Il Resto di Israele. Studio storico-comparativo delle iscrizioni reali assire e dei testi profetici sul tema del resto 881030201X, 9788810302019

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Il Resto di Israele. Studio storico-comparativo delle iscrizioni reali assire e dei testi profetici sul tema del resto
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OMAR CARENA

IL RESTO DI ISRAELE Studio storico-comparativo delle iscrizioni reali assire e dei testi profetici sul tema del resto

EDIZIONI DEHONIANE BOLOGNA

1985 Centro Editoriale Dehoninno Via Nosadella, 6 - 40123 Bologna

Presentazione

Con quest'opera di Omar Carena Il Resto d'Israele, la Collana Supplementi a Rivista Biblica riprende il suo cammino presso il Centro Editoriale Dehoniano di Bolog11a, nuovo Editore di Rivista Biblica. Attraver.w q"e.rta Colla11a l'Associazione biblica italiana intende favorire tutti gli st11tli"si c.,,e lavormw nel campo tlel/a ricerca biblica, offremlo .fpazio e ,·011osce11za alle loro indagini. 1.:Associazim1e biblica italia11a esprime all'Editore la tJiù viva ric011osce11za per la .ma 1lispo11iblli1ò. E /orm11/a l'augurio che, co11 l'aiuto di Dio, q11esta serie (/i ricer(·he bibliche proseg11a i11 ma11iera vigorosa e co111i11ua, offrendo al pubblico italiano e stra11iero volumi ricchi di profondo rigore scientifico e della pererme novità della Parola che salva. P. Giuseppe Danieli, C.S.J. Presidente dell'Associazione biblica italiana

s

Prefazione

Ancora una ricerca sul re.tlo? Non 11e sono già state procione molte in questo secolo, specialmente da parte di biblisti "puri»? Sl, effet1ivamen1e già numerose sono state le ricerche che hanno scandùo, a un ritmo più o meno decennale, l'orizzonte scientifico. E qui una prima giustificazione già la possiamo trovare. Sono ormai più di dieci anni che non si è pìi'l scritta una monografia su tale tema. Essa però non è sufficiente a motivare wia nuova pubblicazione che potrebbe rubare tempo prezioso agli .studiosi di materie bibliche, .ve si giustificasse solo pel'ché era ormai temp" di tlire quulco.vu .ml tema o per fldempiere formali riti accudemic:i... U11u secmu/11 giu.~tifimJte), che in mezzo alla battaglia 13) erano fuggite (11ap11rl11d11), l'irruenza delln mia bnttnglia 14) temette (adt2ru) e su montagne frastagliate (lad~ beruti) 15) per salvare la sua vita (UIUI e/èr nap!ilti) si affrettò (/11 + n8qu).' ' Qualche vol1a la 1erza persona plurale dcl verbo e dcl possessivo viene resa in ltal!aoo ~~ la ter.la singolare, in ac:x:ordo con •resto". ~:

5. TP I (nb. 7, p. 37) Le loro leste io tagliai (nakam) e dietro le loro città, come mucchi di grano le ammassai (Iapdku). Il loro bollino, i loro beni e possedimenti, senza numero portai via (wa.fa). 6000 (uomini), il resto delle loro truppe (.si· te· it ummanàte), che davanti alle mie 86) armi erano fuggite (11apar!udu), i miei piedi 87) afferrò (Iepé .fabdtu): li presi (lequ) e 88) come abitanti del mio pitese li annoverai (manu). 81) 82) 83) 84) 85)

6. TP I (nb. 7, pp. 38-39)

93) Il loro bottino, i loro beni, i loro possedimenti portai via (wa.ru). 94) Le loro città con il fuoco (ina iJati) I) bruciai, devastai, distrussi (Jariipu -11api1/u • naqdru); il resto (si· te - ir)

del paese di Kummubu, che davanti alle mie armi era fuggito (naparlud11) verso la città di Sere§§e, che si trova sulla riva dcl Tigri, l'attraversò (eberu) e fede della città una fortezza (da1111ùti Jaktùru) ... 13) Le loro truppe combattenti in mezzo alle montagne 14) come mucchi di grano (klma .fer! - ma - le.Ili) ho disperso (mu.r.ru); 15) il loro sangue (nel) fiume Tigri e (sulle) alture della montagna ho fatto scorrere (redu). 2) 3) 4) 5)

