Il cervello e il mondo interno. Introduzione alle neuroscienze dell'esperienza soggettiva 8870788792, 9788870788792

Il "mondo interno" della mente costituisce l'ambito tradizionale della psicoanalisi e delle discipline a

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Il cervello e il mondo interno. Introduzione alle neuroscienze dell'esperienza soggettiva
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Nella stessa collana Joseph LeDoux

Il Sé sinaptico Come il nostro cervello ci fa diventare quelli che siamo

Mark Solms Oliver Turnhull

Il cervello e il mondo interno Introduzione alle neuroscienze dell'esperienza soggettiva

~

Raffaello Cortina Editore

www.raffaellocortina.it

Titolo originale

The Brain and the Inner World © 2002, Mark Solms e Oliver Turnbull © Prefazione, Oliver Sacks, 2002

Traduzione di Andrea Clarici

ISBN 88-7078-879-2 © 2004 Raffaello Cortina Editore Milano, via Rossini 4 Prima edizione: 2004

INDICE

Prefazione (Oliver Sacks)

IX

Premessa

XVII

1. Introduzione ai concetti di base 2. Alla ricerca della relazione tra mente e cervello

51

3. La coscienza e l'inconscio

91

4. Emozioni e motivazioni

121

5. Memoria e fantasia

159

6. Sogni e allucinazioni

205

7. Influenze genetiche e ambientali sullo sviluppo mentale

245

8. Parole e cose: gli emisferi cerebrali sinistro e destro

269

9. Il Sé e la neurobiologia della talking cure

307

10. Il futuro della neuropsicoanalisi

325

Bibliografia

353

Indice analitico

363

VII

PREFAZIONE

Questo è il quarto libro di cui Mark Solms è l'autore principale. Il cervello e il mondo interno, scritto in collaborazione con Oliver Turnbull, è complementare ai primi libri di Solms, ma ne amplia le tesi principali (specie quelle contenute in Neuropsicologia dei sogni e in Neuropsicoanalisi), rendendole inoltre più chiare. Le idee fondamentali espresse in tali libri hanno impegnato il dottor Solms per almeno 15 anni: mi scrisse per la prima volta all'inizio del 1987, includendo nella lettera un affascinante articolo nel quale si prefiggeva" di esaminare la relazione tra la psicoanalisi e la neuropsicologia[ ... e] dimostrare come la psicoanalisi sia fondata su solidi principi neurologici" - grandi ideali, per i quali non potevo fare a meno di nutrire grande ammirazione. In tutti i suoi lavori Solms è riuscito nello sforzo di rendere comprensibile quel "momento di transizione" (così spesso equivocato) del 1890, quando Sigmund Freud sembrò abbandonare la strada dell'osservazione neurologica per dedicarsi alla psicoanalisi (il primo libro di Solms, scritto insieme con Michael Saling, si intitolava appunto Un momento di transizione). La ragione di questo allontanamento, come Solms ha mostrato, era data dal livello - all'epoca ancora primitivo delle conoscenze neurologiche (e fisiologiche), e non da una vera e propria posizione di principio, avversa alle spiegazioni di tipo neurologico. Freud sapeva che ogni tentativo di ricondurre la psicoanalisi alla neurologia sarebbe stato prematuro (sebbene egli stesso facesse un estremo tentativo in questa diIX

PREFAZIONE

rezione nel suo "Progetto" del 1895, che decise poi di non pubblicare). Anche la neurologia, comunque, ebbe modo di evolversi, da scienza meccanicistica che trattava di "funzioni" e di "centri" ben determinati (ovvero l'eredità lasciataci dalla frenologia) a disciplina che utilizza approcci clinici ben più sofisticati, con capacità di comprensione molto più profonde, per definirsi infine come una scienza che indaga con metodi più dinamici i disturbi neurologici in termini di sistemi funzionali. Tali strutture sono spesso distribuite su ampie superficie del cervello, e restano così in costante contatto le une con le altre. Un approccio di questo tipo era intanto imposto anche nell'URSS, grazie agli studi pionieristici di A.R. Lurija. La neuropsicologia (come doveva poi venir chiamata questa disciplina) nacque, in verità, solo durante la Seconda guerra mondiale; per cui, beffa della sorte, Freud non poté vederne gli esordi, né apprendere il metodo con cui Lurija doveva

riuscire a portare la neurologia clinica a un livello completamente nuovo, e pressoché complementare a quello della psicoanalisi. Per di più, come Solms ha messo in risalto, il giovane Lurija era intensamente interessato alla psicoanalisi, al punto da esplorarla in modo piuttosto approfondito. Ma poi, col precipitare del clima di intolleranza nell'URSS degli anni Trenta, lo stesso nome di Freud divenne anatema, e sarebbe stato rischioso (se non autolesionistico) dal punto di vista politico per Lurija continuare su questa strada. Eppure, il primo suo importante libro, L'afasia traumatica, pubblicato nel 1947, contiene (anche se tale debito non viene dichiarato in modo esplicito) tesi ampiamente mutuate dal libro di Freud Sull'afasia, scritto cinquant'anni prima. Solo diversi decenni più tardi è stato possibile, per figure come Solms, formatosi e impegnatosi con pari dedizione sia nella ricerca in neuroscienze sia nella pratica psicoanalitica, pensare di riavvicinare Lurija a Freud. È così che sono state integrate le intuizioni fornite dalla neuropsicologia con quelle della psicoanalisi, il che ha portato a un approccio interdisciplinare arricX

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chito dal corpo delle conoscenze provenienti da entrambe queste discipline, un metodo che Solms a volte chiama "neuropsicoanalisi" e a volte "neuropsicologia del profondo". La neuropsicologia classica, in un certo senso, tocca solo lo strato superficiale della mente - lo strato, diretto verso l' ester, no, della percezione, della memoria, del linguaggio, del pensiero, delle emozioni, della coscienza, della personalità e dell'identità - e questo si deve proprio all'approccio oggettivo e orientato al controllo empirico caratteristico di questa disciplina. L'apprezzamento delle determinanti più profonde (all'opera nei pazienti con disturbi di tipo neuropsicologico non meno che in tutti noi) richiede un certo tempo affinché si possa stabilire una relazione di fiducia tra il dottore e il paziente, un transfert. Richiede pure che si possa effettuare l'esame delle resistenze, con l'attenzione rivolta sia a tutto quello che viene detto, sia a quanto non viene detto dal paziente, a ciò che è palese e a ciò che rimane nascosto, consentendo alla mente, attraverso l'uso della libera associazione, il massimo della spontaneità. L'approccio di Solms è quindi duplice: si prefigge di ese- guire un esame neuropsicologico più dettagliato possibile su pazienti con una lesione cerebrale circoscritta, per poi sottoporli a una psicoanalisi classica. Tale duplice sforzo mira sia a rendere profonda la neuropsicologia sia, auspicabilmente, a collocare su basi più solide la psicoanalisi - per giungere così a un confronto tra i meccanismi del cervello e quelli del mondo interno del paziente. Oltre che alla fioritura di questi metodi, che sono sostanzialmente di natura clinica, si è assistito negli ultimi vent'anni allo sviluppo di tecniche meravigliose per la visualizzazione del cervello; tali progressi hanno reso possibile lo studio dettagliato del metabolismo e dell'anatomia funzionale del cervello, oltre che metodiche sperimentali applicabili, nell'ambito delle neuroscienze, ai meccanismi che sono alla base delle emozioni, dell'attenzione, dei processi cognitivi e della coscienza. Si avvicina pertanto il momento in cui risulterà possibile giungere a una visione unitaria.

