Il concetto di 'regno' nel pensiero dello ps. Ecfanto
 8822238486

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ACCADEMIA TOSCANA DI SCIENZE E LETTERE «LA COLOMBARIA»

•STUDI»

CXI

ANTONELLA SQUILLONI

IL CONCETIO DI 'REGNO' NEL PENSIERO DELLO PS. ECFANTO LE FONTI E I TRATTATI TIEPI BA�IAEIA�

l F I RENZE

LEO S.

OL S CH K I M C M XC I

E D I T OR E

Volume pubblicato con il contributo deii'Istiruto Universitario Europeo

ISBN 88 222 3848 6

PREFAZION E

Il presente lavoro rielabora, amplia, ed in parte rivede gli esiti dell'indagine svolta presso l' Istituto Universitario Europeo di Fi­ renze negli anni 1 984- 1988. Della tesi, presentata nel giugno 1 988 per il conseguimento del dottorato di ricerca, è rimasta invariata l'originaria struttura, mu­ tando, invece, la disposizione delle singole parti e l'articolazione dei vari capitoli. Completamente nuovo, rispetto all a precedente stesura, è il capitolo quarto della seconda parte, Il tiranno storico, ove si traggono le conclusioni del lavoro svolto fino a quel punto, formulando un' ipotesi circa il personaggio a cui poteva essere sta­ ta, indirettamente, rivolta l'opera Sullt.z monarchia. Il capitolo primo della seconda parte compare, parzialmente rielaborato, negli «Annali del Dipartimento di Filosofia», 1988, pp. 3 sgg. con il titolo Il re e il concetto di imitazione di dio nel lltpi {3aaù..da, dello Pseudo Ecfanto. Molte sono le persone dalle quali ho ricevuto, nel corso di que­ sti anni, consigli e sostegno ed alle quali va la mia riconoscenza: il Prof. Athanasios Moulakis, che mi ha fornito preziosi suggerimen­ ti ed indicazioni di ricerca; la Prof.ssa Margherita Isnardi-Parente, che con grande pazienza e cortesia ha seguito costantemente il mio lavoro . Mi preme, inoltre, di ringraziare la Prof. ssa Gisela Bock per l'amichevole e generoso sostegno; il Prof. Holger Thesleff per le sue osservazioni critiche, soprattutto sull a questione della crono­ logia delle opere; il Prof. W alter Burkert, che mi ha indirizzato ed appoggiato nella mia ipotesi di datazione; il Prof. Francis Cairns specialmente per le sue indicazioni bibliografiche. Un ringrazia­ mento particolare ed un ricordo vanno al Prof. G.D.J. Aalders, che mi ha incoraggiato e stimolato nello studio, ed alla cui disponi­ bilità e pazienti commenti devo utilissimi consigli e precisazioni . La mia gratitudine va al Prof. Maurizio Viroli, al quale mi lega una lunga amicizia, e con il quale ho spesso e proficuamente di-

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scusso di 'cose antiche' . Il mio più sincero ringraziamento va poi al Prof. Francesco Adorno dal quale ho ricevuto, fino dai tempi del­ l'Università, un solido aiuto sul piano intellettuale ed umano . Desidero ringraziare inoltre per la loro collaborazione tutto il personale della Biblioteca dell ' Istituto Universitario E uropeo, della Biblioteca della Scuola Normale Superiore di Pisa, della Staatsbi­ bliothek di Monaco di Baviera, e del Deutsches Archaelogisches Institut di Roma; Marie-Ange Catotti e Maureen Lechleitner del Dipartimento di Scienze Politiche e lo staff del Centro di Calcolo dell'I . U .E. per la loro disponibilità nella risoluzione di problemi pratici. Dedico questo libro alla memoria di mio padre, che mi ha co­ stantemente sostenuto ed esortato nel non sempre piano cammino della ricerca.

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VI

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PARTE PRI MA

CAPITOLO I

PRESENTAZIONE DEL PROBLEMA

Il Florilegio di Stobeo, preziosissima fonte per la conoscenza e la ricostruzione di una gran parte del pensiero antico altrimenti perduto, ci ha restituito alcuni trattati di autori 'pitagorici' 1 che si occupano di teorie politiche: fra questi, i testi dello ps . Ecfanto, di Diotogene e di Stenida2 affrontano in maniera specifica il proble­ ma della regalità, riflettendo sulla figura del sovrano ideale. Que­ ste opere, fino ad oggi, non sono state oggetto di molti ed appro­ fonditi studi da parte degli storici della filosofia e del pensiero po­ litico antico ; e da più di un decennio sono trascurate dalla ricerca, poiché quei riferimenti e quei cenni che si trovano numerosi m srudi di più ampio respiro di storia delle idee politico-filosofiche 1 Sono alcune di quelle opere che, insieme a frammenti o testi interi - come il Sulla NJIUrtl iMI cormo attribuito a Timeo di Locri, o il Sul!. NlluN tkl tutto attribuito ad Occllo Lucano - vanno a costituire quella voluminosa massa di scritti pseudepigrapha di antichi

Pitagorici, che secondo lo Zeller !Dit Philasophit fin Gritchn! in ih"' vschichtlich"' Ent· wicklung, Hildesheim, 1963, Fotomech. Nachdruck der' Auflage Leipzig 1923, III, 2, pp. 89 sgg. e passim) erano da collocarsi all'imcrno della ripresa neopitagorica avvenuta ad Alessandria fra il I a.C. c il I d.C. Ma una tendenza della più recente sEOriografia, rappre­ sentata da THESU!FF (cfr. inlra nota 'l e da BuRKERT (Helknistischt Psmux_oç, di cui trova somi­ glianze nel pensiero platonico ed aristotelico . Muovendo da questo concetto fondamentale, Goodenough cer­ ca di dimostrare in che modo la filosofia della regalità dei trattati neopitagorici fosse conosciuta ed accolta nel periodo ellenistico. 3 A questo scopo egli fa riferimento ad alcune opere , nelle quali la con­ cezione monarchica presenterebbe delle analogie con quella che emerge dagli scritti l1�pi {3aarldaç. Nella Lettera ad Alessandro, che

1 T . TAYLOR, Politica/ Fraun""ll of Arr:hyiiJs, Charond4I, Zc.kucos and Oth..- Ancient Pythagoreans, Chiswick, Printed by C . Whi t tingahm for th< transistor, 182 2 . ' Politica/ Phi/osophy, c i t . 1 Ibid. . p. 9 1 sgg .

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introduce la Retorica ad Alessandro ,• Goodenough pone l' accento sul motivo del ' logos ' del sovrano, che ne esprime e ne traduce la virtù e la vita stessa e che può rendere virtuosi coloro che copiano il modello. L ' attenzione dell ' autore si focalizza poi sul passo III, VI 24 dei Maccabei, dove risulterebbe una somiglianza con l ' idea del re espressa da Diotogene e dallo ps. Ecfanto. Ma sono soprat­ tutto le analogie e le assonanze concettuali che Goodenough sco­ pre in Plutarco , Ad principem ineruditum, ad essere sottolineate e a spingerlo ad affermare la dipendenza delle posizioni plutarchee da quelle di Diotogene e soprattutto da quelle dello ps. Ecfanto . ' An­ zi, la filosofia politica di quest ' ultimo doveva costituire una: «pro­ verbial explanation of the royal office>>6 e , come testimoniano i ti­ toli dei governanti, la filosofia ufficiale dello stato. Sulla scia di Goodenough si pose anche W . W . Tarn, il quale assegnava i testi decisamente all ' epoca ellenis tica 7 e più esatt amen­ te alla prima parte del III secolo a . C . , «When the theory of king­ ship was stili in the constructive stage » . 8 Egli azzarda anche l'ipo­ tesi che il sovrano descritto da Diotogene fosse Demetrio Poliorce­ te (Stobeo, IV, 7, 62) soprattutto per il fatto che , diversamente dal re ideale del trattato neopitagorico, il Poliorcete era difficil­ mente raggiungibile per i suoi sudditi a causa del suo orgoglio e della sua superbia; inoltre, il suo comportamento e il suo aspetto imponente si adattavano completamente alla descrizione del sovra­ no fatta da Diotogene . 9 4 La Uttna, scritta i n e poc a ellenistica, è premessa alla Rttoric11 ad A ksS4ndro , che appartiene al IV secolo e che sc:mbra esse� stata composta da Anassimenc di l..am psaco (L. SPENGEL, Rbetorici Gra«i, l vol. t_.ipisa, Teubner, 1 8 � 3 ; M. FtJHRMANN, ANJXimmiJ A r.s rhttoricll , Lipsi a , Teubner, 1 966) . E un esempio dell ' i m pon anza che assumono le tec­ niche retoriche nell ' arte politica ed ha lo scopo di insegnare tutto quello che un sovrano deve sapere e saper dire ndle varie s i t u azioni politiche. L ' autore della Ltttntz, che esort a il re ad apprendere l ' ' ars rhetorica' , sot tolinea soprattutto il valore del ' logo s ' inteso in �n­ so filosofico di legge, di discorso del t u t t o .

