Il più antico programma di sistema dell’idealismo tedesco

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parva philosophica [10]

G.W.F. Hegel (?), F.WJ. Schelling (?), F. Hòlderlin (?)

Il più antico programma di sistema dell’idealismo tedesco Introduzione, traduzione e commento di Leonardo Amoroso

Edizioni ETS

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ISBN 978-884671886-0

INTRODUZIONE

€4 Il più antico programtna^delFidealismo tedesco è il titolo redazionale che un giovane studioso dette a un brevissimo testo del quale curò la prima edizio­ ne nel 1917. Quel giovane studioso, Franz Rosenzweig, è poi diventato un filosofo importante1 e quel testo brevissimo è stato oggetto di grandissima attenzione da parte degli studiosi2, sia per la sua 1 II suo capolavoro è DerStern der Erlòsung, 1921, tr. di G. Bonola: La stella della redenzione, Marietti, Casale Monferrato 1985. Ma per il nostro argomento è importante ricordare anche Hegel und derStaat, 1920, tr. di A.L. Kiinkler Giavotto e R. Curi­ no Cerrato: Hegel e lo stato, 11 Mulino, Bologna 1976. 2 Un buon punto di partenza per orientarsi nella sterminata letteratura critica può essere costituito dal volume a cura di Chri­ stoph Jamme e Helmut Schneider, Mytbologie der Vemunft. Hegels »àlteste Systemprogramm des deutschen ldealismus«, Suhrkamp, Frankfurt a.M. 1984, che contiene, fra l’altro, un’edizione diploma­ tica del testo (riprodotta nel presente volumetto), un’efficace intro­ duzione dei due curatori e la riproposizione di alcuni contributi critici che hanno rappresentato tappe fondamentali nella storia del­ la ricezione del testo. Questa storia è poi ricostruita, in modo molto dettagliato, nella prima parte del volume di Frank-Peter Hansen, »Das àltesle Systemprogramm des deutschen ldealismus«. Rezeptionsgeschichte und Interpretation, Walter de Gruyter, Berlin-New York 1989 (la cui seconda parte contiene un’interpretazione del testo). Fra i contributi italiani, oltre alle pagine pionieristiche di Artu­ ro Massolo, La storia della filosofia come problema ed altri saggi,

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effettiva rilevanza, sia anche perché esso costituisce per certi aspetti un avvincente «giallo» filosofico. Il manoscritto pubblicato da Rosenzweig era, come egli chiariva nel saggio di accompagnamento3, una pagina scritta sul recto e sul verso che la Biblioteca Reale di Berlino aveva acquistato qualche anno pri­ ma ad un’asta come autografo di Hegel4. Esso era stato catalogato come un trattato di etica a causa & delle parole iniziali sottolineate (eine Ethik’. «un’etica»). Ma Rosenzweig argomentò che quelle parole non potevano essere un titolo5: dovevano essere in­ vece la conclusione di una frase contenuta nella pa­ gina precedente (che non ci è pervenuta). Il mano­ scritto ritrovato era dunque un frammento. Sulla base di un confronto calligrafico con altri testi del giovane Hegel, Rosenzweig proponeva come data il Vallecchi, Firenze 1955, pp. 149-162, si segnalano in particolare: Franco Fortugno, Il primo programma di sistema dell’idealismo te­ desco, pubblicato in due puntate su «Studi Germanici», XVI/ 1978/1 pp. 41-72 e XVI/1978/2-3, pp. 291-336 e Michele Come­ ta, Iduna. Mitologie della ragione, Novecento, Palermo 1984, sp. pp. 25-82. 3 Cfr. Rosenzweig, Das àlteste Syslemprogramm des deutschen Idealismus. Ein handschriftlicher Fund, «Sitzungberichte der Heidelberger Akademie der Wissenschaften. Philosophischhistorische Klasse» 5/1917, poi in Jamme-Schneider, op. cit., pp. 79-125. 4 Più precisamente: nel 1913, dalla ditta Liepmanssohn. L’edizione di Rosenzweig era pronta già nel 1914, ma uscì tre an­ ni dopo a causa delle vicende belliche. 5 A questo riguardo va anche notata, come hanno fatto poi altri studiosi, l’iniziale minuscola della prima parola.

