Il libro del pellegrino (Siena 1382-1446). Affari, uomini, monete nell'Ospedale di Santa Maria della Scala 9788820735289, 9788820763466

168 36 5MB

Italian Pages 336 [334] Year 2003

Report DMCA / Copyright

DOWNLOAD FILE

Polecaj historie

Il libro del pellegrino (Siena 1382-1446). Affari, uomini, monete nell'Ospedale di Santa Maria della Scala
 9788820735289, 9788820763466

  • Commentary
  • decrypted from 757F46620DFE7A03FA0F2A4ED9FCE3D0 source file

Table of contents :
Copertina
Frontespizio
Copyright
Indice
Capitolo primo – La strada come affare. Sosta, identificazione e depositi di denaro di pellegrini (1382-1446)
Capitolo secondo – La moneta in viaggio
Appendice I – a cura di Gabriella Piccinni
Il libro del pellegrino
Indici
Indice onomastico dei pellegrini
Indice cronologico dei pellegrini
Indice dei pellegrini in base alle località di provenienza
Indice dei nomi di luogo
Appendice II – a cura di Lucia Travaini
Indice delle monete
Tavole
Bibliografia
Quarta di copertina

Citation preview

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Nuovo Medioevo 71 Collana diretta da Massimo Oldoni

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Gabriella Piccinni Lucia Travaini

Il Libro del pellegrino (Siena, 1382-1446) Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Affari, uomini, monete nell’Ospedale di Santa Maria della Scala

Liguori Editore

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Volume pubblicato con il contributo del Dipartimento di Storia dell’Universita` di Siena, Piano di Ateneo per la Ricerca dell’anno 2001.

Questa opera è protetta dalla Legge sul diritto d’autore (http://www.liguori.it/areadownload/LeggeDirittoAutore.pdf). L’utilizzo del libro elettronico costituisce accettazione dei termini e delle condizioni stabilite nel Contratto di licenza consultabile sul sito dell’Editore all’indirizzo Internet http://www.liguori.it/ebook.asp/areadownload/eBookLicenza. Tutti i diritti, in particolare quelli relativi alla traduzione, alla citazione, alla riproduzione in qualsiasi forma, all’uso delle illustrazioni, delle tabelle e del materiale software a corredo, alla trasmissione radiofonica o televisiva, alla pubblicazione e diffusione attraverso la rete Internet sono riservati. La duplicazione digitale dell’opera, anche se parziale è vietata. Il regolamento per l’uso dei contenuti e dei servizi presenti sul sito della Casa Editrice Liguori è disponibile all’indirizzo Internet http://www.liguori.it/politiche_contatti/default.asp?c=contatta#Politiche Liguori Editore Via Posillipo 394 - I 80123 Napoli NA http://www.liguori.it/

© 2003 by Liguori Editore, S.r.l. Tutti i diritti sono riservati Prima edizione italiana Luglio 2003 Piccinni, Gabriella : Il Libro del pellegrino (Siena, 1382-1446). Affari, uomini, monete nell’Ospedale di Santa Maria della Scala /Gabriella Piccinni e Lucia Travaini Nuovo Medioevo Napoli : Liguori, 2003 ISBN

978 - 88 - 207 - 3528 - 9 (a stampa)

eISBN

978 - 88 - 207 - 6346 - 6 (eBook)

1. Storia medievale 2. Numismatica I. Titolo

II. Collana III. Serie

Aggiornamenti: ——————————————————————————————————————— 23 22 21 20 19 18 17 16 15 14 13 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

INDICE

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

1

Capitolo primo La strada come affare. Sosta, identificazione e depositi di denaro di pellegrini (1382-1446) di Gabriella Piccinni 1. Il Libro del pellegrino 1; 2. L’ospedale, impresa della pubblica carita` 4; 3. Il Comune di Siena, la crisi e il risanamento del bilancio ospedaliero 13; 4. La strada e la sosta: assistenza e bisogni 22; 5. Origine dei depositi a custodia 29; 6. Nuove professionalita` 34; 7. Giubilei e pestilenze: i numeri delle donne e quelli degli uomini 41; 8. Come e perche´ : modi e motivazioni del viaggio 48; 9. Dal cuore alla periferia d’Europa: le aree di provenienza 54; 10. Pratiche di riconoscimento: stato di famiglia, eta`, gesti di intesa 62; 11. Pratiche di riconoscimento: corporatura, volto e segni particolari 67.

83

Capitolo secondo La moneta in viaggio di Lucia Travaini 1. Le monete nel Libro del pellegrino 83; 2. Perche` le monete? Monete da spendere; monete-memoria; monete-icona 90; 3. Le monete e i frati, i banchieri e le zecche 95; 4. I nomi delle monete. Monete di conto e monete reali 98; 5. Monete e sistemi di conto a Siena nel XIV e XV secolo 110; 6. Le monete dei pellegrini: monete d’oro 114; 7. Le monete dei pellegrini: monete d’argento, mistura e rame 132; 8. Le monete dei pellegrini: monete cattive e false 143; 9. Lingotti e altri beni 144; 10. Monete degli uomini, monete delle donne 145; 11. Il cambio. Quanto denaro registro` in totale l’ospedale nel 1410? 146.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



INDICE

Appendice I

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

a cura di Gabriella Piccinni

161

Il libro del pellegrino

225

Indici

227 237 247 257

Indice Indice Indice Indice

onomastico dei pellegrini cronologico dei pellegrini dei pellegrini in base alle localita` di provenienza dei nomi di luogo Appendice II a cura di Lucia Travaini

269

Indice delle monete

275

Tavole

299

Bibliografia

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

1

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA STRADA COME AFFARE. SOSTA, IDENTIFICAZIONE E DEPOSITI DI DENARO DI PELLEGRINI (1382-1446) di Gabriella Piccinni

1. Il Libro del pellegrino Erano morti in viaggio oppure, per ragioni che ci sfuggono, avevano deviato dal percorso previsto i pellegrini in cammino via terra per le strade d’Europa verso Roma i cui nomi, a partire dal 1 giugno 1410, vennero trascritti nel Libro del pellegrino dell’ospedale di santa Maria della Scala di Siena, da piu` antichi “libri dei depositi” che datavano al 1382. Si tratta di coloro che, dopo aver soggiornato nella citta`, non erano tornati a ritirare le monete d’oro e d’argento e qualche oggetto prezioso che si erano portati dietro dalle terre d’origine e che 1 avevano affidato alla custodia dell’ospedale in vista del ritorno . Poi, 2 di seguito , vi erano stati annotati nuovi depositi accettati dall’ospedale, e talvolta restituiti, dal 1410 al 14463. In tutto si tratta di 398 1 Dell’esistenza del Libro del pellegrino (da ora Libro del pellegrino o Libro) ho dato notizia in Piccinni, 1995, pp. 11-22, ripresa da Orlandini, 1997 e da Cherubini, 2000, pp. 80-81. 2 Le registrazioni fino al 1410 riempirono le prime 38 carte del Libro, le successive dalla c. 38v alla c. 55v. Per facilitare i riferimenti, nell’edizione i depositi sono numerati progressivamente. 3 La delibera con la quale il capitolo ospedaliero decise la compilazione del Libro parlava in modo generico di depositi di pellegrini “o d’altri”, all’atto pratico tuttavia il libricciuolo riporto` soprattutto i nomi di romei (c. 3rv.), o comunque viaggiatori stranieri di passaggio per Siena e solo in una parte trascurabile, di appena qualche unita`, quelli di malati in pellegrinaio oppure di forestieri provenienti dalla penisola italiana, questi ultimi meno pressati dal bisogno di portarsi dietro molto denaro e preservarlo da furti o smarrimenti.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

depositi, corrispondenti a 413 donne e uomini di passaggio4, nella quasi totalita` dei casi stranieri provenienti, in una raggiera che si apre a ventaglio, da tutta Europa5. I dati coprono un arco cronologico (dal 1382 al 1446) nel quale si contarono ben quattro anni giubilari, il 1390, il 1400, il 1413, il 1423. Uno di questi, quello del 1400, conobbe anche una violenta epidemia di peste, circostanza, come vedremo, non ininfluente ai fini del nostro discorso. Alcuni limiti della documentazione che qui si pubblica sono evidenti: nel Libro sono registrati solo i depositi effettuati durante il viaggio d’andata da pellegrini diretti a Roma e di passaggio per Siena e, tra questi, almeno per gli anni dal 1381 al 1410, solo quelli di coloro che per varie vicende non tornarono a ritirarli6. Un’ulteriore selezione e` determinata dal fatto che si trattava di pellegrini dotati almeno di qualche disponibilita` economica. Tuttavia il Libro e` una scoperta preziosa, con carattere di eccezionalita`. Abbiamo di fronte la traccia di una serie di depositi volontariamente affidati alla custodia di un’istituzione di carattere pubblico che ne garantiva la diligente conservazione e ne prometteva la “fedele” restituzione al ritorno del pellegrino, mettendo in atto per questo una serie di pratiche di identificazione. Nonostante il suo nome, il Libro del pellegrino senese, dunque, non appartiene alla folta schiera delle guide e delle relazioni di pellegrinaggio che costituiscono una parte consistente all’interno della letteratura di viaggio del Medioevo europeo7. E nemmeno si tratta di un registro che conserva la memoria del denaro depositato da coloro che avevano soggiornato nell’ospedale ne´ dei pellegrini che si erano ammalati e poi erano morti nel pellegrinaio, o ricavato dalla vendita dei loro panni, del quale vi e` pure ampia traccia in altri registri dell’amministrazione ospedaliera8 e in varie citta` 4 Alcuni depositi erano intestati a piu` persone come si puo` verificare consultando l’Indice onomastico dei pellegrini. 5 L’area di affluenza dei pellegrini, cosı` come il loro soggiorno presso gli ospedali, costituisce da qualche tempo un centro di interesse della ricerca, come nota Cherubini, 2000, pp. 11, 14. Contributi importanti sul tema in Itinerari, 1998 e Viaggiare, 2000. 6 Sul tema del mancato ritorno dei pellegrini da Santiago di Compostella Cherubini, 1998, pp. 219-224 7 Un panorama della letteratura di pellegrinaggio in Richard, 1996. 8 Solo in due occasioni si registro` il deposito di qualche ammalato che poi morı` nell’ospedale (Dep. n˚ 335, 389). Registrazioni, non sistematiche, tra le entrate dell’ospedale di denari di stranieri morti in pellegrinaio e di vendita al ligrittiere dei loro panni vecchi dal 1406 al 1410 e nel 1433-1434 sono sparse in vari registri, ad esempio: ASS, Ospedale 517, c. 265rv, 314v, 352, 452v; Ospedale 518, c. 367, 401, 404v. Solo dal 1430 lo speziale e i pellegrinieri di santa Maria della Scala tennero il conto degli infermi e dei morti in base alla delibera del capitolo: “Lo speziale sia tenuto di tenere conto di tutti gl’infermi che vengono

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA STRADA COME AFFARE



d’Italia9 e d’Europa10, e del quale reca memoria anche la seicentesca vita del beato Sorore, leggendario fondatore nella tardiva elaborazione del mito delle origini dell’ospedale senese11. Preziosa documentazione sugli usi di accoglienza dei pellegrini nel XVII secolo, la vita porta testimonianza di un dato anche per noi importante, e cioe` che registrare un nome e un luogo di provenienza e descrivere e custodire con cura un deposito – qualunque deposito – era la condizione minima per evitare contestazioni al momento della restituzione. La differenza formale tra i depositi di coloro che – pellegrini o malati che fossero – soggiornavano in un ospedale e i depositi registrati invece nel Libro del pellegrino senese di cui ci stiamo occupando e` che i primi era obbligatorio lasciarli in custodia all’arrivo e li si ritirava al momento in cui si ripartiva, i secondi erano volontari e li si lasciava proprio allo scopo di partire di nuovo in condizione di

allo spedale et similmente di quelli che muoiono nel detto spedale. Et simile e’ pellegrinieri sieno tenuti fare che ‘l detto spetiale faccia”: Banchi, 1887 p. 231 9 Per la Toscana bastino gli studi Paolucci-Pinto, 1989, di Sandri, 1988 e Sandri, 1990. In particolare Sandri, 1989, pp. 65-70, scompone i dati sulla mortalita` nell’ospedale fiorentino di San Matteo segnalando l’impennarsi delle registrazioni dei morti negli anni giubilari: nel 1450 la mortalita`, mediamente di 29 unita` l’anno, quasi quadruplico`; nell’insieme, tra il 1413 e il 1456, il 18,4% dei morti nell’ospedale proveniva dall’estero. Segnala la preziosita` dei libri dei morti degli ospedali per il calcolo della popolazione Cipolla, 1974, pp. 851-866. 10 Le Ordenanzas del real Hospital de Santiago del 1524 prevedevano che si annotasse il denaro lasciato dai pellegrini, dichiarando il tipo di moneta “si se puderia conocer”; altrimenti lo si pesava, descrivendo il metallo e dandone il valore. Se il riconoscimento delle monete si rivelava comunque impossibile, le si conservava in una cassetta con il nome del proprietario (Vazquez De Parga – Lacarra, Uria Riu, 1948-1949, vol. I, p. 313). 11 Si narra infatti che il beato, dopo esser stato calunniato da un pellegrino – in realta` il diavolo – che lo aveva accusato di furto, comprendesse “che prudenza dell’huomo saggio e` conoscer le cose, che succeder possono per quelle, che sono passate” e provvedesse in questo modo: “si delibero` qualunque volta i pellegrini arrivassero al suo albergo, di far diligenza di scriver tutte le cose, che seco portavano, e ben custodire in una stanza percio` ordinata, e fedelemente restituire alla partita loro, accio` fusser sicuri di non haver a perder cosa alcuna, ed ei fusse libero da ogni calunnia del demonio, e degli huomini. Onde quando arrivavano i pellegrini, el poneva loro questo suo buon’ordine, e gli protestava, che dovesser manifestare ogni cosa, che ne renderebbe loro ragione alla partenza, altrimenti non si dolessero se cosa alcuna gli fusse involata, che non voleva esser tenuto a renderne ragione. Il quale ordine santo piacque tanto a` Posteri, che fin ad hoggi l’han fatto osservare; poiche´, quando arriva il forestiero in quella santa casa, si scrive il nome, cognome, e patria sua in un libro, e si fa inventario d’ogni suo havere, fino alle minime cose, & al suo partire si gli ristituisce il tutto di miglior condizione, guardandosi dalle polveri, tignole, & altre cose nocive a i loro beni da’ servi in quel santissimo luogo”. Seguono le indicazioni della destinazione del deposito in caso di morte: “e se per caso avviene, che alcuno infermo, che quivi capitasse, vi fornisca i suoi giorni, non perdono percio` i suoi, a’ quali per testamento, o donagione il parente loro habbia di quelle cose lascxiato; poiche´ per essi si conservano, anni & anni, finche´ vadino o mandino per esse, havendosi fedi autentiche, che ad essi appartengano que’ beni, o sieno oltremontani, o de piu` vicini paesi”: Vita del Beato Sorore, 1627, pp. 19-20.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

minor rischio. Sul piano sostanziale c’e` di piu`. Per il momento basti dire che nei casi del primo tipo sappiamo che, talvolta, la gente non si fidava del tutto nemmeno dell’istituzione che la accoglieva, nascondendo magari i propri beni nel letto12, mentre nel secondo la fiducia era elemento fondante dell’operazione. Questa fiducia ci porta su un terreno propriamente economico: si inizia cosı` a spiegare perche´ nei titoli di questo volume e dei saggi le parole “affari”, “monete”, “denaro”, “impresa” hanno, in relazione a “ospedale”, lo stesso peso di “pellegrinaggio” e “strada”. C’e` poi un altro termine, importante, ed e` la parola “volto”. Il Libro, infatti, mentre coglie il viaggiatore non alla partenza ne´ alla meta bensı` propriamente nell’atto del viaggiare, da` notizia del nome, della provenienza, della destinazione e, in certa misura, suggerisce il tragitto, di qualche centinaio di persone nell’arco di sessantaquattro anni, del sesso, qualche volta delle eta` e dello stato di famiglia, di alcune modalita` del viaggio e, infine, di alcune di esse fornisce la rara – e percio` preziosa – descrizione di quei tratti dell’aspetto fisico che potevano essere utili per l’identificazione e l’insostituibile dettaglio delle monete di tutta Europa che avevano in tasca. Esso permette di documentare per la prima volta che, talvolta, il pellegrino portava con se´ una discreta quantita` di oro e, in generale, una quantita` di denaro superiore a quanto comunemente si immagina; di conoscere l’attivita` di mediazione tra viaggiatori e banchieri locali per il cambio delle monete offerto da un ospedale affidabile e frequentato; infine, d’inquadrare tutto questo all’interno dei meccanismi di una macchina gestionale che, soprattutto dalla meta` del Trecento, mise in movimento un’impresa di una certa complessita`.

2. L’ospedale, impresa della pubblica carita` Gli studi di storia ospedaliera si collocano oggi in un clima di ricerca che e` molto vivo, ma anche di grande varieta`. In certi casi essi sono riconducibili ad indirizzi di studio di storia della medicina e della salute, in altri – particolarmente quando si tratti di grandi ospedali urbani – ad un autonomo interesse di storia istituzionale della sanita`. Mi pare tuttavia che l’impulso maggiore verso indagini di questa 12

Ad esempio Paolucci, Pinto, 1989, p. 107 citano casi di ricoverati che nascondevano i propri beni nel letto o nel saccone.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA STRADA COME AFFARE



natura sia venuto da linee di ricerca e da tendenze storiografiche connesse con cinque ordini di interessi. Prima di tutto, con la storia della Chiesa e delle esperienze religiose, anche dei laici, legate alla pratica della carita` e dei loro mutamenti13. In secondo luogo, con la storia della poverta` e del bisogno, dell’assistenza, delle condizioni dei ceti inferiori della societa`, o di quelle che potremmo chiamare la loro vita materiale e la loro quotidianita`. In terzo luogo, con la storia del potere politico ed economico nelle citta`, per il peso che i maggiori di questi istituti vi assunsero e per essere, talvolta, i posti di dirigenti o di rettori o di controllori degli ospedali una delle mete ambite dal ceto di governo e, conseguentemente, terreno di scontro delle aspirazioni. In quarto luogo, con la storia dell’urbanistica, dell’architettura e dell’arte, dal momento che gli ospedali urbani, molto spesso, erano edifici cospicui, oltre che adorni di affreschi e pieni di altri oggetti artistici: l’esame di questi complessi o di cio` che ne sopravvive offre, piu` di qualsiasi fonte scritta, un’idea precisa delle loro funzioni e delle possibilita` di accoglienza14. In quinto luogo, infine, con la storia del pellegrinaggio e dei viaggi, settore quest’ultimo in cui gli studi si sono di recente ulteriormente ravvivati in concomitanza con il giubileo romano del 200015. Ci sono molti modi di studiare il pellegrinaggio, ovviamente, e ce ne sono anche di piu` per indagare la storia degli ospedali16. Essi possono essere proficuamente studiati anche come imprese, appunto di carattere pubblico, che, con connotati imprenditoriali con l’andare del tempo sempre piu` chiaramente definiti, si organizzarono intorno al fine istituzionale di far “funzionare la carita`” o, per usare un altro linguaggio, di reperire risorse per erogare forme di assistenza. Quello senese, ad esempio, proiettato presto con proprie filiazioni anche fuori dello Stato cittadino e della regione, accettava donazioni, gestiva di conseguenza una proprieta` immobiliare in citta` e in campa-

13

Si legga la sintesi di Vauchez, 1990, nel capitolo su I cambiamenti del sistema assistenziale negli ultimi secoli del Medioevo, pp. 221-230. 14 Anche la fabbrica di santa Maria della Scala e` oggetto da alcuni anni di consistenti interventi di recupero e restauro. Nel lavoro di conoscenza sono coinvolti storici e archeologi dei dipartimenti di Storia e di Archeologia e storia delle arti dell’Universita` di Siena. 15 Traccia una sintesi dell’approccio storiografico e mette ordine in una bibliografia “piuttosto informe e diseguale” sul pellegrinaggio Cherubini, 2000, pp. 9-18, soprattutto il capitolo dal titolo Il pellegrinaggio come tema storiografico. 16 Un profilo recente e generale con bibliografia di massima relativa anche alla definizione giuridica in Balestracci, 2000 pp. 49-60. Per aspetti piu` tecnico-giuridici si rinvia a Nasalli Rocca, 1956.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

gna che era divenuta nel XIV secolo ormai vastissima e che, almeno in linea di principio, doveva essere produttiva17, prestava, e in modo consistente, al Comune e, almeno dalla meta` di quel secolo e nei decenni successivi, svolgeva attivita` bancaria, accogliendo il risparmio sotto forma di depostiti sui quali pagava interessi; gli interessi cosı` erogati consentivano ai cittadini, oggettivamente, di sostenere anche il prelievo fiscale e il sistema dei “prestiti forzosi” esatti dallo Stato. Il Comune di Siena manifesto` in modo concreto la sua intenzione di incoraggiare il servizio di deposito presso i due ospedali cittadini di santa Maria della Scala e della Casa della Misericordia nel 1389, quando delibero` in favore di chi donasse beni, ma anche di chi depositasse denari presso di essi sia pure traendone una remunerazione, cioe` ricevendone una forma di interesse18. Sulle dinamiche economiche connesse a tali depositi sto conducendo uno studio parallelo a questo19: pare pero` gia` di poter affermare che la finalita` dell’assistenza – fine statutario dell’istituzione caritativa cosı` come si era delineata dalla sua fondazione dovuta all’iniziativa dei canonici della cattedrale20 e insieme chiaramente ormai considerata dal Co17 Varie rubriche statutarie in Statuti ospedale 1305, pp. 43-44, 51-52. Per il quadro della proprieta` rurale si rinvia a Epstein, 1986. 18 Nel 1389 il Comune di Siena, in base ad una petizione presentata dall’ospedale di santa Maria della Scala e dalla Casa della Misericordia, delibero` l’esenzione da ogni gabella per “quecumque persona vel universitas ullo tempore in preteritum posuit sive deposuit aut quocumque vero titulo et causa commisit vel donavit sive dedit aut in futurum deinceps ullo tempore poneret, donaret, deponeret vel quocumque modo commicteret vel daret alicos [sic] denarios sive aliquam quantitatem pecunie in hospitali sancte Marie de la Schala de Senis seu in Domo Misericordie de Senis aut dicto hospitali vel dicte Domus Misericordie et occasione dictorum denariorum seu quantitatum pecunie sic posite vel deposite donate vel commisse vel quocumque modo date vel intuitu vel contemplatione dicte positionis, depositionis, donationis vel commissionis recepit vel in antea recipiet a dicto hospitali vel a dicta domo Misericordie aliquam provisionem vel remunerationem vel rem aliquam in denariis, blado, vino, olio vel aliis rebus mobilibus ex conventione habita inter talem personam vel universitatem vel promissione facta tali persone vel universitati cum dicto hospitali vel domo Misericordie”, ASS, Diplomatico, Ospedale, 1389 agosto 12 (cas. 1119): si tratta di due originali distinti, rogati da due diversi notai su due pezzi di pergamena (il primo del 12 agosto, il secondo del 26 novembre 1389) cuciti insieme solo in un secondo momento, comunque prima della loro scrittura negli Annali del Pizzetti che li registra insieme sotto l’unica segnatura G. MCXIII, dai quali cita Epstein, 1986, p. 240. Per la storia della Casa della Misericordia, fondata da Andrea Gallerani, si possono vedere Catoni, 1973, Catoni, 1989 e Nardi, in corso di stampa. 19 Di prossima pubblicazione con il titolo, indicativo, Un’impresa della pubblica carita`. Santa Maria della Scala di Siena tra banca e assistenza a cavallo della Peste Nera del 1348. Anticipazioni e traccia concettuale in Piccinni, 2003. 20 Verso la meta` del XII secolo compiti di assistenza dei poveri e degli infermi incapaci di sostentarsi erano stati affidati ai vescovi in base ai principi enunciati dal maestro di diritto canonico piu` noto del XII secolo, il monaco e teologo Graziano. L’hospitalitas canonicale era uno degli aspetti della cura d’anime “e quindi rientrava tra i compiti pastorali della

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA STRADA COME AFFARE



mune come un interesse del pubblico – non dette vita, almeno nel corso del Trecento, ad una opera di pura beneficenza, dal momento che veniva rispettato un principio di economicita`, quanto meno di pareggio, che pero` era in certa misura distinto anche dallo scopo di lucro in senso stretto perseguito dalle imprese private che operavano in Siena. Il Libro del pellegrino dell’ospedale senese, insomma, offre certo un’occasione importante per mettere a fuoco aspetti nuovi dell’organizzazione del pellegrinaggio tre-quattrocentesco ma, insieme, e` anche pretesto per iniziare a sviluppare e articolare, in maniera piu` piena e diversificata su vari piani, la riflessione su uno di quei molti ospedali medievali urbani ai quali, per fondazione o per evoluzione istituzionale, in Italia come in Germania o in Francia, vennero presto riconosciuti caratteri pubblici21. I moderni concetti di Stato e di Chiesa, lo sappiamo bene, furono estranei al Medioevo, assorbiti com’erano in una realta` universalistica quale e` quella sottesa all’ideale della christianitas; tuttavia una visione della comunita` statuale aveva sempre poggiato “sulla concezione dualistica dell’indipendenza e della distinzione dei due poteri sı` da produrre, sul piano della stessa elaborazione e sistemazione giuridica, un duplice filone di strumenti legislativi, uno di impronta piu` chiaramente civilistica, l’altro di derivazione chiaramente canonistica”22. A questo punto non e` difficile accorgersi che anche i referenti etici dell’attivita` degli ospedali urbani, cosı` come essi si erano evoluti dall’XI-XII secolo23, nel basso medioevo potecomunita` dei canonici che, attraverso di essa, cercava di sviluppare una azione sacramentale nei confronti degli uomini”, Fonseca, 1982 e 1962. Per la raccolta di 3900 testi della tradizione canonica dell’Occidente nota come Decretum Gratiani che, pur non assumendo mai valore ufficiale, rappresento` di fatto il fondamento del nuovo diritto canonico, si veda il Corpus iuris canonici, per il passaggio che qui ci interessa I, p. 289. 21 Per la Toscana il carattere di funzione ‘pubblica’ dei maggiori istituti assistenziali, come sottolinea Pinto, 1989, p. VIII, e` particolarmente evidente nel caso della Fraternita dei Laici di Arezzo, che nei primi anni del Trecento assunse i caratteri di una istituzione pubblica perfettamente integrata nella societa` cittadina, fino al punto che, nelle seconda meta` del secolo, tutti gli abitanti della citta` ne erano membri dalla nascita, divenendo cosı` “soggetti del servizio assistenziale senza alcun contraccambio diretto”. Per la Fraternita dei Laici di Arezzo si veda Moriani, 1979. Una breve sintesi del processo di municipalizzazione a livello europeo, per contestualizzare la ricostruzione della vicenda fiorentina, in Henderson, 1998, pp. 362-368. Mette brevemente a fuoco il caso dell’ospedale di Assisi e l’intreccio di relazioni intessute dal rettore con il comune De Sandre, 2002, pp. 146-154. 22 Fonseca, 1982, pp. 13-14. 23 Sull’evoluzione da un sistema di assistenza, essenzialmente rituale e ostentata, antecedente al XII secolo, nel quale “i potenti di questo mondo e i ricchi, tanto laici quanto ecclesiastici, procedevano periodicamente alla distribuzione di viveri e talvolta di denaro”, verso una nuova spiritualita` della poverta` e della carita`, con conseguenze che si manifesta-

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

vano ormai incontrarsi in proporzioni variabili, e con variazioni nel tempo, sia nell’idea religiosa di carita`, della quale Tolomeo da Lucca mise del resto in evidenza il ruolo nella societa` civile come “amor proximi”, sia in quella di Bene Comune sulla quale aveva riflettuto Remigio de’ Girolami e che Ambrogio Lorenzetti aveva illustrato proprio sulle pareti di una sala del palazzo pubblico di Siena, in quel Buongoverno che e` “uno solo, anche se fra i piu` significativi, dei numerosi ‘statuti dipinti’ che dovettero ornare le pubbliche sale delle repubbliche medievali”24. Cosı`, e` vero che nel 1309 il consiglio generale della citta`, che sosteneva l’istituzione ospedaliera e gia` ne nominava i revisori dei conti, aveva approvato una controversa delibera con il fine di collocare le proprie insegne ai due lati della porta d’ingresso del complesso, a mo’ di tabella di possesso, per affermare il principio che ‘‘lo detto spedale Sancte Marie sia del Comune di Siena’’25: atto nella sostanza simbolico che aveva rappresentato anche, forse soprattutto, un passo rilevante in direzione di un impegno diretto dei poteri municipali sul versante dell’assistenza ai poveri, ai trovatelli, ai pellegrini, ai malati, a tutti i bisognosi, in sintonia con un processo che e` testimoniato in tutta Europa tra XIII e XV secolo26. E purtuttavia l’ospedale continuava a portare inciso indelerono anche sul piano dell’assistenza con lo sviluppo degli ospedali urbani, si legga Vauchez, 1990, pp. 221-230. 24 Schiera, 2001, p. 113: l’autore ripercorre la storia della ‘dottrina’ del bonum commune partendo proprio dagli affreschi senesi, richiamando anche i punti fondamentali dalla discussione sull’impianto ideologico (di matrice aristotelica o ciceroniana) del Buongoverno di Lorenzetti. Per questo vedi Rubinstein, 1958 e 1995, Donato, 1988 e 1993, Skinner, 1987. 25 La vicenda controversa della segnatura degli edifici con le armi del Comune di Siena e` stata riassunta da Epstein, 1986, pp. 12-13 e nota, ed e` ora approfondita e commentata da Pellegrini, 2003, pp. 33-35 che cosı` conclude il suo ragionamento sul rapporto tra Comune e Santa Maria della Scala: “la balzana del Comune di Siena apposta all’ingresso del Santa Maria della Scala – scrive Michele Pellegrini – diveniva [...] l’indizio formale ed il sigillo simbolico di quel nuovo patronato comunale sui grandi enti assistenziali cittadini cui i secoli successivi avrebbero dato compiuta espressione”. Sulla questione delle insegne si ritorno` nel 1340 con un consilium sapientis: 22 marzo 1340 (1339 secondo lo stile ab incarnatione Domini: tutte le date nel testo sono state da me riportate allo stile moderno): consulto di gentiluomini, con risposta negativa, per valutare se l’apposizione delle armi potesse rendere l’ospedale sottoposto al governo del Comune (ASS, Diplomatico Ospedale, 3576, b. 42). Il consilium e` commentato da De Miramon, 1999, p. 405 (che dedica agli oblati senesi interessanti paragrafi: Les donne´s a` Sienne, La place des donne´s dans les hoˆpiteaux seinnois, Le traite´ de Socinus) e Epstein, 1986 p. 13. 26 “La municipalisation de l’assistance accompagne donc, sans se confondre avec elle, sa laı¨cisation, le point commun des deux phe´nome`nes e´tant la prise en consideration d’un besoin sociale. Ainsi, peu a` peu, entre le XIIIe et le XVe sie`cle, l’emprise des pouvoirs municipaux s’e´tend, au de´triment des pre´rogatives eccle´siastiques. Les de´libe´rations communales conserve´es te´moignent bien de l’aboutissement du phe´nome`ne: partout, au XVe

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA STRADA COME AFFARE



bilmente nel suo nome, con identica forza, il legame con la cattedrale di fronte alla cui scala era stato fondato in una stagione in cui, meno ancora che in altre, e` ben arduo non attribuire alla Chiesa, con i suoi ministri e le sue iniziative di carita`, una funzione di carattere pubblico, del resto riconosciuta dallo Stato stesso che ha sempre contribuito al suo mantenimento27: hospitalis Sancte Marie ante gradus maioris ecclesie, cioe` della Scala, rimanda a qualcosa di molto di piu` di una semplice collocazione nella topografia dell’area. Si notera` l’insistenza, ai limiti della forzatura, sul carattere pubblico di questa forma di assistenza. Si tratta di concetti sui quali il dibattito e` ancora in essere, tuttavia pubblica mi appare la storia dell’ospedale senese in ogni sua fase: e non solo dal momento nel quale si impose il profilo civile e comunale dell’ente ospedaliero, ma anche prima di esso. Alla base della complessa e stratificata normativa sta l’istituto della defensio che il Comune era tenuto a prestare alla cattedrale, dal quale fin almeno dal 1287 gia` chiaramente era emerso il problema ‘assistenza’ come nodo centrale del rapporto Chiesa-Comune28. Occorre dunque non ripercorrerne piu` la storia istituzionale soltanto come un lungo e conflittuale processo di perdita di autonomia i cui protagonisti sarebbero stati la cattedrale (nella figura dei canonici fondatori dell’ospedale intorno al 1090), la fraternita degli ospedalieri, ‘laici-religiosi’ al servizio dei poveri (in seguito, concretamente amministratori della carita` al suo interno29), il Comune di Siena (ente finanziatore e “proprietario” dalla meta` del XIII secolo non solo di questo ma anche di altri ospedali cittadini, in

sie` cle, les conseils de villes supervisent le fonctionnement des hoˆpitaux”, come sintetizza Le Ble´vec, 1999, p. 21. 27 Ricorda e sottolinea il carattere pubblico della proprieta` ecclesiastica in genere, e del prelievo fiscale (la decima) in particolare, con cui lo Stato contribuiva al suo mantenimento, in una storia di lungo periodo, Cammarosano, 1999, pp. 1-17. 28 Il Constituto del Comune di Siena del 1262 mostrava un assetto del rapporto tra Comune e assistenza ancora ancorato alla tradizione consolidata tra XII e XIII secolo (Constituto 1262, d. I, r. XXI-XXXVIIII, pp. 31-36). Le revisioni statutarie successive, negli anni Settanta e Ottanta del XIII secolo, riorganizzarono lo stesso materiale normativo, approdando nel 1287 ad un nuovo impianto. Devo queste informazioni e considerazioni, e quelle della nota successiva, a Michele Pellegrini che sta conducendo uno studio sull’assetto istituzionale dell’ospedale senese del quale da` un assaggio in Pellegrini, 2003. 29 A proposito della quale scrive Pellegrini, 2002, pp. 131-132: “Ancora per i primi decenni del duecento i fratres e le sorores dell’ospedale di santa Maria della Scala appaiono strettamente legati alla comunita` canonicale della cattedrale e al gruppo di conversi che ad essa faceva capo, e solo nel corso del pieno Duecento iniziarono a pensarsi nei termini di un vero e proprio ordine religioso”. Per inserire la storia duecentesca dell’ospedale nella storia della Chiesa senese e del suo rapporto con la citta` si veda anche Pellegrini, 2000.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

nome della loro pubblica utilita`30). Il processo di trasformazione e precisazione istituzionale degli ospedali non va, propriamente, dal privato al pubblico e nemmeno solo dalla Chiesa allo Stato che la estrometterebbe, all’interno del generale cammino di laicizzazione e municipalizzazione della carita` a livello del finanziamento, dello stato giuridico e dell’amministrazione31. Se abbandoniamo questo punto di vista, l’intreccio tra impalcatura economica, fini istituzionali degli ospedali pubblici, pubblica e privata carita` si propone subito come protagonista. La donazione dei propri beni non nacque certo con gli ospedali: da tempo gli uomini avevano trasferito a monasteri, chiese e conventi, proprieta` inalienabili perche´ i loro frutti fossero destinati ai poveri, lucrando vantaggi per la propria anima o per quella dei propri cari. Alla fine del Medioevo molto era cambiato. Santa Maria della Scala, ad esempio, finı` per configurarsi, soprattutto nel pieno Trecento, come l’impresa principale della citta` che rastrellava la carita` per conto del pubblico (accettava – ma rivendicava con una certa fierezza di non chiedere32 – elemosine in denaro per scopi pii, donazioni di beni immobili incentivati anche dal Comune), la rendeva produttiva con un’attenta gestione, la redistribuiva garantendo l’assistenza o, con altro linguaggio, le opere della carita`, utilizzando personale prevalentemente volontario che si voleva, sul piano del principio, competente e onesto. Da una miscela di simile coloritura, 30 Accanto all’ospedale di santa Maria godevano di un interessamento pubblico il lebbrosario di Terzole e la Domus Misericordie. La revisione degli statuti del comune di Siena del maggio 1292 aveva aggiunto un capitolo (confluito nel Costituto 1309-10, d. I, 21) che riconosceva la defensio comunale all’ospedale di ser Torello o di santa Croce, di recente fondazione e di cui si riconosceva la pubblica utilita` soprattutto in relazione all’ubicazione strategica all’estremo nord di Siena. Nel 1296 la defensio del Comune era stata estesa all’ospedale di Monna Agnese e alla Casa della Misericordia, di cui si era riconosciuta la pubblica utilitas (addizioni a ASS, Statuti 5, cc. 9-13). I quattro ospedali comunali – santa Maria della Scala, Casa della Misericordia, Monna Agnese, santa Croce – comparvero insieme per la prima volta in un unico elenco nel provvedimento del 1305 che intendeva imporre un controllo piu` stretto sulle proprieta` degli ospedali comunali e che innesco` la reazione degli enti e dell’autorita` ecclesiastica (ASS, Diplomatico Ospedale, 20 agosto 1305). 31 Riprendo questo concetto da Vauchez, 1990, pp. 225 e 229. Per Siena la “connotazione ambigua di questi ‘laici-religiosi’ dediti al servizio dei poveri e degli infermi negli ospedali, rispetto alla distinzione che opponeva nell’ecclesiologia del tempo i duo genera christianorum dei chierici e dei laici” e` commentata da Pellegrini, 2002, pp. 131-134. Per un occhio europeo sul processo di progressiva sostituzione dell’assistenza laica a quella ecclesiastica e di municipalizzazione dell’assistenza si veda Berengo, 1999, pp. 604-626. 32 1399: “hospitale recipit elemosinas ab eo qui spiratus est a Deo illam faciendi et eam non postulat secundo colore predicationis neque per verba fictitia et cetera”, Leverotti, 1984, p. 291.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA STRADA COME AFFARE



fatta salva la diversita` dei tempi e la capacita` di riuscita, mi sembra che scaturisca, del resto, anche l’idea alla quale, almeno sul piano teorico, tende oggi l’assistenza pubblica al bisogno, che vorrebbe costruirsi attraverso le modalita` di un’impresa che ha una finalita` sociale ma non per questo e` meno impresa delle altre. Certamente le origini dell’assistenza pubblica sono anche qui, quando la Chiesa prima e lo Stato poi non delegarono piu` ai privati la carita`, in altre parole la redistribuzione sociale della ricchezza, ma se la assunsero come un pubblico interesse. L’opera ospedaliera nella quale la pubblica e privata carita` si facevano istituzione era, cosı`, atto di pieta` privata, che rendeva concreta la spiritualita` del donatore, ed insieme esprimeva la filantropia del pubblico che la sosteneva e difendeva. Ma si avviava anche ad essere atto, propriamente, di interesse pubblico in quanto cercava di tamponare almeno alcune delle iniquita` della societa` attraverso l’erogazione di forme gratuite di servizi ai piu` bisognosi. Su di esse, sul loro valore sul piano etico e sulla efficacia nella dinamica sociale e politica delle citta`, la discussione e` aperta: Ruggiero Romano le ha definite come uniche “forme di restituzione” in un “vasto fenomeno di spossesso” del mondo del lavoro33, e con un linguaggio attualizzante potremmo chiamarle anche “ammortizzatori sociali”. La testimonianza del dono di se´ e/o dei propri beni come sfida alla morte e ricerca del riscatto, nell’orizzonte della vita eterna, dalla precarieta` della condizione umana si mescola, si sovrappone e si confonde (e ci confonde) con altri atti di diverso, talvolta opposto, segno: con quello del donare un bene come modo ingegnoso per sfuggire ad una pressante fiscalita` pubblica attraverso la tangente della doppia coscienza che e` l’alternativa all’evasione diretta34; con il 33

“In compenso – se cosı` puo` dirsi – di questo vasto fenomeno di spossesso [del mondo del lavoro], ci sono alcune «restituzioni». La forma essenziale che queste rivestono e` da vedersi nelle varie forme assistenziali, dagli ospedali ai monti di pieta`, e tutte confluiscono nella forma piu´ generale in cui s’iscrivono: la carita`. In primo luogo, si ricordera`, e` anche segno di orgoglio: si da` non solo per generosita`, ma anche per la vanita` di essere considerato dagli «altri» come colui che da`. In piu´, attraverso la pubblica carita` si contribuisce a distendere tensioni sociali, a creare per quanto possibile una pace sociale. [...] Ma inoltre varra` ricordare che quel che, da un canto, e` pubblica carita` e, dall’altro, richiesta di elemosina. [...]. L’elemosina data, del resto, costituisce un ricatto: chi la riceve deve essere grato all’offerente, dimenticare – in sostanza – che colui il quale da` e`, molto spesso, colui che prima ha tolto”, Romano, 1972, p. 270. 34 Il rapporto tra oblazione ed evasione fiscale – comune del resto a molti istituti religiosi e assistenziali – meritera` una trattazione a parte. La documentazione pubblica senese e quella ospedaliera ne recano traccia fin dalla fine del XIII secolo. Per l’epoca cui qui ci si riferisce mi limito a citare un provvedimento “Contra oblatos” preso dal Comune di Siena

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

donare “a termine”, cioe` dando tempo ad un bene fondiario di rivitalizzarsi nelle mani esperte degli amministratori dell’ente ospedaliero35; con il donare come modo per garantirsi una rendita vitalizia36. In un conto di dare e avere, sembra anche che si aspiri a una misura del “giusto”. Si osserva, insomma, un’avvertita e diffusa consapevolezza che l’ospedale aveva carattere di ente di pubblico interesse, e da questa consapevolezza procedeva una faticosa e lenta ridefinizione istituzionale. L’impressione che ricavo dalla documentazione senese, ma non certo di per se´ limitabile a Siena, e` che l’ospedale medievale urbano – costruito con la carita` ed erogatore a sua volta di carita` – abbia accompagnato la gestazione, sia pure non lineare, di forme di limitazione delle iniquita` e di redistribuzione sociale della ricchezza diverse da quelle fiscali37, e che questo processo si sia collocato a meta` strada tra l’iniziativa dei poteri pubblici (laici ed ecclesiastici) e l’iniziativa dei poteri privati, dato che privato e pubblico erano all’epoca ampiamente commisti. Pertanto e` in quest’ottica d’indagine di uno dei molti caratteri di un’impresa complessa, all’interno di una societa` gia` piuttosto complessa anch’essa, cui non sono estranei ne´ il maneggio del denaro ne´ la spinta etica38 – oggi si parlerebbe di no profit – forse piu` ancora che nel 1393, “con cio` sia cosa che molti commessi sonno e oblati da octo anni in qua”, con l’intento di “vedere e ritrovare quanto devito aveva el Comune di cose trasordinarie quando tali commessioni furono facte et veghano quello che tocha per livra de’ decti deviti che a`nno lassati per fuggire el Comune et accio` che per l’avenire niuno per la decta cagione abia materia di commettarsi” (ASS, Consiglio generale 197, c. 65). Si aggiunga che in occasione delle revisioni della tassa del contado (1404, 1412, 1444) si delibero` che i passaggi di proprieta` non avessero valore se avvenuti dopo la delibera di revisione, e tra essi si compresero i beni di “chi si fosse commesso in alcuno luogo per qualunque modo” in quanto “facte fictitiamente” (ASS, Statuti di Siena 47, cc. 202, 216 v.). Ginatempo, 1988, p. 284 segnala che cinque abitanti di Bibbiano e Castelnuovo Guilleschi, gravati da epidemie e debiti, “si sono per essi mancamenti et gravezze commessi ne lo spedale”. 35 Mucciarelli, 1996 e 2000 segnala, per il Trecento, una serie di donazioni di terre da parte di membri della famiglia Piccolomini che i donanti revocarono dopo alcuni anni, quando il bene si era rivalutato. Gli indici delle pergamene relative ai Piccolomini provenienti da fondi diplomatici diversi dal 1206 al 1400 sono consultabili on-line (Mucciarelli, 2002). 36 Esempi in Redon, 1985. 37 La giustizia commutativa e` quella che secondo Aristotele attende alle transazioni volontarie e involontarie tra i cittadini ed e` idealmente rappresentata nella gia` citata Allegoria del Buongoverno dal Lorenzetti. 38 Su quanto l’etica moderna e contemporanea debba, sia sul versante dei giudizi che su quello dei pregiudizi, alle antiche questioni intorno al denaro, alla sua natura, al suo uso, al suo commercio riflette Franco Belli (Belli, 2002), ricordando come tali antiche questioni siano scosse da un processo permanente di rivisitazione e rivitalizzazione e intese ancora oggi come un congruo punto di riferimento.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

LA STRADA COME AFFARE



all’interno della storia del pellegrinaggio europeo che intendo proporre anche il servizio di depositi offerto ai pellegrini. Non a caso la compilazione del Libro, come vedremo tra qualche pagina, appare un’operazione concordata tra capitolo ospedaliero e governo della citta` e per la quale ci fu bisogno di utilizzare tanto personaggi autorevoli nella vita politica quanto professionalita` ben sperimentate nel campo dell’amministrazione.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

3. Il Comune di Siena, la crisi e il risanamento del bilancio ospedaliero Se il 22 aprile del 1410 il capitolo dei frati che gestivano l’ospedale aveva fatto mettere a verbale in modo piuttosto sobrio la volonta` di ‘‘fare uno libricciuolo nel quale si scrivano tutti e’ dipositi de’ Romei o d’altri e’ quagli gia` piu` anni apaiono scritti ne’ libri dello spedale e inde si cassino”39, il proemio del Libro che si comincio` concretamente a scrivere nel giugno seguente si apriva con una mozione di intenti di una certa solennita`. Dopo l’invocazione di Dio, della Madonna e di tutti i santi e le sante del paradiso, chiamati per garantire l’eticita` dell’azione dei redattori del Libro, si spiegava che, come deliberato dal capitolo dei frati ospedalieri riunito insieme con una commissione di sei savi eletti dal governo di Siena, vi sarebbero stati trascritti i “depositi vecchi”, in pratica quelli che, in quanto mai riscossi dai depositanti, erano stati spuntati dai libri dell’amministrazione ospedaliera che erano allora archiviati con le lettere dalla E alla H40. Si trattava, percio`, dell’avvio di un libro di spoglio, uno di quei 39

ASS, Ospedale 22, c. 96v. I libri originari dai quali vennero trascritti i depositi non riscossi sono indicati come “libro grosso segnato E” (cc.2-3v), “libro grosso segnato F” (cc. 4-24v), “libro rosso segnato G” (cc. 25-37) e “libro bianco segnato H” (c.38). I libri E-G sono andati perduti. Si puo` tuttavia ricostruire che il libro grosso E avesse almeno 499 cc.: vi erano scritti almeno 31 depositi dei romei degli anni 1382-1385; il libro grosso F aveva almeno 592 cc. e vi erano scritti 192 depositi dei romei dal 1386 al 1400; il libro rosso G aveva almeno 287 cc. e vi erano scritti 100 depositi dei romei dal 1400 al 1402. Nel libro bianco H (libro grosso bianco segnato H di debitori e creditori), unico superstite (ASS, Ospedale 517) sono scritti due depositi non riscossi del 1409: esso conserva le scritture degli anni 1406-1412 compilate dallo scrittore Tuccio di Simone. A questo punto si puo` ragionevolmente pensare che i registri dai quali vennero spuntati i depositi trascritti nel Libro facessero parte della serie che oggi e` chiamata Libri a ricogliare e bilanci. I numeri attuali 514, 515 (detti anche “libro a ricogliare vecchio e nuovo”) e 516 corrisponderebbero a quelli che all’epoca erano stati segnati con le lettere A, B e C (1339-1372). Se il 517 e` il libro H che inizia nel 1406 questo significa che nella lacuna, dal 1372 al 1406, erano originariamente le lettere D, E, F, G. In questa ipotesi il libro D si sarebbe trovato tra il 1372 e il 1382. 40

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

registri ausiliari nei quali si operava un riepilogo delle partite in sospeso di cui l’ospedale era rimasto creditore o debitore41. Trascorso un po’ di tempo senza che il pellegrino li reclamasse, infatti, i depositi erano stati cambiati in moneta corrente in Siena e quest’ultima era stata incamerata e iscritta tra le entrate nei registri di cassa del camarlengo, con l’impegno ad eventualmente restituire l’equivalente del deposito originario ad improbabili pellegrini di ritorno, “se mai tornassero”42: da cio` la successiva registrazione nei libri dei creditori. Nella seduta dell’aprile 1410 si delibero` invece che, da allora in poi, solo dopo aver ottenuto un’espressa delibera del capitolo e dei savi, resa pubblica dal notaio dell’ospedale, quei denari avrebbero potuto essere ritirati dal depositante casomai egli si fosse ripresentato43. La compilazione del Libro fu decisa da una commissione di dieci persone (i savi), mista tra Comune di Siena e ospedale e incaricata, con delega piena, di studiare soluzioni “al bonifichamento del detto spedale”. Va notato che tra i savi di nomina comunale “che deliberaro ch’el detto libro si facesse” sedessero personaggi di un certo rilievo44. Al primo posto, insieme al rettore, l’olivetano Paolo di Paolo Serfucci, troviamo messer Tomasso di messer Bartolomeo dall’Agazaia (o Agazzari), principale uomo di fiducia del partito di governo negli affari ospedalieri e non nuovo a ruoli di mediazione tra citta` e ospedale: era stato proprio lui, il 2 novembre del 1404, a traghettare il Serfucci, insignendolo dell’indispensabile titolo di cavaliere, verso l’incarico di rettore di santa Maria della Scala al quale lo aveva fortemente voluto il governo senese dopo un duro conflitto con il capitolo ospedaliero45. Tommaso fu anche colui che fisicamente spunto` i nomi dai registri dei creditori, dettandoli allo scrittore Nello di ser Giovanni. 41

Per i libri di spogli dei debitori e in genere per le forme della contabilita` di santa Maria della Scala dal XV in poi Di Toro – Di Pietra, 1999, alle p. 221 e sgg. 42 In merito rintraccio almeno due delibere del capitolo: il 26 agosto 1390 si delibero` ‘che certi depositi asegnati per frate Cencio si mettano a entrata del camarlengo scrivendo di cui sono, sı` che se mai tornassero li riabiano’’ e cosı` pure il 27 giugno dello stesso anno ‘‘che e’ dipositi vecchi, cioe` al tempo di frate Giovanni senc¸a Barba e da llui a dietro, si mettano a entrata” (ASS, Ospedale 21, cc. 223, 226 v.). Nel Libro frate Cencio risulta impegnato nella gestione dei depositi dei romei almeno dal 1382. 43 “E chiuunche contrafaciesse a questo sia tenuto a sodisfare lo spedale d’altretanti denari quanti paghase, de’ suoi propi e ancho sie punito sichome che per lo chapitolo sara` deliberato”, Libro, c. 1. 44 La nomina dei signori venne ratificata dal consiglio generale (ASS, Consiglio Generale, 204) 45 La serie cronologica dei rettori in appendice a Statuti ospedale 1305, pp. 211-214.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA STRADA COME AFFARE



L’Agazzari e il Serfucci formavano una coppia solidale, di forte impronta governativa. Li accompagnavano Checco di Bartolomeo Petrucci, il mercante Turino di Matteo46, Matteo di Giovannello, Antonio di Rosso, Andrea d’Ambrogio Bonegli, scelti dai Signori, cosı` come lo erano i due frati: frate Francesco di ser Pietro e ser Cristofano di Gano Guidini. Se Turino di Matteo, di lı` a qualche mese, sarebbe stato in lizza come possibile nuovo rettore e nel 1420 sarebbe stato il primo Operaio dell’Opera del Duomo eletto a vita47, e frate Francesco di ser Pietro si era gia` occupato in passato dei depositi dei romei e, soprattutto, era particolarmente esperto nell’amministrazione del denaro, avendo ricoperto piu` volte l’incarico di camarlengo dell’ospedale48, il notaio Cristofano, forse piu` di messer Tommaso, era un personaggio tutt’altro che anonimo a livello cittadino. Lo conosciamo bene per essere stato uno dei piu` ardenti discepoli di santa Caterina, fino a perorarne presso papa Gregorio XII, di passaggio a Siena, la causa di canonizzazione. La sua vita fu contrassegnata anche dall’impegno professionale e politico, poiche´ ricoprı` numerosi uffici “in palazzo” e nel 1384 fece parte del governo popolare dei Riformatori proprio nei mesi che ne precedettero la caduta. Infine lo segno` il legame, stretto a molti livelli durante la rettoria di Giovanni di Giacomo Ghiandaroni49, appartenente come lui alla fazione popolare dei Riformatori, con l’ospedale di santa Maria della Scala, della quale era stato notaio dal 1384, fino a vestirne l’abito nel 1391dopo che la sua famiglia era stata decimata dalla peste50. Dopo quella data a Cristofano erano stati affidati piu` 46 Ambedue gia` avevano ricoperto, e di nuovo l’avrebbero fatto, l’incarico comunale di gonfalonieri (ASS, Concistoro 271, 294, 296, 232, 349) 47 In Lusini, 1911, p. 355 e` detto Turino di Matteo da Asciano mercante. 48 Fu camarlengo nel 1392, 1396, 1398 (ASS, Ospedale 21, ad annum). Ricoprı` anche altri uffici tra cui, nel 1394, quello di ufficiale sopra ai depositi dei romei (ASS, Ospedale 21, c. 272) 49 Il Ghiandaroni, uomo di fiducia dello stesso partito dei Riformatori del quale faceva parte Cristofano, eletto contro la volonta` del capitolo dei frati che gli avrebbero preferito il lanaiolo Pietro Landi, fu rettore dell’ospedale dal 1383 al 1404; egli era stato, nel 1374, anche rettore ed operaio dell’opera del Duomo e dal 1376 al 1382 camarlengo della Biccherna, l’alta magistratura finanziaria del Comune di Siena (si veda la serie cronologica dei rettori in appendice a Statuti ospedale 1305, p. 354; Lusini, 1911: la serie cronologica degli operai e rettori dell’opera del Duomo e` alle pp. 353-355). 50 Cherubini, 1974 Dal libro di ricordi, pp. 393-425, in particolare pp. 405,409. Dal 3 dicembre 1384 Cristofano era stato notaio di santa Maria della Scala (ASS, Ospedale 21, c.339 v), nel 1385 aveva voluto Meio di Iacomo, familiare del rettore, come padrino per la cresima del primo figlio, la seconda figlia era stata tenuta a cresima da un frate dell’ospedale, Sano di Bartalo; infine, nel 1390, dopo la morte della moglie e di sei figli, Cristofano

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

volte ruoli di rilievo nella politica ospedaliera, principalmente di sovrintendenza e scelta degli uomini: ad esempio nel biennio 1394-1396 e nel 1399 aveva fatto parte della commissione che sceglieva i frati ai quali affidare gli uffici51, nel 1404, durante la malattia che avrebbe condotto alla morte il rettore, ne aveva fatto le veci come vicario; infine nel 1406 aveva ricoperto l’incarico di “maestro, consigliatore e comandatore dei pellegrinieri”, ufficio di 52 supervisione che sembra istituito appositamente per il lui . Tra ser Cristofano di Gano e Tommaso dell’Agazzaia, inoltre, venticinque anni prima della data d’inizio del Libro, in quel burrascoso 1385 in cui i Riformatori, dei quali faceva parte Cristofano, erano stati travolti da un governo di coalizione che li escludeva, era avvenuta una sorta di passaggio delle consegne nella vita politica53, e dunque anche da questo punto di vista la commissione si presentava tutto sommato equilibrata: per il suo passato Cristofano rappresentava autorevolmente, oltre che l’ospedale, il contraltare politico di Tommaso. La redazione del Libro, come ho detto, appare un’operazione saldamente concordata con il governo della citta` e per la quale ci si avvalse tanto di personaggi – un mercante, un notaio – abituati a vivere in mezzo ai libri di conti e a seguire da vicino i movimenti del denaro e anche ben autorevoli e credibili a livello cittadino, quanto di professionalita` ben sperimentate nell’amministrazione54. Ora, e` aveva rinchiuso l’ultima figlia nel convento di santa Bonda e vestito l’abito il 14 agosto 1391. 51 ASS, Ospedale 21, cc. 271-81-91-305v-315v 52 Come risulta dal verbale della seduta del Capitolo ospedaliero del 10 maggio: “che ser Cristofano sia deputato et dato, a beneplacito del capitolo, per maestro et consigliatore e chomandatore de’ pellegrinieri accio` che gl’infermi sieno meglio curati et visitati et pellegrini anchora sieno piu` lietamente e meglio ricevuti. Et pellegrinieri non di meno sieno fermi et facciano l’offitio loro et sieno amoniti che visitino bene et lietamente gl’infermi et ancho e’ pellegrini sieno bene et lietamente ricevuti sı` che sia piacere di Dio’’ (ASS, Ospedale 22, c.40). Non trovo in precedenza frati con questo incarico anche se gia` lo statuto del 1305 prevedeva l’elezione di tre di loro che affiancassero il rettore nella scelta dei nuovi ammessi nella comunita` (Statuti ospedale 1305, p. 45, XXXIII). Cristofano morı` pochi mesi dopo l’avvio della scrittura del Libro (ASS, Ospedale 182, 3˚, c.4). 53 Nel 1385, quando un’operazione di reazione politica aveva portato al potere un governo di coalizione, Tommaso aveva fatto parte del primo gruppo di neo-cavalieri insigniti “per l’alegreza” subito dopo la caduta dei Riformatori (Montauri, Cronaca, pp.710-177). Per un intervento dell’Agazzari su questioni di politica estera vedi Ascheri, 1985, p. 63 54 Ad esempio lo scrittore frate Nello di ser Giovanni, una decina di anni prima (1399), era stato impegnato in un’operazione di recupero dei crediti (ASS, Ospedale 21, c. 319v). Anche nell’ospedale della Misericordia di Prato Paolucci-Pinto, 1989, p. 106 notano un cambio di attenzione per le registrazioni dei ricoveri quando nell’amministrazione entro` un

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA STRADA COME AFFARE



certo complesso calcolare a quanto ammonto` il denaro che nell’occasione della compilazione del Libro i frati poterono registrare definitivamente nelle entrate dell’ospedale55, ma i calcoli attenti di Lucia Travaini consentono di accertare un totale che si aggira intorno ai 2.500 fiorini56, un quarto circa dell’intero bilancio ospedaliero dichiarato nel 139957: 2.500 fiorini e` anche la somma con la quale si potevano acquistare nel 1390 quattro o cinque poderi o dodici vigne non lontani dalla citta`, da mettere a frutto con una buona rendita58; la stessa somma aveva rappresentato nel 1393 quasi il totale dei debiti che avevano portato alla crisi della Casa della Misericordia59; nel 1401 con 2.500 fiorini l’ospedale avrebbe avuto la liquidita` necessaria per far fronte piu` volte alla richiesta di prestiti da parte del Comune60; nel 1415 con quella somma l’ospedale avrebbe potuto acquistare addirittura uno dei due castelli valdorciani della Ripa e di Bagno Vignoni che Cocco Salimbeni vendette a Siena61; dal 1418 con 2. 500 fiorini l’ospedale avrebbe potuto finanziare lo Studio per sette anni62; infine nel 1472, alla nascita del Monte dei pegni (Monte personaggio importante della vita economica cittadina. Lo stesso ser Cristofano di Gano era stato piu` volte notaio al Banco dei Pupilli e delle vedove, anche se, come scriveva nel 1379 a Neri di Landoccio Pagliaresi, il primo segretario di santa Caterina da Siena, “mi incresce [...] per lo illecito guadagno” (Lettere di S. Caterina, vol. VI, Lettere dei discepoli, XI, pp.67-69). 55 Le poste relative sono riconoscibili perche´ cominciano con die avere, formula che sta ad indicare che essa era intestata a un creditore dell’ospedale, Di Pietra- Di Toro, 1999, pp. 97, 104. 56 Rimando all’analisi di Lucia Travaini. 57 Nella relazione del 1399, che avro` modo di descrivere, le entrate dell’ospedale ammontavano a 12.000 fiorini annui, ricavati dalla vendita del frumento e dalle alienazioni di proprieta` in periodo di penuria, dalla rendita degli affitti, dalle elemosine e da altre voci “repertum est valere introitus camerarii dicti hospitalis Senarum ad introitum et exitum circa XII milia florenorum et isti sunt de frumentis et possessionibus venditis in temporibus penuriam et pensionibus domorum et restaurationibus et alii variis elemosinis et pluribus rationibus”, Leverotti, 1984, p. 289. Nel 1496, invece, il cavaliere Arnoldo di Harff, in pellegrinaggio da Colonia verso Roma, avrebbe visitato l’ospedale e raccolto la voce che le sue uscite ammontavano a 20.000 ducati, Viaggio in Italia, pp. 132-133. 58 Ad esempio ser Cristofano di Gano Guidini, notaio dell’ospedale, nel 1391 compro` due poderi a Chiusure per 1.100 fiorini e una vigna per 200, Cherubini, 1974 Dal libro di ricordi, p. 417. 59 ASS, Consiglio generale 197, c. 88 v., 24 ottobre 1393 citato da Balestracci-Piccinni, 1977, p. 154. 60 Nel novembre 1401 l’ospedale presto` al Comune in quattro rate 200 fiorini “di certa presta la quale ci pregano e’ nostri signori [...] che l’ospedale pagasse CC fiorini in IIII paghe”, ASS, Ospedale 21, c. 337v. 61 Il costo fu di 5.000 fiorini, Carniani, 1995, p. 277. 62 Dal 1418 l’ospedale fu obbligato dal Comune a sostenere finanziariamente lo Studio con la sovvenzione di 350 fiorini annui, Zdekauer, 1894, p. 32.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Pio), quella somma consentı` all’ospedale di contribuire per oltre il 30% alla costituzione del capitale iniziale63. Possiamo quindi concludere che una somma importante venne registrata nelle entrate del bilancio ospedaliero nel 1410 in conseguenza della compilazione del Libro. Tuttavia, dal punto di vista della cassa essa resta una goccia nel mare del bilancio ospedaliero. Infatti, le nostre valutazioni cambiano se la diluiamo nell’arco di tre decenni, quanti ne corrono tra il 1382 e il 1410: i 2.500 fiorini non vennero realmente incassati in quell’anno 1410 perche´ la maggior parte del denaro registrato, come vedremo meglio piu` avanti, era stato gia` incamerato nel 1400. La compilazione del Libro, dunque, non incise di per se´ e in maniera importante sulla liquidita`, che tanto stava a cuore in quegli anni, ma fu soprattutto una operazione di cura amministrativa che di fatto azzerava il debito e con la quale i denari a suo tempo incamerati diventavano piu` o meno definitivamente dell’ospedale64. Tanta attenzione da parte del Comune e tante competenze e controlli per quello che sembrerebbe avere l’aspetto di semplice svecchiamento di una contabilita` bisognosa di riordino, fa pensare, dunque, che anche il Libro si inserisse in un piu` complessivo quadro nel quale si miscelavano: la consapevolezza che il denaro – poco o tanto che fosse – andava sempre trattato con serieta` e senso di responsabilita`; l’interesse del “pubblico” per una struttura di assistenza che esso sentiva sua; e infine, tecnicamente, il ripensamento di alcuni aspetti dell’amministrazione che si intravedono dagli anni Novanta del XIV secolo con l’apertura di un nuovo libro di spogli di debitori65, in sintonia con quell’azione di risanamento del bilancio ospedaliero per la quale, gia` da tempo, membri della comunita` lavoravano insieme a personale politico, impegnato a sostenerli nel recupero crediti ed a vigilare sul loro operato con la revisione dei

63

L’ospedale fu chiamato a concorrere alla nascita del Monte Pio con 2.000 fiorini a fondo perduto su 7600 di capitale totale, Sapori, 1972, pp. 39-40. 64 Alla c. 38v. del Libro si legge: “Tutti i dipositi scritti da questo fo. indrietro non se ne vuolo fare alchuno paghamento cioe` da fo. 1 infino a questo fo. 38 senza le diliberazioni che nel proemio si contiene inanzi nel primo foglio”. 65 29 maggio 1393: “Che si faccia uno libro nuovo nel quale degli altri libri si traggha et ine si scriva tutti coloro che ragionevolmente debbano pagare et che sieno electi quegli frati che misser Giovanni vorra`, che facciano fare a’ riveditori delle ragioni el decto libro” (ASS, Ospedale 21, c. 256)

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA STRADA COME AFFARE



conti e nell’ambito del rilancio della credibilita` dell’ospedale al quale il “pubblico” contribuiva per la sua parte66. Effettivamente, tra la fine del Trecento e i primi decenni del Quattrocento, l’ospedale di santa Maria, come del resto nell’insieme il sistema d’assistenza di tante altre citta`67, aveva affrontato una fase di difficolta` economiche, anche perche´ alle sue ricchezze il Comune aveva attinto ripetutamente, facendosi anticipare denaro, costringendolo ad acquistare ‘terre’ o a fortificarle, a concorrere al sostentamento dello Studio68, tanto che nel 1403 il capitolo dei frati si era rivolto direttamente al consiglio generale della citta` chiedendo piu` attenzione per l’istituzione, descritta come in rovina69. Con pochi esiti, se le difficolta` si erano fatte piu` drammatiche dagli anni Venti del Quattrocento70, quando anche san Bernardino, predicando a Siena, aveva lamentato una crisi d’immagine dell’ospedale, nello stesso giorno in cui la sua rettoria era rimasta vacante: ‘‘E volese Idio che questo vostro Spedale avesse la fama che elli ha gia` auta’’, diceva. Non sappiamo fino a che punto l’impressione di Bernardino corrispondesse al vero e, comunque, a cosa egli attribuisse questa decadenza: se un passaggio di una predica (‘‘Io vi ricordo che quello e` uno degli occhi de la vostra citta`, e l’altro occhio e` el Vescovado: stanno molto bene a lato l’uno all’altro. L’occhio dritto e` il Vescovado, e ’l sinistro e` lo Spedale: el naso e` la piazza che e` in mezzo. Vedi che e` longhetta come e` il naso”) sembra voler rinverdire i legami allentati con la cattedrale, un’altra denunciava esplicitamente anche la decadenza della qualita` dell’assistenza ai pellegrini negli ospedali della citta` (‘‘In quello spedale non esservi lecta da potere 66

Rappresentanti del Comune affiancavano dal 1399 il rettore. La sintesi di queste vicende e` in Epstein, 1986, pp. 25-27. Ma il ruolo del Comune nella revisione dei conti di santa Maria della Scala e` ben piu` antico, datando almeno al 1286-1296, come in ASS, Statuti di Siena 16, c.13. Rileggendo gli eventi passati, con molta chiarezza nel 1388 alcuni cittadini senesi, presentando una petizione perche´ il Comune prendesse sotto la sua protezione l’ospedale di Arcidosso, scrivevano “E come sapete, signori, se ‘l comune di Siena non avesse poste le mani a’ l’Uopare Sancte Marie, allo spedale della Scala e a la Casa de la Misericordia come le cose sarebbono ite”, ASS, Consiglio generale 196, c. 81rv, citata da Epstein, 1986, p. 25. 67 Vauchez, 1990, pp. 224-226 68 Garosi, 1958, p. 527: il 3 giugno 1408 il rettore dichiarava al Comune di non essere piu` in grado di sostenere quest’onere. 69 ‘‘Che si domandi al consiglio generale e ne si dica e narri e’ bisogni dello spedale e in che stato lo spedale e` e che riparino a la rovina dello spedale’’, ASS, Ospedale 22, c. 8, 15 giugno 1403. 70 La crisi dell’ospedale negli anni Trenta del Quattrocento e` ampiamente documentata in ASS, Statuti di Siena 41.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

ricevare i pellegrini; quale e` caduto, quale ha uno difetto, e quale n’ ha piu`”)71. Forse anche sull’onda di quest’insistita predicazione, il consiglio generale della citta` riaffermava, nel 1433, che occorreva sostenere l’ospedale e porre rimedio ai suoi problemi finanziari anche in nome della devozione della citta` a Maria, alla quale l’istituzione era dedicata e i cui influssi benevoli sulla citta` potevano essere in questo modo propiziati72. Contemporaneamente, tuttavia, troviamo ampie tracce di un’opposta crescita di prestigio dell’ospedale all’esterno di Siena. Dagli inizi del Quattrocento da piu` parti si richiedevano informazioni all’istituto senese sulla qualita` dell’assistenza, su gli organi di gestione, sulla forma architettonica. Gian Galeazzo Visconti, impegnato a dettare regole comuni per tutto il suo Stato, aveva ordinato la costruzione in Milano di un grande ospedale dei poveri simile quello di Siena, al quale aveva chiesto una relazione sulla gestione assistenziale, decidendo infine, nel 1401, di ricondurre sotto un’unica gestione tutti gli ospedali del ducato ‘‘modo et forma, quibus regulatur et gubernatur hospitale civitatis Senarum’’73. Nel 1414 l’imperatore Sigismondo del Lussemburgo aveva visitato la citta`, chiedendo un disegno dell’ospedale74. Nel 1427, lo stesso anno in cui san Bernardino lamentava il calo d’immagine, Brescia si richiamava esplicitamente all’esperienza senese quando decideva di unificare la gestione dei propri ospedali75. E anche se volessimo considerare enfatizzate le affermazioni che santa Maria della Scala fosse ‘‘specchio di tutta la Toscana’’ (1429), o avesse avuto ‘‘per li tempi passati prestati buona et grande fama per tutte le nationi de’ christiani’’ (1433)76, resta il fatto che il nome di santa Maria della Scala era tra i pochi che circolavano in Italia e nell’Impero ogni volta che lo Stato si occupava di assistenza. Qualche decennio piu` tardi, nel 1449, papa Nicolo` V, nella bolla d’autorizzazione dell’ospedale di Pavia, prescri71

Bernardino, Prediche 1427, XLI, 20-21; XIX, 101. Altrimenti – si scrive – ‘‘verrebbe a mancare le cose ordinate et consuete in riverentia della gloriosa vergine Maria, advocata singolarissima di questa cipta`, la quale n’a` soccorsi infinite volte et scampati da innumerevoli pericoli’’, ASS, Consiglio generale, 29 settembre 1433, citato da Isaacs, 1988, p. 20. 73 Registri dominazione viscontea, 1929-1932, p. 103, n. 192, 22 novembre 1399, Pavia; p. 132, n. 65, 1401 novembre 7, Milano (citato da Leverotti, 1981, pp. 7-113, alla quale attingo ampiamente). La relazione e` edita da Leverotti, 1984; Ascheri, 1988, la retrodata al 1399. 74 Il documento e` edito da Milanesi, 1854, pp. 63-65. 75 Mariella, 1963, p. 196 e 221. 76 ASS, Ospedale, 116, c.7. 72

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA STRADA COME AFFARE



veva che l’istituzione fosse fatta ‘‘ad instar florentinensis et senensis hospitalium’’77; nel 1451 Cremona pensava ad un nuovo grande ospedale ‘‘che fusse honorevole et nominato come ad Fiorenza et ad Sena’’78; e l’anno dopo, il 1452, il duca di Milano Francesco Sforza si rivolgeva di nuovo ai suoi ambasciatori di Siena e di Firenze per avere notizie sugli ospedali di quelle citta` ‘‘a similitudine de’ quali’’ era stato voluto l’ospedale maggiore di Milano79. Nicodemo Tranchedini, da Siena, aveva risposto prontamente al duca, mostrandosi perplesso sia perche´ l’ospedale senese, avendo ancora una discreta autonomia amministrativa ed un rettore eletto a vita, era retto con ‘‘strani ordini [...] quali so non comportarete nel vostro’’, sia perche´ l’architettura dell’edificio ‘‘situato in monte’’ non era riproducibile ‘‘in paese piano’’ ed aveva un disegno ‘‘che non dessegneria Giotto se vivesse’’80. Nel Quattrocento, dunque, quel riconoscimento di una superiorita` nelle tecniche economiche che era stato attribuito in maniera generalizzata e da tempo alle e´lites mercantili delle citta` toscane sembra essersi esteso alla gestione dei loro istituti di assistenza, che venivano presi a modello e misura, foss’anche per distaccarsene. Anche la crisi finanziaria, in ogni caso, sembra accantonata con il quarto decennio del Quattrocento, che e` anche quello che vide un rinnovato fervore edilizio nell’edificio. Nel 1443 la commissione mista di frati e laici che ormai gestiva l’ospedale fece dipingere nel pellegrinaio il manifesto delle volonta` caritative e di servizio dell’istituzione e del Comune che contribuı` alla commessa, vale a dire il ciclo di affreschi dipinti da Domenico di Bartolo, Priamo della Quercia e il Vecchietta: in una sorta di ‘‘Buongoverno ospedaliero’’ – che fa da pendant, in Toscana, con il magnifico fregio robbiano 81 dell’ospedale del Ceppo di Pistoia, piu` tardo di quasi un secolo – si illustro` il programma di assistenza verso i malati, i bambini abbandonati, i poveri e i forestieri, con alcune varianti (ad esempio l’allevamento e l’istruzione dei fanciulli) rispetto allo schema delle sette

77

Peroni, 1978, p. 34. Leverotti, 1981, p. 92 nota. 79 Lettera dal consiglio segreto al duca di Milano (Leverotti, 1981, p. 89). 80 Tuttavia, nel 1456, una nuova relazione era partita alla volta di Milano. Non contento, il duca aveva inviato a Siena il Filarete perche´ ricavasse il disegno dell’ospedale: Leverotti, 1981, p. 89-90 e note. 81 Gurrieri-Amendola, 1982. 78

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Opere di Misericordia che fa parte del tradizionale repertorio iconologico dell’arte cristiana82.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

4. La strada e la sosta: assistenza e bisogni Siena e il suo ospedale avevano nella strada una delle ragioni del loro sviluppo83. Il sistema delle arterie principali, che correvano sui crinali delle alture della citta`, appariva saldamente imperniato sull’asse della Francigena: lo animavano “li cherici et pellegrini et mercatanti et li altri, e’ quali vanno per le strade et altre vie de la citta`”84. La` intorno si concentrava la maggior parte delle botteghe e dei banchi dei cambiavalute. Le altre vie minori, collegate da chiassi ripidi e tortuosi, incidevano a varie altezze i declivi delle colline, con un andamento parallelo ad essa, oppure si gettavano nei fondovalle inserendovisi in perpendicolare. Come cristalli irregolari, ripetendo il tormentato andamento collinare del terreno, nuovi borghi erano cresciuti soprattutto verso nord, fino alla zona di Camollia, proiettata verso Firenze, assumendo la forma di una sorta di lungo fuso lungo il quale avevano trovato posto altri ospedali85 e sulla punta del quale, 82 Vestire nudos, potare sitientes, exurientes pascere, liberare captivos, aegros curare, hospitio excipere advenas, sepelire mortuos. Altre repliche di questo tema nella cattedrale di Basilea, nel duomo di Friburgo e in quello di Strasburgo, in un arazzo del parigino museo di Cluny, nel manoscritto laurenziano di Zucchero Bencivenni, a santa Maria della salute a Viterbo, nella tela del Caravaggio per la chiesa del Pio Monte della Misericordia di Napoli, come si legge in Gurrieri-Amendola, 1982, p. 19. 83 In un saggio che rimane ancora uno dei piu` lucidi contributi alla storia di Siena, Ernesto Sestan definiva questa citta` come «figlia della strada» (Sestan, 1961). Una espressione «cruda», diceva egli stesso, nella spiegazione della quale stava pero` il segreto della fortuna medievale di Siena, «prodotto piu` dell’uomo che della natura». Siena, infatti, non si trova, come tante citta`, allo sbocco di valli, ne´ presso facili approdi marini o attraversamenti di fiumi, o in corrispondenza di alture arroccate, ottime per la difesa ma non lontane dalla pianura. La zona dove sorge, fatta di «colline amenissime per il dolce ondulare e il rincorrersi e lo svaporare lontano dei profili, ma per nulla predestinanti alla continuita` del paesaggio agreste circostante», non offre «nessun dono particolare di natura». Eppure la citta` ha prosperato nel Medioevo fino a raggiungere dimensioni che la pongono tra i maggiori centri cittadini dell’Europa di allora. Ma, notava Sestan, «fra queste colline gli uomini condussero una strada». Che Siena sia «figlia della strada» lo dimostra non solo la sua indiscutibile fortuna economica e politica altrimenti inspiegabile a fronte per di piu` di un esiguo retaggio cittadino dell’antichita`, ma anche la sua crescita urbana fortemente determinata e condizionata dalla presenza del tracciato della via Francigena. 84 Costituto 1309-10, d. V, r. 228. 85 Lungo il tratto settentrionale della via Francigena sorsero sullo scorcio dell’XI secolo alcuni xenodochi, molti dei quali sarebbero presto confluiti sotto il controllo vallombrosano. Questa tradizionale vocazione alle esperienze religiose di tipo ospedaliero proseguı` tra XII e XIII secolo con l’insediamento dei Templari, poi, sul finire del Duecento con la fondazione

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA STRADA COME AFFARE



imponente, si ergeva la porta piu` munita e meglio difesa. Al suo esterno la castellaccia, sottile, ulteriore, avamposto che conduceva all’antiporto, affacciato sul tratto della strada Francigena piu` vulnerabile per la conformazione del terreno che, da quel lato, e` quasi pianeggiante86. La strada maestra discendeva anche verso altri borghi nati a sud, aprendosi in un tranquillo ventaglio in direzione di terre piu` amiche. Essa costeggiava lo spazio del Campo dove aveva sede il mercato87 e dove era stato costruito, pezzo dopo pezzo, il palazzo che ospitava gli uffici pubblici, vicino alla zecca e ai magazzini del sale. La strada maestra, questa volta con una stretta curva, evitava di inerpicarsi sulla collina erta di Castelvecchio e del Duomo, e questo attribuiva alla pianta urbana la caratteristica forma di una Y rovesciata: ma a pochi metri da quello snodo si dipartiva una strada che saliva al Duomo e all’ospedale e che tuttora conserva il nome di via dei Pellegrini. ` significativo che la Francigena nella documentazione senese E venisse chiamata la strada, tout court: ce n’era una sola che, favorendo il tumultuoso sviluppo duecentesco degli affari dei banchieri senesi oltralpe e garantendo nel contempo la sosta di quanti si dirigevano a Roma, era stata un motivo importante – o se si vuole uno strumento – dello sviluppo, della ricchezza, della morfologia della citta`. Delle necessita` particolari determinate dalla presenza dei forestieri si fecero carico, in vari tempi e forme e, ovviamente, con varie finalita` sia le istituzioni di carita`, che fornirono cibo e letto ai viandanti, sia il Comune di Siena, che affronto` il problema in termini 88 di servizi , sia, infine, i privati, che costruirono e gestirono alberghi lungo la strada89. Un’accelerazione dell’investimento privato in queda parte di ser Torello di Baccelliere dell’ospedale della santa Croce, presto divenuto uno dei maggiori della citta` (Brogini, 1995 e 2001; Venerosi Pesciolini, 1932). 86 Traggo tutto questo quadro da Balestracci-Piccinni, 1977, Bortolotti, 1983 e Orlandini, 2001. 87 Per il quale si dispone ora del bel saggio di Tuliani, 1998. 88 Si occupo`, ad esempio, di rifornire di acqua le zone piu` sottoposte al passaggio di forestieri e affronto` l’afflusso straordinario di persone che, dal XIV secolo, si determino` con i giubilei con interventi mirati al decoro e alla sistemazione urbana: Piccinni, 1984 e Balestracci, Piccinni, 1977. 89 Balestracci, Piccinni, 1977, pp. 145-154 e Tuliani, 1994. Quest’ultimo studio ha avuto per specifico oggetto alberghi, locande e taverne di Siena e del suo contado tra il XIV e il XV secolo. Il quadro che ne emerge e` assai variegato dato che, ad esempio, tra i luoghi dell’ospitalita` a pagamento, oltre a quelli tradizionali, emergono anche i mulini e, soprattutto, i bagni termali, molto diffusi nel Senese. Tuliani tratteggia il mondo che gravitava intorno a questi luoghi di ospitalita` che spesso sconfinava nel malaffare e nella microcriminalita`, nei quali spesso il primo a distinguersi era proprio l’oste. Da qui la necessita` di una normativa precisa, specialmente nella vendita dei generi alimentari e vino. La qualita` degli

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

sto settore si ebbe in Italia con il XIV secolo, quando papa Bonifacio VIII, proclamando l’Anno Santo, convoglio` su Roma flussi estremamente consistenti di popolazione europea. Siena approfitto` di questa opportunita` e il transito che si sviluppo` lungo la strada fece sı` che molti senesi iniziassero a vivere di questo speciale “turismo”, arricchendosene: in occasione del giubileo del 1350, narra Agnolo di Tura, ‘‘divento` rico chi tene albergo, o chi trafico`, o uso` le strade’’90. E appare significativo anche che i modelli d’organizzazione dello spazio urbano ai quali si ispiravano i senesi si modellassero sul concetto di onore e disonore dei luoghi, legandosi all’idea che Siena fosse una citta` fatta per essere guardata91. Cercando di comprendere, all’interno di questo quadro, l’origine del servizio di deposito a custodia offerto ai pellegrini, che si inserisce bene nella complessita` di funzioni riconoscibili a molti ospedali urbani del basso Medioevo, possiamo presumere che si trattasse dell’istituzionalizzazione di una consuetudine che si era determinata in quanto l’ospedale senese si era configurato come una tappa importante del cammino verso Roma, uno di quegli ospizi che punteggiavano il viaggio per offrire ai viandanti momenti di ristoro piu` consistente e anche occasione per il disbrigo di affari (come ad esempio il cambio delle monete), tra le molte nottate passate fugacemente in ricoveri minori o occasionali92. Del resto gia` alla fine del Duecento l’ospedale di santa Maria della Scala aveva raggiunto il massimo della sua polifunzionalita`, assumendosi, come un po’ tutti gli ospedali urbani, “l’incarico – almeno per un periodo – di acco-

alberghi oscillava all’interno di una gamma vasta: si andava dagli esercizi di dimensioni poco piu` che familiari a quelli di notevolissimo livello, tenuti da proprietari di alta estrazione sociale (Malavolti, Salimbeni, Marzi). Tra i dati piu` interessanti quelli relativi al numero: gia` nei registri di Biccherna del 1288 risultavano iscritti in Siena ben 90 albergatori, la stragrande maggioranza dei quali compresi nelle zone di Camollia e di San Martino, cioe` quelli attraversati dalla via francigena. Interessante e` anche la distribuzione degli alberghi nel contado, che risente delle ‘giornate’ di cammino: lungo la via francigena ve ne erano a Buonconvento, a San Quirico d’Orcia – nei cui pressi erano anche gli stabilimenti termali dei bagni di Vignoni -, ma anche a Lucignano d’Arbia, a Monteroni e presso i confini meridionali dello Stato. 90 Agnolo di Tura, Cronaca, p. 561 91 La strada maestra doveva ricevere attenzioni perche´ vi ‘‘capita tutta la foresteria di qualunche parte che viene nella citta` di Siena’’; o, ancora, perche´ vi ‘‘passano e’ forestieri che danno loda a tutta la citta`’’ (ASS, Consiglio generale 198, c. 71, 28 dicembre 1399; Concistoro 2125, c. 47, 1466). Su questo Piccinni, 1984. 92 Sul passaggio di pellegrini per e da Roma vedi Romani, 1948, e Esposito, 1997 che segnala la mancanza di uno studio complessivo sulla storia ospedaliera romana, in particolare alla p. 233 nota.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA STRADA COME AFFARE



gliere tutti gli individui incapaci di provvedere alle proprie necessita`”93. Le funzioni avevano dilatato lo spazio di questo ospedale che era arrivato ad essere “il piu` cospicuo della regione e tra i maggiori complessi ospedalieri storici d’Europa”94. Nascosta dietro una facciata con un fronte di un centinaio di metri, la serie di corpi addossati gli uni altri e gli uni sugli altri e separati da un’ampia strada coperta sulla quale si affacciavano gli edifici di volta in volta inglobati all’interno, negli anni dei quali ci occupiamo precipitava ormai sotto il livello stradale per tre altissimi piani appoggiandosi alla collina e poi sprofondava nelle sue viscere con labirintici passaggi scavati nel tufo. Spina dorsale del complesso edilizio e principale asse distributore delle diverse funzioni da un livello all’altro era la cosiddetta “strada interna”, in origine una via pubblica a cielo aperto, situata nelle vicinanze della cinta di mura, che venne a trovarsi nella naturale direttrice d’espansione verso valle del complesso ospedaliero. Dal Due-Trecento queste finirono per scavalcarla, inglobandola e coprendola progressivamente con volte per realizzare un percorso privato funzionale alle esigenze interne, soprattutto allo smistamento dei prodotti che giungevano dalla campagna con animali e carri. Un’ininterrotta sequenza di trentasei portali, tutti collocabili tra il Duecento e i primi del Quattrocento, scandisce le due facciate della strada del tratto piu` a valle, insieme con alcuni apparati tipici di una strada medievale, come le buche pontaie e le campanelle di ferro utilizzate per legare gli animali, delle quali rimangono i perni tagliati e le pietre d’alloggio. Su di essa si aprono vasti ambienti, caratterizzati da mura possenti e grandi volte con funzione strutturale, utilizzati poi come magazzini, cantine, granai e cisterne a servizio dell’ospedale. Altre aperture, in asse con i portali, sono visibili nei locali soprastanti la copertura a volta, probabilmente finestre in origine affacciate sulla strada; le facciate degli edifici si mostrano a noi immobili, come congelate nel momento in cui essi sono stati assorbiti all’interno dell’ospedale che si espandeva95. L’ospedale,

93

Vauchez, 1990, p. 223. Scrivono Cherubini, Moretti, 1994: “Pochi sono gli ospedali medievali della Toscana che fino ad oggi sono stati oggetto di studio, fatta eccezione per quello di Santa Maria della Scala di Siena, certamente il piu` cospicuo della regione e tra i maggiori complessi ospedalieri storici d’Europa”. 95 Devo queste linee interpretative a Fabio Gabbrielli che sta conducendo una accurata indagine delle strutture murarie della strada interna, nell’ambito del progetto di restauro 94

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

all’interno di questi ampi e articolati spazi, conservava i prodotti delle sue terre, curava gli infermi, accoglieva i bambini abbandonati, assisteva le vedove, elargiva le elemosine ai poveri e ospitava i forestieri96. Ai forestieri prima di tutto, evidentemente, l’ospedale offriva un posto letto. In verita` lo statuto di inizio Trecento parlava dei pellegrinai unicamente come corsie di accoglienza e cura dei malati97 ed indicava nel pellegriniere l’incaricato soprattutto dell’accettazione dei malati e della gestione del reparto di cura, ad onta del nome98; tuttavia la ricca descrizione dell’ospedale compilata nel 1399 ad uso del duca di Milano specificava invece che i 130 letti dei pellegrinai maschili erano destinati in promiscuita` a malati e pellegrini, completati da altre camere al piano sottostante dotate di molti letti per i momenti di maggiore afflusso ‘‘quando non suficerent lecti sursum positi’’, e che la corsia delle donne dava alloggio insieme a pellegrine, malate e trovatelli; i pellegrinieri e alcune donne erano incaricati del coordinamento del servizio nei reciproci reparti. I frati dell’ospedale erano pero` anche coscienti che esisteva pellegrino e pellegrino, forestiero e forestiero. Cosı` non solo avevano attrezzato una ‘‘camera dei forestieri’’, probabilmente per accogliere ospiti di riguardo, ma si erano anche ritagliati uno spazio tra chi gestiva in citta` i servizi a pagamento al viaggiatore, acquisendo compartecipazioni nella proprieta` di almeno due alberghi99. Questo per quanto attiene all’alloggio. Ma l’ospedale sommini-

dell’ospedale attualmente in corso (una prima breve scheda e` in Cantini, Gabbrielli, Pallecchi, Saffioti, 2001) 96 Piccinni, 1990, 1991, 1995, 1996; Piccinni, Vigni, 1989. Nello statuto del 1305 non si nominavano i pellegrini, ma solo “forestieri venenti al detto Ospitale”: la durata e le modalita` del loro soggiorno erano rimesse al rettore, Statuti ospedale 1305, LXXXIV, p. 75. Di pellegrini si parlava invece esplicitamente nella relazione del 1399 (Leverotti, 1984). 97 Sulla forma dei pellegrinai cosı` sintetizzano Cherubini, Moretti 1994: “L’ospedale medievale, dal punto di vista tipologico, e` «a sala», simile nell’aspetto ad una chiesa ad una o a tre navate, in grado di ospitare piu` persone sotto lo stesso tetto e di garantire loro le necessita` essenziali, dal giaciglio all’ufficio divino: l’altare e` sempre presente nei ‘pellegrinai’ medievali, dove i lettucci si allineavano lungo le pareti, come e` ancora visibile in qualche corsia ospedaliera di antica origine (cfr. Leistikow, 1967, figg. 4, 18, 114, 133, 145, 152, etc.). Ricorderemo che, soltanto nel XVIII secolo, quando nell’ospedale prevale la funzione curativa, si assiste ad una evoluzione delle strutture architettoniche, che si orienteranno sull’uso di padiglioni separati per le varie funzioni mediche. L’hoˆtel-Dieu di Parigi, non realizzato a causa della Rivoluzione, prevedeva una struttura stellare a raggi separati e incentrati sulla cappella”. 98 Banchi, 1864. 99 Per queste informazioni generali sull’ospedale Piccinni, 1990, 1996.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA STRADA COME AFFARE



strava ai pellegrini anche il vitto e, nei momenti in cui era previsto maggior afflusso, si premuniva procurandosi quantita` di sale in piu` per gli accresciuti bisogni alimentari. Essi ricevevano pane e vino al momento dell’arrivo, cibi cotti, pane e vino ogni sera, e una dose di pane se si presentavano alla porta per l’elemosina100. Inoltre, la sicurezza. Tra i molti bisogni che aveva chi viaggiava, infatti, c’era anche quello di difendersi dai furti e garantirsi la possibilita` economica del ritorno a casa101. Almeno per il Quattrocento depositi a custodia con finalita` di questo genere non furono appannaggio del solo ospedale senese102 e possiamo percio` congetturare che anche in precedenza il pellegrino, durante il lungo viaggio attraverso l’Europa, ne effettuasse di vari nei luoghi di ospitalita` che sapeva piu` sicuri e che meglio gli garantivano la restituzione, cercando di programmare le spese occorrenti per ogni intervallo del cammino di ritorno, esercitando la sua capacita` di previsione tramite quelle sostenute all’andata. L’ospedale senese aveva probabilmente acquisito un’affidabilita` che gli attribuiva una buona fama, perche´ sappiamo che lungo le strade non viaggiano solo persone, animali e merci: si spostano idee, culture, e anche semplici notizie e informa` legittimo ipotizzare, dunque, che santa Maria della Scala, zioni. E collocato al centro di una “citta` di strada’’, si configurasse come una di tali tappe, note per erogare vari servizi oltre a quelli di assistenza, l’ultima importante prima della fascia semispopolata della Maremma e del Lazio, resa estremamente pericolosa dalla presenza di delinquenti103. 100 Nella relazione del 1399 si legge: ‘‘dantur elimosine quolibet sero pauperibus et peregrinis videlicet del quoquina et vivanda, pane et vino et essent nimis ad dicendum vel de omnibus elemosinis que dantur secundum qua occurunt causa’’: Leverotti, 1984, p. 290. 101 Numerose testimonianze di elemosine a pellegrini derubati durante il viaggio (da e per Roma, Santiago ecc...) nelle registrazioni, coeve al nostro Libro (1378-1385), dell’elemosiniere reale di Pietro il cerimonioso: Altisent, 1969, pp. LIII, 10, 61, 76, 138, 211 102 Ne trovo tracce, anche se minime, nell’ospedale fiorentino di San Matteo nel 1411, nel 1442 in quello dei Battuti di Treviso e nel 1433 per l’ospedale senese di Monna Agnese. Per quest’ultima notizia tratta da ASS, Monna Agnese 44, c.40, 1 dicembre 1433, che citero` piu` volte, ringrazio Lucia Brunetti. Le altre sono tratte da Sandri, 1988 p. 158 nota, e da Cagnin, 2000, p. 289 103 Basti per tutti la motivazione con la quale nel 1324 il consiglio generale della citta` concesse al governo la balia per intervenire sulla sicurezza delle strade: “quod in caminis et stratis Marithime et in ipsa contrata Marithime multe violentie, robbarie et personales offensiones commisse sunt hiis diebus et cotidie commictuntur ac etiam inferunt et fiunt tam civibus et comitatinis senensibus. Quam etiam aliis hominibus per dictas stratas, caminos, contratas Marithime transeuntibus per quosdam malandrinos, predones et bacaroc¸c¸os qui in tantum in illis partibus multiplicati sunt et eorum fautores et receptores quod

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Presso l’ospedale vennero depositati alcuni preziosi e qualche sparuto oggetto d’uso, ma specialmente si tratto` di monete d’oro, d’argento e rame di tutti i paesi europei, ancora piu` internazionali degli uomini e delle donne che le avevano in tasca, che testimoniano di tappe, tragitti e cambi avvenuti nei paesi attraversati o eseguiti con il compagno di strada, o anche di elemosine ricevute durante il viaggio104. Questo campionario di impressionante variera`, sul quale conduce un approfondito studio Lucia Travaini nelle pagine che seguono, oltre ad offrire per la prima volta in Italia una panoramica completa sulla monetazione tardomedievale di tutta Europa, permette di cogliere l’internazionalita` del viaggio dall’interno stesso della tasca del viaggiatore. Come ho gia` accennato, almeno dagli anni Quaranta del Trecento santa Maria della Scala riceveva anche da molti cittadini altri depositi di denaro sui quali pagava un interesse. Questi depositi venivano registrati altrove, in generici libri “del debito” o piu` specificamente di “depositi, accomandigie e preste”105. I frati erano pienamente consapevoli della diversita` dei clienti e del modo in cui andavano perseguiti i fini statutari dell’istituzione, tanto e` vero che i depositi a custodia dei pellegrini erano conservati a titolo gratuito, almeno formalmente, e la loro amministrazione era tenuta assolutamente separata. Si trattava, in questo caso, di un servizio offerto ai pellegrini in sintonia con le attivita` di carita` contemplate dallo statuto, che percio` non prevedeva una remunerazione: qualcosa di simile, per i piu` benestanti, all’elemosina “de pane, de vino et dormire” che veniva offerta ai piu` bisognosi tra di loro106. Tuttavia, quamnulla persona per ipsam contratam seu ipsum paesem potent transire secure” (ASS, Consiglio generale 101, c. 147v-148). Sull’insicurezza delle strade maremmane e dei dintorni di Roma Cherubini, 1997 pp. 141-171 e la bibliografia da lui citata sulle aree infestate dai briganti. In generale su Siena e la strada: Sestan, 1961; Szabo` , 1975; Viarii. 104 Era abituale che i pellegrini poveri chiedessero l’elemosina. Ad esempio Altisent, 1969, p. LIII, 1378-1385. Nel 1487-1488 numerose elemosine vennero elargite ai pellegrini a Compostella dai re cattolici, secondo il libro dell’elemosiniere della regina in Vazquez De Parga, Lacarra, Uria Riu, 1948-1949, t. III, pp. 37-39. Inoltre distribuzioni in denaro e provvedimenti dell’ospedale dei Battuti di Treviso a favore dei pellegrini che vanno a Roma o Santiago (dal 1342 al 1474): Cagnin, 2000. 105 Di prossima pubblicazione una mia analisi del registro, ASS, Ospedale 173 (1348-1377), come gia` accennato. 106 ‘‘Faccino l’elemosina a’ povari e pellegrini che vengono a la porta’’ (ASS, Ospedale 21, c. 180v, 1387 14 ottobre). Nel 1399 veniamo a sapere che, tra le altre elemosine, c’era anche quella di un pane di 6 once, dato tre volte alla settimana a chiunque si presentasse alla porta: ‘‘item dantur elimosine omnibus peregrinis qui illuc applicant noviter videlicet de pane, de vino et dormire’’ (Leverotti, 1984, p. 290).

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA STRADA COME AFFARE



come contropartita dell’onere del servizio, si aveva la quasi assoluta certezza – della quale avrebbe potuto avere esperienza proprio in occasione dell’epidemia di peste del 1382 – che almeno qualcuno dei depositanti non sarebbe tornato ad ritirare il suo, consentendo all’ospedale, che pure esercitava la custodia a titolo gratuito, di fare, con il calcolo delle probabilita`, almeno conto pari. Alla fine i rari pezzi d’oro non monetato in forma di verghe o lingotti e le numerose monete che non facevano parte del sistema di scambio senese, se non erano stati ritirati in tempo utile, prendevano la via della zecca, come spiega Lucia Travaini. E chissa` che il ruolo dell’ospedale in questo rastrellamento di oro da riciclare non avesse a che fare con quella scala che nel 1399 troviamo tra i contrassegni degli zecchieri, a meno che non si tratti di uno zecchiere che usciva dalle file dei gettatelli allevati, e avviati al lavoro, dall’ospedale e che aveva scelto come sua “armetta” quello, cosı` sentito, dell’unica solida “paternita`” che aveva conosciuto nel corso della sua vita107.

