Holzwege. Sentieri erranti nella selva 9788845292125

Secondo le parole dello stesso Heidegger, i sei ''Holzwege - Sentieri erranti nella selva'', pubblic

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Holzwege. Sentieri erranti nella selva
 9788845292125

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Vita ~tllW

Ra.1. 'R11.ffa.f!le

con il conOibuto della Facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele

Martin Heidegger

HOLZ\NEGE SENTIERT ERRANTI NELLA SELVA

A cura di

Vincenzo Cicero

1"'11 BOMPTANT

~

IL PENSIERO OCCIDENTALE

TSBN 88-452-9212-6

© 2002 R.C.S. Libri S.p.A., Milano Tedizione Bompiani Tl Pensiero Occidentale ottobre 2002

L'essente erra attorno all'Essere e istituisce così il regno dell'erranza, l'Errantato ... L'Errantato è lo spazio essenziato della storia. M. Heidegger

SOMMARIO

Nota del traduttore HOLZWEGE.

Sentieri erranti nella selva

L'origine dell'opera d'arte (1935/36) L'epoca dell'immagine del mondo (1938)

IX

1

5 91

Il concetto hegeliano di esperienza (1942/43)

137

La parola di Nietzsche «Dio è morto» (1943)

247

A che poeti? (1946)

317

La locuzione di Anassimandro (1946)

379

Indicazioni bibliografiche

443

Postfazione alla settima edizione

445

Glossari Greco-Tedesco-Italiano Latino-Tedesco-Italiano Tedesco-Italiano Italiano-Tedesco

449 457 473 479 653

Indice dei nomi

705

Nota del traduttore·~

«Così come non si possono tradurre poesie, non si può tradurre un pensiero. Si può comunque.para/rasarlo. Ma non appena si vuol farne una traduzione letterale, tutto si trasforma.» Pensare - tradurre - parafrasare: sono le tre coalizioni concettuali attorno a cui si coagulano le parti lessicali di queste frasi pronunciate da Martin Heidegger nèl 1966, verso la fine della sua famosa intervista a Der Spiegel (pubblicata postuma dieci anni dopo). Esse dovrebbero far subito scattare sull'attenti qualsiasi traduttore - o aspirante tale - di scritti filosofici, a maggior ragione i traduttori delle opere di Heidegger stesso. Questi ultimi non devono infatti misurarsi soltanto con le ben note asperità e vertigini linguistiche dei testi heideggerian~ ma sono costretti a confrontarsi con il pensatore di Meflkirch anche nel merito della sua teoresi e prassi della traduzione filosofica (un esempio insigne della quale è costituito proprio dal saggio sulla locuzione di Anassimandro in Holzwege). Questo confronto è inevitabile almeno quanto il chiedersi se e fino a che punto sia lecito tradurre letterariamente un testo di Heidegger applicando gli stessi criteri ermeneutici che egli ha più volte discusso nei suoi scritti e corsi universitari e messo in pratica nelle sue traduzioni di passi filosofici o poetici. In altre parole, è filosoficamente sensato infliggere alle opere heideggeriane un contrappasso per somiglianza (o idempasso)?1

* Per le sigle delle opere heideggeriane citate v. infra, pp. 454 s. 1 Domanda che dvetta con quest'altra: è filosoficamente sensato continuare a designare come >, se il nome «cosa>> viene addirittura attribuito anche a ciò che, diversamente dalle entità appena elencate, non si mostra, ossia a ciò che non appare. Una cosa che non appare essa stessa, cioè una «cosa in sé», è (secondo Kant, p.es.) l'interezza del mondo; perfino Dio stesso è una cosa di questo tipo. Cose in sé e cose che appaiono, - ogni essente che in generale è, nel linguaggio della filosofia viene chiamato «cosa>>. È vero che aeroplano e apparecchio radio rientrano oggi tra le cose più prossime; ma se parliamo delle cose ultime, allora pensiamo a tutt'altro. Le cose ultime, che sono: morte e giudizio finale. Nel complesso, la parola «cosa>> nomina qui tutto ciò che non è pura e semplice nullità. Secondo questo sigcificato, anche l'opera d'arte è una cosa, in quanto essa è in generale qualcosa di essente. Ma questo concetto di cosa non ci aiuta, almeno immediatamente, nel nostro proposito: distinguere l'essente che ha il modo di essere della 6 cosa rispetto all'essente che ha il modo di essere del1'opera. Inoltre proviamo imbarazzo a chiamare Dio una cosa. Siamo altrettanto imbarazzati a prendere per una cosa il contadino nel campo, il fuochista davanti alla caldaia, il maestro nella scuola. L'uomo non è una cosa. È vero che definiamo «cosina>> una bimba davanti a un compito per lei spropositato, ma solo perché in questo caso avvertiamo, in certo qual mo'do, la mancanza del carattere dell'umanità, e crediamo piuttosto di trovare ciò che costituisce la cosalità della cosa. Siamo riluttanti a chiamare «cosa>> perfino il capriolo nella radura boschiva, lo scarabeo fra l' erba, il filo d'erba stesso. Per noi sono piuttosto cose il martello e la scarpa, la scure e l'orologio. Ma neanche queste sono mere cose. Per noi sono mere cose solo la pietra, la zolla, un pezzo di legno. L'inanimato del-

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la natura e dell'uso. Le cose -di natura e le cose d'uso son:o quelle che abitualmente si chiamano «cose». E così, dal più ampio dominio in cui tutto è una cosa (cosa = res = ens = un essente), incluse le cose supreme e ultime, ci vediamo ricondotti alla ristretta cerchia delle mere cose. «Mero» significa qui, per un verso: la pura e nuda cosa, ciò che è semplicemente cosa e nient'altro; «mero» significa anche, a un tempo: soltanto cosa, in un senso quasi già spregiativo. Sono le mere cose, con esclusione perfino delle cose d'uso, a valere come le cose vere e proprie. Ora, in che consiste la cosalità di queste cose? È in base a esse che deve lasciarsi determinare la cosità delle cose. Questa determinazione ci mette in condizione di caratterizzare la cosalità in quanto tale. Così equipaggiati, potremo caratterizzare quella realtà quasi palpabile del1'opera nell~ quale sta poi ancora qualcosa d~altro. Ora, è un fatto noto che, fin dall'antichità, non ap- . pena fu posta la questione «che cos'è l'essente in generale?», le cose nella loro cosità sono venute sempre di nuovo imponendosi come l'essente paradigmatico. Di conseguenza, nelle interpretazioni tradizionali del1'essente dobbiamo già riscontrare la delimitazione della cosità delle cose. Per essere dispensati dall'arida fatica di una ricerca personale sulla cosalità della co- 7 sa, perciò, basta assicurarci espressamente solo questo sapere tràdito intorno alla cosa. Le risposte alla questione «che cos'è la cosa?» sono così familiari che si presume dietro di esse non ci sia più nulla di questionabile. Le interpretazioni della cosità della cosa che, dominanti nel corso del pensiero occidentale, sono divenute da tempo ovvie e oggi sono d'uso quotidiano, si possono ricondurre a tre. Una mera cosa è p.es. questo blocco di granito. È duro, pesante,. esteso, compatto, informe, ruvido, co-

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lorato, in parte opaco, in parte lucido. Tutto questo possiamo caratterizzarlo rilevandolo nella pietra. Prendiamo così nota delle caratteristiche della pietra. Ma le caratteristiche indicano ciò è proprio della pietra stessa. Sono le sue proprietà. La cosa le ha. La cosa? A che pensiamo, adesso, parlando della cosa? Evidentemente la cosa non è solo l'assemblaggio delle caratteristiche, né l'accumulo delle proprietà da cui soltanto si genererebbe l'insieme. La cosa, come ognuno crede di sapere, è ciò attorno a cui le proprietà si sono raccolte assieme. Si parla allora del nucleo delle cose. I Greci devono averlo chiamato -rò i>noKtlµcvov. Per loro questa nudealità della cosa era senz'altro ciò che sta al fondo e già sempre vi pregiace. Le caratteristiche sono invece -rà cruµj3Ej3T1K6-ra, quello che si è già sempre anche posizionato accanto al di volta in volta pregiacente e fa la sua comparsa assieme a esso. Queste denominazioni non sono nomi qualsiasi. In esse parla - non è questa la sede per mostrarlo l'esperienza greca fondamentale dell'Essere dell' essente nel senso della presenzialità. Ma mediante tali determinazioni viene fondata l'interpretazione - da allora in avanti paradigmatica - della cosità della cosa, e viene stabilita l'interpretazione occidentale dell'Essere dell'essente. Questa interpretazione inizia con la recezione dei vocaboli greci nel pensiero romano-lati8 no. '!noKtlµcvov diviene subjectum; i>n6cr'tamç diviene substantia; cruµj3t:j311K6ç diviene accidens. Questa traduzione dei nomi greci nella lingua latina non è affatto quel processo innocuo quale viene ritenuto ancora oggi. Dietro la traduzione apparentemente letterale, e quindi apparentemente preservante, si nasconde piuttosto un tra-durre l'esperienza greca in un altro modo di pensare. Il pensiero romano recepisce i vocaboli greci senza la corrispondente esperienza coori-

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ginaria di ciò che essi dicono, li recepisce senza la parola grèca. La depressione del terreno del pensiero occidentale comincia con questo tradurre. Secondo l'opinione corrente, la determinazione della cosità della cosa come sostanza assieme ai suoi accidenti sembra corrispondere al nostro modo naturale di guardare le cose. Nessuna meraviglia che a questa visione abituale della cosa si sia adeguato anche il comportamento corrente verso le cose, ossia l'interessarsi delle cose, il chiamarle e il reclamarle e il parlare di esse. La proposizione enunciativa elementare consiste del soggetto, che è la traduzione latina (e ciò significa già reinterpretazione) di 'Ò7toKriµcvov, e del predicato, con cui vengono enunciate le caratteristiche della cosa. Chi mai potrebbe ardire di scuotere questi elementari rapporti fondamentali fra cosa e proposizione, fra struttura proposizionale e struttura cosale? Tuttavia noi non possiamo non chiedere: la struttura della proposizione enunciativa elementare (il collegamento di soggetto e predicato) è l'immagine speculare della struttura della cosa (dell'unione della sostanza con gli accidenti)? Oppure la struttura così rappresentata della cosa è addirittura progettata secondo lo schema della proposizione? Cosa c'è di più scontato della circostanza che l'uomo trasferisca alla struttura della cosa la modalità enunciativa in cui comprende la cosa stessa? Questa opinione apparentemente critica, ma in realtà assai avventata, dovrebbe innanzitutto farci capire come sia possibile un tale trasferimento dalla struttura proposizionale alla cosa, se la cosa non è già divenuta visibile di per sé. La questione se la struttura primitiva e paradigmatica sia quella proposizionale oppure quella cosale, è a tlitt' oggi insoluta. Resta perfino dubbio 9 se la questione, posta in questa forma, sia in generale risolvibile.

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In fondo, né la struttura proposizionale fornisce il paradigma per il progetto della struttura cosale, né questa viene in quella semplicemente rispecchiata. Entrambe, struttura proposizionale e struttura cosale, nella loro specificità e nella loro possibile relazione reciproca, rampollano da una più originaria sorgente comune. In ogni caso, la prima interpretazione citata della cosità della cosa - la cosa come il supporto delle sue caratteristiche -, nonostante la sua familiarità, non è così naturale come sembra. Ciò che ci appare come naturale è presumibilmente solo l'abituale di una lunga abitudine, la quale ha obliato l'inabituale da cui è scaturita. Quell'inabituale, tuttavia, un tempo ha colto l'uomo di sorpresa e ha colmato il pensiero di stupore. La fiducia nell'interpretazione corrente della cosa è fondata solo in apparenza. Inoltre questo concetto di cosa (la cosa come supporto delle sue caratteristiche) non vale soltanto per le mere cose - per le cose vere e proprie-, ma per qualsiasi essente. Sulla scorta di esso, perciò, non è mai possibile neanche mettere in risalto l'essente cosale e distinguerlo dall'essente non cosale. E, prima ancora di ogni riflessione, già il vigile soggiorno entro l'ambito delle cose ci dice che questo concetto di cosa non coglie la cosalità delle cose, quel loro concrescere da sé e quiescere entro sé. Talvolta abbiamo anche il presentimento che già da tempo si sia fatta violenza alla cosalità delle cose, e che in questo violentamento c'entri il pensiero, - motivo per cui si ripudia il pensiero, invece di sforzarsi affinché il pensiero divenga più pensante. Ma poi, che pretese può avanzare un sentimento, per sicuro che sia, in merito alla determinazione dell'essenza della cosa, se solo il pensiero ha diritto alla parola? Forse, però, ciò che qui e in casi analoghi chiamiamo sentimento o tono emotivo è più razionale - ossia più

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percettivo e perspicace, perché più aperto all'Essere - di ogni ragione che, divenuta nel frattempo ratio, è stata misinterpretata in senso razionale. Vicenda in cui l'ammiccamento verso l'ir-razionale (aborto del 10 non pensato razionale) ha svolto una strana funzione. Certo, il concetto corrente di «cosa>>, il modo ordinario di afferrarla concettualmente, si adatta in ogni momento a ogni cosa. Nel suo afferrarla, tuttavia, questo concetto non coglie la cosa così come essa essenzia, ma l'aggredisce e la sopraffà. È possibile evitare una tale sopraffazione?,· e come? Forse solo a condizione di garantire alla cosa, per così dire, un campo libero, affinché essa mostri immediatamente la sua cosalità. Prima, però, bisogna mettere da parte tutte le concezioni ed enunciazioni sulla cosa che vorrebbero frapporsi tra la cosa e noi. Solo allora ci rimettiamo al non contraffatto presenziare della cosa. Ma questo non mediato rimetterci alle cose, lasciando così che ci vengano incontro, non abbiamo bisogno di esigerlo né tantomeno di instaurarlo. Accade da molto tempo. In ciò che ci viene apportato dalla vista, dall'udito e dal tatto, nelle sensazioni dei colori, dei suoni, della ruvidezza, della durezza, le cose ci vengono - proprio letteralmente - addosso~ La cosa è l' aicr0T)'t'6v, ciò che, attraverso le sensazioni, è percepibile nei sensi della sensibilità. Più tardi, di conseguenza, diviene usuale quel concetto della cosa secondo cui essa non è altro che l'unità di una molteplicità di dati sensibili. Che poi questa unità venga colta come somma, come totalità oppure come forma, non altera nulla nel tratto paradigmatico di questo concetto di cosa. Ora, questa interpretazione della cosità della cosa è in ogni momento corretta e attestabile quanto la precedente. Il che è già sufficiente a far dubitare della sua verità. Se riflettiamo pensando a fondo su quello

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che cerchiamo - la cosalità della cosa -, allora anche questo concetto di cosa ci lascia perplessi. Nell' apparire delle cose noi non percepiamo mai, innanzitutto e propriamente - come invece pretenderebbe tale concetto -, un flusso di sensazioni, p.es. suoni e rumori; noi udiamo piuttosto la tempesta che sibila nel camino, udiamo l'aereo trimotore, udiamo la Mercedes nella sua immediata differenza dalla Adler. Le cose stesse ci sono molto più vicine di qualsiasi sensazione. Udiamo sbattere la porta di casa, e non udia11 mo mai sensazioni acustiche o anche soltanto meri rumori. Per udire un rumore puro "dobbiamo non udire più le cose, distogliere da esse il nostro orecchio, cioè udire in modo astratto. L'appena citato concetto di cosa implica non tanto una sopraffazione sulla cosa, quanto piuttosto il tentativo esasperato di portarci la cosa nella massima immediatezza possibile. Ma non si giunge mai a una cosa finché le assegniamo come sua cosalità ciò che viene percepito mediante le sensazioni. Mentre la prima interpretazione della cosa, per così dire, ce la scrolla da dosso e ce l'allontana troppo, la seconda ce la stringe troppo addosso. In entrambe le interpretazioni, la cosa svanisce. Occorre perciò evitare le esagerazioni delle due interpretazioni. La cosa stessa dev'essere lasciata così com'è nel suo quiescere entro sé. Essa va accepita nella stanzialità che le è propria. È ciò che sembra fare la terza interpretazione, la quale è antica quanto le due prima citate. Ciò che conferisce alle cose la loro consistenza e nudealità, ma a un tempo causa pure il loro tipo di flusso sensibile (cromaticità, sonorità, durezza, compattezza), è la materialità delle cose. In questa determinazione della cosa come materia ({)J.:r1) è già coimplicata la forma (µopq>rl). La consistenza di una cosa, il suo con-stare, consiste nel fatto che una materia sta

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insieme con una forma. La cosa è una materia formata. Questa interpretazione della cosa fa appello al riguardo immediato con cui la cosa ci riguarda attraverso il suo aspetto (ciòoç). Con la sintesi di materia e forma è finalmente trovato il concetto di cosa che si adatta bene sia alle cose di natura sia alle cose d'uso. Questo concetto di cosa ci mette in condizione di rispondere alla questione della cosalità nell'opera d'arte. La cosalità nell'opera è manifestamente la materia di cui l'opera consiste. La materia è il sostrato e il campo dell'azione formatrice dell'arte. Ma questa constatazione lampante e nota non avremmo potuto esibirla subito. Perché abbiamo deviato attraverso gli 12 altri concetti di cosa tuttora in vigore? Perché diffidiamo anche di questo concetto della cosa che rappresenta la cosa come materia formata. · Ma fa coppia concettuale materia-forma, non è proprio quella usualmente impiegata nel dominio entro il quale dobbiamo muoverci? Senz'altro. La distinzione di materia e forma, invero impersonata nei ruoli più diversi, è puramente e semplicemente lo schema concettuale di ogni teoria del!'arte e di ogni estetica. Ma questo fatto incontestabile non dimostra che la distinzione di materia e forma sia sufficientemente fondata, né che essa appartenga originariamente al dominio dell'arte e dell'opera d'arte. Inoltre, già da tempo anche l'ambito di validità di questa coppia concettuale esorbita ampianìente dal campo dell'estetica. Forma e contenuto sono i concetti onnicomprensivi ai quali è possibile ricondurre proprio tutto. Qufilido poi la forma viene associata al razionale e la materia all'ir-razionale, quando si intende il razionale come il logico e l'irrazionale come l'alogico, e quando alla coppia concettuale forma-materia viene abbinata pure la relazione soggetto-ogget-

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to, allora il rappresentare dispone di un meccanismo concettuale a cui nulla può resistere. Ma se la situazione è questa, in che modo dobbiamo cogliere, con l'aiuto della differenziazione di materia e forma, il dominio particolare delle mere cose nella sua differenza dal resto dell'essente? Forse, però, questa caratterizzazione in base a materia e forma riguadagna la sua forza determinativa se solo revochiamo l'allargamento e svuotamento di questi concetti. Certo. Ma ciò presuppone che sappiamo in quale regione dell'essente essi conseguano la loro genuina forza determinativa. Che questa regione sia il dominio delle mere cose, è finora solo un'ipotesi. Il rinvio all'abbondante impiego di questa compagine concettuale nell'estetica potrebbe piuttosto far pensare che materia e forma siano determinazioni ingenite dell'essenza dell'opera d'arte, e che solo a partire da qui siano state retro-trasferite alla cosa. Dove 13 ha la sua origine la compagine materia-forma?, nella cosalità della cosa oppure nell' operalità dell'opera d'arte? Il blocco di granito quiescente entro sé è un materiale in una forma determinata, sebbene incompaginata, grezza. «Forma» significa qui la ripartizione e l'ordinamento spazio-locali delle particelle materiali da cui consegue un particolare profilo, ossia quello di un blocco. Materia che sta in una forma è però anche la brocca, è la scure, sono le scarpe. Qui, anzi, la forma come profilo non è solo la conseguenza di una ripartizione materiale. Al contrario, qui la forma determina l'ordinamento della materia. Non solo. Prescrive perfino la qualità specifica e la scelta della materia corrispettiva: impenµeabile per la brocca, sufficientemente dura per la scure, robusta e a un tempo pieghevole per le scarpe. L'intreccio di forma e materia qui vigent~ è inoltre previamente regolato a parti-

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re da ciò a cui brocca, scure e scarpe servono. Tale servibilità non viene mai assegnata e applicata in un secondo tempo ali' essente del tipo brocca, scure, scarpe. Ma essa non è neppure qualcosa come un fine sospeso da qualche parte al di là di tali essenti. Servibilità è quel tratto fondamentale a partire da cui questi essenti ci riguardano, ossia ci ammiccano, e quindi presenziano e sono così, per noi, questi essenti. In tale servibilità si fondano tanto il dar-forma quanto la scelta della materia predisposta alla forma, e quindi il predominio della compagine di materia e forma. L'essente che sottostà alla servibilità è sempre un prodotto, il costrutto di una fabbricazione. Il costrutto viene fabbricato e confezionato come uno strumento per qualcosa. Pertanto materia e forma, in quanto determinazioni dell'essente, hanno la loro residenza nell'essenza dello strumento. Questo nome nomina il prodotto appositamente predisposto per la sua utilità e il suo uso. Materia e forma non sono mai, in nessun caso, determinazioni originarie della cosità della mera cosa. Anche lo strumento - p.es. la scarpa come strumento da calzare -, una volta confezionato, quiesce entro sé allo stesso modo della mera cosa; ma non ha l' autoconcretezza del blocco di granito. D'altra parte, lo strumento mostra un'affinità con l'opera d'arte, in quanto esso è qualcosa di prodotto dalla mano del- 14 l'uomo. Ma l'opera d'arte, per via del suo autosufficiente presenziare, a sua volta somiglia piuttosto alla mera cosa, autoconcreta e assolutamente incoercibile. Tuttavia noi non annoveriamo le opere tra le mere cose. In genere le cose più prossime e autentiche sono le cose d'uso che ci circondano. Quindi lo strumento è per metà una cosa, giacché determinato dalla cosalità, ma con qualcosa in più; al tempo stesso è per metà opera d'arte, ma con qualcosa in meno,

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giacché non ha l'autosufficienza dell'opera d'arte. Lo strumento ha una peculiare posizione intermedia tra la cosa e l'opera, - ammesso sia lecito metterli così in fila. In ogni caso la compagine materia-forma, mediante la quale viene innanzitutto determinato l'essere dello strumento, si offre con facilità come la costituzione immediatamente intelligibile di ogni essente, giacché l'uomo stesso quale fabbricante ne è partecipe, ossia partecipa alla modalità in cui uno strumento viene a essere. Nella misura in cui lo strumento assume una posizione intermedia tra la mera cosa e l'opera, viene naturale concepire sulla scorta della strumentità (della compagine materia-forma) anche l'essente che non è uno strumento - cose e opere - e infine ogni essente. L'inclinazione a ritenere la compagine materia-forma come la costituzione di ogni essente, riceve inoltre un incentivo speciale anche dal fatto che, sul fondamento di una fede particolare, quella biblica, l'intero dell'essente viene previamente rappresentato come essente creato (e cioè, qui: fabbricato). La filosofia di questa fede può certo rassicurare che ogni operare creativo di Dio debba essere rappresentato in modo diverso dal fare di un artigiano. Se però al tempo stesso, o addirittura in via preliminare, a seguito di una creduta predestinazione della filosofia tomistica a interprete della Bibbia, l'ens creatum viene pensato in base all'unità di materia e forma, allora la fede 15 è interpretatfi a partire da una filosofia la cui verità riposa in una inascosità dell'essente che è di tipo diverso da quella del mondo creduto nella fedea-. Ed. Reclam 1960: (alla sua) nella sua presenzialità. Ed. 19501: 1. la fede biblica nella creazione; 2. la spiegazione tomistica di tipo ontico-causale; 3. l'originaria interpretazione aristotelica dell' ov. a•

a**

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Ora, l'idea di creazione fondata nella fede può certo perdere la sua forza direttiva nei confronti del sapere dell'essente nella sua interezza. Sennonché, l'interpretazione teologica di tutto l'essente, mutuata da una filosofia estranea (la visione del mondo secondo la compagine di materia e forma), una volta attecchita, può nondimeno permanere. È ciò che accade nel passaggio dal Medioevo all'Età moderna. La cui metafisica riposa anche sulla compagine forma-materia improntata in senso medioevale, la quale ormai solo nei vocaboli ricorda l'essenza sepolta di itooç e uì.:11. In tal modo l'interpretazione della cosa secondo materia e forma, rimanga medioevale o divenga kantiano-trascendentale, è divenuta corrente e ovvia. Ma proprio per questo essa è, non meno delle altre citate interpretazioni della cosità della cosa, una sopraffazione sull'esser-cosa della cosa. Già il chiamare «mere cose» le cose vere e proprie tradisce lo stato di fatto. Il «mero», in quanto nudità, indica l'avvenuto denudamento del carattere della servibilità e della fabbricazione. La mera cosa è una specie di strumento, quantunque sia uno strumento spogliato della sua strumentità. La cosità consiste in ciò che resta dopo un tale denudamento. Ma questo resto non è esplicitamente determinato nel suo carattere d'essere. Resta in dubbio se la cosalità della cosa faccia mai la sua comparsa lungo la via della detrazione di ogni strumentalità. E così anche la terza modalità di interpretazione della cosa, quella mossa lungo il filo conduttore della compagine materia-forma, risulta porsi come una sopraffazione sulla cosa. Le tre citate modalità di determinazione della cosità concepiscono la cosa, rispettivamente, come il supporto di caratteristiche, come l'unità di una molteplicità di sensazioni, come la materia formata. Nel corso della storia della verità sull'essente, le suddette 16

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interpretazioru s1 sono anche accoppiate fra loro qui non ci soffermiamo sui particolari. In questo accoppiamento, esse hanno ulteriormente rafforzato la loro intima tendenza ali' espansione, al punto da valere indifferentemente per la cosa, per lo strumento e per l'opera. Sorge così da tali interpretazioni quel modo di pensare in conformità al quale noi pensiamo non soltanto intorno alla cosa, allo strumento e ali' opera in particolare, ma intorno a ogni essente in generale. Questo modo di pensare, da molto tempo divenuto corrente, anticipa ogni esperienza immediata dell'essente. L'anticipazione, in quanto pre-cetto, impedisce la meditazione sull'Essere del volta a volta essente. Ecco perché il concetto dominante di cosa ci ostruisce la via tanto verso la cosalità della cosa quanto anche verso la strumentalità dello strumento, e più che mai verso l' operalità dell'opera. Questo fatto è il motivo per cui si rende necessario sapere questi concetti di cosa, affinché in questo sapere si pensi a fondo la loro provenienza e smisura·ta arroganza, ma anche la parvenza della loro ovvietà. Questo sapere è poi tanto più necessario quando osiamo tentare di portare allo sguardo e alla parola la cosalità della cosa, la strumentalità dello strumento e l' operalità dell'opera. A tal fine c'è però bisogno solo di questo: tenere lontane le invadenti precettazioni e ricettazioni tipiche di quei modi di pensare, e lasciar requiescere la cosa su se stessa, p.es. nel suo essercosa. Che cosa sembra più facile che lasciar essere l'essente semplicemente come quell'essente che esso è? O forse con questo compito ci troviamo di fronte alla difficoltà massima, tanto più quando un tale proposito - lasciar essere l'essente così come esso è rappresenta proprio il contrario di quella indifferenza che volta le spalle ali' essente in favore di un indimostrato concetto di essere? Dobbiamo rivolgerci ali' es-

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sente, pensare in esso stesso al suo essere, ma in modo da lasciare a un tempo che l'essente requiesca su se stesso nel suo essenziare. Questo sforzo del pensiero sembra trovare la massima resistenza nel caso della determiiiazione della cosità della cosa; quale potrebbe essere altrimenti il motivo del fallimento dei tentativi citati? La cosa 17 inappariscente e modesta si sottrae al pensiero con la massima ostinatezza. O forse proprio questo trattenersi della mera cosa, questa sua riservatezza, questa sua assoluta incoercibilità requiescente entro sé, potrebbe appartenere ali' essenza della cosa? Non occorre allora che quell'elemento sorprendente e occluso nell'essenza della cosa divenga familiare a un pensiero che tenta di pensare la cosa? Se così è, allora non dobbiamo aprici a forza la via verso la cosalità della cosa. Che sia particolarmente difficile e raro poter dire la cosità della cosa, lo attesta infallibilmente la suaccennata storia della sua interpretazione. Questa storia coincide con il destino peculiare in conformità al quale il pensiero occidentale ha finora pensato l'Essere dell'essente. Adesso, però, non ci stiamo limitando a una constatazione. In questa storia noi intravediamo al tempo stesso un cenno. È un caso che tra le interpretazioni della cosa abbia conseguito uno speciale predominio quella che accade lungo il filo conduttore di materia e forma? Questa determinazione della cosa discende da un'interpretazione della strumentità dello strumento. Questo essente, lo strumento, è vicino al rappresentare dell'uomo in un modo speciale, giacché giunge a essere tramite il nostro proprio costruire. L'essente che nel suo essere ci è quindi più familiare, lo strumento, ha al tempo stesso una peculiare posizione intermedia tra la cosa e l'opera. Noi seguiamo questo cenno e cerchiamo innanzitutto

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la strumentalità dello strumento. Forse a partìre da qui ci si schiude qualcosa sulla cosalità della cosa e sull'operalità dell'opera. Dobbiamo evitare solo di trasformare avventatamente cosa e opera in sottospecie dello strumento. Prescindiamo invece dalla possibilità che differenze storicamente essenziate vigano anche nella modalità in cui lo strumento è. Ma qual è la via che conduce alla strumentalità dello strumento? In che modo possiamo esperìre ciò che lo strumento è in verità? Il procedimento qui necessario deve chiaramente tenersi lontano da quei tentativi che subito comportino a loro volta le contraffazioni e sopraffazioni tipiche delle interpretazioni consuete. Ci assicuriamo al meglio contro questa even18 tualità se descriviamo uno strumento in modo semplice, senza far intervenìre alcuna teoria filosofica. Come esempio scegliamo uno strumento abituale: un paio di scarpe contadine. Per la loro descrizione non c'è affatto bisogno del modello di esemplari reali di questo tipo di strumento d'uso. Le scarpe sono note a tutti. Ma visto che ci importa una descrizione immediata, può essere opportuno facilitarne la visualizzazione. Per un aiuto in tal senso basta una rappresentazione figurativa. Scegliamo per ciò un noto quadro di Van Gogh, il quale ha piùvolte dipinto questo tipo di calzatura. Ma che c'è qui da vedere? Chiunque sa com'è fatta una scarpa. A meno che non si tratti di zoccoli di legno o calzari in corda, vi si trovano la suola di cuoio e la tomaia, entrambe congiunte con costure e chiodini. Questo strumento serve da rivestimento dei piedi. Al variare della servibilità - per lavorare nei campi o per danzare -, variano materia e forma. Queste dichiarazioni corrette si limitano a illustra~ re ciò che già sappiamo. La strumentità dello strumento consiste nella sua servibilità. Ma che ne è della

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servibilità stessa? Con essa cogliamo già la strumentalità dello strumento? Per riuscirci non dobbiamo indagare lo strumento servibile nel suo servizio? La contadina porta le scarpe nel campo. Solo qui esse sono ciò che sono. Lo sono tanto più schiettamente quanto meno la contadina, lavorando, pensi alle scarpe, le guardi oppur\; anche solo le s,enta. La contadi.na sta e cammina con esse ai piedi. E così che le scarpe servono realmente. In questo processo dell'utilizzo dello strumento non può non velli.rei realmente incontro la strumentalità. Finché invece ci limitiamo a tener presente un paio .di scarpe in generale, oppure a osservare in un'immagine delle scarpe che se ne stanno meramente lì, vuote, inutilizzate, non faremo mai esperienza di ciò che la strumentità dello strumento è in verità. Nel quadro di Van Gogh non siamo nemmeno in grado di stabilire dove stiano quelle scarpea. Intorno a quel paio di scarpe da contadino non c'è nulla di cui e in 19 .cui potrebbero esser parte, solo uno spazio indeterminato. Non vi sono neppure attaccate zolle di terra del. solco agreste o del sentiero campestre, che potrebbero almeno alludere al loro impiego. Un paio di scarpe contadine e nulla più. E tuttavia... Nell'oscura apertura dell'interno scalcagnato dello strumento-scarpa è impressa la fatica dei passi compiuti lavorando. Nella massiccia pesantezza dello strumento-scarpa è trattenuta la tenacia del lento cammino lungo gli estesi e sempre uguali solchi del campo, che un vento aspro percuote. Sul cuoio ristagna l'umidità e fecondità del terreno. Sotto le suole si trascina la solitudine del sentiero campestre al calar della sera. N elio strumento-scarpa vibra il tacito e segreto appello della terra, il suo silente dono di messi a

Ed. Reclam 1960: e a chi appartengano.