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PREFAZIONE

In tutti i campi scientifici, e soprattutto in biologia e in medicina (ove l'individualità dell'organismo e le sue caratteristiche più personali rappresentano l'aspetto centrale), è necessario avere due tipi di testi di riferimento: quelli che illustrano studi clinici o studi su pazienti, in cui l'aspetto neurologico o quello psicoanalitico vengono esemplificati con il massimo della completezza, e quelli organizzati intorno a specifiche teorie o concezioni. Come Freud ha pubblicato le storie dei suoi casi clinici e insieme scritti quali le celebri Lezioni introduttive, così, troviamo in Lurija i resoconti sui suoi pazienti accanto a libri più divulgativi, come Le /unzioni corticali superiori (testo per gli esperti del settore) e Come funziona il cervello (libro scritto per essere accessibile a tutti, a chiunque cioè desideri avvicinarsi ai rudimenti della neuropsicologia). Vale lo stesso per i volumi di Solms: egli ha già pubblicato un affascinante testo, Neuropsicoanalisi (con il sottotitolo Un'introduzione clinica alla neuropsicologia del profondo), scritto insieme con Karen Kaplan-Solms; e ora è la volta di questo nuovo libro, formativo e multitematico, Il cervello e il mondo interno, redatto con Oliver Turnbull e diretto, come gli autori specificano nella premessa, al lettore non necessariamente esperto del campo. Esistono delle sindromi neurologiche o dei disturbi neuropsicologici che si presentano clinicamente in un modo tale da essere del tutto comprensibili anche grazie a concetti teorici, cioè metapsicologici, appartenenti alla conoscenza psicoanalitica. Come è accaduto al cervello di un paziente ormai celeberrimo nella letteratura, tale Phineas Gage, lesionato da un picchetto di ferro che, a causa di un'esplosione accidentale, era stato sparato attraverso il suo cranio, ampie lesioni del lobo frontale possono causare l'insorgenza di uno stato disinibito, caratterizzato dall'indebolimento della capacità di pensare e dalla perdita della coscienza morale. È questa una sindrome che, a seconda dei quadri, può essere denominata sindrome psicopatica o pseudo-psicopatia: la condizione di questi pazienti assomiglia molto a quella in cui vengono perdute le funzioni del Super-io (anche se il quadro è senz'altro più complesso). Inoltre, la presenza di stati impulsivi caratterizzati da XII

PREFAZIONE

bisogni appetitivi perentori che si riscontrano dopo lesioni ipotalamiche e periventricolari1 circoscritte (o l'assenza di questi istinti primari osservata in seguito alla distruzione massiccia di tali zone) suggerisce che in queste sedi vadano cercate le basi del funzionamento dell'Es. Vi sono persino condizioni assai sorprendenti, come quelle associate a lesioni massicce dell'emisfero destro, in cui si osservano soggetti che trascurano una metà del proprio corpo, in quanto non la credono più appartenente a sé, e addirittura la possono attribuire erroneamente a un altro. Tali sindromi (come è stato proposto, oltre che da Solms, anche da un insigne neuroscienziato come V.S. Ramachandran) chiamano in causa un meccanismo riconducibile non solo a una disconnessione neurale, ma anche a qualcosa di simile alla rimozione. Personalmente, non sono completamente convinto che il termine "rimozione" sia del tutto adeguato in questo caso, poiché si possono vedere all'opera altre forme di difesa, anche quelle più bizzarre o deliranti, quando si tratta di affrontare una dissoluzione così catastrofica del proprio lo corporeo. Alcune persone con la sindrome di Tourette~ mostrano un'attività psichica esplosiva oltre che uno stato comportamentale disinibito. Mentre stavo visitando un paziente con una sindrome di Tourette così "fantasmagorica", mi sovvenivano le indispensabili descrizioni riportate nei testi di Freud come I.:interpretazione dei sogni o Il motto di spirito e la sua relazione con l'inconscio, non meno che quelle contenute nell'opera di Lurija Viaggio nella mente di un uomo che non dimenticava nulla. Anche se non è ancora chiaro quanto lontano ci potrà condurre questa correlazione tra neuropsicologia e psicoanalisi, Solms ci offre un punto di partenza brillante - oltre che affascinante - per questo cammino, in parte fornendo analogie e teorie, ma in modo ancora più convincente con gli stupendi 1. Tali zone cerebrali si trovano in corrispondenza della base cranica. [NdT] 2. La sindrome di Gilles de la Tourette è una condizione neuropsichiatrica caratterizzata da tic multipli - anche molto complessi - oltre che da un'attività di pensiero accelerata. [NdTJ

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PREFAZIONE

esempi clinici che ha analizzato. Partendo da Freud, molti ricercatori hanno esplorato l'interpretazione dei sogni, il metodo principe della psicoanalisi, ma quanti prima di Solms hanno studiato la neuropsicologia dei sogni, cioè le modalità in cui si alterano la capacità di visualizzare i sogni e la maniera in cui essi si presentano, o come cessi la stessa attività onirica in seguito a un danno ad aree circoscritte del cervello? Non pochi, da Lurija in poi, hanno investigato la neuropsicologia delle afasie, delle sindromi parietali, delle sindromi dell'emisfero destro, delle sindromi frontali, e di altre ancora. Ma chi, prima di Solms, le ha esplorate anche da un punto di osservazione psicoanalitico, mostrando la necessità di alcuni concetti psicoanalitici e metapsicologici? È questo il cuore del progetto che va sotto il nome di neuropsicoanalisi, una visione di sintesi che rappresenta la meta principale di Solms. Nell'esposizione della sua Introduzione clinica alla neurnpsicologia del profondo, e ora in questo nuovo libro scritto con Oliver Turnbull, Solms non solo ci fornisce esempi toccanti e molto variegati, ma ci presenta anche un'esposizione dettagliata e scrupolosamente sistematica degli studi neuropsicoanalitici condotti sui suoi pazienti. Gli autori di Il cervello e il mondo interno, dopo una lucida esposizione dell'anatomia e della fisiologia del cervello, passano in rassegna gran parte della letteratura neuroscientifica attuale; in particolare, danno rilievo ai lavori pionieristici, nell'ambito delle neuroscienze, di Antonio Damasio e di Jaak Panksepp (i quali, peraltro, hanno presentato interessantissime relazioni alla Prima conferenza internazionale di neuropsicoanalisi, organizzata da Solms nel 2000). Il cervello e il mondo interno affronta così un'ampia varietà di temi: dalle emozioni alla motivazione, alla memoria, alla fantasia, ai sogni e alle allucinazioni, alle rappresentazioni delle parole e delle cose, alle funzioni complementari e differenti dei due emisferi cerebrali, destro e sinistro, per giungere a proporre ipotesi sui fondamenti della "talking cure"' analitica e sulla natura dei processi inconsci e precon.3. Cura attraverso la parola. [NdT]

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sci. Vengono insomma toccati argomenti che riguardano l'autentica essenza della soggettività umana, della coscienza e del Sé. Se ne ricava l'impressione che la neuropsicoanalisi si stia preparando a spiccare il volo, ma si appresti a farlo rimanendo, necessariamente, fermamente radicata su ciò che è dimostrabile e controllabile. Ci si chiede quanta strada possa mai percorrere questo approccio a doppio binario, e quante nuove branche dello scibile si proponga in futuro di affrontare. Quali sono le basi della creatività dell'entità mente-cervello? Quali sono le basi delle celebri categorie proposte da Kierkegaard, come l'estetica, l'etica, il comico, il religioso? La psico-analisi e la neuro-analisi, in modo separato o congiuntamente, riusciranno a fornire una spiegazione esaustiva di questi stati fondamentali dell'essere umano? Forse è troppo presto per dirlo; ma è chiaro che Solms e i suoi collaboratori si sono dedicati a un'impresa che potrà apparire anche ambiziosa e impegnativa, ma che, se condotta scrupolosamente e allo stesso tempo in modo estremamente cauto e modesto (attributi che vanno ampiamente riconosciuti agli autori!), ci permetterà di avvicinarci di più, e con nuovi metodi, alla questione più antica e fondamentale di tutte: la relazione misteriosa tra il corpo e la mente.

