Guida completa al riconoscimento dei funghi 8841217898, 9788841217894

La guida di un micologo esperto per imparare a conoscere i funghi, a distinguerli dagli "affini" e sapere se s

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 8841217898, 9788841217894

Table of contents :
Copertina
Occhiello
Frontespizio
Colophon
Introduzione
Avvertenza
I funghi: che cosa sono, come vivono
Saprofiti
Parassiti
Simbionti
Appunti su sistematica e nomenclatura dei funghi
Caratteri dei funghi a lamelle
Caratteri macroscopici
Cappello o pileo
Lamelle e colore delle spore in massa
Gambo o stipite
Veli
Carne o trama
Habitat
Caratteri microscopici
Spore
Cistidi
Epicute o pileipellis
Basidi, caulocute, velo generale
Principali generi dei funghi a lamelle
Ordine Polyporales p.p.
Famiglia Polyporaceae p.p.
Ordine Boletales p.p.
Famiglia Paxillaceae
Famiglia Gomphidiaceae
Ordine Agaricales
Famiglia Hygrophoraceae
Famiglia Tricholomataceae
Famiglia Entolomataceae
Famiglia Pluteaceae
Famiglia Amanitaceae
Famiglia Agaricaceae
Famiglia Coprinaceae
Famiglia Bolbitiaceae
Famiglia Strophariaceae
Famiglia Crepidotaceae
Famiglia Cortinariaceae
Ordine Russulales
Famiglia Russulaceae
Commestibilità e tossicità dei funghi
Parte iconografica e descrittiva
Glossario micologico
Tavole dei caratteri macroscopici e microscopici dei funghi
Bibliografia consigliata
Indice
Indice delle specie

Citation preview

Lillo La Chiusa

Guida completa al riconoscimento dei

Funghi

Progetto grafico, impaginazione e redazione Redint studio, Milano Disegni e fotografie Lillo La Chiusa

Copertina tutte le immagini sono di Lillo La Chiusa

Per informazioni e segnalazioni: [email protected] www.giunti.it

© 2014 Giunti Editore S.p.A. Via Bolognese 165 - 50139 Firenze - Italia Via G.B. Pirelli 30 - 20124 Milano - Italia ISBN: 9788841221365 Prima edizione digitale: luglio 2020

Introduzione Con questo volume è mia intenzione fornire al lettore, in forma chiara e semplifcata ma rigorosamente scientifca, le principali informazioni indispensabili per iniziare lo studio di questa non facile materia, fnalizzato al riconoscimento dei funghi. Il testo inizia con degli appunti sui funghi in generale, con particolare riguardo alla loro classifcazione e morfologia. Segue un maggiore approfondimento sui funghi a lamelle, motivato dal fatto che essi costituiscono la maggior parte dei funghi che generalmente s’incontrano nei boschi, nei prati ecc. In questa trattazione, oltre alla descrizione e rappresentazione grafca dei caratteri macro e microscopici, sono descritti tutti i generi più comuni dei funghi a lamelle, con accanto un disegno al tratto del portamento delle principali specie che lo costituiscono. In calce alla descrizione di ogni genere, nelle note, sono evidenziati i caratteri peculiari che permettono di distinguere i generi vicini, anche quelli poco comuni. Segue la parte iconografca e descrittiva composta di 250 schede di funghi, selezionati con l’obiettivo di considerare più generi possibili attraverso la presentazione delle specie più comuni. Personalmente ho raccolto, fotografato e determinato tutte le specie presentate in questo libro, talora in compagnia di amici micologi, compagni di numerose escursioni nei boschi, ai quali sono molto grato, principalmente per le entusiaste e costruttive discussioni micologiche. Chiude questo lavoro un glossario micologico, indispensabile per conoscere il signifcato dei termini tecnici usati in questo e in altri testi di micologia. Con la speranza che questo libro sia, almeno per qualcuno, utile e di valido aiuto. L’Autore

Introduzione

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Avvertenza I generi più comuni dei funghi con imenoforo a lamelle si possono riconoscere, generalmente, anche con il solo uso dei caratteri macroscopici (morfologici, cromatici, organolettici ed ecologici). L’ordinamento di presentazione è lo stesso di quello in Guida alla determinazione dei funghi vol. 1, di M. Moser (1980, ed. italiana), con la sola variante di disporre i generi all’interno della propria famiglia in ordine alfabetico. Ogni genere descritto è affancato da un disegno al tratto del portamento dei principali funghi che lo costituiscono e dalla citazione della specie tipo. Per ovvi motivi di spazio i disegni non sono tra loro proporzionali, un’idea più precisa della loro grandezza si può avere leggendo la descrizione della taglia; a tal proposito ricordiamo che generalmente si ritengono di piccola taglia i carpofori con diametro del cappello minore di 4 cm, di taglia media compreso tra 4-10 cm e di taglia grande maggiore di 10 cm. I principali caratteri che consentono il riconoscimento di molti dei generi non descritti, di solito costituiti da poche specie e alquanto rare, sono citati nelle note in calce alla descrizione dei generi più comuni. Per dare un’idea dell’ampiezza di ogni genere, riportiamo indicativamente il numero di specie che, secondo noi, più verosimilmente lo compone. Si fa presente che le specie tassonomiche pubblicate in letteratura sono molte di più, ma le discordanze tra i principali autori rendono impossibile stabilire con certezza di quante specie è composto un genere. Le specie della sottodivisione Basidiomycotina (= basidiomiceti) sono raggruppate e ordinate in famiglie seguendo la sistematica e l’ordinamento in uso in Guida alla determinazione dei funghi vol. 1 di M. Moser (1980, ed. italiana) e vol. 2 di W. Jülich (1989, ed. italiana), ritenuti opere fondamentali a livello mondiale; all’interno delle famiglie, presentiamo le specie in ordine alfabetico per genere, quindi per specie. Seguono le specie della sottodivisione Ascomycotina (= ascomiceti), ordinate in famiglie seguendo la sistematica e l’ordinamento in uso in Champignons de Suisse di Breitenbach e Kränzlin (1984); all’interno delle famiglie le specie sono in ordine alfabetico per genere, poi per specie. Ogni specie è presentata sotto forma di scheda descrittiva, così composta: dall’immagine fotografca; da un sinonimo corrente se esiste; dalla posizione sistematica, ridotta all’ordine e alla famiglia di appartenenza; dalla descrizione macroscopica; dalla descrizione microscopica delle spore e, per alcune specie, di altri elementi di rilevante importanza per una corretta identifcazione; dall’habitat in cui è possibile rinvenire la specie in oggetto; dai dati di commestibilità; da note fnalizzate a evidenziare i principali caratteri che consentono di riconoscere la specie in oggetto e quelli distintivi di specie simili facilmente confondibili.

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Guida completa al riconoscimento dei FUNGHI

I funghi: che cosa sono, come vivono Premesso che in questo lavoro per funghi intendiamo solo quelli macroscopici, in pratica quei miceli che producono un corpo fruttifero visibile, chiamati anche funghi superiori. I funghi sono degli organismi eterotrof, privi di cloroflla, che per vivere necessitano di sostanze organiche già pronte, messe a disposizione generalmente dai vegetali, detti autotrof in virtù della capacità di costruirsi da soli le sostanze organiche necessarie alla propria vita per mezzo del processo di fotosintesi cloroflliana. Questa fondamentale differenza e altre ancora sono i principali motivi che hanno indotto i moderni micologi a creare per i funghi un nuovo regno: regno Fungi. Un fungo è composto di un tallo tipicamente flamentoso, distinto in due parti: una con funzione vegetativa, che prende il nome di micelio, e una con funzione riproduttiva costituita dal carpoforo, frutto portatore di spore comunemente chiamato fungo. Il micelio è composto di numerosi flamenti, chiamati ife, singolarmente non visibili a occhio nudo, ramifcati e immersi nel substrato (terreno, humus, legno ecc.). Esso ha il compito di produrre il carpoforo ma lo fa solo quando si presentano le condizioni climatiche ideali. Ogni fungo ha proprie esigenze ecologiche (acidità del substrato, vegetazione circostante ecc.) e climatiche (temperatura, umidità) per accrescersi e per fruttifcare. In genere per ogni specie il punto di temperatura ideale per l’accrescimento miceliare è diverso rispetto a quello di fruttifcazione. Per riprodursi un fungo fruttifca: dal substrato emergono dei carpofori che a maturazione avvenuta lasciano cadere le spore che a loro volta germinano per formare il nuovo micelio. Questo è, in sintesi, il principale modo in cui un fungo si riproduce. Le spore sono prodotte da particolari cellule, chiamate basidi nei funghi basidiomiceti e aschi negli ascomiceti. Queste cellule fertili sono affancate l’una all’altra formando uno strato chiamato imenio. L’imenio è situato su di una parte del carpoforo che prende il nome di imenoforo. L’imenoforo è morfologicamente diverso nei vari raggruppamenti fungini: negli agarici è costituito da lamelle, nei boleti da tuboli ecc. L’ambiente ecologico in cui cresce un fungo è detto habitat. Esso è composto dall’insieme di organismi viventi e non, che si trovano nelle immediate vicinanze dal punto di crescita del fungo interessato. I funghi possono crescere un po’ ovunque, basta che nel substrato su cui crescono ci sia la presenza di sostanze organiche e acqua. Si possono trovare funghi: sulle dune del mare,

I funghi: che cosa sono, come vivono

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nei ghiaioni alpini al limitare della vegetazione, nei boschi, nei prati, su legno vivo o morto, su terreno bruciato, su letame, perfno su altri funghi o su insetti ecc. Oltre a crescere quasi in ogni luogo i funghi possono crescere in tutti i mesi dell’anno, ma il periodo migliore, come tutti sapranno, è compreso fra la fne dell’estate e l’autunno, perché le precipitazioni sono più frequenti. Ovviamente questa fascia di tempo è funzione della latitudine e dell’altitudine: in montagna e al Nord dell’Italia i funghi crescono maggiormente nel periodo estivo e a inizio autunno, scomparendo col sopraggiungere del gelo o della neve; in pianura, verso il mare e nel Sud dell’Italia crescono maggiormente in autunno e si protraggono fno all’inizio dell’inverno. Alcuni funghi crescono solo in primavera e per questo sono chiamati funghi primaverili (genere Strobilurus). Ci sono anche, limitatamente a poche specie, funghi che amano crescere nel periodo prettamente invernale (Flammulina velutipes). Il modo con cui i funghi si procurano le sostanze necessarie per vivere non è univoco; in funzione di ciò sono distinti in saprofti, parassiti, simbionti.

Saprofti

Sono chiamati saprofti quei funghi che si nutrono di sostanze organiche provenienti da organismi morti. I funghi saprofti hanno il compito di degradare le piante morte o parte di esse (fogliame, rami caduti ecc.). Con la loro attività reintegrano la fertilità del terreno e impediscono un abnorme accumulo di materiale che potrebbe ostacolare seriamente la continuità della vita vegetativa e di conseguenza di quella di ogni animale, compreso l’uomo. Di quanto detto è bene che il lettore faccia una rifessione, così quando si recherà nel bosco in cerca di funghi commestibili sicuramente non prenderà a bastonate quelli che non conosce o quelli velenosi, perché dentro di sé avrà capito l’importanza della vita dei funghi e di ogni essere vivente. Molti funghi saprofti sono specializzati a decomporre le lettiere di foglie cadute nei boschi: certe specie vivono sulle foglie in decomposizione di ogni tipo di bosco (Clitocybe nebularis), altre sono più selettive, per esempio Marasmius wynnei cresce perlopiù su quelle di faggio. Diversi funghi saprofti sono specializzati a decomporre il legno (Bjerkandera adusta), alcuni a decomporre altri funghi marcescenti (Volvariella surrecta), il letame (Coprinus cinereus) ecc.

Parassiti Sono chiamati parassiti quei funghi che si sviluppano a spese di organismi viventi. I funghi parassiti recano spesso dei danni all’ospite, a volte di notevole gravità al punto da condurlo alla morte. Non sempre i funghi parassiti sono in grado di superare i meccanismi di difesa dell’ospite. Di solito attaccano e invadono le piante debilitate, molto vecchie, perché trovano una scarsa resistenza. Tuttavia, anche piante giovani e forti possono essere parassitate; in

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Guida completa al riconoscimento dei FUNGHI

questi casi l’attacco avviene in prossimità di ferite: parte di tronco scorticato, superfcie di taglio di rami, di radici ecc. Possiamo dividere i funghi parassiti in due categorie: parassiti obbligati e parassiti facoltativi.

• Parassiti obbligati: (veri parassiti) questi funghi per potersi sviluppare necessitano di

disporre della cellula vivente dell’ospite e non potranno mai continuare a vivere, come saprofti, sulla stessa pianta dopo la sua morte. • Parassiti facoltativi: questi funghi possono vivere sia come parassiti su determinate parti della pianta con cellule ancora vive sia come saprofti sui tessuti morti della stessa pianta (Armillaria mellea). Dal comportamento dei funghi parassiti facoltativi si evince che la distinzione fra parassitismo e saproftismo non può essere netta. Ci sono funghi parassiti, in numero molto limitato, in grado di attaccare selettivamente una sola specie di pianta (Inonotus tamaricis cresce soltanto su tronchi di tamerice), altri, più numerosi, in grado di attaccare più specie di piante, per esempio Ganoderma adspersum cresce su varie specie di latifoglie, Phellinus torulosus cresce in genere su tronchi di latifoglie ma talvolta è rinvenibile anche su conifere. Esistono anche funghi parassiti di altri funghi (Xerocomus parasiticus cresce solo su Scleroderma citrinum).

Simbionti Sono chiamati simbionti quei funghi che instaurano rapporti di tipo mutualistico con organismi viventi. L’associazione di simbiosi di tipo mutualistico, che si forma tra le ife del micelio del fungo e le radichette terminali della pianta, è chiamata micorriza. I funghi simbionti svolgono un’attività molto favorevole per il bosco; infatti, le piante micorrizate hanno maggiore capacità di assorbire dal terreno, tramite le ife del fungo, acqua ed elementi minerali: fosforo, zolfo, calcio, potassio, ferro, azoto ecc. Per questo motivo, quasi tutte le piante esistenti in natura instaurano rapporti di simbiosi con i funghi. L’associazione è vantaggiosa anche per i funghi: infatti, essendo incapaci di utilizzare sostanze organiche complesse, utilizzano come fonte di carbonio zuccheri semplici forniti dalle piante per mezzo dell’essudazione delle radichette. Le micorrize sono distinte in tre gruppi in funzione dei caratteri morfologici: ectomicorrize, endomicorrize ed ecto-endomicorrize.

• Ectomicorrize: in quest’associazione le ife del fungo circondano completamente le

radichette terminali della pianta sostituendosi ai peli marginali con la formazione di un manicotto chiamato micoclena e penetrando tra le cellule corticali delle radichette. • Endomicorrize: in quest’associazione le ife del fungo non formano nessun manicotto attorno alle radichette terminali della pianta ma entrano e si sviluppano all’interno delle cellule corticali delle radichette.

I funghi: che cosa sono, come vivono

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• Ecto-endomicorrize: quest’associazione è caratterizzata dalla contemporanea formazione, da parte delle ife del fungo, di un manicotto e dalla penetrazione intracellulare delle radichette.

La maggior parte delle piante forestali forma ectomicorrize con una o più specie di funghi basidiomiceti o ascomiceti. Le endomicorrize e le ecto-endomicorrize interessano principalmente i funghi inferiori, non oggetto di nostri studi. I funghi simbionti sono i più numerosi e assieme ai saprofti costituiscono la maggior parte di funghi che producono un corpo fruttifero. Il loro elevato numero è giustifcato dal fatto che “in pace si vive meglio che in guerra”: per procurarsi le sostanze di cui necessitano per vivere non devono lottare come fanno i funghi parassiti. Alcuni funghi simbionti sono specifci di una sola specie arborea (Suillus grevillei cresce esclusivamente sotto il larice, Gyrodon lividus solo sotto l’ontano). Molti sono simbionti di più specie arboree e possiamo dividerli approssimativamente in tre gruppi; si ha così: funghi simbionti solo di latifoglie (Boletus aereus), solo di conifere (Tricholoma terreum), oppure di entrambi i tipi di boschi (questi ultimi sono i più numerosi).

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Guida completa al riconoscimento dei FUNGHI

Appunti su sistematica e nomenclatura dei funghi Le specie fungine, come quelle vegetali o animali, sono molto numerose. Dato il cospicuo e sempre crescente numero di specie esistenti in letteratura, gli studiosi, per comodità di ricerca e di studio e per meglio intendersi quando si parla di funghi, hanno sentito la necessità di mettere ordine in questo vasto raggruppamento che oggi costituisce il regno Fungi e di darsi delle regole di nomenclatura. Allo scopo hanno creato dei “cassetti” di diversa importanza gerarchica in cui inserire gruppi di specie aventi caratteristiche simili. Nascono così le sistematiche e il Codice internazionale di nomenclatura botanica. Il modo con cui sistemare le specie in questi “cassetti” non è univoco, ma varia da autore ad autore secondo la propria sensibilità nel considerare certi caratteri, posseduti dai funghi, più importanti rispetto ad altri. Ne segue che in letteratura esistono diverse sistematiche in cui sono classifcati i funghi, tutte valide ma ciascuna non imponibile alle altre. Ovviamente, in funzione al periodo storico, di conseguenza alle scoperte scientifche e alla sensibilità individuale dell’autore, si hanno sistematiche antiche o moderne, valide e largamente utilizzate o poco valide e scarsamente utilizzate. Vogliamo ricordare che lo svedese E. M. Fries è considerato il progenitore della sistematica moderna, soprattutto per quanto riguarda i funghi con imenoforo a lamelle. Nel 1821 Fries, in una monumentale opera dal titolo Systema Mycologicum, classifcò nella sua sistematica le specie fungine con imenoforo a lamelle allora conosciute (tantissime descritte per la prima volta dallo stesso Fries) utilizzando come carattere primario di separazione il colore delle spore in massa. Per schematizzare una sistematica in cui classifcare i funghi, lo studioso (tassonomista) deve necessariamente conoscere le specie, i loro caratteri morfologici, anatomici, chimici ecc., al fne di trovare quei caratteri da correlare ai diversi “cassetti” chiamati taxa (taxon al singolare) i cui nomi e collocazione di rango sono obbligatoriamente previsti dal codice di nomenclatura. I principali e obbligatori ranghi di taxa in ordine discendente sono: regno, divisione, classe, ordine, famiglia, genere, specie. Fra questi è possibile trovare altri ranghi secondari non obbligatori ma spesso utilizzati: sottodivisione, sottoclasse, sottordine, sottofamiglia, tribù, sottogenere, sezione ecc. Tutti i funghi superiori, che producono un corpo fruttifero, appartengono ai basidiomiceti e agli ascomiceti, diversi tra loro per il modo di produrre le spore: infatti, tutti

Appunti su sistematica e nomenclatura dei funghi

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i funghi basidiomiceti producono le spore all’esterno dei basidi, mentre tutti i funghi ascomiceti producono le spore all’interno degli aschi. Nella sistematica moderna, adottata dal micologo francese R. Courtecuisse (1994), i basidiomiceti e gli ascomiceti sono classifcati nel rango di sottodivisione e chiamati Basidiomycotina e Ascomycotina. Nelle sistematiche in cui sono classifcati nel rango di classe sono rispettivamente denominati Basidiomycetes e Ascomycetes. In pratica la desinenza da associare a Basidio- o ad Asco- è quella prevista per il rango (vedi esempio in tabella a p. 14). Il criterio di classifcazione dei funghi è in genere condiviso da tutti i tassonomisti scendendo dalle divisioni fno alle sottoclassi. Notevoli diversità di opinioni si riscontrano nella classifcazione dei funghi nei ranghi inferiori: dagli ordini ai generi e all’interno di questi ultimi dai sottogeneri alle sezioni ecc. Più si scende nei ranghi e più aumentano le divergenze tra le opinioni di vari autorevoli autori (in seguito AA.), non solo nel pensiero classifcativo ma anche nel concetto di specie e nelle diverse interpretazioni di antichi epiteti. In numerose pubblicazioni di AA., talora con incluse nuove specie, le loro diverse opinioni contribuiscono a far aumentare il numero di sinonimi e “l’entropia” nella classifcazione dei funghi, rendendo così ancora più diffcile e confusionale lo studio di questi meravigliosi esseri viventi: un vero ginepraio per i principianti e non solo. In questo lavoro adottiamo una sistematica “mista”: seguiamo Courtecuisse (1994) fno alle sottoclassi, Moser (1980 ed. italiana) e Jülich (1989 ed. italiana) per gli ordini e le famiglie dei basidiomiceti, Breitenbach & Kränzlin (1984) per gli ascomiceti. Per quanto riguarda il Codice internazionale di nomenclatura botanica, esso è composto di diversi articoli, che disciplinano l’esposizione della sistematica e della nomenclatura dei funghi. Secondo queste regole il nome della specie deve essere scritto in latino e in forma binomia: il primo nome defnisce il genere (epiteto generico) e va scritto con l’iniziale maiuscola, il secondo defnisce la specie (epiteto specifco) e va scritto con l’iniziale minuscola (Macrolepiota procera). Il nome della specie è sempre seguito dal nome dell’autore che per primo ne ha curato la pubblicazione (Cortinarius percomis Fries). Spesso compaiono più nomi di autori e allora la questione si complica leggermente, tuttavia cercheremo di spiegarlo. In passato, dal 1753 fno ai primi decenni dell’Ottocento, tutti i funghi a lamelle, per questa caratteristica, erano sistemati in un unico genere chiamato Agaricus. In seguito, con l’evoluzione della micologia, gli autori incominciarono a considerare, ai fni classifcativi, un numero sempre maggiore di caratteri. Prima solo i caratteri macroscopici (colore delle spore in massa, inserzione delle lamelle al gambo), poi anche quelli microscopici (forma e ornamentazione delle spore, presenza e posizione di cistidi, conformazione dell’epicute). Sulla base di queste nuove conoscenze, l’originario genere Agaricus fu suddiviso in più generi, di conseguenza numerose specie furono spostate dal genere Agaricus a un altro. La creazione di nuovi generi è proseguita fno a oggi di pari passo con l’evoluzione dell’indagine microscopica, con conseguente continuo spostamento di specie da un genere a un

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Guida completa al riconoscimento dei FUNGHI

altro. Lo spostamento di una specie da un genere a un altro prende il nome di combinazione. In quest’operazione il nome dell’autore che ha creato la specie in oggetto si mette tra parentesi tonda, segue poi il nome dell’autore che ne ha curato la combinazione in un genere diverso da quello iniziale. Per esempio: l’antico nome Agaricus marzuolus Fries è stato in seguito combinato da Bresadola nel nuovo genere Hygrophorus diventando così Hygrophorus marzuolus (Fries) Bresadola. In molte specie di ascomiceti e di basidiomiceti, di antica pubblicazione, il primo nome di autore può essere seguito da : Fries (da : Persoon per quanto riguarda i gasteromiceti). I due punti Fries (lo stesso vale per i due punti Persoon) stanno a indicare che quel nome di specie (epiteto), in base al codice di nomenclatura botanica, è sancito da Fries. Per indicare queste sanzioni, fnalizzate a proteggere i nomi di specie adottati da Fries in Systema Mycologicum (vol. I 1821, vol. II 1823, vol. III 1829) e in Elenchus fungorum (1828), e da Persoon in Synopsis Methodica Fungorum (1801) (solo gasteromiceti), al congresso internazionale di Sydney (1981), si è stabilito di utilizzare il segno : seguito dal nome dell’autore sanzionante. Per esempio, il gruppo di autori in Cortinarius glaucopus (Schaeffer : Fries) S.F. Gray sta a indicare che in Systema Mycologicum (1821) Fries nel descrivere questo fungo, pur riconoscendolo sotto diversi nomi in più opere di vari autori, sceglie di adottare il nome Agaricus glaucopus pubblicato da Schaeffer, quindi sancisce e protegge Agaricus glaucopus di Schaeffer dagli altri epiteti concorrenti; in seguito S.F. Gray sposta Agaricus glaucopus dal genere Agaricus al genere Cortinarius, quindi effettua una combinazione. L’indicazione dell’autore sanzionante (: Fr.) non è obbligatoria ma vivamente raccomandata dal Codice di nomenclatura botanica. Più raramente il primo nome di autore è unito a un altro per mezzo di un ex. Ciò sta a indicare che il primo autore ha pubblicato la nuova specie in oggetto senza rispettare pienamente le regole imposte dal Codice di nomenclatura (nome invalidato e non utilizzabile), mentre è il secondo autore che in seguito rimedia colmando le omissioni commesse dal primo autore legittimando così lo stesso nome di specie e rendendolo da quel momento valido e utilizzabile. Per esempio: Macrolepiota venenata Jacob ex Bon signifca che Jacob aveva pubblicato la nuova specie Macrolepiota venenata senza rispettare pienamente il Codice di nomenclatura, quindi il nome non è valido; successivamente Bon rimedia, colmando le dimenticanze di Jacob, a rendere da quel momento valido l’epiteto venenata, in base alle regole del Codice di nomenclatura. Il nome, o gruppo di nomi, di autore che segue il binomio della specie in questione può essere scritto per esteso oppure in forma abbreviata, con o senza data di pubblicazione. In pratica si può scrivere: Cortinarius triumphans Fries, oppure Cortinarius triumphans Fr., oppure Cortinarius triumphans Fries 1838, oppure Cortinarius triumphans Fr. 1838. La forma di scrittura abbreviata con data di pubblicazione è quella da noi adottata in questo lavoro e, in base alle raccomandazioni del Codice di nomenclatura più recente (Vienna 2005), corrispondenti alle abbreviazioni proposte in «Authors of Fungal NamesÈ, pubblicazione rinvenibile nel sito www.indexfungorum.org. Queste sono solo alcune delle numerose regole previste dal Codice di nomenclatura.

Appunti su sistematica e nomenclatura dei funghi

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desinenze previste per i ranghi dei taxa

rango regno divisione sottodivisione classe sottoclasse ordine famiglia genere sottogenere specie varietà

desinenza

-mycota -mycotina -mycetes -mycetideae -ales -aceae

esempio applicato ad Agaricus campestris Fungi Amastigomycota Basidiomycotina Homobasidiomycetes Agaricomycetideae Agaricales Agaricaceae Agaricus Agaricus Agaricus campestris Agaricus campestris var. campestris

caratteristiche distintive dei vari taxa

sono sviluppati solo i rami che interessano i basidiomiceti fno al rango di sottoclasse rango dei taxa caratteri distintivi Regno Fungi Organismi eterotrof costituiti da un tallo tipicamente flamentoso, a ife fliformi ramifcate. Amastigomycota Funghi superiori e inferiori, che si riproducono per mezzo di spore fsse e senza fagello (spore non fagellate). Mastigomycota Funghi inferiori, che si riproducono per mezzo di spore mobili munite di fagello (spore fagellate). Divisione Gymnomycota Di transizione fra funghi e animali, costituiti da un plasmodio mobile (in esso sono contenuti i Myxomycetes). Deuteromycota Funghi inferiori, detti imperfetti perché si riproducono in maniera agamica (non sessuata) per mezzo di conidi.

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Guida completa al riconoscimento dei FUNGHI

Basidiomycotina (= basidiomiceti) Sottodivisione Ascomycotina (= ascomiceti) Zygomycotina Homobasidiomycetes Pharagmobasidiomycetes (+ gruppo di transizione) (= eterobasidiomicei) Classe

Teliomycetes

Agaricomycetideae (= agarici e boleti)

Aphyllophoromycetideae (= aflloforali) Sottoclasse

Gasteromycetidae (= gasteromiceti)

Funghi superiori, che si riproducono per mezzo di spore formate all’esterno di cellule chiamate basidi. Funghi superiori, che si riproducono per mezzo di spore formate all’interno di cellule chiamate aschi. Funghi inferiori. Con basidi non settati e che non producono mai spore secondarie. Con basidi settati (trasversalmente o longitudinalmente) e con possibile produzione di spore secondarie a partire da altre spore. Anche con basidi forcati a diapason (= gruppo di transizione). Con basidi settati trasversalmente e assenza di carpoforo, il quale è sostituito da teliospore riunite in pustole erompenti alla superfcie dell’ospite; sono parassiti obbligati di piante superiori (si tratta degli Ustilaginales, chiamati carboni, e le Uredinales, chiamati ruggini). Carpoforo di tipo emiangiocarpico, nel primordio con imenio interno, protetto da un velo, poi esposto all’esterno prima della maturazione delle spore. Con accrescimento dell’imenio defnito (imenoforo a lamelle o a tuboli, carpofori stipitati, raramente sessili). Ballistospore. Carpoforo di tipo gimnocarpico, con imenio esterno, esposto fn dall’inizio all’esterno senza nessuna protezione. Con accrescimento dell’imenio indefnito (imenoforo a tuboli, aculei, pliciforme, liscio, rugoso ecc. Carpofori stipitati, sessili, espanso-refessi, resupinati ecc.). Perlopiù ballistospore. Carpoforo di tipo angiocarpico, con imenio interno, protetto da un involucro fno a completa maturazione delle spore (imenoforo composto da una gleba cellata racchiusa in un peridio, risolta in polvere a maturazione oppure mucillaginosa. Carpofori perlopiù globosi o di forma alquanto bizzarra). Statismospore.

Appunti su sistematica e nomenclatura dei funghi

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Caratteri dei funghi a lamelle Regno Fungi Divisione Amastigomycota Sottodivisione Basidiomycotina (= basidiomiceti) Classe Homobasidiomycetes Sottoclasse Agaricomycetideae (= agarici) I funghi sono degli organismi molto polimorf, perciò, per poterli riconoscere, è di fondamentale importanza imparare a distinguere i loro caratteri morfologici, cromatici e organolettici. Nei funghi a lamelle i caratteri macroscopici in uso ai fni determinativi sono molto numerosi e spesso di non facile osservazione. Solo un’attenta e mirata indagine può evidenziare queste piccole differenze, a volte quasi impossibile da rilevare se non si dispone di funghi freschi e in ogni stadio di sviluppo (molte specie del genere Cortinarius). Non esiste un carattere ritenuto in assoluto più importante di un altro poiché è l’insieme di tutti i caratteri, sia macroscopici sia microscopici, a caratterizzare la specie. In linea di principio tutti dovrebbero avere la stessa valenza, ma non è sempre così. L’importanza di ogni carattere non è mai costante, la sua valenza è sempre relativa al genere o al raggruppamento fungino in studio e dipende molto dalla considerazione attribuitagli dai vari AA. Per esempio, se si prende in esame il carattere macroscopico odore è possibile appurare che all’interno del genere Agaricus esso assume un’importanza primaria: infatti, in questo genere l’odore di fenolo caratterizza e distingue addirittura una sezione (sez. Xanthodermatei). Considerando lo stesso carattere all’interno di numerosi altri generi, esso assume un’importanza secondaria, specifca quando è presente e più o meno caratteristico (per esempio l’odore di fore di iris emanato da Lepista irina caratterizza la specie e non una sezione), di nessuna importanza quando è irrilevante. A un simile risultato si arriva considerando per esempio il carattere microscopico ornamentazione delle spore. Infatti, nelle Tricholomataceae le spore verrucose distinguono il genere Melanoleuca dal genere Tricholoma (i Tricholoma hanno spore lisce, le Melanoleuca le hanno verrucose), ma non è così nelle Coprinaceae, poiché nel genere Coprinus, perlopiù a spore lisce, trovano posto, sparse nelle varie sezioni, anche specie con spore verrucose. La questione è ancora più

Caratteri dei funghi a lamelle

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discutibile nel genere Panaeolus, considerato a spore esclusivamente lisce e senza anello da alcuni AA., a spore sia lisce che verrucose e con o senza anello da altri AA.

Caratteri macroscopici Un fungo con imenoforo a lamelle è in genere composto dai seguenti elementi o parti caratteristiche oggetto di descrizione: cappello, lamelle, gambo, veli, carne, habitat. L’habitat non è una caratteristica intrinseca del carpoforo ma è molto utile ai fni determinativi e per questo da considerare come un “elemento” proprio del carpoforo. In questi elementi bisogna imparare a distinguere i numerosi caratteri macroscopici che li caratterizzano. L’osservazione di certi caratteri va necessariamente effettuata con l’ausilio di una lente d’ingrandimento, allo scopo va benissimo una di 7-10×.

Cappello o pileo (➜ vedi Tavola a p. 338) È il primo elemento a essere descritto, da tutti i micologi, nelle schede descrittive, ma solo per mantenere un ordine ormai universalmente affermato da molto tempo. Tuttavia, i caratteri di primaria importanza, ai fni tassonomici e determinativi, si trovano sulle lamelle. Nel cappello si osserva:

• Dimensione: può essere espressa in millimetri o in centimetri e si riferisce al diametro

del cappello aperto, a carpoforo maturo. È spesso indicata da una banda, delimitata dal limite inferiore e superiore, dentro la quale stanno, tranne eccezioni, le misure della maggior parte dei cappelli dei funghi raccolti di un’unica specie. La dimensione si può approssimativamente indicare per mezzo della taglia: si ritiene di piccola taglia i carpofori con diametro del cappello minore di 4 cm, di taglia media compreso tra 4-10 cm e di taglia grande maggiore di 10 cm. Ovviamente queste misure sono sempre relative al genere o al raggruppamento fungino considerato. • Carnosità: molti funghi a lamelle sono carnosi, in altre parole tra la cuticola del cappello e il dorso delle lamelle vi è uno strato più o meno spesso di carne (generi Agaricus, Tricholoma ecc.). Ma non tutti i funghi sono carnosi; diversi, soprattutto le specie di piccola taglia, sono membranacei, vale a dire che il cappello è costituito dalla sola cuticola pileica in cui appoggiano le lamelle per il loro dorso (generi Mycena, Conocybe ecc.). Naturalmente ci sono funghi più o meno carnosi e più o meno membranacei. Valutare questo carattere è molto importante ai fni determinativi. • Forma: va considerata l’evoluzione del cappello dal momento in cui il suo margine si stacca dal gambo fno all’apertura massima, in pratica dal giovane all’adulto, con particolare attenzione al disco (centro) e al margine (orlo). Nel giovane il cappello è di solito emisferico, ma non sempre, poi con la crescita si possono delineare le seguenti principali forme: cappello emisferico, convesso, piano, conico, campanulato, imbutiforme ecc. Il centro può presentarsi: piano, depresso, ombelicato, umbonato ecc.; se con

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umbone allora può essere ottuso o acuto. Il margine generalmente è la zona di indagine più importante del cappello e va osservato soprattutto nel carpoforo maturo. Esso può presentarsi fortemente arrotolato verso l’interno e si dirà involuto (Paxillus involutus) o, in casi molto rari, arrotolato all’insù e si dirà revoluto (Coprinus lagopus), oppure semplicemente diritto e sono questi i casi più frequenti. Può, inoltre, essere striato (Amanita vaginata), plissettato (genere Coprinus), debordare oltre le lamelle e si dirà eccedente, oppure può presentare dei residui di veli e si dirà appendicolato. • Cuticola: chiamata anche superfcie pileica. In essa si osserva il colore e il suo evolversi dal giovane all’adulto, se separabile o no dalla carne sottostante, il suo aspetto ed eventuale dissociazione. La cuticola può essere viscida-glutinosa oppure asciutta, non viscida ad umido, e allora può essere: glabra, liscia, feltrata, rugosa, sericea, fbrillosa, zonata, lucida, opaca, dissociata in squame, igrofana (= capacità di cambiare colore in presenza di umidità; una cuticola igrofana è più colorata quando è bagnata e sbiadisce con la disidratazione, di solito a incominciare dal centro) ecc. Può anche presentarsi con ornamentazioni adnate, in tal caso si tratta di residui provenienti dalla dissociazione del velo generale sotto forma di verruche di varia conformazione, granuli pulverulenti ecc. Questi ultimi caratteri, per la loro importanza tassonomica, saranno meglio trattati più avanti sotto la voce veli.

lamelle e Colore delle spore in massa (➜ vedi Tavola a p. 339) L’osservazione sulle lamelle riveste un’importanza principale. Soprattutto il colore delle lamelle nel carpoforo adulto (= “colore delle spore in massa”) e la loro inserzione al gambo sono caratteri di primaria importanza per la determinazione dei principali generi. Anche spessore, consistenza e spaziatura sono da tenere in forte considerazione. Il modo con cui le lamelle s’inseriscono al gambo si vede meglio sul fungo sezionato longitudinalmente, per metà dall’alto verso il basso. In genere, tra le lamelle, si trovano intercalate delle lamellule (lamelle più corte, che partono dal margine del cappello e si fermano per strada prima di arrivare al gambo), ed essendo una caratteristica comune di molti funghi a lamelle, esse assumono validità tassonomica solo nei casi in cui sono assenti o quasi assenti.Talvolta le lamelle possono essere anastomizzate, tra loro unite da venature sulla zona dorsale. Per valutare il colore delle spore in massa (= sporea o polvere sporale) bisogna fare in modo che il fungo depositi le sue spore. È suffciente appoggiare il cappello dalla parte delle lamelle su di un foglio trasparente e coprirlo con un bicchiere per evitarne la disidratazione. Dopo circa 3-4 ore le lamelle avranno depositato un numero suffciente di spore (centinaia di migliaia o addirittura milioni), evidenti sotto forma di un disegno in negativo delle lamelle. Si consiglia di ammassare la polvere sporale, servendosi di una lametta da barba, per saturarne il colore. Di solito, per guadagnare tempo, si usa procedere alla determinazione del fungo raccolto guardando il colore delle spore direttamente sulle lamelle senza aspettare il deposito

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sporale. Questo metodo va praticato su carpofori maturi e sempre tenendo in considerazione il colore proprio delle lamelle, osservabile nei giovani esemplari. In molti funghi le lamelle dei giovani carpofori sono bianche. In essi con la crescita e con la progressiva maturazione delle spore le lamelle tendono a cambiare colore e ad assumere quello delle spore; è ovvio che se le spore sono bianche le lamelle resteranno bianche. In questi funghi il colore delle lamelle negli esemplari maturi coincide, con buona approssimazione, con il colore delle spore. In altri funghi le lamelle possono essere variamente colorate già nel carpoforo giovane, colore che sommato a quello delle spore condurrebbe a un’errata valutazione. In questi casi è buona norma osservare il colore delle spore da sporea. Secondo una suddivisione antica ma ancora valida e soprattutto didattica per i principianti, il colore delle spore in massa consente “d’incasellare” un fungo in un determinato gruppo. I principali sono: leucosporei (con spore bianche o crema, crema-rosa molto pallido), rodosporei (con spore rosa, rosa salmone), ocrosporei (con spore ocra, bruno-ocra rugginose, bruno argilla, bruno tabacco non tanto scuro), jantinosporei (con spore viola, bruno-porpora scuro, bruno-viola, bruno bistro) o melanosporei (con spore nere). In pratica nelle lamelle si osserva:

• Inserzione al gambo: le lamelle iniziano dal margine del cappello e fniscono al

gambo. Il modo in cui s’inseriscono al gambo è di grande importanza per distinguere i vari generi. Distinguiamo quattro modi fondamentali: se le lamelle si fermano nelle immediate vicinanze del gambo senza toccarlo si defniscono libere (Amanita phalloides); se arrivano al gambo e si appoggiano su di esso per una piccola parte della loro larghezza si defniscono annesse o smarginate, se sono leggermente uncinate (Cortinarius orellanus); se si appoggiano sul gambo per tutta la loro larghezza si dicono adnate (Hypholoma sublateritium); se invece appoggiandosi totalmente sul gambo continuano a scendere per un tratto più o meno lungo si defniscono decorrenti (Clitopilus prunulus). Naturalmente si possono avere delle condizioni intermedie, talvolta anche sullo stesso carpoforo. In questi casi si può usare il prefsso sub- (per esempio: subdecorrenti per indicare uno stato intermedio tra lamelle adnate e decorrenti) oppure una forma di congiunzione (da adnate a decorrenti, oppure adnate-decorrenti). • Colore: va osservato sia nei carpofori giovani sia in quelli maturi. La sua importanza è stata spiegata precedentemente, nel paragrafo che tratta il colore delle spore in massa. • Frequenza o spaziatura: consiste nel defnire se le lamelle sono ftte o rade (spaziate). Sono ftte quando si ha un numero elevato di lamelle (Collybia maculata), rade quando si hanno poche lamelle (Marasmius rotula). Frequenti sono i casi intermedi in cui non si sa se defnirle ftte o rade, allora si dirà di lamelle subftte o subrade. • Spessore: per valutare lo spessore è meglio effettuare una sezione trasversale delle lamelle. Esse possono essere spesse (Hygrophorus penarius) o sottili (Agaricus campestris), naturalmente essendo una defnizione relativa è l’esperienza che insegna quando sono da defnire spesse e quando sottili; comunque per farsi un’idea ben precisa è di grande aiuto mettere a confronto un Hygrophorus con un Agaricus.

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• Larghezza: si possono avere lamelle larghe o strette (dire di lamelle larghe o strette è

cosa ben diversa di spaziate o ftte, la larghezza e lo spessore sono caratteri rilevabili in un’unica lamella, la frequenza o spaziatura è un carattere da valutare nell’insieme di lamelle del carpoforo). • Consistenza: si possono avere casi in cui la resistenza delle lamelle è alquanto diversa da quella della maggior parte dei funghi. In questi casi la consistenza delle lamelle è discriminante, per esempio possono essere: fragili (in molte Russula), ceracee (genere Hygrophorus), coriacee (Schizophyllum commune) ecc. Di solito le lamelle sono ben aderenti alla carne del cappello ma in alcune specie si staccano con facilità in blocco per pressione con le dita, come avviene per la massa di tuboli nei boleti (Paxillus involutus). • Filo o taglio: in genere è intero o fnemente eroso (visibile con la lente), ma in certi casi è evidentemente seghettato (Lentinus tigrinus); inoltre, può essere concolore alle facce della lamella o diversamente colorato, oppure pallido se è biancastro e le lamelle colorate. Osservando il proflo del flo lamellare si hanno: lamelle diritte se il proflo è diritto, ventricose se forma un ventre in zona centrale e in tal caso le lamelle saranno anche larghe, sinuose se ha un andamento sinusoidale, arcuate se forma un arco e in tal caso le lamelle saranno anche strette.

Gambo o stipite (➜ vedi Tavola a p.340) La stragrande maggioranza di funghi a lamelle è con cappello e gambo. Alcuni sono privi di gambo e attaccati al substrato per una parte del cappello, in genere a forma di conchiglia, o per un tubercolo o pseudogambo. Le dimensioni del gambo si possono esprimere in millimetri o in centimetri e si riferiscono alla lunghezza e allo spessore (= larghezza) a carpoforo maturo. Nel gambo si osserva:

• Inserzione nel cappello: nella maggior parte dei funghi a lamelle il gambo è inserito

nel cappello in posizione centrale ma in alcuni può presentarsi un po’ eccentrico, in pratica spostato dal centro del cappello (Entoloma eccentricum), oppure inserito lateralmente (Pleurotus ostreatus). • Struttura o consistenza: in genere può essere carnoso e spesso oppure non carnoso e sottile. Se carnoso può presentarsi: fbroso, tenero o coriaceo, oppure tenace e cartilagineo (Collybia fusipes), oppure di consistenza gessosa, cassante (generi Russula e Lactarius), può presentarsi pieno o quasi cavo ecc. Se non carnoso può essere: fbroso, tenero e gracile, duro e corneo (Marasmius cohaerens), cartilagineo (Strobilurus esculentus) ecc. Da considerare anche la zona di unione con il cappello, in pratica se è omogeneo o eterogeneo con il cappello. È omogeneo quando la carne del gambo è un tutt’uno con quella del cappello, in questo stato il gambo non è separabile dal cappello se non per lacerazione dei tessuti contigui al punto di unione (generi Tricholoma, Cortinarius ecc.). È eterogeneo quando tra la carne del gambo e quella del cappello c’è una parziale

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interruzione, in questo stato il gambo è facilmente separabile dal cappello senza lacerazione dei tessuti (generi Amanita, Agaricus ecc.). A tal proposito facciamo presente che: tutti i funghi con lamelle libere al gambo sono eterogenei e hanno il gambo facilmente separabile dal cappello; tutti i funghi con lamelle smarginate, adnate o decorrenti sono omogenei e hanno il gambo diffcilmente separabile dal cappello. Le specie con lamelle da sublibere ad annesse sono in uno stato di transizione fra omogeneità ed eterogeneità (genere Collybia). • Forma: di grande importanza, soprattutto la conformazione della base. In genere il gambo è cilindrico, incurvato o fessuoso negli esemplari con gambo lungo e sottile, ma può anche presentarsi: clavato, attenuato alla base o all’apice, obeso, fusiforme ecc. La base può non essere morfologicamente distinta dal resto del gambo oppure ben distinta e, in questi casi, presentarsi come un bulbo di varia conformazione; le forme più frequenti sono: con il bulbo arrotondato (Amanita muscaria) oppure marginato (Cortinarius orichalceus). Non di rado può presentarsi più o meno radicante nel substrato (Xerula radicata), oppure con attaccati dei cordoni miceliari (Agaricus bresadolanus). • Superfcie: può essere con o senza residui di veli, in pratica glabra, liscia, sericea, squamosa, villosa, fbrillosa ecc. Si osserva il colore nel giovane e nell’adulto, se cambia colore per manipolazione o spontaneamente durante la crescita ecc. Quando sono presenti dei residui di veli si possono presentare sotto forma: di anello di varia consistenza e conformazione, di volva, armilla, glutine, squame adnate, granuli polverulenti, residui lanosi, in genere bianchi ma anche variamente colorati ecc. Questi ultimi caratteri, per la loro importanza tassonomica, sono meglio trattati separatamente di seguito sotto la voce veli.

Veli (➜ vedi Tavola a p. 341) L’osservazione dei residui di veli è di fondamentale importanza nel processo determinativo. Di solito vanno osservati nei carpofori giovani e, non di rado, con l’ausilio di una lente di ingrandimento. Molti carpofori, allo stato primordiale, sono avvolti da un velo che li protegge, chiamato velo generale; inoltre possiedono un secondo velo che unisce il margine del cappello al gambo con funzione di protezione dell’imenio, chiamato velo parziale. Con la crescita del carpoforo, il velo generale è il primo a lacerarsi. Il velo generale può essere di consistenza molto variabile e dopo la sua lacerazione, o dissociazione, residui di esso rimangono sul cappello e/o sul gambo. Il velo parziale persiste fno all’inizio della maturazione delle spore e solo a questo punto, con il distacco del margine del cappello dal gambo, si lacera e, in funzione della sua consistenza, rimane sotto forma di anello sul gambo o di cortina, residui ecc. più o meno evidenti sul gambo e, talvolta, anche sul margine del cappello. I residui di veli sono variamente denominati in funzione della loro consistenza, forma e posizione:

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• Volva: generata dal velo generale, si presenta come una membrana, più o meno spes-

sa, che inguaina la base del gambo di alcuni funghi. Essa può essere di diversa consistenza: un velo generale spesso e consistente, con la sua lacerazione, darà vita a una volva carnosa e molto ampia (Amanita caesarea); un velo generale membranaceo genererà una volva membranacea e persistente (Amanita phalloides); un velo generale friabile e poco consistente lascerà tracce di sé sotto forma di residui foccosi o di verruche sul gambo e sul cappello (Amanita strobiliformis); in questi casi è più corretto non parlare di volva ma di residui di velo generale. Tra volva membranosa e “volva” friabile ci sono stadi intermedi che ne caratterizzano la dissociazione: volva dissociata in anelli (Amanita pantherina), in verruche (Amanita muscaria), volva circoncisa (Amanita citrina) ecc. • Verruche: sono residui con base più o meno circolare che si possono trovare sul gambo e sul cappello (Amanita muscaria), generati da un velo generale friabile. In alcuni funghi si trovano verruche di forma conica piramidale (Echinoderma asperum). • Glutine: il velo generale può anche essere di consistenza glutinosa e allora darà vita a carpofori con il cappello e il gambo entrambi glutinosi (Cortinarius trivialis). Fiocchi: quando il velo generale è friabile e di consistenza foccosa, si possono trovare • residui di esso sotto forma di focchi sul gambo e/o sul margine del cappello. Anche il velo parziale, con la sua dissociazione, può dare origine a focchi sulla zona anulare del gambo e/o sul margine del cappello. • Pruina: è generata da un velo generale molto friabile e di consistenza farinosa, granulosa; può essere presente sia sul cappello sia sul gambo (Cystoderna amianthinum). • Anello: generato dal velo parziale, può essere di diversa consistenza; si ha così un anello membranoso e ben evidente (Amanita phalloides), effmero, cotonoso-lanoso ben evidente nel giovane ma molto meno nel carpoforo adulto (Lepiota subincarnata) ecc.; può anche essere formato dalla partecipazione di entrambi i veli, in tal caso si può avere un anello doppio e carnoso a due strati (Macrolepiota procera), membranoso e ornato da focchi sulla faccia inferiore (Agaricus arvensis) ecc. Inoltre, dell’anello bisogna osservare la sua origine: nella maggior parte dei funghi è supero, vale a dire di origine superiore e ben asportabile tirandolo dal basso verso l’alto (Agaricus xanthodermus), ma può essere anche infero, in altre parole di origine inferiore e allora si asporta bene tirandolo dall’alto verso il basso (Agaricus bisporus). • Cortina: generata da un velo parziale di consistenza flamentosa, araneosa, si presenta come una ragnatela che collega il margine del cappello con il gambo (genere Cortinarius). La cortina può essere cospicua e ben evidente anche nei carpofori adulti (Cortinarius aleuriosmus) oppure esigua e non più evidente nell’adulto (Cortinarius duracinus). È sempre bene osservare la presenza di cortina in carpofori giovani, al momento in cui il margine del cappello incomincia a staccarsi dal gambo. Talvolta cospicui residui di velo generale granuloso possono rivestire il gambo fno alla zona anulare e con il velo parziale anuliforme e infero danno luogo a una sorta di guaina che calza il gambo, chiamata armilla.

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Da ricordare inoltre che tanti funghi a lamelle non presentano tracce di veli, neanche nei carpofori giovani (generi Clitocybe, Marasmius, Collybia, quasi tutte le specie dei generi Russula, Tricholoma, Entoloma ecc.).

Carne o trama Della carne si valuta principalmente la consistenza, i caratteri cromatici e organolettici:

• Consistenza: in tanti funghi la carne è molto scarsa o addirittura inesistente, in questi

casi si defnisce esigua e si parlerà di funghi membranacei, non carnosi. Nei funghi carnosi si può approssimativamente quantizzare lo spessore della carne e allora si parlerà di funghi carnosi, molto carnosi (Calocybe gambosa) o poco carnosi (Marasmius oreades). Defnita la carnosità, occorre osservare se la carne è gessosa, cassante (generi Russula e Lactarius) oppure più o meno fbrosa (tutti gli altri generi). Se fbrosa può essere molle e facilmente imbevuta di acqua, oppure tenera, soda, tenace e cartilaginea (generi Collybia, Strobilurus, Marasmius) ecc. In alcuni funghi, alla frattura, la carne emette del latice variamente colorato. Questo carattere è molto importante; infatti, associato alla consistenza gessosa-cassante della carne determina con assoluta sicurezza il genere Lactarius. Nei funghi più o meno fbrosi, a carne non gessosa-cassante (Mycena sanguinolenta, Mycena galopus), il latice emesso alla frattura e il suo colore rivestono un’importanza minore, specifca. • Colore e viraggio: di solito la carne è bianca o biancastra ma non mancano i funghi con carne uniformemente colorata, oppure variamente colorata nelle diverse parti del carpoforo; in pratica ci sono funghi con carne viola (Cortinarius violaceus) o completamente gialla (Cortinarius splendens), oppure gialla alla base del gambo e bianca nel cappello (Gomphidius glutinosus), oppure rossastra (Cortinarius sanguineus) ecc. In altri funghi può imbrunire con la crescita a incominciare dalla base del gambo (Hebeloma mesophaeum). In alcune specie può verifcarsi un viraggio spontaneo, cioè che la carne del fungo cambia di colore per auto ossidazione a contatto con l’aria, al taglio o per sfregamento. L’osservazione di questo carattere è molto importante, anche se la sua intensità è funzione dell’umidità. Ci sono funghi la cui carne vira al rossastro (Agaricus silvaticus) o al giallo (Agaricus silvicola), oppure all’arancione (Macrolepiota rhacodes) ecc. In certe specie la carne messa a contatto con alcuni reagenti chimici cambia colore. Verifcare questo tipo di viraggio è altrettanto importante, soprattutto per lo studio di specie dei generi Russula e Cortinarius. I reattivi macrochimici più comunemente usati per verifcare questo tipo di viraggio sono: solfato ferroso (FeSO4), sistematicamente usato per le specie del genere Russula; idrossido di potassio o di sodio (KOH, NaOH), sistematicamente usato per le specie del genere Cortinarius; idrossido di ammonio (NH4OH) o comune ammoniaca commerciale. Altra importante reazione macrochimica è la reazione incrociata di Schäeffer, sistematicamente usata per le specie del genere Agaricus. Questa reazione consiste nel tracciare due linee incrociate, sulla cuticola o sul gambo, con due

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bacchette di vetro immerse una in acido nitrico (HNO3) e l’altra in anilina (C6H5NH2): se nel punto di incrocio apparirà una colorazione arancione o giallo-arancio è positiva e s’indica RS+, se non appare tale colorazione è negativa e s’indica RS-. Per chi volesse praticare la reazione incrociata di Schäeffer si consiglia vivamente di procedere con cautela, perché l’acido nitrico è un acido ossidante fortissimo e molto pericoloso, mentre l’anilina è una sostanza organica molto cancerogena. Entrambi i reattivi vanno conservati al buio perché molto sensibili alla luce. • Odore: è un carattere molto importante, basti pensare che alcuni funghi si possono facilmente distinguere da specie molto simili, proprio per il loro odore; per esempio il forte odore dolciastro di Lepista nuda è carattere peculiare che ne permette la sicura separazione dalla molto simile Lepista glaucocana, che emana un forte e sgradevole odore terroso. Però questa pratica richiede un buon olfatto per non cadere nella banale soggettività; inoltre, da non dimenticare che l’intensità di odore è funzione di diverse varianti, una di queste è il calore. Si sa che l’intensità di odore è tanto maggiore quanto maggiore è il numero di molecole volatili odorose, provenienti dal fungo in esame, che colpisce i recettori olfattivi, e che la velocità di evaporazione di una sostanza volatile aumenta con l’aumentare della sua energia cinetica, quindi con la temperatura. Ne consegue che l’odore di un fungo si percepisce meglio se si strofna un loro pezzetto tra le dita. Ci sono funghi con odori che ricordano sostanze a noi già note: odore di anice (Clitocybe odora), di fenolo o inchiostro di china (Agaricus moelleri), di cavallo o stallatico (Inocybe haemacta), spermatico (numerose specie del genere Inocybe), fecale (Coprinus narcoticus), di bucce di patate in decomposizione (Cortinarius camphoratus), di miele (Cortinarius multiformis), farinoso o di buccia di anguria (Clitopilus prunulus), di zucchero flato o fori di arancio (Hebeloma sacchariolens), di radice o rafanoide (Hebeloma sinapizans) ecc. Altri funghi hanno odori così particolari e di diffcile associazione con odori comunemente noti al nostro cervello che vanno presi come tali. Questi odori sono defniti col nome della specie più rappresentativa e utilizzati come odori di riferimento nella descrizione di altre specie; i più importanti sono: odore di cristata (defnito anche di scleroderma) emanato da Lepiota cristata e odore di nebularis emanato da Clitocybe nebularis. Di conseguenza per riconoscere questi odori è necessario conoscere queste specie. Alcune volte, nei casi di odori non particolari, basta solamente defnirli come gradevoli o sgradevoli. • Sapore: per defnire il sapore di un fungo bisogna necessariamente effettuare la prova dell’assaggio, che consiste nel prendere un piccolo pezzetto di fungo, preferibilmente dalla zona marginale del cappello, masticarlo per alcuni secondi ed espellere il tutto. L’assaggio può essere praticato per tutti i funghi ma noi sconsigliamo vivamente di effettuare la prova dell’assaggio per Amanita phalloides con la sua varietà alba, per Amanita verna, Amanita virosa, Cortinarius orellanus e Cortinarius speciosissimus (= C. rubellus, C. orellanoide), tutte specie velenose mortali! Tanti funghi non hanno sapori particolari e sono defniti insapori o a sapore mite, diversi hanno sapore di muffa defnito fungino, altri hanno sapore acre o pepato (Lactarius piperatus), oppure amaro (Hypholoma fasciculare), op-

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pure sapori particolari associabili a sapori a noi già noti: di farina o cocomero (Agrocybe praecox), di radice o rafanoide (Volvariella gloiocephala) ecc.

Habitat L’habitat non è un carattere morfologico, tuttavia è di grande aiuto nel processo determinativo e spesso, anche da solo, può assumere valore discriminante. Per esempio: un Leccinum raccolto in un bosco dove non è presente la betulla, determinato come Leccinum versipelle, sarà sicuramente un’errata determinazione, poiché questa specie cresce solo in associazione con la betulla. In molte specie, certi caratteri sono ben evidenti nel carpoforo giovane ma non più nell’adulto e viceversa per altri caratteri. Per cui è buona norma raccogliere di un’unica specie, se possibile, sia carpofori giovani sia maturi. Così facendo sarà anche possibile osservare eventuali evoluzioni che accompagnano certi caratteri, quali il colore, la dissociazione dei veli, della cuticola ecc. Subito dopo che si è raccolto un suffciente numero di carpofori della stessa specie e in diversi stadi di crescita, bisogna guardarsi attorno e prendere nota, su un taccuino, degli elementi che costituiscono l’habitat di raccolta, in pratica delle condizioni ecologiche che caratterizzano l’ambiente o stazione di crescita del fungo. I funghi a lamelle sono per la maggior parte terricoli, cioè crescono su terreno di varia natura: nell’humus di boschi di latifoglie, di conifere o di boschi misti, fogliame e aghi caduti, oppure nei prati, su terreno nudo, sabbioso, paludoso, tra muschio, oppure nei giardini pubblici, nei parchi, lungo le strade battute ecc. Per i funghi raccolti nei boschi o nelle immediate vicinanze di piante, bisogna ulteriormente annotare presso quale essenza arborea è stato trovato, se non si conosce la specie può essere suffciente annotare se di latifoglia o di conifera. Molti funghi sono lignicoli, cioè crescono su legno (alcuni Pholiota, Gymnopilus, Mycena); in questi casi è suffciente osservare se si tratta di legno di latifoglia o di conifera. Alcuni sono fmicoli, crescenti su letame (numerose specie dei generi Coprinus, Panaeolus). Ci sono pure funghi carbonicoli, che crescono su terreno precedentemente bruciato: sono funghi pionieri e chiamati anche funghi del bruciato (Pholiota highlandensis = P. carbonaria). Esistono anche funghi che crescono su altri funghi marcescenti (Volvariella surrecta cresce su Clitocybe nebularis, Nyctalis parasitica su Russula nigricans e specie affni). È anche importante annotare data e località di raccolta, altezza sul livello del mare e il modo di crescita dei carpofori. La data e il luogo di raccolta consentono di ritornare a cercare la stessa specie con buone probabilità di ritrovamento; inoltre, la data indica anche se si tratta di specie primaverile, autunnale o invernale. Il modo di crescita dei carpofori è una caratteristica biologica della specie di non poca importanza. Possiamo distinguere tre principali modi di crescita: solitaria, gregaria, cespitosa. Molti funghi crescono gregari, pochi cespitosi o solitari.

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Caratteri microscopici Per osservare i caratteri microscopici (anatomici e chimici) occorre un microscopio, attrezzo che purtroppo non è alla portata di tutti, e alcuni reattivi chimici. Per questo motivo non ci dilungheremo molto su questo argomento ma lo tratteremo in forma sintetica e per quanto basta a dare al lettore le nozioni fondamentali. I principali elementi da sottoporre a indagine microscopica sono: spore, cistidi, epicute. Generalmente meno importanti ma sempre da tenere in considerazione perché possono diventare principali per lo studio di certi generi sono: basidi, caulocute, velo generale.

spore (➜ vedi Tavola a p. 342) Le spore sono elementi molto piccoli, in genere di lunghezza compresa tra 3-15 µm, di forma e colore molto variabile, e si trovano sulle facce delle lamelle. Sono gli elementi microscopici più importanti e per questo da sottoporre per primi all’osservazione microscopica. Da esse si ricava il maggior numero di caratteri anatomici e chimici, utili per il riconoscimento dei funghi. La parete della spora è distinta in più strati; semplifcando i principali sono: endosporio (strato interno) ed episporio (strato esterno). I primi caratteri da osservazione nelle spore sono la forma, il colore, le dimensioni, la conformazione della parete se liscia o interessata da ornamentazioni ed eventuale presenza di un poro germinativo. Altri caratteri, non meno importanti per lo studio di certi generi, sono: eventuale presenza di una plaga ilare nelle spore verrucose, distaccamento del perisporio, viraggio della parete se trattata con specifci reattivi chimici ecc. Per vedere la forma, il colore, le ornamentazioni e per rilevare le misurazioni delle spore si prende un piccolissimo frammento di lamella, si adagia assieme a una goccia di acqua su di un vetrino porta-oggetto, si copre con un vetrino copri-oggetto e si schiaccia dolcemente. Il vetrino così preparato potrà essere osservato al microscopio. La prima osservazione va sempre effettuata senza l’uso di coloranti, poiché solo così è possibile vedere il colore delle spore. Se sono ialine (= trasparenti, e lo sono tutte le spore che in massa sono bianche) per una migliore osservazione delle stesse e di altri elementi si prepara un altro vetrino colorando il preparato con rosso congo. Vediamo quali sono i principali caratteri delle spore in uso per la classifcazione dei funghi:

• Forma: si possono avere spore sferiche o subsferiche, ovoidali, ellissoidali, cilindriche, fusiformi, poligonali ecc.

• Poro germinativo: nelle spore con poro germinativo, esso è sistemato all’apice della

spora, nella zona opposta all’appendice ilare, si presenta come un assottigliamento trasparente della parete e può essere tronco o prominente, stretto o largo, centrale o eccentrico. • Dimensioni: espresse in µm, indicano la lunghezza e la larghezza delle spore di un’unica specie. Le misure delle spore sono indicate da due valori che delimitano una banda entro la quale stanno le misure della maggior parte delle spore mature (per

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esempio: spore 7-10 × 4-6 µm vuol dire che la maggior parte di spore mature, della specie in oggetto, sono lunghe da 7 a 10 µm e larghe da 4 a 6 µm). È utile calcolare anche il quoziente medio (Q m ), dato dal rapporto della sommatoria delle misurazioni in lunghezza con la sommatoria delle misurazioni in larghezza di un certo numero di spore (in genere bastano 10 misurazioni). Colore: al microscopio, le spore che sono bianche in massa si presentano trasparenti, • quelle colorate appaiono sempre più chiare rispetto al colore delle spore in massa. • Ornamentazione: la parete delle spore può essere liscia, gibbosa, oppure ornamentata da aculei, verruche di varia forma e dimensioni. In certe spore è possibile osservare anche il distaccamento del perisporio (= esosporio) dall’episporio. In questi casi, il perisporio distaccato appare come un sacco trasparente che avvolge la spora oppure come delle bolle che si staccano dalla parete. Le spore con il perisporio che si distacca sono dette caliptrate. In alcune spore con parete verrucosa è possibile osservare la plaga ilare, costituita da una zona liscia, priva di verruche, in prossimità dell’appendice ilare (apicolo). • Amiloidia: si tratta di un saggio eseguito con il reattivo di Melzer (reattivo a base di iodio), in genere su spore di funghi leucosporei. Sono amiloidi le spore la cui parete si colora di blu-nerastro a contatto con il Melzer. • Destrinoidia o pseudoamiloidia: anche questa reazione si saggia con il reattivo di Melzer e interessa pure, oltre a funghi leucosporei, alcune specie con spore colorate di ocra o bruno chiaro. Sono dette destrinoidi o pseudoamiloidi le spore la cui parete si colora di bruno-arancio, bruno-rossastro a contatto con il Melzer. • Cianoflia: questa reazione si esegue con il reattivo blu cotone, generalmente su spore bianche. Sono defnite cianofle quelle spore la cui sola parete si colora di blu a contatto con il blu cotone. Nelle spore cianofle il citoplasma resta incolore, non si colora di blu. • Metacromasia: questo saggio si effettua con il reattivo blu cresile ed è applicato perlopiù a funghi leucosporei della famiglia Lepiotaceae (= Agaricaceae s.l.). Le spore metacromatiche si colorano di due colori a contatto con il blu cresile: l’endosporio di rosso-porpora e l’episporio di blu.

Cistidi (➜ vedi Tavola a p. 343) I cistidi si trovano sulle lamelle: sono cellule (ife) terminali sterili, spesso otticamente vuoti, di forma diversa dai basidi e che, in genere, fuoriescono notevolmente dal livello dell’imenio. In base alla loro posizione sono anche chiamati cheilocistidi o cistidi marginali se si trovano sul flo lamellare e pleurocistidi o cistidi facciali se si trovano sulle facce della lamella. È possibile trovare dei cistidi anche sulla superfcie pileica e sul gambo: in queste posizioni sono denominati rispettivamente pileocistidi e caulocistidi. Nel genere Russula i pileocistidi sono chiamati dermatocistidi. I cistidi possono essere di forma e dimensioni molto variabili. Quando presenti, in essi si osserva: la forma, le dimensioni ed eventuali incrostazioni o contenuto granuloso.

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Le principali forme di cistidi sono:

• cistidi vescicolosi, piriformi; • cistidi claviformi; • cistidi cilindrici, flamentosi; • cistidi fusiformi; • cistidi lageniformi, ventricosi e con appendice; • cistidi lecitiformi, a forma di birillo, di bottiglia; • cistidi uncinati; • cistidi metuloidi e muricati, a parete spessa e con cristalli all’apice; • cistidi diverticolati, con bitorzoli. E tantissime altre forme intermedie o completamente diverse che non stiamo a elencare.

epiCute o pileipellis (➜ vedi Tavola a p. 343) La cuticola è un’importante zona di indagine microscopica. In essa si possono distinguere due principali strati di ife: uno esterno chiamato epicute o pileipellis e un altro a diretto contatto con la carne del cappello chiamato ipocute o ipoderma. Lo strato di maggiore interesse è l’epicute. Gli elementi terminali che la costituiscono possono essere morfologicamente molto diversi. In base alla loro forma e disposizione si può avere diverse confgurazioni di epicute. I principali tipi di epicute sono:

• Cutis: è la confgurazione più comune e per questo considerata banale. Costituita da ife cilindriche, cilindriche-fliformi e distese, più o meno parallele o confuse.

• Tricoderma: composto da ife cilindriche, cilindriche-fliformi e rialzate, come dei peli

irsuti. • Imeniderma: formato da ife claviformi, piriformi o subsferiche, regolarmente disposte a palizzata, simile alla disposizione dei basidi nell’imenio. • Epitelio o cellulare: costituito da ife cellulari, sferiche o subsferiche, libere o subcatenulate ma non regolarmente allineate come in una palizzata imeniale.

Queste confgurazioni possono essere interessate da uno strato più o meno spesso di gel in cui sono immerse le ife terminali dell’epicute, spesso rinvenibili in frammenti poiché di solito è la loro parete a gelatinizzare. In questi casi si fa precedere la denominazione dell’epicute con il prefsso ixo-: una cutis gelatinizzata si chiamerà ixocutis, un tricoderma gelatinizzato si chiamerà ixotricoderma, un imeniderma gelatinizzato si chiamerà ixoimeniderma. Tutti i funghi con epicute gelatinizzata, vale a dire costituita da un ixocutis, ixotricoderma o ixoimeniderma, hanno la cuticola pileica viscida o glutinosa con il tempo umido. In tanti funghi la confgurazione dell’epicute non è così nettamente schematizzata ma assume una conformazione intermedia, di transizione da una forma a un’altra (in Aga-

Caratteri dei funghi a lamelle

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ricus langei si ha un’epicute di tipo cutis con transizione verso un tricoderma, ad ife distese con ciuff di ife rialzate), oppure è possibile riscontrare l’associazione di due confgurazioni in un’unica epicute (in Lepiota forquignonii si ha un’epicute di tipo tricoderma con alla base uno strato di ife clavate e piriformi disposte come un imeniderma). Nello studio della cuticola, oltre al rilevamento del tipo di epicute, si deve anche effettuare la misurazione degli elementi terminali, in genere è suffciente la sezione, rilevare l’eventuale presenza di giuntiafbbia, di cistidi (pileocistidi o dermatocistidi), e defnire la localizzazione e il tipo di pigmento.s Le ife che costituiscono il carpoforo sono frequentemente settate, cioè unite e delimitate dai setti. Numerose specie sono provviste di giunti a fbbia. Un giunto a fbbia appare come una protuberanza che collega due ife contigue a livello del setto e, se presenti, possono essere abbondanti e in ogni parte del tessuto oppure rari e localizzati in specifche zone del carpoforo. In quest’ultimo caso vanno cercati alla base dei basidi. Per chi pratica della microscopia, si consiglia di stare molto attenti nel giudicare frettolosamente la presenza o assenza di giunti a fbbia e di non lasciarsi ingannare dai “falsi giunti a fbbia”. Il “falso giunto a fbbia” è un rigonfamento della parete dell’ifa in prossimità del setto, che accrescendosi svilupperà una nuova ifa. Il pigmento è in genere più concentrato nelle ife dell’ipocute ed è distinto in:

• Pigmento intracellulare: è localizzato all’interno della cellula sotto forma di gra-

nuli più o meno piccoli diffusi nel citoplasma e/o nei vacuoli. Può essere distinto, con molta diffcoltà, in vacuolare se localizzato all’interno dei vacuoli e in granulare se fnemente sparso in tutto il citoplasma. È suffciente indicare solo la localizzazione intracellulare del pigmento. • Pigmento extracellulare: è localizzato all’esterno della cellula sotto forma di granuli, più o meno grossi, liberi negli interstizi tra le cellule. Questo tipo di pigmento è spesso solubile in acqua e ammoniaca, talvolta anche nella sola acqua. • Pigmento parietale o membranario: è localizzato sulla parete della cellula e può essere distinto in parietale liscio quando la parete appare uniformemente colorata senza tracce di incrostazioni e in parietale incrostante quando appare grossolanamente incrostata, zebrata.

basidi, CauloCute, Velo Generale L’indagine su basidi, caulocute e veli è in genere meno importante ma non per questo da trascurare. L’osservazione di questi elementi è di fondamentale importanza solo in pochi generi di funghi: per esempio, è molto importante l’osservazione della caulocute nei generi Inocybe e Conocybe, oppure l’osservazione del velo nei generi Coprinus e Amanita. I basidi compongono lo strato di imenio che tappezza le facce della lamella. In essi, in genere, si osserva se sono bisporici o tetrasporici, vale a dire se sono produttori di

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due o di quattro spore; ciò si può vedere dal numero di spore attaccate agli sterigmi situati all’apice nei basidi maturi, oppure dal numero di sterigmi nei basidi che hanno già sporurato o in fase di formazione delle spore. Raramente e solo in certi funghi si osserva se sono carminofli (generi Lyophyllum, Calocybe). Si dicono carminofli o siderofli i basidi in cui il contenuto granuloso assume un colore nerastro a contatto con il reattivo carminio-acetico e in presenza di ferro. Nella caulocute (= superfcie del gambo) si osservano gli elementi terminali ed eventuali cistidi (caulocistidi). Per quanto riguarda i veli è microscopicamente interessante l’osservazione del solo velo generale, che consiste nel determinare la forma, le dimensioni e il colore delle ife che lo costituiscono.

Caratteri dei funghi a lamelle

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Principali generi dei funghi a lamelle

Ordine POLYPORALES p.p. Famiglia POLYPORACEAE p.p.

GeNere:

LENTINUS Fr. 1825 Specie tipo:

Lentinus crinitus (L. : Fr.) Fr. 1825

Le specie del genere Lentinus (circa 8 specie) si riconoscono principalmente per la carne coriacea, molto tenace, la crescita lignicola, le spore bianche in massa e per le lamelle adnate-decorrenti e con il flo più o meno seghettato. Descrizione: carpofori carnosi, di taglia da piccola a grande. Cappello squamoso, feltrato, di colore brunastro, nerastro, almeno sulle squame. Lamelle da adnate a decorrenti, biancastre, con il flo in genere seghettato. Gambo spesso eccentrico, ma anche centrale. Carne molto fbrosa, piuttosto tenace, coriacea. Spore bianche, ellissoidali, cilindriche-fusiformi, lisce, non amiloidi. Trama lamellare da regolare a irregolare. Sistema ifale dimitico (carattere che conferisce alla carne la consistenza coriacea, tenace). Habitat: lignicolo, su legno di latifoglie e di conifere. Note: il genere Panus, ritenuto sinonimo di Lentinus, potrebbe essere separato per la trama lamellare irregolare, con subimenio poco sviluppato, lasciando in Lentinus le specie con trama lamellare regolare. Il genere Lentinellus è distinto per le spore amiloidi e verrucose.

Tra i funghi a spore bianche o biancastre, i Pleurotus (circa 8 specie) si riconoscono per la crescita di solito lignicola e cespitosa, con il gambo laterale, eccentrico o assente, e per le lamelle molto decorrenti, con il flo non seghettato. Descrizione: carpofori carnosi, di taglia da media a grande. Cappello in genere petaloide, a forma di conchiglia, con il margine spesso involuto, di vario colore. Lamelle notevolmente decorrenti sul gambo, biancastre, con il flo intero. Gambo laterale o assente, oppure eccentrico. Carne fbrosa, abbastanza soda, tenace. Spore biancastre, crema-lilla, cilindriche, lisce, non amiloidi. Trama lamellare irregolare, con subimenio ben sviluppato. Sistema ifale monomitico o amfmitico. Habitat: lignicolo, raramente alla base di ombrellifere, perlopiù cespitosi.

GeNere:

PLEUROTUS (Fr.) P. Kumm. 1871 Specie tipo:

Pleurotus ostreatus (Jacq.) P. Kumm. 1871

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Note: il genere Lentinus è molto simile ma si distingue abbastanza agevolmente almeno per la carne più coriacea e per le lamelle con il flo più o meno seghettato. Il genere Hohenbuehelia si distingue per il cappello un po’ elastico-gelatinoso e per i cistidi a parete spessa e con cristalli all’apice. Le specie del genere Panellus hanno spore amiloidi.

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Ordine BOLETALES p.p. Famiglia PAXILLACEAE Questo genere è costituito da una sola specie: Omphalotus olearius. A crescita lignicola, facilmente rinvenibile di solito alla base di olivi o di querce, si riconosce principalmente per il colore arancio, bruno-arancio in ogni sua parte, per il gambo eccentrico e le lamelle decorrenti. Descrizione: carpoforo carnoso, di taglia media. Cappello convesso-imbutiforme, di colore arancione, arancio-brunastro. Lamelle decorrenti, da giallo-arancio ad arancio-brunastro (luminescenti al buio in carpofori freschi). Gambo tendenzialmente eccentrico, ma anche centrale, concolore al cappello. Carne fbrosa, abbastanza tenace. Spore biancastre, ellissoidali, lisce, non amiloidi, non destrinoidi. Epicute di tipo cutis. Habitat: lignicolo, su legno di latifoglie, raramente di conifera, predilige crescere alla base di olivi o di querce, subcespitoso o cespitoso.

GeNere:

OMPHALOTUS Fayod 1889 Specie tipo:

Note: nel genere Hygrophoropsis trova posto una specie che può essere facilmente confusa con Omphalotus olearius. Si tratta di Hygrophoropsis aurantiaca, distinta per le spore destrinoidi e per le lamelle biforcate; inoltre, ama crescere tra residui legnosi nei boschi di conifere.

Le specie appartenenti al genere Paxillus (circa 5 specie) si riconoscono per il cappello con il margine molto involuto e per le lamelle decorrenti, colorate di giallo-ocra nell’adulto per maturazione delle spore, facilmente separabili in blocco dalla carne del cappello per pressione con le dita e in genere imbrunenti. Descrizione: carpofori carnosi, di taglia da media a grande. Cappello convesso-imbutiforme, raramente spatoliforme, con il margine molto involuto, feltrato nel giovane, di colore giallo-brunastro, bruno-olivastro. Lamelle decorrenti, giallastre, giallo-ocra, di solito imbrunenti al tocco, facilmente separabili in blocco dalla carne del cappello (come la massa di tuboli nel genere Boletus). Gambo centrale o eccentrico, raramente laterale o sessile, da glabro a feltrato. Carne fbrosa, giallastra, brunastra. Spore ocra, bruno-ocra, ellissoidali-ovoidali, lisce, in genere destrinoidi. Epicute di tipo cutis. Habitat: terricolo o lignicolo, su terreno, su legno di latifoglie e di conifere.

Omphalotus olearius (DC. : Fr.) Singe 1946

GeNere:

PAXILLUS Fr. 1836 Specie tipo:

Paxillus involutus (Batsch : Fr.) Fr. 1838

Note: le specie del genere Leucopaxillus, di portamento simile, hanno anch’esse il margine del cappello molto involuto e le lamelle facilmente staccabili ma sono a spore bianche.

Principali generi dei funghi a lamelle

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Ordine BOLETALES p.p. Famiglia GOMPHIDIACEAE

GeNere:

GOMPHIDIUS Fr. 1836 Specie tipo:

Gomphidius glutinosus (Schaeff. : Fr.) Fr. 1838

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I Gomphidius (circa 3 specie) si riconoscono facilmente per il cappello glutinoso, le spore nere, le lamelle molto spesse, rade e decorrenti, per la carne biancastra nel cappello e caratteristicamente gialla alla base del gambo. Descrizione: carpofori carnosi, di taglia media. Cappello convesso, piano o depresso, viscido o glutinoso, di colore grigio, violetto, rosa. Lamelle decorrenti, molto spesse e rade, grigiastre, nerastre nel carpoforo maturo. Gambo viscido o glutinoso, biancastro, giallo alla base. Carne biancastra, gialla alla base del gambo. Spore nere, bruno-nerastre, fusiformi, lisce, non amiloidi. Epicute di tipo ixocutis. Habitat: terricolo, nei boschi di conifere, in genere con presenza di larice. Note: il genere Chroogomphus si distingue principalmente per la carne completamente colorata di arancione, arancio-giallognolo, color vinaccia e per il cappello asciutto o leggermente viscido, non glutinoso.

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Ordine AGARICALES Famiglia HYGROPHORACEAE Nel genere Hygrocybe (circa 60-70 specie) sono sistemati funghi spesso vivacemente colorati e di consistenza vetrosa, più o meno membranacei e a spore bianche, distinti per le lamelle molto spesse e ceracee, lardacee, cedevoli al tocco, spesso rade, e per la crescita nei prati. Descrizione: carpofori membranacei o poco carnosi, di taglia da piccola a media. Cappello convesso, conico, ottuso o acuto, asciutto, viscido-glutinoso, di solito vivacemente colorato, giallo, arancio, rosso, anche verde, grigio, violetto, bruno-nerastro. Lamelle da sublibere-annesse a adnatedecorrenti, spesse e rade, di consistenza ceracea, lardacee, cedevoli al tocco. Gambo asciutto, viscido-glutinoso, spesso concolore al cappello o più pallido. Carne esigua, generalmente di consistenza vetrosa e concolore alle superfci. Spore bianche, ovoidali-ellissoidali, lisce, non amiloidi. Trama lamellare regolare e irregolare. Epicute di varia tipologia: cutis, ixocutis, ixotricoderma. Habitat: terricolo, in genere nei prati, nei pascoli di montagna.

GeNere:

HYGROCYBE (Fr.) P. Kumm. 1871 Specie tipo:

Hygrocybe conica (Schaeff. : Fr.) P. Kumm. 1871

Note: alcuni autori separano il genere Camarophyllus (= Cuphophyllus), costituito da specie con trama lamellare irregolare a ife strette.

Il genere Hygrophorus (circa 60-70 specie) comprende funghi a spore bianche, con lamelle molto spesse e ceracee, lardacee, cedevoli al tocco, rade, adnate-decorrenti e crescenti nei boschi. Descrizione: carpofori carnosi o poco carnosi, di taglia da piccola a grande. Cappello più o meno convesso, generalmente viscido o glutinoso, raramente asciutto, di vario colore. Lamelle adnate-decorrenti, spesse e rade, di consistenza ceracea, lardacee, cedevoli al tocco. Gambo asciutto, viscido-glutinoso, spesso foccoso all’apice, talvolta con residui di velo cortiniformi. Carne consistente, non vetrosa. Spore bianche, ellissoidali, lisce, non amiloidi. Trama lamellare bilaterale. Epicute di varia tipologia: cutis, ixocutis, ixotricoderma. Habitat: terricolo, nei boschi.

GeNere:

HYGROPHORUS Fr. 1836 Specie tipo:

Hygrophorus eburneus (Bull. : Fr.) Fr. 1838

Note: il genere Hygrocybe ha trama lamellare regolare, irregolare nei Camarophyllus. Il genere Hygrophorus ha trama bilaterale. Il genere Camarophyllopsis (= Hygrotrama) ha epicute cellulare, di tipo imeniderma.

Principali generi dei funghi a lamelle

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Ordine AGARICALES Famiglia TRICHOLOMATACEAE

GeNere:

ARMILLARIA (Fr.) Staude 1857 Specie tipo:

Armillaria mellea (Vahl : Fr.) P. Kumm. 1871

CLITOCYBE (Fr.) Staude 1857

Clitocybe nebularis (Batsch : Fr.) P. Kumm. 1871

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Note: Catathelasma imperiale (= Biannularia imperialis), unica specie di questo genere, ha il gambo radicante con due anelli inferi, carne con odore farinoso, di cocomero, e cresce su terreno nei boschi di conifere, non cespitoso.

Le Clitocybe (circa 90-110 specie), tra i funghi a spore bianche e con gambo centrale, si riconoscono principalmente per il cappello spesso imbutiforme, depresso-imbutiforme e per le lamelle decorrenti. Descrizione: carpofori carnosi o poco carnosi, di taglia da piccola a grande. Cappello imbutiforme, spesso depresso al centro, raramente convesso, glabro, igrofano o non igrofano, bianco o variamente colorato. Lamelle molto decorrenti, talvolta adnate. Gambo biancastro o concolore al cappello, senza anello. Carne consistente, biancastra o concolore alla superfcie. Spore bianche o crema, ellissoidali, lisce, non amiloidi, non cianofle. Epicute di tipo cutis. Habitat: in genere terricolo.

GeNere:

Specie tipo:

Il genere Armillaria (circa 10 specie), è costituito da funghi a spore bianche riconoscibili per le lamelle adnate-decorrenti, per la cuticola pileica con squame irsute, il gambo di solito con anello e per la crescita spesso lignicola e cespitosa (Armillaria tabescens è senza anello ma si riconosce per le squame irsute sul cappello). Descrizione: carpofori carnosi, di taglia media. Cappello convesso, con umbone, con squame irsute, soprattutto al disco, viscido se umido, igrofano oppure no, giallastro, bruno-miele, bruno-olivastro. Lamelle adnatedecorrenti, biancastre. Gambo con o senza anello. Carne fbrosa. Spore biancastre, ellissoidali, lisce o con costolature longitudinali, non amiloidi. Epicute di tipo cutis o ixocutis. Habitat: lignicolo, raramente terricolo, in genere cespitoso, ma anche subcespitoso o gregario.

Note: il genere Lepista è ben distinto per le spore verrucose e cianofle. Un carattere macroscopico molto utile per distinguere sul campo le Lepista dalle Clitocybe sta nelle lamelle: facilmente separabili dalla carne del cappello nelle Lepista, non separabili nelle Clitocybe. Il genere Pseudoclitocybe si riconosce per le spore amiloidi. Il genere Omphalina comprende carpofori più piccoli, membranacei, con il cappello ombelicato e con il gambo subcartilagineo.

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Ordine AGARICALES Famiglia TRICHOLOMATACEAE Le Collybia (circa 30-40 specie) sono funghi dal portamento esile e slanciato, non tozzo, a spore bianche, distinte principalmente per il gambo cartilagineo, tenace, e per le lamelle sublibere-annesse e molto ftte. Descrizione: carpofori poco carnosi, quasi membranacei, raramente carnosi, di taglia da piccola a media. Cappello convesso o piano, glabro, igrofano o non igrofano, spesso elastico-cartilagineo, di vario colore. Lamelle sublibere-annesse, raramente adnate, in genere molto ftte. Gambo cartilagineo, tenace, glabro, striato o solcato, villoso-fbrilloso, feltrato, talvolta radicante, senza anello. Carne molto fbrosa, tenace. Spore bianche o crema, ellissoidali, lisce, non amiloidi. Epicute di tipo cutis. Habitat: terricolo o lignicolo, alcune specie crescenti da sclerozio. Note: anche il genere Marasmius comprende specie con il gambo cartilagineo-tenace, tuttavia, pur essendo molto vicino al genere Collybia, si riconosce facilmente per le lamelle molto rade e per l’epicute di tipo imeniderma. Le specie del genere Flammulina hanno la cuticola gelatinosa e il gambo vellutato. Le specie del genere Xerula (= Oudemansiella) hanno il gambo profondamente radicante e l’epicute di tipo imeniderma. Macrocystidia cucumis (e sue varietà), unica rappresentante del suo genere, è ben distinta per il forte odore di olio di fegato di merluzzo e per i grossi cistidi sul cappello e sul gambo. Il genere Callistosporium ha spore con granuli gialli, ben evidenti in ammoniaca.

Tra le specie poco carnose o membranacee e a spore bianche, le Laccaria (circa 8 specie) si riconoscono per il colore rosa, bruno-rossastro, violetto in ogni parte del carpoforo (lamelle comprese), per le lamelle spesse e rade e per le spore aculeate. Descrizione: carpofori poco carnosi, membranacei, di taglia da piccola a media. Cappello convesso, piano, depresso, glabro o fnemente squamoso, igrofano o non igrofano, di solito bruno-rossastro, rosa, ma anche violetto. Lamelle adnate, adnate-decorrenti, spesse e rade. Gambo in genere concolore al cappello, senza anello. Carne esigua, concolore alle superfci. Spore bianche, bianche-lilla, da ellissoidali a subsferiche, verrucose-aculeate, non amiloidi. Epicute di tipo cutis. Habitat: terricolo o lignicolo, su strame di foglie, residui di legno ecc. Note: le lamelle spesse e rade delle Laccaria richiamano un po’ le specie della famiglia Hygrophoraceae. Tuttavia, le spore verrucose-aculeate delle Laccaria ne permettono un’agevole separazione da queste ultime.