5. Origine dei depositi a custodia Non sappiamo con certezza quando l’ospedale senese abbia cominciato ad accettare denari depositati o “accomandati” in custodia allo scopo di riconsegnarli, a distanza di tempo, quando il pellegrino ` probabile che il servizio avesse intrapreso il viaggio di ritorno. E nascesse dalla pratica, diffusa in molti ospedali, di depositare i propri beni al momento dell’ingresso nella struttura per riprenderli alla dimissione. Ne conosciamo il termine post quem dal momento che per il 1381 se ne conserva, nel Libro, la memoria piu` antica. Questa prima notizia, isolata, riguarda il settore femminile. Si tratta del deposito di qualche moneta e di un pezzo di carnesecca affidato da un’anonima romea tedesca ad un’addetta al reparto delle donne, monna Petra di frate Cristofano “dele nostre done”, che lo aveva trattenuto presso di se´ “gia` due e piu` anni” fino al 4 di luglio 1383, 108 quando lo aveva consegnato al camarlengo . 107 L’insegna dell’ospedale era la scala sormontata da una croce, ma i trovatelli (detti gittatelli) portavano “el segno del detto Spedale, cioe` la scala gialla senza la croce”, come si legge nelle addizioni di fine XIV secolo a Statuti ospedale 1305, p. 106-107. “Gli zecchieri usavano apporre sulle monete i propri contrassegni, armetta o segno di zecchiere, che servivano a distinguere le monete battute da ciascuno di loro” (Vannel Toderi, 1992, p. 279). I simboli degli zecchieri in Monete, 1992, alla p. 282, n. 40. Ovviamente potrebbe trattarsi anche di uno stemma di famiglia. 108 Dep. n˚ 31.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Se il deposito nacque, nella nostra documentazione, “di la` dalle donne”, per usare una terminologia cara ai frati di santa Maria della Scala, e` “di qua dagli uomini”109 che si comincio` ad organizzarne la conservazione110. Dal 1382 l’ospedale si dette la struttura e l’amministrazione scritta indispensabili. Questo servizio, offerto indistintamente questa volta ad uomini e donne in viaggio, entro` a far parte di un sistema a livello cittadino nel quale l’ospedale si poneva come intermediario tra viaggiatori e banchi di cambio, ma nel quale, in un rapporto di scambio e collaborazione, poteva avvenire anche il contrario: cosı`, ad esempio, tre modesti depositi lasciati al banco di Tommaso di Cecco Bartolomei tra giugno e luglio del 1391 presero la via delle casse ospedaliere che ne garantivano la conservazione in modo che “in quanto tornasse gli sieno ristituiti”111. Ho detto che la prima notizia del servizio organizzato di deposito offerto ai pellegrini e` del 1382, e che cio` non significa, pero`, in modo automatico che esso non venisse espletato anche in precedenza. Si tratta tuttavia di una data d’avvio che ritengo abbastanza probabile. Il 1382 fu un anno cruciale per la vita economica senese, sotto molti aspetti. In conseguenza di generali e pesantissime difficolta` economiche, dell’evidenza del dissesto dei conti dello Stato di fronte all’impossibilita` di aumentare il prelievo fiscale, di nuovi salassi di denaro da parte delle compagnie di ventura, di un’epidemia di peste e forse anche di certe manovre sul denaro112, il mondo bancario senese era stato turbato da alcuni episodi che potrebbero aver fatto intravedere all’ospedale uno spazio interessante per avviare un servizio di banco, regolare e organizzato113, da proporre in prima persona ai pellegrini che bussavano alle sue porte. Prima di tutto, narra il cronista, ci furono almeno due fallimenti, quello del banco di Conte di Jacomo da Baldera e quello di Chimento d’Andrea, e gli ufficiali della Mercanzia, istituzione che deliberava su questioni attinenti al com109 Le descrizioni dell’ospedale riconducono sempre ad una grande ripartizione tra cio` che e` “di qua, dagli uomini” e cio` che e` “di la`, dalle donne”, sottintendendo una centralita` del reparto maschile, Piccinni, 1995, pp. 11-22 e Piccinni, Vigni, 1989, p. 301. 110 I depositi del 1382 sono copiati dal libro E fo. 418. 111 Dep. n˚ 323. 112 Lo Stato, trovandosi con debiti consistenti e volendo risanare il bilancio “senza che neuna nuova graveza si avesse a ponare” nomino` una balia che assunse decisioni su molti aspetti della spesa pubblica: Provvedimenti economici 1382, commentati da Mengozzi, 1891-1925, vol. I, p. 80 che cita anche un precedente fallimento di Giglio Malavolti avvenuto nel 1370 a causa dei debiti che suo figlio Jacomo aveva contratto quando era divenuto vescovo. 113 Purtroppo non regolato: non trovo normativa ne´ delibere in merito.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA STRADA COME AFFARE



mercio e all’economia114, dettarono nuove norme di garanzia esigendo che da allora ogni banco fosse garantito per almeno 4000 lire115. Questa norma reinseriva quel minimo garantito che era stato abolito nel 1338 quando la stessa Mercanzia aveva deliberato che fosse sufficiente la pubblica iscrizione del banco – e di quella copertura che esso, volontariamente, scegliesse di offrire – “in alcuno libro el quale stia in luogo publico ne la corte de la Mercanzia”116. Per di piu`, il fallimento di Conte era stato fraudolento e la frode aveva avuto alle spalle anche una serie di pegni o depositi a custodia, giacche´ “portossene di molti denari, inperoche´ pochi dı` inanzi andava acatando denari su’ pe’ banchi e acatava coregie d’ariento e anella e cio` che poteva, e poi serro` e andosene”117. Del fallimento di Chimento, invece, non conosciamo altri particolari; e pero` sappiamo che l’ospedale conosceva bene il suo banco, presso il quale proprio in ` possibile che quei mesi aveva cambiato alcune monete straniere118. E in quell’occasione i frati avessero toccato con mano, e forse anche discusso con Chimento, che le difficolta` dei banchi privati ponevano in una condizione di particolare fragilita` proprio il viaggiatore, che aveva bisogno di lasciare al sicuro il proprio denaro in tempi in cui le compagnie militari rendevano pericolose le strade e che poteva aver bisogno di tornare ad esigere un deposito anche dopo qualche tempo. I banchi possono fallire, la solvibilita` di un ospedale, invece, e` sotto gli occhi di tutti perche´, quand’anche attraversi una crisi di liquidita`, ha almeno un suo patrimonio immobiliare, spesso vasto; per di piu` un ospedale e` sempre al suo posto, e non si tratta di un banchetto sulla strada bensı` di un solido posto pubblico. Prima e anche dopo l’istituzione del regolare servizio, di tanto in tanto, i depositi furono materialmente ricevuti anche da un’oblata

114

Si trattava di un “ente separato dello Stato (Comune di Siena), anche se ad esso ovviamente collegato per mille versi [...] di governo dell’economia” Ascheri, 1996, p. IX e Ascheri, 1987, in particolare pp. 42-44 sull’evoluzione del rapporto Comune-Mercanzia. 115 “fe´ro lege che nisuno tenesse banco se prima no ne avesse dato la ricolta de IV milia lire”, Montauri, Cronaca, p. 697. 116 Statuto Mercanzia, p. 184 e l’introduzione di Senigallia. Ma anche prima di quella data la pubblicizzazione era considerata una valida garanzia per i banchi piu` piccoli. 117 I banchi erano le botteghe o i tavoli dei cambiavalute, ma a Siena anche le vie, ancora oggi con il nome di Banchi di Sopra e Banchi di sotto, in cui essi tenevano la loro attivita`, come si legge anche in una delle prediche tenute da San Bernardino a Siena che narra di un buffone “el quale passava da’ banchi, come a dire costassu` da’ vostri banchi da la Croce al Travaglio”, Bernardino, Prediche 1427, XLI, 126. 118 Chimento e` nominato anche nei Dep. n˚ 1, 2.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

dell’ospedale, da un cappellano, da un servitore di basso rango119, e possiamo supporre che in questi casi si trattasse di contatti occasionali, che non prevedevano forme di registrazione, tanto e` vero che il ricevente subito girava il deposito a un frate incaricato di incamerare i beni120 e tenerne conto in appositi registri solo a questo deputati. In alcuni casi i libri di depositi di romei furono tenuti anche dal pellegriniere, quello stesso che, con un ruolo in assoluto tra i piu` rilevanti dell’ospedale, gestiva la corsia dei malati e che dunque doveva garantire una professionalita` mista, a meta` tra quella sanitaria e l’amministrazione economica121. Il piu` antico registro dei depositi dei romei di cui abbiamo notizia, ma che non e` stato purtroppo conservato, e` quello tenuto nel 1382 da frate Giovanni di Meo Pallini: un buon amministratore se qualche anno dopo lo troviamo camarlengo e vicario dell’ospedale senese nella sede fiorentina122. Un anno dopo, il segno dell’avvenuta istituzionalizzazione dell’ufficio: un cappellano tedesco, ser Giovanni, che, confidando probabilmente sulla facilita` ai rapporti con i forestieri che gli veniva da saper usare due lingue, nel 1383 accettava la custodia dei depositi dei romei senza esserne autorizzato, fu richiamato e minacciato di una multa salata, corrispondente alla provvi` di poco piu` tarda, del 1385, anche la gione di un intero anno123. E piu` antica documentazione della creazione di un apposito ufficio: un frate era stato formalmente incaricato dal capitolo di ricevere i depositi dai romei, come titolare di un ufficio distinto da quello di 119 Nel 1381, monna Petra “dele nostre donne”, nel 1383, ser Giovanni tedesco, nel 1437 Pietro Barbetta “famiglio in corticella” (Dep. n˚ 31, 392; ASS, Ospedale 21 c. 48v). In un caso, nel 1423, il deposito fu accettato in una sede decentrata, la grancia di Monteroni, come si chiamavano le fattorie dell’ospedale (Dep. n˚ 371). 120 Come del resto previsto dagli Statuti ospedale 1305, p. 68-69 dove si legge che ogni frate o suora che, per qualunque motivo, ricevesse denaro, lo dovesse notificare al Camarlengo. 121 Esempi di un pellegriniere che teneva un proprio libro dei depositi, alle cc. 41, 45, 51. Il pellegriniere si collocava, per larghezza di poteri, in uno dei ruoli in assoluto piu` rilevanti dell’intero ospedale, quale amministratore, capo del personale, paramedico, guardarobiere (Piccinni, 1990). Nella gia` citata relazione del 1399 si nominano due pellegrinieri “ut provideant infirmis omnibus necessariis et quod sint bene gubernati et quod pelegrini bene recipiantur et illi habent libertatem expendendi quicque videtur et retinendi quod familiares volunt circa huiusmodi gubernationem”, Leverotti, 1984, p. 288. 122 Libro, c. 2. Giovanni di Meo Pallini nel 1378 fu tra gli incaricati di “correggere i bargelli”, poi, tra 1383 e 1385, riveditore delle ragioni e vicario e camarlengo all’ospedale della Scala di Firenze (ASS, Ospedale 20, cc. 12, 143v; Ospedale 21, cc. 61, 113) 123 ASS, Ospedale 21, c. 48v, 5 maggio 1383: ‘‘che ser Giovanni tedesco nostro cappellano non riceva alcuno diposito di romei, et in quanto ne ricevesse alcuno gli sia ritenuta la sua provisione d’uno anno”.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA STRADA COME AFFARE



pellegriniere ancorche´ incaricato, contemporaneamente, di sovrintendere anche al granaio e al forno124. Da quella data l’ufficio “sopra i depositi” venne sempre rinnovato, sebbene talvolta ai titolari fosse accollata anche la gestione della stalla, o della stalla e del celliere, o della stalla e della “guardaroba” e dal 1388 esso veniva ormai affidato esplicitamente “com’e` usanza”125: si trattava di una funzione la cui peculiarita` era stata riconosciuta. Lo stesso Giovanni Pallini ne era stato titolare nel 1386, cosı` come nel 1394 lo sarebbe stato quel frate Francesco di ser Pietro che una quindicina di anni dopo avrebbe collaborato alla stesura del Libro del pellegrino. Pochi anni dopo, del resto, nella relazione sulla gestione ospedaliera che nel 1399 avevano inviato a Milano in base alla richiesta di Gian Galeazzo Visconti, i senesi avevano descritto, tra gli altri uffici, anche quello di un camarlengo distinto da altri e deputato specificamente alla sola gestione dei depositi dei pellegrini126. Quella degli osti non e`, dunque, l’unica professionalita` che nacque intorno alle disponibilita` economiche dei viaggiatori e alla loro domanda di servizi.

124

ASS, Ospedale 21, c. 111 v. Il 30 giugno Iacopo Salvestri “sia sopra el granaio, forni, stalla e depositi com’e` usanza”: ASS, Ospedale 21, c. 195. Questo l’elenco dei frati ufficiali sopra i depositi, ottenuto integrando i dati del libro del pellegrino con quelli raccolti da Alessandra Carniani per la banca-dati Fonti e materiali per la storia di Siena e del territorio alla quale si rimanda per i riferimenti archivistici (Carniani, 2002). In corsivo coloro che furono sicuramente estensori di un libro dei depositi, anche se e` probabile che tutti ne tenessero uno. Nel 1382 frate Cencio Tenducci, 1382 Giovanni di Meio Palini, ante 1386 Giovanni di ser Domenicho, 1384-86 Mariano di Francescho, 1386 Giovanni di Meio Pallini, 1387-88 Guglielmo di Cino, 1388 Iacomo Salvestri, 1389 Matteio di Ruffolo, 1390 Iacomo Salvestri, 1391 Tommasso di Iacomo, 1392 e 1394-95 Francesco di ser Pietro, 1396 Matteio di Ruffolo, 1397 Francesco di ser Pietro, 1398 Guglielmo di Cino, 1399 Pietro di ser Neri, 1400 Francesco di ser Pietro, 1400 Tadeio Bandinegli,1402 e 1411-14 Giovanni Sembola, 1408 e 1410-1411 Giovanni di Fiandra,1415-18 Pavolo da Luca, 1427 Nicholaio, 1433 Carlo, 1433-35 e 1437 Luca di Carlo, 1443 Savino. 126 “Unus camerarius qui recipit deposita pellegrinorum et fideliter illa conservet et reddat et restitua”: ovviamente la laconica frase, cosı` decontestualizzata, potrebbe riferirsi anche semplicemente ai depositi di coloro che dormivano in pellegrinaio. Sembra pero` probabile che essa si riferisca solo (o almeno soprattutto) a depositi volontari da recuperare al ritorno perche´ l’altro compito era affidato al pellegriniere, nella sua normale attivita` di gestione del reparto, mentre nella relazione ci si riferisce ad un camarlengo appositamente deputato. La relazione, del resto, sembra impostata piu` sugli aspetti amministrativi e finanziari che su quelli assistenziali, come illustra Leverotti, 1981 e 1984, in appendice, alla p. 288. Sui modelli ospedalieri cui si ispirarono gli ospedali lombardi anche Albini, 1993 e 1997. 125

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

6. Nuove professionalita` Per trattare con i pellegrini occorreva conoscere le lingue. Per comprenderli e anche per difendersene, se necessario. Non sappiamo, infatti, quanto potessero essere diffusi quei personaggi che la letteratura di tardo Quattrocento chiamera` falsi bordoni e che descrivera` a piene mani, esprimendo, un po’ con indignazione e un po’ con scherno, tutta la propria diffidenza per personaggi, vagabondi un po’ per necessita` e un po’ per vocazione, che quando si trovavano a mal partito si spacciavano anche per pellegrini, cercavano di vendere false reliquie, intonavano canzoni lamentose, accattavano elemosine, parlando, sembra, un loro gergo segreto (la lingua occulta) che poteva agevolmente essere scambiata per una lingua straniera non compresa127. Non capirsi era comune, come testimoniano i molti “non s’intende” scritti vicino ai nomi dei ricoverati fiorentini nel Quattrocento o per citare il caso concreto di quel tedesco del quale “non sapemo il nome, non s’intendeva” registrato tra i malati dell’ospedale della Misericordia di Prato128. Tra i frati che ricevettero istituzionalmente i depositi troviamo qualche volta uno straniero (tedesco o fiammingo), evidentemente gradito per la dimestichezza con le lingue: frate Niccolo` tedesco fu pellegriniere nel 1408129 e frate Giovanni di Fiandra fu prima pellegriniere e poi ufficiale sopra i depositi. Anche Giovanni di Fiandra, come gia` il cappellano tedesco ser Giovanni piu` sopra ricordato, ebbe a che fare con gli organi di disciplina dell’ospedale. Frate conventuale dal 1396130, il suo ruolo sembra essere cresciuto nella gestione del giubileo del 1400, dopo il quale ricoprı` l’ufficio “sopra i depositi dei romei” per almeno una quindicina d’anni, con poche interruzioni, dal 1411 al 1427, nonostante che nel 1405 il capitolo avesse discusso addirittura se togliergli l’abito. La figura di questo frate 127

Il libro dei vagabondi e la ricca introduzione di Camporesi, pp. IX-CLXXV, in particolare alle pp. XXIV, XXXVII-XLI. Bronislaw Geremek cita, e confronta con quella italiana, letteratura e documentazione francese e tedesca molto piu` precoce, dalla meta` del XIV secolo, sebbene con accentuazione dal XV secolo: Geremek, 1980, pp. 179-212 (in traduzione italiana: Geremek, 1989). 128 Sandri, 1988, p. 158 e Paolucci, Pinto, 1989, p. 108 nota. 129 ASS, Ospedale 517, c. 352. Niccolo`, allora “chiamato el guercio el quale sta col conte Currado”, era stato accolto come frate conventuale da santa Maria della Scala nel 1403 (ASS, Ospedale 22, c.9, 30 luglio 1403). 130 Il 7 gennaio 1396 Giovanni di Gianni di Frandria fu “ricevuto per frate conventuale”; il 27 marzo 1396 Giovanni di Gianni fu incaricato dell’ufficio sopra alla cucina dei sani, refettorio e guardaroba (ASS, Ospedale 21 cc. 289, 291v).

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA STRADA COME AFFARE



turbolento merita una piccola biografia. Manesco, accusato per “le busse che die all’ortolano et piu` altri de la chasa”, aveva anche apostrofato con “certe parole d’infamia” il rettore, messer Paolo Serfucci. Si mormorava, addirittura, che avesse avuto un figlio da una vedova tedesca e di nascosto le avesse regalato “non per rispetto di Dio ma per potere piu` a pieno fare sua volonta`”, gonnelle, il mantello smesso del rettore, pane e vino. Giovanni aveva negato la paternita` adducendo calcoli sui tempi del concepimento dato che “el fanciullo avere quindici dı` piu` che non dovrebbe al suo parere quanto al tenpo ebe usanc¸a tale donna”. Particolarmente, proprio la correttezza del suo ufficio nei giorni del giubileo era stata messa in discussione (“per certa infamia allui data di certi modi tenuti per lui non buoni intorno a’ dipositi che riceveva al tenpo del perdono”), anche se di questo era stato poi ritenuto innocente (“di questo, cioe` de’ detti depositi, non si trovi esser colpevole”). La questione era andata ripetutamente in capitolo tra luglio e agosto del 1405, infine, il 5 settembre, il frate fiammingo era stato punito a “exemplo de’ buoni et terrore di quelli che avessero gattiva intentione” con un mese di reclusione nella prigione della casa e un mese di lavoro presso la sede di Grosseto, da dove torno` ampiamente perdonato nello stesso settembre. Tanto ampiamente che il 2 maggio del successivo 1406 ricevette l’incarico di pellegriniere “in luogo di frate Nicholo` Purghiani il quale era sopra el pellegrinaio insieme con frate Bartalozo [...] non ostante qualcunche altra deliberatione fusse stata fatta per lo detto capitolo che esso frate Giovanni non potesse avere offici che prima non fusse deliberato per lo decto rettore e capitolo” e successivamente, come si e` detto, venne impegnato nella gestione dei depositi dei romei131. Perche´? Certo e` che, trattandosi soprattutto di denaro, l’organizzazione del servizio dei depositi richiedeva, piu` che buon’educazione e costumi irreprensibili, dei quali Giovanni non poteva certo fregiarsi, una competenza professionale nel settore, un’esperienza del mondo e di almeno due lingue e una capacita` di amministrazione che poteva invece, evidentemente, vantare. L’incaricato sopra i depositi, insomma, non faceva parte del personale addetto soprattutto al funzionamento materiale dell’ospedale, com’era il pellegriniere, bensı` di quello deputato principalmente alla sua gestione economica. 131 Per tutte queste notizie ASS, Ospedale, 22, cc. 26-28, 34, 39rv, 41. Giovanni raccolse spesso denaro dalle mani di stranieri morti nel pellegrinaio: esempi in ASS, Ospedale 517, c.259v, 261v, 274, 289v.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Per ricostruire i caratteri di questa sfaccettata professionalita` dell’assistenza al viaggiatore, fatta di attitudine alla carita`, di competenze assistenziali e abilita` contabili non meno che di competenze linguistiche, geografiche e monetarie internazionali132 di cui l’addetto ai depositi doveva di necessita` imparare a dotarsi, per di piu` senza muoversi dalle stanze dell’ospedale, puo` essere utile seguire il cammino reale e quello contabile del deposito, dalle mani del pellegrinocliente a quelle del frate incaricato di riceverlo133, fino alla sua definitiva iscrizione nel Libro, archiviato, insieme ai registri di entrate e uscite, “apo il chamarlengho de lo spedale”134. Il frate che riceveva in deposito tante monete straniere, spesso d’oro, aveva prima di tutto il dovere di garantire che esse potessero essere restituite alla persona giusta anche a distanza di tempo e, in questo senso, l’accuratezza della registrazione e la sicurezza della restituzione doveva costituire per il pellegrino una attrattiva di non poco conto. Per questo ne registrava il nome su un libro che non poteva essere mescolato con altri, numerando i depositi progressivamente135, aggiungeva le eventuali disposizioni per la riconsegna del deposito agli eredi o a qualcuno di fiducia in caso di morte o impossibilita` personale136, e talvolta altre notizie utili al riconosci132 Per un confronto: nel 1424 il personale addetto a ricevere i pellegrini nell’ospedale di Santiago in Galizia doveva essere “latino”, sapere “lenguas extrangeras si se pudiese haver”, e compiere una serie di operazioni per riconoscere o descrivere le monete, come in Vazquez De Parga, Lacarra, Uria Riu, 1948-1949, p. 313. 133 Prima del 1382 soprattutto il frate pellegriniere, dopo quella data soprattutto il frate ufficiale sui depositi. 134 Libro, c.1 135 Come sembra di poter dedurre dalla dizione, frequente: “al segno”, seguita da un numero progressivo. Un deposito trovato nel cassone ma non scritto nel libro dei depositi fu citato come eccezione, Dep. n˚ 191. 136 Si vedano, ad esempio il Dep. n˚ 382: le monete erano conservate “in uno borssello chor una iscritta la qualle chotiene e chodizioni e segni di deto Gherado”; Dep. n˚ 383, Giovanni Pietro di Richardo “a` ne uno pulizuolo di mia mano solo del nome e de la quantita` e ‘l foglio de libro”; Dep. n˚ 191 “uno diposito il quale trovo` frate Pietro di ser Neri nostro frate nel suo ghofano e non si trovaro iscritti in su’ libro de’ dipositi e ancho el diposito non aveva pulizia ne´ segnio”; Dep. n˚ 81 “ghuastarsi le pulizie e non sapiano di chu si sieno”. Per le disposizioni in caso di morte si veda il deposito del boemo Froliano di Chocie chapelano di Vilina che effettuo` il suo deposito il 14 agosto 1415 “chon questa condizione, che se desso morisse volse che la meta´ de’ sopradetti d. ne siano dati a Davolina sua suora chon questa chondizione, che se dessa arechasse carta di testamento altenticho, altrimenti non avesse i detti denari e l’altra metta` rimanesse a lo spedale per bene del’anima sua”, Libro, Dep. n˚ 358. Inoltre: in mezzo ai libri depositati dal vescovo di Fondi “a`vi uno libro si dicie il Digietto, che v’e` una pulizia chome, se e che a faresene, e chosı` fare si vuole, e` nelle choverte”, Dep. n˚ 385. In un diverso registro di amministrazione (ASS, Ospedale 182, c. 99 v) trovo la regostrazione del deposito di due fratelli di Trento, Pietro e Valentino figli del fu Ianes, che depositarono il 13 aprile 1413 5 f. ducati e 3 f senesi: “E volsero ch’e’ detti

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA STRADA COME AFFARE



mento come la descrizione della corporatura, del viso e dei segni particolari, illustrava l’oggetto lasciato e, una per una, tutte le monete con il loro contenitore, solo qualche volta ne calcolava l’equivalente in moneta locale. La moneta, dunque, era allora prima di tutto un oggetto da custodire. Il frate, a questo punto, inseriva nel deposito la “pulizza” o “scritta”, cioe` uno scontrino con le stesse note e il riferimento alla pagina del Libro in cui era registrato, comprese quelle utili al riconoscimento, e probabilmente consegnava al pellegrino 137 una ricevuta del deposito , prima di riporre il tutto nel cassone “a pie` de la finestra de’ dipositi” nella stanza del camarlengo138 dalla quale, infatti, una volta “chade aqua nel ghofano duv’erano e ghuastarsi le pulizie e non sapiano di chu si sieno”139. Adesso entrava in campo il fattore-tempo. Era il capitolo a deliberare quando andasse effettuata la verifica dei depositi non ritirati, come si trova scritto, ad esempio, nei verbali delle riunioni del 27 giugno e 26 agosto 1390 dove c’e` traccia di un primo sebbene, non definitivo, azzeramento del debito: si legge, infatti, ‘‘che e’ dipositi vecchi, cioe` al tempo di frate Giovanni Senc¸a Barba e da llui a dietro, si mettano a entrata” e “che certi depositi asegnati per frate Cencio si mettano a entrata del camarlengo scrivendo di cui sono, sı` che se mai tornassero li riabiano’’140. Con questi spogli l’amministrazione dei depositi dei pellegrini si spostava da un ambito separato ad uno centrale, nei libri delle Entrate e Uscite di denari dell’ospedale141. denari tutti si dessero a qualunque di loro prima vesse (sic) o se venissero amenduni insieme. E piu` volsero che, se Dio faciesso altro di loro, ch’e detti ff. otto siano de lo spedale della Schala di Siena”. Il Costituto del Comune di Siena del 1309, nella rubrica “de mercatanti, peregrini et romei, e’ quali muoiono, quando albergano; et de’ beni loro”, risalente al 1292, prevedeva che gli osti consegnassero i beni e l’eventuale testamento (o una dichiarazione dei testimoni) nella mani del rettore della Casa della Misericordia e della Mercanzia, Costituto 1309-10, d. II, rr. 61-62. 137 Trovo una sola ricevuta, tarda rispetto alla documentazione della quale ci si occupa qui: si tratta di una foglietto non datato, ma probabilmente del 1485, di 6 cm. per 4 cm. dove si legge che “Baldasare di Piero da Chomo diposito` a di 23 uno ducato veniziano, uno duchato sanese, uno duchato fiorentino, due ducati ongari, uno duchato milanese, due grosoni di Pesaro chome apare a libro de’ dipositi a fo. 391, presene Bartalomeo nostro chompagno 1. 36 s. 13 d.”: ASS, Ospedale 870, c. 6. Questa scheda mi e` stata segnalata da Maura Martellucci. 138 Dep. n˚ 130, 191, 318 139 Dep. n˚ 81. Nel Dep. n˚ 385 si cita anche un altro cofano, conservato nel guardaroba, dove fu messa la valigia del vescovo di Fondi: “il misi nella ghuardaroba dello spedale in uno ghoffano per lo modo mel de´ ”. 140 ASS, Ospedale 21, cc. 223, 226 v 141 Di Pietra, Di Toro, 1999, p. 247. Alle p. 110-111 vengono prese in esame le rilevazioni di un medesimo fatto amministrativo iscritte in libri differenti.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Dopo quanto tempo il deposito veniva considerato “vecchio”? Il Libro da` risposte variabili. Dai dati trascritti nel 1410, quando si eseguı` la verifica della contabilita` e si ricopiarono gli estremi di depositi che datavano anche a 28 anni prima, si comprende che la maggior parte di essi gia` da molto tempo era stata iscritta tra le entrate dell’ospedale, nei libri del camarlengo, ma non sappiamo a quale distanza di tempo dal momento del deposito cio` fosse avvenuto. Il 3 luglio 1382, ad esempio, frate Cencio Tenducci opero` una revisione dei depositi che gli erano stati affidati, ne trovo` venti ‘‘che gli erano rimassi de’ romei ch’erano andati a Roma da dı` detto adrietro’’ e li “asegno`”, senza cambiarli, a frate Iacomo Silvestri, allora scrittore dell’ospedale, probabilmente perche´ li registrasse nel suo libro142. Frate Cencio era un personaggio di peso nella vita cittadina e, soprattutto, di comprovata esperienza amministrativa. Venuto dal mondo dei mercanti di bestiame, nel 1363, membro del consiglio generale della citta`, al momento della creazione dell’ufficio di controllo dei conti pubblici (detto dei Regolatori), aveva fatto parte del primo gruppo di nominati che dovevano far parte “de melioribus et sufficientioribus dicte civitatis”, per poi entrare tra i frati dell’ospedale; lı`, dopo aver ricoperto vari uffici importanti tra cui quello di addetto al pellegrinaio, aveva avuto modo di mettere al servizio della casa la sua esperienza del maneggio di denaro e, forse, anche i suoi legami politici quando, nel febbraio 1381, aveva fatto parte di una commissione di frati incaricati “di stimare ogni spesa della casa superchia dello spedale”; infine era stato fatto cavaliere con il nome di ser Andrea in modo da poter assumere la carica di rettore della Casa della Misericordia143. Una consistente eccezione, per quanto riguarda i tempi dell’incorporo della somme, e` rappresentata dall’anno 1400, quando al giubileo si sovrappose l’epidemia di peste. In questa circostanza cosı` particolare era ben piu` probabile del solito che il viaggiatore che non si fosse ripresentato entro qualche settimana non si sarebbe presentato mai piu`; percio` dopo appena un mese o due i depositi furono portati al cambio o iscritti tra le entrate dell’ospedale, in qualche caso perche´

142

Libro, c. 3rv. Le notizie su Iacomo: 1381 agosto 17 fu frate scrittore per un anno a cominciare da kalende di ottobre 1381; 1382 maggio 19 fa parte dei “frati che faranno provesioni a cresciare l’entrate et scemare la spesa et fare venire denari nello spedale” (ASS, Ospedale 20, c.142; Ospedale 21 c.16v.). I dati sugli uffici sono tratti da Fonti e materiali per la storia di Siena. 143 17 agosto 1381, ASS, Ospedale 20, c.143. Moscadelli, 1982, alla p. 78; Catoni, 1975, p. 55; Epstein, 1986 p. 66; Piccinni, 1982 pp. 113-114 nota, pp. 223-236

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA STRADA COME AFFARE



“fumo chiari che morı`” o “e` morto”, come specifica il frate nella posta di Martino di Turino di Saragozza e in quella di prete Ferardus Peri: attenzione che non impedı` che Griela Vannebroe tornasse ben vivo a ritirare il suo deposito il 3 settembre, poco piu` di due mesi dopo che frate Francesco l’aveva sbrigativamente inscritto, dandolo per morto, nel registro delle entrate144. Le periodiche revisioni, nel corso delle quali i depositi venivano riesumati dal cofano, aperti e passati al cambiavalute, ci appaiono in seguito abbastanza diradate. Frequente e` la registrazione di depositi vecchi di un paio d’anni, un tempo considerato sufficiente, dunque, a rendere improbabile quel ritorno da Roma che pure qualche volta si realizzava. A questo punto entrava in gioco una professionalita` esterna all’ospedale. Una volta aperto il cassone, il frate portava i depositi non ritirati ad un banco, dove si faceva cambiare il sacchetto di monete straniere in monete locali, spesso fiorini. Dai banchieri Agostino di Francio di Luca Berti, Ceccho di Tommaso, Tommaso di Cecco Bartolomei, Chimento d’Andrea145 e Lionardo di Pietro Mini, nominati singolarmente, cosı` come dalle societa` bancarie intestate a Cecco di Tommaso e compagni, Tommaso di Cecco e compagni o dal banco Tomassini146 il frate tornava con moneta corrente in Siena che finiva, con ogni probabilita`, in un altro cassone che rappresentava la cassaforte del contante della casa, e la registrava in entrata. Cosı` veniamo a sapere che quelle monete rappresentavano talvolta piccole somme, calcolate in qualche fiorino, talaltra qualche decina di fiorini d’oro147. La moneta, da oggetto in custodia era divenuta propriamente denaro. Da questo momento il pellegrino non avrebbe piu` potuto ritirare le medesime monete che aveva depositato, in quanto il denaro era stato messo in circolo per le attivita` varie dell’ospedale, cosa che doveva stare particolarmente a cuore ai frati da quando esso aveva iniziato ad attraversare una crisi di liquidita`, testimoniata da ripetuti provvedimenti almeno dall’ultimo decennio del Trecento. Nel 1393 si era avviata una nuova contabilita` (“uno libro novo”) proprio per gestire il recupero crediti (“ine si scriva tutti coloro che

144

Dep. n˚ 94, 107, 129. In Montauri, Cronaca, p. 697 Chimento e` indicato come nipote di Jacomo Cava, e si dice che fallı` nel 1382, come ho scritto piu` sopra. 146 Dep. n˚ 1, 2, 32, 358, 359, 371, 373, 376-381, 394-395, 397. 147 Non arrivano alla decina i depositi piu` consistenti, superiori a 30 fiorini di valore. I dati sono analizzati in dettaglio da Lucia Travaini. Si tratta dei Dep. n˚ 2, 32, 83, 92, 106, 113, 117, 222-223. 145

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

ragionevolmente debbano pagare”)148 e nel 1395 Giovanni Ghiandaroni, allora rettore di santa Maria della Scala, si era presentato addirittura davanti al consiglio generale della citta` per segnalare i molti debiti che gravavano sui suoi bilanci a fronte dei molti crediti che non riusciva ad esigere e per i quali chiedeva il sostegno di un bargello ed esattore comunale149. Le esigenze dell’amministrazione economica, sempre piu` pressanti, avevano fatto sı` che queste professionalita` ospedaliere si fossero specializzate, di contro alla continua rotazione che contraddistingueva gran parte degli altri uffici. Non a caso alcuni frati che maneggiarono denaro vennero dal mondo degli affari o della finanza o addirittura, qualche volta, approdarono ad esso proprio in forza dell’esperienza maturata all’interno dell’ospedale. Ad esempio, se frate Cencio proveniva dal mondo dei mercanti e dei conti pubblici, Mariano di Francesco, che nel 1385 riceveva depositi dai romei, nel 1387 avrebbe lasciato gli incarichi ospedalieri per ricoprire all’interno del Comune di Siena l’ufficio finanziario di Provveditore di Biccher150 na . In particolare, l’addetto ai depositi dei romei non solo doveva saper scrivere e tenere un libro, ma anche essere disponibile a farsi una competenza geografica, monetaria e, come vedremo, linguistica dal momento che nel Libro il latino, lingua veicolare dei dotti, non venne utilizzato che per qualche parola, essendogli preferite le molte lingue volgari, come avveniva del resto anche nel mondo della mercatura e degli affari. Qualcosa di piu`, o almeno certo di diverso, rispetto alla funzione piu` che altro d’assistenza che ci saremmo aspettati di trovare dentro un ospedale. Questa professionalita` spiega anche il lungo soggiorno nell’ufficio dei depositi del pur rissoso frate Giovanni di Fiandra, dal quale siamo partiti. 148

ASS, Ospedale 21, c. 256, 29 maggio 1393. «Propter guerram et caristiam preteritas proxime multum declinavit ab eo quod esse solebat, et notum est civibus maxime illis qui tractaverunt negotia dicte domus ne ponantur in ruina [...] Ipsa domus habet multa debita ad que repsondere oportet, habet etiam et credita sicut in libris dicte domus continetur qui si non exigantur pro dicta domo non posset dictis debitis respondere”; il consiglio attribuı` plena fide ai libri di amministrazione (ASS, Consiglio Generale 197, cc.151v-152, 18 agosto 1395). La delibera, approvata a larga maggioranza, e` erroneamente interpretata da Epstein, 1986, p. 26 a causa di un taglio nel testo. Interventi di simile tenore vennero richiesti al comune nel 1399, 1403, 1404 (ASS, Ospedale 21, cc. 210v., 319v; Ospedale 22, cc. 8, 16v,) e nel 1405 il capitolo dei frati elesse una commissione composta dai frati Iacomo di Mino, Giovanni Cusini, Bartolomeo e Pietro di Francesco Saladini che “facciano provisioni del modo di avere denari” (ASS, Ospedale 22, c. 25v). 150 Libro, dalla c. 6v, e Fonti e materiali per la storia di Siena. 149

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

LA STRADA COME AFFARE



Documento acquistato da () il 2023/04/27.

7. Giubilei e pestilenze: i numeri delle donne e quelli degli uomini Le caratteristiche del Libro del pellegrino, dando notizia quasi esclusivamente dei viaggiatori che portavano denaro con se´ e, tra questi, solo di quelli che non si erano piu` fatti vivi a reclamarne la restituzione, non consente di aggiungere dati inequivocabili al tema controverso della consistenza del flusso dei pellegrinaggi, sul quale del resto gli studiosi hanno molto discusso senza giungere ad una conclusione concorde151. Fatto salvo cio` che la fonte non dice, andiamo ad analizzare, tuttavia, i dati che essa ci fornisce con generosita` e che sono riassunti nella tabella n. 1. Gia` ad una prima occhiata all’andamento delle registrazioni si coglie che i giubilei degli anni 1390, 1400, 1413 furono accompagnati o seguiti da un impennarsi piu` o meno consistente del numero 152 di chi non torno` a richiedere il suo deposito . Un’altra variante, forse ancora piu` apprezzabile, e` rappresentata dalle pestilenze. L’incremento del 1382 fu dovuto, probabilmente, alla peste di quell’anno, combinata con l’avvio delle regolarizzazioni dei crediti pregressi153. Nel 1390, nel 1400, nel 1413 e nel 1423 i due eventi – giubileo e peste – si combinarono e a questa combinazione dobbiamo i numeri piu` elevati di pellegrini registrati per il 1391 e il 1400. Meno spiegabile resta il picco del 1427, a meno che non si sia trattato di una nuova operazione di regolarizzazione del pregresso, giustificata dalla violenta crisi di liquidita` che minava in quegli anni ` evidente, in ogni caso, le casse dell’ospedale, cui ho gia` accennato. E che solo nelle occasioni giubilari si fece piu` apprezzabile il modesto rivolo di viaggiatori che negli anni normali si recavano a Roma per visitare i sepolcri degli apostoli Pietro e Paolo154. ` certo che Siena attendeva un flusso consistente di pellegrini per E il 1400, quando il giubileo nacque dalla risposta quasi spontanea dei

151

Su una certa retorica dei numeri cui indulge parte della storiografia sul pellegrinaggio Cherubini, 2000, pp. 33, 56-57 152 Per l’elenco dei giubilei Cherubini, 2000, p. 53-55. 153 Nella tabella sono indicati tra parentesi quadra. 154 ´ douard Perroy sottolinea la concentrazione dei viaggi di Commentando fonti francesi E pellegrinaggio negli Anni Santi: “En somme, a` partire de 1300, on ne pe´re´grine plus a` Rome que pour gagner l’indulgence ple´nie`re du jubile´: nos textes y font allusion”, Perroy, 1979, p. 741.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Tabella 1. Il numero dei pellegrini anno

n˚ dei pellegrini

uomini

donne

1381 [1382] 1384 1385

1 36 8 4

0 36 7 4

1 0 1 0

1386 [1387] [1388] [1391] 1399 1400 1401 1407 1408 [1409] 1410 1411 1412 1413 1414 1415 1416 1418 1419 1420 1423 [1427] 1428 1430 1431 [1433] 1434 1435 [1437] 1443 1446 TOT ns

1 1 1 34 1 247 6 1 2 3 3 15 4 3 1 4 4 3 1 1 1 10 1 1 1 3 3 3 3 1 1 413 4

0 1 1 26 1 211 5 1 2 3 2 12 2 3 1 3 4 3 0 1 1 7 1 1 1 3 3 2 3 1 1 353 (85,5%) ns

1 0 0 8 0 36 1 0 0 0 1 3 2 0 0 1 0 0 1 0 0 3 0 0 0 0 0 1 0 0 0 60 (14,5%) ns

Tra parentesi quadra gli anni per i quali non abbiamo la data in cui avvenne il deposito bensı` quella, successiva, in cui il deposito non riscosso venne cambiato o registrato tra le entrate dell’ospedale: in quei casi la data reale del passaggio e` dunque precedente.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA STRADA COME AFFARE



fedeli al richiamo dell’anno centenario155. Si tratto` di un giubileo ben pubblicizzato e molto frequentato, ottimo successo per le finanze pontificie nonostante che si fosse in pieno scisma, che molti potenziali pellegrini avessero come riferimento l’antipapa e che il papa considerato legittimo si trovasse ad Avignone156. A Siena ci fu chi fiuto` l’aria e la citta` capı` che era il caso di presentarsi, agli occhi dei forestieri, ‘‘come si merita honorata e bella”, preparandosi sul piano dell’immagine attraverso un provvedimento che rimuoveva dallo snodo centrale della viabilita` cittadina, non si sa se in maniera definitiva, “calzolai ne´ altre arti vili e disonorate a tal luogo”, il cui risultato atteso era di riservare quello spazio alle sole “buone persone” cioe` “banchieri e mercatanti e altre arti honorevoli alla citta`”157. Se altre fonti ci dicono che gia` nell’ottobre 1399 l’ospedale aveva costituito il punto d’appoggio per le processioni dei Bianchi che “sonsi spogliati piu` di 2000 allo Spidale della Scala e lassate ivi le vesti e altri le serbono, per servirsene alla lor fine”158, i dati largamente piu` consistenti nel nostro registro, in assoluto e tra gli anni giubilari, riguardano proprio il 1400, quando aumento` sia il numero dei pellegrini diretti a Roma, sia quello dei depositi – anche perche´ sulle strade tra Siena e Roma erano segnalati malintenzionati159 – sia, infine, quello delle loro mancate restituzioni per l’impennarsi della curva della mortalita` a causa della pestilenza che si diffuse dagli ` allora, inoltre, che troviamo traccia per la ultimi mesi del 1399. E prima volta nella documentazione ospedaliera di appestati accolti nella casa e affidati alle cure di uno speziale e di un medico fisico, retribuiti con un salario piu` alto proprio in nome della “grande fadigha” “per gli molti infermi che ci a`”160. In quell’occasione l’ospe-

155 Cio` indusse il pontefice a confermare un giubileo che avrebbe potuto non esserci, dato che dopo il 1390 Urbano VI aveva stabilito che, in ricordo della vita mortale di Gesu`, l’evento venisse da allora in poi celebrato ogni trentatre´ anni (Esch, 1997, Cherubini, 2000, p. 53). 156 Scrive Perroy, 1979, p. 741, commentando dati sui pellegrini francesi a Roma: “Sur ces jubilaires, il y en a un de 1350 (rappel en un testament de 1368) et un autre en 1450. Tous les autres sont de 1400”, prova inequivocabile “que la commun des fide`les, contrairement a` ce qu’on dit, s’interessait fort peu de savoir qui e´tiat le vrai pape”. 157 Il provvedimento riguardo` lo snodo viario senese della Croce del Travaglio e fu preso il 28 dicembre del 1399 dal consiglio generale (Piccinni, 1984, alle pp. 225-226). 158 Luca Dominici, Cronache, p. 195. Ser Luca scrive altrove (p. 238) che la pestilenza inizio` nel settembre 1399, anche se esplose nel 1400. 159 I corrispondenti di una compagnia mercantile toscana segnalavano in quell’anno che “le strade da Roma a Viterbo non sono state sicure”, citato da Cherubini, 2000, p. 74. 160 Il cerusico, invece, si mise in salvo, accettando per questo una riduzione del salario: ASS, Ospedale 21, cc. 325v, 329.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

dale si trovo` in prima linea per le sue funzioni sia di accoglienza dei pellegrini sia di cura degli infermi, con il risultato che al suo interno si determino` una marcata promiscuita` tra malati e sani e tra senesi e forestieri perche´, come narra il cronista dei fatti, Paolo di Tommaso Montauri, ‘‘continovo erano pieni li spedali d’infermi forestieri e paesani, che era una piata` a vedere’’161. In quell’occasione i pellegrini, sani o malati che fossero, poterono senza dubbio incontrare Bernardino degli Albizzeschi, non ancora frate ne´ in odore di santita` bensı` giovane studente, che si prodigo` “a governare gli infermi ammorbati nello spedale della Scala in Siena, che v’era grande quantita` di infermi, e cosı` vi ste` a governare di continovo durante quella morı`a”162. Non sembra percio` un caso se quella che e` probabilmente la prima effigie del santo venne dipinta, nell’ottobre del 1444, ad appena due mesi dalla sua morte, da Pietro di Giovanni di Ambrogio Pucci proprio nella tenda perduta del pellegrinaio dal quale aveva forse preso le mosse il suo percorso di santita`163. Bernardino stesso, del resto, predicando a Siena un venticinquennio piu` tardi, avrebbe trovato il modo di rinverdire il ricordo di quel momento drammatico regalandoci un quadro di una vivacita` sorprendente attraverso la concretezza della sua acuta memoria olfattiva nella quale si era impresso l’odore della peste in ospedale – perche´ la peste ha un suo particolare odore, determinato dal pus dei bubboni e dalla sudorazione profusa del delirio finale – con la quale cercava di ` cci chi si risvegliare quella dei piu` maturi tra i suoi ascoltatori: “E ricordi de la mortalita` del quattrocento? Elli era tanta puzza a lo Spedale che non vi si poteva abitare solo per la puzza de la pistolenza. El riparo era questo, che vi si faceva molto fummo e fuoco: questo era il migliore riparo che vi si potesse fare”164. Sicuramente molti pellegrini portarono la peste dentro l’ospedale, molti altri ve la trovarono, altri videro manifestarsi la malattia dopo essersi di nuovo messi in cammino, altri ancora furono contagiati nelle resse romane. Morirono soprattutto i pellegrini passati da 161

Montauri, Cronaca, p. 761. Ibidem. Bernardino abbraccio` la vita religiosa, ventiduenne, nel 1402, dopo aver studiato grammatica, poesia, retorica, diritto canonico e teologia, Nardi, 1993. 163 Regesto n. 255 di Gallavotti, 1985. 164 Questo vivo stralcio autobiografico e` tratto da Bernardino, Prediche 1427, XXXIX, 53-56. Il puzzo tipico degli ospedali e` notato anche da Dante che gli accosta quello delle Malebolge (Dante Alighieri, La commedia, Inferno, XXIX). Sulla “misura” e sulla profondita` negli anni della memoria personale degli uomini del Medioevo vedi Braunstein, 2001 p. 516. 162

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA STRADA COME AFFARE



santa Maria della Scala tra maggio e giugno, momento della massima virulenza della malattia165, quando il frate raggiunse in un colpo un centinaio di registrazioni di depositi che non sarebbero stati mai riscossi. In totale il Libro nomina 246 pellegrini (210 uomini e 36 donne) per il 1400166. Che proporzione essi rappresentassero rispetto al numero effettivo di coloro che sostarono nelle sale di santa Maria della Scala, e` difficile dire. Dato che morivano in buon numero per strada, i depositanti non tornavano a Siena, e siccome non tornavano i loro depositi erano registrati tra quelli mai riscossi, e gia` si e` visto come, in quell’occasione, il frate addetto accelerasse i tempi, dando per morto chiunque non si fosse ripresentato entro appena un paio di mesi. Ma non solo ignoriamo quanti di questi pellegrini-clienti della casa tornarono regolarmente a Siena e, dunque, non finirono mai nei nostri elenchi: non possiamo sapere nemmeno fino a che punto la disponibilita` di denaro avesse gia` operato una prima selezione in partenza, non consentendoci di capire quanto fossero numerosi coloro che pellegrinavano senza avere denaro in tasca o senza sentire il bisogno di proteggerlo con un deposito. Tentando lo stesso un calcolo, per quanto arduo e approssimativo, otteniamo una forbice troppo ampia per essere accettabile: se infatti nella pestilenza del 1400 fosse morto da un terzo (come e` stato calcolato per Firenze167) alla meta` della popolazione, potremmo ipotizzare un passaggio di circa 500-700 persone; se, all’opposto, ne fosse morto appena 1/10 potremmo immaginare un numero di presenze nelle sale dell’ospedale di oltre 2000. Piu` attendibilmente, ad aumentare il numero minimo dei pellegrini depositanti nel 1400 ci viene in soccorso il nostro scrupoloso frate Giovanni di Fiandra che, nell’anno del giubileo, riempı` non uno ma due libri, numerando i depositi progressivamente almeno fino al numero 500168. Anche calcolando che sia esistito qualche deposito cointestato e qualche altro foglio del registro di cui non abbiamo notizia, possiamo immaginare che un poco 165

I dati sui mesi della massima virulenza concordano con quelli fiorentini riportati da Carmichael, 1986, pp. 65, 72. 166 Puo` darsi che qualcuno dei depositanti non fosse in pellegrinaggio, tuttavia ritengo che il numero di questi ultimi sia ininfluente ai fini del nostro discorso. 167 Sarebbe morto circa 1/3 della popolazione, cioe` 20.000 persone, di cui circa dieci al giorno in ospedale: Herlihy, Klapisch Zuber, 1978, pp. 446-454 tab. 71, ripreso da Mazzi, 1984, pp. 95-97. 168 Nel Libro lo si deduce dalla frequente dizione “al segno” cui segue un numero che arriva come massimo a 500, nel Dep. n˚ 98.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

piu` di 500 persone depositasse qualcosa all’ospedale nell’anno del giubileo. Poco meno della meta` non torno` mai a reclamare il suo. Se la mortalita` nella citta`, dunque, si assesto` intorno a un terzo della popolazione, quella tra chi viaggiava e frequentava luoghi promiscui e affollati, esponendosi a molteplici rischi di contagio, e` probabile che si alzasse fino a poco meno del 50%. Solo in una quarantina di casi il Libro da` notizia delle professioni, mestieri o status sociale dei pellegrini. Tra loro si distingue un consistente gruppo di religiosi, piu` esplicitamente identificati dal frate addetto ai depositi: un monaco, sei frati e una sola suora che si era mossa dalla Spagna, diciannove preti, tra i quali il vescovo di ` verosiFondi, un cappellano boemo, un arciprete, un canonico169. E mile che i religiosi venissero sempre registrati con la loro condizione, e dunque il numero totale di ventisette potrebbe essere vicino al vero. L’elenco dei religiosi e` seguito da un gruppetto di esponenti di professioni intellettuali: quattro dottori (uno spagnolo, due olandesi, un tedesco)170, un notaio savoiardo171. Un messere e un ser senza altre specificazioni restano non identificabili172, mentre Ghuglielmo granfon di Fiandra era un conte173. Qua e la` spuntano un maestro maniscalco, un maestro di pietra, un fabbro, un garzone, un alberga169 Ian Marines de Nai monacho, Dep. n˚ 263; Antonio di Bartalomeio, frate, da Lodi di Lonbardia Dep. n˚ 368; Giovanes Trapan frate di Prusia de Perebio Nuovo 16; Grazia, suoro di Santo Salvadore di Spagnia Dep. n˚ 102; Mino, dominus fiere, di Ponte Charato da santa Maria Sopra Mare di Bolognia Dep. n˚192; Ninel fieren de Cortita di Fiandra Dep. n˚ 193; Sipicho di Marughe, domins, di cordone di Santo Benedetto Dep. n˚ 234. Ferardus Peri petre Dep. n˚ 129; Froliano di Chocie chapelano di Vilina del paese di Buemia Dep. n˚ 358; Ghirardo de Nim, ser, prete di Fiandra di terz’ordine Dep. n˚ 195; Ghuglielmo Ormani prete Dep. n˚ 235; Ghuglielmo, prete, arciprete de Stadira Dep. n˚ 230; Giovanni de la Magnia prete Dep. n˚ 11; Giovanni di Ghalienis prete Dep. n˚ 236; Giovanni di Giovanni Perandi prete Dep. n˚ 151; Iacho, ser, prete di Fiandrola Dep. n˚ 26; Iachomo di Preto prete e chalonacho Dep. n˚83; Mata Ghalterius Gaulti prete de Lande di Borghogna Dep. n˚ 93; Michele prete de la Magnia Dep. n˚ 190; Mine Nicholef prete di Schemenia Dep. n˚ 114; Nicholo d’Uliviere, ser, preto, da novo prete Dep. n˚ 295; Petrus curatus previter de la Magnia di Nai Dep. n˚ 209; Petrus Ferandi de Minghanti de Chastiglia prete Dep. n˚ 120; Pietro Palmieri de Prethon prete Dep. n˚ 2; Ugo Spicciatore prete di Provenza Dep. n˚ 260; vescovo di Fondi Dep. n˚ 385. Per i viaggi dei religiosi Sensi, 2000. 170 Chofale Alfonzo dotore da Chastiglia Dep. n˚ 30; Diel di Ans dottore d’Olandia Dep. n˚ 271; Ghuglielmo dotor d’Olandia, siel Dep. n˚ 270; Sutto Simon dotor de la Magnia Dep. n˚ 229. 171 Ian Portiere notarius diociese ilunicens de Savoia Dep. n˚ 98. 172 Antonio de Frede Mension Dichil Dep. n˚ 99; Ghanuccio Schala de Brabante Dep. n˚ 207. 173 Dep. n˚ 328.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA STRADA COME AFFARE



tore, un vetturale spagnolo (carretero)174. Infine uno schiavo (slavo) al soldo della compagnia di ventura capitanata da Niccolo` Piccinino intorno al 1453175. Come si vede dalla tabella il pellegrinaggio non era solo cosa da uomini, anche le donne si mettevano sulla strada per Roma, sia pure in numero molto minore176. Nel Libro ne ho identificate 60, meno del 15% del totale, ma l’elenco e` forse sottodimensionato di qualche unita`. Sono, infatti, nomi maschili o femminili Ghirela, Griela, Suta Simon Doditor e altri che si possono scorrere agevolmente nell’indice onomastico177? Confesso di non ritenermi capace di attribuire un sesso a tutti i nomi che il Libro ci pone davanti, alcuni trascritti, per di piu`, con grafie non usuali. Di queste 60 donne abbastanza certe, ben 44 (cioe` oltre il 73%) passarono in occasione dei due giubilei del 1390 e del 1400. Viene da pensare che occorresse una motivazione molto forte, socialmente accettata e riconosciuta, per spingere le donne a mettersi in viaggio, separandosi da casa, famiglia o convento, sfidando il pericolo oggettivo della strada178 e la riprovazione che proveniva in certi casi anche dagli ambienti religiosi. Contro il pellegrinaggio femminile avrebbe predicato proprio a Siena san Bernardino, cercando di distogliere da esso piu` di tutto le senesi giovani che egli desiderava non imitassero l’abitudine al viaggio che avevano probabilmente cosı` spesso sotto gli occhi nella loro citta`: “cosı` dico di molte che vogliono andare al santo Sipolcro, e chi a Santo Iacomo. Guarda, prima che tu vada, guarda i pericoli. Se tu se’ giovana, come ti metti tu in tal viaggio? Non te ne consiglio gia` io: tu vai a troppo grande pericolo. Ma io ho sentito che ‘l Santo Padre ha riparato, che non vuole che si vada sotto pena di scomunicazione”179. 174 Un alberghatore tedescho Dep. n˚ 34; Simone garzone Nai c’ando` di Straliche Dep. n˚ 28; Ormano frabo Dep. n˚ 5; Giovanni maestro malischalcho de la Magnia Dep. n˚ 306; Marcho d’Antonio maestro di pietra Dep. n˚ 389; Martinus charatero de Burghus de Spagnia Dep. n˚ 149. 175 Dep. n˚ 384. 176 Sulle donne pellegrine Palumbo, 2000, pp. 403-420, il volume miscellaneo Donne in viaggio, 1999, e, per le pellegrine a Compostella, Cherubini, 1998, pp. 195-199. 177 Si confrontino, ad esempio, i nomi di Asuta di Fiandra, Suta Simon Doditor, Sutto Simon dotor de la Magnia. 178 Molte testimonianze. Tra esse ricordo una giovane romea violentata nel territorio di Camaiore in Sercambi, Novelle, citato da Cherubini, 1974 Vita trecentesca, p. 25. 179 Bernardino, Prediche 1427, XXVIII, 76. Per la diffusa tradizione antiperegrinante Constable, 1976, pp. 123-146 e, per il “pellegrinaggio spirituale”, Cardini, 1982, pp. 180-181 e la bibliografia la` citata. Per una tarda eco senese di questa diffidenza vedi ancora la seicentesca vita del beato Sorore, quando narra di “come il demonio, in forma di

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

8. Come e perche´: modi e motivazioni del viaggio Sappiamo che camminare in compagnia era il primo modo per “attenuare la fatica della strada e ridurre i pericoli”180, tuttavia le caratteristiche del Libro non consentono di aggiungere molto di nuovo a cio` che gia` conosciamo sulle modalita` del viaggio. Se quindici depositi furono cointestati a due persone181 e uno a tre182, la maggior parte di essi ebbe un solo intestatario, ma neanche questo fatto, da solo, significa che il depositante non viaggiasse con uno o piu` compagni, con il coniuge o altri familiari: potrebbe trattarsi semplicemente di un capofamiglia, che depositava a nome di tutti, o anche dello spenditore, cioe` del cassiere di un gruppo. In qualche caso il frate registro` gli averi lasciati in un deposito cointestato: a due donne fiamminghe, apparentemente non unite da legami di parentela183, a un uomo e una donna che non sembrano parenti (e l’intestataria e` la donna), a due fratelli che viaggiavano insieme184, a un padre e un figlio, a un marito e una moglie, al marito con la moglie e la madre di lui, a due preti ognuno con un accompagnatore185. Poco di piu` si ricava dai dati concernenti il giubileo del 1400, che pure rappresentano, come ormai ben sappiamo, la parte piu` consistente ed esplicita del libro: osserviamo, in quell’occasione, arrivi a piccoli gruppi, due tre, fino a nove depositanti nello stesso giorno che, provenendo da paesi diversi, lasciano indovinare piccole comitive formatesi spontaneamente allo scopo di percorrere insieme almeno un pezzo di strada. Viaggiavano certamente senza altri membri della famiglia, anche se non e` escluso che per strada si accompagnassero di volta in volta ad altri gruppi di pellegrini, le 55 donne che sono personalmente intestatarie di un deposito186. Anche se un tedesco, Vicilaus di Nicholaio, appoggio` presso

bellissima giovene pellegrinante, tento` Sorore e rimase confuso”, Vita del Beato Sorore, 1627, pp. 38-40. 180 Cherubini, 2000, p. 32. 181 Si tratta dei Dep. n˚ 5, 6, 7, 8, 24,30, 83, 200, 210, 211, 213, 236 245, 290, 304, 307. 182 Dep. n˚ 224. 183 Dep. n˚ 213. Si tratta di Margharita e Verdice di Fiandra, giunte a Siena durante il giubileo del 1400. 184 Tracce di due fratelli in viaggio anche in altra documentazione: ad esempio in ASS, Ospedale 182, c. 34v, c. 99 v., 13 aprile 1413. 185 Dep. n˚ 8, 83, 200, 211, 224, 236, 245, 290, 304. 186 Si tratta del 13,8% del totale dei depositanti.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA STRADA COME AFFARE



l’ospedale il suo ronzino che “rimase a la casa”187, forse perche´ voleva compiere da penitente almeno l’ultimo tratto del suo viaggio, in genere si pensa che il pellegrino viaggiasse a piedi188, non solo perche´ camminare era la maniera piu` comune per spostarsi ma anche perche´ si trattava del modo piu` virtuoso per avvicinarsi alla meta: e cosı` i pellegrini chiamavano bordone (burdo, cioe` mulo), il lungo e saldo bastone dalla punta ferrata al quale si appoggiavano, loro rudimentale “mezzo di trasporto”. Anche per questo lento spostarsi a piedi i depositi affidati a santa Maria della Scala erano costituiti da oggetti leggeri: soprattutto monete di molti tipi e di diverso valore, utili per pagarsi l’alloggio, il vitto189 o i pedaggi, per acquistare bolle d’indulgenza o per offrire denaro sugli altari190. Insomma il pellegrinaggio costava sempre qualcosa, anche se, rispetto a quello in Terrasanta, quello che si svolgeva via terra, per Roma o Santiago, offriva la possibilita` di evitare le spese di trasporto andando a piedi, di ottenere l’alloggio gratuito presso i numerosi ospizi posti lungo gli itinerari principali e di ricevere di che nutrirsi ` quello che stava facendo il pellegrino che Domenico questuando. E di Bartolo dipinse nel 1443 sulle pareti del pellegrinaio nell’atto di chiedere, a mani giunte, una delle pagnotte marcate con la scala che l’inserviente distribuiva alla porta, mentre poco distante un altro gruppo di personaggi guardava verso l’alto, in direzione del pergolo dove venivano esposte le reliquie provenienti da Bisanzio, tra cui il chiodo di Cristo e il velo della Madonna che, dal 1359, erano andate ad arricchire il ben piu` modesto patrimonio sacro di cui l’istituzione gia` si fregiava191, e noi sappiamo che parte del denaro che i pellegrini portavano con se´ era destinato proprio all’acquisto delle indulgenze che derivavano dall’onorare le reliquie incontrate lungo il viaggio. Molto piu` esclusivo, e` noto, era il pellegrinaggio a Gerusalemme, soprattutto per i costi del trasporto marittimo, elevati al punto che ser Mariano di Nanni, prete senese non particolarmente abbiente e 187

Dep. n˚ 36. Ma Cherubini, 2000, p. 37 ricorda quanto poco si sappia sul fatto se il viaggio si svolgesse a cavallo, a piedi, o parte a cavallo e parte a piedi. 189 L’ospitalita` a pagamento del pellegrino e` poco nota sia per la poverta` della documentazione sia perche´ poco studiata (cosı` Cherubini, 2000, p. 14). Tra i pochi che se ne sono occupati lo stesso Cherubini (Cherubini, 1998, pp. 151-152, 161-165); Romani, 1948, p. 56 sgg; De Nicolo`, 1997. Per l’ospitalita` a pagamento nel senese imprescindibile Tuliani, 1994, p. 172. 190 Per questi aspetti vedi il saggio di Lucia Travaini in questo volume. 191 Tutto questo in Derenzini, 1996 e Piccinni, 1996. 188

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

rettore della chiesa di San Pietro a 0vile, citato occasionalmente anche nella nostra fonte192, al ritorno dalla visita al Santo Sepolcro sentenzio`: “non vada chi non ha denari”193. Nel Libro, e` vero, incontriamo un buon numero di pellegrini che portavano con se´ una discreta quantita` di oro, ma va ricordato ancora una volta che la natura stessa della fonte pone una lente di ingrandimento proprio davanti a quel nucleo di benestanti che piu` spesso aveva denaro con se´, selezionandoli in partenza per noi, anche se in molti casi i depositi – specie quelli delle donne – erano costituiti da poche e povere monetine194. In media, in ogni modo, ogni pellegrino iscritto nel libro lascio` circa 6 fiorini d’oro195 Le monete erano affidate al frate addetto ai depositi dentro scarselle196, saccucci o sacchetti di lino197, borse, borselli e borsellini di cuoio198, o strettamente avvolte in pezzi di tovaglia199, piccoli contenitori che era piu` facile nascondere sotto gli abiti. Qualche volta vennero depositati alcuni oggetti preziosi, sempre di piccole dimensioni, soprattutto anelli che e` piu` difficile rubare dal dito, e lingotti: “2 anella d’oro di piccola valuta e uno anelo d’ariento”, un anello d’oro ‘‘di loro paesse’’, due anelli d’argento oltre che una “piastrella d’ariento”, una verghetta d’oro e diciannove spranghuccie delle quali non si sentı` il bisogno di annotare il peso200. Rimane impossibile capire, dalle poche annotazioni del Libro, le motivazioni individuali al viaggio. Sappiamo di un viaggio verso Roma fatto per ritirare dei benefici papali, quello di Ghuglielmo di Libero Bavisensis Drorichase che spiro` nell’ospedale nel 1411201. Indoviniamo appena la particolare spinta devozionale e anche la maggiore familiarita` con la strada di chi si muoveva da altre mete di 192

Mariano nel febbraio 1436 fu testimone alla restituzione del deposito al vescovo di Fondi, Dep. n˚ 385. Si aggiunge cosı` un minuscolo tassello alla biografia di questo personaggio, la cui ultima notizia era relativa al 1432 (Cardini, 1982, p. 187). Il libro di Mariano e` stato edito in Mariano da Siena, Viaggio. 193 Per i costi del pellegrinaggio in Terrasanta rapportati a quelli di terra Pinto, pp. 277-278 (la citazione di Mariano da Siena a p. 277). Riassume la questione dei costi di terra e di mare Cherubini, 2000, p.35. 194 Rimando di nuovo al saggio di Lucia Travaini, in questo volume. 195 Cioe` un valore totale di circa 2.500 fiorini per 398 depositi. 196 Dep. n˚ 1 e 10. Le scarselle erano borse che facevano parte integrante dell’abbigliamento tipico del pellegrino. 197 Dep. n˚ 3 e 71. 198 Dep. n˚ 73, 189, 382, 390, 391. 199 In una pezzuola di tovaglia, Dep. n˚ 83. 200 Dep. n˚ 116. 201 Dep. n˚ 339.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA STRADA COME AFFARE



pellegrinaggio, spesso lontane sedi di santuari importanti come Santiago di Compostella, ma anche il monastero di San Salvatore di Oviedo, Mont Saint-Michel in Normandia, Noˆ tre-Dame di Boulogne-sur-mer, Colonia, Praga, Monte Sant’Angelo del Gargano; o di chi aveva come punto di partenza qualche altra sede di importanti istituzioni di carita` come gli ospedali spagnoli di Burgos o di Valenza, citta` dalla quale, forse non a caso, si sposto` un gruppetto ben individuato di pellegrini202. Incontriamo, infine, qualche ‘‘attratto” (cioe` deforme o paralizzato) alle mani, persone con qualche modesto problema fisico, ma non abbastanza grave da far pensare ad un viaggio di speranza in cerca della grazia della salute203. Se a concreti bisogni del corpo si riferiscono i depositi di quella “pocha di charnesecha” lasciata da una donna, di quelle altre “chosarele” qua e la` registrate dal frate addetto ai depositi204, nel Libro c’e` qualche eco di altri, piu` profondi bisogni. Il tedesco Pietro Dau si portava in tasca al giubileo un’immagine sacra a lui cara, ‘‘una Vergine Maria d’avorio in uno bosolino fornito d’ariento’’, alla quale non si sentı` di far affrontare i rischi dell’ultima tappa del viaggio205. In molti, anche partiti da molto lontano, portavano ancora con se´ qualche moneta “di loro paese” mai cambiata, un pezzo d’identita` conservato, un talismano, un concreto legame con luoghi lasciati certamente con quel misto di dolore e gioia che da` sempre il distacco anche a chi sceglie di partire206. Il vescovo di Fondi, messer Marino, del cui viaggio non siamo in grado di individuare i motivi, si portava pero` dietro i suoi libri che affido` personalmente al rettore nell’agosto del 1430 dentro una valigia (o fardello) sigillata “amagliata chon savole e sugielata d’uno suo sugielo di detto veschovo” che fu depositata “nella ghuardaroba dello spedale in uno ghoffano”: nella coperta di una copia del Digesto aveva messo le sue disposizioni (“una pulizia chome, se e che a faresene”)207. Intravediamo un uso diffuso, ma anche una sorta di gratitudine e di ricerca di protezione per il nuovo status raggiunto, 202 Per le localita` di provenienza si veda piu` avanti. Per la bibliografia sull’organizzazione ospedaliera di Burgos, dove confluivano i cammini di Francia, si puo` partire da Martinez Garcia, 1981; per quella valenciana da Gallent Marco, 1981, 1984, 1985. 203 Dep. n˚ 74, 75, 80. 204 Dep. n˚ 31, 81, 116, 117, 124, 130, 159, 211, 288. 205 Dep. n˚ 130. 206 Illustra, in una prospettiva diacronica, vari usi non monetari del denaro, compreso il collezionismo, Belli, 2002. 207 Dep. n˚ 385.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

nel viaggio di ser Nicholo d’Uliviere, “da novo prete”, che passo` nel settembre 1400208. Se quel Moameh Brudeh, che passo` nel maggio del 1440, certamente musulmano di origine, forse turco in base al suo cognome che termina con una tronca209, fosse stato anche un convertito, potremmo intravedere nel suo viaggio la riconoscenza per aver ricevuto una nuova fede o anche l’espiazione per il proprio passato religioso. Tuttavia lascia perplessi il fatto che egli avesse mantenuto, dopo l’eventuale conversione, il proprio nome originale che era cosı` scopertamente lo stesso del profeta Maometto. Potremmo, diversamente, pensare anche ad un musulmano in viaggio per Roma per altri, diversi, motivi tranquillamente rivoltosi, per usufruire del servizio di deposito, all’ospedale che, altrettanto serenamente, l’avrebbe ospitato. Il soggiorno a Roma poteva avere durate molto varie210, e su questo la documentazione di santa Maria della Scala non fornisce che poche informazioni da aggiungere a quanto gia` si conosce. Qualcosa, se non di nuovo certo di molto vivo, traviamo in una vicenda registrata in quella dell’ospedale di Monna Agnese, una struttura di ospitalita` lontana non piu` di un centinaio di metri, nei cui registri si narra la breve storia della viennese monna Ghillighin o Agnesa del fu di Filippo di Ulricho: fermatasi a Siena il 1 dicembre 1433 la donna, che aveva programmato a Roma un lungo soggiorno che si protraesse per l’intera quaresima 1434 (“dixit quod ipsa animum habet standum in civitate romana tota futura quadragesima et ipsa finita Deo dante redire”) dovette rinunciarvi per una delle tante fatalita` che sempre possono ostacolare un viaggio. Infatti “ritorno` indietro incontenente la detta monna Agniesa perche´ disse non essere potuta ire per certo male d’uno piei e richiese el decto suo deposito, el quale le rendemmo a dı` 5 dicembre 1433”211. Il pellegrinaggio poteva rappresentare l’occasione per un distacco, se non definitivo e radicale, certo molto consistente dal proprio paese, dalla propria casa, dal proprio lavoro, e che questo rendeva talvolta le fasi del viaggio molto prossime a tappe dell’esistenza. Non credo che fosse perche´ viaggiare era lento e faticoso che

208 209 210 211

Dep. n˚ 295. Dep. n˚ 237: mi segnala Franco Cardini che potrebbe trattarsi di un nome turco. Sintesi e bibliografia in Cherubini, 2000, p. 37. ASS, Monna Agnese 44, c. 40, 1 dicembre 1433.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA STRADA COME AFFARE



alcuni ritornarono a riscuotere il proprio deposito dopo diversi anni212 o che qualcuno si fermo` a lavorare nella casa, come ad esempio 213 il prussiano ingaggiato come cuoco che non sappiamo, pero`, perche´ fosse arrivato a Siena e nemmeno se sia poi ripartito, magari quando la stagione era migliore o aveva recuperato energie e coraggio o, semplicemente, messo da parte qualche altro soldo. La fonte ci mostra almeno un grande viaggiatore, uno di quei pellegrini che combinavano un viaggio con altro214, il co`rso Giovanni di Pietro di Richardo che, dopo aver depositato a Siena i suoi denari nel dicembre del 1431, li ritiro` nell’aprile del 1434 perche´ “disse voleva andare a Saiachomo”. Per quel nuovo viaggio ne prelevo`, pero`, solo una parte, 5 ducati d’oro del valore complessivo di 22 lire e 15 soldi, lasciando all’ospedale ancora 38 lire e 18 soldi che, evidentemente contava di tornare a riprendere215. Il pellegrinaggio, come ogni viaggio, esponeva a molti momenti critici: si poteva essere derubati, ma anche ammalarsi o morire, e proprio della morte in viaggio il Libro lascia tante esplicite testimonianze216. Cosı` qualche pellegrino, preoccupato della fine che avrebbero fatto quei suoi beni, deposito` anche le ultime volonta` nelle mani del frate, che le riassunse brevemente nel suo quaderno. Il primo in ordine di tempo fu Lillo di Chola di Lilo Turcho di Monte Ghalghano che, nel 1399, specifico` che i suoi denari “se Dio faciesse altro di lui fussero de lo spedale”217. La seconda, nel 1412, fu Alete Creschonsch della Magnia Bassa che “per suo testamento” lascio` i suoi denari a “misser Pietro di Settechastegli de la Magnia prete e rettore de [bianco] e ghovernatore de la chapela di Sant’Andrea di Roma e priore di santo Ustazio ne la parochia di santo Biagio”218. Il terzo ed ultimo fu il cappellano boemo Froliano di Chocie che, nel 1415, detto` le sue condizioni destinando meta` del deposito all’ospedale e meta` alla sorella Davolina, ma solamente “se dessa arechasse carta di testamento altenticho, altrimenti non avesse i detti denari”219. 212 Ad esempio: tre anni nei Dep. n˚ 357, 383, 362, quattro anni nei Dep. n˚ 363, 371, addirittura sedici nel Dep. n˚. 355. 213 Dep. n˚ 388. 214 Questi viaggi misti sono stati studiati soprattutto per il pellegrinaggio iacopeo: vedi Cherubini, 2000, p. 39. 215 Si fece rilasciare “uno pulizuolo di mia mano solo del nome e de la quantita` e ‘l foglio de libro”, Dep. n˚ 383. 216 Dep. n˚ 107, 129, 326, 327, 339, 340, 389. 217 Dep. n˚ 82. 218 Dep. n˚ 334. 219 Dep. n˚ 358.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Non aveva invece messo in conto di morire, a quanto ne sappiamo, il francese Ghuglielmo di Libero Bavisensis Drorichase che spiro` in pellegrinaio nel 1411 e che solo “nelo stremo de la vita sua” detto` a don Francesco da Spoleto “ch’el confesso` e die l’astrema unzione” le sue volonta`, pretendendo che le 8 corone e i 20 fiorini che aveva con se´ fossero consegnati a maestro Giovanni Pinzo abreviatore del Papa “per rischuotare tre bole di cierti suoi conpagni”, forse bolle di indulgenza oppure, piu` probabilmente, qualche altro usuale titolo papale che si era incaricato di ritirare per loro conto220. Questi dati ci procurano elementi per confermare una circolazione costante di persone provenienti da una stessa localita`, attestata del resto dall’esistenza di tante associazioni di pellegrini e di stranieri sparse nelle citta` d’Europa, e a Roma in particolare. La parola compagni ricorre piu` volte nel Libro in contesti che fanno pensare ad un viaggiatore che riteneva probabile che altri, venuti dal suo stesso paese, potessero occuparsi dei suoi beni o incaricarsi di risolvere eventuali rapporti rimasti in sospeso221. Questo flusso era, in molti casi, una realta` verificabile.

9. Dal cuore alla periferia d’Europa: le aree di provenienza A completamento del nome proprio e del patronimico il frate annotava spesso anche i luoghi di provenienza del viaggiatore. Questa ulteriore specificazione interessa circa i due terzi dei dati. Tuttavia identificarli e` assai laborioso, perche´ molte mediazioni ci separano dal pellegrino in viaggio.

220 Dep. n˚ 339. Propendo per la seconda ipotesi perche´ tra le funzioni degli abbreviatores litterarum apostolicarum c’era quello di riscuotere le tasse di cancelleria. Agli abbreviatori competeva la confezione delle minute della maggior parte delle litterae gratiosae, ed in particolare quelle relative alla provvista dei benefici. Ad essi veniva versata la tassa di cancelleria sulle bolle per la provvista dei benefici, ad esclusione ovviamente di quelli maggiori (episcopati e grandi abbazie) che seguivano un diverso iter di cancelleria. La normativa di Giovanni XXII stabiliva che la tassa per la confezione di una ordinaria lettera di provvista di un canonicato o prebenda ammontasse a 10-12 tornesi, somma salita a 12 grossi sotto Martino V, ma in casi particolari – non certo rari – essa poteva salire fino a 50, 100 ed anche alcune centinaia di tornesi. La questione dell’ammontare delle tasse di cancelleria e` tuttavia quanto mai complicata in ragione del normale e regolato sistema di corruzione che di fatto affidava il costo dell’intera operazione alla contrattazione tra funzionari di curia e procuratori dei destinatari: Bresslau, 1998, pp. 266-270, 301-303. 221 Ad esempio Libro, Dep. n˚ 327, 339.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA STRADA COME AFFARE



Prima di tutto il frate lo ascoltava parlare. Possiamo supporre che, se si trattava di persona mediamente colta, un dottore, un notaio, un prete, potesse utilizzare almeno qualche parola di latino come lingua veicolare e che il frate, se lo comprendeva, prendesse nota del suo nome cosı` come l’aveva sentito, inserendolo in una posta che per il resto era interamente in volgare: si spiegano cosı` i Miraldus, Vicilaus, Guideus, Petrus, Dispetrus, Girardus Charus, Petrus, Ferardus Dispetrus, Nicholaus, Albertus che punteggiano il libro, vicino ai dominus, notarius, doctor, previter. Occasionalmente viene allo scoperto lo sforzo di tradurre: ne testimonia la posta di “Anbries, i’ nostra linghua Uliviere”222, anche se non sappiamo da quale paese si fosse mosso, quella del castigliano Giovanni di Lupo che di sicuro si chiamava Lopez223, quella piu` esplicita, registrata nella documentazione del vicino ospedale di Monna Agnese che ho gia` citato, della viennese “monna Ghillighin in tedescho e monna Agnesa in latino”224, e, infine, la miscela di latino e lingue volgari che troviamo nella posta che, aprendosi con “Martinus charatero de Burghus de Spagnia die avere”, in sole otto parole ci presenta l’utilizzazione di tre lingue diverse (latino, spagnolo, italiano). Sappiamo che fu frate Giovanni di Fiandra a scrivere molti di quei nomi nel libro dei depositi, ma quest’incarico non tocco` certo solo a lui, e comunque il fatto che egli potesse parlare l’italiano e il fiammingo e avesse magari anche un po’ di familiarita` con il latino e con qualche altra lingua del ceppo germanico non significa che le comprendesse tutte ne´, tantomeno, che fosse altrettanto scioltamente padrone della loro scrittura. In molti casi si coglie bene che suoni stranieri non erano stati ben intesi, e che il frate, in difficolta`, aveva scritto stentatamente e apparentemente sotto dettatura, scandendo per sillabe: cosı`, per mettere insieme solo qualche esempio, Loteldo di Fune disbergho, Barabe di Bute stongho, Antonio de Frede Mension Dichil, Suta Simon Doditor, Aido Feligie de Vachedeliso e 222

Dep. n˚ 97. Dep. n˚ 372. 224 ASS, Monna Agnese 44, c.40, 1433 dicembre 1. Nicoletta Onesti mi segnala che la corrispondenza tra Ghillighin e Agnesa, se c’e` , non pare linguistica, e allora si puo` provare a pensare che la donna avesse due nomi, uno familiare, oppure un soprannome in volgare e uno latineggiante per le occasioni piu` ufficiali, per i contesti anagrafici, ad esempio: del resto tra la popolazione tedesca stanziata a Venezia nel Quattrocento Philipe Braunstein segnala variazioni nella designazione della stessa persona da un notaio all’altro o da un atto all’altro, come e` il caso di Zuane Gherbrand de Fiandra, che appare anche sotto il nome di Hans Hughezoen (Braunstein, 1984, alla p. 514). 223

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

del vos, Arnoh Moniche Arcitorni, Pirabonicho di Mastri tiri225 e molti altri ancora la cui stentata grafia ho mantenuto traccia nella trascrizione. La cosa diventa particolarmente complicata quando si tratta delle provenienze, perche´ ai problemi di cultura linguistica si aggiungono le carenze di cultura geografica, ed il frate non appare sempre in grado di riconoscere i luoghi che gli venivano nominati e, forse, descritti dal pellegrino. Inoltre occorre ricordare che, nella maggior parte dei casi, il primo testo cosı` faticosamente compitato fu sottoposto a due successivi passaggi (dal libro dei depositi al registro delle entrate del camarlengo e da quest’ultimo al Libro del pellegrino), moltiplicando le occasioni di fraintendimento dei nomi e delle scritture, alle quali va aggiunta quella della presente edizione. A queste non poche difficolta` si aggiungono quelle di collocare nello spazio anche nomi di luogo che sembra di poter tradurre abbastanza agilmente: ad esempio Ris e` probabilmente Riz, ma in Francia molte localita` hanno questo nome; Bari puo` essere Bar-surAube, come probabile, ma anche Bar-le-duc e Bar-sur-mer; Citta` Nuova di Peruxia e` probabilmente una Neustad che pero` non trovo in Prussia ed altri esempi si trovano nell’Indice dei pellegrini in base alle localita` di provenienza. Infine, a completare l’opera, si aggiungono gli ostacoli oggettivamente determinati da un continuo variare dei confini politici tra Tre e Quattrocento che determinano delle regioni mobili, in buona parte non coincidenti con quelle che oggi conosciamo. Solo a titolo di esempio, ricordo alcune poste che portano i segni evidenti di questi passaggi di mano e alcuni casi per i quali propongo identificazioni che rimangono a livello di ipotesi: 1. L’originale del Dep. n˚ 300, intestato a Laureruccison di Landia, era probabilmente Laurentii-son (figlio di Lorenzo), ma le lettere ntii sono state fraintese dallo scrittore e copiate come rucci. 2. Nel Dep. n˚ 347 la n di Cocrona e` probabilmente frutto della confusione con la v di Cracovia. 3. Nel Dep. n˚ 386 lo scrittore non ha compreso che la parola Dolmoncia andava spezzata in due (noi apostroferemmo la d iniziale) e, per di piu`, ha scambiato una u con una n. La 225

Dep. n˚ 20, 37, 99,168, 172, 180, 197.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

LA STRADA COME AFFARE

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

4.

5.

6.

7.

8.

9.



localita` non e`, infatti quella inesistente di Dolmoncia in Arabia, bensı` l’importante centro della Moravia che si chiama Olomouc (Olmu¨tz) . Nell’originale era percio` scritto, con ogni probabilita`, “Giovanni di Nicholo` d’Olmoucia”. Il Dep. n˚ 242 di “Ian Sono Lesaniere de Loreno” puo` essere trascritto in molti modi, tenendo presenti i passaggi di mano gia` descritti. Il nome, ad esempio, avrebbe potuto essere in origine Ian-son (figlio di Ian); inoltre non c’e` niente che indichi che Sono Lesaniere, come ipotizzo, non sia una parte del nome proprio bensı` la localita` di provenienza di Ian. Niente, fuorche´ una seducente assonanza con la citta` di Lons-les-Saunier, per quanto essa si trovi oggi un poco a sud della Lorena. Ancora assonanze, ma credibili, tra Fune disbergho di Prouche del n˚ 20 e Fu¨stenauer Berge in Prussia, oppure tra Mastri tiri di Barbante e Maastricht del n˚ 180. Il Dep. n˚ 12 di “Rieli de Bomonte de la Magnia” propone a mio avviso un caso di lectio facilior: il frate (non sappiamo se quello addetto ai depositi o il suo secondo o terzo trascrittore, ma questo poco cambia) ha scritto cio` che sentiva piu` vicino al suo orecchio e alle sue conoscenze, ma il pellegrino e` probabile che fosse originario di Beaumont de Lomagne, che non si trovava in Germania (La Magna) bensı` in Francia. Il Dep. n˚ 226 di “Ian Vinispeen previtere de Rosandella de Bramante” ha posto un problema simile al precedente, ma risolto in modo opposto: in Brabante esiste una localita` chiamata Roosendal, ed e` questa con ogni probabilita` l’interpretazione giusta, anche se l’assonanza con Rosandrile de Porabant, in Francia, potrebbe pensare ad un nuovo caso di lectio facilior. Nel Dep. n˚ 221 il parigino Amicer e` probabilmente un Michel e questo consente di ipotizzare che il Francieschie del Dep. n˚ 206 provenisse da Saint-Michel (Samiricie). Problemi particolari presentano i Dep. n˚ 121, 134, 160, 162-165, 279 relativi a pellegrini partiti da Valenza. Provo a sciogliere cosı`, pur mantenendo qualche dubbio, l’incertezza tra la Valenza spagnola – che era sede di un importante ospedale – e la Valence provenzale: i n˚ 121 e 163 provengono sicuramente dalla Valenza spagnola, vicino alla quale e`

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

la localita` di Montalban, citata nella prima, e nella quale era situato l’importante ospedale ricordato nella seconda. I pellegrini delle poste n˚ 160, 162, 164, 165 giungono a Siena negli stessi giorni del n˚ 163 e dunque, con una piccola forzatura, possiamo ipotizzare che abbiano viaggiato insieme a lui e provengano dalla stessa localita`. Attribuisco invece alla Provenza i pellegrini delle poste n˚ 134, 279 in base alla presenza di moneta provenzale nei loro depositi: tuttavia con la riserva che monete simili sono presenti anche nelle tasche degli spagnoli. ` su queste sabbie mobili, che rendono solo parzialmente utili E anche molti classici repertori di localita` ai quali ho pure attinto ampiamente226, che ho basato le ipotesi di identificazione dei luoghi che si possono rintracciare analiticamente nell’indice delle provenienze. Dunque la tabella n. 2 che qui propongo e che solo ne riassume e semplifica i dati, e l’indice stesso, non vogliono presentare delle verita` assolute bensı` solo fornire uno strumento di base per la consultazione: su quelle ipotesi altri potranno apportare tutte le correzioni, gradite, che possono essere suggerite dalla loro specifica competenza. Tabella 2. Localita` di provenienza dei pellegrini Sintesi delle ipotesi di identificazione proposte nell’Indice dei pellegrini in base alle localita` di provenienza.

tot

U

D

OVEST

72 (23,6%)

PORTOGALLO

3

3

0

SPAGNA

34

26

8

FRANCIA

35

33

2

TRA FRANCIA E IMPERO, DA NORD A SUD 98 (32,1%) BRABANTE

15

14

1

FIANDRA

55

42

13

ARTOIS

2

2

0

226

Gras¸se, Orbis latinus e Pegolotti, Pratica di mercatura.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



LA STRADA COME AFFARE

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Tabella 2. (continua)

LORENA

7

6

1

BORGOGNA

10

8

2

SAVOIA

4

4

0

PROVENZA

5

5

0

CENTRO: LA MAGNA

76 (24,9%)

MAGNA

76

NORD

9 (2,9%)

SCOZIA

3

3

0

INGHILTERRA

2

2

0

ISLANDA

1

1

0

SVEZIA

1

1

0

NORVEGIA

1

1

0

IRLANDA

1

1

0

EST

30 (9,8%)

PRUSSIA

12

12

0

POLONIA

4

4

0

BOEMIA, MORAVIA

7

6

1

UNGHERIA

2

2

0

SLAVONIA

5

5

0

SUD

20 (6,5%)

CORSICA

3

3

0

ITALIA

17

15

2

64

12

Ritengo che, sul piano generale, eventuali errori nell’interpretazione dei nomi di luogo e approssimazioni non modifichino in maniera significativa le conclusioni relative alla aree e alle citta` di maggior afflusso. Il primo dato da sottolineare e` che non c’e` un’area d’Europa che sia esclusa del tutto da questo elenco, e che viaggiatori

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

diretti a Roma si erano mossi dai quattro capi del continente, comprese le isole del nord e la penisola iberica, dalla quale ci si potrebbe aspettare un flusso minimo in virtu` della forte attrazione del pellegrinaggio a Santiago e che invece offre un trentina di presenze227 . Si puo` aggiungere che, se escludiamo i diciassette italiani – talmente pochi rispetto alla vicinanza delle loro sedi di partenza da far pensare che il servizio non fosse loro destinato che marginalmente -, il gruppo piu` consistente di pellegrini si sposto` dai paesi dell’area germanica, ben piu` ampia della odierna nazione tedesca e al di la` degli stessi territori sottoposti all’autorita` dell’imperatore, genericamente identificati con il termine La Magna228. Questi dati, per di piu`, sono sicuramente sottostimati rispetto alla realta` dal momento che, per non operare una forzatura, ho evitato di aggiungere all’elenco le poste di viaggiatori i cui nomi propri o le cui monete indicano una ` noto che le fonti quasi inequivocabile provenienza da quei territori. E italiane tendono a percepire ogni oltramontano come un “tedesco”229: anche per questo – sebbene nel nostro caso si sia di fronte ad indicazioni di provenienza che uscivano probabilmente tali e quali dalla bocca dei viaggiatori e come tali, se comprese, venivano trascritte – ho preso atto della vaghezza oggettiva di molti riferimenti e, arbitrariamente ma forse non senza qualche ragione, ho collocato alcuni paesi, come il Brabante e la Provenza, definiti “della Magna”, insieme con altri evidenziati nella tabella, in una fascia centrale, geograficamente situata tra Francia e Impero germanico, perche´ mi sembra che questa scelta evidenzi bene un’area di ancora piu` marcata attrazione. Una massiccia mobilita`, del resto, contrassegnava la popolazione “tedesca” alla fine del Medioevo, essa era una presenza familiare nell’Italia e nei suoi ospedali, e Siena in questo non faceva eccezione230. Di questa familiarita` con “la tedescaria” e` espressiva e 227

Segni di un flusso di pellegrinaggio spagnolo e portoghese verso Roma alla fine del Trecento, nonostante che in certe fasi i re aragonesi si fossero schierati a favore del papa avignonese, di trovano nei registri dell’almoina reial, Altisent, 1969, pp. LVII-LVIII. 228 Problemi nella definizione di chi era “tedesco” sono segnalati spesso nelle fonti italiane: ad esempio Franceschi, 1993, pp. 125-129 per i lavoratori fiorentini del settore laniero; per Venezia e in generale Braunstein, 1977, pp. 235-236; Id., 1984, pp. 511-517; Id., 1982, pp. 37-48. 229 Franceschi, 1999, p. 277. 230 Altissimo numero di ricoverati di lingua tedesca, soprattutto nella prima meta` del XV secolo, nell’ospedale della Misericordia di Prato, (Paolucci, Pinto, 1989, p. 115) e in quello fiorentino di San Matteo (Sandri, 1988, 1989, 1990). A Firenze molti tedeschi anche nelle attivita` laniere (Franceschi, 1999 e Bo¨ninger, 1999); a Siena rappresentano il 54% dei

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA STRADA COME AFFARE



vivace testimonianza un brano di una commedia cinquecentesca il cui autore, il senese Fumoso, satireggia l’ignoranza di due mezzadri, il primo dei quali, Favilla, interroga il secondo, Sollieva, per farsi un’idea dei luoghi lontani dei quali sente parlare: “F: Li spagnoli so’ cristiani? S: Sı`, eh, perche´? F: Venerdı` li vedevo mangiar la carne. Dunque so’ taliani? E tutta Talia e` ‘l mondo? S: Che! F: Mel credevo. ` nol direbbe un cittarel da balia! C’e` la tedescaria. F: Oh, nol S: E sapevo! S: E ci e` la ‘Nfiandra, e e`cci ancora la Qualia, e e`cci la Turchia di la` dal mare. F: Credetti ch’ugni cosa fussi Talia”231. Anche in rapporto con la sua minore estensione, la popolosa Fiandra e` in assoluto in testa, perche´ il 18% dei pellegrini di cui conosciamo il paese di origine e` fiammingo. Anche la graduatoria delle citta` vede in testa Bruges, dalla quale si spostarono otto dei pellegrini, e anche le donne sono soprattutto fiamminghe e tedesche, seguite da un certo numero di spagnole, mentre quasi assenti sono le francesi. La Francia viene subito dopo e, a poca distanza, la penisola iberica. Il resto e` rappresentato da presenze piu` discontinue, con l’eccezione della Prussia, presente in tutto l’arco cronologico e dalla quale partirono dodici dei nostri pellegrini, e dell’Europa centro-orientale (Polonia, Boemia, Moravia, Ungheria) che fornisce altri diciotto ` interessante notare che, ricostruendo nomi a partire dal 1391. E l’itinerario piu` breve dal sud della Polonia verso l’Italia, Halina Manikowka citi proprio, in sequenza, quattro importanti centri nominati anche nel nostro libro e cioe` Breslavia, Praga, Olomuc, 232 Vienna . Questo il quadro delle quantita`. Chiedendoci, poi, come il frate vedesse lo spazio europeo nella prospettiva della distanza, cosa di esso conoscesse o cosa fosse in grado di registrare dalla bocca dei viaggiatori, possiamo aggiungere che la provenienza era indicata talvolta riferendosi a quelli che sembrano grandi confini nazionali (ad esempio Francia, ma poi anche Guascogna, Piccardia, Armagnac ecc...; Spagna, ma poi Catalogna, Navarra ecc...), anche se solo raramente si utilizzava il solo aggettivo tedesco, ungaro, corso. In qualche caso l’indicazione si restringeva a livello di grandi regioni, lavoratori pagati dall’ospedale nei primi decenni del XV secolo (Balestracci, 1975-76, pp. 76-77 e, piu` in generale, Balestracci, 1988, pp. 163-180). 231 Fumoso, Il travaglio, p. 67 (senza data ma Mazzi, 1882, vol. II, p. 133 ne cita una rappresentazione nel 1552). 232 Per i pellegrinaggi da quest’area Manikowska, 2000, p. 81.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

contee, ducati, vescovadi con una dose di propria autonomia politica come Savoia, Borgogna, Liegi, Magonza. In qualche caso il frate riferiva di regioni definite in base alla geografia piu` che alla politica (Magna Alta e Bassa, ad esempio), talvolta, infine, la citta` bastava da sola, evidentemente tutti sapevano dove si trovavano Praga, Bruges, Iˆpres, Parigi, Colonia e via dicendo. Non sappiamo, invece, se il soprannome di Everat Oche di Brabante, che era detto Brusela, sia il prodotto di un errore di copiatura (“de Brusela”, cioe` Bruxelles, sarebbe diventato “deto 233 ` probabile, e tuttavia mi piacerebbe pensare che il Brusela”) . E nostro Everat viaggiando venisse chiamato o si facesse chiamare con il nome della sua citta` di origine, perche´ quest’uso mi ricorda tanto quegli “ascolta Napoli! Senti, Siena! Ehi, tedesco!” che tuttora risuonano nei luoghi della promiscuita` geografica, nelle caserme, nei campeggi, negli ostelli della gioventu` di tutto il mondo.

