Il pianeta che scotta 9788831173797

I mezzi di comunicazione ci bersagliano con titoli a effetto sul problema dei cambiamenti climatici. Non è facile orient

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Italian Pages 118 [61] Year 2010

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Il pianeta che scotta
 9788831173797

Table of contents :
Prefazione (di Sergio Rondinara) - p. 5
Introduzione - p. 9
1. "Sistema Terra" - p. 11
2. Modelli climatici - p. 50
3. Il dibattito sui cambiamenti climatici - p. 90
Conclusioni - p. 111

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atmosferiche dei gas serra con l”obiettivo precauzionale di «prevenire interferenze antropogeniche pericolose con il sistema climatico terrestre». Dall°entrata in vigore della convenzione (1994), i rappresentanti delle nazioni si sono incontrati annualmente nella Conferenza delle parti (COP), per analizzare i progressi nell”affrontare i cambiamenti climatici e per aggiornare gli impegni. In questi anni è iniziato un iter negoziale per poter agire a livello globale contro un ecccs sivo riscaldamento futuro del pianeta che potesse mettere a rischio territori, ecosistemi e società umane. Come noto, questo iter è ben lungi dall”essere coiiicluso. Basandosi sui risultati scientifici che vedono negli influssi umani (principalmente emissione di gas serra e deforestazione) le cause principali del surriscaldamento recentemente osservato e di quello ipotizzato per il prossimo futuro, l”attenzione si è concentrata su una possibile diminuzione di questi fattori. Il primo risultato si è ottenuto con la scrittura del protocollo di Kyoto, durante la COP3 nel 1997, e con la sua entrata in vigore nel 2005, in seguito alla ratifica della Russia che ha consentito di raggiungere il quorum per la validità “legislativa” del protocollo. In realtà, il protocollo di Kyoto non è stato un tentativo realistico di frenare il riscaldamento, in quanto impegnava i soli Paesi sviluppati a ridurre le proprie emissioni di un modesto 5,2% (rispetto ai valori del 1990) entro il 2012. In

Il padrone fa delle sue proprietà ciò che vuole, senza ri-

spetto per i propri possedimenti, che non hanno per lui una loro identità e un loro valore, se non alla luce dell°asservi-

mento al padrone stesso. Il custode, invece, riceve in affidamento un bene che ha la sua indipendenza e la sua dinamica vitale, deve osservare attentamente ciò che sta accadendo nel suo mondo e avvertire eventualmente i segnali di malessere per porvi rimedio. Questa osservazione attenta del creato e l°eventuale azione dell°uomo, che tenga conto delle reciproche dinamiche, rende tale concezione molto in sintonia coni risultati attuali delle scienze ambientali e degli studi sul clima in particolare.

E in effetti, anche se non guidata necessariamente da una visione di questo tipo, ma basandosi sui risultati che già alla fine degli anni °70 e nel decennio successivo l”ecologia, le scienze ambientali e climatiche stavano ottenendo, l”ONU ha iniziato ad avvertire questi segnali di malessere e ha avviato un processo che ha visto varie tappe: ne ricordiamo solo alcune. Nel 1979 si è svolta a Ginevra la prima Conferenza mondiale dell”ONU sul clima, in seguito alla quale è stato istituito il programma globale di ricerche sul clima. Nel 1992 si è tenuta a Rio de Janeiro la prima Conferenza mondiale su ambiente e sviluppo, dove si è visto chiaramente che l”attuale modello di sviluppo potrebbe mettere a rischio la disponibilità delle risorse per le generazioni future. A Rio è stata firmata la Convenzione quadro dell”ONU sui cambiamenti

climatici che invitava i governi a ridurre le concentrazioni _ _ Ci sembra chelanche Benedetto XVI si esprima in questo senso nell'enciclica Curzlur zn Vernate (nn. 48 e 69).

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sostanza, lo si può considerare meramente come un atto di

buona volontà di tali Paesi, comunque importante. Infatti, tale trattato rispecchia uno dei principi etici alla base delle negoziazioni condotte in ambito ONU: il principio di responsabilità comune ma differenziata, per cui si prende atto del fatto che i cambiamenti climatici sono un problema globale e che dunque tutti hanno una parte di responsabilità, ma si devono pesare i vari contributi. Così, se il problema è

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Il pianeta clae scotta

Conclusíonz'

legato alle emissioni di gas serra e queste ultime sono prodotte essenzialmente dal consumo di combustibili fossili, è chiaro che i Paesi occidentali, che si sono sviluppati utilizzando carbone e petrolio, hanno contribuito più di altri al suo sorgere. Il principio di responsabilità comune ma differenziata implica, allora, che essi debbano agire in misura maggiore e per primi. Purtroppo, il Paese che più di ogni altro ha contribuito in passato all'aumento di gas serra, gli Stati Uniti, non ha mai ratificato il protocollo, mentre alcuni Paesi, che lo hanno ratificato e dovevano diminuire le proprie emissioni, le hanno invece aumentate, come l”Italia. Dunque, concretamente, anche questo atto di buona volontà è apparso un po” debole. In ogni caso, oggi siamo nella situazione in cui dobbiamo porre in essere azioni che non siano solo di facciata, ma che possano incidere concretamente sul problema. E, a questo punto, solo uno sforzo congiunto di tutti i Paesi può raggiungere lo scopo, anche perché, nel frattempo, potenze emergenti come Cina e India si stanno esse stesse sviluppando bruciando combustibili fossili e hanno aumentato a dismisura le proprie emissioni di gas serra. Ebbene, tutti si saranno resi conto che la negoziazione internazionale su questo tema è in una situazione di stallo: la recente COP15 di Copenaghen e i tentativi successivi ne sono una prova lampante. Interessi economici palesi o nascosti, necessità di tipo diverso tra i vari Stati, diffidenze politiche, azioni necessarie che richiedono movimentazione di denaro e tecnologie, ubiquità delle emissioni da combustibili fossili nelle attività produttive e nel terziario: tutto contribuisce a rendere il problema di non facile soluzione. Il fatto sostanziale è che, probabilmente, il problema dei cambiamenti climatici rappresenta solo la punta di un iceberg. La causa di tutto è più profonda: in un sistema eco-

