Hegel politico

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Bibliotheca Biographica 13

Mario Tronti

HEGEL POLITICO

ISTITUTO DELLA ENCICLOPEDIA ITALIANA

ROMA

ProprieJa arJisJica

©

e le#eraria

riservaJa

Stampato in Italia - Printed in Italy Christen-Roma 1975

HEGEL POLITICO

INDICE

HEGEL POLITICO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.

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1 . 5toccarda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . »

6

2. Tubinga . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . »

14

3. Berna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . »

25

4. Francoforte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . »

61

5. Jena . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . »

1 08

6. Bamberga . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . »

1 81

Riferimenti bibliografici . . . . . . . . . . . . »

1 87

« . . es ist ein ganz neues Element, das politische, entstanden ». .

(Hegel)

Questo non e un libro su Hegel : non e una nuova interpretazione del pensiero politico he­ geliano. Non va dunque letto dentro la Hegelforschung della sinistra hegeliana dei nostri tempi. E l'inizio di un discorso suI concetto moderno dl politica : la premessa metodologica di un Per la critita della politica, tanto matura ormai quanto ancora lontana. II discorso non e allora con l'interprete hegeliano, rna con il teorico della. politica e con il politico pratico. Nello stesso tempo, qui Hegel non e un pretesto. E un pas­ saggio obbligato, un punto di partenza neces­ sario dettato dalla cosa stessa, un nodo da scio­ gliere in via preliminare per partire con la ri­ cerca, per fondarne i presupposti, anticipandone al tempo stesso Ie conclusioni. Ai cultori alla moda di tante nuove scienze sociali contempo­ ranee, sembrera un monologo recitato fuori scena : soprattutto per questo tornare a civettare 3

con il linguaggio hegeliano. Ma anche questa e una scelta. Nel gran parlare che si fa oggi suI potere, viene troppo facile considerare Hegel politico un cane morto. In realta Hegel si pone come spartiacque nella storia moderna del pensiero politico, punto d.i svolta del cicIo che segna Ie teorie delle Stato nel processo di nascita, trasformazione e cre­ scita della societa borghese. Da qui, all'indietro, si va allo scavo delle fondamenta teoriche dello Stato moderno. Cresce la realta delle Stato e la totalita autonoma dell'agire politico dal grande Cinquecento fino a Hegel. Da qui, in avanti, c' e una rivincita della societa. Comincia una storia minore dello Stato e delle sue teorie. Va ad effetto la subordinazione del politico aIle forze sociali. Si ha, contratta in un secolo l'Ottocento « borghese » la vicenda, che sem­ brava concIusiva rna non 10 era, della societa capitalistica moderna : mentre c'erano stati tre secoli di inizi, di premesse, di anticipazioni. Hegel e i1 punto pill alto raggiunto dal salire del politico. Dopo d.i lui, si scende. Questo cammino del pensare in termini d.i politica va ripercorso dentro 10 sviluppo stes­ so del pensiero d.i Hegel. Donde la necessita di ricostruire, in questa chiave, questo sviluppo. C' e molto d.i allegorico in questo percorso e nelle sue singole tappe : a saperla leggere, ogni -

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felice formula hegeliana accenna a un nostro difficile problema. Inoltre. Leggere quello He­ gel politico che Marx non ha letto : ecco la ne­ cessita di un passaggio che si pone come preli­ minare a tutto un discorso nuovo di teoria po­ litica. E possibile che la lettura di uno Hegel diverso porti a una diversa lettura di Hegel. Non e ancora detto. La cosa non ci interessa molto. Comunque non si puc decidere prima. Bisogna arrivare almena fino a Bamberga. Di la, si vedra. Questo sembra tagliar fuori il discorso hege­ liano maturo di filosofia del diritto e delle Stato. E in effetti e cosi. Ma a questo discorso bisogna arrivare, di Ii non si puc partire . Ormai possediamo quasi tutti i materiali, i documenti, gli scritti, Ie lettere, gli aforismi, tutte Ie prove em­ piriche, che scandiscono Ie tappe del cammino. E stata la filologia hegeliana, pill che tanti ro­ vesciamenti della prassi, a rimettere sui piedi la storia della Politica di Hegel. Si tratta di uti­ lizzarla, mettendo alIa prova la capacita di ege­ monia della teoria. Non c'e pill molto margine per l'immaginazione politologica. Basta saper raccontare, far parlare questi testi nella loro lin­ gua, condurre la narrazione nella terza persona del protagonista. Sono scritti poco noti e vanno prima di tutto conosciuti. Stranamente, sem­ brano prodotti destinati al consumo pill del 5

professionista della politica che della studioso di filosofia. E vero che a questo fine sono stati anche un po' scelti. L'ipotesi che sta dietro la lettura e volutamente modesta. Ed e che qui si arriva al concetto della Stato, partendo dal concetto del « politico », si arriva a un sistema di filosofia del diritto, partendo dalla natura della politica moderna, dal problema del fare, dell'operare, dell'agire politico. In mezzo c'e un altissimo livello dell'accadere storico e c'e un mancato incontro tra storia del tempo e biogra­ fia di un pensiero, donde il destino a fatica ac­ cettato di chi si mette a capire il mondo perche non puC> cambiarlo. Capita - ed e sempre per tutti una bella sventura - che si mette a pro­ durre filosofia politica chi non puC> fare politica pratica. 1. 5toccarda « . . . Una natura autunnale, un frutto maturo e succoso ». Racconta Rosenkranz : « In autunno andc> a Tubinga, in autunno a Bamberga, in autunno a Norimberga, in autunno a Heidel­ berg, in autunno a Berlino, e in autunno morl. .. » (Rosenkranz, p. 46). Hegel fu il contrario del­ l'enfant prodige. Nulla nel modesto studente del Realgymnasium fa prevedere il maestro di storia universale dell'universita di Berlino. E stato gia