GeNere:

COLLYBIA (Fr.) Staude 1857 (= Gymnopus, Rhodocollybia) Specie tipo:

Collybia tuberosa (Bull. : Fr.) P. Kumm. 1857

GeNere:

LACCARIA Berk. & Broome 1883 Specie tipo:

Laccaria laccata (Scop. : Fr.) Cooke 1884

Principali generi dei funghi a lamelle

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Ordine AGARICALES Famiglia TRICHOLOMATACEAE Il genere Lepista (circa 15-20 specie) raccoglie specie provenienti dai generi Tricholoma e Clitocybe, caratterizzate dalle lamelle facilmente staccabili dalla carne del cappello (paxilloidi) e dalle spore crema-rosate, verrucose e cianofle. Descrizione: carpofori carnosi, di taglia da media a grande. Cappello da convesso a depresso-imbutiforme, igrofano o non igrofano, glabro, raramente feltrato, di vario colore, biancastro, fulvo-ocra, giallo-arancio, violetto. Lamelle da smarginate-adnate a decorrenti, ftte, spesso staccabili in blocco dalla carne del cappello (come nel genere Paxillus o come i tuboli nel genere Boletus). Gambo senza anello. Carne da consistente a molliccia, di vario colore. Spore crema-rosa, ellissoidali, verrucose, aculeate, non amiloidi, cianofle. Epicute di tipo cutis. Habitat: terricolo, di solito nei boschi, ma anche nei prati.

GeNere:

LEPISTA (Fr.) W.G. Sm. 1870 Specie tipo:

Lepista densifolia (J. Favre) Singer & Clémençon 1973

GeNere:

LYOPHYLLUM P. Karst. 1881 Specie tipo:

Lyophyllum leucophaeatum (P. Karst.) P. Karst. 1881

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Note: il genere Leucopaxillus, anch’esso con le lamelle facilmente staccabili dalla carne del cappello, è separabile per il margine del cappello molto involuto e per le spore amiloidi.

I Lyophyllum (circa 20-30 specie) sono funghi a spore biancastre e con basidi carminofli (siderofli), dal portamento tricholomoide, riconoscibili principalmente per la consistenza più o meno elastica della carne. Una parte di essi si riconosce per il viraggio al blu o al rosso-nero, blu-nero delle lamelle al tocco, l’altra parte per la crescita cespitosa. Descrizione: carpofori carnosi, di taglia da media a grande. Cappello igrofano o non, glabro, di vario colore, spesso elastico-cartilagineo. Lamelle da smarginate a decorrenti, in alcune specie viranti al bluastro, oppure al giallo o al rossastro per passare poi al nero o direttamente annerenti per manipolazione. Gambo senza anello. Carne fbrosa, un po’ elastica, soda. Spore bianche o crema, da subsferiche a cilindriche-ellissoidali, talvolta triangolari, lisce, più raramente fnemente verrucose, non amiloidi, cianofle. Basidi con granulazioni carminofli. Epicute di tipo cutis, con pigmento parietale incrostante. Habitat: terricolo, nei boschi, nei prati, gregario o cespitoso. Note: il genere Tephrocybe, diffcilmente distinguibile da Lyophyllum, è costituito da carpofori di piccola taglia, poco carnosi e dal portamento collybioide, spesso con odore farinoso, anch’essi con basidi carminofli (alcuni AA. lo includono nel genere Lyophyllum). Anche il genere Calocybe ha basidi carminofli, ma si distingue da Lyophyllum principalmente per il pigmento intracellulare (alcune specie anche per l’epicute di tipo tricoderma-cellulare).

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Ordine AGARICALES Famiglia TRICHOLOMATACEAE Tra i funghi membranacei e a spore bianche, i Marasmius (circa 30-40 specie) si riconoscono facilmente per il gambo cartilagineo-tenace, perfno corneo in alcune specie, spesso fliforme, e per le lamelle molto rade. Descrizione: carpofori membranacei o poco carnosi, reviviscenti con l’umidità, di piccola o piccolissima taglia. Cappello da convesso a ombelicato, spesso plissettato-striato, di vario colore. Lamelle da libere e distanti (anche inserite in un collarium) ad annesse-adnate, molto rade, talvolta quasi assenti. Gambo cartilagineo, tenace, in alcune specie corneo, spesso fliforme, senza anello. Carne molto fbrosa, di solito esigua. Spore bianche, subsferiche o ellissoidali, lisce, non amiloidi. Cistidi diverticolati. Epicute di tipo imeniderma, con elementi lisci o diverticolati, sovente con pileocistidi. Habitat: lignicolo o terricolo, nei boschi, nei prati, sui rami, sulle foglie. Note: strettamente correlato è il genere Marasmiellus, distinto per l’epicute di tipo cutis (a ife cilindriche distese). Il genere Micromphale ha il cappello elastico-gelatinoso per via di uno strato di ife gelatinizzate sotto l’epicute. Il genere Crinipellis ha il cappello e il gambo ricoperti da lunghi elementi piliformi a parete ispessita. Tutte le specie appartenenti a questi generi hanno il gambo cartilagineo, tenace, come nei Marasmius, e sono defniti funghi marasmioidi.

Le Melanoleuca (circa 50-60 specie) si distinguono dai Tricholoma (funghi carnosi a spore bianche e con lamelle smarginate) per il cappello spesso igrofano e umbonato, il gambo più sottile, di solito slanciato, e fbrilloso, subcorticato, ma soprattutto per le spore verrucose e amiloidi. Descrizione: carpofori carnosi o poco carnosi, di taglia da piccola a grande. Cappello convesso, anche depresso nell’adulto, di solito con umbone, in genere biancastro, grigiastro o brunastro, di solito più o meno igrofano. Lamelle smarginate-adnate, ftte, bianche o grigio-brune. Gambo relativamente sottile, di solito slanciato, subcorticato, fbrilloso, fbrilloso-squamoso, senza anello. Carne piuttosto fbrosa, spesso bruno-nerastra alla base del gambo. Spore bianche o bianco-crema, da subsferiche a ellissoidali, verrucose, amiloidi. Cistidi fusiformi o a peli di ortica, spesso con cristalli all’apice, alcune specie senza cistidi. Giunti a fbbia assenti. Epicute di tipo cutis o con transizione verso un tricoderma. Habitat: terricolo, nei boschi, nei prati.

GeNere:

MARASMIUS Fr. 1836 Specie tipo:

Marasmius rotula (Scop. : Fr.) Fr. 1838

GeNere:

MELANOLEUCA Pat. 1897 Specie tipo:

Melanoleuca vulgaris (Pat.) Pat. 1897

Note: alcuni Leucopaxillus, confondibili per il loro portamento con le Melanoleuca, si distinguono per il margine del cappello involuto e per la presenza di giunti a fbbia.

Principali generi dei funghi a lamelle

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Ordine AGARICALES Famiglia TRICHOLOMATACEAE

GeNere:

MYCENA (Pers.) Roussel 1806 Specie tipo:

Mycena galericulata (Scop. : Fr.) Gray 1821

GeNere:

NYCTALIS Fr. 1825 (= Asterophora) Specie tipo:

Nyctalis parasitica (Bull. ex Pers. : Fr.) Fr. 1838

Le Mycena (circa 120-140 specie) sono funghi membranacei a spore bianche, riconoscibili principalmente per il cappello conico-campanulato, campanulato-convesso, con il margine spesso striato e per il gambo sottile e slanciato. Descrizione: carpofori membranacei, di taglia piccola o molto piccola, raramente media. Cappello da conico-campanulato a campanulato-convesso, talvolta anche un po’ ombelicato, spesso striato, glabro o pruinoso, anche viscido, di vario colore. Lamelle da annesse-smarginate a decorrenti, a volte con il flo colorato. Gambo sottile, spesso cavo, da glabro a pruinoso, a volte viscido, in alcune specie con latice, senza anello. Carne esigua, pressoché inesistente. Spore bianche, ellissoidali, lisce, amiloidi, raramente non amiloidi, non cianofle. Epicute di tipo cutis o ixocutis, costituita da ife in genere diverticolate, ma anche lisce. Habitat: lignicolo o terricolo, nei boschi, sui rami, sulla corteccia, nei prati ecc. Note: i generi che gravitano attorno a Mycena sono abbastanza numerosi. Citiamo i più importanti: il genere Mycenella si distingue per le spore subsferiche con appendice ilare (= apicolo) angolosa e molto sviluppata; nel genere Hemimycena sono sistemate “micene” bianche; il genere Delicatula comprende “micene” molto piccole, bianche, con residui di velo e con lamelle venose; il genere Hydropus è costituito da specie di solito scure e con il gambo pruinoso-peloso.

Il genere Nyctalis (2 specie) è ben delimitato e facilmente riconoscibile per la crescita su carpofori marcescenti di Russula (in genere del gruppo di R. nigricans), le lamelle spesse, rade e spesso incomplete, ridotte a poche pieghe, e per la formazione di clamidospore brune assieme alle normali spore biancastre. Descrizione: carpofori poco carnosi, di piccola taglia. Cappello convesso, biancastro, grigio-lilla o brunastro, spesso ricoperto da una polvere bruna (clamidospore). Lamelle adnate-decorrenti, molto spesse e rade, spesso incomplete, ridotte a poche pieghe per formazione di clamidospore. Gambo biancastro, anche annerente. Carne un po’ esigua. Spore biancastre, ellissoidali, lisce (le clamidospore sono brunastre e a forma di stella). Basidi carminofli. Habitat: su carpofori marcescenti di Russula nigricans e specie affni, in genere cespitosi. Note: genere caratteristico e inconfondibile.

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Ordine AGARICALES Famiglia TRICHOLOMATACEAE Il genere Strobilurus (3 specie) comprende funghi a spore bianche simili a Collybia, con la caratteristica di crescere su strobili (pigne) e in primavera. Descrizione: carpofori poco carnosi, quasi membranacei, di taglia piccola. Cappello convesso, piano, brunastro, ocraceo, talvolta pallidescente fno al biancastro nei carpofori coperti dalle foglie, non igrofano o solo leggermente, glabro. Lamelle da annesse-smarginate ad adnate. Gambo cartilagineo, tenace, profondamente radicante, glabro, peloso sulla parte radicante. Carne piuttosto fbrosa, quasi esigua, elastico-tenace. Spore bianche, ellissoidali, lisce, non amiloidi, non cianofle. Epicute di tipo imeniderma. Habitat: terricolo, nei boschi di conifere, crescente in primavera su strobili spesso interrati, in genere di pino silvestre e di abete rosso. Note: Baeospora myosura è molto simile e di non facile distinzione macroscopica, cresce anch’essa su strobili ma in autunno. Tuttavia, è ben distinta nei caratteri microscopici poiché il genere Baeospora ha epicute di tipo cutis e spore amiloidi. Le Mycena strobilicole non possono essere confuse con gli Strobilurus per via del cappello conico-campanulato, membranaceo, e per il gambo non cartilagineo-tenace come negli Strobilurus.

Tra i funghi carnosi e a spore bianche, i Tricholoma (circa 70-80 specie) si riconoscono principalmente per le lamelle annesse-smarginate e per il gambo in genere senza anello (raramente con anello o cortina). Descrizione: carpofori carnosi, di taglia da media a grande. Cappello convesso, piano, anche campanulato, viscido o asciutto, glabro, fbrilloso o squamoso, di vario colore. Lamelle annesse-smarginate. Gambo di solito senza residui di velo, in alcuni casi con cortina o con anello. Carne abbastanza soda, in alcuni casi fragile. Spore bianche, subsferiche-ellissoidali, lisce, non amiloidi, non cianofle. Epicute di tipo cutis o ixocutis. Habitat: terricolo, nei boschi. Note: il genere Melanoleuca si distingue per le spore verrucose e amiloidi; inoltre, i carpofori sono generalmente più esili e spesso igrofani. Le specie del genere Tricholomopsis sono lignicole, perlopiù crescono su legno di conifere. Il genere Dermoloma ha epicute di tipo imeniderma (più o meno cellulare) e i carpofori sono più piccoli e fragili. Il genere Porpoloma si distingue per le spore cianofle e per la crescita in genere nei prati. Il genere Tricholosporum ha spore angolose-gibbose.

GeNere:

STROBILURUS Singer 1962 Specie tipo:

Strobilurus conigenoides (Ellis) Singer 1962

GeNere:

TRICHOLOMA (Fr.) Staude 1857 Specie tipo:

Tricholoma flavovirens (Pers. : Fr.) S. Lundell 1942

Principali generi dei funghi a lamelle

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Ordine AGARICALES Famiglia ENTOLOMATACEAE

GeNere:

CLITOPILUS (Fr. ex Rabenh.) P. Kumm. 1871

Il genere Clitopilus (circa 8 specie) è costituito da specie morfologicamente molto simili a quelle sistemate nei generi Clitocybe e Crepidotus, tuttavia facilmente distinguibili per le spore rosa e costolate-striate longitudinalmente, ma anche per la carne molto tenera, fragile e spesso con odore farinoso (di cocomero, buccia di anguria). Descrizione: carpofori carnosi o poco carnosi, di taglia da piccola a media. Cappello convesso, piano o depresso, spesso lobato, anche spatoliforme, asciutto, glabro, in genere bianco, ma anche grigio o rosato. Lamelle decorrenti, rosa nel carpoforo maturo. Gambo centrale, eccentrico o laterale, talvolta anche assente, senza anello. Carne molto morbida, fragile, friabile, in genere con odore farinoso. Spore rosa, da fusiformi a ellissoidali, lisce e costolate-striate. Epicute di tipo cutis. Habitat: terricolo o lignicolo.

Specie tipo:

Clitopilus prunulus (Scop. : Fr.) P. Kumm. 1871

GeNere:

ENTOLOMA (Fr.) P. Kumm. 1871 Specie tipo:

Entoloma sinuatum (Pers. : Fr.) P. Kumm. 1871

Note: per via delle spore caratteristicamente striate-solcate e della carne friabile in genere con odore farinoso, i Clitopilus non possono essere confusi con nessun altro genere. Tuttavia, citiamo il genere Rhodocybe, a spore rosa e appartenente alla stessa famiglia, riconoscibile per le spore ellissoidali-subsferiche e in genere verrucose.

Il genere Entoloma (circa 170-200 specie) è costituito da specie alquanto diverse per dimensioni, carnosità, attaccatura delle lamelle al gambo ecc. Tuttavia, si riconosce molto facilmente per le spore rosa nell’adulto e caratteristicamente poligonali, angolose. La forma angolosa delle spore negli Entoloma è caratteristica unica tra tutti i funghi a lamelle. Genere abbastanza diffcile. Descrizione: carpofori morfologicamente molto eterogenei, da carnosi a membranacei, di taglia da piccola a grande. Cappello convesso, piano, conico-campanulato, ombelicato, asciutto, glabro, fbrilloso o squamoso, di vario colore. Lamelle da annesse-smarginate a decorrenti, tendenti al rosa nel carpoforo maturo. Gambo da molto sottile a robusto, senza anello. Carne da cospicua a esigua. Spore rosa, poligonali, angolose, lisce, non amiloidi, cianofle. Epicute di tipo cutis o tricoderma. Habitat: terricolo, nei boschi, nel prato, tra muschio, raramente lignicolo. Note: della famiglia Entolomataceae fanno parte, oltre al genere Entoloma, i generi Clitopilus e Rhodocybe, entrambi facilmente distinguibili per la forma non poligonale delle spore.

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Ordine AGARICALES Famiglia PLUTEACEAE I Pluteus (circa 50-60 specie) si riconoscono facilmente per le lamelle libere e colorate di rosa nell’adulto per maturazione delle spore, il gambo è facilmente separabile dal cappello ed è privo sia di volva sia di anello. Descrizione: carpofori da carnosi a submembranacei, di taglia da piccola a grande. Cappello convesso, piano, asciutto, glabro, pruinoso, feltrato o squamoso, talvolta rugoso, di vario colore. Lamelle libere, rosa nel carpoforo maturo. Gambo facilmente separabile dal cappello, senza anello, senza volva. Carne in genere poco spessa. Spore rosa, ellissoidali o subsferiche, lisce, non amiloidi, cianofle. Epicute molto variabile, di tipo cutis, tricoderma o imeniderma. Habitat: di solito lignicolo, su tronchi marcescenti, su residui di legno, ma anche terricolo. Note: le spore rosa e le lamelle libere al gambo caratterizzano la famiglia Pluteaceae, composta di due generi, Pluteus e Volvariella. Nel genere Volvariella si ha la presenza di una volva membranosa alla base del gambo, carattere che lo fa distinguere dal Pluteus.

Il genere Volvariella (circa 15 specie) si riconosce facilmente per le lamelle libere e colorate di rosa nell’adulto per maturazione delle spore, e per il gambo munito di volva membranacea. Descrizione: carpofori carnosi o poco carnosi, di taglia da piccola a grande. Cappello convesso, piano, asciutto o viscido, glabro, fbrilloso o evidentemente villoso, di solito biancastro, talvolta anche colorato. Lamelle libere, rosa nel carpoforo maturo. Gambo facilmente separabile dal cappello, senza anello, con volva membranosa, spesso lacerata in lobi. Carne poco spessa. Spore rosa, ellissoidali, a parete liscia e spessa, non amiloidi. Epicute di tipo cutis o tricoderma, raramente ixocutis. Trama lamellare bilaterale, inversa. Habitat: terricolo, raramente lignicolo, una specie su vecchi carpofori di Clitocybe nebularis. Note: carpofori giovani di Volvariella, con le lamelle bianche perché le spore sono ancora immature, possono essere confusi con alcune specie del genere Amanita con il gambo munito di volva membranosa e privo di anello evidente (sottogenere Amanitopsis). La buona abitudine di raccogliere carpofori in tutti gli stadi di crescita di un’unica specie fa evitare questa possibile confusione; tuttavia si ricorda che nelle Amanita senza anello il margine del cappello è striato.

GeNere:

PLUTEUS Fr. 1836 Specie tipo:

Pluteus cervinus P. Kumm. 1871

GeNere:

VOLVARIELLA Speg. 1899 (= Volvopluteus) Specie tipo:

Volvariella argentina Speg. 1899

Principali generi dei funghi a lamelle

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Ordine AGARICALES Famiglia AMANITACEAE

GeNere:

AMANITA Pers. 1797 Specie tipo:

Amanita muscaria (L. : Fr.) Lam. 1783

Il genere Amanita (circa 60-70 specie) è distinto per le lamelle libere e con spore bianche, per il gambo con o senza anello, ma sempre con residui di velo generale sotto forma di volva membranosa o di verruche, cercini o di pruina alla base. Descrizione: carpofori carnosi o poco carnosi, di taglia da piccola a grande. Cappello asciutto o viscido, glabro, fbrilloso, con verruche o lembi di velo generale, con il margine liscio o striato, di vario colore. Lamelle libere, bianche o giallognole, ftte. Gambo facilmente separabile dal cappello, con o senza anello, con volva membranosa sacciforme o inguainante, oppure friabile e allora dissociata in focchi, verruche o cercini. Carne morbida, bianca, talvolta gialla oppure arrossante. Spore bianche, da subsferiche a ellissoidali, lisce, amiloidi o non amiloidi. Epicute di tipo cutis o ixocutis. Trama lamellare bilaterale, divergente. Habitat: terricolo, nei boschi (attenzione alcune specie sono molto tossiche, mortali!). Note: nelle Amanita sprovviste di anello (sottogenere Amanitopsis), è possibile osservare tracce di velo parziale alla base del gambo all’interno della volva; in queste specie il margine del cappello è sempre striato.

GeNere:

LIMACELLA Earle 1909 Specie tipo:

Limacella delicata (Fr. : Fr.) Earle 1909

Il genere Limacella (circa 10 specie) comprende specie a spore bianche con caratteristiche intermedie tra i generi Amanita e Lepiota. Dal primo genere si separa principalmente per l’assenza della volva, dal secondo per il cappello viscido-glutinoso. Descrizione: carpofori carnosi o poco carnosi, di taglia da piccola a grande. Cappello viscido o glutinoso. Lamelle da libere ad annesse, biancastre. Gambo asciutto o glutinoso, con o senza anello, talvolta con abbondante glutine in zona anulare tale da simulare un anello. Carne tenera, biancastra, spesso con odore farinoso. Spore bianche, ellissoidali, lisce o fnemente punteggiate, non amiloidi, non cianofle. Epicute di tipo ixotricoderma o ixocutis. Trama lamellare bilaterale nel giovane, irregolare nell’adulto. Habitat: terricolo, nei boschi di latifoglie e di conifere, raramente lignicolo. Note: strettamente correlato è il genere Chamaemyces (= Lepiotella), distinto per le spore cianofle e la trama lamellare regolare, costituita da ife parallele.

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Ordine AGARICALES Famiglia AGARICACEAE Il genere Agaricus (circa 80-90 specie) comprende funghi carnosi riconoscibili per il cappello sempre asciutto, mai viscido, per le lamelle libere e di colore rosa o pallide nel giovane ma bruno-porpora molto scuro nell’adulto per maturazione delle spore, per il gambo con anello e facilmente separabile dal cappello. Descrizione: carpofori carnosi, di taglia da piccola a grande. Cappello asciutto, squamoso, liscio, fbrilloso, biancastro, alutaceo, oppure brunastro, porporino. Lamelle libere, ftte, inizialmente rosate o bianco-grigiastre, poi bruno-porpora, bruno-nerastre. Gambo facilmente separabile dal cappello, asciutto, con anello, in genere con superfcie ingiallente o arrossante per strofnio. Carne abbastanza spessa, biancastra, in genere arrossante al taglio oppure ingiallente, con odore di anice, di fenolo, sgradevole o fungino. Spore bruno-porpora, bruno-nerastro, da subsferiche a ellissoidali-ovoidali, lisce, di solito senza poro germinativo evidente, non amiloidi. Epicute di tipo cutis o cutis-tricoderma. Habitat: terricolo, nei boschi di latifoglie e di conifere, nei prati, su terreni concimati ecc.

GeNere:

AGARICUS L. 1753 : Fr. Specie tipo:

Agaricus campestris L. 1753 : Fr.

Note: le Stropharia hanno il cappello viscido e le lamelle di colore bruno-grigioviolaceo nell’adulto per maturazione delle spore. Il genere Leucoagaricus raccoglie specie con caratteristiche simili agli Agaricus ma a spore bianche.

I Cystoderma (circa 12-15 specie) sono funghi a spore biancastre riconoscibili principalmente per il caratteristico gambo armillato, ricoperto da abbondante pruina-granulosa fno alla zona anulare, anche il cappello è pruinoso, pruina-granuloso. Descrizione: carpofori poco carnosi, di taglia da media a piccola. Cappello asciutto, granuloso, pruinoso, ricoperto di pruina-granulosa facilmente detersile. Lamelle annesse-adnate. Gambo con anello membranoso o foccoso, armillato dal velo granuloso-pruinoso. Carne poco spessa, spesso con odore terroso ma anche nullo. Spore bianche o crema pallido, da subsferiche a ellissoidali, lisce, amiloidi o non amiloidi, in genere cianofle. Epicute di tipo epitelio (a ife cellulari subcatenulate). Habitat: terricolo, nei boschi di latifoglie e di conifere, nei prati, raramente lignicolo.

GeNere:

CYSTODERMA Fayod 1889 Specie tipo:

Cystoderma amianthinum (Scop. : Fr.) Fayod 1889

Note: le specie del genere Cystolepiota sono molto simili, ma si distinguono per le lamelle libere o quasi libere. Phaeolepiota aurea assomiglia a un grosso Cystoderma, facile da riconoscere, oltre che per la grande taglia, per le spore bruno-ocra rugginose e fusiformi.

Principali generi dei funghi a lamelle

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Ordine AGARICALES Famiglia AGARICACEAE

GeNere:

LEPIOTA (Pers.) Gray 1821 Specie tipo:

Lepiota clypeolaria (Bull. : Fr.) P. Kumm. 1871

Le Lepiota (circa 60-70 specie) si riconoscono principalmente per il cappello asciutto e squamoso, le lamelle libere, e per il gambo di solito con anello membranoso oppure foccoso e dissociato in zona anulare e/o sul margine del cappello. Perlopiù sono funghi di taglia piccola o medio-piccola, con carne esigua e a spore bianche. Descrizione: carpofori poco carnosi, quasi membranacei, fragili, di taglia piccola o medio-piccola. Cappello asciutto, squamoso, raramente glabro. Lamelle libere, ftte, bianche, crema. Gambo facilmente separabile dal cappello, asciutto, spesso foccoso, con anello membranoso o foccoso, effmero, talvolta senza. Carne in genere con odore di Lepiota cristata oppure nullo. Spore bianche o biancastre, di forma e dimensione molto variabile, fusiformi, ellissoidali-ovoidali, con la base tronca e speronate, lisce, senza poro germinativo, cianofle, non metacromatiche. Epicute di tipo tricoderma, raramente di tipo imeniderma. Habitat: terricolo, nell’humus dei boschi, tra residui di legno, nei prati ecc., generalmente in luoghi caldi e umidi (attenzione, alcune specie sono molto tossiche, mortali!). Note: le specie del genere Echinoderma hanno il cappello e il gambo ricoperti da squame acute, conico-piramidali, ed epicute di tipo echinoderma, una sorta di epitelio a ife cellulari catenulate.

GeNere:

MACROLEPIOTA Singer 1948 Specie tipo:

Macrolepiota procera (Scop. : Fr.) Singer 1948

Le Macrolepiota (circa 10-15 specie) sono simili alle Lepiota, ma ben distinte da queste per la taglia grande e per l’anello spesso mobile. Microscopicamente sono caratterizzate da spore molto grandi (12-20 µm), metacromatiche e con poro germinativo molto ampio, tronco o prominente. Descrizione: carpofori carnosi o poco carnosi, di taglia grande o molto grande. Cappello asciutto, grossolanamente squamoso fuori del disco, anche con cuticola lacerata a lembi. Lamelle libere, ftte, bianche, crema. Gambo facilmente separabile dal cappello, con la base sempre bulbosa, con anello semplice o doppio e di solito mobile. Carne un po’ fbrosa, bianca, in alcune specie arrossante per strofnio o al taglio, raramente con macchie olivastre. Spore bianche o rosa pallido, ellissoidali, molto grandi, 12-20 µm, a parete liscia e molto spessa, con grosso poro germinativo tronco o prominente, metacromatiche. Epicute di tipo tricoderma. Habitat: terricolo, nei boschi sia di latifoglie sia di conifere, nei prati ecc. Note: i Leucoagaricus hanno il cappello generalmente glabro, il gambo spesso claviforme, liscio, con anello semplice e forma di imbuto, le spore metacromatiche e minori di 12 µm. I Leucocoprinus si riconoscono macroscopicamente almeno per il margine del cappello striato.

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Ordine AGARICALES Famiglia COPRINACEAE Il genere Coprinus (circa 100-130 specie) è costituito da funghi membranacei (submembranacei quelli di taglia considerevole), a spore nerastre, riconoscibili per il cappello plissettato, molto fragile e deliquescente. Di solito i carpofori maturi si risolvono in un liquido nerastro. Descrizione: carpofori membranacei, raramente submembranacei, molto fragili e deliquescenti, di taglia da media a molto piccola. Cappello nel giovane ovoidale, glandiforme o campanulato, poi convesso, campanulato, piano, asciutto, plissettato, solcato, glabro, villoso o con residui di velo foccoso, farinoso, pulverulento o micaceo. Lamelle libere, nerastre nell’adulto, deliquescenti a maturità, raramente non deliquescenti. Gambo perlopiù senza anello, in alcuni casi con anello, glabro o foccoso, spesso sottile. Carne molto fragile, friabile, esigua, quasi assente, si sbriciola con facilità alla manipolazione, deliquescente nel cappello. Spore nere o bruno bistro, ellissoidali o citriformi, spesso a forma di mitra, schiacciate, lisce, raramente verrucose, con poro germinativo. Epicute di tipo imeniderma o cutis, spesso con appressati residui di velo generale, costituita da ife fliformi e/o cellulari, oppure con sete emergenti dall’epicute, in poche specie senza residui di velo e senza sete. Habitat: terricolo o lignicolo, spesso su sterco, nei letamai, nell’humus, su fli d’erba ecc.

GeNere:

COPRINUS Pers. 1797 (= Coprinopsis, Coprinellus, Parasola) Specie tipo:

Coprinus comatus (O.F. Müll. : Fr.) Pers. 1797

Note: la famiglia Coprinaceae comprende funghi membranacei, raramente poco carnosi, a spore nerastre, piuttosto fragili, i carpofori si sbriciolano facilmente alla manipolazione. Le specie del genere Psathyrella non sono deliquescenti.

Principali generi dei funghi a lamelle

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Ordine AGARICALES Famiglia COPRINACEAE

GeNere:

PANAEOLUS (Fr.) Quél. 1872 Specie tipo:

Panaeolus papilionaceus (Bull. : Fr.) Quél. 1873

Nel genere Panaeolus (circa 12 specie) sono sistemati funghi membranacei a spore nere, perlopiù dal portamento slanciato, con il gambo notevolmente più lungo del diametro del cappello e relativamente rigido, riconoscibili per le lamelle caratteristicamente marmorizzate, screziate di nerastro nell’adulto per maturazione a zone e in tempi diversi delle spore. Descrizione: carpofori membranacei, di taglia generalmente piccola, dal portamento slanciato. Cappello campanulato, emisferico, asciutto o viscido, glabro, raramente micaceo, talvolta igrofano, con o senza orlo appendicolato da residui di velo. Lamelle annesse-adnate, nerastre o brunastre, marmorizzate, maculate per maturazione delle spore a zone e in tempi diversi. Gambo sottile, quasi fliforme, relativamente rigido, in genere senza anello, in una specie con anello (Panaeolus semiovatus = Anellaria semiovata), da glabro a foccoso, spesso con goccioline all’apice. Carne un po’ fbrosa, fragile nel cappello ma non nel gambo, esigua. Spore nere, bruno bistro, ellissoidali o citriformi, lisce (verrucose nel genere Panaeolina), con poro germinativo. Epicute di tipo imeniderma. Habitat: terricolo, nell’humus, su sterco, nei prati ecc. Note: il genere Panaeolina ha spore verrucose. Alcuni AA. considerano come carattere del genere Panaeolus anche la presenza di spore verrucose, quindi includono e considerano Panaeolina come sinonimo di Panaeolus.

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Ordine AGARICALES Famiglia COPRINACEAE Il genere Psathyrella (circa 100-120 specie) è costituito da funghi membranacei a spore nerastre, bruno-grigio-nerastre, molto fragili e in genere igrofani, non deliquescenti. L’elevata fragilità è di fondamentale importanza per il loro riconoscimento, i carpofori si sbriciolano facilmente durante la manipolazione. Descrizione: carpofori membranacei, raramente submembranacei, molto fragili, di taglia da piccola a media. Cappello emisferico, campanulato, conico, piano-convesso, di solito igrofano, glabro o con residui di velo, molto fragile. Lamelle annesse-adnate, grigio-brune, nero-brunastre nell’adulto, raramente bruno-rossastre, non deliquescenti. Gambo in genere fragile, eccezionalmente più tenace e allora di solito con la base pelosa e radicante, con o senza anello, da glabro a foccoso. Carne molto fragile, friabile, esigua, quasi assente, si sbriciola con facilità alla manipolazione. Spore nerastre, nero-bruno, grigio-bruno-porporino, ellissoidali, lisce, con poro germinativo. Epicute di tipo imeniderma (perlopiù costituita da ife cellulari e piriformi), raramente di tipo cutis. Habitat: terricolo o lignicolo, nell’humus dei boschi, nei prati, su legno, residui di legno ecc.

GeNere:

PSATHYRELLA (Fr.) Quél. 1872 Specie tipo:

Psathyrella gracilis (Fr. : Fr.) Quél. 1872

Note: il genere Coprinus è molto simile a Psathyrella e si distingue principalmente per il cappello plissettato, solcato-striato e per le lamelle e il margine del cappello in genere deliquescenti, che si sciolgono in un liquido nerastro. Il genere Lacrymaria ha spore verrucose e lamelle lacrimanti. Nessuna specie di Psathyrella condivide queste caratteristiche, ciononostante alcuni AA. includono le Lacrymaria nel genere Psathyrella. I Panaeolus si distinguono per le lamelle screziate, di aspetto marmorizzato e per il gambo relativamente rigido anche se sottile.

Principali generi dei funghi a lamelle

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Ordine AGARICALES Famiglia BOLBITIACEAE

GeNere:

AGROCYBE Fayod 1889 Specie tipo:

Agrocybe praecox (Pers. : Fr.) Fayod 1889

Le Agrocybe (circa 20-25 specie) sono funghi con o senza anello riconoscibili principalmente per le lamelle smarginate-adnate e colorate di bruno-grigiastro, bruno tabacco nell’adulto per maturazione delle spore. In questo genere l’epicute è di tipo imeniderma, caratteristica che consente di distinguere le Agrocybe da specie simili appartenenti ad altri generi. Descrizione: carpofori carnosi o poco carnosi, di taglia da piccola a grande. Cappello convesso, piano-convesso, asciutto o leggermente viscido se umido. Lamelle da smarginate ad adnate, abbastanza larghe, grigio-bruno pallido, bruno tabacco. Gambo con o senza anello, glabro o fbrilloso, talvolta con cordoni miceliari alla base collegati a uno sclerozio. Carne abbastanza soda. Spore bruno-grigio scuro, bruno tabacco, ellissoidali, lisce, in genere con poro germinativo, raramente senza o poco distinto. Epicute di tipo imeniderma (a ife cellulari e piriformi). Habitat: terricolo o lignicolo, nell’humus dei boschi, nei prati, su legno, spesso tra residui di legno ecc. Note: tra i generi a spore ocra o brunastre, la famiglia Bolbitiaceae è caratterizzata dall’epicute di tipo imeniderma (a ife cellulari, piriformi o claviformi). I principali generi che la costituiscono sono: Conocybe, Pholiotina, Bolbitius e Agrocybe. Il genere Tubaria è costituito da specie simili ad alcune Agrocybe, ma con epicute costituita da ife flamentose, di tipo cutis.

GeNere:

BOLBITIUS Fr. 1838 Specie tipo:

Bolbitius vitellinus (Pers. : Fr.) Fr. 1838

Il genere Bolbitius (circa 8 specie) è composto di funghi membranacei riconoscibili principalmente per il cappello viscido, perlopiù campanulato e plissettato, solcato-striato (come nel genere Coprinus), per le lamelle sublibere, bruno-ocra rugginose nell’adulto per maturazione delle spore, e talora subdeliquescenti. Descrizione: carpofori membranacei, di taglia piccola o medio-piccola. Cappello di solito conico, campanulato, raramente piano o solo nell’adulto, viscido, plissettato, solcato-striato, giallo o bianco-grigio-lilacino. Lamelle libere, giallo-ocra nell’adulto, talora subdeliquescenti. Gambo facilmente separabile dal cappello, fragile, concolore al cappello, oppure bianco, senza anello. Carne esigua. Spore bruno-ocra rugginose, ellissoidali, lisce, con poro germinativo. Epicute di tipo ixoimeniderma. Habitat: lignicolo o terricolo, su legno marcescente, spesso tra residui di legno, su letame o paglia, nell’erba lungo i sentieri. Note: le specie dei generi Conocybe e Pholiotina hanno il cappello asciutto e glabro, non viscido né plissettato.

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Ordine AGARICALES Famiglia BOLBITIACEAE Il genere Conocybe (circa 30-40 specie) comprende funghi membranacei dal portamento slanciato, a spore ocra rugginose, riconoscibili per il cappello in genere conico, a forma di ditale, asciutto, non viscido, e per il gambo sottile, fliforme, molto più lungo del diametro del cappello. Microscopicamente è un genere ben delimitato e facile da riconoscere per via dei caratteristici cistidi lecitiformi, a forma di birillo, di bottiglia con apice capitulato. Descrizione: carpofori membranacei, di taglia piccola, dal portamento slanciato. Cappello conico, campanulato-convesso, a forma di ditale, asciutto, igrofano o non igrofano, spesso vellutato, in genere giallo-bruno rugginoso. Lamelle annesse, bruno-ocra rugginose. Gambo in genere sottile, molto lungo, fragile, di solito concolore al cappello, senza anello, in una specie radicante. Carne esigua. Spore bruno-ocra rugginose, ellissoidali, lisce, con poro germinativo. Cheilocistidi lecitiformi, caratteristici, a forma di birillo, di bottiglia con apice capitulato. Epicute di tipo imeniderma (a ife cellulari e piriformi). Habitat: terricolo, nell’humus dei boschi, nei prati, tra residui di legno, su paglia con letame ecc.

GeNere:

CONOCYBE Fayod 1889 Specie tipo:

Conocybe tenera (Schaeff. : Fr.) Fayod 1889

Note: il genere Pholiotina si distingue per la presenza, nella maggior parte delle specie, di residui di velo sotto forma di anello sul gambo o di lembi sul margine del cappello, ma principalmente per i cistidi non lecitiformi, raramente subcapitulati, e per la trama lamellare con il mediostrato ben sviluppato a ife corte e larghe; tuttavia alcuni AA. lo includono nel genere Conocybe.

Principali generi dei funghi a lamelle

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Ordine AGARICALES Famiglia STROPHARIACEAE

GeNere:

HYPHOLOMA (Fr.) P. Kumm. 1871 Specie tipo:

Hypholoma fasciculare (Huds. : Fr.) P. Kumm. 1871

Gli Hypholoma (circa 15-18 specie) si riconoscono principalmente per le spore bruno-viola, il cappello in genere asciutto, il gambo senza anello, al massimo con tracce di cortina, e per la presenza di chrisocistidi. Le specie più comuni crescono cespitose su legno o nelle immediate vicinanze. Descrizione: carpofori carnosi o poco carnosi, di taglia da piccola a media. Cappello convesso, non o poco igrofano, in genere asciutto, raramente viscido. Lamelle smarginate, giallo-grigiastre, bruno-grigiastre con toni viola. Gambo spesso unito con altri gambi, senza anello, spesso con tracce di cortina, asciutto o viscido. Carne un po’ fbrosa, mite o amara. Spore bruno-viola, nero-bruno-violaceo, grigio-bruno scuro, ellissoidali, lisce, con poro germinativo. Cistidi con contenuto giallo rifrangente in ammoniaca (chrisocistidi). Epicute di tipo cutis o ixocutis, con ipocute subcellulare, costituita da ife subsferiche. Habitat: lignicolo, su ceppaie e tronchi o nelle immediate vicinanze e in genere cespitoso, oppure terricolo e non cespitoso e allora nel muschio, su terreno paludoso. Note: il genere Stropharia è strettamente correlato al genere Hypholoma dal quale si distingue per il cappello viscido-glutinoso, il gambo con anello e per l’ipocute costituita da ife cilindriche, non subsferiche. Le Stropharia crescono in genere su terreno o su sterco, raramente su legno.

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Guida completa al riconoscimento dei FUNGHI

Ordine AGARICALES Famiglia STROPHARIACEAE Nel genere Pholiota (circa 35-40 specie) sono sistemati funghi con lamelle smarginate-adnate a spore brune. Una loro parte si riconosce per il cappello e il gambo squamosi, a crescita cespitosa e su legno, un’altra per il cappello glabro, asciutto o viscido, e spesso con residui di velo. Descrizione: carpofori carnosi, di taglia da piccola a grande. Cappello convesso, non igrofano, asciutto o viscido, squamoso o glabro, oppure con residui di velo. Lamelle smarginate-adnate, bruno-giallognole, bruno-grigio olivastre, brunastre a maturazione delle spore. Gambo squamoso o glabro, con anello o senza, asciutto, raramente viscido. Carne abbastanza spessa. Spore brunastre, bruno-ocra, bruno tabacco (senza toni viola o grigio-viola), ellissoidali, lisce, con o senza poro germinativo; spesso con chrisocistidi. Epicute di tipo cutis o ixocutis oppure con transizione verso un tricoderma. Habitat: lignicolo o terricolo, anche su suolo bruciato, gregario o cespitoso. Note: le specie del genere Agrocybe, un tempo sistemate tra le Pholiota, si riconoscono per l’epicute di tipo imeniderma, costituita da ife cellulari e piriformi. Kuehneromyces mutabilis differisce principalmente per il cappello notevolmente igrofano. Alcuni AA. sistemano le Kuehneromyces nel genere Pholiota. Le Tubaria sono funghi a spore bruno-ocra, di piccola taglia, completamente colorati di ocra-rossastro o bruno laterizio e con lamelle da adnate a decorrenti.

Nel genere Stropharia (circa 15-20 specie) sono sistemati funghi a spore bruno-viola riconoscibili principalmente per il cappello viscido o glutinoso e per il gambo con anello più o meno evidente. Descrizione: carpofori carnosi o poco carnosi, di taglia da piccola a grande. Cappello viscido o glutinoso con il tempo umido, spesso con residui di velo. Lamelle annesse-adnate, bruno-grigiastre con toni viola nell’adulto. Gambo con anello, in genere asciutto, raramente viscido, spesso foccoso-squamoso. Carne abbastanza spessa. Spore bruno-viola-grigiastre, da ellissoidali ad amigdaliformi, lisce, con poro germinativo. Chrisocistidi presenti. Epicute di tipo ixocutis, con ipocute costituita da ife cilindriche, non subcellulari. Habitat: terricolo, tra residui di legno, nell’humus dei boschi, su letame ecc., raramente su legno.

GeNere:

PHOLIOTA (Fr.) P. Kumm. 1871 Specie tipo:

Pholiota squarrosa (Weigel : Fr.) P. Kumm. 1871

GeNere:

STROPHARIA (Fr.) Quél. 1872 Specie tipo:

Note: il genere Hypholoma si separa per il cappello asciutto, il gambo senza anello e per l’ipocute subcellulare. Il genere Psilocybe è costituito da specie di piccola taglia e con il cappello viscido con il tempo umido, distinte dalle Stropharia per l’assenza di anello e di chrisocistidi e per le spore con proflo irregolare, più o meno romboidale.

Stropharia aeruginosa (Curtis : Fr.) Quél. 1872

Principali generi dei funghi a lamelle

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Ordine AGARICALES Famiglia CREPIDOTACEAE I Crepidotus (circa 25 specie) sono funghi a spore bruno-ocra, a forma di conchiglia, con il gambo laterale appena accennato o completamente assente e allora attaccato al substrato per il punto in cui confuiscono le lamelle; crescono in genere su legno, su ramoscelli. Descrizione: carpofori membranacei o poco carnosi, di taglia piccola. Cappello a forma di conchiglia, sessile o con gambo laterale appena accennato, biancastro o colorato di giallo-bruno, bruno-rossastro. Lamelle da annesse a leggermente decorrenti, bruno-ocra a maturazione. Gambo laterale, molto corto, spesso non distinto, assente. Carne esigua, poco spessa. Spore bruno-ocra, subsferiche, ellissoidali o amigdaliformi, lisce o verrucose-aculeate. Epicute di tipo cutis con transizione verso un tricoderma. Habitat: lignicolo, in genere su ramoscelli, raramente su steli di piante erbacee o su residui di legno.

GeNere:

CREPIDOTUS (Fr.) Staude 1857 Specie tipo:

Crepidotus mollis (Schaeff. : Fr.) P. Kumm. 1871

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Note: anche nei generi Simocybe e Clitopilus si trovano specie simili a Crepidotus, a forma di conchiglia, tuttavia facilmente distinguibili. Il genere Simocybe (= Ramicola) si differenzia per il colore del cappello di solito olivastro e per l’epicute di tipo imeniderma. Il genere Clitopilus si riconosce per la carne molto fragile, friabile, di solito con odore farinoso, e per le spore rosa e longitudinalmente costolate-striate.

Guida completa al riconoscimento dei FUNGHI

Ordine AGARICALES Famiglia CORTINARIACEAE Il genere Cortinarius è il più grande di tutti i generi basidiomiceti (circa 600-700 specie, più di 1500 per alcuni AA.) e per questo è molto polimorfo e diffcile da studiare, talvolta è quasi impossibile determinare una specie, soprattutto se si tratta di una Telamonia. Comprende funghi simili a Tricholoma, Collybia, Mycena, riconoscibile per le spore ocra rugginose, le lamelle smarginate e per il gambo con cortina. Descrizione: carpofori da molto carnosi a submembranacei, di taglia da piccola a grande, molto polimorf (simili a Tricholoma, Collybia, Mycena). Cappello convesso, piano, conico ecc., asciutto o viscido-glutinoso, igrofano o non igrofano, di vario colore. Lamelle smarginate, di vario colore nel giovane, tendenzialmente rugginose a maturità delle spore. Gambo da molto robusto a sottile, con la base bulbosa o non bulbosa; il bulbo è spesso marginato ma anche arrotondato, con cortina, sempre evidente nel giovane. Carne da esigua a molto spessa, di vario colore, spesso con odori caratteristici. Spore bruno-ocra rugginose, subsferiche, ellissoidali, amigdaliformi o citriformi, verrucose. Epicute di tipo cutis, tricoderma, ixocutis, ixotricoderma. Habitat: terricolo, nei boschi (attenzione, alcune specie sono molto tossiche, mortali!).

GeNere:

CORTINARIUS (Pers.) Gray 1821 Specie tipo:

Cortinarius violaceus (L. : Fr.) Gray 1821

Note: la presenza di cortina e le spore bruno-ocra rugginose sono i caratteri principali che consentono di riconoscere un Cortinarius. La cortina può essere presente anche in funghi appartenenti ad altri generi cortinarioidi, tuttavia ben distinti dai Cortinarius principalmente per il diverso colore delle spore, ma anche per altri caratteri.

Principali generi dei funghi a lamelle

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Ordine AGARICALES Famiglia CORTINARIACEAE

GeNere:

GALERINA Earle 1909 Specie tipo:

Galerina vittiformis (Fr.) Earle 1909

Le specie del genere Galerina (circa 60-80 specie) sono funghi piccoli e membranacei, a spore ocra rugginose, bruno-ocra rugginose, riconoscibili principalmente per il cappello campanulato-convesso, emisferico-convesso, in genere di colore giallo-bruno, bruno rugginoso, igrofano e striato per trasparenza. Descrizione: carpofori membranacei, raramente un po’ carnosi, di taglia piccola. Cappello conico, campanulato, convesso, da asciutto a viscido, igrofano, spesso striato per trasparenza, di colore giallo-bruno, bruno rugginoso. Lamelle da annesse ad adnate. Gambo fbrilloso o pruinoso, con o senza residui di velo, in genere senza anello, in alcune specie con anello. Carne esigua, quasi inesistente. Spore ocra rugginose, bruno rugginose, ellissoidali, amigdaliformi, verrucose o lisce, senza poro germinativo, con o senza plaga ilare, destrinoidi, cianofle. Epicute di tipo cutis. Habitat: terricolo o lignicolo, su residui di legno, nei boschi, nell’erba, nel muschio, su legno ecc. (attenzione, alcune specie sono molto tossiche, mortali!). Note: alcuni piccoli Cortinarius del sottogenere Telamonia possono essere scambiati per delle Galerina, ma i Cortinarius hanno sempre la cortina; osservare i carpofori giovani! Il genere Phaeogalera si distingue per le spore lisce con poro germinativo e non destrinoidi. Alcuni AA. lo includono nel genere Galerina.

GeNere:

GYMNOPILUS P. Karst. 1879 Specie tipo:

Gymnopilus liquiritiae (Pers. : Fr.) P. Karst. 1879

Nel genere Gymnopilus (circa 15 specie) sono sistemati funghi a spore giallo-ocra rugginose, completamente colorati di giallo-arancio, giallo-bruno-rossastro, riconoscibile principalmente per la crescita in genere lignicola e per la carne giallognola che vira al bruno-nerastro con KOH e dal sapore amaro. Descrizione: carpofori carnosi o submembranacei, di taglia da piccola a grande. Cappello giallo-arancio, giallo-bruno-rossastro, asciutto, raramente viscido, glabro o fbrilloso-foccoso. Lamelle da annesse ad adnate, gialle, giallo-arancio. Gambo giallo, giallo-arancio, giallo-bruno, in genere senza velo, raramente con cortina o con anello. Carne da cospicua a esigua, giallastra, spesso amara, virante al bruno-nerastro con KOH. Spore giallo-ocra rugginose, da ellissoidali ad amigdaliformi, verrucose, senza poro germinativo. Cistidi spesso inverdenti in blu cotone. Epicute di tipo cutis, con pigmento incrostante. Habitat: lignicolo o terricolo, di solito su tronchi o su ceppaie di conifere e di latifoglie, ma anche nell’erba con muschio, su suolo bruciato. Note: le Phaeocollybia si distinguono per il gambo cartilagineo, tenace e spesso radicante.

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Ordine AGARICALES Famiglia CORTINARIACEAE Il genere Hebeloma (circa 70-80 specie), tra i generi a spore brunastre, bruno tabacco, si riconosce principalmente per il cappello viscido se umido, il gambo di solito pruinoso-punteggiato oppure con cortina, e per la carne spesso con odore rafanoide o dolciastro, di cacao o di zucchero flato. Descrizione: carpofori carnosi, di taglia da piccola a grande. Cappello convesso, viscido, talvolta con residui di velo fbrilloso al margine, biancastro, ocra argilla, bruno rossiccio, bruno bistro. Lamelle smarginate, spesso con il flo lacrimante goccioline nel giovane. Gambo fbrilloso-foccoso, oppure pruinoso, pruinoso-squamoso, punteggiato, con la base bulbosa o non bulbosa, oppure radicante, con o senza cortina, in una specie con anello. Carne in genere con odore rafanoide, oppure simile a cacao o zucchero flato, raramente inodore, spesso amarognola. Spore bruno tabacco, ellissoidali, amigdaliformi o citriformi, verrucose, anche punteggiate-sublisce, senza poro germinativo, con o senza perisporio distaccato, destrinoidi o non destrinoidi. Cheilocistidi sempre presenti. Epicute di tipo ixocutis-ixotricoderma. Habitat: terricolo, nei boschi, dai litorali fno in alta montagna, anche su terreno bruciato.

GeNere:

HEBELOMA (Fr.) P. Kumm. 1871 Specie tipo:

Hebeloma fastibile (Pers. : Fr.) P. Kumm. 1871

Note: il colore bruno tabacco delle spore (non rugginose) e la presenza dei cheilocistidi sono caratteri che consentono di non confondere con i Cortinarius le specie di Hebeloma muniti di cortina. Il genere Alnicola (= Naucoria) comprende carpofori di piccola taglia, submembranacei, crescenti perlopiù presso l’ontano, distinguibili da Hebeloma principalmente per il cappello asciutto, non viscido.

Principali generi dei funghi a lamelle

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Ordine AGARICALES Famiglia CORTINARIACEAE

GeNere:

INOCYBE (Fr.) Fr. 1863 Specie tipo:

Inocybe relicina (Fr. : Fr.) Quél. 1888

Tra le specie a spore brunastre, bruno-grigiastre, il genere Inocybe (circa 220-280 specie) si riconosce abbastanza facilmente per la caratteristica forma del cappello: di solito conico, conico-campanulato e con umbone acuto, radialmente fbrilloso, fbrilloso-lacerato, e per la carne spesso con odore spermatico o terroso. All’interno del genere è diffcile determinare la specie. Descrizione: carpofori poco carnosi, non membranacei, di taglia da piccola a media. Cappello in genere conico, conico-campanulato, con umbone spesso acuto, asciutto, fbrilloso radialmente, spesso lacerato al margine, talvolta lanoso-squamoso. Lamelle smarginate, nel giovane da biancastre a bruno-grigiastro con toni olivastri. Gambo con la base bulbosa o non bulbosa, pruinoso all’apice oppure completamente glabro, talvolta squamoso-lanoso, senza anello, in alcune specie con cortina. Carne poco spessa, un po’ esigua, spesso con odore spermatico o terroso. Spore bruno-grigiatre, bruno tabacco, ellissoidali o gibbose, lisce. Spesso con cistidi a parete spessa e con cristalli all’apice (metuloidi e muricati), oppure vescicolosi o cilindrici a parete sottile, raramente senza cistidi. Epicute di tipo cutis con transizione verso un tricoderma. Habitat: terricolo, nei boschi, dai litorali all’alta montagna. Note: anche le Phaeocollybia hanno il cappello conico, conico-campanulato con umbone acuto, ma hanno le spore bruno-ocra rugginose e il gambo caratteristicamente cartilagineo, attenuato verso il basso e spesso radicante. I Cortinarius del sottogenere Telamonia con il cappello conico-campanulato sono igrofani e con spore bruno-ocra rugginose.

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Guida completa al riconoscimento dei FUNGHI

Ordine AGARICALES Famiglia CORTINARIACEAE Rozites caperatus è l’unico rappresentante del genere Rozites per l’Europa. È molto comune e diffuso e per questo è tenuto in considerazione. Si riconosce principalmente per le spore bruno-ocra, il cappello di colore crosta di pane, grinzoso, con residui di velo lilla, e per il gambo con anello complesso e con residui membranosi di velo generale lilla alla base, ben visibili nel giovane esemplare. Descrizione: carpoforo carnoso, di taglia media. Cappello di colore crosta di pane, asciutto, nel giovane pruinoso per residui di velo lilla argenteo e micaceo, da glabro a rugoso. Lamelle smarginate, di colore argilla, grigio-bruno. Gambo cilindrico, con anello caratteristico, membranoso, piccolo e complesso, con alla base residui di velo generale membranosi di colore lilla argenteo. Carne cospicua, bianco-crema. Spore bruno-ocra, amigdaliformi, verrucose. Epicute di tipo cutis in transizione verso un tricoderma. Habitat: terricolo, spesso nei boschi di faggio misti ad abete rosso, comune tra mirtilli ed erica.

GeNere:

ROZITES P. Karst. 1879 Specie tipo:

Rozites caperatus (Pers. : Fr.) P. Karst. 1879

Note: Rozites caperatus in passato, per la sua somiglianza, è stato collocato anche nel genere Pholiota, ma le Pholiota hanno spore ellissoidali, lisce, con o senza poro germinativo e di solito hanno cistidi con contenuto giallo rifrangente in ammoniaca, detti chrisocistidi. Oggi molti AA. considerano Rozites caperatus come appartenente al genere Cortinarius.

Principali generi dei funghi a lamelle

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Ordine RUSSULALES Famiglia RUSSULACEAE

GeNere:

LACTARIUS Pers. 1797 Specie tipo:

Lactarius piperatus (L. : Fr.) Pers. 1797

Il genere Lactarius (circa 90-100 specie) è molto facile da riconoscere: infatti, la caratteristica carne fssile, cassante, e l’emissione di latice alla frattura sono caratteri suffcienti per distinguere con assoluta sicurezza un Lactarius. Descrizione: carpofori carnosi, a carne fssile, cassante, e con emissione di latice alla frattura, di taglia da piccola a grande. Cappello convesso, imbutiforme, spesso con orlo involuto, talvolta villoso, viscido o asciutto, di solito concentricamente zonato, da bianco a variamente colorato. Lamelle adnate-decorrenti. Gambo glabro o scrobicolato, anche vellutato, spesso concolore al cappello, talvolta cavernoso nell’adulto. Carne consistente o fragile ma sempre gessosa, cassante (alla frattura si spezza nettamente come fosse di gesso, senza mostrare una benché minima struttura fbrosa), con emissione di latice di vario colore: rosso vinoso, arancio carota, bianco e tale rimanente oppure virante al giallo, al viola ecc., dolce o acre-pepato. Spore da bianche a crema, da subsferiche a ellissoidali, verrucose, aculeate oppure con creste alate, amiloidi, con plaga ilare. Epicute di varia tipologia. Habitat: terricolo, nei boschi. Note: le specie del genere Russula sono pure a carne cassante, gessosa, non fbrosa, ma non emettono latice alla frattura.

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Guida completa al riconoscimento dei FUNGHI

Ordine RUSSULALES Famiglia RUSSULACEAE Il genere Russula (circa 220-250 specie) è molto facile da riconoscere: infatti, la carne fssile, cassante, che nel gambo si spezza nettamente come fosse di gesso, e senza emissione di latice, è caratteristica suffciente per riconoscere il genere. All’interno del genere però determinare le varie specie è piuttosto diffcile. Descrizione: carpofori carnosi, a carne fssile, cassante, di taglia da piccola a grande. Cappello viscido o asciutto, glabro, variamente colorato. Lamelle da annesse ad adnate-decorrenti, spesse, fragili, si sbriciolano facilmente, raramente cedevoli e lardacee, con o senza lamellule. Gambo farcito o cavo nell’adulto, glabro, spesso rugoso. Carne da molto fragile a più o meno dura e salda ma sempre gessosa, cassante (alla frattura si spezza nettamente come fosse di gesso, senza struttura fbrosa), senza emissione di latice, sapore dolce o acre-pepato, talvolta amaro. Spore da bianche all’ocra, passando da tutte le tonalità di crema e di giallo, da subsferiche a ellissoidali, verrucose, con verruche isolate o reticolate, talvolta aculeate, amiloidi, con plaga ilare. Epicute di tipo tricoderma o ixotricoderma, con o senza dermatocistidi o ife primordiali. Habitat: terricolo, nei boschi.

GeNere:

RUSSULA Pers. 1796 Specie tipo:

Russula emetica (Schaeff. : Fr.) Pers. 1796

Note: i Lactarius si distinguono per la presenza di latice alla frattura. Fra tutti i funghi a lamelle, i generi Russula e Lactarius sono gli unici ad avere la carne cassante, gessosa, che alla frattura, specialmente nel gambo, si spezza nettamente come un gessetto, senza mostrare una benché minima struttura fbrosa. I Clitopilus hanno la carne friabile e tenera, non fbrosa, ma che non si rompe nettamente come un gessetto come avviene nelle Russulaceae, inoltre hanno di solito odore farinoso. Tutti gli altri generi, anche quelli membranacei, mostrano sempre una struttura più o meno fbrosa, perfno i fragilissimi Coprinus e Psathyrella.

Principali generi dei funghi a lamelle

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Commestibilità e tossicità dei funghi I funghi che producono un corpo fruttifero macroscopicamente apprezzabile sono molto numerosi, nell’ordine di diverse migliaia (8.000-15.000 circa). Tra questi, quelli ritenuti commestibili, secondo la letteratura, ammontano ad alcune centinaia (400-600 circa). Ancora meno sono quelli ritenuti velenosi, oppure presunti tali, vale a dire che potrebbero causare intossicazioni o disturbi più o meno gravi, soprattutto a persone debilitate o con apparato gastro-intestinale facilmente irritabile (200-300 circa). Tutti gli altri sono dati, per vari ed evidenti motivi, come non commestibili: perché trattasi di funghi molto piccoli, membranacei, pochissimo carnosi, e sono molto numerosi, oppure perché sono coriacei, legnosi, gelatinosi, oppure ancora, anche se si tratta di funghi carnosi, perché hanno odori sgradevoli o carne amara, acre-pepata ecc. Inoltre, di molte specie di recente creazione non si conoscono i dati di commestibilità e quindi anch’essi sono dati come non commestibili. Il valore gastronomico dei funghi è dato dal loro particolare sapore e dal profumo che stimola l’appetito. Tuttavia, essendo poco digeribili, soprattutto per il contenuto di cellulosa e di chitina presenti nelle pareti delle ife, per gustarli senza problemi si consiglia di mangiarne pochi e preferibilmente consumare quelli considerati di ottima e di buona commestibilità, che ammontano a poche decine di specie. Inoltre, raccomandiamo vivamente di non dar da mangiare funghi ai bambini e a coloro che soffrono di malattie epatiche. I funghi commestibili sono considerati tali solo dopo cottura. Tuttavia, alcuni possono essere consumati anche crudi in insalata; tra questi i migliori sono: Amanita caesarea (ovolo buono), Boletus aereus, Boletus aestivalis, Boletus edulis (tutti conosciuti col nome di porcino, compreso anche Boletus pinophilus, meno saporito e meno profumato) e Russula vesca. Alcuni funghi sono dati per commestibili solo se sottoposti a prolungata cottura (Amanita vaginata e specie affni) o a preventiva bollitura con eliminazione dell’acqua (Armillaria mellea, il comune chiodino), in caso contrario potrebbero causare dei problemi. In ogni caso e in generale per i funghi commestibili valgono le solite raccomandazioni:

• raccogliere e consumare solo funghi freschi e non invasi dalle larve, riconosciuti con

assoluta certezza come commestibili; • pulire almeno grossolanamente i funghi al momento della raccolta dalla terra e dal fogliame e di trasportarli dentro un contenitore rigido e aerato. Allo scopo è ottimo un cesto di vimini. Sono vivamente banditi i sacchetti di plastica, perché dentro di essi, per

Commestibilitˆ e tossicitˆ dei funghi

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mancanza di aerazione, la temperatura aumenta notevolmente e accelera lo sviluppo di batteri e di muffe, responsabili della veloce decomposizione degli alimenti, rendendo tossici anche i migliori funghi commestibili; • pulire e cucinare i funghi entro breve tempo, anche se non si desidera consumarli subito. I funghi si conservano meglio da cotti. La cottura uccide i microrganismi, sempre presenti, e decompone eventuali tossine termolabili. Se si desidera conservarli sott’olio allora bisogna farli bollire in acqua con tanto aceto (60% di aceto circa), poi invasarli ancora caldi in contenitori puliti e a chiusura ermetica. Da tenere sempre presente il pericolo botulismo. Le spore del Clostridium botulinum non si sviluppano in soluzione abbastanza acida, perciò per essere sicuri di evitarlo è meglio abbondare nell’aceto. Nonostante il cospicuo numero di funghi dati per commestibili in letteratura, quelli che vale la pena di consumare, vale a dire i migliori funghi commestibili, si riducono solo ad alcune decine. Allo scopo di orientare il lettore desideroso di consumare dei funghi a usare come alimento specie di ottima o buona commestibilità, sempre e solo dopo un sicuro riconoscimento della specie in questione, riportiamo in un breve elenco le specie che, secondo i nostri gusti, sono da ritenere i migliori funghi commestibili: Agaricus arvensis Agaricus bisporus Agaricus campestris Agaricus hortensis Agaricus maskae Agrocybe cylindracea Albatrellus pes-caprae Amanita caesarea Amanita rubescens Armillaria gallica Armillaria mellea Armillaria ostoyae Boletus aereus Boletus aestivalis Boletus appendiculatus Boletus edulis Boletus erythropus Boletus fragrans Boletus impolitus Boletus pinophilus Calocybe gambosa Cantharellus cibarius

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Guida completa al riconoscimento dei FUNGHI

Cantharellus lutescens Cantharellus tubaeformis Clitocybe geotropa Coprinus comatus Cortinarius claricolor Cortinarius napus Cortinarius praestans Cortinarius turmalis Cortinarius varius Craterellus cornucopioides Hygrocybe pratensis Hygrocybe punicea Hygrophorus marzuolus Hygrophorus penarius Hygrophorus russula Kuehneromyces mutabilis Lactarius deliciosus Lactarius sanguifuus Leccinum aurantiacum Leccinum lepidum Leccinum scabrum Leccinum versipelle

Lyophyllum decastes Lyophyllum loricatum Macrolepiota procera Marasmius oreades Morchella conica Morchella esculenta Pleurotus eryngii Pleurotus nebrodensis Pleurotus ostreatus Rozites caperatus Russula aurea

Russula cyanoxantha Russula heterophylla Russula mustelina Russula vesca Russula virescens Suillus luteus Tricholoma caligatum Tricholoma portentosum Tricholoma terreum Tricholosporum goniospermum Xerocomus badius

Per quanto riguarda la tossicità dei funghi, sono considerati tossici (= velenosi) tutti i funghi ritenuti responsabili di intossicazioni, a esiti letali o non letali, tra le popolazioni dei secoli passati fno a oggi. Inoltre, sono considerati presunti tossici o sospetti tutti i funghi strettamente correlati con le specie di provata tossicità. Precedentemente abbiamo affermato che i funghi tossici non sono molto numerosi, tuttavia la possibilità di rinvenirli è abbastanza elevata o perlomeno è sempre da tenere in gran considerazione. Nessun luogo può essere escluso, basti pensare che alcune specie, tra l’altro di notevole tossicità, crescono sovente nei parchi e nelle aiuole di città (Lepiota subincarnata = L. josserandii). Perfno la famigerata Amanita phalloides, anche se pur sporadicamente, può essere rinvenuta nei parchi di città. Alcuni funghi tossici sono molto pericolosi per via della loro azione principalmente di tipo citotossica. Essi causano intossicazioni a lunga latenza, in pratica i primi sintomi di malessere compaiono dopo diverse ore dal pasto incriminato, di solito dopo 5-6 ore, talvolta anche dopo alcuni giorni, perfno anche dopo dieci giorni nei rari casi di intossicazione da Cortinarius orellanus. I più pericolosi funghi responsabili di intossicazioni a lunga latenza e sicuramente mortali, se non si sottopone tempestivamente il malcapitato alle cure ospedaliere, sono: Amanita phalloides Amanita phalloides var. alba Amanita verna Amanita virosa Cortinarius orellanus Cortinarius speciosissimus (= C. rubellus, C. orellanoides) Sono anche da ritenere molto pericolosi e potenzialmente mortali numerosi funghi appartenenti al genere Cortinarius (tutte le Dermocybe, le Leprocybe e molti Phlegmacium a carne colorata), quasi tutte le Lepiota, qualche Galerina (in particolare Galerina marginata), Gyromitra esculenta e Paxillus involutus.

Commestibilitˆ e tossicitˆ dei funghi

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Gli altri funghi tossici sono generalmente meno pericolosi e con diversa azione, principalmente irritante gastroenterica. Tuttavia, sempre pericolosi e da non sottovalutare. Le intossicazioni che essi provocano sono a breve latenza, in pratica i primi sintomi di malessere compaiono da subito dopo il pasto a circa 4-5 ore dopo. Di questi funghi citiamo solo i principali, i più pericolosi: Agaricus xanthodermus Amanita muscaria Amanita pantherina Boletus satanas Clitocybe candicans Clitocybe dealbata Clitocybe phyllophila Clitocybe rivulosa Entoloma sinuatum Hebeloma sinapizans Hypholoma fasciculare Hypholoma sublateritium

Inocybe asterospora Inocybe fastigiata Inocybe jurana Inocybe maculata Inocybe patouillardi Inocybe praetervisa Lactarius torminosus Omphalotus olearius Ramaria formosa Russula emetica Tricholoma josserandii Tricholoma pardinum

Prima abbiamo accennato che certi funghi, dati in letteratura per commestibili dopo adeguata cottura, possono causare intossicazioni se consumati crudi o poco cotti (cucinati velocemente in graticola, oppure in padella senza il coperchio e per breve tempo). Questi funghi contengono delle tossine termolabili, cioè che si decompongono a una certa temperatura. Per neutralizzare queste tossine è suffciente far bollire i funghi per alcuni minuti (5-15 minuti). I principali funghi commestibili se ben cotti ma tossici se consumati crudi sono: Amanita rubescens Amanita vaginata s.l. Armillaria mellea s.l. Boletus erythropus Boletus luridus Helvella monachella Mitrophora semilibera Morchella conica Morchella esculenta

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Parte iconografca e descrittiva

Hygrocybe coccinea (Schaeff. : Fr.) P. Kumm. 1871

SiNoNimo: Hygrophorus coccineus (Schaeff. : Fr.) Fr. 1838 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Hygrophoraceae

Cappello: 1,5-4 cm, poco carnoso, inizialmente emisferico-campanulato, poi piano-convesso, con o senza umbone; asciutto, non viscido, liscio e brillante, di colore rosso vivace, rosso-carminio, rosso-arancio, spesso nell’adulto sbiadisce al centro fno al giallo-arancio. Lamelle: adnate al gambo, rade, larghe e spesse, lardacee, come fossero fatte di cera, gialle, poi rosso-arancio, rosa-rosso, con il flo che rimane giallo. Gambo: 3-7 × 0,4-0,8 cm, cilindrico, talvolta compresso e solcato; asciutto, non

viscido, glabro e brillante, vitreo, di colore giallo-arancio verso il basso, rosso verso l’alto. Carne: poco spessa, tenera, concolore alle superfci; senza odore e sapore particolari. Spore: bianche in massa, ellissoidali-ovoidali, lisce, 8-10 × 4-5 µm, non amiloidi. Habitat: cresce subcespitosa o gregaria in numerosi esemplari nei prati, nei pascoli di montagna, nell’erba con muschio, in estate-autunno. Abbastanza comune ma non ovunque diffusa. Commestibilitˆ: commestibile.

Note: il cappello rosso, rosso-carminio vivace, non viscido, il gambo asciutto, liscio e brillante, rosso in alto, giallo-arancio verso il basso, la carme mite e inodore e la crescita quasi sempre cespitosa sono caratteri che consentono di riconoscere Hygrocybe coccinea. Tra le specie molto simili citiamo: Hygrocybe insipida, distinta per il cappello e il gambo viscidi; Hygrocybe reidii dal caratteristico odore dolciastro, mieloso.

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Hygrocybe psittacina (Schaeff. : Fr.) P. Kumm. 1871

SiNoNimo: Hygrophorus psittacinus (Schaeff. : Fr.) Fr. 1838 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Hygrophoraceae

Cappello: 1,5-4 cm, pochissimo carnoso, membranaceo, inizialmente campanulato, emisferico-campanulato, poi piano-convesso, piano con umbone da ottuso ad acuto; molto glutinoso, glabro, liscio e brillante, striato per trasparenza verso il margine, di colore molto variabile, giallo-verde, verde-arancio, ocra-oliva con toni verde-bluastri. Lamelle: da smarginate ad adnate al gambo, piuttosto rade, larghe e spesse, ventricose, lardacee, come fossero fatte di cera, giallognole, poi con toni verdognoli. Gambo: 4-8 × 0,3-0,7 cm, cilindrico, spesso progressivamente dilatato verso il basso, di

solito incurvato-fessuoso, cavo nell’adulto; molto glutinoso, glabro, liscio e brillante, vetroso, concolore al cappello, di solito verdebluastro verso l’alto e giallo-arancio verso la base. Carne: esigua, fragile, concolore alle superfci; inodore, sapore un po’ sgradevole. Spore: bianche in massa, ellissoidali-ovoidali, lisce, 7-9 × 4,5-6 µm, non amiloidi. Habitat: cresce gregaria in pochi esemplari nei prati, nell’erba con muschio, nelle radure dei boschi, in estate-autunno. Abbastanza comune e diffusa. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: Hygrocybe psittacina si riconosce piuttosto facilmente per via del cappello e gambo entrambi glutinosi e vivacemente colorati di verde, giallo-verde-bluastro. Carpofori con colorazione tendenzialmente sul verde-arancio potrebbero essere confusi con Hygrocybe perplexa (= H. sciophana) e Hygrocybe laeta; la prima, piuttosto rara, si distingue per le lamelle più rade e colorate di rosso laterizio, la seconda ha le lamelle decorrenti.

Parte iconografca e descrittiva

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Hygrocybe punicea (Fr. : Fr.) P. Kumm. 1871

SiNoNimo: Hygrophorus puniceus (Fr. : Fr.) Fr. 1838 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Hygrophoraceae

Cappello: 3-10 cm, poco carnoso, quasi membranaceo, dapprima conico-campanulato, poi campanulato-convesso, piano-convesso con umbone ottuso, con il margine sinuoso-lobato; leggermente igrofano, viscido se umido, liscio e brillante, fbrilloso, di un bel colore rosso vivace, rosso-arancio con zone sbiadite giallognole o soffuso di giallo. Lamelle: smarginate al gambo, piuttosto rade, larghe e spesse, lardacee, di aspetto ceroso, di colore giallo, giallo-arancio nell’adulto. Gambo: 4-12 × 1-2,5 cm, cilindrico, attenuato alla base, talvolta incurvato; asciutto, opaco, di colore rossastro, con fbrille rosso-aran-

cio su sfondo giallo, biancastro o giallognolo alla base. Carne: poco spessa, biancastra al centro del cappello e del gambo, giallo-arancio rossastro verso le superfci; senza odore e sapore particolari. Spore: bianche in massa, ellissoidali, lisce, 8-11 × 5-6 µm, non amiloidi. Habitat: cresce gregaria in numerosi esemplari, talvolta subcespitosa, nei prati, principalmente di montagna, in estate-autunno. Poco comune ma abbondante nei luoghi di crescita. Commestibilitˆ: commestibile, buono.

Note: Hygrocybe punicea si fa riconoscere principalmente per la taglia piuttosto grande per il suo genere, il cappello rossastro, rosso-arancio, fbrilloso ma non squamoso, il gambo opaco e fbrilloso e per la carne biancastra. Hygrocybe intermedia è molto simile ma più piccola e ha il cappello fnemente squamoso. Hygrocybe splendidissima si distingue per il cappello rosso vivace, rosso-porpora, la carne completamente gialla, il gambo liscio, più rosso e canalicolato, irregolarmente solcato-compresso.

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Hygrophorus marzuolus (Fr. : Fr.) Bres. 1893

SiNoNimo: Hygrophorus marzuolus var. albus Pouchet 1939 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Hygrophoraceae

Cappello: 3-12 cm, carnoso, inizialmente convesso, poi piano-convesso, irregolarmente gibboso, spesso depresso al centro e con il margine più o meno sinuoso; viscido se umido, di colore grigio, grigio-bruno, grigio piombo, anche bruno nerastro al centro, grigio biancastro al margine, spesso maculato di bianco, quasi sempre sporco di terra. Lamelle: adnate-subdecorrenti sul gambo, rade, piuttosto spesse, lardacee, di aspetto ceroso, bianche, spesso soffuse di grigiognolo nell’adulto. Gambo: 4-12 × 1-2,5 cm, cilindrico, atte-

nuato alla base, un po’ compresso, spesso incurvato verso il basso; fbrilloso, fbrilloso-pruinoso, asciutto, biancastro con fbrille grigiastre. Carne: cospicua, soda, bianca, biancastra; odore leggermente dolciastro, sapore mite. Spore: bianche in massa, largamente ellissoidali, lisce, 5,5-7,5 × 4-6 µm, non amiloidi. Habitat: cresce gregario o subcespitoso nei boschi, in genere di faggio o di abete rosso misto a faggio, in primavera, perlopiù in marzo-aprile. Abbastanza comune ma non ovunque diffuso. Commestibilità: commestibile, buono.

Note: la crescita precoce, esclusivamente in primavera perlopiù nei mesi di marzo-aprile, consente di distinguere facilmente Hygrophorus marzuolus dalle altre specie congeneri dai colori grigiastri. Hygrophorus camarophyllus, anch’esso commestibile, è un sosia che cresce in autunno. Molto simile è anche Hygrophorus calophyllus, che cresce in autunno, distinto principalmente per le lamelle vistosamente colorate di rosa, rosa salmone.

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Hygrophorus penarius Fr. 1836

PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Hygrophoraceae

Cappello: 4-14 cm, carnoso, dapprima emisferico, emisferico-convesso, poi piano e irregolarmente gibboso, con umbone ottuso, talvolta poco evidente, con il margine involuto; asciutto, di colore bianco, bianco-crema nell’adulto, leggermente crema-ocra al centro. Lamelle: adnate-decorrenti sul gambo, abbastanza rade, spesse, lardacee, di aspetto ceroso, spesso anastomizzate alla base, da biancastre a crema con toni carnicini. Gambo: 4-8 × 1-3 cm, cilindrico, cilindrico-fusiforme, attenuato alla base, anche ventricoso nel giovane; asciutto, non viscido, fbrilloso-squamoso, di colore bianco,

nell’adulto con piccole squame crema-ocra su sfondo biancastro. Carne: cospicua, biancastra, crema-ocra alla base del gambo; odore molto gradevole e dolciastro, simile a quello del latte, sapore mite. Spore: bianche in massa, ellissoidali, lisce, 6-8 × 4-5 µm, non amiloidi. Habitat: cresce gregario in numerosi esemplari, spesso completamente coperto dal fogliame, nei boschi di latifoglie, predilige i caldi querceti mediterranei, in autunno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: commestibile, ottimo.

Note: tra le specie congeneri, Hygrophorus penarius si riconosce principalmente per il cappello biancastro e asciutto, il gambo sempre asciutto, il gradevole odore dolciastro richiamante quello del latte, e per la crescita nei boschi di latifoglie, prediligendo i caldi querceti. Hygrophorus poetarum, piuttosto simile, si differenzia per il cappello più colorato, inoltre ama crescere nei boschi di faggio. Hygrophorus cossus è di taglia più piccola, con il cappello e il gambo viscidi-glutinosi ed emana un forte e sgradevole odore di larva di cossus.

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Hygrophorus pudorinus (Fr. : Fr.) Fr. 1836

PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Hygrophoraceae

Cappello: 4-12 cm, molto carnoso, inizialmente emisferico-convesso, poi piano-convesso, con umbone acuto, con il margine involuto; viscido, glutinoso con il tempo umido, liscio, di colore albicocca pallido, giallo-miele, giallo-rosato, ocra-arancio al centro, crema-rosa verso il margine. Lamelle: adnate-decorrenti al gambo, rade, molto spesse, lardacee, di aspetto ceroso, biancastre, poi rosa salmone, arancio pallido. Gambo: 6-14 × 1,5-3 cm, cilindrico, cilindrico-clavato, affusolato alla base, spesso incurvato, profondamente interrato; viscido, fbrilloso, pruinoso-foccoso all’apice, bianca-

stro, sfumato di rosa-arancio dalla base in su nell’adulto. Carne: molto spessa, bianca, rosa albicocca appena sotto la cuticola, giallognola verso la base del gambo; odore aromatico resinoso, sapore sgradevole. Spore: bianche in massa, ellissoidali, lisce, 8,5-9,5 × 5-6,5 µm, non amiloidi. Habitat: cresce gregario e con il gambo profondamente interrato in numerosi esemplari nei boschi di conifere o misti di montagna, predilige i boschi di abete bianco misto con abete rosso, in autunno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: Hygrophorus pudorinus, tra le specie congeneri, si riconosce principalmente per il cappello e le lamelle vivacemente colorati di rosa albicocca, la carne giallognola alla base del gambo, l’odore resinoso e per la crescita nei boschi di conifere di montagna, in genere sotto l’abete bianco. Hygrophorus poetarum, abbastanza simile per portamento e colorazione, cresce nei boschi di faggio, non è viscido ed emana un forte odore balsamico, defnito di balsamo del Perù.

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Hygrophorus speciosus Peck 1878

SiNoNimo: Hygrophorus bresadolae Quél. 1881 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Hygrophoraceae

Cappello: 2-5 cm, poco carnoso, inizialmente emisferico-convesso, poi piano-convesso con umbone acuto; viscido, glutinoso con il tempo umido, glabro, di colore giallo-arancio, giallo verso il margine, rosso-arancio al centro. Lamelle: adnate-subdecorrenti sul gambo, rade, piuttosto spesse, lardacee, di aspetto ceroso, biancastre nel giovane, poi giallognole. Gambo: 4-10 × 0,7-1,5 cm, cilindrico, cilindrico-clavato, spesso attenuato all’apice e strozzato appena sopra la zona anulare; glu-

tinoso, di colore giallo, biancastro all’apice e alla base, zebrato di giallo se asciutto. Carne: esigua, tenera, bianca, giallognola appena sotto la cuticola; odore subnullo, sapore mite. Spore: bianche in massa, ellissoidali, cilindrico-ellissoidali, lisce, 7,5-10 × 5-6 µm, non amiloidi. Habitat: cresce gregario esclusivamente presso il larice, nei boschi di conifere o misti di montagna ma sempre in presenza del larice, in estate-autunno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: commestibile.

Note: Hygrophorus speciosus si riconosce per il cappello viscido-glutinoso vivacemente colorato di giallo, giallo-arancio, con umbone acuto più colorato di rosso-arancio, per il gambo anch’esso glutinoso e giallo, e per la crescita esclusiva presso il larice. Hygrophorus lucorum cresce anch’esso presso il larice ma è di colore giallo sbiadito, molto pallido. Hygrophorus aureus, molto simile, si distingue per il cappello completamente rosso-arancio e senza umbone; inoltre non cresce presso il larice ma nelle pinete, in genere del Meridione.

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Armillaria gallica Marxm. & Romagn. 1987

SiNoNimo: Armillaria bulbosa (Barla) Kile & Watling 1983 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Tricholomataceae

Cappello: 3-10 cm, carnoso, inizialmente emisferico, poi piano-convesso, piano, con umbone largo e basso; squamoso, coperto da squamette irsute più concentrate verso il centro, facilmente detersili, di colore giallo-ocra, giallo miele, giallo-arancio. Lamelle: adnate al gambo, ftte, bianche nel giovane, poi bianco-crema, giallognole, macchiate di bruno sporco nell’adulto. Gambo: 5-12 × 0,6-2 cm, cilindrico-clavato, con base bulbosa, dilatata come un cipollotto; foccoso, biancastro, imbrunente verso la base con la crescita, ricoperto da focchi

giallognoli, con anello foccoso bianco spesso ornato da focchi giallognoli. Carne: poco spessa, fbrosa ma un po’ lasca, bianca; odore fungino, spermatico, sapore mite. Spore: biancastre in massa, ellissoidali, lisce, 7,5-10 × 5-6 µm, non amiloidi. Habitat: cresce gregario in numerosi esemplari o subcespitoso su residui di latifoglie, spesso anche interrati, tale da apparire terricolo, su ceppaie o tronchi di latifoglie marcescenti, in autunno. Molto comune. Commestibilitˆ: commestibile, buono. Da sbollentare per alcuni minuti prima di utilizzarlo nelle preparazioni, altrimenti tossico.

Note: Armillaria gallica è strettamente correlata ad Armillaria mellea, dalla quale si differenzia per la crescita prevalentemente gregaria o subcespitosa con pochi esemplari uniti per la base del gambo, spesso apparentemente terricola, per il gambo cilindrico-clavato con base bulbosa, coperto da focchi giallognoli e con anello foccoso, fugace e poco consistente. Armillaria mellea cresce cespitosa e ha il gambo praticamente liscio con anello membranoso ben distinto.

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Armillaria mellea (Vahl : Fr.) P. Kumm. 1871

SiNoNimo: Armillariella mellea (Vahl : Fr.) P. Karst. 1881 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Tricholomataceae

Cappello: 3-8 cm, carnoso, dapprima convesso, campanulato-convesso, poi piano con umbone largo e ottuso, con il margine striato nell’adulto, spesso con residui di velo; viscido con il tempo umido, squamoso, ricoperto da piccole squame irsute facilmente detersili, più abbondanti al centro, di colore molto variabile, giallo-miele, bruno-miele, bruno-fulvo, bruno-nerastro. Lamelle: adnate-decorrenti sul gambo, ftte, biancastre, bianco-crema, macchiate di bruno sporco nell’adulto. Gambo: 6-15 × 0,8-2 cm, cilindrico, cilindrico-clavato, spesso incurvato, unito per la base con altri gambi, tenace e molto fbroso, legnoso verso la base nell’adulto; subconcolore al cappello,

imbrunente alla base, fbrilloso-foccoso verso il basso, con anello membranoso. Carne: abbastanza spessa, molto coriacea nel gambo, biancastra; odore fungino, nell’adulto sgradevole spermatico, sapore acidulo e astringente. Spore: biancastre in massa, ellissoidali, lisce, 7-9 × 5,5-6,5 µm, non amiloidi. Habitat: cresce a cespi di numerosi esemplari su legno di latifoglie, radici interrate, ceppaie marcescenti, alla base di tronchi di latifoglie vive, in autunno inoltrato. Molto comune e diffuso. Commestibilitˆ: commestibile, buono. Da sbollentare per alcuni minuti prima di utilizzarlo nelle preparazioni, altrimenti tossico.

Note: comunemente conosciuto come chiodino, nome che comprende diverse specie di Armillaria: A. mellea, A. gallica (= A. bulbosa), A. ostoyae (= A. obscura), A. cepistipes. Tutte tra loro ben distinte, ciononostante in alcuni testi divulgativi sono presentate con il nome collettivo di Armillaria mellea s.l. Tra queste, Armillaria mellea si distingue per la crescita cespitosa su legno di latifoglie e per il gambo con anello membranoso ben formato.

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Armillaria ostoyae (Romagn.) Herink 1973

SiNoNimo: Armillaria obscura (Schaeff.) Herink 1973 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Tricholomataceae

Cappello: 3-10 cm, carnoso, inizialmente emisferico-convesso, poi piano-convesso, piano, con umbone largo e basso; squamoso, di colore bruno-fulvo, bruno nerastro, coperto da squamette irsute diffcilmente asportabili, di solito più concentrate verso il centro. Lamelle: adnate al gambo, ftte, bianche, bianco-crema, poi macchiate di bruno. Gambo: 5-12 × 0,6-2 cm, cilindrico-clavato, con base bulbosa, dilatata come un cipollotto; foccoso, di colore crema grigiastro, annerente nell’adulto a partire dalla base, ricoperto da focchi biancastri, con anello foccoso-submembranoso bianco.

Carne: poco spessa, fbrosa ma un po’ lasca, bambagiosa, bianca; odore fungino un po’ resinoso, spermatico, sapore mite. Spore: biancastre in massa, largamente ellissoidali, lisce, 6,5-8 × 5-7 µm, non amiloidi. Habitat: cresce subcespitoso o gregario in numerosi esemplari su legno di conifere, ceppaie e radici marcescenti, in autunno. Molto comune. Commestibilitˆ: commestibile, buono. Da sbollentare per alcuni minuti prima di utilizzarlo nelle preparazioni, altrimenti tossico.

Note: Armillaria ostoyae, tra le specie che costituiscono il gruppo di Armillaria mellea, cioè il “gruppo del chiodino”, si riconosce principalmente per la crescita su legno di conifere, ceppaie e radici marcescenti, in genere nei boschi di abete di montagna. Inoltre, ha carne più soffce, bambagiosa, il cappello più bruno-fulvo e con squamette irsute più persistenti, diffcilmente asportabili. Armillaria gallica è molto simile ma più giallognola, ha squame più detersili e cresce nei boschi di latifoglie.

