Il memoriale di Aldo Moro (1978). Ediz. critica 8865574399, 9788865574393

Il sequestro e l'assassinio di Aldo Moro (16 marzo-9 maggio 1978) ruotano attorno a una sola azione dell'ostag

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Il memoriale di Aldo Moro (1978). Ediz. critica
 8865574399, 9788865574393

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Ministero per i beni c le attività cultur.1li e per il turismo

DIREZIONE GENERALE ARCHIVI ARCHIVIO DI STATO DI ROMA

IL MEMORIALE DI

ALDO MORO Edizione critica

1978

Coordinamento di Michele Di Sivo a cura di Francesco M. Biscione Michele Di Sivo Sergio Flamigni Miguel Gotor ilaria Moroni Antonella Padova Stefano Twardzik

DIREZIONE GENERALE ARCHIVI DE LUCA EDITORI D'ARTE

MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI E PER IL TURISMO DIREZIONE GENERALE ARCHIVI SERVIZIO

Il - PATRIMONIO ARCHIVISTICO

Ministro per i Beni e le Auività Culturali e per il Turismo

Dario Franceschini

Direttore generale Archivi

Anna Maria Buzzi

Direttore del Servizio II

Sabrina Mingarelli

Cura redaxionale

Michele Di Sivo

Sommario

Presentazioni Dario Franceschini Anna Maria Buzzi ............................................. . Michele Di Sivo .............................................. .

5 7

9

PARTE PRIMA- SUL TESTO Michele Di Sivo

Intelligenza prigioniera. L'edizione critica del Memoriale

17

Francesco M. Biscione

Testo, storia, testo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

57

Antonella Padova

Il Memoriale: la scrittura al centro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

69

Stefano Twardzik

Scrivere e riscrivere. La costruzione del Memoriale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

109

Miguel Gotor

«Filtra /in qui»: lo scritto su Paolo Emilio Taviani . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

139

Ilaria Moroni

Oltre il muro. l/lungo itinerario del Memoriale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

167

PARTE SECONDA - IL TESTO Cri/eri di edizione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . I. I primi scritti (ante 25 marzo - 5 aprile) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il. Su Paolo Emilio Taviani (7 -9 aprile) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . III. Undici temi (prima metà di aprile) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . IV. Decisioni finali (10-15 aprile) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . V. Dopo la condanna. I sedici temi (22 aprile - 2 maggio) . . . . . . . . . . . . . VI. Amintore Fanfani, Giulio Andreotti (seconda metà di aprile) . . . . . . . . VII. Epilogo (seconda metà di aprile- inizio di maggio) . . . . . . . . . . . . . . . .

189 193 235 249 309 327 417 437

Note storiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

458

Indice dei testi del Memoriale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

492

PARTE TERZA - STRUMENTI. Analisi tecniche, ordinamento, tavole di raffronto Michele Di Sivo - Antonella Padova

Il reperto. Analisi tecniche e ordinamento archivistico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . L'Appendice documentaria on line . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Tavole a colori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Tavole di raffronto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

497 512 513 529

Abbreviazioni, fonti, opere citate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Indice dei non1i . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

581 591

'

Sul rapimento e l'uccisione di Aldo Moro, una delle pagine più cupe degli anni di piombo e forse dell'intera storia repubblicana, permane una fitta coltre di ombre, misteri e domande inevase. Sopravvive però il suo magistero, la lezione di una politica capace di alzare lo sguardo oltre l'orizzonte. Moro, il tessitore lungimirante di scenari, il mediatore tenace e paziente che cerca di consolidare un sistema fragile. Leader di una piccola corrente della Democrazia cristiana eppure autorevole regista in grado di determinare due passaggi altrettanto politicamente difficili, come quelli dalla fase del centrismo al centrosinistra e poi dal centrosinistra alla solidarietà nazionale. Un disegno osteggiato da molti, sia sul piano interno che su quello internazionale, segnato dal coraggio di superare e quindi mettere in discussione l'equilibrio storico definito alla fine della seconda guerra mondiale a Yalta. Siamo soliti, ormai, ricordare Aldo Moro in due date, il 16 marzo giorno della sua cattura e dell'assassinio dei cinque uomini di scorta, e il 9 maggio giorno del suo sacrificio. In mezzo cinquantacinque lunghi giorni di prigionia in una cella lunga tre metri e larga uno. Il Memoriale, scritto e riscritto di suo pugno da Moro per rispondere agli interrogatori dei suoi carcerieri, fotocopiato e battuto a macchina dai brigatisti, è il lascito amaro di quei cinquantacinque gtornt. Questa importante testimonianza è oggi edita nella sua integrità nel volume promosso dalla Direzione generale Archivi e curato dal vice direttore dell' Archivio di Stato di Roma insieme a storici, archivisti e grafologi di vaglia. Grazie a quest'opera la comunità degli storici può ora disporre dell'edizione critica di una fonte complessa e preziosa, capace di restituirei la visione del Paese che uno dei suoi leader, Aldo Moro, esplicitò nel momento della prova più dura: la angosciosa prigionia che precedette il suo omicidio. Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, custode di queste testimonianze, vuole dare un contributo al dovere della memoria. Una sfida che siamo pronti a raccogliere, oggi e per il tempo che verrà.