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detto (Rosenzweig, pp. 1 1 -12). Nessuno sarebbe andato a leggere, e a raccogliere, e a pubblicare i compitini hegeliani eli Stoccarda, se non fos­ sero stati, appunto, di Hegel. C'e il Tagebuch (26 giugno 1 785 - 7 gennaio 1 787), un diario nella moda del tempo, exercitium styli in tedesco e in latino. « Come elemento dorninante di que­ sti appunti di eliario e da osservare il sempre rinascente interesse per il concetto della storia ». (Rosenkranz, p. 20). La prima lettura, annotata e lodata da Hegel, e il Lehrbuch der allgemeinen Weltgeschichte eli J . M. Schrockh, attraverso il quale gli arriva suI tavolo, secondo Hoffmei­ ster (Dok., p. 401), l'idea di una storia pragma­ tica scoperta da Montesquieu e da Gibbon. 10 luglio 1 785 : « quando non ci si lirnita a rac­ contare i fatti - scrive Hegel -, rna si consi­ dera anche il carattere eli un uomo illustre, di una nazione tutta intera, con i suoi costurni, usanze, religioni », quando si prendono in esa­ me trasformazioni e elifferenze rispetto ad altri popoli, quando si ricostruisce splendore e de­ cadenza dei grandi regni, quando si stueliano Ie conseguenze dei fatti politici sulla costituzione di una nazione, - allora si fa storia pragmatica. Se Socrate, prima di morire, accetta eli sacrifi­ care il galle ad Esculapio (Dok., pp. 9-10), l'omaggio, l'ossequio, e rivolto in questo caso al popolo greco, ai suoi costurni, aIle sue tra7

dizioni, che non si possono individual mente rinnegare. II Pabel invece di Volk e vera mente « una distinzione che Hegel trovava non solo nella pratica corrente della lingua, rna nella stessa legislazione paternalistica del duca Carlo Eugenio » (Lacorte, p. 78). Ci si immagina He­ gel sedicenne a leggere come minimo Goethe e Schiller. E invece, anche negli excerpla di que­ sto periodo, non c' e traccia di questi nomi. E se e vero, rna non possiamo controllare, che ri­ copiava Ie odi di Klopstock, certo e che Lessing e confuso tra Rammler e Dusch e di Wieland trascrive il commento aIle Lettere di Orazio. E nel Diario 10 troviamo lettore appassionato dei sei volumi e delle quattromila pagine della 50phiens Reise von Memel nach Sachsen, romanzaccio di J. Th. Hermes, nella moda della letteratura popolare del tempo. Lasciamo a R. Haym (p . 22) la responsabilita di parlare del cattivo gusto let­ terario del giovanissimo Hegel. La verita e che era anche quello, a suo modo, un libro di sto­ ria pragmatica, storia tedesca al tempo della guerra dei sette anni, con dentro costumi, tra­ dizioni, tipi, figure, vita quotidiana, locale, rna sempre vita tedesca. Del resto il primo illumini­ smo di questo Hegel, nemmeno ancora giovane, e anch'esso cosi concepito. C'e un' Aufklarung durch Wissenschaflen und Kunsle (Dok., pp. 37 s.) : e questa e facile studiarla, perche e Ii scritta 8

nella lingua dei dotti. Ma c'e poi un' Aufkliirung des gemeines Mannes : e questa e difficile da co­ gliere, perche si manifesta nella quotidiana vita pratica degli uomini. E bisognerebbe allora stu­ diare la storia « in maniera completa », « filosofi­ camente », e si arriverebbe magari alIa conclu­ sione « che questo illuminismo dell'uomo co­ mune si e sempre conformato alIa religione del proprio tempo ». La pili importante 5chulerarbeit di Stoccarda e per consenso unanime, 10 scritto Ueber die Re­ ligion der Griechen und Romer, del 1 787 (Dok., pp. 43-48). E qui ritroviamo scritto che « i po­ poli da nient'altro si lasciano guidare pili docil­ mente che daila religione ». Le diverse civilta sono influenzate, nel loro carattere, dalla reli­ gione del tempo. Greci e Romani hanno inse­ gnato agli altri popoli come si fa nascere e come si fa vivere una religione appunto popo­ lare. La religione educa anche, a condizione che non sia ne superstizione, ne speculazione. Per­ che la storia delle religioni e niente altro che la storia dei tentativi di confondere questi due piani, quello della diretta esperienza incolta del popolo, e quello della libresca dottrina teologica dei dotti. Occorre invece prendere il passato storico della religione per quello che e : « cia deve indurci a prestare attenzione aile opinioni che abbiamo ereditato e che si sono tramandate 9

sino a noi ». La religione rimanda non solo alIa sua storia, rna alla storia in generale. Questa anzi precede e viene avanti per prima. Se questo sulla religione dei Greci e dei Romani e il pill importante tra i lavori di scuola, il primo di questi lavori, di Hegel a quindici anni , 30 mag­ gio 1785, e la Unterredung zwischen Dreien, il pill antico prodotto della sua attivita di scrittore (Dok., pp. 3-6). Si tratta di un dialogo tra An­ tonio, Lepido e Ottaviano, riguardo agli ac­ cordi da prendere per il secondo triunvirato. Tra un interlocutore che non sa nascondere la propria debolezza e uno che esagera nell' osten­ tare la propria forza, prevale la saggezza media­ trice, cioe l'atteggiamento politico di Ottaviano. « Nel lavoro . . . si puo trovare un accenno al punto di vista - appena abbozzato e tenuto in secondo piano - secondo il quale la perso­ nalita storica che pill decisamente riesce a inci­ dere sulla storia e anche quella che pill si pre­ occupa di tener conto, nel computo della sua stessa potenza, anche del fattore su cui si pro­ pone di agire, cioe della realta storica del mo­ mento » (Lacorte, pp. 87-88) . La storia civile come terreno dell' azione umana. Non nel senso tradizionale : fare politica tenendo conto della storia. Ma nel nuovo senso : tenere conto della storia per fare politica. E chiaro che si vuole qui esagerare. Ma il primo scritto di Hegel 10