Parte iconografca e descrittiva

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Calocybe gambosa (Fr. : Fr.) Donk 1962

SiNoNimo: Tricholoma georgi (L. : Fr.) Quél. 1872 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Tricholomataceae

Cappello: 4-10 cm, molto carnoso, inizialmente emisferico, emisferico-convesso, poi piano-convesso, con umbone ottuso e largo, con il margine involuto, talvolta sinuoso-lobato; asciutto, glabro, vellutato nel giovane, di colore caffellatte, ocraceo, crema-biancastro, camoscio pallido, nocciola-grigiastro uniforme. Lamelle: smarginate-adnate al gambo, molto ftte, biancastre, bianco-crema. Gambo: 4-7 × 1-3 cm, cilindrico, talvolta clavato-ventricoso e attenuato alla base; di colore biancastro, bianco-crema, pruinoso-fbrilloso, talvolta leggermente gibboso.

Carne: molto spessa, soda, bianca; odore farinoso molto forte, simile a quello di buccia di anguria ma un po’ cimicino, sapore farinoso. Spore: bianche in massa, ellissoidali, lisce, 5-6,5 × 3-4 µm, non amiloidi. Basidi: carminofli. Habitat: cresce gregaria nei prati al margine di boschi, soprattutto di latifoglie e in genere sotto i rovi, in primavera, più frequente dalla metà di aprile alla metà di maggio. Abbastanza comune. Commestibilità: commestibile, ottimo.

Note: Calocybe gambosa, comunemente conosciuta come prugnolo o fungo di S. Giorgio, si riconosce facilmente per la crescita primaverile, il portamento robusto, il forte odore farinoso e per il colore crema-ocra del cappello. Lepista irina, specie molto simile per portamento e colorazione del cappello, si distingue con facilità per il forte e gradevole odore foreale, di fore di iris, e per la crescita autunnale, non primaverile.

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Clitocybe dealbata (Sowerby : Fr.) Gillet 1874

PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Tricholomataceae

Cappello: 1,5-4 cm, poco carnoso, inizialmente convesso, poi piano-convesso, appianato con leggera depressione al disco, con il margine leggermente involuto; non igrofano, liscio, talora leggermente screpolato nell’adulto, di aspetto glassato, bianco, laccato di bianco su sfondo crema-ocra pallido. Lamelle: largamente adnate al gambo, subdecorrenti, ftte, biancastre, bianco-crema. Gambo: 2-4 × 0,2-0,5 cm, cilindrico, spesso incurvato; liscio o leggermente fbrilloso, da biancastro a ocra carnicino, abbastanza consistente.

Carne: poco spessa, abbastanza consistente soprattutto nel gambo, biancastra, crema ocracea; odore fungino con leggera componente farinosa, sapore erbaceo, mite. Spore: bianche in massa, ellissoidi, lisce, 4-5 × 3-3,5 µm, non amiloidi. Habitat: cresce gregaria nei prati, ai margini dei boschi, nei parchi e giardini di città, in estate e in autunno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: tossico.

Note: Clitocybe dealbata, specie di piccola taglia, si riconosce per il cappello bianco, di aspetto glassato, come fosse interessato da uno strato di laccatura bianca su sfondo crema nell’adulto, le lamelle largamente adnate poco decorrenti sul gambo e per la crescita perlopiù nei prati fuori dai boschi, anche se talvolta può essere rinvenuta sotto alberi. Clitocybe rivulosa è molto simile al punto da essere ritenuta sinonimo da certi autori, tuttavia si distingue per il cappello revoluto, in genere sinuoso-lobato, più sul pruinosolaccato, e per le lamelle più decorrenti sul gambo.

Parte iconografca e descrittiva

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Clitocybe geotropa (Bull. : Fr.) Quél. 1872

SiNoNimo: Infundibulicybe geotropa (Bull. : Fr.) Harmaja 2003 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Tricholomataceae

Cappello: 6-15 cm, carnoso, inizialmente convesso campanulato, poi piano-convesso, piano con il centro depresso e con piccolo umbone subacuto, con il margine notevolmente involuto; asciutto, non igrofano, feltrato nel giovane, glabro nell’adulto, di colore beige-biancastro, alutaceo carnicino, ocra pallido. Lamelle: decorrenti sul gambo, abbastanza ftte, biancastre, bianco crema. Gambo: 8-15 × 1,5-3 cm, robusto, cilindrico-clavato, molto slanciato nel giovane; glabro, leggermente fbrilloso, concolore al cappello, pallido verso la base.

Carne: cospicua, consistente, biancastra; odore fruttato, forte e gradevole, sapore mite. Spore: biancastre in massa, largamente ellissoidali, quasi subsferiche, lisce, 5,5-8 × 5-6,5 µm, non amiloidi. Habitat: cresce gregaria, spesso in numerosi esemplari disposti in lunghe fle o a zig-zag, nei boschi di latifoglie, nei pascoli, nelle radure erbose ai margini di boschi, fra cespugli spinosi, in autunno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: commestibile, ottimo.

Note: Clitocybe geotropa si fa riconoscere principalmente per via del gambo claviforme molto slanciato e robusto, per il cappello con il centro depresso, beige, alutaceo carnicino, sempre con piccolo umbone, con il margine involuto, e per il gradevole odore fruttato. Clitocybe alexandri, spesso con essa confusa, ha lamelle più scure, bruno-nocciola-grigiastre, il gambo subcorticato, con carne molliccia e con strato esterno più rigido, e spore più piccole.

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Clitocybe gibba (Pers. : Fr.) P. Kumm. 1871

SiNoNimo: Clitocybe infundibuliformis (Schaeff. : Fr.) Fr. 1872 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Tricholomataceae

Cappello: 3-7 cm, carnoso, inizialmente convesso, piano-convesso, poi piano-depresso, imbutiforme, in genere con piccolo umbone a papilla; opaco, vellutato, subglabro, non igrofano o solo leggermente, ocraceo, ocra-giallastro pallido, crema alutaceo, color camoscio. Lamelle: decorrenti sul gambo, abbastanza ftte, bianche. Gambo: 2-6 × 0,4-1 cm, cilindrico, talora un po’ allargato verso la base; glabro, inizialmente molto chiaro quasi bianco, poi subconcolore al cappello.

Carne: abbastanza spessa, consistente, bianca; odore da fungino a subcianico, simile a quello di Marasmius oreades, sapore mite, fungino. Spore: bianche in massa, ellissoidali, a forma di seme o di goccia d’acqua, lisce, 5-6 × 4-4,5 µm, non amiloidi. Habitat: cresce gregaria nei boschi, sia di latifoglie sia di conifere, nei parchi, in estate-autunno. Comune. Commestibilitˆ: commestibile, buono.

Note: Clitocybe gibba si riconosce per il cappello giallo-ocra, depresso-imbutiforme con piccolo umbone a papilla, non igrofano o solo leggermente, per le lamelle decorrenti e per il gambo bianco nel giovane che diventa concolore al cappello solo nell’adulto. Clitocybe costata si distingue per il cappello col margine notevolmente sinuoso, striato-solcato, senza umbone, e per il gambo colorato come il cappello già in esemplari giovani. Clitocybe catinus ha il cappello più pallido, bianco-crema carnicino. Lepista faccida (= L. inversa) e Lepista gilva hanno lamelle che si staccano facilmente dalla carne del cappello e spore verrucose.

Parte iconografca e descrittiva

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Clitocybe nebularis (Batsch : Fr.) P. Kumm. 1871

SiNoNimo: Lepista nebularis (Batsch : Fr.) Harmaja 1974 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Tricholomataceae

Cappello: 6-18 cm, molto carnoso, dapprima convesso, piano-convesso con umbone ottuso e largo, poi piano e con il centro leggermente depresso, con il margine involuto; non igrofano, fbrilloso, di colore bruno-grigiastro fuligginoso (bianco nella var. alba), grigio-argento, più pallido al margine, spesso con su del micelio bianco negli esemplari marcescenti. Lamelle: adnate-decorrenti al gambo, molto ftte, biancastre, bianco-crema. Gambo: 5-10 × 1,5-4 cm, claviforme, robusto; fbrilloso-pruinoso, di colore bruno-grigiastro pallido, ricoperto da fbrille bianche, con alla base del feltro miceliare bianco.

Carne: cospicua, soda, biancastra; odore caratteristico dolciastro, nauseante, usato in micologia come odore di riferimento e defnito di nebularis, sapore dolciastro. Spore: biancastre, bianco-crema in massa, ellissoidali, praticamente lisce, 6-7,5 × 3,5-4,5 µm, non amiloidi, cianofle. Habitat: cresce gregaria in numerosi esemplari nei boschi, sia di latifoglie sia di conifere, tra le foglie, in autunno-inverno. Molto comune e diffusa. Commestibilitˆ: commestibile ma non da tutti tollerato. Da sbollentare per alcuni minuti prima di utilizzarlo nelle preparazioni, altrimenti tossico.

Note: il forte e caratteristico odore, defnito di nebularis, è suffciente a far riconoscere con facilità questa specie tra i numerosi funghi carnosi e di taglia considerevole con imenoforo lamellare. C. nebularis ha spore praticamente lisce e cianofle, caratteristica che la colloca tra il genere Clitocybe e il genere Lepista. Si ricorda che le spore delle Lepista sono verrucose e cianofle, mentre quelle delle Clitocybe sono lisce e non cianofle. Di C. nebularis esiste la var. alba, distinta per il cappello e il gambo bianchi.

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Clitocybe odora (Bull. : Fr.) P. Kumm. 1871

SiNoNimo: Lepista odora (Bull. : Fr.) Harmaja 1976 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Tricholomataceae

Cappello: 3-8 cm, carnoso, inizialmente emisferico-convesso, poi piano-convesso con umbone largo e ottuso, infne piano e leggermente depresso, con il margine involuto e spesso lobato; asciutto, non igrofano o solo leggermente, un po’ sericeo, fnemente squamoso-fbrilloso, di colore verdastro, blu-verde metallico, verde-grigiastro, da intensamente colorato a molto pallido. Lamelle: adnate-subdecorrenti al gambo, ftte, grigio-verde, grigio-crema. Gambo: 3-6 × 0,5-1 cm, cilindrico, cilindrico-clavato, un po’ ingrossato alla base, spesso incurvato, con alla base del feltro miceliare

bianco che ingloba frammenti di foglie, fstoloso nell’adulto; subconcolore al cappello, percorso da fbrille bianche su fondo grigioverde sporco. Carne: abbastanza spessa, verdastra; odore di anice, sapore dolciastro, di anice. Spore: bianco-crema in massa, ellissoidali, lisce, 6,5-8 × 4,5-5 µm, non amiloidi. Habitat: cresce gregaria in genere in pochi esemplari, raramente in numerosi carpofori, nei boschi di latifoglie e di conifere, in estate-autunno. Molto comune e diffusa. Commestibilitˆ: commestibile.

Note: è indubbiamente la Clitocybe più facile da riconoscere per via del cappello più o meno intensamente colorato di verde-bluastro e per il forte odore di anice, avvertibile anche a distanza considerevole, caratteristica quest’ultima che ne limita il suo utilizzo in cucina solo a pochi carpofori e frammisti ad altri di specie diverse. Esistono altre Clitocybe con odore di anice, tuttavia non possono essere confuse con Clitocybe odora perché sono meno carnose e con colori diversi.

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Clitocybe rivulosa (Pers. : Fr.) P. Kumm. 1871

SiNoNimo: Clitocybe dealbata var. minor Cooke 1883 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Tricholomataceae

Cappello: 2-6 cm, carnoso, inizialmente convesso-campanulato, piano-convesso, poi appianato, piano-depresso, con o senza umbone, con il margine involuto nel giovane, revoluto nell’adulto, sinuoso-lobato; leggermente igrofano, pruinoso-laccato, biancastro, crema-biancastro, sericeo per via della laccatura pruinosa, che presto si dirada mettendo a nudo, spesso in modo zonato concentricamente, un colore di fondo bruno-ocra carnicino, ocra-grigiastro rosato. Lamelle: adnate-decorrenti sul gambo, non tanto ftte, biancastre, bianco-crema. Gambo: 3-7 × 0,3-0,8 cm, cilindrico, un po’

attenuato alla base, incurvato, spesso compresso, talora decentrato; concolore al cappello, pruinoso, di aspetto sericeo. Carne: poco spessa, soda, biancastra, bianco-crema; odore erbaceo-fungino, sapore mite. Spore: bianche in massa, ellissoidi-ovoidali, lisce, 4-5 × 2,5-3,3 µm, non amiloidi. Habitat: cresce gregaria in numerosi esemplari nei prati, nei luoghi erbosi fuori dei boschi (spesso alcuni carpofori sono uniti per la base del gambo), nei parchi e giardini di città, in estate-autunno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: tossico.

Note: questa specie si riconosce per il cappello biancastro, pruinoso-laccato di bianco su sfondo crema-ocra carnicino, revoluto nell’adulto, per le lamelle bianco-crema adnate-decorrenti sul gambo e per la crescita nei prati. Clitocybe dealbata è molto simile e diffcile da differenziare, tuttavia può essere distinta per il cappello laccato di bianco, più glassato che pruinoso, con il margine involuto più regolare, e le lamelle largamente adnate poco decorrenti sul gambo. Clitocybe candicans cresce nei boschi di latifoglie e ha odore di foglie di pomodoro.

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Collybia butyracea (Bull. : Fr.) P. Kumm. 1871

SiNoNimo: Rhodocollybia butyracea (Bull. : Fr.) Lennox 1979 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Tricholomataceae

Cappello: 3-7 cm, non tanto carnoso, inizialmente convesso, poi piano-convesso, piano, con umbone ottuso e largo, con il margine fnemente striato; leggermente viscido se umido, igrofano, lardaceo, di aspetto burroso, grasso-untuoso, liscio e lucido, di colore brunastro, bruno-dattero, bruno-ocra rossastro (grigio corno nella var. asema), asciugando si schiarisce fno al crema-ocra. Lamelle: da sublibere ad annesse al gambo, ftte, larghe, bianche, poi crema. Gambo: 4-8 × 0,5-1,5 cm, cilindrico-clavato, claviforme, attenuato all’apice e progressivamente allargato verso il basso, con alla base

del feltro miceliare bianco, molto tenace, cartilagineo; glabro e lucido, notevolmente fbrilloso-striato, concolore al cappello. Carne: poco spessa, tenace, cartilaginea, biancastra, brunastra appena sotto la cuticola; odore resinoso-fruttato, un po’ rancido, sapore mite. Spore: bianco-crema carnicino in massa, ellissoidali, lisce, 6-7 × 3-4 µm, non amiloidi. Habitat: cresce subcespitosa o gregaria nei boschi di latifoglie e di conifere, in genere nell’humus di foglie marcescenti, in estate-autunno. Molto comune e diffusa. Commestibilitˆ: commestibile.

Note: il genere Collybia raccoglie specie a spore bianche o biancastre, perlopiù piccole, con lamelle generalmente ftte e sublibere, con il gambo piuttosto tenace-cartilagineo e dal portamento slanciato. Tra le specie congeneri, Collybia butyracea si riconosce principalmente per la taglia media e per il caratteristico aspetto untuoso-grasso del cappello. Di questa specie esiste la var. asema, distinta dal tipo per il cappello di colore grigio corno, grigio-bruno olivastro, scuro al centro e pallido verso il margine.

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Collybia dryophila (Bull. : Fr.) P. Kumm. 1871

SiNoNimo: Gymnopus dryophilus (Bull. : Fr.) Murrill 1916 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Tricholomataceae

Cappello: 2-6 cm, poco carnoso, inizialmente convesso, poi piano-convesso, piano o leggermente depresso, con il margine fnemente striato se umido, da regolare a ondulato, sinuoso; glabro, liscio, igrofano, di colore giallo-bruno, giallo-ocra, giallo-arancio, pallido al margine, si schiarisce fno al crema-alutaceo asciugando. Lamelle: da sublibere ad annesse al gambo, piuttosto ftte, bianche, poi crema. Gambo: 3-7 × 0,3-0,5 cm, cilindrico, spesso con la base un po’ ingrossata e con cordoni miceliari, non nettamente bulbosa, talvolta incurvato, molto tenace, cartilagineo; glabro,

liscio e lucido, concolore al cappello, in genere sbiadito all’apice e leggermente più scuro verso la base. Carne: sottile, un po’ esigua, piuttosto tenace, cartilaginea, biancastra, crema pallida; odore erbaceo, sapore gradevole. Spore: biancastre, bianco-crema in massa, ellissoidali, lisce, 4,5-6,5 × 3-3,5 µm, non amiloidi. Habitat: cresce gregaria o a cespi di pochi esemplari nei boschi di latifoglie e di conifere, su foglie e aghi, anche fra residui e muschio, predilige le foglie del sottobosco, dalla tarda primavera all’autunno. Piuttosto comune. Commestibilitˆ: commestibile.

Note: Collybia dryophila, oltre che per i caratteri propri di molte Collybia, vale a dire per le lamelle molto ftte e il gambo tenace-cartilagineo, si riconosce per il colore giallo-ocra del cappello e del gambo e per la crescita su foglie marcescenti. Molto simile è Collybia aquosa, che cresce in genere in primavera, distinta per la base del gambo bulbosa e con cordoni miceliari rosa. Collybia ocior (= C. luteifolia, C. dryophila var. funicularis) ha le lamelle gialle.

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Collybia fusipes (Bull. : Fr.) Quél. 1872

SiNoNimo: Gymnopus fusipes (Bull. : Fr.) Gray 1821 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Tricholomataceae

Cappello: 4-8 cm, carnoso, inizialmente campanulato-convesso, poi piano-convesso, anche un po’ depresso, con umbone ottuso da molto basso a mammellonato, spesso gibboso; leggermente viscido se umido, debolmente igrofano, talvolta un po’ rugoso-grinzoso, di colore bruno-fulvo, bruno-ocra, maculato di bruno ruggine, più pallido se asciutto. Lamelle: annesse al gambo, abbastanza rade, larghe, venose sul dorso a contatto con la carne del cappello, biancastre, color carnicino, macchiate di bruno ruggine nell’adulto. Gambo: 7-12 × 0,8-2 cm, fusiforme, cilindrico-fusiforme, con la base appuntita e profondamente radicante, spesso compresso e con

profondi solchi, incurvato-fessuoso, unito per la base con altri gambi, cavo nell’adulto, molto tenace, cartilagineo; glabro, fbrillosostriato, biancastro verso l’apice, bruno rugginoso verso la base, spesso maculato. Carne: poco spessa, tenace, cartilaginea, biancastra; odore e sapore non particolari. Spore: bianche in massa, ellissoidali, lisce, 5-6,5 × 3-4 µm, non amiloidi. Habitat: cresce a cespi di numerosi esemplari alla base di tronchi di latifoglie viventi, tra le radici afforanti, in genere di quercia e di castagno, dalla primavera inoltrata a tutto l’autunno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: tossico.

Note: Collybia fusipes, molto comune e quasi infestante nell’ampio parco di Monza, si riconosce con facilità per via del caratteristico gambo cartilagineo, fusiforme e piuttosto radicante. Cresce di solito a cespi alla base di tronchi di latifoglie viventi, prediligendo le querce. Collybia maculata è simile ma di colore generalmente biancastro, con il cappello maculato di bruno rugginoso, con le lamelle molto ftte e il gambo meno radicante.

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Flammulina velutipes (Curtis : Fr.) Singer 1951

SiNoNimo: Collybia velutipes (Curtis : Fr.) P. Kumm. 1871 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Tricholomataceae

Cappello: 3-7 cm, poco carnoso, emisferico-convesso, piano-convesso, talvolta un po’ depresso nell’adulto, spesso irregolarmente sinuoso, con il margine involuto nel giovane; viscido, mucillaginoso, cartilagineo, elastico-gelatinoso, glabro e lucente, anche leggermente pruinoso nel giovane, di colore giallo-arancio vivace, giallo-rossastro, più scuro al centro. Lamelle: da sublibere ad annesse al gambo, rade, biancastre, poi crema carnicino. Gambo: 3-8 × 0,4-0,8 cm, cilindrico, incurvato, radicante, spesso anche eccentrico, unito per la base con altri gambi, fstoloso, molto tenace, cartilagineo; tipicamente vel-

lutato, giallo-arancio all’apice, bruno-nerastro verso la base. Carne: sottile, tenace e cartilaginea, elastica nel cappello, giallognola, brunastra nel gambo; odore un po’ rancido, di pelargonio, di foglie di geranio, sapore mite. Spore: bianche in massa, ellissoidali, lisce, 6,5-9 × 3,5-4,5 µm, non amiloidi. Epicute di tipo ixocutis-tricoderma. Habitat: cresce a cespi di numerosi esemplari su tronchi e ceppaie di latifoglie, prevalentemente su salice e sambuco, in autunno-inverno, spesso ricoperto di brina o di neve. Molto comune. Commestibilitˆ: commestibile.

Note: questa specie si riconosce con molta facilità principalmente per la crescita cespitosa e tipicamente invernale, il cappello viscido, elastico-cartilagineo e per il gambo brunastro, tipicamente vellutato e tenace. Non di rado si possono trovare carpofori totalmente ricoperti di brina o di neve, anche congelati. Flammulina fennae cresce in estate-autunno su legno di latifoglie, ha il cappello bianco-ocra pallido con macchie brune rugginose e gambo radicante.

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Laccaria amethystina (Huds.) Cooke 1884

SiNoNimo: Laccaria laccata var. amethystina (Huds.) Rea 1922 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Tricholomataceae

Cappello: 2-5 cm, poco carnoso, inizialmente convesso, poi piano-convesso, appianato, anche depresso-ombelicato al centro, margine spesso arricciato, merlettato; igrofano, da liscio a fnemente squamoso, di colore viola-lilla, viola anche molto scuro se umido, pallidescente al rosa-lilla bluastro, lilla-crema biancastro sporco con l’essiccazione. Lamelle: adnate-subdecorrenti al gambo, molto rade, abbastanza spesse, di aspetto ceroso, venoso-congiunte alla base, violacee come il cappello.

Gambo: 4-10 × 0,4-0,8 cm, slanciato, cilindrico, spesso fessuoso; abbastanza rigido, feltrato, fnemente foccoso-squamoso, con squamette fbrillose bianche su sfondo viola. Carne: sottile, consistente, di colore viola pallido; odore e sapore subnulli. Spore: bianche in massa, subsferiche-ellissoidali, aculeate, 8-10,5 × 7,5-10 µm, non amiloidi. Habitat: cresce gregaria o subcespitosa nei boschi, sia di latifoglie sia di conifere, in estate-autunno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: commestibile.

Note: le lamelle adnate al gambo, rade, spesse, di aspetto ceroso, colorate ma che producono spore bianche e verrucose, caratterizzano il genere Laccaria. Tra le poche specie di questo genere, Laccaria amethystina si fa riconoscere facilmente per via del colore violaceo in ogni sua parte, su cappello, lamelle e gambo. Laccaria laccata e la sua comune varietà pallidifolia (= L. affnis) sono di colore sul rosso-arancio carnicino in ogni parte. Laccaria bicolor è più o meno di colore come L. laccata ma con lamelle e base del gambo viola-lilla.

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Laccaria laccata (Scop. : Fr.) Cooke 1884

SiNoNimo: Laccaria tetraspora Singer 1947 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Tricholomataceae

Cappello: 1-4 cm, poco carnoso, quasi membranaceo, inizialmente convesso, poi piano e con il centro depresso, con il margine striato; igrofano, liscio o fnemente fbrilloso, di colore bruno-arancio pallido, arancio carnicino, rosso-arancio, ocra-alutaceo pallido se asciutto. Lamelle: adnate-decorrenti al gambo, rade, molto larghe e ventricose, abbastanza spesse, non ceraceo-lardacee, rosa carnicino pallido. Gambo: 3-8 × 0,3-0,5 cm, cilindrico, spesso con la base leggermente bulbosa, talvolta tortile o incurvato, abbastanza fbroso, fsto-

loso; glabro o fbrilloso, di colore ocra-rossastro, rosa-arancio, più bruno-rossastro verso la base, ricoperto da fbrille biancastre. Carne: sottile, da biancastra a ocra carnicino; odore erbaceo-rafanoide, sapore mite. Spore: bianche in massa, largamente ellissoidali, aculeate, 7-9 × 5,5-8 µm, non amiloidi. Habitat: cresce gregaria, spesso in numerosi esemplari, nei boschi di latifoglie e di conifere, nell’erba e nel muschio al margine dei boschi, nei parchi, giardini e aiuole di città, in estate e in autunno. Comune. Commestibilitˆ: commestibile.

Note: Laccaria laccata, intesa in senso lato, si fa riconoscere per i colori rosa-carnicini, rosso-arancio in ogni parte. Essa è specie molto variabile nel portamento, dimensione, colore e forma delle spore. L’attuale tendenza di molti AA. è di riconsiderare la variabilità di L. laccata in modo abbastanza ampio, di conseguenza si ritiene Laccaria affnis sinonimo di Laccaria laccata var. pallidifolia. Questa varietà, molto comune e diffusa, differisce dal tipo L. laccata var. laccata per le lamelle più pallide e per le spore subsferiche.

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Lepista faccida (Sowerby : Fr.) Pat. 1887

SiNoNimo: Clitocybe faccida (Sowerby : Fr.) P. Kumm. 1871 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Tricholomataceae

Cappello: 3-8 cm, poco carnoso, inizialmente piano-convesso con il centro un po’ depresso, poi imbutiforme, con il margine involuto; un po’ igrofano, glabro, brillante se umido, di colore giallo-rossastro, più rosso al centro e giallognolo verso il margine, spesso maculato di bruno ruggine, bruno bistro nell’adulto (in genere in carpofori che rimangono a lungo sul terreno). Lamelle: molto decorrenti sul gambo, ftte, strette e arcuate, facilmente staccabili in massa dalla carne del cappello, biancastre, crema carnicino. Gambo: 3-6 × 0,5-1,5 cm, cilindrico, con la base da dilatata ad attenuata, cavo nell’adul-

to, abbastanza tenace; fbrilloso, inizialmente biancastro, poi subconcolore al cappello. Carne: sottile, abbastanza tenace, un po’ faccida quando è imbevuta di acqua, crema-brunastra; odore fungino, richiamante quello di molti aflloforali, sapore mite. Spore: biancastre in massa, subsferiche, verrucose, 4-5 × 3,5-4,5 µm, non amiloidi, cianofle. Habitat: cresce gregaria in numerosi esemplari o subcespitosa nei boschi di latifoglie e di conifere, nei parchi e giardini di città, in estate e in autunno. Molto comune e diffusa. Commestibilità: commestibile, buono.

Note: alcuni AA. separano Lepista inversa da Lepista faccida in funzione dell’habitat (boschi di conifere per L. inversa e di latifoglie per L. faccida), del colore del cappello e della consistenza della carne. Altri AA. ritengono che si tratti di un’unica entità, rinvenibile sia nei boschi di conifere sia di latifoglie, e che la variazione di colore del cappello e della consistenza della carne è funzione dell’umidità e del tempo di permanenza sul terreno.

Parte iconografca e descrittiva

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Lepista irina (Fr.) H.E. Bigelow 1959

SiNoNimo: Tricholoma irinum (Fr.) P. Kumm. 1871 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Tricholomataceae

Cappello: 4-10 cm, carnoso, inizialmente campanulato-convesso, poi piano-convesso con umbone ottuso oppure con il centro leggermente depresso, con il margine involuto, spesso sinuoso-lobato; non igrofano, liscio, opaco, biancastro, bianco-beige nel giovane, poi con la crescita al centro tende a colorarsi di bruno-ocra carnicino. Lamelle: smarginate-adnate al gambo, molto ftte, facilmente staccabili in massa dalla carne del cappello, biancastre, crema carnicino. Gambo: 5-12 × 1-2 cm, evidentemente claviforme nel giovane, poi cilindrico, cilindrico-clavato, dilatato verso la base; fbrilloso,

pruinoso all’apice, concolore al cappello, biancastro verso l’alto e crema-ocra verso la base, soprattutto dove manipolato. Carne: cospicua, soda, biancastra; odore aromatico, caratteristico, simile al profumo di fori di iris, molto gradevole, sapore mite. Spore: crema-rosa in massa, ellissoidali, fnemente verrucose, 6-7,5 × 3,5-4,5 µm, non amiloidi, cianofle. Habitat: cresce in genere cespitosa o subcespitosa nei boschi di latifoglie, raramente in quelli di conifere, nei parchi, tra il fogliame marcescente, in estate-autunno. Abbastanza rara. Commestibilitˆ: commestibile.

Note: il caratteristico odore foreale, di fori di iris, da cui deriva il nome, consente di riconoscere facilmente Lepista irina tra le specie simili. Lepista caespitosa ha odore farinoso, un po’ spermatico, e cresce nei prati. Anche Calocybe gambosa è molto simile per portamento e colorazione, ma cresce in primavera ed emana un fortissimo odore farinoso.

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Lepista nuda (Bull. : Fr.) Cooke 1871

SiNoNimo: Tricholoma nudum (Bull. : Fr.) P. Kumm. 1871 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Tricholomataceae

Cappello: 4-12 cm, carnoso, inizialmente emisferico-convesso, poi piano-convesso, piano con il centro da umbonato a leggermente depresso, con il margine involuto, spesso sinuoso-gibboso; non igrofano, glabro, liscio e lucido, di colore violaceo, brunoviola, bruno-ocra-lilla. Lamelle: annesse-smarginate al gambo, molto ftte, facilmente staccabili in massa dalla carne del cappello, di colore viola, lilla, bruno-lilla. Gambo: 5-10 × 1-3 cm, cilindrico, claviforme, attenuato all’apice e ingrossato verso la base; fbrilloso, di colore lilla, viola-lilla, ricoperto da fbrille-pruinose bianche su sfondo bruno-

viola-lilla, con alla base del feltro miceliare bianco che ingloba frammenti di foglie. Carne: cospicua, viola-lilla, viola-ocra verso la base del gambo; odore dolciastro, forte e caratteristico, sapore mite. Spore: crema-rosa in massa, ellissoidali, fnemente verrucose, 6,5-8,5 × 4-4,5 µm, non amiloidi, cianofle. Habitat: cresce gregaria in numerosi esemplari o subcespitosa in fle o in “cerchi delle streghe” nei boschi di latifoglie e di conifere, nei parchi, in autunno-inverno, raramente anche in primavera. Molto comune e diffusa. Commestibilitˆ: commestibile, buono.

Note: Lepista nuda si fa riconoscere principalmente per il colore più o meno violetto in ogni parte e per il caratteristico e gradevole odore dolciastro. Lepista sordida, specie molto variabile e spesso con essa confusa, è più piccola, notevolmente meno carnosa, igrofana e ha odore più o meno erbaceo-terroso. Lepista glaucocana è più pallida, di colore lilla-grigiastro glauco, ed emana un forte odore terroso. Lepista saeva (= L. personata) ha il gambo viola-porporino che ben contrasta con il colore chiaro del cappello e lamelle crema-rosa carnicine.

Parte iconografca e descrittiva

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Lepista panaeola (Fr.) P. Karst. 1879

SiNoNimo: Tricholoma panaeolum (Fr.) Quél. 1872 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Tricholomataceae

Cappello: 4-12 cm, carnoso, inizialmente emisferico-convesso, poi piano-convesso, spesso con umbone ottuso e largo, con il margine involuto; non igrofano, fibrilloso, pruinoso, di colore grigio-ocra, bruno-beige grigiastro, beige-biancastro, con su un finissimo strato di pruina bianca, picchiettato verso il margine da guttule acquose più scure, un po’ come in Clitocybe alexandri. Lamelle: adnate al gambo, ftte, facilmente separabili in massa dalla carne del cappello per pressione con le dita, biancastre, poi crema carnicino.

Gambo: 4-8 × 1-2 cm, da cilindrico a claviforme, attenuato all’apice e dilatato verso il basso; pruinoso-fbrilloso, di colore biancastro, beige-grigio pallido. Carne: cospicua, bianca; odore erbaceo-fungino, quasi sgradevole, sapore dolce. Spore: crema-rosa in massa, ellissoidali, verrucose, 4,5-6,5 × 3-4 µm, non amiloidi, cianofle. Habitat: cresce gregaria o subcespitosa in pochi esemplari nei prati, tra l’erba nei parchi, giardini e aiuole di città, in estate e in autunno. Poco comune. Commestibilitˆ: commestibile.

Note: le lamelle facilmente staccabili in massa dalla carne del cappello e le spore crema-rosa, verrucose e cianofle in blu cotone sono i caratteri che permettono di distinguere il genere Lepista dai Tricholoma e Clitocybe, generi, quest’ultimi, a spore lisce e non cianofle. Tra le specie congeneri, Lepista panaeola si riconosce principalmente per il cappello ocra-grigiastro, fnemente pruinoso, picchiettato verso il margine da guttule acquose più scure. Lepista irina si differenzia per il caratteristico odore di fori di iris, inoltre predilige crescere sotto le latifoglie.

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Lepista sordida (Schumach. : Fr.) Singer 1951

SiNoNimo: Tricholoma sordidum (Schumach. : Fr.) P. Kumm. 1871 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Tricholomataceae

Cappello: 3-8 cm, poco carnoso, inizialmente emisferico-convesso, poi piano-convesso, piano con il centro da umbonato a leggermente depresso, con il margine poco involuto; igrofano, glabro, liscio e lucido, di colore violaceo, bruno-viola, bruno-ocra-lilla. Lamelle: annesse-smarginate al gambo, molto ftte, facilmente staccabili in massa dalla carne del cappello, di colore viola, lilla, bruno-lilla. Gambo: 4-8 × 0,6-1,2 cm, cilindrico, talora incurvato; fbrilloso, di colore lilla, viola-lilla, ricoperto da fbrille-pruinose bianche su sfondo bruno-viola-lilla.

Carne: sottile, un po’ fragile, spesso imbevuta di acqua con il tempo umido, di colore viola-lilla, viola-ocra pallido; odore erbaceo-terroso, sapore mite. Spore: crema-rosa in massa, ellissoidali, fnemente verrucose, 6-8 × 4-4,5 µm, non amiloidi, cianofle. Habitat: cresce gregaria o subcespitosa in zone erbose, nei parchi, nei giardini e aiuole di città, ai margini di strade, nei boschi, in autunno-inverno, non di rado anche in primavera. Comune. Commestibilità: non commestibile.

Note: Lepista sordida viene spesso confusa con Lepista nuda, dalla quale si differenzia per produrre carpofori più piccoli, con cappello meno carnoso e igrofano, con odore sgradevole erbaceo-terroso anche se leggero, tuttavia mai dolciastro come in L. nuda. Essa è molto variabile, sia nei colori sia nella forma del cappello; infatti esistono diverse varietà, di queste citiamo: Lepista sordida var. umbonata, distinta dal tipo per il cappello con largo e pronunciato umbone; Lepista sordida var. lilacea di colore completamente viola-lilla.

Parte iconografca e descrittiva

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Lyophyllum connatum (Schumach. : Fr.) Singer 1939

SiNoNimo: Tricholoma connatum (Schumach. : Fr.) Ricken 1915 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Tricholomataceae

Cappello: 2-8 cm, carnoso, dapprima emisferico-convesso, poi piano-convesso, con o senza umbone, spesso con il centro un po’ depresso, con il margine involuto e sinuoso; glabro, di aspetto sericeo, fnemente pruinoso, bianco, anche sfumato di grigio carnicino pallido. Lamelle: da adnate a subdecorrenti sul gambo, abbastanza ftte, strette, biancastre, poi crema. Gambo: 4-10 × 0,8-2 cm, cilindrico, con la base da leggermente dilatata ad attenuata, spesso incurvato; fnemente fbrilloso-pruinoso, sericeo, di colore bianco (la superfcie,

come anche le lamelle, vira dopo alcuni minuti al violaceo con FeSO4). Carne: poco spessa, consistente, un po’ elastica, bianca; odore erbaceo-pepato, sapore mite. Spore: bianche in massa, ellissoidali, lisce, 5,5-6,5 × 3-4,5 µm, non amiloidi. Basidi: carminofli. Habitat: cresce a cespi, numerosi e gregari, nei boschi di conifere e di latifoglie, nell’erba al margine dei boschi, predilige i bordi di sentieri, in estate-autunno. Molto comune e diffuso. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: Lyophyllum connatum si distingue facilmente dalle altre specie congeneri per la crescita cespitosa e per il colore bianco in ogni parte. Può essere facilmente confuso con alcune Clitocybe bianche tossiche, in particolare con Clitocybe phyllophila (= C. cerussata), che tra l’altro può condividere lo stesso habitat. Questo scambio può essere evitato accertando microscopicamente la carminoflia dei basidi, carattere che separa i Lyophyllum dalle Clitocybe, oppure macroscopicamente per mezzo della reazione della superfcie del gambo e delle lamelle con il solfato ferroso: viola dopo alcuni minuti in L. connatum, nulla in C. phyllophila.

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Lyophyllum decastes (Fr. : Fr.) Singer 1951

SiNoNimo: Lyophyllum aggregatum (Schaeff.) Kühner 1938 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Tricholomataceae

Cappello: 4-8 cm, carnoso, inizialmente convesso, poi piano-convesso, con o senza umbone, spesso un po’ depresso, con il margine leggermente involuto e sinuoso, di solito gibboso; di aspetto lardaceo, glabro e brillante, anche fnemente fbrilloso-rugoso al centro, di colore brunastro, bruno argilla, bruno-ocra grigiastro. Lamelle: smarginate-adnate al gambo, ftte, biancastre, bianco-crema. Gambo: 4-10 × 0,8-1,5 cm, cilindrico, spesso con la base attenuata, talvolta un po’ eccentrico; da liscio a fnemente fbrilloso, pruino-

so all’apice, bianco nel giovane, poi sfumato di bruno-grigio pallido. Carne: spessa, tenace, un po’ cartilaginea, biancastra; odore da subnullo a erbaceo, sapore mite. Spore: bianche in massa, subsferiche, lisce, 5,5-7 × 5-6,5 µm, non amiloidi. Basidi: carminofli. Habitat: cresce a cespi in genere di pochi esemplari, perfno gregario, nell’erba presso o sotto latifoglie, in parchi, giardini e aiuole di città, in estate-autunno. Abbastanza comune. Commestibilità: commestibile, ottimo.

Note: il genere Lyophyllum comprende funghi tricholomoidi caratterizzati da basidi carminofli. Alcuni di essi si macchiano di rosso, blu-grigio o nerastro al tocco, altri non virano. Tra le specie non viranti al tocco, Lyophyllum decastes si riconosce principalmente per la crescita cespitosa, in genere a cespi di pochi esemplari, per il cappello bruno-ocra grigiastro e per il gambo biancastro nel giovane. Lyophyllum fumosum (= L. conglobatum) ha il cappello bruno-grigio fuligginoso, lamelle grigiognole e cresce conglobato (i gambi tendono a svilupparsi da un unico ceppo) generalmente nei boschi di latifoglie.

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Lyophyllum loricatum (Fr.) KŸhner ex Kalamees 1994

SiNoNimo: Tricholoma loricatum (Fr.) Gillet 1874 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Tricholomataceae

Cappello: 3-10 cm, carnoso, inizialmente emisferico-convesso, poi piano-convesso, con o senza umbone, anche un po’ depresso, con il margine involuto e sinuoso, rugosogibboso; da glabro a fbrilloso, molto elastico-cartilagineo, gommoso, tenace, di colore brunastro, bruno-castano scuro, bruno-nerastro fuligginoso. Lamelle: smarginate-adnate al gambo, ftte, consistenti, biancastre, bianco-crema. Gambo: 4-12 × 0,8-2 cm, cilindrico, spesso incurvato, talvolta eccentrico, anche gibboso-solcato, cartilagineo e tenace; da liscio a fnemente fbrilloso, pruinoso all’apice, di colore bruno-grigiastro, bruno fuligginoso,

bianco in prossimità delle lamelle. Carne: cospicua, molto elastica-cartilaginea, gommosa nella cuticola del cappello, molto tenace, biancastra; odore debolmente erbaceo-spermatico, sapore mite o leggermente pepato. Spore: bianche in massa, subsferiche, lisce, 5,5-6,5 × 4,5-6 µm, non amiloidi. Basidi: carminofli. Habitat: cresce cespitoso nell’erba presso latifoglie, in genere nei parchi, nei giardini e aiuole di città, in estate-autunno, talvolta anche in primavera dopo abbondante pioggia. Piuttosto comune. Commestibilitˆ: commestibile, ottimo.

Note: Lyophyllum loricatum è spesso scambiato con Lyophyllum decastes, tuttavia si distingue benissimo da quest’ultimo per il cappello più bruno scuro e con cuticola molto elastica-cartilaginea, rimbalzante come una palla di gomma se lanciato per terra, per il gambo colorato di bruno anche nei carpofori giovani e per la crescita più distintamente cespitosa.

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Macrocystidia cucumis (Pers. : Fr.) Joss. 1934

SiNoNimo: Naucoria cucumis (Pers. : Fr.) P. Kumm. 1871 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Tricholomataceae

Cappello: 2-5 cm, poco carnoso, inizialmente campanulato, conico-convesso, poi convesso, piano-convesso, con largo e basso umbone; asciutto, un po’ igrofano, opaco, vellutato, di colore rosso-bruno, porporino, talora fno al bruno-nerastro al centro, giallognolo al margine. Lamelle: sublibere-annesse al gambo, abbastanza ftte, larghe, bianco-crema, poi crema-ocra. Gambo: 3-6 × 0,3-0,5 cm, cilindrico, talora incurvato, raramente un po’ compresso, molto tenace, cartilagineo; opaco, vellutato, fnemente pruinoso, di colore bruno-rosso, rosso-arancio all’apice, nerastro verso la base.

Carne: sottile, soda, cartilaginea e tenace nel gambo, concolore alle superfci; odore forte e caratteristico di olio di fegato di merluzzo, sapore sgradevole. Spore: crema-ocra in massa, ellissoidali, cilindrico-ellissoidi, lisce, 7-9 × 3,5-4,5 µm, non amiloidi. Cistidi: fusiformi, lageniformi, molto grandi, presenti in tutte le superfci, sulle lamelle, sul gambo e sul cappello. Habitat: cresce gregaria presso alberi, su terreno nudo o con residui legnosi, tra l’erba lungo i sentieri, nei parchi, in estate-autunno. Comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: il forte e caratteristico odore di olio di fegato di merluzzo è il principale carattere che consente di riconoscere facilmente Macrocystidia cucumis tra le specie simili appartenenti a vari generi. Altri caratteri utili al suo riconoscimento sono: la piccola taglia, il cappello poco carnoso, di colore rosso-bruno, porporino, il gambo cartilagineo, tenace e di colore come il cappello. Macrocystidia cucumis var. latifolia si distingue dal tipo per le lamelle più larghe e ventricose.

Parte iconografca e descrittiva

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Marasmius cohaerens (Pers. : Fr.) Cooke & Quél. 1878

SiNoNimo: Marasmius ceratopus (Pers.) Quél. 1886 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Tricholomataceae

Cappello: 2-3 cm, quasi membranaceo, campanulato, conico-convesso, piano-convesso con umbone subacuto, con il margine fnemente striato se umido; un po’ igrofano, reviviscente, glabro, di colore ocra-giallognolo, ocra-grigiastro, bruno-fulvo al centro, più pallido se asciutto. Lamelle: da sublibere ad annesse al gambo, rade ma non troppo, larghe, sinuose, biancastre, crema-grigiastre, con il flo che tende a macchiarsi di bruno nell’adulto. Gambo: 5-9 × 0,2-0,4 cm, cilindrico, spesso attenuato verso la base, un po’ radicante, attaccato con la base al substrato di foglie tramite un abbondante feltro miceliare rigido e giallognolo, incurvato, molto rigido e tenace-cartilagineo,

fstoloso; liscio, lucido e brillante, come laccato, bianco all’apice appena sotto le lamelle, ocra-rosso in alto, progressivamente sempre più bruno-rosso scuro fno a diventare nero alla base. Carne: esigua, molto tenace e rigida nel gambo, quasi di consistenza cornea, concolore alle superfci; senza odore e sapore particolari. Spore: bianche in massa, ellissoidali, lisce, 8-10 × 4-5 µm, non amiloidi. Epicute di tipo imeniderma, ad ife spinulose-digitaliformi. Habitat: cresce gregario o a piccoli cespi nei boschi di latifoglie, sulle foglie marcescenti, predilige le faggete, raramente nei boschi di conifere, in estate e in autunno. Poco comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: Marasmius cohaerens si riconosce principalmente per il gambo molto rigido e brillante, come laccato, piuttosto corneo, colorato di bruno-nerastro verso la base, attaccato alle foglie di faggio tramite un feltro miceliare setoloso e giallognolo. Molto simile per colore e portamento è Marasmius torquescens, distinto per il gambo vellutato e fnemente pruinoso, non lucido.

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Marasmius oreades (Bolton : Fr.) Fr. 1836

PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Tricholomataceae

Cappello: 2-4 cm, poco carnoso, submembranaceo, inizialmente campanulato-convesso, poi piano-convesso, piano, con umbone ottuso, con il margine acuto e spesso fessurato-merlettato; igrofano, reviviscente, glabro, liscio, talvolta screpolato, di colore ocra-arancio, bruno-ocra, crema-nocciola pallido se asciutto. Lamelle: sublibere al gambo, rade ma non troppo, larghe, spesso intervenose, biancastre, crema argilla. Gambo: 4-8 × 0,2-0,4 cm, cilindrico, rigido e slanciato, molto tenace e cartilagineo, coriaceo; da liscio a fnemente vellutato, fel-

trato alla base, di colore bianco-crema, crema-ocra, bruno-rossastro alla base. Carne: poco spessa, elastica nel cappello, molto tenace e cartilaginea nel gambo, reviviscente, biancastra; odore cianico, di mandorle amare, sapore mite. Spore: bianche in massa, ellissoidali, lisce, 8-9,5 × 5-6 µm, non amiloidi. Epicute di tipo imeniderma. Habitat: cresce gregario in gruppi di numerosi esemplari in fle o in “cerchi delle streghe” nei prati, nei giardini e aiuole di città, dalla primavera all’autunno. Molto comune e diffuso. Commestibilitˆ: commestibile, ottimo.

Note: questa specie, comunemente nota con il nome di “gamba secca”, che cresce abbondante nei prati, si riconosce per le lamelle relativamente rade, il gambo tenace-cartilagineo, ma soprattutto per il forte odore cianico, di mandorle amare. Marasmius wynneae cresce cespitoso tra le foglie di faggio, ha il cappello biancastro, bianco-grigiastro e il gambo attenuato alla base, notevolmente rigido, liscio e lucido, bianco all’apice e bruno-rossastro scuro verso la base.

Parte iconografca e descrittiva

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Melanoleuca exscissa (Fr. : Fr.) Singer 1935

SiNoNimo: Tricholoma exscissum (Fr. : Fr.) Quél. 1872 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Tricholomataceae

Cappello: 3-6 cm, carnoso, dapprima convesso, poi piano-convesso, con umbone da ottuso a subacuto, con il margine involuto, talora sinuoso; opaco se asciutto, non igrofano o solo leggermente, pruinoso di bianco nel giovane soprattutto verso il margine, di colore grigio, grigio-bruno, più scuro al centro, in genere biancastro al margine. Lamelle: adnate al gambo, piuttosto ftte, bianche, bianco-crema. Gambo: 3-6 × 0,5-0,8 cm, cilindrico, talora un po’ dilatato all’apice; fnemente fbrilloso, pruinoso-fbrilloso, biancastro, bianco-crema con pruina bianca.

Carne: poco spessa, abbastanza consistente, bianca, bianco-crema grigiognola; odore erbaceo, di muschio, sapore mite, dolciastro. Spore: biancastre in massa, ellissoidali, verrucose, 8-9,5 × 4,5-5,5 µm, amiloidi. Cistidi: a pelo di ortica, settati e con cristalli all’apice. Habitat: cresce gregaria nei prati, nell’erba anche presso alberi, perlopiù nei parchi, dalla primavera all’autunno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: Melanoleuca exscissa si riconosce per il cappello grigiastro, grigio-bruno, opaco, che fa contrasto con le lamelle e il gambo biancastri, le spore verrucose e per i cistidi a pelo di ortica. Melanoleuca iris è quasi un sosia e si distingue per il gambo di solito con macchie rossastre alla base e per l’odore di fori di iris, caratteri più evidenti in carpofori maturi, tuttavia viene ritenuta da certi autori sinonimo di M. exscissa.

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Melanoleuca grammopodia (Bull. : Fr.) Murrill 1914

SiNoNimo: Tricholoma grammopodium (Bull. : Fr.) Quél. 1872 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Tricholomataceae

Cappello: 5-15 cm, carnoso, inizialmente convesso, piano-convesso, poi appianato, con umbone ottuso ben evidente, spesso depresso attorno all’umbone, con il margine involuto, sinuoso; un po’ igrofano, glabro, liscio e brillante se umido, di colore bruno scuro, bruno-grigio, bruno-ocra pallido se asciutto. Lamelle: adnate al gambo, molto ftte, biancastre. Gambo: 6-12 × 1-2 cm, cilindrico, clindrico-clavato, con la base un po’ bulbosa arrotondata, spesso tortile; fortemente striato, striato-fbrilloso, percorso da lunghe e ben

evidenti fbrille, di colore grigio-bruno, bruno-ocra-grigiastro. Carne: abbastanza spessa, biancastra, un po’ grigio-bruna verso le superfci; odore gradevole fungino, sapore mite, dolciastro. Spore: biancastre in massa, ellissoidali, verrucose, 8-10,5 × 5-6,5 µm, amiloidi. Cistidi: a pelo di ortica, settati e con cristalli all’apice. Habitat: cresce gregaria nei prati presso latifoglie, sotto alberi, nei parchi e giardini, in estate-autunno. Comune. Commestibilitˆ: commestibile.

Note: Melanoleuca grammopodia si riconosce per la taglia considerevole, il cappello bruno scuro, bruno-grigio, e per il gambo grigio-bruno fortemente striato, percorso da vistose fbrille. Melanoleuca melaleuca, altra specie molto comune, è in genere più piccola e ha il gambo più pallido e quasi liscio, non così striato.

Parte iconografca e descrittiva

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Mycena haematopus (Pers. : Fr.) P. Kumm. 1871

SiNoNimo: Mycena haematopus var. marginata J.E. Lange 1914 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Tricholomataceae

Cappello: 1-3 cm, membranaceo, campanulato, campanulato-convesso, con umbone ottuso, con il margine striato, fnemente merlettato-appendicolato; glabro, di colore bruno-rossastro, bruno-fulvo, bruno-porpora, più scuro al centro e pallido al margine. Lamelle: annesse-smarginate al gambo, rade, inizialmente biancastre, poi rosa carnicino, spesso macchiate di bruno-porpora. Gambo: 3-7 × 0,2-0,3 cm, cilindrico, spesso incurvato, fstoloso; glabro, liscio o fnemente pruinoso di bianco, di colore rosso-bruno, bruno-vinoso, biancastro verso l’alto, alla rottura emette del liquido rosso-bruno vinoso.

Carne: esigua, concolore alle superfci, emette del latice acquoso di colore rosso-bruno scuro alla rottura; odore subnullo o leggermente rafanoide, sapore da mite ad amarognolo. Spore: biancastre in massa, ellissoidali, lisce, 7,5-9,5 × 5-6,5 µm, amiloidi. Cistidi: fusiformi, lisci. Habitat: cresce gregaria o subcespitosa su legno marcescente di latifoglie, in genere su tronchi caduti di faggio, in estate-autunno. Abbastanza comune e diffusa. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: alcune Mycena si distinguono per la peculiarità di emettere del latice, di vario colore, alla frattura. Tra queste, Mycena haematopus si riconosce per il latice di colore rosso-bruno scuro e per la crescita su tronchi marcescenti di latifoglie, in particolare di faggio. Molto simile per colorazione del carpoforo e del latice è Mycena sanguinolenta, tuttavia facile da riconoscere principalmente per il cappello più piccolo, le lamelle con il flo colorato di rosso-bruno, il gambo più sottile e per la crescita in genere nei boschi di conifere, sulla lettiera di aghi.

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Mycena inclinata (Fr.) Quél. 1872

SiNoNimo: Mycena galericulata var. calopus (Fr.) P. Karst. 1879 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Tricholomataceae

Cappello: 1-3,5 cm, membranaceo, conico-campanulato, campanulato-convesso, con umbone da ottuso ad acuto, con il margine striato, spesso un po’ scanalato-solcato; glabro, liscio, leggermente igrofano, un po’ viscido se umido, di colore bruno-ocra grigiastro, grigio-bruno sporco, più scuro al centro, biancastro verso il margine. Lamelle: smarginate-adnate al gambo, non tanto ftte, bianche all’inizio, poi crema, grigio-crema. Gambo: 4-12 × 0,1-0,3 cm, cilindrico, incurvato-fessuoso, abbastanza rigido, spesso radicante e con della peluria biancastra alla base, f-

stoloso; glabro, liscio, talvolta solcato, di colore biancastro all’apice, giallo-bruno, bruno-arancio verso il basso, fno al nero-bruno alla base. Carne: esigua, concolore alle superfci; odore e sapore farinosi. Spore: biancastre in massa, ellissoidali, lisce, 8-10,5 × 5,5-6,5 µm, amiloidi. Cheilocistidi diverticolati. Habitat: cresce a cespi di numerosi esemplari su legno di latifoglie, in genere su tronchi e ceppaie marcescenti di quercia e di castagno, dalla fne dell’estate a tutto l’autunno. Abbastanza comune e diffusa. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: le specie del genere Mycena sono abbastanza numerose e di non facile determinazione, anche con l’uso del microscopio. Ciononostante, Mycena inclinata si fa riconoscere con facilità per la crescita cespitosa, il gambo bianco all’apice e progressivamente colorato di giallo-bruno, bruno-arancio fno al nero-bruno alla base, e per l’odore farinoso, di farina rancida.

Parte iconografca e descrittiva

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Mycena pura (Pers. : Fr.) P. Kumm. 1871

SiNoNimo: Mycena pseudopura (Cooke) Sacc. 1887 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Tricholomataceae

Cappello: 2-5 cm, quasi membranaceo, inizialmente campanulato, campanulato-convesso, poi piano, spesso con umbone ottuso, talvolta perfno leggermente depresso, con il margine striato; igrofano, glabro, di colore molto variabile, in genere violaceo, viola-porporino, viola-rosa, grigio-lilla, lilla-ocraceo, anche molto pallido se asciutto (bianco nella f. alba). Lamelle: da annesse ad adnate al gambo, non tanto ftte, larghe e ventricose, biancastre, soffuse di rosa-lilla. Gambo: 3-7 × 0,3-0,7 cm, cilindrico, spesso incurvato verso la base, talvolta compresso, piuttosto rigido-tenace, fstoloso; glabro, li-

scio e lucente, con fbrille bianche verso la base, di colore violaceo, viola-lilla, grigio-lilla. Carne: esigua, un po’ tenace nel gambo, grigio-lilla; odore rafanoide, di rapa, sgradevole, sapore rafanoide. Spore: bianche in massa, ellissoidali-cilindriche, lisce, 6-8,5 × 3,5-4,5 µm, amiloidi. Cistidi fusiformi-ventricosi, lisci. Habitat: cresce in genere gregaria, talvolta a piccoli cespi, nei boschi di latifoglie e di conifere, nei parchi e giardini di città, dalla tarda primavera a tutto l’autunno. Molto comune e diffusa. Commestibilità: tossico.

Note: la taglia abbastanza (relativamente) considerevole per una Mycena, il forte odore rafanoide e i colori generalmente violacei, sono i principali caratteri che permettono di distinguere questa comunissima specie. Mycena pura è molto variabile nel colore e per questo sono state create numerose forme; tra queste citiamo la f. alba completamente bianca. Mycena rosea (= M. pura var. rosea) si distingue per il cappello rosa e il gambo biancastro.

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Strobilurus esculentus (Wulfen : Fr.) Singer 1962

SiNoNimo: Collybia esculenta (Wulfen : Fr.) P. Kumm. 1871 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Tricholomataceae

Cappello: 1-2,5 cm, poco carnoso, quasi membranaceo, inizialmente convesso, piano-convesso, poi piano, spesso con umbone ottuso; leggermente igrofano, glabro, liscio, di colore brunastro, bruno-fulvo, bruno-dattero, bruno-ocra se asciutto (perfno bianco, quando cresce sotto le foglie). Lamelle: da sublibere ad annesse al gambo, ftte, bianche, bianco-grigiastre. Gambo: 3-5 × 0,1-0,2 cm, cilindrico, quasi fliforme, prolungato in una lunga appendice radicante, notevolmente villosa e rigida, fno a trovare gli strobili di abete rosso interrati, molto rigido, tenace-cartilagineo; glabro, f-

nemente pruinoso di bianco, subconcolore al cappello, spesso biancastro all’apice appena sotto le lamelle. Carne: sottile, tenace nel gambo, cartilaginea, bianca nel cappello e all’apice del gambo, ocra verso la base; odore da subnullo a leggermente fungino, sapore acidulo-fungino. Spore: biancastre in massa, ellissoidali, lisce, 5-6,5 × 3-4 µm, non amiloidi. Habitat: cresce gregario in numerosi esemplari su strobili interrati di abete rosso, anche nei parchi e giardini di città, in primavera, perlopiù in marzo-aprile. Molto comune e diffuso. Commestibilitˆ: commestibile, buono.

Note: esistono tre specie di Strobilurus, tutte crescenti su strobili ed esclusivamente in primavera. Strobilurus esculentus è il più facile da riconoscere per la crescita esclusiva su strobili di abete rosso, contrariamente a Strobilurus stephanocystis e Strobilurus tenacellus che crescono solo su strobili di pino. Mycena strobilicola cresce anch’essa su strobili di abete rosso e in primavera, ma presenta il cappello campanulato e un forte odore nitroso, di cloro.

Parte iconografca e descrittiva

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Tricholoma album (Schaeff. : Fr.) P. Kumm. 1871

SiNoNimo: Tricholoma raphanicum P. Karst. 1883 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Tricholomataceae

Cappello: 3-7 cm, poco carnoso, dapprima emisferico-convesso, convesso, poi piano-convesso, con umbone ottuso, talvolta poco evidente, con il margine involuto nel giovane; asciutto, glabro, di aspetto sericeo, di colore bianco nel giovane, poi con tendenza a colorarsi leggermente di crema-ocra al centro. Lamelle: smarginate-adnate al gambo, non tanto ftte, bianche, bianco-crema. Gambo: 4-8 × 0,5-1 cm, cilindrico, talvolta leggermente dilatato alla base, spesso incurvato; glabro, liscio o fnemente fbrilloso, f-

brilloso-sericeo, di colore bianco, leggermente crema-ocra verso il basso nell’adulto o per manipolazione. Carne: poco spessa, bianca; odore terroso, terroso-farinoso, forte e sgradevole, sapore amaro, un po’ piccante. Spore: bianche in massa, ellissoidali, lisce, 5,5-6,5 × 3-4 µm, non amiloidi. Habitat: cresce gregario in numerosi esemplari nei boschi di latifoglie, in genere di quercia e di carpino, in estate e in autunno. Molto comune e diffuso. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: tra le specie congeneri, Tricholoma album si riconosce per il colore bianco in ogni parte, per la carne amara e con forte odore terroso. Tricholoma pseudoalbum, dal portamento più robusto, si distingue per il cappello sfumato di ocra-arancio, con il margine costolato-solcato. Tricholoma lascivum ha il cappello di colore caffelatte-nocciola già nel giovane. Tricholoma inamoenum cresce nei boschi di conifere e ha un forte e sgradevole odore di gas illuminante, di acetilene. Tricholoma sulphurescens ha carne e superfci ingiallenti alla manipolazione.

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Tricholoma aurantium (Schaeff. : Fr.) Ricken 1914

SiNoNimo: Armillaria aurantia (Schaeff. : Fr.) Quél. 1872 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Tricholomataceae

Cappello: 4-10 cm, carnoso, dapprima emisferico-convesso, poi piano-convesso, spesso con largo e basso umbone, con il margine involuto; viscido se umido, fnemente feltratosquamoso se asciutto, vivacemente colorato di arancio, arancio-bruno, rosso-arancio. Lamelle: smarginate al gambo, ftte, biancastre, spesso secernenti goccioline color ambra da giovane, poi macchiate di rosso-bruno. Gambo: 5-10 × 1-1,8 cm, cilindrico, talora con base un po’ attenuata; fnemente squamoso, concolore al cappello, con piccole

squame rosso-arancio fno alla zona anulare, con sottile e ben delimitata zona bianca all’apice appena sotto le lamelle. Carne: abbastanza spessa, soda, bianca, talvolta leggermente soffusa di arancio appena sotto la cuticola; odore farinoso, di cocomero, sapore farinoso, amarognolo. Spore: bianche in massa, ellissoidali, lisce, 6,5-8 × 4,5-5,5 µm, non amiloidi. Habitat: cresce gregario nei boschi di conifere, generalmente di pini o di abete bianco, in estate-autunno. Non comune. Commestibilità: non commestibile.

Note: il cappello vivacemente colorato di arancio, il gambo concolore al cappello e squamoso, con netta zona anulare bianca appena sotto le lamelle, sono caratteri che consentono di riconoscere facilmente Tricholoma aurantium. Altro Tricholoma simile per colorazione del cappello è Tricholoma focale, ma ben distinto almeno per la presenza di anello sul gambo, caratteristica alquanto rara in questo genere.

Parte iconografca e descrittiva

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Tricholoma bufonium (Pers. : Fr.) Gillet 1874

SiNoNimo: Tricholoma sulphureum var. bufonium (Pers. : Fr.) Quél. 1876 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Tricholomataceae

Cappello: 3-7 cm, carnoso, inizialmente emisferico-convesso, poi piano-convesso, con o senza umbone, spesso sinuoso-gibboso, con il margine involuto e sinuoso-lobato; asciutto, glabro, vellutato, di aspetto sericeo, talvolta fnemente squamoso, di colore bruno-porpora-lilla, bruno-vinoso carnicino, lilla carnicino verso il margine (evocante Lactarius lilacinus). Lamelle: smarginate-adnate al gambo, piuttosto rade, di colore giallo, giallo-oliva. Gambo: 5-10 × 1-2 cm, cilindrico, con la base da attenuata a leggermente dilatata; fnemente fbrilloso, di colore giallo come le

lamelle, spesso con fbrille bruno-viola nella parte inferiore, biancastro alla base. Carne: cospicua, abbastanza soda, gialla, leggermente porpora appena sotto la cuticola del cappello; odore di acetilene, come in T. sulphureum, forte e sgradevole, sapore sgradevole. Spore: bianche in massa, ellissoidali, lisce, 9-10,5 × 6-8 µm, non amiloidi. Habitat: cresce gregario nei boschi di conifere di montagna, predilige l’abete bianco, in autunno. Non comune ma talvolta invadente nei luoghi di crescita. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: Tricholoma bufonium si riconosce per il caratteristico e sgradevole odore di gas illuminante, di acetilene, per il colore giallo in ogni parte tranne nel cappello, che si presenta di un bel bruno-porpora-lilla, bruno-violaceo, e per la crescita nei boschi di conifere di montagna. Tricholoma sulphureum, specie molto simile e più comune, ha anch’esso odore di acetilene ma è giallo in ogni parte, anche nel cappello, tranne la sua var. coronarium, che presenta il centro del cappello soffuso di bruno-rosa-porporino.

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Tricholoma inamoenum (Fr. : Fr.) Gillet 1874

SiNoNimo: Tricholoma inamoenum var. insigne Massee 1893 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Tricholomataceae

Cappello: 2-5 cm, carnoso, inizialmente e per lungo tempo campanulato, campanulato-convesso, poi piano-convesso con umbone ottuso, con il margine involuto; asciutto, glabro, vellutato, fnemente fbrilloso, bianco-grigiastro, crema-grigiastro. Lamelle: smarginate al gambo, abbastanza rade, di aspetto quasi ceroso, biancastre. Gambo: 4-8 × 0,6-1 cm, cilindrico, cilindrico-clavato, con la base un po’ dilatata, spesso incurvato; glabro, biancastro, bianco-crema, dello stesso colore del cappello.

Carne: poco spessa, consistente, bianca; odore forte sgradevole di acetilene, di gas illuminante, sapore sgradevole, ripugnante. Spore: bianche in massa, ellissoidali, lisce, 8,5-11 × 6-7,5 µm, non amiloidi. Habitat: cresce gregario nei boschi di conifere, generalmente sotto l’abete rosso, tra mirtilli ed erica, in estate-autunno. Molto comune. Commestibilitˆ: tossico.

Note: il forte e sgradevole odore di acetilene, di gas illuminante, e il cappello bianco-grigiastro, crema-grigiastro, a lungo campanulato, sono i principali caratteri che consentono di riconoscere Tricholoma inamoenum. Anche Tricholoma sulphureum e Tricholoma bufonium hanno lo stesso sgradevole odore di acetilene, ma si distinguono benissimo per essere diversamente colorati: il primo è di colore prevalentemente giallo in ogni parte, anche nella carne; il secondo è pure colorato di giallo in ogni parte, eccetto nel cappello che si presenta di colore bruno-porpora.

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Tricholoma pardinum (Pers.) Quél. 1873

SiNoNimo: Tricholoma tigrinum (Schaeff.) Gillet 1874 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Tricholomataceae

Cappello: 5-12 cm, carnoso, dapprima emisferico-convesso, poi convesso, irregolarmente sinuoso-gibboso, con umbone, con il margine involuto e sinuoso-lobato; asciutto, squamoso, fbrilloso, con squame fbrillose bruno-grigio-nerastre su sfondo bianco-crema-grigiastro. Lamelle: smarginate-adnate al gambo, non tanto ftte, biancastre, bianco-crema, con rifessi glauchi, spesso nel giovane con il flo lacrimante goccioline acquose. Gambo: 4-10 × 1-3 cm, robusto, cilindrico-clavato, claviforme, anche fusiforme, spesso in-

curvato; tomentoso, fbrilloso-squamoso, biancastro, con fbrille squamose brune su fondo bianco, con goccioline all’apice con il tempo umido, più evidenti nei giovani carpofori. Carne: cospicua, bianco-grigiognola; odore farinoso, sapore dolce, farinoso. Spore: bianche in massa, ellissoidali, lisce, 8-10 × 5,5-7 µm, non amiloidi. Habitat: cresce gregario in pochi esemplari nei boschi, sia di latifoglie sia di conifere, in estate e in autunno. Poco comune. Commestibilità: tossico.

Note: è sicuramente il Tricholoma più pericoloso, non tanto per la sua provata tossicità ma perché facile da confondere con numerose specie grigiastre commestibili, dette “morette”. Tra questi, Tricholoma pardinum si riconosce principalmente per la taglia considerevole, per il portamento massiccio e carnoso, per il cappello squamoso-fbrilloso, le lamelle crema glauche, il gambo spesso claviforme e le goccioline acquose all’apice, e per l’odore farinoso. Gli altri Tricholoma grigi con odore farinoso sono più piccoli, meno robusti e non hanno né le lamelle crema glauche né le goccioline acquose all’apice del gambo.

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Tricholoma portentosum (Fr. : Fr.) Quél. 1872

SiNoNimo: Melanoleuca portentosa (Fr. : Fr.) Murrill 1914 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Tricholomataceae

Cappello: 5-10 cm, carnoso, inizialmente campanulato, poi piano-convesso, appianato-ondulato e con umbone, con il margine sinuoso, talora lacerato; glabro, di aspetto sericeo, fbrilloso-sericeo, di colore grigio, grigio metallico, grigio-ocra, spesso soffuso di verdognolo, verde-violaceo, biancastro al margine. Lamelle: smarginate al gambo, non tanto ftte, bianche, con rifessi giallo-grigiognoli nell’adulto. Gambo: 5-10 × 1-2,5 cm, cilindrico, spesso incurvato; glabro, fbrilloso-sericeo, pruinoso

all’apice, di colore bianco, quasi sempre soffuso di giallognolo. Carne: abbastanza spessa, soda, bianca, con toni giallognoli verso la superfcie del gambo, tendente a ingrigire dopo un po’ di tempo al taglio; odore farinoso, sapore farinoso, mite. Spore: bianche in massa, ellissoidali, lisce, 5-7 × 4-5 µm, non amiloidi. Habitat: cresce gregario nei boschi di conifere, generalmente sotto il pino, raramente nei boschi di latifoglie, in autunno inoltrato. Comune. Commestibilitˆ: commestibile, buono.

Note: questa specie si riconosce per il cappello fbrilloso-sericeo, di colore grigio metallico, grigio-ocra, spesso soffuso di verdognolo, per il gambo bianco con tenui toni giallognoli e per l’odore farinoso. Tricholoma josserandii, specie tossica piuttosto simile, molto rara che può condividere lo stesso habitat, si differenzia per il gambo senza toni gialli, tipicamente con base attenuata, appuntita, per la carne amarognola con odore di farina rancida con componente dello sgradevole odore cimicino.

Parte iconografca e descrittiva

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Tricholoma scalpturatum (Fr.) Quél. 1872

SiNoNimo: Tricholoma argyraceum var. chrysites (Jungh.) Gillet 1890 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Tricholomataceae

Cappello: 3-8 cm, non tanto carnoso, dapprima campanulato-convesso, poi piano-convesso, piano con umbone ottuso, con il margine spesso sinuoso-lobato; asciutto, feltrato, squamoso, di colore grigiastro, con squame bruno-grigio-nerastre su sfondo bianco-grigio, più scuro al centro. Lamelle: smarginate al gambo, non tanto ftte, fragili, bianche, talvolta con rifessi grigiastri, con tendenza a ingiallire nell’adulto. Gambo: 3-7 × 0,6-1,5 cm, cilindrico, spesso incurvato verso la base; liscio o fnemente feltrato, concolore al cappello, bianco alla base, con esigui residui di velo cortiniforme

visibile nel giovane, prima che il margine del cappello si stacca dal gambo. Carne: poco spessa, piuttosto fragile, bianco-grigiognola, leggermente ingiallente nell’adulto e dopo un po’ di tempo al taglio; odore e sapore farinosi. Spore: bianche in massa, ellissoidali, lisce, 5-6 × 2,5-4 µm, non amiloidi. Habitat: cresce gregario o subcespitoso nei boschi di latifoglie e di conifere, spesso nei parchi e giardini di città, in estate e in autunno. Abbastanza comune e diffuso. Commestibilitˆ: commestibile.

Note: questa specie appartiene ai Tricholoma grigi che costituiscono il gruppo delle “morette”. Tra questi, si riconosce con facilità per le lamelle che tendono a ingiallire nell’adulto, soprattutto in carpofori vecchiotti. Tricholoma pardinum, specie tossica, è più massiccio e carnoso, con il gambo spesso claviforme con goccioline acquose all’apice. Tricholoma terreum, capostipite delle “morette”, cresce nei boschi di conifere prediligendo le pinete, non ha odore di farina e presenta la superfcie pileica vellutata tomentosa, non squamosa.

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Tricholoma terreum (Schaeff.) P. Kumm. 1871

PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Tricholomataceae

Cappello: 3-7 cm, poco carnoso, dapprima campanulato-convesso, piano-convesso, poi appianato, spesso ondulato, con umbone ottuso, con il margine involuto nel giovane; asciutto, vellutato, tomentoso, di colore grigiastro, grigio-bruno, grigio cenere, color ardesia. Lamelle: smarginate al gambo, non tanto ftte, biancastre, grigiastre. Gambo: 4-7 × 0,8-1,5 cm, cilindrico, leggermente dilatato verso la base, spesso incurvato; di aspetto sericeo, bianco, biancastro,

bianco-grigiastro, liscio o con fbrille grigiastre, grigio-brune. Carne: poco spessa, tenera, fragile, biancastra, bianco-grigiastra sotto la superfcie del cappello; odore subnullo, non farinoso, sapore mite. Spore: bianche in massa, ellissoidali, lisce, 6-8 × 4,5-6 µm, non amiloidi. Habitat: cresce gregario, talora con due-tre esemplari uniti per la base del gambo, nei boschi di conifere, generalmente sotto il pino, in estate-autunno. Comune. Commestibilitˆ: commestibile, ottimo.

Note: alcuni Tricholoma commestibili con cappello grigiastro, grigi-bruno, grigio-nerastro sono comunemente chiamati “morette”. Tricholoma terreum è il capostipite delle “morette”, tra l’altro il più saporito, e, fra queste specie, si riconosce per la superfcie del cappello vellutata, per l’assenza di odore farinoso e di cortina. Tricholoma gausapatum e Tricholoma myomyces sono molto simili e anch’essi senza odore farinoso, ma hanno la cortina, evidente in carpofori giovani; inoltre, il primo presenta il cappello molto feltrato, lanoso-feltrato. Alcuni AA. considerano T. terreum e T. myomyces sinonimi.

Parte iconografca e descrittiva

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Tricholoma ustaloides Romagn. 1954

PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Tricholomataceae

Cappello: 4-8 cm, carnoso, inizialmente emisferico-convesso, campanulato-convesso, poi piano-convesso, con o senza umbone, con il margine involuto e fnemente costolato; viscido, glutinoso con il tempo umido, glabro, fnemente punteggiato-fbrilloso, di colore bruno-fulvo, bruno-rossastro, bruno-arancio, ocra-arancio al margine. Lamelle: smarginate al gambo, non tanto ftte, strette, bianche, bianco-crema, spesso maculate di bruno-rosso nell’adulto. Gambo: 5-10 × 1-2 cm, cilindrico, cilindrico-clavato, anche subfusiforme; un po’ viscido se umido, fbrilloso, di colore bruno-rosso,

bruno-arancio fno alla zona anulare, nettamente bianco all’apice, la variazione cromatica in zona anulare è ben delimitata soprattutto nel giovane. Carne: cospicua, consistente, bianca; odore farinoso, di buccia di anguria, sapore farinoso e amarognolo. Spore: bianche in massa, subsferiche-ellissoidali, lisce, 5,5-6,5 × 4,5-5,5 µm, non amiloidi. Habitat: cresce gregario in pochi esemplari nei boschi di latifoglie, in estate-autunno. Piuttosto comune e diffuso. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: tra i Tricholoma con colori prevalentemente bruni, questa specie si riconosce per il cappello di colore bruno-rossastro, per il gambo con zona anulare cromaticamente ben delimitata, bruno-rossastro fno alla zona anulare e nettamente bianco all’apice, per la carne bianca, amarognola e con odore farinoso. Tricholoma ustale ha il gambo da biancastro a leggermente colorato di bruno-ocra verso il basso, senza zona anulare cromaticamente distinta.

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Tricholosporum goniospermum (Bres.) Guzmán ex T.J. Baroni 1982

SiNoNimo: Tricholoma goniospermum Bres. 1881 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Tricholomataceae

Cappello: 5-15 cm, molto carnoso, inizialmente emisferico, emisferico-convesso, poi piano-convesso, appianato, con il margine a lungo involuto; asciutto, glabro, liscio, di colore grigio-lilla, giallo-lilla, giallo-ocra, grigio-rosato, talora soffuso di verdognolo. Lamelle: smarginate al gambo, molto ftte, di colore grigio-beige, grigio-lilla, rosa-lilacino. Gambo: 4-8 × 1-3 cm, cilindrico, anche leggermente ventricoso; fbrilloso, fbrilloso-squamoso, pruinoso all’apice, biancastro, grigio-ocra pallido verso la base.

Carne: cospicua, molto spessa, consistente, biancastra, bianco-crema; odore subspermatico con componente farinosa, sapore mite, dolciastro. Spore: bianche in massa, gibbose-angolose, a forma di croce, 7,5-10 × 5-7 µm, non amiloidi. Habitat: cresce gregario o subcespitoso nei boschi di latifoglie o nei prati vicino ad alberi di latifoglie, nei parchi, dalla primavera inoltrata all’autunno. Abbastanza raro. Commestibilitˆ: commestibile.

Note: questa specie si riconosce per il cappello molto carnoso, di colore giallo-lilla, grigio-lilla-rosato, color mastice, le lamelle grigio-beige, per l’odore subspermatico con componente farinosa, ma soprattutto per le particolari spore gibbose-angolose, nodulose a forma di croce. Questa specie, per via delle particolari spore angolose, è stata tolta da Guzmán dal genere Tricholoma e inserita nel genere Tricholosporum; tuttavia, alcuni moderni AA. continuano a mantenerla nel genere Tricholoma.

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Clitopilus prunulus (Scop. : Fr.) P. Kumm. 1871

SiNoNimo: Paxillopsis prunulus (Scop. : Fr.) J.E. Lange 1939 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Entolomataceae

Cappello: 3-8 cm, carnoso, inizialmente convesso, piano-convesso, poi piano-depresso, irregolarmente gibboso, con il margine a lungo involuto e spesso sinuoso-lobato; opaco, di aspetto sericeo-laccato, vellutato, di colore bianco candido o soffuso di grigiobeige pallido. Lamelle: decorrenti sul gambo, piuttosto ftte, inizialmente bianche, poi crema-rosa, infne rosa. Gambo: 2-4 × 0,5-1,2 cm, cilindrico, cilindrico-clavato, con la base da attenuata a legger-

mente dilatata, spesso un po’ eccentrico; fnemente tomentoso-feltrato, di colore bianco. Carne: abbastanza spessa, cassante, friabile, non fbrosa, molto tenera, bianca; odore farinoso, acidulo-farinoso, sapore farinoso. Spore: rosa scuro in massa, ellissoidali-fusiformi, lisce e longitudinalmente costolate, solcate-striate, 9-12 × 5-6,5 µm. Habitat: cresce gregario nei boschi di latifoglie e di conifere, ai margini dei sentieri, in estate e in autunno. Molto comune e diffuso. Commestibilitˆ: commestibile, buono.

Note: Clitopilus prunulus ha colore e portamento che richiamano le Clitocybe bianche tossiche; tuttavia, è facilmente riconoscibile per la carne caratteristicamente molto tenera e fragile, friabile e con forte odore farinoso. Inoltre, il colore rosa delle lamelle nel carpoforo maturo è un ulteriore carattere distintivo. I Clitopilus hanno la carne molto tenera e fragile, friabile-cassante, di farina fresca bagnata, spore rosa e costolate, striate-costolate, percorse longitudinalmente da lunghi solchi o striature. Le Clitocybe bianche tossiche hanno carne fbrosa e spore bianche e lisce.

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Entoloma lividoalbum (KŸhner & Romagn.) Kubicka 1975

SiNoNimo: Rhodophyllus lividoalbus Kühner & Romagn. 1954 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Entolomataceae

Cappello: 3-10 cm, carnoso, inizialmente conico-campanulato, poi piano-convesso, irregolarmente gibboso, con umbone ottuso, con il margine involuto e spesso sinuoso-lobato; igrofano, glabro e brillante, di aspetto sericeo, di colore brunastro, bruno-grigiastro, bruno argilla pallido se asciutto. Lamelle: annesse-smarginate al gambo, abbastanza ftte, bianche nel giovane, poi rosa, rosa salmone. Gambo: 4-14 × 0,6-2 cm, slanciato, cilindrico, spesso leggermente dilatato verso la base; glabro, striato-fbrilloso, talvolta incurvato,

fnemente pruinoso-squamoso all’apice, di colore bianco, biancastro, bianco-grigio pallido. Carne: abbastanza spessa, soda, bianca; odore e sapore farinosi. Spore: rosa in massa, poligonali-angolose, con 5-7 angoli viste di proflo, 8-10 × 8-9 µm. Habitat: cresce gregario o a piccoli cespi nei boschi di latifoglie, più spesso nei parchi, ai margini dei boschi o lungo i sentieri, più raramente nei boschi di conifere, in autunno. Poco comune. Commestibilitˆ: tossico.

Note: gli Entoloma sono caratterizzati dalle spore rosa e di forma poligonale, angolose, quindi dalle lamelle rosa nel carpoforo maturo. Tra le specie congeneri, Entoloma lividoalbum si riconosce per la taglia considerevole, il cappello bruno-grigiastro, igrofano, il gambo biancastro e la carne con odore farinoso. Entoloma clypeatum è molto simile, tuttavia non può essere confuso perché cresce in primavera-estate e presso le rosacee (ciliegio, biancospino ecc.).

Parte iconografca e descrittiva

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Entoloma nidorosum (Fr.) Quél. 1872

SiNoNimo: Entoloma rhodopolium var. nidorosum (Fr.) Krieglst. 1991 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Entolomataceae

Cappello: 2-7 cm, poco carnoso, dapprima campanulato-convesso, poi piano-convesso, infne un po’ depresso al centro, con il margine fnemente striato per trasparenza e spesso sinuoso e lacerato; igrofano, glabro, brillante, fbrilloso, di colore molto variabile, bruno-grigio, ocra-grigio, spesso più scuro al centro con il tempo umido, beige-grigiastro se asciutto. Lamelle: smarginate-adnate al gambo, abbastanza rade, bianche nel giovane, talvolta con rifessi grigiastri, poi rosa. Gambo: 4-8 × 0,3-0,8 cm, cilindrico, spes-

so un po’ fessuoso, cavo nell’adulto; glabro, fbrilloso e un po’ brillante, di colore biancastro, grigio-ocra pallido. Carne: poco spessa, un po’ fragile, bianca; odore nitroso, alcalino, sapore sgradevole, leggermente erbaceo. Spore: rosa in massa, poligonali-angolose, con 5-7 angoli viste di proflo, 7-10 × 6-8 µm. Habitat: cresce gregario, spesso in numerosi esemplari, nei luoghi umidi di boschi di latifoglie, nei parchi, in estate-autunno. Molto comune e diffuso. Commestibilitˆ: tossico.

Note: questa specie si riconosce abbastanza facilmente per l’odore nitroso, alcalino (d’acido nitrico, di cloro misto a rafanoide), molto sgradevole, unica caratteristica che consente di distinguerlo dal simile Entoloma rhodopolium, specie con odore subnullo o leggermente farinoso. Alcuni AA., tra questi lo specialista Noordeloos (1992), considerano E. nidorosum come semplice forma di E. rhodopolium.

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Entoloma saundersii (Fr.) Sacc. 1887

SiNoNimo: Entoloma saundersii var. hiemale Lazzari & Blatto ex Bellù 1985 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Entolomataceae

Cappello: 4-10 cm, carnoso, dapprima emisferico-campanulato, poi piano-convesso, appianato, con umbone ottuso, spesso con depressione attorno all’umbone, con il margine notevolmente sinuoso-ondulato; fbrilloso, sericeo, a lucentezza metallica, di colore grigiastro, grigio-brunastro, grigio argento, con fbrille grigio-bianche su sfondo grigio-bruno. Lamelle: smarginate al gambo, abbastanza rade, larghe, bianche nel giovane, poi rosa. Gambo: 3-7 × 1-2 cm, cilindrico, attenuato alla base, raramente un po’ clavato, spesso incurvato; glabro, fbrilloso, sericeo, di co-

lore bianco, soffuso di crema-bruno pallido nell’adulto. Carne: poco spessa nel cappello, più abbondante nel gambo, tenera, bianca; odore farinoso, più evidente al taglio, sapore mite. Spore: rosa in massa, poligonali, leggermente angolose, 11,5-12,5 × 9,5-11 µm. Habitat: cresce in genere subcespitoso o gregario in numerosi esemplari presso gli olmi, nei boschi, nei parchi e giardini (generalmente in presenza di grossi olmi), in fne inverno-inizio primavera, in febbraio-marzo. Non comune. Commestibilitˆ: commestibile.

Note: tra gli Entoloma primaverili, Entoloma saundersii è il primo ad apparire: infatti, è possibile rinvenirlo già da metà febbraio, e si fa riconoscere per il cappello grigiastro, grigio-bruno a lucentezza sericea, di aspetto metallico, con fbrille grigio-argento, con il margine sinuoso, gambo in genere più corto del diametro del cappello, lamelle rosa nell’adulto e per l’odore farinoso. Entoloma sepium, specie molto simile, cresce in genere nel mese di aprile in associazione con rosacee, ha portamento più slanciato e cappello senza fbrille grigio-argento.

Parte iconografca e descrittiva

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Entoloma sepium (Noulet & Dass.) Richon & Roze 1880

SiNoNimo: Rhodophyllus sepium (Noulet & Dass.) Romagn. 1947 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Entolomataceae

Cappello: 3-12 cm, carnoso, inizialmente campanulato-convesso, poi piano-convesso, con o senza umbone, con il margine spesso sinuoso; sericeo, non igrofano, brillante, biancastro, bianco-grigiastro con toni cremagiallognoli. Lamelle: smarginate al gambo, un po’ rade, biancastre nel giovane, poi rosa. Gambo: 5-12 × 0,6-2 cm, più o meno cilindrico, spesso un po’ dilatato verso la base, incurvato, fessuoso; glabro, fbrilloso-striato, di colore bianco, bianco-crema, spesso si macchia di giallo rossastro se sfregato verso la base.

Carne: abbastanza spessa, soda, bianca, generalmente virante al giallo-arancio per sfregamento o dove erosa dalle larve; odore farinoso, sapore mite, farinoso. Spore: rosa in massa, poligonali-angolose, subisodiametriche, con 5-7 angoli viste di proflo, 8-11 × 7-10 µm. Habitat: cresce in genere subcespitoso sotto alberi da frutta, negli orti, presso cespugli di rosacee, biancospino ecc., in primavera. Comune. Commestibilitˆ: commestibile, buono.

Note: questa specie si riconosce per la crescita in primavera e quasi sempre subcespitosa sotto rosacee, biancospino, alberi da frutto, spesso negli orti, per il cappello biancastro, bianco-grigiognolo pallido, le lamelle dapprima bianche ma poi rosa per maturazione delle spore, e per l’odore farinoso. Entoloma niphoides, rarissima specie ritenuta tossica, dovrebbe distinguersi per il colore bianco puro e brillante del cappello e del gambo. Entoloma clypeatum ha il cappello più scuro, bruno-grigiastro, e cresce in genere un po’ più tardi, in primavera-estate.

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Entoloma sinuatum (Pers. : Fr.) P. Kumm. 1871

SiNoNimo: Entoloma lividum (Bull.) Quél. 1872 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Entolomataceae

Cappello: 6-20 cm, molto carnoso, inizialmente campanulato-convesso, poi piano-convesso, con umbone largo e ottuso, con il margine involuto e spesso lobato; fbrilloso, di aspetto sericeo, di colore grigiastro, grigio-ocra, con fbrille grigio-brune su sfondo grigio-crema-biancastro. Lamelle: smarginate al gambo, non tanto ftte, di colore giallo-crema carnicino fn dall’inizio e per lungo tempo, poi più rosa salmone. Gambo: 6-15 × 1-3,5 cm, cilindrico, cilindri-

co-clavato, un po’ dilatato verso la base; glabro, di aspetto sericeo, fnemente pruinoso-fbrilloso, di colore biancastro, bianco-crema. Carne: cospicua, abbastanza soda, bianca; odore farinoso, sapore farinoso. Spore: rosa in massa, poligonali-angolose, con 5-6 angoli viste di proflo, 8-11 × 7-9,5 µm. Habitat: cresce a cespi di pochi esemplari o gregario nei boschi di latifoglie, tra il fogliame, predilige i boschi di quercia e di faggio, in autunno. Abbastanza comune e diffuso. Commestibilità: tossico.

