Il posto delle patate preceduto da L’aumento [2 ed.]

Citation preview

Prima edizione 1991

Nuova edizione settembre 2014 © 2010 Librairie Arthème Fayard, Paris Titolo originale

Théàtre I Pubblicato per la prima volta dalle Editions Hachcttc nel 1981

© 1991 e 2014 Bollati Boringhieri editore Torino, corso Vittorio Emanuele 11, 86 Gruppo editoriale Mauri Spagnol isbn

978-88-339-2510-3

Schema grafico della copertina di Pietro Palladino c Giulio Palmieri

www.boliatiboringhieri.it

Stampato in Italia da Press Grafica - Gravcllona Tocc (VB)

L’aumento ovvero

Come disporre delle maggiori possibilità di successo nel chiedere al proprio capo ufficio un adeguamento di stipendio, quali che siano le condizioni sanitarie, psicologiche, climatiche, economiche o di altra ragione.

Per Marcel Cuvelier e Thérèse Quentin

L’Augmentation è stata rappresentata per la prima volta il 26 febbraio 1970 al teatro Gaité-Montparnasse, con la regia di Marcel Cuvelier e con la seguente distribuzione dei ruoli: Marcel Cuvelier: la proposta; Oliver Lebeaut: l’alterna­ tiva; Monique Saintey: l’ipotesi positiva; Fréderique Villedent: l’ipotesi nega­ tiva; Yves Peneau: la scelta; Thérèse Quentin: la conclusione e la voce di Danielle Lebrun: il morbillo.

Personaggi x 2

3 4 5 6

La proposta L’alternativa L’ipotesi positiva L’ipotesi negativa La scelta La conclusione

IL MORBILLO

! ?

!

I

I

2

3

4 5 6

i

2

3

4

5 6

Lei ha a lungo riflettuto e ha preso la decisione di andare a trovare il suo capo ufficio per chiedergli un aumento. O il capo ufficio è in ufficio, oppure non è in ufficio. Se il capo fosse in ufficio, lei busserebbe e aspetterebbe la risposta. Se il capo non fosse in ufficio, lei spierebbe il suo ritorno in corridoio. Supponiamo che il capo ufficio non sia in ufficio. In questo caso lei spia il suo ritorno in corridoio.

Lei spia in corridoio il ritorno del capo ufficio. O il capo ufficio ritorna, oppure non ritorna. Se il capo ufficio ritornerà, lei andrà a bussare alla porta del suo ufficio e aspetterà la risposta. Se il capo ufficio non ritorna, la cosa migliore che lei può fare è andare nell’ufficio vicino a trovare la collega, la signo­ rina Iolanda. Supponiamo che il capo ufficio tardi a tornare. In questo caso lei va a trovare la signorina Iolanda.

12

i

2

3

4

5 6

GEORGES PEREC

Lei va a trovare la signorina Iolanda. Ma la signorina Iolanda, o è in ufficio o non è in ufficio. Se la signorina Iolanda fosse in ufficio, e di buon umore, lei potrebbe parlarle un momentino in attesa del ritorno del capo ufficio. Ma se la signorina Iolanda non c’è, non le resta che fare il giro dei diversi uffici che costituiscono tutto o parte del­ l’organizzazione che le dà lavoro, in attesa del momento più propizio per andare a trovare il capo ufficio. Supponiamo che la signorina Iolanda non sia in ufficio. In questo caso lei fa il giro dei diversi uffici che costitui­ scono tutto o parte dell’organizzazione che le dà lavoro, e aspetta un momento più propizio per andare a trovare :1 capo ufficio.

Lei torna a trovare il capo ufficio. O è in ufficio o non è in ufficio. 3 Se fosse in ufficio lei busserebbe e aspetterebbe la risposta. 5 Ma supponiamo piuttosto che non sia in ufficio. 6 In questo caso lei spia il suo ritorno in corridoio. 2

i

2

3 4

5 6

Lei spia in corridoio il ritorno del capo ufficio. O tarda a tornare oppure non tarda. Se non tardasse a tornare, lei potrebbe andare a bussare al suo ufficio e aspettare la risposta. Ma se tardasse a tornare, la cosa migliore che lei potrebbe fare sarebbe andare nell’ufficio vicino a trovare la collega signorina Iolanda. Supponiamo - cosa che succede tutti i giorni - che il capo ufficio tardi a tornare. In questo caso, lei va a trovare la signorina Iolanda.

L’AUMENTO

1

2

3 4

5 6

3 4

5 6

Lei va a trovare la signorina Iolanda. O lei è in ufficio oppure non è in ufficio. Se fosse in ufficio, e di buon umore, lei potrebbe parlare un momentino con lei. Se non ci fosse, non le resterebbe che fare il giro dei diversi uffici che costituiscono tutto o parte dell’azienda che le dà lavoro, in attesa di una circostanza più favorevole per andare a trovare il capo ufficio. Supponiamo, per semplificare - dal momento che biso­ gna sempre semplificare - che la signorina Iolanda sia in ufficio. In questo caso potrà chiacchierare un istante con lei... Purché sia di buon umore. Perché, se la signorina Iolanda non è di buon umore, non vorrà certo chiacchierare con lei e allora non le resterà che fare il giro dei diversi uffici che costituiscono tutto o parte dell’azienda che le dà lavoro, in attesa di una circostanza più favorevole per andare a trovare il capo ufficio. Supponiamo - cosa che succede tutti i giorni - che la signo­ rina Iolanda non sia di buon umore. In questo caso, lei fa il giro dei diversi uffici che costitui­ scono tutto o parte dell’azienda che le dà lavoro, e aspetta una circostanza più favorevole per andare a trovare il capo.

Lei ritorna a trovare il capo ufficio. 5 Non è in ufficio. 6 Lei spia il suo ritorno in corridoio. 1

Lei spia in corridoio il ritorno del capo ufficio. 5 Pare non abbia intenzione di rientrare. 6 Va a trovare Iolanda. 1

13

M

GEORGES PEREC

x Lei va a trovare Iolanda. O c’è o non c’è. 3 Se c’è, potrà, purché sia di buon umore, chiacchierare un istante con lei. 4 Se non c’è, non le resterà che fare il giro dei diversi uffici che costituiscono tutto o parte della società che le dà lavoro, in attesa d’un giorno migliore per andare a trovare il capo ufficio. 5 Supponiamo, per semplificare - dal momento che bisogna sempre semplificare - che la signorina Iolanda sia in ufficio. 2 O è di buon umore o è di cattivo umore. 5 Supponiamo, per semplificare - dal momento che bisogna sempre semplificare - che Iolanda sia di buon umore. 6 In questo caso lei fa due chiacchiere con Iolanda. 2

2

j

4

5

6

Lei fa quattro chiacchiere con Iolanda. O attraverso la porta a vetri dell’ufficio della signorina Iolanda lei scorge il capo ufficio che ritorna al suo ufficio, oppure dalla porta a vetri dell’ufficio della signorina Iolanda lei non scorge nulla e in ogni caso non il suo capo ufficio che ritorna in ufficio. Se il capo ufficio che ritorna al suo ufficio lei lo scorgesse attraverso la porta a vetri dell’ufficio della signorina Iolanda, non avrebbe che da trovare un pretesto per uscire e andrebbe così a bussare all’ufficio del capo. Viceversa, se non scorge nulla di nulla, deve continuare a chiacchierare con la signorina Iolanda. Supponiamo - cosa che succede tutti i giorni - che lei non scorga il capo ufficio dalla porta a vetri dell’ufficio di Iolanda. Lei continua ad attaccar bottone alla Iolanda.

L’AUMENTO

15

1 Lei continua a far due chiacchiere con la Iolanda. 3 Se scorge il capo ufficio, lei trova un pretesto per uscire e andare a bussare al suo ufficio. 4 Altrimenti la conversazione con la signorina Iolanda rischia di durare un’eternità. 3 Se non trova argomenti così interessanti e originali da discutere, il buon umore di questa brava Iolanda si squa­ glia come neve al sole, e a lei non resterà che fare il giro dei diversi uffici che costituiscono tutto o parte del con­ sorzio che le dà lavoro in attesa dell’ora più clemente per andare a trovare il suo capo ufficio. 5 Supponiamo dunque per semplificare, dal momento che bisogna sempre semplificare, che, mentre inesauribile lei chiacchiera con Iolanda, scorga dalla porta a vetri il capo ufficio che ritorna. 3 Ah! Finalmente! 6 Immediatamente, veloce come il fulmine, lei trova un pre­ testo per uscire e va a bussare alla porta del capo ufficio.

1

2

3 4 5 6

Lei bussa alla porta del suo capo ufficio. O lui le dice di entrare oppure non le dice di entrare. Se le dice di entrare, lei entra. Se non le dice nulla, lei bussa ancora. Supponiamo, cosa che succede tutti i giorni, che... Lei bussa ancora una volta.

x Lei ribussa alla porta del suo capo ufficio. 2 O lui le risponde «avanti» oppure non risponde. Se le risponde «avanti», lei entra, a meno che non sia com­ pletamente idiota o afflitto da sordità precoce.

i6

GEORGES PEREC

4 Se non le risponde, lei fa dietro-front e raggiunge malin­ conico, perplesso, ma non proprio del tutto scoraggiato, il suo ufficio in attesa di un’occasione più felice per andare a trovare il capo ufficio. 5 Supponiamo, cosa che succede tutti i giorni, che... 6 Lei fa un dietro-front e ritorna malinconico, perplesso, ma non del tutto scoraggiato, nel suo ufficio, in attesa di un’oc­ casione più felice per andare a trovare il capo ufficio.

i

2

3 4 5 6

i

2

3 4 3 4 5 6

Lei ha a lungo riflettuto e ha preso la decisione di andare a trovare il capo ufficio per chiedergli un aumento. O c’è o non c’è. Se c’è... Cinque contro uno che non c’è! Vittoria! Lei l’aspetta in corridoio.

Lei aspetta in corridoio il ritorno del suo capo ufficio. Torna o non torna? Torna. Non torna! Sì! No! No. Vada a trovare Iolanda!

x Lei va a trovare la signorina Iolanda. 5 Iolanda non c’è.

L'AUMENTO

n

6 Poco importa, lei fa allora il giro dei diversi uffici che costi­ tuiscono tutto o parte dell’azienda che la utilizza e aspetta una congiuntura meno rischiosa per andare a parlare al capo

ufficio.

1 2 3 5 6

Lei torna a trovare il capo ufficio. O c’è o non c’è. Se ci fosse, lei busserebbe e aspetterebbe la risposta. Ma naturalmente non c’è. Lei l’aspetta in corridoio.

1 Lei aspetta in corridoio il ritorno del suo capo ufficio. 2 Viene o no questo stronzo? 6 Lei va a trovare la Iolanda!

La signorina Iolanda. O lei è nel suo buco. E può chiacchierare con lei, ammesso che ne abbia voglia... Oppure non è nel suo buco. E così lei farà da capo e brontolando il giro dei diversi uffici che costituiscono tutto o parte dell’organizzazione tacca­ gna che la retribuisce. 5 Semplifichiamo - bisogna sempre semplificare - e dicia­ molo francamente: la signorina Iolanda è nel suo buco d’ufficio. 2 Non ne dubitiamo affatto, ma com’è il suo umore? 4 L’umore è tale che la signorina Iolanda non ha voglia di parlare, e a lei non resta che fare, da capo e brontolando, 1 2 3 2

i8

GEORGES PEREC

il giro dei diversi uffici che costituiscono tutto o parte del­ l’organizzazione che la retribuisce. 5 Ora poiché la signorina Iolanda non è affatto e per niente di buon umore 6 Lei fa brontolando il giro dei diversi uffici, che costitui­ scono tutto o parte della vasta organizzazione che tirchia­ mente la retribuisce. i E aspetta un indomani meno capriccioso per andare ad affrontare il capo ufficio.

1 2

3 4 5 6

Il capo ufficio? Non so se sia in ufficio. Lei potrebbe forse bussare. Non tarderà, è l’ora in cui di solito arriva. Non c’è, ma certo non tarderà. Si sieda dunque in corridoio in attesa, non tarderà certo, è l’ora in cui di solito arriva.

i Lei l’aspetta in corridoio. 5 Non torna. 6 Lei va a trovare la signora Iolanda.

3 Se la signora Iolanda c’è, potrà parlare un istante con lei in attesa del ritorno del capo ufficio. 4 Altrimenti farà il giro dei diversi uffici che costituiscono tutto o parte dell’azienda che rappresenta il suo unico oriz­ zonte, aspettando, per andare a trovare il capo ufficio, che il destino si mostri meno crudele!

L’AUMENTO

19

5 Supponiamo per semplificare, perché bisogna sempre sem­

plificare, che la signora Iolanda non solo sia in ufficio, ma che per giunta sia di buon umore. 6 Lei parla un momentino con la signora Iolanda.

1

Lei infastidisce la signora Iolanda.

6 Lei fa dunque il giro dei diversi uffici che costituiscono

1

5 3 6 2

3 2 1

5

6

tutto o parte della società che - si direbbe - la paga per fare il giro dei diversi uffici il cui insieme la costituisce tutta o in parte. Poi lei ritorna a trovare il capo ufficio. Diciano, per semplificare, perché bisogna sempre sempli­ ficare, che, questa volta, il capo ufficio sia in ufficio. Questa poi! E evidente che lei bussa. O le dice di entrare E lei entra Oppure non risponde E quindi lei aspetta un istante prima di bussare di nuovo L’esperienza dimostra che nel 74,6 per cento dei casi, un capo ufficio non risponde al primo toc-toc-toc del dito medio ricurvo del subalterno che viene a piangere per avere un aumento. Lei bussa di nuovo.

Bussa di nuovo. O le risponde «avanti» 3 E lei entra 2 Oppure non le risponde. 4 E non osando insistere non le resterà che far marcia indie1

2

20

GEORGES PEREC

tro in attesa che la sorte le sia meno contraria prima di tentare di nuovo di affrontare il capo ufficio. 5 Supponiamo per semplificare TUTTI Perché bisogna sempre semplificare 5 Che il capo ufficio, cosa rara, le dica di entrare. 2 O lei è completamente idiota oppure non è completamente idiota. 3 Bisognerebbe essere completamente idioti per non entrare. i Se non è completamente idiota lei entra. 5 Supponiamo per semplificare TUTTI Perché bisogna sempre semplificare Che lei non sia completamente idiota. Lei entra.

1 Lei è nella stanza del capo ufficio. 2 O il capo ufficio accetta di riceverla subito, immediatamente, o il suo capo la invita a ritornare più tardi. 5 Supponiamo, cosa che succede tutti i giorni, che il capo ufficio abbia deciso di dedicare la mattinata a un progetto personale che anche lui accarezza da molto tempo, cioè andare a trovare il suo capo per domandargli un aumento. i E perfettamente nel suo diritto. 5 Le domanderà dunque di ritornare più tardi. 6 In questo caso, obbediente, lei esce a ritroso senza dimen­ ticare di ringraziare il capo ufficio e senza omettere di chiu­ dere la porta.

Lei ritorna a trovare il suo capo ufficio. O c’è o non c’è. 4 Se non ci fosse lo aspetterebbe nel corridoio, se tardasse i

2

L’AUMENTO

21

a rientrare andrebbe a trovare la signora Iolanda, se la signora Iolanda non ci fosse o se la signora Iolanda fosse di cattivo umore, farebbe il giro dei diversi uffici che costi­ tuiscono tutto o parte del trust al quale, per un salario da fame, lei ha sacrificato gli anni più belli della sua vita in attesa che gli astri le siano più favorevoli per tornare all’as­ salto del suo capo. 5 Ma ammettiamo per semplificare TUTTI Perché bisogna sempre semplificare 5 Che il capo ufficio sia in ufficio. 6 Lei bussa alla sua porta e aspetta la risposta.

x Lei bussa.

Se le dice «avanti» Lei entra 3 2 Se non le dice nulla 4 Non entra. 6 Ma bussa di nuovo nel caso in cui non avesse sentito. 2

Lei bussa ancora 5 «Avanti! » 6 Lei entra. i

Lei è nella stanza del capo ufficio. O la riceve subito oppure le chiede di ritornare più tardi. 3 E evidente. 5 Supponiamo 4 Per semplificare I

2

GEORGES PEREC

22

Perché bisogna sempre semplificare. Che in via eccezionale il suo capo ufficio accetti di rice­ 5 verla subito, immediatamente. 6 Che fortuna! tutti

Lei è nella stanza del capo ufficio e il capo ufficio accetta di ascoltarla. 2 Ma, o le offre una sedia oppure non gliela offre. 3 Se le offrisse una sedia, significherebbe che è educato. 4 Se non le offrisse una sedia, significherebbe che è preoc­ cupato per qualcosa. 5 Mettiamo che il capo ufficio non le offra una sedia. 3 Significa che è un maleducato? 6 Non necessariamente: significa che qualcosa lo preoccupa, tutti Che cosa preoccupa il capo ufficio? i

2

4 6

5 3

i

Forse non riesce, malgrado gli innumerevoli tentativi, a penetrare nell’ufficio del suo capo per chiedergli un aumento? Forse ha dei problemi con la signora Iolanda? Forse è preoccupato dall’eccezionale rigore sul controllo dei cambi? Forse ha fuso una biella del motore il giorno stesso in cui scadeva la garanzia della sua nuova auto? Forse, la stessa mattina, ha fatto cinque ore di coda senza riuscire a ottenere il biglietto per il prossimo concerto di Herbert von Dieskau? Forse ha problemi di salute?

L'AUMENTO

x Lei chiede al capo ufficio se una delle sue

23

figlie ha il

morbillo. Le risponderà con un sì o con un no. 5 Supponiamo che risponda sì. 6 Guardi se ha delle macchie rosse sul viso. 3 Se ha delle macchie rosse sul viso, esca immediatamente. Avverta il Pronto Soccorso e rinchiuda il capo ufficio nel suo ufficio per quaranta giorni. 1 Se non ha macchie rosse sul viso, si rilassi ed esponga il suo problema. 5 Supponiamo che il suo capo ufficio abbia delle macchie rosse sul viso. 6 Esca immediatamente! 1 Avverta il Pronto Soccorso! 6 Chiuda a chiave il capo ufficio nel suo ufficio per quaranta giorni! il morbillo Nel 1969, su 19 43 2 casi dichiarati di morbillo, 111 si sono rivelati mortali; ciò significa che il suo capo ufficio ha 99,5 probabilità su 100 di sopravvivenza. Il mor­ billo è una febbre eruttiva, contagiosa ed epidemica, carat­ terizzata da una eruzione cutanea leggera o, se si prefe­ risce, da un esantema con macchioline rosse non troppo evidenti sulla pelle; è preceduto e accompagnato da feb­ bre, mal di gola, raffreddore, bruciore agli occhi e tosse. Le principali complicazioni sono la broncopolmonite, la laringite, l’encefalite. Lo si cura efficacemente con i sul­ famidici e la penicillina. 2

Dopo quaranta giorni. O il capo ufficio è morto oppure è ancora vivo. 5 Supponiamo che sia morto. 1

2

24

GEORGES PEREC

6 Lei va allora a trovare il suo nuovo capo ufficio.

5 Supponiamo che non sia in ufficio. 6 Lei lo aspetta in corridoio. 5 Supponiamo che tardi ad arrivare. 6 Lei va a trovare la signora Iolanda. 5 Supponiamo che la signora Iolanda sia in vacanza in Tunisia con il marito e i suoi due figli. 6 Allora lei fa il giro dei diversi uffici che costituiscono tutto o parte della grande organizzazione di cui lei non è che una minuscola pedina.

1

2

5 6 2

5 2

5 6

X

2

Lei va a trovare il capo ufficio. C’è? Sì. Lei bussa. Risponde? Sì. Che cosa risponde. Che è occupato su un’altra linea e le chiede di ripassare nel primo pomeriggio o il giorno dopo. Lei ritorna nel suo ufficio pensando alle vicissitudini dell’esistenza.

