Il Rinascimento e la crisi militare italiana

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Piero Pieri

'.

11 Rinascimento e

la crisi militare italiana •

Einaudi

Biblioteca di mùtura storica.

45

CopJ/ri,q'At 196! by Giuli.o Einaudi editore

Piero Pieri

Il Rinascimento e la crisi militare italiana

1952

Giulio Einaudi editore

INDICE

p.

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P1·efazione

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Parte prima

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I. L'espansione economica 1. Le crisi milita.re e i suol antecedenti. 2. L'espansione italiana.. 3. Dife.0 e il ·1340, la lana fra il 1340 e il 1450, la seta fra il 1450 e il 1530. Ciù moHtra. a prima vista che l'industria laniera ha trionfato per due secoli, poi è stata sostituita, durante il suo declinare, da un'industria del lusso, quella della, seta. L'arte di Ca.limala, com'è noto, prendeva panni specialmente fiamminghi, poi francesi� tedeschi, inglesi, sui mercati di Fiandra e sulle fiere di Champagne, le vere intermediarie del commercio italo-fiam-

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Parte prima

mingo, ossia fra i due maggiori centri industriali dell'Occidente europeo. Tali panni erano cimati, fullati, tinti; in una parola, migliorati e poi esportati soprattutto in Oriente, ma in parte pure restituiti all'Occidente, come stoffe di lusso, a prezzi altissimi. E Calimala esercitava pure l'alta banca: ricchezza di capitali occor­ reva per acquistare tanti panni e materie prime (allume e materie tintorie specialmente) necessarie alla loro ulteriore lavorazione; e d'altra parte i lauti profitti permettevano d'eser�itare in larga misura il commercio del danaro: speculazione commerciale e ban­ caria si sostenevano a vicenda. Ma al principio del secolo xrv si ha una prima crisi: i re di l◄'rancfo, mira,no a liberare il loro regno dall'oppressione dei mercanti fiamminghi e di quelli fiorentini, piovre del paese; sopraggiunge poi la guerra dei Cento anni col­ l'insolvenza del re d'Inghilterra, la1·gamente :finanziato dai ban­ chieri fiorentini 1, con la rovina delle fiere di Champagne, la peste del 1348, le frequenti insurrezioni :fiamminghe: il commercio dei Fiorentini in Francia, Fiandre, Inghilterra diviene sempre piu ostacolato. Conclusione: il commercio dei panni di Calimala verso il 1350 è in piena crisi. Ma non è affatto un'intera e completa crisi di tutto il commer­ cio :fiorentino; proprio ora l'Arte della lana è in fiore! Nel 1338, al dire del Villani 2, Calimala importa ancora 10.000 pezze di panni forestieri per un valore di 300.000 fiorini; ma l'Arte della lana ne 1 Come gl'tmporta.nti studi di Armando Sapori han dimostrato, la crisi dei Bardi e del Peruzzf nel 1345 non si "legò solo all'insolvenza dell'Inghilterra (la quale riconobbe e pagò un debito di 43.000 sterline, contro uno di 315.000 asserito da.i creditori), ma a.nohe alla parziale insolvenza dello stesso Comune dopo le gravosissime guerre contro 11 Bavaro, contro Mastino della Soa.la (costata al dir del Villani ben 600.000 fiorini) e contro Pisa. Tutta.via l'insolvenza inglese sembrò il fatto piu apparlscent.e, indizio, come notò Il Prato, del risorgente nazionalismo est.ero ohe cominciava a. ostacola.re l'attività del oapltalletl italiani, non appoggiata dalle armi. li Circa la. suffloient.e a.tt.endibllltà di queste cifre, ofr. R. DAVJDSOBN, Bluie unà Nie• deraana der twrentiner Tuchinàustrie, in • Zeiteohrift fill' die geeamte Staatswisseneoha.tt •• 85 Bd.• 1928; GINO LUZZA.Tl'O, Sull'a.ttenàibìlità ài alcune statistiche economiche medievali, i n • Giornale degli economisti e rivista di statistica•, marzo 1929; A. SAPORI, L'attendibilità di alcune testimcnianze cro-nistiche dell'economia medievale, In • Archivio Storico Italiano •, serie VII, vol. XII, I. 1929.

