I processi inediti per Francesca Bussa dei Ponziani (santa Francesca Romana) 1440-1453 8821004767, 9788821004766

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I processi inediti per Francesca Bussa dei Ponziani (santa Francesca Romana) 1440-1453
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STUDI E TESTI ------------ 120 -------------

I PROCESSI INEDITI

PER FRANCESCA BUSSA DEI PONZIANI (SANTA FRANCESCA ROMANA) 1440-1453 A CURA DEL P . D . PLACIDO TOMMASO LUGANO, Abate 0 . S. B.

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STUDI E TESTI PUBBLICATI PER CURA DEGLI SCRITTORI DELLA BIBLIOTECA VATICANA E DEGLI ARCHIVISTI DELL’ ARCHIVIO SEGRETO Il formato normale dei volumi è di em. 25 X 18

1. Vattasso, Mareo. Antonio Flaminio e le princi­ pali poesie dell’autografo Vaticano 2870.1900. pp. 66. 2. Vattasso. Mareo. Le due Bibbie di Bovino ora codici Vaticani latini 10510-10511 e le loro note storiche. 1900. pp. 44. 3. Frenelli de’ Cavalieri, Pio. La Passio ss. Ma­ riani et Iacobi. 1900. pp. 71. 1 tav. (facs.). 4. Vattasso, Marco. Aneddoti in dialetto romane­ sco del see. xiv, tratti dal cod. Vat. 7654.1901. pp. 114.1 tav. (facs.). 5. Mercati, Giovanni. Note di letteratura biblica e cristiana antica. 1901. pp. vm , 254. 3 tav. pieg. (facs.). 6. Franchi de* Cavalieri, Pio. I martiri! di s. Teodoto e di s. Ariadne, con un’ appendice sul testo originale del martirio di s. Eleuterio. 1901. pp. 184 [3]. 1 tav. (facs.). 7. Mercati, Giovanni. Antiche reliquie liturgiche ambrosiane e romane ; con un « excursu » sui frammenti dogmatici ariani del Mai. 1902. PP- 75 [2]. 8. Franchi de’ Cavalieri, Pio. Note agiografiche. 1902. pp. 36 [3]. 9. Franchi de’ Cavalieri, Pio. Nuove note agiogra­ fiche. 1902. pp. 75 [3]. 10. Vattasso, Marco. Per la storia del dramma sa­ cro in Italia. 1903. pp. 127. 11. Mercati, Giovanni. Varia sacra. 1903. p. 112. 32x20 cm. 12. Mercati, Giovanni. I. Un frammento delle Ipotiposi di Clemente Alessandrino - II. Parali­ pomena Ambrosiana. 1904. pp. [2], 46. 13. Catalogo sommario della Esposizione Gregoriana. 2* ed. riveduta e aumentata. 1904. pp. 74. 14. Vattasso, Marco. Del Petrarca e di alcuni suoi amici. 1904. pp. 105 (31. 15. Mercati, Giovanni. Opuscoli inediti del beato card. Giuseppe Tommasi tratti in luce. 1905. pp. 55. 1 tav. pieg. (facs.). 16. Vattasso, Marco. Initia patrum aliorumque seriptorum ecclesiasticorum latinorum ex Mignei Patrologia, et ex compluribus aliis libris. Volumen I : A -Μ. 1906. pp. x, 695. 1 7 . ------ Volumen I I : N-Z. 1908. pp. [2], 650. 18. Vattasso, Marco. Frammenti d’un Livio del V secolo recentemente scoperti. Codice Vati­ cano latino 10695 (con tre tavole in fototi­ pia). 1906. pp. 18. 3 tav. (facs.) 40 x 35 cm. 19. Franchi de’ Cavalieri, Pio. Hagiographica. 1908. pp. 185 [2]. 20. Vattasso, Marco. I codici Petrarcheschi della Biblioteca Vaticana. 1908. pp. x , 250 [2]. 2 tav. pieg. (facs.). 21. Carusi, Enrico. Dispacci e lettere di Giacomo Gherardi, Nunzio pontificio a Firenze e Mi­ lano (11 settembre 1487-10 ottobre 1490) ora per la prima volta pubblicati e illustrati. 1909. pp. ΟΙ.ΧΧΠ, 723.

22. Franchi de’ Cavalieri, Pio. Note agiografiche. Fascicolo 3°. 1909. pp. [3], 122. 23. Tisserant, Eugène. Codex Zuqninensis rescri­ ptus Veteris Testamenti. Texte grec des ma­ nuscrits Vatican syriaque 162 et Mus. Brit. additionel 14.665, édité avec introduction et notes. 1911. pp. [2], l x x x v , 275 [2]. 6 tav. (facs.). 24. Franchi de’ Cavalieri, Pio. Note agiografiche. Fascicolo 4°. 1912. pp. [4], 194. 25. Patzes, Μ. Μ. Κριτοΰ του Πατζη Tmoixetros, sive librorum LX Basilicorum summarium. Libros 1-XII graece et latine ediderunt Contardus Ferrini t Iohannes Mercati. 1914. pp. XLVii, 203. 1 tav. (faes.). 26. Cerreti, Michele. Documenti e ricerche per la storia dell’antica Basilica Vaticana. Tiberii Alpharani De Basilicae Vaticanae antiquis­ sima et nova structura, pubblicato per la prima volta con introduzione e note. 1914. pp. ma, 222. 7 tav. (2 pieg.). 27. Franchi de’ Cavalieri, Pio. Note agiografiehe. Fascicolo 5». 1915. pp. t3], 135. 28. Vattasso, Marco. Rime inedite di Torquato Tasso raccolte e pubblicate. 1915. pp. 92. 2 tav. (facs.). 29. Carusi, Enrico. Lettere inedite di Gaetano Ma­ rini. I Lettere a Guid’Antonio Zanetti. 1916. pp. 59. 30. Mercati, Giovanni. Se la versione dall’ebraico del codiee Veneto greco VII sia di Simone Atumano. arcivescovo di Tebe. Ricerca sto­ rica con notizie e documenti sulla vita dell’Atumano. 1916. pp. 64, 3. 2 tav. (facs.). 31. Mercati, Giovanni. Notizie varie di antica let­ teratura medica e di bibliografia. 1917. pp. 74. 32. Vattasso, Marco. Hortus caelestium delicia­ rum ex omnigena defloratione sanctorum pa­ trum, moralium philosophorum et seripto­ rum spiritualium summa cura compositus... a D. Ioannc Bona... Opera scoperta ed ora per la prima volta pubblicata con un’amp’a introduzione. 1918. pp. cvn [2], 158. 3 tav. (ritr., facs.). 33. Franchi de’ Cavalieri, Pio. Note agiografiche. Fascicolo 6°. 1920. pp. [2], 224. 34. Guidi, Pietro e Pellegrinetti, Ermenegildo. In­ ventari del Vescovato, della Cattedrale e di altre chiese di Lucca. Fascicolo I. 1921. pp. [2], 342. 35. Lanzoni, Francesco. Le orìgini delle diocesi antiche d’Italia : studio critico, 1923. pp. 3, 672. 1 c. geogr. pieg. Prima edizione dell’opera indicata al nu mero seguente

35 [bis]. Canzoni, Francesco. Le diocesi d’Italia dalle origini al principio del secolo vit (an. 6041; studio critico. Faenza, 1927. pp. xn, 1122.

36. Schiaparelli. Luisi. Il codice 499 della Biblio­ teca capitolare di Lucca e la scuola scritto-

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EDIZIONE ANASTATICA Anno 2010

Tip. Cardoni s.a.s. - Roma

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I PROCESSI INEDITI

PER FRANCESCA BUSSA DEI PONZIANI (SANTA FRANCESCA ROMANA) 1440-1453 A CURA DEL

P. D. PLACIDO TOMMASO LUGANO, Abate 0 . S. B.

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IMPRIMI POTEST: Datum ex Abbatia Nullius, Montis Oliveti Maioris, die l a iunii 1945. -j- A loysius M. P erego , Abbas generalis Ord. S. B. Montis Oliveti

IMPRIMATUR : Datum in Civ. Vat., die la novembres 1945. -j- Fr. A. C. De R omanis, Ep. Porphyreonen.

Vie. Oen. Civitatis Vaticanae

TIPOGRAFIA POLIGLOTTA VATICANA

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PAX

PIO «PAPAE - XI I R OMA I Ο EX · CORDE · HVMILITER

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INTRODUZIONE L’opera di Francesca Bussa de’ Ponziani nella famiglia e nella società del suo tempo Gli anni che corrono dal 1400 al 1440, assai burrascosi per le vicende romane, sembrano illuminarsi dell’azione be­ nefica di Francesca Bussa de’ Ponziani, che il popolo di Roma del suo tempo, e i notai che ne rogarono gli atti, chia­ marono col vezzeggiativo di Ceccolella: «nobilis domina, domna C e c e h o le lla , uxor nobilis viri Laurentii de Pon­ tianis » ; 1 e che Paolo V , Camillo Borghese, il 29 maggio 1608, scrisse nell’albo dei Santi. Era nata dal nobile uomo Paolo Bussa, de Buxis de’ Leo­ ni, e da Iacobella de’ Roffredeschi o Broffedeschi, nel 1384, battezzata e cresimata nella chiesa di Sant’Agnese al Circo Agonale, ma andata, giovanissima, sposa a Lorenzo dei Pon­ ziani, nel rione del Trastevere. Nella casa paterna dei Bussa, in Parione,2 Francesca trascorse la prima sua età col pa­ dre, la madre, la sorella Perna e il fratello Simeone o Simeozio .3 Della sua permanenza in quel rione non lasciò traccia, ma, essendo allora colà il centro della vita intellettuale e 1 Segnatamente in documenti del 1423, 1433 e 1437 , citati nel voi. L a N ob il Casa d elle O blate di Santa F ra n cesca R om ana in T or d e ’ S pecch i (nel V centenario dalla fondazione, 1433 -1933), Tipografia Poliglotta Vaticana, 1933 , pp. 147 , 148 . Anche il diarista contemporaneo Stefano Caffari (il cui originale è conservato n ell’Archivio Capitolino, S ezion e n o ta rile ) designa più volte la santa unicamente col nome di Ceccolella. 2 I Bussa originariamente erano di Anagni. D ove fosse la casa dei Bussa de’ Leoni in Rom a non è possibile precisare ora. È accennata una tradizione che la colloca dirim petto alla parrocchia di S. Agnese: sopra il muro della casa, poi de­ m olito dal Bonadies, sarebbe stata un’immagine della Madonna (C ancellieri li1., I l m erca to , il lago d ell’A cq u a V ergin e ed il pa la zzo panfiliano n el Circo agonale,

Roma, P. Bourlié, 1811, p. 158). La chiesa, prima dei nuovi lavori iniziati nel 1652, aveva facciata e ingresso dalla parte dell’odierna via dell’Anima, ma più indietro della linea delle case, in fondo a una specie d i piazzetta form atasi appunto tra la linea delle case e la prima arcata esterna dello Stadio. Questa prima areata serviva come di atrio alla chiesa (D e G regori L ., P ia zza N avon a prim a di In n o­ cen zo X , in rivista R om a , IV, 1926, pp. 23 e 415 ). 3 Di Simeone, fratello di Francesca, è menzione nel catasto del 1461 , con que­ ste parole : « Simeon Pauli Bussae, de regione Parionis ». Un figlio di Simeone ap­

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Introduzione

VI

dell’industria fiorente del manoscritto,1 ne riportò intelli­ gente amore ai codicetti delle Ore canoniche, alle leggende monastiche dei Padri del Deserto, alla Commedia dell’A li­ ghieri, e quell’ansia del leggere opère in volgare, di cui non è difficile ravvisare le orme nelle sue Visioni e noi canti rit­ mici romaneschi, fioriti sulle sue labbra anche quand’era ra­ pita in estasi. La sua azione, come sposa e madre di famiglia, apparve nella doviziosa casata dei Ponziani, e da questa casa, posta in prossimità della chiesa di Santa Cecilia, s ’irradiò in tutto il rione del Trastevere e negli altri rioni della città. Quando entrò nella famiglia dei Ponziani, vi trovò i suoceri A ndreozzo di Paolo Ponziani e Cecilia dei Millini, il fratello del marito Paluzzo, con la sposa Vannozza Santacroce, e buon numero di servi. Le condizioni economiche della famiglia erano delle più fiorenti. I beni di Lorenzo si valutavano al di sopra di die­ cimila ducati.2 Alle dipendenze della sua casa trasteverina stazionava gran copia di cavalli, muli, giumenti, buoi, pecore

pare, nel medesimo catasto, sotto il 1487 ; « Antonius Simeonìs Bussa, de regione T rivii ». Un « Ioannes Bussa » fu sepolto, nel 1489 , in S. M aria del Popolo (C ancel­ lieri , II m erca to, cit., p. 158). Tanto Paolo Bussa quanto il figlio Simeone o « Sim eotiu s», appaiono tra i fratelli della Società del Salvatore ad S an cta S an ctorum ( n e c r o lo g i e lib ri affin i della P ro v in cia Roma/na, ed. P. E c id i , in F o n ti p e r la S to­ ria d ’I ta lia , dell’Ist. Stor. Ital., Rom a, 1914, vol. II, p. 483). Anzi, dal L ib e r A n ­ n iversa rioru m della medesima Fraternità si rileva che l ’ anniversario della morte di Paolo Bussa si celebrava nella chiesa di S. Agnese, e ch ’ egli aveva donato a que­ sto scopo una sua casa con orto nella parrocchia d i detta chiesa e promesso trenta ducati (N ecrologi, cit., vol. I, Borna, 1908, p. 331). Era m orto nel 1401 e fu sepolto nella stessa chiesa. La lapide sepolcrale, ora infissa nel m uro del chiostro di Tor de’ Specchi, ha questa iscrizione : hic iacit paulo buss | a . mcccci | nobili viro e lo stemma della fam iglia Bussa de’ Leoni. Paolo Bussa era stato Conservatore del Comune d i Borna nel 1395, come si rileva da un docum ento del 7 novembre : « Paulo Johannis Busse [e altri due] Conservatoribus Camere Urbis ». Simeone, nel prim o trimestre del 1397 era stato Conservatore, esercente il se­ natorato ; al 3 gennaio « Symeotius Bussa [e altri due] Conservatores Camere Urbis Senatus oificium exercentes, ac administratores pacis et guerre Bom ani po­ puli » conferm arono gli Statuti dei Mercanti (A. S a l im e i , I S en a tori, pp. 152 , 153). 1 Prim a che fiorisse l’ arte tipografica, l ’industria del m anoscritto era tra le più notevoli nel rione Parione. Cfr. P roia A. e R omano P ., R om a n el R in a scim en to : P a ­ ri on e (F I R eg io n e), Rom a, Tip. Agostiniana, 1933 , pp. 8, 10 . 3 Processo del 1451, art. 23 .

