I due volti della gloria: i lamenti funebri omerici tra poesia e antropologia 9788879494625, 8879494627

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I due volti della gloria: i lamenti funebri omerici tra poesia e antropologia
 9788879494625, 8879494627

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«le Rane» Collana di Studi e Testi

STUDI - 49

«le Rane» Collana di Studi e Testi a cura di Francesco De Martino con: Marco Fantuzzi, Françoise Létoublon, Enrico V. Maltese, Carmen Morenilla, Alan H. Sommerstein, Pascal Thiercy, Onofrio Vox, Bernhard Zimmennann

Nella Collana I. Konrat Ziegler. L'epc11 ePewistko UuapiWo dimmtlato ddlapoesia greca. ediocddmtal: Ili. lii duliltdt■ ti lttlln, a curade KarenAndresen, loséVicente zioneitalianaa curadi Francesco Dc Martino, premesse di MarcoFantuz.zi, Baliuls i Fraooesco DcMartino, aprile2000, pp.458.Euro56,81. Antidletnme gndled'IIIIOl'f, a curadiAntonio Stramaglia, aprile2O-XEWV ' "' 'J...''ETEpoLS ' ~ ' ). xru.poUVTWV KOL vp•1VOUVT(l)V TO KOL ETEpa. E'!' OLO)IELV 25 -rrÉ-rrÀoLm.KaÀtnjsavTES µ.aÀaxciì.m.v (li. 24, 796: i Troiani hanno raccol••• -rropupÉoLS to le ossa di Ettore cremato e le pongono in un'urna d'oro); ... -rruKvoì.uLv Àa.Eum. KaTEE• uav µ.E-ya.ÀoLm.(Il. 24, 798: sulla buca in cui è deposta l'urna con le ossa di Ettore vengono ammucchiate pietre); DI BENEDETTO, p. 99. 26... &v6pÉwv È.v -rrETa.ÀOLLXa~ ' Iutto, cosi' d escntto 1TOI\Las e.ÀKeTo xepcrl / TLÀÀwv ÈK Keq>aÀiìs- E ad Od. 10, 567 il gesto di strapparsi i capelli sottolinea la disperazione dei compagni di Ulisse alla notizia che il viaggio dovrà subire una nuova deviazione per permettere ali' eroe di recarsi ad interrogare l'anima di Tiresia: et6µ.evoL 8è: KaT' a-Ò0Ly6wv TLÀÀovTo TE xa(Tas. In diverse occasioni, dunque, i termini sono gli stessi (T(ÀÀw, xa(Tas, ÈK Keq>aÀiìs, e.ÀKeTo), ma mai in identica combinazione, né in modo da costituire formule: ricorrono variamente, secondo le diverse esigenze e senza allusioni o riprese intratestuali56 •

di donna rispettabile, GRIFFIN,1983, p. 2, nota 5 e pp. 120 s.; SCHEIN,pp. 9 e 176; M0NSACRÉ, pp. 39 s. SEGAL,Anagnorisis, 1971, p. 49, mette in relazione la caduta del velo di Andromaca con il gesto di Ettore a 6, 472 s., durante il loro incontro, di togliersi l'elmo che aveva spaventato il figlioletto. In Mutilation, 1971, pp. 46 s., lo studioso interpreta la caduta del velo di Andromaca come simbolo della distruzione di tutto il suo mondo e la fine di un passato felice. Ma la perdita del velo può anche indicare, tramite l'identica espressione Kp11&µ.vovÀuea6m, la caduta di una città ed anticipare quindi le conseguenze devastanti della morte di Ettore per Troia: NAGLER,pp. 44-60. FERRARI,pp. 62 s., accosta questi due brani ad Il. 18, 25, in cui Achille imbratta di cenere la splendida veste, pur sottolineando le necessarie differenze, dovute anche al diverso sesso dei personaggi. Nella perdita del velo, come nel -yoos successivo, SEAF0RD,1999 2, p. 333, legge una sovversione del rito nuziale (all'unione di due case rappresentate dal matrimonio, Andromaca contrappone infatti ai vv. 4 77-484 gli sposi ciascuno ancora nella propria casa; inoltre, l'augurio di Ettore di uno splendido futuro per Astianatte a 6, 476-481 è contraddetto da Andromaca a 22, 487-506 e 24, 726-728 e 732-735, con un rovesciamento dell'aspettativa di fertilità e felicità espressa nel rito nuziale: pp. 334 s.). 55 Cfr. Il. 24, 710 s.: 'ITf>WTa.L TÒV -y' a.ÀoxosTE (ÀTJ Kal 'ITOTVLU 11-"lT'TJP / nÀÀÉo6ijv. 56 Accanto allo strapparsi i capelli è attestato in Omero (Il. 23, 46, 135 e 141-153; Od. 4, 198 e 24, 46) anche l'atto affine, ma mitigato nel rito, di Ke(paa6m ... Koµ.11v, tagliarsi i capelli (o una sola ciocca) per donarli al morto. 11gesto, ampiamente presente anche nel rituale folclorico moderno (DE MARTINO,20003, pp. 113 e 195 s.), assume nella Grecia antica una gamma di significati antropologici ampi e complessi: VERNANT,1982, p. 63; REDFIELD,p. 281,

