I Babilonesi
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LE BUSSOLE/ 146 STUDI STORICI

l'edizione, settem b re 2004 ©copyright 2004 by Ca rocci ed itore S.p.A Roma .•

E d iting e i m pagi nazione Kora, Bari F i n ito d i sta m pa re nel settem b re 2004 da E u rolit. Roma ISBN

88-430-3100-7

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Maria Giovanna Biga

l

Babilonesi

Carocci editore

I.:autrice ringrazia di cuore Mario Liverani che ha letto il manoscritto fornendo preziosissimi consigli. Le traduzioni dei testi, quando non diversamente indicato, sono del­ l'autrice.

Indice 1.

1.1. 1.2. 1.3. 1.4. 1.5.

La ricostruzione della storia della Babilonia 7 l Babilonesi, la Babilonia e la città di Babilonia l Babilonesi nella Bibbia e negli autori classici l viaggiatori in Oriente

7 10

14

Gli scavi in Mesopotamia e in Babilonia

17

La scrittura cuneiforme e la lingua accadica

21

2.

La Babilonia nel111 e agli i n izi del11 m i lle n n i o a.C. 27

2.1. 2.2. 2.3. 2.4.

La Babilonia nel111 millennio a.C.

3.

La 1 di nastia di Babilonia (x1x-xv1 sec. a.C.) 31

3.1. 3.2. 3.3. 3.4.

Gli inizi della1 dinastia di Babilonia 31

4.

4.1. 4.2. 4.3. 4.4.

27

L'impero di Akkad e i Gutei (2350-2100 a.C.)

27

La111 dinastia di Ur (2100-2000 ca. a.C.) e gli Amorrei Le dinastie di lsin e Larsa

(xx-XIX

28

sec. a.C.) 30

Hammurabi (1792-1750 a.C.) 32 l successori di Hammurabi Società e cultura

41

43

La Babilonia sotto la di n astia cassita (xv1-x11 sec. a.C.) 47 l (assiti in Babilonia

47

Il periodo di el-'Amarna

(XIV sec. a.C.)

50

La dinastia cassita dopo el-'Amarna 5 2 Società e cultura 55

5.

l secoli

5.1. 5.2. 5.3.

La letteratura

Xli-IX

a.C. 59

La11 dinastia di lsin 59

61 (xl-IX

Aramei e Caldei

sec. a.C.)

64

5

6.

IL 1 m iLLennio a.C. 67

6.1. 6.2. 6.3. 6.4. 6.5.

L'espansione dell'impero assiro 67 la conquista assira 70 la distruzione di Babilonia da parte di Sennacherib 72 la ricostruzione e gli ultimi sovrani assiri 73

7.

L'im pero neo-babilonese (v1 sec. a.C.) 79

7.1. 7.2. 7.3. 7.4.

Nabopolassar e La conquista dell'impero assiro 79 Nabucodonosor e L'apogeo dell'impero 81 la Letteratura e Le scienze nel1 millennio a.C. 87

L'influenza della cultura babilonese sugli Assiri 76

7.5.

Babilonia capitale dell'impero 88 la festa del Nuovo Anno 97

8.

La dominazione persiana (539-331 a.C.) 101

8.1. la Babilonia sotto il dominio achemenide 8.2. L'amministrazione dei sovrani achemenidi 9.

101 106

La Babilonia in età eLLenistica, seleucide e a rsacide (331 a.C.-224 d.C.) 111

9.1. Alessandro Magno e il dominio macedone (331-305 a.C.) 9.2. l Seleucidi (305-141 a.C.) 112 9.3. Gli Arsacidi (141 a.C.-224 d.C.) 118

Cronologia 1 21 Bibliografia 1 23

6

111

1.

La ricostruzione deLLa storia deLLa Babilonia

1.1. l Babilonesi, la Babilonia e la città d i Babilonia "Babilo­ nesi" è il termine generico con cui si indicano sia gli abitanti dell'anti­ ca città di Babilonia sia gli abitanti della vasta regione centromeridiona­ le della Mesopotamia, chiamata, nella denominazione moderna, Babi­ lonia dal nome della sua città più celebre, che fu capitale politica e reli­ giosa della regione a partire dagli inizi del n millennio a.C. ininterrot­ tamente fìno all'epoca seleucide (305-141 a.C. ) . Il nome Babilonia dato alla regione e alla città è d i origine greca. La regione fu chiamata in modi diversi nei vari periodi della storia del Vici­ no Oriente antico. Il termine più usato fu quello di Paese di Sumer e di Akkad, con il quale si comprendeva la Mesopotamia centrale e la bassa Mesopotamia. La regione fu chiamata anche Paese di Karduniash e Caldea, mentre il sud della Babilonia fu denominato Paese del Mare. La regione che comprendeva all'incirca la Mesopotamia centrale e la bassa Mesopotamia era costituita da una piana alluvionale, senza alture considerevoli, che si estendeva dall'antica Sippar al nord, comprenden­ do l'odierna Baghdad più a sud, fìno al Golfo Persico, ed era attraver­ sata, come lo è tuttora, dai due grandi fìumi Tigri ed Eufrate. Alcuni dei confini della Babilonia erano naturali: a sud il Golfo Persico, a ovest il deserto nel quale termina la pianura alluvionale, a est le pendici della catena dei monti Zagros. I dati forniti dall'archeologia e quelli dei testi cuneiformi consentono una ricostruzione dell'antica rete fluviale dell'alluvio mesopotamico e degli antichi corsi d'acqua connessi al Purattum, nome con il quale si designava il corso principale dell'Eufrate. Si possono così individuare sei affluenti dell'Eufrate, lungo i quali sorgevano importanti città. In particolare ricordiamo l'Arakhtu che, diramandosi dalla riva destra del Purattum, presso Sippar, raggiungeva la città di Babilonia. Il sistema fluviale della Babilonia antica, fondamentale per la storia della regione, è stato molto investigato in epoca recente, ed è ben conosciuto il corso dei canali e degli affiuenti dell'Eufrate e del Tigri, nonché quello della Diyala, affiuente del Tigri (Adams, Nissen, 1972; Adams, 1981) . La grande quantità di acqua fornita dai due fìumi prin7

8

cipali e dai canali di irrigazione consentiva la coltura irrigua dei cerea­ li (soprattutto dell'orzo) e delle palme da dattero, favorita anche dal clima. La maggior parte delle grandi città della Babilonia del n e I mil­ lennio a.C., che erano connesse tra loro da canali navigabili, sorgeva lungo l'Eufrate o nelle sue immediate vicinanze. Al nord vi era un grande gruppo di città che comprendeva Sippar, Kish, Babilonia, Bor­ sippa, Dilbat; al centro sorgevano Nippur e Isin; mentre al sud i cen­ tri principali erano Uruk, Larsa e Ur. È difficile definire con certezza i lineamenti costieri del Golfo Persico nelle epoche antiche, ma è certo che l'imboccatura del Golfo Persico intorno al 5000 a.C. si estendeva molto più a nord dell'attuale linea di costa. Il Tigri e l'Eufrate si gettavano allora separatamente nel Golfo. Il regime alluvionale dei fiumi colmò a poco a poco il Golfo, che si ritrasse, dando luogo a formazioni lacustri e a paludi di acqua dolce. I due fiumi e i loro affluenti, a causa di evaporazione, prelevamento a scopi di irrigazione e infiltrazione, hanno perso sempre una grande quantità di acqua. Questo ha provocato la formazione, soprattutto nel basso alluvio mesopotamico e quindi nella Babilonia meridionale, di vaste aree palustri. I testi, soprattutto quelli degli annali assiri del I mil­ lennio a.C., riportano numerosi scontri nelle paludi con i Caldei del sud e raccontano le fughe dei re caldei in zone acquitrinose difficil­ mente raggiungibili (cfr. PAR. 6.2). In generale, però, con il termine "Babilonia" si è indicata un'estensione territoriale le cui dimensioni sono variate nel tempo sotto il regno dei diversi sovrani. La frontiera settentrionale è stata a lungo contesa con gli Assiri perché garantiva il controllo dell'accesso alla media valle del Tigri e dell'Eufrate, fino all'alto Khabur, importanti vie commerciali. Come già abbiamo detto, sotto il nome di Babilonesi si comprendo­ no sia gli abitanti della città di Babilonia sia quelli della regione babi­ lonese. Ma nella regione si insediarono prima i Sumeri, poi i Semiti (Akkadi), poi gli Amorrei (Semiti provenienti da occidente) , i Cassi­ ti che venivano da oriente, gli Aramei (anch'essi da occidente) e i Cal­ dei, forse provenienti da sud-est. Se si aggiungono le popolazioni deportate, che poi in gran parte si stabilirono definitivamente nella Babilonia mescolandosi con la gente locale, si ha un'idea di quante etnie siano comprese sotto il nome di Babilonesi e quanto mista fosse la popolazione della Mesopotamia. 9

La città di Babilonia, a partire dal XVIII secolo e per due millenni di sto­ ria mesopotamica, ha rappresentato la capitale più importante del Vici­ no Oriente, se non sempre politica, almeno religiosa e culturale. Anche se sotto i Persiani furono Persepoli e Susa le città più importanti, Ales­ sandro Magno ne fece la capitale del suo immenso impero. Soltanto dopo Alessandro acquisteranno importanza altri centri situati nella zona dove il Tigri e l'Eufrate sono più vicini e dove la valle della Diyala offre un passaggio dalla pianura mesopotamica all'altopiano iranico: Seleucia e Ctesifonte. Gli Arabi fonderanno poi nel 762 d.C. Baghdad. 1.2. l Babilonesi nella Bibbia e negli autori classici Prima del­ l'inizio degli scavi in Mesopotamia (metà xrx sec.) , la Babilonia e i Babi­ lonesi erano noti grazie alla Bibbia e agli autori classici greci e romani. La città di Babilonia è stata senza dubbio la più famosa del Vicino Oriente fin dall'antichità. Già la Genesi racconta la sua fondazione: si narra che gli uomini, che all'epoca avevano una sola lingua, scelsero una vasta pianura e cominciarono a fabbricare mattoni con l'intenzione di costruire una città e una torre, la cui sommità arrivasse fino al cielo. Il loro dio Jahweh li punì per tanta arroganza confondendo la loro lingua e disperdendoli su tutta la Terra. Per questo, dice la Bibbia, la città si chiamò Babel (che nell'etimologia popolare ebraica vuoi dire appunto "confusione"), . Questo significato è rima­ sto anche nel nostro linguaggio dove "babele" indica una grande con­ fusione, una situazione di caos. Nella Bibbia si parla poi molte altre volte di Babilonia e dei Babilonesi, e alcuni libri profetici fanno riferi­ mento a Ninive e a Babilonia come a potenze dominatrici. Lesilio degli Ebrei a Babilonia, a seguito della conquista di Gerusalemme da parte del re Nabucodonosor II (vr sec. a.C.), rappresenta un periodo centrale nella storia dell'ebraismo, determinante per l'elaborazione di un'ideologia monoteistica e per l'assorbimento, da parte degli Ebrei deportati, di molti tratti della civiltà babilonese. Il Salmo 137, che descri­ ve la loro triste condizione («Sui fiumi di Babilonia eravamo seduti e piangevamo, ripensando a Sion. l Sui salici, laggiù, avevamo sospeso le nostre cetre»), si conclude con una pesante maledizione contro Babilonia. La narrazione biblica dell'esilio trova più volte conferma nei testi cunei­ formi babilonesi.

lO

Isaia, in una visione profetica, preannuncia una triste fine per la città e per tutto il popolo babilonese. Il profeta Geremia, in una lettera agli Ebrei in procinto di essere depor­ tati a Babilonia, descrive gli dèi qui venerati come vani simulacri di legno, ricoperti di oro e di argento, vestiti con abiti lussuosi e adornati con gioielli preziosi, i quali in realtà non sono che inutili statue: nutri­ te, accudite e venerate, non sono in grado però di intervenire a vantag­ gio di coloro che li supplicano. I testi del profeta Ezechiele, che faceva parte dell'élite ebraica deportata da Nabucodonosor n, evocano l'impatto tra due culture che, pur avendo forti radici comuni, tenevano a mantenersi distinte, soprattutto quella ebraica. Numerosi eventi narrati nel Libro di Daniele- tra i quali uno dei più famosi è quello della caduta di Babilonia nelle mani dei Persiani - hanno luogo proprio nella città e nel palazw reale della capitale, e i Babilonesi e i loro re vi sono dipinti come feroci sterminatori, capaci dei più effera­ ti delitti. Il Talmud di Babilonia, cioè lo studio della Torah orale messo per iscritto nei primi secoli dell'era cristiana nelle biblioteche ebraiche di Babilonia, forniva dati sulla Babilonia antica. La Bibbia ricorda soprattutto la Babilonia e la città di Babilonia del­ l' epoca di Nabucodonosor: descrive la capitale come una metropoli orientale multietnica, sede di un regno le cui genti corrotte sono dedi­ te ai soli piaceri terreni, si abbandonano a un lusso sfrenato e si dedica­ no a commerci remunerativi. Anche molti autori classici greci e romani si occuparono della Babilonia e dei Babilonesi. Ecateo di Mileto (fine VI sec. a.C.), Ellanico di Mitile­ ne (inizio v sec. a.C.) e infine Erodoto (metà v sec. a.C.) descrivono l'Oriente come un luogo affascinante ed esotico, favoloso e mitizzato, ma allo stesso tempo gli attribuiscono connotazioni fortemente negati­ ve. In particolare lo storico greco Erodoto, nel 1 libro delle Storie, si sof­ ferma a lungo sulla città di Babilonia e sui Babilonesi, sia pure erronea­ mente considerando questi ultimi come un tutt'uno con gli Assiri e Babilonia come una città dell'Assiria diventata capitale dell'impero dopo la caduta di Ninive (612 a.C.). Erodoto racconta che il sovrano persiano Ciro, dopo aver conquistato tutto il continente, si rivolse contro gli Assi­ ri e la loro capitale Babilonia e la descrive (probabilmente pur non aven­ dola visitata di persona) come una grandissima città situata in un'ampia 11

pianura e circondata da imponenti opere di difesa costituite da una dop­ pia cinta di mura e da un fossato ampio e profondo colmo d'acqua. Lo storico greco racconta pure che la città era divisa in due dall'Eufrate che, scorrendo dal paese degli Armeni, sfociava nel Mar Rosso. È molto inte­ ressante la descrizione che egli fa del tempio principale della città dedi­ cato a Zeus Belo e dotato di porte bronzee. Tale descrizione corrispon­ de a quella che doveva essere la torre di Babilonia, la ziqqurat, cioè la torre templare tipica dell'architettura mesopotamica, un edificio costi­ tuito da più livelli sovrapposti raggiungibili tramite ampie scalinate, sulla cima del quale vi era il tempio. Scrive infatti Erodoto: . Erodoto insiste molto sulla ricchezza della terra della Babilonia e sull'importanza della sua conquista per l'impero persiano. Egli riporta poi le usanze, i costumi, i riti di sepoltura dei morti e, nel m libro delle Storie, narra alcune vicende del popolo babi­ lonese ormai dominato dai re persiani. Tutti gli antichi scrittori classici concordano nella descrizione di alcuni sovrani orientali i quali, ai loro occhi, riassumono in sé tutte le caratte­ ristiche negative del potere assoluto e della depravazione: Nino, fonda­ tore di Ninive, Sardanapalo, ricchissimo e corrotto, Labineto e le due regine Semiramide e Nitocride. All'inizio del IV secolo a.C. Ctesia di Cnido, fatto prigioniero dai Per­ siani e divenuto medico del re Artaserse n, scrisse una Storia persiana della quale ci è pervenuto un ampio frammento. Altri storici classici, e tra questi anche Diodoro Siculo, parlano dei famosi giardini pensili di Babilonia, per i quali la città era celebre nel­ l' antichità classica, come di una delle meraviglie del mondo ed Erodo­ to ne attribuisce la costruzione a una mitica regina dell'Assiria, confon­ dendo quindi ancora una volta Assiri e Babilonesi. Lo storico greco Beroso, che era un sacerdote del tempio di Marduk/Bel a Babilonia in epoca seleucide (cfr. PAR. 9.2), dedica alla Babilonia una sua opera, Babyloniaka, scritta intorno al 281 a.C. , anda­ ta purtroppo perduta e a noi nota soltanto grazie alle citazioni che ne fanno altri storici greci, tra cui Eusebio di Cesarea. 12

I.:Oriente e Babilonia affascinarono i Greci, i quali però consideravano una minaccia gli enormi eserciti dei sovrani orientali e i diversi costu­ mi, forse proprio in quanto mondo sconosciuto e misterioso, profon­ damente opposto alla loro razionalità. Molti romanzi greci di epoca ellenistica furono ambientati in Babilonia e in Assiria, contribuendo anch'essi a creare un'immagine fantastica e distorta dell'Oriente. Luciano di Samosata descrive Babilonia come un'enorme città cosmopo­ lita esotica e fantastica. Nel Canone di Tolomeo, composto all'inizio del II secolo d.C., nel quale compare una lista dei re di Babilonia che comin­ cia dall'VIII secolo a.C. e si ispira all'opera di Beroso, sono riportate anche molte osservazioni astronomiche babilonesi. Quest'opera influenzò l'im­ maginario di molti autori del Medioevo e del Rinascimento. Anche per i Greci la conoscenza del mondo orientale precedente i sovra­ ni achemenidi restò sfumata nel mito, indiretta, frutto per lo più di con­ tatti avuti sulle coste del Mediterraneo orientale. Molti storici romani narrano della Babilonia e dell'Assiria: Quinto Curzio Rufo ricorda i giardini pensili; altri, come Plinio il Vecchio, Pompeo Trogo, Giustino e Ammiano Marcellino, ripetono le storie sul­ l'Oriente che ormai si erano diffuse nel mondo occidentale romano. Linteresse per quest'area geografica è testimoniato anche dal fatto che l'imperatore Augusto chiese al geografo Dioniso uno studio sulla Meso­ potamia; mentre la "moda" dell'esotico è deducibile, per esempio, dal nome Babilonius dato, secondo alcune fonti, da Giuliano l'Apostata (331-363 d.C.) al suo cavallo. Autori cristiani, come per esempio Lattanzio, Agostino e Origene che conoscono la Bibbia e i classici greci e romani, riprendono la visione di un Oriente corrotto retto da sovrani spietati e amanti degli eccessi. Nell'Apocalisse di Giovanni, Babilonia è ancora una volta la città malva­ gia del vizio e della prostituzione, mentre la scienza dei Caldei viene condannata e ridicolizzata in quanto fondata su superstizioni. Nel Medioevo, per san Gerolamo e per altri autori cristiani, Babilo­ nia è l'incarnazione stessa del male e questo anche se, grazie alla pre­ senza degli Arabi e dei Giudei in Europa e in seguito alle crociate, l'Occidente ebbe modo di conoscere più direttamente l'Oriente. Solo per citare un esempio, Giacomino da Verona scrisse nel XIII secolo De Babylonia civitate infernali. Miniature, affreschi e mosaici 13

medievali continuano a illustrare episodi biblici raffigurando in vario modo la torre di Babilonia. Alcuni geografi arabi medievali, seguen­ do fonti greche, persiane e giudaiche, riconobbero in Babil la sede della prima regalità e del centro del mondo. 1.3. l viaggiatori in Oriente La città di Babilonia si era trasforma­ ta nei primi secoli del I millennio d.C. in un cumulo di rovine ricoper­ te a poco a poco dalla terra e dalla sabbia e tutta la zona, diventata arida e desertica, era frequentata soltanto da tribù di Arabi cammellieri. Alcuni viaggiatori organizzarono spedizioni appositamente per cercare il sito dell'antica Babilonia e, tra questi, il rabbino spagnolo Beniamino di Tudela che tra il n6o e il II73 compì un viaggio per visitare le comu­ nità ebraiche del Vicino Oriente raggiungendo anche la Mesopotamia. La sua è la più antica descrizione, in ebraico, di Babilonia come città in rovina. Egli credette di identificare la torre di Babilonia in quella di Birs Nimrud, che fu invece l'antica Borsippa. I francescani Guillaume de Rubroek nel 1250 e Oderico di Pordenone all'inizio del XIV secolo viaggiarono entrambi verso l'Estremo Oriente e attraversarono la Mesopotamia, visitando le rovine di quella che essi credettero Babilonia. Nel xv e nel XVI secolo, numerosi viaggiatori europei - e tra loro il cava­ liere bavarese Schiltberger intorno al 1400 - che erano diretti in India e in Cina, visitarono il Vicino Oriente cercando di individuare la città di Babilonia e la sua torre, che i più identificarono erroneamente con quella di Aqar Quf, l'antica Dur-Kurigalzu di epoca cassita (xiV sec. a.C.; cfr. PAR. 4.1). Viaggiatori del XVII secolo scrissero resoconti di viaggio più dettagliati: tra essi Silva y Figueroa, diplomatico spagnolo, e l'italiano Pietro della Valle, del quale sono pervenute sia le lettere, inviate dai molteplici luo­ ghi da lui visti, sia il diario di viaggio (Invernizzi, 2001) . Pietro della Valle, dal 1614 al 1626, visitò le rovine dell'antica Mesopotamia e indi­ viduò il sito esatto dell'antica Babilonia, nonostante in quel tempo vi fossero diverse localizzazioni della città a causa di vari equivoci dovuti anche al fatto che non si conoscevano né documenti né monumenti originali della regione. È molto interessante leggere il suo racconto di viaggio, nel quale egli spiega con molta cura che Babilonia non è da confondere con Baghdad, come molti evidentemente ritenevano: (ivi, p. 31). In effetti nel mondo occidenta­ le, all'epoca di Pietro della Valle, Baghdad veniva comunemente chia­ mata Babilonia, anche se i suoi edifici e le sue iscrizioni, come scrive lo stesso della Valle, erano «opera moderna, e senza dubbio de' Maomet­ tani [...]. È ben vero che è fabricata Baghdàd, come tutte le altre terre vicine, dei mattoni buoni e vecchi della Babilonia antica, e delle altre fabriche che erano allhora in questo paese>> (ibid.). Nella sua lettera da Baghdad, classificata con il numero 17 e datata ro e 23 dicembre 1616, egli scrive (ivi, pp. 129, 137-8): E ra più giorni, che haveva voglia d i andar due giornate lonta no sopra 'l fiume Eufrate, a veder Babèl, che è la vera Babilonia, dove fu già la Torre di Nembrotto; le rovine della quale haveva inteso trova rsi a ncora molto grandi; ma non vi era a ndato mai, perché in quelle ca m· pagne vi era gra n romor di ruba menti, e d'uccisioni, per le correrie che faceva no certi Arabi soggetti ad u n ta l Mubà rek [ ...] . I n mezzo di una gra nde e pianissima ca m pagna, vici no, circa a mezo miglio, al fiume Eufrate, che le passa in quel luogo quasi per ponente, si ri leva i nfi­ n'hoggi sopra terra una gra n mole d i fa brica rovi nata, tutta d'u n massiccio; o che fosse così da princi pio, come a me pare; o che le rovine l'ha bbiano cagionato, e ridotta la come si vede a guisa d i un monte; di che però non appa risce molto segno. La sua forma è quadra, a punto di torre, o da pira m ide; rivolta giusto, con le quattro faccie, a lli quattro angoli del mondo; ma, se non m'inga n no, o non procede da lle rovine (che può esser faci lmente), appa risce hora a lqua nto più lunga da tra monta na a mezo giorno, che da leva nte a ponente. I l circui­ to attorno, misurato a lla grossa, è mi lle e cento trenta quattro passi de i miei; che secondo me, fa n no i ntorno a mezzo miglio. Misura, sito e forma di fa brica, che confronta per a pu nto con la piramide che chiama Stra bone Sepoltura di Belo (Li b. 16.); e che deve esser quella che nelle Sacre Lettere (Gen. 20. et 11.) è detta la Torre di Nembrotto, nella città di Babilonia, o Babèl come infi n'hoggi questo luogo si chiama. Come fosse a' suoi tempi questa bella fa bri­ ca, Herodoto (Li b. !.), autore a ntichissi mo, lo descrive m i n uta mente: cioè, che era no otto torri, una sopra l'a ltra, di fa brica massiccia, con le sca le di fuori attorno per salire; e molte a ltre cose che appresso a lui si possono vedere. Stra bone non fa mentione né delle sca le, né delle a ltre bellezze; perché, come egli d ice (Lib. 16.), era stata già rovi nata da Serse; et Alessa ndro Magno, che la voleva ristaura re, fu prevenuto da lla morte. È cosa da nota re, che dal detto monte d i rovine i n poi, non si vede i n quel luogo né pur segno di a ltra cosa, che mostri esservi stata una città così gra nde; vedendosi solo in a lcuni luoghi certi fondamenti in terra di mura rovinate, cinquanta o sessa nta passi dal monte lonta ni. Del resto, i l terreno attorno è tutto pianissimo; e pare i m possibile esservi stato corpo d i fa brica nota bi le, non vedendosene i n luogo a lcuno reliquie sopra terra, fuor che i l massiccio grande; e pur sap­ piamo qua nto le fa briche di Babilonia fossero rigua rdevoli.

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Queste parole giovano a comprendere quanto grande sia stato il lavoro degli archeologi che hanno portato alla luce una città enorme quale era quella di Nabucodonosor II. Della Valle continua poi con varie consi­ derazioni sui danni che provoca lo scorrere del tempo e si meraviglia di quanto ancora sia visibile perché già Diodoro Siculo aveva scritto che della torre restava ben poca cosa. Prosegue poi con la descrizione delle rovine della torre - danneggiata dal tempo, dalle piogge e dagli uomi­ ni - dove egli non scorge traccia né di scale né di porte. Infine, dopo altre digressioni, passa a trattare del sistema impiegato nella sua costru­ zione, particolare che per noi costituisce un argomento di estremo inte­ resse (tale sistema ricorda quanto si vede ancora oggi nella ziqqurat di Aqar Quf, costruita dal re Kurigalzu II in epoca cassita; cfr. PAR. 4.1): La materia di che è com posta tutta la fa brica è la p i ù cu riosa cosa che vi sia, e da me fu con d i lige n za osse rvata, rom pe n dola con picco n i in d iversi luoghi. Son tutti mattoni molto gra n d i e grossi d i terra cruda, seccati, come io credo, a l sole, a guisa delle ta ppie d i Spagna; e s o n m u rati, n o n c o n buona ca lce, ma p u r c o n terraccia; e p e r più fortezza, tra mattone e mattone, mescolate con quella te rra che serve di ca lce, vi sono come a sola io ce rte ca n nuccie pa lustri spezzate, ovve ro paglie d u re da fa re stuoie. A luogo poi, vi sono mescolati in dive rse parti, massimamente dove più i m porta per sostegno, molti matto n i della medesima gra ndezza, ma cotti e sod i, e m u rati c o n buona ca lce, o c o n bitu me: però li crudi sono senza d u b bio assa i più.

È questa la più antica e minuziosa descrizione in nostro possesso della tecnica edilizia babilonese. Della Valle prosegue raccontando come abbia preso qualche mattone e il bitume che li legava per portarli in Italia e mostrarli agli antiquari per­ ché li ritiene una prova di quanto gli autori greci e romani e le Sacre Scritture avevano detto delle tecniche edilizie babilonesi. Nei secoli XVI e XVII la torre venne raffigurata nei modi più svariati da quegli artisti (per esempio, Bruegel il Vecchio nel 1553 la dipinse ispiran­ dosi al Colosseo) e da quei letterati eruditi che composero opere ispira­ te all'Oriente, anche se sempre sotto la suggestione della Bibbia e della letteratura greco-romana. La grande spedizione in Oriente del danese Carsten Niebuhr (il quale, copiando le iscrizioni trilingui di Persepoli, permise che venisse in segui­ to decifrato il cuneiforme) giunse anche a Babilonia nel 1765. I.:abate di Beauchamp, che fu vicario di Babilonia dal 1781 al 1785, portò per primo 16

in Francia dei mattoni iscritti (dell'epoca di Nabucodonosor n) e dei cilindri d'argilla presi a Babilonia dal Tell Babil, come era designata in arabo una parte delle rovine della città. Ancora nel XVIII secolo alcuni musicisti composero opere ispirate all'antico Oriente (per esempio, Bel­ shazzar di Handel e Semiramide di Rossini) . Nell'Ottocento, con il Nabucco (dal nome di Nabucodonosor n) di Verdi - e con il celebre coro del Va'pensiero in cui gli Ebrei deportati ripensano, sulle rive dell'Eufra­ te, al Giordano - i Babilonesi divennero i rappresentanti più noti del dispotismo orientale e dei crudeli sovrani vicino-orientali che sradicava­ no intere popolazioni dalla loro terra natia. In realtà, dei Babilonesi all'epoca non si conosceva ancora la storia perché nel 1842, quando Verdi compose l'opera, gli scavi della città di Babilonia non erano ancora cominciati, anche se stavano per avere inizio quelli in Assiria, mentre la grande torre, che era servita per secoli come cava di mattoni, era ed è tuttora una depressione, una trincea lasciata sul terreno dalle fondazio­ ni, un negativo della torre dal quale era possibile ricostruire soltanto le sue dimensioni. 1.4. G li scavi in Mesopotam ia e in Babilonia I primi scavi nel Vicino Oriente iniziarono intorno al 1840 a nord della Babilonia, in Assiria. I francesi prima (con Paul-Émile Botta) e gli inglesi poi (con Henry Austin Layard) portarono alla luce, tra il 1840 e il 1850, le gran­ di capitali assire di Khorsabad, Nimrud e Ninive, quest'ultima capitale dell'Assiria per molti secoli e conquistata poi da un esercito composto anche da Babilonesi. Gli scavi in Assiria hanno restituito numerosi monumenti, di cui molti con iscrizioni, e migliaia di tavolette di argilla scritte in caratteri cunei­ formi. Soprattutto nella biblioteca del re assiro Assurbanipal (vn sec. a.C.) a Ninive si sono rinvenute migliaia di tavolette in cuneiforme e in lingua accadica, che, una volta decifrate, hanno consentito di scrivere la storia politica, economico-amministrativa e religiosa non solo dell'Assi­ ria, ma anche di gran parte della Mesopotamia, ivi compresa la Babilo­ nia, di alcuni secoli del r millennio a.C. ( rx-vn sec. a.C. ) . Via via altri tasselli della storia dei Babilonesi e altri aspetti della loro cultura sono stati ricostruiti grazie a scavi in altre città e regioni. Una descrizione delle tre colline artificiali (tell) che costituiscono il sito di Babilonia - Tell Babil, Qasr e Tell Amran ibn Ali - era già stata

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fornita nelle sue memorie dal console inglese Claudius James Rich dopo aver visitato il sito nel 181r. Egli fece anche degli scavi sul Tell Babil, riportando al British Museum di Londra oggetti e iscrizioni cuneiformi. Nel 1851 i francesi Fulgence Fresnel (ingegnere) e Jules Oppert (filolo­ go) condussero la prima spedizione scientifica a Babilonia e portarono alla luce alcuni quartieri della città con un palazzo e templi. Sul Qasr rinvennero una statua colossale in basalto che rappresenta un leone che atterra un uomo e che è divenuta, insieme alla porta di Ishtar, il simbolo di Babilonia. Questa statua, però, non è un'opera babilonese, ma faceva parte di un bottino di guerra. Purtroppo, numerosi oggetti raccolti dagli archeologi e destinati al museo parigino del Louvre anda­ rono perduti in un naufragio sul Tigri. Gli scavi francesi misero in luce anche la cinta esterna delle mura della città, mentre negli stessi anni l'inglese Thomas portava avanti una campagna di scavi sia a Babilonia sia a Borsippa. Nel sito di Babilonia furono condotte altre missioni organizzate dal British Museum e condotte da Henry Rawlinson, George Smith (che aveva identificato tra le tavolette della biblioteca di Assurbanipal quel­ le del racconto del Diluvio) e da Hormund Rassam, che portò a Lon­ dra quello che sarà poi conosciuto come il "cilindro Rassam" , un'iscri­ zione su un cilindro di fondazione che ricorda la presa di Babilonia da parte di Ciro. In questo periodo francesi, inglesi, tedeschi e americani scavarono alcune delle grandi città della Babilonia centrale - tra cui Borsippa, Nippur e Sippar - e della Babilonia del sud, quali Girsu, Ur e Uruk, che fornirono tutte una grande documentazione di testi di molte epoche. La scoperta archeologica delle capitali d'Assiria e poi dei grandi siti neo-babilonesi, soprattutto Borsippa e Babilonia, e lo studio dei testi della biblioteca di Assurbanipal a Ninive hanno confermato molti degli aspetti della civiltà mesopotamica riportati nei testi biblici: inte­ ri episodi, come per esempio quello del Diluvio, si ritrovarono incisi nelle tavolette cuneiformi. La civiltà del Vicino Oriente antico cominciò a essere studiata in rap­ porto alla Bibbia per dimostrare la storicità degli episodi qui narrati. Così lo studio della Babilonia, della sua civiltà e dei suoi documenti, 18

soprattutto nell'Ottocento, fu finalizzato, più che alla conoscenza di una civiltà, a una migliore comprensione delle Sacre Scritture al fine di dimostrare che esse "avevano ragione" . Tra il 1870 e il 1900 la Babilonia fu oggetto di molti scavi clandestini, soprattutto nei siti di Babilonia e di Uruk, che procurarono decine di migliaia di testi cuneiformi a musei europei e nordamericani. Nel 1899 iniziò la prima grande missione tedesca in Oriente, finanzia­ ta dalla Deutsche Orient Gesellschaft, proprio sul sito di Babilonia. La direzione fu affidata a un architetto, Robert Koldewey, e le cam­ pagne durarono fino al 1917, quando la prima guerra mondiale impo­ se una brusca interruzione di tutti gli scavi nel Vicino Oriente. Il sito, facilmente individuabile, permise di stabilire la topografia completa della città, la sua doppia cinta muraria e la superficie presumibile: 1.000 ettari, un'area enorme. La Babilonia che emerse dal terreno fu quella dell'epoca di Nabucodonosor I I e quella persiana. Si scavarono i palazzi neo-babilonesi e fin dai primi giorni apparvero i resti della celeberrima porta di Ishtar, che venne poi smontata e ora, ricostruita, si trova al Pergamon Museum di Berlino, mentre sul sito originario è stata posta una copia. Gli scavi misero in luce la via processionale anticamente percorsa dal corteo della festa del Nuovo Anno (cfr. PAR. 7.5) e identificarono anche il sito del tempio principale del dio Mar­ duk. Nel 1913, essendosi abbassato il livello delle acque che coprivano quella parte della città, si iniziarono gli scavi della ziqqurat, la torre di Babele, di cui restava ormai ben poco. Gli scavi a Babilonia non consentirono però di conoscere molto della città delle epoche precedenti a Nabucodonosor II sia perché essa fu il centro più volte distrutto e ricostruito di tutta la storia del Vicino Oriente antico - e quindi i livelli più antichi sono inaccessibili sotto le successive ricostruzioni -, sia perché il braccio dell'Eufrate che scorreva all'interno della città ha cambiato molte volte il suo corso. Il letto di questo fiume è sempre stato basso e i sedimenti ne hanno causato un innalzamento graduale. Per questo motivo, quando Koldewey comin­ ciò gli scavi a Babilonia, la città più antica, quella di epoca paleo-babi­ lonese, era quasi completamente sommersa dall'acqua e questo non permise di continuare i lavori. Approfittando però della rottura di una diga sull'Eufrate, che fece abbassare il livello del fiume, e di conseguen­ za anche quello della falda freatica, gli archeologi tedeschi poterono sca19

vare, tra il 1907 e il 1912, una wna più elevata dell'antica città paleo­ babilonese dove trovarono un quartiere con edifici e strade, nonché sigilli, oggetti di vario genere e numerose tavolette di argilla. Ma la storia più antica della Babilonia si è potuta scrivere soltanto grazie a scoperte in altre aree della regione. In primo luogo bisogna ricordare che il celeberrimo codice di Hammurabi, di epoca paleo­ babilonese, è stato ritrovato a Susa, in Iran, dalla missione francese di Jules de Morgan. Tra i monumenti rinvenuti nel corso della campa­ gna iniziata nel 1898, c'era appunto la grande stele di diorite su cui è iscritto il codice di leggi del sovrano amorreo (ora conservato al Lou­ vre). Nel xn secolo a.C. Shutruk-Nakhunte, re dell'Elam, lo Stato a est della Mesopotamia che a partire dal III millennio era stato il prin­ cipale rivale dei regni mesopotamici, aveva compiuto un'incursione nella Babilonia. Aveva depredato città e templi portando con sé nella sua capitale, Susa, grandi stele, che egli aveva ritenuto capolavori del­ l'arte babilonese, e soprattutto i monumenti che esaltavano due eroi­ ci re accadici, Sargon e Naram-Sin di Akkad, che sicuramente il sovrano elamita considerava i più famosi modelli di regalità eroica da imitare (cfr. PAR. 4.3). La casualità delle scoperte ha dunque fatto sì che si sia cominciata a conoscere prima la storia più recente della regione, cioè il r millennio a.C., e poi via via i periodi precedenti grazie agli scavi delle città di Larsa, Borsippa, Sippar, Nippur, Kish. Gli scavi della città di Mari sul medio Eufrate, in una wna di confine tra la Siria e la Mesopota­ mia, intrapresi dai francesi a partire dalla metà degli anni trenta del Novecento, hanno portato alla luce gli archivi reali con 20. 000 tavo­ lette, tra cui moltissime lettere, e hanno consentito di conoscere la storia della Babilonia del XVIII secolo a.C. e dell'ascesa di Hammura­ bi, il creatore del regno paleo-babilonese, colui che fece di Babilonia la capitale del suo regno. La Direzione irachena delle antichità promosse scavi e grandi restauri nella città di Babilonia e, nel 1978, gli archeologi iracheni fecero qui importanti nuove scoperte, come il ritrovamento di un tempio dedica­ to a Nabu, che conteneva una biblioteca. La Direzione delle antichità ha molto risentito dei problemi derivati prima dal conflitto tra Iran e Iraq, poi dalla prima guerra del Golfo e infine dall'attuale drammatica situazione. 20

Nel I974 gli italiani intrapresero, con Giovanni Bergamini, un lungo lavoro di ricognizione generale del sito di Babilonia per migliorare la conoscenza della pianta della città e, nel I986, in collaborazione con gli iracheni, condussero una serie di scavi in alcuni quartieri di epoca neo­ babilonese, poi interrotti a causa della prima guerra del Golfo. Alla fine degli anni ottanta, ancora archeologi iracheni portarono in luce nel tempio del dio solare Shamash, a Sippar, la biblioteca che con­ servava una grande quantità di testi letterari (cfr. PAR. 9.2). 1.5. La scrittura cuneiforme e La Lingua accadica Quello cuneiforme fu il sistema di scrittura più diffuso in tutto il Vicino Orien­ te antico per 3.000 anni, dalla fine del rv millennio a.C. al I secolo d.C. Il suo nome deriva dal latino cuneus perché i caratteri, comunemente chiamati segni, ottenuti con l'impressione di uno stilo di canna o di legno sull'argilla ancora morbida della tavoletta, sono a forma di cuneo. Gli ideatori del cuneiforme furono i Sumeri, che lo usarono per scri­ vere la loro lingua che era di tipo agglutinante (cioè costruiva la frase con l'aggiunta di elementi preposti, prefissi, o posposti, suffissi, a radici invariabili che rendevano un nome o un verbo) di cui ancora non si sono trovate affinità con altre lingue. I più antichi testi in scrittura cuneiforme e in lingua sumerica sono stati rinvenuti a Uruk, la prima città della Mesopotamia. Nella scrittura cuneiforme dei Sumeri ogni segno corrispondeva a una parola di una o due sillabe. La maggior parte dei segni era pittografica, ma fin dai testi più antichi erano presenti anche segni astratti: oltre ai logogrammi (a una parola corrisponde un segno) è possibile riconosce­ re dei segni sillabici e dei determinativi, cioè dei segni supplementari che si aggiungevano davanti o dopo segni semplici per indicare che quel ter­ mine faceva parte di una categoria semantica più ampia: per esempio, il determinativo DINGIR, "dio", precede tutti i nomi di divinità e a volte anche qualche nome di sovrano. La scrittura cuneiforme venne poi adat­ tata, a partire dalla metà del m millennio a.C., secondo le fonti attual­ mente a nostra disposizione, ma forse anche prima, per scrivere altre lin­ gue, in primo luogo quelle semitiche, parlate in Mesopotamia e in Siria. In Mesopotamia il cuneiforme fu adattato per scrivere l'accadico, il cui nome deriva dalla città di Akka d, capitale del primo impero della storia del Vicino Oriente antico nel XXIV secolo a.C. (cfr. PAR. 2.2).