Lei va a trovare il capo ufficio. O è in ufficio o non è in ufficio. O la signora Iolanda è in ufficio o la signora Iolanda non è in ufficio. O la signora Iolanda è di buon umore oppure la signora Iolanda è di cattivo umore. O lei chiacchiera con la signora Iolanda o fa il giro dei diversi uffici che costituiscono tutto o parte del consorzio

L’AUMENTO

25

al quale lei ha la debolezza di credere di dover tutto. O lei scorge il capo ufficio dalla porta a vetri dell’ufficio della signora Iolanda oppure continua a chiacchierare con la signora Iolanda. O il capo ufficio le dice di entrare oppure il capo ufficio non l’invita a entrare. O il capo ufficio la invita a sedersi oppure non la invita a sedersi. 3 Se la invita a sedersi significa che è pronto ad ascoltarla. 4 Se non la invita a sedersi significa che ha la testa altrove. 5 Supponiamo, cosa che si verifica tutti i giorni, che il capo ufficio non la inviti a sedersi. 6 Ciò significa che ha la testa altrove. tutti Dove ha la testa il suo capo ufficio? 5 Forse una delle sue figlie ha il morbillo? 3 O la varicella? 1 O la pertosse? 2 O gli orecchioni? 6 La sclerosi a placche? 4 L’impetigine? 2 La scarlattina? 1 Lei chiede al capo ufficio se una delle sue figlie ha la scarlattina. 2 Le risponderà di sì o di no. 3 Se le risponde sì, guardi se ha delle macchie rosse sul viso. 4 Se risponde no, non vuol dire che nessuna delle figlie non abbia effettivamente la scarlattina. 5 Mettiamo che risponda no. 6 Gli chieda se due delle sue figlie hanno la scarlattina, 2 Le risponderà di sì o di no. 3 Se risponde sì, guardi se ha delle macchie rosse sul viso, 4 Se risponde no, non deduca troppo in fretta che nessuna delle figlie non abbia effettivamente la scarlattina. 5 Mettiamo che risponda no.

26

GEORGES PEREC

6 Gli chieda se tre delle sue figlie hanno la scarlattina.

5 Mettiamo che risponda che ha solo due figlie. 6 Non tragga conclusioni frettolose. Forse sono i suoi figli che sono malati. I Ma sarebbe di cattivo gusto insistere. Per quanto sia sgra­ devole parlare quando il capo ufficio non l’ha nemmeno invitata a sedersi, si rilassi, smetta di grattarsi, respiri pro­ fondamente ed esponga il suo problema.

6 Lei espone il suo problema davanti al capo ufficio. 2 O la interrompe o non la interrompe. 3 Se non la interrompe, lei continua a parlare cercando di essere convincente. 4 Se la interrompe è perché ha qualcosa di importante da comunicarle. 5 Supponiamo che la interrompa e le domandi perché lei si gratta continuamente e che cosa significhino quei forun­ coli che pullulano sulla sua faccia. x Esca immediatamente. Rientri a casa e si metta a letto! Chiami il medico e mandi i figli in campagna dalla nonna! il morbillo Nel 1969, su 19433 casi dichiarati di morbillo, 112 si sono rivelati mortali; ciò significa che lei ha pres­ sappoco 99,5 probabilità su cento di sopravvivere. Il mor­ billo è una febbre eruttiva, contagiosa ed epidemica, ca­ ratterizzata da eruzione cutanea, o se si preferisce, da esantema con macchioline rosse poco evidenti sulla pelle. È preceduto e accompagnato da febbre, raffreddore, mal di gola, bruciore agli occhi e tosse. Le principali complica­ zioni sono: la broncopolmonite, la laringite, l’encefalite. Lo si cura efficacemente con i sulfamidici e la penicillina.

L’AUMENTO

1

2

6

5 6

5 6 5 6

27

Dopo quaranta giorni O lei è morto o è ancora vivo. Lei va a trovare il capo ufficio. Supponiamo che non sia in ufficio. L’aspetta in corridoio. Supponiamo che non ritorni. Lei va a trovare la signora Iolanda. Supponiamo che la signora Iolanda sia in vacanza in Tunisia con il marito e i tre figli. Lei fa il giro dei diversi uffici che costituiscono tutto o parte dell’azienda che la sfrutta.

Lei va a trovare il capo ufficio. 2 E nel suo ufficio? 5 Ma sì c’è! 6 Lei bussa. 2 Risponde? 1

5 Eh... No. 6 Lei bussa ancora.

Risponde? tutti (a bassa voce) Sì... sì 5 Ebbene sì. tutti (a bassa voce) Ah! 6 Lei entra. 2 Accetta di riceverla subito? 5 Mettiamo di sì, ma perché è lei. 2 Le offre una sedia? 5 Con lodevole sforzo di semplificazione. tutti Bisogna sempre semplificare. 5 Ammetteremo, effettivamente, che per una volta il suo capo ufficio la inviti a sedersi. 6 Lei si siede. 2

28

GEORGES PEREC

Lei è andato a trovare il capo ufficio e il capo ufficio c’era. Lei ha bussato e lui ha risposto. Lei è entrato e lui le ha chiesto perché è venuto e le ha offerto una sedia. Ora lei è seduto di fronte al suo capo ufficio. 6 Si rilassi, respiri profondamente, asciughi il sudore che le cola sul viso, domini il tremito nervoso delle ginocchia, si ricordi che non è necessario sperare per fare né riuscire per perseverare, esponga il suo caso con voce limpida e con la massima concisione e chiarezza; sappia trovare le parole necessarie per convincere, impieghi tutte le sue facoltà per smuovere il cuore di pietra del capo ufficio, ma mantenga fino in fondo un po’ di quella dignità e fierezza che fanno di lei un cittadino cosciente dei propri diritti e doveri. Non si getti ai piedi del capo ufficio, non gli abbracci le ginocchia. i Gli dica che non ne può più, che ne ha piene le scatole, che non arriva a sbarcare il lunario, che non è per sé che implora, ma per la moglie che è logorata dal lavoro di casa e per i cinque figli minacciati dalle malattie. 6 Il morbillo. x La scarlattina. 6 Gli orecchioni. x L’itterizia. 6 La poliomielite. x La mixomatosi. 6 Le afte. x L’astenia. 6 L’anemia. i I tumori del terzo ventricolo. 6 L’endocardite infettiva. x I piedi piatti. 6 Gli racconti che, assunto all’età di quattordici anni come I

L’AUMENTO

29

aiuto fattorino senza qualifica con una retribuzione men­ sile di 11872 vecchi franchi, dopo trentasette anni di onorato servizio lei non è arrivato che al posto di sotto­ commesso principale facente funzione di addetto delegato all’incarico per gli studi, nella funzione di assistente al vice­ direttore per i servizi centrali di impianti di statistica e di futurologia, terza categoria, ottavo livello, secondo gruppo, classe C, indice corretto 315, vale a dire con un salario, netto dalle spese per gli oneri sociali e i diversi con­ tributi imposti dal piano quinquennale, di 772 nuovi fran­ chi 00 centesimi. 2 O il suo discorso convincerà il capo ufficio, o non lo con­ vincerà. 3 Se il discorso convince il capo ufficio, potrebbe essere un buon segno. 4 Ma se il discorso non convince il suo capo ufficio, questo non gioverà certamente alla sua causa. 5 Ora, è evidente che lei non riesce a convincere, così al primo colpo, il capo ufficio. Dove andrebbe a finire la grande organizzazione di cui lei è un microscopico ingra­ naggio se ogni microscopico ingranaggio ottenesse un aumento la prima volta che lo richiedesse? Il capo ufficio lo sa bene ed è per questo che è il capo. Cosa!, grida, lei, un impiegato che era ritenuto modello, venire a mendi­ care pochi miserabili centesimi, quando i biafrani si stran­ golano con un chicco di riso, quando alcuni dirigenti nel pieno delle loro capacità sono ridotti alla disoccupazione a soli quarantanni! Proprio lei osa lamentarsi, quando pos­ siede un’automobile, un frigorifero, un ferro da stiro elet­ trico! Lei è la vergogna dell’azienda. La vedono sempre al caffè ogni sera, ubriacone! Fannullone! Profittatore! Lei deruba la Previdenza! Ha anche cercato di barare alle corse dei cavalli! Porco, indegno francese! Si reputi fortunato se non la butto fuori a calci nel sedere e se non la denun-

30

GEORGES PEREC

ciò al consiglio di disciplina! Esca e che non la debba mai più riprendere! 6 Non faccia gesti di cui lei potrebbe pentirsi in seguito. Si alzi ed esca dignitosamente.

x

2

5 6 5 6 5 6

3

1 2 5 6

Lei è andato a trovare il capo ufficio. C’era. Le ha detto di entrare e l’ha anche invitata ad accomodarsi. Lei gli ha spiegato i suoi problemi, ma lui ha trovato queste pretese infami, ingiustificabili, ciniche, oscene e meschine. Uscendo lei era un po’ scoraggiato. Ma lei è un uomo tenace. Lascia passare qualche settimana e ritorna a trovare il suo capo ufficio. O... o... No. Lei... No. Vada. Non là. A fare il giro dei diversi uffici che costituiscono tutto o parte del consorzio in cui lei si consuma da quasi qua­ rantanni. Non senza pensare alle vicissitudini dell’esistenza.

Lei va a trovare il suo capo ufficio. O è nel suo ufficio, o non è nel suo ufficio. Supponiamo che sia in ufficio. Lei non aspetta il suo ritorno in corridoio; non va a tro­ vare la signora Iolanda che d’altronde, pur di buon umore, non è in ufficio, non fa il giro dei diversi uffici che costi­ tuiscono tutto o parte del gigantesco trust da cui lei non

L’AUMENTO

5 6

3 5 6

1

6



si aspetta più granché; ma invece lei bussa e aspetta che risponda. Supponiamo che le dica di entrare. Lei non bussa di nuovo; non ritorna perplesso e irritato al suo posto pensando alle vicissitudini di questa vita da cani, domandandosi quando un caso favorevole la metterà di nuovo di fronte al suo capo ufficio; ma, al contrario, abbassa la maniglia della porta del capo ufficio, spinge la porta ed entra. Non dimentichi, per favore, di richiudere la porta, c’è cor­ rente d’aria, grazie. Supponiamo che il capo ufficio le rivolga il suo più sma­ gliante sorriso e la inviti ad accomodarsi. Lei non gli chiede se una delle sue figlie ha il morbillo, non cerca di sapere il perché delle macchie rosse sul viso, non esce precipitosamente, non avverte nessun Pronto Soc­ corso, ma invece si siede ed espone il suo problema. Lei è seduto di fronte al suo capo ufficio. Si rilassi, respiri profondamente, smetta di ringraziare balbettando, si asciu­ ghi gli occhiali, ricordi che per un cuore attento non v’è nulla di impossibile e che pazienza e perseveranza riescono meglio della forza e della rabbia, pronunci distintamente, sia convincente, chiaro e possibilmente brillante. Parli al suo capo ufficio come se parlasse a un padre, a un sacer­ dote; si convinca che le vuol bene, che è suo amico, che può capirla; si sfoghi senza troppa confidenza e senza pia­ gnucolamenti inutili. Gli spieghi con tutto il pudore e il tatto necessari, la sua vita di tutti i giorni, semplice, mode­ sta ma precisa. Il suo capo ufficio non è soltanto un capo ufficio, è anche un padre di famiglia e la capirà. Gli parli del suo dolore di marito, delle preoccupazioni di padre, i figli che diventano grandi; le scarpe, i quaderni, i libri da comperare all’inizio dell’anno scolastico; la colo-

32

GEORGES PEREC

nia estiva, le vacanze che costano, il fiocco della prima comunione; le medicine, i giocattoli, i soldi per il cinema. 3 Sono dure realtà, bisogna aver studiato per capirle. 2 O il suo discorso commuoverà profondamente il capo uffi­ cio o non gli farà né caldo né freddo. 3 Se il capo ufficio è commosso, potrebbe essere buon segno. 4 Ma se resta di ghiaccio o peggio se dà segni manifesti di impazienza, mentre dall’intimo del suo cuore lei gli rac­ conta il grigiore monotono della sua misera esistenza, que­ sto certo non gioverà alla causa. 5 Supporremo, non per semplificare TUTTI Eppure bisogna sempre semplificare. 5 Ma per dimostrare che siamo umani e che le disgrazie altrui ci toccano profondamente 4 ci colpiscono 3 ci commuovono 2 ci sconvolgono 1 ci sono insopportabili. 5 Supporremo dunque che il capo ufficio sia profondamente scosso dalla sua richiesta. 6 Come la comprende! Come la compiange! Sì, la vita non è sempre divertente! A ciascuno la sua pena, a ciascuno il suo calvario; anche lui è pieno di cambiali; e la signora Iolanda che è rimasta sola e deve provvedere ai bisogni dei figli e dei nipoti; non ha poveretta anche lei lavorato abbastanza? Non avrebbe diritto anche lei a una vita tran­ quilla in campagna? 1 Come vorrebbe poterla aiutare il suo capo ufficio! Come vorrebbe poter esaudire la richiesta che lei ha a ragione formulato ma 2 le cose sono quelle che sono 3 le note di servizio sul suo conto 4 i giudizi formulati su di lei dai colleghi e dai diretti superiori 5 fanno sì che, per quanta simpatia si possa avere per lei,

L’AUMENTO

33

4 stima 3 amicizia 2 affetto, perfino 5 il suo comportamento al lavoro non merita che tale richiesta sia presa in considerazione. 6 Coraggio. Stringa la mano che il suo capo ufficio le tende. Si asciughi gli occhi di nascosto. Esca il più dignitosamente possibile. 3 Non dimentichi di chiudere la porta per favore, c’è cor­ rente d’aria, grazie.

1 Lei è andato a trovare il suo capo ufficio. C’era. L’ha lasciata entrare, l’ha invitata a sedersi. Lei gli ha parlato delle sue difficoltà. Le ha perfettamente capite, ma le ha spiegato che il suo lavoro lasciava troppo a desiderare per poter pensare di prendere in considerazione la richiesta di aumento da lei formulata. Uscendo lei era un po’ abbat­ tuto. Ma ci vorrà ben altro per scoraggiarla del tutto. Lei lascia passare alcuni mesi durante i quali fa tutto il possi­ bile per essere ben notato dai diretti superiori e ben visto dai colleghi. Ritorna poi a trovare il suo capo ufficio. 2 O c’è o non c’è, è ovvio. 5 Non c’è. 6 L’aspetterà in corridoio? i Vada piuttosto a trovare la signora Iolanda. 5 La signora Iolanda non c’è e d’altra parte non è di buon umore. 6 In questo caso, faccia il giro dei diversi uffici che costitui­ scono tutto o parte della gigantesca organizzazione senza la quale lei non esisterebbe nemmeno, e aspetti che la for­ tuna le baci la testa spelacchiata per tentare di nuovo di affrontare il suo capo ufficio.

!

34

I

5 6 2

5 2

5 6 2

2

5 6

GEORGES PEREC

Lei va a trovare il suo capo ufficio. Supponiamo che sia in ufficio. Lei bussa e aspetta la risposta. O risponde o non risponde. Mettiamo che risponda. O risponde sì o risponde no. Mettiamo che risponda sì. Lei apre la porta, entra, chiude la porta, si ferma a qual­ che passo dal capo ufficio e aspetta. O le offre una sedia o non gliela offre. Mettiamo che le offra una sedia. Lei prende la sedia che le offre il capo ufficio, si siede e aspetta. O il capo ufficio le chiede che cosa può fare per lei, oppure non le domanda nulla. Mettiamo che il capo ufficio non le domandi cosa può fare per lei. Non ha importanza: lei si schiarisce la voce ed espone il suo problema.

Si schiarisce la voce, non troppo a lungo, ed espone il suo problema al capo ufficio. 6 Decano degli impiegati della grande azienda, alla quale è fiero di appartenere, alla quale ha dato tutto, lei si augu­ rerebbe, quasi al termine di una vita interamente dedicata al lavoro, di vedere ricompensata la sua dedizione, la fedeltà, l’onestà, la precisione, il senso delle gerarchie, il senso di responsabilità, della misura. Si è dissanguato per assicurare ai figli un avvenire più roseo, li ha fatti studiare fino al primo ciclo della licenza elementare, tra poco se la caveranno da soli, ma per ora non guadagnano un soldo x

L'AUMENTO

35

e non portano a casa nulla, e lei con sua moglie vorrebbe farsi una casetta con le imposte verdi dove rifugiarsi al ter­ mine di una vita consacrata interamente al lavoro in que­ sta grande azienda a cui lei è fiero di appartenere e che vorrebbe la ricompensasse della fedeltà, dal momento che si è dissanguato per assicurare un avvenire più roseo ai figli che non portano un soldo a casa; la casa che lei e sua moglie vorreste far costruire in campagna, per godere tranquilla­ mente la pensione, al termine di una vita interamente con­ sacrata al lavoro, coltivando primizie e facendo crescere mimose. 2 O il capo ufficio la capisce o il capo ufficio non la capisce. 5 Supponiamo, dimostrando con questo che siamo profon­ damente umani tutti Perché siamo profondamente umani 3 Sappiamo capire le aspirazioni dei nostri impiegati 4 E nostro compito di capi ufficio ascoltarli se parlano dei loro problemi, dei loro desideri, e far di tutto per aiutarli 3 La direzione aziendale non ha forse organizzato lo scorso anno un viaggio a Baden-Baden 4 Non c’era del pàté di fegato nel pacco per gli anziani alla festa di Natale dello scorso anno? 3 E gli spettacoli cinematografici gratuiti per i bambini? E la meravigliosa coppa offerta dal capo del personale al vin­ citore del torneo di bocce tra i vari reparti? 5 Insomma, è evidente che il capo ufficio la capisce. 6 Sì, di tutti gli impiegati di questa grande azienda, di que­ sta grande famiglia dove batte un solo cuore in diecimila petti, lei è certamente uno dei più meritevoli. Non si dirà che i suoi capi si dimostrino ingrati verso uno dei loro figli più cari, uno di quelli che dà il buon esempio. Da domani il capo ufficio esporrà il caso all’attenzione del consiglio di amministrazione e può star certo che sarà decorato con la prossima medaglia del lavoro!

!

i

36

GEORGES PEREC

Stringe tutte due le mani che il suo capo ufficio le tende, domina l’emozione ed esce, senza dimenticare di chiudere la porta, c’è corrente d’aria e l’amato capo potrebbe pren­ dere freddo. 3 Grazie. I

Andato dal capo. Era lì. Detto di entrare, offerto una sedia. Parlato dei suoi meriti. Detto che capiva: lei avrà la meda­ glia del lavoro. 6 E infatti, qualche mese più tardi, un bel mattino di set­ tembre, davanti al personale riunito al completo di fronte a lei nel cortile d’onore, in presenza del prefetto, dei con­ siglieri generali, del sindaco, del consiglio comunale, del comandante in capo e di un gruppo di militari che rende­ vano gli onori, dell’arcivescovo e del coro, del consiglio di amministrazione alla cui testa c’era il presidente diret­ tore generale, principale fondatore anziano della grande impresa di cui lei è in quel giorno il modesto eroe e il sim­ bolo vivente, il ministro dell’industria e del Commercio, con accanto il sottosegretario di Stato alla pianificazione e il capo di Gabinetto del ministro degli Affari sociali, la decorava con la medaglia del lavoro, 3 nastro tricolore 4 medaglia rotonda, su una faccia, attorno alla testa della Marianna inghirlandata, il motto: Libertà, uguaglianza, fra­ tellanza, sull ’altra faccia una seminatrice con un’aureola a forma di 3 sole, con la scritta: «Al lavoro e all’onestà, la patria rico­ noscente». 6 Mentre il direttore regionale della Cassa famiglia le con­ segnava per i suoi tre bambini tre libretti della Cassa di Risparmio, ciascuno con un capitale iniziale di 50 nuovi franchi che frutteranno il 2,25 per cento l’anno. x

L’AUMENTO

I

6

i

2

5 6 5 6 4 6

3 2

6

3 2

3 i

2

5 i

3 4 6

37

Per non essere in debito, ha festeggiato il benedetto giorno della promozione con un pranzo con i parenti, amici, vicini e colleghi, pranzo che il suo capo ufficio ha accettato di presiedere. Questi festeggiamenti hanno avuto come immediata con­ seguenza un notevole aggravio sul bilancio e l’hanno co­ stretta a indebitarsi presso i vari fornitori, ristoratori, baristi. Per far fronte a questi nuovi obblighi, lei decide, dopo qual­ che tempo, di ritornare dal suo capo ufficio. O è in ufficio oppure non è in ufficio. Non è in ufficio. Lei spia il suo ritorno in corridoio. Non pare che ritorni. Va a trovare la signorina Ermelinda. Come! Ma... la signora Iolanda? Sa bene che la signora Iolanda è andata in pensione. Poverina, dicono che non stia per niente bene. I figli parlano di metterla in ospizio. In ospizio! Vuol dire in manicomio, è completamente pazza poverina! Quello che sarà di noi. I più, a lamentarsi, sono quelli che restano. A chi lo dice! E allora la signorina Ermelinda? O c’è o non c’è. Non c’è. La signorina Ermelinda non ha né l’assiduita né l’umore costante della signora Iolanda. Le cose cambiano. Erano bei tempi quelli! Dunque lei fa il giro dei diversi servizi che costituiscono tutto o parte del tentacolare consorzio la cui rapida instal­ lazione in uno dei settori chiave dell’economia nazionale

l

38

GEORGES PEREC

ha suscitato l’ammirazione degli esperti, e lei aspetta pazientemente che le stelle le portino fortuna tanto da acca­ rezzare di nuovo la speranza d’un colloquio fruttuoso con il suo capo ufficio.

i

3 5 6

4 6

3 5 6

3 5 6

I

6

3 6

i 6

Lei va a trovare il suo capo ufficio. Se ci fosse, lei busserebbe e aspetterebbe la risposta. Giusto appunto c’è. Allora lei bussa. Se non rispondesse, lei busserebbe di nuovo. Ma invece risponde. Quindi lei entra. Se le offrisse una sedia, lei si siederebbe. Per l’appunto le offre una sedia. E lei quindi si siede. Se le domandasse qual buon vento la porta e quello che può fare per lei, glielo direbbe. Ecco ora appunto, le chiede che cosa può fare per lei. E lei glielo dice.