L'e8pansione economica

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1,worn, ,In 70 n �o.ooo I uir un milione e 200.000 fiorini; essa possiede ioo l'lf II hili ,, 11,H1o101·l11• lll'n 30.000 operai della città, e dei dintorni. O1'1tmi qw•Ml.'ArlP 1\ cliv,inuta la prima di Firenze, mentre Calimala tll'di1111, 1·11pid11 1111•11tc. • 1. Verso la fine del secolo, nel 1393, essa ot1.1 .. ,w c·IIP Mi11110 po1o1t.i forti dazi protettori contro i drappi stranieri, M11,I vo pcwlw 1•1•1•pzfo11 i ; e sessantacinque anni pif1 tardi, la proibi1.io11" cliv 11'111• nHHol II t.11,. e '.lt\ 111 1·ù 1•11,1 1prPt11mta una salvaguardia non solo contro i panni ti 'ol I 1·11-I p1•, 11111, n111'11e contro quelli di altre parti d'Italia e della Hl ,,,0111. '1'1110·11.1111., c·ome Prato e Pisa; e per chi guardi il fenomeno 1 1111 p11 11l11 111 vlHt.n, dell'intera produzione italiana, non rappresenta 1111 v1•1·0 Hlnt.01110 di crisi, sibbene anzi un estendersi e intensifi1·111·•1 d,dlu. produzione 2• 11 commercio fiorentino si faceva dap­ pl'l11m Mli 1111,vi pisane, genovesi, veneziane, anconitane, o per terra. 1,: 01,:"11i 11.11110, secondo asseriva il doge Mocenigo nel 1423, i Fioren11111 po1·t1wano a Venezia 16.000 panni, i quali erano venduti nel1· l•:�iUo, in Siria, a Cipro, Rodi e Candia, nelle terre dell'impero hiz:rntino, nella Morea e nell'Istria. E sempre a Venezia vendevano ptir olt,·e 840.000 ducati di mercanzie d'ogni genere, e tale danaro 11,l11u�110 in parte adoperavano nell'acquisto specialmente di lana 1,t1·1•10.cin rrnnr.ese e catalana, di seta greggia, d'oro e argento filato, 1 111 pi.-t.r1\ f)l'.Conomica: il governatore francese Bouci­ cault (1401-09) si propone invero un programma ardito al fine di risollevare la città; tuttavia le sue costosissime imprese contro il re di Cipro, contro l'Egitto e la Siria si risolvono, a cagione anche della persistente ostilità veneziana, in nuovi rovesci. E le finanze paion sull'orlo del fallimento! Invano s'inaspriscono i vecchi bal­ zelli è se ne pongono dei nuovi: troppe imposte sono state già de­ volute al pagamento degl'interessi e all'ammortamento del debito pubblico, cosi che le gabelle disponibili non bastano a far fronte alle spese ordinarie e straordinarie; e tanto meno si sa come so­ stenere l'onere d'un debito pubblico che aumenta ancora senza posa e sembra ormai assorbire, col pagamento degl'interessi, gran parte delle entrate. Come rimediare? Sembrava non vi fosse altra via d'uscita che sospendere gli ammortamenti e il pagamento degl'interessi. Il Bou­ cicault cominciò da questi ultimi, mettendo le. mani sugli scarsi fondi d'ammortamento (code di redenzione). Ma non bastando ciò, il 27 aprile 1407 egli convocò gli Anziani e gli ufficia.li di provvi­ sione, e diede loro pieni poteri perché, insieme con quattro prov­ veditori dei vecchi prestiti, liberassero e riscattassero le rendite del Comune dall'oppressione dei precedenti prestiti. La nota con­ clusione fu che tutti questi vennero convertiti in un solo prestito consolidato, con un interesse unico del 7 % , e con una gestione autonoma, il famoso Banco di San Giorgio. In sostanza, una lieve riduzione del saggio di sconto, accompagnata da minori spese di amministrazione e da una revisione delle imposte cedute dal Co­ mune per pagare gl'interessi ed estinguere il debito: minor numero di gabelle, ma meglio amministrate e tali da rendere assa,i di piu. Insomma, riduzione d'interessi e di personale di amministrazione da un lato, e di gabelle cedute dal Comune da,ll'altro. Un vero compromesso: i benestanti percepivano un interesse un po' mi­ nore, ma i meno abbienti erano danneggiati dalla riduzione degli impieghi e dalla piu rigida riscossione delle gabelle.. In complesso