21

In realtà, testi scoperti recentemente hanno documentato che tale lingua era parlata e scritta in Mesopotamia ben prima che i Semiti, con l'impero di Akka d, raggiungessero il potere politico. Nel regno di Kish, nella Mesopotamia centrale, senza dubbio la popolazione parlava una lingua semitica già nella prima metà del III millennio (questa forma antica di accadico viene chiamata paleo-accadico) ; invece molti Semiti che in quell'epoca vivevano anche più a sud, nel Paese di Sumer, scrivevano principalmente in sumerico. Laccadico fa parte del gruppo delle lingue semitiche al quale apparten­ gono anche l'arabo, il fenicio, l'aramaico e l'ebraico. Le scoperte degli anni settanta a Ebla, in Siria, 6o chilometri a sud-ovest di Aleppo a Tell Beydar, nella valle del Khabur, e lo studio di tavolette di epoca arcaica ritrovate a Mari, sul medio Eufrate, attestano la diffusione in queste regioni della scrittura cuneiforme per scrivere lingue semitiche nella metà del III millennio a.C. e quasi sicuramente anche prima. radattamento della scrittura cuneiforme alla scrittura della lingua accadica fu un fenomeno complesso perché furono adattati i logo­ grammi del sumerico per scrivere le sillabe in cui si dividevano le parole semitiche. Gli scribi semitici utilizzarono numerosi logogram­ mi sumerici, ma crearono un sistema essenzialmente sillabico, usan­ do i segni della scrittura sumerica secondo il loro valore fonetico. La lingua accadica ha avuto varie fasi di sviluppo e sostanzialmente due dialetti: l'assiro, parlato e scritto nella Mesopotamia settentrio­ nale e il babilonese, parlato e scritto nella Mesopotamia centromeri­ dionale (cfr. TAB. 1). TABELLA

l

Durata e diffusione della lingua accadica Babilonia

Assiria

paleo·acca d ico

pa leo·acca d ico

m i llen n i o a.C.: 2000-1500 1500-1000

paleo-ba b i lonese medio-ba b i lonese

pa leo-assiro med io-assiro

prima metà 1 m i llen n io a.C.

neo-ba b i lo nese

neo-ass i ro

seconda metà 1 m i lle n n io a.C.

ta rdo-ba bilonese

111

m i lle n n io a.C.

11

22

Con Sargon di Akka d, verso il 23 50 a.C., l'accadico diventò la lingua ufficiale dell'impero. Come lingua parlata fu più diffusa del sumerico, e come lingua scritta divenne la più importante e venne usata nelle let­ tere, nei documenti amministrativi e nelle iscrizioni reali. Laccadico, nei suoi due dialetti, fu parlato per millenni nel Vicino Oriente, e in Mesopotamia fino al I secolo d.C. Fu sostituito dall'ara­ maico, ma soltanto come lingua parlata, a partire dal I millennio a.C. Nel I millennio molti testi furono scritti anche in aramaico, ma su sup­ porti più deperibili delle tavolette e quindi per noi perduti per sempre. Già nel m millennio a.C. e poi nel II, altri popoli confinanti con la Mesopotamia per scrivere le loro lingue adottarono la scrittura cunei­ forme e il sillabario accadico, insieme ai più comuni logogrammi. In primo luogo i Khurriti, che costituirono nei secoli XVI-XIV il regno di Mitanni in alta Mesopotamia, la cui lingua non era però semitica. Anche gli lttiti, che dalla loro capitale Khattusha in Anatolia centra­ le costituirono nei secoli XIV-XIII un impero, contendendo la Siria­ Palestina agli Egiziani, scrissero in cuneiforme la loro lingua di ceppo indoeuropeo. Gli Elamiti, che vivevano nell'area corrispondente all'odierno Iran sudoccidentale e che in vari periodi furono una gran­ de potenza conquistando la Babilonia nel XII secolo, scrissero in cuneiforme la loro lingua, l' elamico. Nell'epoca di el-'Amarna (xiv sec. a.C. ) , dal nome della nuova capi­ tale costruita dal faraone Amenophi IV della XVI I I dinastia, l'accadi­ co divenne una lingua franca, scritta dalle cancellerie delle principa­ li corti per comunicare tra loro e con il faraone. In questa città sono stati infatti ritrovati 382 testi che costituiscono la corrispondenza reale giunta alla corte egiziana da quelle di Babilonia (corte cassita) , di Assiria (dalla capitale Assur) , ittita (dalla capitale Khattusha) , del regno di Mitanni e da molteplici città della Siria-Palestina, sede di piccoli regni tra cui quelli di Biblo e di Amurru. I re di questi Stati comunicavano con il faraone in accadico. Soltanto pochissime lette­ re, infatti, sono scritte in ittita e in khurrico, lingua, quest'ultima, del regno di Mitanni. Il faraone aveva una scuola di scribi che legge­ vano e scrivevano in cuneiforme la lingua accadica, come dimostra­ no anche alcuni testi letterari e lessicali ritrovati a el-'Amarna, prova evidente che gli scribi egiziani apprendevano a scrivere l'accadi co su testi letterari mesopotamici. 23

Nel I millennio a.C. scrissero in cuneiforme la loro lingua affine al khurrico gli Urartei, che fondarono il regno di Urartu in Anatolia pres­ so il lago Van, terra che sarà poi chiamata Armenia. lnfìne a Ugarit, capitale di un regno della costa siriana nei secoli XIV­ XIII a.C. , si sviluppò un sistema di scrittura cuneiforme che esprimeva però un alfabeto di 30 segni. Alla metà del I millennio a.C. i Persiani achemenidi utilizzarono in Mesopotamia un sillabario di 36 segni e 5 logogrammi, tutti cuneifor­ mi, per scrivere la loro lingua, l'antico persiano, usato soltanto per iscrizioni monumentali, mentre nella pratica amministrativa adopera­ vano il cuneiforme elamita o l'aramaico alfabetico. Nelle iscrizioni monumentali commemorative e celebrative rinvenute nella capitale dell'impero, Persepoli, i sovrani achemenidi utilizzarono la scrittura cuneiforme e, per mostrare la loro apertura verso tutti i sudditi, stilarono lo stesso testo nelle tre lingue scritte più utilizzate nel loro vasto impero: in antico persiano, in elamita e in una tarda forma di accadico. Alcune delle iscrizioni di Persepoli visibili nelle rovine della città visitate dal danese Niebuhr, da lui copiate e pubblicate, con­ sentirono nel 1802 al professore tedesco Georg August Grotefend di comprendere il significato di alcuni segni cuneiformi dell'antico per­ siano (che fu poi la prima lingua ad essere capita) , compiendo così il primo passo nella decifrazione del cuneiforme. Il cuneiforme che rendeva l'accadico - la lingua semitica più antica della Mesopotamia, parlata e scritta per tre millenni - fu completa­ mente decifrato dall'irlandese Edward Hincks e dall'inglese Henry Rawlinson soltanto in seguito allo studio dei testi provenienti dalla biblioteca di Ninive, in particolare dei vocabolari bilingui sumerico­ accadico. I testi bilingui sumerico-accadico documentarono la presen­ za della lingua sumerica, della quale soltanto dopo gli scavi di Lagash, a partire dal 1887, si ebbero monumenti originali.

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TABELLA 2 Schema della storia della Mesopotamia

Fine

IV

Sorgono le prime città nel Paese di Sumer, i l sud dell'attuale I raq. Si i n izia a scrivere i n scrittu ra cuneiforme l a lingua sumerica.

m i llen n io a.C.

2900-2350 ca. a.C.

Età paleo-sumerica o p rato-dinastica

Città-Stato i n d i pendenti nel Paese d i Su me r. d i nastia d i Lagash (2470-2350 ca.). Dal 2400 in Si ria si rafforza il pote re dello stato di E b la.

1

2350-2100 a.C.

Età accad ica

U n sem ita, Sa rgo n, crea l'i m pero di Akkad e fonda una nuova ca pita le, Akkad. Apogeo con N a ram-Sin, ni pote di Sargon. Verso il 220o i nvasione dei Gutei e fi ne del­ l'i m pe ro. l G utei eserc ita no i l d o m i n io sop rattutto su lla Mesopota mia del nord per u n secolo.

2100-2000 a.C.

Età neo-sumerica

d i nastia di Lagash con Gudea; 111 d i nastia di U r: U r- N a m mu, S h u lgi, Amar-S i n ( i n izia­ no ad a rriva re i n Mesopota mia le popola­ zioni amorree), Sh u-Sin, l bbi-Sin. Caduta e d istruzione di U r da pa rte degli E la m iti.

2000-1160 a.C.

Età d i l sin e d i La rsa

Regni di l s i n e di La rsa nel Paese di Sumer.

D i nastie a m orree Età pa leo-ass i ra

Co m m e rci da lla città di Assur con la Ca ppa­ docia. Archivi d i S h u bat- E n li l, la capita le di Shamsh i-Adad, nella va lle del Khabur.

Età di M a ri

G li a rchivi rea li di Ma ri, città del Medio Eufrate, consentono di scrivere la storia della Mesopota mia dal 182o a l 1760 ca. (distruzione di Mari da pa rte di Hammurabi d i Babilonia).

1800-1595 a.C.

11

Età paleo-ba b i lonese Egemonia del regno d i Babilonia. Apogeo con H a m m u ra b i (1792-1750). La Babilonia è tem pora neamente conqui­ stata d a l re ittita M u rs h i li 1.

1595 1590-1100 a.C.

Età med io-ba b i lonese Dinastia cassita i n Ba b i lonia (1595-1155); Regno d i M ita n n i nelle a lte valli del Tigri e dell'E ufrate (1550-1350 ca.) .

1650-1500

Antico Regno ittita

l n Anatolia.

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SEGUE TABELLA 2 1460·1180

I m pero ittita

sec. XIV a.C.

periodo di el·'Amarna

1330·1100

Età med io-ass i ra

S h u p p i luliuma.

Tra i re: Tu ku lti· N i n u rta 1 . Tiglat·pileser 1.

1200 a.C. ca.

Arrivo dei Popoli del Mare.

1100·1000 a.C.

In Babilonia 11 d i nastia di l s i n (1154·1026) con N a bucodonosor 1. I nfi ltrazioni degli Aramei. Età dei G iu d ici in I s raele. Scontri tra Babilonesi e Assi ri.

1000-900 a.C.

Arrivo delle tribù ca ldee che si sta bilirono nel sud della Babi lon ia.

1000-610 a.C.

Età neo-assira

Creazione dell'impero neo-ass i ro. A parti re dall'VIli sec. a.C.. con Tiglat·pileser 111. Sa r· gon 1 1. Sen nacherib, Esarhaddon e Assur· ba n i pa l, d iventa pa rte dell' i m p e ro neo· assiro che si estende su quasi tutto i l Vici· no Oriente.

610·539 a.C.

Età neo-ba b i lonese

L'i m pe ro neo-ba b i lonese con N a bopolas· sa r. N a bucodonosor e Na bonedo si este nde su tutto i l Vicino Oriente.

539·330 a.C.

Età persiana o achemenide

Babilo n ia, conquistata dai Pe rsiani d i Ci ro, diventa pa rte dell' i m pe ro persia no.

330-305 a.C.

Età ellenistica

Alessa n d ro Magno vi nce i Pe rsia n i.

305-141 a.C.

Età seleucide

Ad Alessa n d ro succede i n Mesopota mia una di nastia seleucide. La capita le diventa Seleucia.

141 a.C.-16 5 d.C.

Età a rsacide

La Ba b i lonia viene conquistata dai Pa rti (dinastia a rsacide).

165 d.C. 111

sec. d.C.

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Co n q u i sta ro m a n a della Meso pota m ia. D istruzione d i Seleucia nel 165 d.C. D o m i n io sasa nide

La Babilonia passa sotto il dominio sasa ni· de. La capita le diventa Ctesifonte.

La Babilonia nel111 e agli inizi delu millennio a.C. 2.

2.1. La Babilonia nel 111 miLLennio a.C. La Mesopotamia vide il sorgere delle prime città nel sud sumerico alla fìne del N millennio a.C. e, tra queste, Uruk è la più antica che si conosca. Nella prima metà del III millennio i Sumeri si ressero con un sistema di città-Stato, sovente in lotta tra loro per il possesso della terra e delle acque per irrigarla. Tra esse le più importanti furono Uruk, Ur, Lagash, Umma, Adab e Nippur. Il ritrovamento di nuovi testi ha documentato che, a nord del Paese di Sumer, nell'alluvio mesopotamico centromeridionale, vi era, fìn dal­ l'inizio del m millennio a.C., una presenza consistente di Semiti accan­ to alla popolazione sumerica. Ciò risulta evidente soprattutto dall'ono­ mastica: in importanti città quali Abu Salabikh e Kish, molte persone avevano nomi semitici. Questa zona, che sarà poi la Babilonia setten­ trionale, sviluppò, già nella prima metà del III millennio a.C. , caratteri originali rispetto al sud sumerico e, come dimostrano i testi provenien­ ti da Ebla, fu in contatto con la Siria del nord, con la regione della Diyala e anche con l'alta Mesopotamia. Mentre il sud sumerico si resse sempre, come abbiamo appena detto, con un sistema di città-Stato indipendenti, a nord, tra il 2750 e il 2350 a.C., ci fu sostanzialmente un unico Stato territoriale che aveva la sua capitale a Kish. Un ruolo politico importante ebbero anche i due Stati di Mari e Akshak, che contesero a Kish il controllo del nord della Babilonia. 2.2. L'i mpero di Akkad e i G utei (2350-2100 a.C.) I Semiti este­ sero il potere politico su tutta la regione che sarà poi la Babilonia con il re Sargon, il quale, da coppiere del re di Kish, riuscì a sostituirsi a lui nel dominio di quell'area, fìno a impadronirsi di tutto il sud sumerico, scon­ figgendo i sovrani di molte città-Stato. Sargon fondò una nuova capitale, Akkad, mai ritrovata, che probabil­ mente non era molto lontana dall'attuale Baghdad, e creò il primo impero della storia del Vicino Oriente che i suoi fìgli e successori Mani­ shtusu e Rimush consolidarono. Ma fu soprattutto suo nipote Naram­ Sin a ingrandire l'impero, che comprese tutta la Mesopotamia, l'alta

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Mesopotamia e la valle del Khabur, e dominò i territori occidentali con­ quistando Mari e altri centri siriani. Il nome di Babilonia compare per la prima volta nel XXII secolo a.C. in un testo amministrativo piuttosto oscuro dell'epoca dell'impero di Akkad. È scritto TIN.TIR, un logogramma da leggersi probabilmente Babil e che designa un "boschetto". Molta della toponomastica del Vici­ no Oriente antico (come successivamente quella araba e quella persiana) è una descrizione delle caratteristiche fisiche dell'insediamento. Gli scavi sul sito della città hanno comunque documentato la presenza dell'uomo nell'area di Babilonia già in epoca preistorica grazie al rinvenimento di utensili in selce e in pietra tagliata. Inoltre sono stati portati in luce livel­ li archeologici dell'epoca di 'Ubaid (4500-4000 a.C.) e di Uruk. All'epo­ ca di Akkad, TIN.TIR risulta essere un piccolo centro urbano sulle rive di un ramo occidentale dell'Eufrate. Sotto il regno di Shar-kali-sharri il grande impero di Akkad cadde (2200 a.C.) a causa dell'invasione dei Gutei, una popolazione proveniente dai monti Zagros, cioè dalle regioni a est della Mesopotamia, che si impadro­ nirono soprattutto delle terre settentrionali dell'impero, mentre al sud le città-Stato sumeriche ripresero una relativa autonomia. Si conoscono iscrizioni dei sovrani di Lagash e di Uruk che dimostrano che essi erano sostanzialmente indipendenti dal potere dei Gutei. Dopo cento anni del loro dominio, un sovrano del sud, Utu-khegal di Uruk, sconfisse con il suo esercito il re guteo e liberò la regione, unificando di nuovo il sud e il centro della Mesopotamia. 2.3. La 111 d i nastia d i Ur (2100-2ooo ca. a.C.) e gli Amorrei Sarà Ur-Nammu, governatore di Utu-khegal nella città di Ur, a fondare un nuovo impero, noto come l'impero di Ur III perché i suoi sovrani costituiscono la terza dinastia conosciuta della capitale Ur. Cimpero arri­ verà a comprendere, oltre a tutto il sud, anche il centro-nord della Meso­ potamia e quindi anche l'area della Babilonia. I primi due sovrani di Ur III, Ur-Nammu e suo figlio Shulgi, furono i fondatori e gli organizzatori dell'impero. I cento anni della III dinastia di Ur sono i meglio documentati dalle fonti grazie all'abbondanza di tavo­ lette cuneiformi di carattere amministrativo rinvenute. Ogni settore della vita economica era controllato dallo Stato, che registrava ogni movimen­ to di beni e sorvegliava capillarmente la produzione su tutto il territorio. 28

I.: impero era suddiviso in province, ciascuna retta da un governatore scel­ to dal sovrano tra i suoi più fidati collaboratori o parenti. Babil era allora un capoluogo di provincia, anche se di modesta impor­ tanza, con un governatore. Doveva essere una piccola città, inserita anch'essa nel rigido sistema di controllo operato dai sovrani. I successori di Shulgi, Amar-Sin, Shu-Sin e Ibbi-Sin, continuarono il sistema di gestione dell'impero ma l'economia fu messa in crisi dall'arri­ vo massiccio degli Amorrei. Si trattava di una popolazione seminomadi­ ca semitico-occidentale, originaria della Siria, che cominciò a penetrare nella Babilonia durante il periodo sargonico e forse ancora prima. Gli Akkadi li chiamarono Amurru, i Sumeri Martu: entrambi i termini significano "l'Occidente" e indicano pertanto la loro terra di origine. I primi Amorrei, fino all'epoca dell'impero di Ur-Nammu, furono assor­ biti completamente dalla popolazione mesopotamica anche perché adot­ tarono il modo di vivere locale. Sotto i successori di Ur-Nammu, e soprattutto sotto Shu-Sin, altre tribù amorree continuarono ad arrivare da ovest, da quello che i mesopotamici chiamavano il Paese dei Martu, lungo la strada già seguita dai loro predecessori e probabilmente anche dai primi Semiti. Lungo la frontiera occidentale il re Shulgi aveva creato una serie di inse­ diamenti difensivi, mentre Shu-Sin compì numerose spedizioni contro il Paese dei Martu e fece erigere una nuova linea di fortificazioni, chiama­ ta "muro dei Martu", che era lunga r8o chilometri. Tutte queste difese non servirono comunque a contenere il dilagare delle popolazioni amor­ ree. Nei primi anni del regno di Ibbi-Sin, mentre il sovrano aveva grossi problemi lungo la frontiera orientale, dove una coalizione di Stati gli si opponeva, l'arrivo sempre più massiccio di Amorrei mise in crisi tutto il sistema di approwigionamento delle risorse, del loro accentramento nella capitale Ur e della redistribuzione. Le regioni periferiche dell'impe­ ro si separarono e smisero di mandare gli approwigionamenti al potere centrale, mentre anche altre province, una a una, si resero indipendenti. Proprio un amorreo, Ishbi-Erra, governatore della provincia di Isin, inve­ ce di aiutare il suo sovrano, proclamò la propria indipendenza e il proprio dominio sulla Babilonia, e non intervenne in aiuto di Ibbi-Sin quando un esercito elamita giunse a distruggere Ur e a condurlo prigioniero in Elam. Dopo la caduta della dinastia di Ur m sotto i colpi degli Elamiti, agli inizi del xx secolo dinastie amorree si installarono in buona parte 29

della Mesopotamia. Anche nella Babilonia si insediò una dinastia amorrea che, nel volgere di alcuni decenni, avrebbe dominato sull'in­ tera Mesopotamia. 2.4. Le d i nastie di lsin e La rsa (XX-XIX sec. a.C.) Due anni dopo la presa di Ur, Ishbi-Erra, alla testa di una coalizione di Amorrei, cacciò gli Elamiti dalla città e dal regno, proclamandosi re del Paese di Sumer e di Akkad. Anche se egli cercò di seguire la tradizione sumerica, di fatto furono le dinastie amorree ad avere il controllo totale della Mesopotamia degli inizi del n millennio a.C. Ishbi-Erra fondò la dinastia di Isin, i cui re si presentavano come eredi dell'impero di Ur in una continuità più ideologica che reale. Infatti, anche se dopo l'avvenuta integrazione sumerico-accadica i sovrani di Isin fecero redigere molte iscrizioni in sumerico, in realtà era in corso una nuova assimilazione accadico-amorrea. Isin raccolse una parte consistente dell'eredità di Ur, ma il suo territorio comprendeva soltanto il nucleo interno dell'impero di Ur fino a Nippur, al nord. Ormai in Mesopotamia si stavano costituendo molti Stati indi­ pendenti, guidati da Amorrei in reciproca competizione. A sud erano indipendenti Uruk e Larsa; a nord la Babilonia, che diventerà lo Stato egemone e assorbirà Kish; Eshnunna era già autonoma, mentre Mari, Assur ed Elam stavano per diventarlo. Le fonti relative al xx secolo non sono molte. Sappiamo che la dinastia di Ishbi-Erra si estinse alla fine di questo periodo e perse molti territori a favore di Larsa che, da Stato cittadino retto anch'esso da un amorreo, si estese su territori che erano stati di Isin e per circa cento anni nel XIX secolo, anch'essi poco documentati, riuscì ad avere un ruolo egemone nella Mesopotamia centrale. Nel nord, comunque, numerose città, quali Kish, Kazallu, Sippar e Babilonia, rette tutte da dinastie amorree, conti­ nuarono a essere indipendenti. La Mesopotamia agli inizi del periodo paleo-babilonese vide l'espan­ dersi e il consolidarsi in buona parte del suo territorio di dinastie amor­ ree. In Assiria si insediò un amorreo, Shamshi-Adad, e sovrani come Sin-kashid di Uruk e Naram-Sin di Eshnunna erano probabilmente di ongme amorrea.

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3.

La 1 dinastia di Babilonia (XIX-XVI sec. a.C.)

3.1. G li i n izi della l di nastia di Ba bilonia La dinastia amorrea di Babilonia si conosce a partire da Sumu-abum, che ne è consi­ derato il capostipite. Fino però ad Hammurabi, un secolo dopo, fondatore dell'impero paleo-babilonese, la storia della dinastia non è molto nota perché mancano le iscrizioni commemorative dei sovrani . I primi re della dinastia sono noti soltanto grazie alle formule di datazione annuale di molti documenti e alle liste di nomi di anno compilate successivamente dagli scribi. In Mesopo­ tamia, infatti, a partire dall'impero di Akkad , si diffuse l' uso di chiamare ciascun anno con il nome dell'evento principale accadu­ to durante il suo corso; normalmente ogni re ricordava la sua intronizzazione nel primo anno (anno in cui X è diventato re) , poi le sue conquiste militari (anno in cui la città X è stata presa, oppu­ re distrutta, anno in cui lo Stato X è stato sconfitto) e l'edificazio­ ne o la ricostruzione di templi e canali (anno in cui il re X ha eret­ to il tempio Y) . I nomi d'anno, oltre a costituire importanti ele­ menti per la datazione, consentono di conoscere le principali vicende riguardanti i sovrani : le notizie sui primi re della dinastia di Babilonia, non documentati in altro modo, provengono in buona parte da questi nomi. Altre fonti provengono da Nippur, Larsa e Sippar. Il nome antico della città di Babilonia, scritto con i logogrammi TIN.TIR e letto probabilmente Babil (cfr. PAR. 2.2), fu interpretato dagli scribi amorrei come Bab-ili, "porta del dio" (e quindi reso con i logogrammi KA2.DINGIR. RA) , un'etimologia popolare o pseudosa­ piente tramandata poi per millenni da generazioni di scribi e tradot­ ta dai Greci in "Babilonia" . Sumu-abum regnò per quattordici anni s u u n territorio non molto esteso che arrivava fino a Dilbat, distante 30 chilometri da Babilonia. Le sue formule di datazione ci informano della costruzione delle mura di Babilonia, probabilmente danneggiate alla fine del periodo di Ur m. Nello stesso periodo altre città dell'area si cingono di mura. Il suo successore, Sumu-la-El, conquistò varie città importanti, tra cui

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Kazallu e Kish, e cercò l'alleanza con il regno di Uruk dando in matri­ monio una sorella al re Sin-kashid. Sabium risiedette come principe ereditario a Sippar, altra città impor­ tante del regno, e poi come re si scontrò con la potente Larsa. Sotto di lui cominciò a essere costruito il più importante santuario della città di Babilonia, l'Esagila (lett. "il tempio che solleva alta la testa"), dedicato a Marduk, il dio principale di Babilonia e della dinastia. Di questo complesso templare fece parte più tardi anche la ziqqurat Etemenanki (lett. "tempio che è fondamento di cielo e terra"), conosciuta poi come la torre di Babele. Apil-Sin ingrandì ulteriormente il regno e tenne sotto il suo controllo città come Dilbat, Kish, Borsippa e Sippar, dominando così su una buona parte della Babilonia settentrionale. Sin-muballit, padre di Hammurabi, sconfisse gli eserciti di Ur e di Isin, ma Larsa gli contese l'egemonia e riprese la città e il territorio di Isin. Cercò l'alleanza militare con il re di Uruk, centro ancora importante della Mesopotamia meridionale. 3.2. Hammurabi (1792-1750 a.C.) Hammurabi deve oggi la sua fama al suo codice di leggi, ma è anche colui che fece di Babilonia una capitale e di Marduk un dio nazionale destinato a diventare poi la divi­ nità maggiore del pantheon mesopotamico. Hammurabi salì al trono nel I792, assumendo il titolo di re di Babi­ lonia, che da quel momento divenne capitale politica e religiosa. Egli ereditò dal padre un regno che comprendeva una parte della Babilo­ nia settentrionale, ma che a sud era limitato dalla forte presenza del regno di Larsa, che con Rim-Sin I controllava tutta la Babilonia meri­ dionale. A nord della Babilonia, lo Stato di Assur, anch'esso retto da un amorreo, Shamshi-Adad I , controllava anche la valle del Khabur. A quell'epoca la Babilonia era comunque soltanto uno dei regni amor­ rei e controllava la parte settentrionale della bassa Mesopotamia. Le città principali erano inizialmente Sippar a nord, Kish a est, Borsippa e Dilbat a sud, e la capitale Babilonia al centro. Il regno di Hammurabi comprendeva quelli che nelle iscrizioni dei re di Ur m erano definiti "i Paesi di Sumer e di Akkad". I primi anni di regno di Hammurabi non sono molto noti perché sono soltanto i laconici nomi d'anno a consentire di conoscere le principali

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vicende di quel periodo. Vi furono campagne militari al sud, nel tenta­ tivo di prendere lsin e Uruk, una vittoria su Malgum e la presa di Rapi­ qum. La morte del re Shamshi-Adad, che aveva detenuto il potere sul­ l'Assiria e sull'alta Mesopotamia e, tramite il figlio, anche su Mari sul medio Eufrate, liberò Hammurabi al nord di un potente vicino. In un primo momento fu il re di Eshnunna, lbal-pi-El, a tentare di impadro­ nirsi del regno dell'alta Mesopotamia, impossessandosi anche di Mari. Hammurabi allora si alleò con Zimri-Lim, della famiglia reale di Mari cacciata da Shamshi-Adad, e strinse con lui intorno al 1770 una pace che consentì a Zimri-Lim di avere il controllo della zona del medio Eufrate, nonché di regolare la frontiera occidentale su questo fiume tra i regni di Mari e di Babilonia. La seconda parte del regno di Hammurabi è invece maggiormente nota e si può ricostruire grazie soprattutto agli archivi reali di Mari, che fu distrutta proprio da Hammurabi e mai più ricostruita. Questi archivi, contenenti circa 20.000 tavolette, costituite in gran parte da lettere, permettono di tracciare la storia della Mesopotamia, dell'alta Mesopo­ tamia e della Siria per un arco di tempo di circa cinquant'anni, nonché di seguire l'ascesa di dinastie amorree e in particolare proprio di Ham­ murabi. Di quest'ultimo è stato possibile ricostruire le battaglie, le con­ quiste, le abili mosse diplomatiche e le alleanze. Hammurabi riuscì ad annettere tutto il sud, la bassa Mesopotamia, poi le vallate del medio Tigri e del medio Eufrate, fino a conquistare anche una parte dell'alta Mesopotamia. Qualche anno più tardi, quando il sovrano dell'Elam attaccò Eshnunna, Hammurabi cercò, con Zimri­ Lim, di portare aiuto al vecchio nemico, ma gli Elamiti conquistarono Eshnunna e pretesero sottomissione anche da Mari e Babilonia. A que­ sto punto Hammurabi si mise alla testa di una coalizione antielamita e vinse: fu il suo primo successo militare e politico. Era l'anno 29 del suo regno, cioè il 1764 a.C. Questa vittoria segnò l'inizio di una serie di conquiste militari che por­ tarono Hammurabi (anno 30 del suo regno) a vincere su Rim-Sin e a impadronirsi quindi del regno di Larsa che, a sua volta, aveva unificato tutta la Mesopotamia meridionale. In un primo tempo Hammurabi sembrò voler mantenere lo Stato di Larsa, si proclamò successore di Rim-Sin e cominciò a utilizzare un nuovo computo di anni nel regno di Larsa. Tuttavia, ben presto decise di annetterlo al proprio regno e lo 33

divise in una provincia inferiore e in una superiore, mettendo a capo di entrambe un governatore (Charpin, 2003). Rivolse poi le sue mire sulla regione del Gebel Singiar in alta Mesopotamia, zona che, interessando anche al regno di Mari, provocò lo scontro tra i due Stati, antichi allea­ ti. Ma prima ancora, nell'anno 3 1 del suo regno, Hammurabi aveva sconfitto Eshnunna che lo aveva attaccato. Nell'anno 34 del suo regno, vinse Mari e la occupò, ma non la distrusse, anzi gli archeologi hanno trovato le prove che i soldati di Hammurabi innalzarono fortificazioni e realizzarono opere edilizie e restauri durante l'anno e mezzo dell'oc­ cupazione. Scribi babilonesi studiarono a lungo le tavolette di Mari per comprendere il modo di gestire i beni e le pratiche amministrative. Ma di fronte probabilmente a una ribellione, Hammurabi finì per distrug­ gerla !asciandola saccheggiare dai suoi soldati, che la depredarono di tutte le sue ricchezze e portarono a Babilonia anche tavolette dell'archi­ vio. Era l'anno 36 del suo regno, il 1759 a.C. La città di Mari non si risollevò più e non sarà mai più ricostruita, come testimoniano gli scavi francesi che portarono subito alla luce il livello di distruzione risalente a quest'epoca. Successivamente Hammurabi estese il suo dominio verso le regioni del­ l'alto Tigri, al nord. Gli avvenimenti dell'ultima parte e della fine del suo regno sono meno conosciuti perché non sono stati ritrovati gli archivi di Babilonia relativi a questo periodo, in quanto - come già accennato (cfr. PAR. 1 .2) - la città paleo-babilonese è stata scavata in minima parte nell'area più alta, non sommersa dall'Eufrate. Inoltre, gli archivi di Mari si interrompono ovviamente al momento della presa della città. Le notizie su questo periodo sono dovute, infatti, a testi pro­ venienti da altre città importanti del regno; ma anche queste, come sap­ piamo, sono state depredate varie volte e importanti monumenti, con le relative iscrizioni, sono scomparsi per sempre o sono stati ritrovati in Elam, a Susa, come il celeberrimo codice di leggi. Di Hammurabi si conosce il numero degli anni di regno: 42. Dalla let­ tura dei testi provenienti dagli archivi reali di Mari emerge la figura di un grande soldato, ma anche di un abile politico. Nel suo palazzo di Babilonia riceveva i messaggeri stranieri e teneva sotto controllo la situazione internazionale. I messaggeri di Mari inviavano al loro sovra­ no Zimri-Lim dei resoconti di questa attività diplomatica del sovrano babilonese, dei quali è conservata traccia ancora una volta nelle tavolet34

te ritrovate a Mari. Da molte città del regno provengono centinaia di lettere scritte da Hammurabi ai suoi amministratori per guidarli nei vari affari. Si tratta soprattutto di lettere provenienti dal regno di Larsa, conquistato e retto da un governatore nominato dal re babilonese e da lui guidato personalmente nella delicata gestione dei beni. Le iscrizioni commemorative di Hammurabi ricordano le opere di carattere edilizio e urbanistico da lui intraprese e i nomi di anno con­ sentono di conoscere la progressione delle sue conquiste, ricostruita completamente fino a quella di Mari grazie al recente lavoro dei filolo­ gi (Durand, 1997, 1998 e 2000; Charpin, 2003). È con Hammurabi che si può cominciare a parlare di un intero paese dal nome Babilonia, nella Mesopotamia centromeridionale, com­ prendente quello che era stato il Paese di Sumer a sud e quello di Akkad a nord. Hammurabi, come del resto tutti i sovrani paleo-babilonesi, presenta se stesso come un re giusto e pio che dona molti ex voto alle divinità nei vari santuari del suo regno. Dal momento che non sono stati trovati gli archivi reali di Babilonia relativi al periodo di Hammurabi, non si conosce la sua corte, né il nome della regina; ci è pervenuto soltanto FIGURA 2 Il regno di Hammurabi