' Politic.l Philosophy, c i t . , p . 9 7 . lvi, p. 9 8 . ' Akurukr the G ...at and the Unity of Mankind, ?roe. B r i t . Acad . , X I X , 1 9 } } , p . 3 2 nota B e più tardi nel lavoro monografico su Alessandro, A leunder th� G�at, Cambrid­ 6

ge, U niversity Press, 1 9 4 8 , 2 voll . , I I vol . , p . 4 1 0 .

' Akunder the Great and the Unity, cit . , p . 8 . L ' ipotesi ellenistica d i Goodenough � s t a t a accolu . f r a g l i al t r i da A . STEINWENI"ER , S IN C un< , History of Greek Politica/ Thought, ci t . , pp. 294 sgg . ; G . ] . D . AALDER S , N6,1.0{ C,..,. t/1 CJXO{. cit . (analogamente qualche anno d o po in Politica/ Thought, cit . , •P"cialmente alle pp. 2 7 sgg . ) ; T . ADAM, Ckmentia principis. D er Einfù4! helknistischn Fiirstenrpiegel auf dem Vmuch �iner rechtllchm Fundimmg deJ Prinz•{Nlts durrh 5tn«ll, Kider 9

op. cit. ; T. A.

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Alcuni anni dopo, il lavoro serio e molto dettag liato di Louis Delatte 10 doveva capovolgere le ipotesi di Goodenough e di Tarn sulla collocazione cronologica dei trattati e conquistarsi le adesioni di numerosi studiosi . L ' opera si articola in tre parti , suddivise in nove capitoli. La prima parte, che concerne lo studio del testo, comprende : i prolegomeni all ' edizione critica; l' edizione critica dei testi; e la traduzione (pp. 1 -56). La seconda parte, dedicata all ' in· dagine linguistica, prevede: uno studio del dialetto dei trattati; uno s tudio del lessico ; dettagli e particolari stilistici e sintattici (pp. 5 7 · 120) . La terza parte, che riguarda la riflessione sull e idee filosofiche, è divisa in un'introduzione sulle teorie e sui culti rela­ tivi alla monarchia; nel comment ario ai testi neopitagorici ed infi­ ne nelle conclusioni (pp. 12 1 -290) . Nella prima parte del suo studio, Delatte rivela il fine propo­ stosi: qu.s EL A TI'E , op. cit. , p p . 122 sgg. e h � considera i f n . come informati sul pensiero politico, 50Ciale rd economico del IV secolo.

44 n motivo dcll'cWni:pxa�G. dcUa città è uno dci punti centrali dd pensiero che ARI­ SlUTEll sviluppa nella Politica ( 1 2�2b 2 7 , 1 2 6 1 b IO; 1 289b Hl anche "' la prospet tiva da cui si considera questo concetto è di t i po economico , mentre allo ps. Archita interessa so­ prattutto l'aspetto morale .

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di ll6fu>ç legge, cosicché Zeus viene considerato il dio che distribui­ sce le parti, attualizzando la formula del diritto . I frammenti con­ siderati da Stobeo si concludono con un testo che descrive come un buon magistrato dovrebbe essere : sapiente, umano, pastore del suo gregge ed infine !egalitario, cioè conforme alle leggi. Se si pre­ scinde dal luogo comune che identifica la guida politica di uno sta­ to in un pastore, si vede che le caratteristiche virtù del magistrato si possono riassumere nella qaÀ«Vll pw1r!a, dote per eccellenza rico­ nosciuta a tutti i sovrani ellenistici, e nel suo essere subordinato alle leggi, nella consapevolezza che queste non sono state fatte per il suo proprio tornaconto, ma per l' interesse del gruppo al quale appartiene . Il tema sviluppato nel testo dello ps. Archita, che pone in luce la funzione della legge e l'opera positiva della costituzione mista, secondo l'idea che poi si ritroverà anche in Polibio; il motivo del capo politico come qaÀMpw1to phrlowpbl.CO, D< j1.10, � 7 1 b c MASSIMO DI Tllto. Dzu. , \'II I , 8.

" . . . ...e· �xanp a-.-�· iraplx"" "'

""' a..;.. l· Ili Tt � !. Ili " Cfr. anche Ps .

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altri uomini e che vi sono altri esseri più divini di lui» (274, 2 sgg . ) . Il carattere mediano del re descritto dallo ps. Ecfanto , mo­ dellato, come il dio generato del Timeo, da dio a sua immagine, viene affermato sottolineando da un lato la natura materiale del corpo del re, che lo lega agli altri uomini e dall' altro la maggiore divinità della sua cpuatç, che lo lega a dio . " Il porsi a metà strada fra gli dei e gli uomini rende il sovrano partecipe della natura divi­ na ed umana e lo rende capace di unire reciprocamente i due mon­ di, operando, come ministro di dio, il ricongiungimento dell' uma­ no al divino . 52 Fra gli autori medioplatonici, quello che presenta grandi analo­ gie con il testo dello ps. Ecfanto è Plutarco, che specialmente nel­ l' Ad principem ineruditum, elabora una figura del re ideale simile al re del trattato neopitagorico: Si potrà dire con più ragione che i governanti sono dei ministri inca­ ricati dalla divinità della salvazione e della cura degli uomini ed hanno come compito di assicurare o la distribuzione o la protezione di quello che gli dei dispensano agli uomini di bello e di buono ( 7 8 0d ) .

Queste parole sottintendono la funzione soteriologica del re, che si pone come l'elemento che unisce e salda, per volere di dio stesso, l'uomo con il divino e che opera come 'agente di dio ' . La funzione mediana del sovrano è affermata anche più avanti, 7 8 I f, dove Plutarco sostiene: E come il sole, che [dio) ha posto nel cielo come superba i mmagine di se stesso, sembra essere il suo riflesso a coloro che sono capaci di ricono­ scerlo in questo specchio, allo stesso modo la fiamma della buona giusti­ zia, che ha posto nella città, è come un' immagine della sua ragione, che coloro che sono stati onorati e guidati dalla filosofia i mitano all o scopo di conformarsi al più bel modello .

Cosl, il sovrano per Plutarco si pone nella scala gerarchica de­ gli esseri in una posizione intermedia fra l'uomo ordinario e la di­ vinità, della quale diventa ministro e luogotenente . Nel fltpÌ {3am ­ .l.da(, il motivo religioso del dio trascendente che guida e comanda n Per la natura inlcrmeclia del demone cfr. A.PuL.Eio, Dt tko Socr. , VI, 1 3 2 ; Pl..l.rr . u­ co , Dqprio Socr. , 5 9 3d; D< tkf«t. o=. 4 1 5 ; MASS IMO DI TIRo, Diu. , XIV, 8.

" Per l ' idea dei demoni ministri di dio cfr. APULEio, De tko Socr. 12, 1 3 3 ; Pl.lJTAll · co, Dt Isitk tt Osiritk, 3 6 1 c ; c per la posizione positiva dci demoni A.Pt..n.E.Io , Dt tko Socr. , X I I , 1 4 6 e Pl.UTAJI.co, D< rprio Socr. , 5 86a e 5 9 3de.

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il cosmo è il punto di partenza per una riflessione di carattere poli­ tico, che si carica di tratti mistici quando il sovrano viene posto a mediare e a congiungere l' umano al divino , esplicando cosl quella funzione soteriologica e benigna, che era una delle caratteristiche dei demoni medioplatonici . ' l La funzione del re-demone dello ps. Ecfanto è cinetica in una duplice direzione : d al basso verso l ' alto, perché il sovrano deve cercare di attuare con la propria mediazio­ ne e con il proprio modello la cNY«�Le la sua for­ m ul azione � p h c i t a nei dia10ji!:hi di �m�E. cd i n panirolarc nd T"tno, l ì 6a , � divm­ t�TÌ t! ru m o di riferimento anclx- per le esposizwm cM di questa dottrina del '[dos' sa­

ranno date

s.u�o.� l \'amcntc.

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VI, 9; XIII, 1 ) , Iunco (Stobeo, Fior. , IV, p. 1 064 , 4 ) , Anonimo del Commentario al Teeteto (col . 7, 1 3 ) , Albino (DidtJskalikos, XXVIII, 1-4) e Apuleio (De Platone et eius dogmate, II, 25 sgg . ) . Singolarmente istruttivo, come s i è visto, s i dimostra il parallelo con il pensiero di Plutarco dell'Ad principem ineruditum, nel quale, come nel testo dello ps . Ecfanto, il motivo dell ' assimilazione a dio assume una valenza politica, poiché diventa il termine della fun­ zione del perfetto governante . n Questo testo, in cui si precisa l'i­ deale politico di Plutarco, si fonda sull'opera di Platone : il compito del buon governante è quello di mantenere unito lo stato, e di ren­ dere migliori i propri sudditi attraverso l'esempio . 56 Ciò avviene mediante un processo rnimetico , con cui il sovrano si avvicina, gra­ zie alla sua virtù, a dio, diventandone l ' immagine: [ . ] chi governa è un'immagine di quel dio che tutto adorna, immagi­ ne che non ha bisogno di Fidia o di Policleto o di Mirone che la scolpi­ sca, ma che viene in essere e si foggia da sé per sua virtù e somiglianza di Dio . " . .