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Parte prima

però fa soluzione era a tutto vantaggio della classe ricca. E il Pl Balzo, i C�ldora, i Caracciolo, i Cara.fa, i Marzano, gli Orsini, i Sanseverino fra quelle indigene, e i Centelles e i Guevara fra. quelle spagnuole. Il che non toglie che i fuorusciti intriganti presso le diverse Corti costituissero un pericolo e rappresentassero un ele­ mento di debolezza per il regno. Sperò poi d'appoggia1·si ai Sedili 11 I I �r,o essi fanno un passo avanti ottenendo Torino dall'impc•1·n.l or«' lreeo 11ml 1,orlcoloea marcia fra. i monti del Sannio, e difettava di viveri; Manfredi vedeva ohe t.11t.tA1 li rcKUO gli si andava. sollevando alle spalle, e temeva la dieeoluztone del suo stesso ,,...,rolt,11. l.11 minaccia. della. dissoluzione dei due eserciti, eia pure per motivi ben divorai, f"411•v11 11 ,,nt.mmbl I contendenti cerca.re e subito la battaglia; � proprio per 1,1uoeto 08IUl tlVN•lilu• 1111111111111110 1�vuto, contro il solito, risultati decisivi e immodlatJ.

l,1-.1,1111u111. Ma la F.1t1R, fo1·1,a non è solo difensiva : la massa avanza compatta, disciplinata, it'!'P· sistibile; è una specie di catapulta umana, per cosi dh·c, cl1P Hn­ pera con la rapidità e violenza dell'attacco l'ostacolo onato de' Burri, milanese, d'antichissima famiglia. Il secondo 1;sercito è alquanto piu vario: accanto a un parente dello Sforza. «! a quattro feudatari, troviamo il marchese di Mantova che formn coi suoi 300 uomini d'arme un intero «colonnello» (il nome di queste unità tattiche appare, a quanto sembra, ora per la pdmn. volta), e poi il signore di Forti, Pio II Ordelaffi, nonch(! il 11111,rchP.He di Saluzzo con un suo figlio naturale; un Bentivoglio ,PgS . el'Le,,JU',Q.PF.�-.n , Q�9.)ll1_IDfil'.Q§Lm,a ormai in gran parte in servizio permanente, e �� _IB.J!!�§l�•.:r;i.Q:n. s..olo... dei,..non1n__�lJtari 1 fil(} anç��!l.�L�!!�t.!':!..!��t���-�:.�i?-.!!!,e,_-.'?.��w�P,.��!Qni de.lliLYit��.9J!!.JJJ).e. ,.. fatalmente privi o dimentichi del cosiddetto « spirito militare», spirito di casta, mescolanza di fiducia in s6, d'orgoglio e di prepotenza di fronte agl'imbelli borghesi. Da, tutto1 questo, dei vantaggi e dei danni: è quasi cessata la piaga dei mer- j cenari turbolenti, delle compagnie viventi di saccheggi ...........,,._,.,._,...,.__......�.._......_.....

