Il dio che muore : mito e cultura nel mondo preclassico 9788822111227, 8822111222

L'opera di Henri Frankfort è stata fondamentale nel corso del XX secolo per disegnare i lineamenti delle grandi civ

548 27 17MB

Italian Pages 145 [207] Year 1992

Report DMCA / Copyright

DOWNLOAD FILE

Polecaj historie

Il dio che muore : mito e cultura nel mondo preclassico
 9788822111227, 8822111222

Citation preview

LA NUOVA ITALIA

LEZIONI 3

Henri Franl{.fort· Il dio che Illuore

Mito e cultura nel mondo preclassico ·

i

LA NUOVA ITALIA

Henri Franl{.fort Il dio che Inuore

Mito e cultura nel mondo oreclassico

© Copyright by The Warburg Institute-University of London and by The Uni­ versity of Chicago Press and by MacMillan Publishers Ldt. Traduzione dall'inglese di Gabriella Scandone Matthiae © Copyright I 992 by La Nuova Editrice, Scandicci (Firenze) Proprietà letteraria riservata Printed in ltaly Prima edizione: ottobre 1992 Progetto grafico e coperta: C.D.V., Firenze Fotocomposizione: Saffe, Firenze Stampa: SAT, San Giustino (Perugia)

Frankfort, Henri

Il dio che muore : mito e cultura nel mondo preclassico. - (Lezio­ ni ; 3). - ISBN 88-221-1122-2 I. Storia antica - Aspetti culturali I. Tit. Il. Matthiac, Paolo 930

INDICE

Introduzione

di Paolo Matthiae

p.

Il dio che muore

VII

,3'

Un caso di eresia in uno stato teocratico Il concetto di archetipo nella psicologia analitica e nella storia delle religioni Le solennità religiose ufficiali in Egitto e in Meso­ potamia La sopravvivenza delle immagini preclassiche

,io 47

91

L'origine dell'architettura monumentale in Egitto

103

Riferimenti bibliografici

137

Indice analitico

139 V

INTRODUZIONE

L

a personalità e l'opera di Henri Frankfort, nel secondo quarto di questo secolo, hanno lasciato un'impronta nelle ricerche archeologiche e storiche sulle civiltà dell'antico Oriente di cui è difficile trovare l'eguale. Di nessun archeologo orien­ tale del nostro secolo si può affermare che abbia più di lui con­ tribuito a delineare specifici e fondamentali aspetti caratteriz­ zanti delle grandi civiltà preclassiche della Mesopotamia e del1 'Egitto, in particolare nell'ambito della storia artistica e della storia religiosa, con una costante e vigile attenzione alla mol­ teplicità delle realizzazioni dell'espressione simbolica e ad una valutazione contrastiva del mondo delle idee nelle varie cultu­ re del Vicino Oriente antico. Scavatore di talento e di grandi meriti, critico finissimo e sensibile, storico dalle ampie e soli­ de prospettive, questo egli ha fatto attraverso una serie di stu­ di analitici filologicamente sempre molto controllati I ed alcu' H. Frankfort, «Egy pt and Syria in the First Intermediate Periodn,

Joumal of EgyptianArchaeology, 12, 1926, pp. 80-99; Id., «Early Dynastic SculpVII

INTRODUZIONE

ne magistrali sintesi sul mondo egiziano e su quello mesopota­ mico, al quale ha fornito basilari contributi anche per la rico­ struzione della cultura materiale ed architettonica. Olandese per nascita e per formazione culturale - nacque ad Amsterdam il 24 febbraio 1897 -, la sua preparazione scien­ tifica, inizialmente orientata verso la filologia e la storia, si ri­ volse precocemente ali'archeologia, intesa fin dagli esordi co­ me recupero, classificazione e interpretazione della cultura ma­ teriale in una prospettiva di disciplina radicalmente storica. La sua iniziazione alle problematiche dell'archeologia avvenne sotto la guida di un maestro d'eccezione, severo ed entusiasta, che è stato, al tempo stesso, un precursore inconseguente dell'ar­ cheologia stratigrafica ed uno dei più geniali, attivi ed impe­ gnati grandi archeologi della prima metà del secolo, l'egittolo­ go William Flinders Petrie, di cui seguì i corsi all'Università di Londra. I suoi studi universitari trovarono compimento ad un livello inferiore in quell'Ateneo dopo che Sir Flinders Pçtrie ebbe modo di fargli effettuare le prime esperienze di scavo a Qau el-Kebir in Egitto e ad un livello superiore con il dotto­ rato in filologia all'Università di Leida, che, pur centro di stu­ di orientalistici di illustre tradizione, non era dotata, in quegli anni, di insegnamenti di Archeologia orientale. Il frutto di quelle prime ricerche londinesi, continuate poi in Olanda, fu un'am­ pia opera sulle produzioni ceramiche delle culture urbane ar­ caiche 2, nella quale, ancora in età giovanissima, l'ecceziona­ le intuito dello studioso appariva anche in campi in cui, so­ prattutto con le evidenze assai lacunose allora disponibili, af­ fermazioni di rapporti diretti e di influenze mediate tra Ana­ tolia ed Egeo e tra Egeo ed Egitto, potevano apparire, ed in

tured Maceheads», in Miscellanea Orientalia dedicata a Antonio Deimel, Roma, Pontificio Istituto Biblico, 1935, pp. 105-121; Id., «Gods and Myths on Sar­ gonid Seals», Iraq, 1, 1934, pp. 2-29; Id., «Notes on the Cretan Griffin», Annua{ 2!