PARTE SECONDA. FORME E CONT"ENtm DEI UMENT"J OMERICI

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La rappresentazione diversificata di questo importante gesto rituale pone in particolare evidenza il già notato impiego di elementi legati alla morte in altre circostanze dolorose. Pure il corredo gestuale ed espressivo del lutto è riutilizz:ato in casi diversi, in assenza di un bagaglio specifico di forme e moduli: quanto più un gesto è legato al dolore, tanto più facilmente è riutilizzato in circostanze varie e in modo quasi convenzionale per descrivere la disperazione. L'atto, cioè, nell'esperienza quotidiana è connesso così intimamente alla sofferenz:a, che ricorre per rappresentare qualsiasi reazione di dolore, non solo per la morte. L'appropriazione e l'estensione delle espressioni più drammatiche del cordoglio mi paiono mirate anche a stemperarne la carica angosciosa e l'intensità. Emblematico in tal senso è l'unico esempio omerico di un altro gesto luttuoso consueto, quello di percuotersi il capo 57 : nei due poemi non è mai associato alle manifestazioni di cordoglio, ma è compiuto solo da Priamo ad Il. 22, 33 s., alla vista di Achille, gigantesco e fiammeggiante, che si avvicina minaccioso ad Ettore per il duello fatale. Per esprimere la disperazione ed accompagnare la successiva supplica (che ha molto di un -yoos), Priamo piange e grida percuotendosi il capo con le mani levate: «i>µool;ev6' o -yÉpwv, KE,k,..). ' ~· o " -ye Ko'f'a:ro ',I. ' I u'f'oo'.I.' ' avao-xoµevos. ' In questo caso 1·1 gesto, -rw•'lv o XEf>Ta. KLxa.voµ.0.1,), paralleli nella forma, ma antinomici nel significato; vuv (8é) in particolare è stilema ricorrente nel To1ros. Nel -yoos subito successivo di Achille, ai vv. 315-337, il tema è in apertura, marcato dal contrasto tra 1r0Tedi v. 315 e il forte vuv iniziale di v. 319 (vuv 8È cTÙµ.Èv KELO'O.L 8e8a:i.-yµ.Évos ), segno di violenta rottura con un passato ancora troppo vicino e divenuto straordinariamente, benché inutilmente, prezioso 14.A riprendere la contrapposizione temporale concorreranno ancora 1rplv µ.Èv-ya.pa v. 328 ed 71811 -ya.pa v. 334. Numerosi esempi in DE MARTINO, 2000', pp. 82; 84 ss.; 95s.;118; 136; 159 s. Cfr. anche il lamento greco di Mani in HOLST,pp. 54 s. JouAN, p. 229, evidenzia la centralità del motivo anche nei lamenti delle Supplici euripidee. 13 DERDERIAN, p. 36. Particolarmente significativa la presenza del tema nell'epos mesopotamico di Gilgamesh, nel compianto del protagonista per la morte dell'amico Enkidu (PETI1NATO,pp. 48-55). 1 • Sulle analogie di questo lamento di Achille con quello di Briseide, DI BENEDETTO, p. 293 e nota 8. Il nesso vuv 8é può considerarsi in certo senso modulare nel contrasto passato / presente: preceduto e rafforzato per antifrasi da tempi storici ed evidenziato dalla posizione iniziale o in rilievo nel verso, esso suona infatti come violento segno di frattura. Un esempio eloquente della sua ricorsività è nel breve ma intenso frammento di elogio di Menelao per Patroclo morto ad Il. 17, 669-672 (Aì'.a.vT', 'Ap-ye1.wv11ì'11Tope,M11pt6V11 TE, / vuv ns I µ.v11aa.cr6w1TO.C1LV -yò.pÈ1TLC1TO.TO µ.e1.ÀLXOS elva.t / twòs Èwv· ÈV'T)El.'TJS Ila.TpoKÀ~os8ELÀo'ì.o vuv a.ÒSa.va.TosKa.Ì.µ.o'ì.pa.Ktxa.vEL),in cui l'avverbio compare per due volte in quattro versi. Su vuv 8é anche ALEXIOU, p. 166 e DERDERIAN, pp. 36 e 46; a pp. 56 s. rileva invece il valore diverso del nesso nei lamenti di Achille, in cui, in linea con il carattere 'attivo' del pianto, esso assume in genere un senso originale e segna lo snodo dal dolore ali' azione. A vuv TsAGALIS,2004, p. 44, aggiunge come indicatore del contrasto tra passato e presente l'accostamento antifrastico tra tw6s e voci del verbo à.1ro6v11f>eÀÀeTeKio-8aL. La donna aveva già esposto il motivo (6, 410-419)48,adattandolo però alle finalità di una supplica. In quel

ws

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DE MARTINO,20003, pp. 90 s.; 120; 160 s.; 169; 173 s.; BRONZINI,p. 405; LoMBARDI SATRIANI-MELIGRANA, p. 265; altri esempi folclorici greci in ALEXIOU,pp. 64 ss.; 178 ss.; 123; 163 s. (in particolare nel lamento cristiano); 165 e note 17 e 2 I. Per testimonianze da tradizioni popolari diverse, HOLST,pp. 49 ss. Il tema, tra i più comuni dei lamenti, è rilevato pure da JOUAN,pp. 230 s., per le Supplici di Euripide. Cfr. anche LORAUX,1985, pp. 54 e 59. 47 La presenza del motivo in questi due lamenti fa dubitare dell'affermazione di TSAGALIS, 2004, pp. 42 s., che il desiderio di auto-annullamento nei planctus sia spesso dettato dal senso di colpa per aver in qualche modo provocato la morte del congiunto: a conferma lo studioso cita Agamennone, Achille ed Elena, ma ignora i due compianti di Ecuba e di Andromaca. Di quest'ultima ricorda Il. 6, 410 s., ma lo motiva con la grande empatia tra i coniugi: a me pare che la spiegazione più semplice rimanga quella su accennata, legata agli scopi del rito funebre. " Proprio per simili analogie tematiche tra i due brani (peraltro assai numerose) si è parla-

