Il lessico delle potenze dell’anima in Giamblico

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SYMBOLON STUDI E TESTI DI FILOSOFIA ANTICA E MEDIEVALE

Direttore: Francesco Romano UNIVERSITÀ DI CATANIA - DIPARTIMENTO DI STUDI ANTICHI E TARDOANTICHI

10

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Daniela Patrizia TAORMINA

IL LESSICO DELLE POTENZE DELL'ANIMA IN GIAMBLICO

LA NUOVA ITALIA EDITRICE - FIRENZE

Daniela Patrizia

TAORMINA

IL LESSICO DELLE POTENZE DELL'ANIMA IN GIAMBLICO

Volume stampato con il contributo dell'Università degli Studi di Catania

SYMBOLON STUDI E TESTI DI FILOSOFIA ANTICA E :rviEDIEVALE

Direttore: Francesco Romano UNIVERSITÀ DI CATANIA- DIPARTI:rv1ENTO DI STUDI ANTICHI E TARDOANTICHI

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Daniela Patrizia TAORMINA

IL LESSICO DELLE POTENZE DELL'ANIMA IN GIAMBLICO

aUfLOOÀa yàp naTptlCÒç v6oç laru:tpEV KaTà KOO"fLOV Or. Ch. Fr. 108 dP

LA NUOVA ITALIA EDITRICE - FIRENZE

1990

INDICE

Presentazione di Francesco Romano

p.

9 11

Prefazione Introduzione 1.1

Metodologia

15

1.2.

Il corpus

19

l . 3.

La

20

1.4.

Il processo di selezione

21

1.5.

Altre osservazioni e prospettive

23

2.1

II linguaggio di Giamblico:

banca-dati testuale: redazione delle concordanze

permanenza

e rotture del l a continuità lessicale

nozione di 81/papts-

24

2.2.

La

2.3.

Il mondo intelligibile. Potenza e processionP dei principi

31

2.4.

La gerarchia delle anime e delle potenze

34

3.

Le potenze dell'anima umana

3.1.

La dimensione

3.2.

"Potenze" e virtù

41

3.3.

"Potenze" e corpo

46

3.4.

Conclusioni

52

"intermedia" dell' anima

27

38

Lessico Avvertenze

57

Sigle e abbreviazioni

61

PRESENTAZIONE

Questo volume 10 della Collana "Symbolon" costituisce il primo risul­ tato concreto dell'applicazione al nostro sperimentato metodo di ricerca, filo­ logico e storico-filosofico insieme, di una tecnologia informatica in larghis­ sima parte creata- come spiega la stessa A. nel primo paragrafo dell'Intro­ duzione -all'interno del nostro Dipartimento e quindi perfettamente propor­ zionata alle esigenze specifiche dei nostri studi di storia del pensiero tardo­ antico. Si tratta di una svolta che non modifica la struttura di fondo della nostra metodologia di ricerca, ma che al contrario ne rafforza le potenzialità e ne allarga i campi di applicazione, contribuendo cosi ad una maggiore artico­ lazione della griglia dei nostri interessi scientifici. Il nostro metodo rimane sempre fondato- come' dicevo- su basi filologiche e storico-filosofiche in opportuna saldatura tra loro, ma l'utilizzo di tecniche informatiche consente di accendere nuovi approcci e di approfondirne di vecchi. Questo lavoro della Taormina, che segue l'importante, e prima in asso­ luto, ricostruzione filologica e storica di Plutarco di Atene, presenta uno spaccato della psicologia di Giarnblico, della quale viene analizzata e interpre­ tata soprattutto la dottrina delle

8wdp.EtS'

attraverso lo strumento di un

lessico informatico che occupa la seconda parte del volume. Facendo perno sulla nozione di "potenza dell'anima", infatti, l'A. fornisce una intelligente e convincente interpretazione della psicologia giamblichea, la quale risulta articolata in ultima analisi intorno a tre nuclei fondamentali: una visione gerarchica del reale (fattore inconfondibile del neoplatonismo che Giamblico porta al livello di eredità permanente della tradizione platonica), la nozione di rapporto dialettico tra agente e paziente, e la triade

lvtpyEta.

ouala - 8l.rvap.tç -

Il primo di tali livelli teorici, la gerarchia antologica, impronta di

10

sé - come è ovvio avvenga in un pensatore neoplatonico - gli altri due, e la Taormina insiste giustamente sulla procedura gerarchizzante delle potenze dell'anima in Giamblico (cf. Intr. 2.4). Ineccepibili appaiono i criteri seguiti nella redazione del

Lessico, sia al

livello della selezione dei lemmi che al livello della successione dci riferi-_ menti contestuali. In sostanza io credo che con questo suo lavoro su Giamblico, di cui al­ cune proposte sono state presentate con notevole successo nella recentissima "lamblichus Conference" di Liverpool, l'A. fornisce un ulteriore contributo alla non certo esuberante letteratura neoplatonica, cooperando al contempo per un consolidamento del già apprezzabile posto che il Gruppo di Ricerca sul Neoplatonismo dell'Università di Catania si è guadagnato in Italia e all'e­ stero. Ringrazio il collega Antonino Pennisi, la cui competenza di filosofo del linguaggio e di programmatore informatico è indispensabile supporto del no­ stro progetto di lessicografia filosofica computerizzata. Catania, Università, ottobre 1990

FRANCESCO ROMANO

PREFAZIONE

La lessicografia filosofica è stata, in questi ultimi anni, al centro di un accre­ sciuto interesse e ha trovato risonanza in importanti Convegni internazionali e nella fondazione di riviste e di centri di ricerca specializzati. n Cetedoc diretto dal prof. Paul Tombeur, il Centro del Lessico Intellettuale Europeo di Roma diretto dal prof. Tullio Gregory costituiscono alcune manifestazioni concrete di tale interesse. Non manca certo chi pensa che la lessicografia filosofica abbia un interesse estremamente limitato, che sia un tecnicismo in grado di produrre solamente indici di frequenza dei termini o analisi fattoriali di un'opera o di un gruppo di opere. Tale convinzione affonda le proprie radici nell'abuso che spesso è stato fatto dell'analisi quantitativa, sfociato in lavori che con tengono conclusioni affrettate, basate su dati che non sono stati interpretati correttamente o su testi non pertinenti. Limitare solo a quest'aspetto l'analisi lessicologica di un testo si­ gnifica, però, limitare le possibilità di applicazione degli studi lessicologici tout­ court, e dunque anche la possibilità dei risultati a cui uno studio di tale natura può condurre. Anch'io sino ad alcuni anni fa nutrivo un certo "scetticismo" per la ricerca lessicale. Il mio primo approccio ad essa fu determinato quasi esclusivamente da esigenze nate nell'ambito della traduzione di testi filosofici, in particolare dei testi neoplatonici. S i tratta, come è noto, di opere che presentano una certa difficoltà di interpretazione, soprattutto in relazione a problemi di vocabolario, sicché l'uso della lessicografia si può rivelare di grade aiuto per il traduttore.