7. TP I (nb. 7, pp. 49-50) 9) 10) 11) 12) 13) 14) 15) 16) 17) 23) 24) 25) 26) 27) 28) 29)

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Il loro bottino, i loro beni ed i loro possedimenti ho depredato (.falàlu); le loro città con il fuoco (ina iJllli) bruciai, devastai, distrussi (!ariipu - naplllu • naqdru) e il resto (si - te - it) delle loro truppe (ummumlte), che davanti alle mie armi terribili erano spaventate e la potenza forte della mia battaglia temevano (adaru), per salvare (ana .Mzub) la sua vita (nuplate), forti alture delle montagne, regione difficile cercò (.fabatu) ... Ma io la sconfitta loro causai (abiktt1 !akt'J1111); i cadaveri dei loro eroi sulla cimu della montagnu, come l'inondatore accutostai (kamdru); il loro sangue (nelle) vaUi e alture della montagna ho fatto scorrere (redu). li loro bottino, i loro beni, e i loro possedimenti dalle alture forti delle montagne ho fatto scendere (waradu).

8. TP I (nb. 7, pp. 61-62) 22) Il paese di Sugi nella sua totalità conquistai (ka.fddu): 23) 25 città loro, il loro bollino, 24) i loro beni, i loro possedimenti portai via (wa.,·tl); 25) h1 tot11lità d~lle loro città con il fuoco (ifla il/Jti) 26) ho bruciato, dcva.-.tato, distrutto (Iardpu - 11aptllu - naqtlru). 27) Il resto delle loro tr'1ppc (si - te - it ummundtc) i miei piedi 28) abbracciò (.fablJtu); io ebbi pietà di loro (remu). 29) Tributo e tasse su di loro 30) posi (ktlnu) e tra i dipendenti 31) del dio Assur, mio signore, li annoverai (manu). 9. TP I (nb. 7, pp. 73-74)

51) 52) 53) 54) 55)

Ne feci un macello (dikta dtiku); il loro bottino,

i loro beni ed i loro possessi

senza numero portai via (ttlru). Il resto delle loro trnppe (si - tt - it ummiinate), che davanti alle terribili (armi) del dio Assur, mio signore, .56) erano fuggite (naparJudu) e il fiume Eufrate avevano attraversato (cb~ru),

57) dietro a loro in barche di pelle 58) il fiume Eufrate allraversni (ebèru).

59) 6 loro cillà, che stanno ai piedi del monte Bdri, 60) ho conquistato (ka.fadu); con il fuoco (ina i.ftlti) le bruciai, 61) devastai e distrussi (.fariipu - naplilu - naqiiru); il loro bottino, i loro beni 62) e i loro possessi alla mia città di Assur 63) ho portato (wabalu).

10. TP I (nb. 9, p.

~60,

testo III, nota)

18) Mio padre con l'aiuto di Assur, mio signore, 12000 soldati del paese di Mu~ki, esteso ... 19) il resto delle sue truppe (si - tè - it ummanate) ho deportato (nasiibu); in mezzo al mio paese le ho fatte scendere (warad11). 11. TP I (nb. 7, p. 142)

31) ... dcl resto (si - te - il) delle numerose bestie selvatiche e degli uccelli ... 12. TP I (nb. 9, p. 352)

61) Con il resto (si - te - it) 25

62) del legno di cedro ho costruito la casa di questo .falj1tru dal fondamento fino alla sua conclusione.

!iUO

13. TP I (nb. IO. p. 142) 20) Il resto (si - te - et) di quelle acque 21) verso i campi delle città, per l'irrigniionc. ho ratto salire (e/tl). 14. ABK (nb. Il, p. 168)

1) Il resto (si· te· et) degli animali numerosi e degli uccelli del cielo ... 2) i loro nomi con questi animali non sono scritti ... 15. AD II (nb. 12, p. 156) 12) Un grande macello ho procurato (dikta daku);il loro resto (si-la· te- Ju - nu) ho distrutto (D di qatu).