Lei racconta nei minimi particolari al capo ufficio gli annessi e connessi, le difficoltà economiche e finanziarie di pre­ stiti e di bilancio. Come ha desiderato di immortalare sulla pietra quel giorno fatidico in cui attraverso di lei tutta l’azienda si è fatta onore dall’otto corrente lei ha fatto dei festeggiamenti che la lasciano al momento senza il becco di un quattrino e poi per meritare la stima

L’AUMENTO

39

dell’insieme dell’azienda 6 alla quale è felice e fiero i di appartenere 6 lei sollecita il permesso di chiedere l’autorizzazione a impe­ trare un aumento della sua retribuzione. 2 O il suo capo ufficio le... o il suo capo ufficio non le... 3 Se le..., lei ha qualche speranza. 4 Ma se non le..., le sarà certo più difficile. 5 Supponiamo, per semplificare tutti Perché siamo profondamente umani. 5 Che il suo capo le... 6 Farebbe tutto per lei il suo capo, tiene solo a lei. 4 Ahimè, tre volte ahimè. 3 Le cose sono quelle che sono 2 la minaccia della concorrenza I la situazione delicata provocata dal crollo dei diritti di dogana 2 dall’introduzione del mercato comune 5 dalla firma del Kennedy-Round 6 dal prezzo della sterlina 4 del marco 3 del franco 2 del dollaro I dell’oro 3 i sacrifici sul piano degli investimenti 2 della ricerca di mercato I delle campagne promozionali 6 I problemi della mano d’opera, la fluttuazione delle monete, l’approvvigionamento, il condizionamento, la ricerca ope­ rativa, la ricerca fondamentale, l’acquisto dei brevetti tec­ nologici, le esigenze tecnologiche, gli oneri sociali, il rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo, il costo della vita, i pro­ blemi di mercato, i rischi d’inflazione, la svalutazione, le condizioni draconiane imposte alle nostre esportazioni, i i

40

GEORGES PEREC

rischi sempre possibili di una opa,* di un riacquisto, di un riassorbimento, di una nazionalizzazione, l’instabilità stessa della clientela, i conflitti sociali, i rischi della politica, in una parola, le incertezze del mercato I hanno come ineluttabile conseguenza il fatto che non se ne parla nemmeno di prevedere in un immediato futuro un aumento pur minimo del monte salari, per quanto sia giusta e fondata la sua richiesta - il capo ufficio, creda, è tutto dalla sua parte. 6 Il momento è mal scelto. E un momento poco fortunato. Stia certo, quando la situazione migliorerà, sapremo ricom­ pensare la sua preziosa collaborazione. 1 Lei ringrazia il suo capo ufficio, gli stringe affettuosamente la mano e sorride, fiero di appartenere a una società che non esita a imporre ai suoi dipendenti i sacrifici necessari quando si tratta di resistere e di far fronte alla situazione. 6 Non dimentichi di chiudere la porta perché con queste maledette correnti d’aria, il suo capo ufficio rischierebbe di prendere una broncopolmonite. 3 Grazie da parte sua.

1

Benché quando lei è andato a trovare il suo capo ufficio si dà il caso ci fosse, e avesse risposto quando ha bussato, e le avesse detto di entrare e fatto il suo più bel sorriso e invitato ad accomodarsi e ascoltato fino in fondo quando lei parlava delle sue difficoltà, e assicurato ad un tempo della sua stima e simpatia, non le è stato però possibile ottenere nessun adeguamento di stipendio, in quanto la grande azienda che le dà lavoro deve far fronte a una situa­ zione ogni giorno più precaria.

* [opa ■ offerta di pubblico acquisto].

L’AUMENTO

4i

Lei lascia passare qualche mese. E d’altra parte il suo capo ufficio è in vacanza; e poi la signorina Ermelinda ha preso il morbillo. 1 Ciò nonostante, grazie a un’abile riduzione del personale alla quale lei è miracolosamente sfuggito e grazie all’assor­ bimento di qualche piccola impresa concorrente, la sem­ pre più gigantesca società, che le è così cara, è riuscita a consolidare la sua posizione sul mercato. 6 Lei ritorna a trovare il capo ufficio. 6

2

5 6

5 6

3 2 1

5 6

1

5 6

5 6

5 6

5 6 2

6 1

O è... Ma non c’è e non vale la pena d’insistere Allora No, non c’è nemmeno lei Lei fa quindi Non senza pensare alle vicissitudini dell’esistenza il giro dei diversi uffici che costituiscono tutto o parte del trust colossale da cui, creda, non deve aspettarsi più granché.

Lei va a trovare il capo ufficio. Mettiamo che non sia in ufficio. Lei spia il suo ritorno in corridoio. Mettiamo che arrivi. Lo affronta e gli domanda se può riceverla subito. Mettiamo che dica di no. Gli domanderà quando potrà farlo. Mettiamo che le dica che gli sarà possibile riceverla il lunedì successivo alle 16.30. Lei ritorna al suo posto. Non senza pensare alle vicissitudini dell’esistenza. Aspetta il lunedì seguente. Alle 16.25 lei va a trovare il suo capo ufficio.

42

GEORGES PEREC

O c’è o non c’è. In linea di massima ci dovrebbe essere, dato che le ha dato 3 appuntamento alle 16.30. 4 Ma lei sa molto bene come sono i capi ufficio! Tutti uguali! Può ben convocarla per le 16.30 e non essere in ufficio all’ora stabilita! Ma per dimostrare che siamo uomini di buona volontà sup­ 5 porremo che il suo capo ufficio sia in ufficio. 6 Lei bussa e aspetta la risposta. 5 «Avanti!» 6 Lei entra o se non entra è perché lei comincia a diventare veramente rimbambito. 5 La invita ad accomodarsi. 6 Lei gli espone il suo problema. x Assunto all’età di quattordici anni come aiuto fattorino senza qualifica specifica con uno stipendio mensile di 11872 vecchi franchi, lei è arrivato dopo quarantatré anni di buono e onesto servizio al posto di sottocommesso prin­ cipale facente funzione di vicecapo incaricato agli studi nella funzione di assistente al condirettore dei servizi cen­ trali di statistica evolutiva e di futurologia strutturale, terza categoria, nono livello, secondo gruppo, Rh positivo, classe C, indice corretto 321, vale a dire con un salario netto, dedotte le spese sociali e i diversi contributi imposti dalla politica di espansione, di 778 nuovi franchi e 17 centesimi. 2 O l’esposizione della situazione farà sanguinare il cuore di pietra del suo capo ufficio. 4 Oppure lo lascerà completamente indifferente. 5 Ma il suo capo ufficio è un essere molto, ma molto umano. 3 II discorso lo sconvolge. 4 Si getta ai suoi piedi. 3 Si strappa i bottoni del gilet, si batte il petto, si fa il segno della croce. 6 Come, come!, balbetta con voce rotta dall’emozione, ma 2

L’AUMENTO

I

2

3 4 5 6

5 x 3 2 I

2

3 4 5 6 i

2

3 4 5 6

X

6 i

43

10 non sapevo, bisognava venire prima, è inammissibile, profondamente ingiusto, non finirà così. Ah, se fosse in suo potere darle un aumento potrebbe uscire dall’ufficio più ricco di quando è entrato! Ma ahimè! Lei lavora in un’azienda di tali dimensioni... Una delle prime del paese E per questo che lei è fiero di appartenere ad essa Un aumento di stipendio pone tali complessi problemi Non soltanto sul piano della contabilità Ma per tutto quanto riguarda la politica economica e sociale a breve termine a medio termine a lungo termine Per dimostrarle che è completamente dalla sua parte Che capisce la sua richiesta Che l’incoraggia perfino 11 suo capo ufficio può darle delle speranze. Farà un rapporto favorevole al direttore del personale che dopo aver consultato gli organi amministrativi potrà eventualmente nell’ambito di una rivalutazione globale della massa sala­ riale che costituisce d’altronde una preoccupazione costante per il padronato proporre il suo nome nel corso di una riunione del consi­ glio di amministrazione. Abbia fiducia nel suo capo ufficio. Non si disperi. Non ha forse ottenuto ciò che desiderava più ardentemente: è andato a trovare il suo capo ufficio per chiedergli un aumento e il capo le ha lasciato intrave­ dere la speranza, sì, la speranza di un aumento.

44

GEORGES PEREC

6 Stringa affettuosamente le mani del suo capo ufficio. Lo

ringrazi calorosamente e non dimentichi, uscendo, di chiu­ dere la porta perché c’è una fottuta corrente d’aria e il capo ufficio potrebbe prendere il raffreddore. 3 Grazie.

Lei è andato a trovare il suo capo ufficio. C’era. Ha rispo­ sto quando lei ha bussato. È entrato. Le ha detto di sedersi e lei lo ha fatto. 6 Lei gli ha raccontato per filo e per segno la delicata situa­ zione economica in cui si trova e gli ha chiesto un aumento. i E completamente d’accordo con lei, per quanto riguarda la sua più che giusta richiesta; il capo ufficio le ha spie­ gato che un aumento di stipendio, nell’ambito della grande azienda della quale lei non è che uno degli innumerevoli elementi, comporterebbe problemi molto complessi in quanto implicherebbe la totalità degli uffici contabili, finan­ ziari, economici e direttivi. 6 Ciò nonostante le ha promesso calorosamente di appog­ giare la sua rivendicazione e le ha lasciato intendere che una risposta positiva le potrebbe essere data, nel giro di più o meno sei mesi. i Lei aspetta dunque sei mesi e alla fine dei sei mesi 2 O ha ottenuto l’aumento, e allora non vi saranno più pro­ blemi, o non l’ha ottenuto ed è tutto da ricominciare. 5 In tal caso non le resta che ricominciare. 2 Andando a trovare il capo ufficio 3 Aspettando il suo ritorno in corridoio. 4 Andando a trovare la signorina Ermelinda 5 Chiacchierando un po’ con lei se è di buon umore 6 O facendo il giro dei diversi uffici che costituiscono tutto o parte della nobile azienda alla quale lei ha consacrato, nel corso della vita, il meglio di se stesso... i

Il posto delle patate

Sbucciare le patate resta forse la più grande avventura del mondo moderno rene de obajldia, Il generale sconosciuto Alla memoria di Gaston Joly

La Poche Parmentier è stata rappresentata per la prima volta il 12 febbraio 1974 al Théàtre de Nice con la regia di Robert Condamin e con la seguente distri­ buzione dei ruoli: Gaston Joly: la vecchia; Jean-Jacques Delbo: l’uomo; Jacqueline Scalabrini: la donna; Francois Voisin: il giovane; Christine Verger: la ragazza; Robert Condamin: il cameriere.

Personaggi La vecchia L’uomo La donna Il giovane La ragazza Il cameriere

ì

Quando il primo spettatore entra in sala, il sipario metal­ lico è abbassato. Un quarto d’ora circa, prima dell’ora pre­ vista per l’inizio della rappresentazione, si sente al di là del sipario un rumore abbastanza forte di un aspirapolvere. In quel momento il sipario si alza, consentendo agli spet­ tatori già seduti di scoprire la scena e i sei personaggi, al loro posto già da parecchi minuti. In nessun caso si devono vedere gli attori «entrare» in scena; viceversa tutto deve dare l’impressione che siano lì da parecchie ore, da parec­ chi giorni, da parecchi mesi... Le maschere, intanto, continuano ad accompagnare ai loro posti gli spettatori che arrivano, senza preoccuparsi di quello che accade sulla scena. Allo stesso modo gli attori devono ignorare la sala e comportarsi come se il sipario metallico non fosse stato alzato (e non dovesse mai essere alzato). Il palcoscenico è immerso in una relativa oscurità e non riceve altra luce che quella della sala. La luce deve aumen­ tare gradualmente, quasi impercettibilmente, così da essere quella giusta al momento in cui si comincia a sentire il cam­ panello che invita gli ultimi spettatori ad affrettarsi. Qual­ che secondo dopo il campanello e la chiusura delle porte, la luce in sala si spegne. Alcuni istanti dopo, i tre colpi tradizionali.

50

GEORGES PEREC

La scena rappresenta un luogo scenico, cioè un grande spa­ zio chiuso, senza porte e finestre. Ai muri sono appese delle tappezzerie forse a trompe l’oeil, che potrebbero far pen­ sare a una stanza un tempo fastosa e lussuosa, ma che gli anni avrebbero inesorabilmente rovinato. In primo piano, sulla sinistra della scena, tre vecchi sga­ belli da cucina, preferibilmente scompagnati, attorno a un catino di ferro smaltato. Vicino un mucchio di giornali e un gran sacco di patate, quasi vuoto. Per terra alcuni stro­ finacci sporchi ammucchiati, un grembiule blu. In primo piano, sulla destra, un letto stretto o un divano; su cui si deve potersi stendere o appoggiarsi. A fianco, un tavolinetto rotondo o una cassa. In secondo piano, al centro, una poltrona Luigi XIII molto consunta, con la stoffa rotta in più parti da cui esce l’im­ bottitura di crine. In fondo sulla sinistra, appena visibile, qualcosa che potrebbe sembrare una cucina: fornello, pentole... Al cen­ tro, non troppo visibile, una tavola e una panca. Tutto attorno, ovunque, una pila alta di sacchi di iuta, veri o finti. Quando il sipario metallico si alza, il cameriere sta pas­ sando l’aspirapolvere. Gli sgabelli, la poltrona e il letto sono vuoti. La vecchia è distesa, apparentemente addormentata o assopita, su un mucchio di sacchi di patate. L’uomo e la donna stanno misurando il palcoscenico con una rotella metrica. Il giovane e la ragazza sono seduti alla tavola in fondo alla scena. Per un quarto d’ora i personaggi vanno e vengono, appa­ rentemente in tutta libertà, occupati in attività diverse, l’importante è che siano ai loro rispettivi posti un po’ prima della fine del campanello. La vecchia, per esempio, si alza, si siede alla tavola sul fondoscena, si pettina, poi ritorna vicino agli sgabelli, mette

I

i

!

I

i ■

IL POSTO DELLE PATATE



un grembiule, si siede, apre un giornale sulle ginocchia, prende dal sacco alcune patate e comincia a sbucciarle. Il cameriere, appena finito di passare l’aspirapolvere, va in fondo alla scena e prepara un piatto di patate, le dà all’uomo che dopo aver misurato in lungo e in largo la scena è andato a sedersi in poltrona. La donna va a sedersi un momento in fondo con il gio­ vane e la ragazza, poi ritorna e si mette a sua volta a sbuc­ ciar patate. La ragazza in fondo si trucca o si pettina, poi va a met­ tersi sul divano dove, rivolta al pubblico, comincia a limarsi le unghie tutta compresa. Il giovane va a sua volta a mettersi vicino alla vecchia e alla donna e comincia a sbucciar patate. Altri gesti potranno essere inventati o improvvisati dagli attori. Il giovane, per esempio, può far alcuni esercizi di ginnastica. Qualcuno può cantare (per esempio la «Can­ zone delle patate»). Gli attori possono parlare tra loro a bassa voce. L’uomo e la donna possono misurare il pal­ coscenico e dire ad alta voce le misure e annotarle su un notes, ecc. Gli attori non devono mai guardare verso gli spettatori. All’inizio della commedia, cioè subito dopo la chiusura delle porte del teatro e alla fine del suono del campanello, subito prima dei tre colpi tradizionali, la situazione è dunque la seguente: la vecchia, la donna e il giovane sono seduti sui tre sgabelli e sbucciano le patate; l’uomo seduto sulla pol­ trona finisce di mangiare il suo piatto di patate; la ragazza è stesa sul divano e si pulisce le unghie; il cameriere va e viene un po’ dappertutto sbrigando qualche lavoro dome­ stico (ed è quello che farà per tutta la commedia). Il campanello e i tre colpi non sembrano aver distratto i personaggi, tranne la vecchia che si ha l’impressione tenda l’orecchio con aria interrogativa.

GEORGES PEREC

52

Dopo i tre colpi, un momento di silenzio abbastanza lungo. Hanno bussato!... Sono sicura che hanno bus­ sato!... E anche suonato... Hanno suonato e poi bussato! Non avete sentito?

la vecchia

Silenzio. Gli altri la guardano con aria seccata. la vecchia Siete sicuri che non abbiano bussato? la donna Tutti i giorni è la stessa storia, basta! n giovane Ma gliel’abbiamo ripetuto già abbastanza:

quando suonano, a volte c’è qualcuno, a volte non c’è nessuno! la donna E evidente! il giovane D’altra parte, quando si suona, si suona, e quando si bussa si bussa, e non c’è motivo di fare le due cose assieme! la vecchia Non era nello stesso momento, una cosa seguiva l’altra... la donna Fa lo stesso! Breve silenzio. L’uomo ha finito di mangiare le patate, mette il piatto sul pavimento dove il cameriere lo racco­ glie subito. L’uomo Era buono, mi sono leccato i baffi! la ragazza Non è di gusti difficili lei... L’uomo (con tono grave e profondo) Mi piacciono le patate! (pausa). Non si parla mai abbastanza delle patate! (pausa). Tutti i giorni si dovrebbe rivolgere un pensiero commosso alle patate! (pausa). Ci nutrono! Gli dobbiamo tutto! Lungo silenzio, quasi ostile, da parte degli altri.

IL POSTO DELLE PATATE

53

Non potrebbe parlare d’altro? L’uomo E perché dovrei parlare d’altro? La patata è una cosa concreta, si può toccarla, esiste, non è come le vostre cose inutili! Non è aria! Si sbuccia, si lava, si cucina, si mangia in purè, in insalata, a fettine! la donna

Breve silenzio. L’uomo Sempre l’arte ha esaltato la patata! Il trittico di Lucas di Bintjie, la pala d’altare di Karl-Philippe-Emanuel Cartoufle detto Cartolfini, Le Nain, il busto di Parmentier di Houdon, Meissonier, l’Angelus di Millet, Vincent van Gogh! la ragazza Comunque le bucce si infilano surrettiziamente sottopelle e poi per toglierle!... L’uomo E colpa sua, non ha che da mettersi i guanti! la ragazza I guanti! Dove crede che li trovi i guanti! L’uomo Ci sono dei guanti apposta, sono molto sottili, tra­ sparenti, li vendono a dozzine e poi si buttano via. il giovane E proprio vero, avrebbero potuto darci i guanti! L’UOMO E perché non una sbucciatrice automatica, dato che ci siete!... Si mette la patata da una parte ed esce fritta dall’altra. Cosa credete, si fa con quello che si ha! Sapete cosa si faceva con le patate durante la guerra? la donna Durante la guerra non c’erano patate, c’erano sol­ tanto dei topinambour o ratabaga. L’uomo Non è vero!! Ce n’erano di patate! Nei lager! E ci facevano le carte d’identità, sì signora! LA donna Carte d’identità!?!? L’uomo Esattamente. Voglio dire timbri per falsificare... falsi timbri per imitare i veri, per fare carte false... la donna Ad ogni modo tutto questo non c’entra. L’uomo Che cosa ne sa lei?

r

GEORGES PEREC

54

donna (quasi gridando) Tra un paio di guanti e un tim­ bro falso non c’è alcun rapporto! L’uomo Ma chi parla di guanti! Le faccio un esempio del fantastico, sì fantastico, fantastico ingegno dell’uomo, dell’Uomo con la U maiuscola, e tutto ciò che lei ribatte è che non c’è alcun rapporto! Ma lo trovi lei il rapporto, lo trovi, lo inventi invece di gridare sempre! la ragazza In ogni modo se avessimo i guanti eviteremmo che le bucce ci andassero sotto le unghie...