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Quasi immediatamente, però, scoprii un'altra dimensione. Mi resi conto che l'analisi del vocabolario può contribuire a conferire valore alla struttura con­ cettuale di un filosofo e ad evitare il rischio di ridurre tale struttura a qualcosa di rigido, di formale. Tale tipo di analisi lascia infatti emergere, nella sua totalità, il complesso reticolo dei rapporti che· si istituiscono tra i singoli elementi di un insieme concettuale e la natura dei legami che si determinano tra i tratti deter­ minanti e quelli accessori. Mi sono resa conto, in altri termini, che un'analisi lessicale può muoversi nella stessa prospettiva in cui si muove il più tradizionale metodo storico-filologico e fungere, insieme ad altri elementi, da verifica delle ipotesi interpretative formulate nell'approccio filologico e storico-filosofico. Sulla base di queste considerazioni ho intrapreso lo studio del vocabolario di Giamblico che ha come scopo ultimo la redazione di un lessico complessivo del filosofo, e del quale propongo qui solo un primo risultato parziale e non defini­ tivo. Durante questo percorso ho contratto

un

grande debito nei confronti anzitutto

del prof. Francesco Romano che è stato, in questa come in altre occasioni, guida fondamentale, che mi ha incitata di continuo a conoscere i diversi aspetti del­ l'argomento, senza mai perdere di vista il nucleo centrale dei problemi, ma che mi ha fornito anche preziosi contributi di idee e di riflessioni. Ma ringrazio anche il dott. Antonino Pennisi che mi ha introdotto nel canipo della lessicografia infor­ matica e mi ha fornito un generoso e costante sostegno nella soluzione dei nume­ rosi problemi di ordine informatico. Esprimo infine la mia gratitudine all'amica Grazia Prezzavento, che mi ha aiutato nella fase di data-entry di molti testi di Giamblico. Un ultimo doveroso ringraziamento va all'Università di Catania nella persona del Magnifico Rettore, Prof. G. Rodolico, per il contributo finanziario alle spese di stampa del volume. Catania, settembre 1 990

D. P. T.

INTRODUZIONE

INTRODUZIONE

l.

Metodologia 1.1. Il lavoro che viene qui proposto è parte di un più ampio progetto lessico­

grafico computerizzato riguardante l'area testuale del neoplatonismo dal III secolo ali' età rinascimentale1•

Il progetto si propone di fornire una piattaforma filologica adeguata al con­ trollo delle ipotesi filosofiche avanzate dagli studiosi del settore, utilizzando stru­ mentalmente le tecnologie più avanzate oggi disponibili nell'ambito dei sistemi informativi microinformatici. Ritengo infatti che una ricognizione lessicografica esaustiva dei reticoli concettuali entro cui si snoda l'itinerario intellettuale delle scuole e dei singoli autori - oggi possibile grazie a questi strumenti che hanno "decentrato" le possibilità dell'analisi testuale liberandola dall'egemonia dei grossi centri di calcolo - possa costituire una solida base di ancoraggio per il dibattitto teorico e possa fornire una mappa attendibile della ricostruzione storiografica.

Il caso della lessicografia filosofica, d'altro canto, costituisce un settore d'elezione per questo tipo di studi. A differenza, infatti, di quanto non avvenga per i modelli lessicografici letterari, in special modo poetici, la varianza testuale o, viceversa, la sostanziale stabilità di un lessico, testimoniano in modo inequivoca­ bile non tanto di un comportamento stilistico-retorico, quanto di un travaglio concettuale determinato da contenuti dottrinari: la natura dei problemi discussi, la loro rilevanza teorica, la possibilità di integrazione delle nozioni in reti di pen-

1

ll progetto, nato nel

1989 nell'ambito del Dipartimento di Studi A nùchi e Tardoantichi

dell'Università di Catania, diretto dal Prof. Francesco Romano, ha già prodotto una banca-dati completa di tutte le opere di Giamblico. Un primo lavoro di allesùmento-testi

è stato poi

realizzato per le opere di Prisciano Lydo, Simplicio e Telesio. Nel prosieguo dei lavori sono previsù gli spogli dei tesù di Proclo, Damascio e dei neoplatonici alessandrini.

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D.P. TAORMINA

siero sistematiche le cui dipende�ze reciproche limitano nell'ambito di un modello relativamente "costrittivo" le varianti libere e, quindi, la libertà di movimento nello spazio semiotico. Mentre nella testualità letteraria la parola assume sempre un valore semantica­ mente "idiolettico", legato quindi all'elaborazione individuale ed alla manipola­ zione linguistica in quanto tale, nella testualità fùosofica l'opzione lessicale adot­ tata dall'autore deve far i conti con forti retaggi ermeneutici ed esegetici prece­ denti, quindi con una sorta di "coazione d'uso linguistico-concettuale" fissata piut­ tosto rigidamente dai canoni della tradizione di pensiero entro cui si muove la spe­ culazione individuale. In altre parole discostarsi da un certo tipo di "uso filosofico", per usare una terminologia lockiana, risulta assai più difficile che discostarsi dagli usi "comuni" della lingua.

È sempre

un atto di forzatura e di spostamento delle aree semantiche

"forti", cioè a dire di quei complessi di idee cristallizzati in forme linguistiche che costituiscono le colonne portanti dei sistemi gnoseologici, metafisici, teologici, politici, etici, fisico-naturalistici. Se scendiamo poi da questa impostazione generale allo specifico del linguaggio neoplatonico, la situazione si aggrava. Nel neoplatonismo, infatti, e se ci si passa l'espressione, ogni uso filosofico della parola "pesa" in misura maggiore del nor­ male. Come in tutte le fasi di transizione, in cui il rapporto fra assimilazione della tradizione e innovazione terminologica entra puntualmente in crisi, nel Neoplatonismo assistiamo ad un vero e proprio conflitto di universi semantici concorrenti nell'incessante ricerca di una composizione di equilibri, di compro­ messi. Se, infine, come nel mio caso, la scelta si orienta su un lessico tecnico all'in­ temo di opere di carattere filosofico generale, alle difficoltà generali si aggiungono una serie di problemi specifici che vanno risolti singolarmente. L'analisi del lessico tecnico reperibile all'interno di testi di questo tipo, infatti, può presentare difficoltà di interpretazione maggiori di quanto non accada per il lessico complessivo di un autore. Il t:ischio maggiore è quello di ottenere risultati

INTRODUZIONE

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soggettivi e "arbitrari"2 non tanto nell'analisi della realtà concettuale che i termini presi in esame possiedono, quanto nel fissare i confini linguistici e concettuali di un

settore estremamente complesso ed articolato quale risulta, ad esempio, essere

quello delle facoltà dell'anima in Giamblico. Esso per un verso costituisce uno dei tre "capitoli" principali della psicologia giamblichea, insieme a quelli sull'

oiJola e sulle lvtpynaL

o

lpya

dell'anima3,

ai quali è strettamente collegato dal punto di vista logico e metafisico, e per un altro verso, pur appartenendo inequivocabilmente alla psicologia, ha un fitto reticolo di rapporti con l'antropologia, l'etica, la fisiognomica, la medicina. Tale commistione teorica emerge inevitabilmente anche da un'analisi di tipo linguistico che si trovi a fare i conti con un materiale composito, che registra termini dall'uso limitato e preciso e che si possono qualificare effettivamente come "tecnici", ma anche molte parole che appartengono al vocabolario più gene­ rale, il cui uso nell'ambito della dottrina delle facoltà dell'anima, per quanto sia importante, non è che uno degli impieghi possibili. Ne consegue l'esigenza primaria di definire la scelta dei criteri di cui mi sono servita per la delimitazione del campo lessicale delle facoltà dell'anima al fine di mettere in evidenza le caratteristiche di tale campo semantico all'interno di un lin­ guaggio che, pur nella tendenza alla formalizzazione e alla separazione dei lingu­ aggi nei diversi settori della cultura, non presenta in relazione alle diverse funzioni della parola la specificità semantica che si potrebbe constatare nel lessico moderno.