10. Pratiche di riconoscimento: stato di famiglia, eta`, gesti di intesa Riconoscersi. Ritrovare, a distanza di tempo, la persona che si e` lasciata o perduta. Esser certi di non ingannarsi. Meglio, trovare i contrassegni giusti per esser certi di non essersi ingannati. L’identita` si presenta come un’ossessione nella letteratura e nella realta` docu` la felicita` della mentaria prima dell’invenzione della fotografia. E ` il tormento nutrice che riconosce Ulisse per la sua antica cicatrice. E dei genitori che abbandonano i propri figli presso l’ospedale di San Gimignano e affidano l’angoscia per la perdita d’identita` che l’abbandono inevitabilmente comporta a una serie di segni che diversifichino i bambini gli uni dagli altri (“brevi” di protezione appesi al collo, amuleti infilati nelle fasce, granelli di sale, perline colorate, fili pieni di nodi, nastrini, monete locali o straniere, intere o divise in ` l’inquietudue pezzi ricomponibili, monete false, medagliette)234. E 233

Dep. n˚ 218. Maddalena, figlia di un tessitore di San Gimignano, venne lasciata all’ospedale nel 1452 ed aveva fra le altre cose un ‘‘breve di seta rossa, ricamato con certi fili d’argento, con una pietra di cristallo bianco, fornito d’intorno con un poco d’argento’’ con dentro ‘‘due grossi d’argento forestieri’’ e ‘‘cinque paternostri rossi piccolini’’, Francesca, detta ‘‘pisana’’ nel 1450 aveva un mezzo quattrino pisano; Benedetto Filippo il 2 marzo 1462 aveva ‘‘per contrassegno un mezzo bolognino falso’’; nel registro al nome di Antonio, nel 1506, c’e` scritto ‘‘il contrassegno, serbalo, con un mezzo quattrino lucchese vecchio’’: Sandri, 1982, alle pp. 110-128. Simile la situazione nell’osedale senese, studiata ora da Martellucci, 2003. 234

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA STRADA COME AFFARE



dine di Bertrande, che vede presentarsi dopo anni quello che crede il marito, Martin Guerre alias Arnaud du Tilh detto Pansette, davanti al riscontro positivo della memoria dei suoi calzettoni bianchi riposti in un cassone che non concorda con altri suoi ricordi di sposa, ma anche alle testimonianze, questa volta concordanti, della cicatrice sul 235 ` , addiritsopracciglio sinistro, delle verruche sulla mano destra . E tura, il disorientamento del pellicciaio lucchese protagonista di una novella di Giovanni Sercambi che, recatosi ai bagni pubblici e spogliatosi dei suoi abiti, viene colto dal panico all’idea di perdere l’identita` in mezzo all’anonima folla dei corpi (“Or come mi cognosero` tra costoro? Per certo io mi smarirei con costoro se io non mi segno di qualche segno”), e allora si mette sulla spalla destra una croce di paglia come contrassegno (“mentre che io aro` tal crose in sulla spalla io sero` desso”) e si aggrappa a questo distintivo come una boa; ma la croce si stacca e scivola sul vicino e il pellicciaio finisce per credersi morto236. Anche intorno alla corretta restituzione del denaro lasciato dai pellegrini all’ospedale senese si intravede una irrequieta ingegnosita`. La fonte, nella sua laconicita`, ci fa tuttavia capire che non apparivano sufficienti il nome, il soprannome, il luogo di partenza del depositante, occorreva mettere a punto un armamentario per riconoscimenti piu` efficaci. A queste informazioni in qualche caso si scelse di aggiungere quelle sulla famiglia e l’eta`, infine ci si arrischio` a sperimentare un segnale di intesa. Poche notizie, per noi preziose, in base alle quali possiamo tentare di ricostruire uno schema di riconoscimento. Dopo averne registrato il nome, il patronimico e la provenienza e prima di chiedere eventualmente l’eta`, il frate interrogava talvolta il pellegrino su quello che oggi potremmo chiamare il suo stato di famiglia. In tutto ci restano appena tredici poste di questo genere, quasi tutte relative agli anni 1384-85. L’andamento della registrazione, che si deve soprattutto alla penna di frate Mariano di Francesco, era questo: dopo il nome del padre egli chiedeva, prima di tutto, quello della madre, poi quello della moglie (le tre donne alle quali venne posta questa domanda non dichiararono un marito ma solo, in ordine, il padre e la madre), in qualche caso si aggiunse il numero o 235

Zemon Davis, 1984, in particolare alle pp. 63, 66, 76. Prendo di peso questo commento da Braunstein, 2001, p. 475. La novella e` in Sercambi, Novelle, III, pp. 20-22. 236

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

il nome dei figli. Su tutti questi nomi al momento della restituzione avrebbe potuto essere condotto un piccolo interrogatorio, allo scopo di verificare la legittimita` della richiesta. Anche sulle eta` i frati, in genere, sorvolavano, interrogando su di essa solo 17 pellegrini su oltre 413237. Non ci stupisce, perche´ noi conosciamo bene il disinteresse degli uomini del Medioevo per la definizione dell’eta`238; possiamo aggiungere che, probabilmente, nel contesto del servizio di deposito, non appariva interessante registrare dati che non si potevano verificare. Notiamo che l’eta` avanzata non era un ostacolo al pellegrinaggio. Il piu` giovane pellegrino registrato e` un ungherese ventenne, l’ultimo di un piccolo gruppo di persone al di sotto dei 35 anni: in tutto solo cinque. Un ben piu` alto valore assume l’identico numero, cinque, quando indica coloro che avevano piu` di 60 anni, per l’epoca un’eta` avanzata, specie quando si trattasse di viaggiare, almeno secondo cio` che sappiamo della vita media del Medioevo e anche se conosciamo una certa propensione della gente del tempo ad aumentarsi l’eta`: si tratta di tre sessantenni (una e` una donna che si spostava da Santiago di Compostella, cinque mesi in media per andare e tornare239), un ottantenne e un “huomo anticho di settanta anni”. Il resto e` rappresentato dall’eta` della piena maturita`: dai 40 ai 50 ne abbiamo 7. Poche le eta` dichiarate dalle donne: 60, 50, 44 anni. Arrischiare la restituzione del deposito sulla base delle sole notizie sulla famiglia, la provenienza e l’eta`, tuttavia, non doveva convincere del tutto. Su dati come questi, infatti, qualunque malintenzionato avrebbe potuto agilmente acquisire informazioni, semplicemente adocchiando la vittima o alcuni suoi conoscenti in una osteria240, oppure facendo un pezzo di strada insieme e familiarizzando con lei, secondo una tecnica di approccio della quale ci offrono testimonianza, ad esempio, la vita di santa Caterina da Siena241 e vari episodi delle novelle del lucchese Giovanni Sercambi che, per di piu`, indugia proprio a descrivere, come vittime designate dei briganti, i 237

Il piu` attento questo dato fu Mariano di Francesco. Segnalano l’approssimazione e anche una certa tendenza a “gonfiare” le eta` Herlihy, Klapisch Zuber, 1978, pp. 353-355. 239 Cherubini, 2000, p. 38. 240 Si pensi alla dinamica della raccolta accurata di informazioni da parte di Pansette nell’atto di prepararsi a sostituire lo scomparso Martin Guerre, Zemon Davis, 1984. 241 L’episodio di cui furono vittime due frati presso Montepulciano, narrato dal beato Raimondo da Capua, libro II, cap. 10, pp. 348-351, e` ricordato in questo senso da Cherubini, 1997 p. 152. 238

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA STRADA COME AFFARE



pellegrini “di piu` luoghi mossi” che andavano a Roma “per il perdono”242. ` vero che il pellegrino si riconosceva nel mondo per il suo E abbigliamento, all’interno di un sistema di rappresentazione dei ruoli nel quale il costume era uno dei tratti distintivi243. Tuttavia un abito, un cappello, una conchiglia non facevano, da soli, un pellegrino perche´ potevano essere rubati o simulati, come ben sapevano quegli astuti personaggi, disonesti o addirittura criminali, che venivano chiamati falsi bordoni e per i quali gli abiti-divisa potevano diventare facilmente abiti-travestimento244. Sappiamo dalla gia` piu` volte citata relazione presentata alle autorita` milanesi nel 1399 che alcuni millantatori, esibendo documenti falsi, andavano chiedendo elemosine in Lombardia proprio in nome di santa Maria della Scala245. Teseo Pini (1484-86 circa), vicario generale a Spoleto, che inquisı` proprio i vagabondi e questuanti, narra in latino la storiella, ripresa in forma piu` estesa e in volgare da Raffaele Frianoro nel 1621, di due falsi bordoni che avrebbero cercato di imbrogliare san Bernardino durante la sua predicazione milanese, una truffa che aveva al centro una borsa di 300 monete d’oro per la cui restituzione al “legittimo” proprietario – che era uno dei due complici – occorreva che egli presentasse “signa” o, come si dilunga a descrivere il Frianoro, “minutamente i contrassegni del denaro, del numero loro, della 246 borsa” (“datis signis”) . Qualche volta anche nelle polizze senesi troviamo nominato un segno non meglio precisato ma che si capisce bene far parte integrante delle pratiche per l’identificazione: nel 1400 frate Pietro di ser Neri notifico` di aver trovato nel suo cofano, forse al passaggio delle consegne, i denari di un deposito che “non si trovaro iscritti in su’ libro de’ dipositi” e che “non aveva pulizia ne´ segnio”, mentre la scritta conservata nel borsello del deposito del 1427 di Gherado 242

Sercambi, Novelle, LXXXII, LXXXIIII, LXXXVII citate e commentate da Cherubini, 1974 Vita trecentesca, p. 26 e Cherubini, 2000, p. 74. 243 Braunstein, 2001 p. 476. 244 L’espressione e` di Piero Camporesi, nell’introduzione a Il libro dei vagabondi. 245 “Placet mihi scribere unum quod non est postulatum et hoc quod multi cum arbitrio fictarum litterarum et cum habitu hospitalis incedunt per diversas partes mundi et maxime per partes Lombardie, videlicet petendo elemosinas nomina ipsius hospitalis quod nemum unquam fuit concessum et ideo qui facit falsarius est et meretur penam fortiter corrigere; hospitale recipit elemosinas ab eo qui spiratus est a Deo illam faciendi et eam non postulat secundo colore predicationis neque per verba fictitia et cetera”, Leverotti, 1984, p. 291. 246 Il libro dei vagabondi, pp. 30, 114.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

d’Alberto della Magna Alta “chotiene e chodizioni e segni di deto Gherado”247. Ora, se in quest’ultimo caso la dizione fa pensare ad un riferimento incrociato al libro dei depositi oppure anche ai connotati con i quali i frati iniziavano la pratica di identificazione del pellegrino248, per il primo “segno” questa spiegazione non suona del tutto soddisfacente. Ci viene allora in aiuto un deposito di libri e oggetti preziosi lasciato a meta` Trecento: la sua restituzione ad un incaricato del legittimo proprietario – che era messer Andrea, collettore del Papa – veniva garantita, oltre che una “lectera di mano propria del detto misser Andrea, sugielata del sugielo del pelegrino usato per lo detto Spedale”, dalla presentazione di un pezzo di pietra, dato “per segno”, che doveva evidentemente combaciare con un altro conservato dall’ospedale249. Ma soprattutto ci vengono in aiuto i due preziosi depositi che il 1 dicembre 1433 furono lasciati da alcuni pellegrini viennesi presso l’ospedale di monna Agnese, che si trovava poco lontano da santa Maria della Scala. Nel primo deposito, dovendo fare in modo che monna Ghillighin, forse esperta in materia di viaggi anche in quanto commessa dell’ospedale di San Martino di Vienna, “quando tornasse da Roma dove va per lo perdono, neli rendessimo a lei propria e non ad altri”, si stabiliva tra le parti un segno convenzionale e segreto: se rivorra` il suo denaro la donna, o un suo incaricato, dovra` aprire il palmo della mano destra e tracciarvi sopra il segno della croce con 250 un dito della mano sinistra . Nel secondo deposito si legge che 247

Libro, Dep. n˚ 191, 382. Non mi pare probabile che si trattasse di un sigillo. Il documento, segnalatomi da Beatrice Sordini, e` trascritto banca-dati Fonti e materiali per la storia di Siena e del territorio del Dipartimento di Storia dell’Universita` di Siena (Sordini, 2002): “Le quali tutte cose dovemo ristituire al detto misser Andrea se venisse per esse overo ad altra persona ch’arechasse lectera di mano propria del detto misse Andrea, sugielata del sugielo del pelegrino usato per lo detto Spedale che a sua chiarec¸a el detto misser Mino li mando` scritta in essa sı` come di sopra si contiene le predette cose e la parte di una pietra rotta la quale e` data al detto Bernardo per segno e questo abia luogo vivendo el detto misser Andrea” (ASS, Ospedale, 173, a.1352). 250 Segnalo che nel tradizionale linguaggio monastico dei segni, che pero` aveva altra funzione che quella dell’intesa e del riconoscimento, questo era il gesto usato per indicare il pane, Schmitt, 1990, pp. 230.231. Questo il testo al quale mi riferisco, in ASS, Monna Agnese 44, 1433 dicembre 1 c. 40r, gia` ricordato: “Monna Ghillighin in tedescho e monna Agniesa in latino figluola fu di Filippo di Ulricho di Vienna commessa dello spedale di sancto Martino di Vienna el quale e` del ducha d’Austria e` presso al palazo del duca, die avere dal nostro spedale trentacinque pezi d’oro d’Ongaria el quale ci deposito` questo dı` primo di dicembre del detto anno, accio` che quando tornasse da Roma dove va per lo perdono, neli rendessimo allei propria e non ad altri, nisi ei qui vel que faceret hoc signum 248 249

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

LA STRADA COME AFFARE



Giovanni pellicciaio e Anna del fu Vincilao, se avessero voluto essere riconosciuti, avrebbero dovuto chiudere sul palmo il secondo dito della mano251. Dunque non era una parola d’ordine – che era difficile da usare tra persone che parlavano lingue diverse – bensı` un gesto ad essere scelto come segno dell’intesa e strumento del riconoscimento.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

11. Pratiche di riconoscimento: corporatura, volto e segni particolari Quando nemmeno l’armamentario di informazioni fin qui descritto sembro` ad alcuni dei frati addetti ai depositi sufficiente per un’identificazione infallibile, fu la vista a proporsi come un modo per documentare l’identita` e riconoscere le persone. Lo sguardo del frate, per garantire i denari di cui era attento amministratore, si approprio` del corpo dell’altro ed egli descrisse i segni, piu` che dell’identita` della diversita`, che la natura o le vicende della vita vi avevano impresso. Gli anni della compilazione del Libro sono anche quelli in cui venne dipinta da Domenico di Bartolo l’immagine di pellegrino piu` esplicita che troviamo dentro l’ospedale e alla quale ho gia` rapidamente accennato. Si tratta del busto di un uomo maturo ma non vecchio, il volto solcato da una ragnatela di rughe sottili intorno agli occhi e due profonde pieghe a lato del naso. Sulla testa ha un sibi in palma faceret signum crucis et hoc in palma manus dextre, et similiter ipsa cum redibit pro eis debebit facere et ostendere dictum signum sibi aperire palmam dextre et ibi facere signum crucis cum digito vel palmam sinistre. Et incontinenti voluit ipsa domina Agnesa quod nemini dentur nisi solum ipsi eidem facienti dictum signum. Et dixit quod ipsa animum habet standum in civitate romana tota futura quadragesima et ipsa finita Deo dante redire. Et quod si non rediet et mortua esset et dictum hospitale domine Agnetis novum haberet quod mortua esset ex nunc ipsos aureos iure legati reliquit dicto hospitali domine Agnetis, gravans ipsum quod unum det ser Jhoanni Georgii cappellano ecclesie sancti Desiderii et teutonico ut oret pro ea, et quod pro anima sua faciant celebrari triginta missas et faciant officium mortuorum ordinatum. f. 35 ongari in oro. Ritorno` indietro incontenente la detta monna Agniesa perche´ disse non essere potuta ire per certo male d’uno piei e richiese el decto suo deposito, el quale le rendemmo a dı` 5 dicembre 1433 et essa ne dono` allo spedale uno in presentia del piovano di sancto Giovanni et di ser Giovanni di Giorgio cappellano di sancto Desiderio”. 251 Ibidem: “Johannes pelliparius de sancto Vito de Vienna d’Alamania et domina Anna filia olim Vincilai et relicta Nicolai de Vienna dicta, depositaverunt nostro hospitali die prima decembris 1433 otto aureos ungaros et duos ducatos venetos quos voluerint alteri ipsorum primo redeunti dari ac restitui omnes sibi illi ipsorum qui ricabit secundum digitum manus et alteri dari noluerunt ullo modo. Et ipsis non redentibus legaverunt ipsos hospitali domine Agnetis predicti gravans ipsum ad faciendum celebrari pulcrum officium mortuorum pro anima ipsorum”.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

cappello azzurro a forma di cono con una tesa rossa rovesciata che sembra di feltro; sul primo una riproduzione della Veronica, cioe` il sudario del Volto Santo, contrassegno del pellegrinaggio a Roma, sulla seconda una conchiglia di San Giacomo rovesciata, segno del pellegrinaggio a Santiago252. I capelli e la barba sono incolti, lunghi e rossi, l’abito e` verde. Nel repertorio dei gesti di chi lo attornia, le sue mani giunte parlano, in modo quasi teatrale, il linguaggio del ringraziamento e della preghiera per la pagnotta che sta per ricevere e si avanzano a fendere la folla dei cittadini poveri convenuti per l’elemosina alla porta, mentre una donna con un bambino in braccio si scosta leggermente per fargli posto. Nel Libro non abbiamo invece alcun disegno di pellegrino. Nella rilegatura con altri due registri settecenteschi e` andata perduta la sovraccoperta originale253 che ci avrebbe offerto l’opportunita` di confrontare il segno “d’uno pelegrino” con il quale il camarlegno lo distingueva dagli altri quaderni che componevano suo archivio, con le descrizioni di aspetti del corpo e del volto di ventinove pellegrini reali transitati per Siena tra il 1381 e il 1446 che fanno parte delle pratiche di riconoscimento per le quali il registro fornisce preziosa testimonianza. Quello schizzo perduto ci avrebbe messo a disposizione la silhouette dell’abbigliamento, il profilo immutabile di un cappello, della sporgenza di un bordone, di un mantelletto che lasciava libere le gambe al cammino, insomma la sagoma stereotipata della ripetizione, sulla quale avremmo potuto provare ad inserire le informazioni sull’individualita` del singolo, sull’altezza, la corporatura, la forma del viso, i nei, le cicatrici, le deformita` degli arti non di un pellegrino bensı` di quel pellegrino. Avremmo anche potuto colorarla con il rosso, il grigio, il bianco dei capelli, indugiando sul colorito del naso o della carnagione che sono documentati minuziosamente dalle parole di quattro dei frati addetti ai depositi dei denari, Mariano di Francesco, Giovanni d’Antonio Sembola, Giovanni di Fiandra, Luca di Carlo. Prima di procedere all’analisi del contenuto, ritengo utile richia252 I contrassegni, inizialmente utilizzati come prova dell’avvenuto pellegrinaggio, si diffusero fino all’inflazione, venendo sostituiti da altri sistemi di certificazione. Genoveffa Palumbo ricorda una bella insegna di pellegrinaggio di stoffa con l’immagine della Veronica, del XV secolo, conservata a Parigi, alla Bibliothe` que de l’Arsenal: Palumbo, 2000, p. 408. 253 ` quale libro deba stare apo il chamarlengho de lo spedale Si legge alla c. 1: “E seg[na]to. Inchominciato chol nome di Dio adı` primo di giugnio MCCCCX ed e` segniato in su la choverta d’uno pelegrino”.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

LA STRADA COME AFFARE



Documento acquistato da () il 2023/04/27.

mare, sia pure in forma abbreviata, le poste relative, in ordine cronologico e divise per sesso. Iniziamo con le donne. 1. Margharita di Churado, 44 anni, “e` atrata de le mani” (Dep. n˚ 75, 1384?) 2. Vigniole di Raimar ‘‘atrata di due dita de la mano dritta’’ (Dep. n˚ 80, 1386) 3. Chaterina tedesca, 50 anni “femina di chomune statura [...] chor una marginetta a lato a la popa mancha di nascienza lungha tre oncie” (Dep. n˚ 336, 1410) 4. Alete Creschonsch de Magnia Bassa, 50 anni “femina bassetta [...] chon due poretti presso a l’ochio mancho l’uno di sotto e l’altro di sopra” (Dep. n˚ 334, 1412) 5. Sita da Sancto Iachomo, 60 anni “a`nne uno porro in su la mano dritta” (Dep. n˚ 394, 1435) Proseguiamo con gli uomini. 1. Minardo di Provenza de la Magnia “a` uno niegho nel dito grosso de la mano mancha” (Dep. n˚ 10, 1381) 2. Anas d’Anas, 30 anni, “a` una margine ne la mano ritta” (Dep. n˚ 69, 1384) 3. Ianni di Giorgio, 45 anni, “huomo molto grande e magro” (Dep. n˚ 71, 1384?) 4. Chimento d’Alberto, 32 anni, “a` ‘l ditto de la mano mancha atrato” (Dep. n˚ 74, 1384) 5. Guideus di Ghuglielmo, 50 anni, “a` una ferita ne la tenpia, due ne la ghanba” (Dep. n˚ 76, 1384) 6. Giovanni di Giovanni, 30 anni, “a` uno segnio atraverso nel naso” (Dep. n˚ 79, 1384) 7. Iachomo di Citch, 80 anni, “la barba chanuta” (Dep. n˚ 72, 1385) 8. Ofera d’Anas, 50 anni, “a` uno segnio fra le dita” (Dep. n˚ 78, 1385) 9. Dietimar di Uerbo, “picholo, el volto largho, la barba rossa e cchapegli lunghi” (Dep. n˚ 73, 1385) 10. Ila di Aros, 60 anni, “a` uno segnizo il sul dito” (Dep. n˚ 77, 1386)

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

11. Bernardo di Bernardo, 50 anni, “a` uno niegho picholo nel chorpo e barba grande e naso mostoso” (Dep. n˚ 68, 1386) 12. Niche Sanghe de Perusia “di statura grande e grosso e tondo, barba bianchastrina, chor una margine biancha in sul polpastrello della mano mancha nel ditto di mezo de la detta mano tagliato e ranchiato” (Dep. n˚ 331, 1407) 13. Ghuglielmo granfon di Fiandra, 50 anni, “di pichola statura, un poco calvo in sul capo” (Dep. n˚ 328, 1408) 14. Giovanni di Brasilio di Ciremania “huomo grande di persona, magro, con pocha barba, salvo che nel mento, una tagliatura ne la ghota ritta insino a la masciela” (Dep. n˚ 329, 1408) 15. Ian Bole de Perusia, “di charnagione fresca, barba bruna, chor una margine di tagliatura in su la ponta del naso” (Dep. n˚ 330, 1408) 16. Arigho di Stefano di Seforte, 70 anni, “di statura grande, magro e chanuto, chon poca barba chon due nieghi fra masciella e la ghota” (Dep. n˚ 332, 1408) 17. Giovanni d’Angria, 20 anni, “con pocha barba e cchor uno niegho nella ghota manca preso a l’orecchia a due dita, e ne la ghanba ritta da lato di fuore una margine biancha quasi chom’uno quatrino” (Dep. n˚ 335, 1412) 18. Arrigho della Magnia, 60 anni, “a` barba e ’l chapo canuta tutta, chor una tagliatura piana pocho indentro nel polpastrello de la mano mancha e un altra tagliatura sopra la fronte da lato mancho longha tre oncie, piana e bianca pocho avidente” (Dep. n˚ 337, 1412) 19. Aribelt de la Magnia, “huomo grande e magro, barba bigietta e chanuta chor uno niegho ne la ghota ritta di sotto a l’ochio, peloso e nero” (Dep. n˚ 338, 1412) 20. Giovanni di Nicholo` Dolmoncia in Arabia, “a`ne onghia del dito grosso della man mancha fesso cioe` uno sengnio per lo mezo del’onghia”, (Dep. n˚ 386, 1434) 21. Giovanni d’Arigho di Maravia, “non a` onghia nel ditto de la mano mancha a latto al ditto mingniolo” (Dep. n˚ 387, 1434). 22. Chopino di Ronoldo di Fiandra “a`ne una margina in sul pie`

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

LA STRADA COME AFFARE



Documento acquistato da () il 2023/04/27.

mancho fral dito mingniolo e lla ghalloppola, disse fu fuocho” (Dep. n˚ 390, 1434) 23. Giovanni di Sifrido di Pasou de la Mangnia Alta “a` una margine di sopra a la fronte dal lato mancho disse fu un sasso” (Dep. n˚ 391, 1434) 24. Ghuglielmo di Pietro di Lorenzone di Francia “a` una marginuza in su la congintura fral bracio e la mano dritta che disse fu uno gli de´ cor uno bastone” (Dep. n˚ 395, 1435). La documentazione, come si vede, ci mette a disposizione una galleria di ventinove “ritratti”. Va detto subito che l’espressione ritratto non viene usata, in questo caso, in senso proprio. Essa evoca un pittore che si sforza di riprodurre nei dettagli un uomo o una donna reali, gesti e espressioni di un particolare volto da ricordare, mentre i nostri frati descrissero solo quei tratti che, distinguendo un individuo dall’altro, si proponevano come piu` utili al suo riconoscimento. Va da se´ che la rilevanza dei segni particolari sul volto e sul corpo dipendeva dall’esattezza della loro fedele descrizione scritta. Il fine delle descrizioni, nel caso della documentazione senese, era la corretta amministrazione del denaro, gli occhi erano puntati sull’intimita`, sull’evidenza dei corpi e sulla singolarita` dell’essere solo strumentalmente, per comporre per gradi un vocabolario sempre piu` affinato che garantisse la tranquilla riconoscibilita` della persona descritta e la corretta restituzione del deposito. Tuttavia e` certo che i frati osservarono i pellegrini, senza reticenze, proprio come fecero quei pittori che, tra Tre e Quattrocento, cominciarono a guardare i committenti in viso e nel corpo, all’interno di quella maggiore attenzione alla realta` e alla natura e sensibilita` per il ritratto figurativo individuale che si incontra soprattutto da quando la pittura comincio` ad acquisire una funzione piu` intima e privata254. Mariano di Giovanni, il primo dei nostri frati a descrivere con le parole il corpo dei pellegrini che si trovava di fronte, tra il 1381 e il 1386, non seguiva ancora uno schema definito. Egli indugio` particolarmente su nei e cicatrici, sulle ferite recenti, sulle deformita` agli arti e solo qualche volta descrisse anche l’altezza e la corporatura e la

254

Utile la voce ritratto nell’ Enciclopedia dell’Arte Medievale e Castelnuovo, 1991, in particolare p. 163, per la nascita del ritratto in relazione all’ambiente della curia avignonese. Di Enrico Castelnuovo si puo` leggere a questo scopo proficuamente anche Castelnuovo, 1988, pp. 33-37. Ringrazio Elisabetta Cioni per le indicazioni bibliografiche.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

forma del viso, la barba e i capelli. La tecnica di riconoscimento delle persone attraverso la fisionomia non sembra essere stata ancora messa a punto all’interno dell’ospedale senese. Giovanni di Antonio Sembola, cui siamo debitori delle descrizioni dal 1407, aveva invece maturato una sua piu` chiara idea di come si dovesse descrivere un corpo perche´ il suo proprietario fosse riconoscibile. Appare chiaro che il suo sguardo vagava prima sui pellegrini che stavano in piedi di fronte al suo tavolo dove era aperto il registro su cui stava scrivendo, ed egli finiva per segnare quegli aspetti che colpivano di piu` la sua attenzione in una visione frontale, pur scegliendoli tra quelli che difficilmente cambiano con il tempo o con i disagi del viaggio. Oltre che i particolari gli interessava l’insieme, come se sapesse che una serie di istantanee non basta a fare un film255. Ci lascia la sensazione di aver avuto presente che una persona si riconosce anche per quell’impressione d’insieme che essa trasmette in chi la osserva, se non quella “letizia degli occhi, la piacevolezza di tutto il viso e l’affabilita` e il celeste riso e i movimenti vari della faccia e la decenzia delle parole e la qualita` degli atti” che pareva a Giovanni Boccaccio inarrivabile anche attraverso il pennello o lo scalpello di un artista256, almeno l’armonia dell’aspetto complessivo: la descrizione di Arigho di Stefano di Seforte come “huomo anticho di settanta anni di statura grande, magro e chanuto”, nella sue eloquenza quasi teatrale, s’imprime nella nostra memoria e fantasia con un segno ancor meno equivocabile dei suoi “due nieghi fra masciella e la ghota”257. Luca di Carlo, che descrisse i pellegrini dal 1434, torno` invece alla nuda registrazione dei segni della diversita`, ma ad essi aggiunse una sua cifra particolare. Luca conversava con il suo interlocutore: un tedesco gli ‘‘disse fu un sasso’’ la causa del segno che portava sulla fronte, un fiammingo ‘‘disse fu fuoco’’ il motivo della cicatrice sul suo piede, mentre un francese dichiaro` che quella piccola che aveva sul polso destro la doveva al fatto di essersi riparato con la mano quando ‘‘uno gli de’ cor uno bastone”. Questi brevi interrogatori di approfondimento procuravano altro materiale verbale utilizzabile come riscontro al momento del riconoscimento, per il quale

255

Rubo la La bella 1986, p. 254 257 Dep. n˚ 256

frase a Braunstein, 2001 p. 474. pagina e` di Boccaccio, Commento a Inferno V 64-65, che cito da Stewart, nota. 332.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

LA STRADA COME AFFARE



Documento acquistato da () il 2023/04/27.

possiamo immaginare, a questo punto, un piccolo dialogo di questo tono: — — — — — — — — — — — —

come ti chiami? Ghuglielmo come si chiama tuo padre? Pietro da dove vieni? da Lorenzone di Francia hai qualche segno da farmi vedere? sı`, ho una marginuza dove? in su la congintura fral bracio e la mano dritta come te la sei fatta? fu uno che mi de´ cor uno bastone

In genere, quando la persona che il frate aveva di fronte era di altezza superiore alla media, questo dato venne senza eccezione notato per primo258. Scopriamo cosı`, tra gli altri, che il quarantacinquenne Ianni di Giorgio era “molto grande” e che di due tedeschi ed un prussiano il frate noto` per prima cosa la “statura grande” o che era “grande di persona” o “grande” tout court. La statura e` al primo posto anche quando e` sotto la media, come per un fiammingo cinquantenne “di pichola statura” ed un altro che e` definito “piccolo”. Infine una donna tedesca e` definita “femina di comune statura” ed un’altra “bassetta”. Per la statura (per la quale viene usato anche il concetto di persona) possiamo concludere che si ricorreva a quattro classi di grandezza: molto alto, alto, normale, piccolo o basso. Dopo il verticale, l’orizzontale. La descrizione del corpo era talvolta completata da riferimenti alla corporatura, che spesso corregge l’impressione di enormita` data dall’altezza (uomini grandi, o anche molto grandi, appaiono ai frati seduti al loro tavolo, questi ultramontani, pero` magri), in un solo caso aumentandola: grande, e per di piu` ‘‘grasso e tondo’’, il prussiano, portatore di una rotondita` che suggerisce la forma del suo ventre. Non esistono dunque ele258

Per la bassa statura come punto debole nei ritratti dei re vedi Braunstein, 2001, p.

468.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

menti che ci facciano supporre che si guardasse anche alla struttura dello scheletro, distinguendo ad esempio il mingherlino dal robusto. Le uniche categorie che compaiono, per di piu` saltuariamente, sono quelle di grasso e di magro. Dopo aver guardato il corpo nella sua interezza, il frate procedette qualche volta ad un’analisi per parti, iniziando dalla testa. Si badi, pero`: la testa ricevette attenzione completa solo nel caso degli uomini, non abbiamo a disposizione la forma o la carnagione di volti femminili. Del viso descrisse qualche volta la forma (‘‘largo’’), qualche altra il colore (‘‘carnagione fresca’’), indugiando su particolari come quello del naso (‘‘mostoso’’, cioe` di un rosso cupo color del mosto). Possiamo supporre che il frate disponesse di un repertorio mentale ben piu` ampio per descrivere la diversita` dei volti e le sfumature di colore delle epidermidi: i larghi, e dunque anche gli stretti, i freschi ma anche i rugosi, i mostosi ma anche i chiari o i bruni o gli olivastri259. Ma il naso e` visto di fronte, il profilo di un naso aquilino o schiacciato gli sfugge, o almeno egli non ci ha trasmesso la notizia di averlo notato. L’esame del viso continuava con l’osservazione dettagliata dei minuscoli segni cosı` importanti per il riconoscimento, nei, porri, cicatrici. Dei nei e dei porri si descrissero con pignoleria il colore (nero e peloso), la grandezza (porretti), la posizione (sulla guancia sinistra o sulla destra, sulla fronte, a due dita di distanza dall’orecchio, sotto e sopra l’occhio, fra mascella e gota). Le cicatrici (margine) erano molte, eredita` forse della vita errabonda, e anche di esse il frate descriveva la posizione sul corpo (sulla fronte, a destra o a sinistra, sulla tempia, di traverso al naso, sulla punta del naso), la lunghezza (fino alla mascella, lunga tre once), la qualita` (piana, poco evidente) e il colore (bianca). Terminata la descrizione del volto, il frate passava ad osservare il colore dei capelli e della barba, indugiando soprattutto sulle fattezze della vecchiaia attraverso la gamma delle sfumature dei bianchi e dei grigi (canuta/i, canuta/i tutta/i, biancastrina, bigietta e canuta), ma segnalando anche i rossi e i bruni. Le barbe sono tante e noi sappiamo che un pellegrino senza barba faceva scandalo e che 259 Sul colore della pelle scrive Valentin Groebner “Their categories of skin colors are somewhat puzzling for modern readers”, scrive elaborando i dati relativi alle schiave fiorentine perle quali vedi nota successiva (Groebner, Complexio/complexion). Braunstein nota che “il colorito, frutto di ribollimenti interori, e` essenziale in epoca medievale al fine di percepire l’identita` personale”: Braunstein, 2001, pp. 489-490.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA STRADA COME AFFARE



tagliandosela, anche se per difendersi dai pidocchi, avrebbe perso la dignita`260. Attenzione vagante anche sulla lunghezza dei capelli (segnalati, comprensibilmente, solo se lunghi), la calvizie (un poco calvo), la quantita`, la posizione sul viso o la forma della barba (poca, solo sul mento, grande): si noti la qualita` di alcune di queste informazioni, perche´ e` possibile tagliare i capelli o la barba ma e` impossibile farli crescere a comando. Infine, in un processo nel quale mi pare di cogliere il gioco degli sguardi, il frate tornava al corpo, descrivendone le singole parti, a partire dalle mani alle cui menomazioni dedicava un’attenzione particolare tanto che ci sembra di vederle gesticolare davanti a lui: il dito di mezzo tagliato di netto (“tagliato e ranchiato), un dito “trito”, dita o mani ‘‘attratte’’, cioe` anchilosate o deformate, unghie fesse in due nel senso della lunghezza, un dito senza unghia. Nel corpo nuovamente vennero dettagliatamente descritti porri, ferite e cicatrici, nei e “segni” congeniti (“di nascienza”) che piu` difficilmente potevano essere simulati. Il frate specifica su quale dito delle mani e dei piedi (di mezzo, grosso, mignolo) ed in quale posizione (ad esempio poco all’interno del polpastrello, sul polso, tra le dita, fra il dito mignolo del piede e la ‘‘galappola’’, cioe` il malleolo), ancora il colore delle cicatrici (bianco) e, la lunghezza, la grandezza e la forma, per descrivere la quale si utilizzo` l’unita` di misura che era piu` a portata di mano in un banco di deposito: quasi come un quattrino. Dunque il frate osservava l’interlocutore, mentre lo interrogava, consapevole che la corretta restituzione sarebbe dipesa dalla attenzione con cui lo avesse guardato e dalla sua capacita` di mettere per scritto cio` che l’occhio aveva notato. Solo due volte, probabilmente su suggerimento, si lascio` andare ad un’ispezione corporale, spingendo lo sguardo al di sotto dello schermo della vita sociale rappresentato dagli abiti o dalle calzature. Il francese Chopinio di Ronoldo si levo` una scarpa per mostrare la piccola cicatrice che una bruciatura gli aveva lasciato sull’esterno del piede sinistro. Una donna tedesca di cinquanta anni, di nome Caterina, essendo “di comune statura” e non avendo menomazioni evidenti, ne´ nei o tagli su mani o viso, mostro` al frate il suo segno particolare segreto rappresentato da una marginetta congenita che aveva “a lato alla poppa manca”. Di

260

Cosı` spiegava frate Fe´lix Faber, citato da Braunstein, 2001 p. 501.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

essa il frate, scrupoloso, misuro` e registro` con cura la lunghezza di tre once, circa sette centimetri e mezzo, annotandola sul suo libro261. Infine, quanto erano comuni pratiche di identificazione del genere di queste riscontrate nel registro senese? Credo piu` di quanto le fonti esplicitamente dicano, almeno dalla meta` del Trecento. Anche se vogliamo escludere da questa ricognizione i marchi delle bestie che, attraverso un segno del quale era utile almeno conoscere la posizione sul corpo, puntavano al riconoscimento della proprieta`262, sappiamo che sicuramente erano adottate per riconoscere i propri soldati. Se ne rintracciano alcune (dati su statura, colore del “pelo” e segni particolari) nella documentazione fiorentina relativa ai pagamenti di assoldati nel 1358 e nel 1363263, molto piu` precoci di quelle relative a soldati pagati nei primi anni del XV secolo dagli Ufficiali delle condotte senesi (altezza, colore del “pelo”, della carnagione – lentiginosus – e segni particolari)264 e dei 62 soldati di stanza a Castel Sant’Angelo nel 1464 (corporatura e segni particolari)265. L’identificazione serviva forse per riconoscere i caduti in battaglia ma soprattutto, quando si trattava di mercenari che avevano gia` superato il vaglio del reclutamento, per verificare di avere in forza, e pagare, la stessa persona che aveva gia` passato la rivista e non un suo mingherlino sostituto, oppure un traditore, un millantatore di credito; infine, come nel caso senese, era usata per identificare i soldati soggetti a “puntatura”, cioe` multati dagli ufficiali. Segnalare particolarita` fisiche in grado di identificare la persona servı` anche a consentire ai proprietari di schiave e schiavi di recuperare la “merce” in caso di fuga o furto. A Genova, nel corso del Quattrocento, le schiave e gli schiavi mori erano quelli che piu` spesso venivano descritti con il colore della pelle: bianco/bianca, nero/nera 261

Infatti una oncia senese era pari a 2,5028 cm, e dunque tre once equivalevano a 7,5084 cm (in base alle Tavole di Ragguaglio e Martini, Manuale). 262 Solo a titolo di esempio segnalo che il marchio di una G fatto fare dal conte Giacomo del fu Bonifazio di santa Fiora su certe cavalle e certi puledri donati all’ospedale nel 1345 era “in coscia destra”, mentre a certe pecore aveva fatto apporre il marchio “in gota sinistra”, completando la pratica con il taglio longitudinale delle orecchie (“habentes auriculas sive orechias squartatas”), Epstein, 1986, p. 98. 263 Ringrazio Paolo Pirillo per avermi segnalato questo materiale che si trova in Archivio di Stato di Firenze, Ufficiali delle castella e rocche, n˚ vecchio 280, in data 5 maggio 1363. Anche se queste caratteristiche non vengono dichiarate esplicitamente nel contributo a stampa, il registro viene utilizzato in Pirillo, 1998. 264 ASS, Biccherna 637 e 640, anni 1404, 1409. Ringrazio Maria Assunta Ceppari per avermi segnalato questi registri. 265 Zippel, 1912.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA STRADA COME AFFARE



olivegno/olivegna, un uomo “color del lauro”, due donne “mora labe”266. Molto piu` ricco di dati e precoce e` il Registro degli schiavi fiorentino, del 1366-97, dove ne furono descritti 357, in massima parte donne267. Si tratta di un quaderno che contiene le dichiarazioni dei proprietari dettate ad un notaio del Comune. Secondo uno schema spesso ricorrente vi si riportava il nome del padrone e il suo popolo di residenza, il nome della schiava, la razza, l’eta`, in qualche caso da chi e per quanto era stata comprata, e qualche caratteristica fisica utile ad individuarla. Veniamo cosı` a sapere che molte schiave erano butterate dal vaiolo e molte avevano anche sfregi sul volto che hanno fatto pensare a contrassegni indelebili fatti dai mercanti di schiavi o dai padroni a scopo di riconoscimento. In generale anche nelle registrazioni piu` sommarie si cercava di specificare la razza, il colore della pelle, l’eta` approssimativa, ma come esempi tra i piu` ricchi ed espliciti riporto quelli di una schiava greca, della quale non e` specificata l’eta`, che era “medie stature, pelle bianca, cum neo super naso et aliis duobus parvis super mela gote dextre et alio super cilio sinistro, et alio prope oculum sinistrum, naso grosso, cum margine super dicito grosso manus sinistre et alio super dicito indice dicte manus, cum margine super spatula sinistra” e di un’altra schiavetta tartara di dieci anni che aveva “pellis ulivigne cum margine magno in testa apud cilium sinistrum, margine in gena prope nasum, naso rincagnato, auriculis olim foratis, hodie reclusis”268. Forse si trattava di un sistema di riconoscimento largamente praticato, oppure possiamo anche pensare che il lungo lavoro di schedatura delle schiave avesse fatto notizia e contribuito a costruire e diffondere una nuova cultura in Firenze. Sta di fatto che nel 1369 il Podesta` fiorentino si trovo` a inquisire sei giovani che erano stati sorpresi dalla ronda durante il coprifuoco269: i sei si erano dichiarati berrovieri dell’Ufficiale forestiere dell’Arte della Lana e, probabilmente per accertare tale identita` che, se verificata, avrebbe smontato l’accusa in quanto avrebbe loro consentito di girare per le strade anche di notte, erano stati dettagliatamente descritti. Ci accorgiamo cosı` che il “vocabolario” del corpo poteva essere ancora un po’ piu` 266

Balletto, 1988, p. 269. Il libro e` edito da Livi, 1928 e commentato da Origo, 1955 e Zanelli, 1885. Ringrazio Sergio Raveggi per avermi fornito indicazioni e osservazioni. 268 Tratte da Zanelli, 1885 pp. 40-41. 269 Archivio di Stato di Firenze, Atti del Podesta` 2101, 24 marzo 1369, non cartulato: devo questa informazione a Franco Franceschi. 267

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

ricco. Niente di nuovo per la statura, che rientrava nelle due categorie di media e piccola; la gamma delle carnagioni si allargava, invece, dalla pelle bruna alla pallida, alla lentigginosa; ai segni dei nei e delle molte cicatrici sul volto, come si addice a dei soldatacci, si aggiungevano, come nel caso delle schiave, quelli lasciati dal vaiolo; alla barba bruna o nera si aggiungeva l’assenza di barba che ne evidenzia la giovane eta` (inberbis); i nasi da segnalare erano quelli storti o “grossetti”. Angelus Cecchi era di Cetona e “iuvenis medie stature, pelle et barba bruna, margine inter cilia”; Iohannes Puccinelli era di Radicofani “iuvenis medie stature, pelle palida, barba bruna, naso torto, margine iusta nasum ex latere dextro et inter cillia”; Nannes Grassi era di San Quirico “iuvenis parvus, inberbis, margine parva in mento, naso groseto, aliquantulum legitigiosus”; Bonaguida Fortunati era anch’egli di San Quirico “iuvenis parvus, barba nigra, margine iusta oculum sinistrum et una parva in cornu teste ex lactere destro”; Filippus detto Menacius di Montalcino era “iuvenis inberbis, parvus, aliquibus buteris vaiuoli in testa, alliis quaxi adiunctis aliquibus neis parvis in vulto”; infine Nannes Iohannis, anch’egli di Montalcino, era “iuvenis inberbis, parvus, neo piloso iusta mentum ex latere sinistro, magnis inter nasum et oculum ex latere dextro aliquibus neis et buteris vajuoli in vultu”. Infine, nel 1410, un tessitore tedesco operante a Firenze testimonio` in una causa civile, e si trattava di un individuo che colpiva per la possanza fisica, “valde magnum, ex aspecto etatis XXXV vel sic, pili bianchastrini” e “ultra quam medie stature”270. Ecco confermata, per l’altezza, la categoria dell’eccezionalita`: alto oltre la statura media. Questi i dati che, in maniera un po’ rapsodica, ho raccolto per un raffronto, grazie soprattutto alla generosita` di tanti studiosi, ma altri potrebbero essercene negli archivi italiani. La documentazione del Libro, conservando questi dati dal 1381, e`, a quanto ne so, la prima relativa al riconoscimento di viaggiatori che soggiornano presso ospedali. Pero`, dagli inizi del XV secolo, anche per essi trovo altre notizie, sparse, per due tedeschi, uno morto nell’ospedale della Misericordia di Prato e l’altro fermatosi in quello fiorentino di San Matteo prima di proseguire per Santiago di Compostella271, per due fratelli di Trento passati ancora una volta da santa Maria della Scala 270

Franceschi, 1999, p. 299. Il primo e` un “tedescho di pelo rosso” Paolucci, Pinto, 1989, p. 108 il secondo e` un “giovane di Ø statura di tempo d’anni XXVI o circa ed ha nel corno destro una margine grande e sopra il ciglio mancho ha un’altra margine”, 1411-1412, Sandri, 1988 p. 158 nota. 271

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA STRADA COME AFFARE



nel 1413272, per una viennese e due tedeschi, un uomo e una donna, passati da un altro ospedale senese, quello gia` ricordato di monna Agnese, nel 1433273, per un boemo e un tedesco passati dall’ospedale di santa Maria dei Battuti di Treviso nel 1442 e nel 1443274. In tutti questi casi, in apparenza cosı` dispersi, il sistema di riconoscimento attraverso la vista era prevalentemente connesso o allo spostamento delle persone o al denaro, sia che lo scopo fosse quello di riconoscere un mercenario, sia che si trattasse di arginare le fughe degli schiavi o di restituire il deposito di un viaggiatore. Mi pare interessante segnalare, infine, che siamo di fronte a tecniche descrittive che, nella loro laconicita`, appaiono tuttavia abbastanza consonanti con quelle largamente utilizzate anche da Giovanni Boccaccio e, in minor misura, da Franco Sacchetti. I nostri frati dimostrano una, forse candida, spigliatezza e un’assenza di riserbo che sembra fare da contrappunto al disinvolto ed erotico rapporto dei due letterati con i corpi maschili e femminili e che si traduce in una virtu` anche per chi e` chiamato a descrivere una persona. Dei brevi accenni a particolari eloquenti del corpo275 che i novellieri introdussero in quantita` nella letteratura (nasi camusi, grandi, lungi, corti, torti, schiacciati forte, aquilini, che sembrano carote, le labbra grosse, le bocche torte, i denti argentei, gialli o rugginosi, le guance lanute di folto pelo, le barbe lunghette, grandi,

272

Pietro e Valentino figli del fu Ianes da Trento depositarono il 13 aprile 1413 5 f. ducati e 3 f senesi: “ E volsero ch’e’ detti denari tutti si dessero a qualunque di loro prima vesse (sic) o se venissero amenduni insieme. E piu` volsero che, se Dio faciesso altro di loro, ch’e detti ff. otto siano de lo spedale della Schala di Siena. El detto Petro era di tenpo di 28 anni, bianchastrino e di pocha barba e naso basetto. E Valentino era di tenpo di 24 anni basetto et a` di sotto ochio a ritto una margine, di’ ch’ebe d’una ferita, dissero che volevano andare a Roma”. I denari fuorno restituiti il 28 aprile 1413, ASS, Ospedale 182, c. 99 v. Forse per la brevita` del viaggio i due fratelli non furono inscritti, con il loro deposito, nel Libro del pellegrino. 273 ASS, Monna Agnese 44, c.40, 1 dicembre 1433, gia` piu` volte citato. 274 Due registrazioni: “Depositi de plui persone, le qual hanno depositado denari apresso el sindico de la nostra schuola de haver de 22 decembre 1442 i qual deposito` Zuan Brun boemo quondam Brun de Brisin de Boemia, el qual ha una cichatrice de sora e de soto l’ochio destro, de etade de anni 60 o cerca; disse voler andar a Roma, ducati 5 da Ren, i qual vuoi che, manchando lui ho non vignando, sia del nostro hospedal, vai a lire 5 l’un in ser Martin in libro E c. 372, rr XXV, soldi-. Dito dı`. I qual deposito` Piero Villan todesco quondam Zuan de Gizen, ha un osso rosso in lo nodo del dedo anular de la man senestra, de etade de circa anni 80, disse voler andar a Roma; ducati 2 ongari, i qual vuol, morando lui in el viazo over non ritornando, sia del nostro hospedal, in ser Martin dito, in libro E cc. 372, lire”, Cagnin, 2000, p. 289. 275 Si tratta di particolari piu` spesso che di descrizioni ampiamente svolte dell’aspetto esterno dei personaggi, “anche nel Decameron [...] piuttosto rare”, Stewart, 1986, p. 145.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

grosse e prolisse, rosse, brune, nere o bianche, folte, irsute, crespe, unte o rabbuffate, i capelli bianchi, neri, crespi276) me ne colpiscono due tratte dal Decameron dalle quali sembrano presi di peso certi criteri descrittivi dei nostri frati. Nella novella di Guidotto da Cremona Barnabuccio riconosce la figlia che credeva morta attraverso “una margine a guisa d’una crocetta sopra l’orecchia sinistra”277; quasi fosse una fotografia della nostra pellegrina tedesca Caterina, anche madonna Ginevra, nella novella di Bernabo` da Genova, aveva “sotto la sinistra poppa [...] un neo dintorno al quale erano alquanti peluzzi biondi come oro” e si trattava di un “neo ben grandicello” e i peluzzi erano “forse sei”: come avveniva dentro l’ospedale senese, il neo nascosto della donna venne indagato con tanta minuzia perche´ la sua stessa segretezza lo rendeva ottimo “segnale da potere rapportare”278. Non voglio operare disinvolti e semplicistici accostamenti insistendo su questi dati dispersissimi, e tuttavia devo constatare che Giovanni Boccaccio, fine letterato ma anche uomo che proveniva dal mondo della mercatura e viaggiatore, utilizzava lo stesso codice di riconoscimento di un padrone di schiavi, di un capitano militare che pagava il soldo o multava i suoi soldati o di un frate addetto ad accogliere i pellegrini e ad amministrare i loro denari, e che tutti, all’interno di un approccio all’individuo che alla fine del Medioevo si era fatto piu` diretto, attingevano ad un bagaglio culturale comune, chiamando a testimoni strumenti di riconoscimento sicuramente diffusi e popolari279.

Curando l’edizione e il commento del Libro del pellegrino, come spesso accade, ho attinto alle competenze e all’amicizia di molti. Tutti li ringrazio. Lucia Travaini, prima di tutto, per aver accettato con entusiasmo di curare la parte dell’analisi delle monete, per la quale non avevo competenze. Maurizio Tuliani per avermi aiutato, ormai diversi anni fa, nella prima trascrizione del Libro. Valentina Tinacci per la ricerca sulle

276 Boccaccio, Decameron, V, 6; VIII, 4; II, 5; VI; 10; Trattatello in laude di Dante, 36; Teseida, 4, 28; 6, 21; 11,30; Corbaccio 12; Filoloco, 2, 58; 2, 68; Ninfe fiorentine, V, 8; IX, 2; XXIII, 4, XXVI, 17; XXXII, 2; Elegia di Madonna Fiammetta, 5, 28. Sacchetti, Trecentonovelle, 188, 2; 188, 47; 136, 11; 145, 4; 112, 32. 277 Boccaccio, Decameron, V, 5. 278 Boccaccio, Decameron, II, 9. 279 Braunstein, 2001 p. 474.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA STRADA COME AFFARE



descrizioni del corpo in Boccaccio e Sacchetti. Enrico Donati per aver disegnato la carta delle provenienze. L’Archivio di Stato di Siena, e le amiche che lavorano al suo interno, hanno prestato come sempre la loro collaborazione, senza la quale ogni ricerca diventa una montagna da scalare: ringrazio la direttrice, Carla Zarrilli, per l’ascolto che presta alle necessita` degli studiosi, Maria Assunta Ceppari per la competenza alla quale ho attinto piu` volte in sala di studio, Fulvia Sussi per la sorridente disponibilita` in biblioteca. Sergio Raveggi, Franco Franceschi, Roberta Mucciarelli, Michele Pellegrini per aver letto e commentato il testo. Tanti altri, che mi hanno segnalato singole schede preziose, sono ringraziati in nota. Ringrazio infine Franco Belli, che e` stato l’amico di sempre, quello al quale si puo` leggere il proprio lavoro a voce alta, senza vergognarsi. A buon rendere. E Giovanni Cherubini, che e` stato il maestro di sempre, quello che sta sempre sullo sfondo delle tue ricerche con pochi consigli di quelli giusti.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

2 LA MONETA IN VIAGGIO

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

di Lucia Travaini

1. Le monete nel Libro del pellegrino* I documenti scritti raramente descrivono le monete effettive usate negli scambi o per pagare imposte, o portate nelle tasche dei viaggiatori da un paese all’altro. Il Libro del pellegrino del Santa Maria della Scala e` quindi un documento prezioso, poiche` vi si registrano le monete depositate nelle mani fidate dell’ospedale, tra il 1382 e il 1446, da pellegrini provenienti da tutta Europa; i depositi del Libro sono quindi in grado di integrare riccamente la documentazione numismatica a noi nota, ma allo stesso tempo e` la ricerca numismatica a poter dare il giusto valore alla testimonianza del Libro sulle monete, distinguendo per esempio tra le monete circolanti anche in Italia e quelle che risultavano del tutto estranee al panorama monetario locale. Le monete registrate sono tante e di tante varieta`, valori e colori; molte inattese e difficili da descrivere per il frate di turno, o spesso definite con termini quali “monete di loro paese”; alcune invece somigliavano ad altre ed erano allora descritte “come di Olanda” oppure “come di Rhagona” o ancora “d’Olandia o simili”, e non mancavano le monete “cattive”1. In un caso almeno il frate, che * Il numero tra parentesi quadra si riferisce alle monete illustrate nelle tavole. 1 Le difficolta` non erano soltanto per il frate di turno, ma anche per il ricercatore di oggi, almeno in Italia: manca infatti un centro di studio e ricerca sulle monete medievali europee che possa essere paragonato a quello esistente a Cambridge, presso il Fitzwilliam Museum, nato intorno alla grande personalita` di Philip Grierson; per questo motivo una parte importante del mio lavoro sulle monete del Libro e` stata realizzata a Cambridge, tra le

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

evidentemente non aveva mai visto una moneta simile, ne riporta l’identificazione secondo la testimonianza del pellegrino: “fiorino uno d’oro el quale disse si chiamava Sanpietro”.2 Le origini del Libro, le motivazioni amministrative e finanziarie, le modalita` di registrazione dei depositi, sono state trattate ampiamente da Gabriella Piccinni. Il Libro registra depositi non reclamati: non possiamo sapere quante fossero state le somme depositate e poi ritirate dai legittimi proprietari d’origine.3 Non sappiamo inoltre quanto denaro i pellegrini depositanti avessero trattenuto con se´ per continuare il viaggio a Roma, ne` con quale criterio avessero scelto le monete depositate. Ma i dati del Libro sono comunque preziosi per i dettagli di vita vera che presentano. Le somme venivano lasciate in deposito, con l’intenzione di ritirarle al ritorno da Roma, per riprendere il viaggio verso casa, o verso nuovi pellegrinaggi. E quanto oro! Questo e` il grande periodo delle monete d’oro nell’Europa medievale, anche se ovviamente continuavano a circolare monete d’argento e lega, ed anzi queste restavano le uniche monete disponibili per gran parte della gente, e quelle piu` usate per le transazioni correnti quotidiane.4 Come si e` detto, le monete che i monete ed i libri di Philip Grierson, e le conversazioni con Philip Grierson e con i colleghi ed amici del Department of Coins and Medals del Fitzwilliam Museum: Mark Blackburn, Martin Allen, William R. Day, Michael Matzke, ai quali sono molto riconoscente. Desidero ringraziare inoltre Peter Spufford, Marcus Phillips, Ce´cile Bresc, Barrie Cook, Maila Chiaravalle, Ermanno A. Arslan, Benedikt Zaech, Julio Torres, Marc Bompaire, Michel Dhe´nin, Claudio Gallo, Giuseppe Girola, Cristina Cicali. Particolamente grata sono a Marco Tangheroni ed a Hans-Ulrich Geiger per aver letto e commentato una prima stesura del mio testo. Ma soprattutto sono grata a Gabriella Piccinni per avermi coinvolto nello studio del Libro del pellegrino. Per uno sguardo d’insieme sulla monetazione dell’Europa medievale si possono segnalare Grierson, 1991; Spufford, 1988, con aggiornamenti bibliografici numismatici nei Survey of Numismatic Research, e non solo numismatici ma anche storico economici in Miranda Garcı´a, 2000; Travaini, 2003, per le liste di monete europee, bizantine e islamiche nei trattati di artimetica e nei libri di mercatura del XIII-XV secolo. 2 Deposito n˚390. I frati del nostro Libro dimostrano in genere una notevole competenza, certamente dovuta alla vicinanza di cambiavalute molto esperti in una piazza come Siena. Anche i frati dell’ospedale di Santiago di Compostella dovevano trovarsi spesso di fronte a monete straniere: le ordinanze del 1524 prevedevano che si annotasse il denaro che i pellegrini lasciavano durante il soggiorno dichiarando il tipo di moneta "si se puderia conocer": se non era possibile l’identificazione si doveva indicare il peso, il metallo e il valore: Vazquez De Parga, Lacarra, Uria Riu, 1948-1949, vol. I, p. 313 e nota. 3 Anche il Libro comunque riporta alcune somme ritirate: soltanto una prima del 1410, con il ritiro parziale di soli 2 ducati e 35 bolognini (dep. n˚ 94), e altre piu` tardi. 4 Per un quadro generale delle monete d’oro nell’Europa medievale cfr. Spufford, 1988, p. 267 ss., e p. 321 per un apprezzamento sull’uso delle monete d’oro intorno al 1400: “the value of these gold pieces was so great that the vast majority of men never used gold at all. Gold coins were for noblemen, government officials and merchants trading on a large

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA MONETA IN VIAGGIO



pellegrini depositarono all’ospedale di Siena devono essere esaminate alla luce della documentazione numismatica fornita dai ritrovamenti monetali, e confrontati con altre fonti scritte. I ritrovamenti monetali utilizzati per la ricerca numismatica mostrano solo un visione parziale della realta` monetaria nelle varie epoche: le monete recuperate a disposizione dei numismatici, infatti, sono solo una frazione rispetto a tutte quelle che furono occultate o perdute e che non furono recuperate in passato dai legittimi proprietari; il valore documentario dei ritrovamenti monetali dipende poi dalla possibilita` di comparare il maggior numero di dati provenienti da una regione. I ritrovamenti monetali possono essere distinti in due gruppi principali: i ripostigli o tesori, ed i rinvenimenti sporadici o da scavo di singole monete perdute accidentalmente. I ripostigli possono variare per quantita` di esemplari, consistenza e ricchezza, ma in genere documentano il livello piu` alto del circolante, e spesso restituiscono monete d’oro in gran numero, benche` esistano anche ripostigli composti da monete di poco valore, dato che ognuno nascondeva cio` che possedeva, a seconda delle possibilita`: un ripostiglio monetale poteva essere quindi un borsellino perduto accidentalmente. I ritrovamenti di monete isolate documentano invece il livello piu` basso della circolazione, le monetine perdute accidentalmente al mercato, oppure cadute da una tasca; si possono anche trovare singole monete d’oro, ma certo le monete di alto valore erano conservate con maggior cura e, se perdute, lo sforzo per recuperarle era almeno pari al loro valore.5 In presenza di un circolante diversificato, con monete di oro, argento e rame o di bassa lega, sono in genere le monete intermedie quelle piu` raramente documentate nei ritrovamenti. Il Libro del pellegrino, invece, ci mostra un quadro vivo, di gente che si muoveva con tanti tipi di monete, e che depositava solo oro, oppure oro e argento, oppure oro e qualche quattrino, oppure solo poche povere monete cattive. Inoltre, il Libro documenta l’arrivo a Siena di tante monete finora mai ritrovate in Italia, anche se i mercanti e scale”, e questa valutazione e` naturalmente giustificata da quanto si conosce sui salari del tempo. I nostri pellegrini, tuttavia, non erano tutti nobili o ufficiali governativi o preti, e certamente avevano nelle tasche monete d’oro. Recenti studi dedicati alla moneta in ambiente rurale nell’Italia tardomedievale hanno mostrato come la circolazione monetaria, benche` costituita prevalentemente da monete di basso valore, conoscesse anche monete d’oro: Mainoni, 2002; Cherubini, 2002. 5 Per l’intepretazione dei ritrovamenti monetali la bibliografia e` molto ampia: si vedano Grierson, 1977; Grierson, 1984, capitolo 6; Grierson, 1965 e 1966; Arslan, 1996, pp. 277-288.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

cambiavalute le conoscevano tutte e le elencavano infatti nei loro libri di mercatura, e cio` offre una testimonianza importante sul rapporto tra moneta locale e moneta straniera, come si dira` piu` avanti. E le definizioni che troviamo nel Libro del pellegrino ci fanno capire quali fossero le capacita` “numismatiche” dei frati, e in qualche caso indicano anche le parita` ufficiali, ma anche alcune confusioni, almeno terminologiche, come nel caso delle registrazioni di tre schudi overo chorone e ancora di due corone o vero scudi. Come ha gia` scritto Gabriella Piccinni, i pellegrini, uomini e donne, provenienti da tutta Europa e diretti verso la meta santa, portavano con se´ beni materiali per le necessita` del viaggio: le monete erano la ricchezza piu` facilmente trasportabile, alla quale qualcuno univa anche lingotti d’oro e d’argento. Alcuni portavano inoltre con se´ anche piccoli oggetti di devozione: icone sacre come una Madonna d’avorio, e altro ancora. Il Libro comincia nello stesso periodo in cui comincia il viaggio 6 dei pellegrini di Chauser de I racconti di Canterbury (1387) e vede la massima concentrazione di depositi nel periodo del giubileo del 1400. Di questi pellegrini conosciamo il contenuto delle tasche e perfino qualche neo e cicatrice, e per meglio far rivivere l’ambientazione del loro soggiorno a Siena sara` anche utile ricordare che almeno alcuni di loro avranno conosciuto proprio San Bernardino: nato nel 1380 a Massa Marittima da Bernardino degli Albizzeschi, dopo la morte dei genitori si trasferı` a Siena dallo zio paterno; nel 1398 fu ammesso alla Confraternita dei Disciplinati di Santa Maria della Scala e quando nel 1400 scoppio` l’epidemia di peste Bernardino, allora studente di diritto all’Universita` senese, raccolse l’appello del priore dell’ospedale ed accetto` di assistere i malati e lo fece per quattro mesi, ammalandosi poi egli stesso7. Trapela in un caso almeno il viaggio fatto da un Guglielmo dalla Francia per conto terzi, per riscuotere tre bolle [di indulgenza?] per suoi compagni8. Tra i pellegrini del Libro l’oro era dunque molto diffuso, e benche` le monete d’argento e mistura fossero comunque molto numerose, il loro valore era decisamente molto inferiore rispetto al

6

Ohler, 1996, p. 101. Si veda supra Piccinni; come per Firenze il piu` alto tasso di morti si ebbe nel periodo maggio-giugno. Origo, 1982, pp. 23-25. 8 Dep. n˚ 339, del 1411. 7

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA MONETA IN VIAGGIO



totale valore delle monete d’oro9. Su un totale di 398 depositi, oltre la meta`, almeno 204, dei quali e` specificata la moneta effettiva depositata, consistono in sole monete d’oro, senza argento o mistura, da un massimo di settanta fiorini del prete al deposito n˚ 2, al minimo del singolo ongaro cattivo del deposito n˚ 29. Si puo` supporre che molti lasciassero a Siena in mani sicure, potendo, monete d’ oro, portando forse con se` altro oro e argento. Molti comunque lasciavano pezzi in oro insieme con monete d’argento o mistura. I depositi piu` consistenti documentati dal Libro del pellegrino, considerando i depositi superiori a trenta unita`-oro, sono 9, dei quali due di preti.10 I depositi contenenti da uno a dieci unita`-oro, con o senza altre monete, sono 234; quelli con unita`-oro da undici a venti sono 43, e quelli contenenti da ventuno a trenta unita`-oro sono 1111. Le monete che i pellegrini avevano in tasca parlano della loro provenienza, e non sono rare definizioni generiche di monete “di loro paese”: un termine sbrigativo utilizzato per indicare anche fiorini d’oro12 ma specialmente monete di argento e mistura (Spagna: monetelle di loro paese, Fiandra: quatrini di suo paese)13. Da queste definizioni sembra quasi che la provenienza del pellegrino denominasse direttamente la moneta, ma anche che la moneta fosse il piu` piccolo e sicuro segno (memoria) della sua origine14. Le monete arrivavano quindi nell’ospedale con i pellegrini, ma non sempre venivano depositate; vi sono testimonianze di ritrovamenti di monete che erano state nascoste, forse da un pellegrino,

9

Del tutto diversa era invece la situazione nel 1300, quando i documenti del giubileo rilevano come moneta forte e internazionale il grosso tornese d’argento di Francia, benche` monete d’oro fossero gia` state coniate da alcune zecche: Firenze e Genova dal 1252, Venezia dal 1284; per le monete del primo giubileo cfr. Travaini, 2000, pp. 121-125. 10 Dep. n˚ 2 (prete); 32; 83 (prete); 92; 106; 113; 117; 222-223. 11 Nell’esaminare le varie monete citate nel Libro faro` spesso confronti con i ritrovamenti monetali; molto spesso i ripostigli sono di sole monete di oro, o di sole monete d’argento, mentre piu` rari sono quelli misti, anche se in alcuni periodi piu` frequenti che in altri (si vedano in proposito le osservazioni in merito al ripostiglio misto di Lione-place des Terraux, in Bompaire, Dhe´nin, 1996, p.101 ss.). Anche i depositi dei pellegrini mostrano selezioni diverse, e non conosciamo quante altre monete portassero con se` lasciando Siena. 12 Specialmente fiorini di Olanda e Fiandra: Dep. n˚ 97, 156, 158, 159, 168, 169, 170, 198. 13 Dep. n˚ 103 Fiandra: 4 monete grandi di loro paese; 141 Santander: 16 monetelle di loro paese; 158 Olanda: 14 munete di loro paese; 169 Olanda: fiorini e grosi di loro paese; 179 Corsica: 5 scudi e 7 grosi di loro paese; 181 Fiandra: 3 scudi e 5 grosi di loro paese; 264 Fiandra: 27 quatrini di suo paese; 328 Fiandra: parpagliole e grossi di suo paese e 4 monetele picciole di suo paese; 341 Fiandra: grosi 2 di suo paese; 363 Prussia: grosi sei di loro paese. 14 Si veda oltre.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

come i grossi boemi trovati dall’ortolano nell’orto15, mentre i fiorini trovati nei muri della cella di un frate furono verosimilmente nascosti dal frate in persona16. A proposito delle provenienze si puo` osservare che alcune monete sono distintive solo di certe aree. Tutte le dobre moresche vengono da tasche iberiche, e cosı` anche le doble di Castiglia e i fiorini di Aragona, con le rispettive frazioni. Fiorini “di Ghieri” (Gheldria) vengono soltanto dall’Olanda17, grossi di Fiandra solo da quell’area, e l’unico deposito di carlini, probabilmente gigliati napoletani, se non provenzali, proviene dalla Corsica, confermando la circolazione mediterranea di questa moneta. C’e` anche qualche testimonianza negativa: scudi e corone non vengono dalla penisola iberica, ma doble d’oro non specificate risultano depositate anche da un pellegrino tedesco, da un prussiano e da un fiammingo, mentre tre fiorini chome di Rhagona, con una frazione, vennero da un pellegrino di Pinerolo. In generale quindi si documenta la grande diffusione incrociata di monete d’oro come scudi e corone e fiorini di varie zecche, ongari e la vasta circolazione dei boemi d’argento. ` utile ricordare inoltre, come ha gia` detto anche Gabriella E Piccinni, che i pellegrini ricevevano elemosine lungo il cammino, e quindi monete diverse circolanti nei luoghi delle varie soste potevano aggiungersi a quelle portate da casa, con un distinguo importante: e` verosimile che le elemosine ricevute durante il viaggio consistessero prevalentemente in moneta piccola o media, per il sostentamento quotidiano, e non in monete d’oro come quelle documentate a Siena18. La letteratura “furbesca” illumina anche altri aspetti del rapporto 15 1409, 13 maggio: “s. 44 i quagli furono per 12 buemi trovo` nell’orto Mateio nostro ortolano” (Archivio di Stato di Siena, Ospedale 517, c. 344). 16 Nel 1409, alla morte di “frate Arigo legnaiolo” si ritrovarono 400 fiorini murati in un muro della camera, all’interno del Santa Maria della Scala (Archivio di Stato di Siena, Ospedale, 517, c. 416). Si confronti con la storia del tesoro trovato nella cella di una monaca dopo la sua morte, secondo uno degli exempla utilizzati dai predicatori medievali contro l’avidita` di ricchezze (‘A nun hoards money which is found after her death and thrown into her grave; a few days later the grave is opened and the money is seen pouring into her mouth’, in Tubach, 1969, n. 351). 17 Confermando tra l’altro l’attribuzione alla Gheldria. 18 Altisent, 1969, p. LIII, anni 1378-1385. Inoltre nel 1487-1488 elemosine date dai re cattolici ai pellegrini a Compostella sono documentate nel libro dell’elemosiniere della regina in Vazquez De Parga, Lacarra, Uria Riu, tomo III, pp. 37-39. All’ospedale dei Battuti di Treviso nel XV secolo si davano elemosine ai pellegrini diretti a Roma o Santiago: Cagnin, 2000. Si ricorda comunque che nel XV secolo a Friburgo sono documentati piccoli pagamenti e anche mance in moneta d’oro: Morard, 1984, p. 307.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA MONETA IN VIAGGIO



tra pellegrini e monete, mettendo in rilievo l’abilita` dei falsi bordoni a spillare denaro alla gente, anche manovrando le elemosine19. I pellegrini tenevano il denaro in borse, spesso definite di cuoio,20 scarselle, sacchetti e fazzoletti; qualcuno deposita monete non contate in una pezuola di tovaglia21 oppure monete in una sachetta di pano lino.22 Notevole la descrizione del deposito 382, dove si specifica che i fiorini depositati debbano essere in un borsello che contiene anche tutti i dettagli su condizioni e segni di riconoscimento, indispensabili per la restituzione23. Il camerlengo o frate incaricato dei depositi avra` avuto sempre a disposizione un cassone chiuso a chiave per conservare le monete. Almeno un incidente di conservazione e` registrato. Nel 1410 nel “cofano” dove erano conservate le monete era caduta acqua e si erano marcite le pulizie, vale a dire le ricevute con i nomi delle persone che depositarono e non sapiano di chu si sieno: si trattava di fiorini e nobili d’oro, e boemi, bolognini, viennari e due anelli 24 d’argento . Le monete depositate venivano registrate su carte dette in piu` casi pulizie, polize, dal quale il nostro termine polizza25; in qualche caso furono trovate completamente rovinate dall’umidita` e illeggibili.

19 Teseo Pini (1484-86 circa) narra la storiella di due falsi bordoni che avrebbero cercato di imbrogliare San Bernardino durante la sua predicazione milanese: la truffa era basata su una borsa di 300 monete d’oro di cui il pellegrino diceva di volersi liberare per poter affrontare il pellegrinaggio con i soli frutti dell’elemosina, mentre la borsa con l’oro avrebbe dovuto essere ritirata da un complice, munito di contrassegni: il gesto di poverta` fatto dal falso pellegrino gli frutto` in elemosine il doppio del valore lasciato, e poi comunque recuperato: cfr. Camporesi, 1973, p. 30, e p. 114, per una variante in volgare della stessa storia. Per maggiori dettagli si veda supra il testo di Piccinni (p. 65) anche per la definizione dei “bordoni”, veri e falsi. 20 borselo di chuoio (dep. n˚68), borsa di chuoio (dep. n˚73). 21 Dep. n˚ 83. 22 Dep. n˚ 71. Altri contenitori sono documentati altrove: a Venezia nel 1403 una borsa rubata conteneva tra l’altro canonis de cana ubi ponunt parvulli pro pauperes ad permutandum soldinorum, vale a dire “tubi di canna per contenere piccoli da dare in elemosina ai poveri come resto di soldini”, citato da Stahl, 2000, p. 219 n. 108. 23 Per le pratiche di riconoscimento, i contrassegni ed i segni convenuti, si veda Piccinni, supra p. 62 ss. 24 Dep. n˚ 81. 25 Il termine sembra derivare dal greco apo´deixis, “dimostrazione, prova”.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

2. Perche` le monete? Monete da spendere; monete-memoria; monete-icona Per viaggiare era utile, quando non necessaria, un po’ di moneta, per pagare pedaggi, vitto, alloggio, e chi non aveva denaro lo chiedeva in prestito26. Era inoltre necessario avere monete come forma di dono da offrire all’altare una volta giunti a destinazione27. L’offerta di un obolo all’altare una volta giunti alla meta del pellegrinaggio era ritenuta un atto dovuto. Anche alcune miniature mostrano pellegrini, o piu` generalmente penitenti, nell’atto di offrire una moneta all’altare. In questi casi bastava offrire generalmente moneta di poco valore; si ricordi per esempio per il giubileo del 1300 a Roma la testimonianza del Cardinale Jacopo Stefaneschi sulle offerte agli altari di San Pietro e di San Paolo: “Quegli altari, i piu` frequentati di tutto il mondo...in quest’anno centesimo ne resero, quello del Principe trentamila fiorini, quello del Dottore circa ventunomila, non in grandi donativi d’oro, o d’argento, ma in spiccioli di moneta corrente di ciascuna provincia, e cio` benche´ non tutte le offerte, per le esigenze dei bisogni urgenti e della 28 poverta`, venissero versate” . E la grande quantita` delle piccole monetine risuona nelle parole di Guglielmo Ventura di Asti secondo il quale “notte e giorno due chierici stavano presso l’altare di San Paolo con in mano rastrelli e raccoglievano denaro senza fine”29. La descrizione di Ventura ha fatto parlare di ‘papal croupiers’ armati di avidi rastrelli, una immagine che poteva adattarsi bene alla propaganda antiromana nutrita anche, se non solo, dagli aspetti venali del Giubileo30, ma anche Ventura conferma la “quantita`”, non

26

Il 12 ottobre 1400 Ubaldo di Vestro chiese a Francesco Datini di Prato un prestito di 12 o 15 fiorini per poter andare al “perdono”: Melis 1970, p. 364. 27 Travaini, 2000. Per il pellegrinaggio in Terrasanta si veda Pinto, 1982. 28 Nella traduzione di Frugoni, da Frugoni, 1999, pp. 124-5 (“Quae celeberrima toto terrarum orbe altaria, singulis iamdudum annis, ex peregrinantium oblatis Apostolorum Principis Florinorum auri...afferebant, milia triginta Principis circiter unum et viginti milia Doctoris hoc centesimo repulere, non ex magnis auri vel argenti donis, sed ex usualis monete provintie cuiusque minutis, licet non omnium oblationes, pressura vel paupertate prepediente, iniecte sint”). 29 “Die ac nocte duo clerici stabant ad altare Sancti Pauli tenentes in eorum manibus rastellos rastellantes pecuniam infinitam”: da Frugoni, 1999, p. 125. 30 Ma la propaganda antiromana non era una novita‘: dal XII secolo almeno circolavano testi come ‘il vangelo secondo il marco d’oro e d’argento’ (“Evangelium secundum marcam auri et argenti”). Cfr. Lehmann, 1963, p. 251; Murray, 1986, p. 67 e p. 80; Travaini, 2000.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA MONETA IN VIAGGIO



la “qualita`” delle offerte: le offerte agli altari erano masse di monetine di poco valore, delle provincie di origine dei pellegrini31. Ma mentre all’altare bastava una piccola offerta, nel 1300 come piu` tardi, piu` costoso era invece andare a “riscuotere” bolle di incarichi o riscattare, “lucrare”, indulgenze32. Questo aspetto emerge evidente per almeno uno dei nostri pellegrini: Guglielmo di Libero Bavisensis Drorichase del paese di Francia morı` nell’ospedale nell’aprile 1411 e aveva con se´ otto corone d’oro e venti fiorini di piu` ragioni: in punto di morte disse che detti denari si dessero al maestro Giovanni Pinzo abreviatore del Papa per rischuotare tre bole di cierti suoi conpagni, tutti e tre di nome Giovanni. Il denaro pero` non passo` mai nelle mani di Giovanni Pinzo e fu incassato dall’ospedale nel 1413: le otto ` corone fruttando 35 l. 12 s. e i venti fiorini 82 l. 16 s. 8 d.33 E possibile quindi che anche altri dei pellegrini passati a Siena avessero con se´ somme destinate a riscuotere “bolle” di cariche o di indulgenza, per se´ o per altri. Monete-memoria Le monete che si usavano ogni giorno erano per gli uomini e le donne medievali segno del loro presente, ed e` inequivocabile in tal senso proprio la testimonianza senese riportata da un anonimo cronista a proposito della cerimonia di fondazione della Torre del Mangia nel 1325: “...l’operaio del chomuno di Siena mise in fondo di detta torre alquanta moneta per memoria di detta torre. E fuvi messe in ogni chanto una pietra co’ lettere ebraice e greche e latine perche´ non fusse perchossa ne´ da tono, ne´ da saetta, ne´ da tempesta; e in questo modo fu fondata la detta torre”34. 31

Di questo ho gia` trattato in Travaini, 2000, ma e` utile ripetere il dettaglio per capire la differenza, in primo luogo mentale, tra moneta destinata come offerta all’altare ed altre monete che i pellegrini potevano portare con se´. Il passo di Stefaneschi che parla di monete minute di ogni provincia (“ex usualis monete provintie cuiusque minutis”), e` bene tradotto da Frugoni; provintie e` minuscolo nell’edizione di Quattrocchi, ma non e` stato capito da altri, che hanno invece tradotto “moneta minuta di Provenza” (come Ilari, 1997, pp. 198-215, a p. 204), forse influenzati dal fatto che le monete correnti a Roma fossero i provisini. La lezione di Quattrocchi e Frugoni e‘ quella corretta: le monete offerte dai pellegrini nel 1300 erano “delle loro provincie”, mentre i provisini romani non hanno nulla a che vedere con la Provenza, ma derivavano dai denari di Champagne battuti nella zecca di Provins, per i quali si veda Travaini, 1999d. 32 Ohler, 1996, p. 67. 33 Dep. n˚ 339, e supra Piccinni. 34 Cronache senesi, pp. 129-130.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Alla moneta dunque era affidata la memoria per i posteri, e nulla importa che le monete di Siena di quel tempo fossero davvero molto semplici, con una S su un lato e una croce sull’altro, e cosı` per tre secoli con poche varianti [1-2]. La moneta era dunque a tal punto parte del quotidiano medievale da essere il segno piu` emblematico del presente di ognuno e “di loro paese”, e quindi destinata a divenire memoria, delle persone e del loro tempo, mentre le pietre con epigrafi erano destinate a proteggere la torre. Il Libro del pellegrino ci offre anche un esempio di moneta-misura, quando il frate descrive alcuni segni particolari di un pellegrino, tra cui una “cicatrice grande quasi come un quattrino”35. Da qui si puo` fare un altro passo avanti. Queste monete ritenute degne di rappresentare il presente medievale ai posteri nella fondazione di una torre, potevano essere usate come segni di memoria anche in altri contesti rituali. Monete venivano offerte nelle tombe, ed erano sempre, o quasi, monete di basso valore; anche nelle tombe di santi si ritrovano monete, sia deposte come segno di memoria, sia offerte in momenti successivi: i devoti infatti volevano spesso lasciare un segno di se´. La relazione della ricognizione fatta nel 1750 al sarcofago di Catervio nel Duomo di Tolentino la dice lunga sulla determinazione dei devoti: “...Vi si trovarono anche alcuni denari d’argento e rame buttati dentro all’Arca da devoti per la fessura che unisce il coperchio di sopra con l’Arca, qual fessura e` chiusa con gesso nulladimeno spesso si trova aperta dalli devoti che ebbero a buttarvi dentro danari e medaglie o per calarvi dentro corone, centure, cordoni o cose simili per farle toccare i corpi dei Santi come di fatto vi si trovarono molte corone, cinture, cordoni.....”36. 35 Dep. n˚ 335: nela ghamba ritta da un lato di fuore una margine bianca quasi chom’uno quatrino. Anche Benvenuto Cellini nella sua Vita, raccontando di quando aveva il “morbo gallico”, scriveva di essere stato coperto di “vescichette, grandi come quattrini” (Cellini, 1991, p. 130). Mi permetto inoltre di citare un confronto contemporaneo, dal Corriere della Sera, martedı` 15 gennaio 2002, prima pagina: nell’articolo di Ennio Caretto sull’incidente del Presidente degli U.S.A. George W. Bush si legge che “Bush si e` presentato ieri in pubblico con una vistosa escoriazione al volto delle dimensioni di mezzo dollaro ha calcolato Ari Fleisher, il suo portavoce”. 36 Citato da Alteri, 1996, p. 7; cfr. anche Travaini c.s.2. Per le monete in tombe di santi si veda anche Saccocci, 1999, pp. 82-96, il quale si aspetta pero` in tombe di santi “la presenza magari di poche monete, ma tutte di particolare pregio” (p. 88); la documentazione a me sembra invece mostrare che era quasi una regola offrire in tomba monete di poco valore in tutti i casi, anche, ad esempio, nella tomba della regina Teodolinda, venerata come una santa, nella rideposizione del 1308; la preferenza per monete di poco valore in

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA MONETA IN VIAGGIO



Le cinture e i cordoni potevano essere stati inseriti come brandea e forse erano caduti per errore, ma non cosı` le monete. Lasciare qualcosa di se´ era fondamentale ed il contatto stabilito con il santo dava certezza di protezione duratura. Molti pellegrini iniziavano il loro viaggio portando denaro con se´, cambiandolo lungo il viaggio per varie necessita`; potevano pero` conservare almeno un esemplare della moneta del luogo di origine da offrire sull’altare una volta giunti a destinazione: ecco cosı` che l’oggetto moneta, con i suoi disegni, iscrizioni, stemmi o santi, si caricava per l’offerente di valore aggiunto proprio per la potenzialita` di lasciare un segno di se´ piu` personale, legato al luogo di provenienza. Si potrebbero spiegare cosı` alcune delle monete straniere rinvenute negli scavi sotto la Confessione di San Pietro in Vaticano, come un denaro di Slavonia, un altro di Lituania, mai rinvenuti in altri contesti nell’area laziale37. La maggior parte dei devoti avra` offerto monete correnti, senza guardare i tipi, e magari alcuni avranno offerto monete non buone, per liberarsene (non sono rari i falsi documentati tra le monete offerte nei tronchi delle chiese38), o del minor valore possibile39. Non si deve tuttavia sottovalutare la devozione sincera, e per qualche caso non si puo` negare a priori un intento selettivo nella moneta da usare, per memoria appunto, data la sacralita` dell’offerta agli altari, sacralita` ben documentata nei gesti per esempio in alcune miniature che mostrano pellegrini nell’atto di posare una moneta sull’altare40. Si ricordi a tale proposito un bell’esempio milanese di offerte diversamente selezionate in base all’im-

questi contesti era probabilmente dovuta all’ambivalenza della moneta, utile sı` per offerte devote, ma anche strumento del demonio tentatore e di perdizione dell’anima; le monete “povere” quindi potevano essere meno “pericolose” in contesti rituali, considerate “monete buone”, come le due piccole monete offerte nel tesoro del tempio dalla povera vedova (Luca, 21.1-4), contro la potenziale “pericolosita`” di monete di alto valore (si vedano anche i numerosi exempla sul tema delle ricchezze volute dagli avari nelle loro tombe, sempre collegate al demonio: Tubach, 1969; Le Goff, 1997, p. 28). Su questi temi, appena toccati dalla ricerca sulla moneta, ancora molto lavoro e` necessario. Per alcune osservazioni su aspetti simbolici delle monete cfr. Geiger, 2001 e Belli, 2002. 37 Per questi temi piu` in dettaglio si veda Travaini, 2000, e Travaini, c.s.2. 38 Si vedano le diverse somme di “moneda falsa e cativa” offerte alla tomba del venerabile Giovanni de’ Gherlis, in Tonini, 1869, p. 199 nn. 94, 102. 39 I numerosi mezzi bratteati di Zurigo dell’XI e XII secolo, come i denari veronesi dello stesso periodo, del peso di poco piu` di mezzo grammo ciascuno, rinvenuti negli scavi sotto la Confessione di San Pietro in Vaticano furono probabilmente preferiti per il loro basso valore: Geiger, 1988, pp. 177-184; Travaini, 1992, a p. 177. 40 Miniatura dal Decretum Gratiani, de poenitentia, BAV Vat.Lat. 1366, c.277v, illustrata in Travaini, 2000, p. 124.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

portanza dell’altare: i fedeli in visita al Duomo verso la fine del XIV secolo lasciavano spesso monete svilite o false agli altari minori, ma all’altare destinato al giubileo del 1391 e munito di indulgenza lasciarono solo monete buone41. Tanto piu` alto il valore dell’altare, tanto maggiore l’impegno, materiale e personal-sentimentale, dell’offerente. Le monete potevano dunque valere non solo per il valore intrinseco oggettivo o di mercato, ma anche per la provenienza, per il legame tra chi le usava e il luogo della sua vita42. Per questo motivo ritengo possibile che anche qualcuno tra i nostri pellegrini, lasciata a Siena una parte delle sue monete, avra` forse portato con se´ una monetina “di suo paese” per una offerta “personalizzata” agli altari di Pietro e di Paolo. Monete-icona L’iconografia delle monete era importante per l’attribuzione e l’identificazione, ma una volta identificata la moneta (ongaro, buemo, fiorino del ducha) l’iconografia non aveva bisogno di essere descritta: bastava il nome; solo in mancanza di riconoscimento si trova nel Libro una descrizione da parte dal frate ricevitore, ma non per le monete piccole, o almeno quasi mai. In un caso almeno troviamo la descrizione di un quattrino, “con la Vergine Maria”: precisazione inconsueta, a mio parere segno di una selezione della monetina determinata dalla raffigurazione, e dovuta non a fattori economici ma devozionali. Giovanni pellegrino della Prussia, giunto a Siena nel 1443, partendo per Roma deposito` all’ospedale di S. Maria della Scala la somma di dieci fiorini d’oro di conio diverso e piu` uno quatrino pisano dela Vergine Maria43. Giovanni lasciava una buona somma in monete d’oro: perche´ un solo quattrino, tra l’altro vecchio di circa un secolo, e proprio con la Vergine Maria?44 Credo che 41

Citazione tratta da Mueller, 1996, p. 150-151, a sua volta da Zerbi, 1955, p. 75. Travaini, 2001a, pp. 116-118. 43 Dep. n˚396; Travaini, 2001a, p. 118. 44 Le opere numismatiche che hanno descritto le monete pisane non conoscono monete con la Vergine denominate “quattrini”, e quindi dobbiamo pensare che si definisse comunque quattrino ogni moneta del modulo e peso dei correnti quattrini. Quattrino significava “moneta da 4 denari”, in mistura di argento e rame; i quattrini di Siena e di Firenze nel XV secolo per esempio pesavano circa 0,6g. e avevano un diametro di circa 17mm; il cosiddetto quattrino pisano con la Vergine Maria depositato nel 1443 potrebbe essere identificato con un “grossetto” raffigurante la Vergine e il Bambino a legenda PROTEGE VIRGO PIS (cfr. Lenzi, 1975, p. 46, e CNI, XI, p. 307 n. 61) databile al XIV secolo (ma anche il termine “grossetto” non e` corretto e tutta la serie pisana tarda deve essere meglio studiata). 42

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA MONETA IN VIAGGIO



questa monetina pisana sia stata per lui una piccola icona e per questo volesse lasciarla in salvo per ritrovarla sulla via del ritorno; la Vergine Maria del piccolo quattrino era in qualche modo simile alla Vergine Maria d’avorio in uno bosolino fornito d’ariento che un altro pellegrino, Pietro Dau dela Magna, deposito` nel 1400, insieme con una moneta d’oro e la somma di 31 soldi e 8 denari in pichioni e in bolognini papali (e non si dice qui che i pichioni raffiguravano S.Ambrogio)45. Nel 1443 le monete raffiguranti la Vergine Maria non erano ancora molte e si puo` capire l’interesse del pellegrino prussiano46. Puo` stupire piuttosto che i due pellegrini avessero lasciato a Siena gli oggetti di devozione con la Vergine Maria, piuttosto che portarli con se´: forse il deposito era legato ad un voto per avere salvo il ritorno, oppure le “icone” mariane erano care al pellegrino al punto da non rischiare di perderle nella parte forse piu` pericolosa del viaggio, attraversando la Maremma fino a Roma. Un caso simile di moneta-icona potrebbe essere anche quello descritto al deposito 206: nel 1400 un pellegrino da Mont-SaintMichel deposita tra le altre monete 3 quatrini, 2 del Signiore: cosa sono i “quattrini del Signore”? potrebbe trattarsi di un riferimento all’immagine di Cristo, e l’ipotesi piu` probabile e` quella di monete lucchesi, che raffiguravano il Volto Santo coronato, forse esemplari del “sestino”, che per dimensioni e peso poteva essere definito genericamente “quattrino”; la provenienza francese del pellegrino incoraggia l’attribuzione di questi quattrini “del Signore” a Lucca, posta lungo la via Francigena47.

3. Le monete e i frati, i banchieri e le zecche Per gli aspetti proto-bancari e bancari del Santa Maria della Scala si veda quanto scritto da Gabriella Piccinni. Qui si puo` appena ricordare che ormai e` “dato per acquisito che la banca sia nata dal 45

Dep. n˚ 130; Travaini, 2001a. La lettura in chiave religiosa di molte monete medievali porto` alla creazione di monete-reliquie, alle quali si associavano poteri protettivi contro il male, prime fra tutte con questa funzione le monete attribuite a Costantino ed Elena: cfr. Bertele´, 1948; Maguire, 1997; Travaini 2001a, p. 120-122; Travaini, 2001d; Travaini c.s.1. 47 CNI, XI, p. 85 n. 16. Non puo` trattarsi dei piccioli col volto di Cristo e legenda SVDARIVS battuti dalla zecca di Roma in quanto sono databili a partire dal 1447: la loro attribuzione al Giubileo del 1400 (per la quale si veda CNI, XV, p. 156 nn. 464-488, e Muntoni, IV, tav. 214 n. 100) e` stata provata errata da Finetti, 2001, p. 53 n.84. 46

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

cambio”48, e sottolineare che i frati cambiavano le monete straniere in moneta locale senese presso i banchi attivi nella citta`49. Cosa succedeva allora alle monete straniere? I mercanti-banchieri-cambiavalute ponevano innanzi tutto le monete straniere nei loro cassetti, ordinandole per tipo, come Ugo di San Vittore, insigne maestro di storia a Parigi nel XII secolo, raccomandava di fare per “tesaurizzare”, vale a dire “memorizzare”, la sapienza, che e` infatti un tesoro (sapientia thesaurus est...): e il maestro cosı` additava allo studente le accortezze del cambiavalute: “Guarda come il cambiavalute che ha tante monete diverse mescolate tra loro divide la sua borsa in molti scomparti, cosı` come un chiostro comprende molte celle separate. Poi, separate le monete secondo i diversi tipi, le mette negli scomparti previsti, dato che la differenziazione degli scomparti preserva la separazione e la distinzione delle monete, e le custodisce non mescolate. Osserva inoltre come nella sua attivita` di cambiavalute la sua mano pronta va senza esitazione ovunque il comando di un cliente la vuole portare, e rapidamente, senza esitazione, porta quello che egli aveva voluto ricevere o promesso di dare, in un posto preciso senza confusione...”50. Del contenuto di questi cassetti dei cambiavalute pieni di monete possiamo trovare descrizioni ideali nelle liste di monete contenute nei libri di mercanti, come quella di Lippo di Fede del Sega compilata intorno al 131451, fino a Thomas Betson, mercante di lana della seconda meta` del XV secolo, raccontato da Eileen Power: “...Si pensi solo alle difficolta` del povero mercante quando nella sua sede commerciale passavano a turno fiorini scozzesi, fiorini di Gheldria, grossi di Carlo di Borgogna, nuove corone e vecchie 48

Si veda ad esempio Mueller, 1987, p. 146 ss. e supra Piccinni. E sui loro nomi e attivita` si veda supra Piccinni. 50 “Vides nummularium diversas monetas habentem, quemadmodum marsupium unum multiplici divisione intersepiat, ita ut unus ambitus plures intrinsecus cellas complectatur. Partita namque pecunia et monetis singulis ab invicem discretis, omnia suis locis servanda disponit, quatinus ipsa locorum distinctio rerum particionem, sicut divisam suscipit, ita custodiat impermixtam. Post haec cernis in exponendo concambio quomodo manus prompta sine impedimento sequitur quocumque eam nutus volentis porrexerit, et omne, quod vel accepturus poposcerit vel promiserit daturus, velociter sine mora in apertum discretum et inconfusum producit. Et fortassis ridiculum mirandumque satis intuentibus spectaculum praeberetur, dum unus et idem sacculus tam multas species impermixtas effunderet, si ipsa spelunca ore reserato tot intrinsecus antra hiantia non demonstraret...”: da Green, 1943, p. 488; Carruthers, 1990, p. 261. 51 De La Roncie`re, 1973, pp. 252-258. Day, 1994b, p. 30 nota 1; Travaini, 2003. 49

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA MONETA IN VIAGGIO



corone di Francia, monete del vescovado di Utrecht, grossi dei conti di Vestfalia, luigi d’oro francesi, grossi di Limburgo, grossi di Milano, grossi di Nimega, il filippo d’oro di Brabante, la piastra di Utrecht, monete di vari vescovi, il reale inglese, il cavaliere scozzese e il cavaliere di Borgogna, il fiorino renano del vescovado di Colonia e altre ancora. Doveva conoscere il valore di tutte ...e molte di esse erano falsificate in modo incredibile...”52 Le monete straniere potevano essere trasferite nel mercato delle monete e dei metalli: le monete d’oro del sistema fiorino-ducato potevano entrare nella circolazione, secondo i sistemi previsti anche dai suggelli di cera di vari colori documentati nello stesso Libro del pellegrino; quelle non appartenenti al sistema del fiorino-ducato, come corone, nobili o pietri d’oro, o i grossi boemi o di Meissen, avrebbero potuto essere incanalate sulle rotte commerciali di provenienza, come la Fiandra, la Francia o la Germania: anche se i mercanti italiani trasportavano piuttosto merci, era sempre necessario avere valuta locale, o accettata localmente53. Si deve pero` ricordare un’altra possibilita`, molto verosimile nel caso di Siena: la zecca. Le zecche medievali lavoravano con il metallo portato dai privati, per lo piu` mercanti, e assicurarsi l’approvvigionamento del metallo era anzi una priorita` fondamentale dell’attivita` di zecca54. La documentazione senese e` ricca di provvedimenti volti ad attirare metallo in zecca: 4 giugno 1351: il Consiglio delibera di aumentare la resa per libbra a coloro che portano argento in zecca per coniare grossi da soldi 5; 14 luglio 1351: il Consiglio constata che per il rincarato costo dell’argento non si trova chi voglia metterlo in bulgano per la battitura55; 52

Power, 1966, p. 172. Si vedano i commenti in Grierson, 1967, pp. 379-404. Si veda (piu` avanti) il caso dei fiorentini che nel 1422 dovettero portare con se´ ducati veneti per il mercato del Levante o ancora il console veneziano a Tana sul Mar Nero per il quale nel 1461 la zecca ufficiale di Venezia avrebbe prodotto aspri ottomani da portare con se´ (Papadopoli, 1893, I, p. 277, e Travaini, 2001b, pp. 11-17). 54 Travaini, 1988a, p. 50. In particolare per Siena si vedano i documenti raccolti da Del Mancino, 1992. L’apporto del metallo da parte di mercanti stranieri e` gia` documentato per esempio a Palermo nel XII secolo: Travaini, 1995, p. 95; per Venezia molti provvedimenti specifici relativi all’approvvigionamento del metallo sono commentati da Stahl, 2000, p. 169 ss., e da Lane – Mueller, 1985, passim. Un confronto relativo alla fusione di monete straniere in zecca viene dalla documentazione della zecca di Valencia alla quale, tra 1374 e 1382, confluirono doble moresche, reali maiorchini, fiorini e genovini, destinati alla produzione dei fiorini locali (Ripolle`s – del Mar Llorens, 1999, p. 124). 55 Del Mancino, 1992, p. 435 n. 181-182 53

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

21 aprile 1376: con la delibera di battere le nuove monete di oro, argento e mistura il Consiglio fissa la resa spettante a chi mettesse nel bulgano i metalli da monetare56; 7 agosto 1391: il Consiglio delibera che sia coniato l’argento in possesso di privati cittadini e venga anche rilevato per la coniazione l’argento che trovasi in pegno presso i giudei57; 27 febbraio 1392: il Consiglio prende provvedimenti per incrementare l’afflusso d’oro alla zecca: e` un testo rivelatore della circolazione aurea dopo la guerra, e dei tentativi di far lavorare la zecca per produrre i nuovi fiorini58; 19 agosto 1423: il Consiglio generale, ad evitare che l’oro monetato venga portato a Venezia o altrove, delibera la coniazione di fiorini d’oro che presentino una varieta` di conio [sono adeguati ai fiorini larghi di Firenze introdotti nel 1422]59. I rapporti dei mercanti con le zecche erano molto stretti e dovrebbero essere meglio indagati: non solo portavano monete o altro metallo alla zecca per farli trasformare in monete locali, e non solo erano interessati alla gestione o almeno ai segreti della zecca, ma erano interessati perfino all’acquisto della spazzatura della zecca, per ricavarne ogni possibile traccia di metallo prezioso60.

4. I nomi delle monete. Monete di conto e monete reali Il frate incaricato della registrazione si trovava davanti monete di ogni specie, e spesso sapeva classificarle, almeno grosso modo. Sara` utile dedicare almeno un po’ di attenzione al nome delle monete per capire meglio le descrizioni di tanta varieta` di monete da parte dei responsabili dell’ospedale senese. Gia` Gabriella Piccinni ha fatto rilevare le differenze di notazione dei diversi frati, con il turbolento Giovanni di Fiandra bene adatto all’incarico, per la conoscenza delle lingue e monete dei pellegrini provenienti dal nord: alcuni piu` interessati ai dettagli fisici dei pelle56

Del Mancino, 1992, p. 436 n. 197. Del Mancino, 1992, p. 438 n. 220 58 Toderi, 1992, pp. 281-403, a p. 308; Del Mancino, 1992, p. 439 n. 226. 59 Del Mancino, 1992, p. 443 n. 239. Si veda anche oltre. 60 A Siena nel 1262 il podesta` doveva obbligare i maestri di zecca a non vendere la spazzatura della zecca: Travaini, 1999a, pp. 195-201. 57

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA MONETA IN VIAGGIO



grini, altri a quelli monetali; alcuni indicavano solo le somme totali in moneta di conto senese (in fiorini, lire, soldi e denari). Si e` anche detto sopra della definizione a volte incerta di alcune monete definite “di loro paese”, e della possibilita` duplice, che non fossero bene identificate, oppure che bastasse la provenienza dalla Fiandra, ad esempio per un Cornelis61, per indicare che le quattro monete grandi erano di Fiandra anch’esse. Nella maggior parte dei casi le registrazioni non rivelano dubbi tra corone e scudi, ma almeno due volte nel 1400 e nel 1411, la confusione e` ben evidente: tre schudi overo chorone, nel primo, e due chorone o vero schudi, nel secondo, segno di una incertezza, o incompetenza, del frate62, e qui e` utile qualche riflessione. Le “corone” sono da identificare con monete d’oro emesse a partire da Carlo VI di Francia dal 1385, aventi su un lato uno scudo sormontato da una corona[21]: le fonti le definiscono “scudi alla corona” o “corone”; scudi erano probabilmente le monete d’oro di Filippo VI di Valois e Giovanni il Buono che avevano uno scudo, ma non in pieno campo monetale, bensı` tenuto a fianco del re, raffigurato armato seduto in un trono gotico: questo “scudo”, molto imitato anche nelle Fiandre, era anche detto florenus ad scutem, ma anche “escut”, “e´cu a` la chaise”, “chaise”63. Poteva quindi non essere facile per il frate di turno individuare il nome giusto. I nomi delle monete avevano diverse origini: potevano derivare dal nome del sovrano che le fece battere (carlini), dal santo raffigurato (ambrogiani, petri), o dal disegno presente su uno dei due lati (agniolo, corona, scudo, montone), o ancora dal paese di provenienza (ongaro, boemo), dal tipo di metallo (bianchi), dal valore (dobla doppia d’oro, quatrino, cioe` da quattro denari, sesino, cioe` da sei denari). Spesso i nomi delle monete non corrispondevano affatto al disegno principale, ma magari derivavano da un dettaglio, e questo avviene frequentemente nel caso delle imitazioni: se tutti i fiorini imitativi del tipo fiorentino avevano il Battista, il nome di ciascuno poteva derivare da un dettaglio di differenza. Si veda per esempio qui il caso del fiorino detto di Gerusalemme, ma in realta` di Provenza, che aveva una croce di Gerusalemme in una parte del campo del rovescio, utile per distinguerlo facilmente da altri fiorini imitati61

Dep. n˚ 103. Dep. n˚ 176 e 328. 63 Tipo Lafaurie, 1951, n. 262; Duplessy, 1999, n. 249. Si veda anche oltre per le monete d’oro francesi. 62

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

vi [16]. E che dire dei pichioni, normalmente pegioni, milanesi, che non raffiguravano affatto un piccione: il nome si riferiva all’aquila che sovrastava la biscia viscontea sui primi grossi di questo tipo introdotti da Galeazzo II e Bernabo` Visconti signori di Milano (1354-78) del valore di un soldo e mezzo64 (ma perche´ chiamare un’aquila “piccione”? per ironia?); nelle emissioni successive scomparve anche l’aquila ma il termine pegione resto` a denominare ogni grosso dal valore di un soldo e mezzo, e non solo a Milano [3]65. I nomi delle monete sono rivelatori di tanti aspetti: le monete d’oro erano chiamate in questo periodo tutte indistintamente “fiorini”66, a volte ducati, e normalmente mai “monete”67; cosı` nel 1434 il co`rso di ritorno a Siena da Roma, ritirando il suo deposito per andare a Compostella (“disse voleva andare a Saiachomo”), volle contrattare per avere il valore di 38 lire e 18 soldi in fiorini 6 d’oro e resto munete: come dire che “monete” era il termine indistinto per monete correnti locali di argento o mistura: l’oro era un’altra cosa68. Un altro documento senese rileva la stessa differenziazione: il Consiglio generale del 24 novembre 1391 constatava il danno che veniva al Comune dal fatto che “la moneta e` alzata per fiorino tanto ...et maximamente per cagione del biado, el quale riceve moneta et paga a fiorini”69. La parita` tra il fiorino di Firenze e il ducato di Venezia aveva lasciato incertezze terminologiche alle loro imitazioni, da qui i fiorini ducati: a Siena il fiorino era la moneta d’oro per eccellenza, e quindi non stupisce che in molti casi si indichino nominalmente depositi in fiorini, specificando poi se si trattava di ducati o ongari o altro70: per esempio fiorini sette fra’ quagli ve ne fu uno duchato. E poi si parla di fiorino ducato di Fiandra. E l’espressione fiorini di piu` conii indica 64

Crippa, 1986, pp. 53-54; Martinori, 1915, p. 372. Si veda oltre, e, in generale, sui nomi delle monete, anche Bompaire-Dumas, 2000, pp. 301-310, e Travaini, 2003. 66 Cosı` ad esempio nella lista di monete trascritta in forma di lettera di un mercante fiorentino, qui indicata come lista Camaiani = Pasqui, 1917, con nuova trascrizione in Travaini 2003; si veda oltre. 67 Ma qui c’e` una eccezione alla regola: un pellegrino di Spagna deposita tredici monete d’oro donbre (dep. n˚ 86). 68 Dep. n˚ 383. 69 Del Mancino, 1992, pp. 405-486, a p. 438. Si vedano le stesse osservazioni a proposito della documentazione milanese in Cipolla, 1990, p. 98. Sul valore dell’oro si veda Spufford, 1988, p. 271 ss., e Spufford, 1986, passim. 70 Dep. n˚ 330: 1407, dalla Prussia, deposita fiorini due d’oro, cioe` uno duchato e uno ongaro; simile espressione al dep. n˚ 340. 65

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA MONETA IN VIAGGIO



diverse zecche e diversi disegni, mentre fiorini di piu` ragioni si riferisce piu` propriamente alle diversita` in termini di peso e fino. In Lombardia dalla meta` del Quattrocento sono documentati i fiorini “bislacchi”, termine generalmente usato per quelli del Reno71. Ci sono poi altri aspetti della terminologia che possono creare qualche confusione. Il caso dei franchi a cavallo e a piede e` utile per capire certe semplificazioni: il franco a cavallo del re di Francia raffigura effettivamente il re a cavallo, e il franco a piede raffigura diverse immagini del re stante o seduto; cosı` i lucchesi d’oro a cavallo nella lista di Pegolotti (1290 circa) raffigurano effettivamente San Martino a cavallo, ma i lucchesi d’oro a piede, elencati nella stessa lista, non recano una figura stante, bensı` la consueta immagine del busto del Volto santo ed il monogramma ottoniano comune a tutta la monetazione lucchese del tempo72: a piede, quindi, significava semplicemente “non a cavallo”. Si e` appena accennato ad alcune fonti utili per il confronto con le monete del Libro del pellegrino, e sara` quindi utile una nota su tali fonti. Fonti scritte di confronto per le monete del Libro del pellegrino Come principale riferimento si utilizzeranno alcune liste di monete contemporanee al Libro del pellegrino redatte in circostanze e contesti diversi; prima di elencarle e` necessaria una precisazione. In gran parte queste liste erano contenute in libri di mercatura, spesso detti “pratiche”, testi ricchi di riferimenti alle merci e agli usi monetari delle diverse piazze commerciali, con valori e indicazioni sulle monete, sul loro contenuto metallico e sulle consuetudini del cambio. I libri di mercatura sono stati studiati soprattutto come specchio del mondo dei mercanti e della loro cultura, ma da questo mondo sono state finora escluse quasi sempre le monete effettive, di cui peraltro questi mercanti erano grandi conoscitori; le “pratiche” di 71

Per i “bislacchi” documentati a Milano dal 1449 cfr. Soldi Rondinini, 1985, pp. 491-514. Bislacco, da “byschlag”, beischlag, indica generalmente una imitazione, e forse si puo` riferire a tutti i fiorini del Reno: desidero ringraziare Hans-Ulrich Geiger per le informazioni. Per l’identificazione si veda anche Soldi Rondinini, 1985, p. 495, e Morard, 1984, p. 308. In una grida del marchese di Mantova del 1455 si fa menzione dei fiorini sive bislachi de la gata: i fiorini della “gatta”, Katzengulden, sono da identificare con fiorini che raffiguravano nello stemma sul rovescio un leone rampante, come quelli di Liegi, secondo Morard, 1984, p. 308. Il leone diventa un gatto, con una “riduzione” simile a quella che trasforma, a Milano, l’aquila in un piccione- pegione. Cfr. anche Martinori, 1915, p. 36 e p. 161. 72 Per le monete lucchesi, Travaini, 1994, pp. 343-350, e per la definizione ‘‘a cavallo’’, Travaini, 2003.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

mercatura quindi sono state spesso trascurate finora per la loro potenzialita` numismatica73. Le liste qui considerate sono le seguenti: tre liste da libri di mercatura (1, Saminiato de’ Ricci, continuato da Antonio da Pescia; 2, Giovanni di Antonio da Uzzano; 3, pseudo-Chiarini), una lista di monete trascritta in forma di lettera di un mercante fiorentino ad un amico (4, lista Camaiani), ed inoltre un documento riminese relativo soprattutto a moneta minuta (5)74. 1) Saminiato: il libro di mercatura dal mercante fiorentino Saminiato dei Ricci fu redatto a Genova nel 1396; contiene alcune liste di monete databili alla prima stesura del 1396, con altri dati relativi agli usi di Venezia del 1418, aggiunti dal suo continuatore, Antonio di Francesco da Pescia75. 2) la “pratica di mercatura” di Giovanni di Antonio da Uzzano fu redatta nel 1442 ed ebbe una grande fortuna, pubblicata – ma con molti errori – da Pagnini del Ventura nel 1766 insieme con quella di Pegolotti (quest’ultima pero` ha avuto una edizione aggiornata, curata da Allan Evans). Alcune liste di monete sono del 1425 circa, ma altre sono copiate da testi precedenti, quali Pegalotti76. 73

I libri di mercatura sono stati finora generalmente definiti “pratiche”, termine coniato da Pagnini del Ventura nel 1766 nella sua edizione di Pegolotti e Uzzano, ma in realta` si tratta di libri di appunti o “notebooks”: si vedano in proposito Spufford, 2002a; Tucci, 1977, e Tucci, 1987; Mueller, 1996; Dahl, 1998; Kaye, 1998; per una prospettiva numismatica, Bompaire, Dumas, 2000, pp. 378-380. e Travaini, 2003. Liste di monete, con indicazione del fino, si trovano anche nei trattati di aritmetica medievali: cfr. Travaini, 2003, dove si trascrivono e commentano le liste da quattro trattati di artimetica (liste databili tra il 1280 circa e il 1315 circa) e dai libri di mercatura di Pegolotti, Datini, Acciaiuoli, Lippo di Fede, Saminiato e continuatore, pseudo-Chiarini, Uzzano e lista Camaiani. 74 Le liste qui utilizzate per confronto con il Libro sono quelle cronologicamente piu` vicine alle date dei depositi. Non si tiene conto qui della famosa lista di Pegolotti perche` troppo anteriore al Libro; la Pratica della mercatura di Pegolotti fu completata intorno al 1340 ma la lista di monete deve essere datata intorno al 1290, con alcuni aggiornamenti databili c. 1305 e c. 1320: cfr. Grierson, 1957, pp. 485-492, con trascrizione e commenti in Travaini, 2003. Troppo anteriore e` anche la lista di monete di Lippo di Fede del Sega, del 1314 circa (cfr. De La Roncie`re, 1973, pp. 252-8), e lo stesso dicasi per le liste da trattati di aritmetica citati a nota precedente. 75 Saminiato, edito da Antonia Borlandi nel 1963: i capitoli relativi alle monete, su diverse piazze, tra cui Venezia e Bruges, sono alle pp. 110- 115, 126-132; quelli redatti dal continuatore relativi ad usi di Venezia nel 1418, pp. 143-148 (trascritti con commenti in Travaini, 2003); l’edizione di Antonia Borlandi fornisce confronti con passi analoghi in Pegolotti, Uzzano e pseudo-Chiarini. Commenti anche in Dahl, 1998, p. 247-249. 76 I capitoli monetali sono alle pp. 142-158 ed oltre; Uzzano (ancora citato nell’edizione del 1766) a p. 167 riporta una lista di “tare di fiorini fatte a dı` 10 settembre 1425 in Firenze”, mentre una lista di “leghe di monete d’ariento saggiate a Firenze” (nel 1425?) e` alle pp. 188-189; testo delle liste e commento in Travaini, 2003. Dahl, 1998, pp. 249-251.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA MONETA IN VIAGGIO



3) il Libro di mercatantie et usanze de’ paesi fu attribuito tentativamente al fiorentino Giorgio di Lorenzo Chiarini ma si preferisce definirlo pseudo-Chiarini dato che Chiarini copio` un testo precedente, databile al 1450 circa; ebbe grande diffusione manoscritta e a stampa (pubblicato per la prima volta nel 1481, e trascritto da Luca Pacioli nella Summa de arithmetica del 1523). Le liste di monete sono databili al 1380 circa, includendo anche una lista di monete d’argento saggiate a Perugia in quel tempo77. 4) Lista Camaiani: e` una lista di monete redatta in forma di lettera di un mercante fiorentino ad un amico, e si trova in un piccolo codice manoscritto conservato ora presso l’Archivio di Stato di Arezzo, e proveniente dall’Archivio Storico della Fraternita dei Laici. Gamurrini, che la pubblico` nel 1866, la datava al 1444, attribuendola al mercante Guido Camaiani78. Il testo fu ripubblicato da Pasqui nel 1917, con alcune variazioni: leggeva “fiorini di Roma cioe` pagoli” dove Gamurrini aveva letto “papali”, e datava quindi la lista a “dopo il 1464” intendendo per pagoli i paoli battuti da papa Paolo II (1464-84)79. La lettura pagoli tuttavia non e` corretta, e si deve leggere papali, come gia` Gamurrini; Grierson ha proposto una data intorno al 1420, dato che la maggior parte delle monete nella lista appartiene alla fine del Trecento ed inoltre non si trova menzione dei fiorini larghi o di ghalea, introdotti a Firenze nel 142280. La lista pero` ricorda anche i ducati contraffatti a San Severino: nel 1432 fu condannato un falsario proprio in quella citta` e potrebbe trattarsi della stessa falsificazione81. Anche se la lista non menziona i fiorini Per i problemi relativi ad una nuova edizione del testo, cfr. Tucci, 1987. Mueller, 1984, cita diversi brani da Uzzano, e da altri testi, in particolare per i consigli ai cambiatori, in merito alla “larghezza” o “strettezza”, vale a dire alla grande variabilita` stagionale dell’offerta e domanda di moneta. 77 Pseudo-Chiarini, edito da Franco Borlandi nel 1936: di monete si tratta diffusamente, ma la lista principale e` a pp. 147-153; la lista di monete saggiate a Perugia e` alle pp. 153155 (corrispondente al capitolo CLXXXVII); i capitoli CLXXXXVIII e CLXXXXIX, pp. 155-157, non sono esplicitamente riferiti al saggio perugino, e anche Vermiglioli, 1816, che li trascrisse alle pp. 65-70, riprendendoli da Pacioli, li attribuiva tentativamente a quel contesto. Mueller, 1996, p. 151, e Dahl 1998, pp. 251-253. Liste trascritte e commentate in Travaini, 2003. Spufford, 2002a, ha individuato esattamente le diverse copie di pseudoChiarini, e tra queste si segnala quella di Ser Lodovico Bertini, le cui liste di monete sono trascritte da Lenzi, 2003. 78 Gamurrini, 1866: a questa edizione, e datazione, fanno riferimento Paciaroni, 1996, p. 16, e Rossi, Paciaroni, 2001, p. 158. Il testo e` stato ora rivisto sull’originale, trascritto e illustrato in Travaini, 2003. 79 Pasqui, 1917, pp. 76-83, edizione seguita da Spufford, 1988, p. 327. 80 Grierson, 1981, p. 426. 81 Paciaroni, 1996, pp. 13-15; Rossi, Paciaroni, 1996, p. 157-158.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

larghi potrebbe essere comunque posteriore alla loro introduzione, e la data potrebbe anche collocarsi poco dopo il 1432. La lista elenca un bel numero di tipi monetali rappresentati nel Libro del pellegrino: fiorini, corone, doble, nobili, e poi grossi diversi, pegioni, parpagliole. 5) il testo di Rimini, attestante anche la presenza di monete straniere, consiste in un registro di monete offerte negli anni 1388-1393 nella cattedrale di Rimini alla tomba del venerabile Giovanni de’ Gherlis (morto nel 1320)82. ` quindi evidente che la scelta per i confronti con le monete del E Libro e` piuttosto circoscritta, tralasciando sia altre fonti italiane sia le liste di monete redatte da altri mercanti, come per esempio quelle francesi, pur numerose83. Pur senza estendere il materiale di confronto oltre i confini italiani si fara` riferimento occasionale ad una lista molto speciale e di natura diversa dalle precedenti: elenco delle monete fatte selezionare per la collezione numismatica di re Carlo III di Navarra, detto il Nobile (1387-1425), e registrate il 5 luglio 1393: tutte monete d’oro di provenienze diverse, dato che il re cercava appunto por su plazer – per suo diletto – ogni possibile novita`: non dunque monete necessariamente circolanti, ma selezionate e ricercate dai suoi tesorieri nei suoi propri forzieri (cofres) e presso i cambiavalute84. Le liste dai libri di mercatura non elencano sempre monete strettamente contemporanee alla stesura finale, ed alcune effettivamente sembrano elencare monete non piu` in uso, copiate dunque da liste precedenti. Nelle liste dai libri di mercatura prevalgono le monete d’oro e di buon argento; vi sono anche monete di bassa lega ma queste sono di provenienza piu` localizzata, certamente perche` esse non avevano una valutazione monetaria corrente al di fuori dell’area di circolazione locale, divenendo metallo da valutare a peso, come il metallo in pezzi, e si usava per questi il termine di bolzonaglia85. I nomi delle monete e il loro contesto devono essere attenta82