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L'ORIGJNE DELL'OPERA D'ARTE

maturande e il .suo inesplicato rifiutarsi nella deserta aridità del .campo invernale. Da questo strumento traspirano la dignitosa apprensione per la sicurezza del pane, la muta gioia del sopravvivere al bisogno, la trepidazione ali' annuncio della nascita e l'angoscia per l'incombente minaccia della morte. Questo strumento appartiene alla terra ed è custodito nel mondo della contadina. Sulla base di questo custodito appartenere, lo strumento stesso inizia a stare nel suo quiescere entro sé. Ma forse tutto ciò siamo solo noi a vederlo nello strumento-scarpa del quadro. La contadina, invece, semplicemente porta le scarpe. Come se questo semplice portare fosse davvero così semplice! Ogni volta che a tarda sera la contadina, presa da forte ma sana stanchezza, si toglie le scarpe, o che nel buio di prima mattina già se le rimette, o che nel giorno di festa vi passa accanto, ella sa tutto questo senza bisogno di osservazioni e considerazioni. La strumentità dello strumento consiste certamente nella sua servibilità.. Ma la stessa servibilità quiesce nella pienezza di un essere essenziale dello strumento. Noi chiamiamo questo essere: l'affidabilità. In virtù dell'affidabilità la contadina, tramite questo strumento, è fiduciosamente immessa entro il silenzioso appello della terra; in virtù dell'affidabilità dello strumento ella è certa del suo. mondo. Per lei e per coloro che sono· insieme a 20 lei nello stesso modo, mondo e terra ci sonoa soltanto così: nello strumento. Diciamo «soltanto» ma di fatto sbagliamo, perché solo l'affidabilità dello strumento conferisce al mondo semplice la sua recondità e assicura alla terra la libertà del suo flusso costante. La strumentità dello strumento, l'affidabilità, tiene via via accolte insieme entro sé tutte le cose secondo a

Ed. Reclam 1960: «ci sono»= presenzianti.

LA COSA E L'OPERA, 19-21

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la loro modalità e ampiezza. La servibilità dello strumento, invece; è soltanto, la conseguenza essenziata dell'affidabilità.· Quella vibra in questa, e senza di questa non sarebbe nulla. Il singolo strumento viene consunto e usurato; ma così, al tempo stesso, anche lo stesso utilizzare incorre nell'usura, si logora e diviene abituale. Così la· strumentità va incontro alla desolazione, decade a mero strumento. Tale desolazione della strumentità è lo svanire dell'affidabilità. E questa evanescenza, a cui le cose d'uso devono poi la loro abitudinarietà noiosamente importuna, non è ormai più che una flebile testimonianza, una carente istruzione sull'essenza originaria della strumentità. La usurata abitudinarietà dello strumento s'impone allora come l'unico, e apparentemente proprio ed esclusivo, modo di essere dello strumento. A questo punto è visibile ormai solo la cruda servibilità. Essa suscita l'illusione che l'origine dello strumento risieda nella mera fabbricaziòne che imprime una forma a una materia. Nondimeno lo strumento, nella sua genuina strumentità, proviene da più lontano. Materia e forma, e la loro distinzione, sono di origine più profonda. La quiete dello strumento quiescente entro sé consiste nell'affidabilità. Solo in questa ravvisiamo che cosa lo strumento è in verità. Ma non sappiamo ancora nulla di ciò che cercavamo all'inizio: la cosalità della cosa. E, per di più, rton sappiamo nulla di ciò che propriamente e unicamente cerchiamo: l'operalità dell'opera nel senso dell'opera d'arte. O forse adesso imprevedibilmente, quasi incidentalmente, abbiamo già esperito qualcosa intorno ali' operità dell'opera? La strumentità dello strumento è stata trovata. Ma in che modo? Non mediante una descrizione e spiegazione di un paio di scarpe realmente presenti da- 21

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L'ORIGINE DELL'OPERA D'ARTE

vanti a noi; non mediante un resoconto sul processo di fabbricazione delle scarpe; e neppure mediante l'osservazione di un qualche reale impiego di calzature, bensì: solo portandoci davanti al quadro di Van Gogh. È stato il quadro a parlare. Nella vicinanza dell'opera, siamo stati improvvisamente altrove, in un luogo diverso da quello in cui stiamo di solito e che ci è abituale. L'opera d'arte ci ha fatto sapere che cosa lo strumento-scarpa è in verità. Per noi sarebbe un pessimo autoinganno se credessimo che sia stata la nostra descrizione, intesa come un fare soggettivo, a figurarsi tutto ciò e ad applicarlo poi al quadro. Se qui c'è qualcosa di questionabile, allora si tratta soltanto di questo: nella vicinanza dell'opera noi abbiamo esperito troppo poco, e l'esperienza l'abbiamo detta in modo troppo grossolano e immediato. Ma soprattutto, contrariamente a quanto poteva sembrare di primo acchito, l'opera non ci è servita solamente per una migliore visualizzazione di ciò che uno strumento è. Piuttosto, è solo mediante l'opera e soltanto nell' opera che fa propriamente la sua comparsa la strumentità dello strumento. Che cosa accade qui? Che cos'è all'opera nell'opera? Il quadro di Van Gogh è l'apertura inaugurale di ciò che lo strumento, il·paio di scarpe contadine, è in verità. Questo essente esce nell'inascosità del suo essere. L'inascosità dell'essente i Greci la chiamavano àl.;r10eta. Noi diciamo , e non pensiamo a sufficienza cosa implichi questa parola. Se ciò che accade qui è un'apertura inaugurale dell'essente in ciò che esso è e nel modo in cui è, allora nell'opera è al1' opera un accadere della verità. Nell'opera dell'arte si è messa in opera la verità dell'essente. «Mettere» vuol dire qui: portare a stare, condurre nello stanziamento. Nell'opera un essente

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(un paio di scarpe contadine) viene a stanziare nel lucore del suo essere. L'essere dell'essente perviene nella costanza delsuo trasparire e scintillare. L'essenza dell'arte sarebbe quindi questo: il mettersi-in-opera della verità dell'essente. Ma finora l' arte ha avuto a che fare con il bello e la bellezza, e non con la verità. Le arti che producono opere di questo 22 tipo sono chiamate - a differenza di quelle artigianali, che confezionano strumenti - le belle arti. Ma nell' arte bella non è l'arte a essere bella: essa viene detta così perché produce il bello. La verità, per contro, è di pertinenza della logica. La bellezza è invece riservata all'estetica. Ma non è che con la proposizione >, in quell'egoismo che, davanti all'angoscia dello scetticismo conducentesi a compimento, si rifugia nella dogmatica dell'opinare. Il suo principio resta questo: chiudere gli occhi davanti all' esposizione del sapere apparente e rifiutare di procedere insieme al processo dell'esposizione. Ecco perché il dogmatismo dei punti di vista correnti deve restare abbandonato a se stesso. Con questa decisione, la filosofia non rigetta la coscienza naturale. Come potrebbe farlo, dato che la scienza è la verità del nonancora-vero, e quindi è appunto quest'ultimo, però nella sua verità? È la filosofia a scoprire per la prima volta la coscienza naturale nella sua naturalità e a riconoscerla. Per contro, però, la filosofia passa accanto e procede oltre la coscienza naturale quando questa si atteggia e pavoneggia a filosofia, cancellando i propri confini rispetto alla filosofia, che è la conoscenza dell'Essere dell'essente, e voltandole le spalle. Ma allora la filosofia non fa che passare accanto e procedere oltre ciò che le ha già voltato le spalle, ciò

IL CONCETTO HEGELIANO DI ESPERIENZA, 162-164

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che si è già volto via da essa; in questo passare accanto e procedere oltre, comunque, la filosofia accede alla coscienza naturale e soltanto a essa, al fine di essere e incedere il cammino lungo il quale appare la verità della coscienza. L'esposizione del sapere apparente è lo scetticismo conducentesi a compimento. Conducendosi a compimento, lo scetticismo si e-duce esponendosi ed eseguendosi. L'esposizione non si limita a entrare in scena, ma si adduce presentandosi come esposizione. La via dell'esposizione non va dalla coscienza naturale alla coscienza reale: è invece la coscienza stessa, in quanto è questa differenza fra coscienza naturale e coscienza reale in ogni sua figura, a procede- 164 re da una figura all'altra. Il procedere è un incedere il cui movimento viene determinato dalla meta, cioè dalla violenza della volontà dell'Assoluto. L'esposizione segue l'apparire del sapere apparente che le viene incontro. Ora è svanita la rappresentazione naturale del conoscere assoluto secondo cui esso sarebbe un mezzo. Ora il conoscere non si lascia neanche più esaminare, e in ogni caso non più come un mezzo da applicare a un oggetto. Inoltre, poiché l' esposizione si adduce presentandosi da sé, l'esaminare sembra divenuto del tutto superfluo. Dopo questa chiarificazione, l'esposizione potrebbe allora iniziare immediatamente. Ma non inizia, - ammesso che non sia già iniziata. Nuovi capoversi proseguono la meditazione. Ciò tradisce il fatto che l'essenza dell' esposizione del sapere apparente non ci è stata ancora condotta sufficientemente vicino, e che il nostro rapporto a essa non si è ancora instaurato. In che modo lesposizione coappartenga ali' esponendo, se e in che misura siano addirittura la stessa cosa, pur senza confondersi nell'uniformità, - tutto questo resta oscuro. Come può il conoscere assoluto essere una via

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IL CONCETTO HEGELIANO DI ESPERIENZA

verso l'Assoluto, se l'Assoluto è già in sé e per sé presso noi? Se qui è ancora· lecito parlare in generale di una via, allora può trattarsi solo della via su cui l'Assoluto stesso incede in quanto esso stesso è questa via. Potrebbe darsi che proprio l'esposizione del sapere apparente sia questa via e questo incedere? L'essenza dell'esposizione è divenuta ancora più enigmatica. L'unica cosa evidente è che l'esposizione non se ne sta separata dall'Assoluto, non se ne sta da qualche parte ponendoselo di fronte, come fa invece la coscienza naturale quando si rappresenta il conoscere.

Il nono capoverso, tuttavia, riprende nuovamente proprio questa rappresentazione naturale del conoscere. In· realtà, ciò avviene solo al fine di porre in modo rinnovato la questione dell'esame del conoscere assoluto. L'esame del conoscere viene così poco annullato dal fatto che il conoscere non è un mezzo, che 165 anzi solo ora l'esame stesso può farsi valere come degno di questione. Se l'esp@sizione esproduce il sapere apparente nel suo apparire, allora essa pone la coscienza non-ancora-vera nella sua verità. L'esposizione misura l'apparente in quanto tale in base al suo apparire. Quest'ultimo è il criterio di misura. Da dove lo prende l'esposizione? In quanto la scienza prende su di sé l'esame del sapere apparente, essa stessa entra in scena come l'istanza e, quindi, come il criterio di misura dell'esaminare. Se l'entrare in scena della scienza consiste nel fatto che l'esposizione adduce se stessa attuandosi, allora la scienza deve, già fin dal suo primo passo, con-durre con sé un criterio di misura dell'esame che sia un criterio dimostrato. Da un lato la scienza, per attuarsi, ha bisogno del criterio di misura; dall'altro lato, il criterio può risultare soltanto nel corso dell'attuazione, dato che un cono-

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scere assoluto non può prendere il criterio di misura da un punto qualsiasi. L'esposizione, se deve davvero misurare il sapere non-vero nella sua verità, è costretta a conciliare l'inconciliabile. L'impossibile le si pone davanti sbarrandole la via. Come le riuscirà di allontanare via questo ostacolo?

Il decimo capoverso prosegue la considerazione in una modalità che mostra come Hegel non ricomponga né elimini con argomentazioni logiche ciò che, nell' essenza dell'esposizione, si contraddice. L'apparentemente inconciliabile non inerisce all'essenza dell' esposizione. Esso aderisce al modo insufficiente in cui noi, ancora e sempre dominati dalla modalità rappresentativa della coscienza naturale, vediamo l'esposizione. L'esposizione va mirando all'apparire del sape're. Ma anche l'esposizione è un sapere. Entrambi cadono nella coscienza stessa. Se la questione del criterio di misura e dell'esame è in generale plausibile, allora ciò che essa chiede può richiederlo solo alla coscienza stessa e sulla base di essa. È forse la coscienza stessa entro sé, in quanto coscienza, qualcosa come una misura e un criterio di misura? E forse la coscienza in quanto tale, a partire da sé, un esaminare? La coscienza stessa torna più distintamente sotto lo sguardo che mira all'essenza. Ma non compare anco- 166 ra il tratto fondamentale dell'essenza della coscienza a cui mira ora la meditazione. Come se nei precedenti capoversi non si fosse ancora detto nulla sulla coscienza, Hegel comincia con il rinvio al modo in cui due determinazioni «si presentano nella coscienza». Le chiama: il sapere e la verità. Sono dette «determinazioni astratte» in quanto risultano da un visionare che visiona direttamente ·la coscienza, prescindendo dal vederne anche la costituzione nella sua essenza piena e nella sua unità.

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IL CONCETTO HEGELIANO DI ESPERIENZA

Qui la coscienza viene presa così come essa si offre immediatamente - e cioè sempre unilateralmente - al rappresentare naturale. Co-scienza, essere-co-sciente, vuol dire che qualcosa è nello stato di saputo. Ma il saputo è nel sapere ed è come un sapere. Il saputo è ciò a cui la coscienza si relazione nella modalità del sapere. Ciò che sta in questa relazione è il saputo. Esso è in quanto è > e l' «essere-in-sé». Hegel si limita a gettare appena uno sguardo su queste due determinazioni, senza approfondire «cos' altrò propriamente ci sia in esse». Con ciò, nondimeno, Hegel ha rinviato impercettibilmente, ma intenzionalmente, a un tratto fondamentale ed eminente della coscienza. Già le prime proposizioni del capoverso lo nominano di passaggio. 167 Nella coscienza, qualcosa è differente da essaa e mediante essa. La coscienza è, in quanto se stessa e mediante se stessa, l'un differente rispetto all'altro. Ciò che in questa differenza è differito (l'oggetto per a

Ed. 19501: contro essa.

IL CONCETTO HEGELIANO DI ESPERIENZA, 166-168

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il soggetto nel soggetto) rimane però, proprio per via del differenziare, riferito al differenziante. La coscienza, nel suo rappresentare, dimette qualcosa togliendolo via da sé, ma questo dimesso essa lo rimette tuttavia a se stessa. La coscienza è entro sé un differenziare che non è tale. La coscienza, in quanto è questo differenziare che non è tale, è equivoca nella sua essenza. Questo equivoco è l'essenza del rappresentare. L'equivocità implica che le due determinazioni - il sapere e la verità, l' «essere per» e l' «esserein-sé» - si presentino sempre immediatamente nella coscienza, e invero essendo esse stesse equivoche. Che cos'è dunque l'esposizione - che, in quanto rappresentare, rimane essa stessa una modalità della coscienza -, considerata a partire da queste due determinazioni? L'esposizione propone rappresentativamente l'apparente nel suo apparire. Essa indaga il sapere riguardo alla sua verità. Esarrùna quello riguardo a questa. L'esposizione si muove nel differenziare di quella differenziazione che la coscienza stessa è. In tal modo, con lo sguardo rivolto alla differenza, si apre una prospettiva sulla possibilità essenziale che l'esposizione accolga il proprio criterio di misura e il proprio carattere di esame da ciò in cui essa si muove. La prospettiva diviene più perspicua non appena si pone in evidenza ciò a cui mira l'esame misurante, visto a partire dalla coscienza stessa. I.: undicesimo capoverso mette direttamente in questio-

ne ciò che viene indagato dall'esposizione del sapere apparente. Tale questione può tuttavia essere posta in modo diretto solo se si mette in questione non solo ciò che viene indagato, ma anche chi indaga. Infatti !'indagando, quando è un saputo, è nel nostro sapere per noi che indaghiamo. Con la caratterizzazione della scienza che espone il sapere apparente nel suo 168

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IL CONCETTO HEGELIANO DI ESPERIENZA

apparire, entriamo improvvisamente anche noi nel gioco dell'esposizione. Si dimostra così che noi stessi siamo già nel gioco, in quanto l'esposto dell'esposizione è «per noi>>. Ecco perché non è possibile evitare la questione del ruolo che tocca al «per noi>> nella scienza. La sua portata ha una dimensione che al momento riusciamo appena a presumere. Che cosa indaghiamo quando esaminiamo il sapere riguardo alla sua Verità? La verità è l'essere-insé. Il sapere è l'essere-per-una-coscienza. Quando indaghiamo ricercando la verità del sapere, noi cerchiamo che cos'è il sapere in sé. Sennonché, mediante questa indagine il sapere diverrebbe nostro oggetto. Se ce lo ponessimo davanti nel suo essere-in-sé, esso diverrebbe un essere-per-noi. Non coglieremmo la verità del sapere, ma solo il nostro sapere il sapere. L'essere-per-noi resterebbe il criterio di misura con cui misureremmo l'essere-in-sé del sapere. Ma in che modo il saper~ verrebbe a subordinarsi a un criterio di misura che converte il misurando nella misura stessa? Se l'esposizione del sapere apparente dovesse eseguirsi appieno nella modalità che risulta dallo sguardo rivolto alle due determinazioni della coscienza - il sapere e la verità -, allora all'esposizione non resterebbe altro che convertire continuamente il proprio comportamento nel suo contrario.

Il dodicesimo capoverso libera l'esposizione da questa nuova difficoltà venuta alla luce. A condurla in campo libero è il semplice rinvio alla natura dell'oggetto che essa espone. L'oggetto è la coscienza stessa. La sua natura è ciò che sorge nell'apparire a partire da sé. Ha forse la coscienza, per sua natura, il carattere di criterio di misura? Se lo ha, allora la coscienza deve di per sé offrire la possibilità di essere a un tempÒ la misura e il misurato. È necessario che la co-

IL CONCEITO HEGELIANO DI ESPERIENZA, 168-169

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scienza, per questo riguardo, sia entro sé differenziata, ma anche, a un tempo, non differenziata. Qualcosa di analogo ha fatto la sua comparsa nel decimo capoverso. L'equivocità essenziata della coscienza - 169 cioè, il fatto di essere la differenza del rappresentare, il quale rappresentare, a sua volta, nel contempo non è affatto una differenza - evoca una doppiezza nella natura della coscienza. In ciò è racchiusa la possibilità di essere a un tempo, nella sua essenza, l'uno e l'altro: misura e misurato. Se prendiamo questa equivocità non come una mancanza di univocità, ma come il contrassegno della sua propria unità essenziata, allora la coscienza, nel suo equivoco, mostra la coappartenenza delle due determinazioni che vengono innanzitutto rappresentate come separate: il sapere e la verità. Dalla natura della coscienza deriva la possibilità del misurare e della misura. La natura dell'oggetto dell'esposizione, la quale propone rappresentativamente il sapere apparente, è da Hegel contrassegnata mediante una seconda proposizione sulla coscienza. La prima, espressa nell' ottavo capoverso, suona: >. Sennonché, con il vero che essa propone e rappresenta per essa, a un

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tempo la coscienza ha in essa stessa dato la verità del vero, cioè il criterio di misura, «per noi>> - per noi che siamo attenti alla verità del vero. Esponendo il sapere apparente in quanto tale, noi prendiamo l' apparire come criterio di misura, per misurarvi il sapere che ritiene questo apparente come il vero. Nel sapere apparente, il suo saputo è il vero. Se questo vero lo chiamiamo . Ma la Cosa è il sapere apparente in quanto apparente. La Cosità della Cosa, la Realità del Reale, è I' apparire stesso.

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lL CONCETIO HEGEIJANO DI ESPERIENZA

La coscienza apparente è in essa stessa il misuran~ do e il criterio di misura. Il modo in cui Hegel illustra come entrambi cadano nella coscienza stessa, dà l'impressione di un dispettoso gioco di mere parole, e si lascia dietro qualche sospetto. Alla coscienza pertengono sia il sapere, sia il vero che viene saputo in questo sapere. Sembra che sia lo Stesso chiamare quello . Hegel esprime tutto questo nella proposizione che ora comprenderemo meglio con l'aiuto delle accentazioni da noi introdotte: «In ciò che la coscienza, dentro di sé, spiega come l'"in-sé" o come il "vero", noi (e invero noi come i conoscenti in modo assoluto) abbiamo dunque il criterio di misura, da essa stessa stabilito, per misurarvi il suo sapere». Poiché il criterio di misura dell'esaminare noi lo abbiamo a disposizione dalla coscienza stessa, sotto questo aspetto non c'è bisogno di alcuna integrazione da parte nostra. Sennonché, ciò che abbiamo a disposizione per il fatto che noi stessi siamo coscienza, non per questo sta già espressamente a nostra disposizione. Se l'esposizione è sottoposta alla massima del puro stare-a-vedere, allora resta oscuro proprio il modo in cui potremmo ricevere qualcosa meramente tralasciando i nostri punti di vista e in cui dovremmo già avere il criterio di misura come tale. Concesso pure che il sapere da misurare e il criterio di misura cadano entrambi nella coscienza, per cui a noi qui non 173 resterebbe che l'accogliere, tuttavia il misurare e la sua piena esecuzione non possono andare avanti senza un nostro atto integrativo. Ma, allora, tutto ciò che l'esposizione ha di essenziale non è riposto, in definitiva, nel nostro personale agire? Che ne è dell' esaminare stesso, senza il quale né il misurato né il criterio di misura sono ciò che sono? Il tredicesimo capoverso risponde a questa domanda,

esprimendo ed elucidando la terza proposizione sulla coscienza. La proposizione è celata, in modo inappariscente, in una subordinata. Nella forma di una principale suona: «La coscienza esamina se stessa>>.

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IL CONCETTO HEGELIANO DI ESPERIENZA

Ciò vuol dire: La coscienza, nella misura in cui è coscienza, è l'esaminare. La parola fondamentale della metafisica moderna, «la coscienza>> come essere-cosciente, è pensata adeguatamente solo se nell' «essere-» dell'essere-cosciente co-pensiamo il tratto dell' esaminare, e invero di un esaminare determinato mediante la coscientità del sapere. Nell'esaminare sono assieme entrambi, il misurando e la misura. Essi, pertanto, non capitano mai insieme nella coscienza solo per una successiva applicazione dell'una all'altro. La natura della coscienza consiste nella con-tenenza di entrambi. Questa natura si è già mostrata sotto molteplici riguardi. La coscienza naturale è sapere immediato dell'oggetto che essa ritiene sia il vero. Al tempo stesso, la coscienza naturale è un sapere che sa il proprio sapere l'oggetto, anche se essa non si volge esplicitamente indietro a questo sapere. La coscienza dell'oggetto e la coscieJ;l.Za del sapere sono lo Stesso, per il quale entrambi, oggetto e sapere, sono qualcosa di saputo. Oggetto e sapere «sono per la coscienza stessa». Per lo Stesso, la coscienza stessa è, a un tempo, l'uno e l'altro. La coscienza è per essa la differenziazione di entrambi l'uno di contro ali' altro. La coscienza è per sua natura la comparazione dell'uno con l'altro. Questo comparare è l'esaminare. «La coscienza esamina se stessa». 174 Ma la coscienza è propriamente l'esame, di volta in volta, soltanto nella modalità per cui è a essa che prima di tutto diviene questo: se il sapere .corrisponda ali' oggetto ed esso sia così l'oggetto in verità, e se l'oggetto corrisponda a ciò che il sapere, in fondo, sa. L'esame è solo quando tale divenire accade alla coscienza. Tale divenire sopravviene alla coscienza quan, do questa viene a scoprire che cosa c'è. in verità dietro quello che per essa vale immediatamente come il

IL CONCETIO HEGELIANO DI ESPERIENZA, 173-175

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vero, ossia: quando la coscienza viene a capo di cosa essa sa appena si rappresenta l'oggetto nella sua oggettualità. In confonnità a ciò, per la coscienza - tanto dietro l'oggetto; quanto anche dietro il suo rappresentare immediato dell'oggetto - è ancora qualcosa a cui essa deve pervenire e verso cui deve innanzitutto avviarsi. «Avviarsi>> significa qui, a un tempo: «aprirsi a ... » e >. Ali' opinare abituale non si addice l'andare a vedere che cosa propriamente covi e s'incavi dietro ciò che esso ritiene sia il vero. L'opinare abituale oppone resistenza contro quello stare-a-vedere con cui

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IL CONCETTO HEGELIANO DI ESPERIENZA

la scepsi revisiona ciò che, in quanto è la verità, è in verità dietro il vero. Un giorno la scepsi potrebbe persino giungere a vedere che ciò che per lopinare della filosofia resta un Dietro, nella verità è un Davanti. Quella sua verità, dietro alla quale come suo retrofondo la coscienza naturale non perviene mai, è essa stessa - cioè in verità - l' avanfondo luminoso, il proscenio della luce entro la quale ogni tipo di sapere e di coscienza già sta come un aver-visto. Ma la filosofia stessa, in certi momenti, combatte contro la scepsi. Preferisce attenersi ali' opinare abituale della coscienza naturale. La filosofia concede, sì, che ali' oggetto in quanto oggetto pertiene certamente loggettualità. Ma per essa loggettualità non è altro che l'inoggettuale. La filosofia si attiene all'opinare abituale e lo persuade che esso, in fondo, avrebbe ragione: infatti questo inoggettuale sarebbe possibile rappresentarlo soltanto nelle rappresentazioni della coscienza abituale, le quali rappresentazioni sarebbero perciò insufficienti allo scopo e costituirebbero un mero gioco di segni; queste assicurazioni penetrano facilmente nella coscienza naturale, e le 179 comunicano addirittura l'impressione che un tale assicurare sia una filosofia critica, dato che si comporta scetticamente nei confronti dell'ontologia. Sennonché, questo tipo di scepsi è solo la parvenza della scepsi, e perciò non è che la fuga davanti al pensare, nel sistema dell'opinare. Se invece la scepsi si conduce a compimento come lo scetticismo completo, allora il pensare, all'interno della metafisica, incede come il comparare propriamente e pienamente eseguito, il quale compara la coscienza ontica e la coscienza preontologica mediante la coscienza ontologica. Quest'ultima non si separa dalla coscienza naturale, ma retrocede nella natura della coscienza come nell'unità originaria del

IL CONCETTO HEGELIANO DI ESPERIENZA, 178-180

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rappresentare ontico e del rappresentare preontologico. Quando il comparare accade, l'esame è in corso. In questo accadere, la coscienza è il suo proprio apparirsi nell'apparire. Essa è presenziantesi. ·Essa è. La coscienza è divenendo a se stessa nella sua verità. Il divenire è quando l'esaminare, che è un comparare, succede davanti a se stesso. L'esame può in generale procedere solo pre-cedendosi. La scepsi vede davanti a sé e vede se stessa davanti. La scepsi pre-vede ciò che il sapere e l'oggetto del sapere sono nella loro verità. Il sesto capoverso aveva già illustrato che la coscienza naturale, lungo la via dell'esame, perde la sua verità. Se il suo presunto vero viene visto con riguardo alla sua verità, risulta che il sapere non corrisponde al suo oggetto nella misura in cui non ne chiama in causa l'oggettualità. Per divenire conforme alla verità dell'oggetto, la coscienza deve alterare il suo sapere precedente. Sennonché, mentre si altera il suo sapere dell'oggetto, anche l'oggetto si è già alterato. L'oggetto è ora l'oggettualità, e ciò che ora si chiama «oggetto» non può più venire costituito con il precedente opinare intorno agli oggetti. Questo opinare continua a far valere la propria essenza anche quando l'oggettualità viene spacciata per l'inoggettuale a partire dall'oggetto precedente, venendo quindi intesa solo in modo negativo e sempre più negati- 180 vo. In tal caso la filosofia è tutta presa dall'esaltare l'incapacità priva di pensiero dell'opinare abituale. Nel comparare esaminante, il quale pre-vede nel1' apparire del sapere apparente, non solo il sapere naturale dell'oggetto non sta e non tiene come il presunto sapere unicamente e autenticamente vero, ma l'oggetto stesso non mantiene il suo stato di criterio di misura dell'esaminare. Nell'esame che è la coscienza stessa; né l'esaminato né il criterio di misura superano l'esame: non resistono alla prova. Nessuno

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IL CONCETIO HEGELIANO DI ESPERIENZA

dei due resiste davanti a ciò che frattanto è corn.lllciato a sussistere nell'esaminare. Il quattordicesimo capoverso corn.lllcia con la proposizione: «Questo movimento dialettico, che la coscienza esercita in essa stessa - tanto nel suo sapere quanto nel suo oggetto - nella misura in cui a essa ne scaturisce il nuovo vero oggetto, è propriamente ciò che si chiama esperienza». Che cosa nomina Hegel con la parola «esperienza>>? N orn.llla l'essere dell'essente. L'essente è frattanto divenuto il soggetto e, insieme a questo, l'oggetto e l'oggettivo. «Essere» significa ab antiquo: presenziare. La modalità in cui presenzia la coscienza -1' essente in base alla saputezza - è l' apparire. La coscienza, in quanto è l'essente che è, è il sapere apparente. Con il nome «esperienza>> Hegel norn.llla l'apparente in quanto apparente, l'ov 1J Nella parola «esperienza» è pensato lo 1J. In base allo 1J (qua, in-quanto), l'essente è pensato nella sua essentità. Esperienza non è più ora il nome per un tipo di conoscere. Esperienza è ora la parola dell'Essere nella misura in cui questo è percepito a partire dall' essente in quanto tale. Esperienza norn.llla la soggettità del soggetto. Esperienza dice ciò che significa «essere-» nella parola «essere-cosciente», e invero nel senso che solo in base a questo «essere-» diviene evidente e vincolante quel che rimane da pensare nella parola «-cosciente». La parola «esperienza», sorprendente come nome dell'essere dell'essente, è venuta a cadere nella consi181 derazione perché è giunta a maturazione. Il suo uso cade certo del tutto fuori dell'uso linguistico, tanto di quello abituale quanto di quello filosofico. Ma cade come frutto maturo della Cosa stessa, davanti alla quale persevera qui il pensiero hegeliano. La giustificazione dell'uso linguistico - il quale è qualcosa di es-

ov.