- · - · - Babilonia all'avvento di Hammurabi -- conquiste di Hammurabi . . . . . . . . . .. territori perduti dopo Hammurabi

Fonte:

M. Li vera n i, Antico Oriente. Storia, società, economia, Roma-Bari 1988, p. 405.

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quello di suo figlio e successore Samsu-iluna. Hammurabi è un nome amorreo - lingua semitica che si ricostruisce pressoché unicamente dai nomi di persona - e significa "lo zio paterno è guaritore". Nel periodo paleo-babilonese continua la tendenza alla privatizzazione delle attività economiche e dei commerci che ha preso progressivamen­ te piede dopo la III dinastia di Ur nei periodi di Isin e Larsa. Soprattut­ to il commercio ha una decisa evoluzione da commercio amministrato a commercio privato, con un rapporto con il potere politico soltanto di tipo fiscale (Liverani, 1988) . Con Hammurabi, tuttavia, lo Stato riac­ centra sotto il controllo palatino alcune attività, prime fra tutte quelle commerciali. È possibile conoscere qualche modalità di gestione del regno da parte di Hammurabi grazie ad alcuni archivi ritrovati a Larsa e a Sippar. Sono archivi di ufficiali reali che gestiscono per conto del re le terre dei sovra­ ni sconfitti divenute proprietà del regno di Babilonia dopo la loro con­ quista. È evidente nei documenti pervenutici il programma di ristabili­ mento di un controllo centralizzato della produzione e del commercio. Si cerca di aumentare, migliorando la gestione e l'organizzazione della rete idrica di canali, la produzione di cereali, datteri, lana e tessuti e l'al­ levamento dei pesci. Comunque, il commercio con i paesi stranieri non divenne monopolio statale e ampio spazio venne lasciato all'iniziativa privata (Charpin, 2003). La giustizia, amministrata prima di Hammu­ rabi da giudici templari soprattutto nel tempio di Shamash, venne affi­ data a giudici del re. 3.2.1. 11 codice di Hammurabi L opera più celebre di Hammurabi è il codi­ ce di leggi, scritto su una grande stele di diorite alta 2,25 metri, ora con­ servata al Louvre, ritrovata a Susa, bottino di guerra di un sovrano eia­ mira del xn secolo a.C. (cfr. PAR. 4.3). Il codice di Hammurabi non è la prima raccolta di leggi che si conosca del Vicino Oriente. Già un re sumerico di Lagash, Uruinimgina (metà XXN sec. a.C.) aveva scritto un testo di riforme nel quale tentava di ristabilire la giustizia. Anche il re Ur-Nammu (xxn sec. a.C.) della III dinastia di Ur promulgò un codice in cui, tra l'altro, stabiliva i prezzi di alcune derrate fondamentali e fissava pesi e misure. Si conosce poi un codice di Lipit-Ishtar di Isin (xix sec. a.C. ) . Al periodo di poco prece­ dente al regno di Hammurabi risalgono le leggi dello Stato di Eshnun-

na che, in 6o articoli, regolano prezzi, crediti, prestiti e interessi, stabi­ liscono sanzioni e regolarnentano il diritto matrimoniale e di famiglia. La stele di Hammurabi si ergeva probabilmente nel tempio del dio del sole Shamash a Sippar, o forse ve n'era una copia anche nella stessa Babi­ lonia. Si conoscono anche copie successive del codice su tavolette cunei­ formi, alcune delle quali provengono da Ninive, dalla biblioteca del re neo-assiro Assurbanipal (vn sec. a.C.), da datarsi a più di mille anni dopo. Il monumento, a parte un'abrasione fatta anticamente per appor­ vi un'iscrizione del re elarnita, è molto ben conservato ed è scritto in un magnifico cuneiforme. La parte alta della stele, arrotondata, circa un terw del monumento, raffigura una scena d'investitura: Harnmurabi, che tiene in mano una canna mensoria e una fune (simboli del suo ruolo di re di giustizia e conquistatore), è in piedi in posa reverente davanti al trono su cui siede il dio del sole e della giustizia Shamash, rappresentato con i raggi di luce che escono dalle spalle e con in testa la tiara a corna, simbolo della divinità. Come altri codici di leggi, anche questa opera legislativa ha un' organiz­ zazione tripartita con un prologo, il corpus delle leggi e un epilogo. Nono­ stante Hammurabi fosse amorreo, il codice è frutto della scuola scriba­ le accadica e rappresenta proprio l'accadico più classico del periodo paleo-babilonese. Il lungo prologo insiste sulla pietas del re, il quale è scelto dagli dèi per essere loro governatore. È scritto in un accadico letterario che ricorda lo stile degli inni reali. Quando Anum, il re degli Anun naki, ed E n lil i l signore dei cieli e della terra, colui che fissa i desti n i del Paese, hanno assegnato a Mard u k, figlio primogenito di Ea, il dominio su lla tota lità delle genti, dopo che l'ebbero magnificato tra gli l gigi, quando ebbero pronunciato il nome sublime di Babilonia e l'ebbero reso celebre a lle quattro parti del mondo, quando ebbero sta bi lito per lui [Mard u k], nel mezzo d i essa, una rega lità eterna le cui fondamen­ ta sono defi nitiva mente assicurate a quelle dei cieli e della terra, a llora è il mio nome, Ha m­ mura bi, il principe pio che venera gli dèi, che per procla mare i l d i ritto nel Paese, per elimi­ nare il malvagio e i l perverso, perché il forte non opprima i l debole, per appari re a lle popo­ lazioni come i l sole e i llu minare il Paese (è i l mio nome) che hanno pronu nciato Anum ed E n li l per assicura re i l benessere delle genti. lo sono Ha m mura bi, il pastore, l'eletto d i E n li l.

I.:epilogo, anch'esso molto lungo, contiene le benedizioni per quei governanti che si atterranno al codice e molte maledizioni rivolte a 37

coloro che modificheranno o aboliranno le leggi stabilite. Sono chiama­ te a maledire numerose divinità, tra cui in primo luogo Shamash, Sin e Adad, rispettivamente dio del sole, della luna e della tempesta. Prologo ed epilogo consentono di datare la stele all'ultimo periodo del regno di Hammurabi perché descrivono come parte della Babilonia città e regio­ ni che furono conquistate dopo il trentesimo anno del suo regno. Le leggi sono presentate in forma di periodo ipotetico: la protasi enun­ cia il caso al condizionale, l'apodosi enuncia la soluzione giuridica all'indicativo futuro. I.:organizzazione interna del codice, come delle altre opere giuridiche di epoche vicine, obbedisce al principio dell'asso­ ciazione di idee piuttosto che a una logica razionale come avviene nei trattati giuridici moderni. Il codice penale è posto all'inizio (Lafont, 1999) e la divisione in paragrafi non è nell'originale ed è opera degli stu­ diosi moderni. Come tutti i codici di leggi del Vicino Oriente antico, anche quello di Hammurabi non contiene tutte le norme del diritto in vigore. Le leggi sono molto repressive; le pene sono a volte pecuniarie, ma sovente cor­ porali e in molti casi è contemplata la pena di morte: par. 6: se qualcuno ha rubato qua lcosa dai beni di un d io o del pa lazzo rea le, quest'uo­ mo sa rà ucciso. I noltre, colui che avrà ricevuto da lle sue m a n i il bene rubato sa rà ucciso.

Si pratica una giustizia commutativa che ha un esempio evidente nella legge del taglione, che consiste nell'infliggere al colpevole un male iden­ tico a quello che egli ha provocato. par. 195: se un ragazzo ha picch iato suo padre, gli si romperà il pugno. par. 196: se qualcuno ha cavato un occhio di un uomo libero, gli si caverà un occh io. par. 197: se egli ha rotto l'osso di un uomo libero, gli si romperà un osso. par. 198: se egli ha cavato l'occhio di un mushkenum [uomo di classe sociale inferiore] o rotto l'osso di un mushkenum peserà [ cioè pagherà] una mina d'argento [come risa rcimento].

Il legislatore si è anche occupato della famiglia e della tutela di spose, vedove e figlie: pa r. 134: se u n uomo se ne è a ndato e nella sua casa non c'è da ma ngia re, sua moglie potrà a n d a re nella casa d i un a ltro; questa donna non è colpevole. par. 138: se un uomo vuol ri pudiare sua moglie che non gli ha dato dei figli, le dovrà dare

dell'a rgento qua nto e ra l'a m monta re della sua terhatum [la somma che i l padre dello sposo aveva dato a lla fa m iglia della donna]; inoltre le ricostitu i rà la dote che ella aveva portato da lla casa di suo padre. Allora la potrà ri pudiare. par. 148: se un uomo ha preso moglie e se una febbre ma ligna l' ha colpita, se egli si p ro­ porrà d i p rendere un'a ltra moglie lo potrà fa re; ma non potrà ri pudiare la moglie con la fe bbre ma ligna. Ella a b ite rà nella casa che essi insieme ha n no costitu ito e, finché vivrà, egli la dovrà ma ntenere.

Ci sono regole fissate per il matrimonio, per l'adozione, per la succes­ sione e l'eredità. Si puniscono l'adulterio, l'incesto, lo stupro e l'aborto. par. 129: se la sposa di un uomo viene sorpresa mentre com mette a d u lte rio con un a ltro uomo, li si leghera n n o e li si gettera n no nell'acqua. Se i l proprietario della sposa le fa rà grazia, a llora il re grazierà i l suo servitore. par. 154: se un uomo ha avuto ra pporti sessua li con sua figlia, quest'uomo lo si fa rà usci­ re da lla città. par. 209: se q u a lcuno ha p icch iato la figlia di un uomo libero e se l'ha fatta aborti re, pese­ rà [pagherà] 1o sicli di a rgento per il frutto del suo seno. par. 210: se questa donna è morta, sa rà uccisa la figlia dell'uomo.

Si tutela la proprietà sia dei beni mobili, principalmente schiavi, sia dei beni immobili. Il furto, semplice o aggravato, è severamente punito. Si regola poi il commercio con una serie di norme sui prezzi e sul presti­ to a interesse: par. L: se un merca nte ha dato dell'orzo in prestito per ogni gur [una misura] prenderà 100 qa [una misura] di orzo come i nte resse. Se ha dato dell'a rgento i n p restito per ogn i siclo di a rgento prenderà 1/6 di siclo e 6 gra n i come inte resse.

Si è molto discusso sul valore giuridico del codice di Hammurabi e degli altri codici vicino-orientali antichi. Alcuni studiosi li considerano semplici strumenti di propaganda, privi di un reale valore legislativo, che servivano ai sovrani per affermare la loro capacità di disciplinare la vita economica e sociale all'interno del regno, come un buon pastore guida il suo gregge. Il loro senso della giustizia li spinge a emanare leggi cercando di proteggere i deboli contro i forti. Per questi studiosi il codi­ ce è un'opera politica per esaltare i meriti della regalità di Hammurabi, prima che un'opera giuridica. In effetti, da testi che rappresentano gli 39

atti della pratica quotidiana si vede che nei fatti si contraddicevano a volte le regole fissate per iscritto nel codice e questo succedeva perché nel Vicino Oriente antico era forte la resistenza del diritto consuetudi­ nario, di antichi costumi tramandati oralmente, mentre invece era sicu­ ramente rara la presenza di un diritto scritto. Bisogna tuttavia ammet­ tere un forte impegno normativo da parte del sovrano, la cui autorità è diretta emanazione di quella degli dèi e pertanto ha valore universale. Mille anni dopo la sua promulgazione, questo codice era ancora cono­ sciuto e probabilmente applicato perché si fa menzione di alcune sue norme in lettere del periodo neo-assiro (Lafont, 1999). La lettura dei 282 paragrafi del codice di Hammurabi consente, insieme ai testi dei vari archivi secondari di Larsa e di Sippar, di avere una visione della società dell'epoca, la quale era distinta in tre gruppi: awilum, di cui facevano parte gli uomini di status libero; muJhkenum, cui appartenevano i dipendenti reali, con uno status difficile però da definire; wardum, che comprendeva gli schiavi. Questi termini indicano un diverso status giuri­ dico, in base al quale variano le pene comminate per lo stesso delitto. 3.2.2. La città di Babilonia aLL'epoca di Hammurabi Dai dati testuali si può ricostruire la pianta della città di Babilonia in epoca paleo-babilonese. Essa era di un'estrema regolarità e a pianta quadrata, come del resto erano anche le piante di altre città importanti del regno, come per esempio Borsippa, o le successive Kar-Tukulti-Ninurta e Dur-Sharru­ kin in Assiria, che saranno capitali sotto i rispettivi sovrani fondatori. Altre città, invece, come la Mari contemporanea di Babilonia in epoca paleo-babilonese e distrutta da Hammurabi, erano a pianta circolare. I nomi d'anno dei predecessori di Hammurabi, come già ricordato, riportano la notizia della progressiva costruzione di una doppia cerchia di mura attorno alla città di Babilonia, ma anche dell'erezione di nume­ rosi templi: in particolare, l'Esagila, cioè il tempio di Marduk, che all'epoca di Hammurabi era già un grande complesso. In un primo tempo la città si estendeva sicuramente soltanto sulla riva destra dell'Eufrate, poi crebbe rapidamente fino a estendersi anche sulla riva opposta. A quest'epoca aveva cinque porte. Nella wna orientale della città, ritenuta la più antica, sorgevano alcuni templi, tra cui l'Esa­ gila e quello della dea Belet-Babili (lett. "la signora di Babilonia"). Nel quartiere occidentale vi erano altri quattro templi importanti dedicati, 40

rispettivamente, a Enlil, Amurru, Shamash e Adad. I due quartieri della città erano collegati da un ponte che univa le due rive dell'Eufrate. La prima menzione della ziqqurat risale proprio all'epoca di Hammu­ rabi: nell'epilogo del famoso codice, Babilonia viene infatti definita «la città nella quale Anuro ed Enlil hanno sollevato la testa, nell'Esagila, il tempio le cui fondamenta sono solide come quelle di cielo e terra>> . Ete­ menanki - così si chiamava la ziqqurat - significa letteralmente "casa fondamento di cielo e terra" . Quest'ultima faceva parte del complesso templare dell'Esagila. Grazie agli scavi tedeschi del 1913 e del 1962 si sono potute ricostruire tre tappe dell'erezione della ziqqurat e le prime due risalgono proprio all'epoca di Hammurabi. Purtroppo non si possono verificare sul terreno tutte le costruzioni risa­ lenti al regno di questo sovrano di cui si hanno notizie dai nomi d'an­ no perché la Babilonia dell'epoca, come abbiamo già detto, ha potuto essere scavata soltanto in minima parte, in quanto la restante parte è al di sotto delle acque dell'Eufrate. Ma, a giudicare dai centri minori e provinciali nei quali è stato invece possibile fare scavi, sembra che sia l'architettura sia la statuaria e la glittica non presentino innovazioni ma elaborino sostanzialmente schemi dei periodi precedenti. Con Hammurabi, Babilonia divenne il maggiore centro politico e reli­ gioso della Mesopotamia e del Vicino Oriente. 3.3. l successori di Hammurabi Già sotto il figlio di Hammura­ bi, Samsu-iluna, scoppiarono delle rivolte. Inoltre, l'arrivo di nuove popolazioni, probabilmente i Cassiti da est, mise in serio pericolo la potenza dello Stato babilonese. Alcune città della Babilonia centrale e meridionale, tra cui Larsa e Ur, si ribellarono e Rim-Sin 1 1 , della dina­ stia amorrea di Larsa, si rese addirittura indipendente. Alcuni nomi d'anno di Samsu-iluna ricordano la distruzione delle mura di città della Mesopotamia meridionale, tra cui Ur, Uruk e Isin. Nonostante Samsu-iluna fosse intervenuto con l'esercito per sedare le ribellioni, dalla città di Nippur provengono documenti risalenti alla fine del suo regno datati dal nome di un re, Iliman, che avrebbe regnato come indipendente su Nippur e sulla Babilonia meridionale. Si tratta dei più antichi documenti comprovanti l'esistenza di una dinastia della Babilonia meridionale, che sarà poi chiamata, dalla successiva storiogra-

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fia mesopotamica, dinastia del Paese del Mare, la quale interverrà molte volte nel corso della storia di questa area, combattendo l'elemento nord­ babilonese. La Babilonia di epoca successiva non costituirà mai vera­ mente, dal punto di vista etnico, un'unità ma sarà divisa in una Babilo­ nia del nord e in un Paese del Mare a sud. Dal nome dell'anno 9 del regno di Samsu-iluna, "anno: l'esercito dei Cassiti", abbiamo la prima menzione di questo popolo. La formula sembra alludere a una vittoria dei Babilonesi sui Cassiti. Ancora Samsu­ iluna, nell'anno 24 del suo regno, fece costruire una città che portava il suo nome, Dur-Samsu-iluna (lett. "la città fortificata di Samsu-iluna'') , nella regione della Diyala dove questo fiume confluisce nel Tigri, pro­ babilmente proprio per difendersi dai Cassiti che premevano in quella zona, e con questa manovra riuscì, almeno per il momento, a evitare una loro massiccia invasione. I testi babilonesi documentano, però, la presenza di individui isolati con nomi cassiti che lavorano nel regno e che sembrano bene inseriti nella società di adozione. Il successore di Samsu-iluna, Abi-esukh, combatté contro Iliman, il re del Paese del Mare. Gli ultimi quattro sovrani della dinastia paleo-babilonese regnarono complessivamente per più di un secolo, ma di essi sono pervenute poche iscrizioni mentre sono numerosi i testi d'archivio di questo periodo. Tra i nomi d'anno di questi sovrani, pochissimi ricordano spedizioni milita­ ri. In effetti, anche se gli ultimi re della dinastia non lo riconobbero uffi­ cialmente, il territorio da loro dominato si ridusse notevolmente. Il re Ammi-saduqa (1646-1626) emanò un editto di remissione dei debiti e di liberazione di coloro che erano asserviti per questo motivo. Mentre il codice di Hammurabi sembra essere più un affresco del "buon governo" a gloria del re (Liverani, 1988) e inoltre offre uno spaccato della società limitato al periodo del solo Hammurabi, gli editti di remissione dei debiti promulgati da numerosi re del periodo avevano maggiore effica­ cia normativa e dimostrano quanto il problema dell'asservimento per debiti fosse diventato preoccupante. Infatti, in epoca paleo-babilonese, in tutti i regni guidati da dinastie amorree, si verificarono profondi cam­ biamenti nella struttura sociale per vari motivi. Uno di questi fu la situa­ zione conflittuale tra i vari Stati con la conseguente necessità di arruola­ re soldati, i quali venivano retribuiti dai sovrani con concessioni di terre. Tali concessioni venivano trasmesse, insieme al servizio, di padre in 42

figlio, trasformandosi in stabili con la conseguente appropriazione delle terre di origine regia. Con le eredità queste terre venivano poi divise tra fratelli e nella documentazione rinvenuta aumentano effettivamente i contratti di compravendita e di affitto di terre che vengono coltivate per mezzo di manodopera salariata. Il sistema dei salari subentra a quello delle razioni con le quali erano pagati i dipendenti regi e templari nel III millennio a.C. Quello che gli editti di remissione dei debiti documenta­ no è una situazione nella quale dilaga la servitù per debiti a causa di pre­ stiti non restituiti, di canoni di affitto non pagati e così via: non avendo altre garanzie da offrire, il lavoratore capofamiglia cedeva prima moglie e figli e infine se stesso. Soltanto l'intervento del re, che si presentava come un padre e un buon pastore del suo popolo, poteva porre rimedio a questa vera e propria piaga sociale rimettendo i debiti e restituendo la libertà agli asserviti. Le fonti del periodo documentano grandi movi­ menti di popolazioni attorno al territorio della Babilonia, da ritenersi tra le cause della caduta della dinastia. Gli avvenimenti sono piuttosto oscu­ ri, ma sembra che la vittoriosa spedizione dell'irrita Murshili 1 contro Samsu-ditana sia stato soltanto l'ultimo atto di una serie di scontri dei Babilonesi con Cassiti, Khurriti e Ittiri. La Babilonia centromeridionale viveva da tempo una tendenza alla deurbanizzazione; la crisi agricola e la rarefazione dei traffici commer­ ciali erano spie di difficoltà economiche. Il Paese del Mare si costituì in entità politica separata ma risentì del progredire della salinizzazione e dell'aumento delle paludi. In tutta la Babilonia a un restringimento delle aree abitate e urbanizzate corrispose una diminuzione della popo­ lazione. Purtroppo la documentazione scritta di questo periodo che ci è pervenuta è scarsa e pertanto il XVI secolo continua a restare per noi oscuro. 3.4. Società e cultura Nel periodo paleo-babilonese il tempio di Nippur perdette la sua posizione preminente mentre altri centri templa­ ri raggiunsero un'importanza economica e culturale grandissima; tra questi il tempio di E-babbar (lett. "la dimora splendente") di Larsa, dedi­ cato al dio del sole Shamash. Come tutti i principali santuari, era un luogo di culto ma anche un grande centro economico, e ha fornito per quest'epoca non soltanto gli archivi amministrativi, ma anche testi di scuola (sapienziali) e alcuni archivi privati.

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Il santuario di Sippar, dedicato anch'esso alla divinità solare, fu un altro centro importante del quale i testi paleo-babilonesi dal XIX al XVII secolo hanno tramandato l'organizzazione delle religiose naditu. Con­ sacrate ad alcune delle divinità principali (Marduk a Babilonia, Ninur­ ta a Nippur, Shamash a Sippar) , appartenevano a importanti famiglie della Babilonia, alcune anche a quella reale, e godevano di uno status particolare. Abitavano in case indipendenti dal tempio, raggruppate in uno spazio chiuso chiamato impropriamente chiostro o convento (gagu) . Non potevano avere figli e la loro eredità era sovente oggetto di controversie tra gli eredi, come testimoniano numerose tavolette giu­ ridiche. Anche il grande centro di Nippur, con il tempio Ekur dedica­ to al dio Enlil, ha restituito molti testi di epoca paleo-babilonese pro­ venienti dalla scuola degli scribi annessa al tempio. Moltissimi testi, i cui duplicati verranno portati alla luce nella biblioteca di Assurbanipal a Ninive, hanno una redazione paleo-babilonese su tavolette rinvenu­ te nel corso degli scavi condotti dagli americani a Nippur e ora con­ servate nello University Museum di Philadelphia. In primo luogo, bisogna ricordare le copie paleo-babilonesi su tavolet­ te delle iscrizioni originarie su statue di sovrani di Akkad situate nel tempio Ekur a Nippur. Inoltre, ci sono pervenuti testi letterari che hanno come protagonisti i sovrani di Akkad (xxN-XXIII sec. a.C.). Un'importante versione del Poema di Gilgamesh, la più antica a noi giunta in accadico, è stata scritta nel periodo paleo-babilonese. Le vicende del mitico re di Ur, Gilgamesh, narrate in una versione di dodici tavolette rinvenute nella biblioteca di Assurbanipal a Ninive (vn sec. a.C. ) , avevano già trovato una sistemazione, sia pure in un rac­ conto più breve, in varie tavolette di epoca paleo-babilonese. In esse è presente il nucleo centrale della vicenda del giovane re di Uruk al quale gli dèi preannunciano in sogno l'incontro con Enkidu, che da antago­ nista diventerà il migliore amico di Gilgamesh, compagno delle suc­ cessive avventure. Alla morte di Enkidu, Gilgamesh decide di andare a parlare con l'unico uomo scampato al Diluvio per conoscere il segre­ to dell'immortalità. I.:elevazione del dio Marduk alla regalità suprema del pantheon non avvenne sotto Hammurabi, ancora rispettoso degli dèi sumerici. Con l'unificazione del paese compiuta da Hammurabi, Marduk, da divinità agraria di secondo rango, divenne il dio principale della capitale del 44

regno e poi, con i successori di Hammurabi, un dio nazionale, fino ad ascendere, in epoca cassita, a capo del pantheon babilonese. Sotto un suo successore, Abi-esukh, ha inizio una letteratura che esalta questo dio, il quale assume caratteristiche che erano di Enlil e di Enki. Il periodo paleo-babilonese è considerato la fase classica della cultura mesopotamica. Nelle scuole si tradussero in babilonese i testi sumerici e si ampliarono le liste lessicali nelle quali già i Sumeri avevano classifi­ cato i diversi campi dello scibile. A quest'epoca risalgono le prime rac­ colte sistematiche di testi medici e astronomici, mentre aumenta il numero delle tavolette rinvenute che riportano problemi matematici. Emerge una letteratura di presagi, soprattutto epatoscopici, cioè tratti dall'esame del fegato di animali sacrificati, dando inizio e poi sistema­ ticità a raccolte che saranno ampliate nei secoli e la cui redazione più completa è stata trovata nella biblioteca di Assurbanipal a Ninive. Si delinea così un tratto caratteristico delle scienze babilonesi, ovvero la conoscenza cumulativa, perché le serie e i trattati continueranno a venire aggiornati per secoli. All'epoca paleo-babilonese si datano le più antiche copie di un lungo racconto in accadico, conosciuto, dal nome del protagonista, come il Poema di Atra-khasis, che letteralmente significa "il grande saggio". Numerose copie di questo testo sono di epoca paleo-babilonese: il più antico di questi è databile al regno di Ammi-saduqa, il quarto successo­ re di Hammurabi (l'originale può ascriversi forse al regno di Hammura­ bi stesso). Il poema, che fu copiato fino all'epoca neo-babilonese perché evidentemente di grande interesse per i mesopotamici, racconta come gli dèi abbiano creato l'uomo affinché li sostituisca nel duro lavoro. Ma gli uomini si moltiplicano e, diventando sempre più numerosi, comincia­ no a fare rumore, disturbando gli dèi. Enlil decide allora di eliminarli inviando una serie di epidemie, ma il dio Ea, che non sopportava di vedere scomparire il frutto della sua creazione, anche perché consapevo­ le che senza l'uomo gli dèi non possono esistere, indica ogni volta a un uomo saggio e pio, Atra-khasis, come far fronte alle pestilenze e gli uomini riescono così a scampare più volte al disastro. Enlil, alla fine, decide di sterminare gli uomini con un diluvio. Ea, di nascosto dagli altri dèi, suggerisce ad Atra-khasis di costruire una grande barca e di salirvi con tutta la famiglia e gli animali appena cominci a piovere. Il dio gli for­ nisce il modello della barca e Atra-khasis esegue puntualmente le sue 45

indicazioni salvandosi con tutta la famiglia e gli animali. Gli dèi, intan­ to, dopo il primo momento di gioia per essere riusciti a eliminare la rumorosa umanità, cominciano a sentire i morsi della fame e si accorgo­ no del terribile errore che hanno fatto, perché adesso non hanno più chi darà loro da mangiare assicurando con le offerte quotidiane il cibo e i servizi. Così cominciano a incolparsi a vicenda di inavvedutezza. Intan­ to Atra-khasis, cessate le piogge, si rende conto che la terra comincia ad asciugarsi, scende dall'imbarcazione e offre subito un sacrificio agli dèi, i quali, affamati, sentendo il profumo dell'offerta, accorrono tutti per saziarsi. Il consesso delle divinità, riconoscendo l'importanza dell' esisten­ za degli uomini per la propria sopravvivenza, decide però, per evitare che essi si moltiplichino a dismisura creando ancora una volta problemi, di !imitarne la durata della vita. Sicuramente questa antropogonia, cioè il racconto della creazione del­ l'uomo, ha influenzato un altro importante testo babilonese che sarà scritto alla fine del II millennio, sotto la II dinastia di Isin, un grande inno a Marduk, l'Enuma elish, nel quale è ugualmente narrata la crea­ zione dell'umanità a opera del dio Ea (cfr. PAR. 5.2). Il racconto del Diluvio sarà poi ripreso e integrato nell'epopea di Gilgamesh di epoca neo-assira.

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La Babilonia sotto La dinastia cassita (xvi-Xl i sec. a.C.)

4.1. l (assiti in Ba bilonia Già con i successori di Hammurabi la situazione politica cominciò a cambiare e la supremazia della Babilo­ nia fu messa in crisi. Altri popoli si affacciarono sulla scena internazio­ nale e, tra questi, gli Ittiri in Anatolia e i Khurriti che crearono lo Stato di Mitanni in alta Mesopotamia. I.:Assiria si rese di fatto indipenden­ te e, a sud della Babilonia, il Paese del Mare tentò più volte di render­ si indipendente. Inoltre, l'Egitto, con i sovrani della XVI II dinastia, aveva iniziato la sua espansione in Siria-Palestina interagendo qui con Ittiri e Khurriti. La Babilonia diventò, quindi, uno Stato regionale tra i tanti in un periodo di equilibrio tra gli Stati, come ben documenta­ to soprattutto dalle lettere di el-'Amarna relative al secolo XIV a.C. Rimase una delle grandi potenze dell'epoca anche se l'area babilonese conobbe, a partire dagli inizi del XVI secolo a.C., un periodo di con­ trazione demografica e di crisi agricola, che sarebbe perdurato e si sarebbe aggravato nei secoli successivi. Soltanto all'epoca della II dina­ stia di Isin, cioè alla fine del II millennio a.C., la zona avrebbe avuto un nuovo impulso economico. Sotto i successori di Hammurabi una nuova popolazione proveniente da est, con buona probabilità dai monti Zagros, cominciò a penetrare nella Babilonia in piccoli gruppi o individualmente. Oltrepassato il confine tra l'attuale Iran e la Mesopotamia nel II millennio, ed entra­ ta poi in Mesopotamia seguendo la valle della Diyala, questa popola­ zione si era stabilita a poco a poco nella Babilonia. Fonti babilonesi ne attestano la presenza a partire dal XVII I secolo a.C. quando riportano di scontri tra queste genti e i re paleo-babilonesi. Sui monti Zagros, anche dopo la fine della dominazione cassita in Babilonia, continua a essere attestata una regione chiamata "Paese dei Cassiti" . Non s i s a molto della lingua dei Cassiti: probabilmente non era indo­ europea e non aveva parentele né con il sumerico né con il khurrico e l' elamico. Finora non è stata ritrovata alcuna iscrizione in lingua cassi­ ta perché questo popolo, una volta insediatosi nella Babilonia, adottò la lingua accadica. I Babilonesi non vissero mai la presenza cassita come un'opprimente dominazione straniera. Di fatto, la cultura con-

