessità della produzione sociale, perché in essi predomina il punto di vista del consumatore (e di quel particolare consumatore che è il distruttore bellico) su quello del produttore. Durante la guerra

8

IL SOGGETTO RIVOLUZIONARIO

la massa operaia è cambiata dal punto di vista qualitativo. I suoi vecchi quadri, dotati di una maggiore educazione di classe, hanno trascorso quattro anni e mezzo al fronte e, staccatisi da ogni lavoro produttivo, si sono impregnati della psicologia delle trincee, dissolvendosi spiritualmente nell'ambiente sociale amorfo degli elementi declassati. Tornati nel1e file del proletariato, vi portano lo spirito rivoluzionario combattivo ma anche lo spirito dd ribellismo soldatesco. Nel corso della guerra, il loro posto nella produzione fu preso da milioni di nuovi operai, ex artigiani andati in rovina e altri "poveracci", proletari delle campagne e donne della classe operaia. Questi nuovi operai lavoravano in assenza di un movimento politico del proletariato e con un movimento sindacale ridono a dimensioni pietose. Nonostante la crescita mostruosa della produzione bellica [. ..] la coscienza di classe di queste nuove masse proletarie si sviluppava con grande fatica, mancando ad esse quasi ogni pratica di lotta organizzata a fianco di strati più evoluti di operai.

Qui è evidente un certo disprezzo per gli strati inferiori della classe operaia e per la sua componente femminile (al rovescio delle pregnanti analisi di Rosa Luxemburg sullo sciopero generale pre-bellico), ma integrato da acute osservazioni sugli effetti psicologici negativi di un lavoro svolto in condizioni disumane e con lo scopo soprattutto di produrre mezzi di distruzione. Ne conseguì per paradosso che i migliori, quelli che non cedettero al patriottismo imperialista, ricaddero "nell'istinto immediato della collera di classe", in una sorta di «atavismo ideologico» dove risorgevano parole d'ordine e metodi cli lotta che avevano avuto la loro funzione all'epoca del bakuninismo o addirittura nei movimenti dei sanculottes lionesi o parigini del 1794 e 1797. Venne così meno, in questo trionfo del comunismo di consumo e del risentimento, l'impegno proletario a "sostenere e assicurare lo sviluppo delle forze produttive", che farebbe tutt'uno con la trasformazione in classe capace di dirigere la società, affrancandosi spiritualmente dall'atmosfera psicologica (consumistica) della società borghese ma allo stesso tempo assorbendone i valori positivi. Troppa grazia! Peggio andrà quando entreranno in scena popoli arretrati - e anche qui con palese disprezzo si cita lo schematismo anti-riformista "decretato da nomadi kirghisi, pastori brasiliani, fellah egiziani" - non più, del resto, dei contadini russi ... Il blanquismo (= bolscevismo) diventa il metodo universale per tutti i rivolgimenti rivoluzionari che si compiono "in circostanze di frammentarietà politica e di mancanza di coesione interna delle masse popolari, allorché il vecchio regime è minato alla radice dal corso dello sviluppo storico". Alla maturità della classe subentra la dittatura di una minoranza rivoluzionaria su di essa,

PREFAZI01\E

9

sopprimendo le varie tendenze proletarie, la libertà di stampa ecc. Si badi che Martov non era per principio contrario alla repressione della borghesia e perfino alla sua esclusione dal diritto di voto. Il punto cruciale del contrasto con Lenin e retrospettivamente con il Marx apologeta della Comune consisteva (a parte la democrazia all'interno del proletariato) nel far coincidere la rivoluzione con lo sviluppo delle forze produttive gestito da una classe operaia disciplinata, responsabile e in linea con il flusso della corrente storica. Interruzioni e regressi avrebbero dovuto imporre una battuta d'arresto, tempi più lunghi per riprendere la formazione rivoluzionaria. Abbiamo nel perdente Martov (fosse o meno Benjamin consapevole di quelle idee per lettura diretta o per generica circolazione in ambito socialdemocratico) un esempio perfetto del miglior storicismo della Seconda Internazionale, quello non compromesso con l'imperialismo tedesco o francese, men che mai reso suppone al liberalismo e al neo-liberalismo successivo, insomma la testimonianza pura di un ideale socialista la cui realizzazione era affidata alla continuità del progresso e minacciata dalle faglie della reazione, della guerra esterna e civile, delle esplosioni anarchiche e dall'autoritarismo di destra e di sinistra. Tutta l'opera di Benjamin si muove in controtendenza a quella linea, che vernicia di illusorio progressismo umanitario l'inscalfibile credenza borghese nella razionalità della storia e del reale - credenza ben giustificata, a differenza dai socialdemocratici, dal loro posto nel corteo dei vincitori. Rimettersi alla storia o immedesimarsi in essa (nei vincitori, s'intende) è la mossa volenterosa di chi vuole partecipare al corteo e in questa operazione crede di prodursi quale soggetto. Soggetto passivo e non politico, che maschera la rinuncia nel flusso degli eventi, fino a esserne travolto. Il libro di Buondonno si concentra allora sul posto del soggetto politico attivo nell'opera di Walter Benjamin e legge attraverso esso tutte le altre categorie dell'autore, giustificandone così l'attualità rivoluzionaria. Se il continuum della storia cancella il soggetto e l'attualità del suo agire dentro un'esperienza di massa, l'interruzione e la crisi consentono di restituire l'alterità dd soggetto rispetto all'oggetto eristoricizzare le relazioni umane frammentate dalla precarietà del lavoro e dell'esistenza. La praxis politica, come in Althusser, l'agire come trasformazione della realtà e di se stesso è l'unico modo per distruggere le immagini reificate di sé e dell'oggetto. La reificazione dell'oggetto e del soggetto fa tutt'uno con l'egemonia ideologica del soggetto Jto-