Con queste parole Plutarco intende porre il rapporto divinità­ sovrano su un piano diverso rispetto a quello che aveva caratteriz­ zato la tendenza ellenistica, che operava una divinizzazione del so­ vrano. Per lui , al contrario , il capo politico non può essere dio per nascita o per una decisione di stato, ma piuttosto per la sua virtù 58 che lo condurrà a ricercare il bene della città e dei cittadini . 59 Ma il significato politico che il concetto di Òf1-oCwau; 9tc!i prende nel trattato dello ps . Ecfanto si ricongiunge a quello etico con l'asso­ ciazione implicita all ' idea della giustizia, che costituisce uno dei punti centrali della discussione politica: opV.avepw>LÀiot e la xotvwviot che il sovrano trasfonde attraverso la sua persona: essendo egli stesso benevolo , amico e sociale nei con­ fronti dei suoi cittadini , ispirerà anche ad essi gli stessi sentimenti, cosicché per un verso la città con la sua cpLÀiot imiterà la concordia dell ' universo e per l ' altro si stabilità fra i cittadini una relazione determinata dall a consapevolezza di avere tutti qualcosa in comu­ ne, che farà nascere in loro un sentimento di socialità reciproca . Dunque , l' idea della xoLVWIILot intesa come virtù è qualificata dal concetto di q>LÀiot con la quale forma un binomio inscindibile. i) La giustizia del sovrano ed il suo rapporto con la xDLvwviot L' altro concetto che insieme a q>LÀLot risulta essere correlato a xmvwviot è quello di giustizia, che assume un rilievo decisivo nella teoria e nella prassi politica.

È chiaro per tutti che sarà giusto, dal momento che possiede lo spiri­ to sociale (xotvwv(a) . La comunità sussiste per l'eguaglianza e nella ripar­ tizione dell 'eguaglianza la giustizia svolge il ruolo di guida , ma vi parteci­ pa anche lo spirito sociale: i nfatti, è impossibile essere ingiusti e ripartire l'eguaglianza, cosl come è impossibile ripartire l' eguaglianza senza avere lo spirito sociale ' ' Dall e p arole dello ps. Ecfanto risulterebbe u n rapporto d i cor­ relazione fra la giustizia e la xmvwviot, a partire dall a quale il sovra­ no ripartisce l' uguaglianza fra i cittadini . Quindi , l ' idea di ugua­ glianza diviene l' aspetto c aratterizzante della 8ooxLoaUVTJ e può identificarsi in una sorta di proporzione matematica che attribui­ sce ad ognuno quanto gli spetta, 82 piuttosto che in una semplice uguaglianza numerica. In questo modo , l ' autore sostituisce la fun­ zione della legge che assegna ad ognuno la propria parte con equi" 2 n , 1 •118. " 279, l '118·

" Cfr. AlusToTEt.E , Et. Nic. , 1 1 3 l a J i .b24 ; PLATONE, Gorg. , 508a, e &g. , 757 b-e; R· v(a . Infatti, la giustizia viene a collegarsi all 'idea di azione benevo­ la e docile nei riguardi del prossimo per due vie: in primo luogo , esplicitamente, mediante la relazione che il nostro autore stabilisce fra il sovrano come causa di bene per i propri sudditi; e in secondo luogo implicitamente, attraverso la dipendenza dalla xolw.>v(a, che a sua volta è connessa all ' idea della bontà nei confronti del prossi­ mo .85 Ma l' esplicazione di questa buona qualità che assegna l ' uguale ai cittadini trova un fondamento non in una valutazione personale o in un amore che dall ' individuo si estenda alla società , ma piutto­ sto nel principio trascendente della divinità e nell ' assimilazione ad essa. Il legame della giustizia con l ' idea della O!J-o(wau; 9uii traspare con chiarezza dalle colonne del Commentario medioplatonico al Teeteto , dove l ' autore sviluppa una polemica nei confronti di quan­ ti sostenevano la dipendenza della giustizia dall a o!xdwau;, con­ travvedendo alla relazione basilare �I.X "1'Chtlrqw, (tr. it. di A. FuscHETTI , I t'fUUtn dJ vtri.ù utl4 Grr"CU1 ilTUICJJ , Bari, Lareru., 1 9 ì ì ) . ' " T.agowio, SO '88 · ; C fr . i'LtJTAllC O, Qoust. """' · · IX , 1 4 , ì - 1 0 746f . �

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re esiodeo , una valenza positiva e benefica perché non può scaturi­ re da parole vane, e perché ispira, come frutto di giuste parole, il desiderio di perseguire la giusta strada. La parola proferita dal re dello p s . Ecfanto è pertanto una sorta di medicin a , che persuade il paziente recalcitrante a sottoporsi ad una cura adeguata. Il sovrano diventa, quindi, una specie di medico che non 'ordina' un medica­ mento, come f arebbe il medico degli schiavi , ma cerca di persuade­ re il m alato , rendendolo partecipe della sua conoscenza , perché la salute deve essre ottenuta con il convincimento . 102 Ma - e di que­ sto lo ps. Ecfanto è perfettamente consapevole - la 1m&w accanto al senso semantico benefico ne adombra uno malefico, o almeno intermedio, per il suo legame con la violenza, come traspare dalle parole «se esistesse fra gli uomini qualcuno più divino di quanto è di solito non avrebbe assolutamente bisogno di persuasione, poiché la persuasione è qualcosa di molto vicino all a costrizione» (2 7 8 , 7 sgg . ) : è la persuasione che, come dice Eschilo nei Persiani, 9 7 : «fa smarrire nelle sue reti» attraverso parole carezzevoli che inganna­ no. 103 Ma questo aspetto negativo e violento è in un certo senso neutralizzato dalla fiducia HM che il re è capace di suscitare nei sud­ diti, e che misura l ' efficacia del suo potere persuasivo: infatti, quanto più persuasive, ovvero quanto più conformi ed espressione del 'logos' risulteranno le sue parole , t anto più i sudditi si mostre­ ranno disposti a seguirlo . I n altri termini , le parole del sovrano non saranno come quelle di C as s andra che, privata da Apollo del potere della 1m&w, 105 è incapace di suscitare la fiducia in chi l ' a­ scolta . Quindi, il vero re sarà padrone non di un ' logos' agonale , che ha come obiettivo il dominio di uno dei contendenti, 106 non sarà un «mercenario di parole», 1 07 ' persuasivo ' in virtù della vio-

1 02

Cfr. Urgi, 720. Cfr. 278, 7 '811 - Cfr. anche EscHllil , Ajam . , 385 '811 - ; PLATONE, Crizill , 1 09b-c ; Fikbo, 58ab; GoRG IA , Elogio di Eie>uJ; dr. Ch . P. SEG.u., Gorgios •nd th. Prychology of th. Logos, «Harvard Studies in C lassica! Philology•, 1 962, pp. 99- 1 3 5 ; A. MOTTE , PmU�JSion et viokne< chn P/4ton, .Antiquité classique>, 1 98 1 , pp. 562- 5 7 7 . 104 C f r . anche: l soc RA TE , A Nic . . , 2 2: « e durante la t u a v i t a mostra sempre d i tenere in cosl grande considerazione la verità da far sl che siano più desni di fiducia i tuoi discor­ si dei giuramenti degli altri». 1cn Agam�nont, 1 2 1 2 . 101

1 06 .. u ' logos' è un grande dominio, che compie azioni divine con corpi piccolissimi assol utamente inapparisccnti [ . . . ] può eliminare la paura, infondere la gioia , rafforzare la comprensione• GoRGIA, fr. 768, I l (8). 1 01

PLATONE, Tut. , 165d.

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lenza e dello sconvolgimento che sarà capace di provocare , ma piuttosto egli possederà un ' logos' maieutico e positivo , che deter­ minerà un convincimento razionale . Sotto questo aspetto, la parola del re fa nascere una 1t!cnu; che equivale a certezza, e che risulta dall a disponibilità dell ' uditore a lasciarsi persuadere, diventando momento fondamentale del procedimento persuasivo . Esiste quin­ di , e lo ps. Ecfanto lo specifica quando nega il valore positivo del­ l' azione violenta, una relazione che unisce l ' idea di persuasione al­ l' atto volontario dei sudditi che si mostrano ben disposti a seguire la condotta del loro capo. Perciò , l ' opera di persuasione del re, an­ nullando l ' oblio dei sudditi, 108 provoca uno stato armonico ed equilibrato all ' interno della collettività, della quale viene cosl ga­ rantito il perfetto funzionamento: la fiducia che i sudditi assumo­ no nei confronti del re si traduce e si esprime nella tuvoLO: - la buo­ na volontà a seguirne i consigli - che è ottenuta attraverso la 7tu9w, omologa del ricordo .