PARTESECONDA, FORME

E CONTENUTI DEI LAMENTI OMERICI

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contesto, il desiderio di morire appariva la conseguenza più accettabile della temuta morte di Ettore, l'unico antidoto contro una vita di dolore e di umiliazione. Il tema vi assumeva una connotazione fortemente patetica, finalizzata alla persuasione: non a caso esso introduceva, in un crescendo di pathos, il ricordo drammatico della distruzione della propria famiglia, fino al culmine dei celeberrimi vv. 429 ss49 • La tecnica di rimaneggiamento dei motivi del lamento in discorsi diversi, con conseguente mutamento degli obiettivi, trova qui una brillante attuazione. Notevoli scarti del tema dall'uso sono anche i singolari riferimenti alla morte di Achille, sia nello sfogo di Teti ad Il. 1, 414-418, sia nelle parole stesse dell'eroe 50• Dinanzi al dolore del figlio, umiliato da Agamennone, la dea ' ' ' TI.,' vu' O''"€TP€'t'OV ..1-. 0.1.,VO. '' Capovo 1gendO esc 1ama: W" µ.01., T€KVOV €1,LOV, T€KOUO'a.; il To1Tos,Teti non auspica il proprio annullamento, ma rivolge sul figlio il desiderio impossibile di non averlo generato a tanta sofferenza. L'auspicio irrealizzabile di assicurare ad Achille una vita serena, benché breve, è reso qui particolarmente drammatico da questo spunto di lamento, enfatizzato per giunta dalla posizione d'apertura e dalla forma interrogativa, anch'essa formulare nel compianto. Quasi in ripresa a distanza delle parole della madre, Achille ad Il. 18, 86 ss., con un'ulteriore, originale deviazione dalla norma,

to di un un collegamento a distanza tra essi (a giudizio di LOHMANN,1988, p. 66, il lamento del 1.22 sarebbe la continuazione diretta di 6, 407 ss.): una ragione in più per classificare anche il discorso del 1.6 tra quelli scaturiti in qualche modo dal repertorio del lamento. Sulle analogie tra il brano del 1. 6 e il -y6os di Andromaca al 1. 24, MONSACRÉ, pp. 117 ss., ma le evidenti somiglianze tra questo lamento e il precedente del I. 22 consentono di estendere il discorso a tutti i tre interventi della donna (SEAFORD,19992 , pp. 332 ss. e TSAGALIS,2004, p. 133, nota 365). •• Il discorso di Andromaca è una KÀ'ì.µ.a.ç culminante nella menzione di Ettore a v. 430, bilanciata dall'altra KÀ'iµ.a.çnella risposta dell'eroe, che a vv. 450-454 pone anch'egli Andromaca al vertice dei suoi affetti: così TSAGALIS,2004, pp. 120 s., sulla base della teoria della "progressione ascendente" di KAKRIDIS,1949, pp. 49-53 (l'intero episodio dell'incontro tra i due è d'altronde al culmine del libro 6, dopo gli altri incontri dell'eroe con la madre e con Elena e Paride). '° Per STATEN,pp. 9 s. e 34 ss., in realtà il dolore di Achille per la propria morte è la molla di tutta l'azione del poema, perché la perdita iniziale di Briseide, con l'oltraggio alla sua TLµ.,\, gli fa avvertire concretamente la perdita assai più grave che lo attende, quella della vita. Da questo sentimento scaturirà in lui una sete di vendetta tanto implacabile in quanto tenta di compensare il valore incommensurabile dell'esistenza.

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P. GAGLIARDI, / DUE VOLTI DELLA GWRIA

intona un yoos per Teti al pensiero della propria morte che le causerà 1rév8os lvì. pecrì. µ.up(ov (v. 88). In questa prospettiva il desiderio di non essere mai stato generato si sposta sulla madre (ate' oLO"L ~ ' TpùlùlV ' EVL ' ' O'T]j..L(!l, ~ ' I 'T]E '' 'l'Ll\ùlV ,1..,,. EV ' XEPov atvà. T€Kouo-a e ancora TÉKov a v. 418), ma il brano, che non è un compianto, conserva la sua specificità. Emergono perciò le differenze, pur nel rispetto dei tratti essenziali del y6os, modello per l'espressione di un simile dolore. In particolare, per la mancanza di un defunto, colpisce l'assenza del vocativo iniziale della persona a cui ci si rivolge, sostituita da wµ,oL: più che la sorte del figlio, non ancora compiuta, Teti piange infatti se stessa, accumulando pronomi e possessivi di prima persona e dando spazio al ricordo dei propri dolori, prima di compiangere il destino infelice di Achille 20 • Ecuba. Quello del rapporto fisico con il figlio sembrerebbe il motivo più prevedibile anche dei lamenti di Ecuba nell'Iliade (22, 431-436 e 24, 74818