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tinuò a essere babilonese, le scuole scribali furono molto attive e pro­ dussero una vasta letteratura su grandi temi (cfr. PAR. 4.4). È certo però che i Cassiti ottennero il potere politico grazie alla spedizione in Babi­ lonia di Murshili I , re dell'Antico Regno irrita. Murshili, nella sua poli­ tica di espansione verso l'area siriana, conquistò Aleppo, il principale centro della Siria dell'epoca, e poi proseguì verso l'alta valle del Kha­ bur, ovvero l'alta Mesopotamia, sconfiggendo i principati khurriti di questa zona. Si spinse poi fin nella Babilonia, conquistandone la capi­ tale e riportando in patria un ingente bottino. La spedizione di Mur­ shili I molto probabilmente non aveva lo scopo di assoggettare la Babi­ lonia perché questa era troppo lontana dal centro del potere irrita e dalla capitale Boghaz-koi nel cuore dell'Anatolia. È più probabile che il re volesse affermare il ruolo politico che il regno irrita aveva ormai assunto nel mondo vicino-orientale (de Martino, 2003) . Sicuramente Khana, i n Siria meridionale, aiutò Murshili e probabil­ mente per questo motivo egli lasciò in quel paese la statua del dio Mar­ duk, portata dalla conquistata città di Babilonia, avallando così la pre­ tesa dello Stato di Khana al dominio sull'intera regione. In un primo tempo, i Cassiti, respinti dalle guerre dei sovrani paleo­ babilonesi, soprattutto Samsu-iluna e Abi-esukh, si stabilirono a nord­ ovest, sull'Eufrate, nella regione di Khana, ma è difficile ricostruire la storia delle origini della dinastia perché i problemi di cronologia sui primi sovrani cassiti sono numerosi. Dopo il I 594, ritiratosi di nuovo Murshili con le sue truppe in Ana­ tolia, i Cassiti presero il potere politico sui Babilonesi. Forse, come si è detto, già molti Cassi ti fin dall'epoca paleo-babilonese avevano raggiunto la Babilonia, dove occupavano incarichi di prestigio nel­ l'amministrazione, svolgevano funzioni militari o costituivano perso­ nale specializzato nella cura dei cavalli. È possibile che l'aiuto dato all'esercito irrita nella spedizione contro Babilonia abbia facilitato loro la presa del potere subentrando agli Ittiri. È certo che con il re Agum II la dinastia cassita divenne sovrana in Babilonia per quattro secoli. Le liste reali, compilate dagli scribi babilonesi che tracciarono la storia della Babilonia ricostruendone le dinastie, elencano trentasei re cassiti che regnarono in Babilonia per 560 anni e 9 mesi. I Cassiti non costi­ tuirono la totalità della popolazione, che restò in gran parte babilonese L,8

e, a parte i regnanti, non occuparono tutti i vertici del potere politico e amministrativo che restarono in mano alla popolazione locale. I sovrani cassiti, pur proclamandosi nati dal loro dio dinastico Shuqa­ muna, dichiaravano di essere stati designati dai grandi dèi babilonesi. Agum n si adoperò per far tornare dal paese di Khana le due statue di Marduk e di Sarpanitu, che erano state "in esilio" per ventiquattro anni, e le fece solennemente ricollocare nell'Esagila che venne restau­ rato per l'occasione. Agum si proclama re dei Cassiti e degli Akkadi e di Babilonia; afferma di aver ripopolato il paese di Eshnunna, si proclama re di Alman, regio­ ne a est della Mesopotamia, e re di Padan, città che doveva essere situa­ ta al confine nordorientale della Mesopotamia. Il dominio dei Cassiti si estendeva, quindi, oltre la valle della Diyala, più a est dell'area control­ lata dai sovrani paleo-babilonesi. Forse, in quest'epoca il sud della Babi­ lonia, Paese del Mare, era in mano a un sovrano indipendente. Tra le fonti per la storia della Babilonia cassita si inserisce a questo punto una cronaca sincronica, un testo che mette in parallelo le dinastie di Assiria e di Babilonia di questi secoli narrando concisamente i rapporti tra i due Stati. La cronaca, conosciuta tramite copie ritrovate nella biblioteca di Assurbanipal a Ninive e che ha un forte carattere filoassiro, ci consente di conoscere soprattutto il variare delle rispettive frontiere a est del Tigri ad opera dei diversi sovrani. Il successore di Burna-Buriash, Kashtiliash III, avrebbe siglato un trattato con un re di Assiria per stabi­ lire i rispettivi confini, primo passo verso la definizione delle frontiere tra Assiria e Babilonia in epoca cassita. Kashtiliash III e suo fratello Ulam­ Buriash riuscirono a conquistare anche il sud della Babilonia, che però tenterà per secoli di rendersi indipendente. Intanto si erano costituite altre potenze e ci si avviava verso un periodo in cui vari Stati avrebbero avuto un peso notevole nel Vicino Oriente e la dinastia cassita avrebbe cercato di assumere un ruolo a livello internazionale. La cronaca sincronica assiro-babilonese informa di altri scontri tra Assi­ ria e Babilonia con nuove delimitazioni di frontiere. Il faraone egizio Thutmosi III, negli annali che narrano le sue campagne in Siria, dice di aver incontrato sulle rive dell'Eufrate un re di Babilonia che gli ha por­ tato doni. Potrebbe trattarsi del re cassita Kara-indash e l'episodio potrebbe essere avvenuto verso il 1457 a.C. È attestato, comunque, che le relazioni tra i faraoni e la corte cassita di Babilonia si rafforzarono con 49

i successori di Kara-indash. In un'iscnziOne di questo sovrano, che ricorda i lavori di restauro da lui intrapresi nell'Eanna di Uruk per la dea !nanna, egli si definisce re della città di Babilonia, di Sumer e di Akkad, dei Cassiti e re di Karduniash. È la prima menzione pervenuta­ ci di questo nome, certamente di origine cassita, usato dai Cassiti per designare la regione della Babilonia, ma che sarà adoperato anche dagli lttiti, dai Siriani, dagli Egizi e dagli Assiri. I sovrani Kadashman-Kharbe I e Kurigalzu I fecero della Babilonia cas­ sita una grande potenza internazionale. Kurigalzu fondò una nuova capitale, Dur-Kurigalzu, dove sorge l'odierna città di Aqar Quf, 17 chi­ lometri a nord-ovest di Baghdad, e quindi non molto lontana da Babi­ lonia; vi costruì un palazw reale, numerosi templi e una ziqqurat che ancora oggi è visibile. Resta tuttavia difficile comprendere perché il re abbia voluto costruire una nuova capitale e se questo fosse un tentativo di affrancamento da Babilonia e dal troppo potente clero di Marduk. Dur-Kurigalzu fu la capitale politica, mentre Babilonia restò la capitale religiosa e culturale del regno. Relativamente a quest'epoca si può rico­ struire una pianta della città, la quale era circondata da una cinta di mura pressappoco rettangolare ed era suddivisa in dieci quartieri. Già all'epoca del faraone Amenophi n (1438-1412) vi fu un matrimonio interdinastico tra le due potenze e una principessa cassita, figlia di Kuri­ galzu, entrò nell'harem del faraone. 4.2. Il periodo di el-'Amarna (XIV sec. a.C.) Il secolo xiv a.C. è conosciuto anche come "epoca di el-'Amarna" perché una fonte importante per conoscere la storia delle relazioni politiche e diploma­ tiche tra i vari paesi del Vicino Oriente sono le lettere in scrittura cuneiforme, per lo più in lingua accadica, ritrovate in questo sito in Egitto, dove sorgeva la capitale fondata da Amenophi IV. Le tavolette documentano che l'accadi co era la lingua utilizzata dai sovrani del Vicino Oriente per la corrispondenza diplomatica, il che dimostra quanto fosse forte il predominio culturale della Babilonia e della sua lingua. Naturalmente le cancellerie ittita, khurrita, egizia e siriana ave­ vano scribi in grado di comprendere e scrivere la lingua accadica che avevano studiato sui testi sapienziali e lessicali in cuneiforme. In effet­ ti, non soltanto a el-'Amarna, ma anche presso le varie corti nelle capi­ tali sono state ritrovate molte copie di opere di letteratura babilonese 50

che venivano studiate dagli scribi. Tra queste vi erano liste di parole, testi lessicali e vocabolari bilingui (accadico-ittita, accadico-ugaritico) ma anche trilingui o quadrilingui. Anche questa è la dimostrazione di quanto fosse ampia la diffusione della cultura babilonese e quanto vasta fosse l'influenza che le maggiori opere della letteratura mesopo­ tamica ebbero sulle altre culture. Negli archivi di el-'Amarna sono conservate le lettere indirizzate ad Amenophi III dal fìglio di Kurigalzu, Kadashman-Enlil I , il quale lamenta che nessuno dei suoi inviati alla corte d'Egitto sia stato in grado di riconoscere sua sorella andata in sposa al faraone e divenuta una tra le tante mogli secondarie. Kadashman-Enlil stesso vorrebbe in moglie una principessa egizia, ma il faraone gli risponde: "Da sempre, una fìglia del re d'Egitto non viene data a nessuno!". Il re cassita allo­ ra chiede: "Perché [non darla] ? Tu sei il re, fa' quel che ti pare! Se tu la dessi, chi mai potrebbe [dire] qualcosa?" (Liverani, 1999, p. 349). Sarà poi il sovrano cassita a mandare una principessa alla corte egizia per consolidare i suoi rapporti con il faraone e per avere in cambio oro: "Riguardo all'oro, di cui ti ho scritto, mandamene quanto ce n'è, molto, prima che il tuo messaggero [arrivi] da me, adesso, subito" (ivi, pp. 349-50) . Kadashman-Enlil aveva infatti progetti ambiziosi e inten­ deva far erigere sontuosi templi per i quali aveva bisogno di molto oro e di avorio scolpito e, tra le altre cose, pretendeva dal faraone un com­ portamento più amichevole e più consono al proprio rango. Anche se la dinastia cassita aveva assimilato la cultura babilonese, essa conservava qualche tratto della sua origine "montanara" , come risulta dalla corrispondenza con il faraone. È evidente l'avidità di oro e beni che contrasta con le pretese di rango dei sovrani cassiti, i quali voglio­ no essere considerati grandi re (ivi) . Nella corrispondenza di el-'Amarna sono conservate anche le lettere del fìglio di Kadashman-Enlil, Burna-Buriash 11, scritte durante il suo lungo regno ai faraoni Amenophi III e Amenophi IV. Dopo una prima lettera di presentazione con la proposta di mantenere i buoni rappor­ ti e gli scambi esistenti, anch'egli chiede oro e allo stesso tempo ha interesse a presentarsi come un grande re. Così egli recrimina che il faraone non gli ha inviato gli auguri di guarigione e che gli ha spedi­ to poco oro. Si irrita molto quando viene a sapere che gli Assiri, che considerava suoi sudditi, avevano mandato un'ambasceria alla corte 51

d'Egitto. In realtà, l'Assiria con il sovrano Ashur-uballit, approfittan­ do della debolezza dello Stato di Mitanni, aveva iniziato una politica di espansione e di recupero dei suoi territori che erano stati inglobati nel regno khurrita. Ashur-uballit era stato riconosciuto interlocutore paritetico del faraone e cercava di intrecciare rapporti politici e diplo­ matici con gli altri grandi Stati; allo stesso tempo non trascurava di conservare ottime relazioni con la Babilonia cassita inviando una delle sue figlie, Muballitat-Sherua, in sposa al figlio di Burna-Buriash o a Burna-Buriash stesso. Kara-khardash, figlio della principessa assira, succedette al padre, ma i notabili cassiti, temendo che Ashur-uballit controllasse tramite il nipote anche la politica babilonese, lo uccisero poco dopo, ponendo sul trono il cassita Nazi-Bugash. Ashur-uballit, per vendicare l'assassinio del nipote, entrò in Babilonia uccidendo Nazi-Bugash e insediando sul trono Kurigalzu m, figlio di Burna­ Buriash. 4.3. La d i nastia cassita dopo el-'Ama rna Il periodo dopo el­ 'Amarna, fino alla metà del XII secolo a.C. , fu abbastanza stabile per il regno cassita, che manteneva rapporti con l'Assiria e l'Elam e con il più lontano regno ittita, nonostante alcuni scontri con gli Assiri per il con­ trollo della frontiera ad est del Tigri. Kurigalzu m si scontrò con gli Assi­ ri e ne fu sconfitto, perdendo alcuni territori di confine con l'Assiria. Contro l'Elam Kurigalzu ebbe una serie di successi. Il re elamita si era spinto fin nel territorio babilonese, Kurigalzu lo sconfisse e lanciò poi l'attacco contro l'Elam arrivando fino alla capitale Susa. Qui gli scavi archeologici francesi hanno riportato alla luce monumenti che ricorda­ no proprio la vittoria di Kurigalzu sull'Elam. Ma il paese dell'Elam ritrovò presto la sua indipendenza con una dina­ stia locale. Il figlio e successore di Kurigalzu, Nazi-Marutash, dovette scontrarsi con gli Assiri di nuovo in espansione oltre la frontiera babi­ lonese e anche il suo successore Kadashman-Turgu combatté contro il re assiro Adad-nirari che aveva conquistato una parte del regno di Mitanni (chiamato nelle fonti assire Khanigalbat) . Il re cassita Kashtiliash rv cercò di ampliare il suo territorio ai danni del­ l'Assiria, sul cui trono era salito il giovane e ambizioso Tukulti-Ninurta 1 , il quale si lanciò contro Kashtiliash, sconfiggendolo in una battaglia campale e portandolo prigioniero ad Assur (così narra il re assiro in una

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sua iscrizione) . Il re d'Assiria proseguì poi fino a Babilonia, la prese, la saccheggiò e la distrusse, demolendone anche le mura. Anche questa volta la statua di Marduk abbandonò la città e venne por­ tata in Assiria, ad Assur, da dove rientrerà solo parecchi anni dopo. La Babilonia è politicamente sottomessa dagli Assiri il cui re era, però, un ammiratore della cultura babilonese e infatti portò con sé ad Assur molti testi letterari che furono così copiati e studiati dalle scuole scriba­ li. Per questo ad Assur sono stati ritrovati testi che non sono pervenuti dalla Babilonia ma che sono di origine babilonese. L'impresa della conquista di Babilonia da parte di Tukulti-Ninurta 1, che si proclamò anche re di Babilonia, è ricordata nella composizione epica di uno scriba che conosceva bene sia la letteratura babilonese sia quella assira. Il poema ha numerose lacune ma il testo è nell'insieme godibile. Ha come protagonista Tukulti-Ninurta e come antagonista il re cassita Kashtiliash, il quale è abbandonato da tutti gli dèi delle varie città babilonesi, irati con lui. Tukulti-Ninurta invece è devoto al dio Assur e a tutti gli dèi del pantheon. Il re dei Cassiti ha commesso un crimine contravvenendo a quanto aveva giurato. Il re assiro invia un messaggio a Kashtiliash, ricordandogli la lunga storia delle relazioni tra i loro due paesi e accusandolo di aver violato il loro patto. Il re cassita risponde con insolenza e anzi impedisce al messaggero assiro di torna­ re in patria. Vi è uno scambio di lettere tra i due re. Infine Tukulti­ Ninurta si appella al dio Shamash, affinché lo renda vittorioso sul tra­ cotante nemico. A quel punto Kashtiliash si spaventa, ma è troppo tardi: Tukulti-Ninurta invade la Babilonia e ancora una volta Kashti­ liash rifiuta di arrendersi. In un primo momento preferisce una guer­ riglia piuttosto che affrontare direttamente il re assiro. Si giunge comunque alla battaglia decisiva e Kashtilish viene sconfitto; di lui non si sa altro perché il testo è lacunoso; però un'iscrizione di Tukul­ ti-Ninurta ci riferisce che viene catturato e portato ad Assur. Gli Assi­ ri si abbandonano al saccheggio di Babilonia depredandola e facendo molti prigionieri. Ad Assur vengono portate anche collezioni di tavo­ lette cuneiformi (come hanno fatto i soldati di Hammurabi da Mari e come si ipotizza abbiano fatto anche i nemici che hanno distrutto la Ebla del III millennio) : testi scribali, di esorcismi, divinatori, di medi­ cina, preghiere per placare il cuore degli dèi, liste di antenati regali e, sembra, anche tavolette amministrative. 53

Il poema si conclude con una lode a tutti gli dèi in onore dei quali Tukulri-Ninurta abbellisce i templi e la nuova città che ha fatto costrui­ re con i tesori portati da Babilonia. Tukulti-Ninurta I fu per sette anni, nominalmente, re di Babilonia che però era effettivamente retta da suoi funzionari. Quando Tukulti­ Ninurta venne ucciso in una rivolta in Assiria, venne eliminato anche il suo rappresentante in Babilonia e salì al trono il figlio di Kashtiliash IV, Adad-shum-usur (ni6-rr87) . Questo re e i suoi successori ebbero lunghi regni abbastanza stabili grazie alle difficoltà che avevano in quel momento sia gli Assiri sia gli Elamiti. I Cassiti perciò riuscirono di nuovo a rendersi indipendenti e a riportare a Babilonia la statua del dio Marduk. Ma la Babilonia e l'Assiria erano ormai logorate dalle lotte tra i successori di Tukulti-Ninurta e gli ultimi re cassiti, e il re assi­ ro Ashur-dan compì agevolmente una vittoriosa spedizione contro Babilonia ponendo fine alla dinastia cassita. Intanto in Elam il re Shutruk-Nakhunte (rr70-II55 a.C.) aveva ampliato e consolidato il suo regno giungendo fino ai confini della Mesopotamia. Verso il I I 5 5 a.C. anche il re elamita intervenne in Mesopotamia. In una lunga iscrizione celebrativa egli narra la spediFIGURA 3 IL Vicino Oriente intorno al 1350 a.C.

Fonte:

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M. Live ra n i .

Guerra e diplomazia nell'antico Oriente,

Ro ma-Ba ri 1994, p. 7.

zione in Mesopotamia che, percorrendo le zone a est del Tigri e la valle della Diyala, giunse nella Babilonia settentrionale dove conqui­ stò Dur-Kurigalzu e Sippar e scese fino alla regione di Babilonia. Il re elamita ritornò in patria riportando nella sua capitale, a Susa, nell'at­ tuale Iran, un enorme bottino che comprendeva, oltre alla statua di Marduk, anche un gran numero di monumenti trafugati nei templi delle principali città di Babilonia, quali Sippar e Nippur. Così il codi­ ce di Hammurabi, che probabilmente era conservato nel tempio del dio preposto alla giustizia, il dio solare Shamash, nel suo santuario di Sippar (e forse anche a Larsa dove è noto un altro grande tempio) prende la via dell'esilio e arriva a Susa. Anche importanti monumen­ ti accadici, statue e stele dei re di Akkad furono portate in Elam dal sovrano; per questo gli scavi francesi a Susa hanno portato alla luce molti monumenti accadici e babilonesi che facevano parte del botti­ no di guerra del re elamita. Su alcuni di questi monumenti i re dami­ ti lasciarono loro iscrizioni per emulare quei re accadici che erano assurti a modello di regalità eroica. Sicuramente i re elamiti subirono anch'essi una pesante influenza da parte della cultura babilonese tanto che adottarono l'accadico quale lingua ufficiale, come dimostrano le loro iscrizioni reali. Il re elamita lasciò come governatore del nord della Babilonia il figlio Kutir-Nakhunte, mentre un residuo potere cassita regnava ancora sul sud della Babilonia. Ma lo stesso Kutir-Nakhunte pochi anni dopo conquistò anche la città di Babilonia dando il colpo finale alla dinastia cassita che venne cacciata. Ancora una volta la statua di Marduk fu "deportata" a Susa. Tuttavia i Cassiti, ormai amalgamati nel substrato locale, continuarono a risiedere in Babilonia tanto che, ancora nel 1 mil­ lennio e fino all'epoca ellenistica, furono presenti in zone montuose della Mesopotamia nordorientale. 4.4. Società e cultura In tutto il Vicino Oriente nella seconda metà del n millennio a.C. si verificò un generale declino demografico, econo­ mico e produttivo. In particolare, in Babilonia alcune zone periferiche, come la media valle dell'Eufrate, si spopolarono accentuando così l'iso­ lamento della Babilonia interna. Al sud molte terre si ridussero ad acqui­ trini o divennero pascoli. La popolazione della valle della Diyala e quel­ la della Babilonia centrosettentrionale diminuirono rispettivamente del

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50 e del 75 per cento rispetto all'epoca paleo-babilonese (Liverani, 1988) . Le città avevano una popolazione dimezzata e, a parte la capitale, le altre si qualificavano per lo più come centri templari. Il regno cassita risultò diviso in una ventina di province rette ciascuna da un governatore. Dal punto di vista archeologico, livelli di epoca cassita sono stati ritrovati, in primo luogo a Dur-Kurigalzu (Aqar Quf) , a nord di Babilonia. La ziqqurat di Aqar Quf, ancora oggi ben visibile, è un'importante testimonianza dell'architettura templare e delle tecni­ che costruttive dell'epoca. Altre città hanno restituito livelli cassi ti : Ur, Larsa, Nippur, Babilonia e Uruk. I sovrani restaurarono molti templi antichi garantendo la continuità del culto e delle tradizioni culturali e religiose della Babilonia amorrea. Dalle numerose tavolette di epoca cassita si deduce che gli scribi hanno continuato e sviluppato la tradizione paleo-babilonese. Il periodo cassita, quindi, non rappresentò una cesura rispetto alla cul­ tura precedente, anzi la letteratura conobbe un periodo di grande floridezza sia con copie di testi antichi sia con la composizione di nuove opere. Alcuni capolavori della letteratura in accadico come l'Epopea di Gilgamesh o il Poema del Giusto sofferente furono redatti o ampliati in questo periodo. Tra i testi più significativi della letteratura sapienziale babilonese, vi è quello conosciuto, come solitamente in antico, dalla prima riga Ludlul bel nimeqi ("Voglio lodare il signore della saggezza") , ma chiamato dagli studiosi il Poema del Giusto sofferente, dal protagoni­ sta della composizione. È un tema ricorrente nella letteratura meso­ potamica e lo sarà poi nella Bibbia (i compositori della storia di Giobbe trovarono questo tema già ben elaborato dai Mesopotamici) . Si tratta di un testo permeato da un profondo pessimismo, scritto per la glorificazione di Marduk che interviene a salvare il giusto sof­ ferente. Vi si narra di un uomo pio che è stato abbandonato dal suo dio e sul quale si abbattono molte sciagure: perde la fiducia del suo re, viene abbandonato da tutti, diventa povero e infine si ammala gravemente. È disperato perché non comprende la ragione di tanti mali; per tre volte il dio gli appare in sogno, così che l'uomo capisce che gli ridarà il suo favore e ritrova infatti salute, ricchezza e viene reintegrato nel suo status. Sembra evidente, da questa e da altre com­ posizioni di epoca cassita, che la concezione della divinità si è modi56

ficata e che i Babilonesi dell'epoca vedono gli dèi come entità lonta­ ne che agiscono in modo incomprensibile per gli uomini. I sovrani cassiti seguirono la tradizione mesopotamica, senza utiliz­ zare la lingua cassita, ma redigendo le loro iscrizioni ufficiali in medio-babilonese e sovente anche in sumerico, a documentare quan­ to forte fosse il peso della cultura sumerica. Nella loro religione ufficiale i re cassiti adottarono tutti i culti delle divinità mesopotamiche ma portarono con sé e conservarono anche quello del loro pantheon, in primo luogo il culto della coppia divi­ na costituita dal dio Shugamuna e dalla sua paredra Shumaliya, i protettori della dinastia, ai quali era dedicato un santuario a Babilo­ nia in cui aveva luogo la cerimonia dell'investitura dei re. Altre divi­ nità non mesopotamiche venerate dai Cassiti erano Buriash, che venne equiparato anche nel nome al dio greco Borea, Kharbe, Maru­ tash o Shurya, tutti ben rappresentati nell'onomastica della dinastia regnante. I kudurru, stele di pietra iscritte e sovente ornate di raffigurazioni, sono monumenti caratteristici dell'epoca cassita ed erano collocati verosimilmente nei templi come dimostra il ritrovamento in situ di tre di essi. Non servivano quindi da pietre di confine per delimitare la proprietà dei terreni, come si era supposto inizialmente, ma ave­ vano un significato religioso in quanto mettevano l'attribuzione di una proprietà sotto il diretto controllo delle divinità che erano ampiamente raffigurate nel kudurru. In epoca cassita si registravano sui kudurru soprattutto le terre dona­ te dal re ad assegnatari privilegiati mentre la popolazione rurale si impoveriva drasticamente. I sovrani hanno un rapporto privilegiato con i membri dell'aristocrazia militare e amministrativa che erano cassi ti. I rilievi sui kudurru sono molto interessanti e sono stati oggetto di lunghi studi. Le divinità sono rappresentate dai rispettivi simboli che possono essere astri quali la Luna, il Sole e Venere, tiare con le corna poste su troni, lo stilo del dio Nabu; vi sono poi rappresentati anche animali reali o fantastici.

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s. l

secoli xu-1x a.C.

5.1. La I l d i nastia d i l s i n La storia della Babilonia dalla fine della dinastia cassita (xii sec. a.C.) fino al IX secolo a.C., cioè per un perio­ do di circa 450 anni, non è molto nota perché le fonti sono scarse. Anche se la Babilonia, come l'Assiria, non aveva conosciuto gli effet­ ti devastanti delle invasioni dei Popoli del Mare che nel XII secolo a.C. hanno posto fine a imperi e regni in Anatolia e in Siria-Palesti­ na, giungendo fino in Egitto e causando una grave crisi nell'area del Mediterraneo orientale, la regione versava in una crisi demografica ed economica iniziata sotto il dominio cassita. Inoltre, le lotte con­ tro l'Assiria e l'Elam avevano ulteriormente indebolito la Babilonia, mentre altri profondi cambiamenti si stavano verificando nella regio­ ne con l'arrivo, le incursioni e il successivo insediamento di tribù ara­ maiche (PAR. 5.3) . La Babilonia tentò per decenni di ribellarsi al dominio elamico di Kutir-Nakhunte (n55-II40 a.C.) e di Shilkhak-In-Shushinak (n4o-mo a.C.), ma soltanto dopo circa quarant'anni di dominio elamico ritrovò la forza per costituirsi in regno indipendente con una dinastia locale, la prima dopo circa seicento anni di dominazione straniera (comprenden­ do anche la dinastia cassita) . Nella regione di Babilonia si costituì un regno che ebbe inizialmente come centro principale Isin (da qui il nome di II dinastia di Isin, la prima essendo da situarsi nel xx sec. a.C.; cfr. PAR. 2.4), ma che ebbe poi Babilonia come capitale. Alla fine del XII secolo a.C. Nabucodonosor I (II25-JI04 a.C.), quar­ to re della I I dinastia di Isin, prese il dominio sulla Babilonia e con­ dusse parecchie campagne per eliminare definitivamente il controllo elamita. Con abile azione politico-diplomatica, riuscì a portare dalla sua parte alcuni capi locali della zona di confine tra Elam e Mesopo­ tamia. Sconfisse quindi gli Elamiti e arrivò fino alla loro capitale Susa, riuscendo a riportare in patria la statua del dio Marduk, che da questo momento tornò ad essere il dio supremo del pantheon uffi­ ciale, il re degli dèi. In un importante testo, conosciuto con il nome di Profezia di Marduk, il dio stesso racconta la storia delle sue peregrinazioni presso gli Ittiti

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prima, poi in Assiria e in Elam e infine al futuro, sotto forma di profe­ zia, narra quello che Nabucodonosor r ha fatto per glorificarlo restau­ randone il tempio: Un re d i Ba bilonia verrà, egli ri nnoverà il tempio meraviglioso, l'E ku rsagi la [ ... ] ne raddop­ pierà l'a ltezza [ ... ]. M i porterà i n processione nella mia città Babilonia [...] restaurerà la mia barca processionale [ ...]. Questo re ved rà la benevolenza degli dèi. G li anni del suo regno sa ra n no lunghi [ ... ] Questo re regnerà su tutte le terre. (Foste r. 1993, pp. 304-7).

Lonomastica testimonia un enorme incremento dei nomi di persona che contengono quello del dio. Nabucodonosor riportò quindi sotto controllo babilonese la zona tra il Tigri e i monti Zagros e, con campagne contro le tribù aramaiche e le genti provenienti dalle montagne, riuscì a riportare per un certo perio­ do il territorio babilonese entro i suoi antichi confini. Nelle sue iscrizioni il sovrano si presenta con una titolatura molto ambiziosa che aggiunge ai tradizionali epiteti di "re di Sumer e di Akkad" e di "re di Karduniash" , anche quelli di "re della totalità" e di "re dei re" . In testi di storiografia di questo periodo, gli scribi babilonesi registrano tutte le dinastie della Babilonia e a questo stesso momento si data pro­ babilmente la composizione della cosiddetta "cronaca Weidner", scritta per esaltare la grandezza di Marduk e del suo tempio Esagila in Babilo­ nia; l'alternarsi delle dinastie sumero-accadiche e babilonesi è presenta­ to, a costo di anacronismi, come il risultato del comportamento pio o empio del re nei confronti del dio; ogni re che ha trascurato il culto di Marduk ha perso il potere. Babilonia, capitale della regione, è esaltata quale centro del mondo. Si eleva Marduk a dio principale ma si promuove anche la sua città, Babi­ lonia, costruita dagli dèi, come è scritto nell'inno in onore di Marduk, l'Enuma elish (PAR. 5.2). Nabucodonosor si presenta come colui che ha vinto il nemico barbaro e ha costruito una nuova Babilonia. In effetti fu con lui che la città assunse un impianto che, pur ampliato e nono­ stante le distruzioni successive, sarà mantenuto sostanzialmente inalte­ rato fino a Nabucodonosor n . Comunque, in questo periodo Babilonia era solo uno Stato regionale e non aveva più la dimensione internazionale che aveva avuto in epoca 60

cassita. Del resto, lo stesso scenario internazionale era molto cambiato dopo l'arrivo dei Popoli del Mare. La Babilonia continuerà per un certo periodo a confrontarsi soltanto con l'Assiria, che con Tiglat-pileser I la ridurrà nei confini precedenti. Ma entrambe, Babilonia e Assiria, dalla metà dell'xi secolo a.C. furono sottoposte alle incursioni delle tribù aramaiche che saccheggiarono le principali città della Babilonia settentrionale, ponendo fine alla n dina­ stia di Isin. 5.2. La letteratura Anche in questo periodo è documentata una grande fioritura letteraria. Il più importante dei testi scritti è senza dubbio quello chiamato dagli antichi Enuma elish (''quando in alto") dal suo incipit. A lungo considerato un grande poema della creazione, recentemente è stato riconosciuto come un grande inno in onore del dio Marduk e della sua città Babilonia (Michalowski, I990) . In esso, infatti, si narra come Marduk, dopo un'impresa memorabile, sia stato proclamato capo del pantheon da tutti gli altri dèi. Come molte com­ posizioni mesopotamiche, anche questo inno comincia con la storia della creazione degli dèi, del mondo e infine dell'uomo, creato per ser­ vire gli dèi e sostituirli nel lavoro. Nel tempo del mito, cielo e terra ancora non esistevano: esistevano solo Apsu, cioè le acque dolci, e Tia­ mat, le acque salate, che si mischiavano in un silenzio primordiale; da questo mescolarsi di acque salse e dolci vengono generate coppie di dèi: Lahmu e Lahamu, Anshar e Kishar, e poi Anu, il quale genera Ea che, con sua moglie Damkina, dà vita a Marduk, definito il più saggio degli dèi. Ma le giovani divinità con il loro movimento fanno rumore e disturbano la quiete di Apsu e Tiamat che decidono di distruggerli. Così gli dèi primordiali creano un esercito di mostri, dragoni e serpen­ ti guidati da Tiamat e dal generale Kingu, suo primogenito. Ea allora chiama suo figlio Marduk e lo mette al corrente della situazione, rive­ landogli anche che egli è destinato a vincere i nemici. Marduk accon­ sente a combattere, ma pretende di avere, dopo la battaglia, la supre­ mazia su tutti gli dèi, il potere di determinare i destini e di rendere inalterato tutto quello che avrà decretato. Gli dèi accettano e fornisco­ no a Marduk armi invincibili: arco e frecce, una mazza e una rete, sette venti. Con i venti egli suscita una tempesta e un diluvio, poi sale su un carro per affrontare Tiamat. Quando la vede nel suo terribile splendo-

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re Marduk ha un attimo di paura: la dea recita uno scongiuro e apre la bocca per divorarlo ma Marduk la uccide spaccandone il corpo in due e con la metà superiore forma il cielo, nel quale stabilisce la dimo­ ra degli dèi Anu, Enlil ed Ea. Crea poi le stelle e i segni dello zodiaco e fissa il ciclo mensile della luna in relazione al sole. Con l'altra parte del corpo forma la terra; trasforma la testa di Tiamat in una grande montagna e dai due occhi fa scaturire due fiumi: il Tigri e l'Eufrate. Il testo dell'Enuma elish, che termina con la menzione dei cinquanta nomi di Marduk, è la prova di come questi abbia assunto le prerogati­ ve di molti dèi del pantheon babilonese e di come in lui confluiscano elementi di altre figure divine. Il combattimento tra il dio della tempe­ sta, di cui Marduk assume qui tutte le caratteristiche, e la divinità del mare, Tiamat, è documentato anche dai testi di Ugarit (xm sec. a.C.) e più recentemente lo si è trovato menzionato anche nei testi di Mari (XVIII sec. a.C.; cfr. Durand, 1993) e di Ebla (Fronzaroli, 1996). Questo mitologema è quindi probabilmente di origine semitico-occidentale ed è poi confluito nel mondo mesopotamico. Marduk, da questo momen­ to in poi, sarà il dio supremo della Babilonia per molti secoli. Il suo inno era recitato in tutta la sua completezza da un sacerdote e nel chiu­ so del tempio durante la festa del Nuovo Anno, l'akitu (PAR. 7.5). Il testo ha avuto una grande fortuna nel Vicino Oriente antico perché ne sono stati ritrovati una sessantina di manoscritti di vari periodi e pro­ venienti da molti luoghi della Mesopotamia. Era ancora copiato dopo la caduta di Babilonia e Beroso, all'inizio del m secolo a.C., ne traduce in greco gli elementi principali, come narra Eusebio di Cesarea (N sec. d.C.). Verso il 480 d.C. un filosofo neo-platonico, Damascio, ultimo rappresentante della Scuola d'Atene ed esule in Persia dopo la soppres­ sione della scuola, in una sua opera ne fornisce ancora una sintesi. Attorno al 1000 a.C. alcuni studiosi datano la composizione scritta di un testo in babilonese conosciuto come La teodicea babilonese o Il dia­ logo acrostico, nel quale si riporta il dialogo tra due uomini di lettere e di cultura che disputano su alcuni grandi temi, tra cui quello della giu­ stizia divina. Purtroppo il testo presenta molte lacune e per questo non sono possibili un'analisi e un'interpretazione esaustive, anche se è chia­ ro l'argomento centrale della disputa. Si tratta di un dialogo nel quale ogni interlocutore, al momento di prendere la parola, riassume gli argomenti dell'altro e nel quale si tende a cercare una norma generale. 62

Il problema centrale è quello della giustizia divina e dell'intervento degli dèi negli affari del mondo. Il primo interlocutore è pessimista perché è diventato povero, è stato umiliato, pur essendosi sempre com­ portato onestamente nei confronti degli dèi e degli uomini; ritiene, quindi, che i giusti soffrono mentre i malvagi, che egli vede numero­ si, trionfano e opprimono i giusti. Laltro uomo ha invece molta fidu­ cia in quello che è decretato dagli dèi e difende i valori della religione e della morale. Incoraggia il suo interlocutore a continuare a venerare e a rispettare gli dèi, spiegandogli che egli si angoscia solo perché igno­ ra i disegni divini. Una vita piena e degna di essere vissuta è quella del­ l'uomo che guarda con fiducia verso il proprio dio. La disputa termi­ na apparentemente senza un vincitore. È probabilmente sotto la n dinastia di Isin che venne composto il primo trattato babilonese di astronomia e astrologia. Si tratta di una grande raccolta di presagi chiamata Quando Anu ed Enlil che comprenFIGURA 4 L'apogeo della 11 dinastia lsin e L'Assiria di Tiglat-pileser

- - - massima estensione del regno d i l sin -·-·-

Fonte:

estensione dell'Assiria sotto Tiglat·pileser 1

Livera ni, A ntico

Oriente,

--+ spedizioni d i N abucodonosr 1 - -+ spedizioni d i Tiglat·pileser 1

cit., p. 761.

de 70 capitoli e raccoglie più di 7.000 possibili combinazioni degli astri, dalla cui osservazione si ricavano presagi. La prima parte del trattato raccoglie i presagi relativi al movimento della luna, la seconda raccoglie i presagi legati al sole, la terza quelli legati ai fenomeni atmosferici e l'ul­ tima riguarda i presagi in base al movimento dei pianeti e delle stelle fisse. Questo testo documenta a qual punto fosse arrivata l'osservazio­ ne del cielo da parte dei Babilonesi. Su questi trattati studiavano giova­ ni scribi che apprendevano a leggere il cielo. Nel I millennio a.C. i Caldei approfondirono le osservazioni sulle stel­ le e sugli astri e divennero gli astrologi più noti del Vicino Oriente richiesti anche a Roma in epoca imperiale. Probabilmente in questo periodo fu redatto il testo TIN.TIR, la descrizione di tutti i luoghi sacri di Babilonia (PAR. 2.2 e 7.4). 5.3. Aramei e Caldei (Xl-IX sec. a.C.) Verso la fine del II millen­ nio, soprattutto nell'xi secolo a.C, la Babilonia subì infiltrazioni di popolazioni aramaiche, genti semitiche seminomadi provenienti dalla steppa siriana. Da più parti la Babilonia si trovò alle prese con le tribù aramaiche: a nord-ovest i Sutei continuavano ad avere rap­ porti difficili con le popolazioni sedentarie della Babilonia, mentre a sud e a est vivevano alcune decine di tribù aramaiche. Queste popo­ lazioni, sedentarizzandosi, costituirono successivamente, in Siria e in alta Mesopotamia, degli Stati individuabili dal nome composto da bit (casa) e nome del capostipite della casata (per esempio: Bit Adini, Bit Agushi, Bit Zamani). I testi di questo periodo, ma anche quelli dei secoli successivi (viii-VII sec. a.C.), mostrano che la popolazione della Mesopotamia, cioè del­ l'Assiria e della Babilonia, era multietnica e multiculturale. Tra i vari gruppi di popolazioni il principale era quello eterogeneo degli Aramei, che per tutto il periodo dei complessi rapporti tra Babilonia e Assiria, tra IX e VII secolo a.C., furono al servizio (impiegati principalmente nel­ l'amministrazione) sia dei re dell'impero assiro sia delle varie città della Babilonia. Sappiamo però che essi erano obbligati a non usare la loro lingua e la loro scrittura nei documenti ufficiali. Gli Aramei parlavano e scrivevano con un proprio alfabeto la loro lin­ gua semitico-occidentale che, nel corso del I millennio a.C., sarà la più parlata nel Vicino Oriente. La scarsità di documenti pervenutici in ara-

maico è dovuta alla deperibilità dei supporti scrittorii: papiro, pergame­ na, tavolette di legno incerate. A partire dal IX secolo a.C. poi, nel sud della Babilonia, nelle paludi del Paese del Mare e lungo l'Eufrate fino ai dintorni di Babilonia, si insediarono tribù caldee, la cui origine resta sconosciuta, ma che comunque non erano aramaiche. Da queste tribù viene il nome di Caldea con il quale la regione della bassa Mesopotamia venne chia­ mata dai contemporanei e nella Bibbia. La città di Ur venne chiama­ ta, appunto, Ur dei Caldei, perché nel I millennio la regione era abi­ tata da questo popolo. Per questi motivi , agli inizi degli studi orien­ talistici, si utilizzava il termine Caldea per indicare la Babilonia, dal momento che si ignorava tutta la storia precedente lo stanziamento delle tribù caldee nel sud. Mentre le tribù aramaiche sembrano essere disunite, indipendenti l'una dall'altra, quelle caldee avevano un'organizzazione sociale e politica più centralizzata. Si conoscono almeno cinque loro confederazioni maggio­ ri che nel tempo formarono anche dei veri e propri principati. Principi caldei assursero al trono di Babilonia, ed è per questa ragione che i sovrani babilonesi si scontrarono non solo con gli Assiri ma anche con i Caldei, i quali furono più volte sconfitti con conseguente distruzione delle loro città, deportazioni e imposizione di tributi. Ma il cuore del loro paese, il Paese del Mare, del profondo sud della Babilonia, sarà sempre pressoché inespugnabile. Anche intorno all'inizio del I millennio il centro politico e religioso più importante era Babilonia. Mentre sotto il diretto dominio del re babi­ lonese era la Babilonia del nord e del centro e alcune grandi città meri­ dionali quali Larsa, Uruk e Ur, il resto del sud era occupato da tribù cal­ dee e aramaiche che sovente sfuggivano al dominio centrale. Proprio al periodo dell'espansione e dell'invasione degli Aramei si può datare il Poema di Erra che attribuisce le invasioni aramaiche e le care­ stie e pestilenze che ne seguirono alla punizione inflitta agli uomini da Erra, il dio della peste. Le fonti per la storia della Babilonia nel periodo successivo alla II dinastia di Isin sono scarsissime. Gli storiografi babilonesi registra­ no una I I dinastia del Paese del Mare, una dinastia di Bazi , una dinastia elamita con un solo re, che durò sei anni, e una "dinastia E" di incerta durata. 65

Solo tra la fine del x e l'inizio del IX secolo è possibile ricostruire, grazie a notizie fornite da testi assiri, una sequenza di sovrani e indicare Shamash-mudammiq come contemporaneo di Adad-nira­ ri n di Assiria. La Babilonia e l'Assiria versavano in una gravissima crisi demogra­ fica, politica e culturale e si registrò un crollo verticale della popo­ lazione e della produzione agricola; le città reagirono alla disgrega­ zione politica e amministrativa organizzandosi in maniera autono­ ma. Esemplare in questo senso è un testo, conosciuto come lo Specchio del principe, che presenta sotto forma di presagi la reazio­ ne delle autonomie cittadine e templari nei confronti dei re che cercano di affermare la centralità dello Stato pronosticando la rovi­ na per quel re che sarà troppo duro e arrogante.