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vil

Introduzione

e altri anim ali.1 Esteso era il parentado ; ma non tutti go­ devano pari fortuna. Consanguinei di Lorenzo erano il ma­ rito di Lucia de Astallis e Agnese, moglie di Paolo lacobelli N udi. Anche Francesca viveva in amicizia con donna Lucia di Coluccio de Astallis e con vari membri della fa­ miglia Orsini. E donna Palozza, moglie di Renzo Altieri, con la figlia Agnese, donna Iacopa di Matteo de Rubeis, donna Andreozza Santacroce, e, segnatamente, le donne dei Clarelli: Caterina di Nuccio, Anastasia, moglie di Tomma­ so, Brigida, moglie di Paolo, Camilla, figlia di Andreozzo, facevan parte del consorzio amichevole di Francesca. Ma essa era legata, con vincolo di più stretta intimità, e per ragio­ ni familiari e per affinità spirituale, con la cognata Vannozza, accanto al cui feretro, nella chiesa delTAraeoeli, restò a lungo estatica, impetrita dal dolore.2 Nella famiglia di Lorenzo Ponziani, Francesca aveva portato il sorriso di tre creature : Evangelista, Agnese e Bat­ tista; rapiti in tenera età i primi due, rimanendo superstite ai suoi genitori soltanto Battista, che tolse in moglie donna Mabilia de’ Papazurri, del rione di T revi.3 1 Processo del 1440, art. 19 . 2 Processo del 1451, art. 14 . 3 Senza presumere di fissare l’ albero genealogico della cospicua casata dei Pon­ ziani, disseminati già in vari rami e in più rioni della stessa Rom a fin dal 1400 , si possono raccogliere i membri della fam iglia di Lorenzo nel seguente specchietto : PALUZZO PONZIANI Paolo Andreozzo sp. Cecilia dei Meliini (-j- 1401)

Giovanni (-{- 1400)

Paluzzo

Lorenzo ( f 1435)

sp. Vannozza Santacroce ( f 1431)

Evangelista (1403-1410)

sp. F rancesca B ussa

Agnese (1404-1410)

de’

L eoni (-j- 1440)

Battista (1400-1444) sp. Mabilia de’ Papazurri f-j- 1454 ?)

Vannozza sp. Mattia di Renzo Muti e in seconde nozze Gio. B. Forteguerri di Pistoia

Girolamo ( f 1444)

Giovanna Battista sp. Domenico Maddaleni Capodiferro e in seconde nozze Mariano Crescenzi

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v in

Introduzione

Ma le lotte intestine, divampate a Borna a causa di re Ladislao di Napoli, travolsero anche la famiglia dei Ponziani. Lorenzo, che con Paolo Orsini aveva preso parte in difesa di Borna e del papa, contro le genti napoletane, cad­ de coperto di ferite e ne restò infermo finche visse; il fra­ tello suo, Paluzzo, cacciato in esilio; il figlio Battista, preso in ostaggio, sul Campidoglio, e poi restituito, dal conte di Troia, Peretto de Andreis, luogotenente di Ladislao ; la casa saccheggiata e i beni confiscati.1 Nel medesimo tempo la città era in preda alla carestia e alla peste. I Processi, che l ’Autorità ecclesiastica promosse nel 1440, subito dopo la morte di Francesca, e fece continuare nel 1443, 1451 e 1453, per radunare le testimonianze sicure sulle azioni della consorte di Lorenzo Ponziani, gettano non poca luce su questo periodo — « tempore quo rex Ladislaus*il

mi

Paluzzo di Andreozzo d e’ Ponziani appare in un atto del 31 marzo 1410 (L a N o­ Gasa d elle O blate, cit., p. 147 , n. 2). Andreozzo d i Paolo, il 26 luglio 1400 ,

donava una casa all’ospedale d i S. Maria in Cappella. In S. Cecilia ebbe sepolcro e si faceva l ’ anniversario per Andreozzo, i cui figli avevano dato sessanta fiorini alla Fraternità dei Raccom andati del Ssmo Salvatore (N ecrolog i, cit., I, p. 335). Anche per Paluzzo e Lorenzo si faceva l ’ anniversario in S. Cecilia e, per disposi­ zione testamentaria, Battista figlio di Lorenzo consegnò alla medesima Fraternità cento fiorini e altri venti pel padre e cinquanta per l ’anima della m adre; in luogo però dei suddetti centoventi fiorini donò una vigna « in fra moenia Urbis » (N ecro ­ logi, cit., I, .p. 377 ). Per la madre, Cecilia m oglie di Andreozzo, il nipote Battista consegnò cinquanta fiorini (N ecro lo g i, cit., I, p. 379), e per sè lo stesso Battista lasciò sessanta fiorini (N ecrologi, cit., I, p. 381). In S. Cecilia volle esser sepolta altresì Vannozza figlia del fu Battista de’ Ponziani e m oglie del fu M attia D e M utis, lasciando a questo scopo, nel 1496 , dugento ducati (N ecrologi, cit., I, p. 526). Il sepolcro gentilizio era nella cappella dedicata a S. Lorenzo, restaurata nel 1480 da Vannozza di Battista Ponziani, che vi raccolse le ossa degli avi. Nel 1400 vi fu sepolto il « nobilis iuvenis Johannes Pauli Palutii de’ Pontianis » che era morto il 15 settembre (F orcella V., Is cr iz io n i delle ch iese ... di R om a , Roma, 1869 , II, p. 24 , n. 7 6 ; p. 26 , n. 82). Ma piti tardi la cappella fu ridotta ad uso di sagrestia. L ’Adinolfi (L a v ia sa cra o d el P apa, Roma, Monaldi, 1865 , p. 119 ) mette insieme le due linee genealogiche de’ Bussa e dei Ponziani, che si devono tenere ben distinte. Nel 1500 un ramo dei Ponziani di Rom a si trasferì a Modena e.n el 1832 , per linea femminile, s’infuse nei conti Carabini Castellani. 1 Ciò dovette avvenire nel 1413 . Il conte di T roia — P e rr ec tu s de Y p oreg ia de A n d reis co m es T r o je — come si leggeva nei Registri Angioini, ora distrutti, uno dei principali capitani del re Ladislao di Napoli, esercitò in Rom a, a nome del re, i poteri m ilitari negli anni 1404 , 1406 , 1408-09 , 1412 e 1413 . In quest’ultimo anno Ladislao, partendo da Roma, lasciò « in regione Transtiberina D. Comitem T roje pro gubernatione Urbis », cioè in particolare nel rione d i Trastevere, dove risie­ devano i Ponziani. E il 4 agosto «fu eru n t capti multi Rom ani et positi in gallea».

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Introduzione

IX

in Urbe dominabatur » — sulle sue vicende, sul costume e sulle condizioni morali e religiose del popolo romano. Nel tempo della maggior carestia Francesca aveva distri­ buito ai poveri tutto il grano del granaio e tutto il vino della cantina della famiglia Ponziani.1 A g l’infermi essa prestò assistenza negli ospizi ed ospedali, allora esistenti, di Santa Cecilia, di Santo Spirito in Sassia e del Campo S a n to ;2 ma, soprattutto, in quello, vicinissimo alla casa de’ Ponziani, detto di Santa Maria in Cappella. Quest’ospizio era sorto per liberalità generosa di Andreozzo e di Cecilia Ponziani fin dal 1391, con autorizzazione di papa Bonifacio IX , « pro usu et habitatione pauperum Chri­ sti ». I Ponziani lo dotarono di letti e di tutto il necessario ed il papa vi uni la chiesa di Santa Maria in Cappella e poi incorporò chiesa e ospizio alla chiesa di Santa Maria « de P onte», concedendo il giuspatronato a Andreozzo e Cecilia e ai loro eredi e successori in perpetuo.3 Personalmente, e per trentacinque anni, Francesca esercitò qui tutte le opere di misericordia a sollievo di poveri vecchi, infermi o senza ricovero, avendone cura amorevole e somministrando il ne­ cessario, preparando perfino i cibi per loro e mantenendo a sue spese un sacerdote che ne ascoltasse le confessioni e am­ ministrasse i sacramenti.4 Sono ricordati quattro medici: Giovanni di maestro Gio­ vanni die Afmoi e suo fratello Paolo « in arte medicine pollente »/ ; 5 Simone « medico expertissimo » , 6 e Paolo da Nerola, che, nel 1433, fu chiamato a curare Paolo di Antonio 1 Processo del 1440, a. 12 e 13 . 2 Processo del 1451 , a. 18 , 19 e 20 . L ’ospizio del Campo Santo era In prossimità della basilica di S. Pietro. Card. E hble F., L ’ Oratorio eli 8. Pietro sul sito dell’ an­ tica « Scuola dei Franchi », in L ’ Oratorio di 8. Pietro, Tip. Vaticana [1924], pp. 24-45 . 3 Eugenio IV , nel 1445 , essendo mancati tutti i maschi della fam iglia Ponziani ed avendo prestato il suo consenso Vannozza, unica superstite di Battista de’ Pon­ ziani, trasferì il giuspatronato alla Comunità delle Oblate di S. Francesca Romana in Tor de’ Specchi (La Nohil Gasa delle Oòlate, cit., p. 147). Sotto Innocenzo X (1644-1655) il patronato passò nella fam iglia Pamphili-Doria. 4 Processo del 1451, a. 17 . 3 Processo del 1440 , a. 107 . 6 Processo del 1440, a. 72 .

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Introduzione

X

di Menta e di Lucrezia, caduto da cavallo e ferito grave­ mente al capo,1 e, nel 1439, accorso a salvare un bambino, ISTuccio di Lello de Cinque, spasimante per «ruptura ge­ nitalium », non trovò di meglio che ordinare di legarlo coi piedi alzati, di applicargli degli impiastri e di fargli bere dei decotti di consolida.23 Francesca, senza presumere di esercitar medicina, ope­ rava meraviglie intorno agli infermi, applicando,. secondo i casi, unguenti ed impiastri ; 8 ma usava di preferenza certo unguento composto di succo di ruta e di maggiorana e di un p o’ d ’olio,4 dell’unguento bianco 5 e di altro emolliente fat­ to con sugna e « t u c i a » .6 Una volta fece applicare sulla parte dolente una pezza passata su pietra calda e intrisa nel vino caldo ; 7 guarì la scottatura delle mani, ungendo con olio e lavando con vino caldo, e sulla morsicatura operata da un cane versò dell’olio bollente.8 Mezzi semplicissimi: un p o’ d ’olio caldo, il tatto della sua mano, il segno della croce giovavano a ridare la sanità. Non pochi furono i casi di peste. Francesca ne guarì A n ­ tonia di Andrea de Totzolis ponendo sulla parte inferma la sua mano materna.9 E, dopo la sua morte, vari casi di tipo pestilenziale guarirono, a di lei intercessione, coll’ap­ plicazione di un po’ d’unguento, pregando sul suo sepolcro e toccando la parte inferma col codicetto dell’Officio della Madonna, che era servito a lei vivente.10 Così altre infer­ mità agli occhi, alle spalle, alle braccia, alle mammelle, alla gola, alle tibie, venivano guarite al contatto di un panno­ lino (« pannum lineum ») di color nero o di una pezza del pan-

1 Processo z Processo 3 Processo 4 Processo 5 Processo ‘ Processo 7 Processo 8 Processo 9 Processo 10 Processo

del del del del del del del del del del

1451 , a. 20 (mir.). 1451 , a. 36 (mir.). 1451 , 1451 , 1451 , 1451 , 1451 , 1451 ,

a. a. a. a. a. a. 1451 , a. 1451 , a.

29 . 1. 17 . 35 . 34 . 10 . 26 . 22 , 30 , 31 , 33 , 34 , 35 , 36 .

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Introduzione

xi

no della veste da lei usata e, varie volte, al solo contatto del codicetto delle Ore, col quale Francesca era solita recitare l ’officio della Madonna, usando gli occhiali («cum ocularibus » ) . 1 Frequente era il mal caduco, il mal di petto, o « punctura », il tumore o « aposthema », la cataratta agli oc­ chi. 2 Un caso di lebbra si verificò a Roma, nel 1440, nella persona di Nello di Cassio,3 ed un altro, nel 1442, a Monte Oliveto, nel territorio di Siena, in persona del monaco Gia­ como da Ferrara, che stava colà trascrivendo un libro «d e vita et miraculis beate Francisce » . 4 Di superstizione erano imbevute molte persone, nè man­ cavano donne maliose che si dedicavano a malefìzi e strego­ nerie. Principalmente in caso di malattie si ricorreva con fa­ cilità all’intervento di maghi e di streghe. E vi ricorse per Francesca lo stesso suo figlio, Battista. Ma essa scacciò da sè le maliose, rimproverando il figlio, e, inesorabilmente but­ tando al fuoco i libri d ’incantesimi, fossero pure nelle mani del m arito.5 Inesorabile era pure nella lotta per la distru­ zione di tutti gli strumenti di vanità, adoperati dalle donne per far pompa di sè, prendendo di mira soprattutto le strane fogge del vestire e le fastose acconciature dei capelli, ergentisi sul capo come specole o torri ambulanti («machanganos »), riducendo a più modeste proporzioni le acconciature delle giovani e dando l ’esempio, essa nobile e ricca, del ve­ stire dimesso, usando vesti non preziose nè ornate, ma di panno grosso quasi nero, piuttosto strette, accollate e senza strascico.6 I l nome di Francesca Bussa dei Ponziani era divulgato

1 Processo del 1451 , a. 32 , 66, 72 : 28 (mir.). 2 Processo del 1451, a. 1 1 ; 4 (mir.); 6, 54 , 73 (mir.). 3 Processo del 1451 , a. 45 . 4 Processo del 1451 , a. 85 . Qui, secondo la testimonianza di fra Ippolito di Roma, il fatto del monaco Giacomo da Ferrara si riferisce al 1442 . R isulta però la presenza di un fr. Iacotnis de Ferrarla come novizio a Monte Oliveto solo nel 1448 , nel quale anno era in realtà priore di quel monastero fra Ippolito (Fa­ miliarum Tal·. II, c. 208r). 5 Processo del 1451 , a. 25. 6 Processo del 1451, a. 23, 24 .