LA

Silenzio. L’UOMO L’immaginazione dell’uomo non ha limiti! Quando penso a quello che l’umanità ha fatto con la verdura, resto di stucco! il giovane (tanto per dire qualcosa) Ah sì? Che cosa per esempio? L’uomo Esempi? Ma ne ho a centinaia e a migliaia. Erne­ sto che ha venduto la primogenitura per un piatto di lenti e Archimede che con queste ha incendiato Alessandria! E i fagioli rampicanti e le carote dei prospettori! E i cavol­ fiori! Sapete che i cavolfiori erano usati dagli antichi per combattere i vuoti di memoria?

Breve silenzio. il giovane la donna

Tutto ciò fa parte del passato. Non è questo che ci aiuterà a capirne qualcosa.

Silenzio. LA RAGAZZA

Silenzio.

Mi

sono rotta un’unghia.

IL POSTO DELLE PATATE

55

(con una certa cattiveria) Intanto lei non l’ha fatta, la guerra! L’uomo Sì che l’ho fatta, nei Dragoni a Menda, capoluogo della Lozère! la donna Non è mai stato fatto prigioniero, lei! l’uomo No, ... e con questo? la donna Non è mai stato in un lager! L’uomo Non vedo che rapporto ci sia. la donna (con tono trionfale) Ah! Ah! Tutta la sua storia di carte false è una balla, una sbruffonata! L’uomo Le assicuro, signora, so quel che dico... L’ho letto in un libro... un libro degno di fede... la donna

La donna prende una patata e la lancia verso l’uomo. Ebbene prenda, ci faccia vedere! Faccia un tim­ bro falso con questa!

la donna

L’uomo afferra al volo o raccoglie la patata e la dà al came­ riere che la rimette nel sacco. L’uomo Signora, queste patate ci sono state date per sbuc­ ciarle e non per giocare! LA donna Dica piuttosto che non saprebbe come fare. L’uomo Confesso che non ho né gli strumenti né la tecnica necessaria per questo genere di lavoro. Ad ogni modo non ci servirebbe a molto. la ragazza E lei che lo dice! Non si sa mai! Non si può esser certi se non si prova! L’uomo Un uomo di coscienza non ha bisogno di carte false! LA donna La coscienza non c’entra, lo sa bene! L’uomo Nemmeno le carte false!

Breve silenzio.



!

GEORGES PEREC

56

il giovane

(sospirando) Non ne sappiamo certo di più!

Pausa. Non bisogna dire così... ci deve pur essere una spiegazione logica. la donna E quello che si dice sempre. la ragazza Non andiamo molto svelti, d’accordo, ma fini­ remo pure per arrivare a qualcosa di positivo... Basta fare un passettino avanti ogni giorno... LA donna Lei vuol dire un passo avanti e due indietro! Si chiama retrocedere! il giovane Giriamo intorno... la donna Comunque segnamo il passo! l’uomo E sempre così all’inizio... Non si sa bene dove si va... la ragazza E forse una questione di metodo? L’uomo No, certo, ma ci si innervosisce, si vuol andare avanti troppo in fretta, allora si sprecano e si disperdono energie senza risultato... la ragazza

Breve silenzio. L’uomo La patata almeno è una cosa concreta, esiste... la bONNA Ce l’ha già detto. L’uomo Non lo si dirà mai abbastanza.

Silenzio.

Fareste meglio a fare attenzione alle bucce invece di chiacchierare! Guardate, ne sciupate i tre quarti! (Al giovane) Anche lei, sa! il giovane Non servono a nulla! la vecchia

IL POSTO DELLE PATATE

57

LA vecchia Avreste dovuto vedere durante la guerra se non servivano a nulla! la donna Ma che cosa le importa? Non sono mica sue queste patate! LA vecchia Non è una ragione per sciuparle! IL giovane Ce ne sono in ogni stagione e non mancheranno! la vecchia Quando si ha un lavoro da fare, bisogna fari' bene, punto e basta. L’UOMO Signora, le do completamente ragione... LA vecchia Cose simili, prima della guerra non. sarebbero esistite (pausa) ...Altro stile! era fantastico! Tutta Parigi si ritrovava qui, era una festa continua! Avreste dovuto vedere le tavole, i merletti, i piatti, i mazzi di fiori! E i concerti, il quartetto Zehrfuss, la Melina, Korsakoff, Wil­ helm Nebel, Sergio Zabaione! La crema della società, quanto c’era di meglio! LA ragazza Doveva essere meraviglioso! la vecchia Ogni sera qui nella saletta da musica facevamo dei concerti dalle sei alle otto prima di cena... LA donna II meno che si possa dire è che è molto cambiato! il giovane Non avrei mai pensato che qui ci fosse una sala da concerto; anche per un semplice salottino è piccola! la vecchia E perché c’è stata la guerra, allora, hanno cam­ biato tutto, sono stati obbligati... nel quaranta, c’è stata la corsa, sono venuti tutti a rifugiarsi qui e si è dovuto far posto, non potevano continuare a dormire sui tappeti o nelle vasche da bagno... era un bel posto, capite, il padrone era un uomo che ci sapeva fare, con grinta ma anche com­ prensivo e tenace, aveva belle maniere, classe e distin­ zione... non era una bettola qui, e nemmeno il miserabile alberguccio vicino alla stazione... ci si trovava tra gente che sapeva vivere, ecco quel che voglio dire! L’uomo Ah signora! Era una casa distinta, ci sono venuto

58

GEORGES PEREC

parecchie volte... in autunno, il verde del parco... era fan­ tastico e... la selvaggina! LA vecchia Sapevano scegliere i cuochi! Accidenti! Il vec­ chio Bertin! la donna Ma non dica stupidaggini, il vecchio Bertin aveva l’albergo della Posta a Miranda, lo confonde con il vec­ chio Dupaillon! L’uomo Ah! Il vecchio Dupaillon, lui sì era un vero cuoco! La sua specialità era la supreme di pollo alla Maximilien. la donna E il solo piatto che gli riusciva! L’uomo Calunnie, pure calunnie! La sua supreme ha avuto una delle più alte onorificenze gastronomiche francesi! la donna Ma non mi faccia ridere! Il secondo premio alla fiera di Perigueux! l’uomo E stato servito alla regina d’Inghilterra! La donna Alla regina madre! Come se questa discussione l’annoiasse, il giovane si alza, si toglie il grembiule, va in fondo al palcoscenico, si lava le mani e si siede sulla panca in fondo.

L’uomo E allora? Era stata regina o no? la donna Non lo era più. L’uomo Una regina resta sempre una regina! Lungo silenzio. L’uomo si alza.

L’UOMO (quasi piangendo) Era una pollastra tagliata a pez­ zettini, flambé al cognac, cotta in una marinata al dragon­ cello con l’aggiunta di vecchio Bordeaux, en croute e far­ cita di foie gras fresco con sopra una salsa scura ai tartufi e servita con fondi di carciofo e purè di cardi...

Silenzio. La ragazza si alza, prende l’uomo per il braccio, lo guida verso la vecchia.

IL POSTO DELLE PATATE

59

LA ragazza Alla fine del pranzo, Sua Maestà l’ha chiamata. la vecchia Signore, le parole non bastano per descrivere le sensazioni che lei ci ha fatto provare, ma mi permetta di dirle che il suo piatto, signore, fa onore alla tradizione...

Silenzio. La ragazza mette il grembiule e si siede al posto lasciato libero dal giovane. L’uomo resta immobile, rispet­ tosamente inchinato verso la vecchia, poi va in fondo al palcoscenico e si siede sulla panca accanto al giovane. E poi c’è stata la guerra... rimasta sola con la figlia e la servetta che era riu­ scita a trovare... la vecchia Mi creda, signor mio, non è stato certo diver­ tente mandare avanti tutti i giorni una casa come questa senza nessun aiuto. Bisognava servire fino a settanta pasti al giorno, si rende conto? Viveri niente! Bisognava fare i salti mortali per avere un mezzo litro di latte! la donna Non racconti storie; si sa bene com’era; avevate tutto alla borsa nera, le uova, i polli, il burro e tutto ciò non le costava un soldo, i fornitori erano pagati in natura! il giovane L’uomo È

L’uomo ritorna lentamente sulla destra e si siede sul letto. la vecchia Bisognava fare di necessità virtù! L’UOMO Non le rimprovero nulla, signora, per tutti quelli che l’hanno passata, la guerra è stata una scuola di prove dolorose e amare...

Breve silenzio. Io sono per la divisione del lavoro, d’accordo per andare di sopra col cliente, ma allora non voglio pelar patate!

la ragazza

GEORGES PEREC

6o

Non se ne parla neppure, cara mia, lei è ancora troppo ingenua! Bisogna aspettare che si svegli. la donna Io trovo che se la caverebbe bene, i militari non ci badano troppo! (ride). LA ragazza Adesso non esageriamo! la vecchia Via, piccola, quella lì scherza! Lei è troppo bella per loro, non la sciuperemo certo con dei marmittoni e per giunta crucchi! (Rivolta all"uomo). Guardi, guardi, signore, che corpicino, un vero bocconcino da re, meriterebbe il letto di un banchiere! (Al cameriere che si avvicina per guar­ dare). Vuol filar via, vecchio porco! Ce ne sono già troppi di guardoni! la vecchia

Silenzio un po’ imbarazzato. Gli attori si lanciano sguardi furtivi. La donna tossisce. (parla in fretta come se volesse cambiare argomento) Come la capisco, cara signora... Viviamo una ben strana epoca! Anch’io, vede, ho passato la maggior parte della guerra nascosto in un granaio con mio figlio, per sfuggire al lavoro obbligatorio. Grazie all’aiuto di un vecchio came­ riere che ci era rimasto fedele, nonostante che le vicende della grande crisi economica ci avessero obbligato da molto tempo a rinunciare ai suoi servizi, abbiamo potuto trovare i viveri necessari per la pura sussistenza!... Mi ricordo, era­ vamo in cinque, facevamo ceste di vimini che la padrona della fattoria andava a vendere al mercato per procurarci un po’ di verdura, di pasta, di patate... A quell’epoca ne ho sbucciate di patate! la donna E a quell’epoca che lei è diventato un esperto! L’uomo Esattamente, signora, e per di più non esistevano le sbucciatrici automatiche, ma solo semplici coltelli da cucina. la vecchia E quanto c’è di meglio, lo sa bene! l’uomo

IL POSTO DELLE PATATE

6i

Il giovane si sposta dal fondo e si siede in poltrona. la donna Ci sono due teorie! la vecchia La cosa migliore è

fregarle prima di farle cuo­ cere con la buccia, e pelarle poi quando sono cotte, così conservano tutto il loro sapore e il loro gusto. L’uomo II loro sapore! Non mi faccia ridere. Le patate ame­ ricane non hanno gusto! LA vecchia Intanto non si tratta di patate dolci ma di patate, non è affatto la stessa cosa! L’UOMO Va bene, se vuole! Ebbene le patate, non hanno nes­ sun gusto! la vecchia E lei che non ha nessun gusto! LA ragazza Non ricominciate a litigare! LA vecchia Tutti uguali! Tutto quello che sanno fare è me tere i piedi sotto la tavola e gridare! la donna Sì, è vero! la vecchia E vero cosa! Evidentemente, bisogna avere un minimo d’immaginazione, se si fanno tutti i giorni patate fritte, ci si stanca, certamente, ma un buon purè ben sbat­ tuto oppure le patate gratinate! Le patate gratinate non sono alla portata del primo venuto, d’accordo, ma quando sono ben riuscite non sono una bazzecola! E le crépes vonnassiennes. Ha mai mangiato le crépes vonnassiennes? Si fanno cuocere nell’acqua salata 250 grammi di patate e poi si fa il purè; lo si allunga con il latte e lo si fa raffreddare. Si aggiunge poi un cucchiaio di farina e tre uova intere una ad una senza sbattere. Poi si aggiunge un cucchiaio di panna bella densa e si lavora il tutto fino a che la pasta abbia la consistenza solita della crema. Si prende una padella e ci si mette il burro fuso come per fare la frittata! Quando il burro è ben caldo, si versano tre, quatto cuc­ chiai del composto. Le crépes si formano da sole. Si girano ed è fatta!

GEORGES PEREC

62

Lungo silenzio. L’uomo si stende sul letto e chiude gli occhi. L’UOMO (sospirando) Non si può dire che abbiamo fatto pro­ gressi.

Pausa. Non bisogna scoraggiarsi, finiremo pure per tro­ vare una spiegazione logica, che ne so, una valanga, una inondazione, un cataclisma, una balena... il giovane E perché no la quarta dimensione, dato che c’è! la vecchia So bene, non si procede in fretta: ma si va avanti un po’ tutti i giorni lo stesso. la ragazza Vuol dire che si gira intorno! L’uomo Magari si girasse intorno; ma non si gira neppure, si segna il passo! la ragazza Si va indietro! la donna Ma no, è sempre così all’inizio, non si riesce ad avere le idee chiare. la vecchia Non abbiamo un buon metodo, bisognerebbe procedere altrimenti. la donna E che diventiamo nervosi, vogliamo andare troppo in fretta, non stiamo al gioco insomma. la vecchia Ha ragione, sì, sono sicura che finiremo per venirne fuori! Non può durare così centosette anni! L’uomo Non è sicuro. Vedete, io conosco degli inglesi che sono rimasti chiusi in salotto per quattordici anni! la donna (molto in fretta) Avevano dimenticato il gas aperto? L’uomo (ancora più in fretta) No, credevano fosse il pettine! LA ragazza Almeno erano in salotto! L’uomo II che non li ha molto aiutati. la ragazza Sapevano dov’erano, era già qualcosa! la vecchia Ebbene, noi abbiamo le patate! L’uomo Lei parla di una cosa certa! la vecchia

IL POSTO DELLE PATATE

6}

I sacchi, gli strofinacci, i giornali, i coltellini, il catino, sono cose concrete, si possono toccare, non sono chiacchiere, sono utili alla società! L’uomo Non si sa nemmeno da dove vengono! LA vecchia Sono Bintjies, vengono dall’Olanda! L’uomo Dall’Olanda, lei mi fa ridere! la vecchia Non vedo cosa ci sia da ridere! l’uomo Ma è troppo lontano! la vecchia Troppo lontano, da dove?

la vecchia

Un istante di silenzio. il giovane Vengono dal giardino. L’uomo Dal giardino! Che giardino? il giovane {indicando il lato sinistro) Dal giardino laggiù. L’uomo (con tono molto deluso) Ah! Quel giardino lì!... la ragazza (con tono un po’ concitato) Lo conosce? Ci è

stato? Sì ci è stato, ma molto tempo fa... era piccolo... non si ricorda più molto bene... la ragazza Oh, racconti! Ci sono alberi? Terra? Uccelli? Fiori? LA donna E un giardino molto grande. L’uomo Non è poi così grande! la ragazza Ma lasciatelo parlare, è anche un po’ il suo giardino! la donna

Breve silenzio. {lento e incerto) È un gran giardino... un gran­ dissimo giardino con degli alberi... la ragazza {in fretta) E uccelli tra gli alberi? il giovane E... sì, credo, come su tutti gli alberi... la ragazza E poi? Fiori? Prati?

il giovane

GEORGES PEREC

64

Sì, Prati e ciuffi di fiori... e poi si saliva un via­ letto con balaustre che parevano di legno, ma che erano di cemento, e i veri alberi crescendo le avevano spaccate e c’erano anche dei rami che in certi punti erano cresciuti attorno al cemento, come se l’albero avesse voluto avvol­ gerlo completamente, riassorbirlo, farlo scomparire, tanto che si finiva per non sapere più quel che era vero o finto, quello che era cresciuto spontaneamente e quello che era costruito, erano nello stesso tempo balaustre di cemento che imitavano i rami degli alberi e i rami degli alberi che imitavano le balaustre di cemento... (pausa)... E poi si arri­ vava in un altro giardino... ancora più grande... con un orto, e delle serre, un roseto e aiuole di ciotoli e calendole... LA VECCHIA ... e altalene... il giovane Delle altalene, sì... le conosce? LA VECCHIA Forse, sì, molto tempo fa... come tutti... Nei grandi giardini ci sono spesso delle altalene... il giovane

Breve momento di silenzio.

(a mezza voce) Dall’altro lato c’è il cortile e nel cor­ tile c’è una scala di ferro... la ragazza Silenzio, lasciatelo continuare! L’uomo (scoppiando a ridere) Ah! Ah! Ma non è mai esistito il suo giardino. È tutta fantasia! Si tratta di tre alberelli striminziti e di un vialetto di ghiaia! il giovane Sì, sì! Lasciatemi stare! Mi ricordo meglio ora! C’era una casa in fondo al viale... Ci ho abitato per un po’ di tempo... me ne ricordo bene... ma molto tempo fa... prima della guerra forse, o subito dopo! L’uomo Prima della guerra! Non eri nemmeno nato! la vecchia Vuol star zitto! Sa quello che dice! Lei non ha il diritto di contraddirlo sempre! il giovane (guardandosi attorno) Sono sicuro di essere già l’uomo

IL POSTO DELLE PATATE

65

venuto qui... anche se faccio fatica a riconoscere il posto. Mi sembra che fosse molto più grande... ma forse è per­ ché io ero più piccolo. la vecchia {molto dolcemente) No, è perché nei ricordi la realtà è deformata... anche se modesta sembra fantastica. il giovane C’è una cosa che so... sono sicuro... mi ricordo bene, non c’era una sola stanza, ma erano due... due stanze separate da un sottile muro di mattoni... Un giorno hanno fatto abbattere il muro divisorio. Non abitavo più là, ma l’ho saputo molto più tardi, per caso. E mi hanno anche raccontato che gli operai che erano stati incaricati del lavoro avevano trovato nel muro due pipistrelli vivi, compietamente atrofizzati, bianchi e scheletrici, ma che respiravano ancora e vedevano ancora, con gli occhi immensi, per essere stati senza luce per così tanto tempo! la ragazza Ma com’era possibile? il giovane Hanno detto che anni prima, forse cinquant’anni prima, o un secolo, o perfino un secolo e mezzo, quando era stata costruita la casa, i pipistrelli si erano addormen­ tati nell’anfratto dei mattoni quando la chiusura non era ancora finita, e il giorno dopo si erano ritrovati murati e avevano continuato a vivere ed erano diventati grandi, dal momento che nel luogo dove li avevano trovati il muro era tutto scavato e conservava l’impronta dei loro corpi. L’uomo Ma è impossibile, non potevano respirare. il giovane Sì, doveva esserci un po’ d’aria che passava attra­ verso delle minuscole fessure. LA ragazza Ma come potevano mangiare? il giovane Si nutrivano del calcare del muro, non dovevano averne molto bisogno. la donna Veramente non vivevano, sopravvivevano... una lunga, lunghissima ibernazione. la ragazza Forse avrebbero potuto essere eterni? la vecchia Ma sono morti appena hanno visto la luce?

66

GEORGES PEREC

No, li hanno messi in una scatola di cartone per mandarli a un laboratorio. Ma quando sono tornati Findomani mattina, la scatola era aperta e i pipistrelli erano scomparsi. LA RAGAZZA E nessuno li ha mai più visti? IL GIOVANE No. Nessuno. il giovane

Silenzio. RAGAZZA

Ma che cosa facevi in quella casa?

Silenzio. Non so, non lo so più... restavo lì... vivevo lì... LA DONNA Vivevi lì? il giovane Sì, vivevo lì, credo si dica così. Abitavo lì... la ragazza Ma cosa ci facevi? il giovane Non so... Come tutti, mangiavo, dormivo, pas­ seggiavo... C’era un gran parco. E stato venduto... in seguito hanno costruito un’autostrada... ma a quell’epoca c’era un gran parco... con un campo da tennis... la ragazza Giocavi a tennis? il giovane No... non a quell’epoca... il giovane

Breve silenzio. bassa voce) C’era qualcos’altro? un forno dove si cucinava il pane... e poi un chiosco dove si andava a suonare, talvolta... e un grande stagno con nel mezzo un’isoletta dove si andava a man­ giare quando faceva bel tempo... ma un inverno ci fu un tornado e tutti gli alberi furono sradicati... (Pausa)... C’erano delle barche e un pianoforte, un fuoco nel cami­ netto e una grande camera rivestita di legno cupo e un sof-

la donna (quasi a il giovane C’era

IL POSTO DELLE PATATE

67

fitto a cassettoni. C’erano trentanove cassettoni. Li ho con­ tati spesso... la ragazza Perché? il giovane Per potermene ricordare in seguito... L’uomo Ma non te ne sei ricordato! Silenzio.

Sì, me ne sono ricordato, per lungo tempo, e poi me ne sono dimenticato... E poi ho riinventato tutto.

il giovane

Silenzio.