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6.

IL 1 miLLennio a.C.

6.1. L'espansione deLL'impero assiro Le notizie sulla Babilonia del I millennio, ai tempi dell'espansione dell'impero assiro, ci vengono da archivi templari che sono soprattutto amministrativi, da archivi di palazzi (amministrativi e diplomatici) che contengono la corrisponden­ za reale, e da archivi privati provenienti da grandi città quali Babilonia e Uruk. Numerose sono le cronache babilonesi e molte notizie sulla Babilonia vengono dalle capitali assire. Le fonti per i primi due secoli del I millennio sono tuttavia scarse. Sul trono di Babilonia si avvicen­ darono in rapida successione parecchie dinastie e la situazione restò caotica fino all'inizio del IX secolo a.C. Di molti sovrani si conosce sol­ tanto il nome e non sono stati rinvenuti loro documenti. Si può dire che dal 900 fino all'8oo a.C. Babilonia e Assiria, entrambe sottoposte alle incursioni delle tribù aramaiche, si scambiarono aiuti per difendersi. A partire dal regno di Ashur-dan II (934-9I2) fino all'827 vi fu una prima espansione dell'Assiria, che fino a quel momento comprendeva le città di Assur, Ninive e Arbela, il cosiddetto "triangolo assiro". Molti Stati aramaici si erano costituiti soprattutto verso il Khabur e l'Eufrate e i sovrani assiri cercarono di riottenere quella che era la loro frontiera naturale durante il regno medio-assiro per dominare fino all'alta Mesopotamia e alla sponda dell'Eufrate siriano. Le prime spedi­ zioni militari assire si concentrarono perciò soprattutto a occidente, verso l'alta Mesopotamia, occupata da principati aramaici. Alcuni sovrani assiri del IX secolo tentarono anche, con alterne fortune, di impadronirsi di territori babilonesi. In questa prima metà del I millennio è però sempre l'Assiria a tentare l'espansione fino a dominare praticamente su tutto il Vicino Oriente e cercando di inglobare nei suoi dominii la Babilonia. Il re assiro Tukulti-Ninurta II (890-884) intraprese una grande cam­ pagna nell'885 verso il sud-ovest: entrò nel territorio della Babilonia occupando la città di Sippar; il re babilonese Nabu-apla-iddina (888855) riuscì in seguito a riprendersi Sippar e a ricostituire una certa unità della Babilonia centrale, mantenendo inalterata la frontiera con l'Assiria. Egli restaurò il culto nei principali santuari della Babilonia e

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respinse le incursioni di Sutei e Aramei. Le città si ripopolarono e le attività economiche ripresero. Ma l'Assiria aveva iniziato la sua espansione. Il creatore della grandez­ za dell'impero neo-assiro fu il re Ashur-nasir-pal n (883-859), il quale con una serie di campagne condotte annualmente riuscì a sottomet­ tere i principati aramaici che bloccavano l'accesso all'Eufrate a ovest, soprattutto Bit Adini e Bit Agushi, e arrivò fino alla valle dell'Oron­ te e poi al Mediterraneo. Il successore, Salmanassar m (858-824) , iniziò una vera e propria con­ quista verso il Mediterraneo. Nell'851 e nell'850 il re di Babilonia Marduk-zakir-shumi (854-819) richiese l'aiuto del re assiro contro le confederazioni caldee del sud e contro un fratello che gli si era ribel­ lato. È evidente, ma se ne avevano avute avvisaglie già nell'xi secolo, che le tribù caldee del sud (il Paese del Mare) erano popolate da etnie di tradizioni molto diverse da quelle dei Babilonesi, e aspiravano all'autonomia. I due eserciti, babilonese e assiro, uniti sconfissero il ribelle, poi Salma­ nassar m proseguì la sua spedizione contro le tribù caldee del sud, ren­ dendo omaggio ai grandi centri religiosi della Babilonia. Il bottino ripor­ tato da Salmanassar dopo gli scontri con le confederazioni caldee del Bit Yakini, Bit Dakkuri e del Bit Ammukani fu enorme, a testimonianza di quante ricchezze avessero accumulato i Caldei grazie anche al controllo delle vie commerciali meridionali che portavano al Golfo Persico. Quando l'Assiria, a partire dall'827, fu sconvolta da una grave rivol­ ta interna e da una guerra civile che durò almeno fino all'820, Mar­ duk-zakir-shumi venne in aiuto del re assiro Shamshi-Adad v (823Su), il quale, però, giudicò troppo umilianti le condizioni imposte dal trattato di alleanza che i due re stipularono tra loro e, approfit­ tando di una crisi politica interna di Babilonia, intervenne con due campagne militari successive (814 e 813), prendendo prigioniero addirittura il re babilonese Marduk-balassu-iqbi (818-813). Salì sul trono di Babilonia un dignitario babilonese, Baba-aha-iddina, che fu immediatamente eliminato dalle truppe assire. Shamshi-Adad v ricevette, nell'812, il tributo delle confederazioni cal­ dee. Non vi sarà più un vero potere politico in Babilonia per circa qua­ rantatrè anni e dall'Su al 769 non vi sarà più neppure un re riconosciu­ to come tale su tutto il paese. Ma questo comporterà uno sbilanciamen68

to del centro del potere politico che graviterà d'ora in avanti non più intorno a Babilonia ma verso il sud del paese, nelle confederazioni cal­ dee. E, in effetti, gli scontri tra l'Assiria e la Babilonia per circa due seco­ li saranno sempre tra l'Assiria e il Paese del Mare. Comunque, lo Stato babilonese resterà per un certo periodo sotto il controllo dell'Assiria, anche se sul trono si succederanno vari sovrani, di cui alcuni provenienti dalle tribù caldee del sud, nessuno dei quali ebbe la forza sufficiente per restare a lungo sul trono e per avviare una politica di espansione. Il Bit Yakini era la più potente delle tribù cal­ dee e il suo territorio comprendeva le città di Ur, Eridu, Larsa, il cuore del Paese del Mare. Ancora nel 744 un re assiro, Tiglat-pileser III, discese lungo gli Zagros e penetrò nella Babilonia orientale, costringendo le tribù aramaiche e caldee a venire a patti. In effetti il re di Babilonia Nabu-nasir (747-734) chiamò in aiuto il re assiro per pacificare le tribù caldee e aramaiche e questi intervenne militarmente fin nel cuore del territorio babilonese e nella regione di Nippur, deportando aramei e caldei. La Babilonia aveva perso molto del suo peso politico e in essa il caos era totale. Nel 728 Tiglat-pileser III intervenne in Babilonia approfittando dei problemi interni che l' affiiggevano. La Babilonia venne annessa all'Assiria e divenne parte dei territori da essa direttamente controllati. Tiglat-pileser si fece incoronare re di Babilonia, con il nome regale di Pulu, utilizzando appositamente la formula di una doppia monarchia per dimostrare che l'Assiria riconosceva lo Stato di Babilonia. Il figlio e successore Salmanassar v (726-722) fu anch'egli re di Babilo­ nia con il nome di Ululaya. La dominazione dell'Assiria non servirà, però, a integrare la Babilonia nell'impero assiro. Le tribù caldee non riconobbero mai un dominio assiro e cercarono piuttosto un alleato nel regno dell'Elam. Sargon n (721-705) , successore di Tiglat-pileser III, fu occupato nei primi anni del suo regno sul fronte occidentale e nordoccidentale. A partire da documenti databili intorno al 731 a.C., compare Marduk­ apla-iddina (n), menzionato nella Bibbia come Merodach-baladan, capo caldeo del Bit Yakini, appoggiato dall'Elam. Il re assiro Tiglat-pileser III, nel corso di una delle sue campagne in Cal­ dea, aveva ricevuto il tributo di Marduk-apla-iddina contro il quale combatteranno poi Sargon n e Sennacherib. Mentre l'Assiria attraversò 6g

un periodo difficile in seguito alla morte di Salmanassar v (722) , egli riuscì a emergere tra i vari capi delle tribù caldee e salì sul trono di Babi­ lonia, giustificando la sua presa di potere con la regalità che gli deriva­ va da suo nonno Eriba-Marduk. Poiché le grandi città della Babilonia centrale e settentrionale non volevano riconoscere la sua regalità, egli deportò gli oppositori a Dur-Yakin, la capitale meridionale e sua città di origine. Egli agì però come un re babilonese, garantendo, nei suoi dodici anni di regno, un periodo di prosperità alla Babilonia, assicuran­ do il buon funzionamento e le offerte regolari ai principali santuari babilonesi e provvedendo alla manutenzione dei canali.

6.2. La conquista assira Nel 710-709 Sargon I I era determinato a stroncare il regno babilonese perché considerava Merodach-baladan un usurpato re e gli rimproverava l'alleanza con l'Elam. Sargon, fin dalla sua prima campagna contro la Babilonia nel 710, dopo aver sconfitto l'Elam, si impadronì della Babilonia settentrionale costrin­ gendo Merodach-baladan a fuggire verso sud. Lo inseguì poi fino a Dur-Yakin e nel 709 saccheggiò e distrusse la città. Il re assiro portò con sé al suo ritorno in Assiria un grande bottino e deportò una parte della popolazione del Bit Yakini, mentre Merodach-baladan si rifugiava in Elam. Sargon allora si fece incoronare re a Babilonia e lo Stato babilonese diventò una provincia, sia pure importante, del suo impero. Dopo la morte in battaglia di Sargon n, il figlio Sennacherib (704-68r) trovò ancora una resistenza da parte di Merodach-baladan che non accettava l'integrazione della Babilonia nell'impero assiro. Nel 703 il re babilonese radunò una grande coalizione antiassira composta dalle truppe di molte città del paese di Karduniash, cioè di Babilonia, dalle tribù caldee, dagli Elamiti, da contingenti arabi e aramei che sotto la sua guida si scontrarono con l'esercito di Sennacherib; nel frattempo inviò anche un'ambasceria al re Ezechia di Giuda. È da sottolineare l'emergere per la prima volta, proprio nelle iscri­ zioni di Sennacherib, di un nuovo elemento etnico in Babilonia: gli Arabi. Ancora non è chiaro il rapporto che legava gli Arabi alle popolazioni della Babilonia, ma sembrano alleati di Marduk-apla­ iddina, ed è probabile che si tratti di gruppi seminomadi venuti in contatto con le popolazioni babilonesi. Ci sono testi del periodo di

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Sennacherib che registrano doni degli Arabi che giungono alla corte di Ninive. Il re elamita Shutruk-Nakhunte n intervenne a fianco di Marduk­ apla-iddina perché la sua alleanza venne pagata con oro, argento e pie­ tre preziose. Il re babilonese venne sconfitto dall'esercito assiro, ma riu­ scì ancora a fuggire. Il re assiro entrò in Babilonia, saccheggiò il palaz­ zo di Marduk-apla-iddina e s'impadronì di un ricchissimo bottino, elencato negli annali del re, che comprendeva anche la sposa del re, il suo harem e tutto il personale che lavorava nel palazzo. Al posto di Marduk-apla-iddina Sennacherib insediò un re cresciuto presso la corte assira, Bel-ibni. Ma nel 700 costui venne eliminato e Sennache­ rib intervenne di nuovo marciando verso il Bit Yakini. Marduk-apla­ iddina, davanti all'avanzata degli Assiri, abbandonò Babilonia e fuggì verso sud, seguendo il corso dell'Arakhtu; raggiunse il territorio orien­ tale di Bit Yakini e da qui, continuando la sua fuga attraversando le paludi meridionali, si rifugiò nelle zone acquitrinose della costa orien­ tale del Golfo Persico, a Nagitu, sulla riva elamica, portando con sé, come narra il re assiro nei suoi annali, i suoi dèi e le ossa dei suoi ante­ nati. Il re caldeo questa volta è definitivamente eliminato perché mori­ rà lì, pare per cause naturali, tra il 700 e il 69 5. Gli Assiri raggiunsero il Bit Yakini, catturarono i membri della famiglia e della corte del re caldeo fuggitivo e ne conquistarono e distrussero le città. Sul trono di Babilonia Sennacherib pose suo figlio primogenito Ashur-nadin-shumi, che venne nominato viceré di Babilonia. Alla fine della campagna il re assiro scelse tra i prigionieri 15.000 arcieri e 15.000 scudieri e li aggiunse alle truppe assire. Recentemente è stato pubblicato (Dietrich, 1970) un cospicuo grup­ po di lettere scritte ai sovrani Sargon e Sennacherib da alti funziona­ ri assiri insediati in vari centri della Babilonia e nella stessa Babilonia durante il dominio assiro sulla regione, ma anche da funzionari babi­ lonesi che lavoravano per gli Assiri. Esse ci informano di molti avve­ nimenti accaduti tra il 710 e il 705 al tempo di Sargon e della sua lotta contro Merodach-Baladan. Pochi anni dopo, le principali città della Babilonia si ribellarono al potere assiro e al loro fianco si schierarono i Caldei e gli Elamiti. Nel 694 Ashur-nadin-shumi venne consegnato agli Elamiti che lo uccisero e insediarono sul trono di Babilonia Nergal-ushezib, un babilonese. 71

Sennacherib, però, si era già preparato a una nuova spedizione nel sud della Babilonia facendosi approntare una flotta dagli abili artigiani siriani catturati nelle sue campagne in occidente e deportati a Ninive, mentre gli equipaggi delle navi erano composti da marinai di Tiro, Sidone e Cipro. Le navi assire discesero lungo il Tigri, poi furono tra­ sportate via terra sino all'Arakhtu, da dove ripresero la navigazione e arrivarono fino alle acque del Golfo Persico dove sconfissero i Caldei e gli Elamiti. Quindi ritornarono verso la Babilonia e batterono Ner­ gal-ushezib che, catturato, venne portato in catene in Assiria e appe­ so alla porta di Ninive (693) . Infine, nel 691, Sennacherib intervenne ancora una volta contro Babi­ lonia (dove un altro re caldeo aveva assunto la regalità) e l'Elam. Di nuovo gli Elamiti si allearono con i Babilonesi perché avevano da que­ sti ricevuto in dono il tesoro dell'Esagila di Babilonia. I documenti testimoniano, inoltre, di uno scontro a Khalule, presso il Tigri (690) . Gli annali di Sennacherib presentano questa battaglia come una gran­ de vittoria, nella quale si è mostrata la potenza del dio Assur che lo ha guidato a sconfiggere i re di Babilonia, di Elam dei Caldei e degli Ara­ mei. In realtà l'esito della battaglia fu dubbio, anche se gli Assiri riu­ scirono a proseguire verso Babilonia. 6.3. La distruzione di Babilonia da parte di Sennacherib Sen­ nacherib compì quindi l'ultima, risolutiva spedizione contro i Babilo­ nesi. Mosse verso la città di Babilonia e la mise sotto assedio (690-689): dopo quindici mesi la città si arrese. Allora Sennacherib la lasciò sac­ cheggiare dai suoi soldati e poi la distrusse; deportò il re caldeo e la sua famiglia, distrusse i templi degli dèi portando via la statua di Marduk e si arrogò il titolo di re di Babilonia. Il racconto che Sennacherib fornisce della conquista e distruzione di Babilonia documenta il furore del sovrano nei confronti di questa città (Luckenbill, 1 924, pp. 83-4, linee 43-54) : Nella mia seconda spedizione, marciai con la massima ra pid ità contro Babilonia, che ero determi nato a conquista re. Come una te mpesta che sopraggiunge la colpii. come u n u ra­ ga no la travolsi. Quella città assa lii e con brecce e macchine d'assedio le m ie mani, la con­ quista rono [ ... ]. Dei suoi uomini. piccoli e gra n d i, non ne risparmiai a lcu no; con i loro cadaveri rie m p i i le piazze della città. S huzubu, il re di Babilonia, i nsieme con la sua fa m i ­ glia e i s u o i nota b i li io porta i v i v i n e l mio paese. L e ricchezze d i quella città, a rgento, oro, 72

pietre preziose, proprietà e beni ripartii tra la mia gente ed essa se ne appropriò. G li dèi che i n essa viveva no le m a n i della mia gente, li i nfra nsero e presero le loro prop rietà e i loro beni. Adad e Shala, gli dèi della città di E ka llate, che Mard u k-nadi n-akh khe, re d i Ba bilon ia, d u ra nte i l regno d i Tiglat-pileser [1], r e di Assi ria, aveva preso e portato a Babi­ lonia, dopo 418 a n ni, io li porta i fuori di Babilonia e li riporta i nella loro sede d i E ka llate. La città e le case, da lle fondamenta a lla cima dei m u ri, distrussi, devasta i e diedi a lle fia m me. Il m u ro d i ci nta i nte rno e quello esterno, i tem p li gli dèi e la ziqqurat, di mattoni e terra, qua nti era no, rasi al suolo e li getta i nell'Ara khtu. Nel mezzo d i quella città scava i cana­ li e le sue fo ndame nta rie m p i i d i acqua e la struttu ra delle sue fondazioni d i strussi. Resi la sua d i struzione più com p leta di quella p rovocata da un d i luvio perché per il futu ro i l luogo d i quella città e i suoi te m pli e gli d è i n o n fosse ro p i ù ricordati; lo so m m e rsi com­ pleta mente con l'acqua e lo resi come una pa lude.

Questo trattamento durissimo e tremendo inflitto a Babilonia colpì molto i contemporanei. Il racconto di Sennacherib è terribile, ma in realtà probabilmente non c'è stata la distruzione totale della città per­ ché documenti dell'epoca testimoniano che essa continuò ad essere abitata, anche se rimase per almeno otto anni priva di re. Sui bassorilievi del palazzo di Sennacherib a Ninive, chiamato dal re stesso nelle sue iscrizioni "il palazzo senza rivali", sono rappresentate la campagna del re contro Babilonia e la successiva distruzione della città, descritte nel testo cuneiforme. Si trovano raffigurate in un pic­ colo vano a nord della sala del trono, sul prospetto esterno di quest'ul­ tima e nella corte H e sono caratterizzate da scene di palme, canali, paludi, canneti per rendere meglio l'ambiente naturale babilonese. Tuttavia, neanche questo colpo mortale inflitto a Babilonia servì a domare le tribù caldee e l'Elam. Intanto, in Assiria, Sennacherib nominò suo successore il figlio più giovane Esarhaddon, e ciò causò una crisi a corte, culminata nell' as­ sassinio del re da parte di due dei suoi figli o di uno di loro; venne ucciso a Kalkhu nel tempio del dio Ninurta nel 681. Questa dramma­ tica morte venne salutata dai Babilonesi come una giusta punizione inflitta al re assiro dal dio Marduk per il sacrilegio compiuto. 6.4. La ricostruzione e gli ulti m i sovra n i assiri Il figlio di Sen­ nacherib, Esarhaddon, appena salito al potere, dovette fronteggiare la rivolta dei fratelli che aspiravano al trono. Cercò poi di giustificare il

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comportamento del padre che aveva agito come strumento di Marduk contro i Babilonesi, colpevoli di essersi macchiati di colpe verso i loro stessi dèi e perciò da essi condannati; la colpa più grave sembra essere stata quella di aver ceduto il tesoro dell'Esagila agli Elamiti per armare l'esercito contro gli Assiri. Perciò Sennacherib, che aveva agito per il dio Marduk, aveva agito con giustizia. Esarhaddon intraprese la ricostruzione di Babilonia e dei suoi tem­ pli mandando nella città esperti incaricati soprattutto di ripristinare la situazione precedente nei santuari e nelle pratiche cultuali. Resti­ tuì ai Babilonesi i loro privilegi e i terreni che erano stati confiscati dalle tribù caldee. Quando il sovrano decise di regolare la sua successione, influenzato sicuramente dalla madre, la regina Naqi' a (Zakutu) , scelse per il trono di Assiria il figlio minore Assurbanipal e attribuì al primoge­ nito, Shamash-shum-ukin, la sovranità sulla Babilonia. Ma la Babi­ lonia non accettò mai il dominio assiro e si ribellò anche a Esarhad­ don che pure cercò sempre di mostrare un atteggiamento molto pio verso gli dèi di Babilonia. Alla morte di Esarhaddon (669 ) , come stabilito, Assurbanipal prese il potere sull'impero assiro e Shamash-shum-ukin si installò a Babi­ lonia anche se il suo potere era fortemente limitato dalla corte di Ninive. Il reale potere del fratello del re assiro si esercitava soltanto sulla capitale e su alcune delle città principali . Nel 668, con una grande cerimonia, il nuovo re riportò in città la statua del dio Mar­ duk, deportata da Sennacherib. Shamash-shum-ukin si comportò a tutti gli effetti come un re babilo­ nese, venerando i santuari babilonesi. Nel 652, Shamash-shum-ukin cercò di emanciparsi dalla sudditanza dall'impero assiro e dal fratello; infranse l'ade, cioè il patto che aveva giurato e unì le sue forze a quelle degli altri oppositori dell'Assiria nella regione, cioè i Caldei del sud, le tribù aramaiche e gli Elamiti. Per quattro anni Assurbanipal cercò di domare i rivoltosi e inviò lettere agli abitanti per esortarli a non venir meno ai giuramenti di lealtà che gli avevano fatto. Dopo aver sconfitto e ucciso il re dell'Elam, Teumman, e suo figlio in una sanguinosa bat­ taglia sul fiume Ulai, nominò re dell'Elam Ummanigash; questi si alleò subito con il re di Babilonia che sperava di eliminare suo fratello Assur­ banipal e creare un nuovo impero assiro con Babilonia come centro 74

politico e religioso. Assurbanipal allora assediò la città che, dopo due anni (648), si arrese stremata dalla fame (il prezzo dei generi alimentari si era moltiplicato del 50 percento, e testi dell'epoca documentano epi­ sodi di cannibalismo) . Shamash-shum-ukin morì nell'incendio del palazzo reale appiccato, pare, dai suoi servitori. Nei suoi Annali Assurbanipal racconta: In quei giorni Shamash-s h u m - u kin, il fratello i nfedele che io avevo trattato bene e avevo posto come re di B a b i lonia [ ... ] pianificò cose cattive [ ... ]. [ ... ] nella mia sesta ca m pagna raccolsi il mio esercito e m a rciai contro Shamash-shum-ukin. l n Sippar, Babilonia, Bor­ sippa e Kutha io piombai su di lui [ ... ] gli i nflissi una te rri b i le sconfitta [ ... ]. [Tutti gli dei] abbandonarono i l mio cattivo fratello nelle a rdenti fia m m e d i u n terri b i le i ncendio e lo distrussero.

I ribelli vennero severamente puniti, ma la città non fu distrutta, come era successo sotto Sennacherib. La battaglia finale è rappresentata nei rilievi parietali del palazzo nord di Assurbanipal a Ninive, nella sala del trono M detta anche dagli archeologi "sala babilonese" . Tra le immagini meglio conservate vi sono quelle dei rilievi 12 e 13 (Matthiae, 1996), al centro dei quali sono raffigurate le truppe assire che annientano i difensori usciti dalle mura che stanno già crollando; in basso scorre un fiume che porta con sé carri infranti, armi e corpi mutilati. Nella parte inferiore, sotto un fiume che forse è l'Eufrate, sono raffigurati funzionari e militari assiri che conducono dignitari babilonesi ed elamiti alla presenza del re che sta sul suo carro sotto un baldacchino. Davanti al re vi è una didasca­ lia che ricorda la consegna ad Assurbanipal delle insegne regali di suo fratello Shamash-shum-ukin che si uccise e bruciò tra le fiamme del suo palazzo. Assurbanipal fece prestare ai Babilonesi un nuovo giura­ mento di sottomissione e nominò viceré a Babilonia Kandalanu. A Ninive sono state ritrovate anche lettere inviate al re Esarhaddon, ad Assurbanipal e ai suoi successori da governatori e alti funzionari della Babilonia del nord e del centro oltre che da governatori di altre grandi città come Nippur e Uruk. Sono in lingua neo-babilonese e costituiscono una fonte di grande importanza per la ricostruzione della storia della Babilonia e dell'Assiria del periodo. Da esse risulta evidente quanto il re assiro fosse informato sulla lealtà dei sudditi babilonesi, su eventuali attività antiassire, su eventuali conflitti in 75

Babilonia o con l'Elam, sugli affari dei principali templi babilonesi; le lettere richiedono anche l'aiuto del sovrano e il suo intervento in controversie legali (Reynolds, 2003) . Sotto Kandalanu (648-627) Babilonia godette d i u n periodo d i pace e da quel momento in poi il computo degli anni sarà espresso come "secondo anno dopo Kandalanu" o "secondo anno di Kandalanu" e così via. Il re di Assiria (o meglio i suoi generali) intraprese una grande spe­ dizione contro l'Elam, che aveva sempre appoggiato i tentativi d'in­ dipendenza della Babilonia. Da questo momento in poi egli control­ lava strettamente i Caldei del Paese del Mare e fece due spedizioni successive (647-646) contro l'Elam, sconfiggendolo, distruggendo la capitale Susa e devastando il paese. Limpero assiro sembra all'apice della potenza, mentre la Babilonia sembra a questo assoggettata e strettamente controllata. Gli ultimi anni di regno di Assurbanipal sono piuttosto oscuri. Dal 631 al 627, anno della sua morte, sembra che il re si sia ritirato a Kharran, in alta Mesopotamia, lasciando suo figlio Ashur-etil-ilani a esercitare il potere; quest'ultimo, salito al trono alla morte del padre, nominò comandante dell'esercito Sin-shum-lisir. In Babilonia alla morte di Kandalanu, nel 627, seguì un periodo di anarchia di qualche mese fino a che un caldeo, Nabopolassar, com­ parve come pretendente al trono, mentre Sin-shar-ishkun era preten­ dente a quello di Assiria. La lotta per il potere in Assiria sembra svol­ gersi al sud, cioè in Babilonia, anche se la situazione è poco chiara. È da osservare che anche in epoca neo-assira le deportazioni contri­ buirono ad aumentare le etnie già presenti sul suolo della Babilonia. Per esempio gli abitanti del paese di Kummukh, la Commagene clas­ sica, vennero deportati nel Bit Yakini che era spopolato. 6.5. L'i nfluenza deLLa cultura babilonese sugli Assiri Nel periodo neo-assiro è evidente il grande influsso della cultura babilo­ nese su quella dei conquistatori . I sovrani assiri cercarono di presentarsi non solo come re guerrieri ma anche come protettori delle arti, delle scienze, come lo erano i re babilonesi e attribuirono per questo un posto privilegiato nel pan­ theon a Nabu, dio degli scribi e della saggezza. 76

Mentre l'Assiria adottò molte pratiche cultuali babilonesi e il culto di Marduk si diffuse nella regione già a partire dalla seconda metà del II millennio a.C. , il dio Assur non fu mai venerato dai Babilonesi né fu imposto dai sovrani assiri. In Assiria, nella recita dell'Enuma elish, durante la festa del Nuovo Anno, il dio nazionale assiro Assur rim­ piazzava Marduk, ma la religione ufficiale accettò i due maggiori dèi babilonesi Marduk e Nabu. L'onomastica assira del periodo, infatti, rivela la grande diffusione del culto del dio della saggezza. Anche quando fecero campagne contro la Babilonia i sovrani assiri furono in genere rispettosi dei luoghi di culto e venerarono i grandi santuari della regione, in particolare quelli di Babilonia, di Borsippa, di Kutha, luoghi santi per tutte le popolazioni mesopotamiche. Nel VII secolo i sovrani assiri furono profondamente influenzati anche dalla scienza caldea. Gli scritti del tempo dimostrano l'osses­ sione del re Esarhaddon per i presagi e la sua dipendenza pressoché totale dall'indovino ed esorcista Adad-shum-usur. La maggior parte dei testi che documentano la saggezza e la sapien­ za degli scribi babilonesi proviene da biblioteche dell'Assiria, princi­ palmente da quella di Assurbanipal, costruita nel suo palazzo di Ninive, nella quale aveva fatto raccogliere dai suoi scribi tutti i testi della più antica tradizione babilonese. I re assiri Esarhaddon ma soprattutto Assurbanipal hanno raccolto il corpus più completo della letteratura babilonese. Già il re assiro Tukulti-Ninurta r aveva portato con sé ad Assur molti testi babilonesi. In seguito alla conquista della Babilonia compiuta da Assurbanipal, il contenuto di parti di biblioteche e archivi di Babilonia stessa e di altre città fu confiscato o fu oggetto di doni alla corte di Ninive, dove il re stava continuando a raccogliere opere da tutte le parti del suo regno. Se, in effetti, secondo i calcoli fatti in base ai ritrovamenti inglesi, sembra verosimile che la biblioteca di Assurbanipal raccogliesse circa 5 . 000 opere, almeno 2.300 erano di provenienza babilonese come dimostra il rinvenimento di un inven­ tario (purtroppo in cattivo stato di conservazione) di tavolette sac­ cheggiate dagli Assiri in circa 23 biblioteche private o archivi istitu­ zionali di Babilonia. Da Assur proviene la biblioteca di un esorcista del tempio Esharra. Essa conteneva 63r testi, soprattutto di genere letterario, tra i quali 77

molte copie di testi importanti per la famiglia di esorcisti che si tra­ mandava il mestiere. È molto interessante il fatto che alcune tavolet­ te recano scritto il luogo dove fu effettuata la copia; si comprende così che molti testi vengono dalla Babilonia, altri sono copiati da esemplari babilonesi. Alcuni testi precisano il nome della città da cui provengono gli originali e menzionano Babilonia, Borsippa e Uruk. Altri provenivano dalle assire Assur e Ninive. Un testo arcaico fu preso addirittura dal palazzo di Hammurabi, a Babilonia.

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7.

L'impero neo-babilonese (v1 sec. a.C.)

7.1. Na bopolassar e La conq uista deLL'i mpero assiro A Babilo­ nia il caldeo Nabopolassar era stato intanto proclamato re dai Babilo­ nesi, decisi a mantenere e a difendere la loro autonomia. In quegli anni il re iniziò le sue relazioni diplomatiche e di alleanza con il capo dei Medi, Ciassare, il quale, a partire dal 625, aveva unificato l'area corri­ spondente all'odierno Iran nordoccidentale e aveva cacciato gli Assiri. Gli eserciti dei Medi e di Nabopolassar attaccarono insieme l'Assiria. Ciassare conquistò prima Arrapkha, poi Assur, la capitale religiosa (614) . Sembra che Nabopolassar sia arrivato alle porte di quest'ultima città per stipulare un accordo con Ciassare; pertanto insieme assedia­ no la capitale dell'impero assiro: Ninive, la città più importante del mondo vicino-orientale di allora. Dopo tre mesi di assedio, narrato dalle cronache babilonesi, la capitale assira cadde e venne saccheggia­ ta e distrutta. Il re assiro Sin-shar-ishkun scomparve e la corte si rifu­ giò insieme con l'esercito in alta Mesopotamia, a Kharran, dove Ashur-uballit n fu proclamato re d'Assiria. Ma ormai Medi e Babilo­ nesi dominavano su gran parte dell'impero assiro e, nel 610, le trup­ pe di quest'ultimo, nonostante l'intervento degli Egiziani che corsero in loro aiuto, vennero sconfitte. I santuari furono distrutti, la statua del dio Assur deportata in Babilonia e le città ridotte in rovina. LAs­ siria diventa parte della Babilonia. Intanto le truppe babilonesi guidate dal re Nabopolassar e dal principe ereditario Nabucodonosor combattevano ancora verso nord, alla fron­ tiera dell'Urartu nel 6o6. Ormai tutto il territorio dell'impero assiro è nelle mani dei Babilonesi e Nabopolassar (626-605) è il fondatore dell'impero neo­ babilonese. Le fonti per la ricostruzione della storia di questo impero sono innan­ zitutto le iscrizioni dei suoi sovrani; sono molto pochi, invece, i testi amministrativi provenienti dalla capitale Babilonia. Inoltre i sovrani dell'impero babilonese non hanno prodotto un genere quale gli annali dei re assiri. Le loro iscrizioni parlano soprattutto delle attività edilizie dei sovrani e, in primo luogo, dell'edificazione di templi.

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Bisogna ricordare, però, che il palazzo reale di Babilonia fu utilizzato continuativamente da Nabopolassar fìno ad Alessandro Magno (330323 a.C.), il che comportò sicuramente la distruzione della più antica documentazione in cuneiforme su argilla considerata non più utile, mentre si produssero archivi su materiale più deperibile. Così per la città di Babilonia non si dispone di alcun archivio di Stato. Nabopolassar si presenta nelle sue iscrizioni come un re di giustizia, pastore del suo popolo, prescelto di Marduk. Molto più che le imprese militari, le iscrizioni ne esaltano l'operato nell'edilizia sacra e profana. Egli, infatti, compare in molte iscrizioni come costruttore e restaurato­ re di templi; in un'iscrizione narra il restauro da lui voluto della ziqqu­ rat di Marduk a Babilonia (Pettinato, 1988, pp. 53-4) : FIGURA 5 Ricostruzione prospettica della Torre di Babele

Fonte:

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Pettinato (1988, p. 127) .