2 In effetti la delimitazione di un campo less icale, come osserva anche J. Dubois, Le vocabulaire politique et social en France de 1869 à 1872, Paris 1962, 2 «conserva sempre un carattere di arbitrarietà, che la scelta ragionata dei criteri non riesce a mascherare». 3 Cf. Proclo, In Tim. il 125 , 1 0 ss. « .. .la psicogonia comprenderà tre capito li principali, uno sull'essenza dell'anima, l' altro sulla potenza, il terzo sul l'operazione>>. Questa distinzione che risale ad Aristotele e che è divenuta classica nelle scuole filosofiche (si vedano ad esempio Aezio, Dox. Gr. IV 3 e IV 4, Alessandro di Afrodisia, De anima 27,1 ss., Porfirio, apud Stobeo I 49,24-26) è ripresa dallo stesso Giamblico, apud Stobeo, Anthol. I 49,33, 367, 1 0 W.

D.P. TAORMINA

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Il rapporto tra "sistema" e "campo" lessicale, sul quale a ragione insistono i linguisti4, costituisce il problema fondamentale di chiunque operi nell'ambito della lessicografia. Isolare da un insieme un settore forzatamente limitato potrebbe infatti fare supporre che il sistema lessicale sia composto di strutture distinte e tra di loro autonome. Invece la funzione di un certo nucleo di linguaggio può emer­ gere solo se si dispone della totalità delle unità significanti, se lo si considera come una parte di un tutto, i cui elementi si influenzano reciprocamente. Il metodo al quale mi sono attenuta nella scelta dei lemmi da includere in que­ sto lessico è stato perciò quello di prendere in considerazione tutte le voci che pre­ sentano nei contesti dell'intero corpus giamblicheo relazione diretta e specifica con le facoltà dell'anima. A tal fine non ho proceduto prefissando astrattamente gli elementi semantici sui quali indagare, piuttosto la scelta - come si vedrà in se­ guito - è stato il risultato di fasi distinte di analisi e di trattamento del materiale giamblicheo: a) la raccolta del materiale testuale; b) la concordanza completa di tale materiale; c) la costituzione di una banca-dati organizzata in schede che forniscono per ogni omografo l'esponente, la forma inversa, la forma traslitterata, la sigla dell'opera, il nwncro delle occorrenze, il contesto o i contesti; d) la lemmatizzazione delle forme lessicali; Solo a questo punto, disponendo di tutto il materiale organizzabile secondo un grande margine di flessibilità mi è stato possibile stabilire un legame tra le pa-

4 Cf. G. Matoré, La mithode in le;cicologie, Paris 1953; P. Guiraud, Problèmes el mithode de la statistique linguistique. Paris 1960; Ch. Muller, Essai de statistique le;cicale, Paris.l 964; E. Arcaini, Principi di linguistica applicala, Bologna 1 967; A. Zampolli, Progetti e metodi della sezione linguistica del CNUCE, «Revue de l 'organisation lntemationale pour l' étude des langues anciennes par ordinateur» 3, 1970, 39-83. Esauriente bibliografia in: U. Bortolini, C. Tagliavini, A. Zampol li, Lessico di frequenza della lingua italiana contemporanea, Milano 1971 e, per i contributi più recenti, F. Lorenzi, Lessicologia e lessicografw computazionali: esperienze e prospettive in Italia, in: AA. VV. Studi di Lessicografia Italiana, (a cura dell'Accademia della Crusca) 9, 1987, 325-351.

INTRODUZIONE

role-chiavi, cioè i termini l/Juxrf e

8rJvaf-LtS',

19

e le parole vicarie per procedere

quindi alla selezione delle voci e ali'analisi dei contesti nella concordanza. Vediamo più da vicino tutte queste tappe di lavoro.

1 .2. Il corpus.

Per la redazione del materiale mi sono servita dei testi delle

opere giamblichee immagazzinati nella più grande banca-dati dell'antichità oggi disponibile su supporti magnetici: il Thesaurus Linguae Graecae della lrvine University of California. Tali fonti sono registrate nel TLG in caratteri ASCII puro e codificate secondo la convenzione di fondazione della Irvine University. Un primo trattamento si è reso quindi necessario per potere sottoporre i testi ad elaborazione lessicografica: i

files contenenti le opere di Giamblico sono stati ricodificati, attraverso il software TranscodificatoreTLGTM5, nel protocollo dei sistemi Appie Maclntosh. Ciò ha permesso la traduzione dei testi grezzi in fil es formattati per il riconoscimento con il font di caratteri Super GreekTM6. Il TLG, tuttavia, non contiene ancora di Giamblico il De anima, apud Stobeo,

Anthologium I ed. Wachsmuth, i frammenti nelle due edizioni Dillon e Dalsgaard Larsen e le Epistole, apud Stobeo, Anthologium. TI data-entry di tali testi, quindi, è stato realizzato ex novo. Per le indicazioni bibliografiche complete, con le rela­ tive abbreviazioni, si rinvia alle Avvertenze. Sigle e abbreviazioni, che precedono il lessico. Dopo questa prima fase di trattamento, i testi sono stati tutti sottoposti a con­ trollo e revisione negli originali a stampa. In particolare per il Protrettico si è reso necessario procedere ad un confronto tra l'edizione Pistelli (di cui si è poi mantenuta la paginazione) e l'edizione des Places7•

5 Dell'azienda Text Software di Catania, specializzata esclus ivamente in trattamento e applicazioni informatiche per l'area umanistica. 6 Della Linguist Software"". 7 Paris 1 989.

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In questo stadio dei lavori si è provveduto anche a restituire una paginatura e una paragrafatura interna adatte alla citazione bibliografica dei contesti di occor­ renza. Tale lavoro di fonnattazione definitiva dei testi originali si è concluso con l'immissione dei codici di controllo per il riconoscimento automatico da parte del programma di elaborazione lessicografica adottato.

1 .3. La banca-dati testuale: redazione delle concordanze. Il materiale così trat­

tato è servito da input iniziale per le procedure di ricerca esaustiva. Attraverso il programma Testom8 si sono eseguite le concordanze complete di tutte le opere succitate. Ciò ha pennesso di formare il primo nucleo significativo della banca­ dati giamblichea. L'output prodotto dal programma di concordanze prevedeva una serie di opzioni che si sono rivelate fondamentali per il successivo trattamento delle infonnazioni. Tra queste è opportuno ricordare: - la formattazione dell' output in campi e records leggibili da qualsiasi genera­ tore di applicazioni relazionali per sistemi Appie Maclntosh; -l'identificazione del contesto sino a cinque livelli di riconoscimento (Opera, Libro, Capitolo, Paragrafo, Linea); - la marcatura e smarcatura delle varianti (laddove esse si presentavano); - la produzione di campi contenenti la fonna inversa e una fonna traslitterata adatta agli ordinamenti alfabetici in greco classico;

- il numero delle occorrenze opera per opera; - il glossario generale ; - l'indice dei nomi;

8 Sempre della Text Software™.

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INTRODUZIONE

L'insieme di queste informazioni è stato poi trasferito in una banca-dati a strut­ tura

relazionale che ha permesso un agevole processo di selezione dei materiali

lessicali specifici.

1 .4. Il processo di selezione.