IL CONCETI'O HEGELIANO DI ESPERIENZA, 180-181

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senzialmente altro dal semplice modo di parlare volta a volta - è insita in ciò che Hegel, attraverso i capoversi precedenti, ha portato allo sguardo riguardo alla natura della coscienza. Le tre proposizioni sulla coscienza disegnano la compagine di questa natura nel suo schema fondamentale: «La coscienza, invece, è per se stessa il proprio concetto.»

«La coscienza dà il suo criterio di misura in essa stessa.» «La coscienza esamina se stessa.» La seconda proposizione è· l'esplicazione della prima sotto questo riguardo: essa dice che >? Nel tredicesimo capoverso non dice forse espressamente che la coscienza esanùna se stessa, e che perciò sarebbe superflua >. Ma i momenti della sua verità sono le figure della coscienza, le quali, nell'incedere dell'esperienza, hanno deposto tutto ciò che, via via, solo per la coscienza naturale sembrava essere il vero, dato che il vero, nella storia della coscienza, è di volta in volta solo per essa. Quando invece l'esperienza è condotta a compimento, l'apparire dell'apparente è giunto in quel puro trasparire come il quale l'Assoluto presenzia assolutamente presso se stesso ed è l' essenziare stesso. A partire da questo puro trasparire, vige il vigoroso potere che, nella coscienza stessa, esercita il movimento dell'esperienza. Il vigoroso potere dell'Assoluto, vigente nell'esperienza, «sospinge continuamente la coscienza verso la propria esistenza vera>>. Esistenza 197 significa qui il presenziare nella modalità dell' apparirsi. A questo punto, l'apparire puro dell'Assoluto coincide con il suo essenziare. La parusia è la presenzialità in cui l'Assoluto è presso noi e, a un tempo, è presso se stesso in quanto presso noi. A questo punto, di conseguenza, anche l'esposizione dell'apparire coincide con , la parola «esperienza>> sta, in rilievo, nel punto medio. Essa media la coscienza con la scienza. In questa ottica, ciò che il titolo dice corrisponde alla Cosa stessa. L'esperienza, in quanto è l'essere della coscienza, è entro sé quel capovolgimento mediante cui la coscienza si espone nel suo apparire. Ciò vuol dire: Nell'esporre, l'esperienza è scienza. Ma il rappresentare naturale intende il titolo immediatamente e soltanto nel senso che la scienza ha per suo oggetto l'esperienza, intesa a sua volta come l'esperienza della coscienza. Tuttavia, il titolo intitola l'opera che, mentre espone il capovolgimento della coscienza, insieme lo attua. Ma il capovolgimento capovolge la coscienza naturale. Ecco perché il titolo resta incompreso finché lo si legge secondo l'abitudine della coscienza naturale. I due genitivi «dell'esperienza>> e «della 198 coscienza>> non nominano ~ genitivus objectivus, ma un genitivus subjectivus. E la coscienza, e non la scienza, il soggetto che è nella modalità dell' esperienza. Ma l'esperienza è il soggetto della scienza. D'altra parte, è incontestabile che il genitivus objectivus conserva il suo senso solo perché e finché vale il genitivus subjectivus. Pensati in modo rigoroso, nessuno dei due ha un primato rispetto all'altro. En-

IL CONCETTO HEGELIANO DI ESPERIENZA, 197-199

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trambi nominano la relazione soggett~oggetto del soggetto assoluto nella sua soggettità. E con riguardo a questa, la quale ha la sua essenza nell'esperienza, che noi dobbiamo ogni volta pensare il titolo, attraverso il medio della parola mediatrice, insieme verso dietro e verso avanti. I genitivi nominano, nell'uno e nell'altro significato, quel rapporto di cui il capovolgimento fa uso senza mai pensarlo esplicitamente: il rapporto dell'Essere all'essente in quanto rapporto dell'essente all'Essere. Il movimento dialettico si insedia nel sito che viene, sì, aperto mediante il capovolgimento, ma che viene celato proprio in quanto è l'aperto di quel rapporto. Il colloquio scettico, in quanto inter-loquio fra la coscienza naturale e la coscienza assoluta, ispeziona questo sito nella pre-veggente prospettiva dell'Assolutezza dell'Assoluto. La scepsi dialettica è l'essenza della filosofia speculativa. I genitivi che compaiono nel titolo non sono né soltanto soggettivi né soltanto oggettivi, e neppure solamente l' accoppiamento di entrambi. Essi appartengono al genitivo dialettico-speculativo. Quest'ultimo si mostra nel titolo solo per questa ragione: perché esso domina sin dal principio e interamente l'eloquio a cui perviene l'esperienza della coscienza mentre conduce a compimento la propria esposizione. Il titolo «Scienza dell'esperienza della coscienza>>, scelto inizialmente, viene meno durante la stampa dell'opera. Ma il brano che lo elucida rimane. Il titolo viene sostituito da un altro; che suona: «Scienza della fenomenologia dello Spirito». E così, solo il 199 brano che rimane, e che non parla mai di una fenomenologia dello Spirito, diviene la giusta interpretazione del nuovo titolo. Questo ricorre anche nel tito-

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IL CONCETTO HEGELIANO DI ESPERIENZA

lo generale sotto cui l'operà appare nel 1807: «Sistema della scienza, Parte prima, la fenomenologia dello Spirito». Allorché l'opera, poco dopo la morte di Hegel, riapparve inalterata come secondo volume delle Opere complete (1832), il titolo suonava ormai solo: «Fenomenologia dello Spirito». Dietro la caduta inappariscente dell'articolo > ricorre il nome «fenomenologia>>, già in uso nella filosofia di scuola. I.: essenza del!' esperienza è l'essenza della fenomenologia. Il aivccr9m, l'apparirsi del soggetto assoluto - il quale è chiamato > all'inizio del brano, lessenza del non vuol dire affatto «relativo a noi», a noi che siamo abitualmente rappresentanti. significa: «in sé», cioè: I' appa-

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IL CONCETTO HEGELIANO DI ESPERIENZA

rente presenzia apparendo in base ali' Assolutezza dell'Assoluto nel puro sito del suo apparire. L'esposizione dell'esperienza della coscienza può iniziare solo se noi, sulla scorta del brano, siamo disposti a occasionare il capovolgimento in quanto inizio autentico dell'esposizione. Essa inizia assolutamente con l'Assolutezza dell'Assoluto. Inizia con l'estrema violenza della volontà della parusia. Inizia con l'estrema esteriorizzazione alienante dell' Assoluto nel suo apparire. Per poter guardare nella prospettiva di questo apparire, dobbiamo accettare l' apparente così come esso appare, e tenere lontano da esso le nostre opinioni e i nostri pensieri. Ma questo lasciar-venire-incontro e tralasciare-via è un agire che attinge la sua sicurezza e perseveranza unicamente a partire dalla nostra integrazione co-agente nel capovolgimento. L'agire della nostra integr-azione consiste nell'incedere scetticamente - guardando, cioè, con occhio perspicace - camminando incontro all'apparire della coscienza apparente che nella parusia è già venuto fino a noi: affinché siamo in quel cammino come cui l'esperienza è la fenomenologia dell'Assoluto. L'esposizione inizia lasciando apparire assolutamente > non fosse messo in rilievo tramite. il corsivo. La corsivizzazione del «con» non indica un incremento dell'inostacolato co-andare, ma significa: Per l'uomo, il co-andare con il Rischio è propriamente un co-andare rappresentato, e, nel proposito dell'uomo, esso è rappresentato come ciò che è posto davanti, pro-posto. Il Rischio e il suo arrischiato, la Natura, l'essente nella sua interezza, il mondo: tutto ciò per l'uomo è fuori posto, posto fuori dal fondo sordo del dis-barrante Ritiro. Ma in che cosa e perché è posto ciò che è così posto? La natura è portata davanti all'uomo dal pro-ponente rappresentare dell'uomo stesso. L'uomo pone davanti a sé il mondo come l' oggettuato controstante nella sua interezza, e pone se stesso davanti al mondo. L'uomo pone il mondo avocandolo a sé, e dispone la natura in funzione di sé. Questo dis-porre pro-ducente dobbiamo pensarlo in tutta la sua ampia e variegata essenza. L'uomo dà disposizioni alla natura là dove essa non è sufficiente alle esigenze poste dal rappresentare umano. L'uomo dispone di nuove cose producendole quando gli mancano. L'uomo sposta e traspone le cose quando lo disturbano. L'uomo impone un travestimento alle cose e le occulta quando esse lo distolgono dai suoi progetti. L'uomo espone le cose quando ne fissa il prezzo per la vendita e il consumo. L'uomo espone se stesso quando propone le proprie prestazioni e propaganda la propria professionalità. Nel molteplice e variegato dis-porre, il mondo viene condotto a stare nello stanziamento di uno stato. L'Aperto diviene il controstante, l'oggetto che viene così raggirato, chiuso e rivolto verso l'essere umano. L'uomo si pone di per sé fuori dal mondo e di contro a esso come davanti al1'oggetto controstante, ed espone se stesso come co-

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A CHE POETI?

·lui c4e impone di proposito tutte queste dis-posi, ZlOill.

Portare, condurre qualcosa davanti a sé in modo che un tale portato - in quanto già precedentemente pro-posto, già rappresentato - determini sotto ogni riguardo tutte le modalità del disporre producente: è questo un tratto fondamentale del comportamento che conosciamo come il volere. Il volere qui in questione è il dis-porre precisamente nel senso dell'imporsi, apposito e di proposito, della oggettualizzazione generalizzata. Piante e animali non vogliono, non sono determinati dal volere, perché essi, nel sordo fondo della loro brama, non portano mai davanti a loro stessi l'Aperto come un oggetto. Non possono co-andare con il Rischio inteso come rischio rappresentato. Poiché sono lasciati entrare nell'Aperto, il puro Ritiro non è mai il loro oggettualmente Altro. L'uomo, invece, va «con» il Rischio perché egli è quell'essere che (nel senso indicato) vuole: « ... Noi tuttavia,

ancora più che pianta o animale sia, col rischio andiamo, ... » Il volere qui in questione è l'imporsi generalizzato

il cui proposito ha già posto il mondo come l'intero degli oggetti dis-ponibili. Questo volere determina 289 l'essenza dell'uomo moderno senza che egli si renda

conto della sua portata, senza che, a tutt'oggi, possa ancora sapere a partire da quale volontà (in quanto Essere dell'essente) tale volere è volitivo. In questo volere, l'uomo moderno risulta posto come colui che, in ogni relazione con tutto ciò che è - e quindi anche in ogni relazione e riferimento a se stesso -, insorge sovrastando come l'imponentesi dis-ponente, e instaura questa sovrastante insurrezione come dominio incondizionato. L'intero della costante riserva contro-

A CHE POETI?, 288-290

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stanziata, ossia l'intero deposito di oggetti riposti e predisposti quale ora appare il mondo, è rimesso all'imponentesi dis-porre, è rac-co-mandato a esso e, quindi, sottoposto .al suo comando. Il volere ha entro sé il modo del comando; infatti l'imporsi generalizzato e attuato di proposito è una modalità nella quale il carattere astante del dis-porre e quello contrastante del mondo si com-prendono eri-mandano l'un l'altro riunendosi in una unità incondizionata e perciò completa, co-stantemente piena. In ciò, nel riunirsi comprendendosi e co-mandandosi, si annuncia il carattere imperativo della volontà. Con tale carattere· viene ad apparire, nel corso della metafisica moderna, l' essenza a lungo nascosta della volontà, - da lungo tempo essenziante quest'ultima come l'Essere dell'essente. In corrispondenza a ciò, anche il volere umano può essere nella modalità dell'imporsi solo costringendo anticipatamente ogni cosa, prima ancora di farsene un'idea, entro il proprio ambito. Per questo volere, ogni cosa diviene - fin dall'inizio, e perciò in seguito irresistibilmente - il materiale dell'imponentesi dis-porre. La terra e la sua atmosfera divengono materie prime. L'uomo diviene materiale umano stabilmente impiegato per gli scopi prestabiliti. La premeditata instaurazione incondizionata, con cui la disposizione produttiva del mondo s'impone senza condizioni nello stato astante del comando umano, è un processo che viene fuori dall'essenza nascosta della tecnica. Solo nel tempo odierno questa essenza inizia a dispiegarsi come un destino della verità dell' essente nella sua interezza, mentre finora le sue sparse apparizioni e i suoi sporadici tentativi restavano incorporati nel vasto ambito della cultura e della ci-

viltà. La scienza odierna e lo Stato totalitario, in quan- 290 to conseguenze necessarie dell'essenza della tecnica,

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A CHE POETI?

sono nel contempo al seguito della tecnica, cioè le obbediscono. La stessa cosa vale per le forme e i mezzi impiegati per lorganizzazione dell'opinione pubblica mondiale e delle rappresentazioni quotidiane degli uomini. Non solo il vivente viene tecnicamente oggettuato nell'allevamento e nello sfruttamento, ma è in pieno corso lassalto della fisica atomica ai fenomeni del vivente in quanto tale. In fondo è lessenza della vita stessa a doversi consegnare alla dis-posizione pro-duttiva della tecnica. Che oggi, nei risultati e nella posizione della fisica atomica, si cerchino in tutta serietà delle possibilità di dimostrazione della libertà umana e di impostazione di una nuova teoria dei valori, è un segno del dominio del rappresentare tecnico, il cui dispiegamento è già da lungo tempo sottratto alla cerchia delle convinzioni e opinioni personali dei singoli. Il potere essenziato della tecnica si mostra anche là dove si tenta ancora su terreni marginali, per così dire - di padroneggiare la tecnica con laiuto delle posizioni valoriali tradizionali; in sforzi di questo tipo ci si serve già di mezzi tecnici, i quali sono ben altro che semplici forme estrinseche. In generale, infatti, l'utilizzo di macchinari e la fabbricazione di macchine non sono affatto la tecnica stessa, ma soltanto una strumentazione, a essa conforme, per l'instaurazione dell'essenza della tecnica nell'oggettualità delle sue materie prime. Il fatto stesso che l'uomo divenga soggetto e il mondo oggetto, è una conseguenza dell'instaurarsi dell'essenza della tecnica, non il contrario. In quanto l'Aperto è da Rilke esperito come l'inoggettuale della piena Natura, il mondo del volere umano deve invece risultargli, corrispondentemente, come l'oggettuale. Per converso, uno sguardo che, a partire dalle manifestazioni della tecnica onnipervasiva, miri al sano Intero dell'essente, accoglie un cenno

A CHE POETI?, 290-291

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verso gli ambiti dai quali potrebbe forse venire un superamento-tra-volgimento più originariamente formativo della tecnicità. I prodotti tecnici, costruiti e formati senza forma- 291 tività, s'accavallano davanti all'Aperto del puro Ritiro. Le cose, che un tempo crescevano con gradualità, svaniscono ·rapidamente. Per via dell'oggettualizzazione, esse non possono più mostrare il loro Proprio. In una lettera del 13 novembre 1925, Rilke scrive: >. «La Vita» significa qui: l'essente nel suo Essere: la Natura. L'uomo è a volte più arrischiante del Rischio, più essente dell'Essere dell'essente. Ma l'Essere è il fondamento dell'essente. Chi è più arrischiante del fondamento s'arrischia fin là dove manca ogni fondamento, fin nello sprofondamento dell'abisso. Se però l'uomo è l'arrischiato che va con il Rischio in quanto egli lo vuole, allora gli uomini che sono talvolta ancora più arrischianti, devono pure essere ancora più volenti.

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ACHE POETI?

297 Ma come?, si dà forse un incremento del volere al di

là dell' incondizionatezza dell'imporsi premeditato? No. Dunque coloro che sono talvolta più arrischianti possono essere più volenti solo in quanto il loro volere, nella sua essenza, è diverso. Ci sarebbe dunque volere e volere, - il volere non sarebbe di per sé lo Stesso. Quelli che sono più volenti a partire dall' essenza del volere, restano più conformi alla volontà come Essere dell'essente. Corrispondono meglio all'Essere che si mostra come volontà. Essi sono più volenti in quanto sono più volenterosi. Chi sono invece i più volenterosi che sono più arrischianti? A questa domanda la poesia, a quanto sembra, non risponde in maniera esplicita. I versi 8-11 dicono senz'altro qualcosa sui più arrischianti, sebbene in forma negativa e approssimativa. I più arrischianti non rischiano per interesse personale. Essi non cercano di ottenere un vantaggio né di servire il loro egoismo. E, benché siano più arrischianti, non possono neppure vantarsi di un'impresa eclatante. Essi sono infatti solo per poco più arrischianti: «per un soffio ... più arrischianti». Il loro «più» di rischio è piccola cosa come un soffio fuggevole e impercettibile. Da tale allusione non è possibile desumere chi siano i più arrischianti. Sono invece i versi 10-12 a dirci che cosa rechi questo rischio che rischia awenturandosi al di là dell'Essere dell'essente: « ... Extra protezione, ci foggia ciQ un esser-sicuro ove opra gravità delle forze pure; ... »

Come tutti gli altri esseri, noi non siamo altro che essenti in quanto arrischiati nel Rischio dell'Essere. Ma poiché noi, in quanto esseri volenti, co-andiamo con il Rischio, siamo più arrischiati e quindi più

A CHE POETI?, 297-298

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esposti al pericolo. In quanto l'uomo si pone stabilmente nell'imporsi premeditato e, mediante l'oggettualizzazione incondizionata, si instaura nel distacco contro l'Aperto, è egli stesso a esercitare il proprio essere-sprotetto. Per contro, il rischiare più arrischiante ci foggia 298 un esser-sicuro. Ma questo non accade erigendo opere di protezione attorno a ciò che è sprotetto; così, infatti, non si farebbe che appostare qualcosa di proteggente nei posti in cui manca la protezione. E ciò richiederebbe, a sua volta, un disporre produttivo. Questo è possibile solo nell' oggettualizzazione, la quale tuttavia ci blocca contro l'Aperto. Il rischiare più arrischiante non dispone alcuna protezione. Però ci foggia un esser-sicuro. Sicuro, securus, sine cura, significa: senza cura. Il procurare ha qui il modo del1'imporsi premeditato lungo le vie e con i mezzi dell'incondizionato dis-porre. Siamo senza questa cura solo se non appostiamo il nostro essere esclusivamente nella regione del dis-porre e del dare disposizioni, dello sfruttabile e del proteggibile. Noi siamo sicuri solo là dove non facciamo i conti con l'assenza di protezione né contiamo su una protezione approntata nel e dal volere. Una sicurezza sussiste solo al di fuori dell'oggettualizzante rivolta contro l'Aperto, solo «extra protezione», fuori del distacco contro il puro Ritiro. Quest'ultimo è l'inaudito Centro di ogni attrarre: esso tira ogni cosa nell'in-sbarrato ritirandola per il Centro stesso. Questo Centro è il «là>> in cui opera la forza di gravità delle forze pure. L' esser-sicuro è il recondito requiescere nella contrazione attirante dell'intero Ritiro. Il rischiare più arrischiante, più volente di ogni imporsi perché volenteroso, ci «foggia», ci «crea» un esser-sicuro nell'Aperto. Creare significa: attingere. Attingere alla fonte vuol dire: captare, ricevere ciò

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A CHE POETI?

che ne scaturisce, prendere in consegna il ricevuto e condurlo. Il rischiare più arrischiante del volere volenteroso non appronta nulla. Esso riceve e dà ciò che ha ricevuto. Conduce il ricevuto dispiegandolo nella sua pienezza. Il rischiare più arrischiante conduce a compimento, ma non dis-pone pro-duzioni. Solo un rischiare di questo tipo, che diviene più arrischiante in quanto è volenteroso, può, ricevendo, condurre a compimento. I versi 12-16 definiscono in cosa consiste il rischiare più arrischiante che rischia nell'Extra di pro299 tezione e là ci conduce in una sicurezza. La sicurezza non mette affatto da parte la disprotezione che è posta con l'imporsi premeditato. In quanto l'essenza dell'uomo sorge nell' oggettualizzazione dell'essente, essa ri1nane sprotetta in mezzo ali' essente. Privo così di protezione, l'uomo resta proprio per questo riferito - nella modalità della privazione - alla protezione, e quindi intra protezione, al di dentro della protezione. Invece la sicurezza è al di fuori di ogni riferimento alla protezione: «extra protezione». Di conseguenza l'esser-sicuro, e il suo raggiungimento da parte nostra, sembra comportare un rischiare che abbandoni ogni riferimento alla protezione e alla disprotezione. Ma sembra soltanto. In verità, se pensiamo a partire dalla con-chiusità dell'intero Ritiro, esperiamo in conclusione ciò che alla fine, cioè sin dall'inizio, ci dispensa dalla cura dell'improtetto imporsi (versi 12 s.): « ... c1 npara già

il nostro essere-sprotetti ...» Ma come può offrire riparo e recondimento l'essere-sprotetto, se solo l'Aperto garantisce la recondità, mentre la disprotezione consiste proprio nel costante distacco contro l'Aperto? La disprotezione può re-

A CHE POETI?, 298-300

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condere solo se la rivolta contro l'Aperto viene capovolta, in modo tale da rivolgersi all'Aperto - e volgersi entro esso. Così la disprotezione, in quanto capovolta, è il recondente. Qui «recondere» significa, per un verso, che il capovolgimento del distacco trae a compimento il recondere, e, per l'altro verso, che in certo modo è la stessa disprotezione a garantire una sicurezza. Ciò che reconde è «il nostro essere-sprotetti, e là che noi siamo al visto minare Aperto voltati». L'«e» ci guida verso la spiegazione, la quale ci dice in che modo è possibile il fatto sorprendente per cui la nostra disprotezione ci dona, extra protezione, una sicurezza. Certo, la disprotezione non reconde affatto nel senso che noi andremmo via via rivoltandola nei singoli casi in cui ci sentiamo minacciati. La disprotezione reconde soltanto se noi l'abbiamo già 300 voltata. Rilke dice: «che noi all'Aperto voltati>>. Nel1'aver-voltato risiede una modalità eminente del voltare.Nell'aver-voltato, la disprotezione è nella sua interezza anticipatamente rivoltata nella sua essenza. L'aspetto eminente del voltare consiste nel fatto che abbiamo visto la disprotezione come ciò che mina, come il minacciante. Solo tale aver-visto vede il pericolo. Esso vede che è la disprotezione in quanto tale a minacciare la nostra essenza della perdita dell' appartenenza all'Aperto. L'aver-voltato deve riposare necessariamente in questo aver-visto. Voltata, la disprotezione è allora «nell'Aperto». Una volta che abbiamo visto il pericolo come il pericolo per l'essenza, dobbiamo necessariamente aver compiuto il capovolgimento del distacco contro l'Aperto. Ciò implica che: l'Aperto stesso dev' essersi rivolto a noi in modo tale che noi possiamo rivolgere a esso la disprotez1one

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A CHE POETI?

«e, in un qualdove nel cerchio più ampio poi, dove la legge ci tocca, a dir sì effati». Che cos'è il Cerchio più ampio? È presumibile Rilke pensi ali'Aperto, e precisamente ali' Aperto in un suo determinato riguardo. Il Cerchio più ampio circonda tutto ciò che è. Questo accerchiare attornia e unifica tutto l'essente, di modo che esso, nell'unire unente, sia l'Essere dell'essente. Ma che significa «essente»? Con i nomi 0opa non indica il fenomeno opposto ali' evoluzione, sul tipo della regressione, della contrazione e dell'atrofizzazione. Piuttosto, yÉvEmç; e 0opa vanno pensate sulla base e all'interno della umç;: come modalità dell'illucantesi sorgere e 342 tramontare, del comparire e sparire ali' orizzonte. Possiamo senz'altro tradurre yÉvEmç; con «nascere», «iniziare a esistere»; ma qui lesistere nascente, in quanto ex-sistere, dobbiamo pensarlo come l'uscire, come l'ex-ire che, facendo ex-ire ogni ex-sistente dall'ascosità, lo lascia fuori-ex-ire nell'inascoso. Possiamo senz'altro tradurre 8opa con «perire»; ma qui il per-ire dobbiamo pensarlo come l'andare, come quell'ire che, a sua volta uscendo dall'inascoso, se ne va via per trans-ire nell'ascoso e de-sistervi. Presumibilmente Anassimandro ha parlato di yÉvEmç; e 8opa. Resta però dubbio se ciò sia avvenuto nella forma del detto tramandatoci, - sebbene alcuni plessi verbali paradossali come yÉvEmç; ECT'ttV (sarebbe questa infatti la mia lezione) e 8opa yivE'mt «ex-ire è» e «perire ex-siste» - parlino a loro volta a

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LA LOCUZIONE DI ANASSTh1ANDRO

favore di una parlata antica. La yÉVEmç è il venir fuori e pervenire nell'inascoso. La 0opa significa: in quanto pervenuto là, andar via dall'inascoso e trans~ ire nell'ascoso. Il fuori-in ... e il via-verso ... essenziano all'interno dell'inascosità, fra l'ascoso e l'inascoso. Riguardano il pervenire e il transire di ciò che è pervenuto, l'arrivare e il partire di ciò che è arrivato. Anassimandro non può. non aver parlato di ciò che viene nominato nelle parole yÉvEmç e 0opa. Può restare aperto se egli abbia nominato esplicitamente -rà ov-ra, ma nulla lo esclude. L' aù-ra della seconda proposizione - per l'ampiezza entro la quale si situa il suo parlare, e per via del retroriferimento della seconda proposizione al Ka-rà -rò XPEoJV - non può nominare altro che l'essente nella sua interezza, esperito in modo preconcettuale: -rà 1tOÀÀ..ci:, -rà 1tav'ta, >; Mv nomina anche il Singolare puro e semplice, il quale nella sua singolarità uninumerale è unicamente l'Uno unicamente unente prima di ogni numerazione. Con esagerazione, ma sempre sull'argine della verità, potremmo affermare che il destino dell'Occidente in quanto Esperia dipende dalla traduzione della parola Mv, posto che la tra-duzione riposi nella traduzione verso la verità di ciò che nell' Mv è venuto alla loquenza. Cosa ci dice Omero di questa parola? Conosciamo la situazione degli Achei davanti a Troia, all'inizio dell'Iliade. Da nove giorni la peste mandata da Apollo infuria nell'accampamento dei Greci. Nell'assemblea dei guerrieri Achille esorta il veggente Calcante a dire la ragione dell'ira del dio: ...'tol.m o' avÉcr'tTl KaÀxac; 8ecrwpiù11ç oirovo7toÀrov ox' aprnwç, oç lJOll 'tcX 't' MV'tCX 'tcX 't' ÈCJO"OµEVCX 1tp0 't' MV'tCX, Kaì vr\ecrcr' i)yr\cra't' 'Axmrov '1Àtov clcrro Tìv ùtà. µcxv'tocruVTlv, 'tr\v oi 7tope ol.~oç 'A7toÀÀrov· Voss traduce: « ... Allora s'alzò Calcante il Testoride, il più saggio degli àuguri, eh' aveva conosciuto ciò che è, ciò che sarà e ciò che fu, che dinanzi a Troia le navi dei Danai aveva guidato con lo spirito profetico donatogli da Febo Apollo.» Prima di far parlare Calcante, Omero lo caratterizza come il veggente. Colui che partecipa della veggenza è un uomo oç 1)011 ... «che aveva conosciuto»: 1)011 è il piuccheperfetto del perfetto oì&v, >. Così viene naturale interpretare òtoovcn come «pagare, scontare». I via-via-trat-tenuti presenzianti scontano ammenda, la pagano per punizione (òtKT)). Ed ecco il tribunale al completo, tanto più che non manca neppure l'ingiustizia, - di cui nessuno naturalmente, e giustamente, sa dire in cosa debba consistere. Timi; può senz'altro significare «ammenda», ma non necessariamente, perché in questo modo non viene nominato il significato essenziale e originario. Infatti 'ttmç è lo stimare. Stimare qualcosa significa: tenerlo in conto, e così soddisfare lo stimato in ciò che esso è. La conseguenza essenziale dello stimare, il 359

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LA LOCUZIONE DI ANASSIMANDRO

soddisfare, può accadere o c;ome beneficio, nel caso del bene, oppure, in riferimento al male, come ammenda, come penitenza. Tuttavia la mera elucidazione di tlcrn; non ci porta verso la Cosa della parola nel contesto della locuzione anassimandrea, se non pensiamo già (come nel caso di àòucicx e ÒtKTl) in base a quella Cosa che viene alla loquenza nella locuzione. Secondo la locuzione, CXU'tci ('tà Mv'tcx), gli esseri presenzianti via-via-trat-tenuti, stanno nella Dis-Giunzione. Dimorando nella tratta, essi si intrattengono indugiando. Perseverano nell'insistenza. Nel transito da provenienza a viandanza, infatti, essi attraversano la tratta temporeggiando. Perseverano: si mantengono in sé. Nella misura in cui i trat-tenentisi, dimorando nella tratta, perseverano nell'insistenza, essi seguono a un tempo l'inclinazione a persistere in tale insistere e addirittura a insistere sull'insistenza stessa. Si impuntano nel volere la stabilità del perdurare e non si volgono alla ÒtKTl, alla Giunzione della tratta. Ma, così facendo, ogni trattenuto già anche s'impunta contro gli altri. Nessuno tiene conto dell'essenza trat-tenente dell'altro. I trat-teneritisi sono irriguardosi l'uno verso l'altro, preso ognuno com'è da quella brama del persistere che vige nello stesso presenziare dimorante ed è da esso sollecitata. Ecco perché i trat-tenentisi non si dissolvono nella mera irriguardosità. È la stessa irriguardosità a sospingerli nel persistere, affinché essi continuino ancora a presenziare come presenzianti. Il presenziante nella sua interezza non si spezzetta in un isolamento solo irriguardoso e non si disperde nell'inconsistenza e instabilità. Piuttosto, adesso la locuzione dice così: òtò6vcn ... -cicnv àì..ì.;tjì..otç,

essi, i trat-tenentisi, lasciano pertenere l'uno ali' altro: il riguardo l'uno per l'altro. La traduzione di tlcnç