16. AD II (nb. 12, p. 156)

26) Un grande macello ho procurato (dlkta daku); 27) le loro cillà ho devastato, distrutto. bruciato con il fuoco (nupd/u • • 11uqdru • .fard/lii ina ili'lti); 28) il resto del loro esercito (si • 111 • ttl ummiJm'itc), che davanti alle mie armi era fuggito (11apar.tuclu). 29) dalla ... alla città di ijalbalau~. che si trova nel paese di... 30) li ho inseguiti (rrdù). Un grande macello ho procurato (dikta daku) ... 31) il loro resto (si - ta • te - Ju - nu) ho deportato (nasd~u); 32) parte del paese di Assiria li ho annoverati (manu). 17. AN Il (nb. 13, p. 28) 87) Un grande macello ho procurato (dikta doku); il loro bottino, i loro beni, i loro possedimenti, i loro buoi, 88) le loro pecore ho portato via (wa,fQ), nella mia città Assur li ho

ponati (wabdlu); le città del distretto di Sikur 89) (e del distretto) di Sapanu nella loro totalità ho catturato (ka.fad11); il loro resto (si - tu - re • lu • nu) davanti alle mie armi potenti 90) era .fuggilo (naparJ11d11): scese (wal'()d11) cd afferrò (.rabbtu) i miei piedi. Doni presi d11 essi; tributi e regali fortemente imposi loro(kd1m). 18. AN Il (nb. 13, p. 37)

14) Un grande macello ho procurato (dlkta dllku); li loro bottino,i loro beni, 15) i loro possedimenti, i loro buoi e pecore

26

16) verso la mia città Assur ho portato (wabalu); i loro dei come regalo 17) ad A11sur, mio signore. ho regalalo (qiii.fu); il resto del loro esercito (:ri • '" • "' 1111m1eim1l)

" MQllcr • Prcus5, Il. 62. Hascl, pp. 248-49.

~

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m1ss1onc, a partire dal momento della visione. Quesla però si sarebbe sviluppata lungo il tempo e allraverso l'esperienza di Isaia. Credo che lu prot>lcmatica toccata dai due autori sia difficilmente risolvibile, anche se personalmente propendo ud ammettere che: Isaia abbia conosciuto fin dall'inizio l'idea di resto. Non c'è nessun accordo basilare sulla ripartizione e datazione dci diversi testi isaiani. cosl che sembra estremamente complesso voler decidere se Isaia fin dall'inizio abbia conosciuto il motivo o no. Ai fini reali di uno studio su Isaia interessa anche poco chiarire con sicurezza il periodo esatto di ogni testo (a parte la considerazione che lo stesso Isaia abbia elaborato e sistemato anche diversamente quanto aveva detto e scritto durante tutto il periodo della sua attività). Importante è invece che ci siano numerosi testi che si riferiscono al resto: lo stesso numero esteso di passi sta ad indicare l'importanza della tematica in Isaia stesso. Differentemente da Hasel credo sia utile prendere in considerazione solamente i testi in cui ìl motivo di resto è presente, ma solo con la terminologia di resto; solo in tal caso si è sicuri di non fare violenza ad alcuno. Il ricorso infatti a testi in cui la terminologia esplicita del resto non è presente è necessario qualora appunto i testi con la menzione esplicita di resto non siano abbondanti (vedi, nel caso concreto, Amos). Per Isaia il problema si pone a parer mio in modo differente, perché il tema è molto prescnlc cd esplicito. Semmai la difficoltà in Isaia, come notato da molti autori, è di potersi districare nella marca delle attestazioni. Come già per Amos, ci sono in Isaia vari passi con un uso tradizionalc;u iuli per esempio i riferimenti al resto nei c. 13-23, oracoli riferiti ai popoli stranieri: è un uso tradizionale senza particolari concezioni innovative. In senso anche negativo si può considerare Is 30.15-17, dove il resto è viste> come un insieme di gente che fugge; ma si noti che tale resto viene me~o in evidenza nel senso che esso, seppure ridotto al minimo, è riconoscibile in quanto posto in alto sul monte o su una collina. Testo di transizione nel quale non è ancora del tutto chiaro riconoscere se si tratti solo di un concetto positivo o di un concetto negativo di resto è ls 7,3 (S'r yswb): su di esso si sono scritte molte pagine, non ultimo Hasel;20 egli stesso riconosce la duplice matrice: minaccia e speranza sono i due aspetti che sono presenti in tale denominazione del figlio di Isaia.

ls 4,2-3:

' In quel giorno il germoglio di Jahvé crescerà " J. Vcrmcylcn, 1'>77. p. 711 cs1•rirnc mollo chiam1mcnlc l'opinione umlizionule; in 1.i.iu ~i trovano due tipi di resto: un resto mi~cnihilc delle nmdoni pngnne vo1111c 111ln perdizione (per es. I~ 17,3.6) e un reMo sanlo dcll'l~raclc num·u (h 4,3: 10,20-22; 11.11-16; 28,5); nesAuno dei testi di loie categoria sarebbe, secondo l'autore, nulentico. Tale opinione è ei;tre1n11mon1e diffusa in grnn parte dei cummcntnri e degli ~ludi recenti ~u Isaia e IH politica appnflli nell'ultimo decennin e ciloti nelln bibliografia. " Hi1Sel, pp. 270·301.