Note: Entoloma sinuatum è un bellissimo e invitante fungo ma molto pericoloso, anche perché facilmente confondibile, per colorazione e portamento, con Clitocybe nebularis (= Lepista nebularis), fungo ancora ricercato e consumato, dopo adeguata cottura, da molte persone. Tra l’altro, entrambi condividono lo stesso habitat e non di rado crescono insieme. Per evitare un possibile scambio si consiglia di focalizzare l’attenzione sulle lamelle: E. sinuatum ha lamelle smarginate gialle, giallo-rosa, e odore farinoso, mentre C. nebularis ha lamelle adnate-decorrenti biancastre, bianco-crema, e odore caratteristico dolciastro.

Parte iconografca e descrittiva

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Pluteus cervinus P. Kumm. 1871

SiNoNimo: Pluteus atricapillus (Batsch) Fayod 1889 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Pluteaceae

Cappello: 4-14 cm, non tanto carnoso, inizialmente convesso, poi piano, con umbone basso, spesso gibboso, con il margine sinuoso-lobato nell’adulto; glabro, liscio o fnemente vellutato-fbrilloso, di colore bruno-grigio, bruno-ocra, bruno bistro fno a bruno-nerastro al centro. Lamelle: libere al gambo, molto ftte, inizialmente bianche, poi rosa carnicino. Gambo: 5-12 × 1-2 cm, eterogeneo con il cappello, cilindrico, con la base bulbosa; fbrilloso-striato, talvolta perfno subsquamoso, di colore bruno-grigiastro, più scuro alla base e biancastro all’apice, spesso completa-

mente biancastro e con fbrille grigio-brune verso la base. Carne: poco spessa, abbastanza tenace nel gambo, biancastra, un po’ brunastra alla base del gambo; odore rafanoide, di rapa o di radici, sapore da mite ad amarognolo. Spore: rosa in massa, ellissoidali, lisce, 6-8 × 5-6 µm. Pleurocistidi uncinati. Habitat: cresce in genere gregario su legno di latifoglie, predilige le ceppaie marcescenti e interrate, nei parchi e nei boschi degradati, più raramente su legno di conifere, dalla primavera a tutto l’autunno. Molto comune e diffuso. Commestibilitˆ: commestibile.

Note: i Pluteus sono funghi eterogenei, con lamelle libere al gambo, con spore rosa e con il gambo nudo, in pratica sprovvisto di anello e di volva. Tra le specie congeneri, Pluteus cervinus si fa riconoscere principalmente per il cappello brunastro, l’odore rafanoide e per la crescita su legno di latifoglie. Pluteus pouzarianus è quasi un sosia che cresce solo su legno di conifere, distinto di recente da P. cervinus per via dei giunti a fbbia: presenti in P. pouzarianus, assenti in P. cervinus.

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Guida completa al riconoscimento dei FUNGHI

Volvariella gloiocephala (DC. : Fr.) Boekhout & Enderle 1986

SiNoNimo: Volvariella speciosa var. gloiocephala (DC. : Fr.) Singer 1951 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Pluteaceae

Cappello: 5-14 cm, carnoso, inizialmente ovoidale, campanulato-convesso, poi piano e con umbone ottuso e basso; glabro, liscio e brillante, viscido con il tempo umido, fnemente fbrilloso, di colore molto variabile, in genere grigiastro, ocra-grigio, bruno-grigio, fno a bruno-grigio-nerastro, ma talvolta perfno biancastro con sfumature grigio-ocra al centro. Lamelle: libere al gambo, molto ftte, bianche all’inizio, poi rosa carnicino. Gambo: 10-18 × 1-2 cm, eterogeneo con il cappello, cilindrico, attenuato all’apice e allargato verso il basso, con la base un po’

bulbosa e inguainata da una volva membranosa, talvolta avvolta da abbondante feltro miceliare bianco; glabro o fbrilloso-pruinoso, di colore bianco, bianco-crema-grigiognolo. Carne: abbastanza spessa, fragile, bianca; odore rafanoide, sapore mite, un po’ rafanoide. Spore: rosa in massa, ellissoidali, lisce, 12-18 × 7-10 µm. Habitat: cresce gregaria, talvolta subcespitosa, al margine di boschi di latifoglie, nei prati incolti e grassi, nei parchi e giardini, presso letamai, in primavera-inverno. Molto comune e diffusa. Commestibilità: commestibile.

Note: le Volvariella sono funghi eterogenei, in pratica con il gambo facilmente staccabile dal cappello, con lamelle libere, a spore rosa e con il gambo provvisto di volva. Nell’ambito del suo genere, Volvariella gloiocephala si fa riconoscere facilmente per la grossa taglia e per l’odore rafanoide. Alcuni AA. distinguono sotto il nome di Volvariella speciosa (= V. gloiocephala var. speciosa) i carpofori con il cappello biancastro.

Parte iconografca e descrittiva

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Amanita caesarea (Scop. : Fr.) Pers. 1801

SiNoNimo: Amanita aurantiaca (Bull.) Lam. 1783 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Amanitaceae

Cappello: 6-15 cm, carnoso, inizialmente emisferico, emisferico-convesso, poi convesso, piano-convesso, con il margine striato; leggermente viscido se umido, glabro, lucido, vivacemente colorato di arancione, rosso-arancio uniforme. Lamelle: libere al gambo, ftte, abbastanza larghe, gialle. Gambo: 7-15 × 1,5-3 cm, eterogeneo con il cappello, cilindrico, leggermente attenuato all’apice, con base non bulbosa e avvolta da una volva membranosa bianca molto ampia e spessa, a forma di scodella; liscio, interamente giallo, con anello membranoso, molto

ampio e sottile, striato nella faccia superiore, di colore giallo. Carne: abbastanza spessa, più spessa nella volva, tenera, bianca, giallognola verso le superfci del cappello e del gambo; odore e sapore subnulli. Spore: bianche in massa, ellissoidali, lisce, 8,5-11 × 6-7,5 µm, non amiloidi. Habitat: cresce gregaria nei boschi di latifoglie, generalmente a clima temperato di zone mediterranee, in estate-autunno. Non tanto comune. Commestibilitˆ: commestibile, eccellente. Può essere consumato anche crudo in insalata.

Note: Amanita caesarea, comunemente conosciuta col nome di ovolo buono, è ritenuto il fungo più buono per eccellenza. Tra le specie del genere Amanita si fa riconoscere facilmente per il cappello arancio, rosso-arancio, con il margine striato, le lamelle gialle, il gambo giallo con anello membranoso, con base non bulbosa avvolta da una ampia volva carnosa molto spessa.

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Amanita muscaria (L. : Fr.) Lam. 1783

PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Amanitaceae

Cappello: 8-20 cm, carnoso, inizialmente globoso, emisferico-globoso, poi convesso, infne piano, talvolta leggermente depresso al centro, con il margine brevemente striato; un po’ viscido se umido, brillante, di colore rosso, rosso-arancio, ricoperto da abbondanti residui di velo generale sotto forma di verruche bianche o bianco-giallognole e facilmente detersili. Lamelle: libere al gambo, molto ftte, abbastanza larghe, bianche. Gambo: 10-20 × 1-3,5 cm, eterogeneo con il cappello, cilindrico, leggermente attenuato all’apice, con la base bulbosa arrotondata e concentricamente ricoperta da verruche

bianche o bianco-giallognole provenienti dalla dissociazione del velo generale; da glabro a fbrilloso-lanoso, di colore bianco, con anello membranoso molto ampio e sottile. Carne: abbastanza spessa, consistente, bianca, spesso un po’ giallo-arancio sotto la cuticola; senza odore e sapore particolari. Spore: bianche in massa, ellissoidali, lisce, 9-11,5 × 6,5-9 µm, non amiloidi. Habitat: cresce gregaria, spesso in numerosi esemplari, nei boschi di latifoglie e di conifere di montagna, in estate-autunno. Molto comune e diffusa. Commestibilitˆ: tossico.

Note: Amanita muscaria è senza dubbio il fungo più bello e più conosciuto. A livello specifco non esiste nessun problema di determinazione. Qualche diffcoltà potrebbe nascere se si vogliono distinguere le sue numerose forme o varietà esistenti in letteratura. Tra queste, citiamo: la var. aureola con il cappello giallo-arancio e con poche verruche, quasi glabro; la var. formosa con le verruche sul cappello e alla base del gambo di un bel giallo-oro. Amanita regalis (= A. muscaria var. regalis) ha il cappello più scuro, di colore rosso-fegato e con verruche grigiastre.

Parte iconografca e descrittiva

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Amanita pantherina (DC. : Fr.) Krombh. 1846

PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Amanitaceae

Cappello: 5-10 cm, carnoso, dapprima emisferico-globoso, poi piano-convesso, piano, talvolta un po’ depresso al centro, con il margine striato (non distinto nella var. abietum); un po’ viscido se umido, liscio e brillante, di colore brunastro, bruno-ocra, bruno-grigiastro, ricoperto da residui di velo generale sotto forma di verruche facilmente detersili e di colore bianco candido. Lamelle: libere al gambo, molto ftte, bianche. Gambo: 7-12 × 1-2 cm, eterogeneo con il cappello, cilindrico, attenuato all’apice, con la base bulbosa arrotondata e avvolta da una

volva molto aderente e dissociata in cercini, in anelli sulla parte bassa del gambo; da glabro a foccoso, di colore bianco, con anello membranoso. Carne: abbastanza spessa, consistente, bianca; odore leggermente rafanoide, sapore mite. Spore: bianche in massa, ellissoidali, lisce, 9-11,5 × 7-9 µm, non amiloidi. Habitat: cresce gregaria nei boschi di latifoglie e di conifere, più frequente al margine dei boschi, anche nei parchi, in estate-autunno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: tossico.

Note: tra le Amanita con anello, Amanita pantherina si riconosce per il cappello bruno, ricoperto da piccole verruche bianche e con il margine striato (non distintamente striato nella var. abietum), ma soprattutto per la volva bianca caratteristicamente dissociata in cercini, anelli o in semianelli verso la base del gambo appena sopra il bulbo. Le altre Amanita con il cappello brunastro ricoperto da verruche, confondibili con A. pantherina, sono distinte principalmente per la volva più friabile, non dissociata in anelli, che lascia residui di colore grigiastro.

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Amanita phalloides (Vaill. ex Fr. : Fr.) Link 1833

PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Amanitaceae

Cappello: 4-13 cm, carnoso, inizialmente emisferico-ovoidale, emisferico-campanulato, poi piano, spesso con umbone ottuso, con il margine non striato; un po’ viscido se umido, liscio e brillante, percorso da caratteristiche fbrille, di colore verde-oliva, giallo-verde, verde-bruno-nerastro, biancastro al margine (completamente bianco nella var. alba). Lamelle: libere al gambo, molto ftte, abbastanza larghe, biancastre. Gambo: 6-18 × 1-2 cm, eterogeneo con il cappello, cilindrico, attenuato all’apice e dilatato verso il basso, con alla base un grosso bulbo arrotondato e inguainato da una volva

membranosa bianca, ampia e persistente ma non tanto spessa; subconcolore al cappello, con tipiche zebrature a zig-zag su sfondo bianco, con un ampio anello membranoso, bianco e sottile. Carne: abbastanza spessa, tenera, bianca; odore subnullo, cadaverico in carpofori vecchi. Spore: bianche in massa, subsferiche, lisce, 7,5-9,5 × 6,5-8 µm, amiloidi. Habitat: cresce gregaria in numerosi esemplari, talvolta solitaria, nei boschi di latifoglie, anche nei parchi, raramente sotto conifere, in estate-autunno. Molto comune e diffusa. Commestibilitˆ: tossico, mortale!

Note: è il fungo velenoso mortale per eccellenza. Si riconosce per il cappello verdognolo fbrilloso, per il gambo con anello e con la base bulbosa inguainata da una volva membranosa. Allo stadio di ovolo può essere pericolosamente confusa con l’ovolo di Amanita caesarea. Tuttavia l’ovolo di A. phalloides è, per via del bulbo, più largo alla base e attenuato in alto, mentre l’ovolo di A. caesarea è più largo in alto e attenuato in basso; inoltre, sezionando l’ovolo, si può notare il colore verdognolo del cappello in A. phalloides, il colore arancio in A. caesarea.

Parte iconografca e descrittiva

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Amanita rubescens Pers. 1797

PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Amanitaceae

Cappello: 5-15 cm, carnoso, dapprima emisferico, poi piano-convesso, infne piano, con il margine non striato; leggermente viscido se umido, liscio, di colore ocra-nocciola, bruno-giallastro, bruno-rossastro, spesso macchiato di rosso-vinoso nell’adulto, ricoperto da residui di velo friabile sotto forma di verruche farinose grigiastre, grigio-ocra, e facilmente detersili. Lamelle: da libere ad annesse al gambo, molto ftte, bianche, si macchiano di rossovinoso nell’esemplare vecchio o per manipolazione. Gambo: 8-18 × 0,8-3,5 cm, eterogeneo con il cappello, cilindrico, leggermente attenuato all’apice, con la base bulbosa e con esigui residui di velo foccoso-farinoso; fnemente prui-

noso-squamoso, da biancastro a bruno-rosato, bruno-vinoso nell’adulto, si macchia di rossovinoso dove è eroso o per sfregamento, con anello membranoso ampio e sottile. Carne: abbastanza spessa, soda, biancastra, rosso-vinoso dove è erosa dalle larve, virante al rosato al taglio; odore subnullo, sapore acidulo. Spore: bianche in massa, ellissoidali, lisce, 7,5-11 × 5-6,5 µm, amiloidi. Habitat: cresce gregaria nei boschi di latifoglie e di conifere, predilige i boschi misti di abete rosso e faggio, in estate e in autunno. Molto comune. Commestibilitˆ: commestibile, buono. Da sbollentare per alcuni minuti prima di utilizzarlo nelle preparazioni, altrimenti tossico.

Note: tra le specie congeneri, Amanita rubescens si riconosce principalmente per le superfci e carne arrossanti. È specie molto variabile, in genere, nella taglia e nel colore del cappello e dell’anello, per questo esistono in letteratura numerose forme e/o varietà. Citiamo la f. annulosulfurea, di taglia più piccola e con anello giallo.

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Amanita vaginata (Bull. : Fr.) Lam. 1783

SiNoNimo: Amanitopsis vaginata (Bull. : Fr.) Roze 1876 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Amanitaceae

Cappello: 4-8 cm, poco carnoso, dapprima emisferico, emisferico-campanulato, poi piano-convesso, appianato, con umbone basso e ottuso, con il margine nettamente striato; leggermente viscido se umido, glabro, liscio e brillante, di colore grigiastro, grigio-bruno, grigio cenere. Lamelle: libere al gambo, ftte, biancastre, bianco-crema. Gambo: 8-12 × 0,8-1,5 cm, eterogeneo con il cappello, un po’ slanciato, cilindrico, attenuato verso l’alto, con la base non bulbosa e inguainata da una volva membranacea bian-

ca; glabro, liscio o fnemente foccoso verso il basso, di colore bianco, biancastro, soffuso di crema-grigio pallido nell’adulto, senza anello. Carne: poco spessa, tenera, bianca; odore e sapore subnulli. Spore: bianche in massa, subsferiche, lisce, 9,5-12,5 × 9-12 µm, non amiloidi. Habitat: cresce gregaria nei boschi, sia di latifoglie sia di conifere, anche nei parchi, in estate-autunno. Comune. Commestibilitˆ: commestibile, buono. Da sbollentare per alcuni minuti prima di utilizzarlo nelle preparazioni, altrimenti tossico.

Note: Amanita vaginata è capofla di un cospicuo gruppo di Amanita caratterizzate per l’assenza di anello e per il cappello con il margine distintamente striato, tutte di buona commestibilità dopo adeguata cottura. In questo gruppo le varie specie sono distinte principalmente per il colore del cappello, lo spessore, la consistenza e il colore della volva, e per la forma delle spore, subsferica o ellissoidale. Tra queste specie A. vaginata si riconosce per il cappello grigiastro, grigio-bruno, per la volva membranosa inguainante e le spore subsferiche.

Parte iconografca e descrittiva

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Limacella delicata (Fr. : Fr.) Earle 1909

SiNoNimo: Limacella roseofoccosa Hora 1960 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Amanitaceae

Cappello: 3-7 cm, carnoso, inizialmente convesso-campanulato, poi piano-convesso, con umbone largo e basso, con il margine leggermente appendicolato; leggermente viscido con il tempo umido, glabro, da liscio a vellutato, spesso verso il margine fnemente squamoso, di colore bruno-rossastro, bruno-porpora vinoso. Lamelle: annesse al gambo, ftte, molto larghe, bianche anche nell’adulto. Gambo: 4-7 × 0,6-1 cm, cilindrico, spesso incurvato verso la base; foccoso, di colore

rosa carnicino, con focchi fbrillosi e concolori, con anello foccoso effmero, dissociato sul gambo e sul margine del cappello. Carne: poco spessa, tenera, biancastra, leggermente porpora sotto la cuticola; odore non farinoso, sapore mite, erbaceo. Spore: biancastre in massa, sferiche, lisce, 4-5 × 4-4,8 µm, non amiloidi. Habitat: cresce gregaria nei boschi di latifoglie, nei parchi, tra l’erba e foglie marcescenti, in estate-autunno. Non comune. Commestibilitˆ: commestibile.

Note: le Limacella si possono suddividere a colpo d’occhio in due gruppi: uno costituito da specie con il gambo viscido o glutinoso e l’altro da specie con il gambo asciutto. Limacella delicata appartiene al secondo gruppo e, tra le specie con il gambo asciutto, si fa riconoscere per il cappello di colore bruno-rossastro, bruno-porpora vinoso, e per l’assenza di odore farinoso. Limacella glioderma ha il cappello più sul bruno-arancio e odore farinoso.

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Guida completa al riconoscimento dei FUNGHI

Agaricus arvensis Schaeff. 1774

SiNoNimo: Psalliota arvensis (Schaeff.) P. Kumm. 1871 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Agaricaceae

Cappello: 8-15 cm, carnoso, inizialmente emisferico-globoso, emisferico, poi convesso, piano-convesso, con il margine eccedente; asciutto, liscio, sericeo, bianco, soffuso di giallognolo al disco nel giovane, poi giallo-ocra pallido, leggermente ingiallente per sfregamento. Lamelle: libere al gambo, ftte, grigio-rosa pallido nel giovane, poi bruno-porpora. Gambo: 8-12 × 1,5-3 cm, eterogeneo con il cappello, cilindrico, con base regolare o leggermente dilatata, non distintamente bulbosa; glabro, sericeo, bianco, ingiallente per sfregamento, con anello membranoso

supero, molto ampio e doppio, con la faccia inferiore a ruota dentata. Carne: cospicua, molto spessa, soda, bianca, giallognola nel gambo nell’adulto; odore di anice, sapore mite, gradevole. RS+ Spore: bruno-porpora scuro in massa, ellissoidali, lisce, 6,5-7,5 × 4-5 µm. Habitat: cresce gregario nei prati, nei pascoli di montagna, ai margini dei boschi, nei parchi e giardini di città dove talora può crescere anche sotto alberi, dalla primavera all’autunno. Non tanto comune. Commestibilitˆ: commestibile, buono.

Note: Agaricus arvensis è capofla di un cospicuo gruppo di Agaricus di taglia media o grande con superfci ingiallenti per sfregamento e con odore di anice, tutti commestibili. Tra questi, si riconosce, oltre che per i caratteri appena menzionati, per il cappello bianco soffuso di giallognolo al centro nel giovane, giallo-ocra pallido nell’adulto, per il gambo cilindrico con base spesso leggermente dilatata, con ampio anello membranoso con faccia inferiore dissociata in grosse squame simulanti una ruota dentata, e per la crescita in genere fuori dai boschi.

Parte iconografca e descrittiva

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Agaricus bitorquis (Quél.) Sacc. 1887

SiNoNimo: Psalliota bitorquis Quél. 1884 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Agaricaceae

Cappello: 5-15 cm, molto carnoso e massiccio, inizialmente emisferico, con il centro spianato e con il margine fortemente arrotolato su se stesso, poi piano-convesso, piano; glabro, sericeo, talvolta squamoso, di colore bianco, biancastro, ocra-alutaceo, di solito sporco di terra, talvolta un po’ ingiallisce per sfregamento. Lamelle: libere al gambo, molto ftte, strette, rosa carnicino, poi bruno-porpora. Gambo: 4-10 × 1,5-3 cm, eterogeneo con il cappello, tozzo, cilindrico, con la base attenuata; glabro, bianco, un po’ rosato all’apice, con anello membranoso infero e con residui membranosi di velo generale sotto forma di

una pseudovolva alla base, ben evidente nel giovane. Carne: molto spessa, soda, bianca, leggermente virante al rosso-vinoso dopo qualche minuto al taglio; odore vagamente di fenolo, sapore mite. RSSpore: bruno-porpora scuro in massa, subsferiche, lisce, 5-6 × 4-5 µm. Habitat: cresce gregario nei boschetti di latifoglie, nei parchi e nei giardini di città, ai margini di strade, non di rado rinvenibile in strade asfaltate e in disuso, dalla primavera all’autunno. Abbastanza comune e diffuso. Commestibilitˆ: commestibile, buono.

Note: Agaricus bitorquis si riconosce per il portamento robusto, con il margine del cappello fortemente involuto, arrotolato su se stesso, il gambo con due “anelli” inferi, di cui quello inferiore situato alla base come una pseudovolva, ben evidente nei carpofori giovani, e per la carne un po’ arrossante al taglio. Agaricus bernardii (= A. maleolens), specie molto simile, cresce in genere su terreno sabbioso, più frequente lungo i litorali, e ha odore sgradevole di pesce.

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Agaricus campestris L. 1753 : Fr.

SiNoNimo: Psalliota campestris (L. : Fr.) Quél. 1872 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Agaricaceae

Cappello: 5-10 cm, carnoso, inizialmente emisferico-convesso, poi piano, piano-convesso, con umbone largo e basso, con il margine eccedente le lamelle e spesso appendicolato; asciutto, un po’ sericeo, squamoso, di colore bianco o biancastro, spesso soffuso di rosa carnicino (brunastro nella var. squamulosus), non ingiallente per manipolazione. Lamelle: libere al gambo, molto ftte, strette, rosa carnicino, poi bruno-porpora, bruno bistro. Gambo: 4-8 × 1-1,5 cm, eterogeneo con il cappello, cilindrico, un po’ allargato verso il centro e attenuato alla base; foccoso, di

colore bianco, spesso con toni rosati all’apice, con anello membranoso-foccoso supero, semplice e sottile. Carne: cospicua, consistente, bianca, vira leggermente al rosa nella zona alta del gambo al taglio; odore fungino, sapore gradevole, dolciastro. RSSpore: bruno-porpora scuro in massa, ellissoidali-ovoidali, lisce, 6,5-8 × 5-5,5 µm. Habitat: cresce gregario in numerosi esemplari, talvolta subcespitoso, nei prati, nei parchi, nei giardini e aiuole di città, in estate e in autunno. Molto comune e diffuso. Commestibilitˆ: commestibile, buono.

Note: gli Agaricus si possono suddividere in due grandi “gruppi”: uno composto di specie con carne più o meno arrossante al taglio e senza odore di anice o di fenolo e l’altro composto di specie con superfci più o meno ingiallenti per strofnio e con odore di anice o di fenolo. Agaricus campestris appartiene al primo gruppo e si riconosce, oltre che per la carne un po’ arrossante e senza odore di anice, per il colore bianco o bianco-rosato del cappello, il gambo spesso subfusiforme con anello supero, esiguo e semplice, e per la crescita nei prati.

Parte iconografca e descrittiva

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Agaricus moelleri Wasser 1976

SiNoNimo: Agaricus praeclaresquamosus A.E. Freeman 1979 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Agaricaceae

Cappello: 5-12 cm, carnoso, dapprima emisferico-convesso, campanulato, poi piano-convesso, con il disco spesso un po’ appianato; asciutto, fnemente squamoso, di colore brunastro, bruno fuligginoso, bruno-nerastro, più scuro al centro, quasi biancastro al margine, con piccole squame che lasciano intravedere il colore di fondo biancastro. Lamelle: libere al gambo, ftte, grigio-rosa pallido nel giovane, poi bruno-porpora-nerastre. Gambo: 6-12 × 0,8-1,2 cm, eterogeneo con il cappello, cilindrico, incurvato, con base bulbosa, talvolta con cordoni miceliari; sericeo, traslucido, glabro, bianco, soffuso di brunovinoso all’apice, dapprima ingiallisce per poi

imbrunire leggermente per sfregamento, con anello membranoso supero, squamoso sulla faccia inferiore, si macchia fortemente di giallo nell’adulto. Carne: abbastanza spessa, soda, bianca, virante al giallo-limone alla base del gambo al taglio o se scalfta, poi tende a imbrunire; odore sgradevole di fenolo, sapore sgradevole. RSSpore: bruno-porpora scuro in massa, ellissoidali, lisce, 4-5,5 × 3,5-4 µm. Habitat: cresce gregario o subcespitoso nei boschi di latifoglie, nei boschetti umidi, nei parchi e giardini di città, in estate-autunno. Piuttosto comune. Commestibilitˆ: tossico.

Note: Agaricus moelleri si fa riconoscere per il cappello bruno-fuligginoso fnemente squamoso su fondo biancastro, il gambo in genere slanciato con base bulbosa e con anello membranoso fortemente ingiallente nel carpoforo adulto, soprattutto dopo alcune ore dalla raccolta, e per la carne con odore di fenolo, virante al giallo cromo alla base del gambo al taglio.

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Agaricus silvicola (Vittad.) Peck 1872

SiNoNimo: Psalliota silvicola (Vittad.) Richon & Roze 1885 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Agaricaceae

Cappello: 4-10 cm, carnoso, inizialmente emisferico, emisferico-globoso, poi piano-convesso, con basso umbone, con il margine leggermente appendicolato; di aspetto sericeo, glabro, liscio, di colore biancastro, giallo-ocra pallido nell’adulto, ingiallente per sfregamento. Lamelle: libere al gambo, molto ftte, a lungo pallide, poi bruno-porpora. Gambo: 6-12 × 0,8-1,5 cm, eterogeneo con il cappello, cilindrico, spesso incurvato, con la base bulbosa; liscio o fnemente foccoso, biancastro, bianco-rosato, rosa-grigio all’api-

ce, ingiallente per sfregamento, con anello membranoso supero, semplice, sottile, spesso lacerato. Carne: abbastanza spessa, tenera, biancastra, soffusa di rosa-lilla nella parte alta del gambo; odore di anice, sapore mite, gradevole. RS+ Spore: bruno-porpora scuro in massa, ellissoidali-ovoidali, lisce, 5-6 × 3-4 µm. Habitat: cresce gregario nei boschi sia di latifoglie sia di conifere, in estate-autunno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: commestibile.

Note: Agaricus silvicola, tra gli Agaricus di taglia media o grande con odore di anice e con superfci ingiallenti per sfregamento, si riconosce per il cappello biancastro, giallo-ocra pallido nell’adulto, per il gambo con base bulbosa e con anello sottile e semplice, spesso lacerato, e per la crescita nei boschi. Agaricus tenuivolvatus è più robusto, con il cappello fortemente ingiallente con focchi bianchi, e cresce nei boschi di conifere, in genere di abete rosso.

Parte iconografca e descrittiva

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Agaricus xanthodermus Genev. 1876

SiNoNimo: Psalliota xanthoderma (Genev.) Richon & Roze 1885 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Agaricaceae

Cappello: 8-12 cm, molto carnoso, inizialmente globoso, globoso-trapezoidale, poi piano-convesso, con il margine spesso merlettato; glabro, di aspetto sericeo, da liscio a minutamente fbrilloso, talvolta screpolato radialmente, di colore bianco, biancastro, leggermente grigio-alutaceo nell’adulto, fortemente ingiallente per manipolazione. Lamelle: libere al gambo, molto ftte, inizialmente pallide, bianco-grigio, grigio-rosa pallido, poi bruno scuro. Gambo: 8-14 × 1-2 cm, eterogeneo con il cappello, slanciato nell’adulto, cilindrico, con la base bulbosa arrotondata, spesso con cordone

miceliare, incurvato; glabro, liscio, bianco, ingiallente per sfregamento, con anello membranoso supero, squamoso nella faccia inferiore. Carne: molto spessa, abbastanza soda, bianca, virante al giallo cromo alla base del gambo al taglio o se scalfta; odore di fenolo, di inchiostro di china, sapore sgradevole. RSSpore: bruno-porpora in massa, ellissoidali, lisce, 5-6,5 × 3,5-4 µm. Habitat: cresce gregario nei prati e in boschetti di latifoglie, nei parchi e giardini di città, in estate e in autunno. Abbastanza comune e diffuso. Commestibilitˆ: tossico.

Note: è il capostipite di un gruppo di Agaricus, tutti tossici, caratterizzati dall’odore di fenolo e dall’ingiallimento delle superfci allo sfregamento e della carne alla base del gambo se scalfta. Tra queste specie, Agaricus xanthodermus si riconosce per il cappello bianco e per il gambo slanciato con la base bulbosa. Agaricus moelleri, molto simile, ha il cappello bruno-fuligginoso fnemente squamoso su sfondo biancastro.

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Guida completa al riconoscimento dei FUNGHI

Lepiota cristata (Bolton : Fr.) P. Kumm. 1871

SiNoNimo: Lepiotula cristata (Bolton : Fr.) Locq. ex E. Horak 1968 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Agaricaceae

Cappello: 3-4 cm, poco carnoso, quasi membranaceo, inizialmente campanulato-convesso, poi piano-convesso, con umbone ottuso, con il margine spesso appendicolato da lembi di velo; squamoso, di colore bruno carnicino, bruno-fulvo vinoso al centro, biancastro verso la periferia. Lamelle: libere al gambo, ftte, strette, bianche nel giovane, poi crema. Gambo: 3-6 × 0,2-0,4 cm, eterogeneo con il cappello, cilindrico, con la base leggermente allargata, spesso incurvato, fstoloso; foccoso, bianco nel giovane, poi soffuso di carnicino-vinoso, con anello membranoso ma talvolta fugace, sottile bianco, spesso con piccole squame brune sulla faccia inferiore,

spesso lacerato e appendicolato sul margine del cappello. Carne: esigua, biancastra nel cappello, bruno-vinoso nel gambo; odore caratteristico viroso, simile a Scleroderma, usato di riferimento e defnito di Lepiota cristata, sapore sgradevole. Spore: biancastre in massa, fusiformi con la base tronca e con sperone laterale, lisce, 6-7,5 × 2,5-3,5 µm, destrinoidi, non metacromatiche. Epicute di tipo imeniderma. Habitat: cresce gregaria nei boschi, nei prati, nei parchi e giardini di città, in estate e in autunno. Molto comune e diffusa. Commestibilitˆ: tossico.

Note: Lepiota cristata si riconosce per il cappello squamoso, bruno-fulvastro al centro e biancastro al margine, per il gambo munito di anello membranoso, talora dissociato a lembi sul margine del cappello, e per il caratteristico odore viroso. Proprio questo forte e sgradevole odore viroso è usato in micologia come odore di riferimento ed è defnito di Lepiota cristata o di Scleroderma.

Parte iconografca e descrittiva

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Lepiota oreadiformis Velen. 1920

SiNoNimo: Lepiota pratensis (Bull. : Fr.) Bigeard & H. Guill. 1909 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Agaricaceae

Cappello: 2-5 cm, poco carnoso, inizialmente emisferico, campanulato, poi campanulato-convesso, appianato, con umbone ottuso, con il margine spesso appendicolato; vellutato, da quasi liscio a fnemente squamoso, talora leggermente rugoso, di colore giallo-ocra, giallo-bruno-fulvastro più o meno uniforme. Lamelle: libere al gambo, ftte, bianche, bianco-crema. Gambo: 4-7 × 0,4-0,8 cm, eterogeneo con il cappello, cilindrico, talora incurvato, con la base leggermente ingrossata, spesso munita

di radichette; foccoso, di colore bianco, con focchi bianchi soffusi di giallo-ocra verso l’esterno, anello non evidente. Carne: poco spessa, tenera, fragile, biancastra; odore subnullo, sapore mite. Spore: biancastre in massa, fusiformi, lisce, 11-15 × 5-6 µm, destrinoidi, non metacromatiche. Habitat: cresce gregaria o subcespitosa, spesso due-tre carpofori uniti per la base del gambo, tra l’erba presso alberi di latifoglie, nei parchi, in estate-autunno. Piuttosto rara. Commestibilitˆ: tossico.

Note: Lepiota oreadiformis si riconosce per il cappello quasi liscio, solo fnemente squamoso, di colore giallo-ocra più o meno uniforme (richiamante Marasmius oreades), per il gambo foccoso e per le spore fusiformi. Lepiota clypeolaria, di gran lunga più comune, si distingue principalmente per il cappello più squamoso, con il centro cromaticamente ben delimitato.

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Lepiota subincarnata J.E. Lange 1940

SiNoNimo: Lepiota josserandii Bon & Boiffard 1974 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Agaricaceae

Cappello: 2-4 cm, poco carnoso, quasi membranaceo, inizialmente convesso, poi piano-convesso, con basso umbone; squamoso, di colore ocra-rosato, rosa-carnicino, al disco più fulvo-arancio, più chiaro al margine, con squame che lasciano intravedere la carne bianca sottostante. Lamelle: libere al gambo, un po’ ftte, bianche, bianco-crema. Gambo: 3-5 × 0,3-0,6 cm, eterogeneo con il cappello, cilindrico; foccoso, foccoso-squamoso, crema-carnicino, rosato, ocra-carnicino aranciato, biancastro all’apice, con anello

foccoso, fugace ma ben evidente nei carpofori giovani. Carne: esigua, tenera, fragile, biancastra, carnicina verso le superfci e alla base del gambo; odore gradevole dolciastro, particolare, non tanto defnibile, sapore subnullo. Spore: biancastre in massa, ellissoidali, lisce, 5,5-7 × 3,5-4 µm, destrinoidi, non metacromatiche. Habitat: cresce gregaria presso alberi, nei parchi, nei giardini, soprattutto sotto i cedri, in estate-autunno. Comune. Commestibilitˆ: tossico, mortale!

Note: questa specie si riconosce principalmente per il cappello rosa-ocra carnicino, squamoso, il gambo più o meno dello stesso colore del cappello, distintamente foccoso, con anello foccoso fugace più evidente in carpofori giovani, e per l’odore gradevole dolciastro. Essa può causare intossicazioni molto gravi simili a quelle provocate da Amanita phalloides, quindi è bene prestare attenzione ai bambini che hanno l’abitudine di mettere in bocca tutto ciò che trovano, poiché questo funghetto può crescere tranquillamente anche nei giardini di casa.

Parte iconografca e descrittiva

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Leucoagaricus leucothites (Vittad.) Wasser 1977

SiNoNimo: Lepiota naucina (Fr.) P. Kumm. 1871 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Agaricaceae

Cappello: 3-8 cm, carnoso, dapprima emisferico, emisferico-ovoidale, poi piano-convesso, piano, con o senza umbone, con il margine spesso appendicolato da piccoli lembi di velo; asciutto, glabro, liscio, di aspetto sericeo, di colore bianco, soffuso di grigio-alutaceo al centro. Lamelle: libere al gambo, inserite in un collarium, ftte, inizialmente bianche, poi crema carnicino. Gambo: 6-10 × 0,8-1,5 cm, eterogeneo con il cappello, cilindrico, cilindrico-clavato, allargato verso il basso e con la base bulbosa,

cavo; glabro, liscio, di colore bianco, bianco-crema, con anello membranoso imbutiforme, piccolo, sottile e submobile. Carne: abbastanza spessa, tenera, bianca; odore fungino, sapore mite, gradevole. Spore: bianco-crema in massa, ellissoidali, lisce, con poro germinativo, 8-9 × 5-6 µm, destrinoidi, metacromatiche. Habitat: cresce gregario nei prati, nei parchi, nei giardini e aiuole di città, anche in boschetti, in autunno. Molto comune e diffuso. Commestibilità: commestibile.

Note: tra le specie congeneri, Leucoagaricus leucothites si riconosce con facilità per la taglia media e per il cappello completamente liscio e bianco. L’unica specie simile con cui potrebbe essere confuso appartiene a un altro genere molto vicino: si tratta di Macrolepiota heimii, ma le Macrolepiota hanno spore molto grandi, maggiori di 12 µm, quindi facilmente distinguibile dopo l’osservazione microscopica delle spore.

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Leucoagaricus purpureorimosus Bon & Boiffard 1978

SiNoNimo: Leucoagaricus purpureolilacinus Huijsman 1955 ss. auct. PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Agaricaceae

Cappello: 4-8 cm, poco carnoso, inizialmente campanulato, poi piano, con umbone da ottuso ad acuto ben evidente e con leggera depressione attorno, con il margine rivolto verso il basso e spesso lacerato; asciutto, solo al centro un po’ viscido se umido, glabro, lucido, fbrilloso, fbrilloso-squamoso, di colore vivace, bruno-rosa, rosa-porpora, più chiaro verso il margine, radialmente fessurato. Lamelle: libere un po’ distanti dal gambo, ftte, abbastanza larghe, bianche. Gambo: 5-10 × 0,5-1 cm, eterogeneo con il cappello, claviforme, attenuato all’apice e ingrossato verso il basso, con la base dilata-

ta fno 1,5 cm, fstoloso; glabro, liscio e lucido, bianco, leggermente ingiallente verso la base, con anello membranoso imbutiforme, bianco. Carne: poco spessa, fragile, bianca; odore e sapore subnulli. Spore: biancastre in massa, citriformi-amigdaliformi affusolate, lisce, 7-9 × 4-5 µm, destrinoidi, metacromatiche. Habitat: cresce gregario nei boschi di pini e di latifoglie, tra residui legnosi, predilige i terreni sabbiosi dei litorali, in estate-autunno. Piuttosto raro. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: questo bellissimo e raro Leucoagaricus si riconosce principalmente per il cappello colorato di rosa-porpora e radialmente fessurato. I Leucoagaricus si possono riconoscere a occhio nudo per il gambo in genere slanciato, liscio e con un caratteristico anello membranoso, piccolo e imbutiforme. Tra le specie simili facilmente confondibili citiamo: Leucoagaricus rubrotinctus, distinto per il colore rosso corallo del cappello, e Leucoagaricus purpureolilacinus, distinguibile per il cappello più scuro, bruno-porpora, e per le spore più allungate.

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Macrolepiota procera (Scop. : Fr.) Singer 1948

SiNoNimo: Lepiota procera (Scop. : Fr.) Gray 1821 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Agaricaceae

Cappello: 10-25 cm, non tanto carnoso, inizialmente globoso, poi piano-convesso, piano, con umbone ottuso prominente, mammellonato, con il margine fmbriato-lanoso; glabro, liscio nel giovane, poi lacerato in grosse squame brune, bruno-nocciola su sfondo biancastro. Lamelle: libere e distanti dal gambo, ftte, larghe, biancastre. Gambo: 15-30 × 1,5-3 cm, eterogeneo con il cappello, slanciato, cilindrico, con un grosso bulbo alla base largo fno a 4-5 cm; tigrato, di colore brunastro, bruno-nocciola, biancastro alla base, con minute squame brunastre a zigzag su sfondo pallido, con anello membrano-

so-carnoso doppio, molto spesso e scorrevole sul gambo, colorato di bruno-nocciola sulla faccia inferiore. Carne: poco spessa, molliccia nel cappello, piuttosto fbrosa nel gambo, bianca immutabile; odore e sapore gradevoli di nocciola. Spore: biancastre in massa, ellissoidali, lisce, con poro germinativo prominente, 13-19 × 9-11 µm, destrinoidi, metacromatiche. Habitat: cresce gregaria o solitaria nei prati, nei boschi di montagna, perlopiù di latifoglie, raramente di sole conifere, in estate e in autunno. Molto comune. Commestibilitˆ: commestibile, ottimo.

Note: l’enorme taglia e il portamento maestoso a ombrello, il cappello grossolanamente squamoso, il gambo decorato da zebrature a zig-zag munito di un grosso anello doppio e scorrevole sono i principali caratteri che consentono di riconoscere con facilità questa comune specie, a molti nota come mazza da tamburo. Macrolepiota procera è abbastanza variabile e di essa esistono alcune varietà, talora diffcilmente separabili. Macrolepiota permixa si differenzia per l’intenso viraggio al rosso-porpora delle superfci e della carne al taglio o per sfregamento.

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Macrolepiota rhacodes (Vittad.) Singer 1951

SiNoNimo: Chlorophyllum rhacodes (Vittad.) Vellinga 2002 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Agaricaceae

Cappello: 8-15 cm, carnoso, inizialmente globoso, emisferico-ovoidale, poi convesso; di colore bruno-grigiastro, bruno-fulvo, bruno-nocciola, glabro e screpolato nel giovane, poi lacerato in larghe e profonde squame, disposte concentricamente, che mostrano la carne biancastra. Lamelle: libere al gambo, abbastanza ftte, larghe e ventricose, biancastre. Gambo: 10-18 × 1-2,5 cm, eterogeneo con il cappello, cilindrico, un po’ attenuato all’apice, con alla base un grosso bulbo arrotondato o submarginato; glabro, liscio, bianco nel giovane, poi soffuso di bruno-fulvastro, virante al rosso-arancio zafferano se scalf-

to, con anello membranoso-carnoso doppio, spesso al margine, mobile, bordato di bruno sulla faccia inferiore. Carne: abbastanza spessa, soda, biancastra, virante al rosso-arancio al taglio, soprattutto nel gambo; odore gradevole fungino, sapore mite. Spore: biancastre in massa, ellissoidali, lisce, con poro germinativo tronco, 9-11 × 6,5-7,5 µm, destrinoidi, metacromatiche. Habitat: cresce gregaria, talvolta a piccoli cespi, nei boschi o al loro margine, nei parchi e giardini, in estate e in autunno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: tra le specie congeneri, Macrolepiota rhacodes si riconosce per il cappello con cuticola lacerata in larghe squame concentriche, il gambo liscio e virante al rosso-arancio se scalfto. Macrolepiota puellaris ha il cappello bianco, soffuso di grigio-brunastro al centro e carne meno arrossante. Macrolepiota rhacodes var. venenata, ritenuta tossica e di non facile individuazione, ha il gambo con bulbo nettamente marginato e carne più ingrigente che arrossante.

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Coprinus atramentarius (Bull. : Fr.) Fr. 1838

SiNoNimo: Coprinopsis atramentaria (Bull. : Fr.) Redhead, Vilgalys & Moncalvo 2001 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Coprinaceae

Cappello: 3-8 cm, poco carnoso, quasi membranaceo, inizialmente ovoidale, poi campanulato-convesso, infne piano e con il margine revoluto, da notevolmente striato a scanalato-solcato fn quasi al centro; di aspetto sericeo, argenteo, foccoso, di colore grigiastro, bruno-grigio, con piccoli focchi brunastri più abbondanti al centro, deliquescente. Lamelle: libere al gambo, molto ftte, piuttosto larghe, inizialmente biancastre, poi rosa-lilla a partire dal margine, infne nere e deliquescenti. Gambo: 7-15 × 0,8-1,5 cm, eterogeneo con il cappello, cilindrico, attenuato all’apice, con la base appuntita e radicante, cavo; glabro,

bianco, con zona anulare molto bassa, costituita da residui di velo parziale bianco e ben delimitata da piccole squame brunastre che ricoprono la parte basale. Carne: sottile, fragile ed effmera, bianco-grigiastra; odore e sapore subnulli. Spore: nere in massa, ellissoidali, lisce, con poro germinativo, 8-10,5 × 5-6,5 µm. Habitat: cresce cespitoso presso latifoglie e conifere, su residui di legno, attorno a ceppaie, predilige i parchi, giardini e aiuole di città, dalla primavera all’autunno. Comune. Commestibilità: tossico se consumato con bevande alcoliche.

Note: tra i Coprinus di taglia considerevole, questa specie si riconosce per la crescita cespitosa, il cappello ovoidale grigiastro notevolmente solcato-striato, di colore grigio-brunastro argenteo e per il gambo con squame brune alla base. La sua tossicità è vincolata al consumo di sostanze alcoliche, durante, prima o dopo il pasto. Coprinus alopecia è un sosia, ma ben distinto microscopicamente per le spore verrucose. Coprinus acuminatus ha il cappello conico appuntito, con umbone acuto.

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Coprinus comatus (O.F. Müll. : Fr.) Pers. 1797

PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Coprinaceae

Cappello: 4-10 cm, poco carnoso, dapprima cilindrico, cilindrico-fusiforme, poi campanulato, infne con il margine revoluto, striato e lacerato; grossolanamente squamoso, biancastro, bianco-crema, ocra-nocciola al centro, grigioviola-nerastro nell’adulto, deliquescente. Lamelle: libere al gambo, molto ftte, piuttosto larghe, inizialmente bianche, poi rosa-lilla a partire dal margine, infne nere e deliquescenti. Gambo: 8-20 × 1-2 cm, eterogeneo con il cappello, cilindrico, leggermente bulboso alla base, spesso subradicante, fstoloso; glabro,

bianco, fnemente squamoso nel giovane, con anello membranoso, stretto e mobile. Carne: poco spessa, fragile ed effmera, bianca; inodore, sapore gradevole. Spore: nere in massa, ellissoidali, lisce, con poro germinativo, 10-13 × 6,5-8 µm. Habitat: cresce gregario nei prati incolti e concimati, nei parchi, giardini e aiuole di città, dalla primavera all’autunno. Molto comune e diffuso. Commestibilitˆ: commestibile, eccellente. Consumare solo carpofori giovani con lamelle ancora completamente bianche.

Note: i Coprinus sono funghi molto fragili, membranacei, poco o per nulla carnosi, con lamelle e cappello deliquescenti, con spore in genere nerastre, bruno-nerastre. Tra le specie congeneri, Coprinus comatus si riconosce facilmente per la taglia grande, il cappello cilindrico-fusiforme e biancastro, bianco-ocra, e grossolanamente squamoso. Nonostante il suo aspetto poco invitante è un eccellente commestibile: metterlo a pezzetti in padella, lasciare evaporare parte della sua acqua, aggiungere un po’ di burro, del dado da brodo, quanto basta per salare, e fatelo saltare per pochi minuti. Provare per credere!

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Coprinus disseminatus (Pers. : Fr.) Gray 1821

SiNoNimo: Coprinellus disseminatus (Pers. : Fr.) J.E. Lange 1938 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Coprinaceae

Cappello: 0,5-1,5 cm, membranaceo, dapprima cilindrico-ovoidale, poi campanulato-convesso, plissettato, solcato-striato fn quasi al centro; glabro, pubescente se osservato con la lente, con tracce di velo granuloso-foccoso al centro e nel giovane, di colore bianco-crema, passante al grigiastro con la crescita, ocra al centro, non deliquescente. Lamelle: adnate al gambo, poco ftte, bianche, poi nerastre, non deliquescenti. Gambo: 2-4 × 0,1-0,15 cm, cilindrico, spesso incurvato; fnemente pubescente, bianca-

stro, grigio pallido, punteggiato di bianco su sfondo grigiastro. Carne: esigua, molto fragile ed effmera, biancastra; inodore, sapore mite. Spore: nerastre in massa, ellissoidali, lisce, con poro germinativo, 7,5-9,5 × 4-5,5 µm. Pileocistidi cilindrici-setulosi. Velo a ife vescicolose-piriformi e verrucose. Habitat: cresce gregario in numerosissimi esemplari su e intorno a ceppaie e radici interrate di latifoglie, nei parchi, dalla primavera all’autunno. Comune. Commestibilità: non commestibile.

Note: per il modo disseminato di manifestarsi, talora in migliaia di esemplari, è il Coprinus più facile da riconoscere. Psathyrella pygmaena è quasi un sosia, cresce come Coprinus disseminatus ma è tendenzialmente più terricola, i carpofori sono disseminati sia su legno sia sul terreno circostante, e si distingue con sicurezza solo microscopicamente: C. disseminatus ha cistidi setuliformi sulla superfcie pileica, P. pygmaena non ha questi pileocistidi e, inoltre, ha spore più piccole. La presenza o assenza delle sete sul cappello può essere rilevata anche con l’ausilio di una lente di sette-dieci ingrandimenti.

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Coprinus micaceus (Bull. : Fr.) Fr. 1836

SiNoNimo: Coprinellus micaceus (Bull. : Fr.) Vilgalys, Hopple & Jacq. Johnson 2001 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Coprinaceae

Cappello: 1,5-4 cm, poco carnoso, quasi membranaceo, inizialmente ovoidale, emisferico-ovoidale, poi campanulato-convesso, plissettato, striato-solcato fn quasi al disco; pruinoso, micaceo, glabro nell’adulto, di colore bruno-ocra, bruno-rossastro al centro, bruno-ocra giallognolo verso il margine, nel giovane densamente ricoperto da focchi-farinosi crema-ocra pallido, facilmente detersili, deliquescente. Lamelle: libere al gambo, molto ftte, larghe, bianche, poi nere e deliquescenti. Gambo: 3-8 × 0,2-0,5 cm, eterogeneo con il cappello, cilindrico, leggermente allargato

alla base, cavo; fnemente pruinoso nel giovane, meno nell’adulto, bianco. Carne: esigua, fragile ed effmera, biancastra, crema-ocra; inodore, sapore mite. Spore: nere in massa, mitriformi viste frontalmente, amigdaliformi di proflo, lisce, con poro germinativo, 7-10 × 5-6,5 × 4,5-5,5 µm. Caulocistidi cilindrici-setulosi. Velo a ife fliformi e cellulari, verrucose. Habitat: cresce cespitoso su legno di latifoglie, ceppaie, tronchi e radici interrate marcescenti, nei parchi, dalla primavera all’autunno. Comune. Commestibilità: non commestibile.

Note: tra le specie congeneri, Coprinus micaceus si riconosce principalmente per la crescita cespitosa, il cappello bruno-ocra-fulvastro e, nel giovane, con focchi micacei crema-ocra, e per il gambo pruinoso, con sete. Coprinus truncorum e Coprinus saccharinus sono dei perfetti sosia, distinti per il cappello più pallido e il gambo liscio, senza sete. Coprinus domesticus e Coprinus radians hanno la base del gambo bulbosa-volviforme crescente da ozonio (feltro miceliare ocra rugginoso); il primo ha spore cilindriche-faseoliformi, il secondo ellissoidali.

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Coprinus plicatilis (Curtis : Fr.) Fr. 1838

SiNoNimo: Parasola plicatilis (Curtis : Fr.) Redhead, Vilgalys & Hopple 2001 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Coprinaceae

Cappello: 1,2-2,5 cm, membranaceo, inizialmente cilindrico-ovoidale, poi piano-convesso, infne piano, molto plissettato, solcato fno al disco; glabro, opaco, di colore grigiastro, bruno-grigiastro, bruno-ocra al centro, non deliquescente. Lamelle: libere e distanti dal gambo, rade, strette, grigiastre, poi nerastre, non deliquescenti. Gambo: 4-7 × 0,1-0,2 cm, fliforme, cilindrico, fessuoso, con la base bulbosa; glabro, liscio e traslucido, bianco, spesso soffuso di crema-grigiognolo.

Carne: esigua, molto fragile ed effmera, biancastra, grigio-crema; inodore, sapore mite. Spore: nere in massa, mitriformi-lenticolari, lisce, con poro germinativo eccentrico, 10,5-13,5 × 8-10 × 6-7 µm. Habitat: cresce gregario nell’erba, in boschetti o al loro margine, predilige i parchi, giardini e aiuole di città, in estate-autunno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: Coprinus plicatilis fa parte di un gruppetto di Coprinus inseriti nella sez. Hemerobii, caratterizzati dal cappello glabro, nudo, senza residui di velo e senza sete. Tutti di diffcile separazione macroscopica, distinti principalmente per le spore diverse nella forma, dimensione e posizione del poro germinativo. Tra questi, C. plicatilis si riconosce per le spore mitriformi-lenticolari e con poro germinativo eccentrico. Coprinus kuehneri (= C. plicatilis var. microsporus) ha spore più piccole, 8,5-10 × 7-8 × 5-6 µm. Coprinus hemerobius, capostipite di questo gruppo, ha spore ellissoidali e con poro germinativo centrale. Coprinus auricomus, piuttosto comune, presenta lunghe sete brune a parete spessa al centro del cappello.

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Guida completa al riconoscimento dei FUNGHI

Lacrymaria lacrymabunda (Bull. : Fr.) Pat. 1887

SiNoNimo: Lacrymaria velutina (Pers. : Fr.) Konrad & Maubl. 1925 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Coprinaceae

Cappello: 3-7 cm, poco carnoso, quasi membranaceo, dapprima campanulato-convesso, poi piano-convesso, con umbone largo e basso, con il margine eccedente le lamelle, lanoso-villoso per residui di velo bianco-crema; asciutto, feltrato, fbrilloso-squamoso, di colore bruno-ocra, bruno-fulvo, biancastro al margine. Lamelle: annesse-adnate al gambo, poco ftte, larghe, di colore bruno-ocra porporino, poi nerastre, con il flo pallido e lacrimante copiose goccioline acquose. Gambo: 4-10 × 0,5-1 cm, cilindrico, talvolta incurvato, leggermente dilatato verso la

base; foccoso-squamoso, di colore bruno-ocra, bruno-fulvastro, bianco all’apice, ricoperto da focchi bianco-crema, più abbondanti in zona anulare, ben evidenziata dal deposito di spore nere. Carne: sottile, molto fragile, acquosa, brunastra; odore subnullo, sapore astringente. Spore: nere in massa, amigdaliformi, verrucose, con poro germinativo, 8,5-10 × 5,5-6,5 µm. Habitat: cresce gregaria o a piccoli cespi nell’erba o tra residui di legno di latifoglia, nei boschi, lungo i sentieri, nei parchi, in estate-autunno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: commestibile.

Note: questa specie si fa riconoscere principalmente per le lamelle lacrimanti e per le spore verrucose. Le Psathyrella, invece, sono tutte con spore lisce, con o senza poro germinativo, e le loro lamelle non emettono goccioline. Ciononostante, alcuni AA. considerano il genere Lacrymaria come sottogenere del genere Psathyrella, chiamando la specie in oggetto col nome di Psathyrella lacrymabunda.

Parte iconografca e descrittiva

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Panaeolina foenisecii (Pers. : Fr.) Maire 1933

SiNoNimo: Panaeolus foenisecii (Pers. : Fr.) J. Schröt. 1926 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Coprinaceae

Cappello: 2-3 cm, membranaceo, inizialmente conico-convesso, campanulato, poi piano-convesso, con umbone ottuso; asciutto, igrofano, glabro, di colore grigio-bruno con toni rosati, bruno fuligginoso, grigio-fulvastro, si schiarisce a partire dal centro con il tempo asciutto. Lamelle: adnate al gambo, quasi rade, di colore grigio-bruno rosato, maculate di brunonerastro, di aspetto marmorizzato. Gambo: 5-8 × 0,15-0,3 cm, cilindrico, sottile e slanciato, quasi fliforme, spesso fessuoso; fbrilloso, pruinoso, di aspetto sericeo,

di colore bruno carnicino, pallido alla base e all’apice. Carne: molto sottile, pressoché inesistente, fragile nel cappello, più tenace nel gambo, brunastra, bruno-giallognolo; odore e sapore subnulli. Spore: bruno-nero porpora in massa, ellissoidi, verrucose, con poro germinativo, 13-16 × 7-9 µm. Habitat: cresce gregaria nei prati, tra l’erba nei parchi, nei giardini, nelle aiuole, dalla primavera all’autunno. Comune. Commestibilitˆ: tossico.

Note: le spore verrucose, bruno-nerastre e con poro germinativo, costituiscono il principale carattere che consente di riconoscere facilmente Panaeolina foenisecii tra le specie simili. Alcuni AA. considerano questa specie nel genere Panaeolus (fno a quando non c’è unifcazione di opinione tra i vari AA., si è liberi di considerare la specie foenisecii nel genere Panaeolina oppure nel genere Panaeolus: una sistematica non può essere imposta a un’altra).

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Psathyrella candolleana (Fr. : Fr.) Maire 1913

SiNoNimo: Psathyrella appendiculata (Bull.) Maire & Werner 1938 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Coprinaceae

Cappello: 2,5-6 cm, membranaceo, inizialmente conico-convesso, campanulato, poi piano-convesso, con umbone ottuso, con il margine appendicolato da lembi di velo, talvolta poco evidenti; igrofano, glabro, ocra pallido se umido, biancastro con il centro alutaceo se asciutto. Lamelle: annesse-adnate al gambo, ftte, grigio-lilla, poi lilla-porpora, bruno-viola. Gambo: 4-8 × 0,3-0,5 cm, cilindrico, spesso incurvato, fstoloso; glabro, liscio, talvolta fnemente foccoso, di colore bianco, bianco-crema, con velo parziale molto fugace, evidente nei carpofori molto giovani che,

con la crescita, si dissocia completamente sul margine del cappello. Carne: esigua, molto fragile, sia nel cappello che nel gambo, si sbriciola con estrema facilità alla manipolazione, bianco-grigia; senza odore particolare, sapore fungino. Spore: bruno-porpora-viola in massa, ellissoidali, lisce, con poro germinativo, 7-9 × 4-5,5 µm. Habitat: cresce gregaria o subcespitosa su residui legnosi interrati, su ceppaie e su terreno circostante, nei boschi, nei parchi e giardini, nei valloni, dalla tarda primavera all’autunno. Molto comune e diffusa. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: questa specie è molto comune e si riconosce principalmente per il cappello igrofano, biancastro con il centro alutaceo e con il margine appendicolato da residui di velo bianco. Talvolta, per vari motivi, i residui di velo sul margine del cappello non sono evidenti e in tal caso è più diffcile riconoscerla a occhio nudo. Psathyrella spadiceogrisea è piuttosto simile ma cresce perlopiù in primavera e non ha il margine del cappello appendicolato. Psathyrella leucotephra, anch’essa cespitosa, ha il gambo con anello e spore senza poro germinativo.

Parte iconografca e descrittiva

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Psathyrella conopilus (Fr. : Fr.) Pearson & Dennis 1949

SiNoNimo: Psathyrella subatrata (Batsch) Gillet 1878 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Coprinaceae

Cappello: 2-4 cm, membranaceo, conico, conico-campanulato, con umbone da acuto a ottuso, senza residui di velo al margine; igrofano, glabro, fnemente striato quasi fno al disco, di colore bruno-fulvo, bruno-rossastro se inumidito, ocra-giallognolo, ocra-grigiastro pallido se asciutto. Lamelle: annesse-adnate al gambo, ftte, grigio-ocra, poi bruno-porpora. Gambo: 8-15 × 0,2-0,4 cm, molto slanciato, sottile, cilindrico, talvolta leggermente bulboso alla base, fstoloso; glabro, liscio, piuttosto lucido, fnemente feltrato alla base, di colore biancastro, bianco-crema.

Carne: esigua, molto fragile, sia nel cappello che nel gambo, si sbriciola con estrema facilità alla manipolazione, crema-ocra, bruno-ocra pallido; inodore, sapore dolciastro. Spore: bruno-porpora nere in massa, ellissoidali, lisce, con poro germinativo, 13-17 × 7-8,5 µm. Pileocistidi setuliformi, costituiti da lunghi peli bruni a parete spessa. Habitat: cresce gregaria su terreno nei boschi umidi e degradati, tra residui di legno e fogliame, nei parchi, in estate e in autunno. Abbastanza comune. Commestibilità: non commestibile.

Note: Psathyrella conopilus è molto facile da riconoscere per il cappello igrofano e caratteristicamente conico, di colore bruno-rossastro quando è imbevuto di acqua, senza residui di velo sul margine, per il gambo molto lungo e sottile, ma soprattutto per la presenza di lunghi peli bruni (sete) a parete spessa emergenti dall’epicute, come in Coprinus auricomus. Quest’ultima caratteristica microscopica è propria soltanto di questa Psathyrella e da sola consente di distinguere con assoluta sicurezza questa comune specie.

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Psathyrella multipedata (Peck) A.H. Sm. 1941

SiNoNimo: Psathyrella stipatissima J.E. Lange 1936 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Coprinaceae

Cappello: 1-3 cm, membranaceo, conico, conico-campanulato, emisferico-campanulato, con umbone ottuso; igrofano, da glabro a fnemente fbrilloso, di colore bruno-fulvo, ocra-fulvastro se inumidito, ocra-giallognolo, ocra-grigiastro se asciutto, biancastro all’estremo margine. Lamelle: annesse-adnate al gambo, ftte, carnicine, poi brunastre, bruno-viola. Gambo: 4-12 × 0,15-0,3 cm, piuttosto slanciato, quasi fliforme, cilindrico, fascicolato con numerosi altri gambi e subradicante, fstoloso; fnemente pruinoso-foccoso in tutta la lunghezza, con feltrato miceliare bianco alla base, spesso con sottile residuo anulare

in prossimità della base, di colore bianco, bianco-grigio pallido. Carne: esigua, molto fragile, sia nel cappello che nel gambo, si sbriciola con estrema facilità alla manipolazione, bianco-crema; inodore, sapore delicato. Spore: bruno-porpora viola in massa, ellissoidali, lisce, con poro germinativo, 7-8,5 × 4-4,5 µm. Habitat: cresce cespitosa in numerosissimi esemplari fascicolati, uniti per la parte bassa del gambo, su terreno nei boschi di latifoglie, nell’erba presso alberi, nei parchi e giardini di città, in estate-autunno. Poco comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: il caratteristico modo di crescere, fascicolata in numerosissimi esemplari e su terreno, e l’assenza di anello sono caratteri macroscopici di fondamentale importanza che consentono di riconoscere agevolmente Psathyrella multipedata tra le numerose specie congeneri. Le Psathyrella sono funghi membranacei e igrofani, con spore in genere bruno-porpora-viola, che, come i Coprinus, si fanno riconoscere soprattutto per la loro elevata fragilità, sbriciolandosi facilmente alla manipolazione.

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Psathyrella piluliformis (Bull. : Fr.) P.D. Orton 1969

SiNoNimo: Psathyrella hydrophila (Bull. : Fr.) Maire 1937 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Coprinaceae

Cappello: 2-5 cm, membranaceo, dapprima emisferico-convesso, campanulato-convesso, poi piano-convesso più o meno uniforme, umbone poco pronunciato, con il margine appendicolato da residui di velo, non striato; igrofano, opaco, fbrilloso, talvolta un po’ rugoso, con su piccoli focchi bianchi, appressati soprattutto verso la periferia, di colore bruno-rosso, bruno-arancio scuro se inumidito, bruno-giallognolo al margine, ocra-giallognolo se asciutto. Lamelle: annesse-adnate al gambo, ftte, bianco carnicino, poi bruno bistro. Gambo: 3-7 × 0,3-0,6 cm, cilindrico, spesso incurvato, fstoloso; fnemente foccoso, con piccoli focchi biancastri su fondo concolo-

re al cappello, più pallido all’apice e verso la base. Carne: esigua, molto fragile, sia nel cappello che nel gambo, si sbriciola con estrema facilità alla manipolazione, brunastra, bruno-rossastra se inumidita; odore fungino, sapore dolce. Spore: bruno-porpora in massa, ellissoidali, lisce, con poro germinativo molto piccolo, poco visibile, 5-6 × 3-4 µm. Cistidi fusiformi, con apice ottuso e liscio, senza cristalli. Habitat: cresce cespitosa su legno di latifoglie, ceppaie, tronchi o radici interrate, nei parchi, in estate e in autunno. Comune e diffusa. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: questa specie si riconosce, oltre che per la sua fragilità e igrofaneità, principalmente per il cappello bruno-rossastro, con su piccoli focchi bianchi, e per la crescita cespitosa su legno di latifoglie, ceppaie, tronchi o radici interrate. Psathyrella spadicea è molto simile per colorazione e cresce anch’essa su legno, ma è molto più robusta, ha spore più grandi e senza poro germinativo, e cistidi metuloidi con cristalli all’apice.

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Agrocybe cylindracea (DC. : Fr.) Maire 1937

SiNoNimo: Agrocybe aegerita (V. Brig.) Singer 1939 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Bolbitiaceae

Cappello: 3-10 cm, carnoso, dapprima emisferico, poi piano-convesso, piano, raramente leggermente depresso, con il margine regolare o lacerato; un po’ viscido con il tempo umido, glabro, da liscio a rugoso, di colore variabile che va dal bruno cioccolato scuro al caffelatte, più scuro nel giovane, si schiarisce con la crescita, talvolta fno al biancastro al margine. Lamelle: adnate al gambo, ftte, biancastre, poi bruno-grigiastre. Gambo: 4-15 × 0,3-1,5 cm, cilindrico, spesso incurvato, con la base attenuata e unita ad altri gambi; biancastro, leggermente fbrillo-

so, punteggiato da squame brune, con anello membranoso, biancastro, spesso brunastro sulla faccia inferiore. Carne: cospicua, soda, bianca; odore acidulo di pasta lievitata, sapore fungino. Spore: bruno tabacco in massa, ellissoidali, lisce, poro germinativo indistinto, 7-10 × 5-6 µm. Habitat: cresce cespitosa su legno di pioppo, ceppaie e tronchi marcescenti, anche alla base di tronchi viventi, sporadicamente su legno di sambuco, salice e altre latifoglie, in ogni periodo dell’anno. Molto comune e diffusa. Commestibilitˆ: commestibile, ottimo.

Note: questa Agrocybe, nota come piopparello, è molto ricercata e apprezzata dai consumatori di funghi, è anche coltivata e commercializzata industrialmente. È molto comune in Italia, soprattutto in pianura, dove cresce abbondantemente perlopiù su vecchi alberi di pioppo, radici o ceppaie marcescenti, ma piuttosto rara nei paesi nordici. Per determinare questa specie, nell’ambito del genere Agrocybe, è suffciente verifcare la crescita lignicola e la presenza di anello, poiché le altre Agrocybe con anello crescono su terreno.

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Agrocybe praecox (Pers. : Fr.) Fayod 1889

SiNoNimo: Pholiota praecox (Pers. : Fr.) P. Kumm. 1871 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Bolbitiaceae

Cappello: 3-7 cm, poco carnoso, inizialmente convesso, campanulato-convesso, poi piano-convesso, piano, con umbone largo e basso, con il margine spesso appendicolato da resti di velo; leggermente igrofano, nel giovane un po’ viscido se umido, sericeo se asciutto, glabro, di colore crema-alutaceo con toni grigiastri. Lamelle: smarginate al gambo, ftte, biancastre, poi bruno-grigiastre. Gambo: 6-10 × 0,4-1,2 cm, cilindrico, spesso incurvato, spesso con sottili radichette miceliari alla base; biancastro, bianco-crema,

striato-fbrilloso, con anello membranoso, supero e pendulo. Carne: poco spessa, consistente, biancastra, brunastra verso la base del gambo; odore farinoso, di buccia di anguria, sapore farinoso, dapprima dolciastro, poi amarognolo. Spore: bruno tabacco in massa, ellissoidali, lisce, con poro germinativo, 7,5-10 × 5,5-7 µm. Habitat: cresce gregaria tra l’erba nei boschi, nei parchi e giardini di città, nei prati, in tarda primavera, principalmente nel mese di maggio. Piuttosto comune. Commestibilitˆ: commestibile.

Note: questa specie si riconosce facilmente per la crescita primaverile, il cappello pallido un po’ igrofano, il gambo con anello membranoso, supero e pendulo, e per il forte odore farinoso, di buccia di anguria. Agrocybe dura (= A. molesta) se ne distingue per il cappello più carnoso e non igrofano, più pallido e con tendenza a screpolarsi, per l’assenza di odore farinoso, per l’anello lanoso, effmero, e per le spore più grandi. Agrocybe paludosa è di piccola taglia, dal portamento gracile e slanciato, con gambo lungo e sottile, spesso 0,2-0,3 cm, con anello infero orizzontale, non pendulo, ed è rinvenibile in terreni paludosi o nei prati inondati.

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Agrocybe putaminum (Maire) Singer 1936

SiNoNimo: Naucoria putaminum Maire 1913 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Bolbitiaceae

Cappello: 3-7 cm, relativamente carnoso, inizialmente e per lungo tempo campanulato-convesso, poi piano-convesso, con umbone largo e ottuso, con il margine acuto, sinuoso nell’adulto; igrofano, asciutto, glabro, evidentemente rugoso, come martellato da fossette, brunogiallognolo, bruno-ocra uniforme, soffuso di grigiastro se umido, giallo-alutaceo se asciutto. Lamelle: smarginate-adnate al gambo, ftte, argilla-grigiastre, poi bruno tabacco. Gambo: 4-8 × 0,4-1 cm, cilindrico-clavato, con la base bulbosa arrotondata larga fno 1,5 cm, spesso con tendenza ad abbozzare una sorta di radice, munita di sottili radichette miceliari bianche; da glabro a fnemente fbrillo-

so, pruinoso all’apice, subconcolore al cappello. Carne: poco spessa, biancastra; odore dolciastro gradevole, non ben defnibile, farinoso al taglio, sapore da dolciastro a leggermente amaro, con componente farinosa. Spore: bruno tabacco in massa, ellissoidali, lisce, con poro germinativo, 9,5-12,5 × 6,5-7,5 µm. Cheilocistidi fusiformi. Pleurocistidi ventricosi. Habitat: cresce gregaria o subcespitosa tra residui di latifoglie, in genere nei parchi e giardini, dove abbonda il macinato di legno proveniente dalla potatura degli alberi, in tarda primavera; predilige il mese di maggio. Non comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: questa relativamente rara specie appartiene a un gruppo di Agrocybe sprovviste di anello, tutte di piccola o piccolissima taglia tranne essa. Fra queste, si riconosce con facilità, oltre che per la taglia considerevole, per il cappello campanulato, igrofano e rugoso, picchiettato da fossette, il gambo clavato con la base bulbosa, spesso con tendenza ad abbozzare una sorta di radice, e per avere cheilocistidi di forma diversa dai pleurocistidi.

Parte iconografca e descrittiva

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Bolbitius titubans (Bull. : Fr.) Fr. 1838

SiNoNimo: Bolbitius vitellinus (Pers. : Fr.) Fr. 1838 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Bolbitiaceae

Cappello: 1-5 cm, membranaceo, dapprima cilindrico-ovoidale, glandiforme, poi campanulato, infne appianato, con o senza umbone, con il margine striato-plissettato per un lungo tratto; viscido, igrofano, glabro, lucente, di un bel giallo vivace, talora un po’ rugoso o con venature ocracee soprattutto al centro, sbiadisce fno al giallo-grigio pallido con la crescita. Lamelle: da quasi libere ad annesse al gambo, poco ftte, dapprima bianco-giallognole, poi ocra, bruno-ocra chiaro. Gambo: 4-8 × 0,2-0,8 cm, cilindrico, spesso attenuato verso l’alto, talora un po’ compres-

so-distorto, cavo; completamente ricoperto di fne pruina bianca su fondo giallognolo. Carne: esigua, quasi inesistente, molto fragile, biancastra, bianco-giallognola; odore irrilevante, sapore mite. Spore: bruno-ocra in massa, ellissoidali, lisce, con poro germinativo, 10,5-13 × 6,5-8 µm. Habitat: cresce gregario o cespitoso su residui di legno marcescenti, tra l’erba in terreni grassi, predilige i frustuli di latifoglie, lungo i viali, nei parchi e nei giardini, dalla tarda primavera all’autunno. Piuttosto comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: i Bolbitius sono funghi membranacei a spore ocra, caratterizzati dal cappello viscido e con il margine striato-solcato, richiamanti un po’ i Coprinus. Tra le poche specie congeneri, Bolbitius titubans (= B. vitellinus) si riconosce per il colore giallo nel cappello e nel gambo. Bolbitius variicolor si distingue per il cappello soffuso di bruno-oliva e con venature più scure al centro.

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Hypholoma capnoides (Fr. : Fr.) P. Kumm. 1871

SiNoNimo: Nematoloma capnoides (Fr. : Fr.) P. Karst. 1880 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Strophariaceae

Cappello: 2-6 cm, un po’ carnoso, dapprima emisferico-convesso, poi convesso, piano-convesso, con o senza umbone; liscio, brillante se umido, di colore giallo miele, giallo-oliva, giallo-arancio al centro, nel giovane con residui di velo bianchi al margine. Lamelle: smarginate-adnate al gambo, abbastanza ftte, di colore crema-grigio pallido nel giovane, poi bruno-viola-nerastre. Gambo: 3-8 × 0,3-0,6 cm, cilindrico, spesso incurvato; fbrilloso, fnemente squamoso-foccoso, di colore giallognolo, giallo pallido all’apice, bruno-arancio verso la base, con cortina effmera, evidente nei giovani esemplari.

Carne: poco spessa, giallognola, ocra-ruggine alla base del gambo; odore leggermente fungino, di muffa o di muschio, sapore dolce. Spore: bruno-viola-nerastre in massa, ellissoidali, lisce, con poro germinativo, 7-9 × 3,5-5 µm. Pleurocistidi fusiformi-ventricosi, con contenuto giallo rifrangente in ammoniaca (= chrisocistidi). Habitat: cresce cespitoso o gregario a piccoli cespi su legno di conifere, predilige l’abete rosso di montagna, in estate e in autunno. Comune. Commestibilità: commestibile.

Note: questa specie è molto simile e facile da confondere con Hypholoma fasciculare, specie di provata tossicità. I principali caratteri che consentono di distinguere le due specie sono: lamelle crema-grigio pallide nei giovani carpofori e carne dolce in H. capnoides, lamelle gialle-verdognole nei giovani esemplari e carne notevolmente amara in H. fasciculare.

Parte iconografca e descrittiva

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Hypholoma fasciculare (Huds. : Fr.) P. Kumm. 1871

SiNoNimo: Nematoloma fasciculare (Huds. : Fr.) P. Karst. 1880 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Strophariaceae

Cappello: 2-6 cm, poco carnoso, dapprima emisferico-convesso, convesso-campanulato, poi piano-convesso, con o senza umbone, con il margine spesso appendicolato; liscio, glabro, di colore giallo, giallo zolfo, giallo-verdognolo, giallo-arancio verso il centro, con piccoli focchi fbrillosi verso il margine, più evidenti nell’esemplare giovane. Lamelle: adnate al gambo, abbastanza ftte, nel giovane giallo zolfo, giallo-verdognole, poi bruno-oliva, bruno-nero-violette. Gambo: 4-10 × 0,3-0,7 cm, cilindrico, spesso incurvato-fessuoso; fnemente fbrilloso, di colore giallo, giallo-zolfo come il cappello,

spesso un po’ bruno-arancio alla base, con cortina effmera evidente nei carpofori giovani. Carne: poco spessa, giallognola; odore irrilevante, sapore piuttosto amaro. Spore: bruno-nero-violette in massa, ellissoidali, lisce, con poro germinativo, 6-7,5 × 3,5-4 µm. Pleurocistidi cilindrico-lageniformi, con contenuto giallo rifrangente in ammoniaca (= chrisocistidi). Habitat: cresce cespitoso su legno di latifoglie, raramente anche di conifere, talora apparentemente terricolo, in ogni periodo dell’anno. Molto comune. Commestibilitˆ: tossico.

Note: specie molto comune e facile da rinvenire in ogni periodo dell’anno, si riconosce facilmente per la crescita cespitosa e lignicola, il colore prevalentemente giallo zolfo in ogni parte, talora giallo-arancio al centro del cappello, giallo-verdognolo nelle lamelle nei giovani carpofori e per la carne molto amara. Hypholoma capnoides è simile ma con carne dolce, ha lamelle crema-grigiognole nel giovane e cresce solo su legno di conifere.

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Hypholoma sublateritium (Schaeff.) Quél. 1873

SiNoNimo: Nematoloma sublateritium (Schaeff.) P. Karst. 1879 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Strophariaceae

Cappello: 3-10 cm, carnoso, dapprima emisferico-convesso, poi convesso, piano-convesso, con il margine involuto e appendicolato; liscio, opaco se asciutto, di colore laterizio, rosso mattone, rosso-arancio, giallo-ocra e coperto da focchi cortiniformi verso il margine. Lamelle: adnate al gambo, ftte, nel giovane giallo-crema, poi bruno-oliva, bruno-neroviolette. Gambo: 5-12 × 0,5-1,2 cm, cilindrico, spesso incurvato; fnemente foccoso, fbrilloso, da biancastro a giallo-ocra verso l’alto, progressivamente bruno-arancio rugginoso verso il basso, con cortina foccosa, più evidente nei giovani carpofori.

Carne: un po’ spessa, giallognola nel cappello e all’apice del gambo, bruno ruggine alla base; odore irrilevante, sapore amaro. Spore: bruno-porpora-violette in massa, ellissoidali, lisce, con poro germinativo, 5,5-7,5 × 3,5-4,5 µm. Pleurocistidi fusiformiventricosi, con contenuto giallo rifrangente in ammoniaca (= chrisocistidi). Habitat: cresce cespitoso su legno marcescente di latifoglie, raramente di conifere, nei boschi, nei parchi, in ogni periodo dell’anno. Molto comune. Commestibilitˆ: tossico.

Note: specie molto simile e talora facile da confondere con Hypholoma fasciculare, soprattutto quando quest’ultimo si presenta con il centro del cappello particolarmente colorato di arancione. Tuttavia, Hypholoma sublateritium si distingue da H. fasciculare perché è caratterizzata da carpofori di taglia maggiore e più carnosi, con il cappello più intensamente colorato di rosso-arancio, con al margine abbondanti residui di velo, e con il gambo bruno ruggine nella metà inferiore.

Parte iconografca e descrittiva

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Kuehneromyces mutabilis (Schaeff. : Fr.) Singer & A.H. Sm. 1946

SiNoNimo: Pholiota mutabilis (Schaeff. : Fr.) P. Kumm. 1871 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Strophariaceae

Cappello: 2-6 cm, poco carnoso, dapprima campanulato-convesso, poi piano-convesso, con umbone ottuso e piuttosto ampio; notevolmente igrofano, liscio e lucente, spesso fnemente foccoso al margine, di colore bruno-ocra, bruno-rossastro con il tempo umido, si schiarisce fno al giallo-ocra a partire dal centro con la disidratazione. Lamelle: adnate al gambo, ftte, crema nel giovane, poi brune, bruno cioccolato. Gambo: 3-7 × 0,3-0,7 cm, cilindrico, spesso incurvato, anche fessuoso; quasi armillato, di colore bruno-rossastro, bianco-crema all’apice, bruno-nerastro verso la base, rico-

perto da piccole squame facilmente detersili, con anello submembranoso, abbastanza fugace. Carne: poco spessa, consistente, biancastra, crema-ocra pallido; odore fungino, non di farina o subrafanoide, sapore dolce. Spore: bruno cioccolato in massa, ellissoidali, praticamente lisce, con poro germinativo, 6-7,5 × 3,5-5 µm. Habitat: cresce cespitosa, perlopiù in numerosissimi esemplari, su legno marcescente, sia di latifoglie sia di conifere, dalla tarda primavera all’autunno. Molto comune e diffusa. Commestibilità: commestibile, ottimo.

Note: questa specie si fa riconoscere per il suo modo di crescere, copiosamente cespitosa su legno, perlopiù di latifoglie, per il cappello notevolmente igrofano e per il gambo foccoso con anello membranaceo. Si tratta di un fungo piuttosto gustoso, tuttavia si raccomanda, ai poco esperti, di non consumarlo, perché confondibile con la velenosa e mortale Galerina marginata e con specie affni. G. marginata predilige crescere gregaria, ha il gambo meno ornamentato, odore farinoso-rafanoide e spore verrucose senza poro germinativo.

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Pholiota gummosa (Lasch : Fr.) Singer 1951

SiNoNimo: Flammula gummosa (Lasch : Fr.) P. Kumm. 1871 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Strophariaceae

Cappello: 2-5 cm, carnoso, inizialmente emisferico, poi convesso, piano-convesso, con umbone ottuso, con il margine appendicolato da residui cotonosi di velo; viscido se umido, foccoso-squamoso, di colore beige olivastro, ocra-oliva al centro, bianco-grigiognolo verso il margine, con focchi bruno-ocra facilmente asportabili, evanescenti nell’adulto. Lamelle: smarginate-adnate al gambo, ftte, crema-grigio pallide, poi giallo-brune. Gambo: 4-8 × 0,4-0,8 cm, cilindrico, spesso incurvato, con la base da leggermente dilatata ad attenuata; foccoso-squamoso fno alla zona anulare, di colore biancastro, beige-grigiognolo, ocra sporco, macchiato di bruno rugginoso alla

base, con anello effmero cotonoso, evanescente. Carne: abbastanza spessa, piuttosto soda, di colore crema-grigiognola, bruno-ocra alla base del gambo; odore da nullo a un po’ erbaceo, sapore mite. Spore: bruno tabacco rugginose in massa, ellissoidali, lisce, con poro germinativo, 6,58 × 3,5-4,5 µm. Pleurocistidi fusiformi-ventricosi, con contenuto giallo rifrangente in ammoniaca (= chrisocistidi). Habitat: cresce cespitosa o gregaria nel terreno su residui di legno spesso interrati, apparentemente terricola, nei parchi, in estate-autunno. Rara. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: tra le specie congeneri, si riconosce principalmente per il cappello beige-grigiognolo con toni olivastri e con sopra residui foccosi di velo bruno-ocra, più evidenti nei giovani carpofori; cresce apparentemente su terreno ma in effetti è sempre collegata a residui di legno spesso interrati. Pholiota lenta, specie piuttosto simile, ha il cappello più grande, più viscido e meno foccoso, quasi glabro nell’adulto, e spore senza poro germinativo.

Parte iconografca e descrittiva

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Stropharia caerulea Kreisel 1979

SiNoNimo: Stropharia cyanea (Bolton) Tuom. 1953 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Strophariaceae

Cappello: 3-7 cm, carnoso, inizialmente emisferico, emisferico-campanulato, poi convesso, piano-convesso, con umbone ottuso, con il margine leggermente appendicolato, spesso sinuoso; viscido, glutinoso con il tempo umido, di colore verde-blu, verde rame, turchese, verde-giallo olivastro, macchiato a zone di ocra soprattutto nell’adulto, con pochi focchi bianchi al margine. Lamelle: adnate al gambo, rade, bruno-porpora pallide, poi bruno-porpora-viola. Gambo: 4-8 × 0,4-1 cm, cilindrico, spesso con cordoni miceliari alla base, talora incurvato; fnemente foccoso-squamoso fno alla zona anulare, con piccoli focchi bianchi su fondo

verde-blu, verde-ocra, con anello effmero, evanescente, dissociato in focchi in zona anulare. Carne: abbastanza spessa, biancastra, verdeblu alla base del gambo; odore leggermente erbaceo, sapore dolce. Spore: bruno-porpora-viola in massa, ellissoidali, lisce, senza poro germinativo o molto piccolo e indistinto, 7-9 × 4,5-6 µm. Cistidi fusiformi-ventricosi, con contenuto giallo rifrangente in ammoniaca (= chrisocistidi). Habitat: cresce gregaria o a piccoli cespi tra residui legnosi marcescenti, predilige i vecchi cedri di parchi e giardini, in estate-autunno. Poco comune. Commestibilità: non commestibile.

Note: è quasi un sosia di Stropharia aeruginosa, ma ben distinta da quest’ultima microscopicamente per le spore senza poro germinativo. Può essere distinta anche a occhio nudo per via del gambo poco foccoso e con anello evanescente, presto dissociato, e per le lamelle un po’ più rade e più brune. S. aeruginosa ha, invece, il gambo molto foccoso con anello ben formato e striato sulla faccia superiore in esemplari giovani.

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Stropharia rugosoannulata Farl. ex Murrill 1922

SiNoNimo: Stropharia ferrii Bres. 1926 PoSizioNe SiStematica: ordine Agaricales, famiglia Strophariaceae

Cappello: 5-20 cm, carnoso, inizialmente subgloboso, emisferico, poi convesso, piano-convesso, con il margine involuto nel giovane; leggermente viscido se umido, lucido, glabro, fbrilloso, di colore bruno-porpora, bruno-rossastro vinoso, bruno-viola (giallo paglierino nella f. lutea). Lamelle: annesse al gambo, ftte, inizialmente grigiastre, poi grigio-viola, viola-scuro. Gambo: 7-15 × 1-3,5 cm, cilindrico, spesso leggermente dilatato verso la base, quasi clavato; liscio o un po’ foccoso, di colore bianco in alto, giallognolo verso la base, con anello membranoso molto ampio, spesso scanalato, lacerato.

Carne: abbastanza spessa, soda, bianca; odore da subnullo a leggermente erbaceo-rafanoide con sentore di fenolo, sapore mite, un po’ astringente. Spore: viola, bruno-viola in massa, ellissoidi, lisce, con poro germinativo, 10-12 × 6-7,5 µm. Cistidi fusiformi-ventricosi, con contenuto giallo rifrangente in ammoniaca (= chrisocistidi). Habitat: cresce gregaria nei boschetti degradati di latifoglie, tra ortiche, detriti e frustuli, nei campi di granoturco, dalla primavera all’autunno. Comune. Commestibilità: commestibile.

Note: Stropharia rugosoannulata si fa riconoscere per la taglia grande, per il cappello bruno-porpora vinoso, bruno-violaceo, per le lamelle viola, grigio-viola, e per il gambo con anello membranoso molto ampio. Stropharia rugosoannulata f. lutea ha il cappello giallo, giallo paglierino, e può crescere anche frammista a carpofori della specie tipo.