1 011

Per il binomio persuas ione-oblio d r . Repub. , 4 1 2e-44 3 a .

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CAPITOLO

II

IL SIGNIFICATO ETICO-POLITICO DELL'IMMAGINE RE-LEGGE INCARNATA

Nella fisionomia del sovrano ideale che lo ps. Ecfanto ha trat· teggiato domina il carattere paradigmatico e salvifico, che spinge i sudditi a ritenere !"ethos' del capo il modello cui ispirare la pro­ pria condotta di vita. La natura superiore del monarca rispetto al popolo è il risultato del procedimento di assimilazione a dio che fa di lui l'incarnazione del 'logos ' cosmico, di quella legge universale che stabilisce l'equilibrio e l' armonia nel mondo sensibile. Il rap­ porto che il neopitagorico determina fra il sovrano e il 'logos' (o ' nomos ' ) introduce - senza tuttavia presentarla con quell a chiarez­ za espressiva che si troverà in Diotogene o Plutarco - la concezio­ ne che ha svolto un ruolo determinante nelle ideologie politiche antiche e più recenti, e che ha lasciato una traccia di sé nel pensie­ ro del Medioevo e del Rinascimento, fino all'epoca moderna: l'i­ dea del sovrano come v6fLo� tfL�uxo�, 1 come legge animata . Infatti, l'immagine religiosa del monarca che si identifica con l'ordine cosmico e che esprime la somiglianza con dio costituisce una delle eredità più eloquenti dei trattati Sulla monarchia sul pen· siero politico non solo occidentale. 2 Se si pensa che ancora nel 1 Per la bibliografia su questo problema si veda !1 nota 9 cap. Il della parte prima. J Si veda a qucS[o proposito il lavoro di I . SEVCENKO, A Negkcted By::rantin� Souru of th< Moscovik Politica/ Idro/of:Y, c H arv ard Slavic S tudies•, 1 9 5 4 , pp. 1 4 1 · 1 7 4 . I n questo

a.nicolo l ' autore pone in rilievo l ' i nfluenza eserci tata sul pensiero politico rus50, già a par­ tire dal X I I K:colo, da Agapcto e dalle sue font i , alcune delle quali dovevano essere pro­ prio i trattati Sulla moNlrrhitJ tramanda6 da S tobeo (cfr. p. 1 4 6 nota 2 6 ) . Tutto il lavoro dello � cvccnko si s t ruttura come un esame comparativo di lunghi p as s i dell 'opera di Aga­ peto dedicata all ' i mperatore Giustiniano con quelli dei teorici politici della Russia. Ma l' interesse per Agapcto, sostiene alla fine dell ' ar t icolo l ' autore, s i coglie anche nella Fran­ cia del X V I I secolo, quando Luigi X I I I lo t r adusse i n francne sotto la guida del prece t t o­ re D a v i d Ri v a ul t ( p . 1 7 7 ) . P e r l ' idea dell ' i nfluenza esercitata d a i testi Sulla monll rc hia sull ' ' assol utismo' francese dr. ICANroRO\VICZ, TIN King 's, cit . , p . 429 nota 3 7 6 : «That ac·

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XVII secolo Giacomo I di I nghilterra sosteneva, nel discorso al Parlamento del 2 1 marzo 1 6 10, «The state of monarchy is the su­ preme thing upon earth; for kings are not orùy God' s lieutenants upon earth, and sit upon God's throne, but even by God himself they are called gods . . . Kings are justly called gods for that they exercise a manner or resemblance of divine power upon earth» 1 si comprende il ruolo che questa tradizione ha svolto nella storia del pensiero politico. Infatti, anche la teoria politica medievale sulla monarchia ri­ sulta fortemente permeata dal motivo, derivato dalla legislazione romana, del re come mediatore,4 incarnazione della legge e della giustizia: le radici di questo concetto si rintracciano, com'è noto, nell'opera dell 'imperatore Giustiniano, che nella Novella 105 ri­ propone l' idea sostenuta da Temistio nel discorso a Teodosio L' Nell'orazione del 38 4 Temistio, sottolineando la differenza che sussiste, in relazione all a legge , fra l' imperatore e il giudice , affer­ ma che il sovrano può intervenire sulla legge mitigandola e tra­ sformandola, come ll6f1oç tfL�uxoç e come rappresentante di un po­ tere conferitogli da dio : 81.à 1:0U1:0 r�p. wç EOLXE, �alÀdav 1.x 1:0U OUp 6 ) concepisce il ' nomos' pindarico come coincidente con il volere di Zew, come legge divina, che sta a fondamento delle leggi umane (p. 56) . Sul tema del ' nomos' si ved a , poi, R. HlllZE.L , "'Aypaf'OC" �OC". Abh . sacch . Gcs. d. Wiss. philos . · hi s t . Klassc, 2 0 , 1 900 . IO C on la Sofistica, tutta protesa a ripensare i rapporti int�nonali muovendo da riflessione sui legami dell ' uomo con la natura, si introduce la convinzione dell 'esisten­ za di infinite leggi positive, tutte diverse da popolo a popolo, che sussistono solamente i n virtù di un accordo u m a n o . A q u es t e si contrappone l ' unicità e la st abili t à della natura, che spesso si t rova in confli t t o stridente con le leggi ccxlificatc della città (cfr. M . PoH­ u.NZ , Nomos, •Philologus», 1 94 8 , pp. 1 1 5 - 1 42 e Nomos und Physis, • H ermcu, 1 9 5 3 , pp. 4 1 8- 4 .3 5 ) . Infat t i , soprattutto 11 partire dal V secolo si assiste al dibattito sul ed alla crhica del cannerc relativo c convenzionale del 'nomos ' , che si trova tanto riflessa in opere di na­ tura non schie t t amente politica, quali lo serino ippocrateo di ispirazione sofistica Su/111 J.iet4, c nei Disconi dMpiici; quanto formulata, sotto l ' aspetto teorico da lppi11 c da Ami­ fonte. A ttraveno una cri tica aspra c radicale del concet t o di ' nom05' c una conseguente esal t azione della na tura, si prcciu c si concreta la dicotomia fra ' nom05' e ' physis ' , intesa una