Come ho già accennato in precedenza, il pro­

blema di maggior rilevanza teorica può essere considerato quello dei criteri e delle procedure di selezione del materiale lessicografico specialistico9• Spesso le metodologie lessicografiche miranti ad ottenere un Lessico specializ­ zato compiono un percorso inverso a quello che ritengo corretto per gli usi filoso­ fici. Si tratta di un procedimento che si può sintetizzare come "selezione apriori­ stica dei lemmi", fondato sulla conoscenza precostituita (comunque sempre ipote­ tica) dei lemmi-chiave del lessico sulla base delle indicazioni contenute nei lavori settoriali. Con questo metodo il Lessico si configura come una costellazione di lemmi tecnici che vengono ricercati all'interno del

corpus, e registrati poi in tutte

le singole occorrenze. Tale procedimento, sebbene costituisca una comoda "scorciatoia" che accorcia sensibilmente tutte le tappe del lavoro di analisi lessicografica, presenta numerosi inconvenienti. Innanzitutto non permette di rilevare nuovi termini tecnici all'interno del

cor­

pus (essendo i termini soggetti a ricerca già predefiniti in partenza). In secondo luogo non consente di valutare l'utilizzazione in chiave tecnica di termini comuni (poiché essi non sarebbero mai compresi nelle costellazioni lemmatiche predefi­ nite). Infine, ma non per importanza, impedisce una ricostruzione completa del si­ stema reticolare delle aree semantiche connesse: anzi, per propria "vocazione", un'analisi aprioristica finisce col negare completamente il concetto stesso di "sistema" semantico, trattando le unità lcmmatiche come singole monadi lessi­ cali.

9 Di questo problema si è a lungo discusso nel corso del recente Convegno sui lessici tecnici

latini e greci tenutosi a Messina nell'aprile 1990.

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Un metodo completamente diverso (da me scelto per questo lavoro) è quello fondato su una divisione di fasi all'interno dell'opera di analisi lessicografica. In una prima fase - come si è visto - si producono le concordanze complete della/e opere e si riversano su una banca-dati complessiva che costituisce l'universo di ri­ ferimento lessicale globale. In una seconda fase - nella quale si opera non più sui singoli testi ma sulla scomposizione e ricomposizione dei testi in forme lingui­ stiche già accorpate - si procede ad una selezione oculata e ragionata - totalmente "umana" (cioè "manuale" e non più "automatica") -dei termini che andranno a co­ stituire il lessico tecnico. Tale Lessico comprenderà cosl tutti i termini che sono stati ritenuti "tecnici" dal ricercatore, e quindi anche tutti i vocaboli della lingua comune che vengono ri­ semanticizzati dal lavorio speculativo dell 'autore . A questo punto sarà facile veri­ ficare e valutare il grado di uniformità o di distacco dalla tradizione, la vitalità in­ trinseca del pensiero e la sostanziale originalità_ di quelle opere che possono anche apparire sotto forma commentaria ma che, in realtà, costituiscono un'elaborazione del tutto originale del lavoro esegetico ed ermeneutico. Certo questo tipo di procedimento appare molto più lento e impegnativo per il ricercatore . Obbliga infatti a valutare tutta una serie di lemmi "ambigui" o al con­ fine tra il tecnico e il non tecnico. Lavoro che, seppure facilitato dall' utilizzazione di una banca-dati già "organizzata" in forme linguistiche, si rivela comunque denso di difficoltà e carico di contenuti che richiedono un apporto decisamente qualitativo alla già di per sé consistente opera di interpretazione lessicografica. Attraverso questo lavoro risulterà, per altro, molto più semplice riconnettere aree semantiche e reticoli relazionali normalmente ritenuti separati. In particolare - anche attraverso stratagemmi tecnici come la classificazione ili campi tematici di ogni singola scheda -sarà possibile ampliare la tipologia delle analogie lessicolo­ giche e, quindi, la riorganizzazione sistematica delle considerazioni interpretative. Questo tipo di lavoro è stato qui eseguito, ed ha costituito la parte centrale dell'opera di ricognizione Jessicografica, utilizzando il software TextBank™.

INIRODUZIONE

23

Attraverso questo programma il ricercatore ha potuto disporre del materiale già classificato in schede comprendenti, tra l'altro, come abbiamo detto, la forma lin­ guistica e il contesto d'uso.· Le forme linguistiche uguali, divise in blocchi per ogni singola opera, venivano poi automaticamente compattate in un'unica scheda. Per ogni forma linguistica si sono quindi potuti controllare i significati specifici di ogni singolo uso del termine. Quando quest'uso era conforme ai criteri teorici dell'ipotesi di ricerca poteva essere marcato per la selezione. Le selezioni finali costituivano l' output definitivo su cui restava da operare solo la ripartizione ma­ nuale dei lemmi. 1.5. Altre

osservazioni e prospettive. La lemmatizzazione, infatti, è stata

condotta, per questo primo lavoro, in maniera del tutto manuale, poiché la base lessicale "conosciuta" dai vocabolari computerizzati è ancora insufficiente per for­ nire un servizio accurato ed esente da errori di lemmatizzazione automatica. Nel prosieguo del lavoro è prevista una redazione sempre più ampia e ricca del dizionario-macchina di riferimento che permetterà sia l'accorpamento meccanico dei lemmi (aggravato nel greco dalla presenza degli accenti, degli spiriti e dei segni diacritici che sono comunque portatori di informazione), sia la classificazione grammaticale delle forme. Quest'ultimo problema è stato a ragione ignorato per il presente lessico che non riveste un interesse di tipo filologico-linguistico ma che è orientato alla pura ricognizione semantico-lessicale della terminologia usata. Il lavoro compiuto per la costituzione della banca-dati giamblichea, d'altro canto, può essere considerato un primo passo acquisito che attende ulteriori son­ daggi esplorativi. L'impostazione tecnica della banca-dati, così com'è stata de­ scritta in precedenza, permetterà, infatti, uno sfruttamento perenne del materiale già processato. Il corpus organizzato in banca-dati è, infatti, indipendente dalle possibili selezioni che possono ritagliarne una parte significativa e "specialistica": un lessico tecnico, appunto . Al lessico sulla psicologia delle facoltà dell'anima potrà seguire, a seconda degli interessi del ricercatore, un

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qualsiasi altro lessico "dedicato". Ciò vale, in prospettiva, anche per i futuri arricchimenti di una più generale banca-dati sul neoplatonismo, che comprenda gli autori ritenuti più interessanti. Naturalmente se il lavoro di arricchimento della banca-dati vorrà riguardare non solo una cerchia di autori sempre più ampia10 ma anche una più vasta gamma di interessi interdisciplinari, sarà necessario (è ciò è uno degli obiettivi di questo

open project) paterne mutare la struttura interna. Nella banca-dati, infatti, pur lasciando intatto il contenuto degli attuali campi, se ne potranno aggiungere di nuovi, così come potranno essere scritte delle nuove procedure di elaborazione che ri-operino sugli stessi dati fornendo informazioni nuove e utili per utenti diversi. Non è esclusa, ad esempio, l'integrazione delle procedure di analisi con un parsing sintattico che, sfruttando le conoscenze gram­ maticali e utilizzando tecniche di elaborazione formale, accoppiata ad un poten­ ziamento del dizionario macchina, possa almeno attribuire automaticamente la ca­ tegoria grammaticale ad ogni forma linguistica spogliata (il che risulterebbe di in­ dubbio interesse per filologi classici, linguisti, storici della lingua, filosofi del linguaggio, etc ...)

.

2. Il linguag gio di Giamblico: tinuità

permanenza e

rotture

della

con­

lessicale.

2.1. La lessicologia neoplatonica, come ho già detto, è costretta ad analizzare una situazione linguistica che assume molto spesso le connotazioni di un vero e proprio crocevia semiotico: per un verso riflette il travaglio di un più generale processo di trasformazione culturale e, per un altro, si pone nel momento finale di un percorso di specializzazione i cui elementi strutturali nascono nel periodo clas-

10 Ricordiamo qui che l'auuale banca·dati

giamblichea consta già di

nel programma citato in pre cedenza (TextBank'Thl).