Oliver Sacks

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PREMESSA

Il "mondo interno" della mente (essere una mente e vivere al suo interno) era, nel passato, territorio esclusivo e tradizionale della psicoanalisi e delle discipline a essa collegate, e proprio per questo era relegato ai margini delle scienze naturali. Questa situazione si era creata in gran parte perché i cultori delle neuroscienze non consideravano gli stati mentali soggettivi (come la coscienza, le emozioni e i sogni) argomenti ai quali si potessero applicare seriamente quelli che sono i metodi dell'investigazione sul cervello. Negli ultimi anni, in conseguenza dell'abbandono del comportamentismo, oltre che dell'avvento della tecnologia di visualizzazione cerebrale funzionale (junctional brain imaging) e della comparsa della neurobiologia molecolare, questi temi sono improvvisamente riemersi in superficie, assumendo dignità e centralità nella ricerca di molti laboratori di punta di tutto il mondo, impegnati nelle neuroscienze. Non sorprende che questo interesse abbia prodotto un'esplosione di nuove idee, volte a spiegare le leggi naturali che governano la nostra vita interiore. Questo libro si rivolge al lettore non specializzato e intende guidarlo in queste esaltanti scoperte, mostrando, via via, come concetti psicodinamici già noti possano essere rimodellati in una nuova cornice scientifica, permettendo una migliore comprensione dell'esperienza soggettiva, in salute e in malattia. Il primo capitolo si apre con una "guida al cervello per

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PREMESSA

principianti", in modo da far sì che il lettore si possa familiarizzare con i termini di base delle neuroscienze e con quel minimo di concetti necessari per orientarsi in questo settore (e quindi anche negli altri capitoli del libro). Il capitolo 2 introduce, nella cornice delle neuroscienze, la mente, e si pone un interrogativo sorprendentemente complesso: che cosa, esattamente, è "la mente"? Siamo di fronte a un mistero antico: come è possibile che, dall'assemblaggio di una massa di cellule e dai meccanismi del cervello (visto che tali cellule e quegli stessi meccanismi non sono molto diversi, almeno a sommi capi, da quelli degli altri organi corporei) emerga la nostra coscienza immateriale - ovvero ciò che sta alla base del senso stesso della nostra esistenza e della nostra identità personale? Il capitolo 3 riguarda l'argomento della coscienza, trasformando tale questione, da sempre considerata patrimonio esclusivo della filosofia, in un problema scientifico: quali sono esattamente i meccanismi neurali che generano la consapevolezza di noi stessi in costante interazione con l'ambiente? Scopriamo qui che tali meccanismi sono localizzati profondamente all'interno del cervello, che sono strettamente legati con i nostri bisogni biologici più primitivi e che sono processi sostanzialmente sovrapponibili a quelli che nel cervello governano le emozioni. Il capitolo 4 illustra appunto quelle che sono le basi dei meccanismi emozionali nel cervello. Vengono quindi identificati i sistemi primari di attribuzione di quei valori che motivano tutto il comportamento umano. Apprenderemo così che tali sistemi profondi sono intrinsecamente radicati nel nostro passato evolutivo, e che noi umani condividiamo, molto più di quanto siamo disposti ad ammettere, le stesse aspettative e inquietudini che albergano anche in altri animali, quelli comunemente detti "inferiori". Il capitolo 5 tratta della memoria, e descrive come questi processi ereditari si modifichino e si definiscano in ciascun individuo durante il suo sviluppo, e come le nostre esperienze personali si organizzino all'interno di categorie predeterminate di conoscenza e di comportamento (alcune coscienti, altre di tipo inconscio) che condizionano la XVIII

PREMESSA

nostra vita quotidiana. Il capitolo 6 riepiloga le nostre conoscenze circa gli argomenti dei precedenti tre capitoli - quelle relative alla coscienza, alle emozioni e alla memoria - per introdurci al mondo misterioso dei sogni. Dopo decenni di "timorosa ritirata di fronte a un problema così impenetrabile" (come si è espresso un eminente cultore delle neuroscienze), stiamo finalmente incominciando a comprendere il funzionamento e il significato dell'attività onirica. Il capitolo 7 ci porta entro un altro problema prima dato per insolubile: il dilemma di cosa predomini tra i processi genetici (nature) e le influenze ambientali (nurture). Fino a che punto le traiettorie delle nostre vite sono predeterminate dai nostri geni? Apprenderemo come l'odierna neurobiologia risponda a questo problema (usando il tema della differenza tra i sessi come esempio paradigmatico). Il capitolo 8 descrive le differenze funzionali tra gli emisferi cerebrali sinistro e destro, e ridimensiona alcune nozioni ancora comunemente ritenute valide sull'argomento (come, per esempio, quella che l'emisfero destro sarebbe la sede dell"'Inconscio" freudiano). Verrà quindi esaminato come tali speculazioni possano, in futuro, essere controllate scientificamente. Ciò solleva la questione se siamo già ora nella condizione di tradurre la teoria freudiana in una serie di ipotesi che siano controllabili in un contesto di studi sull'organizzazione funzionale del cervello. Il capitolo 9 riassume i temi trattati nei capitoli precedenti, fornendo una visione integrativa che converge sulla seguente domanda: è possibile definire il Sé in termini neurobiologici? A che cosa si riferiscono gli psicoterapeuti quando dicono di curare un Sé disturbato, se vogliamo tradurre questo concetto in termini neurobiologici? Il capitolo 1O prosegue in questo territorio inesplorato e conclude il nostro viaggio col chiedersi se sia pensabile che la psicoanalisi possa entrare a far parte delle scienze naturali: quali passi sono ancora necessari prima che si possa raggiungere questo traguardo? Viene infine presentato brevemente l' approccio metodologico della neuropsicoanalisi, una disciplina di confine appena nata, che sta ora tentando, per usare i ter-

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PREMESSA

mini di un Nobel per la medicina e fisiologia, di fornire una "nuova cornice culturale per la psichiatria" del ventunesimo secolo. Siamo profondamente riconoscenti a Maxine Skudowitz, a Judith Brooke e a Paula Barkay (quest'ultima per la sua opera di coordinamento della serie di lezioni del Centro Anna Freud, dalle quali è stato tratto questo libro). Siamo molto grati anche a quei colleghi che hanno letto con attenzione e commentato parti del libro, in particolare aJaak Panksepp e a Derek Nikolinakos. Un ringraziamento va anche a Erica Johanson, la curatrice del libro presso la casa editrice Other Press e a Klara ed Eric King, nostri editor presso la Communication Crafts.