LA ragazza Non era la tua camera la camera con i trenta­ nove cassettoni? il giovane No, non era la mia camera. LA RAGAZZA La tua camera com’era? IL GIOVANE ]Non so, non mi ricordo... forse non avevo una camera... LA RAGAZZA Ma allora dove dormivi? IL GIOVANE Forse non dormivo... o forse dormivo in un angolo, in un sottoscala, sotto la scala, o sulla tavola di cucina, quando bevevo troppo vino... forse andavo a dor­ mire nella casa vicina, non so. l’uomo Racconta qualsiasi cosa! E un povero diavolo, non credetegli, non ci è mai stato in quella casa! il giovane Ve lo giuro, credetemi, è vero! L’uomo Se ci fosse stato davvero, se lo ricorderebbe meglio, ci si ricorda sempre dei luoghi dove si è vissuti! la vecchia Come volete che possa ricordarsi se lo interrom­ pete sempre! L’uomo Io, per esempio, non dimenticherò mai la casa dei Batignolles, nemmeno in punto di morte! la donna Ma ce ne freghiamo dei Batignolles!

68

GEORGES PEREC

la ragazza L’uomo Se la vecchia

Ci ritorni, dato che è così bravo! dipendesse solo da me! Bene, allora state zitti e lasciatelo finire!

Silenzio. Guardano il giovane. il giovane Non so più dov’ero rimasto. la donna {molto dolcemente) Ci parlavi di una casa. la ragazza Una casa grande... dove sei vissuto... molto

tempo fa! la vecchia

l giovane

Cerca di ricordarti... Ci sei ritornato... Sì... ci sono ritornato...

Lungo silenzio. Non è da molto... non so... l’anno scorso forse... era una sera d’inverno... faceva freddo e umido... c’era molta nebbia... Tutto il giorno era caduta una specie di neve bagnata...

il giovane

Il giovane si alza... sta in piedi in mezzo alla scena e poco a poco si avvicina ai tre che sbucciano patate.

... Ho preso il treno e alla stazione ho trovato una carrozza, ho chiesto di essere portato qui, ma il coc­ chiere si è rifiutato; mi ha detto che il cavallo era troppo vecchio, che rischiava di rompersi una gamba per via del ghiaccio sulla strada e che sarebbe stato costretto a farlo uccidere e non voleva. Sono venuto a piedi, era buio, ma conoscevo la strada. Ho preso una barca per attraversare il fiume, sono arrivato a un pontone, mi sono inoltrato nella foresta e ho camminato per circa un chilometro e mezzo... Mi ricordo che mi chiedevo se avrei riconosciuto la casa, se avrei trovato la gente che era vissuta nei miei stessi anni,

il giovane

IL POSTO DELLE PATATE

69

durante la guerra, o subito dopo, forse non erano gli stessi, forse erano tutti morti da tempo, ma i loro figli, li avevo conosciuti quando erano piccoli, forse questi erano ancora là e mi avrebbero riconosciuto... E poi, in fondo al gran viale in pendio, ho visto brillare delle luci, mi sono messo a camminare un po’ più in fretta, sono arrivato davanti alla porta, ho bussato ma nessuno mi ha risposto, allora sono entrato e vi ho trovati seduti attorno al catino intenti a sbucciare patate... Silenzio abbastanza lungo.

Desidera qualcosa, signore? Scusi, signora, è questa la casa della signora Arnaud...? la vecchia La signora? Arnaud? IL GIOVANE Sì signora, Arnaud. LA VECCHIA E la prima volta che sento questo nome... (Rivolta all'uomo) Le dice qualcosa? L’uomo Veramente no. il giovane Non mi stupisce, sapete, è la prima volta che vengo qui, dopo quarantanni. LA vecchia Quarantanni, è tanto. n, giovane E tanto sì... ma mi ricordo lo stesso... non è tanto cambiato... qui c’era la sua camera... c’era il suo letto là e poi la scrivania, là dietro, in fondo... L’UOMO No, ci dispiace non conosciamo... anche se è molto che abitiamo qui... da una ventina d’anni almeno... oh! sì, praticamente da vent’anni! LA vecchia Prima di noi c’era il vecchio Dupaillon; era venuto via da Parigi per motivi di salute, e poi ha ven­ duto la tenuta. il giovane Sì... capisco... è una locanda ora... un albergo... la Vecchia il giovane

I

GEORGES PEREC

70

L’uomo Niente affatto! Lo è stato per alcuni anni, ma non lo è più ora... non c’erano abbastanza clienti... la vecchia Siamo talmente lontani da tutto qui...

Breve silenzio. IL GIOVANE

Ebbene... eh... mi scuso... forse mi sono sba-

gliato. (con voce molto dolce) Ma no, signore, troverà certo nel villaggio qualcuno che potrà darle informazioni, che avrà conosciuto questa signora... il giovane Era una casa grande, piena di bambini e di gatti... l’uomo {improvvisamente interessato) Due bambini e due gatti? il giovane No, decine e decine e decine di gatti... ce n’era uno rossiccio che si chiamava Rocchetto e due piccoli grigi che si chiamavano Tom 1 e Tom n e Melocotone che era un angora, e Felice, una gattina nera, e un altro rossiccio che si chiamava Martello e pieno di gatti mezzo selvatici che venivano a mangiare con gli altri, ma che fuggivano quando volevamo accarezzarli e non capivano che volevamo dare loro un nome... la ragazza Noi non abbiamo mai avuto gatti. la donna Eppure tutti quei gatti di cui parla il signore dovrebbero aver fatto centinaia di gattini... la vecchia C’è stata la guerra... ne hanno fatto conigli... la ragazza

Breve silenzio. LA donna E i bambini? Ha detto che era pieno di bambini... la vecchia I bambini non si sa mai quello che diventano... la ragazza Diventano grandi e se ne vanno...

Silenzio.

IL POSTO DELLE PATATE

LA donna E lei, com’era lei? Lungo silenzio.

(indica improvvisamente il cameriere gridando) Ma sì! Lui, deve ricordarsi! Lo riconosco! Passava con la car­ riola, segava la legna! Arnaud! La signora Arnaud! I bam­ bini, i gatti, si ricorda, mi riconosce! Deve riconoscermi!

il giovane

Il cameriere resta completamente impassibile. L’uomo Anche se la riconoscesse non potrebbe dirle nulla.. la donna E sordomuto. L’UOMO Anche se lei scrivesse il nome di questa signora su di un pezzetto di carta, non servirebbe a nulla, non sa leggere... LA vecchia E non ci vede nemmeno più bene, non ha più memoria, non deve stupirsi se non la riconosce! l’uomo E un po’ fuori di sé. la ragazza E il vecchio servitore fedele, mi faceva saltare sulle sue ginocchia. la donna E lui che per salvarci ci ha portato qui, ci ha nasco­ sto per tutta la durata della guerra...

Breve silenzio. Era una casa fatta apposta per nascondersi, per sprofondare ogni giono di più fino a scomparire... come se il mondo fuori non esistesse più, non dovesse più esi­ stere, e non dovesse più raggiungerci... ogni mattina la nebbiolina si alzava dallo stagno invadendo tutto, mettevamo delle vecchie giacche di pelle di montone e andavamo nella foresta...

il giovane

1

GEORGES PEREC

72

L’uomo che era disteso si alza e si siede sul letto. Un po’ dopo la donna, poi la vecchia, lo raggiungono e si siedono vicino a lui. La ragazza resta sola vicino alle patate. Il came­ riere è in fondo al palcoscenico, il giovane, al centro, gira lentamente intorno. Dovreste ricordare... Non dovreste aver dimen­ ticato... facevamo delle feste, mangiavamo attorno a una grande tavola di pietra... Me lo ricordo, me lo ricordo come fosse ieri, come non fossi mai stato via, come fossimo qui da sempre... qui c’era un gran tappeto rotondo, e laggiù in fondo, un divano letto ricoperto di una stoffa gialla, e là una vecchia carta geografica della Germania del Nord, e qui c’erano degli uccelli impagliati... la donna (d’un fiatò) Uccelli impagliati... il giovane Vi ricordate... vi ricordate qualcosa... la donna Mi sembra quasi di vederli... ma non riesco a ricordarmi... il giovane Era una specie di gabbia di vetro... alta e stretta... L’uomo Uccelli morti... perché parlare di uccelli morti... la vecchia C’erano delle anatre nello stagno e delle galli­ nelle d’acqua che vedevamo correre sul prato... L’uomo Un giorno ero in una casa in campagna, e c’era una finestra che dava su un tetto spiovente e si potevano vedere dalla finestra, molto vicino, sul tetto, delle ballerine con le lunghe zampe fragili, il becco sottilissimo, la lunga coda vibrante e la gola bianca... Andavano e venivano sul tetto e non sembravano per niente spaventate... il giovane No... uccelli impagliati... mi ricordo soprattutto degli uccelli impagliati... gli altri non li guardavo nem­ meno..., non mi interessavano... (Pausa)... e c’erano anche i topi... li vedevamo qualche volta nuotare... o mangiare l’erba... o scappare dalla tettoia dove mettevamo i bidoni della spazzatura... il giovane

IL POSTO DELLE PATATE

73

Silenzio. L’uomo {con tono molto stanco) Ma c’erano porte e finestre, scale, un cortile di ghiaino, giardini, si poteva uscire, cam­ minare... correre... la ragazza Anche qui ci sono giardini e cortili... la donna Perché avrebbe dovuto uscire? Non aveva bisogno di uscire, stava bene... la vecchia E così che succede... non doveva mai finire e invece... il giovane {come se non avesse ascoltato le battute precedenti) Una volta, era estate, una notte, abbiamo acceso dei fuo chi e abbiamo sistemato una tenda immensa, un grandi tenda di lana bianca sotto cui potevamo stare in quaranta... Un’altra volta, eravamo in inverno, forse la notte di Natale o la notte di Capodanno. C’era uno strato sottile di neve per terra e noi siamo saliti tenendoci per mano fino alla terrazza che era a strapiombo sul fiume. la ragazza (mormorando) Il fiume... il giovane Era un fiume grande, un tempo ci passavano le navi all’alba, i passeggeri ballavano al suono dei banjo e c’erano due gemelli di dieci anni stesi sulle barche a fondo piatto che si lasciavano trasportare dalla corrente...

L’uomo, la donna, la vecchia sono ora seduti sul bordo del letto. L’uomo scuote la testa in segno di diniego. Ma sì! Cercate di ricordarvi! Camminavamo in silenzio, la notte era straordinariamente chiara, lo strato leggero di neve smorzava il rumore dei nostri passi, si sen­ tiva solo un leggero crepitio ovattato, soffice... non era­ vamo molti, cinque o sei forse, certamente avevamo bevuto, ma non eravamo tanto allegri, felici forse, o con un senso di vuoto nell’anima... forse era una festa un po’ triste...

il giovane

I

I

GEORGES PEREC

74

siamo arrivati sulla grande spianata, ci siamo seduti su una panchina di pietra stringendoci, gli uni contro gli altri e abbiamo guardato il panorama al chiaro di luna sotto di noi... Silenzio.

L’UOMO (a mezza voce) Non vedo nulla. la donna (a bassa voce) Stia zitto! Tutti guardano in direzione del pubblico, ma molto in alto, senza vederlo.

L’UOMO (a mezza voce) Non c’è neve sulla panchina. la donna (a bassa voce) Sì, ce n’è, ma lei non la sente per via del suo cappotto imbottito. il giovane Non vi ricordate di quello che si raccontava? Che sulle rive di questo fiume, là dove c’erano solo paludi, cave, pascoli, stesse per sorgere una città gigantesca... L’uomo Se dovessimo credere a tutto quello che raccontano... il giovane Doveva sorgere sulle rocce! Doveva essere più bella di Venezia! Silenzio. Il cameriere porta un grembiule all’uomo che si alza, lo mette e si dirige verso gli sgabelli dove si siede e comincia a sbucciare patate. Il cameriere aiuta la vecchia ad alzarsi e l’accompagna verso la poltrona dove si siede. Il giovane ha l’aria sempre più inquieta, in preda a una specie di panico.

Qui, proprio qui, c’era un antico castello, un castelletto! Con un vecchio organo e dei paraventi sdru­ citi! Di notte c’erano dei fantasmi che venivano a suo-

il giovane

IL POSTO DELLE PATATE

75

I

!

I I I

nare! Sì! E c’erano due vecchi pensionati, venivano a sedersi nel parco ed evocavano continuamente il passato! C’era un vecchio professore innamorato che veniva di nascosto a cogliere rose gialle per sua nonna! Di notte c’erano dei granchi che si introducevano nelle fessure del pavimento e un giovane principe di Spagna, vestito tutto di nero con un jabot di merletto, veniva a sedersi su que­ sta poltrona! (Parla sempre più in fretta, balbettando e gri­ dando). E gli sbirri, gli sbirri ingenui, sì, volevano vendere i piatti! E il tipo che voleva fuggire nel deserto e l’altro, l’americano, ricchissimo! Ricordate, aveva sposato una can­ tante! Lei aveva preso una cotta per il guardiacaccia! F lui si sarebbe fatto volentieri la moglie! Se la sono spas sata tutti e quattro. Non vi ricordate! Ma sì! Sì che ve L ricordate! Non è possibile che abbiate già dimenticato! Lungo silenzio.

Il cameriere si avvicina al giovane, lo prende quasi affet­ tuosamente per il braccio e lo porta vicino al terzo sga­ bello per sbucciare le patate, accanto all’uomo e alla ragazza. Il giovane si siede con aria stralunata. Tutti hanno l’aria sconvolta. Il cameriere prepara un piatto di patate e lo porta alla vec­ chia che, seduta in poltrona, le mangia in silenzio. LA VECCHIA

Facciamo male ad agitarci così, non serve a

nulla...

L’uomo Non dobbiamo disperare... ci deve essere una soluzione, una spiegazione necessaria e sufficiente... il giovane Ma no, ogni volta è la stessa storia! L’uomo Lo so, siamo un po’ scoraggiati! Ma il tempo lavora per noi, lo sapete bene! Lentamente ma sicuramente! il giovane Restiamo fermi, è questo che volete dire.

GEORGES PEREC

76

LA

Andiamo indietro. Giriamo intorno. Ci entusiasmiamo sempre un po’ troppo, e non facciamo più attenzione ai particolari. L’uomo E quello che dico sempre, manchiamo di metodo. la ragazza Vogliamo andare troppo in fretta, come se un miracolo ci salvasse e ci illuminasse improvvisamente. il giovane Ma figurati! Siamo qui incastrati, come topi, e non ne usciremo più. la vecchia Non è vero! Lei sa bene che il giardino esiste e anche il cortile. il giovane A cosa ci serve saperlo? Abbiamo misurato que­ sta stanza mille volte, sondato i muri, cercato le porte, cento volte abbiamo contato i passi che ci volevano per andare dallo sgabello alla poltrona, dalla poltrona al letto, e ogni volta abbiamo cercato di trarne delle ipotesi, delle spiega­ zioni (butta in terra con violenza una patata). Ecco la sola cosa vera qui, queste schifose patate americane! la ragazza (con dolcezza) Non sono patate americane, sono patate. vecchia il giovane la ragazza

Lungo silenzio. Si sente il rumore dei coltelli che raschiano le bucce delle patate. Il cameriere va e viene, gli altri sono quasi completamente immobili. La donna è distesa sul letto; rivolta al pubblico, però non lo guarda. La vecchia è pro­ prio dietro di lei sulla poltrona (che è stata leggermente spostata per l’occasione all’inizio della scena). La situazione tra la donna e la vecchia deve far pensare a una effimera seduta psicoanalitica.

La ragazza canta a mezza voce forse accompagnata in sor­ dina da qualcuno degli altri Ho una storia da raccontare (bis) Molto semplice mi pare (bis)

77

IL POSTO DELLE PATATE

È sulla terra tutta che la patata si mangia e non si butta Mi capite ben z Se passate per il villaggio (bis) Che abito, porco mondacelo (bis) Sì, dappertutto, Di patate c'è il bel frutto > Mi capite ben ) (bis)

L'abitante più importante Per aver l'aria elegante all'occhiello con amore " di patate mette un fiore (bis) Mi capite ben z E se i piccin gridan papà E se i piccin gridan mammà La mamma per farli tacere Di patate li ingozza a piacere Mi capite ben z

(bis)

A pranzo e a colazione Che tu sia o no dell'opinione Il cucchiaio si deve riempire Di patate da condire (bis) Mi capite ben z E tutti i giorni la stessa storia Giorni di festa e di baldoria Per dolce e per minestra Mangian patate per festa (bis) Mi capite ben ,

È meglio di un giuoco per i fidanzati accanto al fuoco non dirsi dolci cosine ma passar di patate in patatine Mi capite ben z

(bis)

(bis)

78

GEORGES PEREC

(con voce dapprima molto lenta e quasi impercetti­ bile, poi a poco a poco più sicura...) Ho fatto un sogno, ’ una notte... ero in una stanza quasi simile a questa... all’i­ nizio mi pareva di essere sola... ma presto mi sono accorta che voi non eravate lontano da me... proprio dietro di me... o forse davanti a me... eravate così vicini che avrei potuto toccarvi, se avessi allungato il braccio, ma nello stesso tempo eravate assolutamente irraggiungibili... come se non foste stati voi, ma le vostre immagini, come se qualcuno battendo le mani avesse potuto farvi sparire... Davanti a me c’era un muro con una lunga e sottile fessura e ad un tratto ero sicura di potermici introdurre e che la breccia si andava allargando, che il muro si andava separando, allora sono arrivata in un’altra stanza... non assomigliava in verità a questa... era molto meno lunga... ma mi sem­ brava molto più familiare, come se ci fossi vissuta degli anni... come se ci avessi passato innumerevoli serate... C’era un uomo seduto nella poltrona... non lo conoscevo, ma c’era in lui qualcosa di bizzarro, di strano... per molto tempo siamo rimasti tutti e due silenziosi... poi abbiamo cominciato a parlare... e questa strana impressione di già noto, di ripetuto, diventava sempre più forte, sempre più opprimente... e poi altra gente è venuta, forse voi... e tutto è diventato sempre più confuso e alla fine ci siamo insul­ tati, ingiurie incomprensibili... la vecchia E un vecchio sogno... LA donna Dura ancora... LA VECCHIA Altri l’hanno fatto e lo fanno ancora al SUO posto... L’UOMO E quasi un incubo... il giovane Ma non si può sfuggire... la ragazza Assomiglia a questa? Una stanza che si scopre... un giorno... dapprima è vuota... Si aprono gli armadi, non c’è nulla dentro... vecchi attaccapanni forse... su cui sta la donna

IL POSTO DELLE PATATE

79

scritto Hotel Saint-Vincent, Commercy, o Casa del Sol, Viteria. Si comincia a vivere qui, ci si sistema, si mettono vecchi mobili, soprammobili... e poi un giorno ci si accorge che si è sempre vissuti qui... e che non si uscirà mai più di qui... Silenzio. È perché non vogliamo uscire di qui... la vecchia Chi non vuole uscire? la donna Lei... voi, noi tutti... Siamo qui perché vogliamo... perché vogliamo restare qui... non muoverci più... non uscire più di qui... la vecchia Ma perché? la donna Perché! Sempre perché! Non lo so il perché! L’uomo Ma non possiamo mentire sempre, finiremo prima o poi col dire la verità... la donna

Silenzio.

È forse una vecchia e banale storia d’amore... Si era segretamente fidanzata con un giovane che aveva incon­ trato al mare. Era un mascalzone ma lei non lo sapeva, e quando lo ha capito era troppo tardi. Per lui ha rubato tutti i risparmi di suo nonno. Ma il furto è stato scoperto e il furfante se n’è andato tra due poliziotti... la vecchia Storie simili capitano tutti i giorni... si crede sempre che siano inventate... basta aprire il giornale... il giovane Ad ogni modo, vera o falsa che sia, per noi è lo stesso. LA donna E stato uno scandalo in tutta la cittadina, non si è potuto fare nulla per impedirlo, tutti lo sapevano, sapete bene come vanno queste cose.

la donna

8o

GEORGES PEREC

L’uomo La gente si è dimostrata molto cattiva con lei... nes­ suno ha cercato di capirla... la donna (si alza e si siede sul letto) E da allora lei resta qui, si è rinchiusa, sempre nello stesso posto, in cucina, senza dire nulla, come se non ci sentisse... L’UOMO Ci diamo il cambio per sorvegliarla. la donna Temiamo per la sua salute. LA vecchia Ma bisognerebbe che uscisse, che vedesse delle amiche della sua età, che facesse dello sport, che giocasse a tennis, che andasse in piscina... L’UOMO Purtroppo, cara signora, glielo ripetiamo in conti­ nuazione! la ragazza (borbottando) Intanto non c’è la piscina. la vecchia Cosa dice? l’uomo Credo che dica che non c’è la piscina. la vecchia Ma che importa! Si può fare il bagno nel fiume, è ancora più romantico! la donna Se solo volesse fare qualche passo in cortile, pren­ derebbe un po’ d’aria, è così pallidina... il giovane Ma lasciatela stare! Non disturba nessuno! Se non vuole uscire, sono affari suoi! Non c’è motivo di darle fastidio! E d’altra parte che cosa farebbe fuori? la vecchia Non lo so, potrebbe passeggiare, guardare i monumenti, andare per negozi, comperarsi vestiti! la donna Vestiti! Ma ne ha a dozzine di vestiti! I suoi armadi sono pieni! Ma non li mette mai, preferisce un cami­ ciotto come una sguattera! la ragazza (borbottando) Si sporca meno. la VECCHIA Che cosa dice? la donna Che cosa dici, cara? L’uomo (quasi gridando) Dice che si sporca meno! Breve silenzio.