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X II

Introduzione

a Viterbo, a Siena, ad Arezzo, a Firenze, a Bologna e nelle Marche; ne elogiarono le azioni, in Roma il prete Giovanni Mattiotti, suo confessore e segretario, il maestro Tommaso del Regno, dei Predicatori, il maestro Matteo, dell’Ordine di Sant’Agostino, fra Antonio di Monte Savello, priore di Santa Maria Nova, san Giovanni da Capistrano, dell’Osser­ vanza di San Francesco, e vari altri dottissimi religiosi. In Siena ne esaltò le virtù san Bernardino e in Viterbo fra Mo­ desto dell’Ordine di Sant’Agostino, pubblicamente, «coram populo » . 1 Il 15 agosto 1425 essa aveva istituito in Santa Maria Nova una compagnia di donne continenti come Oblate di questo monastero di monaci di Montoliveto. Sorta per impulso del suo animo generoso in benefìzio del popolo de’ vari rioni al­ lora in preda alle fazioni, alle pestilenze e alla carestia, l ’isti­ tuzione, nuova per Roma, favorita dai monaci, era stata aggregata al loro Ordine dall’abate di Monte Oliveto, Gero­ lamo da Perugia, il quale aveva dato incarico al monaco ro­ mano Ippolito di Paolo di Nuccio di ricevere l ’atto della Oblazione da parte di Francesca e delle sue prime dieci com­ pagne. 2 Vivevano esse nelle proprie famiglie, dedicandosi 1 Processo del 1451, a. 10 , 47 . 2 I/’ab. Costantino Caetani trascrisse dall’originale e ci ha conservato il testo della forinola di Oblazione di Santa Francesca Romana (Cod. 92 , c. 961', della Bibl. Alessandrina d i Rom a), che è del seguente tenore: « I n N omine D o m in i N ostbi J esi; Christi — Ego soror Francisca Alia dom ini Pauli Bussa, o f f e r o me omnipotenti Deo, gloriosae Virgini Mariae, beato Patri Nostro Benedicto, huic venerabili m o­ nasterio Sanctae M a r i a e N o v a e d e U r b e Ordinis M o n t i s O l i v e t i , co­ ram omnibus -Sanctis, quorum reliquiae in hoc loco habentur, in praesentia R e­ verendi Fratris H ipoliti de Rom a, Prioris dicti monasterii : qui quidem nomine et auctoritate multum Reverendi Patris, Fratris Hieronimi de Perusia, Abbatis generalis praedicti Ordinis, me recepit pro o b l a t a e i u s d e m m o n a s t e r i i , et promitto perpetuam stabilitatem de dicta mea oblatione, conversionem morum meo­ rum et obedientiam. In quorum fidem has literas propria manu et nomine subscripsi. Anno Incarnationis Dominicae 1425, die 15 mensis augusti. Rom ae in praedicta ecclesia S. Mariae Novae. Arnen. — Ego soror Francisca Bussa de Pontianis ». Alla distanza di ventisel anni, nel 1451, fra Ippolito depose (art. 39 ) che egli era vicario di S. M. Nova, quando, nel 1425, la Santa fu ricevuta oblata da fr. Ber­ nardo da Vercelli, allora priore del monastero. La sua deposizione non si accorda col testo della Oblazione, che si dice fatta in presenza d i fr. Ippolito, priore; mentre egli risulterebbe in quell’anno come sacrista a Monte M orcino di Perugia, e fra Bernardo da Vercelli, priore a S. M. di Baggio, nella Lom bardia (Familia­ rum Tal·., ad annum). Può esser avvenuto all’ultimo momento che fr. Ippolito sia

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Introduzione

X lll

ad opere di misericordia verso il popolo ; ma il 25 marzo 1433 si adunarono sotto un medesimo tetto nella torre degli Spec­ chi, a piè del Campidoglio, in parrocchia di Sant’Andrea dei Funari, nel rione di Campitelli, ricevendone approvazione da Eugenio I V nel luglio del medesimo anno.*1 II 21 marzo 1436, dopo la morte del marito, le raggiunse anche Francesca, che poi passò di questa vita il 9 marzo 1440 nella casa dei Ponziani, in Trastevere.2 II necrologio dell’Ordine di Montoliveto ne registrò il nome e la morte: «Beatissima F r a n c i s c a de Pontianis, devotissima O b l a t a monasterii nostri romani, obiit Rome » . 3 E il diarista romano- Stefano Caffari ne la­ sciò memoria con queste parole : « Obiit venerabilis domina C e c c h o l e l l a , uxor condam nobilis viri Laurentii, de regione Transtiberini. Que domina tribus diebus mortua stetit super terram in ecclesia sancte Marie Nove, et numquam fetuit, immo redoluit, et, quia sanctissime vite fuit, tota civitas ho­ noravit suum funus » . 4

Genesi e caratteri dei Processi I Processi hanno una loro storia. Nella relazione presentata a Paolo V dal decano della Sacra Rota, Francesco Penia, e dagli auditori Orazio Lancellotti e Giovan Battista Panfili, si narra in breve il risul­ tato degli esami fatti sui Processi antichi e su quello che fu l ’ultimo, e che doveva portare la causa alla sua conclusione stato incaricato con mandato speciale di ricevere l ’Oblazione della Santa e delle sue compagne, con facoltà di usare il titolo d i priore di S. M. Nova, al quale monastero erano direttamente appoggiate queste Oblate. 1 Le lettere apostoliche di Eugenio IV del 1433 recano il nome delle dieci compagne della Santa. Erano : Anastasia, vedova di Tommaso Clarelli ; Agnese, figlia di Paolo Lelli; Anastasia, figlia di Antonio Lelli Pétrucci ; Iacobella, figlia di Francesca ; Agostina, figlia d i Perna ; Perna, vedova di Antonio Colucci; Cate­ rina dei M anetti: Vannozza vedova di-Sabbe d e’ M arroccini : Rita di Celli e Fran­ cesca di V e r d i (V ita di, 8 . Francesca Romana, Rom a, 1675, p. 277; B ollano ., A cta 8 8 ., m artii t. II, p. *195). 2 Cfr. L a NoMl Casa delle Odiate, cit., pp. 7 e segg. ; pp. 95 e segg. 3 P. L ugano , L ’Istituzione delle Odiate di Tor de’ Specchi in Rom a secondo i documenti, in Riv. Star. Ben., XIV, 1923 , p. 292. 4 In Arch, della R. Soc. rom. di Storia Patria, V i l i , 1885, p. 554 .

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Introduzione

XIV

definitiva. E poiché questi Processi formano una catena, i cui anelli sono l ’uno all’altro strettamente legati, i relatori si sono curati di disporli in ordine cronologico, facendone rilevare la vicendevole dipendenza e la relativa importanza sia dal lato giuridico che da quello storico. Perciò ai singoli Processi hanno attribuito una lettera dell’alfabeto, accom­ pagnata dall’anno della compilazione e da qualche altra no­ tizia, utile a sapersi. Quindi, tenendo conto dell’ultimo, i Processi furono quattro : A)

Primo Processo, fatto nel 1440, l ’anno stesso della

morte di Francesca. B\) Secondo Processo, fatto nel 1443, decimoterzo del pontificato di Eugenio IV . C) Terzo Processo, fatto nel 1451, quarto di Niccolò Y e undecimo dalla morte di Francesca. Ό ) Quarto Processo, fatto nel 1604. Procedendo per ordine inverso si può subito rilevare quale sia stato lo scopo particolare dei singoli Processi e di quale carattere storico e giuridico sia ciascuno di essi ri­ vestito. Il Processo del 1604, col quale veniva a riprendersi ed a rimettersi ad esame la procedura interrotta da un secolo e mezzo, mirò a stabilire la continuazione della fama di san­ tità, dalla morte di Francesca fino al pontificato di Paolo Y . A tale scopo furono compilati opportuni articoli, sui quali vennero chiamati a deporre molti cittadini romani e nobili di avanzata età. Però le testimonianze di maggior rilievo ven­ nero fornite dalle nobili Oblate di Tor de Specchi, figlie spi­ rituali della Beata, eredi del suo spirito e testimoni efficaci della santità e della fama dei miracoli della loro madre. Di queste furono interrogate quelle che potevano dare sicuro affidamento di serietà e di gravità, cioè le più anziane e le più virtuose. Ma oltre alle deposizioni orali dei cittadini romani e delle Oblate, vennero eziandio raccolte le tracce

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Introduzione

XV

letterarie od artistiche lasciate dalla santa memoria di Fran­ cesca dei Ponziani. I frammenti letterari consistevano in una nota del 1487 di Giovanni Burckard, maestro di cerimonie, intitolata : « Ordinanda pro eanonizatione Beatae Franciscae Pontianae mulieris romanae», dov’era il catalogo delle spese e l ’elenco di quanto era necessario per la solennità della Ca­ nonizzazione; dalla quale annotazione si argomentò che la causa era fin da quel tempo ordinata ad una prossima fine. V ’era di più un antico statuto del Popolo romano, compilato nel 1494 e confermato da Alessandro V I , nel quale si prescri­ veva che il nove di marzo fosse considerato come giorno fe­ stivo ad onore della beata Francesca, nobile romana. Aggiungevansi ancora vari accenni del Liber Notarum del Bur­ ckard e dei Diari di Paride de Grassi, oscillanti tra il 1505 e il 1538, in cui si faceva menzione dell’anniversario della morte di Francesca, celebrato solennemente nella chiesa di Santa Maria Nova con intervento di vescovi e di molti car­ dinali e con la relativa orazione panegirica. Così dai Commen­ tari di Pio I I si rilevava che questo pontefice era stato pre­ gato d ’iscrivere nell’albo dei Santi, con Caterina da .Siena e Posa da Viterbo, anche la santa matrona romana; e dai Commentari di Raffaele da Volterra, si desumeva che an­ che Giulio I I aveva già stabilito di decretare l ’onore degli altari alla matrona divenuta famosa sotto il pontificato di Eugenio IV . Le rappresentazioni artistiche, relative alla me­ moria di Francesca, si riducevano segnatamente alla gran­ diosa opera pittorica della chiesa vecchia di Tor de’ Specchi, compiuta nel 1468, dove erano e sono dipinti i fatti princi­ pali della vita e i prodigi operati dalla Beata, con qualche tavola votiva, fatta dipingere con la figura di lei, in memoria di grazie ricevute, come fu quella fatta deporre sull’aitar maggiore della stessa chiesa da Giovan Piero Del Drago. Da questo lavoro condotto a termine ventotto anni appena dopo la morte di Francesca, in quell ’edilìzio che fu il precipuo teatro delle sue gesta, era facile il passaggio ad altra opera di minor rilievo, ma non di minor importanza, per l ’attesta­

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SVI

Introduzione

zione della fama di santità da lei ininterrottamente goduta. Così in molte chiese ed oratori di Roma si avevano quadri e tavole rappresentanti la santa romana coronata del diadema ; il che è ammesso da tutti esser testimonianza di santità e segnacolo di culto. Dava poi gran peso all’argomento la de­ posizione fatta dalla nobile Beatrice Gaetani, d ’aver tro­ vato tra le scritture di Angelo Cesi, avvocato concistoriale, l ’orazione che doveva tenersi nel concistoro pubblico al tem­ po di Clemente V I I (1523-1534) per chiedere l ’attuale ca­ nonizzazione della Beata: orazione avuta tra le mani anche dal figlio di lui, il card. Pier Donato Cesi. A tutte queste testimonianze potevansi aggiungere le varie indulgenze con­ cesse dai sommi pontefici alla chiesa di Santa Maria Nova, dove riposa il corpo della venerabile donna, pel giorno in cui essa lo abbandonò per rifugiarsi in cielo. Onde i relatori con­ chiusero che da tutte queste memorie raccolte insieme si poteva e si doveva affermare che la fama di santità era stata continua, senza interruzione, dal 1440 al 1604. Le adunanze di questo Processo si tennero nel convento di Santa Maria sopra Minerva. Dalla logica conclusione fatta dai relatori a questo ul­ timo Processo è ragionevole desumere il carattere del lavoro compiuto nel 1604: le testimonianze della continuità della fama di santità della beata Francesca romana, mentre veni­ vano ad aggiungere maggior valore alla causa, lasciavano intatta, non solo, ma supponevano la veridicità storica delle azioni della vita di lei. I l P k o c e s s o d e l 1451. - La vita di Francesca era stata discussa nei processi antecedenti, l ’ultimo dei quali fu quello del 1451, tenutosi per volere di Niccolò V , undici anni dopo la morte di lei. Giudici commissari e referendari erano stati deputati Berardo Eruli da Narni, vescovo di Spoleto e vica­ rio generale di Niccolò V , e Alfonso, vescovo titolare di Mindo. L ’8 marzo 1451, nel coro inferiore della chiesa di Santa Ma­ ria Nova, con atto giuridico di Giovanni di messer Angelo

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introduzione

X V II

de Vallatis, l ’Abate generale dell’Ordine di Montoliveto, Niccolo da Reggio, e i Visitatori Benedetto da Cremona ed Ippolito da Roma, priore del monastero e convento di Santa Maria Nova de Urbe, in presenza di donna Agnese, governatrice delle Oblate dello stesso Ordine, abitanti nel rione di Campitelli, elessero a loro procuratori il maestro messer Michele da Prato, procuratore fiscale nella Curia romana, Lo­ renzo di messer Paolo Toti del rione Colonna e Antonio di Bartolomeo Cambii del rione Pigna. Il lunedì, 29 marzo, erano citati i testimoni pel giuramento. Michele da Prato si assunse’ l ’incarico di formulare le posizioni e di stendere gli articoli sui quali dovevano essere interrogati i testimoni, e di trovare i testi idonei e necessari all’uopo. Il lavoro di lui non fu nè poco, nè di poca impor­ tanza. I testimoni portati in causa furono centotrentadue : quarantaquattro uomini e ottantotto donne, ma soltanto ven­ tuno o ventidue di essi erano intervenuti al Processo del 1440 e potevano deporre come testimoni oculari. Grli articoli erano centosessantadue: quarantasette per le azioni di Francesca, per mezzo delle quali si manifesta la di lei santità in vita; trentasette per i miracoli avvenuti a sua intercessione men­ tre viveva su questa terra, e settantotto per altrettanti mi­ racoli avvenuti ad intercessione di lei, ma dopo la sua morte, computati però, in essi, tredici articoli addizionali per altri diciassette testimoni. Il Processo ebbe principio il 5 e termine il 19 aprile 1451. I relatori del 1604, dopo matura discussione, reputarono que­ sto Processo meritare ogni fede, essere in forma probatoria, ed i testimoni essere stati esaminati secondo il diritto con tutte le formule e solennità necessarie.1 Ma il procuratore del Processo del 1451, Michele da

1 A cta Ganonizationis an. 1604 [Arch, d i T. d. S., cane. II, cod. II], Pars prima relationis, art VI : D e validitate examinis testium in Processu sign. G et eius fide : « Post maturam discussionem firmavimus huic Processui esse adhibendam fidem, illumque esse in forma probanti et testes fuisse recte examinatos, quia concurrunt omnes solemnitates necessariae». b — P.

L ugano, I processi dei 11,1*0 e dei 11,51.

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Introduzione

. X V III

Prato, fece un lavoro originale nel compilare e stendere gli articoli da esaminare e da sottoporre ai testimoni, oppure si servì del materiale storico preesistente, ossia dei due pri­ mi Processi? Il

P eocesso del

1443. - Nel 1443, sotto il pontificato di

Eugenio I Y , il priore ed i monaci di Santa Maria Nova no­ minarono loro procuratore Giovanni Buccena,1 notaio e cit­ tadino romano, affinchè presentasse al card. Domenico Capranica, delegato del card.