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in onore e gloria, e il frutto della terra sarà a magnificenza e ornamento per gli scampati di Israele. 1 Avverrà che il resto in Sion e quanto sarà lasciato in Gerusalemme sarà chiamato sento,

cioè chiunque sarà scritto nel libro della vita in Gerusalemme. Per la maggioranza degli autori il testo del c. 4 viene diviso in due raggruppamenti: 4,2; 4,3-6; il primo è post-esilico recente; il secondo postesilico tardivo.;u Non mi sembra però del tutto soddisfacente tale divisione. Molto più utile, dal punto di vista letterario, vedere le due unità cosi divise: 4,2-3; 4,4-6; si noti la terminologia in parallelo plY(t y~rl Il hnJ'r e hnwtr, e il termine qdw§ presente anche in Is· 10,20. Mentre ls 4,2-3 sarebbe un oracolo genuino, il resto dei versetti può considerarsi posteriore; azzardato sarebbe però esprimere date troppo precise: si può pensare alla caduta di Gerusalemme come già avvenuta. Con questo però non vorrei ancora del tutto decidermi su Is 4,2-3: non è del tutto chiaro se la prospettiva sia solo positiva; «il resto sarà santo»: ma forse «Santo» è da prendersi nel senso di «beato», «fortunato», il che ad ogni modo porrebbe già questo testo nella categoria dci lesti innovativi. Rimangono 4 testi altamente significativi: 10,20-23; ll, ll-16: 28, l-6; 37 ,30-32. Questi testi sono certamente innovativi e presentano una concezione nuova di resto. Tre sono legati a Samaria (resto di Israele) e l'ultimo è legato a Gerusalemme (resto di Giuda). Is 10,20-23: In quel giorno il resto di Israele e gli scampati della casa di Giacobbe non si appoggeranno più a chi li ha percossi, ma si appoggeranno a Jahvé, al Santo di Israele, con lealtà. 31 Un resto ritornerà, il resto di Giacobbe, al Dio forte. u Poiché fos.. J da te i tuoi superbi millantatori e non avrai più sentimenti d'orgoglio sul mio monte santo. •l Lascerò sopravvivere in mezzo a te un popolo oppresso e povero, che cercherà rifugio nel nome di Jahvé: •) il resto di Israele. Non commetteranno più iniquità né proferiranno menzogna né si troverà nella loro bocca una lingua perfida. Invece essi potranno pascolare e accovacciarsi, 11enza che alcuno li disturbi.

Il popolo, il resto di Israele, che qui emerge è sl un resto, mo non abbattuto né troppo esaltato: è un resto conscio che la sua sola fiducia e speranza si fonda su Jhwh; questa certezza fa sl che anche il suo comportamento non possa non essere adeguatamente coerente con tale nuova situazione e realtà. Un ulteriore sviluppo dell'idea di resto si presenta allorquando, in periodo sicuramente post-esilico e in ambiente ormai giudaico, tale motivo viene strettamente legato al gruppo dei residenti in Babilonia e ritornati a Gerusalemme."' Non è molto facile capire le ragioni per cui solo tale gruppo diventa esemplare e degno di rappresentare tutto il popolo ebraico; perché cioè non solo il mondo ebraico residente in Babilonia ma anche quello che sempre era restato in Palestina non si ritrovino uniti nell'applicare a se stessi tale concezione. La risposta più semplice sembra ad ogni modo essere quella che riscopre nel mondo ebraico babilonese la maggiore capacità di perseveranza religiosa e di adeguamento alle nuove realtà: cosa facilmente spiegabile se pensiamo che un po' tutta l'intellige11Lfija ebraica si trovò per un lungo periodo (e molti poi vi rimasero) in Babilonia, mentre la Palestina ebraica ebbe una storia sempre più decadente e senza speranze.