IL POSTO DELLE PATATE

8x

Bisognerebbe chiamare un medico... medico! Ma se ne viene uno ogni sera! E anche un pompiere! Ma non serve a nulla. la donna Non è colpa sua... non si può fare nulla... la vecchia È la vita... la donna (sospirando) Sì. la vecchia Ma allora che cosa fa tutto il santo giorno? la donna Non vede, sbuccia patate. L’uomo Per lei è una vera passione, una mania... LA donna E diventata la sua ragione di vita... IL giovane E la sola cosa che le fa piacere: avere patate da sbucciare e che le si parli di patate... la ragazza Non si parla mai abbastanza delle patate... Si dovrebbe parlarne ogni giorno... Ci nutrono, gli dobbiamo tutto. LA DONNA Sì, cara, hai ragione. la ragazza Parlatemi delle patate. il giovane (alzandosi) La patata, nome volgare di Solanum tuberosum^ è una pianta spermofita, angiosperma, classe delle dicotiledoni, sottoclasse, gamopetale, con calice su­ pero, ordine delle solanali, famiglia delle solanacee, genere delle solanum o morelle. L’uomo (alzandosi) La patata si presenta esteriormente con uno stelo erbaceo, fistoloso, con foglie alate o foglioline glabre, ovali, appuntite, con fiori biancastri o purpurei, disposti a corimbo. Il frutto è una bacca molle della forma e della grandezza di una ciliegia; le sue radici danno tuberi commestibili. la donna (alzandosi) Ci sono più di trecento varietà di patate, tra cui si possono citare: per prime le patate da grande coltivazione, destinate al bestiame e a uso indu­ striale: la Schava o Sbava; La Farinosa rossa; l’Early rosa; la Magnum bonum; la Gigante; la Bretone; l’istituto di Beauvais; l’imperatore Richter. Per seconde, le patate da

la vecchia L’uomo Un

GEORGES PEREC

82

cultura d’orto, per alimentazione umana: la Vitellotta; la Salsiccia rossa; la Bella di Fontenay; la Sassobianco; la Mag­ giolina; la Maggiolina capitozza; la Spunta dritta; la Qua­ rantina di La Halle; la Quarantina violetta; la Regina dei Polders; la Principe di Galles; la Reale; la Victor e la Fiocco di neve! I tre si siedono, sfiniti. È tutti i giorni così! l’uomo A volte è due volte al giorno! la vecchia Deve essere massacrante! la donna Oh, è soprattutto questione di memoria. il giovane Cominciamo ad abituarci. la vecchia

Silenzio. Con questo non procediamo di molto, certo... ma intanto passiamo il tempo, un po’... el giovane Non c’è nient’altro da fare... l’uomo

Silenzio. Eppure... là... c’è una porta... (Indica il lato destro della scena). la vecchia E cosa c’è dietro la porta? la donna C’è una scala di ferro che scende girando su se stessa. la vecchia Una scala a chiocciola... la donna

LA DONNA Sì... la vecchia Ma

dove va quella scala? Una scala porta sem­ pre da qualche parte. la donna Va giù... dal momento che scende... la vecchia E giù che cosa c’è?

IL POSTO DELLE PATATE

83

Cosa vuole che ci sia? Un’altra scala naturalmente. LA vecchia E dove va quest’altra scala? la donna Non so, non si può scendere... la vecchia Non si può scendere... la donna C’è una cabina con uno sportello e dietro lo spor­ tello c’è una guardia... L’uomo Una guardia! Lei esagera sempre, non è una guar­ dia, è un portinaio, uno svizzero, un portiere. la donna No. È una vera guardia. LA vecchia Una vera guardia? la donna Una vera guardia: un guardiano. Guarda la porta. Se aprisse la porta sarebbe un portiere, o un portinaio, o quello che volete; ma non l’apre, la sorveglia. Impedisce a tutti quelli di fuori di entrare e a quelli di dentro di uscire. il giovane E noi, siamo dentro o fuori? la donna

Silenzio.

È lo stesso; è la stessa cosa. la vecchia (a bassa voce) Siamo dall’altra parte...

LA

donna

Silenzio. la ragazza

L’UOMO

Sì, ma è gentile.

Chi?

la ragazza La guardia. L’uomo L’hai visto? la ragazza No, ma lo so!

E un vecchio con una bella divisa ricamata, gallonata, con dei risvolti d’argento con appli­ cazioni... (Pausa)... ha gli occhiali... L’uomo Come lo sai se non l’hai mai visto? la ragazza Lo so. So anche come si chiama. il giovane Come si chiama? la ragazza Cosa mi dai se te lo dico?

GEORGES PEREC

84

Mi do per vinto. Si chiama Aloisio van de Hof de Voestjine. L’UOMO E olandese? LA RAGAZZA No, è COtSO. L’uomo Impossibile, nessun corso può chiamarsi Aloisio van de Hof de Voestjine. LA RAGAZZA Sì, lui. l’uomo Non è possibile! la ragazza E naturalizzato. l’uomo Non ti credo. la ragazza Non mi credi mai! l’uomo Intanto non esiste farsi naturalizzare corsi. La Cor­ sica è parte integrante della Francia, è un dipartimento! la ragazza Questo non gli impedisce di vivere in Corsica! L’uomo Non può vivere in Corsica dato che fa la guardia qui! la ragazza Che cosa ti fa credere che non siamo in Corsica! L’UOMO (gridando) Ma tu lo sai quanto me che non siamo in Corsica!! la ragazza (gridando ancora più forte) Che cosa vuol dire: «Lo so quanto te!» il giovane

la ragazza

Silenzio. la vecchia

(con tono stanco)

Ci seccate, ci fate perdere

tempo.

Tutto ciò non spiega perché il tuo guardiano rifiuta di aprire la porta. la ragazza Non ne so nulla... così... la donna

Silenzio.

(indicando il cameriere) Bisogna chiederlo a lui! Sa certamente perché siamo qui, quest’ipocrita! LA VECCHIA È muto. il giovane

1

IL POSTO DELLE PATATE

85

Accidenti! È pagato per non dire nulla, per farci la spia, per riferire tutto quello che diciamo. la donna Riferire a chi? il giovane Agli altri... quelli che stanno dietro... gli altri... il giovane

Silenzio un po’ imbarazzato. l’uomo

(ridendo forzatamente) Dietro la cortina di ferro!

Risa imbarazzate. Tossiscono. Silenzio.

L’uomo Non vedo com’è possibile, ad ogni modo... Allog­ gia sotto il nostro stesso tetto! la donna E non ci abbandona di un passo. la vecchia (con leggero accento russo che diventa sempre più marcato nelle battute seguenti) Forse ci sorveglia, ma mi stupirebbe che ci spiasse. L’uomo E poi, in ogni modo, non abbiamo nulla da nascon­ dere! la donna Ne siamo proprio sicuri?

Silenzio. Si guardano un po’ inquieti.

LA donna Mi ricordo... ci hanno portato qui... ci hanno fatto passare per una porticina... poi siamo passati per intermi­ nabili corridoi... e ci siamo ritrovati qui... non abbiamo nemmeno sentito chiudere le porte... la vecchia E vero... mi ricordo anche... ci siamo guardati... a lungo... senza capire... la donna E poi tutto intorno a noi... i sacchi di patate, gli sgabelli, le bacinelle. la vecchia C’è anche un campanello... molto lontano. la donna Ne è sicura? la vecchia Non lo so... ma mi pare... un campanello... o qualcuno che bussa...

86

GEORGES PEREC

Silenzio. (con leggero accento belga) Sapete, pare sia vero... Talvolta arrestano la gente, non si sa perché... L’uomo In tempo di guerra. la donna (con leggero accento belga) Non solo in tempo di guerra, anche in tempo di pace! L’uomo (con qualsiasi accento) Ma è idiota, non abbiamo fatto nulla! la vecchia (con accento russo) Non è necessario fare qual­ cosa, forse... Guardate quando un capo di Stato va in visita in un paese straniero, arrestano tutti i rifugiati politici, sem­ plice precauzione... A. donna ...Passano qualche giorno di vacanza... L’uomo ...A spese del governo francese... la ragazza ... in Corsica... la donna

Lungo silenzio. l’uomo

(senza accento, rapidamente) È una rifugiata politica,

lei? la vecchia (ugualmente) No, e lei? L’uomo No, nemmeno io.

Gli altri scuotono la testa in segno di diniego. li

vecchia

Allora è un’altra cosa...

Lungo silenzio. Forse è più grave... un segreto di cui noi saremmo depositari... senza saperlo... senza nemmeno sospettarlo... un giorno... per caso abbiamo aperto una lettera che non ci era indirizzata, oppure abbiamo sentito una conversa­

la donna

IL POSTO DELLE PATATE

87

zione in un caffè... o siamo entrati in una camera d’albergo che non era la nostra e senza volerlo, senza saperlo, abbiamo scoperto un nome, un indirizzo, un numero di telefono... qualcosa che avrebbe dovuto rimanere segreto... E loro, gli altri, non possono minimamente rischiare, capite... L’uomo Forse è ancora peggio... qualcosa che sappiamo, ma che non possiamo dire...

Silenzio. Si guardano con sospetto. la vecchia (a voce bassa) Ciò che in realtà siamo... la donna (a voce bassa) Ciò che facciamo qui... L’uomo (lo stesso a voce bassa) ... Tutto quello che nascon­

diamo... non siamo forse estranei l’uno all’altro... forse qui ci sono un marito e una moglie... una madre e una figlia... il giovane ... peggio ancora... mostri... la madre di uno sca­ rabeo... un uomo-gatto... un professore sadico... la ragazza No! No! Non è questo, non ha senso, non ci porta a nulla! Non possiamo dire nulla perché non sappiamo nulla! L’uomo Forse non sappiamo nulla... ma loro credono che sappiamo qualcosa... ne sono convinti... Sono venuti per questo. Aspettano che diciamo qualcosa... la donna Verranno a frugare gli anfratti della nostra memoria... LA vecchia L’intimo del nostro subcosciente! L’UOMO Hanno mezzi fantastici per farci parlare! il giovane II terribile siero della verità... Il famoso pane integrale!

Silenzio di paura. Tutti guardano il giovane con aria furiosa.

88

GEORGES PEREC



I

(con voce sottile) ... Scusatemi... volevo dire il Pantothal

il giovane

Silenzio.

(imbarazzato) Il Pan total... il pane integrale... LA VECCHIA Va bene, abbiamo capito... il giovane

Silenzio. il giovane Ad ogni modo la sua storia era idiota... L’uomo Che cosa ne sai tu? Forse era proprio quella

vera.

Lungo silenzio. Il cameriere porta un piatto di patate alla vecchia e alla donna che si mettono a mangiare. L’UOMO Accidenti! Cosa non darei per fumarmene una! Nes­ suno ha una sigaretta da darmi? la ragazza Non possiamo fumare, è scritto là. L’uomo Abbiamo sempre la possibilità di metterci d’accordo. la vecchia Nessuno ha sigarette qui, lei lo sa bene! la donna Si può sempre chiedere al guardiano. la ragazza Ha ordini molto severi. il giovane Non è cattivo, forse ce lo permetterà... D’altra parte provare non costa nulla.

L’uomo si alza, si avvicina al cameriere e cerca di fargli capire che ha voglia di una sigaretta. Il cameriere impiega un po’ a capire. Finalmente tira fuori dalla tasca della giacca una sigaretta sciupata (o un mozzicone) e la dà all’uomo che l’accende con gran piacere. LA vecchia Potrebbe dividerla un po’ con gli amici! LA DONNA E IL GIOVANE È vero!

IL POSTO DELLE PATATE

89

Quasi a malincuore l’uomo divide la sigaretta con gli altri tre. Riuniti al centro, attorno alla vecchia seduta, fumano a turno sotto lo sguardo indifferente del cameriere. La ragazza è da sola, nell’angolo dove si sbucciano patate.

LA vecchia {molto volgare) Non è un cesso questo, ho visto di peggio. il giovane Puoi dirlo! L’anno scorso avresti dovuto vedere il buco che ci hanno rifilato... Eravamo stipati in cinque! E intanto i capoccia erano in stanze con moquette, tele­ fono e televisione. LA donna Per noi era ancora peggio, c’erano i topi... Breve silenzio.

{rimasta in disparte) Capisco quello che volete dire... ma non basta... non vi capiranno, non abbastanza almeno... occorre che voi diciate quello che avete fatto... perché siete qui... e come vi siete fatti prendere... il giovane Smettila di fare la spiona! L’uomo Non c’è motivo di metterti al corrente, te, lui, gli altri. {Indica successivamente il cameriere e poi vagamente gli spettatori). la vecchia Non mi stupisco di quella lì, venderebbe sua madre! LA ragazza Non è nemmeno capace di inventare un buon alibi! Volete proprio che ve lo dica, siete degli svampiti! il giovane Svampita sarai tu! L’alibi c’era prima, non sai nemmeno quello che dici! l’uomo Quando avrai fatto tanta galera come noi, potrai dir la tua! LA ragazza Non è difficile capire che mi sfottete! il giovane Va bene, ti ascoltiamo. la ragazza {al giovane) Tu per esempio, ti vedo bene come la ragazza

GEORGES PEREC

90

figlio scapestrato, hai cominciato con assegni a vuoto, i tuoi sono riusciti a nascondere la faccenda, ma un giorno che eri ubriaco hai investito un povero ragazzo e non ti sei nem­ meno fermato. il giovane Non manchi di fantasia! la donna Potresti trovare una storia meno pietosa! James Bond! Mata Hari! Un po’ di suspence! la vecchia Oppure un bell’errore giudiziario! L’uomo Io mi vedrei bene come medico corrotto. la donna Non hai la faccia di uno che ha studiato. L’uomo Esercizio illegale della medicina. Nessun bisogno di diplomi, darseli da soli! la ragazza Figurati! Bari alle corse, oppure seduci le tar­ done per arraffare i loro risparmi! L’uomo Preferisco sentire queste cose che esser sordo. E tu, la tua storia? la donna Vedrete: è un’altra cosa, un dramma passionale! la vecchia Non si esce dalla stampa sentimentale!

Silenzio. Io sono una ragazza pura. Il destino mi ha distrutto. Sono sempre vissuta in campagna. Sono stata fidanzata giovanissima con un agricoltore dei dintorni. Ohimè, poco tempo dopo il fidanzamento, capita in paese un ricco straniero. Mi ha fatto talmente colpo che ho dimenticato tutti i miei doveri, ho accettato un suo invito a un ricevimento che dava in mio onore, credendo, nella mia ingenuità, che il lusso che ostentava fosse espressione di un sentimento sincero, quando invece non era che un paravento a una vile e ingannevole manovra di seduzione. Solo il caso mi ha salvato dal più completo disonore, dal momento che, come venni a sapere più tardi, per que­ st’uomo non era la prima volta e numerosi erano i mariti

la ragazza

IL POSTO DELLE PATATE

ingannati e gli amanti ridotti alla disperazione che, decisi a vendicarsi di lui, lo inseguivano. Uno di loro era il fidan­ zato di una ragazza della quale il seduttore aveva ignobil­ mente abusato e per di più aveva ucciso suo padre, un vec­ chio comandante in pensione decorato della Legion d’Onore, che, richiamato dalle grida, era corso in aiuto della figlia; il filibustiere, certo della sua superiorità fisica, l’aveva insultato vigliaccamente e provocato prima di ucci­ derlo. Il giovane in questione giurò sulla sua vita che non si sarebbe dato pace se non avesse lavato col sangue l’af­ fronto subito dalla famiglia della fidanzata. Trovò le tracce del bandito e fece irruzione nel bel mezzo della festa nel momento in cui questo mostro, approfittando della folla, tentava di trascinarmi verso alcove segrete. Scampai così al più spaventoso degli oltraggi. Ohimè... la vecchia (interrompendola) Va bene, va bene, basta così la tua storia! Non è allegra e poi non c’entra qui. E poi la conosco già! il giovane Non è nuova la tua storia, risale a prima della guerra almeno! L’uomo Se almeno tu l’avessi musicata! L’uomo è interrotto dal suono acuto del fischietto del came­ riere. Tutti tacciono, come pietrificati, poi ciascuno rag­ giunge il suo posto: il giovane si siede sul letto, la donna si siede in poltrona, gli altri tre si mettono a sbucciare con lena. Il cameriere fa un cenno con la mano al giovane che lo guarda con aria interrogativa.

Che vuole ancora? L’uomo Non è difficile capire! Ti fa segno che c’è troppa luce. LA DONNA Bisognerebbe tirare la tenda. il giovane

GEORGES PEREC

92

Silenzio. il giovane

Bene, vado. Tocca sempre agli stessi!

Il giovane va davanti alla scena e fa finta di tirare il sipa­ rio. Il sipario scende. La luce illumina di nuovo la sala. Il sipario resta abbassato per qualche minuto. È rialzato assai prima della fine dell’intervallo. I personaggi sembrano non essersi mossi. Stanno tutti mangiando dei gelati. Appena finito, i tre si rimettono a pelar patate, la donna seduta sulla poltrona si mette a farsi le mani e il giovane comincia a mangiare un piatto di patate che il cameriere gli ha portato. Il campanello annuncia la fine dell’intervallo. Le porte del teatro si chiudono. Lungo silenzio.

Hanno suonato... sono sicura che hanno suo­ nato, non avete sentito?

la ragazza

Silenzio. Gli altri la guardano con aria seccata. la ragazza LA vecchia

Siete sicuri che non abbiano suonato? {.ironica} Ebbene vada ad aprire! Che cosa

aspetta? (alzando le spalle) Non ho detto che avevano suo­ nato alla porta, ho detto che avevano suonato, è tutto. la donna Quando suonano di solito è alla porta. la ragazza E il telefono non suona mai forse? L’uomo Non abbiamo telefono. LA ragazza Allora è una sveglia. la vecchia Non ci sono sveglie. L’uomo C’è da chiedersi a cosa ci servirebbe! la ragazza

IL POSTO DELLE PATATE

93

La donna sbadiglia. Silenzio. Il giovane finisce il piatto di patate. il giovane

Erano buonissime! Così buone non ne mangiavo

da anni!

Non è di gusti difficili lei... Mi piacciono le patate! Non si parla mai abba­ stanza delle patate, ogni giorno bisognerebbe rivolgere ui pensiero commosso alle patate. Ci nutrono. Gli debbiane tutto. la vecchia Non potrebbe parlare d’altro? IL giovane Perché dovrei parlare d’altro? E concreta la patata, non è aria, non è apparenza, non è sogno! Si può toccarla, si sbuccia, si mangia! E grazie ad essa che soprav­ viviamo! E grazie a questa che siamo occupati! LA donna Ma le bucce non sistemano certo le unghie! il giovane (sempre più esaltato) Ma lei ci scoccia con le sue unghie, ce ne freghiamo delle sue unghie, se le mangi! Non si rende conto; ma si rende conto che ci sono sulla terra venticinque milioni di ettari esclusivamente riservati alla coltivazione della patata! Venticinque milioni di ettari, si rende conto! Si rende conto che ogni anno si producono nel mondo trecento milioni di tonnellate di patate: duemilioni e otto in Austria, quarantaquattro milioni in Polo­ nia, quattordici milioni negli Stati Uniti! Due milioni e quattro in Jugoslavia! Novanta milioni in Urss! Quattro milioni in Spagna, tre milioni e otto in Italia! Tre milioni e sette in Cecoslovacchia! In Gran Bretagna sette milioni e sei! In India tre milioni e cinque! In Giappone quasi quat­ tro milioni! Tre milioni e tre nei Paesi Bassi! Dodici milioni ottocentocinquantasette in Germania dell’Est! Undici milioni in Francia! Duemilioni e cinque in Canada! E diciannove milioni di tonnellate di patate nella Germania Ovest!

la vecchia il giovane

GEORGES PEREC

94

Silenzio.