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In questa luce, trova una sua ragione d ' essere la posizione platoni­ ca " che, a partire dagli esiti deUa riflessione sofistica, cerca di ri­ pensare e di riformulare una nuova concezione deUa 'politeia' e deU'uomo politico che ha il compito di realizzarla. Acquista, cosl, un decisivo significato l ' indagine intorno all a legge, al suo ruolo e alla sua funzione, che è poi ripensamento intorno alla possibilità deUa costituzione di uno stato alternativo a queUo esistente, e all a ques t ' ultima come il carattere vero dell ' uomo c come base della società, non in quanto da­ ta una volta per tutte, m a al contrario come continuamente costituentesi nelle mani dd­ l ' uomo, che di volta in volta crea la propria città, anche con u n atto di forza c di dominio sugli altri. In questa elaborazione, il ' nomos' �lativizzato viene co(')crpito come una forza di coercizione esercitata sulla natura, sviluppando u n ragionamento che condurrà ad una dichiarazione dd cara t tere tirannico della l e gge , c della �Ca. a t traverso la quale si oplica. In questo quadro si inseriscono gli att acchi mossi da un l ppia (cfr. Pu.TONE, Prot1Jgort1, . B 7d) e d a un Antifontc (dr. fr. B 4 4 col. I V , fr. A DK) nei confronti dd 'nomos ' , int�:­ so come espressione della violenza che infrange l ' ordine naturale c che tenta di vincolatt la natura in sch�mi rigidi e cont raddittori. E nella oona:zione poli t i ca di una parte della Sofistica, quella di un Tra.simaco , di un Callide, o di un Crizia si vi�ne imponendo una nuova cona:zione della politica, fondata sull'idea del più forte che �r natura deve domi­ nare sugli altri. In quest'l luc� . il ' nomos' diventa �r C alli de; (cfr. PuroNF.. , GmgUr, 482�-484a), ancora più radicalmente, l ' �spediente usato dal più d�bole �r non soccombe­ re di fronte alla su�riori t à dei più forti, violando la natura con la falsa credenza eh� sia turpe comm�t tere i ngiust izia. Sullo stesso piano s i ponte Trasim aco che ribalta la trad.izio­ nal� ddinizione dell ' uomo giusto, il quale diviene colui che, non avendo la forza di impor­ si sugli altri, cerca di trovare una legittimazione alla propria inferioritÀ; per questo, il 'no­ mos' si configura c om e l ' espressione di un dominio ch e è coerente con la n atura, so lo nel caso sia esercitato dal più forte. Questa idea della validitÀ del � in quanto utile per chi comanda trova in Crizia forse la sua più cinica formulazion�: la società umana scaturi­ sce dall ' assoggettamento ai più foni , che hanno imposto le leggi e lo stesso timore degli dei è o�ra astuta di un uomo che ne ha fatto un ' instrumentum regni' Siamo, dunque, ormai lontani dall a visione antica del 'nomos' pindarico, della legge razionale, data una volta per tutte e sempre identica a se stessa. Sulla Sofistica si vedano almeno; H. GoM­ PERZ. Sophistik und R �torik , Leipzig. Teubner. 1 9 1 2 ; E. DuPilÉEI., Us Sophis�. Neuchà­ tel, Edition du Grilfon, 1 9 4 8 ; M. UNn:RSTWIEit, I Sofisti, Torino, E i naudi . 1 9 4 9 (2a ed. Milano, 1 967) dello stesso I 5ofisti. Testimoni4nu e framm�ti, Firenze, La Nuova I t alia, 1 949- 1 062 . 4 voll . ; F . A DORNO , I Sofisti • 50C11Jk . Un "•nto/ogio dn fromm.,.ti e tkU. �ti· monilmze, Torino, Loescher, 1 96 1 . 11 La letteratura s u Platone e sulla sua concezione politica è sterminata e di vol ta i n v o lt a ha rispecchiato interpretazioni d i vene , talora completamente antitetiche, risponden­ ti a differenti es igenze e ri s ul t ant i da precisi contesti e climi storico-intr-llet t u al i . Cosl, nel­ l ' ambito della dispu t a più generale relativa a Platone come filosofo del �(oç 9t.w�, op­ pure come filosofo del �(oç: npcuc-nx6ç , si è potuto affermare o la ' lettura' hegeliana e la teo­ ria organica dello s t a t o , oppure la tendenza a cogliere la politica platonica in termini di impegno pratico ed etico, oppure la valutazione negativa di Platonr- come filosofo dell'au­ toritarismo e dell' illilxralismo. Non è questa la sede �r affrontare il problema delle inter­ pretazioni del �nsiero politico di Platone nella storia della critica ; la questione è stata di­ battuta e discussa n e i dett agli da M . ISNARDt-PARENTE nelle note di agg i ornamento al vo­ lume dello Z EI.LER - MONOOI.FO, LA filosofia dei Gm:i nel s111 o sviiMppo storico, Parte I l , volu­ me I l l/2, Firenze , La Nuova Italia, 1 9 7 4 . Cfr. anche E . N. TtGERsn:DT, In�nptrling Piluo, S tochkolm-Uppsala, Almqvist Il< Wicksell, 1 9 7 7 ; e F. Aoo RN o, Inf:l>olh.zion• • P/iuo,., Ba· ri . Laterza, 1 9 7 8 , 1 990 .

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delineazione dell'uomo politico che questo stato deve attuare : è questa la posizione che Platone matura nella R epubblica , nel Politi­ co, e nelle Leggi e che costituirà il punto di partenza della conce­ zione aristotelica della legge . 12 È soprattutto nel Politico che Plato­ ne sottolinea l ' abilità dell ' �p �cnÀLX6ç di governare senza i ' no­ mai ' , ma seguendo soltanto il suo giudizio, che lo rende capace di valutare più correttamente di una legge codificata (294a-c) . Se, infatti, il compito del politico è quello di tessere l ' ordito dello stato per realizzare quella misura che di volta in volta si ren­ de necessaria per il bene comune , l'uomo regio non ha bisogno di statiche leggi scritte, perché spet terà alla sua arte trovare quella legge che in quel momento è adatta. In questo senso , il vero uomo politico si pone al di sopra della legge codificata, che come ogni forma scritta 11 si cristallizza e si sclerotizza perdendo di efficacia contingente; dunque è affidata alla scienza dell ' uomo regio e alla sua capacità discretiva il compito di ordinare le differenti parti della ' polis ' in funzione della vita pubblica . Questo significa che il ' nomos' nel Politico si configura come lo strumento del quale il reggitore si serve e che di volta in volta può modificare , a seconda del mutare delle situazioni , senza che questo significhi affidare il governo della ' polis ' all ' arbitrio e al capriccio del filosofo. Dalle pagine del Politico si ricava una concezione che vede nel ' nomos' un'immagine rigida che poco si piega alla mutevolezza del­ la realtà contingente, e che si contrappone alla duttilità e flessibili­ tà del �aLÀUsilao c soprattutto la Ciropedia, dove emerge con forza il

ruolo che un sovrano bene educato può svolgere nello stato. Tutta l ' opera si configura, i n ­ fatti, c o m e l ' es al t azione d e l l e d o t i dd monarca pe r s i an o che, grazie ad una c o rr e t t a educa­ zione, è riuscito a concret izzare il re ideale dci tempi omttici, ' pastore di gent i ' c padre, �mpio d i perfetto capo politico. Si vedano J. LuccJONI , Ln idées polttiqu�s et socUlks tk Xmophon , Pari s , Ophry s , 1 9 4 7 ; � d�llo stesso Xmophon et le Socrtztisme, P�ris, Presses Univers i E aires de F rance, 1 9 5 3 ; E. DELEBECQUE, Eswil sur 14 vie tk Xmophon , Paris, Prc:s­ sc:s Univenitaires de France, 1 9 , 7 , specialmente il cap. X. "' Cfr. allo scopo di G. F . CHESNtrr ,

op. cii .• pp. 1 32 9 sgg.

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dove da un lato suggerisce l ' idea del sovrano come personificazio­ ne della legge, e quindi, come rappresentazione di eccellenti quali­ tà e doti morali e dall' altro introduce la relazione di sottomissione e di subordinazione del buon re al ' nomos ' e alla giustizia. Come si è rilevato / ' ques t ' opera, tutta incentrata sul motivo della legg e , sul significato e sul ruolo di e s s a all ' interno della ' polis ' , lascia tra­ sparire una problematica elaborata e discussa soprattutto in epoca ellenistica, quando la riflessione verteva sulla definizione del rap­ porto che univa il ' basileus ' al ' nomos ' della città, la nuova istitu­ zione politica con I ' antica. Il ' nomos ' , infatti, se per un verso era concepito origin aria­ mente come il frutto della razionalità di un bravo legislatore per l ' altro, con il costituirsi e con il consolidarsi della 'polis ' , era di­ ventato l ' espressione del potere e lo strumento di coesione della popolazione, l ' emblema della struttura democratica. Ma l ' epoca del potere assoluto dei sovrani ellenistici, simbolo dello stato e fonte delle leggi scritte, conobbe una serie di teorizzazioni 22 e di riflessioni intorno alla natura della legge, fra le quali acquisterà una forza decisiva anche per il pensiero successivo la concezione della Stoa, che concepiva una legge eterna e divina, base e fonda­ mento delle norme codificate delle singole citt à . 2 3 Dunque l 'ordi­ namento politico della città trova una sua ragione e fondamento nell 'ordine razionale che governa l ' universo; non è il risultato del­ I ' opera di un legislatore o il frutto di un patto umano, ma deriva­ zione ed imitazione del principio eterno naturale, che fa della 'po­ lis ' la riproduzione fedele del cosmo . Il compito degli uomini è, pertanto, quello di riconoscere quella legge d i natura e di subordi­ narsi ad essa in quanto norma razionale, in quanto ' logos ' cosmico , che rende possibile la continuità fra universo e città cosmopolitica, universale , nella quale vivono i sapienti, legati fra loro da un senti­ mento di amicizia e di concordia .24 " C f r . p a rt e p r i m a cap. I I I , pp. 4 3 s gg .

ll. Al saggio non necess i t a la l e gg e codificata delle c i t t à , c h e è posta, i n v ece , per gli

stolti: cfr. EPIC URO , in SroaEO, Fior. I V , l , 1 4 3 ; SENOCRATE in P'LVTARCO, Dt virt. mor. , 4 4 6d ; TEOPRASTO , i n STOBEO , Fior. I I ! , 3 7 , 20 p. 7 0 2 ; ERMARCO, i n P oRFDU O , n. dbJtin. l, 7 · 9 .

2' P e r la giusti ficazione d e l ' nomos ' si veda CRISIPPO SVF I I I 3 1 4 , pe r il quale �so è norma imperativa che ci ordina quello che è xa:'t� ( I I I , 5 2 1 ) e s t rumento che discri ­ mina il �ne e il male.