LA LOCUZIONE DI ANASSIMANDRO, 359-360

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con «riguardo» coglierebbe già meglio il significato essenziale del tenere in conto e dello stimare. Questa traduzione sarebbe pensata a partire dalla Cosa, dal presenziare dei trat-tenentisi. Ma la parola «riguardo» evoca per noi troppo immediatamente l'essere umano, mentre tlmç viene detto neutralmente, giacché più essenzialmente, di ogni presenziante: m'.Ytci (-rà Eév-ra). Alla parola tedesca Rucksicht, «riguardo», manca non solo l'ampiezza necessaria, ma soprattutto 360 il peso adeguato per parlare come parola traducente di tlmç all'interno della locuzione e in corrispondenza analogica alla 8iKTJ come Giunzione. Ora, la lingua tedesca possiede un'antica parola che noi odierni conosciamo ormai solo (e questo è significativo) in forma negativa, e per di più solo in senso peggiorativo, - così come avviene per la parola Un/ug[, qui impiegata come Un-Fug, , ma] che abitualmente nomina un comportamento non pertinente e volgare, un atto commesso in modo pacchiano. Analogamente a Unfug, noi usiamo ancora la parola ruchlos nel significato di «scellerato» e «infame»: senza Ruch. Noi non sappiamo nemmeno più che cosa significhi Ruch. La parola medio-altotedesca ruoche nomina l'accuratezza, la cura. La cura si assicura che un altro permanga nella sua essenza. Questo assicurarsi, pensato a partire dai trat-tenentisi e in relazione al presenziare, è la tlmç, il Ruch. La nostra parola geruhen [degnarsi, compiacersi] appartiene a Ruch, e non ha nulla a che vedere con la Ruhe [quiete]; geruhen significa: stimando una cosa, consentendola, aver cura di lasciarla essere come è in se stessa. Ciò che è stato osservato per la parola «riguardo», cioè che essa nomina comportamenti umani, vale anche per ruoche. Ma noi traiamo profitto dal senso dimenticato della parola, lo recuperiamo nuovamente

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LA LOCUZIONE DI ANASSIMANDRO

in una ampiezza essenziale e, in corrispondenza analogica a ÙtKT\ come Fug [Giunzione], parliamo della tlcrn; come Ruch [Curanza]. Nella misura in cui i trat-tenentisi non si disperdono completamente nella sconfinata ostinazione dell'impuntamento per il mero perseverare nell'insistenza e nella persistenza, nella misura in cui non fanno ciò e quindi non si sospingono a vicenda, con uguale brama, fuori del presenziante presente, essi lasciano pertenere Giunzione, ùtMvcn ÙtKT\V. Nella misura in cui i trat-tenentisi danno giunzione, allo stesso tempo essi, nella loro relazione reciproca, lasciano già ogni volta pertenere l'uno ali' altro Curanza, ùtMvcn ... Km tlmv à.A.A.r\Àotç. Solo se abbiamo già previamente pensato 'tà ÈOV'ta come il presenziante, e il presenziante come l'Intero del trat-tenentesi, solo allora si può pensare di conferire ali' à.ÀÀr\Àotç ciò che esso nomina nella locuzione, ossia: ogni volta un dimorante nel presenziare incontro a un altro dimorante, all'interno dell'aperta contrada 361 dell'inascosità. Finché non pensiamo 'tà Mvnx., l'à.A.Àr\Àotç resta il nome di una relazione reciproca indeterminata all'interno di una molteplicità evanescente. Quanto più rigorosamente pensiamo nell'à.ÀÀr\Àotç la molteplicità del trat-tenentesi, tanto più inequivoca diviene la relazione necessaria dell' ÙÀÀr\Àotç a tlmç. Quanto più univocamente emerge questa relazione, tanto più chiaramente riconosciamo che il ùtMvcn ... tlmv à.À.Àr\Àotç, il dare curanza l'uno ali' altro, è la modalità in cui in generale i trat-tenentisi, in quanto presenzianti, dimorano nella tratta, cioè il modo in cui ùtMvm ÙtKT\V, danno giunzione. Il Kai tra ÙtKT\V e tlmv non è affatto una vuota «e» mera congiunzione. Esso significa la conseguenza essenziata. Quando i presenzianti danno giunzione, allora ciò accade in questo modo: essi, in quanto sono i trat-tenentisi, dan-

LA LOCUZIONE DI ANASSIMANDRO, 360-362

427

no curanza l'uno all'altro. L'involgimento che sana la Dis-Giunzione accade propriamente mediante il lasciar-pertenere la Curanza. Ciò vuol dire: nell'àò11cia è insita, come conseguenza essenziata della Dis-Giunzione, l'In-Curia, la Trascuranza. ò1Mvoo. ... a1:Ytà òiKT}v Ka't tlmv ÙÀ.À:rp..oiç 'tfl f:uu6µeva:; 7ta:pe6vw.), 346 I das Vergangene, il passato, 347 Mv: Seiend, essente( ... ov), 176, 301, 344ss Il -càrovta: das Seiende im Ganzen, l'essente nella sua interezza, 301, 344ss Il ov und ovm der Vermutung nach die irgendwie abgeschliffene Form der urspriinglichen Worter é6v und é6v-r~ è presumibile che ov e oV'ta: siano le forme in qualche modo smussate dei vocaboli originari Mv e Mvw, 344 I é6v, »seiend«, ist nicht nur der Singular des Participiums é6vr~ »Seiendes«, sondern é6v nennt das schlechthin Singulti.re, das in seiner Einzahl einzig das einzig einende Bine vor aller Zahl ist, Mv, «essente», non è soltanto il singolare del participio MV'ta:, «essenti»; f:ov nomina anche il Singolare puro e semplice, il quale nella sua singolarità uninumerale è unicamente l'Uno unicamente unente prima di ogni numerazione, 345 I Demnach bedeutet é6v: anwesend in die Unverborgenheit. Aus dieser Erlàuterung von é6vm ergibt sich, dafl auch innerhalb der griechischen Erfahrung das Anwesende zweideutig bleibt und zwar notwendig. Einmal bedeutet rà é6vm das gegenwiirtig Anwesende, zum anderen aber auch alles Anwesende: das gegenwartig und das ungegenwrirtig Wesende, Pertanto Mv significa: presenziante nell'inascosità. Da questa elucidazione di f:Ovi;a: risulta che anche all'interno dell'esperienza greca il presenziante rimane equivoco, e che ciò avviene necessariamente. Una volta i;à Mvm significa il presenziante presente, l'altra volta indica invece ogni presenziante: l'essenziante presente e l'essenziante impresente,347ss I rà é6vm nennt die einige Mannigfaltigkeit des ]e-weiligen, i;à Mvi;a: nomina la molteplicità unitaria del volta-a-volta-trat-tenentesi, 350 > ov: Seiendes, Seiend, essente(... Mv), 175ss, 189, 194, 196, 236, 333ss. I 'tÒ Ov: das Seiende, l'essente, 175 I i;ò ov 1J ov, das Seiende als das Seiende, l'essente in quanto essente, 122, 146, 180, 189 I originaria interpretazione aristotelica dell'ov, 15b I Weil ov sowohl »Seiendes« bedeutet als auch »Seiend«, kann das ov als das »Seiende« auf sein »Seiend« hin versammelt (À§l'eiv) werden, Poiché ov significa tanto , l'ov, in quanto è l' «essente>>, può venire raccolto (Aéyetv) con riguardo al suo essere «essente», 176, CFR 344 I das ov, das Anwesende, l'ov, il presenziante, 176 Il - 'tà OV'ta: das Seiende, lessente, 334. Il rà 6. bedeutet wortlich ubersetzt: dai Sei-

461 ende, ... das mannigfaltig Seiende im Ganzen, -cà o., tradotto alla lettera, significa: l'essente, ... il molteplicemente essente nella sua interezza, 330ss, 353 I die Mannigfaltigkeit des Anwesenden, la molteplicità del presenziante, 176, 196 I -céxvi:J ov-ca ~ fou ov-ca (... 'tÉXVTI; participium]: die Teilbabe an der verbalen und an der no-

minalen Bedeutung des Wortes, la partecipazione al significato sia verbale sia nominale della parola, 344 ·

µétpov: MajS, (l'uomo come) misura, in Protagora 105s, 110 MVT)JlooUvrt: das Gediicbtnis, la memoria impensierita, 349.

464

GLOSSARIO GRECO-TEDESCO-ITALIANO

Moìpa: das Erteilen des Anteils, l'impartimento della partecipazione, 369 I Grundwort des frithen Denkens, parola fondamentale del pensiero primigenio, 352

µopclnl [>forma]: Form,forma, 11, 189, 236; das crvvoM>v, das einige Ganze von µ. und vA.11, il cruvoA.ov, l'unico Intero diµ. e uA.11, 69 I Gestalt, postura della figura, 72

'

vo&v: Vernehmen, percepire (... ool;a.). I ist das VOelV jenes Vernehmen, das eigens das Anwesende in seinem Anwesen vernimmt und daraufhin vornimmt, il voéiv è quel percepire che, occupandosi anticipatamente del presenziante nel suo presenziare, lo percepisce esplicitamente, 176 I Das v. ... ist jenes Vernehmen, das das Anwesende als ein solches annimmt und es auf sein Anwesen hin vornimmt, Il v.... è quel ricettivo percepire che accetta il presenziante in quanto presenziante e lo pre-cetta con riguardo al suo · presenziare, 196 v011tov: das Nichtsinnliche, il non-sensibile(!:+ a.l poesis]: Ins-Werk-Bringen; Hervor-Bringen, Bringen als Lassen; n:., condurre-, portare-in~opera; ex-pro-durre, condurre come lasciar essere; n:., 70"-, 72 'tà 1t0U.U: die Vielheit im Sinne der Mannigfaltigkeit des Seienden, la moltità nel senso della molteplicità degli essenti, 330, 342 I das Viele, il Molti, 353

mcÉ\llli;: Skepsis, scepsi. I cr. bedeutet das Sehen, das Zusehen, das Besehen, das nachsieht, was und wie das Seiende als das Seiende ist, il vedere, lo stare a vedere, il ravvisare che rivede cosa e come l' essente è in quanto essente, 152

465

Mol:pcx - "ÉXVTl

aOlj>i.a: Die Sophistik ist nur moglich au/ dem Grunde der a., d. h. der griechischen Auslegung des Seins alsAnwesen und der Wahrheit als Unverborgenheit, welche Unverborgenheit selbst eine Wesensbestimmung des Seins bleibt, weshalb sich das Anwesende aus der Unverborgenbeit und das Anwesen aus dem Unverborgenen als einem solchen bestimmt, La sofistica è possibile solo sul fondamento della u., ossia dell'interpretazione grèea dell'Essere come presenziare e della verità come inascosità, - la quale inascosità resta essa stessa una determinazione essenziata dell'Essere, per cui il presenziante si determina a partire dall'inascosità e il presenziare a partire dall'inascoso in quanto tale, 105

croµl36.Uav: zusammenbringen, riunire insieme, (l'opera d'arte è simbolo), 4

croµPEfhtx:Oç .[> accidens ]: wird zu accidens, diviene accidens, 8 Il 'tà croµl3Efhlx:&ta: jenes, was sich mit dem jeweils Vorliegenden immer auch schon eingestellt hat und mit dabei vorkommt, quello che si è già sempre anche posizionato accanto a ciò che di volta in volta pregiace (= 'tÒ un:oicciµzvov) e fa la sua comparsa assieme a esso, 7

cruvoA.ov: das a., das einige Ganze von µopifirj und VATJ, il u., l'unico Intero di µoptj e uA.TJ, 69 O'~V: retten, salvare, 91

>téµvav [> tempus

-+

templum]: bezirken, circoscrivere e ritagliare,

310

'té:xvrl: 334.

Il die Griechen ... dasselbe Wort -r. Jur Handwerk und Kunst gebrauchen, i Greci usavano la stessa parola, 't., per il lavoro artigianale e per I'arte, 46 I das Wort -r. nennt eine Weise des Wissens, la parola 't. nomina una modalità del sapere, 46 I die -r. ist... inso/ern ein Hervorbringen des Seienden, als es das Anwesende als ein solches aus der Verborgenheit her eigens in die Unverborgenheit seines Aussehens vor bringt, la 't. è una produzione dell'essente nella misura in cui il produrre, a partire dalla ascosità, adduce qui davanti il presenziante in quanto presenziante propriamente nella inascosità del suo aspetto, 47 I Die Wissenscha/ten sind im Grunde Philosophie, aber sie sind diese dergestalt, dafi sie ihren eigenen Grund verlassen und sich nach ihrer Weise in dem einrichten, was die Philosophie ihnen eroffnet hat. Das ist der Bereich der 'l"., Le scienze sono, in fondo, filosofia, ma lo sono in maniera tale da

466

GLOSSARIO GRECO-TEDESCO-ITALIANO

abbandonare il loro proprio fondamento per instaurarsi e organizzarsi, ciascuna a suo modo, entro ciò che la filosofia ha loro inauguralmente aperto. Questo è l'ambito della 't., 194 Il 'tÉXVJJ OV'tCX (~ uau ovw:): durch menschliches Vor- und Herstellen hervorgebracht, prodotti dal rappresentare e dal produrre dell'uomo, 324 wxvi:rqç: die Griechen ... den Handwerker und den Kunstler mit dem selben Namen r. benennen, i Greci denominano l'artigiano e l' artista con lo stesso nome: 't., 46 I der Kunstler ist ein r., l'artista è u1I 't.,47

'ti.cnç: das Schiitzen, lo stimare, 358s; der Ruch, la Curanza, 360ss Il coM

BujSe, ammenda, 330s, 352, 358ss

'tUx;TJ: [das Los, la sorte,] 334

UAT[: Staff, materia, 11; l'essenza sepolta di 15., 15 I das c;vvoA.ov, das einige Ganze von µoptfrrj und µopqrtj e 15., 69

v.,

il O"UvoA.ov, l'unico Intero di

'ÒJtOKEi.µEvov: das zum Grunde und immer schon Vorliegende, ciò che sta al fondo e già sempre vi pregiace, 7, 106 I das im Unverborgenen schon Vorliegende, il già pre-giacente nell'inascoso, 367 Il wird zu subjectum, diviene subjectum, 7s; sua traduzione latina con subjectum, 8, 88, 132, 176, 236, 238, 243 I die Substanz, la sostanza, 351 'ÒJt01CÉÌ.a9cxt.: im Begriff des Subjectum noch das griechische Wesen des Seins, V. des vtcomµzvov, in der Form des unkenntlich und fraglos gewordenen Anwesens (niimlich des stà"ndig Vorliegenden) nachklingt, nel concetto di subjectum risuona ancora l'essenza greca dell'Essere, lo 'Ò. dello 'Ò7toKtlµEVov, sebbene in una forma del presenziare divenuta irriconoscibile e indiscussa (cioè nella forma del costantemente pregiacente), 106 'tÒ

'ÒJtOO"'ta entiiu.Bem, Entiiu.Berung: esteriorizzare, esteriorizzazione

AUBEN,faori.

das Aussetzen: la sospensione(-+ setzen)

486

GLOSSARIO TEDESCO-ITALIANO

aussprechen, Ausspruch: esprimere loquialmente, alloquiare, allocuzione (~ sprechen) Austausch [< Tausch, cambio, scambio], permut:a, ricambio: 329

AusTRAG [< tragen], Direnzione: (=il Dif-Ferimento), 69" I direnzione decisiva: 97 0 zum A. bringen, condurre a direnzione, dirimere: c. l'aberranza, 335. - zum A. kommen, venire adirimersi: della storia occidentale del mondo, 365

Autoritiit, autorità: divina ed ecclesiale, 220, 325, 372

BAHN, strada: della storia dell'Essere, 273s; onto-storico-destinale, 276 I lungo la quale è lanciata l'Età moderna, 94; pretracciata della metafisica moderna, 238 I per un incremento di potenza, 237. -die Bahnen, le rotte: raccolte in unità dall'opera d'arte, 28, 30, 35s,42,51 Il• -bahn, • Blick-, orizzonte prospetti.co: 4 • Seh-, traiettoria visuale: 228 bahnen, sich b., spianarsi la via: il destino dell'Essere si s., 210 IJ anbahnen, spianare la strada a, inaugurare: un'interpretazione dell'essente, in Descartes, 87

Basis, basamento: per spiccare un salto, 329 Bbase: della piramide dell'essere umano, in Rilke, 3 07

a struttura: della proposizione enunciativa, 8; dei di Rilke, 277; Il• -bau, • Auf, strutturazione: processi di s., 330 • Aus-, strutturazione: di un ambito veritativo, 49 • Ding-, struttura cosale: 8s • Haus-, costruzione di una casa: 185 • Neben-, comparto attiguo: 294 • Ober-, sovrastruttura: 24 • Satz-, struttura proposizionale: 8s .• Unter-, sottostruttura:cosale dell'opera d'arte, 4, 23ss • Wesens-, struttura dell'essenza: dell'arte, 63 •Il Bau-, • -kunst, arte architettonica: 60, 62 • -werk, monumento, opera architettonica: 3s, 22, 27s bauen, costruire: !'artisticamente autentico, 4; modalità dell'esser, costruito, 34; una sovrascritta, 201; sistemi di valori, 227; 293 O das Bauen, il costruire: artistico, 62. - bauend, costruttivo: 217,221 IJ anbauen, costruire in aggiunta: una ideologia a una metafisica, 110 IJ aufbauen, costruire: tecnicamente il mondo(!:+ verbauen), 293 IJ bebauen, coltivare: il campo del pensiero, 211 IJ einbauen, incorporare: nell'ambito della cultura, 290 I installare, instruire: il progetto di ricerca nell'essente, 84, IJ verbauen, ostruire: 25, 40, (ogni via verso l'Aperto, !:+ auf bauen) 293 BAU, costruzione: di una frase, 341

der Bauer, il contadino: nel campo, 6 •Il Bauernschuhe, scarpe da contadino: 4; nel quadro di van Gogh, 18ss, 43, 45

488

GLOSSARIO TEDESCO-ITALIANO

die Bauerin, la contadina: nell'esempio del quadro di van Gogh, 18s, 31; in un'espressione idiomatica, 280

bedenken: pensare a fondo, riflettere, considerare(-+ denken) bedeuten [< deuten], significare, passim; (t+ eindeutig) 269 O das Bedeuten, il significare, 310. - bedeutend, rilevante, significativo, importante: (t+ deutlich) 233 • gleichbedeutend, equivalente: 217, 316 Bedeutung, significato, passim importanza: crescente dell' editoria, 98

Il• -bedeutung, • Grund-, significato fondamentale: 367 • Wurzel-, significato radicale: 367

beclingen [< Ding],

condizionare: il modo di vedere i processi naturali, 77; in Nietzsche, 229, 241 O das Bedingen, il condizionare, condizionamento: in Nietzsche, 229, 241. - das Sichb., il condizionarsi: reciproco di soggettivismo e oggettivismo, 88 I unbeclingt, AGG incondizionato: l'autocertezza, 129-38, 161; comando, 295; il contromovimento i. alla devalorizzazione, 224; il disporre produttivo i., 293, 298; dominio i. della volontà, 289s, 327; essenza i. della volontà, 235, 251, 256ss; l'indelimitazione i., 109; l'istanza i. del mondo tecnico, 150; il No i. ai valori tradizionali, 224; oggettualizzazione, 256, 297; sofisticheria, 157; il subjectutn i., 106, 153, 225, 256 Il Avv incondizionatamente: 86, 220, 238, 257 O das Unbedingte, l'incondizionato: il dominio dell'i., 72; il fondamento del mondo, 76; del mero volere, 294, 297. - Unbeclingtheit, incondizionatezza: del Sì ai nuovi valori, 224; dell'essenza della potenza, 235 Bedingung, condizione: per il mettersi-in-opera della verità, 44; affinché l'arte sia origine, 66; per l'osservazione delle cose, 81; dello sbaglio, 41; per l'oggetto dell'esperienza, in Hegel 187 I (in Nietzsche:) per padroneggiare la situazione storica, 225; e.i di conservazione-incremento (VdP, af. 715), 227ss; della sopraelevazione della potenza, 236ss; il valore come c. di se stesso, 250; del dominio del volere della volontà, 257 ss - bedigungslos, senza condizioni, 289 Il• Grundbedingung, condizionefondamentale: per l'interlocuzione pensante, 333

dur/en], aver bisogno, passim Il• schutzbedurftig, bisognoso di protezione, 293 Bediirfnis, bisogno: di ampliamento dello spazio vitale, 229; del

BEDÙRFEN [
bereitstellen, Bereitstellung: mettersi, messa a disposizione [< stellen] BERGEN recondere [< AHD bergan, (gi-)bergan < m ""berg-a-, ],

nel senso di albergare, riparare, recuperare, ricoverare: 175, 272.

albergare recondito: 281 I riparare e recondere: 299, 332 O das BERGEN, il recondere: in quanto tale, 1a; disascondente, 352;

nascondentesi, 338h; il (ve)r. raccogliente-illucante, 348s, 352, 369 I il r. dell'Essere stesso, 265, 271, 299, 311. - das Bergende, la recondente: la disprotezione, 299; la terra, 28, 32, 35. - das Gehorgene, il recondito: 51. - Gehorgenheit, recondità: 20, 299 O ENTBERGEN, disascondere: 301. - sich entbergen, disascondersi: 285, 337, 354 O das Entbergen, il disascondere: 25, (dell'Essere) 337. - das Sich-entbergen, il disascondere-sé: 108 unenthorgen, indisascoso: 33 O das Un-Enthorgene, l'in-disascoso: 48 ,,,. Entbergung, disascondimento: 47, 113 O VERBERGEN, nascondere, passim. - sich v., nascondersi: n. dell'Essere, 43, 155, 337; della relazione tra Essere ed essenza dell'uomo, 74; della storia dell'Essere, 177 I del presenziare, 271; dèl recondere, 265; della vicinanza storica, 325 I dell'equivocità della messa in opera della verità, 65; dell'equivocità dell'ov, 176 I del cammino comune di bellezza e verità, 69 I nel tradurre un modo di pensare, 8 I dell'essenza della volontà, 190; di un nesso essenziale nell'essenza di ogni metafisica, 214 I di un mutamento decisivo nel pensiero di Hegel, 199 O das Verbergen, il nascondere: in sé duplice, 40ss; dell'Essere, 336. - das Sichverbergen, il nascondersi: 1a, (in quanto tale) 72, 327h, 337' 333h - verborgen, nascosto, passim O das Verborgene, l'ascoso, ascosità: 4ls, 91, 285, 342. - das Verborgenste, il più ascoso, il massimamente ascoso: (= l'inascosità) 38. - Verborgenheit, ascosità: in quanto tale, 38, 47 I dell'Essere, 337; del presenziare, 40 I dell'essente, 105, 275; di ogni ex-sistente, 342; del presenziante, 347, 350 I unverhorgen, inascoso: 39s, 108, 194, 351 O das UNVERBORGENE, l'inascoso: come tale, 33, 38s, 48 I presenziare nell'i., 301, 342s, 346, 367ss I esporre nell'i., 70s, 104s, 176 I

492

GLOSSARIO TEDESCO-ITALIANO

della volontà di potenza, 243, 284s. -

UNVERBQRGENHEIT,

inascosità: come tale, 104ss, 128, 146, 155, 301, 342, 361,

370s I dell'Essere, 55, 63, 71s, 192 I dell'essente-strumento nel suo essere, 21; dell'essente, 15, 21 (= ciJ.:rjeaa) 37ss, 47, 49s, 53, 59ss, 65, 69, 73, 177, 240, 275, 284, 337, 346ss; il presenziante nell'i., 350ss I dell'Assoluto, in Hegel, 204 I dell'essenza di dolore, morte, amore, in Rilke, 275. - Un-verborgenhcit, in-ascosità: 48. - Un-Verborgenheit, in-ascosità: dell'essente, 337. - in die Unverborgenhez"t bringen, condurre nell'inascosità: 43. [ SuZ § 44b,c; SàD 78 (178s) ] - verborgenerweise, ascosamente: 349 • Verbergung, nascondimento: 27, 40ss, 48ss, 59, 71, 113, 337 [ HGA 65, §§ 268-272] O zuriickbergen, retrorecondere: 28 • das Gebirge, il massiccio montuoso: il m. è un insieme raccolto di Berge, di montagne, 243 [Bescheid, informazione] •Il Beschez"dbereich,. ambito delle informazioni: umane;·90 • das Bescheid-Wissen, saper far fronte, 89 beseitigen [< Seite, lato], eliminare: 97, 150 Beseitigung, eliminazione: degli dèi, 76; del mondo soprasensibile, 262 BESINNEN [< Sinn, senso], sich b., meditare: imparare a m., 213, 222; su ciò che è inesperito e impensato, 38 I sull'essenza della

scienza moderna, 86, 88; sull'esposizione fenomenologica hegeliana, 142; sulla metafisica di Nietzsche, 210 O das Besinnen, il meditare: sull'arte, 66; sull'Età moderna, 96. - das Sichbesinnen, l'automeditazione: poetica, 277 . besinnlich, meditativo: il sapere, 66; un uomo, 105 BESINNUNG, meditazione: sull'Essere dell'essente, 16; sull'essenza dell'essente, ® 75; m. storica, 212; sul Nulla, 218 I sull'essenza dell'arte, 73 I sul pensiero metafisico, 233, 246; m. genuina sull'essenza dell'Età moderna, 96s I hegeliana sull'arte, 68; sull'esposizione fenomenologica hegeliana, 142ss, 182s, 190, 193 I sulla metafisica di Nietzsche, 210ss I m. di Rilke, 291 I il senso della m. sull'uomo attuale, 210 ' - Besinnungslosigkeit, assenza di meditazione: 96 • Besonnenheit, assennatezza, posatezza: di Protagora, 105 ~ Erlliuterung: elucidazione Erorterung: localizzazione [ WM ZSF, p 388s] Besonderung, specializzazione: delle scienze, 83

BESCHEID -

493

BEWEGEN

Bestiitigung [< bestà"tigen, «confermare, convalidate>>], coriferm.a: 150 hestehen, Bestand, Bestiindigkeit sussistere, riserva costante, stabilità (-+ stehen) hestimmen, Bestimmung: determinare, determinazione.(-+ stimmen) hetrachten [< trachten, ], considerw-e, passim; part. c. esteticamente I'arte, 24; fenomenologicamente, 188s I rimirare: (!:+ trachten zu) 128 O das Betrachten, modo di considerare: estetico, 67; l'essente, 78 I contemplazione: inattiva c. del mondo, 93 Betrachtung, considerazione: comparativa delle opere d'arte esistenti, 2; dell'arte= estetica, 67; retrospettiva, 92 I fenomenologica, in Hegel, 165ss, 180; nietzschiana sul nichilismo, 223 0 trattazione: 65, 242, (t.i aristoteliche della Fisica) 324 Il• -hetrachtung, • Natur-, considerazione della natura: 330 • Welt-B., contemplazione del mondo: 93 hetreihen, Betrieh: promuovere intraprendere, organizzazione (-+

treiben) hewahren, Bewahrung: salvaguardare verecondere, salvaguardia verecondimento (-+ wahr)

BEWEGEN [l. ] cosa, passim; part. nel saggio sull'opera d'arte, 3-25 [ VuA, p 157ss (109ss) = HGA 79, "Das Ding" ] e Ding an sich, cosa in sé: 5 dinghaft, AGG cosale: realtà c. dell'opera, 25 O das DINGHAFTE, abito di cosa [-haft < haben, avere], elemento cosale, cosalità: della cosa, 3-7, 9-11, 13, 15ss, 20, 23ss, 29, 43, 45, 56ss; 292 -das Dingsein, esser-cosa(= .... Dingheit): 5, 15s Il• -dinge, • Gebrauchs- (~ Naturdinge), cose d'uso: 6, 11, 13, 20 • Natur-, cose di natura: 6, 11, 330s, 350 • Vorviiter-, le cose dei padri: in Rilke, 291 •Il Ding- • -auslegung, interpretazione della cosa: 9, 15, 17 • -bau, struttura cosale: 8s • -begri/!, concetto di cosa: 5, 9ss, 16, 23ss, 56 • -bestimmung, determinazione della cosa: 17 • -charakter, carattere di cosa: 25 • -er/assung, comprensione della cosa: 8 Dingheit, cosità (delle cose): 5-10, 15ss, 291

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GLOSSARIO TEDESCO-ITALIANO

clinglich, cosale: l'essente, 9; sottostruttura, 23ss O das Dingliche, il cosale: relativo alla sottostruttura cosale, 23 s - Dingliiili.Jreit, cosalità, l'esser di natura cosale: 14 ~ bedingen,

Bedingung: condizionare, condizione

Dionysos, Dioniso: in Holderlin, 269, 271 Diskretion, discrezione: del sapere e dell'oggetto, in Hegel, 175 Distinktion, distinzione: operata dalla ratio, in Hegel, 175 Disziplin, disciplina: universitaria, 85 I teologica o filosofica,

327 I (in Hegel) la fenomenologia dello Spirito non è una d. filosofica, come lo è invece la fenomenologia dell'Enciclopedia) 201s · Il• -disziplin, • Fach-, disciplina speciale, 331 • Sonder-, disciplina speciale, 221

Dogmatik, dogmatica: dell'opinare, 163 Dogmatismus, dogmatismo: dei punti di vista correnti, 163 Doktrin, dofuina: d.e dei dotti, 256s doxographisch, dossografica: tradizione d. della filosofia, 324 Drang [< dringen], impulso: a entrare in scena, 228 •Il Drangsal pena: 213 O Andrang, affl.usso: di ciò ch'è antistante, 348 lflusso: dell'ambiente, 31; di sensazioni, lOs; della terra, 20, 35 drangen [< CAUSATIVO nr dringen], indurre: in errore, 194 I premere: 223. -sich d., imporsi: 70 O bedràngen, pressare: 74 O vordràngen, imporsi: 6, 20, 213. - sich v., farsi largo: 95 I pararsi davanti, 143 O das Zunichtsgedrà"ngtsein (zu nichts gedriingt), assoluta incoercibilità: 14, 17, 28, 32, 35, 57

dringen, d. zu, arrivare a: 339 O eindringen, intuire: 224. - das Eindringen, l'invadere e penetrare: la terra, 33

a hindringen, h. zu, arrivare fino a: 219

[-dringlich] O aufdringlich, AGG importuno: 20; insistente: 78; invadente: 43 O vordringlich, Avv pressantemente: 93 O Zudringlichkeit, pervasività: 33

DINGLICH -

509

0URFT

[Durchdringung, compenetrazione] Il• Wechseldurchdringung, vicendevole compenetrars_i e superarsi: di natura e storia, 89 ~ undurchdringlich, impenetrabile: 112

drohen,

minacciare, minare: 295, 299 O das Drohende, il minante, il minacciante: l'Aperto in Rilke, 300 Obedrohen, minacciare qcn di qcs: 293ss, 300 O das Bedrohte, ciò che viene minacciato di qcs: 280 -Bedrohung, minaccia: 293, 295 O umdrohen, incombere e minacciare: 291 - Umdrohung, incombente minaccia: della morte, 19

Druck [< driicken, «premere»], pressione heben, mettere in rilievo: 260 •Il Drucklegung, stampa: 198 i:> Ausdruck: espressione i:> Eindruck: impressione