De Albertis, commissario per la

causa di Canonizzazione di Francesca dei Ponziani, gli ar­ ticoli processuali.2 Accettati gli articoli, che erano settantacinque, dal notaro Giovanni Saffan si diè principio all’esa­ me dei testi, che furono quaranta, tra uomini e donne, trentaquattro dei quali avevano già deposto nel Processo del 1440. Essi prestarono giuramento, parte nelle mani del cardinale di Fermo, Domenico Capraniea, e parte dinnanzi a Leonar­ do di Nicolò de Buccamatiis. Erano i seguenti: 34 5 Domna, Johanna uxor quondam Pistalontis_,4 civis romana que dixit fore etatis et sic ex sui aspectu demonstrat annorum l x x . Venerabilis vir domnus presbiter Johannes M actioctii, 5 civis roma1 Buccena e non Buccea, come Ea la relazione del 1604 [cane. II, cod. I l l , P. II, art. I l l ] e per conseguenza il Bolland (A cta Sanctorum, m artii II, p. *213), si chiamava il procuratore, com e si rileva dallo stesso Processo del 1443 . 2 E cco il testo che precede il Processo : « Coram vobis Reverendissimo in Christo patre et domno dom no Dominico tituli sancte M arie in via lata cardinali Firmano vulgariter appellato, subdelegato Reverendissimi in Christo patris et domni domni Cardinalis De Albertis, vulgariter nominati, commissarii apostolici in Causa infrascripta, hos articulos dat et producit et exhibet Johannes Buccena notarius, civis romanus, procurator et sindieus Religiosorum prioris fratrum et conventus monasterii sancte Marie Nove de Urbe, Ordinis M ontisoliveti ; super quibus petit testes examinari, ut veritas unicuique patefiat de gestis tam in vita quam post m or­ tem per quondam beatam F r a n c i s c a i n de Pontianis civem romanam, de qua in dictis articulis et in commissione facta dicto Reverendissimo Domno Cardinali De Albertis fit mentio omni m eliori modo ». 3 Sono in corsivo i nomi dei testi che appaiono nel Processo del 1440 . 4 «U x or quondam Petri Pistalonto de Urbe et regione P arion is» (c. 31). 5 « Johannes M actiocii de Urbe... pater spiritualis dicte quondam beate Fran­ cisée spacio undecim annorum continuorum et ipsam dictis temporibus sepius et pluribus vicibus habuisset in confessione usque ad eius mortem et tempore sue m or­ tis; in cappella sancti Angeli sita in ecclesia sancte Marie in Transtiberini, cuius cappelle erat et est gubernator» (c. 31).

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X IX

nus qui dixit et sui adspectu demonstrat etatis esse annorum quatrigintasex. Domna Rita R ovelli, 1 civis romana que dixit esse etatis et sic ex sui aspectu iudicatur annorum quinquagintasex. Domna Agnes Raidi Lelli P etru tii,2 civis romana que asseruit et sic ostendit esse etatis annorum trigintasex. Domna Caterina N udi Claretti, 3 similiter romana que dixit et sic demonstrat etatis esse annorum trigintasex. Frater Bartholomeus de Bondiis,i civis romanus, Ordinis beati Francisci, et dixit ac sui aspectu patet esse etatis annorum quinquagintasex. Frater Petrus de Urie, Ordinis predicatorum, moram trahens in monasterio sancte Sebine, 5 qui asseruit et sic ostendit etatis esse annorum trigintasex. Veneralilis vvr presliter Francisons S ciavi,6 civis romanus, qui dixit et ex sui aspectu patet esse etatis annorum triginta octo. Domna Augustina Angeli de V iterlio, 7 in urbe Romana morans, que dixit et ex aspectu sui constat fore etatis annorum vigesimi secundi. Jacolella de Brunam onte, 8 nunc morans Rome, que asseruit et secundum eius aspectus esse etatis annorum viginti octo.

1 «...d e reg. Transtiberina... stetit in domo habitationis beate Francisée sita in regione Transtiberina spacio sedecim annorum continuorum » (c. 35). 2 « ...de reg. Cam pitelli; cuna aliis [beate Francisce] in Christo filiabus in Con­ gregatione permansit in eadem dom o sita in regione Campitelli spacio annorum quatuor continuorum , quibus temporibus vidit ipsam... » (c. 43r). 3 «...d e reg. Cam pitelli: cum esset in eadem domo Congregationis ipsius beate Francisce et aliarum in Christo filiarum spacio quatuor annorum continuorum, vi­ dit ipsam beatam Franciscam... » (c. 45 q. 4 « . . . de Urbe Ordinis sancti Francisco; cognovit dictam beatam. Franciscam et eius virum non solum locupletes sed in omni genere iuxta morem Urbis domnarum habundantissimos... » (c. 46v), «sep e sepius conversatus cum prefata beata Francisca et eius viro in dom o sue habitationis in reg. Transtiberim spacio vigintitrium annorum continuorum et ultra » (c. 4712 '). 8 *7 5 4 3 5 «...a u d iv it dici a quodam viro spirituali eiusdem Ordinis nomine fratre Matheo, quod ipse frater Matheus audiverat dici a quodam fratre Antonello de Montesabelli, homine quidem vite optime et sancte conversationis in Urbe reputato, qui diu beate Francisce pater spiritualis existerai » (c. 4Sr). 3 « ...cum sepius prefatam dominam Franciscam in domo sue habitationis in reg. Transtiberim visitaret, cui cum loqueretur magnam in seipso consolationem et devotionem sentiebat... » (c. 48*). 7 «...cu m esset filia in Christo dicte beate [Francisce] et cum ea in domo Congregationis aliarum in Christo sororum maneret et per totum tempus quo ipsa beata in predicta domo faceret mansionem, videbat ip sam ...» (c. 49 l). 8 « ...una ex filiabus in Christo dicte beatae F ran cisce» (c. 50 q.

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XX

Introduzione

Andreotius Claretti,1* civis romanus. qui dixit et sic ostendit esse etatis annorum triginta octo. Domna Geocha 2 eius uxor, etatis annorum triginta duo. Domna Genthilescha, uxor Gregorii Pauli Lelli, 35* civis romana, que dixit et patet ex sui aspectu esse etatis annorum vigintiquinque. Jacobus Claretti, 4 romanus civis, qui dixit et demonstrat ex sui aspectu fore etatis annorum vicesimi secundi. Domna Antonia, uxor Laurentii Stati, romana civis, que dixit et sic ostendit esse etatis annorum quinquaginta. Anestasia filia Catherine Contente, Rome morans, que asseruit et sic demonstrat esse etatis annorum sexaginta. Perna, uxor Pauli Johannis Jacobi, 5 civis romana, que dixit et ex sui aspectu demonstrat esse etatis annorum triginta. Francisca, uxor quondam Funciarelli , 6 civis romana, que dixit et ex sui persona demonstrat esse etatis annorum sexaginta. Angilella, uxor Petri Crescimogno, 78 civis romana, que dixit et sic patet ex sui aspectu esse etatis annorum ... Caterina Guidolini, 8 civis romana, que dixit et sic ex sui aspectu demonstrat fore etatis annorum triginta sex. Caterina de Perusio, tertii Ordinis 9 in Roma manens, que dixit et ex sui aspectu demonstrat esse etatis annorum quinquaginta. Antonia, uxor Colueie de U rie, tertii Ordinis, 10 que dixit etatis esse, ut sic ostendit, annorum quatraginta quatuor. Magister Antonius Petri Johannis, carpentarius, 11 civis romanus, qui dixit fore etatis, et ita ex sui aspectu demonstrat, annorum trigintaduor um. Agnes, uxor Ciaglie,121 3civis romana, que dixit, et sui aspectu demon­ strat, esse etatis annorum quinquaginta. Vannoda, uxor Panacte, 13 similiter civis romana, que asseruit et

1 « de reg. Campiteli! » (c. 51*). 3 « u x o r Andreotii C larelli» (c. 52r). 3 « d e re Cam pitelli» (c. 52*). I « d e reg. Cam pitelli» (c. 5Br). 5 « d e reg. Cam pitelli» (e. 54r). 6 « d e reg. Transtiberim » (c. 54 *). 7 « d e reg. Transtiberim » (c. 55 r). 8 « d e reg. Transtiberim » (c. 55r). ’ « sancti Francisci » (c. 55*). 10 «sa n cti F ran cisci» (c. 56r). II « d e reg. A renule» (c. 56 *). 12 « d e reg. Parionis » (c. 56*). 13 «m olendinarii, de reg. sancti A n geli» (c. 57 r).

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aspectu sue persone demonstrat esse etatis annorum quinqua­ ginta sex. Domna Paula, civis romana, regionis Transtiberini, que dixit et aspectu sue persone demonstrat etatis esse annorum ... Domna Margarita, tertii Ordinis beati Francisci, que dixit et ex sui persona demonstrat esse etatis annorum ... Maria, uxor Pauli sp ed arli, 1 civis romana, que asseruit et sic de­ monstrat esse etatis annorum quatragintaquatuor. Jeronima, uxor Antonii Romani, 2 civis romana, que dixit et ex sui persona demonstrat esse etatis annorum vigintitrium. Ciotta, uxor quondam Johannis Antonii Cioroli , 321 civis romana, que dixit et sui aspectu ostendit esse etatis annorum vigintiquinque. Caterina, uxor Jacobi Romani, 487*5 civis romana, que dixit et sic de­ monstrat esse etatis annorum viginti octo. Angelella Federici Ce&iliani,5 civis romana, que dixit esse et sic ostendit etatis annorum viginti octo, Antonia, uxor Colucie, 0 civis romana, que dixit esse etatis annorum ... Jacohella Bartholomew,7 civis romana, que dixit et sic demonstrat foré etatis ... Adriana, uxor Laurentii de Tu,orci,8 civis romana, que asseruit et sui aspectu demonstrat esse etatis annorum trigintaquatuor. Frater Johannes, de Francia, Ordinis Montisoliveti, magister novi­ ciorum monasterii sancte Marie Nove de Urbe, qui dixit etatis esse, et sic ex sui persona demonstrat, annorum triginta. Andrea Infantis civis romanus, magister, in actamdis lapidibus et opifex , 9 qui dixit fore etatis, et sic demonstrat, annorum trigintaquatuor. Menicus Johannis Dadi, civis romanus, opifex , 10 qui asseruit et sic demonstrat etatis esse annorum trigintaquatuor. Frater Thomas de Regno Ordinis predicatorum et predicator, vir honestissime vite et maxime letterature, qui dixit a viginti annis

1 «d e 2 « de 3 «d e 4 «d e 5 «d e 8 «d e 7 «d e 8 «d e 3 «d e 10 « d e

reg. reg. reg. reg. reg. reg. reg. reg. reg.

Transtiberim » (c. 57Ρ· Transtiberim » (c. 5 Sr). Transtiberim » (c. 5Sr). Transtiberim » (c. 58*). Arenule» (c. 58*). M ontium » (c. 59r). T ranstiberim » (c. 59 r). T ranstiberim » (c. 59r). P in ee» (c. 594).

reg. C a m p ite li!» (ç. G0 r),

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Introduzione

X X II

citra et continue usque ad obitum dicte quondam Francisce co­ gnovisse dictam quondam dominam Franciscam (c. 63). Religiosus vir frater Ypolitiis Pauli, de Urite, Ordinis Montis Oli­ veti, prior monasterii dicti ordinis, etatis quadragintaquatuor annorum vel circiter (c. 69-73). Il processo che ne risultò venne esaminato dai relatori del 1604, che si fermarono in modo particolare sulla validità dell’interrogatorio dei testi, e conchiusero che, tutto consi­ derato, lanche questo Processo era in forma probatoria.1 Però confessarono di essersi raramente serviti di esso ; per­ chè le medesime cose si avevano con più ordine e più copio­ samente articolate e provate nel terzo Processo, in quello cioè del 1451. Perciò, agli stessi relatori del 1604 parve giusta­ mente che tutta l ’autorità del Processo del 1443 venisse rac­ colta da quello del 1451, ordinato da Michele da Prato. 1440. - Rimane il Processo del 1440, il primo e il più antico di questa catena, compilato l ’anno stes­ so della morte di Francesca dei Ponziani. Intorno a questo, anche i relatori del 1604 dovettero impiegare maggior cura e più attento esame per la ragione evidente che di qui si pren­ I l P eooesso

del

dono le mosse per la costruzione del vasto edificio della vita e delle azioni della rinomata donna romana. Il pontefice Eugenio I Y che, nonostante le lotte in cui fu travolto, ebbe agio di conoscere da vicino le virtù singo­ lari di Francesca, pregatone caldamente dai monaci di Santa Maria Nova, diè incarico d ’iniziare la Causa al suo Vicario generale, Andrea da Montecchio, vescovo di Osimo. Questi, occupato in molti altri negozi inerenti all’alto suo ufficio, vedendo di non poter attendere, come sarebbe stato suo desi­ derio, alla nuova mansione, costituì con motu proprio, in data dell’8 agosto 1440, una commissione speciale con la relativa

1 A ota Canonizationis an. 1601f, cod. cit., Pars I rei., art. I l i : D e secuudo Pro­ cessu sign. Γ> : «... ex his firmavimus hunc secundum Processum esse in form a predanti »

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Introduzione

X X III

ampia delegazione autoritativa, composta di Sanzio, vescovo di Bova e Vicario generale del card. Giovanni Cervantes, e del venerabile frate Ludovico, dell’Ordine certosino, priore del monastero romano di Santa Croce in Gerusalemme. Co­ storo, avuto l ’elenco dei testimoni, che erano sessantotto, com­ pilarono la serie degli articoli da sottoporre ai testi, ed il 21 settembre, nella residenza del vescovo Sanzio, posta in Trastevere « apud archum prope pontem aque diete regio­ nis », diedero principio al Processo, che si chiuse il 18 del seguente mese di novembre. Il notaio Antonio di Paolo Har­ di raccoglieva e notava le deposizioni, che furon redatte in pubblica forma dai due notai romani Giovanni de Vallatis e Nardo de Bucchamatiis. I testi, uomini e donne, chiamati a deporre sulla verità di ciò che si annunziava nei singoli articoli del Processo, at­ testarono di farlo « in iudicio animae suae, pro sola veritate dicenda, postposita omni humana gratia ». Ma molti di essi, quelli segnatamente che erano vissuti in maggiore intimità con Francesca, non si contentarono di confermare la verità dell’asserto articolato, ma aggiunsero varie particolarità che hanno senza dubbio un valore altissimo e che convergono tutte insieme a mettere in esatto rilievo la figura di lei in tutti i suoi lineamenti, in tutte le sue azioni, in tutte le movenze e le sfumature della sua vita. Gli articoli sono in tutto centoquaranta e si riferiscono alle virtù, ai doni ed ai miracoli di Francesca. I primi cinquantaquattro articoli racchiudono la vita, le virtù, le vi­ sioni, le rivelazioni, la morte e la sepoltura di lei ; e i rima­ nenti riguardano i miracoli, per sua intercessione, operati « ante et post mortem ». Questa ripartizione non è però così matematicamente esatta come dovrebbe essere; poiché al­ l ’articolo L X X X V I I I si ritorna a narrare « de ultima eius se­ pultura » ; all’articolo L X X X X si pongono di nuovo due fatti che dovevano entrare nella rubrica « de miraculis post mor­ t e m » ; coll’articolo X C I I si inizia una serie di fatti sotto il titolo «d e miraculis in vi ta » ; all’articolo C X X X V I I I si ha

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Introduzione

X X IV

nuovamente un « de duobus miraculis post mortem » ; e con l ’articolo CXL si chiude tutta la serie dei fatti e dei mira­ coli con u n ’ultima visione, « item de visionibus », che lo scrit­ tore ha perfino dimenticato di aggiungere alla « Tabula Ca­ pitulorum » che pose in principio del codice. Dalla qual cosa è lecito argomentare che il lavoro preparatorio non fu senza difficoltà e che, nel disporre in un certo ordine la serie com­ pleta dei fatti da sottoporre all’esame ed all’approvazione dei testi non fu possibile seguire una matematica e ben de­ terminata ripartizione, stabilita prima dell’esame dei testi. Onde sopravvenendo, durante l ’audizione dei testi, varie al­ tre notizie degne d ’esser articolate ed esaminate, furono sen­ z ’altro aggiunte al primitivo nucleo degli articoli, man mano che ai commissari sembrava ragionevole di raccogliere le ' nuove e spontanee deposizioni. L ’indice, premesso al codice, dal medesimo notaio che ha compilato e scritto l ’intiero processo, permette di entrare nel vestibolo di questa preziosa raccolta. Tabula in

capitulorum presenti

libro,

inf r ascriptorum et

primo

De commissione super examinatione vite ac morum infrascripte domine Francisce, folio 2. De testibus, fo. 3. De prohemio operis, fo. 4. De primeva eius conversatione in pupillari etate, fo. 5. De adolescentia sua, fo. 5. De somno et vigilia, fo. 6. De austeritate sue vite, fo. 6. De penitentiis, fo. 6. De lacrimis, fo. 7. De humilitate et seculi contemptu, fo. 8. De hobedientia, fo. 9. De caritate, fo. 10. De pietate circa mentem, fo. 11. De castitate, fo. 12. De conversatione eius et primo cum staret in domo mariti, fo. 12. De conversatione eius in domo sororum, fo. 13.