riguarda un momento, sia pure storico, di scelta politica. La politica dunque si puc dire che pre­ cede e viene avanti per prima. Questo Dialogo fra tre : . . . un'astuzia della politica. Poi ci sono gli estratti. « II mezzo migliore di cui si servi per tutta la vita fu i1 ricopiare . . . S i sottoponeva alIa disciplina d i accogliere i n se rappresentazioni e pensieri estranei senza modi­ ficarli attraverso la propria riflessione » (Rosenkranz, p. 37). Nel periodo tra 1'85 e 1'88, tra gli estratti rimasti e pubblicati da Hoffmeister, e tra quelli che direttamente ci interessano, troviamo quasi tutti i nomi dei filosofi « popolari » 0 « mon­ dani » dell'illuminismo tedesco. Ma dietro questi fanno gia capolino i grandi nomi e i grandi temi della cultura del tempo. Dietro Feder, Rousseau ; dietro Schrockh e Meiners, Monte­ squieu, Gibbon e Voltaire ; dietro Garve, i pre­ romantici inglesi e Ferguson ; dietro il giurista Sulzer, la distinzione tra diritto positivo (willkiir­ Iiches Recht) e diritto naturale (natiirliches Gesell­ schaftsrecht) ; dietro Moses Mendelssohn, la Bil­ dung di un popolo ; dietro Nicolai, il ceto politico di governo. Su questi ultimi due estratti qualche parola in piil. II testa di Ch. Fr. Nicolai e Beschreibung einer Reise durch Deutschland und die Schweitz, IV, Ber­ lin 1 783 ss., e gli estratti riguardano la classe media come ceto piil adatto a una funzione di go11

verno, perche l'unica in grade di far camminare l' Aufklarung da un lato verso Ie classi inferiori dall'altro verso Ie classi superiori. « E evidente come Hegel abbia ricopiato questo pas so perche gli dava una prima risposta alia domanda che egli stesso si era rivolta nel Diario, in che cosa consistesse l' Aufklarung dell'uomo comune » (Rossi, p. 75). II teste di M . Mendelssohn e Ober die Frage : was heisst Aufklaren, in Berli­ nische Monatsschrift, 1 784, e gli estratti riguar­ dano il concetto di progresso storko e la na­ tura, il carattere, del mutamento, della ttasfor­ mazione. Nell'uomo come nella natura tutto e movimento di crescita e di sviluppo. Cio che appare come casuale e niente altro che l'imper­ cettibile venire avanti di una scelta. Anche Ie grandi rivoluzioni sono state preparate da un lento progredire delle scoperte nuove. Ogni volta, a un certo punto « arriva uno spirito che ha dinanzi a se tutte queste scoperte e, per COS! dire, ne trae Ie somme: e arriva proprio nel momento in cui una serie di scoperte ha messo capo ad un punto importante, ad un punto in cui la via si apre in molteplici direzioni. Anche egli, come i suoi predecessori, non fa che un passo, rna fa proprio l'ultimo di questi passi . . . » (Dok. , pp. 1 40-144). C'e un problema di governo del mutamento, che si pone in termini particolarmente acuti nelle 12

epoche di trapasso. E « dai maestri, dalle let­ ture, dagli stessi orientamenti pedagogici delle scuole da lui frequentate, Hegel assorbe la con­ vinzione di vivere in un' epoca di transizione e di gestazione a forme di cultura e di societa piu progredite e perfette. II Genius der modernen Zeit esorta ad uscire dal chiuso della prepara­ zione umanistica e religiosa tradizionale e ad acquistare il senso delle Realitaten, sostituendo al freddo apprendimento della erudizione libre­ sca quello dell'esperienza diretta e concreta . . » (Lacorte, p. 1 1 4). Dalla storia alIa politica : que­ sto e il cammino oggettivo degli avvenimenti, in grande, per quell' epoca. Ma come risalire poi con l'attivita politica a questa alta misura sto­ rica del tempo? E il problema del primo e del­ l'ultimo Hegel. In mezzo, una fuga di tentativi e variazioni infinite, tutte strette in una forzata e impropria veste teorica. Questo Hegel philo­ sophe malgre lui saltera fuori spesso nel corso di questa che vuole essere in fondo una sua bio­ grafta politica. « Prese parte nel modo piu pro­ fondo al destino della Germania e dell'Europa, anche qui non divenne mai pero una leva degli avvenimenti. . . La politica 10 interessava enor­ memente, rna il suo pratico immettersi in essa resto sempre lontano dall' azione » (Rosenkranz, p. 43). In epoca moderna il « politico » e il tutto e nello stesso tempo e il diverso da tutto. .

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o si raggiunge questo terreno per la via speci­ fica della pratica, applicando Ie sue leggi del­ l'azione, e allora si puo arrivare a cambiare i1 corso delle cose. Oppure si viene rigettati in una totalita sostitutiva del mondo reale, ricca quanto questo e come questo automoventesi secondo leggi proprie, - e allora si e amara­ mente destinati a rivoluzionare la sola vita del pensiero. C'e una via politica alia ftlosofta che, per tutti, ha sperimentato su eli se i1 giovane Hegel. L'ultima eli queste vie che fosse praticabile. Dopoeliche, l'agire politico ha riconquistato la sua elimensione eli continente autonomo, Atlan­ tide riaffiorata come storia moderna delle lotte eli classe. Qui dentro si puo trovare tutto, fuori non c'e wente da cercare.

2. Tubinga « Fichte inizia come kantiano, Schelling come interprete eli Fichte, rna Hegel? I suoi pro­ blemi non sono sollecitati da un sistema, rna sono vissuti con immeeliatezza e intensita, che respinge da se una meeliazione » (Massolo, p. 9). « La prima caratteristica che s'impone alla con­ siderazione dello stuelioso del periodo della per­ manenza eli Hegel nello Stift eli Tubinga e quella della rnassiccia irruzione, nell' esperienza 14

del giovane studente, dei graneli a vvenimenti storici e dei grandi testi del tempo : da un lato, la rivoluzione francese . . . , dall'altro Kant, Fichte, Lessing, Rousseau, Herder, Schiller . » (Rossi, p. 81). E dubbio se occorre andare a cercare una via intermedia tra due elirezioni di ricerca, ambedue in se affascinanti, rna ambedue sterili eli risultati esterni e un po' equivoche date Ie premesse da cui partono. L'una e quella eli una approfonelita e sempre piiI filologicamente at­ trezzata geistige Ahnenforschung ,' da cultura a cul­ tura, attraverso non solo la storia delle idee, rna eli tutto quanto i1 sentire collettivo, Volks­ tum svevo e vita della Heimat. L'altra punta sull'impatto immeeliato tra storia civile del tem­ po, magari a livello moneliale, e biografia per­ sonale dell'autore, sue caratteristiche psicologi­ che particolari : dal grande avvenimento pratico alIa grande vicenda di un'opera. La leggenda di Hegel, in corsa su questi due binari, era gia cosl contenuta nelle prime biografie nemiche, quella di Rosenkranz e quella di Haym. Ognuno eli loro, da un punto di vista opposto, utilizzava ambedue Ie elirezioni di ricerca. E la Hegel­ renaissance che Ie divide. Dopo questa, 0 l'una o l'altra, fino, per capirci, a Hoffmeister da una parte, a Hyppolite dall'altra. In mezzo, una ca­ tena di tentativi di mediazione, a cui anche oc­ corre sfuggire. .