®

im Druck heraus-

dunkel, Aoo oscuro, 99, 164, 172 Il Avv oscuramente, 366

O das Dunkle, l'oscuro, l'oscurità: del colore, 32; del portare della roc-

cia, 28 J in cui rimane anche in Nietzsche la connessione fra l'essenza della metafisica e il pensiero dell' oltreuomo, 252 Dunke1heit, oscurità: della provenienza esseriziata del valore, 227 • verdunkeln, oscurare: un essente, 40; la luce dell'Essere, 337 das Durchschnittliche, medio, che rientra nella media: 83 die DURFT [< (Not)dur/t, «bisogno»< notdur(u)ft, «bisogno, necessità>>], indigere: dell'indigenza del tempo, in Holderlin, 270s diirftig, indigente: landa, 274; tempo, 269ss, 319s O das Diirfti. ge, l'indigente, l'indigenza: del tempo,270ss, 296 - Diirftigkeit, indigenza: 273, 296, 320 • diirfen, potere, esser lecito, passim i:> bediirfen, Bediirfnis: aver bisogno, bisogno AHI)

echt, genuino, passim

Egoismus, egoismo: 111, 163 egoistisch, egoistico: 109 o das Egoistische, l'egoistico: 132 EIGEN [ < AHD eigan < G *aih, «posseduto»; - Ereignis] proprio, passim O das EIGENE, il Proprio: ogni elucidazione deve apportare qualcosa di p. alla Cosa, 213 I delle cose, 291; del Dio biblico, 220; dell'Essere, 310; il carattere proprio dell'Essere grecamente esperito, 103 I delle differenze della coscienza, in Hegel, 175 •Il Eigen- • -art, indole: 182; tipo: 336 • -gewicht, il peso specifico proprio: delle cose, 314 • -nutz, interesse, come vantaggio personale: in Rilke, 297 • -sinn, ostinazione: dell'impuntamento, 360; della persistenza, 355 0 e.-sznnig, ostinatamente, testardamente: 174 (-+ Sinn) • -sucht, egoismo: 297 0 das E.suchtige, l'egoistico: 191 • e.-wiichsig, autoconereto, coneres~te da sé: 14, 47 8 autonomo: 85 0 das E.-wuchsige, il concrescente da sé, l' autoconcretezza: 9, 13 eigens, Avv appositamente, esplicitamente, proprio, passim; part. in anafore, 52, 188, 315-316 Eigenschaft, proprietà, come qualità propria di qcs: della cosa, 7, 57, 80; del subjectum, 106. 0x esempi negativi di proprietà in 30,41,349,354 Eigentum, proprietà, come possesso: dell'essenza, 27 4 eigentiimlich, peculiare, passim O das Eigentumliche, la peculiarità: dell'arte, 60a; del salto, 64 eigentlich, autentico, passim O das Eigentliche, l'autentico, l'autenticità: !'artisticamente a., 4; dell'interiorità, in Rilke, 305 [ SuZ §§ 9,31, 34, 40, 64] e> Ereignis, eignen, ereignen: (appropri-)evento, esser proprio, (appropri-)eventuare

EIN [ < IE oi-no-, «uno»> oiv6ç >

uT unus] uno, passim O das EINE, l'uno: che vale per molti, nel concetto generale, 37 a l'Uno: l'U. unente(= 'tÒ "Ev), 301; unicamente unente, 345, 369ss I l'unità in cui essenzia la volontà di potenza, 243; (!:+ das Andere) einen, unire: 300 O das Einen, l'unire: unente, 300, e circondan-

ECHT -

EINANDER

511

te, 301; del presenziare, 353. - das Einende, l'Unente: 301, 369 (] umeinen, attorniare unificando: 300 (] vereinen, conciliare: 138, 165 ~ das Unvereinbare: l'inconciliabile, 165 Einerlai, wtiformità: 164 EINHEIT, wtità: accadente nella contenzione della contesa, 3 7, 51; di materia e forma, 14; di mondo e terra, 50; dell' operità, 34; di rotte e relazioni raccolte nell'opera-tempio, 27 I u. di una molteplicità di dati sensibili, 10, 15, 57 I dell'oggettuatezza, 108 I delle scienze, 85 I strutturale del sistema del rappresentare, 100 I (in Hegel:) di assolvenza, assolvimento e assoluzione nell' Assoluto, 136; originaria di coscienza e sapere, naturale e reale, 152s, 158, 166; coscienza ontica e preontologica, 179; di misurato e misura, 181; di tesi antitesi e sintesi, 183s; dell'essenza onto-teologica della metafisica, 195; l'esperienza è u. unificante, 204 I (in Nietzsche:) dell'essente nella sua interezza = il bello inteso come valore, 223; dell'essenza della volontà di potenza, 242, 248, 289 I (in Rilke:) u. della logica della ragione e della logica del cuore, 312s; dello spazio interiore del mondo, 314 319; dei due Ritiri, 315 O l'Unità: dello UEv-Unente, 369, 371; unica dell'Intero, 332; originaria dello Spazio-Tempo, 307 •// Einheitscharakter, carattere unitario: dell'Università, 85 • EINIG, AGG wtico Il Avv wticamente, passim - EINIGUNG, wtijicazione: delle scienze, 85; delle due logiche, in Rilke, 312 I unione: di luco e nascondimento, 71 (] Vereinigung, wtione: di sostanza e accidenti, 8 • EINST, wta volta, wt giorno: 9, 69, 270, 29ls, 370 O das Einst, l'wta-volta: del mattino primigenio del destino e per l'ultimo commiato, 327 - einstig, per una volta, 328 O das Einstige, l'wta-voltità: 327 • EINZIG, AGG wtico Il Avv wticamente, passim - Einzigkeit, unicità: 53, (dell'Essere stesso) 366 O - einzigartig, unico nel suo genere: 85 I wtigenere: 312 das Einzigartige, ciò che è unico, che ha carattere unico: nella storia, 83, 95; l'unigenere: dell'essente(= l'Essere) 310. - die Einzigartigkeit, unicità: della sistematica della filosofia tedesca, 101 EINANDER, l'un l'altro, reciprocamente, passim das Auseinander, estaticità, estanzialità: del luco, 55 das Fureinandersein, lesser-l'uno-per-I' altro: dell'ex-stare storico dell'Esserci, 55 das Geg~neinander, contrasto, stare l'uno di contro all'altro: 35 das Miteinandersein, l'esser-l'uno-assieme-all'altro (~ Fureinandersein): 55

512

GLOSSARIO TEDESCO-ITALIANO

das Zueirtander, l'uno-verso-I' altro, la convergenza: di terra e cielo, in Holderlin, 271 einbilden, Einbild: immaginare, immaginazione (_, Bild) Eindnu;k [< Druck, «pressione>>], impressione: 179. •Il Ez"ndruckskra/t, capacità di suscitare emozioni: 26 t; Ausdruck: espressione semplice Il Avv semplicemente, passim O das Einfache, il semplice, la semplicità: dell'Essere, 372 I dell'intimità di mondo e terra, 36 I ciò che è s. nella storia, 83 . - Ein/iicherung, ·semplificazione: 100 I specializzazione semplicistica: 331 Q zwiefach: duplice EINFACH, AGG

Einheit: unità (_, ein) einlassen: lasciar entrare(-+ lassen) einrichten, Einrichtung: instaurare, instaurazione(-+ richten) solitaria e raccolta in sé: l'opera d'arte, 53s same, il Solitario(= l'Assol11to): 204 Einsamkeit, solitudine: del sentiero campestre, 20 EINSAM,

O das Ein-

einst: una volta (_, ein) Eintracht, concordia: (t; Zwietracht, «discordia») 276 singolo, passim der Einzelner, l'uomo come il singolo: (t; Gemeinschaft, comunità) 92. - die Einzelnen, i singoli: 269 O vereinzeln, isolare: 55. - sich vereinzeln, parcellizzarsi: della · scienza moderna, 86. - vereinzelt, AGG isolato: 43, 136, 251, (il soggetto) 153, (l'Io) 163 I privato:(:; pubblico) 26 Il Avvisolatamente, 153 O das Vereinzelte, l'isolato: 359

EINZELN,

einzig: unico (_, ein) Eitelkeit, vanità: dell'intelletto, in Hegel, 162

ekstatisch, estatico: ambito e. del disascondimento e del nascondimento dell'Essere, 113; essenza e carattere e.i dell'Esser-ci, 338

I ex-statico: l'e. lasciarsi immettere entro l'inascosità dell'Essere,

EINBILDEN -

513

ENTBERGEN

·55 (CFR 71)

O das Ekstatische, l'ex-staticità: (t+ Ek-sistenz) 338

Elegien, elegie: di Rilke, 273ss Element, elemento: l'e. in cui l'arte muore(= l'Erlebnis) 69 I dell'etere in cui essenzia la divinità (=il sacro), in Holderlin, 272; della bilancia, in Rilke, 315 empfinden [< finden], sentire: 213 sentire: provare sensazioni: 108 Empfindung, sensazione: lOs, 15

O das Empfinden, il

Empirie. empiria: 142, 186 ENDE, la.fine: nascosta nel principio, 64 I della storia dell'Occidente, 325; della Grecità, 103 I del giorno degli dèi, in Holderlin, 269 ENDEN, concludere: 156, 204 lfinire: 209 O he-enden, de-finire: 368 O verenden, lasciar finire: 325 O vollenden, compiere: 152. - sich vollenden, compiersi: della metafisica moderna, 239, 352; dell'assolvenza dell'Assoluto, in Hegel, 136; della devalorizzazione, in Nietzsche, 224 I culminare, 225. - vollendet,. compiuto: la metafisica c., 273; il nichilismo c., 224ss; la soggettività c., 247; la verità della coscienza, in Hegel, 192 ENDLICH,finito: la ragione f.a, in Kant, 101 [ SuZ §§ 65, 74] I>], evoluzione: in termini · moderni, 341

Entwurf: progetto(-+ werfen) entzweien [< zwei, «due>>], sdoppiare: 175 epoca: dell'Essere, 192, 338, 371 I e.e della verità, 210; la metafisica come e. della storia dell'Essere, 265 I e. più antica della filosofia, 323; e.e anteriori a Nietzsche, 263, 352; l'ultima e. della metafisica, 253 I epoché: dell'Essere, 337s 0 Epoche machen, far epoca, 253 [ SdD, p 9 (106s)] epochal, epocale: AGG l'essenziare e. del destino dell'Essere, 338 Il Avvepocalmente: 338 O das Epochale, l'epocalità: dell'Essere, 338

EPOCHE,

ERDE, terra: cui appartiene lo strumento-scarpa, 19s; nell'opera d'arte, (!:+ Welt, «n10ndo») 19s, 28, 32-36, 42s, 45, 50-54, 57s, 61, 63 I oggetto della volontà di potenza, 253ss; sottomessa al dominio tecnico, 111, 292; la t. e la sua atmosfera divenute materie prime, 289; l'uomo sta per abbattersi su tutta la t., 372 I. la sera della t. intera, 325s I t. e cielo, in Holderlin, 271; t. e sole, in Nietzsche, 261 •Il Erd- • -he"schaft, dominio della terra: 247, 252, 257 • -kreis, orbe terracqueo: 111 • -regierung, governo planetario: 373 das Erdhafte, la terraneità: dell'opera, 57

EREIGNIS [< eigen, proprio] [
), roM problematico. degno di (essere messo in) questione, questionabile: 21, 291, 317. - fragwiirclig, question-abile, degno di questione: 319 O das Fragwiirclige, il questionabile: 7, 59"-, 60, 73; il degno di questione: 165. - das Fragwurdigste, il massimamente questionabile(= l'Esser~): 96 - Fragwiirdigkeit, roM problematicità. questionabilità: 49, 74,112,291

passim . O das FREIE, il libero: dell'aperto, 31 I la libertà: dell' autocertezza, 136 0 ins Freie bringen, condurre in

FREI, libero,

campo libero: 168 •Il freigeben: dare libertà, via libera, 31, 70s FREilIEIT, libertà: del pensiero, 369s; dell'uomo moderno, 107ss, 290; della terra, 20 J la 1. come necessità, in Schelling, 101 [ SuZ §§ 40, 41, 53, 58] .. befreien, liberare: 35, 52, 165, 248. - sich b., liberarsi: 77, 87s, 107' 118, 241 - Befreiung, liberazione: 88, 107, 110 FREMD, estraneo,

passim

fremdartig, estraneo: 15 neo: 128

O das Fremdartige, qualcosa di estra-

FORSCHEN -

FUGEN

525

der FremdJing, lo straniero: 96 . O das Be•• befremdend, sorprendente, sconcertante: 214 fremdende, il sorprendente: 9, 17 - befremdlich, sorprendente: 41, 108, 158, 180; sorprendente ed estraniante, 53 I strano ed estraneo: l'uso linguistico di Hegel, 169; strana, la traduzione di tò xperov, 366 O das Befremdliche, il sorprendentemente estraniante: dell'Essere grecamente esperito, 103; il fatto sorprendente: che la disprotezione dia sicurezza, in Rilke, 299 I la stranezza: della traduzione di tò xperov, 367 • Entfremdung: estraniazione: 192 [ SuZ § 38] Friede,pace: 294 ~ Friedlosigkeit, assenza di tregua: 271 friedlich, pacifico: 294 O das Friedlicbe, la paci.ficitù: 294 • Be/riedigung, appagamento: 163

FRUH, primordiale, primigenio: (t+ spiit, letzt, iiu.f,er), 278, 322. fruhest: il più primigenio, 325 O das Friihe, il primordio, il primordiale: 327 die FR'OHE, mattino, albore del mattino, 325 •Il die Friihzeit, tempo primordiale, primigenio, primigenitura: 327, 331 I tempo pristino: (t+ Spatzeit, tempo postumo) 333, 339 - /ruhzeitig, ai primordi: 28

FUGE [ < ABD fuogf, «punto di congiunzione>> < Juogen (-+ fiigen)] Giuntura: 354ss. pagina: del trasparire della verità, 43 I Un-Fuge, Dis-Giuntura: 355-57 ® aus den Fugen sein: essere fuori sesto,

in una congiuntura sfavorevole: 354; giuntare, 354. - aus der Fuge sein, essere fuori giuntura: 354 FuG [< MHD vuoc, «decenza>>], giunto, Giunzione: 357ss, (t+ Verfiigung) 368 I Un-Fug, Dis-Giuirzione: 357ss ® der Fug der Fuge, la Giunzione della Giuntura: 358 FUGEN [< ABD Juogen, «compaginare>> < uT (com)pages, «compagine>> < m\yvoµi, «piantare, costruire»], compaginare: nell'opera, 27, e ordinare: 43 I compaginare: la storia del mondo, 269 H giuntare: 355. ·- sich f, disporsi: 248 I impaginarsi e ordinarsi: 51. - das Sich/ugen: il subordinarsi, 70 ® sich f jdm, sudordinarsi, obbedire a: 252. - sich in etw, adattarsi a, conformarsi: 42, 69 I~ unge/uge, incompaginato, grezzo: 13 ~verfiigen, Verfiigung: disporre, disposizione FUGEN, giuntare: 357 O verfugen, v. in., aggiuntare a: 355 I ingiungere: 363 I ingiuntare: 368

526

GLOSSARIO 1EDESCO-ITALIANO

FUGLICH, giunturale: 357 GEFUGE, compagine: materia-forma, 13ss, 57; (= Gestalt, figura) 51; del dominio dei valori supremi precedenti, 231 I con-gi.untura: dei sensi umani, 349 I struttura: 100, 199, (della Cosa della locuzione di Anassimandro) 331 Il• -gefiige, • Grund-, struttura fondamentale: 220. • Wert-, struttura dei valori: 239. • Wort-, plesso verbale: 232.

1•

FÙHLEN,

sentire: 162

O das Fiihlen, il sentire: 162. -

das Ge-

fiihlte, il sentito: 145 • GEFOHL, presentimento: 9s; sentimento: 162, 23 3 FÙHREN [ < CAVSATIVon1fahren], condurre,

passim

O auffiihren, ridurre: 29 O ausfiihren, attuare: il capovolgimento del pensiero greco da parte di Descartes, 103. -sich a., addursi attuandosi, 165, 197 I edursi es-ponendosi ed eseguendosi, 163. - der Aus/iihrende, l'esecutore di un comando, 234 O hinfiihren, condurre: 143 O irrefiihren, indurre in errore: 143 O umher/iihren, condurre in giro: 144 O vor/iihren, riprodurre: 29. -sich v., addursi presentandosi: 163 [Fiihrung, conduzione, guida] O Ausfiibrung, attuazione: 165 O Durchfiihrung, attuazione compiuta: 79, 81, 84 O Herauffiihrung, comparsa, etrata in scena: della dedivinizzazione, 76 O Riick/iihrung, riduzione: 83

Fiille: pienezza (-+ voll)

Fundament, fondamenta: 326 fundamental, fondamentale: 246 Funktion, funzione: 258, 293 der Funktioniir, funzionario: della tecnica, 294 Furcht, paura: di errare, in Hegel, 135 [ SuZ §§ 30, 68b]

das Futurum, futurum: 346

Gang: cammino(-+ gehen) GANZ, intero, passim O das GANZE, interezza: della disprotezione, in Rilke, 300; della scienza, in Hegel, 200 I l'intero: del mondo, 5; di µopTj e UÀT\, 69; degli oggetti dis-ponibili, 288s; di una posizione metafisica fondamentale, 104; l'intero complesso della storia della metafisica occidentale, 233 I l'Intero: dell'Aperto (del Cerchio, del Ritiro), in Rilke, 284ss, 302ss, 314, 318; dell'essente, 14, 244, 261, 283ss, 290, 293s, 300ss, 312, 372; dell'esserci mondano, 318; (del) molteplice, 332; del presenziante, 351, 354; del trar-tenentesi, 360 ® (das Seiende, das Anwesende) im Ganzen, (l'essente, il presenziante) nella sua interezza, passim Ganzheit: interezza e integrità, 302, 316; totalità, 10 Gebaren, atteggimnento: critico, 139; dispotico, 163, 165 GEBEN [ < G -kgeb-a-, «dare>>; CFR IAT habere, «avere>>] dare,. passim ' O das Geben, il dare: ® 356s_ - das Gegebene, il dato: nel progetto scientifico, 100, 142, 201; nei sensi, 10, 57 ® es gibt, c'è, si dà: arte, 2; non si dà introduzione alla fenomenologia, 205 ~Es gibt: Esso dà - Gegebenheit, datità: 307 IJ ausgeben, spacciare: 182, 266 IJ aufgeben, abbandonare: 188, 299 I rinunciare: 131, 200, 267. - das Sichaufgeben: il ritirarsi, 35 O das Aufgegebene, ciò che viene qffidato: con il comando, 234 I il dato-in-compito, in missione: (!:+ das Mitgegebene) 65 [ HGA 39, p 291ss; - N I, 277s, 400 (263, 371)] - Aufgabe, compito: c. interpretativo, 65, 67, 102; metafisico, di Cartesio, 107 I di assumere il dominio della terra, 252 I obiettivo: della ricerca, 86 IJ begeben, sich b. auf, avviarsi e tenersi pronti: 174. - sich b. mit, avvenire insieme: 265 - Begebenheit, avvenimento: 65, 258 IJ ergeben, fruttare: 29. - sich e., IMP risultare, passim - Ergebnis, esito: 24 I risultato: della meditazione, in Hegel, 193; della ricerca scientifica, 83s, 97, 133, 290 IJ freigeben, dare libertà: 31 I dare via libera: 71

528

GLOSSARIO TEDESCO-ITALlANO

O mitgeben, con-dare: 52, 108 O das Mitgegebene, il datoin-dote: a un popolo (t+ das Au/gegebene), 65; all'uomo, 63 O umgeben, circondare: 148 - Umgebung, ambiente circostante: 29, 31 O vorgeben, dare a intendere: 139 I precondurre: (.... wiedergeben) 22 I pre-dare: 13 O das Weggeben, il dar via, disfarsi: 356 Duriedergeben,:riprodurre:22s,42 - Wiedergabe, :riproduzione: 22 O das Zugeben, dare in dono: 356 • Beigabe, apporto: 213 Gebiet, campo disciplinare: GNR 33 ls; dell'estetica, 12 Il• Gegenstandsgebiet, campo oggettuale: 86, 278

Gebirg: massiccio montuoso( .... bergen) Gebrauch, gebrauchen: utilizzo, utilizzare (-+ Brauch) gedenken, Gedanke, Gediichtnis: ricordare, pensiero, memoria (-+ denken) Gedicht componimento poetico(.... dichten) GEFAHR [-+ /ahren], pericolo:

in quanto tale, 373 I cui resta esposto

il pensiero preparatorio, 211 I di indurirsi nel mero persistere, 368; di errare, 370 I dell'organizzativismo, 98 I (in Rilke:) gettare a sorte nel p., 280s; p. in cui sta l'uomo, 293-97; solo l'aver-visto vede il 12·• 300; ogni arrischiato sta nel p., 313s [ HGA 79, "Die Ge-

. fahr"] Il• Wesensgefahr, pericolo per l'essenza: 300 das Gefahrliche, il pericoloso, la pericolosità: 224 Gefiige: compagine, struttura(.... Fuge) Gefiihl: sentimento( .... fuhlen) contro, verso, passim O gegeneinander, wio contro l'altro O das Gegeneinander, l'essere uno di contro all'altro, il contrasto: di mondo e terra, 35; di luco e nascondimento, 42, 48 O das Gegeniiber, il O gegeniiber, di fronte a, rispetto a confronto: 284 I il contro-stante: 185, 546 ·· Gegend, contrada: dell'inascosità, 346s, 350, 356, 360, 370 [ SuZ §§ 22-24, 70]

GEGEN,

GEBIET -

529

GEHEN

Gegnerschaft, co.;,_trarietà: 40 I ostilità: 102 • begegnen, incontrare, venire incontro: 3, 18, .26, (!:+ mitgegnen) 40, 163, 207, 263, 274, 284. 344. - be-gegnen, in-contrw-e: 284 O das Begegnende, l'incontrante, ciò che si viene incontrando: 80, 156s

•Il das Begegnenlassen, il lasciar-venire-incontro: 10, 207 Begegnung, incontro: 80, 371 • entgegnen, obiettare: 4, 58 • mitgegnen, scontrare:(!:+ begegnen) 40 Gegenstand, gegenstiinclig, gegenstiincllich: oggetto-ostante, oggettuato-ostahziato, oggettuale-ostanziale (.... stehen) GEGENWARTIG, AGG presente: 218, 311, 346ss Il Avv presentemente: ® 346ss, 357, 360s, 370 O das Gegenwiirtige, il presente: 186,

346 [ SuZ §§ 68c, 69a,b] I ungegenwiirtig, Avv impresentemente: 346ss, 357, 370 O vergegenwiirtigen, tener presente: 18 - Vergegenwiirtigung, rimemorazione e presentifi.cazione: di ciò che è storico, 327 Gegenwart, presente: 326 [ SuZ §§ 65, 69] das Geheimnis, il mistero: della Verità dell'Essere, 265 re, 274 ~ Ratsel: enigma

I del dolo-

GEHEN

[ < G *g>; CF:R lG.xavro, «raggiungo, incontro»] andare, passim O das Gehen, l'andare: 152s I l'andare, l'ire del per-ire: 342 O abgehen, trans-ire (ritirarsi): 342s, 350 O das Ahgehen, il transi:re-pw-tire: 342. - das Abgehende, il partente: 348 O angehen, riguw-dare, passim I incitw-e, sollecitw-e: 212, 241 O AUFGEHEN, sorgere: come qrumç, 42ss, 176 I del mondo, ~1; del presenziante, 370 I mediante il transito hella notte del mondo, 326 I (nell'Età moderna:) nell'oggettualizzazione dell'essente, 299; dell'uomo nell'imporsi, 308 I (in Hegel:) della coscienza nell'essente, 148; davanti alla coscienza, 150; dell'oggetto della scienza, 168; dell'Assoluto nell'inascosità, 204 ®in etw. a., essere assorbito da qcs, 170 O das AUFGEHEN, ilso:rge:re (< OOtç): 28, (del luco dell'essente) 51, 176, 204, 324, 342. - das Aufgehende, il sorgente: l'essente, 28, 90; il s. come progrediente, 150; la S. (=la qrumç), 279 O ausgehen, ex-cedere, eccedere: della coscienza, 192 I muovere da: 38, 226 I promanare: 85 O dahintergehen, retrocedere: 174

530

GLOSSARIO TEDESCO-ITALIANO

O durchgehen, attraversare per intero, 202, 310 I percorrere, 152 I tra-passare, 346 O eingehen, accedere: 174, 188 I fare il proprio ingresso: 150 O das Entgehen, l'andare a perdersi: 329. -Ent-gehen, l'uscire in quanto ex-ire: 342 O ergehen, diramare e rendere accessibile: 202 O Jehlgehen, andare fuori strada: 24 O hervor-gehen,jitori-ex-ire: 342 - das Hervorgehenlassen, lasciar-uscire: 48 O hinausgehen, sich h., andare al di là di sé: 240 O das Hinausgehen, l'andare-al-di-là, l'andare-oltre: 210. -das Ubersichhinausgehen, l'auto-oltrepassamento: ex-sistente, 55 O das Hindurchgehen, attraversare: 184 O hineingehen, andare dentro: 240 O hinweggehen, andarsene via: 342 O das Hinweggehen: l' andare-via-verso: 355 O mitgehen, coandare: 279, 288, 293, 297 O das Mitgehen, ca-andare: con il Rischio, 287 I procedere insieme: 163 O iiberg~en, transitare: 314 I trascurare passando oltre: 266 o das Ubergehen, il transitare:.315 n trascuratezza: 266 O untergehen, eclissarsi: 32 I tramontare: dell'Essenziare dell'Essere, 326 O das Untergehen, il tramontare: 342 O das Vergehen, il perire: 329 I il O vergehen, perire: 65 trapassare: 320. - Ver-gehen, il per-ire: 342. - das Vergehende, il transeunte: 343. - das Vergangene, il passato: 66, 82, 326, 346 I il trapassato: 320 - Vergangenheit, il passato: 83, 338 [ SuZ §§ 65, 73] - vergiinglich, transitorio, 320 O das Vergiingliche: il transitorio, 343 O voraufgehen, precedere: 212, 241 (!:+ vorausgehen), 328, 340, 343,369 O vorausgehen, antecedere: 241 (!:+ voraufgehen) O vorbeigehen, passarci sopra: 211 O das Vorbeigehen: passare accanto e procedere oltre: 163 O vorgehen, sich gehen vor, succedere, 178 I pre-cedersi, 179, 191 O das Vorgehen, procedura: il primo carattere essenziale della ricerca scientifica(!:+ Vorfahren e Betrieb), 77ss. - das Vor-g., il procedere pre-cedente: 154 O zusammengehen, accompagnarsi: 348 O das Zusammengehen, cammino comune: di verità e bellezza, 69 O zuriickgehen, retrocedere, 179, 188, 349 I risalire, 38 O weggehen, andare via, 342, 347 I recedere via, 188 GANG, cammino, passim. andamento: 151, 210 I andanza, andata, partenza: 350 I incedere, incesso(!:+ Fortgang): 156ss •Il das Gang-Bringen, il mettere in moto, 59

GEHEN -

GEHORIG

531

O Abgang, partenza: 343 O Aufgang, sorgenza: 263 O Durchgang, transito: 26, 40 -durchgangig, che compie la traversata: 184 O Fortgang,procedere,processo: dell'apparire (l:+ Gang), 156ss O Eingang, imroito, ingresso: 285 O Herubergang, venuta da questa parte; transito-al-di-qua: 310 O Hervorgang, esito, parto: dell'opera, 26 O Hingang, andata-via, via-andanzoc 350, 357 O Hinweggehen, via-andanza: 350 O Niedergang, decadimento: 229, 251 O '[_iefgang, andamento di un movimento sul fondale: 218 O Ubergang, transito: 230, 326, 350 O Untergang, tramonto: GNR 320; dell'Occidente, 223, 326 O Vorgang, processo: del creare artistico, 45; del nascere e perire, 329; della procedura, 77 -der Vor-ganger, il pre-cursore: (= Holderlin) 320 - vorgangig, precedente. - vor-giingig: pre-cedente, 240 O Weggang, andata via, andar-via: 343, 354 O Zugang, accesso, adito: 25, 40, 285 *> das Unzugangliche, l'inaccessibile: 135 rassicurante: 41 O das Geheure, il norI ungeheuer, inquietante. u.-sten: il più inquietante: 325 O das Ungeheure, l'ex-norme, l'ex-normità, l'inquietante: 41, 54, 63

GEHEUER, normale e

male, la normalità: 41, 63

gehorchen [< horchen, «stare in ascolto», < hèiren], obbedire: 234 O das Gehorchen, l'obbedire: 234 GEHÒREN [
jeweilig, das Je-Weilige: di volta in volta, il trat-tenentesi (-+

je, ogni volta, passim; 360 Weile)

das Jetzt, l'istante: 320, 346 [ SuZ § 81 ] dasJetzige, l'istantaneo: 346

judisch, giudaico: il mondo ellenistico-g., 221 Jurisprudenz, giurisprudenza: 331 juristisch,giuridico:330

KAMPF [< ABD kampf; CFR ux campus, «campo»], lotta: tra dèi nuovi e dèi antichi, 29; tra Weltanscbauungen, 94; contro l'individualismo, 92; contro la sofistica, 103; per il dominio della terra, 247, 256s Il• Weltanschauungskiimpfe, lotte fra visioni del mondo: per il dominio attuale della terra, 220 KAMPFEN, lottare: 1. la lotta, 29; dell'uomo, 94 O bekiimpfen, combattere: 97, 219 O das Bekiimpfen, il combattere: 221 - Bekiimpfung, combattimento: 220

katholisch, cattolico: Weltanschauung e.a, 94 der Kaufmann, il.Mercante:(!:+ der Engel), in Rilke, 314s

das Sich-nicht-kehren, il non-volger-si: 206 O abkehren, voltare le spalle: all'opera, 45 O einkehren, soggiornare coinvolgendo: 304 O umkehren, capovolgere: 188, 206, 299 I tornare indietro: 178 O das Umkehren, capovolgimento: 29. - das Umgekehrte, capovolta, il capovolto: 303 - Umkehrung, capovolgimento: della coscienza, 188ss, 197s, 206, 311; del distacco, 299, 307; della metafisica, 209, 226, 232; del' pensiero greco, 103; del rappresentare oggettuale, 311 Overkehren,convertire: 168 - Verkehrung, stravolgimento e pervertimento: della coscienza, 206; della metafisica, 209 O wegkehren (sich), voltarsi via, 294 O zukehren, rivolgere: 16, 29, 189, 206, 300 o zuruckkehren, volgersi indietro: 188

KEHREN, volgere, passim. -

[KEHRE, svolta] O Abkehr, rivolta: 294, 304 O Einkehr, soggiorno coinvolgentesi: nella verità dell'opera, 54; nel Cerchio dell'Aperto, in Rilke, 309 O Riickkehr, ritorno: 151, 224 O Umkehr, capovolta: 318 I inversione capovolgente: 311 O Zukehr, rivolgimento verso: 303

KAMPF - K!.AREN

551

-?wenden: volgere, voltare konnen], individuare, notare, passim O das Kennen, il notare, l'aver cognizione: 33, 54s. - das Sich-nichtKennen, il non-notar-si (delle cose della terra), 33 O [bekennen, confessare, professare.] - das Bekannte, il noto, 39 O erkennen, conoscere: 39 I riconoscere: 75 O das Erkennen, il conoscere: in generale, 38; filosofico, in Hegel, 128-208 passim; scientifico, 77, 82, 86. - die Erkennenden, i conoscenti: 134. - der Erkennende, il conoscente: 138 [ SuZ §§ 13, 21, 32, 33, 44a, 69b] • das Erkennenwollen, il voler-conoscere: 129 O anerkennen, riconoscere: 105, 163, 303 Kenner, conoscitore: della lingua antica, 340 I intenditore, esperto: d'arte 26 - das Kennerische, la competenza: 56 - Kennerscha/t, competenza: 56 kenntlich, conoscibile. - k. machen, individuare: 34 Kenn1nis, nozione, passim O Bekenntnis, professione (nel senso del professare): della filosofia nietzschiana, 254 O Erkenn1nis, conoscenza: della natura(= fisica), 78; metafisica della c., 99; psicologica, 233; scientifica, 331 •Il Erkenntnistheorie, gnoseologia: 99, 210 • Anerkennung, riconoscimento: 295 • Verkennung, disconoscimento: 249

KENNEN [CAuSATIVO Dr

Kem, nucleo: della cosa, 7 das Kemhafte, nuclealità: 7 das Kernige, solida nuclealità: 11

Kirche1, Chiesa: 81s, 219s •Il Kirchenlehren, dottrina della Chiesa: 81

Kirche2, chiesa come edificio sacro: 3, 269 kirchlich, ecclesiastico: 107, 203, 220s Klang: suono( .... klingen) MHD cliir >, 200 O anklingen, risuonare: 266 O herausklingen, risonare: 47, 89 O umherklingen, risuonare spandendosi: 317 O verklingen, estinguersi dd suono: 241 Klang,suono:32,317,341 O Anklang, assonanza: 278 I risonanza: 200, 241 [ HGA 65, sez II,§§ 50-79] O Einklang, unisono: 33

KLINGEN,

Kluft, crepa abissale: tra loqude, 333 [

HGA

65, §§ 156-159]

Knecht, schiavo: (!+ Herr) 29; (!+ dienen, Herr) 234 Knechtschaft, schiavitù, 50 I servitù, 141 [kniipfen, annodare (< IVzopf, «nodo»)] O anknupfen, ricollegarsi: 187, 207 O das Anknupfen, il ricollegarsi: 207 ,,.. Verkniipfung, collegamento: di soggetto e predicato, 8

Kollektive, collettivo: 88 .