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1 INTRODUZIONE AI CONCETTI DI BASE

Questo capitolo può essere considerato, a tutti gli effetti, una guida al cervello per principianti. Esso non richiede, quindi, specifica preparazione nelle neuroscienze, né vi è qui l'intenzione di impressionare il lettore con fatti sorprendenti o immagini troppo elaborate. Lo scopo è piuttosto semplice: familiarizzare i lettori con le questioni di base sulle modalità con cui il cervello "produce" la vita mentale soggettiva (esponendo, almeno, fino a dove sono arrivate oggi le nostre conoscenze). A tal fine, ciascun capitolo dell'intero libro fornisce una panoramica della neurobiologia di un particolare aspetto della mente. Il fulcro della trattazione verterà su aspetti che tradizionalmente sono stati terreno più degli psicoanalisti che degli studiosi di neuroscienze. Nel secolo scorso si è prodotta, infatti, un'infelice lacuna tra la materia studiata dalla neuropsicologia e la realtà vissuta della mente. Tale divario ha spinto il neurologo Oliver Sacks a scrivere in un passo assai noto che "la neuropsicologia, pur degna di ammirazione, esclude la psiche!" .1 Fortunatamente, la situazione è ora cambiata. Le cose davvero più interessanti della psicologia, come la coscienza, le emozioni e i sogni- argomenti dai quali i neuropsicologi fino a dieci anni fa "si 1. Sacks ha poi aggiunto: "Come la neurologia classica, anche la neuropsicologia mira a essere completamente oggettiva: proprio da ciò derivano la sua forza e i suoi progressi. Ma una creatura viva, e un essere umano iti particolare, è per sua natura [ ... ] un soggetto d'azione, non un oggetto. E precisamente questo soggetto, questo 'io' vivente che non viene considerato [dalla neuropsicologia]" (Sacks, 1984, p. 207).

IL CERVELLO E IL MONDO INTERNO

ritiravano inorriditi" (Zeki, 1993, p. 343) - stanno finalmente entrando nell'ambito delle neuroscienze. I lettori di questo mio libro apprenderanno qual è lo stato dell'arte per le conoscenze neurobiologiche a proposito di queste funzioni mentali, cioè a proposito del "mondo interno" della mente.

Un esempio di cambiamento di personalità in seguito a un danno cerebrale Un caso clinico ormai celeberrimo illustra bene la ragione per cui il mondo interno, quello della mente, dovrebbe proprio essere un argomento di interesse anche per gli scienziati che studiano il cervello. Intorno al 1840, uno sfortunato operaio di nome Phineas Gage stava lavorando alla costruzione di una linea di binari negli Stati Uniti centro-occidentali. Stava inserendo una carica di dinamite all'interno di una formazione rocciosa, usando un picchetto di ferro, quando improvvisamente i suoi colpi innescarono l'esplosivo. Lo scoppio proiettò la sbarra ad altissima velocità attraverso il cranio del malcapitato, passando sotto il suo osso zigomatico, entrando poi nel lobo frontale del cervello, per fuoriuscire dal vertice al termine del suo tragitto intracranico. Probabilmente grazie alla grande velocità, e alla cauterizzazione dei tessuti incontrati provocata dal calore, la barra nel suo passaggio non distrusse completamente il cervello di Gage (figura 1.1); al contrario, risultò compromessa solo un'area relativamente piccola di tessuto frontale (per una

Figura 1.1 La lesione di Phineas Gage.

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INTRODUZIONE AI CONCETTI DI BASE

descrizione più dettagliata vedi Damasio et al., 1994): Gage non perse nemmeno conoscenza, e poté in seguito guarire molto rapidamente, almeno dal punto di vista fisico. Il medico di Gage, tuttavia, doveva descrivere alcuni cambiamenti interessanti pubblicando le sue osservazioni sul paziente, pochi anni dopo l'incidente, in una rivista locale di medicina. Il dottor Harlow notò, infatti, che, nonostante l'ottimo recupero fisico e l'estensione del danno cerebrale relativamente contenuta, il suo paziente era radicalmente mutato proprio come persona: era infatti cambiata, diremmo, la sua personalità. Prima dell'incidente Gage era il capomastro della sua squadra, posizione di una certa responsabilità; veniva considerato dai sottoposti come uomo affidabile e autorevole. Ma ecco il resoconto steso da Harlow dello stato di Gage dopo l'incidente: La sua salute fisica è buona, e sono portato a dire che egli sia guarito, [ ... ma] l'equilibrio o il bilanciamento, per così dire, fra le sue facoltà intellettive e le sue tendenze animalesche, sembra sia andato distrutto. Si mostra bizzoso, irriverente, abbandonandosi a volte alle più volgari insolenze (cosa che non era prima suo costume), manifestando ben poco rispetto per i suoi simili, e appare insofferente agli obblighi o ai consigli se questi entrano in conflitto con i suoi desideri; è a volte incredibilmente ostinato, o anche capriccioso e volubile; elabora piani di azioni future che vengono presto abbandonati [ ... ]. In questo senso la sua mente ha subito un cambiamento radicale, in maniera tanto netta che amici e conoscenti hanno dichiarato che egli "non era più Gage". (Harlow, 1868, p. 327) Sorvolando sul linguaggio un po' antiquato di questa descrizione di un medico del XIX secolo, il messaggio ci giunge ancora forte e chiaro: Gage "non era più Gage", proprio a causa della lesione cerebrale subita. La conclusione incontrovertibile è stata che la personalità di Gage - ciò che costituiva la base della sua identità personale - in qualche modo dipendeva da quei pochi centimetri cubici di tessuto cerebrale danneggiati nell'incidente. Oggi sappiamo, dall'osservazione di innumerevoli casi simili a questo, che il danno a tale area di 3

IL CERVELLO E IL MONDO IN1ERNO

tessuto produce quasi sempre lo stesso tipo di modificazioni della personalità riscontrate nel caso di Gage. Vi può essere una minima variabilità, dipendente soprattutto dalla personalità premorbosa, cioè antecedente alla lesione, dell'individuo, ma tipicamente nel quadro clinico si ritrova invariabilmente che questi pazienti sono incostanti e irriverenti, mostrano poca considerazione per gli altri, non tollerano consigli se questi entrano in conflitto con i loro desideri, e così via. Quelle appena descritte sono caratteristiche cardinali di quella che è ora conosciuta come la "personalità del lobo frontale" .2 Nel nostro lavoro clinico come neuropsicologi, abbiamo incontrato davvero centinaia di Phineas Gage, tutti con una lesione alla stessa porzione del cervello. Questo è un fatto di ovvia importanza per chiunque sia interessato allo studio della personalità. Ciò fa pensare che si possa stabilire una relazione predittiva tra eventi cerebrali specifici e aspetti relativi a chi noi siamo. Tutti quelli che soffrono dello stesso tipo di lesione a questa specifica area sono soggetti allo stesso cambiamento di personalità, proprio come è capitato a Gage; se succedesse a noi, proprio come lui non saremmo più gli stessi di prima. Questa considerazione costituisce la base della nostra tesi per cui chi abbia un interesse effettivo per la vita percepita dall'interno della mente dovrebbe essere interessato anche al cervello, e viceversa.

DUE APPROCCI ALLA SCIENZA DELLA MENTE La realtà della vita mentale degli esseri umani è per eccellenza materia della psicoanalisi. Abbiamo già affermato che essa, di recente, è diventata pure un oggetto meritevole di studi approfonditi da parte delle neuroscienze. In altre parole, 2. Anderson e collaboratori (1999) hanno recentemente osservato che le "emozioni sociali" non si sviluppano nei bambini con un danno cerebrale a questa parte dei lobi frontali; inoltre, Raine e collaboratori (2000) hanno mostrato che il volume del lobo frontale è ridotto negli psicopatici.