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Da una lettera eli Rousseau a D' Alembert, Hegel a Tubinga ricopia un breve estratto, tra cui queste parole : « Le plus mechant des hom­ mes est celui qui s'isole Ie plus, qui concentre Ie plus son coeur en lui-meme ; Ie meilleur est celui qui partage egalement ses affections a tous ses semblables » (Dok., p. 174). E il suo stato d'animo di questo periodo. Ma piu che Ie fa­ mose notizie sugli alberi della liberta che ve­ nivano piantati in questa stagione, simpatiche sembrano queUe testimonianze dei suoi compa­ gni eli corso che mettono in piedi un affettuoso anti-Hegel giovane. « Per quanto concerne il suo processo di formazione scientifica, avrebbe lavorato poco, soprattutto aU'inizio dei suoi studi, non avrebbe combinato niente in teologia, letto tutt'al piu Kant e trascorso il resto del tempo a giocare a tarocchi » (Rosenkranz, p. 50). Provava grande piacere a leggere il libro di Giobbe, « wegen der ungeregelten Naturspra­ che » (Dok., p. 428), a causa del suo sregolato linguaggio naturalistico. Non si tratta di spo­ sare il malevolo giudizio di Haym, tra l'altro malamente documentato, « ein Idiot in der Phi­ losophie » (p. 40). Si tratta di partire, per quanto risulta possibile, da un Hegel com'c, visto che Hegel voleva partire, vedremo, dagli uomini co­ me sono. A Tubinga ci troviamo di fronte a questo lumen obscurum, a questo giovane eclettico 16

secondo un'altra che si aggira cavalierement nel regno del testimonianza (Dok., p . 398) sapere. In questi termini Lacorte riassume i nuclei principali della formazione di Hegel negli anni 1 788-1 793. Pochi e nulli gli elementi di rilievo che risultano dai programmi scolastici del corso di filosofia. Critica radicale al sistema teologico degli insegnanti dello 5tift. Nessuna rilevanza delle tradizioni teosofiche locali, movimento pie­ tistico, pensiero mistico, fermenti irrazionalisti e panteistici. Incipiente opposizione a Kant e a Fichte, al di la degli stimoli risvegliati dal pro­ gramma di Revolution fur die Denkungsart. Primo approfondimento delia distinzione tra Aufkla­ rung e praktische Weisheit, che gli deriva dalla lettura e rilettura del Nathan di Lessing, dallo scritto di Jacobi che da l'avvio al Pantheismus­ streit, dalia Jerusalem di Mendelssohn. « Non alle speculazioni teoretiche, ne alIa ricerca erudita e neppure aHa filosofia della religione in senso stretto, rna ai problemi della filosofia della storia e alia elaborazione degli ideali del rinnovamento culturale e politico dell'umanita, e rivolto l'in­ teresse prevalente di Hegel ». Questo segna un primitivo accordo e un successivo graduale di­ stacco da Schelling. In linea con Stoccarda, in questa prospettiva arriva ad integrarsi il portato della cultura del tardo illuminismo: vaste asso17

nanze di Rousseau e di Herder ; term, esigenze, motivi di H6lderlin e soprattutto di Schiller (Lacorte, pp. 296-297). II 12 febbraio 1791 H61derlin scriveva sullo Stammbuch di Hegel que­ ste parole di Goethe: « Lust und Liebe sind die Fittige zu grossen Tate » (Piacere e amore sono Ie ali per Ie grandi azioni). II 27 agosto 1 794, Goethe rispondeva a Schiller con parole imprevedibili: « . . . scoprirete in me una specie di oscurita e di indecisione che non sempre rie­ sco a dominare ». Tra questi due Goethe ci sono i due Hegel del frammento tubinghese sulla Volksreligion. « ... Nella considerazione dell'uomo in gene­ rale e della sua vita, dobbiamo dare particolare considerazione alIa sua sensibilita, alia sua di­ pendenza dalla natura esterna ed interna, da cio che 10 circonda e da cio in cui vive, dalle inclinazioni sensibili e dall'istinto cieco . . . Non spaventiamoci dunque se dobbiamo credere di trovare che la sensibilita e l'elemento principale in ogni azione e sforzo umano » (Nohl, p. 32). Da qui parte il primo discorso del primo Hegel sulla religione popolare. La religione non e sern­ plicemente una scienza intorno a Dio, non e una conoscenza semplicemente storica 0 ragio­ nata, rna interessa il cuore ed ha influenza sui nostri sentirnenti e sulla determinazione della nostra volonta. « Quando io parlo di religione, 18

faccio completamente astrazione da ogni co­ noscenza scientifica, 0 meglio metafisica, di Dio, del rapporto fra noi e Dio, fra i1 mondo e Dio, ecc. » (pp. 36-37). Tale cono­ scenza e semmai religione oggettiva, « fides quae creditur », aff"are dell'intelletto e della me­ moria ; e, direbbe Fichte, teologia. Della reli­ gione oggettiva vale la pena di parlare, solo in quanto e anch'essa una componente della reli­ gione soggettiva, religione vivente, attivita in­ teriore, operosita rispetto al mondo esterno, qualcosa di individuale, un aff"are del cuore. Infatti, « l'intelletto e al servizio solo della re­ ligione oggettiva. Col chiarire i principi, con l'esporli nella loro purezza, esso ha prodotto splendidi frutti, i1 Nathan di Lessing, e merita gli elogi con cui sempre 10 si esalta. Ma l'intel­ letto non ha rnai fatto diventare pratici i prin­ clpi ». « Aufklarung des Verstands macht zwar kluger, aber nich besser » : l'illuminamento del­ l'intelletto rende sl piiI avveduti, rna non migliori (p. 41). Qualcosa di diverso e la saggezza, che non e scienza, rna sapienza pratica, accompa­ gnata da un quieta calore, da un dolce fuoco : « essa ragiona poco, non parte "methodo ma­ thematica" da concetti per giungere a cia che ritiene verita passando attraverso una serie di sillogismi . . . rna parla dalla pienezza del cuore ». Se l'Aujklarung non e questo, allora e presun19