KOMMEN [< G ·:ckwem-a-, «venire>> < LAT venire < ~aivro, >; CFR IAT lassus, «Stanco»] lasciare, passim O das Lassen, il lasciar-essere: 7oa D il lasciare: 190 [ HGA 15, p 364ss (136ss)] Lichtung: luco

O das Leichte, ilfacile: per Orfeo il canto è

Leid, affanno, dolore: in Rilke, 275 leiden,patire, solfrire: 308 O erleiden, patire: 160 [leihen, prestare] O beleihen; ipotecare, im-pegnare: 282 O verleihen, prestare, dare in prestito: 281 leisten,.fare,prestare: 11, 34, 112, 312 O das Leisten, il fare: di un soggetto, 55; le prestazioni, 93 Leistung, effettuazione: 46 I prestazione, ~ettuazione: 52 leiten, guidare, passim •I! Leit-, • -bestimmung, determinazione-guida: 70 • -faden, filo conduttore: 15, 17, 47, 261, 322 • -wort, parola-guida: 72 O ableiten, dedurre: 63 O das Ableiten, dedurre: da concetti superiori, 2s O einleiten, introdurre: 56 O begleiten, accompagnare O das Begleitende, l'accompa,,onante: ogni coscienza(= soggetto), 145 Leitung, direzione, guida: del Peripato, 323 O Ableitung, deduzione: da concetti superiori, 2 ,.,. das Geleit, accompagnamento: 205 I scorta: 343 imparare, passim. - die Lernende, gli imparanti: a pensare, 212 O mitlernen, co-imparare: 212

LERNEN,

lesen, leggere, passim. cogliere:(< Atyuv) 352 O ablesen, cogliere: la verità, 59 I ricavare: il concetto di cosa, 23 ultimo, passim O das Letzte, l'Ultimo: 373 die Letze, il commiato ultimo: 327

LETZT,

leugnen, negare: 68 O verleugnen, rinnegare: la propria essenza, 209 Leugnung,negazione:331

lexikalisch, lessicale: 343, 369 lità: 343

O das Iexikalische, la lessica-

560

GLOSSARIO TEDESCO-ITALIANO

[licht [< AHD lio(h)ht, leoht < IE *f.euk-, «illuminare, lucere>» ì.zuK6ç, «bianco, splendente»> LAT lux, >, 334. - das Gemeinte, il designato, l'inteso: con la parola «arte>>, 2; nd discorso sulla scienza moderna, 77. - das Ge-meinte, l'opinato dal mio parere, 14 9 D mitmeinen, co-intendere, intendere anche: 89 Meinung, opinione: corrente, 8; storiografica, 328 Il• -meinung, • Irr-, opinione erronea: 351 • Lehr-, dottrina, opinione dottrinale: delle autorità ecclesiastiche, 82 O Vormeinung, opinione preconcetta: 332

MEINEN,

die Meisten, la maggioranza: 220 Meister, maestro (dell'arte), artista:.l meistem, padroneggiare O das Gemeisterte, il padroneggiato, 39 Meisterung, padronanza: 225

passim; part.: come misura, 102-6 •Il Menschschlag, specie umana: 251 O Ubermensch, oltreuomo: ® 251 [ N I, p 211, 252 (204, 241)] Menschheit, umanità: 92 das Menschsein, lesser-uomo: 6, 92, 250 Menschtum, wnanità: 111, 251 MENSCH, uomo,

marchiare, marcare, imprimere: 271 •Il Merk-, • -male, caratteristica: 2, 7 O marca, marchio distintivo: 271 • -pfahl paletto di demarcazione: (t; Pfad, viottolo) 275 O abmerken, osservare, rilevare: 7

MERKEN,

MATHEMATIK -

MITI'ELALTERUCH

565

O das Au/merken, il prestare attenzione: 186 - Au/merksamkeit, attenzione: 186 O bemerken, denotare: 53 O vermerken, demarcare I 271 notare, 53 · merklich, evidente: 52 • Vorbemerkung, nota preliminare, 344

Metaphysik, metafisica, passim; part. 15, 67", 75,

® 221, ® 263s, 327, 352, 365 I moderna, 75, 87, 173, 201, 239, 243-47, 255, 285s, 289,305,307,312,318 metaphysisch, metafisico, passim

Methode, metodo: scientifico, 77; m.i filologici, 321, 344; della conoscenza, in Hegel, 183 [ N I, p 173s (171s); N II, p 117 (645)] das Methodische, il momento metodico (I' epoché husserliana): 337 missen,fare a meno: 35 O vermissen, avvertire la mancanza di qcs: 6 [miBlich, riferito a situazione delicata, rischiosa, pericolosa, incresciosa] O das MiBliche, il dis-astroso: 265

das Mit, il Con, il cum-munus: 282

MrrTE [< G *medjan, «centro, mezzo»; CFR LAT medius, das Un-: l'in-, il Licht, unerschlossen, indischiuso: 64. -das Unerschlief!,bare, la indischiudibile: la terra, 33 - Erschlie6ung, disclusione: 33 . O umschlie6en, cingere e racchiudere, recingere: 27, 40 O verschlie6en (sich), occludersi: 33, 57, 63. - das Sichverschlief!,en, l'occludersi: 34. - das Sichverschlief!,ende, l'occludentesi: la terra, 33, 35, 42, 5ls, 57 - verschlossen, chiuso: 319 I occluso: 51, 63 O das Verschlossene, il chiuso: la terra, 35, 42, 61 I ciò che è occluso: 285 11'elemento occluso: nell'essenza della cosa, 17 [ SuZ § 44] Schlu6, conclusione: 202, 214 O Au/schluf!,, ragguaglio: 67 O Ausschluf!,, esclusione: 6 O Zusammenschluf!,, convergenza: dei procedimenti scientifici, 84 Schmerz, dolore: di sopportare la dilaceratezza, 138; mistero del d., 274 schon, già, passim àncora): 182

O das Schon, il Già(!:+ das Noch-nicht, il Non-

schon, Schon, Schonheit: bello, il bello, la bellezza (... scheinen) schopfen [< schaffen], attingere: 72, ® 298 O das Schopfen, l'attingere (!:+ das Schaffen): 63 O erschopfen, esaurire: 53, 62, 89 *> unerschopflich, inesauribile: pienezza delle figure della terra, 34 [Schopfer, creatore] • Schopfergott, Dio creatore, 90 schopferisch, creativo, 14, 96 O das Schopferische, la creatività, 64,220 Schopfung,creazione:l5,90,100,203 Schranke, barriera: in Rilke, 284 I schrankenlos, in-sbarrabile: 287, 302 O das Schrankenlose, il senza barriere, l'in-sbarrato: 284ss

592

GLOSSARIO TEDESCO-ITALIANO

[-schranken] O beschrarfken, sbarrare: 284. - das Beschrankte, lo sbarrato: 284 - Beschrankung, restringimento, moderazione, 104 I sbarramento, 284 · O entschranken, dis-barrare: 284 - Entschrlinkung, dis-barramento: 285 I indelimitazione: 109 • Einschriinkung, restrizione: 105 • Verschrankung, intreccio: 93 das Schrecken, lo sgomento: 271 [

HGA

65, § 27 4 ]

SCHREIBEN [ < AHD scriban

< L.>], scrivere, passim O beschreiben, descrivere: 18, 201, 330 O das Beschreiben, il descrivere: 21

- Beschreibung, descrizione: 18, 20, 142s O iiberschreiben, intestare, intitolare: 96, 197 O umschreiben, fare una perifrasi: 232, 261 Schrift1, SOSTScritto: 98, 214, 227, 233, 247, 324, 326 I scrittura: (l:+ Laut, suono vocale) 62a Il• -schrift, • Hand-, manoscritto: 332 • Original-, scritto originale: dei pensatori presocratici, 324 •Il Schri/tsteller, scrittore: 219, 249, 340 O 'ljiederschrift, trascrizione, manoscritto: 321 O Uberschrift, intestazione: 201, 205 I titolo: 276 Schrift2, Scrittura, la Bibbia: 81 schriftlich, AGG scritto: 61 Schritt [< schreiten, «camminare, avanzare>>], passo: traduttivo, 370; nel circolo dall'opera all'arte e viceversa, 3, 54, 58, 69 J verso l'Assoluto, in Hegel 13 lss; dell'autocoscienza, 251 Il• Fortschritt, progresso: parvenza di p., 33; istorico (cioè, storiograficamente inteso), 220s; scientifico-naturale, 77, 83, 330 Il• Hauptschritt, passo principale, decisivo: 3 1• Uberschreitung, trasgressione: 331

Schule, scuola: 6,.86, 162, 323 SCHUTZEN, proteggere: ® 280. - das Schiitzende, il protettore: 280 - das Geschiitzte, il protetto: 280 - das Ungeschiitzte, l'improtetto: 280-die Nichtgeschiitzten, i non-protetti: 280 - das Ungeschiitztsein, l'esser-improtetto, 280 •Il schutzbediiiftig, bisognoso di protezione: 293 der Schutz, protezione: in Rilke, ® 280, 315 - der Schiitze, il protettore, il soldato di fanteria, il fuciliere: 28.0

59.3

SCHRANKEN - SE!!llN

- die Schutze, saracinesca: 280 schutzlos, sprotretto: 29.3. - s. -los, 29.3 · O das Schutzlose, lo sprotretto, la sprotretti.tà: 298 - das Schutzlossein, l' essere-sprotretto, la disprotezione: 29.3s,

297ss

- Schutzlosigkeit, mancanza di protezione: .315 schwach, debole: 260, 338 Schwache, debilitazione, debolezza: 192, 224 schweben, essere sospeso, sospendersi: 13 333,3.35 ' O entschweben, distaccarsi, disfarsi: 36 O verschweben, librarsi: 27

I librarsi,

oscillare:

schweigen, tacere: 246. - schweigend, silente: 19 O verschwiegen, tacere tenendo segreto: .309. - verschwiegene, silenzioso: 19 O das Verschwiegene, il taciuto: .318 schwer, difficile, passim; part. 316 Schwierigkeit, difficoltà: 316

O das Schw,ere, il difficile: .316

[schwinden, sparire, svanire] O dahinschwinden, svanire: 220, 291 O das Hinschwinden, svanire: dell'affidabilità dello strumento, 20; delle cose familiari, 308 O verschwinden, svanire: 11, 32, 53, 85, 95, 139ss, 201, 256, .369 Schwund, evanescenza: 20 • Geschwindigkeit, velocità: 94 schwingen, vibrare: dell'appello della terra, 19; della servibilità nel1' affidabilità, 20 O mitschwingen, vibrare insieme, 89

SEHEN [< AHD sehan < G *sehw-a-, «vedere»< IE ·~sek"'-, «seguire>>] vedere: 46. - gesehen haben, aver visto, 46 O das Sehen, il vedere:

® ®

145, ® .345s, 349, (della scepsi) 152, 188, 193; (il v. valoriale) 227ss visione profetica, vedere profetico: 348. - das Gesehene, il veduto: 145, .346. - das Gesichtete, il visto: 145, 228, .345 •Il das Gesehenhaben, l'aver-veduto, l'aver-visto: 56, 145, 152, 178, 193, 300, .345 •Il das Gesichtethaben, l'aver-visto: 145 •Il Sehbahn, traiettoria visuale: 228 O absehen e a. auf, avere di mira: qcs di pre-visto, 227; pren-

I

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GLOSSARIO TEDESCO-ITALIANO

dere di mira: 24 O das Absehen, mira, scopo, 26 ® A. auf, l'avere di mira: 228. -A. von, astrazione, distogliere la vista, lo sguardo: 323 D ansehen, riguardare: 128 I vedere, osservare: 18s I visionare: 3 O das Ansehen, ammirazione: pubblica per lartista, 52 I a.spetto: 91 I riguardo, riguardevolezza: 128 D aussehen, sembrare, avere l'a.spetto di: 155. - das Aussehen, a.spetto:(= uooç), 11, 47, 91, 103, 105, 261, 370 I a.spetto evidente: dell'apparente, 189; del presenziante, 194 D das Besehen, ravvisare: 152 D einsehen, intravedere, riconoscere: 249 D ersehen, ravvisare: 20, 36, 106 O das Ersehen, l'antivedere, 145 D hinaussehen, visionare: 153 D das Hinsehen, avvistare, 228 visionare direttamente, 166 D nachsehen, revisionare, 178 I rivedere, 152 D ubersehen, trascurare, 43 - ubersehbar, circoscrivibile: 83 ~ Unubersehbarkeit, non circoscrivibilità: 83 D versehen1, provvedere: 188 O das Versehene, ciò che si mostra nella visita: 189 - Versehgang,, visita e viatico: della coscienza all'apparire, 188 D versehen2 , avere sviste: 40 CJ das Sichversehen, Io sbagliarsi, l'ingannarsi: 337 D vorsehen, vor-s., evidente: 156, 179, 188 O das Vorgesehene, il pre-visto: nella creazione divina, 100 D wegsehen, prescindere dal vedere: 166 D zusehen, stare a vedere: 131, 170, 323 O das Zusehen, lo stare-a-vedere: in Hegel, 152, 171, 178 der Seher, veggente: 345-51 - seherisch, veggente, profetico: 348 - Sehertum, veggenza: 345 SICHT, spettacolo, vista: 29 D visione (visibilità): 349 O vista: 152, 228, 277, 346 [ SuZ §§ 31, 36, 69b] I~ das Unsichtbare, l'invisibile: 305. - das Unsichtbarste, l'iperinvisibile: 305 D Ahsicht, intenzione, passim 0 mit A., intenzionalmente, di proposito, 27 Il• Erklarungsabsicht, scopo della spiegazione: 80 D Ansicht, a.spetto: dell'opera, 3 I parere: 213 I punto di vista: 132, 156ss, 172, 290, 324 I visione: 8, 145, 218 0 Angesicht, im A./ur, in vista per: 346 D Aussicht, prospettiva: 167, 195 I visuale: degli uomini su se stessi, 29 D Einsicht, visione entro: 151 0 E. au/kommen, insorgere la convinzione:223 - einsichtig,, avveduto: 240

SEHEN-SEIN

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O Gesicht, aspetto, viso: delle cose, 29 I viso: 228, 261, 370 • Gesichts- • -feld, campo visivo: 237 • -kreis, campo visivo: 228, 253 I cerchia visiva, visuale, 153, 157, 261 I orizzonte, 75, 100 I prospettiva, 32, 79ss • -punkt, punto di vista: 77 • -sinn, il senso della vista: 10 O Hinsicht, riguardo, passim avvistamento: 228 I prospettiva: 213, 222 O Riicksicht, riguardo: 154, 359 - RUcksichtslosigkeit, assenza di riguardo: 112 I irriguardosità: 359 O Vorsicht, prudenza: 175 -vorsichtig, AGG cauto: 75 Il Avv con prudenza: 137 O Zuversicht, fiducia: 9 • Besichtigung, visita: 144

SEIN [ sprechen) 328 I sentenza: di Hegel sulla morte dell'arte, 68 I sentenza allocutoria: 202 Il• Machtspruch, decisione d'autorità: 157 I ordine perentorio: 97, 111 O .ANsPRUOI, allocuzione pretendente, (!::> zusprechen) 35ls I pretesa allocutoria: 33 8 I convocazione avocante a sé: del Gestell, 721 diritto di parola e d'appello: 325 I esigenza, pretesa: 106, 207, (dell'essere), 252 I istanza: 137, 150 0 in A. nehmen, appellarsi, richiamarsi, 183, 320; far ricorso, 183; pretendere nella propria allocuzione, 336, 351. - den A. stellen, avanzare la pretesa, reclamare il diritto, 183 IJ beanspruchen, arrogarsi, 213 I pretendere, 107, 211 OAusspruch, elocuzione, 339 I enunciato, 90 O Freispruch, assoluzione, dichiarazione assolutoria: 136 O Zuspruch, allocuzione chiamante a sé: dell'Essere, 369 I vocazione come chiamata: (!::> Anspruch) 74

SPRINGEN [< AHD springan < G *spreng-a-, «balzare>>; CFR cmépx:oµoo, «lni affretto, lni slancio»] sgorgare, zampillare, schizzare. saltare: 329 O das Springen, lo sgorgare: 183 O entspringen, INTR. scaturire: dell'opera, 1, 59; della verità, 65. O erspringen, :m scaturiginare: 65 O iiberspringen, saltare oltre: il fossato, 329; tutto ciò che verrà, 64 O umspringen, sgorgare via: 95 SPRUNG, salto: come tale, 64; oltre il fossato nel tradurre, 329 I salto-sgorgo:® 65-66 [ HGA 65, §§ 140-149; -IuD, pp 10, 145]

SPRECHEN -

SI'EHEN

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O Absprung, salto spiccato: 329 O URSPRUNG, origine: come tale, 1, 25; come arei-sgorgo: ® 6566 I dell'opera d'arte, 1, 25, 44, 58, 69 I della compagine materia-forma, 13; dello strumento, 20 - Ursprunglichkeit, originarietà: 35 O Vorsprung, coM aggetto, sporgenza.. risalto: 64 I scaturigine pre-risaltante: 66. SPUR, traccia: degli dèi fuggiti, 271; del sacro, 319; della via del pensiero, 211, 295 spuren, mettere sulle tracce: 319 I tracciare: 272 spiiren, rintracciare: 272 O herausspuren, rintracciare: 92

Stadium, stadio: della metafisica 209; attuale dello storicismo, 326 Il• Endstadium, stadio finale: 209 Stamm, tema: grammaticale, 344 ~ stammlos, atematico: 344 . • angestammt, ingenito: 12 ,,.. entstammen, discendere: 209 I rampollare: da una fonte, 9 Stiirke,forza: il pessimismo della f., 224; del pensiero, 3

Station, stazione: le s.i del cammino del pensiero, 74 I dell'azione del soggetto, 257 I del processo della coscienza, in Hegel, 143

Statte [< stehen], sito: gnrl, 49 I dell'opera (=terra), 56s I di ogni vicinanza e lontananza degli dèi, 61; dello sposalizio di uomini e dèi, 271 I il s. dell'apparire, in Hegel, 146, 162, 191, 198, 202, 207 stecken, covare: 178 I fissare: 160 I impiantare: 58. - gesteckt, ab.barbicato: 149 O verstecken, celare: 173. -sich v., incavarsi: 178 O vorstecken, puntare davanti. - sich v., prefissarsi una meta. das Sich-vor-stecken, pre-fissar-si: della meta, 160

STEHEN [< AHD sten, stiin < G *stte-; CFR u:r sistere, arrestare, collocare» < stare] stare, stanziarsi. es. zu jdm., parteggiare per qcn. o qcs., sostenerne le ragioni, attendere a: al nihilismo (~ verstehen unter), 224. - s. und fallen mit, stare e cadere insieme a, essere interamente condizionato, dipendere in tutto e per tutto: dalla verità come inascosità, 38 o das STEHEN, lo stabilizzare: 80 n lo stanziare: 62; 238, 288 I dimorare sul fondamento, 270 I lo stare: della statua,

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GLOSSARIO TEDESCO-ITALIANO

70. - das Stehende, elemento stabilizzante: i fatti, 80 0 zum Stehen bringen, condurre a stanziare: la nostra essenza nella verità dell'essente, 62 I portare a stare, condurre nello stanziamento: (nella® di setzen) 21 I stabilizzare: in generale, 238; l'alterabile, 80 - das Insichstehen, stare-entro-sé: 25, (!+ Entgegenstehen, stare-di-contro) 27, 34, 43, 45, 55 • stehenbleiben, arrestare: 183 O das Stehenbleiben, l'arresto: 235 O a..d:stehen, insorgere: dell'uomo entro la soggettità, 256 I insorgere e sovrastare: dell'uomo moderno, 289 I sorgere: dell'opera in parole nel dire del popolo, 29 O ausstehen, estare, ex-stare: 55 I patire: 270, 276 I restare a subire: 177 I stare a patire: 338 O das Ausstehen, l'ex-stare: storico dell'Esser-Ci, 55 O bestehen, consistere, sussistere, passim e b. in, consistere nel fatto che: 11; constatare: 66. - b. auf, insistere: 355. - b. jdm, far sussistere: 357 O das Bestehen, sussistenza: 162 O bevorstehen, sovrastare e stare in attesa: 66 O das Dabeistehen, lo restare-presso: 194 O dastehen, starci, starsene lì: 27 O das Dastehen, lo starsene lì, lo starci: del tempio, 29, 42. - dastehend, che se ne sta lì, stanteci: 18 O entgegenstehen, star di contro: 27 O das Entgegenstehen, lo stare-di-contro (!+ Insichstehen, stare-entro-sé): 27. - das Entgegenstehende, il controstante, 91 O entstehen, generarsi: 129 I nascere: non può esser detto del pensiero, 352. - ent-stehen, ex-sistere: 355 O das Entstehen, l'iniziare a esistere (= yévzcnç), inteso come Ent-stehen, come l'ex-sistere: 342 I il nascere: 329 I il sorgere: 194. - das Enstehende, l'ex-sistente: 342 O erstehen, cominciare a sussistere: 180 I iniziare a stare: 19; 284 •Il das Erstehenlassen, lasciar che qcs inizi a stare, lasciar-sorgere: 70 O auferstehen, risuscitare: le cose, 308 O gegenstehen, anti-stare, contro-stare, ob-stare: 284 O das Gegenstehen, il contro-stare, 286 11'oh-stare, 154 O herausstehen, star fuori: 38 O hereinstehen, in-stare: 40 I star dentro: 39 O hinausstehen, ex-stare: 40 I stare come stagliato: 27 O das Innestehen, in-stare, stanziare entro, star-dentro: 54 O uberstehen, superare e sovrastare: 257 O unterstehen, sottostare: 30 O verstehen, comprendere, intendere, passim e sich v. zù, essere disposti a, adattarsi a, acconsentire a: 45. - v. unter, inten-

STEHEN

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dere per: 217, 222, (!:+ stehen zu), 224 O das Verstehen, il comprendere: la parola divina, 82 [ SuZ §§ 31, 32, 44, 58, 68a] O das Mif!,verstehen, miscomprensione: 253 O zusanunenstehen, con-stare: 89 I stare insieme: 11 O das Zusanunenstehen, il con-stare: 86 O zustehen, [ad-stare: 289] STAND, dimora, stanza: 48, 57 I stanziamento: del contro-stante, 286; s. di uno stato, 288; dello stato di un obstante, 188 nstato: 180 0 zum Stand bringen, stanziare: 239 - Stanclhaftigkeit, stabilità, stanzialità: 11 •Il Standort, guarnigione, luogotenenza, presidio: 66 I luogo, stazione: 102 I luogo di stanza: 27 6 oAbstand,distanza:329 O Aufstand, insorgenza insistente: del trat-tenentesi nel mero perdurare, 356 Dinsurrezione: delle masse, 221 I insurrezione sovrastante: dell'uomo moderno, 289 I stato insurrezionale: dell'umanità, 225; dell'uomo nella soggettità, 256s, 261s O Bestand, consistenza: 67, 192, 289 I riserva costante: consistente, 229; delle esistenze, 258 I r. controstanziata (deposito di oggetti riposti): 289 ~ bestandlos, inconsistente: 209 •Il Bestand- • -sicherung, assicurazione della consistente riserva: 238 • -stiick, componente, 187 I pezzo di riserva: 158 O GEGENSTAND, oggetto come I' unti-stante, il contro-stante, I' ob-stante (ob-sistente). contro-stante, ob-stante, oggetto: 27, 30, 65 I contro-stante: nell'incremento della coscienza, 286 I oggetto come ostante: dell'esperienza, 188; della ricerca scientifica, 82; dell'uomo moderno, 92 B oggetto: lopera d'arte come o., 56; dell'esposizione fenomenologica, 169 Il• Satzgegenstand, oggetto proposizionale: 351 •Il Gegenstandsbezirk, regione oggettuale: 77 O Ubelstand, inconveniente: 130 O Verstand, l'intelletto: abituale, 2 O Verstiindnis, intendimento, comprensione: 222 - Mif!,verstandnis, fraintendimento: 369 O Widerstand, resistenza: 16 O Zustand, situazione: 98 I stato: di indecisione riguardo agli dèi, 76; del sapere, 144; del subjectum, 106 I stato astante: 289 O Zusammenstand, con-stanza: 100, 199 STANDIG, AGG costante, stanziale Il Avv costantemente O das Stiindige, la consistenza: 11 I il co-stante: 238 I la costanza: 21, 152, 303 ~ das Unstandige, l'incostante: 303, 314 - Standigkeit, stabilità, costanza; stabilità, stanzialità, 48, 71 O aufstandig, insorgente e sovrastante: 372 O auflerstandig, extrastante, non in grado: 372

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GLOSSARIO TEDESCO-ITALIANO

O bestiindig. O das Bestiindige, stabilità costante, sussistenza: 80, 229, 355 - Bestiindigkeit, stabilità: 53; durata della s., 56; stabilità, 80 I mera s., 356, es. giunturale, 357 I sussistenza: 258 - Bestiindigung, stabilizzazione e persistenza: 258, 333, 356 I sussistenza, consistenza, stabilità: 192, 229 . Cl bestiindigen, essere consistente e costante: l'Assoluto, in Hegel, 199; !+ Umkreis, persistere e circostanziare, 240 O eigenstà"ndig, autosufficiente: 75 O GEGENSTANDIG, oggettuato, passim O das Gegenstiindige, l'oggettuatezza: 292, 311 I l'oggettuato: 91, l'o. contro-stanziato 287. - das Gegen-stiindige, il contro-stanziato: 108 -die Gegenstiindigkeit, l'oggettuatezza, 308 O [instiindig, insistente] - Instiindigkeit, instantità, instanzialità: 54, 62b I instanzialità, essere di stanza: 349 O vollstiindig, completo, pieno e costante: 13 2 - Vollstiindigkeit, completezza: delle figure della coscienza, 156; del prosciogliersi, 136. - Voll-s., com-pletezza, pienezza co-stante: 160 -stiindlich GEGENSTANDUCH, ostanziale e oggettuale: 82, 154 I oggettuale: 80, 311 O das Gegenstiindliche, l'oggettuale, l' ab-stanziale: 154, 290 I das Ungegenstiindliche, l'inoggettuale, il non-ab-stante (=il mondo), 30 I l'inoggettuale: 178, (l'Aperto di Rilke) 290 - die Gegenstandlichkeit, l'oggettualità come ostanzialità: 69,87, 100, 154s,174,178, 188,255,351,371 - Vergegenstiindlichung, oggettualizzazione, ostm,zzializzazione e ogg. controstanziamento oggettualizzante: 288 I oggettualizzazione: 33, 101-2, 150, 192, 255, 293, (nella fenomenologia husserliana) 337 I ostanziamento oggettualizzante: dell'essente, 83, 86. - das Ver-gegen-stiindlichung, la ·contro-stanziamento oggettuante: 108 verstiindlich, comprensibile. O das Verstiindliche, il costantemente comprensibile: 82 I l'intelligibile: 334 - selbstverstà"ndlich, co-stantemente comprensibile: 83 O das Selbstverstiindliche, la costante autocomprensibilità del1' ovvio: 112 - Verstàndlichkeit, intelligibilità: 334. - Selbstverstàndlichkeit, ovvietà: 16 das Zustiindliche, carattere astante: del dis-porre, 289 steigen, aumentare: aumenta la minaccia all'essenza dell'uomo, 291 I crescere:(!+ steigern) 241,271Iincrementare:286 (=.Steigerung)

STEHEN -

SfELLEN

613

O au/steigèn, innalzare: il livello delle prestazioni, 98 o ubersteigen, trascendere: i singoli gradi di potenza; 234, 236. das Ubersteigen; il trascendere: dell'Essere, 310 steigem, accrescere: (!+ steigen) 241 I incrementare: 136, 229, 251 o ubersteigem, esasperare: 11 Steigerung, incremento: ·condizione dell'i., in Nietzsche, 228ss; della coscienza, in Rilke, 285ss; del volere, 297 Il• -steigerung, • Lebens-, incremento della vita: 229 • Macht-S., incremento-di-potenza: 234. - Machtsteigerung, incremento di potenza: 235ss •Il steigerungsfiihig, suscettibile di incremento: 229 • Steighohe, incremento di grado: 241