" MUller -

Prcu.~s.

pp. 85-91.

capitolo IV

L'idea del «resto» come rivendicazione morale nei confronti del potere conquistatore

4.J ISAIA, INIZIATORE DELLA GUERRIGLIA IDEOl.OOICA NELL'ANTICHITÀ

Di fronte all'assillante e martellante propaganda assira, ecco emergere due o tre figure (Amos, Isaia, Michea) le quali si ergono per cercare di dare un nuovo contenuto a ciò che notoriamente la propaganda assira estende anche oltre i confini del proprio impero. I testi che sono stati considerali nel capitolo antecedente sono essenziali proprio per questo motivo: mostrano che è in atto e già si va concludendo un uso del concetto di resto diverso da quello tradizionale nel mondo assiro. È un uso diverso. allemativo e contraddittorio. Presuppone cioè che In propaganda assira sia giunta sino in Palestina: non è difficile essere sicuri di tale realtà sia per la conoscenza che Isaia e Michea hanno della situazione assira sin per l'intenzione ste'ssa di voler porre in contraddizione il nuovo concetto di resto con quello di Assur (Isaia IO e Michea S). Quanto qui si viene esprimendo non è il solo caso. In un articolo molto istruttivo P. Machinist 'sottolinea il fatto che Isaia sia venuto a contatto con la propaganda assira e ne abbia tratto dei motivi stessi, utilizzandoli nei suoi scritti. È molto verosimile, come sostiene Machinist stesso, che Isaia, dato il suo frequente contatto con il mondo politico, sia venuto a conoscenza non solo della propaganda indiretta, esercitata attraverso le notizie che venivano diffuse, ma anche di quella diretta, esercitata a corte da incontri con messaggeri o con ambasciatori: la conoscenza diretta ed approfondita di tale propaganda spiegherebbe perché egli abbia seelto proprio un tema cosl importante, come quello del resto, per iniziare con esso un tentativo di rivincitu c di controffcnsivu. vedendo in tale concetto o motivo uno dci pilastri f'ondamcnrnli su cui si basava l'Assiria per annullare la capacità combattiva ' P. Muchini51, 19113. 719-737: in modo pur1il."ol11rc le pp. 728-29. E in1cre§s11ntc nohm: che ho lavoralo indipcndcntcmentc da P. M11chi11i1>1: il suo nrtlcolo l'ho cono11eiu10 alla fine di m11gsio l9H4, q1111ndo il mio lavoro crn nelle 11rnndi lince quasi complelo. Tonto più interessanle, perché vedo che ci sono molti punii di contatto, che manirestano quindi u1111 p:rnnde vero&imlgllanza per le co1oe che qui vengono sm1enute. 10

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psicologica del nemico: tema d'altronde ben fondamentale se pensiamo al gran numero di iscrizioni che lo registrano e lo citano. Il tema del resto viene in Assiria solo sempre applicato al nemico: non ho riscontrato alcun testo in cui si parli di resto in modo positivo, eccezion fatta del n. 68. Questa realtà è cos} estesa da aver influenzato anche vari passi nei testi biblici e profetici, in cui gli ebrei parlano di altri popoli come di un resto (per es. Am 1.8; 9,12; Is 16,14; 17,3; Ger 25,20; 47,4-5 ecc): in genere si tratta di nemici confinanti e con i quali gli ebrei sono stati spesso in lotta. Tale uso si può definire tradizionale, nel senso cioè che esso ripete lo stesso schema mentale assiro: gli altri sono un resto. Che tale modo di pensare sia antecedente ed anche contemporaneo a quello instaurato da Isaia non debilita la nostra tesi: anzi mostra ancora una volta, se mai fosse necessario, quanto grande fosse la personalità di Isaia (e non si deve escludere rapporto antecedente di Amos e quello seguente di Michea), il quale nota il nucleo centrale della propaganda assira e con la sola forza psicologica di un'intelligenza sagace e di una volontà combattiva riesce a porre in crisi il sistema. Perché proprio di questo si tratta: il grande leader religioso-politico riesce a creare un uso alternativo, altamente qualificato e positivo del concetto di resto: re.fio flOtl sono gli altri, ma il popolo ebraico stesso o per lo meno quello che di esso rimane; essere un resto non è deprimente, ma può essere positivo e con esso Jhwh può compiere nuovi prodigi e nuove opere di salvezza: «~"'àr nf1'tm .. si potrebbe dire, come in USA ccblack is beautiful» o da noi «donnu è bello ... Perché alla fin fine dello stesso meccanismo di difesa si tratta; e.li fronte all'oppressore potente cd orgoglioso non rimane se non quest'unica arma: combatterlo con le sue stesse armi, svuotando di significato lo stigma e l'insulto, facendolo anzi diventare motivo di onore e e.li orgoglio, di rafforzamento e di possibilità di continuare ad esistere. Proprio quanto da altri viene disprezzato, visto come negativo e motivo di insulto, viene ripreso da un certo gruppo di persone (siano essi i negri nei confronti dei bianchi, gli ebrei nei confronti dei cristiani, gli indios nei confronti degli spagnoli, l'immigrato turco o italiano nei confronti della popolazione tedesca indigena, l'ebreo nei confronti dell'assiro) e diventa principio di coesione del gruppo stesso, che ivi si riconosce e viene cementato. z fondamentalmente un meccanismo di difesa, utilizzato in vari tipi di società; qui esso viene espresso in modo abbastanza semplice, ma cosciente e risolutivo: «Voi dite che siamo un resto che fugge, vile ed incapace; eppure proprio questo resto sarà l'origine di un nuovo popolo, purificato e più cosciente dei suoi legami con Jhwh!». È ben possibile che anche prima di Isaia sia stata utilizzata tale forma di guerriglia: personalmente non conosco qualcosa e.li simile antecedente nelle culture del Vicino Oriente antico. Di qui In proposrn di vedere appunto in Isaia