Parte iconografca e descrittiva

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Stropharia semiglobata (Batsch : Fr.) Quél. 1872

PosizioNe sistematica: ordine Agaricales, famiglia Strophariaceae

Cappello: 2-3,5 cm, poco carnoso, dapprima globoso, poi emisferico, emisferico-convesso, con il margine rivolto verso il basso, talora un po’ sinuoso; viscido-glutinoso con il tempo umido, glabro, giallognolo, giallo-crema, giallo-ocra pallido, color alutaceo. Lamelle: adnate al gambo, rade, molto larghe, grigio-viola pallide, poi bruno-viola-nerastre, con il flo bianco. Gambo: 4-8 × 0,2-0,4 cm, slanciato e rigido, cilindrico, con la base un po’ ingrossata; viscido-glutinoso, liscio o fnemente foccoso, concolore al cappello, con anello membranoso piuttosto piccolo e striato sulla super-

fcie superiore, colorato di porpora-nerastro per deposito sporale. Carne: poco spessa, abbastanza soda, biancastra, giallo-crema; odore da nullo a leggermente fungino, sapore dolce o amarognolo. Spore: bruno-viola-nerastre in massa, ellissoidali, lisce, con poro germinativo, 15-19 × 8,5-10,5 µm. Pleurocistidi clavativentricosi-fusiformi, con contenuto giallo rifrangente in ammoniaca (= chrisocistidi). Habitat: cresce gregaria su sterco, sia di vacca sia di cavallo, perlopiù nei pascoli concimati, dalla primavera all’autunno. Piuttosto comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: questa specie si riconosce facilmente per la crescita su sterco, il cappello giallognolo e viscido, tendenzialmente emisferico-convesso anche nell’adulto, per il gambo viscido e con anello. Si differenzia da Psilocybe luteonitens, che ha il cappello più campanulato, di colore bruno-ocra-rossastro, con umbone acuto prominente, a papilla, e basidi bisporici. Psilocybe coprophila e Psilocybe merdaria crescono anch’esse su sterco, ma presentano il cappello bruno-ocra-fulvastro, spore un po’ romboidali, con proflo angoloso, e sono privi di chrisocistidi.

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Tubaria hiemalis Romagn. ex Bon 1973

PosizioNe sistematica: ordine Agaricales, famiglia Strophariaceae

Cappello: 1-4 cm, quasi membranaceo, dapprima convesso, piano-convesso, poi appianato, anche un po’ depresso al centro, con il margine da regolare a sinuoso-lobato, spesso arricciato e rivolto verso l’alto, un po’ striato se umido; igrofano, glabro o con esigui focchi bianchi verso il margine, di colore fulvo, bruno-rossastro, ocragiallognolo pallido se asciutto. Lamelle: adnate al gambo, non ftte, di colore ocra-fulvastro, bruno-fulvastro. Gambo: 2-4 × 0,2-0,4 cm, cilindrico, incurvato, spesso compresso, con feltro miceliare bianco alla base; concolore al cappello, con

fbrille bianche su fondo ocra-fulvastro, giallo-ocra. Carne: esigua, concolore alle superfci; odore da fungino a rafanoide, sapore dolce. Spore: bruno-ocra in massa, ellissoidali, lisce, 6,5-9,5 × 4,5-5,5 µm. Cheilocistidi cilindrici-capitulati. Habitat: cresce da gregaria a subcespitosa su residui di legno e foglie marcescenti, nei parchi e giardini di città, dal tardo autunno alla primavera, principalmente a dicembre-gennaio. Molto comune e diffusa. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: Tubaria hiemalis è la specie più comune di questo genere, facile da rinvenire tra residui legnosi nei parchi e perlopiù nel periodo invernale, caratteristica quest’ultima di notevole aiuto per la determinazione. Altri caratteri che consentono di riconoscerla sono: la taglia abbastanza considerevole per il genere in questione, il colore bruno-ocra-rossastro più o meno in ogni parte, il margine del cappello striato se umido e cheilocistidi cilindrici con apice più o meno capitulato. Tubaria furfuracea è quasi un sosia e dovrebbe distinguersi per la taglia più piccola, il cappello pruinoso, i cistidi cilindrici senza apice capitulato, e per la crescita in genere terricola.

Parte iconografca e descrittiva

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Crepidotus autochthonus J.E. Lange 1938

siNoNimo: Crepidotus fragilis Joss. 1937 PosizioNe sistematica: ordine Agaricales, famiglia Crepidotaceae

Cappello: 2-6 cm, carnoso, fabelliforme, a forma di ventaglio o di conchiglia, con il margine rivolto verso il basso, sinuoso-lobato, talora lacerato; asciutto, glabro, tomentoso, di aspetto sericeo, un po’ fbrilloso, biancastro, bianco-grigio argenteo, soffuso di giallo-argilla se umido. Lamelle: confuenti nel punto con cui il cappello è attaccato al substrato, molto ftte, biancastre nel giovane, poi brune, bruno terroso, color cacao. Gambo: pressoché assente, quando presente allora rudimentale, molto corto e latera-

le, in tal caso è bianco e piuttosto feltrato, irsuto. Carne: poco spessa, piuttosto fragile, bianca; odore farinoso, di cocomero o buccia di anguria, sapore dolciastro. Spore: bruno terroso in massa, ellissoidali-amigdaliformi, lisce, 7-9 × 5-6 µm. Habitat: cresce subcespitoso o gregario su terreno presso latifoglie, su residui di legno interrati, ceppaie marcescenti interrate, nei parchi, ai margini di strade, in estate-autunno. Poco comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: i Crepidotus sono funghi perlopiù sessili, senza gambo oppure con gambo laterale e rudimentale, appena accennato, in pratica costituiti dal solo cappello a forma di conchiglia o di ventaglio, con spore bruno-ocra, di piccola taglia e crescenti generalmente su legno. Tra le specie congeneri, Crepidotus autochthonus si fa riconoscere per le notevoli dimensioni per il suo genere, la crescita apparentemente terricola e per le spore ellissoidali-amigdaliformi e lisce.

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Cortinarius bolaris (Pers. : Fr.) Fr. 1838

PosizioNe sistematica: ordine Agaricales, famiglia Cortinariaceae

Cappello: 2-6 cm, carnoso, dapprima convesso, poi piano-convesso, con umbone largo e basso, con il margine spesso sinuoso-lobato; asciutto, non igrofano, squamoso, con squame di colore rosso rame, rosso-arancio, rosso laterizio su fondo bianco-giallognolo, giallo-ocra. Lamelle: adnate-subdecorrenti al gambo, non tanto ftte, giallo-ocra nel giovane, color cannella, poi bruno-ocra rugginose. Gambo: 3-7 × 0,5-1,2 cm, cilindrico, con la base piuttosto variabile, da attenuata a bulbosa arrotondata, spesso incurvato, talvolta anche compresso; squamoso, concolore al cappello, con squame rosso rame su fondo

bianco-giallognolo, bianco all’apice, ingiallente per sfregamento, con cortina meglio evidente nei giovani carpofori. Carne: abbastanza spessa, biancastra, giallo zafferano alla base del gambo, ingiallente a zone al taglio; odore irrilevante, sapore da mite a leggermente amaro. Spore: bruno-ocra rugginose in massa, ellissoidali-subsferiche, verrucose, 6,5-7,5 × 5-6 µm. Habitat: cresce gregario, talora due o più esemplari uniti per la base del gambo, nei boschi di latifoglie, prediligendo le faggete, in estate e in autunno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: tossico.

Note: Cortinarius bolaris si fa riconoscere piuttosto facilmente per il cappello e il gambo caratteristicamente ricoperti di squame rosso rame su sfondo bianco-giallognolo, per l’ingiallimento delle superfci per sfregamento e della carne al taglio. Cortinarius rubicundulus, molto simile e abbastanza raro, ha anch’esso la carne ingiallente ma è più robusto, ha squame più sul brunastro, cheilocistidi cilindrici con contenuto bruno-rossastro, spore più lunghe e più strette, ellissoidali-amigdaliformi.

Parte iconografca e descrittiva

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Cortinarius camphoratus (Fr. : Fr.) Fr. 1838

siNoNimo: Cortinarius camphoratus var. mediosporus Bidaud 2002 PosizioNe sistematica: ordine Agaricales, famiglia Cortinariaceae

Cappello: 4-10 cm, carnoso, dapprima emisferico, emisferico-convesso, poi piano-convesso, piano, spesso ondulato, con o senza umbone, con il margine sinuoso nell’adulto; asciutto, non igrofano, sericeo, fnemente fbrilloso, di colore viola-lilla pallido nel giovane, poi da bianco argento, bianco-ocra grigiognolo, fno a crema-ocra. Lamelle: smarginate-adnate al gambo, ftte, nel giovane viola, viola-lilla, poi brune, bruno-viola. Gambo: 5-10 × 1-2,5 cm, cilindrico-clavato, claviforme, anche fusiforme, con la base da dilatata ad attenuata; fbrilloso-foccoso, sericeo, viola-bluastro all’apice, con residui foccosi-fbrillosi di velo bianco-lilla su fondo

violaceo, nell’adulto macchiato di giallo-bruno, con cortina. Carne: cospicua, soda, violacea, viola-lilla, spesso marmorizzata da chiazze o venature biancastre, soffusa di giallo-ocra alla base del gambo; odore molto sgradevole, di pelle di patate marcescenti, sapore sgradevole. Spore: bruno-ocra rugginose in massa, ellissoidali-amigdaliformi, verrucose, 8,5-10 × 5,5-6,5 µm. Habitat: cresce solitario o gregario in pochi esemplari perlopiù nei boschi di conifere di montagna, raramente anche nei boschi di latifoglie, predilige l’abete rosso, in estate e in autunno. Piuttosto comune e diffuso. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: il forte odore sgradevole, nauseante, associato al colore viola delle lamelle e della carne, consente di riconoscere questa specie tra tutte le Sericeocybe. Lo si può confondere con Cortinarius traganus, simile per aspetto ma con forte e poco gradevole odore richiamante le pere, con lamelle e carne di colore bruno-ocra, giallo-ocra.

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Cortinarius elegantior (Fr.) Fr. 1838

PosizioNe sistematica: ordine Agaricales, famiglia Cortinariaceae

Cappello: 5-12 cm, carnoso, dapprima emisferico, emisferico-convesso, poi piano-convesso, appianato, un po’ ondulato, con il margine involuto; viscido, glutinoso con il tempo umido, fbrilloso, lucido, di colore bruno-giallo olivastro più o meno uniforme, percorso da minute fbrille innate, al centro spesso con piccole squame rosso-brune. Lamelle: smarginate al gambo, ftte, di colore giallo pallido, giallo cera, poi giallo-bruno. Gambo: 5-10 × 1,5-3 cm, robusto, cilindrico, con la base bulbosa marginata o submarginata larga fno a 4,5 cm; asciutto, fbrilloso, di colore giallognolo, giallo-biancastro,

giallo-verde chiaro, con residui di velo fbrillosi, con cortina estesa fno alla base nel giovane. Carne: molto spessa, soda, biancastra, bianco-giallognola, giallo-arancio nel bulbo, con NaOH vira al rosa alla base del gambo; odore irrilevante, sapore mite. Spore: bruno-ocra rugginose in massa, citriformi, verrucose, 13-16 × 7,5-9 µm. Habitat: cresce gregario o subcespitoso nei boschi di conifere di montagna, prediligendo i boschi di abete rosso e bianco, in estate-autunno. Abbastanza comune e diffuso. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: Cortinarius elegantior si riconosce per la taglia abbastanza grande, il cappello bruno-giallo uniforme soffuso di oliva, percorso da fbrille innate (richiamante Amanita phalloides), per le lamelle gialle, la carne bianco-giallognola e per la crescita nei boschi di conifere di montagna. Cortinarius meinhardii, anch’esso tipico dei boschi di conifere di montagna, si distingue benissimo a occhio nudo per il cappello più giallognolo screziato al centro da numerose squame bruno-porpora-nerastre, per la carne gialla e con odore pepato.

Parte iconografca e descrittiva

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Cortinarius glaucopus (Schaeff. : Fr.) Fr. 1838

PosizioNe sistematica: ordine Agaricales, famiglia Cortinariaceae

Cappello: 5-12 cm, carnoso, dapprima emisferico-convesso, poi convesso, piano-convesso, con il margine involuto, spesso ondulato; viscido, glutinoso con il tempo umido, fbrilloso, di colore bruno-fulvo olivastro, rosso-bruno olivastro più o meno uniforme, densamente percorso da fbrille più scure innate, vira al brunastro con NaOH. Lamelle: smarginate-adnate al gambo, ftte, di colore violetto, blu-lilla, grigio-violetto. Gambo: 5-8 × 1,5-2,5 cm, robusto, cilindrico, con base bulbosa più o meno marginata larga fno a 3,5 cm; asciutto, fbrilloso, di colore violetto, grigio-bluastro, blu-lilla, spesso

soffuso di ocra nell’adulto, con cortina estesa fno alla base nel giovane. Carne: cospicua, molto spessa, soda, biancastra nel cappello, soffusa di blu-viola nel gambo, ocracea nel bulbo; odore un po’ sgradevole, sapore mite. Spore: bruno-ocra rugginose in massa, ellissoidali-amigdaliformi, verrucose, 7,5-9 × 4,5-5,5 µm. Habitat: cresce gregario, spesso subcespitoso, generalmente nei boschi di conifere di montagna, in estate-autunno. Comune e diffuso. Commestibilità: non commestibile.

Note: è capostipite di un piccolo gruppo di Phlegmacium caratterizzati dal cappello più o meno ocra-bruno olivastro, virante al brunastro con NaOH, dalle lamelle blu-viola, dal gambo con toni blu-violacei e con base bulbosa. Tra queste specie, C. glaucopus si fa riconoscere per il cappello sul bruno olivastro, densamente percorso da fbrille innate, per la crescita in genere nei boschi di conifere di montagna, ma soprattutto per le spore piuttosto piccole. Cortinarius magicus è un sosia con spore un po’ più grandi che cresce nei boschi di latifoglie.

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Cortinarius infractus (Pers. : Fr.) Fr. 1838

PosizioNe sistematica: ordine Agaricales, famiglia Cortinariaceae

Cappello: 4-8 cm, carnoso, inizialmente emisferico-convesso, poi piano-convesso, piano, con umbone ottuso piuttosto ampio, con il margine involuto; viscido con il tempo umido, glabro, di colore grigio-bruno olivastro, verde-bruno bistro, con fbrille e guttule acquose innate più scure. Lamelle: smarginate-adnate al gambo, abbastanza ftte, di colore bruno bistro olivastro, bruno-grigio piuttosto scuro già da giovane, talvolta con toni violacei. Gambo: 4-10 × 1-2 cm, cilindrico-clavato, claviforme, con la base un po’ dilatata ma non bulbosa marginata, spesso incurvato;

asciutto, fbrilloso, grigio-bruno pallido, soffuso di olivastro, bianco-ocra alla base, spesso più o meno viola-blu verso l’alto, con cortina. Carne: abbastanza spessa, da bianco sporco a grigio oliva pallido, spesso violetta all’apice del gambo, con NaOH vira al grigiastro; odore irrilevante, sapore molto amaro. Spore: bruno rugginose in massa, subsferiche, verrucose, 7-8,5 × 6-6,5 µm. Habitat: cresce gregario nei boschi, sia di conifere sia di latifoglie, in estate e in autunno. Abbastanza comune e diffuso. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: Cortinarius infractus si fa riconoscere facilmente per il colore dominante grigio-bruno olivastro più o meno in ogni parte, soprattutto nelle lamelle, e per il sapore molto amaro. Cortinarius infractus var. obscurocyaneus si distingue dal tipo per il cappello notevolmente più scuro, per le lamelle e parte alta del gambo dai toni violacei.

Parte iconografca e descrittiva

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Cortinarius ionochlorus Maire 1937

PosizioNe sistematica: ordine Agaricales, famiglia Cortinariaceae

Cappello: 4-10 cm, carnoso, inizialmente emisferico-convesso, poi convesso, piano-convesso, con il margine a lungo involuto; viscido, glutinoso con il tempo umido, lucido, foccoso-squamoso, quasi fbrilloso, di colore verdastro, giallo-verde olivastro, cosparso da focchi o squame-fbrillose brune provenienti dal velo generale. Lamelle: smarginate al gambo, ftte, di colore violetto, viola-lilla nel giovane. Gambo: 4-7 × 1-1,8 cm, cilindrico, con base bulbosa marginata larga fno a 3 cm; asciutto, fbrilloso, di colore giallo, giallo olivastro,

con cospicui residui fbrillosi di velo, con cortina gialla estesa fno alla base nel giovane. Carne: abbastanza spessa, soda, di colore giallo-verde olivastra, in genere più scura nel bulbo, talora soffusa di lilla in mezzo al gambo; odore leggermente pepato, sapore mite. Spore: bruno-ocra rugginose in massa, amigdaliformi, verrucose, 9,5-11,5 × 5,5-6,5 µm. Habitat: cresce gregario in pochi esemplari nei boschi di latifoglie di zone mediterranee, prediligendo i boschi di quercie, in estate-autunno. Raro. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: Cortinarius ionochlorus è senza dubbio uno dei più bei funghi esistenti. L’appariscente contrasto del bellissimo colore violetto delle lamelle con il cappello e gambo colorati di giallo-verde, consente di riconoscere facilmente questa specie. Cortinarius odoratus è un sosia con lamelle più sul giallo oliva e con gradevolissimo odore di zucchero flato (di Hebeloma sacchariolens), e cresce nello stesso habitat, talora nelle immediate vicinanze di C. ionochlorus.

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Cortinarius largus Fr. 1838

siNoNimo: Cortinarius lividoviolaceus Rob. Henry 1987 ss. auct. PosizioNe sistematica: ordine Agaricales, famiglia Cortinariaceae

Cappello: 5-12 cm, molto carnoso, dapprima emisferico-convesso, poi convesso, piano-convesso, con o senza umbone, con il margine involuto; quasi asciutto, leggermente viscido con il tempo umido, glabro, sericeo, fbrilloso, nel giovane di colore lilla-viola, passante al bruno-fulvo-giallognolo incominciando dal centro con la crescita, con il margine a lungo lilla-violetto. Lamelle: smarginate-adnate al gambo, ftte, viola-lilla nel giovane, poi bruno argilla, bruno rugginose con rifessi violetti. Gambo: 7-12 × 1,5-2,5 cm, robusto, cilindrico-clavato, spesso incurvato, con la base attenuata; asciutto, fbrilloso, biancastro, lilla-

violetto pallido, con cortina ben evidente nel giovane. Carne: piuttosto spessa, soda, biancastra, lilla-viola nel cappello e all’apice del gambo, con tendenza a sbiancare dopo il taglio, con NaOH vira al giallo vivace; odore leggermente dolciastro, di pasta di pane un po’ rancida, sapore dolce, astringente. Spore: bruno-ocra rugginose in massa, amigdaliformi, verrucose, 10-12,5 × 5-6,5 µm. Habitat: cresce gregario nei boschi di latifoglie, soprattutto presso il faggio, in estate-autunno. Comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: Cortinarius largus, per il mutare del colore del cappello con la crescita e per la reazione al giallo della carne con NaOH, appartiene al gruppo del Cortinarius variicolor, e si distingue da quest’ultimo per l’assenza di odore terroso, per la carne sbiancante all’aria e per la crescita sotto il faggio. C. variicolor e Cortinarius nemorensis emanano un forte e sgradevole odore terroso; il primo cresce nei boschi di conifere di montagna, il secondo nei boschi di latifoglie.

Parte iconografca e descrittiva

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Cortinarius limonius (Fr. : Fr.) Fr. 1838

PosizioNe sistematica: ordine Agaricales, famiglia Cortinariaceae

Cappello: 2-8 cm, poco carnoso, dapprima emisferico-campanulato, poi piano-convesso, con umbone largo e basso, con il margine spesso sinuoso; igrofano, liscio al centro, fnemente squamoso verso il margine, di colore giallo-arancio, giallo-rossastro, spesso screziato di brunastro, giallo albicocca con il tempo secco. Lamelle: smarginate-adnate al gambo, subrade, spesso venose alla base, gialle nel giovane, poi giallo-ocra rugginose. Gambo: 4-8 × 0,7-2 cm, cilindrico, talora leggermente fusiforme, con la base attenuata, spesso incurvato; feltrato-squamoso, giallognolo verso l’alto, bruno-arancio alla base,

ricoperto di residui di velo giallo-arancio, con cortina giallognola, meglio evidente nei giovani carpofori. Carne: poco spessa, un po’ fragile, di colore giallo-arancio, bruno-arancio zafferano verso la base del gambo; odore irrilevante, sapore dolce. Spore: bruno-ocra rugginose in massa, ellissoidali-subsferiche, verrucose, 7,5-9 × 6-7 µm. Habitat: cresce gregario nei boschi di conifere di montagna, principalmente di abete rosso, nel muschio tra mirtilli ed erica, in estate e in autunno, più frequente in luglio-agosto. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: tossico.

Note: è capofla di un gruppetto di Cortinarius che costituisce la sezione Limonei del sottogenere Cortinarius, caratterizzati dai colori gialli, giallo-bruni, giallo-arancio in ogni parte. Fra questi, C. limonius si fa riconoscere per il cappello igrofano e per il gambo con la base attenuata. C. callisteus si distingue per il cappello non igrofano e per il gambo claviforme, con la base dilatata. C. tophaceus cresce nei boschi di latifoglie, ha carne del cappello biancastra e odore di ferro surriscaldato, di limatura di ferro, che si sente in un’offcina meccanica.

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Cortinarius malachius (Fr. : Fr.) Fr. 1838

siNoNimo: Cortinarius malachioides P.D. Orton 1958 PosizioNe sistematica: ordine Agaricales, famiglia Cortinariaceae

Cappello: 3-8 cm, carnoso, inizialmente campanulato, poi piano-convesso, con umbone, con il margine spesso lacerato; asciutto, leggermente igrofano, sericeo, fnemente squamoso-fbrilloso, di colore grigio-ocra, grigio-lilla con il centro ocraceo, con velo sericeo bianco-argenteo. Lamelle: smarginate-adnate al gambo, poco ftte, di colore grigio-bruno soffuse di violetto. Gambo: 6-12 × 1-2 cm, claviforme, cilindrico-clavato, spesso con base bulbosa arrotondata larga fno a 3,5 cm, incurvato; sericeo, foccoso-fbrilloso, viola-lilla all’apice, ricoperto da cospicui focchi di velo biancastro su

sfondo grigio-ocra soffuso di violetto, formante una distinta zona anulare cotonosa, con cortina più evidente nel giovane. Carne: abbastanza spessa, tenera e molliccia, biancastra, grigio pallido, soffusa di viola-lilla nella parte alta del gambo, di crema alla base; odore da subnullo a leggermente rafanoide, sapore mite. Spore: bruno-ocra rugginose in massa, ellissoidali-amigdaliformi, verrucose, 9-11 × 5,5-6,5 µm. Habitat: cresce gregario nei boschi di conifere di montagna, generalmente nei boschi di abete rosso, in estate-autunno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: questa specie si riconosce per il cappello sericeo, di colore grigio-lilla, grigio-ocra, con residui di velo bianco-argenteo, per il gambo claviforme con base bulbosa ricoperto da focchi bianchi su sfondo grigio-viola, formanti una distinta zona anulare foccosa, e per la crescita nei boschi di conifere di montagna. Cortinarius quarciticus è un sosia con il cappello più glabro e con spore più piccole. Cortinarius chevassutii cresce nei boschi mediterranei di latifoglie e ha la base del gambo bulbosa marginata, richiamante un Phlegmacium.

Parte iconografca e descrittiva

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Cortinarius odorifer Britzelm. 1885

siNoNimo: Phlegmacium odorifer (Britzelm.) M.M. Moser 1960 PosizioNe sistematica: ordine Agaricales, famiglia Cortinariaceae

Cappello: 5-10 cm, carnoso, dapprima emisferico-convesso, poi piano-convesso, appianato, con o senza umbone, con il margine involuto nel giovane; viscido, glutinoso con il tempo umido, glabro, lucido, di colore bruno-grigio olivastro, bruno-arancio, bruno-rossiccio ramato al centro, da giallo, giallo-grigio olivastro, a lilla-viola al margine. Lamelle: smarginate al gambo, ftte, nel giovane di colore giallo, giallo-verde, giallo-oliva, poi giallo-ocra rugginose. Gambo: 4-8 × 1-2 cm, cilindrico, con la base bulbosa più o meno marginata larga fno a 3

cm; asciutto, fbrilloso, di colore giallo-verde, soffuso di bruno-arancio sul bulbo, con cortina estesa fno alla base. Carne: cospicua, soda, di colore giallo-verde in ogni parte, con NaOH vira al rosso-bruno; odore di anice, sapore dolce. Spore: bruno-ocra rugginose in massa, amigdaliformi-citriformi, verrucose, 10,5-12 × 6-7 µm. Habitat: cresce gregario nei boschi di conifere di montagna, predilige l’abete rosso e bianco, in estate-autunno. Piuttosto comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: i Cortinarius con il cappello viscido e il gambo asciutto sono sistemati nel sottogenere Phlegmacium, tutti carnosi e in maggioranza con il gambo munito di un caratteristico bulbo più o meno marginato. Tra le numerose specie simili, Cortinarius odorifer si fa riconoscere piuttosto facilmente per via del caratteristico odore di anice. Cortinarius orichalceus (= Cortinarius cupreorufus) è molto simile, ma ha carne biancastra e senza odore di anice.

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Cortinarius olidus J.E. Lange 1935

siNoNimo: Cortinarius cliducus Fr. 1838 PosizioNe sistematica: ordine Agaricales, famiglia Cortinariaceae

Cappello: 4-8 cm, carnoso, dapprima emisferico, emisferico-convesso, poi piano-convesso, con o senza umbone, con il margine involuto; viscido, glutinoso con il tempo umido, fnemente squamoso-punteggiato verso il centro, areolato con il secco, di colore giallo-ocra olivastro, giallo-bruno olivastro, con piccole squame o punteggiature bruno oliva su fondo giallo-ocra. Lamelle: smarginate-adnate al gambo, ftte, biancastre, argilla pallido nel giovane, talvolta soffuse di grigio-azzurrognolo, poi bruno-ocra rugginose. Gambo: 5-9 × 1-2,5 cm, cilindrico-clavato, claviforme, progressivamente dilatato verso

la base; asciutto, foccoso, zebrato, bianco all’apice, ricoperto da focchi submembranosi gialli, giallo-ocra su fondo bianco, con cortina evidente anche nell’adulto. Carne: cospicua, soda, bianca, talvolta soffusa di grigio-azzurrognolo all’apice del gambo; odore terroso, di barba di granoturco, sapore mite. Spore: bruno-ocra rugginose in massa, ellissoidali-amigdaliformi, verrucose, 9-11 × 5-6 µm. Habitat: cresce gregario nei boschi di latifoglie, specialmente di quercia e di faggio, in estate-autunno. Non tanto comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: i Phlegmacium con lamelle biancastre, argilla pallido, e con il gambo cilindrico-clavato, ricoperto da residui di velo generale giallo o brunastro, costituiscono la sezione Triumphantes. Tra questi, Cortinarius olidus si riconosce per il gambo decorato da placche di focchi gialli e per l’odore terroso. Cortinarius triumphans cresce presso la betulla, non ha odore terroso, ha il cappello giallo-ocra-fulvastro e residui di velo sul gambo a bande subanuliformi.

Parte iconografca e descrittiva

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Cortinarius orellanus Fr. 1838

siNoNimo: Dermocybe orellana (Fr.) Ricken 1915 PosizioNe sistematica: ordine Agaricales, famiglia Cortinariaceae

Cappello: 3-8 cm, carnoso, dapprima emisferico-campanulato, poi piano-convesso, con umbone ottuso, con il margine rivolto verso il basso; asciutto, non igrofano, opaco, da feltrato a fnemente squamoso, di colore bruno mattone, bruno-rossiccio, bruno-arancio. Lamelle: smarginate al gambo, abbastanza rade e spesse, di colore ocra-arancio nel giovane, poi bruno mattone, bruno ruggine. Gambo: 4-8 × 0,8-1,5 cm, cilindrico, spesso con la base attenuata, incurvato; fbrilloso, con fbrille bruno-rosse su fondo giallognolo,

giallo all’apice, con cortina meglio evidente nei giovani carpofori. Carne: poco spessa, di colore ocra-arancio, bruno-fulvo; odore leggermente rafanoide. Spore: bruno-ocra rugginose in massa, ellissoidali-amigdaliformi, verrucose, 9-12 × 6-7,5 µm. Habitat: cresce gregario o subcespitoso nei boschi di latifoglie, predilige i castagneti e i querceti, in estate-autunno. Non comune. Commestibilitˆ: tossico, mortale!

Note: questa specie si riconosce per il cappello bruno mattone, bruno-rossastro, asciutto e opaco, per le lamelle spesse, abbastanza rade concolori al cappello, per il gambo con fbrille bruno-rosse su fondo giallognolo e con cortina. Estremamente pericoloso, sia per la sua bassa dose letale (40 grammi di fungo fresco sono suffcienti per condurre alla morte un individuo robusto e sano) sia per il lungo periodo di latenza (talora più di una settimana). Cortinarius speciosissimus (= C. rubellus, C. orellanoides), di uguale tossicità e pericolosità, ha il cappello campanulato e il gambo zebrato da bande gialle su sfondo rosso-bruno.

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Cortinarius pholideus (Fr. : Fr.) Fr. 1838

PosizioNe sistematica: ordine Agaricales, famiglia Cortinariaceae

Cappello: 3-8 cm, carnoso, inizialmente campanulato, conico-campanulato, poi piano-convesso, con o senza umbone, con il margine un po’ eccedente; asciutto, squamoso, di colore brunastro, fttamente ricoperto da squame più o meno irsute di colore bruno-fulvo, bruno-nerastre al centro, su sfondo bruno-ocra, giallo-bruno. Lamelle: smarginate-adnate al gambo, poco ftte, di colore blu-viola, poi bruno-violetto. Gambo: 6-12 × 0,8-1,5 cm, più o meno cilindrico, spesso incurvato; notevolmente squamoso, armillato, di colore brunastro, soffuso di viola-lilla all’apice, ricoperto, fno

alla zona anulare, da squame irsute di colore bruno-fulvo, bruno-nerastre, su sfondo biancastro, con cortina. Carne: abbastanza spessa, soda, bruno-ocra, soffusa di viola nella parte alta del gambo; odore da subnullo a leggermente aromatico, sapore mite. Spore: bruno-ocra rugginose in massa, subsferiche, largamente ellissoidali, verrucose, 7-8,5 × 5-6,5 µm. Habitat: cresce gregario quasi sempre sotto betulle in zone montane, spesso tra muschio nelle torbiere, in estate-autunno. Non comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: Cortinarius pholideus, tra le numerosissime specie che compongono il genere Cortinarius, si fa riconoscere facilmente per il cappello e il gambo vistosamente squamosi, ricoperti da squame irsute brune, bruno-nerastre, su sfondo più chiaro, richiamante una Pholiota, e per la crescita sotto betulle. Cortinarius spilomeus presenta squame-foccose di colore rosso-bruno solo sul gambo e verso il margine del cappello. Cortinarius humicola, molto simile a Pholiota squarrosa, è di colore giallo-arancio e cresce in genere nei boschi di faggio.

Parte iconografca e descrittiva

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Cortinarius praestans (Cordier) Gillet 1874

siNoNimo: Phlegmacium praestans (Cordier) M.M. Moser 1960 PosizioNe sistematica: ordine Agaricales, famiglia Cortinariaceae

Cappello: 5-20 cm, molto carnoso, inizialmente subsferico, emisferico-convesso, poi convesso, piano-convesso, con il margine a lungo involuto, vistosamente rugoso; viscido con il tempo umido, brillante, fbrilloso, di colore bruno cioccolato, bruno-fulvo, bruno-violaceo, bruno vinoso più o meno uniforme, cosparso di residui di velo lilla argenteo di aspetto sericeo. Lamelle: smarginate al gambo, ftte, lilacine, grigio-viola all’inizio, poi più rugginose. Gambo: 6-20 × 2-5 cm, molto robusto, cilindrico-fusiforme, claviforme, ventricoso nel giovane, con la base leggermente dilatata in un bulbo arrotondato, un po’ attenuato-ra-

dicante, non marginato; asciutto, foccoso, di colore biancastro, violaceo all’apice, vistosamente ricoperto da residui foccosi di velo generale, con cortina. Carne: cospicua, molto spessa, soda, biancastra, soffusa di violetto nella parte alta del gambo; odore e sapore irrilevanti. Spore: bruno-ocra rugginose in massa, amigdaliformi, verrucose, molto grandi, 14-19 × 8-10 µm. Habitat: cresce gregario o subcespitoso nei boschi calcarei di latifoglie, prediligendo i boschi di faggio, in estate-autunno. Non tanto comune. Commestibilitˆ: commestibile, buono.

Note: è indubbiamente il Cortinarius di taglia maggiore, a volte bastano uno o due carpofori per riempire un cestino. Cortinarius praestans si fa riconoscere facilmente a colpo d’occhio, oltre per la grande taglia e robustezza, per il cappello viscido, bruno cioccolata, bruno vinoso, notevolmente rugoso al margine, le lamelle lilla, grigio-violaceo, e per il gambo biancastro con base dilatata in un bulbo arrotondato-attenuato, non marginato.

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Cortinarius salor Fr. 1838

PosizioNe sistematica: ordine Agaricales, famiglia Cortinariaceae

Cappello: 3-7 cm, carnoso, inizialmente emisferico-campanulato, poi convesso, piano-convesso, con umbone abbastanza ampio, con il margine involuto; viscido, glutinoso con il tempo umido, glabro, con fbrille innate, di colore violaceo, viola-lilla, lilla-azzurro, ocra al centro nell’adulto. Lamelle: smarginate al gambo, non tanto ftte, lilla-violette nel giovane, poi sporche di bruno-ocra rugginoso. Gambo: 5-10 × 1-1,5 cm, claviforme, cilindrico-clavato, anche fusiforme, dilatato verso il basso e con la base attenuata, talvolta subradicante; viscido, glutinoso se umido,

ricoperto da un velo glutinoso lilla-violetto, lilla-azzurro su fondo bianco, talora completamente bianco o solo leggermente soffuso di lilla nell’adulto, con cortina. Carne: abbastanza spessa, biancastra, soffusa di lilla-violetto all’apice del gambo, crema-ocra alla base; odore irrilevante, sapore dolce. Spore: bruno-ocra rugginose in massa, subsferiche, verrucose, 7-9,5 × 6-8 µm. Habitat: cresce gregario in pochi esemplari nei boschi, principalmente di latifoglie ma anche di conifere, in estate-autunno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: tra le specie del sottogenere Myxacium, cioè i Cortinarius con il cappello e il gambo entrambi viscidi-glutinosi, Cortinarius salor si riconosce per il cappello e le lamelle di colore lilla-viola, lilla-azzurro, spesso anche nel gambo, e per la carne dolce, non amara. Cortinarius emunctus, strettamente correlato, ha il cappello più grigiognolo, grigio-lilla, grigio-azzurro pallido. Cortinarius croceocaeruleus è anch’esso con il cappello violetto, ma ha lamelle ocracee e la carne amara, soprattutto nella cuticola.

Parte iconografca e descrittiva

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Cortinarius sanguineus (Wulfen : Fr.) Fr. 1838

siNoNimo: Cortinarius puniceus P.D. Orton 1958 PosizioNe sistematica: ordine Agaricales, famiglia Cortinariaceae

Cappello: 1,5-4 cm, poco carnoso, quasi membranaceo, dapprima campanulato-convesso, poi piano-convesso, infne appianato, con umbone ottuso e basso, con il margine un po’ revoluto nell’adulto; asciutto, non igrofano o solo leggermente, feltrato, fnemente squamoso, di colore rosso, rosso-sangue intenso, rosso-porpora soprattutto al centro. Lamelle: smarginate-adnate al gambo, non tanto ftte, di colore rosso, rosso sangue intenso già nel giovane, poi rosso-bruno rugginose. Gambo: 4-8 × 0,3-0,6 cm, slanciato, cilindrico, talvolta un po’ dilatato alla base, spesso fessuoso, incurvato; fbrilloso, fbrilloso-foccoso, rosso

sangue come il cappello, talvolta rosa-ocra alla base, con cortina evidente nei giovani carpofori. Carne: un po’ esigua, sottile, di colore rosso sangue, rosso-porpora; odore rafanoide con componente di legno di cedro, sapore rafanoide, amarognolo. Spore: bruno-ocra rugginose in massa, ellissoidali, verrucose, 6,5-8 × 4-5 µm. Pigmento rossastro, solubile in ammoniaca. Habitat: cresce gregario nei boschi di conifere di montagna, in genere di abete rosso, in zone molto umide e muscose, in estate e in autunno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: tossico.

Note: il portamento da Flammula, in pratica con il gambo esile e slanciato, le lamelle vivacemente colorate e la particolare natura chimica del pigmento, solubile in ammoniaca, collocano Cortinarius sanguineus nel sottogenere Dermocybe. Tra questi, C. sanguineus si riconosce per il colore rosso-sangue intenso in ogni sua parte. Cortinarius semisanguineus ha anch’esso lamelle rosse, ma il cappello e il gambo sono giallo-bruni, bruno-arancio olivastri.

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Cortinarius speciosissimus Kühner & Romagn. 1953

siNoNimo: Cortinarius rubellus Cooke 1887 ss. auct. PosizioNe sistematica: ordine Agaricales, famiglia Cortinariaceae

Cappello: 3-8 cm, carnoso, inizialmente conico, conico-campanulato, poi piano-convesso con umbone tendenzialmente acuto, con il margine involuto; asciutto, feltrato, fnemente squamoso, fbrilloso-squamoso, di colore bruno-arancio, bruno-rosso, color mattone. Lamelle: smarginate al gambo, rade, abbastanza spesse, larghe e ventricose, di colore giallo-arancio nel giovane, poi bruno-fulvo rugginoso. Gambo: 6-12 × 0,7-1,5 cm, slanciato, cilindrico, fusiforme, cilindrico-clavato, con la base attenuata; di colore bruno-ocra, bruno-arancio, bruno-rossastro, con cospicui

residui di velo giallo più o meno disposti a forma di bande anulari, con cortina più evidente nel giovane. Carne: abbastanza spessa, soda, giallastra, giallo-arancio; odore rafanoide. Spore: bruno-ocra rugginose in massa, ellissoidali-subsferiche, verrucose, 8-11 × 7-8,5 µm. Habitat: cresce gregario, talora due-tre esemplari uniti per la base del gambo, perlopiù nei boschi di conifere, prediligendo i boschi di abete rosso di montagna, raramente sotto latifoglie (come C. orellanoides), in estate-autunno. Non tanto comune. Commestibilitˆ: tossico, mortale!

Note: Cortinarius speciosissimus si riconosce per il cappello asciutto con umbone più o meno acuto, di colore bruno-fulvo, bruno-arancio, le lamelle spesse e rade, anch’esse di colore bruno-fulvo, bruno-arancione, il gambo fusiforme, cilindrico-clavato con la base attenuata, concolore al cappello, ornato da residui di velo giallognolo sotto forma di bande anulari, e per la crescita in genere nei boschi di conifere. Cortinarius orellanus ha il gambo con fbrille bruno-rosse su sfondo giallognolo e cresce nei boschi di latifoglie.

Parte iconografca e descrittiva

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Cortinarius traganus (Fr. : Fr.) Fr. 1838

PosizioNe sistematica: ordine Agaricales, famiglia Cortinariaceae

Cappello: 4-10 cm, molto carnoso, dapprima emisferico, emisferico-convesso, poi piano-convesso, con o senza umbone, con il margine involuto; asciutto, non igrofano, sericeo, lucente, fbrilloso, spesso fnemente squamoso-areolato al centro con il tempo asciutto, nel giovane di colore viola-lilla pallido, argentato, poi ocraceo, grigio-brunastro. Lamelle: smarginate-adnate al gambo, ftte, ocracee, bruno-ocra già nel giovane, poi bruno-ocra rugginose. Gambo: 5-10 × 1-2,5 cm, claviforme, cilindrico-clavato, anche fusiforme, con la base spesso dilatata in un bulbo arrotondato e un po’ a fttone largo fno a 4 cm; fbrillo-

so-foccoso, sericeo, di colore viola-lilla, da biancastro a crema-ocra alla base, con residui foccosi-fbrillosi di velo viola-lilla, nell’adulto macchiato di giallo-bruno, con cortina. Carne: piuttosto spessa, soda, crema-ocra, più scura verso la base del gambo, un po’ marmorizzata; odore forte simile alle pere, poco gradevole, sapore amarognolo. Spore: bruno-ocra rugginose in massa, ellissoidali-amigdaliformi, verrucose, 8-10 × 5,5-6,5 µm. Habitat: cresce solitario o gregario in pochi esemplari nei boschi di conifere di montagna, prediligendo l’abete rosso, in estate e in autunno. Piuttosto comune e diffuso. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: questa specie si fa riconoscere per il forte odore simile alle pere, ma poco gradevole, spesso defnito in letteratura di caprone, le lamelle bruno-ocra e la carne ocracea, color sughero. C. camphoratus è piuttosto simile e cresce nello stesso habitat, ma emana uno sgradevolissimo odore di bucce di patate e ha lamelle violette nel giovane e carne soffusa di viola, soprattutto all’apice del gambo e verso la corteccia.

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Cortinarius triumphans Fr. 1838

siNoNimo: Cortinarius crocolitus Quél. 1880 PosizioNe sistematica: ordine Agaricales, famiglia Cortinariaceae

Cappello: 5-10 cm, carnoso, inizialmente emisferico-convesso, poi piano-convesso, con largo e basso umbone, con il margine involuto nel giovane, talora un po’ appendicolato per residui di velo; viscido con il tempo umido, da liscio a fnemente squamoso, un po’ gibboso, di colore giallo, giallo-ocra, bruno-fulvo al centro, più pallido al margine. Lamelle: smarginate al gambo, ftte, bianco-ocra, grigio-argilla, talora soffuse di blu-lilla. Gambo: 6-12 × 1,2-2,5 cm, da cilindrico a claviforme, anche un po’ fusiforme con la base attenuata, quasi radicante, non bulbosa; asciutto, squamoso, notevolmente foccoso, di colore giallo-ocra, coperto da abbondanti

residui di velo sotto forma di grosse squame giallo-ocra su sfondo biancastro, più abbondanti e spesso a cercini anuliformi in zona anulare, con cortina. Carne: abbastanza spessa, soda, biancastra, spesso soffusa di giallo-ocra nel gambo, con NaOH vira al giallo; odore subnullo o leggermente terroso, sapore mite. Spore: bruno-ocra rugginose in massa, amigdaliformi, verrucose, 10,5-13,5 × 6-7,5 µm. Habitat: cresce gregario (talora due-tre esemplari sono uniti per la base del gambo), in associazione con betulle, in estate-autunno. Poco comune. Commestibilitˆ: commestibile.

Note: questa specie si riconosce per il cappello giallo, giallo-ocra, le lamelle grigio-argilla, talora soffuse di blu-lilla, il gambo da cilindrico-clavato a subfusiforme, senza base bulbosa, coperto da abbondanti residui di velo generale sotto forma di grosse bande giallo-ocra (richiamante Amanita vittadini) e per la crescita sempre sotto le betulle. Cortinarius saginus ha il cappello più colorato di bruno-arancio, con focchi bruno-ocra, e cresce nei boschi di conifere.

Parte iconografca e descrittiva

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Cortinarius trivialis J.E. Lange 1940

PosizioNe sistematica: ordine Agaricales, famiglia Cortinariaceae

Cappello: 5-10 cm, carnoso, dapprima emisferico-campanulato, poi piano-convesso, piano, con umbone ottuso e basso, con il margine involuto, talvolta sinuoso nell’adulto; molto glutinoso con il tempo umido, brillante, di colore bruno-ocra olivastro, bruno-rossastro, più scuro al centro, giallo-ocra verso il margine. Lamelle: adnate al gambo, ftte, nel giovane bianco-crema, grigio-lilla, poi bruno argilla, bruno-ocra rugginose. Gambo: 6-10 × 1-2 cm, cilindrico, talvolta leggermente attenuato alla base; molto glutinoso, dello stesso colore del cappello, bianco

all’apice, più bruno-rossastro verso la base, notevolmente zebrato, inguainato da bande o cercini glutinosi di colore bruno-ocra, ocra-lilla, con cortina. Carne: abbastanza spessa, biancastra, bianco-crema, crema-ocra alla base del gambo; odore subnullo, sapore dolce. Spore: bruno-ocra rugginose in massa, ellissoidali-amigdaliformi, verrucose, 12-15 × 7,5-8,5 µm. Habitat: cresce gregario nei boschi di latifoglie, prediligendo i castagneti e i querceti, in estate e in autunno. Comune e diffuso. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: Cortinarius trivialis si riconosce abbastanza agevolmente per il cappello glutinoso di colore bruno-ocra-rossastro, il gambo caratteristicamente zebrato da grossolane bande o cercini glutinosi di colore bruno-ocra, ocra-lilla. Cortinarius elatior (= C. lividoochraceus), simile per colorazione pileica, ha il margine del cappello notevolmente striato-rugoso e gambo fusiforme, con base distintamente attenuata.

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Cortinarius variicolor (Pers. : Fr.) Fr. 1838

PosizioNe sistematica: ordine Agaricales, famiglia Cortinariaceae

Cappello: 5-10 cm, molto carnoso, dapprima emisferico-convesso, poi convesso, piano-convesso, con o senza umbone, con il margine involuto; quasi asciutto, leggermente viscido con il tempo umido, glabro, sericeo, fbrilloso, talora screpolato, di colore viola nel giovane, poi imbrunisce incominciando dal centro, con il margine a lungo violetto. Lamelle: smarginate-adnate al gambo, ftte, viola nel giovane, poi bruno rugginose con rifessi violetti. Gambo: 5-10 × 1,5-2,5 cm, robusto, cilindrico-clavato, ventricoso, spesso con la base dilatata ma non bulbosa marginata; asciutto, fbril-

loso, foccoso, nel giovane di colore lilla-viola, grigio-violetto, presto imbrunente a incominciare dalla base, con cortina biancastra. Carne: piuttosto spessa, soda, bianco-crema nel cappello e alla base del gambo, violetta altrove, con NaOH vira al giallo vivace; odore terroso molto forte, sgradevole, sapore terroso. Spore: bruno-ocra rugginose in massa, amigdaliformi, verrucose, 10-12,5 × 5-6,5 µm. Habitat: cresce gregario, talora subcespitoso, nei boschi di conifere di montagna, prediligendo l’abete rosso, in estate e in autunno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: alcuni Phlegmacium, perlopiù con il cappello da quasi asciutto a leggermente viscido, hanno la carne che con soluzione alcalina (KOH o NaOH) vira al giallo vivace, oppure al giallo-bruno con bordatura gialla, caratteristica che li colloca nella sezione Variicolores di cui Cortinarius variicolor ne è il capostipite. Tra questi, C. variicolor si riconosce per il cappello violaceo nel giovane che imbrunisce con la crescita, il forte odore di polvere di terra, il viraggio al giallo vivace della carne con NaOH e per la crescita nei boschi di conifere di montagna.

Parte iconografca e descrittiva

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Cortinarius varius (Schaeff. : Fr.) Fr. 1838

siNoNimo: Cortinarius decolorans (Pers.) Fr. 1838 PosizioNe sistematica: ordine Agaricales, famiglia Cortinariaceae

Cappello: 4-10 cm, carnoso, inizialmente emisferico-convesso, poi piano-convesso, con o senza umbone, con il margine involuto nel giovane; viscido con il tempo umido, glabro, di colore giallo-ocra, giallo-arancio, bruno-fulvo al centro, più pallido al margine. Lamelle: smarginate al gambo, abbastanza ftte, di colore viola-lilacino, blu-viola più o meno diluito nel giovane. Gambo: 4-8 × 1-2 cm, claviforme, progressivamente dilatato verso il basso, con la base quasi bulbosa arrotondata e rastremata;

asciutto, da liscio a fnemente fbrilloso-foccoso, di colore biancastro, talora soffuso di blu pallido, con lievi residui di velo crema-ocra chiaro, con cortina. Carne: abbastanza spessa, soda, biancastra, virante al giallo vivace con NaOH; odore gradevole leggero, sapore mite. Spore: bruno-ocra rugginose in massa, amigdaliformi, verrucose, 9,5-12 × 5,5-6,5 µm. Habitat: cresce gregario nei boschi di abete rosso di montagna, in estate-autunno. Comune e diffuso. Commestibilitˆ: commestibile, ottimo.

Note: Cortinarius varius si fa riconoscere per il cappello viscido di colore giallo-ocra-rossastro, le lamelle colorate di blu-lilla più o meno intenso, il gambo claviforme biancastro, la carne virante al giallo vivace con reattivi alcalini (KOH o NaOH) e per la crescita nei boschi di abete rosso di montagna. Nei boschi di latifoglie di zone mediterranee, esso viene sostituito dal sosia Cortinarius variiformis (forse riconducibile a una forma delle latifoglie di C. varius), con velo sul gambo più marcato e con reazione della carne con NaOH meno distinta, sul giallo-ocra.

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Cortinarius venetus (Fr. : Fr.) Fr. 1838

siNoNimo: Cortinarius venetus var. montanus M.M. Moser 1970 PosizioNe sistematica: ordine Agaricales, famiglia Cortinariaceae

Cappello: 2-6 cm, carnoso, inizialmente emisferico-convesso, poi piano-convesso, appianato, con basso umbone ottuso, talora leggermente depresso; asciutto, leggermente igrofano, feltrato, fnemente squamoso, fbrilloso-squamoso, di colore olivastro, brunoverdognolo, bruno-giallo oliva, bruno-arancio olivastro. Lamelle: smarginate-adnate al gambo, poco ftte, di colore olivastro, bruno-giallo oliva. Gambo: 3-8 × 0,5-1 cm, cilindrico, cilindrico-clavato, leggermente dilatato verso la base, talora un po’ fusiforme con la base attenuata; fbrilloso, di colore giallo-verde olivastro, bru-

no oliva, con residui fbrillosi di velo giallo oliva, con cortina più evidente nel giovane. Carne: abbastanza spessa, soda, olivastra, giallo-verde oliva; odore leggermente rafanoide, sapore mite, un po’ astringente. Spore: bruno-ocra rugginose in massa, subsferiche, verrucose, 6-7,5 × 5-6 µm. Habitat: cresce gregario (talora due-tre esemplari uniti per la base del gambo), nei boschi di conifere di montagna, prediligendo i boschi di abete rosso, meno frequente nei boschi di latifoglie, in estate-autunno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: tossico.

Note: questa specie si riconosce per il cappello asciutto, fnemente feltrato-squamoso, di colore olivastro, bruno-giallo-verde, e per lamelle, gambo e carne anch’essi olivastri. Cortinarius cotoneus è molto simile ma produce carpofori più robusti, con il gambo di spessore maggiore, più clavato, e cresce esclusivamente sotto latifoglie. Altra specie molto simile è Cortinarius melanotus, distinto almeno per il caratteristico odore di prezzemolo.

Parte iconografca e descrittiva

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Cortinarius violaceus (L. : Fr.) Gray 1821

PosizioNe sistematica: ordine Agaricales, famiglia Cortinariaceae

Cappello: 5-12 cm, carnoso, dapprima campanulato-convesso, poi convesso, piano-convesso, spesso con umbone ottuso abbastanza ampio, con il margine involuto, un po’ eccedente le lamelle; asciutto, non igrofano, opaco, feltrato, fnemente squamoso, di colore viola, viola-bluastro, spesso soffuso di bruno-porpora. Lamelle: smarginate al gambo, un po’ rade, nel giovane viola come il cappello, poi porpora-viola, bruno rugginose. Gambo: 8-12 × 1-2,5 cm, claviforme, cilindrico-clavato, dilatato verso il basso, con la base bulbosa arrotondata e ricoperta da feltro miceliare lilla-viola; fbrilloso, di aspetto

sericeo, talvolta zebrato-zonato, concolore al cappello, con cortina, più evidente nei giovani carpofori. Carne: abbastanza spessa, soda, di colore viola, viola-lilla, marmorizzata; odore di legno di cedro, di cuoio di Russia, richiamante l’odore del legno delle matite, sapore sgradevole. Spore: bruno-ocra rugginose in massa, ellissoidali-amigdaliformi, verrucose, 12-16 × 7-8,5 µm. Cistidi lageniformi-fusiformi. Habitat: cresce gregario o subsolitario nei boschi di latifoglie, in estate-autunno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: fra i numerosissimi Cortinarius carnosi e di taglia considerevole, questa specie si fa riconoscere facilmente per il colore viola scuro, viola-bluastro in ogni sua parte. Cortinarius hercynicus (= Cortinarius violaceus subsp. hercynicus) è un perfetto sosia, cresce nei boschi di conifere ed è distinto per le spore più corte e più larghe.

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Guida completa al riconoscimento dei FUNGHI

Galerina marginata (Batsch : Fr.) KŸhner 1935

siNoNimo: Galerina unicolor (Vahl : Fr.) Singer 1936 PosizioNe sistematica: ordine Agaricales, famiglia Cortinariaceae

Cappello: 1,5-4 cm, quasi membranaceo, dapprima emisferico-convesso, poi piano-convesso, infne appianato, con o senza umbone, con il margine striato se umido; igrofano, glabro, di colore bruno-ocra-arancio, bruno-rossastro, passante al giallo-ocra con la disidratazione. Lamelle: adnate al gambo, non ftte, ocracee, poi bruno-ocra rugginose. Gambo: 3-6 × 0,2-0,6 cm, cilindrico, talora incurvato; abbastanza rigido, fnemente fbrilloso-foccoso, pruinoso all’apice, di colore bruno-ocra, giallo-bruno, tendente a imbrunire con la crescita fno al bruno-rossastro, bruno-nerastro verso la base, con picco-

lo anello submembranoso aderente al gambo, esiguo e talora fugace, meglio evidente in esemplari giovani. Carne: esigua, tenera, concolore alle superfci; odore da farinoso a leggermente rafanoide. Spore: bruno-ocra rugginose in massa, ellissoidali-ovoidali, verrucose, con plaga ilare, leggermente caliptrate, 8-10,5 × 5-6,5 µm. Cistidi lageniformi. Habitat: cresce gregaria, talora a piccoli cespi, su residui di legno o ceppaie marcescenti di conifere, prediligendo i boschi di abete rosso di montagna, in estate-autunno. Non tanto comune. Commestibilitˆ: tossico, mortale!

Note: Galerina marginata si riconosce per il cappello bruno-ocra-rossastro, il gambo fbrilloso-foccoso di bianco su sfondo bruno-ocra, bruno-nerastro, con piccolo anello submembranoso, la carne con odore farinoso-rafanoide e per le spore bruno-ocra verrucose e leggermente caliptrate. Kuehneromyces mutabilis cresce cespitosa e non ha odore di farina, ha il gambo più armillato e le spore praticamente lisce e con poro germinativo.

Parte iconografca e descrittiva

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Gymnopilus penetrans (Fr. : Fr.) Murrill 1912

siNoNimo: Flammula penetrans (Fr. : Fr.) Quél. 1886 PosizioNe sistematica: ordine Agaricales, famiglia Cortinariaceae

Cappello: 3-7 cm, poco carnoso, dapprima convesso, poi piano-convesso, con il centro da appianato a leggermente umbonato, con il margine spesso sinuoso; igrofano, glabro, liscio, fbrilloso, di colore giallo-arancio, giallo-ocra, bruno-arancio, spesso screziato di bruno. Lamelle: smarginate-adnate al gambo, ftte, di colore giallo chiaro, poi giallo-ocra e macchiate di ruggine soprattutto sul flo. Gambo: 3-7 × 0,4-0,7 cm, cilindrico, con la base un po’ dilatata, talora un po’ radicante, spesso incurvato; fbrilloso, giallo-ocra nel giovane, passante al bruno-arancio rugginoso con la crescita, con residui di velo fbrillosi bianca-

stri, più evidenti in zona anulare e alla base. Carne: poco spessa, consistente, crema-giallo pallido nel cappello, bruno rugginoso alla base del gambo, diventa bruno-nera con soluzione alcalina (NaOH); odore subnullo, sapore amarognolo. Spore: giallo-ocra rugginose in massa, ellissoidali, verrucose, 6,5-9 × 4-5,5 µm. Cheilocistidi lageniformi con apice leggermente capitulato; si colorano di verde-blu con il blu cotone. Habitat: cresce a piccoli cespi o gregario su legno di conifera, prediligendo le ceppaie marcescenti di pini e di abete bianco, in estate-autunno. Comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: tra le specie congeneri che crescono su legno di conifera, Gymnopilus penetrans si fa riconoscere per il cappello giallo-arancio, igrofano, liscio, spesso screziato da macchie brune, e per le lamelle che si macchiano di bruno rugginoso con la crescita. Gymnopilus hybridus, di non facile separazione, tanto da essere considerato sinonimo da alcuni AA., può essere distinto per il cappello non screziato da macchie brune e per le lamelle non maculate di ruggine nell’adulto.

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Hebeloma mesophaeum (Pers.) Quél. 1872

siNoNimo: Hebeloma mesophaeum f. holophaeum (Fr.) Quadr. 1984 PosizioNe sistematica: ordine Agaricales, famiglia Cortinariaceae

Cappello: 2-4 cm, poco carnoso, inizialmente campanulato-convesso, poi piano e con umbone ottuso; viscido con il tempo umido, glabro al centro, fbrilloso-lanoso al margine, di colore molto variabile, bruno-fulvo, bruno-ocra, bruno-castano fno al brunonerastro al centro, nettamente decolorato al margine per la presenza di residui di velo crema-ocra pallido, crema-biancastro. Lamelle: smarginate al gambo, ftte, biancastre, crema argilla, poi brunastre. Gambo: 3-7 × 0,3-0,6 cm, cilindrico, slanciato, spesso un po’ incurvato, fstoloso; di colore crema-ocra, biancastro all’apice, imbrunente a incominciare dalla base, fbrilloso-lanoso per

residui di velo, con cortina, evidente nel giovane al momento dell’apertura del cappello. Carne: poco spessa, un po’ esigua, brunastra, più scura verso la base del gambo; odore da subnullo a leggermente rafanoide al taglio, un po’ sgradevole nell’adulto, sapore amarognolo. Spore: bruno tabacco in massa, ellissoidali, apparentemente lisce, punteggiate a forti ingrandimenti, 8,5-11 × 5-6,5 µm, non destrinoidi. Habitat: cresce gregario nei boschi di conifere, prediligendo l’abete rosso, più raramente nei boschi di latifoglie, frequente anche nei parchi e giardini, in autunno. Abbastanza comune e diffuso. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: fra gli Hebeloma con cortina, Hebeloma mesophaeum si fa riconoscere per il cappello umbonato con il margine nettamente decolorato rispetto al centro, per le spore ellissoidali quasi lisce, non destrinoidi e minori di 11 µm. Di questa specie sono state fatte diverse varietà, tutte con caratteri microscopici sovrapponibili, distinte soprattutto per la variabilità cromatica del cappello e/o del gambo e per la più o meno abbondanza dei residui di veli.

Parte iconografca e descrittiva

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Hebeloma sacchariolens Quél. 1880

siNoNimo: Hebeloma pallidoluctuosum Gröger & Zsch. 1984 PosizioNe sistematica: ordine Agaricales, famiglia Cortinariaceae

Cappello: 2-4 cm, poco carnoso, inizialmente convesso, poi da piano-convesso a piano, con umbone ottuso, sinuoso-gibboso, con il margine da regolare a sinuoso-lobato; viscido con il tempo umido, glabro, di colore crema-ocra pallido, alutaceo, ocra-brunastro al centro. Lamelle: smarginate al gambo, quasi rade, piuttosto larghe e ventricose, inizialmente ocra carnicine, poi bruno-cannella, bruno tabacco. Gambo: 4-7 × 0,3-0,8 cm, cilindrico, spesso incurvato; pruinoso all’apice, fbrilloso verso il basso, biancastro, bianco carnicino, soffuso di bruno a incominciare dalla base.

Carne: poco spessa, biancastra, bianco-crema; odore aromatico dolciastro di zucchero flato o di fori di arancio, un po’ rafanoide al taglio, sapore amaro. Spore: bruno tabacco in massa, amigdaliformi, verrucose, leggermente caliptrate, 10-14,5 × 6,5-8,5 µm, destrinoidi. Habitat: cresce gregario o a piccoli cespi nei boschi di latifoglie, più frequente nei parchi, giardini e aiuole di città, dalla tarda primavera all’autunno. Abbastanza comune e diffuso. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: Hebeloma sacchariolens si fa riconoscere facilmente per il caratteristico odore dolciastro di zucchero flato, di fori di arancio. Studi recenti su questi Hebeloma con odore dolciastro di zucchero flato, principalmente da parte di Gröger & Zschieschang (1981), hanno permesso di distinguere più specie in base alla variabilità delle misure delle spore. Fra queste citiamo Hebeloma fusisporum con spore molto strette, 11-15 × 5-7 µm, e Hebeloma gigaspermum con spore molto grandi, più lunghe di 15 µm.

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Hebeloma sinapizans (Paulet) Gillet 1878

siNoNimo: Hypophyllum sinapizans Paulet 1793 PosizioNe sistematica: ordine Agaricales, famiglia Cortinariaceae

Cappello: 6-14 cm, carnoso, dapprima emisferico-convesso, poi piano-convesso, piano, con umbone largo e piuttosto basso, con il margine involuto nel giovane, leggermente sinuoso nell’adulto; viscido con il tempo umido, glabro, di colore crema-alutaceo, nocciola, bruno-ocra-fulvastro pallido, uniformemente colorato o leggermente più chiaro al margine. Lamelle: annesse-smarginate al gambo, ftte, larghe, caffelatte chiaro, poi brune. Gambo: 5-12 × 1-2 cm, cilindrico, robusto, con la base spesso ingrossata in un bulbo arrotondato, quasi cavo nell’adulto; spesso al taglio trasversale si può notare un pro-

lungamento di carne del cappello, a forma di linguetta, che s’inserisce nella cavità; grossolanamente squamoso, pruinoso all’apice, biancastro. Carne: cospicua, soda, da bianca a biancastra; odore rafanoide, sapore amarognolo. Spore: bruno tabacco in massa, amigdaliformi-citriformi, verrucose, 10-14 × 6,5-8 µm, destrinoidi. Habitat: cresce gregario nei boschi umidi di latifoglie o misti con conifere, nei parchi, dalla tarda primavera fno a tutto l’autunno. Comune e diffuso. Commestibilitˆ: tossico.

Note: Hebeloma sinapizans è una delle specie più grosse e più comuni del genere Hebeloma e si riconosce facilmente, oltre che per la grande taglia, per l’assenza di veli, per il cappello perlopiù ocra-nocciola pallido, il forte odore rafanoide, le lamelle non lacrimanti nel giovane e per il gambo grossolanamente squamoso, con la base spesso bulbosa. Hebeloma crustuliniforme ha le lamelle lacrimanti nel giovane e maculate di bruno nell’adulto.

Parte iconografca e descrittiva

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Inocybe geophylla (Pers. : Fr.) P. Kumm. 1871

siNoNimo: Inocybe clarkii (Berk. & Broome) Sacc. 1887 PosizioNe sistematica: ordine Agaricales, famiglia Cortinariaceae

Cappello: 1,5-3 cm, poco carnoso, inizialmente conico, conico-convesso, campanulato, poi piano-convesso e con umbone da ottuso a subacuto, con il margine appendicolato da residui di velo cortiniformi; fbrilloso, feltrato, di aspetto sericeo, di colore bianco, bianco-grigiognolo, spesso paglierino al centro (lilla-violetto nella var. lilacina). Lamelle: smarginate-adnate al gambo, un po’ rade, biancastre, poi bruno terroso. Gambo: 3-5 × 0,2-0,4 cm, cilindrico, con la base leggermente bulbosa o dilatata, spesso

incurvato; fbrilloso, sericeo, bianco, con cortina, più evidente nei giovani carpofori. Carne: poco spessa, tenera, bianca; odore spermatico, sapore mite. Spore: bruno terroso in massa, ellissoidali, lisce, 8,5-10,5 × 5-6 µm. Cistidi fusiformi, metuloidi con cristalli all’apice. Habitat: cresce gregaria nei boschi, sia di latifoglie sia di conifere, lungo i sentieri, nei parchi, in estate-autunno. Molto comune e diffusa. Commestibilitˆ: tossico.

Note: la taglia piccola, il colore bianco del cappello, l’odore spermatico e le spore lisce sono i principali caratteri che consentono di riconoscere Inocybe geophylla tra le numerose specie del suo genere. Di questa specie esiste la var. lilacina, con il cappello di colore lilla-violetto. Inocybe whitei è simile ma ben distinta per la spiccata tendenza a macchiarsi di rosa-rosso al tocco o spontaneamente con la crescita. Inocybe umbratica è quasi un sosia leggermente più grande e con spore gibbose. Le altre poche Inocybe bianche sono di taglia nettamente maggiore.

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Inocybe geophylla var. lilacina Gillet 1876

siNoNimo: Inocybe geophylla var. violacea (Pat.) Sacc. 1887 PosizioNe sistematica: ordine Agaricales, famiglia Cortinariaceae

Cappello: 1,5-3 cm, poco carnoso, dapprima conico, conico-convesso, campanulato, poi piano-convesso e con umbone da ottuso a subacuto, con il margine appendicolato da residui di velo cortiniformi; fbrilloso, feltrato, di aspetto sericeo, di colore viola, lillavioletto, leggermente bruno-ocra al centro, più pallido al margine. Lamelle: smarginate-adnate al gambo, un po’ rade, biancastre, poi bruno terroso. Gambo: 3-5 × 0,2-0,4 cm, cilindrico, con la base leggermente dilatata o bulbosa, spesso incurvato, fessuoso; fbrilloso, sericeo, bian-

co, biancastro, suffuso di viola-lilla, con cortina più evidente nei giovani carpofori. Carne: sottile, tenera, biancastra, spesso soffusa di lilla pallido; odore spermatico, sapore mite. Spore: bruno terroso in massa, ellissoidali, lisce, 8,5-10,5 × 5-6,5 µm. Cistidi fusiformi, metuloidi con cristalli all’apice. Habitat: cresce gregaria nei boschi, sia di latifoglie sia di conifere, lungo i sentieri, nei parchi, in estate-autunno. Abbastanza comune. Commestibilità: tossico.

Note: Inocybe geophylla var. lilacina differisce da Inocybe geophylla tipo per il cappello di colore violetto, lilla-violetto, con il centro quasi sempre macchiato di bruno-ocra. Questa varietà può essere rinvenuta anche negli stessi siti dove cresce I. geophylla tipica.

Parte iconografca e descrittiva

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Inocybe grammata Quél. & Le Bret. 1880

siNoNimo: Astrosporina grammata (Quél. & Le Bret.) Lebedeva 1949 PosizioNe sistematica: ordine Agaricales, famiglia Cortinariaceae

Cappello: 3-6 cm, poco carnoso, inizialmente conico-convesso, campanulato, poi appianato e con umbone ottuso abbastanza prominente, con il margine fnemente dentellato; sericeo, fbrilloso-pruinoso, di colore beige carnicino, bruno-ocra rosato, con il centro biancastro più o meno nettamente delimitato, con fbrille bianche sericee, bianco al margine. Lamelle: smarginate-adnate al gambo, ftte, beige grigiognole nel giovane, poi bruno-oliva. Gambo: 4-7 × 0,4-1 cm, cilindrico, con la base bulbosa, spesso da arrotondata a mar-

ginata; fnemente pruinoso, biancastro nel giovane, rosa carnicino nell’adulto. Carne: poco spessa, tenera, biancastra, soffusa di carnicino; odore spermatico, sapore mite. Spore: bruno oliva in massa, gibbose, 8-10 × 5-6 µm. Cistidi fusiformi, metuloidi con cristalli all’apice. Habitat: cresce gregaria perlopiù nei boschi di conifere, ma anche misti e di latifoglie, prediligendo l’abete rosso, nei parchi e nei giardini, in estate e in autunno. Abbastanza comune e diffusa. Commestibilitˆ: tossico.

Note: la caratteristica principale che consente di riconoscere Inocybe grammata è il cappello di colore ocra-carnicino con il centro distintamente biancastro, ricoperto da fbrille sericee biancastre. Altri caratteri distintivi sono: il gambo rosato e fnemente pruinoso di bianco, con la base bulbosa più o meno marginata, l’odore spermatico, le spore gibbose e cistidi a parete spessa con cristalli all’apice. Anche Inocybe maculata ha il centro del cappello ricoperto da residui pruinosi di velo bianco, ma fuori dal disco è brunastro, bruno-rossastro, ha spore ellissoidali e cheilocistidi differenti.

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Inocybe splendens R. Heim 1986

siNoNimo: Inocybe alluvionis Stangl & J. Veselský 1976 PosizioNe sistematica: ordine Agaricales, famiglia Cortinariaceae

Cappello: 3-7 cm, carnoso, dapprima emisferico-campanulato, poi piano-convesso, appianato e con umbone ottuso, talora un po’ depresso attorno all’umbone, con il margine sinuoso-lobato; feltrato, fbrilloso, un po’ squamoso, di colore bruno castano, bruno-ocra ramato, crosta di pane, con residui pruinosi di velo bianco-grigio al centro, di solito sporco di terra. Lamelle: smarginate al gambo, poco ftte, dapprima biancastre, crema-grigio, poi bruno oliva. Gambo: 3-7 × 0,5-1,3 cm, cilindrico, con la base bulbosa marginata; glabro, fnemente pruinoso, biancastro nel giovane, passante al

giallo-bruno a partire dalla base con la crescita. Carne: abbastanza spessa, soda, biancastra, crema alla base del gambo; odore acidulo, anche un po’ spermatico con componente di geranio, sapore dolciastro. Spore: bruno oliva in massa, ellissoidali-amigdaliformi, lisce, 8,5-12 × 5-6,5 µm. Cistidi fusiformi, metuloidi con cristalli all’apice. Habitat: cresce gregaria nei boschi di latifoglie, perlopiù su terreno nudo nei boschi rivieraschi, nei parchi, in estate e in autunno. Poco comune. Commestibilitˆ: tossico.

Note: questa specie è una delle poche Inocybe abbastanza carnose e predilige crescere su terreno nudo sotto alberi di latifoglie in zone rivierasche. Si riconosce principalmente, oltre che per la sua robustezza, per il cappello bruno castano con il centro in genere pruinoso di bianco-grigio, con appiccicati residui terrosi, e per il gambo biancastro con bulbo marginato. Alcuni AA. sinonimizzano Inocybe terrifera con I. splendens, altri, per esempio Bon (1997), la distinguono per la base del gambo non bulbosa.

Parte iconografca e descrittiva

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Rozites caperatus (Pers. : Fr.) P. Karst. 1879

siNoNimo: Cortinarius caperatus (Pers. : Fr.) Fr. 1838 PosizioNe sistematica: ordine Agaricales, famiglia Cortinariaceae

Cappello: 4-10 cm, carnoso, dapprima subgloboso, glandiforme, emisferico-campanulato, poi piano-convesso, con umbone piuttosto largo, con il margine sinuoso-lobato, spesso lacerato; rugoso-grinzoso, sericeo, micaceo, di colore ocra-argilla, giallo-ocra, crosta di pane, ricoperto di una caratteristica pruina micacea lilla argentea, più evidente nel giovane. Lamelle: smarginate al gambo, ftte, larghe, biancastre, poi bruno-ocra. Gambo: 5-12 × 1-2,5 cm, cilindrico, spesso con la base allargata in un piccolo bulbo; fbrilloso, fnemente squamoso all’apice, di colore crema-ocra pallido, nel giovane con residui

foccosi-pruinosi lilla alla base, talora richiamante una sorta di volva, con anello membranoso-polposo caratteristico, doppio e stretto, un po’ mobile, striato sulla faccia superiore. Carne: abbastanza spessa, soda, biancastra, crema-giallognola; odore irrilevante, sapore dolce. Spore: bruno-ocra in massa, amigdaliformi, verrucose, 10,5-13 × 7,5-8,5 µm. Habitat: cresce gregario nei boschi di conifere o misti di montagna, perlopiù tra mirtilli ed erica nei boschi di abete rosso misto a faggio, più raramente nei boschi di sole latifoglie, in estate e in autunno. Molto comune e diffuso. Commestibilitˆ: commestibile, buono.

Note: Rozites caperatus è un fungo molto comune è facile da riconoscere principalmente per il cappello color crosta di pane, grinzoso-rugoso, con sopra abbondante pruina micacea di colore lilla argento, per il gambo con anello doppio, appressato sul gambo, e con residui di velo lilla alla base. Da giovane potrebbe essere confuso con giovani carpofori di Cortinarius traganus e di Cortinarius camphoratus, entrambi con il cappello sericeo, ma con cortina al posto dell’anello.

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Lactarius chrysorrheus Fr. 1838

siNoNimo: Lactarius theiogalus var. chrysorrheus (Fr.) Quél. 1886 PosizioNe sistematica: ordine Russulales, famiglia Russulaceae

Cappello: 4-7 cm, carnoso, dapprima convesso, piano-convesso, poi appianato e con il centro depresso, con il margine involuto, spesso sinuoso; asciutto, glabro, fnemente pruinoso-glassato, zonato, di colore rosa-arancio, giallo-arancio, color salmone, picchiettato da guttule ocra-arancio disposte a zone concentriche. Lamelle: adnate-decorrenti sul gambo, ftte, di colore bianco-crema, ocra pallido. Gambo: 3-6 × 0,8-1,5 cm, cilindrico, spesso incurvato, con alla base del feltro miceliare bianco; da glabro a fnemente pruinoso, di colore biancastro, crema-rosa, ocra pallido.

Carne: abbastanza spessa, cassante, di consistenza gessosa, non fbrosa, biancastra, con latice bianco ma rapidamente virante al giallo zolfo; odore da subnullo a leggermente fruttato, sapore amaro, poi acre. Spore: biancastre in massa, ellissoidali-subsferiche, verrucose, con sottili creste subreticolate, 6,5-8,5 × 5-7 µm, amiloidi. Habitat: cresce gregario in pochi esemplari nei boschi di latifoglie, in estate e in autunno. Molto comune e diffuso. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: il latice acre, dapprima bianco ma subito virante al giallo zolfo, il cappello asciutto, di colore rosa-arancio, giallo-arancio, e concentricamente zonato da guttule più scure sono i principali caratteri che consentono di riconoscere Lactarius chrysorrheus. Specie molto simile per colorazione pileica e con latice acre e ingiallente è Lactarius decipiens: tuttavia, si distingue facilmente per il caratteristico odore di pelargonio, di foglie di geranio.

Parte iconografca e descrittiva

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Lactarius decipiens Quél. 1885

siNoNimo: Lactarius lacunarum Romagn. ex Hora 1960 ss. auct. PosizioNe sistematica: ordine Russulales, famiglia Russulaceae

Cappello: 2-6 cm, carnoso, inizialmente piano-convesso, poi da piano-depresso a imbutiforme, con o senza umbone acuto, con il margine da regolare a leggermente solcato-rugoso; asciutto, un po’ igrofano, glabro, non zonato, di colore ocra-fulvastro, beige-ocra carnicino, bruno-fulvo al centro, talora con rade macchie più scure. Lamelle: adnate-subdecorrenti al gambo, ftte, di colore bianco-crema, ocra-rosa. Gambo: 3-7 × 0,4-1 cm, cilindrico, spesso incurvato; cavo nell’adulto, da glabro a fnemente pruinoso, di colore ocra carnicino, ocra-fulvastro come il cappello.

Carne: abbastanza spessa, cassante, di consistenza gessosa, non fbrosa, crema-ocra carnicino, con latice bianco, virante al giallognolo dopo qualche minuto; odore caratteristico di pelargonio, di foglie di geranio, sapore acre. Spore: bianco-crema in massa, subsferiche, verrucose, con creste reticolate, 6,5-8 × 6-7 µm, amiloidi. Habitat: cresce gregario in pochi esemplari nei boschi di latifoglie, nei parchi, in estate-autunno. Abbastanza comune. Commestibilità: non commestibile.

Note: il caratteristico odore di foglie di geranio (in letteratura di pelargonio) consente di riconoscere con facilità Lactarius decipiens tra le specie simili. Esistono numerosi Lactarius di taglia e colorazione più o meno simili, tra loro facilmente confondibili, ma nessuno di questi ha odore di pelargonio.

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Lactarius deterrimus Gršger 1968

siNoNimo: Lactarius deliciosus var. deterrimus (Gröger) Hesler & A.H. Sm. 1979 PosizioNe sistematica: ordine Russulales, famiglia Russulaceae

Cappello: 4-10 cm, carnoso, dapprima convesso con il centro appianato, poi da piano-depresso a imbutiforme, con il margine involuto nel giovane; viscido con il tempo umido, fbrilloso, brillante, non zonato, di colore arancione nel giovane, poi si macchia di verde con la crescita. Lamelle: adnate-subdecorrenti al gambo, ftte, inizialmente di colore arancione, poi macchiate di verde, verde-bruno. Gambo: 3-6 × 0,8-2 cm, cilindrico, spesso incurvato; cavo nell’adulto, liscio, glabro, talora leggermente scrobicolato, subconcolore al cappello; si macchia di verde con la crescita.

Carne: abbastanza spessa, cassante, di consistenza gessosa, non fbrosa, crema-arancio, con latice arancio, color carota, virante al rosso vinoso dopo un po’ di tempo (circa 1520 minuti); odore fruttato, sapore dolce. Spore: bianco-crema in massa, ellissoidalisubsferiche, verrucose, con creste subreticolate, 7,5-10,5 × 6,5-8 µm, amiloidi. Habitat: cresce gregario in pochi esemplari esclusivamente nei boschi di abete rosso di montagna, in estate e in autunno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: commestibile.

Note: alcuni Lactarius hanno la caratteristica di avere il latice di colore arancio o rosso vinoso. Tra queste specie, Lactarius deterrimus si riconosce facilmente per il notevole macchiarsi di verde delle superfci con la crescita e per la simbiosi esclusiva con l’abete rosso. Lactarius semisanguifuus inverdisce anch’esso, ma cresce nei boschi di pino silvestre e ha il latice che da color arancio-carota passa al rosso sangue dopo un po’ di tempo (circa 5-10 minuti).

Parte iconografca e descrittiva

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Lactarius picinus Fr. 1838

PosizioNe sistematica: ordine Russulales, famiglia Russulaceae

Cappello: 4-8 cm, carnoso, inizialmente convesso, poi piano-convesso, senza umbone distinto, spesso con il centro un po’ depresso, con il margine involuto, spesso sinuoso; asciutto, opaco, vellutato, spesso rugoso-gibboso, di colore bruno-grigio scuro, bruno-nerastro. Lamelle: adnate-subdecorrenti sul gambo, ftte, di colore crema, crema-ocra chiaro; si macchiano di bruno-rossastro dove sono erose o fratturate. Gambo: 3-7 × 1-2 cm, cilindrico, spesso incurvato, con la base attenuata; opaco, pruinoso, liscio o leggermente gibboso, di colore brunastro, grigio-bruno fuligginoso, biancastro alla base.

Carne: abbastanza spessa, cassante, di consistenza gessosa, non fbrosa, biancastra, rosata dove fratturata, con latice bianco virante lentamente al rosa; odore subnullo, sapore acre. Spore: bianco-crema in massa, subsferiche, verrucose, con grosse creste reticolate, 7,5-9 × 7,5-8,5 µm, amiloidi. Habitat: cresce gregario o solitario nei boschi di conifere di montagna, prediligendo i boschi di abete rosso, in estate-autunno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: questa specie si riconosce per il cappello bruno-nerastro scuro, asciutto, vellutato, senza umbone distinto, il latice bianco virante al rosa sulla carne al taglio, per il gambo bruno-fuligginoso e per la crescita generalmente nei boschi montani di abete rosso. Lactarius lignyotus è molto simile, ma di portamento più slanciato, con gambo lungo e sottile, solcato all’apice nell’attaccatura con le lamelle, con il cappello più piccolo e con umbone acuto. Lactarius fuliginosus è di colore più chiaro, brunastro, grigio-bruno, predilige crescere nei boschi di latifoglie, raramente rinvenibile nei boschi di conifere.

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Guida completa al riconoscimento dei FUNGHI

Lactarius piperatus (L. : Fr.) Pers. 1797

PosizioNe sistematica: ordine Russulales, famiglia Russulaceae

Cappello: 5-15 cm, carnoso, inizialmente convesso con il centro appianato o un po’ depresso, poi da piano-depresso a imbutiforme, con il margine da regolare a sinuoso; asciutto, glabro, opaco, di aspetto glassato, un po’ rugoso, di colore bianco, bianco-crema, picchiettato di ocra rugginoso. Lamelle: adnate-decorrenti sul gambo, molto ftte, strettissime, biancastre, bianco-crema, macchiate di ocra rugginoso dove erose. Gambo: 4-8 × 1,5-3 cm, cilindrico, attenuato alla base, talora un po’ eccentrico; glabro, opaco, fnemente rugoso, picchiettato da fossette, bianco, soffuso di crema-nocciola, nell’adulto macchiato di ocra rugginoso verso la base.

Carne: cospicua, cassante, di consistenza gessosa, piuttosto soda, non fbrosa, bianca, bianco-crema, con latice bianco, immutabile o leggermente ingiallente asciugandosi sulle lamelle; odore da subnullo a fruttato, sapore molto acre, pepato. Spore: bianco-crema in massa, ellissoidali, verrucose, con piccole creste subreticolate, 7-9,5 × 5-7 µm, amiloidi. Habitat: cresce gregario in numerosi esemplari, spesso invadenti, perlopiù nei boschi di latifoglie o misti, ma anche nei boschi di sole conifere, dalla tarda primavera all’autunno. Molto comune e diffuso. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: questa specie si riconosce per il colore bianco, bianco-crema, per le lamelle molto ftte e latice pepato. L. pergamenus (= L. glaucescens) è un perfetto sosia, distinto per il latice che asciugando sulle lamelle o sulla carne tende a macchiarle di grigio-verde; inoltre, vira al giallo-arancio con KOH. L. vellereus è più grande, ha gambo molto tozzo, cappello vellutato con il margine molto involuto e lamelle spaziate.

Parte iconografca e descrittiva

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Lactarius porninsis Rolland 1889

PosizioNe sistematica: ordine Russulales, famiglia Russulaceae

Cappello: 3-10 cm, carnoso, dapprima convesso, poi piano-convesso, senza umbone distinto, spesso con il centro un po’ depresso, con il margine involuto, spesso ondulato-lobato; viscido se umido, lucido, glabro, di aspetto pruinoso nel giovane, talvolta leggermente zonato verso il margine, di colore arancione, giallo-arancio, arancio-rossastro. Lamelle: adnate-subdecorrenti sul gambo, molto ftte, di colore crema, crema-arancio. Gambo: 4-7 × 1-2 cm, cilindrico, leggermente dilatato verso il basso, con la base attenuata; liscio, un po’ gibboso, di colore crema-arancio chiaro, più pallido alla base.

Carne: abbastanza spessa, cassante, di consistenza gessosa, non fbrosa, biancastra, crema-arancio, con latice bianco immutabile; odore fruttato, caratteristico, di buccia di mela golden matura, sapore mite. Spore: bianco-crema in massa, ellissoidali, verrucose, con creste subreticolate, 7,5-9,5 × 6,5-7,5 µm, amiloidi. Habitat: cresce gregario esclusivamente presso larici, nei boschi di conifere o misti di montagna ma sempre in presenza di larici, in estate e in autunno. Comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: tra le specie con il cappello viscido se umido, Lactarius porninsis si fa riconoscere facilmente per il cappello vivacemente colorato di arancione, di giallo-arancio, con latice bianco immutabile e mite, per la crescita sempre presso larici, ma soprattutto per il caratteristico odore fruttato, richiamante l’odore di buccia di mela golden matura, secondo il nostro olfato. Lactarius zonarioides (= L. bresadolanus) gli è simile, ma non ha questo tipo di odore, ha il latice con sapore piuttosto acre e cresce generalmente nei boschi di abete rosso.

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Guida completa al riconoscimento dei FUNGHI

Lactarius pyrogalus (Bull. : Fr.) Fr. 1838

PosizioNe sistematica: ordine Russulales, famiglia Russulaceae

Cappello: 5-10 cm, carnoso, dapprima e a lungo piano-convesso con il centro depresso, poi più depresso-imbutiforme, con il margine a lungo involuto; leggermente viscido con il tempo umido, lucido, glabro, un po’ glassato nel giovane, non zonato o solo leggermente, di colore bruno-grigiastro, grigio-bruno soffuso di olivastro, spesso macchiato di ocra soprattutto al centro. Lamelle: adnate-subdecorrenti sul gambo, un po’ rade, non ftte, di colore crema-ocra carnicine. Gambo: 3-6 × 1-1,5 cm, cilindrico, talora leggermente incurvato, con la base attenuata; liscio, un po’ rugoso-gibboso, di colore bru-

no-grigio, più o meno come nel cappello ma più pallido. Carne: abbastanza spessa, cassante, di consistenza gessosa, non fbrosa, biancastra, bianco-crema con toni rosati, con latice bianco immutabile, vira al giallo-arancio con KOH; odore fruttato, sapore molto acre, bruciante. Spore: bianco-crema in massa, subsferiche-ellissoidali, verrucose, con creste non reticolate ma di aspetto zebrato, 6,5-7,5 × 5-6 µm, amiloidi. Habitat: cresce gregario in pochi esemplari esclusivamente sotto il nocciolo, in estate-autunno. Non tanto comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: questa specie si riconosce per il cappello bruno-grigio, spesso soffuso di olivastro, leggermente viscido se umido, le lamelle spaziate di colore crema-ocra, per il latice molto acre, bruciante, virante al giallo-arancio con KOH, e per la crescita sempre sotto noccioli. Lactarius circellatus è molto simile, ma presenta il cappello più distintamente zonato, picchiettato da guttule più scure, ha lamelle molto ftte, latice non virante con KOH e cresce anche presso altre latifoglie, con preferenza del carpino e del nocciolo.

Parte iconografca e descrittiva

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Lactarius salmonicolor R. Heim & Leclair 1953

siNoNimo: Lactarius salmoneus R. Heim & Leclair 1950 PosizioNe sistematica: ordine Russulales, famiglia Russulaceae

Cappello: 4-12 cm, carnoso, dapprima convesso con il centro da appianato a un po’ depresso, poi piano-convesso con centro notevolmente depresso, ombelicato, con il margine involuto; viscido se umido, glabro, brillante, non o leggermente zonato, di colore arancio, giallo-arancio, color salmone, talora un po’ picchiettato da guttule arancione più scure. Lamelle: adnate-subdecorrenti al gambo, ftte, di colore arancio, giallo-arancio, dove toccate si macchiano di bruno dopo un po’ di tempo. Gambo: 3-7 × 1,5-3 cm, abbastanza tozzo,

cilindrico, talvolta un po’ attenuato alla base; cavo nell’adulto, un po’ rugoso, talora scrobicolato, dello stesso colore del cappello. Carne: cospicua, cassante, di consistenza gessosa, non fbrosa, crema-arancio, con latice arancio, color carota, imbrunente dopo qualche ora; odore fruttato, sapore dolce. Spore: bianco-crema in massa, ellissoidali, verrucose, con creste subreticolate, 8-11 × 6-7,5 µm, amiloidi. Habitat: cresce gregario nei boschi di abete bianco di montagna, in estate-autunno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: commestibile, buono.