STELLEN [< MHD stellen, stallen

DENOMINALE < Sta!!, ; CFR cn:ÉUco, «metto in ordine, dispongo» > ANnco IAT *stlocus > LAT locus, >], tradizione: dossografica della filosofica, 324s, 368; filosofica, 197; metafisica, 240; delle opere d'arte, 27, 56; rifugio nella t., 96 [ SuZ § 74] iibersetzen, Ùbersetzung: tradurre, traduzione (-+ setzen) iiberwinden,. Ùberwindung: superare/travolgere, superamento/travolgimento(-+ winden) Uberzeugung [< zeugen, «attestare>>; -+ Zeug], convinzione: 322 umkehren, Umkehrung: capovolgere, capovolgimento(-+ Kehre) das Un-, l'in-, il nominal): significato, 344 verbergen, Verhergung: nascondere, nascondimento (-+ bergen) verbindlich, Verbindlichkeit: vincolante, obbligatorio, obbligatorietà (-+ binden) Verblendung [< blenden, «accecare>>, «abbagliare»], accecamento: davanti ali' attimo storico, 96 I davanti alla parola nietzschiana «Dio è morto», 254. - Selbstverblendung, autoaccecamento: nei confronti del nichilismo autentico, 267 verbiirgen,garantire:40,56, 107,156 Verfassung: costituzione (-+ fassen) verfertigen, Verfertigung: confezionare, confezione (-+ fertig) Verflechtung, intreccio: di materia e forma, 13; interno a una regione scientifica particolare, 80; della metafisica con le scienze, 211 verfiigen (< fugen], disporre: 86 ® V. uber, disporre di: 12, 86, 234 O das Ver/ugen, il disporre: nel comando, 234. - das Verfugenkonnen, il poter-disporre: 234 - verfiighar, disponibile: 53, 86, 239, 244 O das Verfugbare, il disponibile: 63 Verfiigung, disposizione: 90, 170, 173, 256, (t:i Fug) 368. - zur V. haben, avere a disposizione: 172 0 zur V. stehen, stare a disposizione: 93, 239. -zur V. stellen, mettere a disposizione: 170, 320 •Il Verfugungsbereich, ambito delle disposizioni: dell'uomo, 90 vergessen, obliare: l'inabituale, 9 [ SuZ §§ 68-71, 79, 80] Vergessenheit, oblio: dell'Essere, 263, 273, 337s, 353", 372s; dell'opera, 54; •Il Seinsvergessenheit, oblio dell'Essere: 364s, 369 [ SuZ §§ 1, 6, 7C, 83] Verge.Blichkeit, smemoratezza: 364

VERÀNDERN -

627

VERWINDEN

Verhaltnis:

ra~porto

(-+ Halt)

verharren: perseverare, insistere (__, harren) verla61ich [< lassen], affi.dabile,fi.dato: 41, 239 Verla61ichkeit, affidabilità: 19s, 31 verneinen,negare:224,360 Verneinung, negazione: di un'epoca storica, 96ss, 112, 297 der Verneiner, il negatore: di un'epoca storica, 97 VERNUNFT [< AHD /imumft, /irnunst ASTI vernehmen, __, nehmen)], ragione: 9, 101, 107, 220, 267, 306, 311 [ SvG, lez XIII ] Il• Menschenvernunft, ragione umana: 107 •Il Vernun/twesen, essere razionale: 111 verniinftig,razionale:9 versammeln, Versammlung: raccogliere, raccoglimento (-+sammeln) verschieden, diverso, passim O das Verschiedene, il Dijj'erente (t+ das Gleiche, «l'Uguale»), 278 Verschiedenheit, diversità: 312, 333 verschleiern [< Schleier, «velo»], velare, m.ascherare: 40 Verschleierung, velam.e, camuffam.ento: 224 das Verschlossene: l'occluso(-+ schlie/Sen) verschiitten [< schutten, «spandere, versare»], ricoprire, seppellire: 15, 264, 352, 37 ls versteifen [< steifen, «irrigidire»] (sieh), irrigidirsi, impuntarsi, incaponirsi: 182, 359. - das Sichverstei/en, il raffermarsi e l'irrigidirsi, 35 verweigern [< weigern, ], denegare: 95 I rifiutare, denegare: 212 O das VERWEIGERN, la denegazione, il denegare: 41, 95, 337. - das Verweigerte, il denegato, il ricusato, il rifiutato: 95 Verweigerung, diniego (denegazione, ricusazione, rifiuto): 41, 112,212 verweilen: dimorare(-+ Weile) verwinden, Verwindung: sanare involgere, risanamento involgimento (-+ winden)

628

GLOSSARIO TEDESCO-ITALIANO

verwirren [< wirr], scompigli.are: 158 I sconvolgere, tu:rbare: 313 Verwirrung, con.fusione: 100 I sconvolgimento: 313 verwurzeln [< Wurze4 «radice»], radicare: 58, 101 Verwurzelung, radicamento: 93 Verzicht [< verzeihen, «perdonate>>], rinuncia: 303 viel [< G *felu-, -+ volll, molto, passim O das Viele, il molti: rappresentato in unità nel concetto generale, 37 I il Molti (!:> das Einen, l'unire): 353. - die Vielen, i Molti: dell'opinare, 163 Il• das Sovie4 il tanto: 228 •Il vielfaltig, AGG vario: 54 I variegato: 288 // Aw in vario modo, 284 Vie1heit, moltità: 330 G *fulla-, «pieno»; CFR LA:r plenus], pieno, passim O das Volle, il pieno: 160 vollbringen, condurre a compimento(-+ bringen) vollenden, perfezionare compiutamente, compiere in modo definitivo (-+ enden) vollstiindig, completo, pieno e costante (-+ stehen) vollziehen, trarre a compimento(-+ ziehen) •FOLLE [ASTRATTO< volll, pienezza: inesauribile della terra, 34; del-

voll [
>], cullare: 285 O einwiegen, addormentare cullando, alleggerendo di peso: 313 • wiegen2 ,pesare: 281, 313 o uberwiegen, preponderare: 314

WAHR [ < AHD wiir < e *wEErO, «promessa, obbligazione>> < m "7.ver-, «adesione, fiducia>>; CFR npa, «piacere, favore>>] vero, passim; part. 36ss; (= certo) 110; (=essente) 240; war ahd., 348 O das WAHRE, il vero: 36ss I come il certo e saputo, 107, 128 I (in Hegel:) (=l'Assoluto) 135ssi l'ens verum, 147; ritenuto dalla coscienza, 170 I (in Nietzsche:) come valore supremo (t:> das Cute e das Schone, il buono e il bello), 222s I das Unwahre, il Non-Vero: 140ss. - das Nochnicht-Wahren, il Non-ancora-Vero: 150, 202; - das noch-nicht-Wahren, il non-ancora-Vero: 163, 202 @ das Furwahrhalten, credere, tenere-per-vero: c. alla parola della Scrittura, 81; la certezza, 239

•Il der Wahr-Sager, il veri-dicitore, il pre-sago, il pre-dittore, il pro-feta: 348

•Il wahrnehmen, percepire: 189

I prendere in custodia:

348

630

GLOSSARIO TEDESCO-ITALIANO

O das Wahrgenommene, il percepito: dai sensi, 145. - das Wahrnehmbare, il percepibile: dai sensi, 150 die WAHR, la vardia: ® 348 - die WAHRNIS, la Vardianìa, come guarnizione e guarnigione: dell'Essere, 348s WAHREN [ < MHD warn, «guardare, custodire» < AIID biwariin, «salvaguardare>> < G *war-o-, «guardare, salvaguardare» < IE *wera-, «badare; CFR LAT verbi, weltlos, senzamondo, 31 WENDEN

[CAuSATIVoD1

winden],

coM

volgere, voltare. - sich v., volO das Wenden,

gersi, 299 0 sich gegen, volgersi contro: 141 voltare: 300, 304

636

GLOSSARIO TEDESCO-ITALIANO

O anwenden, applicare: 55, 78, 130 O abwenden (sich), volgersi via da: 163 O bewenden e sich b. lassen, accontentarsi: 38, 176 O entwenden, voltare via: 316 O verwenden, impiegare, adoperare O das Verwenden, l'impiegare: 52 o zuruckwenden, volgere indietro: 173 O zuwenden, rivolgere: 141.-sich z., rivolgersi: 299

[-wendig] O auswendig, in modo esterno, cioè dis-involto e mnemonico: (:. inwendig) 309 O das Gegenwendige, la conl:roversia, il controverso: 42, 49 - Gegenwendigkeit, controversità: 50, 57 O inwendig, in-volto internamente: (t+ auswendig) 309 O das Inwendige, l'involto interiore: 309 notwendig, Notwendigkeit (-+ Not): necessario, necessità WENDE, volta, svolta: 270, 272, 371

- das Gewendet-haben, l'aver-voltato: 300

WENDUNG1, rivoluzione: copernicana, 261 I svolta: 271 I tornante: della coscienza in Rilke, 285 I volgimento: 303

O Anwendung, applicazione: della filosofia di Nietzsche alla vita, 251; della scienza della natura alla prassi, 75 O Umwendung, rivolgimento: 305 O Verwendung, impiego: 12, 19, 75, 129, 256 WENDUNG2, espressione, locuzione: 283 Il• Redewendung, espressione idiomatica: 89 • Bewandtnis, condizione, costituzione: 183 • Verwandtschaft, affinità: 13 ~ kehren: volgere

das WERDEN [ < AHD werdan < 1E *wert-, «volgere», CFR LAT vertere, «voltare, girare»], il divenire: dell'arte, 66, 67a; della verità dell'essente, 48, 59 I (t+ das Sein, l'Essere) 332s, 343, 370 I il d. della coscienza, in Hegel, 174, 179 I in Nietzsche, 230s, 245 das Werdende, il diveniente: 343, 346 gettare ® vor sich her, proiettare davanti a sé: dell'opera, 53. - um sich, proiettare attorno a sé: dell'opera, 53 - Geworfenheit, gettatezza: 59 [ SuZ §§ 29, 31, 38, 58, 68b] O entwerfen, progettare: uno schema della natura, 77; la struttura cosale, 8, 59 O das ENTWERFEN, il pl"Ogettare, la progettazione: 60 I progettare e proiettare: 61 O loswerfèn, gettare a sorte: in Rilke, 279 O das Losgeworfene, il gettato a sorte: 282 O verwer/en, rigettare: 163

WERFEN,

WENDEN -

637

WERK

O vorauswerfen, pre-gettare, pre~proiettare: 60 O zusammenwer/en, fare un solo fascio: 35 O zuwerfen, aggettare: 63. - zu-werfen, ad-gettare: 59-60 O das Zugeworfene, l'aggettare: 63 Wurf, getto: 61 O EN1WURF, progetto: creante, 58; poetante della verità, 63 D della struttura cosale, 9; dello schema di una natura, 77 [ SuZ §§ 31, 41, 60, 68a] o Loswurf, getto sorte, 279

a

WERK [< AHD wer(a)b, werc < G *werka-, .«opera, lavoro» < m *werg- > wirken] opera: dell'arte, 1-74 I della filosofia, 134; fenomenologia, 203; Così parlò Zarathustra, 253 e ins Werk setzen, mettere in opera: la verità, 102; - sich ins Werk setzen, mettersi in opera: 21; das Ins-Werk-Setzen, il mettere-in-opera: 59, - das Sich-ins-Werksetzen, il metter-si-in-opera: 22s, 25, 49, 59, 74 - das Werksein, esser-opera, opel'ità: 19, 25-36, 42-47, 56-59 das Werken, operare e CJ"eare opere: 52, 67 werkhaft, AGG operale: 30 Il Avv operalmente: 54, 73 O das Werkhafte, l'operale, l'operalità: 13, 16s, 20, 24s, 45, 53, 57 Il• -werk, • Bau-, monumento, opera architettonica, 3s, 22, 27s • Haupt-, opera capitale: di Nietzsche, 214 I capolavoro, 333 Il• lIANDWERK, lavoro artigianale, manuale, opera della mano: 46 I mestiere, manifattura, opera manuale: 3 - das Handwerkliche, l'artigianalità: 47 •Il Werk-, -charakter, carattere operale: dell'opera, 69, 253 ° das W-schaffen, la creazione dell'opera: 46 • -zeug, strumento: 129 WIRKEN [-+ Werk], operare, passim O das Wirken, l'operare: di Dio, 14 J l'o. effetti, 60 J l'o. come lasciar essere, 71. - wirkend, efficiente: 85, 254. - das Wirkende, il realizzante-effettuante: 255. -das Gewirkte, qualcosa di operato, di effettuato: 43 o eznwirken, effettuare, operare effetti: 60 WIRKLICH, reale, effettivamente operato: opera d'arte, 45 I reale, efficiente, fattivamente r., 85 I reale, effettuale: 254 O das Wirkliche, il reale: 2, 36; il r. come il veramente essente, in Hegel, 128; (:. das Naturliche, il naturale) 147 I reale/effettuale: 146, 202,254 - Verwirklichung, attuazione, realizzazione: 75 WIR.KLICHKEIT, realtà: dell'opera d'arte, 2, 6; trasformazione del1'actualitas, 69; dell'Università, 85 I realtà come operatezza effettiva: dell'opera d'arte, 45 I realtà operante: 203 I realtà/effettualità: 146,202,254 wirksarn,e.t}'icace:254 Wirkung, efficacia: 60, 85 I influenza efficace: 98

638

GLOSSAf3IO TEDESCO-ITALIANO

•Il Wirkungskreis, operativa sfera d'influenza: 96 O Auswirkung, ripercussione: 221 O Bewirkung, effettuazione: 255 O Erwirkung, operazione ottenente: 52 WERT [
, in Rilke, 286; dell'arte, 2; della cosa, 10; della coscienza, 181; del di-rigere nell'aperto, 31; del divieto, 48; della divinità, 272; dell'esperienza, in Hegel, 186; dell'Essere stesso, 263, 265, 307, 310, 352, 368; dell'Essere dell'essente, 278, 301; dell'essere di un essente, 45; dell'essente, 243; della Fruizione, 368; del fuori-in e del via-verso, 342; della loquenza, 61; del luco, 40; del materiale nell'opera, 34; dell'operità dell'opera, 27, 51, 57; della quiete nell'opera, 45; della parusia dell'Assoluto, 136; della presenza, 155, 185; del presenziante, 185, 350, 353, 356, 362s, 368, del presenziare, 196, 355, 363, 371; della soggettità, 199, del soggetto, 132; della terra, 28; della tratta, 354s; del trat-tenentesi, 355s; della verità, 41, 43, 48-50, 57, della Verità dell'Essere, 265; della volontà di potenza,

WERT-WESEN

639

243, 280 [ VuA, p 34ss (23ss)] 0 w. lassen, lasciar essenziare: il presenziante, 301, 350 O das WESEN, la l'essenziare: del!' essente, 16; dell'accadere della verità, 49; dell'Assoluto, 196s; del riferimento ali' essenza dell' oltreuomo, 252; dell'essere dell'essente come valore, 258; l'e. estatico dell'Esser-ci, (~ l'E. dell'Essere) 338; di ogni presenziante, 355; il presenziante è l'e. nell'inascosità, 370 b l'Essenziare: come tale, (Essere come Essere dell'essente rimandà a un E. più originario) 155a I dell'Essere, 49, 73, 190, 192, 252, 256, 263ss, 292, 301, 327, 337s, 343, 362, 364s, 369s, 373; del A6yoç, 369; dell'Origine, 66; di un Tempo ascoso, 155. - das Wesende, l'essenziante: della parusia dell'Assoluto (=l'esperienza), 206; il presentemente e. e l'impresentemente e., 347 I l'Essenziante: dell'arte, 74; nella Grecità, 105; dell'avvento, 320; nel presenziare del presenziante (= 'tò xperov), 366, 371; dell'Essere, 366, nell'Essere stesso, 367. - das Gewesene, il già-stato-essenziato: dell'opera, 27; ciò ch'è stato essenziato, 339. - das Ge-wesene, il già-stato-essenziato: il poetare di Holderlin, 320 2 essenza, passim: che cos'è l'e.?, 37ss; ciò che qualcosa è così com'è, 1 I la loquenza del pensiero lascia libero il pensato nella sua e., 155 D l'e. della 'AJ.:il0eta, 352 I dell'Angelo rilkiano, 312ss I dell'apparire in Hegel (=l'esperienza), 181 I dell'arte, 2s, 21, 44, 58s, 63s, 66-70, (in Nietzsche) 241; dell'opera, 3ls, 44, 47, 60, 63; e dell'opera d'arte, 12; dell'operità, 56 I dell'assente, 347 I dell'Assoluto, 138, della sua Assolutezza, 151 I del comando, 234 I della cosa, 17, 22s I della coscienza, 132, 136, 153, 158, 160ss, 169s, 182s, 185, 192, 206, 256, 286 I della contesa, 35 I del creare, 44-47; della createzza, 54, dei creanti, 58 I della cultura, 76 I di Dio, 255 I del dis-porre pro-duttivo, 288 I della disprotezione, 303ss I degli Mna, 346, 361 I di un'epoca, 97 I dell'esperienza, in Hegel, 182-93, 198, 201; l'e. dell'esperienza è l'e. della fenomenologia, 201; della fenomenologia, 14:3s, 201; dell'esposizione fenomenologica, 147, 164s; del processo fenomenologico, 156 I di "Eptç, 369 I dell'essente, 75, 228, 238 I dell'essentità, 175 I dell'Essere, 106, 112, 239, 258, 292, 300, 327, 336; di Essere, 343 I dell'Età moderna, 76, 87ss, 93, 96s, 112 I dell'europeità, 291 I dell'exsistenza, 55 I della filosofia, 132s, 352; della filosofia speculativa, 198 I della giustizia, in Nietzsche, 247s I dell'immagine, 89, 100 I dell'inascosità dell'essente, 49 I dell'indigenza, 272s I della libertà, 107 I di A6yoç, 369 I della loquenza, 74, 310, 316, 318, 328 I della lotta per il dominio della terra, 257 I della mania, 347 I del matematico, 78 I della metafisica, 175ss, 195, 200, 209, 214, 217, 233, 238, 249, 252s, 264s, 275s; moderna, 75; della mutazione della posizione metafisica fondamentale, 106 I del mistero, 265 I di Mo1pa, 352, 369 I di mondo, 30 I dei mortali, 271, 274, 296, 304 I del nichilismo, 209, 218, 221ss, 248, 259, 264ss I la «nostra» e., del nostro Esserci, 62, 248 I la «nostra>> e. rispetto all'Assoluto, in Hegel, 191;

640

GLOSSARIO TEDESCO-ITALIANO

l'e. del «noi» nel «presso noi>>, 204 I del Nulla, 218 I dell'occidente, 325 I dell'oggettività, 371Idell'ov,176, 334 I dell'ontologia, 177, 203 I dell'opinare, 179 I del pensiero, 249, 276, 329; del pensiero preparatorio, 210 I della poesia, 60, '62s, 74, 272, 276, 319s; del poeta, 272, in quanto più arrischiante, 319 I di un popolo storico, 62 I del presenziante, 356ss, 368; del presenziare, 363s I della psicologia, 236 I del rappresentare, 167; della rappresentatezza, 92 I della ricerca scientifica, 77; del carattere istituzionale della ricerca, 84 I del ri-cordo interiorizzante, 309 I del sapere come tale, 47, 348s I della scienza greca, 77; della scienza moderna, 76s, 84, 86, 211; della scienza in senso hegeliano, 135ss, 159s I del sensibile, 209 I il soggetto come e. moderna, 92; l'e. del soggetto, 109, 133; della soggettità, 313; della soggettività del soggetto, 109s I della sostanza, 351 I dello spazio, 307 I dello Spirito, in Hegel, 128, 155 I della storia, 326 I dello strumento, 13, 23 I della tecnica moderna e odierna(= das ... Ge-stell, il Dis-positivo), 72, 75, 151, 192, 289ss, 295 I del tempo, 307, 338 I della terra, 57 I del tragico, 357 I dell'uomo, 88, 91, 94, llls, 205, 210, 219, 222, 249, 254s, 293ss, 300ss, 307s, 311, 315, 318, 338, 373; dell'oltreuomo, 251ss; dell'uomo durato-finora, 267; dell'uomo moderno, 288s, 314s; dell'uomo occidentale, 335s I del valore, 227ss, 239, 250ss I del vedere, 349 I dei verecondenti, 59 I della verità, 22, 36-44, 48-50, 57, 69, 75, 112, 184, 244ss, 349; la verità è l'e. del vero, 37 I della vita, 229, 279, 290; del vivente, 226, 313 I della volontà, 190, 203, 232s, 235s, 279ss, 289, 297, 303; della potenza, 234s; e della volontà di potenza, 236-46, 256 //• das Menschenwesen1: l'essenza dell'uomo, 74 I~ da.S Unwesen1, antiessenza: l'individualismo come a. del sog_getti.vismo, 92; della metafisica, 177, 209 [ NII, p 326ss (831ss)] 3 essere: l'e. umano, 359; l'e. che ha il linguaggio (=l'uomo), 311; pensante-rappresentante, 109; l'e. che ha la coscienza, 286; l' e. che ha il volere disponente, 288, ed è rischiato in un volere, 293; e. volente, 297; ontologico, 177; il >], doppiezza: della coscienza, 169; del significato participiale di ov, 344 zwiefaltig, AGG duplice: 242, 250 I doppio, traversato: 355 Il Avvin maniera doppia: 169 O das Zwiefa1tige, la duplicità: della istituzione di valori, 242 · Zwiespalt, discrepanza:(~ sich au/spalten) 91 zwiespaltig, discrepante: 352 Zwiesprache: dialogo, interloquio, interlocuzione( ... sprechen) Zwietracht, discordia: 35, (~ Eintracht, «concordia>>) 276 costringere: 202. - zwingend, stringente: 133 .· Zwingende, il coercitivo: 365 O erzwingen, forzare: 66 o zurnckzwingen, ri-presentare coattivamente: 91

iwINGEN,

O das

Zwang,coercizione:366 zwischen, tra, passim. O das Zwischen, il Tra: 96, 113, 144, 192, 355, 361 [ SuZ § 72] • inzwischen,frattanto: 322, 324

ITALIANO-TEDESCO

A abbandonare, iiberlassen, verlassen (-+ lasciare, rimettere) aberrare, [lNTR abirren;] TR beirren (-+ errare, irren) abisso, Abgrund abitare, l', wohnen, das W abitudine, Gewohnheit (-+ abitare, wohnen) Il abituale, gewohnlich l'abituale, das Gewohnliche inconcreto, unsachlich (.... Cosa, Sache) condizionare, bedingen Il condizione, Bedingung ç> (l')inconclizionato, unbedingt, das Unbedingte I inconclizionatezza, Unbedingtheit condurre, bringen (-+ durre) confezionare, verfertigen (.... fabbricare, anfertigen) Il confezionato, fertig Il con-fezione, Verfertigung (.... per-fezione, Durchfertigung) confine, Grenze (-+ limite) confronto, das Gegenuber (.... contro, gegen) confusione, Wirre (.... aberrazione; errare, irren) Il confuso, wirr Il erramento confuso, Wirrnis Il confondere, verwirren connessione, Zusammenhang conoscere, erkennen (-+ notare, kennen) Il la conoscenza, das Erkennen, die Erkenntnis Il riconoscere, anerkennen Il riconoscimento, Anerkennung ç> disconoscimento, Verkennung conquista, Eroberung conseguenza, Folge (-+ seguire,folgen) conservare1, aufbewahren Il conservazione1, Au/bewahrung (.... vero, wahr) conservare2, erhalten Il conservazione2, Erhaltung (-+tenere, halten) considerare, betrachten; modo cli c., das Betrachten Il considerazione, Betrachtung consistenza1, con-stare, Konsistenz consistere, bestehen (.... stare, stehen; sussistere) Il consistenza2 , Bestand contadino/-a, der Bauer, die Biiuerin contesa, Streit, arcicontesa, Urstreit Il contenzione [< uT contentione(m), «controversia»], Bestreitung Il contendere, bestreiten Il contendere e conquistare, erstritten

661

CoN-COSMO

conto, Rechenscha/t (-+ calcolare, rechnen) contraddire, widersprechen (-+ -loquia.re, sprechen) contro, gegen Il contrarietà, Gegnerscha/t Il contrasto, das Gegeneinander I il contro-stante, das Gegenuber Il incontrare, begegnen; l'incontrante, das Begegnende; incontro, Begegnung I scontrare, mitgegnen controllo, Uberpru/en (-+esame, Pru/ung) controstare, gegenstehen Il il controstante, der Gegenstand (-+ oggetto1; stare, stehen) controverso, il, das Gegenwendige Il controversità, Gegenwendig-

keit convergenza1, das Zueinander: l'andare l'uno verso l'altro convergenza2 , ZusammenschlujS: di procedimenti scientifici convinzione, Uberzeugung copia, immagine-copia, Abbild (... immagine, Bild; modello, Vorbild) Il copiare, abbilden coprire, decken, verdecken Il scoprire, entdecken copula, Capula coraggio, Mut -cordare [< uT cor, cordis, «cuore»], -stimmen Il accordare, bestimmen I concordare, ubereinstimmen I raccordare, durchstùnmen Il concordanza, Ubereinstimmung, das Zusammenstimmen corpo 1 inorganico, Korper I la corporeità, das Korperhafte corpa2 organico, Leib correre, lau/en Il corrersi sotto, sich unterlau/en Il corso, Verlau/ I decorso, Ablauf I rincorsa, Anlauf Il corrente, gelau/ig (... ordinario) Il precorrente, vorlà"u/ig corretto, il, richtig, das Richtige I correttezza, Richtigkeit (-+ -rigere,

-richten)

·

corrispondere, entsprechen I corrispondenza, Entsprechung (-+ loquiare, sprechen) cosA1, DrNG Il (il) cosale1, dinglich, das Dinglich; cosalità1, Dinglichkeit: l'esser di natura cosale I cosale2, dingha/t; cosalità2, das Dingha/te: l'aver l'abito di cosa [< habeo-habitus] I cosità, Dingheit, Dingsein: l'esser-cosa CosA2 , SACHE I Cosità, Sachheit coscienza1, esser-cosciente, das BewufStsein (-+sapere, wissen) Il autocoscienza, SelbstbewufStsein I consapevolizzazione, BewufStmachen I coscientità, BewujStheit coscienza2, c_ certa, das Gewissen (-+ certezza, GewifSheit; sapere,

wissen) cosmo, Kosmos

662

GLOSSARIO ITALIANO-TEDESCO

costituire1, ausmachen (=statuire, machen) costituire, beschaffen Il carattere costitutivo, Beschaffenheit costituzione, Ver/assung costruire1, il, bauen, das B. Il c. in aggiunta, anbauen; c. tecnicamente, aufbauen I costruttivo, bauend I • instruire, installare, einbauen I ostruire, verbauen Il costruzione1, Bau costruire2, Erzeugnis (.... strumento, Zeug) Il costrutto, Erzeugnis costruzione2, Konstruktion CREARE, il, SCHAFFEN, das S.; i creanti, die Schaffende (=i verecondenti, die Bewahrende); l'essente creato, das Geschaffene Il concreare, mitschaffen I con-creare-entro, hineinschaffen mit Il creatore, Schopfer I la createzza, l'esser-creato, das Geschaffensein I creatività, das Schopferische I creazione, Schopfung creatura, Kreatur -crescere, -nehmen (.... prendere) Il l'accrescersi, das Zunehmen I il decrescere, das Abnehmen Cristo, Christus Il cristianesimo, Christentum I cristianità, Christlichkeit I cristianizzare, verchristlichen I (il) cristiano, christlich, das Christliche criterio di misura, Ma./3gabe, Ma}3stab (.... misura, Ma./3) critica, Kritik cullare, wiegen (.... rischio, Wagnis) Il addormentare cullando, einwiegen culto, Kultus cultura, Kultur (.... civiltà) I culturale, kulturell cum-munus [< LEIT «compartecipazione nell'incarico (munus)» > communis, «comune>>], das Mit (.... il Con) cuore,Herz cura, Sorge I curate, sorgen Il accuratezza, Sorgfalt; accurato, sorgfiiltig I sine cura, sorglos; in-curante, sorg-los Curanza, Ruch In-Curia, Un-Ruch; trascurante, ruchlos, la Trascuranza, das Ruchlose curvare, biegen Il c. deviando, abbiegen I far c., verbiegen I incurvare, umbiegen I rincurvarsi, sich zuruckbiegen custodia, Hut Il custodire, hiiten, behiiten; il/la custodente, das Behiitende

COSTITUIRE -

663

DETERMINARE

D il, GEBEN, das G.; il dato, das Gegebene Il il dato in compito, das Aufgegebene !:+ il dato in dote; das Mitgegebene Il circondare, umgeben I con-dare, mitgeben I dare a intendere, vorgeben I dare in dono, zugeben I dare libertà,frezgeben I dar via, weggeben davanti, vor; il Davanti, das Davor debole, schwach I debolezza, Schwache decidere1, entscheiden, das E.: risolvere, decidere in modo risoluto e risolutivo Il l'elemento decisivo, das Entscheidende; fermo e deciso, das Entschiedene *l'insoluto, ancora indeciso, das Unentschiedene; indecidibilità, Unentscheidbarkeit Il decisione, risolutezza, Entscheid, Entscheidung (... risolutezza, Entschiedenheit) * indecisione, Entscheidungslosigkeit decidere2, entschlie./Sen (... chiudere, schlie./Sen) Il dis-clusità decisa, Ent-schlossenheit

DARE,

decidere3, decidieren decomporre, zerfallen Il decomposizione, Zerfall dedizione, Entsagen (-+dire, sagen) dedurre, ableiten Il deduzione!, Ableitung deduzione2, Deduktion Il deduttivo, deduktiv definizione1, Bestimmung

definizione2, Definiti.on demonico, dii.monish denegare, verweigern; il denegato, das Verweigerte Il denegazione, das Verweigern, Verweigerung I diniego, Verweigerung desiderare,begehren desolare, oden Il desolazione, Verodung destinare1, bestimmen (... determinare) Il destinazione, Bestimmung Il predestinazione, Vorbestimmung DESTINO, il co-mandamento destinante, GEScmcK: riferito alla storia dell'Occidente e alla storia di un popolo (-+accadere, geschehen; storia, Geschichte); destino in senso individuale o peculiare, Schicksal I destinale, geschicklich; il destinalmente idoneo, das Geschickliche *il destinalmente inidoneo, das Ungeschickliche Il destinare2, schicken I inviare destinalmente, zuschicken * predestinare, vorausschicken Il l'accadere storico-destinato, das Geschehen Il la storia destinale, die Geschichte determinare, bestimmen; il determinante, das Bestimmende * l'indeterminato, das Unbestimmte Il determinatezza, Bestimmtheit