zione, saccenteria, che si trova abitualmente nella maggior parte dei giovani 0 degli uomini che acquistano sui libri nuovi modi di vedere, che si nutrono reciprocamente di fredde parole, dove spesso la vanita ha un ruolo particolar­ mente grande. « In questi nostri tempi cosl li­ breschi », tale via di formazione e assai fre­ quente. « Quelli ... che sempre vanno cianciando di illuminamento, di conoscenza dell'uomo, di storia dell'umanita, di felicita 0 di perfezione, non sono niente altro che retori dell'illumina­ mento, venditori ambulanti di un'insipida pa­ nacea » (p. 45). E ancora il Nathan di Lessing, che Hegel aveva gia citato nel breve componi­ mento di Stoccarda Ober einige charakteristische Unterschiede der alten Dichter (Dok., pp . 48-51). Gli antichi non conoscevano « la fredda erudi­ zione che con morti segni sol nel cervello s'im­ prime... E di molte cose potrei dirti Wie? Wo? Warum? sie es gelehrnt: come, dove, perche Ie ho imparate ». La religione popolare, come deve dunque es­ sere? « Le sue dottrine devono essere fondate sulla ragione universale. Fantasia, cuore e sen­ sibilita non ne devono risultare vuote. Essa deve essere tale, che vi siano inclusi tutti i bisogni della vita, e Ie azioni pubbliche della vita statale » (Nohl, p. 50). Per questo, religione popolare era quella dei Greci (e dei Romani) ; 20

non e quella dei cristiani. Nell'abbozzo, fine 1793, contemporaneo a questo frammento sulla Volksreligion, si legge della religione cristiana : « Spicciole buone azioni, nessuna grande spiritualita comune . . . : di tante meschinita ne fa un grande effetto . . . Si tratta forse di un effetto congiunto della religione e del dispotismo a un tempo ? » E piu sotto: « La religione cri­ stiana ha molti martiri, fatti eroi nel sopportare, ma non nell'agire » (Nohl, Appendice, pp. 505 e 506). Religione privata allora questa, non Volksreligion, religione nazionale 0 popolare. « La religione popolare si distingue dalla reli­ gione privata soprattutto per il fatto che il fine della prima, operando essa potentemente sul­ l'immaginazione e suI cuore, ispira all'anima in generale la forza, l'entusiasmo, 10 spirito, che e indispensabile alla grande, sublime virtu » (Nohl, p. 49). Ci avviciniamo al punto essenziale del discorso, ricca premessa di una catena di con­ seguenze successive. « Spirito del popolo, storia, religione, grade della liberta politica popolare non possono essere considerati separatamente, ne in rapporto al loro reciproco influsso ne in rapporto alIa loro natura. Essi sono inttecciati insieme in un solo nodo, come tre colleghi d'uf­ ficio, di cui nessuno puC> fare qualcosa senza l'altro rna ognuno riceve qualcosa dall'altro. Formare la moralita di singoli uomini e affare 21

eli una religione privata, dei genitori, dei propri sforzi e delle circostanze, formare 10 spirito del popolo e invece per un verso cosa della reli­ gione popolare, per un altro dei rapporti poli­ tici » (p. 58). Seguiva nel manoscritto, poi can­ cellato da Hegel, questo stato di famiglia dd Volksgeist : il padre e Cronos, Ie circostanze del tempo ; la madre e 1tOAL't'e:L�, la costituzione ; levatrice e nutrice e la religione, con l'aiuto delle belle arti. Le fondamenta grezze sono i bisogni, rna il vincolo e sottile e si intesse dei fill multiformi della natura, e in questo molti­ plicarsi dei legami c' e un incremento al godere, un ampliamento della vita. Tutti i sentimenti piu belli e delicati si sono a questo punto svi­ luppati e recano alla pratica (alla politica?) Ie « mille variazioni del eliletto » (Lacorte, pp. 348349, n.). Due Hegel. Da un lato, fin dall'inizio, il Volksgeist, genio dei popoli, figlio della fe­ licita e della liberta, alunno della bella fantasia. Al lato opposto, l'uomo, una « cosa tanto mul­ tilaterale che di lui tutto si puc fare ». Non a caso, « e state capace della piu stolta supersti­ zione, della piu grave servitu gerarchica e poli­ tica ». Qui il tessuto dei sentimenti ha tanti capi che vi si puc legare ogni cosa. Lo stesso sentimento morale rientra nel carattere empirico proprio delle inclinazioni. E certo non si puc procedere empiricamente a stabilire prindpi. 22

« Ma se si parla del modo come si deve ope­ rare sugli uomini, questi vanno presi cosi come sono » (Nohl, pp. 48-49). Fin dall'inizio, « due anime » in questo Hegel: una, la bella trasparenza in cui si puC> rispecchiare l'immagine del mondo, quando si tratta solo di comprenderlo ; l'altra, quel tanto di oscuro, di opaco, di passivo, con cui subito ci si scontra non appena il problema si imp one di come nella pratica agire sugli uomini. La soluzione di Tubinga e addirittura pre-gio­ vanile, al di qua della stesso giovane Hegel. Contro l' Aufklarung des Verstands, la praktische Weisheit, saggezza pratica, fanciullescamente ve­ stita di Herzlichkeit. Ma il problema e gia ma­ turo. « Nel concetto di Volksreligion, l'elabora­ zione del quale costituisce il risultato maggiore della speculazione di Hegel nel periodo di Tu­ binga, sara da vedere innanzi tutto il termine che meglio riassume, ai suoi occhi, i temi di una filosofia "pratica" » (Lacorte, p. 193). Gia a Tubinga, l'interesse di Hegel per la religione « non e quello di un ricercatore solitario di Dio o di un teologo, rna e un interesse gia poli­ tico» (Massolo, p. 1 1). II destino dell'uomo e gia posto come destino di popolo. « Se egli si occupa di religione, e perche essa e una delle due forze costitutive della spirito di un po­ polo, l'altra e la costituzione politica» (p. 1 5) . 23