14 A qu�to proposito si ricordi la bella sintesi che i l Pohlcnz dà del 'nomos ' : cla pa­ rola ' nomos' in origine comprendeva le opinioni morali e giuridiche rispe t u . t c , in un terri-

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L' idea del dualismo legge non scritta e legge positiva pervade l'opera dello ps. Archi t a che sembra per certi versi avvicinarsi all a concezione stoica del rapporto analogico fra legge naturale e legge codificata. n In uno dei sei frammenti del llepì IH5fUù xad SucatoaU� conservati da Stobeo , che si riallaccia all e affermazioni che associa­ no il re al II61J.oç liJ.!J>uxoç, lo ps. Archita introduce la relazione fra legge non scritta e legge scritta, che deve seguire gli insegnamenti della prima:

Le leggi non scritte degli dei, decretando la sorte malvagia propria dei costumi malvagi 26 ed infliggendo un danno a colui che non obbedisce loro, sono come padri e guida delle leggi scritte e dei decreti imposti agli uomini .27 Le leggi non scritte, che non sembrano identificarsi con le abi­ tudini di un popolo particolare , o con le norme morali che costitui­ scono il fondamento di una comunità, ma piuttosto con le leggi di­ vine, stabilite dagli dei per guidare la condotta degli uomini , si pongono come base e principio delle leggi codificat e . 28 Infatti , setorio circoscrit t o , da una si ngola stirpe o da un singolo popolo. Perciò, dal quinto secolo in poi, si vide nel ' nomos' soprat tutto l ' is t i tuzione umana e lo si contrappose alla gi us tizia immanente, fondat a sulla natura ddl' uomo e sull ' ordine universale. La Stot. si rifece di proposito ai tempi antichi - all ' inizio della definizione di Crisippo che abbiamo citato c'è un ' eco del famoro verso di Pindaro che esa.ha il ' nomos ' come re di t u t t i , dci mortali e dc­ gli immortali - e rcst i t ul alla parola, approfondendone il se nso , il suono solenne che aveva in Eraclito. Nel pensiero stoico, al posto della singola, ristre t t a ' polis ' subentra la cosmo­ poli univenalc, la quale pu� ha bisogno di un ' nomos ' che la tenga insieme. Ora questo ' nomos' non è un is ti tuto umano : è la giwtizia i m manente connessa al reggimento del ' no­ mos' divino, è il diritto naturale - furono gli Stoici a formulare cosl per la prima vol t a il concetto - che vincola rutti gli uomini della terra nello stesso modo. Il diritto positivo è diritto solo nella mi5ura in cui si armonizzi con la legge razionale. � leggi singole che la offendono non meritano il nome di ' leggi' c non pos5iedono alcuna obbliaatorictà morale nei confronti dell ' uomo, anche se egli le osserverà in quanto c i t t adino (nell a misura in cui ne può rispodcre di fronte a se stesso)•. M. PoHJ.ENZ , 1...4 StOuxoç) , o un capo conforme all a legge (v6!-I'!Lç) ; per questo motivo, di conseguenza, egli è l ' uomo più giusto e nello stesso tempo l ' uomo più conforme alla legge (263, 1 5 -20) .

La discussione dell ' autore prende l ' avvio dall ' an alogia fra il re, la giustizia e la legge , articolate sillogisticamente in modo da crea­ re una triarchia che stabilisce tre livelli di rapporti reciprocamente concatenati . Il legame del re con la giustizia, secondo quella conce­ zione tradizionale che fa della lìooxuxruY1) la dote per eccellenza del monarca, viene giustificato logicamente attraverso la relazione fra la giustizia e la fonte di questa: la legge . A partire da questa analo­ gia, il binomio re- ' !ex animata' si viene caricando delle implicazio­ ni connesse al motivo della città come specchio del cosmo e del­ l ' ordine universale che il ' basileus ' , attraverso l' imitazione, può ri­ produrre in sé . Il re riproduce l ' armonia cosmica e la regalità terre­ na è imit azione di quella celeste, cosl come la città terrena è imita14 A1 comrario, i n t u t t a la discussione e la riflessione elaborate dagli autori neopita­ gorici sulla monarchia ideale , pur m ancandone un richiamo esplici to, sembra sia fatta all u ­ sione all a negatività di una forma r irannica o autocratica di governo, soprat tu t t o nell'insi­ stenza su1 motivo della limitazione dd potere regale a tt r averso u n ' adeguazione al m odell o celeste, che �rme t t e di acquistare la mOOerazione e l ' autocontrollo.

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zione della città celeste (cfr . 265 , 10 sgg . ) : l' associazione re/v6!J.oç tfJ.cl>uxoç significa che il sovrano, come riflesso della divinità, incar­ na la ragione e la legge cosmica che dovrà attuare nella ' polis ' , co­ me principio di ordine e di armonia . Per altro verso , il re si mo­ strerà ossequente 3 5 questa legge positiva , espressione della legge universale , e tutore di essa, senza che per questo il suo potere ven­ ga limitato; al contrario, s arà come quello che dio ha nel mondo . Per questo, il monarca perfetto è l ' uomo che più rispetta la legge positiva, e che traduce in forma concreta i principi della legge co­ smica: come dio è la legge universale, cosl il monarca terreno in­ carna la legge terrena, e come il monarca rispetta la legge del tutto in lui riflessa, allo stesso modo rispetta anche le leggi della cit t à , specchio ed imm ag ine di quella. Il vero monarca, c o m e legge vi­ vente e come detentore di un potere senza controllo (265 , 22 sgg . ) sarà 9tòç l v &v9pw7tOLç ossia rappresentante di dio fra gli uomini e incarnazione della legge. L ' insistenza sul motivo della conformità e della sottomissione alla legge sottintende una distinzione fra il so­ vrano !egalitario e legittimo e colui che si pone al di fuori della leg­ ge, sosti tuendola. La legittimazione del monarca è resa possibile dall a subordina­ zione alla legge, da cui scaturisce la giustizia: il sovrano diviene, in quanto v6(Loç lfJ.cl>uxoç, il momento mediano fra la giustizia e la leg­ ge. Per questo, se il sovrano sta allo s t ato come dio sta all ' u niverso (265, 6 sgg . ) ; se il monarca terreno riflette le qualità e gli at tributi del dio celeste, il re s arà nello stato la riproduzione del 'logos ' , la copia dell ' intelligenza creatrice. Il carattere razionale che contrad­ distingue il monarca viene precisato mediante il paragone con le parti dell' anima: il re sta ai sudditi come la parte razionale dell ' a­ nima (ÀoyLXÒt cj>uxci) sta alle parti più basse ("tò 9u(J.Otl8lç, "tÒ È7tl9U(J.T)­

"tLX6v) . 36 Questa immagine suggerisce due considerazioni circa la natura che assume il re: nella corrispondenza analogica che Diotogene crea fra il cosmo e la 'poli s ' , tra il dio e il sovrano l ' elemento cen­ trale è quello dell ' armonia che deve essere raggiunta nella città ter­ rena, e che riproduce il modello celeste. In questa luce, il re divie-

H S ul rapporto dd ' princeps ' e dell ' imperatore con la legge si veda, per il mondo ro­ mano, P . DE FRANClSCI , Arcana Imperii, Roma, (ris t . anas t . ) 1 97 0 , 3 voll. specialmente v o l . I I I . t o m o l , pp. 3 3 3 sgg . : e t o m o I l , pp. 2 0 3 sgg. 16

2 66 , IO '81!·

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ne nella ' polis ' l 'operatore di armonia e di equilibrio che si conqui­ stano attraverso l ' altro carattere che contraddistingue il monarca di Diotogene: la razionalit à . Nel corpo della città terrena l ' irr a zio­ nalità, concretizzata nei cittadini, viene ricondotta all 'ordine e all a ragione dall ' opera paradigmatica del re , cosi come nel cosmo l ' or­ dine e l' armonia vengono decretati dall a ragione di dio : il sovrano terrestre, in questa imitazione e riproduzione della scansione del cosmo, è l ' immagine della razionalità di dio . n parallelo dio celeste-sovrano terreno, intelligenza celeste/in­ telligenza terrena viene ulteriormente approfondito d allo ps. E ­ cfanto. n sovrano descritto da questo neopitagorico è un uomo saggio ( ' phronimos ' ) che non ha bisogno di statiche leggi scritte a cui sottomettersi, perché riproducendo in sé l 'ordine universale stabilito d a dio , ' phronesis ' del mondo " , è legge per se stesso . 3 8 Tuttavia, l ' aspetto che p i ù caratterizza l 'opera del r e come incar­ nazione della ragione cosmica è quello etico-salvifico . Bisogna nondimeno precisare che nel trattato dello ps. Ecfan­ to - tutto pervaso dal motivo della duplicazione nel re delle qualità di dio - la formula v6fLoç ljl.cj.uxoç non compare mai esplicitamente . Ciò nonostante essa traspare fra le righe e se ne può cogliere l ' im­ portanza per l ' economia generale dell ' opera almeno in tre punti: Tutti gli altri uomini , se si rendono colpevoli , hanno modo di purifi­ carsi nella maniera più santa conformandosi ai loro capi, sia che siano go­ vernati da un re sia dalla legge (2 7 4 , 5 sgg . ) . La bellezza d i questo ordine splende immediatamente e colui che l ' ha imitato diviene, per la sua virtù , c ar o a c hi ha imitato e ancora più caro diviene a coloro che sono sottoposti ai suoi ordini . I nfatti, non c'è nessu­ no che amato da dio sia odiato dagli uomini [ . . . ] ( 2 7 4 , 15 sgg . ) . Solo il r e è capace di suscitare nella natura umana questa tensione al bene, affinché l 'uomo segua dio imitando la sua persona superiore . M a gli uomini , infiacchiti da una specie d i ubriachezza e caduti nell ' oblio a causa di una cattiva condo t t a di vita, vengono rinvigoriti dal ' logos' che , accolto fra loro, ne guarisce l e malattie e , dopo aver cancellato la dimen­ ticanza che abita in loro a causa dei vizi, fa rinascere il ricordo , da cui ha origine ciò che è detto persuasione ( 2 7 8 , 10 sgg . ) .