40Mb di dati archiviati

INTRODUZIONE

25

sico, in particolare con Platone ed Aristotele, e vanno poi evolvendosi e subendo variazioni più o meno profonde nella letteratura filosofica dei secoli successivi. Si determinano, vistosi, due fenomeni collegati tra loro: l'assunzione di un vo­ cabolario ormai consolidato nelle scuole filosofiche e, al contempo, i mutamenti di significato introdotti all'interno di tale paradigma linguistico preesistente. Tutto questo si traduce in una scrittura complessa ed articolata. Accanto alla pre­ senza di termini coniati dai neoplatonici, abbondano gli esempi di un apparente conservatorismo linguistico che utilizza un sostrato terminologico già esistente ora in maniera "passiva"11, ora in maniera "attiva"12. Queste caratteristiche formali si ritrovano anche nel vocabolario giamblicheo, come emerge dalle note di A.D. Nock13, E.R. Dodds14, L. Deubner15, A.-J. Festugière16, H. Koch17, E. des Places18 anche se esse sono finalizzate per lo più ad evidenziare gli elementi che accomunano o allontanano alcune scuole neo­ platoniche e a mostrare, quindi, che la terminologia tecnica di Giamblico è ripresa e utilizzata da neoplatonici tardi: da Sallustio, dallo pseudo Dionigi e in special

11 �VIIa11t/>drepo11 designa, come già in Aristotele, il composto risultante dall'unione di anima e corpo. 12 A. Ph. Segonds, Proclus. Sur le premier Alcibiade de Platon, t. n Paris 1986, 242 nL 6, ha mostrato che i neoplatonici riprendono il termine platonico lJrro�rti8WI· Ma laddove nel Fedone 109c2 esso non designa esattamente la materia, e negli stoici designa la terra (cf. SVF I 105), i neoplatonici Io utilizzano proprio nel senso di materia. Cf. Plotino , Enn. n 3 17,24; Giuliano, Or. V 170d; Sinesio, De prov. I 9, 80, 1 4 T.; Proclo, In Tim. n 65,24; 232, 1 ; In Alcib. 1 8 1 , 1 2, Damascio, De princ. 1 1 2,9 W. Allo stesso modo si assiste alla trasposizione di alcuni concetti in contesti inusuali. Ad esempio Proclo, In Alcib. 303,5 ss. utilizza la teoria di matrice aristotelica sui rapporti tra la materia e la forma per spiegare il sillogismo. 13 Nock, Sallustius, concerning the Gods and the Universe, Cambridge 1 926, XCVII ss. istit Ùisce alcuni punti "di contatto verbale" tra Giamblico e Salustio. 14 Proclus, The Elements of Theology, Oxford 1933, I 963 2. 15 Bemerkungen zum Te:x:te der Vita Pythagorae des lamblichos, Berlin 1935. 1 6 Jamblique, Traité SUT l'Ame, in: La révélation d'Hermès Trismégiste, t. m, Les doctrines

de l'ame, Paris 1953, 177-264. 17 Pseudo-Dionysius Areopagita in seinen Beziehungen zum Neuplatonismus und Mysterienwesen, Magonza 1 900. 18 Jamblique. Les mystères d'Égypte, Paris 1 966, 28-30.

D.P. TAORMINA

26

modo da Proclo. II reticolo linguistico è certamente più articolato, investe un per­ corso storico più ampio e riflette il sovrapporsi di lessici speculativi eterogenei: uno che, nato nell'ambito di altri autori od altre scuole filosofiche, viene ripreso da Giamblico nel suo significato originario; un'altro che, pur essendo espresso in termini giamblichei, rispecchia un modello teorico di matrice diversa, un lessico, infine, che prolunga problematiche di altri filosofi nella prospettiva del tardo neo­ platonismo. Il vocabolario di Giamblico risulta così costituito dall'interazione di almeno tre livelli Iessicologici. Un primo livello in cui si registra la creazione di termini tecnici che espri­ mono con esattezza e sinteticamente nuove concezioni. Un secondo livello caratte rizzato dalla semplice utilizzazione di un linguaggio preesistente, le cui matrici sono chiaramente individuabili:

rrJ.:r1p(ùJ1a,

ad esempio, introdotto da

Giamblico nel neoplatonismo per indicare la plenitudine dell'essenza, e quindi l' unità rea!e, è termine tecnico nel vocabolario dello gnosticismo19; ugualmente il termine Jl.OVOEL8rw, utilizzato da Giamblico in vari contesti, per indicare ciò che

è «di natura semplice», è voce di matrice platonica20, mentre auToEt8r1s-. che indica ciò che è «di natura identica a se stessa»21, ha un antecedente in Marco Aurelio. Un ultimo livello in cui Giamblico utilizza una terminologia già consolidata rispetto alla quale introduce modificazioni più o meno profonde di significato. II termine

rrEptK6Cl'J1 LOS"

o l' equivalente

lyK6Cl'J1LOS",

ad esempio, sono utilizzati

più volte da Giamblico nel senso di ciò che è «nel mondo>>22• Per Platone

rr�

19 Cf. E. R. Dodds, op. cit. 292-293 e A. R. Sodano, Giamblico, l misteri egiziani, Milano 1984, 25 1 nt. 3 1 . 20 TI termine ricorre in: De myst. I 3, 8,6; 9,9; 10,8; I 7, 2 1 ,3; I IO, 35, 1 0; I 17, 5 1 ,15; 52,7; II 3, 70, 1 8 ; m 29, 171,13; m 30, 174, 17; m 3 1 , 179,4; V 19, 226, 10; In Nic. 8,8; Protr. 69,22; De comm. 30,7; 42,27; 64,12. Cf. inoltre Platone, Fedone 78d5. 21 Cf. Giamblico, De anima apud Stobeo, Anth. 374,2. 22 Per la sinonimia dei due termini cf. De Myst. II l , 67,12- 1 3 ; Siriano, In Metaph. 26,10 e 1 1 6,20-2 1 ; Proclo, Theo/. Plat. I 4, 18.7; Ps. -Dionigi, De div. nom. I 6, 596 C (P.G. 3).

27

IN1RODUZIONE

ptK6UJ.lLOS'

era il lago infernale

(Fedone 113d) o il Tartaro (ib. 114a6 ss.), mentre

per gli autori posteriori era la regione dell'aria compresa tra la terra e la luna23•

La situazione linguistica sin qui descritta si manifesta prepotentemente al­ lorché si osservi la terminologia giamblichea delle facoltà dell'anima e se ne tenti una ricostruzione concettuale. In eff e tti il filosofo eredita una tradizione complessa: un vocabolario descrittivo, definizioni, teorie e rapporti tra teorie. Giamblico, quindi, si trova nella necessità di unificare questi diversi approcci e di trasformarli in una teoria coerente che risponda alle esigenze di una visione emanatistica della realtà e della duplice prospettiva che questa visione comporta: l'ascesa al divino e la discesa dal divino. Da qui l'opportunità di precisare, in via preliminare, alcuni nuclei concettuali essenziali quali il concetto di ruolo della triade

ouula-8wd J.lEt s-lvtpyEtat

(o

lpya),

8uvaJ.lLS'

e il

nonché di misurare il

peso della trasformazione che essi subiscono rispetto al modello aristotelico eredi­ tato da Giamblico.