Dario Franceschini Ministro per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo

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È motivo di soddisfazione e orgoglio per la Direzione generale Archivi aver promosso e presentare ora la pubblicazione dell'edizione critica del Memoriale di Aldo Moro nell'ambito delle Pubblicazioni degli Archivi di Stato. Il volume contiene, oltre al testo critico, la trascrizione accompagnata da note filologiche e storiche e preceduta da sei saggi introduttivi e dalla riproduzione di parti significative dei fogli del corpus; il lavoro comprende inoltre l'integrale digitalizzazione del Memoriale on line. Si tratta di un documento di assoluto valore per la conoscenza delle vicende connesse al rapimento e all'uccisione dell'allora Presidente della Democrazia cristiana e, più in generale, dei cosiddetti anni di piombo. Questa nuova pubblicazione, curata da Michele Di Sivo, costituisce un ulteriore contributo allo studio e alla comprensione della storia recente del nostro Paese; esce, infatti, a sei anni di distanza dal volume «Siate indipendenti. Non guardate al domani ma al dopo domani». Le lettere di Aldo Moro dalla prigionia alla storia, ad opera sempre di Di Sivo, nel quale furono pubblicate, accompagnate da rilevanti approfondimenti di carattere storico, la riproduzione e la trascrizione di quattordici lettere scritte dallo statista democristiano nel corso della sua prigionia. La rilevanza di questa nuova iniziativa editoriale deve essere sottolineata per almeno due dei suoi aspetti principali. In primo luogo si deve rimarcare il fatto che l'opera si integri in un più ampio lavoro conseguente al protocollo, sottoscritto nel2015 e rinnovato nel 2018, tra il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo e il Ministero della Giustizia per la digitalizzazione degli atti dei processi di interesse storico. L'obiettivo è quello di garantire la conservazione e la valorizzazione della documentazione dei processi più significativi per la ricostruzione delle vicende relative alla violenza politica, al terrorismo, alla mafia e alla criminalità organizzata nel nostro Paese. In attuazione del Protocollo è stato avviato un progetto di riordinamento, inventariazione e digitalizzazione delle carte dei processi relativi al rapimento e all'uccisione dell'on.le Aldo Moro, un'esperienza pilota, nella quale, per le attività di riproduzione, è stato coinvolto anche un gruppo di detenuti del carcere di Rebibbia.

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Con questi interventi la Direzione generale Archivi, nell'esercizio della sua missione istituzionale, sta promuovendo la conservazione e la diffusione di testimonianze di fondamentale importanza per la ricostruzione e la conoscenza del nostro recente passato e di fonti prioritarie per lo studio della storia dell'Italia repubblicana. Verso lo stesso obiettivo è diretto anche il Portale Rete degli archivi per non dimenticare, punto di accesso a una straordinaria pluralità di materiali e documenti e strumento che si propone di favorire la conoscenza non specialistica ma comunque sempre fondata sulle testimonianze. Non occorre sottolineare quindi il valore culturale di questo programma, ma non ci si può esimere dall'evidenziarne anche il valore civile. La memoria di un periodo tanto drammatico della storia recente deve essere coltivata come fondamento di cultura democratica da trasmettere alle nuove generazioni che, non avendo conosciuto quei tragici giorni della Repubblica, possono comunque averne una testimonianza dalle fonti, opportunità tanto più preziosa in un contesto di informazione globale in cui, soprattutto per i giovani, è sempre più difficile orientarsi.