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INTRODUZIONE AI CONCETTI DI BASE

oggi sappiamo di avere a disposizione due discipline (forse sarebbe più corretto dire due gruppi di discipline) che studiano le stesse cose. Queste discipline si pongono domande importanti a cui entrambe cercano di rispondere, partendo, però, da punti di vista molto distanti. Da circa un secolo l'approccio "soggettivo" alla scienza mentale (tipico della psicoanalisi) si è distaccato da quello "oggettivo" (proprio delle neuroscienze). Già gli Studi sull'isteria di Freud (1892-1895) o la sua Interpretazione dei sogni (1899) ci mostrano le ragioni di questa divaricazione. Da allora, ciascuno dei due approcci si è sviluppato seguendo un suo percorso. Le motivazioni all'origine della separazione furono complesse (vedi Kaplan-Solms, Solms, 2000 e Solms, Saling, 1986; vedi anche il capitolo 10). Principalmente, si trattava di una questione contingente di incapacità. In altri termini, non era più possibile apprendere alcunché di utile sui processi della mente-la mente della vita reale, nel senso usato poco sopra

da Oliver Sacks - ricorrendo ai metodi neuroscientifici disponibili all'epoca. Le neuroscienze non erano in grado (a quel tempo) di penetrare nei misteri della personalità, della motivazione e delle emozioni - che più di ogni altra cosa ci rendono ciò che siamo - e perciò Freud decise che il metodo più utile per studiare, comprendere e curare i disturbi della soggettività umana consisteva nel limitarsi esclusivamente alla sfera dello psichico. Non vogliamo peccare di eccessivo ottimismo, ma è stato possibile scrivere ora un libro come questo proprio perché le cose sono finalmente cambiate. Oggi possediamo nuovi e potenti metodi, e sofisticate tecnologie nelle neuroscienze, che ci permettono di accedere a conoscenze sui correlati fisiologici del "mondo interno" che prima non potevamo neanche sognare. In breve, le neuroscienze hanno raggiunto - alcuni dicono, addirittura superato - la psicoanalisi in quanto scienza della soggettività umana; e oggi è possibile acquisire informazioni rilevanti e assai significative a proposito dell'esperienza interiore, studiando il cervello, quello stesso organo corporeo che era stato danneggiato nel caso di Phineas Gage.

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IL CERVELLO E IL MONDO INTERNO

RICONCILIARE I DUE METODI Da quanto detto, trovare il modo di superare tale divisione storica (o, si potrebbe dire, di "sanare la spaccatura") tra questi due differenti approcci alle scienze mentali ci sembra al momento l'obiettivo essenziale da perseguire. Gli studiosi di neuroscienze - che si sono per la prima volta avvicinati alle complessità della soggettività umana - hanno molto da apprendere da un secolo di indagini psicoanalitiche (vedi Kandel, 1998, 1999). Gli psicoterapeuti, a loro volta, hanno l'opportunità di beneficiare degli enormi progressi empirici compiuti nell'ambito delle neuroscienze, utilizzandoli all'interno della propria disciplina e permettendo in questo modo ulteriori sviluppi. Tale risultato sarebbe importante, visto che gli studi di carattere scientifico all'interno della psicoanalisi si sono estremamente rarefatti: anzi, la situazione ha raggiunto un livello quasi sconfortante. La psicoanalisi è oggi caratterizzata da aspre rivalità tra le varie correnti, le quali tuttavia non possiedono gli strumenti adeguati per stabilire, tra i diversi punti di vista conflittuali e nelle più svariate questioni teoriche, quali siano le concezioni corrette. Una possibile soluzione potrebbe essere quella di cercare di effettuare dei collegamenti concettuali tra le teorie più controverse della psicoanalisi e i principi delle neuroscienze. Questa sembra una via appropriata da percorrere, ma piuttosto difficile. Esistono ancora troppe lacune teoriche da colmare, ed è necessario compiere molta ricerca, prima che sia possibile anche solo intravvedere un modo per superare il divario che separa i due approcci. Ciascuna parte, per quasi un centinaio d'anni, ha (per svariate ragioni) sempre guardato al1' altra con sospetto e una certa dose di sufficienza. Tipicamente, i neuroscienziati hanno considerato la psicoanalisi e le discipline a essa correlate come "non scientifiche" (come può una scienza che studia la soggettività essere oggettiva?). Gli psicoterapeuti, a loro volta, hanno sempre giudicato le neuroscienze (inclusa la psichiatria di matrice biologica) come semplicistiche, in quanto queste discipline tendono a escludere la 6

INTRODUZIONE AI CONCETTI DI BASE

"psiche". Questi pregiudizi sono stati coltivati in un terreno concimato da validissime ragioni e, pertanto, non potranno essere superati né con facilità, né rapidamente. In aggiunta a ciò, è necessario confrontarsi con seri problemi inerenti alla stessa metodologia scientifica. Quale potrebbe essere il metodo adatto a compiere il collegamento tra queste due discipline, che sia al tempo stesso affidabile e valido per entrambe? Per entrare in questioni pratiche, come possiamo immaginare di affrontare un problema come quello di identificare le basi neurologiche di un processo quale, per esempio, "la rimozione"? Ci si può porre l'interrogativo se sia addirittura lecito pensare di riuscire a trovare una modalità di controllo sperimentale, di carattere neurobiologico quindi, che permetta di stabilire lesistenza di un processo come la rimozione. La rimozione - se esiste - è un fenomeno tanto complesso quanto elusivo e sfuggente: è pertanto, per definizione, difficilmente riconducibile entro i ristretti confini del riduzionismo fisiologico. Se vogliamo superare queste difficoltà in modo efficace, gran parte dello sforzo richiesto dev'essere fatto dagli esperti di entrambe le discipline, in un'opera concertata e comune. Per raggiungere un tale scopo, è necessario intavolare dialoghi interdisciplinari e istituire ricerche su argomenti di comune interesse. Avremmo bisogno di collaborare sullo stesso materiale clinico, e quindi di lavorare insieme sugli stessi casi (o sulle stesse condizioni patologiche), per apprendere dai metodi propri dell'una e dell'altra parte. Ma anzitutto, prima di poterli combinare realisticamente, avremmo bisogno di imparare qual è e come è strutturato il punto di vista di ciascuno dei due approcci. Questo testo si propone fondamentalmente tale intento "educativo". Lo scopo principale del libro è fornire al lettore, in particolare a chi già conosce il linguaggio della psicoanalisi, dei dati sugli ultimi sviluppi delle neuroscienze contemporanee e, in particolare, su quello che le neuroscienze hanno oggi da dire su argomenti di interesse comune. Nel portare avanti questo compito (specialmente negli ultimi capitoli), ci augu-

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IL CERVELLO E IL MONDO IN1ERNO

riamo anche di riuscire a far comprendere come le neuroscienze stiano in questo momento indirizzando le loro ricerche verso le medesime questioni di cui si occupano gli psicoterapeuti. È tempo, quindi, di creare dei collegamenti tra questi due approcci alla mente. Quello che i lettori non troveranno nel libro è invece una prospettiva neuroscientifica su psicopatologie particolari-per esempio, quale sia il punto di vista della neuropsichiatria sul disturbo da deficit dell'attenzione, oppure sul disturbo ossessivo compulsivo, sui disturbi da tic, sugli attacchi di panico, e così via. Questi argomenti sono, sotto tanti aspetti, troppo complessi e la loro trattazione va oltre gli scopi della nostra introduzione generale a questa disciplina. A tal proposito, è nostra intenzione scrivere a breve un altro libro che affronti siffatti argomenti. È necessario che il lettore prenda dapprima dimestichezza con questo campo nella sua globalità e che conosca le basi elementari delle strutture che costituiscono il cervello in generale, per poi passare alle funzioni mentali di base svolte da queste strutture. Solo dopo che siano stati acquisiti tali elementi fondamentali, sarà possibile affrontare problemi più intricati. Siamo tuttavia dell'avviso che anche le branche delle neuroscienze che si occupano di processi quali la coscienza, le emozioni, la memoria e altre funzioni analoghe includano argomenti molto interessanti. È bene, però, prima di addentrarci nelle pieghe di questi processi, occuparci di alcune nozioni che costituiscono le vere e proprie fondamenta della materia.