A Mard u k, il signore gra nde, il signore degli dèi, i l potentissimo, il più ge neroso tra gli l gigi, colui che sovrasta gli Anu n na, la luce degli dèi suoi pad ri, colui che risiede nell'Esa­ gita, i l signore d i Babilo n ia, m io signore. N a bopolassa r, il governatore di Babilonia, il re di Sumer e di Akkad, il principe eccelso, colu i al quale te ndono la mano N a b u e Mard u k, il sottomesso, l'u m i le, colui che ha i m pa ­ rato a temere p rofondamente i l dio e l a dea, i l cu ratore dell'Esagila e dell'Ezida, che s i p reoccupa delle offerte rego la ri dei gra n d i d è i , sono io. Allorché, per volere di N a bu e Marduk, che a m a no il mio regno, e con la potente a rma, la la ncia d i G i rra, i l terri b i le che colpisce con la folgore i miei nem ici, io sottomisi l'A ssi­ ria, ridussi i l suo Paese i n c u m u li d i rovi ne e ce nere, allora M a rd u k, i l signore, m i ordi nò, rigua rdo a ll' Etemenan ki, la torre di Babilonia, che prima del mio avvento al trono si e ra dete riorata ed e ra crollata, di rendere solide le fo ndame nta fin nel cuore degli I nfe ri e d i i n n a lza re l a s u a cima fi n n e l cielo. lo misi a d is posizione picconi e zappe e forme di matto n i di avorio, ebano e legno di Maga n. Mo lte maestra nze, raccolte nel mio regno, feci lavora re. l o stesso prepara i i mat­ ton i e li feci prepa ra re ad a ltri, feci a p p ronta re matto n i cotti.

7.2. Nabucodonosor e L'apogeo dell'impero Il principe eredita­ rio Nabucodonosor combatté ancora contro gli Egiziani, ma sul terri­ torio siro-palestinese. Questi, infatti, dopo aver inutilmente sostenuto gli Assiri nella loro lotta contro Medi e Babilonesi, approfittando della caduta dell'Assiria, si erano spinti lungo la costa mediterranea arrivan­ do fino a occupare con una guarnigione egiziana la città di Karkemish sull'Eufrate. Nel 605 Nabucodonosor cacciò la guarnigione egiziana e ristabilì il dominio babilonese su tutta la zona dell'alto Eufrate e della Siria settentrionale, dopo aver sconfitto di nuovo gli Egiziani. Dovet­ te però ritornare a marce forzate a Babilonia per essere proclamato re alla morte del padre. Lanno successivo (604) ritornò di nuovo a occidente dove percorse tutta la costa siro-palestinese fino ad Ascalona. Praticamente ogni anno, fino al 594, Nabucodonosor intervenne con una campagna militare nella zona in questione perché l'Egitto continuava a sobillare i regni vassalli dei Babilonesi e installò un presidio nella valle deli'Oronte, ai piedi della catena del Libano. Nel 601 il re di Giuda, Yoakin, che fino a quel momento aveva sem­ pre oscillato nella sua alleanza tra Egiziani e Babilonesi, rifiutò di rico­ noscere la regalità e il potere di Babilonia sul suo regno. Nabucodo­ nosor allora assediò la capitale Gerusalemme che, nel 597, finì per

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cedere: i Babilonesi la saccheggiarono e deportarono il re e la sua corte a Babilonia. Nabucodonosor consentì comunque allo zio di Yoakin, Sedecia, di conservare la sovranità su Gerusalemme. Ma nello Stato di Giuda erano in molti a non volersi sottomettere ai Babilonesi e, nel 589, Sedecia si coalizzò con Egiziani, Ammoniti e Fenici . Venuto a conoscenza della ribellione, Nabucodonosor partì immediatamente con l'esercito alla volta della Palestina e pose l'assedio sia alla città fenicia di Tiro sia a Gerusalemme. Quest'ultima resistette per due anni, poi, nel 587, si arrese e venne distrutta come pure il tempio costruito dal re Salomone. Una buona parte della popolazione fu deportata a Babilonia. Nel 582 ci fu un'altra deportazione di Ebrei che ancora opponevano resistenza, mentre altri si rifugiarono in Egitto. I..: assedio di Tiro durò ben quindici anni (fino al 573). La città si trovava su un'isoletta e nemmeno gli eserciti assiri erano mai riusciti a conquistarla. Soltanto nel 568, dopo un ennesimo scon­ tro con l'Egitto in Siria-Palestina, la frontiera tra i due imperi fu stabi­ lita all'altezza di Gaza, in Palestina. I..: estensione dell'impero neo-babilonese era enorme; esso comprendeva gran parte del Vicino Oriente antico. Le sue erano frontiere naturali: a est i monti Zagros, a nord i monti dell'alta Mesopotamia, a ovest il Mediterraneo. Una rivolta scoppiata a Babilonia, e repressa duramente nel 593, dimo­ stra comunque che anche nel grande impero neo-babilonese sussisteva­ no problemi. I..: e norme bottino ricavato dalle campagne in Occidente e le deporta­ zioni di popolazioni fornirono a Nabopolassar, prima, e a Nabucodo­ nosor, poi, grandi risorse finanziarie e umane che essi utilizzarono per rendere più grande e più bella Babilonia. Nabucodonosor, infatti, nei suoi quarantatré anni di regno, volle farne una grandissima capitale, degna dell'ammirazione di tutti i popoli, ma in primo luogo intese renderla sicura costruendo a nord di Sippar un lungo muro di difesa nel punto dove l'Eufrate e il Tigri scorrono più vicini; in seguito fece erigere, più a sud, un secondo muro, che andava da Babilonia al Tigri. Probabilmente queste strutture avevano funzioni di diga e di conte­ nimento: dovevano sia proteggere la regione dalle piene dei due fiumi sia consentire, in caso di pericolo, di inondare la zona, per difendersi dai nemici. 82

Sia Nabopolassar sia Nabucodonosor intrapresero il rafforzamento delle mura di cinta della città. Già il re assiro Esarhaddon aveva rico­ struito le mura di Babilonia (a partire dal 68o, dopo la distruzione ad opera di Sennacherib) che però erano state di nuovo abbattute nel 648 da Assurbanipal, a seguito della ribellione di Shamash-shum-ukin. Le iscrizioni reali di Nabucodonosor forniscono un elenco impressio­ nante delle costruzioni intraprese dal sovrano per rendere Babilonia la più bella città del mondo; del resto i re neo-babilonesi non ebbero resi­ denze secondarie in altre capitali minori del loro regno e concentraro­ no tutto il loro programma di abbellimenti su Babilonia, che resterà la capitale incontrastata del paese anche successivamente, sotto i Persiani, e solo all'inizio del m secolo a.C., in età ellenistica, fu sostituita da una capitale di nuova fondazione, Seleucia. Il re intervenne anche in altri grandi centri del paese, facendo restaura­ re e ingrandire molti templi che, grazie anche alle donazioni di terre e alle offerte, divennero organismi potentissimi e munificentissimi, come mal era successo pnma. Nelle sue iscrizioni il re si presenta come un grande conquistatore, richiamandosi al famoso re di Akkad, Sargon I, come un sovrano di giustizia e un grande statista, sul modello di Hammurabi; ma si richia­ ma anche a Nabucodonosor I, il re con il quale la Babilonia aveva riac­ quistato la sua indipendenza. Infine proclama la sua devozione agli dèi per i quali, come abbiamo visto, ingrandisce, restaura, abbellisce molti templi nelle varie città del suo regno, ma soprattutto a Babilonia. Oltre a Marduk, i sovrani neo-babilonesi veneravano suo figlio Nabu, dio della saggezza, della scienza e protettore degli scribi. Del resto, il nome dei sovrani neo-babilonesi Nabopolassar (Nabu-apli-usur = O dio Nabu proteggi la mia discendenza) , Nabucodonosor (Nabu-kudur­ ri-usur = O dio Nabu proteggi il mio figlio primogenito) e Nabonedo (Nabu-na'id = Il dio Nabu incute timore reverenziale) sono tutti un'in­ vocazione a Nabu e dimostrano quanto grande fosse la devozione per lui a corte. Nabucodonosor n nella sua titolatura si proclamò come "Colui che provvede all'Esagila e all'Ezida"; l'Ezida (lett. "la casa pura'') era il tem­ pio di Nabu nella città santa di Borsippa, quindici chilometri a sud di Babilonia, e fu oggetto di molti interventi da parte di Nabucodonosor, il quale aveva una grande venerazione per questo dio, preposto alla .

.

scrittura e alle scienze, detentore delle tavole dei destini del mondo e degli uomini. In lode di Nabu furono composti molti inni che ne ricordano tutte le prerogative. Non ci sono pervenute molte raffigurazioni di Nabucodo­ nosor I I , ma databili all'anno 18 del suo regno sono due rilievi nella valle della Beqa' (Wadi Brisa) , cioè in quell'occidente dove il re combatté a lungo nella prima parte del suo regno. Egli è rappresentato come un eroe che, con indosso il costume regale babilonese e la corona conica, combatte contro un leone e poi mentre abbatte un cedro. Liscrizione sul rilievo ricorda che il sovrano babilonese aveva fatto costruire una strada attraverso la quale furono trasportati i cedri del Libano, necessa­ ri per le costruzioni che il re stava intraprendendo a Babilonia. Nabucodonosor II, per tenere unito il suo grande regno, portò a corte sovrani vinti e alti funzionari dei paesi conquistati. In numerose iscri­ zioni di fondazione il sovrano ricorda, infatti, che molti re delle città della costa mediterranea (Gaza, Tiro, Sidone, Arwad, Ashdod) parteci­ pavano alle cerimonie ufficiali che si tenevano a Babilonia. Testi ammi­ nistrativi registrano le razioni distribuite dal palazzo a persone straniere che lì vivevano e prestavano i loro servigi. Quando Nabucodonosor II morì (561) la sua successione si rivelò diffi­ cile. Il fìglio, Arnil-Marduk, regnò solo due anni e fu assassinato duran­ te una congiura di palazzo. Suo oppositore era un altissimo dignitario di corte, Neriglissar, un generale che aveva partecipato a molte campa­ gne con Nabucodonosor, tra cui l'assedio di Gerusalemme, e che era sostenitore, con altri a corte, di una ripresa della politica di conquiste. Neriglissar, che aveva sposato una sorella di Arnil-Marduk, reggeva una serie di regioni di frontiera a est, lungo il Tigri ed era a capo dell' eserci­ to. Era quindi molto potente e voleva esercitare il controllo sulla poli­ tica di Arnil-Marduk. Il contrasto tra i due si risolse a favore di Neri­ glissar perché nel 559 Arnil-Marduk fu assassinato e il generale lo stesso anno ne prese il posto. Il nuovo re ricominciò subito le spedizioni mili­ tari e combatté in Cilicia, nel sud dell'Anatolia. Intraprese però anche grandi opere di restauro di vari santuari babilonesi. Morì dopo quattro anni di regno, nel 556. Gli successe il fìglio Labashi-Marduk, presentato nei testi come giova­ ne e inesperto. In pochi mesi una nuova congiura di palazzo, capeggia­ ta da un dignitario di corte, Nabonedo, eliminò Labashi-Marduk. Il

fatto che Nabonedo non appartenesse alla famiglia reale non provocò alcuna reazione nel paese, segno evidente che tutti i problemi erano interni al palazzo reale (Joannès, 2000) . La storia della famiglia di Nabonedo si conosce da una lunga iscrizione funeraria della madre, Adad-guppi', che morì a centoquattro anni dopo aver attraversato con la sua lunga vita tutta la storia della fine dell'im­ pero neo-assiro e dell'impero neo-babilonese. Da questo testo risulta che Nabonedo nacque all'inizio del regno di Nabucodonosor n. Del padre si conosce solo il nome, Nabu-balassu-iqbi e che aveva il titolo di governatore. La madre era sacerdotessa del dio lunare Sin nel grande e importante tempio di Kharran, nell'alta Mesopotamia, durante il regno di Assurbanipal e fino alla fine dell'impero assiro. Quando Kharran, ultima roccaforte degli Assiri, venne conquistata dai Babilonesi, Adad­ guppi' fu portata a Babilonia dove visse a palazzo reale. Nabonedo, salito al trono nel 555, iniziò una serie di restauri nei templi babilonesi e cercò anche di regolarne la gestione. Obbedendo quindi alla tradizione dei re che lo avevano preceduto, con grande attenzione al passato, come afferma nelle sue iscrizioni, cercò di ripristinare i più antichi complessi architettonici e di culto dei templi antichi. Proseguì, inoltre, la conquista della Cilicia. FIGURA 6 Il Vicino Oriente sotto i Medi e i Caldei

Fonte:

Live ra n i, Antico

Oriente,

cit., p. 917.

Il figlio di Nabonedo, Bel-shar-usur, fu costantemente al fianco del padre in tutti gli affari dello Stato; nell'anno 5 del suo regno Nabone­ do, dopo una grande spedizione militare che partendo dalla Palestina era giunta al deserto arabico fino all'oasi di Teima, stabilì la sua resi­ denza in Arabia e vi risiedette per dieci anni, dal 551 al 541, lasciando al figlio la reggenza a Babilonia. Le fonti a disposizione non consento­ no di conoscere esattamente i motivi per cui Nabonedo si trasferì a Teima, né è possibile sapere se si sia trattato di un esilio o di un allon­ tanamento volontario del re. Forse in questa decisione intervennero diversi fattori tra i quali il desiderio di assicurarsi il controllo dei com­ merci dell'Arabia del sud. Forse intervennero anche motivi religiosi. Infatti Nabonedo, in quanto figlio di una sacerdotessa del dio lunare Sin di Kharran, volle stabilirsi, come già detto, a Teima, che era un centro religioso in cui si venerava questa divinità. A Ur, altro centro di culto del dio lunare, mise come sacerdotessa una sua figlia. In effetti, come emerge chiaramente dalle sue iscrizioni, il re venerò in modo particolare Sin e cercò inutilmente di farlo assurgere a capo del pan­ theon babilonese. Questo suscitò sicuramente un duro contrasto con il clero babilonese, che aveva grandi poteri e privilegi. Forse Nabone­ do introdusse un controllo eccessivo da parte del palazzo sulla gestio­ ne dei beni dei templi, irritando così anche una parte dei dignitari che da questa gestione ricavavano indubbi benefici. Il conflitto religioso ne nascondeva probabilmente uno d'interessi (Joannès, 2000) . Conosciamo il regno di Nabonedo dalle sue iscrizioni e da un testo scritto dopo l'arrivo di Ciro a Babilonia, documenti che hanno tutti chiari intenti di propaganda; resta quindi difficile valutario in maniera obiettiva. Sappiamo che dopo dieci anni trascorsi in Arabia Nabonedo ritornò a Babilonia, dove riprese prepotentemente in mano il potere e sostituì tutti i responsabili dell'amministrazione nominati da suo figlio con gente a lui fedele. Il tempio di Sin a Kharran venne restaurato, come già avrebbe voluto fare all'inizio del suo regno e nel tempio di Marduk introdusse anche la statua del dio lunare, modificando il culto del primo e attribuendo al secondo un posto importante. Anche sotto la dinastia neo-babilonese, come già ricordato, vi furono deportazioni di popolazioni che fecero aumentare il numero delle ernie presenti sul suolo della Babilonia. La più celebre è la deportazione degli 86

Ebrei del regno di Giuda nella Babilonia settentrionale e centrale, tanto che nella Babilonia del nord sorgeva una città conosciuta come Città di Giuda, che ha fornito archivi di tavolette cuneiformi, ancora inedite, che confermano come gli Ebrei redigessero documenti amministrativi in questa scrittura. Inoltre l'impatto della civiltà babilonese, della sua cultura, dei suoi miti e della sua religione sugli Ebrei fu enorme, come dimostrano molti passi della Bibbia (Liverani, 2003) . È d a ricordare che gli Ebrei non solo cambiarono i l loro calendario adottando quello lunare dei Babilonesi (utilizzato ancora oggi), ma anche l'inizio del giorno, che per i Babilonesi era alla sera al sorgere della luna. Anche comunità della Siria del nord furono deportate e costruirono insediamenti a cui diedero il nome della città della madre-patria da cui provenivano. Così in Babilonia centrale troviamo le città di Ascalona, di Gaza, di Qadesh, di Tiro. 7.3. La Letteratura e Le scienze nel 1 miLLennio a.C. Nel periodo neo-babilonese gli scribi fecero risalire l'origine della cultura e delle composizioni ad antenati prestigiosi rifacendosi a sapienti scribi del­ l' epoca cassita (xv-xn sec. a.C.), mentre fecero risalire la loro sapienza agli apkallu, creature metà uomo metà pesce (sovente raffigurate nei sigilli e nelle placche neo-babilonesi), ai quali era attribuita la diffusio­ ne delle conoscenze alla base della vita civile; essi avrebbero ricevuto questi principi essenziali della civilizzazione da Ea, il dio della saggezza. I loro successori, gli ummanu, diffusero presso gli uomini i segreti della tecnica, della magia e della medicina di cui erano considerati i custodi. Il periodo neo-babilonese produsse una vastissima letteratura scientifi­ ca, strettamente legata alla letteratura religiosa, essendo gli dèi i soli detentori della conoscenza. Le scienze babilonesi - matematica, medi­ cina, farmacopea, divinazione, astrologia - divennero celebri in tutto il Vicino Oriente. La cultura mesopotamica del periodo è caratterizzata da un grande tradizionalismo e da una conservazione e sistematizzazione di quella precedente. Il corpus della letteratura sapienziale babilonese del I millennio è immenso. La biblioteca di Ninive ha certo fornito una quantità enor­ me di testi della tradizione babilonese, ma anche altri centri neo-assiri,

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quali Assur e Kalkhu hanno tramandato molti testi letterari e religiosi di orgine babilonese. Nel I millennio gli scribi babilonesi copiarono e riorganizzarono in serie canoniche, che potevano essere costituite anche da decine di tavolette, le liste lessicali già compilate nel m millennio a.C. e che sistematizzava­ no le conoscenze in ogni categoria dello scibile. Una raccolta di queste liste sumerico-accadiche è fornita dalla serie chiamata ur5-ra hubullu, che, in ventiquattro tavolette, riporta i nomi di alberi, di oggetti in legno, in canna, di metalli, animali, pietre ecc. Si sistematizzarono grandi serie di nomi divini nelle quali gli dèi ven­ gono raggruppati per famiglie e in genealogie. Vennero sistematizzate anche grandi serie divinatorie già composte in altri periodi ma che ora vengono potenziate con aggiunte di altre serie. Si hanno così manuali di presagi ottenuti con i vari sistemi della divinazione mesopotamica: epatoscopia, lecanomanzia, libanomanzia, ma anche, risalenti soprat­ tutto al I millennio, di astronomia. I sintomi medici sono raccolti anch'essi in serie e la prima tavoletta ini­ zia con l'espressione "Quando l'esorcista si reca a casa di un ammalato". Si conoscono calendari di epoca neo-babilonese ed emerologi che rego­ lavano la vita quotidiana degli uomini indicando per ogni giorno del­ l'anno quali azioni bisognava evitare per non incorrere nell'ira degli dèi. Vengono ricopiate le grandi opere della letteratura babilonese, quali l'Epopea di Gilgamesh, ii Poema di Atra-khasis, il Poema del Giusto soffe­ rente, la Teodicea: tutte opere composte precedentemente ma copiate e conservate. La letteratura religiosa raccoglie preghiere, inni alle divinità, lunghe serie di scongiuri e molti rituali tra cui quelli magici. =

7.4. Ba bilonia capita le dell'impero I sovrani Nabopolassar e Nabucodonosor, come si è già detto (PAR. 7.2), fecero di Babilonia la più grande, bella e magnifica città del Vicino Oriente antico. Entrambi for­ tificarono la cinta di mura, restaurarono e abbellirono i grandi templi, ingrandirono il complesso dei palazzi reali. Al regno di Nabopolassar risale una serie di cinque tavolette conosciuta come "Descrizione della città di Babilonia", o serie TIN.TIR (cfr. PAR. 2.2). Essa descrive la città sotto forma di elenco; si inizia con i nomi e gli epiteti di Babilonia, che contengono anche riferimenti alle feste e ai rituali che vi si svolgevano

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e per questo è definita "la città della festa", "della gioia", "della danza" , "la città i cui abitanti celebrano costantemente gli dèi", "la città privile­ giata che libera il prigioniero", "la città pura"; si enumerano poi (quar­ ta tavoletta) i templi e i luoghi di culto cominciando dai santuari di Marduk, l'Esagila e l'Etemenanki; nella parte finale si contano 43 cen­ tri di culto dedicati ai grandi dèi di Babilonia; si enumerano poi le porte della città (8), le mura di cinta (2) , i canali (3), le strade (24) e i suoi distretti (10 "i cui campi producono abbondanza"). Alla fine della quinta tavoletta nel colofone lo scriba si firma e aggiun­ ge il suo patronimico e la notizia che le tavolette sono state copiate da Babilonia. Verosimilmente è la copia di un testo redatto nel periodo di Nabucodonosor 1, della II dinastia di Isin (cfr. PAR. 5.1) quando si inizia a esaltare Babilonia come la città santa per eccellenza e centro del mondo. Gli scavi hanno portato alla luce soprattutto la città di Nabucodonosor II e quella a lui successiva e hanno trovato pieno riscontro nel testo TIN.TIR. I dati archeologici, che insieme ai testi topografici e alle iscri­ zioni di fondazione permettono di ricostruire una gran parte della città ai tempi di Nabucodonosor, confermano che fu proprio con lui che Babilonia diventò la città favolosa e splendida, idealizzata dai suoi seri­ bi, che ne hanno fatto il centro dell'universo, da alleati e nemici, come è evidente anche dai passi biblici che la riguardano. Ai tempi di Nabucodonosor II, Babilonia si estendeva per circa 1.000 ettari e la città interna occupava circa 500 ettari e si stima che avesse wo.ooo abitanti. Nabucodonosor ne rispettò la pianta originaria e la divisione in quartieri, pur adottando un proprio progetto urbanistico. Una prima cerchia di mura era circondata da un fossato e quindi da una cinta interna composta da due muri rinforzati ogni 15-20 metri da bastioni. Il muro interno in epoca neo-babilonese aveva ancora il nome di lmgur-Enlil, lo stesso che aveva già in epoca cassita, mentre il muro esterno era chiamato Nimitti-Enlil. All'altezza della riva sinistra del fiume il muro era unico. La cinta delle mura sulla riva sinistra del fiume era inglobata in un'altra cinta di mura di forma triangolare che com­ prendeva i quartieri più recenti. Questa formidabile difesa della città, di cui Nabucodonosor racconta sovente nelle sue iscrizioni, diventò leggendaria e fu poi classificata da Strabone come una delle sette meraviglie del mondo. Sulla cinta di Bg

mura interna si aprivano otto porte; alcune avevano i nomi degli dèi più importanti del pantheon: Ishtar, Marduk, Shamash, Adad. Gran­ di arterie conducevano alle porte della città: le più importanti erano la strada processionale di Marduk e la strada di Nabu che attraversavano la città secondo un asse nord-sud. Strade più piccole intersecavano con angoli retti le grandi arterie secondo un asse nord-sud ed est-ovest e l'insieme della città aveva un aspetto regolare. Le pareti della via pro­ cessionale, che conduceva dal tempio di Marduk alla porta di Ishtar, erano rivestite di mattoni smaltati colorati di un colore blu intenso e FIGURA 7 Pianta della città all'epoca di Nabucodonosor

l. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10.

Etemena n k i Esagil Palazzo merid ionale Cittadella princi pale Fortificazi o n i della Porta d i lshtar Tem p i o d i N i n masch Palazzo d'estate Tem p i o di lshtar Tem p i o Z Tem p i o di N i n urta

E la bo razione di L. De N i n n o Sca rda la

go

decorati con tori e animali fantastici di vario genere; questa via, scava­ ta per 900 metri di lunghezza, proseguiva fino al tempio akitu fuori delle mura della città e attraversava un'altra arteria che portava al ponte sull'Eufrate. La porta di Ishtar divenne uno dei simboli della potenza e della magni­ ficenza di Babilonia. Era anch'essa decorata con mattoni smaltati sui quali erano rappresentate figure di dragoni cornuti, simboli del dio Marduk, e tori, simboli del dio della tempesta, Adad, di cui Marduk aveva assunto le caratteristiche (cfr. PAR. 5.2). Su uno dei muri un'iscri­ zione di 53 linee commemorava l'opera di costruzione della porta e delle mura fatta da Nabucodonocor. Dentro la cerchia di mura interne, la città era divisa in dieci quartieri a noi noti anche attraverso i contratti di compravendita di terreni e di case, oltre che dal testo TIN.TIR. Nella descrizione della città di Babilo­ nia i limiti dei vari quartieri sono dati dalle porte della città e da tem­ pli o da corsi d'acqua. Risulta che nella parte orientale rispetto al fiume Eufrate, la parte più popolosa della città, vi erano sei quartieri e i com­ plessi monumentali dei templi e del palazw reale. Sulla riva occidenta­ le, invece, vi erano quattro quartieri. Sono noti i nomi di tutti questi quartieri che ricordano antiche città sumeriche o accadiche. All'interno della cinta muraria vi erano dei terreni coltivati che contribuivano al sostentamento della popolazione, quei campi "che apportano abbon­ danza", di cui dice il TIN.TIR. Un braccio dell'Eufrate, chiamato Arakhtu, attraversava Babilonia ed era la principale via commerciale della città. Si conoscono i nomi di altri canali e si sa che durante la processione del Nuovo Anno la statua del dio Nabu giungeva da Borsippa seguendo il canale che univa le due città. Si sa, inoltre, che Nabucodonosor fece costruire un ponte sull'Eu­ frate che univa le due rive del fiume. Gli edifici principali di Babilonia, i monumenti ufficiali che ne fecero la meraviglia del mondo, a parte la doppia enorme cinta di mura, sono stati scavati e sono state riconosciute le parti che, data la loro grande estensione, hanno oggi nomi diversi di te!!. Al dio Marduk, re degli dèi e capo del pantheon che veniva chiamato (e lo sarà fino a che sarà vivo il tempio di Babilonia) Bel, che significa "il Signore", il dio per eccellenza, era dedicato un complesso cultuale che era un insieme architettonico di due santuari principali nel centro 91

della città, sulla riva est dell'Eufrate, nell'attuale Tell Amran Ibn Ali: il tempio basso, l'Esagila e il complesso Etemenanki che ospitava la ziq­ qurat, la torre di Babilonia. Questo luogo era esaltato dai testi contem­ poranei come il centro del mondo; e così pure la città di Babilonia, che ospitava tale santuario, era il centro dell'universo, sede politica di quel re che era il rappresentante e il prescelto sulla terra di Marduk. I..:Esagila aveva un'estensione di 180 metri x 125 metri secondo i dati archeologici, ma è stato possibile scavarlo solo in parte. Le sue mura erano costruite con mattoni cotti legati da bitume e, al momento dello scavo, erano ancora ben conservati per un'altezza di più di 1 0 metri. Annesso al tempio vero e proprio vi era un complesso di corti, tra cui una menzionata più volte nei testi come la "Corte dell'assemblea degli dèi" e che prolungava l'edificio a est. Il tempio era chiamato anche il "Palazzo degli dèi" . FIGURA 8 Planimetria deLLa città interna

Fonte: P. Matth iae, l grandi Imperi, in M i lano 1996, p. 150.

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La storia dell'arte dell'Antico Oriente,

CEsagila aveva molte cappelle e podii per il culto di tutti gli dèi del pantheon babilonese, che comprendeva anche antiche divinità sumeriche, dèi maggiori , dèi minori e anche quei mostri primigeni che erano stati vinti da Marduk, che controllava tutte le forze del­ l'universo. Gli appartamenti delle divinità furono fatti decorare magnificamente da Nabucodonosor II; la cella di Marduk aveva il soffitto decorato d'oro e vi erano rappresentati tutti gli esseri primor­ diali mostruosi sui quali il dio aveva trionfato. Del mobilio preziosissimo dell'appartamento di Marduk faceva parte la tavola sulla quale il re, in quanto provveditore dell'Esagila, offriva al dio i quattro pasti quotidiani. Soprattutto dal rituale del Nuovo Anno si conoscono le preziose suppellettili della cella di Marduk. Tra gli altri vi erano, oltre al tavolo, oggetti in oro contenenti offerte e un bruciaprofumi. La cella di Sarpanitum conteneva invece il letto degli sposi divini. Il re assiro Assurbanipal restaurò e riportò a Babilonia il mobilio del­ l'Esagila che era stato sottratto da Sennacherib. Dalla descrizione del letto fornita da Assurbanipal sappiamo che aveva le fiancate placca­ te d'oro, alla testa aveva un dragone, quasi tutte le sue parti erano in oro e pietre preziose. I piedi del letto avevano la forma di lamassu, geni protettori. Si conosce l'esistenza di un trono del dio Marduk, di legno pregiato, abbellito con motivi analoghi e arricchito di metalli e pietre prezio­ se; poggiava su piedi di pietra decorati con dee che reggevano vasi zampillanti. Naturalmente non è pervenuta la statua di culto di Marduk, come nessuna delle grandi e preziose statue divine dell'antichità. Doveva essere di grandi dimensioni, fatta di legno pregiato e Marduk vi com­ pariva in abiti preziosi decorati con simboli celesti; egli teneva in mano l'arma con la quale aveva sconfitto e ucciso Tiamat. Il complesso Etemenanki misurava circa 460 metri x 410 metri all'epoca di Nabucodonosor I I . La ziqqurat, che sorgeva a nord del­ l'Esagila, aveva una base quadrata di 90 metri di lato e la scala monu­ mentale partiva da un'altezza di altri 52 metri dalla base, sul lato sud. Era alta circa 90 metri e aveva sette piani. Il tempio in cima alla ziq­ qurat, il sancta sanctorum, aveva dimensioni ridotte e vi era posto solo per Marduk e la sua famiglia. 93

Oltre al grande polo religioso rappresentato dal tempio di Marduk, vi erano a Babilonia una cinquantina tra templi, cappelle e altari, con un simbolo divino, nelle strade; essi servivano come tappa dove venivano recitate preghiere nel corso delle processioni e soprattutto nella grande e solenne processione della festa del Nuovo Anno. Sulla riva destra del fiume sono stati ritrovati otto templi; di altret­ tanti se ne conosce l'approssimativa localizzazione, grazie ai testi. Il tempio akitu dove giungeva la statua del dio Marduk durante la festa del Nuovo Anno, e che era sicuramente fuori della cerchia di mura, non è stato rinvenuto. Agli dèi principali del pantheon erano dedi­ cati numerosi santuari . Ishtar, la grande dea sotto la cui protezione era messa la difesa della città, il cui appellativo era "Signora di Babi­ lonia" (Belet-Babili ), aveva cinque templi in città, in vari quartieri, e nei diversi templi era venerata in diversi suoi aspetti . Altre divinità sono Nabu, con la sua paredra Tashmetu, Nergal e la sua paredra Ereshkigal e naturalmente Sarpanitu, paredra di Marduk. Molto venerata era anche la dea della medicina Gula. Marduk era il dio nazionale e grande era il suo ruolo anche nell'ono­ mastica, sia sotto la forma di Marduk sia sotto il nome di Bel. Nono­ stante l'arrivo delle popolazioni aramaiche non sembra che ci sia stata un'introduzione di divinità straniere di origine non babilonese. I.:insieme dei palazzi reali, palazw sud e palazw nord, oltre che quello sulla cittadella, ad est dell'Eufrate, ha il nome attuale di Tell Qasr. Mentre il testo TIN.TIR non menziona edifici laici, Nabucodonosor nelle sue iscrizioni narra le grandi costruzioni di magnifici palazzi reali in Babilonia, sede della sua regalità che dovevano mostrare tutto il pote­ re e l'autorità della monarchia. Il palazw meridionale, di forma trapewidale (322 metri x 190 metri), si elevava su due piani, aveva una serie di cortili interni collegati ognuno da una doppia porta monumentale; ospitava il re, la corte e il numeroso personale. Al centro del palazw reale c'era la sala del trono, la cui facciata era decorata con mattoni smaltati con vari fregi, tra cui alberi stilizzati e palme, simboli di fertilità e longevità, moti­ vi geometrici , rosette che delimitavano un fregio di leoni, simbolo della potenza del re e del suo impero. Nabucodonosor descrive le ricchezze del suo palazzo che doveva avere uno splendido arredo. Il trono doveva essere di legno pregia94

to decorato con oro, avorio e pietre preziose. All'angolo nord-est del palazzo è stata trovata una struttura, situata a un livello più pro­ fondo, con numerosi pozzi e condotte d'acqua che fecero pensare agli archeologi di aver rinvenuto i giardini pensili. Più probabil­ mente si tratta dei magazzini del palazzo perché sono state riporta­ te alla luce giare e tavolette concernenti razioni di sesamo, datteri e spezie a prigionieri di guerra di alto rango tra cui il re Yoakin di Giuda. Il palazzo nord, che non è stato interamente scavato, sorgeva nella parte nord-ovest della città ed era una sorta di fortezza, di cittadella elevata. Si affacciava sull'Eufrate da cui era separato da un muro molto alto. Un altro muro di cinta lo separava dal resto della città. La sala del trono e le zone di rappresentanza rimasero nel palazzo sud, ma il re volle ugualmente decorare sontuosamente questa sua residenza abbellita, a dire di Diodoro Siculo, da statue di bronzo che raffiguravano i re precedenti. Gli archeologi hanno pensato a una sorta di "museo" fatto costruire da Nabucodonosor e da Nabonedo e, in effetti, in un settore del palazzo hanno trovato stele, statue e oggetti preziosi provenienti sicuramente dai bottini di guerra. I famosi giardini pensili, di cui tanti autori classici hanno scritto, lus­ sureggianti di piante esotiche che crescevano grazie a un sofisticato sistema di condutture d'acqua, non sono stati identificati con certez­ za ma sembra siano da localizzarsi su terrazze vicine agli appartamen­ ti privati del re. Non sono menzionati in alcuna iscrizione dell' epo­ ca di Nabucodonosor, ma è sicuro che i palazzi reali di Babilonia erano adornati, come del resto anche i palazzi assiri, di giardini in cui i re piantavano ogni genere di piante esotiche. A nord, fuori della città vera e propria, Nabucodonosor, alla fine del suo regno, fece costruire un altro palazzo, detto dagli archeologi "il palazzo d'estate" , che venne incluso nella città da una estensione del muro di cinta, ma oggi ne restano solo le fondamenta. Nabucodonosor in una iscrizione ricorda i grandi lavori compiuti in Babilonia e i palazzi costruiti per esaltare la sua regalità (Langdon, 1 9 1 2 ; Nabucodonosor 9 m , 27 ss.) : I n quel te m po il pa lazzo, residenza della mia rega lità, il lega me tra i popo li, d i mora d i gioia e d i prosperità, luogo a l quale i m i e i vassa lli sono tenuti a rendere omaggio, io

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costru i i in Ka -di ngi rra [ ___ ] _ Da questo luogo io ho fatto conosce re le m ie decisioni rea li e i miei ord i n i i m peria li. Ho levato le m a n i per p rega re il signore degli dèi [ ] "0 signore dei paesi [ ... ] questa d i mora che io ho costruito fa' in modo che io possa gioi rvi della sua magn ificenza. A Babilo n ia, in questa d i m o ra, fa i n modo che io possa raggiunge re u n'età considerevole e vedere la mia d iscendenza ! Che io possa ricevervi pesanti tributi da tutti i paesi e da tutti i popoli ! Che i miei d i scende nti, in questo luogo regnino per sem p re su lle Teste nere. ...