Anna Maria Buz.z.i Direttore generale Archivi

9

Quest'opera è il frutto di un progetto nato dall'attività di sorveglianza sulla documentazione degli organi giudiziari, parte di una decisiva responsabilità del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo e, in particolare, della sua Amministrazione archivistica: la tutela, la conservazione e la valorizzazione dell'immenso patrimonio storico documentario del nostro Paese. Senza quella competenza la ricerca storiografica non sarebbe possibile, né potrebbe fondarsi l'esercizio critico sulle memorie comuni. Della profondità d'una tale funzione il documento qui edito è esplicito, indiscutibile esempio. Il Memoriale di Aldo Moro è parte del corpus di autografi provenienti dal sequestro dell'uomo politico, iniziato il 16 marzo 1978 con la strage di via Fani a Roma e concluso con il suo assassinio, avvenuto il 9 maggio. Le scritture furono trovate a Milano in via Monte Nevoso nell'ottobre del1990. Non si trattava del documento originale, scomparso e ancora ignoto, ma della sua riproduzione in fotocopia: è il testimone di questa edizione. Era rimasto occultato dietro un finto muro per dodici anni, almeno da quando a pochi mesi dall'assassinio, nell'ottobre del197 8, nello stesso appartamento era stato recuperato un nucleo di fogli dattiloscritti dalle Brigate rosse. Quelle pagine battute a macchina riportavano il testo di lettere, molte delle quali fino ad allora sconosciute, e un lungo scritto su vari argomenti legati all'interrogatorio imposto a Moro dal sedicente tribunale del popolo. L'esistenza della sola dattiloscrittura confermò l'idea che l'ostaggio fosse stato costretto a scrivere ciò che i suoi carcerieri volevano scrivesse. L'autografo scoperto dodici anni dopo costrinse a rivedere molti di quei giudizi, ma il reperto era oggetto di indagine e al massimo venne valutato sulla base di ulteriori riproduzioni delle Commissioni parlamentari che si occuparono di terrorismo, e specificamente del sequestro e dell'assassinio di Moro. Le due importanti trascrizioni del Memoriale, curate da Francesco M. Biscione prima (1993) e da Sergio Flamigni poi (1997), erano maturate in quella congerie, ancora fortemente condizionata dalla dimensione giudiziaria. E priva del testimone-fonte. Queste carte sono dal2013 all'Archivio di Stato di Roma come parte della documentazione giudiziaria relativa al delitto Moro. Dei cinque procedimenti conservati dalla Corte d'Assise di Roma è in corso dal 2017, nella stessa sede della Corte e prima del loro integrale versamento, l'analisi e l'ordinamento,