Dietro, c'e questa « prontezza eli riflessi sto­ rid » che ha provocato l'affollarsi nell'esperienza del giovane studente « di tutti i motivi piu ur­ genti della storia e della cultura del tempo » e ha reso naturale il loro « raggrupparsi attorno al nucleo eli un interesse che e appunto i1 risul­ tato dell'urgenza di questi motivi stessi, l'in­ teresse etico-storico » (Rossi, p. 1 06). Che poi la fonte diretta del Volksgeist tubinghese sia Montesquieu, come dice Rosenzweig (I, p. 23), o Rousseau, come dice Haering (I, p. 97), 0 Her­ der, come dice Lukacs (p. 35) - non e questo i1 punto, rna quell'altro eli dove porta questo concetto, fino a che punto arriva, passando per quali strade. Si puc formulare uno schema di ipotesi, rna non e ancora detto che funzioni. Come per il Volksgeist, cosi anche per Hegel, il padre e la storia, il tempo con Ie sue drco­ stanze, Ia madre e la costituzione 0 Ie istituzioni politiche, levatrice e la religione nazionale e popolare ; il prodotto, il risultato, i1 figlio, do­ veva essere la politica, l'attivita, l'azione, me­ glio ancora 1'« agire politico ». Qualcosa non ha funzionato in questo cammino e i pericoli erano anche loro presenti fin dall'inizio. Berna, fine gennaio 1 795, Hegel a Schelling : « Venga i1 regno eli Dio e possano Ie nostre mani non rimanere inerti suI grembo ». 24

3. Berna Quando Hegel partiva da una citta, poi da lontano mentalmente la elistruggeva. Gia alIa vigilia di Natale del 1 794, da Berna, scriveva : « In nessun altro luogo (come a Tubinga) si riproduce cosl fedelmente il vecchio sistema, e se anche non ha piu influenza sulle teste ben salde, s'afferma pero sulla maggioranza, nei cer­ velli meccanici » (Lettere, p. 5). Schelling, in­ tento « a far sparire a poco a poco la vecchia muffa », annuncia la prossima pubblicazione di Ueber Mithen e Hegel si convince : « Credo che sia arrivato il momenta di esprimersi piu libe­ ramente » (p. 3). Tra Ie prime parole del fram­ mento 2, Berna 1 794, di Volksreligion und Chri­ stentum, troviamo da parte del novello precet­ tore una netta svalutazione dell'insegnamento orale : « . . . l'unico modo di avere efficacia in grande ("in Grossen") sono gli scritti » (Nohl, p. 60). Hegel correttamente odiava di solito quello che faceva. Gouverneur des enfants per i1 signor Steiger von Tschugg, in una chiusa e aristocratica provincia della Svizzera, mentre esplode tutt'intorno la grande storia del tempo, veramente non crede che si possa insegnare qualche cosa a qualcuno. E 10 scrive, e non nelle lettere, rna negli scritti « teologici » . Fram­ mento 4 eli Volksreligion, sempre 1 794: « La virtu 25

mutuata da altri, imparata a memoria, ha qual­ cosa di goffo, e qualcosa che non puo resistere all'esperienza e alIa progressiva familiarita con il mondo . . . Da qui il gran numero degli inse­ gnanti la cui saggezza non e servita a nessuno ». Anzi. « Dalla smania di insegnare e sorta la prepotenza, e da qui l'intolleranza » (pp. 89-90). Ci sono modelli di maestri che continuamente si ripresentano negli scritti hegeliani di questo periodo, e sono sempre quei due, Gesu e So­ crate, e tutti e due per vie diverse si salvano, perche non sono dei maestri, ma dei politici. Per vie diverse. Gesu « si e prima formato in solitudine » e poi ha dedicato il suo tempo al miglioramento degli uomini. Socrate « attinse la sua saggezza nel fragore della vita attiva, nelle battaglie » e poi dedico la sua vita al mi­ glioramento dei cittadini. La via della Grecia, il giovane Hegel la cerca come una scelta per l'agire pratico ; la via del cristianesimo, la subisce, anche nell' oggetto dei suoi lavori, come un de­ stino. « Fra i Romani non e comparso ne un Cristo ne un Socrate ». « Es gab nur Romer in Rom, keine Menschen ». E questo perche « nessuno dei Romani all'epoca della loro potenza, quando solo una virtu aveva valore, poteva essere incerto su cosa fare » (p. 61). No, non e il Terrore che mette in crisi i mai esistiti ideali rivoluzionari 26

eli Hegel, non e « l'infamia dei Robespierroten » che 10 spinge a riconsiderare gli strumenti della politica. Hegel politico non e ne un illuminista deluso, ne un protoromantico presago del fu­ turo. Non e vero che solo a Francoforte si converte al cio che e, e prima e anche lui una delle tante vittime del Sol/en. Hegel sara kan­ tiano a Berna per altri motivi, rna non per questo. Qui ha ragione E. Weil : « Hegel non ha mai inteso costruire una morale, rna operare affinche sia possibile ». Paradossalmente, per 10 stesso motivo per cui non e kantiano in morale, non e giacobino in politica. Se il periodo « teo­ logico » e una leggenda reazionaria, il periodo « repubblicano » del giovane Hegel a Berna e una leggenda rivoluzionaria. Dilthey e Lukacs non sono poi cosl lontani tra loro : graneli co­ struttori di miti, hanno impegnato poi genera­ zioni di studiosi nel lavoro per abbatterli. Hegel - letture storiche da una parte, lettura del presente dall'altra - conosce bene fin dall'inizio la elifferenza che passa tra un'epoca di alta po­ tenza delle Stato e un' epoca eli crisi politica generale. Nella prima, nulla e incerto, non c'e bisogno ne di Cristo ne eli Socrate ; nella se­ conda, che e la sua epoca, eli rottura, di vio­ lenza, eli trapasso, nulla e certo, e bisogna de­ cidere suI che fare. « Le prime pagine di Berna rispondono in parte a un problema che Hegel 27