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Introduzione

XXV

De De De De De De De

patientia eius, fo. 14. firmitate eins fidei, fo. 15. fide, fo. 15. verberibus, et tormentis sibi illatis a demonibus, fo. 15. eodem, fo. 16. visione demonum et auditu terribili eorundem, fo. 17. superinfusa gratia cognoscendi defectus virorum et mulierum, fo. 17. De visionibus, fo. 18. De eodem, fo. 19. De eodem, fo. 20. De eodem, fo. 21. De eodem, fo. 22. De revelationibus, fo. 23. De eodêm, fo. 24. De eodem, fo. 25. De eodem, fo. 26. De eodem, fo. 27. De quodam miraculo, fo. 28. De visione et domestica familiaritate unius angeli qui sibi datus fuit in ducem, rectorem et protectorem, fo. 29. De temporibus quando poterat intueri in vultu ipsius archangeli, fo. 20. De prerogativa gratiarum sibi concessarum, fo. 30. De testimoniis sue sanctitatis, fo. 30. De eodem, fo. 31. De eius obitu et sui prescentia, fo. 32. De eius sepultura, fo. 33. De miraculis post mortem, fo. 34 et sequitur usque ad fo. 47. De miraculis in vita, fo. 47 et sequitur usque ad fo. 65. De duobus aliis miraculis post mortem, fo. 65. [Item de visionibus, fo.] 66. I relatori dei 1604, nell’esaminare questo Processo, guar­ darono principalmente alle formalità della procedura cano­ nica. Lo ritennero perciò come Processo informativo, che pre­ cede, secondo le consuetudini della Sede Apostolica, la Com­ missione della Causa, propriamente detta, e si fa senza il previo esame giuridico dei testimoni. Non ne tennero, per conseguenza, verun conto, stimandolo giuridicamente invali­ do, anche perchè i testimoni non avevano prestato formale

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XXVI

Introduzione

giuramento, benché si professassero di deporre «prò sola veritate dicenda, omni humana gratia remota»; ed anche perchè i testi non furono esaminati in segreto e separatamente l ’uno dall’altro, ma erano stati interrogati insieme sui singoli articoli, ascoltati in volgare, ed insieme avevano fatta la deposizione, raccolta ed esposta in forma collettiva dal notaio.1 Cionondimeno, an eh’essi dovettero ammettere che que­ sto Processo era da considerare come il fondamento del fu­ turo stato della Causa e come la fonte degli altri Processi, e che poteva indubbiamente servire «pro adminiculo verita­ tis », per guida appunto al procedere dei lavori processuali, preludio alla futura canonizzazione, indice della santità me­ ravigliosa di Francesca in tutta la città di Roma, dove, udita la nuova della di lei morte, senza impulso o stimolo artifi­ cioso, accorse un popolo immenso a rendere tributo e testimo­ nianza di riverente affetto alla sua salma e a venerarne il sepolcro. Adunque, pei relatori del 1604, il Processo del 1440 man­ ca delle formalità giuridiche necessarie; il Processo del 1443 è troppo succinto ed equivale nella sostanza, restandone su­ perato per ordine e copia, a quello del 1451; ed il Processo del 1604 non è che il testimonio della fama della santità dal 1440 al 1604. Conseguentemente, a loro giudizio, il Pro­ cesso meglio ordinato e formulato fu quello del 1451, accu­

1 A cta Canonizationìs an. I6O4, cod. cit., Pars I rei., art. II : D e primo Pro­ cessu sign. A : « Circa hunc primum Processum signatum A, modicus fu it nobis la­ bor suscipiendus. Nam licet hic, tanquam fundamentum fu tu ri status Causae, ini­ tium dederit a.liis Processibus, tamen de eo tanquam invalido, non fuisse haben­ dam rationem censuimus, quia non habet solemnitates necessarias, cum sit P roces­ sus informatimi.·; ad effectum inquisitionis, qui iuxta veterem et probatum ritum Sedis Apostolice... precedit Commissionem Causae et fit sine iuridica testium exa­ minatione... Diximus tamen hunc Processum posse deservire pro adminiculo veri­ tatis et aliis deinde légitimé confectis quasi praelucere et iudicare beate serve Dei coruscantem in universa Urbe sanctitatem, cum audito eius obitu, nemine im pel­ lente aut artificiose procurante, ingens hominum utriusque sexus concursus ad eius funus cohonestandum et sepulchrum pie venerandum factus fuerit. Quamobrem optim o iure tunc Urbis vicarius informationem super sanctitate et operatione m i­ raculorum in genere, iuxta praescriptum sacrorum rituum Ecclesiae Romanae ca­ piendam pu tavit».

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Introduzione

X X V II

ratamente disposto da Michele da Prato. Ad esso quindi è affidata la somma delle cose, poiché in questo Processo la va­ lidità giuridica della procedura processuale va di pari passo congiunta con la veridicità storica delle azioni mirabili di Francesca. Ma, purtuttavia, se il Processo del 1451 è quello a cui si deve prestar fede, perchè corredato di tutte le formalità giuridiche volute dai riti e dalle costumanze della Sede Apo­ stolica, resta a vedere quale e quanta autorità si possa e debba attribuire al Processo del 1440, il primo e il più antico che siasi fatto in questa Causa, e sul quale è stato compilato quello stesso del 1451. Che, se al Processo del 1440 fanno difetto le formalità giuridiche che adornano quello del 1451, gli ri­ mane sempre l ’alto valore emanante da testimonianze coeve, raccolte poco dopo la morte di Francesca, in un momento solenne, quando la memoria dei fatti era ancora vivissima in tutti, e tutti ne parlavano e ne testimoniavano, perchè ave­ vano conosciuto, veduto e trattato con la donna mirabile che era vissuta in mezzo a loro. I l grido spontaneo intorno a Francesca si era levato in Roma molto innanzi che essa venisse a morte ; e fu provocato dalle sue azioni meravigliose. Ma quando, il 9 marzo 1440, per la città si sparse la voce della morte della venerabile don­ na, un coro nutrito e forte di voci d ’ogni sesso e condizione s ’innalzò a proclamare la vita santa e miracolosa di lei. Il Processo del 1440 raccolse queste voci e, nel raccoglierle, usò tutta quella diligenza che può usarsi quando^ le voci sono im­ ponenti e i fatti parlano da se; agli altri Processi non ne pervenne che l ’eco già alquanto affievolita e, talora, indistin­ ta o meno precisa. Per la freschezza di queste voci par di vi­ vere in mezzo ad esse, in Roma, nel 1440 e negli anni antece­ denti. Rè è da pensare che la diligenza usata in questo Processo dal vescovo Sanzio e dal priore certosino Ludovico fosse im­ pari all’altezza dell’ufficio, alla gravità della Causa ed alla responsabilità che ne dovevano assumere dinnanzi alla Chiesa

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X X V III

Introduzione

universale ed alla società. Poiché già il vescovo Andrea da Montecchio, nella delegazione fatta a questi commissari, l ’8 agosto 1440, attesta chiaramente d ’esser stato mosso per l ’insistenza delle voci di persone degne di fede intorno alla vita ed alle opere della Ponziani, e d ’aver deliberato di far procedere ad un esame perchè con la morte non fossero ve­ nuti a mancare i testimoni oculari e perchè in seguito non fossero nate contestazioni, cavilli o fraudolenti sofismi a que­ sto proposito. Il vescovo Sanzio e il certosino Ludovico ado­ perarono nel disimpegno della loro mansione una cura vigile e diligente, prendendo le necessarie informazioni, facendo disporre e ordinare tutta la materia dell’esame in articoli, e curando che le attestazioni dei testimoni fossero accurata­ mente raccolte dal notaio. Ma il peso maggiore ed il valore storico indiscutibile del Processo del 1440 proviene dalla qualità dei testi. Sono re­ ligiosi venerandi degli Ordini dei Predicatori, dei Minori e di Monte Oliveto, e sacerdoti esemplari che hanno conosciuto, ed alcuni confessato, la donna dei Ponziani; sono le sue figlie spirituali, le Oblate, che con nobile gara depongono su quanto avvenne alla loro madre; sono parenti di Francesca stessa che hanno vissuto con lei; nobili e popolani, che ne videro coi proprii occhi le gesta meravigliose. Processi di questo genere sono documento agiografico di prim ’ordine. Di essi trattò anche Benedetto X I V nella sua opera De Servorum D ei beatificatione et Beatorum Canomzatione, se­ guendo le norme e il giudizio degli Auditori della Rota, che li esaminarono pel Processo Apostolico del 1604-8.1 Ma la pubblicazione integrale mostra chiaramente quali fossero i criteri storici e giuridici che l ’Autorità ecclesia­ stica ordinaria di Roma, sotto gli occhi della Sede Aposto­ lica, usava nel raccogliere le informazioni sicure intorno alla vita, virtù e miracoli di persone morte in fama di santità.

1 D e Servorum D ei beatificatione, lib. II, c. 3 , n. 6-8 (ediz. noviss., Prati, 1839 . t. I l, pp. 22 -3 ; 27).

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Introduzione

XXix

Tali criteri erano già consacrati dal 1346 nelle Novellae del canonista Giovanni di A ndrea.1 II Processo castellano per santa Caterina da Siena, iniziato nel 1411, a Venezia, dal vescovo Francesco B em bo,2 non ha la medesima origine di quello compilato nel 1440 per santa Francesca Romana. Ma come la Santa di Siena doveva essere canonizzata da un Papa senese, Pio I I , così la Santa di Roma da un Papa ro­ mano, Paolo V . Roma, 9 marzo 1944. P . L ugano , Ab. O. S. B.

1 Gio. di A ndrea, In tertium D ecretalium Librum, Novella Commentarla, lib. I l l , tit. XLV, c. 1 (ediz. di Venezia, 1581 , f. 230 -2 3 0 0 . 2 II Processo Castellano a cura di M.-H. L auren t (Fontes vitae S. Catliarinae Senensis: historici, Bocca, Milano, 1942).

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L ’ E D IZ IO N E Pochi han potuto finora attingere a questa fonte storica di eccezionale valore, che sono i Processi più antichi di Francesca Bussa dei Ponziani. Gli stessi Bollandisti, che hanno dato molte pagine intorno a questa donna, non ne ebbero tra le mani il testo. 1 Soltanto nel 1908, in occa­ sione del III centenario della canonizzazione di lei, la Rivista Storica Benedettina dedicò alcune pagine alla storia di questi processi e ne compendiò alcuni articoli relativi alla sua vita. 2 L’edizione, quindi, re­ cherà utile servizio ai cultori degli studi agiografìci e ai cultori della storia del Rinascimento romano. Poiché il costume, e perfino il volgare, comunemente parlato in quegli anni, affiora attraverso le deposizioni dei testi, e le stesse famìglie, salite, allora o dopo, in alto, — i Clarelli, i Lelli, gli Altieri, i Pétrucci, gli Astalli, i de Bondiis, i de Porcariis, i de Tostis, i de BuchahelUs, e altri, — trovano qui rammentati vari loro membri a testimoniare il virtuoso e meraviglioso operato di Francesca. Data la riconosciuta autorità storica dei due Processi, del 1140 e del 1451, era doveroso che essi venissero alla luce nella loro integrità, ma corredati degli elementi complementari che si potevan desumere dal Processa del 1443 e da alcune aggiunte del 1453. E poiché questi ele­ menti provengono tutti dalla stesura del procuratore Michele da Prato e concordano nel titolo degli articoli e nella loro sostanza con quelli del 1440, essi appaiono a corredo e dilucidazione delle deposizioni testimo­ niali del 1440. L’edizione del P r o c e s s o del 1440 èicondotta sul cod. perg. n. 2, cane. II dell’Archivio delle Oblate di T ok db ’ S p e c c h i . 0m298x0™ 225; scrittura minuscola. Precedono 8 cc. in bianco. Il Processo occupa cc. 132, enumerate da ambe le partii iSeguono 6 cc. in bianco, e, tra queste, sono mancanti le cc. 149-174. Titolo degli articoli in rosso ; nu­ merazione degli articoli in rosso e in margine. Omesse le iniziali degli articoli, che dovevano poi essere scritte in lettere maiuscole. All’inizio del prologus è lasciato io spazio in bianco per una grande S, che forse doveva essere miniata. Tutto di una stessa mano. Rilegatura in cuoio, del tempo, munita di fermagli ormai inservibili. Nel risguardo della rilegatura : N(umero) Sa° ; e sulla prima pagina : A. Poche le distrazioni dell’amanuense, corrette con aggiunte marginali da lui stesso. A c. 19, a Sed si aggiunge : dicti frater Bartholomew et Rita depo­ suerunt. A c. 43, a ecclesiam, è aggiunto : sancte Marie nove. 1 Acta Sanctorum, m artii XX (Venetiis, m d o o x x x v i , pp. *88-*216). 2 P. L ugano , Santa Francesca Romana nella memoria dei contem poranei e dei posteri, in Riv. Stor. Ben., I l i , 1908, pp. 42 -110 .