Un tennine di spicco per la sua qualità di airae, probabilmente coniato per quest'occorrenza (EDWARDS,1968, p. 266). Per una selezione di esempi sul legame fisico madre / figlio nelle letterature antiche, LA PENNA,pp. 334 ss. e LoRAUX, 1991, pp. 39 ss. 19 Vv. 59 s.: TÒVS' OllKuiroSéeoµ.m aùTLS/ oi.KaSe VOCTT'TjCTaVTa ooµ.ov n11~,fj(ov ELO"(I). La ripresa del motivo nel lamento di Achille (Il. 18, 329-332) appare a TSAGALIS,2004, p. 78, incongruente con la situazione familiare del Pelide, poiché Teti, che egli associa a Peleo nella considerazione che non potrà riaccoglierlo, in realtà non vive a Ftia. Più che con l'antichità del tema, addotta dallo studioso, spiegherei la sua presenza con l'appartenenza al repertorio del lamento. Sulla metafora vegetale, notevoli testimonianze folcloriche lucane in BRONZINI,p. 406 e, per disparate culture, in DI NOLA, pp. 476 ss. 20 Sul brano cfr. supra, p. 99. Lo stesso procedimento, peraltro, è anche in apertura del lamento a 18, 54: wµ.oLÈ-ywSu>.11,wµ.oLSucrapLCTTOT6KELa.

PARTE TERZA, I.AMENTI DI DONNE, DI UOMINI, DI EROI

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759), dell'appello di Il. 22, 82-89 e del dialogo con Priamo a 24, 200-216. Il tema, invece, impronta solo l'apostrofe ad Ettore prima del duello, in cui la simbiosi fortissima tra madre e figlio è esplicitata in modo emblematico dal (v. 83), per rievocare all'eroe l'antico rapgesto di indicare il seno Àa.61-K11&11s 21 porto vitale con la madre nutrice • Altrettanto significativa, come per Teti, l'insistenza su espressioni quali TÉKvov è.µ.6v (v. 82), reiterato da cp(Àe TÉKvov a v. 84, o ov TÉKov a.ÙTT)a v. 8722 , nonché la preoccupazione per la sorte del cadavere, privato degli onori funebri e abbandonato ai cani (vv. 86-89). Il tutto, naturalmente, al fine di persuasione, attraverso la pietà per il dolore della madre, ma anche, implicitamente, con la minaccia della terribile sorte del corpo insepolto. Il tema del legame fisico non viene però ampliato nei lamenti successivi, in cui pure troverebbe naturale collocazione. Il Toiros, infatti, è solo accennato nei successivi interventi di Ecuba, incentrati su altri motivi urgenti e soprattutto adatti ad una regina. Così ad Il. 22, 431-436, nell'intensa e inconsolabile disperazione e nel dolore non ancora accettato e dominato, hanno giusto risalto temi tradizionali, come lo smarrimento, il senso di inutilità della propria vita (vv. 431 s.), il brutale contrasto tra glorioso passato e tragico presente (vv. 432 ss. e 436) 23; fulcro del brano è tuttavia l'orgoglio per l'onore del figlio e per il suo ruolo di primo piano nella città (vv. 432-435). Lo scopo di dissuadere Priamo dal recarsi da Achille dà ad Il. 24, 201216 un taglio particolare: la prima parte (vv. 201-208) mira, com'è consueto 21

In realtà il gesto di mostrare il seno sembra appartenere al rituale funerario di diversi popoli antichi: DE MARTINO,2000', pp. 203 s. Una testimonianza eloquente in Sen., Troad. 88 ss.; 104 ss. In particolare sul gesto di Ecuba, LoRAUX,1991, p. 39; DE MARTINO,2000', p. 204. Cfr. altresì FARANDA,p. 105: "Ecuba mostra il seno a suo figlio ... E prevedendo l'imminente fine di Ettore non chiede altro che l'estrema ratifica del proprio destino di madre: farsi col proprio pianto procuratrice rituale di morte e quindi far oltrepassare ad altra vita il proprio 'germoglio', aspergendo di lacrime il suo letto di morte al modo stesso in cui da fanciullo quietava le sue pene col proprio latte, consegnandolo alla pace del sonno". Sulla diffusione del gesto nel folclore calabrese e sardo, DI NOLA,p. 644, nota 23. 22 Sull'impiego esclusivo per Ecuba e Teti di questo vocativo senza complementi, TSAGALIS, 2004, pp. 154 S. 23 DE MARTINO,2000', pp. 85 s.; 118 (sul primo motivo); 120; 169 (sul secondo); 136; 159 s. (sul terzo). Per l'àmbito greco, ALEXIOU,pp. 79; 158; 161 ss.; 197 (sul primo motivo); 64 ss. e 178 ss. (sul secondo motivo, in particolare sul desiderio di morire con il morto); 123; 163 s. (nel lamento cristiano); 165 e note. 17 e 21. Sul carattere violento e informale del brano, TSAGALIS,2004, pp. 156 s.

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P. GAGLIARDI, I DUE VOLTI DELLA GLORIA

nelle suppliche, al o~os,paventando a Priamo le possibili reazioni del Pelide; nella seconda (vv. 209-216), improntata all'eÀ€os, prevalgono i sentimenti materni, fusi (ma non troppo) con l'intento di persuasione. Ai vv. 208211 Ecuba si mostra rassegnata alla terribile sorte del figlio: sperando di indurre con il suo esempio anche il marito ad accettarla e a rinunciare al suo progetto, appare addirittura pronta (vv. 209-211) a tollerare lo scempio dei cani sul cadavere 24• Per salvare la vita del marito, dunque, Ecuba sembra disposta anche a mettere in secondo piano il destino del corpo di Ettore e gli onori funebri dovutigli. Ma la fine sensibilità psicologica profusa nel 1. 24 fa della regina un personaggio sfaccettato e perciò, in efficace e umanissimo contrasto con le rassegnate espressioni dei vv. 208-211, dà voce, nei versi successivi (212-216), a due sentimenti di madre e di regina: l'odio per il crudele uccisore, spinto fino al desiderio feroce di divorargli il fegato (vv. 212 s.)2!\e l'orgoglio per la morte eroica del figlio e per l'onore universale da lui ottenuto (vv. 215 s.). I due spunti saranno ripresi nell'ultimo lamento della vecchia madre, in cui il dolore appare ormai quasi compensato dalla considerazione della morte gloriosa di Ettore. I temi chiave di quel brano (capovolgimento in positivo dei motivi del yoos, rivalutazione del presente e recupero dei valori duraturi incarnati da Ettore) sono anticipati qui, a vv. 201-216, con il passaggio psicologico fondamentale dalla disperazione all'orgoglio, dai sentimenti di madre a quelli di regina. Il grande poeta del libro 24 ha