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c� to operante; cosi che nel 1432, cinque anni dopo la battaglia di Maclodio, ben 11.000 cerne, al dir del Sanuto, si trovavano nel­ l'esercito veneto 3• Le incursioni turche, iniziatesi nel 1471 in Istria e nel 1472 nel Friuli, vennero a dar nuovo vigore a questa 1 1i1 sintomatico al riguardo il giudizio del tutto indipendente di un condottiero ml· lanese, Gian Pietro Bergamlno, e del commisse.rio del teudo sforzesco di Bari, in occe.• sione della. calata degli Svizzeri oltre Bellinzona, prima della batte.gllft di Giornfoo (1478), e dello sbarco del Turchi presso Otranto (USO). Sorivova il primo a proposito delle corno com&BChe: • Questi vile.ni circostanti sono li pi-O. vili homini del mondo, che non 1mli· scono appropinquarsi ad essi Sviceri per uno mlgllaro •. E annun,;iava il secondo, nlll riguardi del contadini pugllesi: « Tristo chi se trova a subeidlo et speranza do villani, maxlme di questo paese che, giuro e. Dio, non intesi né vidi mai li piO. vilf et disutili di questi •· Ctr. E. BONTÀ, La Le-ventina nel Quattrocento, Bellinzona 1929, p. 07, o 1rou0Atto, In • Arch. Stor. Ne.p. •, VI, 1881, p. 163. 2 DIOMEDE CAR.AFA nel Memoriale ad Ele111J0, l>iomede Oarafa, Napoli 1899, p. 275) biasimava la consuetudine di tenere i Hmldltl clol tutto dJaar• matl per timore di rivolte. Una. certa. difrusione del tiro al be�llo, HJ1t11ll11.hno11to con le. balestra, è dato tutta.vie. riscontrare in Italia in questo perlo,to, 11011mt.t,11tt.o a Genova., 1 cui balestrieri ancora si distinguevano, nel 1481, all'1V!solllo tl'Otrnnto. Mu non si può davvero dire ohe l'esercizio tosse te.le da oroare una fnntorll\ «Il tiratori. ntr. A. ANGELUCCI, Il Tiro al Be(JM in Italia, Torino 1863. 8 M. SANUTO, Vii.e dei DO(li, in MURATOJU, Il. I. H., XXII, 1020. Fin dal 1430, Filfppo Maria. Visconti aveva annunziato ul ru «lol ll.01111.ml Sigismondo, che i Veneziani preparava.no 12.000 cavalli e 8000 tanti • prutor ulioH puhmnos • (OSIO, .Documenti mi• lane.Bi cit., II, p. 335).

a:

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Parte seconda

iHtituzione 1 e la guerra, di Ferrara e poi quella del 14:87 contro Higismondo d'Austria, portarono a un crescente impiego di cernite. In quest'ultima guerra specialmente, combattutasi lungo gran parte della frontiera, trentina e tirolese, in luoghi ove artiglieria e cavalleria, pesante non potevano trovare impiego, le cernite poteron render preziosi servizi 2• Nel 14-90 la Serenissima dispose perché nella loro istruzione avesse posto non solo l'arco e la, balestra, ma anche lo schioppo 3• In questo modo Venezia trovava realmente presso i suoi sudditi un conti)!����-di truimu_e_geyàpass�bl!mente addestrate, atte a, combattere anche in campo a:eerto accanto alla c;-;;n�;1-a,--:-Noii8Tè"rraai"érniall.Ciochef��-;;oinp1�;o·Ìe cernite vene� �eeraio superiori ai francs-archers di Francia. Ma oltre le cer­ nite, Venezia pot�!!,_d�]�!,�_de_i « yentpfi!z:i >> � , zs:c Ali&!.:..11