" Cfr. 2 7 9 , l � '81!· Cfr. per l'origine di tale concezione AluS'TOTF.U.. , Et. Nic. l 1 2 8 a 32, ma anche Pro­ '"f! . , fr. � Ross . )8

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Gli esempi sopra riportati suggeriscono come il motivo della ri­ produzione del 'logos' cosmico nel sovrano si possa associare a quello della parola e dell ' amore, che insieme operano per il conse­ guimento della salvezza etica dei sudditi. Il 'logos' presenta una duplice valenza: da un lato rappresenta la ragione cosmica e dal­ l' altro, nella sua accezione tecnico-retorica, si collega all a persua­ sione , all ' amore e alla benevolenza, attraverso cui si attua la salva­ zione collettiva. Sotto questo aspetto , la funzione del 'logos ' del re nello ps. Ecfanto è quella di rendere possibile la trasformazione in­ teriore di ogni uomo, differenziandosi dalla parola del retore e del demagogo , che hanno come obiettivo una trasformazione della massa facendo uso di una retorica che vince e non persuade , che interviene soltanto sulla superficie dell ' anima di chi ascolta. In questa tensione verso una aw"tl)p!a morale, che coincide con un adeguamento alla legge universale , si coglie il parallelo fra 'logos' inteso come ragione che convince - e la mente coordinatrice che nell 'universo realizza l' armonia e l'equilibrio delle cose; e si com­ prende il ruolo che il principio razionale svolge t anto nell' ambito cosmico quanto in quello umano . Questa relazione che si stabilisce fra l 'organizzazione dell ' universo e quella della ' polis ' - e conse­ guentemente degli individui che la compongono - deve porsi come risultato di quel processo di interiorizzazione e di conquista etica che sta al centro dell ' interesse del neopitagorico : la misura e l' ordi­ ne interiore ottenuti con l' imitazione divina devono costituire il seme da cui far germogliare:, mediante il convincimento su base ra­ zionale, la misura e l ' equilibrio della collettivit à . La s alvezza inte­ riore dei sudditi coincide , dunque, con un atto di razionalità, che fa predominare nella natura di ogni uomo quel 'logos' , quella ra­ gione: che regola tanto la vita del sovrano quanto l' organizzazione e la struttura dell ' universo . L'opera soteriologica del monarca non si realizza immediatamente, ma necessita di un processo graduale che ha come poli estremi il ricordo e la persuasione a imitare la condotta razionale del capo. Sotto questo aspetto, la razionalità del monarca, come facoltà che induce alla misura, svolge una fun­ zione insostituibile nella sua opera di salvazione : come la ragione coincide nell' universo con l ' ordine, cosl nel sovrano si identifica con un equilibrio intimo, ottenuto attraverso la moderazione , a cui si contrappone ) "ubriachezza' e la 'dimenticanza' dei sudditi, che equivalgono ad irrazionalità e disordine interiore . L ' insistenza sulla duplicazione nella persona del re del 'logos'

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universale che ordina il mondo si spiega con la concezione che as­ segna un ruolo determinante all ' opera salvifica del monarca e al suo tentativo di riprodurre nella ' polis ' l 'operato di dio nell ' uni­ verso . Nella città e negli animi dei cittadini l ' intelligenza del re , intermediaria fra la razionalità assoluta e l ' irrazionalità completa, e la sua condotta esemplare realizzano un' armonia analoga a quella che esiste nel cosmo . Lo ps. Ecfanto, analizzando criticamente il carattere interiore del sovrano nel suo rapporto con il divino per un verso e con il suo popolo per l ' altro, fonde l' idea del monarca come personificazione della legge con il motivo della fL{f.L'lcnt; &wii e con quello della sua opera soteriologica . In questa veste, il monar­ ca può intervenire sull a condotta dei propri sudditi spingendoli ad uniformarsi al suo ' tropos ' : 39 la ragione che ordina l'universo nella persona del re si riflette come principio attivo sulla natura umana caduta nella dimenticanza. L' uomo ordinario , infatti, senza l ' inter­ vento del ' logos' del monarca, che è tanto la forza della ragione quanto la traduzione di essa sia sul piano verbale che sul piano eti­ co, pratico-fronetico, non potrebbe riconquistare: il potere: , che come si ricava dall a frase: di esordio del trattato -40 doveva avere posseduto originariamente, di porsi in relazione: con il divino . L ' i mmagine del sovrano come incarnazione: del ' logos' cosmico non significa solamente che egli è il legislatore dello stato, e la fon­ te delle leggi positive: , ma anche: e soprattutto che: è il responsabile stesso dello stato, come: salvatore: del proprio popolo . Per questo, l ' i mmagine: del re come: v6fLoç tfLu:x:oç può volgere nella direzione che associa questo concetto t anto a quello di simbolo della comuni­ tà quanto a quello di suo salvatore; quest ' ultima connotazione si pone come il punto centrale della trattazione dello p s . Ecfanto. È , J '!l U rapporto fra il 'logos' del sovrano e la legge si trova esplicato con chiarezza nell a utrn. introdMttivo alla R•torico od Ai=ondro (cfr. parte prima, cap. I I I nota 4) che sotto­ linea la funzioiX' dd 'logos' del re nelle questioni politiche: cPcr coloro che vivono in una democrazia il metro di paragone in tu t te le cose � la legge, �r coloro che vivono sotto il governo di un re è il 'logos ' » ( 1 420a 20 s gg . ) . In questa affermazione è sottintesa la con­ vinzione che il discorso del sovrano ne ris�cchia la condotta di vita razionale; ma anche c soprattutto l ' idea che la virtù del sovrano può essere condivisa da coloro che emulano l'o­ perato del loro capo e si po ngono sotto il lxndico influsso dd suo 'logos ' . Dal monarca, quindi, scaturisce il ' logos ' , manifestazione della sua funzione regale, riflesso del 'logos' cosmico e stru�nEo del suo ufficio monarchico; attraverso esso il sovrano può intervenire sull a condotta dei sudditi , facendo in mOO.o che uniformino la loro vita al suo ' tropos '. 40 Cfr. 2 4 4 , 1 3 sgg . : cL'uomo è sull a te:rra un es�re emigrato (tht�vov XP"P«l e sminuito di molto rispetto alla sua natura più pura h�:ol.ù � x.cx� .,moç �­ ..,... ) . .

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infatti, il lato morale-salvifico della funzione regale che domina e non quello legislativo: questa concezione si unisce poi anche al concetto di razionalità e di ordine che il sovrano racchiude nella sua persona, che interviene sull'irrazionalità dei sudditi, affinché anche nell' uomo comune si riproduca quell' armonia coincidente con la salvezza. Le osservazioni che sono state fatte fino a questo punto dimo­ strano come l' idea del sovrano che incarna la legge universale sia parte integrante della teoria politica dello ps. Ecfanto. Ma le paro­ le del testo sopra ricordate ( 2 7 4 , 15 sgg . ) , se da un lato suggerisco­ no le conseguenze positive che derivano dal procedimento mimeti­ co di cui si rende protagonista il re e che si risolvono tanto nell'a­ more di dio quanto in quello dei sudditi dall ' altro lasciano intende­ re che la trasformazione interiore del re non rimane un episodio individuale, ma, in quanto espressione e riflesso di un principio trascendente, dal quale egli attinge la sua funzione, diviene il pre­ supposto della purificazione morale dei sudditi. Questo principio, che si pone al di sopra del re è il ' nomos' universale che permea di sé la realtà sensibile a cui si deve uniformare una realtà sociale che voglia essere perfetta, cosicché le leggi positive si configurano , idealmente, come la traduzione di questo 'nomos' che guida l'uni­ verso . La connotazione del sovrano come legge animata offre una so­ luzione al problema della natura del rapporto sovrano-legge : nella sua persona il re incarna la legge e la razionalità del tutto in quan­ to traduzione del 'logos' cosmico, a cui si sottomette senza per questo venir meno alla propria funzione regale. In questo senso, il monarca si fa portavoce del 'logos' universale che viene poi tra­ piantato ed infuso nelle anime dei sudditi per favorirne la salvezza morale: è l' impulso etico che consente come il risveglio da un lun­ go sonno dell' anima, durante il quale la dimenticanza ha cancellato ogni traccia di razionalità ed ha creato negli uomini una forma di­ versa di vita, che si è consumata nella cattiva condotta di uomini ebbri e privati della memoria. In quest'opera di razionalizzazione, in cui si manifesta la funzione salvifica del buon sovrano, si con­ creta l' analogia con l' azione ordinatrice di dio nel mondo : come dio è concepito in termini di intelletto del cosmo, allo stesso modo il sovrano è la mente organizzatrice della 'polis ' terrena:41 4 1 Il tema dell'analogia ragione d i dio/ragione del r e sarà sviluppt�ta nel capitolo sue· cessivo.