a

~ in1c:rc:ss1m1c no111rc come un grande urlislo di origlne ebraica, Woody Allcn, abbiu in modo mollo signiriClltivo l'handicap della ~uu origine cd anzi ne abbia fallo un motivo soswnzialc della ~ua arte. 1

~upcrato

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un iniziatore. Anche se è pos.-;ibile che ci siano stati fenomeni analoghi nella cultura mesopotamica o in quella egizia,' si deve sottolineare che tale reazione è molto più verosimile presso popolazioni subalterne ed aree periferiche, che non presso i poteri ccntrali~ti, rappresentati appunto dall'Egitto e dalla Mesopotamia, perché difficilmente nell'antichità la società avrebbe potuto ammettere all'interno dclln sua stessa strutturo forme di conlestazione o dj dubbio. Se poi questo fosse successo nella realtà, difficilmente ne avremmo sentore negli scritti (poco infatli e 111olto indirettamente riesce il volume curato da Finet a far emergere di malcontento e di opposizione). Anche di tali aree periferiche però sappiamo molto poco, perché come sempre, nella maggioranza dei casi, la storia è scritta dal vincitore e non dal vinto. Ad ogni modo è utile mantenere aperta la possibilità che anche altrove, nell'antichità, ci siano state forme simili: sottolinearne una non significa escluderne altre. 4.2

IMPLICAZIONI PSICOWGICHE E SOCIOLOGICHE

Quanto si è venuto sin qui esponendo è una tematica che non si presenta in maniera troppo nuova. Persone o gruppi che si trovano in difficoltà o in minoranza e che cercano di difendersi per poter sopravvivere e svilupparsi sono noti un po' in tutti i tempi e in tutte le aree geografiche. Sembra che ogni 4(maggioranzu» per essere tale debba trovurc unu «minoranza» sulla quale esprimere il proprio potere e la propria superiorità. Si tratta in genere di un meccanismo di difesa individuale che viene scoperto e utilizzato nella gran parte dei casi in modo inconscio c di cui ci si serve in modo tale da rendere la vita sopportabile e in qualche caso anche per sviluppare potenzialità latenti, che altrimenti sarebbero state soffocate o non sarebbero mai emerse. È notorio quanto tale concezione stia alla base di tutta la ricerca psicologica di A. Adler:' il sentimento (o lo stato) di inferiorità non solo non è sempre di intralcio e motivo di insuccesso; anzi spesso si sviluppano proprio le capacità in quel determinato campo in cui l'individuo all'inizio si sente inferiore. Ad un livello di maggiore estensione ideologica e gnoseologica si pone la ricerca della scuola cosiddetta della «Dissonanza cognitiva», rappresentata da Festinger ~ e da altri autori di questa scuola, che pone a base dello sviluppo cognitivo (ma non solo, perché è un fenomeno piuttosto affettivo che cognitivo) il futto di ridurre il negativo esistente nel singolo, valorizzando la propria autonomia cosl da diminuire sempre di piò lo stacco tra la propri.a realtà e qucllu che si manifesta esteriormente; si valorizza il positivo esistente nel soggetto, richiam11ndosi ullu propria esperienza, ulla propria attività e a ' cr. AA.VV .. '"' VlJ/X dt l'opplJ.,itiun '"' M~sopotarrrle, Bru:iccllcs 197.3. ' A. Adlcr, 1976; '1983. ~ L. Fc&lingcr, 1957.