ANATOMIA E FISIOLOGIA ELEMENTARI DEL CERVELLO Incominciamo il nostro cammino con un'introduzione al1' anatomia e alla fisiologia funzionale del cervello. L'anatomia e la fisiologia non possono essere definite materie leggere: una loro conoscenza completa richiede uno studio intensivo e attento. Esse, tuttavia, forniscono quelle nozioni fondamentali necessarie per comprendere meglio gli argomenti trattati in questo libro. La presente sezione non può trattare, ovviamen-

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INTRODUZIONE AI CONCETTI DI BASE

te, queste materie nel dettaglio, come avviene invece nel corso di studi fatti all'interno di un iter universitario di tipo medico. Ci riferiremo, pertanto, solo a quei concetti di base che ci appaiono obbligati per permettere al lettore di comprendere più facilmente gli argomenti discussi nei capitoli successivi. I lettori che possiedono un sufficiente bagaglio di conoscenze sul1' anatomia e la fisiologia del cervello, avendoli studiati in corsi a indirizzo medico o psicologico, possono passare direttamente alle sezioni successive. A ogni modo, cogliamo qui l'occasione per segnalare che nella sezione dal titolo "Il mondo interno e il mondo esterno", e nella sottosezione "Il mondo interno", sono presentati concetti davvero importanti. A volte, non è facile pensare che il cervello sia, dopotutto, un organo corporeo come gli altri, proprio come il fegato, la milza o lo stomaco. Di fatto, proprio come gli altri organi del corpo, esso è costituito da cellule. Queste cellule sono connesse tra loro per formare un tipo di tessuto che possiede una sua specifica conformazione, un'architettura caratteristica: ciò fa sì che il cervello di ciascuno di noi sia grosso modo simile a quello di un altro. È vero, allo stesso tempo, che questo organo possiede caratteristiche che possono essere definite quasi prodigiose: esso, infatti, è I' organo della mente - I'entità che costituisce il nucleo del nostro Sé, come mostrano molto bene casi come quello di Gage. Nonostante questa particolare proprietà appartenga esclusivamente al cervello, le sue cellule non sono fondamentalmente diverse dalle cellule degli altri organi corporei. Quali sono, quindi, le caratteristiche speciali delle cellule nervose, quelle che le rendono così diverse? Anzitutto, tali cellule sono costituite da tre elementi fondamentali (figura 1.2): il primo è rappresentato dal corpo cellulare, che contiene essenzialmente gli stessi organelli che si trovano contenuti nelle cellule di altri organi - in sostanza, le strutture che provvedono al sostentamento del metabolismo cellulare di base. Vi sono poi due tipi di appendici che si collegano al corpo cellulare: da una parte vi sono i dendriti, dall'altra l'assone. Comunemente, la cellula nervosa è composta per lo più da

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IL CERVELLO E IL MONDO INTERNO

Figura 1.2 Una cellula nervosa.

molti dendriti; ma, almeno in generale, solo da un unico assone. Insieme questi tre componenti formano la struttura tipica di una cellula cerebrale: formano cioè il neurone. I neuroni (in congiunzione con alcune cellule di sostegno chiamate glia) rappresentano sostanzialmente tutto ciò che costituisce il sistema nervoso - questo è dunque un agglomerato di miliardi e miliardi di cellule, in connessione tra loro. Questa interconnessione si realizza tramite il contatto tra I' assone di un neurone e il dendrite di un altro neurone, il cui assone a sua volta si collega con il dendrite di un altro neurone, e così via (figura 1.3); si possono creare anche congiunzioni neuronali multiple, giacché ciascun dendrite di un neurone può accettare diversi terminali assonici.

Figura 1.3 Cellule nervose in serie.

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Nel punto di contatto tra due cellule, cioè tra l'assone di una cellula nervosa e un dendrite dell'altra, vi è uno stretto interstizio, chiamato sinapsi. Questa fessura sinaptica è attraversata da microscopiche molecole chimiche che passano da un neurone all'altro; tali molecole sono chiamate neurotrasmettitori. La trasmissione di sostanze chimiche è il principale mezzo di comunicazione tra le cellule del cervello. Nelle diverse regioni cerebrali troviamo cellule con le caratteristiche strutturali più svariate e che contengono differenti tipi di neurotrasmettitori, i più importanti dei quali verranno presentati nel prosieguo del capitolo. Queste cinque nozioni -1' esistenza del corpo cellulare, dei dendriti, dell'assone, della sinapsi e dei neurotrasmettitori rappresentano quelle conoscenze di base che sono sufficienti e necessarie per procedere nella lettura di questo libro. Che cosa rende quest'organo così unico - ovvero, cosa fa sì che queste cellule e le loro miriadi di ramificazioni producano qualcosa di tanto straordinario quanto la nostra consapevolezza di essere al mondo? Come può capitare che l'attività fisiologica di tali cellule, generata da porzioni discrete di tessuto cerebrale, produca qualcosa di così drasticamente diverso da qualsiasi altra cosa che qualunque altro organo produce anzi, così drasticamente diverso da tutto ciò che è presente nell'universo fisico? Nei due capitoli successivi, la questione verrà trattata in modo approfondito. Anche se la semplice conoscenza delle proprietà elementari del tessuto nervoso non basta a spiegare come e perché il cervello produca la consapevolezza soggettiva, va rilevato che questo tessuto possiede due caratteristiche insolite. Tali qualità specifiche non saranno forse sostanziali, ma comunque riescono a distinguere le cellule cerebrali da quelle della maggior parte degli altri organi corporei. La prima caratteristica distintiva dei neuroni è la struttura dei loro collegamenti, costituiti dalle sinapsi, e attuati mediante neurotrasmettitori. Questo tipo di connessione consente il passaggio di "informa:doni" da una cellula all'altra. Il trasferimento di informazioni non è proprietà esclusiva delle cellule nervose (altre cellule in-

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IL CERVELLO E IL MONDO INTERNO

teragiscono tra loro in vari modi), ma il fatto di essere cellule totalmente preposte alla comunicazione reciproca costituisce un tratto veramente distintivo. La seconda caratteristica sorprendente del tessuto cerebrale è che, mentre l'organizzazione strutturale di base del cervello è predeterminata dai nostri geni (vedi il capitolo 7), l'esito generale di questo piano è drammaticamente modificato durante la vita dalle influenze dell'ambiente. Alla nascita, all'interno del nostro cervello si crea un'innumerevole serie di schemi potenziali inseriti in una sofisticata organizzazione, come risulta evidente dalle infinite combinazioni con cui i neuroni possono connettersi l'uno con l'altro. L'esito finale, ovvero il modo effettivo in cui essi si connettono realmente in ciascuno di noi, è largamente determinato dall'ambiente specifico in cui si viene a trovare quel particolare sistema nervoso. In altre parole, le interconnessioni tra i nostri neuroni dipendono da ciò che ci accade. Nell'ambito delle odierne neuroscienze, si sta raggiungendo una sempre maggiore consapevolezza circa il ruolo svolto, nello sviluppo cerebrale, dall'esperienza, dall'apprendimento e dagli influssi dell'ambiente- con un'attenzione che non si ferma solo all'età infantile (vedi i capitoli 5 e 7). In breve, l'organizzazione del cervello, fino ai livelli più microscopici, viene letteralmente plasmata dall'ambiente in cui esso si viene a trovare - più che in ogni altro organo del corpo-, rimanendo inoltre a lungo, più che in altri settori corporei, sensibile a questi influssi. A livello del tessuto neurale, di conseguenza, queste due caratteristiche - la funzione di trasferimento delle informazioni e la capacità di apprendimento - sono alla base della singolarità del cervello rispetto agli altri organi. Tali proprietà, cioè, sono molto più rappresentate nel tessuto cerebrale che in ogni altro tessuto organico.