Tonini, 1869, pp. 187-218. Per esempio: Bompaire, 1992a. Motivi di tempo hanno imposto di limitare l’analisi dei confronti alla documentazione italiana, sia per le fonti scritte che per i ritrovamenti monetali, ma certamente lo studio del Libro del pellegrino potrebbe essere ulteriormente arricchito da un esame incrociato della documentazione europea relativa alla presenza e al movimento di tutte le monete depositate a Siena dai pellegrini. 84 Pellicer i Bru, 2001, pp. 169-172. 85 Definizione in Pegolotti, p. 17, citata da Travaini, 1988a, p. 50. 83

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

LA MONETA IN VIAGGIO



Documento acquistato da () il 2023/04/27.

mente esaminati ed ampiamente confrontati per poter capire se un testo si riferisca a monete effettive o a monete di conto, e per verificare se le monete elencate siano contemporanee alla stesura, ed in uso in quel momento, o se invece non si trattasse di monete “vecchie”, copiate magari da liste precedenti86. Moneta di conto, moneta effettiva Non sempre le fonti scritte medievali descrivono le monete effettivamente usate, mentre piu` spesso fanno riferimento alle monete di conto. Definire le monete di conto, anche dette immaginarie o fantasma, e il loro rapporto con le monete effettive, e` tema complesso e la bibliografia in merito e` vastissima87. Un esempio molto espressivo si trova nel Libro di pseudoChiarini dove le monete di conto sono dette “monete immaginate”: “..ed evvi anche a Vignone [Avignone] monete immaginate e non si vedeno: chiamansi fiorini di camera che s’intende valere l’uno soldi 29 o grossi 14Ø; ...a Roma si fanno pagamenti a fiorini di Chamera che sono romani, milanesi, ungheri, gienovini, sanesi e simili...”88. Uzzano nel 1442 descriveva la principale moneta di conto veneziana, la lira di grossi, precisando che si divideva in soldi e denari piccioli di grossi: la lira di grossi vale ducati 10, un ducato vale soldi 2, cioe` grossi 24, ogni soldo e` grossi 12, e ogni grosso vale piccioli 32, ma, spiega, questi piccioli non vi sono, vale a dire che rappresentavano una “mera suddivisione contabile”89. Il dibattito si muove tra chi ritiene che vi fosse un legame stretto ed un adeguamento costante tra moneta effettiva e di conto e chi 86

Per esempio le santalene in alcune liste degli inizi del Trecento: cfr. Bertele´, 1948, pp. 91-106; Travaini, 2001d, pp. 193-196; Travaini, 2001a, pp. 121-122; Travaini, 2002c, p. 146. Per questi problemi di redazione “stratificata” delle liste cfr. Travaini, 2003. 87 Cipolla, 1975, p. 13 ss., ne parla come “monete fantasma”; una discussione molto ampia, con bibliografia, si trova nel libro di Spufford, 1986, alle pp. XX-XXVI: “la moneta stessa era valutata come una merce in termini di moneta di conto, e, come ogni altra merce, il suo valore variava frequentemente. Questa variazione del valore della moneta in termini di moneta di conto e` stata causa di molta confusione di pensiero sulla natura della moneta di conto. Tale confusione ha portato all’espressione di concetti diversi di moneta di conto praticamente da parte di chiunque abbia scritto sul tema della moneta medievale”. Sulla moneta di conto si vedano ancora van Werveke, 1934; Bloch, 1935; Einaudi, 1936. Per i rapporti tra moneta di conto e moneta effettiva si vedano anche Zerbi, 1955, specialmente pp. 13-19; Grierson, 1993, pp.605-614; Mueller, 1996, pp. 149-166; Mainoni, 2002. 88 Pseudo-Chiarini, pp. 4 e 113. 89 Uzzano, p. 151; Mueller, 1996, p. 152. Non “moneta di conto”, ma “sistema di conto” era invece la “mano da quattro”, unita` del valore 4, utilizzata nel tardo medioevo in varie regioni: Travaini, 1998, pp. 327-334.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

crede che le monete di conto restassero piuttosto indipendenti dalle monete effettive di volta in volta circolanti90. Il sistema di conto piu` diffuso in Europa dal tempo di Carlo Magno era quello di lire soldi e denari, dove in origine solo il denaro era una moneta effettiva; quando si produssero le prime monete grosse d’argento si arrivo` ai primi soldi effettivi (1 soldo = 12 denari) ma la parita` di un soldo effettivo per 12 denari non duro` poiche` il soldo, moneta grossa, aveva la tendenza ad aumentare di valore mentre la qualita` dei denari peggiorava, rendendo necessarie le precisazioni. Quando si introdussero le monete d’oro, la loro valutazione in moneta reale era quotata in modo diverso in termini di moneta grossa o di moneta piccola, ed inoltre si deve tener presente che la quotazione dell’oro e dell’argento era diversa sulle varie piazze e variava costantemente91. Nel Regno di Sicilia si contava in termini di oncie, tarı` e grani. Si cercarono espedienti per trovare termini comuni per monete diverse ma di uguale valore. Per evitare poi di ricorrere a frequenti saggi e pesature, i fiorini d’oro furono raccolti in sacchetti sigillati, con sigillo di cera di colore diverso a seconda della qualita` del fino; fiorini sanesi di ciera rossa sono citati nel Libro del pellegrino nel 141892, mentre pseudo-Chiarini ne parla come fiorini rossi 93; i dettagli sui diversi suggelli sono dati da Uzzano nel 1442: “...Lucca si fae pagamenti ...d’ogni parte di fiorini di suggiello e colla ciera rossa...e sonvi parecchi sugiegli, che si suggiellano con diverse cere, e prima si suggellano di cera rossa, e della detta cera deono pesare e’ fiorini de’ conii vi si mettono grani 70, e sono meglio e rossi 1 per 100, e ne’ detti suggielli si mette tutti e buoni fiorini di Talia, ducati Papali, fiorini ungari della mannaja, che non abbino tara d’oro, essendo a detti pesi, e si va piu` che tutti e’ fiorini nuovi di Firenze, ducati viniziani. Fiorini di Gienova vagliono meglio, che quelli della cera rossa 3 e mezzo per cento, e suggiellavisi con ciera gialla....”94 90

Cosı` ad esempio Saccocci, 1999, e Saccocci, 2002. E si parlo` di fiorini a fiorino, fiorini a grosso: si vedano per Firenze i numerosi esempi forniti da Mandich, 1994. 92 Dep. n˚ 368. 93 Pseudo-Chiarini, p. 115 nota 2. 94 Uzzano, cap. XLVI p. 152. I sacchetti sigillati di monete d’oro sono documentati a partire dal III secolo d.C. (con il termine di saccullum signatum) e poi nel mondo bizantino e islamico, come nella Sicilia normanna e sveva: cfr. Hendy, 1985, pp. 338-362; Travaini, 1995, p. 137. Per l’introduzione del fiorino di suggello a Firenze nel 1294 cfr. Goldthwaite, 1994, pp. 31-33, 47 ss., e Mandich, 1994, p. 139 passim. 91

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA MONETA IN VIAGGIO



Le indagini dovrebbero indirizzarsi a diversi tipi di documenti e di presenza delle indicazioni in moneta. Sarebbe ad esempio utile uno studio sistematico delle penali, espresse in contratti o statuti, poiche` incerto e` spesso il loro riferimento: moneta di conto, moneta effettiva, moneta fossile? La tradizione spesso determinava una tendenza conservativa e spesso le penali risultano fissate in somme di monete d’oro, anche quando siamo certi che monete d’oro, o almeno quelle indicate, non erano piu` in uso, come per esempio e` il caso in Italia meridionale delle penali in augustali: negli statuti di Teramo del 1440 si esprimono penali in augustali, non piu` emessi dopo Federico II, ma lo stesso testo fornisce una indicazione molto importante, precisando che si trattava di “augustali d’argento del valore di 15 carlini” (augustalis de argento valoris quindecim carlenorum de argento): un fortunato caso che non sempre si verifica nella nostra documentazione95. La necessita` di precisare di volta in volta le consuetudini monetarie nelle varie piazze lascia nella documentazione riferimenti precisi agli usi delle monete, sia di conto che di fatto; cosı` non solo le fonti mercantili, quando descrivono le monete in uso nelle varie piazze, possono ricordare le monete effettive, ma molte altre, come il nostro Libro del pellegrino: bisogna pero` cercarle. Se ne puo` trovare traccia ad esempio nei registri di imposte, come in alcune delle Rationes decimarum Italiae, o nei registri delle offerte nei tronchi delle chiese96. Per restare in ambito di ospedali medievali, molti dettagli su denari e cose sono offerti dalla documentazione sugli infermi in entrata nell’ospedale di San Matteo a Firenze tra il 1413 e il 145697 e su quelli in entrata nell’ospedale della Misericordia di Prato tra 1401 e 149198. A Firenze il registro di entrata rivela che il 28% degli uomini deposito` oltre agli abiti anche alcune monete, mentre solo il

95 Statuti del Comune di Teramo, pp. 578-9: cfr. Travaini, 2001e, p. 139. I primi augustali furono emessi da Federico II nel 1231 nelle zecche di Brindisi e Messina. 96 Per alcuni esempi di dettagli monetari nelle Rationes cfr. Phillips, 1995 e 1997, p. 290; Day, 1968 e 1994b; Travaini, 2002a, p. 67-70, sottolineando che anche riferimenti molto precisi a monete effettive devono essere vagliati alla luce del complesso della documentazione. I registri della Fabbrica del Duomo di Milano della seconda meta` del Quattrocento riportano le offerte raccolte quotidianamente, tra le quali era un gran numero di monete straniere: i dati sono stati in parte utilizzati da Soldi Rondinini, 1985; monete straniere anche nel registro delle offerte nella cattedrale di Rimini degli anni 1389-93 (Tonini, 1869). Sulle monete nelle Rationes decimarum, anche Chimienti, c.s. 97 Sandri, 1989, pp. 61-100. 98 Paolucci – Pinto, 1989, pp. 101-129.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

2,3% delle donne aveva denaro99. Anche a Prato si conoscono dettagli sui depositi in entrata; denaro e oggetti preziosi erano presi in custodia dal camerlengo; non tutti pero` si fidavano e qualcuno negava di avere monete con se`, e le nascondeva sotto il letto o dentro il saccone. Ecco un esempio di registrazione a Prato: “A di XII di dicembre 1407: Charlo di Churrado della Magna bassa venne infermo detto dı`; lascio` in diposito XVIIII bolognini d’ariento e agli infermieri piu` pannacci, ongni cosa stracciata. Era chorrieri. Andossene ghuarito dı` XXII di dicembre 1407, e riebbe i suoi danari e panni che lascio`; porto` i detti denari”. Gli atti dei processi per furto conservati nell’archivio veneziano mostrano il contenuto di borse scippate a Venezia, con descrizioni a volte dettagliate delle monete rubate, vivaci testimonianze quindi del circolante effettivo: fino almeno al 1349 non risulta neppure una moneta d’oro nelle borse scippate in citta`; solo dopo tale data si trovano menzionati anche ducati e fiorini, segno che le monete d’oro erano divenute meno rare e sempre piu` diffuse dopo la caduta del valore dell’oro100. Gli stessi documenti mostrano furti di cassette di elemosina e molto altro, documentando ampiamente anche la presenza di monete straniere101. Certamente sono molti i documenti tardomedievali, ancora inesplorati, utili per conoscere meglio le monete effettive: sara` importante innanzi tutto prendere coscienza delle tracce delle monete effettive nella documentazione scritta102. Moneta locale e moneta straniera I libri di mercatura ed anche i trattati di aritmetica medievali elencano spesso in dettaglio le diverse monete che un mercante poteva trovare nel corso delle sua attivita` nelle piazze europee e mediterranee, ma le monete elencate non circolavano indistintamente ovunque. Anzi, in ogni piazza era preferito un certo tipo di moneta, e vi era qualche limitazione perfino per le monete d’oro, che avevano una circolazione piu` ampia ed internazionale che non le monete argentee. Studi recenti hanno rilevato i meccanismi che determinavano 99

Si veda anche oltre per le differenze “monetarie” tra uomini e donne. Mueller, 1996, pp. 158 ss. 101 Stahl, 2000, p. 219 ss. 102 Per alcune osservazioni sulle fonti piu` ricche di riferimenti alle monete effettive cfr. anche Saccocci, 2002, pp. 151-153. 100

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA MONETA IN VIAGGIO



l’esclusione di una certa moneta straniera dal circolante o la sua accettazione; non tutte le monete potevano entrare, e cio` valeva anche per l’oro: era necessario che la moneta potesse rientrare nel sistema ponderale e di conto, come multiplo o frazione, colmando magari una lacuna del sistema, e questo per esempio era il caso degli ongari che equivalevano ai fiorini e ducati103. Tra le monete d’oro depositate a Siena dai pellegrini del Libro, i fiorini buoni di varie zecche o i ducati o gli ongari potevano quindi essere immessi nella circolazione locale, e se ne ritrovano molti infatti nei ripostigli italiani. Ben diverso invece il caso di tante altre monete d’oro ricordate nel nostro Libro del pellegrino ma assenti nei rinvenimenti italiani: e` possibile che tali monete non venissero normalmente usate ne´ tesaurizzate, ma fossero invece cambiate presso i cambiavalute e che, come era possibile nel caso di Siena, fossero vendute alla zecca che ne avrebbe poi ricavato sanesi d’oro. Lo stesso dicasi per le monete d’argento di aree monetarie lontane, non integrate con i sistemi italiani. La definizione del rapporto tra moneta locale e moneta straniera trova nelle tasche di questi pellegrini ulteriore materiale di approfondimento. Se i pellegrini portarono in Italia queste monete in grande quantita`, ma non ne troviamo nei rinvenimenti, si conferma il fenomeno di una selezione in base a peso e sistema, e, per le specie escluse, rinvio al cambiavalute, alle zecche, o al paese “mittente”. Solo dopo la meta` del XV secolo anche in Italia cominciarono ad imporsi gli scudi d’oro, che furono poi emessi dalle zecche italiane104. Nei prossimi capitoli cerchero` di identificare e descrivere le monete di oro, di argento e di mistura e rame, documentate nel Libro del pellegrino, ma anche qui e` necessaria una premessa: le indicazioni contenute nel Libro consentono identificazioni generiche con i tipi monetali principali (corone, montoni, etc.); anche in presenza di specificazioni, come “nobili di Fiandra”, queste sono insufficienti per

103 Per questi temi si vedano: Spufford, 2000, pp. 1078-1084; Moneta locale, moneta straniera, 1999, passim; Travaini, 2002a. 104 Balbi de Caro, 1996, sezione VIII.3-5; Vilar, 1971. A Siena il primo scudo d’oro del sole fu emesso nel 1532, sul modello di quello veneziano: Toderi, 1992, p. 341 n. 50. In Sicilia e a Napoli le emissioni in oro, interrotte dalla meta` del XIV secolo fino quasi alla meta` del XV, ripresero con monete di modulo e peso diversi da quelli del fiorino-ducato. Nella seconda meta` del XV secolo numerose doble di Tripoli giungevano in Sicilia per vie commerciali, ed in parte entravano in circolazione, benche` molte venissero fuse in zecca, oppure, nel 1489, contromarcate nella zecca di Messina per ammetterle nella circolazione in modo ufficiale seppur temporaneo; esemplari di doble: cfr. Grierson – Travaini, 1998, pp. 213, 307, 328.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

consentire l’identificazione con esemplari specifici di un dato sovrano o di una zecca in particolare. Una minima frequentazione con la numismatica medievale basta a rendersi conto delle numerose varianti, o sottotipi, che ogni tipo principale poteva avere: varianti di legende e dettagli iconografici, di segni di zecca, di stile, di contenuto metallico e di peso. Detto questo, e` comunque possibile identificare tutti i tipi principali, con poche eccezioni105.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

5. Monete e sistemi di conto a Siena nel XIV e XV secolo La zecca di Siena comincio` a lavorare nel 1180 circa battendo inizialmente solo denari di lega argentea e piu` tardi anche grossi di buon argento. Con delibera del 21 aprile 1376 il Consiglio Generale prese importanti provvedimenti monetari per la citta` e da questa data cominciano le osservazioni che riguardano anche il periodo del Libro del pellegrino. Il primo sanese d’oro sarebbe stato battuto in seguito a questa delibera, allo stesso peso e fino del fiorino di Firenze (24 carati e al taglio di 95 per libbra, che doveva corrispondere a 3,53g.). Al dritto aveva una S fogliata in cornice lobata con legenda + SENA VETUS CIVITAS VIRGINIS, e al rovescio una croce entro cornice 106 simile con legenda ALFA (et) O(mega) PRINCIPIU (et) FINIS . Con la stessa delibera nel 1376 il Consiglio Generale delibero` anche la coniazione di grossi da 5 soldi, alla lega dell’argento popolino di 107 Firenze (958,3 millesimi) e al taglio di 123 per libbra (2,7g.) . Altro provvedimento fu quello di battere quattrini di titolo ridotto, che ebbero allora un contenuto argenteo pari a 159,7 millesimi, e piccoli: anche i quattrini e i piccoli avevano tipi simili, con una S al centro di un lato e una croce al centro dell’altro: variavano i dettagli degli ornati e le legende, che tuttavia indicavano sempre al dritto SENA VETUS e al rovescio ALFA ET O(mega)108. 105

Non identificati restano i seguenti: bugnoni, chopanle, chusdiere, crocifissi della Magna, monini (si veda l’indice delle monete). 106 Questa datazione e` stata proposta da Toderi, 1992, p. 302; secondo Promis, 1868, p. 35, sanesi d’oro sarebbero stati gia` emessi nella prima meta` del Trecento. Si e` gia` accennato sopra ai provvedimenti del 1392 volti a fermare il drenaggio di oro da Siena e far incrementare la produzione di sanesi d’oro: Del Mancino, 1992, p. 439 n. 226. 107 Toderi, 1992, p. 303. La libbra senese era pari a 336,73g. e quella fiorentina 339,542 g. 108 Toderi, 1992, p. 300.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA MONETA IN VIAGGIO



Siena fu sotto la signoria dei Visconti dal 1390 al 1404. L’avvento della signoria viscontea porto` l’introduzione della biscia viscontea su tutte le monete, a cominciare innanzi tutto dal sanese d’oro fin dal 4 luglio 1391109. Nella delibera il peso del nuovo sanese d’oro viene indicato di “mezzo quarto”, cioe`, secondo Promis, mezzo quarto dell’oncia d’oro, pari a denari 3 “peso legale toscano del 110 fiorino” . Nel 1397 si ordino` la produzione di grossi da soldi 5 e denari 6 con la biscia viscontea, di peso ridotto rispetto ai precedenti, con una ulteriore riduzione di peso nel 1399111. Alla morte di Gian Galeazzo nel 1402 gli succedeva il figlio Giovanni Maria ancora minorenne ed ebbe inizio lo smembramento dei dominii viscontei112. Fin dal 30 maggio 1390 furono presi provvedimenti volti ad ammettere in circolazione la moneta milanese nel senese; si veda poi il provvedimento del 15 gennaio 1400, con il quale il Concistoro, con il consenso del luogotenente ducale, deliberava sul corso dei “bianchini”, cioe` i soldi di buon argento coniati da Gian Galeazzo Visconti a Milano, stabilendone il rapporto col fiorino, e, il 26 febbraio, sul calo dei “dodicini lombardi” (pezzi da 12 denari, quindi del valore di un soldo)113. Resta ancora da verificare la reale presenza delle monete milanesi in territorio senese: il periodo del dominio visconteo non fu lungo e alla sua fine le monete milanesi furono probabilmente demonetizzate, e sono comunque assenti finora negli scavi condotti a Siena proprio nell’ambito dell’ospedale di S. Maria della Scala. Tali scavi, le cui notizie devo alla cortesia di Cristina Cicali, mostrano finora un circolante minuto proveniente da zecche toscane: dagli scavi del 1988 provengono tre quattrini di Firenze dell’ultimo quarto del XIV secolo (?), e dagli scavi del 2001 due quattrini di Siena ed un denaro picciolo del 1351, due piccioli di Firenze del XIV secolo, due denari di Pisa con la P ornata e l’aquila coronata ad ali spiegate (ordinanza del 1317-1318), un denaro pic114 ciolo aquilino di Lucca del 1342-1369 . 109 Toderi, 1992, p. 308, secondo il quale il nuovo sanese d’oro fu piu` leggero del tipo precedente, tagliato a 96 pezzi per libbra, corrispondenti a 3,507g. ciascuno. 110 Promis, 1868, p. 42-43: tali aspetti metrologici devono essere meglio indagati. Duchati d’oro a mezo quaro [quarto] sono citati al dep. n˚ 383, ritirati nel 1434. 111 Toderi, 1992, p. 310. 112 Toderi, 1992, p. 307. 113 Del Mancino, 1992, p. 440. Sul dodicino cfr. Zerbi, 1955, p. 34. 114 In corso di studio da parte di Cristina Cicali nella relazione generale dello scavo. Altri reperti locali sempre dall’area dell’ospedale sono stati pubblicati da Finetti, 1991, pp. 409-410 (due quattrini di Firenze della fine del XIV secolo).

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Poco dopo l’introduzione a Firenze del fiorino largo nel 1422, anche Siena adotto` il nuovo tipo “largo”, con delibera del 19 agosto 1423, al taglio di 96 pezzi per libbra, pari al peso di 3,507g e diametro di 22mm115. Questo tipo fu prodotto fino al 1465 circa, e piu` tardi fu sostituito dal piu` leggero ducato, che mantenne pero` sempre i tipi essenziali della S e della croce, mutati solo negli ornati. Pseudo-Chiarini riporta gli usi monetari di Siena alla meta` del Quattrocento116: “Chostumi di Siena. In Siena e` uno sugiello di fiorino di che si fanno paghamenti di canbi e di merchantie e mettevixi ongni fiorino buono cioe` sanesi, fiorentini, gienovini, bolongniesi, di Vinegia, di Pixa, milanexi, papali e buemmi e altri simili fiorini buoni. Fanovixi fiorini nuovi che sono meglio che di suggiello 5 1/8 per 100117 e chosı` a`nno corso ne’ paghamenti e non si possano rifiutare. Cambiavixi da ogni parte fiorini di sugiello chontro a fiorini de’ luoghi per li quali si fanno chanbi e cosı` per averxo. El peso di Siena e` minore che quello di Firenze 2 in 3 per cento, cioe` quello della merchantia. El peso dell’ariento e` pari chon quello di Firenze118. In Siena non e` se non uno peso che si chiama centinaia di libre; e ogni libra e` oncie 12, al quale si vende e chonpra tutta merchantia e ragionaxi a tante libre di quella moneta el centinaio, o a fiorino d’oro che vale l’uno soldi 84 in 88 sechondo che vale la moneta, ....” Questo passo ci indica il valore del fiorino d’oro tra 84 e 88 soldi (84 in 88) valore confermato da alcuni cambi nel Libro del pellegrino. Per il valore del fiorino nella piazza di Siena e` notevole il fatto che dall’agosto 1350 i Consoli della Mercanzia dovessero fissare ogni giorno il corso del fiorino d’oro, e renderlo noto con pubblica affissione alle porte della loro curia e a quelle della Biccherna, prospicienti sul Campo119. 115

Toderi, 1992, p. 312. Pseudo-Chiarini, p. 114: non ha riscontro in altri libri. 117 Sono i sanesi larghi introdotti nel 1423. 118 Secondo Pegolotti, che scriveva oltre cento anni prima, “libre 1 d’argento al peso di Firenze fanno in Siena once 12 denari 3”: pseudo-Chiarini, p. 114 nota 4. 119 Del Mancino, 1992, p. 435 n. 179; Promis, 1868, p. 39. Ancora, nel 1454, il Consiglio dei Trentasei mercanti, su mandato degli officiali di Mercanzia, per regolamentare la valuta del fiorino, delibero` che ogni lunedı` gli officiali di Mercanzia ne determinassero il corso e lo rendessero pubblico: Del Mancino, 1992, p. 446 n. 249. 116

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA MONETA IN VIAGGIO



L’aspetto metrologico piu` evidente nel Libro e` quello relativo al sistema monetario, in lire soldi e denari, questi a rapporto fisso, 1 lira = 20 soldi, 1 soldo = 12 denari, e 1 lira = 240 denari; il fiorino restava fluttuante, come sopra indicato. Un elemento che traspare genericamente e` quello relativo alla composizione metallica delle monete, la cui diversita` si indicava con termini quali fiorini di piu` ragioni, oppure esprimendo giudizi quali “moneta cattiva” o “di rame puro”, ma che i cambiavalute e gli zecchieri sapevano valutare in termini precisi, di frazioni di carato o di once. Il peso delle singole monete non viene mai indicato. Un riferimento al sistema di peso di citta` diverse compare in una registrazione, quando il prete Pietro deposita nel 1382 ben 70 fiorini di vari tipi e ragioni cosı` detti: ` detti f. erano di questa ragione: 7 f. a pesso pisano; 19 f. “...E meglio, d. 2 l’uno; 2 f. buoni a peso sanese; 36 f. onghari pegio, l. tre; IIII˚ gienovini pegio, s. 15; f. 2 pegio, s. 4. Vendesi a Chimento d’Andrea banchiere per frate Ciencio Tenduci e per frate Iachomo di Salvestro, e faciemo ragione che n’aveno f. 69 d’oro, s. 1, d. 4 a nostro peso sanese”120. Si parla quindi in termini di peso pisano ma non ci si riferisce alla zecca di Pisa: il fiorino di Firenze infatti era coniato “a peso pisano”, vale a dire al taglio di fiorini tra 96Ø e 96 Ó per libbra d’oro fino121. ` qui utile ricordare che i pesi non solo variavano da una citta` E all’altra, ma che i pesi erano diversi a seconda di cosa si doveva pesare122. Nel Libro il peso di un lingotto (“piastrella”) d’argento e` dato in 120

Dep. n˚2. Il “peggio” e il “meglio” erano definiti in rapporto ad una moneta standard prescelta, e quindi non indicavano in modo assoluto il contenuto di metallo vile in lega, come riteneva Cipolla, 1975, pp. 128-129 (Appendice seconda: note metrologiche): “talvolta la lega era determinata invece che qualificando la proporzione di fino contenuta nella pasta, riferendosi alla quantita` di metallo vile. In tali casi si parlava di peggio: cioe` una pasta era x denari di peggio per oncia, o x once di peggio per marco”; cfr. Travaini, 2003. 121 Mandich, 1994, p. 136 ss. Per esempi di fiorini definiti a peso senese e a peso pisano nel rapporto col fiorino di suggello si veda ancora Mandich, 1994, pp. 139-140. Anche in un documento del 1416 si trova confronto tra peso pisano e peso senese: ad evitare il drenaggio di fiorini senesi verso Firenze e Venezia, si ordinava che i fiorini vecchi e nuovi risultanti a peso pisano fossero imborsati e suggellati con suggello di cera rossa e che valessero cinque soldi di piu` l’uno; quelli a peso senese valessero quattro soldi di piu` l’uno e fossero imborsati e suggellati con sigillo di cera verde, e con tale suggello fossero imborsati anche i ducati di Venezia, i fiorini di Firenze, del duca di Milano, di Bologna, di Genova e di Pisa, purche` trovati di buono oro ed a peso senese (Del Mancino, 1992, pp. 440-443 n. 237). 122 Si rinvia all’opera ancora fondamentale di Kula, 1987.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

once 3 e mezza, e considerando l’oncia peso di circa 28,06g. il lingotto era pari a circa 114,21g. Non sono molti gli altri elementi espliciti relativi alla metrologia. Una misura di superficie inconsueta per noi, ma evidente per la sua immediatezza, e` la moneta quotidiana, il quattrino, utilizzato come ‘misura’ per definire la grandezza di una cicatrice123. Per altre cicatrici le dimensioni sono date in once, e l’oncia di lunghezza corrispondeva a 2,5cm: tre once, quindi 7,5cm, quella sul seno sinistro della tedesca Caterina e pure tre once quella sulla fronte del tedesco Arrigho124.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

6. Le monete dei pellegrini: monete d’oro Il Libro del pellegrino costituisce probabilmente la piu` ampia attestazione di monete d’oro da tutta Europa finora documentate come presenti in Italia intorno al 1400, passate dalle tasche dei pellegrini al cofano del Santa Maria della Scala125, mentre i ripostigli monetali dello stesso periodo rinvenuti in Italia presentano solo alcuni dei tipi aurei documentati a Siena nelle tasche dei pellegrini: nei ripostigli italiani gli ongari sono frequentissimi, e cosı` anche i fiorini di zecche diverse incluse quelle tedesche specialmente di area renana, ma pietri d’Olanda e corone di Francia non sono mai stati ritrovati finora126. Un ripostiglio da Carignano (Torino) conteneva oltre 64 monete d’oro delle quali 22 fiorini di Firenze anteriori al 1342, 2 ducati di Venezia (1339-54), e per il resto fiorini di imitazione prodotti a Rodi, Avignone, Viennese, Arles, Orange, Delfinato, Fiandra, Aragona, Austria, Ungheria, Boemia, Polonia127. Altro ripostiglio con monete 123

Dep. n˚ 335, e supra a nota 35. Dep. n˚ 336 e 337. 125 Nobili o fiorini del Reno sono documentati a Milano nel XV secolo anche tra le offerte agli altari del Duomo (cfr. Soldi Rondinini, 1985), ma le attestazioni nel Libro senese sono finora, a mia conoscenza, le piu` ampie. 126 Si e` gia` esaminato sopra il tema del rapporto tra moneta locale e straniera, evidenziando i criteri di selezione di monete straniere, ma si ripeteranno qui alcune osservazioni sulle monete d’oro. Un primo quadro generale sulla circolazione aurea nell’Italia medievale e moderna fu presentato da Cesano, 1925a, pp. 113-168. 127 Rodolfo, 1915; Cesano, 1925a, p. 163. La moneta con datazione piu` recente e` un fiorino di Arles (1351-59), che porta la data di occultamento intorno al 1350; di questo periodo e` anche il ripostiglio di Lione-place des Terreaux, contenente monete d’oro e d’argento, nel quale, tra quelle d’oro, prevalgono i tipi del fiorino (di Firenze, Borgogna, Delfinato, Arles, Orange, Saint Paul Trois Chaˆteaux, Aragona, Boemia, Liegnitz-Brieg, Ungheria, e un ducato di Venezia) ma vi sono anche 5 scudi d’oro di Filippo VI e 2 montoni d’oro di Giovanni II, assenti in Italia (Bompaire, 1996). 124

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA MONETA IN VIAGGIO



internazionali e` quello rinvenuto in Veneto, in una localita` sconosciuta e venduto sul mercato, ma fortunatamente registrato prima della dispersione: occultato intorno al 1370 conteneva 100 ducati di Venezia, 176 fiorini italiani (90 di Firenze, 82 di Genova, 4 di Savona), e molti altri fiorini imitativi; di questi ultimi 103 provenivano dall’area delle miniere auree di Kremnica (92 ongari, 8 di Austria, 3 di Boemia); 52 erano fiorini imitativi dell’area della valle del Rodano, 47 dell’area renana, 28 dai Paesi Bassi meridionali, e 20 altri da 8 altre autorita` emittenti in varie parti d’Europa, incluso 1 fiorino della zecca di Lubecca sul Baltico128. Simile situazione e` presente anche a sud, in un ripostiglio da Montella (Avellino), occultato intorno al 1354: 96 fiorini di Firenze (di cui uno dimezzato), 61 ducati di Venezia, 55 imitazioni del fiorino, di Ludovico di Ungheria, Alberto di Asburgo, Avignone, Fiandra, Delfinato, Boemia, Polonia, Borgogna, Orange129. Il ripostiglio di Chignolo Po (Pavia) conteneva 54 monete d’oro: 7 di Milano (1354-1402), 19 di Venezia (dal 1339 al 1400), 12 di Genova (dal 1339 al 1384), 3 di Firenze, 7 di Bologna, 3 del Senato Romano, 1 di Avignone, 1 di Boemia (1346-78), 1 di Ungheria (Sigismondo, 1387-1435), insieme con 27 pegioni milanesi d’argento dei Visconti130. Un ripostiglio misto, con 19 monete d’oro e 379 d’argento, di zecche italiane tranne un solo fiorino papale del Contado Venassino, fu rinvenuto a Castiglione Olona (Varese), occultato alla fine del XIV secolo131. Piu` regionale italiano invece il ripostiglio di San Martino Siccomario (Pavia) con 10 monete d’oro di Milano, Genova, Bologna e Venezia132, e simile a questo il ripostiglio dai dintorni di Vercelli, costituito da una borsa di 17 monete d’oro: 6 di Venezia, 6 di Firenze, 5 di Genova133. I rinvenimenti italiani appena ricordati riflettono dunque solo in parte il quadro delle monete d’oro lasciate dai pellegrini a Siena: in 128 Orlandoni, Martin, 1973, pp. 77-107. Citato da Spufford, 1988, p. 319-320; riportato in Coin Hoards, n. 429. Per un inquadramento della monetazione d’oro di Lubecca e delle citta` anseatiche, e delle monete auree presenti in quelle piazze mercantili cfr. Abraham Thisse, 2000, p. 321 ss. 129 Grierson, Travaini, 1998, p. 419; Stazio, 1956. 130 Cesano, 1925a, p. 164; Ambrosoli, 1897. 131 Chiaravalle, 2002. Sono grata a Maila Chiaravalle per la generosa disponibilita` a farmi consultare i suoi studi ancora in corso di stampa. 132 Cesano, 1925a, p. 164; Mariani, 1899. 133 Marchisio, 1906.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

questi rinvenimenti si trovano infatti soltanto monete dello stesso tipo-peso legate al modello del fiorino-ducato (circa 3,5g.); i nominali piu` pesanti in oro, come i franchi, le corone, i nobili o i pietri, circolanti in altri paesi d’Europa, portati in Italia dai pellegrini e ben noti ai mercanti, non entravano in circolazione (e semmai solo sporadicamente e per scambi circoscritti) ne´ venivano tesaurizzati, e mancano cosı` dai nostri ripostigli: il governo senese dimostro` piu` volte, come si e` visto, l’interesse ad attirarli alla sua zecca. Tipi delle monete d’oro I fiorini di Firenze sono relativamente rari nel Libro, ma furono il modello principale dell’oro europeo, e addirittura davano il nome a tutte le monete d’oro, facendolo seguire da una eventuale specificazione (di Ungheria, dell’imperatore...) [7]. Battuti a partire dal 1252, i fiorini mantennero a lungo il fino purissimo, 24 carati (in realta` 23 7/8), e il peso, 3,53g., delle origini; solo nel 1402 vi fu una emissione di peso ridotto: 3,33g., che non continuo`134. Nel 1422 vi fu un lieve aumento di peso ed un piu` grande cambiamento esteriore dovuto all’aumento di diametro: erano i nuovi fiorini larghi, detti anche di ghalea: la forma piu` larga aveva lo scopo di rendere piu` attraenti i fiorini rispetto ai ducati di Venezia, allora preferiti nel Levante dove erano anche imitati in numerose zecche, piu` o meno clandestine135; non a caso l’introduzione del nuovo fiorino largo coincide con la costruzione delle prime galee fiorentine. La cerimonia del varo delle navi e` ricordata dalle cronache con dovizia di particolari, anche sul carico, che conteneva non solo merci, ma anche, umiliante per Firenze, 56.000 ducati di Venezia...unica moneta allora accettata ad Alessandria136. E tra le prime richieste di concessioni da rivolgere al sultano era quella di far accettare il fiorino alla pari del ducato: ecco dunque una perfetta coincidenza tra una operazione commerciale internazionale e l’introduzione di una nuova moneta. Fiorini di ghalea e fiorini larghi fiorentini sono documentati nel Libro in un deposito del 1443137. Dall’introduzione dei fiorini larghi i fiorini vecchi si dissero stretti138. 134

Si credette a lungo che tale riduzione riguardasse tutti i fiorini emessi dal 1402, ma Philip Grierson ha dimostrato la falsita` di tale asserzione: Grierson, 1981, p. 422. 135 Tra questi vanno identificati i “ducati di Turchia” come quello al dep. n˚ 369. 136 Sapori, 1967, pp. 3-21 137 Dep. n˚ 397. 138 Nel 1451 un fiorino fiorentino stretto fu trovato tra le poche cose lasciate con il

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA MONETA IN VIAGGIO



I fiorini di Firenze furono emessi da principio in grandi quantita` declinando pero` sul finire del XIV secolo: per esempio a Friburgo, dopo aver dominato nel XIV secolo, risultano scomparsi del tutto dal 1410139, lasciando spazio all’uso dei fiorini di area renana e di molte altre zecche. Il fiorino di Firenze presenta al dritto il giglio, con la legenda +FLORENTIA, e al rovescio San Giovanni Battista stante, con la legenda S. IOHANNES.B; le imitazioni ufficiali posero segni particolari sul lato del Battista, piu` tardi alterando le legende e poi introducendo stemmi e varianti piu` significative. Il Libro del pellegrino registra una notevole campionatura di imitazioni del fiorino. Indicate con il termine generico di fiorini, troviamo anche monete d’oro come quelle di Siena, Genova e Milano, che avevano in realta` tipi autonomi e non imitavano il tipo “suggellato del Battista”140. I sanesi d’oro furono coniati dal 1376 a carati 24 come i fiorini di Firenze141; il deposito 368 si riferisce a un frate da Lodi che nel dicembre 1417 (1418 nel testo, secondo lo stile senese) deposito` 59 sanesi d’oro e un ducato romano, ricevendo poi nel marzo 1418 f. sesanta sanesi di ciera rossa, secondo l’uso di “suggiello” sopra descritto. I sanesi erano qui i fiorini corenti usati per le valutazioni in moneta locale. I sanesi sono ricordati nella lista Camaiani: sono pari per horo (vale a dire sono pari a carati 23 7/8, e al valore di fiorini uno 142 e soldi XI a fiorino) . Un sanese era tra le monete raccolte dal re collezionista di Navarra nel 1393: un florin de Sena a` una S [1]143. Stesse indicazioni di fino sono date per i fiorini di Genova e di Milano144. I fiorini di Genova, detti anche genovini, raffigurano una “porta genovese” (vale a dire IANVA, il nome latino della citta`) e 145 una croce . piccolo Gianpietro abbandonato all’ospedale di San Gimignano: il frate registro` la moneta scrivendo “valeva lire quattro soldi dodici, era leggero” (Sandri, 1989, p. 117). 139 Day, 1978, p. 26-27, e Morard, 1984, p. 308. 140 Cosı` Dante, Inferno, XXX, 70-90, narrando l’episodio del falsario Mastro Adamo condannato al rogo per aver prodotto falsi fiorini: ...ivi e` Romena, la` dov’io falsai la lega suggellata del Batista...Per i falsi si veda piu` avanti. 141 Dep. n˚ 298, 334, 335, 368. 142 Lista Camaiani = Pasqui, 1917, p. 78; Travaini, 2003. 143 Pellicer i Bru, 2001, p. 171. 144 Lista Camaiani = Pasqui, 1917, p. 78; Travaini, 2003. 145 Pesce – Felloni, 1975; il nome di “Cunradus rex” intorno alla croce si riferisce al sovrano che concesse alla citta` il diritto di zecca nel 1138; la “porta” genovese, IANVA, viene spesso definita “castello genovese” nella letteratura numismatica, anche se il primo termine e` piu` corretto.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

I fiorini di Milano sono ricordati una sola volta, come fiorini d’oro del ducha di Milano, nel 1400, in un momento in cui Siena era parte del dominio visconteo e la moneta milanese era corrente nel suo territorio146 : si tratta dei fiorini o ducati d’oro di Gian Galeazzo Visconti, conte di Virtu` , signore di Milano dal 1378, divenuto duca nel 1395 fino al 1402, per concessione dell’imperatore Venceslao, che unitamente al titolo gli concesse anche il permesso di inquartare nello stemma visconteo l’aquila imperiale147. Tutte le sue monete d’oro sono attribuite al periodo 1378-95 per la mancanza del titolo ducale nella legenda: al dritto presentano Gian Galeazzo a cavallo al galoppo, e legenda + GALEAZ VICECOMES; al rovescio lo scudetto con la biscia viscontea sormontato da elmo coronato e cimiero ornato da drago piumato con fanciullo nelle fauci, e legenda + DOMINUS MEDIOLAN et C. Si noti pero` che sia il cavaliere al galoppo che l’elmo al rovescio sono ornati della corona che compare sulle monete generalmente dopo la nomina ducale [4]148. Il continuatore di Saminiato de’ Ricci ne parla, al 1418 per la piazza di Venezia, insieme con quelli di uguale qualita`, come fiori del Ducha di Milano, e fiorini senesi e gienovini e bolognini d’oro e fiorini di Firenze sono di legha di carati 23 gr.3 Ø, vale la marca duc. 66149. Vediamo ora anche il ducato di Venezia: battuto a partire dal 1284, secondo l’ordinanza di zecca doveva essere puro come il fiorino di Firenze ed eventualmente anche meglio (tam bona et fina per aurum vel melior ut est florenus)150. Il tipo era del tutto nuovo e indipendente dal fiorino: su un lato il Cristo in mandorla e sull’altro il doge inginocchiato davanti a San Marco nell’atto di ricevere il vessillo [10]. Mentre il fiorino restava a dominare il mercato monetario europeo, il ducato presto conquisto` le piazze del Levante, tanto che i fiorentini dovettero penare per imporvi la propria moneta. La parita` iniziale di fiorino e ducato porto` all’uso spesso indifferenziato dei termini fiorino o ducato. Nel Libro i ducati di Venezia sono specificati ma solo dopo il 1415; quando non si specifica e` impossibile dire di che moneta si tratti151. Nella maggior parte dei casi in cui 146

Dep. n˚ 83: un deposito molto consistente di monete d’oro. Crippa, 1986, p. 73. Crippa, 1986, p. 76 n.1. 149 Saminiato, p. 145. 150 Grierson, 1988, p. 95; Stahl, 2000, pp. 28-33 ss. 151 Si veda l’indice delle monete s.v. ducati (non specificati); indefinibile la menzione di ducati vechi (dep. n˚ 117, 310). Specificati “di Venezia” invece nei dep. n˚ 358, 361, 362, 367, 373, 387, 391, 392, 394. 147 148

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA MONETA IN VIAGGIO



non si specifica trattarsi di ducati di Venezia, si tratta di imitazioni del fiorino di Firenze: cosı` i ducati di suo paese depositati da un dottore tedesco nel 1400 erano fiorini di Germania, le cui varieta` erano comunque molto numerose152. Sulle monete d’oro di Roma e del Contado Venassino le fonti mostrano a volte qualche confusione. A Roma si batte´ moneta a nome del Senato Romano fino alla riforma di papa Eugenio IV, nel 1437; poco si conosce sull’amministrazione della zecca di Roma nel basso medioevo, mentre sappiamo che subito dopo la ripresa della sua attivita` intorno al 1180 era sotto l’autorita` pontificia, come risulta stabilito fin dal 1188, quando il Comune dovette ‘restituire’ al papa Celestino III “il Senato, la citta` e la zecca”, della quale si tratteneva tuttavia la terza parte dei proventi153. Le prime monete d’oro furono battute a Roma gia` entro il 1273, anno in cui romanini d’oro sono registrati in un atto di compravendita, e sono documentati poi nella lista di monete, del 1280 circa, del trattato di aritmetica di Columbia University; questi romanini non sono ancora stati identificati ma la loro origine si deve probabilmente a Carlo d’Angio`, autore di importanti innovazioni monetarie, a Roma e nel Regno di Sicilia154. Agli inizi del XIV secolo, forse al 1305, e` datato un fiorino romano con San Giovanni Battista su un lato, e sull’altro lo scudo con SPQR e legenda ROMA CAPUT MUNDI, noto finora in due soli esemplari155. Le prime monete d’oro romane a grande diffusione furono invece del tipo del ducato di Venezia, forse battute dal 1350, ed emesse fino al 1437: nel Libro del pellegrino sono dette ducati romani: su un lato raffigurano il senatore inginocchiato di fronte a San Pietro, e sull’altro il Cristo in mandorla come nell’originale di Venezia, ma circondato dalla legenda ROMA CAPVT MVNDI [11]156. Solo papa Eugenio IV introdusse un tipo nuovo di ducato, abbandonando il cliche´ dell’imitazione, e raffigurando sul dritto lo stemma sormontato dal triregno e sul rovescio la figura di San Pietro stante con chiavi e libro, e intorno la legenda S. PETRVS ROMA C[APVT] M[VNDI]157. 152

Dep. n˚ 229. Toubert, 1973, p. 189. Travaini, 1989, p. 46; Travaini, 2003. Per il documento del 1273 cfr. Ait, c.s. 155 Muntoni IV, p. 194 n. 101. 156 Ducati romani, qui a dep. n˚ 228, 367, 388. Muntoni IV, p. 194 n. 102 ss.; Capobianchi, 1895. 157 Cesano, 1925b, pp. 102-112: l’esemplare del ducato nuovo di Eugenio IV rinvenuto nel ripostiglio di Terni rappresentava il secondo noto di quel tipo. 153 154

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Nel Contado Venassino le prime monete d’oro, anonime, furono battute nella zecca di Pont de Sorgues per papa Giovanni XXII nel 1322, raffiguranti su un lato il giglio, con legenda SANT PETRVS, e sull’altro San Giovanni Battista con legenda S IOHANNES B, e segno della mitra sulla mano158. Nella lista Camaiani si elencano i fiorini di Roma cioe` papali, col giglio e con santo Giovanni: di sopra la mano di santo Giovanni la mitra159. Le fonti medievali parlano di fiorini papali160, fiorini di camera161, fiorini correnti (in Avignone), romani, ed anche esplicitamente di fiorini dell’antipapa: per questi ultimi la menzione nel Libro del pellegrino e` del 1400 e quindi deve trattarsi di uno dei fiorini avignonesi di Clemente VII (antipapa 1378-94)[14]162. Fiorini dell’antipapa Giovanni XXIII (1410-15), invece, sono quelli ricordati nella lista Camaiani come fiorini d’Avignone, cioe` del papa Giovanni, i quali a`nno da uno lato dua chiavi e da l’altro l’arme del detto papa. Peggio l’uno soldi dua163.

158 Bompaire, 1983, pp. 139-176. Villani (libro IX cap.CLXXI ) descrive con sdegno queste monete, accusando il papa di essere un “falsario”, ma la sua descrizione e` imprecisa e la sua testimonianza numismatica non del tutto attendibile: egli infatti dice che il fiorino di papa Giovanni presenta in legenda i nomi di S. Pietro e S.Paolo, mentre in realta` vi si legge il solo nome di S. Pietro (commenti in Travaini, 2001a). La cronologia dei fiorini papali anonimi non e` ancora del tutto chiara, e in cataloghi diversi i medesimi tipi sono attribuiti a papi diversi. Anche i tipi anonimi con legenda COMES VENSI, o COMES VENESI, intorno al giglio, invece che SANT PETR, illustrati in Capobianchi, 1890, pp. 217-231, tav. V n. 3, appartengono al primo periodo dei fiorini papali (Bompaire, 1983, pp. 167-168). Piu` tardi, non prima del 1353-55, alcuni fiorini di Provenza mostrano una legenda simile, con COMES PVICE intorno al giglio: i due tipi di fiorini infatti ebbero corso alla pari, e per esempio pseudo-Chiarini (p. 148) parla di fiorini di reina e di papa di Vingnione a 23 1/8 . 159 Lista Camaiani = Pasqui, 1917, p. 79 (per la lettura “papali” invece che “pagoli” dell’edizione Pasqui, si veda supra e Travaini 2003); Bernocchi, 1985, n. 226 (COMES VENSI), 228 (SANT PETRVS). 160 Il fiorino papale al dep. n˚ 340, depositato nel 1414 da un pellegrino di Boemia, era quindi un fiorino della zecca di Avignone. 161 Fiorino di Chamera, qui depositato nel 1415 da un pellegrino dalla Prussia (dep. n˚ 362): si intendeva con questo termine il fiorino battuto dalla camera pontificia nel Venassino e in Avignone, a partire da Giovanni XXII nel 1322; nel 1364 ne fu aumentato il peso e si dissero fiorini forti (a Siena erano stimati il 7% in piu` di quelli locali, detti di suggello vecchio: Martinori, 1915, p. 163). Fiorini di chamera pero` erano anche monete di conto (immaginate dice pseudo-Chiarini) usate dalla camera apostolica per indicare una gran varieta` di monete d’oro (si veda supra a nota 88). 162 Clemente VII fece battere ad Avignone diversi tipi di monete d’oro, tutte con triregno sul dritto: un franco da 3,85g. raffigurante sul rovescio la mezza figura di S. Clemente; un fiorino di camera, di 3,52g., raffigurante sul rovescio S. Pietro in trono; un fiorino da 24 soldi, di 2,97g., recante al rovescio le chiavi decussate (Muntoni IV, p. 143 nn. 1-3). 163 Lista Camaiani = Pasqui, 1917, p. 81 e Travaini, 2003. Muntoni IV, p. 148 n. 6.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA MONETA IN VIAGGIO



Nella collezione di Carlo III di Navarra si trovavano: un florin del papa a` dos claves, ...un florin nuevo del papa Clemente, ...un florin del papa Gregorio XI a` una Cruz164. Il fiorino corrente ad Avignone, come in Provenza, era il fiorino leggero. Nel ripostiglio di Carignano e in quello disperso dal Veneto vi erano esemplari anonimi al tipo fiorentino, con giglio e legenda SANT PETR (due chiavi in croce), e San Giovanni e legenda S 165 IOHANNES B (mitra) . I fiorini di Provenza sono documentati nel Libro in modo inusuale: detti di Gierusalem sono citati in un caso, per un pellegrino da Valence. L’identificazione non e` immediata: il Regno di Gerusalemme era perduto da tempo; non si tratta di monete dei cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, i quali battevano monete a Rodi, ma non ancora i fiorini; si deve quindi guardare nella Francia meridionale e qui la provenienza del pellegrino e` una sicura conferma: gli unici fiorini raffiguranti la croce di Gerusalemme sono quelli di Provenza battuti dalla regina Giovanna di Napoli (1343-82) dopo il 1370, la quale aveva anche il titolo di regina di Gerusalemme riportato sulla moneta stessa, e detti piu` comunemente nelle fonti fiorini “de reine”; fiorini simili furono anche battuti per Luigi II d’Angio` (1384-1417) [16]166. Molte altre zecche della Francia meridionale produssero imitazioni del fiorino ma il Libro del pellegrino non ne offre alcuna specificazione167. 164 Pellicer i Bru, 2001, pp. 170-171: per il fiorino di Gregorio XI con la croce fiorita cfr. Muntoni I, p. 32 n. 12. 165 Rodolfo, 1915, p. 356, attribuito a papa Giovanni XXII; Orlandoni – Martin, 1973, attribuiti a Urbano V (1362-70). Un esemplare anonimo anche nel ripostiglio di Castiglione Olona (Chiaravalle, 2002). I primi fiorini di Provenza sono stati datati con qualche incertezza a partire dal 1353, ma sembra che la loro assenza nel ripostiglio di Lione-place des Terraux possa – fissarne la data a partire dal 1355: cfr. Bompaire Dhe´nin, 1996, pp. 98-100. 166 Rolland, 1956, p. 230 n.85. Ringrazio Marc Bompaire e Marcus Phillips per i suggerimenti in merito a tale citazione. 167 Fiorini battuti in zecche del Delfinato, Montelimar, Orange, Arles, erano potenzialmente “di loro paese” per i provenzali: diversi esemplari ne sono stati ritrovati nel ripostiglio da Carignano (2 di Umberto II, 1333-49, e 5 di Carlo, 1349-64, delfini del Viennese; 2 di Stefano de la Garde arcivescovo di Arles, 1351-59; 2 di Giovanni I Costi vescovo di Saint Paul Trois Chaˆteaux; 3 di Raimondo IV, principe di Orange, 1340-93: cfr. Rodolfo, 1915) ed in quello disperso dal Veneto (Orlandoni-Martin, 1973). Cfr. Bompaire, 1985, pp. 659-664; Bompaire, 1996, pp. 26-31; Bompaire-Barrandon, 1989. Sulle imitazioni francesi del fiorino si veda anche Giard, 1967. Nel ripostiglio di Lione-place des Terraux si trovano esemplari di fiorini italiani e di diverse zecche francesi ed altre ancora, ma anche monete reali d’oro piu` pesanti del fiorino, come scudi e montoni, assenti dai ripostigli italiani. Per altri ripostigli francesi si veda Duplessy, 1995.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Fiorini d’Aragona furono emessi a partire dal 1346 per Pietro IV il Cerimonioso (1336-87) nella zecca di Perpignan, con un titolo aureo progressivamente ridotto fino ai 18 carati, fissati nel 1365 [38]168. Due esemplari erano nel ripostiglio di Carignano169. Fiorini furono anche battuti a Valencia dal 1369170. I testi mercantili documentano bene la loro grande varieta`. Saminiato descrive fiorini di Raona chol dente e cholla rosa, benche` ne siano di piu` ragioni, sono di charati 23 5/8171. Pseudo – Chiarini descrive invece fiorini di Raona che a`nno a llato al giglio .V. di carati 23 11/16172. La lista Camaiani registra i tipi piu` recenti, di titolo piu` scadente: Fiorini di Raona: a`nno da una parte santo Giovanni batista e da l’altra parte il giglio. Sonno goffi et di 173 tristo horo; sono peggio l’uno soldi otto . Dei fiorini d’Aragona si produssero anche frazioni di mezzo fiorino [39] e quarto di fiorino174. Nel Libro si parla anche in un caso di “4 fiorini e mezzo di Castiglia” depositati nel 1400: la definizione sorprende poiche` le monete d’oro di Castiglia furono le doble e mai vi si produssero fiorini175. I fiorini di area germanica sono di varieta` numerosissime, tanto che piu` di una fonte sembra rinunciare alla elencazione completa: per esempio Uzzano scrive: “Sono molti fiorini della Magna, che si vogliono avere in pratica; sarebbe uno tedio a dirlo...”176. 168

Crusafont, 1982, pp. 82-91; Crusafont, 1992, p. 86 ss.; Bompaire, 1996, p. 23-26. Rodolfo, 1915, p. 360. 170 Ripolles – del Mar Llorens, 1999, pp. 122-125. 171 Saminiato, p. 111. 172 Pseudo-Chiarini, p. 155. 173 Lista Camaiani = Pasqui, 1917, p. 80, e poi si elencano anche “Fiorini di detto re di Raona, i quali fe’ battere il conte d’Amburgo, col giglio e santo Giovanni; di sopra la mano di santo Giovanni un elmo. Qui s’apellano fiorini de l’elmo. Peggio l’uno a fiorino sette denari. C’e` di quegli sonno peggio denari otto; bisogna pratica...”; Travaini, 2003. 174 Documentate anche nel Libro del pellegrino: si veda indice delle monete. 175 Dep. n˚ 302. Per le doble si veda oltre. Fiorini furono invece emessi in Navarra da Carlo II di Navarra (1349-87) nella zecca di Pamplona (Mateu y Llopis, 1946, p. 83; Carrasco Perez, 2001, p. 142). Per la monetazione in Castiglia si veda anche Ladero Quesada, 2000. 176 Uzzano, p. 145-6. “Tare d’oro si fanno a Firenze:...Fiorini della Magna ch’a`nno dal lato di S. Giovanni una aquila, e a pie’ di S. Giovanni una croce sono di carati 23 e mezzo, e sono peggio den.3 a fiorino l’uno. Fiorini della Magna di detto luogo, o conio, che a`nno uno pentolino dal capo di S. Giovanni, e non n’a`nno la Croce a pie‘ di S. Giovanni come quelli di sopra, sono peggio denari 10 a fiorino l’uno. Sono molti fiorini della Magna, che si vogliono avere in pratica; sarebbe uno tedio a dirlo, e spesso vi si muta segno, e la lega, vuolsi seguire come gli truovi, e cosı` d’ogni tara d’oro si vuole guardare a quanti carati tiene, e per ogni carati 10 di tara e` peggio soldi 1 a fiorino, e per ogni mezzo carato denari 6 a fiorino; vuole essere, e non essere ne´ meglio, ne´ peggio carati 23 e tre quarti, e da indi in giuso e` peggio, e da indi in suso e` meglio.” Lo standard aureo e` quindi 23 e ã, vale a dire l’ungaro: cfr. Travaini 2003, Parte I e nota 92. Il carato si divideva generalmente in 4 grani, 169

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA MONETA IN VIAGGIO



Un primo grande gruppo di fiorini della Magna ricordati nel Libro del pellegrino e` quello dei fiorini di Reno, tra i quali quelli degli arcivescovi di Colonia; nella lista Camaiani sono cosı` descritti: “Fiorini diremo de la Magna, e quali hanno da un lato uno santo coll’arme del veschovo di detta terra con 4 scudiciuoli attorno con diversi armi di certi conti a lui collegati; da l’altra parte santo Giovanni Batista...Fiorini di Colonia pure nella Magna, a`nno da una parte uno scudo coll’arme del suo vescovo che regge con scudiciolo d’atorno con diversi armi; da l’altra parte uno veschovo parato a sedere; non c’e` agionta l’arme aponto perche` sonno diversi scritti di piu` vescovi; poi comprendere per i segni tutto...” [43-45]177. Un ripostiglio composto unicamente di fiorini tedeschi rinvenuto a Fonteru`toli vicino Castellina in Chianti, occultato poco dopo il 1420, lascia pensare ad una borsa simile a quella di uno dei nostri pellegrini: il frate dell’ospedale avrebbe potuto definirli “fiorini di Reno de la Magna di piu conii”: si tratta infatti di dieci fiorini degli arcivescovi di Colonia, Treviri e Magonza, quindi tre dei quattro grandi elettori della Renania178. Questi fiorini tedeschi sono tutti piu` leggeri del fiorino originale, e di inferiore tenore aureo (da 23 carati e mezzo a 20 carati). Fiorini di Fiandra non sono elencati esplicitamente nel Libro ma alcuni probabilmente se ne trovavano tra quelli definiti come di loro paese, depositati da pellegrini di quella provenienza. Il ripostiglio di Carignano conteneva un fiorino di Luigi II conte di Fiandra, morto nella battaglia di Cre´cy nel 1346179. I Fiorini di Olanda180 avevano tipi diversi; tra questi i fiorini tedeschi dell’uomo armato, identificabili con quelli di Olanda di Guglielmo (1349-89) o Alberto (di Baviera (1389-1404) [42]181. dato che il carato-peso originariamente corrispondeva al seme di carruba (Ceratonia Siliqua) corrispondente a 4 grani-peso (Grierson, 1991, p. 221). Cfr. anche Zupko, 1981. 177 Lista Camaiani = Pasqui, 1917, p. 79. Si veda anche Saminiato (p. 111) : “...Fiorini della Mangna sono d’asa’ ragioni: i fiorini che si dice Lubecca e` ad oro di piu` ragioni; fiorini non si potebbe dire di che ragioni si siano”. Per i fiorini tedeschi si veda Berghaus, 1965, pp. 595-607; Spufford, 1988. Per quelli di Colonia e Treviri: Noss, 1913, e Noss, 1916. Molti esemplari sono descritti e commentati da Joseph, 1883, provenienti da un ripostiglio di 1005 fiorini da Bretzenheim occultato intorno al 1390, e da Klein, 1991, provenienti da un ripostiglio di 1004 fiorini da Marbach, piu` o meno contemporaneo al precedente. Manca ancora un corpus accessibile di tutti i tipi emessi ad imitazione del fiorino, e solo parziali sono i lavori di Bernocchi, 1985, e Gamberini di Scarfea, 1956, pp. 233-276. 178 Travaini, 1999b, pp. 397-400. 179 Rodolfo, 1915, p. 359. 180 Vedi indice delle monete. 181 Saminiato, p. 133; Engel, Serrure, 1891-1905, III, p. 1139.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Fiorini “di Gielo” erano forse quelli di Ju¨lich182, mentre i fiorini “di Ghieri” erano forse quelli di Guelderland (Gheldria)183. Gli ongari, o fiorini di Ungheria, anche detti ducati, hanno una presenza ben documentata in Italia. Il loro successo si basava sulla ricchezza delle miniere d’oro di Kremnica, e sulla buona qualita` delle 184 monete . La loro presenza in Italia fu incrementata dalle guerre per la successione al trono di Napoli185. La lista Camaiani ne elenca due tipi: il primo e` quello dei “fiorini d’Ongaria ch’a`nno da una parte santo Giovanni Batista e da l’altra il giglio senza altro segnio; e questi sono pari per horo”186. Questi fiorini, piu` vicini al prototipo fiorentino, sono i piu` antichi, emessi da Caroberto d’Angio` (1308-42) e da Luigi re di Ungheria e di Polonia (1342-82): questi fiorini pero` hanno il simbolo della corona sul lato di San Giovanni187; nel 1353 Luigi introdusse il tipo nuovo che sostituiva il giglio con lo stemma d’Angio` in cornice lobata, pur lasciando la figura del Battista188, che fu sostituita piu` tardi, nel 1364 circa, da quella di San Ladislao re, il 189 santo nazionale, raffigurato armato con l’ascia in mano [47] . Cosı` sono descritti nella lista Camaiani: “fiorini d’Ongaria, cioe` da uno lato l’arme del re d’Ongaria, da l’altra parte santo Ladussalus con una mannaia in mano; et certi sono pure coll’arme del re. Questi sono peggio denari tre a fiorino”190. Pezzi del XIV secolo continua182 Dep. n˚ 195, 198, 208-9, 306. Noss, 1927. Un esemplare era nel ripostiglio veneto edito da Orlandoni – Martin, 1973, n. 84. 183 Dep. n˚ 230, 271, 275, 278. Bernocchi, 1985, n. 397; forse da identificare anche con i fiorini di Gallure, el quale e` nella Magna bassa: a`nno da una parte scudi coll’arme del veschovo in reggia, da l’altra parte uno veschovo a sedere: a`no cattivo colore, che e` peggio l’uno soldi 14 (Lista Camaiani = Pasqui, 1917, p. 80 n. 29); gli stessi in Uzzano (p. 168) sono detti “fiorini di Ghelleri”, vecchi e nuovi. 184 Vedi indice delle monete s.v. ongari. Spufford, 1988, p. 287; Homan, 1922, pp. 109-156. 185 To´th, 2000. La regina di Ungheria vedova di Caroberto porto` con se´ nella spedizione in Italia nel 1343-44 27mila marchi d’argento puro, 17mila marchi d’oro puro e quasi mezzo staio di fiorini d’oro (Homan,1922). Questa massa d’oro, se non ne fu la causa, contribuı` alla riduzione del prezzo dell’oro: Spufford, 1988, p. 271. Per una lista di ripostigli del 1500 circa contenenti ongari cfr. Travaini, 1997, p. 410. 186 Lista Camaiani = Pasqui, 1917, p. 80; Saminiato, p. 134: fiorini ungheri del gilglo e San Giovanni peggio uno g. ã; Uzzano, p. 145: ...nonne` peggio ne` me`’ nulla, o pochissimo peggio. 187 Bernocchi, 1985, p. 139-40 188 Pohl, 1974, tabella 1, B2; Bernocchi, 1985, p. 141 nn. 386-7. Lista Camaiani = Pasqui, 1917, p. 78, prologo alla lista e n. 22; Travaini, 2003. Nel ripostiglio di Carignano (Rodolfo, 1915, p. 361) vi erano 2 fiorini di Caroberto e 4 di Luigi, tutti del primo tipo, anteriori al 1353, confermando la datazione del ripostiglio al 1350 circa. 189 Pohl, 1974, Tabella 1-B3 ss. 190 Lista Camaiani = Pasqui, 1917, p. 80 n. 21; in Saminiato, p. 134: fiorini ungheri di scudo e manaia pegio uno g. 1 1/8; Uzzano, p. 145: peggio d.3 a fiorino; Pseudo-Chiarini, p. 147: fiorini unghari di giglio e della mannaia 23 ã; Travaini, 2003.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA MONETA IN VIAGGIO



rono a circolare anche nel XV secolo inoltrato191. I fiorini di Boemia sono presenti nel Libro, benche` non frequenti come i boemi d’argento192. I primi fiorini di Boemia furono emessi per Giovanni il Cieco di Lussemburgo (1310-46)193 e poi ancora per Carlo IV di Lussemburgo re di Boemia (1346-78), e imperatore e re di Germania dal 1347194. La lista Camaiani ne descrive come segue: “...fiorini di Boemia, cioe` del re, ch’a` uno re da uno lato senza cerchiello sopra chapo. Questi sono pari a oro”. La stessa lista descrive anche i fiorini boemi “dell’imperatore”: “fiorini di Boemia, cioe` de lo ‘mperadore, i quali a`nno a sedere lo ‘mperadore, collo cerchiello sopra chapo; ch’e` peggio l’uno denari tre a fiorino195. Numerose furono le zecche che produssero fiorini per gli imperatori196. Ultima moneta del sistema del fiorino-ducato elencata nel Libro e` il ducato di Turchia depositato nel 1419197. L’identificazione non e` facile. Il continuatore di Saminiato per Venezia 1418 elenca ‘‘ducati turchi sono di legha di carati 23 gr. 2 Ø’’198. Sembra trattarsi di monete diverse da quelle di cui parla la lista Camaiani come “duchati turchi e altro luogo, e quali si batterono in Spagna, a`nno stampa di Vinesgia; bisogna pratica a conoscerli; sonno peggio l’uno ` probabile soldi uno a fiorino”199. I primi erano di qualita` migliore. E che anche i ducati turchi depositati a Siena fossero una delle tante imitazioni del ducato di Venezia, battute nella zona del mar Egeo, o ` un dato certo che dal in zecche ufficiali turche, o franche [12]200. E 191 In un ripostiglio da Roma, Passeggiata Archeologica (Cesano, 1925a, p. 113-115), occultato intorno al 1485-90, dei 4 fiorini di Ungheria 2 erano ancora di Luigi d’Angio` (1370-82), e gli altri 2 di Mattia Corvino (1458-90). 192 Dep. n˚ 195, dalla Fiandra. 193 Bernocchi, 1985, p. 129. 194 Dep. n˚ 124 (da Bruges): per moneta “dell’imperatore” d’argento si veda oltre. 195 Lista Camaiani = Pasqui, 1917, p. 79-80. Per alcuni commenti sul ritratto monetale nei fiorini di Carlo IV di Boemia cfr. Travaini, 1999e, e Travaini, 2002b. 196 Cfr. Weiller, 1982. 197 Dep. n˚ 369. 198 Saminiato, p. 145. 199 Lista Camaiani = Pasqui, 1917, p. 79 n. 11, e Travaini, 2003. 200 Cosı` considera Grierson i ducati turchi dei manuali di mercatura (Grierson, 1957b, p. 92). Per il contenuto di fino di queste imitazioni orientali si veda Grierson, 1988, pp. 95-104. Anche in occidente tuttavia alcune zecche ‘‘di stato’’ produssero ducati ‘‘veneziani’’ per esportazione in territori dove tali monete erano le piu` diffuse: Alfonso il Magnanimo nel 1438 ne fece produrre a Palermo, in una casa presa in affitto appositamente, preparandosi alla conquista di Napoli (Trasselli, 1959, pp. 33, 140-141; Grierson-Travaini, 1998, p. 307; Travaini, 2001b, p. 12 e Travaini, 2001c, p. 79). Duchati turchieschi sono elencati da Uzzano (p. 168) nella lista delle tare di fiorini del 1425.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

1380 circa i ducati di Venezia dominarono la circolazione in Egitto, Siria, Arabia, dove erano denominati ifranty, derivato presumibilmente da ‘bisanti’201. Solo agli inizi del Quattrocento i sovrani mamelucchi d’Egitto cercarono di imporre le proprie monete d’oro, ma vi riuscirono solo parzialmente. Esaminate le monete del sistema ponderale fiorino-ducato, vediamo ora le monete auree di diverso sistema documentate nel Libro, che non sono mai state finora rinvenute nei ritrovamenti italiani. Agnoli, o angeli sono monete d’oro di Francia che prendono il nome dall’angelo stante raffigurato sul dritto, con scudo di Francia nella mano sinistra e croce astile nella destra; furono battuti per la prima volta da Filippo VI di Valois nel 1341, al peso di 7,27g. e al 202 titolo di 24 carati [17] ; Filippo l’Ardito duca di Borgogna e conte di Fiandra conio` un ange d’or tra il 1363 e il 1404, raffigurante un angelo stante ad ali spiegate che sostiene ai lati gli scudi di Borgogna e di Fiandra, ed a questo si riferisce certamente il riferimento ad agnoli di Borgogna [29]203. Ne batte´ anche Guglielmo VI (1404-17) conte di Hainaut e di Olanda204. Nel Libro del pellegrino si cita anche un mezzo agnolo: mezzi angeli si conoscono sia di emissione francese a partire da Filippo VI di Valois nel 1341, sia di Fiandra205. Il termine montone si riferisce all’agnello: nel 1311 per Filippo IV il Bello fu emesso il primo agnello d’oro a noi noto raffigurante 206 l’Agnus dei , detto anche mutones o florenus ad agnum; Giovanni II il Buono (1350-64) ne fece emettere un nuovo tipo nel 1355207, e ancora Carlo VI (1380-1422) nel 1417 [22]208. Il tipo dell’Agnus Dei per le monete d’oro fu ripreso in Fiandra, dove si produssero anche doppi montoni; montoni di Bramante (Brabante) sono ricordati da 209 pseudo-Chiarini [23] . Nel 1400 sono ricordati anche due montoni da pie`, depositati da una donna di Bruges210. 201

Grierson, 1957b, pp. 77-97. Dep. n.˚ 92, 123. Lafaurie, 1951, p. 40 n. 258; Duplessy, 1999, n. 255. 203 Dep. n˚ 94; per gli angeli dei conti di Fiandra della casa di Borgogna cfr. Deschamps de Pas, 1861, p. 118 (ordine di battitura del 1386). Martinori, 1915, p. 9. 204 Martinori, 1915, p. 10. 205 Dep. n˚ 119; Lafaurie, 1951, p. 40 n. 259. 206 Lafaurie, 1951, p. 29 n. 216: oro fino e peso di 4,196g.; Duplessy, 1999, n. 212. Sulla possibilita` che un “parigino d’oro con l’Agnus dei” – non sopravvissuto ma documentato in liste di monete anteriori al 1311 – sia stato emesso gia` da San Luigi, cfr. Travaini 2003. 207 Lafaurie, 1951, p. 50 n. 294, oro fino e 4,706g.; Duplessy, 1999, n. 291. 208 Lafaurie, 1951, p. 73 n. 380; Duplessy, 1999, n. 372. 209 Pseudo-Chiarini, p. 149. Per i diversi tipi di “montoni” e “doppi montoni”: Bompaire-Dumas, 2000, p. 309, e Elsen, 2001. 210 Per le definizioni di monete “a piede” e “a cavallo” si veda supra. 202

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA MONETA IN VIAGGIO



I riferimenti a franchi a piedi e a cavallo possono essere inquadrati nel panorama molto complesso della monetazione aurea del Regno di Francia. Il franco a cavallo fu introdotto da Giovanni II il Buono nel 1360, al peso di 3,89g. e di oro puro, pari a mezzo nobile inglese [18]211. Piu` tardi, pseudo-Chiarini parla di “franchi di Francia a cavallo carati 23 5/8”212. Per conseguenza, come si e` gia` detto, i tipi “non a cavallo” erano definiti “a piede’’ [19]213. Franchi raffiguranti il re in piedi o seduto sono numerosi a partire dal regno di Filippo IV (1285-1314): il petit royal d’or214 era un fiorino per peso e titolo, detto quindi nelle fonti anche “fiorino alla doppia croce” ma poi anche detto ‘‘fiorino piccolo’’ perche` nel 1296 il re fece battere una moneta d’oro del valore doppio del fiorino, la masse, con tipi simili a quelli del precedente, peso di 7,05g. ma di oro non purissimo, pari a 916 215 millesimi ; fu quindi un grande successo per il re avere imposto tale moneta per 2 fiorini di Firenze, dato che il contenuto aureo non era lo stesso. Nel 1303 il re introdusse una moneta di 7,05g. ma di oro puro, che pero` duro` poco: mostrava il re seduto in una cattedra gotica ornata di alta spalliera216. Nel 1305 furono battute altre due monete d’oro, una raffigurante il re su sedia curule (florenus regine)217, un’altra con il re stante, di peso simile al fiorino e di oro puro218. Sotto Filippo VI di Valois nel 1337 fu emessa una moneta detta florenus ad scutem, dove pero` lo scudo non e` il tipo principale: la moneta raffigura il re seduto in trono gotico con la spada e lo scudo, e certamente il nome deriva dalla necessita` di distinguere questo tipo da quello del florenus ad cathedram, raffigurante un’immagine simile del re su trono gotico, ma senza lo scudo gigliato219. Nel florenus ad 211

Spufford, 1988, p. 408; Lafaurie, 1951, p. 51 n. 297; Duplessy, 1999, n. 294. Pseudo-Chiarini, p. 148. 213 Si veda supra. Il franco a cavallo non era comunque la prima moneta francese raffigurante un cavaliere gotico: il tipo era stato introdotto per monete d’oro dette denari ad sanctum Georgium, emesse da Filippo VI nel 1341 con San Giorgio a cavallo che uccide il drago, di g.4,6 e oro puro: Lafaurie, 1951, p. 41 n. 260; Duplessy, 1999, n. 257; ne parla pseudo-Chiarini, p. 155: “Reali vecchi di Francia, agnielli, giorgii di carati 23 7/8’’. Il franco a piedi era detto nei testi: denier d’or aux fleurs de lis [nome ufficiale], fran a pie [nome preferito dal popolo, documentato per la prima volta nel 1377], floretti, florin fran, ecu fran. 214 Lafaurie, 1951, p. 28 n. 211; Duplessy, 1999, n. 207. 215 Lafaurie, 1951, p. 28 n. 212; Duplessy, 1999, n. 208. 216 Lafaurie, 1951, p. 28 n. 213; Duplessy, 1999, n. 209. 217 Lafaurie, 1951, p. 29 n. 214, con spiegazione del nome (4,706g.); Duplessy, 1999, n. 210. 218 Detto anche mantelet: Lafaurie, 1951, p. 29 n. 215; Duplessy, 1999, n. 211. 219 Lafaurie, 1951, p. 41 n. 262 (e´cu): oro fino, 4,532g.; Duplessy, 1999, n.249. Il florenus ad scutem fu emesso anche da Edoardo III re di Francia e d’Inghilterra e da Giovanni il Buono: Lafaurie, 1951, p. 48 n. 289 e 49 n.292; Duplessy, 1999, n. 286c, 289. 212

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

scutem vanno probabilmente individuati gli “scudi” citati nel Libro, in alcuni casi specificati come “scudi di Francia” oppure “di Fiandra”, riferendosi alle imitazioni220. Il primo “scudo” d’oro di Francia (ma chiamato “tournois d’or a` la croix”) fu coniato da Luigi IX re di Francia (1266-70) nel 1266, al peso di 4,04g. e a 24 carati; aveva al dritto uno scudo con gigli in cornice lobata e al rovescio una croce gigliata; e` moneta rarissima221. Uno scudo d’oro con scudo nel campo fu emesso nuovamente solo da Carlo VI (1380-1422) nel 1385, al peso di 4,08g. e di oro puro [21]; nel 1388 fu poi emesso lo scudo alla corona, o corona, dal peso iniziale di 3,99g.222, e in questa moneta si devono riconoscere la maggior parte delle “corone” citate nel Libro. Scudi e corone furono la moneta principale della Francia tra Trecento e Quattrocento223, ed evidentemente anche i frati addetti ai depositi ne distinguevano generalmente le caratteristiche ed il nome, e cosı` ad esempio nel 1400 un pellegrino dalla Fiandra depositava tra le altre monete sette schudi e sette chorone di Francia224. Almeno in due casi, tuttavia, scudi e corone risultano confusi nella registrazione del deposito, e non possiamo sapere di che monete si trattasse: nel 1400, tre schudi overo chorone, e nel 1411, due chorone o vero schudi225. Leoni d’oro di Fiandra furono depositati da due pellegrini dalla Fiandra insieme con una gran varieta` di altre monete d’oro226. I leoni d’oro di Fiandra di Luigi II di Maˆle (1346-84) raffigurano un leone elmato seduto in un trono gotico; pesano 5,08g.227. Pseudo-Chiarini ricorda i leoni di Fiandra col cimiere228. Fu imitato largamente nelle Fiandre ed ispiro` nell’iconografia altre monete, come le doble portoghesi di Pedro I (1357-67) (cfr. Ferraro Vaz -Salgado, 1984, P1 A-B). 220 Vedi indice delle monete s.v. scudi. 221 Dhe´nin, 1996b; Lafaurie, 1951, p. 23 n. 197; Duplessy, 1999, n. 189. Per gli «e´cu» cfr. Bompaire – Dumas, 2000, p. 309. 222 Nelle fonti “e´cu couronne, couronne” e poi “Escus vieisx, vielz...”: Lafaurie, 1951: qui comincia l’epoca dello scudo d’oro che durera` fino a Luigi XIV, con diverse fortune. Spufford, 1988, p. 408. In pseudo-Chiarini (p. 148) troviamo schudi di Francia di carati 23 ã. Per l’ e´cu a` la couronne di Carlo VI: Lafaurie, 1951, n. 378a, 3,99g.; Grierson, 1991, p. 144 fig. 332. Amandry, 2001, pp. 179-184. 223 Per le varieta` e le diverse caratteristiche di fino cfr. Bompaire, 1992a, pp. 354-373, e Bompaire, 1992b, pp. 100-150. 224 Dep. n˚ 92. 225 Dep. n˚ 176 e 328. Si veda anche supra a note 61 e 62. 226 Dep. n˚ 87, 92. 227 Grierson, 1991, plate VI C19; lo stesso tipo di leone elmato compare sulle monete d’argento di Fiandra. 228 Pseudo-Chiarini, p. 155; Travaini, 2003.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA MONETA IN VIAGGIO



I nobili d’oro furono introdotti in Inghilterra da Edoardo III (1327-77) e dopo vari tentativi se ne stabilizzo` il tipo nel 1351 al peso di 7,78g [31]. Il nobile raffigura sul dritto il re in una nave coronato e armato di spada e scudo; la legenda indica il nome del re con i titoli di re d’Inghilterra REX ANGL, di Francia FRAN e di Irlanda HYB, ma dal 1361 al 1369 il titolo di re di Francia, per il trattato di Bretigny, fu sostituito da quello di Aquitania; sul rovescio una croce con leoni e corone nei quarti, e l’iniziale del re al centro, e intorno la legenda JESUS TRANSIENS PER MEDIUM ILLORUM IBAT dal Vangelo di Luca, 4.30. Furono inoltre prodotte frazioni da mezzo nobile, sempre raffiguranti il re nella nave al dritto e da un quarto di nobile, con raffigurazione piu` semplice dovuta allo spazio ridotto, con uno scudo in cornice lobata: i quarti di nobile sono documentati in due casi nel Libro (uno quarto nobile; quarti come 229 nobili) [32, 33] . I nobili e le sue frazioni attestati nel Libro sono numerosi230. I nobili per il re d’Inghilterra furono emessi in diverse zecche incluse quelle di Calais e forse Ypres. Il nobile fu una moneta di grande successo enormemente imitata, per esempio in Scozia da re David II dopo il 1357, o nei Paesi Bassi da Walerand, conte di San Pol e Ligny (1371-1415), ma le imitazioni piu` importanti quantitativamente, e certamente piu` presenti tra i nostri pellegrini, furono quelle emesse nelle Fiandre dai duchi di Borgogna, per oltre un secolo a partire da Filippo l’Ardito (1389-1404): il tipo e` quello dei nobili inglesi ma la figura del duca nella nave tiene lo scudo dei duchi di Borgogna e non quello d’Inghilterra; inoltre, pur avendo peso identico a quello del nobile inglese, il nobile di Fiandra era di qualita` inferiore e quindi ne fu proibita la circolazione dal territorio inglese [30]. Nel Libro si trova documentato il deposito anche di un nobile di 231 Fiandra, esattamente riconosciuto come tale . Nobili d’Inghilterra e Fiandra sono ricordati nella lista Camaiani: “fiorini di Fiandra, cioe` nobili: da uno lato c’e` il re armato in una galea coll’arme sua...Fiorini d’Inghilterra cioe` nobili: da uno lato una galea dentrovi il re

229 Dep. n˚132, 195: questa seconda definizione forse e` dovuta al fatto che il quarto non raffigurava la nave. 230 Vedi indice delle monete s.v. nobili; per i mezzi, dep. n.˚ 97, 97, 115, 137, 159, 176, 252. 231 Dep. n.˚ 199; per i nobili e le imitazioni cfr. Ives, 1941.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

coll’arme sua’’, mentre Saminiato parla perfino di nobili di Guascogna232. Il pietro d’oro e` moneta tipica dei Paesi Bassi [25]; il tipo emesso da Giovanna e Venceslao di Brabante a Louvain raffigurava sul dritto il busto di San Pietro con Vangelo nella mano destra e chiavi nella sinistra, poggiato sullo scudo inquartato dei leoni di Brabante, e al rovescio una croce gigliata; pesava circa 4,09g.233. La maggior parte degli esemplari documentati nel Libro viene da pellegrini della Fiandra234. Per tutti i depositi di pietri fatti entro il 1400 la definizione e` appunto pietri senza incertezze. Piu` tardi queste monete divennero evidentemente meno frequenti e nel 1433 Chopino di Ronoldo di Fiandra dovette descrivere la moneta al frate che non ne conosceva il nome e la registro` come “fiorino uno d’oro el quale disse si chiamava Sanpietro”235. Le fonti mercantili italiane non ignorano queste monete, che vi risultano pero` esclusivamente straniere, ben lontane dalla realta` del circolante italiano, confermando dunque ancora una volta l’eccezionalita` del Libro nel documentarne la forte presenza nelle tasche dei pellegrini venuti a Siena, e da lı` passate quasi certamente ai crogioli della zecca senese. Saminiato le ricorda tutte solo nel capitolo relativo ai “Cambi di monete in Brugia”: “A Brugia si chambia a moneta” (– vale a dire moneta grossa d’argento –) “e vale il francho della nuova moneta 33g.; schudi di chorona 36 2/3; angnoli, pr’ogni, 45; montoni, g.41 1/3; altre monete ve n’a` molte. A vechia moneta vale il nobile s.9, il nobile d’Inghilterra s.9 d.1; franchi g.50; chorona di Francia g.56; scudi di Mellina e Pietri g.55; lioni g.73; montoni g.67; angnoli g.66; scudi di Guitto vechi e di Francha vechi s.5 l’uno; fidolardo g.36; di Ghuglelmo g.35; duchati e genovini g.48 in 49”236.

232 Lista Camaiani = Pasqui, 1917, p. 80 nn. 30 e 31. Nobiles Anglie sono citati in un provvedimento milanese del 1465 che ne fissa il valore a 120 soldi ciascuno: Soldi Rondinini, 1985, p. 499. I nobili di Guascogna elencati dopo quelli d’Inghilterra dal continuatore di Saminiato nel 1418 a Venezia sono problematici (Saminiato, p. 144, Travaini 2003): potrebbe essere una definizione errata dei nobili di Fiandra, peraltro non ricordati nella stessa lista, anche se una emissione di nobili fu attribuita in passato al Principe Nero (Elias, 1984, p. 165): sono grata all’amico Barrie Cook per questa osservazione. 233 Grierson, 1991, plate VI n. C20. 234 Vedi indice delle monete s.v. pietro. 235 Sanpietro al dep. n˚ 390. 236 Saminiato, p. 132 cap. 42 (il rapporto e` con i grossi locali); Travaini, 2003.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA MONETA IN VIAGGIO



Dall’area occidentale vengono monete d’oro di derivazione musulmana: le doble (dobre). Doble di Castiglia sono menzionate due volte: le zecche del Regno di Castiglia e Leon (Siviglia, Burgos, Corun˜a) produssero specialmente per Pietro I il Crudele (1350-1368) una gran quantita` di monete d’oro: la denominazione piu` diffusa fu la dobla da 35 maravedis del peso di 4,60g.237, in due tipi; il primo raffigura al dritto il busto del sovrano, e al rovescio il campo inquartato con le armi di Castiglia e Leon (castello nel 1˚ e 4˚ quarto, leone rampante nel 2˚ e 3˚ quarto). Il busto del sovrano con tratti delicati e lunghi capelli fu preso per un ritratto di regina e descritto come tale nella lista Camaiani: “Fiorini di Castiglia, cioe` di Spagna, che da uno lato l’arme del detto re, cioe` di Castiglia con certe croci. E da l’altro lato una testa di reina”238. Il secondo tipo raffigura il castello nel campo del dritto e il leone rampante nel campo del rovescio e va identificato 239 con i leoni di Castiglia [37] . Lo stesso pellegrino che portava doble castellane aveva con se´ anche dobre moresche, ancor piu` numerose nelle tasche nei pellegrini: erano queste le doble del Regno di Granada240 e del vicino nord Africa, specialmente di Ceuta, del peso di circa 4,66g., che mantenevano un largo diametro (circa 32mm. contro i normali 19mm. di un fiorino): avevano su ogni lato un quadrato nel quale era una legenda araba su cinque righe, e nei quattro segmenti altre legende [36]. Doble furono battute anche in Portogallo a Lisbona per Pedro I (1357-67)241. Nel Libro del pellegrino le sole frazioni auree presenti risultano essere quelle del nobile, inglese o di Fiandra, sia il mezzo che il quarto, e del fiorino di Aragona, dette mezzanini d’oro242 e mezzo fiorino mezzanino243.