(rassegnata) È sbalorditivo. L’uomo (lo stesso) E veramente sbalorditivo! la vecchia (lo stesso) Ah, le cifre. il giovane (continuando nel suo slancio) E ancora non ve li ho detti tutti! L’Africa, l’America del Sud, l’Oceania! la donna

Silenzio. L’uomo Appunto si diceva: è strano, non ci parla dell’O­ ceania! la donna Gli australiani possono mangiare patate! la vecchia Certo potrebbero importarle, ma è più semplice coltivarle nella loro terra. il giovane Sapete quali sono i più grandi mangiatori di patate? la donna (sbadigliando) No. il giovane Sono i belgi. la vecchia Non mi stupisce. il giovane Centoventidue chili l’anno per persona! L’uomo Così tanto! la donna Ma questo corrisponde quasi a trecentotrentatré grammi virgola trentatré al giorno! la vecchia Centosessantasei grammi seimilacentosessanta al pasto! L’uomo E evidente che a loro piacciono! il giovane Subito dopo vengono i tedeschi: centodiciotto chili, molto dopo i francesi, centocinque, gli inglesi cen­ todue, gli olandesi novantatré! la donna Che anno terribile quello! il giovane E molto dopo gli svizzeri, cinquantasette; gli ita­ liani, quarantacinque; e gli americani, trentanove! l’uomo E per gli australiani, nessun dato!

IL POSTO DELLE PATATE

95

No... Ma posso cercare di calcolare... vediamo... centomila ettari per centoquarantaquattro quintali... non è difficile... conosco la superficie coltivata e il rendimento per ettaro... fa... in tonnellate... vediamo... un milione quattro... basterebbe conoscere la popolazione australiana e fare una divisione... mettiamo dieci milioni di austra­ liani... un milionequattrocentomila tonnellate per dieci milioni di australiani... fa diecimila tonnellate per millequattrocento australiani... no... millequattrocento tonnel­ late per diecimila australiani... quattordici tonnellate per cento australiani... millequattrocento chili per dieci austra­ liani... ebbene fa lo stesso centoquaranta chili per au­ straliano! L’uomo Più ancora dei belgi! la donna Questi australiani! il giovane Ci deve essere un errore da qualche parte (Conta sulle dita rapidamente, ma apparentemente non arrivi a nessun risultato soddisfacente).

il giovane

Breve silenzio. la donna

Non si può dire che tutto ciò ci abbia molto illu­

minato! Non so cosa vogliate! Vi ho precisato dei numeri! I numeri sono logica, sono concreti e per di più parlano all’immaginazione! L’uomo Avreste fatto meglio a calcolare quante patate abbiamo sbucciato! Questo almeno sarebbe utile! il giovane Le statistiche sono una scienza, caro signore, che esige molta pazienza prima di arrivare a dei risultati positivi! l’uomo Intanto giriamo intorno... la donna Siamo tornati al punto di partenza! L’uomo Siamo sempre allo stesso punto!...

il giovane

GEORGES PEREC

96

LA DONNA

È la vita!

questa la chiama vita! improvvisamente) Ma sì, ha ragione, è la vita, è la vita, è a questo che assomiglia tutto ciò! In fondo di che cosa ci lamentiamo. Abbiamo da mangiare, non soffriamo il freddo, abbiamo da fare... la donna Non mi lamento tanto... ma mi piacerebbe capire... così, per amore dell’arte... L’uomo Ma no, è proprio questo il bello, non c’è nulla da capire... è questo che è logico... è così, e poi ecco... Ci si ritrova qui e poi il tempo è passato e non si sa nemmeno più come si è arrivati fin qua, ci si ricorda vagamente, era­ vamo con la nostra valigia al binario della stazione, una stazione sporca, una sala d’aspetto sudicia, che sapeva un po’ di vomito, o di vecchio gatto o di formaggio, a Vierzon, per esempio, avremmo dovuto cambiare, ma abbiamo perso la coincidenza e poi abbiamo incontrato un tipo, un senegalese, l’avevamo conosciuto in Cambogia o in Cocin­ cina, molti anni prima, lo incontriamo per caso nella sala d’aspetto e neppure lui sa molto bene perché è lì, come è capitato, aspettava un treno e ha sbagliato direzione, allora ne aspetta un altro ma non è molto deciso, ha una mezza dozzina di pacchetti mal legati e un pezzo di salame all’aglio, allora vi offre un pezzo del suo salame all’aglio e cerca di spiegare, ma si confonde, gli hanno rifilato un biglietto di nave scaduto e allora si è arruolato come addetto alle stive e si è ritrovato a Giacarta e là in un bar, non proprio un bar, in una specie di baracca di legno che ser­ viva da ristoro, un mattino di giugno, verso le sette, pio­ veva e faceva freddo, ha incontrato un tipo e quest’indi­ viduo, per l’appunto non era mai stato in Cambogia, ma aveva un po’ girato ovunque e allora gli domanda se co­ nosce Felix, il belga, che ha un ristorante a Rangoon e l’altro... la vecchia Perché lei l’uomo (entusiasmandosi

IL POSTO DELLE PATATE

97

(interrompendolo) Un ristorante! Sempre i risto­ ranti! Potrebbe anche fare qualcos’altro il suo Felix! L’uomo Non c’è scelta: cos’altro vuole che faccia? la vecchia Qualunque cosa! Non so! Il fabbro! Il conta­ bile! L’agente immobiliare! L’uomo Ma no! Meglio l’insegnante, ha tre alunni e dà loro lezioni di francese, o suona il contrabbasso tutti i giorni dalle cinque alle sette al caffè del Grand Hotel Imperiale. la donna Io lo vedrei piuttosto un magnaccia: fa a coltel­ late con i prosseneti malesi e gioca a dadi con i ruffiani greci col fiato all’aglio! L’uomo Com’è romantica, lei! la donna Lo è invece lei, con il suo Sud-Est asiatico! L’UOMO Quando dico Cambogia o Indonesia è per dire qual cosa, ancora meglio, si ha l’impressione di avere girato il mondo... ma potrebbe essere ovunque... in Bretagna, nel Morvan... non ha nessuna importanza... LA donna Che cosa non ha importanza? L’uomo Tutto ciò, non ha importanza. la donna Ma allora che cosa è importante? L’uomo Ebbene, il resto, le valigie, i pacchetti mal legati, il salame all’aglio, le sale d’aspetto con i tipi che si doman­ dano che cosa fanno, perché si trovano a Chambéry men­ tre cinque anni prima erano croupiers a Saint-Malo e quando dico croupiers... è difficile essere croupiers, biso­ gna essere capaci di attenzione continua, bisogna meritare la fiducia della direzione... nemmeno croupier... cameriere al piano, il boy dell’ascensore... che altro... e ancora è un piccolo ascensore... piano terra, hall, ricevimento, guar­ daroba, bar, la roulette da tavolo, primo piano, roulette, baccarà, chemin de fer... si gioca molto... al secondo piano, l’appartamento del direttore, ci si va due volte al giorno... alle ventuno chiama per scendere, alle due del mattino si chiude e si risale, il resto del tempo usa il suo ascensore la vecchia

98

GEORGES PEREC

privato e per di più a Saint-Malo di gente che gioca forte non ce n’è molta; i tre quarti del tempo il boy resta con le braccia incrociate e pensa alla sua giovinezza, si ricorda che la sua aspirazione era quella di vendere salsicce calde a Vel d’Hiv durante la Sei giorni... la ragazza La «Sei giorni»? L’uomo E vero, lei è troppo giovane, non può sapere! Ah! Era importante la «Sei giorni», alle tre del mattino non faceva caldo, i corridori erano tutti imbacuccati, alzavano i manubri, si aveva l’impressione che corressero dormendo e ad un tratto ce n’era uno che si svegliava e che si avvan­ taggiava di quattro giri arraffando tutti i premi! la vecchia E allora? L’uomo Allora cosa? la vecchia Che cosa fa a Chambéry? l’uomo A Chambéry o altrove, non ha importanza... forse è in un bell’alberghetto, una pensione familiare, a Anzim, alla periferia di Anzim, proprio di fronte alla fermata dei tram... è là... vive molto ritirato, ha una modesta pen­ sione... oppure una camera, a Levallois-Perret, al quarto piano, le sue finestre danno su una piazzetta, è inverno, gli impiegati comunali sono venuti a tagliare gli alberi come tronconi... la ragazza E felice lo stesso? L’uomo Non è né felice né infelice... è là... il giovane Pensa a noi? L’uomo Forse non ci pensa più... ma ci ha molto pensato... Si è preoccupato anche per noi... Ogni tanto si domanda come ce la caviamo... un giorno era ad Angouléme... la donna (interrompendolo) Un giorno d’ottobre? L’uomo No, non d’ottobre, un giorno d’agosto... alla fine d’agosto... un venerdì... Verso mezzogiorno... è rientrato nel bar della stazione... Si è seduto... Ha ordinato un Claquesin, o una Suze, o un Casanis o un pinot della Cha-

IL POSTO DELLE PATATE

99

tante, perché il pinot della Charante è la specialità del posto... Si è messo a pensare a noi e si è detto che ci avrebbe fatto senz’altro piacere ricevere sue notizie, ma invece di scriverci, si è accontentato di fantasticare guardando la gente che c’era nella sala... non ce n’era molta... Tre tipi che giocavano a bigliardino e tutta una famiglia che aspet­ tava il treno da Rochefort... erano sei, con dei figli chias­ sosi... forse è questa la ragione che gli ha impedito di scriverci... Silenzio abbastanza lungo. ragazza Forse siamo come quella... una famiglia modello... in Francia... ai nostri giorni... in una città di provincia... Ecco nostro padre (indica l'uomo) e nostra madre (indica la donna)... Io mi chiamo Carolina, ho undici anni! IL GIOVANE Io mi chiamo Gherardo, ho quindici anni, vado a scuola! la ragazza Anch’io vado a scuola! il giovane (indicando la vecchia) Lei è la nonnina, ha il 30 per cento delle azioni delle Ferrovie dello Stato. tutti E cinque in coro Noi preferiamo la Cassa di Risparmio! la ragazza Questa è la nostra graziosa casetta. il giovane II papà è un agente tecnico-commerciale! la ragazza La mamma è casalinga, ci prepara la merenda quando torniamo da scuola. il giovane La nonnina ci dà anche lo zucchero candito, di nascosto. LA ragazza II nonnino è morto in guerra. L’uomo (indicando il cameriere) E lui chi è? la ragazza È l’autista! la donna Non va bene, un autista in una famiglia modello? la

IOO

GEORGES PEREC

È la cameriera tuttofare. il giovane No, è lo zio Marcel, viene dalla campagna; ci ha portato le uova di giornata e un’anatra! la ragazza No, è stato scacciato dal grande esodo rurale che imperversa dalla seconda metà del xix secolo e che non finisce di gravare sulla nostra economia. il giovane No, è un grande invalido di guerra, ha perduto l’uso della parola e non l’ha più ripreso! la ragazza Ogni domenica andiamo in campagna con la potente macchina di papà e osserviamo lo spettacolo della natura che si rinnova sempre: a ottobre le giornate si ac­ corciano: il sole si alza più tardi e tramonta prima: è autunno. Le mattine e le notti sono fresche. Bisogna co­ prirsi di più. Le rondini lasciano il nostro paese per andare in regioni più calde. Nei campi si vedono i corvi; le api restano negli alveari, non ci sono più farfalle. Le foglie agli alberi ingialliscono e si seccano e il vento le porta via. Nei campi si raccolgono le patate e le barbabietole; si rac­ colgono le noci, le mele e le castagne; i contadini lavorano; nelle vigne si raccoglie l’uva. In dicembre i giorni sono i più brevi dell’anno: siamo in inverno. Fa freddo. Bisogna riscaldare le case e coprirsi bene. Talvolta il termometro scende sotto lo zero, gela, l’acqua si ricopre di ghiaccio, il terreno si indurisce. Tal­ volta nevica. Le mucche restano nella stalla, i cani e i gatti si riscaldano accanto al caminetto. Gli uccelli non cantano più. La maggior parte degli alberi non ha quasi più foglie. I contadini curano il bestiame e fanno lavori di manuten­ zione alle macchine agricole e ai loro attrezzi. In marzo le giornate si allungano. Al mattino il sole si alza un po’ prima e alla sera tramonta un po’ più tardi: è pri­ mavera. Ci sono belle giornate di sole, ma le mattine e le la ragazza

IL POSTO DELLE PATATE

iox

sere sono spesso fresche. Gela ancora di notte. Ci sono improvvisi acquazzoni accompagnati da grandine. Le ron­ dini e le cicogne ritornano dai paesi caldi. Nei boschi gli uccelli si rimettono a cantare e il cuculo emette le sue due note gioiose. Nelle paludi si sentono le rane. Le galline chiocciano nel cortile e le bestie tornano al pascolo. Le piante escono dal loro torpore e la linfa scorre di nuovo. L’erba rinverdisce. Il grano cresce. Sbocciano le violette, le primule, i narcisi; le gemme degli alberi si gonfiano e scoppiano. I ciliegi e i peschi si ricoprono di fiori bianchi e rosa, mentre sui castagni crescono nuovi germogli. Nei campi i contadini lavorano tutto il giorno; seminano l’avena e le barbabietole, e piantano le patate. Nei giardini e negli orti si potano i meli e i peri, si vange si rastrella la terra, si piantano i semi e si trapiantar le pianticelle nate in serra. In luglio, le giornate sono molto più lunghe delle nott è estate: la stagione più calda dell’anno, è tempo di vacanza. Il sole sale alto nel cielo azzurro e a mezzogiorno spesso si soffoca. Talvolta si accumulano nuvoloni neri: è un tem­ porale che si prepara: i lampi solcano il cielo, c’è un bron­ tolio di tuono, si alza il vento e la pioggia si mette a cadere a scroscio. Molto presto di mattina si sente il cinguettare degli uccelli e il ronzio degli insetti. Le farfalle e le api volano di fiore in fiore. Le bestie restano nei prati. Nel giardino, tutte le piante sono sbocciate. E la stagione delle fragole, delle ciliege, delle pesche e delle albicocche, delle prugne e dei pomodori, dei cetrioli e dei meloni. I chicchi di grano, d’avena, d’orzo e di mais si gonfiano e maturano. Dal mattino alla sera, i contadini sono nei campi, perché hanno molti lavori da fare. In giugno, falciano l’erba dei prati, la fanno seccare e mettono via il fieno. In luglio,

I;

GEORGES PEREC

102

l’avena e il grano ingialliscono. Quando i chicchi sono maturi i contadini li mietono.

Lungo silenzio di raccoglimento. L’uomo Sono passati molti anni, Carolina è diventata grande... la donna Bisogna pensare a sposarla... la vecchia (sorda o rimbambita) Come? la donna (alzando la voce) Dico che bisogna pensare a farla sposare! LA VECCHIA

Ah, SÌ!

L’uomo Aspetto appunto un pretendente che il mio notaio, il signor Toupineau, mi ha caldamente raccomandato! Ecco la sua lettera (leggendo)'. «Caro signor Letrinquier, credo di aver trovato finalmente un pretendente per sua figlia, il signor Paul Tacarel. Verrà questa sera alle dieci e si pre­ senterà come architetto. Gli ho detto che lei ha una casa da fargli costruire». la donna Ma lei non ce l’ha. L’uomo E un trucco... negli affari bisogna fare i furbi... Ho solo delle obbligazioni della Società dell’Ovest. (Leggendo): «Il signor Tacarel è un ragazzo a posto, onesto e irrepren­ sibile... Ha un edificio con la facciata in pietra, in rue de Trévise n. 17. Il giovane non sa assolutamente nulla... e si presume che lei non sappia nulla... Bruci la mia lettera!» la donna Che finezza! l’uomo Ah! Questo Toupineau è fine come un capello!... Non sa nulla, e si presuppone che noi non sappiamo nulla... Capite? la donna In questo modo, potremo esaminarlo... «pelarlo»... la vecchia Come? la donna «Pelarlo!!!»

IL POSTO DELLE PATATE

io?

Mimica ansiosa della vecchia che porge alla donna una patata e un raschietto. (a voce alta) No, non ha capito. Non importa, glielo spiego dopo. L’uomo Attenzione! Eccolo. Mettiamoci in posizione natu­ rale! (Alla ragazza) Tienti dritta! Io faccio finta di leggere il giornale! la donna

Il giovane entra accompagnato dal cameriere. Fanno finta di non prestargli attenzione pur osservandolo di nascosto. L’uomo si alza con il giornale in mano. L’uomo Scusi, signore... ma non ho il piacere di conoscerla... Architetto Tacarel... è il signor Toupineau che mi manda... L’uomo II mio notaio. IL giovane Per la costruzione di una casa per la quale lei desidera interpellarmi... L’uomo (facendo finta di ricordarsi) Ah, benissimo... effetti­ vamente... la ragazza (a bassa voce rivolta alla donna) È biondo! il giovane (a parte) La piccola mi sbircia. L’uomo Si tratta di una casa... di una casa grande... a tre... quattro... o sei piani... il giovane Capisco... una casa molto alta! L’uomo E molto lunga... ci capiamo!... Le faccio vedere una pianta del terreno... che ho schizzato io stesso su di un grande foglio di carta quadrato... il giovane Lei disegna? L’uomo In realtà non disegno, faccio dei quadrati... Dove l’ho messo? la ragazza (alzandosi) E nel cassetto, papà. il giovane

GEORGES PEREC

104

L’uomo Ah sì, non ti disturbare (la ragazza si siede di nuovo) Permette?

L’uomo va a cercare un gran foglio di carta quadrato nel cassetto della tavola in fondo. L’uomo Ecco il mio terreno... il giovane (prendendo la carta) Permette?... Silenzio. Il giovane gira il foglio da tutti i lati. il giovane Questo quadrato è ben fatto... L’uomo Oh! Ho preso una riga... Vorrei far

costruire qui... come dire, una casa confortevole... con finestre dapper­ tutto... (segnando con una matita) ... qui, ... qui, ... qui, ... qui, e qui... - giovane Scusi... ma lei dimentica la porta d’ingresso... L’uomo Forse! Ma io non sono architetto... la sistemerà lei! il giovane Sì sì... vuole qualcosa di moderno... L’uomo Naturalmente... non vorrei certo un’architettura d’epoca... per esempio... di Alessandro Magno. il giovane (ridendo con compiacimento) Farebbe parte della storia antica. L’uomo (ridendo a sua volta) Molto antica! Vero, figlia mia? LA RAGAZZA Papà?

L’uomo Potresti dirmi in che anno è morto Alessandro Magno? (A bassa voce alla donna) Che astuzia! la ragazza Nel trecentoventiquattro avanti Cristo. Grande stupore dei presenti.

L’uomo Molto brava in storia! (alla ragazza) Quanti anni fa? la ragazza Duemilacentottantaquattro!

IL POSTO DELLE PATATE

105

La vecchia, con aria molto incerta, cerca di verificare il calcolo della data, evidentemente sbagliato, contando e ricontando sulle dita. L’uomo Bravissima in aritmetica! Non tutti lo sanno questo! il giovane Certo... e io stesso... L’uomo (andando verso gli sbucciatoli} Non lo sapeva! Però è architetto! (abbassando la voce} Senza darlo a vedere le faccio fare bella figura! il giovane (a parte} Sento i loro sguardi che mi scrutano... mi imbarazza (E di fronte agli altri attori ma con le spalle rivolte al pubblico}. L’uomo (riprendendo la pianta) Nel giardino, se si può fare... metteremo una fontana monumentale... il giovane Una fontana monumentale... L’uomo Una fontana monumentale, sì... che formerà... se si può... è affar suo... io non sono architetto... che for­ merà, dico, un fiumicello a zig-zag (disegnando con il dito}... così... come l’Adige! il giovane (stupito) L’Adige? L’uomo A proposito, Carolina! la ragazza (alzandosi subito) Papà? L’uomo Dove si getta l’Adige? la donna (piano) Non ti preoccupare. la ragazza Nell’Adriatico, papà. L’uomo Quali sono le città che bagna? il giovane (a parte) Ah, questo è un esame di maturità! la ragazza (recitando) Città bagnate dall’Adige: Merano, Trento, Rivoli, Rovigo, Verona... la donna (interrompendola applaudendo) Ah, molto bene, benissimo... L’uomo (entusiasta) Verona, Rovigo! (La donna va verso la ragazza e l'abbraccia, l'uomo iabbraccia, tutti l'abbracciano). E stupefacente, non è vero?

io6

GEORGES PEREC

GIOVANE È un fenomeno... (a parte). II padre è un idiota! L’uomo Questo è niente... può dirle tutti i re di Francia in successione, senza batter ciglio! il giovane Veramente?... Se non temessi di approfittare... la ragazza (alzandosi) Faramondo Clodoveo Meroveo Clotario Dagoberto Ilderico Pipino il Breve Carlomagno Luigi primo Carlo secondo Luigi secondo Luigi terzo Carlo il Grosso Carlo terzo Luigi quarto Lotario Ugo Capeto Roberto il Pio Enrico primo Filippo primo Luigi sesto Luigi settimo Filippo Augusto Luigi ottavo Luigi nono Filippo il Laurei Filippo l’Ardito Filippo quarto Luigi decimo Filippo quinto Carlo quarto Filippo sesto Gio­ vanni secondo Carlo quinto sesto settimo Luigi undecimo Carlo ottavo Francesco primo Enrico secondo Francesco ;econdo Carlo nono Enrico terzo Enrico quarto Luigi trelicesimo Luigi quattordicesimo Luigi quindicesimo Luigi sedicesimo. il

1

La ragazza ha cominciato la sua enumerazione molto velo­ cemente ma abbastanza presto ha rallentato il ritmo e la sua voce è diventata sempre più esitante; man mano che va avanti, ha l’aria sempre più smarrita quasi in preda al panico. Attorno a lei i personaggi hanno completamente smesso di recitare i ruoli di personaggi di Labiche: la vec­ chia si è distesa sul letto e sembra dormire; la donna, l’uomo e il giovane si sono seduti sugli sgabelli e si sono messi a sbucciare patate. Si ha quasi l’impressione che la ragazza sia sola sulla scena. Alla fine della sua enumerazione, sot­ tolineata da silenzi sempre più lunghi e recitata con voce sempre più ansiosa, si guarda attorno spaventata e va final­ mente a sedersi nella poltrona.