Note: tra le specie con latice color arancio carota, Lactarius salmonicolor si riconosce per il cappello arancio-giallognolo, color salmone, non macchiato di verde, non evidentemente zonato, e per la crescita presso abeti bianchi. Lactarius deliciosus ha il cappello notevolmente zonato, picchiettato da macchie più scure disposte in modo concentrico, non inverdente o solo leggermente in alcuni punti, e cresce nei boschi di pino.

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Lactarius turpis (Weinm.) Fr. 1838

siNoNimo: Lactarius necator (Bull. : Fr.) Pers. 1796 ss. auct. PosizioNe sistematica: ordine Russulales, famiglia Russulaceae

Cappello: 5-20 cm, carnoso, inizialmente convesso, piano-convesso, poi piano con depressione centrale, spesso ondulato-gibboso, con il margine a lungo involuto, sinuoso-lobato, fnemente villoso nel giovane; viscido con il tempo umido, fbrilloso-feltrato verso il margine, di colore molto scuro, sul nero-bruno olivastro, bruno oliva, spesso sfumato di giallo-ocra olivastro. Lamelle: adnate al gambo, molto ftte, inizialmente biancastre, crema-grigiognole. Gambo: 3-6 × 1-3 cm, cilindrico, molto tozzo, spesso con la base attenuata; liscio, lucido, con radi scrobicoli, di colore verde-bruno, olivastro più o meno come il cappello. Carne: piuttosto spessa, cassante, di con-

sistenza gessosa, non fbrosa, biancastra, talora soffusa di bruno-oliva chiaro, vira al viola-porpora con KOH, con latice bianco, immutabile, si tinge leggermente di cremaverdognolo se essicca sulle lamelle; odore leggero, subnullo, sapore acre. Spore: bianco-crema in massa, subsferiche-ellissoidali, verrucose, con creste reticolate, 7-9 × 5,5-7 µm, amiloidi. Habitat: cresce gregario (talora due-tre esemplari sono uniti per la base del gambo) nei boschi di montagna, sotto betulle o nei boschi di abete rosso o di pini, in estate-autunno. Molto comune e diffuso. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: Lactarius turpis si fa riconoscere facilmente per la grossa taglia e il portamento tozzo, con il cappello nero-verde-bruno, di aspetto molto torbido (richiamante un po’ una vecchia Russula nigricans), con il gambo verde-bruno olivastro più o meno come il cappello, con latice bianco praticamente immutabile e di sapore acre.

Parte iconografca e descrittiva

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Lactarius volemus (Fr. : Fr.) Fr. 1838

PosizioNe sistematica: ordine Russulales, famiglia Russulaceae

Cappello: 4-12 cm, carnoso, inizialmente convesso con il centro appianato o un po’ depresso, poi da piano-depresso a imbutiforme, con il margine involuto nel giovane; asciutto, vellutato, glabro, opaco, talora un po’ rugoso, fnemente pruinoso nel giovane, di colore giallo-rossiccio, ocra-arancio, bruno-rosso rugginoso, spesso macchiato di bruno ruggine su fondo giallo-ocra. Lamelle: adnate-subdecorrenti al gambo, ftte, biancastre, crema-ocra pallido. Gambo: 4-8 × 1,5-2,5 cm, cilindrico, spesso un po’ attenuato all’apice; vellutato, glabro, opaco, finemente pruinoso nel giovane, talora rugoso-scanalato, di colore

giallo-ocra, giallo-arancio, bianco alla base e all’apice. Carne: abbastanza spessa, cassante, di consistenza gessosa, non fbrosa, soda, bianco-crema, con latice bianco molto abbondante e denso, imbrunisce leggermente essiccandosi; odore caratteristico di pesce, di aringa o di crostacei cotti, sapore mite. Spore: bianco-crema in massa, subsferiche, verrucose, con creste reticolate, 8,5-10 × 7,5-9,5 µm, amiloidi. Habitat: cresce gregario nei boschi di latifoglie, raramente in quelli di conifere, dalla tarda primavera all’autunno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: questa specie si fa riconoscere per il cappello vellutato di colore sull’ocra-arancio, il latice bianco, dolce e molto abbondante, ma soprattutto per il tipico odore di aringa, di crostacei cotti, simile a quello di Russula amoena o di Russula xerampelina e specie a loro affni. Lactarius rugatus, specie molto simile che predilige crescere nei boschi di zone mediterranee, ha lamelle più spaziate, il cappello notevolmente rugoso verso il margine e spore ellissoidali.

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Russula caerulea (Pers.) Fr. 1838

siNoNimo: Russula amara Kucera 1927 PosizioNe sistematica: ordine Russulales, famiglia Russulaceae

Cappello: 4-7 cm, carnoso, inizialmente campanulato, convesso-campanulato, poi piano-convesso e con umbone da acuto a ottuso ben pronunciato, con il margine brevemente striato-solcato; viscido se umido, glabro, brillante, di colore bruno-viola, bruno-porpora vinoso, talora fno al viola-nerastro al centro, spesso soffuso o macchiato di bruno-ocra. Lamelle: annesse al gambo, ftte, generalmente senza lamellule, fragili, biancastre nel giovane, poi crema-giallognole. Gambo: 4-7 × 1-2 cm, cilindrico-clavato, talora un po’ fusiforme, attenuato alla base;

glabro, un po’ rugoso-scanalato, bianco, talora sporco di grigio-ocra nell’adulto. Carne: abbastanza spessa, cassante, di consistenza gessosa, non fbrosa, bianca; odore da subnullo a leggermente fruttato, sapore amaro nella cuticola. Spore: gialle in massa, subsferiche, verrucose-aculeate, 8-9 × 6,5-7,5 µm, amiloidi. Habitat: cresce gregaria in pochi esemplari nei boschi di pini, prediligendo il pino silvestre, in autunno. Comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: Russula caerulea si fa riconoscere abbastanza agevolmente per il cappello bruno-porpora-viola, brillante e con caratteristico umbone prominente, a capezzolo, il colore giallognolo delle lamelle e per il sapore amaro della cuticola. Le specie simili per colorazione pileica sono abbastanza numerose e tra loro di non facile distinzione macroscopica, tuttavia nessuna di esse può essere confusa con R. caerulea perché sono tutte senza umbone distinto.

Parte iconografca e descrittiva

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Russula cyanoxantha (Schaeff.) Fr. 1863

PosizioNe sistematica: ordine Russulales, famiglia Russulaceae

Cappello: 5-15 cm, carnoso, inizialmente subgloboso, emisferico-convesso, poi piano-convesso con il centro un po’ depresso, infne depresso-imbutiforme, con il margine involuto nel giovane, spesso lobato; leggermente viscido con il tempo umido, glabro, lucido, di colore molto variabile, in genere blu-viola, blu-verde, grigio-verde, più o meno maculato di ocra. Lamelle: adnate-subdecorrenti sul gambo, lardacee, cedevoli e untuose al tatto, ftte, bianche. Gambo: 4-8 × 1,5-3,5 cm, cilindrico, con la base talvolta attenuata o leggermente dila-

tata; glabro, rugoso-gibboso, di colore completamente bianco o soffuso di viola-lilacino. Carne: piuttosto spessa, cassante, di consistenza gessosa, non fbrosa, bianca, spesso violetta sotto la cuticola del cappello, non reagisce con il solfato ferroso; odore subnullo, sapore mite. Spore: bianche in massa, subsferiche-ellissoidali, verrucose, 7-9 × 5,5-7 µm, amiloidi. Habitat: cresce gregaria nei boschi, sia di latifoglie sia di conifere, in estate e in autunno. Molto comune e diffusa. Commestibilitˆ: commestibile, ottimo.

Note: il sapore mite della carne e la consistenza lardacea delle lamelle, cioè cedevoli e untuose al tatto (sotto la pressione delle dita non si rompono come accade nelle altre russule), bianche anche nell’adulto, sono i principali caratteri che consentono di riconoscere Russula cyanoxantha. Essa è molto variabile come colorazione pileica, ciononostante risulta sempre facile riconoscere le numerose forme e varietà per i caratteri appena menzionati; di queste citiamo le più frequenti: R. cyanoxantha f. peltereaui con cappello verde-oliva uniforme; R. cyanoxantha var. cutefracta con cappello screpolato-areolato, soprattutto verso il margine, richiamante Russula virescens.

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Russula emetica (Schaeff. : Fr.) Pers. 1796

siNoNimo: Russula gregaria (Kauffman) Moënne-Locc. & Reumaux 2003 PosizioNe sistematica: ordine Russulales, famiglia Russulaceae

Cappello: 3-8 cm, carnoso, inizialmente subgloboso, emisferico-convesso, poi convesso, piano-convesso, appianato, con il margine più o meno regolare; leggermente viscido con il tempo umido, glabro, lucido, brillante, di colore rosso vivace. Lamelle: annesse al gambo, fragili, senza o con rare lamellule, non talto ftte, bianche. Gambo: 5-8 × 1-2 cm, cilindrico, cilindrico-clavato, talvolta un po’ fusiforme; glabro, rugoso-gibboso, fragile, di colore completamente bianco.

Carne: poco spessa, cassante, di consistenza gessosa ma molto fragile, friabile, non fbrosa, bianca; odore subnullo, sapore molto acre. Spore: bianche in massa, subsferiche-ellissoidali, verrucose-aculeate, 8-10 × 7,5-8,5 µm, amiloidi. Habitat: cresce gregaria nei boschi di conifere di montagna, in genere di abete rosso, spesso nel muschio, in estate-autunno. Comune. Commestibilitˆ: tossico.

Note: questa specie si riconosce per il sapore acre della carne, per il cappello uniformemente colorato di rosso, le lamelle bianche che producono spore bianche, il gambo bianco e per la crescita nei boschi di conifere di montagna. Strettamente correlate, tanto da essere considerate delle forme o varietà da certi AA., sono: Russula griseascens, che ha il gambo ingrigente con la crescita; Russula betularum e Russula silvestris, che hanno il cappello notevolmente più sbiadito, quasi rosa, e crescono rispettivamente la prima sotto betulle e la seconda in genere nei castagneti.

Parte iconografca e descrittiva

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Russula heterophylla (Fr. : Fr.) Fr. 1838

siNoNimo: Russula heterophylla var. livida (Pers.) Gillet 1876 PosizioNe sistematica: ordine Russulales, famiglia Russulaceae

Cappello: 4-12 cm, carnoso, inizialmente emisferico-convesso, piano-convesso, poi appianato con il centro depresso, depresso-imbutiforme, con il margine più o meno regolare; asciutto, brillante, spesso un po’ rugoso, di colore verdognolo, verde-oliva, verde-giallognolo, sfumato di bruno-oliva, di giallo-ocra rugginoso. Lamelle: adnate-decorrenti e biforcate-anastomizzate in prossimità del gambo, ftte, un po’ lardacee nel giovane ma presto fragili, biancastre, bianco-crema. Gambo: 3-6 × 1-3 cm, più o meno cilindrico, spesso dilatato all’apice e attenuato alla base;

glabro, un po’ rugoso, di colore bianco, macchiato di giallo-ocra verso la base nell’adulto. Carne: abbastanza spessa, cassante, di consistenza gessosa, non fbrosa, bianca, reagisce al rosa-arancio vivace con il solfato ferroso; odore subnullo, sapore mite. Spore: bianche in massa, subsferiche-ellissoidali, verrucose-aculeate, 5,5-7 × 4-5 µm, amiloidi. Habitat: cresce gregaria nei boschi di latifoglie, più frequente nei boschi caldi di zone mediterranee, in estate, da fne primavera all’inizio autunno. Comune. Commestibilitˆ: commestibile, buono.

Note: tra le numerose specie con carne a sapore mite, Russula heterophylla si fa riconoscere principalmente per il cappello sul verde-oliva, verde-bruno-giallognolo, e per le lamelle bianche adnate-decorrenti caratteristicamente biforcate-anastomizzate in prossimità del gambo. Russula cyanoxantha f. peltereaui è molto simile per colorazione del cappello, ma si distingue benissimo almeno per le lamelle lardacee, untuose al tatto, e per la reazione nulla al solfato ferroso.

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Russula lepida Fr. 1836

siNoNimo: Russula rosea Pers. 1796 PosizioNe sistematica: ordine Russulales, famiglia Russulaceae

Cappello: 5-12 cm, carnoso, inizialmente emisferico-globoso, poi convesso, piano-convesso, con il centro leggermente depresso, con il margine ottuso, non striato; asciutto, opaco, vellutato, talvolta screpolato al centro, di colore rosa-rosso, rosso carminio, spesso macchiato di giallo-biancastro al centro, impolverato di pruina bianca impalpabile, meglio evidente controluce. Lamelle: annesse al gambo, non tanto ftte, senza lamellule, fragili, biancastre, bianco-crema, spesso con il flo colorato di rosso in prossimità del margine del cappello. Gambo: 4-8 × 1-2,5 cm, cilindrico, cilindrico-clavato, piuttosto duro; glabro, rugoso, bianco

verso l’alto, colorato di rosa-rosso verso la parte bassa, talvolta solo da un lato o del tutto bianco. Carne: cospicua, cassante, di consistenza gessosa, non fbrosa, notevolmente soda e dura sia nel cappello sia nel gambo, bianca; odore da subnullo a fruttato, sapore mite, mentolato e rinfrescante la bocca se assaggiata nelle lamelle. Spore: crema in massa, subsferiche, verrucose, crestate-reticolate, 7-8,5 × 6,5-8 µm, amiloidi. Habitat: cresce gregaria nei boschi di latifoglie, prediligendo i castagneti, in estate fno all’inizio autunno. Comune e diffusa. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: Russula lepida si riconosce principalmente per la compattezza e durezza della carne, con sapore mentolato e rinfrescante la bocca se assaggiata nelle lamelle, non acre per il cappello di colore rosa-rosso, caratteristicamente opaco e vellutato, di aspetto impolverato-pruinoso. Russula lepida var. lactea, piuttosto rara, ha il cappello totalmente biancastro, bianco-crema pallido.

Parte iconografca e descrittiva

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Russula mustelina Fr. 1838

PosizioNe sistematica: ordine Russulales, famiglia Russulaceae

Cappello: 5-12 cm, molto carnoso, inizialmente subgloboso, emisferico, poi piano-convesso con il centro leggermente depresso, con il margine ottuso; leggermente viscido con il tempo umido, glabro, lucido, raramente un po’ opaco, di colore brunastro, bruno-ocra, da bruno castano a bruno miele più o meno uniforme, talvolta con qualche macchia più pallida. Lamelle: annesse al gambo, un po’ lardacee nel giovane ma fragili nell’adulto, senza o con rare lamellule, abbastanza ftte, bianco-crema, crema, con il flo macchiato di brunastro nell’adulto. Gambo: 4-10 × 1,5-3,5 cm, piuttosto robu-

sto, cilindrico, spesso attenuato alla base; glabro, rugoso-gibboso, di colore bianco, maculato di giallo-brunastro alla base. Carne: molto spessa, soda, molto compatta, dal peso specifco elevato, cassante, di consistenza gessosa, non fbrosa, biancastra; odore gradevole leggero, sapore mite, un po’ di nocciola. Spore: crema in massa, ellissoidali, verrucose, 7,5-11 × 6-8 µm, amiloidi. Habitat: cresce gregaria nei boschi di abete rosso di montagna, piuttosto infssa nel terreno, in estate-autunno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: commestibile, ottimo.

Note: Russula mustelina si fa riconoscere per la sua robustezza, con carne soda e compatta e dal sapore mite, un po’ nocciolato, per le lamelle crema nell’adulto, ma soprattutto per il colore brunastro, bruno-ocra uniforme del cappello, spesso ingannevole a prima vista poiché evocante Boletus edulis. Inoltre, cresce quasi sempre interrata nei boschi di abete rosso di montagna a quote abbastanza elevate. Russula integra, altra buona Russula a sapore mite che predilige lo stesso habitat, ha il cappello bruno soffuso di porpora o di olivastro, spore più gialle e aculeate.

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Russula nigricans (Bull.) Fr. 1838

PosizioNe sistematica: ordine Russulales, famiglia Russulaceae

Cappello: 5-18 cm, carnoso, inizialmente e per lungo tempo convesso con il centro depresso-ombelicato, poi da piano-depresso a imbutiforme, con il margine rivolto verso il basso, spesso sinuoso-lobato nell’adulto; asciutto, glabro, vellutato-feltrato, spesso screpolato, inizialmente di colore bianco verso il margine e sporco di bruno al centro, poi con la crescita sempre più bruno-nerastro fno a diventare completamente nero in vecchiaia. Lamelle: annesse-adnate al gambo, piuttosto rade, abbastanza spesse, fragili, bianco-crema, crema-ocra pallido, arrossanti al tocco, poi lentamente annerenti. Gambo: 3-8 × 1,5-3,5 cm, molto tozzo, cilindri-

co, talvolta un po’ attenuato alla base; glabro, vellutato, rugoso, bianco nel giovane, si sporca di rosso al tocco, poi imbrunente, infne nerastro. Carne: cospicua, cassante, di consistenza gessosa, non fbrosa, molto soda, biancastra, al taglio dapprima virante al rosa-rosso, poi annerente; odore da subnullo a fungino, sapore quasi mite. Spore: bianche in massa, ovoidali-subsferiche, verrucose, subreticolate, 7-9 × 6-7 µm, amiloidi. Habitat: cresce gregaria in numerosi esemplari nei boschi, sia di latifoglie sia di conifere, spesso invadente, in estate-autunno. Molto comune e diffusa. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: la carne virante alla frattura dapprima al rosso per poi annerire, quasi mite, e le lamelle notevolmente spaziate sono i principali caratteri che consentono di riconoscere facilmente Russula nigricans dalle specie simili a carne dura e annerente. Russula albonigra ha la carne che annerisce direttamente (tranne la rara forma pseudonigricans), lamelle più ftte e bianche che ben contrastano con il gambo e il cappello nerastri, bruno-neri fuliginosi.

Parte iconografca e descrittiva

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Russula ochroleuca (Pers.) Fr. 1838

siNoNimo: Russula citrina Gillet 1874 PosizioNe sistematica: ordine Russulales, famiglia Russulaceae

Cappello: 4-10 cm, carnoso, inizialmente emisferico-convesso, poi piano-convesso, con il centro depresso, con il margine da regolare a sinuoso-lobato nell’adulto; un po’ viscido con il tempo umido, glabro, brillante, da liscio a fnemente rugoso, di colore giallo, giallo-ocra, spesso un po’ ocra-brunastro al centro, talvolta soffuso di olivastro. Lamelle: annesse al gambo, non tanto ftte, senza lamellule, fragili, biancastre, bianco-crema. Gambo: 4-8 × 1-2,5 cm, da cilindrico a claviforme, attenuato all’apice, spesso con la base attenuata; glabro, rugoso, di colore bianco, macchiato di giallo-ocra-brunastro alla base,

con tendenza a ingrigire nell’adulto soprattutto se imbevuto d’acqua. Carne: abbastanza spessa, cassante, di consistenza gessosa, non fbrosa, bianca, un po’ sporca di ocra-grigiognolo se imbevuta d’acqua; odore irrilevante, sapore da leggermente acre a mite. Spore: bianco-crema in massa, ovoidali-subsferiche, verrucose-aculeate, subreticolate, 7,5-9 × 6,5-8 µm, amiloidi. Habitat: cresce gregaria nei boschi, sia di latifoglie sia di conifere, prediligendo i boschi misti di abete rosso con larice e faggio, in estate-autunno. Comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: questa specie si riconosce principalmente per il colore giallo, giallo-ocra del cappello, per le lamelle biancastre e per il gambo bianco macchiato di giallo-brunastro alla base e con tendenza a ingrigire nell’adulto con il tempo umido. Esemplari particolarmente colorati di bruno-ocra potrebbero essere confusi con esemplari piuttosto chiari di Russula mustelina, ma quest’ultima ha carne più soda, più pesante, sapore dolce di nocciola e gambo non ingrigente.

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Guida completa al riconoscimento dei FUNGHI

Russula parazurea Jul. Schäff. 1931

PosizioNe sistematica: ordine Russulales, famiglia Russulaceae

Cappello: 4-10 cm, carnoso, inizialmente convesso con il disco un po’ depresso, poi piano-convesso con il centro sempre più depresso, fno a imbutiforme, spesso gibboso, con il margine striato-solcato, scanalato-tubercolato, sinuoso; asciutto, vellutato, opaco, un po’ lucido con il tempo umido, fnemente pruinoso di bianco nel giovane, di colore grigio-azzurroviolaceo, grigio-verde-bruno, grigio-azzurro-nerastro, con toni bruno-ocra rugginosi al centro. Lamelle: adnate-decorrenti sul gambo, fragili, non tanto ftte, senza o con rare lamellule, bianche, poi crema chiaro. Gambo: 3-6 × 1-2 cm, più o meno cilindri-

co, un po’ attenuato alla base; glabro, rugosogibboso, di colore bianco, spesso maculato di giallo-brunastro alla base nei carpofori vecchi. Carne: abbastanza spessa, cassante, di consistenza gessosa, non fbrosa, bianca; odore subnullo, sapore mite. Spore: bianco-crema in massa, subsferiche-ellissoidali, verrucose, un po’ reticolate, 6-8 × 5-6,5 µm, amiloidi. Habitat: cresce gregaria nei boschi, sia di latifoglie sia di conifere, più frequente nei parchi e nei giardini di città, in estate-autunno. Molto comune. Commestibilitˆ: commestibile.

Note: Russula parazurea, specie molto comune e diffusa, facile da rinvenire nei parchi e giardini di città, si fa riconoscere per il cappello di colore grigio-azzurro-violaceo caratteristicamente vellutato, fnemente pruinoso di bianco nel giovane, con carne mite e spore bianco-crema. Russula grisea è simile ma si differenzia per il cappello liscio macchiato di ocra-rugginoso nei punti rosicchiati, per la carne virante al rosa-arancio vivace con il solfato ferroso e per le spore verrucose-aculeate, non reticolate.

Parte iconografca e descrittiva

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Russula pectinatoides Peck 1907

siNoNimo: Russula pectinata subsp. pectinatoides (Peck) Bohus & Babos 1960 PosizioNe sistematica: ordine Russulales, famiglia Russulaceae

Cappello: 3-7 cm, poco carnoso, dapprima convesso, poi piano-convesso, appianato con il centro depresso, con il margine notevolmente scanalato-solcato, pettinato-tubercolato, talora lacerato; viscido se umido, brillante, glabro, di colore bruno-ocra, grigio-bruno, giallo-ocra sporco, color senape, più scuro al centro, talora macchiato di rosso ruggine. Lamelle: annesse-adnate al gambo, ftte, senza o con rare lamellule, fragili, biancastre, poi crema. Gambo: 3-5 × 0,8-1,5 cm, cilindrico, spesso con la base attenuata; cavernoso nell’adulto, glabro, rugoso, bianco, anche sporco di cre-

ma-ocra, macchiato di ocra-arancio rugginoso alla base. Carne: poco spessa, cassante, di consistenza gessosa, non fbrosa, fragile, bianca, spesso con macchie rugginose; odore particolare, sgradevole, subfruttato con componente che richiama quello di Russula foetens, sapore mite. Spore: crema in massa, ovoidali-subsferiche, verrucose-aculeate, 7-8,5 × 5,5-6,5 µm, amiloidi. Habitat: cresce subsolitaria o gregaria in pochi esemplari nei boschi, sia di latifoglie sia di conifere, nei parchi e giardini di città, in estate e in autunno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: tra le specie con il cappello scanalato-tubercolato, di colore grigio-bruno, giallo-ocra-grigiognolo, Russula pectinatoides si riconosce principalmente per il sapore mite, non acre, l’odore subfruttato sgradevole e per la base del gambo che tende a macchiarsi di rosso-arancio rugginoso. Russula insignis (= R. livescens) ha odore di pelargonio, di foglie di geranio, e residui di velo giallo alla base del gambo. Russula amoenolens ha odore di Russula amoena.

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Russula persicina Krombh. 1845

siNoNimo: Russula rubicunda Quél. 1895 PosizioNe sistematica: ordine Russulales, famiglia Russulaceae

Cappello: 3-10 cm, carnoso, inizialmente emisferico-convesso, poi piano-convesso, piano, con il centro leggermente depresso, con il margine da regolare a sinuoso; un po’ viscido con il tempo umido, glabro, da liscio a fnemente rugoso, di colore rosso, rosa-rosso, macchiato di giallo-crema, crema-biancastro soprattutto al centro. Lamelle: annesse-adnate al gambo, non tanto ftte, fragili, biancastre, bianco-crema. Gambo: 3-7 × 1-2,5 cm, cilindrico, con la base da regolare ad attenuata; fnemente pruinoso, un po’ rugoso, di colore bianco,

soffuso di rosa-rosso, più intensamente nella zona centrale. Carne: abbastanza spessa, cassante, di consistenza gessosa, non fbrosa, biancastra; odore da subnullo a leggermente fruttato, sapore acre. Spore: crema in massa, ovoidali-subsferiche, verrucose-aculeate, 6,5-8,5 × 5,5-7,5 µm, amiloidi. Habitat: cresce gregaria nei boschi di latifoglie, prediligendo i caldi querceti, in estate-autunno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: tra le specie a sapore acre, Russula persicina si riconosce principalmente per il cappello di colore rosa-rosso macchiato di crema-giallognolo, il gambo bianco e più o meno sfumato di rosa-rosso, le spore crema in massa e per la crescita nei boschi di latifoglie, soprattutto nei caldi querceti mediterranei. Molto simile è Russula sanguinea (= R. sanguinaria), che cresce nei boschi di conifere, generalmente presso pini e larici, ha lamelle adnate-decorrenti e il gambo più colorato di rosa-rosso.

Parte iconografca e descrittiva

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Russula sardonia Fr. 1838

siNoNimo: Russula drimeia Cooke 1881 PosizioNe sistematica: ordine Russulales, famiglia Russulaceae

Cappello: 4-10 cm, carnoso, dapprima emisferico-convesso, poi piano-convesso, spesso con il centro un po’ umbonato, con il margine brevemente striato-solcato soltanto nell’adulto; un po’ viscido con il tempo umido, glabro, vellutato, di colore viola, porporaviola, viola-bruno-nerastro, spesso macchiato di crema-oliva, ocra-olivastro. Lamelle: annesse-adnate al gambo, poco ftte, con rare lamellule, fragili, tipicamente di colore giallo citrino, giallo-crema fn dall’inizio, spesso con il flo lacrimante goccioline acquose. Gambo: 4-8 × 1-2,5 cm, cilindrico, con la base un po’ attenuata; fnemente pruinoso, rugoso,

di colore violaceo, porpora-viola, impolverato di bianco, biancastro all’apice e alla base. Carne: abbastanza spessa, cassante, di consistenza gessosa, non fbrosa, bianco-giallognola, virante al rosa-rosso con ammoniaca; odore leggermente fruttato, sapore acre. Spore: crema in massa, ovoidali-subsferiche, verrucose, crestate-subreticolate, 7-9 × 6-7 µm, amiloidi. Habitat: cresce gregaria, spesso in numerosi esemplari, esclusivamente nelle pinete, prediligendo il pino silvestre, in estate-autunno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: le lamelle tipicamente di colore giallo citrino già nei giovani carpofori e la reazione al rosa-rosso della carne a contatto con ammoniaca consentono di distinguere facilmente Russula sardonia dalle specie simili a carne acre. Russula torulosa cresce anch’essa nelle pinete perlopiù dei litorali ma è più robusta e più soda. Russula queletii predilige crescere nei boschi di abete ed è più fragile. Entrambe con lamelle biancastre nel giovane, non citrine.

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Russula vesca Fr. 1836

siNoNimo: Russula mitis Rea 1922 PosizioNe sistematica: ordine Russulales, famiglia Russulaceae

Cappello: 4-12 cm, carnoso, inizialmente subgloboso, poi convesso, piano-convesso con il centro depresso, un po’ sinuoso, con il margine spesso ondulato e con cuticola un po’ ritirata; asciutto, vellutato, di colore rosa-lilla carnicino, rosa-porpora, bruno-porpora, color fragola, anche sfumato di bianco, bianco-crema. Lamelle: adnate al gambo, biforcate, fragili, ftte, senza o con rare lamellule, biancastre, spesso macchiate di giallo-ocra rugginoso nell’adulto. Gambo: 3-8 × 1-2 cm, cilindrico, spesso attenuato alla base; glabro, fnemente rugoso,

di colore bianco, maculato di giallo-ocra alla base nell’adulto. Carne: abbastanza spessa, soda, cassante, di consistenza gessosa, non fbrosa, bianca, tendente a macchiarsi di bruno, vira al rosa-arancio vivace con il solfato ferroso; odore nullo, sapore mite. Spore: bianche in massa, subsferiche-ellissoidali, verrucose, 6-8 × 5-6 µm, amiloidi. Habitat: cresce gregaria nei boschi, sia di conifere sia di latifoglie, dalla tarda primavera all’autunno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: commestibile, eccellente. Può essere consumato anche crudo in insalata.

Note: Russula vesca, in fatto di commestibilità, secondo noi, è indubbiamente la migliore Russula in assoluto, tanto da concorrere egregiamente con i migliori porcini. Essa si fa riconoscere per il cappello di colore rosa-lilla carnicino, rosa-bruno-porpora, spesso macchiato di bianco-crema, simile al colore delle fragole o delle pesche, le lamelle bianche e per la carne a sapore dolce che vira al rosa-arancio vivace con il solfato ferroso.

Parte iconografca e descrittiva

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Russula violeipes Quél. 1898

siNoNimo: Russula amoena var. violeipes (Quél.) Singer 1932 PosizioNe sistematica: ordine Russulales, famiglia Russulaceae

Cappello: 4-8 cm, carnoso, inizialmente subgloboso, emisferico-convesso, poi piano-convesso, infne appianato con il centro depresso-ombelicato, imbutiforme, con il margine regolare o fnemente striato-solcato nell’adulto; asciutto, vellutato, opaco, fnemente pruinoso, di colore giallo-verde olivastro, giallo-violaceo, giallo citrino, spesso macchiato di ocra-olivastro. Lamelle: annesse-adnate al gambo, ftte, con poche lamellule, fragili, bianche, bianco-crema. Gambo: 4-8 × 1-2 cm, cilindrico, spesso dilatato all’apice, attenuato alla base, talora incurvato; fnemente pruinoso, vellutato, da liscio a

leggermente rugoso, di colore viola, viola-lilla, bianco all’apice, talvolta completamente bianco o solo leggermente soffuso di viola-lilla. Carne: abbastanza spessa, cassante, di consistenza gessosa, non fbrosa, soda, bianca; odore di larva di cossus, di crostacei cotti, di pesce, simile a quello di Russula amoena, sapore dolce. Spore: crema in massa, subsferiche, verrucose, crestate-reticolate, 6,5-9 × 6-8 µm, amiloidi. Habitat: cresce gregaria in pochi esemplari nei boschi di latifoglie, raramente presso conifere, nei parchi, in estate e in autunno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: l’odore di larva di cossus, di crostacei cotti, richiamante quello di Russula amoena o del più comune Lactarius volemus, è il primo carattere rilevante che, associato al colore giallo-verde-violaceo di cappello e gambo, consente di riconoscere Russula violeipes senza troppe diffcoltà. R. amoena e Russula amoenicolor hanno il cappello e il gambo più intensamente colorati di porpora-viola.

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Russula virescens (Schaeff.) Fr. 1836

PosizioNe sistematica: ordine Russulales, famiglia Russulaceae

Cappello: 4-12 cm, piuttosto carnoso, dapprima subgloboso, trapezoidale, poi convesso, piano-convesso con centro depresso, infne depresso-imbutiforme, con il margine talvolta sinuoso-lobato; asciutto, opaco, vellutato, notevolmente screpolato-areolato, di colore verdastro, verde smeraldo, verdeoliva, verde-bruno, macchiato di crema-ocra rugginoso, pallido al margine. Lamelle: annesse al gambo, ftte, con poche lamellule, fragili, biancastre, bianco-crema con rifessi carnicini, macchiate di bruno-ocra nell’adulto. Gambo: 3-8 × 1,5-3,5 cm, cilindrico, spesso at-

tenuato alla base; glabro, da liscio a rugoso-solcato, di colore bianco, macchiato di ocra-brunastro alla base, specialmente nell’adulto. Carne: cospicua, cassante, di consistenza gessosa, non fbrosa, notevolmente soda, bianca, con tendenza a macchiarsi di ocra-brunastro; odore da subnullo a leggermente fruttato, sapore dolce, di nocciola. Spore: bianche in massa, ellissoidali-ovoidali, verrucose, subreticolate, 7-9 × 5-6,5 µm, amiloidi. Habitat: cresce gregaria nei boschi caldi di latifoglie, prediligendo i castagneti, in estate fno all’inizio autunno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: commestibile, ottimo.

Note: Russula virescens, alquanto ricercata per il suo ottimo sapore, si riconosce principalmente per il cappello verdastro, verde-ocra, tipicamente screpolato-areolato. La superfcie pileica screpolata-areolata è piuttosto rara nel genere Russula. Altra specie piuttosto soda con il cappello screpolato-areolato, di colore più sul verde bronzo, bruno olivastro, è Russula cyanoxantha var. cutefracta (= R. cutefracta), distinta principalmente per le lamelle lardacee, cedevoli al tocco.

Parte iconografca e descrittiva

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Porphyrellus porphyrosporus (Fr. & Hök) E.-J. Gilbert 1931

siNoNimo: Porphyrellus pseudoscaber Secr. ex Singer 1945 PosizioNe sistematica: ordine Boletales, famiglia Strobilomycetaceae

Cappello: 5-14 cm, piuttosto carnoso, inizialmente e a lungo emisferico, poi convesso; asciutto, vellutato, un po’ rugoso-gibboso, bruno-nero olivastro, bruno-cioccolato fuligginoso. Tuboli: adnati-smarginati al gambo, lunghi, separabili dalla carne del cappello, concolori ai pori. Pori: bianco-grigi, poi bruno-grigio porporino, si macchiano di bruno scuro al tocco, abbastanza piccoli, quasi rotondi. Gambo: 5-14 × 1,5-3 cm, cilindrico, anche un po’ fusiforme o leggermente attenuato all’apice e dilatato verso il basso; concolore al cappello, bianco alla base, vellutato, fnemente pruinoso nel giovane, spesso ru-

goso-costolato all’apice, richiamante un po’ Lactarius lignyotus. Carne: cospicua, piuttosto fbrosa, tenace-coriacea nel gambo, bianca, virante lentamente al rosa sporco al taglio, talvolta anche al grigio-bluastro; odore poco gradevole, sapore acidulo. Spore: bruno-porpora in massa, fusiformi, lisce, 13-17 × 6-8 µm. Habitat: cresce gregario in pochi esemplari o solitario, nei boschi di montagna, di conifere o misti con faggio, tuttavia prediligendo l’abete rosso, in estate e in autunno. Non comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: boleto facile da riconoscere per il colore bruno-nerastro porporino di cappello, gambo e pori che ben contrastano con la carne bianca e piuttosto tenace. Porphyrellus porphyrosporus è attualmente considerato l’unico rappresentante del genere Porphyrellus.

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Boletinus cavipes (Opat.) Kalchbr. 1867

siNoNimo: Boletus cavipes Opat. 1836 PosizioNe sistematica: ordine Boletales, famiglia Boletaceae

Cappello: 5-12 (20) cm, carnoso, inizialmente conico-emisferico, poi piano-convesso, con umbone ottuso ben evidente, con il margine involuto, spesso appendicolato; asciutto, feltrato-squamoso, di colore bruno-giallo-fulvastro, bruno-rugginoso (giallo oro nella f. aureus), con squame villose bruno scuro su sfondo giallognolo, più irsute al centro. Tuboli: decorrenti sul gambo, corti, abbastanza aderenti alla carne del cappello, concolori ai pori. Pori: inizialmente giallo-citrini, poi giallo-oliva, molto ampi, angolosi e radialmente stirati. Gambo: 3-8 × 0,8-2 cm, cilindrico, oppure un po’ clavato, con la base da leggermente

dilatata ad attenuata, talvolta incurvato, sempre cavo; foccoso, foccoso-squamoso, concolore al cappello, con anello foccoso-lanoso, bianco. Carne: poco spessa, nel gambo praticamente costituente la corteccia, tenera, biancogiallognola; odore e sapore subnulli. Spore: giallo-oliva in massa, fusiformi, lisce, 8-12 × 3-4,5 µm. Habitat: cresce gregario esclusivamente presso larici, nei boschi di conifere o misti di montagna ma sempre in presenza di larici, in estate-autunno. Molto comune e diffuso. Commestibilitˆ: commestibile, buono.

Note: Boletinus cavipes si fa riconoscere facilmente per via del gambo sempre cavo, anche in carpofori giovani, munito di anello foccoso-lanoso, per i pori molto ampi e radialmente stirati, richiamanti un alveare. Di questa specie esiste la forma aureus, con cappello giallo oro, crescente spesso in compagnia del tipo.

Parte iconografca e descrittiva

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Boletus aereus Bull. 1789 : Fr.

PosizioNe sistematica: ordine Boletales, famiglia Boletaceae

Cappello: 6-20 cm, molto carnoso, inizialmente subsferico, emisferico, poi convesso, piano-convesso, guancialiforme; asciutto, opaco, vellutato, spesso rugoso-gibboso, di colore bruno scuro, bruno-nerastro, color bronzo, decolorato a zone di bruno-ocra, bruno-giallognolo. Tuboli: arrotondati al gambo, un po’ lunghi, separabili dalla carne del cappello, concolori ai pori. Pori: inizialmente bianchi, poi giallognoli, infne verde-oliva, molto piccoli, rotondi. Gambo: 5-15 × 2-5 cm, da ventricoso e robusto a cilindrico, cilindrico-clavato, spesso dilatato verso il basso e con la base attenua-

ta; di colore nocciola, bruno nocciola, con reticolo bruno a maglie allungate, ben evidente ed esteso. Carne: molto spessa, soda, molto compatta, dal peso specifco elevato, bianca immutabile; odore e sapore gradevoli. Spore: bruno-oliva in massa, fusiformi, lisce, 11-17 × 4-5,5 µm. Habitat: cresce solitario o gregario nei boschi assolati di latifoglie di zone mediterranee, più frequente nei boschi di quercia e di castagno, in estate-autunno. Molto comune. Commestibilitˆ: commestibile, eccellente. Può essere consumato anche crudo in insalata.

Note: Boletus aereus cresce generalmente nei boschi caldi di zone mediterranee e, tra le specie a carne bianca immutabile che gravitano attorno a Boletus edulis, si fa riconoscere per il cappello asciutto, vellutato e molto scuro, sul bruno-nerastro, caratteristicamente decolorato a zone di bruno-ocra, bruno-giallognolo, richiamante il colore del bronzo. B. edulis è più frequente nel Settentrione e ha il cappello viscido se umido, più pallido, in genere sul bruno-nocciola, il gambo biancastro o nocciola pallido e con reticolo bianco.

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Boletus aestivalis (Paulet) Fr. 1838

siNoNimo: Boletus reticulatus Schaeff. 1774 PosizioNe sistematica: ordine Boletales, famiglia Boletaceae

Cappello: 6-20 cm, molto carnoso, inizialmente emisferico, poi convesso, piano-convesso; asciutto, opaco, fnemente vellutato-feltrato, spesso screpolato al centro con il tempo secco, cedevole alla pressione con le dita, di colore brunastro, bruno-castano, bruno-nocciola. Tuboli: arrotondati al gambo, lunghi, separabili dalla carne del cappello, concolori ai pori. Pori: inizialmente bianchi, poi giallognoli, infne verde-oliva, molto piccoli, rotondi. Gambo: 5-20 × 2-6 cm, ventricoso e robusto nel giovane, poi cilindrico, cilindrico-clavato, spesso dilatato verso il basso e con la base attenuata; di colore nocciola, bruno-nocciola fn

dall’inizio, con reticolo esteso e ben evidente, a piccole maglie brunastre già nel giovane. Carne: molto spessa, soda, cedevole nel cappello, bianca immutabile; odore e sapore gradevoli. Spore: bruno-oliva in massa, fusiformi, lisce, 11-16 × 4,5-5,5 µm. Habitat: cresce solitario o gregario nei boschi di latifoglie o misti, in genere di castagno, quercia, faggio, tra l’erba e le felci, dalla tarda primavera all’autunno. Molto comune e diffuso. Commestibilitˆ: commestibile, eccellente. Può essere consumato anche crudo in insalata.

Note: tra le quattro principali specie che costituiscono il gruppo dell’edulis, comunemente conosciute come porcini, Boletus aestivalis è il primo ad apparire: infatti, è possibile rinvenirlo già dal mese di maggio. Si riconosce principalmente per la carne bianca immutabile, il cappello asciutto bruno-nocciola e cedevole alla pressione con le dita (sulla superfcie pileica è come se rimanga impressa l’impronta digitale), per il gambo brunastro già nel giovane con reticolo molto esteso. Boletus edulis ha il cappello viscido se umido e gambo biancastro nel giovane.

Parte iconografca e descrittiva

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Boletus edulis Bull. 1782 : Fr.

siNoNimo: Boletus edulis f. arcticus Vassilkov 1966 PosizioNe sistematica: ordine Boletales, famiglia Boletaceae

Cappello: 6-20 cm, molto carnoso, inizialmente subsferico, poi convesso, piano-convesso, liscio, spesso rugoso-gibboso soprattutto nel giovane; viscido se umido, di colore brunastro, crema-nocciola, bruno-giallognolo, bruno-castano, bruno-fulvastro, più chiaro verso il margine. Tuboli: da subliberi ad arrotondati al gambo, abbastanza lunghi, separabili dalla carne del cappello, concolori ai pori. Pori: inizialmente bianchi, poi giallognoli, infne verde-oliva, molto piccoli, rotondi. Gambo: 5-15 × 2-8 cm, molto grosso e ventricoso nel giovane, cilindrico con la base dilatata nell’adulto; inizialmente bianco, di aspetto

gessoso, poi nocciola chiaro, con reticolo bianco o solo leggermente più scuro nell’adulto, a piccole maglie allungate e poco esteso. Carne: molto spessa, soda, bianca immutabile, spesso violacea appena sotto la cuticola; odore e sapore gradevoli. Spore: bruno-oliva in massa, fusiformi, lisce, 14-19 × 4,5-6,5 µm. Habitat: cresce solitario o gregario in genere nei boschi di conifere di montagna, prediligendo l’abete rosso, ma anche nei boschi misti o di latifoglie, in estate-autunno. Molto comune e diffuso in Settentrione, meno nel Meridione. Commestibilitˆ: commestibile, eccellente. Può essere consumato anche crudo in insalata.

Note: è il classico porcino, capofla dei boleti a carne bianca che non cambiano colore al taglio e che costituiscono il gruppo dell’edulis; essi sono: Boletus edulis, Boletus aestivalis, Boletus aereus e Boletus pinophilus. Tra queste specie, B. edulis si riconosce per il cappello viscido se inumidito, in genere sul bruno-nocciola, per il gambo biancastro o nocciola pallido e con reticolo bianco.

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Boletus erythropus Pers. 1796 : Fr.

PosizioNe sistematica: ordine Boletales, famiglia Boletaceae

Cappello: 5-20 cm, molto carnoso, inizialmente emisferico, poi convesso, guancialiforme, con il margine acuto; asciutto, opaco, vellutato, spesso gibboso, di colore bruno scuro, bruno-bistro, bruno fuligginoso, talora soffuso di bruno-ocra al margine, virante al blu per manipolazione. Tuboli: arrotondati al gambo, lunghi, separabili dalla carne del cappello, inizialmente giallognoli, poi olivastri, viranti come i pori. Pori: di colore rosso-arancio, rosso-porpora, viranti al blu intenso al tocco, piccoli, rotondi. Gambo: 5-15 × 2-5 cm, molto robusto nel giovane, da cilindrico con la base più o meno dilatata a ventricoso-fusiforme con la base attenuata;

intensamente punteggiato di rosso-porpora su sfondo di colore giallognolo, brunastro verso la base, giallo intenso all’apice, senza reticolo. Carne: molto spessa, soda, di colore giallo, spesso rosso-porpora alla base del gambo, subito virante al blu intenso al taglio; odore e sapore gradevoli. Spore: bruno-oliva in massa, fusiformi, lisce, 10-16 × 4-5,5 µm. Habitat: cresce solitario o gregario nei boschi, sia di latifoglie sia di conifere, più frequente in montagna, dalla tarda primavera all’autunno. Abbastanza comune, ma non ovunque diffuso. Commestibilità: commestibile, ottimo. Da sbollentare per alcuni minuti, altrimenti tossico.

Note: tra i boleti a pori rossi, quasi tutti più o meno viranti al blu al taglio o per manipolazione, Boletus erythropus si riconosce per il cappello bruno scuro, vellutato, e per il gambo punteggiato di rosso-porpora, privo di reticolo. Boletus queletii ha di solito il cappello più chiaro, il gambo da quasi liscio a fnemente punteggiato, di colore rosso-porpora barbabietola dalla metà in giù così come anche nella carne.

Parte iconografca e descrittiva

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Boletus luridus Schaeff. 1774 : Fr.

PosizioNe sistematica: ordine Boletales, famiglia Boletaceae

Cappello: 8-20 cm, carnoso, emisferico-convesso, piano-convesso, spesso sinuoso; asciutto, opaco, fnemente vellutato-feltrato, granuloso, poi glabro, di colore bruno-ocra olivastro, giallo-ocra, bruno-fulvastro, virante al blu per manipolazione. Tuboli: da arrotondati ad adnati al gambo, abbastanza lunghi, separabili dalla carne del cappello, inizialmente giallognoli, poi olivastri, viranti come i pori. Pori: rosso-arancio, viranti al blu intenso al minimo tocco, molto piccoli, rotondi. Gambo: 5-15 × 1,5-4 cm, robusto nel giovane, poi cilindrico, cilindrico-clavato con la base dilatata; di colore giallognolo verso l’apice, bru-

no-arancione verso il basso, talvolta soffuso di violetto, virante al blu al tocco, con reticolo bruno-rossastro a grosse maglie allungate. Carne: cospicua, soda, gialla, rosso-porpora alla base del gambo, di solito rosso-arancio sotto i tuboli, virante al blu scuro al taglio; odore e sapore gradevoli. Spore: bruno-oliva in massa, fusiformi, lisce, 11-15 × 5-7 µm. Habitat: cresce solitario o gregario in pochi esemplari nei boschi di latifoglie e di conifere, in estate e in autunno. Abbastanza comune e diffuso. Commestibilitˆ: commestibile; da sbollentare per alcuni minuti, altrimenti tossico.

Note: tra i boleti a pori rossi, Boletus luridus si riconosce per il cappello bruno-ocra olivastro, vellutato, virante al bluastro al tocco, il reticolo sul gambo a grosse maglie allungate, per la carne intensamente virante al blu e caratteristicamente colorata di rosso sulla superfcie a contatto con i tuboli. Boletus queletii è molto simile, ma si distingue per il gambo senza reticolo, da liscio a fnemente punteggiato, di colore rosso-porpora barbabietola dalla metà in giù.

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Boletus pinophilus Pil‡t & Dermek 1973

siNoNimo: Boletus pinicola (Vittad.) A. Venturi 1863 (non Sw. : Fr. = Fomitopsis pinicola) PosizioNe sistematica: ordine Boletales, famiglia Boletaceae

Cappello: 8-25 cm, molto carnoso, inizialmente subsferico, poi convesso, piano-convesso; vellutato nel giovane, poi liscio, spesso pruinoso, con sopra una pruina biancastra più evidente nel giovane e verso il margine, di colore bruno-rossastro, bruno-vinoso. Tuboli: arrotondati al gambo, lunghi, separabili dalla carne del cappello, concolori ai pori. Pori: inizialmente bianchi, poi giallognoli, infne verde-oliva, molto piccoli, rotondi. Gambo: 5-15 × 3-10 cm, molto grosso e ventricoso nel giovane, cilindrico-clavato con la base dilatata nell’adulto; di colore bianco-o-

craceo nel giovane poi bruno-rossastro, con reticolo brunastro, bruno-rossastro, a piccole maglie. Carne: molto spessa, soda, bianca immutabile, spesso violacea appena sotto la cuticola; odore e sapore gradevoli. Spore: bruno-oliva in massa, fusiformi, lisce, 12-17 × 4-5,5 µm. Habitat: cresce solitario o gregario nei boschi di latifoglie e di conifere, in genere tra mirtilli ed erica, in estate e in autunno. Molto comune e diffuso. Commestibilitˆ: commestibile, eccellente. Può essere consumato anche crudo in insalata.

Note: Boletus pinophilus, tra le specie che compongono il gruppo dell’edulis, si riconosce principalmente per il cappello bruno-rossastro, rosso-porpora, viscido se inumidito, nel giovane fnemente impolverato da una sottile pruina bianca più abbondante verso il margine, per la carne appena sotto la cuticola spesso violacea e per il gambo bruno-rossastro con reticolo concolore a piccole maglie.

Parte iconografca e descrittiva

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Leccinum aurantiacum (Bull.) Gray 1821

siNoNimo: Boletus aurantiacus Bull. 1791 PosizioNe sistematica: ordine Boletales, famiglia Boletaceae

Cappello: 5-18 cm, carnoso, inizialmente subsferico, glandiforme, poi convesso, guancialiforme, con il margine eccedente, notevolmente appendicolato; asciutto, fnemente vellutato, talora un po’ rugoso, di colore arancio-rosso, bruno-arancio, bruno-fulvastro, rosso mattone. Tuboli: arrotondati al gambo, molto lunghi, separabili dalla carne del cappello, concolori ai pori. Pori: di colore bianco-crema nel giovane, poi crema-grigio, grigio-bruni, molto piccoli, rotondi. Gambo: 8-20 × 1,5-3,5 cm, slanciato, più o meno cilindrico, attenuato all’apice, con la

base dilatata, spesso attenuata; squamoso, di colore di fondo bianco sporco, ricoperto da squame irsute brunastre, bruno-rossastre, bruno-nerastre nel vecchio. Carne: cospicua, molliccia nel cappello, tenace nel gambo, bianca, virante al rosa-lilla al taglio; odore gradevole, sapore mite, dolciastro. Spore: bruno-tabacco olivastre in massa, fusiformi, lisce, 12-20 × 4,5-5,5 µm. Habitat: cresce gregario sotto varie latifoglie (quercia, betulla, pioppo), in estate-autunno. Molto comune. Commestibilitˆ: commestibile, buono.

Note: Leccinum aurantiacum (= L. quercinum, L. populinum) si fa riconoscere per il cappello arancio-rosso, bruno-arancio, per la superfcie poroide di colore bianco-crema nel giovane, poi crema-grigio, e per il gambo con squame irsute brunastre, bruno-rossastre, bruno-nerastre nel vecchio. Molto simili sono: Leccinum vulpinum (= L. piceinum) e Leccinum albostipitatum, il primo distinto per la crescita nei boschi di conifere, in genere sotto l’abete rosso, e il secondo per il gambo con squame biancastre e per la crescita sotto il pioppo tremulo.

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Leccinum scabrum (Bull. : Fr.) Gray 1821

siNoNimo: Boletus scaber Bull. 1783 : Fr. PosizioNe sistematica: ordine Boletales, famiglia Boletaceae

Cappello: 5-12 cm, carnoso, inizialmente emisferico, poi convesso; asciutto, fnemente vellutato-feltrato, glabro nell’adulto, di colore bruno-nocciola, bruno-grigiastro, bruno-ocra uniforme. Tuboli: arrotondati al gambo, molto lunghi, separabili dalla carne del cappello, bianchi nel giovane, poi grigiastri. Pori: biancastri, bianco-crema, piccoli, rotondi. Gambo: 8-20 × 1-3 cm, molto slanciato, cilindrico-clavato, claviforme, attenuato all’apice e progressivamente dilatato verso la

base, spesso incurvato; squamoso, di colore bianco-grigiastro, ricoperto da squame irsute brunastre, bruno-grigie, bruno-nerastre. Carne: cospicua, molliccia nel cappello, molto tenace nel gambo, bianca immutabile, può diventare lentamente di un bianco-grigio sporco; odore e sapore gradevoli, dolciastri. Spore: bruno-tabacco olivastre in massa, fusiformi, lisce, 14-18 × 4,5-6 µm. Habitat: cresce gregario nei boschi umidi di montagna in associazione con betulle, in estate e in autunno. Molto comune. Commestibilitˆ: commestibile, buono.

Note: le specie del genere Leccinum hanno il gambo slanciato e ricoperto da squame irsute e in genere carne virante al viola-lilla, rosa-viola o al nerastro. Leccinum scabrum, tra le specie simili per colorazione, si riconosce soprattutto per la carne bianca immutabile. Leccinum scabrum var. melaneum (= L. melaneum) è notevolmente più scuro, bruno-nerastro sia nel cappello sia nelle squame sul gambo.

Parte iconografca e descrittiva

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Suillus bovinus (L. : Fr.) Roussel 1898

siNoNimo: Boletus bovinus L. 1753 : Fr. PosizioNe sistematica: ordine Boletales, famiglia Boletaceae

Cappello: 3-10 cm, carnoso, inizialmente emisferico-convesso, poi piano-convesso, con il margine un po’ involuto; viscido, liscio e brillante, con cuticola completamente asportabile, di colore bruno-ocra, bruno-giallognolo, bruno-fulvastro. Tuboli: adnati-decorrenti al gambo, non tanto lunghi, separabili dalla carne del cappello, concolori ai pori. Pori: giallo-bruni, bruno-oliva, grandi, angolosi e stirati radialmente, come in Boletinus cavipes. Gambo: 4-10 × 1-2 cm, cilindrico, spesso incurvato; di colore bruno-giallognolo, bru-

no-ocra, giallo-ocra, bianco-rosa alla base per resti di micelio, glabro, senza anello e senza punteggiature. Carne: abbastanza spessa, un po’ molliccia nel cappello, biancastra, ocracea; inodore, sapore mite, un po’ acidulo. Spore: bruno-oliva in massa, ellissoidali-fusiformi, lisce, 7-11 × 3-4,5 µm. Habitat: cresce gregario in numerosi esemplari, spesso anche subcespitoso, nelle pinete di montagna, sempre sotto pini a due aghi, in estate e in autunno. Molto comune e diffuso. Commestibilitˆ: commestibile.

Note: Suillus bovinus cresce solo sotto pini a due aghi e si riconosce per il gambo glabro, senza anello e senza punteggiature, con alla base residui rosa di micelio e per i grandi pori bruno-oliva, angolosi e stirati radialmente. Suillus variegatus è molto simile, ma si distingue per il cappello con cuticola in pratica asciutta e feltrata, feltrata-squamosa, i pori più piccoli e non così stirati e per la carne con odore di cloro principalmente localizzato alla base del gambo.

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Suillus grevillei (Klotzsch) Singer 1945

siNoNimo: Suillus elegans (Schumach.) Snell 1944 ss. auct. PosizioNe sistematica: ordine Boletales, famiglia Boletaceae

Cappello: 4-10 cm, carnoso, inizialmente emisferico, emisferico-campanulato, poi convesso, piano-convesso, con il margine spesso appendicolato da residui di velo; viscido, glutinoso, liscio e brillante, con cuticola totalmente asportabile, di colore giallo, giallo-arancio fulvastro. Tuboli: adnati al gambo, abbastanza lunghi, separabili dalla carne del cappello, concolori ai pori. Pori: inizialmente gialli, giallo-oro, leggermente viranti al bruno-grigiastro rugginoso al tocco, poi giallo-oliva, piccoli, rotondi, arrotondati-angolosi nel carpoforo molto maturo.

Gambo: 4-10 × 1-2 cm, cilindrico, cilindrico-clavato; di colore giallo-arancio, giallo all’apice, bruno-arancio verso il basso, con anello membranoso-foccoso biancastro. Carne: cospicua, molliccia nel cappello, giallognola; odore e sapore gradevoli. Spore: giallo-bruno olivastre in massa, fusiformi, lisce, 8-11 × 3-4,5 µm. Habitat: cresce gregario e abbondante esclusivamente presso larici, nei boschi di conifere o misti di montagna ma sempre presso larici, in estate e in autunno. Molto comune e diffuso. Commestibilitˆ: commestibile, buono.

Note: i Suillus hanno il cappello viscido-glutinoso e crescono solo presso pini o larici. Alcuni sono simbionti specifci dei pini, altri esclusivi dei larici. Questi ultimi sono tutti provvisti di anello, persistente o più o meno fugace. Suillus grevillei appartiene al gruppo di specie simbionti del larice e si riconosce, oltre che per il gambo con anello, per il colore giallo-arancio del cappello e per i pori gialli. Altra specie comune crescente presso i larici è Suillus viscidus (= S. laricinus) distinto per i pori grigiastri, grigio-bruni, e per il cappello bianco-grigio-ocra olivastro.

Parte iconografca e descrittiva

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Suillus luteus (L. : Fr.) Roussel 1796

siNoNimo: Boletus luteus L. 1753 : Fr. PosizioNe sistematica: ordine Boletales, famiglia Boletaceae

Cappello: 4-12 cm, carnoso, inizialmente emisferico, emisferico-convesso, poi convesso, piano-convesso, con largo e basso umbone, con il margine spesso appendicolato per residui di velo; viscido, glutinoso con il tempo umido, liscio e brillante, con cuticola completamente asportabile, di colore brunastro, bruno-cioccolato, bruno-giallognolo, bruno-violaceo. Tuboli: adnati al gambo, lunghi, separabili dalla carne del cappello, concolori ai pori. Pori: inizialmente giallognoli, poi giallo-oliva, un po’ imbrunenti, piccoli, rotondi. Gambo: 4-8 × 1-2,5 cm, cilindrico, spesso con la base attenuata; di colore biancastro,

bianco-giallognolo, punteggiato di brunovioletto, anche all’apice, con anello membranoso molto ampio, bianco, soffuso di brunovioletto sulla faccia inferiore. Carne: cospicua, molliccia nel cappello, biancastra, bianco-giallognola, soffusa di violetto appena sotto la cuticola; odore e sapore gradevoli. Spore: bruno-ocra in massa, fusiformi, lisce, 8-10 × 3-4,5 µm. Habitat: cresce gregario, talora subcespitoso, esclusivamente associato a pini, più frequente nei boschi di pini a due aghi, in estate-autunno. Molto comune e diffuso. Commestibilitˆ: commestibile, buono.

Note: Suillus luteus si fa riconoscere facilmente per il cappello brunastro, per il gambo munito di anello membranoso e per la crescita sotto pini. Esso è l’unico Suillus con cappello bruno munito di anello che cresce associato a pini; tutte le altre specie simili per colorazione pileica e con anello crescono associate a larici.

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Suillus variegatus (Sw. : Fr.) Kuntze 1898

siNoNimo: Boletus variegatus Sw. : Fr. PosizioNe sistematica: ordine Boletales, famiglia Boletaceae

Cappello: 4-12 cm, carnoso, dapprima emisferico, emisferico-convesso, poi convesso, piano-convesso, con il margine involuto nel giovane; praticamente asciutto nell’adulto, un po’ viscido nel giovane con il tempo umido, fnemente feltrato, feltrato-squamoso, di colore bruno-ocra, bruno-giallo olivastro, bruno-arancio. Tuboli: adnati al gambo, abbastanza corti, separabili dalla carne del cappello, concolori ai pori. Pori: giallo-bruni olivastri, bruno-oliva, non tanto piccoli, un po’ angolosi. Gambo: 4-12 × 1-3 cm, cilindrico, cilindrico-clavato; liscio, vellutato, subconcolore al

cappello, giallo-ocra, bruno-ocra, bruno-rugginoso, senza anello. Carne: cospicua, molliccia nel cappello, bianco-giallognola nel cappello, bruno-arancio verso la base del gambo, leggermente virante all’azzurro al taglio; odore acidulo di cloro, sapore mite. Spore: bruno-oliva in massa, fusiformi, lisce, 8-11,5 × 3-4,5 µm. Habitat: cresce gregario esclusivamente associato a pini, più frequente nei boschi di pini a due aghi di montagna, in estate-autunno. Poco comune. Commestibilità: commestibile.

Note: Suillus variegatus è l’unica specie del genere Suillus ad avere il cappello praticamente asciutto, caratteristica che ne consente una facile determinazione. Altri caratteri aggiuntivi sono: il cappello bruno-ocra-olivastro, feltrato-squamoso, i pori bruno-oliva e l’odore simile al cloro, più concentrato alla base del gambo. Suillus bovinus è simile per colorazione, ma si distingue benissimo almeno per il cappello viscido e per i pori piuttosto ampi e angolosi-stirati.

Parte iconografca e descrittiva

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Suillus viscidus (L.) Roussel 1796

siNoNimo: Suillus laricinus (Berk.) Kuntze 1898 PosizioNe sistematica: ordine Boletales, famiglia Boletaceae

Cappello: 4-10 cm, carnoso, dapprima emisferico, emisferico-campanulato, poi convesso, piano-convesso, con il margine appendicolato da residui di velo; viscido, glutinoso con il tempo umido, talora un po’ rugoso-squamoso, con cuticola asportabile, di colore bianco-grigio, grigio-ocra olivastro, grigio-bruno chiaro, talora soffuso di porporino. Tuboli: adnati-decorrenti sul gambo, lunghi, separabili dalla carne del cappello, concolori ai pori. Pori: grigiastri, bianco-grigi, grigio-bruni, si macchiano di grigio-blu al tocco, grandi, angolosi. Gambo: 5-12 × 1-2 cm, cilindrico, spesso incur-

vato; granuloso-foccoso, di colore bianco-grigio, grigio-bruno olivastro, con anello foccoso biancastro, dissociato in zona anulare. Carne: abbastanza spessa, molliccia nel cappello, biancastra, bianco-grigia, spesso giallognola alla base del tambo, leggermente virante all’azzurro al taglio; odore fruttato, sapore mite. Spore: giallo-bruno olivastre in massa, fusiformi, lisce, 9,5-13 × 4,5-6 µm. Habitat: cresce gregario esclusivamente associato a larici, nei boschi di conifere o misti di montagna ma sempre presso larici, in estate-autunno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: commestibile.

Note: tra le specie congeneri, Suillus viscidus si riconosce per il cappello di colore bianco-grigio, grigi-bruno olivastro, i pori grigiastri, grigio-bruni, per il gambo con anello foccoso bianco e per la crescita presso larici. Suillus bresadolae, specie strettamente correlata, ha il cappello più bruno, bruno-giallognolo, e gambo con anello o residui di esso gialli. Suillus tridentinus ha i pori vivacemente colorati di arancione, giallo-arancio.

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Xerocomus armeniacus (Quél.) Quél. 1888

siNoNimo: Boletus armeniacus Quél. 1884 PosizioNe sistematica: ordine Boletales, famiglia Boletaceae

Cappello: 3-8 cm, carnoso, inizialmente emisferico-convesso, poi convesso, piano-convesso, con il margine involuto; asciutto, vellutato, vellutato-feltrato, fnemente screpolato nell’adulto con il tempo secco, di colore arancio albicocca, rosa salmone, rosa-arancio, giallo-ocra. Tuboli: adnati al gambo, un po’ lunghi, separabili dalla carne del cappello, concolori ai pori. Pori: giallognoli, giallo-verdi, olivastri, viranti al blu al tocco, non tanto ampi, angolosi. Gambo: 4-10 × 0,8-2,5 cm, cilindrico, leggermente ventricoso nel giovane, con la base attenuata e appuntita, subradicante, spesso incurvato; rosa-salmone, rosa-arancio al cen-

tro, giallognolo all’apice e alla base, fbrilloso-punteggiato, talvolta costolato. Carne: abbastanza spessa, soda, gialla, ocra-arancio verso la base del gambo, lentamente virante al blu verso l’apice del gambo al taglio; odore e sapore gradevoli. Spore: bruno-oliva in massa, fusiformi, lisce, 11-13 × 4,5-5,5 µm. Habitat: cresce solitario o gregario in pochi esemplari, talvolta alcuni uniti per la base del gambo, nei boschi di latifoglie o misti, prediligendo i boschi caldi di castagno e di quercia di zone mediterranee, in estate e in autunno. Poco comune. Commestibilitˆ: commestibile, buono.

Note: il cappello e il gambo rosa salmone, rosa-arancio albicocca e la carne ocra-arancio verso la base del gambo sono i principali caratteri che consentono di riconoscere questa specie nell’ambito del genere Xerocomus, genere costituito da “boleti” con il gambo generalmente sottile e con pori angolosi nel carpoforo maturo. Xerocomus rubellus è molto simile e si distingue soprattutto per delle punteggiature rugginose nella carne alla base del gambo.

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Xerocomus badius (Fr. : Fr.) Kühner ex E.-J. Gilbert 1931

siNoNimo: Boletus badius (Fr. : Fr.) Fr. 1832 PosizioNe sistematica: ordine Boletales, famiglia Boletaceae

Cappello: 4-15 cm, carnoso, inizialmente emisferico, emisferico-convesso, poi convesso, infne piano; vellutato nel giovane, poi liscio, viscido se umido, talvolta un po’ rugoso, di colore brunastro, bruno-baio, bruno-cioccolato, bruno-rossastro. Tuboli: arrotondati-adnati al gambo, abbastanza lunghi, separabili dalla carne del cappello, concolori ai pori. Pori: bianchi nel giovane, poi giallo-verde, viranti al blu al tocco, abbastanza ampi, angolosi. Gambo: 4-10 × 1-3,5 cm, robusto e obeso nel giovane, poi cilindrico, cilindrico-fusiforme, con la base attenuata; di colore bruna-

stro, bruno-nocciola, bruno-fulvastro, brunogiallognolo, più pallido all’apice, glabro, con fni fbrille più scure del colore di fondo. Carne: molto spessa, soda, biancastra, bruno-rossastra appena sotto la cuticola, lentamente virante al blu sopra i tuboli al taglio; odore e sapore gradevoli. Spore: bruno-oliva in massa, fusiformi, lisce, 11-15 × 4,5-6 µm. Habitat: cresce gregario, di solito in numerosi esemplari, nei boschi di conifere e di latifoglie, in genere di montagna, in estate e in autunno. Molto comune e diffuso. Commestibilitˆ: commestibile, ottimo.

Note: Xerocomus badius si riconosce principalmente per il cappello di colore bruno-baio, bruno-cioccolato, vellutato, viscido se umido, e per i pori biancastri nel giovane. Si tratta di specie intermedia tra i generi Boletus e Xerocomus. Al primo genere lo avvicina il gambo relativamente robusto, al secondo i pori grandi e angolosi nel carpoforo maturo.

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Xerocomus subtomentosus (L. : Fr.) Quél. 1888

siNoNimo: Boletus subtomentosus L. 1753 : Fr. PosizioNe sistematica: ordine Boletales, famiglia Boletaceae

Cappello: 4-10 cm, carnoso, inizialmente emisferico, emisferico-convesso, poi convesso, piano-convesso; asciutto, opaco, vellutato, di colore bruno-ocra olivastro, bruno-rossiccio con rifessi cangianti olivastri, bruno-giallognolo, sempre con toni olivastri. Tuboli: adnati al gambo, un po’ lunghi, separabili dalla carne del cappello, concolori ai pori. Pori: giallo vivace, giallo-oro, giallo-oliva nell’adulto, un po’ grandi, angolosi. Gambo: 4-10 × 1-2 cm, cilindrico, di solito dilatato all’apice e gradualmente attenuato verso la base, spesso incurvato; di colore gial-

lognolo, giallo-ocra, fbrilloso, fbrilloso-punteggiato, talvolta con leggere costolature. Carne: cospicua, abbastanza soda, giallognola, ocra-arancio alla base del gambo, lentamente virante al blu al taglio, talvolta non virante; odore e sapore gradevoli. Spore: bruno-oliva in massa, fusiformi, lisce, 11-14 × 4,5-5,5 µm. Habitat: cresce gregario in pochi esemplari nei boschi a quote relativamente basse, prediligendo i castagneti e i querceti di zone mediterranee, in estate e in autunno. Piuttosto comune. Commestibilitˆ: commestibile, buono.

Note: Xerocomus subtomentosus si riconosce principalmente per il cappello vellutato, in genere bruno-oliva, per i pori di un bel giallo vivace nei giovani esemplari e per la carne giallognola. Xerocomus ferruggineus cresce nei boschi di conifere di montagna, ha la carne biancastra e il gambo costolato-reticolato, soprattutto all’apice.

Parte iconografca e descrittiva

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Paxillus involutus (Batsch : Fr.) Fr. 1838

PosizioNe sistematica: ordine Boletales, famiglia Paxillaceae

Cappello: 4-12 cm, carnoso, inizialmente piano-convesso, poi piano con centro depresso, infne imbutiforme, con il margine molto involuto e scanalato-striato; asciutto, fbrilloso, vellutato-feltrato, spesso squamoso-screpolato, di colore brunastro, bruno-ocra, bruno-giallognolo, bruno-cioccolato con toni olivastri, si macchia di bruno scuro al tocco. Lamelle: decorrenti sul gambo, ftte, biforcate, anastomizzate, separabili dalla carne del cappello per pressione con le dita, giallo-ocra pallido, bruno-argilla, si macchiano di bruno scuro al tocco.

Gambo: 3-7 × 0,8-2 cm, cilindrico, dilatato all’apice, spesso incurvato, talvolta leggermente eccentrico; fbrilloso, concolore al cappello, si macchia di brunastro al tocco. Carne: cospicua, molliccia nel cappello, fbrosa nel gambo, di colore giallo-ocra pallido, virante al bruno scuro; inodore, sapore amarognolo. Spore: giallo-ocra in massa, ellissoidali, lisce, 7-10 × 4,5-6 µm. Habitat: cresce gregario nei boschi di latifoglie e di conifere, anche nei parchi, in estate e in autunno. Molto comune e diffuso. Commestibilitˆ: tossico.

Note: i Paxillus sono funghi carnosi a spore ocra e con lamelle decorrenti che si staccano con facilità dalla carne del cappello, crescenti sia su terreno sia su legno. Paxillus involutus è il più comune, cresce su terreno e si riconosce principalmente per il colore bruno-ocra, giallo-ocra in ogni sua parte, il margine del cappello molto involuto e per le superfci che si macchiano di bruno sporco per manipolazione. Paxillus rubicundulus (= P. flamentosus ss. auct.) cresce solo sotto l’ontano e si presenta meno carnoso e con il margine del cappello più sottile e poco involuto.

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Paxillus rubicundulus P.D. Orton 1969

siNoNimo: Paxillus flamentosus (Scop.) Fr. 1838 ss. auct. PosizioNe sistematica: ordine Boletales, famiglia Paxillaceae

Cappello: 4-10 cm, carnoso, inizialmente piano-convesso, poi piano con centro depresso, infne leggermente imbutiforme, con il margine involuto nel giovane, rivolto verso il basso nell’adulto, sinuoso; asciutto, fbrilloso, squamoso, di colore bruno-ocra rugginoso, con squame flamentose rosso-brune rugginose su sfondo giallo-ocra, si macchia di bruno scuro al tocco. Lamelle: decorrenti sul gambo, ftte, biforcate, anastomizzate, separabili dalla carne del cappello per pressione con le dita, giallo-ocra, bruno-ocra, si macchiano di bruno scuro al tocco. Gambo: 2-6 × 0,8-1,5 cm, cilindrico, dilatato all’apice, spesso incurvato, talvolta leg-

germente eccentrico; fbrilloso, concolore al cappello, si macchia di brunastro al tocco. Carne: cospicua, fbrosa, giallo-ocra, virante al bruno-rosso sporco; inodore, sapore amarognolo. Spore: giallo-ocra in massa, ellissoidali, lisce, 6-7,5 × 4-5 µm. Habitat: cresce gregario o subcespitoso soltanto in associazione con l’ontano, lungo i corsi d’acqua dove crescono gli ontani, in estate e in autunno. Abbastanza comune ma localizzato. Commestibilitˆ: tossico.

Note: Paxillus rubicundulus cresce solo sotto l’ontano, caratteristica di grande aiuto per poterlo separare dal molto simile e più comune Paxillus involutus. Tuttavia, in assenza del carattere ecologico si distingue, anche se con diffcoltà, per il cappello più sul bruno-rossiccio, bruno rugginoso, più squamoso, meno carnoso, con il margine più sottile e meno involuto e per le spore più piccole.

Parte iconografca e descrittiva

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Omphalotus olearius (DC. : Fr.) Singer 1946

siNoNimo: Clitocybe olearia (DC. : Fr.) Maire 1933 PosizioNe sistematica: ordine Boletales, famiglia Paxillaceae

Cappello: 5-12 cm, carnoso, inizialmente convesso, presto piano-convesso, infne imbutiforme, con il margine involuto nel giovane; asciutto, da glabro a fnemente fbrilloso, di colore arancione, giallo-arancio, bruno-arancio, bruno-rossastro, talvolta fno al bruno-nero rossastro. Lamelle: molto decorrenti sul gambo, ftte, strette, spesso biforcate, giallo-arancio-zafferano. Gambo: 5-12 × 1-1,5 cm, cilindrico, progressivamente attenuato verso il basso, con la base appuntita, di solito fessuoso, incurvato, spesso leggermente eccentrico, abbastanza tenace; concolore al cappello, giallo arancio all’apice, con fbrille brunastre.

Carne: cospicua, fbrosa, molto tenace, di colore giallo-arancio, bruno-arancio alla base del gambo; odore leggermente fungino, sapore mite, un po’ astringente. Spore: biancastre, bianco-crema in massa, subsferiche, lisce, 5-7 × 4,5-6,5 µm, non amiloidi. Cistidi clavati con lunga appendice ramifcata. Habitat: cresce cespitoso su ceppaie o alla base di latifoglie, prediligendo l’olivo e le querce, raramente su conifere, in estate e in autunno. Abbastanza comune al Centro e al Sud dell’Italia. Commestibilitˆ: tossico.

Note: Omphalotus olearius si riconosce per il cappello imbutiforme generalmente colorato di giallo-arancio, bruno-arancio come anche le lamelle e il gambo e per la crescita cespitosa in genere su ceppaie o alla base di tronchi di latifoglie, prediligendo l’olivo e le querce. Specie simile per colorazione è Hygrophoropsis aurantiaca, di taglia più piccola, facilmente distinguibile per la crescita gregaria, non cespitosa, su residui in decomposizione in genere nei boschi di pino, le lamelle biforcate senza lamellule e per l’assenza di cistidi.

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Chroogomphus helveticus (Singer) M.M. Moser 1967

siNoNimo: Gomphidius helveticus Singer 1950 PosizioNe sistematica: ordine Boletales, famiglia Gomphidiaceae

Cappello: 3-7 cm, carnoso, inizialmente emisferico, emisferico-campanulato, poi convesso, piano-convesso; asciutto, vellutato-feltrato, opaco, talvolta un po’ squamoso, squamoso-screpolato, di colore albicocca, ocra-arancio, giallo-ocra arancio, bruno-rossastro. Lamelle: decorrenti sul gambo, rade, piuttosto spesse, di aspetto ceraceo, ocra-arancio olivastre, poi grigio-porpora nerastre. Gambo: 4-10 × 0,8-2 cm, cilindrico, attenuato alla base, spesso incurvato; concolore al cappello, ocra-arancio, giallo-ocra arancio,

con fbrille o squamule bruno-rossastre su sfondo giallo-ocra, con cortina effmera evidente solo nei giovani esemplari. Carne: cospicua, soda, di colore giallo-arancio; senza odore e sapore particolari. Spore: nere olivastre in massa, fusiformi, lisce, 15-22 × 6-7,5 µm. Habitat: cresce gregario nei boschi di conifere di montagna, in genere di abete rosso ma anche sotto pini a due aghi, spesso nel muschio, in estate e in autunno. Non tanto comune. Commestibilitˆ: commestibile.

Note: il cappello e il gambo asciutti, di aspetto vellutato-feltrato, di colore ocra-arancio, bruno-rossastro, consentono di riconoscere Chroogomphus helveticus tra le poche specie della famiglia Gomphidiaceae. Si consiglia di verifcare sempre che le lamelle siano decorrenti, spesse, rade e che si tingano nell’adulto di grigio-nerastro per maturazione delle spore, ciò per evitare di confonderlo con il pericolosissimo Cortinarius speciosissimus (= C. rubellus), abbastanza simile e rinvenibile nello stesso habitat, ma con lamelle smarginate e spore bruno-ocra rugginose.

Parte iconografca e descrittiva

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Chroogomphus rutilus (Schaeff.) O.K. Mill. 1964

siNoNimo: Gomphidius rutilus (Schaeff.) S. Lundell 1937 PosizioNe sistematica: ordine Boletales, famiglia Gomphidiaceae

Cappello: 4-10 cm, carnoso, inizialmente emisferico-campanulato, poi piano-convesso, con umbone acuto; da asciutto a leggermente viscido se umido, glabro, liscio e brillante con il tempo secco, fbrilloso, di colore bruno-porpora, bruno-vinoso, bruno-rossastro, bruno-nocciola, con toni grigiastri. Lamelle: decorrenti sul gambo, rade, piuttosto spesse, di aspetto ceraceo, grigio-ocra olivastre, poi grigio-nerastre. Gambo: 5-10 × 0,8-2 cm, cilindrico, attenuato alla base, talvolta incurvato; subconcolore al cappello, bruno-vinoso all’apice,

bruno-ocra verso il basso, zebrato da residui di velo, più abbondanti nella zona anulare, quasi a formare un anello molto fugace. Carne: cospicua, soda, di colore ocra-arancio, bruno-vinoso; senza odore e sapore particolari. Spore: nere olivastre in massa, fusiformi, lisce, 16-22 × 6-7,5 µm. Habitat: cresce gregario in numerosi esemplari nei boschi di pino, simbionte esclusivo di pini a due aghi, in estate e in autunno. Abbastanza comune e diffuso. Commestibilitˆ: commestibile.

Note: Chroogomphus rutilus si riconosce per il cappello bruno-vinoso grigiastro, da asciutto a leggermente viscido se umido, con umbone acuto, le lamelle decorrenti sul gambo, spesse e rade, bruno-nerastre nell’adulto e per la carne di colore vinaccia, bruno-ocra vinoso. I Chroogomphus si distinguono dai Gomphidius principalmente per la carne tutta colorata e anche per il cappello asciutto oppure leggermente viscido. Si ricorda che i Gomphidius sono viscidi-glutinosi e con carne bianca ma gialla alla base del gambo.

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Gomphidius glutinosus (Schaeff. : Fr.) Fr. 1838

siNoNimo: Leucogomphidius glutinosus (Schaeff. : Fr.) Kotl. & Pouzar 1972 PosizioNe sistematica: ordine Boletales, famiglia Gomphidiaceae

Cappello: 4-10 cm, carnoso, dapprima emisferico-convesso, conico-convesso, poi piano-convesso con il centro depresso, infne depresso-imbutiforme, con il margine rivolto verso il basso, un po’ scanalato nell’adulto; molto glutinoso, glabro, di colore bruno-grigiastro, bruno-oliva, con toni violacei o porporini, spesso con macchie nere nell’adulto. Lamelle: decorrenti sul gambo, abbastanza rade, molto spesse, di aspetto ceraceo, cedevoli al tocco, nel giovane grigio-biancastre, poi grigio-nerastre. Gambo: 5-8 × 0,8-2 cm, cilindrico, subfusiforme, leggermente attenuato all’apice e alla base; molto glutinoso, caratteristicamente di

due colori, bianco verso l’alto e giallo verso il basso, tendente a macchiarsi di bruno-nerastro con la crescita, con zona anulare glutinosa colorata di nero per caduta delle spore nell’adulto. Carne: cospicua, soda, bianca, gialla alla base del gambo; odore irrilevante, sapore mite. Spore: nerastre in massa, fusiformi-ellissoidali, lisce, 18-22 × 5-7 µm. Habitat: cresce gregario nei boschi di conifere, nei boschi misti, dalla pianura alla montagna, prediligendo i boschi di pini con abete rosso, in estate-autunno. Non tanto comune. Commestibilitˆ: commestibile, buono.

Note: Gomphidius glutinosus si riconosce per il cappello e il gambo molto glutinosi, ricoperti da abbondante muco, le lamelle decorrenti, ceracee e di colore grigio-nerastro nell’adulto, il gambo giallo alla base e per la carne bianca nel cappello e di un bel giallo alla base del gambo. Gomphidius maculatus è più piccolo, cresce presso larici e si macchia di nero con la crescita.

Parte iconografca e descrittiva

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Lentinus tigrinus (Bull. : Fr.) Fr. 1825

siNoNimo: Panus tigrinus (Bull. : Fr.) Singer 1951 PosizioNe sistematica: ordine Polyporales, famiglia Polyporaceae

Cappello: 3-10 cm, poco carnoso, inizialmente piano-convesso e con il centro ombelicato, poi piano-depresso, imbutiforme, con il margine involuto nel giovane, poi acuto e rivolto verso il basso, spesso lacerato; asciutto, squamoso, con squame brunastre, brunonerastre, più ftte al centro, che ben contrastano con il fondo biancastro, bianco-crema, crema nocciola. Lamelle: decorrenti sul gambo, molto ftte, bianco-crema, con il flo seghettato. Gambo: 3-6 × 0,5-0,8 cm, cilindrico, tendenzialmente eccentrico, svasato verso l’alto, talvolta radicante, spesso incurvato; opaco, fnemen-

te squamoso, punteggiato di bruno-nerastro, di colore bianco-crema verso l’alto, con squame brune su fondo biancastro verso il basso. Carne: poco spessa, fbrosa, tenace, molto coriacea nel gambo, biancastra, bianco-crema; odore di latte, sapore acidulo, un po’ astringente. Spore: bianche in massa, cilindriche-ellissoidali, lisce, 6-8 × 3-4 µm, non amiloidi. Habitat: cresce cespitoso prevalentemente su legno di salice, in zone rivierasche, più raramente su pioppi, perlopiù in primavera, sporadico in autunno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: Lentinus tigrinus si riconosce per la consistenza coriacea della carne, il cappello ombelicato-imbutiforme con squame bruno-nerastre che ben risaltano sul fondo biancastro e per la crescita principalmente in primavera su legno morto di salice. Alcuni AA. distinguono il genere Panus dal genere Lentinus in base alla trama lamellare: irregolare con subimenio non sviluppato nel genere Panus, più o meno regolare con subimenio ben sviluppato in Lentinus.

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Pleurotus ostreatus (Jacq. : Fr.) P. Kumm. 1871

siNoNimo: Pleurotus columbinus Quél. 1881 PosizioNe sistematica: ordine Polyporales, famiglia Polyporaceae

Cappello: 5-20 cm, carnoso, dapprima piano-convesso, presto depresso a forma di conchiglia, di ventaglio, con il margine involuto nel giovane; asciutto, glabro, di aspetto untuoso, liscio e brillante, di colore bruno-grigiastro, bruno-beige, bruno-bluastro, bruno-violaceo. Lamelle: notevolmente decorrenti sul gambo, ftte, biancastre, crema-grigiastre, con il flo intero. Gambo: 1-4 × 1-3 cm, da molto eccentrico a laterale, piuttosto corto, rudimentale, talvolta quasi inesistente, cilindrico, spesso incurvato, attenuato alla base; opaco, stria-

to-costolato in prossimità delle lamelle, con feltro miceliare alla base, di colore bianco, bianco-crema-grigiastro. Carne: cospicua, fbrosa, un po’ tenera nel gambo, bianca; odore fungino, sapore delicato. Spore: bianche in massa, cilindriche-ellissoidali, lisce, 7-10 × 3-3,5 µm, non amiloidi. Habitat: cresce cespitoso su ceppaie e tronchi di latifoglie, spesso viventi e ad altezza considerevole (anche fno a 4-7 m dal suolo), prediligendo il pioppo e il salice, nei parchi, in autunno-inverno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: commestibile, buono.

Note: i Pleurotus sono funghi carnosi e in genere lignicoli, caratterizzati dal gambo laterale o eccentrico, dalle lamelle decorrenti sul gambo e spore bianche, bianco-crema. Tra questi, Pleurotus ostreatus si fa riconoscere, oltre che per le lamelle decorrenti e il gambo laterale, per il colore del cappello bruno-grigiastro, bruno-blu-violaceo e per la crescita principalmente su legno di latifoglie, prediligendo il pioppo e il salice. Comunemente conosciuto con il nome di orecchietta o gelone, è anche coltivato industrialmente e venduto in molti paesi europei.

Parte iconografca e descrittiva

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Schizophyllum commune Fr. 1815 : Fr.

siNoNimo: Schizophyllum multifdum (Batsch) Fr. 1875 PosizioNe sistematica: ordine Aphyllophorales, famiglia Schizophyllaceae

Cappello: 1,5-5 cm, poco carnoso, fabelliforme, a forma di ventaglio o di conchiglia, con il margine involuto e irregolarmente sinuoso-lobato; asciutto, notevolmente feltrato, lanoso-villoso, con peli irsuti, di colore biancastro, bianco-grigio, talora soffuso di rosa. Lamelle: confuenti nel punto di attacco con il legno o pseudogambo, rade, spesse, biforcate verso il margine, crema carnicino, rosa pallido, con il flo tipicamente bifdo, fessurato longitudinalmente e sdoppiato in due. Pseudogambo: in genere assente, talora molto ridotto, rudimentale e laterale, appena

accennato, costituito da un leggero prolungamento della confuenza delle lamelle. Carne: (= contesto) poco spessa, piuttosto fbrosa, tenace, reviviscente, più morbida se imbevuta di acqua, coriacea e molto dura quando è asciutta, bianco-ocra; odore acidulo, sapore mite. Spore: bianco-crema in massa, cilindriche, lisce, 5-6,5 × 1,5-2,5 µm, non amiloidi. Habitat: cresce subcespitoso o gregario su legno di latifoglie, tronchi o rami caduti, raramente su legno di conifere, nei boschi, parchi e giardini di città, in ogni periodo dell’anno. Molto comune e diffuso. Commestibilità: non commestibile.