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1 Olà nel 1469 ,f. Udi�, in vieta di un'inclll'Bione turca, ai compie una descrizione delle anime e ai etabÙÌiéono•:je persone & custodia. delle porte. Il 21 settembre 1472, appena udito che i Turchi sono sull'Isonzo, ai ordina ai feudatari del Friuli di preparare e avviare al conflnl • sub pena prlvo.tlonls ooncessionum et feudorum suorum, omnes taleas suas et tercium cernetarum a.e arm!geros in iurisdittone sua :reeldentee •· Ctr. F. MusoNI, Sulle incursioni dei Turchi in Friuli, Udine 1890, pp. 14 e 33. Nel novembre 1478 poi, fu deciso di descrivere ben 20.000 fanti 1n tutto lo Stato e mandarli al oonflne a spese della città da cui prcn,enivano. Dovevano chiama.rei • provvieionadi di San Marco •· Fra gli abitanti stessi di Venezl!:' fu fatta una scelta di idonei, ohe, divisi in compagnie, faoeesero esercizi di tiro. Due nobili per ogni contra.da erano inca.rlcati dJ tale scelta. MALIPIERO, Annali 1'ttleli, In • Al'oh. Stor. It.•, 1843, VII, 1, p. 116; NAVA0ERO, Storia Ve�na. in MU­ RATORI, R. I. S., XXIII, p. 1149. 11 Alla difee& di Rovereto parteciparono infatti le cernite di Val Lag&rfna e di V61'0na; '. nel campo veneto di Serra.valle, formatosi per libera.re la città, ere.no le oernite :di Brescia., Salò e Verona; il campo complementare di Reetello in Va.Ila.rea, costituito allo''eteeeo scopo, e forte di 2000-2500 uomini era formato qllllBi interamente da cernite di Thlene, Vicenza., Baeea.no e Trevieo. Ritiratlel i Tedeeohi da Rovereto, le oerniW:. di Thlene entrarono prime nella ij.berata città. Le cernite vennero poi euddiviee nei due lleeroltl operanti contro Trento, uno dalla Val Laga,rina e l'altro dalla Valsugana.; è dubbio però ohe parteofpaseero alla battaglia di ca.mano. Le scorrerle dell'estate verso Fiera di Primiero e Pieve dJ Livina.1longo furono poi compiute in gran parte da cernite feltrlne, bellunesi e oadorlne, come pure la difesa dei paeel contro le incursioni avversa.rie. E altre scorrerie erano compiute 11or opora di feudatari, qua.li 1 Lodrone nell'alta valle del Chiese, e 1 S&vorgna.n verso San (1mu lldo. Da vederei al proposito 11 bel lavoro di G. ONESTINGHEL, La C,tU!#'1'a tra Si{Ji,smqndo (!(mir. ,lr.l Tirolo e la repubblica di Venezia (1487), in • Trldentum • (1905-06), voll. VIII " I X. • otr. I'. BEMBO, I8toria mniziana, Mllano 1809, I, pp. 74-75. Nel 1495 si avevano h1111 11000 Ht1hloppettleri delle cernite, istruiti. Ctr. SANUTO, La s-pedizi.one di Carlo VIII '" 1/111/11, o,I. l•'ulln, Venezia 1883, pp. 378-79.

La guerra in

It,iUa, 11rlmn

tfolla calata di Ca-rlo VIII

! ! ..!�r!_,�...P.!?��- a,�tr_a�ti .�8-i ..8-i.!!1:,Q!'.�.•-Y.�1·�,o ossia di elementi volo�!!�. lo Stat-2a,,spirito d'av yentura...z. de.��!io di bo!!,��?...:. essi r�pi:�sen­ tavano una fa��,(�ria, legger �1-��!.�������!i, che specialmente se ado­ perata nel propl'io territorio, con la conoscenza del terreno, poteva rappresentare un elemento utile. Elementi siffatti avevano fatto buona prova in Francia nella guerra dei Cento anni, e significa­ vano una sicura testimonianza dell'amore verso lo Stato e il pro­ prio paese: Venezia fu l'unica potenza italiana che poté servirsi di ----�----__..___ cerne e di volontari su·.____ larga .....,...... scala, complesso"'con· �assai ___ .-...,._...._,,e._.........4-····-,. ..._..,.,,.,.,,,.."!"�·...·-··-��1 buoni risultati •