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quella del mondo circostante, cosl da raggiungere sempre più una consistenza personale e una consonanza tra l'individuo e il mondo.~ Come si vede tale teoria non cerca solo di spieg11re il caso «patologico1> ma diventa essa stessa una teoria completa della conoscenza in generale e dello sviluppo della personalità. Tali basi psicologiche e gnoseologiche sono di indubbia utilità e credo debbano essere prese in considerazione da parte di chiunque si interessi di minoranze (il resto in generale), ma ancora di più da parte di chi si interessa di una minoranza cosl qualificata nella storia del mondo religioso quale è quella del mondo ebraico. Perché quello che avviene a livello psicologico individuale è anche facilmente verificabile a livello sociale o di gruppo. Come già è stato detto, ogni maggioranza per essere tale deve contrapporre a sé una minoranza nella quale spesso vede realizzati tutti gli aspetti negativi, che essa vuole estromettere. Non è certo molto nuova tale considerazione: la minoranza è descritta in genere con caratteri che la rendono più simile ad una caricatura che ad una realtà. Uno degli studi più interessanti sul tema è quello di Allport T sulla natura del pregiudizio: molto stimolante, anche se ormai datato, è il cnpitolo sul modo con cui si cerca di creare il nemico comune;" in tutte le pagine si notano affermazioni ed esempi sempre molto illuminanti. È però molto strano vedere come in tutta l'opera siano mollo di più, anzi fondumcntalmente solo, studiati i •portatori di pregii1dizio» nei confronti dci negri e degli ebrei d'America e molto meno vengano presi in considerazione questi, che per comodità potremmo chiamare i "recmori ciel pregii1dizio». È vero che lo scopo principale dell'opera sta nello studio dei meccanismi per cui sorge il pregiudizio: molto interessante però. particolarmente ai fini di questo studio, sarebbe anche stata l'analisi per cui un gruppo cerca appunto di difendersi dal pregiudizio. In tale linea di pensiero penso che siano estremamente stimolanti gli studi citati di Lantemari, Miihlmann, Wachtel: in essi si può vedere molto chiaramente come vari tipi di popolazioni sopraffatte da un potere conquistatore militare e culturale reagiscono per conservare una sopravvivenza. Spesso tale tipo di resistenza e di opposizione avviene a livello religioso: gran parte delle reazioni studiate dagli autori succitati si sviluppano proprio in un ambito culturale-religioso, per cui l'unica forma di sopravvivenza è quella di riscoprire nelle dimensioni religiose originarie un motivo di contrasto alla cultura dominante o di vedere nella propria storia il ripetersi della situazione messianica vissuto dal popolo ebraico; spesso poi tale messianismo ha delle connotazioni che riprendono anche tematiche presenti nel millenarh~mo e • Si vedn l11 tcorl11 dcl «Dtdnncc Model~ in J.L. Frccdmann. J.M. C11rlsmith. !>.Cl. Scnrs, 11/70, ~· 8'>·94. · O.W. Allport, 1973. • Allport. pp. S9 ss. Anche dagll autori delle 11CUola di Francoforte, che si sono Interessati alla nascita dello pcrM>nalità autoritaria, ~ stato studiolo l'ottel!$lamento onliebraioo e le ragioni per 1:11i si diventa autoritari: si tratterebbe di un meccanismo d1 proiezione per compensazione.

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nell'apocalittica. È significativo che proprio riguardo aJ prototipo del messianismo (quello ebraico) possano venire in aiuto, per poterlo meglio comprendere e valutare, tali forme moderne e ripetitive del messianismo antico. Non si può non negare che pur essendo diversi, essi hanno però dei legami stretti e subordinati, in c.1uanto spesso, anche esplicitamente e teoricamente, i leadcrs di tali movimenti messianici moderni fanno menzione e riferimento a quello antico. Se un motivo di contrasto e di differenza tra tali forme di reazione e quella dcl resto vi è, essa, almeno agli inizi. è questa: il resto è una reazione che non viene proiettata nel futuro, ma è la reazione presente. Evidentemente però tale contrasto vale solo per l'inizio, in quanto è ben conosciuto come il motivo e la tematica del resto vengano poi in un secondo momento anch'essi proiettati verso un futuro messianico ed apocalittico.~