2.2. La nozione di 8vvapt,;-. Giamblico eredita la nozione di 8uvaJ.lLS' dalla rappresentazione aristotelica del mondo sensibile e ne mantiene inalterata la fun­ zione predominante in relazione alla dottrina della causalità24• La

8waJ.lLS', come

è noto, è definita da Aristotele come il principio che produce cambiamento in una cosa diversa o nella stessa cosa in quanto diversa, oppure come potenza di subire mutamento da parte di altro, in un processo che, per essere colto nella sua interezza, deve tener conto e del principio

(dpX71)

e dell'"altro", in uno sposta­

mento di prospettiva progressivo. In tal modo la

8uvaJ.lLS' è definita all'interno della mutua relazione tra causa ed

effetto o tra agente e paziente. Essa è "attiva" quando indica il principio che pro-

23

Cf. A.-J. Festugière, op. cit. 244 nt.3 Sul peso dell'eredità aristotelica nella concezione della 6UIICI/l!ç elaborata da Giamblico e dagli altri neoplatonici si veda la puntuale e intelligente analisi condotta da S. Gersh, ampiamente utilizzata in questa sede, From /amblichus lo Eriugena. An lnvestigation of the Prehistory and Evolution of the Pseudo-Dionysian Tradition, Leiden 1978, 27-32. 24

D.P. TAORMINA

28

duce mutamento in qualcos'altro o in se stesso in quanto altro da sé; è "passiva" quando indica la capacità di subire mutamento da qualcosa d'altro o da se stesso in quanto altro. Questa distinzione è la conseguenza del diverso statuto ontologico che Aristotele conferisce a queste due specie di potenza. La potenza attiva, infatti, si fonda sul possesso di una forma ed è la sola ad avere autonomia sul piano ontolo­ gico. La forma costituisce la causa sulla base della quale si innesta il processo che mette in azione la potenza, poiché ogni azione deriva necessariamente dal suo es­ sere in quanto forma. Questo processo coinvolge le potenze attive razionali e quelle degli esseri inanimati: le prime si attuano in relazione alla volontà o al de­ siderio dell'agente, mentre le altre si sviluppano spontaneamente allorché l'agente è in contatto con il paziente appropriato. La potenza passiva, invece, fonda il suo statuto ontologico sulla materia. La forma, in un certo senso, deve venire dal di fuori in quanto la cosa in questione è privata di una forma che non può acquisire solo con i propri mezzi: «< significati di potenza che si riconducono alla mede­ sima specie sono tutti principi, e si dicono potenza in relazione ad un unico significato primo di potenza, che è quello di principio di un mutamento proprio di una cosa o della stessa cosa in quanto è altra (dpX7) Jl.E"Ta(3oXfìç lv d-Utp fi u d..Uo). C'è la potenza di subire, come principio di un cambiamento passivo, che sta nella cosa stessa che lo subisce a opera di un'altra cosa o a opera di se stessa in quanto è diversa da sé (dpx1) Jl.E"Ta(3oÀ.fjç rra0TJTLtdjç urr ' d,Uou fi 7}

d..Uo)».25 Potenza è, quindi, la capacità di A (o di B) di passare in un nuovo stato, ma rappresenta anche il nuovo stato di A (o di B),26 in un processo di causalità la cui vera causa risiede nell'atto stesso. Quest'ultimo precede la potenza sia relati25 Aristotele, Metaph. IX 1 , 1046a9 ss La traduzione è quella di C. A. Viano, Torino 1974, leggermente modificata. 26 Riferiamo di questa teoria complessa e articolata solo gli elementi essenziali che verranno ripresi dai neoplatonici. Per una trattazione più esaustiva rinviamo a S. Gersh, op. cii. 27-32. ..

29

IN1RODUZIONE

vamente al concetto, sia relativamente all"'essenza"

(owla)

sia relativamente al

tempo27, così come l'agente in atto precede l'attuazione del paziente. Giamblico riprende, rielaborandoli, alcuni elementi di questa dottrina. Anch'egli, ad esempio, afferma che le attività precedono le potenze e in confor­ mità con l'impostazione aristotelica distingue la "proprietà" (l&6rrw) dell'agente da quella del paziente. La prima ha in se stessa la causa dell'azione che deriva di­ rettamente e in primo luogo dalla totalità dell'essere dell'agente, mentre la pas­ sione del paziente risiede nello stesso paziente e in altro. Il paziente, dunque, ha un certo essere che gli è proprio e che non dipende completamente dall'azione dell'agente: la causa della passione del bronzo, ad esempio, non è solamente lo scultore, ma anche lo stesso bronzo. Esso, infatti, è suscettibile di essere trasfor­ mato in statua e questo dà allo scultore la possibilità di esercitare la propria azione28• Nonostante i numerosi rapporti teorici e testuali tra la dottrina di Aristotele e quella elaborata dai neoplatonici29, però, molti problemi resterebbero irrisolti se, nell 'interpretare il valore che Giamblico attribuisce alla

8uvaJ1LS",

dovessimo li­

mitarci ad adottare un punto di vista puramente aristotelico. La nozione stessa di

8uvaJ1LS" in

Giamblico è complicata dal fatto che essa è la risultante di un pro­

cesso storico e teorico che ne ha modificato la fisionomia. Un evento particolar­ mente significativo a questo proposito è la teoria stoica della passione, contro la quale il filosofo polemizza vivacemente. Inoltre Giamblico, come altri neoplato­ nici, recepisce solamente due dei tre significati della tenza di A di produrre un cambiamento

8uvaJ1LS" aristotelica: la po­ in B, la potenza di B di essere cambiata da

A. Agiscono infine in maniera determinante le profonde trasformazioni che la dot-

27 Aristotele, Metaph. IX 8. 28 Simplicio, In Cat 3 1 5, 20

ss. K. distinzione tra una potenza concepita come pura potenzialità e la potenza come potere di agire ad esempio è comune tra i commentatori di Aristotele i quali, come ha sottolineato A. Segonds, Proclus. Sur le premier Alcibiade de Platon, t. I , Paris 1985, 1 95 nt 2 , distinguono tra 6r/11ap.tS" KaT 'lrrtTT]&t6TTJTa o 6VIIaf.LLS" drt).q e 6rlllap.tS" KafJ 'l(tll o 6VIIaf.LLS" TE'Mia.

29

La

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30

trina aristotelica della causalità ha subito da parte dei neoplatonici: «The Neoplatonists take over the whole of the Aristotelian doctrine of causation but subject it to two fundamental transformations. First, it is extended beyond the sensible world (...) and applied per analogiam to the realm of spiritual principles such as gods, divine intellects, and divine souls (...). The second trasformation of the Aristotelian doctrine involves its combination with emanation theory in which some aspects of the originai formulation are preserved intact while others are modified or even reserved in their significance»30. A questa trasformazione concorrono elementi diversi -l'esegesi di alcuni testi platonici quali il Timeo e il

Parmenide, le esigenze teoriche dettate dalla teurgia e dal tentativo di ascesa al di­ vino- tutti, però, riducibili ad un elemento centrale dal quale dipendono stretta­ mente: l'essenziale monismo di cui è intriso il pensiero giamblicheo. Da esso in­ fatti deriva la visione gerarchica degli esseri a partire da un unico Principio e la produzione dell'inferiore da parte del superiore. Cosl la nozione di 8uvaJJ. LS" svolge un duplice ruolo: è inserita in un processo emanativo della realtà che la trasforma rispetto al modello aristotelico, ma al contempo è funzionale rispetto a tale processo. Una conseguenza generale di questo meccanismo si misura già nel fatto che nei neoplatonici l'uso di 8uvaJ1.LS" prevalere nel suo significato di "potere" o "potenza attiva". Il significato di potenzialità passiva non è totalmente escluso, ma esso ­ come ha osservato J. Trouillard- è l'ultimo di una serie nella quale il dinamismo produttore «s'éteint par degrés pour s'achever dans l'inertie d'une sorte de récepta­ cle»31. Quest'ultimo è descritto da Proclo come ciò che è tutte le cose in potenza, cioè come la semplice potenzialità che si situa al di sotto di qualsiasi atto, mentre il vertice della serie è la potenza generatrice di tutti gli esseri32, nel senso che tale potenza è superiore ali' lvtpyna che lo genera. La potenza si configura così come l'espansione di un dato principio, meglio come la sovrabbondanza della 30 S. Gersh, op. cii., 32. 31 J. Trouillard, La nolion de tSvvrrpt.S" chez Damascios, "REG" 85, 1 972, 353. 32 Proclo, /n Eud. 88,24-26 F.