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1 Anche � Feffl!,l'O, nel· 1479, il mArChese Ercole d'Este ordinò la •descrizione• di tutti gli attl �Ile �-.-- nellà. città e nelle campagne, poi scelse tra. i • descritti , 500 plu idonei, che, grazie a un piccolo compenso mensile, dovessero tenersi pronti a ogni eve­ nienza. guerresca. Anche qui, dunque, una specie dl milizia mobile, ma in eòala assai ri­ dotta.. Cfr. Diarium parmernie, in MURA.TORI, R. I. S., XXII, p. 800; FRJZZI, M� per la storia di FerrO,f'Q,, Ferrara 1848, IV, p. 228. ;Nello stato pol era. • consueto • l'esercizio del tlro al bersaglio. Cfr. ANGELUOCI, n Tiro al U(/11,0 cit .• p. 66• .A Luc91 c'era teoricamente, � millzia cittadina e una del conta.do. Accanto alla vecchia Società delle armi del popolo, divisa per rioni, e al Colleg:lo del mutti rloordato nello statuto del 1808, troviamo nel 1881 I balistarii cernarum 'll'icariarum e I balistarii cem.arum sex miliarium, coll'obbligo d'esercitarsi ogni due mesi. Nella pratloa però le due milizie non dovettaro avere vita. prospera.. Disposizioni del 1448 e del 1468 incita.vano infatti i cittadini a provvedersi d'una balestra. e a esercita.rvlsl; altre dèl 1487 ra.oooman­ davano la stessa. cosa, ma. con un archibugio. Cfr. ANGELUCOI, Il Tiro al segno cit., pp. 21, 29-32, 38, 43-44. Quanto a Firenze, essa nel 1856, per resistere alla • Gran Compagnia •, si provvido di 4000 balestrieri, regolarmente stipendiati e ordinò l'esercizio della balestra in olttà o nel conta.do. Cfr. CANESTRINI, Docu�nti. cit., pp. xxxv e XXXVI, e spec. STEFANO SAI,· VEMJNI, I balestrieri nel Comune di Fireme, Bari ·1905. Si tratta. però d'un provvedimento occasionale, anche se la milizia rimase in piedi, in parte, ancora vari anni. Alla ftno di luglio 1878 i Ciompi armarono una propria milizia di 1000 balestrieri. Cfr. nouuuoo, La democrazia ff,orentina oit., pp. 209-10, 214 e 488. SI tratta.va d'una milizia di parto, subito sciolta. a.lla caduta. di questa.. Nel :1893, alla. oaduta. degli Alborti, l'olllfu.rohln. do­ minante crea una milizia propria di 2000 ta.ntl; ma. non si tratta. nemmeno om d'una vera mlllzla cittadina, ché anzi, agli altri cltta.dinJ è proibito, pena la testa, di 1mrta.ro armi! Ctr. A. RA.Do, Maso degli Àlbiawi cit., pp. 190-92. E dopo d'allora., città c oontudo resta.no piu ohe ma.i d.l.sarmati. A Roma nel 1858, a sostegno della nuova costituzione popolnro oonOOfisa da. Inno­ cenzo VI dietro suggerimento dell' Albomoz, era creata. la • tclloo 8oolotè. dei balestrieri . e pavesati•• vera milizia mobile, utilizzabile non eolo per 11 111a11IAinl111onto dell'ordine, ma. come soategno delle schiere mercenarie in campo a.porto. �uol olomontl parteciparono intatti, fra l'altro, a.lla famosa batta.glia di Marino (1870) in oul I Hrotoni furono sba.ra­ gllatl da Alberico da Ba.rbla.no. Ma. nel 1408 essa veniva. soppl'0888. da re Ladislao per non

Parte seconda

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:t.

V(!ùiamo ora a che punto si trova l'Italia rispetto alla tec11 it•.11, V(�ra, e propria della guerra. Arma fondamentale2 sempre, .ùt ���tll�_;:!�.,z._rJ.�nita �nche da no�E..�!.!!1i_J�r.!llazione organi�� « _l�ncia ». Abbiamo visto come questa in Francia finisca col con_...,. Htare di sei persone tutte a· cavallo: uomo d'arme col suo scudiero, due balestrieri, un paggio e un garzone. I primi quattro combat­ tono veramente, e a volta, come tiratore, anche il garzone : cosi che abbiamo due cavalieri veri e propri e tre tiratori. Ciò è soprat­ tutto il portato della lunga guerra contro gli Inglesi, ben forniti di arcieri, nonché del crescente uso delle armi da fuoco. In Italia, al contrario, la « lanci�!_ �PR���.:�ta.J... J.!1_�.!!�.�1�-:.}li s�le__�e persone, e tutte a cavallo: l'uomo d'arme, il paggio e il garzone (o piatto o ragazzo). Questo anche perché _il cavaliere feudale vero e proprio è divenuto raro nelle compagnie di ventura italiane; manca perciò lo scudiero, sostituito a volte dal paggio, il quale in tal caso combatte con una corta daga, appoggiando il suo padrone appena la lotta si sia fatta serrata e le lance piu non servano; a volte invece non combatte, mentre il garzone può partecipare alla lotta come tiratore; ma in complesso ciò che caratterizza la « lan­ cia» italiana è proprio l'assenza di tiratori: mancano nel suo orga.nico i due balestrieri della lancia francese e piu che mai i molti tiratori della lancia borgognona 1, Talora troviamo anche in Italia, la lancia forte di quattro, cinque, sei e anche piu persone, tutte a cavallo: ma si tratta molto spesso dell'aggiunta di uno scudiero e di uno o due altri ragazzi con cavalli di ricambio 2; E,On già che manchino i balestrieri. a __ cayalloJ ma essi tendono a formare corpo . ... -�.........._ a sé, come altrettanti uomini d'arme, e a costituirsi di conseguenza ....,""��,.....�..-,_.... _.. ..._.