Note: tra le specie sessili, senza gambo distinto, costituite dal solo cappello a forma di conchiglia o di ventaglio e con imenoforo a lamelle, Schizophyllum commune si fa riconoscere facilmente per il cappello notevolmente feltrato-villoso ma soprattutto per il flo lamellare tipicamente bifdo, fessurato longitudinalmente e sdoppiato in due lamine, caratteristica non riscontrabile in nessun’altra specie.

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Cantharellus cibarius Fr. 1821 : Fr.

PosizioNe sistematica: ordine Aphyllophorales, famiglia Cantharellaceae

Cappello: 2-8 cm, carnoso, dapprima convesso, regolare o notevolmente gibboso, poi piano con il centro depresso, un po’ imbutiforme, con il margine involuto e notevolmente sinuoso, sinuoso-lobato; glabro, liscio, di colore giallo vivo, giallo-arancio, giallo oro. Pseudolamelle: (costituenti l’imenoforo) pliciformi, composte da pieghe, biforcate e venose, notevolmente decorrenti sul gambo, rade, spesse, gialle come il cappello o un po’ più pallide. Gambo: 3-6 × 0,8-2 cm, cilindrico, progressivamente dilatato verso l’alto, talora con la

base attenuata o leggermente dilatata; glabro, di colore giallo più o meno come il cappello. Carne: cospicua, abbastanza soda, bianca, giallognola verso le superfci; odore gradevole fruttato, di albicocca, sapore mite. Spore: bianco-crema in massa, ellissoidali, lisce, 8-9,5 × 5-6 µm, non amiloidi. Habitat: cresce gregario in numerosi esemplari ravvicinati nei boschi, sia di latifoglie sia di conifere, spesso tra e sotto le foglie nei canaloni molto umidi, in estate e in autunno. Abbastanza comune e diffuso. Commestibilitˆ: commestibile, eccellente.

Note: i Cantharellus sono funghi terricoli, costituiti da cappello e gambo con imenoforo da pliciforme a subliscio. Tra le specie congeneri, Cantharellus cibarius si riconosce facilmente per il colore giallo in ogni parte. Di C. cibarius esistono numerose varietà, alcune considerate specie distinte. Le più comuni sono: Cantharellus ferruginascens (= C. cibarius var. ferruginascens) è più pallido, pressoché inodore, e tende a macchiarsi di rosso ruggine alla manipolazione; Cantharellus amethysteus (= C. cibarius var. amethysteus) ha squame violette sul cappello.

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Cantharellus tubaeformis Fr. 1821 : Fr.

siNoNimo: Craterellus tubaeformis (Fr. : Fr.) Quél. 1888 PosizioNe sistematica: ordine Aphyllophorales, famiglia Cantharellaceae

Cappello: 2-5 cm, poco carnoso, quasi membranaceo, convesso e ombelicato, ombelicato-imbutiforme, con il margine notevolmente sinuoso-lobato; fbrilloso-squamoso, di colore brunastro, bruno-giallognolo, giallo olivastro al margine. Pseudolamelle: (costituenti l’imenoforo) pliciformi, composte da pieghe in rilievo, spesse, biforcate, vistosamente venose, decorrenti sul gambo, di colore grigiastro, grigio-giallo olivastro. Gambo: 4-8 × 0,5-1 cm, cilindrico, leggermente dilatato all’apice, talora con la base un po’ ingrossata e compressa, cavo; glabro, da liscio a fnemente rugoso, spesso compresso,

solcato, bruno-giallognolo, giallo olivastro, color senape, più pallido alla base. Carne: esigua, abbastanza tenace, elastica, di colore giallo-grigiastra; odore fruttato con componente di muschio, sapore mite. Spore: biancastre in massa, ellissoidali, lisce, 9-10,5 × 6,5-7,5 µm, non amiloidi. Habitat: cresce cespitoso o gregario in numerosi esemplari ravvicinati nei boschi, sia di conifere sia di latifoglie, su residui legnosi ricoperti di muschio o ceppaie marcescenti, in estate-autunno. Abbastanza comune e diffuso. Commestibilitˆ: commestibile, ottimo.

Note: Cantharellus tubaeformis si distingue dal simile Cantharellus lutescens per via dell’imenoforo pliciforme (pseudolamelle), costituito da pieghe pronunciate simulanti delle vere lamelle, di colore grigio oliva. In C. lutescens l’imenoforo è da liscio a leggermente rugoso-venoso e giallognolo, giallo-arancio pallido.

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Craterellus cornucopioides (L. : Fr.) Pers. 1825

siNoNimo: Cantharellus cornucopioides (L. : Fr.) Fr. 1821 PosizioNe sistematica: ordine Aphyllophorales, famiglia Cantharellaceae

Cappello: 2-8 cm, quasi membranaceo, a forma di trombetta, profondamente ombelicato-imbutiforme e comunicante con la cavità del gambo fno alla base, con il margine notevolmente sinuoso-lobato; fbrilloso, fbrilloso-squamuloso, di colore nerastro, bruno-nero, bruno-grigiastro, spesso screziato. Pseudolamelle: pressoché assenti, la superfcie imeniale è praticamente da subliscia a fnemente rugosa-venosa, di colore grigio cenere, grigio-bruno pallido. Gambo: 4-10 × 0,8-2 cm, cavo e con cavità comunicante con l’esterno dal cappello, pellicolare, dilatato verso l’alto e attenuato ver-

so la base; glabro, liscio, spesso compresso, talora solcato longitudinalmente, di colore nerastro, bruno-grigio come il cappello. Carne: esigua, fragile, di colore grigio-nero, grigio-bruno; odore gradevole, sapore dolce. Spore: biancastre in massa, ellissoidali, lisce, 12-15 × 9-11 µm, non amiloidi. Habitat: cresce subcespitoso o gregario in numerosi esemplari ravvicinati nei boschi di latifoglie, tra le foglie, prediligendo gli avvallamenti e i canaloni umidi anche pietrosi, in estate-autunno. Abbastanza comune e diffuso. Commestibilitˆ: commestibile, ottimo.

Note: Craterellus cornucopioides, comunemente conosciuto come trombetta da morto, si fa riconoscere facilmente per la sua caratteristica forma a tromba, di colore nerastro o grigio-bruno, e per l’imenoforo subliscio, senza pseudolamelle. Cantharellus cinereus è molto simile ma di taglia più piccola e con imenoforo pliciforme, con pseudolamelle.

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Clavaria fragilis Holmsk 1790 : Fr.

siNoNimo: Clavaria vermicularis Sw. 1811 PosizioNe sistematica: ordine Aphyllophorales, famiglia Clavariaceae

Basidiocarpo: alto 3-10 cm, spesso 0,3-0,5 cm, vermiforme, cilindrico, da cilindrico-clavato a leggermente fusiforme, in genere attenuato sia verso l’alto sia verso la base, la quale non è distinta in un gambo o pseudogambo, incurvato-sinuoso, un po’ compresso, con solchi longitudinali nell’adulto, spesso con apice acuto a uncino. Superfcie (costituente l’imenoforo, tranne la parte basale) liscia, spesso leggermente striata, di colore bianco, bianco-crema pallido, spesso con la punta apicale leggermente giallognola.

Carne: esigua, molto fragile, bianca; odore e sapore irrilevanti. Spore: bianche in massa, ellissoidali, lisce, 5-8 × 3,5-4,5 µm, non amiloidi. Giunti a fbbia assenti. Habitat: cresce cespitosa in densi ciuff di numerosi esemplari fascicolati, raramente in piccoli ciuff con meno di cinque esemplari, nei prati, tra l’erba o su terreno nudo, in autunno. Non comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: le Clavaria sono piccoli funghi terricoli a forma di clava, senza giunti a fbbia nelle ife (alcune specie con ampi giunti alla base dei basidi). Clavulinopsis è come Clavaria ma con giunti a fbbia nelle ife. Typhula e Macrotyphula comprendono specie generalmente lignicole, il primo crescenti da sclerozio. Tra le specie simili, Clavaria fragilis si riconosce per i carpofori vermiformi, senza la parte basale distinta in gambo o pseudogambo, con apice acuto, di colore biancastro e per la crescita fascicolata. Clavaria acuta (= C. asterospora) è molto simile ma più piccola, ha una sorta di pseudogambo e spore con lunghi aculei, a forma di stella.

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Clavariadelphus truncatus (QuŽl.) Donk 1933

siNoNimo: Clavaria truncata Quél. 1886 PosizioNe sistematica: ordine Aphyllophorales, famiglia Clavariaceae

Basidiocarpo: alto 6-12 cm, spesso 2-7 cm, molto carnoso, dapprima cilindrico-clavato, claviforme, poi sempre più conico-turbinato, a forma di trottola, con apice notevolmente appiattito, spesso perfno un po’ depresso, con il margine debordante, sinuoso e molto rugoso. Superfcie (costituente l’imenoforo, tranne la parte basale) liscia, rugosa-grinzosa, anche gibbosa e con numerose fossette o scanalature, talora lacerata-erosa in alcuni punti, di colore ocra, giallo-ocra, ocra-arancio, soffusa di lilla o grigio-lilla nell’adulto, bianca alla base, virante al verde con il solfato ferroso (FeSO4).

Carne: molto spessa, tenera, un po’ molle e spugnosa nell’adulto, biancastra, con tendenza a macchiarsi di grigio-lilla al taglio; odore irrilevante, sapore dolciastro. Spore: bianche in massa, ellissoidali, lisce, 9,5-13 × 5,5-7 µm, non amiloidi. Habitat: cresce gregario o subsolitario nei boschi di conifere, prediligendo i boschi di abete rosso di montagna, in estate e in autunno. Poco comune. Commestibilitˆ: commestibile.

Note: il genere Clavariadelphus comprende specie carnose a forma di clava non ramifcata e di considerevole spessore. Tra questi, Clavariadelphus truncatus si riconosce facilmente per i carpofori clavati molto grossi e con apice notevolmente appiattito, spesso perfno un po’ depresso e con il margine debordante, e per la crescita nei boschi di conifere. Clavariadelphus pistillaris e Clavariadelphus favoimmaturus hanno l’apice arrotondato, non appiattito, e crescono nei boschi di latifoglie.

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Clavulina cristata (Holmsk. : Fr.) J. Schröt. 1888

siNoNimo: Clavulina coralloides (L. : Fr.) J. Schröt. 1888 PosizioNe sistematica: ordine Aphyllophorales, famiglia Clavulinaceae

Basidiocarpo: 3-7 cm di altezza, 2-6 cm di larghezza, composto da un piccolo tronco basale ramifcato a forma di corallo. Tronco: piuttosto piccolo, 0,5-1,5 cm di spessore, cilindrico, appiattito, con base attenuata subradicante, gibboso, di colore bianco, bianco-crema (spesso grigio-nerastro per azione di un parassita), ramifcato in numerosi rami. Rami: principali abbastanza grossi, 0,5-1 cm di spessore, rotondeggianti o compressi, ramifcati in piccoli rami secondari, con apici appiattiti e suddivisi in numerose appendici acute, simili a creste di gallo. Superfcie (co-

stituente l’imenoforo) liscia, talora picchiettata da fossette, bianca, bianco-crema, talora bianco-grigiognola, di aspetto ceraceo. Carne: poco spessa, fragile nei rami, molliccia, bianca; odore irrilevante, sapore mite. Spore: bianche in massa, subsferiche, lisce, 7-9,5 × 6-8 µm, non amiloidi. Basidi bisporici. Habitat: cresce subcespitosa o gregaria nei boschi, sia di conifere sia di latifoglie, prediligendo l’abete rosso, in estate e in autunno. Abbastanza comune. Commestibilità: non commestibile.

Note: tra i funghi clavarioidi, il genere Clavulina è caratterizzato da spore bianche e basidi bisporici. Le Ramaria hanno spore giallo-ocra. Tra le specie congeneri C. cristata si fa riconosce per i carpofori ramifcati biancastri con apici appiattiti e suddivisi in appendici acute, simili a creste di gallo. C. cinerea ha rami allungati e non così crestati, ed è di colore grigio fumo. C. rugosa è di colore grigio-crema, scarsamente ramifcata, quasi claviforme, ed è rugosa, gibbosa, rugosa-solcata. Capita spesso di incontrare C. cristata parassitata da un micro fungo (Helminthosphaeria clavariarum) che colora i rami di grigio-nerastro, quindi confondibile con C. cinerea.

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Ramaria botrytis (Pers. : Fr.) Ricken 1918

siNoNimo: Clavaria botrytis Pers. 1797 : Fr. PosizioNe sistematica: ordine Aphyllophorales, famiglia Ramariaceae

Basidiocarpo: 7-15 cm di altezza, 5-18 cm di larghezza, composto da un grosso tronco basale ramifcato a forma di cavolfore, di corallo. Tronco: molto robusto, massiccio, 2-6 cm di spessore, a forma di cono rovesciato con la base attenuata, di colore bianco, poi un po’ giallognolo, crema-ocra, ramifcato in numerosi rami. Rami: principali molto robusti, 1,5-3 cm di spessore, piuttosto corti, tozzi, da rotondeggianti a irregolarmente compressi, ramifcati in numerosi piccoli rami secondari formanti angoli in maggioranza a V, con apici terminanti in 2-3 punte acute. Superfcie (costi-

tuente l’imenoforo) liscia, dapprima biancastra, poi crema-ocra, ocra-brunastro, con apici caratteristicamente colorati di rosso vinoso, rosso-porpora violaceo. Carne: molto spessa, compatta ma fragile nei rami, bianca; odore e sapore dolciastri. Spore: giallo-ocra in massa, ellissoidali-cilindriche, verrucose-striate in senso longitudinale, 13-16 × 5-7,5 µm, non amiloidi. Giunti a fbbia presenti. Habitat: cresce gregaria o solitaria nei boschi, sia di conifere sia di latifoglie, in estate-autunno. Abbastanza comune ma localizzata, non ovunque diffusa. Commestibilitˆ: commestibile, buono.

Note: il genere Ramaria comprende funghi clavarioidi ramifcati a forma di cavolfore o di corallo e con spore giallo-ocra. Tra le specie congeneri, Ramaria botrytis è una delle poche che si può riconoscere a occhio nudo per via del tronco basale molto robusto e biancastro da cui dipartono dei rami piuttosto tozzi portanti numerose piccole ramifcazioni con apici caratteristicamente colorati di rosso vinoso, viola-porporino.

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Ramaria formosa (Pers. : Fr.) Quél. 1888

siNoNimo: Clavaria formosa Pers. 1797 : Fr. PosizioNe sistematica: ordine Aphyllophorales, famiglia Ramariaceae

Basidiocarpo: 6-18 cm di altezza, 6-20 cm di larghezza, composto da un tronco basale fortemente ramifcato a forma di cavolfore, di corallo. Tronco: abbastanza robusto, 2-5 cm di spessore, generalmente singolo, a volte composto da due o tre elementi conglobati, a forma di cono rovesciato con la base attenuata, di colore bianco verso la base, soffuso di rosa-arancio verso l’alto, ramifcato in numerosi rami. Rami: principali abbastanza larghi, 1-2 cm di spessore, lunghi, rotondeggianti, subparalleli, ramifcati in numerosi piccoli rami secondari formanti angoli in maggioranza a U, ma an-

che a V, con apici terminanti in 2-3 punte più o meno acute. Superfcie (costituente l’imenoforo) liscia, di colore rosa salmone, con apici gialli. Carne: abbastanza spessa, un po’ molle, fragile nei rami, biancastra, di aspetto marmorizzato se umida; odore irrilevante, sapore amarognolo, un po’ erbaceo. Spore: giallo-ocra in massa, cilindrico-ellissoidali, verrucose, 9-14 × 5-6,5 µm, non amiloidi. Giunti a fbbia presenti. Habitat: cresce gregaria nei boschi di latifoglie, più frequente nei boschi di faggio, in estate-autunno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: tossico.

Note: molte specie di Ramaria sono fra loro simili perché con la crescita, maturando le spore, tendono a diventare tutte ocra. Tuttavia, se si osservano carpofori giovani, non ancora del tutto maturi, Ramaria formosa si fa riconoscere abbastanza facilmente per la colorazione tricolore del carpoforo, con il tronco basale bianco, i rami rosa-salmone e gli apici gialli.

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Ramaria sanguinea (Pers.) Quél. 1888

siNoNimo: Clavaria sanguinea Pers. 1800 PosizioNe sistematica: ordine Aphyllophorales, famiglia Ramariaceae

Basidiocarpo: 7-15 cm di altezza, 4-10 cm di larghezza, composto da un tronco basale ramifcato a forma di cavolfore, di corallo, abbastanza slanciato. Tronco: abbastanza robusto, massiccio, 2-5 cm di spessore, a forma di cono rovesciato con la base attenuata, di colore bianco, un po’ giallognolo verso l’alto, virante al rosso-porpora vinoso per sfregamento, ramifcato in numerosi rami. Rami: principali abbastanza robusti, 1-2 cm di spessore, piuttosto lunghi, rotondeggianti, spesso incurvati, ramifcati in numerosi piccoli rami secondari formanti angoli in maggioranza a V, con apici terminanti in 2-4 pun-

te più o meno ottuse. Superfcie (costituente l’imenoforo) liscia, giallognola, giallo-crema, giallo-ocra, con apici in genere più scuri, sfumati di giallo-bruno. Carne: abbastanza spessa, un po’ molle, fragile nei rami, bianca, di aspetto marmorizzato se umida; odore irrilevante, sapore dolce. Spore: giallo-ocra in massa, ellissoidali, verrucose, 8,5-11 × 4-5 µm, non amiloidi. Giunti a fbbia assenti. Habitat: cresce gregaria o solitaria nei boschi di latifoglie, prediligendo faggete o boschi misti con faggio, in estate-autunno. Poco comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: il viraggio al rosso-porpora vinoso del tronco basale per sfregamento e l’assenza di giunti a fbbia sono i principali caratteri che consentono di riconoscere Ramaria sanguinea tra le numerose specie gialle. Ramaria eosanguinea è un’altra specie gialla che tende ad arrossare allo sfregamento, ma ha giunti a fbbia nelle ife.

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Ramaria stricta (Pers. : Fr.) Quél. 1888

siNoNimo: Clavaria stricta Pers. 1795 : Fr. PosizioNe sistematica: ordine Aphyllophorales, famiglia Ramariaceae

Basidiocarpo: 5-10 cm di altezza, 4-7 cm di larghezza, composto da un piccolo tronco basale molto ramifcato a forma di corallo. Tronco: sottile, 0,5-1 cm di spessore, da lungo a ridotto, cilindrico, spesso incurvato, con la base più o meno radicante e munita di cordoni miceliari bianchi, di colore ocraceo, crema-ocra, ocra-fulvastro, ramifcato in numerosi rami. Rami: principali piuttosto sottili, 0,2-0,5 cm di spessore, lunghi e ftti, da rotondeggianti ad appiattiti, ramifcati in numerosi rami secondari formanti angoli in maggioranza a U, con apici terminanti in 2-5 punte acute. Superfcie (costituente l’imenoforo) liscia, di

colore giallo-ocra, ocra-brunastro, color cannella, con apici gialli. Carne: poco spessa, abbastanza tenace, un po’ elastica, biancastra, crema-ocra pallido; odore da subnullo a leggermente acidulo, sapore amaro. Spore: giallo-ocra in massa, ellissoidali, fnemente verrucose, 7,5-10 × 4-5 µm, non amiloidi. Giunti a fbbia presenti. Habitat: cresce cespitosa o gregaria su legno di latifoglie, raramente su legno di conifere, prediligendo ceppaie marcescenti e residui di legno interrati, in estate-autunno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: tra le specie congeneri, Ramaria stricta si fa riconoscere per i carpofori con numerosi rami sottili e ftti, simili a piccoli cespugli, di colore ocra cannella, con apici appuntiti e gialli, e per la crescita tra residui di legno. Ramaria gracilis cresce in genere su legno di conifere, è più pallida, quasi biancastra, ha rami più sottili e odora leggermente di anice.

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Hydnum repandum L. 1753 : Fr.

siNoNimo: Dentinum repandum (L. : Fr.) Gray 1821 PosizioNe sistematica: ordine Aphyllophorales, famiglia Hydnaceae

Cappello: 4-15 cm, molto carnoso, dapprima convesso, poi piano-convesso, anche un po’ depresso, irregolarmente gibboso-sinuoso, con il margine involuto, sinuoso-lobato; glabro, asciutto, opaco e vellutato, nel giovane fnemente pruinoso di bianco, di colore giallognolo, giallo-ocra, crema-rosa pallido, talora quasi biancastro. Aculei: (costituenti l’imenoforo) notevolmente decorrenti sul gambo, molto ftti, fragili, facilmente staccabili dalla carne, giallognoli, bianco-crema. Gambo: 2-5 × 1,5-3 cm, piuttosto corto e robusto, dilatato verso l’alto e attenuato alla

base, generalmente eccentrico o quasi laterale; glabro, liscio, vellutato, spesso sinuosogibboso, di colore biancastro, si macchia leggermente di giallo-arancio allo sfregamento. Carne: cospicua, cassante, un po’ gessosa, soda, bianca; odore irrilevante, sapore mite. Spore: biancastre in massa, subsferiche-ellissoidali, lisce, 6-8,5 × 5-7 µm, non amiloidi. Sistema ifale monomitico. Habitat: cresce subcespitoso o gregario, talora subsolitario, nei boschi, sia di latifoglie sia di conifere, in estate e in autunno. Molto comune. Commestibilitˆ: commestibile, buono.

Note: Hydnum repandum, comunemente conosciuto come steccherino dorato, si riconosce facilmente per il portamento tozzo, con il gambo tendenzialmente eccentrico-laterale, il colore giallognolo del cappello e per l’imenoforo ad aculei molto decorrenti sul gambo. Per colorazione richiama un po’ Cantharellus cibarius, ma quest’ultimo ha l’imenoforo a pieghe e non ad aculei. Hydnum albidum è un sosia di colore bianco e ha spore più piccole, 4,5-5,5 × 3-4 µm.

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Hydnum rufescens Pers. 1800 : Fr.

siNoNimo: Hydnum repandum var. rufescens (Pers. : Fr.) Barla 1859 PosizioNe sistematica: ordine Aphyllophorales, famiglia Hydnaceae

Cappello: 2-7 cm, carnoso, dapprima convesso, poi piano-convesso, gibboso-sinuoso, talora un po’ depresso, con il margine da regolare a notevolmente sinuoso, ondulato; glabro, asciutto, opaco, di colore ocra-arancio, arancio-rossastro. Aculei: (costituenti l’imenoforo) adnati al gambo, non decorrenti o solo leggermente, molto ftti, fragili, facilmente asportabili dalla carne, giallognoli, quasi concolori al cappello. Gambo: 3-7 × 0,3-1,2 cm, slanciato, cilindrico, da centrale a leggermente eccentrico, spesso incurvato; glabro, biancastro,

crema-ocra pallido, si macchia facilmente di arancio-rossastro alla manipolazione. Carne: poco spessa, cassante, un po’ gessosa, fragile, biancastra, bianco-giallognola; odore irrilevante, sapore da mite a leggermente amaro. Spore: biancastre in massa, subsferiche-ellissoidali, lisce, 6,5-8,5 × 5,5-7,5 µm, non amiloidi. Sistema ifale monomitico. Habitat: cresce gregario, spesso in numerosi esemplari, nei boschi, sia di latifoglie sia di conifere, prediligendo i castagneti, in estate e in autunno. Molto comune. Commestibilitˆ: commestibile.

Note: il genere Hydnum è costituito da tre specie: Hydnum repandum e Hydnum rufescens sono le più comuni e largamente diffuse mentre Hydnum albidum è piuttosto raro (da non confondere con esemplari sbiaditi di H. repandum). Tra queste, Hydnum rufescens si riconosce per il portamento più esile, con il gambo ben distinto, slanciato e tendenzialmente centrale, il cappello più sull’arancio-rossastro, gli aculei adnati e per l’arrossamento delle superfci alla manipolazione.

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Irpex lacteus (Fr. : Fr.) Fr. 1828

siNoNimo: Steccherinum lacteum (Fr. : Fr.) Krieglst. 1999 PosizioNe sistematica: ordine Aphyllophorales, famiglia Corticiaceae s.l.

Basidiocarpo: da resupinato a espanso-refesso, sessile, più cappelli fuoriescono da un’unica fruttifcazione resupinata. Ogni singolo pseudocappello misura 1-3 cm di larghezza, sporgente 0,5-2 cm, sottile, fabelliforme, a forma di mensola, con ampia superfcie di attacco sul substrato, con il margine ottuso, sinuoso, spesso con lobi fessurati e sovrapposti, asciutto, notevolmente feltrato, villoso, talora zonato, di colore biancastro, crema-ocra pallido. Aculei: (costituenti l’imenoforo) odontoidi, irpicoidi, molto irregolari terminanti a forma di denti, da acuti a ottusi e perlopiù appiat-

titi, talora formanti degli pseudotuboli nei carpofori giovani, decorrenti sulla parte resupinata, abbastanza ftti, tenaci, biancastri, bianco-crema. Carne: (= contesto) poco spessa, fbrosa, abbastanza tenace, biancastra; odore acidulofungino, sapore mite. Spore: bianche in massa, cilindriche-ellissoidali, lisce, 5-6,5 × 2,5-3 µm, non amiloidi. Cistidi (= scheletocistidi) a parete spessa e ricoperti di cristalli. Sistema ifale dimitico. Habitat: cresce su legno di latifoglie, tutto l’anno. Provoca carie bianca. Comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: Irpex lacteus è l’unico rappresentante del suo genere e, tra le specie espanso-refesse o pileate, si fa riconoscere per il colore biancastro, l’imenoforo composto di aculei odontoidi irregolari e per i cistidi a parete spessa e ricoperti di cristalli verso l’alto. Altra specie, abbastanza comune, espanso-refessa con cappelli imbricati e con imenoforo ad aculei è Steccherinum ochraceum, distinto principalmente per il colore giallo, giallo-arancio, e per gli aculei regolari.

Parte iconografca e descrittiva

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Stereum hirsutum (Willd. : Fr.) Pers. 1800

siNoNimo: Stereum refexum (Bull.) Sacc. 1916 PosizioNe sistematica: ordine Aphyllophorales, famiglia Corticiaceae s.l.

Basidiocarpo: da resupinato a espanso-refesso, sessile, più cappelli fuoriescono imbricati dai margini di un’unica fruttifcazione resupinata. Ogni singolo pseudocappello misura 2-6 cm di larghezza, sporgente 1-3 cm, sottile, fabelliforme, a forma di ventaglio o di mensola, con il margine molto sinuoso-lobato, spesso con lobi fessurati e sovrapposti. Superfcie superiore della parte refessa feltrata, irsuta-villosa, talora zonata, di colore giallo-bruno, bruno-fulvo soffuso di grigiognolo, più chiara al margine. Superfcie inferiore e quella resupinata (costituenti l’imenoforo) liscia, un po’ rugosa-sinuosa, spesso zonata, di colore giallo-ocra, gial-

lo-arancio, ocra-grigiognolo, giallo-bianco al margine, non arrossante al tocco. Carne: (= contesto) sottile, molto tenace, coriacea, crema-ocra e con linea più scura sotto lo strato tomentoso della superfcie dello pseudocappello; odore e sapore irrilevanti. Spore: bianche in massa, cilindriche-ellissoidali, lisce, 5-7 × 2-3 µm, amiloidi. Giunti a fbbia assenti. Sistema ifale dimitico. Habitat: cresce su legno di latifoglie, prediligendo tronchi o grossi rami abbattuti, in ogni periodo dell’anno. Provoca carie bianca. Molto comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: tra le specie congeneri, Stereum hirsutum è sicuramente la più comune e si riconosce per lo pseudocappello piuttosto sporgente con superfcie leggermente irsuta-villosa di colore bruno-fulvo giallognolo, la crescita su legno di latifoglie e per la superfcie imeniale non arrossante al tocco. Il simile Stereum gausapatum cresce anch’esso su legno di latifoglie, ma si distingue per la superfcie imeniale arrossante al tocco.

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Sarcodon imbricatus (L. : Fr.) P. Karst. 1881

siNoNimo: Hydnum imbricatum L. 1753 : Fr. PosizioNe sistematica: ordine Aphyllophorales, famiglia Thelephoraceae

Cappello: 8-25 cm, molto carnoso, inizialmente convesso, poi piano-convesso, piano e con il centro depresso, con il margine involuto, da regolare a sinuoso; asciutto, grossolanamente squamoso, di colore bruno, bruno cioccolato, con grosse squame bruno-nerastre imbricate disposte concentricamente, appuntite e rialzate al centro. Aculei: (costituenti l’imenoforo) decorrenti sul gambo, ftti, bianco-grigiognoli, poi grigio-bruni. Gambo: 4-6 × 1,5-4 cm, molto corto e robusto, talora rudimentale, da cilindrico a claviforme, cilindrico-fusiforme, attenuato all’apice, da centrale a leggermente eccentri-

co; glabro, vellutato, di colore grigio-bruno pallido, biancastro verso la base. Carne: cospicua, abbastanza compatta, un po’ friabile, brunastra, color sughero, non zonata; odore acidulo fungino, sapore mite o amarognolo. Spore: brunastre in massa, subsferiche-ellissoidali, verrucose-gibbose, 6,5-8 × 5-6 µm. Giunti a fbbia presenti. Sistema ifale monomitico. Habitat: cresce gregario o subcespitoso nei boschi di conifere, ai margini dei boschi, prediligendo l’abete rosso, in estate-autunno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: commestibile, buono.

Note: Sarcodon imbricatus, comunemente conosciuto come steccherino bruno, si fa riconoscere facilmente per il cappello brunastro, con grosse squame imbricate e rialzate verso il centro, per gli aculei di colore grigio-bruno, per la carne brunastra e non zonata. Si ricorda che i generi Sarcodon e Hydnellum hanno spore brune e ornamentate, il primo ha carne omogenea non stratifcata, non zonata, il secondo ha carne zonata, stratifcata a zone chiaro-scure.

Parte iconografca e descrittiva

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Inonotus dryadeus (Pers. : Fr.) Murrill 1908

siNoNimo: Polyporus dryadeus (Pers. : Fr.) Fr. 1821 PosizioNe sistematica: ordine Aphyllophorales, famiglia Hymenochaetaceae

Basidiocarpo: a forma di mensola, sessile. Pseudocappello: 10-40 cm di larghezza, 5-15 cm di spessore; inizialmente e per lungo tempo il carpoforo si presenta come un grosso nodulo informe completamente coperto da gocce acquose, infne a forma di mensola, con il margine arrotondato, molto spesso. Superfcie gibbosa-bossolata, vellutata, feltrata, nel giovane di colore giallo-ocra, ocra-fulvastro, color ruggine, essudante gocce acquose di colore bruno-ambra, poi con la crescita tende a diventare bruno-nerastro, con il margine da biancastro a giallo-ocra maculato di bruno. Tuboli: (costituenti l’imenoforo) abbastanza lunghi, brunastri, molto fragili nei carpofori secchi.

Pori: biancastri, giallo-lilla nel giovane, poi bruni, piccoli, arrotondati, con dissepimenti ispessiti. Carne: (= contesto) molto spessa, molle e succulenta nel giovane, poi coriacea, zonata, brunastra, bruno-rossiccia, virante al nero con NaOH; odore acidulo-fungino, sapore mite. Spore: crema-giallognole in massa, subsferiche, lisce, 6-8,5 × 5,5-7,5 µm, destrinoidi. Sete presenti. Sistema ifale monomitico. Habitat: cresce alla base o su radici afforanti generalmente di vecchie querce viventi, nei parchi e giardini di città, dalla primavera all’autunno. Provoca carie bianca. Non comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: Inonotus dryadeus si riconosce facilmente per i grossi carpofori, nodulosi da giovani e per lungo tempo, di colore giallo-ocra essudanti gocce acquose colorate di bruno-ambra e per la crescita in genere alla base di vecchie querce viventi di cui è un forte parassita. Inonotus dryophilus si distingue per l’assenza di gocce acquose, per la presenza di un nucleo miceliare bruno maculato di bianco nella parte attaccata al substrato e per l’assenza di sete.

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Phellinus torulosus (Pers. : Fr.) Bourdot & Galzin 1925

siNoNimo: Polyporus torulosus (Pers. : Fr.) Fr. 1821 PosizioNe sistematica: ordine Aphyllophorales, famiglia Hymenochaetaceae

Basidiocarpo: espanso-refesso, a forma di mensola, sessile. Pseudocappello: 10-30 cm di larghezza, 2-5 cm di spessore, sporgente 3-10 cm, robusto, inizialmente resupinato con il margine superiore un po’ refesso, poi sempre più refesso fno a mensoliforme, con il margine spesso, arrotondato, sinuoso-solcato, feltrato. Superfcie gibbosa, sinuosa, vellutata, feltrata, talora zonata, di colore brunastro, bruno-rosso, cannella, bruno bistro nell’adulto, fammata di giallo-ocra al margine. Tuboli: (costituenti l’imenoforo) a uno o più strati, non lunghi, brunastri, bruno-ruggine. Pori: brunastri, color cannella, molto piccoli, arrotondati, con dissepimenti ispessiti.

Carne: (= contesto) cospicua, molto dura, legnosa, di colore brunastro, bruno-fulvo giallognolo, virante al nero con NaOH; odore e sapore irrilevanti. Spore: bianco-crema in massa, subsferiche-ellissoidali, lisce, 4-6 × 3-4 µm, non amiloidi. Sete presenti. Sistema ifale dimitico. Habitat: cresce su legno di latifoglie, in genere alla base di tronchi viventi, raramente di conifere, nei parchi e giardini di città, pluriannuale, in ogni periodo dell’anno. Provoca carie bianca. Abbastanza comune. Commestibilità: non commestibile.

Note: il genere Phellinus comprende specie coriacee-legnose crescenti su legno, con contesto brunastro e virante al nero con NaOH o KOH, in genere con sete brune e con spore biancastre. Il genere Inonotus è come Phellinus ma con sistema ifale monomitico, caratteristica che rende la carne più morbida, non legnosa. Tra le specie congeneri Phellinus torulosus si riconosce per la crescita espanso-refessa su latifoglie viventi, e per il cappello vellutato-feltrato bruno-rossastro.

Parte iconografca e descrittiva

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Fistulina hepatica (Schaeff. : Fr.) With. 1792

siNoNimo: Fistulina hepatica var. endoxantha (Speg.) J.E. Wright 1961 PosizioNe sistematica: ordine Aphyllophorales, famiglia Fistulinaceae

Basidiocarpo: a forma di mensola, di ventaglio, subsessile, talora innestato tramite un rudimentale gambo laterale, richiamante una lingua di bue. Pseudocappello: 8-20 cm di larghezza, 2-5 cm di spessore, a forma di mensola, di ventaglio, con il margine ottuso. Superfcie viscida, brillante, molliccia-gelatinosa, fnemente verrucosa, solcata-rugosa verso la parte attaccata al legno, di colore rosso-porpora, rosso-bruno, color fegato, con zone nerastre. Tuboli: (costituenti l’imenoforo) liberi, separabili tra loro, corti, di colore crema-rossiccio. Pori: biancastri, bianco-crema, si macchiano di bruno-rossiccio al tocco, molto piccoli, rotondi.

Gambo: quando presente è laterale, rudimentale, corto e rugoso, concolore al cappello. Carne: (= contesto) cospicua, molto spessa, molto tenera, molle e gelatinosa verso la superfcie, notevolmente succosa, di colore rosso-porpora, rosso-arancio, con venature biancastre, secernente un liquido rosso-sangue al taglio; odore acidulo-fungino, sapore acidulo. Spore: biancastre in massa, subsferiche-ellissoidali, lisce, 4,5-6 × 3,5-4,5 µm, non amiloidi. Habitat: cresce su legno vivo o morto di latifoglie, generalmente alla base di tronchi di querce o di castagno, in estate-autunno. Provoca carie bruna. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: commestibile, buono.

Note: Fistulina hepatica si fa riconoscere facilmente per i carpofori completamente di colore rosso-porpora, con carne molle e succosa, secernente un liquido rosso-sangue al taglio, e con tuboli liberi tra loro. Per il suo aspetto, simile per consistenza e colore a una lingua di bue o a un fegato, non può essere confusa con nessun’altra specie.

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Ganoderma resinaceum Boud. 1890

PosizioNe sistematica: ordine Aphyllophorales, famiglia Ganodermataceae

Basidiocarpo: a forma di mensola, sessile, talora con accenno di gambo. Pseudocappello: 10-40 cm di larghezza, 3-8 cm di spessore, sporgente 5-20 cm, robusto, inizialmente noduloso, poi mensoliforme, a forma di ventaglio, talora con un rudimentale gambo, con il margine ottuso, sinuoso. Superfcie notevolmente gibbosa, sinuosa, cedevole alla pressione, come laccata, ricoperta da una crosta lucida e resinosa, sottile e morbida, di colore giallo-bruno, bruno-arancio, bruno-rossastro, durante il periodo di attività con sopra polvere sporale bruna, richiamante la polvere di cacao, e con il margine bianco-giallognolo. Tuboli: (costituenti l’imenoforo) a uno o più strati, lunghi, brunastri, spesso variegati di bianco per la presenza di ife che li attraver-

sano per formare un nuovo strato di tuboli. Pori: brunastri, bruno-ocra, molto piccoli, arrotondati, con dissepimenti ispessiti; la superfcie poroide è bianca nel periodo di attività. Carne: (= contesto) cospicua, cedevole nello pseudocappello, di colore bruno, bruno-rosso; odore e sapore irrilevanti. Spore: brune in massa, ellissoidali, con parete molto spessa e verrucosa, con poro germinativo spesso tronco, 9,5-12 × 5-7,5 µm. Sistema ifale trimitico. Habitat: cresce su tronchi in prossimità della base di latifoglie viventi, prediligendo le querce, nei parchi e giardini di città, in ogni periodo dell’anno. Provoca carie bianca. Non comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: tra le specie congeneri, G. resinaceum si fa riconoscere per lo strato resinoso nello pseudocappello molto sottile e morbido. G. lucidum è simile ma distintamente stipitato, con gambo lungo e laterale.

Parte iconografca e descrittiva

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Albatrellus confuens (Alb. & Schwein. : Fr.) Kotl. & Pouzar 1957

siNoNimo: Scutiger confuens (Alb. & Schwein. : Fr.) Bondartsev & Singer 1941 PosizioNe sistematica: ordine Aphyllophorales, famiglia Polyporaceae s.l.

Cappello: costituito da più cappelli saldati tra loro formanti una massa più o meno informe grande fno a 30 cm e oltre. Ogni singolo cappello misura 4-12 cm, carnoso, inizialmente subsferico, poi convesso, irregolarmente gibboso, con il margine fortemente involuto, sinuoso-lobato; asciutto, glabro, screpolato-areolato, di colore giallo-arancio, ocra-rossastro, bruno-ocra. Tuboli: (costituenti l’imenoforo) decorrenti, corti, non separabili dalla carne, concolori ai pori. Pori: biancastri, bianco-crema carnicino, molto piccoli, rotondi-angolosi, con dissepimenti sottili.

Gambo: 1-5 × 1-3,5 cm, da centrale a leggermente eccentrico, più o meno cilindrico, attenuato alla base; glabro, irregolarmente gibboso, di colore biancastro, con toni aranciati vero la base. Carne: cospicua, soda, un po’ gessosa, biancastra, diventa rosa alla cottura con acqua e aceto; odore subnullo, sapore amarognolo. Spore: bianche in massa, subsferiche-ovoidali, lisce, 4-5,5 × 3-4 µm, amiloidi. Giunti a fbbia presenti. Sistema ifale:monomitico. Habitat: cresce cespitoso-conglobato, nei boschi di conifere, predilige l’abete rosso di montagna, in estate-autunno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: commestibile, buono.

Note: Albatrellus confuens si differenzia dal più comune Albatrellus ovinus principalmente per i carpofori conglobati, con i cappelli tra loro saldati, di colore giallo-arancio, ocra-rossastro, e per la carne che diventa rosa alla cottura con acqua e aceto. A. ovinus produce carpofori più regolari, di colore sul bianco-grigio, soffuso di giallo-ocra, e con carne che diventa verde alla cottura con acqua e aceto.

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Albatrellus ovinus (Schaeff. : Fr.) Kotl. & Pouzar 1957

siNoNimo: Scutiger ovinus (Schaeff. : Fr.) Murrill 1920 PosizioNe sistematica: ordine Aphyllophorales, famiglia Polyporaceae s.l.

Cappello: 4-10 cm, carnoso, inizialmente emisferico, poi convesso, irregolarmente gibbososinuoso, con il margine molto involuto, sinuoso-lobato; glabro, opaco, screpolato, di colore biancastro, bianco-grigio, bianco-crema, spesso soffuso di giallo-ocra, bianco al margine. Tuboli: (costituenti l’imenoforo) decorrenti, corti, non separabili dalla carne, concolori ai pori. Pori: bianco-crema, piccoli, rotondi-angolosi, con dissepimenti sottili, un po’ ingiallenti al tocco. Gambo: 3-8 × 1-2 cm, da centrale a leggermente eccentrico, cilindrico; glabro, irrego-

larmente gibboso, di colore bianco, tendente a ingiallire alla manipolazione. Carne: cospicua, soda, un po’ gessosa, biancastra, diventa verde alla cottura con acqua e aceto; odore e sapore irrilevanti. Spore: bianche in massa, subsferiche-ovoidali, lisce, 3,5-5 × 3-4 µm, non o leggermente amiloidi. Giunti a fbbia assenti. Sistema ifale monomitico. Habitat: cresce gregario (spesso numerosi esemplari molto ravvicinati), nei boschi di conifere, prediligendo l’abete rosso di montagna, in estate e in autunno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: commestibile, buono.

Note: tra le specie stipitate della famiglia Polyporaceae, gli Albatrellus si riconoscono facilmente per la carne relativamente morbida e per la crescita terricola, non su legno. Albatrellus ovinus si distingue dalle specie congeneri per il colore tendenzialmente bianco-grigio, solo soffuso di giallo-ocra, e per l’assenza di giunti a fbbia. Albatrellus subrubescens è un sosia con superfci tendenti a macchiarsi di giallo-rossastro. Albatrellus confuens cresce conglobato e ha il cappello più ocra-arancio, color crosta di pane, e giunti a fbbia nelle ife.

Parte iconografca e descrittiva

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Bjerkandera adusta (Willd. : Fr.) P. Karst. 1880

siNoNimo: Polyporus adustus (Willd. : Fr.) Fr. 1821 PosizioNe sistematica: ordine Aphyllophorales, famiglia Polyporaceae s.l.

Basidiocarpo: espanso-refesso, talora completamente resupinato, sessile; numerosi cappelli imbricati o fusi lateralmente fuoriescono da una fruttifcazione estesa fno a diverse decine di centimetri, talora invadente un intero tronco. Ogni singolo pseudocappello misura 2-6 cm di larghezza, sottile, 0,20,4 cm di spessore, inizialmente resupinato con il margine refesso, espanso-refesso, poi a forma di ventaglio, mensoliforme, con il margine sottile, sinuoso. Superfcie vellutata, feltrata, zonata, di colore brunastro, grigio-bruno, biancastra al margine. Tuboli: (costituenti l’imenoforo) piuttosto corti, concolore ai pori.

Pori: grigio-nerastri, biancastri al margine, piccoli, rotondi-angolosi, con dissepimenti sottili. Carne: (= contesto) sottile, fbrosa, tenera e umidiccia nel giovane, poi tenace, biancastra, grigio chiaro, separata dai tuboli da una linea nera; odore acidulo-fungino, sapore mite. Spore: bianche in massa, ellissoidali, lisce, 4,5-5,5 × 2,5-3,5 µm, non amiloidi. Sistema ifale monomitico. Habitat: cresce su legno di latifoglie, in genere su ceppaie o tronchi, nei boschi, nei parchi e giardini di città, in ogni periodo dell’anno. Provoca carie bianca. Molto comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: tra le specie simili, Bjerkandera adusta si riconosce a occhio nudo per l’imenoforo a tuboli colorato di grigio-nerastro. Molto simile è l’altrettanto comune Trametes versicolor, ma in quest’ultima specie la superfcie poroide è biancastra, bianco-crema. Bjerkandera fumosa, piuttosto rara, presenta carpofori più spessi, con pseudocappello bruno-ocra, superfcie poroide crema-ocra e contesto bruno-ocra.

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Guida completa al riconoscimento dei FUNGHI

Daedalea quercina (L. : Fr.) Pers. 1801

siNoNimo: Lenzites quercina (L. : Fr.) P. Karst. 1888 PosizioNe sistematica: ordine Aphyllophorales, famiglia Polyporaceae s.l.

Basidiocarpo: da espanso-refesso a ungulato, a forma di mensola, sessile. Pseudocappello: 5-20 cm di larghezza, 3-8 cm di spessore, molto robusto, inizialmente noduloso, poi da mensoliforme a ungulato, a forma di zoccolo di cavallo, con ampia superfcie di attacco al substrato legnoso, con il margine spesso, ottuso, sinuoso-lobato. Superfcie notevolmente gibbosa, spesso percorsa da profondi solchi, vellutata, feltrata, di colore ocra, bruno-ocra, ocra-grigiognolo, color camoscio, con il margine più pallido, crema-ocra. Tuboli: (costituenti l’imenoforo) piuttosto lunghi, molto spessi, concolori ai pori. Pori: biancastri, crema-ocra pallido con rifessi glauco-rosati carnicini, molto larghi,

radialmente stirati, labirintiformi, talora quasi a lamelle anastomizzate, con dissepimenti molto spessi. Carne: (= contesto) cospicua, molto dura, suberosa-legnosa, di colore ocra, bruno-ocra, color sughero; odore acidulo fungino, sapore mite o amarognolo. Spore: bianche in massa, ellissoidali, lisce, 5-7 × 2,5-3,5 µm, non amiloidi. Sistema ifale trimitico. Habitat: cresce su legno di latifoglie, prediligendo ceppaie o tronchi di querce, nei boschi, nei parchi e giardini, pluriannuale, in ogni periodo dell’anno. Provoca carie bruna. Comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: Daedalea quercina si riconosce piuttosto facilmente per via dei pori molto ampi, caratteristicamente labirintiformi, stirati radialmente, con dissepimenti molto spessi, di colore crema con rifessi glauco-rosati, per il contesto color sughero e per la crescita prevalentemente su legno di quercia.

Parte iconografca e descrittiva

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Laetiporus sulphureus (Bull. : Fr.) Murrill 1920

siNoNimo: Polyporus sulphureus (Bull. : Fr.) Fr. 1821 PosizioNe sistematica: ordine Aphyllophorales, famiglia Polyporaceae s.l.

Basidiocarpo: a forma di mensola, sessile; spesso più cappelli imbricati fuoriescono da una fruttifcazione, talora innestati tramite un rudimentale gambo laterale. Ogni singolo pseudocappello misura 8-30 cm di larghezza, 1-4 cm di spessore, fabelliforme, a forma di mensola, di ventaglio, con il margine ottuso, ingrossato, molto ondulato, sinuoso-lobato. Superfcie notevolmente gibbosa, bossolata-rugosa, nodulosa, vellutata, feltrata, talora zonata, di colore giallo, giallo-arancio, giallo-ocra. Tuboli: (costituenti l’imenoforo) piuttosto corti, concolore ai pori.

Pori: gialli, giallo zolfo, piccoli, rotondi-angolosi, con dissepimenti sottili e dentellati. Carne: (= contesto) abbastanza spessa, relativamente tenera nel giovane, poi tenace e gessosa, bianco-crema, giallognola; odore acidulo-fungino, sapore mite. Spore: bianche in massa, ellissoidali, lisce, 5-6,5 × 3,5-4,5 µm, non amiloidi. Giunti a fbbia assenti. Sistema ifale dimitico. Habitat: cresce su alberi di latifoglie viventi o su legno morto delle stesse, eccezionalmente su larice, dalla primavera inoltrata all’autunno. Provoca carie bruna. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: il colore giallo, giallo-arancio, più o meno in tutto il carpoforo, consente di riconoscere facilmente Laetiporus sulphureus tra le numerose specie fabelliformi, in pratica a forma di ventaglio. Di L. sulphureus esiste, anche se molto raro, lo stadio imperfetto, denominato Ptychogaster (= Ceriomyces) aurantiacus, e si presenta noduloso, grosso 2-6 cm, senza pori e con gocce acquose, con carne che si risolve in polvere bruna costituita da clamidospore.

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Guida completa al riconoscimento dei FUNGHI

Meripilus giganteus (Pers. : Fr.) P. Karst. 1882

siNoNimo: Polyporus giganteus (Pers. : Fr.) Fr. 1821 PosizioNe sistematica: ordine Aphyllophorales, famiglia Polyporaceae s.l.

Basidiocarpo: a forma di ventaglio, subsessile, composto da più pseudocappelli concresciuti-imbricati che formano una fruttifcazione molto grande, fno a 70 cm di larghezza. Ogni singolo pseudocappello misura 10-30 cm di larghezza, 1-2 cm di spessore, irregolarmente a forma di ventaglio, con il margine ottuso, sinuoso-lobato. Superfcie sinuosa, ondulata, vellutata, fnemente squamosa, zonata, di colore bruno-ocra-fulvastro, crema-ocra al margine. Tuboli: (costituenti l’imenoforo) piuttosto corti, concolore ai pori. Pori: da biancastri a giallo-ocra, piccoli, rotondi, viranti al nerastro per manipolazione.

Gambo: rudimentale, molto corto e tozzo, talora poco distinto. Carne: (= contesto) spessa, tenera nel giovane, poi più fbrosa, un po’ tenace, di colore bianco-crema, annerente in vecchiaia o per sfregamento; odore acidulo-fungino, sapore mite. Spore: bianche in massa, subsferiche, lisce, 5,5-7 × 4,5-6 µm, non amiloidi. Giunti a fbbia assenti. Sistema ifale Monomitico. Habitat: cresce alla base di tronchi di latifoglie viventi, prediligendo il faggio e le querce, anche apparentemente su terreno collegato a radici, nei parchi e giardini, in estate e in autunno. Provoca carie bianca. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: l’enorme taglia dell’intera fruttifcazione, con cappelli fabelliformi molto grandi, di colore bruno-ocra-fulvastro, tendenti ad annerire, consente di riconoscere facilmente M. giganteus. Specie simili sono: Grifola frondosa e Bondarzewia montana, entrambe non annerenti al tocco; la prima produce cappelli più piccoli, 4-8 cm di larghezza; la seconda ha spore verrucose e cresce su radici o ceppaie di conifere di montagna.

Parte iconografca e descrittiva

283

Piptoporus betulinus (Bull. : Fr.) P. Karst. 1881

siNoNimo: Polyporus betulinus (Bull. : Fr.) Fr. 1821 PosizioNe sistematica: ordine Aphyllophorales, famiglia Polyporaceae s.l.

Basidiocarpo: a forma di mensola, ungulato, sessile. Pseudocappello: 5-20 cm di larghezza, 2-5 cm di spessore, robusto, a forma di mensola, un po’ ungulato, spesso convesso-arrotondato, pulvinato, talora attaccato al legno per una sorta di pseudogambo, con il margine involuto, ottuso e rivolto verso il basso, sinuoso-lobato. Superfcie liscia, sericea, spesso screpolata, di colore bianco-crema, bianco-grigiognolo nel giovane, poi grigio-ocra, ocra-fulvastro. Tuboli: (costituenti l’imenoforo) corti, concolori ai pori. Pori: bianchi, bianco-crema, rotondeggianti, con dissepimenti non tanto sottili e dentellati.

Carne: (= contesto) abbastanza spessa, soffce, suberosa, poi coriacea, biancastra; odore acidulo-fungino, sapore mite o amarognolo. Spore: bianche in massa, cilindriche-allantoidi, lisce, 5-7 × 1,5-2 µm, non amiloidi. Sistema ifale trimitico. Habitat: cresce esclusivamente su legno di betulla, tronchi e rami morti, in estate e in autunno. Provoca carie bianca. Abbastanza comune e diffuso. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: Piptoporus betulinus si riconosce molto facilmente per la crescita su legno di betulla e per lo pseudocappello a forma di mensola pulvinata, con superfcie superiore liscia, talora screpolata, di colore bianco-ocra-grigiognolo. Talvolta l’imenoforo di esemplari vecchi di P. betulinus è invaso da un minuscolo pirenomicete, Hypocrea pulvinata, di colore giallo-ocra, a forma di piccole sferette ruvide, isolate o confuenti. Piptoporus pseudobetulinus, molto raro, cresce su legno di pioppo tremolo e ha spore più grandi, 7-11 × 2,5-3,5 µm.

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Guida completa al riconoscimento dei FUNGHI

Polyporus squamosus

(Huds. : Fr.) Fr. 1821

PosizioNe sistematica: ordine Polyporales, famiglia Polyporaceae

Cappello: 10-40 cm, carnoso, da ampiamente semicircolare a fabelliforme, a forma di ventaglio con il centro depresso, raramente circolare, con il margine sinuoso; asciutto, squamoso, di colore giallo-ocra, con squame brunastre. Tuboli: (costituenti l’imenoforo) notevolmente decorrenti sul gambo, corti, non separabili dalla carne, concolori ai pori. Pori: biancastri, crema-giallognoli nell’adulto, piccoli nel giovane, poi ampi e angolosistirati, con dissepimenti dentellati-lacerati. Gambo: 1-5 × 1-4 cm, laterale o eccentrico-laterale, corto e tozzo, cilindrico, dilatato verso l’alto; ricoperto di pori nella parte alta, bianco-cre-

ma verso l’alto, bruno-nerastro verso la base. Carne: (= contesto) cospicua, piuttosto fbrosa, soda, tenera nel giovane, coriacea e dura nell’adulto, bianca; odore e sapore farinosi, di cocomero, di buccia di anguria. Spore: bianche in massa, cilindriche-ellissoidali, lisce, 10-15 × 4-5,5 µm, non amiloidi. Sistema ifale dimitico. Habitat: cresce solitario o subcespitoso su legno di latifoglie, tronchi o ceppaie, nei boschi, nei parchi e giardini di città, generalmente in primavera, sporadico in estate-autunno. Provoca carie bianca. Comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: tra le specie congeneri, Polyporus squamosus si riconosce per la taglia molto grande, il cappello giallo-ocra con squame brunastre, il gambo bruno-nero alla base, la crescita su legno e per il forte odore farinoso, di cocomero. Polyporus tuberaster è simile ma più raro, di taglia più piccola, con cappello 3-10 cm, ha il gambo centrale e non ha odore farinoso; inoltre, predilige crescere su rametti o su terreno, di solito collegato a un grosso sclerozio interrato.

Parte iconografca e descrittiva

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Trametes versicolor (L. : Fr.) Lloyd 1921

siNoNimo: Polyporus versicolor (L. : Fr.) Fr. 1821 PosizioNe sistematica: ordine Aphyllophorales, famiglia Polyporaceae s.l.

Basidiocarpo: espanso-refesso, a forma di ventaglio, sessile; numerosi cappelli imbricati o fusi lateralmente fuoriescono da una fruttifcazione estesa fno a diverse decine di centimetri, talora invadente un intero tronco. Ogni singolo paeudocappello misura 2-6 cm di larghezza, 0,1-0,3 cm di spessore, sottile, inizialmente resupinato con il margine refesso, espanso-refesso, poi nettamente mensoliforme, a forma di ventaglio, talora attaccato al substrato tramite un prolungamento simulante una sorta di pseudogambo, con il margine sottile, acuto, sinuoso-lobato. Superfcie vellutata, sericea, notevolmente zonata, di colore molto variabile, grigio-bruno, bluastro, bruno-ocra, nerastro, sempre a fasce sottili alterne chiaro-scure.

Tuboli: (costituenti l’imenoforo) piuttosto corti, concolore ai pori. Pori: biancastri, crema-giallognoli, molto piccoli, rotondeggianti, con dissepimenti sottili. Carne: (= contesto) sottile, coriacea, molto tenace, bianca; odore acidulo-fungino, sapore mite. Spore: bianche in massa, cilindriche, lisce, 5,5-7 × 1,5-2 µm, non amiloidi. Sistema ifale trimitico. Habitat: cresce su legno di latifoglie, talora su parti danneggiate di tronco o rami di alberi viventi, nei boschi, nei parchi e giardini di città, in ogni periodo dell’anno. Provoca carie bianca. Molto comune e diffusa. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: il genere Trametes si distingue per i carpofori sessili, spesso a forma di mensola, di ventaglio o ungulati, con contesto biancastro, a sistema ifale trimitico e spore bianche. Tutti agenti di carie bianca. Tra le specie congeneri, questa è la più comune e si riconosce per il cappello a forma di ventaglio, sottile, vellutato, sericeo e zonato.

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Auricularia auricula-judae (Bull. : Fr.) Quél. 1886

siNoNimo: Hirneola auricula-judae (Bull. : Fr.) Berk. 1860 PosizioNe sistematica: ordine Auriculariales, famiglia Auriculariaceae

Basidiocarpo: gelatinoso, a forma di orecchio o di conchiglia. Dapprima a forma di tubercolo sinuoso, presto assume la forma di conchiglia irregolarmente pieghettata, misurante 3-8 cm di larghezza, 0,2-0,5 cm di spessore, sessile, con la concavità rivolta verso il basso, richiamante un padiglione auricolare, attaccato al substrato legnoso per una parte di esso o per un brevissimo peduncolo, con il margine sinuoso, completamente brunastro, bruno-nero olivastro, bruno-porpora su entrambe le facce. Superfcie inferiore concava (costituente l’imenoforo), glabra, liscia e lucida, irregolarmente pieghettata, sinuosa. Superfcie superiore convessa sterile, opaca, sinuosa-pieghettata, vellutata, fnemen-

te pubescente, con pruina bianca soprattutto nel giovane. Carne: abbastanza spessa, gelatinosa, molliccia ma piuttosto elastica, contenuta tra le superfci papiracee, brunastra; odore irrilevante, sapore mite o acidulo. Spore: bianche in massa, cilindriche-allantoidi, lisce, 16-19 × 6-8 µm, non amiloidi. Basidi settati trasversalmente. Habitat: cresce gregaria a gruppi piuttosto ravvicinati principalmente su legno di sambuco nero, su rami e tronchi caduti ma anche viventi, più raramente su altre latifoglie, in ogni periodo dell’anno. Piuttosto comune. Commestibilitˆ: commestibile.

Note: Auricularia auricula-judae si riconosce facilmente per la consistenza gelatinosa, per la caratteristica forma a conchiglia, richiamante un padiglione auricolare, di colore bruno-porpora, e per la crescita perlopiù su legno di sambuco nero. Auricularia mesenterica, meno comune, è di forma più irregolare, ha la superfcie sterile molto feltrata, con peli irsuti, di colore grigio-bruno olivastro e zonata, e predilige crescere su legno di altre latifoglie.

Parte iconografca e descrittiva

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Exidia glandulosa (Bull. : Fr.) Fr. 1821

siNoNimo: Tremella glandulosa Bull. 1789 : Fr. PosizioNe sistematica: ordine Tremellales, famiglia Tremellaceae

Basidiocarpo: gelatinoso, cerebriforme, tremolante al minimo tocco, molliccio in condizioni di umidità. Dapprima ogni singolo carpoforo è rotondeggiante, noduloso-sinuoso, pieghettato, poi più carpofori si uniscono a formare un unico carpoforo che si sviluppa maggiormente in lunghezza sul substrato legnoso fno a 10-30 cm di lunghezza e 0,5-2 cm di spessore, assumendo un aspetto cerebriforme, notevolmente pieghettato, sinuoso-gibboso, arricciato. Superfcie (costituente l’imenoforo) liscia e lucida, punteggiata da piccole verruche, di colore nero, grigio-nerastro, talora fnemente pruinosa di bianco. Con l’essiccazione il carpoforo perde

il suo turgore e si trasforma in una sottile crosta nerastra, spessa circa 0,1 cm, e molto coriacea. Carne: in condizioni di umidità abbastanza spessa, gelatinosa, piuttosto molle e tremolante, grigio-nerastra; odore e sapore irrilevanti. Spore: bianche in massa, cilindriche-allantoidi, lisce, 10-14 × 4-5 µm, non amiloidi. Basidi settati longitudinalmente. Habitat: cresce resupinata su legno di latifoglie, prediligendo i rami caduti marcescenti, meno comune su tronchi e ceppaie, nei parchi, in ogni periodo dell’anno. Molto comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: le Exidia sono funghi gelatinosi, mollicci, più o meno nodulosi, a forma di pustole o di verruche, cerebriformi, piuttosto simili alle Tremella, distinti da quest’ultimi per le spore cilindriche-allantoidi, faseoliformi. Le Tremella hanno spore subsferiche-ellissoidali. Tra le specie congeneri, Exidia glandulosa si riconosce per i carpofori nodulosisinuosi nerastri, uniti tra loro a formare una massa cerebriforme tremolante, crescenti su legno di latifoglie.

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Tremella foliacea Pers. 1800 : Fr.

siNoNimo: Exidia foliacea (Pers. : Fr.) P. Karst. 1889 PosizioNe sistematica: ordine Tremellales, famiglia Tremellaceae

Basidiocarpo: gelatinoso, cerebriforme-petaloide, tremolante al minimo tocco, molliccio in condizioni di umidità. Inizialmente cerebriforme, poi tendenzialmente a forma di rosetta, con proflo emisferico, misurante 5-15 cm, con sviluppo di numerose e lunghe lamine spesse 0,3-0,8 cm, simili a petali o a foglie, notevolmente sinuose, pieghettate, vistosamente lobate, confuenti in un punto basale con cui è attaccato al substrato legnoso. Superfcie (costituente l’imenoforo) liscia e lucida, di colore bruno, bruno-rossiccio, bruno-fulvo.

Carne: in condizioni di umidità abbastanza spessa, gelatinosa, piuttosto molle e tremolante, di colore brunastro, un po’ translucida; odore e sapore irrilevanti. Spore: bianche in massa, ellissoidali-subsferiche, lisce, 9-11 × 6-8 µm, non amiloidi. Basidi settati longitudinalmente. Habitat: cresce su legno di latifoglie, in ogni periodo dell’anno. Non comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: Tremella foliacea è strettamente correlata alla più comune Tremella mesenterica, dalla quale si differenzia molto bene principalmente per il colore brunastro, bruno-fulvo. Inoltre, produce carpofori più grandi e tendenzialmente più a forma di rosetta che cerebriforme, con numerose lamine notevolmente più sviluppate, simili a petali o a foglie. T. mesenterica produce carpofori più cerebriformi e di colore giallo vivace.

Parte iconografca e descrittiva

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Tremella mesenterica Retz. 1769 : Fr.

siNoNimo: Tremella lutescens Pers. 1798 : Fr. PosizioNe sistematica: ordine Tremellales, famiglia Tremellaceae

Basidiocarpo: gelatinoso, cerebriforme-pieghettato, tremolante al minimo tocco, molliccio in condizioni di umidità. Dapprima cerebriforme, poi notevolmente pieghettato, con proflo emisferico, misurante 3-8 cm, con sviluppo di corte lamine spesse 0,2-0,5 cm, notevolmente sinuose, lobate, confuenti in una massa basale con cui è attaccato al substrato legnoso. Superfcie (costituente l’imenoforo) liscia e lucida, di colore giallo vivace, talora giallo pallido. Carne: in condizioni di umidità abbastanza spessa, gelatinosa, piuttosto molle e tremo-

lante, di colore giallo, un po’ translucida; odore e sapore irrilevanti. Spore: bianche in massa, subsferiche-ellissoidali, lisce, 8-12 × 7-10 µm, non amiloidi, con conidi sferici di 2-5 µm. Basidi settati longitudinalmente. Habitat: cresce su legno di latifoglie, prediligendo i rami di nocciolo, in ogni periodo dell’anno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: il genere Tremella appartiene agli eterobasidiomiceti ed è costituito da funghi gelatinosi, mollicci, più o meno lenticolari, a forma di pustole, oppure più o meno cerebriformi. È il genere più rappresentativo della famiglia Tremellaceae, contraddistinta per via dei basidi settati in senso longitudinale. Tremella mesenterica si riconosce piuttosto facilmente per i carpofori cerebriformi e di colore giallo. Le altre specie gelatinose di aspetto simile e di colore giallo sono molto piccole, hanno basidi biforcati a diapason e appartengono al genere Dacrymyces.

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Tremiscus helvelloides (DC. : Fr.) Donk 1958

siNoNimo: Guepinia rufa (Jacq.) Berk. 1884 PosizioNe sistematica: ordine Tremellales, famiglia Tremellaceae

Basidiocarpo: gelatinoso, cartilagineo, a forma di petalo, subsessile. Pseudocappello misurante 3-8 cm di altezza, 2-5 cm di larghezza, simile a un petalo di rosa, dapprima imbutiforme con fessura laterale e con la base rastremata in uno pseudogambo, richiamante specie del genere Otidea, poi si sviluppa allargandosi all’apice fno ad assumere la forma di petalo o di spatola, con il margine refesso, piegato verso l’esterno e notevolmente sinuoso-lobato. Superfcie esterna fertile in zona apicale (costituente l’imenoforo), da liscia a rugosa, pieghettata, pruinosa di bianco, concolore alla superfcie interna ma più pallida, spesso con toni lilla. Superfcie interna sterile, liscia, opaca, con fne pelu-

ria bianca, di colore arancione, rosso ciliegia, rosa salmone, bianco-crema alla base. Carne: abbastanza spessa, gelatinosa, molliccia, piuttosto elastica-cartilaginea, di colore rosso-arancio, rosa-arancio, biancastra alla base; odore e sapore irrilevanti. Spore: bianche in massa, ellissoidali, lisce, 9-11 × 5-6 µm, non amiloidi. Basidi settati longitudinalmente. Habitat: cresce gregario o cespitoso su terreno presso ceppaie o radici di conifere di montagna, talora direttamente su legno marcescente, prediligendo l’abete rosso e bianco, in estate-autunno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: commestibile.

Note: Tremiscus helvelloides si riconosce facilmente per la consistenza gelatinosa, elastico-cartilaginea, la forma petaloide e per il colore rosso-arancio, rosa-arancio vivace. Non può essere confuso con nessun’altra specie.

Parte iconografca e descrittiva

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Calocera viscosa (Pers. : Fr.) Fr. 1821

siNoNimo: Calocera viscosa var. cavarae (Bres.) McNabb 1965 PosizioNe sistematica: ordine Dacrymycetales, famiglia Dacrymycetaceae

Basidiocarpo: elastico-gelatinoso, viscido, 2-7 cm di altezza, di aspetto coralloide, composto da un sottile tronco portante dei rami principali scarsamente ramifcati. Tronco: esile, 0,2-0,5 cm di spessore, cilindrico, attenuato verso il basso, con la base radicante infssa nel legno marcescente, spesso compresso, di colore giallo, giallognolo, giallo-arancio, bianco nella porzione radicante infssa nel legno. Rami: principali sottili, più o meno spessi come il tronco, subparalleli, rotondeggianti, talora compressi, scarsamente e irregolarmente ramifcati, spesso bifdi, con apici

acuti. Superfcie (costituente l’imenoforo) piuttosto viscida, scivolosa al tatto, di colore giallo, giallo-arancio. Carne: elastica, gelatinosa, molto tenace, concolore alle superfci; odore e sapore irrilevanti. Spore: bianche in massa, ellissoidi-allantoidi, lisce, 7,5-10 × 3,5-4,5 µm, non amiloidi. Basidi biforcati a diapason. Habitat: cresce gregaria su legno o ceppaie marcescenti di conifere, dalla tarda primavera all’autunno. Molto comune. Commestibilitˆ: tossico.

Note: l’appariscente colorazione gialla di tutto il carpoforo, la viscidità delle superfci alla manipolazione, la consistenza elastico-gelatinosa piuttosto tenace della carne e la crescita su legno di conifere sono i caratteri che consentono di riconoscere facilmente Calocera viscosa tra le specie di aspetto clavarioide, coralloide, cioè tra le specie del genere Ramaria e generi affni. Calocera cornea è pure gialla ma presenta carpofori molto più piccoli, alti circa 1 cm, in genere lesiniformi, poco o per nulla ramifcati, e cresce su legno di latifoglie.

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Clathrus ruber P. Micheli ex Pers. 1801 : Pers.

siNoNimo: Clathrus cancellatus Tourn. ex Fr. 1823 PosizioNe sistematica: ordine Phallales, famiglia Clathraceae

Basidiocarpo: dapprima di forma sferica, di ovolo arrotondato, misurante 3-5 cm, un po’ rugoso, come martellato da un reticolo in trasparenza, con cordone miceliare più o meno ramifcato, di colore biancastro, poi, per lacerazione del peridio che rimane alla base sotto forma di volva, fuoriesce il ricettacolo più o meno arrotondato a forma di gabbia, di cancello, misurante 5-10 cm, a maglie poligonali, molto fragile, di aspetto spugnoso, rugoso, di colore rosa-rosso. Peridio: a due strati; esoperidio sottile, papiraceo, biancastro; endoperidio abbastanza spesso, gelatinoso, translucido, piuttosto umido, con deiscenza apicale.

Gleba: (costituente l’imenoforo) mucillaginosa spalmata sulla superfcie interna delle maglie che costituiscono il ricettacolo, olivastra, grigio-verde, bruno oliva, molto puzzolente. Carne: nelle maglie del ricettacolo molto fragile, piuttosto porosa e molle, di colore rosa-rosso; odore irrilevante allo stato di ovolo, fecale-cadaverico molto forte nei carpofori maturi. Spore: giallo-verde olivastre, cilindriche, lisce, 5-6 × 1,5-2 µm. Habitat: cresce gregario, spesso in numerosi esemplari, nei boschi di latifoglie, tra residui legnosi, prediligendo parchi e boschetti degradati, in estate-autunno. Poco comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: è indubbiamente uno dei più belli e curiosi funghi appartenenti ai gasteromiceti. Facile da riconoscere per la sua particolare forma a gabbia. Clathrus archeri (= Anthurus archeri), anch’esso di colore rosso e molto puzzolente, si distingue per il ricettacolo composto da 4-6 braccia (= tentacoli) liberi nel carpoforo maturo, non uniti all’apice né formanti delle maglie.

Parte iconografca e descrittiva

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Phallus hadriani Vent. 1801 : Pers.

PosizioNe sistematica: ordine Phallales, famiglia Phallaceae

Basidiocarpo: dapprima subsferico-ovoidale, misurante 3-6 cm, con cordone miceliare più o meno ramifcato, di colore rosa-lilla-porporino, poi, per lacerazione del peridio che rimane alla base sotto forma di volva, fuoriesce il ricettacolo a forma di fallo distinto in cappello e gambo. Cappello: 3,5-5 cm, ditaliforme, picchiettato da fossette delimitate da costolature, richiamante la mitra delle morchelle, con foro apicale, con il margine libero dal gambo, di colore biancastro, ben visibile quando gli insetti hanno consumato la gleba mucillaginosa bruno oliva che lo copre. Gambo: 10-20 × 3-4 cm, cilindrico, cavo, molto fragile, spugnoso, rugoso, bianco, bianco-crema. Peridio: a due strati; esoperidio sottile, papiraceo, di colore rosa-lilla-porporino; endoperi-

dio abbastanza spesso, gelatinoso, translucido, piuttosto umido, con deiscenza apicale. Gleba: (costituente l’imenoforo) mucillaginosa spalmata sul cappello, olivastra, grigio-verde piuttosto scura, bruno oliva, molto puzzolente. Carne: sottile, molto fragile, piuttosto porosa, cellata, bianca; odore rafanoide allo stadio di ovolo, cadaverico molto forte nei carpofori maturi. Spore: giallo oliva pallide, ellissoidali, lisce, 3-4 × 1,5-2 µm. Habitat: cresce gregario o solitario presso latifoglie, perlopiù su terreno sabbioso, tra residui legnosi, nei boschetti degradati, prediligendo parchi e giardini di città, in estate-autunno. Poco comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: Phallus hadriani si riconosce per il ricettacolo a forma di fallo di grosse dimensioni, ben differenziato in cappello e gambo, e per il colore rosa-lilla-porporino dell’ovolo. Phallus impudicus cresce nei boschi, perlopiù di conifere, e ha l’ovolo di colore biancastro.

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Cyathus striatus (Huds. : Pers.) Pers. 1801

PosizioNe sistematica: ordine Nidulariales, famiglia Nidulariaceae

Basidiocarpo: 0,6-1,5 cm, dapprima turbinato, a forma di trottola, di coppa, con apice appianato e chiuso da una membrana (= epifragma) a doppio strato, poi, per lacerazione della membrana, si apre sempre più a forma di coppa, di calice, con il margine regolare, spesso appendicolato, con all’interno dei peridioli. Peridio: a tre strati; esoperidio a due strati, costituente la struttura del calice e dello strato esterno dell’epifragma, abbastanza spesso, notevolmente villoso-feltrato, con lunghi peli irsuti e di colore bruno sulla superfcie esterna, striato da profondi solchi e grigiognolo in quella interna; endoperidio costituente la membrana interna dell’epifragma e il velo evanescente che ricopre la superfcie interna del calice, papiraceo, sottilissimo ed effmero, bianco, con deiscenza apicale.

Peridioli: 0,1-0,2 cm di diametro, lenticolari, da biancastri a grigiognoli, in numero di circa 10-16, fssati all’endoperidio per mezzo di una piccola funicella arricciata. Gleba: (costituente l’imenoforo) all’interno dei peridioli, biancastra, bianco-grigiognola. Carne: nel calice sottile, piuttosto dura, bruno-grigiastra; odore e sapore irrilevanti. Spore: biancastre, ellissoidali, lisce, 16-19 × 7-10 µm. Habitat: cresce da subcespitoso a gregario in numerosi esemplari ravvicinati su residui di legno di latifoglie, talora anche bruciati, spesso su feltro miceliare ocraceo, nei boschetti, nei parchi e giardini di città, dalla primavera all’autunno. Molto comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: le striature sulla superfcie interna del calice sono il principale carattere che consente di riconoscere Cyathus striatus tra le Nidulariaceae. Cyathus olla ha la superfcie interna liscia.

Parte iconografca e descrittiva

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Geastrum triplex Jungh. 1840

PosizioNe sistematica: ordine Lycoperdales, famiglia Geastraceae

Basidiocarpo: dapprima subsferico-ovoidale, misurante 3,5-5 cm, con alla base dei residui flamentosi di micelio, poi erompente a forma di stella, misurante 7-12 cm, con 5-7 lacinie arrotolate verso l’esterno e con le punte che lo sollevano dal terreno, con al centro un involucro subsferico con foro apicale da cui fuoriescono le spore. Peridio: a tre strati; esoperidio a due strati, costituente le lacinie, non igroscopico, con strato interno piuttosto spesso e carnoso, spesso lacerato concentricamente e rialzato in modo da formare un grossolano collare attorno all’endoperidio, con superfcie interna liscia, di colore crema-ocra, grigio-bruno; endoperidio costituente l’involucro che contiene la gleba con columella, subsferico,

sessile, papiraceo, liscio, da crema-ocra a grigio-brunastro, con all’apice un peristoma forato poco pronunciato, liscio e delimitato da un cerchietto di colore biancastro. Gleba: (costituente l’imenoforo) nell’endoperidio, risolta in polvere sporale bruna e capillizio. Carne: nelle lacinie abbastanza spessa, tenace, biancastra; odore e sapore irrilevanti. Spore: bruno bistro in massa, sferiche, verrucose, 4,5-6 µm. Capillizio non ramifcato. Habitat: cresce gregario perlopiù presso latifoglie, meno frequente presso conifere, nei parchi e giardini di città, prediligendo il terreno sabbioso, in estate-autunno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: i Geastrum sono funghi a forma di stella. Tra questi, Geastrum triplex si riconosce per la grande taglia, per lo strato interno dell’esoperidio lacerato e rialzato, tale da formare un grosso collare a forma di scodella attorno all’endoperidio, quest’ultimo sessile e con peristoma liscio, non striato, cromaticamente delimitato da un cerchietto bianco.

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Bovista plumbea Pers. 1795 : Pers.

PosizioNe sistematica: ordine Lycoperdales, famiglia Lycoperdaceae

Basidiocarpo: 1,5-4 cm, sferico o subsferico, talora un po’ compresso, tenero, dapprima con peridio chiuso, poi con foro apicale da cui fuoriescono le spore. Peridio: a tre strati; esoperidio a due strati poco distinti, abbastanza spesso, da ruvido-areolato a quasi liscio, biancastro, talora soffuso di ocra-grigiastro, caduco a lembi come il guscio di uovo sodo; endoperidio papiraceo, liscio, biancastro nel giovane, poi lentamente si colora di grigio oliva, grigio piombo, infne grigio-nerastro, con deiscenza tramite un foro apicale nell’adulto. Gleba: (costituente l’imenoforo) composta dalla carne, bianca nel giovane, poi giallo

oliva, bruno oliva a partire dal centro e con tendenza a liquefarsi, infne risolta in polvere sporale brunastra e capillizio, senza subgleba; odore fungino, sapore mite. Spore: bruno oliva in massa, subsferiche, lisce, 4,5-6,5 × 4-6 µm, con resto di sterigma lungo circa 5-15 µm. Capillizio di tipo Bovista, poco sviluppato e con distinto ceppo principale di diramazione. Habitat: cresce gregaria nei prati incolti, nei parchi, nei giardini e aiuole di città, dalla primavera all’autunno. Piuttosto comune. Commestibilitˆ: commestibile. Solo da giovane con gleba ancora bianca.

Note: il genere Bovista si distingue a occhio nudo dai generi Lycoperdon e Calvatia principalmente per l’assenza di subgleba spugnosa-cellata, sempre presente in quest’ultimi. Inoltre, le Calvatia mettono le spore a contatto con l’esterno tramite lacerazione del peridio e dissolvenza parziale dello stesso. In alcune Bovista è possibile osservare la subgleba, ma è piuttosto ridotta e compatta. Tra le specie congeneri, B. plumbea si riconosce per il caratteristico esoperidio caduco a lembi come il guscio di un uovo sodo.

Parte iconografca e descrittiva

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Calvatia excipuliformis (Scop. : Pers.) Perdeck 1950

siNoNimo: Lycoperdon excipuliforme (Scop. : Pers.) Pers. 1801 PosizioNe sistematica: ordine Lycoperdales, famiglia Lycoperdaceae

Basidiocarpo: 6-15 cm di altezza, 4-8 cm di larghezza, dapprima piriforme, richiamante una lampadina, con pseudogambo ben sviluppato portante una testa più o meno arrotondata, pieghettato in zona mediana e nel pseudogambo, talora con cordoni miceliari, poi aperto a forma di scodella sorretta dal pseudogambo e con residui di polvere sporale brunastra. Peridio: a due strati; esoperidio con aculei pulverulenti, fragili, facilmente asportabili, caduchi, senza lasciare impronte sulla superfcie, inizialmente bianco, poi grigio-bruno; endoperidio papiraceo, liscio, da biancastro a grigio-bruno, con deiscenza tramite lacerazione apicale e caducità della parte alta, risolvendosi in una sorta di “scodella” sorretta da un pseudogambo.

Gleba: (costituente l’imenoforo) composta dalla carne della testa, bianca nel giovane, poi gialloverde oliva, bruno oliva tendente a liquefarsi, infne risolta in polvere sporale bruna e capillizio; subgleba spugnosa-cellata, bianca, composta dalla carne del gambo; odore e sapore fungini. Spore: brune in massa, sferiche, verrucose, 4,5-5,5 µm, con piccolo resto di sterigma lungo circa 1-3 µm. Capillizio di tipo Lycoperdon, ben sviluppato e senza ceppo principale di diramazione. Habitat: cresce gregaria nei boschi, sia di latifoglie sia di conifere, lungo i sentieri, nei parchi, in estate-autunno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: commestibile. Solo da giovane con gleba ancora bianca.

Note: le Calvatia differiscono dai Lycoperdon per la diversa deiscenza (lacerazione e dissolvenza della parte alta dell’endoperidio nel carpoforo maturo). Nei Lycoperdon le spore sono messe a contatto con l’esterno tramite un orifzio apicale ben distinto. Tra le specie congeneri, questa si riconosce per la caratteristica forma a lampadina.

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Guida completa al riconoscimento dei FUNGHI

Calvatia fragilis (Vittad.) Morgan 1890

siNoNimo: Calvatia cyathiformis (Bosc) Morgan 1890 ss. auct. europ. PosizioNe sistematica: ordine Lycoperdales, famiglia Lycoperdaceae

Basidiocarpo: 6-20 cm, dapprima più o meno globoso, subturbinato, da sferico a ellissoidale, attenuato alla base, spesso pieghettato verso la base, talora con piccolo cordone miceliare, poi aperto a forma di scodella e con residui di polvere sporale bruno-porpora-viola. Peridio: a due strati; esoperidio molto sottile e fragile, liscio, dissociato in piccole placche facilmente caduche senza lasciare residui sull’endoperidio, di colore biancastro nella parte basale, via via bruno-viola verso la sommità; endoperidio papiraceo, sottile, spesso screpolato, areolato, bruno-viola, bianco alla base, con deiscenza tramite lacerazione apicale e caducità della parte alta, risolvendosi in una sorta di “scodella”.

Gleba: (costituente l’imenoforo) composta dalla carne, bianca nel giovane, poi bruno-porpora, bruno-viola, tendente a liquefarsi, infne risolta in polvere sporale bruno-viola e capillizio; subgleba molto ridotta, poco distinta, compatta, non cellata, bianca; odore e sapore fungini. Spore: bruno-viola in massa, sferiche, verrucose-aculeate, 4,5-5,5 µm, con resto di sterigma molto piccolo. Capillizio di tipo Lycoperdon, ben sviluppato e senza ceppo principale di diramazione. Habitat: cresce gregaria nei prati, in estate-autunno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: commestibile, buono. Solo da giovane con gleba ancora bianca.

Note: Calvatia fragilis, meglio conosciuta come Calvatia lilacina oppure Calvatia cyathiformis, si riconosce facilmente per il peridio sottile e fragile di colore prevalentemente bruno-viola, lilacino. Calvatia gigantea (= Langermannia gigantea) ha il peridio di colore completamente bianco, bianco-crema, e presenta carpofori molto più grandi, talora fno a 80 cm di diametro.

Parte iconografca e descrittiva

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Lycoperdon echinatum Pers. 1794 : Pers.

siNoNimo: Lycoperdon hoylei Berk. & Broome 1871 PosizioNe sistematica: ordine Lycoperdales, famiglia Lycoperdaceae

Basidiocarpo: 2-6 cm, da piriforme a subsferico, con la base rastremata in uno pseudogambo, spesso con cordoni miceliari, ricoperto da lunghi aculei bruni richiamanti un riccio, dapprima con peridio chiuso, poi con foro apicale da cui fuoriescono le spore. Peridio: a due strati; esoperidio con aculei molto sviluppati, lunghi circa 0,3-0,7 cm, richiamanti un riccio, fragili, facilmente asportabili, caduchi, di colore bruno, bruno castano, bruno-ocra, spesso crema-biancastro nel giovane e verso le punte degli aculei; endoperidio papiraceo, areolato-reticolato dove ha perso gli aculei, di colore bruno-ocra, bruno pallido, con deiscenza tramite un foro apicale nell’adulto. Gleba: (costituente l’imenoforo) composta,

tranne la parte basale, dalla carne, dapprima biancastra, poi giallo-verde oliva, bruno oliva e con tendenza a liquefarsi, infne risolta in polvere sporale brunastra e capillizio; subgleba abbastanza ridotta, da cellata a quasi compatta, color crema, costituita dalla carne alla base dello pseudogambo; odore fungino, sapore mite. Spore: brune in massa, sferiche, verrucose-aculeate, 4-5 µm. Capillizio di tipo Lycoperdon, ben sviluppato e senza ceppo principale di diramazione. Habitat: cresce gregario o solitario nei boschi di latifoglie, predilige il faggio ed il castagno, tra le foglie, in estate-autunno. Poco comune. Commestibilitˆ: commestibile. Solo da giovane con gleba ancora bianca.

Note: Lycoperdon echinatum si riconosce con molta facilità per la sua caratteristica forma a riccio, con esoperidio composto da lunghi aculei bruni. Non esiste altro fungo con cui potrebbe essere confuso, se non con un riccio di castagno.

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Lycoperdon perlatum Pers. 1796 : Pers.

PosizioNe sistematica: ordine Lycoperdales, famiglia Lycoperdaceae

Basidiocarpo: 3-8 cm, piriforme, attenuato in basso in uno pseudogambo più o meno sviluppato portante una testa arrotondata, talora un po’ compressa, con umbone papillato all’apice, dapprima con peridio chiuso, poi con foro apicale da cui fuoriescono le spore. Peridio: a due strati; esoperidio con aculei abbastanza sviluppati nella sommità, conici e spessi alla base, lunghi circa 0,1-0,2 cm, caduchi all’apice, circondati da verruche-aculeate molto piccole e più persistenti, di colore da bianco a bruno pallido, bruno-grigiognolo; endoperidio papiraceo, areolato-reticolato dove ha perso gli aculei, di colore crema-brunastro, con deiscenza tramite un foro apicale nell’adulto. Gleba: (costituente l’imenoforo) composta,

tranne la parte basale, dalla carne, bianca nel giovane, poi giallo oliva, bruno olivastra e con tendenza a liquefarsi, infne risolta in polvere sporale brunastra e capillizio; subgleba spugnosa-cellata, dapprima bianca, poi crema-bruno, costituita dalla carne dello pseudogambo; odore fungino, sapore mite. Spore: brune in massa, sferiche, verrucose, 3,5-4,5 µm. Capillizio di tipo Lycoperdon, ben sviluppato e senza ceppo principale di diramazione. Habitat: cresce gregario o subcespitoso nei boschi, nei parchi, in estate-autunno. Piuttosto comune. Commestibilitˆ: commestibile. Solo da giovane con gleba ancora bianca.

Note: i Lycoperdon si distinguono dalle Bovista per avere la subgleba piuttosto sviluppata e spugnosa-cellata, caratteristica che gli conferisce un portamento piriforme. Questa specie si riconosce per l’esoperidio ad aculei conici che, cadendo, lasciano l’endoperidio areolato, picchiettato da piccole fossette.

Parte iconografca e descrittiva

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Lycoperdon pyriforme Schaeff. 1774 : Pers.