664

GLOSSARIO ITALIANO-TEDESCO

{} indeterminatezza, TJnbestimmtheit I determinazione, Bestimmung dettare, dittare [< LAT dictare, IlERATIVo D1 dicere, «dire»] (... Diktat; poesia\ Dichtung) dialettica, Dialektfk Il dialettico, dialektfsch dialogicità, das Dialogi.sche dialogo1 come con-damarsi, Gespriich (... colloquio) dialoga2 come interlocuzione, Zwiesprache (... interloquio) dichiarare nel senso di spiegare, erkléi.ren (... chiaro, klar; spiegare) I dichiarativo, erkléi.rend Il dichiarazione-spiegazione, Erklarung dietro, hinter; il dietro, das Dahinter differenza1,DY.ferenz differenza2 , Unterschied; Dif-Ferimento come Inter-ferimento, Unter-Schied Il differenziazione, Unterscheidung (... distinzione) Il differenziare, unterscheiden; il differenziante, das Unterscheidende; il differente, il differenziato, das Unterscheidene; il differito, das Geschiedene · difficile, schwer Il difficoltà, Schwierigkeit diffondersi, sich ausbreiten Il diffusione, Ausbreitung dignità, Wurde Diktat, il [< TEDESCO Diktat (1942)], das Diktat Il dittare, dettare, diktferen Il dittatura, Diktatur dilaceratezza, Zerrissenhdt (... spaccare, reiflen) dimensione, Dimension d.im.enticare, vergessen (... oblio) d.im.ora1, Verbleib Il dimorare in modo permanente, verbleiben d.im.ora2 , Weile (... tratta) diniego, Verweigerung (... denegare, verweigern) Dio, Gott; gli dèi, die Gotter Il deità, divinità, Gottheit I il divino, das Gotthafte, das Gottliche {} l' antidivino, das Widergottliche Il dedivinizzazione, Entgotterung Il senza-dio, gott~los; i senza-dio, die Gott-losen dipendere, abhangen; dipendere ed essere appesi, hineinhangen Il dipendenza, Abhangigkeit (... pendere, hlingen) DIRE [< LAT dicere &iicvuµ1, «mostro»], SAGEN; il dire pre-sagente, das Sagen, Vorsage I il detto, das · Gesagte; il dicendo, il dicendum, das zu Sagende; il dicente, der Sagende I il dicibile, das Sagbare {} l'indicibile, das Unsagbare Il abdicare, entsagen I dire enunciativamente, aussagen I indire, ansagen I interdire, versagen Il de-dizione, das Entsagen I disdizione, Absage I la dizione, la ... Saga, la dizione della Saga, die Sage

DEITARE -

DIVIETO

665

direnzione [< LAT dire'mptione(m), «cessazione, troncamento»< dirimere, «dirimere, risolvere definitivamente>>], Austrag: l'azione del dirimere · direttiva, Weisung (-+mostrare, weisen) direzione1, conduzione, guida, Leitung direzione, verso, Richtung (-+ -rigere, -richten) diritto, il, das Recht Il il giuridico, das Rechtliche (-+ giusto, retto, recht) disascondere, disascondimento, entberge-11, Entbergung ( 7 recondere) dis-astroso, il, das Mif,liche disciplina universitaria, Disziplin discordia, Zwietracht (!:+concordia, Eintracht) discreparsi, sich ausspalten Il discrepante, zwiespaltig Il discrepanza, Zwiespalt

discrezione, Diskretion discussione1 polemica, Auseinandersetzung (-+ mettere, -porre1, setzen) discussione2, Erorterung (-+luogo, Ort) disegnare, einzeichnen (-+ segno, Zeichen) Il predisegnare, vorzeichnen Il predisegno, pretracciato, Vorzeichnung disincantato, illusionslos (-+illusione) disperare, verzweifeln Il disperazione, dubbio disperato, Verzweif/,ung (-+ dubbio, Zwei/el) dispiegare, ent/alten Il dispiegamento, Entfaltung (-+ sviluppare) disporre1, /ugen, ver/ugen (... giuntare, /ugen; pagina, Fuge) Il disposizione1, Verfugung Il disponibile, ver/ugbar dis-porre2, herstellen Il dis-posizione2, Herstellung (-+porre, stellen; posizione, Stellung) I il pro-duttore dis-ponente, der Hersteller dispositivo, Gestell I il Dis-Pòsitivo, das Ge-Stell (-+ porre2, stellen) dissestare, unstillen; ·dissestato, ungestillte Il dissestatezza, das UngesNllte I dissesto, Unstille distaccarsi, sich abschieden Il distacco, Abschied; - d. contro-stac. cante, Ab-schied distinto, perspicuo, deutlich (-+ interpretare2, deuten) Il distinzio. nej, perspictiità, discernimento, Deutlichkeit

distinzione2, Distinktion distinzione\ Unterscheidung (-+ differenza2 , Unterschied) divenire, il, das Werden; il diveniente, das Werdende diverso, verschieden Il diversità, Verschiedenheit divieto, das Verwehren (-+vietare, wehren)

666

GLOSSARIO ITALIANO-TEDESCO

dogmatica, Dogmatik // dogmatismo, Dogmatismus dolore1, come sofferenza, Leid (.... patire, leiden) dolore2, come dilaceratezza, Schmerz domanda, Frage (.... questione) dominare 1, herrschen, beherrschen (.... padrone, Herr) // dominabilità, Beherrschbarkeit I dominio1, Herrschaft I dominatorio, herrschaftlich // predominare, vorherrschen; predominio, Vorherrschaft dominare2, bewiiltigen (.... vigere, walten) l'indomito, das Nichtbewaltige // dominare per intero, durchwalten I dominio2, Bewiiltigung dominio\ Bereich: campo di entità (.... regione) //la dominialità, das Bereichhafte l'indominato, das Bereichlose I dominialmente, bereichmassig donare, schenken Il donazione, Schenkung I dono, Geschenk dopo, spà"t (.... poi) doppiezza, Zwiefalt (.... duplice, zwiefach) Il doppio, zwiefàltig (.... traversato)

dossografico, doxographisch dottrina1, Doktrin dottrina2, Lehre (.... insegnare, lehren) dovere, non-poter-non, mussen dubbio, Zwei/el // dubitare, zweifeln I mettere in dubbio, bezweifeln //l'indubitabile, das Unbezwei/elbare duplice, zwiefach Il la duplicità, das Zwiefache, das Zwiefà"ltige durare1, dauern // il perdurare, das Andauern // durata, Dauer I duraturo 1, dauerfahig durare2, wahren (.... essenziare, wesen; vero, wahr) Il duraturo2, AGG wahrend I durante, AVV wàhrend -DURRE 1 [ < IAT ducere, «guidare, condurre»], BRINGEN // addurre, anbringen, beibringen, vorbringen; l'a. dell'ex-pro-ad-durre, das Bringen; l' a. in offerta, das Darbringen I con-durre, mit-bringen I (il) condurre a compimento, vollbringen, das V. I introdurre in aggiunta, hinzubringen I produrre, esprodurre, condurre fuori da ... e addurre qui davanti... , hervorbringen; l'ex-pro-ad-durre, das Her-vor-bringen; - esprodottità, Hervorgebrachtheit; l'esprodotto, das Hervorgebrachte I riaddurre, zubringen; ri-adduzione, das Zubringen I ricondurre, zurilckbringen, zusammenbringen I ridurre e ricomporre, unterbringen I ridurre e riporre, einbringen Il esproduzione, Hervorbringung -DURRE2 , fuhren // addurre, vor/uhren I condurre, hinfuhren; condurre in giro, umherfuhren I edurre, ausfuhren I indurre in errore, irrefuhren I ridurre, auffuhren

DOGMATICA -

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EREIGNIS

E economia, Wirtschaft effettuare, wirken, einwirken (-+ opera, Werk; reale2, wirklich); il realizzante-effettuante, das Wirkende Il effetto, Wirkung I effettuazione, Bewirkung I efficacia, Wirkung Il efficace, wirksam I efficiente, wirkend egoismo1, Egoismus: relativo all'ego del soggetto(-+ Io) Il (!')egoistico, egoistisch, das Egoistische I egoità, Ichheit egoismo2 , Eigensucht: egoistico in senso ordinario/ l'egoistico, das Eigensiichtige elegia, Elegie elemento, Element ellenismo, Hellenismus eloquiare, INrR sprechen (-+ -loquiare, parlare), coN colloquiare Il eloquio, Sprache (-+ lingua; loquenza) eloquire, TR aussprechen (-+esprimere), coN interloquire elucidare, erliiutem Il elucidativo, erliiuternd Il ducidazione, Erliiuterung emergere, l' [< LAT emergere, «venir fuori»], das Herauskommen empiria, Empirie enigma, Riitsel Il (!')enigmatico, riitselhaft, das Riitselhafte enorme, ex-norme [urrr «fuori della norma»], das Ungeheuere (-+ normale, geheuer) entrare, treten Il (!')entrare in scena, auftreten, das A. entro, inne(-+ interno) entusiasmo, Begeisterung enunciare, dire enunciativamente, aussagen Il enunciato, enunciazione, Aussage (-+ dire, sagen) epoca1, epoché, Epoche I epocale, epocal; l'epocalità, das Epochale epoca2 , Zeitalter (-+ evo) equilibrare, ausgleichen Il equilibrio, Ausgleich (-+ ~e, gleich) equiparare, gleichsetzen (-+mettere, -porrei, setzen) equivoco, zweideutig (-+ -voco) erezione, Errichtung (-+ -rigere, -richten) ergersi, (l'), ragen, das R. Il emergere-adergere, aufragen I ergersi attraverso, sich durchragen I ergersi-entro, l', das Hineinragen I ex-mergere, hervorragen Ereignis: l'Appropriamento che si eventua adocchiando (-+ evento; occhio, Auge; proprio, eigen)

668

GLOSSARIO ITALIANO-TEDESCO

errare [< uT errare, «L errare, vagare; 2. smarrirsi; 3. sbagliare>> < m *er-(e)s-, «andar via>>], irren Il [aberrare\ INTR abirren;] aberrare2, sviare, :ra beirren I e. attorno, umirren I e. scansando inavvertata· mente, vorbeiirren Il erramento, Irre Il l'Errantato, il regno dell'erranza, Irrtum I (!')erroneo, irrig das Irrige I errore, Irrtum Il abertamento, aberranza, Wirrnis I aberrazione1, Abirrung; aherrazione2, Beirrung I confusione e aberrazione, Wirre erudizione, Gelehrtsamkeit,. Gelehrtentum (-+ insegnare, lehren; studioso) esame, das Prilfen, Prilfung Il esaminare, priifen esatto, exakt Il esattezza, Exaktheit ·~inesatto, unexakt; inesattezza, das Unexakte esaurire, erschop/en (-+attingere, schop/en) escatologia, Eschatologie Il escatologico, eschatologisch eseguire appieno, vollziehen (-+ trarre, ziehen) Il esecuzione, Vollzug Il co-esecuzione piena, Mitvollzug esibire, anbringen (t+ adibire) esistente disponibile, l', das Vorhandene esistenza, Existenz; ex-sistenza, Ek-sistenz Il esistentivo, existentiell I esistere, ex-sistere, existieren Esperia [< LAT Hesperia, «terra occidentale», ossia l'Italia (per i Greci) e la Spagna (per i Romani)< 'fumòpi.a], Abend-Land: Terra dell'Occaso, Landa-della-Sera esperienza, Eifahrung 111' esperibile, das Eifahrbare Il esperire, eifahren; l'esperito, das Eifahrene ~ l'inesperito, das Uneifahrene esperimento, Experiment, Experimentum Il sperimentale, experimentell espiazione, Siihne espressione1, Ausdruck (... impressione, Eindruck) Il esprimerei, ausdriicken Il espressamente, ausdriicklich espressione2 linguistica, Wendung esprimere, eloquire, aussprechen (-+ -loquiare, sprechen) // esprimersi indirizzandosi a, hinaussprechen esprodurre, hervorbringen Il esproduzione, Hervorbringung (-+ -durre) esprovenire, hervorkommen (... venire, kommen) essenza1, Wesen (-+ essenziare) essenza2, Essenz ESSENZIARE, WESEN, l'Essenziare, das Wesen: INTR perdurare, durare secondo la propria essenza; :ra dare l'essenza, conferire durata destinale (... presenziare, anwesen) I l'Essenziante, das Wesende; il

ERRARE -

EVENTO

669

già-stato-essenziato, das Gewesene Il co-essenziare, zusammenwesen Il I' essenza, das Wesen ~ l' antiessenza, das Unwesen I [essenziazione, Wesung] ~ de-essenziazione, Verwesung (-+ putrescenza) I essenzità, Wesenheit: l'esser-essentia dell'essentia Il coessenziale, gleichwesentlich I (!')essenziale, wesentlich, das Wesentliche: relativo a ciò che è più importante in qcs ~ inessenziale, unwesentlich I (l')essenziato, wesenhaft, das Wesenhafte: relativo ali' essenziare ESSERE,SEIN; l'Essere, das Sein; l'EJ!ere [in carattere tipografico itafico, quello ideato da Aldo Manuzio, con la tipica s oblunga], das Seyn: il rapporto (anche diacronico) tra le grafie Seyn-Sein per «essere» ricalca in certo modo quello tra le grafie Mv-Ov per «essente» Il essente, l'essente, seiend, Seiendes, das Seiende {> l'inessente, das Unseiende, il non-essente, das Nichtseiende, il Non-essente, das Nicht-Seiende Il essentità, Seiendheit ·Il l'Esserci, das Dasein Esso, Es(= Ereignis), nell'espressione Esso dà, Es gibt estasi, Entrnckung (-+radicare, riicken) Il estatico1, entriickt Il rapire in e., entrncken estatico2 , ex-statico, ekstatisch I l'ex-staticità, das Ekstatische (!:+ esistenza, Existenz) esterno, iiufier Il l'esterno, das Aufien I l'estremo, l'estremità ultima, ·das AufSerste I l'Extra, das AujSerhalb I esteriore, estrinseco, iiufSerlich I esteriorità, AujSerlichkeit I esteriorizzazione alienante, Entiiufierung (-+ alienazione) Il esteriorizzarsi alienandosi, sich entiiufiern I esternare, à"ufSern estetica, Asthetik estraneo, fremd, fremdartig Il Q')estraniante, be/remdlich, das Befremdliche I estraniazione, Ent/remdung età [< ur aetas, aev'ftas < aevum, >], Beginn: in senso cronologico Il iniziare, cominciare, beginnen (-7 principiare, principio) inno,Hymne in-quanto, l', das als (... come1) inquietante, l', das Unheimliche Il inquietanza, Unheimlichkeit intenzione, Absicht insania, das Heillose (... sano, hei{) insediare, einsetzen (... mettere, setzen) insegnare, lehren Il co-insegnare, mitlehren Il insegnamento, Belehrung insistere, (l'), verharren, das V.( ... persistere, beharren) insorgere, au/stehen (... stare, stehen) Il insurrezione, Au/stand instaurare, einrichten (-+indirizzare; organizzare2; -rigere, -richten) Il instaurazione, Einrichtung intendere, meinen (... opinare); l'inteso, das Gemeinte Il co-intendere, mitmeinen intendersi, sich verstiindigen (... comprendere, verstehen) Il (l')in-

INAPPARISCKNTE -

ISTANZA

675

telligibile, costantemente comprensibile, verstandlich, das Verstandliche Il intelligibilità, Verstandlichkeit interesse1, Eigennutz: vantaggio personale interesse2, Interesse [interloquire, zwiesprechen] Il interlocuzione, interloquio, Zwiesprache (--+dialogo; -loquiare, -sprechen) interno, I', das Innen, das Innere Il interiore, innerlich I interiorità, das Innere I interiorizzare nel ricordo, er-innern I l'iperinteriore, das Innerste Il intimo, innig; intimità, Innigkeit intero, (I'), ganz, das Ganze Il interezza, Ganzheit interpretare1, auslegen Il interpretazione, Auslegung interpretare2, deuten Il forzatura interpretativa, das Hineindeuten I (~) misinterpretare, mi/Ueuten I reinterpretare, trasformare l'interpretazione, umdeuten Il interpretazione, Deutung Il(#) misinterpretazione, Mifldeutung I reinterpretazione, Umdeutung interpretare3, interpretieren I interpretazione, Interpretation interrogazione, Frage (--+ questione) intreccio, Verschrankung intuire, anschauen Il intuire a fondo, durchschauen Il l'intuibile, das Anschaubare I l'intuitivo, das Anschauliche I intuizione, Anschauung (--+visione, Schau) inventare, das Er/inden (.... trovare,finden) invero, zwar (.... vero, wahr) investigazione, Er/orschung (.... ricerca, Forschung) in-volgere, verwinden: i. come fasciare dopo una ferita, rimediare con involucro di gesso a una frattura, risanare (.... volgere, wenden; t+ tra-volgere, uberwinden) Il in-volgimento, Verwindung Io, l', das Ich Il egoità, iità, Ichheit I egoitario, relativo all'Io, ichhaft, das Ichha/te ipotesi, Annahme IRE, (I') [ < LAT ire], (!')andare, FAHREN, das GEHEN (.... -cedere) Il fuori-ex-ire, hervor-gehen I il part-ire [< LAT parnri, «spartire, dividere» (pars, «parte»,+ ire)], aus/ahren I il per-ire 1, andare-per, das Fahren (.... esperienza, Erfahrung); il per-ire2, trapassare, das Vergehen I trans-ire, abgehen I transitare, ubergehen I uscire come ex-ire, entgehen Il adito, Zugang I esito, parto, Hervorgang I introito, ingresso, Eingang I transito, Durchgehen, Ubergehen; transito-al-di-qua, Herubergang irrequietezza, Unrast isolare, vereinzeln (.... singolo, einzeln) istante, l', das Jetzt Il l'istantaneo, das Jetzige istanza, Instanz

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GLOSSARIO ITALIANO-TEDESCO

istinto 1, Instinkt · istinta2, impulso, Trieb istituire1, setzen Il istituzione\ posizione, Setzun g (... -porre) istituire2, stiften Il istituzione2, Sti/tung istituto, Institut Il istituzionalizzazione, Betrieb (... imprenditoria, industria) . istoria, Historie (... storiografia) itinerario, Itinerarium

L landa, Land (... terra, terraferma) LASCIARE, LASSEN; il lasciare, il lasciar-essere, das Lassen Il 1. andare, loslassen I I. entrare, 1. immettere, einlassen I 1.-essere, zulassen I 1. indietro, zuriicklassen I 1. passare attraverso, durchlassen I 1. perdere, weglassen I 1. qcs così com'è, belassen I rilasciare, entlassen I tralasciare, unterlassen; tralasciare-via, weglassen lato, Seite lavorare, arbeiten Il lavoro, Arbeit legame, Bindung (-+ vincolo) Il obbligatorietà, Verbindlichkeit, (l')obbligatorio [< obligare (ob-, «davanti, intorno»+ Iigare, «legare>>)], verbindlich, das Verbindliche legge, Gesetz (... mettere, -porre, setzen) //legalità, Gesetzlichkeit I legislazione, Gesetzgebung lessicale, lexikalisch I lessicalità, das Lexikalische letterale, il, fedele alla lettera, wortlich, das Wortliche (... parola, Wort; vocaboli, Worte) t+ fedele alla parola, wortgetreu letteratura, Literatur levare, heben Il elevare, erheben I levarsi e iniziare, anheben I rilevare, aufheben libero, (il), /rei, das Freie Il liberarsi, sich befreien /liberazione, Be/reiung I libertà, Freiheit limite, Grenze # illimitato, grenzenlos, l'illimitatezza, das Grenzenlose Il limitare, eingrenzen Il limitare con-finando, begrenzen I delimitare rispetto a qcs, abgrenzen; d. definendo, ausgrenzen; d. circoscrivendo, umgrenzen Il delimitazione, Ausgrenzr,tng, Umgrenzung lingua, loquela, Sprache Il madrelingua, Muttersprache Il linguaggio, loquenza, Sprache Il linguistico, loquiale, sprachlich (... -loquiare, sprechen) logica, Logik Il il logico, das Logische l'alogico, das Alogische

ISTINTO -

677

MANIFFSTO

LAT loquor, «l. IN7X parlo, discorro, converso; 2. m «dichiaro, dico, espongo, esprimo, nomino»< m *(s)tleq-w- > AN77cor.AT stlocus > LAT locus, < A.euic6ç, > G *leutha- >ABD lio(t)ht, ], Licht Il lucentezza, das Leuchten Il illuminare, ausleuchten, einleuchten I rilucere, aufleuchten Il lucore, das Lichten I la rilucenza, das Leuchten LUCO [ < LAT lucus, «radura, bosco sacro» < ì..6xµTJ, ], LICHTUNG (< FRANCJ!SEXVISEC. clairière): radura Il illucare, lichten: diradare; (l')illucato, l'illucatezza, gelichtet, das Gelichtete # (l')in-illucato, ungelichtet, das Ungelichtete I illucazione, das Lichten lungo, Avv entlang luogo [.... loquiare], Ort Il località, Ortschaft I localizzazione, Erorterung (.... discussione) luogotenente, il, der Platzhalter

-LOQUIARE [
TEDESco tragen, «portare»], ziehen Il astrarre, abziehen; l'estratto e astratto, das Abgezogene I attrarre, anziehen I attraversare e attrarre, duchziehen I estrarre, ausziehen I ritirare, ritrarre, beziehen, zuriickziehen I ritrarre includendo, einbeziehen I sottrarre, entziehen I tirare, zuziehen; tirare dentro, einziehe n I trarre a compimento, vollziehen Il attrazione, Anziehung I contrazione attirante, Gezuge I detrazione, Abzug I retrazione, Bezug I ritirata, RUckzug I ritiro, il Ritiro, der Bezug I sottrazione, Entzug I tiro, tratto2, Zug I trazione, Zug trascendenza, Transcendenz Il trascendentale, transzendental I trascendente, transzendent trascinare, reif!,en (-+ trarre1) Il t. continuamente, /ortreifSen I t. dentro, hineinreif!,en I t. oltre, hinausreifSen trascurare,ubersehen trasferimento, Versetzung (... mettere, -porre1, setzen) trasferire, binubertragen Il retro-trasferire, zuriickubertragen [trasgredire1, uberschreiten] Il trasgressione 1, Uberschreitung trasgredire2, verstof!,en Il trasgressione2, Verstof!, trasparire, scheinen (... parere) tratta, Weile: tratto di tempo come dimora Il dimorare, weilen, verweilen I intrattenersi, verweilen I trattenersi, trat-tenersi come tenersi-nel-tratto-della-tratta, weilen; il trattenersi dimorante, das Weilen; il dimorante-trattenentesi, das Weilende Il il dimorante nella tratta, das Weilige I il dimorante volta-a-vòlta-trat-tenentesi, das Je-Weilige tratto1, t.-spacco, Rifi (-+ trarre1, reif!,en) tratto2, t.-tiro, Zug (-+ trarre2, ziehen) tratto3 di tempo, Weile (-+ tratta) traversato, zwiespiiltig (-+ duplice; il Tra, das Zwischen) tra-volgere, uberwinden: t. rivoltare e rivolgere per intero (... volgere, wenden; t> in-volgere, verwinden) Il tra-volgimento, Uberwindung trovare,/inden Il il trovato, der Fund Il il ritrovato, der Be/und tutto, all; il T., das All

TRAMONTARE -

699

UTILITÀ

u uccidere, toten (-+morte, Tod) Il l'uccisione, das Toten udire, horen Il far finta di non u., uberhoren I non u. più, weghOren I obbedire [< ur oboedrre (ob RAF.FO= > LAT apertus, vereor, verto], WAHR, das Wahre (-+ vardia, die Wahr) Il avverare, serbare-a., wahren I inverare, conservare-i., au/bewahren I -+ verecondere, bewahren Il verità, Wahrheit (-+ vardia) ~non-verità, Unwahrheit -vertere [< LAT vertere, «volgere, voltare» < ANT LAT verrire, «parlare con verità>>< m *wer-et-, «curvarsi, piegarsi>> < m "wer > LAT apertus, vereor, verus; CFR werden, «divenire>>], kehren Il convertire, verkehren Il inversione, Umkehr Il pervertimento, Verkehrung via, Weg Il deviazione, Umweg I sviamento, Abweg vibrare, schwingen Il v. insieme, mitschwingen vibrazione, Vibration vicinanza, Niihe Il ciò che giace (più) vicino, das Naheliegende, das Niichstliegende vietare, wehren, verwehren (-+ impedire) Il il -+ divieto, das Verwehren vigere, il [< LAT vigere, «aver vigore>> < m -1:.oei-g-, < m *wei-, «forza>>> LAT vis], walten, das Walten Il la vigenza, das Walten I il vigore vigente, das Walten I violazione, das Verwaltigen I violentamento, Gewaltsamkeit I il violento, das Gewaltsame I violenza, Gewalt vincolare, binden Il vincolo, Bindung Il vincolante, verbindlich

702

GLOSSARIO ITALIANO-TEDESCO

visione, Schau, Anschauung (-+ guardare2; vedere, sehen) vista, Sicht (-+vedere, sehen) vocaboli, die Worte (-+parola, das Wort, die Worte) Il vocabolario, Worterbuch -voco [< L.> ] , -deutig Il (I')equivoco, zweideutig, das Zweideutige; equivocità, Zweideutigkeit I polivoco, mehrdeutig,· polivocità, Mehrdeutigkeit I plurivoco, vieldeutig I univoco, inequivoco, eindeutig; univocità, Eindeutigkeit volgere, kebren; volgersi, sicb wenden Il capovolgere, umkehren I rivolgere, zukehren, zuwenden I soggiornare coinvolgendo, einkehren I volgere indietro, zuruckwenden; volgersi indietro, zuriickkebren I volgersi via, sicb abwenden Il capovolgimento, Umkebrung I rivolgimento, Umwendung,· rivolgimento verso, Zukehr I stravolgimento e pervertimento, Verkebrung I volgimento, Wendung volontà, Wille Il (il) volenteroso, willig, der Willige I (il) volitivo, gewillt, das Gewillte Il volenterosità, das Willige Il (il) volere, wollen, das W; il volente, das Wollende; il voluto, das Gewollte I con-volere, mitwollen volta, mal Il -+ ogni volta, je; di volta in volta, jeweils (-+ tratta, Weile) I-+ una volta, einst I un'unica volta, einmal· ciò ch'è accaduto solo una volta, das Einmalige voltare, kehren (-+volgere); il voltare, das Wenden Il voltarsi via, wegkebren Il capovolta, das Umgekehrte I l'involto, das Inwendige I rivolta, Abkehr I svolta, [Kehre,] Wende, Wendung votare, il, l'offrire in voto, das Weihen

INDICI

INDICE DEI NOMI CITATI NEL TESTO HEIDEGGERIANO*

Agostino, 367 Anassimandro, 321-73 Aristotele, 15a, 22, 80ss, 87, 101, 103, 128, 195, 238, 249, 263, 322-25, 331, 340, 344, 351, 368, 371 Bacone F, 128 Bacone R, 81s Beethoven L. van, 3 BetzM.,285 BOhtne J., 128 Boehlendorf C.U., 273 Burnet J., 340s Descartes R, 38, 87, 98-110, 128s,134,147,151,238,305s Diels H., 105, 321s, 340, 356, 358 Dilthey W, 99, 321 Diirer A., 58

Hegel G.WF., 68, 71, 101, 115208, 214, 230, 253, 323s, 352 Heidegger M. (Essere e tempo), 49,55, 73s, 100,211s,353a HeinseJ.J.W, 271 Herder G., 317 Holderlin F., 3, 22, 66, 96, 26973, 276, 296, 320 Husserl E., 337 Kant I., 5, 15, 71, 101, 129, 154, 200,216,245 Kierkegaard S., 249 Leibniz G.W, 99, 101, 230, 245,253,278s,285,352 Lessing G.E., 339 Lotze H., 102 Meyer C.F., 22

Ellenismo, 324 Eraclito, 29, 105, 280, 338, 345, 353s,369ss Eschilo, 77

Neokantismo, 227 Newton I., 81 Nietzsche F.,· 87, 102, 155, 195, 200, 209-67, 275, 279, 291, 312, 32lss, 326, 332s, 356, 358

FichteJ.G., 101

Omero, 343ss, 350

Galilei G., 77

Paolo di Tarso, 220

* I numeri di pagina indicati sono quelli dell'originale tedesco.

706 Parmenide, 90, 105, 301, 345, 351s, 369ss Pascal B., 214, 306 Platone, 82, 91, 101, 103, 177, 195, 216, 221, 261, 263, 322ss, 340, 344, 371 Platonismo, 217 Plutarco, 214 Positivismo, 102, 149 Pragmatismo; 112 Protagora, 102-5

Rilke C., 27 6 Rilke RM., 274-320 Schelling F.WJ., 101, 200, 253 Schopenhauer A., 224 Scolastica, 351

INDICE DEI NOMI

Scuole mediche, 324 Shakespeare W, 77 Simplicio,325,340,368 Socialismo, 225 Socrate, 102, 177 Sofistica,103,105s Sofocle, 26, 334 Spengler O., 326 Stoa, Stoici, 324, 337 Teofrasto, 323ss, 330s, 341 Tommaso d'Aquino, 14, 15a Tucidide, 334 Van Gogh V, 3, 18, 2ls, 27, 43 Voss J.H., 345 Wagner R, 102

INDICE GENERALE

Nota del traduttore

IX

HOLZWEGE SENTIERI ERRANTI NELLA SELVA

[Esergo]

3

L'origine dell'opera d'arte (1935/36)

5

La cosa e l'opera

9

La verità e l'arte

33 55

Postfazione

81

Aggiunta [1956]

84

L'opera e la verità

L'epoca dell'immagine del mondo (1938) Aggiunte

91 117

Il concetto hegeliano di esperienza (1942/43)

137

La parola di Nietzsche «Dio è morto» (1943)

247

A che poeti? (1946)

317

La locuzione di Anassimandro ( 1946)

379

Indicazioni bibliografiche

443

Postfazione alla settima edizione

445

708

INDICE GENERALE

Glossari Premessa, 451 Tavola delle abbreviazioni delle opere heideggeriane, 454 Segni e abbreviazionl 456 Greco-Tedesco-Italiano Latino-Tedesco-Italiano Tedesco-Italiano Italiano-Tedesco

449

Indice dei nomi

705

457 473 479 653

NELLA COLLANA IL PENSIERO 0cCIDENTALE: Aurelio Agostino, La Città di Dio A cura di Luigi Alici. Marziano Capella, Le nozze di Filologia e Mercurio A cura di Ilaria Ramelli Filostrato, Vite dei sofisti Testo greco a fronte. A cura di Maurizio Civiletti.

Hans-Georg Gadamer, Verità e metodo (2a ediz.) A cura di Gianni Vattimo. Introduzione di Giovanni Reale.

Thomas Hobbes, Leviatano Testo inglese a fronte del 1651. Testo latino in nota del 1668. A cura di Raffaella Santi.

David Hume, Trattato sulla natura umana Testo inglese a fronte. A cura di Paolo Guglielmoni.

Gregorio di Nazianzo, Tutte le Orazioni Testo greco a fronte. A cura di Claudio Moreschini. Platone, Tutti gli scritti (3a ediz.) A cura di Giovanni Reale.

Plotino, Enneadi Testo greco a fronte. A cura di Giuseppe Faggin.

Karl R. Popper, Tutta la vita a risolvere problemi. Scritti sulla conoscenza, la storia e la politica Testo tedesco a fronte. A cura di Dario Antiseri.

Gerolamo Saccheri, Euclide liberato da ogni· macchia Testo latino a fronte. A cura di Imre Toth e Elisabetta Cattanei. Traduzione di Pierangelo Frigerio.