Molte città furono, nel corso della storia del Vicino Oriente antico, più potenti e più ricche di Babilonia, per esempio Ninive. Eppure Babilonia, pur avendo rappresentato un centro politico di primaria grandezza solo all'epoca di Hammurabi, come capitale di un regno comunque non vastissimo, e pur essendo stata capitale del Vicino Oriente antico solo per un secolo (vi sec. a.C . ) , godette di un presti­ gio e di una considerazione di gran lunga superiore rispetto a tutte le altre città, al punto che Alessandro Magno, secoli dopo, la scelse come capitale del suo enorme impero. Questa idea della supremazia culturale e religiosa di Babilonia si raf­ forzò senza dubbio, all'epoca della n dinastia di Isin, quando Mar­ duk divenne il dio supremo del pantheon mesopotamico e la sua città, Babilonia, il centro religioso più importante. I Babilonesi stes­ si contribuirono alla costruzione dell'idea della centralità di Babilo­ nia, facendone il centro cosmologico del mondo. Il mondo che a loro interessava andava dal Mare Superiore (il Medi­ terraneo) al Mare Inferiore (il Golfo Persico) e comprendeva "le quattro regioni del mondo" ; distinte secondo i punti cardinali, esse delimitavano il territorio centrale rappresentato dall'Assiria e dalla Babilonia, cioè dalla Mesopotamia. La concezione di Babilonia quale grande capitale, centro del mondo civilizzato che diffonde la luce della sua civiltà alle altre regioni periferiche più o meno barbare, era diffusa dai Babilonesi stessi . Gli Assiri risentirono dell'influenza fortissima della civiltà babilone­ se. I testi sapienziali del I millennio a.C. anche in Assiria vennero scritti in babilonese standard, gli annali dei re furono redatti in babi­ lonese e non in assiro, la biblioteca di Ninive venne costituita con opere letterarie giunte soprattutto dalle grandi città della Babilonia. Quindi la cultura babilonese del I millennio unificò gran parte della 96

Mesopotamia, indipendentemente dalle vicende politiche. Questa forte unità culturale di impronta babilonese era però, a sua volta, frutto della elaborazione di tradizioni e culture diverse. Una tavoletta, databile al VI secolo a . C . , proveniente da Sippar, città a nord di Babilonia è chiamata il "mappamondo babilonese" , reca il disegno di una pianta del mondo conosciuto dai mesopota­ mici . Essa raffigura una visione cosmologica della Mesopotamia perché sicuramente le conoscenze geografiche del momento erano più avanzate di quanto raffigurato nella pianta. La terra, circolare, coincide con la Mesopotamia e con la valle tra il Tigri e l'Eufrate; al centro della terra vi è la città di Babilonia. La terra è circondata da un mare salato dal quale emergono sette triangoli che rappre­ sentano le altre regioni. Già dal IX secolo era sopravvenuta presso le scuole scribali l'idea del­ l'unicità e della superiorità di Babilonia come unica capitale cultura­ le e politica. Così anche la visione presentata nei testi storiografici è di una lista unica di sovrani, tutti babilonesi, nella quale sono inse­ riti re stranieri, in primo luogo assiri e poi, a partire dal 539 a.C., anche non mesopotamici. Questa visione di Babilonia e della Mesopotamia come centro del­ l'universo e del Vicino Oriente antico ha influenzato enormemente non solo i primi studiosi di storia orientale ma ancora oggi influen­ za la nostra visione di questa terra come luogo d'origine di una civi­ lizzazione che si è irradiata alle aree periferiche del Vicino Oriente. Le scoperte degli ultimi cinquant'anni, soprattutto in Siria e in alta Mesopotamia, hanno invece dimostrato che, oltre alla Mesopotamia, anche la Siria è stata fin dal m millennio a.C. un grande polo cultu­ rale e politico con peculiarità sue proprie che hanno molto influen­ zato l'intera area vicino-orientale. 7.5. La festa del N uovo Anno La più importante e conosciuta festa babilonese, quella di inizio d'anno, la festa akitu, cadeva in primave­ ra; infatti l'anno in Mesopotamia iniziava con l'equinozio primaveri­ le. Si deve ricordare che, anche se ora molti popoli seguono il calen­ dario di Giulio Cesare e fanno iniziare l'anno con il primo gennaio, non per tutte le popolazioni è stato ed è così. In Inghilterra, per esem­ pio, fino al qn il nuovo anno si celebrava in marzo e anche in altre

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nazioni europee, fìno al 1700, l'anno aveva inizi diversi. Ancora oggi l'anno ebraico e l'anno islamico cominciano in periodi diversi perché questi popoli seguono il calendario lunare e non quello solare. La festa akitu era celebrata in Babilonia già a partire dalla seconda metà del III millennio a.C., ma conosciamo la grandissima impor­ tanza che ebbe nel 1 millennio e soprattutto in epoca neo-babilone­ se e poi persiana. Molto presto questa festa fu associata all'inizio del­ l'anno e raggiunse una grande importanza nella vita religiosa babilo­ nese. Durante la festa si celebrava l'anniversario della fondazione mitica di Babilonia, la presa del potere su tutto l'universo da parte del suo dio Marduk, ed era la conferma del potere assoluto del dio e quindi anche del re di Babilonia. La festa durava undici giorni: rappresentava il rituale dell'inizio del­ l' anno agricolo e doveva propiziare la benedizione divina sulle terre per garantirne la fertilità e per assicurare prosperità, benessere e ric­ chezza anche a tutto lo Stato e a tutti i suoi cittadini. Il re aveva un ruolo centrale in questo rituale e la sua presenza era ritenuta indispensabile. Per questo Nabonedo, che per alcuni anni non tornò a Babilonia a celebrare la festa del Nuovo Anno, si rese inviso alla popolazione della città che alla fìne salutò il persiano Ciro quasi come un liberatore. La maggior parte del rituale si svolgeva nei due templi principali di Babilonia, l'Esagila e l'Etemenanki, ma è difficile conoscere il suo completo svolgimento in tutti i particolari. Il testo più completo che lo descrive proviene da Uruk ma è molto tardo (epoca seleucide I I I sec. a.C . ) . Altri testi sono molto frammentari e sono stati scritti in periodi distanti cronologicamente; perciò la ricostruzione esatta e completa del rituale del Nuovo Anno a Babilonia non è facile e resta in alcuni punti ipotetica. D'altra parte, questa festa fu celebrata per centinaia d'anni ed è probabile che lo svolgimento sia rimasto inal­ terato nei secoli. La festa iniziava il primo giorno del mese di Nisannu (primo mese dell'anno babilonese) . Nei primi giorni i sacerdoti del tempio di Marduk compivano una serie di rituali di purifìcazione nella parte più interna dell'edificio, davanti alla statua del dio. Venivano recita­ te dal sacerdote più importante (sheshgallu) molte preghiere al dio chiamato con gli appellativi di "Signore che non ha uguali", "Signo98

re delle terre" , "che vede tutto" , "che controlla anche i presagi dati dagli altri dèi", "lodato dagli dèi I gigi", "di cui tutti proclamano la gloria" e con altri che ne esaltavano le doti. Si chiedeva al dio di guar­ dare benevolmente a Babilonia, all'Esagila e di concedere la libertà ai Babilonesi . Il rituale prescriveva che la preghiera fosse segreta e che solo il sacerdote potesse recitarla. Soltanto dopo questa preghiera il sacerdote apriva la porta del tempio e faceva entrare altri sacerdoti, tra cui i lamentatori e i cantori, a compiere i rituali quotidiani davan­ ti a Marduk e alla sua paredra Sarpanitu. La sera del quarto giorno il sheshgallu doveva recitare davanti alla statua di Marduk l'intero inno di esaltazione del dio. Molti erano i rituali di purifìcazione, i sacrifici e le preghiere sia per Marduk sia per Nabu compiuti durante la festa. Nel quinto giorno il re veniva portato dai sacerdoti nel tempio, davanti alla cappella di Marduk. Il sacerdote toglieva al re le sue inse­ gne regali e le portava al dio, poi ritornava dal re, lo schiaffeggiava, gli tirava le orecchie e gli chiedeva di prostrarsi di fronte a Marduk e di recitare una sorta di confessione negativa: doveva dichiarare di non aver commesso una serie di atti considerati peccaminosi. Succes­ sivamente il re richiedeva l'assoluzione e riceveva conferma che Mar­ duk avrebbe ascoltato la sua preghiera e gli avrebbe dato maggior potere esaltando la sua regalità; solo allora al re venivano restituite le insegne regali . Il sesto giorno arrivava da Borsippa la statua di Nabu che, prima, veni­ va portata dal suo tempio fìno al canale che congiungeva le due città e poi era trasportata su una barca con la quale giungeva a Babilonia. Anche tutti gli altri dèi giungevano a Babilonia per onorare Marduk, quasi fosse un re attorno al quale si stringeva tutto l'esercito. Nell'ottavo e nono giorno Marduk determinava i destini e questo era sicuramente uno dei momenti più importanti . Poco dopo iniziava la processione. Il re prendeva simbolicamente per mano Marduk, lo faceva alzare e dava inizio alla solenne processione di tutti gli dèi fìno al tempio akitu fuori della città. La via processionale indica che tale tempio era situato a nord della città e vicino a un canale perché almeno una parte della processione procedeva su barche. Il tempio doveva essere molto semplice, secondo quanto si evince dai testi. La solenne processione era sicuramente seguita da tutti i cittadini di 99

Babilonia. Non si sa molto di quanto succedeva nel tempio akitu, una volta giuntavi la processione, se non che il re offriva numerosi doni agli dèi e gli dèi stavano a banchetto. Nell'undicesimo giorno gli dèi in solenne processione ritornavano in città attraverso la porta di Ishtar e la strada processionale, accompa­ gnati dal re e salutati dalla folla festante. Marduk riprendeva posto nel suo tempio, mentre Nabu e gli altri dèi ritornavano ai loro tem­ pli nei giorni seguenti . Il rituale della festa del Nuovo Anno si chiudeva così e l'anno nuovo poteva cominciare sotto i migliori auspici .

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8.

La dominazione persiana (539-331 a.C.)

8.1. la Ba bilonia sotto i l dom i n io achemenide Cambiamenti importanti si erano prodotti alla frontiera orientale dell'impero neo­ babilonese, nell'altopiano iraniano, durante il soggiorno di Nabonedo a Teima. Il re dei Medi, Astiage, menzionato dalle fonti cuneiformi come Ishtumegu, stava perdendo la sua supremazia sulle tribù dei Medi e dei Persiani a vantaggio di un re persiano, Ciro n (Kurash nelle fonti in cuneiforme) , il quale, sconfitto in battaglia Astiage, occupò la capi­ tale Ecbatana. In primo luogo Ciro unì sotto il suo dominio le popola­ zioni iraniane dell'ovest e poi intraprese una serie di conquiste verso l'Anatolia occidentale, scontrandosi con il re di Lidia, Creso; nel 541 ne sottomise la capitale Sardi. Nabonedo, allora, vedendo minacciati i confini occidentali dell'im­ pero, in Anatolia, cercò di coagulare tutte le forze contro Ciro. Inve­ ce, alla frontiera orientale verso l'Iran, il paese di Gutium, si alleò con Ciro e il suo governatore Gobryas (Ugbaru in cuneiforme) mise le truppe al suo servizio. Nabonedo cercò di rafforzare le difese della capitale e all'inizio del­ l'anno 539 fece portare le statue delle principali divinità del paese a Babilonia. Inutilmente, perché alla fine dell'estate del 5 3 9 le truppe persiane entrano nel territorio della Babilonia attraverso la valle della Diyala. Vi furono combattimenti e poi la regione di Sippar cadde nelle mani dei Persiani. Ciro proseguì la sua marcia verso la città di Babilonia che, nell'ottobre del 539 cedette, sembra senza opporre resistenza. Gli autori classici e la Bibbia, narrando questo episodio, raccontano che la capitale fu presa grazie a un colpo di mano geniale dei Persiani. Comunque il figlio di Nabonedo scomparve, Nabonedo fu deposto ed esiliato in una provincia orientale della Persia, forse la Carmania. Con la presa della capitale e l'esilio del suo re praticamente tutto l'impero neo-babilonese passò nelle mani dei Persiani. Dopo l'entra­ ta di Ciro in Babilonia l'intera Mesopotamia divenne parte dell'im­ pero persiano, che comprendeva il Vicino e il Medio Oriente. Babi­ lonia perse la sua centralità, pur conservando una grande importan-

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za perché restò capitale, anche se solo di una parte del regno. Il cen­ tro del potere diventò l'Iran. Sotto l'impero persiano la regione conobbe due secoli di tranquillità politica e di sviluppo economico. Per tutto il VI secolo fino alla fine del regno di Dario I la provincia della Babilonia comprendeva praticamen­ te tutti i territori appartenuti all'impero neo-babilonese, cioè l'intera Mesopotamia (l'antica Assiria e la Babilonia) e la parte occidentale del­ l'impero neo-babilonese. La Babilonia fu estranea a ogni operazione militare dalla metà del v alla metà del IV secolo a.C. Nelle iscrizioni cuneiformi Ciro e altri re persiani sottolinearono l'impor­ tanza del loro dominio sulla regione chiamandosi "re di Babilonia e dei paesi", attribuendo quindi a Babilonia un ruolo fondamentale, consape­ voli del suo peso politico, spirituale e culturale. Probabilmente però i contemporanei non percepirono il grande cambiamento avvenuto con la perdita dell'indipendenza politica da parte di Babilonia. I testi documen­ tano una totale continuità nelle pratiche amministrative dall'epoca neo­ babilonese a quella persiana, almeno all'inizio dell'impero achemenide. Conquistata Babilonia, Ciro volle farne un viceregno che dette a suo figlio Cambise, il quale per quasi un anno portò il titolo di "re di Babi­ lonià' mentre il padre aveva quello di "re dei paesi". Poco dopo però fu scelto un governatore, Gubaru (Gobryas), coadiuvato dal figlio Nabu­ gu. Il vasto territorio della Babilonia divenne la provincia di Babilonia e della Transeufratene, retta come tale fino al regno di Dario 1 . Sotto il regno di Serse I la provincia di Babilonia, costituita dalla Mesopotamia vera e propria, e la Transeufratene vennero separate. Apparentemente i Babilonesi accettarono questo cambio di dinastia senza problemi dimostrando di non essere legati a quella locale dei re: le strenue lotte contro gli Assiri per difendere la propria autono­ mia sembrano davvero lontane. Solo nel 522, alla morte di Cambise e dopo l'usurpazione di Gaumata, ci fu una prima ribellione contro i Persiani, capitanata da un babilonese, Nidinti-Bel, il quale, presen­ tandosi come figlio di Nabonedo, prese il nome di Nabucodonosor m. Le più importanti città della Babilonia lo riconobbero come sovrano ma il suo regno non durò che pochi mesi perché l'esercito di Dario I lo sconfisse e lo uccise (dicembre 522) . Un secondo tentativo di indipendenza fu realizzato, come ricorda Dario I nell'iscrizione di Behistun, da un uomo di origine armena, che prese il 102

nome di Nabucodonosor rv e venne successivamente vinto dall'esercito di Dario (521) e impalato. Non si trattò però di rivolte della Babilonia intera, ma di tentativi di singoli individui di prendere il potere. Ciro, per farsi accettare come re, fece redigere delle iscrizioni in babi­ lonese in cui faceva appello agli dèi di Babilonia che gli avrebbero dato un potere legittimo, mentre Nabonedo veniva presentato come un re cattivo che giustamente era stato privato del sostegno divino perdendo il trono. Furono proprio le iscrizioni in caratteri cuneiformi e nelle tre lingue più diffuse (antico persiano, elamico, babilonese) nel loro vasto impero dai sovrani achemenidi Dario e Serse che resero possibile la decifrazione del cuneiforme. Per quanto riguarda le fonti sulla Babilonia del periodo, si deve osser­ vare che sono stati ritrovati, soprattutto da parte di scavatori clandesti­ ni, parecchi archivi privati che datano al VI secolo a.C. ; raramente però questi archivi arrivano oltre il regno di Dario (522-486 a.C.). Purtrop­ po il loro contesto archeologico è perduto per sempre; inoltre resta senza risposta il perché questi archivi, e ugualmente gli archivi ammi­ nistrativi dei grandi templi di Sippar e di Uruk, non proseguono oltre la data della morte di Dario (Joannès, 2000) . Certamente l' arameizzazione della Babilonia, iniziata alla fine del n millennio e proseguita per tutta la prima metà del 1, si diffuse sem­ pre più sia nella lingua parlata sia nella pratica scribale. L'aramaico divenne la lingua più parlata e scritta nella parte occidentale dell'im­ pero persiano; quasi sicuramente la maggior parte delle persone scri­ veva in aramaico anche in Babilonia. Persino sui contratti incisi su tavoletta d'argilla in cuneiforme si aggiun­ ge una scritta in aramaico, dipinta o incisa. Ma il materiale scrittorio normalmente utilizzato era deperibile: pergamena, papiro, tavolette di cuoio oppure di legno incerate. Tutti i documenti in aramaico scritti su supporti deperibili sono definitivamente persi e, perciò, bisogna tenere conto che la disparità delle fonti a nostra disposizione rischia di farci interpretare come molto più importanti di quanto non siano stati aspetti che sono evidenziati dalle fonti cuneiformi, e di farcene ignora­ re molti altri più rilevanti. Quindi bisogna costantemente tenere pre­ sente che, anche se si possiede una grande massa di documenti in cunei­ forme, sia per il periodo neo-babilonese sia per quello persiano, proba103

bilmente una massa altrettanto grande o forse maggiore di documenti è scomparsa e con essa aspetti importanti della storia e della vita di que­ sta regione sono andati perduti per sempre (Joannès, 2000) . S e s i aggiunge poi che i l governo persiano scriveva i n persiano antico e non in caratteri cuneiformi, allora si comprende quanto delle fonti con­ temporanee sia in realtà scomparso. Le fonti per questo periodo sono sia locali, in cuneiforme e in una lingua tardo-babilonese, sia costituite soprattutto da autori greci che raccontano gli eventi storici in tono for­ temente polemico contro i sovrani achemenidi. Essi attribuiscono ai re persiani razzie, malversazioni e distruzioni. In realtà i dati archeologici non confermano distruzioni di epoca persiana. Erodoto nel I libro delle sue Storie descrive il paese della Babilonia, la capitale e i suoi costumi. La sua narrazione è fortemente influenzata dagli scontri secolari e dall'antica contrapposizione tra i Greci e l'Oriente, presentata come lo scontro tra i liberi e democratici citta­ dini greci e i sudditi di un imperatore dispotico e distante. È un Oriente affascinante ma corrotto e minaccioso, e la città di Babilo­ nia, in quanto città più famosa dell'Oriente, è il centro di tutte que­ ste distorsioni. È difficile conciliare i dati della descrizione di Erodo­ to con quanto si legge nelle fonti locali contemporanee. A tal punto che si è arrivati a mettere in dubbio il fatto che lo storico greco abbia veramente compiuto un viaggio in Babilonia. Le sue descrizioni sono forse una rielaborazione delle voci e dei racconti su Babilonia più che il frutto di un'osservazione diretta. Sembra invece che il dominio persiano sulla Babilonia abbia rapre­ sentato un'epoca di tranquillità e di prosperità. Anche il tempio di Marduk continuò ad avere un culto regolare e a essere un importan­ te centro amministrativo. Ciro consentì agli Ebrei di ritornare in Palestina e autorizzò la rico­ struzione del tempio di Gerusalemme. Sicuramente non tutti gli Ebrei rientrarono perché la comunità giudaica della Babilonia del nord è nota anche successivamente come una delle più consistenti fuori dal paese di origine. Dario I consentì ad alcuni esiliati della città di Neirab della Siria del nord di ritornare nella loro patria ed essi portarono con sé i propri archivi in cuneiforme scritti durante l'esilio, che furono trovati appun­ to a Neirab. Comunque non tutti i deportati delle epoche precedenti 104

ritornarono nella loro patria e le etnie sul suolo della Babilonia aumen­ tarono ancora con i sovrani achemenidi, i quali, per far fronte alle necessità militari, nel v secolo, insediarono delle comunità di coloni. Tra questi vi furono genti di Tiro, di Frigia, di Caria, di Melitene, di Urartu, Cimmerii, Arabi e Indiani. Tutte queste etnie vivevano allora sul vasto e produttivo suolo della regione di Babilonia, la Mesopotamia centromeridionale. I testi di Nippur informano della presenza di tutte queste diverse genti. È evidente però che questi popoli non utilizzarono il cuneiforme e la documentazione o i loro archivi erano sicuramente in altro materiale scrittorio e in altre lingue ma, come abbiamo già detto, la deperibilità del materiale scrittorio ci consente di fare soltanto supposizioni. Con il regno di Serse (485-465) , che si definì "re di Babilonia e dei paesi, dei Persiani e del paese dei Medi", la provincia della Babilonia fu costi­ tuita dalla sola Mesopotamia. A parte i due episodi di Nabucodonosor m e IV negli anni 522 e 52r, che furono avventure personali di un singolo individuo più che sommosse di un'intera popolazione, si devono ricordare ancora due rivolte, docu­ mentate nei primi anni del dominio di Serse, che interessarono la città di Babilonia e la sua regione. I nomi dei capi delle due rivolte sono indubbiamente babilonesi: Bel-shimanni e Shamash-eriba. I rivoltosi uccisero il governatore persiano, ma, domata la rivolta, un altro satrapo persiano venne nominato dall'impero centrale. Dopo Serse i re persiani, abbandonato il titolo di "re di Babilonia" , s i appellarono nelle loro iscrizioni in cuneiforme semplicemente "re dei paesi" . Sotto Artaserse I (464-424) fu governatore d i Babilonia Artario, fratel­ lo del re, a documentare l'importanza della provincia babilonese. Sotto Dario n (423-404) fu governatore Gobryas (n) . Dario, divenuto re dei Persiani, nel 423, utilizzò la Babilonia come base delle sue operazio­ ni militari e come luogo di reclutamento di soldati per il suo esercito. Sotto Artaserse n (404-359) è documentata la costruzione di un edificio tipicamente achemenide nel complesso palatino di Babilonia. Sotto il suo regno la Babilonia fu coinvolta nello scontro che quest'ultimo ebbe con suo fratello Ciro il Giovane. Senofonte nell'Anabasi narra le vicende della guerra e il lungo ritorno dei soldati greci che avevano appoggiato Ciro. Comunque né le leve 10 5

militari né l'episodio della lotta tra Artaserse e il fratello ebbero riper­ cussioni sulla Babilonia. La corte achemenide risiedeva periodicamente anche a Babilonia che fu una capitale importante dell'impero. Ma già durante il regno di Serse, in seguito a ribellioni, i templi della città furono saccheggiati, le mura demolite e persino la statua di Marduk distrutta. Anche questa volta un braccio dell'Eufrate fu deviato su alcuni quartieri della città. 8.2. L'ammin istrazione dei sovrani achemenidi Gli Achemeni­ di organizzarono il territorio in nuove circoscrizioni chiamate hatru, termine che designava un distretto amministrativo, fiscale, a volte con sue specifiche competenze, fornitore di manodopera, per lavori vari soprattutto agricoli, e di soldati. Questo sistema di distretti è documentato, soprattutto per la Babilo­ nia centromeridionale, dai testi di Nippur, ma è probabile che fosse il sistema in vigore in tutta la Babilonia. I nuovi sovrani continuarono a servirsi di molti dipendenti delle grandi organizzazioni reali e templari babilonesi. Ma la nobiltà per­ siana ebbe in dono dal re enormi estensioni di terreno in Babilonia. Si conoscono, inoltre, i nomi dei governatori persiani che ressero la regione sotto i vari sovrani achemenidi . Il governatore era scelto tra la nobiltà dell'impero persiano ma portava un titolo babilonese pahat o bel pahati, mentre i governatori delle altre province conti­ nuarono a chiamarsi satrapi. A partire dal regno di Dario 1 le fonti cuneiformi documentano che molti degli amministratori erano persiani perché portano dei nomi di funzione persiani e non più babilonesi. Alcuni erano chiaramente grandi funzionari e personaggi importanti della corte persiana che avevano nella Babilonia delle proprietà e che, pur risiedendo a corte, giungevano nella capitale nei periodi in cui il re vi si trasferiva. I fun­ zionari principali portano ormai nomi propri e di funzione persiani, e così è per i tesorieri e soprattutto per i giudici che devono fare appli­ care la legge dell'impero. Questo dimostra che l'economia, l'esercito e la legge del re erano nelle mani di grandi funzionari persiani . Tra le fonti in cuneiforme per la storia della Babilonia ai tempi dell'im­ pero persiano sono preminenti quelle che provengono da Nippur e da Uruk, più che dalla città stessa di Babilonia. Questi testi documentano

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che alcuni dei grandi tesorieri, nonché il principe ereditario dell'impe­ ro persiano, avevano possedimenti in Babilonia. Sono documentati anche proprietà della regina persiana Parisatide, del satrapo d'Egitto e di vari principi persiani. Questi possedimenti erano stati donati dal re persiano in cambio dei servigi ricevuti, soprattutto militari. Molti nuovi immigrati cominciarono ad affluire perché l'impero achemenide aveva bisogno di manodopera, di funzionari ammini­ strativi e di soldati. Quindi in Babilonia centrale si stabilirono dei coloni militari di origine straniera che ricevevano terre in modo pro­ porzionale ai servigi resi nell'esercito. Essi occuparono le terre reali e facevano parte di comunità amministrate da agenti del re nell'ambi­ to del distretto. Effettivamente la Babilonia era un territorio fertile e quindi il sovrano persiano donava queste terre ad arcieri , cavalieri o a conduttori di carri che potevano servirgli al momento in cui l' eser­ cito avesse avuto bisogno di una riserva armata. La Babilonia servì all'impero persiano come produttore di orzo; inol­ tre era un territorio vicino al centro del potere, ben protetto, in quan­ to provincia interna, perciò gli imperatori svilupparono l'agricoltura, curarono con regolarità i sistemi di canali e misero a cultura nuove terre. La Babilonia ebbe questo ruolo di granaio dell'impero fìno all'epoca sasanide. La popolazione si distribuì in maniera differente, sia perché le zone rurali avevano più rilevanza, sia perché le città, anche quelle grandi, cominciarono a perdere la loro importanza, a eccezione di Babilonia, e divennero decisamente meno popolose; pro­ gressivamente i centri del potere si spostarono dalle città e dai loro templi alle comunità rurali, promuovendo lo sviluppo di molti centri secondari. Per questo motivo numerosi archivi urbani di grandi fami­ glie cittadine si interruppero. La scrittura cuneiforme restò probabil­ mente limitata ai centri religiosi e ai letterati. Alcune famiglie, come quella di Murashu a Nippur, si arricchirono enormemente, come dimostra il ritrovamento del suo archivio in questa città. Esso consta di 8oo tavolette incise con scrittura elegante e curata. Molte erano anche scritte in aramaico a dimostrazione della natura bilingue della cultura babilonese dell'epoca achemenide. Gli archivi della famiglia si estendono lungo un periodo che va dalla fìne del regno di Artaserse 1 all'inizio di quello di Dario n. Si possono, per­ tanto, seguire le vicende della famiglia Murashu (dal nome del capo107

stipite) per due generazioni. Si tratta di uomini d'affari che si arric­ chirono facendo da intermediari tra i coltivatori delle terre della coro­ na persiana e gli amministratori reali. Trattano manodopera, materia­ li per la coltivazione delle terre e si occupano del trasporto dei pro­ dotti agricoli . Si assumono talora l'onere del pagamento delle tasse all'amministrazione centrale, assicurando così all'impero entrate rego­ lari. Lamministrazione imperiale, infatti, assegnava nella Babilonia le terre da coltivare a famiglie che in cambio dovevano garantire un sol­ dato con il suo equipaggiamento completo in caso di bisogno. La quantità di terreno assegnata era proporzionale al tipo di combatten­ te che avrebbe fornito. Soprattutto gli arcieri, ai quali era assegnato poco terreno, per sostentarsi dovevano dedicarsi ad attività più remu­ nerative. Essi davano quindi in gestione i loro terreni alla famiglia Murashu che, da un lato, assicurava il pagamento delle tasse alla Corona persiana, dall'altro diventava conduttrice di moltissimi terre­ ni controllando in tal modo anche le vie d'acqua. Furono quindi, come si dice sovente, dei banchieri, dei fornitori di metallo prezioso che fungeva da moneta e la loro firma sulle transazioni era una garan­ zia (Cardascia, 1951). Quando Dario n nel 4 2 3 chiamò al servizio militare gli arcieri che possedevano le loro proprietà a Nippur, questi dovettero lasciare le loro terre e pagare il loro equipaggiamento per combattere nella campagna militare condotta da Sekindiano a Babilonia; per far fron­ te al pagamento delle tasse sui loro terreni, dovettero fare ricorso ai prestiti della famiglia Murashu e cedere in cambio le loro terre per­ ché le gestisse per la durata del prestito. Così i Murashu avevano a disposizione un'enorme quantità di terre ma, successivamente, furo­ no vittime di maldicenze che raggiunsero la corte reale. Essi infatti scontentavano sia i proprietari delle terre, che ricevevano una rendi­ ta ridotta, sia l'amministrazione reale, che continuava a ricevere delle tasse fisse, mentre i Murashu guadagnavano moltissimo. Così alcuni membri della famiglia furono convocati a Susa dal re persiano e il loro potere economico fu ridotto di molto negli anni 421-420. Gli ultimi testi dell'archivio datano al 410 e rendono evidente che le loro attività sono ristrette a un solo agente che gestisce il patrimonio appartenente a un satrapo d'Egitto, il principe Arsame, che possedeva molte terre in Babilonia. Non si sa se la fine dell'archivio coincida con 108

la fine dell'attività della famiglia nella zona di Nippur oppure se si trat­ ti di archivi morti della famiglia che continuò invece a esercitare scri­ vendo i suoi testi e conservandoli da altra parte (Joannès, 2000) . Altri archivi testimoniano che il caso della famiglia Murashu non fu isolato, ma è soltanto quello che la casualità dei ritrovamenti ha con­ cesso di conoscere meglio. Anche a Sippar è stato trovato (e recente­ mente pubblicato) un archivio che documenta l'attività di due fami­ glie durante i regni di Cambise e di Dario 1 (Jursa, 1999). Un gruppo di testi provenienti da un quartiere del palazzo reale di Babilonia, conosciuto come archivio di Qasr, risale ai regni di Dario II e Artaserse II. Da questo archivio si può ricostruire la carriera di un personaggio di nome B elshunu, il quale diventa governatore della città di Babilonia, poi governatore della provincia della Transeufrate­ ne e poi capo della provincia della Cilicia. Belshunu è quindi un uomo d'affari babilonese che, al pari della famiglia Murashu, è diventato proprietario di terre ma soprattutto gestore dei beni di un gran numero di famiglie della nobiltà persiana che avevano proprie­ tà nelle regioni di Babilonia, Borsippa e Dilbat. All'epoca persiana si data la biblioteca del tempio del dio solare Shamash a Sippar rinvenuta in anni recenti dagli archeologi iracheni. La bibliote­ ca era sistemata in un ambiente modesto, lungo 4,40 metri e largo 2,70, con 44 nicchie nei muri, ciascuna profonda 70 centimetri, all'interno delle quali sono state rinvenute circa 8oo tavolette cuneiformi, di conte­ nuto soprattutto letterario e ancora in buona parte inedite.

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9.

La Babilonia in età ellenistica, seleucide e arsacide (331 a.C.-224 d.C.)