INTRODUZIONE

31

tensione interna grazie alla quale il principio si pone e procede nei suoi prodotti33 . Essa appartiene in primo luogo al principio, in quanto è grazie alla su a potenza che il principio è tale. Ad ogni principio corrispondono, dunque, le relative potenze o -se si vuole- tante sono le potenze quanti sono i principi. Un' ulteriore conseguenza è l'esigenza di una sistematizzazione della realtà il più possibile dettagliata e aspirante alla totale esaustività, e quindi il tentativo di integrare ogni elemento in un insieme che, pur essendo estremamente complicato, sia assolutamente coerente. Ciò conduce inevitabilmente Giamblico ad esporre ed utilizzare la nozione di 8waJJ.tS", così come altre nozioni, in contesti differenti

se­

condo le stesse procedure logiche e metodologiche, ma questo aspetto non esclude ovviamente che tale nozione risulti ogni volta più o meno trasfonnata in base alle esigenze specifiche di ciascun contesto.

2.3./l mondo intelligibile. Potenza e processione dei principi. Il rapporto dia­ lettico tra agente e paziente o tra causa ed effetto, nella sua duplice prospettiva di azione dell'uno sull'altro o di passione dell'uno dall'altro, è mantenuto da Giamblico ma, trasferito al mondo intelligibile e inserito in una visione emana­ riva della realtà, si traduce in una processione che dai primi principi procede sino agli ultimi enti e in conversione di questi da quelli. Il primo di questi due processi dà luogo ad una gerarchia di cause nella quale ogni membro riceve una quantità minore di potenza rispetto a quello che lo pre­ cede. Il vertice di questa gerarchia è caratterizzato da un "eccesso" di potenza: colui che è abituato alla contemplazione degli Intelligibili è malato di un eccesso di po­ tenza. Come la capacità rispetto alle cose vili è piuttosto un'incapacità, ugual­ mente l'incapacità nei confronti delle cose inferiori è un eccesso di capacità34. Nello stesso senso Giamblico afferma che i principi superiori hanno una "dotazione penetrante di potenza" che li differenzia rispetto a quelli inferiori. 33

3 Dillon (=Proclo, In Tim I 19,9 ss.). ivi. La stessa argomentazione è ripresa da Siriano, In Metaph. 187,6 ss. e da Proclo. El. Theol. 1 1 8, 1 8- 1 9. Giamblico, fr.

34 Giamblico,

.

D.P. TAORMINA

32

Questi passi, interpretati da S. Gersh anche alla luce dei parallelismi con Siriano e Proclo35 , sembrano indicare che nella gerarchia di cause ed effetti ciascun mem­ bro della serie possiede una quantità maggiore di potenza rispetto a quello che lo segue, producendo in tal modo una serie graduata di potenze che derivano dal primo principio. Tale idea gerarchica di potenze è riscontrabile anche nella genealogia degli dei. Gea, infatti, abbraccia tutto ciò che è permanente e stabile confonnemente all'essenza degli dei encosmici e alla loro attività, sia secondo la rivoluzione pe­ renne, sia secondo le potenze superiori e le vite totali. Urano è l'attività demiur­ gica totale, perfetta, piena delle potenze appropriate, che procede dal Demiurgo36• Crono è monade, Rea invece è diade che invita ad agire le potenze incluse in Crono37• I fratelli di Zeus e di Hera possono associarsi a questi ultimi nella demiurgìa generatrice, poiché ne condividono la proprietà di essere intelletti anch'essi e di avere la stessa pienezza sia in perfezione che in potenza38• Lo stesso processo è analizzato da Giamblico anche a partire dalla prospettiva

opposta, cioè da quella del paziente. L'elemento che caratterizza il paziente in rela­ zione alle potenze dell'agente causale è la "attitudine"39, nel suo duplice ruolo di

35 S. Gersh, op. cii., 34 ss. 36 Giamblico, fr. 75 Dillon (=Proclo, In Tim. m 173,17 ss.). 37 Giamblico, fr. 77 Dillon (=Proclo, In Tim. m 198,15 ss.). 3S Giamblico, fr. 78 Dillon (=Proclo, In Tim. m 190,5 ss. ). 39 I termini lm T7f8E"L OS" e lm TTJ&UiTTJS" ricorrono innumerevoli

volte. Per lm nf&tos­ Pyth. 1 4. 1 2; 2. 2 1 ; 1 4. 20; 15. 7 ; 39. 25; 42. 18; 53. 4; 54. 1 8; 61. 20; 65. 19; 105. 8; 127. 22; 1 3 1 . 26 ; Protr. 6. 18; 95. 5 De myst. I 8, 29. l; I 1 2, 42. 13; m 2, 105. 2; m 1 1 , 127. 9; m 16, 137. 16; m 24, 157. 17; v 7, 207. 14; v 10, 213. 2; v 12, 216. 3 e 6; v 16, 221 . 1 8; v 23, 233. l; VI 4, 244. 19. Per lmTTJ&L6T71S' cf. Pro/r. 1 1 6. 6; De comm. 55. 9; De myst. m 1 1 , 125. 5; m 27, 165. 16; IV 8, 192. 2; V 7, 207. 13; V 1 0, 210. 16; VI 2, 242. 13; X 3, 288. l. E. R. D odds, op. cit. 344-345 d istingue tre usi di questi termini: l) capacità inerente d i agire o di essere agito in una maniera specifica; 2) affinità inerente di una sostanza ad un'altra; 3) capacità cf.V.

inerente o ind otta di ricevere un 'influenza divina. L'uso del termine nella filosofia ellenistica e

è analizzato da R. B. Todd, Epitedeiotes in Philosophical Literature: Towards an Analysis, "Acta Oassica" 15, 1972, 25-35 e Lexicographical Notes on Alexander of Aphrodisias' Philosophical Terminology, "Glotta" 52, 1974, 212-2 1 3. Per nei commentatori d i Aristotele

INTRODUZIONE

33

attitudine dell'agente nei confronti del paziente e, ancora, attitudine del paziente a ricevere le potenze dell'agente: «Se diciamo che in un solo vivente, il tutto, che ha dovunque una sola e identica vita, la comunanza delle potenze simili o il con­

trasto delle potenze contrarie o una qualche attitudine dell' agente al paziente (Jf

nç tmrr,tiELdTTJs- ToD rrowDvroç rrpoç TO rrdaxov) muovono insieme il simile e l 'affine, diffondendosi allo stesso modo secondo una sola simpatia nelle parti più lontane come se fossero vicinissime, si dice così qualcosa di vero . . . »40. Nella prospettiva inversa il paziente è atto a ricevere le potenze dell' agente: le cose della terra sono atte alla partecipazione divina41; la materia pura e divina, nata anch'essa dal padre e demiurgo del tutto, acquista la perfezione atta a ricevere gli dei4 2; le invocazioni dispongono lo spirito umano a partecipare al divino43; certi stati psichici, come il sonno, il chiudere gli occhi, l' oppressione somi­ gliante a torpore, lo stato intermedio tra il sonno e la veglia, la veglia appena iniziata o completa sono atti a ricevere gli dei44. In ogni gerarchia di cause ed effetti, dunque, ogni membro della serie è atto a

ricevere una quantità ridotta di potenza in rapporto al termine immediatamente precedente ad esso: si genera in tal modo una gerarchia continua di potenze ascen­ denti a partire dalla materia, cioè dal membro più debole, sino al primo princi­ pio.4S I due processi, quello ascendente e quello discendente, risultano in tal modo chiariti in relazione alle condizioni che rendono possibile la comunicazione tra i primi principi della processione e gli ultimi. Da una parte, infatti, è necessario che gli esseri superiori possiedano una sovrabbondanza di potenza o una "potenza Giamblico in particolare si vedano inoltre A. D. Nock, op. cit. XCIX nt. 9; E. des Places, op. cit. 100 nt. 3, A. R. Sodano, op. cit. 284-285 nt. 60. 40 Giamblico, De myst. V 7, 207,10 ss. 4 1 Giamblico, ib. I 8, 28,20-29,1. 4 2 Giamblico, ib. V 23, 232,1 7-233,2. 43 Giamblico, ib. I 12, 42, 12-13. 44 Giamblico, ib. III 2, 104, 14- 105,2. 45 Cf. S. Gersh, op. cit., 38.