PosizioNe sistematica: ordine Lycoperdales, famiglia Lycoperdaceae

Basidiocarpo: 1,5-4 cm, piriforme, attenuato in basso in uno pseudogambo, con cordoni miceliari bianchi, dapprima con peridio chiuso, poi con foro apicale da cui fuoriescono le spore. Peridio: a due strati; esoperidio fnemente pruinoso-granuloso, verrucoso, con piccolissime verruche-aculeate persistenti, nel giovane da biancastro-caffelatte a bruno pallido, poi brunastro, bruno cioccolato; endoperidio papiraceo, da liscio a fnemente areolato in alto, spesso con residui pruinosi verso lo pseudogambo, di colore da crema-bruno, bruno-grigiognolo, con deiscenza tramite un foro apicale nell’adulto. Gleba: (costituente l’imenoforo) composta, tranne la parte basale, dalla carne, bianca

nel giovane, poi giallo oliva, bruno olivastra e con tendenza a liquefarsi, infne risolta in polvere sporale brunastra e capillizio; subgleba spugnosa-cellata, bianca, anche nel carpoforo maturo, costituita dalla carne dello pseudogambo; odore sgradevole di aflloforale, sapore mite. Spore: brune in massa, sferiche, lisce, 3,5-5 µm. Capillizio di tipo Lycoperdon, ben sviluppato e senza ceppo principale di diramazione. Habitat: cresce cespitoso su legno marcescente, su radici o attorno a ceppaie, predilige il larice e l’abete di montagna, in estate-autunno. Comune. Commestibilitˆ: commestibile. Solo da giovane con gleba ancora bianca.

Note: Lycoperdon pyriforme è specie di colore piuttosto variabile, ma si riconosce facilmente per la crescita cespitosa su legno o su radici interrate, per la subgleba sempre bianca, anche a carpoforo maturo, e per le spore lisce. Tutti gli altri Lycoperdon hanno spore verrucose, con grossolane e rade verruche oppure fnemente verrucose ma non lisce, e subgleba che da bianca nel giovane si colora di crema, crema-bruno con la maturazione.

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Lycoperdon umbrinum Pers. 1801 : Pers.

PosizioNe sistematica: ordine Lycoperdales, famiglia Lycoperdaceae

Basidiocarpo: 3-6 cm, da piriforme a subsferico, quasi capitulato, bruscamente attenuato alla base in un corto pseudogambo, con cordoni miceliari bianchi, dapprima con peridio chiuso, poi con foro apicale da cui fuoriescono le spore. Peridio: a due strati; esoperidio fnemente aculeato, con aculei sottili e molto corti, persistenti, di colore caffelatte nel giovane, poi brunastro, bruno-rossastro, talora bruno-nerastro; endoperidio papiraceo, liscio e ben visibile sotto gli aculei dell’esoperidio, biancastro-caffelatte, poi brunastro, bruno-rossastro, bruno cioccolato, con deiscenza tramite un foro apicale nell’adulto. Gleba: (costituente l’imenoforo) composta, tranne la parte basale, dalla carne, bianca nel giovane, poi giallo oliva, bruno olivastra e con

tendenza a liquefarsi, infne risolta in polvere sporale brunastra e capillizio; subgleba spugnosa-cellata, bianca nel giovane, poi grigiognola, grigio-bruno-violetta, costituita dalla carne dello pseudogambo, con columella che s’inserisce nella gleba; odore come di tostatura, sgradevole nell’adulto, sapore mite. Spore: brune in massa, sferiche, verrucose, 4-5,5 µm. Capillizio di tipo Lycoperdon, ben sviluppato e senza ceppo principale di diramazione. Habitat: cresce gregario, nei boschi di conifere di montagna, tra gli aghi caduti, in estate-autunno. Comune. Commestibilitˆ: commestibile. Solo da giovane con gleba ancora bianca.

Note: questa specie si riconosce per l’esoperidio ad aculei corti, sottili e persistenti, di colore bruno-rossastro nell’adulto, e per la crescita fra le conifere di montagna. Può essere confuso con Lycoperdon molle, che però è più chiaro, color caffelatte, e ha l’esoperidio con aculei molli facilmente caduchi e misti a granuli.

Parte iconografca e descrittiva

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Scleroderma citrinum Pers. 1801 : Pers.

PosizioNe sistematica: ordine Sclerodermatales, famiglia Sclerodermataceae

Basidiocarpo: 4-10 cm, inizialmente sferico o subsferico, talora un po’ compresso, piuttosto duro, infsso nel terreno tramite un ridotto pseudogambo, con cordoni miceliari, poi, a carpoforo maturo per lacerazione apicale irregolare e dissolvenza parziale del peridio, a forma di scodella con il margine lacerato e con sopra residui di polvere sporale nerastra. Peridio: a uno strato, non distinto in eso-endoperidio, notevolmente duro, tenace, circa 0,2-0,5 cm di spessore, con superfcie irregolarmente squamosa, di colore giallognolo, giallo-ocra, spesso con grossolane squame brunastre in rilievo su fondo

crema-giallognolo, con deiscenza tramite lacerazione apicale e caducità della parte alta, risolvendosi in una “scodella”. Gleba: (costituente l’imenoforo) composta dalla carne, dapprima bianca, poi rosa-viola, nero-bruno-violacea, marmorizzata, infne risolta in polvere sporale nerastra, senza subgleba; odore di Lepiota cristata, sapore mite. Spore: bruno-nerastre in massa, sferiche, verrucose-aculeate, crestate e reticolate, 9-11 µm. Habitat: cresce gregario in pochi esemplari nei boschi di latifoglie, prediligendo il faggio, in estate-autunno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: tossico.

Note: gli Scleroderma si distinguono dalle specie simili a occhio nudo principalmente per via del peridio a uno strato, in genere notevolmente duro e spesso, e per la gleba marmorizzata, microscopicamente per l’assenza di capillizio. Sono perlopiù di colore brunastro, giallo-ocra, giallo-bruno, e tra loro molto simili. Tra le specie congeneri, Scleroderma citrinum si riconosce per la superfcie giallognola, con grosse e irregolari verruche in rilievo, e per le spore reticolate.

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Scleroderma polyrhizum (G.F. Gmel. : Pers.) Pers. 1801

siNoNimo: Scleroderma geaster Fr. 1829 PosizioNe sistematica: ordine Sclerodermatales, famiglia Sclerodermataceae

Basidiocarpo: 5-15 cm, inizialmente sferico o subsferico, talora un po’ compresso alla sommità e attenuato alla base, piuttosto duro, con piccoli cordoni miceliari, poi, a carpoforo maturo, per lacerazione apicale, a forma di stella con al centro una massa di polvere sporale bruno-nerastra. Peridio: a uno strato, non distinto in eso-endoperidio, notevolmente duro, tenace, molto spesso, circa 0,4-1 cm di spessore, con superfcie da subliscia a squamosa-areolata, di colore giallognolo, giallo-grigiastro, con squame brunastre su fondo crema-giallognolo, con deiscenza tramite lacerazione apica-

le risolvendosi in una sorta di “stella” con al centro un ammasso di spore. Gleba: (costituente l’imenoforo) composta dalla carne, dapprima biancastra, poi grigio-viola, nero-bruno-violacea, marmorizzata, infne risolta in polvere sporale bruno-nerastra, senza subgleba; odore leggero di Lepiota cristata, sapore mite. Spore: bruno-nerastre in massa, sferiche, verrucose-aculeate, subreticolate, 8-10,5 µm. Habitat: cresce gregario nelle radure erbose, ai margini di boschi di latifoglie o di conifere, prediligendo i terreni sabbiosi, in estate-autunno. Poco comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: tra le specie congeneri, Scleroderma polyrhizum si riconosce per i carpofori di grosse dimensioni con peridio molto spesso, fno a 1 cm, il più spesso di tutti gli Scleroderma, aperto più o meno a forma di stella nel carpoforo maturo, richiamante un Geastrum privo di sacco-endoperidio. Geastrum melanocephalum, unico Geastrum privo di sacco-endoperidio, è simile ma senza capillizio nella polvere sporale e con spore molto piccole.

Parte iconografca e descrittiva

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Scleroderma verrucosum (Bull. : Pers.) Pers. 1801

PosizioNe sistematica: ordine Sclerodermatales, famiglia Sclerodermataceae

Basidiocarpo: 3-7 cm, dapprima subsferico, turbinato, spesso un po’ appianato in alto, abbastanza duro, infsso nel terreno tramite un grosso e compresso pseudogambo, spesso scrobicolato, con numerosi grossi cordoni miceliari, poi, a carpoforo maturo per lacerazione apicale irregolare e dissolvenza parziale del peridio, a forma di scodella con il margine lacerato e con sopra residui di polvere sporale nerastra. Peridio: a uno strato, non distinto in eso-endoperidio, duro da giovane, poi molliccio, quasi papiraceo, circa 0,1-0,2 cm di spessore, con superfcie verrucosa, fnemente squamosa, di colore bruno-ocra, bruno-rossastro, con piccole squame brune su fondo giallo-bruno, con deiscenza

tramite lacerazione apicale e caducità della parte alta, risolvendosi in una “scodella” stipitata. Gleba: (costituente l’imenoforo) composta dalla carne, dapprima bianca, poi rosa-viola, nero-bruno-violacea, marmorizzata, infne risolta in polvere sporale nerastra, senza subgleba; odore leggero di Lepiota cristata, sapore mite. Spore: bruno-nerastre in massa, sferiche, verrucose-aculeate, 8,5-11,5 µm. Habitat: cresce gregario in pochi esemplari nei boschi di latifoglie, principalmente in boschetti degradati e nei parchi, tra residui legnosi o su terreno nudo, in estate-autunno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: Scleroderma verrucosum si riconosce per la superfcie del peridio brunastra fnemente verrucosa, lo pseudogambo piuttosto grosso, terminante in grossi cordoni miceliari, e per le spore con aculei liberi. Scleroderma areolatum è più piccolo, 1,5-3,5 cm, con squame brune circondate da areole, e spore più grandi. Scleroderma bovista ha la superfcie quasi liscia e spore reticolate.

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Disciotis venosa (Pers. : Fr.) Arnould 1893

siNoNimo: Discina venosa (Pers. : Fr.) Fr. 1823 PosizioNe sistematica: ordine Pezizales, famiglia Morchellaceae

Ascocarpo: costituito da un apotecio subsessile, con gambo piuttosto ridotto. Apotecio: 5-15 cm, a forma di coppa, di scodella, più o meno profonda, con il margine irregolarmente sinuoso-lobato, spesso rivolto verso l’interno, pallido. Superfcie superiore (costituente l’imenoforo) da subliscia verso il margine a rugosa-venosa verso il centro, percorsa da vistose costolature in rilievo che dal centro si diramano verso l’orlo, di colore brunastro, bruno-nocciola, bruno-fulvo-olivastro. Superfcie inferiore sterile, liscia o fnemente pruinosa, solcata in corrispondenza delle nervature, biancastra, bianco-crema, bianco-ocra.

Gambo: molto corto, ridotto, costituito dalla confuenza delle nervature, quasi assente. Carne: sottile, ceracea, fragile, biancastra; odore di cloro, di candeggina, sapore sgradevole. Spore: biancastre, bianco-crema in massa, ellissoidali, lisce, talora con piccole guttule esterne sulle estremità, 20-25 × 12-14 µm. Aschi non amiloidi. Habitat: cresce gregaria su terreno nei boschi rivieraschi di latifoglie, più frequente su terreno nudo, nei parchi, in primavera. Non tanto comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: Disciotis venosa si riconosce facilmente anche a occhio nudo per gli apoteci piuttosto grandi, con superfcie superiore percorsa da vistose costolature o venature, e per lo sgradevole odore di cloro, di candeggina. Essa è di aspetto simile a specie del genere Peziza, dalle quali si differenzia principalmente per avere aschi non amiloidi. Discina perlata è anch’essa con apotecio venoso-costolato sulla superfcie superiore, ma senza odore di cloro, con spore verrucose-reticolate e con appendici corniformi alle estremità.

Parte iconografca e descrittiva

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Morchella esculenta (L. : Fr.) Pers. 1801

siNoNimo: Morchella esculenta var. rotunda (Fr.) I.R. Hall, P. Buch., Wang & Cole 1998 PosizioNe sistematica: ordine Pezizales, famiglia Morchellaceae

Ascocarpo: costituito da una mitra (= cappello) sorretta da un gambo. Mitra: 4-12 cm, da subsferica a ovoidale, a nido d’ape, formata da numerosi alveoli uniti da costolature, inserita al gambo senza vallecola, vuota, di aspetto ceraceo. Alveoli (costituenti l’imenoforo) poligonali, con superfcie liscia, giallo-ocra, giallo miele, talvolta soffusa di grigio. Costolature irregolari e sottili, concolori agli alveoli, si macchiano di bruno-ruggine nell’adulto. Gambo: 5-12 × 2-7 cm, claviforme, cilindrico-clavato, con la base ingrossata, cavo, farcito verso la base; di aspetto pruinoso-granuloso, irregolarmente gibboso, solcato-pieghettato alla base, di colore bianco,

biancastro, crema-ocra pallido, si macchia di bruno-rugginoso nell’adulto. Carne: sottile, elastica, fragile nella mitra, consistente e composta da due lamine connesse in più punti nel gambo, biancastra; odore da subnullo a un po’ spermatico, sapore mite. Spore: giallo-ocra in massa, ellissoidali, lisce, con piccole guttule esterne sulle estremità, 18-22 × 11-14 µm. Aschi non amiloidi. Habitat: cresce gregaria, spesso in numerosi esemplari, generalmente presso frassini, ma anche presso olmi, prediligendo i terreni sabbiosi lungo i ruscelli, fumi, nei litorali, in primavera. Comune ma localizzata. Commestibilitˆ: commestibile, eccellente. Solo dopo prolungata cottura.

Note: Morchella esculenta si riconosce per la caratteristica forma ad alveare della mitra. Essa è molto variabile, sia nel colore sia nella forma e dimensioni della mitra e del gambo, e per questo esistono in letteratura numerose varietà. M. elata e M. conica hanno la mitra di forma conica, con costolature longitudinali più parallele, e crescono presso conifere.

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Helvella acetabulum (L. : Fr.) Quél. 1874

siNoNimo: Paxina acetabulum (L. : Fr.) Kuntze 1891 PosizioNe sistematica: ordine Pezizales, famiglia Helvellaceae

Ascocarpo: costituito da un apotecio sorretto da un gambo. Apotecio: 2-7 cm, a forma di coppa più o meno aperta ma sempre abbastanza concava, con il margine da regolare a sinuoso, talvolta lacerato. Superfcie superiore (costituente l’imenoforo) liscia, di colore bruno-grigio, bruno-ocra-grigiastro. Superfcie inferiore sterile liscia, con costolature in rilievo localizzate all’attaccatura con il gambo, quasi a formare delle fossette, concolore alla superfcie superiore verso l’alto, più pallida fno al biancastro verso il gambo. Gambo: 1-3 × 1-2 cm, cilindrico, dilatato e

costolato all’attaccatura con l’apotecio, dove si formano delle profonde fossette, lacunoso; pieghettato, notevolmente solcato, di colore bianco. Carne: poco spessa, ceracea, fragile, bianco-grigiastra; senza odore e sapore particolari. Spore: bianche in massa, ellissoidali, lisce, con una grossa guttula, 16-19 × 11-13 µm. Aschi non amiloidi. Habitat: cresce gregaria o solitaria nei boschi, sia di conifere sia di latifoglie, nei parchi, prediligendo i terreni sabbiosi dei litorali, in primavera. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: Helvella acetabulum si riconosce per il gambo costolato-venoso, con grossolane costolature che si prolungano sulla base dell’apotecio. Helvella costifera, strettamente correlata, ha le costolature notevolmente più sviluppate e forcate-venose, che si prolungano quasi fno al margine dell’apotecio. Helvella leucomelaena è più piccola e con superfcie fertile bruno-nerastra che ben contrasta con la superfcie inferiore biancastra, soprattutto verso il gambo.

Parte iconografca e descrittiva

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Helvella costifera Nannf. 1953

siNoNimo: Paxina costifera (Nannf.) Stangl 1963 PosizioNe sistematica: ordine Pezizales, famiglia Helvellaceae

Ascocarpo: costituito da un apotecio sorretto da un gambo. Apotecio: 3-7 cm, a forma di coppa più o meno aperta ma sempre abbastanza concava, con il margine da regolare a sinuoso, talvolta lacerato. Superfcie superiore (costituente l’imenoforo) liscia, di colore bruno-grigiastro, bruno-ocra-grigiastro. Superfcie inferiore sterile, con grosse costolature fortemente in rilievo che dal gambo si ramifcano fno quasi al margine, molto rugosa-venosa tra le costolature, richiamante una foglia di verza, concolore alla superfcie superiore verso l’alto, più pallida fno al biancastro verso il gambo.

Gambo: 1-3 × 1-2 cm, cilindrico, molto dilatato e ramifcato in grossolane costolature anastomizzate all’attaccatura con l’apotecio dove formano delle profonde fossette, lacunoso; pieghettato, notevolmente solcato, di colore bianco. Carne: poco spessa, ceracea, fragile, bianco-grigiastra; senza odore e sapore particolari. Spore: bianche in massa, ellissoidali, lisce, con una grossa guttula, 15-19 × 10-13 µm. Aschi non amiloidi. Habitat: cresce gregaria o solitaria nei boschi, sia di conifere sia di latifoglie, nei parchi, in primavera. Abbastanza rara. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: Helvella costifera è molto simile alla più comune e più conosciuta Helvella acetabulum, da cui si differenzia per le costolature più sviluppate e forcate-venose, che si prolungano quasi fno al margine dell’apotecio, con superfcie esterna molto rugosa-venosa tra le costolature, richiamante una foglia di verza.

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Sarcosphaera coronaria (Jacq.) J. Schröt. 1893

siNoNimo: Sarcosphaera eximia (Durieu & Lév.) Maire 1917 PosizioNe sistematica: ordine Pezizales, famiglia Pezizaceae

Ascocarpo: costituito da un apotecio sessile, senza gambo. Apotecio: 4-12 cm, inizialmente a forma di palla da tennis, sferico o subsferico, vuoto e fessurato all’apice, sinuoso-lobato, pieghettato alla base, poi incomincia ad aprirsi lacerandosi all’apice fno ad assumere la forma di coppa, con il margine molto lacerato, diviso in lobi più o meno triangolari. Superfcie superiore (costituente l’imenoforo) liscia, lucida, di colore rosa-lilla, viola-lilla, più intensamente colorata al centro, sulla parte interna della base. Superfcie inferiore sterile, opaca, vellutata, fne-

mente granulosa, biancastra, grigio-biancastra. Carne: abbastanza spessa, ceracea, cassante, molto fragile, di bianco-lilla; odore irrilevante, sapore mite. Spore: bianche in massa, cilindriche-ellissoidali, lisce, con due guttule, 14-18 × 7-9 µm. Aschi amiloidi. Habitat: cresce subcespitosa o gregaria, piuttosto infssa nel terreno, perlopiù nei boschi di conifere, meno frequente in quelli di latifoglie, nelle radure erbose, prediligendo l’abete rosso, in primavera-estate. Comune. Commestibilitˆ: tossico.

Note: Sarcosphaera coronaria si riconosce abbastanza facilmente per la grossa taglia, per la superfcie interna violetta, rosa-lilla, e quella esterna biancastra, ma soprattutto per il particolare modo di crescere: dapprima si presenta come una palla da tennis più o meno interrata, vuota e fessurata all’apice, che, con la crescita, si apre lacerandosi in profonde lacinie, a forma di stella. Geopora sumneriana (= Sepultaria sumneriana) è simile per il modo in cui si sviluppa, ma è più piccola, ha la superfcie esterna brunastra e cresce sotto vecchi cedri.

Parte iconografca e descrittiva

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Aleuria aurantia (Pers. : Fr.) Fuckel 1870

siNoNimo: Peziza aurantia Pers. 1800 : Fr. PosizioNe sistematica: ordine Pezizales, famiglia Humariaceae

Ascocarpo: costituito da un apotecio sessile, senza gambo. Apotecio: 2-8 cm, a forma di coppa, di scodella, poco profonda, talvolta quasi appianata, con il margine sinuoso, irregolarmente lobato, arricciato, raramente regolare. Superfcie superiore (costituente l’imenoforo) liscia, lucida, di un bellissimo colore arancio, rosso-arancio, giallo-arancio. Superfcie inferiore sterile, opaca, fnemente pruinosa, da concolore alla superfcie superiore a leggermente più pallida. Carne: sottile, ceracea, piuttosto fragile e cassante, di colore rosa carnicino, gialloarancio; senza odore e sapore particolari.

Spore: bianche in massa, ellissoidali, verrucose-reticolate, con reticolo a maglie larghe poligonali e con verruche alate sporgenti alle due estremità, 14-16 × 9-10 µm. Aschi non amiloidi. Habitat: cresce gregaria in numerosi esemplari, anche a piccoli cespi, lungo i sentieri, al margine di boschi, nei parchi, in estate-autunno. Comune. Commestibilitˆ: commestibile.

Note: Aleuria aurantia si riconosce principalmente per i carpofori sessili di taglia considerevole e vivacemente colorati di arancio, rosso-arancio. Le numerose specie simili per colorazione appartenenti ad altri generi sono più piccole e, perlopiù, con orlo villoso, cigliato. Tra queste, la più simile è Melastiza scotica, distinta per la taglia più piccola, apotecio 1-3 cm, e per il proflo coperto da piccoli peli, di solito leggermente brunastri.

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Cudonia circinans (Pers. : Fr.) Fr. 1849

siNoNimo: Leotia circinans Pers. 1797 : Fr. PosizioNe sistematica: ordine Helotiales, famiglia Geoglossaceae

Ascocarpo: costituito da una testa (= cappello) ben distinta sorretta da un gambo. Testa: 1-2 cm, emisferica-convessa, irregolarmente gibbosa, pieghettata, spesso con il centro depresso-ombelicato, con il margine fortemente involuto, arrotolato su se stesso, sinuoso-lobato. Superfcie superiore (costituente l’imenoforo) asciutta, glabra, un po’ rugosa, di colore crema-grigiognolo, ocra pallido soffuso di lilla. Superfcie inferiore sterile, da liscia a leggermente rugosa, concolore alla superfcie superiore. Gambo: 2-5 × 0,3-0,7 cm, cilindrico, un po’ allargato verso la base, sinuoso-gibboso, spesso compresso, anche con solchi longitu-

dinali più o meno profondi, cavo; da liscio a fnemente pruinoso, di colore brunastro, bruno-fulvo-grigiastro, bruno-lilla. Carne: poco spessa, elastica, cartilaginea, concolore alle superfci; odore e sapore subnulli. Spore: bianche in massa, cilindriche-fliformi, in genere con 3 setti, lisce, 35-45 × 2-3 µm. Aschi non amiloidi. Habitat: cresce gregaria in numerosi esemplari molto vicini, alcuni uniti per la base del gambo, nei boschi di conifere, tra muschio e aghi caduti, prediligendo i boschi di abete rosso di montagna, in estate-autunno. Molto comune. Commestibilitˆ: tossico.

Note: Cudonia circinans, piuttosto comune tra gli aghi nei boschi di abete rosso di montagna, si riconosce per la testa ben distinta, notevolmente gibbosa e con il margine arrotolato su se stesso, di colore da crema-grigiognolo a giallo-ocra-lilla, e per il gambo brunastro, bruno-fulvo-grigiastro, spesso compresso e solcato. Leotia lubrica è morfologicamente simile, ma di consistenza gelatinosa, con la testa di colore giallo-verde olivastro, e con spore differenti.

Parte iconografca e descrittiva

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Leotia lubrica (Scop. : Fr.) Pers. 1797

siNoNimo: Leotia gelatinosa Hill 1751 PosizioNe sistematica: ordine Helotiales, famiglia Geoglossaceae

Ascocarpo: costituito da una testa (= cappello) ben distinta sorretta da un gambo. Testa: 1-2 cm, emisferica-convessa, irregolarmente gibbosa, pieghettata, spesso con il centro depresso-ombelicato, con il margine fortemente involuto, arrotolato su se stesso, sinuoso-lobato. Superfcie superiore (costituente l’imenoforo) viscida-gelatinosa, glabra, un po’ rugosa-gibbosa, di colore giallo-verde olivastro, bruno oliva soprattutto verso il centro. Superfcie inferiore sterile, fnemente granulosa, pruinosa, concolore alla superfcie superiore ma più pallida. Gambo: 2-5 × 0,4-0,7 cm, cilindrico, dilatato

all’apice, spesso incurvato; viscido-gelatinoso, fnemente pruinoso, granuloso, di colore giallo olivastro, spesso verdognolo alla base. Carne: abbastanza spessa, elastica, gelatinosa, concolore alle superfci; odore e sapore subnulli. Spore: bianche in massa, fusiformi-allantoidi, con 3-5 setti e con guttula per ogni segmento, lisce, 19-24 × 5-6 µm. Aschi non amiloidi. Habitat: cresce subcespitosa o gregaria nei boschi, sia di latifoglie sia di conifere, in estate-autunno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: tra gli ascomiceti simili per morfologia, cioè costituiti da una testa e un gambo ben distinti, Leotia lubrica si riconosce principalmente per la consistenza gelatinosa di tutto il carpoforo, con la testa di colore giallo-verde olivastro, bruno oliva, e il gambo giallo oliva. Leotia atrovirens è di colore verde oliva piuttosto scuro, verde-nerastro. Cudonia circinans, specie piuttosto simile, non è gelatinosa, ha la testa di colore crema-grigiognolo, giallo-ocra-lilla, e il gambo brunastro, spesso compresso e solcato.

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Dumontinia tuberosa (Bull. : Fr.) L.M. Kohn 1979

siNoNimo: Sclerotinia tuberosa (Bull. : Fr.) Fuckel 1870 PosizioNe sistematica: ordine Helotiales, famiglia Sclerotinaceae

Ascocarpo: costituito da un apotecio sorretto da un gambo o peduncolo. Apotecio: 1-3 cm, inizialmente a forma di coppa, di cupola, poi più aperta ma sempre abbastanza concava, con il margine regolare, talvolta fessurato. Superfcie superiore (costituente l’imenoforo) liscia, di colore brunastro, bruno-fulvo, bruno-cioccolato, bruno-ocra. Superfcie inferiore sterile, fnemente granulosa, concolore alla superfcie superiore. Gambo: 3-7 × 0,1-0,2 cm, cilindrico, svasato in alto, spesso fessuoso, infsso per tre quarti nel terreno e collegato a uno sclerozio nero, rugoso e grosso fno a 2 cm; glabro, di colore

bruno-fulvo in alto, bruno-nerastro fno a nero verso il basso dove è collegato con lo sclerozio. Carne: poco spessa, ceracea, fragile, brunastra; senza odore e sapore particolari. Spore: bianche in massa, ellissoidali, lisce, con guttule alle estremità, 12-15 × 6-8 µm. Aschi amiloidi. Habitat: cresce gregaria in numerosi esemplari ravvicinati da sclerozio nero interrato, grosso quanto una nocciola, e presso l’Anemone nemorosa, talora presso altre specie di Anemone, durante la foritura, in primavera. Comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: questa specie, meglio conosciuta come Sclerotinia tuberosa, si riconosce facilmente per la crescita da sclerozio nero interrato e presso l’Anemone nemorosa, nel periodo della sua foritura, nel mese di aprile. Tutte le Sclerotinia sono collegate con il gambo a uno sclerozio, più o meno grande, talvolta molto piccolo e appiattito e allora poco visibile soprattutto quando è inserito nel tessuto di ramoscelli o di fli d’erba. S. tuberosa è stata ricombinata nel genere Dumontinia per la presenza di uno strato gelatinoso nella trama, assente nelle altre Sclerotinia.

Parte iconografca e descrittiva

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Hypoxylon fragiforme (Pers. : Fr.) J. Kickx 1835

siNoNimo: Stromatosphaeria fragiformis (Pers. : Fr.) Grev. 1825 PosizioNe sistematica: ordine Sphaeriales, famiglia Sphaeriaceae

Ascocarpo: di sezione 0,5-1 cm, noduloso, più o meno sferico, con la base appiattita e aderente al substrato legnoso, spesso gibboso-rugoso, simile a una piccola mora. Superfcie inizialmente di colore bruno-rosso laterizio, bruno cioccolato, color cacao, poi bruno-nerastra, verrucosa, a piccole protuberanze con al centro piccoli ostioli dei periteci (ogni peritecio contiene l’imenoforo) immersi nello strato superfciale dello stroma, da cui fuoriescono le spore. Carne: (= stroma) non tanto spessa, dura, carboniosa, di colore brunastro, bruno-grigio, punteggiata di nero verso l’esterno per

la presenza di periteci; odore e sapore indistinti. Spore: bruno scuro in massa, ellissoidali, appiattite da un lato, lisce, con una fessura germinativa longitudinale, 11-13 × 5-6 µm. Aschi non amiloidi. Habitat: cresce gregario in numerosi esemplari, spesso molto ravvicinati, alcuni appressati e tra loro fusi, su legno di faggio, in genere erompente dalla corteccia di rami morti, in ogni periodo dell’anno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: Hypoxylon fragiforme si riconosce per i carpofori più o meno sferici, nodulosi, simili a piccole more, di consistenza dura e carboniosa, con superfcie di colore bruno-rosso laterizio nel carpoforo fresco, brunonerasto nel vecchio, e per la crescita su rami morti di faggio. Sezionando il carpoforo (costituito da più periteci riuniti in uno stroma) è possibile osservare, con l’ausilio di una lente, i periteci neri a forma di fasco erompenti dalla superfcie. Hypoxylon howeianum è un perfetto sosia con spore più piccole, 7-9 × 3-5 µm. Hypoxylon fuscum predilige crescere su rami di nocciolo e di ontano e presenta la superfcie un po’ più liscia.

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Ustulina deusta (Hoffm. : Fr.) Lind 1913

siNoNimo: Kretzschmaria deusta (Hoffm. : Fr.) P.M.D. Martin 1970 PosizioNe sistematica: ordine Sphaeriales, famiglia Sphaeriaceae

Ascocarpo: si sviluppa dapprima in forma imperfetta (conidiale) per passare poi alla forma perfetta (ascogena con periteci). Carpoforo maturo costituito da una crosta nera di aspetto carbonioso, estesa sul substrato di legno per circa 2-10 cm, spessa 0,5-1,5 cm, fortemente nodulosa, ondulata-gibbosa; dapprima appare una sottile crosta bianca (stato conidiale) pulverulenta, che espandendosi con la crescita tende a ingrigire al centro mantenendo il margine bianco e rigonfo, poi incomincia ad annerire a partire dal centro e a rigonfarsi, infne si presenta sotto forma di crosta nera carboniosa (stato ascogeno), vistosamente nodulosa, con superfcie rugo-

sa, con protuberanze punteggiate da piccoli ostioli dei periteci (ogni peritecio contiene l’imenoforo), immersi nello stroma, da cui fuoriescono le spore. Carne: (= stroma) poco spessa, dura, carboniosa, nerastra; senza odore e sapore particolari. Spore: bruno-nerastre in massa, cilindrico-fusiformi, molto lunghe, appiattite da un lato, lisce, con una fessura germinativa longitudinale, 30-35 × 7-10 µm. Aschi amiloidi. Habitat: cresce resupinata su legno di latifoglia, prediligendo le ceppaie di faggio, dalla primavera all’autunno. Abbastanza comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: Ustulina deusta si riconosce con facilità principalmente quando si rinviene in attività, in fase di crescita in cui coesistono sia la forma conidica biancastra sia la forma ascogena nera, carboniosa. A completa maturazione, in assenza della forma conidica biancastra, si distingue, da altri pirenomiceti simili, per il carpoforo piuttosto ampio e spesso, notevolmente noduloso-gibboso e per le spore molto grandi.

Parte iconografca e descrittiva

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Xylaria hypoxylon (L. : Fr.) Grev. 1824

siNoNimo: Xylosphaera hypoxylon (L. : Fr.) Dumort. 1822 PosizioNe sistematica: ordine Sphaeriales, famiglia Sphaeriaceae

Ascocarpo: si sviluppa, come numerose Xylaria, sia in forma imperfetta (conidiale) sia in forma perfetta (ascogena con periteci). Il carpoforo nella forma imperfetta, più comune, è alto 2-5 cm e largo 0,2-0,6 cm, a forma di linguetta appiattita e biforcata o più volte ramifcata, con rami fliformi, sottili, compressi e ad apice acuto, con superfcie ricoperta di polvere bianca (costituita da conidi) facilmente asportabile, con la base nerastra di aspetto carbonioso; spesso le punte dei rami sono soffuse di arancio. Nella forma perfetta, meno comune, è più cilindrico-claviforme, arrotondato, rigonfo, non così compresso e ramifcato all’apice, con superfcie nerastra, rugosa e punteggiata da pic-

coli ostioli dei periteci (ogni peritecio contiene l’imenoforo) immersi nello strato superfciale dello stroma, da cui fuoriescono le spore. Carne: (= stroma) poco spessa, dura, biancastra, con sottile strato corticale nerastro; senza odore e sapore particolari. Spore: bruno-nerastre in massa, ellissoidali, appiattite da un lato, lisce, con una fessura germinativa longitudinale, 12,5-15 × 5,5-6 µm. Aschi amiloidi. Habitat: cresce gregaria o a piccoli cespi su legno degradato di latifoglie, prediligendo le ceppaie, nei parchi, in ogni periodo dell’anno. Piuttosto comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: Xylaria hypoxylon si riconosce facilmente per i carpofori a forma di linguetta appiattita, biforcata o più volte ramifcata, con rami compressi e ad apice acuto, ricoperti di polvere bianca. Simile è Xylaria carpophila, con apice non o meno ramifcato e crescente su cupole di faggio. Xylaria fliformis è più sottile, fliforme, e cresce su foglie marcescenti.

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Xylaria polymorpha (Pers. : Fr.) Grev. 1824

siNoNimo: Xylosphaera polymorpha (Pers. : Fr.) Dumort. 1822 PosizioNe sistematica: ordine Sphaeriales, famiglia Sphaeriaceae

Ascocarpo: alto 3-8 cm, spesso 1-3 cm, da claviforme a subgloboso stirato, spesso appiattito, gibboso-incurvato, dilatato verso l’alto e assottigliato nella parte basale, talora formante uno pseudogambo, non ben distinto in cappello e gambo, con apice ottuso, di aspetto carbonioso. Superfcie della porzione superiore granulosa, ruvida, con ftte granulazioni di colore nero su fondo bruno-nerastro, punteggiata da piccoli ostioli dei periteci (ogni peritecio contiene l’imenoforo) immersi nello strato superfciale dello stroma, da cui fuoriescono le spore. Superfcie della parte inferiore sterile da liscia a ruvida, nerastra.

Carne: (= stroma) piuttosto spessa, tenace, fbrosa al centro, bianca, con sottile strato corticale nerastro; odore e sapore irrilevanti. Spore: bruno-nerastre in massa, fusiformi, appiattite da un lato, lisce, con una fessura germinativa longitudinale, 24-30 × 7-9 µm. Aschi amiloidi. Habitat: cresce cespitosa, in diversi esemplari, su legno di latifoglia, prediligendo le ceppaie marcescenti di faggio, dall’autunno alla primavera. Comune. Commestibilitˆ: non commestibile.

Note: Xylaria polymorpha si riconosce per i carpofori di forma molto variabile, da subglobosa a clavata, piuttosto spessi, di colore nerastro, duri e di aspetto carbonioso, crescenti cespitosi su legno marcescente di latifoglia, prediligendo le ceppaie di faggio. Xylaria longipes è più sottile, di portamento più esile e slanciato, con pseudogambo ben sviluppato, cresce gregaria perlopiù su rami morti di acero e ha spore più piccole.

Parte iconografca e descrittiva

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Glossario micologico A

Aculei: elementi conici appuntiti. Si trovano in genere sulla superfcie inferiore del cappello nei funghi idnoidi dove costituiscono l’imenoforo, oppure sulla parete di alcune spore. Adnate: termine spesso usato per descrivere l’inserzione delle lamelle al gambo. Sono adnate le lamelle che s’inseriscono e toccano il gambo per la maggior parte della loro larghezza. Sono adnate anche le squame, fbrille ecc. molto aderenti alla superfcie del cappello e/o del gambo. Alate: detto di spore la cui parete è coperta da grosse verruche a forma di creste. Allantoidi: detto di spore a forma di salsicciotti. Alutaceo: simile al colore del cuoio, giallo-grigiastro pallido. Alveoli: piccole cavità a forma di cellette, simili a quelle di un alveare, che, unite tra loro da costolature, costituiscono la mitra (cappello) nelle morchelle. Amfmitico: sistema della trama (carne) composto di ife generatrici e ife connettive (chiamato anche dimitico con ife connettive). Amigdaliformi: detto di spore a forma di mandorla. Amiloidi: sono amiloidi le spore, ife, ecc. la cui parete a contatto col reattivo di Melzer (reattivo a base di iodio) si colora di grigio-nerastro, grigio-bluastro. Anastomizzate: lamelle, ife ecc. parzialmente unite tra loro, in uno o più punti della loro superfcie, da ingrossamenti laterali. Anello: residuo di velo, più o meno membranoso, che rimane sul gambo sotto forma anulare. Generato dal velo parziale (anello semplice), oppure dall’unione dei veli parziale e generale (anello doppio o complesso). Angiocarpico: sviluppo di un carpoforo, di forma perlopiù sferica, con imenio racchiuso in un involucro che si apre a completa maturazione delle spore per consentirne la fuoriuscita. Tipico dei gasteromiceti. Annesse: termine in genere usato per descrivere l’inserzione delle lamelle al gambo. Sono annesse le lamelle che s’inseriscono e toccano il gambo per un brevissimo tratto della loro larghezza. Arrotondate e attenuate in prossimità del gambo. Se nel punto di inserzione al gambo formano un piccolo uncino si defniscono smarginate o uncinate. La distinzione di lamelle annesse da smarginate non è netta, spesso anche in un singolo carpoforo si possono trovare delle lamelle che toccano il gambo senza formare un uncino e altre che lo formano.

Glossario micologico

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Annuale: carpoforo che nasce, si sviluppa e marcisce in una sola stagione. Apicolo o appendice ilare: piccolo prolungamento trasparente della spora. Le spore, prima della loro maturazione, sono attaccate per mezzo dell’apicolo agli sterigmi del basidio. Apofsi: rigonfamento di forma anulare situato alla base dell’endoperidio di alcuni Geastrum. Apotecio: corpo fruttifero a forma di coppa, regolare o lobata, che costituisce il cappello o l’intero carpoforo, se privo di gambo o di peduncolo, nei funghi discomiceti, appartenenti agli ascomiceti. Sulla superfcie superiore dell’apotecio è situato l’imenio. Appendicolato: detto di margine od orlo del cappello ornato di residui di velo, parziale o generale, più o meno penduli, merlettato. Araneoso: formato da numerosi flamenti simili a fli di ragnatela. Areolato: con piccole zone delimitate dalla frattura della cuticola richiamante un mosaico. Armilla: velo che inguaina il gambo dalla base fno all’anello, come una calza. L’armilla è formata da residui di velo generale, spesso granulosi, che ricoprono uniformemente il gambo e dal velo parziale sotto forma di anello più o meno membranoso. Asco: cellula fertile a forma di sacco, di solito cilindrico e attenuato alla base, ma anche claviforme, subsferico, che genera le spore nel suo interno. Caratterizza gli ascomiceti. Ascocarpo: è il carpoforo, fungo o corpo fruttifero, negli ascomiceti. Ascomiceti: funghi in cui le spore si formano all’interno di cellule fertili, chiamate aschi. Ascospore: detto di spore di funghi ascomiceti. Attenuato: che si restringe in una sua estremità.

B

Ballistospore: spore che vengono liberate, dalle cellule che le hanno generate (basidi o aschi), attivamente tramite lancio, come un proiettile. Liberano le spore tramite lancio, in modo attivo, gli ascomiceti e quasi tutti i basidiomiceti, tranne i gasteromiceti. Basidio: cellula fertile, in genere a forma di clava, che genera le spore all’esterno di essa, attaccate per mezzo di protuberanze detti sterigmi. Caratterizza i basidiomiceti. Basidiocarpo: è il carpoforo, fungo o corpo fruttifero, nei basidiomiceti. Basidiomiceti: funghi in cui le spore si formano all’esterno di cellule fertili, chiamate basidi. Basidiospore: detto di spore di funghi basidiomiceti. Bistro: bruno scuro, bruno-nerastro. Bulboso: gambo con base nettamente dilatata, come una cipolla, un bulbo di un fore ecc. Il bulbo è di solito arrotondato, ma può anche essere a fttone, schiacciato, marginato ecc.

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C

Caliptrate: detto di spore con perisporio che si distacca. Le spore caliptrate al microscopio appaiono coperte da bollicine o lembi trasparenti distaccati dalla parete colorata, liscia od ornamentata. Campanulato: a forma di campana. Capillizio: ife a parete spessa, non o scarsamente settate, provenienti dalla dissociazione della gleba; esse si trovano frammiste alla polvere sporale in alcuni funghi gasteromiceti. Capitulo: simile a piccola testa più o meno distinta e arrotondata situata all’apice di cistidi, parafsi ecc. Anche la testa di alcuni funghi ascomiceti può essere a forma di capitulo. Cappello o pileo: parte superiore portante l’imenoforo in molti funghi basidiomiceti. Carbonicolo: che cresce su terreno precedentemente bruciato. Carie: stato di degradazione del legno da parte dei funghi, in genere aflloforali. Distinta in: carie bianca e carie bruna. I funghi agenti di carie bianca sbiancano il legno rendendolo fragile e spugnoso, quelli agenti di carie bruna lo rendono bruno, fragile e sfaldabile in parallelepipedi. Carminofli: detto di basidi il cui contenuto granuloso si colora di nerastro a contatto con il reattivo carminio-acetico e in presenza di ferro. Carne o trama: tessuto del cappello e del gambo del carpoforo. È chiamata contesto nei funghi aflloforali, in quanto si presenta in genere coriacea, suberosa, legnosa. Carpoforo: è il corpo fruttifero della “pianta fungo”, comunemente chiamato fungo. Cartilagineo: di consistenza tenace ed elastica, simile a cartilagine, che resiste bene alla torsione senza rompersi. Cassante: con questo termine s’intende indicare la carne, in genere del gambo, di consistenza gessosa, friabile, che alla frattura si spezza nettamente come un gessetto senza mostrare una struttura fbrosa-flamentosa. Caratterizza i generi Russula e Lactarius. Caulocistidi: detto di cistidi che si trovano sulla superfcie del gambo. Cavernoso: gambo con cavità irregolari nell’interno. Cercine: residuo di velo generale di forma più o meno anulare presente verso la base del gambo. Cerebriforme: che presenta pieghe e circonvoluzioni simili a quelle di un cervello. Cespitosi: carpofori della stessa specie crescenti addensati e riuniti per la base del gambo. Cheilocistidi: detto di cistidi che si trovano sul flo della lamella. Chrisocistidi: detto di cistidi con contenuto amorfo che si colora di giallo con ammoniaca (anche KOH o NaOH). Spesso il contenuto dei chrisocistidi è già giallo naturalmente. Cianofle: sono cianofle le spore, di solito bianche o trasparenti al microscopio, in cui la sola parete o le ornamentazioni si colorano di blu a contatto col reattivo blu cotone. Circoncisa: detto di volva aderente alla parete del bulbo del gambo, con il bordo non libero.

Glossario micologico

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Cistidi: sono cellule o elementi terminali sterili, di solito otticamente vuoti, morfologicamente diversi dalle cellule di base che compongono lo strato di tessuto in cui si sviluppano. Si trovano in genere sul flo lamellare, ma talvolta anche sulle facce della lamella, sulla superfcie del gambo e del cappello. I cistidi sono di solito defniti con uno specifco termine che ne localizza anche la posizione (vedi cheilocistidi, pleurocistidi, caulocistidi e pileocistidi). Citriformi: detto di spore a forma di limone. Clamidospore: spore agamiche, a parete spessa, generate dalla frammentazione di alcune ife del tessuto. Nei funghi pileati in genere si formano sulla superfcie del cappello. Claviforme: a forma di clava. Collarium: anellino situato sotto il cappello in cui s’inseriscono le lamelle di alcuni funghi. Columella: parte sterile a forma di colonnina situata al centro di alcuni funghi gasteromiceti. Concolore: dello stesso colore di un altro elemento. Contesto: è la carne, in genere coriacea, nei funghi aflloforali. Vale a dire lo spessore della trama che si trova tra i tuboli e la superfcie pileica. Coproflo: che cresce su escrementi, su letame di vacca, di cavallo ecc. Sono coprofli diverse specie del genere Coprinus. Cordoni miceliari: sono aggregazioni di ife miceliari macroscopicamente visibili sotto forma di radichette attaccate alla base del gambo di alcuni funghi. Corticato: detto di gambo con strato superfciale più duro e distinto dalla carne. Cortina: formata dal velo parziale araneoso, costituita da flamenti simili a ragnatela, che collega il margine del cappello al gambo nei carpofori giovani. La cortina è presente in tutte le specie del genere Cortinarius, osservabile nei carpofori giovani al momento in cui il margine del cappello si stacca dal gambo. Costolato: con rilievi simili a nervature, venature ecc. Cuticola: pellicola del cappello, spesso totalmente o parzialmente asportabile, costituita dallo strato di ife più esterno che conferisce al cappello caratteri di colorazione, viscidità ecc. Cutis: detto di epicute (pileipellis) composta di elementi terminali (ife) cilindrici o cilindrico-fliformi e disposti in modo disteso, coricati radialmente. È la conformazione più comune e per questo considerata anche banale.

D

Decorrenti: termine spesso usato per descrivere l’inserzione delle lamelle al gambo. Sono decorrenti le lamelle che appoggiandosi al gambo si prolungano su di esso per un tratto più o meno lungo. Deiscenza: apertura del peridio a maturità di un carpoforo appartenente ai gasteromiceti (generi Bovista, Lycoperdon) per permettere la fuoriuscita delle spore. Deliquescente: lamelle e parte del cappello che a maturità si trasformano in un liquido, di solito nerastro. Sono deliquescenti quasi tutti i Coprinus. Dermatocistidi: detto di cistidi che si trovano sulla superfcie pileica.

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Destrinoidi o pseudoamiloidi: detto di spore la cui parete si colora di bruno-rossastro, bruno-arancio, bruno-rossastro a contatto con il reattivo di Melzer (a base di iodio). Determinare: assegnare un nome scientifco corretto alla specie in esame. Detersili: facilmente asportabili dalla superfcie su cui giacciono. Dimitico: sistema della trama (carne), costituito da due tipi di ife. Il sistema dimitico è composto da ife generatrici e ife scheletriche. Disco: è la parte centrale della superfcie del cappello, corrispondente più o meno alla sezione del gambo. Discolore: detto di superfcie pileica che presenta una netta variazione di colore. Contrario di concolore. Dissepimento: è lo spessore della parete che unisce due tuboli contigui nei polipori. L’insieme dei margini dei dissepimenti a livello dei pori costituisce la superfcie poroide. Doppio: termine in genere riferito all’anello. Un anello si defnisce doppio quando è formato dall’unione di entrambi veli, parziale e generale, dando l’aspetto di due anelli appressati.

E

Eccedente: detto di margine del cappello quando deborda dalle lamelle. Eccentrico: detto di gambo inserito nel cappello in posizione non centrale, decentrato, ma non laterale, oppure di poro germinativo di alcune spore non centrale all’asse. Edule: commestibile. Effmero: che dura poco, marcescibile in breve tempo. Emiangiocarpico: sviluppo di un carpoforo, in genere con gambo e cappello, inizialmente con imenio racchiuso in un involucro o protetto da un velo, poi esposto all’esterno durante la crescita e con accrescimento dell’imenio defnito. Tipico degli agarici. Endosporio: strato più interno della parete sporale. La parete della spora è composta di più strati, i principali sono: l’endosporio, l’episporio e il perisporio. Epicute: è lo strato di ife più esterno della cuticola pileica. Nella cuticola pileica in genere si distinguono principalmente due strati: l’epicute strato più esterno, a contatto con l’aria, e l’ipocute strato più interno a diretto contatto con la trama. Epifragma: sottile membrana apicale che nelle Nidulariaceae si lacera ad avvenuta maturazione. Epigeo: carpoforo che cresce sopra la superfcie del terreno, non sotto terra. Episporio: strato esterno della parete sporale. Epitelio: detto di epicute composta di elementi terminali (ife) di forma più o meno sferica e disposti irregolarmente, non perfettamente allineati come in un imeniderma. Eroso: detto di flo lamellare (orlo o tagliente) un po’ corroso, fnemente dentellato. Esiguo: poco, quasi insignifcante. Tutti i carpofori membranacei sono a carne esigua. Espanso-refesso: carpoforo che si sviluppa in parte resupinato su legno e in parte più o meno sporgente a formare un cappello semicircolare, a forma di mensola o di ventaglio.

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Eterogeneo: termine generalmente usato per indicare il modo con cui il gambo è attaccato al cappello. Un fungo è eterogeneo quando la trama del cappello è distinta da quella del gambo, spesso separata da una linea di demarcazione più o meno evidente. In questi funghi il gambo è facilmente separabile dal cappello in modo netto, senza lacerazione dei tessuti contigui al punto di unione gambo-cappello. Contrario di omogeneo. Extracellulare: termine in genere usato per descrivere la posizione del pigmento. Un pigmento si defnisce extracellulare quando è localizzato all’esterno della cellula.

F

Faseoliformi: detto di spore a forma di fagiolo. Feltrato: coperto da fne peluria arruffata e schiacciata, di aspetto che richiama il feltro. Fenolo: termine di solito riferito all’odore, ma è anche un reattivo chimico. L’odore di fenolo è simile a quello di inchiostro di china, di calamaio. Fessurato: che si presenta screpolato, lacerato in superfcie, spesso per opera del vento. Fibrilloso: interessato da elementi flamentosi, stretti e molto lunghi, che ne conferiscono l’aspetto rigato. Fibrosa: detto di carne, in genere del gambo, di consistenza flamentosa, non gessosa, che alla frattura mostra una struttura flamentosa. Fimicolo: vedi coproflo. Fioccoso: coperto da focchi, di consistenza lanosa, cotonosa, provenienti dalla dissociazione dei veli (generale e/o parziale). Spesso questo termine è usato per indicare un anello labile, che presto si dissocia in focchi visibili sulla zona anulare e/o sul margine del cappello, ma anche per indicare residui di velo generale sul gambo o sul cappello. Fistoloso: detto di gambo con sottile cavità centrale. Flessuoso: detto di gambo lungo e sottile alternativamente piegato in sensi diversi, sinuoso. Friabile: che si sbriciola molto facilmente, fragile. Fugace: che tende a sparire con la crescita. La presenza di un velo fugace va osservata con molta attenzione nei carpofori giovani e con l’uso di una lente. Fusiforme: a forma di fuso, con le due estremità attenuate.

G

Gambo: parte del carpoforo con cui il cappello è attaccato al substrato. Il gambo è per lo più situato in posizione centrale al cappello, ma può essere anche eccentrico oppure laterale. Gasteromiceti: funghi con imenoforo interno, appartenenti ai basidiomiceti. Nei gasteromiceti le spore sono messe a contatto con l’esterno solo a completa maturazione e tramite rottura del peridio che le contiene. La dispersione delle spore avviene in modo passivo, per azione del vento, acqua ecc., e per questo sono dette statismospore.

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Gibboso: che presenta rilievi irregolari e poco marcati. Gimnocarpico: sviluppo di un carpoforo con imenio ad accrescimento indefnito, esposto fn dall’inizio all’esterno. Tipico degli aflloforali. Giunti a fbbia: nei funghi superiori, basidiomiceti e ascomiceti, le ife (cellule o elementi) sono frequentemente settate, vale a dire che sono unite e delimitate da setti. I giunti a fbbia appaiono come delle protuberanze che collegano due ife contigue a livello del setto. Glabra: superfcie priva di ornamentazioni, squame, focchi, peli, pruina ecc. Glassato: termine usato per descrivere un cappello ricoperto da una pruina liscia e lucida, simile a lacca, come una vernice bianca. Gleba: parte fertile della carne nei gasteromiceti. In genere, tranne le specie con gleba mucillaginosa, nei giovani carpofori è bianca e a forma di numerose piccole cellette, con la maturazione diventa bruno-oliva e deliquescente, infne si risolve in spore e residui di ife, sotto forma di una massa pulverulenta brunastra, bruno-olivastra, bruno-nerastra. Glutinoso: ricoperto di una sostanza mucosa, molto viscida, appiccicosa, simile a glutine. Granulare: vedi intracellulare. Gregario: che cresce in numerosi carpofori tra loro vicini, ma non uniti per la base del gambo.

H

Habitat: è l’insieme delle condizioni ecologiche che caratterizzano il luogo di crescita del fungo. Quando si raccoglie una specie fungina è buona norma prendere nota anche delle caratteristiche del substrato su cui cresce (humus, legno, terreno nudo ecc.), della vegetazione circostante (alberi di latifoglie, conifere), altezza a livello del mare ecc. Tutti questi dati, molto utili per giungere a una corretta determinazione, costituiscono l’habitat di crescita della specie in oggetto. Humicolo: che cresce nell’humus del sottobosco. Humus: terriccio ricco di sostanze organiche in decomposizione, presente nel sottobosco.

I

Ife: cellule strutturali del tessuto che costituisce il micelio (tallo) e il carpoforo. Le ife sono in genere fliformi, cilindriche-fliformi, soprattutto nel micelio, ma nel corpo fruttifero di solito sono presenti anche ife cilindriche, ellissoidali, subsferiche frammiste a ife fliformi. Ife connettive: sono ife sottili e più o meno ramifcate ad andamento tortuoso, ad alberello, raramente con setti, a parete più o meno spessa e senza giunti a fbbia. Prendono origine dalle ife generatrici. Presenti nei funghi aflloforali. Ife generatrici: sono ife sempre con setti, a parete in genere sottile, raramente spessa, colorate o jaline, spesso con giunti a fbbia. Sono le ife fondamentali presenti in tutti i funghi. Nei funghi aflloforali generano le ife connettive e le ife scheletriche.

Glossario micologico

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Ife scheletriche: sono ife lunghe, più o meno diritte, non ramifcate e senza setti, a parete molto spessa, di aspetto solido-legnose, colorate o jaline. Prendono origine dalle ife generatrici. Presenti in numerosi funghi aflloforali. Igrofano: detto di cappello soggetto a un notevole cambiamento di colore passando dallo stato umido a quello asciutto. Il colore di un fungo igrofano allo stato asciutto è più chiaro rispetto a quello posseduto allo stato umido. Imbricate: disposte uno appoggiato all’altro, come le tegole. Imbutiforme: a forma di imbuto. Imeniderma: detto di epicute composta di elementi terminali (ife) claviformi o sferopeduncolati e disposti a palizzata, richiamanti l’imenio di basidi. Imenio: è la zona del fungo in cui si formano le spore, costituito da uno strato di cellule fertili, chiamate basidi nei funghi basidiomiceti o aschi nei funghi ascomiceti, che tappezzano l’imenoforo come una palizzata. L’imenio è in genere esposto all’aria, si trova sulle lamelle negli agarici, sugli aculei nei funghi idnoidi, all’interno dei tuboli nei boleti ecc., tuttavia, in certi funghi si trova all’interno del carpoforo (gasteromiceti, genere Tuber ecc.). Imenoforo: zona del carpoforo su cui si sviluppa l’imenio, supporto dell’imenio. Costituiscono l’imenoforo le lamelle negli agarici, gli aculei nei funghi idnoidi, i tuboli nei boleti ecc. Imenomiceti: funghi appartenenti ai basidiomiceti in cui l’imenio si forma all’esterno del carpoforo. In questi funghi le spore mature sono lanciate attivamente (ballistospore). I carpofori sono di forma molto variabile; fra queste è compresa anche la classica “forma a fungo”, vale a dire fungo costituito da cappello e gambo. Imenopodio: strato di ife sottili della trama lamellare interposto tra il subimenio e il mediostrato. Immutabile: detto di carne che non cambia colore, al taglio o allo sfregamento. Infero: termine riferito all’anello. È defnito infero un anello di origine inferiore. Tirando l’anello dolcemente, di solito esso trascina con sé parte di tessuto della superfcie del gambo; se questo tessuto proviene dalla parte del gambo sottostante all’anello allora, quest’ultimo, è di origine inferiore e si dice infero, nel caso contrario è di origine superiore e si dice supero. Innate: che fanno parte della superfcie su cui si trovano e da essa non separabili. Intracellulare: termine in genere usato per descrivere la posizione del pigmento. Un pigmento si defnisce intracellulare quando è localizzato all’interno della cellula: granuli più o meno grossi di pigmento diffusi nel citoplasma o nei vacuoli. È anche chiamato intracellulare granulare se uniformemente diffuso nel citoplasma, intracellulare vacuolare se localizzato nei vacuoli. Involuto: detto di margine del cappello arrotolato su se stesso verso l’interno. Ipocute: è lo strato di ife più interno della cuticola pileica, a contatto con la trama del cappello. Ipogeo: carpoforo che cresce sotto terra. Irsute: rialzate e rigide.

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Guida completa al riconoscimento dei FUNGHI

J

Jaline: detto di spore che al microscopio appaiono incolori, trasparenti. Jantinosporei: funghi con spore in massa di colore bruno-viola, bruno bistro, bruno-porpora.

L

Lacinie: lembi, in genere a punta, in cui si lacera un orlo inizialmente intero. Lacrimante: detto di flo lamellare che secerne piccole goccioline di liquido. Lamelle: strutture simili a lame che si trovano sotto il cappello nei funghi agaricoidi. In questi funghi le lamelle costituiscono l’imenoforo. Lamellule: sono lamelle di minore lunghezza che non arrivano al gambo. Lanoso: coperto di peli o focchi morbidi, simili alla lana. Latice: succo bianco o colorato emesso da certi funghi alla frattura. Tutte le specie del genere Lactarius emettono latice alla frattura. Leucosporei: funghi con spore in massa di colore bianco o biancastro. Libere: termine spesso usato per descrivere l’inserzione delle lamelle al gambo. Sono libere le lamelle che non toccano il gambo ma si fermano nelle immediate vicinanze. Lignicolo: che cresce su legno. Lobato: con lobi, interessato da una o più pieghe.

M

Maculato: che presenta macchie di colore diverso da quello di fondo. Marginato: detto di bulbo ingrossato e con bordo ben evidente, più o meno spigoloso. Mediostrato: strato di ife situato in zona centrale nella trama della lamella. Melanosporei: funghi con spore in massa di colore nero o nerastro. Membranario: vedi parietale. Membranoso: tessuto sottile di aspetto e consistenza di una membrana. L’opposto di carnoso. Un carpoforo è membranoso quando la carne tra la cuticola del cappello e le lamelle è pressoché assente, in tal caso le lamelle sembrano attaccate direttamente sulla cuticola. Quasi tutti i funghi di piccola o piccolissima taglia sono membranosi. Metacromatiche: detto di spore delle quali a contatto con il reattivo blu cresile, il solo perisporio si colora in blu mentre l’endosporio si colora di rosso-porpora. Metuloidi: detto di cistidi a parete molto spessa. Spesso i cistidi metuloidi sono anche muricati, in pratica coronati di cristalli. Micaceo: ricoperto di piccoli granuli brillanti, scintillanti, simili alla mica.

Glossario micologico

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Micelio: è la parte vegetativa del fungo, formato da innumerevoli ife flamentose intrecciate e che si sviluppano nel substrato. È il micelio che in condizioni climatiche ideali produce i carpofori. Chiamato anche tallo. Micologia: è la scienza che studia i funghi. Micorriza: stato di simbiosi tra funghi e piante superiori, che si realizza tramite l’unione di ife del micelio con le radichette terminali della pianta. Mitra: detto di cappello in alcuni funghi ascomiceti: Morchella, Gyromitra. La mitra è composta di più apoteci uniti tra loro da costolature più o meno spesse. Mitriforme: di forma simile alla mitra vescovile (cappello del vescovo). Monomitico: sistema della trama (carne) costituito da un solo tipo di ife. Il sistema monomitico è composto solo da ife generatrici. Muricati: detto di cistidi con apice coperto di cristalli.

N

Napiforme: a forma di fttone, simile a una rapa o a un’anfora.

O

Ocrosporei: funghi con spore in massa di colore ocra, ocra rugginoso, bruno chiaro. Ombelicato: detto di cappello con piccola e netta depressione al centro, simile a un ombelico. Omogeneo: un fungo si dice omogeneo quando la trama del cappello non è distinta da quella del gambo. In tal caso il gambo è saldamente attaccato al cappello e non è facilmente separabile, se non per lacerazione dei tessuti contigui al punto di unione gambo-cappello. Contrario di eterogeneo. Ostiolo: è l’orifzio dell’endoperidio nei funghi gasteromiceti; è anche il collo forato dei periteci nei funghi pirenomiceti. Ozonio: feltro miceliare molto sviluppato di colore vivace, in genere giallo-arancio, che collega la base del carpoforo al substrato, spesso di legno.

P

Papilla: umbone più o meno acuto ben delimitato a forma di capezzolo. Paracapillizio: ife in genere a parete sottile, regolarmente settate, provenienti dalla dissociazione della gleba, che si trovano frammiste alla polvere sporale in alcuni funghi gasteromiceti. Parafsi: cellule sterili fliformi, frammiste agli aschi nell’imenio dei funghi ascomiceti.

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Parassita: che si sviluppa a spese di organismi viventi, in genere di piante. L’attività parassitaria del fungo danneggia le piante e spesso le conduce alla morte. Parietale: termine in genere usato per descrivere la posizione del pigmento. Un pigmento si defnisce parietale quando è localizzato sulla parete della cellula. È parietale liscio se la parete appare uniformemente colorata, parietale incrostante se appare irregolarmente incrostata, zebrata. Pelargonio: detto di odore di foglie di geranio. Peridio: membrana protettiva esterna, formata da uno o più strati, che avvolge la gleba in molti funghi gasteromiceti. Peridiolo: piccola struttura, in genere a forma lenticolare, contenente l’imenio, quindi le spore. Caratteristico nelle nidularie, appartenenti ai gasteromiceti. Perisporio: strato più esterno della parete della spora, di solito jalino, che appare ben evidente nelle spore in cui tende a distaccarsi; in tal caso, le spore appaiono come coperte da bollicine o lembi trasparenti. Le spore con perisporio distaccato sono dette caliptrate. Peristoma: collo dell’orifzio dell’endoperidio nei Geastrum. Peritecio: piccolissimo corpo fruttifero, ben visibile con una lente 10x, a forma di fasco contenente l’imenio. L’insieme di numerosi periteci inseriti in uno stroma formano il carpoforo nei funghi pirenomiceti, appartenenti agli ascomiceti. Pigmento: sostanza colorata. Di solito con questo termine si vuole indicare il pigmento presente nell’epicute o nell’ipocute che conferisce il colore alla cuticola del cappello. Pileato: detto di fungo con cappello, circolare o a forma di ventaglio o di mensola. Placche: piccoli frammenti di velo generale che rimangono attaccati sul cappello. Pleurocistidi: detto di cistidi che si trovano sulle facce della lamella. Plissettato: detto di margine del cappello marcatamente pieghettato, solcato-striato. Pluriannuale: carpoforo legnoso composto di più strati di tuboli che si formano di anno in anno senza marcire. Questi funghi appartengono tutti agli aflloforali. Pori: orifzi, parte terminale dei tuboli. L’insieme dei pori costituisce la superfcie poroide a contatto con l’aria nei boleti e nei polipori. Poro germinativo: è un assottigliamento della parete della spora in un punto apicale richiamante un foro, talvolta sporgente o tronco, centrale o eccentrico. Dal poro germinativo germinerà la prima ifa che sviluppandosi creerà un nuovo micelio. Porpora: colore violaceo tendente al rosso. Praticolo: che cresce nei prati, fuori dei boschi. Primordio: piccolissimo carpoforo nei primi stadi di sviluppo. Pruinoso: ricoperto da una leggera polvere simile a farina, cipria.

R

Radicante: detto di gambo la cui base si prolunga in un’appendice a forma di radice, più o meno infssa nel substrato.

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Rafanoide: odore simile a quello emanato da rafano, rape, radici. Resupinato: disteso sul substrato, di solito legno, come una pellicola più o meno spessa, liscia oppure più o meno rugosa o aculeata. I funghi che crescono resupinati sono senza cappello e senza gambo. Reticolato: detto di gambo con superfcie interessata da ornamentazioni a forma di reticolo. Possono essere reticolate anche le spore di alcuni funghi. Reticolo: costituito dall’insieme di linee, spesso in leggero rilievo, disposte in modo da disegnare una maglia di rete. Reviviscente: detto di carpoforo che con il tempo asciutto secca senza marcire e che riprende il suo aspetto iniziale appena inumidito dalla pioggia. Revoluto: detto di margine del cappello arrotolato e rivolto verso l’esterno, all’insù. Contrario di involuto. Conformazione perlopiù frequente solo in carpofori adulti di Coprinus. Ricettacolo: termine usato per indicare, nei funghi gasteromiceti a pieno sviluppo, quella parte del carpoforo preposta a sostenere la gleba matura; spesso è costituito dall’intero carpoforo privo del peridio o involucro che lo conteneva da giovane. Rizoidi: vedi cordoni miceliari. Rizomorfe: aggregazioni miceliari sotto forma di cordoni con strato esterno ispessito e sclerotizzato, simili a radichette che si trovano nel substrato. Sono caratteristiche le rizomorfe nere e appiattite di Armillaria mellea presenti sotto la corteccia di tronchi. Rodosporei: funghi con spore in massa di colore rosa.

S

Saprofta: si defnisce saprofta un fungo che si nutre di materiale organico morto, piante o residui di piante morte, tronchi, foglie ecc. Sclerozio: agglomerato di micelio a forma di tubero che resiste nel tempo, formato da un ammasso di ife molto compatte. Lo sclerozio può essere di forma, dimensione e colore molto variabile, talvolta molto piccolo e inserito nel subtrato. Scrobicolato: con superfcie interessata da piccole fossette. Seghettato: detto di flo lamellare evidentemente eroso come la lama di una sega. Semiipogeo: carpoforo che cresce appena afforante dal terreno. Sericeo: di aspetto simile alla seta. Sessile: carpoforo senza gambo, costituito solo dal cappello, spesso a forma di conchiglia, ventaglio, di zoccolo di cavallo, di mensola. Sete o Setae: elementi brunastri a parete ispessita che si trovano nei funghi aflloforali appartenenti alla famiglia Hymenochaetaceae, in genere falciformi o ramifcate. Sferociti: ife più o meno sferiche. Sono molto abbondanti nella carne delle Russulaceae e ne conferiscono una struttura gessosa e fragile, oppure sulla cuticola di alcuni funghi.

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Simbionte: si defnisce simbionte un fungo che per nutrirsi instaura una condizione di simbiosi mutualistica con le piante, scambiandosi le sostanze che entrambi necessitano per vivere. Dalla condizione di simbiosi, sia la pianta sia il fungo ricevono dei vantaggi. I funghi simbionti vivono nei boschi. Sistematica: schema di ordinamento dei funghi, suddiviso in vari raggruppamenti ordinati in scala gerarchica. Ogni raggruppamento è chiamato taxon. I principali raggruppamenti in ordine di importanza decrescente sono: regno, divisione, classe, ordine, famiglia, genere, specie. In letteratura si possono trovare diverse sistematiche proposte da vari AA., tutte valide e ognuna di esse non imponibile alle altre. Smarginate: termine usato per indicare l’inserzione delle lamelle al gambo. Sono smarginate le lamelle che s’inseriscono al gambo per un uncino, formando una piccola concavità. Sporata: è l’ammassamento di spore macroscopicamente visibile. Spore: cellule destinate alla riproduzione del fungo, di forma, dimensione e colore molto variabile, generate dai basidi nei funghi basidiomiceti, dagli aschi negli ascomiceti. Squame: piccoli frammenti di tessuto, di forma più o meno regolare, formate dalla dissociazione della cuticola pileica, oppure dalla dissociazione del velo generale. Squamoso: interessato da squame. Squarroso: fttamente squamoso, con squame erette e piegate all’indietro. Statismospore: spore che vengono disperse in modo passivo per azione del vento, acqua ecc., non lanciate dalle cellule che le hanno generate. Caratteristica dei gasteromiceti. Stipitato: carpoforo munito di gambo. Striato: ornato da striature, linee più o meno parallele o radiali. Le striature sono defnite innate se fanno parte dello stesso tessuto, adnate se provenienti da un altro tessuto; in quest’ultimo caso sono appoggiate alla superfcie. Strobilicolo: che cresce su strobili (= pigne delle conifere) caduti, spesso interrati. Stroma: tessuto di ife compattate, di varia forma e colore, sul quale si trovano i carpofori. Nei funghi pirenomiceti, sullo stroma sono inseriti i periteci che comunicano con l’esterno per mezzo di un ostiolo; stroma e periteci costituiscono il carpoforo. Sub-: prefsso in genere usato per indicare quasi uguale a... (per esempio: subconico = quasi conico, sublibere = quasi libere ecc.). Vuol dire anche sotto (per esempio: subgenere = sottogenere). In substrato ha un altro signifcato. Suberoso: di consistenza simile a quella del sughero. Subgleba: tessuto sterile contenuto nel peridio, in genere a piccole cellette, che in molte Lycoperdaceae sorregge la gleba (= parte fertile del carpoforo). Subicolo: è il tessuto appoggiato al substrato nei funghi aflloforali che crescono resupinati. Subimenio: strato di ife, in genere cellulari, situato appena sotto l’imenio. Substrato: massa contenente sostanze organiche su cui o in cui il fungo si sviluppa e fruttifca. Supero: termine riferito all’anello. Contrario di infero. Vedi infero.

Glossario micologico

333

T

Tallo: vedi micelio. Tassonomia: è lo studio dell’ordinamento sistematico dei funghi. Il termine deriva da taxon. Taxon: (plurale taxa) termine che sta a indicare un rango di un’ordinata scala gerarchica, vale a dire di una sistematica. Il termine taxon è generalmente usato per indicare una specie tassonomica (taxon specifco) costruita convenzionalmente da studiosi. Tenace: che oppone resistenza alla frattura. Termoflo: che cresce prevalentemente in zone calde. Terricolo: che cresce su terreno, nel prato o nell’humus di bosco, non su legno, non su letame. Tomentoso: con peli molto ftti e corti, richiamanti il velluto, di aspetto opaco e subliscio. Tossico: velenoso. Trama: termine in genere ritenuto sinonimo di carne. In modo più specifco si parla di trama per indicare la struttura microscopica di una determinata zona della carne (trama lamellare costituita da ife..., trama del cappello costituita da ife...). Tricoderma: detto di epicute composta di elementi terminali (ife) cilindrici, cilindrico-fliformi e rialzati, più o meno disposti a palizzata. Trimitico: sistema della trama (carne) costituito da tre tipi di ife. Il sistema trimitico è composto da ife generatrici, ife scheletriche e ife connettive. Tuboli: elementi simili a piccoli tubi in genere situati sotto il cappello; costituiscono l’imenoforo nei boleti e nei polipori. Turbinato: a forma di trottola.

U

Umbonato: cappello munito di prominenza centrale più o meno pronunciata. Uncinate: vedi smarginate. Ungulato: carpoforo sessile a forma di zoccolo di cavallo.

V

Vacuolare: vedi intracellulare. Vallecola: è lo spazio di forma anulare e più o meno depresso che unisce e delimita la mitra dal gambo in alcune specie del genere Morchella. Velo: tessuto protettivo, di varia consistenza, che avvolge il carpoforo o parte di esso nei primi stadi di sviluppo (stadio primordiale). Esistono due tipi di veli: velo generale o universale e velo parziale.

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Guida completa al riconoscimento dei FUNGHI

Velo generale: è il velo, di consistenza molto variabile, che avvolge e protegge l’intero carpoforo nei primi stadi di sviluppo. Con la crescita del carpoforo il velo si frattura lasciando tracce di sé più o meno evidenti sul gambo o su cappello e gambo sotto forma di volva, verruche, residui granulosi, glutine ecc. Velo parziale: è il velo, di consistenza molto variabile, situato tra il gambo e il margine del cappello, a protezione dell’imenio fno alla maturazione delle spore. Con la crescita del carpoforo, al momento in cui ha inizio la maturazione delle spore, il margine del cappello si stacca dal gambo e il velo rimane più o meno evidente sul gambo o sul gambo e margine del cappello sotto forma di anello, focchi cotonosi, cortina ecc. Ventricoso: notevolmente ingrossato in zona mediana. Verruche: residui di velo generale, facilmente asportabili, sotto forma di piccole placche appiattite più o meno sferiche, oppure conico-piramidale adnate sulla superfcie del cappello e/o del gambo. Le verruche si possono trovare anche nelle spore, in questo caso non sono asportabili perché fanno parte della struttura della parete della spora. Verrucoso: con verruche. Virante: carne o superfcie del carpoforo che subisce una variazione di colore al taglio o allo sfregamento, oppure per azione di reattivi chimici. Nel primo caso si parla di viraggio spontaneo o naturale, nel secondo di viraggio provocato con specifci reagenti. Viscido: con superfcie lubrifcata, scivolosa al tatto se inumidita. Volva: residuo membranoso di velo generale, che rimane attaccato alla base del gambo sotto forma di sacchetto inguainante.

Z

Zona anulare: è la zona in prossimità dell’apice del gambo in cui il velo parziale lascia tracce di sé dopo l’avvenuta apertura del cappello. Zonato: detto di cappello con ornamentazioni circolari a forma di fasce, disposte in modo concentrico, di colore o struttura diversa di quella di fondo. È zonata anche la carne colorata a zone alterne in alcuni funghi.

Glossario micologico

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Tavole dei caratteri macroscopici e microscopici dei funghi

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Guida completa al riconoscimento dei FUNGHI

Tavole dei caratteri macroscopici e microscopici dei funghi

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Guida completa al riconoscimento dei FUNGHI

Tavole dei caratteri macroscopici e microscopici dei funghi

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Guida completa al riconoscimento dei FUNGHI

Tavole dei caratteri macroscopici e microscopici dei funghi

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Bibliografa consigliata AA. VV., Funga Nordica. Agaricoid, boletoid and cyphelloid genera, H. Knudsen & J. Vesterholt. Nordsvamp, Copenhagen, 2008. Alessio C.L., Boletus Dill. ex L. Fungi Europaei 2, Biella, Saronno, 1985. Basso M.T., Lactarius Pers. Fungi Europaei 7, Mykofora, Alassio, 1999. Bernicchia A., Polyporaceae s.l. Fungi Europaei 10, Edizioni Candusso, Alassio, 2005. Bernicchia A. & Gorjòn S.P., Corticiaceae s.l. Fungi Europaei 12, Edizioni Candusso, Alassio, 2010. Bon M., Champignons de France et d’ Europe occidentale, Les Editions Arthaud, 1988. Breitenbach J. & Kränzlin F., Champignons de Suisse, Tome 1-5, Mykologia, Lucerne (19842000). Candusso M., Hygrophorus s.l. Fungi Europaei 6, Biella, Saronno, 1997. Candusso M. & Lanzoni G., Lepiota s.l. Fungi Europaei 4, Biella, Saronno, 1990. Cappelli A., Agaricus L.: Fr. Fungi Europaei 1, Biella, Saronno, 1984. Cetto B., I funghi dal vero, Vol. 1°-7°, Saturnia, Trento, (1970-1993). Consiglio G. & Papetti C., Atlante fotografco dei Funghi d’Italia, Vol. 2-3, A.M.B., Trento, (2005-2009). Courtecuisse R. & Duhem B., Guide des Champignons de France et d’Europe, Delachaux et Niestlé, Paris, 1994. Eyssartier G. & Roux P., Le Guide des Champignons, Belin, Saint-Etienne, 2011. Galli R., Le Russule, Edinatura, Milano, 1996. Galli R., I Boleti, Edinatura, Milano, 1998. Galli R., I Tricolomi, Edinatura, Milano, 1999. Galli R., Gli Agaricus, Edinatura, Milano, 2004. Govi G., Introduzione alla Micologia, Edagricole, Bologna, 1986. Horak E., Röhrlinge und Blätterpilze in Europa, Elsevier GmbH, München, 2005. Jülich W., Guida alla determinazione dei Funghi, Vol. 2°, Saturnia, Trento, 1984. Kränzlin F., Champignons de Suisse, Tome 6, Mykologia, Lucerne, 2004. La Chiusa L., Il grande libro dei funghi d’Italia e d’Europa, D.V.E., Milano, 2002. La Chiusa L., Introduzione allo studio del genere Hebeloma, BGMB, 50 (1-3): 7-114, 2010. La Chiusa L., Funghi Agaricoidi, Vol. 1, Agaricaceae, Ander, Monza, 2013. Lange J.E., Flora Agaricina Danica, 1-5, Copenhagen, (1935-1940). Marchand A., Champignons du nord et du midi, Tome 1-9, Perpignan, (1971-1986). Mazza R., I Funghi, guida al riconoscimento, Sonzogno, Milano, 1994. Mazza R., Funghi, lo spettacolo della natura, Saturnia, Trento, 2004.

Bibliografa consigliata

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Medardi G., Atlante fotografco degli Ascomiceti d’Italia, A.M.B., Trento, 2006. Moser M., Guida alla determinazione dei Funghi, Vol. 1°, Saturnia, Trento, 1980. Moser M. & Jülich W., Farbatlas der Basidiomyceten, Fischer Verlag, Stuttgart, (1985...). Neville P. & Poumarat S., Amaniteae (Amanita, Limacella & Torrendia). Fungi Europaei 9, Edizioni Candusso, Alassio, 2004. Noordeloos M.E., Entoloma s.l. Fungi Europaei 5, Biella, Saronno, 1992. Noordeloos M.E., Strophariaceae s.l. Fungi Europaei 13, Edizioni Candusso, Alassio, 2011. Palazòn Lozano F., Setas para Todos, Pirineo, Penìnsula Ibérica, 2001. Papetti C., Consiglio G. & Simonini G., Atlante fotografco dei Funghi d’Italia, Vol. 1, A.M.B., Trento, 1999. Parra Sànchez L.A., Agaricus L., Allopsalliota Nauta & Bas. Fungi Europaei 1, Edizioni Candusso, Alassio, 2008. Phillips R., Riconoscere i Funghi, I.G. De Agostini, Novara, 1981. Riva A., Tricholoma (Fr.) Staude. Fungi Europaei 3, Biella, Saronno, 1988. Robich G., Mycena d’Europa, A.M.B., Trento, 2003. Ruini S., Dizionarietto micologico, Nicolini Editore, 2004. Sarasini M., Gasteromiceti Epigei, A.M.B., Trento, 2005. Sarnari M., Monografa illustrata del Genere Russula in Europa, Tomo 1°-2°, A.M.B., Trento, (1998-2005). Stangl J., Guida alla determinazione dei funghi, Vol. 3°, Saturnia, Trento, 1991. Traverso M., Il genere Amanita in Italia, A.M.E.R., Roma, 1999. Vesterholt J., The genus Hebeloma. Fungi of Northern Europe 3, Copenhagen, 2005. Zuccherelli A., I Funghi Delle Pinete delle zone mediterranee, A. Longo, Ravenna, 1993.

346

Guida completa al riconoscimento dei FUNGHI

Indice Introduzione

5

Avvertenza

6

I funghi: che cosa sono, come vivono

7 8 8 9

Saprofti Parassiti Simbionti

Appunti su sistematica e nomenclatura dei funghi

11

Caratteri dei funghi a lamelle

17 18 18 19 21 22 24 26 27 27 28 29 30

Caratteri macroscopici Cappello o pileo Lamelle e colore delle spore in massa Gambo o stipite Veli Carne o trama Habitat Caratteri microscopici Spore Cistidi Epicute o pileipellis Basidi, caulocute, velo generale

33 34 34 35 35 36 37

Principali generi dei funghi a lamelle Ordine Polyporales p.p. Famiglia Polyporaceae p.p. Ordine Boletales p.p. Famiglia Paxillaceae Famiglia Gomphidiaceae Ordine Agaricales

Indice

347

Famiglia Hygrophoraceae Famiglia Tricholomataceae Famiglia Entolomataceae Famiglia Pluteaceae Famiglia Amanitaceae Famiglia Agaricaceae Famiglia Coprinaceae Famiglia Bolbitiaceae Famiglia Strophariaceae Famiglia Crepidotaceae Famiglia Cortinariaceae Ordine Russulales Famiglia Russulaceae

37 38 44 45 46 47 49 52 54 56 57 62 62

Commestibilità e tossicità dei funghi

65

Parte iconografca e descrittiva

69

Glossario micologico

321

Tavole dei caratteri microscopici e macroscopici dei funghi

337

Bibliografa consigliata

345

Indice delle specie

349

348

Guida completa al riconoscimento dei FUNGHI

Indice delle specie A Agaricus arvensis ” bitorquis ” campestris ” moelleri ” silvicola ” xanthodermus Agrocybe cylindracea ” praecox ” putaminum Albatrellus confuens ” ovinus Aleuria aurantia Amanita caesarea ” muscaria ” pantherina ” phalloides ” rubescens ” vaginata Armillaria gallica ” mellea ” ostoyae Auricularia auricula-judae B Bjerkandera adusta Bolbitius titubans Boletinus cavipes Boletus aereus ” aestivalis ” edulis ” erythropus ” luridus ” pinophilus Bovista plumbea C Calocera viscosa Calocybe gambosa Calvatia excipuliformis ” fragilis Cantharellus cibarius ” tubaeformis Chroogomphus helveticus ” rutilus

135 136 137 138 139 140 159 160 161 278 279 312 128 129 130 131 132 133 77 78 79 287 280 162 233 234 235 236 237 238 239 297 292 80 298 299 259 260 253 254

Clathrus ruber Clavariadelphus truncatus Clavaria fragilis Clavulina cristata Clitocybe dealbata ” geotropa ” gibba ” nebularis ” odora ” rivulosa Clitopilus prunulus Collybia butyracea ” dryophila ” fusipes Coprinus atramentarius ” comatus ” disseminatus ” micaceus ” plicatilis Cortinarius bolaris ” camphoratus ” elegantior ” glaucopus ” infractus ” ionochlorus ” largus ” limonius ” malachius ” odorifer ” olidus ” orellanus ” pholideus ” praestans ” salor ” sanguineus ” speciosissimus ” traganus ” triumphans ” trivialis ” variicolor ” varius ” venetus ” violaceus

293 263 262 264 81 82 83 84 85 86 120 87 88 89 148 149 150 151 152 173 174 175 176 177 178 179 180 181 182 183 184 185 186 187 188 189 190 191 192 193 194 195 196

Indice delle specie

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Craterellus cornucopioides Crepidotus autochthonus Cudonia circinans Cyathus striatus D Daedalea quercina Disciotis venosa Dumontinia tuberosa E Entoloma lividoalbum ” nidorosum ” saundersii ” sepium ” sinuatum Exidia glandulosa F Fistulina hepatica Flammulina velutipes G Galerina marginata Ganoderma resinaceum Geastrum triplex Gomphidius glutinosus Gymnopilus penetrans H Hebeloma mesophaeum ” sacchariolens ” sinapizans Helvella acetabulum ” costifera Hydnum repandum ” rufescens Hygrocybe coccinea ” psittacina ” punicea Hygrophorus marzuolus ” penarius ” pudorinus ” speciosus Hypholoma capnoides ” fasciculare ” sublateritium Hypoxylon fragiforme I Inocybe geophylla ” geophylla

350

261 172 313 295 281 307 315 121 122 123 124 125 288 276 90 197 277 296 255 198 199 200 201 309 310 269 270 70 71 72 73 74 75 76 163 164 165 316 202 203

Guida completa al riconoscimento dei FUNGHI

” grammata ” splendens Inonotus dryadeus Irpex lacteus K Kuehneromyces mutabilis L Laccaria amethystina ” laccata Lacrymaria lacrymabunda Lactarius chrysorrheus ” decipiens ” deterrimus ” picinus ” piperatus ” porninsis ” pyrogalus ” salmonicolor ” turpis ” volemus Laetiporus sulphureus Leccinum aurantiacum ” scabrum Lentinus tigrinus Leotia lubrica Lepiota cristata ” oreadiformis ” subincarnata Lepista faccida ” irina ” nuda ” panaeola ” sordida Leucoagaricus leucothites ” purpureorimosus Limacella delicata Lycoperdon echinatum ” perlatum ” pyriforme ” umbrinum Lyophyllum connatum ” decastes ” loricatum M Macrocystidia cucumis Macrolepiota procera

204 205 274 271 166 91 92 153 207 208 209 210 211 212 213 214 215 216 282 240 241 256 314 141 142 143 93 94 95 96 97 144 145 134 300 301 302 303 98 99 100 101 146

” rhacodes Marasmius cohaerens ” oreades Melanoleuca exscissa ” grammopodia Meripilus giganteus Morchella esculenta Mycena haematopus ” inclinata ” pura O Omphalotus olearius P Panaeolina foenisecii Paxillus involutus ” rubicundulus Phallus hadriani Phellinus torulosus Pholiota gummosa Piptoporus betulinus Pleurotus ostreatus Pluteus cervinus Polyporus squamosus Porphyrellus porphyrosporus Psathyrella candolleana ” conopilus ” multipedata ” piluliformis R Ramaria botrytis ” formosa ” sanguinea ” stricta Rozites caperatus Russula caerulea ” cyanoxantha ” emetica ” heterophylla ” lepida ” mustelina ” nigricans ” ochroleuca ” parazurea ” pectinatoides ” persicina ” sardonia

147 102 103 104 105 283 308 106 107 108 252 154 250 251 294 275 167 284 257 126 285 232 155 156 157 158 265 266 267 268 206 217 218 219 220 221 222 223 224 225 226 227 228

” ” ”

vesca violeipes virescens

S Sarcodon imbricatus Sarcosphaera coronaria Schizophyllum commune Scleroderma citrinum ” polyrhizum ” verrucosum Stereum hirsutum Strobilurus esculentus Stropharia caerulea ” rugosoannulata ” semiglobata Suillus bovinus ” grevillei ” luteus ” variegatus ” viscidus T Trametes versicolor Tremella foliacea ” mesenterica Tremiscus helvelloides Tricholoma album ” aurantium ” bufonium ” inamoenum ” pardinum ” portentosum ” scalpturatum ” terreum ” ustaloides Tricholosporum goniospermum Tubaria hiemalis U Ustulina deusta V Volvariella gloiocephala X Xerocomus armeniacus ” badius ” subtomentosus Xylaria hypoxylon ” polymorpha

Indice delle specie

229 230 231 273 311 258 304 305 306 272 109 168 169 170 242 243 244 245 246 286 289 290 291 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 171 317 127 247 248 249 318 319

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