lO attività estesa alla digitalizzazione dei documenti. Quest'ultima avviene nell'ambito di un Protocollo d'intesa con il Ministero della Giustizia che ha portato a lavorare con noi un gruppo di detenuti del carcere di Rebibbia: se ne fa cenno nel saggio introduttivo di questo volume (Intelligenza prigioniera. L'edizione critica del Memoriale). In particolare, le carte di via Monte Nevoso sono state versate dalla Procura della Repubblica di Roma, che per competenza le ebbe dalla Procura di Milano subito dopo il ritrovamento. La complessità della genesi, dei molteplici passaggi e degli occultamenti del Memoriale, documento criptico e potente come poche fonti della storia italiana, rendeva necessario uno specifico studio da proporre alla ricerca storiografica, ma pure alla società civile. La sua natura di copia da un originale ignoto, il suo essere uno scritto in parte definito e in parte preparatorio, la sua elaborazione come esito di un'attività incessante del prigioniero, condotta certo per rispondere alle domande ma anche per rispondersi a delle domande, imponevano un'edizione critica. L'esistenza di un apografo dattiloscritto talvolta riferito a varianti ignote del testo originale, e di cui non era chiara la formazione e la funzione, rafforzavano la necessità di questa operazione. Ovvero, era necessaria la ricostruzione della mano autoriale, del senso delle diverse stesure degli scritti e quindi il confronto con le esitazioni, le cancellature, i ripensamenti che di quegli stessi scritti sono parte costitutiva e insopprimibile. La forma del Memoriale, la sua organizzazione, il filo che lega tra loro le parti sono inoltre metadati fondamentali per penetrare e scoprire il testo. E dunque osservare dall'interno la prigionia di Moro. Tutto ciò imponeva infine un percorso per avvicinarsi all'autore nelle mutevoli e oscure condizioni di una scrittura compiuta, come affermò egli stesso, «sotto un dominio pieno ed incontrollato, sottoposto ad un processo popolare che può essere opportunamente graduato». Si doveva infine cercare di accostarsi all'insondabile: il tempo di Moro e le tracce della sua dialettica con i carcerieri. l fogli nascosti dietro quel sottile ma insormontabile muro avevano una loro sequenza, un loro significativo ordine. È stato ricostruito, perché ciò è elemento basilare d'un riordinamento archivistico, che deve tener saldo il campo semantico da cui ogni ricerca possa sempre ripartire. Scritto e riscritto da Moro, corretto e rivisto, steso in più versioni, cancellato e ripreso, il Memoriale non poteva però esser posto alla consultazione solo sulla base di quell'ordinamento, perché quello non è, visibilmente, l'ordine dell'autore: questa edizione lo propone. Per farlo ho voluto, già nel 2014, un gruppo di lavoro di cui facessero parte i tre autori che del Memoriale si sono occupati in modo organico (con Biscione e Flamigni, Miguel Gotor), insieme a studiosi con i quali il percorso e gli obiettivi qui accennati fossero possibili. Ho chiesto loro molto: per i nostri obiettivi occorreva interrogare la fonte restando liberi persino dalle

Il

proprie convinzioni più radicare. Lo abbiamo fatto, a quell'esito siamo approdati e mi pare che il testo oggi ci spieghi - e si spieghi - decisamente di più. Come ciò sia avvenuto e a quali novità tale percorso si sia dischiuso è ampiamente chiarito in quest'opera. Il nostro lavoro è stato sostenuto sin dall'inizio dall'Amministrazione archivistica, che del rilievo del progetto come degli studi ora in corso ha da subito avuto piena contezza: voglio per questo in primo luogo menzionare il direttore generale con il quale tutto si è avviato, Rossana Rummo, e coloro con i quali tutto è poi proseguito e procede ancora, Gino Famiglietti e Anna Maria Buzzi. Lo stesso vale per la Direzione generale Archivi nelle persone di Micaela Procaccia e Sabrina Mingarelli; un ringraziamento va inoltre ad Antonella Mulè. Non posso infine tralasciare i direttori dell'Archivio di Stato di Roma succedutisi in questi anni, Eugenio Lo Sardo e Paolo Buonora: con loro non è mai mancato l'amichevole confronto. Molto più d'un ringraziamento sento di porgere ai componenti del gruppo di lavoro che ho voluto insieme per questa complessa e assai delicata impresa, che nel suo svolgersi ci è apparsa più volte come non scontata. Le ragioni delle mie scelte, di merito e di metodo, si palesano in quanto è delineato nel saggio introduttivo, ma la conferma e la qualità della partecipazione sono stati un loro contributo di competenza e intelligenza, in generale di costruttiva attenzione. Sono in particolare onorato di aver sempre potuto contare, in ciascuna delle nostre numerose, intense e non sempre scorrevoli riunioni, sull' apporto di Sergio Flamigni e sul beneficio della sua straordinaria energia.

Michele Di Sivo Vicedirettore dell'Archivio di Stato di Roma

(. .. )non essendo altro il dissimulare, che un velo composto di tenebre oneste e di rispetti violenti: da che non si forma il falso, ma si dà qualche riposo al vero, per dimostrarlo a tempo. (.. .) ed è parte di grand'intelligenza che si dia a veder di non vedere, quando più si vede, già che così 'l giuoco è con occhi che paion chiusi e stanno in se stessi aperti. Torquato Accetto, Della dissimulazione onesta, Napoli, 1641 (4, 11)