D.P. TAORWNA

34

perfetta"46, dall'altra gli esseri inferiori devono essere disposù a ricevere la po­ tenza di quelli. Gli esseri superiori che sono nel cosmo -dice Giamblico- allo stesso modo in cui non sono contenuù da niente, contengono tutto in sé, e le cose della terra, avendo l'esistenza nella totalità degli dei, appena diventano atte alla partecipazione divina, ricevono subito in essa gli dei preesistenù alla loro propria essenza47• Emerge, implicito in queste formulazioni, il rapporto tra oùula, 8wdJ1ELS" ed b4p-yEtat (o lp-ya); la natura di una sostanza è dedotta a partire dalle sue po­ tenze, le quali a loro volta sono ricavabili in relazione alle rispettive attività. Questa concezione, nelle sue molteplici sfumature e prospettive, è estesa a tutti gli elementi che costituiscono il mondo intelligibile ed è applicata da Giamblico anche alla gerarchia delle anime. 2.4. La gerarchia delle anime e delle potenze. La nozione di 8waJLLS" acquista valenze nuove allorché Giamblico ne sposta la prospettiva dall'ambito della meta­ fisica a quello della psicologia. Il rapportO tra ofxT{a, 8WdJ1ELS" ed b4p-yELQL (o

lp-ya) che là rimaneva implicito, diventa invece fondamentale quando si parla dell'anima. Cogliere l'essenza dell'anima non è facile, dice Giamblico, mentre è più facile vedere e spiegare le sue facoltà, perché queste sono le generatrici dirette delle attività e dal posteriore possiamo inferire l'anteriore. «pocnwrw apud Stobeo, Anthologium III 5, 9 p. 257, 1 1 -258,4 W. Ep. Sophr. = 'IaJJ.f3Mxou lK rijç lmuroXfjç TTJ"s- TTEpl u�pouuvrw apud Stobeo, Anthologium III 5,45-50, p. 270,10-272,9 W.

Ep. Olymp. = 'IaJJ.f3Mxou lK rijç lmuroÀfjç rijç rrpòç 'Q),vJl.TTLov TTEpl

dv8pdaç apud Stobeo, Anthologium III 7,40-4 1 , p. 3 19,19-320,21 W.

LESSICO

63

Ep. Sop. 6 = 'laJJ.f3J..txou l.:lJ.JrrdTptp apud Stobeo, Anthologium III 1 1 ,35, p. 443,5-17 w.

Ep. Sop. 7

=

'I aJ1f3Mxou

l.:lJ.J rrdTpqJ rr�pl

dp�Tijç apud S tobeo,

Anthologium III 3 1 ,9, p. 67 1 , 1-5 W. Ep. Sop. 8 ='EK Tijç '/aJlf3Àlxou l.:lJ.JrrdTptp rr�pl dp�Tijç apud S tobeo, Anthologium III 37,32, p. 706,3-7 W. Ep. Agr. = Tofl auTOD ÉK Tijç lrrurroÀijç Tijç rrpòç 'Ayplrrrrav apud Stobeo, Anthologium IV 5,76-77, p. 223,6-224,7 W. *

lemma non completo

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delenda

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lacuna

65

LESSICO

tlyxt110'a perspicacia, intelligenza

V.Pyth. 19. 14 uwr/JfJOCTUVT'/ Kal

dyxL­

IJOta Kal 8Et6TT]S" V.Pyth. 42. I l & ' oDs- [scii. Ka8ap­ po�] cfrxLJIOtal TE Kal f/lvxfls" dxf­ yEtat In Cat. 1 1 6. 28 Toùs- lvTEv{optvoUS" rrpès- tfrxtvotav. tlBd{auTos- che sfugge all'opinione

Protr. 70. 5 TÒ 8Eiov Kal TÒ d86{u­

urov tl8o{{a disonore

Protr. 67. 25 d8o(lav poxflrJplas- &-

8t6TES" aluBdvopa'

percepisco

V.Pyth. 27. 16 &à ToD KaKtns' rra8dv

(8t6TTEp (Japlv alcrfJdvEu8at Protr. 57. 6 TlJv rrpaypdTwv alu8dvc

u8al

nvos-.

Protr. 60. 12 p6>.ts- alu8dvotTo [scii. rò rfvos- l)ptJv] Protr. 75. 17 ( ov8l yàp [scii. o drral-

8EVTOS"] alu8dvovrat) Protr. 93. 10 TÒ opfiv Kal TÒ dKOUEtV

Kal alu8avEu8at &!ot 8l TOrJro JlTI&r Jl ti (pOr-,plJIOt De comm. 24. 15 rrapayytMEt r6 t/nlx6 � Tafrròv UK>.'qp6v TE Kal JlaÀaKÒv alu8avoptVT'/ [scii. aCuflrJuts-] ; Theol. Arithm. 6 1 . 22 Kal rrov IJu8ETo [scii. � yvvq] OVK l(E>.BoDuav ��� r�v drrauav d(J ' lavrfjs' De myst. 3 . 24. 157. 3 rò rra8os- p6vov ToD rrap6VTOS" alcrfJdVETat De comm. 23. 2

alu8tu8at V.Pyth. 1 1 2. 9 ylvEU8at 8l Kal

TlJV lvavrlwv lrrt8vplav, olov ToD Jl-, alu8dvEu8at lvlwv. Protr. 44. IO 'A.:Ud p-,v T6 )'E (fjv T@ alu8dvEu8at 8taKplvETat ToD Jl-, (fjv Protr. 44. 17 -, dKo-, ToO t/J6(Jov alcrfJdvETat &d TlJv liiTwv. Protr. 45. 21 rraVTES" [ . . . ] alcrfJdvovrat roii (JpovEiv Kal yEku8at Protr. 56. 22ss. El Tolvw T@ plv al­ u8aVEu8at TÒ (fjv 8taKp{VOJlEV Kal TÒ Jl-, (fjv, TÒ 8 ' alu8dvEu8at 8t r TdV, KVp{(J)S' JlÈV TÒ XPfiu8at TaLS" alu6rfuEutv d.:Uws- 8l TÒ 8vvau8at

afu8au&s-

cf. afu8qu's-

alu8aTds-

cf. al uBq Tds-

afu81JU'S" a) sensazione, percezione, sensibilità, senso o facoltà di sentire e percepire

� 8t ' alu9TfUECIJS' rrrxJTT'/ Eis- rrat&lav d rwm V.Pyth. 26. 16 TlJv d).).(J)v (�v p6VTIS" TarJTT]S" Tfjs- lwolas- aCuflrJutv ElXrr r/J6TtJJv V.Pyth. 35. 17 'HyovpEVOS" 8l TT{XJTT'/ V dvat Tois- tlv8ptJrrots- ��� 8t ' alu6TfUECIJS' TTpoUr/JEpoJl{VT'/V lmptV.Pyth. 2. 1 6 Tls-