,. Belli in particolare i vv. 208 s.: Nuv 8€ KÀa(wµ.€v èiv€u0€v / i\µ.€voL Èv 1,1,€-Yllf>'YE 1TLos, fondamentale nell'ideologia democratica 13, e l'elogio sarà affidato ad un oratore incaricato dallo Stato 14 • In questo passaggio cruciale dalla gestione familiare a quella pubblica del rito funebre, essenzialmente per i caduti, molti caratteri dell'elogio tradizionale, derivato dal lamento, si modificano: la celebrazione delle doti dei morti, privata di ogni elemento individuale, diventa generica e spersonalizzata; la forma espressiva da poetica si fa prosastica 15 e, soprattutto, con l'elogio dei caduti la ,r6ÀLç celebra se

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Sulla creazione, con Simonide e Pindaro, del 0pf)vo~ letterario, svincolato dal rito, REINER,pp. 82 ss. e, più aggiornata, DERDERIAN, pp. 117 ss. Sulle possibili ragioni dell'assenza di 0pf)voL in Omero, TSAGALIS,2004, pp. 6 ss. 13 NILLS0N, 1951, p. 81 e WEBER,pp. 65 s. (il 0pf)vos tradizionale fu soppiantato dal Ào-yos È1TLTa.(Àov6a.Àoc;(Il. 22, 87). Ma nel lamento finale dinanzi al corpo finalmente riottenuto, l'elogio della bellezza (Il. 24, 757759) si lega per contrasto al ricordo dello scempio operato da Achille sul cadavere (vv. 754-756) e diventa motivo di riscatto per le umiliazioni subite. Segno della speciale benevolenza degli dei anche nella morte, la freschezza conservata dal corpo attesta per la madre il fallimento di Achille, incapace, nonostante tanta barbarie, di risuscitare il morto Patroclo e di sottrarre ad Ettore la bella morte dovutagli 33• Il trattamento inusuale del tema, però, non è giustificato solo dalla circostanze miracolose della conservazione e della restituzione del cadavere, ma si iscrive anche nell'evoluzione psicologica di Ecuba, che alla morte del figlio reagisce sì con il dolore di una madre e con il comprensibile ed inestinguibile odio per l'uccisore, ma anche con l' orgo-

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Esempi folclorici in DE MARTINO, 2000', p. 133; ALEXIOU, pp. 175; 188; 197. Per TSA2004, pp. 28 ss. e 32 ss., anche le iniziali dichiarazioni di affetto, del tipo: Ila.TpoKÀE 8ocra.µ.µ.oL8uÀfl nÀELp1.Ka.cr1,v, vv. 773-775), l'aggiunta di se stessa al 43 defunto come oggetto di pianto • Se il lamento di Elena spinge all'estremo certi aspetti del planctus femminile (l'auto-compatimento, la centralità 'egoistica' di sé rispetto al morto, l'uso del lamento per denunciare o esasperare conflitti), significativo è il sovvertimento dell'elogio della mitezza nel -yoossui generis di Andromaca a 24, 725-745. In questo singolare brano la negazione della dolcezza esalta il valore guerriero del caduto: rivolgendosi idealmente al figlio, Andromaca ECTKE 1TO.T'flP TeÒsÈv 8a.t Àu-yp-ij I Tw Ka.lµ.1,v esclama infatti: où -yà.pµ.e1.À1,xos Àa.ol µ.È:vb8upovTa.LKa.Tà.a.crw(vv. 739 s.). Capovolgendo i tipici lamenti femminili di Briseide e di Elena (non sfugga la ripresa antifrastica di µ.e1.À1,Kos), con la dolcezza del morto in primo piano, qui proprio l'assenza di delicatezza (e dunque la grande forza) di Ettore provoca nei Troiani il maggior rimpianto per la sua fine. In questo lamento, che rovescia i normali -yoo1,femminili, il trattamento anomalo anche di questo spunto ne conferma per antitesi l'appartenenza al repertorio del pianto delle donne. Come gli elogi maschili di Menelao e di Achille per la dolcezza di Patro-

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Impiegando, ad esempio, nomi precisi di rapporti di parentela per indicare i familiari di Paride, chiamato egli stesso 1r60-Lsa v. 763: Dr BENEDETTO, p. 339. Citando le antipatie di cui è oggetto nella casa di Priamo, Elena attua un procedimento tipico dei lamenti, la "ritualizzazione dei conflitti" (DE MARTINO,20003, p. 144; SEAFORD,19992,p. XV). Sul tono 'egoistico' del suo lamento anche SKINNER,p. 266; MONSACRÉ, p. 114. WORMAN,pp. 24 ss., studiando il linguaggio dell'Elena omerica in tutte le sue apparizioni, ne deduce una caratterizzazione del personaggio in senso egoistico: i suoi discorsi mirano sempre alla captatio benevolentiae e anche quando sembra parlare di altri (come con Priamo ad Il. 3, 161 ss.), finisce sempre per parlare di sé. Per TsAGALIS,2002-2003, pp. 167-193, caratteristiche del linguaggio di Elena sono l'incoerenza e l'ambiguità. 43 Per WORMAN,p. 29, Elena nel suo lamento si preoccupa esclusivamente del proprio KÀÉos. TSAGALIS,2004, p. 102, sottolinea la sua incapacità di elevare un lamento affettivamente intenso per Ettore e la sua limitazione al ricordo delle parole gentili di lui.