10

IL SOGGETTO RIVOLUZIO:'-:ARIO

rico delle classi dominanti, ben strutturato entro un sistema di valori cui si aderisce mediante il processo dcli' immedesimazione. Quanto si interrompe mediante il meccanismo di distruzione e di tabula rasa è allora proprio il processo di immedesimazione nella storia dei vincitori. Farla esplodere significa far saltare fuori dal continuum della storia, dal suo tempo vuoto e omogeneo, il contenuto reale, le tendenze soggettive, la qualità storica, cioè la possibilità di un altro andamento, di un futuro anteriore. Gli effetti della guerra sono così letti a rovescio della pur suggestiva interpretazione martoviana, recuperando tutta la positività della rottura bolscevica come soggettivazione collettiva. Per questo scopo interruttivo-diversivo (non come supplemento d'anima) serve la teologia, considerata nella sua tensione alla liberazione del soggetto, movimento inverso all'immedesimazione nella storia universale per cui le contraddizioni sono meri accidenti, increspature di un corso inarrestabile e orientato a un fine. Teologia quale costruzionismo temporale, dialettica fra distruzione-destrutturazione e principio di costruzione in alternativa all'immedesimazione, redenzione del passato oppresso reso discontinuo, affiorante dalla memoria involontaria o per citazione nello stato di emergenza. La transitorietà e la multiversa incompiutezza del tempo emergono quando un periodo storico è scomposto in frammenti, citato come traccia e quasi forzato a raccontare un'altra storia, finora restata muta, meramente sintomatica di un diverso decorso possibile. Il punto focale dell'interruzione, la sua stessa figura antropologica è la perdita dell'esperienza, l'impossibilità radicale di immedesimazione. In un passo famoso Benjamin dichiara: "A cosa mai è indotto il barbaro dalla povertà di esperienza? È indotto a ricominciare da capo: a iniziare dal Nuovo; a farcela con il Poco; a costruire a partire dal Poco e inoltre a non guardare né a destra né a sinistra". La possibilità del nuovo radicale nasce dalla povertà radicale, dalla percezione di una perdita non da una mitica pienezza. È il non riconoscersi nella storia piuttosto che l'immedesimarsi in essa. Quanto viene interrotto è proprio la cattiva partecipazione agli eventi, dal lato del vincitore, la perdita del rifugio individuale o collettivo - sia essa orgoglioso minoritarismo etico o entusiasta adesione subalterna, due Erlebnisse complementari che tengono luogo di un'autentica e dimessa Er/ahrung. Resta valido il proposito benjaminiano di costruire il soggetto contro la macchina-storia, contro il continuum della storia dei vincitori. Resta valida la sintesi di Buondonno, che "solo il soggetto che distrug-