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L’Edizione

XXXI

A c. 56, all’intiero periodo: Prefatus presbiter Francisons... humana gratia remota, è annotato in rosso : pone inferius uhi est hoc signum; il quale segno di trasporto è collocato a c. 58. A c. 62, a commissaries, si aggiunge : accedere personaliter non va­ lens cum gravi detineretur infirmitate, ideo existens in conventu sancte Marie super Minerbiam per nos notarios de mandato dictorum Gommissariorum fuit. A c. 78, ad ungarus, è aggiunto : obsessus. A c. 91, a Commissariis ut supra, si aggiunge : existentes dicti testes et moniti per dictos dominos Commissaries de veritate de­ ponenda super contentis in dicto articulo. A c. 93, a fuit eis, è aggiunto : necessarium. A c. 97, a post festum nativitatis, è aggiunto : domini. A c. 99, a erat enim viscus, è aggiunto : seu intestinum. A c. 103, a modicam stuppam, è aggiunto : cum. A c. 105, a mota Dei, è aggiunto : nutu cum. A c. 106, a infirmitatem, è aggiunto : et dicentem·. A c. 107, a cur pauper non, è aggiunto : facis. A c. 108, a quod ita evenit, è aggiunto : Et predicta dixit pro veritate dicenda omni humana gratia remota. L’edizione, fino a tutto il secondo articolo, reca il testo integrale; dall’art. terzo alla fine, omette soltanto le particolarità ripetute al prin­ cipio di ogni deposizione : Anno, mense et dìe quibus supra. Constitute personaliter coram dictis dominis Commissariis ut supra existentibus, supradicte testes et monite per dictos dominos Commissarios quod de­ beant in iud.icio animarum earum perhibere testimonium veritatis de contentis in dicto articulo eis lecto et vulgari sermone exposito, que in conscientia ipsarum animarum; e l’ attestazione finale di ogni articolo: Et predicta solum pro veritate dicenda dixerunt deponere omni humana gratia remota. AI testo dei Processo dei 1440 tengono dietro le particolarità desunte dal P r o c e s s o del 1443 e dalle a g g i u n t e del 1453. Il P r o c e s s o del 1443 è contenuto nel cod. segn. B, N(umero) quinto dell’ A r d i, delle Oblate di T or de’ S p e c c h i . Consta di fogli 77 numerati. I fol. 1-25 contengono gli articoli, che sono 80, coi nomi dei testi che devono deporre. I fol. 27 e 28 sono in bianco. I fol. '29 e 40 hanno l’elenco dei testi e i fol. 31-68 le loro deposizioni. I fol. 69-73 conten­ gono le deposizioni giurate del religiosus vir frater Ypolitus Pauli de Urbe, Ordinis Montisoliveti, prior monasterii dicti Ordinis, Ariminensis et visitator dicti Ordinis, etatis quadragintaquatuor annormn vel circiter. Il fol. 73v-74r contiene l’autenticazione del notaio Johannes Saffan, cle­ ricus Verdens. dioecesis. Il fol. 74r-74'r reca l’autenticuzione di Bartholomeus de Bonitis de Urbeveteri, decretorum doctor, magister mansionis

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Xxxiî

L’Edizione

sancti Jacóbi de Altopassu Aretin. dioecesis, domini nostri pape cubicu­ larius ac ipsius Curie Causarmn Camere Apostolice generalis Auditor, in data del 1° aprile 1444. Il fol. 75r reca l’attestazione di Johannes de Mazancollis de Interampne, utriusque Iuris doctor, domini nostri pape camerarii necnon Curie Causarum Camere apostolice generalis Auditor, in data del 29 marzo 1452, circa le cordiale che sigillavano il Processo e che inavvertitamente eran state tagliate dal legatore del codice, Simone di Bartolomeo di Pescina. I fol. 75v e 76 sono in bianco. Le a g g i u n t e del 1453 sono desunte dal cod. perg. n. 6, cane. II dell’Arch. delle Oblate di T or db ’ S p e c c h i , fol. 81-120, che contengono gli 80 articoli, corrispondenti agli 80 del Processo del 144-3, seguiti dal­ l’autenticazione, in data del 19 aprile 1453, dei notai Henricus de Eyck cler. Leodien. diocesis, e Daniel de Castro, cler. diete Leodien. diocesis (fol. 119T). Giovanni de Mazancollis, come Uditore generale delle Cause, vi ha apposto un suo decreto di autenticazione, in data del 9 giugno 1453. Delle particolarità del Processo del 1443 e delle aggiunte del 1453 sono riferiti soltanto gli elementi che recano qualche dilucidazione o pre­ cisazione negli avvenimenti denunziati dagli altri testi. Talora si tratta di circostanze e di sfunmture che lo storico potrà poi valutare sottopo­ nendole ai necessari confronti. L’edizione del P r o c e s s o del 1451 è condotta sul cod. perg. n. 6, cane. II dell’Arch. delle Oblate di T or d e ’ S p e c c h i . 0m360 x 0m240 : scrit­ tura minuscola con iniziali in rosso e colorate. Il Processo occupa 120 fogli, enumerati da una sola parte. I fol. 1-28 contengono i 47 articoli relativi alla vita di Francesca ; i fol. 28v-42, i 27 articoli De miraculis in vita ; i fol. 42-69, i 65 articoli coi Miracula post mortem dicte beate Francisce; i fol. 70-77 contengono gli articoli 66-78 addizionali super miraculis. Seguono i fol. 78, 79 e 80 in bianco. I fol. 81-120 contengono gli 80 articoli, formulati da Michele da Prato, con le aggiunte del 1453. Rilegatura in cuoio, del tempo, con fermagli, ora mancanti. Il codice fu nelle mani di uno dei relatori del 1604, il quale vi ap­ pose qualche nota marginale, relativa a fatti od affermazioni che avean richiamato la sua attenzione, ma che non aggiunge nulla, nè intorno al contenuto degli articoli nè intorno alle deposizioni dei testi. Tutti i fogli del codice furon passati dall’ago e fermati con le cordule, che ora mancano. I fol. 119 e 120r recano le attestazioni dei notai Enrico de Eyck e Daniele de Castro, del 19 aprile 1453, nonché l’autenticazione dell’Uditore Generale delle Cause della Camera Apostolica, Giovanni de Mazancollis, del 9 giugno 1453. Il cod. perg. n. 7, cane. II del medesimo Archivio, di fol. 108, che riferisce lo stesso Processo del 1451, non è completo, come è stato rile­ vato dai relatori del 1604, i quali al fol. 70v hanno notato : In alio Pro-

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L’Edizione

Xxxiìi

cessu autentico desunt [invece di sunt] articuli 66 usque ad art. 88 in­ clusive; in quilus alii 2Ί testes referunt super miraculis eiusdem exa­ minati. E l’ultima parte di esso reca gli emendamenti dei due notai En­ rico Eyck e Daniele di Castro, introdotti poi nell’esemplare autentico. Le medesime loro attestazioni al fol. 108 appaiono annullate da due tratti trasversali. Dai tre P r o c e s s i del 1440, 1443! e 1451, e dai codici di Tor de’ Specchi che li contengono, derivano, più o meno esattamente, alcune copie, redatte in rari tempi, ma separatamente, in vista della canonizzazione del 1608, e varie miscellanee di scritti, che il futuro sto­ rico di Francesca potrà, con qualche utilità, tener presenti; e che qui non era il caso di sottoporre ad esame, trattandosi di scritture di se­ conda mano e lontane dai primi e più antichi documenti. 1 I quali si contengono tra il 1440 e il 1468 ; partono, cioè, dal più an­ tico Processo e, attraverso gli scritti del prete Giovanni Mattiotti e le loro varie recensioni, latine e romanesche, salgono nel 1468 per mano di buon pittore sui muri dell’antico oratorio di Tor de’ Specchi, in scene di meravigliosa freschezza e di parlante veridicità.2 Ma la pubblicazione dei Processi fornirà sicuro orientamento alla non piccola fioritura di scritture che si riferiscono alla vita, alle visioni e alle rivelazioni di Francesca, e che costituiscono il nucleo maggiore dello sviluppo letterario-agiografico assunto in pochi anni dalla figura e dalla fama di questa illustre donna romana. Intorno alle quali scrit­ ture hanno già portato la loro studiosa attenzione Mariano Armellini,

1 La Biblioteca A n g e l i c a ha una Collectanea di Fr. Angelo R o c c a (Cod. Q. 3 . 23) di fol. 157 , che contiene scritti intorno a Francesca (fol. 6S-76), ed un altro Manoscritto Cart. (Cod. S. 4 . 16), che contiene i voti per la sua Canonizzazione (H. N arducci, Catalogus Codicum Manuscriptorum... in Bibl. Angelica, Romae, L. Cecchini, 1893, nn. 673 , 1147). La Bibl. V a l l i c e l l i a n a , oltre la relazione storica della canonizzazione (I, 81), una vita di Francesca (I. V. 185) e la relazione del card. Pinelli a papa Paolo V (F. IV e V, 184), ha diverse scritture sulla sua vita (G. 105 , H. 8 e H. 29) e copia del 2 ° (H. 59), del 3 ° (H. 60 ) e del 4° Processo (H. 61), nonché la relazione degli Udi­ tori a papa Paolo V (H. 62). La Bibl. A l e s s a n d r i n a , nel Cod. 92 ha una miscellanea d i testi e di notizie, raccolte da ll’ ab. D. Costantino Caetani, in gran parte dai Codici di T or de’ Specchi e da S. Maria Nova. La Bibl. N a z i o n a l e d i Parigi ha i due Mss 12620 e 12621, del fondo di S. Ger­ mano des Près, contenenti copia del Processo del 1451 e scritti relativi al Processo del 1604, già utilizzati dal P. Doni J. Rabory (Vie de Sainte Françoise Romaine, Paris, 1884 , p. vi) e, più recentemente, da M. Berthem-Boutoux (Sainte Françoise Romaine et son temps (1884 - l H O ) Paris, Bloud, 1931 , p. m x). 2 Cfr. G. de G aiffer, in A nalecta Bollandiana di Bruxelles, torn. 4 , 1932, pp. 214-6 , a proposito della V ie della Berthem-Boutoux. I dipinti del 1468 sono stati ripuliti e rinfrescati, per volere della M. Presidente Donna M. Pia Ugolini, dal pittore Umberto Lenner, sotto la direzione d i Antonio Munoz, nel 1938 1940 . c — P. L ugano, I p r o c e s s i d e l W , 0 e d e l 11,51.

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X X X IV

L ’Edizione

Mario Pelaez, Tito Morino, Alfredo Monaci, Modesto Scarpini, Vit­ torio Bartoecetti e Wladimiro Zabughin. 1 È superfluo, ma doveroso, aggiungere clie la presente edizione non sarebbe stata possibile senza l’intelligente consenso della nobile Presi­ dente delle Oblate di Tor de’ Specchi, donna M. Pia Ugolini, la quale con liberalità che altamente onora l’Istituto, fondato da- Francesca Bussa dei Ponziani, e da lei saggiamente retto, ha permesso che i volumi dei Pro­ cessi restassero per alcun tempo depositati nell’abazia di Santa Ma­ ria Nova. P. L.

A . - Nelle deposizioni dei Processi del 1443 e del 1451, nonché nelle aggiunte del 1453, sono state adottate le seguenti comuni abbreviazioni per i vocaboli maggiormente ripetuti: Ann. = Annorum ; b.=beata; d.=domna, domina; F.=Francisca; q.=quondam; reg. = regione; S.=Sancta. Così : b. F. = beata Francisca; b. Fe=beate Fran­ cisée; b. Fam=beatam Franciscam; b. Fa= beata Francisca (ablativo). b b r e v ia z io n i

1 M. A r m e l l in i , Vita di S. Francesca Romana scritta n ell’idioma volpare di Roma del secolo X V (.11/69 ), R om a , M onaldi, 1882, pp. xvm -4 04 [tra tta d a l C od. V a ­ tica n o Arm. X I I , cap. I , n. SS] ; Μ. P elaez, L e visioni di S. F. R., in Archivio della R. Soc. Rom. di Storia patria, X IV , 1891, pp. 365-409; X V , 1892, pp. 255-273; T . M o­ rino , N ote ed appunti su la Letteratura romanesca, in S critti vari dì Filologia (de­ d ica ti a E rn esto M on a ci), R om a , F orzarli, 1901, pp. 507-524; P . L ugano , Giovanni M attiotti e l’ opera sua letteraria intorno a S. F. R., in Rivista Storica Benedettina d i R om a, I I I , 1908, pp. 110-141; I dem , S. F. R. e le sue visioni, in Riv. Stor. Ben., X I I I , 1922, pp. 1013; V . B artocoetti, Le fon ti della visione di S. F. R., in Riv. Stor. Ben., X I I I , 1922, pp. 13-40; M. S carpini , Le visioni dì S. F. R. negli avvenim enti del suo tempo, in Riv. Stor. Ben., X I I I , 1922, pp. 199-215 ; I dem , F ioretti spirituali; Visioni e divine consolazioni [P re fa zio n e e volga rizza m en to co l c o n fro n to d e ll’ edizion e la tin a d ei B olla n d isti (A cta SS., d ie 9 m a rtii, V en etiis, O oleti, 1735, I I, pp. 103 e s e g g .) ] , F iren ze, L ib r. E d itr. F ioren tin a , 1923, pp. x ix -1 5 0 ; W . Xa bu g h in , Paradiso, Inferno e Purgatorio nella visione di S. F. II., in Riv. Stor. B en ., X V , 1924, pp. 38-50; A . M onaci, L a Divina Commedia e le visioni di S. F. R ., in Riv. Stor. Ben., X V I, 1925, pp. 12-28.

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R E G E STO D I D O C U M E N T I (1423) Anno , die 14 ianuarii. — Nobilis domna Cecc l i o l e l l a uxor nobilis viri Laurentii de Pontianis et Bartholomew Laurentii de Bondiis de reg. Transtiberini executores testamenti q. Iacobelli Cecchi Imperatoris de dieta regione Transtiberini, vendiderunt nobili viro Palutio Andreoti de Pontianis de dicta reg. 'Transtibe­ rini, patrono et cui spectat et pertinet ius patronatus h o s p i t a l i s sancte Mar i e in Ca p p e l l a de dieta reg. Transtiberini, ac executori testamenti q. domne Iohanne Ispane hospitalarie dicti hospitalis, reci­ pienti pro dicto hospitale et pauperibus Christi in dicto hospitali de­ gentibus ; integram medietatem cuiusdam domus que fuit dicti Iacobelli Cecchi Imperatoris et nunc dicta medietas est dictorum exeeutorum, videlicet partem superiorem tantum dicte domus iunctam pro indiviso cum alia medietate videlicet parte inferiori dicte domus que est domne Angile matris dicti q. Iacobelli, que tota dicta domus posita est in reg. Transtiberini in parrocchia ecclesie sancti Andree de Sehiaffis, in con­ tenta que dicitur lo pi sci ari e l io, inter hos fines; cui ab uno latere tenet domna Pellegrina uxor q. Mathei Durabilis, ab alio latere tenet di­ ctus Palutius de Pontianis, a duobus lateribus sunt vie publice. - Actum Rome in reg. Transtiberini, in domo habitationis dicte domne C e c c h o ­ ie Ile et dicti Palutii, presentibus his testibus, videlicet Colutia- de ma­ gistris Luce, Petrutio Pontiano pescivendulo de reg. sancti Angeli et Colutia Astallo notario de reg. Arenule. — Laurentius-Benedicti Cole Obicionis, civis romanus, not. ». m c c c c x x iii

D all’orig. — Eeg. in La noMl Casa, p. 147 .

(1427) Anno , die xxn ianuarii. — Rentius Palicti de Ti­ bure vendidit nobili viro L a u r e n t i o de P o n t i a n i s , de reg. Transti­ berini, presenti et recipienti vice et nomine nobilis domine do unie C e c c h o l e l l e uxoris sue eiusdemque heredum et successorum in per­ petuum; unum petium oliveti ipsius Rentii positum in tenimento Tibu­ ris, in loco et contrada que dicitur la valle de Palicto, inter hos fines : ab uno latere est quoddam stirparius ipsius Rentii venditoris fossato mediante, ab alio latere super tenet et est quoddam aliud stirparius cum aliquibus arboribus olivarum Angeli Palicti germani fratris ipsius venditoris, ab alio latere tenet Cola Mancino ; pro pretio octuaginta quinque floren. ad rationem sol. prov. ; quos recepit a dicto L a u ­ r e nt i o de P o n t i a n i s , solvente nomine dicte domne Ce c c h o l e l l e uxoris sue de propria pecunia ipsius domne. Et si plus dicto pretio di­ ctum olivetum valeret, dictus venditor irrevocabiliter donavit ob amo­ rem et dilectionem quem et quam dictus venditor habet erga dictum Laurentium et dictam domnam Ceccholellam emptricem, et propter multa grata et honesta servitia et obsequia, beneficia et comoda ac uti­ m c c c c x x v ii

x l v ii

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Regesto di Documenti

XXXVI

litates que et quas dictus venditor confessus fuit et in veritate recogno­ vit ab ipsa emptrice habuisse et recepisse et in futurum habere et re­ cipere sperat Domino concedente. — Actum in civitate Tiburis, in via publica, ante domum habitationis dicti Rentii venditoris, presentibus Mis testibus : Angelo Iohannis magistri Iohannis, Nardo Iohannis Guarini et Iohanne Amici. — Laurentius Benedicti Cole Obicionis, civis romanus, not. Dall’orig.