PARTEQUARTA.DUE TEMI PARTICOLARI: L'ELOGIO E V. VENDETTA

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clo marcano un tratto essenziale della psicologia del defunto, anche nell' Odissea gli accenni al tema, sempre da parte di Eumeo 44 , hanno una specifica motivazione. La figura del porcaio, infatti, per la posizione impotente e subalterna e per l'incrollabile fedeltà ad Ulisse, ha molto in comune con le donne, e in particolare condivide con Penelope certe caratteristiche (l'accettazione rassegnata della nuova situazione, il rimpianto sterile, l'incapacità di azione). A lui, che di maschile non può avere la forza, l'audacia o l'autono- · mia di decisione, si addicono dunque lamenti da donne, e in particolare l' elogio della mitezza di Ulisse. Perciò - credo - la dolcezza del (presunto) morto è elogiata esclusivamente e un po' monotonamente (anche con una punta di opportunismo) da Eumeo, illuminandone la psicologia, la condizione servile e l'autentica fedeltà. A 14, 61-67 il porcaio lega l'affermazione della bontà e dell'affetto di Ulisse al pensiero dei beni con cui egli avrebbe premiato la sua affidabilità e laboriosità. Poco più oltre (vv. 138 s.), rimpiange la perdita e l'impossibilità di trovare un altro padrone come Ulisse, più 'Ì]1rtos con lui dei suoi stessi genitori; più della loro morte - aggiunge con un'iperbole non rara nel compianto 45 - lo addolora quella di Ulisse, e la nuova menzione dell'affetto dello scomparso per lui, in KÀ1µ.a.tculmina in ,i8e1os (1rep1. ya.p µ.' è1.Àet KO.L KTJ8ETO 8uµ.q>·/ Ò.ÀÀa. µ.tv ,i8e1,ovKM€WKO.L VOO'tv ÈovTa.,vv. 146 s.). Tanta enfasi su questo tema, non casuale, aumenta la tensione del racconto (il pubblico, complice del poeta e di Ulisse, sa ciò che Eumeo ignora, e cioè che egli sta parlando proprio ali' eroe), e pone nella luce migliore la fedeltà e la lealtà del porcaio; ancora, emergono le buone qualità di Ulisse, contrapposte ovviamente alla sfrontatezza e alla superbia dei Proci, per giustificare la terribile vendetta. L'elogio omerico più prevedibile e più consueto per guerrieri caduti è ovviamente quello del valore militare, pronunciato però a volte da personaggi insoliti. La natura eminentemente virile e 'pubblica' di tali doti le destinerebbe infatti a discorsi (o a lamenti) maschili, ma nei -yoot femminili del1'Iliade non mancano vistose eccezioni. Anche per questi elogi prevale in Omero il rispetto della verosimiglianza e della coerenza dei personaggi e

.. 14, 61-67 e 138-141. " Per qualche esempio di tendenza all'eccesso nei lamenti tradizionali, DE MARTINO, 2000', pp. 90 s.; 140 s.; 159 s.; ALEXIOU, pp. 127; 158 s.; 168 s.; 180 s.; 203.

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infatti sono celebrati solo meriti reali dei defunti. Perciò, ad esempio, per Patroclo, campione di dolcezza e di gentilezza, nonostante la gloriosa d.pLcr-re(a nel 1. 16, neanche Menelao accenna al valore guerriero, pur nell'immediatezza della morte, sul campo di battaglia. Gli elogi per l'eroismo toccano invece ovviamente ad Ettore, soprattutto, in varie occasioni e con sfumature differenti, da parte di Priamo, re oltre che padre, e dunque il più adatto a celebrare il patriottismo e la difesa della città. La paternità di Priamo è però sempre in primo piano e talora proprio il suo sentimento privato dà accenti nuovi al motivo encomiastico. Così nell'appello ad Ettore (Il. 22, 38-76), in un passaggio incentrato sulla paura per il Peli de e sull'affermazione della sua superiorità, solo un rapido accenno (vv. 56 s.) riguarda il ruolo insostituibile del1'eroe nella difesa di Troia, dei suoi abitanti e della regalità stessa di Priamo. È vero, il quadro apocalittico di orrore e di disperazione tracciato dal vecchio evoca per contrasto l'importanza del valore di Ettore, ma le sensazioni prevalenti in questa fantasticheria drammatica sono l'angoscia e un invincibile terrore, in cui il debole 'A)..')...'elcrépxeo -re1xos,iµ.òv -rÉKos,04>paCJ'a.CJ'11S / Tpwa.sKat.Tp(t)(].snon vale a dissipare l'orrore. Nel brano un'esaltazione del valore di Ettore sarebbe un controsenso e infatti tutta la prima parte mira piuttosto a sminuire la forza dell'eroe, per suscitare in lui il 4>6~oscon il quale Priamo spera di persuaderlo 46 • Interessanti sul piano psicologico sono le ragioni che egli adduce perché Ettore rientri nelle mura: accanto alla necessità che egli resti vivo per proteggere Troia, infatti, e alla grande gloria che morendo darebbe al suo uccisore, spicca la preoccupazione per la sua vita. Il sentimento privato, cioè, ha la stessa importanza della preoccupazione del re per l'intera popolazione. Due spunti di elogio per il caduto sono nel rimprovero di Priamo ai figli a 24, 243-246 e 258 s. Nel secondo, l'equiparazione di Ettore ad un dio rispetto agli altri uomini esprime l'orgoglio ormai vano del padre per la considerazione sociale del figlio; così già Ecuba (22, 431 ss.) aveva rievocato il prestigio del figlio, ma con maggiore strazio, nel momento drammatico della morte, in acuto contrasto con il terribile presente 47 • La ripresa di Priamo, anche per le circostanze non particolarmente significative della pronuncia, FERRAR!,p. 23, divide il discorso di Priamo in due parti, la prima mirante al Touc;),destinato alla ripresa di Andromaca a 24, 730 (pucrKeu) per definire il ruolo protettivo del marito verso la città. Significativo è il concetto di patria, che nelle parole di Priamo colloca l'opera di Ettore in un'ottica collettiva e conferma - mi pare