237 Esistono diversi tagli: da 35 maravedis, termine che deriva da “marabottino”, di circa 4,6g., e da 20 maravedis, di 2,6g. 238 Lista Camaiani = Pasqui, 1917, p. 81; Travaini, 2003. 239 Dep. n.˚ 106. Alvarez Burgos, 1998, pp. 89 n.369, 370, 372. 240 Alcuni esemplari sono illustrati in Moneda, p. 160 nn. 135-136. 241 Mateu y Lopis, 1946, p. 60. 242 Dep. n.˚ 106, 112, 167, 212. 243 Dep. n.˚ 112: qui non si specifica “di Aragona”, ma la provenienza del pellegrino giustifica questa attribuzione.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

7. Le monete dei pellegrini: monete d’argento, mistura e rame Se la maggior parte delle monete d’oro dei nostri pellegrini sono in qualche modo documentate nelle fonti italiane, spesso anche nei ritrovamenti, e tutte nelle liste dei mercanti, non cosı` per le monete d’argento e di piu` vile metallo, le quali non solo sono in buona parte assenti del tutto dai ripostigli italiani del tempo, ma anche dalle fonti scritte. Erano queste le “monete”: tutto il resto era “fiorini”. Le monete argentee piu` frequentemente documentate sono i grossi boemi e quelli di Fiandra; seguono le parpagliole di zecche diverse. La circolazione del tardo Trecento e del Quattrocento era una circolazione prevalentemente aurea ai livelli piu` alti, e ai livelli medi dominata da monete raramente di buon argento, ma soprattutto bianche, spesso “imbianchite” superficialmente in zecca per dar loro un aspetto piu` argenteo di quanto non avessero: queste erano le monete piu` comuni per i pagamenti principali di salari, affitti, tasse244. I piccoli e quattrini erano di qualita` sempre piu` scadente, e non rare le monete definite decisamente “di rame”. Generalmente si ritiene che le prime monete di puro rame furono emesse solo a partire dal 1472 a Napoli e Venezia, ma e` vero invece che gia` altre zecche di minore importanza avevano cominciato prima di quella data a battere monete di rame puro, e comunque la percezione da parte della gente per molte monete era quella di avere in mano monete di rame245. Le monete piccole sono comunque una eccezione nel Libro del pellegrino: generalmente non sono descritte, ma indicate semmai come gruzzoli a parte non contati246; si descrive il quattrino pisano con la Vergine Maria, i 2 quattrini “del Signore”, e poco altro. I grossi boemi, anche noti come grossi pragensi, sono i piu` frequenti,247 detti nel Libro semplicemente boemi, [49] senz’altra definizione necessaria: sul dritto hanno una corona centrale e doppia

244 Si veda in Spufford, 1988, pp. 289-318, il capitolo “The scourge of debasement”, che esamina in dettaglio il problema dello svilimento del titolo argenteo nel corso del Trecento, e p. 319 ss. per il Quattrocento. 245 Per il ritorno alla produzione di monete di puro rame cfr. Grierson, 1991, pp. 179-180, e, per Napoli, Grierson – Travaini, 1998, pp. 358, 370-372. 246 Cfr. dep. n˚ 167: “monete di piu` ragioni non chontate di pichola valuta”. 247 Si veda indice delle monete s.v. boemi.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA MONETA IN VIAGGIO



legenda indicante il nome del re ed il titolo “re di Boemia”, e sul rovescio il leone pragense a coda bifida e la legenda GROSSUS PRAGENSIS; questi furono battuti a partire dal 1300 per Venceslao II nella zecca di Kutna Hora in ottimo argento248; in seguito pero` , tra il 1360 e il 1390, il loro contenuto argenteo fu ridotto allo standard dei bianchi di Francia e dei pegioni milanesi249. Nel periodo 1386-1400 un fiorino del Reno era valutato 18 grossi boemi250, e nel 1386 a Regensburg un ducato di Boemia era valutato 18 Ø boemi251. Tali valori sono grosso modo confermati qui a Siena, per un deposito del 1386, con 29 ducati e ongari, e 56 boemi, cambiati per un totale di 32 fiorini e 47 soldi di moneta senese252: considerando teoricamente i 29 ducati e ongari equiparati a 29 fiorini di conto, i 56 boemi risulterebbero valutati 3 fiorini e 47 soldi (e calcolando un fiorino a 85 soldi, avremmo un totale di 302 s.) vale a dire poco piu` di 18 boemi e 10 denari per fiorino (quasi 19 boemi), e oltre 5 s. per boemo; in questo conteggio, pero` si deve considerare l’incognita sulla effettiva valutazione dei pezzi in oro. Altri rapporti di cambio con soli boemi in moneta senese danno valori diversi, ma sono tutti depositi piu` recenti di oltre venti anni: nel 1412, 60 boemi per 10 l. 10 s. (1 boemo pari 3 s. 6 d.)253; nel 1409, 44 s. per 12 boemi (1 boemo per 3 s. 8 d.)254, con valori simili nel 1413, 22 boemi per 4 l. 1 s.255. Pegolotti non elenca i grossi boemi, confermando per la parte principale della sua lista una redazione anteriore al 1300, provata anche da altri elementi, come gia` osservato da Grierson256. In Uzzano si parla di “grossi della Magna, che si chiamano buemi, ch’a`nno da una parte lettere, e dall’altra un lione, cioe` li vecchi, tengono per libra once 7 denari 6”257. Stesso valore in pseudo-Chiarini per i boemi vecchi mentre i grossi buemmi nuovi tenghano per libra oncie 7; il continuatore di Saminiato per Venezia 1418 elenca grossi buemmi

248 249 250 251 252 253 254 255 256 257

Spufford, 1988, p. 233 ss.; Castelin 1967; Nohejlova-Pra´tova, 1973. Spufford, 1988, p. 327; Martinori, 1915, p. 38-39. Spufford, 1986, p. 48. Spufford, 1986, p. 274. Dep. n˚ 32. Dep. n˚ 333. Supra nota 15. Dep. n˚ 336. Grierson, 1957a, con ulteriori precisazioni in Travaini, 2003. Uzzano, p. 188; Travaini, 2003.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

vecchi di Johannes primus e di Charllo sono di legha d’once 6 q.1 (nel sistema veneziano di 8 once per marco)258. Due boemie, furono trovati tra le offerte nella cattedrale di Rimini nel 1391, e valutati 3 soldi, il che indica il cambio di 1 boemo per 18 denari riminesi, molto vicino al valore riscontrato a Siena; a Rimini fu trovato tra le offerte nel 1389 anche un boemio piziole259. Tra le offerte a Rimini nel 1390 si trovano anche elencate monete de l’omperadore: in un caso 5 di queste sono valutate 7 s. 6 d., vale a dire 18 denari ciascuno: e` lecito chiedersi se queste potessero essere anch’esse grossi boemi degli imperatori Carlo I (1347-78) e Venceslao VI (1378-1400). Saminiato elencava a fine Trecento anche un prospetto di grossi della Mangnia, cosı` composto: “i grossi di Giovanni della Mangnia tenghano a once 10 Ø di fine; grossi di Charllo vechio...once 9 d.22; grossi di Charllo nuovi ...once 8 d. 18 Ø; grossi del compasso della Mangnia a once 9 d.18; grossi di Vinzislao terzo ...once 9 d.7”260. I grossi di Misina, depositati nel 1402 e 1427, sono di Meissen, e nel 1402 frate Giovanni di Fiandra scrisse, giustamente, che non son buoni chome buemi: nonostante la loro inferiore qualita` i Meissengroschen ebbero grande importanza nella circolazione dell’Europa centro settentrionale261. Raffigurano al dritto una croce gigliata e al rovescio un leone rampante [50]. Si notano in qualche caso depositi di boemi in cifre tonde, in multipli di 60, come per i grossi di Meissen262. Dopo i boemi seguono, in ordine di frequenza, i grossi di Fian263 dra , specificati a volte come grossi larghi o picioli264, e quelli grandi detti anche monete grandi di loro paese265. Forse assimilabili con i grossi 258

Pseudo-Chiarini, p. 157; Saminiato, p. 147 (Giovanni il Cieco 1310-46, Carlo IV 1346-1378, imperatore dal 1347); Travaini, 2003. 259 Tonini, 1869, p. 196 n. 64 e p. 191 n. 17. 260 Saminiato, p. 112. Desidero precisare ancora una volta che la ricerca sistematica su tutte le specie monetarie europee e tutte le loro varianti, valori e titoli, richiederebbe un lavoro molto lungo, impossibile in questa sede, ed inoltre lo studio comparativo delle liste compilate dai mercanti deve ancora essere compiuto: cfr. Travaini, 2003. 261 Dep. n˚ 256, 381. 262 Dep. n˚ 5, 8, 9, 333, 349 (boemi); 256 (grossi di Meissen). I grossi boemi erano tagliati originariamente a 60 per marco d’argento ed erano contati in unita` da 60 e multipli di 60, e cosı` anche i grossi di Meissen, come nel dep. n˚ 256; verso la meta` del XV secolo uno schock o sexagena di Meissengroschen valeva un fiorino d’oro imperiale (Spufford, 1986, p. XXIII). 263 Vedi indice s.v. grossi di Fiandra. 264 Dep. n˚ 200, 208, 219, 264, 299. 265 Dep. n˚ 103, 328.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA MONETA IN VIAGGIO



fiamenghi e mezi grossi 266. Un prete di Fiandra deposito` 7 crociati dal’uno lato una † e dal’altro uno lione267: la presenza del leone lascia supporre trattarsi di moneta di Fiandra: forse grossi piccoli di Fiandra [26, 27]. I grossi di Colonia, che nella prima meta` del Trecento erano di buon argento e pesavano quasi 4 grammi, al tempo dei depositi registrati a Siena erano stati sostituiti da monete piu` leggere e piu` povere di argento, dette albi (weisspfennig), e forse di questi si trattava268. Si trovano anche i grossi d’Inghilterra [34, 35]269 e due volte i mezzi grossi d’Inghilterra270: i primi grossi furono introdotti in Inghilterra nel 1279 ma per breve tempo; una nuova e duratura produzione di groats ebbe inizio nel 1351; il peso del grosso era di circa 4,7g.271. Un grosso inglese valeva piu` del doppio di un blanc francese; nel 1411-12 il peso fu ridotto a 3,89g ma il fino resto` inalterato272. Raffigurano al dritto il busto del re di fronte e al rovescio una croce, e il mezzo grosso ha gli stessi tipi. Nel deposito n˚ 269 del 1400 si registrano tra le altre monete uno groso d’Inghiltera e 2 tornesi. In tre casi si trovano depositati tornesi, tutti dalla Fiandra ed entro il 1400. I grossi tornesi furono coniati per la prima volta in Francia da re Luigi IX nel 1266, ebbero una grande fortuna e furono imitati da numerose zecche in Europa273 [20]. Il gros tournois era stato la principale moneta di riferimento europea nell’ultimo quarto del XIII secolo, e dopo un periodo di progressivo svilimento del fino in Francia nel 1360 si era iniziato a produrre un nuovo tornese di argento quasi puro e lo standard resto` alto fino agli inizi del Quattrocento274. Alcune liste da libri di mercatura elencano tornesi d’Inghilterra, in questo caso da identificare con le emissioni inglesi in Aquita-

266 Dep. n˚ 243. I grossi di Fiandra vecchi sono dati in pseudo-Chiarini (p. 157) a once 5 d.12 (ma once 5 15 d. in Uzzano, p. 188), e quelli nuovi a once 5 d.15. 267 Dep. n˚ 26. 268 Dep. n˚ 269, 270, 276, 303. Grierson, 1991, p. 161-162. 269 Dep. n˚ 269. 270 Dep. n˚ 270 e 276 (mezzi grossi): cfr. North, 1991, p. 62 n. 1322. 271 Grierson, 1991, p. 156. 272 Spufford, 1988, p. 327. 273 Dep. n˚ 269, 276, 303. Si vedano i contributi nel volume Gros Tournois, 1997, e in particolare per l’Italia Phillips, 1997. 274 Spufford, 1988, pp. 308-309. Per ripostigli quattrocenteschi di grossi tornesi da varie localita` europee (nessuna italiana) si veda Duplessy, 1997. Per i ripostigli italiani del XIV secolo, Phillips, 1997.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

nia: Saminiato parla di tornesi d’Inghilterra sono di legha once 11, e lo stesso valore danno Uzzano e pseudo-Chiarini275. Sterlini erano invece i “pennies” inglesi, denari che avevano mantenuto un elevato contenuto argenteo quando tutti i denari europei si erano sviliti276. Molte monete medievali avevano una croce su almeno un lato e alcune erano definite crociati, kreutzer, o simili277. I crociategli sono descritti in un caso in grande dettaglio, indicando una doppia croce, come negli aquilini-tirolini: crociategli di due croci e’ quagli dise le furono acomandati da una romeia tedescha [54]278. Crosati e crosachieri risultano rinvenuti tra le offerte nella cattedrale di Rimini nel 1390279. I crocifissi della Magna depositati nel 1433 da un pellegrino di Moravia risultano elencati dopo i boemi e prima di altre monete di minor valore ed erano forse monete di buon argento, ma nessuna moneta medievale raffigura un “crocefisso”, intendendo Cristo sulla croce, benche` moltissime avessero la sola croce, e la citazione tarda non aiuta a identificare la moneta280. Vi sono molte indicazioni di grossi, senza specificazione. Lo stesso dicasi dei groseregli non meglio definiti, e dei grosaregli ramati281. Molto numerose sono le monete d’argento di Milano, denominate qui ambrogiani e pechioni, questi ultimi nelle fonti del tempo meglio noti col nome di pegioni [3, 5]. Si ricorda che le monete milanesi dal 1391 al 1404 furono imposte nel senese come moneta locale, dato che Siena faceva parte del dominio visconteo282. Gli ambrogiani sono cosı` definiti perche` raffiguranti Sant’Ambrogio283, ma va detto pero` che questo termine in questo periodo e` difficile da valutare con certezza, dato che anche i pechioni avevano l’immagine del santo; si trattava pero` certamente di due monete diverse dato che per esempio una donna di Fiandra deposito` tra le altre monete tre 275 Saminiato, p. 112; Uzzano, p. 144 e 188; pseudo-Chiarini, p. 159; Travaini, 2003. Elias, 1984, p. 80 ss. 276 Sterlini in Pegolotti, p. 289, e starlini di Londra, in Saminiato, p. 146, per Venezia 1418. 277 Travaini, c.s.1. 278 Dep. n˚ 31. Vedi indice s.v. crociategli. 279 Tonini, 1869, n.70 e 106 e p. 216. 280 Dep. n˚ 386. 281 Si veda indice delle monete, s.v. grossi (senza specificazione), e groseregli. 282 Si veda supra, con le ordinanze del Consiglio generale senese. 283 Vedi indice delle monete s.v. ambrogiano e pichione.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA MONETA IN VIAGGIO



pichioni e uno ambrogiano284. Ambrogini sono definiti comunemente i grossi d’argento milanesi della Prima Repubblica, mentre nel periodo visconteo si parla di pegioni e grossi. Gli ambrogiani erano probabilmente i grossi, del valore di 2 soldi285, mentre i pegioni valevano un soldo e mezzo (di denari imperiali, o tre soldi di terzuoli)286. La moneta milanese aveva intanto influenzato notevolmente quella di diverse aree transalpine, tanto da divenire la base delle emissioni di altre zecche: per esempio i grossi d’argento emessi a Berna o a Friburgo su modello milanese erano chiamati ambresanes o plappart in tedesco (ambrosini boni, vulgariter dicti plaphart)287: quindi e` ovvio che dire semplicemente “ambrogiano” non bastava, e magari si specificava “ambrogiano tedesco”288. I pichioni sono numerosi: avevano un contenuto argenteo di circa 50%289 e corrispondevano quindi ai bianchi di Francia, e in valore ai

284 Dep. n˚ 119; al dep. n˚ 136 “soldi 35 tra pichioni e ambrogiani”. Per la circolazione di grossi e sesini milanesi a Reggio Emilia nel 1383 e 1388 cfr. Rossi, 1892, pp. 487-492. 285 L’ambrogiano depositato nel 1382 dovrebbe essere un grosso, ma Gian Galeazzo Visconti, allora signore di Milano, nel suo primo periodo, non conio` grossi. Deve trattarsi quindi di moneta d’argento precedente, difficile da determinare. Grossi da 2 soldi di Filippo Maria Visconti (1412-47) si trovano nel ripostiglio da Monza, con 1 sesino milanese e 2 grossoni di Venezia (Martini, 1991a), ed altri dello stesso Filippo Maria, con sesini milanesi e con altre monete d’argento e di lega di Asti, Casale, Venezia e Genova si trovano nel ripostiglio di poco piu` recente da Milano-Castello Sforzesco (Martini, 1991b). 286 Sulle variazioni del grosso nell’ultimo quarto del Trecento, e sul valore del pegione, cfr. Zerbi, 1955, p. 37-41. Un ripostiglio contenente 76 grossi o doppi soldi di Galeazzo II e Barnabo` Visconti fu rinvenuto nei dintorni di Vercelli: cfr. Marchisio, 1906. I grossi milanesi di Azzone Visconti (1329-39) e successori nel ripostiglio misto di Castiglione Olona (fine XIV secolo) risultano in buona parte tosati o sotto peso, a dimostrare uno dei fenomeni piu` diffusi che affliggeva il circolante (Chiaravalle, 2002). Sulla tosatura, Finetti, 1987, p. 102 ss. Un ripostiglio da una tomba nel Castello Visconteo di Legnano, databile alla meta` del XV secolo, conteneva 65 monete di argento e mistura, dei Visconti, zecche di Milano e Monza, della Seconda Repubblica ambrosiana (1447-50) di Milano, con un piccolo di Venezia e un “forte” di Asti (Martini, 1990). 287 Morard, 1984, pp. 295-333, a p. 298; Za¨ch, 1999, pp. 401-442, a p. 422. Per un ripostiglio di monete milanesi, grossi, pegioni e sesini, dal cantone svizzero di Aargau, occultato intorno al 1395, si veda Scha¨rli, 1997. 288 A Rimini nel 1390 si trovarono 18 ambroxiane todesche, valutate 10 s. 8 d., vale a dire 16 denari ciascuna (Tonini, 1869, p. 195 n. 58 e pp. 214-215). Secondo Tonini si trattava di monete milanesi ma le nuove conoscenze sulla circolazione in Svizzera e Germania meridionale permettono di ipotizzare che fossero di altre zecche, e giustamente riconosciute come “non milanesi” (todesche, appunto) da chi le registro`. 289 In Saminiato per Venezia 1418 (p. 148) i picchioni di Lombardia sono a once 5, mentre in Uzzano (p. 188) e pseudo-Chiarini (p. 156) sono a once 7 d.21 ed entrambi parlano anche del picchione di Milano della croce a once 7 d.10, e del picchione di Milano con la croce e la biscia a once 6 d.3. Pseudo-Chiarini (p. 157) e Uzzano (p. 188) elencano anche picchioni del marchese di Monferrara a once 6 d.3 Ø, coniati a Chivasso e Casale Monferrato: cfr. Martinori, 1915, p. 388.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

grossi di Venezia, che pur essendo di argento fino pesavano la meta`290. Sesini di Milano sono documentati nel 1402 e 1427 [6]291. Frequenti nel Libro sono le monete definite “bianche”, denominazione usata per molti tipi di monete dell’Europa tardo medievale e derivante dall’aspetto bianco, spesso dovuto ad argentatura superficiale di tondelli di basso argento292. Si trova cosı` registrato senza troppa accuratezza il deposito di 7 monete bianche e 7 nere293. Le bianche di Francia sono depositate da una donna di Baviera: blanc francesi furono emessi a partire dal regno di Giovanni II dalla meta` del Trecento; Carlo V emise numerosi blanc au K dal 1365 al 1380, ma il tipo piu` diffuso fu quello battuto nel 1385 e soprannominato gue´nar294. In Francia il blanc fu la principale moneta d’uso dalla meta` del Trecento alla fine del Cinquecento: pesava circa 3g e aveva un contenuto di circa 50% d’argento. Vari principi produssero monete simili, come i duchi di Bretagna o di Savoia. Salari e affitti agli inizi del XV secolo erano espressi in Francia in termini di bianchi; il valore era generalmente di 10 denari tornesi295. Bianchini potrebbero essere stati bianchetti di Savoia296, ma bianchini erano anche di Milano, ricordando il gia` citato provvedimento del 15 gennaio 1400, con il quale il Concistoro senese, con il consenso del luogotenente ducale, deliberava sul corso dei “bianchini”, cioe` i soldi coniati da Gian Galeazzo Visconti a Milano, stabilendone il rapporto col fiorino. Lo stesso Concistoro delibero` il 26 febbraio 1400 sul calo dei “dodicini lombardi” la cui identificazione per ora resta incerta297. Grossi di Firenze risultano depositati nel 1418, e si tratta dei grossi da soldi 5 e denari 6 con San Giovanni in trono298. PseudoChiarini li da` a once 11 d.12, come quelli di Siena, Pisa e Genova299. 290

Spufford, 1988, p. 326. Dep. n˚ 255, 378; i sexini del Duca di Milano a Venezia nel 1418 erano secondo il continuatore di Saminiato (p. 148) a once 4 q.1, mentre per Uzzano (p.189) erano once 5 den. 21. 292 Sul processo di imbianchimento nelle zecche cfr. Finetti, 1987, p. 40, e Travaini, 1988, p. 48. 293 Dep. n˚ 324. 294 Dep. n˚ 380. Lafaurie, 1951, p. 52; Spufford, 1988, p. 323. 295 Spufford, 1988, p. 323 nota 3. 296 Dep. n˚ 217: Martinori, 1915, p. 33 297 Del Mancino, 1992, p. 440. Un soldo era pari a 12 denari, ed e` possibile che i dodicini fossero “soldi”. 298 Dep. n˚ 364. Bernocchi, 1976, pp. 208-209. 299 Pseudo-Chiarini, p. 158; mentre i grossi popolini saggiati a Perugia da Petrozo di Massalo erano a once 11 Ø e once 11 d.9 (pseudo-Chiarini, p. 153). 291

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA MONETA IN VIAGGIO



I grossi e mezzi grossi di Genova nel Libro sono documentati nel 1437300. I 59 sesini depositati con diversi grossi di Genova nel 1435 erano forse anch’essi di Genova: il termine indicava il valore di 6 denari301. I carlini sono documentati in un caso singolo, provenienti dalla Corsica, nel 1431302. Potrebbe trattarsi dei carlini-gigliati della zecca di Napoli, e la provenienza conferma il ruolo mediterraneo di tali monete, ma potrebbero anche essere gigliati di Provenza, o perfino carlini papali di Avignone303. Reali d’argento erano monete grosse d’argento iberiche304. Il tipo di Castiglia e Leon, dal peso di 2,6g, aveva al dritto il castello e al rovescio il leone rampante entro cornice lobata305; gia` durante il regno di Pietro I fu introdotto un tipo nuovo, piu` pesante (circa 3,4g) ma di contenuto argenteo inferiore, avente al dritto l’iniziale coronata del nome del re e al rovescio il campo inquartato di Castiglia e Leon306. Le monete grosse d’argento di Catalogna erano dette “grossi”; reali erano invece definite le monete argentee di Maiorca col busto di fronte del sovrano al dritto e la croce lunga al rovescio entro cornice lobata (3,75g) [40]307. I mezzanini di Vinegia erano monete di buon argento e del valore di mezzo grosso [9]; il tipo introdotto nel 1346 raffigura una splendida immagine del Cristo che risorge dal sepolcro, ma la sua produ300

Dep. n˚ 328, 395. Per le monete di Genova si veda Pesce-Felloni, 1975, p. 42 ss. Dep. n˚ 395. Pesce -Felloni, 1975, p. 40 (sesino o petachina). 302 Dep. n˚ 383. 303 Secondo Pegolotti (p. 291) i carlini di Napoli vecchi erano a once 11 d.4; secondo pseudo-Chiarini (p. 154 e 158) once 11 d.3; secondo Uzzano (p. 144) once 8 d.18, valori questi ultimi forse troppo bassi anche considerando le emissioni quattrocentesce ancora a nome di re Roberto: cfr. Grierson – Travaini, 1998, p. 219 ss; Spufford, 1988, p. 327. Si noti che in un documento milanese del 1455 si fissa per i carlini de Franza il corso di 68 denari, e per i carlini de Neapoli il corso di 69 denari: Motta, 1893, p. 374. I carlini di Sicilia (pierreali) sono anche ricordati nelle liste: i carlini vecchi sono dati in Uzzano, p. 189, a once 10 d.6, in Pseudo-Chiarini, p. 158, a once 10 d. 18, ma in Saminiato (p. 147, Venezia 1418) a once 6 q.3 d.5, come pure i carlini novi che da` a once 6 q.3 d.1, nel sistema veneziano di 8 once per marco. 304 Dep. n˚ 112, 131 (reagli d’ariento), 141, 228 (reagli d’ariento), 269 (reale d’ariento). 305 Per quelle di Castiglia e Leon di Pietro I (1350-68) e successori, cfr. Alvarez Burgos, 1998, p. 91 n. 375 ss. 306 Alvarez Burgos, 1998, p. 91 n. 377; per Enrico II (1368-79) nel campo del dritto c’e` l’iniziale EN gotica coronata: p. 97 n. 400. 307 Crusafont, 1992, p. 94 n. 450. Uzzano, p. 188, parla di grossi di Barzelona once 11 d.12, mentre Pseudo-Chiarini, p. 158, parla di reali di Barzelona e reali di Maioricha allo stesso fino di once 10 d.22. 301

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

zione fu interrotta nel 1353, quando fu introdotto il nuovo soldino di buon argento, pure del valore di mezzo grosso, che venne praticamente a sostituirlo: si tratta quindi effettivamente di “soldini”, detti pero` mezzanini per il valore di mezzo grosso308. A Rimini nel 1389 i soldini venetorum risultano valutati 4 per soldo, e quindi 1 soldino valeva 3 denari riminesi, e lo stesso valore risulta anche per i viennari, spiegandone anche col facile rapporto di cambio la diffusa 309 presenza . I vienari sono numerosi, identificabili qui con i denari di Vienna in Austria [53]310. I mezanini di Raghona citati insieme con mezanini di Vinegia dovrebbero essere d’argento, quindi mezzi grossi d’Aragona311, ben diversi dai mezzi fiorini d’Aragona precedentemente indicati come mezanini d’oro di Raghona. I grossi di Savoia sono presenti una sola volta nel 1400, insieme con mezze parpagliole [13]312. Il termine parpagliole era di origine provenzale, menzionato per la prima volta nel 1343 in un documento del delfinato relativo a parpaillolla alba: il termine dunque era adeguato a molti tipi di “bianchi”; divenne presto un termine generico relativo ad un gran numero di monete del tempo, per definire monete di media lega313; qui si parla ad esempio di parpagliole fra pichole e grandi, quindi di vari conii e zecche, o di monete come parpagliole, anche qui segno di varieta` dal tipo noto al frate compilatore, e ancora di parpagliole di suo paese (il pellegrino veniva dalla Fiandra nel 1407). Si citano pure diverse mezze parpagliole, anche queste prodotte in tante zecche314. Aquilini compiaiono solo nel periodo iniziale dei depositi e si devono identificare con i grossi d’argento dei conti del Tirolo, battuti 315 a Merano ed anche essi imitati in altre zecche [54] . 308

Dep. n˚ 98, 210. Cfr. Stahl, 2000, pp. 52-54. Per i soldini veneti a Rimini cfr. Tonini, 1869, p. 190. Per i viennari si veda oltre. 310 Si veda indice delle monete, s.v. viennari. Cfr. Luschin von Ebengreuth, 1913. Vienari erano detti anche i denari di Viennes in Francia nel Delfinato ma questi ebbero maggiore diffusione in Italia prima del XIV secolo. 311 Dep. n˚ 210. Cfr. Crusafont, 1992, p. 89 n. 406. 312 Dep. n˚ 269. 313 Vedi indice delle monete, s.v. parpagliole; Amandry, 2001, pp. 438-9. 314 Dep. n˚ 136, 255, 294. Martinori, 1915, p. 365. Il termine parpagliola non e` usato nelle liste di monete dei manuali di mercatura qui usati per confronti. Dall’area provenzale la lista di monete saggiate a Perugia elenca i dozini d’Oringha, cioe` d’Orange (pseudoChiarini p. 158, a once 11 d.12): cfr. Bompaire, 1985. 315 Dep. n˚ 14, 22. Martinori, 1915, p. 13-14. Rizzolli, 1979, e Rizzolli, 1991. Agulini risultano tra le offerte a Rimini: Tonini, 1869, p. 192 e p. 204-5. Tra le monete saggiate a 309

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA MONETA IN VIAGGIO



I soldini onghari risultano depositati solo una volta: rara la presenza di tali monete nei rinvenimenti italiani ma almeno un soldino ongaro di Mattia Corvino e` stato rinvenuto nell’urna di San Silvestro a Nonantola, e molti ne risultano tra le monete offerte a Rimini [48]316. I bolognini costituiscono una voce importante e variegata, essendo prodotti in numerose zecche e non solo in quella di Bologna. Nel Libro si registrano bolognini di Bologna ma anche quelli papali e romani. I bolognini di Bologna ebbero un grande successo per tutto il medioevo introducendo un modello monetale che fu molto imitato, con una lettera al centro di un lato, e quattro lettere a croce sull’altro. Il registro delle offerte alla cattedrale di Rimini esprime le diverse varieta` di bolognini con una colorita espressione: “bolognini plurium farnelum”, cioe` “di molte fornaci”, vale a dire “di zecche diverse”317. I bolognini papagli, o bolognini romani318, sono monete di argento battute a Roma a partire dal pontificato di Urbano V dopo il ritorno da Avignone nel 1368, simili al tipo bolognese ma ben distinti dalla presenza del busto del papa; furono imitati da zecche dell’Abruzzo319. Anche il termine baiocchi si riferisce a bolognini ma non se ne conosce esattamente l’origine; fu usato a partire dal XV secolo per definire le imitazioni abruzzesi del bolognino papale ma passo` poi a indicare ogni tipo di bolognino; la citazione nel Libro del pellegrino e` del 1446, confermandone l’uso tardo320. I grossi di Avignone depositati nel 1437 possono essere i vari tipi di grossi battuti da antipapi e papi ad Avignone, a partire da Clemente VII (1378-94) fino a papa Eugenio IV (1431-47), raffiguranti il papa in trono e sul rovescio le chiavi decussate321. Perugia erano “aquilini d’una croce a once 9 Ø”, e “aquilini di due croci a once 11 d.3”, confermando la differenza tipologica tra aquilini e tirolini (pseudo-Chiarini, p. 154). 316 Dep. n˚ 24. Per le monete nell’urna di S. Silvestro a Nonantola, Missere Fontana, 1991, p. 20 n. 26. Tonini, 1869, p. 193, n. 27 soldi ungari; n. 33 de moneda ungara 18, pari a 5 s. 3 d.; n. 51 soldine ungare 21, pari a 6 s. 1 d.: al dritto raffigurano una doppia croce patriarcale, detta anche d’Angio` , o di Lorena, per la quale si veda Grierson-Travaini, 1998, pp. 252-3. 317 Tonini, 1869, p. 191 n. 13. Vedi indice delle monete s.v. bolognini. Per i diversi bolognini cfr. Bellocchi, 1987; Ercolani Cocchi, 1999; Grierson-Travaini, 1998, p. 455. 318 Papali: dep. n˚ 130, 155; romani: dep. n˚ 364. 319 Martinori, 1915, p. 39; per quelli della zecca di Roma, Muntoni I, p. 30 ss.; per quelli abruzzesi, Grierson- Travaini, 1998. 320 Dep. n˚ 398. Martinori, 1915, p. 25; Grierson-Travaini, 1998, p. 455. 321 Dep. n˚ 395. Muntoni I, p. 49 n. 27, p. 38 e 43; Muntoni IV, p. 144 ss. In Saminiato,

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Paparini grossi risultano depositati una volta sola, da un frate di Prussia nel 1382: con il termine paparini si indicavano dapprima i denari e grossi emessi dalle zecche papali nel Patrimonio (Viterbo e Montefiascone) e poi anche quelli del Contado Venassino (Pont de Sorgues e Avignone), e probabilmente quindi i paparini depositati a Siena erano grossi avignonesi raffiguranti il papa in trono [15]322. Monete d’argento erano anche nel borsello di Bulchardo di Baviera il quale deposito` tre fiorini d’oro di tre ragioni, duchato uno[,] d’Olandia, uno di Cholognia e quatro monete messe nel borsello valsero per tutto f. 3: si deve pensare che le tre monete d’oro, di qualita` e valore inferiore al fiorino di conto locale, avessero una tara pari al valore delle quattro monete (d’argento) nel borsello, cosı` che il valore totale dei sette pezzi fu di 3 fiorini323. Della Prussia si ricordano grosaregli324 e soldi325: si tratta dei grossi di piccolo modulo dei Cavalieri Teutonici, raffiguranti su entrambi i lati uno scudo [51, 52]326. Quattrini di diversi tipi sono ricordati: senesi, fiamenghi, e monete “a modo che quattrini”. I quattrini erano la moneta piu` comune del quotidiano quattrocentesco in Italia centrale, ed anche i contesti piu` miseri ne documentano l’uso; tra questi si segnalano i quattrini dimezzati usati come contrassegno di bambini abbandonati: mezzi quattrini di Firenze a San Gimignano, ma anche un mezzo quattrino pisano (e la bambina fu detta “Pisana”) ed un mezzo quattrino lucchese vecchio327. Quatrini di nostra moneta, quindi senesi, sono ricordati nel Libro insieme con due ravignani, questi ultimi di Ravenna328. Le monete rinvenute negli scavi archeologici condotti nell’area del Santa Maria della Scala confermano la circolazione locale dei quattrini329.

p. 112, i grossi di papa sono a once 10 d.23 in once 11; per Uzzano (p. 188) e pseudo-Chiarini (p. 158) sono a once 10 d.22. 322 Dep. n˚ 16. Martinori, 1915, p. 313. 323 Dep. n˚ 189. 324 Dep. n˚ 289, 359, 363. 325 Dep. n˚ 359. 326 Grierson, 1991, p. 164; Neumann, 1987. 327 Sandri, 1989, pp. 113-120; anche due grossi d’argento forestieri per la piccola Maddalena abbandonata nel 1452 (p. 113) e un fiorino stretto per Giovanpietro abbandonato nel 1451 (p. 117). Per monete con bambini esposti ad Arezzo cfr. Droandi, 1992, pp. 259-264. 328 Dep. n˚ 14. 329 Si veda supra.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA MONETA IN VIAGGIO



I grossi piccioli di Turchia330 non sono facili da identificare: non conosciamo la provenienza di mona Lisabetta che li deposito` nel 1427 ma doveva venire dall’est, con i suoi ongari d’oro, grossi boemi, e appunto i 7 grossi piccioli di Turchia. I bratteati erano monete battute in Germania ed altre regioni dell’Europa centrale e orientale, cosı` definite perche` battute su un solo lato e molto sottili, particolarmente diffuse dall’XI al XIII secolo [46]. Benche` se ne fosse ridotto l’uso nel Trecento, nel Libro del pellegrino si trova riferimento a sfogliategli grandiciegli331 e anche denari d’ariento molto sottigli332, che potrebbero essere bratteati. In pseudoChiarini se ne parla come coperchi di bottone, cioe` una moneta fatta ne Llamagnia. Sono di piu` ragioni; avene a once 10 denari 18333. Le monete di piu` basso valore sono definite variamente: monetelle di loro paese, piccoli, piccolini. Alchuna moneta piccinina da Trento fu depositata nel 1434 da un pellegrino dalla Baviera334: la zecca di Trento non produceva piu` monete in questo periodo. Brisetta ha tante monete dette “di rame”: 22 monete grandi di rame come bolognini e 65 piccoli di rame, decisamente una quantita` di ben misera moneta335; anche il monaco Ian, oltre a monete d’oro e d’argento, deposita 14 picoli di rame puro: definizione notevole se davvero intende l’apprezzamento (“puro”) della qualita` del metallo336. Non ho potuto identificare bugnoni, chusdiere, chopanle e monini337.

8. Le monete dei pellegrini: monete cattive e false Una sola moneta falsa e` dichiarata esplicitamente come tale nel Libro: Giovanni di Giorgio da Milano nel 1443 deposita 13 fiorini di piu` conii dei quali uno fiorino falsso el quale no vale nulla338. Il fenomeno della falsificazione era molto diffuso e qui se ne vede solo 330

Dep. n˚ 374. Dep. n˚ 22. 332 Dep. n˚ 15. 333 Pseudo-Chiarini, p. 154. 334 Dep. n˚ 391. 335 Dep. n˚ 255. 336 Dep. n˚ 263. 337 Si veda indice delle monete, s.v. Dal contesto del Dep. n˚ 378 i bugnoni potrebbero essere milanesi, o in relazione a bugne, moneta d’argento di Metz (Amandry, 2001, p. 89). 338 Dep. n˚ 397. 331

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

qualche traccia339. Se una sola moneta e` definita esplicitamente falsa, non poche sono pero` quelle definite “cattive”. Tebaldo dalla Francia deposita un ongaro cattivo340; Marie, dalla Fiandra, deposita alcune monete d’oro e d’argento ma anche moneta cattiva non specificata341; nel 1400 Brisetta deposita diverse monete ma la sua sola moneta d’oro e` una chorona ghativa342. Anche il vecchio Arigho lascio` due fiorini di Reno ghativi343. Il fenomeno delle falsificazioni, da sempre noto per le monete, ebbe nel tardo medioevo una diffusione enorme; decreti, bandi e statuti mostrano gli innumerevoli quanto vani tentativi di frenare gli abusi, che andavano dalla produzione integrale di monete false, per esempio di falsi fiorini, con tondelli di rame ricoperti d’oro, alla piu` semplice tosatura o limatura: vi erano coinvolti nobili, frati e poveretti, in citta` ed in campagna, con produzioni che avevano luogo in castelli defilati bene attrezzati come pure in case private servendosi di semplici fornelli344. Una cosa appare chiara da numerosi documenti: la moneta falsa e cattiva, per quanto bandita, pure premeva fortemente nella circolazione e pochi riuscivano a sottrarsi alla sua invasione, ed uno dei risultati e` che spesso le monete cattive, bandite e proibite, finivano nei tronchi delle offerte delle chiese345.

9. Lingotti e altri beni Giacomo dalla Bretagna e sua moglie depositarono monete d’oro e anche due anelli d’oro di poco valore e un anello d’argento346; Agata

339

Sulla falsa moneta Mueller, 1993, pp. 217-232; Mueller, 1996, pp. 162- 166; Soldi Rondinini, 1985; Travaini, 1986, pp. 127-141, con aggiornamenti in Travaini, 1995, pp. 341-361. 340 Dep. n˚ 29. 341 Dep. n˚ 119. 342 Dep. n˚ 255. 343 Dep. n˚ 332. 344 Soldi Rondinini, 1985, p. 491 ss; Bernareggi, 1969; Mueller, 1993, pp. 217-232; Cipolla, 1994, pp. 9-55. Sui metodi di doratura superficiale, spesso con l’amalgama di mercurio, cfr. Travaini, 1986, pp. 129-132 e Travaini, 1995, pp. 344-348. 345 Un tratto comune a tanti luoghi e tempi diversi. Per offerte di monete false in alcuni tronchi di altari del Duomo di Milano nel 1391, si veda supra, nota 41. Un bolognino falso dimezzato fu trovato nel 1462 come segno di riconoscimento di un piccolo abbandonato all’ospedale di Santa Maria della Scala di San Gimignano: Sandri, 1989, p. 118 nota 142. 346 Dep. n˚ 21.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

LA MONETA IN VIAGGIO



Documento acquistato da () il 2023/04/27.

un anello d’oro347; forse piu` valore aveva la madonnina di avorio nella custodia d’argento depositata nel 1400348. Occasionalmente del resto alcuni oggetti di oreficeria e lingotti si ritrovano nei ripostigli insieme con monete. Tra altri beni di valore vanno considerati anche i lingotti di oro o di argento ed e` interessante vedere qui documentato il loro trasporto da parte di alcuni pellegrini. D’oro era definita la verghetta depositata da un pellegrino di Germania nel 1400349, mentre le 19 spranghuccie depositate nel 1400 da un altro pellegrino tedesco non sono meglio specificate350: la forma in verghette sembra piu` tipica per l’oro, mentre l’argento era in piastre, come la piastrela d’ariento del peso di tre once e mezza, anch’essa proveniente dalla Germania, di cui si indica il valore: valse f. 4, s. 65351.

10. Monete degli uomini, monete delle donne Si e` gia` visto sopra come il registro di entrata dell’ospedale di San Matteo di Firenze riveli che il 28% degli uomini deposito` oltre agli abiti anche alcune monete, mentre solo il 2,3% delle donne aveva denaro.352 La documentazione del Libro del pellegrino ci mostra 55 donne: di queste solo 6 non hanno monete d’oro; 35 ne hanno da 1 a 5 esemplari ciascuna, a volte insieme con monete d’argento (inclusa Brisetta con la corona cattiva); delle altre le meglio dotate sono nel 1411 Alete della Germania Bassa con 20 ongari e 2 ducati (e 116 boemi), e nel 1427 Lisabetta con 30 ongari (e 9 boemi e 7 grossi piccioli di Turchia). Ma le donne sembrano avere la percentuale piu` alta di monete cattive: su un totale di quattro casi di monete cattive, due sono in mano di donne; e sui due soli depositi di monete esplicitamente dette di rame, quello piu` consistente viene da una donna, la stessa Brisetta della corona cattiva. Mi sembra quindi giustificato parlare di moneta delle donne, perche` le donne avevano certamente meno 347

Dep. n˚ 159. Dep. n˚ 130. 349 Dep. n˚ 117. 350 Dep. n˚ 116. 351 Dep. n˚ 288. Per l’uso di lingotti cfr.: Spufford, 1988, pp. 222, 268, e indice s.v. ingots; Riera Melis, 2000, p. 223; in Europa orientale e citta` anseatiche: Abraham Thisse, 2000, pp. 334- 342. 352 Supra, testo relativo a nota 99. 348

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

moneta degli uomini, e piu` povera e di peggiore qualita`. E si puo` ricordare in tale contesto la documentazione delle rationes decimarum della Sicilia per il 1366: il collettore pontificio dovette registrare un gran numero di monete cattive e false e in particolare i “carlini di rame e di peso cattivo e di piombo che si raccoglievano singolarmente da povere donne”353. E, per restare in tema, vorrei anche citare la storia, riportata da Edmondo De Amicis, di una maestrina di fine Ottocento, licenziata di colpo dall’amministrazione comunale, pagata in ritardo con tante monete di infima qualita` che dovette caricare su un asino per portarle con se´, scoprendo pero`, al porto vicino, che si trattava in gran parte di monete false: aveva impiegato un’ora e mezza a contarle354. Nel Quattrocento a Firenze si uso` un particolare fiorino di conto destinato al pagamento della servitu`, detto “fiorino di serve, cioe` a ragione di lire 4 per fiorino”: oltre che per le serve era usato anche per impiegati della cancelleria nel 1464, ma di certo si puo` affermare che questi “fiorini di serve” erano “certamente al livello piu` basso della classe operaia”355.

11. Il cambio. Quanto denaro registro` in totale l’ospedale nel 1410? Non sono molte nel Libro del pellegrino le indicazioni utili per fissare i tassi di cambio validi per la piazza di Siena, comparabili con altri tassi noti in altre piazze. Conoscere i tassi di cambio nei vari periodi e regioni d’Europa e` essenziale per poter giungere a valutazioni quantitative in tanti tipi di indagine storica. Per il medioevo il libro di Peter Spufford, Handbook of medieval Exchange, e` stato il primo importante strumento relativo a tutta l’Europa: un libro del genere deve ovviamente ritenersi “aperto”, in quanto sempre nuovi rapporti di cambio possono aggiornarlo356. 353 Rationes decimarum,1944, p. 134: “malis carlenis erei et mali ponderis et de plumbo quia recolligebantur minutatim per pauperculas mulieres”; citato anche in Travaini, 1990, p. 386. 354 De Amicis, 1914, p. 81, citato da Campo, 2000, pp. 11-22. 355 Goldthwaite, 1994, p. 63. 356 Spufford, 1986: realizzato con l’assistenza di Wendy Wilkinson e Sarah Tolley. Per alcuni appunti a Spufford relativi al calcolo del tasso di cambio cfr. Mueller, 1995, pp. 121-129.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA MONETA IN VIAGGIO



Il Libro del pellegrino offre alcuni dati utili per la piazza di Siena: per esempio per i valori di cambio del fiorino d’oro a Siena nel libro di Spufford si ha un vuoto di dati tra 1399 (78 s.) e 1451 (95 s.), ed ora alcuni depositi permettono di fissare un valore di circa 85 s. senesi ciascuno, sia per ducati di Venezia che per ongari e sanesi357. Il deposito 361 del 1418 da` 4 ducati veneti per 17 l. 4 s., pari a 86 s. ciascuno, ma il deposito 362, dello stesso anno, da` 5 ducati veneti, un 1 fiorino di Firenze e 1 fiorino di camera per 29 l. 13 s., con una media di 85 s. scarsi ciascuno. Due depositi del 1427 mostrano che i fiorini del Reno avevano invece un valore oscillante dai 59 s. ai 65 s., confermando la grande varieta` del fino di tali monete358. Il deposito 327 del 1409 consisteva in 1 scudo e 1 fiorino di Reno, valutati 1 f. 47 s.: insieme non arrivano a 2 fiorini di conto, e questo valore tiene conto del basso titolo aureo di molti fiorini del Reno, che non compensava il maggior peso dello scudo (oltre 4 grammi), quindi piu` pesante del fiorino. Nel deposito 191 scudi 5 d’oro risultano valutati 5 f. 40 s., confermando il lieve margine in piu` dello scudo rispetto al fiorino corrente. Il deposito 339 offre valutazioni separate per le corone ed i fiorini, nel 1412: le 8 corone sono valutate 35 l. 12 s., pari a 89 s. ciascuna; i 20 fiorini di piu` ragioni, sono valutati 82 l. 16 s. 8 d., pari a quasi 83 s. ciascuno, il che tiene conto sia della diversa qualita` del fino sia del possibile peso calante di qualche esemplare. Il deposito 32, del 1386, potrebbe essere utile per il valore del grosso boemo: 29 ducati e ongari insieme con 56 boemi valgono 32 f. 47 s.; considerando ipoteticamente ducati e ongari pari al fiorino locale, si avrebbero 3 fiorini e 47 soldi (= 15 l. 2 s. = 302 s.) per 56 boemi, il che corrisponde grosso modo a poco piu` di 18 boemi e 10 denari, quasi 19 boemi per 1 fiorino, mentre il valore dei boemi contro un fiorino del Reno nel 1400 in Germania era di 18359; dallo stesso deposito risulterebbe il valore di un boemo per circa 5 soldi 357

Dep. n˚ 358: 17 ducati di Venezia e 3 ongari furono cambiati nel 1417 per 85 lire e 14 soldi, il che corrisponde a 85 soldi ciascuno. Questo valore e` confermato anche dal deposito 370 che esplicitamente dichiara “f. sette d’oro sanesi di 85 s. l’uno”. Nel 1400 1 fiorino di Firenze valeva 78 soldi di Siena (Spufford, 1986, p. 56); il dato di 85 s. per il 1410 integra la documentazione, mostrando una tendenza all’aumento del valore del fiorino rispetto alla moneta piccola, comparabile ad esempio con i valori noti per Pisa (Spufford, 1986, p. 46). 358 Dep. n˚ 375, 11 fiorini di Reno per 35 l. 18 s. 4 d. (pari a 65 s. ciascuno) e dep. n˚ 376, 11 fiorini di Reno per 32 l. 10 s. (pari a 59 s. ciascuno). 359 Spufford, 1986, p. 248.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

nel 1386, ma venti anni dopo il cambio di un grosso boemo e` attestato intorno a 3 s. 6 d.360. Il deposito 288 del 1400 ci da` il valore di un lingotto: Heriche, dela Magnia, deposita f. tre duchati romani, 131 grosi buemi e una piastrela d’ariento, del peso di 3 o[nce] Ø, valse 4 f. 65 s.: dato che solo i 131 boemi avrebbero avuto un valore di circa 7 fiorini, e` evidente che il valse si riferisce unicamente al lingotto d’argento, e che il valore totale di questo deposito era probabilmente tra 14 e 15 fiorini. Il deposito 31 da` per un crociatello il valore di 3 s. 6 d.361. Il deposito 398, l’ultimo, del 1446, ci offre il valore di 488 baiocchi per 32 l. 10 s. 8 d., pari a 1 s. e 5 d. per baiocco. Quanto registro` in totale l’ospedale nel 1410? L’indicazione dei valori di cambio e` decisamente sporadica e non permette a mio parere una valutazione se non approssimativa dell’ammontare totalizzato dall’ospedale nel 1410, con la grande operazione amministrativa volta a consolidare il denaro depositato e non piu` recuperato dai pellegrini. I depositi da considerare sono quelli numerati da 1 a 327362. Non e` quindi possibile ricavare l’importo preciso, ma e` necessario tentare almeno qualche approssimazione, secondo i criteri che qui specifichero`. Come ho detto, non sono molti i casi di equivalenze precise che possano guidare nel fissare un cambio. Dei depositi da 1 a 327 viene a volte indicato il valore totale del singolo deposito in fiorini lire soldi e denari (quasi per tutti i depositi dal n˚ 31 al n˚ 67), ma spesso si trova solo questo e non il tipo di moneta effettiva depositata. Per tutti gli altri depositi vale il contrario: si indicano cioe` le monete effettive depositate senza dare il valore in moneta locale. Va notato pero` che le monete effettive risultano indicate senza i dettagli necessari per consentire una identificazione precisa al punto da poter recuperare i dati del cambio da altre fonti: “corona di Francia”, o “fiorino del Reno”, per esempio, possono riferirsi a un gran numero di varieta` diverse, per fino e peso. Molte erano tra quelle depositate le monete d’oro piu` pesanti del fiorino corrente (le piu` pesanti erano il nobile di Inghilterra e quello di Fiandra) ma ancora piu` numerosi erano i fiorini di lega inferiore a

360

Supra, note 253 – 255. In questo deposito infatti 2 ducati (non specificati) e 5 crociatelli sono valutati in totale 2 f. 17 s. 6 d.: considerando per ipotesi i ducati alla pari del fiorino di conto, restano 17 s. 6 d. (= 210 d.) per 5 crociatelli, vale a dire d.42 ciascuno, ovvero 3 s. 6 d. 362 Cfr. Piccinni, e la Tabella a p. 149 ss. 361

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA MONETA IN VIAGGIO



quella del fiorino corrente (definiti “di piu` ragioni”) e spesso verosimilmente anche di peso calante. Considerando dunque l’approssimazione dei dati, ma volendo tentare comunque una valutazione di quanto registrato nel 1410, propongo di contare il totale delle unita` di pezzi d’oro, calcolando come una unita` sia i fiorini di conto dove indicati, sia tutte le unita` in oro, contando come una ciascun fiorino, di qualsiasi tipo, ma anche il nobile e il mezzo fiorino d’Aragona, dato che questi “estremi ponderali” risultano comunque relativamente rari: conto cosı` un totale di 2247 unita`-oro363, fiorini presunti, ai quali aggiungo le somme in lire, soldi e denari, dove indicate, che fanno in totale 89 lire e 3 soldi, pari queste a circa 20 fiorini di conto, considerando 1 fiorino per 85 s. Tutto il resto escludo da questo conteggio, del quale sottolineo l’approssimazione. I grossi boemi, al momento dell’operazione del 1410, ammontavano a 680 pezzi364, e per avere una idea generale del loro valore totale, sempre molto approssimativa, calcolando sulla base del cambio di 19 boemi per fiorino, possiamo contare circa 35 fiorini per il totale dei boemi. Forse l’ammontare totalizzato si avvicinava a 2500 fiorini, e per la valutazione di questo dato nel contesto del bilancio dell’ospedale ` bene qui ricordare ancora una rinvio al testo di Gabriella Piccinni. E volta, nel concludere, che questa somma non entro` tutta insieme nelle casse dell’ospedale, dato che molti depositi erano gia` stati incamerati nel 1400 e in altre date. Il totale della registrazione era pero` una considerevole somma che nel 1410 diventava lecitamente e totalmente proprieta` dell’istituzione. Tabella riassuntiva delle somme registrate nel Libro del pellegrino nel 1410 (Dep. n˚ 1-327) I depositi e valori in neretto indicano che la somma totale in moneta di conto e` data nel Libro; un asterisco * accanto al numero nella colonna dei fiorini indica il numero di unita` oro ottenuto sommando monete d’oro diverse; il numero senza asterisco nella stessa colonna significa monete d’oro di un solo tipo, ma non

363 Il totale era di 2249, ma si devono togliere 2 ducati (e 35 bolognini) del dep. n˚ 94: Griela li ritiro` il 3 settembre 1400 lasciando il resto. 364 E vi si aggiungano inoltre i “soldi 12 Ø di buemi” al dep. n˚ 81.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

necessariamente fiorini. Il numero del deposito permette di verificare il testo del Libro per i dettagli. Dep. 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27. 28. 29. 30. 31. 32. 33. 34. 35. 36. 37. 38. 39.

f. – 69 12 5 – 1 6 12 1 6 1 1 2 – – 6 – – – 1 5 – 2 – – 4* 1 – 1 – 2 32 17 5 2 12 4 1

l.

s.

d.



1

4

– –

altre monete 3 bolognini e altro

30 boemi 9 boemi 90 boemi 180 boemi

3

9

21 boemi, 96 aquilini e altro 91 monete sottili 3 grossi paparini e altro 1 boemo, 4 crociatelli e altro 7 bolognini e altro 180 vienari 36 crociatelli 36 boemi 20 bolognini e altro 6 crociatelli 85 soldini ungari 18 grosaregli 7 crociatelli 16 bolognini, 8 crociatelli e altro 480 viennari 19 boemi, 23 viennari e altro

3

15

17 47 10 1 28 35 2 28

6

8

6

4

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA MONETA IN VIAGGIO

Dep. 40. 41. 42. 43. 44. 45. 46. 47. 48. 49. 50. 51. 52. 53. 54. 55. 56. 57. 58. 59. 60. 61. 62. 63. 64. 65. 66. 67. 68. 69. 70. 71. 72. 73. 74. 75. 76. 77. 78. 79. 80.

f. 1 1 9 21 – 5 1 1 – 1 5 8 4 6 – 3 4 3 1 1 – 1 1 – 12 1 – 14 9* 1 – – – 3 3 – 2 – 1 4

l. 1 1 1

s. 2 4 15 4

2 1

12 12 2 5

6 4

2

2 3

d.



altre monete

15 12 6 16 2 6 16

1

7

2

18

2

12 100 chopanle

s.11 di viennari 20 boemi 40 grossi e altro 4 grossi e altro

10 grossi

12

s.12 Ø di boemi, s. 15 Ø di viennari, 40 bolognini e altro

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Dep. 81. 82. 83. 84. 85. 86. 87. 88. 89. 90. 91. 92. 93. 94.

f. l. 15* 16 51* 5 10 13 12* 12* 4* 2 10 34* 16 7*

95. 96. 97. 98.

2 6* 11* 10

99. 100. 101. 102. 103. 104. 105. 106. 107. 108. 109. 110. 111. 112. 113. 114. 115. 116. 117. 118. 119. 120.

20 – 6 – 8 4 24* 4* 78* 11* 8 4 9* 9 11* 35 15 20* 3 31* 25 7* 22*

s.

d.

altre monete e altro 121 pichioni e altro

10 grossi di Fiandra

52 boemi 24 monete d’argento 13 monete d’argento [ma ritirati poi 2 ducati e 35 bolognini]

s. 58 di monete di Milano, 7 mezzanini di Venezia e altro

10 grossi 16

21 bolognini

20 reali

8 grossi e altro verghetta 3 pichioni e altro

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA MONETA IN VIAGGIO

Dep. 121. 122. 123. 124. 125. 126. 127. 128. 129. 130. 131. 132. 133. 134. 135. 136. 137. 138. 139. 140. 141. 142. 143. 144. 145. 146. 147. 148. 149. 150. 151. 152. 153. 154. 155. 156. 157. 158. 159. 160. 161. 162.

f. l. 8 3* 12* 12* 10 7 6 24 6 1 7* 9* 13* 9* 7* 5* 10* 3 10 3* 4* 6 5 18* 12 3 5 6 28* 15 6 5* 3* 3 – 10* 2 18* 5* 8 10 9*

s.

d.



altre monete

11 bolognini e altro

s.31 d.8 in pichioni e bolognini e altro 20 reali l.3 s.10 in pichioni

s.35 in pichioni e ambrogiani e altro s.53 d.6 in pichioni s.35 in pichioni 1 chusdiere d’argento 4 reali e altro

41 bolognini 40 parpagliole 14 monete

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

 Dep. 163. 164. 165. 166. 167. 168. 169. 170. 171. 172. 173. 174. 175. 176. 177. 178. 179. 180. 181. 182. 183. 184. 185. 186. 187. 188. 189. 190. 191. 192. 193. 194. 195. 196. 197. 198. 199. 200. 201. 202. 203. 204.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO

f. s. 10 10 5 8 19* 4 1 9 3 2* 5 5 6* 7* 1 2* 5 4 3 2 3 2* 2 22 7 2 3* 1 5 6 2 6 16* 3 3 4* 6* 6* 2 5 1 2

l.

d.

altre monete 13 parpagliole

e monete di piu` ragioni di piccola valuta 10 grossi

50 pichioni 7 grossi 6 grossi 5 grossi

26 parpagliole 20 bolognini

40

11 grossi 32 grossi e altro

12 parpagliole

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

LA MONETA IN VIAGGIO

Dep. 205. 206. 207. 208. 209. 210. 211. 212. 213. 214. 215. 216. 217. 218. 219. 220. 221. 222. 223. 224. 225. 226. 227. 228. 229. 230. 231. 232. 233. 234. 235. 236. 237. 238. 239. 240. 241. 242. 243. 244. 245. 246.

f. l. 2 1 4* 8* 5* 16* 22* 3* 5* 7 4 2 12* 4* 7 7 2 40 50 18* 3 2 5* 2 2 5 4 2* 5 10 6* 20 6 3 6* 3 5* 21* – 4* 2 8

s.

d.



altre monete 9 parpagliole e altro 2 grossi 37 bolognini e altro 4 mezzanini di Aragona e di Venezia e altro

10 grossi 16 grossi e altro 2 bolognini e altro 7 grossi

42 parpagliole

8 grossi e altro 10 reali 39 grossi e altro

18 bolognini

3 grossi e altro 89 viennari

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

 Dep. 247. 248. 249. 250. 251. 252. 253. 254. 255. 256. 257. 258. 259. 260. 261. 262. 263. 264. 265. 266. 267. 268. 269. 270. 271. 272. 273. 274. 275. 276. 277. 278. 279. 280. 281. 282. 283. 284. 285. 286. 287.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO

f. l. – 11 12* 1 4* 5* 7* 4* 1 – 6 4* 2 3 16 2 5* 8 6* 3* 3 3 3 6* 3 3 2 1 5* 3* 4* 4 2 6 3 1 6 3 1 7 5

s.

d.

altre monete 14 grossi e altro

7 pichioni e altro 13 boemi, 60 grossi di Meissen

6 parpagliole 37 ambrogiani 9 grossi e altro 4 grossi e altro 4 pichioni, 4 grossi e altro

6 parpagliole 11 bolognini e diverse altre monete 2 mezzi grossi e altro

12 parpagliole 14 grossi e altro

12 ambrogiani 8 parpagliole 10 grossi

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

LA MONETA IN VIAGGIO

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Dep. 288. 289. 290. 291. 292. 293. 294. 295. 296. 297. 298. 299. 300. 301. 302. 303. 304. 305. 306. 307. 308. 309. 310. 311. 312. 313. 314. 315. 316. 317. 318. 319. 320. 321. 322. 323. 324. 325. 326. 327. 365

f. 3+4 1 6* 1 2 2 3 10 2 26 2* 7* 4* 1 5* 14 1 8 10* 22 1 10 4* 5 3 9* 6* 5 4 4 – 2 – 3 13 9 1 – 50 1

l.

s.

d. 365

65



altre monete 131 boemi 12 boemi e altro

13 grossi e altro 4 pichioni e altro

7 grossi

4 boemi e altro 20 grissi

24 ambrogiani e altro

36 bolognini 6 boemi 8 pichioni 35 46 20 47

3 ducati + il valore della piastrella d’argento pari a 4 f. 65 s.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Totale: Unita` oro 2247 (erano 2249 ma diventano 2247 considerando il ritiro dei 2 ducati al Dep. n˚94)

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Le somme in lire, soldi e denari, dove indicate [in neretto] raggiungono il totale di 89 lire e 3 soldi, il che corrisponde a circa 20 fiorini, considerando 1 fiorino per 85 s.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Appendice I

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

a cura di Gabriella Piccinni

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Il Libro del pellegrino e` composto di 60 carte (di cui 55 numerate e scritte), ed e` legato con materiali settecenteschi in un codice cartaceo di complessive 141 carte segnato con il n. 4776 nella serie Spogliatoio degli uomini e donne dell’Archivio dell’Ospedale Santa Maria della Scala, conservato nell’Archivio di Stato di Siena. Nella trascrizione ho numerato progressivamente i depositi per facilitare i rimandi dal testo. Come spiego nel paragrafo 7, per i nomi stranieri, di persona e di luogo, ho mantenuto la scomposizione in sillabe che suggerisce una scrittura sotto dettatura. Ho messo tra parentesi uncinate le ripetizioni, tra parentesi quadra le integrazioni. La mano dello scrittore cambia: per i pagamenti (a`ne auti) dei Dep. n. 328, 355, 357; per i Dep. n˚ 390, 391; alla c. 54 rv; alla c. 55 rv.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

c. 1 Al nome di Dio e de la biata Virgine Maria e di tutti santi e sante di paradiso, amen. In questo libro saranno iscritti tutti i dipositi di quelle persone che a` nno dipositato chome apare per gli libri de lo spedale, ispezialmente per lo libro segniato E e per lo libro segniato F e per lo libro segniato G e per lo libro segniato H, per deliberazione del chapitolo, al tempo de’ savi cittadini cioe` misser Tomasso di misser Bartalomeio da l’Aghezaia, Checho di Bartalomeio Petrucci, Turino di Matteio merchatante, Matteio di Giovanello, Antonio di Rosso, Andrea d’Anbruogio Bonegli, eletti per gli magnifici Signiori per deliberazione del chonsiglio gienerale, chon piena balia, insieme cho’ rettore e chon due frati eletti per gli Signiori, e’ quagli furono questi, ser Cristrofano di Ghano e frate Franciescho di ser Pietro, al bonifichamento del detto spedale. El quale chapitolo e savi deliberaro ch’el detto libro si faciesse con questa condizione: che tutti i dipositi che si traranno de’ sopradetti quatro libri non si potesse paghare alchuno denaio senza ispressa deliberazione del chapitolo del detto spedale e degli savi che per gli tenpi fussero, se gli avesse, la quale diliberazione apaia prubbicha per lo notaio del detto spedale. E chiuunche contrafaciesse a questo sia tenuto a sodisfare lo spedale d’altretanti denari quanti paghase, de’ suoi propi e ancho sie punito sichome che per lo chapitolo sara` ` quale libro deba stare apo il chamarlengho de lo deliberato. E spedale seg[na]to. Inchominciato chol nome di Dio adı` primo di giugnio MCCCCX ed e` segniato in su la choverta d’uno pelegrino. Ed io frate Nello di ser Giovanni frate del detto spedale e scrittore in esso tenpo per diliberazione e volere de retore e savi detti o` scritte queste poste in questo libro le quagli sono chavati de’ detti libri e posti in questo e sono abattutte per mano di misser Tomasso di misser Bartalomeio da l’Aghezaio, uno de’ detti savi de lo spedale.

c. 1v [bianca] c. 2 MCCCCX 1.

Miraldus di Provenza de la Magnia trovo` frate Ciencio Tenduci in una sua scharsella tre bolognini, sedici groseregli, tredici vienari, tre monini. Il detto Miraldus soprarescritto, la

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

2.



detta moneta frate Matteio di Ruffolo a Chimento ba[n]chiere adı` IIII˚ di novenbre 1382, ebene in tutto chome apare a’ libro grosso segnato E a fo. 418. Pietro Palmieri de Prethon prete die avere adı` IIII˚ di settenbre 14821 f. settanta d’oro, i quagli achomando` a frate Giovanni Palini quado ando` el detto prete, chome apare a’ libro ` detti f. erano di de’ dipositi del detto frate Giovanni a fo. 2. E questa ragione: 7 f. a pesso pisano; 19 f. meglio, d. 2 l’uno; 2 f. buoni a peso sanese; 36 f. onghari pegio, l. tre; IIII˚ gienovini pegio, s. 15; f. 2 pegio, s. 4. Vendesi a Chimento d’Andrea banchiere per frate Ciencio Tenduci e per frate Iachomo di Salvestro, e faciemo ragione che n’aveno f. 69 ` chontanti sono a d’oro, s. 1, d. 4 a nostro peso sanese. E ’ntrata di frate Giovanni ser Landi chamarlengo, a fo. 35, a libro E a fo. 426___ f. LXVIIII˚, l. 0, s. 1, d. IIII˚.

c. 2v MCCCCX ` dipositi che ricievette frate Ciencio Tenducci di romei ch’anE ` loro nomi son davano a Roma sı` chome apare scritto qui apresso. E questi, e la quantita`. Apare a libro E fo. 418. 3. 4. 5.

6.

7. 8. 1

Iachomo di Zacheria di Sfidendeze die avere, che achomando` adı` 15 di marzo 1381, f. XII___ f. XII d’oro Michele de Lobetto de la Magnia die avere, che achomando` adı` XIIII˚ di feraio 1381, f. cinque d’oro___ f. V d’oro Anas chonpagnio d’Ormano frabo die avere adı` 8 di feraio 1381, trenta buemi grosi ch’egli achomando` a detto dı`___ buemi XXX rimasti d’uno diposito d’Anas di Bochardo e Arigho del Mulo f. 1 d’oro, nove buemi, die avere che diposito` adı` 14 di feraio 1381___ f. 1 d’oro, VIIII˚ buemi Marchoti e Anasi Sponte dieno avere adı` 14 di feraio 1381, f. sei d’oro che diposito`___ f. VI d’oro Anas Trapara e Martino Trapara dieno avere adı` VIIII˚ di Chiaro errore per 1382.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



9. 10.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO

marzo 1381, f. dodici d’oro, buemi novata___ f. XII d’oro, buemi LXXXX Giovanes di Anse die avere adı` 17 di marzo 1381, f. 1 d’oro, 180 buemi, ch’ egli laso` in diposito___ f. 1, buemi CLXXX Minardo di Provenza de la Magnia die avere adı` 17 di marzo 1381, duchati sei e una scharsela, a` uno niegho nel dito grosso de la mano mancha___duchati VI d’oro

soma CV

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

11.

prete Giovanni de la Magnia die avere f. 1, l. tre, s. 9 insino adı` d’aprile 1385, per lui gli die Mancino aberghatore, a libro E fo. 499.

c. 3 MCCCCX ` dipositi che asegnio` frate Ciencio Tenduci a frate Iachomo SalveE stri adı` III di luglio 1382, che gli erano rimassi di romei ch’erano andati a Roma dal detto dı` a drietro, debono avere chome apresso e` dichiarato partitamente, chome apare a libro E fo. 426. 12. Rieli de Bomonte de la Magnia die avere una dobra d’oro___una dobra d’oro 13. Eerimano di Perusia die avere f. due onghari___f. II d’oro onghari 14. Ormano di Poche de la Magnia die avere bueme vintuno, 96 aquilini, 46 d. d’argiento, 4 quatri[ni] di nostra moneta, 2 ravigniani. 15. denari d’ariento molto sottigli 9, non c’e` il nome . 16. frate Giovanes Trapan di Prusia de Perebio Nuovo die avere sei dobre d’oro, III grosi paparini, 15 bolognini___XV bolognini, III grosi 17. Istantila die avere IIII crociategli, uno bueme, 2 grosaregli d’ariento___ IIII˚ crociategli, I bueme, II grossaregli 18. Giovanni de Tesiese di Francia die avere sette bolognini, I anbrogiano, 3 parpagliuole, 18 grosaregli___ VII bolognini, uno anbrogiano, III parpagliuole, 18 grosareli.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO

19. 20.

21.



Tomane de Letomane di Straliche die avere 180 vienari___CLXXX vienari Loteldo di Fune disbergho di Prouche die avere uno duchato e 36 crociategli d’ariento___ duchato uno, XXXVI crociategli. Bernardo di Citta` Nuova di Peruxia die avere f. cinque onghari, 36 buemi___ f. V ughari, XXXVI buemi.

c. 3 v MCCCCX

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

22.

23. 24. 25. 26.

27.

28. 29. 30. 31.

Anas de la Magnia die avere 20 bolognini e cinquantadue spogliategli grandiciegli, 27 aquilini___ bolognini XX, LII spogliategli, aquilini XXVII. Cherute de Cherchala de la Magnia die avere due duchati e sei crociategli___ duchati II, VI crociategli. Ventero chonpagnio di Epre chutte debe avere 85 soldini onghari___ LXXXV soldini onghari ancho in uno borselo 18 grosaregli ramati, e non c’e` il nome altrimenti___ XVIII grosaregli ramati. ser Iacho prete di Fiandrola die avere due duchati nuovi, due dobre d’oro, 7 crociati da l’uno lato una † e da l’altro uno lione___ duchati II, VI donbre2, VII crociateli. ancho uno diposito senza pulizia, uno duchato, 16 bolognini, 8 crociateli, 30 picciolini___ duchato I, 16 bolognini, 30 piciolini. Simone garzone Nai c’ando` di Straliche die avere 480 vienari___ 480 vienari Tebaldo di Bernardo di Aniula di Francia die ave (sic) uno f. ongharo ghativo___ f. uno ongharo. Nicholo` di Crucho, Arigho picholino dieno avere 19 bueni, 23 vienari, 14 picolini___ buemi 19, 23 vienari, 14 piccolini. mona Petra di frate Cristofano de le nostre done die avere adı` 4 di luglio 1383 f. 2, s. 17, d. 6 per 2 duchati e cinque crociategli di due croci e’ quagli dise le furono acomandati da

2

Lo scrittore scrive VI anziche´ II perche´ tratto in inganno dal capoverso, che inizia con le lettere vi di nuovi

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

una romeia tedescha gia` due anni e piu`, chor uno sachuccio di pannolino e una pocha di charnesecha, per segnio a ‘ntrate di frate Mateio di Rufolo, a fo. 28, a libro E fo. 461

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

c. 4 MCCCCX ` dipositi per lo libro segniato F, chome apresso. E 32. Gianes di Chanis di Prodito romeio die avere f. trecentodue d’oro3, s. quarantasette, i quagli d. rifaciemo di 29 f., fra duchati e onghari, e di cinquantasei buemi i quagli vendemo a Tomasso di Ciecho e chompagni banchieri, come apare al memoriale di frate Matteio di Rufolo fo. 72, i quagli d. diposito` quando ando` a Roma; ricevettegli frate Giovanni di ser Domenicho chome apare al suo libro de’ dipositi a fo.; ebe frate Mateio di Rufolo chamarlengho adı` 26 de feraio 1386 a sua intra[ta] fo. 26, apare al detto libro F fo. 368 f. XXXII, l. II, s. VII, d. 0 33. Iachomo di Ghualtieri de la Magnia die avere adı` III d’aprile 1388 f. dicesette d’oro, s. diecie, i quagli d. lasso` in diposito inanzi piu` tenpo a Ghuglielmo di Cino alora ufiziale sopra i dipositi, disse che la madre aveva nome Margharita e la moglie Tete de la Magnia e Andrea suo primo figliuolo e l’ultimo Pavolo, chome apare a intrata di frate Mateio Rufoli a fo. 30, apare a libro F fo. 428___ f.XVII, l. 0, s. X 34. un aberghato[re] tedescho die avere f. 5, l. 3, s. 1, d. 8, chome apare a libro F fo. 379, i’nome di Pavolo di Ghabrielo, a ’ntrata di frate a Matteio Rufoli a fo. 15 35. Tubia de Alfonda romeia die avere adı` 8 di settebre 1391, f. 2 d’oro, s. 28, chome a l’entrata di frate Mateio Ruffoli a fo. 11, apare a libro F a fo. 431___ f. II d’oro 36. Vicilaus di Nicholaio de la Magnia die avere per d. dipisositati (sic) diposito` a Ghuglielmo di Cino a ’ntrata di Ghuglielmo di Cino fo. 4, e per uno ronzino rimase ala chasa, f. 12, s. 35, apare a libro F a fo. 373

3

In realta` la somma e` trentadue.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO



c. 4v MCCCCX 37.

38.

39.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

40.

41.

42.

43.

Barabe di Bute stongho die avere adı` 8 di settenbre 1391, f. 4 d’oro, l. 15, s. 2, d. 6, chome apare a l’entrata di frate Mateio Ruffoli a fo. 11, a libro fo. 431 F___ ff. III˚, l. XV, s. II, d. 6 Vivente Anarche romeio die avere adı` 8 di settenbre 1391, s. 28 a ’ntrata di frate Mateio Rufoli a fo. 11, a libro F a fo. 431___ ff. 0, l. 0, s. XXVIII, d. Chaterina di Bru romeia die avere adı` 8 di settenbre 1391, f. 1, l. 4, a ’ntrata di frate Mateio fo. 11, a libro F fo. 431___ f. I, l. III˚, s. 0 Vincilagho di Pragha romeio die avere adı` 8 di settenbre 1391, s. 22 a ’ntrata di frate Mateio fo. 11, a libro F fo. 431___ f. 0, l. I, s. II Pavolo Brachai romeio die avere adı` 8 di settenbre 1391 f. 1, s. 24, a ’ntrata di frate Matteio fo. 11, a libro F fo. 431___ f. I, l. I, s. IIII, d. 0 Lodolfo di Brugi die avere adı` 8 di settenbre 1391 f. 1, s. 35, a ’ntrata di frate Mateio fo. 12, a libro F a fo. 431___ f. I, l. I, s. 15 Gia di Bugili di Ciecha romeio die avere adı` 8 di settenbre 1391 f. 9, s. quatro, a ’ntrata di frate Mateio fo. 12, a libro F a fo. 431___ f. VIIII d’oro

c. 5 MCCCCX 44.

45.

46.

47.

Ormanies ischoltiesi romeio die avere adı` VIII di settenbre 1391 f. vintiuno d’oro, a ’ntrata di frate Matteio a fo. 12, a libro F fo. 431. Ormano Fuso romeio die avere adı` VIII di settenbre 1391 s. 52, a ’ntrata di frate Matteio fo. 12, a libro Fa fo. 431___ f. 0, l. II, s. XII Iane Se di Seni die avere adı` 8 di settenbre 1391 f. cinque d’oro, s. trentadue, a ’ntrata di frate Mateio a fo. 12, a libro F fo. 431. Telamano Robalde romeio die avere adı` 8 di setenbre 1391 f.1, s. 2, a ’ntrata di frate Matteio fo. 12, a libro F a fo. 431___ f. I, l. 0, s. II d.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



48.

49.

50.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Iachomo di Sciali ongharo die avere adı` 8 di settenbre 1391, f. 1, s. V, a ’ntrata di frate Mateio fo. 12, a libro F a fo. 432___ f. I, l. 0, s. V, d. Avanti de Burgho die avere adı` 8 di settenbre 1391, l. 6, a ’ntrata di frate Mateio fo. 12, a libro F fo. 432___ f. 0, l. VI, s. 0 Martino di Santo Adomandario romeio die avere adı` 8 di settenbre 1391, f. 1, l. 4, s. 15, a ’ntrata di frate Mateio fo. 12, a libro F fo. 432___ f. I, l. IIII˚, s. XV

c. 5v MCCCCX Documento acquistato da () il 2023/04/27.

51.

52.

53.

54.

55.

56.

57.

Lisabetta di Feghame romeia die avere adı` 8 di settenbre 1391 f. cinque, s. dodici, a ’ntrata di frate Mateio fo. 12, a libro F fo. 432___ f. V, l. 0, s. XII, d. Churado di Borsela romeio die avere adı` 8 di settenbre 1391 f. otto d’oro, a ’ntrata di frate Mateio fo. 12, a libro F a fo. 432___f. VIII, d. Nicholaio di Ris romeio die avere adı` 8 di settenbre 1391 f. 4, s. 46, a ’ntrata di frate Mateio fo. 12, a libro F a fo. 432___f. IIII˚, l. II, s. VI Churado di Churado romeio die avere adı` 8 di settenbre 1391 f. sei d’oro, a ’ntrata di frate Matteio a fo. 12, a libro F a fo. 432___ f. VI d’oro Chonciareche di Chonciareche romeio die avere adı` 8 di settenbre 1391 s. 16, a ’ntrata di frate Mateio fo. 12, a libro F a fo. 432___ f. 0, l. 0, s. XVI Ridolfo di Ridolfo romeio die avere adı` 8 di settenbre 1391, f. 3, s. 2, a ’ntrata di frate Mateio fo. 12, a libro F a fo. 432___ f. III, l. 0, s. II Agniesa di Magni romeia die avere adı` 8 di settenbre 1391, f. 4, s. 6, a ’ntrata di frate Matteio a fo. 12, a libro F fo. 432___ f. IIII, l. 0, s. VI

c. 6 MCCCCX 58.

Michele Egholdosso romeio die avere adı` 8 di settenbre 1391 f. tre, s. cinquantasei, a ’ntrata di frate Matteio a fo. 12, a libro F fo. 432___ f. III, l. II, s. XVI

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO

59.

60.

61.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

62.

63.

64.



Nicholaio d’Arigho romeio die avere adı` 8 di settenbre 1391 f. I, l. tre, a ’ntrata di frate Matteio fo. 12, a libro F a fo. 433___ f. I, l. III, s. 0 Ciara d’Arigho romeia die avere adı` 8 di settenbre 1391 f. uno d’oro a ’ntrata di frate Matteio fo. 12, a libro F a fo. 433___ f. I, l. 0, s. 0 Anas d’Anas romeio die avere adı` 8 di settenbre 1391 s. 27, a ’ntrata di frate Matteio fo. 12, a libro F a fo. 433___ f. 0, l. I, s. VII Agniesa d’Arigho romeia die avere adı` 8 di settenbre 1391 f. I, a ’ntrata di frate Matteio fo. 12, a libro F a fo. 433___ f. I, l. 0, s. 0 Anas d’Arigho romeio die avere adı` 8 di settenbre 1391 f. I, s. 16, a ’ntrata di frate Mateio fo. 12, a libro F a fo. 433___ f. I, l. 0, s. XVI Agniesa di Ghuglielmo romeia die avere adı` 8 di settenbre 1391 s. 58, a ’ntrata di frate Mateio fo. 12, a libro F a fo. 431___ f. 0, l. II, s. XVIII

c. 6v MCCCCX 65.

66.

67.

68.

69.

Anna di Tile romeia die avere adı` 8 di settebre 1391 f. dodici d’oro, a ’ntrata di frate Matteio a fo. 12, a libro F a fo. 433___ f. XII d’oro Arigho di Filippo romeio die avere adı` 8 di settenbre 1391, f. uno a ’ntrata di frate Matteio fo. 12, a libro F a fo. 433___ f. I, l. 0, s. 0 Anas d’Arigho romeio die avere adı` 8 di settebre 1391 s. 52, a ’ntrata di frate Matteio a fo. 12, a libro F a fo. 433___ f. 0, l. II, s. XII Bernardo di Bernardo, e Lisabetta sua madre e la moglie si a` nome Viverse ed e` di tenpo di 50 anni, a` uno niegho picholo nel chorpo e barba grande e naso mostoso, e laso`li in uno borselo di chuoio f. 14 d’oro e cento chopanle, dipositoli a Mariano di Francescho adı` 25 di feraio 1385 a pare a libro de’ dipositi d’esso Mariano a fo. 223, a libro F a fo. 445___ f. XIIII e C chopanle Anas d’Anas, e la madre Tile e la molie Cristena, e` di 30

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

anni, a` una margine ne la mano ritta, lasogli a Mariano di Francescho adı` 24 di settebre 1384 f. otto d’oro, uno nobile d’oro e uno piciolo apare a libro F a fo. 445___ f. VIII, I nobile, I piciolo c. 7 MCCCCX 70.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

71.

72.

73.

74.

75.

Matteio di Stila, la madre a` nome Aldomeza e la moglie a` nome Matteia, a` 40 anni e due figliuoli, adı` 3 di luglio 1384 franco uno d’oro apare a libro de’ dipositi di Mariano a fo. 70, apare a libro F fo. 445___ uno franco d’oro Ianni di Giorgio, la madre a` nome Agniesa e la moglie Lisabetta, a` 45 anni, huomo molto grande e magro diposito` a Mariano s. 11 di vienari in una sachetta di pano lino a fo. 50 e a libro F fo. 445___ f. 0, l. 0, s. XI Iachomo di Citch, la madre a` nome Sibicha, la moglie Isbinicha, a` due figliuoli, Pietro e Vanicha, a` 80 anni e la barba chanuta, diposito´ a Mariano adı` 28 di marzo 1384 a fo. 52, a libro F a fo. 445, vinti buemi___ f. 0, buemi XX Dietimar di Uerbo, la madre Cresa, la moglie de Ducci Margharita, picholo, el volto largho, la barba rossa e cchapegli lunghi, diposito` 40 grossi e altra munetta in una borsa di chuoio a Mariano detto adı` 23 di novembre 1385 al suo libro fo. 185, apare a libro F a fo. 445___ 40 grossi e altra muneta. Chimento d’Alberto, la madre Sanicha, e` acholito, a` 32 anni, a` ‘l ditto de la mano mancha atrato diposito` a Mariano detto f. 3 d’oro, 4 grosi e altre monetelle adı` 20 di magio 1384 a fo. 65, a libro F a fo. 445___ f. III d’oro, grossi 4 e altre monetele. Margharita di Churado, e la madre a` nome Cheluza, a` 44 anni ed e` atrata de le mani diposito` a Mariano detto f. 3 d’oro, a pare a libro dipositi a fo. 213, a libro F fo. 445___ f. III d’oro.

c. 7v MCCCCX 76.

+ Guideus di Ghuglielmo, la madre a` nome Lisabetta, la moglie Chaterina, a` 50 anni, a` una ferita ne la tenpia, due ne la ghanba, diposito` adı` 20 di luglio 1384 al detto Mariano apare al libro de’ dipositi fo. 73 e a libro F fo. 445.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO

77.

78.

79.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

80.



Ila di Aros, la madre a` nome Anna, a` 60 anni, a` uno segnizo il sul dito diposito` a Mariano detto f. II d’oro, grossi diecie adı` 2 di gienaio 1385, a’ dipositi a fo. 189, a libro F a fo. 445___ f. II, grossi diecie + Ofera d’Anas, la madre Chaterina, a` uno figliuolo a` nome Nicholo`, a` 50 anni, a` uno segnio fra le dita, diegli adı` 14 di novembre 1385 a Mariano detto a fo. 185, apare a libro F a fo. 445. Giovanni di Giovanni, e la madre a` nome Agniesa ed e` prete, a` 30 anni, a` uno segnio atraverso nel naso, dieli adı` 9 di ghosto 1384 f. uno d’oro, a’ dipositi a fo. 74, a libro F a fo. 446___ f. I d’oro. Vigniole di Raimar, la madre Lisabetta, a` 28 anni, atrata di due dita de la mano dritta diposito` a Mariano detto f. 4 d’oro, s. 12 di grosaneli, adı` 7 di gienaio 1385, a libro de’ dipositi a fo. 200, a libro F a fo. 446___ f. IIII, l. 0, s. XII, d. 0.

c. 8 MCCCCX 81.

82.

83.

+ da piu´ persone i quagli dipositarono denari in fiorini e i’nobili d’oro e in ariento a Mariano di Franciescho, i quagli denari sı` [e`] che su’ quagli denari chade aqua nel ghofano duv’erano e ghuastarsi le pulizie e non sapiano di chu si sieno: e’ f. sono undici, e quatro nobili d’oro e soldi 12 Ø di buemi, 40 bolognini, e s. 15 Ø di vienari, 2 anela d’ariento, s. 25, d. 4 in quatrini, apare a libro F a fo. 446. Lillo di Chola di Lilo Turcho di Monte Ghalghano die avere infino adı` primo di magio 1399 f. sedici d’oro e arento di piu` ragioni, i quagli diposito` con questa condizione: se Dio faciesse altro di lui fussero de lo spedale, mesi a ’ntrata di frate Franciescho di ser Pietro a fo. 2 e a libro fo. 551___ f. XVI d’oro. Iachomo di Preto prete e chalonacho e Iachomo Ghuglielmini di Stivael die avere che dipositarono a frate Giovanni di Fiandra nostro frate infino adı` 17 di magio 1400 chorone 34 d’oro, gienovini dodici d’oro, duchati quatro d’oro, f. I d’oro del ducha di Milano e pichioni 121 e piu` monete non contante sono in una pezuola di tovaglia, a`le el chamarlengo e sono entrata di frate Franciescho di ser Pietro chamarlengho per lo dı` 23 di giugno a fo. 4, a libro F a fo. 568.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



84.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO

frate Giovanes Orchuarde de ordine santi Aghustini die avere diposito` a frate Giovanni di Fiandra per lo dı` 21 di magio 1400, corone 5 d’oro e sono a ’ntra[ta] di frate Franciescho di ser Pietro per lo dı` 23 di giugno a fo. 4, a libro F a fo. 568.

c. 8 v MCCCCX 85.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

86.

87.

88.

Petrus Fedofus di Bretagnia die avere che diposito` a frate Giovanni di Fiandra per lo dı` 23 di magio 1400, corone X d’oro e sono a ‘ntra[ta] di frate Franciescho di ser Pietro per lo dı` 23 di giugno a fo. 4, a libro F a fo. 568. Iche di Chordeiova di Spagnia die avere che diposito` a frate Giovanni di Fiandra per lo dı` 28 di magio 1400, tredici monete d’oro donbre e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 23 di giugno a fo. 4, a libro F a fo. 568. + madona Clara Vanderute di Fiandra die avere che diposito` a frate Giovanni di Fiandra per lo dı` 29 di magio 1400, corone due e nobili due e mezo e due leoni di Fiandra e schudo uno di Fiandra e uno pietro d’oro, f. due d’Olandia e schudo mezo di Fiandra e diecie grosi di Fiandra e sono a ’ntrata di frate Franciescho di ser Pietro per lo dı` 23 di giugno a fo. 4 e, a libro F a fo. 568. + Perotto Ghuldini de La Rosella die avere diposito` a frate Giovanni di Fiandra per lo dı` 31 di magio 1400, corone XI d’oro e francho uno d’oro e sono a ’ntrata di frate Franciescho di ser Pietro per lo dı` 23 di giugno a fo. 4, a libro F a fo. 568.

c. 9 MCCCCX 89.

90.

91.

+ Aghata Sens Vanghem di Fiandra die avere che diposito` a frate Giovanni di Fiandra per lo dı` 31 di magio 1400, chorone III, uno nobile e sono a ’ntrata di frate Franciescho di a fo. 4 per lo dı` 23 di giugno, a libro F a fo. 568. + Chaterina Ferus die avere che diposito` a frate Giovanni di Fiandra per lo dı` 6 di giugno 1400, f. 2 onghari, buemi 52 e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 23 di giugno a fo. 4, a libro F a fo. 568. Ianni valserh die avere diposito` per lo dı` 28 di magio 1400

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO

92.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

93.



chorone diecie e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 23 di giugno a fo. 4, a libro F a fo. 568. Tintino Aotto di Fiandra diposito` a frate Tadeio Bandinegli apare al suo libro de’ dipositi a fo. 17, tre agnioli, 2 nobili, 2 lioni di Fiandra, sette schudi e sette chorone di Francia, 2 preti, nove franchi, uno montone e uno f. e 24 monete d’ariento e sono a ’ntrata ata di frate Franciescho per lo dı` 24 di giugno a fo. 5 e, a libro F a fo. 568. Mata Ghalterius Gaulti prete de Lande di Borghogna diposito` a frate Tadeio Bandinegli apare al suo libro de’ dipositi a fo. 30, corone sedici d’oro e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 24 di giugno a fo. 5 e, a libro F a fo. 568.

c. 9 v MCCCCX 94.

95.

96.

97.

Griela Vanne broe die avere diposito` a frate Tadeio apare a suo libro de’ dipositi a fo. 17, 2 nobili, 2 agnioli di Borghognia e 3 chorone e 13 monete d’ariento di piu` ragioni, e so a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 24 di giugno a fo. 5 e, a libro F a fo. 569. ` nne auti adı` 3 di settenbre 1400 duchati due e 35 bolognini A in sua mano da frate Franciescho a sua scita a fo. 52. Aluis Furoche de Chornuvaglia die avere che diposito` a frate Franciescho di ser Pietro apare a libro de’ dipositi a fo. 42, schudi 2 e chosı` sono a ’ntra[ta] d’esso frate Franciescho per lo dı` 24 di giugno a fo. 5 e, a libro F a fo. 569. Michiel Aselm de Andelo che diposito` a frate Franciescho di ser Pietro apare a libro de’ dipositi a fo. 43, due montoni, 4 schudi di due ragioni e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 24 di g[i] ugno a fo. 5 e, a libro F a fo. 569. Anbries i’ nostra linghua Uliviere die avere che diposito` a frate Franciescho a fo. 5, 2 mezi nobili, uno montone e IIII˚ pietri, f. III di loro paese, uno duchato e sono a ’ntrata d’esso frante (sic) Francescho per lo dı` 24 di giugno a fo. 5 e, a libro F a fo. 569.

c. 10 MCCCCX 98.

Ian Portiere notarius diociese ilunicens de Savoia diposito` a

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



99.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

100.

101.

102.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO

frate Giovanni di Fiandra apare al suo libro de’ dipositi a segni 500, schudi diecie d’oro, s. 58 di munete di Milano e sette mezanini di Vinegia e di 19 parpagliuole fra pichole e grandi e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 23 di luglio a fo. 6, a libro F a fo. 571. mesere Antonio de Frede Mension dichil duchati vinti d’oro diposito` a frate Giovanni di Fiandra apare a suo libro a segni 198 e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 23 di luglio 1400 a fo. 6 e, a libro F a fo. 571. Salvestro di Giovanni da Parma diposito` a frate Tadeio Bandineli, a libro suo a fo. 7 e segni 8 e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 2 d’aghosto a fo. 7 e sono, a libro F a fo. 571. Gian Leongielo di Francia die avere schudi 6 i quagli diposito` a frate Tadeio di Nicholo` apare per lo suo libro segni 134 a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 2 aghosto 1400 a fo. 7, a libro F a fo. 571. suoro Grazia di Santo Salvadore di Spagnia diposito` X grosi a frate Tadeio a fo. 22 e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 2 d’aghosto 1400 a fo. 7, libro F a fo. 571.

c. 10 v MCCCCX 103.

104.

105.

106.

Cornelis Vane oobecha di Fiandra die avere chorone 4, nobile uno, f. 3 d’Olandia e 4 monete grandi di loro paese valsero f. 8, l. 4, s. 16, e’ quagli diposito` a frate Tadeio Bandinegli a suo libro fo. 17 e sono a ’ntrata di frate Franciescho di ser Pietro per lo dı` 2 aghosto 1400 a fo. 7 e sono, a libro F a fo. 571. Alfos Martini del Bensorato die avere schudi 14, morette 4, franchi 6 diposito` a frate Francescho di ser Pietro adı` 6 di giugno sono a sua intrata per lo dı` 3 d’aghosto a fo. 7, a libro F a fo. 571. Petro di Navarro di Moriente die avere f. due di Raghona e uno duchato e uno di Fiorenza diposito` a frate Franciescho e sono a sua intrata per lo dı` 3 d’aghosto 1400 a fo. 7, a libro F fo. 571. Turibase da Santa Crocie charsiche f. undici di Raghona e 4 mezanini d’oro e sei schudi, diece franchi a pie` e 4 franchi a

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO



chavalo e tre lioni di Chastiglia e 25 donbre di Chastiglia e sette dobre moresche tutte d’oro diposito` a frate Franciescho di ser Pietro per lo dı` primo di giugno apare al suo libro de’ dipositi a fo. 8 e sono a sua intrata per lo dı` 3 d’aghosto 1400 fo. 7 e a libro F a fo. 571. c. 11 MCCCCX

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

107.

108.

109.

110.

111.

Martino di Turino di Seraghoza, il quale fumo chiari che morı`, diposito` a frate Franciescho di ser Pietro per lo dı` 2 di giugno apare al suo libro de’ dipositi a fo. 9 f. dieci di piu` ragioni e sono a ’ntrata per lo dı` 3 d’aghosto 1400 a fo. 7, e piu` uno schudo d’oro, a libro F a fo. 571. Ostena di Esonule di Borgogna die avere chudi 8 d’oro, 21 bolognino diposito` a frate Franciescho di ser Pietro per dı` 2 di giugno 1400 e sono a sua entrata per lo dı` 3 d’aghosto 1400 a fo. 7, a libro F a fo. 572. Lenverten diposito` a frate Franciescho di ser Pietro per lo dı` 2 di giugno 1400 schudi 4 d’oro a sua intrata per lo dı` 3 d’aghosto 1400 a fo. 7, a libro F a fo. 572. Maria Lopes de Verardignia di Spagnia die avere 7 schudi e due f. di Raghona diposito` a frate Franciescho e sono a sua antrata per lo dı` III d’aghosto 1400 a fo. 7 e apare al suo libro de’ dipositi a fo. 13 per dı` 2 di giugno, a libro F a fo. 572. Petro de Ponus die avere schudi nove i quagli diposito` a frate Franciescho per lo dı` 2 di giugno 1400 apare a suo libro a fo.14 a sua intrata per lo dı` III d’aghosto 1400 a fo. 7, a libro F a fo. 572.

c. 11v MCCCCX 112.

113.

Maria Sanzi de Balmasera die avere sette schudi e franchi e 2 moresche, uno f. di Raghona e mezo f. mezanino e 20 reali diposito` a frate Francescho per lo dı` III di giugno a fo. 18 e a sua intrata per lo dı` III d’aghosto 1400 a fo. 7, a libro F a fo. 572. Dispetrus Petri die avere trentacinque franchi a piei diposito` a frate Francescho per lo dı` 30 di giugno 1400 e sono a sua

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



114.

115.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

116.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO

intrata per lo dı` III d’aghosto a fo. 7 apare al suo libro de’ dipositi a fo. 19, a libro F a fo. 572. Mine Nicholef prete di Schemenia die avere f. 15 de Olandia diposito` a frate Francho per lo dı` 4 di giugno 1400 apare al suo libro de’ dipositi a fo. 21 e sono a sua entrata per lo dı` III d’aghosto a fo. 7, a libro F a fo. 572. Girardus di Riberti d’Olandia preste (sic) die avere 5 nobili e 2 mezi nobili e 12 schudi e f. uno d’oro diposito` a frate Franciescho per lo dı` 4 di giugno 1400 apare al suo libro fo. 21 e sua intrata per lo dı` III4 d’aghosto a fo. 7, a libro F a fo. 572. Gian Pieron son di Medelaborgho die avere due schudi e f. uno d’Olandia e otto munete grosse di loro paesso, 19 spranghuccie diposito` a frate Franciescho di ser Pietro apare a suo libro de’ dipositi a fo. 24 per lo dı` 4 di giugno a sua intrata per lo dı` 3 d’aghosto a fo. 7, a libro F a fo. 572.

c. 12 MCCCCX 117.

118.

119.

120. 4 5

dominus Charus5 de la Magnia die avere duchati quatro vechi e f. vintisette d’Olandia o simili e una verghetta d’oro diposito` a frate Franciescho di ser Pietro per lo dı` 4 di giugno 1400 e sono a sua intrata per lo dı` III d’aghosto a fo. 7 e a libro F a fo. 572. domis Giovanes religioso de Bech die avere 25 schudi diposito` a frate Franciescho di ser Pietro per lo dı` 5 di giugno 1400 a suo libro de’ dipositi adı` 24 di giugno e sono a sua entrata per lo dı` 3 d’aghosto 1400 a fo. 7, a libro F a fo. 572. Marie Chavarze di Fiandra die avere due nobili d’Inghiltera e tre schudi e uno mezo agniolo e uno d’ariento e tre pichioni e uno ambrogiano e moneta ghativa e 7 chome parpagliuole e f. uno ongharo e 4 quatro (sic) diposito` a frate Franciescho di ser Pietro per lo dı` 5 di giugno 1400 a fo. 25 e sono a sua intrata per lo dı` III d’aghosto a fo. 7, a libro F a fo. 573. Petrus Ferandi de Minghanti de Chastiglia prete die avere sei

Corretto su sette barrato con un tratto di penna. Originariamente Charlus, ma la l e` stata espunta con una X.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO

121.



schudi e tre franchi e tredici moresche diposito` a frate Franciescho di ser Pietro per lo dı` 6 di giugno 1400 e f. 5 d[e L]andia e a sua intrata per lo dı` III d’aghosto a fo. 7, a libro F a fo. 573. Gian Chermane de Montalbano di Valenza die avere schudi otto diposito` a frate Franciescho per lo dı` 6 di giugno 1400 al suo libro a fo. 30 e sono a sua intrata per lo dı` III d’aghosto a fo. 7, a libro F a fo. 573.

c.12v MCCCCX

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

122.

123.

124.

125.

126.

Margharita d’Anbruogiolo di Brabante die avere uno schudo, due duchati diposito` a frate Franciescho per lo dı` 6 di giugno 1400 apare a sua entrata per lo dı` III d’aghosto fo. 7, a libro F a fo. 573. Chaterina di Trebuno di Borghognia die avere otto schudi e tre franchi e uno agniolo e XI bolognini e piu` altre monete diposito` a frate Franciescho di ser Pietro per lo dı` 6 di giugno 1400 a suo libro a fo. 32 e sono a sua intrata per lo dı` 3 d’aghosto fo. 7, a libro F a fo. 573. Ianzelobi de Brugia die avere due duchati e due f. di Fiorenza e due del’omperadore e f. 6 di piu` ragioni l’altre6 chosarele diposito` a frate Franciescho per lo dı` 6 di giugno apare al suo libro fo. 34 e sono a sua intrata per lo dı` III d’aghosto 1400 a fo. 7, a libro F a fo. 573. Giani de la Matta de Stomarcio in Artoise die avere X schudi diposito` a frate Franciescho di ser Pietro per lo dı` 7 di giugno 1400 e sono a sua intrata per lo dı` III d’aghosto a fo. 7, a libro F a fo. 573. Gian Viegliel di Mabar die avere sette schudi diposito` a frate Franciescho adı` 7 di giugno 1400 e sono a sua intrata per lo dı` III d’aghosto 1400 a fo. 7, a libro F a fo. 573.

c. 13 MCCCCX 127. 6

Lever Gieneris die avere sei franchi a piei, diposito` a frate

Probabile errore di trascrizione per e altre.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



128.

129.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

130.

131.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Franciescho per lo dı` 7 di giugnio 1400 a fo. 38 e sono a sua intrata per lo dı` III d’aghosto a fo. 7 e a libro F a fo. 573. sir Sin de Savina de Bolognia die avere XXIV schudi dipostito` (sic) a frate Franciescho per lo dı` 9 di giugno 1400 al suo libro fo. 41 a sua intrata per lo dı` III d’aghosto a fo. 7, a libro F a fo. 573. Ferardus Peri petre ed e` morto die avere f. 6 de Fiorenza diposito` a frate Franciescho per lo dı` 9 di giugno 1400 al suo libro fo. 41 a sua entrata per lo dı` III d’aghosto a fo. 7, a libro F a fo. 574. Pietro Dau de la Magnia die avere uno petro, s. 31, d. 8 in pichioni e in bolognini papagli e una Vergine Maria d’avorio in uno bosolino fornito d’ariento sono in uno chasone a pie` de la finestra de’ dipositi e’ quagli denari e chose diposito` a frate Franciescho per lo dı` 9 di giugno 1400 al suo libro fo. 44 e sono a sua entrata per lo dı` III d’aghosto 1400 a fo. 7, a libro F a fo. 574. Albiera di Chastiglia di Spagnia die avere quatro schudi e una morescha e due f. di Raghona e vinti reagli d’ariento diposito` a frate Franciescho per lo dı` 9 di giugno 1400 al suo libro fo. 45 e sono a sua intrata per lo dı` III d’aghosto a fo. 7, a libro F a fo. 574.

c. 13v MCCCCX 132.

133.

134.

Ragiergia di Glies die avere uno nobile e 8 q[u]arti chome nobili e in pichioni l. tre, s. diecie diposito` a frate Franciescho per lo dı` 9 di giugnio 1400 al suo libro fo. 46 e sono a sua intrata per lo dı` III d’aghosto a fo. 7, a libro F a fo. 574. Tome di Gientiluomo di Brettagnia die avere tredici franchi e schudi i quagli diposito` a frate Franciescho di ser Pietro per lo dı` XI di giugno 1400 al suo libro fo. 48 a sua intrata per lo dı` III d’aghosto a fo. 7, a libro F a fo. 574. Piero Nomin quiparti di Valenza die avere sei schudi e uno f. del’antipapa e due di Gierusalem diposito` a frate Franciescho di ser Pietro per lo dı` XII di giugno 1400 al suo libro fo. 52 e sono a sua intrata per lo dı` III d’aghosto a fo. 7, a libro F a fo. 574.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO

135.

136.



shier7 Tuter Ghuglielme de Olanti die avere uno duchato, f. sei come d’Olandia i quagli diposito` a frate Franciescho per lo dı` 12 di giugno apare al suo libro fo. 52 e sono a sua intrata per lo dı` III d’aghosto 1400 a fo. 7, a libro F a fo. 574. Chaterina di Iani de Olanti die avere due duchati e tre f. de Olandia, s. 35 tra pichioni e anbrogioni e 14 meze monete chome parpagluole diposito` a frate Franciescho per lo dı` 12 di giugno 1400 al suo libro fo. 52 e sono a sua intrata per lo dı` III d’aghosto a fo. 7, a libro F a fo. 574.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

c. 14 MCCCCX 137.

138.

139.

140.

141.

7

Giuli Malupese de Fiandra die avere uno nobile e due mezi e uno schudo, due duchati e f. quatro chome d’Olandia e in pichioni s. 53, d. 6 diposito` a frate Franciescho per lo dı` XI di giugno 1400 al suo libro fo. 53 e sono a ’ntrata sua per lo dı` III di d’aghosto a fo. 7, a libro F a fo. 574. Dereos Telofer di Fiandra die avere tre nobili e s. 35 di pichioni diposito` a frate Franciescho per lo dı` 12 di giugno per lo suo libro fo. 53 e sono a sua intrata per lo dı` III d’aghosto 1400 a fo. 7, a libro F a fo. 574. Gian Dasavon die avere dieci schudi diposito` a frate Franciescho di ser Pietro per lo dı` 13 di giugno 1400 al suo libro fo. 54 e sono a sua intrata per lo dı` III d’aghosto a fo. 7, a libro F a fo. 574. Ghuglielmo Ebra di Nantos de Bretagna die avere due nobili e uno schudo e uno chusdiere d’arento diposito` a frate Franciescho per lo dı` 13 di giugno 1400 a suo libro fo. 55 e sono a sua entrata per lo dı` tre d’aghosto a fo. 7, a libro F a fo. 575. Giovanni Arnandi di Santo Andrea di Spagnia die avere due schudi e due moresche e IIII˚ reagli e 16 monetele di loro paese diposito` a frate Francescho per lo dı` 13 di giugno 1400 al suo libro fo. 56 a sua intrata per lo dı` III d’aghosto a fo. 7, a libro F a fo. 575.

Per ser, sieur.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

c. 14 v MCCCCX 142.

143.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

144.

145.

Gian di Mulino die avere schudi sei i quagli diposito` adı` 6 di giugnio 1400 apare al suo libro a fo. 32 e sono a sua entrata di frate Franciescho per lo dı` III d’aghosto 1400 a fo. 7, a libro F a fo. 575. Diegho Martini die avere 5 schudi e’ quagli diposito` a frate Franciescho per lo dı` 13 di giugnio al suo libro fo. 56 a sua intrata per lo dı` III d’aghosto a fo. a fo. 7, a libro F a fo. 575. Antonio de Landes Vitalius Santius Grazie de Spagnia e` scritto ala posta di Santius d’Enturita a fo. I die avere due schudi, quatro duchati, f. quatro di Raghona e f. otto di Raghona dipositarono a Ristoro di Davino Pichogliuomini per lo dı` 14 di giugno 1400 chome a ’ntrata di frate Francescho chamarlengo a fo. 12, a libro F fo. 582. Mangietta relitta de Loreno die avere scudi XII diposito` a Ristoro di Davino per lo dı` 14 di giugnio 1400 al suo libro fo. I e sono a ’ntrata di frate Franciescho di ser Pietro a fo. 12, a libro F fo. 582.

c. 15 MCCCCX 146.

147.

148.

149.

Tome dona di Ghuglielme Bene die avere schudi 3 i quagli diposito` a Ristoro di Davino apare al suo libro a fo. I e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 29 di novenbre 1400 a fo. 12, a libro F fo. 582. Gianeta relita di Toma di Borghognia die avere schudi V d’oro i quagli diposito` a Ristoro di Davino per lo dı` 14 di giugnio 1400 al suo libro fo. I e sono a ’ntrata di frate Fran[cies]co per lo dı` 30 di novenbre a fo. 12, a libro F fo. 582. Andrea de La Filza di Dandi di Francia die avere sei schudi e uno polteluzo d’ariento di choltelo diposito` a Ristoro Pichogliuomini per lo dı` 14 di giugnio 1400 al suo libro fo. 2 e sono a ’ntrata di frate Francescho per lo dı` 30 di novenbre a fo. 12, a libro F fo. 582. Martinus charatero de Burghus de Spagnia die avere schudi XII d’oro e V dombre chastelane e una morescha e diecie franchi i quagli diposito` a Ristoro Pichogliuomini per lo dı` 15

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO



di giugnio 1400 e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 30 di novenbre a fo. 12, a libro F fo. 582. c. 15 v MCCCCX 150.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

151.

152.

153.

Giacomar Pietri de Chanbriai de la Magna die avere schudi quindici d’oro e’ quagli diposito` a Ristoro Pichogliuomini per lo dı` 15 di giugnio 1400 e sono al suoro (sic) libro a fo. 4, a ’ntrata di frate Francescho per lo dı` 30 di novenbre a fo. 12, a libro F fo. 582. Giovanni di Giovanni Perandi prete die avere f. sei di Raghona i quagli diposito` a Ristoro di Davino adı` 15 di giugno 1400 apare al suo libro fo. 4 e sono a ’ntrata di frate Francescho per lo dı` 30 di novenbre a fo. 13, a libro F fo. 582. Giovanes Martini die avere tre schudi d’oro e una chorona e una morescha d’oro i quagli diposito` a Ristoro di Davino per lo dı` 15 di g[i]ug[n]o 1400 al suo libro fo. 4 e sono a ’ntrata di frate Francescho di ser Pietro per lo dı` 30 di novenbre a fo. 13, a libro F a fo. 582. Margharita Giovanes de Grueli di Bretagnia die avere due schudi e uno francho i quagli diposito` a Ristoro di Davino per lo dı` 16 di giugnio 1400 al suo libro a fo. 5 a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 30 di novenbre a fo. 12, a libro F fo. 582.

c. 16 MCCCCX 154.

155.

156.

Giovanni Chorchumile di Francia die avere schudi tre i quagli diposito` a Ristoro di Davino per lo dı` 16 di giugno 1400 e sono a ’ntrata di frate Francescho per lo dı` 30 di novenbre a fo. 13, a libro F fo. 582 a libro di Ristoro a fo. 6. da Giovanello di Pantes di Brettagnia dieno avere bolognini 41 papali e’ quagli diposito` a Ristoro Pichogliuomini per lo dı` 16 di giugnio 1400 al suo libro a fo. 7 e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 30 di novenbre a fo. 13, a libro F fo. 582. Ugho d’Olandia die avere tre franchi d’oro e f. sei di loro paese e uno duchato i quagli diposito` a Ristoro di Davino per

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



157.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO

lo dı` 16 di giugnio 1400 al suo libro a fo. 7 e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 30 di novenbre a fo. 13, a libro F fo. 582. Asuta di Fiandra die avere due duchati e 40 parpagliuole e altre somigli e’ quagli diposito` a Ristoro di Davino per lo dı` 16 di giugno al suo libro a fo. 7 e a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 30 di novembre a fo. 13, a libro F fo. 582.

c. 16 v MCCCCX

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

158.

159.

160.

161.

Estin Ludilus de Olandia die avere uno nobile e tre schudi e f. 6 di loro paese e 14 munete di loro paese dipositarono a Ristoro di Davino Pichogliuomini apare al suo libro a fo. 9 e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 30 di novenbre 1400 a fo. 13, a libro F fo. 583. Aghata Vaseverghe die avere tre schudi e uno mezo nobile e f. uno e uno anello d’oro di loro paese dipositarono a Ristoro di Davino per lo dı` 17 di giugno 1400 apare al suo libro a fo. 9 e sono a ’ntrata di frate Francischo per lo dı` 30 di novenbre a fo. 13, a libro F fo. 583. Giovanni di Belancielo di Valenzia die avere otto schudi d’oro i quagli diposito` a Ristoro di Davino Pichogliuomini per lo dı` 17 di giugno apare al suo libro fo. 10 e sono a ’ntrata di frate Francescho di ser Pietro per lo dı` 30 di novenbre 1400 a fo. 13, a libro F fo. 583. a Piero d’Armigniache die avere diecie schudi i quagli diposito` a Ristoro di Davino per lo dı` 18 di giugnio 1400 al suo libro fo. 10 e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 30 di novenbre a fo. 13, a libro F fo. 583.

c. 17 MCCCCX 162.

163.

Ghuglielmo Chastelani di Valenzia die avere schudi VIII e f. uno diposito` a Ristoro di Davino per lo dı` 18 di giugnio 1400 al suo libro a fo. 10 e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 30 di novenbre a fo. 13, a libro F fo. 583. Gian Rossini d’Asto de lo spedale di Valenza die avere schudi diecie diposito` a Ristoro di Davino per lo dı` 18 di giugnio 1400 al suo libro fo. 10 e sono a ’ntrata di frate Francescho per lo dı` 30 di novenbre a fo. 13, a libro F fo. 583.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO

164.

165.



Pian Papa di Gualenzia die avere diecie schudi e 13 parpagliuole diposito` a Ristoro di Davino per lo dı` 18 di giugnio 1400 a suo libro a fo. 10 e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 30 di novenbre a fo. 13, a libro F fo. 583. Amise de Bone di Valenza die avere schudi cinque e’ quagli diposito` a Ristoro di Davino Pichogliuomini per lo dı` 18 di giugnio 1400 al suo libro a fo. 11 e sono a ’ntrata di frate Francescho per lo dı` 30 di novenbre a fo. 13, a libro F fo. 583.

c. 17 v MCCCCX Documento acquistato da () il 2023/04/27.

166.

167.

168.

169.

Bernardo de Pogio de Rondina die avere schudi otto i quagli diposito` a Ristoro di Davino adı` 18 di giugno 1400 apare al suo libro a fo. 11 e sono a ’ntrata di frate Franciescho di ser Pietro per lo dı` 30 di novenbre a fo. 13, a libro F fo. 583. Mic[h]ele di Giovanni Bo de Prinarelo de Piemonti die avere f. quatordici, I corone e f. tre chome di Raghona e uno mezanino d’oro e monete di piu` ragioni non chontate di pichola valuta dipositarono a Ristoro apare a suo libro fo. 12 e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 30 di novenbre 1400 a fo. 13, a libro F fo. 583. Suta Simon Doditor die avere f. quatro d’oro di loro paese diposito` a Ristoro di Davino Pichogliuomini per lo dı` 21 di giugnio 1400 al suo libro a fo. 14 e sono a ’ntrata di frate Fraciescho di ser Pietro per lo dı` 30 di novenbre a fo. 13, a libro F fo. 583. Margharita Gravagie Sibotte di Landia die avere f. 1 d’oro di loro paese e grosi X di lor paese diposito` a Ristoro di Davino adı` 21 di giuogno (sic) 1400 al suo libro a fo. 14 e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 30 di novenbre a fo. 13, a libro F a fo. 583.

c. 18 MCCCCX 170.

Agnes de Lanes d’Achetro devegli die avere f. 9 di loro paese fra’ quagli vi furono due duchati i quagli diposito` a Ristoro di Davino adı` 21 di giugo (sic)1400 al suo libro fo. 14 e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 30 di novenbre a fo. 13, a libro F fo. 583.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



171.

172.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

173.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Gian Brescian Duron di Santa Andrea die avere schudi tre diposito` a Ristoro di Davino adı` 21 di giugnio 1400 apare al suo libro a fo. 15 e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 30 di novebre a fo. 13, a libro F fo. 583. Aido Feligie de Vachedeliso e del Vos die avere uno schudo e uno pietro d’oro diposito` a Ristoro di Davino Pichogliuomini adı` 22 di giuognio 1400 apare al suo libro a fo. 16 e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 30 di novenbre a fo. 13, a libro F fo. 583. Gian de Lacho da Siniselo de Loreno die avere schudi V d’oro i quagli diposito` per lo dı` 24 di giugno 1400 apare al suo libro a fo. 17 e sono a ’ntrata di frate Franciescho di ser Pietro per lo dı` 30 di novenbre a fo. 13, a libro F fo. 583.

c. 18v MCCCCX 174.

175.

176.

177.

Giera dan di San Ghanbo de Loreno die avere schudi cinque d’oro e quagli diposito` a Ristoro di Davino adı` 24 di giugnio 1400 apare al suo libro a fo. 17 ed e` a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 30 di novenbre a fo. 13, a libro F fo. 584. Giovanelo Martini di Spagnia die avere tre schudi e tre franchi i quagli diposito` a Ristoro di Davino adı` 25 di giugnio 1400 al suo libro a fo. 18 e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 30 di novenbre a fo. 13, a libro F fo. 584. Olera di Fandibus di Borgies die avere uno schudo di Fiandra, uno mezo nobile e 2 pietri e tre schudi overo chorone dipositarono per lo dı` 25 di giugnio 1400 al suo libro fo. 19 e sono a ’ntrata di frate Francescho per lo dı` 30 di novenbre a fo. 13, a libro F fo. 584. Isabetta Madelat di Fiandra die avere uno nobile i quale diposito` per lo dı` 25 di giugno 1400 al suo libro a fo. 19 e sono a ’ntrata di frate Francescho per lo dı` 30 di novenbre a fo. 13, a libro F fo. 584.

c. 19 178.

Udei di Traia di Savoia die avere schudo uno d’oro, f. I ongharo, 50 pichioni dipositarono a Ristoro di Davino Picho-

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO

179.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

180.

181.



gliuomini per lo dı` 25 di giug[n]o 1400 apare al suo libro a fo. 19 e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 30 di novembre a fo. 13, a libro F fo. 584. Chobar di Crolia di Chorsica petron die avere V schudi e sette grosi di loro paese diposito` a Ristoro di Davino per lo dı` 25 di giugnio 1400 al suo libro fo. 19 e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 30 di novenbre a fo. 13, a libro F fo. 584. Pirabonicho di Mastri tiri di Barbante die avere IIII˚ schudi d’oro e sei grosi di loro paesse diposito` a Ristoro di Davino per lo dı` 25 di giugnio 1400 al suo libro fo. 19 e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 30 di novenbre a fo. 13, a libro F fo. 584. Naticien di Mis nimis di Barbante die avere tre schudi e V grossi di loro paese dipositaro adı` 25 di giugnio 1400 a libro a fo. 20 e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 30 di novenbre a fo. 13, a libro F fo. 584.

c. 19 v MCCCCX 182.

183.

184.

185.

Chiledarbia di Iuolo di Gravante die avere due schudi e’ quagli dipositarono a Ristoro di Davino per lo dı` 25 di giugnio 1400 apare al suo libro a fo. 20 e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 30 di novenbre a fo. 13, a libro F fo. 584. Tomasino d’Antonio da Milano die avere tre duchati i quagli diposito` a Ristoro di Davino Pichogliuomini per lo dı` 25 di giungnio apare al suo libro a fo. 20 a ’ntrata di frate Franciescho di ser Pietro per lo dı` 30 di novenbre a fo. 13 1400, a libro F fo. 584. Gjachomin di Meda die avere uno nobile, uno schudo il quale diposito` a Ristoro di Davino per lo dı` 26 di giungnio apare al suo libro a fo. 21 e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 30 di novebre 1400 a fo. 13, a libro F a fo. 584. Gian del’ospitale die avere due schudi i quagli diposito` a Ristoro di Davino per lo dı` 27 di giugno 1400 apare al suo libro a fo. 22 e sono a ’ntrata di frate Francescho per lo dı` 30 di novembre a fo. 13, a libro F fo. 584.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

c. 20 MCCCCX 186.

187.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

188.

189.

Dispetrus prete di Pichardia die avere schudi XXII d’oro i quagli diposito` a Ristoro di Davino per lo dı` 27 di giungnio 1400 al suo libro a fo. 23 e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 30 di novembre a fo. 13, a libro F fo. 584. Mulinarum da Uaghocen di Ladicie di Bari die avere VII schudi e 26 parpagliuole le quagli diposito` a Ristoro di Davino per lo dı` 28 di giungnio 1400 apare al suo libro a fo. 23 e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 30 di novembre a fo. 13, a libro F fo. 584. Gualtieri di Tabata die avere due schudi i quagli diposito` a frate Pietro di ser Neri e piu` bolognini 20 di piu´ ragioni e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 8 di feraio 1400 a fo.17, a libro F fo. 586. Bulchardo di Baviera di Munichim die avere f. tre d’oro di tre ragioni, duchato uno d’Olandia, uno di Cholognia e quatro monete messe nel borsello, valsero per tutto f. 3 e sono a ’ntrata di frate Franciescho adı` 8 di feraio 1400 a fo.17, a libro F a fo. 586.

c. 20 v MCCCCX 190.