Lunghissimo silenzio.

IL POSTO DELLE PATATE

io?

L’uomo si alza e si mette a camminare lentamente in lungo e in largo. Ancora silenzio. LA VECCHIA Tocca IL GIOVANE Sì.

a lui?

LA ragazza Non ha più importanza. la donna Perché dici questo! la ragazza Ne ho abbastanza, è tardi, sono scoraggiata. LA donna II più è fatto... ormai non dura più molto. la vecchia Si dice sempre così. la donna Ma è vero! LA VECCHIA Ma siamo sempre allo stesso punto. LA RAGAZZA Non siamo mai stati così lontani dalla soluzione! LA VECCHIA Stiamo ancora girando intorno. IL GIOVANE Accade spesso così. LA DONNA Avremmo potuto sospettarlo... non è la prima volta... Non si può dire che non fossimo avvertiti! il giovane Ad ogni modo bisogna cercare di andare fino in fondo... anche se è sempre più difficile... LA donna D’altra parte non abbiamo finito di sbucciare le patate, c’è ancora tutto questo mucchio da finire prima di notte...

Silenzio. LA donna (con forzata vivacità) Guardate, scommetto che voi non conoscete nemmeno la storia della patata! Credete ancora che l’abbia inventata Parmentier! la ragazza Ah! Figurati! Ce l’ha raccontata almeno cin­ quanta volte! LA vecchia La patata viene dalle regioni semimontagnose della Colombia e del Perù. LA ragazza Era conosciuta fin dalla prima antichità dagli indigeni che la chiamavano «papas» e che all’arrivo dei

xo8

GEORGES PEREC

primi europei la coltivavano su larga scala e ne facevano la base della loro alimentazione! il giovane La sua introduzione in Europa risale a più di tre secoli fa, ma è solo in epoca molto più recente che il suo consumo è diventato popolare. il giovane Fu il capitano John Hawkins a introdurre per primo questo prezioso tubero nel mondo civile! Nel 1565, tornando da Santa Fe di Bogotà ne portò alcuni esemplari in Irlanda. la vecchia Ma il suo tentativo non ebbe seguito. il giovane Un po’ più tardi, il celebre navigatore Franz Drake ritornando da una spedizione nei Mari del Sud, ne □orto in Virginia, dove le coltivò con successo. Rientrato n Inghilterra nel 1586 ne diede qualche pianticella al suo giardiniere raccomandandogli di averne grandissima cura! L vecchia II giardiniere si mostrò zelante e Franz Drake potè, un po’ dopo, regalare qualche patata a un suo amico botanico Gerard, che ne inviò un certo numero ad alcune personalità, in particolare al naturalista Clusius che per primo ne parlò nelle sue opere e la fece conoscere agli scienziati. il giovane Intanto la patata si era ugualmente diffusa nel sud dell’Europa per mezzo degli esploratori spagnoli. la ragazza Ma, sia al nord che al sud, la patata non fu apprezzata nel suo giusto valore e, dopo aver suscitato per qualche tempo la curiosità di tutti, ritornò nell’oblio. il giovane All’inizio del xvn secolo, cioè una ventina d’anni dopo questo infruttuoso tentativo per coltivarla, l’ammi­ raglio Walter Raleigh... la vecchia Favorito della «Grande» Elisabetta e vincitore dell’invincibile Armada... il giovane Ne portò alcune al ritorno da una spedizione in Virginia.

IL POSTO DELLE PATATE

109

Questa volta tutta la Gran Bretagna riconobbe le numerose proprietà del prezioso vegetale e la sua colti­ vazione fece rapidi progressi. il giovane Ma la patata non faceva progressi nel continente. In Francia, nel 1616 la servivano come una rarità alla tavola di Luigi XIII. In Germania solo dal 1650 si cominciò a coltivarla e per lungo tempo la sua diffusione, pur neces­ saria, fu frenata da tenaci e altrettanto ingiustificati pre­ giudizi! L’uomo (in piedi, con la mano alzata, al centro della scena) Finalmente venne Parmentier e la sua solida convinzione finì per trionfare contro tutte le resistenze! la donna (alzandosi a sua volta) Diciamo qualche parola sulla vita di questo benefattore dell’umanità, il cui ricordo dovrebbe essere caro al cuore di tutti e il cui nome dovrebbf essere benedetto da tutti! I la ragazza

Subito tutti i personaggi sono in piedi: vanno e vengono avanti e indietro in preda a un’esaltazione sempre più grande, fermandosi di colpo quando viene il loro turno per parlare... Parmentier, Antoine Augustin, è nato a Montdidier nel 1737. il giovane Seguì come farmacista l’esercito francese ad Hannover. la donna Fatto prigioniero durante la campagna del 1757, fu costretto a nutrirsi di patate che i tedeschi chiamavano Kartoffel e che, nella loro crassa ignoranza, davano in pasto al bestiame! L’uomo Parmentier riconobbe subito le qualità alimentari, nutritive, gastronomiche, dietetiche, culinarie ed econo­ miche di questo prezioso tubero e decise di consacrare la la vecchia

no



GEORGES PEREC

sua vita ad abbattere presso i suoi compatrioti i numerosi pregiudizi che ne impedivano la diffusione! LA ragazza In effetti molti erano i francesi che credevano che la patata fosse un cibo malsano, capace di portare e diffondere la lebbra. il giovane Di ritorno in Francia, Parmentier si diede da fare per condurre a termine la sua nobile impresa. L’uomo Al concorso dell'Accademia di Besan^on del 1773, presentò una tesi che dimostrava che la patata, con diverse altre piante solanacee e amidacee, avrebbe potuto essere vantaggiosamente usata in sostituzione della verdura, per l’alimentazione degli uomini. la ragazza Un po’ più tardi, nominato farmacista all'Ho­ tel des Invalides, prese in affitto nella piana di Sablon un grande terreno dove cominciò a coltivare patate! la donna «Bisogna - diceva - che i francesi diventino fran­ cesi alla parmentière! » la vecchia Perché allora la patata in Francia si chiamava «Parmentière», molto probabilmente per via del nostro farmacista-agronomo. L’uomo Ahimè, ahimè, ahimè, aveva un bel da offrire i più begli esemplari del suo raccolto agli agricoltori dei dintorni, costoro restavano impassibili ai suoi inviti. la donna Parmentier ebbe finalmente la bella idea di ricor­ rere ad uno stratagemma. la vecchia Che per tanti uomini è un potente pungolo! la ragazza Ottenne dalle autorità che il suo campo fosse sorvegliato da guardie per tutta la giornata. Ma i soldati, per ordini speciali, si ritiravano appena era notte. il giovane Allora accorrevano dai villaggi dei dintorni dei masnadieri che si affrettavano a togliere dal campo di Par­ mentier quanti più tuberi potevano! la donna I saccheggi aumentavano di giorno in giorno, con grande soddisfazione del nostro eroe, che ogni mattina

IL POSTO DELLE PATATE

in

veniva a constatare le razzie della notte e piangeva di gioia nel vedere la sua produzione oggetto di saccheggio. la ragazza Le vie del Destino sono impenetrabili! il giovane Questo abile stratagemma finì per cancellare i pregiudizi che c’erano sul nuovo cibo. la vecchia II re in persona, Luigi XVI, incoraggiò pubbli­ camente l’operato di Parmentier, contribuendo così a lan­ ciare la moda della patata. L’uomo Si racconta che per sottolineare la stima che aveva per questo benefattore dell’umanità e per mettere fine ai lazzi, frizzi e sarcasmi dei cortigiani, il re si mostrò un giorno nei giardini delle Tuileries con un mazzetto di fiori di patate all’occhiello. la ragazza La corte, docile e servile, si affrettò a imitarlo. LA vecchia Cominciava l’era della patata. L’uomo Le carestie e la mancanza di viveri che segnarono il disfacimento dell’Ancien Regime e che seguirono nei primi anni della giovane repubblica, mostrarono alla gente stupita che la salvezza era nella patata! il giovane Oggi i vantaggi immensi che si traggono dalla coltivazione della patata sono universalmente conosciuti perché sia necessario insistere sugli indimenticabili meriti di questa pianta! la donna Viva la patata!! LA ragazza Abbasso la rutabaga! L’UOMO Le verze, via, nella spazzatura! la donna II sedano via, via! la vecchia Via il cavolfiore! L’uomo Abbasso la carota! il giovane È finita col pisello! la donna Mai più melanzane! la ragazza Viva la patata! il giovane Abbasso gli alti papaveri! L’uomo Basta con le barbe!

! GEORGES PEREC

112

!

Basta con i piscialetto! I rapanelli in cesso! Abbasso i fagioli, le fave, le lenticchie! morte le zucchine! Abbasso le cavoiate! il GIOVANE Viva le patate! L’uomo e gli altri in coro Per la patata, hip hip hip! Urrà! Hip hip hip - Urrà - hip hip hip! - Urrà!!! la donna

il giovane la vecchia L’uomo A

I cinque si lanciano in un girotondo, o cancan indiavolato cantando a squarciagola. LA VECCHIA

No» è fatica d’Ercoli sbucciar questi tubercoli e sempre si è felici mangiar queste radici! TUTTI IN CORO

Viva le patà - patà - patà - patà - patà (bis) Viva le patate (bis) L’UOMO

No» occorre aver vigore per scacciar le dorifore Si sta bene, è palese, mangiar patate all’inglese! TUTTI IN CORO

Viva le patà, le patà...! LA DONNA

E non è fatica di Titano in primavera infilzarle piano E sempre si è contenti con le patate bollenti! TUTTI IN CORO

Viva le patà, le patà!

IL POSTO DELLE PATATE

”3

IL GIOVANE

Non è certo sovrumano strapparle con mano Ed è sempre felicità bollirne in quantità TUTTI IN CORO

Viva le patà, patà...

Alla fine del ritornello, la vecchia esausta si accascia in un angolo della scena come morta. LA RAGAZZA

E d'èsser Rockefeller non desiderate per poter comperare le patate E con umor scherzoso che di purè rimpinzarsi è doveroso! tutti in coro (tranne la vecchia) Viva le patà patà...

Stesso luogo di prima: l’uomo si accascia in un angolo. LA DONNA

Non c'è bisogno d'esser luminare per saperle sbucciare è sempre festa perfetta mangiarle in crochetta! tutti in CORO (tranne la vecchia e l’uomo) Viva le patà patà...

Idem: la donna cade a terra senza vita. LA RAGAZZA

Ed esser Rigoulot non è ardire se le vogliamo in acqua bollire

GEORGES PEREC

114

e siamo sempre allegretti! con le patate a pezzetti! LA RAGAZZA E IL GIOVANE

Vivà le patà patà! IL GIOVANE

Non occorre esser Rasputin per gettarle nel catin e il palato di mangiar patate fritte è allettato!

La ragazza sviene sul posto. (continua da solo) le patà patà patà patà paia (bis) le patate (bis) le patà patà patà patà patà le patate (ter)

il giovane

Viva Viva Viva Viva

Continua per qualche istante a ballare, poi s’accorge di essere solo, si ferma e cade a terra come gli altri.

La scena è cosparsa di cadaveri. Il cameriere va e viene in mezzo a loro. Lungo silenzio. I morti si rialzano ad uno ad uno, restano seduti per terra, ancora un po’ ansimanti.

L’uomo Cosa facciamo ora? la donna Potremmo restare così; saremmo morti... spesso finisce così. il giovane Di che cosa siamo morti? Di fame? L’uomo Di fame? Con tutte queste patate! No, piuttosto di sete. la ragazza Di noia... la vecchia D’amore... la DONNA Di freddo...

IL POSTO DELLE PATATE

il giovane

la ragazza

1*5

No, siamo stati uccisi dall’odio degli altri... Degli altri...

Breve silenzio.

L’uomo No, bisogna trovare qualcosa di più consistente, di un po’ più allettante: sangue, suspense, battaglie, peripe­ zie... Per esempio, io sono il fratello del re, ho ucciso il re e ho subito sposato la vedova... (alla vecchia) tu sei la vedova, ti chiami Gertrude... io sono diventato re! Ma ho un nipote, il figlio che tu hai avuto dal defunto re, che sospetta qualcosa e non essendo a suo agio in questa situa­ zione decide di farsi passare per matto! Mi seguite? (algio­ vane) tu sei il nipote, un ragazzo alto e ultrasensibile, sogna­ tore, faccia lunga così! Bene. Continuo: solo che, a forza di passare per matto, finiscono per credere che lo sia vera­ mente e la sua fidanzata diventa matta anche lei e passa il tempo a intrecciar ghirlande di fiori e un giorno cade in acqua, incidente, o assassinio o suicidio, non si sa bene... (alla ragazza) dunque tu sei morta, devi solo metterti in un angolo, non troppo al centro perché abbiamo bisogno di spazio... Bene, allora il nipote, è disperato, ma chi è veramente furibondo è il fratello della giovane fidanzata, tanto più che il nipote gli ha già ucciso il padre! il giovane Che idea gesticolare anche dietro le tende. Cre­ devo fosse un topo! L’uomo Ad ogni modo è una storia sistemata! Notate che il fratello è all’inizio il miglior amico del giovane, ma poi trova che costui ha passato veramente i limiti e si accorda con il re, che del resto da parte sua ha delle buonissime ragioni per sbarazzarsi d’un nipote così scomodo, per deci­ dere di avvelenarlo durante un duello! Chiaro? la donna E chi fa il fratello? Resto solo io.

116

GEORGES PEREC

L’uomo Ebbene, sei tu! Tutti sono pronti! Seguite bene le mie spiegazioni! (alla donna e al giovane) voi due vi bat­ tete in duello: (alla donna) la tua spada è avvelenata, ma durante gli assalti violenti sarete invitati a cambiare i fio­ retti, poi vi ferirete vicendevolmente! Ma prima (alla vec­ chia) tu avrai bevuto in questo calice, pure avvelenato, che ho fatto preparare nel caso in cui il duello non riesca secondo le previsioni. Allora cadi a terra morta! Tuo figlio si precipita! Il fratello della fidanzata gli rivela la verità prima di cadere a sua volta e in un ultimo sussulto, mi uccide! (Conta sulle dita) Uno, due, tre, quattro, cinque, i conti tornano! la donna (indicando il cameriere) E lui? L’uomo Farà la folla, i cortigiani, i soldati, gli alabardieri, le trombe, raccoglierà i nostri ultimi respiri. Gli attori si sono messi a posto. La vecchia si è seduta sulla poltrona, la ragazza si è distesa vicino agli sgabelli, la donna e il giovane, con due sacchetti di patate in mano, si sono messi in guardia davanti alla scena, l’uomo è in piedi vicino alla poltrona. la donna Va bene così? L’uomo Benissimo. Attenzione si comincia! (si schiarisce la voce) Via, cominciate e voi giudici, state attenti! il giovane In guardia, signore! la donna In guardia, monsignore! (cominciano l'assalto). il giovane Una!

LA DONNA No. il giovane Contate! la ragazza Toccato! chiaramente toccato! la donna Via! Ricominciamo. L’uomo Aspettate che mi diano da bere. Amleto,

per te; bevo alla tua salute. Dategli la coppa.

questa è

IL POSTO DELLE PATATE

IX7

Voglio prima terminare questo assalto: mette­ tela da parte un momento. Avanti (l'assalto ricomincia), ancora una. Che ne dite? la donna Toccato! Toccato! Per davvero. l’uomo Nostro figlio vincerà. la vecchia E grasso e con il fiato corto... Amleto, prendi il mio fazzoletto e fregati la fronte. La regina beve al tuo successo, Amleto. il giovane Buona, signora! l’uomo Gertrude, non bere! LA vecchia Berrò, monsignore, vi prego scusatemi. L’uomo (a parte) E la coppa avvelenata! E troppo tardi. il giovane Non oso bere ancora, signora: tra poco. la vecchia Vieni, lascia che ti asciughi il viso. LA donna (all'uomo) Monsignore, questa volta lo colpirò. L’uomo Non credo. la donna (a parte) Ma è quasi contro la mia coscienza. il giovane Avanti, ancora una, Laerte. Vi divertite soltanto. Vi prego, tirate con forza; temo che mi trattiate come un bambino. la donna Cosa dice? In guardia! (Ricominciano). la ragazza Nulla da entrambe le parti. la donna A voi ora (Laerte ferisce Amleto, poi sferragliando, scambiano i fioretti e Amleto ferisce Laerte). L’uomo Separateli, sono scatenati. il giovane No ricominciamo! il giovane

«

La vecchia cade. LA ragazza Aiutate la regina, là, oh! L’uomo Sanguinano tutti e due, cosa succede? la ragazza Come va, Laerte? la donna Ah! Come un topo in trappola! Muoio per opera della mia stessa esca.

GEORGES PEREC

118

il giovane Come sta la regina? L’uomo E svenuta alla vista del sangue. la vecchia No, no! La bevanda! La bevanda!

Oh, caro Amleto! La bevanda! La bevanda! Mi hanno avvelenata!

Muore. Infamia!... Olà, chiudete la porta! Tradimento: bisogna scoprirlo! la donna Eccolo, Amleto, sei destinato a morire, nessuno al mondo può salvarti; ti resta mezz’ora da vivere; l’arma traditrice e avvelenata, priva del bottone, è in mano tua... l’odioso colpo si rivolge contro di me. Vedi, cado qui per mai più rialzarmi; tua madre è avvelenata... non ne posso più... il re... il re... è colpevole... il giovane Anche la punta è stata avvelenata! Allora, veleno, compi la tua opera! il giovane

Colpisce l’uomo.

-A ragazza, la donna, la vecchia (alzandosi a metà) Tra­ dimento! Tradimento! L’uomo Oh! Difendetemi ancora, amici miei, sono solo ferito! il giovane Prendi, incestuoso assassino, dannato danese! Bevi il resto della pozione... E qui la tua perla? Segui mia madre.

L’uomo muore. Ha quello che merita: è il veleno da lui stesso pre­ parato. Scambiamoci il perdono, nobile Amleto. Che la mia morte e quella di mio padre non ricadano su di te né la tua su di me!

la donna

IL POSTO DELLE PATATE

119

Muore.

{agonizzando tra le braccia del cameriere) Che il cielo ti assolva, ti seguirò, muoio Orazio... Addio, misera­ bile regina... Voi che impallidite e tremate di fronte a que­ sta tragedia, spettatori muti di questo dramma, se ne avessi il tempo, se la morte, testimone implacabile, non mi fer­ masse così subito, oh! Potrei dirvi... Ma rassegnamoci... Orazio, muoio, tu vivi! Giustificami, spiega la mia causa a chi Pignora...

il giovane

Muore.

Lungo silenzio. Poi il cameriere si avvicina e si mette davanti alla scena. Erano condannati alla prigione, ma nessuno vedeva le loro celle, erano a cavallo, ma nessuno vedeva la loro cavalcatura, combattevano, ma le spade erano di canna; morivano, ma si rialzavano subito dopo. Perché le azioni dei pazzi vanno al di là d’ogni previsione dei sani di mente.

il cameriere

0

i !

Indice

V

i

0

ì *?

7 45

L’aumento

Il posto delle patate