(1430) Anno X , die 16 decembris. — Stephanus Thome An­ geli Impiciati', de reg. Columne, vendidit nobili mulieri domne CecchoIelle-uxori nobilis viri L a u r e n t i i de P o n t i a n i s de reg. Transti­ berini, duas caballatas musti boni et puri, more romano, ad mensuram Senatus Urbis, per eumdem Stephanum et sui heredes tradendas sin­ gulis annis tempore vendemiamm dicte domine et suis heredibus, in vascha vinee ipsius Stephani; in loco qui dicitur t er me, inter hos fi­ nes : ab uno latere tenet domnus Stephanus vites et arbores unius petie vinee posite in proprietate ecclesie S. Marie intre trevo ; ab alio la­ tere sunt menia dicte terme ; ante est via publica : pro pretio septua­ ginta unius floren. quos manualiter dictus Stephanus a dicta domna C e c c h o l e l l a habuit in ducatis de auro et aliis monetis bene valenti­ bus dictos Lxxi flor. — Actum Rome, in orto domus habitationis dicti Laurentii de Pontianis, presentibus hiis testibus : Laurentio magistri Antonii Maglione, Andreotio Petri Andreotii et Salvato Iannelli Anto­ nii Maioni de reg. Transtiberini. — Antonius Ludovici not. m c o c o x x

D a ll’orig.

(1433) Cum in anno domini mensis martii die quarto, Anastasia uxor condam Thome Olarelli, Agnes condam Iacobi domini Nicolai de Bondiis, Anastaxia condam Petri Iohannis Cincii unacum certis aliis mulieribus disposuerint omnipotenti Deo servire et castita­ tem. servare. Et ut huiusmodi dispositionem et votum possent agilius consequii, confidentes de bona et honesta vita conventus fratrum Ordinis Montis Oliveti commorantium in ecclesia sancte Marie Nove de Urbe; sese dicto conventui obtulerunt, alique earum cum bonis earum, alique cum personis tantum sub certis conditionibus et pactis in instrumento dicte oblationis declaratis. Idcircho Benedicta Antonii de Albano, Bartholomea Urbani Ser Michaelis et Scolastica Martini Pauli sese et eo­ rum bona. Andreotia Pauli Lelli Petrutii, Iacoba Ludovici Capozuccha, Iacobella Petri Vincentii, Paulina Iulianil de Porcariis, Agnilotia Io­ hannis Sancti Becchaluva, Brigida Caroli de Fuscis et Gentilesca Ser Petri sese tantum personaliter et absque bonis; presentialiter certificate ad plenum de predictis et cupientes etiam cum omni celeritate posse ad Dominum reverti; et considerantes viam iam electam per ipsas primo oblatas sibi gratam et acceptabilem fore; confidentes etiam de dicto conm c c c c x x x iii

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.Regesto di Documenti

X X X V II

ventu et bona vita fratrum, etiam ipsarum iam oblatarum, videlicet earum que adhuc et in communi habitant in reg. Campitelli; dicte Con­ gregationi domnarum continentium nuncupatarum, et dicte venerabili mulieri Agneti oliin Iacobi domni Nicolai de Bondiis presenti guber­ natrici dictarum mulierum oblatarum et continentium, stanti ante al­ tare. ordinatum in domibus earum habitationis, sitis in reg. Campitelli, in parrocchia ecclesie sancti Andree de Funariis, habenti ad hec pote­ statem plenariam ; genuflexe humiliter et singulariter, videlicet dicte prime se et earum bona presentia et futura, cetere alie septem sese et earum corpora obtulerunt, promittentes eidèm domne Agneti' guberna­ trici prefate presenti et stipulanti nomine dicte Congregationis earum^ sese servaturas perpetuo castitatem paupertatem et hobedientiam ut promissum fuit per dictas primo oblatas. Quas, omnes sic sese offerentes ipsa Agnes gubernatrix prefata benigne et humiliter recepit. - Actum Rome, in dicta domo et ante dictum altare, presentibus his testibus vi­ delicet venerabili viro domno Francisco Sciavi, Iohanne Egidii sacer­ dote de regione Montium et fratre Bartholomeo da Fabriano de Ordine predi cato rum et priore fratrum et conventus sancte Sabine de Urbe. — Agnelus de Vallatis, civis rom. not. ». D all’orig. — Eeg. in La nol>ü Casa, p. 49 .

(1433) Anno , die xvii iunii. — Nobilis domina Cecc h o l e l l a , uxor nobilis viri L a u r e n t i i de P o n t i a n u s , de reg. Transtiberini, declaravit-et protestata fuit contra Iohannem Naglite, de reg. Parione, in hac forma, videlicet quod cum ipsa domna Ceccholelia emerit a domno Francisco magistri Laurentii necnon a Paulo et Lauro filiis olim Petri magistri Laurentii, integram tertiam partem unius do­ mus posite in reg. Pontis, inter hos suos confines, qui vulgariter dici­ tur lo f i n d i t o del l a vac c ha et singulis membris et pertinentiis suis, pro- certo pretio intra ipsos contrahentes convento : cumque ean­ dem totam domum prefatus Iohannes tenuerit et teneat ad pensionem pro certis temporibus et pro certa annua mercede et pensione per eum prestanda: idcirco prefata domina Ceccholelia monet, requirit et in­ terpellat dictum Iohannem quatenus partem pensionis sive mercedis pro tertia per se ipsam emptricem contingentem pro toto tempore sue loca­ tionis nemini det absque licentia sua, quin ymo ipsi domine emptrici tan­ tum solvat et non alteri absque ipsius domine expresso consensu et vo­ luntate : alias protestatur contra ipsum Iohannem quod totam dictam tertiam partem mercedis petet ab eo ; necnon protestatur de damnis, ex­ pensis et interesse. — Actum Rome, in reg. Pontis, in domo supradicta, presentibus Mis testibus : domno Iohanne Macthotii rectore Cappelle sancti Angeli site in ecclesia S. Marie in Transtiberini et domno Anto­ nio Tutii de Tacchonibus rectore Sancti Laurentii de Mundezzariis de reg. Ripe. — Antonius Mini Caramini, civis romanus, not. m c c c c x x x iii

D all’orig.

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X X X V III

Regesto di Documenti

(1433) An. 1433, 4 luglio. — Eugenio IV, ad istanza delle Obl at e del monastero di S. Mar i a Nova di Roma, dell’Ordine di Montoliveto, dà commissione a Gaspare de Diano, arcivescovo di Oonza, di con­ cedere loro di prendere una casa in Roma ad uso di abitazione, di eleg­ gersi una Presidente, di associarsi altre donne e di scegliersi un con­ fessore. — .Dato in Roma, appresso S. Pietro Panno della Incarnazione del Signore miìlequattrocento trentatre, alli quattro di luglio, del Pon­ tificato nostro Panno terzo. D all’orig. — Ediz. in V ita di S. Francesca Romana, Rom a. 1675 , p. 277 -9 ; B olland, A cta SS., m artii t. II, p. *195-6 ; Riv. stor. Ben., XIV, 1923, p. 279^81 .

(1433) An.. 1433, 21 luglio. — Gaspare de Diano, arcivescovo di Conza, dà esecuzione alle Lettere Apostoliche di Eugenio IV. Cono­ sciuto che le dette signore sono accese di zelo di devozione e deside­ rano di servire all’Altissimo in spirito di umiltà e di imitare la vita apostolica, e perciò desiderano di abitare e vivere insieme in una casa atta e accomodata a loro in questa- città e di mettere insieme tutti i beni da Did a loro dati ed a ciascuna di esse e di vivere in carità ed in co­ mune dei detti beni sotto l’ubbidienza del Priore e frati del monastero di iS. Ma r i a Nova di Roma, dell’Ordine di S. Benedetto, chiamati di Monte Oliveto, il consenso dei quali si è avuto e si ha, come a noi è manifesto, concede facoltà e licenza di tenere per loro uso e abitazione la casa vicina alla chiesa parrocchiale di S. Andrea dei Funari, del rione di iCampitello, a cui confina da un lato la casa di Iacobello Clarelli, e dall’altro lato la casa di Iacobella di Ludovico, avanti la strada publica, fintante che ne troveranno un’ altra comoda; concede che pos­ sano eleggere una di loro che presieda alle altre; che possano ricevere altre donne che si! vorranno conformare al loro vivere secondo le ordi­ nazioni delle altre Oblate del detto Ordine; e che possano eleggere al­ cun sacerdote, religioso o secolare per loro confessore. -—- Dato in Roma, nella casa della residenza, nel rione di Campitello. D all’orig. — Ediz. in Vita cit., p. 280-4 ; Riv. stor. Ben., X IV , 1923 , p. 2 S1 -4 .

(1435) An. m c cccxxxv , die 39 martii. —- Congregati capitulariter ad sonum campamene, de mandato religiosi viri fratris Ypoliti de Urbe prioris fratrum conventus monasterii sancte Marie Nove ordinis Montis Oliveti, in dicta ecclesia prope altare sancti Pauli; videlicet ipse frater Ypolitus prior, frater Placidus de Roma, cellerarius, frater Paulus de Roma, frater Blasius de Corneto, frater Maurus de Roma, frater Al­ bertus de Bergamo et frater Iohannes Yspanus. Cum pro continuandis elemosinis caritativis quas dictus conventus facit pauperibus et persol­ vendis debitis et pro subveniendis aliis necessitatibus, egeant pecunia­ rum quantitate non modica, nec habeant aliam rem minus utilem quam infrascriptam domum ; sperantes a Domino centuplum recipere, vendide­ runt Agneti uxori q. Iacobi. domni Nicolai B-ondie, de presenti mulieri

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Regesto di Documenti

XxxiX

continenti et commoranti in consortio mulierum continentium sitami ha­ bitantium in reg. Campitelli, pro se ac vice comunitatis dictarum mu­ lierum continentium presentium et futurarum in dicta condicione ; quam­ dam domum terrineam et solaratam dicti' monasterii cum sala et camera in ea, positam in regione Campitelli in contrada t u r r i s de s p e c u l i s , inter hos fines, ab uno latere est domus Caterine Iohannis piccholi de reg, Campitelli, ab alio sunt res ecclesie sancti Andree de Funariis, ante est via publica. — lointaines domini Angeli de Vallatis, not. Pall’orig. — Reg. in La noMl Gasa, p. 48.

(1437) An. , die 8 aprilis. — Domina Caterina uxor q. Petripauli Canetti, de reg. Campitelli, donavit domne F r a n c i s c e uxori q. Laurentii de P o n t i a n i s , gubernatrici ét administratrici mu­ lierum continentium simul habitantium in regione Campitelli, prope ec­ clesiam sancti Andree de Funariis, recipienti nomine dictarum domna­ rum continentium presentium et futurarum ad dictam continentiam et communionem aspirantium, duas domus simul iunctas cum orto post eas, positas in reg. Campitelli prope ecclesiam sancte Marie de C u r ­ ti bus, in contrada que antiquo tempore dicebatur t u r r i s dell oc a: quibus domibus ab uno latere sunt res domine Perne q. Petratti Sab be Iuliani, ab alio sunt res q. Cecclii Sanatine, retro et post dictum ortum sunt res domni Ohristofori Gavtani comitis Fundorum, ante est via pu­ blica. — Iohannes domini Angeli de Vallatis, not. m c c c c x x x v ii

D all’orig. — Reg. in L a nohil Casa, p. 48 .

(1439) An. 1439, 9 agosto. — Fra Battista da Poggibonsi, abate ge­ nerale dell’ Ordine di Monte Oliveto, approva i patti stabiliti tra le Obl at e e i monaci di S. Ma r i a Nova, riservando unicamente alla loro Presidente e ora alla « religiosissima signora F r a n c i s c a dei Po n z i a n i » la facoltà di accettare altre donne nella Comunità delle Oblate. — Dato, in Fiorenza, nel monastero di S. Miniato. D all’orlg. — Ediz. in Vita, cit., p. 290-2 ; Riv. star. Ben., XIV, 1923 , p. 286 -7 .

(14)39) An. 1439, 26 dicembre. — Fra Ippolito di Roma, monaco di S. Ma r i a No v a , si offre alla «religiosissima et honesta donna Ma­ donna F r a n c e s c a , matre de B a p t i s t a d e l l i P o n z i a n i » e alla sua Congregazione delle Oblate, promettendo di aiutarle e difenderle. D all’orig. — Ediz. in Riv. stor. Ben., XIV, 1923, p. 287-9 .

(1439) Anno a nat. m c c c c x l , die ultimo decembris. —1 Iohannes magistri Iohannis de Fino, de reg. Arenule, donavit domine F r a n c i ­ sce uxori q. Laurentii de Pontianis, gubernatrici domnarum continen­ tium simul de presenti habitantium in reg. Campitelli prope ecclesiam s. Andree de Funariis, Oblatarum Ordinis Montis Oliveti conventus

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XL

S. Marie nove de Urbe, recipienti nomine aliarum mulierum, unum pa ■ l a t i um positum in dieta reg. Arenule cum reclaustro in quo est pu­ teus, et cum una domo existent! iuxta ortos et cum uno stabulo, inter bos fines ; ab uno latere est platea que dicitur de Branchiis, ab alio latere sunt orti q. Colutii Paliani, ab alio sunt orti Laurentii Stati, ab alio est furnus qui fuit Iacobelli Brance et via publica. — Actum Rome, in choro antiquo sub novo choro ecclesie S. Marie Nove de Urbe, presentibus frater Bartholomeo domni Corradi de Mantua, fratre Ypolito de Roma et fratre Dominico Iacobi de Carro de Bononia, Ordinis Montis Oliveti, nunc stantibus in dicto monasterio S. Marie nove. — Iohannes domini Angeli de Vallatis, not. D all’orig. — Reg. in La noMl Casa, ρ. 150 .