191.

192.

Michele prete de la Magnia die avere f. uno d’oro il quale diposito` a Ghuglielmo di Cino che fu nostro frate per lo dı` 25 di dicenbre 1398 apare a suo libro a fo. 5 e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 8 di feraio 1400 a fo.17, a libro F fo. 586 uno diposito il quale trovo` frate Pietro di ser Neri nostro frate nel suo ghofano e non si trovaro iscritti in su’ libro de’ dipositi e ancho el diposito non aveva pulizia ne´ segnio die avere schudi V d’oro, valsero f. 5, s. 40, e chosı` sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 8 di feraio 1400 a fo.17, a libro F fo. 586 + dominus fiere Mino di Ponte Charato da Santa Maria Sopra Mare di Bolognia die avere chorone sei diposito` a frate Giovanni di Fiandra per lo dı` II di luglio 1400 e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 14 d’aprile 1401 a fo. 19, a libro F fo. 593.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO



c. 21 MCCCCX 193.

194.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

195.

196.

+ Ninel fieren de Cortita di Fiandra die avere due duchati i quagli diposito` a frate Giovanni di Fiandra per lo dı` 5 di luglio 1400 e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 14 d’aprile 1401 a fo. 19, a libro F fo. 593. + Gian di Sales di Ghuaschognia da Monte Marciano die avere schudi sei diposito` a frate Giovanni di Fiandra per lo dı` 5 di luglio 1400 e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 14 d’aprile 1401 a fo. 19, a libro F fo. 593. ser Ghirardo de Nim prete di Fiandra di terz’ordine die avere schudi quatro e montoni due e f. onghari tre e f. due di Buemia e f. tre de la Magnia e f. uno di Gielo e uno quarto nobile, i quagli dipositarono a frate Giovanni di Fiandra per lo dı` 4 di luglio 1400 e sono a ’ntrata di frate Francescho per lo dı` 14 d’aprile a fo. 19, a libro F fo. 593. + Averiam de Ore di Fiandra die avere nobili tre i quagli diposito` a frate Giovanni di Fiandra per lo dı` 19 di luglio 1400 e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 14 d’aprile 1401 a fo.19, a libro F a fo. 593.

c. 21 v MCCCCX 197.

198.

199.

200.

+ Arnoh Moniche Arcitorni di Fiandra die avere chorone tre diposito` a frate Giovanni di Fiandra per lo dı` 23 di luglio 1400 e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 14 d’aprile 1401 a fo. 19, a libro F fo. 593. + Achenite Pietre Dote d’Olandia die avere f. due di loro paese e f. uno de la Magnia e f. uno di Giele e’ quagli diposito` a frate Giovanni di Fiandra per lo dı` 23 di luglio 1400 e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 14 d’aprile 1401 a fo. 19, a libro F fo. 593. + Iachomo Giamani di Brugia di Fiandra die avere chorone tre e uno petro e uno nobile di Fiandra e uno mezo cimiero di Fiandra e XI grosi di Fiandra diposito` a frate Giovanni di Fiandra per lo dı` 27 di luglio 1400 e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 14 d’aprile 1401 a fo. 19, a libro F a fo. 593. + Simone Ianes e Sone vane deto Dote de la Magnia deno

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

avere, ancho sua dona a` nome Eritutte, die avere nobili tre, schudi due, f. uno di Reno de la Magnia, grosi 32 di Fiandra larghi e 58 grosi picioli di Fiandra d’arziento diposito` a frate Giovanni di Fiandra per lo dı` 27 di luglio 1400 e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 14 d’aprile 1401 a fo.19, a libro F fo. 593. c. 22 MCCCCX

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

201.

202.

203.

204.

+ Anechin Morer de Inan die avere chorone due diposito` a frate Giovanni di Fiandra per lo dı` primo d’agosto 1400 e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 14 d’aprile 1401 a fo.19, a libro F a fo. 593. + Chaterina Valde oldeneche die avere f. 5 de la Magnia diposito` a frate Giovanni di Fiandra per lo dı` primo d’agosto 1400 e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 14 d’aprile 1401 a fo.19, a libro F a fo. 593. + Lisabetta Valde quale de Fiandra die avere uno nobile il quale diposito` a frate Giovanni di Fiandra per lo dı` 4 d’agosto 1400 e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 14 d’aprile 1401 a fo. 19, a libro F a fo. 593. + Donghanuffio di Schozia die avere due nobili e 12 parpagliuole diposito` a frate Giovanni di Fiandra per lo dı` 5 d’aghosto 1400 e sono a ’ntrata di frate Francescho per lo dı` 14 d’aprile 1401, a libro F fo. 593.

c. 22 v MCCCCX 205.

206.

207.

+ Domicha Grasia d’Andreoccia de Casiglia die avere due dobre moresche diposito` a frate Giovanni di Fiandra per lo dı` d’agosto 1400 e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 14 d’aprile 1401, a libro F a fo. 594. + Francieschie di Samiricie die avere una chorona, 9 parpagliuole, 16 bianchi e 3 quatrini, 2 del signiore diposito` a frate Giovanni di Fiandra per lo dı` 11 d’agosto 1400 e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 14 d’aprile 1401 fo.19, a libro F fo. 594. ser Ghanuccio Schala de Brabante die avere 2 montoni di Bramanzia e 2 corone e due grosi di Fiadra per lo dı` III di

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO

208.



settembre 1400 e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 14 d’aprile 1401 a fo.19, a libro F fo. 594. + Simon Dian son de Cholandia de la Magnia die ave f. cinque de la Magnia e f. due di Ghele, f. uno di Landia, bolognini 37 di Bolognia e 10 grosi gra[n] di di Fiandra e 18 groseregli di Fiandra, 15 grosi piccini diposito` a frate Giovanni di Fiandra per lo dı` III di settembre 1400 e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 14 d’aprile 1401 a fo.19, a libro F fo. 594.

c. 23 MCCCCX Documento acquistato da () il 2023/04/27.

209.

210.

211.

212.

+ Petrus curatus previter de la Magnia di Nai die avere chorone IIII cho[ro] ne di Fiandra e f. uno di Chele diposito` a frate Giovanni di Fiandra per lo dı` 5 di settenbre 1400 e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 14 d’aprile 1401 a fo.19, a libro F fo. 594. Martino del Giava e Chonpagnio di Domenicho d’Araghone Presenpen die avere IIII˚ duchati, f. 5 corenti, f. 7 di Raghona i q[u]agli dipositarono a frate Giovanni, e piu` 4 mezanini di Raghona e mezanini di Vinegia per lo dı` 26 di magio 1400 e sono a ’ntrata di frate Francescho per lo dı` 14 d’aprile 1401 a fo.19, a libro F fo. 594. + Iachomo Lemestre de Vanes de Brettagnia e la sua dona Giorena dieno avere chorone sedici, franchi sei e 2 anella d’oro di pichola valuta e uno anelo d’ariento diposito` a frate Giovanni di Fiandra per lo dı` 27 di luglio 1400 e sono a ’ntrata di frate Francescho per lo dı` 14 d’aprile 1401 a f. 20, a libro F fo. 594. Mercias de Palagie de Minors de Spagnia die avere f. 2 Ø di Raghona i quagli diposito` a frate Giovanni di Fiandra e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 14 d’aprile 1401 a fo. 20, a libro F fo. 594.

c. 23 v MCCCCX 213.

Margharita e Verdice de Fiandra dieno avere f. 3 d’Olanda e f. 2 de la Magnia i quagli diposito` a frate Giovanni di Fiandra per lo dı` 31 di magio 1400 e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 14 d’aprile 1401 a fo. 20, a libro F fo. 594.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



214.

215.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

216.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO

+ Ian Chozon de Mire de Loreno die avere chorone sette diposito` a frate Giovanni di Fiandra per lo dı` 31 di magio 1400 e sono a ’ntrata di frate Francescho per lo dı` 14 d’aprile 1401 a fo. 20, a libro F fo. 594. + Andres Spurin di Brugia di Fiandra die avere IIII˚ chorone, X grosi di Fiandra i quagli diposito` a frate Giovanni di Fiandra per lo dı` 21 di luglio 1400 e sono a ’ntrata di frate Franciescho di ser Pietro per lo dı` 14 d’aprile 1401 a fo. 20, a libro F fo. 594. + Chaterina Damant di Brugia di Fiandra die avere due montoni da pie` e 16 grosi larghi, 19 a modo che quatrini diposito` a frate Giovanni di Fiandra per lo dı` 21 di luglio 1400 e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 15 d’aprile 1401 a fo. 20, a libro F fo. 594.

c. 24 MCCCCX 217.

218.

219.

220.

+ Comar Verarde Veschaeda de Olandia die avere chorone quatro, schudi cinque di Fra[n]c[i]a e uno duchato e f. uno ongharo e f. uno di Reno de la Magnia, 2 bolognini, 2 bianchini diposito` a frate Giovanni di Fiandra per lo dı` 26 di luglio 1400 e sono a ’ntrata di frate Francieschodi ser Pietro per lo dı` 15 d’aprile 1401 a fo. 20, a libro F fo. 594. + Everat Oche deto Brusela de Brabante die avere tre chorone, uno francho diposito` a frate Giovanni di Fiandra per lo dı` 7 di settembre 1400 e sono a ’ntrata di frate Francischo di ser Pietro per lo dı` 15 d’aprile 1401 a fo. 20, a libro F fo. 594. + Ian Martini di Brugia di Fiandra die avere VII corone d’oro e 7 grosi di Fiandra larghi diposito` a frate Giovanni di Fiandra e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 15 d’aprile 1401 a fo. 20, a libro F fo. 594. + Eram Martini de Berzia de Spagnia die avere 7 donbre d’oro moresche diposito` a frate Giovanni di Fiandra per lo dı` 23 di settenbre 1400 e sono a ’ntrata di frate Francescho per lo dı` 15 d’aprile 1401 a fo. 20, a libro F fo. 594.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO



c. 24 v MCCCCX 221.

222.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

223.

+ Amicer de Chortiche de Parigi di Francia die avere due chorone diposito` a frate Giovanni di Fiandra per dı` 27 di settenbre 1400 e sono a ’ntrata di frate Francescho per lo dı` 15 d’aprile 1401 a fo. 20, a libro F a fo. 595. + Piere Gierin de la Rosela die avere chorone 40 le quagli diposito` a frate Giovani di Fiandra per lo dı` 21 di novenbre 1400 e sono a ’ntrata di frate Francescho per lo dı` 15 d’aprile 1401 a fo. 20, a libro F a fo. 595. + Piero Spe de la Rosela die avere corone cinquanta d’oro le quagli diposito` a frate Giovanni di Fiandra per lo dı` 21 di novenbre 1400 e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 15 d’aprile 1401 a fo. 20, a libro F fo. 595.

c. 25 MCCCCX ` dipositi per lo libro rosso segniato G apresso E 224.

225.

226.

+ Vateri Ovechamule, e Marias Brandeviles sua madre e Briatrice sua dona, dieno avere chorone otto d’oro e franchi tre d’oro e f. 7 di Reno de la Magnia, parpagliuole 42, i quagli diposito` a frate Giovanni di Fiandra per lo dı` 6 di magio 1400 e sono a ’ntrata di frate Franciescho per lo dı` 24 di giugnio 1401 a fo. 3, a libro rosso G fo. 254. Ughulin Simion d’Arbole di Borghognia die avere adı` 22 di settenbre 1401 schudi tre d’oro diposito` a Ristoro di Davino per lo dı` 29 di giugnio 1400 al suo libro fo. 25 e segni 257 a ’ntrata di frate Franciescho a fo. 6, a libro rosso G a fo. 260. + Ian Vinispe en previtere de Rosandella de Bramante die avere 2 nobili i quagli diposito` a frate Giovanni di Fiandra per lo dı` 15 di settenbre 1400 e sono a ’ntrata di frate Franciescho di ser Pietro per lo dı` 4 di marzo 1401 fo. 14 e sono a libro rosso G fo. 274.

c. 25 v MCCCCX 227.

+ Alon Osan di Bel delborgho de la Magnia die avere f. 4 d’oro de Ren e Iª corona di Bramanzio, 8 grosi di Fiandra, 3 grosi picholi, uno anbrobiano diposito` a frate Giovanni di

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



228.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

229.

230.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Fiandra apare al suo primo libro di magio 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio Bandinegli chamarlengho per lo dı` 14 di luglio 1402 fo. 3, a libro rosso G fo. 281. + Domenicho da Santo Iachomo di Chanpostela die avere due donbre d’oro e diecie reagli d’ariento i quagli diposito` a frate Giovanni di Fiandra apare al suo libro primo di magio 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 14 di luglio 1402 fo. 3, a libro rosso G fo. 281. + Sutto Simon dotor de la Magnia die avere due duchati d’oro, 39 grosi picholini, uno groso di Fiandra e son monete di suo paesse i quagli diposito` a frate Giovanni di Fiadra chome apare per lo suo primo libro a’ dipositi 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 14 di luglio 1402 fo. 3, a libro G a fo. 281. + prete Ghuglielmo arciprete de Stadira die avere f. 5 di Gienoa diposito` a frate Giovanni di Fiandra per lo primo libro di magio 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 14 di luglio 1402 fo. 3, a libro rosso G a fo. 281.

c. 26 MCCCCX 231.

232.

233.

234.

+ Sobila di Bredonda die avere corone quatro d’oro diposito` a frate Giovanni di Fiandra al suo primo libro di magio 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 14 di luglio 1402 fo. 3, a libro rosso G fo. 281. + Ghilis Olut die avere uno nobile, uno duchato diposito` a frate Giovanni di Fiandra per lo suo primo libro di magio 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 14 di luglio 1402 a fo. 3, a libro rosso G fo. 281. + Marina Domenicha di Spagnia Chesa di Marcha die avere e Giovanni Martini sesubrini cinque d’oro donbre moresche le quagli diposito` a frate Giovani di Fiandra per lo suo primo libro di magio 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 14 di luglio 1402 fo. 3, a libro G fo. 281. + domins Sipicho di Marughe di cordone di Santo Benedetto die avere chorone dieci d’oro diposito` a frate Giovanni di Fiandra per lo suo primo libro di magio 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 14 di luglio 1402 fo. 3, a libro G fo. 281.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO



c. 26 v MCCCCX 235.

236.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

237.

238.

+ Ghuglielmo Ormani prete die avere cinque corone e uno franco diposito` a frate Giovanni per lo suo libro di magio 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 14 di luglio 1402 fo. 3, a libro G fo. 281. + Giovanni di Ghalienis prete e Bernardo di Monsinigi di Borghognia dieno avere chorone 20 chome apare per lo libro primo di frate Giovanni di Fiandra di magio 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 14 di luglio 1402 fo. 3, a libro G fo. 281. + Moameh Brudeh die avere chorone sei i quagli diposito` a frate Giovanni di Fiandra per lo suo primo libro di magio 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 14 di luglio 1402 fo. 3, a libro G fo. 281. + Anas di Bruttanoro di Francia die avere tre chorone, 18 bolognini diposito` a frate Giovanni di Fiandra per lo suo primo libro di magio 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 14 di luglio 1402 fo. 3, a libro G fo. 281.

c. 27 MCCCCX 239.

240.

241.

242.

8

+ Pietro Spen de Landia die avere uno duchato, f. tre d’Olandia, f. 2 di Ghieri diposito` a frate Giovanni di Fiandra per lo suo primo libro di magio 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 14 di luglio 1402 a fo. 3, a libro G fo. 281. + Gian8 Griforte di Francia die avere tre corone diposito` a frate Giovanni di Fiandra per lo suo primo libro di magio 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 14 di luglio 1402 fo. 3, a libro G fo. 281. + Pietro Ornu di Bretagnia die avere tre franchi e due chorone diposito` a frate Giovanni di Fiandra per lo suo primo libro di magio 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 14 di luglio 1402 fo. 3, a libro G fo. 282. + Ian Sono lesaniere de Loreno XI corone, X franchi d’oro i quagli diposito` a frate Giovanni di Fiandra per lo suo primo libro di maggio 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 14 di luglio 1402 a fo. 3, a libro G fo. 282.

La G iniziale e` sovrapposta a I.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

c. 27v MCCCCX 243.

244.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

245.

246.

+ Chatelina de Vendestri die avere 3 grosi fiamenghi, 9 mezi grosi, 4 altre monete, 55 quatrini d’eso paese diposito` a frate Giovanni di Fiandra per lo suo primo libro 1400 di magio e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 17 d’aghosto 1402 a fo. 4, a libro G fo. 284. Chelen Istelorin de la Magnia die avere f. due d’oro, uno duchato, uno ongharo e 89 vienari i quali diposito` di luglio 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 17 d’aghosto 1402 fo. 4, a libro G fo. 284. + Anechin Brudegli de Borsela e Mateio suo figliuolo dieno avere due chorone d’oro dipositarone a frate Giovanni di Fiandra di luglio 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 17 d’aghosto 1402 fo. 4, a libro G fo. 284. + Udotto Beni de Borghognia die avere chorone 8 d’oro diposito` a frate Giovanni di Fiandra del mese di luglio 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 17 d’agho[sto] 1402 fo. 4, a libro G fo. 284.

c. 28 MCCCCX 247.

248.

249.

250.

+ Ghirela Vane broche di Fiandra die avere 14 grosi tutti di Fiandra e piu` 24 mezi grossi i quagli diposito` a frate Giovanni di Fiandra insino d’aghosto 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 17 d’aghosto 1402 fo. 4, a libro G fo. 284. + Giovanni da Branda da Rochaforte di Borghognia die avere cor[on]e 11 d’oro diposito` a frate Giovanni di Fiandra d’aghosto 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 17 d’aghosto 1402 a fo., a libro G fo. 284. + Bernardo di Mense da Rochaforte di Ghoschognia die avere corone diecie, due franchi diposito` a frate Giovanni del mese di luglio 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeo per lo dı` 17 d’aghosto 1402 a fo. 2, a libro G fo. 284. + Ian Alfin di Fiandra die avere una chorona diposito` a frate Giovanni di Fiandra del mese d’aghosto 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeo per lo dı` 17 d’aghosto 1402 a fo., a libro G fo. 284.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO



c.28 v MCCCCX 251.

252.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

253.

254.

+ Ciela Ghualdin di Cen di Brugia die avere due duchati e due f. di Reno e’ quagli posito` a frate Giovanni di Fiandra per lo messe di luglio e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 17 d’aghosto 1402 fo. 4, libro G a fo. 284. + Ian di Mei di Fiandra die avere 3 corone, uno franco e uno mezo nobile diposito` a frate Giovanni di Fiandra del mese di luglio 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 17 d’aghosto 1402 a fo., a libro G fo. 284. + Ian de Cundolare di Fiandra die avere 5 corone, 2 nobili e’ quagli diposito` a frate Giovanni di Fiandra del mese di luglio 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 17 d’aghosto 1402, a libro G fo. 284. + Pietro Ghodul di Fia[n]dra die avere tre chorone e uno nobile diposito` a frate Giovanni di Fiandra al messe di luglio 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeo per lo dı` 17 d’aghosto 1402, a libro G fo. 284.

c. 29 MCCCCX 255.

256.

257.

258.

9

9 Brisetta di Solina die avere una chorona ghativa e 7 pichioni, 52 papagliuole, 23 meze parpagliuole, 22 monete grandi di rame come bolognini, 16 sesini di Milano, 65 piccoli di rame diposito` a frate Giovanni di Fiandra del messe di luglio 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeo per lo dı` 17 d’aghosto 1402, a libro G fo. 284. + Giorgis Chamer de la Magnia die avere 13 grosi buemi, 60 grosi di Misina, non son buoni chome buemi, diposito` a frate Giovanni di Fiandra per lo dı` di luglio 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 17 d’aghosto 1402, a libro G fo. 284. + Colante more de Nai die avere chorone sei diposito` a frate Giovanni di Fiandra del mese d’aghosto 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeo per lo dı` 17 d’aghosto 1402, a libro G fo. 284. + Diardis de Poniche di Fiandra die avere 3 nobili, una chorona diposito` a frate Giovanni di Fiandra de luglio 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 17 d’aghosto 1402, a libro G fo. 284.

Corretto su Brigisetta.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

c. 29 v MCCCCX 259.

260.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

261

262.

+ Estefano di Silarcho di Nociela die avere due corone, 6 parpagliuole i quagli diposito` a frate Giovanni di Fiandra del messe di luglio 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 17 d’aghosto, a libro G fo. 284. + Ugo Spicciatore prete di Provenza die avere f. tre di Gienova diposito` a frate Giovanni di Fiandra di luglio 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 17 d’aghosto, a libro G fo. 284. + Ghuglielmo di Sebe di Fiandra die avere f. 16 di Reno de la Magnia e 37 anbrogiani i quagli diposito` a frate Giovanni di Fiandra de luglio 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 17 d’aghosto 1402, a libro G fo. 284. + Ian de Mis de Brabanzia die avere f. due onghari, 9 grosi di Fiandra, 20 quatrini di Fiandra diposito` a frate Giovanni di Fiandra di luglio 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeo per lo dı` 17 d’aghosto 1402, a libro G fo. 284.

c. 30 MCCCCX 263.

264.

265.

266. 10

+ Ian Marines de Nai monacho die avere due chorone dopie e tre nobili, 4 grosi di Fiandra, 7 picholi, 14 picoli di rame puro diposito` a frate Giovanni di Fiandra di luglio 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 17 d’aghosto 1402, a fo. 285 a G. + Maria Vadevel de Inpre di Fiandra die avere f. otto d’Olanda, 4 pichioni, 4 grosi di Fiandra, 12 grosi picholi, 27 quatrini di suo paese diposito` a frate Giovanni di Fiandra del messe di luglio 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeo Bandinegli per lo dı` 17 d’aghosto 1402, a libro G fo. 285. 10 + Ghvlis de Langhari forte de Loreno die avere f. 4 de Loreno de la Magnia, f. due d’Olandia diposito` a frate Giovanni di Fiandra del mese d’aghosto 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeo per lo dı` 17 d’aghosto 1402, a libro G fo. 285. + Crais Cienzon di Fiandra die avere f. uno duchato, uno

La v e` corretta su ie

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO



nobile e uno pietro d’oro diposito` a frate Giovanni di Fiandra del messe di luglio 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio Bandinegli per lo dı` 17 d’aghosto 1402, a libro G fo. 285. c. 30 v MCCCCX 267.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

268.

269.

270.

+ Giaghetto Rosse de Losina die avere tre chorone d’oro, sei parpagliuole diposito` a frate Giovanni di Fiandra del mese di luglio 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeo per lo dı` 17 d’aghosto 1402, a libro G fo. 285. + Gian de Verde di Borghognia die avere tre corone diposito` a frate Giovanni di Fiandra del mese di luglio 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 17 d’aghosto 1402, a libro G fo. 285. + Franceschin Latin de Fiandra die avere tre chorone, XI bolognini, uno groso d’Inghiltera, 2 tornesi, uno reale d’ariento, 6 grosi di Cholognia, 47 grosi di Savoia, 27 meze parpagliuole, 74 quuatrini (sic) di molte ragioni diposito` a frate Giovanni di Fiandra di luglio 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 17 d’aghosto 1402, a libro G fo. 285. + siel11 Ghuglielmo dotor d’Olandia die avere f. uno de Reno de la Magnia, f. tre d’Olandia, f. 2 di Ghieri, 2 mezi grosi d’Inghiltera, uno pichione, uno groso di Cholognia, 19 grosi grandi, 5 picioli diposito` a frate Giovanni di Fiandra del mese di luglio 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeo per lo dı` 17 d’aghosto 1402, a libro G fo. 285.

c. 31 MCCCCX 271.

272.

11

+ Diel di Ans dottore d’Olandia die avere f. tre di Ghieri e’ quagli diposito` a frate Giovani di Fiandra del mese di luglio 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeo per lo dı` 17 d’aghosto 1402, a libro G fo. 285. + Ian detto Vacho de Loreno die avere chorone tre diposito` a frate Giovanni di Fiandra di luglio 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 17 d’aghosto 1402, a libro G fo. 285.

Per ser, sieur.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



273.

274.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO

+ Pietro Minchieta di Savoia die avere due chorone diposito` a frate Giovanni di Fiandra di luglio 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 17 d’aghosto 1402, a libro G fo. 285. + Deus Colpe de la Magnia die avere una chorona, 12 parpagliuole diposito` a frate Giovanni di Fiandra e uno bolognino di luglio 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 17 d’aghosto 1402, a libro G fo. 285.

c. 31 v MCCCCX

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

275.

276.

277.

278.

+ Atelon Guneson de Scelandia die avere f. 3 d’oro de la Magnia, f. 2 di Ghieri diposito` a frate Giovanni di Fiandra di luglio 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeo per lo dı` 17 d’aghosto 1402, a libro G fo. 285. + Pietro Vende nale di Fiandra die avere f. uno duchato, f. uno ongharo, una chorona, 14 grossi di Cholognia, 2 pichioni, 2 tornessi, Ø grosso d’Inghiltera, 3 grosi grandi di Fiandra, 8 grossi picholi, 4 quatrini di loro paesse diposito` a frate Giovanni di Fiandra di luglio 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 17 d’aghosto 1402, a libro G fo. 285. + Giovanna di Susa di Valenzina die avere due corone, 2 franchi diposito` a frate Giovanni di Fiandra di luglio 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 17 d’aghosto 1402, a libro G fo. 285. + Giovanna Pitetta di Valentina die avere 4 corone diposito` a frate Giovanni di Fiandra di luglio 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 17 d’aghosto 1402, a libro G fo. 285.

c. 32 MCCCCX 279.

280.

281.

+ Giovanni Chibelio di Valenza die avere due corone diposito` d’agosto 1400 a frate Giovanni di Fiandra e sono a ’ntrata di frate Tadeo per lo dı` 17 d’aghosto 1402, a libro G fo. 285. + Cholar Vignieti di Nai die avere 6 chorone diposito` a frate Giovanni di Fiandra d’aghosto 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeo per lo dı` 17 d’aghosto 1402, a libro G fo. 285. + Veloi Averse di Francia die avere tre chorone le quagli diposito` a frate Giovanni di Fiandra del mese d’aghosto 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 17 d’aghosto 1402, a libro G fo. 285.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO

282.



+ Aghata Rizaes di Fiandra die avere f. uno di Reno, 12 anbrogiani diposito` a frate Giovanni di Fiandra d’aghosto 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 17 d’aghosto 1402, a libro G a fo. 285.

c. 32 v MCCCCX 283.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

284.

285.

286.

+ Ien Verni del veschovado de Elidie die avere sei corone diposito` a frate Giovanni di Fiandra d’aghosto 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 17 d’aghosto 1402, a libro G fo. 286. + Lehen di Potero di Brabanzia die avere tre chorone, 8 parpagliuole diposito` a frate Giovanni di Fiandra d’aghosto 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 17 d’aghosto 1402, a libro G fo. 286. + Margharita Brunela di Fiandra die avere f. uno duchato di Fiandra, X grosi di Fiandra diposito` a frate Giovanni di Fiandra d’aghosto 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeo per lo dı` 17 d’aghosto 1402, a libro G a fo. 286. + Roclef Ol de la Magnia die avere f. sette unghari diposito` a frate Giovanni di Fiandra del mese d’aghosto 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 17 d’aghosto 1402, a libro G fo. 286.

c. 33 MCCCCX 287.

288.

289.

+ Venoz Stenai de Borghognia die avere 5 corone diposito` del mese d’aghosto 1400 a frate Giovanni di Fiandra e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 17 d’aghosto 1402, a libro G fo. 286. + Heriche Zaer valcor de la Magnia die avere f. tre duchati romani, 131 grosi buemi e una piastrela d’ariento, e Anasi suo figluolo, peso 3 o[nce] Ø, valse f. 4, s. 65 e sono a ’ntra[ta] di frate Tadeo per lo dı` 17 d’aghosto 1402, a libro G fo. 286. + Derighe Vandreden die avere f. uno ongharo, 12 grosi buemi, 6 grosaregli di Perusia, 8 d. diposito` a frate Giovanni di Fiandra d’aghosto 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeo per lo dı` 17 d’agho[sto] 1402, a libro G a fo. 286.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



290.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO

+ Iane Roso di Piemonte e sua dona Scamunita die avere f. 4 di Gienova, f. due di Fiorenze diposito` a frate Giovanni di Fiandra d’aghosto 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeo per lo dı` 17 d’aghosto 1402, a libro G fo. 286.

c. 33 v MCCCCX 291.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

292.

293.

294.

+ Tomasso Tolani di Schozia die avere uno nobile il quale diposito` a frate Giovanni di Fiandra d’aghosto 1400 ed e` a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 17 d’aghosto 1402, a libro G a fo. 286. + Gianni da Verona di Lonbardia die avere f. due di Bolognia diposito` a frate Giovanni di Fiandra di settenbre 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 17 d’aghosto 1402, a libro G fo. 286. + Giorgio di Versilia di Lonbardia die avere f. due di Bolognia diposito` a frate Giovanni di Fiandra di settenbre 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 17 d’aghosto 1402, a libro G fo. 286. Ghilis Renghot di Fiandra die avere III˚ chorone d’oro, 13 grosi di Fiandra, 6 e Ø parpaglioule diposito` a frate Giovanni di Fiandra di settenbre 1400 e sono a ’ltra[ta] di frate Tadeio Bandineli per lo dı` 17 d’aghosto 1402, a libro G fo. 286.

c. 34MCCCCX 295.

296.

297.

298.

+ ser Nicholo d’Uliviere preto, da novo prete, die avere corone X diposito` a frate Giovanni di Fiandra del messe di settenbre 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio Bandineli per lo dı` 17 d’aghosto 1402 e a libro G fo. 286. + Lisi Valchot di Fiandra die avere f. 2 di Reno de la Magnia, 4 pichioni, 4 parpagliuole diposito` a frate Giovanni di Fiandra di settenbre 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeo per lo dı` 17 d’aghosto 1402 a fo. 5, a libro G a fo. 286. + Cholare d’Alen de Tornai di Francia die avere 26 corone d’oro diposito` a frate Giovanni di Fiandra del mese di settenbre 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeo per lo dı` 17 d’aghosto 1402 a fo. 5, a libro G a fo. 286. + Martin Grasie da Chastria die avere uno duchato, uno f.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO



sanesi diposito` a frate Giovanni di Fiandra di settenbre 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 17 d’aghosto 1402 a fo. 5, a libro G fo. 286. c. 34 v MCCCCX 299.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

300.

301.

302.

+ Bitin Cilestre di Fiandra die avere 4 corone, uno petro, due nobili, 7 grosi di Fiandra larghi diposito` a frate Giovanni di Fiandra per lo di 17 d’aghosto 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 17 d’aghosto 1402 a fo. 5, a libro G fo. 286. + Laurerucci son di Landia die avere tre duchati, uno nobile i quagli diposito` a frate Giovanni di Fiandra di settenbre 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 17 d’aghosto 1402 a fo. 5, a libro G fo. 286. + Ian Vnupieri di Brabanzia die avere uno nobile diposito` a frate Giovanni di Fiandra di settenbre 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeo per lo dı` 17 d’aghosto 1402 a fo. 5, a libro G fo. 286. + Chofale Alfonzo dotore da Chastiglia die avere f. 4 e Ø di Chastiglia diposito` a frate Giovanni di Fiandra di settenbre 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 17 d’aghosto 1402 a fo. 5, a libro G a fo. 286.

c. 35 MCCCCX 303.

304.

305.

+ Ian Vasualmente di Brugia di Fiandra die avere f. 14 di Reno de la Magnia, 4 grosi buemi, 13 grossi di Cholognia, 7 tornesi e 7 grosi di Fiandra diposito` a frate Giovanni di Fiandra di settettebre (sic) 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeo per lo dı` 17 d’aghosto 1402 a fo. 5, a libro G fo. 287. + Martini de Valosevrane de Fiandra e suo fratelo Lamartini die avere f. uno d’oro diposito` a frate Giovanni di Fiandra di settenbre 1400 a ’ntrata di frate Tadeo per lo dı` 17 d’aghosto 1402 a fo. 5, a libro G fo. 287. + Franzoso de Ron di Fiandra die avere otto corone d’oro, 20 grosi di Fiandra grandi diposito` a frate Giovanni di Fiandra di settenbre 1400 a ’ntrata di frate Tadeo per lo dı` 17 d’aghosto 1402 a fo. 5, a libro G a fo. 287.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



306.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO

+ maestro Giovanni malischalcho de la Magnia die avere f. 4 d’oro di Reno, f. 4 onghari, f. 2 di Gheli diposito` a frate Giovanni di Fiandra di settenbre 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeo per lo dı` 17 d’aghosto 1402 a fo. 5, a libro G a fo. 287.

c. 35 v MCCCCX 307.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

308.

309.

310.

+ Bartolomeio Brodelinche di Fiandra e Gian Bodelinghe di Fiandra die avere corone 22 d’oro dipositarono a frate Giovanni di Fiandra di settenbre 1400 a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 17 d’aghosto 1402 a fo. 5, a libro G fo. 287. + Iachomo Anson di Olandia die avere una chorona dopia di Brabanzi, 24 anbrobiani, 6 grossi di Fiandra diposito` a frate Giovanni di Fiandra d’ottobre 1400 a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 17 d’aghosto 1402 a fo. 5, a libro G fo. 287. + Ghuglielmo di Guita di Fiandra die avere corone X diposito` a frate Giovanni di Fiandra d’ottobre 1400 a ’ntrata di frate Tadeo per lo dı` 17 d’aghosto 1402 a fo. 5, a libro G fo. 287. + Ian So d’Erlandia die avere 2 corone, 2 duchati vechi diposito` a frate Giovanni di Fiandra d’ottobre 1400, a ’ntrata di frate Tadeio per lo dı` 17 d’aghosto 1402 a fo. 5, a libro G fo. 287.

c. 36 MCCCCX 311.

312.

313.

314.

+ Ian Torison d’Eslandia die avere cinque corone diposito` a frate Giovanni di Fiandra d’ottobre 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeo per lo dı` 17 d’aghosto 1402 a fo. 5, a libro G fo. 287. + Ian Stapulit de Cholognia die avere tre corone diposito` a frate Giovanni di Fiandra d’ottobre 1400 a ’ntrata di frate Tadeo per lo dı` 17 d’aghosto 1402 a fo. 5, a libro G fo. 287. + Martin Siven de la Magnia die avere uno duchato, f. 5 di Reno, 3 nobili, i quagli diposito` a frate Giovani di Fiandra d’ottobre 1400 a ’ntrata di frate Tadeo per lo dı` 17 d’aghosto 1402 a fo. 5, a libro G fo. 287. + Rodolfo Chede de la Magnia die avere duchati uno, f. 5 di

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO



Reno i quagli diposito` a frate Giovanni di Fiandra d’ottobre 1400 a ’ntrata di frate Tadeo per lo dı` 17 d’aghosto 1402 a fo. 5, a libro G fo. 287. c. 36 v MCCCCX 315.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

316.

317.

318.

+ Vane di Guardis di Navare die avere cinque corone diposito` a frate Giovanni di Fiandra d’ottobre 1400 a ’ntrata di frate Tadeo per lo dı` 17 d’aghosto 1402 a fo. 5, a libro G fo. 287. + Giovanni di Stefano di Savoia die avere quattro duchati diposito` a frate Giovanni di Fiandra di novenbre 1400 a ’ntrata di frate Tadeo per lo dı` 17 d’aghosto 1402 a fo. 5, a libro G fo. 287. + Ghiglielmetto di Rondela di Francia die avere corone quatro diposito` a frate Giovanni di Fiandra del mese di novenbre 1400 a ’ntrata di frate Tadeo per lo dı` 17 d’aghosto 1402 a fo. 5, a libro G fo. 287. + Giovanni da Monciano di Lombardia die avere 36 bolognini, 10 vileti piccioli in una peza diposito` a frate Giovanni di Fiandra, e detti viletti sono ne la chamara del chamarlengo a’ piei la finestra del messe di gienaio 1400 a ’ntrata di frate Tadeo per lo dı` 17 d’aghosto 1402 a fo. 5, a libro G fo. 287.

c. 37 MCCCCX 319.

320.

321.

+ Lorenzo di Domenico da Vinegia die avere due duchati diposito` a frate Giovanni di Fiandra del mese di feraio 1400 e sono a ’ntrata di frate Tadeo per lo dı` 17 d’aghosto 1402 a fo. 5, a libro G fo. 287. + Nicholo` d’Orechia die avere 6 buemi diposito` a frate Bartolo Schuro e frate Tadeo gli consegnio` frate Giovanni di Fiandra e sono a sua intrata per lo dı` 13 di settenbre 1402 fo. 5, a libro G fo. 287. + Azolino di Romagnia de la Magnia figliuolo di Michele die avere f. tre duchati, otto pichioni diposito` a frate Bartalo Schuro e frate Tadeio Bandineli chamarlengho gli consegnio` frate Giovanni di Fiandra e sono a sua intrata per lo dı` 13 di settenbre 1402 fo. 5, a libro G fo.287.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

322.

Cremen di Valdebruche di Fiandra die avere adı` 12 di magio 1405, f. 13, s. 35 i quagli diposito` insino di settenbre 1400 e sono a ’ntrata di Biagio di Masso cha[mar]lengo a fo. 2, a libro G fo. 153

c. 37 v MCCCCX 323.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

324.

325.

Luchino di Giovanni da Pisa die avere f. 9 d’oro, s. 46, il quagli d. ci die per lui Tomaso di Ciecho Bartalomei che in quanto tornasse gli sieno ristituiti, a ’ntrata di frate Matteio di Ruffolo a fo. 5 adı` 22 di giugnio 1391, apare a libro F a fo. 428. Alardo di Bramanzia die avere adı` 21 di giugnio 1391 f. 1, 7 monete bianche, 7 nere i quagli ci die Tomaso di Ciecho Bartalomei, a ’ntrata di frate Mateio di Rufolo fo. 5. Iachomo di Puccino die avere adı` 22 di luglio 1391 s. 20 per lui die Tomaso di Ciecho Bartalomei a ’ntrata di frate Mateio di Rufolo a fo. 5.

c. 38 MCCCCX ` dipositi per lo libro biancho segniato H12 apresso E 326.

327.

12

Antonio di Tura aberghatore nel chiaso di Samartino el quale morı` gia` piu` tempo, die avere adı` 10 di luglio 1409 f. cinquanta d’oro, i quagli die per lui Giovanni di Giovani Pini e chompagni merc[i] ari. Reco` contanti Iachomo di Giovanni Pini e disse il detto Iachomo che gli dipositava per lo detto Antonio per denari aveva auto Giovanni di Ghalgano e chompagni dal detto Antonio e, perche` non sentivano che quando morı` il detto Antonio n’avese fatta alchuna menzione, gli dipositano qui a noi e sono intrate di Biagio di Masso k. a fo. 5, a libro biancho segniato H a fo. 397. Simone di Ferengho de Landi de la Magnia die avere adı` XXVIIII˚ d’aghosto 1409 due pezi d’oro cioe` uno schudo e uno f. di Reno de’ quagli s’ebero f. uno, s. quarantesse. I detti d. a`ve dipositati a frate Giovanni d’Antonio Senbala e a lui fu detto ch’esso morı` a Viterbo da’ suoi chonpagni e sono

Si tratta di Ospedale 517, c. 396 v.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO



a ’ntrata di Biagio di Masso k. per lo detto dı` fo. 7, a libro H fo. 400. c. 38 v Al nome di Dio Amen Tutti i dipositi scritti da questo fo. indrietro non se ne vuolo fare alchuno paghamento cioe` da fo.1 infino a questo fo. 38 senza le diliberazioni che nel proemio si contiene inanzi nel primo foglio.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

328.

329.

Ghuglielmo granfon13 di Fiandra di tenpo d’ani cinquanta o circha di pichola statura, un poco calvo in sul capo, die avere due chorone o vero schudi e quarantasette parpagliuole e grossi di suo paese e uno groso di Gienova e sei bolognini e quatro monetele picciole di suo paese, i quagli consegnio` frate Giovanni Senbola questo dı` XXX di marzo 1411, disse che glie consegnio` frate Cienni di Iachomo i quagli a lui furono dipositati infino adı` XVII di gienaio 1407 e sono a ’ntrata di Biagio di Masso k. per lo detto dı` a fo. 15. E piu` s. 43 i quagli si rifeciono di piccioli e sono a ’ntrata di Biagio di Masso k. per lo dı` XV di maggio 1411 a fo. 214. Giovanni di Brasilio di Ciremania huomo grande di persona, magro, con pocha barba, salvo che nel mento, una tagliatura ne la ghota ritta insino ala masciela, die avere f. quindici d’oro unghari i quagli diposito` a frate Giovanni d’Antonio Senbola infino adı` XVII di gienaio 1407 e sono a ’ntrata di Biagio di Masso per lo dı` XXX di marzo MCCCCXI a fo. 15.

c. 39 MCCCCXI 330.

13 14

Ian Bole de Perusia, di charnagione fresca, barba bruna, chor una margine di tagliatura in su la ponta del naso, die avere f. due d’oro, cioe` uno duchato e uno ongharo i quagli diposito` a frate Giovanni Senbola infino adı` 15 di feraio 1407 e sono a ’ntrata di Biagio di Masso k. per lo dı` XXX di marzo 1411 fo. 15.

Cioe` conte, in tedesco. Di mano diversa.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



331.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

332.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Niche Sanghe de Perusia, di statura grande e grosso e tondo, barba bianchastrina, chor una margine biancha in sul polpastrello della mano mancha nel ditto di mezo de la detta mano tagliato e ranchiato, die avere uno nobile d’oro il quale diposito` a frate Giovanni d’Antonio Senbola infino adı` XV di feraio MCCCCVII e sono a ’ntrata di Biagio di Masso k. per lo dı` XXX di marzo MCCCCXI a fo. 15. Arigho di Stefano di Seforte huomo anticho di settanta anni di statura grande, magro e chanuto, chon poca barba chon due nieghi fra masciella e la ghota, due f. di Reno ghativi diposito` a frate Giovanni d’Antonio Senbola infino adı` XII di luglio MCCCCVIII e sono a ’ntrata di Biagio di Masso k. per lo dı` XXX di marzo 1411 a fo. 15.

c. 39 v MCCCCXII 333.

334.

Agnese d’Ansi de la Magnia Alta die avere grossi sesanta di Buemia, i quagli diposito` a frate Giovanni di Fiandra sopra dipositi infino adı` VIII di giugnio 1411 chome apare per lo suo libro a fo. 9 e a segni 36 // e sono a ’ntrata di Biagio di Masso kamarlengho per lo dı` XXXI di magio MCCCCXII a fo. 2, valsero l. diecie, s. diecie. Alete Creschonsch de Magnia Bassa femina bassetta di tenpo di cinquant’ani, chon due poretti presso a l’ochio mancho l’uno di sotto e l’altro di sopra, die avere f. vinti d’oro onghari di piu` ragioni e due duchati d’oro, in tutto f. vintidue d’oro e cientosedici grossi buemi, i quagli diposito` a frate Giovanni di Fiandra infino adı` primo di marzo MCCCCXI chome apare al suo libro de‘dipositi a fo. 84 e a segni 464 e sono a ’ntrata di Biagio di Masso kamarlengho per lo dı` XXXI di magio MCCCCXII a fo. 2, valsero f. vintiuno, l. vintidue, s. dodici, d. quatro. ` nne auti adı` XXV d’aghosto 1412 f. tredici d’oro sanesi, i A quagli si dierono a misser Pietro di Settechastegli de la Magnia prete e rettore de e ghovernatore de la chapela di Sant’Andrea di Roma e priore di santo Ustazio ne la parochia di santo Biagio, i quagli essa per suo testamento gli laso` ala detta chapela, apare a uscita di Biagio di Masso k. a fo. 78

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO



c. 40 MCCCCXII 335.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

336.

Giovanni d’Angria diposito` f. uno sanesi a frate Giovanni d’Antonio Senbola infino adı` XXIII di giugnio 1410, d’eta` d’anni 20 con pocha barba e cchor uno niegho nella ghota manca preso a l’orecchia a due dita, e ne la ghanba ritta da lato di fuore una margine biancha quasi chom’uno quatrino, chonsegnigli frate Giovanni detto a Biagio di Masso kamarlegho infino adı` XVIII di marzo 1411 apare al memoriale d’esso k. del’ano 1412 a fo. 2 e sono a sua intrata per lo dı` tre d’aprile 1413 a fo.12. Chaterina tedesca diposito` a frate Giovanni Sebola grossi vintidue buemi, infino adı` 16 ottobre 1410, femina di chomune statura d’eta` di 50 anni chor una marginetta a lato ala popa mancha di nascienza lungha tre oncie, consegnioli a noi frate Giovanni detto infino adı` XVII di marzo 1411 apare al memoriale di Biagio di Masso k. a fo. 2 del’anno 1412 e sono a sua intrata per lo dı` III d’aprile 1413 a fo.12, valsero l. quatro, s. uno.

c. 40 v MCCCCXIII 337.

338.

Arrigho della Magnia diposito` a frate Giovanni d’Antonio Senbola infino adı` XXIIII˚ d’ottobre 1410, f. sette onghari di piu` ragioni manchi d’oro, di tempo di 60 anni, e a` barba e’l chapo canuta tutta, chor una tagliatura piana pocho indentro nel polpastrello de la mano mancha e un altra tagliatura sopra la fronte da lato mancho longha tre oncie, piana e bianca pocho avidente, consigno` frate Giovanni detto a Biagio di Masso k. infino adı` XVII di marzo 1411 apare al suo memoriale a fo. 2 del’anno 1412 e sono a sua intrata per lo dı` III d’aprile 1413 a fo.12, valsero l. vintitre, s. diciotto, d. quatro. Aribelt de la Magnia diposito` a frate Giovanni d’Antonio Senbola infino adı` II di gienaio 1410, f. sei d’oro corenti di piu` ragioni e venti grosi buemi, huomo grande e magro, barba bigietta e chanuta chor uno niegho ne la ghota ritta di sotto a l’ochio, peloso e nero, i quagli consegnio` il detto frate Giovanni infino adı` XVII di marzo 1411 a Biagio di Masso k. chome apare al suo memoriale a fo. 2 del’ano 1412 e sono a

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

sua intrata per lo dı` III d’aprile 1413 a fo.12, valsero f. sei, l. quatro, s. quatordici. c. 41 MCCCCXIII

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

339.

340.

maestro Giovanni Pinzo abreviatore del Santo Padre, otto chorone d’oro choniate e f. vinti d’oro di piu` ragioni corenti i quagli aveva apo se´ Ghuglielmo di Libero Bavisensis Drorichase del paese di Francia el quale morı` nello spedale adı` d’aprile 1411. E ne lo stremo de la vita sua disse che detti denari si dessero al detto maestro Giovanni Pinzo abreviatore del Papa per rischuotare tre bole di cierti suoi conpagni e’ nomi de’ quagli son questi: Giovanni e l’altro Giovanni Chaldir e l’altro Giovanni de Ofraudia, sı` che tutti e tre a`no nome Giovanni, sichondo che ci disse don Franciesco da Spuleto ch’el confesso` e die l’astrema unzione che detti d. si dessero al detto maestro Giovanni e’ quagli ci consegnio` Alisandro di Nicholo` Bordoni questo dı` XXII d’aprile MCCCCXIIII, pero` che a lui furono chonsegniati alora quando morı`, chome pelegriniere de lo spedale, valsero le dete otto chorone l. trentacinque, s. dodice; e f. vinti valsero l. ottantadue, s. sedici, d. otto. Somma per tutto l. cientodiciotto, s. otto, d. otto, e’ quagli die Sandro detto e sono a ’ntrata di Biagio di Masso chamarlengho per lo detto dı` 22 aprile 1414 a fo. 13. + Bartalomeio di Giorgia di Marabia di Buemia diposito` a frate Giovanni di Fiandra nostro uffiziale sopra i dipositi insino adı` XVIII˚ di magio 1414, f. quatro d’oro corenti, cioe` tre duchati e uno papale chome apare al suo libro de’ dipositi a fo. 3 e a segni XI, e puoi il detto frate Giovanni gli fu detto ch’esso Bartalomeio morı` a Chorneto, sı` gli die in mano di Biagio di Masso k. valsero l. sedici, s. dodici, d. quattro e sono a sua intrata per lo dı` XI d’ottobre 1414 a fo. 8.

c. 41 v MCCCCXV 341.

+ Michele Isinite di Fiandra diposito` a frate Giovanni di Fiandra infino adı` V di luglio 1411, corona una d’oro e grosi due di suo paese e due bolognini chome apare per lo suo

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO

342.



libro a segni 62 e sono a ’ntrata di frate Giovani Rinieri kamarlengho per lo dı` XIII d’ottobre 1415 a fo. 7. + Nicholaus Schelin di Fiandra diposito` a frate Giovanni di Fiandra infino adı` XXI d’aghosto 1411, due nobili d’Inghiltera d’oro chome apare per lo suo libro a segni 99 e sono a ’ntrata di frate Giovanni Rinieri kamarlengho per lo dı` XIII di novenbre 1415 a fo. 7.

c. 42 MCCCCXV

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

343.

344.

+ Margharita di Simone Lippi di Spagnia diposito` a frate Giovanni di Fiandra infino adı` 15 di setenbre 1411, f. tre d’oro chome apare per lo suo libro a segni 124 e sono a ’ntrata di frate Giovanni Rinieri kamarlengho per lo dı` XIII d’ottobre 1415 a fo. 7. + Nicholaio Trans di Chosti di Polonia diposito` a frate Giovanni di Fiandra infino adı` II d’ottobre 1411, f. due d’oro come apare lo suo libro a segni 158 e sono a ’ntrata di frate Giovanni Rinieri kamarlengho per lo dı` XIII d’ottobre 1415 a fo. 7.

c. 42 v MCCCCXV 345.

346.

+ Andrea Visse de Borsela de la Magnia diposito` a frate Giovanni di Fiandra infino adı` 20 d’ottobre 1411, f. uno chome apare per lo suo libro de’ dipositi a segni 201 e sono a ’ntrata di frate Giovanni di Ranieri kamarlengho per lo dı` XIII d’ottobre 1415 a fo. 7. + Chaterina di Breche de la Magnia diposito` a frate Giovanni di Fiandra infino adı` 23 d’ottobre 1411, f. tre onghari chome apare a libro suo de’ dipositi a segni 212 e sono a ’ntrata di frate Giovanni Rinieri kamarlengho per lo dı` XIII d’ottobre 1415 a fo. 7.

c. 43 MCCCCXV 347.

+ Secchenare di Pietro di Cocrona diposito` a frate Giovanni di Fiandra infino adı` II di novenbre 1411, buemi 42 d’ariento chome apare per lo suo libro de’ dipositi a segni // 238 e sono

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



348.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO

a ’ntrata di frate Giovanni Rineri kamarlengho per lo dı` XIII d’ottobre 1415 a fo. 7. + Giovanni Aghett d’Inghiltera diposito` a frate Giovanni di Fiandra infino adı` 5 di novenbre 1411, groso uno e s. vinti chome apare per lo suo libro de’ dipositi a segni 266 e sono a ’ntrata di frate Giovanni Rinieri kamarlengho per lo dı` XIII d’ottobre 1415 a fo. 7.

c. 43 v MCCCCXV

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

349.

350.

+ Nicholaus Codone di Polonia diposito` a frate Giovanni di Fiandra infino adı` X di novenbre 1411, grosi trenta buemi chome apare per lo suo libro de’ dipositi a segni 275 e sono a ’ntrata di frate Giovanni Rinieri kamarlengho per lo dı` XIII d’ottobre 1415 a fo. 7. + Arrigho di Tiamne di Marche diposito` a frate Giovanni di Fiandra infino adı` 12 di marzo 1411, corona una d’oro come apare per lo suo libro de’ dipositi a segni 531, ed e` a ’ntrata di frate Giovanni Rinieri kamarlengho per lo dı` XIII d’ottobre 1415 a fo. 7.

c. 44 MCCCCXV 349.

350.

+ Ausalvus d’Alfonso di Portoghalo diposito` a frate Giovanni di Fiandra infino adı` VIII˚ di marzo 1411, chorone nove d’oro chome apare per lo suo libro de’ dipositi a segni 495 e sono a ’ntrata di frate Giovanni Rinieri camarlengho per lo dı` XIII d’ottobre 1415 a fo. 7. + Albertus Domenicis de la Magnia diposito` a frate Giovanni di Fiandra infino adı` 22 di luglio 1412, f. due di Reno chome apare per lo suo libro de’ dipositi a segni 70 e sono a ’ntrata di frate Giovanni Rinieri kamarlengho per lo dı` XIII d’ottobre 1415 a fo. 7.

c. 44 v MCCCCXV 351.

+ Giusbercha di Fiandra diposito` a frate Giovanni di Fiandra infino adı` 22 di luglio 1412, f. uno di Reno e grossi quatro di suo paesse come apare per lo suo libro de’ dipositi a segni 72

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO

352.



e sono a ’ntrata di frate Giovanni Rinieri kamarlengho per lo dı` XIII d’ottobre 1415 a fo. 7. + Singhurino Anasi di Portoghalo diposito` a frate Giovanni di Fiandra l’ano 1412, corone quatro d’oro come apare per lo suo libro de’ dipositi a segni 105 e sono a ’ntrata di frate Giovanni Rinieri kamarlengho per lo dı` XIII d’ottobre 1415 a fo. 7.

c. 45 MCCCCXV

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

353.

354.

355.

+ Dichusi di Portoghalo diposito` a frate Giovanni di Fiandra infino adı` VII d’aghosto 1413, f. tredici di piu` ragioni chome apare per lo suo libro de’ dipositi a segni 9 e sono a ’ntrata di frate Giovanni Rinieri kamarlengho per lo dı` XIII di novenbre 1415 a fo. 7. ` ne auti adı` X di novenbre 1429 tredici pezi d’oro di piu` A choni e’ quagli gli de’ chontanti fra Lucha di Charlo scrittore e sono a usitta di fra Agniolo di Iachomo Azoni k. a fo. 59, chavati fuore l. 5 e s. 415. + Churio Pinette de la Magnia diposito` a frate Giovanni di Fiandra infino adı` VIII d’otobre 1413, chome apare per lo suo libro de’ dipositi a segni 11 e sono a ’ntrata di frate Giovanni Rinieri kamarlengho per lo dı` XIII d’ottobre 1415, cioe` grossi tredici buemi e vienari12, a fo. 7.

c. 45 v MCCCCXV 356.

357.

15 16

Pietro Chapelli de la Magnia diposito` a frate Giovanni di Fiandra infino adı` X di marzo 1413, f. sette di piu` ragioni chome apare a libro de’ dipositi suo a segni 47 e sono a ’ntrata di frate Giovanni Rinieri kamarlengho per lo dı` XIII d’ottobre 1415 a fo. 7. E undici grossi di Buemia. ` ne auti adı` XXVIIII˚ d’aprile 1416 f. sette fra’ quagli ve ne A fu uno duchato e grossi undici d’ariento di Buemia, ebe contanti in sua mano da frate Giovanni di Nicholo` Rinieri chamarlengho cho’ licientia di misser Bartolo rettore e sono a sua scita a fo. 7116.

L’intera posta e` nnullata con un tratto di penna. L’intera posta e` nnullata con un tratto di penna.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



Documento acquistato da () il 2023/04/27.

358.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Froliano di Chocie chapelano di Vilina del paese di Buemia die avere duchati diciesette di Vinegia e f. tre onghari i qu[a]gli diposito` a frate Pavolo da Lucha pelegriniere infino adı` 14 d’aghosto 1415 chon questa condizione, che se desso morisse volse che la meta´ de’ sopradetti d. ne siano dati a Davolina sua suora chon questa chondizione, che se dessa arechasse carta di testamento altenticho, altrimenti non avesse i detti denari e l’altra metta` rimanesse a lo spedale per bene del’anima sua, de’ quagli duchati e ff. esso frate Pavolo canbio` al banco di Lionardo di Pietro Mini, ebene l. ottantacinque, s. quatordici, e chosı` apare al suo libro de’ dipositi a fo. 20 e sono a ’ntrata di frate Nanni Bordi k. per lo dı` XV d’otto[b]re MCCCCXVII a fo. VIIII˚.

c. 46 MCCCCXVII 359.

360.

Memolo Ilou del paese di Spesia diposito` a frate Pavolo da Lucha pelegriniere infino adı` XXIII di feraio MCCCCXV, uno nobile d’Inghilterra e chorone due di Francia e f. tre d’Ongharia e s. tre di Perusia, chome apare per lo suo libro de’ dipositi d’esso frate Pavolo a fo. 47 e sono a ’ntrata di frate Nanni Bordi k. per lo dı` XV d’ottobre 1417 a fo. VIIII˚, ebesene al bancho di Lionardo di Pietro Mini, l. trenta, s. sei di grosi. mona Margharita di Pavolo d’Arezo la quale amalata nel pelegrinaio de le donne diposito` a frate Pavolo da Lucha pelegriniere l. otto, s. due infino adı` 14 d’aprile 1415 chome apare per lo suo libro de’ dipositi a fo. 2 e sono a ’ntrata di frate Nanni Bordi k. per lo dı` 12 di gienaio 1418 a fo. 7.

c. 46 vMCCCCXVIII 361.

362.

Bartalomeio Giachopi d’Ongharia diposito` a frate Pavolo da Lucha pelegriniere duchati quatro di Vinegia, i quagli chanbio` esso frate Pavolo l. diciesette, s. quatro, apaiono al suo libro de’ dipositi per lo dı` 9 di maggio 1415 a fo. 9 e sono a ’ntrata di frate Nanni Bordi chamrlegho per lo dı` XII di gienaio 1418 a fo. 7. Danicholaio Tile di Perusia diposito` a frate Pavolo da Lucha pelegriniere duchati cinque e f. uno di Fiorenza e f. uno di

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO



Chamera i quagli sono a libro d’esso frate Pavolo per lo dı` 30 di settenbre 1415 a fo. 25 e sono a ’ntrata di frate Nanni Bordi kamarlengho per lo dı` 12 di gienaio 1418 a fo. 7, valsero l. 29, s. 13. ` nne auti adı` 26 di gienaio 1418 ducati cinque di Vinegia A d’oro e f. uno di Fiorenza e f. uno di Chamera chontanti in sua mano, presente frate Pavolo da Lucha pelegriniere a uscita del libro del k. a fo. 5217. c. 47 MCCCCVIII

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

363.

364.

Anas Cucenazi de Elirangg di Perusia diposito` a frate Pavolo da Lucha pelegriniere f. uno di Reno e grosi sei di loro paese a suo libro de’ dipositi a fo. 69 per lo dı` 26 d’aprile 1416, valsero in tutto l. 4, s. 8 e sono a ’ntrata di frate Nanni Bordi k. per lo dı` XII di gienaio 1418 a fo. 7. ` nne auti adı` XXI d’aprile 1420 l. quatro, s. otto contanti i’ A mano di frate Pavolo di Lucha e sono a uscita del k. a fo. 2318. Ormano figliuolo del Francho da Surbiccho f. due d’oro di Reno, e grosi di Buemia 14, e grosi 16 di Fiorenza, e 12 bolognini romani, valsero in tutto l. dodici, s. diecie, d. diecie diposito` a frate Pavolo da Lucha pelegriniere infino adı` 7 di luglio 1416 al suo libro a fo. 8 e sono a ’ntrata di frate Nanni Bordi chamarlengho per lo dı` XII di gienaio 1418 a fo. 7.

c. 47 v MCCCCXVIII 365.

366.

17 18

Franciescho di Fiore del contado di Todi diposito` frate Pavolo da Lucha pelegriniere s. dicianove, d. otto chome apare per lo suo libro de’ dipositi a fo. 23 per lo dı` 22 di settenbre 1416 e sono a ’ntrata di frate Nanni Bordi chamarlengho per lo dı` XII di gienaio 1418 a fo. 7. Niccholaius Chermen de Brasela del paesse di Buemia f. nove d’Ongharia e duchati quatro di Vinegia i quagli esso diposito` a frate Pavolo da Lucha pelegriniere infino adı` VII di diciembre 1418 chome apare al suo libro segniato B a fo. 68

L’intera posta e` annullata con un tratto di penna. L’intera posta e` annullata con un tratto di penna.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

e sono a ’ntrata di frate Nanni Bordi k. per lo dı` 26 di gienaio a fo. 7 1418. ` nne auti adı` XXVII di gienaio 1418 f. nove d’Ongharia e f. A quatro duchati di Vinegia contanti in sua mano in presenzia di frate Pavolo da Lucha pelegriniere a uscita di frate Nanni Bordi k. a fo. 5219. c. 48 MCCCCXVIII

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

367.

368.

Chapreter Cicameio di Sug Bargari in Ungharia, duchati due di Venegia e duchati due romani e f. tre d’Ongharia i quagli i quagli diposito` a frate Pavolo da Lucha pelegriniere infino adı` XIIII˚ di settenbre 1418 chome apare al suo libro segniato B a fo. 59 e sono a ’ntrata di frate Nanni Bordi kamarlengho per lo dı` XXVII di gienaio 1418 a fo. 8. ` nne auti adı` XXVII d’aprile 1419 duchati due di Vinegia e A duchati due romani e f. tre d’Ongharia contanti in sua mano da frate Nanni Bordi chamarlengo a sua scita a fo. 6020. frate Antonio di Bartalomeio da Lodi di Lonbardia f. cinquantanove d’oro sanesi e f. uno duchato romano i quagli diposito` a frate Pavolo da Lucha pelegriniere infino adı` VIII di dicienbre 1418 chome apare al suo libro de’ dipositi segniato B a fo. 71 e sono a ’ntrata di frate Nanni Bordi chamarlengho per lo dı` IIII˚ di feraio 1418 a fo. 8. ´ nne auti adı` XX di marzo 1418 f. sesanta d’oro sanesi di A ciera rossa contanti in mano d’esso frate Antonio e sono a uscita da frate Nanni Bordi kamarlengo a fo. 5821.

c. 48 v MCCCCXVIIII 369.

19 20 21

Margarita di Giovanni figliuola Chatran Baue diposito` a frate Pavolo da Lucha duchati cinque di Vinegia e uno duchato di Turchia e f. uno ongharo infino adı` VII d’aprile 1419 chome apare a libro d’esso frate Pavolo a fo. 102 segniato B e sono a ’ntrata di frate Nanni Bordi chamarlengho per lo dı` 22 d’aprile ano detto a fo. 9.

L’intera posta e` annullata con un tratto di penna. L’intera posta e` annullata con un tratto di penna. L’intera posta e` annullata con un tratto di penna.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

370.



` nne auti adı` XXVIIII˚ di marzo 1420 f. sette de le condiA zioni scritti contanti in sua mano da frate Pavolo da Lucha e sono a uscita di ser Ghuglielmo di Martino k. a fo. 5522. Aueg Sirogho de Danziche in Perusia diposito` a frate Pavolo da Lucha f. sei di Vinegia e f. uno ongharo infino adı` V di marzo 1419 cho’ maggior soma apare a libro d’esso frate Pavolo de’ dipositi a fo. 35 e sono a ’ntrata di ser Ghuglielmo di Martino k. per lo dı` XXVIIII˚ di marzo a fo. 8. ` nne auti adı` XX d’aprile 1420, f. sette d’oro sanesi di s. 85 A l’uno per la valuta di quegli di sopra, contanti in mano da frate Pavolo da Lucha e sono a uscitta di Marcho di Masso k. a fo. 2323.

c. 49 MCCCCXXVII 371.

22 23

Pietro di Giovanni di Schiavonia die avere l. ottantacinque, s. dodici i quagli denari s’ebero di f. vinti d’oro di piu` chogni i quagli si chanbiarono al bancho de’ Tomassini adı` XX di magio 1427, e detti f. vinti el detto Pietro diposito` a frate Iachomo di Nicholo` granciere alora di Monterone infino adı` 23 d’ottobre 1423 chome apare a libro L fo. 380 e sono a ’ntrata di frate Agniolo di Cristofano chamelendo (sic) a fo.2 ` nne auti adı` XVIIII˚ di giugnio 1427 l. sedici contanti in A sua mano da frate Agniolo k. a sua scita a fo. 37___l. XVI s. 0 d. 0. ` nne auti adı` V di luglio 1427 l. otto contanti in suo mano a A usitta a fo. ___ l., VIII s., 0 d. ` nne auti adı` XX d’aghosto 1427, l. otto contanti in suo A mano a uscitta di frate Agniuolo di Cristofano k. a fo. 45___ l., VIII s., 0 d. ` ne auti adı` XVIIII˚ di luglio 1428, l. dodici contanti in suo A mano a uscitta di frate Pracido k. a fo. 37___ l. XII, s., d. ` ne auti adı` III d’aghosto, l. otto gli mandamo a Piana per A frate Sansone di Fortunatto a uscitta di frate Pracido k. a fo. 39___ l. VIII, s., d. ` ne auti adı` III di novenbre, l. otto contanti in suo mano e A sono a usitta del k. a fo. 54.

L’intera posta e` annullata con un tratto di penna. L’intera posta e` annullata con un tratto di penna.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

` ne auti adı` XXIIII di feraio 1428, l. quatro, s. 0 contanti gli A porto` frate Sansone a Piana a usitta del k. a fo. 78___ l. IIII˚, s., d. ` ne auti adı` XXVIII di maggio 1429, s. quaranta contanti in A suo mano e sono a usitta di frate Agniolo di Iachomo k. a fo. 32___ l. II, s., d. E a`ne auti adı` XIII d’aghosto l. sei, s. 0 contanti in suo mano e sono a usitta del k. a fo. 46___ l. VI, s., d. E a`ne auti adı` detto s. quaranta contanti in suo mano a usitta del k. a fo. 46___ l. II, s., d. E a`ne auti adı` primo d’ottobre l. cinque, s. dodici chontanti in suo mano a usita del k. a fo. 53___ l. V, s. XII, d. E a`ne auti adı` 23 di dicenbre l. tre chontanti in suo mano e sono a usita del k. a fo. 63___ l. III, s., d. E a`ne auti adı` primo di magio1430 l. tre, s. 0 contanti in suo mano e a fo., riscritte al k. l. 3 ___ l. III, s.,d.24 Somma d. auti l. 85, s.12, d. c.49 v MCCCCXXVII 372.

373.

374.

24

Giovanni di Lupo da Chastiglie die avere diposito` a frate Pavolo de Lucha detto s. sedici chome apare a libro de’ dipositi d’esso frate Pavolo C fo. 10 e sono a ’ntrata di frate Agniolo per lo dı` XIIII˚ d’ottobre 1427 a fo. 5. Pietro Tronchi di Savoia l. quindici, s. nove, d. quatro, i quagli avemo del banco de Tomasini di 40 gro[ssi] di Buemia e di tre duchati di Vinegia i quagli aveva dipositati a frate Pavolo da Lucha apare chome apare al suo libro de’ dipositi C fo. 13 e sono a ’ntrata di frate Agniolo di Cristofano camarlengo per lo dı` XIIII˚ d’ottobre 1427 fo. 5. mona Lisabetta donna di Gratia l. 14, s. 17 avemo del detto bancho per chambio di f. 30 onghari e 9 gro[ssi] di Buemia e 7 gro[ssi] piccioli di Turchia i quagli diposito` al detto frate Pavolo da Lucha apare al suo libro de’ dipositi C fo. 16 e sono a ’ntrata di frate Agniolo di Cristofano camarlego per lo dı` XIIII˚ d’otobre 1427 fo. 5.

L’intera posta e` annullata con un tratto di penna.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO



c. 50 MCCCCXXVII 375.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

376.

377.

Chaterina Mecciate de la Magnia f. undici di Reno, chanbiamo al bancho d’ Tomasini avemone l. 35, s. 18, d. 4, i quagli essa diposito` a frate Pavolo da Lucha chome apare al suo libro de’ dipositi C fo. 23 e sono a ’ntrata di frate Agniolo di Cristofano camarlego a fo. 6 per lo dı` XIIII˚ d’ottobre 1427. Alberto Otto di Fiandra f. XI di Reno diposito` al detto frate Pavolo da Lucha apare al suo libro de’ dipositi C a fo. 71 i quagli si chanbiarono al detto bancho de’ Tomasini ebesene l. 32, s. 10 e sono a entrata di frate Agniolo di Cristofano chamarlego per lo dı` XIIII˚ d’ottobre 1427 fo. 6. Federigho di Federigho del veschovado di Luzinborgo f. 3 di Reno e bolognini 14 di Bolognia e s. 8, d. 4, i quagli chanbiamo al bancho de’ Tomasini avemone l. 11, s.8, d.4, i quagli aveva dipositati a frate Pavolo da Lucha chome apare al suo libro de’ dipositi fo. 80 segniato C e sono a ’ntrata di frate Agniolo di Cristofano camelegho (sic) per lo dı` XIIII˚ d’ottobre 1427 fo 6.

c. 50 v MCCCCXVII 378.

379.

380.

Cors Ordoni de la Magnia l. 5, s. 6, d. 6, cioe` in soldi 28 di quatrini e bugnoni e pichioni di Milano e uno gro[sso] di Buemia e sesini di Milano i quagli chanbiamo al bancho de’ Tomasini i quagli diposito` a frate Pavolo da Lucha apare al suo libro de’ dipositi B a fo. 104 e sono a ’ntrata di frate Agnolo di Cristofano Camarlegho a fo. 6 per lo dı` XIIII˚ d’ottobre. Martino di Tinche di Polonia s. 36 quatrini e gro[ssi] 13 di Buemia e s. 13 di viniziani chanbiamo al bancho de’ Tomasini in tutto l. 4, s. 9, i quagli diposito` a frate Pavolo da Lucha apaiono al suo libro de’ dipositi B a fo. 2 e sono a ’ntrata di frate Agniolo di Cristofano Camarlengho per lo dı` XIIII˚ d’ottobre 1427 fo. 6. Giovanna Moza di Baviera chorone tre di Francia e bianche 18 di Francia chanbiamo al bancho de’ Tomasini l. 14, s. 11, i quagli diposito` al frate Pavolo da Lucha al suo libro de’ dipositi B a fo. 12 e sono a ’ntrata di frate Agniolo di Cristofano Camarlengo per lo dı` 14 d’ottobre 1427 fo. 6.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

c. 51 MCCCCXVII 381.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

382.

Ereche de veschovado di Maghonza gro[ssi] diecie di Missina i quagli diposito` al frate Pavolo da Lucha chome apare al suo libro de’ dipositi A fo. 7 e chanbiamogli al bancho de’ Tomasini e sono a ’ntrata di frate Agniolo di Cristofano camarlegho per lo dı` XIIII˚ d’ottobre fo. 6. Gherado d’Albertto de la Magnia Altta diposito` f. quarantotto di Reno e d. 2 i qualli dipositto` a fratte Nicholaio nostro peligriniere ch’e` ssopra dipositi chome apare per lo suo libro de’ dipositi a ffo. 25, dise averli i[n] dipositto dal detto Gherado infino adı` XI di feraio 1427 e detti f. sieno in uno borssello chor una iscritta la qualle chotiene e chodizioni e segni di deto Gherado e posti che lui debi avere a l’entratta di frate Agniollo di Cristofano per lo dı` 31 di marzo 1428 a ffo. 11.

c. 51 vMCCCCXXXII 383.

384.

25

Giovanni di Pietro di Richardo di Chorsicha die avere adı` XXII di magio l. sesantauna, s. XIII i quali in diposito infino adı` VIII di diciebre 1431 in f. XI di piu` ragioni, in grossi quaranta d’ariento e quatro charlini chome apare al memoriale di Batista di Bartolomeio nostro k. e sono a sua entrata a fo. 4 e al memoriale a fo. 3___ l. LXI, s. XIII, d. ` nne auti adı` 6 d’aprile 1434 duchati cinque d’oro a mezo A quar[t]o li demo chontanti in sua mano disse voleva andare a Saiachomo vagliono l. 22, s. 15 e sono a uscita di frate Agniolo k. a fo. ___ l. XXII, s. XV.n Resta avere l. 38, s. 18, posti inanzi che die avere a fo. 52, vuolsi chontratare in f. 6 d’oro e resto munete, a`ne uno pulizuolo di mia mano solo del nome e de la quantita` e ‘l foglio de libro25. Filippo schiavo della chonpangnia di Nicholo` Picino die avere l. trentatre, s. diciotto e’ quagli d. ricevemo per quello modo che apare a l’entratta di frate Agniolo di Cripstofano k. l’anno 1433 a fo. 8___ l. XXXIIII, s. XVIII

Annullata con un tratto di penna.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO



c. 52 MCCCCXXXIIII

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

385.

misser lo vescovo di Fondi diposito` infino adı` XIIII˚ d’aghosto 1430 una sua valigia chon piu` libri e della a misser Nicholo` di Ghalgano nostro Rettore e disse detto misser Nicholo` ch’el detto misser lo veschovo vuole se ne facci sua volonta`, cioe` disse di detto misser lo veschovo e chosı` fare si vuole, a`vi uno libro si dicie il Digietto, che v’e` una pulizia chome, se e che a faresene, e chosı` fare si vuole, e` nelle choverte, recholili Antonio di Serena suo chonpangnio e chosı` questo dı` VIII di novenbre 1434 detto misser Nicolo` ci asegnio` detta valigia chon detti libri amagliata chon savole e sugielata d’uno suo sugielo di detto veschovo, apare a uno libriciuolo di detto misser Nicholo` che che si dicie i’libretto delle richolte segniato B a fo. 72. El detto fardello overo valigia questo dı`, di chomandamento di detto misser Nicholo`, il misi nella ghuardaroba dello spedale in uno ghoffano per lo modo mel de´ che altrementi non lui diseno magliato chol detto sugiello, e questa e` la veritta` e io frate Franciescho Purghiani iscrisi qui di volere e chomandamento di misser Nicholo` detto di mia mano. Adı` 23 di feraio 1435 ricievemo per misser Antonio di Serena una lettera di misser lo veschovo, cioe` di misser Marino veschovo di Fondi, chome gli desemo la detta valigia cho libri magliati e sugielatta e chosı` gli asegniamo e demo e rischontramo tutti e libri detti chome ci asengnio` che aveva lasciatti in dipositto, e chosı` per la detta lettera di misser lo veschovo di Fondi detto gli rendemo al detto misser Antonio presente di ser Mariano di Nanni rettore di San Pietro a Uvile di Siena e di don Ghirighoro d’Andreiuolo e di ser Iachomo di Marchetto nostro sagrestano e la detta lettera e pulizia sono nella fic¸a di me frate Franciescho scritore e pero` o`ne sbatuta 26 questa posta .

c. 52 v Giovanni di Pietro di Richardo di Chorsicha die avere l. trentotto, s. diciotto, chome apare indietro in questo sbatuta a fo. 51___ l. 38, s. 18. 26

L’intera posta e` annullata con un tratto di penna.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

` nne auti adı` 9 di marzo 1434 chontanti l. trentotto, s. A diciotto in mano di Pietro di Richardo cho uno di Siena e sono posti a scitta di ser Ghulielmo k. a fo. 56___ l. 38, s. 1827.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

386.

Giovanni di Nicholo` Dolmoncia in Arabia il quale a`ne onghia del dito grosso della man mancha fesso cioe` uno sengnio per lo mezo del’onghia, disse andava a Roma, dipositto` insino adı` 28 di gienaio 1433 1 f. d’oro ongharo e dieci buemi e tre crocifissi della Mangnia e piu` vianari e mezi vianari chome apare al libro de’ dipositi di frate [Luca] di Charlo a fo. 27 e a dipositti 30 e de detta munetta se n’ebe a chanbio l. vinti, s. quatordici, d. otto, apare a ’ntrata de frate Angniolo di Cripstofano k. a fo. 3___ l. XX, s. XIIII˚, d. VIII

c. 53 387.

388.

Giovanni d’Arigho di Maravia il quale non a` onghia nel ditto de la mano mancha a latto al ditto mingniolo dipositto` insino adı` XII di marzo 1433 sei f. d’oro cioe` tre onghari e tre viniziani chome apare a libro de’ dipositi di frate Lucha di Charlo a fo. 44 e a fo. 167 de’ dipositi, de qua[li] f. se n’ebe a chanbio l. vintisei, s. sei, d. otto, e apare a ’ntrata di frate Angniolo di Cripstofano k. a fo. 3___ l. XXVI, s. 6, d. 8. Aghustino di Giovanni di Prusia il qualle fu chuocho dello spedale Sante Marie adı` 31 di magio f. nove d’oro, cioe` duchati viniziani sei e due romani e uno ongharo chome apare a libro di frate Lucha di Charlo sopra i dipositi per memoria a fo. 29 valsero l. quarantadue, s. dieci e sono a ’ntrata di frate Angniolo di Cripstofano k. a fo. 3 ` nne auti adı` XXVI d’aghosto 1435 sette di Reno e uno A duchato viniziano valsero in t[tutto] l. vintinove e’ quagli d. demo per lui e per sua pulizia a Tomegiselom della Mangnia e sono a scitta di frate Angniolo di Cripstofano k. a fo. 43___ l. 29, s. 0, d.

27

L’intera posta e` annullata con un tratto di penna. Il deposito non e` numerato in quanto gia` conteggiato al n. 383.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO



c. 53 v MCCCCXXXV 389.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

390.

391.

maiestro Marcho d’Antonio maestro di pietra die avere adı` XVII di settembre 1435 f. cinque d’oro valsero l. vintiuno e’ quali dipositto` a frate Chastelano pelegriniere quando era infermo e sono a ’ntrata di frate Angniolo di Cripstofano k. a fo. 6___ l. 21, s. 15 Notta ch’el detto maestro Marcho morı` nel nostro spedale. Chopino di Ronoldo di Fiandra el quale a`ne una margina in sul pie` mancho fral dito mingniolo e lla ghalloppola, disse fu fuocho, diposito` questo dı` f. uno d’oro el quale disse si chiamava Sanpietro e nove pezzi di muneta d’ariento di piu` ragioni in uno borsellino piccino questo dı` XII di marzo 1433. E piu` diposito` una chorona di Francia e cinque bolognini vechi chome appare al libro de’ dipositi di frate Lucha di Charlo sopra a dipositi a fo. 45, e detti f. a monete valsero l. sette, s. quattordici, d. dieci e sono a entrata di frate Savino di Pietro k. a fo. 4, per questo di 7 di settenbre 1436. Giovanni di Sifrido di Pasou de la Mangnia Alta el quale a una margine di sopra ala fronte dal lato mancho disse fu un sasso, diposito´ questo dı` 7 di maggio 1434 uno fiorino d’oro veneziano e alchuna moneta piccinina da Trento in uno borsellino di quoio chome appare al libro de’ dipositi di frate Lucha di Charlo a fo. 59, el detto fiorino e moneta valsero l. cinque s. quattordici, d. otto, e ssono a entrata di frate Savino di Pietro k. a fo. 4, per questo dı` VII di settenbre 1436.

c. 54 1437 392.

393.

Giovanni di [bianco] di Reno el quale sta per famiglio a le canciiella del spedale die avere adı` XXX di luglio f. II d’oro viniziani e grossi sei d’ariento e quatro pichioni e due tovagliolini, un’atra tovagliuola e uno manteletto di bigio marmorino e una caparuca e uno scigatoio vechio e due chufioni di panno lino, le quali cose ci die Pietro Barbetta nostro famiglio ala corticiella le quale disse avere aute dal detto Giovanni che le desse a lo spedale e cosı` ci asengnio` esso Pietro questo dı` detto come apare al mem[oriale] di frate Savino di Pietro k. a fo. XV e a ssua entrata a fo. 5. Churado di [bianco] di Ghostanza die avere adı` XXX di

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

luglio anni 1437 dodici grossi buemi e sesanta picioli e tre munetelle d’ariento e due quatrini, in tuto valsero l. due, s. III, d. otto, e’ quali de´ in diposito a Pietro Barbetta nostro famiglio in corticiella che li desse a lo spedale e lui li de´ a frate Savino Pietro k. al suo m[emoriale] a fo. 15 e sua entrata a fo. 5. c. 54 v1437

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

394.

395.

Sita da Sancto Iachomo donna la quale e` d’eta` d’anni sesanta o circha la quale a`nne uno porro in su la mano dritta diposito` infino adı` VIII di magio f. tre d’oro, cioe` f. II viniziani e uno f. ongharo, chome apare a libro de’ dipositi di frate Lucha di Carllo sopra a’ dipositi, come apare al suo libro a fo. 67, el quale diposito ebe infino adı` primo d’aprile 1435 e quali si chanbiaro al bancho di Ceccho di Tomaso, ebesene di nostra moneta l. XIII, s. X, e sso a ’ntrata di frate Savino k. di Pietro k. a fo. X. Ghuglielmo di Pietro di Lorenzone di Francia el quale a` una marginuza in su la congintura fral bracio e la mano dritta che disse fu uno gli de´ cor uno bastone diposito` per infino adı` XII d’ottobre 1435, vintisette grossi di Vingnone e otto grossi di Gienova et VI mezi grossi di Gienova e cinquantanove sesini come apare a libro de’ dipositi di frate Lucha di Carllo sopra a dipositi a fo. 78, e questo dı` VIII marzo 1437 so messi a ’ntrata di frate Savino di Pietro k. a fo. X in l. nove, s. dicienove che cosı` valsero le dette monete fatte vedere al bancho di Ciecho di Tomaso e compagni banchieri.

c. 55MCCCCXLIII 396.

397.

Giovanni di Giovanni di Prusia die avere adı` 24 di novenbre f. dieci d’oro di piu` choni e’ qua[li] diposito` chome apare a libro de’ dipositi di frate Savino segnato d’uno P a fo. 4 e piu` uno quatrino pisano de la Vergine Maria e qua denari chosegnio` frate Savino a frate Iachomo di Nicholo` k. e sono a sua entrata a fo. 11 e quali diposito` piu` tenpo fa valsero l. quarantasette, s. quatro. Giovanni di Giorgio da Milano die avere adı` III di dicienbre 1443 f. tredici d’oro di piu` choni e’ quali aveva dipositati

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

IL LIBRO DEL PELLEGRINO



chome apare a libro de’ dipositi di frate Savino segniato d’uno P a fo. 9 e piu` uno f. falsso el quale no vale nula ed e` nel chasone de’ dipositi, e’ qua[li] denari chosegnio` frate Savino a frate Iachomo di Nicholo` k. valsero l. sesanta, s. sette chome apare a sua entrata a ffo. 11. ` ne auti adı` V d’ottobre 1443 f. quatro di Ghaleia chontanti A d. sei ne deva avere e so a uscita di frate Lucha di Charlo k. a fo. 51___ f. IIII˚ di Ghalea. ` ne auti adı` detto f. due larghi fiorentini e f. sette di piu` A choni e’ quali li de´ per noi Aghustino di Francio di Lucha Berti banchieri conpramoli l. 42, s. uno e so a uscita di frate Lucha k. a fo. 51___ f. II di Ghalea, f. VII di piu` choni. ` ne auti adı` detto el detto f. falso chossı` disse frate Lucha di A Charlo sopra a dipositi averli dati___ f. uno d. falso28 c. 55 vMCCCCXLVI 398.

28

Nicholo` di Chorbone chorso die avere adı` XXII di giugnio 1446 quatrocientoottantotto baiocchi di piu` ragioni i quagli aveva in dipoxito frate Nicholo` nostro chome apare al suo m[emoriale] a fo. X e sono a sua intrata d’esso frate Nicholo` in numero di l. 32 e s. 10 e d. 8 a ffo. 3___ 488 baiocchi

L’intera posta e` annullata con un tratto di penna.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

INDICI

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

INDICE ONOMASTICO DEI PELLEGRINI

L’ordine e` alfabetico. Il nome del pellegrino e` seguito da: il numero del deposito; la lettera D, se la data e` quella del deposito; la lettera E, se la data e` quella della registrazione tra le entrate dell’ospedale; NS se la data non e` specificata (tra parentesi quadra le ipotesi). In neretto le donne. Sottolineati i depositi cointestati. aberghato[re] tedescho 34 NS Achenite Pietre Dote d’Olandia 198 D 1400 Aghata Rizaes di Fiandra 282 D 1400 Aghata Sens Vanghem di Fiandra 89 D 1400 Aghata Vaseverghe 159 D 1400 Aghustino di Giovanni di Prusia 388 NS [ma 1433-1435] Agnes de Lanes d’Achetro 170 D 1400 Agnese d’Ansi dela Magnia Alta 333 D 1411 Agniesa d’Arigho romeia 62 E 1391 Agniesa di Ghuglielmo romeia 64 E 1391 Agniesa di Magni romeia 57 E 1391 Aido Feligie de Vachedeliso e del Vos 172 D 1400 Alardo di Bramanzia 324 E 1391 Alberto Otto di Fiandra 376 E 1427 Albertus Domenicis dela Magnia 352 D 1412 Albiera di Chastiglia di Spagnia 131 D 1400 Alete Creschonsch de Magnia Bassa femina 334 D 1412 Alfos Martini del Bensorato 104 [D 1400] Alon Osan di Bel delborgho dela Magnia 227 D 1400 Aluis Furoche de Chornuvaglia 95 [D 1400] Amicer1 de Chortiche de Parigi di Francia 221 D 1400 Amise de Bone di Valenza 165 D 1400 Anas2 Cucenazi de Elirangg di Perusia 363 D 1416 Anas d’Anas 69 D 1384 Anas d’Anas romeio 61 E 1391 Anas d’Arigho romeio 63 E 1391 Anas d’Arigho romeio 67 E 1391

1 2

Probabilmente per Michel. Tutti gli Anas, Anasi stanno probabilmente per Hans.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Anas dela Magnia 22 E 1382 Anas di Bochardo 6 E 1382 Anas di Bruttanoro di Francia 238 D 1400 Anasi 5 E 1382 Anasi Sponte 7 E 1382 Anasi Trapara 8 E 1382 Anbries i’ nostra linghua uliviere 97 [D 1400] Andrea de La Filza di Dandi di Francia 148 D 1400 Andrea Visse de Borsela dela Magnia 345 D 1411 Andres Spurin di Brugia di Fiandra 215 D 1400 Anechin Brudegli de Borsela 245 D 1400 Anechin Morer de Inan 201 D 1400 Anna di Tile romeia 65 E 1391 Antonio de Landes Vitalius Santius Grazie de Spagnia 144 D 1400 Antonio di Bartalomeio, frate, da Lodi di Lonbardia 368 D 1418 Antonio di Tura aberghatore nel chiaso di Samartino 326 E 1409 Antonio, mesere, de Frede Mension Dichil 99 [D 1400] Aribelt dela Magnia 338 D 1411 Arigho del Mulo 6 E 1382 Arigho di Filippo romeio 66 E 1391 Arigho di Stefano di Seforte 332 D 1408 Arigho picholino 30 E 1382 Arnoh Moniche Arcitorni di Fiandra 197 D 1400 Arrigho della Magnia 337 D 1410 Arrigho di Tiamne di Marche 350 D 1411 Asuta di Fiandra 157 D 1400 Atelen Guneson3 de Scelandia 275 D 1400 Aueg Sirogho de Danziche in Perusia 370 D 1420 Ausalvus d’Alfonso di Portoghalo 351 D 1411 Avanti de Burgho 49 E 1391 Averiam de Ore di Fiandra 196 D 1400 Azolino di Romagnia dela Magnia figliuolo di Michele 321 [D1401] Barabe di Bute stongho 37 E 1391 Bartalomeio di Giorgia di Marabia di Buemia 340 D 1414 Bartalomeio Giachopi d’Ongharia 361 D 1415 Bartolomeio Brodelinche di Fiandra 307 d 1400 Bernardo de Pogio de Rondina 166 D 1400 Bernardo di Bernardo 68 D 1385 Bernardo di Citta` Nuova di Peruxia 21 E 1382 Bernardo di Mense da Rochaforte di Ghoschognia 249 D 1400 Bernardo di Monsinigi di Borghognia 236 D 1400 Bitin Cilestre di Fiandra 299 D 1400 Briatrice dona di Vateri Ovechamule 224 d 1400 Brisetta di Solina 255 D 1400 Bulchardo di Baviera di Munichim 189 D 1400 Chapreter Cicameio di Sug Bargari in Ungharia 367 D 1418 Charus dela Magnia, dominus 117 D 1400 Chatelina de Vendestri 243 D 1400 Chaterina Damant di Brugia di Fiandra 216 D 1400

3

Tutte le terminazioni in –son indicano patronimici.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

INDICE ONOMASTICO DEI PELLEGRINI



Chaterina di Breche dela Magnia 346 D 1411 Chaterina di Bru romeia 39 E 1391 Chaterina di Iani de Olanti 136 D 1400 Chaterina di Trebuno di Borghognia 123 D 1400 Chaterina Ferus 90 D 1400 Chaterina Mecciate dela Magnia 375 E 1427 Chaterina tedesca 336 D 1410 Chaterina Valde oldeneche 202 D 1400 Chelen Istelorin dela Magnia 244 D 1400 Cherute de Cherchala dela Magnia 23 E 1382 Chiledarbia di Iuolo di Gravante 182 D 1400 Chimento d’Alberto 74 D 1384 Chobar di Crolia di Chorsica petron 179 D 1400 Chofale Alfonzo dotore da Chastiglia 302 D 1400 Cholar Vignieti di Nai 280 D 1400 Cholare d’ Alen4 de Tornai di Francia 297 D 1400 Chonciareche di Chonciareche 55 E 1391 Chonpagnio di Domenicho d’Araghone Presenpen 210 D 1400 Chopino di Ronoldo di Fiandra 390 D 1434 Churado di [bianco] di Ghostanza 393 D 1437 Churado di Borsela romeio 52 E 1391 Churado di Churado romeio 54 E 1391 Churio Pinette dela Magnia 356 D 1413 Ciara d’Arigho romeia 60 E 1391 Ciela Ghualdin di Cen di Brugia 251 D 1400 Clara Vanderute, madona, di Fiandra 87 D 1400 Colante more de Nai 257 D 1400 Comar Verarde Veschaeda de Olandia 217 D 1400 Cornelis Vane oobecha di Fiandra 103 [D 1400] Cors Ordoni dela Magnia 378 E 1427 Crais Cienzon di Fiandra 266 D 1400 Cremen di Valdebruche di Fiandra 322 D 1400 Danicholaio Tile di Perusia 362 D 1415 Dereos Telofer di Fiandra 138 D 1400 Derighe Vandreden 289 D 1400 Deus Colpe dela Magnia 274 D 1400 Diardis de Poniche di Fiandra 258 D 1400 Dichusi di Portoghalo 355 D 1413 Diegho Martini 143 D 1400 Diel di Ans dottore d’Olandia 271 D 1400 Dietimar di Uerbo 73 D 1385 diposito non aveva pulizia 191 NS diposito senza pulizia 27 E 1382 Dispetrus Petri 113 D 1400 D 1400 Dispetrus prete di Pichardia 186 D 1400 Domenicho da Santo Iachomo di Chanpostela 228 D 1400 Domicha Grasia d’Andreoccia de Casiglia 205 D 1400 Donghanuffio di Schozia 204 D 1400 Eerimano di Perusia 13 E 1382

4

Per Alain.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Epre chutte 24 E 1382 Eram Martini de Berzia de Spagnia 220 D 1400 Ereche de veschovado di Maghonza 381 E 1427 Estefano di Silarcho di Nociela 259 D 1400 Estin Ludilus de Olandia 158 D 1400 Everat Oche deto Brusela de Brabante 218 D1401 Federigho di Federigho del veschovado di Luzinborgo 377 E 1427 Ferardus Peri petre 129 D 1400 Filippo schiavo della chonpagnia di Nicholo` Picino 384 E 1433 Franceschin Latin de Fiandra 269 D 1400 Francieschie di Samiricie 206 D 1400 Franciescho di Fiore del contado di Todi 365 D 1416 Franzoso de Ron di Fiandra 305 D 1400 Froliano di Chocie chapelano di Vilina del paese di Buemia 358 D 1415 Ghanuccio Schala, ser, de Brabante 207 D 1400 Gherado d’Albertto dela Magnia Altta 382 D 1428 Ghiglielmetto di Rondela di Francia 317 D 1400 Ghilis Olut 232 D 1400 Ghilis Renghot di Fiandra 294 D 1400 Ghirardo de Nim, ser, prete di Fiandra di terz’ordine 195 D 1400 Ghirela Vane broche di Fiandra 247 D 1400 Ghuglielmo Chastelani di Valenzia 162 D 1400 Ghuglielmo di Guita di Fiandra 309 D 1400 Ghuglielmo di Libero Bavisensis Drorichase del paese di Francia 339 D 1411 Ghuglielmo di Pietro di Lorenzone di Francia 395 D 1435 Ghuglielmo di Sebe di Fiandra 261 D 1400 Ghuglielmo Ebra di Nantos de Bretagna 140 D 1400 Ghuglielmo granfon5 di Fiandra 328 D 1411 Ghuglielmo Ormani prete 235 D 1400 Ghuglielmo, prete, arciprete de Stadira 230 D 1400 Ghuglielmo, siel6, dotor d’Olandia 270 D 1400 Ghvlis de Langhari forte de Loreno 265 D 1400 Gia di Bugili di Ciecha romeio 43 E 1391 Giacomar Pietri de Chanbriai dela Magna 150 D 1400 Giaghetto Rosse de Losina 267 D 1400 Gian Bodelinghe di Fiandra 307 d 1400 Gian Brescian Duron di Santa Andrea 171 D 1400 Gian Chermane de Montalbano di Valenza 121 D 1400 Gian Dasavon 139 D 1400 Gian de Lacho da Siniselo de Loreno 173 D 1400 Gian de Verde di Borghognia 268 D 1400 Gian del’ospitale 185 D 1400 Gian di Mulino 142 D 1400 Gian di Sales di Ghuaschognia da Monte Marciano 194 D 1400 Gian Griforte di Francia 240 D 1400 Gian Leongielo di Francia 101 [D 1400] Gian Pieron son di Medelaborgho 116 D 1400 Gian Rossini d’Asto delo spedale di Valenzia 163 D 1400

5 6

Conte. Per ser, sieur.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

INDICE ONOMASTICO DEI PELLEGRINI



Gian Viegliel di Mabar 126 D 1400 Gianes di Chanis di Prodito romeio 32 E 1387 Gianeta relita di Toma di Borghognia 147 D 1400 Giani dela Matta de Stomarcio in Artoise 125 D 1400 Gianni da Verona di Lonbardia 292 D 1400 Giera dan di San Ghanbo de Loreno 174 D 1400 Giorena donna di Iachomo Lemestre de Vanes de Brettagnia 211 D 1400 Giorgio di Versilia di Lonbardia 293 D 1400 Giorgis Chamer dela Magnia 256 D 1400 Giovanello di Pantes di Brettagnia 155 D 1400 Giovanelo Martini di Spagnia 175 D 1400 Giovanes di Anse 9 E 1382 Giovanes Martini 152 D 1400 Giovanes Orchuarde frate de ordine santi Aghustini 84 D 1400 Giovanes Trapan frate di Prusia de Perebio Nuovo 16 E 1382 Giovanes, domis, religioso de Bech 118 D 1400 Giovanna di Susa di Valenzina 277 D 1400 Giovanna Moza di Baviera 380 E 1427 Giovanna Pitetta di Valentina 278 D 1400 Giovanni Aghett d’Inghiltera 348 D 1411 Giovanni Arnandi di Santo Andrea di Spagnia 141 D 1400 Giovanni Chibelio di Valenza 279 D 1400 Giovanni Chorchumile di Francia 154 D 1400 Giovanni da Branda da Rochaforte di Borghognia 248 D 1400 Giovanni da Monciano di Lombardia 318 D 1401 Giovanni d’Angria 335 D 1410 Giovanni d’Arigho di Maravia 387 D 1434 Giovanni de Tesiese di Francia 18 E 1382 Giovanni dela Magnia prete 11 E 1382 Giovanni di [bianco] di Reno 392 [E 1437] Giovanni di Belancielo di Valenzia 160 D 1400 Giovanni di Brasilio di Ciremania 329 D 1407 Giovanni di Ghalienis prete 236 D 1400 Giovanni di Giorgio da Milano 397 D 1443 Giovanni di Giovanni 79 D 1384 Giovanni di Giovanni di Prusia 396 [D 1437] Giovanni di Giovanni Perandi prete 151 D 1400 Giovanni di Lupo7 da Chastiglie 372 E 1427 Giovanni di Nicholo` Dolmoncia in Arabia 386 D 1433 Giovanni di Pietro di Richardo di Chorsicha 383 D 1431 Giovanni di Sifrido di Pasou dela Mangnia Alta 391 D 1434 Giovanni di Stefano di Savoia 316 D 1400 Giovanni maestro malischalcho dela Magnia 306 D 1400 Giovanni Martini 233 D Girardus di Riberti d’Olandia 115 D 1400 Giusbercha di Fiandra 353 D 1412 Gjachomin di Meda 184 D 1400 Grazia, suoro di Santo Salvadore di Spagnia 102 [D 1400] Griela Vanne broe 94 [D 1400]

7

Cioe` Lopez.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Gualtieri di Tabata 188 D 1400 Guideus di Ghuglielmo 76 1384 Guili Malupese de Fiandra 137 D 1400 Heriche Zaer Valcor dela Magnia 288 D 1400 Iacho, ser, prete di Fiandrola 26 E 1382 Iachomo Anson di Olandia 308 D 1400 Iachomo di Citch 72 D 1384 Iachomo di Ghualtieri dela Magnia 33 E 1388 Iachomo di Preto prete e chalonacho 83 D 1400 Iachomo di Puccino 325 E 1391 Iachomo di Sciali ongharo 48 E 1391 Iachomo di Zacheria di Sfidendeze 3 E 1382 Iachomo Ghuglielmini di Stivael 83 D 1400 Iachomo Giamani di Brugia di Fiandra 199 D 1400 Iachomo Lemestre de Vanes de Brettagnia 211 D 1400 Ian Alfin di Fiandra 250 D 1400 Ian Bole de Perusia 330 D 1409 Ian Chozon de Mire de Loreno 214 D 1400 Ian de Cundolare di Fiandra 253 D 1400 Ian de Mis de Brabanzia 262 D 1400 Ian detto Vacho de Loreno 272 D 1400 Ian di Mei di Fiandra 252 D 1400 Ian Marines de Nai monacho 263 D 1400 Ian Martini di Brugia di Fiandra 219 D 1400 Ian Portiere notarius diociese ilunicens de Savoia 98 [D 1400] Ian So d’Erlandia 310 D 1400 Ian Sono Lesaniere de Loreno 242 D 1400 Ian Stapulit de Cholognia 312 D 1400 Ian Torison d’Eslandia 311 D 1400 Ian Vasualmente di Brugia di Fiandra 303 D 1400 Ian Vinispe en previtere de Rosandella de Bramante 226 D 1400 Ian Vnupieri di Brabanzia 301 D 1400 Iane Roso di Piemonte 290 D 1400 Iane Se di Seni 46 E 1391 Ianni di Giorgio 71 [1384] Ianni valserh 91 D 1400 Ianzelobi de Brugia 124 D 1400 Iche di Chordeiova di Spagnia 86 D 1400 Ien Verni del veschovado de Elidie 283 D 1400 Ila di Aros 77 D 1385 Isabetta Madelat di Fiandra 177 D 1400 Istantila 17 E 1382 Lamartini de Valosenrane de Fiandra, fratello di Martini 304 D 1400 Laurerucci son8 di Landia 300 D 1400 Lehen di Potero di Brabanzia 284 D 1400 Lenverten 109 D 1400 Lever Gieneris 127 D 1400 Lillo di Chola di Lilo Turcho di Monte Ghalghano 82 D 1399 Lisabetta di Feghame romeia 51 E 1391

8

Probabilmente, Laurentii-son, patronimico.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

INDICE ONOMASTICO DEI PELLEGRINI



Lisabetta Valde quale de Fiandra 203 D 1400 Lisabetta, monna, donna di Gratia 374 E 1427 Lisi Valchot di Fiandra 296 D 1400 Lodolfo di Brugi 42 E 1391 Lorenzo di Domenico da Vinegia 319 [D 1401] Loteldo di Fune disbergho di Prouche 20 E 1382 Luchino di Giovanni da Pisa 323 E 1391 Mangietta relitta de Loreno 145 D 1400 Marcho d’Antonio maestro di pietra 389 D 1435 Marchoti Sponte 7 E 1382 Margarita di Giovanni figliuola Chatran Baue 369 D 1419 Margharita Brunela di Fiandra 285 D 1400 Margharita d’Anbruogiolo di Brabante 122 D 1400 Margharita de Fiandra 213 D 1400 Margharita di Churado 75 [1384] Margharita di Pavolo, monna, d’Arezo 360 D 1415 Margharita di Simone Lippi di Spagnia 343 D 1411 Margharita Giovanesi de Grueli di Bretagnia 153 D 1400 Margharita Gravagie Sibotte di Landia 169 D 1400 Maria Lopes de Verardignia di Spagnia 110 D 1400 Maria Sanzi de Balmasera 112 D 1400 Maria Vadevel de Inpre di Fiandra 264 D 1400 Marias Brandeviles madre di Vateri Ovechamule 224 d 1400 Marie Chavarze di Fiandra 119 D 1400 Marina Domenicha di Spagnia Chesa di Marcha 233 D 1400 Marino, messer, vescovo di Fondi 385 D 1430 Martin Grasie da Chastria 298 D 1400 Martin Siven dela Magnia 313 D 1400 Martini de Valosenrane de Fiandra, fratello di Lamartini 304 D 1400 Martino del Giava d’Araghone 210 D 1400 Martino di Santo Adomandario romeio 50 E 1391 Martino di Tinche di Polonia 379 E 1427 Martino di Turino di Seraghoza 107 D 1400 Martino Trapara 8 E 1382 Martinus charatero de Burghus de Spagnia 149 D 1400 Mata Ghalterius Gaulti prete de Lande di Borghogna 93 [D 1400] Mateio figliuolo di Anechin Brudegli de Borsela 245 D 1400 Matteio di Stila 70 D 1384 Memolo Ilou del paese di Spesia 359 D 1416 Mercias de Palagie de Minors de Spagnia 212 D 1401 Mic[h]ele di Giovanni Bo de Prinarelo de Piemonti 167 D 1400 Michele de Lobetto dela Magnia 4, E 1382 Michele Egholdosso romeio 58 E 1391 Michele Isinite di Fiandra 341 D 1411 Michele prete dela Magnia 190 D 1400 Michiel Aselm de Andelo 96 [D 1400] Minardo di Provenza dela Magnia 10 E 1382 Mine Nicholef prete di Schemenia 114 D 1400 Mino, dominus fiere, di Ponte Charato da Santa Maria Sopra Mare di Bolognia 192 D 1400 Miraldus di Provenza dela Magnia 1 E 1382 Moameh Brudeh 237 D 1400