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Con ciò si allaccia ad un T61ro~ del lamento, il desiderio di morire col morto per non affrontare lo strazio di un futuro solo negativo. Esempi e discussione in DE MARTINO, 20003, pp. 90 s.; 120; 160 s.; 169; 174; HOLST, pp. 49 ss; testi folcorici greci in ALEXIOU, pp. 64 ss.; 178 ss.; 123; 163 s.; 165 e note 17 e 21.

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- la seriorità del libro49 • Anche in questo brano toni pubblici e privati si fondono indissolubilmente, ma l'accento più forte è sul dolore del padre privato dei figli, sulla sofferenza autentica per Priamo, ma utile anche a commuovere l'interlocutore: presentandosi innanzitutto come padre, infatti, il supplice prosegue, rafforzandola, l'iniziale assimilazione a Peleo. Così, oscillando tra le opposte dimensioni del pubblico e del privato, gli elogi di Priamo per Ettore uniscono le preoccupazioni di un re e la sofferenza di un padre. Ciò caratterizza profondamente il personaggio sul piano umano, ma implica forse anche l'esigenza di omologare le reazioni e gli atteggiamenti maschili e femminili. Anche Priamo soffre e si dispera come le donne 50 , e come loro sente forti i legami di sangue spezzati dalla morte; anch'egli di diritto può dunque rappresentare la persona colpita dal lutto, sottraendone l'esclusiva alle donne. Per questa via, maggiormente risaltano gli spunti nuovi e specifici dei suoi lamenti, più pressanti sul piano ideologico. Molto importanti sono infatti, nei suoi compianti, le lodi 'pubbliche', affidate a lui solo tra i personaggi maschili dell'Iliade e particolarmente adatte alla sua condizione di uomo e soprattutto di re. Specialmente in questa veste, attraverso gli elogi di Ettore, egli può celebrare l'amor di patria e il sacrificio per la collettività, cari all'etica nascente della ,roÀLs. Un padre, che non dimentica mai il suo dolore e che in esso si assimila alla sofferenza delle donne, può dunque rallegrarsi per il Ka.ÀÒs06.va.-rosdel proprio figlio ed esaltarlo: un simile evento, cioè, può venire accettato e considerato positivo; può addirittura consolare per una perdita non più avvertita come irrimediabile.

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Questi concetti e questo modo di esprimerli sembrano imprescindibili - come d'altronde è giusto - dalla figura di Ettore. Parole e pensieri sono riferiti alla sua attività per Troia; altrove però i poemi omerici rimandano in modo più generico e scialbo terminologia e immagini verosimilmente usate negli elogi del guerriero defunto: è il caso di Od. 4, 722-726, in cui Penelope, scoperta la partenza del figlio, intona un vero -yooc,, con l'accompagnamento rituale delle ancelle, e naturalmente riserva il primo posto, nell'elenco dei suoi dolori, alla perdita del marito, per il quale così si esprime: KÀiìTe, È1rÉV'T]CJ'€ ÀLvq>,OT€ µ,1.vTÉKov a.ÙT11); l'orrore per il corpo straziato (à.p-y(1ro8a.sKuva.s {).CJ'a.1. €oovà.1ra.vEu6€ToK11wv, v. 211 ), che tuttavia ella sembra accettare, pur di salvare Priamo. Si fa poi strada l'unico, sconcertante accenno in Omero al tema della vendetta in un lamento femminile: nella fantasticheria di divorare il fegato dell'odiato Achille 55 Ecuba sovverte infatti la tendenza dei poemi ad eliminare la vendetta dai lamenti femminili e affidarla solo agli uomini. La deviazione è forse motivata da una ricerca di verosimiglianza psicologica, ma anche dalla natura informale e 'privata' della scena. Proprio il sogno dell'impossibile vendetta sembra però rianimare la donna scoraggiata, che passa, con una brusca impennata d'orgoglio, a rievocare la gloriosa fine del figlio, caduto non vilmente, ma combattendo in difesa dei suoi56 • Lo spunto è importante per caratterizzare la psicologia del personaggio e la sua linea controcorrente rispetto alla chiusa del poema: l'odio implacabile di questa madre disperata, incapace di accettare compensazioni57, stride infatti col messaggio finale di conciliazione. Accanto al motivo tipicamente omerico del Ka.ÀÒs6a.va.Tosdi Ettore (vv. 214 ss.), il passo si segnala però forse ancor più per la singolare esaltazione

'' Vv. 212 s.: (se. Ettore ucciso) à.v8pt ,ra.po. KpaTEpopµ.T]0ÉvTes) tornerà 811 µot 0paaùv

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"' Sulla prospettiva egoistica delle parole di Andromaca, BONNET,p. 266. 70 Vv. 459-463: sentendosi additare come la moglie del grande Ettore, Andromaca soffrirà ancora di più la propria umiliazione. Sulle contraddizioni nei due discorsi di Ettore, prima consapevole della morte del figlio e poi fiducioso in un suo splendido futuro, SCHEIN,pp. 176 s.