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1796. Dava poi un’edizione del testo, indicando an­ che, naturalmente, le correzioni d’autore. Proprio un’analisi di queste poche correzioni e, insieme, la constatazione della pulizia, da un punto di vista grafico, del testo rafforzavano un’ipotesi verso cui spingeva la considerazione del contenuto: l’ipotesi che Hegel non ne fosse il vero autore, ma che l’avesse solo trascritto6. Rosenzweig, anzi, si dichia­ rava sicuro dell’identità dell’autore: Schelling7. E argomentava questa sua convinzione passando in rassegna i nuclei tematici del frammento (metafisi­ ca, fisica, politica, estetica e mitologia) e collegan­ doli appunto col pensiero del giovane Schelling. Alcune delle tesi di Rosenzweig hanno condizio­ nato la ricerca successiva anche quando l’attribu­ zione a Schelling è stata negata. Così, in particolare, 6 Una variante dell’ipotesi della trascrizione, da parte di He­ gel, di un testo altrui, è stata fatta valere recentemente da Dieter Bremer, Zum Text der sogenannten àltesten Systemprogramms des deutscben Idealismi^, in «Hólderlin-Jahrbuch» 30/1996-97, pp. 432-38, il quale, a partire dall’analisi di alcuni lapsus calami, avan­ za l’ipotesi che Hegel l’abbia piuttosto messo per iscritto mentre il vero autore lo pronunciava o lo dettava. 7 In una lettera del 15 aprile 1918 alla madre Rosenzweig (Briefe und Tagebiicber, Voi. 1: 1918-1929, a cura di R. Rosenzweig e E. Rosenzweig-Scheinmann, Nijhoff, Haag 1979, p. 538) di­ chiarò: «Io sono antihegcliano (e antifichtiano); i miei patroni fra i quattro sono Kant e soprattutto Schelling. Il fatto che sia stato proprio io a trovare lo scbellingbiannm è un caso assai singolare (che tuttavia si è verificato spesso nella storia di tali scoperte: il rin­ venimento viene fatto proprio allora e proprio da parte di chi è de­ stinato a farlo)».

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la tesi che l’autografo di Hegel sia in realtà la tra­ scrizione del testo di qualcun altro è stata fatta tal­ volta valere indicando questo personaggio misterio­ so non in Schelling, ma in Hòlderlin, al quale può far certo pensare la parte sulla bellezza8. Ma, natu­ ralmente, era anche possibile sostenere sì un’in­ fluenza di Hòlderlin, ma continuare ad attribuire il testo a Schelling (e a considerare Hegel il mero tra­ scrittore di un testo altrui)9. Proprio questa fu, per molto tempo, l’opinione di gran lunga più diffusa fra gli studiosi, tanto più che essa poteva far leva sul rapporto intensissimo fra i tre giovani10, i quali, po­ chi anni prima, erano stati compagni di studi allo Stift, prestigioso collegio teologico di Tubinga11. 8 II primo a sostenere questa tesi fu Wilhelm Bòhm, Hòlderlin als Verfasser des »Àltesten Systemprogramms des deutscben Idealismus« in «Deutsche Vierteljahrsschrift fiir Literatunvissenschaft und Geistesgeschichte» 4/1926, pp. 339-426. Gli rispose, ripropo­ nendo l’attribuzione a Schelling anche sulla base di considerazioni stilistiche, Ludwig Strauss, Hòlderlin! Anteil an Schelling! friihem Syrtemprogramm in «Deutsche Vierteljahrsschrift fiir Literaturwissenschaft und Geistesgeschichte» 5/1927, pp. 679-734. E la discus­ sione fra i due studiosi proseguì anche successivamente. 9 Quest’ipotesi fu avanzata già da Ernst Cassirer, Hòlderlin und der deutsche Idealismus in «Logos» 8/1917-18, § 3, tr. di A. Mecacci, Hòlderlin e l'idealismo tedesco. Donzelli, Roma 2000, pp. 46-60. 10 È stato talvolta anche ipotizzato che il Programma di siste­ ma sia stato scritto a più mani. Un’ipotesi ulteriore è quella di un «quarto uomo». 11 Hegel e Hòlderlin, nati nel 1770, vi avevano studiato dal 1788 al 1793, Schelling, nato nel 1775 e assai precoce, dal 1790 al 1795.