si e posto sin dai primissimi inizi, e che ricerca il posto che l'uomo ha assunto, che l'uomo re­ sponsabile deve assumere, in un'eta di crisi » (Massolo, p. 32). L' ostacolo storico di fronte a cui si trova in questi casi non e tanto il blocco tra vecchia cultura e vecchie istituzioni di potere, rna il tentativo che fa tutto intero questo blocco di rinnovarsi conservandosi, 0 di con­ servarsi rinnovandosi, per leggere anche qui nella realta parole hegeliane. Schelling scriveva da Tubinga : « Noi aspettavamo tutto dalla filo­ sofia . . . ». Ma i nostri filosofi sono diventati anch' essi una moltitudine di kantiani. « Si sono fissati su questo punto, vi halUlo stabilito il loro domiciIio e halUlo costruito capanne nelle quaIi abitano comodamente. . . E chi Ii potta scacciare da esse ancora in questo secolo? » (Lettere, p. 8) . E la risposta di Hegel : « Non si puo scuotere l' ortodossia, finche la sua profes­ sione, cosl legata ai vantaggi temporali, restera strettamente intrecciata nell'organismo di uno Stato ("in das Ganze eines Staats") . . . Finche dura, l' ortodossia avra al suo servizio tutta la truppa, sempre pili numerosa, dei servili tipe­ titori di preghiere . . . Se un membro di questo gregge legge qualcosa che va contro Ie sue con­ vinzioni (se si vuol dare l'onore di chiamare cosl il suo commercio di parole), e ammesso che avverta qualcosa della verita ivi contenuta, al28

lora verra a dire : s1, e proprio vero, poi andra a dormire, e l'indomani berra il suo cafre e ne versera ad altri come se niente fosse state ». A questi teologi, « intenti con il loro zelo di formiche a procurarsi un'impalcatura critica per il consolidamento del loro tempio gotico », bi­ sogna recare un gran disturbo, rendere loro tutto piu difficile, « scacciarli a colpi di frusta da tutti gli angoli in cui si rifugiano ». « Sono convinto che solo mediante agitazioni e scosse continue da tutte Ie parti, alla fine e possibile sperare in un risultato . . . Ripetiamoci spes so il tuo appello : noi non vogliamo rimanere indie­ tro » (Lettere, pp. 8-1 1). E siamo cos1 introdotti all'ultimo frammento, il n. 5 di Volksreligion und Christentum, proprio dei primi mesi del 1795, « la prima grande pa­ gina » di Hegel, secondo Massolo (p. 37), « una sorta di spia del segreto hegeliano », secondo De Negri (p. 26), 0 l'abbozzo di una filosofia della storia svolgentesi in tre momenti, dove la condizione politica, e solo essa, sembra essere decisiva per la storia di un popolo, mentre la religione, si limita ad esprimere Ie tappe di svi­ luppo (Peperzak, p. 53). Nel mondo antico, il libero repubblicano « spendeva Ie sue forze e la sua vita nello spirito del suo popolo . . . , non valutava tanto la sua fatica da domandarne ri­ sarcimento e compenso » . Poi e venuto il cri29

stianesimo. « Solo un popolo massimamente cor­ rotto e di estrema debolezza morale pote fare sua massima la cieca ubbidienza ai cattivi umori di uomini malvagi. . . Un simile popolo che, abbandonato da se stesso e da ogni Dio, con­ duce una vita privata, ha bisogno eli segni e eli miracoli, ha bisogno che la divinita gli as­ sicuri che c'e una vita futura, perche non puo avere piu in se stesso questa fede » . Adesso siamo al sorgere eli un'era nuova. « . . . Dopo secoli l'umanita e di nuovo in grado eli avere idee, l'interesse per l'individuale sparisce e se pur rimane l'esperienza della corruzione degli uomini... il bello della natura umana. . . viene eli nuovo con gioia conosciuto da noi come nostra opera, ce ne appropriamo, impariamo percio a sentire rispetto per noi, mentre prima ci crede­ vamo solo oggetto eli elisprezzo ». Poche pagine prima nel frammento 4, aveva scritto: « Ren­ dere soggettiva la religione oggettiva deve es­ sere il grande compito dello Stato » (Nohl, p . 79). Qui siamo gia oltre, oltre 10 Stato, come costituzione oggettiva che garantisce « solo vita e proprieta ». Viene da chiedersi se si possono leggere in chiave eli autonomia della politica queste parole finali di Volksreligion and Chri­ stentam : « II sistema della religione che ha sem­ pre assunto il colore dell' epoca e delle costitu­ zioni statali . . . ora avra una propria vera e auto30

noma dignita » (pp. 102-103). A prima elimo­ strazione valgono queste contemporanee parole eli Hegel a Schelling : « . ma perche mai si e giunti cosi tardi a elevare maggiormente la eli­ gnita dell'uomo? . . Credo che non ci sia miglior segno dei tempi eli questo : che l'umanita e rap­ presentata come degna di stima in se stessa ; a prova che l'aureola che circondava il capo degli oppressori e degli dei della terra elilegua » (Let­ tere, pp. 1 4-15). Dei della terra : Della Volpe trova in questa espressione un'eco hobbesiana trovata in Mendelssohn (p. 70, n. 1). E impor­ tante. Hegel infatti continua nella stessa let­ tera : « Religione e politica hanno fatto eli na­ scosto 10 stesso gioco ("Religion und Politik haben unter einer Decke gespielt") : e la prima ha insegnato cia che il dispotismo voleva, il elisprezzo per il genere umano, l'incapacita eli esso a raggiungere un qualsiasi bene e a rap­ presentare qualcosa per se solo. Con la elivul­ gazione delle idee che mostrano come ogni cosa deve essere, sparira l'indolenza della gente po­ sata, elisposta ad accettare tutto per come e ». Questa lettera e uno dei testi che di piu ha ali­ mentato l'immagine di uno Hegel bernese, il­ luminista radicale, repubblicano e rivoluzionario, cosi come l'ultimo frammento della Volksreligion viene preso ad atto eli nascita dei concetti di alienazione-riappropriazione. A noi interessa e.