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Analogo a questo brano è il primo lamento della donna, sulle mura, subito dopo la morte di Ettore. Il tema dell'elogio manca del tutto, domina piuttosto un vago rimprovero e l'unico accenno al valore del marito è indiretto: apostrofando il figlio, al termine della lunga prefigurazione del suo destino di orfano, Andromaca ricorda infatti la ragione del nome (' Aan,a.va.~, ov Tpwes ' , À1')0'LVKW\E.OUO'Lv· -·'\ I OLOS " ya.p ' (J''YLV À,. " E.'Tl'LK e.puao 'Tl'U a.s KO.LTE.LXE.O. µ.a.Kpa.,vv. 506 s.), ma senza commento, forse solo con una sfumatura di rimpianto per il passato irripetibile. Poco prima, però, mentre, scossa dalle urla di Ecuba che le giungevano dalle mura, si era slanciata fuori dalla casa con un terribile presentimento, aveva ripetuto (vv. 454-459) il suo giudizio sul rovinoso ò.Àe.ye.Lv11 eroismo di Ettore, additando in esso (che aveva definito ò.y11vop1.11 a v. 457) la causa della prevedibile fine dell'eroe. Per il resto, il lamento si svolge in una prospettiva estremamente limitata, addirittura egoistica, incentrata sulla previsione del terribile futuro, soprattutto per il figlio, al quale la donna dedica una specie di lamento nel lamento, riservando ad Ettore solo la chiusa, anch'essa ristretta al pensiero del cadavere straziato dai vermi e privato degli onori funebri. È senza dubbio - con quello di Elena - il più esasperato lamento femminile del poema, senza slancio o elevazione al di là del pensiero di sé e del figlio, in una prospettiva pratica e materiale. Proprio per quest'immagine estremizzata di Andromaca, suona a dir poco sconcertante, nel lamento durante la ,rpo0e.aLs, il voltafaccia di 24, 729 s. e 737-740. Dando inizio alla serie dei yooL con un brano di grande bellezza e nobiltà (vv. 725-745), ella assume infatti un tono assai più adatto ad un uomo (Ettore vi è dipinto come il difensore di tutti e la previsione delle conseguenze rovinose della sua morte si estende, con un respiro inatteso, all'intera popolazione) e oltre alla disperazione mostra un legittimo orgoglio per l'eroismo del caduto. Andromaca quasi si conforta al pensiero crudele dei lutti da lui inflitti agli Achei, l'unica sua grande eredità11 • Ora che l'evento si è I



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SCHEIN, pp. 174 ss. e 190, dalle parole di Andromaca emerge l'ambiguità del valore di Ettore,

distruttivo per i nemici, ma anche per i suoi cari. LOHMANN, 1988, pp. 70 ss., scorge nel lamento una triplice caratterizzazione dell'eroe, difensore della città (vv. 729 s.), valoroso guerriero (vv. 736-739) e infine marito e figlio (vv. 741-745). In TSAGALIS, 2004, pp. 134 ss., un esame formale del brano.

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avverato, la donna sembra intuire e apprezzare il valore di Ettore, pur conoscendone le conseguenze negative per il figlioletto, ormai bersaglio inerme degli odii e della sete di vendetta degli Achei 72 • Ai vv. 729-732, addirittura, il suo pensiero si volge a tutti gli indifesi come lei, alle donne e ai bambini di Troia, destinati alla deportazione e alla schiavitù 73 • Significativa mi pare la ripresa di Èpuw, come a 22, 507, ma in contesto diverso. Se infatti lì dominava l'angoscia per il figlioletto, in questo grande lamento l'elogio delle virtù di Ettore diventa centrale e l'orgoglio non è offuscato neppure dalla drammatica consapevolezza del futuro di donne e bambini, tra cui lei stessa e suo figlio 74 • Per la prima volta nelle sue parole si fa strada l'idea della collettività, con la quale ella si era sempre sentita in conflitto, poiché le sembrava sottrarre Ettore ai doveri verso la famiglia. Ora invece, pienamente inserita nella compagine sociale, Andromaca si fa portavoce del dolore e delle angosce collettivi e le sue parole lamentano la perdita del difensore di tutti, in special modo dei più deboli (vv. 729 s.). In questo ampliarsi della visuale, che dà al compianto una luce nuova e inattesa, la figura della donna si arricchisce di profonda bellezza interiore; segnata da un nuovo, terribile dolore, ella appare per la prima volta attenta ai bisogni e alle paure della comunità e impara a comprendere nella sua anche la sofferenza degli altri 75•

72

Tanto che TSAGALIS,2004, p. 104, motiva il cambiamento di destinatario da Ettore ad Astianatte a v. 732 con l'intento della donna di lamentare la sorte del figlio. 73

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