Sostanza grigia e sostanza bianca Abbiamo già detto che i miliardi di neuroni presenti nel cervello hanno una miriade di interconnessioni. Se vogliamo 12

INTRODUZIONE AI CONCETTI DI BASE

approfondire l'argomento, dobbiamo aggiungere che i corpi cellulari tendono a raggrupparsi tra di loro (un po' come avviene per una macchia d'olio sopra la superficie dell'acqua). Quando i corpi cellulari tendono ad accorparsi in questo modo, il tessuto risultante appare, in certa misura, di un colore tendente al grigio. Le connessioni a distanza - formate sostanzialmente dagli assoni che collegano i corpi cellulari dei diversi tessuti grigi - appaiono macroscopicamente, per contrasto, di colore bianco (ciò è dovuto al fatto che gli assoni sono circondati da un foglietto di tessuto grasso, e il grasso ha appunto un aspetto bianco). Questa è la base della nota distinzione tra sostanza (o materia) grigia e sostanza bianca (figura 1.4). Quindi, gli ammassi dei corpi cellulari costituiscono la sostanza grigia, mentre le connessioni di fibre tra questi agglomerati costituiscono la sostanza bianca. I corpi cellulari che formano la sostanza grigia si raggruppano secondo due modalità principali, in nuclei oppure in strati (vedi la figura 1.4). I nuclei sono semplicemente strutture globulari costituite da corpi cellulari ammassati insieme. Gli strati sono più complicati: si formano quando diverse serie di corpi cellulari si allineano tra loro. I foglietti di cellule risultanti si ri-

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Sostanza bianca

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Nucleo (sostanza grigia)

lJ

Figura 1.4 Sostanza bianca e sostanza grigia.

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IL CERVELLO E IL MONDO IN1ERNO

trovano tipicamente sulla superficie esterna del cervello, formando la sua corteccia (che deriva dal latino cortex, o "strato esterno"). Nel cranio umano si è assistito a una notevole diminuzione dello spazio interno, proprio a causa dell'espansione progressiva del volume della corteccia nel corso dell' evoluzione; questa è la ragione per cui il cervello ha dovuto, per così dire, economizzare lo spazio, ripiegando su se stesso gli strati che lo costituiscono, secondo una configurazione a onde. È questo che conferisce alla superficie esterna del cervello il suo notissimo aspetto a circonvoluzioni. I nuclei giacciono più profondamente all'interno del cervello, al di sotto dei detti strati della corteccia, e la sostanza bianca è interposta tra questi due tipi di formazioni. La sostanza bianca - principalmente formata da assoni - connette pertanto reciprocamente i corpi cellulari dei nuclei e gli strati corticali. L'anatomia esatta di tutto il sistema nervoso è enormemente complessa; questi semplici principi ne costituiscono, però, la base concettuale.

Tronco encefalico e prosencefalo Un'ulteriore divisione fondamentale del cervello, alla quale ci riferiremo spesso nei capitoli successivi, è quella tra il tronco encefalico e il prosencefalo (figura 1.5): questa distinzione è di grande importanza ai fini di una migliore comprensione delle funzioni psicologiche che discuteremo nei prossimi capitoli del libro. Queste due strutture contengono, a loro volta, molti elementi a loro volta suddivisibili in modo complesso. Vi sono innumerevoli termini da apprendere per definire le diverse regioni qui contenute - spesso c'è addirittura più di un termine per la stessa struttura, cosa che può lasciare sconcertato più di un lettore. Adotteremo, pertanto, la terminologia convenzionale (quella più diffusa e maggiormente accettata). Non sarà richiesto al neofita di ricordare tutti questi termini per riuscire a seguire i capitoli successivi: potrebbe essere più pratico tornare a consultare questo capitolo, ogni volta che il lettore ritenga necessario riorientarsi nella terminologia (usando l'indice analitico o le parole in corsivo). 14

INTRODUZIONE AI CONCETTI DI BASE

Fig_ura 1.5 Tronco encefalico e prosencefalo.

Il tronco encefalico è il prolungamento diretto all'interno del cranio del midollo spinale, ed è la parte filogeneticamente più antica del cervello (cioè più primitiva dal punto di vista della sua evoluzione). In questo libro verranno trattati in moJo diffuso i nuclei profondi del tronco dell'encefalo, mentre non verrà illustrata la sua superficie esterna. Conseguentemente, il modo migliore per descrivere tali strutture è quello di procedere mostrando l'aspetto della faccia mediale, ottenuta sezionando il cervello lungo la linea mediana, come è illustrato nelle .figure 1.1 e 1.5. In pratica, viene mostrata così la superficie interna di una delle due metà (.figura 1.6). La porzione inferiore del tronco dell'encefalo, cioè la par-

Tronco ] encefalico

Figura 1.6 Il tronco encefalico verso il midollo spinale.

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IL C~RVELLO E IL MONDO INTERNO

te che si collega subito al di sopra del midollo spinale, è il midollo allungato (detto anche bulbo; la locuzione deriva dal latino medulla oblongata, ovvero "nucleo oblungo"): tale struttura, in generale, non ha molto a che fare con quelle che vengono comunemente ritenute le funzioni fondamentali della "mente" (il midollo allungato contiene i nuclei che governano il battito cardiaco, la respirazione, ecc). Sopra il midollo allungato vi è il ponte (pons, in latino). Appeso dietro il ponte vi è il cervelletto (un vero e proprio "piccolo cervello"; vedi la figura 1.5). L'estremità superiore del tronco encefalico è denominata mesencefalo. Sopra questa regione vi sono delle strutture che non fanno parte del tronco encefalico in termini strettamente anatomici, ma sono intimamente legate dal punto di vista funzionale al bulbo, al ponte e al mesencefalo (in tempi recenti, gli scienziati hanno ampiamente riveduto le loro opinioni sull'organizzazione funzionale di tali regioni). L'insieme di queste strutture va sotto il nome di diencefalo. Non vi è un vocabolo univoco che possa sostituire questo termine generalmente usato per tale regione del cervello, sebbene esso potrebbe essere parafrasato con "doppio cervello", esprimendo così la natura "bifronte" della regione, con un lato verso il tronco encefalico e l'altro verso il prosencefalo. Vi sono due componenti principali nel diencefalo. La più ampia, la porzione superiore, è il talamo. Sotto il talamo giace l'ipotalamo, che è direttamente connesso alla ghiandola pituitaria (o ipofisi; figura 1.6). Tutte queste strutture del tronco encefalico e del diencefalo contengono alcuni nuclei ampiamente interconnessi tra loro secondo un'architettura molto complessa (e inoltre connessi ad altre strutture cerebrali, come descriveremo nelle prossime sezioni). Per ora non ci addentreremo nei dettagli, visto che alcuni di questi aspetti importanti saranno discussi più avanti. Il prosencefalo, che è filogeneticamente più recente del tronco encefalico, è costituito principalmente da due grandi emisferi cerebrali, posti sotto alla volta cranica. La superficie esterna di questi emisferi è la corteccia cerebrale, formata da strati di sostanza grigia disposti in circonvoluzioni, come si è

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INTRODUZIONE AI CONCETTI DI BASE

descritto sopra. All'interno degli emisferi cerebrali, e nascosti alla vista, vi sono i diversi nuclei cerebrali (descritti più sotto). La figura 1.7 illustra due vedute degli emisferi cerebrali; sul lato sinistro della figura 1.7 vi è il lato mediale della superficie interna (resa piatta dalla sezione). Da questa angolazione possiamo vedere il corpo calloso, che è un vero e proprio ponte di sostanza bianca che collega a doppia via i due emisferi. La veduta di destra rappresenta la faccia laterale degli emisferi, e mostra la loro superficie esterna (che è, in realtà, convessa). Ciascun emisfero è diviso in quattro lobi. Possiamo identificare i lobi su entrambe le rappresentazioni del cervello della figura 1.7. Nella parte posteriore del capo troviamo il lobo occipitale; al centro vi è il lobo parietale (situato più o meno nella regione poco sopra e dietro agli orecchi); sotto e davanti al lobo parietale vi è il lobo temporale (all'altezza delle tempie); 1a restante parte di emisfero è rampio lobo frontale, che è appoggiato sulla volta sopra agli occhi: esso costituisce forse il frutto più importante della nostra evoluzione (infatti, è questa una struttura, almeno in parte, squisitamente umana). Tirando verso il basso il lobo temporale e sollevando il lobo frontale e parietale, è possibile individuare, sepolta tra questi lobi, un'altra regione della corteccia cerebrale, conosciuta come insula. All'interno degli emisferi cerebrali vi sono i nuclei del proLobo

occipitale Corpo calloso Figura 1. 7 Il prosc1m:falo.