PREFAZION~

11

ge l'immagine reificata di sé può reinterpretare la realtà e la propria storia, può essere 'altro .... Tuttavia qui comincia il problema dell'oggi, insomma quale sia il limite di validità dei concetti di Benjamin in una fase storica succeduta al grande ciclo della seconda guerra mondiale e della ricostruzione fordista. Per Benjamin il soggetto rivoluzionario, se non era il Partito - come per Gramsci -, aveva comunque molto a che fare con esso. Certo, l'irruzione del Messia dalla piccola porta che si apriva sotto le grandi volte della necessità, ma a prepararlo era qualcosa che interrompeva il decorso del tempo ordinario. Direi che l'enfasi sulla decisione era in forte contrasto con lo spontaneismo invalso nel tardo Novecento e non escludeva neppure un qualche flirt con categorie schmittiane. Un'idea forte di soggettività rivoluzionaria si coagulava intorno alla doppia disillusione della degenerazione socialdemocratica e della controparte staliniana, soprattutto nei mesi del patto Ribbentrop-Molotov che sono anche quelli della fuga disperata di Benjamin verso i Pirenei. E oggi? Un'invenzione benjaminiana che ha addirittura esteso il proprio campo di vigenza è l' estetiuaz.ione della politica: essa si combina con quella forma di immedesimazione "sentimentale" che viene in atto in molte modalità del populismo corrente. Immedesimazione in un popolo costruito (in un significante vuoto riempito di contenuti a piacere), immedesimazione in un leader inteso quale insieme di tratti espressivi più che come concreto programma. Al demagogo carismatico dei totalitarismi contemporanei a Benjamin succedono figure molto più evanescenti e liquide, in perfetta armonia con società posttotalitarie ma anche post-democratiche. Le relazioni di egemonia e subalternità si sganciano da un programma e da un'ideologia, mentre diventano determinanti meccanismi economici semi-automatici - in realtà pesantemente imposti e sempre meno contrattati tramite istituzioni politiche e sindacali. Gli algoritmi sostituiscono le ideologie e la ricerca di consenso, sia pure forzoso. L'economicismo, che in Benjamin designava, come lo Historismus, la naturalizzazione dell'economia e della storia, la sua inesorabile oggettivazione con rimozione del conflitto, è diventata il Tina, There Is No Alternative, del neoliberismo, in cui non c'è più neppure discorso sull'immedesimazione e sulla storia in genere - anzi, la storia è finita, non ci tiene neppure prigionieri perché le sbarre della prigione coincidono con l'intero orizzonte immaginabile. Ora davvero abbiamo la completa esperienza della catastrofe: che tutto continui ad andare così

12

IL SOGGETTO RIVOLUZIONARIO

come sta andando. Il feticismo del presente emerge appieno, constata Buondonno, "quanto più la dimensione immateriale diviene struttura, tanto nei processi produttivi, quanto in quel1i comunicativi e relazionali", facendo collimare "atomizzazione reale e apparente socialità", così che "il disvelamento straniante si rende necessario e può realizzarsi solo come espressione di una soggettività critica collettiva". La penetrazione del feticismo a livello produttivo sposta il peso deWideologia su ogni forma di prassi ed è ridondante rilevare quanto sia ambiguo (ma non assente) il momento collettivo nei socia/ media. Il capitolo da esaminare, appunto, riguarda le condizioni di soggettivazione nella nuova struttura, reale e immaginaria, di oggettività. Per dirne una: l'estrema difficoltà di pensare categorie tradizionali di azione collettiva quali i partiti e i sindacati, che costituivano il veicolo principale di attivazione delle classi subalterne nello scorcio del precedente millennio. In qualche modo l'immedesimazione nel sistema - per esempio i principi di concorrenza mascherati da meritocrazia ma sanzionati da basse retribuzioni e precarietà estrema del lavoro penetra ancora più a fondo nella coscienza individuale, sovraccarica l'individuo quale consumatore privo di potere e fa del frammento uno strumento di sottomissione più che di fuga dal continuum storico. La performatività neoliberista incontra però ben presto un limite effettuale nella crisi: l'immedesimazione nella competizione interiorizzata fallisce per insoddisfazione e devono essere fabbricati dei sostituti. La politica post-democratica e populista tenta di elaborare questo processo, surrogando il deficit ideologico con una forte personalizzazione. In pratica: non si trova un lavoro o non lo si trova stabile e ben retribuito e si investe sui predicatori del merito e della flessibilità. La disillusione è dietro l'angolo e la retorica della globalizzazione comincia a fare acqua. Tuttavia, sulla base della frammentazione della composizione di classe postfordista, il processo di individualizzazione anonima continua a reggere, sia pure con crescenti scompensi e prezzi da pagare in termini economici e geopolitici. Si moltiplicano i segni di disagio e di rivolta, disperdendosi su obbiettivi molteplici e anche fasulli, ma un Angelo che ricomponga l'infranto ancora non è in vista.

Introduzione

Non siamo nati mica ieri Capataz, non siamo nati mica ieri, non siamo mica prigionieri dentro la stella