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strarre dall'uno e dall'altro testo il nascosto ri­ svolto di realismo politico che ci serve per ca­ pire il seguito del suo discorso. Nel « concetto storico-politico della Volksreligion » come dice Della Volpe - « religione soggettiva, cosa di sentimenti, di fantasia e come tale capace di ser­ vire all'azione, alla vita, alla moral ita concreta », sta il punto centrale di questa partenza teorica di Hegel a Berna. « Sulla strada che I'umanita percorre dal Fetischglauben alla moralissima Vernunftreligion si istalla, infatti, questa VoIks­ religion come stadio preparatorio di quel Ver­ nunftglauben kantiano, alla cui astratta subli­ mita 10 Hegel pensa, forse, che Ie masse non potranno mai giungere ». In questa intuizione della Volksreligion si esprime allora « Ia menta­ lita realistica del giovane Hegel, tutto teso qui alla continuita storica » (pp. 66-67). Giustamente e state ricollegato alla ]ettera del 16 aprile 1797, anche se puo essere state scritto qualche mese dopo, l' Anhang 5 di N ohI, da una Iettura di Georg Forster. Qui si fa un'essenziale dis tin­ zione tra idea e ideale, tra repubblica antica e monarchia cristiana, ed e vero che il « dover essere » appartiene alIa prima, rna questo « dover essere » non e l'ideale che contempla i1 visiona­ rio, rna il Iavoro che occupa Ie forze del poli­ tico cittadino. « In una repubblica e per un'idea che si vive, nelle monarchie sempre per dei -

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singoli . .. ; in una repubblica insomma un'idea come deve essere, nella monarchia un ideale che e quello che e. .. 11 pia cristiano che si dedica interamente al servizio del suo idea Ie e un mi­ stico visionario ... Solo l'immaginazione esaltata soddisfera Ie esigenze del contemplare l'ideale . .. L'idea del repubblicano e di tale natura che tutte Ie sue forze pill nobili trovano soddisfacimento in un vero lavoro, mentre queUe del visionario si riducono all'illusione dell'immaginazione » (Noh!, pp. 51 5-516). Questo « wie Alles sein solI » si capisce correttamente se contrapposto al lin­ guaggio del « cosl e » che parlavano a Hegel Ie Oberalpen bernesi. E l'azione pratica del po­ litico contrapposta all' « indolenza della gente posata » (> (Scr. pol., p. 341). Frammento n. 1 1 : « Negli Stati dell'eta moderna la sicurezza della proprieta e il cordone intorno al quale ruota tutta la legislazione, ed a cui si riattaccano quasi tutti i diritti dei cittadini ». II diritto di pro­ prieta e « l'orgoglio dei nostri Stati ». Ma « la storia insegna quanto la sproporzionata ric­ chezza di alcuni cittadini sia pericolosa anche per la pill libera forma costituzionale . . . ». Ci sono gli esempi di un Periele ad Atene, dei pa­ trizi a Roma, dei Medici a Firenze. « E sarebbe importante ricercare in qual misura sarebbe ne­ cessario sacrificare il rigido diritto di proprieta per avere una stabile forma di repubblica. Forse si e giudicato ingiustamente il sistema del san­ culottismo in Francia . .. » (pp. 344-345). Fram­ mento n. 1 2 : « In Italia, dove la liberta politica si era configurata in forme pill pure e in tratti pill belli che in Germania, ma dove anche ando perduta un po' prima, la giurisprudenza fiori, a Bologna, prima della poesia . . . Nella storia me­ dievale dell'Italia centrale e settentrionale la con­ nessione tra gli uomini e 10 Stato ci appare estremamente imperfetta. In quest' epoca la sto83

ria d'Italia non e, a voler essere precisi, la storia di un popolo, 0 di pin popoli, rna piuttosto di una moltitudine di individui . . . ; grandi masse non compaiono, 0 compaiono solo per brevi periodi. Tanto pin interessante e la storia di sin­ goli uomini . . . » (p. 345). Frammento n. 14 : « Hume si caratterizza come uno storico dell'eta. moderna, gia per i1 carattere stesso degli avve­ nimenti che espone. Oggetto della sua storia e uno Stato dell'eta moderna . . . Gli uomini che sono al vertice, e di cui la storia ci narra come se essi avessero compiuto Ie imprese, hanno sempre al di sopra e al di sotto di se 10 Stato . . . Esso, come pensiero, e presente i n loro. E lui a determinarli . . . ». E « essendo elemento deter­ minante 10 Stato come pensiero ( " der Staat als Gedanke "), nessuno ha compiuto tutta un'azio­ ne ». Poiche l'intero di un'azione e spezzettato in tante parti, anche l'intera opera e un risultato di altrettante azioni individuali. « Nessuno di quelli che agiscono ha la coscienza dell'azione come intero ( " der Tat als eines Ganzen ") . . . L'agire ( " Handlung ") di ciascuno e pin che altro un comportamento ( " Betragen ") in un ambito determinato e dato » . E in mezzo a queste due frasi, un principio generale, un detto comune che vale per la pratica e al tempo stesso una regola, una legge che deve guidare la ricerca : « A ttivi possono essere 84

considerati solo quelli che comandano . . . » (pp. 349-350). Qui siamo gia al eli la dei fram­ menti eli stueli storici. Siamo al livello alto della teoria politica. Siamo allo Spirito del cri­ stianesimo. Der Geist des Christentums und sein Schicksal, secondo il titolo di Nohl, datato dallo stesso Nohl tra l'inverno 1 798 e l'estate 1 799, questo culmine francofortese delle Jugendschriften hegeliane, conviene infatti che venga preso, per il nostro discorso, dalla parte del Grundkonzept, un abbozzo che e al tempo stesso un progetto e una sintesi. II rapporto qui non e tra morale, religione, amore, rna tra l'azione, la legge, il destino. « In generale, alla legge GesiI contrap­ pone il soggetto ». Quando colui che rappre­ senta e cio che egli si rappresenta divengono uno, « questa e l'azione ». Ma l'azione, quando e morale, e incompleta e imperfetta, poiche pre­ suppone la scelta, la liberta, gli opposti, l'esclu­ sione eli uno dei due opposti. E quanto piiI vincolante e questa scelta, tanto piiI grande e il sacrificio e la separazione, tanto piiI infelice e il destino. « Quanto piiI grande e il singolo uomo, tanto piiI lacerata e l'idea dell'uomo ; e quanto piiI intensa la sua vita, tanto piiI essa perde in estensione e tanto piiI si divide » (Nohl, p. 537) . AlIa legge GesiI contrappone il senti­ mento (