(1440) Anno , die 13 ianuarii. — Spectabilis vii’ Iohannes magistri Iohannis de Fino, nunc moram trahens in reg. Sancti Eustachii, per testamentum, heredes instituit domnam Pernam eius matrem et tres pauperes Christi viatores sine tecto. Item cum ipse testator di­ sposuerit facere fabricari in ecclesia S. Marie Nove de Urbe unam cap­ pellani cum altari sub vocabulo gloriose Virginis Marie et beati Bene­ dicti, iubsit ipsam cappellani cum altari sub dicto vocabulo in dicta ecclesia fabricari et ordinari statim post eius mortem expensis heredi­ tatis sue. Ceterorum bonorum suorum, duas integras tertias partes re­ liquit domnabus continentibus habitantibus una cum domna F r a n c i ­ se a uxore q. Laurentii de Pontianis, earum continentium gubernatrice, in presenti moram facientibus in reg. Campitelli prope ecclesiam S. An­ drée de Funariis ; aliam tertiam partem reliquit priori et fratribus con­ ventus S. Marie Nove de Urbe; et tenatur ipse conventus defendere ip­ sas domnas continentes in possessione pacifica domorum per eum eis do­ natarum, videlicet palatii habitationis quondam ipsius in ambitu pla­ tee de Branchis et unius alterius domus vicine ipsi palatio et domorum sitarum in reg. S. Angeli que olim fuerunt Iohannis Petripauli Pon­ tiani; et habere curam divinorum ministrandorum in ipsa cappella. — Actum Rome, in loco capitulari conventus S. Marie Nove de Urbe, pré­ senteras fratre Bartholomeo domni Corradi de Mantua, fratre Ipolito Pauli de Roma, fratre Dominico Iacobi de Bononia, fratre Iohanne Symeonis de Francia, fratre Silvestro Cecchi de Salerno, fratre Corrado Andree de Alamania et fratre Iohanne Georgii de Core, omnibus de Ordine Montis Oliveti, in dicta ecclesia de presenti stantibus. — Iohan­ nes domini Angeli de Vallatis, not. m c c c c x i

D all’orig. — Reg. in La noHl Casa, p. 150 .

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I

PROCESSO DELL’ANNO 1440 (21 S E T T E M B R E -18 NOVEM BRE) CON LE A G G IU N T E DEL 1443 E DEL 1453

1 — P.

L ucano,

1 processi

del

W,o e

del

usi.

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Santius Dei et apostolice sedis gratia Episcopus Bovensis ac, Reverendissimi in Christo patris et domini domini Iohannis tituli sancti Petri ad Vincula sacrosancte Romane Ecclesie presbiteri cardinalis in spiritualibus et temporalibus Vicarius generalis, et frater L u d o v i c us Ordinis cartusiensis Prior venerabilis mona­ sterii Sancte Crucis in Yerusalem de Urbe, ac ad infrascripta commissarii specialiter deputati per reverendum patrem et dominum dominum Andream Dei et Apostolice sedis gratia Episcopum Auximanum sanctissimi domini nostri Eugenii divina providentia pape quarti in Urbe et eius districtu in spiritualibus Vicarium generalem. Universis et singulis présentes inspecturis. Innotescat quomodo pridem per quemdam eius domini Vicarii nunptium, Nobis existentibus Rome in domibus solite habitationis et residentie nostri Epi­ scopi Bovensis, fuit presentata quedam commissio seu publicum instrumentum commissionis scriptum et publicatum manu Antonii Pauli Nardi publici notarii de Urbe, non abolitum non cancellatum nec in aliqua parte sui suspectum, sed omni vitio suspitionis pror­ sus carens et cuius tenor per omnia infra de verbo ad verbum se­ quitur.

In nomine Domini. Amen. Anno Domini Millesimo cccc°XL pon­ tificatus domini nostri domini Eugenii pape quarti, Indictione ter­ tia, mensis augusti die vni. In presentia mei notarii et testium infrascriptorum ad hec specialiter vocatorum et rogatorum Reveren­ dus in Christo pater et dominus dominus Andreas Episcopus Auximanus sanctissimi in Christo patris et domini nostri domini Euge­ nii divina providentia pape quarti in Urbe eiusque territorio et di­ strictu in spiritualibus Vicarius generalis, existens in quadam ca­ mera sue solite residentie sita in palatiis ecclesie sancti Apollinaris de Urbe. Quia, ut ipse dominus Vicarius asseruit, ex relatu non­ nullorum fidedignorum utriusque sexus sepe sepius percepit et ad eius notitiam devenit de optima vita, conversatione et fama, opti­ mis operibus quondam Venerabilis domine domine F r a n c i s c e de P o n t i a n i s , civis romane, ac de nonnullis eius gestis, tam in vita eius quam sui morte ; que potius censeri debent ex divina potentia et miraculis processisse quam ex genere humano, et quod de his non­

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Processo dell'anno 1440

nulli tam mares quam femine nunc in hac vita vigentes plenam no­ titiam ac scientiam habent et clare possent ad lucem et testimo­ nium veritatis deducere. Et ut veritas predictorum perpetuo potius elucescat, potissime ad introducendum alios tam mares quam femi­ nas, qui et que in similibus, dum in presenti vita vixerint, per tale iter procedant eorum accessu. Et ne huiusmodi veritas valeat, pro­ pter mortem illorum qui de predictis veram notitiam habent, et ipsa pandere possunt, deperire ; et ad vitandum cavillationes et fraudulentas soffistigationes que ex his oriri possunt : Idem dominus Vicarius paratus erat velle omnes, tam mares quam feminas, de predictis quomodolibet notitiam habentes audire ac interrogare, et examinare, et ipsorum ac ipsarum dicta et actestationes, per nota­ rium publicum scribi facere, et in publicam formam redigi, ad per­ petuam rei memoriam omnium predictorum. Sed quia prefatus do­ minus Vicarius, circa alia ad dictum suum officium pertinentia valde occupatus, dixit ad predicta vacare non posse ; idcirco confi­ sus de legalitate, scientia ac prudentia Reverendi patris et domini domini Santii Episcopi Bovensis, ac venerabilis viri fratris Ludo­ vici Ordinis cartusiensis Prioris Venerabilis monasterii Sancte Cru­ cis in Yerusalem de Urbe, Rome commorantium, ad infrascripta absentium ac providorum virorum Johannis de Vallatis et Nardi de Bucchamatiis, civium romanorum, publicorum notariorum simi­ liter absentium, motu suo proprio et non ad instantiam alicuius persone, prefatis domino Episcopo et Priori, eius vices totaliter in predictis et infrascriptis dedit ac commisit ; Ut possint et valeant omnes et singulos cuiuscumque sexus, ac etiam cuiuscumque condi­ tionis, ordinis seu dignitatis existant, qui coram eis se representarent, et vellent aliquid dicere ac deponere super vita, moribus ac miraculis prefate quondam domine Francisce, tam in vita quam in morte et post mortem ipsius domine audire et diligenter interrogare et examinare, et ipsorum dicta et testimonia per dictos notarios scribi et in forma publica redigi facere. Et predicta omnia dictus dominus Vicarius fecit ac commisit, voluit et decrevit quod omnia que circa premissa expedita et agitata fuerunt per prefatos dominos Episcopum et Priorem obtineant perpetuo roboris firmitatem, ac si facta et expedita forent per prefatum dominum Vicarium et omni­ bus melioribus modo, via, iure et forma quibus melius et efficacius valere possent et debent. Et de quibus omnibus prefatus dominus Vicarius mihi infrascripto notario precepit, ut publicum confice­ rem documentum unum et plura, prout fuerit expediens, et presentibus, audientibus et inteliigentibus his testibus, videlicet egregio legum docto re domino Johanne de Tibure, Macthia Tutii Manei spe-

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Acta praeliininaria

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tiario, Johanne pellipario de regione Sancti Angeli et Johanne Pera de Regione Arenule ad predieta vocatis et rogatis. Ego Antonius Pauli Nardi civis romanus, Dei gratia Imperiali auctoritate notarius publicus, quia predictis omnibus et singulis dum sic agerentur interfui et presens fui, Ideo ea scripsi et publi­ cavi rogatus meumque signum apposui consuetum. Nos enim cum ea qua decet reverentia illam et illud recepimus. Et advertentes huiusmodi nostram commissionem tendere ad gloriam et laudem omnipotentis Dei, atque famam prefate quondam domine Francisée, de cuius virtutibus multipliciter vulgus dictat, ac vo­ lentes, ut tenemur, mandatis prefati domini Yicarii obedire, curam vigilem ac diligentiam habuimus in perquirendo veritatem virtutum prefate domine Francisce, ac ipsius morum et tam in vita quam in morte per eam ostensorum, et precipue a fidedignis utriusque sexus, cum ea in eius vita per longeva tempora ac continuis temporibus conversantibus et de ipsius virtutibus ac moribus notitiam haben­ tibus. Et informatione habita, ut melius percunctari potuimus, ut de his perpetuo clara luce unicuique constare possit, ordinavimus infrascriptas informationes sive infrascriptos articulos, super qui­ bus singulariter duximus ac decrevimus per Nos examinandas fore infrascriptas personas utriusque sexus, et quorum dicta scribi et an­ notari fecimus per supradictum Antonium notarium. Et per supradictos Johamnem et Nardum ad predicta deputatos in publicam formam una cum presentibus redigi fecimus et mandavimus. Et quos infrascriptos testes iussimus coram nostri presentia, in loco iam dicto, comparire debere et veritatem deponere super ipsis interro­ gationibus seu articulis ; super quibus particulariter interrogati et examinati erunt, et qui testes, ut infra annotabitur, coram nobis comparuerunt, et per nos in presentia dictorum omnium notario­ rum interrogati et examinati fuerunt, ut infra patebit, et quorum testium nomina sunt hec, videlicet venerabiles et religiosi viri : Frater Petrus de Roma, Ordinis predicatorum, Prior monasterii sancte Sabine de Urbe. Presbiter Franciseus Jobannis Angeli Sciavi, Civis romanus, vir optime vite, conditionis et fame, adeo quod reputatur virgo ut sua mater eum genuit. Presbiter Johannes Macthiotii, civis romanus, similis conditionis et fame, et qui pater spiritualis dicte quondam domine Francisce fuit, et eius confessiones audivit spatio annorum undecim.

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Processo dell’ anno 1440

Prater Ypolitus de Roma, Ordinis Montis Oliveti, et de presenti prior monasterii sancte Marie Nove de Urbe. , dicti Ordinis, in dicto monasterio sanPrater Clemens de Osmo ' cte Marie Nove manentes, homines Prater Laurentius de Brescia i similiter bone vite, conditionis et ’ fame. Frater Bartholomeus de Bondiis l Ordinis sancti Francisci de obserFrater Antonius de Urbe { vantia. Frater Thomas de Regno, Ordinis predicatorum. Frater Johannes de Francia, magister novitiorum monasterii sancte Marie Nove cum ceteris fratribus eiusdem Ordinis. Presbiter Thomas de Marroccinis de Urbe ac infrascripte in Christo sorores et filie dicte quondam domine Francisce : Rita Covelli . Agnes filia Pauli Lelli Jacobella Brunemontis Francisca Caterina Nutii Clarelli Vannotia Sancta Cruce \ de Urbe Perna filia Petri Yincentii Antonia uxor quondam Laurentii Stati Anestasia Angelotia Laurentii Fabricchi et Francisca Juliani et Rita magistri Angeli Augustina filia Angeli de Viterbio Caterina Guidolini Necnon infrascripti alii cives utriusque sexus : Dfia Johanna, uxor quondam Petri Pistalonto, civis Romana, de re­ gione Parionis Dfia Andreotia, uxor Pauli Lelli Petrutii 1 de Urbe, de regione CamDfia Palotia, uxor quondam Antonii Lelli ( pitelli Dna Mabilia, uxor Baptiste de Pontianis de Urbe Dfia Agnes Ciaglie de Urbe Dfia Paula Karoli de Urbe Johannes magistri Johannis de Alino de Urbe Magnifica Dfia Tantia de Sabellis i Dfia Vannotia soror Lelli Ybelli ) Magister Antonius Petri Johannis, faber lignorum de,Urbe Alexius Pauli Mentabona de Urbe Dfia Palotia, uxor Rentii Alterii de Urbe Dfia Vannotia de Urbe, mater cuiusdam Panacte Johannes Ciola, sutor de Urbe

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Acta praeliminaria

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Dna Paula de Urbe Dîia Margarita de Urbe, tertii Ordinis sancti Francisci de observantia·, de regione Transtiberim Dfia Maria, uxor Pauli spetiarii de Urbe Dfia Jeronima, uxor Antonii Romani de Urbe Dna Ciotta, uxor quondam cuiusdam Joliannis Antonii de Urbe Dfia Caterina, uxor Jacobi Romani de Urbe Dna Angilella, soror dicte due Caterine, tertii Ordinis sancti Francisci Dna Angelella Federici Ceciliani de Urbe Dna Antonia, uxor Colutie de Urbe Dii a, Caterina, tertii Ordinis beati Francisci, de Perusio Nardus Malatacche de Urbe Dna Andreotia Pauli de Urbe, de regione Transtiberim Dna Jaeobella Bartholomei de Urbe, de regione Transtiberim Dfia Adriana, uxor Laurentii de Tuorci de Urbe, de regione Trans­ tiberim Andreotius de Clarellis de Urbe Dna Ceccha uxor Andreotii de Clarelli prefati Dna Gentilesca uxor Gregorii Pauli Lelli de Urbe, de regione Campiteli! Jacobus de Clarellis, de regione Campitelli Dna Agnes, uxor Laurentii Mazabufalo de Urbe, de regione Ripe Paulus Jacobi de Portu, de Urbe Dna Perna Pauli Johannis Jacobi de Urbe, de regione Campitelli Dna Francisca, de regione Transtiberim Dfia Jaeobella, uxor Paulelli de Urbe, de regione Transtiberim Dfia Angilella, uxor Petri Crescimogno de Urbe, de regione Transti­ berim Dfia Laurentia filia Dominici sutoris de Urbe, de regione Pinee Laurentius Tutii Dfia Jacoba Macthei de Rubeis de Urbe, de regione Pinee Dfia Antonia mater cuiusdam puelle nomine Jaeobella Laurentius Nutii (c. 3-6). PROLOGUS Sol Oriens mundo in altissimis Deus, Dei filius, ex paterno utero ante luciferum genitus, qui rerum in principio fundans, terram in sapientia, celos prudentia stabilivit, adornando celos sideribus ger­ minantibus cunctis terram, quique in fine temporum pro salute humani generis, nostram assumendo naturam, texit nostre carnis nube semet ipsum. Nunc vero, hora instante novissima, per cuncta respiciens, opus produxit mirable claritate glorie sue plenum, in­ comprehensibilem bonitatem suam manifestans magnifice hanc al­ mam Urbem, in qua apostolorum eius Petri et Pauli sedem firmassi-

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Processo dell’anno 1440

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me stabilivit, reddens novitate tam clare sobolis letabundam. Nam qui fecit mirabilia magna solus, beatam F r a n c i s e a m suo nomini devotissimam, puritate candidam, caritate fervida rubicundam, ele­ ctam ex millibus produxit noviter, ut exemplar prefulgidum cunctis fidelibus imitandum, eius vite singularis sanctitatem signis pro­ bans, et prodigiis coruscantibus crebrisque miraculis manifestans, ut in processu sue excellentissime vite clarius demonstrabitur. Igi­ tur letentur celi et exultet terra, iocundetur pariter totus orbis, profusiori tamen gaudio jubilet inclita Roma que, tantam ac talem inter spinas protulit rosam, cunctarum virtutum odore repletam. Hec igitur beata F r a n c i s c o ex antiquorum Romanorum stirpe trahens originem sublimia sui generis sapere recusavit. In puerili­ bus itaque annis non ludis, non ornatibus, sicut illa etas assolet, operam dabat. Sed Deo per omnia placere studens, cameram in domo paterna sibi elegit, in qua die noctuque orationibus ac sacris meditationibus insistens, non civilem sed heremiticam potius vitam agebat (c. 8 ).