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Mulinarum da Uaghocen di Ladicie di Bari 187 D 1400 Naticien di Mis nimis di Barbante 181 D 1400 Niccholaius Chermen de Brasela del paesse di Buemia 366 D 1418 Niche Sanghe de Perusia 331 D1408 Nicholaio d’Arigho romeio 59 E 1391 Nicholaio di Ris romeio 53 E 1391 Nicholaio Trans di Chosti di Polonia 344 D 1411 Nicholaus Codone di Polonia 349 D 1411 Nicholaus Schelin di Fiandra 342 D 1411 Nicholo` di Chorbone chorso 398 D 1446 Nicholo` di Crucho 30 E 1382 Nicholo` d’Orechia 320 [D1401] Nicholo d’Uliviere, ser, preto, da novo prete 295 D 1400 Ninel fieren de Cortita di Fiandra 193 D 1400 non c’e` il nome 15 E 1382 non c’e` il nome 25 E 1382 Ofera d’Anas 78 D 1385 Olera di Fandibus di Borgies 176 D 1400 Ormanies ischoltiesi romeio 44 E 1391 Ormano di Poche dela Magnia 14 E 1382 Ormano figliuolo del Francho da Surbiccho 364 D1416 Ormano frabo 5 E 1382 Ormano Fuso romeio 45 E 1391 Ostena di Esonule di Borgogna 108 D 1400 Pavolo Brachai romeio 41 E 1391 Perotto Ghuldini de La Rosella 88 D 1400 Petro de Ponus 112 D 1400 Petro di Navarro di Moriente 105 D 1400 Petrus curatus previter dela Magnia di Nai 209 D 1400 Petrus Fedofus di Bretagnia 85 D 1400 Petrus Ferandi de Minghanti de Chastiglia prete 120 D 1400 Pian Papa di Gualenzia 164 D 1400 Piere Gierin dela Rosela 222 D 1400 Piero d’Armigniache 161 D 1400 Piero Nomin quiparti di Valenza 134 D 1400 Piero Spe dela Rosela 223 D 1400 Pietro Chapelli dela Magnia 357 D 1413 Pietro Dau dela Magnia 130 D 1400 Pietro di Giovanni di Schiavonia 371 D 1423 Pietro Ghodul di Fia[n]dra 254 D 1400 Pietro Minchieta di Savoia 273 D 1400 Pietro Ornu9 di Bretagnia 241 D 1400 Pietro Palmieri de Prethon prete 2 E 1382 Pietro Spen de Landia 239 D 1400 Pietro Tronchi di Savoia 373 E 1427 Pietro Vende nale di Fiandra 276 D 1400 Pirabonicho di Mastri tiri di Barbante 180 D 1400 piu´ persone 81 NS Ragiergia di Glies 132 D 1400

9

Forse in origine Arnoux.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

INDICE ONOMASTICO DEI PELLEGRINI



Ridolfo di Ridolfo romeio 56 E 1391 Rieli de Bomonte dela Magnia 12 E 1382 Roclef Ol dela Magnia 286 D 1400 Rodolfo Chede dela Magnia 314 D 1400 romeia tedescha 31 D ante 1381 Salvestro di Giovanni da Parma 100 [D 1400] Scamunita donna di Iane Roso di Piemonte 290 D 1400 Secchenare di Pietro di Cocrona 347 D 1411 Simon Diana son de Cholandia dela Magnia 208 D 1400 Simone di Ferengho de Landi dela Magnia 327 E 1409 Simone garzone Nai c’ando` di Straliche 28 E 1382 Simone Ianes dela Magnia 200 D 1400 Sin de Savina de Bolognia, sir 128 D 1400 Singhurino Anasi di Portoghalo 354 D 1412 Sipicho di Marughe, domins, di cordone di Santo Benedetto 234 D 1400 Sita da Sancto Iachomo donna 394 D 1435 Sobila di Bredonda 231 D 1400 Sone vane deto Dote dela Magnia 200 D 1400 Suta Simon Doditor10 168 D 1400 Sutto Simon dotor dela Magnia 229 D 1400 Tebaldo di Bernardo di Aniula di Francia 29 E 1382 Telamano Robalde romeio 47 E 1391 Tintino Aotto di Fiandra 92 [D 1400] Tomane de Letomane di Straliche 19 E 1382 Tomasino d’Antonio da Milano 183 D 1400 Tomasso Tolani di Schozia 291 D 1400 Tome di Gientiluomo di Brettagnia 133 D 1400 Tome dona di Ghuglielme Bene 146 D 1400 Tubia de Alfonda romeia 35 E 1391 Turibase da Santa Crocie charsiche 106 D 1400 Tuter Ghuglielme, shier11, de Olanti 135 D 1400 Udei di Traia di Savoia 178 D 1400 Udotto Beni de Borghognia 246 D 1400 Ugho d’Olandia 156 D 1400 Ughulin Simion d’Arbole di Borghognia 225 D 1400 Ugo Spicciatore prete di Provenza 260 D 1400 Vane di Guardis di Navare 315 D 1400 Vateri Ovechamule 224 D 1400 Veloi12 Averse di Francia 281 D 1400 Venoz Stenai de Borghognia 287 D 1400 Ventero 24 E 1382 Verdice de Fiandra 213 D 1400 Vicilaus di Nicholaio dela Magnia 36 NS Vigniole di Raimar 80 D 1386 Vincilagho13 di Pragha romeio 40 E 1391 Vivente Anarche romeio 38 E 1391 10 Si noti la somiglianza tra la registrazione di Suta Simon doditor e Sutto Simon dotor. Tuttavia nelle due poste non ci sono altri elementi che facciano pensare alla stessa persona. 11 Per ser, sieur. 12 Probabilmente Benois. 13 Per Venceslao.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

INDICE CRONOLOGICO DEI PELLEGRINI

Il nome del pellegrino e` seguito da: numero del deposito; la lettera D, se la data e` quella del deposito e la lettera E, se la data e` quella della registrazione tra le entrate dell’ospedale (la parentesi quadra indica una ipotesi). Le donne sono in neretto. Non specificata la data: aberghato[re] tedescho 34 diposito non aveva pulizia 191 piu´ persone 81 Vicilaus di Nicholaio dela Magnia 36 Ante 1381 romeia tedescha 31 D 1382 Anas dela Magnia 22 E Anas di Bochardo 6 E Anasi 5 E Anasi Sponte 7 E Anasi Trapara 8 E Arigho del Mulo 6 E Arigho picholino 30 E Bernardo di Citta` Nuova di Peruxia 21 E Cherute de Cherchala dela Magnia 23 E diposito senza pulizia 27 E Eerimano di Perusia 13 E Epre chutte 24 E Giovanes di Anse 9 E Giovanes Trapan frate di Prusia de Perebio Nuovo 16 E Giovanni de Tesiese di Francia 18 E Giovanni dela Magnia prete 11 E Iacho, ser, prete di Fiandrola 26 E Iachomo di Zacheria di Sfidendeze 3 E Istantila 17 E Loteldo di Fune disbergho di Prouche 20 E Marchoti Sponte 7 E Martino Trapara 8 E Michele de Lobetto dela Magnia 4, E

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Minardo di Provenza dela Magnia 10 E Miraldus di Provenza dela Magnia 1 E Nicholo` di Crucho 30 E non c’e` il nome 15 E non c’e` il nome 25 E Ormano di Poche dela Magnia 14 E Ormano frabo 5 E Pietro Palmieri de Prethon prete 2 E Rieli de Bomonte dela Magnia 12 E Simone garzone Nai c’ando` di Straliche 28 E Tebaldo di Bernardo di Aniula di Francia 29 E Tomane de Letomane di Straliche 19 E Ventero 24 E 1384 Anas d’Anas 69 D Chimento d’Alberto 74 D Giovanni di Giovanni 79 D Guideus di Ghuglielmo 76 Iachomo di Citch 72 D Ianni di Giorgio 71 [ ] Margharita di Churado 75 [ ] Matteio di Stila 70 D 1385 Bernardo di Bernardo 68 D Dietimar di Uerbo 73 D Ila di Aros 77 D Ofera d’Anas 78 D 1386 Vigniole di Raimar 80 D 1386 1387 Gianes di Chanis di Prodito romeio 32 E 1387 1388 Iachomo di Ghualtieri dela Magnia 33 E 1388 1391 Agniesa d’Arigho romeia 62 E Agniesa di Ghuglielmo romeia 64 E Agniesa di Magni romeia 57 E Alardo di Bramanzia 324 E Anas d’Anas romeio 61 E Anas d’Arigho romeio 63 E Anas d’Arigho romeio 67 E Anna di Tile romeia 65 E Arigho di Filippo romeio 66 E Avanti de Burgho 49 E Barabe di Bute stongho 37 E Chaterina di Bru romeia 39 E

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

INDICE CRONOLOGICO DEI PELLEGRINI



Chonciareche di Chonciareche 55 E Churado di Borsela romeio 52 E Churado di Churado romeio 54 E Ciara d’Arigho romeia 60 E Iachomo di Puccino 325 E Iachomo di Sciali ongharo 48 E Iane Se di Seni 46 E Lisabetta di Feghame romeia 51 E Lodolfo di Brugi 42 E Luchino di Giovanni da Pisa 323 E Martino di Santo Adomandario romeio 50 E Michele Egholdosso romeio 58 E Nicholaio d’Arigho romeio 59 E Nicholaio di Ris romeio 53 E Ormanies ischoltiesi romeio 44 E Ormano Fuso romeio 45 E Pavolo Brachai romeio 41 E Ridolfo di Ridolfo romeio 56 E Telamano Robalde romeio 47 E Tubia de Alfonda romeia 35 E Vincilagho di Pragha romeio 40 E Vivente Anarche romeio 38 E 1399 Lillo di Chola di Lilo turcho di Monte Ghalghano 82 D 1399 1400 Achenite Pietre Dote d’Olandia 198 D Aghata Rizaes di Fiandra 282 D Aghata Sens Vanghem di Fiandra 89 D Aghata Vaseverghe 159 D Agnes de Lanes d’Achetro 170 D Aido Feligie de Vachedeliso e del Vos 172 D Albiera di Chastiglia di Spagnia 131 D Alfos Martini del Bensorato 104 [D ] Alon Osan di Bel delborgho dela Magnia 227 D Aluis Furoche de Chornuvaglia 95 [D ] Amicer de Chortiche de Parigi di Francia 221 D Amise de Bone di Valenza 165 D Anas di Bruttanoro di Francia 238 D Anbries i’ nostra linghua uliviere 97 [D ] Andrea de La Filza di Dandi di Francia 148 D Andres Spurin di Brugia di Fiandra 215 D Anechin Brudegli de Borsela 245 D Anechin Morer de Inan 201 D Antonio de Landes Vitalius Santius Grazie de Spagnia 144 D Antonio, mesere, de Frede Mension Dichil 99 [D ] Arnoh Moniche Arcitorni di Fiandra 197 D Asuta di Fiandra 157 D Atelen Guneson de Scelandia 275 D Averiam de Ore di Fiandra 196 D Azolino di Michele di Romagnia dela Magnia 321 [D]

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Bartolomeio Brodelinche di Fiandra 307 d Bernardo de Pogio de Rondina 166 D Bernardo di Mense da Rochaforte di Ghoschognia 249 D Bernardo di Monsinigi di Borghognia 236 D Bitin Cilestre di Fiandra 299 D Briatrice dona di Vateri Ovechamule, 224 D Brisetta di Solina 255 D Bulchardo di Baviera di Munichim 189 D Charus dela Magnia, dominus 117 D Chatelina de Vendestri 243 D Chaterina Damant di Brugia di Fiandra 216 D Chaterina di Iani de Olanti 136 D Chaterina di Trebuno di Borghognia 123 D Chaterina Ferus 90 D Chaterina Valde oldeneche 202 D Chelen Istelorin dela Magnia 244 D Chiledarbia di Iuolo di Gravante 182 D Chobar di Crolia di Chorsica petron 179 D Chofale Alfonzo dotore da Chastiglia 302 D Cholar Vignieti di Nai 280 D Cholare d’ Alen de Tornai di Francia 297 D Chonpagnio di Domenicho d’Araghone Presenpen 210 D Ciela Ghualdin di Cen di Brugia 251 D Clara Vanderute, madona, di Fiandra 87 D Colante more de Nai 257 D Comar Verarde Veschaeda de Olandia 217 D Cornelis Vane oobecha di Fiandra 103 [D ] Crais Cienzon di Fiandra 266 D Cremen di Valdebruche di Fiandra 322 D Dereos Telofer di Fiandra 138 D Derighe Vandreden 289 D Deus Colpe dela Magnia 274 D Diardis de Poniche di Fiandra 258 D Diegho Martini 143 D Diel di Ans dottore d’Olandia 271 D Dispetrus Petri 113 D D Dispetrus prete di Pichardia 186 D Domenicho da Santo Iachomo di Chanpostela 228 D Domicha Grasia d’Andreoccia de Casiglia 205 D Donghanuffio di Schozia 204 D Eram Martini de Berzia de Spagnia 220 D Estefano di Silarcho di Nociela 259 D Estin Ludilus de Olandia 158 D Everat Oche deto Brusela de Brabante 218 D Ferardus Peri petre 129 D Franceschin Latin de Fiandra 269 D Francieschie di Samiricie 206 D Franzoso de Ron di Fiandra 305 D Ghanuccio Schala, ser, de Brabante 207 D Ghiglielmetto di Rondela di Francia 317 D Ghilis Olut 232 D Ghilis Renghot di Fiandra 294 D

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

INDICE CRONOLOGICO DEI PELLEGRINI



Ghirardo de Nim, ser, prete di Fiandra di terz’ordine 195 D Ghirela Vane broche di Fiandra 247 D Ghuglielmo Chastelani di Valenzia 162 D Ghuglielmo di Guita di Fiandra 309 D Ghuglielmo di Sebe di Fiandra 261 D Ghuglielmo dotor d’Olandia, siel 270 D Ghuglielmo Ebra di Nantos de Bretagna 140 D Ghuglielmo Ormani prete 235 D Ghuglielmo, prete, arciprete de Stadira 230 D Ghvlis de Langhari forte de Loreno 265 D Gia di Bugili di Ciecha romeio 43 E Giacomar Pietri de Chanbriai dela Magna 150 D Giaghetto Rosse de Losina 267 D Gian Bodelinghe di Fiandra 307 d Gian Brescian Duron di Santa Andrea 171 D Gian Chermane de Montalbano di Valenza 121 D Gian Dasavon 139 D Gian de Lacho da Siniselo de Loreno 173 D Gian de Verde di Borghognia 268 D Gian del’ospitale 185 D Gian di Mulino 142 D Gian di Sales di Ghuaschognia da Monte Marciano 194 D Gian Griforte di Francia 240 D Gian Leongielo di Francia 101 [D ] Gian Pieron son di Medelaborgho 116 D Gian Rossini d’Asto delo spedale di Valenzia 163 D Gian Viegliel di Mabar 126 D Gianeta relita di Toma di Borghognia 147 D Giani dela Matta de Stomarcio in Artoise 125 D Gianni da Verona di Lonbardia 292 D Giera dan di San Ghanbo de Loreno 174 D Giorena donna di Iachomo Lemestre de Vanes de Brettagnia 211 D Giorgio di Versilia di Lonbardia 293 D Giorgis Chamer dela Magnia 256 D Giovanello di Pantes di Brettagnia 155 D Giovanelo Martini di Spagnia 175 D Giovanes Martini 152 D Giovanes Orchuarde frate de ordine santi Aghustini 84 D Giovanes, domis, religioso de Bech 118 D Giovanna di Susa di Valenzina 277 D Giovanna Pitetta di Valentina 278 D Giovanni Arnandi di Santo Andrea di Spagnia 141 D Giovanni Chibelio di Valenza 279 D Giovanni Chorchumile di Francia 154 D Giovanni da Branda da Rochaforte di Borghognia 248 D Giovanni da Monciano di Lombardia 318 D Giovanni di Belancielo di Valenzia 160 D Giovanni di Ghalienis prete 236 D Giovanni di Giovanni Perandi prete 151 D Giovanni di Stefano di Savoia 316 D Giovanni maestro malischalcho dela Magnia 306 D Giovanni Martini 233 D

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Girardus di Riberti d’Olandia 115 D Gjachomin di Meda 184 D Grazia, suoro di Santo Salvadore di Spagnia 102 [D ] Griela Vanne broe 94 [D ] Gualtieri di Tabata 188 D Guili Malupese de Fiandra 137 D Heriche Zaer Valcor dela Magnia 288 D Iachomo Anson di Olandia 308 D Iachomo di Preto prete e chalonacho 83 D Iachomo Ghuglielmini di Stivael 83 D Iachomo Giamani di Brugia di Fiandra 199 D Iachomo Lemestre de Vanes de Brettagnia 211 D Ian Alfin di Fiandra 250 D Ian Chozon de Mire de Loreno 214 D Ian de Cundolare di Fiandra 253 D Ian de Mis de Brabanzia 262 D Ian detto Vacho de Loreno 272 D Ian di Mei di Fiandra 252 D Ian Marines de Nai monacho 263 D Ian Martini di Brugia di Fiandra 219 D Ian Portiere notarius diociese ilunicens de Savoia 98 [D ] Ian So d’Erlandia 310 D Ian Sono Lesaniere de Loreno 242 D Ian Stapulit de Cholognia 312 D Ian Torison d’Eslandia 311 D Ian Vasualmente di Brugia di Fiandra 303 D Ian Vinispeen previtere de Rosandella de Bramante 226 D Ian Vnupieri di Brabanzia 301 D Iane Roso di Piemonte 290 D Ianni valserh 91 D Ianzelobi de Brugia 124 D Iche di Chordeiova di Spagnia 86 D Ien Verni del veschovado de Elidie 283 D Isabetta Madelat di Fiandra 177 D Lamartini de Valosenrane de Fiandra 304 D Laureruccison di Landia 300 D Lehen di Potero di Brabanzia 284 D Lenverten 109 D Lever Gieneris 127 D Lisabetta Valdequale de Fiandra 203 D Lisi Valchot di Fiandra 296 D Mangietta relitta de Loreno 145 D Margharita Brunela di Fiandra 285 D Margharita d’Anbruogiolo di Brabante 122 D Margharita de Fiandra 213 D Margharita Giovanesi de Grueli di Bretagnia 153 D Margharita Gravagie Sibotte di Landia 169 D Maria Lopes de Verardignia di Spagnia 110 D Maria Sanzi de Balmasera 112 D Maria Vadevel de Inpre di Fiandra 264 D Marias Brandeviles madre di Vateri Ovechamule, 224 D Marie Chavarze di Fiandra 119 D

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

INDICE CRONOLOGICO DEI PELLEGRINI



Marina Domenicha di Spagnia Chesa di Marcha 233 D Martin Grasie da Chastria 298 D Martin Siven dela Magnia 313 D Martini de Valosenrane de Fiandra 304 D Martino del Giava d’Araghone 210 D Martino di Turino di Seraghoza 107 D Martinus charatero de Burghus de Spagnia 149 D Mata Ghalterius Gaulti prete de Lande di Borghogna 93 [D] Mateio figliuolo di Anechin Brudegli de Borsela 245 D Mercias de Palagie de Minors de Spagnia 212 D Mic[h]ele di Giovanni Bo de Prinarelo de Piemonti 167 D Michele prete dela Magnia 190 D Michiel Aselm de Andelo 96 [D ] Mine Nicholef prete di Schemenia 114 D Mino, dominus fiere, di Ponte Charato da Santa Maria Sopra Mare di Bolognia 192 D Moameh Brudeh 237 D Mulinarum da Uaghocen di Ladicie di Bari 187 D Naticien di Mis nimis di Barbante 181 D Nicholo` d’Orechia 320 [D] Nicholo d’Uliviere, ser, preto, da novo prete 295 D Ninel fieren de Cortita di Fiandra 193 D Olera di Fandibus di Borgies 176 D Ostena di Esonule di Borgogna 108 D Perotto Ghuldini de La Rosella 88 D Petro de Ponus 112 D Petro di Navarro di Moriente 105 D Petrus curatus previter dela Magnia di Nai 209 D Petrus Fedofus di Bretagnia 85 D Petrus Ferandi de Minghanti de Chastiglia prete 120 D Pian Papa di Gualenzia 164 D Piere Gierin dela Rosela 222 D Piero d’Armigniache 161 D Piero Nomin quiparti di Valenza 134 D Piero Spe dela Rosela 223 D Pietro Dau dela Magnia 130 D Pietro Ghodul di Fia[n]dra 254 D Pietro Minchieta di Savoia 273 D Pietro Ornu di Bretagnia 241 D Pietro Spen de Landia 239 D Pietro Vende nale di Fiandra 276 D Pirabonicho di Mastri tiri di Barbante 180 D Ragiergia di Glies 132 D Rane di Guardis di Navare 315 D Roclef Ol dela Magnia 286 D Rodolfo Chede dela Magnia 314 D Salvestro di Giovanni da Parma 100 [D ] Scamunita donna di Iane Roso di Piemonte 290 D Simon Diana son de Cholandia dela Magnia 208 D Simone Ianes dela Magnia 200 D Sipicho di Marughe, domins, di cordone di Santo Benedetto 234 D Sirsin de Savina de Bolognia 128 D Sobila di Bredonda 231 D

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Sone vane deto Dote dela Magnia 200 D Suta Simon Doditor 168 D Sutto Simon dotor dela Magnia 229 D Tintino Aotto di Fiandra 92 [D ] Tomasino d’Antonio da Milano 183 D Tomasso Tolani di Schozia 291 D Tome di Gientiluomo di Brettagnia 133 D Tome dona di Ghuglielme Bene 146 D Turibase da Santa Crocie charsiche 106 D Tuter Ghuglielme, shier, de Olanti 135 D Udei di Traia di Savoia 178 D Udotto Beni de Borghognia 246 D Ugho d’Olandia 156 D Ughulin Simion d’Arbole di Borghognia 225 D Ugo Spicciatore prete di Provenza 260 D Vateri Ovechamule 224 D Vateri Ovechamule, 224 D Veloi Averse di Francia 281 D Venoz Stenai de Borghognia 287 D Verdice de Fiandra 213 D 1401 Lorenzo di Domenico da Vinegia 319 [D] 1407 Giovanni di Brasilio di Ciremania 329 D 1408 Arigho di Stefano di Seforte 332 D Niche Sanghe de Perusia 331 D 1409 Antonio di Tura aberghatore nel chiaso di Samartino 326 E Ian Bole de Perusia 330 D Simone di Ferengho de Landi dela Magnia 327 E 1410 Arrigho della Magnia 337 D Chaterina tedesca 336 D Giovanni d’Angria 335 D 1411 Agnese d’Ansi dela Magnia Alta 333 D Andrea Visse de Borsela dela Magnia 345 D Aribelt dela Magnia 338 D Arrigho di Tiamne di Marche 350 D Ausalvus d’Alfonso di Portoghalo 351 D Chaterina di Breche dela Magnia 346 D Ghuglielmo di Libero Bavisensis Drorichase del paese di Francia 339 D Ghuglielmo granfon di Fiandra 328 D Giovanni Aghett d’Inghiltera 348 D Margharita di Simone Lippi di Spagnia 343 D

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

INDICE CRONOLOGICO DEI PELLEGRINI



Michele Isinite di Fiandra 341 D Nicholaio Trans di Chosti di Polonia 344 D Nicholaus Codone di Polonia 349 D Nicholaus Schelin di Fiandra 342 D Secchenare di Pietro di Cocrona 347 D

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

1412 Albertus Domenicis dela Magnia 352 D Alete Creschonsch de Magnia Bassa femina 334 D Giusbercha di Fiandra 353 D Singhurino Anasi di Portoghalo 354 D 1413 Churio Pinette dela Magnia 356 D Dichusi di Portoghalo 355 D Pietro Chapelli dela Magnia 357 D 1414 Bartalomeio di Giorgia di Marabia di Buemia 340 D 1415 Bartalomeio Giachopi d’Ongharia 361 D Danicholaio Tile di Perusia 362 D Froliano di Chocie chapelano di Vilina del paese di Buemia 358 D Margharita di Pavolo, monna, d’Arezo 360 D 1416 Anas Cucenazi de Elirangg di Perusia 363 D Franciescho di Fiore del contado di Todi 365 D Memolo Ilou del paese di Spesia 359 D Ormano figliuolo del Francho da Surbiccho 364 D 1418 Antonio di Bartalomeio, frate, da Lodi di Lonbardia 368 D Chapreter Cicameio di Sug Bargari in Ungharia 367 D Niccholaius Chermen de Brasela del paesse di Buemia 366 D 1419 Margarita di Giovanni figliuola Chatran Baue 369 D 1420 Aueg Sirogho de Danziche in Perusia 370 D 1423 Pietro di Giovanni di Schiavonia 371 D 1427 Alberto Otto di Fiandra 376 E Chaterina Mecciate dela Magnia 375 E Cors Ordoni dela Magnia 378 E Ereche de veschovado di Maghonza 381 E Federigho di Federigho del veschovado di Luzinborgo 377 E Giovanna Moza di Baviera 380 E

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Giovanni di Lupo da Chastiglie 372 E Lisabetta, monna, donna di Gratia 374 E Martino di Tinche di Polonia 379 E Pietro Tronchi di Savoia 373 E 1428 Gherado d’Albertto dela Magnia Altta 382 D 1430 Marino, messer, vescovo di Fondi 385 D 1431 Giovanni di Pietro di Richardo di Chorsicha 383 D

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

1433 Aghustino di Giovanni di Prusia 388 [D] Filippo schiavo della chonpagnia di Nicholo` Picino 384 E Giovanni di Nicholo` d’ Olmoncia in Arabia 386 D 1434 Chopino di Ronoldo di Fiandra 390 D Giovanni d’Arigho di Maravia 387 D Giovanni di Sifrido di Pasou dela Mangnia Alta 391 D 1435 Ghuglielmo di Pietro di Lorenzone di Francia 395 D Marcho d’Antonio maestro di pietra 389 D Sita da Sancto Iachomo donna 394 D 1437 Churado di [bianco] di Ghostanza 393 D Giovanni di [bianco] di Reno 392 [E] Giovanni di Giovanni di Prusia 396 [D] 1443 Giovanni di Giorgio da Milano 397 D 1446 Nicholo` di Chorbone chorso 398 D

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

INDICE DEI PELLEGRINI IN BASE ` DI PROVENIENZA ALLE LOCALITA

Il numero e` quello del deposito. Tra parentesi quadra le ipotesi di identificazione. In corsivo le donne. Le note esplicative di alcune identificazioni o ipotesi di identificazione sono nell’indice dei nomi di luogo successivo. OVEST Portogallo 351 Ausalvus d’Alfonso di Portoghalo 354 Singhurino Anasi di Portoghalo 355 Dichusi di Portoghalo Spagna 144 Antonio de Landes Vitalius Santius Grazie de Spagnia 175 Giovanelo Martini di Spagnia 343 Margharita di Simone Lippi di Spagnia Navarra 315 Vane di Guardis di Navare Castiglia 120 Petrus Ferandi de Minghanti, prete, de Chastiglia 131 Albiera di Chastiglia di Spagnia 205 Domicha Grasia d’Andreoccia de Casiglia 302 Chofale Alfonzo dotore da Chastiglia 372 Giovanni di Lupo da Chastiglie Aragona 210 Martino del Giava e Chonpagnio di Domenicho d’Araghone Presenpen [Belorado] 104 Alfos Martini del Bensorato Burgos 49 Avanti de Burgho 149 Martinus charatero de Burghus de Spagnia Cordova Iche di Chordeiova di Spagnia [San Salvatore di Oviedo] 102 Grazia, suoro, di Santo Salvadore di Spagnia [Santander] 171 Gian Brescian Duron di Santa Andrea 141 Giovanni Arnandi di Santo Andrea di Spagnia

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Santiago di Compostella 228 Domenicho da Santo Iachomo di Chanpostela 394 Sita da Sancto Iachomo Saragozza 107 Martino di Turino di Seraghoza Valenza 121 Gian Chermane de Montalbano di Valenza 160 Giovanni di Belancielo di Valenzia 162 Ghuglielmo Chastelani di Valenzia 163 Gian Rossini d’Asto delo spedale di Valenzia 164 Pian Papa di Gualenzia 165 Amise de Bone di Valenza - [Valdigna, presso Valenza] 110 Maria Lopes de Verardignia di Spagnia [Valmaseda] 112 Maria Sanzi de Balmasera [Verc¸edo] 220 Eram Martini de Berzia de Spagnia [Manresa o Minorisa] 212 Mercias de Palagie de Minors de Spagnia Localita` spagnole non identificate 105 Petro di Navarro di Moriente 106 Turibase da Santa Crocie charsiche 233 Marina Domenicha di Spagnia Chesa di Marcha e Giovanni Martini Francia 101 Gian Leongielo di Francia 154 Giovanni Chorchumile di Francia 240 Gian Griforte di Francia 339 Ghuglielmo di Libero Bavisensis Drorichase del paese di Francia Bretagna 133 Tome di Gientiluomo di Brettagnia 241 Pietro Ornu di Bretagnia 85 Petrus Fedofus di Bretagnia - [Nantes] 140 Ghuglielmo Ebra di Nantos de Bretagna 155 Giovanello di Pantes di Brettagnia -Vannes 211 Giorena, donna di Iachomo Lemestre de Vanes de Brettagnia 211 Iachomo Lemestre de Vanes de Brettagnia - [Ga¨el, abbazia] 236 Giovanni di Ghalienis prete 153 Margharita Giovanesi de Grueli di Bretagnia Guascogna - Rochefort-sur-mer 249 Bernardo di Mense da Rochaforte di Ghoschognia - [Mont-de-Marsan] 194 Gian di Sales di Ghuaschognia da Monte Marciano Piccardia 113 Dispetrus prete di Pichardia Armagnac 161 Piero d’Armigniache [Anilia, Anilla o Anninsula, Saint-Calais?]

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

` DI PROVENIENZA INDICE DEI PELLEGRINI IN BASE ALLE LOCALITA



29 Tebaldo di Bernardo di Aniula di Francia [Bar-sur-Aube] 187 Mulinarum da Uaghocen di Ladicie di Bari [Beaumont de Lomagne] 12 Rieli de Bomonte dela Magnia [Boulonge-sur-mer] 128 Sin de Savina de Bolognia, sir 192 Mino di Ponte Charato, dominus fiere, da Santa Maria Sopra Mare di Bolognia La Rochelle 88 Perotto Ghuldini de La Rosella 222 Piere Gierin dela Rosela 223 Piero Spe dela Rosela [Laurenc¸annes o Alenc¸on?] 395 Ghuglielmo di Pietro di Lorenzone di Francia Le Bec, abbazia 118 Giovanes domis religioso de Bech [Mont Saint Michel] 206 Francieschie di Samiricie Parigi 221 Amicer de Chortiche de Parigi di Francia [Puy Rolland] 166 Bernardo de Pogio de Rondina Tournai 297Cholare d’ Alen de Tornai di Francia non identificati 148 Andrea dela Filza di Dandi di Francia 238 Anas di Bruttanoro di Francia [Bretonnier?] 317 Ghiglielmetto di Rondela di Francia [Rodez?] 53 Nicholaio di Ris romeio [Riz?] TRA FRANCIA E IMPERO Brabante 122 Margharita d’Anbruogiolo di Brabante 182 Chiledarbia di Iuolo di Gravante 207 Ghanuccio Schala, ser, de Brabante 218 Everat Oche deto Brusela de Brabante 284 Lehen di Potero di Brabanzia 301 Ian Vnupieri di Brabanzia 324 Alardo di Bramanzia - Bruxelles 245 Anechin Brudegli de Borsela 245 Mateio figliuolo di Anechin Brudegli de Borsela 345 Andrea Visse de Borsela dela Magnia 52 Churado di Borsela romeio - [Messines] 181 Naticien di Mis nimis di Barbante 262 Ian de Mis de Brabanzia - [Roosendal] 226 Ian Vinispeen previtere de Rosandella de Bramante - [Maastricht] 180 Pirabonicho di Mastri tiri di Barbante

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Fiandra 26 Iacho, ser, prete di Fiandrola 87 Clara Vanderute, madona, di Fiandra 89 Aghata Sens Vanghem di Fiandra 92 Tintino Aotto di Fiandra 103 Cornelis Vaneo˚becha di Fiandra 119 Marie Chavarze di Fiandra 137 Guili Malupese de Fiandra 138 Dereos Telofer di Fiandra 157 Asuta di Fiandra 177 Isabetta Madelat di Fiandra 196 Averiam de Ore di Fiandra 197 Arnoh Moniche Arcitorni di Fiandra 203 Lisabetta Valdequale de Fiandra 213 Margharita de Fiandra 213 Verdice de Fiandra 247 Ghirela Vanebroche di Fiandra 250 Ian Alfin di Fiandra 251 Ghuglielmo di Sebe di Fiandra 252 Ian di Mei di Fiandra 253 Ian de Cundolare di Fiandra 254 Pietro Ghodul di Fia[n]dra 258 Diardis de Poniche di Fiandra 266 Crais Cienzon di Fiandra 269 Franceschin Latin de Fiandra 276 Pietro Vende Nale di Fiandra 282 Aghata Rizaes di Fiandra 285 Margharita Brunela di Fiandra 294 Ghilis Renghot di Fiandra 296 Lisi Valchot di Fiandra 299 Bitin Cilestre di Fiandra 304 Lamartini fratello di Martini de Valosenrane de Fiandra 304 Martini de Valosenrane de Fiandra 305 Franzoso de Ron di Fiandra 307 Bartolomeio Brodelinche di Fiandra 307 Gian Bodelinghe di Fiandra 309 Ghuglielmo di Guita di Fiandra 322 Cremen di Valdebruche di Fiandra 328 Ghuglielmo granfon di Fiandra 341 Michele Isinite di Fiandra 342 Nicholaus Schelin di Fiandra 353 Giusbercha di Fiandra 376 Alberto Otto di Fiandra 390 Chopino di Ronoldo di Fiandra -[Borgier] 176 Olera di Fandibus di Borgies - Bruges 42 Lodolfo di Brugi 124 Ianzelobi de Brugia 199 Iachomo Giamani di Brugia di Fiandra 215 Andres Spurin di Brugia di Fiandra 216 Chaterina Damant di Brugia di Fiandra

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

` DI PROVENIENZA INDICE DEI PELLEGRINI IN BASE ALLE LOCALITA



219 Ian Martini di Brugia di Fiandra 251Ciela Ghualdin di Cen di Brugia 303 Ian Vasualmente di Brugia di Fiandra - Ypres 264 Maria Vadevel de Inpre di Fiandra -[Coutrai] 193 Ninel fieren de Cortita di Fiandra -[Nimega] 195 Ghirardo de Nim, ser, prete, di terz’ordine, di Fiandra Artois - [Saint-Omer] 50 Martino di Santo Adomandario romeio 125 Giani dela Matta de Stomarcio in Artoise Borgogna 123 Chaterina di Trebuno di Borghognia 147 Gianeta relita di Toma di Borghognia 246 Udotto Beni de Borghognia 268 Gian de Verde di Borghognia 287 Venoz Stenai de Borghognia - [Arbois] 225 Ughulin Simion d’Arbole di Borghognia - [Montcenis, Montceau-le-Mines] 236 Bernardo di Monsinigi di Borghognia - non identificati 93 Mata Ghalterius Gaulti prete de Lande di Borghogna 108 Ostena di Esonule di Borgogna 248 Giovanni da Branda da Rochaforte di Borghognia Provenza 1 Miraldus di Provenza dela Magnia 10 Minardo di Provenza dela Magnia 260 Ugo Spicciatore, prete, di Provenza - [Valence] 134 Piero Nomin quiparti di Valenza1 279 Giovanni Chibelio di Valenza 160 Giovanni di Belancielo di Valenzia Lorena 272 Ian detto Vacho de Loreno 145 Mangietta relitta de Loreno - [Langres] 265 Ghvlis de Langhariforte de Loreno – Mirecourt 214 Ian Chozon de Mire de Loreno - [Lons-les-Saunier] 242 Ian Sono Lesaniere de Loreno - [Seyssel] 173 Gian de Lacho da Siniselo de Loreno - non identificati 174 Gieradan di San Ghanbo de Loreno Savoia

1

Per queste tre attribuzioni vedi la nota alla Spagna, Valenza.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

178 273 316 373

Udei di Traia di Savoia Pietro Minchieta di Savoia Giovanni di Stefano di Savoia Pietro Tronchi di Savoia - non identificati 98 Ian Portiere notarius diociese ilunicens de Savoia Walser 91 Ianni valserh IL CENTRO: LA MAGNA 11 Giovanni dela Magnia, prete 14 Ormano di Poche dela Magnia 22 Anas dela Magnia 23 Cherute de Cherchala dela Magnia 31 romeia tedescha 33 Iachomo di Ghualtieri dela Magnia 34 aberghato[re] tedescho 36 Vicilaus di Nicholaio dela Magnia 117 Charus dela Magnia, dominus 130 Pietro Dau dela Magnia 190 Michele, prete, dela Magnia 200 Simone Ianes dela Magnia 200 Sonevane deto Dote dela Magna 229 Sutto Simon, dotor, dela Magnia 244 Chelen Istelorin dela Magnia 256 Giorgis Chamer dela Magnia 274 Deus Colpe dela Magnia 286 Roclef Ol dela Magnia 288 Heriche Zaer Valcor dela Magnia 306 Giovanni, maestro, malischalcho dela Magnia 313 Martin Siven dela Magnia 314 Rodolfo Chede dela Magnia 329 Giovanni di Brasilio di Ciremania 336 Chaterina tedesca 337 Arrigho della Magnia 338 Aribelt dela Magnia 352 Albertus Domenicis dela Magnia 356 Churio Pinette dela Magnia 357 Pietro Chapelli dela Magnia 375 Chaterina Mecciate dela Magnia 378 Cors Ordoni dela Magnia [Alfeld, Bassa Sassonia] 35 Tubia de Alfonda romeia Brechen, in Assia 346 Chaterina di Breche dela Magnia Cambrai 150 Giacomar Pietri de Chanbriai dela Magna Colonia 312 Ian Stapulit de Cholognia Costanza 396 Churado di Ghostanza [Losanna] 267 Giaghetto Rosse de Losina

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

` DI PROVENIENZA INDICE DEI PELLEGRINI IN BASE ALLE LOCALITA



[Lubecca] 4 Michele de Lobetto dela Magnia [Messichilchi, Messkirch, nel Baden] 99 Antonio, mesere, de Frede Mension Dichil Reno 392 Giovanni di [bianco] di Reno [Valenciennes] 277 Giovanna di Susa di Valenzina 278 Giovanna Pitetta di Valentina non identificati 321 Azolino di Romagnia dela Magnia figliuolo di Michele Magna Alta o Baviera 333 Agnese d’Ansi dela Magnia Alta 380 Gherado d’Albertto dela Magnia Altta 380 Giovanna Moza di Baviera - Passau, Passavia 391 Giovanni di Sifrido di Pasou dela Mangnia Alta - Monaco 189 Bulchardo di Baviera di Munichim Magna Bassa (regioni della Germania del nord) 334 Alete Creschonsch, femina, de Magnia Bassa Olanda 115 Girardus di Riberti d’Olandia 135 Tuter Ghuglielme, shier de Olanti 136 Chaterina di Iani de Olanti 156 Ugho d’Olandia 158 Estin Ludilus de Olandia 169 Margharita Gravagie Sibotte di Landia 198 Achenite Pietre Dote d’Olandia 208 Simon Dianason de Cholandia dela Magnia 217 Comar Verarde Veschaeda de Olandia 239 Pietro Spen de Landia 270 Ghuglielmo, siel dotor d’Olandia 271 Diel di Ans dottore d’Olandia 300 Laureruccison di Landia 308 Iachomo Anson di Olandia 327 Simone di Ferengho de Landi dela Magnia [Zelanda] 275 Atelen Guneson de Scelandia [Brandeburgo] 227 Alon Osan di Bel delborgho dela Magnia [Middleburg] 116 Gian Pieronson di Medelaborgho vescovato di Magonza 381 Ereche de veschovado di Maghonza vescovato di Lussemburgo 377 Federigho di Federigho del veschovado di Luzinborgo [vescovato di Liegi2] 283 Ien Verni del veschovado de Elidie

2

Leodium (leodiensis), fu un vescovato fiorente.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Austria 19 Tomane de Letomane di Straliche - non identificati 28 Simone garzone Nai c’ando` di Straliche 209 Petrus, curatus previter, dela Magnia di Nai 257 Cholantemore de Nai 263 Ian Marines de Nai monacho 280 Cholar Vignieti di Nai IL NORD Inghilterra 348 Giovanni Aghett d’Inghiltera - Cornovaglia 95 Aluis Furoche de Chornuvaglia Scozia 44 Ormanies ischoltiesi 204 Donghanuffio di Schozia 291 Tomasso Tolani di Schozia [Svezia] 359 Memolo Ilou del paese di Spesia [Norvegia] - [Stadhir] 230 Ghuglielmo, prete, arciprete de Stadira [Irlanda] 310 Ian So d’Erlandia [Islanda] 311 Ian Torison d’Eslandia L’EST Prussia 13 Eerimano di Perusia 330 Ian Bole de Perusia 331 Niche Sanghe de Perusia 362 Danicholaio Tile di Perusia 363 Anas Cucenazi de Elirangg di Perusia 388 Aghustino di Giovanni di Prusia 396 Giovanni di Giovanni di Prusia -[Danzica] 370 Aueg Sirogho de Danziche in Perusia - [Fu¨stenauer Berge] 20 Loteldo di Fune disbergho di Prouche -[Sorbiga, Zurbic o Zo¨rbig?] 364 Ormano figliuolo del Francho da Surbiccho -non identificati 16 Giovanes Trapan di Prusia de Perebio Nuovo, frate 21 Bernardo di Citta` Nuova di Peruxia Polonia 344 Nicholaio Trans di Chosti di Polonia 349 Nicholaus Codone di Polonia 379 Martino di Tinche di Polonia - Cracovia 347 Secchenare di Pietro di Cocrona

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

` DI PROVENIENZA INDICE DEI PELLEGRINI IN BASE ALLE LOCALITA



Boemia, Moravia 340 Bartalomeio di Giorgia di Marabia di Buemia 387 Giovanni d’Arigho di Maravia -[Bru¨nn, Brno] 39 Chaterina di Bru -[Olomouc, Olmu¨tz] 386 Giovanni di Nicholo` Dolmoncia in Arabia -[Breslavia] 366 Niccholaius Chermen de Brasela del paesse di Buemia -Praga 40 Vincilagho di Pragha romeio -non identificati 358 Froliano di Chocie chapelano di Vilina del paese di Buemia Ungheria 48 Iachomo di Sciali ongharo 335 Giovanni d’Angria 361 Bartalomeio Giachopi d’Ongharia -[Schemnicium, Schemnitz] 114 Mine Nicholef prete di Schemenia -non identificati 367 Chapreter Cicameio di Sug Bargari in Ungharia Slavonia (Croazia) 371 Pietro di Giovanni di Schiavonia 384 Filippo schiavo della chonpagnia di Nicholo` Picino

IL SUD Corsica 179 Chobar di Crolia di Chorsica 383 Giovanni di Pietro di Richardo di Chorsicha 398 Nicholo` di Chorbone chorso Italia 82 Lillo di Chola di Lilo Turcho di Monte Ghalghano 100 Salvestro di Giovanni da Parma 167 Mic[h]ele di Giovanni Bo de Prinarelo de Piemonti [Pinerolo] 183 Tomasino d’Antonio da Milano 184 Gjachomin di Meda 290 Iane Roso di Piemonte 290 Scamunita donna Iane Roso di Piemonte e sua dona 292 Gianni da Verona di Lonbardia 318 Giovanni da Monciano di Lombardia 319 Lorenzo di Domenico da Vinegia 323 Luchino di Giovanni da Pisa 360 Margharita di Pavolo, mona, d’Arezo 365 Franciescho di Fiore del contado di Todi 368 Antonio di Bartalomeio, frate, da Lodi di Lonbardia 385 Marino, messer, vescovo di Fondi 393 Giorgio di Versilia di Lonbardia [Vercelli] 397 Giovanni di Giorgio da Milano

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

NON IDENTIFICATI

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

2 Pietro Palmieri de Prethon prete 37 Barabe di Butestongho 96 Michiel Aselm de Andelo 259 Estefano di Silarcho di Nociela 298 Martin Grasie da Chastria 332 Arigho di Stefano di Seforte 350 Arrigho di Tiamne di Marche

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

INDICE DEI NOMI DI LUOGO

Il numero che segue il nome e` quello del deposito. Ringrazio Odile Redon, Tomas Tzabo`, Nicoletta Onesti per aver prestato le loro conoscenze dei luoghi e della toponomastica. Tra parentesi quadra le ipotesi. Alfeld vedi Alfonda Alfonda [Alfeld, Bassa Sassonia] 35 Andelo 96 Angria vedi Ongharia Anilia vedi Aniula Anilla vedi Aniula Aniula di Francia [Anilia, Anilla o Anninsula, Saint-Calais1] 29 Anninsula vedi Aniula Arabia vedi Moravia, Dolmoncia Aragona 210 Arbois vedi Arbole Arbole di Borghognia (Arbois) 225 Arezo (Arezzo) 360 Armagnac vedi Armigniache Armigniache (Armagnac) 161 Artoise vedi Stomarcio Alenc¸on vedi Lorenzone Austria vedi Straliche Balmasera [Valmaseda] 112 Barbante vedi Mastritiri Barbante vedi Misnimis Bari vedi Ladicie Bar-sur-Aube vedi Ladicie Baviera vedi Magnia Alta, Munichim Beaumont de Lomagne vedi Bomonte Bech (Le Bec, abbazia) 118 Bel delborgho dela Magnia [Brandeburgo] 227 Belorado vedi Bensorato

1

Cosı` Gras¸se, Orbis latinus.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Bensorato [Belorado] 104 Berzia de Spagnia [Verc¸edo] 220 Boemia vedi Buemia, Marabia, Vilina Bolognia [Boulonge-sur-mer] 128 vedi Santa Maria Sopra Mare Bomonte dela Magnia [Beaumont de Lomagne] 12 Borghogna vedi Lande Borghognia (Borgogna) 123 147 246 268 287 Borghognia vedi Arbole, Monsinigi, Rochaforte Borgier vedi Borgies Borgies [Borgier]176 Borgogna vedi Borghognia Borsela, Borsela dela Magnia (Bruxelles) 52, 245, 345 Boulonge-sur-mer vedi Bolognia vedi Santa Maria Sopra Mare Brabante, Brabanzia, Bramanzia, Gravante 122, 182, 207 218, 284, 301, 324 Brabanzia vedi Brabante, Mis nimis Bramante vedi Rosandella Bramanzia vedi Brabante Brandeburgo vedi Beldelborgho Brasela del paesse di Buemia [Breslavia2] 366 Breche dela Magnia (Brechen, in Assia) 346 Brechen vedi Breche Breslavia vedi Brasela Bretagna vedi Brettagnia, Grueli, Nantos, Vanes Bretonnier vedi Bruttanoro Brettagnia, Bretagnia (Bretagna) 133, 241 Bru [Bru¨nn, Brno] 39 Bruges vedi Brugi Brugi, Brugia (Bruges) 42, 124, 199, 215, 216 219 251 303 Bru¨nn, Brno vedi Bru Bruttanoro di Francia [Bretonnier] 238 Bruxelles vedi Borsela Buemia vedi Boemia Burghus de Spagnia (Burgos) 49, 149 Burgos vedi Burghus Butestongho 37 Cambrai vedi Chanbriai Casiglia vedi Castiglia Castiglia, Chastiglie, Castiglia di Spagna, Casiglia 120, 131, 205, 302, 372 Chanbriai dela Magna (Cambrai) 150 Chastiglie vedi Castiglia Chastria 298 Chesa di Marcha vedi Spagnia Cholandia vedi Olandia Cholognia (Colonia) 312 Chordeiova di Spagnia (Cordova) 86 Chornuvaglia (Cornovaglia) 95 Chorsica, chorso (Corsica) 179 383 398 Citta` Nuova di Peruxia (Prussia) 21 Cocrona (Cracovia) 347

2

Il nome tedesco era Braslavespurch.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

INDICE DEI NOMI DI LUOGO



Colonia vedi Cholognia Cordova vedi Chordeiova Cornovaglia vedi Chornuvaglia Corsica vedi Chorsica Cortita di Fiandra [Coutrai3]193 Costanza vedi Ghostanza Coutrai vedi Cortita Cracovia vedi Corcona Croazia vedi Schiavonia Danzica vedi Danziche Danziche in Perusia [Danzica] 370 Dolmoncia in Arabia [Olomouc, Olmu¨tz in Moravia] 386 Elidie veschovado de [Liegi] 283 Erlandia [Irlanda] 310 Eslandia [Islanda] 311 Esonule di Borgogna 108 Fiandra, Fiandrola 26 87 89 92 103 119 137 138 157 177 196 197 203 213 247 250 251 252 253 254 258 266 269 276 282 285 294 296 299 304 305 307 309 322 328 341 342 353 376 390 vedi Nim Fiandrola vedi Fiandra Fondi 385 Francia 101, 154, 240, 339 vedi Aniula, La Filza, Parigi, Rondela, Tornai Fune disbergho di Prouche [Fu¨stenauer Berge] 20 Fu¨stenauer Berge vedi Funedisbergho Ga¨el vedi Grueli ghalienis vedi Grueli Ghoschognia vedi Rochaforte Ghostanza (Costanza) 396 Ghuaschognia vedi Monte Marciano Gravante vedi Brabante Grueli di Bretagnia, ghalienis [Ga¨el, abbazia] 236 153 Gualenzia vedi Valenza Guascogna vedi Rochaforte ilunicens, diociese, de Savoia 98 Inghiltera (Inghilterra) 348 Inghilterra vedi Inghiltera Inpre di Fiandra (Ypres) 264 Ypres vedi Inpre Irlanda vedi Erlandia ischoltiesi vedi Schozia Islanda vedi Eslandia La Filza di Dandi di Francia 148 La Rochelle vedi La Rosella La Rosella (La Rochelle) 88 222 223 Ladicie di Bari [Bar-sur-Aube] 187 Lande di Borghogna 93 Landia vedi Olandia Langhariforte de Loreno [Langres] 265 Langres vedi Langhariforte

3

Cortractum in Gras¸se, Orbis latinus.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Laurenc¸annes vedi Lorenzone Le Bec, abbazia vedi Bech Liegi vedi Elidie Lobetto dela Magnia [Lubecca] 4 Lodi di Lonbardia 368 Lombardia vedi Lodi, Monciano, Verona, Versilia Lonbardia vedi Lombardia Lons-les-Saunier vedi Sono Lesaniere Lorena vedi Loreno Loreno (Lorena) 272 145, vedi Langhariforte, San Ghanbo, Siniselo, Sono Lesaniere Lorenzone di Francia (Laurenc¸annes o Alenc¸on4?) 395 Losanna vedi Losina Losina [Losanna] 267 Lubecca vedi Lobetto Lussemburgo vedi Luzinborgo Luzinborgo vescovato di (Lussemburgo) 377 Maastricht vedi Mastritiri Magnia Alta, Baviera 333 380 380, vedi Pasou Magnia Bassa 334 Magnia, tedescho 1 14 22 23 31 33 34 36 117 130 190 200 229 244 256 274 286 288 306 313 314 329 336 337 338 352 356 357 375 378 vedi Lobetto, Nai, Provenza, Romagnia Magonza veschovado di, 381 Manresa vedi Minors Marabia di Buemia, Maravia (Boemia, Moravia) 340 387 Marche 350 Mastri tiri di Barbante [Maastricht] 180 Meda 184 Medelaborgho [Middleburg] 116 Mension Dichil [Messichilchi, Messkirch] 99 Messichilchi vedi Mension Dichil Messines vedi Mis nimis Messkirch vedi Mension Dichil Middleburg vedi Medelaborgho Milano 183, 397 Minorisa vedi Minors Minors de Spagnia [Manresa, Minorisa] 212 Mire de Loreno (Mirecourt) 214 Mirecourt vedi Mire Mis vedi Misnimis Mis nimis di Barbante, Mis de Brabanzia [Messines] 181, 262 Monaco vedi Munichim Monciano di Lombardia 318 Monsinigi di Borghognia [Montcenis, Montceau-le-Mines] 236 Mont Saint Michel vedi Samiricie Montalbano di Valenzia 121

4 Per prossimita` linguistica potrebbe trattarsi di Laurenc¸anne o Saint-Maurice de Laurenc¸anne (de´p. Charentes Maritimes, canton de Jonzac), ma si tratta di una piccolissima localita`. Per notorieta` potrebbe trattarsi invece di Alenc¸on, in Normandia (Orne).

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

INDICE DEI NOMI DI LUOGO



Montceau-le-Mines vedi Monsinigi Montcenis vedi Monsinigi Mont-de-Marsan vedi Monte Marciano Monte Ghalghano 82 Monte Marciano di Ghuaschognia [Mont-de-Marsan, in Guascogna5] 194 Moravia vedi Dolmoncia, Marabia Moriente6 105 Munichim di Baviera (Monaco) 189 Nai di Straliche, Nai dela Magnia 28 209 257 263 280 Nantes vedi Nantos Nantos de Bretagna Pantes di Brettagnia [Nantes] 140, 155 Navarra, Navarre 315 Navarre vedi Navarra Nim di Fiandra [Nimega] 195 Nimega vedi Nim Nociela 259 Norvegia vedi Stadira Noˆtre-Dame vedi Santa Maria Sopra Mare di Bolognia Olanda vedi Olandia Olandia, Olanti, Landia, Landi dela Magnia, Cholandia dela Magnia (Olanda) 115 135 136 156 158 169 198 208 217 239 270 271 300 308 327 Olanti vedi Olandia Olomouc, Olmu¨tz vedi Dolmoncia Ongharia, ongharo, Angria (Ungheria) 48 335 361 ongharo vedi Ongharia Oviedo vedi Santo Salvadore Pantes vedi Nantos Parigi di Francia 221 Parma 100 Pasou dela Mangnia Alta (Passau, Passavia) 391 Passau vedi Pasou Passavia vedi Pasou Perebio Nuovo de Prusia 16 Perusia, Prusia (Prussia) 13 330 331 362 363 388 396 vedi Prussia, Danziche Peruxia vedi Prussia, Citta` Nuova Pichardia (Piccardia) 113 Piemonte 290 Piemonti vedi Prinarelo Pinerolo vedi Prinarelo Pisa 323 Pogio de Rondina [Puy Rolland] 166 Polonia 344 349 379 Portogallo vedi Portoghalo Portoghalo (Portogallo) 351, 354, 355 Praga vedi Pragha Pragha (Praga) 40

5

Escluderei l’identificazione con Montmorency, pure ipotizzabile attraverso Gras¸se, Orbis latinus alla voce Montmorencianum, Maurenciacus, Morentiacus Mons, perche´ questa localita` si trova in Seine-et-Oise, molto lontana dalla Guascogna. 6 Il pellegrino ha moneta spagnola.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Prethon 2 Prinarelo de Piemonti (Pinerolo) 167 Provenza dela Magnia 1, 10, 260 Prusia vedi Perusia, Peruxia, Perebio Nuovo Prussia vedi Prusia Puy Rolland vedi Pogio de Rondina Reno 392 Ris [Riz] 53 Riz vedi Ris Rochaforte di Borghognia 248 Rochaforte di Ghoschognia (Rochefort-sur-mer, in Guascogna) 249 Rochefort-sur-mer vedi Rochaforte Rodez vedi Rondela Romagnia dela Magnia 321 Rondela di Francia [Rodez] 317 Roosendal vedi Rosandella Rosandella de Bramante [Roosendal] 226 Saint-Calais vedi Aniula Saint-Omer vedi Santo Adomandario, Stomarcio Samiricie [Mont Saint Michel7] 206 San Ghanbo de Loreno 174 San Salvatore vedi Santo Salvadore Sancto Iachomo, Santo Iachomo di Chanpostela (Santiago di Compostella) 228, 394 Santa Andrea, Santo Andrea di Spagnia [Santander] 171, 141 Santa Crocie charsiche8 San Ghanbo de Loreno 174 San Salvatore vedi Santo Salvadore Sancto Iachomo, Santo Iachomo di Chanpostela (Santiago di Compostella) 228, 394 Santa Andrea, Santo Andrea di Spagnia [Santander] 171, 141 Santa Crocie charsiche Il pellegrino ha moneta spagnola106 Santa Maria Sopra Mare di Bolognia [Noˆtre-Dame, Boulonge-sur-mer]192 Santander vedi Santa Andrea Santiago di Compostella vedi Sancto Iachomo Santo Adomandario vedi Stomarcio Santo Andrea vedi Santa Andrea Santo Iachomo vedi Sancto Iachomo Santo Salvadore di Spagnia [San Salvatore di Oviedo] 102 Saragozza vedi Seraghoza Savoia 178 273 316 373 Scelandia [Zelanda] 275 Schemenia [Schemnicium, Schemnitz] 114 Schemnicium vedi Schemenia Schemnitz vedi Schemenia schiavo vedi Schiavonia Schiavonia, schiavo (Slavonia, Croazia) 371 384 Schozia, ischoltiesi (Scozia) 44 204 291

7 8

Probabilmente, infatti, il nome di persona Amicer e` Michel. Il pellegrino ha moneta spagnola.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

INDICE DEI NOMI DI LUOGO



Scozia vedi Schozia Seforte 332 Seraghoza (Saragozza) 107 Seyssel vedi Siniselo Siniselo de Loreno [Seyssel] 173 Slavonia vedi Schiavonia Sono Lesaniere de Loreno [Lons-les-Saunier] 242 Sorbiga vedi Surbiccho Spagna, Spagnia 144,175, 343 vedi Santa Andrea, Santo Salvadore, Valenza, Verardignia Spagnia Chesa di Marcha 233 Spagnia vedi Spagna Spesia [Svezia] 359 Stadhir vedi Stadira Stadira [Stadhir, in Norvegia] 230 Stomarcio in Artoise, Santo Adomandario [Saint-Omer in Artois] 50 125 Straliche (Austria) 19 Straliche vedi Nai Sug Bargari in Ungharia 367 Surbiccho [Sorbiga, Zurbic, Zo¨rbig] 364 Svezia vedi Spesia Todi contado di 365 Tornai di Francia (Tournai) 297 Tournai vedi Tornai Ungharia vedi Ongharia, Sug Bargari, Ungheria Ungheria vedi Ungharia Valdigna vedi Verardignia di Spagnia Valence vedi Valenza Valenciennes vedi Valenzina Valentina vedi Valenzina Valenza9 [Valence] 134 279 160 Valenza vedi Verardignia di Spagnia Valenza, Valenzia, Gualenzia [Spagna10]121, 160, 162, 163, 164, 165 Valenzia vedi Montalbano vedi Valenza Valenzina, Valentina [Valenciennes] 277 278 Valmaseda vedi Balmasera valserh (walser11) 91 Vanes de Brettagnia (Vannes) 211 Vannes vedi Vanes Verardignia di Spagnia [Valdigna, presso Valenza] 110 9 Per il modo in cui sciogliere l’incertezza tra la Valenza (Valencia) spagnola e quella (Valence) provenzale vedi, nel testo, il commento alla tabella n. 2: i n˚ 121 e 163 provengono sicuramente dalla Valenza spagnola, vicino alla quale e` la localita` di Montalban, citata nella prima, e nella quale era situato l’importante ospedale ricordato nella seconda. I pellegrini delle poste n˚ 160, 162, 164, 165 giungono a Siena negli stessi giorni del n˚ 163 e dunque, possiamo ipotizzare che abbiano viaggiato insieme. Attribuisco invece alla Provenza i pellegrini delle poste n˚ 134, 279 in base alla presenza di moneta provenzale nei loro depositi. 10 Vedi la nota precedente 11 Puo` trattarsi dell’isola linguistica sulle Alpi, tra Piemonte e Valdaosta, o del canton Vallese –oggi in Svizzera- poco lontano.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Verc¸edo vedi Berzia Vercelli vedi Versilia Verona di Lonbardia 292 Versilia di Lonbardia [Vercelli] 393 Vilina del paese di Buemia 358 Vinegia 319 Zelanda vedi Scelandia Zo¨rbig vedi Surbiccho Zurbic vedi Surbiccho

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Appendice II

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

a cura di Lucia Travaini

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

INDICE DELLE MONETE

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Il numero in tondo si riferisce a quello del deposito nel Libro del pellegrino, il numero in corsivo alla pagina nel testo. Agnoli (angeli; angel) 126, 92, 123; mezzo a. 119 Agnoli di Borgogna 126, 94 Agnolo(?) d’ariento 119 Ambrogiano 136-7, 18, 119, 136, 227, 261, 282, 308 Aquilini 140, 14, 22 Baiocchi di piu` ragioni 141, 398 Bianche di Francia 138, 380 Bianchi 206 Bianchini 111, 138, 217 Boemi (buemi; grossi boemi) 133-4, 147, 5, 6, 8, 9, 14, 17, 21, 30, 32, 72, 81, 90, 256, 288, 289, 303, 320, 333, 334, 336, 338, 347, 349, 356, 357, 364, 373, 379, 386, 393 Bolognini papagli 130, 155 Bolognini 141, 1, 16, 18, 22, 27, 81, 94, 108, 123, 217, 238, 269, 274, 318, 328, 341 Bolognini di Bologna 208, 377 Bolognini romani 364 Bolognini vechi 390 Bolognini, come (monete grandi di rame come bolognini) 255 Bratteati, vedi : “denari molto sottigli” e “sfogliategli” 143 Bugnoni (di Milano?; non identificati) 378 Carlini 139, 383 Chopanle (non identificati) 68 Chusdiere d’ariento (non identificato) 140 Corona cattiva 255 Corona di Brabante (Bramanzio) 227 Corone d’oro (senza specificazione) 99, 128, 83, 85, 88, 89, 91, 93, 94, 103, 152, 167, 192, 197, 199, 201, 206, 207, 211, 214, 215, 217, 218, 219, 221, 222, 223, 224, 231, 234, 235, 236, 237, 238, 240, 241, 242, 245, 246, 248, 249, 250, 252, 253, 254, 257, 258, 259, 267, 268, 269, 272, 273, 274, 276, 277 e 278, 279, 280, 281, 283, 284, 287, 294, 295, 297, 299, 305, 307, 309, 310, 311, 312, 315, 317, 339, 341, 350, 351, 354 Corone di Fiandra 209

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Corone di Francia 128, 92, 359, 380, 390 Corone doppie 263, di Brabante 308 Corone o vero scudi 328 Crociategli 136, 17, 20, 23, 27, (vedi anche crociati) (crociategli di due croci e’ quagli dise le furono acomandati da una romeia tedescha 31) Crociati (crociati dal’uno lato una † e dal’altro uno lione 26 [ma nel riepilogo sono detti crociateli) Crocifissi della Magna (non identificati) 136, 386 Denari d’argento, 14 Denari d’ariento molto sottigli, 143, 15 Denari di Pisa 111 Dobla, doble, vedi dobre Dobra d’oro 12, 16, 26, 86 Dobre di Castiglia 122, 131, 106, 149 Dobre di Tripoli 109 n. Dobre moresche 104 (morette), 131, 106, 112, 120, 141, 149, 152, 205, 220, 228, 233 Dodicini 111, 138 Ducati (non specificati) 10, 20, 23, 26 (nuovi), 27, 31, 32, 83, 97, 99, 105, 122, 124, 136, 137, 144, 156, 157, 183, 193, 210, 217, 232, 239, 244, 251, 298, 300, 313, 314, 316, 319, 330, 334, 340, 357, 362, 383 Ducati d’oro a mezo quaro [quarto] 111, 383 Ducati di loro paese 170, 229 Ducati di Venezia 114, 118, 358, 361, 362, 367 Ducati romani 119, 288, 367, 388 Ducati vecchi 117, 310 Ducato d’Olanda 189 Ducato di Colonia 189 Ducato di Turchia (imitazione del ducato di Venezia) 369 Ducato papale 340 Fiorini (non specificati) 2,3, 4 , 6, 7, 8, 9, 65, 66, 68, 69, 77, 79, 81, 82, 115, 159, 162, 190, 244, 304, 323, 324, 326, 343, 344, 345, 357 Fiorini a peso pisano 2 Fiorini a peso sanese 2 Fiorini bislacchi 101 Fiorini cattivi 332 Fiorini correnti 120, 210 Fiorini correnti di piu` ragioni 338, 339 Fiorini d’Aragona (di Rhagona) 122, 105, 106, 110, 112, 131, 144, 151, 167 (chome di Rhagona), 210, 212 [le frazioni erano dette mezzanini: vedi] Fiorini d’Olanda 87, 103, 114,116, 136, 135 (come d’Olandia), 137 (come d’Olandia), 158 (di loro paese), 208, 213, 239, 264, 265, 270 Fiorini d’oro del duca di Milano 118, 83 Fiorini della Magna 122, 195, 198, 202, 208, 213, 275 (vedi anche: F. di Reno) Fiorini dell’antipapa 120, 134 Fiorini dell’imperatore 124 Fiorini di Boemia 125, 195 Fiorini di Camera 105, 120, 362 Fiorini di Castiglia e frazione 302 Fiorini di Fiandra 123 Fiorini di Firenze 116-117, 105, 124, 129, 290, 362

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

INDICE DELLE MONETE



Fiorini di Genova 117, 2, 83, 230, 260, 290 Fiorini di Gerusalemme 99, 121, 134 Fiorini di Ghalea 397 = larghi di Firenze 116 Fiorini di Ghieri (Gheldria) 124, 230, 278, 271, 275 Fiorini di Gielo (o Giele o Ghele o Gheli =Ju¨lich?) 124, 195, 198, 208, 209, 306 Fiorini di loro paese 97, 156, 158, 159, 168, 169 Fiorini di Olanda 123 Fiorini di piu` conii 355 Fiorini di piu` ragioni 107, 124, 189, 355, 383 Fiorini di Reno dela Magna 123, 217, 224, 227, 251, 261, 265, 278, 282, 296, 303, 306, 313, 314, 327, 332 (ghativi), 352, 353, 363, 364, 375, 376, 377, 382 Fiorini di suggello 97, 106, 117, 368 Fiorini di Venezia 391, 394; vedi: Ducati Fiorini ducati 266, 276, 321 Fiorini falsi 397 Fiorini larghi di Firenze, vedi: Fiorini di Ghalea Fiorini papali 120 Fiorini sanesi 110, 112, 117, 298, 334, 335, 368 (=di cera rossa), 370 Fiorino ducato di Fiandra 285 Fiorini ongari, vedi: Ongari Franchi a cavallo 101, 127 106 Franchi a piede 101, 127, 106, 113, 127, Franchi d’oro (non specificati) 70, 88, 92, 104, 112, 120, 123, 133, 149, 153, 156, 211, 218, 224, 235, 241, 242, 249, 252, 277 Genovini, vedi: Fiorini di Genova Grosaregli ramati, 25 Groseregli 1, 17 Groseregli di Fiandra 208 Grossi di Avignone 141, 395 Grossi di Colonia 135, 269, 270, 276, 303 Grossi di Fiandra 134, 87, 199, 207, 215, 229, 247, 262, 263, 285, 303, 308, 341 (grosi di suo paese) Grossi di Firenze 138, 364 Grossi di Genova 139, 328, 395 Grossi di Meissen (Misina) 134, 256, 381 Grossi di Prussia 289 (grosaregli), 363 (di loro paese), 359 (sei soldi di grosi di Perusia) Grossi di Savoia 140, 269 Grossi di Siena 111 Grossi fiamenghi e mezzi grossi 243 Grossi grandi di Fiandra 103 (monete grandi di loro paese), 200, 208, 216, 219 (larghi), 276, 299, 305, Grossi larghi o/e piccoli 200, 208, 219, 264, 299 Grossi paparini, vedi paparini Grossi piccoli di Fiandra 200, grosi piccini [di Fiandra] 208, di loro paese (Fiandra) 263, 276 Grossi piccoli di Turchia 142, 374 Grossi (non specificati), 73, 77, 102, 116 (di loro paese), 169 (di loro paese), 179, (di loro paese), 348, 383, 392 Grossi d’Inghilterra 135, 269, mezzi grossi d’Inghilterra 270, 276 Leoni di Castiglia (d’oro) 131, 106

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Leoni di Fiandra (d’oro) 128, 87, 92, Lucchesi d’oro 101 Mezzo cimiero di Fiandra (d’oro) 199 Mezzanini di Raghona (d’argento) 140, 210 Mezzanini di Venezia 139, 98, 210 Mezzanino d’oro di Aragona 106, 112, 167, 212 Mezzi grossi di Fiandra 247 Mezzi grossi di Genova 395 Mezzi grossi d’Inghilterra 270, 276 Mezzi viennari 386 (vedi anche Viennari) Mezzo fiorino di Castiglia 302 Mezzo nobile 87, 97, 115, 137, 159, 176, 252 Mezzo scudo di Fiandra 87 Moneta cattiva: 29 (ongaro), 119 (ghativa), 255 (corona), 332 (fiorini di Reno) Monete bianche 324 Monete d’argento di piu` ragioni 94 Monete di loro paese 158 Monete di piu` ragioni non chontate di pichola valuta 167 Monete nere 324 Monetelle d’argento 393 Monetelle picciole di suo paese (Fiandra) 328 Monetelle di loro paese 141 Monini (non identificati) 1 Montone 126, 92, 96, 97, 195, 207 (di Brabante) Montoni da pie` 216 Moresche, vedi dobre Morette 104 (moresche?) Nobili d’Inghilterra 129, 119, 342, 359 Nobili di Fiandra 129, 199 Nobili d’oro (senza specificazione) 69, 81, 87, 89, 94, 103, 115, 132, 137, 158, 184, 196, 203, 226, 232, 253, 254, 258, 263, 266, 291, 299, 300, 301, 313, 331 Ongari 124, 2, 13, 21, 29(ghativo), 32, 90, 119, 178, 195, 244, 262, 276, 286 , 289, 306, 329, 330, 334 (di piu ragioni), 337 (di piu` ragioni), 346, 358, 359, 366, 367, 369, 374, 386, 387, 394 Ongari: soldini ongari 24 Paparini, grossi 142, 16 Parpagliole, e mezze parpagliole 140, 18, 98 (fra pichole e grandi), 119 (come p.), 136 (mezze monete come p.), 157 (p. e altre somigli), 164, 187, 204, 206, 224, 255 (meze p.), 259, 267, 269 (meze p.), 274, 284, 294 (meze p.), 296, 328, Pegioni, vedi pichioni Piastrella d’argento 114, 145, 288 Piccoli di rame, 143, 255, 263 (picoli di rame puro) Piccolini 30, 27 Pichioni (pegioni, di Milano) 100, 136-7, 83, 119, 130, 132, 136, 137, 138, 178, 321, 378, 392 Piccioli 69, 278, di Firenze 111, di Lucca 111 Pietro d’oro 130, 87, 92, 97, 130, 172, 176, 199, 266, 299, 390 (fiorino uno d’oro el quale disse si chiamava Sanpietro) Provisini 91n.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

INDICE DELLE MONETE



Quarti di nobile d’oro (quarti come nobili) 132, 195 Quattrini del Signore 95, 206 Quattrini di Fiandra 262, 264 (di suo paese), 276 (di loro paese) Quattrini di molte ragioni 142, 269 Quattrini: [monete ] a modo che q. 216 Quattrini di nostra moneta 14 Quattrini di Siena 110-111 Quattrini di suo paese 264, 276 Quattrini dimezzati 142 Quattrino pisano con la Vergine Maria 94-95, 396 Quattrini 81 (s. 25 d. 4 in quatrini), 206, 216 (a modo che quatrini), 243 (quatrini d’eso paese)

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Ravigniani (di Ravenna) 142, 14 Reali (d’argento) 139, 112, 131, 141, 228, 269 Romanini d’oro, 119 Sanesi, vedi Fiorini sanesi Scudi (senza specificazione) 99, 128, 93, 95, 96, 98, 101, 104, 106, 109, 110-112, 115, 116, 118-121, 123, 125, 126, 128, 131, 133, 134, 139, 141 -144, 146-150, 152-154, 158-166, 171, 173 -175, 176 (schudi overo corone), 179, 180 -182, 185-188, 191, 194, 195, 200, 217, 225, 328 (chorone o vero schudi) Scudi di due ragioni 96 Scudo di Fiandra 87, 176; mezzo 87 Scudo di Francia 92, 217 Sesini [di Genova?] 395 Sesini 395 Sesini di Milano 138, 255, 378 Sfogliategli grandicegli (monete bratteate) 143, 22 Soldini ongari 141, 240 Sprangucce (lingotti) 116 Tornesi 135, 269, 276, 303 Trento, moneta piccinina da, 391 Turchia, ducato 125, 369, Vedi anche: grossi piccoli di Turchia Veneziani (soldi di moneta veneziana) 379 Verghetta d’oro 145, 117 Viennari 140, 1, 19, 28, 30, 71, 81, 244, 356, 386; mezzi viennari 386

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

TAVOLE

Le monete nn. 1-11 sono conservate presso le Civiche Raccolte Archeologiche e Numismatiche del Comune di Milano, Castello Sforzesco (per le foto si ringrazia il Soprintendente Dottor Ermanno A. Arslan); le monete nn. 12 e 36 sono al British Museum di Londra, Department of Coins and Medals (per le foto si ringraziano i Trustees del British Museum e il Keeper of the Department Dr Andrew Burnett); le monete nn. 16, 17, e 28 sono al Cabinet des Me´dailles de la Bibliothe` que Nationale de France a Parigi (si ringraziano i conservatori Michel Amandry e Michel Dhe´nin per la collaborazione); tutte le altre monete sono al Fitzwilliam Museum di Cambridge, Department of Coins and Medals, in gran parte della collezione di Philip Grierson (per le foto si ringrazia il Dottor Mark Blackburn, Keeper of the Department of Coins and Medals). Tutte le monete sono riprodotte a grandezza naturale, e per molte si e` riprodotto anche un ingrandimento al doppio, indicato con asterisco. Abbreviazioni: BNF d. D/ FM pos. conii R/ RAN Rip. sin.

Bibliothe`que Nationale de France destra dritto Fitzwilliam Museum, Cambridge (PG, collezione Philip Grierson) posizione dei conii (=rapporto tra i due lati della moneta) rovescio Raccolte Archeologiche e Numismatiche del Comune di Milano ripostiglio sinistra

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

TAVOLA 1 1.Siena, Repubblica (1404-1455), ducato d’oro sanese. D/ + SENA VETVS CIVI TAS VIRGINIS; nel campo, al centro, grande S fogliata. R/ .ALFA .I.I.O. PRINCI PIVM. &. FINIS; in alto, segno di zecca (cfr. CNI, XI, tav. XXVII, n. 43); nel campo, croce fogliata, entro cerchio lineare che si apre in alto e circonda il segno di zecca. 3,44g; ∅=23mm; pos. conii 260˚ Bibl.: CNI, XI, pp. 371-372, nn. 1-3; Arslan, 1975, n. 368. (Milano, RAN, Rip. Vigevano, n. 368; M.0.9.25956) 2. Siena, Repubblica (1404-1455), quattrino di mistura. D/ + SENA. VETVS; nel campo, grande S fogliata. R/ + ALFA.ET.O.; nel campo, croce patente; nella legenda, in corrispondenza del 1˚ quarto della croce, segno di zecca (cfr. CNI, XI, tav. XXVII, n. 49). 0,51g; ∅= 16,5 mm ; pos. conii 250˚ Bibl.: CNI, XI, p. 374, n. 27. (Milano, RAN) 3. Milano, Bernabo` Visconti (1354-1385), pegione o grosso d’argento. D/ + D’ B’ NABOS VICECOMES MEDIOLANI ET C’; nel campo, biscia tra le iniziali D’ B’, entro cornice di archi e angoli, con stellette agli angoli. R/ SAMBROSI’ MEDIO LANV; Sant’Ambrogio mitrato e nimbato seduto in cattedra, con staffile nella d. e pastorale nella sin. 2,57g; ∅= 24mm; pos. conii 270˚ Bibl.: (titolo 640 ‰); CNI, V, p. 85, n. 19; Crippa, 1986, p. 67, n. 3. (Milano, RAN Comune 217) 4. Milano, Gian Galeazzo Visconti (1378-1402), fiorino d’oro o ducato. D/ + GALE AZ VICECO M ES; nel campo, Gian Galeazzo armato a cavallo al galoppo verso d.; la corazza e la gualdrappa sono ornate della biscia. R/ + DOMINVS M EDIOLANI & C’; nel campo, entro cornice di archi e angoli, scudetto con la biscia viscontea, sormontato da elmo coronato e cimiero ornato da drago piumato con fanciullo nelle fauci; ai lati, le iniziali G 3 . 3,53g; ∅= 21mm; pos. conii 250˚ Bibl.: CNI, V, p. 81, n. 4 (Galeazzo II) e pp. 87-88, nn. 1-3; Crippa, 1986, p. 76, n. 1; per la datazione si veda anche il testo di Travaini, supra p. 118. (Milano, Brera 2208) 5. Milano, Gian Galeazzo Visconti, duca di Milano (1395-1402), soldo d’argento. D/ (all’inizio della legenda: biscia) COMES VIRTVTVM D MEDLI & C’; nel campo, croce fiorata e accantonata da globetti. R/ S AMBROSIV’ MEDIOLAN; Sant’Ambrogio mitrato e nimbato, a mezza figura, tiene lo staffile nella d. e il pastorale nella sin. 2,11g; ∅= 20mm; pos.conii 340˚ (titolo 426‰) Bibl.: CNI, V, p. 94, nn. 56-63; Crippa, 1986, p. 85, n. 9. (Milano, Brera 2218) 6. Milano, Gian Galeazzo Visconti (1378-1402), sesino d’argento. D/ + GALEAZ COMES VIRTVTVM; nel campo, croce perlata con quattro globetti agli angoli. R/ + D MEDIOLANI VERONE & C’; biscia viscontea; ai lati, le iniziali G 3. 1,06g; ∅= 19mm; pos. conii 340˚ Bibl.: CNI, V, p. 96, nn. 76-81; Crippa, 1986, p. 86, n. 10 (Milano, Brera 2225)

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

TAVOLA 2 7. Firenze, Repubblica, fiorino d’oro stretto: signore e ufficiale della zecca per l’oro Francesco di Simone Tornabuoni, simbolo del leone rampante con punto (1405, primo semestre). D/ + . FLOR ENTIA; il giglio di Firenze. R/ .S.IOHA NNES.B.; nel campo, San Giovanni Battista, nimbato, benedicente, con lunga croce nella sin., indossa una tunica di panno con cintura e un mantello liscio e rotondo in basso, allacciato al petto con bottone pieno; in alto a s., leone rampante con punto. 3,40g; ∅= 21mm; pos.conii 300˚. Bibl.: CNI, XII, p. 76, n. 486; Bernocchi, 1975, p. 277, n. 2063; Arslan, 1975, n. 328. (Milano, RAN, Rip. Vigevano, n. 328; M.0.9.25959).

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

8. Bologna, bolognino d’oro anonimo pontificio (II meta` XIV-I meta` XV). D/ + BONONI A DOCET; leone rampante a sin., con testa frontale e con vessillo tra le zampe anteriori; la banderuola crucigera a due fiamme e` volta a d. R/ S PETRVS APOSTOLVS; San Pietro, nimbato, stante di fronte, tiene nella destra le chiavi e nella sinistra il Libro chiuso; nel campo, a d., in basso, chiavette decussate sormontate da tiara; tra i piedi del Santo, un punto. 3,38g; ∅= 21mm; 0˚. Bibl.: CNI, X, pp. 22-24; Arslan, 1975, n. 352; Bellocchi, 1987, p. 116, n. 96. (Milano, RAN, Rip. Vigevano, n. 352; M.0.9.25935) 9. Venezia, Repubblica, doge Andrea Dandolo (1343-1354), mezzanino d’argento: signore della zecca Marco Navager (sigla M), fino al 14 luglio 1348. D/ DVX AN DADVL .S M VENE.; San Marco, stante, a sin., porge la candela al Doge, che la tiene con entrambe le mani; in basso, tra loro, M. R/ . XPS RES VRESIT.; nel campo, Cristo risorgente dal sepolcro con il vessillo nella d. e croce al petto nella sin. 0,70g; ∅=15mm; pos. conii 0˚ Bibl.: CNI, VII, p. 70, n. 4 var.; Bellesia, 2001, p. 21, n. 85; Stahl, 2000, pp. 52-54 (Milano, RAN, Brera 3908; M.0.9.40041) 10. Venezia, Repubblica, doge Antonio Venier (1382-1400), ducato d’oro. D/ ANTO. VENERIO. ; San Marco, nimbato, porge il vessillo al Doge genuflesso, che lo stringe con entrambe le mani; lungo l’asta, dall’alto verso il basso, D / V / X; dietro il Santo, dall’alto verso il basso, ./S/. /M/./ V/E/N/E/T/I ; sotto il gomito del Santo, un punto. R/ .SIT. T. XPE. DAT’. QTV REGIS. ISTE. DVCAT’.; il Redentore in mandorla, benedicente, con il Libro contro il petto a sin. 3,52g; ∅= 20mm; pos. conii 180˚ Bibl.: CNI, VII, p. 110, nn. 30-35; Arslan, 1975, n. 5. (Milano, RAN, Rip. Vigevano, n. 5; M.0.9.25905) 11. Roma, Senato Romano, ducato o fiorino d’oro romano, dal 1350 circa al 1439; III periodo (XV secolo, fino al 1439) indentificato dal dritto con S/E/N scritto dal basso verso l’alto lungo l’asta, e S PETRVS intorno, nel giro volto all’interno. D/ (leggendo da sin. in basso) S. PETRVS. S/E/N ATOR VRBIS.; San Pietro, nimbato, stante, volto a d., tiene nella sin. il Libro contro il petto e con la destra porge il vessillo con banderuola al Senatore genuflesso, che lo stringe con entrambe le mani; ai lati del Senatore, P P ; alla base dell’asta, rosetta. R/ .ROMA.CAPVT. MVNDI.SPQR (simbolo della Veronica); il Redentore in mandorla, benedicente, con il Libro contro il petto a sin. 3,45g; ∅= 21mm ; pos. conii 50˚ Bibl.: Arslan, 1975, n. 373; Muntoni, IV, p. 198 n. 130. (Milano, RAN, Rip. Vigevano, n. 373; M.0.9.26037) 12. Zecca levantina non identificata: imitazione del ducato d’oro di Venezia del doge Andrea Dandolo (1343-54). D/ ANDR DANDVIO; San Marco, nimbato, porge il vessillo al Doge genuflesso, che lo stringe con entrambe le mani; lungo l’asta, dall’alto verso il basso, D / V / X; dietro il Santo, dall’alto verso il basso, ./S/./M/./ V/E/N/E/T/I. R/ .SIT T XPE DAT Q TV [ ]EGIS ISTE DVCAT; Cristo in mandorla. g.3,4; mm.21 Bibl: cfr. Grierson, 1988, p. 103 n. 29. (British Museum, acquisto Hasluck 1914)

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

TAVOLA 3 13. Savoia, Amedeo VIII Conte (1398-1416), mezzo grosso d’argento. D/ +AMEDEVS: CO: SABAVD’DVX; scudo entro cornice quadrilobata con croce in ogni angolo. R/ +ChAB:IN: ITAL MAR: PRI; croce entro cornice quadrilobata con trifogli in ogni angolo. 1,83g; ∅= 22,7mm; pos. conii 45˚. Bibl.: CNI, I, p.37 n.33 var. (FM: PG 6967) 14. Stato Pontificio, Comitato Venassino, Avignone, Clemente VII antipapa (1378-94), fiorino d’oro. D/ +CLEME NS: PP: SEPTIUS; triregno; ai lati, chiavi decussate. R/ + SANCTUS : PETRVS: ET PAULUS; chiavi decussate. 2,90g; ∅= 21-22mm; pos. conii 260˚ Bibl.: Muntoni, IV, p. 144 n. 3. (FM: PG 12.641) 15. Stato Pontificio, Comitato Venassino, Avignone, Clemente VII antipapa (1378-94), carlino o grosso d’argento. D/ ˚ CLEMENS PP: SEPTIMUS˚; il papa seduto benedicente con croce astile. R/ + (chiavi decussate) SANCTVS : PETRVS: PAULUS (chiavi decussate); nel campo, chiavi decussate. 2, 44g; ∅= 23,5 mm; pos. conii 280˚ Bibl.: Muntoni, IV, p. 144 n. 7. (FM: PG 12.193) 16. Contea di Provenza, Giovanna d’Angio` regina di Sicilia e contessa di Provenza (1343-82), fiorino di Provenza o «de Reine», dal 1370, zecca di Saint-Remy. D/ (giglio) COMITSA. PVICE. ET. FORCALC; campo partito di Gerusalemme e d’Angio`. R/ .S.IOHA NNES.B.; San Giovanni Battista, benedicente, con croce astile nella sin.; in alto a sin. giglio sotto lambello. 2,80g; ∅= 21 mm Bibl.: Rolland, 1956, p. 230 n. 85 (BNF 2964a) 17. Regno di Francia, Filippo VI di Valois (1328-50), «ange d’or», agnolo, dal 1341. D/ PHILIPPVS D’ GRA FRAC REX; Angelo coronato, stante, ad ali spiegate, appoggiato su uno scudo a tre gigli, tiene con la d. una croce astile sulla testa del drago che giace ai suoi piedi; l’angelo e` in una edicola poggiata su una cornice polibata. R/ + XP’C´ VINCIT´ XP’C´ REGNAT´ XP’C´ IMPERAT; croce fiorita entro quadrilobo, con corona in ogni angolo. 7,27g; ∅= 33mm Bibl.: Lafaurie, 1951, n. 258. (BNF 526)

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

TAVOLA 4 18. Regno di Francia, Carlo V (1364-80), “franc a cheval” d’oro, dal 1364. D/ KAROLVS: DEI: GRACIA: FRANCORV: REX; il re a cavallo verso sin. con la spada nella mano d. R/ +XP’C c VINCIT c XP’C c REGNAT c XP’C c IMPE RAT; croce fiorita in quadrifoglio con trifoglio in ogni angolo 3,74g; ∅=29mm; pos. conii 330˚ Bibl.: Lafaurie, 1951, p. 66 n. 370 (FM) 19. Regno di Francia, Carlo V (1364-80), “franc a` pied” d’oro, dal 1365. D/ KROLVS. DI.GRA FRANCORVM.REX; il re stante, in un’edicola a pinnacoli, indossa sulla cotta di maglia una tunica gigliata con la spada nella d. e la mano della giustizia nella sin.; campo ornato di gigli. R/ +XPC *VINCIT* XPC* REGNAT* XPC* INPERAT; croce ornata in cornice lobata; giglio nel 1˚ e 4˚ quarto, corona nel 2˚ e 3˚ quarto. 3,81g ; ∅=28,8mm ; pos. conii 120˚ Bibl.: Lafaurie, 1951, p. 66 n. 371 (FM: PG 564) 20. Regno di Francia, Carlo V (1364-80), «gros tournois » d’argento, dal 1364. D/ (legenda interna ) +KAROLVS : REX; (legenda esterna) +BNDICTV:SIT NO ME:DNI:NRI:DEI: IHV:XPI; croce. R/ TVRONVS * CIVIS ; castello tornese sormontato da corona ; giro esterno di 12 gigli. 2,17g; ∅= 27 mm; pos. conii 180˚ Bibl.: Lafaurie, 1951, p. 67 n.372 (FM : PG 7642) 21. Regno di Francia, Carlo VI (1380-1423), scudo della corona d’oro, 1a emissione, dal 1385. D/ +KAROLVS: DEI: GRA: FRANCORVM: REX; scudo coronato. R/ + XPC *VINCIT*XPC* REGNAT*XPC*IMPERAT; croce fiorita ornata in cornice quadrilobata con corona in ogni angolo. 4,03g; ∅= 29mm; pos. conii 200˚ Bibl.: Lafaurie, 1951, p. 73 n. 378 (FM: PG 7900)

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

TAVOLA 5 22. Regno di Francia, Carlo VI (1380-1422), “mouton d’or” o “agnel”, dal 10 maggio 1417, zecca del Delfinato. D/ +AGN.DEI. QVI TOLIS. PECA.MVDI MISE .NOB; Agnus Dei a sin. con vessillo entro cornice lobata; in esergo, KRL REX. R/ +XP’C.VINCIT. XPC. REGNAT. XPC. IMPERAT; croce fiorita in cornice lobata. 2,55g; ∅= 24mm; pos.conii 90˚ Bibl.: Lafaurie 1951, p. 73 n. 380a (FM) 23. Ducato di Brabante, Giovanna duchessa (1355-83), “grand mouton d’or” o “double mouton”, zecca di Vilvorde. D/ +AGN.DEI.QVI.TOLL’. PECA. MUDI. MISERERE. NOB; Agnus Dei a sin. in cornice di 13 archi, con croce e vessillo; in esergo, IOh’ DUX. R/ + XP’C :VINCIT: XPC: REGNAT : XPC: IMPERAT; croce fiorita, con giglio in ogni quarto e in ogni angolo della cornice polilobata. 6,34g; ∅= 35,5mm; pos.conii Bibl.: De Witte, 1894, p. 154 n. 389 (le fonti lo chiamano dobbelen moetonen, anche se il peso non e` doppio del montone) (FM) 24. Ducato di Brabante, Giovanna e Venceslao duchi (1355-83), zecca di Vilvorde, franco a cavallo d’oro. D/ IOhANNA:DEI: GRACIA:BRABANCIE:DVX; cavaliere armato verso sin. su cavallo al galoppo, tiene la spada alzata nella d. R/ +XPC ‘VINCIT ‘XPC ‘REGNAT ‘XPC ‘IMPERAT; croce fiorita in cornice quadrilobata. 3,82g; ∅= 27,5-28mm; pos. conii 180˚ Bibl.: De Witte, 1894, p. 156 n. 391. (FM : PG 10.118)

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

TAVOLA 6 25. Ducato di Brabante, Giovanna e Venceslao duchi (1355-83), pietro d’oro, zecca di Vilvorde. D/ +WENCELAVS: E:IOhANAx xDEI:GRA:BRAB: DVCES; busto di S. Pietro nimbato, con Libro nella d. e chiavi nella sin.; in basso, scudo quadripartito. R/ +XPC: VINCIT: XPC: REGNAT:XPC:IMPERAT; croce fiorita ornata. 4,09g; ∅= 27mm; pos. conii 345˚ Bibl.: De Witte, 1894, p. 155 n.390 (FM: PG 4321) 26. Contea di Fiandra, Filippo l’Ardito duca di Borgogna (1384-1404), doppio grosso d’argento, zecca di Malines. D/ (la legenda inizia sulla testa del leone) +PhILIPP: DEI:G: DVX: BVRG:Z:COM’: FLAND’; leone seduto verso sin. con vessillo al collo. R/ +SIT: NO / ME:DOM / IN: BENE / DICTVM; lunga croce (che taglia la legenda) su scudo. 3,86g; ∅= 31,5mm; pos. conii 180˚ (misurando le croci di inizio legenda). Bibl.: Deschamps de Pas, 1861, tavola VIII n. 18. (FM: PG 4013) 27. Contea di Fiandra, Filippo l’Ardito duca di Borgogna (1384-1404), grosso d’argento, zecca di Malines. D/ +PhILIPP: DEI: G: D: BVRG: Z: COM: FLAND; leone verso sin. con vessillo. R/ +SIT:NO / ME:DNI / BENED / ICTVM; lunga croce (che taglia la legenda) su scudo. 2,21g; ∅= 26mm ; pos. conii 130˚ Bibl.: Deschamps de Pas, 1861, tavola VIII n.19. (FM: PG 2847)

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

TAVOLA 7 28. Contea di Fiandra, Luigi II di Male (1346-84), “flandres d’or”, zecca di Ghent, D/ L VDOVIC’. DEI : G .COM’.Z. DNS: FLANDRI E ; il conte stante con spada e scudo; in basso, FLANDRES R/ +BENEDICTVS: QVI: VENIT: IN: NOMINE: DOMINI; croce ornata in cornice quadrilobata; al centro, entro cerchio, leone; nei quarti, F L A D 4,16g; ∅= 31mm, pos. conii 120˚ Bibl.: Gaillard, 1857, p. 174 n. 217. (FM: PG 7084) 29. Contea di Fiandra, Filippo l’Ardito duca di Borgogna (1384-1404), “ange d’or” . D/ + PHILIPPVS : DEI : GRA : DVX : BVRG’ : ET COM’ :FLAND’ ; angelo ad ali aperte stante di fronte, con le mani appoggiate su due scudi. R/ + BENEDICTVS QVI VENIT IN NOMINE DOMINI ; croce fiorita in cornice lobata con leone in ogni quarto. 4,98g; ∅= 31mm Bibl.: Deschamps de Pas, 1861, tavola VII n.11. (BNF, B.653) 30. Contea di Fiandra, Filippo l’Ardito duca di Borgogna (1384-1404), nobile d’oro (1388-89), zecca di Malines. D/ (la legenda inizia sul vessillo a destra della testa del re) P hS DEI: GRA:DVX: BVRG: COMES: Z:DNS: FLAND’:; il duca coronato stante nella nave con spada e scudo di Borgogna. R/ +IhS: AVTEM: TRANSIENS: PER: MEDIVM: ILLORVM: IBAT; croce ornata con leoni coronati in ogni quarto; P al centro. 7,63g; ∅=33,5mm; pos. conii 340˚ Bibl. : Deschamps de Pas, 1861, tav. VIII n.15; Ives, 1941, p. 26 n.12. (FM: PG 562)

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

TAVOLA 8 31. Regno d’Inghilterra, Riccardo II (1377-99), nobile d’oro, zecca di Londra (dal 1396, senza il titolo di Francia). D/ RIC. ARD’DEI: GRA:REX: ANGL’: DNS: HYB: Z:AQT ; il re coronato stante nella nave con spada e scudo. R/ HIS: AVTEM: TRANSIENS: PER: MEDIV: ILLORVM: IBAT: (San Luca, IV,30); croce ornata con leoni coronati in ogni quarto, entro cornice polilobata; R al centro della croce. 7,73g; ∅= 34,5mm; pos. conii 260˚ Bibl: North, 1991, n.1303. (FM: Henderson bequest 1933) 32. Regno d’Inghilterra, Riccardo II (1377-99), mezzo nobile d’oro, zecca di Londra. D/ RIC ARD’.D:G:REX: ANGL’: D: HYB: Z:A; il re conorato nella nave con spada e scudo. R/ + DOMINE: NE :IN: FVRORE: TVO : ARGVAS:ME (Salmi, VI.2); croce ornata con leoni coronati in ogni quarto, entro cornice polilobata; R al centro della croce. 3,95g; ∅= 27,5mm; pos. conii 250˚ Bibl.: Engel – Serrure, III, p. 1178; North, 1991, n. 1310. (FM: Henderson bequest 1933) 33. Regno d’Inghilterra, Riccardo II (1377-99), quarto di nobile d’oro, zecca di Londra. D/ +RICARD: DI: GRA: REX: ANGLI; scudo entro cornice polilobata. R/+ EXALTABITVR: IN :GLORIA; croce ornata con leoni in ogni quarto, entro cornice polilobata. 1,91g; ∅= 21mm; pos. conii 350˚ Bibl.: North, 1991, n.1319 var. (FM: Henderson bequest 1933) 34. Regno d’Inghilterra, Riccardo II (1377-99), grosso d’argento, zecca di Londra, tipo IV. D/ +RICARD: DEI: GRA: REX: ANGL: Z: FRANC:[ ]; busto del re coronato entro cornice polilobata. R/ (legenda esterna) + POSVI / DEVM: A / DIVTOR / EM: MEV; (legenda interna) CIVI / TAS / LON / DON; lunga croce che taglia le legende, con trifoglio in ogni quarto. 4,42g; ∅= 26mm; pos.conii 0˚. Bibl.: Potter, 1958, pl. 19-20, a p. 337; North, 1991, p. 62 n. 1321, b. (FM: Henderson bequest 1933) 35. Regno d’Inghilterra, Riccardo II (1377-99), mezzo grosso d’argento, zecca di Londra. D/ ++RICARD: DEI: GRA: REX: ANGLIE; busto del re coronato entro cornice polilobata. R/ (legenda esterna) + POSVI / DEVM: A / DIVTOR / EM: MEV; (legenda interna) CIVI / TAS / LON / DON; lunga croce che taglia le legende, con trifoglio in ogni quarto. 2 ,12g; ∅= 21,6mm; pos. conii 0˚ Bibl.: Potter 1958, p. 345. (FM: Henderson bequest 1933)

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

TAVOLA 9 36. Regno di Granada, dinastia Nasride, Muhammad (1354-58), dobla moresca d’oro. D/ e R/: legenda in quadrato; nei segmenti altre legende. g.4,66; ∅= 31mm; Medina Gomez, 1992, p. 507 n. 246 (British Museum

V Al Ghani ibn Yusuf arabo su 5 righe entro pos.conii 180˚ Bibl: cfr. 173 d)

37. Regno di Castiglia, Pietro il Crudele (1350-69), dobla d’oro da 35 maravedis, zecca di Siviglia. D/ + PETRVS: DEI: GRACIA: REX: CASTELL: ; castello in cornice lobata; sotto il castello, S. R/ +PETRVS: DEI : GRACIA: REX: LEGIONIS ‘; leone rampante a sin. in cornice lobata. 4,52g; ∅= 27,5mm; pos. conii 240˚ Bibl.: Alvarez Burgos, 1998, p. 89 n. 369. (FM: PG 11.863) 38. Regno di Aragona, Pietro IV il Cerimonioso (1336-87), fiorino d’oro, zecca di Perpignan. D/ + ARAG OREX.P.; giglio R/ .S.IOHA NNES.B (crescente); S. Giovanni stante con croce nella sin. 3,48g; ∅= 20mm; pos. conii 250˚ Bibl.: Crusafont, 1992, p. 87 n. 379. (FM : PG 8781) 39. Regno di Aragona, Pietro IV il Cerimonioso (1336-87), mezzo fiorino d’oro, zecca di Valencia. D/ +ARAG OREX.P; giglio. R/ .S.IOHA NNES.B (torre); S. Giovanni stante con croce nella sin. 1,69g; ∅= 16mm; pos. conii 170˚ Bibl.: Crusafont, 1992, p. 87 n. 394 (FM: PG 11,532) 40. Regno di Aragona, Contea di Barcellona, Pietro IV il Cerimonioso (1336-87), grosso o reale d’argento, zecca di Barcellona. D/ +PETRUS: DEI: GRACIA: REX; busto coronato a sin. R/ CIVI/ TASB/ ARCK/ NONA; croce lunga, che taglia la legenda; triangolo di globetti nel 1˚ e 4˚ quarto, anellino nel 2˚ e 3˚ quarto. 3,18g; ∅= 24mm; pos.conii 220˚ Bibl.: Cfr. Crusafont, 1992, p. 89 n. 404. (FM:PG 3212).