PARTE PRIMA

Sul testo

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MICJ-IELE DI SIVO

Intelligenza prigioniera. L'edizione critica del Memoriale

La tutela del Memoriale li sequestro e l'assassinio di Aldo Moro ruotano attorno a una sola azione dell'ostaggio: il suo scrivere. Quell'agire incise però su tutto ciò che accadde. Questo dato torna costantemente negli studi ed è imprescindibile per comprendere la natura del delitto in quanto omicidio politico differito, perpetrato a distanza di cinquantacinque giorni dal cruento rapimento del 16 marzo 197 8, quando i cinque uomini della scorta di Moro furono uccisi 1• La gestione degli avvenimenti, tanto da parte del governo quanto delle Brigate rosse, apparve scandita, formata, decisa da pochi testi del prigioniero, divulgati dalla fine di marzo fino all'uccisione dell'uomo politico, avvenuta il 9 maggio. Sui messaggi emersi si aprì la questione posta allora di fronte all'opinione pubblica: il trattare o no con i sequestratori e l'attendibilità delle scritture, ritenute dal governo non moralmente ascrivibili a Moro 2 • In realtà,

Il più ampio e aggiornato strumento bibliografico sul tema è ai punti 19-21 (in particolare pp. 41-42) di Bibliografia Aldo Moro, a cura di F.M. BISCIONE, in http://www.archivioflamigni. org/doc/Bibliografia-Aldo-Moro-05.pdf (aggiornata al 12 febbraio 2019). Si segnalano qui Il Memoriale di Aldo Moro rinvenuto in via Monte Nevoso a Mila11o, a cura di F.M. BISCIONE, Roma, Co letti, 1993; F.M. BISCIONE, Il de/ilio Moro. Strategie di un assassinio politico, Roma, Editori Riuniti, 1998; S. FLAMIGNI, «Il mio sangue ricadrà su di loro». Gli scritti di Aldo Moro prigionù:ro delle Br. Milano, Kaos, 2003; V. SATIA, Odisseo 11el caso Moro. Viaggio controco"ente attraverso la documentazione della Co111111issione Stragi, prefazione di G. SABBATUCCI, Roma, Edup, 2003; M. CLEMENTI. La pazzia di Aldo Moro, Milano, Bur, 2008; A. MORO, Lettere dalla prigionia, a cura di M. GoTOR, Torino, Einaudi, 2008; Nuovi studi sul sequestro Moro, a cura di M. MASTROGREGORI, in «Storiogafia», 2009, 13; M. GOTOR, Il memoriale della Repubblica. Gli scritti di Aldo Moro dalla prigionia e l'aflatomia dei potere italiano. Torino, Einaudi, 2011; M. MASTROGREGORI, La lettera blu. Le Brigate rosse, t1 sequestro Moro e la costruzione dell'ostaggio, Roma, Ediesse, 2012; «Siate indipendenti. Non guardate al domani ma ai dopo domani». Le lettere di Aldo Moro dalla prigionia alla storia, a cura di M. DI SIVO, Roma, Ministero per i beni e le attività culturali · Direzione generale per gli Archivi, 2013; M. DI SIVO, Scrivere per vivere nel desiderio. Aldo Moro prigioniero, in «Quaderni di didattica della scrittura», 2015,23, pp. 38-49; G. FORMIGONI, Aldo Moro. Lo statista e il suo dramma, Bologna, Il Mulino, 2016. 2 Camera dei deputati, VII legislatura; Discussioni, seduta del 4 aprile 1978, p. 14682; vedi in/ra, Note storiche, nota 23. 1

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Michele Di Sivo

la grande base immersa dell'iceberg degli scritti, integralmente nota almeno all'interno del sequestro, non poté essere meno rilevante e condizionante per la tragica concatenazione dei fatti: quella elaborazione si rivelò poi ampia, pensata, articolata. Inevitabilmente proveniva da una diretta e indiretta dialettica tra l'inquisito e i suoi inquisitori, ma decisamente anche tra il primo e il mondo politico cui dalla prigione si rivolgeva attraverso il filtro delle censure e delle strategie dei carcerieri. Ne fuoriuscì un'interlocuzione carsica, sorda, ma che determinò gli eventi. Si può in tal senso del tutto concordare con chi ha sostenuto che . {, ( .

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