9.1. Alessa ndro Magno e il dom inio macedone (331-305 a.C.) Alessandro Magno sconfisse il re persiano Dario m in una serie di battaglie; fu quella di Gaugamela, sul territorio dell'antica Assiria, vinta dall'esercito di Alessandro il primo ottobre del 331 a.C., ad apri­ re le porte della Mesopotamia alle truppe macedoni. Alessandro entrò in Babilonia il 21 ottobre senza trovare resistenza e prese possesso del­ l'intera regione, mentre Dario si ritirò nella Persia settentrionale. Anche la fine della dominazione achemenide fu accettata dalla popo­ lazione e il passaggio di potere nelle mani di Alessandro avvenne tran­ quillamente. La città restò un centro politico importante anche per l'impero macedone che Alessandro stava costruendo, e nei templi tutti i rituali cittadini continuarono a essere osservati regolarmente. Alessandro soggiornò poco tempo a Babilonia, ma decise da subito di intraprendere una serie di restauri e di abbellimenti. Le iscrizioni di questo periodo, in cuneiforme e in lingua babilonese, gli attribuisco­ no la stessa titolatura dei re achemenidi considerandolo quindi come un naturale successore del loro impero: Alessandro è, infatti, chiama­ to "re dei Paesi" . Nel 3 24, tornato dall'India, risalì in nave il Tigri fi n o a Opis e visi­ tò la Babilonia settentrionale. Qui progettò un miglioramento della rete di canali che già era stata molto sviluppata dagli Achemenidi. Per qualche mese la città di Babilonia fu la capitale dell'enorme impero di Alessandro, che si stabilì nel palazzo reale. Progettò e ini­ ziò anche il restauro del tempio Esagila di Marduk e ordinò i gran­ di lavori di restauro della torre di Babilonia, ma, a causa della sua prematura scomparsa (avvenuta proprio nel palazzo reale, nel 323 ) , s i iniziò soltanto l a rimozione delle macerie dell'edificio antico. Resti delle rovine della torre furono trovate dagli archeologi nella parte nord-orientale della città, dove più tardi sorse il teatro greco. Un documento scritto in cuneiforme e con un'annotazione anche in aramaico è datato all'anno 9 di Alessandro re e riguarda vari funziona-

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ri che ricevono un compenso per rimuovere la terra dall'Esagila. Que­ sto prova che i funzionari babilonesi hanno continuato a redigere documenti in babilonese anche durante il regno del sovrano macedo­ ne. Dopo la sua morte, i suoi generali si accordarono per designare alla successione il fratello, Filippo Arride e il figlio di Alessandro, nato dopo la morte del padre e chiamato Alessandro IV. I due re si recaro­ no in Macedonia, nominando reggente della Babilonia Antipatro. Nell'autunno del 321 l'accordo di Triparadeiso, in Siria, stabilì una spartizione dei territori tra i generali di Alessandro. La satrapia di Babilonia fu attribuita a Seleuco che, entrato in Babilonia - come ci informano le cronache babilonesi e testi amministrativi - nel novem­ bre del medesimo anno, cominciò subito a organizzare il potere nella regione agendo come governatore del re macedone. Tra le altre cose fece ricostruire le mura di Borsippa. Nel 320 un altro generale dell'esercito macedone, Antigono, intrapre­ se spedizioni contro Eumene di Cardia e arrivò vicino al territorio della Babilonia, opponendosi a Seleuco. Alcuni testi cuneiformi del­ l'epoca sono datati con gli anni di regno di Antigono, dopo l'uccisio­ ne in Macedonia del re Filippo m , mentre Seleuco continuò con una datazione diversa, seguendo gli anni dell'altro re, Alessandro IV. Nel 316 Seleuco dovette fuggire in Egitto cedendo completamente il campo ad Antigono; ma qualche anno dopo, nel 312, Antigono e suo figlio furono sconfitti a Gaza in Palestina e Seleuco ne approfittò per riprendere possesso della sua satrapia, riconquistando prima l'alta Mesopotamia e rientrando successivamente (3n a.C) nel territorio della Babilonia. Dovette prendere d'assedio la città di Babilonia dove si era rifugiata una guarnigione di Antigono, poi si fece riconoscere satrapo e generale di tutto il paese. Anche se il re Alessandro IV fu assassinato in Macedonia, nel 3II a.C., Seleuco, leale alla monarchia macedone, continuò a datare gli anni nei documenti cuneiformi con il suo regno fino al 306 a.C. (Joannès, 2000 ) . 9.2. 1 Seleucid i (305-141 a.C.) Nel 3 0 5 iniziò ufficialmente in Babi­ lonia il regno di Seleuco 1 , durante il quale fu utilizzato un nuovo sistema di computo degli anni . Si fissò retrospettivamente il punto d'inizio della nuova era seleucide all'anno 3II a.C. nel quale era scomparso l' ultimo erede della monarchia di Alessandro Magno e, da 112

quel momento, si cominciarono a contare gli anni in sequenza, senza dividerli più in base ai regni dei vari sovrani . I primi anni dell'era seleucide furono quindi considerati quelli dal 3 1 1 al 305 e così di seguito. Antigono, per nulla domato, inviò i suoi generali dalla Media a riprendere la Babilonia, contando sull'alleanza delle truppe persiane. Seleuco li affrontò oltre il Tigri, li sconfisse e arruolò i loro soldati nel suo esercito; poi continuò la sua marcia verso est per impadro­ nirsi di altre satrapie. Allora Antigono inviò un generale, Demetrio, con un esercito di 1 9 . 000 uomini contro Babilonia, presidiata da un generale di Seleuco, Patroclo, il quale fece evacuare la città. Deme­ trio si impadronì di una delle due cittadelle che componevano allo­ ra Babilonia e, lasciato là un suo generale, Archelao, proseguì verso il Mediterraneo. Archelao impose tasse durissime ai Babilonesi negli anni 309-307, ma non riuscì a domare la resistenza degli uomini fedeli a Seleuco. Solo nel 3o6 questi tornò dalla Persia, riprese il pote­ re totale su Babilonia e iniziò a chiamarsi con il titolo reale dall'an­ no successivo, il 3 0 5 . Seleuco decise allora di fondare una nuova capitale, cui diede il suo nome, Seleucia, sul Tigri, non lontana dall'attuale Baghdad, a nord di Babilonia, che fu così relegata al ruolo di capitale regionale per­ dendo molta della sua importanza. Il figlio di Seleuco, Antioco, fu nominato coreggente dal padre, che gli affidò la gestione di tutti i territori a est dell'Eufrate. La Mesopotamia e la Babilonia non furono centrali nelle lotte per il potere che si scatenarono dopo l'assassinio di Seleuco e che si svolse­ ro in Siria occidentale e in Anatolia. Solo tra il 274 e il 271 la Babi­ lonia fu coinvolta direttamente nel conflitto quando si combatté la prima guerra di Siria tra Antioco e Tolomeo 1 1 . Verso il 2 7 5 Antioco 1 ordinò ai Babilonesi di trasferirsi a Seleucia, ma fece comunque restaurare il santuario di Marduk a Babilonia. I sacerdoti del santuario continuarono a portare avanti la tradizione cuneiforme e a scrivere testi letterari e scientifici. Antioco restaurò anche il tempio Ezida di Borsippa, opera celebrata in un'iscrizione babilonese che è l'ultima di quelle reali che si conosca scritta in cuneiforme. Babilonia divenne sempre meno importante rispetto a Seleucia, la capitale politica. 113

La parte sud della Mesopotamia, invece, già all'epoca achemenide aveva avuto un ruolo importante con i suoi terreni agricoli e conti­ nuò ad averlo in epoca seleucide; la città di Uruk ebbe un ruolo di prim'ordine (Joannès, 2000) . Intanto, verso la fine del I I I secolo a.C. la parte orientale dell'impe­ ro cominciò a essere interessata dall'arrivo di nomadi sciti, i quali, condotti dal loro re Arsace, si stabilirono nella satrapia di Partia-lrca­ nia, a est del Mar Caspio. Occuparono poi tutta la regione, da cui successivamente presero il nome: furono infatti chiamati Parti sotto il regno del re seleucide Mitridate I (I7I-I39 a.C. ) . Seleuco I I , prima, e Antioco I I I , dopo, organizzarono spedizioni verso la Persia cercando di ristabilire il loro dominio ai confini orien­ tali del loro regno. Si sa che Antioco III partecipò alla festa del Nuovo Anno a Babilonia nel 205 a.C. e l'anno dopo compì una spe­ dizione marittima nel Golfo Persico. Ma i Romani erano ormai entrati nella politica della regione. Antio­ co III si scontrò con loro a Magnesia, nel I90, e venne sconfitto. Con la pace di Apamea il regno seleucide perse numerosi territori occiden­ tali e dovette pagare a Roma un tributo di I5.000 talenti d'argento. Nel I87 partecipò a cerimonie a Borsippa e a Babilonia, dove gli venne donato il mantello regale di Nabucodonosor II. Ma pochi mesi dopo venne ucciso perché si era impadronito delle ricchezze del tem­ pio di Bel/Zeus in Elimaide (il dio babilonese Bel/Marduk, venne dai Greci assimilato allo Zeus greco) . Anche Antioco IV morì poco dopo aver tentato di impossessarsi del tesoro della dea Nahaia a Susa. Dal I66 a.C. i Parti cominciarono a espandersi e scesero dal Mar Caspio verso sud. Intanto i Romani avevano cominciato a interveni­ re pesantemente nelle vicende dinastiche dei Seleucidi. Così salì al trono Demetrio I Soter (162-I51 a.C.) che era stato a Roma come ostaggio e si era conciliato i Romani con ricchi doni. La Babilonia fu retta tirannicamente dallo stratega Timarco che venne eliminato da Demetrio, il quale domò anche la rivolta dei Maccabei in Giudea. Nella Babilonia del sud, nella regione chiamata Paese del Mare, vi era ormai la satrapia della Caracene, dove un satrapo tentò dal I6o di rendersi indipendente dal potere centrale dei Seleucidi. Altre regioni più orientali, e tra esse Susa, si staccarono dall'impero seleucide. 111,

I Seleucidi non trascurarono i templi babilonesi: l'Ezida di Borsippa, per esempio, fu restaurato da Antioco 1 , ma anche i templi di Nip­ pur, Larsa, Uruk furono oggetto di interventi mentre, solo per fare un esempio, il tempio di Shamash a Sippar, caduto in disuso dopo l'epoca achemenide, fu lasciato cadere in rovina. Le fonti cuneiformi per l'epoca seleucide provengono soprattutto da Nippur, Uruk e Babilonia, e per quella panica soprattutto da Uruk e Babilonia. Negli archivi privati di Babilonia, ritrovati nella città e appartenenti alle epoche seleucide e panica, sono documentate alcune attività tra­ dizionalmente private: prestiti di argento, gestione di terre agricole, affitti di case. I contratti documentano anche la massiccia presenza di onomastica greca trascritta in cuneiforme. Diversi membri della popolazione babilonese utilizzarono nomi greci, attribuendo ai loro figli gli stessi nomi dei dirigenti politici della regione. Greci sono attestati in alcune città come la nuova capitale Seleucia sul Tigri e in un'Antiochia in prossimità di Uruk, ma non ci fu una ellenizzazione della popolazione. Uruk è senza dubbio la città della Babilonia che fornisce il maggior numero di documenti cuneiformi di epoca seleucide e, in minor misura, parti ca. Essa documenta un'espansione autonoma della bassa Mesopotamia rispetto alla Babilonia del periodo, favorita dall'attivi­ tà commerciale del Golfo Persico. Uruk era retta da un governatore che rappresentava il re e da un fun­ zionario che amministrava i templi, primo tra tutti quello del dio Anu. I nomi che si conoscono di questi governatori sono babilonesi, discendenti di grandi famiglie di Uruk di epoca neo-babilonese. Sovente i funzionari utilizzano due nomi, uno babilonese e uno greco. Sono pervenuti mattoni iscritti in cuneiforme babilonese e ara­ maico alfabetico con il nome di Anu-uballit, un funzionario preposto ai templi che fece restaurare il tempio e la ziqqurat del dio Anu, inse­ rendo i mattoni con il suo nome a ricordo del suo intervento. A Uruk cominciò infatti a svilupparsi, già in epoca persiana ma soprattutto in epoca seleucide, il culto del dio del cielo Anu. Venne restaurato il santuario a lui dedicato, il Bit Resh, e costruita una ziq­ qurat. Anu sembra aver acquisito il ruolo che Marduk aveva a Babi­ lonia. Forse Uruk aspirò a diventare una sorta di capitale del Paese 11 5

del Mare e ad inserirsi nel commercio che dal Golfo Persico raggiun­ geva Palmira e poi il Mediterraneo. A Uruk e a Ur sono stati identificati archivi privati di alcune grandi famiglie locali delle quali si possono seguire gli affari per generazio­ ni, grazie soprattutto a testi di contratti. Anche a Babilonia alcuni archivi privati permettono di conoscere le attività di famiglie connesse con la gestione dei beni del tempio Esa­ gita. Per esempio, l'archivio della famiglia di Muranu e di suo figlio, carpentieri della barca sacra del dio Bel/Marduk, consente di intra­ vedere gli affari relativi a un'attività commerciale e finanziaria in pro­ prio nel periodo tra il 277 e il 253 a.C., in piena età seleucide. All'epoca seleucide si datano numerose copie di testi letterari, la cui redazione è la meglio conservata e la più completa. Sono in genere copie di grandi serie canoniche di testi di astrologia, di divinazione, ma anche testi di pratica liturgica e di addestramento scribale. Si conoscono famiglie di scribi a Uruk e a Babilonia che hanno lascia­ to archivi con opere che dovevano essere studiate da chi intendeva diventare lamentatore, astrologo e scongiuratore. Si ricopiavano i testi letterari di Babilonia che restavano poi custoditi nei santuari. I colofoni delle tavolette consentono di conoscere molti nomi di seri­ bi, di verificarne la carriera; alcuni precisano che il testo è destinato agli iniziati. Alcune tavolette utilizzano, probabilmente sempre per motivi di segretezza della trasmissione del sapere e di certe pratiche di scongiuri ecc. , una scrittura cuneiforme numerica che resta anco­ ra da decifrare. I testi sono comunque copiati con grafia accuratissi­ ma, mentre i documenti della pratica sono scritti ormai in un cunei­ forme molto corsivo difficilissimo da leggere (Joannès, 2000) . A Uruk sono state identificate due biblioteche private con testi di omina astrologici e teratologici, testi di scongiuri e qualche testo della letteratura babilonese, tra cui parti dell'Epopea di Gilgamesh e dell'Esaltazione di Ishtar. Una delle tavolette ritrovate è in scrittura neo-assira e dal suo colofone si deduce che proviene dalla biblioteca di Assurbanipal a Ninive. Soprattutto da Uruk provengono numero­ si testi religiosi che descrivono rituali. Quello più completo che si possieda, con la prescrizione per i vari giorni della festa del Nuovo Anno (cfr. PAR. 7.5) , proviene proprio dalla Uruk seleucide. I testi che contengono rituali sono copie di altri più antichi, canonici, fede!116

mente copiati dagli scribi e perpetuati immutati dai sacerdoti. Per esempio la serie dei rituali dei sacerdoti lamenta tori è identica a quel­ la ritrovata nella biblioteca di Ninive. È evidente quindi che è la Babilonia la prosecutrice e la custode, per secoli, della letteratura sapienziale babilonese, fino all'epoca parti ca. Dalle tavolette di Uruk di epoca seleucide e in parte di epoca parti­ ca emerge che la cultura tradizionale dei letterati babilonesi è porta­ ta avanti solo da una ristretta cerchia di sapienti ancora legati alle antiche tradizioni, mentre è la cultura e la lingua aramaica a domi­ nare in tutto il resto del Vicino Oriente. Con i Seleucidi, poi, la scrittura e la lingua greche sono molto atte­ state anche in Babilonia. Molti testi sono scritti in sumerico o in babilonese, ma sono resi sia con la scrittura cuneiforme sia con l'al­ fabeto greco, che presenta il vantaggio di fornire trascrizioni molto precise avendo vocali e consonanti. La lingua della cultura, sotto i Seleucidi e poi ancor più sotto gli Arsacidi, fu il greco, e i testi bilingui greco-babilonese della Babilo­ nia sono gli ultimi documenti che attestano una trasmissione dal­ l'una all'altra cultura. Da estratti di liste lessicali cuneiformi è evi­ dente che gli scribi greci hanno imparato il cuneiforme. Infine è da ricordare che Beroso fu un sacerdote del tempio di Bei!Marduk di Babilonia della fìne del Iv-inizio del m secolo a.C., contemporaneo dei primi Seleucidi. La sua opera, conosciuta con il nome di Babyloniaka, fu composta in greco intorno al 28I a.C. per pre­ sentare ad Antioco I una summa della civiltà babilonese (cfr. PAR. 1 .2) La sua vita, divenuta leggendaria - ne parlano autori greci e latini, come Pausania e Plinio il Vecchio - sembra si sia conclusa nell'isola di Cos, che era sotto il dominio dei Tolomei, dove egli insegnò le scien­ ze caldee, cioè l'astronomia e l'astrologia. In realtà della sua opera non è giunto nessun manoscritto, ma solo citazioni di essa da parte di auto­ ri successivi che, con molta probabilità, non avevano letto l'opera di Beroso, ma un riassunto della Babyloniaka fatto da uno studioso di Mileto, Alessandro Polistore, nel I secolo a.C. Pare comunque che un esemplare dell'opera nella sua interezza si trovasse nella biblioteca di Alessandria d'Egitto. Si tratta di una presentazione per i lettori greci degli eventi e della cultura babilonese posti in ordine cronologico; l' au­ tore è un uomo di Babilonia, e come tale pone la sua patria al centro 117

dell'universo, considerandola il luogo d'origine dell'umanità; insiste sui regni di sovrani come Sennacherib e Nabucodonosor II, distrutto­ re l'uno e grande costruttore l'altro della città. Beroso ha raccolto e sistematizzato il patrimonio culturale degli uomini di lettere e di culto di epoca seleucide in Babilonia e quanto si insegnava tradizionalmen­ te. Le sue conoscenze astronomiche sembrano non corrispondere ai reali avanzamenti dell'astronomia in epoca seleucide e forse la fama di essere colui che trasmise al mondo greco l'astronomia babilonese non è completamente fondata. 9.3. Gli Arsacidi (141 a.C.-224 d.C.) Nel luglio del 141 a.C. i Parti entrarono nella capitale Seleucia, impadronendosi così della Babilo­ nia che sarà per un certo periodo devastata da guerre tra i Seleucidi, che tenteranno varie volte di riprendersi i territori, e i Parti . Dopo la sconfitta e la morte di Antioco VI I , i Parti si stabilirono (129 a.C.) in Babilonia. Mentre i Parti avevano molti problemi nella parte orientale del loro impero e si scontravano con numerose tribù nomadi, in Babilonia conquistata essi insediarono dei funzionari locali, chiamati in vario modo e che furono satrapi, generali, governatori. I Parti furono detti anche Arsacidi perché introdussero un altro siste­ ma di datazione e di computo di anni, iniziando a contare un'era arsacide e facendola risalire al 171 a.C., cioè all'inizio del regno di colui che fu considerato il fondatore della dinastia, Mitridate I detto Arsace il Grande. I documenti cuneiformi testimoniano anche l' uti­ lizzo del sistema di datazione con l'era seleucide. In quegli anni la Babilonia del sud fu sistematicamente saccheggia­ ta, anche da parte di tribù arabe che si spinsero più a nord fino alla città di Babilonia. Successivamente si rese indipendente e alcuni dinasti locali si appropriarono anche del resto del territorio, riunifi­ cando momentaneamente l'antica regione. Ma il re panico Artaba­ ne I (127-124) riuscì a riprendere possesso della bassa Mesopotamia e poi anche di Babilonia. Mitridate II (123-88 a.C.) ampliò enormemente l'impero arsacide conquistando Doura Europos sull'Eufrate, ma questo non impedì a Gotarze di instaurare una monarchia autonoma a Babilonia. I testi degli astronomi babilonesi dell'epoca consentono di conoscere alme118

no tre sovrani che si succedettero in Babilonia all'epoca dell'impero panico nella prima metà del I secolo a.C. Il sovrano panico aveva il titolo di "re dei re" (Joannès, 2000) . I documenti in cuneiforme del periodo sono rari e si tratta principal­ mente di testi astronomici. Per tutta la seconda metà del I secolo a.C., i Parti lottarono con i Romani che detenevano la Siria e di fatto controllavano l'Armenia. La linea di confine tra i due imperi era l'Eufrate. Nel I secolo d.C. l'impero panico attraversò una crisi interna e fu insanguinato da guerre civili e perfino la città di Seleucia non fu più sotto il controllo dei Parti. La civiltà babilonese era già praticamen­ te scomparsa. I..:ultima tavoletta conosciuta scritta in cuneiforme è un testo astronomico scritto verso il 75 d.C. Il territorio dove c'era stata l'Assiria, divenuto provincia romana di Adiabene insieme a una parte dell'alta Mesopotamia, divenne una wna di confine dove passava il limes romano, cioè il confine fortificato. All'epoca arsacide il personale del tempio Esagila di Babilonia dove­ va occuparsi anche di vari templi di altre città. In una casa apparte­ nuta a un orafo sono stati trovati dei resti del tesoro dell'Esagila, pro­ babilmente salvati e nascosti dai sacerdoti del tempio. La dinastia panica restaurò a Babilonia monumenti di epoca neo­ babilonese e il palazw d'estate di Nabucodonosor I I . Con la fine del periodo panico cessò anche il culto ufficiale nel­ l'Esagila a Babilonia e una parte fu occupata da costruzioni con fun­ zioni residenziali, un'altra conservò un ruolo ufficiale e di culto fino al periodo sasanide, fino a quando, cioè, persistette la pratica reli­ giosa. Sotto il sovrano sasanide Shahpur I I (310-379 d .C .) si fa anco­ ra menzione di un sacerdote del dio Bel e un'iscrizione greca di Bor­ sippa indica che ci fu una persistenza di culto babilonese fino al IV secolo d.C. Ma l'impero sasanide (224-651 d.C. ) , anche se aveva la sua capitale a Ctesifonte, sul Tigri, non lontanissima da Babilonia, era però di cul­ tura persiana. Ormai la popolazione della Babilonia parlava l' aramai­ co siriaco e il greco, e successivamente sarebbe poi avvenuta l'arabiz­ zazione della wna. Sul suolo dell'antica Babilonia vi erano numero­ se comunità religiose e, tra queste, comunità giudaiche, cristiane, nestoriane, mazdaiche e manichee. 11 9

Comunque fu nel campo dell'astronomia e dell'astrologia che la cultu­ ra babilonese continuò a produrre specialisti e testi. Gli astrologi babi­ lonesi continuarono per secoli a sfruttare le conoscenze matematiche e le interpretazioni degli omina dei loro predecessori, divenendo famosis­ simi in tutte le regioni del Vicino Oriente fino a Roma. Nel I secolo d.C. Plinio il Vecchio nella sua Storia naturale racconta che il grande tempio di Babilonia continuava a sopravvivere, ma poco dopo, alla fine del I secolo d.C. i sacerdoti e la loro scuola di scribi abbandonarono definitivamente il santuario. Sono documentati fino all'epoca arsacide, almeno fino alla seconda metà del I secolo d.C., dei piccoli testi, estratti di liste lessicali, scrit­ ti in cuneiforme e in lingua babilonese o sumerica e anche in greco. È possibile anche che alcuni testi siano stati trascritti sui supporti usati normalmente dai letterati greci, cioè il papiro e la pergamena e perciò, a causa della loro deperibilità, perduri per noi (Joannès, 2000). Anche se l'ultimo testo in cuneiforme è della seconda metà del I secolo d.C., e quindi la pratica della scrittura cuneiforme su tavoletta scom­ parve a quell'epoca, la conoscenza delle lingue sumerica e babilonese e di testi letterari continuò ancora con le traduzioni in greco, almeno tra gli ambienti più colti della parte occidentale dell'impero panico. Quando le truppe romane invasero e devastarono la Babilonia, però, divenne molto difficile conservare la cultura babilonese. Seleucia fu distrutta nel 165 d.C. , sotto il regno di Marco Aurelio, e la sua biblio­ teca fu incendiata. Sono state scavate dagli archeologi italiani miglia­ ia di bulle che sigillavano le cordicelle che chiudevano le migliaia di papiri arrotolati contenuti nella biblioteca. Nonostante le molte perdite di documenti e nonostante la scomparsa della scrittura cuneiforme, per molti secoli la cultura babilonese è venu­ ta a contatto con il mondo greco e romano influenzandoli profonda­ mente e influenzando anche le grandi religioni monoteistiche quali l'ebraismo, il cristianesimo e l'islamismo che hanno nel Vicino Orien­ te la loro terra d'origine.

120

Cronologia l sovrani della 1 dinastia di Babilonia (1894-15951

(1894-18811 Sumu-abum (1880-18451 Sumu-La - E L (1844-18311 Sa bium (1830-18131 Apil-Si n (1812-17931 S i n - m u ba llit (1792-17501 H a m m u ra b i (1749-17121 Sa msu-iluna (1711-16841 Abi-esukh (1683-16481 A m m i - d ita na (1646-16261 A m m i -sa duqa (1625-15951 Samsu-d ita na IL re ittita M u rs h i li 1 pone fi ne a lla 1 d i n a stia di Ba b i lonia con La p resa della città di Babilonia. La d inastia cassita 11550·11551

Agu m 11 Burna-Buriash 1 Kashtiliash 111 U la m-Buriash Agu m 111 Ka ra - i n dash Kadas h m a n - K h a rbe 1 Kurigalzu 1 Kadas h m a n - E n li l Burna-Buriash 11 Ka ra-khardash Nazi-Bugash Kurigalzu 111 Nazi-Marutas h Kadas h m a n -Tu rgu Kadas h m a n - E n li l 11 Kud u r- E n li l S hagarakti-S h u riash Kashtiliash I V

ca. 1550 (15501 (15501 (15001 (15001 (14501 h 450 I (14001 (1374-13601 (1359-13331 (13331 (13331 (1332-13081 (1307-12821 (1281-12641 (1263-12551 (1254-12331 (1245-12331 (1232-12251

Conquista di Babilonia da pa rte d i Tu ku lti - N i n u rta 1 di Assi ria (12241 E n li l-na d i n - s h u m i (12231 Kada s h m a n - K h a rbe 11 (1222-12171 Adad-s h u m - i d d i na (1216-11871 Adad-shum-usur (1186-11721 Meli-shipak (1171-11591 M a rd u k-apla-iddina 1 (11581 Za baba-s h u m - i d d i n a (1157-11551 E n li l-nadin-akhi Fine della di nastia; conquista e saccheggio di Ba bilonia da pa rte del re elamita (ca. 1170-11551 Shutru k h - N a k h u nte La

11

dinastia d i lsin (1154-10261

Ma rd u k- ka bit-a kheshu ltti-Ma rd u k-ba La tu N i n u rta-nad i n - s h u m i Na bucodonosor 1 E n li l- n a d i n -a p li M a rd u k-n a d i n -a khe M a rd u k-sha p i k-ze ri Ada d-apla-iddina M a rd u k-akhe-eriba M a rd u k-zer-x Na bu-s h u m - Li b u r La

11

(1154-11401 (1139-11321 (1131-11261 (1125-11041 (1103-11001 (1099-10821 (1081-10691 (1068-10471 (10461 (1045-10341 (1033-10261

dinastia

del Paese del Mare (1025-10051

S i m ba r-shipak E a - m u ki n-zeri Kashu-nadi n-akhe

(1025-10081 (10081 (1007-10051

La d inastia di Bazi (1004·9841

Eu Lmash-sha ki n-shum i N i n u rta- kudur-usur 1 S h i ri kti-Shuqamuna

(1004-9881 (987-9851 (9841

121

Le altre dinastie babilonesi (984-?)

Ma r-biti-a p la-usur Marduk- m u ki n-apli N i n u rta- kud u r-usur 1 1 Ma r-biti-a khe- i d d i na

(984-979) (978-9431 (9431 (942-?)

l sovrani babilonesi (goo-6oo)

Sha mash-muda m m i q (ca. 905) Na bu-shum-ukin 1 (ca. 895) Na bu-a p la - i d d i na (ca. 870) Marduk-za kir-s h u m i 1 (ca. 854-819) Ma rd u k-ba latsu-iq bi (ca. 818-813) Baba-a k h - i d d i na (ca. 812-?) (?) N i n u rta-apla-X (?) Marduk-bel-zeri (?) Mard u k-apla-usur (?-760) E ri ba-Marduk N a bu-shum-ishkun (760-748) N a bu-nasir (747-7341 Na bu-nad i n -zeri (733-732) Na bu-shum-ukin 1 1 (732) Nabu-mu kin-zeri (731-729) Pu lu (nome rega le assu nto da Tiglat-pileser 1 1 1 ) (728-727) U lu layu ( nome rega le assu nto da Salmanassa r 1 1 1 ) (726-722) Mard u k-apla - i d d i na 1 1 (721-710)

122

Sa rgon 11 (re ass i ro che regna su Babilo n ia) (709-705) Sennacheri b (re assiro che regna su Babilo n ia) (704-703) Marduk-za kir-s h u m i 1 1 (703) Mard u k-apla - i d d i na 1 1 (703) Bel- i b n i (702-700) Ashu r- n a d i n - s h u m i (699-6941 Nerga l-ushezi b (693) (692-689) Mushezib-Marduk Sennacheri b (re assiro) (688-681) Esarhaddon ( re assiro) (680-669) Assurba nipal (re assiro) (668) Sha mash-shum-ukin (re assiro, fratello d i Assu rba nipal) (667-648) Ka ndala n u (647-627) a n no senza re (626) l sovrani neo-babilonesi

Na bopolassa r (625-605) Na bucodonosor 1 1 (604-562) A m i l-Marduk (561-560) Neriglissa r (559-556) La bas hi-Mard u k (556) Na bonedo (555-539) Ciro 1 1 (559-530) entra in Babilonia nel 538 a.C.

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G. LAMBERT,

Oxford 1960, pp. 602-23; FOSTER (1993), pp. 203-

8. Per le lettere di el 'Amarna cfr. LIVERANI (1999) . Per la geografia storica cfr. K.

Die Orts- und Gewdssernamen der mittelbabylonischen und mittef4ssyri­ schen Zeit, Wiesbaden 1982. Per l'archeologia del periodo cassira cfr. F. BAFFI GUARDATA, R. DOLCE, Archeologia della Mesopotamia. L'età cassita e medio-assira, NASHEF,

Roma 1990.

Capitolo 5 Lo studio più completo sul periodo è di J. BRINKMAN,

A Politica! History ofPost­ Cassite Babylonia, II58-J22 B. C, Rome 1968. Per gli Aramei cfr. E. LIPINSKI, Studies in Aramaic Imcriptiom and Onomastics, 1 , Leuven 1975, II, Leuven 1994; J. A. BRINKMAN, Notes on Arameans and Chaldeam in Southern Babylonia in the Early Seventh B. C , i n " Orien ralia" n.s, 46, 1 977, pp. 304-325. Su Nabucodonosor 1 cfr. D. J. WISEMAN, Nebuchadrezzar and Babylon, London 1985. 12 4

Capitolo 6 Per la Babilonia del I millennio cfr. lo studio completo ed esaustivo di JOANNÈS

(2000); J. BRINKMAN, Prelude to Empire. Babywnian Society and Politics, 747-626 B. C. , Philadelphia 1984; J. A. BRINKMAN, Babywnia, c. Iooo-148 B. C. , in Cambridge Ancient History, vol. m / i, 1982, pp. 282-313; ID., Babywnia in the Shadow ofAssyria (747-626 B. C.), in Cambridge Ancient History, vol. mh, 1991, pp. 1-68; G. FRAME, Babylonia 689-627 B. C. : A Politica! History, Istanbul 1992; cfr. anche M. COGAN, 1 . EPH'AL (eds.), Ah, Assyria... Studies in Assyrian History and Ancient Near Eastern Historiography presented to Haym Tadmor, Jerusalem 1991; F. M. FALES, L'impero assiro, Roma-Bari 2001; s. w. COLE, Nippur in Late Assyrian Times c. 755-6I2 B. C. , Helsinki 1996. Per le iscrizioni reali cfr. G. FRAME, Rulers oj Babywnia (n57-6I2 a. C.), Toronto 1995. Per le cronache: A. K. GRAYSON, Assyrian and Babywnian Chronicles, Locust Valley 1975; J.-J. GLASSNER, Chroniques mésopo­ tamiennes, Paris 1993. Sulla corrispondenza reale cfr. s. PARPOLA, Letters ftom Assyrian and Babywnian Scholars, Helsinki 1993; M. DIETRICH, The Babywnian Correspondence of Sargon and Sennacherib, Helsinki 2003; F. REYNOLDS, The Babywnian Correspondence ofEsarhaddon, State Archives of Assyria, XVIII, Helsinki 2003- Sul commercio cfr. L MILANO, N. PARISE (a cura di), Il regolamento degli scambi nell'antichità (III-l millennio a. C.), Roma-Bari 2003, in particolare, F. M . FALES, Prezzi e circolazione dell'argento nel ! millennio a. C. , pp. 109-31. Su Aramei e Arabi cfr. DIETRICH (1970); 1 . EPH'AL, The Ancient Arabs: Nomads on the Borders ofthe Fertile Crescent, flh-s'h Centuries B. C. , Jerusalem-Leiden 1982. Capitolo 7 Per una sintesi sulla città di Babilonia (soprattutto di epoca neo-babilonese) e dei suoi scavi cfr. B. ANDRÉ-SALVINI,

Babywne,

Paris 2001; PETTINATO ( 1988 ) . Sulle

iscrizioni reali cfr. LANGDON ( 1912). Su Nabonedo cfr. P. A. BEAULIEU,

The Reign of Nabonidus, King of Babylon ss6-s39 B. C. , New Haven 1989; F. D'AGOSTINO, Nabonedo, Adda-Guppi, il deserto e il dio Luna, Pisa 1994. Sulla società, l'ammi­ nistrazione imperiale e il commercio cfr. M . DANDAMAIEV, Slavery in Babylonia from Nabopolassar to Alexander the Great {626-33I B. C.), DeKalb 1984; A. c. v. BONGENAAR, The Neo-Babylonian Ebabbar Temple at Sippar: !ts Administration and its Prosopography, Leiden 1997; M. JURSA, Die Landwirtschaft in Sippar in neubabylonischer Zeit, Wien 19% F. JOANNÈS (ed.), Rendre la Justice en Mésopotamie, Vincennes 20oo; G. VAN DRIEL, Neo-Babylonian Agriculture, in "Bulletin of Sumerian Agriculture", 4, 1988, pp. 121-59, 5, 1990, pp. 219-66; D.

Palmeraies et cultures de l'Eanna d'uruk (559-520), Berli n 1968; M. Babylonian Marriage Agreements 1h-3'" Centuries B. C., Neukirchen 1989. Per gli archivi e testi dell'epoca cfr. F. JOANNÈS, Archives de Borsippa: La fomille Ea-iluta-bdni, Paris 1989; M. DE J. ELLIS, Neo-Babywnian Texts in the Yale Babylonian Collection, in "Journal of Cuneiform Studies", 36, 1984, pp. 1-63; D. B. WElSBERG, Neo-Babylonian Texts in the Oriental !mtitute Collection, Chicago 2003- Per la festa del Nuovo Anno cfr. M. E. COHEN, The Cultic Calendars ofthe COCQUERILLAT, ROTH,

12 5

Ancient Near East,

Berhesda 1993. Per la storia degli Ebrei e per l'esilio babilone­

se cfr. LIVERANI (2003). Per l'astronomia e l'astrologia babilonese cfr. G. PETTINA­

Astrai Magie in Babylonia, Astrologica! Reports to Assyrian Kings, Helsinki 1992. Per la geografia storica cfr. R. ZADOK, Geographical Names According to New- and Late- Babylonian Texts, Wiesbaden 1985; R. ZADOK, Zur Geographie Babyloniens wiihrend des sargonidischen, chaldiiischen, achiimenidischen und helle­ nistischen Zeitalters, in "Welr cles Orienrs", r6, 1985, pp. 19-79. Per i primi rap­ porti di scavo su Babilonia cfr. R. KOLDEWEY, Das wieder erstehende Babylon, Berlino 1925, nuova edizione da parte di B . H rouda nel 1990; F. WETZEL, Die Stadtmauerns von Babylon, Leipzig 1930; F. WETZEL, F. WETSSBACH, Das Hauptheiligtum des Marduk in Babylon, Esagila und Etemenanki, Leipzig 1938. TO,

La scrittura celeste,

Milano 1998; E. REINER.

Philadelphia 1995: H. HUNGER.

Capitolo 8 Lo studio completo e dettagliato dell'impero persiano è fornito da P. BRIANT,

Histoire de l'empire perse, Paris 1997; per una sintesi della storia persiana cfr. J. WIESEHOFER, La Persia antica, Bologna 2003; G. B. LANFRANCHI, M. ROAF, R. ROL­ LINGER, Continuity of Empire (?). Assyria, Media, Persia, Padova 2003. Sull'impero dei Medi cfr. M . LIVERANI, The Rise and Fall o/Media, in Lanfranchi, Roaf, Rollinger, Continuity ofEmpire (?), ci r., pp. H2. Per gli archivi privati cfr. CARDASCIA (1951) ; M. STOLPER, Entrepreneurs and Empire. The Murashiì Archive, the Murashiì Firm and Persian Rule in Babylonia, lsranbul 1985. Capitolo 9 Per una importante raccolta di resti cuneiformi di epoca ellenistica cfr. G. DEL

Testi dalla Babilonia ellenistica, vol . r, Testi cronogra.fici, Pisa-Roma 1997; Materialien zur Babylonischen Gesellschaft und Kultur i Hellenistischer Zeit, Budapest 1986; JURSA (1999 ); G. MAC EWAN, Priest and Tempie in Hellenistic Babylonia, Wiesbaden 1981. MONTE,

inoltre cfr. J. OELSNER.

Riferi menti bibliografici R. MCC. (1965), Land behind Baghdad. A History of Settlement o n the Diyala Plains, Chicago. m. (r98r), Heartland of Cities: Survey ofAncient Settlement and Land Use o n the Centra! Floodplain ofthe Euphrates, Chicago. ADAMS R. MCC, NISSEN H. J . (1972) , The Uruk Countryside. The Natura! Setting of Urban Societies, Chicago. CARD ASCIA G. (1951), Les archives des Murashiì. Unefamille d'hommes des affaires babyloniens à l'ép oque perse (455-403 av. ]. - C.), Paris. CHARPIN D . (2003), Hammurabi de Babylone, Paris. DE MARTINO s . (2003) , Gli lttiti, Roma. DIETRICH M. (1970) , Die Aramiier in Sudbabyloniens in der Sargonidenzeit (J00648), Neukirchen-VIuyn.

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Documents épistolaires du Palais de Mari, Paris, vol . r. Documents épistolaires du Palais de Mari, Paris, vol . II. I D . (2000), Documents épistolaires du Palais de Mari, Paris vol . m . FOSTER B. R. (1993), Before the Muses, Berhesda ( M D ) , voli . I-II. FRONZAROLI P. (1996), Il serpente dalle sette teste a Ebla, in E. Acquaro (a cura di), Alle soglie della classicità. Il Mediterraneo tra tradizione e innovazione. Studi in onore di Sabatino Moscati, Pisa-Roma, pp. 113 5-44. INVERNIZZI A. (a cura di) (2001), Pietro della Valle. In viaggio per l'Oriente. Le mummie, Babilonia, Persepoli, Alessandria. JACOBSEN TH. (1960), The Wtt ters of Ur, in " I raq", 22, pp. 174-85. JOANNÈS F. (2000), La Mésopotamie au l er millénaire avant f.-C., Paris. JURSA M . (1999), Das Archiv des Bel-Remanni, Leiden. LAFONT s . (1999), Femmes, droit etjustice dans l' a ntiquité orientale, Giirringen. LANGDON s . (1912), Die neubabylonische Konigsinschriften, Leipzig (Nab. r ID. (1997), ID. (1998),

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