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A metterla in discussione fu, nel 1965, Otto Pòggeler12, che rivendicò a Hegel il ruolo di vero e pro­ prio autore dello scritto, dato che non c’è alcuna prova che si tratti di una trascrizione. Da un punto di vista filologico è perfino strano che solo dopo decenni dal ritrovamento del manoscritto venisse fatto valere l’ovvio argomento che l’onere della prova spetta a chi vuole negare la paternità dello scritto all’estensore dell’autografo. Certo, ostava la difficoltà a inquadrare il manoscritto nell’opera del giovane Hegel. Ma Pòggeler tentò di superarla, in­ sistendo sul tema della religione, considerato so­ prattutto da un punto di vista sociale e politico. Per quanto riguarda il tema forse meno hegeliano, quello della bellezza e del primato dell’estetica, mantenne l’ipotesi di un’influenza hòlderliniana. E ne argomentò la possibilità in base alla diversa da­ tazione da lui proposta, sulla scorta di una rinnova­ ta perizia calligrafica: l’inizio del 1797, dopo l’arri­ vo di Hegel a Francoforte, dove aveva appunto po­ tuto ritrovare l’amico Hólderlin13. Alcuni anni dopo, nella relazione conclusiva di un convegno interamente dedicato al Programma di 12 Cfr. Pòggeler, Hegel, der Verfasser des dltesten Systemprogramms des dentscben Idealismus in Hegel-Tage Urbino 1965. Vortrà'ge, a cura di H.-G. Gadamer, «Hegel-Studien 4», 1969, poi in Jammc-Schneider, op cit.,pp. 126-42. 15 Un altro sostenitore della paternità hegeliana, Hansen, op. cil., pp. 445 sgg. sosterrà invece che anche la parte estetica si può spiegare indicando come fonti solo Kant e Schiller e proporrà al contempo una datazione ancora diversa: 1795.

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sistema™, Poggeler ebbe modo di ribadire e preci­ sare la sua tesi15. Ma nello stesso convegno Xavier Tilliette rilanciò invece la possibilità della paternità schellinghiana, adducendo anche molti testi paral­ leli16. Dieter Henrich, da parte sua, insistette sui problemi filologici e testuali, compresi quelli di «genere letterario» (mostrando al riguardo che il Programma di sistema è piuttosto un «programma di agitazione» politica)17, e sostenne con buone ra­ gioni che questi problemi sono imprescindibili per affrontare seriamente quello dell’attribuzione (sul quale non prendeva dunque una posizione)18. Ma il «giallo» del Programma di sistema non ri­ guardava, negli anni Sessanta, solo l’attribuzione: il manoscritto era infatti scomparso e le analisi filolo-

14 Cfr. Hegel-Tage Villigst 1969. Das Àlteste Systemprogramm. Studien zur Friihgeschichte des deulschen Idealismus, a cura di R. Bubner, «Hegel-Studien», Beiheft 9, Bouvier, Bonn 1973. 15 Cfr. Poggeler, Hòlderlin, Hegel und das àlteste Systemprogramm in op. cit., pp. 211-259. 16 Cfr. Tilliette, Schelling als Verfasser des Systemprogramms? in op. cit., poi in Materialien zu Schellings philosophischen Anfdngen, a cura di M. Frank e G. Kurz, Suhrkamp, Frankfurt a.M. 1975, pp. 193-211. Anche Horst Fuhrmans rilanciò (in Schelling, Briefe und Dokumente, Voi. II, Bouvier, Bonn 1973, pp. 523 sgg.) la paternità schellinghiana, proponendo al contempo l’ipo­ tesi che Schelling avesse consegnato il manoscritto a Hòlderlin, a Francofone, in un incontro avvenuto nell’aprile del 1796. 17 Proprio la questione del «genere letterario» sarà la prima che discuteremo, più avanti, nel commento. 18 Cfr. Henrich, Systemprogramm? Vorfragen zuni Zurechnungsproblem in Hegel-Tage Villigst 1969, cit., pp. 5-15.