nomico e produttivo non più sostenibile su una Terra dalle risorse finite. In questo quadro molto complesso e dai colori piuttosto foschi, resta allora la constatazione di come i problemi ambientali stiano raggiungendo sempre di più le coscienze individuali e anche il mondo dell'economia. Chissà che llazione dal basso e la messa in moto di cicli economici sostenibili non possano fare ciò che, almeno per ora, i più potenti leader della Terra non sono riusciti a fare? Proviamoci. Ne va del nostro futuro.

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Ringraziamenti

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Prima di tutto vogliamo ringraziare i nostri genitori: con il loro amore e il loro sacrificio - assieme a tante altre importanti cose - ci hanno offerto la possibilità di studiare. Rivolgiamo quindi il nostro pensiero ai nostri familiari: senza il loro generoso sostegno non avremmo raggiunto nessun obiettivo. Infine siamo riconoscenti ad amici, colleghi e studenti: questo libro nasce grazie anche al loro costante incoraggiamento.

Prefazione diSergio Roncllnara) . . . . . . . . . . . . . . på g.

Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1. “Sistema Terra” . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. Modelli climatici. . . . . . . . . . . . . . . . . 3. Il dibattito sui cambiamenti climatici . Conclusioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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L”idea di questo libro è nata dopo aver partecipato come relatori a due convegni dal titolo “ll riscaldamento del pianeta: dalla scienza del clima

all'etica ambientale", realizzati a Treviso e a Ruvo di Puglia (Bari) nel novembre 2007 da “Rete Progetto Pace”, una rete internazionale di oltre 350 scuole promossa dal Ministero del|'lstruzione, dalla Regione del Veneto e dall'lstituto “Fabio Besta” di Treviso che fa da capofila. Il grande successo del convegno, con la partecipazione di oltre 2000 persone, ci ha fatto capire l'esigenza di conoscenza e di impegno dei giovani su queste tematiche che esigeva delle risposte. i"`:~~»c. Alla fine dei convegni, i ragazzi hanno preparato' il seguente documento in

10 punti che è stato diffuso in tutte le scuole italiane. Siamo convinti che nessun futuro è possibile se si continua a prescindere dall'etica ambientale e noi giovani abbiamo tutto il diritto di sognare e credere possibile un futuro di pace. Per questo: - Noi giovani della Rete Progetto Pace, alla luce di una impari distribu-

zione delle risorse nel mondo, ci impegniamo a rivedere il nostro approccio ai beni materiali, servendocene secondo le effettive necessità ed evitando sprechi. - Ci impegniamo inoltre a limitare i nostri consumi per produrre meno

rifiuti, a riutilizzare ciò che e riutilizzabile, a sostenere tutte le imprese che promuovono tecniche di produzione più ecosostenibili. - Riiiutiamo di accettare come legale nei confronti dell'uomo e dell'ambiente ogni logica economica che pretenda di continuare ad abusare

delle risorse ambientali. - Vogliamo salvaguardare la natura non solo per gli aspetti del paesaggio superficiale ma anche per quelli sotterranei come le grotte e le falde acquifere-

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-› Vogliamo» contribuire al risparmio delfenergia anche nelfambiente scolastico (riduzione della temperatura di un grado, attivazione del riscaldamento secondo un calendario più flessibile dipendente dall'effettiva temperatura esterna, spegnimento di luce, elettrodomestici, computer e apparecchiature in stand by. - Vogliamo promuovere il turismo responsabile e sostenibile ed i viaggi di istruzione a sfondo ambientale ed umanitario. - Vogliamo praticare e sensibilizzare al la raccolta differenziata e all'usoi di materiali biodegradabili 0 riciclabíli.

- Vogliamo influire sulle scelte politiche che hanno ricaduta ambientale, anche candidandoci a vario livello, informandoci seriamente sulle tematiche ecologiche e sulle fonti da cui provengono i dati e trasmetterli correttamente con documenti, assemblee di classe ed eventualmente

con manifestazioni locali e nazionali. - Vogliamo praticare attività sportive compatibili con la natura, facendo attenzione all'impatto ambientale che certi impianti possono avere. - Ci impegniamo tutti a migliorare, attuare e diffondere il più possibile questo documento. A¢(/7.)Ø$'I?›/€ZØÂ(flfi74âf/VWØ%79'íøf/.0265*ØW'M"/Ú7flV.ó'/ØMá7flú'/ßfiØ$.7Z›/á'

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