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Ed è chiaro che ciò si può avere solo in presenza della ragione ('f'p6vrj­

atç) ed allo stesso modo è chiaro che la ragione ('f'p6vr}atç) del mondo è dio, poiché esso è tenuto unito e saldo dal perfetto ordinamento e dall a giusta sistemazione di ogni cosa, e senza l ' i ntelligenza ( ' nous ' ) queste co­ se non possono sussistere. Cosl anche il re senza la ragione ('f'p6YTlpOaUIITj intesa tanto come la virtù morale della temperanza, risultato di quella 'sanità di anima' che fa moderare le passioni quanto come la virtù politica della saggezza, frutto di quella 'sanità di mente' che fa essere assennati e consapevoli del proprio ruolo all'interno dell'ordine del tutto - e che per un altro condanna la il�pu; il tra­ sgredire dalla posizione assegnata, che si manifesta nella tracotanet «G li stessi cittadini voglion distruggere la città nella loro follia, persuasi dalle ric­ chezze; c perverso è l'animo dei capi del popolo, se essi sono disposti, per grande traco­ tanza, ad incor�rc in mohi mali. Non sanno, infatti contenere la loro bramosia sfrenata, né godere in placido banchetto delle gioie che loro sono offerte [.. . ] La perversione delle leggi procura i più grandi mali alla città: la buona lqislB.Zione produce in ogni cosa il buon ordine e l'armonia e impone numerosi ceppi ai perversi: addolciscr l'aspcritià, pone un li­ mite alla bramosia, rintuzza la tracotanza, fa inaridire i germoglianti fiori della vendetta, raddrizza le �ntenu distane e corregge l'alterigia, fa cessare le opere della discordia c l'ira della violcnu contesa; sotto di �sa tutto è fra gli uomini opportuno c saggio» (SoLO­ NE fr.} DIEHL, vv. 5- 10, 3 1 -}9, tr. it. di M. ISNARDI-PARENT'E, Citù e reyjmi polilzci, cit., pp. H-54). Sul tema doll"1""""1'1« V. EHRENBEilG, bonomia in R. E. suppl. VII. coll. 29 3 299 cit., Origins o / DemocrtJCy, •Historia.», 1950, pp. 5 1 5-548; G . Vu.sros, IsonomUt, cAm.rican Journal of Philology•. 1 953. pp. 337-366; AA. VV., Isonom�. llc:rlin. Akado­ mic Vcrlag; B. BoRECKY, Dre poliliscM lsonomie, .Eircne», 1 9 7 1 , pp. 5-24; H. W. Pu:­ KET. Isonomia arui Ckisth�. A no�, .Talant .. , 1 972, pp. 6 3 -8 1 . P. FR.Et, "l""""f-'la. Po­ litik im Spieg.

Pylh.gomur

Tms, cit . , p. 8 2 .

C o m e os se rv a Dc l a t t c , op. cii. , pp. 2 2 7 - 2 2 8 , q u es t a prima f r ase non si lega logica­ mente né all a parte precedente, n� a nessuna di quelle conservate. Si deve pertanto ritene­ re che questo testo fosse preceduto da una discussione relativa a1 rapporto fra cah6.pxaU& dd � c virtù �rfc t r a . 91

" S imilmente Goo o ENOUGH . o p . cii . . 88-89. 1 00

Op. cit. . pp. 86- 8 7 .

- 175 -

Denn der Selbstgeniigsame bedarf keines anderen fiir seine eigene Le­ bensfiihrung. Wenn er aber ein tatiges leben fiihren soli , muB er offen­ sichtlich auch andere heranziehen; aber er w ird sich sdbst damit keine­ swegs weniger selbstgeniigsam machen (01! 8'!po< 8tl �(ov lVf.p-yi.OI Cwt" &a­ Ào" wç xat &npo< � �tpooÀci�OL) ; denn er wird wegen seiner Tugend Freunde haben, und wenn er sie heranzieht , wird er es nur auf eine W eise tun, di e auch fiir ihr Le ben niitzlich ist _ Sie selbst aber miissen ihm folgen, da kein anderer so vorziiglich zu diesem Zweck geeignet ist

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La

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64

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84 84

l . La datazione ellenistica e d imperiale . .

3 21

U N ' IPOTESI

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2 . Un a proposta di datazione tarda

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PARTE S ECONDA

C apitolo I - LA IL

SUO

LEGITTIM AZIONE POUTICA DEL SOVRANO ED

RAPPORTO

CON

l SUDDITI

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l . Analisi d i due concetti gnoseologico-politici : f.L(f.LT) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . a) Il re ed il concetto di imitazione nello p s . E cfanto e nei trattati neopitagorici Sulla monarchia . . . . . b) L' imitazione sul piano collettivo : imitazione del sovrano e cpLÀ!ot della città, ' mimesis' della 'politeia' cos mica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2 . Le conseguenze della 'mimesis ' nei rapporti fra dio e re e fra re e sudditi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . a) La 9tocpLÀ(cx e la tullotcx . . . . . . . . . . . . . . . . . . . b) La sintesi della funzione politica d e l sovrano perfetto cxi'ttoç &rcx9cilll . . . . . . . . . . . • . . . . . . . . . . . . ex) La cptÀ(cx del sovrano . . . . . . . . . . . . . . . . . . - 22 1 -

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91 92

�) Lo spmto sociale del sovrano

(xolYWYta)

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rl La giustizia del sovrano ed il suo rapporto con la

XOlYWYla

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3 . La funzione soteriologica del re esplicata at traverso

il ' logos ' e la ltu9w C apitolo I I - IL RE-LEGGE

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SIGNIFICATO .

INCARNATA

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DE

LL'IMM A GINE

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ETICO·POUTICO .

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l . La letteratura politica del IV secolo e l e radici del

v61-loç ll-luxoç v61-loç liiuxoç .

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2 . Il

imperiale

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C apitolo III - LA VIRTÙ

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DI

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DIO

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aul-tclpulO:

LA

ETICO-SOCIALE DEL RE :

IN RAPPORTO AL MOTIVO

E LE SUE IMPUCAZIONI POUTICHE DELL ' IMITAZIONE

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nell 'epoca ellenistica e nell ' ideologia

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l . L a concezione etico- religiosa della a:ù-rclpulO: . a) Le virtù come opere di d i o (lp"(a: -rw 9t.W) b) Il valore etico di a:ù-rclpula: . . . . . . . . . . . .

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199

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215

2 . I l rapporto a:ù-rclpuLO:- l"(XpcX-rtlO: . a) L'etica della misura . . . . . . .

b) Moderazione e controllo delle passioni

3 . La a:ù-rclpulO: d e l r e come figura politica in rapporto alla ' polis ' . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . C a pitolo I V - I L B ibliografia

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Indice dei nomi

TIRANNO

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STORICO

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Finito

di

stampare nel mese di febbraio 1 9 9 1 s . r . l . · C i t t à di CaSicllo (PGl

dall a TIBEitGRAPH

ACCADEMIA TOSCANA DI SCIENZE E LETTERE •LA COLOMBARIA• «STIJDI»

l. Mnm>, A., Lt 11ik tki pittori 11nlichi di Car­ lo Robmo Dati t gli studi mulito-11n tiqru�ri ntl 5ncmto. 1 9 5 3 , 1 3 2 pp. con 1 ritratto. 2. SIIUii baltici, vol. IX (nuova serie: vol. 1). 1952, 252 pp. con l ritratto e 2 riproduzioni. }-4. Atti del ConW'gl"lo di shuli r�incu,.; inddw da/t. U11iont "f}ofl4k dtlk prouinct loJCIInt t J.lk Unil.lt!nitS di Firmu, Pis. t Sima. 1.S- J 8 gtnlfllio I 9,J. 1 9 5 4 , XX-482 p p . con 1 9 tavv. f . t . Esaurito

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Stori•

e problemi

U cark tkl moruJstno di S.

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