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giche potevano basarsi solo su una fotografia19. La scomparsa dipendeva da eventi storici che hanno segnato il Novecento: la seconda guerra mondiale e la successiva divisione dell’Europa in due blocchi. Prima della fine della guerra, infatti, i nazionalso­ cialisti avevano pensato bene di mettere in salvo, in una località lontana dalla capitale (Grùssau), il pre­ zioso fondo di manoscritti (e di partiture musicali) di cui il Programma di sistema faceva parte. Dopo la guerra, e ancor più dopo l’innovativa proposta d’attribuzione di Poggeler, si moltiplicarono gli sforzi, specialmente da parte del già citato Henrich, di ritrovare quel fondo: molti elementi indicavano in direzione di Cracovia. Ma le autorità della Polo­ nia comunista ammisero solo alla fine degli anni Settanta di possederlo, permettendo così agli stu­ diosi di analizzare quel prezioso manoscritto20. In particolare Jamme e Schneider hanno descrit19 Ne era proprietario Manin Buber, che l’aveva avuta dal già citato Ludwig Strauss, che l’aveva avuta a sua volta da Franz Rosenzweig. 20 Cfr. Henrich, Beethoven, Hegel und Mozart auf der Reise nach Krakau (Vom Griissauer Depot der Preuftischen Staatsbibliotbek) in «Neue Rundschau» 88/1977/2, pp. 165-199 (che fra l’altro, per convincere le autorità della Polonia comunista a muta­ re atteggiamento, fa leva anche sugli elementi democratici e rivo­ luzionari del testo) e Idem, Aufklàrung der Herkunft des Manuskripts »Das àlteste Systemprogramm des deutschen Idealismus« in «Zeitschrift fiir philosophische Forschung» 30/1976, pp. 510528, poi in Jamme-Schneider, op. cit., pp. 144-160, seguito da un Nacbtrag (1984) in op. cit., pp. 161-63, scritto dopo il ritrovamen­ to del manoscritto.

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to dettagliatamente alcuni aspetti materiali del frammento (per esempio la filigrana della carta)21 che forniscono indizi utili per discutere i problemi, fra loro connessi, della datazione e dell’attribuzione - ma forse non sufficienti per una soluzione defini­ tiva22. Non a caso il frammento si trova in edizioni delle opere sia di Hegel sia di Schelling sia di Hòlderlin: chiunque ne sia l’autore, esso presuppone il loro intenso colloquio (negli anni dello Stift, ma an­ che subito dopo). E i rapporti fra quei tre amici ri­ mandano a loro volta a un intreccio più ampio di contatti e scambi: quello - vivacissimo e ricchissi­ mo - di quegli anni decisivi per la filosofia e per la letteratura tedesche. La nota di commento che qui segue il testo intende anche ricostruire, sia pur bre­ vemente, tale contesto culturale, utilizzando il Pro­ gramma di sistema come una specie di osservatorio privilegiato dal quale lo sguardo può allargarsi ad abbracciare un vasto orizzonte.

21 Jamme e Schneider, Einleitung der Herausgeber in op. cit., pp. 21-75. Secondo la loro analisi, la filigrana è caratteristica di un tipo di carta in vendita nel 1796 (il che naturalmente non esclude che il testo possa essere stato scritto nel 1797). Altri elementi ma­ teriali descritti da Jamme e Schneider sono i margini della pagina (che è stata tagliata), le pieghe (che potrebbero far pensare a un invio del testo come biglietto) e le macchie (forse di vino o di caffè). 22 Cfr. Henrich, Nachtrag (1984) in op. cit., p. 161.

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Pubblicando questo lavoro, desidero ringraziare tutti coloro che mi hanno dato consigli e suggeri­ menti, e in particolare Cristina D’Ancona, Lorenzo Lattanzi, Alberto L. Siani e Gabriele Tornasi. E de­ sidero dedicarlo a Massimo Barale, che tanti anni fa mi spiegava le ragioni degli idealisti. Leonardo Amoroso

IL PIU ANTICO PROGRAMMA DI SISTEMA DELL’IDEALISMO TEDESCO

Il testo del Systemprogramm è qui di seguito riprodotto (ma senza apparato e note) nell’edizione diplomatica che ne hanno dato Christoph Jamme e Helmut Schneider, Mytbologie der Vernunft. Hegels »àlteste Systemprogramm des deutschen ldealismus«, Suhrkamp, Frankfurt a. M. 1984, li­ bro dal quale è tratta anche la foto del manoscritto. Si è ri­ tenuto opportuno riprodurre il testo tedesco a fronte in quanto esso contiene alcuni elementi significativi per uno studio filologico (anche in riferimento all’attribuzione): ab­ breviazioni, cancellazioni, correzioni e lapsus calami. Nella traduzione sono in corsivo le parole sottolineate nell’auto­ grafo. E stata introdotta una numerazione per paragrafi, mentre nell’edizione Jamme-Schneider sono numerate le righe del recto e del verso.

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