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IL CERVELLO E IL MONDO INTERNO

sencefalo cui abbiamo accennato sopra (figura 1.8).3 I più importanti di questi nuclei sono i gangli della base. Vicino ai gangli della base, incuneati all'interno della metà inferiore del lobo frontale, troviamo i nuclei basali del prosencefalo. Posteriormente a questi, all'interno della parte anteriore del lobo temporale, si colloca l'amigdala (che in latino significa "mandorla", dalla configurazione di questa formazione nucleare).

Figura 1.8 Strutture prosencefaliche profonde.

Il sistema Hmbico L'ultimo sistema anatomico che riteniamo utile presentare ai lettori è il sistema limbico (figura 1.9). Questo termine è frequentemente usato come se ci si riferisse a uria specifica struttura anatomica; ma esso, in realtà, è più un concetto teorico relativo a un insieme di strutture che, come molti studiosi di neuroscienze sostengono, sono raggruppabili secondo un comune criterio funzionale. Questo sistema verrà trattato più approfonditamente nei capitoli successivi, in particolare in quelli che riguardano le emozioni e la memoria (capitoli 4 e 5). Poiché tale raggruppamento è stato proposto su base convenzionale e non in relazione alla disposizione anatomica effetti3. Alcune porzioni di queste strutture non sono di fatto veri e propri nuclei, né hanno la conformazione tipica della corteccia: tali nuclei con una struttura di transizione di tipo stratificato sono chiamati "corticoidi".

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INTRODUZIONE AI CONCETTI DI BASE

Talamo

Setto

Ipotalamo

Figura 1.9 Il sistema limbico.

va, sussiste una notevole divergenza tra i ricercatori su quali siano esattamente le strutture da includere sotto l'etichetta di "sistema limbico". Si tratta, perciò, di un insieme definito su di una base piuttosto artificiosa (alcuni studiosi mettono persino in dubbio l'utilità stessa del concetto di sistema limbico). A ogni modo, la maggior parte degli autori include almeno le strutture che citiamo qui di seguito in questa compagine funzionale. Nella sua parte più profonda troviamo l'ipotalamo. Attorno a tale porzione più interna, e in stretta connessione con essa, le restanti strutture limbiche si sistemano per formare una configurazione ad anello. Nella regione diencefalica sono incluse parti del talamo (la maggior parte degli studiosi ascrive al sistema limbico i nuclei anteriori e quelli dorso-mediali del talamo). Se ci spostiamo dal diencefalo per passare al lobo temporale, vanno annoverati l'amigdala e l'ippocampo, e un fascio di fibre chiamato fornice, che si trova sotto il corpo calloso, nel suo punto di congiunzione con il diencefalo; le fibre che corrono lungo il fornice connettono l'ippocampo con un piccolo nucleo chiamato corpo mammillare. L'ippocampo ·non è un nucleo, piuttosto, consiste in una speciale varietà di corteccia che è più antica da un punto di vista filogenetico e che si situa in profondità all'interno del lobo temporale. Questa struttura è anche intimamente connessa al gruppo dei nuclei del prosencefalo basale che comprendono anche i nudci nd setto. Alcune di queste strutture sono a loro volta

1.9

IL CERVELLO E IL MONDO INTERNO

collegate al giro anteriore del cingolo, che pertanto viene anch'esso incluso nel sistema limbico. Il sistema limbico, quindi, è composto da numerose strutture cerebrali, tutte in stretta connessione reciproca, che per lo più sono collocate nella parte più profonda del cervello. Vi sono molte altre strutture, alcune delle quali vengono a volte considerate "limbiche", che si associano a quelle citate, attraverso vie nervose assai intricate. A ogni mçdo, siccome non costituiscono le porzioni fondamentali del sistema limbico, accenneremo a esse nei capitoli successivi, man mano che le incontreremo. Con questo paragrafo si conclude l'esposizione degli argomenti di base di natura anatomica, che rappresentano il bagaglio di conoscenze minime indispensabili per destreggiarsi a proprio agio nei restanti capitoli del libro. Per molti lettori, questa sezione potrebbe essere la parte più difficile dell'intero volume. I termini anatomici qui introdotti saranno peraltro menzionati più volte, e una ripetuta esposizione del lettore a questa terminologia (specialmente nel contesto della discussione delle relative funzioni psicologiche) porterà a un senso di maggiore familiarità con le strutture anatomiche alle quali essi si riferiscono.

IL MONDO INTERNO E IL MONDO ESTERNO

Il cervello è un organo, ma non è un organo isolato; bensì è connesso in vari modi con gli altri organi del corpo. Questo fatto, essenziale in materia di cervello e per comprendere come esso funzioni, spesso non viene riconosciuto (specialmente dalle persone cui piace pensare al cervello come a qualcosa di analogo a un computer). A questo punto introduciamo una distinzione che rappresenta, per così dire, "il filo di Arianna" che ci condurrà nel corso dei capitoli successivi del libro. In sintesi, il cervello è connesso a due "mondi": il mondo al nostro interno, owero il mzlieu (o ambiente) interno del corpo, e il mondo al di fuori di noi, l' ambiente esterno. In ultima analisi, il compito principale del cervello è

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INTRODUZIONE AI CONCETTI DI BASE

quello di mediare tra questi due aspetti: mediare tra le richieste primarie del milieu interno del corpo (le funzioni vegetative) e il mondo perennemente mutevole intorno a noi, che rappresenta la fonte di tutto ciò di cui i nostri corpi hanno bisogno, ma che è, allo stesso tempo, indifferente a queste necessità (con le eccezioni dei nostri genitori - specialmente durante l'infanzia - e delle persone che ci amano e che proprio per questo occupano un posto speciale nella nostra economia mentale). Il sistema nervoso vegetativo ha il compito di tenere in vita il corpo, istante per istante, controllando il battito cardiaco, la respirazione, la digestione, la temperatura, e così via. Per poter svolgere tali funzioni, il corpo ha bisogno di sostanze dal mondo esterno, che di fatto consuma: principalmente, queste sono costituite dal cibo, dall'acqua e dall'ossigeno. Il nostro organismo necessita, inoltre, di una temperatura ambientale adatta, poiché i nostri organi corporei possono funzionare solo all'interno di una gamma piuttosto ristretta di temperature. Lo stesso principio si può applicare ai bisogni sessuali, anche se il "consumo" della sessualità è più necessario alla sopravvivenza della specie nel suo complesso che a quella di ciascuno di noi individualmente. In breve, per mantenere e sostentare (se possiamo chiamarlo così) l'"ectoplasma" viscerale che abbiamo dentro, deve avvenire, tra il nostro mondo interno e quello esterno che ci circonda, un'appropriata interazione, affinché l'ambiente soddisfi i nostri bisogni: ed è il cervello che