4.3

PARALLELI LINGUISTICI E STORICI

In questa parte si cerca di confortare la tesi qui sostenuta con alcuni esempi tratti da campi esterni al mondo orientalistico e a quello biblico, i quali ci indicano che il fenomeno descritto non è cosl strano ma è già stato utilizzato. Evidentemente tutto è confortato d11 esempi, che possono essere più numerosi, quando le letture storiche siano pill estese. lo ho trovato alcuni esempi: non sono esaustivi: è indubbio che il carnet può essere ulteriormente esteso ed approfondito. Anche la divisione tra linguistica e storia è puramente funzionale e metodologica, in quanto anche gli esempi storici si realizzano spesso su un piano linguistico: ma vale la pena di tenerli separati, perché si noti che una parte è più prettamente e teoricamente linguistica; l'altra è suffragata di più da veri esempi storici. Ed è certamente in tale settore che la ricerca può essere approfondita e può apportare ulteriore materiale. 4.3. l Unguiscici

Come ben indica G.R. Cardona nel suo studio, 10 manca sugli etnonimi ogni scritto teorico: quello di Cardona stesso si pone come un primo tentativo di studiare in modo sistematico sia i nomi propri sia i nomi di popoli (etnonimi veri e propri). Quello che in tale campo è più interessante e pm legato alla tematica presente è proprio l'etnonimo, «le denominazioni. cioè di popoli, genti. tribù, ecc. ». 11 E ancora all'interno del gruppo la loro costante, quella «loro possibilità di assumere una connotazione decisamente peggiorativa; anzi,

• Almeno que~to è la 1cndcru:11 di quulchc scuorc dcll11 1colotda del resto biblico: lu realizzazione dci bçni promcp;i al resto viene trn~p011to in un tempo sempre più indetermln11to. 111 G.R. Cardonu, 19!12, p. 15: noia bibliografica. ·

" Cardona, p. I.

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è come se essi contenessero sempre un inerente tratto dispregiativo, dato dal solo fatto che si tratta di altri da noi, e dunque, in genere, diversi in peggio». 11 Tematica che in modo specificatnmente linguistico tocca il campo dell'altro in genere. 1·' Quello che sembra strano è che non solo tale etnonimo venga dallo slraniero utilizzato per una certa popolazione, ma che la stessa popolazione ad un certo punto se ne appropri e lo faccia diventare suo: sono famosi e conosciuti i nomi dci Galla = non musulmano o dei Kafiri = infedele.•• Meccanismo che non viene facilmente spiegato se non con il fatto che o si perde iJ significato lungo il tempo oppure la cultura dominante è cosl apprezzata da fare accettare anche una denominazione denigratoria per la propria nazione, perché viene da coloro che detengono cultura e potere. Quello che a livello esteso di popolazione - si veda tutta la seconda parte dello studio di Cardona 0 - viene utilizzato, è conosciuto anche al livello, geograficamente più limitato, del «blasone» popolare, che è un «passaggio metaforico, per cui un segno si carica via via negativamente fino ad assumere un significato esclusivamente dispregiativo, perdendo ogni legame con il referente originario»;•• vari esempi si trovano alla p. 13 dello studio citato. Evidentemente sia gli etnonimi sia i blasoni sono degli esempi che in modo limitato si possono mettere in relazione con la nostra problematica; sono però un esempio interessante di azione e di cambiamento che agiscono sul piano linguistico, come appunto anche sul piano linguistico è la reazione che si manifesta nell'appellativo «il resto». Manca nel con lesto dcl resto la stessa terminologi11 (il vocabolo sittu o rilJIU non passano all'ebraico): questo sarebbe slato certamente qualcosa di molto interessante se fosse storicamente successo; ma non è successo, come pure non è successo che il termine «nemetS» = «muto» detto dagli slavi per i tedeschi sia stato da questi utilizzato per definire se stessi.

4.3.2 Storici In campo storico sono molto sviluppate le denominazioni negative. Particolarmente a livello individuale e nel mondo religioso e mistico è presente il nome autodenigratorio utilizzato per autoumiliazione o per automutilazione: conosciuto è il fenomeno per cui Francesco di Assisi si definisce •

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come rivendicazione morale nei

confronti del potere conquistatore .......................... ,................ . 4.1 Isaia, iniziatore della guerriglia ideologica nell'antichità ......... .. 4.2 Implicazioni psicologiche e sociologiche ............................. .. 4.3 Paralleli linguistici e storici ............................................... . 4.3.1 Linguistici .................................................................. . 4.3.2 Storici ....................................................................... .

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CONCLUSJ.ONE ............................................................... .

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BIBLIOGRAFIA .............................................................. .

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1. Sigle e abbreviazioni ........................................................ . 2. Sussidi e strumenti ........................................................... . 3. Fonti ........................................................................... .. 4. Studi ............................................................................ .

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