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

TAVOLA 10 41. Contea di Olanda, Guglielmo V di Baviera ( 1346-89), mezzo grosso d’argento. D/ GVIL / [ELM] /DVX:C / OMES; croce lunga che taglia la legenda. R/ + [MON]ETA: hOLLANDIE:; leone rampante a sin. 1,58g; ∅= 20-21,5mm; pos.conii 200˚ Bibl.: Chijs, 1858, tav. IX n.9 (FM: PG 14. 931) 42. Contea di Olanda, Alberto di Baviera (1389-1404), fiorino d’oro. D/ ALBER* DVX COMES*hOL; il Conte stante armato, con la spada alzata nella mano d., tenendo lo scudo di Baviera nella sin.; nel campo a sin. leone rampante. R/ +FLORINI x DE x hOLAND x Z x ZEL; scudo in cornice lobata. 3,39g; ∅= 21,5mm; pos.conii 340˚ Bibl.: Chijs, 1858, tav. VII n. 4; Engel – Serrure, III, p. 1139. (FM) 43. Arcivescovi di Colonia, Federico III di Saarwerden (1371-1414), gulden d’oro, c.1397, zecca di Bonn. D/ FRIDICV S ARPS CON; San Giovanni stante, con scudo sopra la mano d.; nella mano sin. scettro con scudo con aquila invece che croce. R/ + PERITALARCAR MONETA B’; stemma episcopale con aquila bicipite al centro, entro cornice polilobata. 3,44g; ∅= 21,5mm; pos.conii 180˚. Bibl..: Noss,1913, p. 131 n. 224a. (FM, Grierson fund) 44. Arcivescovi di Colonia, Federico III di Saarwerden (1371-1414), gulden d’oro, c.1386, zecca di Deutz. D/ FRIDIC S AREPS COLN; San Giovanni stante, con croce astile nella mano sin. R/ .MONE. .TATVI. .CIENS; stemma centrale grande con tre stemmi alle estremita` . 3,50g; ∅= 21,8mm; pos. conii 350˚. Bibl.: Noss, 1913, p. 211b (FM: PG 1380) 45. Arcivescovi di Magonza, Giovanni di Nassau (1397-1419), gulden d’oro, ante 1417. D/ IOHIS ARE PVS MAGVT’; San Giovanni stante; crocetta tra i piedi. R/ +MONETA OPIDI. INhIESTEN; cinque scudi in cornice quadrilobata. 3,47g; ∅= 21,8mm; pos.conii 45˚. Bibl.: Engel – Serrure, III, p. 1222. (FM: PG 6869) 46. Arcivescovi di Magonza, seconda meta` del XIV sec., denaro bratteato, zecca di Miltenberg. D/ Ruota in bordo liscio. 0,33g; ∅= 17mm (FM: PG 16.332) 47. Regno di Ungheria, Sigismondo re (1387-1437), ducato d’oro, prima del 1410, zecca di Kaschaun. D/ +SGISMVNDI.D.G.R. VNGARIE; scudo di UngheriaBoemia. R/ .S. LADISLAVS. REX; il santo stante con mannaia nella mano d. e globo crucigero nella sin.; ai lati I C (Jacobus e Christianus, monetieri, ante 1410). 3,47g; ∅= 21,2mm; pos. conii 270˚. Bibl. : Pohl, 1974, D 2-14. (FM: PG 4396) 48. Regno di Ungheria, Sigismondo re (1387-37), denaro d’argento, zecca di Buda. D/+MONET SIGISMVNDI; nel campo, doppia croce d’Angio` o croce patriarcale. R/ +S REGIS VNGARIE ETC; scudo quadripartito. 0,62g; ∅= 14mm ; pos. conii 320˚. Bibl.: Re´thy, 1958, n..120. (FM: PG 16.606)

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



IL LIBRO DEL PELLEGRINO

TAVOLA 11 49. Regno di Boemia, re Giovanni di Lussemburgo il Cieco (1310-46), grosso pragense d’argento. D/ (legenda interna) +IOhANNES: PRIMVS; (legenda esterna) +DEI : GRATIA REX:BOEMIE, al centro corona. R/ + *GROSSI + PRAGENSES*; leone boemo. 3,68g; ∅= 28,5mm; pos.conii 0˚. Bibl.: Beschreibung, 1888, nn. 817-820. (FM: PG 12.573) 50. Meissen, Friedrich II der Ernsthafte (1323-49), Meissner Groschen, argento, zecca di Freiberg, dal 1338-39. D/ +:FRID’:DI’: GRA: TVRING’:LANGRAV’; croce gigliata ornata in quadrifoglio; negli angoli esterni C R X V. R/ + GROSSVS :MARCh’: MYSNENSIS +; leone rampante. 3,49g; ∅= 29,5mm; pos.conii 15˚ Bibl.: Krug, 1974, p. 112 n. 17.1. (FM) 51. Prussia, Ordine Teutonico, Wynrich von Kniprode (1351-82), Halbschoter – (corrisponde a 1 schilling), argento, zecca di Koenisburg. D/ +MONETA: DOMI NORVM. PRVSSIE; scudo crociato con altro stemma con aquila al centro, entro cornice lobata. R/ +hONOR˚ MAG[ist]RI (giglio) IVDICIV˚ DILIGIT; croce fiorita in cornice quadrilobata. 3,08g; ∅= 26mm; pos.conii 45˚. Bibl.: Neumann, 1987, p. 15 n. 3. (FM: PG 11. 815) 52. Prussia, Ordine Teutonico, Corrado III von Jungingen (1393-1407), schilling d’argento. D/ +MAGIST. CORADVS TE(RCI9); scudo crociato con altro stemma con aquila al centro. R/ +MONETA DNORVM P(RVCI9); scudo crociato. 1,68g; ∅= 21mm; pos. conii 270˚. Bibl.: Neumann, 1987, p. 18 n. 7. (FM) 53. Ducato d’Austria, Alberto III (1365-95), zecca di Vienna, denaro d’argento. D/ Testa di cane a sin. R/ liscio? 0,47g; ∅= 14-16mm. Bibl.: Luschin von Ebengreuth, 1913, p. 72 n. 155. (FM: PG 14.346) 54. Contea del Tirolo, Leopoldo III (1373/79-86), Zwanziger (vigintenario) d’argento, zecca di Merano. D/ LIV/ PO / LD / VS; croce lunga, che taglia la legenda, e interseca altra croce corta nel campo. R./ + COMES \TIROL:; aquila. 1,07g; ∅= 18mm; pos. conii 90˚. Bibl.: Rizzolli, 1979, p. 38-39 (384-5 dell’estratto). (FM: PG 11.523)

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

BIBLIOGRAFIA

Si riporta la bibliografia citata in forma abbreviata nelle note dei due saggi Abraham Thisse, 2000 = S. Abraham Thisse, Les Hanse´ates et la monnaie, in Moneda y Monedas, 2000, pp. 309-368 Agnolo di Tura, Cronaca = Agnolo di Tura del Grasso, Cronaca senese, in Cronache senesi (vedi) Ait c.s. I. Ait, Roma: una citta` in crescita tra strutture feudali e dinamiche di mercato, in Le citta` del Mediterraneo all’apogeo dello sviluppo medievale: aspetti economici e sociali, Atti del XVIII Convegno Internazionale di Studi del Centro Italiano di Studi di Storia e d’Arte, Pistoia 18-21 maggio 2001, in corso di stampa. Albini, 1993 = G. Albini, Citta` e ospedali nella Lombardia medievale, Bologna, 1993 Albini, 1997 = G. Albini, La gestione dell’Ospedale maggiore di Milano nel Quattrocento: un esempio di concentrazione ospedaliera, in Ospedali e citta` (vedi), pp. 157-178 Alteri, 1996 = G. Alteri, Il sarcofago di Catervio, «Bollettino di Numismatica», 26-27 (1996), pp. 1-191 Altisent, 1969 = A. Altisent, L’almoina reial a la cort de Pere el Cerimonio`s, Abadia de Poblet, 1969 Alvarez Burgos, 1998 = F. Alvarez Burgos, Cata´logo de la moneda medieval castellanoleonesa. Siglos XI al XV, Vico-Segarra editores, Madrid, 1998 Amandry, 2001 = Dictionnaire de numismatique, sous la directions de M. Amandry, M. Dhe´nin, M. Popoff, F. Thierry, Ch. Vellet, La Rousse, Paris, 2001 Ambrosoli, 1897 = S. Ambrosoli, Il ripostiglio di Chignolo Po, “Rivista Italiana di Numismatica”, 1897, p. 539 Arslan, 1975 = E. A.Arslan, Il tesoretto di Vigevano. Monete auree tra Gotico e Rinascimento, Museo Archeologico, Corso Magenta, 15 giugno-settembre 1975, Comune di Milano, Ripartizione cultura, 1975 Arslan, 1996 = E.A.Arslan, La numismatica, in Storia antica. Come leggere le fonti, a cura di L. Cracco Ruggini, Il Mulino, Bologna, 1996, pp. 245-295 Arte e assistenza a Siena = Arte e assistenza a Siena. Le copertine dipinte dell’Ospedale di Santa Maria della Scala, catalogo della mostra, a cura di Gabriella Piccinni e Carla Zarrilli, Pisa, Pacini, 2003 Ascheri, 1985 = M. Ascheri, Siena nel Rinascimento, Istituzioni e sistema politico, Siena, Il Leccio, 1985

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



BIBLIOGRAFIA

Ascheri, 1987 = M. Ascheri, Mercanzie, mercanti e istituzioni. Dal caso di Siena alla storia d’Italia, “Rassegna economica”, LXXXVII (1987), pp.41-50 Ascheri, 1988 = M. Ascheri, Storia dell’ospedale e/o storia della citta` , in Spedale di Santa Maria della Scala, Atti del Convegno Internazionale di Studi, Siena, 20-22 novembre 1986, Siena 1988, pp. 65-71 Ascheri, 1996 = M. Ascheri, presentazione a M. Chiantini, La Mercanzia di Siena nel Rinascimento. La normativa dei secoli XIV-XVI, con contributi di Enzo Mecacci e Marco Pierini, Siena, Cantagalli, 1996, pp. IX-X Ascheri, 2000 = M. Ascheri, Siena nella storia, Monte dei Paschi di Siena, Pizzi, Cinisello Balsamo, 2000 Balbi de Caro, 1996 = S. Balbi de Caro, Il trionfo dello scudo d’oro, in Lo scudo d’oro. Moneta e potere da Augusto a Carlo V, a cura di S. Balbi de Caro, Catalogo della mostra, Roma-Bruxelles 1996, sezione VIII.3-5 Balestracci, 1975-76 = D. Balestracci, “Li lavoranti non cognosciuti”. Il salariato in una citta` medievale (Siena 1340-1344), “Bullettino Senese di Storia Patria”, LXXXII-LXXXIII (1975-1976), pp. 67-157 Balestracci, 1988 = D. Balestracci, L’immigrazione di manodopera nella Siena medievale, in Forestieri e stranieri nelle citta` basso-medievali (vedi), pp. 163-180 Balestracci, 2000 = D. Balestracci, L’invenzione dell’ospedale. Assistenza e assistiti nel Medioevo in Il Bene e il Bello. I luoghi della cura. Cinquemila anni di storia, Electa, Milano 2000 Balestracci, Piccinni, 1977 = D. Balestracci, G. Piccinni, Siena nel Trecento. Assetto urbano e strutture edilizie, Clusf, Firenze 1977 Balletto, 1986 = L. Balletto, Stranieri e forestieri a Genova: schiavi e manomessi (secolo XV), in Forestieri e stranieri nelle citta` bassomedievali (vedi), pp. 262-283 Bellesia, 2001 = L. Bellesia, Le monete della zecca di Venezia. Parte I, Ludovico I il Pio – Gerolamo Priuli (814-1567), Catalogo delle Civiche Raccolte Numismatiche di Milano, Milano, 2001 Belli, 2002 = F. Belli, Il denaro e l’etica (un appunto), in «Diritto della banca e del mercato finanziario», XVI, (2002), pp. 353-404 Bellocchi, 1987 = L. Bellocchi, Le monete di Bologna, (Le collezioni d’arte della Cassa di Risparmio di Bologna, 8, Le raccolte numismatiche. 1), Bologna, Cassa di Risparmio di Bologna, 1987 Berengo, 1999 = M. Berengo, L’Europa delle citta`, Torino, Einaudi, 1999 Berghaus,1965 = P. Berghaus, Umlauf und nachpra¨gung des Florentiner Guldens No¨rdlich der Alpen, in Congresso Internazionale di Numismatica, Roma 11-16 settembre 1961, vol. II,Atti, Roma 1965, pp. 595-607 Bernardino, Prediche 1427 = Bernardino da Siena, Prediche volgari sul Campo di Siena, 1427, a cura di Carlo Delcorno, voll. II, Milano, Rusconi, 1989 Bernareggi, 1969 = E. Bernareggi, La politica monetaria e l’attivita` della zecca a Milano nel periodo sforzesco, “Annali dell’Istituto Italiano di Numismatica”, 16-17 (1969-70), pp. 171-197 Bernocchi, 1975 = M. Bernocchi, Le monete della Repubblica fiorentina. II. Corpus Nummorum Florentinorum, Olschki, Firenze, 1975 Bernocchi, 1976 = M. Bernocchi, Le monete della Repubblica fiorentina. III. Documentazione, Olschki, Firenze, 1976

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

BIBLIOGRAFIA



Bernocchi, 1985 = M. Bernocchi, Le monete della Repubblica fiorentina. V. Zecche di imitazioni e ibridi di monete fiorentine, Olschki, Firenze, 1985 Bertele´, 1948 = T. Bertele´, Costantino il Grande e S. Elena su alcune monete bizantine, “Numismatica”, XIV (1948), pp. 91-106 Beschreibung, 1888 = Beschreibung der Sammlung Boemischer Mu¨nzen und Medaillen des Max Donebauer, Prag 1888 Bloch, 1935 = M. Bloch, recensione a van Werveke, “Annales d’histoire e´conomique et sociale”, VII (1935), pp. 323-325 Bompaire, 1983 = M. Bompaire, La monnaie de Pont-de-Sorgues dans la premie` re moitie´ du XIV sie`cle, “Revue Numismatique”, 6a serie, XXV (1983), pp. 139-176 Bompaire, 1985 = M. Bompaire, Le titre des florins d’Orange d’apre`s les documents, “Bulletin de la Socie´te´ Franc¸aise de Numismatique”, 40, n.6 (1985), pp. 659-664 Bompaire, 1992a = M. Bompaire, Les monnayage d’or du XVe sie`cle, le te´moignage d’un livre de changeur languedocien, “Bulletin de la Socie´te´ Nationale des Antiquaires de France”, 1992, pp. 354-373 Bompaire, 1992b = M. Bompaire, Ecus d’or affaiblis, de 1417 a` 1436, “Revue Numismatique”, 6a serie, XXXIV (1992), pp. 100-150 Bompaire, 1996 = M. Bompaire, Les monnaies d’or, in Tre´sor des Terreaux, 1996, pp. 18-32, 70-77 Bompaire, 2000 = M. Bompaire, Monnaies et politique mone´taires en France (XIIeXVe sie`cle), in Moneda y Monedas, 2000, pp. 87-128 Bompaire, Barrandon, 1989 = M. Bompaire, J.-N. Barrandon, Les imitations de florins dans la valle´e du Rhoˆne au XIVe sie` cle, “Bibliothe`que de l’Ecole des Chartes”, 147 (1989), pp. 141-199 Bompaire, Dhe´nin, 1996 = M. Bompaire, M. Dhe´nin, Conclusion, in Tre´sor des Terreaux, 1996, pp. 98-109 Bompaire – Dumas, 2000 = M. Bompaire, F. Dumas, Numismatique Me´die´vale, (L’atelier du me´die´viste 7), Brepols, Tunhout 2000 Bo¨ninger, 1999 = L. Bo¨ninger, Gli artigiani stranieri nell’economia e nella cultura fiorentina in Arti fiorentine. La grande storia dell’artigianato, II, Il Quattrocento, a cura di F. Franceschi e G. Fossi, Giunti, Firenze 1999, pp. 109-127 Bortolotti, 1983 = L. Bortolotti, Siena, Bari, Laterza, 1983 Braunstein, 1977 = Ph. Braunstein, Remarques sur la population allemande de Venise a` la fin du Myen Age, in Venezia centro di mediazione tra Oriente e Occidente (secoli XV-XVI). Aspetti e problemi, II Convegno internazionale di storia della civilta` veneziana, a cura di H. G. Beck, M. Manoussacas, A. Pertusi, Firenze, Olschki, 1977, pp. 233-243 Braunstein, 1982 = Ph. Braunstein, Confins italiens de l’empire: nation, frontie`re et sensisbilite´ europe´enne dans la seconde moitie´ du XVe sie`cle, in La conscience europe´enne au XVe et au XVI sie`cles, Collection de l’Ecole Normale Superieure de Jeunes filles, 22, 1982, pp. 37-48 Braunstein, 1984 = Ph. Braunstein, Appunti per la storia di una minoranza: la popolazione tedesca di Venezia nel Medioevo, in Strutture familiari, 1984 (vedi), pp. 511-517 Braunstein, 2001 = Ph. Braunstein, Approcci all’intimita`. Secoli XIV-XV, in La vita

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



BIBLIOGRAFIA

privata dal feudalesimo al Rinascimento, a cura di Philippe Arie` s e Georges Duby, Roma-Bari, Laterza, 2001 (prima edizione in italiano 1987), pp. 446-525 Bresslau, 1998 = H. Bresslau, Manuale di diplomatica per la Germania e l’Italia, trad. it. di A.M. Voci-Roth, Roma 1998 Brogini, 1995 = P. Brogini, L’assetto topografico del “Burgus de Camullia” nell’alto Medioevo (secoli XI – XII) ed il suo apparato difensivo (secoli XI – XIV), “Bullettino senese di storia patria”, CII (1995), pp. 9-62 Brogini, 2001 = P. Brogini, Presenze ecclesiastiche, dinamiche sociali nello sviluppo del Borgo di Camollia. (secc. XI-XIV), in La chiesa di S. Pietro alla Magione nel terzo di Camollia a Siena. Il monumento – l’arte – la storia, a cura di Mario Ascheri, Siena 2001, pp. 35-49 Cagnin, 2000 = G. Cagnin, Pellegrini e vie del pellegrinaggio a Treviso nel medioevo, Associazione veneta per la storia locale, Cierre Edizioni, Verona, 2000 Cammarosano, 1999 = P. Cammarosano, Il ruolo della proprieta` ecclesiastica nella vita economica e sociale del Medioevo europeo, in Gli spazi economici della Chiesa nell’Occidente mediterraneo (secoli XII – meta` XIV), Pistoia, 1999, pp. 1-17 Campo, 2000 = V. Campo, La patente di maestra, in Maestrine. Dieci racconti e un ritratto, a cura di V. Campo, Sellerio, Palermo 2000 Cantini, Gabbrielli, Pallecchi, Saffioti, 2001 = F. Cantini, F. Gabbrielli, S. Pallecchi, C. Saffioti, La storia sotto il vecchio ospedale, “Archeo”, XVII), 2001, pp. 34-45 Capobianchi, 1890 = V. Capobianchi, Nuove osservazioni sopra alcune monete battute dai papi nel Contado Venesino e d’Avignone, “ Rivista Italiana di Numismatica”, III (1890), pp. 217-231 Capobianchi, 1895 = V. Capobianchi, Appunti per servire all’ordinamento delle monete coniate dal Senato Romano dal 1184 al 1439, “Archivio della Societa` Romana di Storia Patria”, XVIII (1895), pp. 417-445 Cardini, 1982 = F. Cardini, Nota su Mariano di Nanni rettore di San Pietro a Ovile in Siena, in Toscana e Terrasanta nel Medioevo, saggi raccolti e ordinati da cura di Franco Cardini, pp. 177-187. Carmichael, 1986 = A. G. Carmichael, Plague and the poor in Renaissance Florence, Cambridge, 1986 Carniani, 1995 = A. Carniani, I Salimbeni. Quasi una signoria, prefaz. di Gabriella Piccinni, Protagon, Siena, 1995 Carniani, 2002 = A. Carniani, Censimento dei membri della comunita` ospedaliera (XIII-XIV secolo), in Fonti e materiali per la storia di Siena e del territorio (vedi) Carrasco Pe´rez, 2001 = J. Carrasco Pe´rez, Acun˜aciones y circulacion monetaria en el Reino de Navarra: estancamiento y crisis (1328-1425), in La moneda en Navarra. Museo de Navarra, Pamplona. Exposicio´n 31 de mayo a 25 de noviembre de 2001, Gobierno de Navarra/ Caja Navarra 2001, pp. 135-156 Carruthers, 1990 = M. Carruthers, The Book of Memory. A Study of Memory in Medieval Culture, Cambridge University Press, Cambridge, 1990 Castelin, 1967 = K. Castelin, Grossus Pragensis. Der Prager Groschen und seine Teilstu¨cke, “Arbeits – und Forschungsberichte zur sa¨chsichen Bodenkmalpflege”, 16-17 (1967), pp. 665-714 Castelnuovo, 1988 = E. Castelnuovo, Fortuna e sfortuna di Simone, relazione introduttiva al convegno di studi su Simone Martini (Siena 27-29 marzo 1985),

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

BIBLIOGRAFIA



Firenze 1988, ora in E. Castelnuovo, La cattedrale tascabile. Scritti di Storia dell’arte, Livorno, Sillabe, 2000, pp. 335-345 Castelnuovo, 1991 = E. Castelnuovo, Un pittore italiano alla corte di Avignone, Matteo Giovannetti e la pittura in Provenza nel secolo XIV, Torino, Einaudi, 1991 (1a ediz. 1962) Catoni, 1973 = G. Catoni, Genesi e ordinamento della Sapienza di Siena, “Studi senesi”, LXXXV (1973), pp. 155-198 Catoni, 1975 = G. Catoni, I ‘Regolatori’ e la giurisdizione contabile della Repubblica di Siena, “Critica storica”, n.s. XII (1975), pp. 46-70 Catoni, 1989 = G. Catoni, Gli oblati della Misericordia. Poveri e benefattori a Siena nella prima meta` del Trecento, in La societa` del bisogno (vedi), pp.1-17 Cazelles, 1981 = R. Cazelles, La stabilisation de la monnaie par la cre´ation du franc (de´cembre 1360), in La moneta nell’economia europea, sec. XIII-XVIII, a cura di V. Barbagli Bagnoli, (Atti delle settimane di Studio, 7, Prato Istituto Datini), Prato, 1981, pp. 529-551 Ce´cillon, 1996 = C. Ce´cillon, Les gros tournois, in Tre´sor des Terreaux, 1996, pp.32-50, 79-88 Cellini, 1991 = Benvenuto Cellini, La Vita, Mondatori, Cles (TN), 1991 Cesano,1925a = L. S. Cesano, L’oro in Italia nell’eta` di mezzo e nell’evo moderno, “Atti e Memorie dell’Istituto Italiano di Numismatica”, V (1925), pp. 113-168 Cesano, 1925b = L. S. Cesano, Il ducato nuovo con l’arme di Papa Eugenio IV e il ripostiglio di Terni, “Atti e Memorie dell’Istituto Italiano di Numismatica”, V (1925), pp. 102-112 Cherubini, 1974 = G. Cherubini, Signori, contadini, borghesi. Ricerche sulla societa` italiana del Basso Medioevo, Firenze, La Nuova Italia, 1974 Cherubini, 1974 Dal libro di ricordi = G. Cherubini, Dal libro di ricordi di un notaio senese del Trecento, in Cherubini, 1974, pp. 393-425 Cherubini, 1974 Vita trecentesca = G. Cherubini, Vita trecentesca nelle novelle di Giovanni Sercambi, in Cherubini, 1974, pp. 3-49 Cherubini, 1997 = G. Cherubini, Il lavoro, la taverna, la strada. Scorci di Medioevo, Napoli, Liguori, 1997 Cherubini, 1998 = G. Cherubini, Santiago di Compostella. Il pellegrinaggio medievale, Siena, Protagon, 1998 Cherubini, 2000 = G. Cherubini, Pellegrini, pellegrinaggi, giubileo nel Medioevo, Milano, Paravia-Bruno Mondadori, 2000, pp. 80-81 Cherubini, 2002 = G. Cherubini, La moneta in ambiente rurale nella Toscana del tardo medioevo, in La moneta in ambiente rurale (vedi), pp. 79 – 86 Cherubini, Moretti 1994 = G. Cherubini – I. Moretti, Il ‘percorso francigeno’ in Toscana, in La via francigena, Dossier scientifico, Regione Emilia Romagna, Bologna 1996, pp. 151-337 Chiaravalle, 2002 = M. Chiaravalle, Il ripostiglio di Castiglione Olona (Varese) 1958, Ripostigli Monetali in Italia. Documentazione dei complessi, Comune di Milano, Settore Cultura, Civiche Rraccolte Numismatiche, Milano, 2002. Chijs, 1858 = P. O. van der Chijs, De Munten der Voormalige Graafschappen Holland en Zeeland, alsmede der Heerlijskheden Vianen, Asperen en heukelom, van de vroegste tijden tot aan de pacificatie van Gend, Haarlem 1858

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



BIBLIOGRAFIA

Chimienti c.s. = M. Chimienti, Le decime pontificie per la storia monetaria dell’Italia centrale, in L’agontano: una moneta d’argento per l’Italia medievale. Convegno in ricordo di Angelo Finetti, a cura di L. Travaini, Trevi (PG) 11-12 ottobre 2001, c.s. Cipolla, 1974 = C.M. Cipolla, I libri dei morti, in Le fonti della demografia storica in Italia, Roma, Comitato italiano per lo studio della demografia storica, I, 1974, pp. 851-866 Cipolla, 1975 = C.M. Cipolla, Le avventure della lira, Il Mulino, Bologna, 1975 Cipolla, 1990 = C.M. Cipolla, Il governo della moneta a Firenze e a Milano nei secoli XIV-XVI, Il Mulino, Bologna, 1990 Cipolla, 1994 = C. M. Cipolla, Tre storie extra vaganti, Il Mulino, Bologna, 1994 Citta` e servizi sociali = Citta` e servizi sociali nell’Italia dei secoli XII-XV, Atti del convegno internazionale di studi, (Pistoia, 9-12 ottobre 1987), Pistoia 1990 CNI Corpus Nummorum Italicorum: I, Casa Savoia, Roma, 1910 II, Piemonte. Sardegna e zecche d’oltremonti di Casa Savoia, Roma, 1911 V, Lombardia (Milano), Roma, 1914 VII, Veneto. Venezia, parte I. Dalle origini a Marino Grimani, Roma, 1915 X, Emilia, parte II. Bologna. Ferrara. Ravenna. Rimini, Roma, 1927 XI, Toscana (zecche minori), Roma, 1929 XII, Toscana (Firenze), Roma, 1930 XV, Roma, parte I. Dalla caduta dell’impero d’occidente al 1572, Roma, 1934 Coin Hoards, I, London, Royal Numismatic Society, 1975, p. 109 n. 429 (ed. Peter Woodhead) Constable, 1976 = G. Constable, Opposition to Pilgrimage in the Middle Ages, “Studia Gratiana”, XX (1976) Constituto 1262 = Il Constituto del Comune di Siena dell’anno 1262, a cura di Ludovico Zdekauer, Forni, Milano 1897 Corpus iuris canonici = Corpus iuris canonici, a cura di E. Freidberg, Tauchnitz, Leipzig 1879 Costituto 1309-10 = Il Costituto del Comune di Siena. Volgarizzato nel MCCCIXMCCCX, edizione critica a cura di Mahmoud Salem Elseikh, Siena, Fondazione Monte dei Paschi, 2002 Crippa, 1986 = C.Crippa, Le monete di Milano dai Visconti agli Sforza dal 1329 al 1535, Carlo Crippa Editore, Milano, 1986 Cronache senesi = Cronache senesi, a cura di A. Lisini e F. Iacometti (seconda ediz., XV, parte VI), Zanichelli, Bologna, 1931-1939 Crusafont, 1982 = M. Crusafont i Sabater, Numismatica de la Corona CatalanoAragonesa medieval, Madrid, 1982 Crusafont, 1992 = M. Crusafont i Sabater, Acun˜aciones de la corona CatalanoAragonesa y de los Reinos de Aragon y Navarra. Medioevo y trnsito a la Edad Moderna, Vico-Segarra Editores, Madrid, 1992 Dahl, 1998 = G. Dahl, Trade, Trust, and Networks. Commercial culture in late medieval Italy, Nordic Academic Press, Lund, 1998, pp. 67-69 Dante Alighieri, La Commedia, Inferno

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

BIBLIOGRAFIA



Day, 1968 = J. Day, La circulation mone´taire en Toscane en 1296, in ‘‘Annales ESC’’, 23 (1968), pp. 1054-1066 (riedizione aggiornata: cfr. Day, 1994b) Day, 1978 = J. Day, The great bullion famine of the Fiftheenth century, «Past and Present », 79 (1978), pp.3-54 (riveduto in edizione francese con il titolo La grande famine mone´taire du XVe sie` cle, in Day, 1994a, pp. 41-82. Day, 1984 = Etudes d’histoire mone´taire, XIIe-XIXe sie`cles, textes reunis par J. Day, Presses Universitaires de Lille, Lille, 1984 Day, 1994a = J. Day, Monnaies et marche´s au Moyen Age, Comite´ pour l’histoire e´conomique et financie`re, Ministe`re de l’Economie, Paris, 1994 Day, 1994b = J. Day, La circulation mone´taire en Toscane au temps de Dante, in Day, 1994a, pp. 29-39 De Amicis, 1914 = E. De Amicis, Il romanzo di un maestro, Treves, Milano 1914 De la Roncie`re, 1973 = C.M. De La Roncie`re, Un changeur florentin du Trecento. Lippo di Fede del Sega (1285 env.-1363 env.), S.e. v.p.e.n., Paris 1973, (lista trascritta e commentata in Travaini, 2003). De Miramon, 1999 = C. De Miramon, Le “donne´s” au moyen aˆge. Une forme de vie reileuse laı¨que (v. 1180-1500), pre´face par Alain Boureau, Les Editions du Cerf, Paris 1999 De Nicolo`, 1997 = M. L. De Nicolo`, Homo viator. Alberghi, osterie, luoghi di strada dal Trecento al Cinquecento, Banca di Credito Cooperativo di Gradara, 1997 Del Mancino, 1992 = A. Del Mancino, Documenti sulla zecca e sulla circolazione delle monete senesi dal XIII al XVI secolo, a cura di G. Catoni, in Le monete 1992 (vedi), pp. 405-486. Derenzini, 1996 = G. Derenzini, Le reliquie da Costantinopoli a Siena, in L’Oro di Siena (vedi), pp. 67-78 De Sandre, 2002 = G. De Sandre Gasparini, I luoghi della pieta` laicale: ospedali e confraternite, in Assisi anno 1300, a cura di Stefano Brufani ed Enrico Menesto`, Edizioni Porziuncola, Assisi, 2002, pp. 139-181. Deschamps de Pas, 1861 = L. Deschamps de Pas, Essai sur l’histoire mone´taire des comtes de Flandre de la maison de Bourgogne, “Revue Numismatique”, n.s., VI (1861), pp. 106-139 Dhe´nin, 1996a = M. Dhe´nin, Les monnaies de Provence, in Tre´sor des Terreaux, 1996, pp. 50-62, 91-98. Dhe´nin, 1996b = M. Dhe´nin, Le « tournois d’or a` la croix »: pourquoi ce nom donne´ l’e´cu d’or de Saint Louis?, “Bulletin de la Socie´te´ Franc¸aise de Numismatique”, 51 (1996), pp. 92-93 Di Pietra, Di Toro, 1999 = P. Di Toro, R. Di Pietra, Amministrazione e contabilita` nel XV e XVI secolo. Lo spedale senese del santa Maria della Scala attraverso i libri contabili, Cedam, Siena, 1999 Donato, 1988 = M.M. Donato, Un ciclo pittorico ad Asciano (Siena). Palazzo Pubblico e l’iconografia ‘‘politica” alla fine del medioevo, “Annali della Scuola normale superiore di Pisa”, serie III, XVIII (1988), pp. 112 ss. Donato, 1993 = M.M. Donato, Testi, contesti immagini politiche nel tardo Medioevo: esempi toscani. In margine a una discussione sul “Buon governo”, “Annali dell’Istituto storico italo-germanico in Trento”, 19 (1993), pp. 305-355; Donne in viaggio, 1999 = Donne in viaggio, a cura di M. L. Silvestre, A. Valerio, Roma-Bari, 1999

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



BIBLIOGRAFIA

Droandi, 1992 = E. Droandi, Monete su bambini esposti nell’aretino (XVI-XVII sec.), “Rivista Italiana di Numismatica”, 94 (1992), pp. 259-264. Duplessy, 1995 = J. Duplessy, Les tre´sors mone´taires me´die´vaux et modernes de´couverts en France, tome II, (1223-1385), Bibliothe´que Nationale de France, Paris, 1995 Duplessy, 1997 = J. Duplessy, Les tre´sors de gros tournois de´couverts en France, en Belgique, aux Pays-Bas et en Suisse, in The Gros Tournois, 1997 (vedi), pp. 159-256 Duplessy, 1999 = J. Duplessy, Les Monnaies franc¸aises royales de Hugues Capet a` Louis XVI (987-1793), 2a ed., Paris, 1999 Einaudi, 1936 = L. Einaudi, Teoria della moneta immaginaria nel tempo da Carlo Magno alla rivoluzione francese, “Rivista di Storia economica”, 1 (1936), pp. 1-35 Elias, 1984 = E.R.D. Elias, The Anglo-Gallic Coins (Les monnaies Anglo-franc¸aises), Emile Borgey – Spink &Son Ltd., Paris-London, 1984 Elsen, 2001 = J. Elsen, Le double mouton du sie`ge vacant de Cambrai (13 septembre-21 novembre 1368), “Revue Numismatique”, 157 (2001), pp. 407-426. Enciclopedia dell’Arte Medievale = Enciclopedia dell’Arte Medievale, Istituto dell’Enciclopedia italiana fondata da Giovanni Treccani, Roma vol. X, 1999 Engel, Serrure, III = A. Engel, R. Serrure, Traite´ de numismatique du moyen age, 3 voll., Paris, 1891-1905; ristampa Forni, Bologna, 1964 e 1980 Epstein, 1986 = S. R. Epstein, Alle origini della fattoria toscana. L’ospedale della Scala di Siena e le sue terre (meta` ‘200 – meta` ‘400), Salimbeni, Firenze, 1986 Ercolani Cocchi, 1999 = E. Ercolani Cocchi, Note di circolazione monetaria in area emiliano-romagnola e marchigiana, in Moneta locale, moneta straniera, 1999, pp. 343-380 Esch, 1997 = A. Esch, I giubilei del 1390 e del 1400, in La storia dei giubilei, I (vedi), pp. 278-293 Esposito, 1997 = A. Esposito, Gli ospedali romani tra iniziative laicali e politica pontificia (secc. XII-XV), in Ospedali e citta` (vedi), pp. 233-251 Evans, 1931 = A. Evans, Some coinage systems of the fourteenth century, “Journal of Economic and Business History”, III (1931), pp. 481-496 Ferraro Vaz – Salgado, 1984 J. Ferraro Vaz – J. Salgado, Livro das Moedas de Portugal. Book of the Coins of Portugal, Graga, 1984-1985 Finetti, 1987 = A. Finetti, Numismatica e tecnologia. Produzione e valutazione della moneta nelle societa` del passato, NIS, Roma 1987 Finetti, 1991 = A. Finetti, I reperti numismatici, in Santa Maria della Scala. Archeologia e edilizia sulla piazza dello Spedale, a cura di E. Boldrini e R. Parenti, Firenze, 1991, pp. 409-410 Finetti, 2001 = A. Finetti, in A. Finetti, F. Catalli, Pinacoteca Comunale “Oorneore Metelli” di Terni. Medagliere, curatela scientifica di L. Travaini, (Catalogo regionale dei beni culturali dell’Umbria) Electa-Editori Umbri Associati, Milano, 2001 Fonseca, 1962 = C. D. Fonseca, Canoniche e ospedali, in Atti del I Congresso europeo di storia ospitaliera (giugno 1960), Bologna, 1962, pp. 482-499 Fonseca, 1982 = C.D. Fonseca, Forme assistenziali e strutture caritative della Chiesa nel

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

BIBLIOGRAFIA



Medioevo, in Stato e Chiesa di fronte al problema dell’assistenza, CISO Edimez, Roma, 1982 Fonti e materiali per la storia di Siena e del territorio = Fonti e materiali per la storia di Siena e del territorio, banca-dati nella pagina web del Dipartimento di Storia dell’Universita` di Siena (I nostri materiali) www.storia.unisi.it Forestieri e stranieri nelle citta` basso-medievali. Atti del seminario internazionale di studio, Bagno a Ripoli (Firenze), 4-8 giugno 1984, Salimbeni, Firenze 1988 Franceschi, 1993 = F. Franceschi, Oltre il "Tumulto". I lavoratori fiorentini dell’Arte della Lana fra Tre e Quattrocento, Firenze, 1993 Franceschi, 1999 = F. Franceschi, I tedeschi e l’arte della lana a Firenze fra Tre e Quattrocento, in Dentro la citta`. Stranieri e realta` urbane nell’Europa dei secoli XII-XVI, seconda edizione riveduta e ampliata, a cura di G. Rossetti, GisemLiguori, Napoli, 1999, pp. 277-300 Frugoni, 1999 = A. Frugoni, Il giubileo di Bonifacio VIII, a cura di Amedeo De Vincentiis, Bari 1999 [edizione originaria in “Bullettino dell’Istituto Storico Italiano per il Medio Evo e Archivio Muratoriano”, 62 (1950), pp. 1-121] Fumoso, Il travaglio = Fumoso, Il travaglio, Siena, s.d. Gaillard, 1857 = V. Gaillard, Recherches sur les monnaies des comtes de Flandre, 2e ed. Gand 1857 Gallavotti, 1985 = D. Gallavotti Cavallero, Lo spedale di Santa Maria della Scala in Siena. Vicenda di una committenza artistica, Monte Dei Paschi di Siena, Pisa, 1985 Gallent Marco, 1981 = M. Gallent Marco, Aproximacio`n a un modelo medieval de institution sanitaria: el hospital de la Reyna, “SAITABI”, revista da la facultad de geografia e historia de la universitad de Valencia, XXXI (1981), pp. 73-87 Gallent Marco, 1984 = M. Gallent Marco, Insituciones hopsitalarias y poderes pu`blicos en Valencia, “SAITABI”, revista da la facultad de geografia e historia de la universitad de Valencia, XXXIV, (1984), pp. 75-88 Gallent Marco, 1985 = M. Gallent Marco, Sanidad y urbanismo en la Valencia del XV, in La ciudad hispanica, Coloquio sobre le ciudad hispanica, Editorial de la Universidad Complutense, Madrid, 1985 Gamberini di Scarfea, 1956 = C. Gamberini di Scarfea, Le imitazioni e le contraffazioni monetarie nel mondo, Parte III, Le principali imitazioni e contraffazioni italiane e straniere di monete di zecche italiane medioevali e moderne, La Grafica Emiliana, Bologna, 1956 (ristampa, Forni, Bologna, 1985) Gamurrini, 1866 = F. Gamurrini, Di una tariffa di monete d’oro e d’argento del secolo XV, “Bullettino di Numismatica Italiana (diretto da A.R. Caucich)”, I (1866-67), (Firenze 1867), pp. 14-18, (lista trascritta e commentata in Travaini, 2003). Garosi, 1958 = A. Garosi, Siena nella storia della medicina (1240-1555), Olschki, Firenze, 1958 Geiger, 1988 = H.-U. Geiger, Ad limina apostolorum. Zu¨rcher Halbbrakteaten in Rom, in Commentationes Numismaticae 1988. Festgabe fu¨r Gert und vera Hatz zum 4.Januar 1988 dargebracht, Hamburg, 1988, pp. 177-184 Geiger, 2001 = H.-U. Geiger, Vivilin, der Jude, und das Gold als Zahlungsmittel im mittelalterlichen Bern, “Zeitschrift fu¨r Archaeologie und Kunstgeschichte”, 58, heft 4 (2001), pp. 245-258

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



BIBLIOGRAFIA

Geremek, 1980 = Truands et mise´rables dans l’Europe moderne (1350-1600) pre´sente´ par Bronislaw Geremek, Gallimard, Paris, 1980 Geremek, 1989 = B. Geremek, Mendicanti e miserabili nell’Europa moderna,1350-1600, Bari, 1989 Giard, 1967 = J.-B. Giard, Le florin d’or au Baptiste et ses imitations en France au XIV sie` cle, “Bibliothe` que de l’Ecole des Chartres”, 125 (1967), pp. 94-141 Ginatempo, 1988 = M. Ginatempo, Crisi di un territorio. Il popolamento della Toscana senese alla fine del Medioevo, Olschki, Firenze, 1988 Gli spazi economici della Chiesa nell’Occidente mediterraneo (secoli XII – meta` XIV), Sedicesimo convegno internazionale di Studi, Centro Italiano di Studi di storia e d’arte (Pistoia, 16-19 maggio 1997), Pistoia, 1999 Goldthwaite, 1994 = R. A. Goldthwaite, Il sistema monetario fino al 1600: pratica, politica, problematica, in Goldthwaite – Mandich, 1994 (vedi), pp. 9-106 Goldthwaite, Mandich, 1994 = R.A. Goldthwaite e G. Mandich, Studi sulla moneta fiorentina (Secoli XIII-XVI), Olschki, Firenze 1994 Gras¸se, Orbis latinus = J. G. Th. Gras¸se, Orbis latinus. Indice Toponomastico, Multigrafica editrice, Roma, 1980 Green, 1943 = W. M. Green, Hugo of St Victor De tribus maximis circumstantiis gestorum, “Speculum”, XVIII (1943), pp. 484-493 Grierson, 1957a = P. Grierson, The coin list of Pegolotti, in Studi in onore di Armando Sapori, Milano 1957, I, pp. 485-492, ristampato in Idem, Later Medieval Numismatics, (11th-16th centuries), Variorum, London, 1979, XI Grierson, 1957b = P. Grierson, La moneta veneziana nell’economia mediterranea, in La civilta` veneziana del Quattrocento, Venezia 1957, pp. 77-97, ristampato in Idem, Later medieval numismatics (11th-16th centuries), Variorum, London 1979, XII Grierson, 1965 = P. Grierson, Le gillat or carlin de Naples-Provence: le ryonnement de son type mone´taire, in Centenaire de la Socie´te´ Franc¸aise de Numismatique, 1865-1965 (Catalogue de l’exposition a` l’Hoˆtel de la Monnaie, Paris, 1965) Paris, 43-56, ristampato in Grierson, Later Medieval Numismatics (11th-16th centuries), Variorum, London 1979, XIII Grierson, 1965 e 1966 = P. Grierson, Presidential address to the Royal Numismatic Society: The interpretation of coin finds (1), “Numismatic Chronicle”, 7th series, 2 (1965), pp. I-XIV; The interpretation of coin finds (2), Numismatic Chronicle”, 7th series, 2 (1966), pp. I-XV Grierson, 1967 = P. Grierson, Coinage in the Cely papers, in Miscellanea mediaevalia in memoriam Jan Frederik Niermeyer, Groningen 1967, pp. 379-404, ristampato in Idem, Later Medieval Numismatics (11th-16th centuries), Variorum, London, 1979, XV Grierson, 1977 = P. Grierson, Les monnaies (Typologie des sources du Moyen Age occidental. Ed. L. Genicot, fasc. 21), Brepols, Tournhout 1977 Grierson, 1981 = P. Grierson, The Weight of the Gold Florin in the Fifteenth Century, “Quaderni Ticinesi di numismatica e antichita` classiche”, 10 (1981), pp. 421-31 (ristampa anastatica in P. Grierson, Scritti storici e numismatici, Centro Italiano di studi sull’alto medioevo, Spoleto 2001 [Collectanea 15], pp. 327-337 Grierson, 1984 = P. Grierson, Introduzione alla numismatica, Jouvence, Roma, 1984

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

BIBLIOGRAFIA



Grierson, 1988 = P. Grierson, The fineness of the Venetian ducat and its imitations, in Metallurgy in Numismatics, ed. by W.A. Oddy, Royal Numismatic Society, special publications 19, London 1988, pp. 95-104, (ristampa anastatica in P. Grierson, Scritti storici e numismatici, Centro Italiano di studi sull’alto medioevo, Spoleto 2001[Collectanea 15], pp. 317-326) Grierson, 1991 = P. Grierson, The Coins of Medieval Europe, London 1991 Grierson, 1993 = P. Grierson, La moneta di conto nel medioevo, “Rivista Italiana di Numismatica”, 95 (1993), 605-614. Grierson, Travaini, 1998 = P. Grierson, L. Travaini, Medieval European Coinage. With a Catalogue of the Coins in the Fitzwilliam Museum, Cambridge, vol. 14, Italy (III) (South Italy, Sicily, Sardinia), Cambridge University Press, Cambridge 1998 Groebner, Complexio/complexion = Valentin Groebner, Complexio/complexion. Categorizing Individual Natures, 1250-1600, forthcoming in The Moral Authority of Nature, Edited by Lorraine Daston and Fernando Vidal, Chicago University Press Gros Tournois, 1997 = The Gros Tournois. Proceedings of the fourteenth Oxford Symposium on Coinage and monetary history, ed. by N.J.Mayhew (RNS-SFNAshmolean Museum), Oxford 1997 Gurrieri – Amendola, 1982 = F. Gurrieri, A. Amendola, Il Fregio robbiano dell’Ospedale del Ceppo a Pistoia, Cassa di risparmio di Pistoia e Pescia, Pistoia 1982 Henderson, 1998 = J. Henderson, Pieta` e carita` nella Firenze del Basso Medioevo, Le Lettere, Firenze, 1998 Hendy, 1985 = M. F. Hendy, Studies in the Byzantine monetary economy c.300-1450, Cambridge University Press, Cambridge, 1985 Herlihy-Klapisc Zuber, 1978 = D. Herlihy – C. Klapisch Zuber, Les toscanes et leurs familles, Une e`tude du catasto florentin de 1427, Paris, Editions de l’Ecole des hautes etudes en sciences sociales, 1978 (ediz. ital. I toscani e le loro famiglie, Il Mulino, Bologna, 1988) Homan, 1922 = B. Homan, La circolazione delle monete d’oro in Ungheria, “Rivista Italiana di Numismatica”, 35 (1922), pp. 109-156 Il Bene e il Bello. I luoghi della cura. Cinquemila anni di storia, Electa, Milano, 2000 Il libro dei vagabondi = Il libro dei vagabondi. Lo “speculum cerretanorum” di Teseo Pini, “il vagabondo” di Rafaele Frianoro e altri testi di “furfanteria”, a cura di Piero Camporesi, Torino, Einaudi, 1973 Ilari, 1997 = A. Ilari, Jacopo Stefaneschi, “De centesimo seu iubileo anno”. Testo latino e traduzione, in La storia dei giubilei, I (vedi), pp. 198-215 Isaacs, 1988 = Isaacs A.K., Lo Spedale di Santa Maria della Scala nell’antico Stato senese, in Santa Maria della Scala, Atti del Convegno Internazionale di Studi su Santa Maria della Scala, tenutosi a Siena 20-22 novembre, 1986, Siena, 1988, pp. 19-29 Itinerari, 1998 = Itinerari medievali e identita` europea, a cura di Roberto Greci, Atti del convegno internazionale (Parma, 27-28 febbraio 1998), Cleub, Bologna, 1999 Ives, 1941 = H. E. Ives, Foreign Imitations of the English Noble, The American Numismatic Society-Numismatic Notes and Monograph, New York, 1941 Joseph, 1883 = Paul Joseph, Historisch/kritische Beschreibung des Bretzenheimer Gold-

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



BIBLIOGRAFIA

fundes (vergraben um 1390). Nebst einem Verzeichniss der bisher bekannten Goldgulden vom Florentiner Gepra¨ge, Verlag von Victor v. Zabern, Mainz, 1883 Kaye, 1988 = J. Kaye, Economy and Nature in the Fourteenth Century. Money, market exchange, and the emergence of scientific thought, Cambridge University Press, Cambridge 1998 Klein, 1991 = Ulrich Klein, Vom Floren zum rheinischen Gulden. Die ikonographische Verselbsta¨ndigung der deutschen Goldpra¨gung in der zweiten Ha¨lfte des 14. Jahrhunderts am Beispiel der Emissionen der rheinischen Kurfu¨rsten aus dem Fund von Marbach, in Politische Ideen auf Mu¨nzen, Festschrift zum 16. Deutschen Numismatikertag, a cura di Rainer Albert, Numismatische Gesellschaft Speyer e.V., Speyer 1991, pp. 63-89 Krug, 1974 = G. Krug, Die Meissnisch-sa¨chsichen Groschen 1338 bis 1500, Berlin, 1974 Kula, 1987 = W. Kula, Le misure e gli uomini dall’antichita` a oggi, Laterza, RomaBari, 1987 L’Oro di Siena. Il Tesoro di Santa Maria della Scala, a cura di L. Bellosi, Skira, Milano, 1996 La moneta in ambiente rurale nell’Italia tardomedioevale. Atti dell’incontro di studio, Roma, 21-22 settembre 2000, a cura di P. Delogu e S. Sorda, Istituto Italiano di Numismatica, Studi e meteriali, 9, Roma, 2002 La societa` del bisogno = La societa` del bisogno. Poverta` e assistenza nella Toscana medievale, a cura di G. Pinto, Salimbeni, Firenze 1989 La storia dei giubilei, I, 1330-1423, II, 1450-1575, Banca Nazionale del Lavoro, Firenze 1997 e 1998 Ladero Quesada, 2000 = M. A. Ladero Quesada, Monedas y politicas monetarias en la Corona de Castilla (siglos XIII a XV), in Moneda y Monedas, 2000, pp. 129 – 178 Lafaurie, 1951 = J. Lafaurie, Les monnaies de rois de France, Emile Bourgey, Paris – Monnaies et Medailles, Bale, 1951 Lane – Mueller, 1985 = F.C. Lane – R. C. Mueller, Money and Banking in Medieval and Renaissance Venice, I, Coins and Moneys of Account, Baltimore, 1985. Le Ble´vec, 1999 = D. Le Ble´vec, 1999, Fondations et œuvres charitables au Moyen ˆ ge, in Fondations et œuvres charitables au Moyen A ˆ ge, sous la direction de Jean A Dufour et Henri Platelle, e´ditions du CTHS, Paris, 1999, pp. 7-22 Le Goff, 1997 = J. Le Goff, La Borsa e la vita. Dall’usuraio al banchiere, Mondadori, Cles (TN, 1997 (trad. Italiana di La bourse et la vie.Economie et religion au Moyen Age, (Paris, 1986) Le monete, 1992 = Le monete della Repubblica di Siena, di B. Paolozzi Strozzi, G. Toderi, F. Vannel Toderi, Monte dei Paschi di Siena, 1992 Lehmann, 1963 = P. Lehmann, Die Parodie im Mittelalter, Stuttgart 1963 Leistikow, 1967 = Leistikow D., Dieci secoli di storia degli edifici ospedalieri in Europa. Una storia dell’architettura ospedaliera, Ingelheim am Rhein 1967 Lenzi, 1975 = L. Lenzi, Le monete di Pisa. Parte II. Le monete al nome di Federico II imperatore nei secoli XIV e XV, (estratto da “Soldi numismatica” gennaiodicembre 1974, a cura del Circolo Filatelico Numismatico Pisano) Roma 1975 Lenzi, 2003 = L. Lenzi, I capitoli dedicati alle monete nella “Pratica di mercatura” di

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

BIBLIOGRAFIA



Ser Lodovico Bertini (1480), “Rivista Italiana di Numismatica”, 104 (2003), pp. 305-327 Lettere di S. Caterina = Le lettere di S. Caterina da Siena ridottea a miglior lezione, e in ordine nuovo disposte, con note di Niccolo` Tommaseo, a cura di Piero Misciattelli, voll. I-VI, Giunti-Barbera, Firenze, 1940 (nuova ediz. Monte dei Paschi di Siena – Marzocco Firenze, 1970) Leverotti, 1981 = F. Leverotti, Ricerche sulle origini dell’Ospedale Maggiore di Milano, “Archivio Storico Lombardo”, CVII (1981), pp. 77-113 Leverotti, 1984 = F. Leverotti, L’Ospedale senese di Santa Maria della Scala in una relazione del 1456, “Bullettino Senese di Storia Patria”, XCI (1984), pp. 276-291. Lista Camaiani = Pasqui, 1917 e Travaini, 2003 Livi, 1928 = Ridolfo Livi, La schiavitu` domestica nei tempi di mezzo e nei moderni. Ricerche storiche di un antropologo, Padova: Milani 1928), pp. 141-217 Luca Dominici, Cronache = Cronache di ser Luca Dominici, a cura di Giovan Carlo Gigliotti, vol. I Cronaca della venuta dei Bianchi e della morı`a, 1399-1400, Pistoia, Pacinotti, 1933 Luschin von Ebengreuth, 1913 = A. Luschin von Ebengreuth, Wiener Mu¨nwesen in Mittelalter, Vienna – Leipzig 1913 Lusini, 1911 = V. Lusini, Il Duomo di Siena, con 181 incisioni, tipografia editrice S. Bernardino, Siena 1911 Maguire, 1997 = H.Maguire, Magic and Money in the Early Middle Ages, “Speculum” 72 (1997), pp. 1037-54 Mainoni, 2002 = P. Mainoni, Moneta di conto e moneta circolante nelle Alpi lombarde del Duecento (Chiavenna nel XIII secolo), in La moneta in ambiente rurale (vedi), pp. 59-77 Mandich, 1994 = G. Mandich, Monete di conto nel periodo della repubblica, in Goldthwaite – Mandich 1994 (vedi), pp. 107-210 Manikowska, 2000 = H. Manikowska, Le vie dei pellegrinaggi nell’Europa centroorientale, in Viaggiare, 2000 (vedi), pp. 59-90 Marchisio, 1906 = A. F. Marchisio, Un piccolo ripostiglio scoperto nel Vercellese, “Rivista Italiana di Numismatica”, 19 (1906), pp. 105-108 Mariani, 1899 = M. Mariani, Un piccolo ripostiglio di monete medioevali, “Rivista Italiana di Numismatica”, (1899), p. 606 Mariano da Siena, Viaggio = Mariano da Siena, Viaggio fatto al Santo sepolcro, 1431, in appendice Viaggio di Gaspare di Bartolomeo, a cura di Paolo Pirillo, Pacini, Pisa, 1991 Mariella, 1963 = A. Mariella, Le origini degli ospedali bresciani, Brescia, 1963 Martellucci, 2003 = M. Martellucci, I bambini di nessuno. L’infanzia abbandonata al Santa Maria della Scola di Siena (secoli XIII-XV), «Bullettino Senese di Storia Patria», XVIII (2001), pp. 9-221 Martinez Garcia, 1981 = L. Martinez Garcia, La asistencia a los pobres en Burgos en la baja edad media. El hospital de Sancta Maria La Real, 1341-1500, Burgos, 1981. Martini, 1990 = R. Martini, Il ripostiglio di Legnano (Milano), Castello Visconteo, 1979, Ripostigli Monetali in Italia. Documentazione dei complessi, Comune di Milano, Settore Cultura, Civiche Raccolte Numismatiche, Milano, 1990

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



BIBLIOGRAFIA

Martini, 1991a = R. Martini, Il ripostiglio di Monza (Milano), Ripostigli Monetali in Italia. Documentazione dei complessi, Comune di Milano, Settore Cultura, Civiche Raccolte Numismatiche, Milano, 1991 Martini, 1991b = R. Martini, Il ripostiglio di Milano, Castello Sforzesco, 1913, Ripostigli Monetali in Italia. Documentazione dei complessi, Comune di Milano, Settore Cultura, Civiche Raccolte Numismatiche, Milano, 1991 Martini, Manuale = A. Martini, Manuale di metrologia ossia misure, pesi e monete in uso attualmente e anticamente presso tutti i popoli, Roma, editrice E.R.A., 1976 Martinori, 1915 = E. Martinori, La moneta, Vocabolario generale, Istituto Italiano di Numismatica, Roma, 1915 Materiali per la storia di Siena = Materiali per la storia di Siena, Ospedale di Santa Maria della Scala, banca-dati nella pagina web del Dipartimento di Storia dell’Universita` di Siena (www.unisi.it) Mateu y Lopis, 1946 = F. Mateu y Lopis, Glosario Hispa´nico de Numisma´tica, (Consejo Superior de investigaciones cientificas. Seccion de estudios medievales de Barcelona), Barcelona, 1946 Mazzi, 1882 = C. Mazzi, La congrega dei Rozzi di Siena nel secolo XVI, Firenze, Le Monnier, 1882, voll. 2, rist. anast. con introduzione di Mario De Gregorio, Giuseppe Ciaccheri editore e Betti editrice, Siena 2001 Mazzi, 1984 = M.S. Mazzi, La peste a Firenze nel ‘400, in Strutture familiari, 1984 (vedi), pp. 91-115 Medina Gomez, 1992 = A. Medina Gomez, Monedas Hispano-musulmanas. Manual de lectura y clasificacion. (Instituto Provincial de Investigaciones y Estudios Toledanos), Madrid, 1992 Melis, 1970 = F. Melis, Movimento di popoli e motivi economici nel giubileo del 1400, in Miscellanea Gilles Gerard Meersseman, Padova 1970, I, pp. 343-367 Mengozzi, 1891-1925 = N. Mengozzi, Il Monte dei Paschi di Siena e le aziende in esso riunite, voll. 9, Siena, 1891-1925 Milanesi, 1854 = G. Milanesi, Documenti per la storia dell’arte senese, Siena 1854 Miranda Garcı´a, 2000 = F. Miranda Garcı´a, Moneda y monedas en la Europa Medieval. Aproximacio´n Bibliogra´fica, in Moneda y Monedas, 2000, pp. 485 – 517 Missere Fontana, 1991 = F. Missere Fontana, Tesoretto di monete tardo-medioevali rinvenuto a Nonantola nell’urna di San Silvestro, Centro Studi Storici Nonantolani, 1991 Moneda y monedas, 2000 = moneda y monedas en la Europa Medieval (siglos XII – XV). ( Actas de la XXVI Semana de Estudios Medievales, Estella – Lizarra 19 – 23 julio 1999), Gobierno de Navarra. Departamento de Educacio´n y Cultura, Pamplona, 2000 Moneda, 1997 = Moneda Andalusı´ en la Alhambra. Palacio de Carlos V. Granada, marzo-agosto 1997, a cura di A. Canto Garcı´a e T. Ibrahim, Granada 1997, p. 160, nn. 135-136 Moneta locale, moneta straniera, 1999 = Moneta locale, moneta straniera: Italia ed Europa XI-XV secolo. The Second Cambridge Numismatic Symposium. Local Coins, Foreign coins: Italy and Europe 11th-15th centuries, a cura di L. Travaini (Societa` Numismatica Italiana – Collana di Numismatica e Scienze Affini, 2), Milano 1999

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

BIBLIOGRAFIA



Montauri, Cronaca = Paolo Di Tommaso Montauri, Cronaca senese, in Cronache senesi (vedi) Morard, 1984 = N. Morard, Florins, ducats et marc d’argent a` Fribourg et Gene`ve au XVe sie` cle (1420-1481), in Day, 1984, pp. 295-333 Moriani, 1989 = A. Moriani, Assistenza e beneficenza ad Arezzo nel XIV secolo: la Fraternita di Santa Maria della Misericordia, in La societa` del bisogno (vedi), pp. 19-36 Moscadelli, 1982 = S. Moscadelli, Apparato burocratico e finanze nel Comune di Siena sotto i Dodici (1355-1368), “Bullettino Senese di Storia Patria”, LXXXIX, 1982, pp. 29-118 Motta, 1893 = E. Motta, Documenti visconteo-sforzeschi per la storia della zecca di Milano. Parte seconda, “Rivista Italiana di Numismatica”, VI (1893), pp. 363-380 Mucciarelli, 1995 = R. Mucciarelli, I Tolomei banchieri di Siena, Protagon, Siena 1995 Mucciarelli, 1996 = R. Mucciarelli, I Piccolomini di Siena. Nobili e gentiluomini in una citta` comunale alla fine del Medioevo, tesi di dottorato in Storia Urbana e rurale, IX ciclo, Universita` degli Studi di Perugia, 1996 Mucciarelli, 2000 = R. Mucciarelli, La terra contesa. Piccolomini contro Santa Maria della Scala, prefazione di Gabriella Piccinni, Olschki, Firenze, 2000 Mucciarelli, 2002 = R. Mucciarelli, Indici delle pergamene provenienti da fondi diversi relative alla famiglia Piccolomini di Siena (1206-1400), in Fonti e materiali per la storia di Siena e del territorio (vedi) Mueller, 1984 = R.C. Mueller, “Chome l’ucciello di passaggio”: la demande saisonnie`re des espe`ces et le marche´ des changes a` Venise au Moyen Age, in Day, 1984 (vedi), pp. 195-219 Mueller, 1987 = R.C. Mueller, I banchi locali a Venezia nel tardo medioevo, “Studi Storici”, 28 (1987), pp. 145-155 Mueller, 1993 = R.C. Mueller, Il circolante manipolato: l’impatto di imitazione, contraffazione e tosatura di moneta a Venezia nel tardo Medioevo, in Italia 1350-1450: tra crisi, trasformazione, sviluppo, Atti del 13˚ Convegno internazionale di studi (Pistoia, 10-13 maggio 1991), Centro Italiano di studi di storia e d’arte, Pistoia 1993, pp. 217-232 Mueller, 1995 = R. C. Mueller, The Spufford Thesis on Foreign Exchange: the Evidence of Exchange Rates, in “Journal of European Economic History”, 24 (1995), pp. 121-129 Mueller, 1996 = R.C. Mueller, Domanda e offerta di moneta metallica nell’Italia settentrionale durante il medioevo, “Rivista Italiana di Numismatica”, 97 (1996), pp. 149-166 (anche in Die friesacher Mu¨nze im Alpen-Adria-Raum/ L a moneta frisacense nell’Alpe Adria, Atti della Friesacher Sommerakademie Stadt und Kultur im Mittelalter, Friesach, 14-18 settembre 1992, ed. R. Ha¨rtel, Akademische Druck-u. Verlagsanstalt, Graz, 1996, pp. 266-280) Muntoni I-IV = F. Muntoni, Le monete dei papi e degli stati pontifici, 4 volumi, Roma 1972-74; ristampa Urania, Roma 1996 Murray, 1986 = A. Murray, Ragione e Societa` nel medio evo, Roma, 1986 Nardi, 1993 = P. Nardi, Appunti sui maestri e gli studi giovanili di San Bernardino da

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



BIBLIOGRAFIA

Siena, “Istituto Storico diocesano di Siena. Annuario”, 1992-1993, pp. 201-222 Nardi, in corso di stampa = P. Nardi, Origini e sviluppo della Casa della Misericordia nei secoli XII e XIV Nasalli Rocca, 1956 = Nasalli Rocca E., Il diritto ospedaliero nei suoi lineamenti storici, Biblioteca della rivista di Storia del Diritto Italiano, vol. XX, Milano 1956 Neumann, 1987 = E. Neumann, Die Mu¨nzen des Deutschen Ordens in Preussen, des Herzogtum Preussen, Westpreussen sowie die Gepra¨ge des Deutschen Ordens in Mergentheim 1235-1801, Ko¨ln, 1987 Nohejlova-Pra´tova, 1965 = E. Nohejlova-Pra´tova, Les influences italiennes exerce´es sur le monnyage tche` que, in Atti. Congesso Internazionale di Numismatica, Roma, 11-16 settembre 1961, Istituto Italiano di Numismatica, Roma, 1965, vol. II, pp. 611-616. Nohejlova-Pra´tova, 1973 = E. Nohejlova-Pra´tova, Grossi pragenses, in Les commencements de la grosse monnaie et de la monnaie d’or en Europe centrale (1250-1350), Praha – Liblice 14-20 septembre 1970, “Numismaticky Sbornik”, XII (1971-72), [Praha, 1973], pp. 91-115. North, 1991 = J.J. North, English hammered Coinage. Vol. 2. Edward I to Charles II 1272-1662, Spink and Son, London, 1991 Noss, 1913 = A. Noss, Die Mu¨nzen der Erzbischo¨fe von Co¨ln 1306-1547, Colonia, 1913 Noss, 1916 = A. Noss, Die Mu¨nzen von Trier. Erster teil. Zweiter Abschnitt. Beschreibung der Mu¨nzen 1307-1556, Bonn, 1916 Ohler, 1996 = N. Ohler, Vita pericolosa dei pellegrini nel medioevo. Sulle tracce degli uomini che viaggiavano nel nome di Dio, Piemme, Casale Monferrato, 1996 Origo, 1955 = I. Origo, The Domestic Enemy. The Eastern Slaves in Tuscany in the Fourteenth and Fifftenth centuries, “Speculum”, XXX, (1955), pp. 321-399 Origo, 1982 = I. Origo, Bernardino da Siena e il suo tempo, Rusconi, Milano 1982 (prima ediz. inglese London 1963) Orlandini, 1997 = A. Orlandini, Gettatelli e Pellegrini: gli affreschi nella sala del Pellegrinaio dell’Ospedale di Santa Maria della Scala di Siena: itinerario didattico su una summa figurativa dell’assistenza ospedaliera fra Medioevo e Rinascimento, Nuova Immagine, Siena 1997 Orlandini, 2001 = A. Orlandini, Piccola storia di Siena. Dalle orirgini al terzo millannio, Protagon, Siena 2001 Orlandoni – Martin, 1973 = M. Orlandoni – C. Martin, Un tesoro di monete d’oro del XIV secolo, “Revue Suisse de Numismatique”, 52 (1973), pp. 77-107; ristampato anche in M. Orlandoni, Scritti di numismatica, Aosta-Torino, 1993, pp. 129-154 Ospedali e citta` = Ospedali e citta`, L’Italia del centro-Nord, XIII-XVI secolo, a cura di Allen J. Grieco e Lucia Sandri, Le Lettere, Firenze, 1997 Paciaroni, 1996 = R. Paciaroni, La zecca di Sanseverino Marche, Sanseverino Marche 1996 Palumbo, 2000 = G. Palumbo, Viaggi delle donne. Annotazioni per una ricerca di lunga durata sulle insegne di pellegrinaggio, in Viaggiare, 2000 (vedi), pp. 403-420 Paolucci, Pinto, 1989 = G. Paolucci, G. Pinto, Gli “infermi” della Misericordia di Prato (1401-1491), in La societa` del bisogno (vedi), pp. 101-129

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

BIBLIOGRAFIA



Papadopoli, 1893 = N. Papadopoli, Le monete di Venezia, I, Venezia 1893; ristampa Forni, Sala Bolognese 1997 Pasqui, 1917 = U. Pasqui, Monete d’oro e d’argento correnti in Firenze nel secolo XV, “Rivista Italiana di Numismatica”, 30 (1917), pp. 76-84, (lista trascritta e commentata in Travaini, 2003) Pegolotti, Pratica di mercatura = Francesco Balducci Pegolotti, Pratica di mercatura, ed. by A. Evans, Cambridge 1936, (lista trascritta e commentata in Travaini, 2003) Pellegrini, 2000 = M. Pellegrini, Chiesa e citta` . Uomini, comunita` religiose e istituzioni nella societa` senese tra XII e XIII secolo, Tesi di dottorato di ricerca in Storia della Chiesa medievale e dei movimenti ereticali, XIII ciclo, Universita` degli studi di Padova, 2000 Pellegrini, 2002 = M. Pellegrini, Istituzioni ecclesiastiche, vita religiosa e societa` cittadina nella prima eta` comunale, in Chiesa e vita religiosa a Siena, dalle origini al grande giubileo, a cura di Achille Mirizio e Paolo Nardi, Atti del convegno di studi (Siena 25-27 ottobre 2000), Cantagalli, Siena 2002, pp. 101 – 134. Pellegrini, 2003 = M. Pellegrini, L’ospedale e il Comune, in Arte e assistenza a Siena (vedi), pp. 29-45 Pellicer i Bru, 2001 = Josep Pellicer i Bru, Carlos III “el Noble”, rey de Navarra, coleccionista de monedas, in La moneda en Navarra. Museo de Navarra, Pamplona. Exposicio´n 31 de mayo a 25 de noviembre de 2001, Gobierno de Navarra/ Caja Navarra 2001, pp. 169-172 Peroni, 1978 = A. Peroni, Residenza signorile e costruzioni pubbliche, in Pavia. Architettura dell’eta` sforzesca, Torino, Istituto Bancario di San Paolo, 1978 Perroy, 1979 = E. Perroy, Etudes d’histoire me´die´vale, avec une introduction par Robert Fossier, Publications de la Sorbonne, Paris, 1979 Pesce, Felloni, 1975 = G. Pesce, G. Felloni, Le monete genovesi, Genova 1975 Phillips, 1995 = M. Phillips, References to the French maille tierce in Italian accounts from 1278, “Numismatic Chronicle”, 155 (1995), pp. 283-288 Phillips, 1997 = M. Phillips, The gros tournois in the Mediterranean, in Gros tournois, 1997 (vedi), pp. 279-337 Piccinni, 1982 = G. Piccinni, “Seminare, fruttare, raccogliere”. Mezzadri e salariati sulle terre di Monte Oliveto Maggiore (1374-1430), Feltrinelli, Milano 1982 Piccinni, 1984 = G. Piccinni, Modelli di organizzazione dello spazio urbano dei ceti dirigenti del Tre e Quattrocento: considerazioni sul caso senese, in I ceti dirigenti nella Toscana tardo comunale, Firenze 1984, pp. 221-236 Piccinni, 1990= G. Piccinni, L’Ospedale di Santa Maria della Scala di Siena. Note sull’origine dell’assistenza sanitaria in Toscana (XIV-XV secolo), in Citta` e servizi sociali (vedi), pp. 297-324 Piccinni, 1991 = G. Piccinni, Tra scienza e arti: lo studio di Siena e l’insegnamento della medicina (secoli XIII-XVI), in L’Universita` di Siena. 750 anni di storia, Milano, 1991, pp.145-158; Piccinni 1995 = G. Piccinni, Linee di storia dell’Ospedale di santa Maria della Scala e dell’area circostante, in Santa Maria della Scala. Dall’Ospedale al Museo, Alsaba, Siena 1995, pp. 11-22 Piccinni, 1996 = G. Piccinni, L’Ospedale di Santa Maria della Scala e la citta` di Siena nel Medioevo, in L’Oro di Siena (vedi), pp. 39-47

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



BIBLIOGRAFIA

Piccinni, 2003 = G. Piccinni, L’ospedale e il mondo del denaro: le copertine dipinte come specchio dell’impresa, in Arte e assistenza a Siena (vedi), pp. 17-27 Piccinni-Vigni, 1989 = G. Piccinni, L. Vigni, Modelli di assistenza ospedaliera tra Medioevo ed eta` moderna. Quotidianita`, amministrazione, conflitti nell’ospedale di Santa Maria della Scala di Siena, in La societa` del bisogno (vedi), pp. 131-174 Pinto, 1982 = G. Pinto, I costi del pellegrinaggio in Terrasanta nei secoli XIV e XV (dai resoconti dei viaggiatori italiani), in Toscana e Terrasanta. Saggi raccolti e ordinati da F. Cardini, Alinea, Firenze 1982, pp. 257-284 Pinto, 1989 = premessa a La societa` del bisogno (vedi), pp. VII-X Pirillo, 1998 = P. Pirillo, Une “drole de guerre”: Firenze e le fortificazioni campali dello Stale (Appennino tosco-emiliano, 1357-1358), in Fortilizi e campi di battaglia nel Medieovo attorno a Siena, a cura di M. Marrocchi, Siena, Nuova Immagine editrice, 1998, pp. 265-288 Poey d’Avant, II = F. Poey d’Avant, Les monnaies feodales de la France, 3 vol., Paris 1858-62; ristampa, Graz 1961 Pohl, 1974 = A. Pohl, Ungarische Goldgulden des Mittelalters (1325-1540), Graz, 1974 Potter, 1958 = W.J.W. Potter, The silver coinages of Richard II, Henry IV, and Henry V, “British Numismatic Journal”, 29 (1958-9), pp. 334-352 Power, 1966 = Eileen Power, Vita nel medioevo, Einaudi, Torino 1966 (traduzione italiana di Medieval people, Harmondsworth 1951) Promis, 1868 = D. Promis, Monete della Repubblica di Siena, Stamperia Reale, Torino 1868 Provvedimenti economici 1382 = Provvedimenti economici della Repubblica di Siena nel 1382 tratti da un testo a penna del senese R. Archivio di Stato, per cura di Alessandro Lisini, Enrico Torrini, Siena 1895 Pseudo-Chiarini = F. Borlandi, El libro di mercatantie et usanze de’ paesi, Torino 1936 (Documenti e studi per la storia del commercio e del diritto commerciale italiano VII), (lista trascritta e commentata in Travaini, 2003) Raimondo da Capua = Raimondo da Capua, Santa Caterina da Siena, traduz. di G. Tinagli o. p., Siena 1952 Rationes decimarum = Rationes decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV. Sicilia, a cura di P. Sella (Studi e Testi 112), Citta` del Vaticano 1944 Redon, 1985 = O. Redon, Autor de l’Hoˆpital Santa Maria della Scala a` Sienne au XIIIe sie`cle, “Ricerche Storiche”, XV (1985), pp. 17-34 Registri dominazione viscontea, 1929-1932 = I Registri dell’ufficio di provvisione e dell’ufficio dei sindaci sotto la dominazione viscontea, a cura di C. Santoro, Milano 1929-1932 Re´thy, 1958 = L. Re´thy, Corpus Nummorum Hungariae, Graz, 1958 Richard 1996 = J. Richard., Les re´cites de voyages et des pe`lerinage (‘Typologie des ` ge occidental’, 38), Turnhout, 1996 sources du Moyen A Ripolles – del Mar Llorens 1999 = P.P. Ripolles – M. del Mar Llorens (a cura di), Els diners van i ve´nen, Museu de Prehistoria, Vale´ncia, 1999 Rizzolli, 1979 = H. Rizzolli, Le monete coniate a Merano. (estratto da: Contributi alla storia economica altoatesina. Cassa di Risparmio della Provincia di Bolzano nel 125˚ anniversario di fondazione), Bolzano, 1979 Rizzolli, 1991 = H. Rizzolli, Mu¨nzgeschichte des Alttirolischen Raumes im Mittelalter

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

BIBLIOGRAFIA



und Corpus Nummorum Tirolensium mediaevalium, I. Die Mu¨ nzsta¨ tten Brizen/Innsbruck, Trient, Lienz und Meran vor 1363, Verlagsanstalt Athesia, Bozen 1991 Rodolfo, 1915 = Giacomo Rodolfo, Fiorini d’oro del secolo XIV trovati a Carignano, “Rivista Italiana di Numismatica”, 1915, pp. 345-364 Rolland, 1956 = H. Rolland, Monnaies des Comtes de Provence XIIe-Xve sie` cles. Histoire mone´taire, e´conomique et corporative, description raisonne´e, Paris, 1956 Romani, 1948 = M. Romani, Pellegrini e viaggiatori nell’economia di Roma dal XIV al XVII secolo, Milano, 1948 Romano, 1972 = R. Romano, Una tipologia economica, in Storia d’Italia, 1, I caratteri orginali, Einaudi, Torino, 1972, pp. 253-304 Rossi, Paciaroni, 2001 = R. Rossi, R. Paciaroni, Le monete di S. Severino Marche. Storia e nuovo Corpus, in Monetazione e circolazione monetale nelle marche: aspetti, confronti con l’esterno, proposte. Atti della 1a Giornata di studi numismatici marchigiani (Ancona, 10 maggio 1997), a cura di R. Rossi, in “Atti e Memorie”, 102 (1997), Deputazione di storia patria per le Marche, Ancona 2001, pp. 153-233 Rossi, 1892 = U. Rossi, Gride relative al corso delle monete milanesi in Reggio Emilia, “Rivista Italiana di Numismatica”, V (1892), pp. 487-492. Rubinstein, 1958 = N. Rubinstein, Political Ideas in Sienese Art: the frescoes by AmbrogioLorenzetti and Taddeo di Bartolo in the Palazzo Pubblico, “Journal of the Warburg and Courtrauld Institutes”, XXI (1958), pp. 179-207 Rubinstein, 1995 = N. Rubinstein, Le allegorie di Ambrogio Lorenzetti nella sala della pace e il pensiero politico del suo tempo, “La Diana” I (1995), pp. 33-46 Sacchetti, Trecentonovelle = F. Sacchetti, Il Trecentonovelle, a cura di A. Lanza, 2 Milano, 1993 Saccocci, 1999a = A. Saccocci, Billon and bulllion: local and foreign copins in Northern Italy (11th-15th centuries), in Moneta locale, moneta straniera, 1999 (vedi), pp. 41-65 Saccocci, 1999b = A. Saccocci, Ritrovamenti monetali in tombe di santi nell’Italia centro-settentrionale (sec. VI-XV), in Trouvailles mone´taires de tombes, Actes du deuxie` me colloque international du Groupe suisse pour l’e´tude des trouvailles mone´taires (Neuchaˆtel, 3-4 mars 1995), a cura di O. F. Dubuis, S. FreyKupper e G. Perret (Lausanne, 1999), pp. 82-96 Saccocci, 2002 = A. Saccocci, Interventi nella Tavola Rotonda, in La moneta in ambiente rurale (vedi), pp. 133-142, 151-153 Saminiato = A. Borlandi, Il manuale di mercatura di Saminiato de’ Ricci, Genova 1963 (Universita` di Genova, Istituto di Storia medievale e moderna. Fonti e studi IV), (lista trascritta e commentata in Travaini, 2003) Sandri, 1982 = L. Sandri, L’ospedale di S. Maria della Scala di S. Gimignano nel Quattrocento. Contributo alla storia dell’infanzia abbandonata, Societa` storica della Valdelsa, 1982 Sandri, 1988 = L. Sandri, Stranieri e forestieri nella Firenze del Quattrocento attraverso i libri di ricordi e di entrata e uscita degli ospedali cittadini, in Forestieri e stranieri nelle citta` basso-medievali. Atti del seminario internazionale di studio, Bagno a Ripoli (Firenze), 4-8 giugno 1984, Firenze, Salimbeni 1988

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



BIBLIOGRAFIA

Sandri, 1989 = L. Sandri, Ospedali e utenti dell’assistenza nella Firenze del Quattrocento, in La societa` del bisogno (vedi), pp. 61-100 Sandri, 1990 = L. Sandri, Aspetti dell’assistenza ospedaliera a Firenze nel XV secolo, in Citta` e servizi sociali nell’Italia dei secoli XII-XV, Atti del Convegno di studi, Pistoia, 9-12 ottobre 1987, Pistoia, 1990, pp. 237-258 Sapori, 1967 = A. Sapori, I primi viaggi di levante e di ponente delle galee fiorentine, in Sapori, Studi di storia economica, III, Sansoni, Firenze, 1967, pp. 3-21 (da “Archivio Storico Italiano”, 114 (1956), pp. 69-91) Sapori, 1972 = A. Sapori, Presentazione di Statuti del “Monte” del 1472, Monte dei Paschi di Siena, 1972 Scha¨rli, 1997 = B. Scha¨rli, Mittelalterliche Mu¨nzen aus Mailand im Aargau: Der Fund von Kirchberg, in Die numismatische Sammlung des Kantons Aargau. Mu¨nzen und Medaillen aus Mittelalter und Neuzeit, herausgegeben vom Historischen Museum Aargau, Schloss Lenzburg, 1997, pp. 62-71 Schiera, 2001 = P. Schiera, Dal bencomune alla pubblica felicita`. Appunti per una storia delle dottrine, in Italia et Germania. Liber Amicorum Arnold Esch, Heruasgegeben von Hagen Keller, Werner Paravicini end Wolfgang Schieder, Max Niemer Verlag, Tu¨bingen, 2001, pp. 113-131. Schmitt, 1990 = J. C. Schmitt, Il gesto nel Medioevo, Bari, Laterza, 1990 Sensi, 2000 = M. Sensi, Protagonisti di viaggi nel basso Medioevo. Religiosi e questuanti, in Viaggiare, 2000, pp. 339-367 Serafini, 1910 = C. Serafini, Le monete e le bolle plumbee pontificie del Medagliere Vaticano, 4 vol. Milano, 1910-28; ristampa Forni, 1964 Sercambi, Novelle = G. Sercambi, Novelle, a cura di G. Sinicropi, Bari, 1972, vol. 2 Sestan, 1961 = E. Sestan, Siena avanti Montaperti, “Bullettino Senese di Storia Patria”, LVIII (1961), pp. 28-74. Skinner, 1987 = Q. Skinner, Ambrogio Lorenzetti: l’artista come filosofo della politica, “Intersezioni”, 7 (1987), pp. 439-482 Soldi Rondinini, 1985 = G. Soldi Rondinini, La moneta milanese dal 1450 al 1499: aspetti e problemi, in Aspetti della vita economica medievale, Atti del convegno di studi nel X anniversario della morte di Federigo Melis, Firenze-Prato, 10-14 marzo 1984, Firenze, 1985, pp. 491-514 Sordini, 2002 = B. Sordini, Per una enciclopedia multimediale della cultura materiale di un ospedale medievale. Santa Maria della Scala di Siena, in Fonti e materiali per la storia di Siena e del territorio (vedi) Spufford, 1986 = P. Spufford, Handbook of Medieval Exchange Rates, with the assistance of Wendy Wilkinson e Sarah Tolley, (Royal Historical Society, Guides and Handbooks n.13) London, 1986 Spufford, 1988 = P. Spufford, Money and its Use in Medieval Europe, Cambridge University Press, Cambridge, 1988 Spufford, 2000a = P. Spufford, Local coins, and foreign coins in late medieval Europe, in B. Kluge – B. Weisser (eds.), XII. Internationaler Numismatischer Kongress Berlin 1997. Akten –Proceedings-Actes. II, Berlin, 2000, pp. 1078-1084 Spufford, 2000b = P. Spufford, Monetary practice and monetary theory in Europe (12th – 15th centuries), in Moneda y Monedas, 2000 (vedi), pp. 53-86 Spufford, 2002a P. Spufford, Late Medieval Merchants Notebooks: A Project. Their Potential for the History of Banking, in Kaufmannsbu¨cher und Handelspraktiken

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

BIBLIOGRAFIA



vom Spa¨tmittelalter bis zum beginnen den 20. Jahrhundert – Merchant’s Books and Mercantile Pratiche from the Late Middle Ages to the Beginning of the 20th Century, ed. by M. A.Denzel, J.-C.Hocquet, H.Wittho¨ ft, (VSWG.Beiheft 163), Stuttgart, 2002, pp. 47-61 Spufford, 2002 = P. Spufford, Power and Profit. The Merchant in Medieval Europe, Thames and Hudson, London, 2002 Stahl, 2000 = A.M. Stahl, Zecca. The mint of Venice in the middle ages, Baltimore – London – New York, 2000 Statuti del Comune di Teramo = Statuti del Comune di Teramo del 1440, a cura di F. Barberini, vol. II, Atri, 1978 Statuti ospedale 1305 = L. Banchi, Statuti volgari de lo Spedale di Santa Maria Vergine di Siena, scritti l’anno MCCCV, Siena, 1864 Statuto Mercanzia = Q. Senigallia, Lo statuto dell’arte della Mercanzia senese (1342-1343), Siena, 1911. Stazio, 1956 = A. Stazio, Vita dei Medaglieri. Soprintendenza alle Antichita` della Campania, “Annali dell’Istituto Italiano di Numismatica”, 3 (1956), pp. 219-220 Stewart, 1986 = P. D. Stewart, Retorica e mimica nel “Decameron” e nella commedia del Cinquecento, Firenze, Olschki, 1986 Strutture familiari, 1984 = Strutture familiari, epidemie, migrazioni nell’Italia medievale, a cura di Rinaldo Comba, Gabriella Piccinni, Giuliano Pinto, Napoli, Esi, 1984 Survey of Numismatic Research, 1997 = A Survey of Numismatic Research 1990 – 1995, general editors C. Morrisson –B. Kluge; ed. by A. Burnett, L. Ilisch, W. Steguweit, in collaboration with J. Kleeberg – H. Maue´, International Numismatic Commission, International Association of Professional Numismatists Special Publication 13, Berlin, 1997 Szabo` , 1975 = T. Szabo`, La rete stradale del contado di Siena. Legislazione statutaria e amministrazione comunale nel Duecento, in “Me´langes de l’e´cole franc¸aise de Rome, Moyen Age-Temps Moderns”, LXXXVII (1975), pp. 141-186 Tavole di ragguaglio = Tavole di ragguaglio per la riduzione dei pesi e misure che si usano nella citta` di Siena al peso e misura vegliante in Firenze, nella stamperia di Luigi e Benedetto Bindi, Siena, 1783 Toderi,1992 = G. Toderi, Catalogo. Le monete della Repubblica Senese, in Le monete, 1992, pp. 281-403 Tonini, 1869 = P. Tonini, Della moneta forestiera in Rimini negli anni 1388-1393 (Documento inedito), “Periodico di Numismatica e Sfragistica” II (1869), pp. 187-218 To´th, 2000 = C. To´th, The role of the Hungarian Gold coinage in Europe, in B. Kluge – B. Weisser (eds.), XII: Internationaler Numismatischer Kongress Berlin 1997. Akten-Proceedings-Actes. II, Berlin, 2000, pp. 1095-1097 Toubert, 1973 = P. Toubert, Une des premie`res verifications de la loi de Gresham: la circulation mone´taire dans l’Etat pontifical vers 1200, “Revue Numismatique”, (1973), pp. 180-189 Travaini, 1986 = L.Travaini, Falsi e falsari nell’Italia normanna e sveva, “Bollettino di Numismatica”, 6-7 (1986), pp. 127-141 Travaini, 1988a = L. Travaini, Mint organisation in Italy between XIIth and XIVth

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



BIBLIOGRAFIA

centuries: a survey, in Later Medieval Mints: Organisation, Administration, Techniques, (The Eight Oxford Symposium on Coinage and Monetary History), a cura di N.J. Mayhew e P.Spufford, “British Archaeological Reports”, International Series 389 (1988), pp. 39-59 Travaini, 1988b = L. Travaini, L’organizzazione delle zecche toscane nel XIV secolo, in La Toscana nel secolo XIV: caratteri di una civilta` regionale, Atti del 10˚ Convegno del Centro di Studi sulla Civilta` del Tardo Medioevo, San Miniato 1986 (1988), pp. 241-249 Travaini, 1989 = L. Travaini, Le monete a Roma nel medioevo (V-XV secolo), in “Studi Romani”, XXXVII n.1-2 (1989), pp. 38-49 Travaini, 1990 = L. Travaini, Le aree monetarie italiane alla fine del medioevo, in Le Italie del tardo medioevo, a cura di S. Gensini, 2˚ Convegno di studi del centro sulla civilta` del Tardo Medioevo, San Miniato (Pisa) ottobre 1988 (1990), pp. 361-389 Travaini, 1992 = L. Travaini, Monete medievali in area romana: nuovi e vecchi materiali, “Rivista Italiana di Numismatica”, 94 (1992), pp. 163-182 Travaini, 1994 = L. Travaini, La monetazione nell’Italia del Duecento e la sua trasformazione gotica, in Il Gotico europeo in Italia, a cura di V. Pace e M. Bagnoli, Napoli 1994, pp. 343-350 Travaini, 1995 = L. Travaini, La monetazione nell’Italia normanna, Nuovi Studi Storici 28, Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, Roma, 1995 Travaini, 1997 = L. Travaini, Una maiolica per la storia monetaria italiana del 1495, “Quaderni Ticinesi di Numismatica e antichita` classiche”, 26 (1997), pp. 407-418 Travaini, 1998 = L. Travaini, Un sistema di conto poco conosciuto: la ‘mano da quattro’, “Revue Numismatique”, 153 (1998), pp. 327-334 Travaini, 1999a = L. Travaini, Siena, Aristotele e la spazzatura della zecca, “Annali dell’Istituto Italiano di Numismatica”, 46 (1999), pp. 195-201 Travaini, 1999b = L. Travaini, Il ripostiglio di fiorini tedeschi da Fonterutoli (Castellina in Chianti, Siena) 1949, in Moneta locale, moneta straniera, 1999, pp. 397-400 Travaini, 1999c = L. Travaini, Romesinas, provesini, turonenses....: monete straniere in Italia meridionale e in Sicilia (XI-XV sec.), in Moneta locale, moneta straniera, 1999 (vedi), pp. 113-134 Travaini, 1999d = L. Travaini, Provisini di Champagne nel Regno di Sicilia: problemi di datazione, “Revue Numismatique”, 154 (1999), pp. 211-229 Travaini, 1999e = L. Travaini, Ritratto. Monetazione, in Enciclopedia dell’Arte Medievale, vol. X, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1999, pp. 49-51 Travaini, 2000 = L.Travaini, Le monete del primo giubileo, in Anno 1300, il primo giubileo. Bonifacio VIII e il suo tempo, a cura di Marina Righetti Tosti-Croce, Roma, Palazzo di Venezia, 12 aprile-16 luglio 2000, Electa, Milano, 2000, pp. 121-125 Travaini, 2001a = L. Travaini, La terza faccia della moneta. Note per lo studio dell’iconografia monetale medievale, “Quaderni medievali”, 52, dicembre 2001, pp. 107-124 Travaini, 2001b = L. Travaini, I luoghi della moneta: storia di un convegno, in I luoghi della moneta. Le sedi delle zecche dall’antichita` all’eta` moderna. Atti del convegno

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

BIBLIOGRAFIA



internazionale (Milano 22-23 ottobre 1999), Comune di Milano, Milano 2001, pp. 11-17 Travaini, 2001c = L. Travaini, Sedi di zecca nell’Italia medievale, in I luoghi della moneta. Le sedi delle zecche dall’antichita` all’eta` moderna. Atti del convegno internazionale (Milano 22-23 ottobre 1999), Comune di Milano, Milano 2001, pp. 69-85 Travaini 2001d = The Normans between Byzantium and the Islamic World, «Dumbarton Oaks Papers» 55 ( 2001), pp. 179-196 Travaini, 2001e = L. Travaini, Monete e storia in Abruzzo e Molise dal XII al XV sec., in Monetazione e circolazione monetale nelle marche: aspetti, confronti con l’esterno, proposte. Atti della 1a Giornata di studi numismatici marchigiani (Ancona, 10 maggio 1997), a cura di R. Rossi, in “Atti e Memorie”, 102 (1997), Deputazione di storia patria per le Marche, Ancona 2001, pp. 131-152 Travaini, 2002a = L. Travaini, Moneta locale e moneta straniera nell’Europa medievale: risultati, problemi e prospettive della ricerca, in Circulation mone´taire re´gionale et supra-re´gionale. Actes du troisie` me colloque international du Groupe suisse pour l’e´tude des trouvailles mone´taires (Berne, 3 – 4 mars 2000), a cura di H.R.Derschka, I. Liggi, G. Perret, Edition du Zebre, Lausanne 2002, pp. 57-76 Travaini, 2002b = L. Travaini, Esiste il « ritratto » sulle monete medievali ?, “Rivista Italiana di Numismatica”, 103 (2002), pp. 373-383 Travaini, 2002c = L. Travaini, Interventi nella tavola Rotonda, in La moneta in ambiente rurale (vedi), pp. 143-148, 160-162 Travaini, 2003 L. Travaini, Monete, Mercanti e Matematica. Le monete medievali nei trattati di aritmetica e nei libri di mercatura, Jouvence, Roma, 2003 Travaini c.s.1 = L.Travaini, La croce sulle monete da Costantino alla fine del medioevo, in La croce, iconografia e interpretazione (secoli I-inizio XVI), a cura di B. Ulianich, Atti del convegno, Napoli, dicembre 1999, c.s. Travaini c.s. 2 = L.Travaini, Saints and sinners: coins in Italian medieval graves, in Gods, graves and numismatics, 3rd Cambridge Numismatic Symposium, 12-13 March 1999, a cura di Mark Blackburn e K. Bornholdt, c.s. Tre´sor des Terreaux, 1996 = Le Tre´sor des Terreaux, “Bulletin des Musees et Monuments Lyonnais’’, 1-2 (1996) Tubach, 1969 = F.C. Tubach, Index Exemplorum. A handbook of Medieval Religious Tales, Helsinki, 1969 (FF Communications No.204) Tucci, 1968 = U. Tucci, Tariffe veneziane e libri toscani di mercatura, “Studi Veneziani”, X (1968), pp. 65-108 Tucci, 1977 = U. Tucci, Manuali di mercatura e pratica degli affari nel Medioevo, in Studi dedicati a Franco Borlandi, Bologna, 1977, pp. 215-231 Tucci, 1987 = U. Tucci, Per un’edizione moderna della pratica di mercatura dell’Uzzano, in Studi di storia economica toscana nel medioevo e nel rinascimento in memoria di Federigo Melis, (Biblioteca del Bollettino Storico Pisano, collana storica 33), Pacini, Pisa, 1987, pp. 365-389 Tuliani, 1994 = M. Tuliani, Osti, avventori e malandrini. Alberghi, locande e taverne a Siena e nel suo contado tra Trecento e Quattrocento, prefazione di Giovanni Cherubini, Siena, Protagon editori toscani, 1994 Tuliani, 1998 = M. Tuliani, Il Campo di Siena. Un mercato cittadino in epoca comunale, “Quaderni Medievali”, 46 (1998), pp. 59-100

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.



BIBLIOGRAFIA

Uzzano = Giovanni di Antonio da Uzzano, La pratica della mercatura scritta da Giovanni di Antonio da Uzzano nel 1442, in G.F. Pagnini del Ventura, Della decima e di varie altre gravezze imposte dal comune di Firenze, Della moneta e della mercatura dei fiorentini fino al secolo XVI, Lisbona-Lucca, 1766, (lista trascritta e commentata in Travaini, 2003) Van Werveke, 1934 = H. van Werveke, Monnaie de compte et monnaie re´elle, “Revue belge de Philologie et d’Histoire”, Bruxelles XIII (1934), pp. 123-152; ristampato in van Werveke, Miscellanea Mediaevalia. Verspreide opstellen over economische en sociale geschiedenis van de middeleeuwen, Gent, 1968, pp. 133-158 Vannel Toderi, 1992 = F. Vannel Toderi, Numismatica e istituzioni senesi. Terminologia, in Le monete, 1992, pp. 259-279 Vauchez, 1990 = A. Vauchez, Ordini mendicanti e societa` italiana. XII-XV secolo, Milano, Il saggiatore, 1990 Vazquez De Parga, Lacarra, Uria Riu, 1948-1949 = L. Vazquez De Parga, J.M. Lacarra, J. Uria Riu, Las peregrinaciones a Santiago de Compostela, Madrid 1948-1949, rist. anast. a cura di F. Miranda Garcia, Gobierno de Navarra, Pamplona, 1992 Venerosi Pesciolini, 1932 = G. Venerosi Pesciolini, Di alcune istituzioni vallombrosane nei secoli XI-XIV, “La Diana” VII (1932), I, pp. 253-270 Vermiglioli, 1816 = G.B. Vermiglioli, Della zecca e delle monete perugine, Perugia, 1816 Viaggiare, 2000 = Viaggiare nel Medioevo, a cura di Sergio Gensini, Pisa, PaciniCentro di Studi sulla Civilta` del Tardo Medioevo di San Miniato, 2000 Viaggio in Italia = Viaggio in Italia nel MCDXCVII del Cav. Arnoldo di Harff di Colonia sul Reno, con introduzione e note di Alfredo Reumont, «Archivio Veneto», 1876, pp. 124 sgg. Viarii = Viabilita` e legislazione di uno statuto cittadino del duecento. Lo statuto dei Viari di Siena, a cura di D. Ciampoli e T. Szabo`, Siena, 1992 Vilar, 1971 = P. Vilar, Oro e moneta nella storia (1450-1920), Bari, 1971 Villani = Croniche di Giovanni, Matteo e Filippo Villani, a cura di A. Racheli, Biblioteca Classica Italiana, Trieste, 1857 Vita del Beato Sorore, 1627 = G. Lombardelli, Vita del Beato Sorore da Siena, fondatore del grande Ospedale di Santa Maria della Scala, Siena, per Ercole Gori, 1627 Weiller, 1972 = R. Weiller, Les florins au Baptiste de Jean l’Aveugle, “Revue Suisse de Numismatique”, 1972, pp. 155-168 Weiller, 1982 = R. Weiller, Les monnayages e´trangers des princes luxembourgeois, Luxembourg, 1982 Za¨ch,1999 = B. Za¨ch, Fremde Mu¨nzen im Geldumlauf der Mittelalterlichen Schweiz (11.-15. Jh.): Beobachtungen, Fragen, Perspektiven, in Moneta locale, moneta straniera, 1999, pp. 401-442 Zanelli, 1885 = A. Zanelli, Le schiave orientali a Firenze nei secoli XIV e XV, Firenze 1885, rist. anast. Forni, Bologna 1976, pp. 40-41 Zdekauer, 1894 = L. Zdekauer, Lo Studio di Siena nel Rinascimento, Ulrico Hoepli, Milano 1894 Zemon Davis, 1984 = N. Zemon Davis, Il ritorno di Martin Guerre. Un caso di doppia identita` nella Francia del Cinquecento, Einaudi, Torino, 1984

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

BIBLIOGRAFIA



Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Zerbi, 1955 = T. Zerbi, Moneta effettiva e moneta di conto nelle fonti contabili di storia economica, Milano, 1955 Zippel, 1912 = G. Zippel, Documenti per la storia del Castel Sant’Angelo IV: La guarnigione di Castel S. Angelo nel 1464, “Archivio della Societa` Romana di Storia Patria”, XXXV (1912), pp. 196-200 Zupko, 1981 = R.H. Zupko, Italian weights and measures from the middle ages to the nineteenth century, (Memoirs of the American Philosophical Society, 145), Philadelphia, 1981

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Nuovo Medioevo

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

Collana diretta da Massimo Oldoni

1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27. 28. 29. 30. 31. 32. 33. 34. 35. 36. 37. 38. 39.

J. Heers, Il clan familiare nel Medioevo P. Delogu, Mito di una città meridionale: Salerno (secc. VIII-XI) V. D’Alessandro, Storiografia e politica nell’Italia normanna Libro de los Engaños..., ed. a c. di E. Vuolo D. Knowles, Thomas Becket Vita e pensiero nell’alto Medioevo, a c. di R. Hoyt M. Oldoni, Gerberto e il suo fantasma. Tecniche della fantasia e della letteratura nel Medioevo B. Smalley, Storici nel Medioevo Virgilio Marone Grammatico, Epitomi ed Epistole, ed. a c. di G. PolaraL. Caruso C. Morris, La scoperta dell’Individuo (1050-1200) M. Montanari, L’alimentazione contadina nell’alto Medioevo A. P. Kazhdan, La produzione intellettuale a Bisanzio G. S. Kirk, Il mito. Significato e funzioni nella cultura antica e nelle culture altre G. Vinay, Alto Medioevo latino. Conversazioni e no A. Ducellier, Il dramma di Bisanzio V. Moleta, Guittone cortese J. J. Murphy, La retorica nel Medioevo C. Erickson, La visione del Medioevo. Saggi su storia e percezione V. Hyatt-J. W. Charles, Il Libro dei demoni G. Sergi, Potere e territorio lungo la strada di Francia S. Peloso, Medioevo nel sertaõ M. Angold, L’impero bizantino (1025-1204) A. A. Settia, Castelli e villaggi nell’Italia padana (secoli X-XIII) A. M. Chiavacci Leonardi, ‘La guerra de la pietate’. Saggio per una interpretazione dell’Inferno di Dante G. de Francovich, Persia, Siria, Bisanzio e il Medioevo artistico europeo I. Pagani, La teoria linguistica di Dante A. Leone, Profili economici della Campania aragonese M. Tangheroni, La città dell’argento. Iglesias dalle origini alla fine del Medioevo P. Brezzi, Paesaggi urbani e spirituali dell’uomo medievale U. R. Blumenthal, La lotta per le investiture G. d’Onofrio, «Fons Scientiae». La dialettica nell’Occidente tardo-antico H. Houben, Medioevo monastico meridionale W. Berschin, Medioevo greco-latino B. Bolton, Lo spirito di riforma nel Medioevo A. Cortonesi, Terre e signori nel Lazio medievale E. Massa, L’eremo, la Bibbia e il Medioevo G. Meloni-A. Dessì Fulgheri, Mondo rurale e Sardegna del XII secolo E. Artifoni, Salvemini e il Medioevo. Storici italiani tra Otto- e Novecento P. Corrao, Governare un regno. Potere, società e istituzioni in Sicilia fra Trecento e Quattrocento

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

40. 41. 42. 43. 44. 45. 46. 47. 48. 49. 50. 51. 52. 53. 54. 55. 56. 57. 58. 59. 60. 61. 62. 63. 64. 65. 66. 67. 68. 69. 70. 71. 72. 73. 74. 75. 76. 77. 78. 79 80. 81.

Mistiche e devote nell’Italia tardomedievale, a c. di D. Bornstein-R. Rusconi M. Reuter, Metodi illustrativi nel Medioevo, a c. di P. Guerrini G. Fornasari, Medioevo riformato del secolo XI. Pier Damiani e Gregorio VII L. De Anna, Il mito del Nord. Tradizioni classiche e medievali G. Tabacco, Spiritualità e cultura nel Medioevo R. Bordone, Lo specchio di Shalott Filippo da Novara, Guerra di Federico II in Oriente (1223-1242), ed. a c. di S. Melani R. Bonfil, Tra due mondi. Cultura ebraica e cultura cristiana nel Medioevo D. von der Nahmer, Agiografia altomedievale e uso della Bibbia J. Heers, L’esilio, la società, la vita politica nel Medioevo M. D’Onofrio, Roma e Aquisgrana P. Guerrini, Propaganda politica e profezie figurate nel tardo Medioevo H. Houben, Mezzogiorno normanno-svevo G. Cherubini, Il lavoro, la taverna, la strada G. M. Cantarella, Pasquale II e il suo tempo Gregorio di Tours, Storia dei Franchi. I Dieci Libri delle Storie, ed. e trad. a c. di M. Oldoni (2 voll.) V. Pace, Arte a Roma nel Medioevo. Committenza, ideologia e cultura figurativa in monumenti e libri F. Bertini, Interpreti medievali di Fedro Uomini, libri e immagini. Per una storia del libro illustrato dal tardo Antico al Medioevo, a c. di L. Speciale Cronaca del Templare di Tiro, ed. a c. di L. Minervini I. Herklotz, «Sepulcra» e «Monumenta» del Medioevo. Studi sull’arte sepolcrale in Italia S. Pittaluga, La scena interdetta. Teatro e letteratura fra Medioevo e Umanesimo A. Barbero, Valle d’Aosta medievale I. Mirazita, Trecento siciliano da Corleone a Palermo G. Musca, Intorno al Medioevo M. Bernabò, Ossessioni bizantine e cultura artistica in Italia. Tra D’Annunzio, fascismo e dopoguerra A. Caffaro, Scrivere in oro. Ricettari medievali d’arte e artigianato (secoli IX-XI) M. R. Lo Forte Scirpo, C’era una volta una regina... Due donne per un regno: Maria d’Aragona e Bianca di Navarra Erasmo da Rotterdam, Il Galateo dei ragazzi, a c. di L. Gualdo Rosa E. D’Angelo, Storiografi e cronologi latini del Mezzogiorno normanno-svevo V. Pace, Arte medievale in Italia meridionale. I: Campania G. Piccinni-L. Travaini, Il Libro del pellegrino (Siena, 1382-1446). Affari, uomini, monete nell’Ospedale di Santa Maria della Scala G. Cherubini, Pellegrini, pellegrinaggi, giubileo nel Medioevo G. Gandino, Contemplare l’ordine. Intellettuali e potenti dell’alto Medioevo S. Fulloni, L’abbazia dimenticata. La SS. Trinità sul Gargano tra Normanni e Svevi N. D’Acunto, L’età dell’obbedienza. Papato, Impero e poteri locali nel secolo XI L. Hadda, Nella Tunisia medievale. Architettura e decorazione islamica (IX-XVI secolo) F. de’ Maffei, Bisanzio e l’ideologia delle immagini G.E. Lessing, Osservazioni sparse sull’epigramma, a c. di S. Carusi Basilicata medievale. La cultura, a c. di E. D’Angelo N. Borsellino, Paradisi perduti. Paesaggi rinascimentali dell’utopia C. Spila, Mostri da salotto. I nani fra Medioevo e Rinascimento

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

82. 83. 84. 85. 86. 87. 88.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

89. 90. 93

G. Sergi, Antidoti all’abuso della storia. Medioevo, medievisti, smentite G. Fornasari, Viaggio al centro del Medioevo. Questioni, luoghi e personaggi A. Bisanti, La poesia d’amore nei Carmina Burana R. Bonfil, Rabbini e comunità ebraiche nell’Italia del Rinascimento M. Oldoni, L’ingannevole Medioevo. Nella storia d’Europa: letterature ‘teatri’ simboli culture F.G. Nuvolone, Il numero e la croce. L’homo novus da Aurillac Liber monstrorum. Introduzione, edizione critica, traduzione, note e commento a c. di F. Porsia T. Saffioti, Il Medioevo dei giullari. Lo spettacolo, il pubblico, i testi C. Spila, Animalia tantum. Animali nella letteratura dall’Antichità al Medioevo S. Silvestro, Santi, reliquie e sacri furti. S. Nicola di Bari fra Montecassino e Normanni

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Documento acquistato da () il 2023/04/27.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.