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clHHoro plu ricostituita. Cfr. Il bel lavoro, dJ cara.ttere però qua.al esclusiva.mente giuridico, cli A. NATALE, La felice B-OCi.età dei bcùestri.eri e dei pavesati. a Rema, In • Archivio Stor. ltomu.110 •, 1939, voi. LXII. 1 Por un plu dettagliato esame, cfr. PIERI, Il • Gourno et eurcitio de la militia • di ri.ni clt., pp. 112-13. 1 Non di rado accanto al , paggio• e al •piatto•, troviamo il • sa.ccomanno •, a ca­ ""llo, 11 1m11n.to, secondo le prescrizioni di Orso Orsini, di lancia e dJ balestra: un cavallo l•'tl'1Ct1ro, clt,..t.1111�to alle scorrerle e in genera.le alla ricerca. del viveri e dei foraggi.

• La guerra in I taU,i 1>rimtt àella calata a.;, Oarlo V I I I

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,rnlla solita base terna1·ia: nel complesso sono poco n,umerosi f'i. 1-1petto a questi ultimi 1• _ Sotto questo riguardo la «lancia» italiana è indubbiamente 11.rretrata, e non presenta il graduale sviluppo di quella francese o horgognona; ma è discutibile· se ciò dal punto di vista di tutta l'evoluzione guerresca rappresenti davvero un danno; ché l'essere i balestrieri riuniti in corpo a sé stante, è, sotto molti rispetti, un progresso; e d'altro lato Venezia diventa forte di una sua caval­ leria leggera, destinata ad affermarsi come la prima d'Europa, quella degli stradiotti 2• Del resto, se il cavaliere in Italia non ha da premunirsi come in Francia contro i nembi delle frecce inglesi, normanne e guascone, esso deve, specialmente nella seconda metà del secolo, fare i conti contro un nemico abbastanza pericoloso: l'artiglieria leggera. Il continuo sviluppo di questa va tenuto ben presente: serpentine, colubrine, cerbottane, passavolanti, falconetti, partecipano in mi­ sura crescente alla batta-glia. Sono in generale artiglierie minute, del calibro da 35 a 55 millimetri, lunghe da 2 a 3 metri, a, retro1 Nel progetto dl moblllta.zlone dell'eeerolto milanese del 1472-74 la lancia è in media ùi quasi 8 cavalli: i balestrieri non vi sono speolftcatl. Ma è notevole che il primo dei due eserciti progettati avrebbe 107 balestrieri a cavallo, costituenti corpo a sé ed equiparati a cento uomini d'arme. Nel progetto di Orso Orsini, accàllto a. 2000 lance a 5 o 6 ca­ valli, vi sono 1000 balestrieri, costituenti corpo a. sé, in piccole unità ternarie. Il G1ov10 (La prima parte dell'historia del 8'IU) tempo, tradotta per M. L. Domenichi, Firenze 1561, p. 159) ci rappresenta i balestrieri a. cavallo di Paolo Vitelli, nel 1495, armati a.ncho